StampaQuotidiana ,
È
un
titolo
bello
,
Un
eroe
borghese
,
e
dice
molto
.
Definisce
con
l
'
appartenenza
alla
classe
di
cui
praticava
le
virtù
da
altri
spesso
rinnegate
Giorgio
Ambrosoli
,
avvocato
di
Milano
,
nominato
nel
1974
commissario
liquidatore
della
fallita
Banca
Privata
Italiana
di
Michele
Sindona
,
quarantenne
,
sposato
,
padre
di
tre
bambini
,
un
moderato
di
brutto
carattere
,
«
rigido
,
intransigente
,
moralista
,
serio
,
bravo
,
libero
e
solo
...
che
avrebbe
potuto
vivere
tranquillo
con
le
sue
serene
abitudini
e
invece
,
per
la
passione
dell
'
onestà
,
si
batté
contro
un
"
genio
del
male
"
sorretto
da
forze
potenti
palesi
e
occulte
,
e
fu
sconfitto
»
:
venne
ammazzato
sotto
casa
in
una
notte
d
'
estate
del
1979
,
con
diversi
colpi
di
357
Magnum
sparati
al
petto
,
dal
killer
William
J
.
Aricò
venuto
dall
'
America
,
assoldato
da
Sindona
per
25.000
dollari
.
Un
professionista
deciso
a
fare
il
proprio
lavoro
e
il
proprio
dovere
senza
badare
agli
interessi
che
colpiva
né
alle
fortissime
pressioni
di
politici
democristiani
per
salvare
Sindona
:
e
per
questo
,
nell
'
Italia
sventurata
di
sedici
anni
fa
e
di
oggi
,
un
eroe
.
Il
caso
Ambrosoli
,
che
resta
esemplarmente
a
illustrare
i
viluppi
della
politica
mafiosa
,
della
politica
nera
,
della
politica
dei
soldi
di
questi
anni
,
è
la
materia
del
libro
di
Corrado
Stajano
pubblicato
nel
1991
da
Einaudi
,
appunto
Un
eroe
borghese
,
da
cui
il
film
diretto
da
Michele
Placido
è
tratto
con
fedeltà
.
Racconta
l
'
incarico
ricevuto
dall
'
avvocato
e
la
sua
vita
famigliare
;
le
sue
indagini
per
chiarire
gli
oscuri
intrecci
e
le
non
gratuite
protezioni
politiche
che
avevano
portato
il
banchiere
siciliano
Michele
Sindona
ad
un
'
ascesa
vertiginosa
seguita
poi
da
una
caduta
rovinosa
;
i
troppi
non
disinteressati
interventi
per
salvarlo
;
le
difficoltà
,
i
trabocchetti
e
le
minacce
conclusisi
con
la
morte
di
Ambrosoli
(
più
tardi
,
con
la
morte
del
suo
killer
,
precipitato
da
quindici
metri
di
altezza
«
mentre
tentava
d
'
evadere
dal
carcere
a
New
York
»
;
e
con
la
morte
del
mandante
dell
'
omicidio
,
Sindona
,
avvelenato
da
un
caffè
in
prigione
.
Fabrizio
Bentivoglio
è
il
protagonista
,
sobrio
e
bravo
.
Omero
Antonutti
,
senza
barba
,
è
l
'
antagonista
,
molto
diverso
da
come
appariva
Sindona
nella
primavera
del
1975
,
latitante
non
ricercato
né
estradato
da
alcuno
,
nella
suite
lussuosa
all
'
Hotel
Pierre
di
New
York
o
nel
piccolo
ufficio
di
Park
Avenue
d
'
una
società
dal
nome
insignificante
,
Cisco
:
mentre
Antonutti
è
pacato
,
laconico
e
asciutto
,
Sindona
era
loquace
,
mellifluo
,
minaccioso
,
ilare
,
ricattatorio
;
come
Antonutti
nel
film
,
accusava
l
'
Italia
d
'
essere
un
Paese
senza
libertà
,
si
diceva
vittima
d
'
un
complotto
ordito
dai
comunisti
e
dall
'
«
infame
trio
Rondelli
-
Ugo
La
Malfa
-
Cuccia
»
.
Michele
Placido
è
il
maresciallo
maggiore
della
Guardia
di
Finanza
Silvio
Novembre
,
collaboratore
e
amico
,
l
'
uomo
più
vicino
ad
Ambrosoli
in
quei
suoi
cinque
anni
terribili
.
Giuliano
Montaldo
è
l
'
allora
governatore
della
Banca
d
'
Italia
Guido
Carli
,
che
affidò
all
'
avvocato
l
'
estremo
incarico
.
Ricky
Tognazzi
è
Mario
Sarcinelli
,
allora
Capo
della
Vigilanza
della
Banca
d
'
Italia
.
Andreotti
ed
Evangelisti
non
si
vedono
ma
vengono
spesso
nominati
nel
film
come
protettori
di
Sindona
.
Laura
Betti
è
un
efficace
personaggio
d
'
invenzione
,
una
collaboratrice
fedele
di
Sindona
che
cita
Stendhal
:
«
L
'
onestà
è
la
virtù
della
gente
dappoco
»
.
Gli
sceneggiatori
Graziano
Diana
e
Angelo
Pasquini
sono
riusciti
a
non
rendere
melodrammatico
un
destino
tragico
:
ma
era
forse
fatale
che
il
borghese
onesto
e
solo
risultasse
non
soltanto
un
eroe
,
quasi
un
santo
o
un
santino
.
La
straordinaria
fotografia
di
Luca
Bigazzi
dà
una
nobile
intensità
al
film
non
bello
ma
rilevante
nella
tradizione
del
cinema
sociopolitico
italiano
:
utile
a
chiarire
la
trama
dei
rapporti
fra
parti
dello
Stato
,
criminalità
organizzata
,
alta
finanza
;
utile
a
capire
i
meccanismi
d
'
un
passato
di
vergogna
;
utile
a
cogliere
quanto
di
quel
passato
sussista
o
possa
riprodursi
nel
presente
.
