StampaPeriodica ,
Omnia
sunt
incerta
cum
a
jure
discessum
est
.
CICERONE
Tra
un
anno
si
celebrerà
in
Torino
,
con
una
solenne
esposizione
nazionale
,
il
cinquantesimo
anniversario
della
concessione
dello
Statuto
,
cioè
della
base
giuridica
e
storica
delle
nostre
istituzioni
rappresentative
.
È
ora
il
momento
di
raccogliersi
e
considerare
con
occhio
sereno
il
cammino
percorso
in
un
mezzo
secolo
di
storia
parlamentare
.
Con
quale
animo
la
nazione
considera
oggi
le
istituzioni
parlamentari
?
Lo
scoramento
innegabile
che
ha
invaso
l
'
universale
,
intorno
al
loro
merito
ed
al
loro
avvenire
,
devesi
veramente
attribuire
a
difetti
inerenti
allo
Statuto
,
nei
suoi
principi
fondamentali
,
oppure
alle
dottrine
accessorie
con
cui
si
sono
via
via
voluti
interpretare
ed
esplicare
tali
principi
,
alterandone
e
falsandone
a
poco
a
poco
i
concetti
direttivi
?
Senza
dubbio
alcuno
,
il
parlamentarismo
,
quale
si
esplica
in
Italia
,
è
ammalato
;
e
conviene
studiarne
le
condizioni
ed
approntare
i
rimedi
,
se
non
vogliamo
vedercelo
intisichire
nelle
mani
,
minato
dall
'
indifferenza
o
dal
disprezzo
della
nazione
.
Non
è
,
del
resto
,
solo
in
Italia
che
ciò
si
verifica
.
Il
Governo
parlamentare
è
messo
in
questione
in
tutto
il
continente
europeo
,
dovunque
con
questa
espressione
si
è
inteso
il
governo
del
Parlamento
.
Ogni
giorno
si
fa
più
viva
in
tutti
la
coscienza
della
fondamentale
verità
,
che
la
semplice
riunione
,
il
cumulo
degl
'
interessi
particolari
,
sia
pure
rappresentati
da
tanti
singoli
aggruppamenti
a
base
territoriale
(
collegi
elettorali
)
,
non
ci
dà
l
'
espressione
sincera
dell
'
interesse
generale
della
Nazione
,
né
ci
fornisce
gli
elementi
sufficienti
per
tutelarlo
e
garantirlo
.
Le
accuse
sostanziali
contro
il
parlamentarismo
,
intorno
a
cui
tanto
si
è
scritto
e
detto
in
questi
ultimi
anni
,
si
possono
condensare
in
poche
formole
comprensive
di
verità
generali
e
quasi
evidenti
.
L
'
interesse
generale
dello
Stato
non
è
identico
,
giorno
per
giorno
,
con
la
somma
di
tutti
gl
'
interessi
particolari
,
individualmente
e
soggettivamente
considerati
,
e
tanto
meno
lo
è
con
la
somma
di
un
aggregato
variabile
di
quegl
'
interessi
sufficiente
soltanto
a
costituire
una
maggioranza
fuggevole
di
una
metà
più
uno
delle
forze
politiche
che
li
rappresentano
.
In
un
Governo
fondato
quasi
totalmente
sull
'
elezione
manca
nella
alta
direzione
della
cosa
pubblica
la
rappresentanza
dell
'
interesse
collettivo
e
generale
.
Atto
per
atto
predominano
sempre
gli
aggregati
di
interessi
personali
o
locali
.
Né
si
può
tampoco
appoggiare
ogni
atto
di
governo
al
solo
principio
del
far
piacere
,
lì
per
lì
,
a
chi
ne
è
l
'
oggetto
,
o
dell
'
ottenere
la
preventiva
o
contemporanea
adesione
della
parte
interessata
.
Onde
l
'
elemento
elettivo
apparisce
meglio
adatto
a
determinare
l
'
indirizzo
generale
della
legislazione
e
a
sindacare
l
'
azione
del
Governo
,
che
non
a
governare
,
sia
direttamente
sia
per
delegazione
.
Accade
in
questi
tempi
pel
cosidetto
parlamentarismo
quel
che
accadde
con
il
Governo
assoluto
,
nel
periodo
in
cui
durava
ancora
e
già
l
'
opinione
universale
in
Europa
ne
contestava
la
legittimità
e
l
'
utilità
.
Potrebbe
venire
rovesciato
ad
un
tratto
,
e
nessuno
alzerebbe
un
dito
per
difenderlo
,
o
lo
rimpiangerebbe
estinto
.
Tutto
ciò
rappresenta
un
grave
pericolo
per
l
'
avvenire
della
civiltà
nostra
;
perché
,
mentre
il
parlamentarismo
è
in
pieno
discredito
,
non
vi
è
un
insieme
di
dottrine
che
indichi
,
col
consenso
generale
,
una
data
e
positiva
evoluzione
verso
altro
metodo
,
verso
altra
base
di
governo
liberale
e
ordinato
a
un
tempo
.
E
intanto
il
socialismo
si
organizza
minaccioso
da
un
lato
;
il
clericalismo
con
intenti
teocratici
dall
'
altro
;
despotismi
soffocanti
ogni
libertà
civile
e
morale
,
tanto
questo
che
quello
.
Da
un
canto
si
produce
negli
animi
,
per
timore
del
crescere
degli
elementi
sovversivi
o
per
desiderio
di
una
ferma
restaurazione
dell
'
ordine
e
della
disciplina
,
un
movimento
conservatore
,
quasi
reazionario
,
che
piega
sempre
più
verso
la
gerarchia
ecclesiastica
,
come
rappresentante
e
portavoce
di
una
legge
divina
di
moralità
sociale
da
contrapporsi
all
'
utilitarismo
individuale
.
Dall
'
altro
lato
si
accentua
un
movimento
socialista
,
che
traendo
forza
dal
malcontento
,
dall
'
attrito
nascente
per
la
intensa
concorrenza
individuale
,
e
dai
sentimenti
tanto
di
simpatia
umanitaria
quanto
di
desiderio
di
eguaglianza
oppure
di
invidia
democratica
,
lavora
a
idealizzare
e
intensificare
il
concetto
dello
Stato
,
supremo
rappresentante
della
collettività
,
che
deve
imporre
la
sua
ferrea
legge
di
utilità
propria
collettiva
ad
ogni
volontà
o
libertà
individuale
.
Non
possiamo
ignorare
queste
due
tendenze
,
che
spingono
sempre
più
verso
la
divisione
della
Nazione
in
due
grandi
partiti
estremi
,
con
minaccia
per
ogni
libertà
e
morale
e
intellettuale
e
politica
e
civile
.
La
parte
liberale
temperata
,
desiderosa
di
un
giusto
contemperamento
dell
'
elemento
di
Stato
con
l
'
elemento
individualista
,
è
paralizzata
dal
sentimento
dell
'
insuccesso
delle
principali
dottrine
da
lei
fin
qui
professate
e
decantate
e
del
completo
discredito
in
cui
sono
cadute
alcune
frasi
rettoriche
,
cui
essa
stessa
non
crede
più
,
ma
che
non
ha
il
coraggio
morale
di
sconfessare
.
E
nondimeno
io
spero
diceva
l
'
onorevole
Di
Rudinì
nel
suo
discorso
di
Palermo
della
primavera
1895
,
alla
vigilia
delle
elezioni
da
cui
prese
vita
la
presente
Camera
,
fortemente
spero
,
che
la
pubblica
opinione
illuminata
e
diretta
dai
nostri
statisti
,
potrà
convincersi
,
che
non
dobbiamo
menomare
o
sopprimere
le
nostre
istituzioni
rappresentative
,
ma
dobbiamo
piuttosto
richiamarle
ai
loro
princìpi
,
costringendo
Camera
e
Governo
nei
limiti
dei
loro
rispettivi
poteri
,
e
togliendo
soprattutto
al
Governo
i
mezzi
di
esercitare
illegittime
pressioni
e
indebite
influenze
sugli
eletti
e
sugli
elettori
.
