StampaQuotidiana ,
Caro
Dario
,
le
regole
di
questa
clausura
mi
mettono
sempre
in
ritardo
.
Dunque
l
'
andamento
-
come
al
solito
-
travolgente
dei
tuoi
movimenti
ha
accumulato
nella
mia
cella
una
quantità
di
pensieri
,
che
cerco
di
smaltire
in
parte
.
Comincio
dal
dirvi
grazie
(
mi
rivolgo
sempre
ad
ambedue
,
Franca
e
te
)
.
Che
siate
generosi
,
si
sa
.
Ma
che
arrivaste
a
buttare
fino
i
primi
momenti
della
vostra
gioia
di
qua
dai
nostri
muri
(
e
di
quelli
,
tanto
più
brutali
,
delle
galere
turche
o
algerine
)
è
un
segno
di
vera
prodigalità
.
Non
ero
stato
tanto
sorpreso
-
un
po
'
sì
,
come
te
-
dal
premio
che
ti
è
toccato
.
Grazie
a
Dio
ho
girato
un
po
'
per
il
mondo
,
e
soprattutto
ho
frequentato
molto
la
Norvegia
,
e
lì
non
c
'
è
nessuno
che
possa
reagire
alla
notizia
del
tuo
Nobel
simulando
di
non
sapere
chi
sei
.
Mi
è
anche
difficile
ammettere
che
si
possa
,
qui
da
noi
,
dolersi
del
Nobel
a
te
,
perché
si
desiderava
che
andasse
ad
altri
.
Io
per
esempio
ammiro
la
poesia
di
Luzi
e
ho
simpatia
per
lui
.
Sono
stato
molto
contento
che
la
campagna
contro
le
mine
sia
stata
premiata
,
all
'
indomani
della
grave
posizione
tenuta
a
Oslo
anche
dal
governo
degli
Usa
.
Doppiamente
contento
,
perché
c
'
è
un
versante
italiano
peculiare
della
campagna
.
Noi
siamo
gran
produttori
e
trafficanti
di
questi
giocattoli
,
e
abbiamo
fatto
tesoro
della
nostra
eredità
umanistica
per
battezzarli
con
questa
parola
atroce
:
"
antiuomo
"
.
Altri
paesi
hanno
trovato
degli
eufemismi
,
per
un
residuo
di
vergogna
:
noi
ce
ne
freghiamo
perfino
della
estrema
ipocrisia
del
lessico
.
In
compenso
la
partecipazione
italiana
alla
campagna
,
da
parte
di
associazioni
come
l
'
Emergency
del
dottor
Gino
Strada
,
di
comunicatori
come
Costanzo
,
di
politici
come
Occhetto
,
e
dello
stesso
governo
,
è
stata
importante
.
Insomma
mi
sono
rallegrato
per
questo
premio
(
mondanità
compresa
:
ce
ne
fossero
di
Audrey
Hepburn
e
di
Lady
Diana
)
,
benché
sperassi
molto
che
venisse
premiato
l
'
intellettuale
cinese
Wej
Jingsheng
,
imprigionato
da
anni
,
e
,
dalla
sua
prigionia
,
lucido
e
impavido
denunciatore
dei
despoti
del
suo
paese
.
Quando
leggerete
le
sue
lettere
-
le
conosco
grazie
a
mio
fratello
Gianni
-
ne
sarete
commossi
e
ammirati
,
e
avrete
voglia
di
fare
qualcosa
.
Questa
specie
di
scarso
patriottismo
,
diciamo
così
(
te
lo
posso
dire
dopo
che
hai
dovuto
raccogliere
dalla
polvere
l
'
elmo
di
Scipio
)
,
dell
'
accoglienza
fatta
al
tuo
Nobel
mi
ha
fatto
ripensare
-
non
so
se
altri
l
'
abbiano
già
detto
-
che
tu
sei
il
vero
contraltare
delle
sciocchezze
separatiste
lombarde
.