Dall
'
uccisione
dell
'
avvocato
Giorgio
Ambrosoli
sono
passati
sedici
anni
.
Molti
dei
protagonisti
d
'
allora
sono
morti
anche
di
morte
violenta
,
oppure
scomparsi
dalla
scena
:
Sindona
,
Calvi
,
monsignor
Marcinkus
,
il
finanziere
vaticano
a
capo
dell
'
Istituto
per
le
Opere
di
Religione
,
Franco
Evangelisti
,
l
'
allora
segretario
amministrativo
della
Democrazia
cristiana
,
Giulio
Andreotti
per
ventuno
volte
ministro
e
per
sette
volte
presidente
del
Consiglio
ora
incriminato
per
collusione
con
la
mafia
.
Tra
i
personaggi
nominati
nel
film
,
soltanto
Licio
Gelli
e
Enrico
Cuccia
,
ciascuno
a
suo
modo
,
persistono
.
Non
s
'
è
fatta
limpida
l
'
acqua
torbida
italiana
:
purtroppo
di
eroi
borghesi
c
'
è
ancora
bisogno
.
StampaQuotidiana ,
L
'
unica
sorpresa
è
che
Gabriel
Byrne
,
interprete
del
professor
Friedrich
Baer
innamorato
di
Jo
March
,
nonostante
sia
tedesco
parli
nel
doppiaggio
italiano
con
un
accento
francese
caricaturale
identico
a
quello
di
Peter
Sellers
-
Ispettore
Clouseau
in
La
pantera
rosa
.
L
'
unica
curiosità
è
:
valeva
la
pena
che
fosse
per
la
prima
volta
una
donna
femminista
,
la
regista
australiana
Gillian
Armstrong
,
a
dirigere
l
'
ennesima
versione
cinetelevisiva
del
classico
romanzo
educativo
per
ragazzine
scritto
da
Louisa
May
Alcott
nel
1868
,
se
doveva
farne
poi
la
solita
cosa
,
non
migliore
né
diversa
da
tante
altre
?
L
'
unico
dilemma
è
:
se
non
per
amore
del
libro
e
nel
suo
ricordo
o
per
motivi
meno
sentimentali
,
come
sarà
che
questo
film
banale
e
inerte
è
candidato
a
tre
Oscar
?
Nella
famiglia
tutta
femminile
,
ricalcata
su
quella
della
scrittrice
,
stavolta
Susan
Sarandon
è
la
mamma
delle
quattro
ragazze
March
.
Winona
Ryder
è
Jo
,
la
sorella
più
moderna
e
simpatica
,
appassionata
,
ribelle
,
intelligente
,
inquieta
,
con
ambizioni
appagate
di
scrittrice
;
Trini
Alvarado
è
Meg
,
la
sorella
maggiore
più
saggia
,
equilibrata
e
quieta
,
anche
la
più
noiosa
;
Claire
Danes
è
Beth
fragile
,
spesso
debole
e
stanca
,
pianista
e
sereno
«
angelo
della
casa
»
pateticamente
destinata
a
morte
precoce
;
Kirsten
Dunst
(
la
piccola
succhiasangue
bionda
di
Intervista
col
vampiro
)
e
Samantha
Mathis
,
bambina
e
ragazza
,
sono
Amy
,
la
più
bella
e
amante
del
divertimento
,
capricciosa
elegante
e
artista
,
seducente
.
Il
padre
è
lontano
,
in
guerra
:
e
quando
torna
è
quasi
un
fantasma
,
come
se
in
casa
non
ci
fosse
.
La
vita
della
piccola
famiglia
di
donne
,
dei
loro
vicini
,
innamorati
e
amici
,
è
segnata
dagli
eventi
prevedibili
negli
inverni
freddissimi
e
nelle
dorate
stagioni
di
Concord
,
Massachusetts
:
i
giochi
in
comune
e
i
cori
,
felicità
,
tristezze
e
amori
,
lacrime
e
sorrisi
,
gesti
generosi
,
incidenti
sul
ghiaccio
da
cui
si
esce
vivi
per
miracolo
,
amori
delusi
,
insegnamenti
materni
,
primi
balli
e
primi
dolori
,
malattie
e
ferite
,
Natali
ed
estati
,
chi
muore
,
chi
si
sposa
,
chi
parte
e
chi
torna
,
chi
fa
bambini
e
chi
pubblica
romanzi
.
Naturalmente
,
a
oltre
un
secolo
dalla
pubblicazione
del
libro
,
Piccole
donne
conserva
una
parte
di
quel
fascino
che
resiste
da
molte
generazioni
.
Non
è
questione
delle
tirate
di
Jo
che
difende
il
diritto
delle
donne
al
voto
e
che
vorrebbe
essere
un
uomo
,
«
andare
in
guerra
,
sfidare
l
'
ingiustizia
»
,
né
del
lamento
del
suo
amico
Teddy
Laurie
contro
le
limitazioni
del
ruolo
maschile
che
lo
obbligano
a
lavorare
in
ufficio
anziché
dedicarsi
alla
musica
.
La
storia
rimane
entusiasmante
perché
Piccole
donne
è
uno
dei
pochi
romanzi
ottocenteschi
edificanti
,
scritti
a
fini
d
'
ammaestramento
morale
,
che
agli
adolescenti
non
predichi
l
'
obbedienza
ma
l
'
indipendenza
,
non
il
timore
ma
il
coraggio
,
non
la
prudenza
ma
la
generosità
,
non
la
remissività
ma
lo
spirito
di
iniziativa
;
perché
offre
un
insieme
di
personalità
differenti
e
contrastanti
,
svariati
modelli
possibili
,
molte
occasioni
di
predilezione
o
identificazione
;
perché
racconta
una
repubblica
domestica
di
donne
priva
dell
'
autorità
e
dei
condizionamenti
coniugal
-
paterni
;
perché
le
cinque
energiche
donne
(
sei
con
la
vecchia
domestica
,
sette
con
la
bisbetica
zia
ricca
)
non
sono
mai
annoiate
né
lagnose
,
si
dimostrano
attive
,
ardite
,
altruiste
,
speranzose
,
capaci
d
'
affrontare
la
vita
con
forza
e
allegria
.
