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¡Viva San Isidro! ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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San Isidro Futból è un grazioso racconto messicano di Pino Cacucci edito dalla Granata Press . Sempre della Granata Press , ¡ Viva San Isidro ! è un volume di cento pagine a 25.000 lire , lustro e ricco , in cui l ' avvocato milanese Gian Marco Feletti , scrittore debuttante , spiega come nasca un film senza privarsi di nulla : istruzioni per l ' uso , premessa , considerazioni finali , disegni dello story - board , fotografie , citazioni di Truffaut , Godard , Hitchcock , Woody Allen , interviste e tutto quanto . ¡ Viva San Isidro ! è il film in questione , diretto dal debuttante Alessandro Cappelletti ( 39 anni , bolognese ) , interpretato anche da Diego Abatantuono nella parte d ' un prete somigliante al cangaçeiro Antonio das Mortes di Glauber Rocha , presentato e padrineggiato da Gabriele Salvatores : trae dal racconto di Cacucci la storia del paesetto messicano di San Isidro che non sonnecchia soltanto quando tifa per la sua squadra di futból , svegliato dall ' apparizione avventurosa d ' una partita di cocaina scambiata per fertilizzante , presto riaddormentato .
Mrs. Parker e il circolo vizioso ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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La conosciamo bene , la difficoltà di raccontare col cinema gli scrittori . Una battaglia quasi perennemente perduta : o lo scrittore ha una biografia speciale , avventurosa , criminale , vitalista , e allora il film si occupa di quelle come si occuperebbe d ' ogni altra esistenza interessante , lasciando da parte l ' opera ; oppure lo scrittore non ha fatto nulla di straordinario tranne la sua opera , e allora il film affonda tra scrivanie , tasti di macchina per scrivere , fogli di carta , scenate della moglie che si sente trascurata , penne , matite e uffici di casa editrice . Naturalmente , è impossibile raccontare per immagini il lavoro creativo dello scrittore : ma a una simile realtà il cinema rifiuta d ' arrendersi . Fra i tentativi recenti , forse due si salvano , perché sperimentali e irrisolti : in Il pasto nudo , David Cronenberg ha affrontato William Burroughs mescolandone biografia , opera e incubi drogati , visualizzandone i mostri eloquenti ; in Malina , Werner Schroeter ha trasposto il testo più dolorosamente autobiografico di Ingeborg Bachmann , espressione della schizofrenia della scrittrice tra natura femminile e natura maschile , narrazione di un ' afasia creativa e d ' una terribile crisi esistenziale , usando alla sua maniera il barocco e l ' eccesso , usando l ' intensità nervosa sempre al limite dell ' esplosione di Isabelle Huppert . Alan Rudolph , il regista americano protegé di Robert Altman , è un autore assai più modesto di Cronenberg o Schroeter : e non ce la fa , in Mrs . Parker e il circolo vizioso , a rendere la storia di Dorothy Parker e di quel gruppo di giovani intellettuali e artisti d ' avanguardia americani che si riuniva negli anni Venti all ' Hotel Algonquin di New York . Non basta che uno arrivi gongolante annunciando « O ' Neill ha vinto il Nobel ! » o che un ' altra scriva , appallottoli insoddisfatta il foglio e lo getti nel cestino : anche stavolta gli scrittori risultano degli oziosi e dissipati sbronzoni , dei battutisti che ridono troppo delle proprie spiritosaggini . Se gli scrittori sono soggetti difficili , gli scrittori spiritosi sono difficilissimi : le battute ricadono grevi come pietre . Non sempre , però : non sono male « La tua passione per l ' infelicità è sconfinata » , « Non ho alcun talento nello scrivere , ma sono troppo famoso per smettere » ; non è male la scrittrice Edna Ferber che , all ' osservazione di un amico « Sembri un uomo » , rimbecca pronta : « Anche tu » . Va peggio con la protagonista . Dorothy Rotschild Parker , scrittrice , poetessa , saggista , critica teatrale e giornalista per « Vanity Fair » e « The New Yorker » , sceneggiatrice a Hollywood in coppia con il marito Alan Campbell , morta a settantaquattro anni nel 1967 , è stata una figura importante della cultura americana , un ' autrice intelligentissima e anticonvenzionale , una donna promiscua spesso infelice nei rapporti con gli uomini , un ' alcolizzata sempre tentata dal suicidio . Il suo dono di leggerezza e di fascino ironico , lo spirito , lo stile incantevole e divertente , il temperamento anticonformista e progressista ne fanno anche adesso un ' analista dei costumi penetrante e brillante , capace di cogliere nei comportamenti quotidiani l ' intera crudeltà esistenziale e sociale . Jennifer Jason Leigh è brava , ma il film fa del personaggio soprattutto un ' amara scocciatrice , dà agli amanti e ai mariti un ' importanza sproporzionata rispetto al lavoro , pasticcia con flashback , colore e bianconero , corse in avanti e scene in cui l ' immobile Parker recita in primo piano i propri versi : senza arrivare a dare un ' idea dell ' eroina , né del suo ambiente .
