Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> autore_s:"TOZZI FEDERIGO"
L'AMORE ( TOZZI FEDERIGO , 1920 )
Narrativa ,
CAMPAGNA ROMANA Caro Cavacchioli , tu mi chiedi qualche spunto autobiografico . Ti ringrazio sinceramente , ma non abbocco . Tutto al più , posso raccontare a te e a pochi lettori come ho passato a Roma la scorsa estate . Torno , ormai , molto di rado in Toscana , e sempre per pochi giorni . Perciò , insieme con qualche amico , quando non piglio la bicicletta , cerco di respirare all ' aria aperta e non mi lascio mai alloppiare dalla vita cittadina . Questa estate , andavamo a Maccarese : tra Roma e Civitavecchia . Bisognava alzarsi dal letto prima di giorno ; e alla stazione di Termini , mentre compravamo il biglietto , vedevamo , alla luce ancora incerta , stormi di ragazze che invece sceglievano Ladispoli o Santa Marinella . Sartine , dattilografe , impiegate , passavano a coppie o a branchetti , di rado accompagnate dai parenti , portando in mano l ' asciugatoio e la biancheria per il bagno . Ce ne erano di anemiche , ma anche di quelle bellocce o belle addirittura . E noi le seguivamo con gli occhi e con una voglia matta d ' attaccare discorso e portarne due o tre con noi , di quelle più piacevoli e benevole . Orio Vergani , allora , faceva sempre la proposta di distribuire , per la volta prossima , parecchi foglietti dove fosse stampato , a modo di pubblicità , che i bagni di Maccarese erano preferibili anche per la salute a quelli di qualunque altra spiaggia . E , intanto , da bel giovane che è , si ficcava in mezzo alle ragazze per capire se ce ne fossero disposte a farsi tenere compagnia . Ma , saliti in treno , non ci si pensava più ; ed era meglio . A scendere alla stazione di Maccarese eravamo noi soli , salvo qualche buttero ; e , dopo aver bevuto un bicchierino di acquavite , che ci levava gli ultimi rimasugli del sonno , ci mettevamo in cammino . L ' aria era grossa da tagliarsi con il coltello , e la strada lunga . Ma noi prendevamo attraverso i campi , per una scorciatoia che si vedeva dalla stazione fino a una macchia dove s ' interna ; perché l ' erba non fa in tempo a rinascervi , e la terra si spacca in un modo che a non stare attenti c ' entrano i tacchi dentro . Le interminabili file degli olmi , più neri che verdi , s ' incrociano da ogni parte ; chiudendo in mezzo le paludi , dentro le quali i giunchi selvatici sono così fitti da non potercisi muovere . Finalmente , quando la stanchezza e il sudore cominciavano a dar noia e a scoraggiare , tra i ginepri enormi , si sentiva il tuono largo , quasi sinistro , del mare . Riprendevamo forza ; e , barcollando su la rena troppo asciutta , che faceva inciampare e affondare fino ai polpacci delle gambe , andavamo avanti . Alla fine si vedeva il mare : una riga turchina e immobile che sembrava più alta di noi . L ' aria si faceva respirabile ; e ci guardavamo lietamente . Facendo a chi arrivava prima , andavamo sotto una specie di capanna tutta aperta , costruita con quattro sostegni di legno sorreggenti una copertura di frasche secche . Io mi spogliavo subito , e mi piaceva sentire quel brivido ghiaccio su tutta la persona . Michele Abramich apriva i cartocci delle provviste e cavava fuori , da un tascapane militare , un uovo sodo per ciascuno . Io facevo con le mani una buca nella sabbia e vi mettevo dentro , fino alla bocca , i fiaschi del « Chianti » . L ' Abramich mi guardava ridendo , pronto , però , a sgridarmi se non facevo le cose per bene ; e l ' ultima manciatina di terra che ricopriva il « Chianti » al fresco , la dava sempre lui ; perché nessuno lo avrebbe contentato . Senza Michele Abramich , direttore del Museo di Aquileia , non sono mai andato a Maccarese . Con noi , oltre allo scultore Ercole Drei e a Orio Vergani , che è forse il più intelligente fra i suoi coetanei di vent ' anni , è venuto una volta Stefano Pirandello . Il Drei si fidava un poco troppo dei suoi nervi romagnoli e la sera sghignazzava meno della mattina . Il Vergani non voleva rinunciare né meno la notte innanzi ai caffè e alle amanti ; e il sole gli faceva girare subito la testa . Qualche volta , è venuto a caccia Alessandro Salvini ; che per quel giorno non si ricordava di essere attore cinematografico e drammatico . Ma torniamo in carreggiata ! La spiaggia , completamente deserta , cominciava già ad essere calda ; e le onde scintillavano . Io , completamente nudo , facevo una corsa di un mezzo chilometro , e poi tornavo addietro ; e dicevano che assomigliavo a un fauno piuttosto grasso . L ' Abramich aveva già messo insieme un mucchietto di fuscelli e di legni e li accendeva in modo che il fumo , portato dal vento sotto il riparo di frasche , ci assicurava di più che nessuna zanzara ci avrebbe punto regalandoci la malaria . Ad una certa ora il sole faceva biancheggiare , quasi splendere addirittura , il caseggiato nuovo di Ladispoli ; e le nebbie uscivano di fra gli olmi e la grande pineta solitaria , lunga fra i cinque e i sette chilometri . Reso sempre di più impaziente da quella meravigliosa solitudine , entravo nell ' acqua . L ' Abramich aspettava , scrupolosamente , che fossero le undici . Dopo il bagno facevamo , per lo più affiancati insieme , un ' altra corsa ; che bastava ad asciugarci ; e , poi , ci sdraiavamo in terra , per mangiare . E siccome l ' appetito era sempre pronto , bisognava mandare giù i bocconi senza masticare troppo , perché si faceva a chi era più lesto . Prima veniva il prosciutto crudo , poi quello cotto ; poi le olive . In un batter d ' occhio , spariva tutto . E non era difficile che le cinque dita aperte d ' uno dovessero contendere con quelle d ' un altro l ' ultima fetta o l ' ultima oliva . Qualche volta , cucinavamo da noi il prosciutto ; facendolo bollire dentro un catinaccio scrostato , che l ' Abramich aveva preso dentro una capanna di certi pescatori . Intanto , rapidamente , il vino calava . L ' Abramich apriva le scatole delle acciughe in salsa piccante ; ed io , ghiotto di quella broda oliosa , quand ' erano nuotate , me le scolavo in bocca o vi inzuppavo un pezzo di pane dentro ; che a ricavarlo dovevo anche bestemmiare . Non bisognava muoversi senza precauzione , perché il vento copriva subito di sabbia ogni cosa ; e , allora , si sentiva scricchiolare sotto i denti . Alle frutta , l ' appetito cominciava a calmarsi ; ma mi ricordo come , in mancanza d ' altro , succiavamo lungamente anche i noccioli rossi delle pesche o finivamo con l ' inghiottire le bucce delle mele e delle pere . Allora , ricorrevamo alla distribuzione delle sigarette . Ma , già , la stanchezza , e il caldo ci facevano venir sonno ; ed era un godimento solenne quello di chiudere a poco a poco gli occhi e di chinare la testa grave e avvinata . Ma a trovare una buona posizione non era facile , senza indolenzirsi o i fianchi o le braccia ; e , poi , a mettersi bocconi , come sarebbe stato più comodo , non si poteva respirare perché entrava la sabbia in bocca e dentro le ciglia . Alla fine il sonno metteva da sé le cose in pace , e dormivamo anche tre ore di seguito . Guai a quello che si destava ultimo , perché si sentiva giungere un calcio su le chiappe ! Qualche volta , aprendo sì e no gli occhi , vedevamo i branchi delle bufale o dei bovi passare rasente a noi , soffermandosi a fiutare e a curiosare . Le bufale , con gli occhi neri e acuti , avevano un ' insistenza che non ci piaceva affatto ; ma il sonno e il vino non ci consentivano di alzarci da terra ; e , perciò , non abbiamo mai avuto paura . Anche le vipere non mancano , anzi quelle di Maccarese sono famose ; per dire la verità , non sono mai venute dove eravamo noi . Con gli occhi sempre intontiti , guardavo il mare più turchino e più bello , e vedevo stuoli di alcioni alzarsi a volo come se fossero stati scossi dalle onde sempre uguali e disuguali . Sopra le macchie volavano , invece , corvi e falchi . Alla foce dell ' Arrone , dove al tempo degli Etruschi , tanto per fare un poco di storia , era la città di Fregenae , e dove l ' aria e le fiamme del calore ora brulicavano insieme , si vedeva un polverio enorme : guardando meglio si capiva che vi andavano a bere le bufale e i bovi . Prima che il sole tramontasse , facevamo un altro bagno ; e , se il mare era molto mosso , stavamo a prendere i colpi delle onde su le spalle e su la nuca : tenendoci a catena , per non essere travolti . Tuttavia Ercole Drei , un giorno , corse lo stesso il pericolo di affogare . Verso sera , quando un ' umidità calda e pesante cominciava a venire da tutte le parti , e la spiaggia non brillava più , ci rivestivamo e tornavamo verso la stazione . E siccome era già l ' ora di cena , entravamo dentro una « dispensa » ; dietro il castello barocco di San Giorgio . L ' Arrone , che viene dal lago di Bracciano , sembrava bianco da quanti moscerini vi stavano sopra . Se passava qualche bufala , anche sopra essa s ' aggirava una nuvola di moscerini ; e gli eucalipti odoravano lungo la strada , dove si inciampava a motivo della polvere alta e ammucchiata dalle ruote dei carri . A quel tempo , a Porto San Giorgio , c ' erano parecchi prigionieri tedeschi e austriaci ; e quelli presi dalla malaria , gialli e spolpati , li vedevamo seduti sull ' argine dell ' Arrone con le spalle a qualche eucalipto . Una volta capitò loro anche il vaiuolo ; e bruciavano i pagliericci dei morti , abbandonandoli alla corrente ; che , a poco a poco , li portava fino al mare , già mezzi inceneriti e distrutti . La « dispensa » era uno stanzone con il soffitto a volta ; e ci stava un oste con la moglie ; tutti e due con la malaria . Al nostro arrivo , benché non fosse prudenza perché si attiravano le zanzare , accendeva una candela di sego e l ' infilava dentro il collo d ' una bottiglia . Dopo un ' ora di attesa , quasi al buio , le paste nel sugo erano pronte ; nere di pepe . E ne trangugiavamo sempre due piatti per ciascuno : non c ' era di meglio e bisognava adattarsi . Il vino , grosso e pesante , metteva il fuoco nel sangue . E , benché rimpiangessimo di non avere più il « Chianti » , si buttava giù a litri . Alle altre tavole dello stanzone stavano i lavoranti della tenuta , i pastori e i butteri . E sempre arrivava qualcuno con la febbre addosso , presa durante la giornata ; il quale andava a sedersi un poco in disparte , verso la porta . La poca luce non ci permetteva di scorgere bene i visi ; e tra le gambe venivano almeno cinque o sei cani randagi che non erano mai gli stessi . L ' oste era sgarbato e svogliato ; e , per farlo rispondere , bisognava ripetergli la domanda più d ' una volta . Pareva che gli mancasse un pezzo di testa dietro ; e la fronte , a forza di stringersi , era riuscita ad essere piccola quanto una noce . La moglie , magra e cerea , legnosa , non aveva fiato di reggersi in piedi ; e , quando era stata costretta ad aiutare lui , si risedeva subito ; muovendo gli occhi attorno ai piedi , come fanno quelli che non ne possono più dalla stanchezza . Tanto lui che lei non ci guardavano mai ; anzi , non guardavano nulla ; e parlavano solo quando non potevano farne a meno . Soltanto l ' oste , di quando in quando , con qualche conoscente , malediceva Maccarese ; e gli rispondeva un sospiro della moglie . I pastori erano più loquaci , e avevano sempre da raccontare quante pecore erano morte durante la giornata ; con la pancia scoppiata per aver bevuto l ' acqua cattiva . I butteri , entrando , appoggiavano dietro la porta le aste , con le quali , a cavallo , picchiano gli armenti quando si sbandano : avevano gli stivali fin sopra i ginocchi e compravano , avendo più denari da spendere , il cacio a libbre . I lavoranti , stavano a tavola con il capo giù , il collo irrigidito , i gomiti stesi e le mani allacciate insieme . Si mettevano fermi a quel modo specialmente dopo aver mangiato , e non aprivano mai bocca altro che per dolersi della fatica e del disagio . Ogni tanto , il grido di qualche civetta , sopra un eucalipto , faceva volgere la testa verso la porta . Restava l ' ultimo tratto di strada fino alla stazione , ed era già buio . La luna , sottile e larga , esciva di tra gli olmi nebbiosi ; e rischiarava abbastanza , e io provavo non poco dispiacere a dover salire in treno ; perché non m ' importava più nulla di Roma , e m ' aveva fatto bene quella giornata senza né meno ricordarmi della letteratura e dei libri . Michele Abramich si volgeva verso la luna ; e , scotendo con una mano i soldi di rame dentro una tasca , con l ' altra le mostrava un piccolo Priapo di bronzo , che aveva trovato in certi scavi : era un rito pagano . Poi la guardava tutto soddisfatto e beato ; e , a quel chiarore , gli vedevo brillare gli occhi nella faccia rosolata dal sole . Mi diceva , tutto esaltato : - Fa ' così anche tu ! Ma io camminavo di malavoglia ; e dentro di me studiavo invano come avrei potuto fare per non tornare a Roma . Le file degli olmi erano più nere della notte , e la pianura impiccioliva . Qualche bosco incendiato , sopra una collina bassa bassa , scintillava con una giocondità cattiva . Pareva che la luna mi dicesse : « Perché non torni lungo il mare ? Ti tengo compagnia io » . E , tra un passo e l ' altro , rimpiangevo di sapere che il giorno dopo qualcuno mi avrebbe ricordato la mia triste ambizione . Come , lungo il mare , tutto m ' era parso inutile e fastidioso ! Come m ' avevano fatto pietà e schifo gli scrittori , i giornali e i libri ! Giunto a casa , non potevo pigliare sonno . In un incubo bollente rivedevo le bufale , le vipere , i ramarri ; e mi pareva di volare , come un uccellaccio , incontro a qualche montagna innalzate dal mio pensiero . Ma andavamo anche sul Monte Soratte . Scesi dal tranvai , alla stazione di Sant ' Oreste , prendevamo su per una oliveta scura e immobile ; addossata sotto il macigno crudo tagliente . Prima , bisogna arrivare al paese di Sant ' Oreste ; le cui case hanno lo stesso colore della pietra dove stanno a picco ; su una vallata che si stende a perdita d ' occhio . Per entrare in paese bisogna varcarne la porta ; ma c ' è una tabella di legno dov ' è scritto : È vietata l ' introduzione e la circolazione degli animali suini nell ' interno del paese . Perciò , noi ci guardavamo sbigottiti e restavamo di fuori . Ci si ficcava , invece , dentro la trattoria ; che è di fianco . Le pareti hanno un colore turchiniccio ; e , in fondo , dietro il bancone padronale , c ' è il busto in gesso di Vittorio Emanuele II , tra due grandi corna di bue e sopra una mensola verde sovraccarica di bottiglie e di scatole da conserva . L ' ostessa prima non risponde ; poi borbotta sottovoce , scappando ; poi intende a traverso ; e , alla fine , data un ' occhiata che vorrebbe divorarci vivi , si decide a cavare la voce . E , allora , si capisce che è una burbera molto buona e tranquilla . Fatto uno spuntino e prese le provviste , cominciavamo l ' ascensione del Soratte . Dura un ' ora o poco più ; ma noi la facevamo anche in meno ; non badando a qualche sdrucciolone e a qualche ginocchiata . L ' aria si fa più leggera quasi ad ogni passo ; e la vallata del Tevere , dalla parte opposta a quella donde siamo saliti fino al paese , comincia a spiegarsi senza usura dinanzi a una meravigliosa vista di montagne ; e sono tante che per avvedersi di tutte , senza saltarne nessuna , bisogna guardarle a una per volta . Ma più che si guardano e più se ne scoprono ; e ognuna sembra desiderosa di essere la più bella . Il cielo e l ' aria vi stanno sopra come se avessero paura di toccarle ; e solo il vento s ' arrischia , almeno a sentirselo passare rasente gli orecchi , a andare fino là senza perdere la strada . Il Soratte , durante l ' estate , è tutto fiorito . Le eriche rosse escono dai buchi della selce ; e , qualche volta , ci sono anche certe campanule pallide che s ' attorcigliano come ghirlandette . Testucchi e lecci nani , a cespugli , crescono sul fianco del monte , dalla parte del Tevere , e il loro colore s ' incupa di mano in mano che scende giù nella vallata , insieme con il mentastro e la nepitella . L ' ombra del monte è così grande che il sole si stende soltanto di là dal fiume , che , di lassù , pare fermo . Mentre , dalla parte di Roma e del mare , la vallata se è un poco nebbiosa , abbarbaglia e luccica in tanti seni di tutte le dimensioni . Il silenzio fa udire quel che si pensa . L ' ultima volta che salii , le cavalle avevano figliato ; e pascolavano sul dorso acuminato del monte . Mi ricordo anche d ' aver sentito ragliare un asino giù in fondo alla vallata , e quel raglio mi sembrò dolcissimo e perfino musicale ; perché la distanza gli toglieva il troppo e lo sgradevole . Sul Soratte , una volta c ' erano quattro conventi ; uno per ogni punta : San Silvestro , Santa Maria delle Grazie , Sant ' Antonio , Santa Lucia . Ora , intero c ' è rimasto soltanto quello di Santa Maria delle Grazie ; e i ruderi di quello di San Silvestro . Il viottolo mena ad essi . A metà della salita , in mezzo a una boscaglia di lecci , c ' è una cappellina ; e dentro , lungo le pareti laterali , due sedili : una croce fatta con il carbone dove dovrebbe essere un ' immagine . Seguitando , si vede la cinta del convento di Santa Maria ; fatta di sassi a secco , sotto una greppaia rossa di rosolacci , che non stanno mai fermi . E sotto la cinta , una pergola di viti ; che fa ombra a una striscia larga e sbilenca di grano . Il convento è disabitato da parecchi anni ; ma c ' è andato a stare Fra ' Camillo Coppini , nato a Grassina , nei dintorni di Firenze . Non è difficile che venga a spalancare la porta senza scarpe e senza calze , con la tonaca nera tirata su alla cintola ; e una falce in mano , con la quale era a mietere il fieno quando abbiamo tirato la campanella . Dopo le prime parole , egli dichiara subito di essere un uomo « storico » ; cioè un uomo che appartiene , ormai , alla storia . E , per convincere , butta in terra la falce , si ficca le mani in seno e tira fuori il libro che sta componendo . Il titolo del libro , scritto da lui stesso con una penna spuntata e con l ' inchiostro di more mature , ha questo titolo : « Il trionfo dell ' Umanità naturale e la distruzione della Fisumana ; dove si trova il proscioglimento della vera filosofia con la vera difesa della Vita ; ovverosia il Tesoro secondo l ' epoca e il tempo » . E , per accertare che si tratta d ' una cosa seria e immortale , avverte che l ' hanno letto Dante Alighieri e cinque o sei altre persone che s ' accostano a quel calibro . Ma non basta . Sempre dal seno , cava altri suoi libri di minore importanza , che sono come i commentari di quello ; e allora si capisce perché la tonaca , impataccata e sporca , gli stia gonfia sopra la cintola come se fosse pregno . Il suo viso scarno , dove sono soltanto le pieghe della pelle , si fa più attento e si illumina ; gli occhi , neri e dolci , pigliano un fanatismo vigile e impaziente . Uno di noi gli chiede : - Che cosa vuol dire Fisumana ? Ed egli spiega , con energica enfasi : - La Fisumana è la cattiveria degli uomini , e io ho trovato il modo di renderla innocua . Intanto , si entra in un praticello erboso ; in mezzo al quale c ' è soltanto un gelso . Fra ' Camillo ci segue e ci studia ; per capire che gente siamo . Passatagli la diffidenza , la sua voce si fa più amichevole ; e si capisce che ha una gran voglia di confidarsi . Ma noi , invece , secondo il solito , abbiamo fame , e glielo diciamo . Egli non se lo fa ripetere due volte : entra , quasi di corsa , dentro il convento ; per pigliare un tavolino e le sedie . Poi , rispettosamente ma dignitosamente , domanda : - Vogliono bere un bicchiere d ' acqua fresca ? Dopo due o tre volte che siamo stati sul Soratte , è doventato nostro amico ; e io voglio ricordare una visita più lunga delle solite . Tralascio l ' arrivo e salto al desinare . Fra ' Camillo , mentre stiamo per finire le ultime briciole del tonno , frugando tra le pieghe della carta unta , ci propone un piatto d ' insalata . Si leva da sedere e va all ' orticello . Per entrare , deve togliere prima , ad una per volta , un mucchio di pietre addossate al cancellino sfasciato . Tra due sassi piatti e incavati , dove dovrebbero essere gli arpioni , prende un falcetto e comincia a tagliare erba e insalata insieme . Quando gli pare che basti , ci grida : - Ora vado a sciacquare quel che ho preso . È inutile protestare che l ' erba non ci piace : egli ci garantisce che è buona quanto l ' insalata . E , per convincerci , se ne mette in bocca una pianta . Ma l ' olio puzza come quello delle macchine . Quando glielo diciamo , resta sorpreso e scontento del nostro gusto , con la bocca piena e l ' erba mezza dentro e mezza giù per il mento . Noi non possiamo andare avanti , e Fra ' Camillo Coppini , mortificato , finisce da solo ogni cosa . Povero e onesto , campa con quel che gli frutta l ' orticello e la fetta di terra ; che coltiva da sé . Intanto , vengono due ragazzi che pasturano le capre fuori della cinta . Uno tiene per le gambe un falchetto , che non ha messo ancora le penne . Pare involtato in una lanugine grigia , e apre il becco spenzolando la lingua . Gli occhi aperti sbattono , ma senza chiudersi ; e torce il collo , come può , per guardare verso noi . Il pastore lo butta sopra un muricciolo , e propone al compagno di ammazzarlo lapidandolo ; per fare la scommessa a chi tira più dritto . Io dico che non voglio ; e Michele Abramich , gongolando di speranza che gli accende di più il viso sempre infiammato e gli brilla negli occhi azzurri , domanda loro se possono procurargli almeno un litro di latte o una ricotta di qualche chilo . I due ragazzi spariscono subito a mungere le capre . Allora , Fra ' Camillo piglia il falco e lo mette dentro un secchio , dicendo che ce lo friggerà a cena . Ma noi vogliamo che egli faccia un discorso ; e ci contenta subito . Batte le mani insieme e salta sopra un sedile