È
un
peccato
che
il
film
risulti
così
opaco
,
scipito
:
perché
farlo
?
S
'
erano
già
realizzati
film
o
telefilm
dal
romanzo
nel
1917
,
nel
1919
,
nel
1933
,
nel
1949
,
nel
1955
,
nel
1978
.
Sarà
anche
vero
che
ogni
generazione
ha
diritto
al
suo
Piccole
donne
:
questa
generazione
poteva
avere
più
fortuna
.
StampaQuotidiana ,
Interpretazione
memorabile
:
a
ventotto
anni
Sandrine
Bonnaire
ha
affrontato
il
personaggio
(
recitato
in
passato
al
cinema
da
Geraldine
Farrar
,
Renée
Falconetti
,
Simone
Genevois
,
Angela
Salloker
,
Ingrid
Bergman
,
Jean
Seberg
,
Hedy
Lamarr
,
Florence
Carrez
)
con
vera
grandezza
semplice
,
con
ammirevole
capacità
d
'
esprimere
pudicamente
ma
eloquentemente
il
mistero
religioso
e
la
possessione
fideista
,
con
una
naturalezza
fisica
perfetta
.
L
'
impresa
era
complessa
.
Tra
le
eroine
storiche
,
la
mistica
guerriera
,
mito
del
nazionalismo
francese
discusso
,
glorioso
e
usato
,
per
la
sensibilità
contemporanea
risulta
quasi
incomprensibile
:
santa
ma
portatrice
di
morte
,
armata
della
spada
e
della
croce
,
credente
nel
Re
come
in
Dio
,
ragazza
e
condottiera
,
Giovanna
d
'
Arco
ha
in
sé
tutte
le
contraddizioni
della
Chiesa
cattolica
e
delle
epoche
di
marasma
etico
-
politico
favorevoli
all
'
epifania
di
figure
miracolistiche
venute
dal
nulla
.
Il
bellissimo
film
di
Rivette
non
tenta
alcuna
interpretazione
psicologica
.
Guarda
Giovanna
agire
,
la
descrive
trasparente
e
strana
,
senza
pia
compunzione
né
arroganza
adolescente
ma
con
l
'
ostinato
rifiuto
d
'
ogni
ragionevolezza
dei
grandi
idealisti
,
pronti
a
morire
per
l
'
idea
a
cui
conservano
fede
e
fedeltà
,
destinati
a
venir
sconfitti
dal
cinismo
pragmatico
altrui
e
dal
proprio
stesso
assolutismo
.
E
la
vicenda
di
Giovanna
viene
vista
,
con
aspra
analisi
politica
,
simile
a
quella
di
tanti
eroi
guerrieri
:
esaltati
dal
potere
al
momento
della
lotta
armata
,
esautorati
al
subentrare
del
tempo
delle
trattative
e
dei
compromessi
politici
,
ripudiati
come
memoria
ingombrante
di
conflitti
ormai
spenti
.
Guidata
dal
talento
del
regista
e
dalla
propria
bravura
,
Sandrine
Bonnaire
recita
una
Giovanna
D
'
Arco
ruvida
come
la
ragazza
di
campagna
che
era
,
prepotente
come
un
bambino
,
presuntuosa
e
fragile
come
capita
alla
sua
età
(
diciassette
anni
,
diciannove
quando
morì
sul
rogo
)
.
La
prima
volta
che
una
freccia
la
ferisce
piange
e
si
spaventa
;
le
invocazioni
che
rivolge
ai
suoi
santi
(
Caterina
,
Margherita
,
Michele
Arcangelo
protettore
dei
combattenti
)
hanno
i
toni
d
'
una
esigente
urgenza
puerile
;
la
costrizione
a
smettere
la
divisa
di
guerriera
e
a
vestire
abiti
femminili
la
mortifica
come
una
ferita
all
'
orgoglio
militare
o
una
perdita
d
'
identità
.
Alla
fine
,
incatenata
al
rogo
,
rivestita
del
saio
candido
,
incappellata
d
'
un
beffardo
elmo
di
cartone
bianco
con
le
parole
«
apostata
,
eretica
»
,
quando
il
fumo
del
legno
ardente
le
arriva
alla
gola
Giovanna
D
'
Arco
fa
la
cosa
più
ovvia
:
tossisce
.
Quando
le
fiamme
arrivano
a
bruciarle
le
carni
fa
la
cosa
più
alta
:
un
fortissimo
grido
:
«
Gesù
!
»
Ma
gli
spettatori
italiani
sono
sempre
sfortunati
.
Il
kolossal
d
'
autore
di
Rivette
,
scandito
in
due
parti
(
«
Le
battaglie
»
,
«
Le
prigioni
»
)
,
lungo
oltre
cinque
ore
e
mezza
,
da
noi
è
stato
diviso
in
due
film
usciti
(
quando
sono
usciti
)
a
distanza
di
mesi
,
è
stato
tagliato
col
permesso
del
regista
di
un
'
ora
e
venti
(
quasi
l
'
equivalente
di
un
film
)
.
È
lo
stesso
sistema
adottato
per
Smoking
/
No
smoking
di
Alain
Resnais
,
negativo
oltre
che
anticulturale
:
altera
il
ritmo
e
lo
stile
,
impoverisce
o
smentisce
la
vicenda
.
Meglio
così
che
nulla
?
Forse
:
però
non
è
una
bella
alternativa
.
