StampaPeriodica ,
"
Livellare
la
cultura
iniziale
dei
lavoratori
dice
Emmeg
su
L
'
Ordine
Corporativo
significa
troppo
o
troppo
poco
?
questione
di
altezza
sulla
quale
deve
giungere
la
base
comune
.
Ma
poi
,
è
proprio
indispensabile
,
per
conferire
unicità
di
valutazione
morale
a
tutti
i
mestieri
e
a
tutte
le
professioni
,
renderne
quasi
indifferente
la
scelta
?
Quando
un
giovane
,
completata
la
sua
preparazione
spirituale
,
è
rimasto
persuaso
che
il
mestiere
del
muratore
vale
,
moralmente
,
la
professione
del
ragioniere
,
non
corre
il
rischio
di
aver
perduto
del
tempo
prezioso
se
si
decide
per
il
primo
?
Non
è
sufficiente
che
l
'
unicità
di
valutazione
sia
nella
concezione
di
vita
del
Fascismo
nel
giudizio
,
cioè
,
della
società
di
cui
quel
giovane
fa
parte
?
"
Questo
a
proposito
di
una
nostra
nota
sui
Littoriali
del
Lavoro
,
pubblicata
sul
Bargello
del
3
Maggio
XIV
e
nella
quale
,
dopo
aver
esposto
come
per
varii
motivi
sarebbe
augurabile
che
i
detti
Littoriali
si
svolgessero
su
un
terreno
di
discussione
anziché
di
prova
pratica
,
finivamo
col
dichiarare
che
dovrebbe
essere
nostra
aspirazione
a
realizzare
una
vita
sociale
che
rendesse
indifferente
per
un
giovane
la
scelta
della
professione
dal
muratore
all
'
ingegnere
.
Già
il
nostro
direttore
ci
aveva
,
quasi
nelLo
stesso
senso
,
dato
sulla
voce
.
E
noi
troviamo
la
questione
troppo
importante
anche
se
in
apparenza
peregrina
,
per
non
tornarci
sopra
e
cercare
di
spiegarci
meglio
.
(
E
la
spiegazione
valga
anche
per
altri
come
l
'
Eja
di
Ascoli
che
si
sono
interessati
dell
'argomento.)
Condizioni
di
vita
sociale
,
abbiamo
detto
,
in
cui
sia
indifferente
,
compiuti
gli
studi
,
mettersi
a
fare
l
'
una
o
l
'
altra
professione
.
Presupponiamo
dunque
,
anzitutto
,
una
unicità
di
cultura
.
Non
però
nel
senso
,
naturalmente
,
che
chi
si
mette
a
fare
il
muratore
si
trovi
in
grado
di
poter
senz
'
altro
esercitare
,
volendo
,
la
professione
dell
'
ingegnere
.
Bisogna
distinguere
tra
cultura
come
preparazione
spirituale
e
cultura
come
specializzazione
professionale
.
Dicendo
unicità
di
cultura
noi
ci
riferiamo
alla
prima
.
Nel
sistema
vigente
di
istruzione
pubblica
,
nonostante
i
suoi
vari
e
antichi
difetti
di
superficialismo
,
si
può
del
resto
individuare
un
punto
a
partir
dal
quale
la
cultura
somministrata
finisce
di
valere
come
preparazione
spirituale
e
diventa
specializzazione
professionale
.
Naturalmente
lasciamo
stare
le
scuole
di
tipo
tecnico
che
,
a
nostro
parere
,
sono
soltanto
dei
disgraziati
tentativi
di
permettere
a
dei
piccoli
ambiziosi
di
cavarsela
borghesemente
con
la
vita
senza
preparazione
spirituale
di
nessun
genere
;
e
ci
limitiamo
a
considerare
come
scuole
pressapoco
degne
della
loro
funzione
quelle
di
tipo
classico
.
Seguendo
il
corso
di
esse
si
vede
che
fino
al
momento
in
cui
dal
Liceo
si
passa
all
'
Università
la
cultura
è
uguale
sia
per
i
futuri
medici
che
per
i
futuri
ingegneri
o
avvocati
,
non
ha
,
cioè
,
nulla
di
particolarmente
preparatorio
alla
professione
del
medico
,
o
dell
'
avvocato
,
o
dell
'
ingegnere
.
È
sì
cultura
preparatoria
,
in
un
certo
senso
,
a
tutte
le
professioni
in
genere
,
ma
è
soprattutto
cultura
che
apre
possibilità
extraprofessionali
:
di
gusto
,
di
letture
,
di
conoscenza
,
di
comprensione
umana
.
Ora
,
non
sarebbe
tanto
di
guadagnato
per
gli
individui
e
per
la
collettività
(
forse
soprattutto
per
la
collettività
)
che
le
medesime
possibilità
extraprofessionali
venissero
aperte
oltre
che
ai
futuri
medici
,
ingegneri
,
avvocati
,
ai
futuri
muratori
,
meccanici
,
contadini
?
