Narrativa ,
a
Luigi
Pirandello
CAPITOLO
I
Giulio
chiamò
il
fratello
:
-
Niccolò
!
Déstati
!
Quegli
fece
una
specie
di
grugnito
,
bestemmiò
,
si
tirò
più
giù
la
tesa
del
cappello
;
e
richiuse
gli
occhi
.
Stava
accoccolato
su
una
sedia
,
con
le
mani
in
tasca
dei
calzoni
e
la
testa
appoggiata
a
uno
scaffale
della
libreria
;
vicino
a
una
cassapanca
antica
,
che
tenevano
lì
in
mostra
per
i
forestieri
;
tutta
ingombra
di
vasi
,
di
piatti
e
di
pitture
.
-
Ohé
!
Non
ti
vergogni
a
dormire
!
È
tutta
la
mattina
!
Fai
rabbia
!
Niccolò
,
allora
,
si
sdrusciò
forte
le
labbra
e
aprì
gli
occhi
,
guardando
il
fratello
.
-
Ma
che
vuoi
?
Io
,
fino
all
'
ora
di
mangiare
,
dormo
!
-
Volevo
dirti
che
io
devo
andare
alla
banca
!
Stamani
,
c
'
è
un
rinnovo
.
Niccolò
fece
una
sbuffata
e
rispose
:
-
Vai
!
C
'
era
bisogno
di
destarmi
?
-
Alla
bottega
chi
ci
bada
?
-
A
quest
'
ora
,
non
viene
nessun
imbecille
a
comprare
i
libri
!
Vai
!
Ci
bado
io
!
Niccolò
,
mentre
il
fratello
cercava
il
tubino
,
si
alzò
,
giunse
fino
alla
porta
,
come
se
avesse
voluto
mettersi
a
correre
,
prendendo
lo
slancio
;
e
tornò
a
dietro
,
rincantucciandosi
a
sedere
.
Era
alto
e
grasso
;
con
la
barbetta
brizzolata
,
le
labbra
grandi
e
gli
occhi
bigi
.
Allora
,
perché
Giulio
andava
da
sé
alla
banca
,
invece
di
mandarci
lui
o
l
'
altro
fratello
,
lo
guardò
e
chiese
con
premura
studiata
:
-
Enrico
dov
'
è
?
Dobbiamo
sempre
fare
tutto
noi
anche
per
lui
?
-
Sarà
a
spasso
,
a
quest
'
ora
!
Dove
vuoi
che
sia
?
Lo
sai
che
a
quest
'
ora
ha
sempre
bisogno
di
fare
una
passeggiata
.
-
E
rimproveravi
me
perché
me
ne
sto
qui
a
dormire
?
Giulio
voleva
sorridere
;
ma
si
mise
le
lenti
,
guardò
la
firma
su
la
cambiale
e
disse
:
-
Bada
anche
tu
se
ti
pare
venuta
bene
!
Niccolò
alzò
le
spalle
e
non
rispose
.
Giulio
disse
,
con
una
specie
di
ammirazione
sempre
meno
involontaria
:
-
M
'
è
venuta
proprio
bene
!
Il
fratello
abbassò
la
testa
e
fece
un
'
altra
sbuffata
;
poi
si
mise
a
battere
lesto
lesto
la
punta
d
'
un
piede
;
e
,
allora
,
tremava
tutta
la
cassapanca
con
quel
che
c
'
era
sopra
.
-
Smetti
:
farai
rompere
tutto
!
-
Non
sarebbe
meglio
?
Giulio
,
grattandosi
vicino
alla
bocca
,
quasi
sorpreso
,
lo
guardò
:
-
Con
te
non
ci
si
capisce
niente
!
Ormai
,
mio
caro
,
anche
se
volessimo
smettere
,
sarebbe
tardi
.
Piuttosto
,
speriamo
che
troveremo
i
denari
per
pagare
le
cambiali
!
-
E
se
alla
banca
scoprono
prima
che
tu
...
che
noi
facciamo
le
firme
false
?
Giulio
era
il
più
melanconico
dei
tre
fratelli
Gambi
,
ma
anche
il
più
forte
e
quello
che
sperava
perciò
di
guadagnare
tanto
con
la
libreria
,
da
non
correre
più
nessun
pericolo
.
Era
stato
lui
a
proporre
quell
'
espediente
;
ed
era
lui
che
aveva
imparato
ad
imitare
le
firme
.
Ma
quando
il
fratello
gli
diceva
a
quel
modo
,
si
perdeva
d
'
animo
e
andava
alla
banca
soltanto
perché
era
indispensabile
a
guadagnare
tempo
.
È
vero
anche
,
però
,
che
era
doventata
un
'
abitudine
;
che
lo
preoccupava
piuttosto
per
la
puntualità
che
ci
voleva
.
Perfino
lusingato
che
ormai
da
tre
anni
la
cosa
andasse
bene
:
avevano
preso
più
di
cinquantamila
lire
senza
destare
nessun
sospetto
,
e
il
cavaliere
Orazio
Nicchioli
,
che
aveva
fatto
da
vero
il
favore
di
firmare
qualche
cambiale
,
non
indovinava
ancora
niente
.
Seguitava
sempre
ad
essere
il
loro
amico
,
e
ad
andare
alla
libreria
tutte
le
sere
;
a
fare
la
chiacchierata
.
Giulio
era
anche
più
alto
di
Niccolò
;
ma
senza
barba
e
più
giovane
,
sebbene
i
suoi
capelli
fossero
tutti
bianchi
.
I
baffetti
erano
ancora
biondi
;
il
viso
roseo
;
e
gli
occhi
celesti
facevano
pensare
a
qualche
pietra
di
quel
colore
.
Il
più
intelligente
e
il
solo
che
avesse
voglia
di
lavorare
,
stando
dentro
la
libreria
dalla
mattina
alla
sera
.
Niccolò
,
invece
,
faceva
anche
l
'
antiquario
;
e
stava
quasi
sempre
fuori
di
Siena
,
a
cercare
alle
fattorie
antiche
e
nei
paesi
qualche
cosa
da
comprare
.
Enrico
faceva
il
legatore
,
a
una
piccola
bottega
vicino
alla
libreria
.
Era
basso
,
con
i
baffi
più
scuri
;
sgarbato
e
prepotente
.
Soltanto
Niccolò
aveva
moglie
;
ma
vivevano
tutti
insieme
con
due
giovinette
orfane
,
loro
nipoti
.
Il
loro
padre
era
stato
fortunato
,
e
anch
'
essi
da
prima
stavano
bene
;
poi
,
a
poco
a
poco
,
la
libreria
aveva
sempre
fruttato
meno
.
Giulio
si
mise
il
tubino
,
dopo
averlo
spolverato
con
il
gomito
;
stette
un
poco
incerto
a
esaminare
la
cambiale
aperta
su
lo
scrittoio
;
si
grattò
vicino
alla
bocca
,
la
prese
e
se
la
mise
in
tasca
.
Niccolò
lo
guardava
,
imprecando
e
bestemmiando
.
-
È
inutile
bestemmiare
.
-
Che
devo
dire
,
allora
?
-
Niente
.
Rassegnarsi
.
-
Ma
io
in
galera
non
ci
voglio
andare
!
Aveva
la
voce
forte
e
robusta
,
e
quando
gridava
a
quel
modo
non
si
sapeva
se
faceva
sul
serio
o
per
canzonatura
.
Allora
anche
a
Giulio
era
impossibile
sentirsi
afflitto
e
umiliato
.
E
rispose
,
con
la
sua
pacatezza
di
uomo
educato
:
-
Ci
metteranno
me
in
galera
!
Sei
contento
?
Ma
Niccolò
gridò
:
-
Torna
presto
,
perché
io
qui
dentro
non
voglio
che
mi
ci
venga
un
accidente
!
Giulio
,
tenendo
la
mano
in
tasca
dov
'
era
la
cambiale
,
perché
aveva
paura
che
potesse
escirgli
fuori
,
andò
alla
banca
;
cercando
di
camminare
a
testa
alta
e
di
farsi
vedere
senza
preoccupazioni
;
sicuro
di
quel
che
faceva
.
Niccolò
restò
su
la
sua
sedia
;
e
si
mise
a
biascicare
un
sigaro
,
sputando
i
pezzetti
sotto
lo
scrittoio
;
allungando
le
gambe
fin
nel
mezzo
della
bottega
.
Quando
entrò
un
signore
,
che
conosceva
perché
una
volta
erano
andati
a
caccia
insieme
,
Niccolò
non
si
mosse
né
meno
.
Quegli
chiese
:
-
Come
sta
?
-
Io
,
bene
.
E
lei
?
-
Un
poco
di
raffreddore
.
Niccolò
sorrise
,
dicendogli
con
una
serietà
finta
di
cui
nessuno
alla
prima
si
accorgeva
:
-
Si
abbia
riguardo
!
Il
signor
Riccardo
Valentini
,
allora
,
guardò
qualche
libro
,
e
Niccolò
richiuse
gli
occhi
come
se
non
ci
fosse
stato
né
meno
.
Tutti
quelli
che
lo
conoscevano
,
non
si
rivolgevano
mai
a
lui
per
comprare
;
ma
a
Giulio
,
magari
aspettando
che
tornasse
,
se
non
c
'
era
.
Il
Valentini
gli
disse
:
-
Bella
vita
,
sempre
a
sedere
!
-
Lo
so
!
Me
la
invidia
anche
lei
?
-
Io
?
No
,
da
vero
.
Anzi
,
ci
ho
piacere
.
-
E
io
campo
da
signore
per
dispetto
a
quelli
che
mi
vorrebbero
vedere
a
mendicare
.
Non
faccio
bene
?
Devono
tutti
mangiarsi
il
fegato
dalla
rabbia
!
Il
signor
Valentini
fece
una
risata
.
-
Oggi
,
a
pranzo
,
tordi
e
quaglie
.
E
mi
son
fatto
mandare
da
una
delle
migliori
tenute
del
Chianti
un
vino
che
,
se
lo
bevesse
lei
,
resterebbe
stupito
.
Dio
!
Come
mi
voglio
godere
!
Per
me
,
nella
vita
,
non
c
'
è
altro
!
Sono
nato
un
signore
,
io
;
più
di
lei
!
-
Più
di
me
?
Ah
,
lo
credo
!
Lei
non
ha
quelle
preoccupazioni
di
cui
io
non
posso
fare
a
meno
.
Anche
stamani
son
dovuto
venire
a
Siena
,
perché
il
fattore
mi
s
'
è
ammalato
.
Come
si
fa
a
rimandare
al
giorno
dopo
gli
affari
,
con
una
tenuta
di
trenta
poderi
come
io
ho
su
le
mie
spalle
!
Senza
mentovare
,
poi
,
anche
le
mercature
.
Niccolò
si
sollazzava
a
quelle
confidenze
;
e
,
fregatesi
le
mani
,
disse
:
-
Vino
e
ponci
!
Ma
i
ponci
li
faccio
da
me
.
Mezzo
litro
di
rumme
per
volta
!
Ah
,
io
sto
bene
!
Nella
sua
voce
c
'
era
una
gioia
rabbiosa
e
violenta
.
Ed
egli
,
ridendo
a
quel
modo
,
restava
simpatico
a
tutti
.
-
Ora
,
quando
torna
Giulio
,
che
è
andato
a
un
appuntamento
con
una
bella
signora
,
si
chiude
questa
paretaia
;
e
si
va
a
mangiare
.
Che
mangiata
!
Vorrei
avere
due
ventri
!
Uno
non
mi
basta
!
Ho
fatto
comprare
,
dalla
nostra
serva
,
un
chilo
di
parmigiano
e
certe
pere
che
passano
una
libbra
l
'
una
!
Scommetto
che
le
viene
voglia
di
desinare
con
me
!
Il
signor
Valentini
rise
e
gli
batté
una
mano
su
la
spalla
.
Poi
,
chiese
:
-
Che
Madonna
è
quella
,
lì
nel
mezzo
alla
cassapanca
?
Quella
lì
ritta
?
Niccolò
doventò
serio
.
-
Non
me
lo
vuol
dire
?
-
Anzi
!
A
lei
dirò
la
verità
:
è
una
Madonna
che
ho
trovato
in
casa
d
'
un
contadino
.
Non
me
la
volevano
vendere
a
nessun
costo
.
L
'
ho
pagata
cento
lire
sole
!
Si
alzò
,
e
con
la
voce
che
doventava
acuta
,
ripeté
gongolando
:
-
Cento
lire
!
Cento
lire
!
Me
l
'
ha
regalata
!
Ci
voleva
un
idiota
come
quello
!
-
E
lei
quante
ce
ne
prenderà
?
La
voce
di
Niccolò
si
fece
tonante
:
-
Io
?
Poi
,
con
sprezzo
:
-
Ieri
,
un
inglese
mi
dava
quattromila
lire
,
quattromila
lire
!
-
E
non
l
'
ha
data
?
La
voce
parve
calmarsi
,
farsi
esatta
:
-
Ce
ne
prenderò
seimila
.
E
siccome
s
'
era
rimesso
a
sedere
,
si
alzò
di
scatto
,
battendo
i
piedi
e
ricominciando
a
gridare
:
-
Cento
lire
!
Quell
'
idiota
!
Ci
voleva
un
idiota
come
lui
,
per
darmela
!
E
finse
di
ridere
tanto
,
come
fosse
sul
punto
di
soffocare
.
Giulio
,
con
il
cappello
su
gli
occhi
,
come
senza
avvedersene
si
metteva
sempre
tornando
dalla
banca
,
entrò
serio
:
-
Di
che
ti
esalti
?
Niccolò
smise
istantaneamente
;
e
s
'
avventò
alla
porta
,
come
se
fuggisse
perché
non
valeva
la
pena
di
rispondergli
.
CAPITOLO
II
Fuori
camminava
a
testa
ritta
,
nel
mezzo
della
strada
,
facendo
il
grande
;
rispondeva
a
pena
se
lo
salutavano
,
tirava
via
come
se
sprezzasse
tutti
;
lesto
,
come
se
non
avesse
tempo
da
perdere
.
Giunse
,
per
la
Via
Cavour
,
fin
dov
'
era
una
fruttaiola
;
e
,
allora
,
guardò
le
ceste
in
mostra
;
ma
senza
fermarsi
,
girando
un
poco
il
collo
come
se
avesse
da
accomodarsi
il
solino
.
L
'
odore
delle
frutta
gli
fece
allargare
e
stringere
le
narici
,
e
gli
si
piegarono
le
ginocchia
;
ma
seguitò
a
camminare
:
benché
senza
raccapezzarsi
più
dove
andasse
,
e
a
ogni
pochi
passi
urtando
qualcuno
;
poi
tornò
a
dietro
,
pensando
alle
frutta
vedute
,
che
se
le
immaginava
più
buone
e
più
saporite
di
quante
ne
aveva
mangiate
durante
tutta
la
sua
vita
.
Quasi
gli
venivano
le
lagrime
,
perché
si
trovava
senza
denaro
in
tasca
.
Ma
decise
di
supplicare
il
fratello
,
perché
glie
le
comprasse
.
In
bottega
non
c
'
era
più
il
signor
Valentini
;
ed
egli
disse
a
Giulio
:
-
Che
voleva
quel
vagabondo
?
Quando
viene
in
bottega
,
un
'
altra
volta
,
lo
prendo
a
calci
nei
ginocchi
.
-
Che
t
'
ha
fatto
di
male
?
-
gli
chiese
Giulio
,
ridendo
.
-
Toh
!
C
'
è
bisogno
che
mi
faccia
qualche
cosa
di
male
?
Non
lo
posso
né
vedere
né
sopportare
:
ecco
quel
che
m
'
ha
fatto
!
-
Tu
non
puoi
vedere
nessuno
.
Sei
mezzo
matto
!
Già
,
non
saresti
della
nostra
razza
!
Allora
,
Niccolò
gli
strinse
un
braccio
e
gli
disse
,
dopo
aver
fatto
scricchiare
i
denti
,
come
un
ragazzo
che
non
può
più
contenersi
:
-
Giulio
,
Giulio
mio
!
Ho
visto
certe
mele
e
certe
pere
che
...
se
le
potessi
assaggiare
,
darei
dieci
anni
!
Me
ne
sono
invaghito
.
Giulio
,
divertendosi
della
sua
ghiottoneria
,
gli
chiese
:
-
Erano
belle
da
vero
?
-
Meravigliose
!
Con
una
buccia
grassa
,
che
dev
'
essere
come
il
burro
!
Io
oggi
non
mangio
,
se
non
mi
levo
anche
la
voglia
di
quelle
!
-
Ci
manderemo
Enrico
,
quando
viene
!
-
Sì
,
sì
!
Piglia
tutto
quel
che
abbiamo
incassato
stamani
;
e
mandacelo
.
Fa
'
invogliare
anche
lui
.
-
Non
ci
vorrà
di
molto
!
Enrico
entrò
sbattendo
l
'
uscio
,
per
chiuderlo
;
perché
quando
una
volta
potevano
tenere
un
commesso
,
se
lo
faceva
sempre
chiudere
e
aprire
.
Guardò
tutta
la
bottega
;
per
vedere
se
c
'
era
qualcuno
;
sospettoso
e
pronto
a
qualche
villania
.
Giulio
gli
chiese
:
-
Dove
sei
stato
?
-
Sei
mio
padre
,
perché
io
te
lo
debba
dire
?
Te
lo
domando
mai
io
a
te
?
Niccolò
disse
:
-
Hai
ragione
!
-
Tu
stai
zitto
!
-
gli
rispose
Enrico
,
con
la
sua
voce
nasale
e
strascicata
-
Hai
sempre
voglia
di
ruzzare
.
Ho
visto
escire
il
Valentini
:
che
ci
viene
a
fare
in
bottega
,
se
non
compra
mai
un
libro
?
Già
,
non
sa
né
meno
leggere
!
Perché
non
sta
a
casa
sua
?
L
'
impiantito
,
quando
è
consumato
,
bisogna
rifarlo
fare
con
i
nostri
denari
!
Se
stesse
a
casa
,
il
fattore
non
terrebbe
compagnia
alla
sua
moglie
!
-
È
vero
?
Chi
te
l
'
ha
detto
?
Che
soddisfazione
mi
dài
!
-
Lo
so
.
Quando
dico
una
cosa
io
,
mi
chiedete
sempre
da
chi
l
'
ho
saputa
!
Ma
,
se
non
ci
credete
,
per
me
è
lo
stesso
.
Giulio
aprì
il
cassetto
dello
scrittoio
,
prese
con
la
punta
delle
dita
dieci
lire
e
gliele
porse
:
-
Vai
da
Cicia
,
e
compra
due
chili
tra
mele
e
pere
.
-
Io
ci
devo
andare
?
O
voi
non
siete
capaci
?
Niccolò
non
gli
parlava
più
e
non
lo
guardava
né
meno
,
come
se
lo
avesse
irritato
.
Giulio
gli
disse
:
-
È
lui
che
ti
vuol
mandare
.
-
Ma
io
,
se
devo
andarci
,
compro
anche
un
pezzo
di
gorgonzola
dal
nostro
pizzicagnolo
.
-
Fa
'
quel
che
vuoi
.
Enrico
s
'
avviò
verso
l
'
uscio
;
e
Niccolò
,
allora
,
disse
:
-
Purché
tu
ti
spicci
;
invece
di
star
qui
tra
i
piedi
!
E
,
quando
fu
escito
,
seguitò
:
-
Non
ha
voglia
di
fare
niente
.
Ma
tutti
e
due
doventarono
silenziosi
.
Soltanto
dopo
una
mezz
'
ora
,
Giulio
,
che
s
'
era
seduto
allo
scrittoio
battendo
a
colpi
regolari
le
lenti
su
la
carta
sugante
,
disse
:
-
Con
la
cambiale
d
'
oggi
,
sono
cinquemila
lire
di
più
.
-
A
me
lo
dici
?
-
A
chi
devo
dirlo
?
-
Non
me
ne
importa
.
Io
non
voglio
né
meno
sentirne
parlare
.
-
Hai
paura
di
guastarti
il
sangue
?
-
Giulio
!
Smettila
!
Tu
sai
quel
che
ho
nel
cuore
.
È
una
spina
grossa
come
il
mio
pollice
.
-
Lo
so
:
sarà
eguale
alla
mia
.
Allora
,
Niccolò
divenne
affettuoso
;
la
sua
voce
quasi
supplichevole
e
dolce
;
e
sarebbe
stato
capace
di
fargli
anche
le
moine
:
-
Se
non
ci
si
volesse
bene
tra
noi
,
vorrei
doventare
una
bestia
...
un
rospo
!
Giulio
lo
guardò
con
tenerezza
;
ma
il
fratello
gli
disse
:
-
Non
mi
guardare
!
-
Quelle
bambine
hanno
bisogno
di
vestiti
da
inverno
.
-
Glieli
farai
comprare
.
Subito
!
Per
loro
,
faccio
anche
a
meno
delle
scarpe
!
Di
tutto
!
Mi
lascio
morire
di
fame
!
Quando
aveva
di
questi
propositi
,
che
gli
duravano
poco
,
si
drizzava
con
tutta
la
persona
;
mandando
in
fuora
il
petto
;
camminando
in
su
e
in
giù
per
la
bottega
,
che
allora
per
lui
pareva
troppo
stretta
.
Egli
era
soddisfatto
di
se
stesso
e
dava
occhiate
di
orgoglio
affettuoso
;
ansando
come
se
avesse
dovuto
difendere
precipitosamente
le
due
nipoti
.
Pareva
che
non
potesse
star
fermo
mai
più
.
-
Per
noi
,
quelle
bambine
devono
esser
sacre
.
Non
è
vero
?
-
L
'
ho
sempre
detto
anch
'
io
.
-
Ma
Enrico
...
ti
pare
che
Enrico
sia
del
nostro
sentimento
?
-
Diamine
!
Ma
Niccolò
cambiò
subito
discorso
:
-
O
quando
torna
con
le
frutta
?
-
Sono
dieci
minuti
soli
che
è
andato
via
!
E
Giulio
sbirciò
il
suo
orologio
.
-
Io
vado
a
casa
,
e
vi
aspetto
là
tutti
e
due
.
Vieni
presto
!
Ma
Giulio
,
restato
solo
,
si
mise
a
preparare
alcune
fatture
da
riscuotere
.
Mentre
scriveva
,
entrò
,
come
faceva
tutte
le
mattine
,
venendo
dall
'
Archivio
di
Stato
,
un
giovane
francese
,
critico
d
'
arte
,
stabilitosi
a
Siena
per
studiare
certi
pittori
del
quattrocento
.
Era
vestito
sempre
bene
;
con
i
baffi
biondi
e
un
bastone
con
il
pomo
d
'
avorio
cerchiato
d
'
oro
.
Aveva
gli
occhi
turchini
,
e
i
baffi
parevano
un
peso
sul
sorriso
.
-
Buon
giorno
,
signor
Nisard
.
-
Buon
giorno
.
-
Che
mi
dice
di
nuovo
?
-
Ho
trovato
una
cosa
molto
importante
su
Matteo
di
Giovanni
.
Una
cosa
straordinaria
!
Una
scoperta
che
farà
effetto
!
Sono
molto
contento
!
Giulio
domandò
:
-
Si
può
sapere
?
-
Mi
servirà
per
il
libro
che
sto
preparando
!
-
Allora
non
voglio
essere
indiscreto
:
non
voglio
che
me
la
dica
.
Il
libraio
aveva
una
specie
di
ammirazione
per
tutto
ciò
che
facevano
gli
altri
;
e
aveva
piacere
se
glie
lo
dicevano
.
Era
perciò
un
buon
amico
,
uno
di
quelli
da
confidenze
.
Gli
pareva
che
gli
altri
,
non
compromessi
come
lui
e
i
suoi
fratelli
,
appartenessero
a
un
mondo
che
per
lui
esisteva
soltanto
prima
delle
firme
false
.
Ora
si
sentiva
,
sempre
di
più
,
costretto
a
subire
anche
le
conseguenze
morali
della
sua
colpa
.
Non
avrebbe
ardito
né
meno
di
chiedere
a
un
altro
che
gli
si
mostrasse
pronto
a
stimarlo
.
Anzi
,
non
voleva
.
Si
schermiva
,
doventava
timido
;
faceva
in
modo
che
gli
altri
non
gli
dessero
mai
nulla
dei
loro
sentimenti
;
perché
non
voleva
ingannarli
.
Giudicatosi
da
sé
,
accettava
soltanto
la
consapevolezza
dei
fratelli
.
Perciò
il
suo
sorriso
restava
sempre
impacciato
e
riservato
;
e
quelle
erano
le
occasioni
della
sua
tristezza
.
Niccolò
non
voleva
amicizie
e
lo
rimproverava
tutte
le
volte
che
era
stato
affabile
con
qualcuno
.
Gli
diceva
:
-
Tu
sai
che
tra
noi
e
gli
altri
c
'
è
una
cosa
,
che
nessuno
ci
perdonerà
.
Anche
noi
,
perciò
,
con
gli
altri
non
dobbiamo
avere
tenerezze
.
Giulio
ascoltava
il
Nisard
,
con
le
mani
nelle
tasche
della
giubba
,
senza
alzare
gli
occhi
,
come
un
povero
riesce
ad
essere
più
contento
se
sta
insieme
qualche
mezz
'
ora
con
un
ricco
.
Non
avrebbe
voluto
né
meno
che
il
Nisard
gli
desse
la
mano
!
Quel
giorno
il
Nisard
,
pensando
che
a
Siena
spendevano
pochi
denari
per
comprare
i
libri
,
gli
chiese
per
dirne
male
con
lui
:
-
Va
bene
la
bottega
?
Giulio
scosse
la
testa
;
e
,
poi
,
disse
:
-
Non
so
come
facciamo
a
andare
avanti
!
E
,
allora
,
il
piacere
sentito
ascoltando
il
Nisard
,
lo
fece
soffrire
.
Gli
pareva
una
grande
ingiustizia
e
una
privazione
acuta
che
egli
non
potesse
come
lui
lavorare
,
senza
imbarazzi
,
a
qualche
cosa
.
Gli
venivano
in
mente
parecchi
progetti
,
e
vi
rinunciava
a
pena
li
aveva
pensati
;
sebbene
,
qualche
volta
,
gliene
restasse
il
ricordo
nel
suo
amor
proprio
.
Il
Nisard
gli
disse
:
-
Per
fortuna
ella
ha
guadagnato
in
altri
tempi
,
e
ora
ha
i
denari
per
vivere
!
Giulio
restò
un
poco
perplesso
,
e
poi
rispose
:
-
Già
:
è
una
fortuna
da
vero
!
Ma
io
non
me
ne
voglio
preoccupare
!
Sarà
quel
che
Dio
vorrà
.
Il
Nisard
,
credendo
che
esagerasse
per
spilorceria
e
per
grettezza
,
si
mise
a
ridere
.
Giulio
socchiuse
gli
occhi
,
e
seguitò
:
-
Lei
non
mi
crede
.
-
Ma
,
signor
Giulio
,
vuol
darmi
ad
intendere
...
-
Io
non
dico
mai
bugie
;
cioè
,
non
vorrei
mai
dirle
!
E
restò
soprapensiero
.
Il
Nisard
lo
guardava
in
viso
,
come
se
avesse
capito
lo
scherzo
;
e
gli
domandò
:
-
Crede
che
io
vada
a
raccontarlo
all
'
agente
delle
tasse
,
perché
gliele
cresca
?
In
quel
mentre
,
aprì
la
porta
Enrico
,
senza
richiuderla
;
tenendo
con
ambedue
le
braccia
tutte
le
frutta
comprate
.
Egli
disse
,
allegro
:
-
Ora
,
ci
manca
il
gorgonzola
!
Non
inventerete
che
io
penso
prima
a
me
e
poi
a
voi
!
Dite
sempre
che
io
sono
un
egoista
!
Il
Nisard
si
divertiva
a
vedere
come
Giulio
era
restato
male
e
imbarazzato
.
Ma
Giulio
esclamò
:
-
Le
pere
son
belle
da
vero
!
Enrico
chiese
:
-
Posso
andare
a
casa
?
C
'
è
altro
da
comprare
?
Il
fratello
gli
accennò
la
porta
,
e
quegli
uscì
.
Enrico
,
quando
aveva
comprato
qualche
cosa
,
non
salutava
né
meno
:
doventava
più
arrogante
e
rispondeva
male
.
Allora
,
Giulio
disse
:
-
La
tavola
bene
apparecchiata
è
una
nostra
debolezza
.
Siamo
tutti
eguali
:
anche
la
mia
cognata
,
Modesta
,
l
'
abbiamo
avvezzata
male
.
Egli
ora
era
impaziente
di
essere
a
casa
;
perché
non
lo
avrebbero
aspettato
;
e
sapeva
che
i
primi
sceglievano
sempre
i
bocconi
più
buoni
.
Se
non
ci
fosse
stato
il
Nisard
,
avrebbe
chiuso
subito
la
bottega
;
quantunque
un
signore
gli
avesse
detto
che
sarebbe
passato
a
comprare
alcuni
libri
.
Egli
,
pentito
,
soffriva
anche
di
essersi
impegnato
ad
aspettarlo
;
e
,
perciò
,
si
dolse
:
-
Non
capisco
come
si
possano
buttar
via
i
denari
per
comprare
la
carta
stampata
!
Io
sto
qui
dentro
,
sacrificato
tutto
il
giorno
;
non
vedo
mai
di
che
colore
è
il
cielo
;
m
'
è
venuto
a
noia
perfino
a
toccarli
,
i
libri
!
Bella
cosa
sarebbe
mandarli
tutti
al
macero
!
-
Ma
lei
è
così
intelligente
,
e
parla
sul
serio
a
questo
modo
?
-
Sono
stato
intelligente
.
Ora
,
è
finita
.
Ho
quarant
'
anni
,
e
mi
sembra
di
averne
ottanta
o
cento
.
Lei
non
mi
crede
né
meno
ora
!
Il
Nisard
allargò
le
braccia
;
e
,
sorridendo
,
disse
che
si
rassegnava
a
credergli
.
Ma
Giulio
cercava
di
ricordarsi
se
avevano
comprato
il
parmigiano
da
grattare
su
i
maccheroni
;
e
,
dentro
di
sé
,
diceva
:
"
Chi
sa
come
resta
male
Niccolò
quando
sente
che
non
è
di
quello
come
piace
a
noi
!
"
.
E
gli
pareva
di
vedere
il
fratello
che
se
la
prendeva
con
la
moglie
;
senza
smettere
più
,
per
tutto
il
pranzo
.
Era
capace
di
alzarsi
da
tavola
,
quando
aveva
finito
di
mangiare
,
e
di
escire
senza
voler
parlare
più
alla
moglie
fino
al
giorno
dopo
;
mentre
le
nipoti
,
Chiarina
e
Lola
,
ci
ridevano
;
ed
Enrico
diceva
che
era
una
sconvenienza
da
pazzo
.
Queste
cose
deliziavano
Giulio
;
che
si
fermò
nel
mezzo
di
bottega
,
con
il
viso
ubriaco
di
godimento
.
Ad
un
tratto
,
si
sentirono
suoni
di
parecchie
campane
insieme
.
Era
mezzogiorno
.
Giulio
,
per
esserne
più
sicuro
,
escì
nella
strada
;
ascoltando
.
L
'
orologio
municipale
batteva
le
ore
,
con
una
cadenza
placida
;
e
anche
San
Cristoforo
,
la
chiesa
più
vicina
alla
libreria
,
in
Piazza
Tolomei
,
si
dette
a
suonare
.
La
gente
era
meno
rada
,
e
cominciavano
a
passare
gli
impiegati
.
Allora
,
egli
disse
,
con
dolcezza
:
-
Posso
chiudere
!
Il
Nisard
,
che
doveva
andare
alla
villa
presa
in
affitto
fuor
di
Porta
Camollia
,
lo
salutò
frettolosamente
.
Dopo
cinque
minuti
,
l
'
orologio
replicò
le
ore
;
e
a
Giulio
parve
che
rispondessero
proprio
a
lui
,
e
fossero
saporite
e
allegre
come
una
leccornia
.
CAPITOLO
III
Dopo
mangiato
,
Niccolò
era
sempre
disposto
all
'
allegria
,
ma
così
volubilmente
che
ingiuriava
chiunque
gli
diceva
una
parola
più
di
quelle
che
volesse
ascoltare
.
Giulio
,
invece
,
durante
tutto
il
chilo
,
faceva
ripetizione
alle
nipoti
;
ed
Enrico
andava
a
dormire
per
un
paio
d
'
ore
.
Niccolò
disse
:
-
Non
mi
parlate
,
perché
vado
in
bestia
!