Sono
perfettamente
d
'
accordo
con
l
'
onorevole
Di
Rudinì
nella
premessa
,
e
riguardo
alla
necessità
di
richiamare
le
nostre
istituzioni
ai
loro
princìpi
;
ma
trovo
insufficiente
ed
incompleto
il
rimedio
,
quando
egli
lo
fa
consistere
tutto
nel
meglio
delimitare
i
poteri
del
Governo
e
della
Camera
e
nel
ridurre
le
attribuzioni
dello
Stato
,
delegandone
alcune
funzioni
ai
Corpi
ed
alle
autorità
locali
,
e
non
contempla
come
ugualmente
necessaria
ed
urgente
la
rivendicazione
del
potere
esecutivo
alla
persona
del
Principe
,
intendendo
per
Governo
non
il
Ministero
considerato
in
sé
stesso
ma
solo
in
quanto
è
l
'
organo
responsabile
degli
atti
del
Principe
.
Sono
due
le
questioni
e
non
una
,
per
quanto
tra
loro
intimamente
connesse
.
Dalla
progressiva
usurpazione
del
potere
esecutivo
per
parte
della
Camera
elettiva
sono
derivate
non
solo
la
confusione
tra
le
funzioni
del
Governo
e
quelle
del
Parlamento
e
segnatamente
della
Camera
dei
deputati
e
la
deplorevole
ingerenza
del
Governo
nelle
elezioni
;
ma
ancora
la
effettiva
usurpazione
per
parte
del
Ministero
dei
poteri
di
esclusiva
spettanza
del
Principe
,
riducendo
questi
ad
una
parte
negativa
ed
inattiva
,
e
considerando
il
potere
esecutivo
come
legalmente
e
realmente
posseduto
dal
Ministero
,
non
dal
Re
.
L
'
esorbitare
della
Camera
elettiva
dalle
sue
funzioni
e
la
sua
invasione
dei
poteri
della
Corona
si
sono
effettuate
e
sono
state
rese
possibili
mediante
la
dottrina
che
faceva
dei
ministri
del
Re
i
ministri
della
Camera
,
cioè
li
sottoponeva
alla
diretta
dipendenza
delle
mutevoli
maggioranze
parlamentari
.
Non
potete
ora
togliere
efficacemente
gli
usurpati
poteri
alla
Camera
e
risanare
tutta
l
'
azione
del
meccanismo
parlamentare
,
finché
,
in
un
paese
come
il
nostro
,
dove
tanta
è
,
e
di
tanto
si
vuole
sempre
accrescere
l
'
azione
dello
Stato
,
non
liberate
in
parte
i
ministri
dalla
diretta
dipendenza
dalla
Camera
,
ridando
loro
realmente
il
vecchio
e
primitivo
carattere
di
ministri
del
Re
.
In
paesi
dove
l
'
azione
del
Governo
centrale
e
in
genere
l
'
azione
dello
Stato
sono
ridotte
al
minimo
,
pel
grande
svolgimento
non
solo
della
vita
locale
,
ma
dell
'
attività
e
della
indipendenza
individuale
,
e
dove
numerosi
e
potenti
organismi
a
base
storica
servono
di
freni
e
di
guide
al
funzionamento
delle
istituzioni
democratiche
,
la
dipendenza
formale
del
Ministero
dalla
Camera
elettiva
non
porta
necessariamente
a
conseguenze
gravi
,
col
viziare
tutto
l
'
ambiente
parlamentare
,
spingendo
il
Ministero
per
la
propria
difesa
e
salvezza
a
valersi
di
ogni
mezzo
per
legare
a
sé
ed
asservire
la
Camera
;
ma
dove
invece
,
come
da
noi
,
le
funzioni
dello
Stato
,
in
mezzo
alla
inerzia
ed
alla
neghittosità
generale
,
si
accrescono
ogni
giorno
più
,
e
tutto
si
attende
e
si
chiede
dal
Governo
centrale
,
gli
effetti
del
traviamento
dalle
norme
dello
Statuto
sono
disastrosi
,
anzi
fatali
pel
regolare
funzionamento
delle
istituzioni
rappresentative
.
Si
cerchi
pure
in
ogni
modo
di
riattivare
la
vita
locale
;
si
deleghino
pure
ai
Corpi
locali
quante
più
attribuzioni
di
Stato
riesca
di
togliere
al
Governo
centrale
senza
mettere
in
pericolo
la
salute
complessiva
dell
'
organismo
nazionale
;
sarà
tanto
di
guadagnato
.
Ma
checché
si
faccia
,
non
riuscirà
a
nessuno
oggi
in
Italia
di
ridurre
l
'
azione
del
Governo
alle
sole
funzioni
sognate
dagli
Spenceriani
.
Abbiamo
veduto
recentemente
gli
stessi
Ministeri
e
ministri
,
che
predicano
da
mane
a
sera
la
necessità
del
decentramento
,
percorrere
tutto
il
paese
promettendo
ad
ogni
città
o
regione
e
porti
e
strade
e
scuole
e
bonifiche
e
acquedotti
e
stazioni
.
La
stessa
legge
che
concedeva
anche
ai
Comuni
minori
l
'
elezione
del
sindaco
lasciava
larghe
le
facoltà
al
Governo
di
sciogliere
i
Consigli
comunali
,
senza
freno
né
controllo
.
Lo
Stato
,
si
grida
da
ogni
parte
,
deve
favorire
le
industrie
nascenti
,
proteggere
tutte
quelle
avviate
,
ancorché
valide
e
fiorenti
,
soccorrere
quelle
sofferenti
.
Lo
Stato
ora
,
ce
lo
hanno
detto
in
questi
giorni
a
Montecitorio
gli
stessi
alfieri
della
scuola
liberale
,
deve
contribuire
alla
Cassa
nazionale
per
la
vecchiaia
.
Lo
Stato
deve
,
si
proclama
dagli
individualisti
più
officiali
,
procurare
la
colonizzazione
interna
;
deve
costringere
i
proprietari
a
coltivare
i
loro
terreni
,
espropriando
gl
'
inetti
,
gl
'
impotenti
e
gl
'
infingardi
.
Lo
Stato
deve
perfino
,
così
dichiara
un
Ministero
sedicente
liberista
,
garantire
le
cartelle
fondiarie
di
Istituti
autonomi
pericolanti
,
e
gl
'
interessi
dei
prestiti
di
Comuni
scioperati
.
Comunque
sia
di
ciò
e
senza
spingersi
a
tali
pericolosi
eccessi
,
occorre
por
mente
,
anche
da
chi
più
si
preoccupi
dei
difetti
dell
'
accentramento
,
che
in
molti
casi
non
è
da
considerarsi
come
più
favorevole
alla
libertà
ed
allo
svolgimento
della
personalità
individuale
la
delegazione
delle
funzioni
proprie
dello
Stato
ad
una
autorità
locale
piuttostoché
al
Governo
centrale
,
e
che
anzi
,
date
le
nostre
condizioni
sociali
,
si
rischia
talvolta
di
rendere
più
facile
e
più
grave
l
'
oppressione
di
una
classe
sull
'
altra
,
oppure
le
tirannie
delle
consorterie
locali
,
facendo
così
mancare
l
'
autorità
sociale
al
suo
supremo
ufficio
.
Ad
ogni
modo
,
fintantoché
dureranno
in
Italia
condizioni
tali
che
rendano
inevitabile
una
larga
azione
dell
'
autorità
centrale
per
la
tutela
della
sicurezza
e
della
stessa
libertà
individuale
,
per
le
opere
pubbliche
,
per
l
'
istruzione
,
ecc
.
