StampaQuotidiana ,
I
rapporti
fra
Chiesa
e
Stato
,
specie
in
Italia
,
sono
fatti
di
sfumature
.
Ecco
perché
si
impone
sempre
,
ma
soprattutto
nei
momenti
di
tensione
o
di
inquietudine
,
una
grande
dose
di
discrezione
,
di
prudenza
,
di
misura
.
Talvolta
può
bastare
un
aggettivo
ad
alterarli
,
una
parola
di
troppo
a
turbarli
.
Un
esempio
.
All
'
indomani
del
varo
della
legge
sul
divorzio
,
dopo
il
contrastato
e
tormentato
dibattito
prolungatosi
fino
all
'
alba
di
martedì
a
Montecitorio
,
in
un
clima
evocante
le
grandi
dispute
del
Risorgimento
(
con
un
tono
di
nobiltà
comune
alle
due
sponde
:
basti
pensare
ad
un
Gonella
per
i
cattolici
)
,
giunse
da
Sydney
la
notizia
che
il
Papa
aveva
espresso
«
profondo
dolore
»
per
il
voto
del
Parlamento
italiano
.
Ci
furono
due
versioni
,
a
distanza
di
poche
ore
,
di
quello
che
era
presentato
come
un
comunicato
della
sala
stampa
della
Santa
Sede
.
Una
accennava
all
'
iter
della
legge
che
non
poteva
dirsi
ancora
completo
,
«
esigendosi
per
questo
la
firma
del
capo
dello
Stato
»
.
L
'
altro
testo
,
quello
poi
ripreso
dalle
fonti
cattoliche
,
si
limitava
a
parlare
della
decisione
dell
'
assemblea
,
«
per
quanto
non
inattesa
»
,
che
aveva
colpito
il
Pontefice
,
ma
ometteva
giustamente
,
e
responsabilmente
,
ogni
riferimento
,
diretto
o
indiretto
,
al
capo
dello
Stato
.
Tutto
fa
pensare
che
la
seconda
versione
,
la
più
cauta
e
la
più
vigilata
,
corrispondesse
al
vero
pensiero
di
Paolo
VI
.
La
prima
,
scritta
in
fretta
da
qualche
collaboratore
forse
troppo
zelante
,
poteva
generare
l
'
impressione
che
la
Santa
Sede
ipotizzasse
un
possibile
contrasto
-
del
tutto
inimmaginabile
-
fra
il
Parlamento
e
il
capo
dello
Stato
,
calcolasse
su
un
gesto
di
reazione
o
di
ritardo
da
parte
del
presidente
della
Repubblica
nei
riguardi
del
solenne
«
sì
»
di
Montecitorio
:
un
gesto
che
costituzionalmente
non
era
pensabile
,
per
il
carattere
parlamentare
della
nostra
Repubblica
,
e
nel
caso
specifico
era
escluso
dai
sentimenti
e
dalle
convinzioni
di
fedeltà
laica
e
risorgimentale
,
anche
se
al
di
fuori
di
ogni
suggestione
anticlericale
,
caratteristiche
di
Saragat
(
immaginate
il
dramma
di
un
presidente
democristiano
!
)
.
Ecco
un
'
area
in
cui
la
prudenza
non
è
mai
troppa
.
Se
il
testo
del
comunicato
pontificio
non
avesse
contenuto
,
in
nessuna
delle
due
versioni
,
l
'
incauto
ed
in
ogni
caso
impreciso
riferimento
al
capo
dello
Stato
e
alla
sua
«
firma
»
,
si
sarebbe
evitato
un
momento
,
non
diciamo
di
antagonismo
o
di
contrapposizione
,
ma
semplicemente
di
ombra
e
di
sospetto
fra
Chiesa
e
Stato
,
fra
Vaticano
e
Quirinale
.
È
quello
che
dobbiamo
augurarci
per
i
prossimi
sviluppi
della
vicenda
divorzista
,
all
'
indomani
del
ritorno
del
Pontefice
dal
suo
lungo
e
drammatico
periplo
asiatico
,
cominciato
con
l
'
attentato
delle
Filippine
e
terminato
con
1'«autocensura»
del
messaggio
di
Hong
-
Kong
,
di
fronte
alla
polemica
,
ormai
aperta
e
non
senza
abili
inserimenti
comunisti
,
sulla
revisione
del
Concordato
davanti
alle
prospettive
di
una
nuova
regolamentazione
dell
'
intero
diritto
di
famiglia
.
La
democrazia
cristiana
ha
dimostrato
,
occorre
riconoscerlo
,
un
grande
senso
di
responsabilità
nell
'
ultimo
arco
della
battaglia
divorzista
.
Dapprima
ha
appoggiato
-
merito
della
segretaria
Forlani
-
la
mediazione
Leone
sul
progetto
Fortuna
-
Baslini
;
in
un
secondo
tempo
,
nonostante
le
oscure
e
spesso
oblique
manovre
sul
decretone
,
ha
imposto
alla
Camera
la
salvaguardia
sostanziale
dei
patti
di
palazzo
Madama
,
che
implicavano
la
rinuncia
,
non
formale
ma
nei
fatti
,
ad
ulteriori
emendamenti
al
testo
del
progetto
già
rivisto
.