StampaQuotidiana ,
Cinquantaduesima
Mostra
di
Venezia
,
nell
'
anno
in
cui
il
cinema
compie
un
secolo
:
anniversario
celebrato
con
una
quantità
di
Leoni
d
'
oro
alla
carriera
esagerata
come
uno
spettacolo
di
fuochi
d
'
artificio
,
con
scarsi
film
storici
tra
cui
quel
Voyage
au
Congo
che
nel
1927
segnò
l
'
impegno
sociale
di
André
Gide
,
la
sua
evasione
da
Parigi
,
la
sua
amicizia
ardente
con
Marc
Allegret
.
Polemiche
,
al
solito
:
da
sempre
sono
il
divertimento
,
la
vitalità
,
il
dibattito
culturale
e
la
cocaina
del
festival
.
Piccole
opere
prime
,
kolossal
americani
d
'
azione
,
pochi
Maestri
,
numerosi
debuttanti
.
Il
programma
della
Mostra
somiglia
a
quello
d
'
ogni
altra
manifestazione
cinematografica
internazionale
;
i
modi
,
le
strutture
e
i
mezzi
con
cui
il
festival
viene
realizzato
dal
direttore
Gillo
Pontecorvo
e
dai
suoi
collaboratori
sono
i
più
indigenti
e
artigianali
al
mondo
,
i
più
ispirati
all
'
arte
italiana
di
arrangiarsi
.
Ma
se
tradizionalmente
la
Mostra
di
Venezia
inaugura
in
Italia
la
nuova
stagione
del
cinema
,
trova
quest
'
anno
un
paesaggio
diverso
.
Gli
spettatori
seguitano
a
crescere
di
numero
,
i
film
vanno
diventando
sempre
più
un
prodotto
abituale
,
un
arredo
domestico
.
Seguendo
l
'
esempio
del
quotidiano
«
l
'
Unità
»
,
che
settimanalmente
ha
unito
al
giornale
cassette
di
film
italiani
,
da
questo
autunno
offrono
videocassette
ai
propri
lettori
pure
«
L
'
Espresso
»
,
«
Panorama
»
,
«
la
Repubblica
»
:
contemporaneamente
i
prezzi
delle
cassette
non
legate
ai
giornali
diminuiscono
e
i
consumi
si
allargano
,
la
conoscenza
del
cinema
del
passato
remoto
o
recente
si
moltiplica
come
in
uno
sterminato
cineclub
di
massa
,
la
familiarità
con
una
narrazione
per
immagini
non
televisiva
si
estende
.
È
un
possibile
rischio
per
i
cinematografi
,
un
'
ulteriore
ferita
al
cinema
visto
su
quel
grande
schermo
che
è
la
sua
destinazione
naturale
e
migliore
,
un
vantaggio
?
Assai
dolcemente
,
piano
piano
,
con
molte
buone
volontà
,
si
scivola
all
'
indietro
?
«
S
'
è
alzato
un
vento
negativo
contro
la
Mostra
»
,
dice
il
direttore
Pontecorvo
.
Aggiunge
:
«
Il
cinema
mondiale
è
malato
,
giunto
al
secondo
secolo
soffre
di
declino
creativo
,
per
curarlo
e
aiutarlo
a
sopravvivere
i
festival
debbono
cambiare
,
venir
svecchiati
e
rivoluzionati
radicalmente
»
.
Intanto
la
Mostra
taglia
all
'
ultimo
minuto
di
due
milioni
a
testa
i
compensi
dei
suoi
collaboratori
,
e
si
trova
mutilata
della
Settimana
della
Critica
organizzata
dal
sindacato
dei
critici
cinematografici
:
durata
per
undici
anni
con
intenti
alternativi
,
segnata
nell
'
ultimo
biennio
da
una
ferma
opposizione
alla
Mostra
,
la
rassegna
risulta
d
'
improvviso
svanita
,
evaporata
,
polverizzata
,
s
'
è
dissolta
senza
una
parola
di
spiegazione
e
forse
senza
troppi
rimpianti
.
Intanto
,
le
istituzioni
veneziane
o
nazionali
paiono
rispetto
al
festival
remotissime
,
disattente
,
noncuranti
:
in
fondo
il
cinema
politicamente
non
interessa
,
in
Italia
mette
insieme
cento
milioni
di
spettatori
in
un
anno
,
quanti
tutte
le
tv
possono
raccoglierne
in
una
settimana
o
anche
meno
;
in
fondo
la
Mostra
è
una
faccenda
da
neppure
dieci
miliardi
,
troppo
poco
per
suscitare
forti
appetiti
o
procurare
vero
potere
;
in
fondo
il
governo
attuale
è
tecnico
,
precario
...
Nella
crescente
localizzazione
,
si
riaffonda
in
ripicche
anguste
,
dispetti
burocratici
,
baruffe
,
suscettibilità
,
inerzie
,
ostilità
provinciali
che
le
idee
riformatrici
e
il
cosmopolitismo
elegante
del
direttore
Pontecorvo
faticano
a
sormontare
.
Ma
resta
intatta
la
postmodernità
che
fa
dei
festival
un
grande
supermarket
dove
c
'
è
di
tutto
e
di
più
,
diventa
sempre
più
accesa
la
frenesia
promozionale
intorno
ai
film
americani
:
Denzel
Washington
avrà
appena
fatto
in
tempo
a
partecipare
alla
serata
inaugurale
della
Mostra
che
deve
ripartire
per
il
festival
Usa
di
Deauville
,
dove
lui
e
Crimson
Tide
-
Allarme
rosso
sono
protagonisti
il
primo
settembre
;
Kevin
Costner
e
Dennis
Hopper
di
Waterworld
quasi
non
avranno
modo
di
disfare
le
valige
,
se
il
31
agosto
sono
a
Venezia
,
il
3
settembre
li
aspettano
a
Deauville
;
va
più
o
meno
nello
stesso
modo
per
Jennifer
Jason
Leigh
e
Kathy
Bates
di
Dolores
Claiborne
-
L
'
ultima
eclissi
,
per
Tom
Hanks
di
Apollo
13
,
per
Sean
Penn
regista
e
per
Jack
Nicholson
protagonista
di
The
Crossing
Guard
:
il
primo
settembre
a
Venezia
,
il
nove
a
Deauville
.