Creature del cielo ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Innocenza , immaginazione e ossessione in un crimine di sangue senza colpevoli : è la definizione d ' un film anticonvenzionale e bello fornita dal regista Peter Jackson . Questo regista ha trentaquattro anni , è neozelandese come Jane Campion , con Creature del cielo ha concorso all ' Oscar e ha vinto un Leone d ' argento alla Mostra eli Venezia 1994; il suo primo film diretto a ventisette anni era Bad ' Paste ( Cattivo gusto ) , il secondo era interpretato da pupazzi animati e il terzo , Brain Dead ( Splatters - Gli schizzacervelli ) era uno zombie - movie ; è cresciuto guardando la tv e i suoi guru cinematografici , dice , sono King Kong , i Monty Python , Buster Keaton ; il suo segreto dev ' essere la sceneggiatrice fissa Frances Walsh , ex musicista in band universitarie e pure lei formatasi con la televisione . Creature del cielo ricostruisce un fatto di cronaca nera avvenuto a Christchurch nel 1954 , il caso Parker - Hulme . Due ragazzine quattordicenni , amiche e amanti , ammazzarono a colpi di mattone in testa una madre decisa a separarle ; suscitarono in Nuova Zelanda e anche in Inghilterra un ' enorme sensazione , affascinata e inorridita , nell ' opinione pubblica che le giudicò mostruose quanto in Francia la ragazza Violette Nozière assassina della sua famiglia ; vennero condannate per omicidio ( soltanto l ' età evitò loro l ' ergastolo ) , incarcerate e poi rilasciate a condizione che non s ' incontrassero mai più . Il film fa dell ' episodio soprattutto un racconto d ' amicizia , d ' amore e di fuga dal reale , nuovo nello stile , molto divertente , psicologicamente perfetto , interpretato magnificamente dalle adolescenti Melanie Lynskey e Kate Winslet . Le due amiche sono estremamente intelligenti , saccenti , arroganti , snob , dotate d ' un senso dell ' umorismo acerbo e insolente , complici .
Batman Forever ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Il Bene è cupo , squadrato , serio , fedele ai « veri valori » : e si libera alla fine delle proprie nevrosi . Il Male è scintillante , brillante e sardonico come Paolo Poli , vestito di lamé argenteo , loquace , battutista e ridanciano quanto un presentatore di show televisivo , seguace della massima modernità « tecnologicamente avanzata » : e finisce in manicomio , stretto nella camicia di forza , prigioniero d ' un delirio in cui crede d ' essere il Bene . Batman e l ' Enigmista , Val Kilmer e Jim Carrey , nel film prodotto da Tim Burton sono emblemi del conflitto più contemporaneo , realtà - irrealtà , società - rappresentazione , mondo - televisione ; e anche del moralismo più ovvio . Accanto al loro estremismo stanno personaggi di replica o di mediazione . Due Facce ( Tommy Lee Jones ) , che ha appunto metà del viso normale , l ' altra metà orrendamente sfigurata , e a questa natura dimezzata obbedisce pure nei comportamenti ; Robin ( Chris O ' Donnell ) , giovane compagno di Batman ( « Non sono solo un amico , sono un partner » ) , vestito come lui da pipistrello e come lui condizionato dal ricordo di genitori uccisi da criminali ; la bionda Nicole Kidman , psicologa innamorata . La terza puntata delle avventure cinematografiche recenti dell ' uomo - pipistrello creato per i fumetti nel 1939 dal disegnatore americano Bob Kane unisce una psicologia - ideologia elementare e una tecnica - tecnologia stupefacente . Si vedono cose gotico - barocche davvero straordinarie : stavolta la claustrofobica Gotham Cíty è meno oscura , più simile alla Los Angeles del 2019 immaginata da Ridley Scott in Blade Runner ; si mescolano giocattoli antiquati e strumenti supertecnologici , statue classiche e immensi volti sfingei scolpiti , gruppi musicali in costume settecentesco e bande metropolitane con lineamenti e armi fosforescenti , automobili d ' epoca e neon acido , poltrone - trono sostenute da schiavi - sculture , esplosioni , scintille , vorticare visionario della macchina da presa . Scenografie e costumi bellissimi , stupenda fotografia di Stephen Goldblatt : ma il décor schiaccia l ' avventura , l ' arredamento soffoca il romanzo , l ' estetismo uccide i personaggi . Pazienza , la narrazione edificante cd emblematica non ha troppo interesse : il Male inventa una macchina che manipola le onde cerebrali dei telespettatori così da trasformare ogni immagine televisiva in un ' esperienza di realtà virtuale , e che nello stesso tempo sottrae loro segreti ed energie convogliati nella mente dell ' inventore per moltiplicarne percezione e poteri ; il Bene lotta perché non trionfi questa teledittatura che per i telespettatori è pure espropriazione di sé , e vince . Nella parte di Batman , quelle poche volte che appare senza maschera , Val Kilmer è scipito quanto il suo predecessore nei due Batman diretti da Tim Burton , Michael Keaton ; nel personaggio dell ' Enigmista , Jim Carrey è assolutamente strepitoso .