Mi
fate
rodere
dalla
rabbia
!
Mi
sentivo
così
allegro
,
invece
!
Lasciatemi
:
sto
bene
solo
,
a
parlare
con
me
stesso
.
Io
solo
m
'
intendo
!
Poi
escì
camminando
lentamente
e
strenfiando
;
quasi
sudando
,
benché
fosse
d
'
ottobre
.
Gli
era
venuta
la
gotta
,
come
agli
altri
fratelli
;
e
,
da
quanto
aveva
impippiato
,
moveva
a
pena
le
gambe
.
Per
la
strada
,
fingeva
di
fare
il
viso
da
ridere
;
e
se
qualcuno
,
allora
,
si
preparava
a
fargli
altrettanto
,
egli
lesto
si
scansava
e
mostravasi
arcigno
;
quasi
offeso
.
Tornato
dalla
passeggiata
alla
Lizza
,
che
gli
bastava
per
fumare
tutto
il
sigaro
,
trovò
in
bottega
un
suo
amico
,
Vittorio
Corsali
,
che
era
agente
d
'
una
compagnia
d
'
assicurazioni
.
-
Oh
,
oggi
,
non
voglio
discorrere
troppo
!
Mi
fa
fatica
!
-
Non
so
come
faccio
a
darti
fastidio
se
non
ho
aperto
bocca
da
quando
sei
venuto
!
-
Non
importa
!
A
me
le
persone
danno
fastidio
anche
se
stanno
zitte
!
-
Ma
io
,
come
dicevo
a
tuo
fratello
Giulio
,
ero
venuto
per
proporti
un
buon
affare
!
-
Non
ho
voglia
di
affari
!
Parlane
con
lui
.
Ma
quando
non
ci
sono
io
,
perché
oggi
non
posso
sopportare
né
meno
una
mosca
che
vola
.
E
si
mise
a
ridere
,
come
per
fare
una
bravata
da
smargiasso
.
Era
un
riso
violento
,
sensuale
e
acre
.
Il
Corsali
disse
a
Giulio
:
-
Aspetterò
che
gli
passi
!
Niccolò
,
allora
,
fu
preso
dal
furore
:
-
E
io
ti
dico
che
non
devi
parlarmi
!
Hai
capito
?
Io
ti
prendo
per
il
collo
,
e
ti
metto
fuori
di
bottega
!
Egli
respirava
forte
,
mordendosi
le
mani
.
Il
Corsali
,
che
era
per
aversene
a
male
,
quantunque
Giulio
gli
facesse
cenno
che
non
lo
prendesse
sul
serio
,
allungò
un
passo
verso
la
porta
,
per
andarsene
.
Niccolò
gli
fece
,
a
pena
voltato
,
una
risata
così
spontanea
e
gioconda
,
che
quegli
restò
stupefatto
.
-
Non
ti
eri
accorto
che
celiavo
?
-
Non
è
questo
il
modo
di
trattare
gli
amici
.
Ma
Niccolò
non
voleva
sentirselo
dire
;
e
ridoventò
minaccioso
e
provocante
.
Vittorio
Corsali
era
magro
,
senza
capelli
e
i
baffi
bianchi
.
Quando
parlava
,
gli
si
vedevano
i
denti
;
e
tutta
la
testa
pareva
,
all
'
incirca
,
un
cranio
di
volpe
.
Giulio
domandò
al
fratello
:
-
Quando
è
che
ti
senti
disposto
ad
ascoltarlo
?
Ci
farai
il
piacere
di
dircelo
.
-
Tutte
le
volte
che
vuoi
,
meno
che
oggi
.
-
Ma
domani
io
vado
con
il
calesse
a
Radicondoli
,
per
affari
della
mia
compagnia
d
'
assicurazioni
.
E
là
,
dal
piovano
,
ho
visto
un
crocifisso
d
'
argento
...
Niccolò
,
che
cominciava
ad
ascoltare
,
si
volse
con
veemenza
:
-
Lo
vende
?
-
È
quello
che
volevo
dirti
!
Niccolò
pareva
adirato
e
come
se
avesse
da
leticare
:
-
Sei
sicuro
che
mi
piacerà
?
-
Io
credo
.
-
Tu
non
capisci
niente
:
non
mi
fido
.
-
Lo
so
che
tu
mi
ritieni
uno
sciocco
!
Giulio
chiese
:
-
Quanto
pretende
?
È
avaro
?
-
Ci
vogliono
,
a
quel
che
ho
capito
,
due
fogli
da
cento
.
Niccolò
fremeva
:
-
Digli
al
prete
che
se
lo
ficchi
in
gola
!
Non
fa
per
me
.
Io
compro
da
quelli
che
non
sanno
vendere
.
Se
capita
nella
libreria
,
lo
prendo
a
pedate
.
Diglielo
!
Dio
ne
guardi
,
se
mi
viene
a
cercare
!
E
spalancò
la
bocca
,
come
se
avesse
voluto
morderlo
.
Poi
,
sorridendo
,
si
racchetò
.
Si
mise
disteso
su
la
sedia
,
guardando
ora
il
fratello
e
ora
l
'
amico
,
con
gli
occhi
luccicanti
di
godimento
;
stimolandoli
a
ridere
.
Aveva
in
tutto
il
viso
una
ilarità
così
piacevole
,
che
anche
gli
altri
la
sentirono
subito
.
Ma
quando
Niccolò
li
vide
così
cambiarsi
,
disse
con
rammarico
afflitto
e
brusco
:
-
Non
mi
parlate
!
Poi
,
come
se
il
Corsali
non
ci
fosse
,
si
mise
a
parlare
con
il
fratello
:
-
Hai
mandato
quelle
fatture
?
-
Devo
metterle
dentro
le
buste
.
-
O
che
aspetti
?
-
In
giornata
ci
penserò
.
-
Hai
segnato
bene
tutto
?
-
Ho
ricopiato
dal
libro
.
-
Con
le
date
?
-
Con
le
date
.
-
Vorrei
sapere
perché
non
pagano
!
-
I
signori
vogliono
fare
il
loro
comodo
.
Niccolò
picchiò
con
l
'
anello
del
mignolo
su
la
cassapanca
;
poi
,
disse
,
sbadigliando
:
-
Mi
duole
la
testa
:
m
'
ha
fatto
male
quell
'
intingolo
troppo
impepato
.
-
Sei
tu
che
lo
vuoi
così
!
-
Stasera
,
c
'
è
il
pollo
?
-
Credo
.
-
Se
no
,
vado
a
mangiare
a
qualche
trattoria
.
-
Ci
puoi
andare
:
nessuno
te
lo
proibisce
.
Non
è
la
prima
volta
.
-
E
tu
che
mangi
,
Vittorio
?
-
Io
?
Io
mangio
quel
che
trovo
:
minestra
magari
come
la
broscia
,
lesso
,
e
poi
,
se
c
'
è
,
un
cirindello
di
cacio
quanto
basterebbe
per
metterlo
nella
trappola
a
un
topo
.
Niccolò
fece
una
risata
,
e
disse
:
-
Io
vorrei
trovarmi
la
tacchina
;
per
domani
.
Ci
credi
che
il
lesso
io
non
lo
potrei
né
meno
mettere
in
bocca
per
biascicarlo
?
Egli
era
gaio
e
festoso
;
e
si
mise
a
raccontare
una
delle
sue
barzellette
.
Ne
sapeva
sempre
nuove
;
e
allora
rideva
anche
con
lo
stomaco
,
sussultando
:
-
Questa
è
bella
da
vero
!
Trovatene
un
altro
che
le
scovi
come
me
!
Anche
Giulio
rideva
,
ma
a
gola
chiusa
.
Niccolò
seguitò
:
-
Dio
,
come
rido
!
Mi
vengono
perfino
le
lacrime
agli
occhi
!
Mi
fa
perfino
male
!
Stanotte
,
la
mia
moglie
s
'
è
destata
e
m
'
ha
detto
:
o
che
hai
da
ridere
?
Perché
mi
ricordavo
sognando
di
quella
che
dissi
l
'
altro
giorno
.
Ripetila
anche
a
lui
,
Giulio
!
Le
mie
facezie
bisognerebbe
stamparle
.
Ma
divenne
serio
,
perché
Enrico
entrava
in
bottega
.
Era
ancora
assonnato
e
intontito
;
camminava
tutto
dinoccolato
e
cozzò
nel
banco
dov
'
era
lo
scaffale
dei
libri
.
-
Oh
,
non
ci
vedo
!
Ho
dormito
male
:
c
'
era
,
sotto
le
finestre
,
il
marmista
che
faceva
un
chiasso
,
con
certi
tonfi
!
Quando
si
sa
che
c
'
è
uno
a
dormire
,
dovrebbero
avere
più
riguardo
!
Pareva
che
facesse
a
posta
!
Vorrei
sapere
che
bisogno
avesse
di
sbatacchiare
!
-
Gli
sarà
arrivato
il
marmo
!
-
Eh
,
ma
si
tratta
di
educazione
!
Non
ci
sta
mica
lui
solo
nella
casa
!
Che
m
'
importa
del
suo
marmo
?
Sarebbe
lo
stesso
che
importasse
a
me
delle
sue
corna
!
La
moglie
glie
le
fa
tutti
i
giorni
.
Lo
dicono
!
-
E
a
lui
che
importava
se
tu
volevi
dormire
?
-
Che
discorsi
mi
fate
?
Dei
due
,
domandiamolo
a
chi
volete
,
la
ragione
l
'
ho
io
.
Io
ci
scommetto
quel
che
volete
:
qualunque
gentiluomo
darebbe
ragione
a
me
.
Perché
,
se
io
dormo
,
lui
può
lavorare
lo
stesso
;
mentre
io
mi
son
dovuto
destare
.
Quando
sono
sceso
,
volevo
leticarci
.
Ma
,
un
'
altra
volta
,
non
starò
zitto
.
Sono
troppo
buono
!
E
tu
perché
ti
sei
succhiata
tutta
la
bottiglia
del
cognacche
?
Niccolò
rispose
:
-
Compratene
una
per
te
.
-
Certo
!
Da
qui
in
avanti
,
farò
così
!
Anche
se
tra
fratelli
ci
si
tratta
a
questo
modo
!
Io
credevo
di
trovarcene
almeno
un
bicchierino
!
-
E
hai
bevuto
l
'
acqua
?
-
L
'
acqua
?
Vorrei
mi
schizzassero
via
gli
occhi
,
se
io
ne
ho
messo
mai
in
bocca
una
gocciola
.
Con
quella
mi
ci
netto
il
codrione
.
Egli
,
quando
s
'
arrabbiava
,
aveva
la
voce
di
cattivo
;
e
seguitò
:
-
Me
lo
dite
per
offendermi
;
ma
io
so
tenervi
al
posto
!
Perché
mi
avete
domandato
se
ho
bevuto
l
'
acqua
?
O
che
tra
fratelli
non
ci
si
deve
portare
rispetto
?
Non
è
vero
,
Vittorio
?
Se
me
lo
ripetono
un
'
altra
volta
,
questiono
per
da
vero
.
Perché
io
sono
permaloso
.
E
,
poi
,
per
le
cose
giuste
!
Niccolò
gli
chiese
:
-
Perché
non
vai
nella
tua
legatoria
?
-
Io
faccio
il
mio
comodo
.
Ne
ho
diritto
quanto
te
.
I
libri
non
si
rilegano
mica
con
la
mia
pelle
!
Se
avete
voglia
di
questionare
,
io
sono
sempre
pronto
;
anche
se
siete
in
due
contro
di
me
.
Giulio
lo
guardò
meravigliato
e
rispose
:
-
Mi
sembra
che
noi
ti
lasciamo
spifferare
tutto
quel
che
vuoi
.
-
Per
forza
!
Ho
ragione
!
-
Io
non
ti
dico
di
no
.
-
E
,
allora
,
perché
volete
insistere
?
-
Ti
dico
che
io
non
ho
nessuna
voglia
di
alzare
la
voce
.
-
Tu
,
no
;
ma
Niccolò
,
sì
.
Allora
,
Niccolò
disse
a
Giulio
:
-
Consiglialo
che
se
ne
vada
!
E
prese
in
mano
un
vaso
antico
.
-
E
tu
,
per
rompermi
la
testa
,
sciuperesti
codesto
vaso
?
Io
adopro
le
mani
!
Fagli
posare
il
vaso
!
Non
mica
perché
io
abbia
paura
,
ma
perché
la
roba
di
bottega
la
deve
tenere
di
conto
!
È
d
'
una
terraglia
che
si
scheggia
a
guardarla
.
E
,
poi
,
badate
com
'
ha
ammaccato
con
i
piedi
la
cassapanca
!
Sei
un
lezzone
e
uno
sciupone
.
Vittorio
,
che
aveva
voglia
di
ridere
,
disse
:
-
Fatemi
il
piacere
di
smettere
,
tutti
e
due
.
È
vergogna
,
tra
fratelli
.
O
non
vi
volete
bene
?
Enrico
rispose
:
-
Lui
no
:
mi
farebbe
a
pezzetti
se
potesse
!
Giulio
disse
:
-
Non
è
vero
!
-
Tu
lo
scusi
sempre
,
ma
è
così
.
Fagli
posare
il
vaso
.
Non
vuol
dare
mica
retta
!
Non
lo
vuoi
posare
?
Me
ne
vado
io
!
Accidenti
a
quando
sono
venuto
!
Dette
un
'
occhiata
stizzosa
anche
allo
scaffale
dei
libri
,
ed
escì
.
Allora
,
Niccolò
disse
:
-
Bisogna
metterci
riparo
!
Deve
smettere
!
-
Ma
sei
anche
tu
che
non
lo
sai
prendere
!
-
Io
vorrei
che
morisse
.
Il
Corsali
chiese
:
-
E
perché
?
-
Il
perché
lo
so
io
!
Non
mi
fate
parlare
!
Se
fossimo
io
e
Giulio
soli
,
le
cose
non
ci
andrebbero
come
ci
vanno
!
È
tanto
tempo
che
desidero
d
'
essere
io
e
Giulio
soltanto
!
-
Ma
ormai
,
c
'
è
anche
lui
;
ed
è
bene
che
ci
resti
fino
a
quando
...
Il
Corsali
non
capì
a
che
alludesse
;
ma
Niccolò
gli
tagliò
lo
stesso
le
parole
,
tremando
tutto
:
-
Zitto
!
Giulio
capì
che
poteva
commettere
un
'
imprudenza
.
E
il
Corsali
,
accortosene
,
disse
perché
fossero
tranquilli
:
-
I
fatti
vostri
non
li
voglio
conoscere
.
Io
vengo
qui
da
amico
;
e
potete
essere
sicuri
che
non
sono
né
un
pettegolo
né
un
maligno
.
Giulio
,
allora
,
si
riprese
:
-
È
Niccolò
che
fa
immaginare
non
si
sa
che
;
con
le
sue
gaglioffate
.
Niccolò
,
picchiando
le
ginocchia
insieme
,
esclamò
:
-
Zitto
,
ti
dico
!
-
Che
cosa
ho
detto
?
-
Zitto
,
zitto
!
E
si
turò
la
bocca
con
una
mano
.
Il
Corsali
s
'
era
incuriosito
,
ma
ormai
capì
che
di
più
non
avrebbero
sciorinato
.
-
Se
avete
paura
di
me
,
io
vi
lascio
.
Niccolò
gli
gridò
:
-
No
:
voglio
che
tu
resti
!
Giulio
arrossiva
come
una
giovinetta
imbarazzata
.
Il
Corsali
disse
:
-
Pochi
minuti
fa
,
eravate
così
allegri
!
Niccolò
gli
gridò
più
forte
:
-
Io
allegro
?
Questa
è
la
più
grande
calunnia
che
mi
si
possa
inventare
!
Io
non
rido
mai
!
Mai
,
hai
capito
?
-
Perché
non
te
ne
ricordi
!
-
Basta
!
Basta
!
Basta
!
Se
lo
dico
io
che
non
rido
!
Giulio
fece
cenno
al
Corsali
che
se
ne
andasse
.
E
,
quando
se
ne
fu
andato
,
Niccolò
si
mise
a
singhiozzare
.
-
E
,
ora
,
perché
piangi
?
-
Non
ne
posso
più
!
Allora
anche
Giulio
,
che
lo
guardava
,
in
piedi
,
da
dietro
la
scrivania
,
sentì
gli
occhi
empirsi
di
lacrime
bollenti
;
che
lo
accecavano
.
E
non
ebbero
il
coraggio
di
guardarsi
ancora
.
CAPITOLO
IV
Il
cavaliere
Orazio
Nicchioli
,
assessore
comunale
e
capo
di
parecchie
congregazioni
di
carità
,
era
sicuro
di
trovare
sempre
la
stessa
accoglienza
deferente
.
Entrava
con
un
'
aria
di
bonarietà
affettuosa
,
procurando
di
non
far
sentire
che
egli
si
considerava
il
padrone
della
libreria
;
e
voleva
bene
da
vero
a
tutti
e
tre
i
fratelli
.
Aveva
una
bocca
da
bambino
,
e
l
'
arricciava
sempre
.
Guardava
,
abbassando
la
testa
,
da
sopra
le
lenti
.
Il
giorno
dopo
che
i
due
fratelli
avevano
pianto
,
domandò
sottovoce
a
Giulio
perché
non
sentisse
Niccolò
:
-
Come
vanno
le
cose
?
Giulio
arrossì
,
e
gli
rispose
:
-
Non
cambiano
.
-
Ma
...
niente
di
peggio
?
-
No
,
no
!
Niccolò
aspettava
che
gli
rivolgesse
per
primo
la
parola
,
e
con
lui
era
quasi
umile
.
Gli
chiese
:
-
A
me
non
parla
?
-
Perché
dovrei
fare
una
differenza
tra
lei
e
Giulio
?
Lei
se
ne
sta
sempre
rincantucciato
in
codesta
sedia
!
Povero
signor
Niccolò
!
-
Qui
ci
sto
meglio
che
in
tutti
gli
altri
posti
.
Quasi
involontariamente
,
gli
venne
da
scherzare
anche
con
lui
;
ma
sorrise
e
basta
.
Giulio
,
invece
,
si
sentiva
un
poco
sconvolto
;
e
doveva
stare
attento
di
non
perdere
la
testa
.
Sarebbe
andato
via
volentieri
,
per
fare
a
meno
di
parlargli
;
come
quando
trovava
il
pretesto
magari
d
'
andare
a
comprarsi
un
francobollo
,
ed
esciva
trattenendosi
fuori
più
che
poteva
.
O
come
Enrico
che
fingeva
d
'
avere
un
sacco
di
faccende
,
svignandosela
subito
;
sebbene
Niccolò
non
gliela
perdonasse
.
Ma
il
Nicchioli
doventava
,
qualche
volta
,
così
affettuoso
che
essi
non
sapevano
più
che
contegno
tenere
.
E
Niccolò
disse
:
-
Giulio
,
dàgli
una
sedia
!
-
La
prendo
da
me
.
-
Non
ci
mancherebbe
altro
!
Piuttosto
,
le
do
la
mia
.
Ma
nondimeno
non
si
alzò
;
seguitando
a
dire
:
-
Siccome
lei
ci
fa
sempre
il
piacere
di
venirci
a
trovare
,
sia
tanto
buono
di
trattenersi
quanto
vuole
.
Il
cavaliere
,
allora
,
s
'
intenerì
;
ed
essi
,
avvedendosene
,
cercarono
di
dirgli
cose
gradite
:
-
Come
sta
sua
moglie
?
-
Sta
bene
:
grazie
.
-
E
il
bambino
?
-
Ingrassa
sempre
più
.
-
Che
bel
bambino
!
Il
cavaliere
n
'
era
tanto
orgoglioso
che
non
trovava
né
meno
più
le
parole
per
lodarlo
a
modo
suo
:
-
È
...
veramente
...
un
prodigio
!
Bello
...
forte
...
Come
devo
dire
?
...
Robusto
...
ben
fatto
...
i
piedini
...
le
manine
...
Intelligente
!
...
Capisce
più
di
noi
!
...
Basta
fargli
...
psi
...
psi
...
si
volta
subito
...
E
ha
quattordici
mesi
precisi
...
L
'
ha
compiuti
tre
giorni
fa
...
È
la
mia
consolazione
!
...
Niccolò
cominciava
ad
aver
voglia
di
ridere
,
ma
fece
finta
di
starnutire
.
Il
cavaliere
disse
a
Giulio
:
-
Venga
con
me
:
facciamo
una
passeggiata
insieme
.
Così
,
ne
parliamo
un
poco
!
Giulio
,
non
potendo
rifiutare
,
si
mise
il
tubino
e
rispose
:
-
Vengo
subito
!
-
Io
parlo
volentieri
soltanto
di
lui
.
Per
me
,
al
mondo
non
c
'
è
altro
.
Niccolò
gli
faceva
cenno
di
sì
con
la
testa
.
Andarono
fino
a
Porta
Camollia
e
poi
in
Pescaia
,
per
rientrare
in
città
da
Fontebranda
.
La
strada
di
Pescaia
cala
girando
sotto
una
poggiaia
dirupata
e
sterposa
,
sempre
più
alta
;
e
Siena
si
ritira
e
si
nasconde
sempre
di
più
dietro
ad
essa
.
La
campagna
,
a
destra
,
divalla
dentro
un
collineto
lunghissimo
e
avvignato
.
Al
Madonnino
Scapato
,
si
scopre
soltanto
San
Domenico
;
massiccio
e
rosso
,
su
un
rialzo
che
sporge
.
Il
cielo
era
tinto
di
una
nebbiolina
rosea
;
e
il
Monistero
,
su
un
'
altura
più
ritta
e
più
lontana
,
pareva
dello
stesso
rosso
,
con
due
cipressi
accanto
;
scuricci
e
acuminati
.
Un
torrente
affossato
,
strosciando
giù
per
le
gorate
,
veniva
dalla
sua
collina
fino
alla
strada
,
tra
un
arruffio
tremolante
di
pioppi
storti
e
arrembati
;
impolloniti
.
Accanto
ai
pioppi
,
c
'
era
l
'
erba
di
un
verde
così
forte
e
fresco
che
il
Nicchioli
smise
di
parlare
del
suo
bambino
,
per
dire
a
Giulio
:
-
Questi
campi
li
baratterei
volentieri
con
i
miei
di
Monteriggioni
.
Ma
si
riprese
subito
,
e
non
dette
tempo
al
libraio
di
rispondere
.
Egli
aveva
raccontato
,
benché
non
fosse
la
prima
volta
,
quanti
medici
avevano
assistito
la
sua
moglie
partoriente
;
tutto
quel
che
era
accaduto
,
con
i
pericoli
ed
i
rimedii
.
Poi
,
quante
balie
aveva
dovuto
provare
,
prima
di
azzeccarne
una
che
avesse
latte
sufficiente
.
Ora
,
era
giunto
all
'
infiammazione
delle
gengive
per
i
denti
che
cominciavano
a
spuntare
.
Cavò
di
tasca
un
libretto
foderato
di
cartone
bianco
,
con
i
margini
dorati
;
e
disse
:
-
Vede
:
io
,
per
non
dimenticare
niente
,
segno
tutto
qui
.
Il
bambino
non
piange
mai
...
né
meno
la
notte
...
ma
quando
lo
sentimmo
piangere
...
mia
moglie
,
sensibile
e
nervosa
com
'
è
...
si
allarmò
subito
...
perché
a
nessuno
dei
due
era
venuto
in
mente
che
poteva
trattarsi
dei
denti
...
mandammo
,
immediatamente
,
le
dico
immediatamente
,
a
chiamare
il
medico
di
casa
...
che
,
per
dire
la
verità
,
a
suo
onore
...
venne
subito
...
in
carrozza
...
È
uno
dei
pochi
medici
scrupolosi
,
dei
quali
ci
si
possa
fidare
...
Io
non
ne
chiamerei
mai
un
altro
...
Badi
,
m
'
ero
scordato
di
dirle
...
che
il
bambino
aveva
la
febbre
...
In
casa
avevamo
già
perso
la
testa
...
chi
correva
di
qua
...
chi
di
là
...
Era
venuta
anche
la
mia
suocera
,
che
voleva
mettere
le
mignatte
...
Ma
io
non
volli
...
sebbene
sia
un
rimedio
che
non
mi
dispiaccia
...
Mia
moglie
piangeva
...
Le
lascio
immaginare
tutto
il
rimanente
!
...
E
siccome
egli
temeva
che
Giulio
si
distraesse
,
lo
costringeva
sempre
a
guardarlo
negli
occhi
come
faceva
lui
.
Quando
tornarono
alla
libreria
,
Giulio
non
ne
poteva
più
.
E
il
cavaliere
disse
a
Niccolò
:
-
Abbiamo
fatto
una
magnifica
passeggiata
.
Lo
domandi
a
suo
fratello
.
-
Lo
credo
;
se
me
lo
dice
lei
!
-
Ma
ne
faremo
,
presto
,
un
'
altra
!
E
verrà
lei
con
me
,
Niccolò
!
-
Io
a
piedi
non
posso
camminare
.
-
E
perché
?
Se
cammino
perfino
io
!
Giulio
disse
:
-
Noi
abbiamo
tutti
e
tre
la
gotta
,
come
lei
sa
!
-
È
una
cosa
che
fa
vergogna
.
Mi
permettano
di
dirlo
francamente
...
Ah
,
se
l
'
avessi
io
...
-
Che
cosa
farebbe
?
Ma
il
cavaliere
non
seppe
quel
che
rispondere
;
e
restò
male
,
a
pensarci
.
Dopo
cinque
minuti
,
riprese
:
-
Se
l
'
avessi
io
...
vorrei
guarire
!
Ah
,
non
potrei
sopportarla
!
E
fissò
in
viso
i
due
fratelli
;
che
si
affrettarono
a
farsi
vedere
convinti
.
Ma
Giulio
aveva
paura
che
il
Nicchioli
volesse
farli
parlare
parecchio
per
conoscere
meglio
il
loro
animo
.
E
,
siccome
si
riteneva
più
colpevole
degli
altri
,
gli
pareva
che
il
Nicchioli
già
sospettasse
.
E
tutte
le
volte
che
egli
entrava
in
bottega
,
si
sentiva
già
perso
e
chiudeva
gli
occhi
.
Anche
Niccolò
aveva
paura
,
ma
cercava
di
pensare
ad
altro
;
perché
lo
pigliava
una
specie
d
'
immobilità
.
E
,
allora
,
sbagliava
anche
a
rispondere
;
come
se
fosse
stato
sordo
e
non
capisse
.
Gli
saliva
il
sangue
alla
testa
;
e
,
se
il
cavaliere
si
tratteneva
molto
,
stava
male
tutta
la
giornata
.
Giulio
,
a
lungo
andare
,
aveva
perso
la
salute
;
e
dimagrava
;
benché
,
ormai
,
il
suo
carattere
non
potesse
più
cambiarsi
.
Una
volta
era
stato
di
modi
distinti
,
quasi
signorili
;
ed
ora
si
rassegnava
male
a
portare
sempre
lo
stesso
vestito
blu
;
lustro
e
magagnato
.
Il
Nicchioli
li
ammonì
:
-
È
inutile
che
ve
lo
ridica
,
mi
pare
:
se
il
denaro
dei
vostri
incassi
fosse
poco
,
me
lo
dovete
avvertire
.
Badate
che
io
,
in
contraccambio
del
favore
che
vi
ho
fatto
,
non
esigo
da
voi
altra
sincerità
...
Voi
capite
che
anch
'
io
...
benché
possa
essere
...
fino
a
un
certo
punto
...
un
signore
...
devo
sapere
come
...
si
trova
il
mio
denaro
.
Niccolò
andò
a
cambiare
di
posto
a
una
fila
di
libri
;
spolverandoli
con
un
gomito
.
Ma
anche
Giulio
stette
zitto
.
Il
cavaliere
si
meravigliò
un
poco
;
e
,
credendo
d
'
averli
offesi
,
seguitò
:
-
Badiamo
che
io
...
vi
parlo
così
..
perché
vi
sono
amico
...
ve
ne
do
la
prova
...
Non
mi
crediate
cattivo
o
...
pentito
della
firma
messa
...
Vi
ho
detto
che
...
a
farmi
restituire
ciò
che
è
mio
...
non
ho
nessuna
fretta
...
Io
so
che
voi
siete
buoni
e
leali
...
come
me
...
Mi
vergognerei
a
sospettare
...
Non
mi
sbalùgina
né
meno
per
la
mente
!
Giulio
lo
avrebbe
supplicato
di
smettere
;
e
Niccolò
ficcava
all
'
incontrario
i
libri
nello
scaffale
,
che
era
anche
troppo
corto
.
Passava
tutto
il
reggimento
,
e
si
sentivano
soltanto
i
passi
cadenzati
.
Involontariamente
,
tutti
e
tre
si
voltarono
ai
vetri
della
porta
;
sempre
con
lo
stesso
stato
d
'
animo
,
che
si
faceva
anzi
più
intenso
.
All
'
improvviso
,
la
banda
attaccò
,
con
tutti
gli
strumenti
,
una
marcia
.
I
vetri
tremarono
;
e
tutti
e
tre
si
riscossero
.
Essi
ascoltavano
;
e
i
loro
sentimenti
parevano
aumentare
,
benché
in
contrasto
con
la
musica
sgargiante
;
come
stupefatti
.
Quando
si
fu
allontanata
,
essi
si
sentirono
un
'
altra
volta
insieme
,
allo
stesso
punto
,
con
l
'
animo
sospeso
.
Il
Nicchioli
aspettò
un
poco
,
e
poi
riprese
:
-
Vedete
come
siete
voi
?
...
Io
sono
differente
...
non
per
vantarmene
...
Niccolò
disse
con
la
sua
voce
robusta
,
che
faceva
subito
credere
:
-
Se
lei
vuole
,
noi
restituiremo
il
suo
denaro
dentro
due
mesi
!
Al
Nicchioli
questa
risposta
dispiacque
,
perché
credette
di
avere
irritato
il
loro
amor
proprio
.
-
Lei
prende
le
cose
sempre
per
il
peggio
!
Giulio
,
con
una
dolcezza
che
gli
repugnava
,
disse
:
-
Il
cavaliere
non
intendeva
dire
questo
!
Con
te
non
si
può
mai
parlare
!
Lo
scusi
,
perché
né
meno
lui
sa
quello
che
si
dica
!
Doventa
irresponsabile
.
Il
Nicchioli
fu
soddisfatto
,
e
disse
:
-
Nessuno
...
più
di
me
...
conosce
la
vostra
onestà
...
nessuno
,
più
di
me
...
vi
stima
.
E
non
vi
basta
!
...
Ci
conosciamo
fino
da
ragazzi
...
e
sarei
pronto
a
restare
per
voi
senza
pane
...
se
non
avessi
famiglia
!
Io
vi
chiedo
soltanto
di
trattarmi
...
da
amico
...
perché
non
credo
che
possiate
lamentarvi
di
me
.
Niccolò
riescì
a
ridere
e
gli
disse
:
-
Lo
sa
come
io
sono
lunatico
!
Ma
il
cavaliere
non
s
'
era
ancora
sfogato
,
e
Giulio
dovette
ascoltarlo
per
quasi
una
mezz
'
ora
.
Quando
se
ne
andò
,
Giulio
disse
:
-
Oh
,
finalmente
respiriamo
!
Niccolò
propose
:
-
E
se
gli
dicessimo
della
cambiale
falsa
?
Io
scommetto
che
la
pagherebbe
!
È
così
benefico
!
Non
hai
sentito
come
parla
?
-
E
che
importa
se
parla
in
quel
modo
?
Non
bisogna
approfittarne
;
e
,
forse
,
né
meno
credergli
.
-
Tu
non
vuoi
mai
tentare
!
-
Perché
sono
sicuro
di
quello
che
succederebbe
!
-
Giulino
,
dai
retta
a
me
!
Ti
dico
che
pagherebbe
la
cambiale
!
Dammi
retta
,
almeno
una
volta
!
-
Vuoi
assumerti
tu
la
responsabilità
di
dirglielo
?
-
Io
?
Io
,
finché
non
se
ne
accorge
,
non
gli
dico
niente
.
Enrico
,
zoppicando
per
la
gotta
,
aprì
l
'
uscio
.
-
Son
venuto
a
prendere
una
ventina
di
lire
per
il
pesce
!
M
'
hanno
detto
che
al
mercato
c
'
è
una
palomba
bianca
come
il
sale
,
e
una
cesta
d
'
anguille
ancora
vive
!
-
Allora
,
hai
fatto
bene
a
tornare
!
Ma
,
un
'
altra
volta
,
se
ci
lasci
soli
quand
'
entra
il
cavaliere
,
ti
giuro
che
a
casa
non
ti
ci
voglio
più
.