A
parte
il
lombardo
scritto
,
Porta
o
Gadda
o
Testori
,
il
lombardo
ascoltato
mi
arrivò
,
tanto
tempo
fa
,
dalle
tue
canzoni
e
poi
dai
tuoi
spettacoli
,
compresa
la
stessa
parola
"
padano
"
,
come
nel
tuo
(
genovese
però
)
Johan
Padân
,
in
commedie
che
usavano
dialetti
e
grammelot
per
farsi
capire
da
tutti
e
far
divertire
tutti
.
Ora
che
hai
il
Nobel
,
dovrai
provarci
tu
a
riacchiap
pare
dalla
coda
questa
pazzia
padanista
,
se
non
è
già
troppo
tardi
.
E
poi
c
'
è
il
mio
affare
,
naturalmente
.
Non
dirò
niente
sui
meriti
del
pool
contro
la
corruzione
politica
.
Non
c
'
entra
.
Ecco
invece
un
sommario
promemoria
sugli
inizi
del
mio
caso
.
La
Procura
milanese
aveva
seguito
per
moltissimi
anni
la
tesi
che
l
'
omicidio
Calabresi
fosse
stato
compiuto
da
persone
in
qualche
modo
legate
a
Lotta
Continua
,
al
suo
servizio
d
'
ordine
,
"
frange
militariste
"
,
eccetera
.
Ogni
tanto
si
avventurò
fino
a
indicare
nomi
e
cognomi
,
cedendo
a
vociferazioni
e
illazioni
incontrollate
,
per
amor
di
tesi
.
Quando
lo
fece
,
commise
un
doppio
arbitrio
,
accusando
persone
del
tutto
estranee
(
e
presto
dimostrate
tali
)
e
facendole
finire
sui
giornali
prima
di
avvisarle
:
così
nel
1981
nel
caso
di
Marco
F
.
,
indicato
in
fotografia
come
l
'
assassino
.
Non
credo
che
,
al
momento
dell
'
attentato
,
e
ancora
per
molti
anni
,
quei
magistrati
,
pur
così
affezionati
alla
loro
tesi
,
potessero
prendere
sul
serio
l
'
idea
che
un
omicidio
fosse
stato
deciso
dal
"
vertice
"
di
Lotta
Continua
,
da
una
delibera
presa
a
voto
di
maggioranza
nel
suo
Esecutivo
,
e
altre
follie
del
genere
(
oggi
sancite
dalle
sentenze
)
.
Quell
'
idea
era
allora
inconciliabile
col
senso
comune
,
che
poi
il
tempo
avrebbe
deformato
.
Ne
ho
una
conferma
indiretta
nel
fatto
che
,
nel
corso
degli
anni
,
da
qualcuno
di
questi
magistrati
mi
venne
inviata
per
interposta
persona
la
richiesta
di
aiutarli
alle
loro
indagini
con
quello
che
sapessi
:
richiesta
del
tutto
fuori
luogo
.
Era
abitudine
di
qualcuno
di
quei
magistrati
-
per
esempio
del
sostituto
Armando
Spataro
,
che
è
ripetutamente
intervenuto
,
in
aula
e
fuori
,
per
sostenere
l
'
accusa
contro
di
noi
,
e
che
ho
appena
reinvitato
a
discutere
con
me
le
prove
che
ritiene
raggiunte
a
nostro
carico
-
di
chiedere
,
spesso
fuori
verbale
,
agli
indagati
della
"
lotta
armata
"
se
avessero
sentito
qualcosa
circa
Lotta
continua
e
l
'
omicidio
Calabresi
.
Poiché
l
'
appetito
viene
mangiando
,
da
un
qualche
momento
a
quegli
interrogati
furono
fatti
anche
il
mio
nome
e
quello
di
altri
fra
i
più
noti
dirigenti
dell
'
antica
Lotta
continua
.