I buchi neri ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Prima inquadratura , il sedere nudo d ' un uomo che sta pisciando visto di spalle . Poi , la prostituta Angela che ha timore superstizioso dello sguardo maligno d ' una gallina e che è la leader naturale d ' un piccolo gruppo di colleghe malconce : la prima è precocemente invecchiata ( pelle rugosa , capelli grigi ) dopo uno stupro , la seconda è muta ( per i clienti esigenti usa in playback una cassetta con parole e gemiti registrati ) , la terza manca di tutt ' e due le mani ( riesce a comprarsi le protesi , ma gliele rubano subito ) , la quarta è unilateralmente innamorata d ' un carcerato , tutte lavorano sulla strada provinciale di giorno ( quand ' è il crepuscolo s ' avviano a piedi verso il paese , come contadine stanche al ritorno dai campi ) e sono accompagnate dal protettivo spicciafaccende Chirone , rognoso centauro in motorino . Poi , un ragazzo biondo ossigenato che si chiama Adamo come il primo uomo , dolce , inconsapevole e trasognato , con i piedi sporchi , le scarpe verdi e un seducente sorriso serafico , autista di camion per il trasporto di banane marce alla discarica , incapace di fare l ' amore con le donne e con gli uomini ( « non m ' è mai riuscito » ) ma soddisfatto se può masturbarsi guardando di nascosto la prostituta Angela che lo fa coi clienti . I buchi neri di Pappi ( Pasquale ) Corsicato , 35 anni , napoletano , già autore di Libera , è una storia d ' amore anomala così lieta e lieve che sembra ideata nell ' estasi dell ' innamoramento , così autentica da sopraffare l ' ambiente in cui si svolge , così piena da lasciarsi dietro una felicità anche se finisce . La prostituta e il ragazzo si amano alla loro maniera mediata e voyeuristica , si vogliono bene , sono amici . Quando lui smette d ' amarla e tradisce anche se stesso progettando un matrimonio d ' interesse , lei soffre , sviene . Sente una voce che la chiama . Lassù , un immenso uovo d ' argento le dice : « Non aver paura , ora che hai amato non sei più quella di prima , sei un angelo » . Miracolosamente avverte una calma esultanza , miracolosamente le altre prostitute riacquistano giovinezza , voce , mani , amore ricambiato , e nel cielo splende un sole bellissimo . Sono molto rari i film che raccontano l ' amore come un sentimento non borghese né « civilizzato » , non convenzionalmente romantico , erotico , delicato , violento , possessivo o promiscuo , ma come primordiale fonte di gioia vitale e mitica trasformazione del mondo . Sono altrettanto rari i film che descrivono un ambiente sociale degradato quanto l ' hinterland napoletano arso dal sole , giallo di stoppie , popolato di brutalità e povertà , senza mutilare l ' ironia di sopravvivenza degli abitanti , senza censurarne una normalità di vita che soltanto gli standard piccolo - borghesi possono ritenere impossibile o mostruosa . I buchi neri ha questi meriti , e altri . Magari l ' ideologia è primaria ( « Se provaste a entrare in un buco nero ritrovereste la purezza assoluta » ) e le astrazioni sono sommarie , magari sono molti i prestiti cinematografici ( il primo Pasolini , il Buñuel messicano , anche Improvvisamente l ' estate scorsa ) , magari possono sconcertare l ' assenza di quel « sociale » sardonicamente raccontato in Libera e il realismo fantastico : però il film è originale , interessante , anche divertente . Il coprotagonista Vincenzo Peluso è diretto con tale amore da risultare bravo . La protagonista Iaia Forte , attrice di prosa con Mario Martone e con la compagnia napoletana Teatri Uniti , già al centro di Libera , è ammirevole per forza orgogliosa , sottigliezza e pathos : recitato da lei è convincente anche lo scatto repentino con cui la prostituta apre le cosce , lasciando scaturire dal sesso fumi bianchi furiosi , nebbiosi .
