StampaPeriodica ,
«
È
un
'
ombra
.
Esperienza
e
statistiche
dicono
che
dovrebbe
essere
un
uomo
.
Ma
per
quanto
ne
so
io
,
questo
mostro
potrebbe
anche
essere
una
donna
»
.
Il
capo
della
Scientifica
fiorentina
,
Nunzio
Castiglione
,
spinge
vicino
al
paradosso
lo
scetticismo
che
dopo
l
'
assassinio
di
Pia
Rontini
e
Claudio
Stefanacci
,
settima
coppietta
uccisa
e
seviziata
nelle
campagne
intorno
a
Firenze
dal
1968
a
oggi
,
si
è
impossessato
di
lui
e
di
molti
altri
investigatori
.
Ma
c
'
è
davvero
un
solo
«
mostro
»
?
Ed
è
possibile
che
non
abbia
lasciato
tracce
?
Che
14
corpi
siano
stati
sepolti
in
16
anni
senza
che
su
di
essi
sia
stato
trovato
nemmeno
un
indizio
che
aiuti
a
scoprire
il
volto
di
quello
che
sempre
più
appare
come
l
'
unico
assassino
?
Il
mostro
di
Firenze
ha
davvero
trovato
la
formula
del
delitto
perfetto
?
Molti
a
Firenze
pensavano
che
il
mostro
fosse
in
galera
dal
gennaio
scorso
,
da
quando
il
giudice
istruttore
Mario
Rotella
aveva
fatto
arrestare
i
cognati
ultrasessantenni
Giovanni
Mele
e
Piero
Mucciarini
.
I
due
,
secondo
questa
tesi
che
ha
retto
sei
mesi
,
avrebbero
aiutato
,
la
notte
del
21
agosto
1968
,
il
loro
parente
Stefano
Mele
ad
assassinare
la
moglie
Barbara
Rocci
e
il
suo
amante
Antonio
Lo
Bianco
sorpresi
dentro
una
Giulietta
in
campagna
fuori
Lastra
a
Signa
,
pochi
chilometri
a
ovest
di
Firenze
.
Otto
proiettili
Winchester
serie
H
sparati
con
una
Beretta
calibro
22
uccisero
gli
amanti
.
Stefano
Mele
,
il
marito
pluritradito
,
nel
1968
invece
era
stato
riconosciuto
unico
colpevole
dell
'
omicidio
e
condannato
a
14
anni
.
La
sentenza
concludeva
:
«
L
'
eventuale
partecipazione
di
un
terzo
alla
commissione
del
delitto
perde
ogni
consistenza
»
.
Ma
quella
Beretta
continuò
a
sparare
mentre
Mele
era
in
prigione
e
continuò
a
uccidere
sempre
e
solo
coppie
sorprese
a
fare
all
'
amore
dentro
una
macchina
in
campagna
.
Poiché
era
difficile
pensare
che
l
'
arma
,
cambiato
proprietario
,
servisse
a
commettere
omicidi
simili
,
si
pensò
che
con
Mele
,
a
uccidere
la
moglie
e
l
'
amante
,
ci
fosse
stato
un
complice
che
,
poi
,
messosi
in
proprio
,
divenne
il
mostro
.
Interrogato
nell
'
agosto
1982
,
Stefano
Mele
disse
che
suo
partner
nel
delitto
era
stato
Francesco
Vinci
,
sardo
come
lui
,
un
altro
amante
della
«
sua
signora
»
,
anch
'
egli
tradito
e
più
geloso
del
marito
.
Vinci
si
fece
15
mesi
di
carcere
come
mostro
.
Ma
quella
Beretta
uccise
di
nuovo
mentre
se
ne
stava
in
cella
.
Fu
richiamato
Stefano
Mele
che
si
scusò
,
disse
di
avere
accusato
Vinci
per
vendicarsi
dei
torti
subiti
e
senza
troppe
esitazioni
puntò
il
dito
contro
il
fratello
Giovanni
e
il
cognato
Piero
Mucciarini
,
che
,
ovviamente
,
furono
arrestati
.
Ma
domenica
29
luglio
,
in
un
bosco
vicino
a
Vicchio
,
la
solita
Beretta
è
tornata
a
uccidere
una
coppia
appartata
in
macchina
.
Questa
volta
il
maniaco
assassino
ha
asportato
alla
ragazza
,
Pia
Rontini
,
non
solo
il
pube
ma
anche
un
seno
.
Il
mostro
è
quindi
stato
sempre
libero
e
ormai
è
certo
che
con
i
protagonisti
del
vecchio
delitto
di
16
anni
fa
non
ha
proprio
niente
a
che
fare
.