Ma
siccome
Giulio
rideva
,
Enrico
capì
che
non
c
'
era
pericolo
di
leticare
.
E
disse
:
-
Che
vi
ha
detto
?
Non
capisco
perché
tutti
i
giorni
si
zeppi
qui
,
come
se
la
nostra
libreria
fosse
il
suo
confessionale
!
È
un
'
indecenza
.
Quando
la
gente
può
stare
tutto
il
giorno
senza
fare
nulla
,
cerca
di
passare
le
ore
con
le
chiacchiere
!
Io
,
ora
,
se
mi
date
i
soldi
,
vado
a
comprare
il
pesce
.
Ci
vado
da
me
,
perché
lo
voglio
scegliere
.
Suderò
come
un
ciuco
,
a
portarlo
fin
su
a
casa
.
-
Fallo
portare
dal
pesciaiolo
!
-
No
,
no
:
non
mi
fido
.
Ti
ricordi
quando
ci
barattò
le
triglie
che
puzzavano
,
e
io
le
avevo
scelte
,
a
una
a
una
,
fresche
?
Non
c
'
è
da
fidarsi
!
Datemi
i
denari
;
se
no
,
c
'
è
caso
che
lo
compri
qualche
trattore
o
qualche
signore
.
Giulio
cavò
dal
portafogli
venti
lire
.
Ed
Enrico
,
prendendole
come
se
fosse
riescito
a
truffarle
,
disse
:
-
Il
cavaliere
parla
sempre
di
quel
bambino
,
che
crede
suo
!
Più
imbecille
di
lui
,
non
c
'
è
nessuno
.
E
tutti
e
tre
fecero
una
risata
.
CAPITOLO
V
Modesta
era
una
paciona
che
viveva
soltanto
per
la
famiglia
:
non
sapeva
fare
altro
e
non
capiva
di
più
.
Energica
e
robusta
,
passava
le
giornate
in
casa
;
e
lavorava
più
lei
che
la
donna
di
servizio
.
Per
farsi
portare
qualche
ora
a
spasso
,
le
sue
nipoti
dovevano
tentare
tutti
gli
espedienti
.
Alta
quanto
Niccolò
,
non
era
meno
massiccia
e
meno
grassa
.
Il
marito
e
i
cognati
le
empivano
la
casa
di
provviste
da
mangiare
;
ed
ella
doveva
soltanto
preoccuparsi
di
cucinarle
.
Ma
aveva
subodorato
che
le
nascondevano
qualche
cosa
;
e
non
era
più
tranquilla
e
contenta
come
una
volta
.
Mentre
Niccolò
finiva
di
asciugarsi
il
viso
e
le
mani
,
ella
gli
chiese
:
-
Perché
ti
lamenti
sempre
che
la
libreria
non
guadagna
,
e
in
vece
facciamo
i
signori
;
come
se
i
denari
ci
fossero
a
palate
?
Niccolò
temette
di
lei
,
ma
rispose
con
disinvoltura
:
-
Tu
stai
al
tuo
posto
.
Queste
domande
,
la
mia
moglie
non
le
deve
fare
.
Ella
voleva
tenergli
testa
,
ma
le
venne
da
ridere
.
Egli
,
allora
,
seguitò
con
il
suo
solito
brio
:
-
Le
donne
devono
pensare
alla
calza
!
Ella
si
perse
di
franchezza
;
ma
non
volle
stare
più
zitta
.
-
Sono
sicura
che
non
mi
dici
la
verità
.
Niccolò
rise
più
forte
.
-
Troppe
volte
ti
ho
visto
preoccupato
,
e
troppe
volte
hai
detto
che
noi
ci
possiamo
trovare
nella
miseria
!
-
Non
farmi
andare
in
collera
di
mattinata
!
Mi
ero
alzato
così
di
buonumore
,
e
tu
me
lo
vuoi
guastare
.
-
Non
fare
il
buffo
!
-
E
tu
le
bizze
.
-
Non
faccio
bizze
:
sono
stizzita
da
vero
.
-
Come
ti
devo
ragionare
io
?
Ti
devo
guarire
io
?
T
'
ho
detto
di
lasciarmi
vestire
in
pace
.
Te
lo
chiedo
per
favore
.
Ella
,
allora
,
andò
in
cucina
;
a
preparargli
la
cioccolata
.
Egli
s
'
affrettò
a
mettersi
la
giubba
,
prima
che
tornasse
.
Modesta
non
si
sarebbe
arrischiata
ad
insistere
,
ma
la
sua
ansia
le
dette
forza
.
E
,
portatagli
la
cioccolata
in
camera
,
senza
farlo
andare
in
salotto
,
per
esser
soli
,
gli
disse
ancora
:
-
Io
andrò
,
oggi
,
dal
cavaliere
Nicchioli
.
-
Vai
da
chi
ti
pare
!
Niccolò
era
ancora
disposto
ad
essere
mite
,
credendo
che
la
moglie
la
facesse
finita
.
Ma
non
si
sarebbe
sentito
sicuro
,
se
non
avesse
pensato
ai
fratelli
.
Egli
aveva
il
viso
afflitto
;
e
,
pure
di
potersene
andare
,
non
gli
importava
che
la
cioccolata
gli
bruciasse
la
lingua
.
-
Tu
,
nonostante
il
bene
che
ti
voglio
e
gli
anni
del
nostro
matrimonio
,
tenti
di
nascondermi
quello
che
fai
capire
anche
a
guardarti
.
Bada
che
non
è
una
celia
!
-
Mi
minacci
?
Ora
non
potrai
dire
più
d
'
essere
una
buona
moglie
come
credevo
.
E
come
ti
vantavi
.
Ella
restò
senza
fiato
,
ma
senza
sentirsi
avvilita
.
Il
marito
non
le
poteva
mentire
,
ed
ella
era
stata
una
sciocca
.
Ma
,
nondimeno
,
il
suo
istinto
non
la
persuadeva
.
Come
quando
aveva
creduto
di
sognare
un
terno
sicuro
,
e
tornava
a
rigiocare
i
numeri
;
con
quel
suo
fanatismo
testardo
e
assurdo
.
Ella
,
allora
,
aspettando
che
Enrico
entrasse
in
salotto
a
bevere
il
caffè
,
mentre
gli
preparava
le
fette
imburrate
,
decise
di
parlarne
con
lui
.
Con
Giulio
non
ancora
,
perché
lo
avrebbe
ridetto
al
marito
.
Enrico
era
con
lei
sornione
,
e
qualche
volta
cupo
.
Le
parlava
a
distanza
,
sempre
da
sgarbato
.
Vedendolo
entrare
più
burbero
del
solito
,
temette
che
le
rispondesse
troppo
male
.
Ma
gli
chiese
:
-
Come
vanno
gli
interessi
della
libreria
?
-
Non
c
'
è
il
tuo
marito
?
Perché
non
lo
domandi
a
lui
?
Perché
lo
domandi
a
me
?
Questo
latte
non
è
più
buono
,
come
prima
!
-
Niccolò
non
ha
voluto
dirmi
niente
!
-
E
,
perciò
,
ti
rivolgi
a
me
?
-
Ma
lo
saprò
lo
stesso
.
-
Le
donne
riescono
a
tutto
.
-
Non
mi
sarà
difficile
,
allora
!
-
Senti
:
lasciami
far
colazione
in
pace
!
Piuttosto
,
hai
messo
poco
burro
su
le
fette
!
Bisognerà
che
ce
lo
stenda
da
me
.
Meno
che
io
voglio
parlare
con
te
,
e
più
tu
mi
vieni
attorno
.
Ella
non
sapeva
se
s
'
ingannava
o
se
aveva
ragione
di
sospettare
.
Egli
la
guardava
con
disprezzo
,
accigliato
e
con
una
serietà
ostile
;
come
se
l
'
avesse
odiata
.
Qualche
volta
egli
le
era
restato
antipatico
,
ma
s
'
era
subito
rimproverata
;
come
di
una
sconvenienza
.
Non
poteva
prendersela
con
un
cognato
!
Pensò
,
allora
,
di
supplicarlo
;
ma
a
pena
egli
se
ne
accorse
,
le
disse
:
-
Ti
prego
di
smettere
e
di
andartene
!
Ella
obbedì
,
pentita
d
'
aver
creduto
ch
'
egli
l
'
avrebbe
ascoltata
.
Enrico
,
invece
di
fare
la
passeggiata
di
tutte
le
mattine
,
andò
difilato
a
bottega
e
disse
a
Niccolò
:
-
Mi
pare
che
la
tua
moglie
metta
su
presunzione
!
-
Che
t
'
ha
detto
?
-
Suppongo
che
prima
abbia
chiesto
a
te
quel
che
chiedeva
a
me
.
Niccolò
,
per
non
passare
da
debole
dinanzi
al
fratello
,
rispose
:
-
Con
me
,
se
n
'
è
guardata
bene
.
-
Mi
credi
un
idiota
?
Mettiamoci
,
invece
,
d
'
accordo
.
E
,
quando
viene
Giulio
,
domandiamolo
anche
a
lui
.
-
Veramente
,
non
credo
che
possiamo
rimproverarla
.
-
Ed
io
ti
dico
di
sì
.
Non
fare
il
sentimentale
.
-
Oggi
,
le
parleremo
tutti
e
tre
insieme
.
Perché
non
dovete
supporre
che
io
mi
sia
lasciato
scappare
né
meno
un
ette
!
-
Ti
saresti
fatto
pigliare
proprio
alla
tagliola
.
-
Non
c
'
è
pericolo
!
Sono
abbastanza
furbo
,
benché
lei
sia
una
donna
.
-
Appunto
perché
è
una
donna
ci
vuole
doppio
giudizio
.
E
bisogna
metterla
subito
al
posto
.
-
Io
non
le
permetto
né
meno
di
fiatare
!
-
Pare
di
sì
:
altrimenti
,
non
avrebbe
osato
,
mentre
facevo
colazione
,
di
mettersi
lì
ad
affrontarmi
.
Io
non
me
l
'
aspettavo
.
-
Stai
tranquillo
che
non
sa
niente
.
Piuttosto
,
la
strozzo
.
-
Io
le
ho
portato
sempre
rispetto
,
da
buon
cognato
,
ma
ora
glie
lo
farei
scontare
.
-
Con
la
mia
moglie
ci
penso
da
me
.
Basto
io
!
Giulio
,
quando
gli
raccontarono
tutto
,
disse
:
-
Siamo
rovinati
!
Non
c
'
è
più
scampo
!
Le
donne
son
più
astute
del
diavolo
.
Chi
avrebbe
immaginato
che
quella
sciocca
...
Scommetto
che
ha
sentito
qualche
nostro
discorso
.
Ierisera
parlammo
sottovoce
,
al
buio
.
Può
darsi
che
sia
stata
ad
ascoltare
.
Ma
Niccolò
disse
:
-
Oggi
,
prima
di
metterci
a
tavola
,
la
facciamo
pentire
.
-
Senza
tanti
riguardi
!
Giulio
propose
:
-
È
meglio
con
le
buone
!
Enrico
ribatté
:
-
Allora
,
io
non
me
ne
occupo
.
Farete
da
voi
.
Giulio
chiese
,
come
se
riflettesse
da
sé
,
a
voce
alta
:
-
È
meglio
con
le
buone
o
con
le
cattive
?
Enrico
rispose
:
-
Io
ho
sempre
sentito
dire
...
Ma
Niccolò
gridò
:
-
Ci
penso
io
!
Basta
!
Voi
starete
lì
soltanto
;
e
,
se
ce
ne
sarà
bisogno
,
mi
aiuterete
.
Enrico
scosse
la
testa
,
ed
escì
.
Ma
Giulio
era
anche
spiacente
di
obbligare
la
cognata
a
non
immischiarsi
nelle
faccende
degli
interessi
.
-
O
chi
glie
lo
avrà
messo
in
mente
?
Mi
pare
impossibile
che
nessuno
l
'
abbia
messa
su
.
Sempre
così
quieta
come
una
pecora
!
Non
c
'
è
stato
mai
una
mezza
questione
!
-
Sono
ubbie
del
suo
cervello
.
Ti
garantisco
che
non
sa
niente
!
-
Lo
spero
.
A
mezzogiorno
,
Niccolò
,
la
fece
chiamare
in
salotto
;
e
mandò
le
nipoti
in
cucina
,
chiuse
insieme
con
la
donna
di
servizio
.
E
le
disse
:
-
Siamo
tutti
e
tre
sorpresi
dei
discorsi
che
hai
cominciato
stamani
.
Diteglielo
anche
voi
:
non
è
così
?
Modesta
si
sentì
addirittura
incapace
di
difendersi
.
Era
il
suo
istinto
che
le
dava
ragione
,
ma
avrebbe
voluto
piuttosto
essere
rovinata
da
vero
che
trovarsi
lì
a
quel
modo
.
Non
s
'
aspettava
né
meno
che
il
marito
le
avrebbe
fatto
sopportare
quella
parte
!
Se
fosse
stata
sola
con
lui
,
si
sarebbe
buttata
in
ginocchio
;
e
invece
si
sentiva
venire
meno
,
come
se
le
si
piegassero
le
gambe
,
ed
ella
non
avesse
più
forza
di
tenersi
ritta
.
Era
sbigottita
;
e
,
nello
stesso
tempo
,
meravigliata
.
Ben
lontana
da
indovinare
che
Giulio
le
avrebbe
chiesto
perdono
,
e
che
Enrico
sarebbe
stato
pronto
,
più
degli
altri
,
per
viltà
,
a
dirle
tutto
.
Niccolò
sentiva
per
lei
un
affetto
che
durante
qualche
attimo
rasentava
l
'
adorazione
.
Ella
li
credeva
indignati
,
e
pieni
d
'
ira
.
E
se
,
invece
,
avesse
detto
una
mezza
parola
,
tutti
e
tre
non
avrebbero
più
osato
di
apparirle
dinanzi
.
Ma
ella
,
a
pena
si
fu
un
poco
rimessa
,
bisbigliò
:
-
Non
dovete
badare
a
me
!
Enrico
rispose
:
-
Non
voglio
sapere
altro
:
mi
basta
.
Niccolò
aggiunse
:
-
Un
'
altra
volta
sarai
più
prudente
.
Giulio
non
le
disse
nulla
,
perché
si
vergognava
.
Allora
,
ella
,
piena
di
gioia
quasi
delirante
,
andò
in
cucina
a
dire
alle
nipoti
che
potevano
portare
la
minestra
.
Durante
il
pranzo
,
incitava
gli
altri
a
ridere
e
a
essere
allegri
;
sentendo
una
felicità
non
provata
mai
.
Le
pareva
perfino
troppa
;
e
di
essersi
ubriacata
,
benché
non
avesse
bevuto
più
del
solito
.
Niccolò
l
'
approvava
,
e
burlava
Giulio
quando
stava
serio
.
Egli
presentiva
che
presto
non
avrebbero
più
riso
;
e
,
allora
,
con
la
sua
ilarità
avrebbe
voluto
insultare
tutti
.
Se
l
'
avessero
sentito
sghignazzare
il
cassiere
e
il
direttore
della
banca
,
sarebbe
stato
disposto
a
dare
da
vero
dieci
anni
della
sua
vita
.
Erano
risate
sorde
,
ma
spumose
;
risate
piene
di
impazienza
;
che
,
ad
ascoltarle
bene
,
parevano
brividi
;
lente
e
comode
,
larghe
e
insolenti
.
Egli
rideva
anche
con
la
voce
;
i
suoi
occhi
luccicavano
,
destando
la
malcreanza
di
Enrico
,
e
la
timidità
corrotta
di
Giulio
.
Ma
,
a
un
certo
punto
,
pareva
che
dovessero
ridere
anche
i
piatti
;
battendo
su
la
tavola
.
Tutto
doventava
ridicolo
e
piacevole
.
Giulio
disse
:
-
Ora
,
è
troppo
!
Chiarina
e
Lola
gridarono
:
-
No
,
no
!
Non
dovete
smettere
!
Soltanto
Enrico
riescì
a
farli
tornare
in
sé
,
dicendo
:
-
Questa
baldoria
non
mi
piace
!
Quantunque
Niccolò
gli
rispondesse
pronto
con
una
sguaiataggine
tutt
'
altro
che
pulita
,
risero
meno
,
tra
i
denti
.
Enrico
disse
ancora
:
-
Che
tu
sei
il
più
sboccato
,
lo
sapevo
.
Ma
le
sudicerie
le
devi
serbare
per
la
bottega
.
In
presenza
delle
bambine
,
no
.
Metti
il
grifo
dentro
ai
piatti
e
taci
.
-
Se
non
vuoi
ascoltare
...
Giulio
disse
:
-
Non
prendiamo
le
inezie
troppo
sul
serio
!
Cionchiamoci
sopra
un
bicchiere
di
vino
;
e
vi
passerà
la
voglia
di
fare
un
bisticcio
.
È
meglio
divertirsi
che
altercare
!
Niccolò
faceva
il
pentito
,
con
un
'
aria
che
rimetteva
la
voglia
di
ridere
.
Le
due
nipoti
lo
guardavano
con
una
ammirazione
ingenua
;
quasi
rapite
.
Modesta
si
alzò
,
andò
dietro
alla
sua
sedia
;
e
,
prendendogli
la
testa
,
lo
baciò
.
Egli
si
strofinò
con
il
tovagliolo
dov
'
era
stato
baciato
;
e
,
allontanandola
con
una
spinta
,
disse
:
-
Queste
confidenze
non
le
devi
prendere
.
O
che
non
puoi
ritenerti
?
CAPITOLO
VI
Chiarina
e
Lola
,
crescendo
,
si
volevano
sempre
più
bene
.
Tutte
e
due
bruttine
,
nàchere
e
tracagnotte
,
troppo
grasse
;
e
si
assomigliavano
.
Chiarina
la
maggiore
.
Vestivano
alla
buona
,
cucendo
da
sé
;
e
di
grazioso
non
avevano
niente
.
Si
parlavano
sempre
sottovoce
,
anche
se
erano
sole
;
perché
credevano
che
avessero
da
dirsi
cose
troppo
insulse
;
da
nascondere
.
Quando
la
zia
le
sorprendeva
a
parlarsi
,
facevano
una
risatina
;
e
,
con
gli
occhi
,
si
raccomandavano
di
non
confessare
.
Ma
nascondevano
soltanto
il
loro
pudore
e
la
loro
innocenza
.
E
si
promettevano
sempre
di
non
parlarsi
più
a
quel
modo
;
quantunque
,
specie
certi
giorni
,
la
loro
amicizia
avesse
bisogno
di
sottrarsi
a
chiunque
.
Erano
contente
di
pensare
a
cose
eguali
;
e
avevano
fatto
proponimento
,
giurando
,
di
essere
sempre
così
;
non
desiderando
un
'
altra
fortuna
migliore
.
A
tutte
e
due
piacevano
le
passeggiate
in
campagna
.
E
la
zia
,
sebbene
non
più
di
due
volte
la
settimana
,
le
portava
fuori
di
città
,
per
una
strada
solitaria
e
quieta
.
Dovevano
passare
davanti
alla
loro
Scuola
Normale
;
e
allora
davano
un
'
occhiata
dentro
la
porta
;
per
vedere
se
ci
fosse
la
direttrice
a
salutare
qualcuna
del
convitto
,
che
i
parenti
erano
andati
a
prendere
.
Dando
quell
'
occhiata
,
sghignazzavano
e
camminavano
più
leste
;
arrivando
a
Porta
Tufi
quando
la
zia
stava
ancora
a
metà
della
scesa
.
Si
voltavano
,
tenendosi
a
braccetto
,
per
guardare
il
muraglione
,
a
mattoni
,
del
giardino
della
scuola
;
in
cima
al
quale
s
'
attacca
una
pianta
d
'
edera
;
sbrandellandosi
.
Di
fronte
,
un
muro
più
basso
fatica
a
reggere
un
campo
;
che
quasi
strabocca
.
Sopra
l
'
arco
della
Porta
,
di
fuori
,
una
meridiana
vecchia
e
stinta
;
senza
il
ferro
.
Un
arco
più
alto
,
fatto
di
pietre
grigie
;
chiuso
quando
riadattarono
l
'
entrata
.
Da
ambedue
le
parti
,
congiunte
alla
Porta
,
cominciano
due
muraglie
;
d
'
un
rosso
scuro
,
con
qualche
chiazza
giallastra
;
e
,
dietro
a
quelle
,
viti
e
olivi
.
Non
c
'
era
mai
nessun
rumore
;
ed
elle
facevano
un
passo
più
nel
mezzo
della
strada
quando
all
'
improvviso
sentivano
il
fruscìo
di
una
scala
messa
da
qualche
contadino
tra
i
rami
di
un
fico
.
Una
delle
muraglie
,
dopo
un
cancello
di
legno
,
coperto
sotto
un
piccolo
tetto
a
doppio
pendìo
,
termina
a
un
caseggiato
d
'
un
rosso
cupo
,
con
le
finestre
anguste
,
fino
al
Cimitero
della
Misericordia
.
Ma
le
due
giovinette
,
dopo
averlo
domandato
alla
zia
,
prendevano
sempre
la
Strada
del
Mandorlo
.
E
allora
,
tra
gli
olivi
,
dietro
un
muricciolo
basso
,
sul
quale
ci
si
può
anche
mettere
seduti
,
si
ricomincia
a
vedere
Siena
.
Quando
Chiarina
e
Lola
si
soffermarono
lì
,
ad
aspettare
la
zia
,
il
cielo
era
tutto
cinereo
,
ma
chiaro
;
e
il
sole
faceva
doventare
abbarbagliante
la
nebbia
dove
restava
ficcato
.
La
campagna
,
sotto
il
Monte
Amiata
,
sempre
più
sbiadita
e
uniforme
.
I
contorni
dei
poggi
si
attenuavano
,
quasi
sparendo
.
Anche
i
cipressi
si
velavano
;
meno
che
quelli
vicini
.
Le
mura
della
cinta
cascano
dentro
la
terra
gialla
,
tra
l
'
erba
delle
grosse
greppaie
.
E
Siena
strapiomba
su
un
rialzo
alto
,
separata
dalla
sua
cinta
che
in
quel
punto
è
quasi
dritta
;
mentre
,
verso
la
Porta
San
Marco
,
stramba
a
saliscendi
.
Dalle
case
della
città
esce
fuori
soltanto
il
campanile
del
Carmine
;
a
punta
.
Seguitando
la
china
,
sentivano
i
loro
passi
risonare
;
perché
la
strada
si
fa
più
stretta
tra
i
suoi
muri
sempre
più
alti
.
La
poggiaia
fuori
di
Porta
Romana
s
'
appiana
,
aprendosi
con
le
sue
campagne
sparse
da
per
tutto
.
Più
in
là
,
ma
come
della
stessa
altezza
,
i
poggi
azzurri
,
dopo
una
striscia
violacea
;
con
le
file
nere
dei
cipressi
.
Giunsero
,
quasi
senza
più
parlare
,
ad
una
villa
con
la
facciata
scolorita
dall
'
umidità
;
con
una
finestra
finta
e
le
persiane
verdi
;
con
rappezzature
fatte
a
calce
,
come
patacche
bianche
.
Incontrarono
un
portalettere
sciancato
;
con
la
pipa
in
bocca
;
volta
in
giù
;
con
la
borsa
logora
a
tracolla
ed
una
fazzolettata
di
chiocciole
in
mano
.
Chiarina
e
Lola
fecero
le
boccacce
.
Poi
,
incontrarono
due
preti
:
uno
basso
,
tarpagno
;
e
un
altro
secco
come
un
nocciolo
d
'
oliva
.
E
alle
due
sorelle
venne
da
ridere
.
Poi
,
giunsero
ad
un
'
altra
casa
,
tenuta
su
,
perché
non
franasse
,
con
certi
rinforzi
di
mattoni
,
a
pendìo
,
che
arrivavano
al
tetto
.
Aveva
la
facciata
gialleggiante
di
licheni
.
Ora
,
i
muri
della
strada
erano
tutti
storti
e
piegati
;
sbilenchi
;
con
rigonfiature
che
si
spaccano
come
se
fossero
per
sfiancarsi
.
Elle
si
misero
a
canticchiare
;
ma
,
stonando
e
non
andando
a
tempo
,
dovevano
sempre
rifarsi
da
capo
.
Non
pensavano
a
niente
;
e
la
zia
disse
loro
:
-
Non
camminate
troppo
,
perché
sudate
.
Lola
chiese
:
-
Non
arriviamo
fino
alla
cappella
?
-
È
troppo
lontana
;
poi
,
per
tornare
a
dietro
,
è
salita
.
-
Non
t
'
impaurire
.
Ti
porteremo
noi
.
Modesta
ripensava
al
contrasto
del
giorno
avanti
,
con
il
marito
e
i
cognati
.
Era
stato
uno
sbaglio
di
lei
che
avrebbe
potuto
finire
in
litigio
.
E
benché
se
ne
sentisse
ancora
pentita
,
era
più
serena
e
sicura
.
Dunque
,
il
suo
istinto
,
questa
volta
,
l
'
aveva
ingannata
.
Ma
le
due
sorelle
volevano
fare
la
passeggiata
più
lunga
,
perché
avevano
da
dirle
un
gran
segreto
;
volevano
anche
esserci
preparate
e
vederla
disposta
bene
.
Veramente
,
a
parlare
,
toccava
a
Chiarina
;
perché
il
segreto
riguardava
lei
;
ma
non
ne
erano
ben
certe
.
In
due
,
si
sarebbero
fatte
coraggio
meglio
.
Chiarina
pregò
Lola
:
-
Diglielo
tu
.
Appunto
perché
si
tratta
di
me
,
mi
parrebbe
d
'
essere
troppo
temeraria
.
-
E
,
se
per
caso
,
mi
dovessi
fidanzare
io
,
che
faresti
tu
?
-
Lo
sai
:
glielo
direi
io
.
Mi
ci
viene
da
piangere
.
-
Aspetta
a
quando
torneremo
a
casa
.
-
A
forza
d
'
aspettare
,
non
glielo
diremo
mai
.
Guarda
che
more
grosse
e
mature
.
-
Bisognerebbe
fare
un
salto
,
per
arrivarle
.
-
C
'
è
da
bucarsi
le
mani
.
Erano
in
fondo
alla
Strada
del
Mandorlo
,
alla
cappella
.
Dirimpetto
a
loro
,
su
un
siepone
pieno
di
roghi
,
c
'
è
una
ventina
di
cipressi
;
tutti
diseguali
anche
d
'
altezza
.
La
cappella
pare
un
casotto
;
con
due
scalini
corti
,
di
pietra
,
e
con
un
'
inferriata
arrugginita
sopra
una
finestrucola
nella
porta
.
Due
statuette
,
come
due
fantocci
di
pietra
scortecciata
,
una
di
San
Bernardino
e
una
di
Santa
Caterina
,
in
proda
al
tetto
di
tegole
smosse
.
-
Ce
la
diranno
mai
la
messa
?
-
C
'
entrerebbe
soltanto
il
prete
.
-
Sicuro
!
Scommetto
che
a
sentire
la
messa
restano
di
fuori
;
qui
dove
siamo
noi
.
Più
in
là
,
dove
sboccava
un
'
altra
strada
,
c
'
è
una
croce
di
legno
;
con
un
gallo
colorato
in
cima
;
in
mezzo
a
due
cipressi
.
Due
donne
,
accoccolate
sul
ceppo
della
croce
,
si
spartivano
una
grembialata
d
'
uva
.
Quand
'
erano
più
piccole
,
Chiarina
e
Lola
dicevano
sempre
qualche
avemaria
.
Anche
ora
,
si
sentivano
preoccupate
e
confuse
,
quasi
sperse
;
come
se
la
croce
proibisse
loro
di
star
sole
senza
la
zia
.
-
Non
sarebbe
meglio
che
tu
non
ti
fidanzassi
?
Chiarina
voltò
le
spalle
alla
croce
e
si
discostò
:
-
Perché
me
lo
dici
qui
?
-
È
peccato
qui
?
-
Mi
pare
.
-
Andiamo
via
subito
,
allora
!
Ma
Chiarina
stava
tra
la
paura
della
croce
e
il
suo
desiderio
;
e
disse
:
-
La
zia
vorrà
riposarsi
!
-
E
tu
non
esagerare
,
dunque
!
Se
si
riposerà
,
glielo
dirò
subito
.
Oggi
o
mai
più
!
-
Bada
che
,
se
le
dispiace
,
la
colpa
è
tua
!
-
Va
bene
:
la
prenderò
io
.
Modesta
giunse
,
trenfiando
.
Lola
le
disse
,
prendendola
a
braccetto
:
-
Zia
,
Chiarina
ha
da
confessarti
una
cosa
!
-
C
'
è
bisogno
che
tu
porti
l
'
ambasciata
?
-
Da
sé
non
te
lo
può
dire
.
-
Fate
sempre
le
giuccarelle
,
come
se
tu
non
avessi
ormai
quindici
anni
e
lei
diciassette
!
Chiarina
,
allora
,
andò
di
corsa
a
dare
un
pugno
a
Lola
.
-
Ohi
!
M
'
hai
fatto
male
!
-
E
tu
perché
non
sei
stata
zitta
?
-
Ma
mi
hai
fatto
male
troppo
!
-
E
io
voglio
sapere
quel
che
avete
tra
voi
!
Vi
fate
sempre
le
moine
!
-
Te
lo
dirà
Chiarina
da
sé
!
Io
non
voglio
né
meno
ascoltare
.
Ma
Chiarina
,
dopo
aver
dato
il
pugno
alla
sorella
,
piangeva
;
sebbene
quelle
due
donne
la
guardassero
.
-
Io
-
disse
Modesta
ricordandosi
un
'
altra
volta
del
giorno
avanti
-
non
voglio
arrabbiarmi
per
voi
!
Vi
fa
vergogna
!
Ormai
,
siete
grandi
e
grosse
,
da
marito
!
Lola
chiese
,
ridendo
:
-
Da
marito
?
Modesta
,
allora
,
cercò
di
riflettere
se
aveva
detto
una
cosa
fuori
posto
.
Ma
Lola
seguitò
,
doventando
però
così
seria
e
nervosa
che
si
sentiva
tirare
tutti
i
tendini
fino
alla
punta
dei
piedi
:
-
Chiarina
ti
voleva
dire
questo
!
La
sorella
smise
di
piangere
,
e
la
picchiò
su
le
spalle
e
su
la
testa
;
quanto
poteva
.
Modesta
glie
la
tolse
di
sotto
e
le
chiese
:
-
È
vero
,
sì
o
no
?
Lola
,
per
vendicarsi
,
rispose
per
la
sorella
;
lagrimando
:
-
È
vero
!
È
vero
!
Ma
Chiarina
,
allora
,
non
sapendo
come
meglio
nascondersi
,
l
'
abbracciò
stretta
stretta
;
con
tutta
la
sua
amorevolezza
,
che
la
faceva
tremare
.
Lola
,
pentita
d
'
essersi
vendicata
a
quel
modo
,
la
schiacciava
a
sé
,
con
il
desiderio
di
non
lasciarla
più
.
Modesta
,
benché
quelle
due
donne
,
incuriosite
,
ridessero
,
prese
le
nipoti
insieme
;
e
le
baciò
.
E
Lola
raccontò
come
un
giovanotto
,
impiegato
al
Demanio
,
era
riescito
a
far
sapere
a
Chiarina
,
dopo
averla
fatta
innamorare
,
quanto
già
era
lui
,
che
avrebbe
domandato
in
casa
di
fidanzarsi
.
Tornarono
a
dietro
,
fuori
di
sé
dalla
contentezza
.
Modesta
aveva
dovuto
promettere
a
Chiarina
di
non
dire
niente
,
ancora
,
a
nessuno
degli
zii
.
Ma
ella
,
la
sera
stessa
,
lo
fece
sapere
a
Giulio
;
che
,
grattandosi
vicino
alla
bocca
,
rispose
:
-
Bisognerà
informarsi
bene
chi
è
lui
.
Modesta
gli
chiese
:
-
Devo
dirlo
anche
a
Niccolò
?
-
Io
direi
d
'
aspettare
.
Perché
Niccolò
la
piglierebbe
in
burletta
e
chi
sa
come
darebbe
la
baia
a
Chiarina
.
E
Chiarina
non
voleva
mettersi
né
meno
a
tavola
;
se
non
l
'
avesse
persuasa
la
sorella
.
Si
vergognava
;
e
s
'
impensieriva
senza
saper
perché
,
vedendo
lo
zio
Giulio
più
serio
del
solito
.
La
sorella
,
dopo
,
le
chiese
:
-
Mi
accompagni
al
pianoforte
?