(
e
nessuno
di
noi
che
viviamo
ne
vedrà
la
fine
,
nemmeno
quelli
che
giungeranno
al
centenario
dello
Statuto
)
,
ogni
diretta
e
immediata
dipendenza
dalla
Camera
elettiva
,
del
potere
esecutivo
impersonato
nei
ministri
,
si
convertirà
in
un
continuo
tentativo
dei
Ministeri
di
coartare
la
volontà
della
Camera
mediante
la
multiforme
azione
del
Governo
nei
singoli
collegi
,
promettendo
favori
e
minacciando
dispetti
e
danni
.
Resosi
oggi
il
Ministero
(
non
parlo
di
questo
o
quel
Gabinetto
,
ma
dell
'
istituto
considerato
impersonalmente
)
quasi
indipendente
dal
Sovrano
,
ed
avendone
arrogate
a
sé
,
le
funzioni
reali
ed
effettive
nel
nome
della
rappresentanza
elettiva
,
ora
vorrebbe
rendersi
indipendente
dalla
Camera
,
col
togliere
a
questa
ogni
ingerenza
nel
potere
esecutivo
.
In
altre
parole
,
il
Gabinetto
,
che
si
è
valso
della
Camera
per
spossessare
realmente
dei
suoi
poteri
essenziali
il
Principe
,
oggi
invece
,
a
nome
dei
diritti
della
Corona
,
ossia
dei
diritti
di
quel
potere
esecutivo
che
lo
Statuto
vorrebbe
al
Principe
riservato
,
e
facendosi
forte
del
principio
della
divisione
dei
poteri
,
vorrebbe
trovar
modo
di
liberarsi
dalla
Camera
e
dalle
sue
fastidiose
esigenze
.
Praticamente
e
logicamente
non
si
può
raggiungere
la
meta
desiderata
dall
'
onorevole
Di
Rudinì
come
da
tutti
i
liberali
conservatori
,
se
non
che
rimontando
ai
princìpi
dello
Statuto
in
quanto
esso
proclama
che
i
ministri
ossia
le
persone
preposte
alla
direzione
delle
grandi
amministrazioni
dello
Stato
non
sono
,
né
collettivamente
considerati
né
singolarmente
,
i
ministri
della
Camera
,
e
tampoco
ministri
per
proprio
conto
con
diritti
e
titolo
proprio
,
ma
semplicemente
i
ministri
responsabili
dell
'
azione
del
Principe
.
Da
tale
ritorno
ai
princìpi
dello
Statuto
dipende
tutto
il
risanamento
della
nostra
vita
parlamentare
,
compresevi
tanto
la
liberazione
del
deputato
dalle
pressioni
degli
elettori
perché
giorno
per
giorno
s
'
intrometta
nell
'
amministrazione
della
cosa
pubblica
per
favorire
i
loro
interessi
personali
,
quanto
la
liberazione
dei
ministri
dalle
illecite
pressioni
ed
ingerenze
parlamentari
.
Rivendicate
al
Sovrano
i
suoi
diritti
,
e
facilmente
vi
riuscirà
delimitare
i
poteri
della
Camera
elettiva
,
rinfrancare
quelli
della
Camera
vitalizia
,
e
per
di
più
riattivare
la
vita
e
l
'
azione
di
entrambe
,
ritornandole
alle
loro
vere
funzioni
.
La
Camera
per
troppo
volersi
imporre
si
è
annullata
.
Ha
voluto
non
solo
legiferare
quasi
da
sola
,
ma
anche
governare
,
ed
ora
è
in
balìa
di
qualunque
uomo
possa
,
organizzando
una
consorteria
locale
,
riunendo
intorno
a
sé
la
deputazione
di
una
sola
grande
regione
,
maneggiando
le
turbolenze
di
piazza
,
o
con
qualunque
altro
mezzo
o
espediente
,
impadronirsi
del
potere
.
E
non
si
vuole
che
il
Principe
sia
autorizzato
a
resistere
,
ad
indicare
la
via
,
lui
personalmente
,
con
la
sua
coscienza
e
guardando
le
cose
dall
'
alto
,
salvo
il
libero
esame
e
l
'
aperto
e
pubblico
giudizio
degli
atti
del
suo
Governo
per
parte
del
Parlamento
.
La
Camera
,
lavorando
ad
asservire
sempre
più
il
potere
esecutivo
,
si
è
trovata
invece
asservita
al
Ministero
,
cioè
a
quel
gruppo
di
uomini
che
si
è
comunque
impadronito
del
potere
e
che
,
con
la
intimidazione
e
la
corruzione
elettorale
,
nelle
mille
sue
forme
,
dispone
a
suo
talento
della
maggioranza
.
La
Corona
ha
interessi
ben
più
larghi
e
permanenti
di
quel
che
non
abbiano
i
politicanti
che
via
via
si
succedono
nei
Ministeri
;
e
la
sua
rivendicazione
dei
poteri
e
degli
uffici
affidatile
dallo
Statuto
segnerebbe
la
liberazione
e
la
riabilitazione
della
Camera
,
e
in
genere
del
Parlamento
.
Imperocché
anche
il
Senato
,
nominato
veramente
e
non
solo
formalmente
dal
Principe
,
avrebbe
ben
altro
prestigio
ed
autorità
di
quanto
non
abbia
ora
,
che
rappresenta
soltanto
una
stratificazione
progressiva
d
'
infornate
di
colore
diverso
secondo
il
succedersi
delle
varie
fazioni
o
gruppi
al
Governo
o
le
mutevoli
vicende
dell
'
alchimia
parlamentare
.
La
Camera
elettiva
sarà
tanto
più
indipendente
e
riprenderà
tanto
più
seriamente
ed
efficacemente
la
sua
funzione
legislativa
e
l
'
esercizio
del
controllo
finanziario
,
quanto
più
presto
rinunzierà
a
pretendere
che
i
ministri
siano
una
emanazione
sua
e
da
lei
debbono
essere
effettivamente
designati
,
e
li
considererà
quali
ministri
del
Principe
,
cioè
quali
organi
responsabili
della
volontà
e
dell
'
azione
del
Sovrano
,
da
lui
solo
scelti
e
nominati
.
Con
ciò
si
ferirà
forse
alquanto
il
governo
cosidetto
di
Gabinetto
,
ma
s
'
instaurerà
una
seria
divisione
dei
poteri
negli
ordinamenti
rappresentativi
,
e
si
darà
alla
stessa
opinione
pubblica
ed
alla
volontà
nazionale
una
maggiore
libertà
di
movimento
e
di
azione
nel
determinare
l
'
indirizzo
della
legislazione
e
nel
sindacare
gli
atti
del
Governo
.
Ora
la
Camera
è
le
tante
volte
obbligata
,
in
forza
della
questione
cosidetta
politica
e
di
fiducia
che
si
pone
ad
ogni
istante
,
a
lasciar
passare
alla
cieca
provvedimenti
legislativi
che
essa
,
nella
sua
intima
coscienza
,
disapprova
in
tutto
o
in
parte
.
Tolta
la
diretta
e
fatale
dipendenza
del
Ministero
dall
'
appoggio
ininterrotto
della
maggioranza
della
Camera
,
questa
rimane
più
libera
di
preoccupazioni
d
'
altro
ordine
nell
'
esprimere
il
suo
giudizio
oggettivo
tanto
sulle
singole
proposte
in
materia
legislativa
,
quanto
sui
singoli
atti
del
Governo
,
inquantoché
ogni
disapprovazione
o
monito
della
Camera
non
segnerebbe
necessariamente
e
fatalmente
la
morte
politica
di
un
ministro
o
di
un
Gabinetto
,
non
suonerebbe
ritiro
della
fiducia
del
mandante
nel
mandatario
.
Oggi
la
costante
preoccupazione
politica
ed
il
timore
di
compromettere
per
una
questione
speciale
le
sorti
del
Gabinetto
e
l
'
equilibrio
generale
dei
partiti
o
dei
gruppi
parlamentari
,
spinge
troppo
spesso
la
Camera
a
trascurare
il
coscienzioso
disimpegno
della
sua
funzione
legislativa
.