Insomma
,
un
tour
quasi
simultaneo
di
pubblicità
gratuita
per
kolossal
o
non
kolossal
che
usciranno
subito
sui
mercati
italiano
,
francese
,
dell
'
Europa
meridionale
:
siamo
qui
per
questo
?
StampaQuotidiana ,
Commedia
romantica
brillante
,
aggraziata
,
scritta
bene
da
Richard
Curtis
e
ben
realizzata
da
Mike
Newell
di
Ballando
con
uno
sconosciuto
,
segue
la
storia
di
un
amore
e
di
un
gruppo
di
amici
attraverso
quattro
cerimonie
nuziali
e
una
cerimonia
funebre
:
riti
sociali
,
occasioni
d
'
incontro
,
appuntamenti
del
sentimento
.
Al
primo
matrimonio
,
protestante
,
lui
e
lei
,
inglese
e
americana
,
si
conoscono
,
si
piacciono
,
vanno
a
letto
insieme
,
si
separano
.
Al
secondo
matrimonio
,
cattolico
,
si
rivedono
(
lei
è
col
fidanzato
)
,
ancora
si
piacciono
,
vanno
a
letto
insieme
,
si
separano
.
11
terzo
matrimonio
,
in
stile
scozzese
,
è
quello
di
lei
:
si
rincontrano
,
durante
la
festa
di
nozze
un
amico
carissimo
ha
un
attacco
di
cuore
e
al
suo
funerale
lui
e
lei
si
ritrovano
,
si
separano
.
Il
quarto
matrimonio
è
quello
di
lui
:
lei
vi
partecipa
sola
,
ha
già
lasciato
il
marito
;
lui
all
'
ultimo
minuto
rinuncia
a
sposarsi
;
baci
e
impegni
sono
il
segno
di
un
amore
finalmente
riconosciuto
,
accettato
.
Confusione
amorosa
,
equivoci
del
cuore
,
frustrazioni
,
dubbi
su
se
stessi
,
pudori
orgogliosi
,
resistenza
e
poi
resa
alle
responsabilità
della
vita
adulta
.
Alle
nozze
,
champagne
,
scemenze
,
abiti
da
sposa
(
«
Sembra
un
'
enorme
meringa
»
)
,
sacerdoti
impacciati
,
allegria
,
ritardi
quasi
catastrofici
,
anelli
nuziali
dimenticati
,
gaffes
,
pasticci
,
cristalli
,
porcellane
,
fiori
,
risate
,
giovinezza
.
Nel
gruppo
di
amici
,
la
complicità
divertita
,
la
lunga
conoscenza
,
gli
scherzi
reciproci
,
l
'
affetto
:
la
commozione
,
al
funerale
,
per
l
'
amico
che
se
n
'
è
andato
e
per
il
toccante
addio
del
suo
compagno
.
Hugh
Grant
è
un
protagonista
romantico
di
prim
'
ordine
.
Quanto
a
successo
internazionale
,
Quattro
matrimoni
e
un
funerale
è
quasi
un
film
-
fenomeno
:
negli
Stati
Uniti
ha
incassato
oltre
40
milioni
di
dollari
,
in
Australia
è
tra
í
primi
venti
incassi
d
'
ogni
tempo
,
in
Francia
l
'
hanno
visto
due
milioni
di
persone
.
Per
una
commedia
molto
inglese
di
costo
medio
-
basso
il
risultato
è
così
insolitamente
positivo
da
aver
suscitato
interrogativi
,
analisi
.
Com
'
è
che
piace
tanto
?
Le
ipotesi
sono
varie
.
Perché
,
paradossalmente
,
«
la
gente
non
crede
più
nel
matrimonio
ma
non
si
arrende
a
non
crederci
»
,
dice
il
sociologo
francese
François
de
Singly
.
Perché
,
al
di
là
della
storia
d
'
amore
,
il
film
(
come
Gli
amici
di
Peter
o
Il
grande
freddo
)
elegge
protagonista
il
gruppo
di
amici
,
famiglia
di
elezione
,
banda
solidale
che
comprende
un
sordo
,
una
grunge
,
due
omosessuali
,
una
chic
inzitellita
per
amore
non
corrisposto
,
un
aristocratico
buffo
malato
di
solitudine
.
Perché
,
infine
,
ignora
del
tutto
ciò
che
ci
angoscia
nei
Novanta
,
guerre
,
crisi
economiche
,
conflitti
etnici
,
Aids
,
politica
brutta
,
violenza
,
disoccupazione
(
i
personaggi
paiono
anzi
non
avere
alcun
mestiere
né
professione
,
non
lavorare
affatto
)
:
e
in
nome
dell
'
amore
mette
insieme
il
glamour
del
lusso
,
il
fascino
tossico
delle
tradizioni
,
il
piacere
un
poco
vile
dell
'
oblio
.
StampaQuotidiana ,
Commedia
qualsiasi
,
ricalcata
su
A
spasso
con
Daisy
.
Rispetto
al
modello
sono
leggermente
diversi
i
personaggi
:
la
vecchia
signora
ricca
non
è
una
vegliarda
ebrea
ma
la
vedova
d
'
un
presidente
americano
che
sta
morendo
per
un
tumore
al
cervello
,
l
'
uomo
ai
suoi
ordini
non
è
un
autista
nero
anziano
ma
un
giovane
agente
dei
Servizi
segreti
a
capo
d
'
un
gruppo
di
guardie
del
corpo
.
Sono
diversi
i
problemi
.