-
No
,
no
!
Non
mi
riesce
!
-
Dio
mio
!
Ma
è
possibile
che
tu
faccia
così
?
-
Ho
un
'
irrequietezza
che
mi
noia
.
Avrei
bisogno
di
distrarmi
.
-
Perciò
vieni
con
me
al
pianoforte
!
-
Mi
farebbe
peggio
!
Lola
le
suggerì
:
-
Chiudi
gli
occhi
.
-
Non
mi
riesce
più
.
-
Te
li
chiudo
io
,
con
le
mani
.
Ti
passa
?
Ma
Chiarina
voleva
esser
più
forte
del
suo
sentimento
;
e
le
disse
:
-
Non
è
facile
,
anche
per
me
,
capire
quel
che
ho
.
-
Andremo
a
letto
prima
.
-
No
:
voglio
stare
al
buio
,
con
la
finestra
aperta
.
Voglio
provare
così
!
Dalla
finestra
della
loro
camera
,
si
vedeva
la
campagna
,
tra
Porta
Ovile
e
Porta
Pispini
.
Ma
era
già
troppo
buio
,
e
la
campagna
doventava
di
un
colore
cinerognolo
tutto
eguale
.
Soltanto
dove
cominciava
,
il
cielo
rimaneva
come
un
lungo
taglio
più
chiaro
;
che
,
però
,
affievoliva
.
Il
vento
frusciava
nei
giardini
e
negli
orti
,
a
piè
delle
case
;
dentro
la
cinta
delle
mura
di
Siena
.
Si
sentiva
chiudere
qualche
persiana
,
sbattendo
;
e
c
'
era
un
piccolo
eco
affilato
e
rauco
,
che
ripeteva
pazientemente
in
fondo
agli
orti
quel
rumore
;
come
se
andasse
ad
appiattarsi
laggiù
;
dove
gli
archi
della
fonte
di
Follonica
s
'
interrano
fino
a
mezzo
;
impiastricciati
di
muschi
,
che
si
sfanno
con
il
tartaro
dell
'
acquiccia
.
L
'
erta
delle
case
,
silenziosa
,
morta
,
non
sentiva
le
foglie
di
un
gran
tiglio
,
sotto
la
finestra
della
camera
,
staccarsi
l
'
una
dopo
l
'
altra
;
senza
che
potessero
smettere
più
.
Lola
era
in
salotto
,
a
studiare
un
libro
di
scuola
;
e
Chiarina
si
voltò
per
guardare
fisso
il
Cristo
d
'
ebano
e
d
'
avorio
,
quello
della
prima
comunione
,
su
la
parete
del
letto
.
CAPITOLO
VII
Giulio
diede
subito
importanza
a
quel
che
gli
aveva
detto
la
cognata
.
Ma
da
solo
non
riesciva
a
vedere
come
avrebbe
fatto
a
fingere
che
la
ragazza
avesse
almeno
una
dote
piccola
.
Era
curioso
di
conoscere
il
giovine
;
e
aspettava
,
da
un
giorno
all
'
altro
,
che
capitasse
in
bottega
;
perché
,
certamente
,
avrebbe
dovuto
prima
parlare
a
lui
.
Ma
,
poi
,
non
volle
preoccuparsene
troppo
;
perché
,
convinto
che
tutto
ormai
gli
dovesse
essere
contrario
,
si
racchiocciolava
e
non
desiderava
più
che
la
sua
sfortuna
mutasse
;
e
aveva
perduto
ogni
senso
di
volontà
.
Però
,
fu
di
parere
di
dirlo
ai
fratelli
:
Enrico
rispose
che
non
ci
credeva
e
che
si
trattava
molto
probabilmente
d
'
una
fisima
da
donnicciole
,
e
Niccolò
garantì
che
non
valeva
la
pena
né
meno
di
occuparsene
.
Allora
,
Giulio
volle
impegnarsi
da
solo
a
fare
per
Chiarina
quel
che
avrebbe
potuto
.
Tutto
il
suo
sentimento
d
'
uomo
gli
dava
un
piacere
d
'
energia
,
che
si
trovava
d
'
accordo
con
la
sua
coscienza
.
E
credette
,
così
,
di
rendersi
meno
abbandonato
a
se
stesso
.
Non
aveva
fatto
mai
niente
che
avesse
un
intento
morale
,
ed
ora
gliene
capitava
l
'
occasione
!
Volle
riprovarsi
a
discorrerne
più
a
lungo
con
Niccolò
,
e
gli
disse
:
-
Tu
che
sei
tanto
affezionato
,
e
non
lo
metto
in
dubbio
,
a
quelle
due
bambine
,
perché
ti
rifiuti
ora
di
prendere
sul
serio
la
possibilità
che
una
abbia
trovato
da
sistemarsi
bene
?
-
Giulio
,
lo
sai
!
Io
di
queste
bazzecole
non
me
ne
intendo
punto
!
-
O
perché
?
-
Perché
io
,
da
qui
in
avanti
,
più
che
ci
s
'
avvicina
all
'
abisso
,
voglio
mangiare
e
bere
soltanto
!
-
Mi
pare
che
l
'
una
cosa
non
escluda
l
'
altra
!
-
Ma
che
dovrei
fare
?
-
Siccome
è
un
impiegato
al
Demanio
,
tu
che
conosci
il
direttore
,
dovresti
informartene
.
Niccolò
si
mise
a
ridere
:
-
Ti
pare
che
io
sia
proprio
adatto
?
Poi
disse
con
violenza
,
alzandosi
in
piedi
e
battendosi
una
mano
aperta
sul
ventre
:
-
Se
è
uno
che
cerca
la
dote
,
ha
sbagliato
!
La
dote
non
c
'
è
e
non
la
piglia
.
Si
trovi
un
'
altra
fidanzata
!
Poi
,
con
una
voce
,
che
gli
sbatteva
insieme
con
le
sue
risate
brusche
e
quasi
minacciose
,
seguitò
gridando
:
-
Ti
pare
che
la
sposi
senza
una
dote
?
Ah
,
io
non
ci
credo
!
Sarebbe
un
bell
'
imbecille
!
Sono
il
primo
a
dirglielo
!
Avete
voluto
mandare
a
scuola
anche
lei
,
e
invece
doveva
entrare
a
farsi
monaca
!
L
'
ho
sempre
detto
!
Non
mi
sento
mica
un
gonzo
!
-
Ormai
,
è
inutile
avere
codeste
idee
.
-
E
,
allora
,
fate
quel
che
volete
.
Io
resto
del
mio
parere
.
E
rise
,
sempre
più
aspramente
.
Mentre
rideva
,
entrò
un
giovine
vestito
abbastanza
bene
;
con
i
baffi
rossi
e
le
lenti
.
Niccolò
gli
chiese
,
con
un
risolino
beffardo
:
-
Vuol
qualche
libro
?
-
Volevo
parlare
a
uno
di
loro
.
Non
so
a
chi
.
-
Parli
al
mio
fratello
!
E
,
abbottonatasi
la
giubba
,
scappò
.
Giulio
escì
da
dietro
la
scrivania
,
e
il
giovine
si
presentò
:
-
Sono
il
ragioniere
Bruno
Pallini
,
impiegato
da
un
anno
al
Demanio
di
Siena
.
Giulio
,
inchinandosi
,
gli
rispose
:
-
Mi
dica
pure
quello
che
vuole
.
Il
giovine
stette
un
momento
zitto
.
-
Sa
...
è
la
prima
volta
ch
'
io
parlo
con
lei
!
Mi
scusi
!
Io
desidererei
l
'
onore
di
fidanzarmi
con
la
signorina
Chiarina
.
Aveva
gli
occhi
luccicanti
,
e
gli
tremavano
anche
le
lenti
.
Aspettava
ansioso
che
il
libraio
aprisse
bocca
.
-
Non
c
'
è
nulla
in
contrario
,
se
la
mia
nipote
acconsente
:
purché
lei
sia
disposto
anche
se
le
condizioni
...
attuali
...
della
ragazza
sono
piuttosto
modeste
.
Il
giovine
,
esaltato
,
disse
senza
riflettere
:
-
Ah
,
non
le
voglio
né
meno
sapere
!
-
Allora
...
la
cosa
può
essere
fattibile
!
Oggi
ne
parlerò
alla
sua
zia
e
a
lei
.
-
Quando
vuole
che
torni
?
-
A
comodo
suo
.
Stasera
,
domattina
...
Meglio
domattina
.
Il
giovine
avrebbe
voluto
stare
con
lui
più
a
lungo
,
ma
siccome
non
trovava
niente
da
dire
,
sorrise
tutto
imbarazzato
e
timido
,
gli
tese
la
mano
;
e
se
ne
andò
.
Giulio
restò
fermo
,
allo
stesso
posto
;
facendo
girare
le
lenti
fra
le
dita
.
Poi
,
disse
:
-
E
ora
?
Ma
entrò
Costanzo
Nisard
tutto
azzimato
e
gioioso
;
con
un
crisantemo
che
pareva
d
'
oro
;
tenendolo
insieme
con
un
manoscritto
arrotolato
.
-
Disturbo
,
forse
?
-
Anzi
,
mi
fa
piacere
.
C
'
è
stato
,
mezzo
minuto
fa
,
un
signore
a
chiedere
la
mano
d
'
una
mia
nipote
;
di
Chiarina
.
Il
Nisard
,
a
cui
piaceva
fare
i
complimenti
,
esclamò
:
-
Mi
duole
di
essere
arrivato
troppo
tardi
!
Lo
avrei
conosciuto
volentieri
.
-
Pare
serio
.
Dev
'
essere
meridionale
;
come
quasi
tutti
gli
impiegati
che
mandano
qua
.
-
È
ricco
?
-
Io
non
gliel
'
ho
chiesto
.
Ma
il
Nisard
aveva
parlato
abbastanza
di
quell
'
argomento
,
e
disse
:
-
Ero
venuto
per
sapere
se
lei
ha
un
fascicolo
del
Burlington
Magazine
,
dov
'
è
uno
studio
sul
Sassetta
del
Berenson
.
Mi
scusi
se
io
cerco
quel
che
interessa
me
.
-
Ora
,
guarderemo
se
lo
troviamo
!
-
Non
ho
nessuna
fretta
.
Ma
comparve
Niccolò
,
ghignando
;
e
s
'
accomodò
a
sedere
senza
dire
niente
.
-
Era
lui
quello
che
ci
domanda
di
Chiarina
-
gli
disse
Giulio
.
-
Lo
sapevo
.
E
perciò
me
la
son
battuta
.
Allora
il
Nisard
gli
chiese
scherzando
,
con
la
sua
voce
crepitante
come
fatta
di
aghi
,
con
un
sorriso
che
sgrigliolava
liscio
e
pulito
come
le
sue
scarpe
sempre
nuove
e
sempre
lucide
:
-
E
lei
è
contento
?
Niccolò
lo
ragguardò
in
viso
,
ridendo
;
e
ora
,
il
suo
riso
era
tranquillo
,
ma
dileggiante
lo
stesso
.
Si
calcò
il
cappello
fin
sugli
occhi
,
in
modo
che
le
sopracciglia
toccarono
la
tesa
,
e
gli
rispose
:
-
Le
pare
che
io
pensi
agli
sposalizii
?
Il
Nisard
,
con
una
voce
che
pareva
donnesca
,
si
raccomandò
che
non
si
prendesse
gioco
anche
della
nipote
.
E
restò
con
il
sorriso
sospeso
,
aspettando
a
ricominciarlo
quando
il
libraio
gli
avesse
risposto
.
Allora
rise
come
se
gli
facessero
il
solletico
;
rannicchiandosi
con
le
spalle
;
e
torcendosi
le
mani
.
-
Ma
via
!
È
troppo
grossa
!
Soltanto
lei
dice
cose
simili
!
Giulio
,
con
il
suo
sorriso
che
si
sottometteva
,
un
sorriso
che
si
mutava
subito
nella
voce
,
gli
disse
:
-
Non
c
'
è
da
far
caso
più
di
niente
con
lui
!
Ma
Niccolò
,
con
un
ridere
agro
,
che
scherniva
:
-
Io
non
me
ne
intendo
!
Poi
,
chinò
la
testa
,
e
dopo
un
poco
ronfava
.
Il
Nisard
sfogliò
,
sul
banco
,
il
fascicolo
del
Magazine
;
batté
la
punta
del
bastone
su
le
ginocchia
di
Niccolò
,
per
salutarlo
.
Ma
Niccolò
finse
di
non
destarsi
.
Quando
sentì
ch
'
era
escito
,
fece
uno
sbadiglio
lungo
come
una
ragliata
,
a
più
riprese
,
e
disse
:
-
Non
so
perché
i
quadri
debbano
stare
nei
musei
,
e
invece
non
li
dànno
a
me
,
per
venderli
!
Caro
Giulio
,
senza
un
quadro
di
autore
vero
,
saremo
sempre
miserabili
.
Giulio
,
pensieroso
,
rispose
:
-
Lo
so
!
Ma
bada
se
ti
riesce
a
staccarne
almeno
qualcuno
da
dove
li
tengono
chiusi
a
chiave
.
-
Ecco
qui
!
Siamo
costretti
a
fare
l
'
industria
delle
antichità
false
!
Come
le
trecche
!
Rise
con
un
suono
,
che
pareva
quello
di
un
trombone
;
e
,
spalancando
la
bocca
con
un
altro
sbadiglio
,
continuò
:
-
Una
volta
,
almeno
,
si
poteva
cercare
per
la
campagna
!
Ora
il
governo
ha
fatto
inventariare
tutto
senza
pensare
al
nostro
mestiere
!
Ci
ha
rovinato
tutti
!
Poi
,
con
una
voce
più
naturale
:
-
Dimmi
almeno
quel
che
t
'
ha
detto
!
-
Chi
?
-
Quel
signore
,
che
è
venuto
a
posta
per
Chiarina
!
-
Ah
,
m
'
era
passato
di
mente
!
Niccolò
parve
preso
dall
'
impazienza
:
-
Che
t
'
ha
detto
?
Ma
ambedue
si
volsero
verso
la
porta
,
sentendo
toccare
la
maniglia
:
era
il
cavaliere
Nicchioli
.
Allora
,
Niccolò
richiuse
lesto
gli
occhi
.
Il
cavaliere
disse
tutto
festoso
:
-
Ho
incontrato
il
Nisard
,
e
m
'
ha
detto
che
la
vostra
Chiarina
è
per
fidanzarsi
.
Me
ne
congratulo
,
quantunque
...
al
mio
bambino
sia
venuta
una
tossetta
...
piuttosto
cattiva
.
Giulio
sorrise
:
-
Sono
certo
che
domani
tutta
Siena
saprà
che
è
venuto
un
giovine
a
domandarmi
il
consenso
di
...
-
Oh
,
lo
sapranno
tutti
!
Si
figuri
:
ho
parlato
con
due
miei
amici
,
che
sapevano
perché
ho
dovuto
cambiare
la
donna
di
servizio
...
che
non
si
prestava
...
amorevolmente
...
con
il
mio
bambino
.
-
È
una
cosa
meravigliosa
.
-
Siena
è
fatta
così
;
e
nessuno
ci
cambierà
;
se
Dio
vuole
!
Anch
'
io
,
del
resto
,
non
vivrei
volentieri
a
Siena
se
non
fosse
possibile
conoscere
quel
che
si
desidera
degli
altri
.
Perché
non
mi
piacciono
le
grandi
città
?
Principalmente
,
perché
io
non
potrei
stare
senza
conoscere
gli
altri
come
me
stesso
.
È
una
curiosità
,
che
abbiamo
nel
sangue
.
E
nessuno
ce
la
leva
.
Anzi
,
io
,
le
persone
che
non
sono
di
qui
,
non
ce
le
vorrei
né
meno
!
Che
ci
fanno
?
Stiamo
bene
tra
noi
;
essendo
tutti
eguali
e
dello
stesso
seme
.
Dorme
davvero
Niccolò
?
La
voce
del
cavaliere
pareva
malata
,
un
poco
saponosa
,
d
'
una
timidità
floscia
.
Il
libraio
gli
rispose
:
-
Credo
.
Non
fa
altro
!
-
Mi
dica
che
giovine
è
.
-
Ancora
non
ho
avuto
tempo
di
chiederlo
a
nessuno
.
-
O
che
aspetta
?
Vuole
che
me
ne
incarichi
io
?
Lo
faccio
con
vero
piacere
.
Mi
dia
il
nome
.
Scrisse
il
nome
,
e
riescì
dicendo
:
-
Tra
un
'
ora
...
lei
saprà
con
precisione
quanti
anni
ha
,
di
che
famiglia
è
nato
,
e
se
è
un
partito
da
farsi
.
Si
fidi
di
me
.
Giulio
,
allora
,
chiese
al
fratello
:
-
Ti
sei
addormentato
da
vero
?
Niccolò
se
ne
vantò
:
-
Sognavo
perfino
!
Dentro
la
libreria
c
'
era
poca
luce
e
dovevano
accendere
presto
il
gasse
.
Nella
strada
,
vedevano
passare
sempre
le
stesse
persone
;
e
qualcuna
si
fermava
a
guardare
la
vetrina
.
Allora
,
Niccolò
,
che
occhiava
dal
suo
cantuccio
,
cominciò
a
dire
:
-
Quello
è
il
pazzo
che
dovette
fuggire
da
Siena
,
quando
scoprirono
che
aveva
rubato
al
cugino
l
'
eredità
;
che
non
doveva
toccare
a
lui
...
Una
di
quelle
due
signore
,
la
più
brutta
,
è
la
moglie
di
un
tale
che
s
'
è
fatto
pagare
i
debiti
dal
suocero
...
Ecco
la
contessa
,
che
al
servizio
non
vuol
tenere
donne
...
Oh
,
ecco
la
marchesa
tradita
dal
marito
con
la
governante
dei
figlioli
...
Lo
sai
chi
è
quel
prete
?
È
un
canonico
del
Duomo
:
si
dice
che
abbia
per
amante
la
zia
di
quel
signore
che
l
'
altro
giorno
comprò
tutti
quei
libri
di
chimica
...
quella
è
l
'
amante
del
barone
che
va
sempre
con
l
'
automobile
...
stai
attento
:
tra
poco
passa
anche
lui
...
Eccolo
!
Che
ti
dicevo
,
Giulio
?
Lo
vedi
che
è
vero
?
...
E
batté
le
mani
dalla
compiacenza
:
-
Scommetto
che
sono
esciti
,
a
quest
'
ora
,
per
vedersi
!
...
Oh
,
ecco
la
governante
che
tradisce
la
marchesa
!
È
giovine
!
Si
vede
che
dev
'
essere
l
'
amante
di
lui
!
Basta
guardarla
in
faccia
!
Stai
sicuro
che
non
ci
si
sbaglia
!
Lo
vedi
che
io
so
tutto
?
E
hai
visto
come
soffre
la
marchesa
?
...
Bada
quella
signorina
che
si
tinge
sempre
!
...
M
'
hanno
detto
che
la
mantiene
quel
conte
tanto
ricco
,
che
ha
le
tenute
a
Poggibonsi
.
Io
ci
credo
!
Se
no
,
chi
glieli
comprerebbe
i
vestiti
a
quel
modo
?
E
suo
padre
è
contento
.
Anche
questo
so
.
Chi
me
l
'
ha
detto
,
la
conosce
fin
da
bambina
...
Come
fa
schifo
quella
signora
vecchia
!
Non
la
posso
né
meno
guardare
.
Come
biascica
!
Non
ha
più
né
meno
un
dente
!
...
Almeno
la
baronessa
,
che
va
sempre
a
spasso
con
gli
ufficiali
,
se
li
è
messi
finti
.
È
andata
da
un
dottore
americano
,
che
sta
a
Firenze
.
Ha
speso
una
somma
favolosa
!
Ma
si
turbò
,
dicendo
:
-
Ecco
questo
screanzato
.
Era
Enrico
che
zoppicava
anche
più
del
solito
.
Niccolò
gli
chiese
:
-
Che
vuoi
?
-
Quel
che
mi
pare
.
Giulio
lo
difese
:
-
Ha
ragione
.
-
Mi
ha
detto
il
Nisard
che
è
venuto
quel
giovine
,
per
il
fidanzamento
.
-
Lo
sai
anche
tu
?
-
Se
non
lo
so
io
?
Non
è
anche
mia
nipote
?
Dimmi
,
piuttosto
,
le
tue
impressioni
.
-
Né
buone
né
cattive
.
-
Parla
bene
?
Era
disinvolto
?
-
È
un
gingillino
,
di
pelo
rosso
,
mogio
,
un
poco
anemico
!
Ma
decente
.
-
Io
non
capisco
perché
sia
capitato
proprio
lui
!
Speriamo
che
sia
una
buona
fortuna
.
Per
l
'
appunto
è
il
primo
e
l
'
unico
.
Non
c
'
è
né
meno
da
scegliere
,
così
!
-
E
chi
è
che
può
imbroccare
se
si
deve
dirgli
di
no
o
di
sì
?
-
Se
sono
innamorati
,
io
direi
di
non
rimandarlo
via
!
E
,
tu
,
Niccolò
,
l
'
hai
visto
?
Niccolò
non
gli
rispose
,
e
si
mise
a
togliere
la
polvere
di
sopra
alla
cassapanca
.
Allora
,
Enrico
disse
:
-
Io
,
invece
di
prendere
moglie
,
mi
metterei
un
pietrone
al
collo
e
m
'
affogherei
.
-
Ma
tutti
non
sono
come
te
!
-
Perché
non
hanno
la
mia
furbizia
!
E
con
la
voce
,
che
gli
cambiava
tono
,
quando
voleva
preparare
gli
altri
a
udire
qualche
scappata
,
proseguì
:
-
Bel
piacere
a
prender
moglie
!
Allora
,
anche
di
me
direbbero
che
ho
le
corna
!
E
rise
,
stridendo
come
un
topo
e
spruzzolando
lontano
la
saliva
.
CAPITOLO
VIII
Enrico
era
stato
uno
di
quei
ragazzi
impertinenti
e
sfacciati
,
dei
quali
si
dice
che
non
se
ne
ricaverà
mai
nulla
.
Ma
i
fratelli
,
minacciando
che
lo
avrebbero
mandato
fuori
di
casa
,
riescirono
a
mettergli
un
poco
di
giudizio
.
Egli
,
però
,
doventava
sempre
più
intrattabile
.
In
casa
ci
s
'
era
trovato
bene
,
specie
dopo
il
matrimonio
di
Niccolò
;
e
così
cercava
di
andare
d
'
accordo
più
ch
'
era
possibile
.
Egli
,
qualche
volta
,
aveva
tentato
di
comandare
e
d
'
imporsi
agli
altri
;
ma
,
essendo
meno
intelligente
,
specie
di
Giulio
,
aveva
dovuto
sempre
sottomettersi
.
Dentro
di
sé
,
è
vero
,
glie
ne
era
rimasta
la
presunzione
;
e
non
avrebbe
mai
voluto
essere
né
disapprovato
e
né
biasimato
.
Ma
egli
aveva
la
convinzione
che
i
fratelli
parlassero
male
di
lui
anche
con
gli
altri
;
e
,
perciò
,
si
vantava
d
'
essere
sempre
diffidente
.
Ora
che
s
'
avvicinava
la
scadenza
di
un
'
altra
cambiale
,
piuttosto
grossa
,
anch
'
egli
sapeva
com
'
era
difficile
trovare
il
denaro
per
scontarla
,
o
almeno
,
com
'
erano
soliti
,
per
scemarla
d
'
un
quinto
.
Egli
disse
:
-
Giulio
,
tu
che
hai
fatto
sempre
bene
e
con
prudenza
,
bisogna
che
anche
questa
volta
suggerisca
il
mezzo
di
toglierci
d
'
imbarazzo
!
È
proprio
indispensabile
!
Egli
sapeva
che
non
aveva
niente
da
proporgli
,
e
fingeva
di
aver
fiducia
in
lui
.
-
Questa
volta
bisognerà
raccomandarsi
a
Dio
!
-
Che
c
'
entra
Dio
?
Bada
di
non
scherzare
.
Egli
,
indispettito
,
piantò
il
fratello
nell
'
intrigo
;
pensando
con
disprezzo
che
non
sarebbe
stato
capace
ad
escirne
.
E
incontrato
Niccolò
nella
strada
,
gli
disse
:
-
Lo
sapevo
che
quel
menno
lì
avrebbe
compromesso
anche
noi
!
Niccolò
,
allora
,
difese
il
fratello
,
e
rispose
:
-
È
meglio
che
tu
non
me
ne
parli
!
Enrico
borbottò
le
sue
solite
ingiurie
,
e
andò
in
una
bettola
a
giocare
a
briscola
.
Egli
giocava
anche
dopo
cena
,
fino
alla
mezzanotte
.
E
disse
ai
suoi
amici
:
-
È
una
bella
sfortuna
avere
un
micco
di
fratello
,
che
non
capisce
niente
.
Gli
amici
non
badavano
se
aveva
ragione
o
torto
;
ed
egli
poteva
dirne
quante
voleva
.
Perciò
,
quasi
tutte
le
volte
che
aveva
messo
la
sua
carta
,
domandava
a
qualcuno
,
senza
che
nessuno
gli
rispondesse
mai
:
-
Che
gli
faresti
se
tu
avessi
un
fratello
come
il
mio
?
Non
sarebbe
meglio
nascere
soli
?
Non
dovrei
trovare
il
modo
,
magari
per
mezzo
di
tribunale
,
di
farmi
rispettare
?
Alla
fine
di
parecchie
partite
,
toccava
a
lui
scozzare
le
carte
.
Ma
egli
tenne
il
mazzo
chiuso
in
mano
;
e
disse
:
-
Voi
credete
ch
'
io
faccia
una
bella
vita
.
Non
è
mica
vero
!
Vi
giuro
,
sul
mio
onore
,
che
io
non
ho
mai
un
giorno
di
bene
.
Ma
come
dovrei
fare
a
separarmi
dai
fratelli
?
Ormai
da
tanti
anni
stiamo
insieme
,
e
sono
già
troppo
anziano
.
Ma
Dio
mi
scortichi
se
nessuno
di
voi
ci
resisterebbe
.
Non
ci
credete
?
Ci
resisto
io
,
perché
li
lascio
fare
come
vogliono
,
e
sono
remissivo
;
anzi
,
dolce
.
Fanno
di
me
come
se
fossi
un
ragazzo
!
È
sempre
stato
il
mio
torto
.
Egli
aveva
un
'
aria
sincera
e
afflitta
come
quando
si
lamentava
dei
tormenti
della
gotta
.
-
Vedete
:
io
vengo
qui
a
giocare
e
a
sorsellare
un
gocciolo
di
vino
,
perché
ho
bisogno
di
distrarmi
!
Non
ho
altra
consolazione
.
Dalla
mattina
alla
sera
,
non
ho
altro
svago
.
Mi
si
può
rimproverare
,
dunque
?
E
pare
,
secondo
loro
,
che
io
sia
un
essere
spregevole
;
uno
che
non
è
buono
a
niente
.
Come
se
fossi
incastronito
.
Ma
io
l
'
ho
specie
con
Giulio
,
che
è
responsabile
di
tutti
i
nostri
affari
.
Non
dovrebbe
essermi
riconoscente
se
io
,
di
mia
volontà
,
mi
son
tirato
in
disparte
?
Ma
gli
amici
non
volevano
ascoltarlo
,
e
gli
gridavano
che
desse
le
carte
.
-
No
,
oggi
,
non
gioco
più
;
perché
sono
troppo
stordito
.
Posò
le
carte
,
e
andò
a
dire
le
stesse
cose
al
padrone
della
bettola
;
che
,
per
fargli
piacere
,
gli
dette
ragione
.
Egli
,
allora
,
aggiunse
:
-
Tutti
sanno
che
io
,
per
esempio
,
ai
teatri
non
mi
ci
reco
;
perché
non
mi
ci
diverto
;
anche
alla
banda
,
la
domenica
,
mi
annoierei
.
Faccio
qualche
passeggiata
,
sempre
solo
;
e
non
cerco
mai
di
nessuno
.
-
Ma
con
la
cognata
va
d
'
accordo
?
-
Perché
è
merito
mio
.
Io
non
le
rivolgo
mai
la
parola
,
altro
che
quando
siamo
a
tavola
;
per
convenienza
.
E
,
così
,
evito
qualunque
diverbio
.
E
pure
non
me
ne
dolgo
!
Io
,
anzi
,
non
dico
mai
male
di
lei
;
e
mi
rimetto
sempre
a
quel
che
fanno
gli
altri
!
E
,
pure
,
trovano
da
ridire
anche
sul
mio
carattere
e
sul
mio
contegno
,
che
meglio
non
potrebbe
essere
.
-
Ma
Niccolò
è
tanto
allegro
!
Lo
giudico
anche
simpatico
!
-
Quando
pare
a
lui
!
Ma
non
mica
con
me
!
Le
giuro
che
non
mi
può
vedere
!
Giulio
,
poi
,
è
un
testardo
e
basta
.
Non
dice
mai
niente
di
quello
che
fa
,
e
pretende
che
io
ne
sia
contento
.
Se
non
ci
fosse
lui
in
mezzo
,
forse
con
Niccolò
mi
potrei
affiatare
.
Ci
sono
io
che
penso
a
tutto
.
La
spesa
la
faccio
io
,
per
il
mangiare
dò
l
'
ordine
io
...
Io
,
lo
so
,
ho
finito
con
il
sacrificarmi
e
con
il
doventare
ingiusto
anche
verso
me
stesso
!
È
la
mia
disgrazia
.
Avrei
dovuto
prendere
moglie
,
e
stare
per
conto
mio
.
Vedrà
che
,
un
giorno
,
dovranno
chiudere
la
libreria
e
anche
la
legatoria
.
Anzi
,
bisogna
che
vada
a
farmi
vedere
;
se
no
,
montano
in
bestia
tutti
e
due
.
Ma
il
padrone
della
bettola
stava
,
ora
,
attento
a
tre
che
bestemmiavano
per
un
litro
di
vino
;
perché
s
'
erano
scordati
di
portarglielo
,
e
non
lo
salutò
né
meno
;
quantunque
si
fosse
affissato
di
gusto
ad
ascoltare
quel
grumolo
di
bestemmie
.
Enrico
non
entrò
in
bottega
e
si
appoggiò
,
invece
,
al
muro
;
vicino
alla
porta
.
Era
deciso
a
dire
le
sue
ragioni
;
quantunque
,
pensandoci
meglio
,
dentro
di
sé
non
ne
trovasse
né
meno
una
.
In
fondo
,
riconosceva
che
aveva
forse
torto
,
e
che
non
doveva
lagnarsi
di
niente
.
E
,
scontento
di
sentirsi
solo
,
entrò
in
bottega
;
dove
doveva
esserci
il
Nisard
e
anche
il
Corsali
.
Egli
sapeva
che
quei
due
erano
piuttosto
amici
dei
suoi
fratelli
;
ma
gli
era
venuto
voglia
di
farseli
amici
anche
lui
.
E
,
siccome
c
'
erano
appunto
tutti
e
due
,
cercò
di
dire
subito
qualche
cosa
che
attirasse
la
loro
attenzione
.
Quand
'
egli
voleva
mostrarsi
affabile
,
dava
ragione
a
qualunque
cosa
che
uno
dicesse
;
e
,
sentendo
che
il
Nisard
sosteneva
che
il
Pinturicchio
gli
piaceva
meno
del
Perugino
,
egli
disse
:
-
Io
sono
del
suo
parere
!
Bravo
!
Ci
voleva
proprio
un
forestiero
a
dire
la
verità
.
Ma
Niccolò
,
per
deriderlo
,
gli
gridò
:
-
Tu
di
che
t
'
intendi
?
-
Io
me
ne
intendo
quanto
te
e
più
di
te
.
Niccolò
dette
in
una
di
quelle
sue
risate
,
che
non
si
dimenticavano
più
per
un
giorno
intero
;
e
facevano
divertire
anche
a
ripensarci
dopo
un
pezzo
.
Anche
il
Nisard
rise
,
come
un
flauto
stonato
.
Giulio
gli
disse
:
-
Che
ti
salta
in
testa
?
Enrico
lo
guardò
con
risentimento
e
gli
rispose
:
-
Lo
vedremo
chi
di
noi
due
ha
più
cervello
!
Per
cosa
molto
più
seria
di
questa
.
Ché
questa
è
una
buffonata
e
basta
!
Io
ti
voglio
vedere
alla
prova
,
da
qui
a
qualche
giorno
!
Non
c
'
è
mica
molto
!
Del
resto
,
il
Nisard
è
più
competente
di
voi
,
e
io
ho
approvato
lui
.