Rivelazioni ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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L ' aggressione sessuale invertita ( lei dirigente molesta , lui dipendente molestato in ufficio ) è da ridere , la lotta carrieristico - aziendale è interessante e divertente : ancora una volta la campagna promozionale altera il senso d ' un film vendendo fumo agli spettatori , ancora una volta un eventuale tema sociale viene usato come valore pubblicitario aggiunto . È francamente difficile fare a meno di ridere vedendo lo sciupacchiato Michael Douglas , incalzato dalla bellissima Demi Moore , semispogliato , eccitato , manipolato da lei con masturbazione e fellatio , attaccare a strepitare : « No , no , ho una famiglia , smettila , non voglio » , e scappare via inseguito dalle vendicative minacce di lei . In passato i due sono stati amanti molto ardenti . Nel presente lei è stata nominata al posto di lui vicepresidente della società e , dopo esser stata rifiutata , lo accusa di molestie sessuali , rendendo così disagevole la permanenza in azienda di lui che controaccusa deciso a difendersi e a ristabilire la verità dei fatti , in un ' aspra contesa paragiudiziaria . Nell ' evolversi della storia , si saprà che l ' accusa di molestie sessuali era una trappola programmata e pianificata dal presidente della società con la complicità di Demi Moore per liberarsi di Douglas , professionista onesto e serio che non avrebbe coperto certi pasticci aziendali combinati per spendere meno a danno dei prodotti , capaci , se rivelati , di mettere in crisi la vantaggiosa fusione con un ' altra società . Naturalmente , alla fine la donna cattiva viene sbugiardata , umiliata , sconfitta : e l ' uomo virtuoso vince , anche grazie a un ' altra donna dirigente , personaggio che serve a scansare ogni imputazione di misoginia e antifemminismo . Michael Crichton , lo scrittore dal cui romanzo edito da Garzanti deriva il film , risulta anche stavolta un gran narratore di intrighi appassionanti che sommano molti elementi d ' attrazione . Se il sesso è risibile , il conflitto aziendale e il confronto ostile sono interessanti . È suggestiva l ' azienda altamente tecnologica , collocata in una scenografia che mescola tradizione e ipermodernità , corredata di tutti i possibili sistemi e gadget elettronici , arricchita da un ' apparecchiatura di realtà virtuale che ha importanza decisiva nella vicenda , resa eloquente da un particolare linguaggio professionale . È teso il rapporto tra Douglas e sua moglie , è bellissima la città di Seattle , è strano che l ' interprete dell ' avvocatessa di lui si chiami Roma Maffia ( pseudonimo ? Speriamo ) . È abbastanza fuori del comune il modo diretto in cui vengono descritti uno speciale cinismo industriale e quel duro « rapporto d ' uso » tra persone che appare sempre più dominante .