di pietra , all ' ombra di un leccio . Tossendo , si spurga ; poi , tende un braccio . La nostra attenzione silenziosa lo anima ; e sorride , già sicuro che lo dovremo acclamare . Comincia : « Io , Fra ' Camillo Coppini , povero fraticello eremita , ho scritto il gran libro della Fisumana ; ed ora dirò due parole alla buona così come mi vengono » . Fissa gli occhi da una parte , accanto a sé ; fa schioccare le dita , e il suo viso pare tormentato . Ma , con uno scatto fiero , quasi maestoso , erge la testa ; e continua : « Il Paradiso di Satana , il Purgatorio di Lucifero , e il Limbo degli uomini temperati , com ' io nel mio pensiero li ho visti più di una volta ... » . Ma la parola gli manca , per ora ; ed egli ci fa comprendere , con un largo gesto esecratorio della mano , quel che vorrebbe dire . Fa una lunga risata , perché ha bisogno di tenere i nervi al posto , ma l ' occhio gli si rischiara , le righe della faccia si appianano , tutto il viso ha un ' aria ascetica , le parole vengono con una facondia irruente ed efficace . Ad un certo punto , grida : « La spianata delle tombe , dei re , dei regni , delle montagne e di tutti i vigliacchi che sono su la terra , dovrà assicurare all ' umanità il trionfo dei buoni e degli onesti . Il mio Libro è il centro aeroso dell ' Universo ; e io , frate Camillo Coppini , nutrirò la coscienza di tutti . Ciò che si vede su la pianura della terra deve divenire , un giorno , cenere e polvere . Meno che cinque cose , o bene sei , sono eterne : la luce del giorno e la notte ; i venti , le acque e la terra ; il Padrone del macchinario del movimento di questo mondo , ossia Dio ! » La sua parola fantastica , chiara e impetuosa , ormai ha preso la rincorsa , e ci trincia sentenze e ammonimenti . Dopo averlo applaudito , lo portiamo di peso sopra le spalle . Fra ' Camillo ride a bocca aperta e ringrazia ; e sappiamo dai suoi occhi che ci è riconoscente di averlo capito e di prenderlo sul serio . Intanto la metà della giornata è trascorsa , e il Tevere è sempre raggomitolato nel suo letto di terre incolte . Per parecchi chilometri lustra a pezzi , secondo i suoi giri ; e una nebbiolina , trasparente più d ' un velo che sia per sparire , lo segue fin dove i nostri occhi non vedono più . Questa nebbiolina è anche ai piedi delle montagne , e sembra che riesca a dissolverle ; perché si giurerebbe che non sono soffici e molli ; più delle ombre turchine che le nuvole lasciano cadere giù nella vallata . Ma , quando il sole è per discendere , le montagne fanno biancheggiare per qualche mezz ' ora i loro paesetti ; e poi , con lo sbiadirsi della sera li rinascondono dentro se stesse . Allora , il lago di Bracciano sembra uno specchio caliginoso , l ' Appennino Umbro indossa un celeste più tranquillo e il Gran Sasso si schiara . Non so perché , Fra ' Camillo ci parla a modo suo della « sventura » del Calvario ; mentre ci rechiamo dalla punta di Santa Maria a quella di San Silvestro ; per un sentiero non sempre piano ; e il vento ci butta quasi in terra . Sotto a noi , tra le sporgenze acuminate dei macigni , s ' intravede il gran precipizio del baratro ; e fa l ' effetto di essere tirati giù a battere la testa . Ma , mentre si sta lì a fare queste considerazioni , un falco , con le ali aperte , viene a oscillare lentissimamente nell ' aria ; e poi si ferma . Guardando meglio nelle lontananze , ne vediamo parecchi altri ; tutti sospesi a quel modo . Intanto , siamo entrati nella Chiesa di San Silvestro ; che è monumento nazionale . Squarciata dai fulmini e dai temporali , ogni anno perde qualche pezzo di muro ; che si sbriciola su la roccia . Una volta , i pastori ci si rifugiavano con le pecore e ci accendevano il fuoco ; ma Fra ' Camillo Coppini , ora , la tiene pulita e chiusa a chiave . Scendiamo a vedere e a tastare con le nocche il sasso dove dormiva San Silvestro ; incastrato dentro una grotta buia , sotto l ' altare . Dove è stato tolto l ' intonaco , le pareti sono coperte da affreschi del Trecento , e la cripta conserva ancora alcuni bassorilievi romanici e dell ' antico tempio di Apollo ; sopra il quale fu eretta la chiesa cristiana . Da quella cima , l ' orizzonte è anche più vasto ; e si vede perfino il Monte Amiata , al confine del territorio senese . Stiamo lassù fino a buio fatto , dopo che il sole s ' è lasciato pigliare dentro una ragnaia di nuvole . Per cena , riesciamo ad evitare che Fra ' Camillo tiri il collo al falchetto ; ma mentre mangiamo nel refettorio , perché fuori è troppo freddo , sentiamo l ' uccello lamentarsi con una specie di fischio intasato e sbattere le ali dentro il secchio . Il refettorio è tutto polveroso , con quattro tavolinacci rozzi e tarlati . Stiamo vicino a una finestrucola inferriata , che dà a picco su la valle . Un pipistrello si attacca all ' architrave e si dondola . Dovremmo mandare giù , ma non ci riesce , una frittata . Fra ' Camillo ci ha messo troppo sale ; e , volendola fare con le cipolle , ci ha tagliato anche i gambi , che sono restati crudi . Inoltre , non avendo più vino , ci propone di mettere nell ' acqua un poco di aceto ; come fa sempre lui . Il buio accresce la paura che la giornata non finisca allegramente ; e né meno a cantare con quanto fiato abbiamo in corpo ci riesce a ridere senza essere troppo nervosi . Il romito , sempre attento , se ne avvede ; e reca due candele accese . Allora , facciamo un ultimo tentativo di baldoria ; ma il nostro amico resta inquieto lo stesso ; e noi ci convinciamo che è meglio andare a dormire . Intanto , veniamo a sapere che egli è stato una volta frate laico e andava alla cerca , ed ora veste a quel modo per amore all ' abitudine . Ci accompagna in una stanzucola , dove non c ' è se non uno strato di paglia ; che puzza di topi e di muffa ; e qualche tarpone nero , infatti , s ' è visto correre su per le scale . Ma , prima che ci stendiamo , apre una finestruccia , e ci indica Roma : un bagliore lontano e basta . Preso sonno , senza spegnere le candele infilzate in un ferro a punta , ci viene a destare , per sbaglio , un ' ora prima . Sono soltanto le tre e mezzo ; ma esciamo lo stesso , per avviarci giù alla stazione . La nebbia è fittissima e scura ; e lampeggia proprio all ' altezza del convento . Per non rifare la stessa strada , Fra ' Camillo ci fa prendere una scorciatoia scavata giù per la china più ripida del monte . Non vediamo dove mettere i piedi e ci si aiuta con le mani , per non scivolare in dietro . Ma egli va giù a salti , aprendo le braccia e facendo rotolare i sassi perché si sentano rimbalzare e battere fino in fondo . Allora , ci piglia paura di cadere a capofitto ; e , prima di movere il passo , cerchiamo sempre di afferrarci a qualche sporgenza o a qualche cespuglio . Quando il frate non ci aspetta , dopo due metri non si scorge più . I falchi , di mano in mano che scendiamo , spiccano il volo ; e sentiamo ventare le loro ali . Il frate , che pare un lugubre fantoccio nero , gesticola e grida ; poi , sghignazza del nostro impaccio . A un certo punto , crediamo che si debba ammattire anche noi ; e la china non finisce mai . La nebbia pare che ci pesi su le spalle , e proviamo una specie di disperazione e di scoraggiamento . I falchi si levano da tutte le parti ; la selce , urtata dalle scarpe , fa un rumore secco ed aspro . Alla fine , non resta che da attraversare un lunghissimo prato , dove c ' è una vacca soltanto ; e siamo prossimi alla stazione . Fra ' Camillo ci deve salutare , e si duole della sua solitudine . Ci dice : - Mi troveranno morto , come un falco , tramezzo i sassi ; che cade giù , e tutto è finito ! Anche quest ' anno conto e spero di tornare a Maccarese e al Soratte . In quanto alla letteratura , me ne sto più lontano che è possibile ; anzi , non voglio mai che se ne parli in mia presenza , né meno dagli amici ; e il mio più forte orgoglio è di sentirmi tutto quanto preso dal lavoro senza mai insozzarmi con i bacherozzoli , che vengono da sé a farsi spiaccicare sotto le scarpe . L ' AMORE La mattinata nuvolosa si schiariva , ma il mare restava di un colore pallido . Virginia Secci era già escita , e s ' allontanava sempre di più verso la punta del molo fatto di spranghe e di tavole . Io la guardavo dalla finestra della mia casa ; ch ' era a pochi metri dalla spiaggia . Le barche vicine avevano le vele gialle e aranciate ; mentre quelle lontane parevano come il mare o quasi bianche . I miei occhi non perdevano di vista Virginia , perché me n ' ero innamorato ; ed ero tanto triste , che non mi veniva voglia di escire . Tutte le volte che la guardavo , ero triste così ; forse , perché l ' amavo troppo . Avrei voluto dirle tante cose buone e ingenue ; anche perché dovevo badarmi da suo marito . Ma io l ' amavo a malgrado di lui , e non volevo rinunciare al mio lungo desiderio . Aspettai , perciò , ch ' ella stessa tornasse dalla passeggiata . Intanto , mi piaceva di pensare a quelle cose buone e ingenue , dolcissimamente ; che io non le dicevo mai . Quando mi passò proprio accanto , perché io m ' ero seduto all ' uscio di casa , ed ella abitava per lì , mi riscossi da quella specie di estasi che mi pigliava ; e la guardai senza né meno salutarla . Sentii che doventavo bianco , e dopo aver incontrato i suoi occhi , fissai il mio sguardo su la rena . E l ' ascoltai camminare . Se avessi avuto la voce come i miei pensieri , non avrei temuto a parlarle ; ma io non avevo la voce di tutti gli altri giorni , quella con la quale parlavo a tutti , di qualunque cosa . Come il solito , dopo averla veduta , mi chiusi in casa . Dalle imposte socchiuse battevano , sul muro di fronte , della stanza a pianterreno , i riflessi chiari e luminosi delle onde ; come se fossero stati specchi mobili e leggieri . Nel pomeriggio , mi affacciai alla finestra ; per quanto fossi quasi sicuro che non avrei rivisto Virginia ; e provavo un dolore che mi pareva torvo e ambiguo come il volto del suo marito . Mentre stavo così , il mare cominciò a farsi più turchino ; e , allora , il cielo era più pallido di esso . Sul mare , c ' erano lunghissime strisce , quasi bianche ; che , giunte fin quasi alla spiaggia , sparivano . Non ricordavo più da quanto tempo mi trovassi a Cattolica ; e mi pareva , quasi , di essere arrivato in quel momento . E , allora , se Virginia mi avesse parlato , io le avrei detto che l ' amavo . Il giorno dopo , il cielo era interamente grigio ; e , durante le ultime ore della notte , aveva piovuto . Il mare era verdastro verso la riva ; e violaceo verso l ' orizzonte . E io non vidi Virginia . Non so perché , quasi credevo di poterla dimenticare ; e , invece , a sera , non potei darmi pace di non averla veduta . Mi sentivo pronto a inventare una scusa , per recarmi alla sua casa ; perché , se avessi saputo ch ' era morta , non avrei sofferto a quel modo . Ma venne un temporale ; con uno scirocco fortissimo , che lo portò sopra Rimini . Molte barche di pescatori rientrarono , infilandosi a stento in un fiumiciattolo tortuoso ; che si chiama Tavollo . La notte non potei dormire ; e mi proposi , non so se sognando o pensando da vero , di vedere Virginia il giorno dopo ; anche se avessi dovuto cercarla io stesso . Ma , alzatomi , non mi sentivo più capace di mantenere quel proposito ; e restai all ' uscio di casa , aspettando ch ' ella facesse la sua passeggiata fino al molo . E invece , non escì . Dopo mezzogiorno , il cielo si fece chiaro , quasi sereno ; e il mare prese subitamente un turchino stupendo . I casotti dei bagnanti facevano tutti una piccola ombra , oblunga , da una parte . A non vedere Virginia , mi pareva quasi una cattiveria folle . Ma , intanto , m ' ero dovuto convincere che l ' avvocato Germano Secci , suo marito , veniva a passeggiare sempre più a lungo attorno alla mia casa . Se avesse voluto parlarmi , come da prima avevo supposto , avrebbe potuto trovarne il modo ; ma certo è ch ' egli si comportava come se avesse voluto farsi notare da me . E io , invece , lo evitavo ; non perché ne avessi timore , ma per la sua aria troppo triste . Era alto , pallido e magro ; sempre vestito di nero ; e i pantaloni gli sventolavano in fondo alle gambe e alle ginocchia quando tirava anche un poco di vento . Aveva un grosso bastone in mano ; e , molte volte , mi faceva l ' effetto che quel bastone fosse più vivo di lui . Quest ' uomo metteva nel mio sentimento un senso di angoscia ; mentre il desiderio di Virginia si faceva sempre più acuto . Verso sera il mare si fece di un turchino lucente , con strisce più scure da per tutto . Le vele sembravano d ' oro , e il cielo era un poco roseo in fondo all ' orizzonte . Me ne ricordo bene , perché proprio in quell ' ora passò Virginia dinanzi a me . Me n ' accorsi soltanto quando mi fu a qualche passo ; e a pena feci in tempo ad alzare gli occhi per vederla in viso . Mi guardai attorno , per assicurarmi che non ci fosse suo marito e m ' arrischiai a seguirla ; perché mi proponevo di parlarle da vero ; quando fosse più sera . Ella andò sopra il molo e quando fu in fondo si sedette . Io feci lo stesso , ma senza sedermi . Guardavo l ' acqua tra le spranghe del molo ; con le mani dietro la schiena . E tendevo gli orecchi , senza voltarmi a lei . Il vento mi faceva quasi piangere ; ma più forte era il mio sentimento e più sentivo che m ' era impossibile voltarmi a lei ; e mi sentivo attratto a cadere nell ' acqua . Il fracasso delle onde pareva una specie di scampanio ; almeno al mio udito . Intanto cominciarono a escire le barche per la pesca . Andavano come zoppicando ; e , dopo una mezz ' ora , sebbene sembrassero lentissime , erano già tutte sparse sul mare . Vedendo che i pescatori , rasentando le spranghe del molo , guardavano più in dietro a me , capivo che Virginia era ancora seduta ; e arrossivo , provando una vergogna che mi faceva male anche alla testa . Quella specie di scampanio dentro le onde spumose , che increspavano tutto il piano dell ' acqua , durava ancora ; e lo scricchiolio delle tavole su le spranghe , qualche volta , mi pareva come una voce che cominciasse a parlare , e poi si spezzasse subito . Tanto ero fuori di me . Che faceva Virginia ? Pensava a me o forse non faceva né meno caso che ci fossi ? Alla fine sentii che tornava via ; e , allora , anch ' io volli fare lo stesso ; ma , a forza di stare fermo , pareva che non sapessi più camminare , e inciampai in una tavola schiodata . Anche la distanza tra il mare e la mia casa mi pareva raddoppiata . In certi casi , la solitudine allunga le distanze fino all ' infinito . Il giorno dopo , mentre facevo qualche passo dinanzi a casa mia , fumando una sigaretta , mi sentii mettere una mano sopra una spalla . Mi voltai , e l ' avvocato Secci mi disse : - Lei è innamorato di mia moglie . Mi dispiacque mentire , ma risposi : - Non è vero . - Perché non dire la verità ? Lei non è un uomo come tutti gli altri e non le parrà ridicolo come io le voglio parlare . Mi ascolti , invece . Lei non riderà di me ; ne sono sicuro . Anch ' io sono innamorato di mia moglie . L ' amo più di tutti i suoi amanti . Ne sono sicuro . Ogni anno ella mi tradisce con un nuovo amante . Nessuno , quando l ' ha guardata , può fare a meno di non innamorarsene . È bella . Lei sola è bella . Non c ' è un ' altra donna come lei . Ma quand ' io voglio accarezzarla ella mi dice che io sono sensuale e che l ' amo soltanto per il bisogno ch ' ella sia mia . Anche i suoi amanti li rimprovera con le stesse parole ; e tutti la desiderano soltanto per la sua bellezza . Sono cinque anni che io l ' ho sposata ; e si è fatta sempre più bella . Io provavo una specie di ribrezzo , ma il Secci seguitò stringendomi una mano : - Mi sia amico , e comprenda la mia amicizia . Non si disguidi da me , e non mi giudichi come farebbe un uomo qualunque . Lei mi deve aiutare . Divenga suo amante e la porti via con sé . Non la lasci mai più . Io voglio avere la certezza che non la vedrò mai più . Non la dimenticherò mai , ma soffrirò meno . La prenda lei . Allora quest ' uomo , che prima m ' era parso perfino tra losco e stupido , mise dentro di me un sentimento inatteso . E volli rassicurarlo che potevo sentirmi suo amico . Allora , passeggiammo , in silenzio , lungo il mare . Il vento era fortissimo , come se tonasse . Il mare fragoroso . Di là da Rimini , lampeggiava da entro una nuvola nerissima . Egli mi disse : - Andiamo in casa sua , perché ella escirà ; e non deve vederci insieme . Entrammo ma ci era impossibile parlare , e restavamo a guardare dalla finestra aperta . Io ero sconvolto ; ed egli , con gli occhi e con il volto , cercava di farmi quietare . Ma non era possibile , perché m ' aveva detto che Virginia sarebbe escita . Il mare era sempre più mosso , e s ' era fatto quasi buio . I lampi illuminavano , a tratti , tutto il mare di un turchino cupo , ma tagliato da strisce bianchissime di spuma , quasi luccicanti . Il Secci mi disse , tremando : - Eccola ! Io mi volsi verso Virginia , con tutto il mio animo ansioso . Passò rasente la finestra , alta e morbida ; con le lunghe gambe e il petto come le più belle statue greche . Ma pensando che ormai le avrei dovuto parlare , mi sgomentò il presentimento voluttuoso ; e caddi in ginocchio . Il Secci mi sorresse , e poi mi dette un bicchiere di acqua . UNA SERA PRESSO IL TEVERE Avete mai amato , soltanto a sentirne parlare , le amanti degli altri ? Io , sì . O , per lo meno , ho avuto per queste donne una simpatia ; ch ' era più dell ' amicizia . Conoscendo soltanto le loro parole e il loro modo di amare , ho avuto il desiderio di conoscerle . Nate , per me , dalle confidenze de ' miei amici , hanno cessato di esistere sempre troppo presto ; ma più presto di loro finiscono anche quasi tutte le cose reali , che sono state nostre o ci hanno interessato . Quelle donne , invece , anche se ce ne ricordiamo dopo tanto tempo , pigliano sempre un senso di eternità . A Roma , mangiavo a trattoria ogni giorno con molti amici ; tutti pittori e scultori . Una sera , io e uno di loro , Giovanni Fossi , ci prendemmo a braccetto ; e andammo a fumare una sigaretta lungo il Tevere . Ci trovammo , camminando pian piano , al ponte Sant ' Angelo , dopo aver passato per non so quanti vicoli stretti e bui ; dove s ' incontravano sempre donne che ci sorridevano non si sa se con la bocca o con la cicatrice rossa di qualche sfregio lungo le guance . Era caligine , e il primo arco del ponte Sant ' Angelo , con le statue , illuminato ; gli altri , nel buio , scuri . Di là dal ponte , l ' acqua di un violetto torbo ; con quattro lunghi riflessi elettrici , a punta . L ' altro parapetto , quello incontro a noi , nero . Poi , il fiume doventava di un verde sudicio ; e l ' acqua , scorrendo , si raggrinziva , qua e là , alla superficie . C ' erano ancora i resti del ponte di ferro , come una gabbia ellittica ; e dietro le sbarre si vedevano passare i tranvai , sul nuovo ponte Vittorio Emanuele ; quasi di fianco al Palazzo di Giustizia come un rettangolo enorme e bianchiccio , illuminato dalla luce elettrica . Alcuni ragazzi tiravano sassi contro un ' intavolatura fatta per la demolizione del ponte di ferro . Il mio amico era un giovine di ventiquattro anni , con il viso glabro , di vecchio ; con gli occhi febbricitanti ; magrissimo . Il fresco della sera ci faceva bene ad ambedue ; e ci piacevano le case lungo il Tevere ; silenziose , grigie , scure ; con qualche lampadina elettrica su per le scale , che si vedevano dalle finestre aperte . Egli mi stringeva le braccia ; e la voce , qualche volta tremolante , appassionata e secca , nervosa , mi faceva pensare ai suoi tendini tesi . Ad un tratto , senza che io gli avessi chiesto niente , mi disse : - Io ti dirò perché le donne non mi piacciono più . Lo guardai bene nel viso , sorridendo , e capii ch ' era per farmi una bellissima confessione ; un poco ingenua e sincera . - T ' ascolto . - Ti sarai accorto ch ' io molte volte sembro trasognato . - Sì . - Devi , dunque , sapere ch ' io penso sempre alla stessa cosa . Non mi riesce non pensarla . Due mesi fa , a Lucca , io mi sono innamorato della moglie di mio zio . - Ed ella ti voleva bene ? - Fu lei , anzi , la prima . - T ' ascolto . Parla lentamente . - Io le avevo cominciato un ritratto : per desiderio del suo marito ... Non lo chiamerò mai zio . È lo stesso , del resto . Egli non stava sempre a Lucca , perché è commesso viaggiatore . Noi due potevamo parlarci a comodo nostro . Anzi , devi sapere ch ' io stavo addirittura in casa con loro . « Ti dirò soltanto che , due anni innanzi , avevo cominciato a capire qualche cosa del suo sentimento verso di me . « Ma io me ne ripartii senza che ci fosse stata nessuna parola segreta . Quando , due mesi fa , tornai , allora non ebbi più riguardi . « Io , da principio , non volevo amarla ; ma non mi pareva il vero che cercasse sempre di parlarmi quando eravamo soli . Volevo fare in modo che fosse la prima a dirmi quel che sentiva . « Intanto , io le raccontai che una volta avevo sentito così il bisogno d ' essere amato , che m ' ero messo a piangere ; e aggiunsi che , se avessi trovato una donna che mi amasse altrettanto , sarei stato capace , per lei , anche di uccidermi . In parte mi pareva vero , e in parte esageravo a posta . La seconda volta che le dissi così , doventò pallida e seria ; e mi chiese : « - Non si può , dunque , voler bene a te ? « E pianse . Io me ne andai nella mia camera . La sera , ci rivedemmo , e non le dissi niente . Ma , sul punto di lasciarci per andare a letto , mi prese il viso e mi baciò . Io mi sentii venir meno . Mi baciò , mordendomi il labbro di sopra ; e non dimenticherò mai più quel che provai in quel momento . Ebbi a pena la forza di ribaciarla ; e , invece di andare a dormire , escimmo nel giardino . Era un giardino tutto chiuso da un muro . « Le dissi : « - Credi tu di volermi bene come desidero ? « Volevo ancora essere sicuro , e stavo bene attento