La
maggioranza
dei
deputati
,
avendo
per
primo
interesse
e
conseguentemente
per
prima
sua
preoccupazione
la
salvezza
del
suo
Ministero
,
si
mostra
oggi
le
troppe
volte
disposta
a
lasciare
perfino
manomettere
i
diritti
e
le
prerogative
del
Parlamento
,
piuttostoché
,
con
un
voto
contrario
,
porre
a
rischio
la
vita
del
Gabinetto
e
il
proprio
predominio
nel
Governo
.
Ed
è
così
che
si
spiega
la
grande
docilità
con
cui
si
sono
viste
le
maggioranze
piegare
ripetutamente
il
capo
dinanzi
ai
decreti
-
legge
,
anche
quando
questi
compromettevano
,
in
tempi
e
condizioni
normali
,
questioni
di
alta
importanza
costituzionale
,
economica
e
finanziaria
.
Ricondotta
invece
l
'
azione
della
Camera
nella
cerchia
delle
sue
legittime
competenze
,
la
maggioranza
si
mostrerà
sempre
,
non
meno
della
minoranza
,
gelosa
di
mantenere
incolumi
i
diritti
collettivi
dell
'
istituto
cui
appartiene
.
La
mia
tesi
non
è
,
certo
,
che
le
sorti
del
Ministero
o
dei
singoli
ministri
non
debbano
e
non
possano
mai
in
alcun
modo
dipendere
dai
voti
della
Camera
,
ancorché
questi
voti
partano
da
una
vera
volontà
ponderata
e
costante
,
e
rivelino
un
serio
movimento
dell
'
opinione
pubblica
.
Così
come
oggi
,
mentre
una
siffatta
dipendenza
è
proclamata
fatale
e
necessaria
,
essa
non
si
è
sempre
tradotta
in
pratica
,
non
è
nemmeno
detto
che
ai
termini
del
nostro
Statuto
sia
esclusa
ogni
azione
della
rappresentanza
nazionale
elettiva
sulla
vita
del
Ministero
o
dei
ministri
.
Una
tale
azione
non
è
però
da
considerarsi
a
priori
come
sempre
egualmente
e
costituzionalmente
necessaria
.
S
'
intende
che
nessuna
legge
può
mai
essere
sanzionata
senza
l
'
approvazione
preventiva
della
Camera
;
e
mediante
la
votazione
dei
bilanci
non
è
esclusa
la
facoltà
nel
Parlamento
,
dove
si
tratti
di
un
vero
contrasto
costante
d
'
indirizzo
,
di
far
valere
la
sua
volontà
contro
un
determinato
Ministero
o
ministro
.
Il
sistema
monarchico
rappresentativo
,
come
ogni
altra
forma
di
governo
,
non
funziona
automaticamente
né
meccanicamente
,
e
richiede
nei
suoi
organi
una
prudente
e
costante
considerazione
delle
condizioni
di
fatto
in
cui
esplicano
la
propria
azione
.
E
per
fare
tutta
questa
riforma
,
non
occorre
né
alcun
ritocco
allo
Statuto
né
alcuna
legge
,
e
tampoco
alcun
colpo
di
scena
o
atto
di
energia
;
ma
basta
che
se
ne
persuada
la
coscienza
pubblica
.
Il
vizio
attuale
non
sta
nella
legge
;
trae
anzi
origine
dalla
violazione
della
legge
stessa
fondamentale
dello
Stato
.
È
strano
invero
il
fenomeno
che
si
è
venuto
svolgendo
e
determinando
nel
Regno
d
'
Italia
,
e
più
specialmente
durante
questo
ultimo
quarto
di
secolo
.
A
poco
a
poco
è
sorto
e
si
è
affermato
un
istituto
nuovo
,
non
contemplato
affatto
nello
Statuto
,
e
che
ogni
giorno
più
tende
a
costituirsi
come
un
potere
autonomo
,
fuori
della
legge
,
e
si
alimenta
e
s
'
impingua
di
tutte
quelle
funzioni
di
cui
apertamente
o
tacitamente
sta
spogliando
gli
altri
poteri
costituzionali
.
Questo
istituto
nuovo
,
ibrido
,
che
tende
a
sovrastare
ogni
giorno
più
a
tutti
gli
altri
poteri
,
è
quello
del
Ministero
,
considerato
nel
suo
complesso
,
ma
che
s
'
incarna
specialmente
nella
persona
del
presidente
del
Consiglio
.
Non
intendo
alludere
qui
alla
vecchia
questione
dei
ministri
-
cancellieri
e
dei
ministri
-
cardinali
o
gran
visir
,
cioè
ad
una
questione
che
riguarda
la
costituzione
interna
del
Ministero
e
la
opportunità
di
concentrarne
in
maggiore
o
minor
grado
la
rappresentanza
collettiva
in
una
o
più
persone
;
bensì
accenno
alla
questione
della
situazione
del
Ministero
considerato
come
istituto
a
sé
,
di
fronte
al
Sovrano
da
un
lato
ed
al
Parlamento
dall
'
altro
.
Ad
ogni
crisi
ministeriale
,
comunque
nata
,
tutti
gli
uomini
che
riuniscono
intorno
a
sé
qualche
influenza
politica
,
soli
o
aggruppati
,
si
adoperano
a
tutta
forza
per
impadronirsi
del
potere
,
ottenendo
l
'
incarico
dal
Sovrano
di
formare
il
Gabinetto
.
La
convinzione
generale
è
che
chiunque
,
tra
i
diversi
capigruppo
del
Parlamento
,
arrivi
comechessia
ad
avere
per
primo
l
'
incarico
di
comporre
il
Gabinetto
,
se
è
accorto
e
ardito
,
e
sopratutto
se
non
ha
l
'
ingenuità
di
volersi
mostrare
troppo
coerente
nei
princìpi
e
corretto
nei
mezzi
,
avrà
poi
sicuramente
la
maggioranza
dei
voti
alla
Camera
.
Quindi
nei
momenti
di
crisi
si
mette
in
moto
,
da
tutti
,
ogni
macchina
,
ogni
astuzia
,
ogni
pressione
perché
l
'
incarico
venga
dato
al
proprio
candidato
,
a
quello
cioè
da
cui
ciascuno
può
sperare
maggiori
vantaggi
.
Tutti
i
mezzi
sono
buoni
.
Si
minaccia
perfino
copertamente
o
apertamente
il
Sovrano
,
che
se
la
sua
scelta
cadrà
sopra
altri
,
si
susciteranno
disordini
e
tumulti
,
facendosi
forti
di
quel
misterioso
terrore
che
invade
gli
animi
di
tutti
in
Italia
,
come
una
reminiscenza
giacobina
,
di
fronte
ad
ogni
movimento
della
piazza
.
Avuto
l
'
ambìto
incarico
,
tutta
l
arte
sta
nel
far
presto
,
nel
mettere
insieme
una
diecina
di
ministri
,
non
importa
come
la
pensino
,
purché
lì
per
lì
con
la
semplice
somma
dei
loro
aderenti
rappresentino
un
numero
notevole
di
deputati
;
non
importa
nemmeno
che
questo
numero
costituisca
la
maggioranza
della
Camera
;
il
resto
che
manchi
si
otterrà
cammin
facendo
.
Del
programma
nessuno
si
cura
.
Fare
diverso
dai
predecessori
;
farsi
temere
e
far
sperare
a
molti
;
ecco
tutto
il
giuoco
.
Impadronitosi
del
ridotto
centrale
del
Governo
,
il
Ministero
nuovo
si
volge
minaccioso
contro
tutti
coloro
che
non
si
mettono
al
suo
seguito
.
Forte
del
possesso
dell
'
autorità
,
esso
è
pronto
a
sfidare
,
per
mantenersi
in
seggio
,
e
Camera
e
Senato
e
,
occorrendo
,
lo
stesso
Sovrano
;
quasi
rappresentasse
un
potere
costituzionale
autonomo
,
con
un
diritto
proprio
e
una
base
giuridica
a
sé
,
all
'
infuori
e
della
Corona
e
del
Parlamento
.