Dunque
quando
nell
'
estate
1988
scoppia
,
come
un
'
impresa
militare
,
la
nostra
cattura
e
incriminazione
,
non
si
tratta
affatto
dell
'
improvvisa
e
imprevedibile
rivelazione
di
un
pentito
che
venne
da
nulla
,
bensì
dell
'
inveramento
di
un
'
idea
a
lungo
perseguita
ed
elaborata
.
Fino
a
che
punto
,
lo
mostra
un
episodio
documentato
negli
atti
del
processo
,
e
ancora
oggetto
di
uno
strascico
giudiziario
derivato
:
un
anno
prima
,
nel
luglio
1987
,
Marco
Boato
mi
telefonò
da
Trento
per
farmi
gli
auguri
di
compleanno
,
e
per
dirmi
,
a
metà
tr
a
l
'
ilarità
e
lo
sdegno
,
la
seguente
storia
.
Un
imputato
veneto
di
reati
di
banda
armata
,
interrogato
anche
lui
fuori
verbale
sull
'
omicidio
Calabresi
da
un
giudice
istruttore
a
Milano
,
ne
aveva
ricavato
la
notizia
che
lo
stesso
Boato
e
io
,
Sofri
,
saremmo
stati
arrestati
quella
notte
come
responsabili
dell
'
omicidio
.
(
A
parte
me
,
pensare
Boato
corresponsabile
di
un
omicidio
è
una
pazzia
grottesca
)
.
Mi
disse
Boato
:
"
Che
cosa
pensi
di
fare
?
"
.
"
Di
cenare
e
andarmene
a
dormire
"
,
risposi
.
Dormimmo
bene
e
non
se
ne
parlò
più
:
fino
all
'
estate
successiva
.
Questo
prova
fin
dove
arrivasse
il
peccato
di
gola
di
qualche
investigatore
milanese
,
ufficialmente
un
anno
prima
che
Leonardo
Marino
andasse
a
riversare
il
suo
pentimento
in
una
caserma
dell
'
Arma
;
o
,
se
si
preferisce
,
nel
tempo
stesso
in
cui
la
coppia
Marino
-
Bistolfi
inaugurava
i
suoi
colloqui
con
avvocati
e
notabili
politici
sul
tema.Siamo
nell
'
estate
1988
.
Pubblico
ministero
è
Ferdinando
Pomarici
.
Del
quale
non
importa
se
fosse
di
sinistra
o
di
destra
,
e
quanto
:
era
il
Pm
che
aveva
deriso
gli
scettici
garantendo
di
aver
"
scarnificato
mattonella
per
mattonella
"
il
"
covo
"
Br
di
via
Monte
Nevoso
,
salvo
lasciarvi
un
arsenale
di
armi
e
carte
in
una
intercapedine
protetta
da
"
quattro
chiodini
"
.
Pomarici
aveva
l
'
aria
di
volersi
sbrigare
:
la
prima
e
unica
volta
che
mi
interrogarono
,
lui
e
il
Giudice
istruttore
Lombardi
,
mi
disse
:
"
Guardi
,
tanto
è
tutto
prescritto
,
abbiamo
amici
in
comune
,
lei
confessa
e
spiega
anche
il
contesto
storico
e
politico
,
nessuno
lo
farebbe
meglio
di
lei
"
.
E
'
durato
nove
anni
,
il
nostro
maledetto
processo
.
Lui
avrebbe
risolto
tutto
in
un
'
oretta
.
Poche
persone
hanno
detto
tante
bugie
,
dimostrate
tali
,
di
cui
nessuno
ha
mai
chiesto
conto
.
Per
un
anno
e
mezzo
Pomarici
dichiarò
di
non
aver
mai
saputo
dei
rapporti
prolungati
e
occultati
fra
Marino
e
i
carabinieri
:
poi
un
giorno
,
quasi
con
fastidio
,
disse
di
averlo
sempre
saputo
.