Se
le
cose
stanno
così
,
e
non
si
vede
per
il
momento
come
altrimenti
potrebbero
stare
,
sappiamo
in
primo
luogo
che
l
'
ombra
chiamata
«
mostro
di
Firenze
»
sceglie
a
caso
le
sue
vittime
.
Nessun
collegamento
esiste
tra
lui
e
la
coppia
che
uccide
.
Certamente
lui
sa
che
questo
è
l
'
elemento
di
base
di
un
delitto
perfetto
,
perché
disorienta
completamente
la
bussola
di
un
'
indagine
.
Sa
anche
che
strafare
è
pericoloso
,
che
non
c
'
è
bisogno
di
esporsi
troppo
per
ottenere
pubblicità
:
basta
il
clamore
suscitato
da
ogni
suo
omicidio
.
Non
ha
mai
rivendicato
un
delitto
,
non
ha
mai
lanciato
sfide
alla
polizia
o
alla
città
.
L
'
ombra
si
fa
gli
osceni
interessi
suoi
,
pensando
solo
,
come
un
ragioniere
dell
'
orrore
,
a
non
lasciare
tracce
e
a
scegliere
luoghi
e
momenti
opportuni
per
colpire
,
come
se
potesse
benissimo
controllare
la
sua
ossessione
.
Dal
primo
delitto
la
sua
tecnica
si
perfeziona
nel
senso
che
si
semplifica
sempre
più
riducendo
al
minimo
gli
appigli
per
un
'
indagine
.
Già
il
secondo
delitto
,
commesso
il
14
settembre
1974
a
Borgo
San
Lorenzo
,
a
pochissima
distanza
dal
luogo
dove
avrebbe
colpito
dieci
anni
dopo
ma
a
circa
cinquanta
chilometri
dal
primo
,
avviene
la
notte
di
un
sabato
senza
luna
.
Così
il
terzo
,
ben
6
anni
dopo
,
il6
giugno
1981
a
Scandicci
;
così
il
quinto
,
il
19
giugno
1982
a
Montespertoli
.
Il
quarto
delitto
avvenne
il
22
ottobre
1981
,
un
giovedì
,
ma
il
giorno
dopo
era
stato
proclamato
uno
sciopero
generale
.
La
sesta
volta
,
il
9
settembre
1983
,
a
Giogoli
,
località
fra
Firenze
e
Scandicci
,
uccise
di
venerdì
.
Sempre
,
quindi
,
il
ragioniere
dell
'
orrore
colpisce
la
vigilia
di
un
giorno
non
lavorativo
,
purché
non
ci
sia
luna
.
Molti
hanno
fantasticato
su
queste
circostanze
andando
a
cercare
esoteriche
ragioni
a
una
scelta
che
quasi
sicuramente
è
invece
solo
razionale
.
Nelle
sere
precedenti
una
festa
è
molto
più
facile
imbattersi
in
una
coppietta
sulle
colline
che
da
ogni
parte
circondano
Firenze
,
e
in
una
notte
senza
luna
,
magari
con
un
abito
nero
indosso
,
l
'
ombra
è
molto
più
difficilmente
visibile
.
Forse
però
,
invecchiando
,
il
mostro
tiene
un
po
'
meno
a
freno
i
suoi
impulsi
.
L
'
ultimo
delitto
lo
ha
commesso
una
domenica
sera
.
Ci
sono
fondati
motivi
per
ritenere
che
egli
abbia
tentato
di
farlo
,
come
abitudine
,
la
sera
prima
,
il
sabato
.
Ma
quella
notte
nessuna
coppia
andò
nel
sentiero
di
Boschetta
che
invece
ospitò
la
sera
dopo
Pia
e
Claudio
.
L
'
assassino
,
andatogli
a
monte
il
piano
per
la
data
che
aveva
fissato
,
non
ha
saputo
rinviare
troppo
in
là
e
altrove
l
'
appuntamento
con
la
morte
,
ed
è
tornato
nello
stesso
luogo
24
ore
dopo
.
Per
la
prima
volta
ha
corso
un
grosso
rischio
,
esponendo
se
stesso
e
la
sua
auto
alla
possibilità
di
essere
notati
.
La
circostanza
,
se
dovesse
essere
confermata
,
dimostra
la
validità
di
un
'
altra
ipotesi
sul
mostro
:
lui
fissa
la
data
dell
'
omicidio
,
sceglie
il
luogo
dove
colpire
e
uccide
la
prima
coppia
che
vi
capita
.
Che
la
scelta
dei
luoghi
sia
molto
importante
nei
suoi
orrendi
piani
era
stato
già
intuito
.
Forse
fa
dei
sopralluoghi
.
Colpiscono
questi
luoghi
del
delitto
per
due
caratteristiche
:
sono
incredibilmente
simili
uno
all
'
altro
e
appaiono
a
prima
vista
come
i
meno
indicati
per
tendere
un
agguato
.