Ad
ogni
menomo
segno
che
la
Corona
possa
avere
una
volontà
propria
nelle
cose
di
governo
,
il
Ministero
s
'
inalbera
,
contestandogliene
il
diritto
.
Con
la
teoria
che
il
Re
regna
e
non
governa
,
si
nega
,
contro
e
la
lettera
e
lo
spirito
dello
Statuto
,
che
il
Principe
possa
avere
e
tanto
meno
manifestare
una
qualsiasi
volontà
diversa
da
quella
del
Ministero
,
finché
questo
possa
presentare
un
voto
favorevole
della
Camera
,
fosse
pure
la
maggioranza
di
un
solo
voto
,
e
con
qualunque
mezzo
ottenuta
.
Di
fronte
alla
Camera
,
che
mostri
velleità
di
ribellarsi
,
si
minaccia
continuamente
lo
scioglimento
,
con
elezioni
generali
sotto
alta
pressione
governativa
.
Non
si
ammette
quasi
più
che
il
Sovrano
possa
,
nel
caso
di
un
dissidio
tra
il
Ministero
e
la
Camera
,
negare
al
primo
lo
scioglimento
.
Ciò
non
si
sostiene
ancora
apertamente
;
ma
si
fa
dagli
amici
dichiarare
per
ogni
verso
,
che
,
in
caso
di
un
voto
sfavorevole
,
il
Ministero
non
presenterà
le
sue
dimissioni
.
Si
sussurrano
pei
corridoi
di
Montecitorio
le
confidenze
supposte
del
presidente
del
Consiglio
:
«
Io
,
checché
avvenga
,
non
me
ne
vado
.
La
vita
della
Camera
dipende
da
come
si
saprà
condurre
.
Se
avessi
un
voto
contrario
,
io
resto
al
mio
posto
,
e
non
presento
dimissioni
.
Se
il
Sovrano
non
mi
vuole
,
dovrà
revocarmi
con
decreto
suo
e
di
sua
iniziativa
»
.
E
magari
in
certi
momenti
si
aggiunge
:
«
Io
sono
pronto
a
ricorrere
a
qualunque
mezzo
.
Sono
pronto
anche
a
scendere
in
piazza
»
,
ecc
.
ecc
.
Intanto
si
pone
mano
(
senza
ammettere
mai
che
né
Sovrano
né
altri
in
ciò
possano
entrare
o
aver
che
osservare
)
ad
un
lavoro
di
cosiddetta
preparazione
delle
elezioni
generali
.
Si
mutano
prefetti
e
funzionari
d
'
ogni
grado
.
Si
revocano
quelli
che
si
suppongono
ligi
ai
passati
Ministeri
.
Si
terrorizzano
altri
;
e
specialmente
le
Amministrazioni
dei
Comuni
,
delle
Opere
pie
,
degl
'
Istituti
di
credito
,
ecc
.
Si
cerca
di
preparare
dappertutto
strumenti
politici
,
dicendo
tra
sé
e
sé
:
«
Vorremmo
vedere
,
nel
giorno
della
crisi
,
come
farebbe
altri
a
scomporre
rapidamente
tutto
questo
lavorìo
»
.
E
così
individualmente
s
'
intimoriscono
i
deputati
,
ognuno
dei
quali
vede
nel
proprio
collegio
tutta
una
macchina
montata
dal
Governo
in
attesa
delle
elezioni
,
sia
per
sostenerlo
,
sia
per
combatterlo
se
avversario
.
Quanto
al
Senato
,
il
sistema
è
più
semplice
.
Si
nomina
una
quarantina
o
magari
una
ottantina
di
senatori
amici
;
e
anche
qui
naturalmente
non
si
ammette
,
contrariamente
allo
Statuto
,
che
il
Principe
ci
abbia
che
vedere
.
E
per
la
stampa
,
il
preteso
quarto
potere
,
si
provvede
coi
danari
dello
Stato
,
o
con
pressioni
e
lusinghe
sugli
uomini
politici
o
sui
finanzieri
che
ne
abbiano
in
mano
le
fila
.
È
la
storia
del
cosiddetto
Vecchio
del
Mare
,
delle
Mille
e
una
notte
,
il
quale
montato
in
collo
a
Sindbad
il
marinaro
,
ne
fa
un
servitore
ed
uno
schiavo
,
minacciando
di
strangolarlo
ad
ogni
accenno
di
ribellione
.
Questi
non
può
sbarazzarsene
che
quando
,
un
giorno
,
il
vecchio
si
ubriaca
.
È
il
caso
che
si
verifica
anche
pei
Ministeri
.
È
soltanto
quando
s
'
inebriano
del
potere
,
che
il
Parlamento
riesce
a
levarseli
di
dosso
.
Dato
questo
sistema
,
della
continuità
nell
'
azione
del
Governo
,
della
conservazione
delle
buone
tradizioni
amministrative
,
della
coerenza
nei
programmi
,
non
vi
è
più
chi
si
preoccupi
.
I
nuovi
ministri
debbono
far
parlare
di
sé
;
avere
ciascuno
un
metodo
nuovo
;
rivoluzionare
quanto
è
stato
fatto
dai
predecessori
,
siavi
o
no
urgenza
o
bisogno
di
riforme
.
Preme
soprattutto
far
nuove
nomine
d
'
impiegati
,
cambiare
organici
,
ecc
.
La
burocrazia
rimane
l
'
unica
tutrice
della
tradizione
del
Governo
e
della
continuità
della
sua
azione
,
in
quanto
non
sia
anche
essa
travolta
o
sconvolta
dalla
corrente
della
politica
;
perché
anch
'
essa
,
contrariamente
a
quanto
dispone
lo
Statuto
,
non
vede
più
alcuna
difesa
sua
nell
'
azione
del
Sovrano
,
al
quale
non
si
ammette
quasi
il
diritto
di
rifiutarsi
a
movimenti
di
personale
,
revoche
,
nomine
,
traslochi
,
ecc
.
Se
si
concede
che
in
pratica
si
debba
avere
dai
ministri
un
po
'
di
riguardo
a
non
contrariare
troppo
qualche
singolo
desiderio
del
Sovrano
,
ciò
avviene
in
considerazione
della
elevata
dignità
della
sua
carica
,
o
per
timore
di
spingere
le
cose
all
'
estremo
,
ma
non
perché
si
ammetta
che
egli
possa
né
debba
regolarmente
ingerirsi
delle
questioni
di
amministrazione
,
e
ciò
ancorché
si
tratti
del
personale
dei
gradi
più
elevati
.
Orbene
,
tutto
questo
è
nettamente
contrario
a
quanto
prescrive
e
vuole
lo
Statuto
.
Esso
determina
espressamente
riguardo
ai
poteri
del
Principe
quanto
segue
:
«
Al
Re
solo
appartiene
il
potere
esecutivo
.
Egli
è
il
capo
supremo
dello
Stato
,
comanda
tutte
le
forze
di
terra
e
di
mare
,
dichiara
la
guerra
,
fa
i
trattati
di
pace
,
di
alleanza
,
ecc
.
»
(
art
.
5
)
.
«
Il
Re
nomina
a
tutte
le
cariche
dello
Stato
»
(
art
.
6
)
.
«
Il
Re
solo
sanziona
le
leggi
e
le
promulga
»
(
art
.
7
)
.
«
Il
Re
può
far
grazia
e
commutare
le
pene
»
(
art
.
8
)
.
«
La
proposizione
delle
leggi
apparterrà
al
Re
ed
a
ciascuna
delle
due
Camere
,
ecc
.
»
(
art
.
9
)
.
«
Il
Re
nomina
e
revoca
i
suoi
ministri
»
(
art
.
65
)
.
«
La
giustizia
emana
dal
Re
ed
è
amministrata
in
suo
nome
dai
giudici
che
egli
istituisce
»
(
art
.