Quando
Marino
passava
nottate
con
l
'
allora
colonnello
(
oggi
generale
,
con
un
incarico
altissimo
nei
servizi
d
'
informazione
)
Bonaventura
,
Pomarici
stava
conducendo
con
lui
un
'
indagine
su
un
episodio
milanese
:
inoltre
aveva
lavorato
con
lui
nel
corso
degli
anni
nell
'
inchiesta
Calabresi
.
Eppure
,
lui
Pm
del
caso
,
ebbe
l
'
ardire
di
sostenere
di
non
aver
avuto
il
minimo
sentore
del
fatto
che
quel
colonnello
Bonaventura
,
che
passava
i
giorni
con
lui
a
Milano
,
passasse
le
notti
con
Marino
a
Sarzana
a
proposito
dell
'
omicidio
Calabresi
.
A
sua
volta
,
Pomarici
ritardò
inspiegabilmente
il
momento
di
investire
dell
'
inchiesta
il
Gi
Lombardi
,
che
ne
era
da
anni
il
titolare
.
Come
sia
stata
condotta
quell
'
istruttoria
,
nascondendo
alla
difesa
ogni
circostanza
dell
'
accusa
,
rattoppando
costantemente
,
fino
alla
manipolazione
,
gli
svarioni
,
le
contraddizioni
e
le
smentite
di
Marino
,
non
si
può
ridire
qui
.
Voglio
solo
ricordare
una
questione
recente
circa
il
Gi
Antonio
Lombardi
.
Nel
1993
un
ufficiale
del
Ros
dei
carabinieri
di
Trapani
consegnò
agli
atti
dell
'
indagine
trapanese
sull
'
assassinio
di
Mauro
Rostagno
un
rapporto
su
carta
intestata
e
con
tanto
di
firma
.
L
'
ufficiale
riferiva
di
essersi
incontrato
a
Milano
col
Gi
Lombardi
,
che
gli
aveva
detto
che
Rostagno
era
stato
assassinato
in
connessione
col
processo
Calabresi
,
per
impedirgli
di
denunciare
,
come
era
intenzionato
a
fare
,
i
suoi
compagni
di
un
tempo
.
Queste
e
altre
infamie
simili
-
non
solo
infami
,
ma
ridicolizzate
da
ogni
genere
di
prova
,
a
cominciare
dalla
voce
stessa
di
Mauro
che
parlava
del
nostro
arresto
e
di
me
nella
sua
televisione
-
giacquero
,
coperte
dal
segreto
,
fra
le
carte
dell
'
inchiesta
trapanese
,
finché
potei
leggerle
nel
luglio
del
1996
,
e
denunciare
quel
documento
calunnioso
e
scandaloso
.
Il
Gi
Lombardi
smentì
con
veemenza
,
a
mezzo
agenzia
,
di
aver
mai
detto
quelle
cose
:
non
mi
risulta
che
abbia
denunciato
l
'
ufficiale
,
autore
di
un
così
smaccato
falso
.
Io
denunciai
ambedue
,
e
aspetto
ancora
di
ricevere
la
minima
notizia
sull
'
itinerario
della
mia
denuncia
.
Non
c
'
è
male
,
no
?
Ogni
volta
che
cose
particolarmente
insopportabili
sono
successe
nel
corso
dei
nostri
processi
-
alla
rinfusa
:
la
descrizione
della
via
di
fuga
dall
'
attentato
madornalmente
sbagliata
da
Marino
,
e
lodata
per
iscritto
per
la
sua
"
esattezza
"
da
Pomarici
e
poi
da
Lombardi
;
la
accidentale
(
accidentale
sul
serio
,
Dario
)
rivelazione
dei
rapporti
occultati
fra
Marino
e
i
carabinieri
;
la
distruzione
sistematica
dei
corpi
di
reato
,
dopo
il
nostro
arresto
e
incriminazione
;
la
stesura
di
una
sentenza
"
suicida
"
per
rovesciare
un
verdetto
di
assoluzione
;
il
pregiudizio
dimostrato
di
un
presidente
di
corte
di
assise
d
'
appello
,
e
così
via
-
ogni
volta
,
non
una
voce
della
procura
milanese
si
è
alzata
a
criticare
,
o
anche
solo
a
manifestare
dubbio
o
rammarico
.