Sono
sempre
molto
vicini
a
strade
asfaltate
frequentate
nei
sabati
notte
soprattutto
da
giovani
che
in
auto
o
in
moto
si
spostano
tra
i
paesi
che
circondano
Firenze
.
Le
auto
delle
coppie
prese
di
mira
dal
mostro
hanno
sempre
su
un
lato
vegetazione
alta
,
grossi
cespugli
o
alberi
,
insomma
una
specie
di
cortina
.
Dall
'
altro
lato
,
invece
,
si
estendono
sempre
campi
piuttosto
vasti
,
a
bassa
vegetazione
,
così
che
il
luogo
dà
l
'
impressione
di
essere
fin
troppo
scoperto
.
Il
mostro
vuole
proprio
questo
perché
la
cortina
di
alberi
lo
ripara
alla
vista
di
chiunque
e
la
bassa
vegetazione
che
si
estende
davanti
a
lui
gli
consente
di
vedere
anche
da
abbastanza
lontano
se
qualcuno
non
desiderato
è
nei
paraggi
o
si
avvicina
.
L
'
ombra
deve
anche
intendersene
abbastanza
di
armi
.
La
Beretta
calibro
22
che
usa
fu
definita
già
nella
perizia
fatta
nel
1968
«
vecchia
,
arrugginita
e
usurata
»
,
eppure
per
tutto
questo
tempo
l
'
assassino
è
riuscito
a
mantenerla
perfettamente
funzionante
.
La
pistola
è
del
tipo
«
long
rifle
»
,
di
quelle
cioè
che
si
usano
nei
tirassegni
.
Il
caricatore
ha
dieci
colpi
,
che
con
quello
in
canna
fa
un
totale
di
undici
.
Il
mostro
non
spara
mai
più
di
otto
colpi
contro
le
sue
vittime
,
tenendone
da
parte
tre
,
con
la
prudenza
che
sempre
lo
contraddistingue
,
nel
caso
si
creasse
una
situazione
di
pericolo
.
Le
cartucce
,
anch
'
esse
abbastanza
vecchiotte
,
sono
sempre
Winchester
serie
H
di
due
tipi
,
o
ramate
o
a
piombo
nudo
.
In
sette
delitti
il
mostro
ha
esploso
cinquantasei
colpi
e
poiché
ogni
confezione
ne
conta
cinquanta
,
si
può
essere
certi
che
ne
ha
buona
scorta
,
comprata
verosimilmente
in
una
sola
volta
.
Il
mostro
sembra
sapere
che
l
'
unica
traccia
che
come
una
firma
lascia
sui
luoghi
dei
delitti
,
cioè
i
bossoli
delle
pallottole
,
non
potrà
mai
portare
gli
investigatori
fino
a
lui
.
Di
quelle
pistole
solo
in
Toscana
ne
esistono
quattordicimila
e
i
proiettili
sono
del
tipo
più
comune
.
Un
altro
particolare
suggerisce
l
'
idea
che
egli
sia
un
buon
tiratore
o
comunque
una
persona
che
si
intende
di
armi
.
Il
percussore
della
sua
«
usurata
»
pistola
lascia
sui
fondelli
un
segno
tanto
particolare
che
chi
li
ha
visti
una
volta
sa
poi
riconoscerli
alla
prima
occhiata
.
In
sedici
anni
quel
segno
non
si
è
mai
modificato
,
neanche
all
'
esame
del
microscopio
elettronico
.
Questo
potrebbe
dire
che
quella
Beretta
viene
usata
solo
per
commettere
i
delitti
e
che
se
l
'
ombra
si
allena
al
tiro
lo
fa
con
un
'
altra
pistola
.
Nonostante
queste
considerazioni
,
ci
sono
diversità
di
opinioni
tra
gli
investigatori
sull
'
ipotesi
se
egli
sia
o
no
un
buon
tiratore
.
Per
il
capo
della
Criminalpol
toscana
,
Giuseppe
Grassi
,
«
non
ci
vuole
molta
abilità
a
centrare
un
grosso
bersaglio
praticamente
immobile
da
pochi
centimetri
di
distanza
»
.
Per
il
medico
legale
Mauro
Maurri
,
che
ha
fatto
le
necroscopie
su
tutti
i
cadaveri
delle
vittime
,
«10
sparatore
è
un
tiratore
espertissimo
.
Tutte
le
vittime
sono
morte
all
'
istante
»
.
In
verità
una
volta
l
'
ombra
sbagliò
,
in
occasione
del
delitto
commesso
i119
giugno
1982
a
Montespertoli
.
Quella
notte
l
'
ombra
scelse
una
radura
a
pochi
metri
di
distanza
dalla
strada
che
dalla
frazione
di
Baccaiano
porta
al
castello
di
Poppiano
.