Giulio
doventò
pallido
e
si
sentì
pieno
di
dolore
.
-
Io
me
ne
lavo
le
mani
di
tutto
:
te
lo
fischio
davanti
a
testimoni
.
Io
e
tu
sappiamo
a
quel
che
voglio
alludere
.
Il
Corsali
disse
:
-
Ho
capito
!
È
una
delle
vostre
bazzecole
di
famiglia
!
E
,
per
così
poco
,
siete
vicini
a
leticare
?
-
Tu
stai
zitto
,
perché
non
sai
quel
che
snàcchero
.
Ma
chi
mi
deve
intendere
,
non
è
sordo
!
A
buon
intenditor
,
poche
parole
.
Giulio
era
anche
convulso
e
non
riesciva
a
rimpiattare
niente
.
Il
suo
dolore
gli
faceva
girare
la
testa
;
e
non
sentiva
più
quel
che
dicevano
;
benché
alzassero
tutti
la
voce
.
Niccolò
stringeva
i
pugni
nelle
tasche
della
giubba
,
per
nascondere
la
sua
ira
.
Il
Corsali
disse
:
-
Ho
capito
!
C
'
è
qualche
cosa
di
grosso
,
che
vorrebbe
trapelare
da
sé
.
Ma
,
allora
,
aspettate
di
essere
soli
.
Il
Nisard
,
vedendo
Giulio
così
pallido
che
le
chiazze
rosse
delle
guance
gli
eran
doventate
livide
,
si
fece
serio
pur
senza
capire
di
che
si
trattava
.
Egli
,
appoggiato
alla
scrivania
,
chinò
la
testa
,
aspettando
che
tornasse
la
giovialità
di
prima
.
Il
Corsali
,
credendo
di
far
bene
,
disse
:
-
Ormai
nella
vostra
bottega
non
ci
si
viene
più
volentieri
!
Rizzate
sempre
qualche
chiassata
che
disturba
.
Dite
quel
che
avete
e
non
vi
adirate
l
'
uno
con
l
'
altro
.
Il
Nisard
non
se
ne
andava
per
non
essere
maleducato
con
Giulio
.
Egli
sentiva
che
aveva
ragione
lui
;
ed
era
irritato
d
'
Enrico
;
ma
non
se
ne
fece
accorgere
.
Enrico
ricominciò
,
volgendosi
a
Giulio
:
-
Perché
non
dici
chiaramente
qual
è
la
ragione
della
mia
arrabbiatura
?
Se
lo
dici
,
a
me
ormai
non
importa
più
nulla
.
-
Vuoi
dare
a
me
la
colpa
di
tutto
?
Enrico
non
s
'
arrischiò
a
rispondere
.
Ma
Giulio
proseguì
:
-
La
prendo
io
!
Tu
che
ne
pensi
,
Niccolò
?
Voglio
conoscere
anche
il
tuo
sentimento
.
Niccolò
si
storse
tutto
;
e
,
raccattando
il
sigaro
acceso
che
gli
era
caduto
di
bocca
,
disse
al
fratello
:
-
Io
vorrei
soffrire
come
te
.
Mi
pare
giusto
!
Ma
tutti
non
si
può
soffrire
.
Uno
,
soffrendo
,
piange
;
e
io
,
invece
,
rido
.
Allora
Giulio
,
avendo
bisogno
di
una
parola
buona
,
chiese
:
-
E
di
lui
che
ne
pensi
?
-
Stasera
non
gli
parrà
vero
di
parlarti
come
deve
!
Ma
Enrico
rimbeccò
:
-
Sbagliate
tutti
e
due
.
Niccolò
disse
al
Nisard
:
-
Mi
faccia
la
cortesia
lei
:
lo
porti
fuori
di
bottega
!
Il
Nisard
si
accostò
ad
Enrico
,
tirandolo
per
una
spalla
:
-
Venga
con
me
.
Enrico
,
quasi
lusingato
che
il
Nisard
si
intromettesse
,
si
fece
portare
fuori
.
Da
principio
,
voleva
stare
zitto
;
ma
,
poi
,
disse
:
-
Lo
vede
come
mi
trattano
?
Se
non
c
'
era
lei
mi
sbattevano
la
porta
in
faccia
.
Il
Nisard
non
gradiva
ascoltare
quelle
confidenze
,
e
non
gli
rispondeva
.
Allora
Enrico
,
sentendosi
troppo
sotto
a
lui
,
gli
disse
,
con
uno
sgarbo
che
non
riescì
a
velare
:
-
Non
s
'
incomodi
per
me
.
Io
vado
nella
bettola
,
dove
sono
stato
dianzi
.
Là
ci
sono
i
miei
amici
.
Il
Nisard
voleva
sgridarlo
,
ma
torse
la
bocca
e
lasciò
che
facesse
il
suo
comodo
.
Poi
,
affrettandosi
,
tornò
nella
libreria
.
Il
Corsali
diceva
cose
sciocche
e
senza
senso
;
credendo
fosse
suo
dovere
a
mettere
bocca
.
Né
Giulio
né
Niccolò
lo
ascoltavano
:
Niccolò
guardava
per
tutti
i
versi
la
cassapanca
e
la
roba
che
c
'
era
sopra
,
come
se
mancasse
qualche
cosa
.
Giulio
cercava
d
'
inghiottire
la
sua
amarezza
;
che
gli
pareva
inverosimile
.
Il
Nisard
disse
con
sdegno
affettuoso
:
-
È
andato
a
giocare
.
Soltanto
il
Corsali
gli
rispose
:
-
Quello
è
il
suo
posto
!
Allora
il
Nisard
dette
la
mano
ai
due
fratelli
,
si
tolse
il
cappello
al
sensale
;
e
se
la
svignò
.
I
tre
rimasti
non
si
parlarono
più
,
per
parecchio
tempo
;
alla
fine
si
salutarono
e
basta
.
Enrico
tornò
al
tavolino
dove
i
suoi
amici
giocavano
ancora
.
Ma
,
essendo
incominciata
la
partita
,
egli
dovette
sedersi
in
disparte
.
Pensava
ai
fratelli
,
e
gli
pareva
di
avere
agito
bene
.
Ora
,
finalmente
,
s
'
era
fatto
intendere
!
Gli
pareva
di
essere
stato
bravo
come
a
giocare
a
briscola
!
E
loro
non
conoscevano
né
meno
le
carte
!
Loro
non
avevano
il
coraggio
di
venire
a
giocare
,
come
lui
!
Egli
non
voleva
avere
più
nessun
affetto
per
Niccolò
,
comportandosi
come
se
Giulio
non
esistesse
né
meno
!
Stette
così
fino
a
buio
,
su
uno
sgabello
;
con
una
gamba
accavalciata
sopra
l
'
altra
;
avvinazzandosi
.
Ma
quando
fu
in
casa
,
benché
avesse
giurato
che
non
ce
lo
avrebbero
più
visto
,
domandò
premuroso
a
Modesta
:
-
Sono
venuti
i
fratelli
?
-
Stanno
già
a
tavola
.
-
Ora
vengo
subito
anch
'
io
.
Ed
,
entrato
dov
'
erano
a
mangiare
,
si
scusò
d
'
aver
fatto
più
tardi
del
solito
.
CAPITOLO
IX
Pareva
che
Giulio
escisse
da
una
malattia
lunga
.
Emaciato
,
con
la
pelle
del
viso
più
floscia
,
si
capiva
che
era
molto
abbattuto
d
'
animo
.
Il
Nisard
tornò
subito
il
giorno
dopo
a
trovarli
,
ma
s
'
avvide
che
non
avevano
voglia
di
burlare
.
Egli
disse
:
-
Ma
!
Non
bisogna
mai
stare
male
più
di
quanto
è
necessario
!
Niccolò
,
che
sonnecchiava
,
aprì
gli
occhi
e
li
richiuse
smovendo
la
lingua
come
se
l
'
avesse
allappata
.
Sapeva
qualche
cosa
il
Nisard
,
forse
?
A
lui
,
in
quel
momento
,
non
glie
ne
importava
.
Giulio
pensò
che
doveva
subito
investigare
,
ma
bastò
ch
'
egli
guardasse
il
Nisard
per
rassicurarsi
.
Allora
,
sfilò
un
libro
dallo
scaffale
che
gli
era
dietro
,
lo
aprì
a
una
pagina
che
conosceva
e
gli
fece
leggere
,
tenendo
l
'
indice
sotto
le
parole
e
scorrendolo
:
Fili
,
sic
dicas
in
omni
re
:
Domine
,
si
tibi
placitum
fuerit
,
fiat
hoc
ita
.
Rimise
subito
il
libro
al
posto
,
e
chiese
:
-
Non
ha
ragione
chi
ha
scritto
così
?
Il
francese
voleva
contraddirlo
,
ma
restò
colpito
che
il
libraio
gli
avesse
fatto
leggere
l
'
Imitazione
di
Cristo
.
Non
era
delicato
né
opportuno
farne
una
discussione
da
passatempo
.
Però
,
egli
aveva
intuito
che
le
cose
della
libreria
dovessero
andare
di
molto
male
e
che
ne
dovessero
apparire
presto
le
conseguenze
.
E
se
non
gliene
dicevano
niente
,
vuol
dire
che
diffidavano
anche
di
lui
.
Egli
si
disse
,
vergognandosi
di
questa
diffidenza
:
"
Ma
!
Soltanto
tra
sé
sanno
quel
che
accade
!
"
E
,
perché
quel
giorno
aveva
voglia
di
sentirsi
lieto
,
non
si
trattenne
come
il
solito
.
Niccolò
si
alzò
di
scatto
dalla
sedia
,
stirandosi
e
mettendo
il
petto
in
fuori
.
Egli
pensava
a
cose
addirittura
infantili
per
aiutare
il
fratello
;
ch
'
era
costretto
a
pregarlo
che
lo
lasciasse
fare
.
Quando
si
fu
stirato
,
tanto
che
gli
parve
di
essere
molto
più
alto
di
quel
che
era
,
disse
:
-
Vendiamo
la
libreria
al
primo
che
capita
,
e
noi
faremo
un
altro
mestiere
!
Io
vado
a
Milano
,
a
Torino
,
a
Roma
;
e
trovo
il
compratore
.
Lo
porto
qua
con
me
;
e
il
rimedio
è
preso
!
E
picchiò
forte
le
mani
insieme
;
poi
,
fece
una
giravolta
;
che
lasciò
i
segni
del
tacco
sul
pavimento
.
-
Oh
,
ma
non
bisogna
perdere
tempo
!
Giulio
scosse
la
testa
;
con
le
mani
nelle
tasche
dei
calzoni
e
gli
occhi
fissi
su
gli
sgorbi
della
cartasuga
.
I
suoi
occhi
doventavano
luminosi
e
trasparenti
;
e
avevano
una
tristezza
,
che
avrebbe
fatto
pietà
a
chiunque
.
Dopo
un
poco
,
Niccolò
trasse
fuori
un
'
altra
proposta
;
anche
più
seriamente
:
-
Facciamoci
firmare
una
cambiale
dal
signor
Riccardo
Valentini
.
-
La
firmerà
la
prima
volta
,
ma
la
seconda
no
.
E
,
poi
,
se
non
ci
fossero
quelle
false
e
quelle
vere
del
Nicchioli
!
-
Già
!
Non
ci
avevo
pensato
!
Il
meglio
è
dirlo
al
cavaliere
,
dunque
!
-
Potremo
andare
qualche
altro
mese
,
ma
poi
?
-
Bisogna
resistere
fino
all
'
ultimo
.
-
Abbiamo
fatto
già
tutto
il
possibile
.
-
Seguiteremo
.
Giulio
aprì
il
cassetto
della
scrivania
,
come
se
avesse
potuto
trovarci
qualche
cosa
che
gli
fosse
utile
.
Toccò
tutti
i
mucchi
delle
carte
che
c
'
erano
,
e
con
le
unghie
volle
levare
uno
spillo
restato
dentro
una
commettitura
del
legno
.
Poi
,
si
mise
a
bucarsi
la
punta
delle
dita
.
-
Vogliamo
dire
tutte
le
cose
,
come
stanno
,
al
direttore
della
banca
?
Ci
vado
io
.
E
gli
chiedo
che
ci
lasci
tempo
di
riparare
alla
nostra
uscita
.
-
Io
mi
strabilio
come
non
ti
rendi
conto
che
tu
farnetichi
.
-
Vado
a
rubare
,
piuttosto
!
Ma
in
prigione
per
le
cambiali
false
,
no
.
M
'
ammazzo
!
Il
malessere
di
Giulio
si
eccitava
anche
di
più
;
e
finì
che
egli
ebbe
più
compassione
per
il
fratello
che
per
se
stesso
.
Di
Enrico
pensò
che
era
un
cretino
.
Niccolò
gridava
sempre
di
più
:
-
Come
!
Due
uomini
non
siamo
capaci
a
slegarci
da
quest
'
impicci
!
Faremo
ridere
tutta
Siena
!
Chi
sa
quanta
gente
ci
avrà
piacere
.
Ma
io
me
ne
strafotto
!
Basta
che
non
mi
vengano
sotto
il
viso
!
Sarà
una
festa
per
parecchi
il
nostro
fallimento
.
-
Zitto
!
Non
dire
questa
parola
.
Niccolò
si
volse
attorno
impaurito
,
e
chiese
:
-
Non
siamo
soli
?
E
,
data
una
stratta
alla
sedia
,
la
fece
rompere
.
Allora
,
come
un
matto
,
escì
di
bottega
.
Giulio
rimise
insieme
i
pezzi
della
sedia
,
legandoli
con
lo
spago
.
Niccolò
andò
a
casa
,
quasi
correndo
.
Giù
per
la
scesa
di
Via
del
Re
ci
mancò
poco
che
non
sdrucciolasse
.
Come
se
fosse
ammattito
da
vero
,
tremando
tutto
,
baciò
le
nipoti
e
disse
alla
moglie
:
-
Modesta
,
non
ti
affaticare
troppo
per
il
mangiare
!
Non
voglio
!
Anche
tu
hai
ragione
di
riposarti
,
qualche
volta
.
Dacci
pane
,
acqua
e
qualche
cipolla
cruda
.
Io
non
voglio
altro
!
Modesta
si
spaventò
e
si
volse
a
guardare
le
nipoti
.
-
Che
hai
?
La
febbre
!
Quando
t
'
è
venuta
?
Egli
entrava
da
una
stanza
a
un
'
altra
,
e
riesciva
subito
.
Non
capivano
quel
che
volesse
.
Egli
chiese
,
sempre
senza
fermarsi
:
-
Chiarina
,
è
venuto
già
il
tuo
fidanzato
?
La
ragazza
gli
rispose
,
ridendo
:
-
Viene
questa
sera
.
Lo
zio
le
fece
una
carezza
sotto
il
mento
e
girò
gli
occhi
su
attorno
al
soffitto
.
-
Niccolò
,
che
hai
?
Mi
fai
battere
il
cuore
.
Io
mando
a
chiamare
il
medico
.
-
Il
medico
?
Non
ce
n
'
è
bisogno
.
Sono
venuto
a
farvi
una
visita
e
a
cercare
il
mio
cappello
sodo
,
che
mi
pareva
d
'
averlo
attaccato
in
questa
stanza
.
Ma
non
s
'
era
ancora
fermato
;
e
la
moglie
gli
domandò
:
-
E
,
ora
,
dove
te
ne
vai
?
Ella
e
le
nipoti
gli
andavano
dietro
,
di
stanza
in
stanza
.
-
Voi
,
piuttosto
,
che
volete
da
me
?
O
se
io
volessi
vivere
solo
da
qui
in
avanti
?
Toh
,
non
mi
piace
più
avere
moglie
e
stare
con
tutti
voi
.
Siamo
troppi
!
Modesta
,
allora
,
credette
che
burlasse
;
e
gli
disse
,
facetamente
,
sebbene
non
del
tutto
rassicurata
:
-
Se
mi
vuoi
lasciare
,
io
ne
sono
più
contenta
di
te
.
Egli
rise
a
singhiozzi
,
come
sforzandocisi
.
E
,
rendendosi
conto
del
suo
stato
d
'
animo
,
all
'
improvviso
,
lo
continuò
finché
non
fu
all
'
uscio
:
l
'
aprì
,
mandò
indietro
la
moglie
e
saltò
giù
per
le
scale
.
Egli
si
chiedeva
perché
gli
fosse
venuto
quell
'
estro
poco
serio
,
mentre
in
bottega
aveva
lasciato
Giulio
solo
.
Gli
chiese
,
rientrando
:
-
Che
hai
fatto
mentre
non
c
'
ero
?
Giulio
gli
sorrise
:
-
T
'
ho
accomodato
la
sedia
e
mi
son
messo
a
segnare
sul
registro
quel
pacco
di
libri
arrivato
stamani
.
-
Che
roba
è
?
-
Romanzi
,
novelle
...
-
Pappa
sciapa
per
chi
non
ha
niente
da
pensare
.
Al
macero
!
E
,
messosi
a
ciancicarsi
le
unghie
,
disse
:
-
Io
prenderei
quelli
che
scrivono
i
libri
e
con
una
frusta
li
farei
ballare
a
suon
di
lividure
.
-
Codesti
son
ghiribizzi
!
-
O
alla
cambiale
non
ci
pensi
più
?
Giulio
,
che
se
n
'
era
un
poco
dimenticato
,
gli
disse
:
-
Lasciami
respirare
!
-
Ho
capito
:
ci
penso
più
io
di
te
.
-
Perché
?
Che
hai
fatto
?
Hai
trovato
i
denari
?
-
È
inutile
che
tu
mi
faccia
l
'
ironico
.
E
sperò
che
Giulio
avesse
già
rimediato
,
parendogli
più
tranquillo
.
Perciò
,
lo
guardò
,
aspettando
che
tenesse
a
bocca
dolce
anche
lui
.
Ma
Giulio
gli
disse
,
accorato
:
-
Questa
volta
scivoliamo
senza
poterci
aggrappare
a
niente
!
Tu
,
ancora
,
non
ci
vuoi
credere
!
-
Fino
ad
ora
,
la
fortuna
ci
ha
sempre
assistito
!
-
Ed
ora
ci
ha
lasciato
.
-
Vuol
dire
che
subiremo
insieme
la
stessa
sorte
:
io
non
sono
come
Enrico
.
-
Pensavo
,
invece
,
se
qualcuno
di
voi
si
potesse
salvare
.
-
A
quale
scopo
?
-
È
vero
:
se
tocca
a
me
,
anche
voi
dovete
fare
lo
stesso
.
Ma
Niccolò
non
avrebbe
potuto
resistere
di
più
alla
monotonia
di
questa
tristezza
sconsolata
.
Egli
cominciò
a
muoversi
e
poi
a
dimenarsi
su
la
sedia
;
come
quando
,
d
'
estate
,
per
chiappare
una
mosca
picchiava
e
sbatacchiava
le
mani
da
per
tutto
.
Giulio
se
ne
accorse
e
gli
disse
:
-
Vai
a
fare
una
bella
scorpacciata
d
'
aria
!
Non
è
mica
necessario
che
tu
stia
qui
perché
ci
sto
io
!
Ma
il
suo
dolore
,
che
doveva
sopportare
da
solo
,
si
fece
più
vivo
;
con
un
'
acutezza
felina
.
Niccolò
rispose
:
-
Ti
garantisco
che
non
perderò
mai
il
mio
appetito
.
Se
,
stasera
,
avessimo
una
mezza
dozzina
di
beccacce
arrosto
,
io
pulirei
anche
gli
ossi
.
La
soddisfazione
di
farmi
stare
male
non
l
'
avrà
mai
nessuno
.
Alla
bottega
sarei
il
primo
io
a
darle
fuoco
!
Perché
te
la
vuoi
prendere
,
Giulio
?
-
C
'
è
bisogno
che
tu
mi
metta
coraggio
?
Io
non
mi
sono
mai
sentito
galantuomo
e
leale
come
ora
!
Mi
sembra
di
non
avere
più
nulla
da
chiedere
;
né
agli
uomini
né
a
Dio
.
La
mia
volontà
consiste
appunto
nel
rendermi
conto
del
mio
tracollo
.
È
una
specie
di
orgoglio
alla
rovescia
;
ma
sempre
orgoglio
.
Ho
fatto
di
tutto
non
per
essere
un
signore
,
perché
non
sarebbe
stato
possibile
,
ma
per
mantenerci
quel
che
avevamo
avuto
da
nostro
padre
.
Se
non
m
'
è
riescito
,
non
è
colpa
mia
.
Nondimeno
,
mi
prendo
lo
stesso
la
colpa
;
e
voglio
morire
con
più
coscienza
di
quella
che
avevo
due
o
tre
anni
fa
.
Era
destinato
ch
'
io
dovessi
finire
male
,
e
non
me
ne
lamento
.
Qualcuno
potrà
dire
che
s
'
era
sbagliato
ad
avermi
stima
;
e
io
gli
rispondo
che
ora
faccio
a
meno
di
qualunque
stima
.
Sono
io
,
proprio
io
,
che
gli
toglierei
qualunque
illusione
.
Nessuno
può
pretendere
da
me
che
io
non
sia
come
Dio
mi
ha
messo
al
mondo
.
Non
ho
mai
recato
,
volontariamente
,
male
a
nessuno
.
Ho
fatto
le
firme
false
,
solo
perché
la
mia
firma
vera
non
avrebbe
contato
nulla
.
Niccolò
,
per
approvare
,
fece
una
specie
di
grugnito
;
e
disse
un
'
imprecazione
con
una
parola
oscena
.
Ma
Giulio
si
sentiva
come
morire
,
desiderando
lo
stesso
di
sacrificarsi
senza
chiedere
un
limite
.
-
Nessuno
,
se
sapesse
ch
'
io
sono
un
falsario
,
mi
darebbe
la
mano
.
Non
me
ne
importa
più
!
Gli
mancava
anche
il
respiro
,
e
dovette
riposarsi
.
Niccolò
gli
disse
:
-
Io
solo
,
che
t
'
ho
sentito
parlare
così
,
e
ti
sono
fratello
,
posso
apprezzarti
.
Ma
anche
di
me
non
te
ne
deve
importare
!
Sono
io
che
seguo
te
,
se
non
vuoi
che
io
sparisca
alla
chetichella
.
Ora
,
stiamo
zitti
perché
entra
il
verro
!
Enrico
,
con
la
sua
collottola
dura
di
lardo
e
di
cotenna
,
entrò
anche
più
fosco
e
imbiecato
degli
altri
giorni
.
Giulio
,
senza
nessun
rancore
e
senza
nessuna
animosità
,
gli
chiese
:
-
Che
vuoi
?
Egli
,
prima
,
biascicò
senza
rispondere
;
poi
,
disse
:
-
Domani
è
domenica
:
vogliamo
mangiare
una
spiedonata
di
tordi
?
Li
ho
visti
da
Cicia
,
legati
a
mazzi
.
Mi
son
parsi
grassi
abbastanza
.
Niccolò
,
allora
,
bofonchiò
:
-
Io
domani
non
mangio
con
voi
!
-
E
perché
?
Dove
vai
?
Niccolò
,
con
un
tono
da
gradassata
,
insolente
,
rispose
:
-
A
Firenze
.
È
tanto
tempo
che
non
assaggio
più
i
fagioli
cotti
in
forno
;
come
li
fanno
i
fiorentini
.
Questi
di
Siena
non
sono
buoni
.
Giulio
rispose
,
ad
ambedue
,
con
una
voce
pacata
;
che
commoveva
:
-
Domani
tu
mangerai
i
fagioli
a
Firenze
,
e
tu
comprerai
i
tordi
da
Cicia
.
Vi
manca
altro
?
CAPITOLO
X
La
domenica
,
Giulio
e
il
cavaliere
Nicchioli
fecero
un
'
altra
passeggiata
.
Niccolò
era
andato
a
Firenze
;
e
perché
non
lo
dissuadessero
,
aveva
evitato
di
parlare
a
solo
con
i
fratelli
.
Quando
prendeva
di
queste
decisioni
,
doventava
intrattabile
;
rifiutando
di
darne
qualunque
giustificazione
.
Non
riescivano
né
meno
a
trovarlo
.
Il
cavaliere
chiese
a
Giulio
:
-
Vogliamo
andare
da
Ovile
a
Pispini
?
Il
libraio
era
distratto
,
e
rispose
:
-
Dove
vuole
lei
.
Per
me
,
è
lo
stesso
.
Nell
'
aria
c
'
era
una
dolcezza
pungente
;
e
le
campagne
parevano
gli
avanzi
della
primavera
.
Quasi
tutti
i
contadini
avevano
vendemmiato
;
e
perciò
i
cancelli
su
le
strade
erano
aperti
;
ma
portavano
ancora
le
spine
.
Siena
è
come
tante
strisce
dritte
di
tetti
e
di
facciate
,
della
stessa
altezza
;
che
si
alzano
invece
all
'
improvviso
dove
le
case
vengono
più
in
fuori
,
pigliando
un
poco
di
poggetto
.
Ma
San
Francesco
e
Provenzano
,
con
spicchi
di
case
in
mezzo
,
da
un
'
altra
parte
della
città
,
taglierebbero
quelle
strisce
quasi
ad
angolo
retto
se
in
quel
punto
la
pendenza
non
fosse
più
ripida
.
E
le
mura
della
cinta
,
trattenute
dalle
loro
torrette
smozzicate
e
vuote
,
lasciano
un
gran
spazio
libero
;
venendo
fin
giù
alla
strada
;
come
una
corda
allentata
.
Poi
,
la
strada
gira
troppo
sotto
la
cinta
;
e
Siena
non
si
vede
più
.
Ma
dopo
un
poco
ritorna
;
con
le
case
ammucchiate
alla
ridossa
.
E
la
Torre
del
Mangia
pare
che
si
spenzoli
,
su
alta
nel
cielo
,
dalle
mura
.
Il
cavaliere
disse
:
-
Si
volti
a
vedere
com
'
è
bella
la
nostra
Siena
!
Ma
Giulio
non
aveva
voglia
di
guardare
.
Aspettando
l
'
ora
dell
'
appuntamento
s
'
era
sempre
più
persuaso
che
a
chiedere
al
Nicchioli
un
'
altra
firma
si
sarebbe
compromesso
;
o
,
per
lo
meno
,
gli
avrebbe
suggerito
un
sospetto
troppo
forte
.
E
,
poi
,
si
sentiva
con
lui
di
una
timidità
molle
.
L
'
averlo
ingannato
gli
metteva
nell
'
animo
il
desiderio
di
compensarlo
con
una
devozione
intima
e
profonda
.
Ma
,
standoci
insieme
,
fu
tentato
;
e
gli
parve
possibile
che
il
cavaliere
avrebbe
annuito
a
firmare
un
'
altra
volta
.
Era
,
del
resto
,
il
mezzo
di
salvarsi
soltanto
per
altre
poche
settimane
e
basta
!
Ma
quando
sentì
che
gli
parlava
con
quella
sua
tenerezza
vanitosa
e
saccente
,
gli
disse
:
-
Domani
avrei
bisogno
da
lei
di
una
gentilezza
che
m
'
ha
fatto
un
'
altra
volta
.
-
Se
posso
,
volentieri
!
Giulio
ebbe
un
gran
rivoltolone
dentro
,
e
continuò
come
se
fosse
fatale
non
potersi
trattenere
più
:
-
Ci
fanno
comodo
altri
denari
...
Il
cavaliere
impallidì
,
e
chiese
:
-
Quanti
?
-
Un
diecimila
lire
!
-
E
perché
?
-
Siamo
restati
al
secco
.
Il
cavaliere
trasecolava
e
allibiva
;
e
Giulio
si
accorse
che
,
parlando
,
aveva
dato
il
tracollo
a
tutto
.
Ma
gli
pareva
già
da
un
tempo
incalcolabile
e
che
fosse
possibile
rimediare
.
Stava
per
dire
che
non
era
vero
,
quando
s
'
accorse
che
il
cavaliere
non
aveva
più
nessuna
stima
di
lui
.
Allora
si
raccomandò
come
un
ragazzo
,
cercando
di
fargli
credere
che
si
trattasse
quasi
di
un
capriccio
,
di
una
necessità
non
indispensabile
;
quasi
di
un
lusso
.
Gli
premeva
che
il
Nicchioli
non
sospettasse
,
e
sorrise
.
Ma
il
cavaliere
,
addirittura
di
un
altro
umore
,
non
dette
retta
a
quel
sorriso
.
Che
gli
era
avvenuto
?
Non
alzava
più
gli
occhi
e
non
aveva
più
voglia
di
parlare
.
Questo
cambiamento
sembrava
pieno
di
conseguenze
cattive
.
Camminava
più
lesto
,
come
se
non
potesse
stare
più
con
lui
.
Era
adirato
?
Era
finita
la
loro
amicizia
?
O
sarebbe
andato
a
informarsi
alla
banca
?
Ma
non
indovinò
nulla
,
benché
il
cavaliere
,
lasciandolo
,
gli
desse
la
mano
in
un
modo
come
per
rimproverarlo
.
In
casa
,
Giulio
trovò
Enrico
che
insegnava
a
giocare
a
dama
alle
nipoti
;
mentre
stava
su
una
poltrona
con
un
piede
dentro
un
senapismo
caldo
,
perché
durante
la
notte
aveva
avuto
un
altro
attacco
di
gotta
.
Modesta
vicino
alla
finestra
,
cuciva
.
Egli
entrò
in
camera
,
e
ci
si
chiuse
.
Sentì
che
per
lui
vivere
era
doventata
una
cosa
del
tutto
involontaria
.
Non
gli
importava
più
di
niente
,
e
le
voci
di
quelli
che
parlavano
nella
stanza
accanto
gli
sembrava
che
si
fermassero
a
una
specie
d
'
ostacolo
;
che
le
lasciava
passare
oltre
.
Egli
,
a
un
certo
momento
,
si
voltò
perfino
per
vedere
se
quell
'
ostacolo
era
visibile
!
Non
riesciva
né
meno
ad
essere
triste
e
a
preoccuparsi
:
una
chiarezza
fatale
ed
inalterata
gli
faceva
conoscere
,
con
un
gran
guazzabuglio
di
ricordi
e
di
pensieri
,
ch
'
egli
non
avrebbe
potuto
cambiare
nulla
.
Sentiva
dissolversi
ogni
cosa
e
non
riusciva
più
a
prendere
una
decisione
.
Anzi
,
gli
pareva
proibito
per
sempre
che
egli
potesse
trovare
una
ragione
qualunque
di
quel
silenzio
cosciente
.
Se
uno
avesse
parlato
di
cose
allegre
,
gli
avrebbe
fatto
piacere
;
e
gli
sarebbe
parso
naturale
.
Pensava
volentieri
che
Niccolò
era
andato
a
Firenze
per
divertirsi
;
ed
egli
stesso
non
credeva
più
che
il
giorno
dopo
c
'
era
la
scadenza
d
'
una
cambiale
.
S
'
allontanava
agevolmente
dalla
realtà
;
e
gli
pareva
che
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
riavvicinarcisi
.
S
'
accorse
che
non
parlavano
più
;
ed
Enrico
,
sporgendo
la
testa
dall
'
uscio
,
dopo
un
bel
pezzo
,
gli
chiese
:
-
Sei
stato
con
il
cavaliere
?
-
Sì
:
quasi
due
ore
.
C
'
è
qualche
motivo
perché
tu
me
lo
domandi
?
-
Volevo
sapere
quel
che
ne
pensi
,
e
se
gli
hai
detto
niente
.
Non
te
ne
fidare
:
è
doppio
come
le
cipolle
.
-
Ma
ti
pare
che
io
volessi
entrare
con
lui
in
certi
gineprai
?
Egli
aveva
tutt
'
altro
per
la
testa
.
Non
sarebbe
stato
né
meno
educazione
!
-
Allora
,
hai
agito
bene
.
-
Sono
venuto
al
mondo
stamattina
?
-
Lo
so
.
Ma
te
l
'
ho
chiesto
tanto
per
potermi
regolare
nel
caso
che
lo
incontrassi
io
.
-
Tu
farai
sempre
conto
di
cadere
dalle
nuvole
,
qualunque
cosa
ti
domandi
.
-
Siamo
d
'
accordo
.
O
perché
te
ne
stai
costì
solo
?
Vieni
di
qua
anche
tu
.
Le
bambine
escono
con
Modesta
.
Giulio
rispose
come
se
il
fratello
cercasse
di
fargli
commettere
qualche
errore
:
-
Perché
devo
muovermi
di
qui
?
Ci
sto
così
bene
!
-
Allora
,
se
credi
,
fai
il
tuo
comodo
.
E
,
ritirata
la
testa
,
chiuse
l
'
uscio
.