a quel che mi rispondeva . « Allora , mi rispose : « - Tuo zio è un uomo volgare , e non mi ha mai compresa . Te solo voglio amare ... « E quella fu la prima volta . » Io risi ; e guardai il Tevere , che ora pareva di olio verdastro e sporco . Ma una grande dolcezza mi aveva invaso . Anche il mio amico guardava il fiume , tacendo . - E poi ? Egli tacque ancora . - Raccontami tutto . - Ti ripeto ch ' io volli assicurarmi che mi voleva bene ; e , finché non ne fui sicuro , ero io che mi ricusavo a lei . La mattina , prima di scendere giù in salotto dove stava il marito , apriva l ' uscio della mia camera e veniva a baciarmi . Il Fossi si mise le mani su gli occhi . - Mi pare ancora di rivederla , quando la pregai di farsi vedere tutta . - Era fatta bene ? - Ah , tu vedessi ! E poi si mise da sé in una posa ; che io voglio dipingere . Io risi un ' altra volta . Ma egli mi guardò serio , ed io allora smisi . Pareva che Roma ci si chiudesse attorno ; prima con gli argini del fiume , poi con le case ; poi con il cielo . Egli mi dette un colpo forte sul braccio , perché non mi distraessi ; e proseguì : - Voleva , a tutti i costi , fuggire di casa con me ; era pronta a portar via i suoi gioielli . Avevamo già combinato di andare in un villaggio delle Alpi ; dove io ero stato a fare certi studii . E dove , forse , tornerò . - E perché non andaste ? - Per colpa mia . Io scrissi una lettera anonima a mio zio , facendogli sapere tutto . E gli dissi anche dove avrebbe potuto sorprenderci . In fatti , egli ci trovò insieme . - E allora ? Il Fossi stette zitto lungo tempo . Ma io lo spiavo troppo intensamente ; e , benché con meno franchezza , convenne che seguitasse : - Lei negò tutto ; e se n ' andò , fingendosi sdegnata di me e del marito . - Ma tu facesti male , mi pare ! Avresti avuto un altro mezzo per farla finita . - Io volli che mio zio sapesse tutto , per umiliarlo . Perché non mi credeva intelligente e non capiva la mia arte . - Ma ci voleva riguardo per la donna che ti amava . - Di lei volli vendicarmi , perché era riescita a prendermi in quel modo . - Non ti capisco . Allora il Fossi cominciò a dirmi : - Tu non puoi farti un ' idea di quel che valevo io allora per me stesso , e com ' era necessario che allontanassi ogni donna . Mio zio , poi , avrebbe dovuto capire quant ' io valevo più di lui , per tutto , e perciò tenermi lontano da lei . - E non l ' hai più vista ? - Mai più . So che mio zio ha creduto a lei e non a me . E l ' altra settimana mi scrisse dicendomi ch ' era pronto a perdonarmi anche d ' avere inventato una cosa simile . - Dovresti , almeno , rispondere . - Io non risponderò affatto . Non gli scrivo né meno ora , che non mi vengono più i denari che mia madre mi manda dall ' America . Sono certo che , se tornassi a casa sua , sarebbe lo stesso come prima . - E con lei come ti conterresti ? - Se mi facesse qualche allusione , sarei pronto anche a prenderla a schiaffi . Perché quel che importa a me è di non passare da bugiardo . - Allora , vuol dire che non l ' hai amata mai . Gli dissi così con una voce strozzata dalla voluttà . Una voluttà che riescii a dominare contrapponendole l ' odio per lui . Se quella donna l ' avessi conosciuta io , mi sarei fatto sfinire dal suo amore e dalla sua bocca . Avevo io , per lui , il rimorso che fosse stata trattata a quel modo . La mia anima sensuale mi stordiva . Ma il mio amico era convinto del contrario ; e capii che , inoltre , per puntiglio , non mi avrebbe mai dato ragione . Aveva incrociato le braccia , e guardava verso la cupola di San Pietro ; a pena visibile . Indovinando che voleva essere più forte di me , gli chiesi : - Vuoi che andiamo là ? Ma , indispettito dei contrasti trovati in me , rispose quasi disprezzandomi : - Stiamo bene qui . Anzi , sediamoci sul muro del fiume . Io , però , restai in piedi ; accendendo un ' altra sigaretta alla cicca di quella già consumata . Stemmo qualche tempo senza parlarci , e parve che la nostra amicizia finisse tutto a un tratto . Io lo guardai ; ed egli , tutte le volte che incontrava i miei occhi , si rimetteva a guardare il fiume . Poi , disse : - Senti : comincia a piovere . Passarono due soldati e un uomo con l ' ombrello aperto . Pioveva poco ; e uno degli alberi che sono lungo il Tevere ci riparava abbastanza . Tuttavia , ormai , mi sentivo solo , e avrei voluto ch ' egli se ne andasse . Pensavo di scrivere una lunga lettera appassionata a quella donna . Ma prese , dalla tasca interna della giubba , un fazzolettino di seta ; e me lo dette , dicendomi : - Questo è un regalo di lei . Subito sperai ch ' egli l ' amasse ancora ; e gli chiesi con dolcezza : - Lo porti sempre ? Si mise a ridere . E io chiesi : - Perché , dunque , lo porti ? - Questo è soltanto un ricordo e non di più . - E lo tieni volentieri ? - Se tu vuoi , io lo regalo a te . Odoralo : è ancora profumato come quando l ' ebbi io . Lo fissai negli occhi con ira impaziente e gli risposi per sgarbo : - No : tienlo tu . - Come vuoi . E lo rimise in tasca . Poi , disse : - Ora andiamo : dev ' essere tardi . Mi riprese a braccetto , ma non avevamo più nulla da dirci . Pioveva sempre più forte , e camminavamo in fretta . Sul marciapiede , i tavolini di un caffè erano bagnati di pioggia . I colori dei manifesti sembravano più vivaci , e le lampade elettriche perdevano una luce violacea sopra i ciòttoli delle vie . Quando , in Piazza Venezia , ci lasciammo , mi disse : - Forse , non vengo più a mangiare a quella trattoria ! - E , allora , quando ci rivediamo ? Egli non rispose ; e salì sopra un tranvai , mentre correva . Da allora , io ho amato quella donna . AI BAGNI Era di luglio , e mi trovavo da tre giorni a Levanto ; annoiatissimo , per non avervi potuto fare nessuna relazione . Ero per tornarmene via e cambiare spiaggia , quando capitò , proprio nello stesso albergo , il mio giovane amico Michele Pagni con sua moglie Cesarina . E siccome egli , dopo pranzo , dovette andare a Spezia per certi suoi impegni , tornando la sera stessa a Levanto , io gli promisi che avrei accompagnato sua moglie alla stazione . Intanto , per tenerle compagnia , nel salotto dell ' albergo , ci mettemmo a fumare . Ella stava in una sedia a dondolo ; io sul canapè , mezzo steso , ma con le gambe in terra . Cesarina faceva dondolare la sua sedia e non toglieva mai i suoi occhi dai miei ; quando aveva finito la sigaretta , io glie ne davo un ' altra , mettendogliela in bocca ; e poi accendevo il fiammifero . Ella , allora , perché io non dovessi scomodarmi troppo , si chinava verso me ; avanzandosi in punta alla sedia tutta piegata in avanti ; e mi ringraziava con quel suo sorriso così nervoso che , se non fosse stata la moglie di un amico , l ' avrei subito baciata . Era un poco magra e pallida ; con gli occhi turchini ; e , sotto , erano cerchiati di pavonazzo . Non mi ricordo né meno di quel che parlammo ; ma , dopo un ' ora , eravamo seduti più vicini . Mi disse : - Che fate qua solo in questo paese ? - Niente ! Ma ella non ci credette ; ed io ero imbarazzato a provarle che era vero . - E non state male così solo ? - Ma certo ! Se voi non foste venuta , io stasera sarei andato via . Tutto il suo viso mi pareva madreperlaceo , e que ' suoi occhi , contro luce , lustravano . Ella , forse per farmele vedere , mise le mani su i bracciali della sedia di vimini : le sue mani con le unghie lucide e rosee . Poi , mise una gamba sopra un ' altra ; e ricominciò a dondolarsi . Io , con il volto proteso verso di lei , il mento appoggiato a una mano , e il gomito sopra un ginocchio , le dissi : - Stasera , invece , penserò sempre a voi . - A me da vero ? E mi prese una mano . Io pensai di baciargliela subito ; ma qualcuno attraversò l ' andito dinanzi al salotto ch ' era senz ' uscio : mi parve una cameriera . Ella si rimise a dondolarsi , tutta appoggiata alla spalliera della sedia ; con le mani sotto le gambe . Mi disse , pallida e sconvolta : - Domani , alle undici , venite a trovarmi . Ora , usciamo . - Ma dove andiamo ? Perché non restiamo qui ? Ella si bagnò il labbro di sotto con quello di sopra , si lisciò una gamba ; e rispose : - No , esciamo , esciamo ! Si alzò , e mi parve come esaltata . Io n ' ero già innamorato , e credevo perfino di amarla . Mi sarei innamorato di qualunque donna . Andammo lungo il mare , dove erano i camerini e i bagnanti ; e Cesarina pareva che si fermasse a posta vicino ai loro gruppi , di mano in mano che l ' incontravamo ; per non restare a sola con me . E quando al Kursaal si accesero i lumi e cominciò la musica , la spiaggia e il mare si fecero deserti . Soltanto qualche barca , che però non era di Levanto ; qualche barca che si muoveva come rasente l ' orizzonte . Tornato il mio amico , cenammo tutti e tre insieme ; poi , li lasciai . La mia amicizia con Cesarina aveva avuto momenti in cui m ' era sembrata già di lungo tempo ; in altri momenti ( almeno pareva a me ) si scopriva tutta la sua superficialità ; e allora anche la nostra voce ridoventava estranea , quasi sarcastica , benché sempre molle . Io ero stato compagno di scuola di Michele ; ma , da quando aveva avuto il posto di professore di matematica , non l ' avevo più visto ; e Cesarina m ' era stata presentata soltanto pochi mesi prima che io la incontrassi a Levanto , da certi parenti di lui . Quei tre giorni a Levanto li avevo passati con un crescente desiderio di amare qualche donna , allettato da certe bellissime bagnanti , qualcuna forestiera , che poi la sera ritrovavo nel giardinetto del paese , trasformato in birreria . Elle non portavano calze e andavano in sandali . Quando vedevo un uomo e una donna insieme , io guardavo la donna come se l ' uomo non ci fosse stato o avessi potuto mandarlo via a mio comodo . La mattina dopo mi svegliai pensando subito , e non ad altro , al mio appuntamento . Era , come ho detto , alle undici ; e non erano né meno le nove . Mi vestii e scesi . Cesarina e Michele avevano la camera sopra la mia . Andai , dopo aver preso un cognac , non dalla parte dove la spiaggia è tutta visibile come una specie di arco di rena e di ghiaia gialliccia , ma dalla parte opposta dove non ero mai stato . Percorsi due o tre vicoletti , dovetti quasi scavalcare un muricciolo le cui pietre però erano state smosse per poterci passare meglio . Sempre lungo il mare , le cui onde venivano a biancheggiare sul viottolo e a cozzare in una distesa di ghiaia molto grossa , che rotolava in giù quando l ' onda si ritraeva , girai uno di quegli scogli che sporgono verso l ' acqua , mi soffermai in una piccola insenatura pendente , poi passai un altro scoglio , trovai un ' altra insenatura anche più piccola , tutta chiusa dalle rocce intorno come una specie di grotta se non fosse stata aperta sopra la testa dove il macigno della roccia è a picco ed altissimo . Non volendo allontanarmi molto , mi sedei nella quarta insenatura : non potevo vedere che il mare ; e nessuno avrebbe potuto vedere me . Alzai la testa : ma di lassù non poteva che rotolare qualche sasso . Sulla ghiaia vidi un piccolo fazzoletto ; e soltanto a passarci vicino si sentiva che era profumato . Con un calcio , lo tirai in mare . C ' era una luce immensa : il mare era quasi trasparente , calmo , ma le sue onde così bianche e spumeggianti che mi pareva impossibile il turchino potesse cambiare così di colore . Del resto , m ' annoiavo : e su quella ghiaia non stavo molto bene . Ma bisognava che facessi l ' ora . Sbadigliando , procurai di pensare a qualcosa ; ma all ' infuori di Cesarina mi pareva che non ci fosse altro . Quando mancò una mezz ' ora soltanto , mi alzai perché non avevo più calma : avrei perso il rimanente del tempo al caffè . Ma quando fui per entrare nell ' altra insenatura , tornando indietro , un grido mi fermò . Guardai e la vidi quasi piena di donne . Parevano tutte popolane e venute a bagnarsi lì , per non spendere niente . Quelle che s ' erano già tolte la camicia , se l ' appoggiarono sul petto ; quelle che erano per spogliarsi , smisero ; un ' altra che non aveva niente in mano , si buttò bocconi . Ce ne erano di tutte le età , e saranno state almeno otto . Io tornai a dietro e impaziente gridai : - Quando posso passare , ditelo . Aspetto qua : non vedo nulla . Sentii ridere ; e , probabilmente , non mi capirono ; com ' io non avrei capito il loro dialetto . Aspettai un quarto , poi altri dieci minuti . Mi riavvicinai e chiesi : - Cosa fate costà ? Ho bisogno di passare ! Non mi risposero , ma alzarono le voci per parlare tra sé , tutte insieme . Poi , riescii a capire una ; che , certo , voleva farsi udire da me ; ma senza parlarmi direttamente : - Siamo senza costume , e , perciò , se non andate via di costà , non possiamo bagnarci . Io m ' infuriai , e mi venne l ' idea di passare lo stesso . Ma come potevo fare a suggerire loro questa cosa ? D ' altra parte avevo paura che qualcuno dei loro uomini avesse poi voluto leticare con me . Allora dissi che se non volevano farsi vedere nude , siccome io non potevo restare là dietro lo scoglio altro tempo , si rivestissero alla meglio . Io sarei passato ; e , poi , si sarebbero bagnate . Prima risero , poi non intesero , poi strillarono , poi dovettero mettersi d ' accordo . Quando , persa tutta la pazienza , passai senza chiedere se fossero pronte , le più erano ancora con la camicia tra le braccia come prima . Allora , invece di voltarmi verso il mare , per quanto pensassi all ' appuntamento con Cesarina , le guardai tutte . Di mano in mano che ne guardavo una , il suo sorriso smetteva ; e le altre non facevano più chiasso . A tutte le rimanenti insenature , successe lo stesso ; e io , dietro le spalle , sentivo insultarmi e vociare con collera . Quando riescii ad entrare in paese , era già tardi d ' una mezz ' ora . Salii , ansimante , tutta la scala dell ' albergo , bussai alla camera : nessuno rispose . Accortomi che l ' uscio non era chiuso , lo spinsi . La camera era vuota . Entrai e vidi che c ' erano ancora le valigie del mio amico . Che dovevo fare ? Aspettarla lì ? Il marito era tornato a Spezia per una ripetizione , questa volta , a un alunno che doveva fare un esame . Ma Cesarina dove era ? Sarebbe stato bene e prudente chiedere di lei all ' albergatore ? Non ero nella possibilità di giudicare da me ; ma per quanto ne avessi voglia non mi decidevo . Allora , piano piano , escii di camera , e mi misi ad aspettare nell ' andito . Gli occhi mi bruciavano , per aver guardato troppo il sole ; e sentivo la testa congestionata . Dov ' era ? Dov ' era ? Mi veniva voglia di toccare la sua vestaglia , che avevo vista sopra il ferro del letto . Una sensualità improvvisa , piena di sole , mi chiudeva la gola ; mi faceva palpitare come se mi fossi spaventato . Era inutile ch ' io escissi per andare a cercarla lungo la spiaggia ! Come avrebbe fatto Cesarina a tornare a dietro , anche se l ' avessi trovata ? Mi pareva che fossero di sole anche le pareti dell ' albergo , ch ' erano perfino sporche e scalcinate invece . Mi girava la testa ; mi pareva di sentirmi agitato da una lunga onda , sempre la stessa , che mi moveva avanti e indietro , quasi facendomi cadere . E , in fatti , mi attenni al muro . Quelle donne le rivedevo gesticolare , le riudivo urlare ; con una precisione , che m ' illudeva . Le loro risa mi straziavano ; provavo un odio feroce contro tutto ; e specie , non so perché , contro il mare . Sentivo venirmi la febbre , non ci vedevo più . Sarei entrato nella camera di Cesarina , a piangere . Stetti lassù , senza che venisse nessuno , fino a mezzodì . Poi , la fame mi vinse ; e discesi , per prendere prima un poco di aria libera e calmarmi e poi per mangiare : forse , Cesarina l ' avrei trovata a tavola . Ma , del resto , ella m ' aveva dato appuntamento così inattesamente che mi pareva reale soltanto il tempo che si ricollegava , ora , con la mia delusione . Era un ' avventura che non doveva accadere , e mai più ! Ma , quando l ' avrei riveduta , che cosa ci saremmo detti ? E pure , ero certo di rivederla : e questa certezza mi faceva piacere ! E progettavo già quel che inventare per tenermi in corrispondenza con Michele . Quando ero per escire dall ' albergo , un cameriere mi chiamò e mi consegnò un biglietto . Era di lui e diceva : « Mia moglie sarebbe restata a Levanto ; ma non avendoti visto in tutta la mattinata , e non sapendo dove tu fossi , s ' è decisa a venire a Spezia con me . E siccome non vuole più tornare a Levanto , verrò io a salutarti domani » . Provai lo stesso effetto di un gran colpo su la testa . E , prima che tornasse Michele , fuggii con il treno di Genova . IL VINO Teofilo Bettarini aveva il viso come una rammendatura , dove era a pena posto per gli occhi . I capelli sempre pettinati e lisci ; neri . Beveva per mandar via la tristezza dei quarant ' anni . Non andava alle bettole ; ma , dopo mangiato , si chiudeva nella sua camera di scapolo scontento ; poi levava l ' olio a un fiasco di Chianti , e si sedeva con dignità dopo averlo posato con tutte le precauzioni sul tavolino . Quando aveva fiori , glieli infilava alla rivestitura di stiancia . Lasciava che il mento gli s ' appoggiasse sul petto , per il peso delle lunghe riflessioni ; e , di quando in quando , sospirava , alzando gli occhi verso il lume a petrolio fasciato di cartavelina rossa . Ripensava a quel che aveva fatto durante la giornata ; poi sputava due o tre volte ; ed empiva il primo bicchiere . Lo beveva tutto d ' una sorsata , lo riempiva subito , e ribeveva . Soltanto allora gli pareva che il vino gli tenesse compagnia . Ma , per esserne più sicuro , il bicchiere doveva restare sempre pieno ; avendolo così a disposizione a pena cominciasse ad accorgersi d ' essere solo . Il terzo bicchiere e i successivi li vuotava metà per volta ; con una specie di dolcezza piuttosto cupa ; una dolcezza indefinibile , che però cominciava a farlo sognare da vero . E , allora , si prendeva le mani , se le stringeva insieme ; sentendo il bisogno di parlarsi a voce alta . Egli doventava buono ; e si commoveva di qualunque cosa che gli passasse per la mente . Cominciava a ricordarsi della cena : la padrona di casa , un donnone grasso , di una grassezza quasi bella , gli aveva domandato se la minestra era salata come voleva lui . E perciò ora egli ne sentiva tale riconoscenza che avrebbe voluto farla doventare ricca . Era proprio un suo dovere ! Lui solo doveva far questo ! La mattina dopo , a pena desto . Ma come avrebbe potuto ? Non gl ' importava di trovare il come ; ma doveva fare così . Non beveva , forse , per lei ? Ma c ' era anche la donna che veniva a lavare i piatti . O a lei non ci doveva pensare lo stesso ? Poi l ' amico dell ' ufficio che gli aveva regalato mezzo sigaro . Si metteva , allora , a giurare . Sicuro ! E giù un altro bicchiere ! Com ' era buono il vino ! Avrebbe baciato il fiasco . Già da parecchi mesi faceva così , di nascosto . Una sera , a mezzo fiasco , non riescì più a ricordarsi di quel che aveva pensato prima di riempire il bicchiere . Egli si ostinava a volersene ricordare . Quasi si vergognasse , e gli veniva da piangere . Gli girava un poco la testa . E si sentiva la bocca asciutta . Allora si alzò , e fece per aprire la porta ; perché , forse , parlando alla padrona di casa , gli sarebbe andata via quell ' angoscia così malinconica che non la sopportava più . Ma tornò a dietro , e si mise ritto ad una parete . Poi bevve un altro bicchiere ; e cominciò a canticchiare . Gli pareva , allora , che tutti nella casa cantassero , e dall ' appartamento di sotto veniva una musica che gli metteva la voglia di ballare ; e le voci che ricordava avevano una dolcezza meravigliosa . « Dio , come sono tutti buoni ! » Ma la sua tristezza cresceva sempre ; con un sapor di rimorso immenso ; che non sapeva spiegare . Disse al muro : « Abbracciamoci » . E bevve un altro bicchiere . Ma , ad un tratto , sentì picchiare all ' uscio . Era la padrona di casa , Gegia . - Può entrare ! Ma quella , senza aprire , disse : - Ero venuta a prendere la giubba , per smacchiarla . Egli si mise a ridere . - La giubba ! La giubba ! Ma entri , se la vuole ! Gegia si fece avanti . Egli s ' inginocchiò , le baciò le mani : - Senta : mi deve dire se con lei sono stato cattivo e se ha da dolersi di me . Creda che , se non me lo dice , mi ammazzo subito . Mi butto dalla finestra . Gegia si spaventò . Era possibile che all ' improvviso fosse impazzito fino a quel segno ? - Com ' è bella , signora Gegia ! - Io bella ? - Bellissima . Stasera la vedo bene . Ne sono sicurissimo . Ella si sforzò di ridere ; ma , siccome egli cominciava ad accarezzarla , se n ' andò e richiuse lesta lesta la porta . Allora , fu preso da un ' allegrezza tale che cominciò a ballettare ; tenendosi le mani su i fianchi . In vece Gegia , preoccupata , andò a chiamare gli altri pigionali che stavano accanto : un calzolaio con la moglie e la figliola . E così tutti e quattro si misero ad ascoltare dietro l ' uscio . Teofilo fischiava : s ' interrompeva soltanto per bere . Allora , aprirono ; perché smettesse di ubriacarsi a quel modo . Avevano deciso di metterlo a letto e di portargli via il fiasco . Ma Teofilo li accolse con una risata , che fece ridere anche loro . Poi il calzolaio disse : - Signor Teofilo ! - Sì : è vero : io sono un signore , un gran signore . La sposo io la tua figliola . Dammi la tua figliola . Con un ' occhiata , decisero , per il meglio , di secondare lo scherzo ; e Gegia rispose : - Sta bene , come dice . Palmira , dagli la mano . Palmira , una scioccarella che ridendo si scoteva tutta senza smettere più , fece un passo verso di lui . - Ti sposerò a pena che saranno finiti questi fiaschi di vino . E il Bettarini , che voleva abbracciarla , giurò che da quella sera si riteneva fidanzato con lei . Ma , restato solo , si mise a sedere sul letto , riflettendo al suo fidanzamento . Come ! Sposava Palmira ! E siccome prendeva