68
)
.
«
Il
potere
legislativo
sarà
collettivamente
esercitato
dal
Re
e
da
due
Camere
:
il
Senato
e
quella
dei
Deputati
»
(
art
.
3
)
.
«
Il
Senato
è
composto
di
membri
nominati
a
vita
dal
Re
,
in
numero
,
ecc
.
»
(
art
.
33
)
.
«
Se
un
progetto
di
legge
è
stato
rigettato
da
uno
dei
tre
poteri
legislativi
,
non
potrà
essere
,
ecc
.
»
(
art
.
56
)
.
Quanto
ai
ministri
,
devesi
in
primo
luogo
notare
che
lo
Statuto
,
mentre
nomina
a
più
riprese
i
ministri
del
Re
,
non
fa
mai
parola
di
un
Ministero
,
o
Gabinetto
,
o
Consiglio
di
ministri
.
Riguardo
poi
alle
loro
funzioni
,
all
'
infuori
dell
'
articolo
già
citato
che
ne
attribuisce
la
nomina
e
la
revoca
al
Principe
e
di
un
altro
in
cui
si
prescrive
che
i
ministri
che
siano
deputati
o
senatori
possono
votare
nella
sola
Camera
cui
appartengono
e
si
dà
loro
facoltà
di
poter
sempre
entrare
e
prendere
la
parola
nelle
due
Camere
(
art
.
66
)
,
abbiamo
nello
Statuto
i
due
soli
articoli
seguenti
:
«
I
ministri
sono
responsabili
.
Le
leggi
e
gli
atti
del
Governo
non
hanno
vigore
se
non
sono
muniti
della
firma
di
:
un
ministro
»
(
art
.
67
)
.
«
La
Camera
dei
deputati
ha
il
diritto
di
accusare
i
ministri
del
Re
,
e
di
tradurli
dinanzi
all
'
alta
Corte
di
giustizia
»
(
art
.
47
)
,
cioè
al
Senato
convocato
con
decreto
del
Re
(
art
.
36
)
.
Il
Re
insomma
,
secondo
lo
Statuto
,
impersona
lo
Stato
in
tutti
gli
elementi
suoi
più
necessari
e
normali
,
e
nella
tutela
di
questi
elementi
ha
una
funzione
attiva
,
e
non
passiva
.
È
lui
che
rappresenta
la
tradizione
di
governo
,
la
continuità
nell
'
azione
dello
Stato
,
la
stabilità
dei
suoi
ordinamenti
;
in
una
parola
,
egli
sintetizza
l
'
interesse
generale
della
patria
tanto
nel
presente
che
nel
futuro
.
Ed
è
l
'
unico
istituto
a
cui
queste
funzioni
siano
,
nei
nostri
ordinamenti
,
affidate
.
Il
Principe
dinastico
raffigura
nella
nostra
Costituzione
l
'
elemento
continuo
,
permanente
dello
Stato
considerato
come
un
organismo
complessivo
,
di
fronte
agli
elementi
temporanei
,
mutevoli
,
contingenti
nello
spazio
e
nel
tempo
,
rappresentati
dagli
elementi
elettivi
.
Al
Sovrano
dunque
spettano
secondo
la
lettera
precisa
dello
Statuto
:
1
)
il
potere
esecutivo
;
2
)
una
parte
non
inferiore
a
quella
del
Parlamento
nel
potere
legislativo
,
avendo
egli
eguale
diritto
di
proposta
delle
leggi
,
ed
essendone
a
lui
solo
riservata
la
sanzione
.
Né
lo
spirito
dello
Statuto
può
ritenersi
diverso
dalla
lettera
delle
sue
disposizioni
testuali
.
Il
potere
esecutivo
,
dovendo
,
nella
sua
azione
di
governo
,
mantenersi
al
di
sopra
e
al
di
fuori
dei
partiti
e
non
dovendo
favorire
gl
'
interessi
della
maggioranza
piuttostoché
quelli
della
minoranza
,
o
degli
elettori
anziché
dei
non
elettori
,
ma
considerare
tutti
i
cittadini
allo
stesso
modo
,
tenendo
conto
del
solo
interesse
generale
dello
Stato
,
dev
'
essere
dipendente
da
chi
non
può
non
immedesimarsi
sempre
con
questo
interesse
generale
;
e
non
potrebbe
mai
essere
affidato
ad
un
istituto
che
fosse
la
emanazione
diretta
della
maggioranza
e
di
un
solo
partito
.
Che
se
invece
il
Governo
,
impersonato
nei
ministri
,
dipendesse
direttamente
dalla
maggioranza
parlamentare
,
anche
per
la
designazione
delle
persone
che
debbono
comporlo
,
l
'
intera
potestà
legislativa
verrebbe
inoltre
,
in
evidente
contraddizione
con
lo
spirito
dello
Statuto
,
assorbita
dalla
sola
Camera
elettiva
,
anzi
dalla
sola
maggioranza
dei
suoi
membri
;
inquantoché
le
leggi
verrebbero
,
in
tale
supposto
,
in
primo
luogo
proposte
dai
ministri
,
delegati
diretti
della
maggioranza
stessa
(
restando
ridotto
ad
una
vuota
formalità
il
decreto
reale
che
autorizza
la
presentazione
dei
disegni
di
legge
)
;
quindi
discusse
e
modificate
a
Montecitorio
dalla
maggioranza
dei
deputati
in
contraddittorio
coi
propri
suoi
delegati
;
ed
in
ultimo
riesaminate
,
per
la
finitura
e
polimentatura
soltanto
,
a
palazzo
Madama
,
la
cui
decisione
resterebbe
pure
in
balìa
dei
ministri
,
cioè
degli
organi
e
rappresentanti
diretti
della
maggioranza
elettiva
.
Onde
i
poteri
legislativi
resterebbero
effettivamente
ridotti
ad
uno
solo
,
invece
di
essere
tre
come
vuole
lo
Statuto
.
L
'
azione
del
Principato
si
deve
esplicare
più
specialmente
in
quell
'
ordine
di
questioni
che
deve
essere
mantenuto
fuori
del
giro
mutevole
dei
partiti
parlamentari
.
A
lui
più
propriamente
spetta
quanto
ha
attinenza
:
1
)
con
la
difesa
dello
Stato
,
e
la
conservazione
dello
spirito
e
della
forza
morale
dei
suoi
corpi
militari
;
2
)
con
la
politica
estera
;
3
)
con
la
giustizia
,
e
non
solo
con
quella
civile
e
penale
,
ma
anche
con
la
giustizia
amministrativa
,
come
pure
con
la
giustizia
sociale
,
con
quella
,
cioè
,
che
riguarda
i
rapporti
sociali
tra
le
diverse
classi
ed
ordini
di
cittadini
,
e
la
tutela
dei
deboli
;
4
)
con
l
'
alta
amministrazione
dello
Stato
.
Riassumendo
brevemente
i
concetti
fin
qui
accennati
,
mi
affretto
verso
la
conclusione
del
discorso
.
Due
grandi
forze
sociali
e
politiche
stanno
crescendo
ed
organizzandosi
in
Italia
,
e
tutte
due
con
tendenze
ed
aspirazioni
rivoluzionarie
di
fronte
alla
Monarchia
rappresentativa
e
liberale
.
Da
un
lato
il
socialismo
,
nel
nome
della
eguaglianza
,
vuole
soppressa
ogni
libertà
individuale
.
Perché
la
libera
concorrenza
,
troppo
esagerata
dai
dottrinari
della
scuola
economica
del
«
lasciar
fare
»
,
può
ostacolare
di
fatto
lo
svolgimento
della
personalità
umana
e
della
libertà
individuale
del
gran
numero
,
i
socialisti
sopprimono
addirittura
ogni
libertà
personale
,
con
l
'
organizzare
lo
Stato
unico
proprietario
dei
mezzi
di
produzione
ed
unico
ripartitore
dei
frutti
del
lavoro
,
e
tendono
di
fatto
al
despotismo
di
una
burocrazia
,
alla
tirannide
di
un
mandarinato
.