Verso
mezzanotte
vi
si
fermò
la
127
di
Paolo
Mainardi
e
di
Antonella
Migliorini
.
L
'
assassino
li
osserva
nascosto
dietro
una
cortina
di
alberi
e
decide
di
intervenire
,
come
sempre
,
un
attimo
prima
che
le
effusioni
dei
due
giovani
si
completino
.
Il
primo
colpo
serve
a
spezzare
il
finestrino
e
contemporaneamente
deve
centrare
l
'
uomo
.
Quella
notte
,
però
,
la
pallottola
si
conficca
nella
spalla
di
Paolo
Mainardi
,
per
la
prima
volta
il
colpo
non
è
mortale
.
Nonostante
sia
ferito
,
Paolo
riesce
a
girare
la
chiavetta
inserita
nel
cruscotto
e
a
mettere
in
moto
la
macchina
.
Mentre
innesta
la
retromarcia
parte
un
secondo
colpo
che
attraversa
l
'
abitacolo
e
centra
il
cuore
di
Antonella
.
La
127
parte
all
'
indietro
a
tutta
velocità
e
arriva
sull
'
asfalto
.
La
ferita
,
il
terrore
fanno
però
perdere
a
Paolo
il
controllo
dell
'
auto
.
C
'
è
un
urto
violento
,
lo
sportello
vicino
al
posto
di
guida
rimane
bloccato
e
non
cede
sotto
lo
sforzo
di
Paolo
che
cerca
di
aprirlo
per
fuggire
.
I
fari
,
rimasti
accesi
,
illuminano
l
'
assassino
che
si
avvicina
frontalmente
.
Prende
la
mira
e
con
straordinaria
freddezza
spara
.
Due
colpi
spengono
i
fari
che
gettavano
nella
campagna
una
luce
sospetta
e
gli
impedivano
di
vedere
il
ragazzo
al
volante
.
Un
altro
colpo
fora
il
parabrezza
e
colpisce
con
precisione
Paolo
in
mezzo
alla
fronte
.
Il
mostro
,
prudente
,
vuole
però
controllare
.
Attraversa
la
strada
,
si
avvicina
all
'
auto
,
entra
.
Spara
ancora
un
colpo
alla
testa
del
ragazzo
e
,
per
essere
sicuro
di
averlo
ucciso
,
ancora
un
altro
,
proprio
dietro
un
orecchio
.
In
un
punto
che
pochi
sanno
essere
il
più
mortalmente
vulnerabile
del
cranio
.
L
'
idea
che
l
'
assassino
possa
avere
conoscenze
mediche
o
sia
proprio
un
medico
si
affaccia
prima
ancora
di
andare
a
osservare
come
egli
compie
le
orrende
mutilazioni
sui
corpi
delle
ragazze
assassinate
.
L
'
asportazione
totale
di
un
pube
femminile
non
ha
riscontri
in
nessuna
pratica
chirurgica
,
per
cui
qualsiasi
analogia
è
impossibile
.
Ma
per
il
medico
legale
Maurri
,
considerato
che
il
mostro
agisce
in
condizioni
di
visibilità
pressoché
nulla
,
condizionato
dalla
necessità
di
fare
presto
,
l
'
assassino
fa
quei
tagli
«
con
estrema
perizia
»
.
Di
parere
simile
è
il
capo
della
Scientifica
.
Il
mostro
potrebbe
essere
un
cacciatore
ed
effettivamente
,
una
volta
,
in
occasione
del
delitto
del
14
settembre
1974
,
fu
raccolto
accanto
all
'
auto
dei
fidanzati
assassinati
un
bottone
rivestito
di
cuoio
,
di
quelli
che
si
applicano
alle
giacche
dei
cacciatori
.
Però
quel
bottone
poteva
essere
del
mostro
o
poteva
essere
lì
chissà
da
quanto
tempo
.
Così
,
dopo
sedici
anni
e
quattordici
vittime
il
commissario
Castiglione
non
ha
altri
dati
certi
su
cui
lavorare
che
qualche
decina
di
bossoli
perfettamente
identici
uno
all
'
altro
.
L
'
ombra
conosce
l
'
arte
di
mimetizzarsi
,
il
ragioniere
dell
'
orrore
si
confonde
nella
più
assoluta
normalità
.
Nessuna
delle
persone
che
di
giorno
gli
vivono
accanto
deve
mai
avere
avuto
un
sospetto
su
di
lui
,
che
addirittura
ha
cura
di
non
tornare
mai
da
un
omicidio
dopo
la
mezzanotte
.
«
Abbiamo
la
sensazione
»
commenta
in
un
momento
di
sconforto
il
vicequestore
Giuseppe
Grassi
,
«
di
dovere
cercare
non
il
tradizionale
ago
,
ma
la
paglia
nel
pagliaio
»
.