sul serio quel che aveva detto e non voleva aver moglie a nessun costo , tentò di rivestirsi ; per mandare tutto a monte subito . - Io non la sposo ! Non la voglio ! Non è brutta , è giovine . Ma che m ' importa ? E come l ' hanno data subito ! Che buona gente ! Che cuore ! Lo sapevo che non me l ' avrebbero rifiutata ! Ma bada come hanno creduto subito a uno scherzo qualunque ! Parrebbe perfino impossibile ! Ma è vero , capisci , Teofilo ! Ti sei fidanzato ! Ma domani fuggo : non mi faccio più vedere . Piuttosto m ' ammazzo da vero ! Sono venuti in camera a posta ! Come stavano là pronti ! Signora Gegia ! Signora Gegia ! Finge di non udirmi : anche lei c ' è d ' accordo . Ma perché ? Piuttosto , bevo un altro fiasco di vino ! Alla fine , si addormentò ; mezzo svestito . La mattina dopo si destò più tardi del solito . Cominciò a bestemmiare e a maledire il vino , quando la signora Gegia picchiò all ' uscio per dirgli che era già tardi , e non gli fece nessuna parola su Palmira , come aveva desiderato lui ! Ma la sera , dopo i primi bicchieri , ricominciò ad aspettare che Palmira tornasse ; e così , per una settimana intera , quando aveva la sbornia , credeva sempre di essere fidanzato . Alla fine ci pensò anche il giorno ; e non distingueva più se era sempre l ' effetto dei fiaschi . Perché egli sentiva di aver promesso ; e non avrebbe voluto mancare di parola . D ' altra parte , il calzolaio e la moglie cominciavano a dirsi che se il Bettarini avesse fatto sul serio non sarebbe stato un brutto partito ; e , per quanto paresse loro troppa fortuna , si proposero di fargliene riparlare . E cercarono di incontrarlo il più possibile : la moglie del calzolaio , Carolina , andava con una scusa a trovare Gegia quando sapeva che Teofilo era tornato dall ' ufficio ; e gli domandava notizie della salute , invitandolo a farle visita . Il Bettarini credeva che Carolina aspettasse da lui una conferma definitiva ; e , per non passare da ridicolo , avrebbe pagato non si sa che a non vedersela ormai dinanzi tutte le volte che s ' era seduto a tavola . Ma pigliar moglie mai ! A lui bastava di sentirsi fidanzato quando aveva la sbornia . Era una debolezza , dopo tutto , innocua ; e non c ' era bisogno che s ' incattivissero con lui . Carolina , vedendolo impacciato a quel modo , prese anche più speranza ; e si confidò con Gegia perché l ' aiutasse . Gegia stette tre giorni a riflettere se si trattava di una cosa lecita o no , perché le pareva che ad approfittarsi di un momento d ' incoscienza non fosse una buona azione . Bisognava , però , capire se per caso il Bettarini ci fosse stato disposto anche senza sbornia . Perché , per dire la verità , non sapeva spiegarsi quella sua scappata . E , allora , durante un pranzo più lauto dei soliti , gli chiese : - E alla sua Palmira quando glielo dà l ' anello ? Egli arrossì fino alla congestione , tentò di balbettare qualche risposta : ma non ci riescì : abbassò gli occhi e finì di mangiare il parmigiano senza dire più niente . Ma Gegia , tremando dalla paura di quel turbamento che non riesciva a capire , e temendo che le lasciasse sfitta la camera , quando gli portò il caffè gli mise proprio sotto il naso la zuccheriera colma : - Se n ' è avuto a male ? - Io ? E la guardò fisso . Poi riprese : - Io ? Gegia aveva voglia di sorridere , ma si torse la bocca perché non se n ' accorgesse . Ed egli continuò , con una voce doventata infantile : - Io ? E , poi , con una voce che si spezzò tremando : - Io ? - Prenda il caffè , e sia tranquillo . Egli allora le dette un ' occhiata così dolce , che le fece battere il cuore . Poi si alzò , cozzando la sedia , che cadde : - Signora Gegia ! Lei mi conosce ormai da parecchi anni . Ho mai detto una menzogna io ? Mai . Non per niente ho tra i miei colleghi un rispetto che è superiore ai miei meriti d ' ufficio . Mi consigli lei , dunque : se crede che io debba sposare Palmira , benché la mia volontà sia contraria a qualsiasi matrimonio , e benché per me meglio si convenga piuttosto una donna della mia età ... A questo punto , Gegia , sperando in una legittima allusione , si sentì commovere . E lo ascoltò di più . Egli s ' interruppe e riprese : - Dico : piuttosto una donna della mia età ... Ma se mi sono compromesso , sono pronto a tutto per il mio onore e il mio decoro . Nessuno potrà dire mai che Teofilo Bettarini ha rifiutato di adempiere un impegno , sia pure che non ci avesse mai pensato . Non ci crede ? Vedo che lei non ci crede . Gegia , non disse né sì né no ; ed egli insisté : - Glielo giuro , glielo giuro . Porti qua un crocifisso : sono pronto a giurare . - E perché non ha promesso a me quella sera ? Egli rimase esterrefatto . Ma Gegia arrossì e si chiuse in cucina . Ascoltando , la sentì piangere . Stette un poco in ascolto , e uscì di casa ; per evitare una spiegazione . Quando tornò , la sera , Gegia aveva già mangiato da sola ; e trovò tutti i piatti preparati su la tavola ; coperti perché non si freddassero . Anch ' egli mangiò da solo ; e poi si chiuse in camera ; dopo avere atteso in vano Gegia . Non la sentì né meno razzolare . In camera , tolse l ' olio a un altro fiasco ; e ricominciò a bere . Ma non ci provava più la stessa dolcezza di una volta : il vino non gli piaceva più . E perciò , dopo né meno un mese , Teofilo sposò Gegia . LA GALLINA DISFATTISTA Il signor Demetrio Serti , a cinquant ' anni , si era fatto sentimentale . In villeggiatura ci andava perché , dopo cena , quando la digestione gli faceva passare quei deliziosi brividi di freddo su lo stomaco , era certo di provare , stando alla finestra , certe emozioni indefinibili che gli inumidivano gli occhi ; e allora , difatti , guardava sopra le olivete come un innamorato , e sospirava . Per l ' appunto , proprio nel caldo del luglio , una sera che aveva invitato gli altri villeggianti e i contadini per festeggiare con un ballo su l ' aia quattro giovinotti che dal Piave erano venuti in licenza , un colpo d ' aria gli fece gonfiare una gengiva . Spasimava da battere la testa nel muro , ma impossibile rimandare la festa ! Poteva , anzitutto cambiare il tempo ; poi , alcuni degli altri villeggianti dovevano tornare in città ; e , infine , perché le cose riescono bene quando si fanno a pena dette . C ' era la sua figliuola , in vacanze , Paolina , che doveva divertirsi ! C ' era la moglie ! E quei quattro giovinotti non meritavano un poco di affetto ? Per una gengiva infiammata farsi deridere proprio da quelli che tornavano dalla guerra ? E la patria non contava più d ' una gengiva gonfia ? Egli lo sapeva , perché portava la cravatta tricolore e nelle dimostrazioni non si risparmiava . Dunque , dopo aver bevuto alcune tazze di brodo , perché a masticare non gli sarebbe stato possibile , si fasciò con un fazzoletto di seta e con la bambagia , si sciacquò la bocca con il cognacche e poi biascicò un garofano . Egli avrebbe sonato la chitarra ; e Berto , uno dei quattro soldati , l ' organetto . Bisognava che ridessero per forza ! Quando apparve con lo strumento sotto il braccio , lo accolsero con evviva . Ma egli si mise una mano sul fazzoletto , dalla parte gonfia , scosse la testa ; e , ritto nel mezzo dell ' aia , cominciò ad accordare . Berto pigiò qualche tasto , ma tutti gli gridarono : - Tu aspetta ! Volevano la chitarra e l ' eroico signor Demetrio ! Le donne , specie le serve delle quattro famiglie riunite , provarono come uno strappo giocondo dentro il cuore ; e , senza né meno accorgersene fecero qualche passo ballando . Subito i giovanotti andarono intorno a loro chiudendosele in mezzo . Le signorine , guidate da Paolina che strillava anche per dire una parola sola , canticchiarono , un poco sottovoce , un ballabile . Berto esclamò : - Codesto sarebbe bello da vero , ma qui con l ' organetto non lo so suonare . Una di loro rispose : - Non importa ! Non importa ! Ci divertiremo di più se suonerete a modo vostro , come se foste in trincea . Uno dei soldati rispose : - In trincea si suonava anche con il fucile ! Le ragazze restarono un poco mortificate , ma avevano creduto di far piacere a ricordare la guerra . I giovinotti dei villeggianti ( c ' erano fra essi due studenti e due impiegati ) convennero di ballare con le contadine . E allora le signorine , contente , decisero subito di prendersi i reduci . I babbi e le mamme restarono a sedere , chi su le sedie , chi sopra un muricciolo e chi sopra un mucchio di travi . Non ci mancava che cominciare ! Il signor Demetrio provò due accordi , ma mentre tutti s ' erano presi per mano , e aspettavano la prima nota per moversi , si sentì fare crac : s ' era rotta una corda ! Il signor Demetrio , come offeso , disse : - È l ' umidità : lo sapevo che sarebbe stato difficile che tutto andasse bene ! - Ed ora ? - gli chiese la figliola , mettendogli una mano sopra una spalla e tenendo un piede alzato . Alcuni gridarono : - Suoni l ' organino solo ! Berto , che l ' invidia della chitarra aveva fatto doventare serio e taciturno , sentì tremarsi tutto dalla gioia : senza né meno rispondere , cominciò una polca ; e , per non sbagliare , si accompagnava fischiettando . I primi balli andarono benissimo : i vecchi si sbellicavano dalle risa ; e per ridere si torcevano , mettendo il capo quasi tra le ginocchia . Il signor Demetrio era escito dal mezzo e s ' era steso , con la chitarra accanto , sul muricciolo , perché la guancia gli stesse calda . Si esaltava ; e , mentre gli altri ballavano come dannati , gridava con quanta voce aveva in gola : - Viva l ' Italia ! Ma , al quinto ballo , e Berto suonava sempre la stessa cosa , qualche coppia sparì : al sesto eran rimasti soltanto una serva e un giovanotto , una signorina e un reduce : il più grullo e il più impacciato . Quelli seduti avevano una certa sonnolenza e una pesantezza dentro la testa , che i ballabili aumentavano sempre di più . A un tratto , senza saper perché , una delle signore s ' accorse che mancavano quasi tutti . Si alzò ; e , andando accanto alla moglie del signor Demetrio , le disse , sottovoce , con un ' aria di rimprovero : - Signora Caterina , ma dove sono andati tutti gli altri ? La signora Caterina arrossì , e decise di chiederlo al marito ; ma il signor Demetrio s ' era addormentato , sognando trincee e battaglie ; e quando , destandosi , si stropicciò gli occhi e sentì come una trafitta di spillo nella gengiva , non seppe raccapezzarsi di niente ; anzi voleva ostinarsi a dire ch ' erano già andati a letto e che perciò erano più furbi di lui . Ma siccome la signora insisteva che si trattava di una cosa quasi indecente , egli fece chetare Berto facendogli un cenno con una mano e mandò i quattro ballerini rimasti in cerca degli altri . Prima che fossero tutti ritrovati e ritornati su l ' aia , era già mezzanotte : i più dissero che erano andati a chiappare le lucciole . La mattina dopo , però , Paolina aveva un raffreddore forte ; e le altre signorine chi più e chi meno , si sentivano poco bene e temevano i dolori reumatici . Dicevano : - Non siamo buone a niente ! Figuriamoci se dovessimo vivere come i soldati ! E si vergognavano . Ma quella signora , si chiamava Egidia , che aveva fatto notare alla moglie di Demetrio la diminuzione delle coppie , aveva perso una spilla d ' oro di quasi seicento lire , diceva lei . Come si poteva fare per ritrovarla ? Il signor Demetrio non ci credeva e scoteva la faccia gonfia : la signora Caterina supponeva che l ' avesse persa per strada e che dicesse così perché il marito si arrabbiasse meno contro di lei . Tutti i contadini , interrogati uno per volta , avevano detto di non aver trovato niente , le serve , perfino minacciate , lo stesso . E allora ? Per tre giorni non fu parlato d ' altro , ma senza resultato . La signora Egidia , che aveva perduto da vero la spilla , s ' adirò ; e il signor Demetrio ebbe da leticare con il marito di lei ; ma Paolina , a malgrado della questione scoppiata , andava scrupolosamente la mattina e la sera a cercare la spilla per conto suo . La vedevano curva , con il mento su la gola e una bacchetta in mano , girare da per tutto ; ed ella , quando incontrava uno dei contadini , chiedeva : - Né meno voi ? - Né meno io , signorina ! Finirono con il sospettare , chi sa perché , uno zio di Berto ; ma lo zio di Berto , giurando e bestemmiando , con certe bestemmie che facevano fare ognuna un passo in dietro alla signora Caterina , convinse ch ' era innocente ; e dovettero chiedergli scusa . Dei reduci non sospettavano : anzi , davanti a loro , nessuno parlava né meno della spilla : tutti , irresistibilmente , sentivano del rispetto dinanzi ai soldati : tutti , dinanzi a loro , si sentivano piccoli . Ma , allora , gli altri contadini cominciarono a dire che se i signori non si fidavano di loro , avrebbero fatto meglio a non invitarli a ballare . Nacque , così , un malumore sordo in tutti , che i villeggianti non erano né meno più salutati . Invano il signor Demetrio , guarito della gengiva , andava pazientemente a prendere gli uomini per le maniche della camicia , e le donne per i grembiuli ! Alzavano le spalle e non lo guardavano né meno in faccia . Egli diceva disperato : - Ma se vi difendo io ! È quella strega della signora Egidia , venuta a metter sottosopra anche la casa nostra ! Ora per colpa sua non si potrà più né meno mettere su una festa ai vostri figlioli finché sono in licenza ! E io che avevo perfino comprato una damigiana di vino , per farla bere a loro una di queste sere ! E la mia figliola che con le sue amiche voleva imbandire tutti gli alberi attorno all ' aia ! Ma se vedevano il signor Demetrio , i ragazzi scappavano tirandogli i sassi ; la signora Caterina piangeva quasi tutto il giorno ; e Paolina non s ' arrischiava più ad andare sola . Era evidente che tutto quel sacro patriottismo stava passando un pericolo grave ! Dopo quasi due settimane , una contadina trovò , sotto un mucchio di travi , una gallina morta . Ella l ' aprì con il coltello per sapere di che male era morta : dentro , pareva sana ; e le interiora e il fegato non avevano colori sospetti . Quando fu allo stomaco , vide la spilla . Era stata lei , dunque , la ladra a far nascere tanti malumori ! Rimessasi dalla sorpresa , corse nell ' aia ; e , gridando di gioia , chiamò tutti quanti intorno a sé . E tutti quanti non staccavano gli occhi da quella carne spezzata e sanguinolente dove luccicava la capocchia della spilla . Venne anche la signora Egidia , che , convintasi di come stavano le cose e dell ' onestà dei suoi amici , fece il viso rosso e non trovava a dire parola . Ma la contadina le disse : - Come ! Per colpa di questa bestia ingorda , non vorrebbe fare la pace ? Il signor Demetrio sentì che toccava a lui ; e , inchinatosi alla signora Egidia , la invitò a restare . Allora , tutte le donne si baciarono , a due a due . La sera stessa fu data la festa ai soldati ; e ognuno volle mangiare almeno un boccone di quella gallina , che da vile disfattista era stata punita come si meritava . LA MIA AMICIZIA Mi parve che suonassero il campanello . Mi alzai ed andai ad aprire : non c ' era nessuno . Vidi anche che il campanello non era stato mosso . Ma siccome non ammettevo che mi fossi sbagliato , stetti un pezzetto ad ascoltare alle scale . Da quel giorno odiai la mia casa ; e passavo le giornate intere a cercarmene un ' altra . Allora mi venne in mente che avrei potuto andare dal mio amico Guglielmo , che con la moglie stava verso la Via Angelica ; dietro i quartieri dei Prati di Castello . Quelle località mi piacevano , tra la campagna e la città . Quando mi decisi a provare , erano i primi di febbraio ; ma una giornata con un cielo anche troppo turchino : mi faceva proprio l ' effetto di una tinta che non si è potuta sciogliere bene perché manca lo spazio sufficiente . Le case bianche come il gesso , alte e rettangolari , lasciate lì senza compagnia , avevano ombre verdognole sopra le finestre . Su l ' immenso prato erboso accanto agli avanzi dell ' esposizione per il cinquantenario di Roma , calcinacci sgretolati e cenci ad asciugare . Quasi in mezzo al prato , affatto deserto , un uomo , steso bocconi , dormiva ; poi , una fontana di cemento , sfasciata , vicino a certi alberelli patiti e secchi . Monte Mario era un poco nebbioso ; e , nei suoi colori , tutti i segni dell ' inverno . Verso una strada bianca , un branco di pecore con un filo di luce addosso , che accendeva i loro contorni ; e , più in là , alta , la cupola di San Pietro . Una tromba suonava stonando , dalle caserme . Io mi sentivo sempre di più invogliato , giungendo al villino . Credetti che il campanello elettrico suonasse per il contatto dei miei nervi . Trovai il mio amico Guglielmo a fumare a pipa , steso nella poltrona , con i piedi sopra una sedia ; al sole . La moglie era in terrazza ; e la sentivo discorrere con non so chi . - Mio caro - gli dissi - io di casa solo non ci sto più ! Egli mi guardò con i suoi occhi azzurri , da sopra gli occhiali ; sorridendo . Io continuai : - Vengo a stare con te . - Questo deve essere uno scherzo imaginato bene . Io gli misi una mano su le ginocchia , e gli dissi : - Trovo giusto che tu mi risponda così ; ma ti voglio convincere che ho pensato questa cosa sul serio . Guglielmo , continuando a guardarmi da sopra gli occhiali , smise di sorridere ; e ficcò la pipa dentro un recipiente di coccio . Sembrava sbigottito . Io pensai che non fosse un buon amico , al quale potevo ricorrere in caso di bisogno ; e mi sentii molto contrariato , quasi offeso . Perciò , gli dissi con più forza di prima : - Ora si starà a vedere come ti dovrò giudicare . Rifletti bene a quello che mi rispondi ; perché io sono capace di vendicarmi , e di trattarti come tu tratti me . Egli tirò giù le gambe dalla sedia . Allora io cominciai a supplicarlo . Sentivo di volergli così bene che , se avessi saputo di fargli piacere , mi sarei inginocchiato . Ma Guglielmo non capiva il mio sentimento : non se ne curava né meno . Ero proprio afflitto e disperato ; e mi sentivo umiliare sempre più . Non avevo parole per fargli intendere tutto il mio affetto e la mia amicizia . Egli mi pareva il più puro e il migliore degli uomini , e non capivo perché mi rifiutasse quel che gli chiedevo . Che amarezza ! Metteva forse in dubbio la mia sincerità ? Ci voleva molto a rendersi conto che si portava male verso di me ? Ma speravo di non dovermi piegare a questa delusione . Egli chiamò la moglie . Subito io credetti che la chiamasse per contentarmi : non era possibile che anche da lei avessi soltanto un rifiuto , che mi faceva tanto male . Ma Gina mi parve perfino finta quando disse : - Signor Giuseppe , non possiamo da vero ! Se ella m ' avesse detto che , per dare loro una prova della mia amicizia , mi dovevo far tagliare la testa , avrei obbedito volentieri . Anzi , ero dispiacente che da sé non me ne parlassero . Era così naturale ! Io , allora , cominciai a supplicare anche lei , ma il suo viso in vece si faceva sempre più risoluto . Mi rispose lui : - Caro Beppe , io non so spiegarmi come ti sia venuta questa idea ! - Se lo vuoi sapere , te lo dirò . Non te lo volevo dire per non annoiarti . Egli scambiò un ' occhiata con la moglie , e mi disse : - Non voglio sapere delle tue cose intime ... - Ma io per te non ho nessun segreto . Non voglio averne , capisci , con te ! Perché tu non puoi mettere in dubbio la mia amicizia ... La signora Gina disse : - Anche se non ci fossero altre ragioni , mancherebbe una stanza in più per darla a lei . - Lo so . - E dunque ? Vedi bene , Beppe , che tu ci chiedi quel che non possiamo fare . Allora , doventai furente . Non era quello il modo di comportarsi con me . E io che avevo sempre creduto alla loro amicizia ! Cominciavo ad accorgermi che non bisogna mai confidare troppo in nessuno . - Ascolta - gli dissi . - Se io sono venuto da te , vuol dire che mi aspettavo di essere accolto in un altro modo ! Guglielmo si alzò dalla poltrona , scosse la cenere che gli era restata tra le pieghe della giubba ; e mi disse : - Piuttosto , son pronto ad aiutarti in tutto quello che hai bisogno . - Ma io , ora , ho bisogno di questo e non d ' altro . - Non insistere . Se non ti conoscessi da parecchi anni , crederei che tu fossi pazzo . Questa parola mi fece fare il viso rosso , e non seppi più quel che dire . Ma se , prima ch ' egli l ' avesse detta , io ero disposto ad andarmene , mi sentii di più ostinato a far valere la mia buona ragione . E se , per caso gli avessi chiesto diecimila lire , perché non avrebbe voluto darmele ? Il mio sentimento d ' amicizia non ammetteva nessuna differenza tra me e lui . Tanto più che , senza quell ' amicizia , io non mi credevo più nulla . Stavo , appunto , per farglielo capire , quando m ' accorsi che la signora Gina aveva sorriso di me a lui , credendo che io non la vedessi . Io lo guardai e gli dissi : - Non so quel che tu pensi di me . Non lo so . Egli mi rispose con stizza : - Né meno io ! Ebbi la certezza che dissimulava ; e , perciò , persi ogni rispetto . La signora Gina era seccata e faceva capire bene che aspettava ch ' io me ne andassi ; perché non ne poteva più . Ma io , ormai , come affascinato di me stesso , continuai : - Lasciami dire tutto quello che voglio ! Guglielmo riprese rabbiosamente la pipa , e mi rispose : - Ti ascolto . Soffriva : lo vedevo bene . La signora Gina mi disse : - L ' ascolto anch ' io . - Da vero ? - Certamente . Allora fui invasato un ' altra volta , in un modo violento , dalla mia amicizia e avrei voluto trovare le parole più belle . - È inutile ch ' io mi rifaccia da capo , però ! - dissi quasi con angoscia . Presi il mio cappello da dove l ' avevano messo , ed escii senza né meno salutare . Quando giunsi a casa , volevo subito troncare ogni amicizia con Guglielmo . E mi misi a letto con una febbre nervosa ; con certi brividi che mi facevano saltare . Il giorno dopo tornai difilato da Guglielmo ; e gli chiesi : - Hai ripensato a quel che mi bisogna ? Mi rispose , quasi adirato : - No . Io gli diedi un pugno sul viso , e me ne andai . Speravo di guarire . Volevo guarire . E in vece sono stato più di cinque anni al manicomio . Ora che mi hanno lasciato perché dicono che sono guarito non ho più voglia di vivere . Sento che forse c ' è ancora in me qualche forza di giovanezza ; ma io non mi arrischio né meno a lasciare la casa . È come se io fossi stato di legno e ora fossi bruciato ; e restasse di me soltanto la possibilità di concepirmi . La gente che conoscevo non ha più nulla a fare con me . Non penso né meno , e comincio a gustare sempre di più la mia idiozia . Perché l ' idiozia è una cosa dolce . Scrivo in un libriccino i sogni che faccio la notte ; e cerco di ricordarmeli tutti . Sto lunghe ore a ripassarli , uno alla volta ; con una pazienza scrupolosa ; abituandomi a questa specie d ' esercizio spirituale ; all ' infuori del quale mi sento insoddisfatto . Me ne vengono alcuni bellissimi e lunghi . Non avrei mai creduto che , alla fine , potessi vivere a modo mio , così separato dagli uomini e da tutto il resto ; e credo alla mia esistenza soltanto quando sogno . IL MARITO Avevano detto a Mariano che la moglie lo tradiva . Ma egli , che non ci credeva , non rispondeva né meno ; scotendo la testa , con un sorriso di uomo furbo e sicuro di se stesso . - Credete che io me la prenda , se volete scherzare anche su l ' onestà della mia moglie ? Fate pure , e dite quel che volete . Io non me la prendo da vero ! Io agli scherzi ci so stare ! Allora , una volta , anche Quaglia si mise a ridere ; divertendosi a guardarlo : - Credi che anche io te lo dica per scherzo ? - O che mi prendi per uno che non capisce ? - Come credi meglio . E siccome in quel mentre la moglie tornava con due brocche empite giù alla fonte dell ' orto , Mariano la prese per una gamba , per farla inciampare . E le disse : - Lo senti quel che dicono di te , Càtera ? La donna , per non cadere , si fermò . Era tutta sudata , ma non poteva asciugarsi la fronte con le maniche del vestito , finché non avesse posato quei due pesi su l ' acquaio . Sorrise a Quaglia , e rispose : - E tu non ti vergogni a far dire certe cose di me ? Il marito le lasciò la gamba , ed ella entrò in casa . Poi , tornò su l ' uscio , e tutta inviperita si volse a Quaglia . - Che vi fa di male il mio Mariano ? Se io avessi le sue braccia , vi romperei il ceffo . Lasciatelo stare ! Perché è un buon uomo , ve ne volete approfittare tutti . Quaglia sghignazzava , ma ella lo fece smettere ; prendendo la granata e battendogliela addosso . Mariano la guardava ; tutto orgoglioso di lei , così risoluta . E si arrischiava ad approvare . Ora , a tutti quelli che conoscevano Mariano era venuto in proposito di fargli trovare la moglie proprio mentr ' era con qualcuno ; sul fatto , come dicevano loro . Ma come potevano ? Ella era furba quanto tutti loro messi insieme , e poi le volevano bene perché non diceva di no a nessuno , quando la sapevano pigliare con le buone . Per lei era doventata un ' abitudine ; e a farla smettere se ne sarebbe avuta a male . Per lei era una cosa come se le avessero impedito di far del bene agli altri . Era una specie di mania , che la convinceva a fare il comodo suo e che le faceva piacere . Come poteva smettere se ormai aveva cominciato , e tutti lo sapevano ? Le sarebbe parso una vergogna ; come se non avesse avuto più da dare un pezzo di pane a un povero . Ed ella stessa difendeva il marito ; e voleva anzitutto che gli altri fossero più umili con lui e gli volessero bene . Ella temeva anche che , smettendo , la rifacessero con lui ; e si vendicassero troppo . Le domeniche lo mandava alla messa più pulito degli altri ; con una bella ciarpa che aveva imparato a stirargli da una serva d ' una villeggiante . E quando sapeva ch ' era escito di casa tutto contento e magari che andasse a pigliare una mezza sbornia , allora ella cercava di trovarsi con qualcuno . Anche Mariano aveva per lei un rispetto che avrebbe potuto chiamarsi ammirazione . Tutto quel che ella diceva era giusto , tutto quel che ella faceva dinotava una saggezza che egli apprezzava sempre di più . Figlioli , chi sa perché , non ne avevano ; e i due sposi erano andati sempre d ' accordo , proprio tutti i giorni . Mariano era uno spilungone magro , con le maniche della camicia che gli tiravano e gli facevano male ai polsi quando erano abbottonate , perché gli restavano sempre corte . Anche i pantaloni non gli arrivavano bene fino agli zoccoli . Aveva una faccia che pareva affondata a posta da due fitte dietro la bocca , in modo che il naso appariva anche più lungo di quel che non fosse . Portava i capelli piuttosto lunghi ; ed essendo lisci , gli stavano a zazzera su gli orecchi e su le sopracciglia . Le mani così magre che facevano pensare al suo scheletro . Càtera era olivastra , con gli occhi piccoli e neri ; con un ciuffo di peli agli angoli della bocca grassoccia . Una volta , tutti i contadini più giovani del vicinato studiarono il modo perché riescissero a far trovare da Mariano la sua Càtera con qualcuno di loro . Ce lo avrebbero portato magari per forza ! Pronti , però , a reggerlo se avesse voluto bastonarla . Decisero che il più svelto e il più malizioso , il Rossino , andasse con lei , la sera , in mezzo all ' oliveta ; e gli altri sarebbero andati a prendere lui . Non volevano far saper niente a Càtera , pensando che non si sarebbe prestata alla burla ; ma ella , che da certi discorsi e da certi preparativi aveva capito tutto , fu contenta lo stesso ; e stette anche lei d ' accordo con loro . Si mise a braccetto del Rossino ; e , voltandosi in dietro ridendo agli altri , si nascose con lui dietro una pianta . L ' oliveta era deserta ; ma c ' erano tanti grilli che saltavano perfino addosso . La luna si levava allora , come un pezzo di coccio ; e il cielo era pieno di stelle cadenti . Nel silenzio della sera si udiva qualche barrocciaio che cantava , forse briaco ; poi qualche campana che smetteva quasi subito come se si rompesse ; e nient ' altro . Gli altri andarono a casa di Mariano , e lo trovarono che , benché avesse già cenato , mangiava una fetta di lardo con il pane . La stringeva così forte che le dita ci facevano i buchi . - Mariano , sei in casa ? Egli rispose , con la bocca piena : - Lasciatemi in pace ! - Hai paura che ti leviamo il boccone di bocca ? Esci fuori . - Non esco . Ora deve tornare la mia moglie . Venite dentro voi . Allora , entrarono tutti insieme . Erano sette o otto ; e non facevano altro che ridere . Mariano , vedendoli , doventò allegro subito anche lui . Uno chiese : - Dov ' è andata Càtera ? - Io non lo so . E che m ' importa ? Essi non sapevano quel che dire , benché si fossero consigliati prima . La cucina era brutta . Al muro dell ' acquaio , sopra una mensola fatta con una tavola senza piallare , c ' era una fila di pignatte ; in ordine di grossezza . Al muro più largo , una madonna a colori e un sant ' Isidoro dentro una cornice senza vetro . E , vicino , il fucile , a due canne , sempre carico ; perché , nel caso avessero sentito i ladri dentro il pollaio , Mariano avrebbe tirato . Ma le cariche a stoppaccio ci stavano da un anno all ' altro , con i cani alzati in vano ; e il fucile si arrugginiva ; finché a Pasqua non lo ripulivano , quando il prete andava a benedire le case . Sopra la tavola c ' era un tegame ormai diaccio e vuoto , dove Càtera aveva cucinato mezzo coniglio . La gatta , rosicchiava un ossicino . Mariano disse : - Mettetevi a sedere . - No : in vece , vieni con noi nella tua oliveta . - A fare che ? A quest ' ora ? Non mi moverei né meno se pigliasse fuoco il pagliaio . - Vieni con noi . - Io credo che siate briachi fradici . Volete bere dell ' altro , piuttosto ? Non so dove quella strega della mia moglie ha nascosto il vino , ma piglio la chiave di cantina , e si beve tutti alla botte ; finché ce n ' è . Allora , uno disse : - La tua moglie è con il Rossino . Mariano lo guardò : - E che ci fa con il Rossino ? - Vieni a vedere : siamo venuti a posta a prenderti . - Ragazzi , sono troppo stracco . Ho lavorato tutto il giorno : non mi frastornate . Tutti sbruffarono dal troppo ridere . - Vieni sì o no , con le buone ? - Non vengo . Quando torna mi dirà dove è stata . Lasciatela in pace anche lei , povera donna . Sarà andata a mangiar due fichi alla pianta ; perché s ' è alzata da sedere e aveva sempre fame . - Ti diciamo dov ' è in vece . Vieni a vederla con i tuoi occhi . - Insomma , ve ne volete andare o no ? Lo scherzo dura da troppo , ed è sempre lo stesso . Ora basta . Levatevi di qui . La pazienza finisce anche a me . E rispetto lo voglio anch ' io . Mariano s ' era già impermalito ; e , drittosi in piedi , anche perché aveva mangiato tutto il companatico , incrociò le braccia . Cominciava a sdegnarsi da vero : gli si vedeva dal viso . I giovani non sapevano come contenersi , e non riescivano a ridere più . Quasi s ' erano pentiti d ' aver pensato quello scherzo . Ma allora la presero sul serio , e qualcuno gli disse sottovoce , per provocarlo , qualche mala parola . Ora volevano sul serio che Mariano andasse con loro nell ' oliveta , magari a costo di far succedere qualche brutta cosa . Allora uno disse , arrabbiato : - Ecco : non ce n ' andiamo finché tu non ci dai retta . Essi dimenticavano completamente lo scopo , per il quale s ' erano riuniti e messi d ' accordo . Mariano gli rispose : - Se tu non mi dici la verità , t ' apro la testa con la vanga ; com ' è vero Dio ! Dovete farla finita ! - È la verità . - Andiamo , dunque . Andiamo ! E dette un ' occhiata al fucile , il cui scheggiale di cuoio , per portarlo a tracolla , si recideva a forza di stare in vece su al chiodo del muro . - Il fucile non lo prendere ! - Piglierai , invece , un palo da qualche vite ; se ce ne sarà bisogno . - Io piglio quel che voglio . Oppure affilo la coltella alla pietra ; prima di venire . - Non c ' è tempo : è meglio che tu ti spicci . - Ma mi volete dire , sì o no , perché la mia moglie dovrebbe essere con il Rossino ? - Lo vedrai da te . - Siete un branco di gentaccia . E non vorrei che mi capitasse qualche dispiacere , a darvi retta . - La colpa non è nostra . Egli rispose minaccioso : - E di chi è ? - Zitto , Mariano . Lo presero chi per una manica e chi per il panciotto ; mentre un altro lo spinse per le spalle . Ma egli disse : - Fate piano , perché non voglio farmi del male . Attraversarono l ' aia ; e siccome egli era scalzo , sentì freddo ai piedi . Pensò se non doveva infilarsi almeno gli zoccoli ; ma gli altri seguitavano a tirarlo e a spingerlo . Dentro di sé si pentiva d ' aver dato retta , e pensava con dolcezza alla moglie ; sperando che si trattasse di una burla , ch ' ella non venisse né meno a risapere . Era certo che non ci fosse Càtera nell ' oliveta ; e , forse , ci avevano portato qualche spauracchio vestito da donna ; e dentro di sé cercava d ' indovinare quel che avessero inventato , per volersi divertire . Era scontento , ma nello stesso tempo ci provava piacere anche lui ; e gli pareva già di fare una lunga risata tutti insieme . Almeno che la moglie , poi , non lo brontolasse ! E perciò , pur prestandosi volentieri , camminava di malavoglia . Giunti al cominciare dell ' oliveta , gli altri alzarono la voce per avvertire Càtera e il Rossino . E ricominciarono a ridacchiare . Mariano , fingendo di credere a loro , ficcava gli occhi da tutte le parti e s ' atteggiava a irato , stringendo i pugni . Pareva che volesse dire : « Ho capito bene la parte che devo fare ? Siete contenti ora ? Che ci sarà ? Uno spauracchio o una cagna legata ? » Gli altri , che capivano , si sollazzavano anche di più ; ed erano impazienti di giungere al punto stabilito . Ad un tratto , uno disse sottovoce : - Eccoli là : ci son tutti e due . Mariano si spinse innanzi ; e aguzzò gli occhi , protendendosi con tutta la persona . Sentiva nel cuore non si sa che miscuglio di allegria e di sospetto . E quando credette di avere riconosciuto la moglie , che stava vicina a un ' ombra che pareva da vero quella del Rossino , chiamò forte , fermandosi : - Càtera ! Càtera ! Gli altri le fecero cenno che non rispondesse ; ma il contadino si volse a loro con mal garbo : - Se è lei , perché volete che non mi risponda ? E chiamò più forte , mettendosi le mani alla bocca : - Càtera . Ella allora , temendo che lo scherzo finisse male , gli mosse incontro ; e gli disse : - Sono io , non aver paura . Egli rispose teneramente , abbracciandola . - Lo sapevo che eri tu . E chi c ' era con te ? La donna facendogli la bocca dolce , gli disse : - Il Rossino . Non ci credi ? E , per convincerlo , chiamò : - Vieni qua anche tu , Rossino ! Tutti erano stupefatti e scornati ; perché capivano che ormai non succedeva niente . E lo volevano pigliare a zollate . Ma egli , ora era desolato ed esclamava piangendo : - Perché , dunque , quegli impazziti mi hanno fatto venire nel campo al buio ? Càtera si fece risoluta : - Io non lo so . Lo domando a te . Faresti meglio a non moverti di casa altro che quando te lo dico io . - Sono giovani , e non hanno cervello . E poi , volgendosi agli amici : - Io credevo che mi aveste fatto un bello scherzo da vero . Non siete capaci . Lo dovevo indovinare prima . Ma un ' altra volta , lo giuro sul Vangelo , non vi do retta da vero . E , presa per mano la moglie , li lasciò tutti a dietro . Singhiozzava così forte , anche con la voce , che pareva il guaito di un cane . UN PEZZO DI LETTERA ... Qualche volta , non posso fare a meno delle cose ripugnanti . Mi sento arrossire e ne provo una sensazione di rimorso ; ma resisto per essere disgustato quanto è possibile , fino in fondo ; finché nella mia anima non pare quasi un sogno . Tu mi dirai , mia amica , perché scrivo così . Ecco : ricopio qui una lettera che ti avevo scritto l ' altro ieri e che non osai mandarti . Ma la leggerai ora ... Ho un appuntamento con quella solita donna maritata , di cui t ' ho parlato altre volte . Erano più di sei mesi che non la vedevo perché quella che ci tiene di mano l ' avevano mandata via di casa , e non aveva potuto trovarne subito un ' altra dove fosse possibile trovarci . Ora , sta in via del Pignattello , in un casamento dove sono almeno quaranta inquilini , tutti poveri ; all ' ultimo piano . Non sapevo se era meglio salire in fretta per tentare che non mi vedesse nessuno ; o se fingere di esserci stato già un ' altra volta . Non ho fatto né in un modo né in un altro ; cioè , ho salito quasi di corsa una branca di scale , al pianerottolo dove s ' aprono subito due lunghissimi corridoi , pieni di usci . Mi dimenticavo di dirti che questo casamento prima era un vastissimo seminario , e che mi soffermavo per assicurarmi che non scendeva nessuno . Siccome era di mattina e l ' aria non ancora cambiata bene , ho sentito ogni specie di odori : latrina , cavolo bollito , lezzo , sudiciume ed altro ancora . M ' è venuta la sputarella . Finalmente ho trovato l ' uscio . - Marianna ! - Oh ! Entri pure . Marianna lavava , con uno strofinaccio , una di quelle lanterne che attaccano sotto il carro i contadini . - Richiuda subito l ' uscio . - Non è venuta ancora ? Ella mi ha fatto cenno di no , sorridendo ; e s ' è rimessa al suo lavoro . - La pulisco perché è vergogna restituirla così : me la prestò un contadino , perché feci buio e avevo da attraversare una trave sopra un borro . Io non ho risposto . Ho guardato com ' è la cucina . Siccome siamo al tetto e senza soffitta , da una parte , sopra il focolare , bisogna chinarsi per non battere la testa . Ho dato un ' occhiata alla camera , dall ' uscio aperto , e ho visto due enormi letti , alti quasi due metri ; fatti con materassi sopra due caprette di legno . Tre piccioni beccavano il granturco , sul cassettone , cozzando con la coda , per moversi e girare intorno , una pettinina unta e piena di capelli sporchi . Un pezzo di specchio è appoggiato al muro . Gli orinali non sono stati vuotati . - Quanti dormite di là ? M ' ha risposto , ridendo : - In quattro ! Io , il mio cognato , il mio figliolo e ... - E ... - Perché lo vuol sapere ? - Ho capito . - E il mio ganzo . S ' è asciugata le mani ; e , battendosele sul ventre , ha seguitato : - E un altro figliolo l ' ho qui dentro . Ho riso anch ' io . - Se la vuole aspettare in camera , ci vada pure . Le porto una sedia . Si metta a sedere ! Sono entrato in camera , facendo paura ai piccioni . Marianna , togliendosi il grembiule bagnato d ' acqua , e accennandomi i letti , m ' ha detto : - Almeno , là sopra , c ' è sollo ! Io ho risposto : - Voi andate in cucina , e state alla finestra . Io mi chiudo di qua : così se viene qualcuno da voi , non mi vedono . - Ora ! Ora ! C ' è tempo ! Io credo che si sia mezzo spogliata non per cambiarsi , ma per piacermi . Infatti , sbottonandosi il giacchetto , mi guardava fissa e sorridente ; perché io le dicessi qualche parola . È così sudicia che quando s ' è grattata il collo il sudicio nero e grasso le veniva via ; appastellandosi tra le dita . Ha anche un occhio pieno di cipicchia ; che pare catarro . Agli angoli della bocca c ' è qualche cosa biancastra e filaccicosa . Le mancano i due denti di mezzo . È andata in cucina ; e io , quasi atterrito d ' essere qui ad aspettare , mi son messo a scrivere a te . Ora , ti racconto tutto di mano in mano . Torna , all ' improvviso , con un bicchiere che sarebbe impossibile lavare . - Vuol bere ? E alzando l ' altra mano da dietro il dorso , dove la teneva nascosta , mi fa vedere un fiaschetto . Io rispondo : - Grazie ! - È buono sa ! Guardi che bel colore . E mesce un vinello torbido , che odora di aceto : l ' ho sentito perfino con tutto il puzzo della camera ; puzzo , forse , di piedi non lavati . Il mio stomaco si chiude . E perché scrivo a te che sei l ' anima più pura che io amo ? Io non lo so . Me lo dirai tu . Dalla finestra , che pare una gattaiola , vedo soltanto il tetto di una chiesa , un tetto vecchio ; e di là , come se non ci fossero altre case , benché ce ne siano parecchie invece , la campagna ; che non pare lontana . Vedo , anzi , un pezzo di campagna piena di alberi , vicino ad una strada dove noi siamo stati insieme . E vedo anche il cielo , se m ' abbasso e guardo in su . Ma ho paura che ci sia gente alle finestre di faccia . Sento , giù nella strada , ruzzare i ragazzi e qualche donna che chiacchiera . Spero che Angelina non venga , perché dovrei salire su uno di quei due letti ; che mi fanno lo stesso effetto del letame ammucchiato . Certo , qui non torneremo più . E temevo che su quel letto , anche Angelina m ' avesse ripugnato ; e che non avessi avuto , dopo , più desiderio di lei , ma ricordavo com ' ella si profuma con la cipria , e n ' ero eccitato . Si mette un odore che si mescola così bene con quello della sua carne che pare uno solo . Allora , sul letto , è come una rosa che si stropiccia tra le mani ; e l ' odore della carne si fa sempre più acuto ... Marianna riapre l ' uscio , e mi chiede : - S ' annoia ? Venga di qua con me . - Ma ci sentono parlare ? - Oh ! Che importa ? In casa mia non posso far venire chi voglio ? - E se , poi , vedono salire anche lei ? - La signora Angelina ? - E , poi , sapete che posso essere riconosciuto ... Ella si gratta i capelli con una forcella e mi risponde : - Faccia come vuole ! - Scusate : bisogna far così per precauzione , e non per altro ! - Dio cristiano , ho capito ! M ' ero messa a pensare ad una cosa : non mi ero mica avuta a male di niente ! - A che pensate ? - Il fornaio deve avere diciotto lire , e m ' ha mandato a far sapere , per il mio ragazzo , che se domani non lo pago , non mi dà più pane . Accidenti ! E si piglia la testa tra le mani . - Il mio cognato è troppo vecchio ; e , in questi giorni , per di più , è piovuto ; sicché non ha potuto lavorare . Fa il manovale ! Il mio ganzo , anche lui , bisogna che pensi a ' suoi fatti . Ci ha un figliolo che lo vuole ammazzare ; perché viene da me . - Ora , prima d ' andarmene , vi darò qualcosa io . - Non ho mica detto così perché lei mi desse qualcosa ! Io lo fo per amicizia : è tanto tempo che conosco la signora Angelina . - Ma io vi darò qualcosa lo stesso ! Ella s ' è messa a spazzolarsi le scarpe e io sono rientrato in camera . È passata una mezz ' ora già : ho sentito battere l ' orologio della chiesa . Mi alzo , e dico a Marianna : - Scommetto che non viene . È già tardi ! - Accidenti anche a lei ! Non è la prima volta che fa così . Che si senta male la sua bambina ? Io richiudo l ' uscio , stringendo , con impazienza , il croccino ; mi rimetto a sedere , su questa seggiola che a pena sta ritta , e penso : « Se crede di burlarsi di me , sbaglia ! Non mi vuol più bene ! Non me n ' ero accorto quando la incontravo per la strada ? Ma è l ' ultima volta che le parlo ! » Tuttavia , nella mia rabbia , c ' è anche una esasperazione sensuale . Non posso fare a meno di averne desiderio . Angelina entrerà , domanderà sottovoce se ci sono , poi mi verrà quasi addosso ; io le bacerò la bocca ; lei si discosterà subito e mi dirà : - Quante volte m ' hai tradito ? Io , in quel momento , non me lo ricorderò da vero , in buona fede , e subito la ribacerò ; pregandola , in un orecchio , che si spogli ... Ella sorriderà , guardandomi , con quella sua aria tranquilla ma così bella e sensuale . - Mi devo spogliare anch ' oggi ? Io le prenderò i polsi e le griderò sottovoce : - Non mi vuoi bene ! Glielo dirò tante volte ch ' ella , perché io non glielo dica più , risponderà senza guardarmi : - Non è mica vero ! In vece te lo voglio . E , poi , smettendo di slacciarsi , e appoggiandosi con una mano a me : - Zitto ! Chi c ' è ? Non è mica Marianna sola ! Oh , che paura ! Allora finisco io di spogliarla . Toltasi la camicia , ella ha meno pudore di me . Quasi tutte le donne , o tutte , sono così . Mi dimenticavo