Dall
'
altro
lato
nel
nome
tanto
delle
idealità
più
elevate
del
consorzio
umano
quanto
dell
'
ordine
e
della
conservazione
delle
tradizioni
sociali
del
passato
,
sta
facendo
passi
da
gigante
l
'
organizzazione
clericale
,
che
tende
in
realtà
all
'
oscurantismo
più
intollerante
,
alla
soppressione
del
disordine
mediante
la
soppressione
del
progresso
e
di
ogni
movimento
dello
spirito
umano
,
nemica
com
'
è
della
libertà
di
coscienza
e
di
pensiero
.
Di
fronte
a
questi
pericoli
crescenti
lo
Stato
liberale
sta
ogni
giorno
più
demolendo
spensieratamente
le
proprie
difese
.
Togliesi
ogni
credito
,
ogni
prestigio
al
Parlamento
,
volendone
far
riposare
tutta
l
'
azione
sulla
necessità
di
un
conflitto
continuo
d
'
interessi
locali
e
personali
,
e
facendo
del
dissidio
e
della
lotta
le
condizioni
di
vita
e
di
funzionamento
del
governo
della
cosa
pubblica
.
E
allo
stesso
tempo
togliesi
credito
e
prestigio
al
Principato
,
che
dovrebbe
formare
la
spina
dorsale
dell
'
organismo
politico
,
che
dovrebbe
incarnare
l
'
idea
dello
Stato
difensore
,
non
soverchiatore
della
libertà
,
impersonando
l
'
interesse
generale
in
quanto
diventa
condizione
e
mezzo
di
tutela
dell
'
interesse
individuale
del
maggior
numero
e
del
libero
svolgimento
della
personalità
umana
.
Del
Principe
invece
si
vorrebbe
,
dai
nostri
dottrinari
,
fare
un
essere
quasi
ipnotizzato
,
che
dovesse
accettare
tutto
,
sottomettersi
a
tutto
,
non
avere
volontà
né
opinione
propria
,
ma
solo
designare
,
come
un
manometro
automatico
,
nei
momenti
di
crisi
,
quale
è
il
presidente
del
Consiglio
che
si
suppone
debba
e
possa
per
fas
ac
nefas
ottenere
la
maggioranza
dei
voti
dei
deputati
.
Non
si
può
pretendere
che
il
pubblico
abbia
da
considerare
per
novantanove
giorni
su
cento
la
persona
del
Principe
come
un
elemento
inattivo
,
che
non
deve
avere
e
tanto
meno
manifestare
opinioni
né
sentimenti
nell
'
indirizzo
della
cosa
pubblica
,
ma
deve
far
buon
viso
a
qualunque
Gabinetto
possa
strappare
il
consenso
della
Camera
,
e
poi
volere
che
il
centesimo
giorno
,
nei
momenti
più
difficili
e
di
crisi
,
quando
divampano
le
passioni
più
vive
,
quello
stesso
istituto
,
fino
allora
trascurato
e
senza
azione
reale
,
venga
isso
fatto
rispettato
e
venerato
da
tutti
,
come
il
grande
moderatore
dello
Stato
,
avente
chiara
e
sicura
coscienza
della
linea
da
seguire
nell
'
affidare
a
nuove
mani
il
potere
,
e
riscuota
la
cieca
fiducia
e
l
'
assentimento
dell
'
universale
.
Tutto
oggi
dovendo
dipendere
dalla
volontà
della
maggioranza
dei
mandatari
degli
elettori
,
ogni
studio
,
ogni
sforzo
degli
uomini
politici
,
di
coloro
che
di
fatto
hanno
in
mano
il
governo
,
si
riassume
nel
predisporre
gli
organi
dello
Stato
e
tutti
gl
'
istituti
politici
che
da
loro
possono
dipendere
,
in
guisa
da
poter
lusingare
o
costringere
il
responso
degli
elettori
a
seguire
la
via
da
essi
indicata
e
nel
vincolare
intanto
la
volontà
della
maggioranza
della
Camera
con
le
lusinghe
personali
e
con
le
minacce
di
schierare
contro
ogni
singolo
deputato
nel
suo
Collegio
tutta
la
batteria
delle
influenze
governative
ed
ufficiali
.
E
d
'
altro
canto
ogni
studio
,
ogni
sforzo
dei
singoli
deputati
si
concentra
nell
'
assicurarsi
la
rielezione
,
cioè
nel
soddisfare
lì
per
lì
in
qualsiasi
modo
il
maggior
numero
di
interessi
e
di
brame
dei
singoli
elettori
.
Onde
disprezzo
dell
'
elettore
pel
deputato
,
di
cui
si
serve
e
che
lo
serve
;
disprezzo
della
Nazione
pel
Governo
,
e
per
le
istituzioni
stesse
di
cui
esso
è
il
prodotto
visibile
.
Ogni
idealità
di
Stato
viene
a
mancare
;
ogni
tradizione
di
governo
rimane
interrotta
;
il
principio
dell
'
autorità
perde
ogni
prestigio
;
e
la
Nazione
si
disamora
sempre
più
degli
ordinamenti
che
la
reggono
,
condannando
tutto
e
tutti
in
massa
,
e
persone
,
e
istituti
,
e
princìpi
.
I
Governi
misti
,
complessi
,
composti
di
vari
istituti
autonomi
,
con
attribuzioni
proprie
e
distinte
,
presuppongono
,
per
la
regolare
loro
azione
,
che
ciascun
potere
,
ciascun
istituto
vigili
alla
conservazione
dei
propri
diritti
ed
alla
integrità
delle
funzioni
affidategli
.
In
Italia
invece
,
lo
ripeto
,
è
sorto
un
potere
nuovo
,
parassita
e
ibrido
,
dallo
Statuto
non
contemplato
,
il
quale
facendosi
strumento
e
sgabello
delle
pretese
dottrinarie
e
delle
crescenti
usurpazioni
della
Camera
dei
deputati
,
che
vorrebbe
arrogare
a
sé
sola
il
diritto
di
parlare
come
interprete
della
volontà
della
nazione
,
è
riuscito
col
dichiararsi
a
sua
volta
la
emanazione
legittima
e
autorizzata
della
rappresentanza
nazionale
,
ad
una
progressiva
ed
effettiva
usurpazione
di
quasi
tutte
le
funzioni
normali
della
Corona
,
facendone
altrettante
funzioni
direttamente
da
sé
dipendenti
,
e
tende
sempre
più
a
mettere
nell
'
ombra
il
Principe
;
mentre
al
tempo
stesso
ha
,
d
'
altro
canto
,
snaturate
o
distrutte
le
funzioni
proprie
della
Camera
elettiva
.
La
Camera
,
avendo
voluto
invadere
le
competenze
altrui
e
governare
,
è
venuta
invece
a
perdere
anche
di
fatto
l
'
esercizio
libero
delle
stesse
funzioni
legislative
,
attribuitele
dallo
Statuto
;
e
si
trova
,
ogni
giorno
più
,
mancipia
del
Ministero
.
Intanto
la
gran
massa
del
pubblico
,
impensierita
e
sfiduciata
,
si
dà
sempre
più
in
braccio
ai
rivoluzionari
e
ai
sognatori
promettitori
di
cure
miracolose
e
ai
ciurmatori
promettitori
dell
'
età
dell
'
oro
,
oppure
ai
clericali
promettitori
del
regno
di
Dio
mediante
il
governo
de
'
suoi
ministri
.
Forte
della
lettera
e
dello
spirito
dello
Statuto
,
la
Nazione
si
rivolge
al
Sovrano
e
gli
dice
:
«
Maestà
,
vigilate
a
mantenere
integre
le
funzioni
affidatevi
,
e
che
i
successivi
Ministeri
hanno
lasciato
che
Vi
fossero
usurpate
o
hanno
cercato
di
carpirvi
.