Ma
,
istantaneamente
,
Giulio
si
sentì
invadere
come
da
un
delirio
senza
scampo
.
Chi
lo
avrebbe
trattenuto
perché
non
andasse
in
mezzo
alla
cognata
e
alle
nipoti
gridando
?
Come
avrebbe
potuto
fare
a
non
buttarsi
a
capofitto
contro
il
muro
?
Chi
lo
poteva
tenere
,
nella
strada
,
che
non
corresse
per
tutta
Siena
?
Bisognava
,
dunque
,
che
egli
si
preparasse
a
commettere
chi
sa
quale
stravaganza
,
che
avrebbe
fatto
effetto
a
tutti
.
"
Ecco
,
egli
pensava
,
come
un
uomo
può
cambiarsi
!
È
lo
stesso
di
una
malattia
,
che
viene
quando
non
ci
si
pensa
né
meno
!
"
Ma
egli
restava
a
sedere
;
e
nessuno
,
vedendolo
,
avrebbe
potuto
sospettare
di
niente
.
Gli
seccò
che
le
nipoti
andassero
a
salutarlo
e
a
baciarlo
.
Pensava
:
"
C
'
è
bisogno
di
queste
smancerie
?
"
E
non
si
rendeva
conto
che
esse
avevano
fatto
sempre
così
.
Poi
,
pensava
:
"
Tutta
la
nostra
regola
di
vivere
dev
'
essere
intesa
in
un
altro
modo
.
Altrimenti
,
vuol
dire
che
io
,
in
quarant
'
anni
che
ho
,
non
sono
mai
riescito
ad
imbastire
attorno
a
me
una
cosa
che
mi
possa
fare
veramente
piacere
e
che
risponda
ai
miei
sentimenti
.
Perché
gli
altri
mi
credono
eguale
a
loro
?
Perché
gliel
'
ho
fatto
credere
io
.
E
perché
se
io
dicessi
a
loro
quel
che
penso
,
è
certo
che
ne
proverebbero
dispiacere
e
non
vorrebbero
?
Vuol
dire
che
io
li
ho
tanto
abituati
a
me
stesso
e
ad
essere
così
,
che
io
ho
perduto
ormai
qualunque
diritto
a
ricredermi
.
Ho
fatto
bene
o
male
?
E
non
potrebbe
essere
un
bene
anche
per
loro
se
io
riescissi
a
far
conoscere
quel
che
penso
?
Io
ho
continuato
a
vivere
adattandomi
sempre
,
e
costringendo
me
stesso
a
una
certa
regolarità
,
che
mi
sembrava
giusta
ed
opportuna
.
Ora
m
'
accorgo
che
posso
esser
vissuto
soltanto
provvisoriamente
,
finché
un
giorno
dovesse
sopravvenire
un
fatto
decisivo
,
come
quello
della
cambiale
,
che
farà
doventare
debole
ciò
che
prima
mi
sembrava
sicuramente
forte
e
scelto
bene
.
E
se
io
non
volessi
più
obbedire
a
tutto
ciò
che
fa
parte
anche
di
me
stesso
,
mi
troverei
obbligato
a
non
stare
più
in
questa
casa
e
forse
ad
andarmene
chi
sa
dove
.
L
'
impazienza
del
mio
stato
d
'
animo
deliberativo
dipende
soltanto
da
me
;
finché
io
non
l
'
ho
manifestato
a
nessuno
.
Ma
,
siccome
per
eseguire
la
mia
volontà
,
dovrei
necessariamente
,
in
un
modo
o
in
un
altro
,
farla
conoscere
a
loro
,
io
non
sarei
più
libero
come
mi
credo
;
ed
io
,
perciò
,
mi
sono
illuso
da
vero
di
godere
e
di
soffrire
soltanto
per
un
effetto
della
mia
coscienza
.
La
paura
che
io
ho
di
sbagliare
a
prendere
qualche
decisione
,
l
'
impossibilità
anzi
di
prenderla
,
è
la
causa
della
mia
indifferenza
.
Non
vale
,
dunque
,
la
pena
ch
'
io
soffra
;
perché
non
soffro
soltanto
per
me
ma
anche
per
gli
altri
.
Io
vivo
così
perché
essi
vivono
insieme
con
me
.
"
Allora
gli
pareva
possibile
cedere
e
trasmettere
la
sua
sofferenza
a
qualcuno
di
loro
;
ed
egli
ritrarsi
verso
qualche
punto
,
dal
quale
avrebbe
potuto
soltanto
assistere
.
Non
vide
più
perché
egli
avesse
dovuto
continuare
a
vivere
,
e
il
desiderio
della
morte
gli
parve
preferibile
e
necessario
.
"
Essi
mi
fanno
morire
,
senza
ch
'
io
abbia
il
diritto
di
rifiutarmi
.
Anzi
non
mi
preparo
né
meno
a
rifiutarmi
.
E
perché
?
"
Ma
il
perché
non
lo
trovava
;
e
,
a
forza
di
pensarci
,
gli
vennero
in
mente
altre
cose
,
che
con
quella
domanda
non
avevano
più
nessun
legame
.
Almeno
,
quand
'
era
giovine
,
non
gli
era
mai
capitato
di
perdersi
in
queste
possibilità
negative
,
che
ora
filtravano
anche
nel
suo
passato
più
remoto
;
in
quel
passato
che
credeva
invulnerabile
.
Invece
non
esisteva
nessuna
resistenza
;
e
un
giorno
di
disperazione
si
trovava
subito
a
contatto
con
la
sua
giovinezza
;
che
,
con
una
rapidità
da
far
paura
,
era
doventata
soltanto
una
verità
del
suo
sentimento
.
Escì
di
camera
con
un
viso
che
Enrico
gli
domandò
se
si
sentisse
male
.
-
Io
?
Perché
?
Non
sono
mai
stato
come
oggi
!
Niccolò
a
Firenze
s
'
era
divertito
a
girare
tutto
il
giorno
;
senza
parlare
a
nessuno
.
Egli
s
'
incoraggiava
con
energia
ad
essere
senza
preoccupazioni
;
e
camminava
a
testa
alta
,
tronfio
e
rimpettito
,
come
un
signore
che
avesse
a
fare
visite
da
insuperbire
;
e
,
solleticando
il
suo
amor
proprio
,
fossero
dicevoli
soltanto
alle
sue
ricchezze
.
La
giornata
gli
parve
troppo
breve
;
e
soltanto
in
treno
,
mentre
si
riavvicinava
a
Siena
,
ebbe
qualche
dubbio
se
avesse
dovuto
stare
insieme
con
Giulio
.
Ma
si
portò
almeno
un
centinaio
di
ragioni
,
l
'
una
migliore
dell
'
altra
;
che
lo
approvarono
.
"
Avrei
poco
giudizio
se
io
me
la
prendessi
prima
del
tempo
!
Per
oggi
,
è
bene
ch
'
io
abbia
fatto
così
.
"
Quando
il
treno
arrivò
,
era
vicino
a
buio
;
e
Niccolò
non
si
sentì
nessuna
fretta
di
andare
a
casa
.
Lasciò
passarsi
avanti
tutti
gli
altri
scesi
alla
stazione
;
seguiti
dai
facchini
con
le
valigie
in
spalla
;
ed
egli
guardava
Siena
come
se
la
vedesse
per
la
prima
volta
.
Era
tentato
,
perfino
,
di
domandare
quale
strada
dovesse
prendere
!
Si
fermò
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
a
guardare
la
basilica
di
San
Francesco
;
già
scura
d
'
ombra
.
Dirimpetto
,
né
meno
a
mezzo
chilometro
,
il
pendio
d
'
una
collina
era
invece
ancora
chiaro
;
e
,
tra
essa
e
la
basilica
,
la
vallata
che
s
'
allarga
in
pianura
,
non
smettendo
fino
ai
monti
lontani
,
era
azzurrognola
e
placida
;
con
anche
certi
colori
di
grigio
quasi
bianco
.
Un
cipresso
,
da
sopra
una
sporgenza
che
non
si
vede
,
pareva
sospeso
sopra
alla
pianura
.
Sotto
San
Francesco
,
le
case
d
'
Ovile
;
sospinte
e
sdrucciolate
giù
per
lunghi
scarichi
.
Niccolò
si
volse
intorno
,
per
vedere
se
nessuno
lo
notava
.
Desiderava
che
lo
giudicassero
pieno
di
boria
e
d
'
alterigia
;
e
,
andando
a
casa
,
si
soffermò
a
tutte
le
botteghe
dove
erano
ghiottonerie
e
robe
da
mangiare
.
A
casa
disse
giubilando
,
per
vantarsi
:
-
Come
sono
stato
bene
!
Una
giornata
incantevole
!
E
,
poi
,
fingendo
una
magnanimità
compunta
:
-
Scommetto
che
voi
vi
siete
annoiati
!
CAPITOLO
XI
Il
Nicchioli
non
aveva
sospettato
;
ma
gli
era
parso
che
il
libraio
volesse
troppo
approfittarsi
di
lui
;
e
,
perciò
,
s
'
era
imbroncito
.
Dopo
,
però
,
s
'
avvide
ch
'
egli
avrebbe
potuto
essere
più
fermo
senza
alterarsi
.
E
aveva
in
mente
di
spiegarlo
al
Gambi
;
disposto
magari
,
in
seguito
,
e
dopo
aver
visto
le
cose
con
chiarezza
,
a
non
rifiutare
il
suo
aiuto
;
quando
non
ci
fossero
stati
veri
pericoli
.
Non
poteva
darsi
pace
,
anzi
,
d
'
essere
stato
costretto
a
un
diniego
così
reciso
e
anche
umiliante
.
Ma
la
sua
stessa
albagia
buonacciona
non
gli
permetteva
né
meno
di
temere
che
Giulio
avesse
fatto
qualche
imbroglio
.
Egli
,
intanto
,
per
evitare
di
chiedergli
troppo
presto
scusa
e
anche
di
accondiscendere
,
pensò
che
non
doveva
tornare
almeno
per
un
poco
di
tempo
alla
libreria
;
e
,
il
lunedì
,
sebbene
non
ce
ne
avesse
bisogno
,
andò
alle
sue
tenute
di
Monteriggioni
:
così
,
se
lo
avessero
cercato
,
non
lo
avrebbero
trovato
in
casa
.
Bisogna
essere
buoni
,
ma
fino
a
un
certo
punto
!
Il
lunedì
mattina
,
tutti
e
tre
i
fratelli
si
trovarono
nella
libreria
.
Enrico
bofonchiava
abbacchiato
ed
immusonito
;
con
gli
occhi
gonfi
e
pesti
.
Cavò
l
'
orologio
dal
taschino
,
e
disse
:
-
Oh
,
a
presentare
la
cambiale
,
c
'
è
ormai
due
ore
sole
!
Niccolò
,
che
stava
a
capo
riverso
su
la
sua
sedia
,
sbattendo
i
denti
insieme
,
gli
fece
una
sghignazzata
rabbiosa
e
gridò
:
-
Tu
stattene
cheto
!
Giulio
si
raccomandò
che
non
si
mettessero
a
imbastire
un
litigio
,
perché
gli
avrebbero
fatto
perdere
di
più
la
testa
.
Egli
era
sempre
mite
;
e
restava
assorto
a
almanaccare
la
via
di
scampo
più
prudente
.
Si
teneva
il
mento
con
una
mano
,
e
non
alzava
mai
gli
occhi
.
Le
mani
gli
s
'
erano
affilate
e
parevano
fatte
soltanto
di
tendini
.
Niccolò
non
voleva
essere
distornato
dal
guardarlo
,
aspettando
;
e
preparandogli
un
risolino
.
Ma
Giulio
disse
,
con
una
dolcezza
rassegnata
:
-
Farò
un
'
altra
firma
falsa
.
I
due
fratelli
,
che
s
'
aspettavano
di
meglio
,
restarono
zitti
;
quasi
contrariati
.
Giulio
sentì
che
avevano
ragione
,
e
non
aggiunse
altre
parole
.
Allora
,
Enrico
disse
,
con
una
certa
vivacità
che
credeva
approvata
da
Niccolò
:
-
Se
non
trovi
un
santo
più
fidato
!
-
Non
abbiamo
fatto
così
le
altre
volte
?
-
Ma
...
sarebbe
tempo
di
smettere
.
Niccolò
si
drizzò
e
disse
a
Giulio
,
andando
alla
scrivania
:
-
Dammi
quel
che
ci
vuole
per
comprare
la
cambiale
:
ci
vado
io
.
Enrico
disse
:
-
Aspetta
!
Riflettiamo
,
prima
!
Allora
,
Giulio
rimise
i
soldi
nella
ciotola
di
legno
;
pigiandoci
la
punta
delle
dita
sopra
.
Niccolò
sembrava
abbonito
,
quasi
contento
;
come
se
,
anzi
,
avesse
la
bramosia
di
comprare
la
cambiale
.
Egli
ci
teneva
a
farsi
vedere
il
più
sveglio
,
quasi
il
più
sagace
;
ma
siccome
gli
altri
restavano
ancora
indecisi
,
egli
spazientito
si
ributtò
su
la
sedia
,
spingendola
a
dietro
con
tutto
il
corpo
e
puntando
i
piedi
in
terra
.
Badò
se
ci
aveva
un
mezzo
sigaro
,
e
poi
si
mise
a
cacciarsi
le
dita
nel
naso
.
Giulio
teneva
gli
occhi
bassi
,
benché
fosse
voltato
dalla
parte
di
Enrico
;
e
sentiva
le
ciglia
chiudersi
da
sé
,
su
gli
occhi
.
Enrico
disse
:
-
O
quel
mascalzone
del
Nicchioli
non
potrebbe
cavarci
d
'
impiccio
?
Giulio
accennò
di
no
,
con
la
testa
.
-
Ma
bisognerebbe
almeno
che
tu
provassi
!
Giulio
si
fece
di
porpora
,
e
disse
:
-
Glie
ne
parlai
ieri
.
Niccolò
,
allora
,
smosse
un
'
altra
volta
la
sedia
;
che
scricchiolò
come
se
si
sfondasse
.
E
gridò
:
-
Le
bugie
né
meno
tu
me
le
devi
dire
.
-
Che
male
ho
fatto
?
Niccolò
riprendeva
gagliardia
,
quasi
baldanza
.
Andò
fino
alla
porta
,
tornò
a
dietro
;
poi
fece
lo
stesso
altre
due
volte
.
Enrico
gli
disse
:
-
Smetti
.
Non
senti
come
sventoli
?
Egli
,
allora
,
si
piantò
a
sedere
;
e
gridò
:
-
Di
qui
non
mi
alzo
!
Mentre
Giulio
stava
per
dire
a
Enrico
che
intanto
poteva
decidersi
lui
a
comprare
la
cambiale
da
qualche
tabaccaio
,
purché
non
andasse
troppo
lontano
,
entrò
il
Corsali
;
che
aveva
voglia
di
raccontare
un
pettegolezzo
su
certi
suoi
pigionali
;
uno
di
quei
pettegolezzi
che
li
mettevano
di
buon
umore
.
Niccolò
lo
aggredì
:
-
Che
vuoi
?
Non
è
giornata
,
oggi
!
-
Che
ti
è
accaduto
?
Io
non
ne
so
mica
niente
!
-
Vattene
.
-
Oh
,
ma
potresti
usare
modi
più
garbati
!
Niccolò
ringhiò
,
battendo
forte
i
piedi
.
Giulio
gli
fece
capire
,
con
un
cenno
della
testa
,
che
non
potevano
dargli
retta
.
Allora
,
il
Corsali
s
'
arrischiò
:
-
Se
io
posso
esservi
utile
...
Enrico
disse
,
come
se
si
rivolgesse
ai
fratelli
:
-
Non
se
ne
vuole
mica
andare
!
Entra
,
qua
dentro
,
franco
,
quasi
con
brio
...
e
pretende
che
lo
si
tratti
da
persona
educata
!
La
colpa
è
vostra
,
perché
è
sempre
venuto
a
trovare
voi
!
Io
non
l
'
avrei
fatto
passare
né
meno
una
volta
!
Il
Corsali
,
adirato
,
gli
chiese
:
-
E
tu
che
hai
da
guaire
contro
di
me
?
Finché
vi
ho
fatto
comodo
...
Niccolò
rispose
:
-
A
me
non
fa
comodo
nessuno
.
Altro
che
i
signori
.
E
oggi
né
meno
quelli
!
Vattene
,
e
basta
!
-
Mi
meraviglio
di
Giulio
!
Ma
anche
Giulio
sbuffò
;
e
il
Corsali
escì
,
minacciandoli
.
Erano
tutti
e
tre
fuori
di
sé
dalla
collera
;
ed
erano
i
soli
momenti
che
si
volevano
veramente
bene
.
Giulio
,
sicuro
che
nessuno
avrebbe
contraddetto
,
disse
ad
Enrico
:
-
Vai
a
prenderla
!
Restati
soli
,
Giulio
e
Niccolò
sentivano
l
'
uno
per
l
'
altro
una
tenerezza
che
pareva
una
cosa
sola
con
la
loro
collera
.
Anche
Giulio
,
ora
,
era
più
spigliato
;
e
,
quando
venne
la
cambiale
,
la
stese
subito
su
la
scrivania
.
Scelse
una
penna
che
faceva
bene
,
e
la
provò
con
l
'
unghia
del
pollice
;
ma
,
siccome
gli
tremavano
un
poco
le
mani
,
disse
:
-
Prima
è
meglio
ch
'
io
mi
calmi
!
Gli
altri
due
fratelli
,
appoggiati
agli
scaffali
,
gli
stavano
attorno
.
Giulio
accese
una
sigaretta
;
e
,
fumatala
mezza
,
disse
:
-
Ora
sono
in
ordine
!
Si
strinse
forte
le
mani
insieme
,
poi
un
dito
per
volta
della
destra
;
tuffò
la
penna
,
guardò
che
non
fosse
inchiostrata
troppo
;
e
,
tenendo
ferma
la
cambiale
con
la
sinistra
,
cominciò
la
firma
.
In
quel
momento
si
entusiasmava
;
e
,
benché
si
sentisse
sempre
rimescolare
e
come
un
'
interruzione
nella
sua
coscienza
,
non
avrebbe
potuto
fare
a
meno
di
finire
la
firma
;
quasi
protetto
e
scusato
dalla
certezza
della
sua
bravura
.
Egli
esaminò
la
firma
,
da
tutte
le
parti
;
e
la
mostrò
ai
fratelli
;
che
la
trovarono
perfetta
,
confrontandola
con
una
vera
del
Nicchioli
.
Ma
,
fatta
la
firma
,
bisognava
portare
la
cambiale
.
E
la
titubanza
cominciava
qui
.
Per
portarla
,
doveva
ragionare
presso
a
poco
così
:
"
Ormai
è
fatta
,
e
sarei
ridicolo
che
me
ne
pentissi
e
me
ne
vergognassi
.
Se
è
fatta
,
vuol
dire
ch
'
io
devo
prendere
la
cambiale
e
portarla
alla
banca
.
A
che
cosa
servirebbe
,
se
no
?
Sono
doventato
un
ragazzo
che
non
sa
quello
che
deve
lambiccare
?
"
Ma
quella
mattina
non
ebbe
tempo
per
queste
riflessioni
,
e
né
meno
per
altre
più
brevi
;
perché
tanto
Niccolò
che
Enrico
gli
intimarono
:
-
Non
bisogna
perdere
più
tempo
!
C
'
è
mezz
'
ora
soltanto
!
Alzati
da
sedere
!
Egli
prese
la
cambiale
ed
obbedì
.
Ma
,
per
la
strada
,
sentiva
di
perdere
quella
specie
di
sicurezza
;
e
camminava
sempre
più
a
rilento
.
Avrebbe
potuto
tornare
a
dietro
o
strappare
la
cambiale
?
Egli
ci
pensò
,
un
attimo
solo
e
come
a
una
cosa
impossibile
.
C
'
erano
dinanzi
a
lui
tante
vie
,
ma
egli
doveva
prendere
quella
della
banca
.
Quando
fu
su
per
le
scale
,
pulite
ed
eleganti
,
riconobbe
l
'
odore
che
veniva
sempre
da
quegli
uffici
.
Molta
gente
scendeva
e
saliva
;
egli
ne
conosceva
parecchi
e
s
'
affrettava
a
salutarli
.
Giunto
allo
sportello
dove
accettavano
gli
sconti
,
dovette
attendere
perché
c
'
erano
almeno
una
dozzina
di
persone
.
Ma
non
gli
venne
mai
in
mente
di
andarsene
;
anzi
,
ostentava
di
avere
fretta
;
e
consegnò
la
cambiale
all
'
impiegato
,
con
un
sorriso
convenzionale
;
da
commerciante
conosciuto
e
accreditato
.
Poi
chiese
,
scherzando
:
-
Va
bene
?
L
'
impiegato
,
con
un
moto
della
testa
,
rispose
:
-
Benissimo
!
E
buttò
la
cambiale
,
insieme
con
le
altre
,
in
una
cestina
di
vimini
.
Giulio
,
scendendo
con
più
allegrezza
,
pensava
:
"
Anche
questa
volta
il
colpo
è
fatto
!
"
Ma
s
'
accorgeva
che
la
sua
allegria
era
impacciata
e
malsicura
:
pareva
che
egli
non
avesse
forza
.
Si
sentiva
,
ora
,
come
un
convalescente
;
che
comincia
a
riconoscere
le
proprie
sensazioni
e
le
trova
troppo
vecchie
e
usate
.
E
vuole
averle
più
intense
.
Ma
non
tardò
molto
a
confessarsi
ripreso
in
mezzo
al
disordine
delle
sue
preoccupazioni
.
In
bottega
c
'
era
il
Nisard
,
che
parlava
con
quella
voce
che
viene
quando
ci
si
trova
tra
persone
in
lutto
.
Egli
non
capiva
che
cosa
avessero
;
ma
voleva
rendersi
gradevole
e
non
far
pesare
quella
specie
di
giocondità
corretta
,
quasi
precisa
e
convenuta
,
che
era
della
sua
indole
;
pur
senza
essere
costretto
a
lasciarla
per
gli
altri
.
Giulio
,
con
un
cenno
,
fece
capire
ai
fratelli
che
la
cambiale
era
stata
presa
;
e
si
mise
alla
scrivania
,
un
poco
impacciato
e
incuriosito
di
quel
che
parlavano
.
Soffiò
meticolosamente
la
polvere
su
la
scrivania
;
quasi
toccandola
con
le
guance
,
per
piegare
la
testa
e
sogguardare
da
vicino
e
contro
luce
.
Il
Nisard
gli
piaceva
,
anche
perché
gli
parlava
di
pittura
antica
;
e
con
lui
poteva
mostrare
la
sua
erudizione
di
bibliofilo
;
sempre
con
un
'
ironia
astuta
e
bonaria
.
Possedeva
parecchi
libri
rari
;
e
,
facendoli
vedere
con
una
compiacenza
particolare
,
li
sfogliava
come
se
li
accarezzasse
.
S
'
intendeva
bene
di
stampe
vecchie
e
le
riconosceva
subito
;
sorridendo
come
una
zitellona
,
con
il
labbro
di
sotto
che
gli
pendeva
.
Il
Nisard
capì
,
con
un
'
occhiata
,
che
anche
Giulio
era
molto
differente
agli
altri
giorni
;
e
perché
fossero
costretti
ad
ammirare
la
sua
amabilità
,
sfoggiò
,
prima
di
andarsene
,
qualche
parola
come
egli
solo
sapeva
scegliere
in
certe
circostanze
.
Come
fu
escito
,
Giulio
disse
:
-
Domani
sapremo
se
la
cambiale
sarà
accettata
dalla
banca
!
Niccolò
rispose
:
-
Ne
sono
arcisicuro
!
Ma
Enrico
non
era
del
suo
parere
e
scuoteva
la
testa
.
Poi
s
'
impennò
:
-
Se
io
fossi
certo
che
la
respingono
,
anderei
ad
ammazzarli
uno
per
volta
!
Ladri
!
Che
ci
rimettono
,
loro
,
a
farci
questo
piacere
?
Vorrei
che
si
trovassero
con
l
'
acqua
alla
gola
come
noi
!
Niccolò
seguitò
,
per
un
pezzo
,
a
sostenere
che
aveva
torto
.
-
Ah
,
ah
,
ah
!
Tu
non
ne
infili
né
meno
una
!
Anzi
sono
sicuro
,
appunto
perché
tu
dici
di
no
,
che
la
cambiale
sarà
presa
!
Andrà
a
vele
gonfie
!
Mi
par
di
vederla
,
quando
la
prenderanno
in
mano
quelli
che
devono
decidere
!
Perdio
!
Siamo
galantuomini
,
per
ora
!
Anche
Giulio
allora
si
rifece
animo
;
e
disse
cose
strampalate
:
-
Ci
penserò
tutto
il
giorno
;
così
,
la
cambiale
doventerà
viva
come
se
nel
suo
posto
ci
fossi
io
e
potrà
parlare
da
sé
!
Enrico
chiese
:
-
O
,
allora
,
perché
dianzi
ci
siamo
tanto
rannuvolati
?
Se
viene
il
Corsali
,
quando
io
non
ci
sono
,
ditegli
a
nome
mio
che
non
lo
volevo
offendere
sul
serio
!
Giulio
gli
chiese
:
-
E
dove
hai
da
andare
?
-
Vado
a
giocare
due
o
tre
briscole
;
perché
non
ne
posso
fare
a
meno
!
Mi
parrebbe
di
non
essere
più
io
!
Niccolò
era
così
nervosamente
allegro
che
cominciò
a
canticchiare
sguaiataggini
.
Giulio
lo
ascoltava
;
ma
ad
un
tratto
,
senza
osare
di
dirlo
a
lui
,
sentì
come
un
fendente
dal
capo
ai
piedi
.
Per
salvarsi
,
nascose
il
viso
tra
le
mani
.
CAPITOLO
XII
Alla
banca
,
un
amico
del
Nicchioli
si
stupì
che
egli
avesse
firmato
per
i
Gambi
un
'
altra
cambiale
;
e
pensò
di
dirglielo
.
Il
Nicchioli
non
voleva
crederci
,
e
restò
così
sconvolto
ed
atterrito
delle
conseguenze
che
né
meno
la
moglie
riescì
a
calmarlo
.
Si
spense
in
lui
ogni
stima
per
gli
altri
;
e
se
si
fosse
ritrovato
,
da
un
giorno
a
un
altro
,
senza
più
niente
,
non
avrebbe
potuto
accasciarsi
di
più
.
La
moglie
gli
diceva
che
,
dopo
tutto
,
sessanta
o
settanta
mila
lire
perdute
,
se
dal
fallimento
non
ci
fosse
stato
da
prendere
né
meno
una
lira
,
erano
per
lui
soltanto
un
anno
e
forse
meno
di
rendita
.
Egli
le
dava
ragione
,
le
baciava
le
mani
mentre
ella
lo
accarezzava
;
ma
,
dopo
un
poco
,
ricominciava
a
smaniare
più
di
prima
;
senza
sapere
se
andava
la
sera
stessa
a
trovare
i
Gambi
o
se
aspettava
il
giorno
dopo
;
quando
si
fosse
rimesso
e
fosse
tornato
in
sé
.
La
moglie
non
lo
fece
escire
;
ed
egli
la
notte
non
poté
mai
addormentarsi
.
Verso
la
mattina
,
pianse
per
più
di
un
'
ora
,
zitto
zitto
;
e
poté
assopirsi
anche
perché
era
sfinito
.
Si
alzò
con
il
proposito
di
andare
alla
libreria
,
a
farsi
vedere
sdegnato
e
a
trattar
male
i
Gambi
;
ma
,
per
la
strada
,
la
sua
furia
diminuiva
;
ed
era
così
debole
che
sudava
.
Egli
non
ebbe
animo
d
'
entrare
solo
;
e
andò
a
prendere
,
in
casa
,
il
Corsali
;
che
credeva
piuttosto
di
sognare
.
Intanto
,
i
Gambi
sapevano
che
la
cambiale
era
stata
non
solo
respinta
,
ma
anche
denunciata
.
Pareva
che
già
lo
sapesse
anche
tutta
Siena
;
perché
molti
ne
parlavano
a
voce
alta
,
fermandosi
davanti
alla
libreria
;
dicendo
che
si
trattava
di
quasi
novantamila
lire
;
e
qualcuno
assicurava
centomila
.
Enrico
era
andato
a
quella
bettola
,
a
combinare
una
partita
a
carte
per
la
sera
;
e
un
suo
conoscente
gli
aveva
riso
su
la
faccia
.
Egli
,
sgattaiolando
,
corse
ad
avvertire
i
fratelli
;
facendo
loro
vedere
con
che
aria
la
gente
si
fermava
davanti
alla
libreria
.
Non
c
'
era
più
niente
da
sperare
!
Giulio
cadde
in
deliquio
;
e
Niccolò
,
stringendo
la
sua
testa
tra
le
mani
,
lo
baciava
e
lo
chiamava
per
nome
.
Enrico
,
per
non
trovarsi
a
qualche
umiliazione
brutta
,
andò
a
turarsi
in
casa
.
E
,
per
essere
il
primo
,
disse
tutto
a
Modesta
;
che
cominciò
a
disperarsi
strillando
,
insieme
con
le
nipoti
.
Quando
Giulio
si
riebbe
,
non
pianse
;
ma
aveva
gli
occhi
di
chi
ha
sparso
sempre
lagrime
.
Niccolò
non
stava
fermo
,
andava
per
tutti
i
cantucci
della
libreria
;
fremendo
,
bestemmiando
e
insultando
chiunque
gli
veniva
alla
mente
.
La
sua
voce
sembrava
un
legno
grosso
che
si
stronca
;
ma
c
'
era
sempre
una
specie
di
risata
,
che
la
rendeva
più
tagliente
e
sanguigna
.
Quando
apparve
il
Nicchioli
seguito
dal
Corsali
,
che
avrebbe
voluto
non
essere
lì
,
per
paura
che
poi
i
Gambi
si
sarebbero
rifatti
sfogandosi
contro
di
lui
,
Niccolò
si
fermò
di
botto
,
sbiancando
come
se
dovesse
venirgli
male
;
e
Giulio
cadde
un
'
altra
volta
in
deliquio
.
Il
Nicchioli
disse
a
Niccolò
,
senz
'
essere
sicuro
che
egli
l
'
ascoltasse
:
-
Avrei
diritto
di
dirvi
quel
che
penso
e
tutto
quel
che
volessi
,
ma
ho
compassione
di
voi
!
Niccolò
fece
un
gesto
,
come
per
trattenerlo
e
per
accennargli
Giulio
abbandonato
addosso
alla
scrivania
;
ma
il
Nicchioli
non
volle
sentire
niente
,
e
rispose
:
-
Non
ce
n
'
è
bisogno
.
Mi
aspettavo
più
coscienza
!
Il
Corsali
,
che
si
teneva
a
una
certa
distanza
,
gli
aprì
la
porta
;
e
,
prima
di
escire
anche
lui
,
disse
:
-
Più
tardi
tornerò
!
Allora
a
Niccolò
venne
da
ridere
;
ma
a
vedere
il
fratello
come
un
morto
s
'
infuriava
;
e
lo
sollevò
di
peso
,
accomodandolo
su
la
sedia
.
Egli
pensava
:
"
Ci
dovrebbe
essere
Modesta
!
Io
non
lo
so
assistere
!
"
Giulio
,
aprendo
gli
occhi
,
disse
:
-
Che
m
'
è
accaduto
?
Mi
son
sentito
girare
la
testa
.
Guarda
che
le
mie
lenti
non
si
siano
rotte
.
Niccolò
glie
le
dette
,
e
gli
disse
:
-
Bisogna
che
tu
sia
più
forte
!
Giulio
,
tentando
di
sorridere
,
chiese
:
-
Il
Nicchioli
se
n
'
è
andato
subito
?
-
Quasi
.
-
Che
ti
ha
detto
?
Volevo
parlargli
io
!
-
Non
ha
detto
niente
!
Se
non
fosse
un
imbecille
,
dovrebbe
pagare
la
cambiale
;
e
anche
lui
eviterebbe
quel
che
cerca
facendoci
fallire
!
Giulio
disse
:
-
Mi
pare
di
sentirmi
male
.
Ma
Niccolò
vide
alcune
persone
ferme
dinanzi
alla
bottega
;
allora
,
andò
dietro
i
vetri
e
fece
una
risata
:
le
persone
,
sorprese
e
vergognose
s
'
allontanarono
.
-
Credono
che
io
gliela
dia
vinta
!
Altro
che
fallimenti
ci
vogliono
!
Niccolò
non
si
leva
di
cappello
a
nessuno
!