Qui
non
si
discute
di
pregiudizi
verso
í
neri
e
gli
ebrei
né
della
faticosa
integrazione
razziale
negli
Stati
Uniti
,
si
discute
appena
d
'
una
questione
minore
:
se
sia
ragionevole
oppure
no
che
i
soldi
dei
contribuenti
vengano
spesi
per
fornire
piena
protezione
a
tutti
gli
ex
presidenti
americani
,
alle
loro
mogli
e
alle
loro
vedove
(
adesso
,
per
esempio
,
alla
signora
Johnson
,
ai
Ford
,
ai
Carter
,
ai
Reagan
,
ai
Bush
)
.
Per
il
resto
,
conflitto
di
caratteri
.
L
'
ex
presidentessa
Tess
è
prepotente
,
abituata
a
comandare
e
a
farsi
servire
,
brusca
,
insofferente
delle
guardie
del
corpo
e
portata
(
come
era
Sandro
Pertini
)
a
sfuggire
alla
loro
sorveglianza
un
po
'
per
metterle
alla
prova
e
un
po
'
per
sfotterle
,
tanto
aggressiva
ed
esigente
da
far
scambiare
per
capriccio
il
proprio
desiderio
di
rivedere
prima
di
morire
luoghi
cari
e
cose
belle
della
vita
.
Lui
è
un
bravo
agente
esasperato
da
quel
servizio
di
protezione
professionalmente
mortificante
e
ansioso
di
lasciarlo
,
stufo
di
venir
trattato
come
un
cameriere
o
un
parente
,
che
cerca
compensi
nel
fare
il
proprio
lavoro
col
massimo
scrupolo
e
rigore
.
Lei
è
turbolenta
,
anticonformista
ma
pronta
a
fare
la
spia
ricorrendo
al
presidente
in
carica
se
qualcosa
non
va
;
lui
è
un
uomo
d
'
ordine
.
Naturalmente
si
scontrano
,
battibeccano
,
si
rimbeccano
,
litigano
,
non
si
sopportano
.
Naturalmente
nel
momento
del
pericolo
(
un
rapimento
di
lei
,
male
ideato
dalla
sceneggiatura
)
si
scopre
quanto
in
realtà
si
vogliano
bene
,
quali
buoni
sentimenti
materno
-
filiali
li
leghino
.
Unici
elementi
interessanti
:
una
volta
tanto
Shirley
MacLaine
è
vestita
bene
,
una
volta
tanto
non
strafa
né
gigioneggia
,
ha
invece
una
recitazione
controllata
,
quasi
sommessa
.
StampaQuotidiana ,
C
'
è
una
scena
davvero
straordinaria
.
Il
figlio
killer
Tim
Roth
,
tornato
dopo
anni
di
assenza
e
per
uccidere
nel
proprio
quartiere
,
umilia
il
padre
Maximilian
Schell
minacciandolo
di
morte
:
in
uno
spiazzo
urbano
nevoso
e
lurido
lo
costringe
a
levarsi
il
cappotto
;
lo
obbliga
con
la
pistola
a
togliersi
i
pantaloni
;
gli
impone
con
ordini
brevi
e
rauchi
come
latrati
d
'
inginocchiarsi
davanti
a
lui
.
Gli
schiaccia
con
insolenza
beffarda
la
faccia
nella
neve
sporca
e
se
ne
va
:
il
padre
resta
lì
solo
,
finito
,
vinto
.
Raramente
s
'
era
visto
raccontare
in
immagini
altrettanto
efficaci
e
tanto
intense
da
risultare
quasi
insopportabili
l
'
odio
filiale
(
che
è
anche
odio
generazionale
,
etico
,
culturale
)
e
un
'
uccisione
simbolica
del
padre
(
che
è
pure
cancellazione
,
smentita
dell
'
universo
paterno
)
.
Al
confronto
,
risulta
deludente
il
resto
del
melodramma
di
malavita
sentimentale
e
moralistico
,
dominato
da
una
fascinazione
retorica
per
la
violenza
assassina
,
corretto
,
confezionato
tecnicamente
senza
incertezze
né
errori
.
L
'
ambizione
del
regista
,
debuttante
ventiquattrenne
americano
,
è
naturalmente
massima
:
la
tragedia
greca
a
Brooklyn
.
E
non
si
realizza
,
come
non
si
realizzano
altre
sue
ambizioni
.
Little
Odessa
,
ad
esempio
.
È
interessante
l
'
idea
di
descrivere
il
quartiere
degli
ebrei
russi
newyorkesi
,
con
i
suoi
abitanti
lacerati
tra
modernità
e
tradizione
,
oscillanti
fra
due
culture
e
due
criminalità
antitetiche
:
ma
questo
elemento
è
appena
nominato
e
sfiorato
,
nel
film
che
sembra
di
conoscere
a
memoria
tanto
è
simile
a
mille
altri
mille
volte
visti
al
cinema
o
alla
tv
.
È
bella
l
'
idea
di
far
raccontare
l
'
intera
vicenda
dal
fratello
minore
del
giovane
killer
,
un
ragazzino
al
limite
tra
l
'
ammirazione
amorosa
del
nero
potere
violento
del
fratello
e
il
legame
profondo
,
impaziente
,
con
i
genitori
,
con
la
nonna
,
con
i
valori
di
normalità
e
di
sicurezza
da
loro
rappresentati
:
ma
questa
idea
quasi
subito
si
perde
,
o
si
svuota
.
È
tipico
d
'
ogni
regista
giovane
il
tema
del
disfacimento
della
famiglia
,
in
questo
caso
formata
da
madre
morente
per
un
cancro
al
cervello
,
padre
debole
e
adultero
,
nonna
rincitrullita
,
figlio
adolescente
smarrito
,
figlio
maggiore
assassino
espulso
dalle
mura
domestiche
:
ma
questo
tema
(
salvo
la
pulsione
d
'
odio
per
il
padre
)
diventa
appena
un
catalogo
o
un
'
elencazione
,
senza
nutrirsi
nella
storia
che
nasce
dal
ritorno
del
killer
e
si
conclude
con
il
killer
che
riparte
dopo
aver
visto
morire
anche
per
colpa
propria
tutti
quelli
che
amava
.