Le
pressioni
del
mondo
cattolico
più
oltranzista
sono
state
respinte
o
contenute
.
Non
si
è
ceduto
alla
tentazione
,
pur
forte
,
di
una
«
guerra
di
religione
»
sul
divorzio
;
si
sono
salvaguardate
le
intese
,
ben
altrimenti
importanti
,
coi
partiti
di
democrazia
laica
,
malgrado
il
prezzo
così
amaro
.
L
'
atteggiamento
della
parte
migliore
della
Dc
,
sul
referendum
è
indicativo
al
riguardo
.
Né
Colombo
né
Forlani
hanno
detto
«
no
»
all
'
iniziativa
di
un
possibile
referendum
abrogativo
,
annunciata
da
gruppi
anche
autorevoli
del
laicato
credente
;
ma
hanno
fatto
capire
chiaramente
,
attraverso
calcolati
silenzi
o
indirette
allusioni
,
che
non
desidererebbero
una
prova
di
forza
,
necessariamente
estesa
a
rimettere
in
discussione
l
'
anagrafe
cattolica
degli
italiani
.
Non
vorrebbero
trovarsi
alleati
con
la
sola
estrema
destra
,
una
compagna
di
strada
troppo
ingombrante
;
non
vorrebbero
rialzare
gli
storici
steccati
fra
guelfi
e
ghibellini
,
che
tanto
preoccupavano
De
Gasperi
.
La
Dc
preferirebbe
una
riforma
concordata
-
Colombo
l
'
ha
detto
con
lealtà
-
del
diritto
di
famiglia
:
concordata
nell
'
ambito
della
coalizione
quadripartita
,
e
senza
le
ritornanti
e
riammiccanti
offerte
dei
comunisti
,
più
che
mai
cauti
e
sottili
nel
loro
complesso
rapporto
col
mondo
cattolico
.
E
pronti
a
spostarsi
,
dal
«
sì
»
obbligato
al
divorzio
,
ad
una
linea
possibilista
e
di
dialogo
articolato
.
Non
sappiamo
quanto
le
prudenze
della
Dc
saranno
premiate
,
o
confortate
,
dallo
sviluppo
dei
fatti
.
Tutto
è
incerto
:
la
linea
dell
'
azione
cattolica
,
l
'
atteggiamento
dei
vescovi
,
le
stesse
decisioni
della
conferenza
episcopale
,
che
riflette
le
divisioni
post
-
conciliari
.
Sappiamo
solo
che
molto
dipende
dalla
Curia
,
dal
Vaticano
,
diciamolo
pure
senza
mezzi
termini
dal
Papa
,
da
questo
Papa
tormentato
e
problematico
in
cui
sembrano
consumarsi
tutte
le
contraddizioni
della
Chiesa
di
oggi
,
tese
e
laceranti
fino
quasi
ad
un
'
ansia
di
martirio
.
Per
la
formazione
anche
culturale
e
familiare
tipica
di
Paolo
VI
,
il
colpo
subito
dal
Papa
,
con
l
'
introduzione
del
divorzio
in
Italia
,
deve
essere
stato
grandissimo
.
Pensiamo
alla
vecchia
borghesia
cattolica
di
Brescia
,
al
clima
in
cui
il
giovane
Montini
si
è
formato
,
in
quell
'
età
giolittiana
in
cui
nessun
progetto
di
divorzio
arrivava
alle
soglie
dell
'
aula
,
anche
per
l
'
ironica
resistenza
di
Giolitti
(
«
il
divorzio
interessa
solo
due
scapoli
:
il
Papa
e
Zanardelli
»
:
amava
dire
il
grande
statista
quando
era
ancora
ministro
dell
'
interno
nel
governo
di
Zanardelli
,
un
altro
bresciano
,
il
contraltare
laico
del
mondo
guelfo
)
.
Ma
la
delicatezza
dei
rapporti
fra
Chiesa
e
Stato
in
Italia
,
e
degli
stessi
precari
assetti
concordatari
,
sopravvissuti
ad
un
regime
così
diverso
e
lontano
da
quello
di
oggi
,
deve
spingere
il
Pontefice
ad
un
grande
sforzo
di
comprensione
e
di
moderazione
,
il
solo
degno
dei
tempi
,
il
solo
ispirato
alla
carità
pastorale
del
Pontificato
,
all
'
ecumenismo
che
equipara
l
'
Italia
alle
Filippine
.
Tutta
la
materia
del
Concordato
è
oggetto
di
revisione
:
fin
dalla
commissione
costituita
da
Moro
.
Il
matrimonio
concordatario
come
tale
è
un
monstrum
giuridico
,
seguito
ad
un
'
abdicazione
irripetibile
del
potere
civile
,
in
cambio
di
vantaggi
di
prestigio
oggi
irreali
.
Ci
sono
certe
difese
,
che
non
difendono
nulla
;
certe
resistenze
ad
oltranza
,
che
compromettono
solo
i
valori
fondamentali
.
Ed
oggi
il
valore
fondamentale
è
,
per
ammissione
generale
,
la
salvezza
della
libertà
religiosa
,
la
difesa
della
libertà
di
coscienza
:
egualmente
sacre
al
mondo
laico
e
al
mondo
cattolico
.
Un
secolo
non
dovrebbe
essere
passato
invano
dal
20
settembre
.