Nulla
vieta
,
ai
fini
del
lavoro
intellettuale
,
che
il
medico
,
l
'
ingegnere
,
l
'
avvocato
,
non
abbiano
,
culturalmente
parlando
,
in
più
degli
altri
cittadini
e
degli
stessi
operai
e
contadini
,
che
le
pure
e
semplici
cognizioni
professionali
.
Nulla
vieta
,
ai
fini
del
lavoro
manuale
,
che
operai
e
contadini
conoscano
le
lingue
,
apprezzino
l
'
Ariosto
e
il
Leopardi
,
si
trovino
in
grado
di
capire
domani
,
secondo
la
loro
intelligenza
,
un
quadro
,
un
libro
,
una
musica
,
l
'
idea
politica
,
una
questione
di
economia
.
Nulla
lo
vieta
se
non
il
filisteismo
che
si
è
convenuto
di
chiamar
borghese
che
quanto
più
vede
in
basso
il
lavoro
manuale
tanto
più
crede
elevato
,
il
lavoro
intellettuale
.
Si
osserverà
:
ma
se
tutti
dovranno
raggiungere
un
grado
tale
di
cultura
per
cui
solo
con
due
o
tre
anni
di
studi
ulteriori
si
potrà
diventare
medici
o
ingegneri
anziché
fermarsi
ad
essere
operai
o
contadini
,
non
sarà
indifferente
fermarsi
a
operai
o
contadini
e
non
diventare
medici
o
ingegneri
.
Niente
affatto
!
Si
verrebbe
ad
una
eguaglianza
di
condizione
morale
(
e
,
si
capisce
,
con
giusta
opportuna
perequazione
economica
)
tra
lavoro
manuale
e
lavoro
intellettuale
per
cui
non
solo
sarebbe
indifferente
la
scelta
della
professione
,
ma
per
cui
tutta
la
vita
sociale
salirebbe
a
un
piano
superiore
,
e
precisamente
al
piano
su
cui
oggi
si
trova
la
vita
degli
artisti
...
La
gente
sarebbe
disinteressata
a
fare
l
'
ingegnere
,
il
medico
,
l
'
avvocato
come
oggi
è
disinteressata
a
fare
lo
scrittore
,
il
pittore
,
il
musicista
.
Non
si
farebbe
l
'
ingegnere
se
non
per
la
pura
e
semplice
vocazione
di
far
l
'
ingegnere
.
Non
si
farebbe
il
medico
se
non
per
la
pura
e
semplice
vocazione
di
fare
il
medico
.
E
così
via
...
Con
il
che
,
crediamo
anche
di
rispondere
all
'
obbiezione
del
nostro
direttore
dove
diceva
:
che
la
cultura
non
può
non
esser
"
patrimonio
di
pochi
che
vi
si
dedichino
in
modo
diverso
dai
più
.
"
Sarebbero
pur
sempre
pochi
coloro
che
la
vocazione
porterebbe
a
coltivare
una
data
scienza
,
una
data
disciplina
in
un
modo
speciale
,
"
diverso
dai
più
!
"
Anzi
qualcuno
può
temere
che
sarebbero
tanto
pochi
da
obbiettarmi
:
o
non
si
corre
il
rischio
di
non
avere
abbastanza
medici
,
abbastanza
ingegneri
,
una
volta
che
la
gente
non
avrà
che
il
pungolo
della
vocazione
a
farla
decidere
di
abbracciare
una
professione
difficile
anziché
un
mestiere
facile
?
Acuta
obbiezione
.
Ma
se
si
pensa
"
quanta
più
gente
(
oggigiorno
costretta
dalle
contingenze
a
non
levare
lo
sguardo
oltre
i
limiti
del
lavoro
manuale
)
si
troverebbe
in
grado
di
avvertire
il
pungolo
della
vocazione
,
ogni
timore
in
proposito
scompare
.
La
nostra
aspirazione
non
ci
sembra
dunque
lasciar
prevedere
che
conseguenze
positive
:
la
fine
del
professionalismo
ereditario
,
la
fine
del
filisteismo
intellettuale
,
lo
sbloccamento
di
troppo
chiuse
categorie
della
cosiddetta
borghesia
;
e
se
consideriamo
che
è
da
tener
d
'
occhio
come
un
pericolo
del
corporativismo
:
di
vedere
certe
categorie
qualificative
finora
borghesi
perdere
l
'
unico
loro
pregio
(
quello
di
essere
categorie
classi
aperte
)
e
trasformarsi
in
inaccessibili
classi
chiuse
,
riteniamo
che
nutrire
una
simile
aspirazione
,
agire
in
funzione
di
essa
,
proporsene
la
realizzazione
in
un
periodo
educativo
magari
trentennale
,
potrebbe
essere
utile
.