che scrivo per te ! Il lapis mi ha fatto indolenzire le dita ; e perciò interrompo la lettera ... La riprendo . Sono così contento di scrivere a te ! Ormai , Angelina non verrà di certo ; ma , ora , più di dianzi , l ' aspetto e mi illudo che debba venire . Mi pare perfino impossibile che io sia stato qui solo tutto questo tempo ! E pure è proprio così . Suonano le undici : è già un ' ora ! A mezzogiorno , il suo marito torna a casa e quindi non ci sarebbe né meno più tempo . Che le sia avvenuto ? L ' ha chiusa a chiave ? È andata ad un altro appuntamento ? Si è fermata in qualche bottega ? S ' è ammalata la sua bambina ? Chiamo Marianna , perché sono molto stizzito : - È un bel modo ! Mi fa venire quassù , e lei non si vede . - Se ne sia dimenticata ? Questa domanda mi fa dubitare che Marianna la conosca meglio di me : avevo già notato ch ' ella è molto astuta . In generale , io detesto l ' astuzia ; ma quando , magari quella degli altri , mi può essere utile , mi fa piacere : è una specie di vendetta giusta che difende la mia fiducia . Tuttavia , rispondo : - È impossibile ! Ella mi guarda ; capisce che c ' entra il mio amor proprio ; e , a capo basso , dice : - E allora ? - Io non lo so . Lo sapete voi ? Scuotendo la testa , e pulendosi il naso con le unghie , mi risponde : - Io né meno . - Me ne vado , dunque ! - Aspetti un altro poco : se la incontra per le scale ? - È vero : non potrei risalire , per via dei pigionali . Rientro in camera e mi rimetto a scriverti . Di quando in quando , il puzzo della stanza vince la mia pazienza , e io mi vergogno di star qui ; e mi vien voglia di trattare male Marianna . Ma è inutile : il desiderio di Angelina è troppo . Quando richiamo Marianna , bisogna che nasconda il tremito della voce . Ed io guardo questa donna di quarant ' anni , sporca e puzzolente , quasi provando piacere . Ella se n ' accorge e mi sta intorno , cozzandomi qualche volta . Non vedo i suoi capelli e il suo collo , ma soltanto le calze sdrucite con la pelle scoperta , e allora mi viene la tentazione di alzarle le sottane . Non so come mi reggo . Ella se n ' accorge sempre di più , ride , fa la lasciva ; mi picchia sopra una mano . Sento che dopo soffrirei , con una umiliazione terribile : devo fare uno sforzo per nasconderle la nausea che mi fa la sua faccia . Ella ride e aspetta . Mi tremano le mani e non potrei parlarle : o l ' uccido o cedo ... Mi distraggo ; pensando a te : fra lei e me sento la tua anima . E perché questo bestiale obbrobrio ? Se lo risapesse Angelina ? È una cosa sozza . No ! No ! Mi par d ' aver in bocca il suo odore disgustoso ! Sarà lo stesso che una cagna . Penso a te , continuamente ; e , allora , mi pare una cosa ridicola . Penso ad Angelina , e mi vergogno . Ma ho atteso troppo e non so più quel che faccio ... Dio mio ! Com ' è stato possibile ? Mi par d ' essere ancora sporco ; e quell ' odore , ancora su dentro il naso ! Non vedrò mai più Angelina . E questa lettera ti parrà pazzesca . Ma se , in quella camera , non avessi pensato a te , vorrebbe dire che io non avrei l ' anima che ho . Appunto , tutto quel putridume lercio innalzava la mia anima verso te ; e di più sentivo come è meravigliosa e pura la nostra amicizia . La mia anima respirava dentro la tua , e tutte quelle cose così indegne le insegnavano quanta gratitudine io ti devo . Sei convinta , come me , ch ' ero tuo anche allora ? ... ELIA E VANNINA Elìa amava la moglie più di quando se n ' era innamorato ; e desiderava di amarla sempre di più . Era alto e magro , con il volto a fetta , schiacciato dalle parti , con gli orecchi rossi che parevano tutti attaccati ; sempre imberbe , benché avesse trent ' anni . La moglie , Vannina , era in vece piacente e delicata ; ma di una delicatezza sensuale . Quando escivano fuori insieme , egli la guardava continuamente ; mentre ella non guardava nulla , e camminava un poco avanti a lui , come distratta . Tornati a casa , egli le chiedeva : - Volevi passeggiare ancora ? Ma Vannina , senza rispondergli , andava dritta in camera a togliersi i guanti e il cappello . Elìa la seguiva , e le si metteva vicino , aspettando che dicesse qualche cosa . Ma ella si spogliava , per infilarsi subito la vestaglia da casa . Egli l ' aiutava , le prendeva il volto , e voleva baciarle la bocca : - Ti voglio bene , sai ? Ella lo fissava come per avventarglisi addosso : - Me lo devi volere . Una sera , mentre egli le accomodava dietro le spalle il bavero della vestaglia , ella disse : - Lasciami , perché devo riscaldare la cena . C ' è rimasto d ' oggi un pezzo di agnello arrosto . Ci aggiunterò l ' insalata . - Vengo in cucina con te . Vannina si mise al focolare senza aprire più bocca . Ma , quand ' egli accese una sigaretta , si voltò e gli disse , con quella falsa dolcezza che fa sentire fino in fondo il proposito e l ' abitudine d ' imporsi a tutti i costi : - Aspetta a fumare . Egli spense la sigaretta e le chiese scusa . - Tutte le sere devo dirti lo stesso ! Perché non vai a fumare su la terrazza ? Egli ci andò ; ma , quando fu per accendere un ' altra volta la sigaretta , preferì buttarla via , e tornò in cucina . Fuori , nel cielo , c ' erano le stelle che bruciavano come i carboni del fornello ; e , nella strada buia , si udiva parlare la gente che passava . Poi , riveniva il silenzio . Elìa , allora , quando era sicuro che sotto non c ' era più nessuno , sputava ; restando ad ascoltare lo sputo battere sopra il lastrico , dopo aver rasentato il lampione acceso . Vannina guardava il marito ; ma smetteva quando egli aveva voltato un ' altra volta le spalle alla finestra . Elìa , quella sera , si sentiva tutto invaso dal suo sentimento ; ed ella gli disse : - Bisogna che ti ricucia una tasca della giubba : ho visto che ti s ' è sdrucita . Perché ti s ' è sciupata ? - Non so ... Forse , a qualche chiodo ? - Non lo sai da vero ? - No : ti giuro che non lo so . - Allora , vuol dire che non te ne sei accorto , perché certo ti devi essere accostato troppo a qualche chiodo , in ufficio . Hai guardato se nel tuo ufficio c ' è qualche chiodo che sporge in fuori ? - Domani ci guarderò , e te lo dirò . - Bisogna che tu stia attento , perché cotesta giubba te l ' ho ricucita un ' altra volta . - Un mese fa , mi pare . - Pare anche a me . Vieni qua sotto il lume : guardo meglio se si è scucita o se si è strappata . Elìa si avvicinò , prendendo in mano il pinzo della giubba dove era la tasca ; e alzandolo . Ella rovesciò l ' orlo della tasca , poi disse : - C ' è uno strappo . Come hai fatto , Dio mio ? Egli sorrise , ma siccome la moglie era tutta agitata e tremante , e si faceva bianca in viso , si pentì d ' essere andato a casa con la tasca che ella doveva ricucire . - Non so né meno se ci ho il cotone di cotesto colore . - Lo comprerai domani . - Ma io te la volevo ricucire per domani mattina , prima che tu escissi ! - Mi metterò un ' altra giubba ! - E se ti sciupi anche quella ? Vannina lo guardò con una tale paura , ch ' egli si vergognò come un ragazzo . E , allora , si sentì timido ; e non osò più né meno di starle vicino . Ella stessa , quando ebbe finito di preparare la cena , dovette dirgli che si mettesse a sedere . Intanto egli , udendo passare altra gente , aveva pensato che non poteva andare alla finestra per sputare . Dette un ' occhiata alle stelle , e andò a sedersi . Perché non aveva studiato astronomia ? La moglie tagliò l ' agnello e fece le parti ; poi condì l ' insalata . Ruppe il sale tra le dita e lo sparse su le foglie ; dove l ' olio era restato a gocciole , senza mescolarsi con l ' aceto . Si udiva la fiamma del lume a petrolio , che saliva a filo su per il tubo . Ad un tratto , da qualche finestra , buttavano una cartata di avanzi ; giù ai gatti , che la razzolavano . Elìa si sentiva così contento che non osava né meno dirlo . Ma ella , inghiottendo quel che aveva in bocca , senza finire di masticarlo , si pulì le labbra con il tovagliolo , e disse con la voce afflitta che faceva venire le lacrime a lui : - La cravatta comincia a recidersi . Te la vedranno anche gli altri che non è più nuova ! Egli cercò di guardarsela ; ma se la tappava , in vece , con il mento sopra . Allora volle cavarla fuori dal panciotto e sganciarla dietro il colletto . Ella gridò : - Fermo , fermo ! Hai le mani unte ! Te la guarderai allo specchio . - Ma anche lo specchio non fa bene , perché è troppo distante dalla luce della finestra . - E dove vorresti tenerlo ? È un ' idea tua , questa ! Dove vorresti tenerlo ? Dimmelo . Tu hai sempre avuto voglia di ravversare la camera a modo tuo ; tanto per fare lo scontento . Ma se levi lo specchio da dove è ora , dove metti il canterano ? Come volti il nostro letto ? Come si farebbe a passare di lì , per spolverare o per qualunque altro bisogno ? Vannina discuteva con tale sicurezza , ch ' egli s ' imbrogliava subito , come quando all ' ufficio gli parlavano di qualche cosa troppo difficile . Ma sorrise , persuaso di aver detto una sciocchezza troppo grossa ; che , prima di addormentarsi , avrebbe cercato di spiegare . Ma la moglie non sorrideva . Con tutto il viso e il collo teso verso lui , gli faceva capire che aspettava in vano una risposta ragionevole . Le si gonfiava certa carne del collo . Poi , alla fine , stanca di quello sforzo , smise . Elìa , per togliersi d ' imbarazzo , cercò di farla doventare allegra . Per solito , raccontava qualche cosa dell ' ufficio , oppure si metteva a fischiettare qualche romanza dell ' ultima operetta rappresentata al teatro . Gli piaceva molto fischiare a quel modo ; e la moglie l ' ascoltava con una serietà che mostrava quanto lo apprezzasse . Anche quella sera fischiò , e l ' effetto venne ; perché ella gli disse : - Ecco una cosa di cui sei bravo ! Fischi così bene ! - Perché ci metto tutta la mia anima . Non vedi che mi commovo ? - Basta , però ; perché ti fa male . - Fischierei tre ore di seguito ! E siccome , per caso , passò un ragazzo cantando , si sentì sdegnare : - Lo farei mettere in prigione . Ma non senti che sudiceria canta ? Quando fischiavo io , era musica da vero ! - Ma tu sei un uomo serio ! Ti vuoi paragonare con un ragazzo ? Esultò che la moglie lo sapesse così subito capire ; proteggendolo , quasi . Poi , le disse : - Peccato che né tu né io sappiamo suonare il pianoforte ! Allora , sottovoce , si misero a cantare insieme . Alla fine , egli l ' abbracciò , guardandosela come quando se n ' era innamorato . No : egli , ancora , in dieci anni di matrimonio , non aveva finito di dirle quanto l ' amava ! Se fosse stato poeta , come si sentiva nell ' anima e come qualche suo collega d ' ufficio , le avrebbe scritto un sonetto , ricopiandolo con bella calligrafia e a lettere filettate d ' oro . A ogni onomastico suo , ci s ' era provato ; ma non gli era venuto fuori né meno una parola . Doveva contentarsi di regalarle un mazzo di fiori ; e Vannina , per fargli piacere , finché non glielo dicesse lui stesso , lo teneva sempre allo stesso posto nel mezzo del canterano , anche quando perfino i gambi s ' erano avvizziti e puzzavano dentro l ' acqua . Egli non si doleva che la moglie fosse meno espansiva ; perché , secondo lui , non stava bene che le donne facessero capire che amano : dovevano soltanto fingere di lasciarsi amare . Era certo che una donna come lei non l ' aveva nessuno . Era sicuro d ' aver trovato la migliore e la più onesta ; e , quando ne parlava agli amici , faceva sempre ridere con le sue esagerazioni . Arrivava perfino ad assicurar questo : - Mia moglie sarebbe più brava e più intelligente del nostro capodivisione . Vedreste come filerebbe dritto il ministero ! Egli si faceva raccontare da lei stessa tutto ciò che ricordava di quando era bambina e poi giovinetta ; perché voleva amarla anche prima di averla conosciuta . Glielo diceva sempre . Ma , quando ella gli rispondeva , scherzando , che prima di sposarla aveva conosciuto altre donne , la supplicava che tacesse . Diceva : - Si sa forse quel che si fa , quando non si capisce niente ? Che colpa ho io se non ti conoscevo fin da ragazzo ? - Ma se tu non mi avessi conosciuta mai ? - Non è possibile . - E se io fossi morta quand ' ero ancora giovane ? - Non lo dire , perché tu vedi che effetto mi fa . Ed ella , non per contraddirlo , ma per bisogno di ragionare logicamente , gli presentava altre difficoltà , sempre più debolmente , però : per non affliggerlo e per contentarlo . E perché era superba che egli l ' amasse a quel modo . Con il passare del tempo , egli giunse a tal punto che la moglie doveva suggerirgli qualunque cosa . Senza di lei , non pensava né meno più ; e ne era tutto soddisfatto . Un cervello , in fatti , bastava per tutti e due . Si doleva soltanto che anche prima non avessero fatto così ; ma anche la moglie pensava sempre di meno , contentandosi delle sue abitudini , che anch ' esse , alla loro volta , diminuivano e si restringevano . La vita dei due sposi si attenuava come un dipinto che si scolora . Benché ancora abbastanza giovani , avevano ormai soltanto quegli istinti che resistono fino al giorno della morte : simili alle corde d ' un istrumento che si siano allentate . Erano doventati da vero un ' unica persona , con un solo egoismo . Non vedevano che se stessi . Tra loro e il rimanente della vita , c ' era una distanza sempre più vasta . Invecchiando , quell ' egoismo era indispensabile a loro quanto il respirare ; quell ' egoismo fatto delle loro mani , dei loro piedi , del loro stomaco , della loro bocca . Guardandosi negli occhi , ne erano affascinati sempre di più . Elìa le aveva fatto fare , qualche diecina d ' anni prima , un medaglione . Era un medaglione piuttosto piccolo , da spilla , a miniatura , incastonato in un cerchio d ' oro . Era per lui la stessa cosa tanto amare la moglie quanto il medaglione . Egli aveva soltanto lo scrupolo di essere infedele ad esso o a lei . Non altro . LA STESSA DONNA Quando i due amici si rividero dopo tre anni , ebbero quasi vergogna di se stessi : benché si fossero scritti sempre , era come una riconciliazione timida , che li molestava . E Raffaello , per tentare l ' amicizia di Felice , gli chiese : - Che hai fatto in tutto questo tempo ? Felice , con un ' ostilità involontaria , rispose : - Lo sai . E allora ebbero voglia di rimescolare insieme tutti i loro sentimenti . Il tempo della lontananza si scorciava sempre di più , rapidamente . Ma non si dicevano nulla . Stavano bene insieme , e basta . - Guarda : piove ! Guardarono insieme la pioggia , quasi con gli stessi occhi ; e , poi , Felice disse come per fare un confronto ironico : - Ti ricordi di quando ci ammollavamo per ore intere ? E desiderarono , ambedue , che piovesse ; perché avevano bisogno di credere che non si sarebbero separati troppo presto . Felice era stato sul punto di prendere moglie . Raffaello lo sapeva e vi pensava con un fremito di curiosità . Ma felice non voleva parlarne ; perché amava ancora . E Raffaello soffriva in vece che non gliene parlasse . Alla fine , chiese : - Perché non hai preso moglie ? Felice gli strinse una mano e gli disse : - Un giorno lo saprai . L ' altro lo guardò . - Lo vuoi sapere subito ? Non mi riesce a parlarne con calma , a te . - Ma le hai voluto bene da vero ? Felice poteva dire la verità , ma sentì che doveva rispondere di no . Egli doveva parlargli di questa donna non secondo la verità , ma secondo quel che in quel momento gli faceva piacere . E gli pareva , perciò , d ' essere più buono con il suo amico . - Io - disse Raffaello - ho continuato sempre la vita che anche tu una volta facevi insieme a me . E mentì anche lui , perché gli dispiaceva raccontare la verità . Ognuno di loro doveva dissimulare . Ora , la loro amicizia li molestava da vero : era come una sorpresa della loro coscienza . Sentivano che , se fossero stati sempre insieme , avrebbero vissuto in un altro modo . Ma il passato parve loro egualmente dolce e tanto intimo . La pioggia seguitava , sempre più forte ; come se avesse avuto fretta di distruggere tutti i loro ricordi che formavano i loro sentimenti . Raffaello tentò di cambiare discorso : - È bella la città dove ora stai ? Ma Felice pensava troppo al suo amore , e perciò non rispose . Non riesciva più a dimenticarsene ; e si alzò , impallidendo . Raffaello disse : - Anch ' io soffro ! - Come ci avvengono le stesse cose ! Io capisco che anche tu hai amato . - Ma ho voluto vincermi . - E perché non me ne hai scritto niente ? - Perché tu mi parlavi di te , e io non volevo dirti che anch ' io ero come te . - Proprio come me ? Si misero a ridere . Poi Raffaello disse : - È meglio parlare d ' altro . - Non ci riesce . Il caffè , dov ' erano , s ' empiva di gente ; che v ' entrava per ripararsi dalla pioggia . I due grandi specchi messi alle pareti riflettevano la gente e i tavolini ; come se anche essi avessero ripreso a fare qualche cosa ; quello che dovevano far sempre . Giacché erano gli specchi di un caffè , pareva che avessero l ' incarico di accogliere subito la gente . Alcuni giovani entrarono nella stanza dei bigliardi , e si sentirono poco dopo i colpi dei birilli . A un tavolino , coperto con un piccolo tappeto verde , giocavano a carte ; a un altro , sfogliavano i giornali illustrati , fumando . Lungo le pareti verniciate di bianco , stavano i divani coperti di velluto rosso . Nel caffè c ' era una certa allegria un poco sommessa . Felice disse , con un ' allegria più nervosa : - Se io avessi preso moglie , non sarei più tornato a Roma . L ' amico rispose , come si fosse trattato di una bravata : - Sarei venuto io a trovarti . Felice , di rimando , come se parlasse chi sa di quali paesi lontani , gli chiese : - Fino a Bologna ? Allora ci presero gusto , benché con sospetto . - Certo : qualche volta , avrei avuto modo di venire . Ma chi è , dunque , questa donna che volevi sposare ? È una principessa ? Ad un tratto , allora , sentirono che la voce si cambiava : - L ' hai conosciuta anche tu . L ' amico , istintivamente , si vendicò : - Anche tu hai conosciuto la mia . Risero tutti e due , ma con una certa paura . Ormai , era certo che si sarebbero detti il nome . Sentivano ch ' era male ; ma Felice non si tenne : - Si chiama Ines . Raffaello ebbe una scossa di rabbia ; e disse sottovoce : - Era Ines ? - Lei . Raffaello voleva ridere e non poteva . Continuò , invece , a vendicarsi quasi balbettando : - E non ti ha detto mai che ne ero innamorato io , prima che venisse a Bologna ? Ma Felice era più mite . - Mai . Poi si passò una mano su gli occhi , e disse : - Ora mi sembra un ' allucinazione . Raffaello taceva , esasperato e dolente . - Bisognerebbe ritrovarla insieme . So che è a Roma . - Andiamo subito a cercarla . - Ma , prima , raccontiamoci tutto . Era come se si aiutassero a rivederla insieme ; era come se l ' amassero insieme , senza pensare a togliersela l ' uno all ' altro . Felice si sentiva come un colpevole ; e restarono un pezzo senza potersi parlare e né meno guardare . Credevano anche che si dovesse rompere la loro amicizia ; e ciascuno ripensava ad Ines secondo come gli era sembrata . Ma nessuno dei due si figurava che Ines era andata dall ' uno all ' altro soltanto per il capriccio di farsi amare da due amici così sinceri tra sé . Ella già aveva calcolato di non essere né dell ' uno né dell ' altro . Ma anch ' ella , più che per civetteria , aveva voluto far questa prova con una certa serietà ; quasi con il desiderio di far piacere a tutti e due appunto perché si volevano bene . Quando aveva capito che il sentimento era da vero per comprometterla , trovava il modo di allontanarsi ; e tutto per lei restava una specie di amicizia un poco sensuale ; senza ch ' ella volesse rendersi conto che i due giovani s ' erano lasciati prendere da un sentimento molto più profondo e di un ' altra natura . Da ultimo se n ' era pentita ; e desiderava non incontrarli più . Era bionda e magra ; e bella quando sorrideva . Ora , lì , in quel caffè , dove la gente entrava tutta bagnata di pioggia , essi silenziosamente se la competevano per difenderla e per odiarla nello stesso tempo . Raffaello disse : - Ti riesce a capire perché ha fatto così con tutti e due ? - Io non lo so ; ma non me ne parlare . Felice si sentiva , all ' improvviso , pieno di gelosia . E , quando doveva convincersi ch ' ella non lo aveva amato di più , soffriva . Egli sarebbe andato a trovarla , ma solo ; per farsi amare e per toglierla tutta all ' amico . Ma avrebbe voluto toglierla perfino dal ricordo ; e questo non era possibile . Anche Raffaello aveva lo stesso diritto ; e perciò si sentiva furioso e ridicolo . Avrebbe desiderato che si trattasse soltanto di un sogno morboso . Raffaello aveva tutto il suo amor proprio sottosopra ; si riteneva il più tradito , e perciò era quello che odiava di più Ines . Quantunque , contro la sua volontà , gli piacesse pensare ch ' egli l ' aveva amata prima di Felice . Guardando la gente agli altri tavolini ; credevano di essere beffati . Si fermarono , perciò , a guardare le bocche che sorridevano ; i gesti e i movimenti . Ma Felice chiese : - Che colpa ne abbiamo tra noi ? Raffaello avrebbe voluto rispondere male ; ma sentiva che non poteva ; e , a suo malgrado , dovette essere buono anche lui . E rispose : - Nessuna . - Perché , dunque , non ci parliamo più ? - Io credo che abbiamo pensato le stesse cose . Non riescivano però ancora a guardarsi negli occhi , perché erano in collera ; e bastava che tacessero un poco perché il loro risentimento ripigliasse il sopravvento . Ambedue si sentivano in balia della stessa cosa cattiva e spiacevole . Volevano mandarla via , subito ; e non era possibile . - Le riparlerai mai più ? Raffaello fu preso da una gran voglia di essere sincero , che lo scuoteva tutto . - Mai . - Né meno io . E , vedendosi negli occhi , capirono che ambedue erano stati afflitti fino in fondo ; ambedue volevano togliersi dall ' anima questa colpa