Senti
,
Giulio
,
non
ti
affliggere
come
fai
.
Non
ti
posso
sopportare
.
Guarda
il
contegno
che
tengo
io
!
Guarda
:
non
mi
tremano
né
meno
le
mani
!
E
tese
il
braccio
;
ma
la
mano
gli
tremava
così
forte
che
la
ritirò
subito
.
-
Che
gente
!
Pare
che
i
soldi
li
abbiamo
presi
a
loro
!
Che
gliene
importa
?
Non
si
sapesse
,
che
sono
tutti
peggio
di
noi
!
Poi
,
credendo
di
avere
già
influito
sul
fratello
,
disse
:
-
Per
me
,
sono
contento
se
mi
resta
questa
cassapanca
.
Me
la
faccio
mettere
in
camera
,
e
me
la
guarderò
quanto
voglio
.
Ma
Giulio
si
sentiva
trafitto
,
e
non
avrebbe
voluto
parlare
più
.
Egli
,
nello
stesso
tempo
,
provava
una
grande
dolcezza
,
quasi
una
grande
contentezza
,
che
gli
faceva
desiderare
sofferenze
più
acute
.
Gli
pareva
d
'
essere
doventato
,
invece
,
insensibile
;
e
questo
lo
deludeva
.
Non
c
'
era
altro
,
dunque
,
da
inventare
acciocché
egli
fosse
costretto
a
patire
quanto
aveva
sognato
?
Perché
,
dunque
,
viveva
?
Non
era
incompatibile
che
vivesse
se
i
suoi
occhi
vedevano
gli
stessi
scaffali
e
suo
fratello
?
Non
era
immorale
se
egli
,
forse
tra
pochi
minuti
,
doveva
parlare
,
come
una
volta
,
a
Modesta
e
alle
nipoti
?
A
quale
fine
sarebbe
stato
così
differente
a
Enrico
e
anche
a
Niccolò
?
Sapeva
da
sé
quello
che
ormai
era
:
nessuno
glie
lo
avrebbe
potuto
dire
con
più
asprezza
.
Ecco
perché
le
angosce
degli
altri
giorni
oggi
non
tornavano
!
Ecco
perché
sentiva
una
specie
di
serenità
incerta
e
nebulosa
;
ma
quasi
soave
;
come
se
i
suoi
pensieri
si
purificassero
da
sé
,
a
contatto
di
una
misericordia
.
Disse
a
Niccolò
:
-
Io
invidio
quelli
che
possono
credere
.
Niccolò
,
con
un
'
alterezza
violenta
,
chiese
:
-
A
che
?
-
A
Dio
.
Niccolò
non
voleva
sentirne
parlare
,
e
s
'
impazientì
di
più
.
-
Giulio
,
oggi
tu
hai
perso
la
testa
!
Non
ti
giudicavo
così
.
Fammi
sentire
il
polso
se
hai
la
febbre
!
Allora
,
Giulio
disse
:
-
Ho
detto
...
una
cosa
qualunque
.
Piuttosto
,
ora
dovremo
andare
a
casa
;
e
non
potremo
più
nascondere
niente
.
-
Ah
,
certo
!
È
bene
che
anche
Modesta
faccia
buon
viso
alla
sventura
.
Subito
ci
si
deve
avvezzare
!
Ci
penso
io
!
Guai
a
lei
se
piange
!
Non
ci
dormirei
né
meno
insieme
.
Perdio
!
Le
turo
la
bocca
con
le
mani
.
Ci
hai
il
vino
in
casa
?
Ma
anche
egli
,
benché
il
suo
istinto
fosse
sempre
forte
,
si
sentiva
esasperare
;
e
gli
mancava
sempre
di
più
l
'
animo
.
Ed
aveva
paura
di
doversi
pentire
.
Nondimeno
,
per
ora
,
sembrava
capace
di
qualunque
resistenza
e
anche
di
qualunque
eccesso
.
Egli
,
infatti
,
con
le
mani
dietro
la
schiena
,
e
il
sigaro
in
bocca
,
benché
non
avesse
voluto
accenderlo
,
si
mise
al
vetro
della
porta
,
fissando
in
viso
tutti
quelli
che
si
voltavano
;
non
smettendo
se
essi
non
erano
i
primi
.
Poi
,
disse
quasi
allegro
,
benché
con
una
certa
punta
d
'
agrezza
:
-
Giulio
,
fatti
vedere
anche
tu
.
-
Ma
perché
dài
importanza
a
queste
nànnole
?
Vieni
più
in
dentro
,
e
lasciali
stare
quanti
sono
.
Ora
chiudiamo
,
e
andiamo
a
casa
.
Poi
,
sentiremo
quel
che
ci
dovrà
capitare
.
Verranno
a
mettere
i
sigilli
alla
porta
e
poi
...
-
E
poi
?
-
Se
io
sarò
vivo
,
vedrò
.
-
E
io
lo
stesso
.
Escirono
insieme
,
come
non
facevano
da
anni
;
e
insieme
non
ci
sapevano
camminare
.
Giulio
affettava
di
essere
indifferente
e
anche
di
non
dare
importanza
alla
faccenda
;
mentre
Niccolò
guardava
tutti
con
un
'
aria
arrogante
e
sguaiata
.
In
Via
del
Re
,
a
un
certo
punto
,
Giulio
disse
:
-
Senti
come
puzzano
queste
stalle
!
Di
qui
non
ci
si
dovrebbe
mai
passare
!
Scesi
dal
Vicolo
di
San
Vigilio
,
si
trovarono
al
Palazzo
Piccolomini
:
uno
dei
suoi
spigoli
pareva
rasente
alla
Torre
;
come
se
fosse
stata
staccata
da
esso
con
un
taglio
.
E
il
Palazzo
,
di
pietra
,
con
le
finestre
inferriate
,
fa
sempre
un
'
impressione
,
ch
'
è
addolcita
dalle
Logge
,
benché
deserte
e
polverose
,
chiuse
dalla
vecchia
cancellata
.
Niccolò
,
alzando
gli
occhi
,
che
ridoventarono
furbi
e
maliziosi
,
alle
finestre
,
disse
:
-
Se
mi
lasciassero
entrare
dove
sono
le
pergamene
!
Altro
che
cambiale
!
Ma
quando
si
trattò
di
girare
la
chiave
nella
serratura
di
casa
,
egli
non
ebbe
più
voglia
di
scherzare
;
e
il
viso
gli
doventò
scuro
.
Giulio
,
prima
d
'
aprire
,
si
raccomandò
che
lasciasse
fare
a
lui
;
senza
montare
in
furie
,
anche
se
Modesta
avesse
voluto
dire
qualche
cosa
;
perché
,
del
resto
,
aveva
diritto
a
non
stare
zitta
.
E
,
sebbene
poco
rassicurato
,
aprì
.
Allora
,
come
se
fosse
stata
lì
ad
attenderli
,
Modesta
si
avventò
al
collo
del
marito
e
non
lo
voleva
più
lasciare
;
singhiozzando
e
torcendosi
tutta
,
quasi
da
cadere
insieme
con
lui
.
Niccolò
,
a
cui
non
piaceva
quella
passione
insensata
e
si
asciugava
il
viso
che
la
donna
gli
bagnava
con
le
lacrime
,
disse
a
Giulio
:
-
Levamela
tu
di
dosso
!
Prendila
!
Io
non
vorrei
farle
male
a
staccarla
;
da
quanto
mi
stringe
!
Ma
in
quel
punto
le
due
nipoti
afferrarono
Giulio
,
e
con
il
loro
peso
lo
fecero
perfino
traballare
.
Giulio
,
però
,
si
commosse
;
e
avrebbe
desiderato
che
non
lo
lasciassero
più
.
Ma
disse
loro
che
andassero
a
prendere
la
zia
e
la
portassero
in
salotto
.
Egli
non
s
'
aspettava
che
sapessero
già
tutto
;
e
non
gli
veniva
in
mente
che
poteva
essere
stato
Enrico
.
Niccolò
gli
disse
:
-
Hai
visto
che
sentimento
ha
quella
donna
?
Non
ha
detto
né
meno
una
parola
cattiva
!
-
Vai
da
lei
!
Niccolò
andò
in
salotto
e
si
mise
a
sedere
accanto
alla
moglie
;
ma
,
a
vederlo
,
faceva
ridere
,
tanto
ci
stava
goffamente
e
malvolentieri
.
Egli
non
le
diceva
nulla
;
e
quando
ella
,
per
affetto
,
voleva
fissarlo
negli
occhi
,
egli
a
poco
a
poco
li
girava
altrove
e
fingeva
di
fare
così
per
distrarsi
quanto
fosse
possibile
.
-
Perché
non
mi
avete
detto
la
verità
prima
?
Vedi
ch
'
io
ero
stata
indovina
?
Non
meritavo
,
allora
,
che
tu
fossi
stato
schietto
?
Egli
storceva
la
bocca
e
chiudeva
gli
occhi
.
-
Forse
avrei
potuto
consigliarti
.
Allora
,
Niccolò
si
scosse
e
fece
l
'
atto
di
alzarsi
;
ma
si
rilasciò
su
la
sedia
.
-
Certamente
,
non
avrei
permesso
che
spendessimo
tanto
!
Egli
,
risolutamente
,
si
alzò
.
E
le
disse
,
con
una
specie
di
autorità
canzonatoria
:
-
Ne
parleremo
domani
.
Giulio
,
nella
sua
camera
,
si
sentiva
assai
più
triste
che
nella
libreria
;
e
gli
sarebbe
stato
impossibile
rimanerci
a
lungo
.
Mangiò
un
pezzo
di
pane
intinto
nel
vino
,
e
andò
a
serrarsi
dentro
la
libreria
;
a
stracciare
carte
e
a
preparare
i
bilanci
dei
registri
.
Lavorava
in
fretta
e
con
una
facilità
che
non
aveva
sempre
avuta
.
Lavorava
come
se
avesse
potuto
riparare
a
qualche
cosa
;
e
si
sentiva
calmo
;
ma
con
una
di
quelle
calme
che
pesano
come
il
piombo
e
se
ne
ha
paura
;
perché
si
sa
che
esse
ci
costringeranno
a
qualche
tristizia
inaudita
.
La
sera
non
mangiò
niente
,
e
barcollando
si
gettò
subito
sul
letto
.
Dormì
con
un
senso
di
dolcezza
che
lo
affascinava
.
Poi
,
rimpianse
di
essersi
destato
:
in
certi
casi
non
si
lascerebbe
mai
il
sonno
.
Niccolò
tentò
di
parlare
con
Enrico
,
ma
gli
fu
impossibile
.
Uno
diceva
una
cosa
e
uno
un
'
altra
;
e
nessun
dei
due
pareva
disposto
a
capire
quel
che
dicevano
.
Enrico
sembrava
addirittura
idiota
,
quasi
inconsapevole
della
cambiale
.
Pareva
che
soltanto
a
stento
ammettesse
che
era
vero
;
e
,
alla
fine
,
disse
che
anche
a
parlarne
non
ne
ricavavano
nessuna
utilità
.
Egli
non
aveva
né
meno
aperto
la
legatoria
;
e
i
due
o
tre
operai
,
saputo
del
perché
,
se
n
'
erano
andati
.
Niccolò
avrebbe
voluto
stare
con
Giulio
;
ma
questi
gli
aveva
detto
di
no
.
Allora
,
pensò
di
trovare
il
Nisard
;
ma
non
riuscì
ad
incontrarlo
.
Non
poteva
stare
senza
discorrere
;
e
,
tornato
a
casa
,
si
mise
a
fare
il
chiasso
con
le
nipoti
;
mentre
Modesta
,
distesa
su
una
greppina
,
teneva
gli
orecchi
turati
con
le
mani
.
Ogni
tanto
,
Enrico
si
affacciava
alla
stanza
;
e
tornava
via
senza
dire
niente
.
Egli
stava
con
i
gomiti
appuntellati
al
davanzale
della
finestra
,
sbadigliando
.
A
tavola
,
disse
:
-
Il
peggio
sarà
che
non
potremo
mangiare
come
abbiamo
fatto
fino
ad
ora
!
Il
resto
,
poi
,
non
conta
niente
.
CAPITOLO
XIII
La
mattina
,
Giulio
si
disse
:
"
No
;
non
mi
lascerò
illudere
.
Ho
capito
,
ormai
,
che
le
cose
bisogna
guardarle
in
un
modo
come
ancora
non
sapevo
!
Se
io
accettassi
di
vivere
,
giacché
non
mi
sento
per
ora
nessun
male
che
mi
possa
togliere
la
vita
,
sarebbe
lo
stesso
io
trovassi
gusto
a
farmi
martoriare
.
Ma
questo
non
può
essere
,
per
quanto
io
soffra
molto
meno
.
Non
può
essere
mi
manchi
la
forza
di
fare
a
me
quello
che
non
farei
agli
altri
.
Forse
,
sbaglierò
;
ma
è
necessario
io
faccia
la
prova
della
morte
.
Stanotte
,
mi
pareva
già
di
non
avere
più
a
che
fare
con
la
mia
solita
vita
,
alla
quale
ho
creduto
fino
ad
ora
;
e
non
rimpiangevo
niente
.
Non
avevo
mai
sognato
così
bene
!
"
Ma
la
calma
della
sera
innanzi
s
'
era
già
rivelata
per
una
enfiagione
di
cose
malaticce
.
Ed
egli
continuò
a
pensare
,
con
piacere
:
"
Qualcuno
crederà
che
io
mi
uccida
buttandomi
dalla
finestra
;
un
altro
che
io
vada
ad
annegarmi
.
No
:
così
non
mi
ucciderò
.
"
Ed
escì
di
casa
.
La
mattina
era
umida
e
fresca
.
Si
fermò
a
vedere
una
sciancata
;
che
,
aiutandosi
con
il
bastone
e
appoggiandosi
anche
con
una
mano
alla
sporgenza
della
balaustrata
,
cercava
di
salire
le
scale
della
Chiesa
di
San
Martino
.
Egli
non
aveva
mai
visto
un
'
altra
ostinazione
così
vogliosa
e
nello
stesso
tempo
un
'
altra
impazienza
forse
così
piena
di
gioia
.
Egli
sentiva
che
quella
donnàcchera
poteva
significare
una
cosa
,
che
cercò
in
vano
.
E
la
sua
disperazione
crebbe
.
Il
giorno
dopo
,
la
legge
avrebbe
fatto
mettere
i
sigilli
alla
libreria
;
ed
egli
aveva
dinanzi
a
sé
soltanto
poche
ore
,
per
prendere
qualche
risoluzione
che
potesse
essere
definitiva
.
Svoltando
per
una
strada
,
s
'
imbatté
con
il
Nisard
;
che
gli
andò
incontro
mentre
il
suo
viso
doventava
rapidamente
compunto
.
Egli
disse
:
-
Ma
che
disgrazia
!
Come
mi
dispiace
!
Giulio
lo
guardò
con
il
viso
scomposto
,
quasi
irriconoscibile
per
i
sentimenti
che
ora
gli
si
vedevano
.
Poi
aggiunse
:
-
Una
cosa
inevitabile
!
Vuole
accompagnarmi
un
poco
?
Ero
diretto
alla
libreria
;
ma
se
lei
non
si
vergogna
a
venire
con
me
,
specie
per
la
gente
,
andremo
un
poco
insieme
.
Il
Nisard
troncò
subito
la
sua
titubanza
e
tornò
a
dietro
con
lui
.
Presero
,
come
se
l
'
uno
volesse
far
piacere
all
'
altro
,
per
Via
delle
Terme
,
dove
potevano
incontrare
meno
conoscenti
.
Le
case
alte
e
strette
insieme
dànno
un
senso
d
'
angustia
monotona
;
con
i
vicoli
di
Fontebranda
come
tanti
baratri
che
lasciano
vedere
,
lontana
,
una
collina
verde
e
intramezzata
di
cipressi
neri
.
In
Piazza
di
San
Domenico
si
fermarono
;
sicuri
che
lì
non
li
avrebbe
uditi
nessuno
.
C
'
è
un
giardinetto
mezzo
devastato
con
un
abete
in
mezzo
;
su
cui
s
'
arrampicavano
un
branco
di
monelli
.
La
Chiesa
è
d
'
un
rosso
tutto
eguale
;
con
le
finestre
tappate
a
mattoni
e
la
torre
crettata
da
cima
a
fondo
.
Dentro
uno
spiazzo
,
tra
due
mura
sporgenti
accanto
alla
torre
,
su
per
un
arco
chiuso
che
arriva
fino
al
tetto
,
una
striscia
d
'
erba
sempre
più
larga
in
basso
;
che
va
a
unirsi
con
quella
del
prato
.
A
Giulio
pareva
di
respirare
con
una
boccata
sola
tutta
l
'
aria
della
piazza
;
ed
era
come
un
ragazzo
che
si
trova
dinanzi
a
cose
che
non
può
capire
,
ma
vi
si
attacca
lo
stesso
.
Sentiva
che
poteva
parlare
con
quanta
sincerità
voleva
;
una
sincerità
immensa
.
Egli
,
nondimeno
,
voleva
evitare
che
il
Nisard
lo
mettesse
al
punto
di
parlare
di
se
stesso
;
e
insisteva
perché
mai
cadesse
il
discorso
anche
su
le
cambiali
false
.
Il
Nisard
si
meravigliava
di
questa
noncuranza
tranquilla
;
attribuendola
,
a
torto
,
a
poca
scrupolosità
;
quasi
a
un
cinismo
che
gli
pareva
spaventevole
,
e
che
egli
non
osava
discutere
.
Perciò
,
senza
volere
,
assecondava
il
desiderio
del
libraio
;
e
,
visto
che
presso
a
poco
poteva
parlargli
come
tutte
le
altre
volte
,
lo
portò
a
guardare
Siena
;
dal
muricciolo
della
Fortezza
.
Gli
disse
:
-
Venga
a
vedere
come
,
a
quest
'
ora
,
i
colori
sono
più
belli
che
la
sera
.
Io
me
ne
sono
convinto
venendo
qui
la
mattina
e
il
giorno
.
Viene
subito
alla
vista
un
gran
rigonfio
di
case
;
e
,
dentro
,
la
Cattedrale
.
In
Fontebranda
,
le
case
invece
si
biforcano
,
lasciando
in
mezzo
uno
spazio
vuoto
.
Stanno
come
attaccate
e
schiacciate
sotto
la
Cattedrale
;
a
strapiombo
su
gli
orti
e
su
la
campagna
.
Poi
si
abbassano
sempre
di
più
fino
a
sparire
,
sotto
una
balza
;
e
allora
si
vedono
soltanto
i
loro
tetti
.
Quelle
più
grosse
reggono
le
altre
;
e
non
è
possibile
capire
dove
siano
le
vie
;
perché
le
case
paiono
separate
l
'
una
dall
'
altra
da
spacchi
e
da
tagli
quasi
bizzarri
,
alla
rinfusa
;
a
crocicchi
rasenti
,
contrari
,
di
tutte
le
lunghezze
e
di
tutte
le
specie
.
E
i
tetti
,
in
quelle
picce
e
in
quegli
arrembamenti
,
in
quelle
spezzettature
di
ogni
forma
,
sono
sempre
più
rari
di
mano
in
mano
che
le
case
si
spargono
per
le
chine
.
La
campagna
era
d
'
un
'
ampiezza
,
che
non
finiva
mai
;
e
Siena
,
in
quel
silenzio
,
quasi
taciturno
ma
soave
,
sembrava
tutta
raccolta
in
se
stessa
e
inaccostabile
.
Mentre
le
cime
più
lontane
,
fino
alle
Cornate
di
Gerfalco
,
si
sbandavano
e
riempivano
l
'
orizzonte
sperduto
.
Giulio
guardò
con
avidità
:
non
mai
,
come
allora
,
aveva
amato
la
sua
Siena
;
e
ne
fu
orgoglioso
.
Il
Nisard
gli
spiava
nel
viso
l
'
effetto
,
e
lo
riportò
via
subito
perché
gli
sembrava
che
fosse
troppo
forte
.
Giulio
disse
:
-
Ci
sarei
stato
per
sempre
!
-
Lei
è
senese
,
e
scommetto
che
qui
non
c
'
era
mai
venuto
.
-
È
vero
:
soltanto
da
ragazzo
,
ma
allora
non
capivo
.
-
Ci
tornerà
,
ora
,
da
sé
?
-
Chi
lo
sa
?
Oggi
siamo
vivi
e
domani
già
morti
!
E
,
poi
,
io
!
Mi
ricordo
di
quand
'
ero
giovine
.
Bastava
che
restassi
una
mezz
'
ora
solo
e
non
avessi
niente
da
fare
,
perché
mi
venisse
una
specie
di
sospetto
che
mi
faceva
paura
.
Io
non
ero
né
meno
sicuro
di
vivere
.
Il
sospetto
che
avevo
non
glie
lo
so
spiegare
;
ma
cercherò
di
farglielo
capire
.
Lei
sognando
,
qualche
volta
,
ha
certamente
avuto
nello
stesso
istante
una
sensazione
vaga
,
non
si
sa
se
con
piacere
o
con
dolore
,
che
le
impediva
di
credere
al
suo
sogno
;
e
avrebbe
voluto
che
fosse
stata
la
realtà
,
invece
.
Ma
quella
sensazione
staccava
il
suo
sogno
,
lo
teneva
discosto
,
senza
riescire
però
a
fare
di
lei
stesso
e
del
sogno
una
cosa
sola
.
Ebbene
la
realtà
-
la
chiamano
realtà
-
che
m
'
era
intorno
,
mi
faceva
lo
stesso
effetto
.
Io
non
sapevo
se
quel
che
vedevo
era
un
sogno
più
vasto
,
continuo
,
a
cui
mi
ero
abituato
;
e
del
quale
soltanto
poche
volte
avevo
coscienza
.
Per
farla
capire
meglio
,
imagini
che
il
presente
stesso
era
per
me
il
senso
d
'
una
realtà
convenzionale
.
Ma
al
Nisard
questo
parlare
non
piaceva
;
e
,
arricciando
il
naso
,
si
discostò
dal
libraio
senza
dirgli
niente
.
Quegli
seguitò
:
-
Io
,
questi
pochi
minuti
che
sono
stato
con
lei
in
Fortezza
,
ho
capito
come
vivevo
per
tanti
anni
di
seguito
.
E
non
vorrei
ricominciare
da
capo
.
Pare
che
la
nostra
memoria
sparisca
e
poi
si
faccia
anche
più
viva
di
quel
che
non
ci
aspettiamo
noi
.
Il
Nisard
storceva
la
bocca
;
e
,
ridacchiando
,
disse
:
-
Capisco
!
Capisco
!
Ma
egli
avrebbe
voluto
dirgli
:
"
Ero
venuto
con
lei
per
la
curiosità
che
ho
di
sapere
tutta
la
storia
delle
cambiali
;
e
invece
lei
mi
fa
di
queste
divagazioni
fuori
di
luogo
;
che
sembrano
sciocchezze
d
'
una
mente
alterata
!
"
E
,
per
non
trovarsi
più
a
disagio
,
disse
che
doveva
lasciarlo
,
per
tornare
a
San
Domenico
;
a
vedere
una
tavola
di
Matteo
di
Giovanni
,
ch
'
egli
studiava
.
Andò
in
chiesa
ridendo
e
proponendosi
di
raccontare
tutto
,
perché
ridesse
anche
qualche
altro
.
E
,
dicendosi
troppo
credulo
e
troppo
debole
ad
aver
pensato
ch
'
egli
doveva
consolare
un
pazzo
di
quel
genere
,
entrò
nella
cappella
,
dov
'
era
attaccata
quella
tavola
;
e
lo
dimenticò
subito
.
Ma
Giulio
era
restato
come
ebbro
;
e
aveva
una
specie
di
gaudio
amaro
.
Dentro
di
lui
sentiva
moversi
come
una
quantità
di
cose
parassite
e
malvagie
;
che
volevano
prendere
il
sopravvento
.
I
suoi
stati
di
coscienza
si
erano
solidificati
l
'
uno
vicino
all
'
altro
,
ma
irriducibilmente
;
ed
egli
tentava
in
vano
di
metterli
d
'
accordo
e
di
spiegarli
con
un
solo
mezzo
.
Non
si
sentiva
più
libero
e
comprendeva
che
la
coscienza
quotidiana
si
era
inspirata
non
ai
suoi
sentimenti
,
sempre
mobili
,
ma
a
certe
invariabilità
;
alle
quali
,
forse
,
quei
sentimenti
si
erano
sempre
attaccati
.
Ora
,
anche
il
desiderio
di
morire
era
invariabile
.
Non
gli
parve
necessario
rivedere
quelli
della
sua
famiglia
;
perché
credeva
che
dovesse
restare
più
solo
che
fosse
possibile
;
come
un
dovere
.
Egli
,
in
quel
momento
,
non
poteva
avere
più
nessun
affetto
per
loro
;
e
,
quando
fu
alla
libreria
,
ne
aprì
la
porta
come
se
andasse
a
conoscere
la
realtà
del
suo
sentimento
.
Nella
libreria
,
con
gli
sportelli
chiusi
,
c
'
era
buio
ed
egli
accese
il
gasse
.
Il
rumore
del
gasse
,
prendendo
fuoco
,
lo
fece
tremare
di
spavento
.
Girò
gli
occhi
attorno
,
e
gli
venne
voglia
di
avventarsi
a
quelle
pareti
.
Loro
lo
avevano
fatto
mentire
e
poi
perdere
;
loro
le
più
forti
.
Ad
un
tratto
,
sentì
bussare
:
Niccolò
,
lo
chiamava
.
Doveva
rispondere
?
Non
allora
.
Egli
era
troppo
da
più
di
lui
,
perché
gli
permettesse
di
chiamarlo
ancora
.
Lasciò
che
egli
smettesse
di
battere
le
nocche
;
e
,
dal
cassetto
della
scrivania
,
prese
una
corda
forte
,
con
la
quale
era
stato
legato
un
pacco
di
libri
.
Egli
,
allora
,
non
credette
più
che
si
sarebbe
ammazzato
!
Perciò
salì
sopra
uno
sgabello
e
provò
,
ficcandoci
il
manico
del
martello
dentro
,
se
un
gancio
alla
trave
veniva
via
.
Era
proprio
sicuro
che
non
si
sarebbe
ammazzato
!
Ci
legò
la
fune
,
a
nodo
scorsoio
.
Poi
,
ridiscese
dallo
sgabello
e
si
mise
a
guardarla
da
tutte
le
parti
;
sentendo
la
voglia
di
sorridere
.
La
guardava
scherzando
;
ma
pensò
di
toglierla
perché
aveva
paura
che
le
avrebbe
dato
retta
,
mettendoci
il
collo
dentro
.
Egli
delirando
le
parlava
,
perché
non
lo
tentasse
.
Ma
non
osava
più
toccarla
.
Egli
disse
:
"
La
lascerò
qui
per
sempre
.
Perché
si
veda
a
che
punto
mi
sono
ridotto
.
"
Era
ormai
come
un
pazzo
;
e
appuntellò
la
porta
per
paura
che
venisse
un
branco
di
gente
a
buttarla
giù
.
Non
dovevano
tardare
molto
.
Li
sentiva
venire
,
da
tutte
le
parti
.
Non
c
'
era
più
modo
di
resistere
:
i
puntelli
saltavano
via
.
Su
la
cassapanca
,
tutti
quegli
oggetti
falsamente
antichi
gli
dissero
:
"
Tu
sei
eguale
a
noi
!
È
inutile
che
tu
cerchi
d
'
evitarci
!
"
Egli
rispose
a
voce
alta
:
"
Aspettate
,
faccio
una
firma
.
"
E
vide
la
sua
firma
falsa
saltellare
sul
pavimento
.
Si
chinò
per
chiapparla
;
entrò
con
la
testa
sotto
gli
scaffali
:
la
firma
c
'
era
,
ma
egli
non
la
vedeva
più
.
"
Guardate
:
in
mano
non
ce
l
'
ho
!
"
Allora
,
spense
la
luce
.
E
,
al
buio
,
senza
rendersi
conto
che
si
ammazzava
,
mise
la
testa
dentro
il
laccio
.
Sentendosi
stringere
,
avrebbe
voluto
gridare
;
ma
non
gli
riescì
.
CAPITOLO
XIV
Il
pretore
fece
staccare
il
cadavere
e
portarlo
all
'
Istituto
Anatomico
.
Ma
,
dopo
due
giorni
,
fu
dato
il
permesso
di
seppellirlo
nel
cimitero
del
Laterino
.
Enrico
e
Niccolò
lo
accompagnarono
,
dietro
la
lettiga
d
'
incerato
verde
;
ma
erano
sospettosi
di
tutti
e
desideravano
di
fare
presto
,
come
se
temessero
di
essere
arrestati
insieme
con
il
morto
.
C
'
era
soltanto
il
becchino
che
li
aiutò
a
collocare
il
cadavere
dentro
la
cassa
.
Pochi
minuti
dopo
,
venne
il
cappellano
del
cimitero
;
che
,
messa
la
stola
,
benedì
con
l
'
aspersorio
un
altro
morto
.
Era
un
vecchio
prete
atticciato
,
con
il
viso
adusto
e
le
scarpe
imbullettate
;
da
contadino
.
I
due
fratelli
stavano
a
capo
scoperto
e
badavano
di
non
mettere
i
piedi
sopra
certi
fiori
già
putridi
,
caduti
da
qualche
ghirlanda
:
anch
'
essi
avevano
macchiato
il
pavimento
della
piccola
cappella
.
Il
prete
,
arrossendo
e
accennando
con
il
mento
la
bara
del
Gambi
,
chiese
:
-
Come
si
è
ammazzato
?
Niccolò
era
pieno
d
'
ira
.
Ma
Enrico
rispose
:
-
Con
un
nodo
scorsoio
.
Il
prete
,
allora
,
li
salutò
;
andandosene
come
se
avesse
avuto
furia
,
con
l
'
ombrello
e
il
cappello
in
mano
.
Egli
andava
e
veniva
tra
la
sua
casa
e
il
cimitero
;
e
non
aveva
mai
tempo
da
perdere
.
Era
un
cielo
grigio
;
quasi
giallognolo
;
con
una
umidità
che
bagnava
tutto
.
Anche
la
cancellata
del
cimitero
sgocciolava
giù
per
le
spranghe
di
ferro
;
le
lapidi
si
lavavano
e
la
cima
dei
cipressi
restava
nascosta
nella
nebbia
;
e
,
benché
fossero
ormai
le
dieci
,
sembrava
sempre
l
'
alba
.
Siena
,
con
un
velo
addosso
che
la
faceva
assomigliare
ad
una
superficie
tutta
piana
e
unita
,
cominciava
a
schiarirsi
allora
;
lasciando
distinguere
e
riconoscere
le
case
e
i
loro
aggruppamenti
;
poi
anche
i
loro
colori
;
tutti
un
poco
ceruli
però
.
Finché
restò
su
l
'
orizzonte
un
vapore
bianco
e
luccicante
.
Niccolò
disse
:
-
Io
non
mi
reggo
più
in
piedi
.
-
A
me
dolgono
le
ginocchia
:
è
la
mia
gotta
reumatica
.
Ma
,
ormai
,
bisogna
aspettare
.
Il
becchino
chiamò
due
compagni
;
e
misero
il
morto
in
una
fossa
.
Poi
,
cominciarono
subito
a
buttarci
la
terra
con
le
pale
.
I
due
fratelli
piangevano
,
tappandosi
gli
occhi
.
Sentivano
che
lì
dentro
lasciavano
e
perdevano
quel
che
essi
non
avevano
;
ed
erano
veramente
commossi
.
Giulio
s
'
era
preso
la
responsabilità
di
tutto
,
e
li
aveva
salvati
.
Ma
,
all
'
escita
del
cimitero
,
Niccolò
chiese
al
fratello
:
-
Tu
passi
per
la
strada
più
corta
per
andare
a
casa
?
-
O
che
vuoi
ch
'
io
faccia
?
-
Io
,
invece
,
giro
da
San
Marco
.
-
Perché
?
Andiamo
insieme
!
Ma
Niccolò
,
pigliando
rasente
uno
dei
muri
della
strada
,
affrettò
il
passo
e
lo
lasciò
a
dietro
.
Andò
a
comprare
un
sigaro
,
dove
era
sicuro
non
sapevano
che
tornava
dal
cimitero
e
s
'
affrettò
a
trovare
il
Corsali
.
E
in
meno
di
due
ore
si
misero
d
'
accordo
:
anche
lui
avrebbe
fatto
l
'
agente
d
'
assicurazione
;
perché
appunto
bisognava
trovare
uno
che
conoscesse
bene
i
paesi
del
circondario
e
fosse
disposto
ad
andarci
.