A
Voi
solo
spetta
il
potere
esecutivo
.
A
Voi
solo
spetta
la
nomina
o
la
revoca
dei
ministri
che
debbono
controfirmare
e
rispondere
dei
Vostri
atti
di
governo
.
La
Nazione
guarda
a
Voi
e
fida
in
Voi
,
sicura
da
un
lato
che
non
toccherete
ad
alcuna
libertà
e
non
ritirerete
mai
alcun
diritto
dal
Vostro
glorioso
avo
largito
o
delegato
ad
altri
;
ma
non
meno
desiderosa
dall
'
altro
che
conserviate
viva
ed
integra
l
'
istituzione
madre
,
che
ci
rappresenta
la
difesa
dell
'
interesse
generale
della
patria
.
Sire
,
vegliate
!
l
'
interesse
Vostro
è
sopratutto
interesse
nostro
,
interesse
di
tutti
,
interesse
dell
'
Italia
»
.
Non
meno
del
socialismo
,
il
Principato
liberale
contiene
il
concetto
elevato
e
preponderante
dello
Stato
,
all
'
infuori
di
ogni
elezione
di
classe
.
E
di
fronte
alla
Chiesa
invadente
,
rappresenta
,
oltre
la
ferma
difesa
della
moralità
sociale
,
la
libertà
della
coscienza
individuale
,
l
'
indipendenza
sicura
del
pensiero
;
garantisce
i
diritti
di
tutti
i
culti
,
di
tutte
le
opinioni
,
e
la
piena
esplicazione
delle
facoltà
individuali
pel
cittadino
,
in
tutte
le
funzioni
essenziali
della
vita
civile
;
assicura
la
tutela
degli
interessi
materiali
come
del
progresso
civile
della
nazione
.
Per
contrapporsi
al
socialismo
di
piazza
ed
al
clericalismo
oscurantista
il
Principato
nostro
,
che
s
'
immedesima
col
concetto
della
patria
nazionale
ed
impersona
insieme
il
principio
della
libertà
individuale
,
garantita
invece
che
soffocata
dall
'
azione
dello
Stato
,
ci
porge
una
idealità
atta
a
servire
di
punto
di
raccolta
,
di
nucleo
attorno
a
cui
stringerci
,
in
mezzo
al
rapido
avvicendarsi
degli
uomini
e
dei
gruppi
al
potere
,
ed
al
turbinio
delle
loro
momentanee
passioni
e
rancori
.
Vogliamo
noi
un
'
Italia
clericale
,
liberale
-
temperata
,
o
radicale
-
socialista
?
Tra
non
molto
bisognerà
scegliere
fra
le
tre
cose
.
Gli
elementi
liberali
temperati
,
col
loro
credo
troppo
individualista
per
la
lotta
quotidiana
,
si
trovano
nella
condirezione
dei
corpi
di
volontari
di
fronte
agli
eserciti
permanenti
dei
partiti
estremi
.
Questi
o
mediante
l
'
ordinamento
ecclesiastico
,
che
scende
fino
ai
parroci
e
si
vale
delle
mille
forme
di
associazione
e
di
confraternite
fra
loro
collegate
,
o
mediante
le
Società
operaie
,
di
mutuo
soccorso
,
di
consumo
,
di
produzione
,
e
pur
troppo
con
l
'
aiuto
non
infrequente
degli
impiegati
governativi
e
comunali
,
hanno
sempre
pronti
i
quadri
per
la
mobilitazione
in
guerra
.
Onde
spesso
vediamo
gli
eserciti
folla
dei
partiti
temperati
liberali
,
sgominati
dalle
schiere
,
più
ristrette
di
numero
,
ma
compatte
e
disciplinate
,
dei
loro
avversari
.
In
queste
condizioni
,
il
dividere
normalmente
e
stabilmente
il
partito
liberale
,
temperato
in
due
frazioni
che
combattendo
perpetuamente
tra
loro
s
'
indeboliscano
a
vicenda
e
si
annullino
,
equivale
a
metterlo
nella
impotenza
,
non
che
di
combattere
contro
le
altre
due
schiere
riunite
,
di
nemmeno
poter
avere
una
voce
predominante
negli
accordi
o
nelle
transazioni
che
facesse
con
l
'
una
o
con
l
'
altra
parte
.
Noi
siamo
,
anche
da
soli
,
i
più
forti
e
numerosi
,
o
per
meglio
dire
lo
saremmo
se
sapessimo
stare
uniti
ed
organizzarci
;
se
sapessimo
considerare
la
realtà
delle
cose
e
non
solo
pascerci
di
teorie
stereotipate
tolte
dai
libri
forestieri
;
se
sapessimo
mettere
da
banda
le
discordie
e
le
gare
personali
e
stringerci
compatti
intorno
alla
grande
idea
civile
e
liberale
rappresentata
dalla
monarchia
italiana
di
Casa
Savoia
;
se
sapessimo
scuotere
l
'
inerzia
che
ci
paralizza
,
la
mancanza
di
fede
e
di
coraggio
morale
;
se
sapessimo
essere
sinceri
nell
'
esprimere
la
nostra
volontà
e
virilmente
risoluti
nell
'
attuarla
.
Vorrei
che
la
mia
voce
potesse
chiamare
a
raccolta
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
,
liberali
e
conservatori
a
un
tempo
,
perché
si
organizzasse
un
grande
partito
che
,
per
combattere
efficacemente
il
socialismo
ed
il
clericalismo
,
si
proponga
come
programma
immediato
la
delimitazione
delle
funzioni
dei
vari
poteri
dello
Stato
,
e
lo
svolgimento
degli
uffici
della
Corona
,
restituendole
i
diritti
sanciti
dal
patto
fondamentale
votato
nei
plebisciti
che
costituirono
il
Regno
d
'
Italia
.
Non
intendo
affatto
spingere
ad
alcun
cesarismo
o
governo
autocratico
senza
freno
né
sindacato
,
né
ad
alcuna
forma
di
despotismo
o
di
governo
assoluto
.
Vogliamo
la
monarchia
liberale
e
rappresentativa
dello
Statuto
,
col
Monarca
principe
effettivo
ed
attivo
,
non
consegnato
bendato
nelle
mani
di
un
maire
du
palais
che
si
chiami
il
presidente
del
Consiglio
.
La
Camera
elettiva
e
il
Senato
vitalizio
debbono
cooperare
attivamente
alla
legislazione
,
ed
inoltre
sindacare
sempre
,
discutere
e
frenare
gli
atti
e
l
'
indirizzo
del
Governo
,
mediante
la
loro
azione
tanto
sui
ministri
responsabili
,
quanto
sulle
leggi
e
sui
bilanci
da
loro
presentati
.
Ma
essi
non
debbono
esercitare
,
né
direttamente
né
per
mezzo
di
uno
o
più
loro
delegati
,
il
potere
esecutivo
,
che
è
di
esclusiva
competenza
del
Principe
;
il
quale
a
sua
volta
,
come
ogni
altro
potere
o
persona
,
è
subordinato
alla
legge
,
nella
formazione
della
quale
concorre
anch
'
egli
,
col
diritto
di
proposta
e
col
diritto
di
sanzione
.
Non
ho
inteso
nel
presente
scritto
far
allusione
o
rivolgere
accuse
all
'
attuale
Ministero
,
più
che
muovere
rimproveri
a
quelli
passati
.
Ho
inteso
rilevare
ed
analizzare
una
trasformazione
che
si
è
andata
svolgendo
nelle
nostre
istituzioni
,
e
che
parmi
essere
stata
una
delle
principali
cause
della
loro
progressiva
decadenza
,
trasformazione
che
trova
la
sua
espressione
nella
formula
:
«
Il
Re
regna
e
non
governa
»
,
ed
è
in
aperta
contraddizione
con
quanto
lo
Statuto
vuole
e
la
Nazione
attende
,
per
la
conservazione
delle
istituzioni
libere
in
Italia
.