involontaria . Allora , Raffaello disse : - Andiamo insieme a casa mia , e bruciamo tutto ciò che serbiamo di lei : lettere , fiori , fotografie , i libri regalati ... Vuoi ? Felice non voleva averla amata in vano . Ma acconsentì . Pagarono e escirono ; sotto lo stesso ombrello . Prima , Felice passò dall ' albergo , dove teneva le valigie ; e prese tutto ciò che aveva di Ines . Le mani gli tremavano , ma si sforzava di ridere . In casa di Raffaello misero tutto insieme ; sopra un tavolino . Felice cercava di non guardare più ; e lasciava fare all ' altro . Ma anche l ' altro non era più forte ; e i suoi occhi s ' inumidivano di lacrime . Avrebbe desiderato che fosse stato Felice a buttare tutte quelle cose dentro il caminetto ; che ardeva come se aspettasse per fare la fiamma più grande . - Pigliamo quel che è sul tavolino con le nostre mani insieme . Felice obbedì ; ma , al contatto delle mani di Raffaello , discostò le sue ; con avversione . L ' altro se ne accorse , e cercò di affrettare . Le lettere e i libri cominciarono a fiammeggiare , dopo aver fatto un fumo denso che esciva fuori della stufa . - Anche le fotografie ? - Anche quelle . Le videro tra le fiamme , come se fossero andate a rifugiarsi tra le pagine ancora intatte . Poi , dopo essersi tese al calore , si piegarono ; divennero irriconoscibili ; si bruciarono , quasi senza fiamma . I libri , con le pagine mangiate dal fuoco , s ' appiattivano sempre di più , aprendosi e incenerendosi . Essi non avevano tolto gli occhi dal caminetto ; sentendosi troppo vicini l ' uno all ' altro . E quando si fissarono in viso , i loro sguardi erano pieni di odio violento . Felice , allora , si mise il cappello ed escì ; perché ambedue si vergognavano a non avere la forza di uccidere . LA VENDETTA Questa necessità di ucciderlo io l ' ho percepita da prima come un ' idea affatto indipendente da me , una specie di nucleo distaccato e che io potevo isolare anche di più ; sebbene fosse capace di procurarmi un malessere diffusamente intimo . Era come una specie di formazione ; a cui io non prendevo parte . Una volta mi son sentito invece invaso da una vera vertigine , che era più forte della mia volontà : sono stato sul punto di commettere il delitto , quasi provando il principio di uno svenimento , che mi avrebbe dato giusto il tempo di agire . Sentivo che le mie mani erano per moversi per la forza di un fascino ; ma sono stato in tempo a pregare Dio , sebbene sentissi che veramente si trattava per me di una rinuncia che m ' avrebbe fatto sopportare uno stato morale molto depresso . Dunque , da questo sintomo , devo convenire che veramente io sono stato capace di effettuare l ' omicidio : altrimenti non avrei provato quel deprezzamento involontario di me stesso ; nel quale non entra affatto quel che si chiama orgoglio o amor proprio . Ma l ' uomo , ne concludo , si trova in certi casi , per i quali non può fare a meno di uccidere . Se non uccide , deve corrompersi ; e rassegnarsi a sentirsi per tutto il rimanente della vita capace anche di essere immorale senza rimorso . Quella volta l ' omicidio mi parve una naturale conseguenza ; ed avendola evitata , per uno spavento morale , quasi per un rimorso preventivo , io non mi sento maggiormente buono , ma piuttosto cattivo ; anzi , direi corrotto . L ' omicidio è il mio dovere morale . Ora sento il ritorno di questa forza sotto la specie di tentazione ; ma però non sufficiente a farmi agire . Mi piace , anzi , la sensazione di questa voluttà senza annettervi la necessità di doverla seguire . Ma so che mi dà una melanconia che insiste molto , una melanconia che diviene anche violenta ; e che mi strazia , perché non mi sono vendicato . Allora mi domando perché io voglia contenermi . Ho forse preso a sfruttare quei sentimenti che stanno attorno alla mia anima ? E se io compiessi questo omicidio , non smetterei forse di piangere ? Ma dopo ? Che cosa sarebbe della mia anima , dopo ? Sarebbe veramente una soddisfazione , com ' ora mi pare ? Certo è che la vendetta , agli uomini onesti e forti , è necessaria . Ne abbiamo il diritto ; perché nessuno può sapere quanto un uomo onesto e forte ne soffre . A giornate , io non penso ad altro ; senza riescire mai a distrarmi . Anzi , tutto mi porge l ' occasione di dirmi : « Che fai ? Perché non ti decidi ? » Certo , io sono straziato troppo . Ma , a quel che sembra , non basta né meno pensare che quest ' atto mi riporterebbe all ' innocenza dei miei primi anni . Lo sento : ne sono sicuro . Se io uccidessi , doventerei da vero un ragazzo . Ora , no : questa insoddisfazione agisce nella mia anima in troppe guise , influisce in tutto quel che io faccia . Non c ' è un mio sentimento che ne sia immune , anche quelli che sono tra i più delicati e spirituali . I miei pensieri , ora , hanno un ' ombra : quella dell ' insoddisfazione . E , per contrasto , certe cose del passato hanno una serenità innocente ; che mi spinge a riacquistarla . C ' era in me , questo istinto ; o forse è nato fin da quando la mia anima è stata troncata ? Io non lo so . Certo , mi sentirei più uomo rispettabile se avessi già ucciso da vero . Quegli che io voglio e devo ammazzare è forse un uomo invidioso , cupo , triste , affezionato soltanto alla propria casa ; e diffidente di tutto . Questa è l ' idea che di lui m ' ero fatto prima che mi venisse il desiderio di ammazzarlo . Ora , invece , non saprei né meno quel che ne penso ! Ma è bene raccontare come stanno le cose . Da ragazzo mi chiudevo in una capanna , perché non mi vedesse più nessuno . Sotto di me , il mucchio del fieno pareva che cadesse come quando lo taglia la falce ; e il suo odore specie quando non era ancora secco bene , mi piaceva tanto che io con le braccia mi facevo una buca sempre più fonda ; e ficcavo giù la faccia per sentirlo tutto , sino all ' impiantito . Se udivo il volo di qualche uccello , allora mettevo gli occhi a uno spacco tra due mattoni ; da dove però vedevo soltanto la luce nel cielo . E ridevo di gioia . Quest ' uomo , che io non voglio né meno nominare ma che tutti conosceranno quando avrò il processo , una volta mi trovò così in mezzo al fieno . Egli non mi disse nulla ; né meno quando s ' avvide che m ' aveva fatto paura e che cercavo di rassicurarmi . Eppure egli sapeva chi fossi , perché stava come la mia famiglia nella stessa casa ! Avrei voluto sempre parlargli di quel giorno , ma egli mi voltava sempre il dorso e poi si divertiva a guardarmi quando io ero già allontanato da lui . Aveva i capelli riccioli e neri ; gli occhi luccicanti . Quando , molti anni dopo , presi moglie , egli ridacchiava tutte le volte che c ' imbattevamo fuori o per le scale . Io mi indignavo e m ' arrabbiavo ; ma egli non ne faceva nessun conto . Una volta , io ero in casa e credevo che mia moglie non fosse ancora tornata . Perciò , l ' aspettavo ; seduto sul nostro canapè . La mia gattina saltò giù dalla sedia dove stava a sonnecchiare ; e , come faceva sempre , tremando tutta , mi s ' arrampicò sopra le spalle e cominciò a leccarmi il collo . Allora , non mi riesciva a farla smettere ; né meno se cercavo di tirarla giù per forza , senza farle male però . E se l ' avevo costretta a scendere , essa restava ferma dinanzi alle mie ginocchia , a guardarmi con gli occhi aperti e addirittura verdi : dov ' era una specie di voluttà profonda e incosciente . Poi , alzando il muso verso di me , metteva le unghie su le ginocchia ; e risaliva sopra le spalle . Impaziente che mia moglie non tornasse , la tirai giù con una stratta ; ed essa andò a sbattere contro la porta di cucina . Allora io , pentito , perché da lì continuava a guardarmi , senza sapere se potesse tornare da me , mi alzai per accarezzarla . Chinatomi giù , sentii parlare sommesso in cucina . Aprii la porta , e vidi mia moglie insieme con quell ' uomo che io ormai aborrivo con un senso di ripugnanza perfino pazzesca . Io non dissi una parola e stetti immobile a fissarli ambedue con lo sguardo , benché la vista mi si velasse , come non m ' aveva fatto mai . Egli , dopo qualche minuto di questo silenzio , si fece alla porta , mi scansò con uno spintone ed escì fuori . I miei occhi , allora , si empirono di lacrime e mi buttai a piangere sopra il canapè . Quando smisi di piangere avevo deciso , non so con quanta logica di riflessioni , che non avrei parlato mai più a mia moglie . E così feci per tutta quella giornata . Io speravo ch ' ella si pentisse e che venisse almeno a giustificarsi ; ma tutto era come prima , per lei . E nessuno sforzo mio di mostrarle quanto soffrivo le faceva il più piccolo effetto . Il giorno dopo , quella mia decisione mi era insopportabile ; e avrei desiderato troncarla io per primo . Mi doleva il cuore e temevo che mi ci venisse male . Nei miei occhi era restato il pianto rasciutto ; e mi bruciavano , dandomi fastidio ; e non li potevo chiudere . Per un mese intero , io e mia moglie non ci parlammo . Quel silenzio era terribile . Quando incontravo il mio nemico , per evitare che io lo vedessi sorridere , abbassavo subito la testa . Perché soltanto a pensare che avrebbe potuto sorridere , mi sentivo scoppiare di vergogna . Il mio stato nervoso non era più come prima : e al cuore sentivo certe trafitte , che mi facevano disperare . Ma , ormai , credevo che fosse ridicolo dire qualche cosa a mia moglie o chiederle perché quell ' uomo fosse stato in casa con lei . Già m ' ero rassegnato , e provavo una dolcezza melanconica che mi distraeva abbastanza . Dalla finestra della mia stanza , dove passavo quasi tutto il tempo , vedevo ogni domenica , giù nella vecchia piazza , due saltimbanchi che davano sempre gli stessi spettacoli alla gente uscita dalla messa . Erano un uomo e una donna , forse marito e moglie ; vestiti ambedue di una maglia rossa ; un poco come il sangue . Siccome la finestra era alta e chiusa , e abbastanza distante , io non udivo nulla . Ma i loro movimenti che facevano ridere gli altri , aumentavano la mia disperazione . Io li guardavo con terrore ; come se avessi visto la mia pazzia con sempre più certezza , come un pericolo senza scampo . Quando se ne andavano , mi pareva che la morte mi dovesse schiacciare da sopra la testa . Ma io ero in grado di sentirmi interamente liberato dalla moglie . E non mi capacitavo perché continuasse a stare con me , se io non le volevo più bene . Tuttavia , non la odiavo ; e mi teneva compagnia lo stesso , seguitando a fare tutte le faccende di casa come una volta . Ma io avevo un desiderio enorme di mostrarle che con una altra donna avrei avuto una vita felice ; e , benché mi dispiacesse per lei , le davo a capire , più che non fosse vero , ch ' io m ' ero come innamorato d ' una giovane che veniva a fare la sarta su all ' ultimo piano della nostra casa . Purché non se n ' accorgesse , il mio nemico ! Alla fine , dopo qualche mese , io m ' arrischiai a parlare a quella giovane ; una sera che era più buio del solito . Ella era figliola di contadini e cominciava allora a ingentilirsi e a vestirsi con più garbo . Per quanto avessi moglie , ella mi disse che mi amava e che le ero rimasto sempre simpatico , fino da ragazzo . Perché ella era della mia età ; e mi conosceva benché io non avessi mai fatto caso a lei . Io me ne innamorai da vero , con tutta la mia forza ; benché il legame che sentivo ancora con la moglie , che era stato più forte , desse un disgustoso impedimento al mio animo . Io non ero capace , né meno allora , a tradire la moglie ! Elisa non aveva mai amato nessuno ; ma , quando me ne parlava , mi faceva capire che aveva un gran segreto da confidarmi e che se ne asteneva per non farmi dispiacere . Alla fine , dopo avercela costretta , in un momento di passione , con molte lagrime mie e sue insieme , mi disse che da bambina un uomo era riescito a sorprenderla mentre era sola : e aveva voluto baciarla . Poi , impaurendola con certe minacce , alle quali ella aveva creduto , era riescito a farsi promettere che , prima di essere di un altro , sarebbe stata di lui . Io le chiesi : - E continua ancora a molestarti ? Ella , con un gran singhiozzo che pareva dovesse scioglierle anche la veste , mi rispose in un modo che appena la intesi : - Sempre . Mi venne un gran brivido su dalla pianta dei piedi : e volli sapere , a tutti i costi , chi fosse . Ma ella , per paura di lui , mi supplicò che non insistessi . Tuttavia , un ' altra sera , dopo avermi fatto giurare che non gli avrei fatto niente di male , perché non si vendicasse peggio , mi disse chi era . I miei occhi non videro più nulla ; e l ' abbracciai stretta perché mi parve che allora il mio nemico fosse riescito a entrare anche dentro il mio cuore e la mia carne . Era sempre quell ' uomo , a cui io non avevo fatto niente di male , che per la terza volta mi faceva piangere ; sconvolgendomi la vita ! Il dolore fu più forte di tutti gli altri ; e decisi di farmi cattivo e risoluto come lui . E io , un giorno che avrò pianto troppo , l ' ammazzerò con il coltello che ho avuto il coraggio di comprare a posta . Ho fatto male a comprare il coltello , ma lo ammazzerò . ROBERTO E NATALIA Roberto spalancò la finestra ; e una ventata umida gli batté su la faccia , gli entrò sotto le palpebre . Il solito pensiero , rapido più della ventata , gli chiese : - Sei ben certo di amare Natalia ? Ed egli si mise a scriverle . Scriveva in fretta , perché si immaginava ch ' ella leggesse la lettera di mano in mano che gli venivano le parole ; e non voleva farla smettere . Alla fine della seconda pagina egli non scrisse più ; e stette ad ascoltare , dentro di sé , quel che gli diceva l ' amica . Stava come se ascoltasse da vero , pigiando l ' unghia del pollice sopra la carta ; attento e immobile in tutto il resto della persona . Poi , disse a voce alta : - Se volete , noi ci vedremo stasera ; e ci parleremo . Ella gli rispose : - Perché ? - Voglio portarvi un mazzo di rose . Egli sentì il peso del mazzo e poi gli parve che Natalia glielo togliesse di mano : erano proprio le dita di lei . Allora il suo cuore fu più largo . Ritornò in sé , lesse quel che aveva scritto ; e poi riprese la penna . Sentiva una dolcezza così forte che aveva paura gli venisse male . Chiuse la lettera e la portò da sé alla pensione dove stava Natalia . Come tutti gli innamorati , egli aveva paura che venisse voglia a qualcuno di aprire la busta ; ed era difficile convincerlo che non avrebbero né meno tentato . Ripensava a quattro giorni innanzi , quando ella era stata alla sua villa ; su la collina del Gianicolo . Le parlava tenendo dentro l ' acqua d ' una vecchia vasca rotonda la cima del bastone ; e Natalia , con la punta di un guanto , che s ' era sfilato per dargli la mano , toccava lieve lieve le piante di capelvenere . Roberto le disse : - Perché vuoi andartene ? - Per non avere rimorsi . Egli impallidì ; e le sue guancie si contrassero , mentre i muscoli si sollevavano lungo la linea piatta della mandibola . Ma Natalia gli spiegò : - Sono troppo più anziana di te . Tu stesso , dianzi , hai detto di avermi visto un capello bianco . Egli alzò gli occhi alle sue trecce nere ; e sorrise ; come per dirle che non era vero . Ma non seppe trovare né meno una parola adatta . Non s ' arrischiava né meno a guardarla , tenendo gli occhi alla cima del bastone dentro l ' acqua . Ma , piegatosi un poco verso il viso di lei , vide i suoi occhi arrossati bagnarsi di lacrime . E il viso colorirsi come quello di una febbricitante . Tutte le volte che la vedeva a quel modo , era incapace di consolarla ; ed era costretto quasi a scostarsi da lei . Anche quella volta Natalia se n ' avvide e lo seguì , anzi , senza rimproverarlo . Quand ' egli finalmente trovò quel che dirle , gli occhi di lei erano tornati asciutti ; e il volto era soffuso di un pallore sereno e fermo . E , forse , non ce n ' era più bisogno . Egli ora ricordava ciò ; e , dopo aver lasciata la lettera , si sentiva meno colpevole ; con la sicurezza che Natalia sarebbe andata a trovarlo un ' altra volta . Anche gli alberi della villa pareva che l ' attendessero come lui ; con le loro fronde fitte , che chiudevano tutto . Anche la fontana era là ; come una colpevole che avrebbe saputo comportarsi meglio ; con il capelvenere alto , che tremolava sotto lo spruzzo dello zampillo debole ; perché intasato dal tartaro giallo e rosso . Egli pensò : « Perché non debbo riescire ad amarla come ne ho il desiderio ? » . E il bel volto di Natalia gli apparve nel ricordo come una risposta . Gli parve di vederla in uno dei loro momenti più buoni e più tranquilli ; quando negli occhi di lei c ' era tutta la dolcezza dell ' aria serena ; e dalla sua bocca non escivano che parole soavi . Ma quand ' ella andò da vero , Roberto non era più lo stesso . Ad attenderla troppo , era doventato esigente ed inquieto ; ed ella si mise a rimproverarlo . Egli le chiese : - Perché , dunque , sei venuta ? Subito il viso di lei mostrò un dolore quasi disgustoso . Allora Roberto la trasse a sé ; per baciarla subito , su gli orecchi e su la bocca , perché non si allargasse di più quel senso di allontanamento ch ' era già tra loro . Ma , per la prima volta , sentì che anche a baciarla era inutile . Anzi , peggio ; perché gli parve di fare una cosa stupida e senza senso . Così egli avrebbe potuto mettere le labbra su qualunque oggetto della stanza dove erano . Ella era soltanto la cosa vivente , che respirava come lui , in mezzo alle altre cose inanimate . Ma la differenza era poca . Forse , se si fosse avvicinato al mazzo di rose fresche su la scrivania , si sarebbe scosso di più ; avrebbe avuto di più la sensazione di fare una cosa piacevole . Perché doveva amarla ? Non c ' era nessun motivo . La pettinatura dei capelli gli parve un artificio quasi antipatico ; la pelle di lei una cosa meno bella di tante altre . Anzi , non doveva né meno permetterle di farla avvicinare con le mani ! L ' illusione di tutti gli esseri gli apparve in un modo irreparabile e maligno . Egli non doveva amare né lei né un ' altra ; ma doveva soltanto capire in che consistesse il senso indefinibile di una bellezza più vasta che si schiariva sempre di più nella sua intelligenza . Egli viveva piuttosto in balia della sua intelligenza e ad essa soltanto doveva credere . Tutta la cura di Natalia per essere più bella , lo irritò : le unghie lucidate , la catena d ' oro a un polso , un nastro che doveva essere nuovo , il cappello scelto forse per piacergli di più . Tutta quella roba , che si poteva comprare ! Egli pensò ironicamente : « Forse , se si spogliasse ! » Ma , guardandola attentamente , continuò : « Né meno allora , perché forse si lascerebbe le calze o le vedrei qualche pettine tra i capelli ! E perché io l ' amo adesso se qualche anno fa io non la conoscevo né meno ? Quand ' era bambina , la sua esistenza non aveva niente a che fare con me . Che mi piaccia , non basta perché io l ' ami . Io non amo né meno me stesso ; ma soltanto le cose che io penso , quando non si riferiscono a quelle presenti ; quando non so né meno che cosa siano e non saprei nominarle » . Natalia , accorgendosi ch ' egli le era ostile , si alzò subito e andò allo specchio ; come faceva tutte le volte ch ' era per andarsene . Egli continuò a pensare : « Che si specchi pure . Non mi riguarda . Quando mi vedo io , dov ' ella ora si guarda , sono anche più triste » . Ma le vide gli occhi rossi di lacrime come , tre giorni innanzi , alla fontana ; e disse a se stesso : « È venuta a piangere ! Ora la devo abbracciare ; perché smetta » . Si alzò anch ' egli , e l ' abbracciò . E , istantaneamente , come per un miracolo , la baciò con tutto il suo sentimento sopra il collo un poco scoperto ; tra i capelli e il bavero della veste . Allora , di nuovo , fu deluso : « Se le baciassi la veste , sarebbe lo stesso ! » . Ma Natalia lo aveva preso con le sue mani larghe , che talvolta gli facevano quasi paura ; e allora gli parve che lì , accanto a lei , ci fosse un senso di vastità che non trovava né meno restando solo e dritto , per mezze ore , a guardare con gli occhi immobili l ' orizzonte dal balcone della sua villa . C ' era lì , accanto a lei , l ' appagamento di tutti quei suoi desideri ; che sembravano nascere dall ' istinto della morte . E disse a se stesso : « Ha ragione lei : io la devo amare » . No : i suoi anni non dovevano restare in una solitudine isolata e arcigna ! Non doveva essere sempre intelligente . Doveva fare come tutti gli altri . Dipendeva soltanto da lui , perché Natalia lo amava e non gli chiedeva niente di più . Roberto , ormai , sapeva quel che doveva dirle per avere da lei una risposta piuttosto che un ' altra ; cioè quella risposta che gli avrebbe fatto piacere ed era conforme al suo stato d ' animo . Poteva fare così con tutti . Nessuno era capace a distrarlo o a capirlo , se egli non avesse voluto . Toccava sempre a lui ad avere l ' iniziativa di attuare i suoi desideri . Dagli altri egli poteva trarre quel che voleva e bastava . Non c ' era mai caso che si stancasse a fare così ; perché gli era possibile , per natura , di vedere e di pensare più di tutti gli altri . Specie in certe giornate , i suoi pensieri erano come evidenti e visibili ; e lo appagavano . Natalia non era che l ' essere scelto tra tutti gli altri ; l ' essere che gli era capitato ; e non di più . L ' essere a cui si confidava . Ma , forse , avrebbe potuto confidarsi non a lei soltanto ; e , allora , non c ' era nessuna ragione che le fosse fedele perché ella lo amava . Infatti , non poteva essere amato anche da altre donne ? Egli non viveva soltanto per la realtà del presente ; ma c ' era anche un ' altra realtà eguale a quella : il mondo non era limitato da un giorno qualsiasi e né meno dai suoi gusti personali . Tanto meno dalle circostanze . La realtà era eterna , sempre identica ; ed egli la preferiva . Quando gli pareva che Natalia appartenesse a quella specie di eternità , poteva amarla ; altrimenti , no . Egli non voleva . Sarebbe stato uno sbaglio . Se tutti e due non fossero mai morti e avessero continuato a vivere come un ' eccezione , allora si sarebbe sentito attratto verso di lei . Perciò , essendo giunto a queste riflessioni , le disse : - Come sei bella ! Natalia ebbe su la bocca un segno rapido di angoscia ; e lo guardò . Ed egli proseguì : - Perché ti lascio andare via , se ti amo così ? Non andartene mai più . Come farò senza di te ? Resta con me . Non te n ' andare . Ho tanto bisogno di stringermi a te . E le mise la faccia tra il collo e il petto . Natalia piegò un poco la testa , per tenerlo più chiuso dove s ' era messo . Roberto sentiva il caldo della sua pelle , ma quel caldo era meno forte del brivido diaccio che non smetteva mai . Perciò si strinse di più a lei , ed ella piegò di più la testa . Allora , gli parve che un poco della vita di Natalia gli si comunicasse ; e non pianse . Ma avrebbe voluto dirle : « Io voglio che tu sia libera . Non voglio che tu sacrifichi a me la tua giovinezza . Lasciami soffrire da solo . Perché io so soltanto soffrire » . Ma ella voltò in su la faccia e lo baciò sopra la bocca ; e poi gli disse : - Tu sei come un ragazzo . Non mi lasciare . Come sono fredde le tue mani ! Hai un tremito da per tutto ! Roberto le rispose : - Come ti amo ! - È bene che tu mi ami così . Egli sorrise con amarezza , e le disse : - Bisognerebbe che tu non dovessi più andartene . Bisognerebbe che tu fossi libera come me . E tu non fossi costretta ad andartene . Io guardo sempre la tua fotografia di quando eri giovinetta , perché mi sembra di amarti da allora ; e che siamo stati sempre insieme . Invece non è vero ! Ma come ti avrei voluto sempre bene ! Ora che credo al nostro amore , soffro troppo quando penso che non sei libera ! - Ti amo lo stesso ! - Ma anche tra poco le tue mani non mi potranno tenere più . Natalia gli disse , con dolcezza : - Non ci pensare ! - Ci penso sempre , invece . Ma giungeva l ' ora che Natalia doveva essere alla pensione ; perché , forse , il marito l ' aspettava già . Allora , egli , all ' improvviso , capì perché non potevano amarsi quanto avevano bisogno . Non per nessuna paura o per qualche pregiudizio ; ma a lui ripugnava amare una donna sposata ad un altro . A Natalia non gliel ' aveva mai detto , perché gli sarebbe parso di essere troppo cattivo ; ma , d ' altra parte , egli non era capace a passare sopra a una cosa simile . Era proprio il suo istinto di amare che glielo vietava . E non riesciva né meno a vincere il disgusto che gli faceva Natalia ; sebbene gli sembrasse una profanazione vile e bassa . Egli voleva scuoterla da quella ripugnanza , e non gli riesciva ; sentendo che o prima o dopo avrebbe dovuto separarsi per sempre da lei . Perché non gli riesciva ad amarla lo stesso ? Egli avrebbe voluto confessarsi a lei ; ma sentiva ch ' ella non avrebbe potuto capire e si sarebbe offesa . Perciò , quando si sentiva costretto a tacere proprio con lei , aveva voglia di lasciarla . Sarebbe bastato che ella avesse capito com ' egli soffriva per questa ragione ! Ma ella era inerme contro di lui ; ed egli le avrebbe fatto soltanto del male . Come poteva invece Natalia amarlo senza avere gli stessi disgusti ? Forse lo amava per consolarsi di non amare il marito ; ma questo gli pareva una debolezza antipatica ; e non la scusava . Anzi lo faceva irare contro di lei ; e il suo amore era contraddetto sempre ; senza scampo , senza mai una possibilità di rendere pura la donna come voleva essere puro il loro legame . E perché allora non vi rinunciavano tutti e due ? Non era un controsenso che si amassero a quel modo ? Egli prevedeva già , inesorabilmente , che avrebbe dovuto lasciarla , rinunciando alla sola donna che gli fosse piaciuta a quel modo . Si sentiva condannato a lasciarla ; e ne aveva ribrezzo . Come sarebbe stato meglio ch ' egli l ' avesse avvicinata come tante altre donne ! Ma Natalia era per lui la donna a cui ci si lega per sempre ; alla quale si consegna la propria esistenza . La donna che porta l ' uomo dove ella vuole ; la sola donna che pare bella . Che raccapriccio angoscioso a non averla per sé ! Perché non essere certi che resterà nella propria casa per sempre ? Roberto ci s ' era attaccato con quell ' amore che non smette mai ; con quell ' amore che piglia tutti i sentimenti , facendoli buoni e dolci , perché gli si obbedisce più che a noi stessi . Egli sentiva il bisogno di parlare a lei ; come quando , senza la donna amata , si vorrebbe piuttosto impazzire e smettere di essere vivi . Eppure la doveva lasciare ! Soltanto a pensarci , gli pareva che un brivido tagliente dovesse risolvere tutto . Quel brivido avrebbe dovuto avere la forza di uccidere : forse il marito , forse Natalia , forse lui stesso . Egli soffriva come quando aveva pensato alla propria morte . E , quando se ne scordava invece , gli pareva di sorridere di gaudio , come si fa nei sogni ; e d ' avere tra le labbra una dolcezza un poco umida e fresca . Pensando così , egli non osava guardarla ; ed aveva orrore di se stesso ; quasi disistima . Natalia stava lì , ed avrebbe dovuto essere sua perché si amavano ; invece non era sua , ed egli , con l ' angoscia mortale , che gli pigliava il cuore , con le mani incapaci a tenerla , la doveva tradire ; perché non gli riesciva ad amarla . Ma con quanta devozione le voleva bene , allora ! Egli la temeva perfino . Si sentiva indegno di lei ; e le sue carezze gli parevano prese ad inganno . Le guardava le belle mani , larghe e chiare ; e gli pareva che avessero la forza di mandare via quella ripugnanza disagevole . Glielo voleva dire ; e gli veniva da piangere . Era lì , accanto a lui ; la poteva piegare a sé , e non bastava . La voleva nascondere , farla vivere dentro la villa . Ed era inorridito che non fosse sua da vero , perché nessun ' altra perdita avrebbe potuto colpirlo con maggiore atrocia . E siccome s ' avvicinava la decisione di non rivederla più , per accertarsi ch ' era già tardi , come per fare forza a se stesso , guardò verso la finestra . C ' era già su le cime degli alberi quel colore che ha il sole quando deve tramontare ; e che scoraggia . Ai piedi del Gianicolo , Roma pareva frantumata . Essi sentirono freddo ; e stettero accanto senza parlarsi . Allora videro la città come se si sbriciolasse tutta e divenisse un ' alta stesa di polvere grigia , un poco dorata e luccicante . Poi , si disfece anche di più ; e divenne simile alla cenere leggiera che se ne va . I monti Albani sparirono . Soltanto allora udirono la fontana della villa . Egli disse : - Vattene : fai tardi . Natalia prese in fretta i guanti , e si mise il cappello . Quando fu uscita , la sentì ancora muovere per la stanza ; e i suoi occhi , aperti nel buio della sera , non la potevano dimenticare . LA CAPANNA Alberto Dallati , benché ormai non fosse più un ragazzo , non aveva voglia di lavorare . Si alzava tardi e si sedeva al sole , appoggiato al muro ; fumando sigarette e tirando sassate al gatto quando attraversava l ' aia . La casa era stata fatta su per una salita , in modo che la fila delle cinque persiane era sempre meno alta da terra ; e , all ' uscio , dalla parte della strada , una pietra murata in piano faceva da scalino . A quindici anni egli seguitava a dimagrire e ad assottigliarsi ; con gli occhi chiari e le ciglia piccole e lucide ; la bocca e le dita di bambina ; e i capelli come il pelame di un topo nero . Una malattia di petto l ' aveva lasciato parecchio gracile ; e seduto al sole , divertendosi anche a battere la punta d ' un bastone sempre su lo stesso posto , egli pensava cose cattive ; e gli ci veniva da sorridere , credendo che qualcuno se ne accorgesse . Quando c ' era l ' uva , benché suo padre fosse anche proprietario del podere , andava a mangiarla nei vigneti degli altri ; e le frutta dove le trovava più belle . Gli restava sempre un bisogno vivo di essere allegro , benché in tutto il giorno facesse quel che voleva ; gli restava qualche idea stravagante , che non poteva reprimere . E , allora , gli pigliavano certi scatti di gatto ; che graffia quand ' uno meno se l ' aspetta . Dava noia , da dietro le persiane , alle persone che non conosceva , e non veniva il verso di farlo obbedire per nessuna cosa ; specie quando , in una fonte vicino a casa , c ' erano le rane ; per imparare ad ammazzarle mentre saltavano dentro . D ' inverno , in vece , si metteva vicino al focolare , e sembrava tutto disposto a quel che voleva la sua famiglia . Ma , a poco a poco , ricominciava a dire : - Io non posso sopportare le vostre prediche ! Se mi lasciate fare , può darsi che vi contenti ; e , se no , conto di non conoscervi né meno . Spartaco , da padre risoluto , ci s ' arrabbiava , ma non gli diceva quasi mai niente . In vece , maltrattava la moglie . Allora , Alberto , dopo essere stato a sentire , in disparte , lo biasimava battendosi le mani sul petto : - Lei non ci ha colpa . Dillo a me quel che vuoi dire . Ma il padre , guardatolo , faceva una specie di grugnito ; e , bestemmiando contro le donne e la famiglia , se ne andava nel campo a fumare la pipa . Alberto diceva : - È un imbecille , benché io sia suo figlio . E tu perché non gli rispondi male ? Perché ti metti a piangere in vece ? Raffaella , spaventata , allora lo supplicava che fosse buono e si cambiasse . Ella ci aveva quasi perso la salute ; e le era venuta sul viso e nella persona un ' aria dolorosa . Spartaco , soprannominato Rampino perché piuttosto piccolo e perché camminava come se avesse gli artigli e li attaccasse , guardava , anche parlando , dentro la pipa , e ci ficcava continuamente le dita ; e credeva di far del bene alla moglie , abituandola a esser forte . E siccome Alberto dichiarava ch ' egli ormai non aveva più bisogno di ascoltare i discorsi di nessuno e che ormai gli s ' addiceva il comodo proprio , perché non c ' era niente di meglio , ella gli rispondeva : - Perché non sei buono al meno tu ? Perché , secondo la sua testa , tutti dovevano essere buoni . E anche parlando dei suoi canarini , che Alberto e Spartaco volevano ammazzare , buttando al letamaio la gabbia , diceva : - Sono tanto buoni ! Il marito l ' assordava con le sue grida ; come quando domava i cavalli , facendoli correre attorno all ' aia ; mentre Alberto stava nel mezzo a tenere ferma la fune legata al loro collo . E questa era per lui la sola fatica non antipatica . Dopo , si metteva un fazzoletto perché era sudato ; e andava subito a sedersi dove batteva il sole . Si sentiva già uomo fatto , e pensava a tante cose ch ' egli desiderava soltanto per sé . E perciò si proponeva di rendersi più indipendente , liberandosi dal padre e dalla madre . Qualche volta diceva ai contadini : - Io non so che pretendono da me . Ma egli si sentiva anche solo ; e una grande tristezza gli gravava attorno . Il podere e la casa erano poco per lui . Sapeva che in quelle sei stanze ci si era , da bambino , trascinato con le mani e con i piedi ; certe pareti erano restate sciupate dalle sue unghie . Egli sentiva troppo a ridosso l ' infanzia ; e le voci dei genitori non s ' erano ancora cambiate ai suoi orecchi . Ora egli era già a un altro autunno , senza che avesse fatto niente . S ' era abbastanza distratto a vedere vendemmiare , da un podere a un altro ; aiutando un poco tutti , anche in cose di strapazzo . Il sole ci stava poco all ' uscio della casa , e già c ' erano nell ' aria i primi freddi . Una sera , dopo essere stato tutto il giorno con le mani in tasca nel mezzo della strada , in su e in giù , entrò nella stalla , e si mise a guardare i due cavalli che rodevano l ' avena . Prese la frusta e cominciò a picchiarli . I due cavalli si misero a scalciare , cercando di rompere le cavezze . Raffaella , che su da casa aveva sentito tutto quel rumore , scese ; e vide di che si trattava . Cercò subito di levargli di mano la frusta ; ma Alberto , per ripicco , si mise a dare anche con più forza . Raffaella andò a dirlo al marito ; che , infuriato , la schiaffeggiò perché non era stata capace di farlo smettere lei stessa ; e andò di corsa nella stalla . Senza che Alberto se ne accorgesse , prese un pezzo di legno ; e glielo batté dietro la testa . Il ragazzo cadde disteso , insanguinando un mucchio di paglia , che era dietro l ' uscio . Spartaco posò il pezzo di legno e stette zitto a guardare quel sangue ; mentre i cavalli respiravano forte e non stavano fermi . Dopo due giorni di febbre , con il pericolo della commozione cerebrale , Alberto scese nell ' aia . Aveva la testa fasciata ; ma se ne teneva come quando per la prima comunione aveva portato i guanti . Non parlava al padre ; che s ' era pentito di avergli fatto male a quel modo . Anzi , cominciò a dire a tutti che si voleva vendicare . Guardando la luce , sentiva che anche la sua giovinezza era più larga ; e che la sua casa era quasi niente . Allora egli , per vendicarsi , cominciò a parlare male del padre con tutti i conoscenti di casa . E siccome seppe che stava per vendere una cavalla , andò dal compratore e gli disse ch ' era ombrosa e che aveva il vizio di tirare i calci . Facendo così , egli si sentiva più eguale alla vita ; gli pareva di non essere più il solito buon ragazzo che si lascia ingannare e non se ne avvede . Gli pareva di conoscere tutti gli altri e come doveva contenersi . Non era più l ' ingenuo , che aveva rispettato tutto e che non si era permesso mai niente . Aveva trovato la maniera di farsi innanzi da sé , senza attendere che passassero gli anni . Si compiaceva della sua malizia e di non avere più scrupoli . Maligno , anzi , doveva essere da qui in avanti . Maligno ! Maligno sempre ! Gli pareva di sentire che i suoi occhi raggiassero , e che non ci fossero più ostacoli per lui . Credeva di essere doventato forte , e voleva rifarsi del tempo perduto . E siccome voleva fare a meno del padre ed essere più forte di lui , benché ne avesse anche paura , si dette a lavorare ; ma facendo quel che gli piaceva di più . E cominciò a coltivare , a modo suo , un pezzo di terreno . Perché guarisse , e temendo sempre che tutto fosse la conseguenza di quella bastonata , non gli dicevano più niente . Invece non guariva ; e tutte le volte che vedeva un bastone , sbiancava allontanandosi lesto lesto . Allora lo fecero visitare da un medico , che non capì niente ; e rise di Spartaco e di Raffaella . Ma qualche cosa era successo da vero , perché Alberto s ' era fatto sempre più irritabile , e non poteva dormire . Avrebbe voluto , prima d ' andare a letto , far capire al padre tutte le ragioni che ormai sentiva dentro di sé ; ma , quando ci si provava , non gli poteva parlare ; e invece avrebbe voluto mettergli un braccio al collo tenendolo stretto a sé . Tuttavia sentiva che qualche cosa di male e di amaro era nel suo destino ; e ne era contento . Allora egli faceva su la tavola , con la punta delle dita , certe macchie d ' inchiostro che gli parevano cipressi ; e gli piacevano perché erano più neri di quelli nei campi . Oppure pensava che una vipera , entrata sotto il letto dalla siepe della strada , gli mordesse un polpastrello della mano o le dita dei piedi , ed egli dovesse morirne in poco meno di una mezz ' ora . E perciò , prima d ' entrare a letto , guardava in tutti i cantucci . Una volta gli parve di stare capovolto e di cadere giù tra le stelle . Addormentandosi pensava al padre con una intensità acuta , mettendo sempre di più una spalla fuori delle coperte come se avesse potuto avvicinarglisi ; sembrandogli di parlare e invece facendo piccoli gridi con la bocca che restava chiusa . Una mattina , arrivarono tre carri di vino . A ogni barile che portavano giù in cantina egli doveva guardare di quanti litri era e segnarli sopra un pezzo di carta , in colonna , per fare , dopo , la somma . Ma egli non ci riesciva : sbagliava sempre . E non s ' accorse quando suo padre , che voleva sapere la somma , gli saltò addosso per picchiarlo . Rialzatosi da terra sbalordito , ebbe voglia di fuggire . Ma a pena egli si moveva , Spartaco con un grido lo faceva stare fermo , ritto al muro della casa . Allora gli venne da piangere . Voleva chiudere gli occhi per non vedere più niente ; perché non osava guardarsi né meno attorno . Aveva perfino paura che avrebbe potuto essere un albero e non un uomo ; un albero come quello rasente alla casa . Quando , alla fine , Spartaco si scordò di lui , egli poté staccarsi dal muro e nascondersi dentro l ' erba . Ma il padre , vistolo , lo minacciò di picchiarlo più forte . Tuttavia la sua voce era dolce : Alberto sentiva nella voce del padre la stessa dolcezza sua . Spartaco gli prese il viso e guardò negli occhi , perché credette che ci fosse entrata la terra . Poi disse : - Vai a lavarteli alla pompa ! - Ma non c ' è niente . - Non importa . Vieni : te li lavo io : ti farà bene . Spartaco allora , fece pompare l ' acqua e gli rinfrescò gli occhi . Poi glieli asciugò con il fazzoletto . Ma , ormai , il ragazzo si sentiva triste e scoraggiato ; benché non avesse più paura di essere un albero , e gli sembrasse di sentirsi crescere , così , mentre respirava . Gli sembrava , in un momento , di doventare grande ; e perciò un poco si riebbe . Spartaco gli disse : - Non stare così . Vai a ruzzare . Bastarono queste parole , perché né meno lui pensasse più a quel che era avvenuto . Ora egli voleva stare sempre con il padre ; e perché non lo mandasse via e sopra a tutto non gli dicesse di lavorare , cercava di aiutarlo e di farsi benvolere . Quando lo vedeva andare nel campo , egli aspettava un poco e poi si alzava da sedere al sole e lo seguiva , tenendosi a una certa distanza ; finché non poteva fare a meno d ' essergli vicino se udiva che comandava o spiegava qualche cosa ai contadini . Una volta , non vedendolo riescire subito dalla capanna , gli venne paura che si fosse sentito male là in mezzo alla paglia . Non era più curiosità ! Il cuore gli batteva forte forte , quasi tremando . Attraversò l ' aia e scostò l ' uscio , perché entrasse la luce dentro . Poi restò su la soglia come allibito : suo padre accarezzava la faccia alla donna di servizio , una giovinetta grassa , che non riesciva mai né a pettinarsi né a legarsi i legacci delle scarpe . Gli venne voglia di gridare e di picchiarli tutti e due . Ma tornò a dietro e si rimise a sedere ; senza più la forza di alzarsi . Teneva gli occhi , con la fronte abbassata , all ' uscio della capanna ; aspettando che suo padre e Concetta uscissero . Dopo un pezzo , chi sa quanto , escì prima Concetta che , rossa rossa , andò in casa ; senza né meno guardarlo . Poi venne fuori Spartaco che , accigliato e burbero , andò dritto nella stalla . Alberto aveva paura . Avrebbe voluto rassicurarlo che non aveva pensato niente di male e che gli voleva molto bene ; ma non ebbe animo di alzarsi né meno allora . E la sera , a cena , meno che Spartaco era un poco pallido , non si sarebbe capito niente . È vero che i giorni dopo fu di meno parole e non lo voleva più dietro a lui . Glielo faceva capire alzando la voce mentre parlava con gli altri ; e Alberto mogio mogio tornava via . Era sempre smilzo e i contadini dicevano che era leggero come il gatto e che anche lui sarebbe stato capace di saltare fino al cornicione delle finestre . Ma , dopo qualche settimana , la madre gli disse che suo padre aveva stabilito di mandarlo in un collegio a studiare agricoltura ; in un collegio molto lontano che egli non aveva né meno sentito nominare . Dopo quattro anni sarebbe stato già capace di amministrare una fattoria . Egli allora , invece di rispondere male , si sentì tutto disposto ad obbedire . E benché Spartaco avesse diffidato sempre finché non lo vide in treno , il ragazzo era quasi lieto di andarsene . Non sapeva né meno se la madre si fosse accorta di niente . Quand ' era per finire il primo anno di collegio il direttore gli disse che doveva partire immediatamente perché suo padre stava male e desiderava parlargli . Alberto lo trovò già morto . Anche Concetta s ' era tutta abbrunata e Raffaella parlava con lei come se fosse stata un ' altra figliola . Egli , mentre sentiva il pianto dentro gli occhi , aveva un gran rancore invece ; e pensava come fare per vendicarsi . La giovinetta era sempre la stessa . Egli , invece , s ' era fatto un quarto di metro più alto ; s ' era perfino un po ' ingrassato e gli spuntavano sopra la bocca i primi peli vani . Dire ogni cosa alla madre non gli piaceva ; sopra a tutto perché ormai si sentiva un uomo e un uomo non doveva fare a quel modo . Doveva pensarci da solo ! La giovinetta gli si teneva lontana e sembrava più appenata per lui che per la morte del padrone . Questo contegno gli piaceva ; e il rancore si mutava sempre di più in simpatia . Era una simpatia un poco ambigua ; ma non poteva trattenerla . E Concetta , sempre più sicura di questo cambiamento , gli parlava con una voce sempre meno dura e più aperta . Allora , una volta , avendola vista entrare nella capanna , proprio come quel giorno , egli si assicurò che sua madre non era a nessuna finestra ; poi si fece all ' uscio e lo scostò , ma più risolutamente . La giovinetta , vedendolo entrare , si fece bianca e stette ferma ad attendere ch ' egli dicesse quel che voleva . Era bianca e sudava . Le sue tempie s ' inumidivano come se la vena che andava verso l ' occhio dovesse doventare senza colore e farsi piena d ' acqua . Concetta aveva una bella bocca ed era tanto buona . Che male gli aveva fatto ? Egli si sentì come lacerare tutto , con un piacere rapido : in collegio , aveva finito con il desiderarla . Fissandola a lungo , le disse : - Perché fai la stupidaggine di non dirmi niente , ora ? Ella si rigirò di scatto , per andarsene . Ma egli la prese tra le braccia e la baciò . Anche lui , finalmente l ' aveva baciata ! Anche lui , quando era stanco e aveva sudato a domare un cavallo , si faceva portare da lei un bicchiere di vino !