Soltanto
Modesta
aveva
da
parte
qualche
centinaio
di
lire
;
e
,
a
tavola
,
Niccolò
disse
al
fratello
:
-
Io
mi
son
già
sistemato
da
me
;
e
voglio
pensare
alla
moglie
e
alle
bambine
.
Anche
tu
,
se
credi
,
arrangiati
!
-
Dammi
almeno
tempo
!
-
No
,
no
!
Stasera
non
verrai
né
meno
a
dormire
;
perché
non
ti
ci
voglio
:
non
c
'
è
posto
.
Io
e
la
mia
moglie
prendiamo
una
casa
più
piccola
;
e
tu
farai
portare
via
la
tua
roba
.
Si
trattava
di
un
estro
forse
meditato
in
quei
due
giorni
,
e
poi
venuto
fuori
lì
per
lì
.
E
sarebbe
stato
inutile
fargli
capire
ch
'
era
troppo
repentino
.
Modesta
,
non
per
cattiveria
,
trovò
giusto
quel
che
disse
il
marito
;
ed
Enrico
tentò
invano
di
cavare
qualche
cosa
da
lei
;
perché
,
Niccolò
,
che
stava
alle
vedette
,
le
proibì
di
rispondergli
e
a
lui
ripeté
che
doveva
fare
come
gli
aveva
detto
.
-
Non
ci
doveva
essere
né
meno
il
bisogno
che
te
lo
suggerissi
io
!
Enrico
,
senza
nessuna
idea
in
capo
,
gli
disse
:
-
Prestami
,
almeno
,
un
poco
di
denaro
che
mi
basti
per
trovarmi
una
camera
!
Niccolò
non
gli
voleva
dare
niente
;
ma
Modesta
escì
dalla
stanza
dove
egli
le
aveva
detto
che
si
chiudesse
;
e
,
allungando
un
braccio
,
gli
porse
cento
lire
.
Enrico
le
strinse
e
se
ne
andò
;
barellando
come
un
ubriaco
.
Al
processo
,
come
se
si
fossero
messi
d
'
accordo
prima
,
incolparono
Giulio
compiangendolo
;
ed
essi
furono
assolti
.
Ma
non
restava
loro
più
nulla
;
ed
il
cavaliere
Nicchioli
ricavò
a
pena
la
metà
della
cambiale
firmata
da
vero
.
Enrico
non
voleva
darsi
a
niente
;
e
le
cento
lire
,
che
s
'
era
tenute
in
tasca
invece
di
pagare
la
retta
della
camera
,
gli
bastarono
poco
più
d
'
una
settimana
.
Egli
non
poteva
fare
a
meno
delle
sue
abitudini
,
e
andava
sempre
anche
a
quella
bettola
.
Là
si
doleva
,
e
attribuiva
a
Niccolò
la
sua
miseria
.
La
gotta
lo
perseguitava
e
s
'
era
ridotto
molto
male
.
Alla
fine
,
si
dette
a
fermare
tutti
i
clienti
più
ricchi
della
libreria
,
chiedendo
qualche
lira
.
Essi
,
dopo
le
prime
volte
,
fingevano
di
non
vederlo
e
si
scansavano
;
e
,
se
erano
in
più
d
'
uno
,
gli
facevano
capire
che
non
potevano
dargli
retta
,
prima
che
s
'
avvicinasse
.
Ma
Enrico
era
capace
d
'
aspettare
e
di
seguirli
,
finché
,
sopraggiungendoli
,
quando
credeva
il
momento
opportuno
,
li
costringeva
almeno
ad
ascoltarlo
.
Diceva
,
quasi
sempre
:
-
Niccolò
non
s
'
è
vergognato
a
mandarmi
via
e
m
'
ha
tolto
tutto
quello
che
avevo
.
Lo
divorerei
vivo
con
il
mio
odio
.
A
tal
carne
,
tal
coltello
!
Io
non
posso
mettermi
a
lavorare
perché
sono
impedito
dalla
gotta
.
Se
non
ci
credono
,
guardino
che
nodi
noccioluti
m
'
è
venuto
alle
dita
!
Faccio
pietà
!
Ora
ho
anche
l
'
uremia
nervosa
e
intestinale
.
Bisogna
che
m
'
aiutino
.
Ma
Niccolò
,
sempre
più
libero
dopo
il
processo
,
cominciava
a
trovarsi
discretamente
.
Gli
amici
,
che
gli
restavano
ancora
quasi
in
ogni
paese
,
dove
l
'
avevano
conosciuto
quando
faceva
l
'
antiquario
,
non
era
difficile
che
lo
invitassero
a
mangiare
;
ed
egli
,
allora
,
si
compensava
delle
strettezze
in
famiglia
.
Era
tornato
di
buon
umore
,
benché
fosse
invecchiato
a
fretta
.
Egli
diceva
,
picchiandosi
il
petto
:
-
Io
ho
fortuna
!
E
,
a
testa
ritta
,
si
faceva
vedere
ancora
ben
portante
e
sciolto
:
qualche
volta
,
si
metteva
a
camminare
lesto
a
posta
;
con
gli
occhi
più
sgargi
di
prima
.
In
casa
,
erano
stati
afflitti
in
un
'
angustia
repentina
;
e
pareva
che
non
potessero
dimenticare
più
i
tempi
di
una
volta
.
Chiarina
non
aveva
perso
il
fidanzato
;
ma
s
'
era
fatta
anche
più
dimessa
;
e
con
Lola
non
rideva
quasi
più
.
Modesta
portava
sempre
,
per
voto
,
le
candele
alla
Madonna
del
Duomo
;
e
tra
le
nipoti
pregava
lunghe
ore
,
sotto
le
fiammelle
delle
lampade
d
'
argento
,
con
gli
occhi
intenti
all
'
altare
,
in
mezzo
alle
pareti
coperte
dai
cuori
di
tutte
le
dimensioni
e
dai
gioielli
.
La
Madonna
,
dietro
il
vetro
lustro
e
luccicante
,
si
scorgeva
a
pena
;
ma
l
'
ambascia
infervorava
sempre
di
più
quella
disgraziata
;
che
,
senza
la
fede
,
non
si
sarebbe
sentita
più
né
meno
un
essere
umano
.
Niccolò
non
avrebbe
voluto
che
andasse
sempre
in
chiesa
,
ma
non
si
arrischiava
a
rimproverarla
.
Soltanto
,
continuava
a
fare
il
proprio
comodo
;
con
quella
sua
giocondità
irascibile
e
beffarda
,
che
gli
traluceva
anche
dagli
occhi
.
Non
aveva
altra
soddisfazione
che
di
farsi
invitare
a
pranzo
;
e
,
poi
,
tornato
a
Siena
,
di
raccontarlo
a
Modesta
;
che
,
a
biasciare
il
pane
,
le
pareva
meno
saporito
.
Ma
ringraziava
Dio
che
Niccolò
s
'
ingegnasse
a
quel
modo
;
e
anche
lei
,
qualche
volta
,
si
rinfrancava
a
vederlo
sempre
eguale
.
Nondimeno
egli
,
verso
la
fine
dell
'
anno
,
a
pena
due
mesi
dopo
il
suicidio
di
Giulio
,
cominciò
ad
avere
certi
dolori
alla
testa
che
lo
lasciavano
sbigottito
.
Contro
di
essi
,
non
poteva
fare
niente
,
e
gli
andava
via
la
voglia
di
celiare
.
Poi
,
gli
venne
anche
l
'
insonnia
;
e
il
giorno
dopo
non
si
sentiva
mai
capace
di
prendere
il
treno
.
Restava
a
letto
finché
,
per
non
avere
rimorsi
,
zoppicando
,
esciva
a
rimettere
in
pari
gli
affari
della
Compagnia
di
Assicurazione
.
L
'
insonnia
gli
lasciava
il
senso
di
vivere
troppo
,
quasi
il
doppio
.
E
,
lì
a
letto
,
lo
assalivano
mille
tristezze
,
che
lo
abbattevano
.
-
Modesta
,
che
pensi
quando
io
non
rido
più
?
È
vero
che
,
allora
,
la
casa
pare
morta
?
Quando
rido
,
io
la
scuoto
tutta
e
anche
voi
state
meglio
.
Peccato
ch
'
io
non
portassi
a
casa
la
mia
cassapanca
,
che
avevo
nella
libreria
!
Qui
a
letto
,
non
ci
ho
niente
da
guardare
.
L
'
avrei
messa
a
una
di
queste
pareti
;
e
avrebbe
abbellito
la
stanza
.
Poi
si
voltava
verso
la
finestra
,
e
diceva
:
-
Gli
occhi
mi
s
'
annebbiano
:
non
so
perché
.
Ma
se
Modesta
gli
si
metteva
attorno
,
magari
per
portargli
un
guanciale
di
più
,
egli
non
voleva
a
nessun
costo
.
Poi
,
se
Modesta
cominciava
a
lagrimare
,
egli
le
rifaceva
il
verso
;
e
voleva
che
le
nipoti
,
sentendolo
attraverso
l
'
uscio
aperto
,
ridessero
.
-
Mi
dovete
obbedire
!
Volete
farmi
crepare
di
lagrime
!
Vuol
dire
che
non
mi
sapete
voler
bene
!
Quando
ridevano
,
egli
alzava
la
testa
e
chiedeva
:
-
Chi
ve
l
'
ha
dato
il
permesso
?
E
,
crucciato
,
stava
ore
ed
ore
senza
parlare
.
Egli
sperava
di
guarire
e
voleva
,
a
primavera
,
andare
ai
bagni
caldi
;
ma
peggiorò
sempre
di
più
.
Oltre
all
'
insonnia
,
che
gli
faceva
spavento
soltanto
a
ricordarsene
,
gli
vennero
i
delirii
.
Dapprima
,
non
ci
fecero
caso
;
credendo
che
sognasse
troppo
forte
;
ma
poi
,
si
destavano
e
lo
ascoltavano
con
terrore
.
Egli
diceva
cose
lubriche
o
insensate
.
Gli
pareva
sempre
che
lo
avessero
chiuso
nella
libreria
e
non
volessero
lasciarlo
più
.
E
lo
costringevano
a
dondolare
Giulio
penzoloni
.
Anche
gli
pareva
che
lo
facessero
camminare
nudo
,
con
le
mani
e
con
i
piedi
.
Alla
fine
faceva
una
risata
che
non
finiva
più
;
una
risata
bavosa
,
che
gli
bagnava
il
pizzo
.
I
delirii
doventarono
più
intensi
in
poche
settimane
.
Quando
andavano
via
,
gli
restava
il
dolore
alla
testa
;
che
era
quasi
peggio
.
Ma
,
durante
il
giorno
,
esciva
come
prima
;
e
non
voleva
nessuno
con
sé
.
Andava
per
strade
solitarie
;
e
se
lo
incontravano
i
ragazzi
che
tornavano
di
scuola
,
gli
facevano
la
chiucchiurlaia
.
Egli
non
se
la
prendeva
;
anzi
,
se
ne
vantava
;
e
alla
moglie
gliene
parlava
come
se
fosse
andato
ad
una
festa
.
Allora
ella
temeva
che
fosse
per
perdere
la
ragione
;
e
voleva
farlo
visitare
.
Bastava
ch
'
ella
dicesse
così
,
perché
ritornasse
in
sé
,
strafinefatto
;
e
riprendesse
subito
il
suo
solito
aspetto
.
Si
capiva
,
però
,
ch
'
era
uno
sforzo
;
perché
,
dopo
poco
,
mentre
anche
la
pelle
gli
si
faceva
floscia
e
pallida
,
il
viso
doventava
paralizzato
,
solido
,
privo
di
qualsiasi
intelligenza
.
Una
notte
,
gli
venne
un
delirio
così
violento
che
rotolò
dal
letto
.
A
sedere
in
terra
,
tra
le
sedie
rovesciate
,
egli
incominciò
a
gridare
;
come
non
aveva
fatto
mai
.
La
sua
voce
,
a
stratte
,
si
faceva
sempre
più
acuta
e
più
forte
;
con
una
rapidità
che
metteva
raccapriccio
.
Talvolta
,
invece
,
era
cupa
e
bassa
,
quasi
piatta
;
talvolta
,
scivolava
con
una
ilarità
acuminata
;
una
voce
senza
più
parole
e
senza
senso
;
ma
con
dolcezze
tenere
;
intonata
.
Non
riesciva
,
ormai
,
più
a
calmarsi
;
e
per
quanto
,
durante
qualche
intervallo
,
egli
si
ricordasse
di
quando
stava
bene
e
invocasse
di
guarire
,
subito
dopo
la
sua
bocca
restava
spalancata
e
torta
.
Ed
egli
si
sbatteva
giù
in
terra
,
fuori
di
sé
.
Questo
delirio
,
che
fece
ammalare
Modesta
e
sconvolse
i
nervi
alle
bambine
,
durò
quasi
tre
ore
;
senza
attenuarsi
mai
.
Finché
la
voce
venne
sempre
di
più
a
mancargli
.
Allora
,
gli
cominciò
il
rantolo
,
che
pareva
una
risata
repressa
;
gorgogliante
nel
sangue
diacciato
dall
'
apoplessia
reumatica
.
CAPITOLO
XV
Enrico
,
come
della
cambiale
,
seppe
alla
bettola
che
Niccolò
era
morto
prima
dell
'
alba
.
Era
,
ormai
,
stralinco
;
con
le
mani
e
le
gambe
gonfie
;
con
la
bocca
livida
;
da
cui
non
esciva
più
nessuna
parola
che
non
facesse
sentire
una
cattiveria
quasi
repugnante
.
Stava
seduto
,
con
un
bicchiere
di
vino
davanti
.
Si
grattò
i
capelli
sul
collo
,
pieni
di
lendini
,
e
disse
:
-
Comincio
a
credere
che
ci
sia
Dio
!
È
morto
prima
di
me
,
razza
di
un
cane
!
Ha
fatto
di
tutto
per
straziarmi
;
ma
,
questa
volta
,
è
partito
prima
lui
!
Ohè
!
Avete
sentito
quel
che
m
'
è
stato
detto
?
È
morto
quel
farabutto
di
mio
fratello
!
Ora
voglio
vedere
stesa
la
sua
moglie
,
quel
pezzaccio
di
carnaccia
e
di
grasso
!
E
io
non
seguo
quello
scimunito
di
Giulio
che
,
appeso
al
soffitto
,
scalciava
per
dare
la
benedizione
con
i
piedi
!
I
suoi
amici
,
da
un
bugigattolo
buio
e
puzzolente
,
risero
;
e
risposero
,
rifacendogli
la
voce
un
poco
strascicata
:
-
Quando
morirai
tu
,
si
piglia
tutti
la
sbornia
!
Quel
giorno
,
il
nostro
oste
non
ci
metterà
l
'
acqua
.
Credi
di
averci
molto
da
campare
?
-
Che
m
'
importa
a
me
?
Se
fossi
un
signore
come
prima
!
-
Un
signore
non
sei
stato
mai
.
-
Del
resto
,
una
volta
,
mi
portavate
tutti
rispetto
.
Allora
,
uno
gli
andò
a
versare
una
bottiglia
d
'
acqua
dentro
il
collo
,
mentre
non
se
l
'
aspettava
;
perché
sollevava
con
una
mano
la
tendina
rossa
della
porta
e
teneva
gli
occhi
ai
vetri
.
Sbalzò
dallo
sgabello
,
scuotendosi
:
-
O
non
lo
sapete
che
mi
potete
far
morire
da
vero
,
con
la
gotta
come
ho
io
?
E
non
sono
mica
guarito
dell
'
uremia
nervosa
e
viscerale
!
-
Che
ce
ne
importa
a
noi
?
Dici
sempre
la
stessa
tiritera
!
-
Io
dico
quel
che
ho
,
e
non
invento
niente
!
Ma
,
visto
ch
'
era
inutile
arrabbiarsi
o
protestare
,
anche
perché
non
ci
avrebbe
ricavato
nulla
,
si
ributtò
a
sedere
;
e
,
voltando
le
spalle
a
quelli
,
si
mise
a
discorrere
con
l
'
oste
che
stava
con
una
mano
appoggiata
allo
spigolo
dell
'
uscio
e
la
fronte
sopra
.
-
Stamani
il
conte
,
quello
che
ha
più
corna
che
quattrini
,
non
s
'
è
vergognato
di
mettermi
in
mano
mezza
lira
sola
!
Gli
ho
tenuto
dietro
per
tutta
Siena
,
e
gli
ho
detto
che
non
avevo
né
meno
da
mangiare
!
Se
fossi
un
signore
io
,
vorrei
insegnare
a
quanti
sono
.
Mi
voglio
mettere
a
vendere
le
corna
dei
signori
,
per
arricchire
anch
'
io
.
L
'
oste
gli
rispose
:
-
Sarebbe
il
mestiere
più
adatto
per
te
!
Prima
l
'
oste
gli
dava
del
lei
,
poi
aveva
fatto
come
tutti
gli
altri
;
ed
Enrico
aveva
detto
:
-
Sì
,
sì
;
a
farmi
dare
del
tu
mi
piace
.
Enrico
,
allora
,
gli
fece
una
lunga
spiegazione
:
-
Il
carretto
,
come
fanno
tanti
che
vanno
a
prendere
le
valige
alla
stazione
,
io
non
lo
tirerò
mai
;
perché
non
l
'
ho
mai
tirato
.
Mi
dovrei
mettere
a
fare
il
fabbro
?
E
la
forza
dove
l
'
ho
?
È
inutile
:
quando
si
nasce
con
l
'
animo
di
signore
,
non
si
perde
mai
.
Ci
vuole
altro
!
-
E
a
dormire
dove
vai
?
-
In
una
panchina
della
Lizza
,
sotto
agli
abeti
.
Ma
comincio
a
starci
male
,
perché
è
freddo
.
Con
la
malattia
che
ho
,
reumatismo
e
gotta
,
mi
scricchiolano
le
ossa
e
mi
vengono
certe
nevralgie
che
mi
fanno
perdere
i
sensi
.
Mi
dolgono
tutte
le
ossa
,
e
mi
chiappa
un
malessere
indefinibile
che
non
mi
lascia
addormentare
.
Non
posso
stare
in
nessun
modo
;
e
,
anche
se
avessi
una
coperta
,
non
potrei
adoprarla
,
perché
addosso
non
sopporterei
nulla
.
Basta
anche
toccarmi
con
un
dito
,
per
farmi
saltare
dallo
spasimo
.
Perciò
,
scendo
giù
dalla
panchina
e
mi
metto
a
passeggiare
;
anche
perché
il
freddo
mi
faccia
meno
male
e
non
mi
sbatta
i
denti
.
Passeggio
fin
quasi
a
giorno
;
e
,
allora
,
potrei
quasi
addormentarmi
;
ma
ci
sono
i
giardinieri
che
mi
destano
;
e
così
non
riposo
mai
.
-
Ma
non
hai
trovato
né
meno
un
buco
,
una
spelonca
,
che
so
io
?
dove
ficcarti
,
per
essere
più
riparato
?
O
quando
piove
?
-
Ho
dormito
,
per
quasi
una
settimana
,
in
quelle
grotte
che
sono
giù
per
la
strada
di
Pescaia
.
Ma
ci
venivano
a
fare
all
'
amore
;
e
,
poi
,
la
notte
,
due
o
tre
giovinastri
,
vagabondi
,
che
la
insozzavano
da
non
respirarci
più
dal
puzzo
.
La
mattina
,
a
digiuno
,
mi
sentivo
quasi
svenire
.
Alla
Lizza
,
invece
,
sarebbe
un
luogo
più
sicuro
e
più
pulito
!
Però
,
vorrei
sapere
perché
ti
diverti
a
sentirmi
squadernare
queste
delizie
!
-
Hai
sempre
la
stessa
boria
:
non
c
'
è
verso
di
fartela
passare
.
Ora
,
vattene
!
Bada
se
raccapezzi
qualche
altro
soldo
!
Vattene
:
se
no
,
il
passeggio
dei
signori
finisce
.
Enrico
si
alzò
e
chiese
a
quelli
dentro
il
bugigattolo
:
-
Volete
niente
da
me
?
Quelli
non
risposero
.
Allora
,
egli
ci
si
avvicinò
.
-
Vi
ho
chiesto
se
volete
niente
da
me
.
Uno
gli
disse
:
-
Tieni
:
piglia
questa
cicca
.
Se
tu
ne
avessi
parecchie
,
potresti
levarti
la
fame
!
Enrico
se
la
mise
in
bocca
,
per
biascicarla
.
Il
suo
vestito
non
ne
poteva
più
e
mancavano
tutti
i
bottoni
.
Non
sapendo
come
arzigogolare
il
tempo
,
andò
al
cimitero
.
Ma
il
guardiano
non
lo
voleva
far
passare
;
credendo
che
volesse
portarsi
via
qualche
cosa
.
Allora
egli
,
risentito
,
con
i
suoi
denti
ancora
intatti
e
bianchi
,
come
quelli
di
un
lupo
,
che
gli
si
vedevano
quand
'
era
arrabbiato
e
gli
s
'
arricciava
la
bocca
,
gli
disse
:
-
Non
mi
riconosci
?
Pochi
mesi
fa
son
venuto
a
sotterrare
quel
mio
fratello
che
si
suicidò
.
Oggi
vengo
a
veder
sotterrare
quell
'
altro
fratello
,
che
allora
era
con
me
.
-
Come
si
chiama
?
-
Niccolò
Gambi
.
-
È
sotterrato
.
L
'
hanno
portato
giù
stamani
.
-
Dove
l
'
hanno
messo
?
-
Nel
quadrilatero
più
vecchio
,
che
ora
per
ordine
del
municipio
si
ributta
all
'
aria
.
Quasi
in
fondo
.
La
fossa
si
riconosce
,
perché
è
la
più
fresca
.
-
Ho
capito
:
vado
!
Ma
il
guardiano
,
non
rassicurato
del
tutto
,
gli
disse
:
-
Aspettami
un
momento
:
ti
ci
porto
io
.
Devo
venire
da
quella
parte
per
preparare
un
'
altra
fossa
.
Cominciava
a
pioviscolare
,
ed
era
un
'
acqua
così
diaccia
che
faceva
venire
i
brividi
.
Tutto
il
vecchio
cimitero
era
stato
scavato
.
Avevano
addossato
le
lapidi
al
muro
di
cinta
;
e
le
croci
erano
tutte
una
catasta
accanto
a
un
cippo
.
I
cipressi
odoravano
;
come
se
la
pioggia
facesse
escire
i
loro
succhi
.
E
gli
uccelli
saltellavano
sul
muro
di
cinta
.
Il
guardiano
,
per
avvertire
ch
'
era
venuto
,
fischiò
al
becchino
;
e
disse
a
Enrico
:
-
La
fossa
è
quella
.
-
Sei
proprio
sicuro
?
-
Per
una
settimana
almeno
,
me
ne
ricordo
di
tutte
e
sono
sicuro
di
non
sbagliare
.
Ora
che
cosa
fai
?
-
Ho
voluto
vedere
qual
è
per
tornarci
con
più
agio
.
Gironzolò
un
poco
attorno
alla
fossa
,
fin
quasi
a
metterci
un
piede
sopra
;
poi
,
tornò
via
.
Il
guardiano
gli
tenne
gli
occhi
dietro
finché
non
ebbe
ripassato
la
cancellata
.
Enrico
,
allora
,
si
ricordò
di
come
il
fratello
l
'
aveva
lasciato
proprio
in
quel
punto
;
e
sentì
stringersi
i
pugni
:
non
gli
pareva
che
già
fosse
morto
!
Ma
non
si
decideva
ad
entrare
in
città
.
Quella
Porta
è
più
stretta
delle
altre
;
e
ci
passano
soltanto
per
andare
al
cimitero
.
Egli
s
'
era
soffermato
,
ma
siccome
la
guardia
daziaria
,
dall
'
apertura
del
suo
casotto
di
legno
,
lo
spiava
per
capire
quel
che
voleva
fare
,
entrò
.
Alzando
gli
occhi
a
sinistra
,
vide
l
'
Ospizio
de
'
Vecchi
Impotenti
:
ce
n
'
era
uno
,
vestito
di
nero
,
con
una
suora
ritta
accanto
;
e
stava
seduto
sul
muraglione
alto
,
con
il
dorso
verso
la
strada
.
Allora
pensò
che
anch
'
egli
,
con
la
raccomandazione
di
qualche
signore
,
avrebbe
potuto
farsi
prendere
con
gli
altri
lì
dentro
.
Strascicava
una
gamba
;
e
,
per
quel
giorno
,
non
aveva
trovato
ancora
né
meno
da
spilluzzicare
.
Il
vecchio
stava
lassù
,
tranquillo
sotto
una
pergola
;
riparato
dal
vento
e
dall
'
acqua
.
Egli
,
invece
,
si
sentiva
male
e
non
ne
poteva
più
.
Ma
a
Modesta
,
che
ora
campicchiava
con
le
trine
e
i
ricami
,
pareva
di
far
male
a
lasciarlo
finire
in
quel
modo
;
senza
mai
dirgli
almeno
una
parola
.
Perciò
andava
quasi
ad
appostarlo
dove
indovinava
ch
'
egli
potesse
passare
.
E
siccome
egli
tirava
di
lungo
,
facendo
finta
di
non
averla
guardata
,
ella
aspettava
un
poco
,
tutta
dritta
;
poi
lo
raggiungeva
.
Gli
metteva
nella
mano
,
ch
'
egli
non
apriva
subito
,
qualche
lira
;
e
seguitando
a
camminargli
di
fianco
,
perché
egli
non
si
voltava
né
meno
allora
,
gli
diceva
:
-
Perché
,
almeno
,
non
ti
converti
a
Dio
?
Anche
il
povero
Niccolò
è
morto
senza
potersi
confessare
;
e
Giulio
s
'
è
ucciso
.
Forse
,
stanno
male
tutti
e
due
;
ora
.
Bisogna
pensare
alle
loro
anime
.
Enrico
faceva
il
viso
cattivo
;
e
si
raggomitolava
tutto
;
perch
'
ella
non
lo
vedesse
.
La
donna
proseguiva
:
-
Vai
a
farti
aiutare
dai
canonici
del
Duomo
.
Fermali
quando
escono
dal
coro
,
la
mattina
.
Tu
non
hai
da
compicciare
niente
in
tutta
la
giornata
!
Ella
voleva
che
chiedesse
l
'
elemosina
ai
canonici
,
perché
a
poco
a
poco
gli
venisse
l
'
idea
di
entrare
in
chiesa
.
Ma
Enrico
ai
preti
non
voleva
ricorrere
;
e
le
rispondeva
con
la
voce
velata
:
-
Ora
basta
!
Vattene
!
Modesta
,
prima
di
lasciarlo
,
gli
chiedeva
:
-
Hai
bisogno
che
ti
lavi
qualche
fazzoletto
,
almeno
?
Vieni
in
casa
nostra
,
a
farti
ricucire
i
calzoni
:
li
hai
troppo
rotti
.
Ma
egli
tirava
di
lungo
;
ed
ella
tornava
a
casa
con
la
stessa
tristezza
,
sebbene
un
poco
sdebitata
di
coscienza
.
Enrico
non
le
dava
ascolto
,
perché
non
voleva
che
le
bambine
,
vedendolo
,
si
vergognassero
di
lui
.
Quando
le
scorgeva
di
lontano
,
spariva
;
magari
entrando
dentro
un
uscio
,
finché
non
fossero
passate
.
E
,
se
era
dentro
la
bettola
,
diceva
agli
amici
:
-
Quelle
sono
due
angeli
.
Ho
riguardo
soltanto
dei
loro
occhi
innocenti
,
che
non
mi
vedano
così
.
Aveva
imparato
tutti
i
luoghi
più
deserti
e
più
sporchi
di
Siena
.
Soltanto
a
quelli
ci
si
avvicinava
sicuro
;
come
quando
andava
a
riposarsi
in
Via
del
Sole
,
sotto
le
case
di
Salicotto
,
e
doveva
stare
attento
che
i
cenci
tesi
alle
finestre
,
legati
alle
forcelle
di
legno
e
i
fili
di
ferro
,
non
gli
sgocciolassero
addosso
.
E
,
poi
,
c
'
era
caso
che
lo
colpissero
su
la
testa
con
qualche
scarpa
vecchia
,
attraventata
giù
,
o
magari
con
le
bucce
di
pomodoro
quando
le
donne
ripulivano
le
pentole
e
i
piatti
.
Buttavano
via
anche
pezzi
di
vestiti
logori
;
e
i
suoi
occhi
ci
si
fermavano
sopra
per
ore
intere
.
Alla
fine
,
dopo
avere
atteso
per
un
altro
mese
,
i
primi
di
febbraio
lo
presero
all
'
Ospizio
di
Mendicità
.
Egli
avrebbe
voluto
rifiutare
,
perché
si
vergognava
;
ma
dovette
cedere
.
Era
sempre
meglio
di
quando
moriva
di
fame
in
qualche
immondezzaio
,
e
qualche
cane
randagio
,
con
le
costole
sottili
che
tremolavano
,
andava
a
raspare
nei
mucchi
della
spazzatura
e
delle
putrilagini
;
e
trovava
un
osso
;
ed
egli
,
allora
,
guardava
il
cane
che
mangiava
,
e
gli
veniva
la
saliva
alla
bocca
.
Lo
misero
in
un
camerone
,
dove
c
'
era
un
centinaio
di
letti
e
nessuno
vuoto
.
Quando
lo
fecero
lavare
e
gli
dettero
un
vestito
come
avevano
tutti
gli
altri
,
rossiccio
e
grosso
,
con
un
berretto
filettato
di
turchino
,
si
sentì
avvilire
.
I
primi
giorni
,
non
poteva
fare
a
meno
di
guardare
fisso
quel
che
gli
altri
mangiavano
;
e
a
lui
pareva
che
la
sua
parte
non
bastasse
.
Siccome
era
dei
meno
vecchi
,
lo
mandarono
nell
'
orto
a
raccattare
le
potature
restate
sotto
gli
olivi
.
Poi
,
con
due
compagni
,
a
portarle
in
un
piazzale
;
dove
erano
le
serre
dei
limoni
.
Egli
pensava
sempre
alle
nipoti
;
e
avrebbe
voluto
che
le
domeniche
fossero
andate
a
trovarlo
.
Ma
esse
non
andavano
ancora
;
perché
non
sapevano
il
suo
desiderio
;
e
passavano
tutte
le
sere
dinanzi
all
'
Ospizio
di
Mendicità
.
Una
mattina
,
mentre
raccattava
le
potature
,
disse
a
quelli
con
lui
:
-
Se
io
muoio
presto
,
vi
prego
di
dire
alle
mie
due
nipoti
,
che
verranno
a
vedermi
,
che
io
m
'
ero
messo
a
lavorare
.
Gli
altri
alzarono
gli
occhi
da
terra
;
e
lo
guardarono
,
senza
rispondergli
.
Allora
,
egli
si
spiegò
:
-
Anch
'
io
ho
un
briciolo
di
coscienza
.
E
soltanto
quelle
bambine
capiscono
che
è
vero
.
I
più
vecchi
si
misero
ad
ascoltarlo
;
e
,
per
ascoltarlo
,
non
lavoravano
.
Qualcuno
cercò
di
sorridere
e
non
ci
riescì
:
smosse
le
labbra
,
come
se
ciancicasse
.
Egli
proseguì
:
-
Sono
mesi
e
mesi
che
non
mi
parlano
più
.
Ed
egli
pensava
,
senza
osare
di
dirlo
:
"
Mi
porterebbero
una
boccina
di
vino
"
.
Ma
egli
aveva
patito
troppo
;
e
,
una
notte
,
preso
da
una
nuova
crisi
di
gotta
,
che
gli
aveva
ormai
infettato
tutto
il
sangue
,
morì
senza
né
meno
accorgersene
.
La
mattina
era
freddo
come
il
marmo
del
refettorio
.
Lola
e
Chiarina
gli
misero
due
mazzetti
di
fiori
sul
letto
,
uno
a
destra
e
uno
a
sinistra
.
C
'
era
una
sola
candela
;
che
,
essendo
di
sego
,
si
piegava
per
il
calore
della
sua
fiamma
rossa
come
se
avesse
nello
stoppino
un
poco
di
sangue
morticcio
.
Esse
pregavano
inginocchiate
,
con
le
mani
congiunte
vicino
ai
mazzetti
di
fiori
;
e
,
in
mezzo
a
loro
,
il
morto
doventava
sempre
più
buono
.
Il
giorno
dopo
,
spaccarono
il
salvadanaio
di
coccio
e
fecero
comprare
da
Modesta
tre
croci
eguali
;
per
metterle
al
Laterino
.