Camerieri ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Un ristorante chiamato Eden , affacciato sul mare bellissimo , circondato da terreni abbandonati rognosi invasi dai rifiuti . Un gruppo di camerieri che neppure l ' emergenza e il rischio della disoccupazione riescono a rendere meno rissosi , egocentrici , cialtroni . Un gruppo di nuovi padroni riuniti a banchetto , volgarissimi , trucidi , forse delinquenti , prepotenti e crudeli con i dipendenti . Un ' unica speranza per i lavoratori : affidata al caso , alla vincita al Totocalcio . Sarà mica l ' Italia ? Leone Pompucci , trentatré anni , romano , ex fotografo , già autore del mediocre Mille bolle blu , ha fatto un film non senza difetti ma assai singolare e interessante : rinunciando all ' identificazione complice , alla facilità , alla satira compiacente - indulgente , all ' ansia di piacere abituali della commedia o della comicità italiane , ha scelto i toni d ' un grottesco espressionista aspro , sgradevole e umano , temperandoli con l ' uso intelligente di attori popolari bravi e con la fotografia specialmente bella di Massimo Pau . Scritto dal regista insieme con Filippo Pichi e Paolo Rossi , il film racconta lo squallore brutale d ' una domenica di alcuni camerieri e un cuoco . Sono cinque . Paolo Villaggio , magnifico nel personaggio di un capocameriere vanesio e cattivo che ( come tanti leader della vecchia generazione ) pretende di saper fare tutto , vanta il proprio glorioso passato e l ' esperienza , disprezza e maltratta i più giovani , ma in realtà sbaglia tutto e rischia di portare il gruppo alla rovina . Diego Abatantuono , seducente ex calciatore sedotto dagli oggetti del lusso e dalle corse dei cani , giocatore sfortunato carico di debiti , pronto a derubare donne e bambini , velleitario ostinato sognatore d ' un futuro radioso . Marco Messeri , ex suonatore di fisarmonica , artista immaginario e quasi pazzo . Enrico Salimbeni , ragazzo volenteroso e fiducioso al suo primo giorno di lavoro , sopraffatto dalla realtà caotica e crudele . Antonio Catania , cuoco mitomane , devoto della Madonna , spietato con l ' aiutante filippino quanto i padroni sono spietati coi camerieri . Durante un banchetto di nozze d ' oro , i camerieri dovrebbero dar prova della loro perizia ai nuovi padroni che possono o no licenziarli : ma sono incapaci , distratti , casinisti , e soltanto la fortuna li salverà . Cucce abiette in cucina per il sonno dei camerieri , scarafaggi galoppanti sul pavimento , gran discettare sui piedi e su come curarli , radio accesa sulle partite di calcio , sterrati pasoliniani , giochi di carte , furti reciproci . E tra i padroni telefonini , cinismo , malvagità mascherata da scherzo , turpiloquio , donne scontente ipertruccate e ingioiellate , sopraffazione . In un film espressionista non è il caso di cercare verosimiglianza , di stupirsi delle esagerazioni del reale né di chiedersi come mai i camerieri quasi mai lavorino : i difetti stanno piuttosto nell ' andamento monocorde senza gran sviluppi drammaturgici , nell ' impianto rigidamente teatrale ( si pensa a Nemico di classe di Nigel o a Comedians di Griffith nella messa in scena del Teatro dell ' Elfo con la regia di Gabriele Salvatores ) . Il capofamiglia padrone Carlo Croccolo e suo figlio Antonello Fassari sono efficacemente laidi ; Ciccio Ingrassia e Sandra Milo , in brevi apparizioni malinconiche , sono commoventi .
Il profumo di Yvonne ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Patrice Leconte è il singolare regista francese di film comici o parodistici , di L ' insolito caso di Mr . Hire tratto da un romanzo di Georges Simenon , di Il marito della parrucchiera che rivelò il fascino di Anna Galiena . Anche stavolta c ' è un romanzo , Villa triste di Patrick Modiano ( editore Rusconi ) , anche stavolta c ' è una nuova giovane attrice : Sandra Majani , nata a Denden in Olanda , iscritta al Conservatorio di danza classica a Rotterdam , modella a Parigi anche per spot pubblicitari , faccia carina , corpo straordinariamente bello . Stavolta non c ' è un ' ossessione amorosa , ma il filtro flou della memoria , la malinconia d ' un ricordo persistente come un forte profumo dolce . In primo piano , con la faccia arrossata dal riverbero del fuoco d ' un caminetto , con un ' espressione meditabonda variata a volte da un sorrisetto allusivo , il protagonista rievoca l ' estate del 1958 « in cui la mia vita si mise ad oscillare » : quando , trovandosi in una cittadina turistica francese sul lago al confine con la Svizzera , sotto falso nome , in una condizione precaria e clandestina per sottrarsi al richiamo alle armi e alla guerra d ' Algeria che fa da inquieto sfondo alla storia , aveva incontrato due personaggi indimenticati . La bellissima Yvonne , aspirante attrice , civetta e misteriosa , amante ardente , sfuggente ; e un anziano medico omosessuale accompagnatore e protettore di lei , un uomo brillante , generoso , nevrotico , inasprito , autodistruttivo . Il protagonista perde la ragazza , il medico perde se stesso . Non si perde la nostalgia di quella estate radiosa , insicura , sensuale , mondana , malinconica . Il film letterario che rischia continuamente il ridicolo è reso più credibile dal corpo magnifico della ragazza e dalla disperazione furente dell ' omosessuale interpretato bene da Jean - Pierre Marielle , mentre il protagonista rimane una opaca figura sfumata di testimone : pesa su tutto un ' atmosfera antiquata ed elegante , non spiacevole ma poco interessante .