Capita
insomma
a
Little
Odessa
quanto
succede
adesso
a
molti
film
americani
:
buone
idee
,
buona
tecnica
,
limitata
capacità
registica
e
aridità
narrativo
-
emotiva
,
ne
fanno
appena
contenitori
ingannevoli
,
qualcosa
di
simile
a
un
giornale
con
titoli
brillanti
-
promettenti
e
articoli
vacuo
-
deludenti
.
Ma
restano
a
distinguere
il
film
molti
elementi
.
La
sequenza
di
cui
s
'
è
detto
.
Tim
Roth
,
attore
eccellente
e
monotono
(
magari
anche
perché
gli
affidano
personaggi
sempre
simili
)
,
killer
algido
,
esatto
,
orrendamente
violento
.
Vanessa
Redgrave
,
bravissima
agonizzante
,
che
nella
breve
parte
della
madre
offre
la
prova
di
recitazione
migliore
.
È
un
rapporto
del
regista
con
il
cinema
che
appare
d
'
una
naturalezza
e
competenza
piuttosto
rare
al
primo
film
.
StampaQuotidiana ,
Trovata
:
un
impiegato
restio
si
trova
a
venir
desiderato
,
corteggiato
,
ricattato
e
semiviolentato
dalla
donna
che
sul
lavoro
è
il
suo
capo
,
in
una
situazione
imbarazzante
che
capovolge
la
norma
per
cui
sono
le
donne
a
venir
molestate
dai
capi
in
ufficio
.
Trovata
originale
?
Per
niente
.
Il
film
precisa
«
da
un
'
idea
di
Gianfilippo
Ascione
»
,
ma
quell
'
idea
l
'
avevano
già
avuta
in
parecchi
:
stava
al
centro
di
almeno
tre
processi
negli
Stati
Uniti
,
sta
al
centro
del
romanzo
di
Michael
Crichton
Rivelazioni
pubblicato
da
Garzanti
e
del
film
americano
con
Michael
Douglas
che
ne
è
stato
tratto
.
Sergio
Rubini
,
regista
e
protagonista
che
in
un
momento
del
film
legge
allusivamente
Rivelazioni
,
lo
sa
benissimo
:
e
affronta
la
storia
non
come
un
'
idea
nuova
,
ma
come
la
variazione
su
uno
spunto
di
commedia
.
L
'
esito
è
poco
felice
:
il
film
slunga
e
trascina
l
'
aneddoto
senza
sapere
come
alimentarlo
,
salvo
che
mediante
una
di
quelle
gite
turistiche
all
'
estero
(
qui
in
Grecia
,
con
danze
tipiche
,
bevute
eccessive
,
indigeni
primitivi
simpatici
,
mare
bellissimo
)
con
cui
molti
film
italiani
tentano
di
dare
respiro
alla
vicenda
e
di
colmare
i
vuoti
di
sceneggiatura
;
l
'
avventura
sessuale
raccontata
senza
stile
e
senza
brio
è
priva
di
eros
e
di
sensualità
;
lo
svolgersi
dei
fatti
non
diventa
mai
analisi
di
costume
,
dei
rapporti
tra
i
sessi
o
del
mondo
editoriale
;
a
Sergio
Rubini
manca
il
fisico
del
ruolo
,
tanto
da
rendere
incomprensibile
che
una
bella
dirigente
si
accanisca
per
portarselo
a
letto
,
anche
se
mossa
da
piccosa
prepotenza
più
che
da
desiderio
.
Infatti
l
'
impiegato
molestato
,
lettore
in
una
grande
casa
editrice
,
ha
carattere
,
vuole
bene
alla
sua
donna
,
non
intende
venir
consumato
in
una
notte
e
poi
messo
da
parte
;
resiste
alle
insistenze
di
Margherita
Buy
,
dura
manager
tagliatrice
di
teste
incaricata
di
ridurre
il
personale
e
le
spese
,
donna
vorace
ma
fredda
-
«
Per
me
fare
l
'
amore
non
è
una
mania
,
è
solo
un
hobby
...
La
seconda
volta
mi
annoio
»
.
Vendicativamente
,
l
'
impiegato
molestato
che
si
nega
viene
degradato
sul
lavoro
.
Lascia
il
posto
,
perde
la
sua
donna
che
lo
spingeva
a
cedere
per
veder
pubblicato
un
proprio
libro
,
ma
alla
fine
vince
:
naturalmente
la
manager
s
'
innamora
,
lui
pure
,
insieme
creano
una
nuova
coppia
e
una
nuova
casa
editrice
.
Margherita
Buy
,
pochissimo
spogliata
e
benissimo
vestita
da
Valentino
,
inadatta
al
personaggio
,
è
come
imbarazzata
,
dislocata
,
convenzionale
;
Simona
Izzo
recita
bene
la
sua
piccola
parte
di
scrittrice
velleitaria
che
mangia
e
ingrassa
per
frustrazione
;
sono
piacevoli
le
apparizioni
di
Gianrico
Tedeschi
e
Gianni
Bonagura
.
StampaQuotidiana ,
Film
inglese
tradizionale
,
strappalacrime
intellettuale
,
operazione
derivata
multimediale
:
all
'
origine
c
'
è
un
telefilm
diretto
nel
1985
per
la
BBC
da
William
Nicholson
,
c
'
è
un
testo
teatrale
dello
stesso
Nicholson
andato
in
scena
nel
1989
a
Londra
e
poi
a
Broadway
,
rappresentato
anche
in
Italia
da
Giancarlo
Sbragia
col
titolo
La
mela
magica
.
Nicholson
,
che
è
pure
sceneggiatore
del
film
,
dice
d
'
essersi
preso
molte
libertà
raccontando
il
rapporto
tra
il
famoso
letterato
inglese
C.S.