Al
contrario
,
molte
voci
,
a
partire
dalla
più
autorevole
,
quella
di
Borrelli
,
si
sono
alzate
a
sostenere
l
'
accusa
contro
di
noi
,
durante
e
dopo
i
processi
,
a
criticare
la
sentenza
di
annullamento
pronunciata
dalle
Sezioni
unite
della
Cassazione
(
cosa
che
D
'
Ambrosio
ha
appena
rifatto
,
sui
giornali
,
addebitandole
di
essere
entrata
"
nel
merito
"
)
,
a
criticare
la
sentenza
di
assoluzione
del
secondo
processo
di
appello
,
e
così
via
.
Ripeterò
,
non
avendo
mai
avuto
il
minimo
cenno
di
ricevuta
,
un
esempio
clamoroso
,
che
non
poteva
non
interessare
i
pareri
altrimenti
così
pronti
dei
magistrati
della
procura
.
I
due
giudici
togati
del
nostro
primo
processo
si
chiamano
Manlio
Minale
,
che
presiedeva
la
Corte
di
Appello
(
come
ti
è
stato
appena
ricordato
)
e
Galileo
Proietto
,
giudice
a
latere
.
Ebbene
,
Minale
era
al
suo
ultimo
processo
da
giudice
,
essendo
già
stato
designato
,
prima
dell
'
apertura
stessa
del
dibattimento
,
procuratore
aggiunto
,
dunque
collega
,
subalterno
di
Borrelli
,
e
superiore
in
grado
di
Pomarici
,
dei
magistrati
di
quella
procura
che
con
tanto
impegno
e
spirito
di
"
squadra
"
,
aveva
sostenuto
l
'
accusa
in
istruttoria
,
e
l
'
avrebbe
sostenuta
in
dibattimento
.
Tu
hai
notato
forse
come
in
tutti
questi
anni
io
abbia
cercato
di
tenere
un
equilibrio
,
di
non
farmi
risucchiare
dentro
schieramenti
costituiti
,
di
non
prendere
posizione
su
questioni
generali
(
comprese
le
più
spinose
,
come
l
'
uso
e
l
'
abuso
dei
"
pentiti
"
)
attraverso
il
filtro
esclusivo
della
mia
personale
vicissitudine
.
Questo
valeva
dunque
anche
per
un
tema
come
la
separazione
delle
carriere
fra
magistrati
dell
'
accusa
e
del
giudizio
,
sul
quale
conservo
un
preoccupato
dubbio
.
Esemplificando
i
paradossi
cui
può
portare
la
carriera
unica
,
si
è
spesso
evocata
la
possibilità
che
un
magistrato
finisca
col
giudicar
e
gli
stessi
imputati
di
cui
è
stato
lui
,
da
Pm
,
a
costruire
l
'
accusa
.
Bene
:
nel
mio
caso
si
è
compiuto
il
paradosso
opposto
,
col
giudice
chiamato
a
sconfessare
l
'
operato
,
particolarmente
esposto
e
discusso
,
dei
suoi
colleghi
in
pectore
.
Per
completezza
di
paradosso
,
aggiungo
che
anche
il
giudice
a
latere
,
ed
estensore
della
motivazione
della
sentenza
,
Proietto
,
è
passato
alla
procura
.
Ho
invano
aspettato
che
qualcuno
,
Borrelli
,
D
'
Ambrosio
,
Spataro
,
un
altro
a
piacere
,
dicessero
una
parola
sulla
singolarità
del
caso
.