Frankenstein di Mary Shelley ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Torna la coppia di vecchi eroi , l ' aristocratico scienziato barone Victor Frankenstein divorato dall ' ambizione di creare un essere umano e di sconfiggere la morte e la sua Creatura mostruosa e innocente , fortissima e patetica , che uccide quando viene privata d ' amore e respinta . Torna nel momento in cui domina l ' antintellettualismo , in cui s ' infittiscono le discussioni sulla bioetica e sulle manipolazioni genetiche , si ripropongono tutti gli antichi interrogativi che oppongono la religiosità alla sperimentazione scientifica : cosa vuol dire , cosa comporta creare o alterare una vita , è giusto o ingiusto , abbiamo il diritto ? Mary Shelley , calma bellezza inglese , intelligentissima figlia del pensatore William Goodwin e della femminista Mary Wollestoncraft , amante sedicenne e poi moglie del poeta Percy Bysshe Shelley , aveva meno di vent ' anni quando scrisse per scommessa nel 1816 Frankenstein o il Prometeo moderno , tragedia gotica , requiem romantico , epopea antiscientifica e antirazionalista del sapiente maledetto che vuol rubare a Dio il segreto della vita per il bene dell ' umanità e che per il suo sacrilego orgoglio intellettuale viene punito , sepolto tra blocchi di ghiaccio nel gelo dell ' Oceano Artico . Tra gli infiniti film ispirati alla coppia infelice , questo di Branagh , come indica il titolo , è quello che vuoi essere più fedele ( ma non del tutto fedele , si capisce ) al testo ottocentesco : « Avevo visto dei Frankenstein in bianco e nero , con scienziati pazzi assistiti da nani gobbi , e non m ' avevano interessato affatto . Il romanzo , invece , m ' ha affascinato : non riuscivo a capire perché nessuno avesse mai tentato l ' impresa di farne davvero un film » . Quindi ha lasciato perdere ironia , parodia , revisioni culturali , epistemologia , filtri intellettuali , psicoanalisi , aggiornamenti possibili , e ha semplicemente filmato il romanzo immergendolo in un ' atmosfera nera , avventurosa e fatale : navi prigioniere dei ghiacci come nelle vecchie illustrazioni dei romanzi di Verne , figure da spavento affioranti dal nulla nebbioso come in Nosferatu , ululati nel buio , tuoni , fulmini , saette e diluvi , immensi saloni spopolati , castelli sperduti , scalee , alte cime nevose di quelle Alpi « cattedrali della morte e del gelo » che impaurivano i turisti inglesi ottocenteschi , contadini divorati dalla miseria , folle furenti pronte ad aggredire bastonare e impiccare , esodi e cadaveri dell ' epidemia di colera . Kenneth Branagh ha filmato il romanzo senza risparmiarsi nulla né vergognarsi di niente , alla sua maniera banale e seducente . Disperazione ? I personaggi si danno pugni in testa . Felicità ? Saltano , ridono , s ' abbracciano , intrecciano balli . Dramma ? Corrono a perdifiato o galoppano a briglia sciolta . S ' era già visto in Molto rumore per nulla quanta fiducia abbia il teatrante inglese trentacinquenne , qui regista e interprete del personaggio di Frankenstein , nel dinamismo , nella velocità , nella semplificazione , nell ' energia . Lo confermano la rapidità vignettistica della narrazione e la grande scena della creazione , tra mito arcaico e anticipazione industriale , tra fiamme , binari e catene ferree , pulegge , ruote , vibrare azzurro di pulsioni elettriche e un enorme sarcofago bronzeo colmo di liquido amniotico , con Branagh - Frankenstein che si affanna quasi pazzo a torso nudo esibendo il corpo addestrato e muscolato . Ma è proprio questa visione elementare , illustrativa , a dare al film un fascino particolare , una suggestione accattivante . E poi c ' è la Creatura , naturalmente . Robert De Niro è irriconoscibile con la faccia e il corpo attraversati da grosse cuciture nere i cui punti sembrano non dover mai cadere e da cicatrici incancellabili , sfigurato da un occhio diverso dall ' altro , sussultante per una zoppia molto forte : mette meno spavento del suo personaggio in Cape Fear di Scorsese , ma anche abbrutito dal trucco - maschera arriva a comunicare il dolore della solitudine e del rifiuto . È ridicolo quando s ' intenerisce di fronte alla famigliola misera e coraggiosa spiando la quale impara a parlare e a leggere , quando la aiuta provvedendo alle necessità ( taglia e accatasta legna , strappa alla terra gelata rape e patate , mette tutto in ordine come Biancaneve nella casetta dei sette nani ) . È fantastico quando s ' infuria e uccide , quando strappa il cuore palpitante dal petto della moglie di Frankenstein , quando s ' immola morendo sul pack insieme con il suo Creatore . Molti , in un coro di rimpianti , hanno detto di preferire il vecchio Boris Karloff : ma forse è la nostalgia tenace riservata ai giocattoli perduti dell ' infanzia .
Quiz show ( Tornabuoni Lietta , 1995 )
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Se un film italiano troppo lungo , ben recitato e noioso venisse a rivelarci che Lascia o raddoppia ? fin dall ' inizio era truccato , che a Lando Degoli , a Marianini o a Paola Bolognani venivano comunicate in anticipo le domande con relative risposte esatte , che ansie e tensioni in cabina erano finte , troveremmo la forza d ' indignarci , quando da quarant ' anni si parla del potere di mistificazione e dell ' uso politico della tv , quando sappiamo adesso che alla tv persino i casi umani sono recitati a pagamento ? Magari no . Quiz Show rievoca , con la proba ingenuità tipica del suo regista Robert Redford , un telescandalo americano che nel 1958 provò la natura fraudolenta di Twenty - One ( Ventuno ) , gioco televisivo a quiz nozionistici allora di massimo successo , trasmesso in diretta dalla rete televisiva National Broadcasting Corporation ( NBC ) : i concorrenti conoscevano prima di andare in onda domande e risposte , vincevano o perdevano e si alternavano non per merito o demerito ma a seconda delle esigenze spettacolari o delle necessità commerciali dello sponsor ; l ' imbroglio che coinvolgeva tanto la tv quanto i concorrenti si estese all ' intero sistema , anche giudiziario ; l ' indagine condotta da un avvocato del Comitato del Congresso sul controllo legislativo chiarì la truffa ma non rovinò il concorrente più popolare , Charles Van Doren , bel giovane di buona famiglia d ' intellettuali che salvò la faccia confessando la verità , pentendosi e chiedendo perdono con un bel discorso . Redford ha continuato a ripetere che l ' episodio « segnò la fine dell ' innocenza nella storia sociale americana » , cancellò la fiducia popolare nella televisione : però dirlo non basta . Si intuiscono i significati simbolici e sociali attribuiti al vecchio fatto di cronaca , il bluff rappresentato dalla fede americana nel merito individuale , la morale calpestata dalla corruzione che tocca tutti , la solidarietà nel peggio dell ' establishment , il dominio dei soldi e della vanità : ma sono espressi troppo primariamente e sommariamente per risultare drammatici , per dare all ' episodio uno spessore etico - politico convincente , e non s ' aspettava certo Quiz Show per sapere che la tv mistifica e che i privilegiati cascano sempre in piedi . Nel racconto scolastico manca l ' emozione , grava spesso il tedio . Le qualità del film stanno piuttosto nella recitazione eccellente di John Turturro , di Ralph Fiennes , di Paul Scofield , di tutti gli interpreti compresi , in piccole parti , i registi Martin Scorsese e Barry Levinson ; nella ricostruzione d ' epoca , in un ' aria semplice e semplificata degli anni Cinquanta il cui merito va soprattutto ai toni scelti dal direttore della fotografia Michael Ballhaus ; nel ritratto convenzionale ma bello d ' una famiglia altoborghese di intellettuali con le sue eleganti abitudini di vita , la sua sobrietà , la sua spietata certezza di superiorità .