Lewis
e
la
scrittrice
americana
Joy
Gresham
:
«
La
loro
storia
d
'
amore
era
molto
privata
e
nessuno
sa
come
e
perché
si
siano
innamorati
.
Ho
usato
frammenti
della
loro
vita
,
ne
ho
eliminati
alcuni
e
creati
altri
...
»
.
Peccato
,
magari
i
personaggi
reali
bastavano
a
se
stessi
.
Clive
Staples
Lewis
detto
Jack
(
1898-1963
)
,
nato
a
Belfast
,
professore
di
letteratura
inglese
a
Oxford
e
poi
a
Cambridge
,
poeta
,
critico
,
conferenziere
e
apologeta
cristiano
,
grande
studioso
del
Medioevo
e
del
Rinascimento
inglese
e
della
tradizione
allegorica
dell
'
amor
cortese
,
amico
di
J.K.K.
Tolkien
,
narratore
per
bambini
,
scrittore
di
fantascienza
,
non
è
notissimo
in
Italia
dove
alcuni
suoi
libri
(
Il
leone
,
la
strega
e
l
'
armadio
,
Lontano
dal
pianeta
silenzioso
e
altri
)
sono
stati
pubblicati
da
Mondadori
.
Il
film
coglie
Lewis
a
Oxford
nel
1952
,
cinquantaquattrenne
appagato
dagli
studi
,
dalla
celebrità
e
dal
sentimento
religioso
,
convivente
con
il
fratello
,
uso
all
'
ambiente
universitario
esclusivamente
maschile
.
L
'
incontro
con
Joy
Gresham
,
americana
schietta
,
scrittrice
e
sua
ardente
fan
,
«
ebreo
-
cristiana
»
appassionatamente
di
sinistra
,
madre
d
'
un
bambino
di
otto
anni
separata
dal
marito
alcolizzato
,
immise
nella
vita
egocentrica
e
quieta
di
Lewis
l
'
amore
e
il
dolore
,
diventò
un
vero
matrimonio
prima
della
morte
di
lei
per
un
tumore
alle
ossa
.
Anthony
Hopkins
recita
il
personaggio
magnificamente
,
Debra
Winger
è
più
schematica
.
Per
il
resto
il
film
patetico
e
anche
tedioso
pare
una
realizzazione
di
routine
di
quella
convenzione
inglese
che
è
ormai
quasi
un
genere
:
vicende
atroci
e
comportamenti
impeccabili
,
prati
verdi
,
le
belle
architetture
di
Oxford
e
i
suoi
interni
di
legno
lustro
,
la
campagna
coi
suoi
paesaggi
meravigliosi
e
tristi
,
le
cerimonie
scolastiche
e
religiose
,
i
sardonici
professori
togati
e
gli
studenti
irrigiditi
,
sentimenti
repressi
e
tazze
di
tè
,
bicchieri
di
cristallo
ed
esistenze
disamorate
,
quante
volte
si
son
visti
?
StampaQuotidiana ,
È
interessante
e
riuscito
questo
primo
film
del
trentenne
torinese
Gianluca
Maria
Tavarelli
,
realizzato
su
una
sceneggiatura
vincitrice
del
Premio
Solinas
,
presentato
alla
Mostra
di
Venezia
1994
:
sa
unire
realismo
sociale
e
sentimento
individuale
,
desolazione
invincibile
e
speranza
possibile
,
alienazioni
diverse
e
buona
drammaturgia
,
in
uno
stile
intenso
e
asciutto
.
Nella
Torino
notturna
,
Portami
via
racconta
i
destini
incrociati
di
due
coppie
di
giovani
che
vorrebbero
un
'
altra
vita
.
Due
amiche
emigrate
dall
'
Est
europeo
,
una
russa
e
una
bulgara
,
prostitute
di
lusso
da
due
milioni
,
vessate
,
ricattate
e
malmenate
dal
loro
sfruttatore
italiano
,
disperate
per
la
mancanza
di
libertà
e
di
vie
d
'
uscita
.
Due
amici
italiani
squattrinati
,
solitari
,
mortificati
da
esistenze
prive
di
senso
e
di
futuro
,
avviliti
da
lavori
brutti
(
uno
fa
senza
successo
il
venditore
di
elettrodomestici
;
l
'
altro
è
terapeuta
in
una
comunità
di
handicappati
,
senza
più
fiducia
nella
possibilità
di
rendersi
seriamente
utile
)
.
Le
due
coppie
s
'
incontrano
in
un
momento
drammatico
,
si
spaventano
,
si
aiutano
.
Il
trauma
dà
a
tutt
'
e
quattro
il
coraggio
prima
introvabile
d
'
andarsene
,
di
partire
verso
la
Francia
,
di
tentar
di
vivere
davvero
:
«
Fammi
provare
»
,
«
Ma
sì
»
.
Intorno
a
loro
la
città
nel
buio
,
strade
deserte
e
locali
affollati
esplorati
in
un
vagabondare
in
auto
insoddisfacente
ma
inevitabile
privo
d
'
allegria
e
d
'
amore
(
«
se
voglio
una
donna
me
la
devo
pagare
»
)
;
residence
tetri
visitati
dalle
due
ragazze
pagate
da
uomini
grossolani
e
malinconici
.
Accanto
a
loro
,
i
personaggi
minori
(
malati
di
mente
,
suicidi
,
un
vicino
convinto
d
'
un
proprio
prossimo
trasferimento
extraterrestre
)
simboleggiano
le
tante
possibili
varianti
del
grande
desiderio
di
fuga
contemporaneo
.
Gli
attori
ben
scelti
e
ben
diretti
interpretano
con
naturalezza
e
sottogliezza
i
loro
personaggi
simili
a
tante
persone
giovani
,
senza
presente
né
avvenire
,
ridotte
all
'
inerzia
o
al
dinamismo
nevrotico
,
rese
torpide
dal
rifiuto
,
dalla
delusione
.