Tanto
più
che
si
trattava
di
un
processo
,
non
dirò
importante
(
tutti
i
processi
,
avendo
in
palio
il
diritto
e
il
destino
delle
persone
,
dovrebbero
essere
importanti
)
ma
costellato
di
delicati
colpi
di
scena
,
come
la
ricordata
accidentale
scoperta
della
convivenza
notturna
taciuta
e
negata
fra
Marino
e
i
carabinieri
,
venuta
fuori
per
l
'
ingenuità
di
un
curato
di
paese
,
e
trattata
con
ineffabili
riguardi
dalla
procura
(
Pomarici
che
dichiarava
di
aver
telefonato
a
Borrelli
per
avvertirlo
della
venuta
dei
carabinieri
a
testimoniare
)
e
dal
Presidente
,
che
pure
era
stato
il
primo
menato
per
il
naso
dall
'
originaria
versione
sul
pentimento
spontaneo
e
repentino
.
E
visto
che
ci
siamo
,
e
che
D
'
Ambrosio
ti
ha
invitato
a
portare
elementi
nuovi
per
la
revisione
del
nostro
processo
,
se
ne
hai
(
chissà
perché
tu
,
a
volte
l
'
ironia
di
certe
battute
mi
sfugge
;
siamo
noi
a
cercare
di
farlo
,
com
'
è
noto
)
terrei
a
chiedergli
se
abbia
mai
pensato
,
nei
ventidue
anni
che
ci
separano
dalla
sentenza
del
1975
sul
"
malore
attivo
"
di
Pinelli
,
alla
revisione
,
o
alla
riapertura
,
di
quel
processo
.
E
'
ancora
oggi
contento
,
o
rassegnato
,
Gerardo
D
'
Ambrosio
,
a
quel
Pinelli
che
si
piroetta
oltre
la
ringhiera
per
il
malore
attivo
,
o
si
chiede
ogni
tanto
come
sia
andata
davvero
?
Non
sto
barattando
il
processo
Pinelli
con
quello
Calabresi
(
non
l
'
ho
mai
fatto
,
l
'
hanno
fatto
i
miei
nemici
,
pretendendo
di
fare
della
nostra
condanna
la
condizione
per
la
"
riabilitazione
"
del
commissario
)
,
né
facendo
una
battuta
politica
o
un
commento
morale
:
la
mia
è
un
'
osservazione
,
per
così
dire
,
strettamente
tecnica
o
giudiziaria.Calabresi
fu
ucciso
,
ma
ci
sono
parecchie
persone
che
si
trovavano
nella
stanza
da
cui
un
interrogato
fermato
illegalmente
e
innocente
uscì
a
capofitto
dalla
finestra
,
e
nessuna
di
quelle
persone
,
che
allora
mentirono
tutte
-
come
il
dottor
D
'
Ambrosio
appurò
-
ha
più
aperto
bocca
.
Io
sono
in
galera
-
ma
non
commiserarmi
troppo
:
ne
abbiamo
viste
di
peggio
-
secondo
i
procuratori
e
alcuni
giudici
,
perché
Lotta
continua
aveva
una
specie
di
struttura
illegale
che
"
non
può
non
essere
stata
"
,
come
dice
Marino
,
l
'
autrice
dell
'
omicidio
Calabresi
,
di
cui
io
"
non
posso
non
essere
stato
"
a
conoscenza
.
Oppure
:
sono
in
galera
perché
il
13
maggio
del
1972
alla
fine
di
un
mio
comizio
Pietrostefani
e
io
avvicinammo
Marino
per
comunicargli
un
mandato
a
uccidere
,
però
Pietrostefani
non
c
'
era
;
perché
alla
fine
del
comizio
andai
con
Brogi
e
Marini
in
un
bar
e
di
lì
uscii
in
strada
per
dare
a
Marino
un
mandato
a
uccidere
,
ma
Brogi
e
Marino
erano
uno
a
Genova
e
l
'
altro
a
casa
,
e
nessuno
andò
al
bar
,
e
la
gente
si
sparpagliò
perché
pioveva
forte
,
ma
Marino
si
è
dimenticato
che
piovesse
;
ricevuto
il
mandato
a
uccidere
,
Marino
mi
salutò
e
tornò
a
Torino
,
però
invece
si
fermò
a
Pisa
e
anzi
la
sera
tardi
venne
con
tanti
altri
a
casa
mia
.
E
così
via
.
Sono
in
galera
per
questo
,
e
così
i
miei
amici
.
Sono
in
galera
anche
perché
dopo
che
Pomarici
,
Lombardi
e
una
quantità
di
altri
hanno
tuonato
che
io
,
potente
e
amico
di
potenti
(
caro
Dario
,
amico
mio
)
,
non
sarei
mai
stato
toccato
,
mentre
il
solo
povero
Marino
avrebbe
pagato
per
tutti
.
Con
un
piccolo
cambio
di
ausiliare
-
aver
pagato
,
essere
pagato
-
è
andata
proprio
così
,
e
Marino
,
intervistato
,
ci
concede
benignamente
la
grazia
.
Carnevali
,
mondi
a
testa
in
giù
:
ma
che
aspettiamo
a
battergli
le
mani
.
Non
ho
alzato
la
voce
verso
quel
disgraziato
di
Marino
,
in
questi
anni
,
né
avrei
parlato
all
'
ingrosso
della
procura
di
Milano
se
tu
,
nel
tuo
modo
travolgente
,
non
avessi
fatto
venire
giù
il
loggione
.
E
'
vero
,
l
'
ultima
sentenza
milanese
si
imperniò
sul
fatto
che
il
pentimento
(
no
:
la
crisi
"
mistica
"
)
di
Marino
sono
autentici
perché
da
ragazzo
era
passato
dai
Salesiani
.
Bestemmia
che
mi
dispiace
tanto
più
,
perché
ho
simpatia
e
stima
per
molti
Salesiani
.
Non
mi
auguro
affatto
che
tu
-
né
altri
-
modifichi
la
tua
stima
per
la
magistratura
milanese
per
solidarietà
con
me
.
Mi
dispiacerebbe
perfino
.
Vorrei
che
,
tenendosi
al
mio
processo
,
di
ogni
cosa
detta
a
carico
o
a
difesa
,
si
verificasse
,
per
quanto
è
possibile
(
molto
!
)
la
fondatezza
e
la
lealtà
.
Il
17
maggio
1972
Luigi
Calabresi
fu
assassinato
.
Gli
attentatori
arrivarono
e
e
fuggirono
a
bordo
di
una
125
blu
rubata
.
Tutti
i
testimoni
in
grado
di
distinguere
riferirono
che
alla
guida
c
'
era
una
donna
.
Nell
'
auto
abbandonata
,
furono
ritrovati
sul
cruscotto
,
al
posto
di
guida
,
degli
occhiali
neri
da
donna
che
i
proprietari
dell
'
auto
non
avevano
mai
visto
.
Quando
venne
sospettato
il
neofascista
Nardi
,
fu
arrestata
una
giovane
donna
tedesca
,
Gudrun
Kiess
,
accusata
di
essere
stata
la
guidatrice
dell
'
auto
.
La
Kiess
restò
in
carcere
a
lungo
,
benché
non
avesse
mai
preso
la
patente
.
Nel
luglio
del
1988
gli
inquirenti
dichiararono
che
la
donna
al
volante
dell
'
auto
dell
'
attentato
era
Leonardo
Marino
.
Anch
'
io
non
ho
mai
preso
la
patente
.
Sono
qui
che
cammino
avanti
e
indietro
e
mi
fanno
male
i
piedi
.
La
lampadina
è
un
micidiale
doppio
tubo
al
neon
e
non
riesce
a
somigliare
alla
luna
.
Grazie
,
ciao
.