Narrativa ,
Il
lettore
non
troverà
,
in
questo
libro
,
né
il
romanzo
,
né
la
storia
.
Sono
ricordi
personali
,
riordinati
alla
meglio
e
limitati
ad
un
anno
,
fra
i
quattro
di
guerra
ai
quali
ho
preso
parte
.
Io
non
ho
raccontato
che
quello
che
ho
visto
e
mi
ha
maggiormente
colpito
.
Non
alla
fantasia
ho
fatto
appello
,
ma
alla
mia
memoria
;
e
i
miei
compagni
d
'
arme
,
anche
attraverso
qualche
nome
trasformato
,
riconosceranno
facilmente
uomini
e
fatti
.
Io
mi
sono
spogliato
anche
della
mia
esperienza
successiva
e
ho
rievocato
la
guerra
così
come
noi
l
'
abbiamo
realmente
vissuta
,
con
le
idee
e
i
sentimenti
d
'
allora
.
Non
si
tratta
quindi
di
un
lavoro
a
tesi
:
esso
vuole
essere
solo
una
testimonianza
italiana
della
grande
guerra
.
Non
esistono
,
in
Italia
,
come
in
Francia
,
in
Germania
o
in
Inghilterra
,
libri
sulla
guerra
.
E
anche
questo
non
sarebbe
stato
mai
scritto
,
senza
un
periodo
di
riposo
forzato
.
Clavadel
Davos
,
Aprile
1937
.
J
'
ai
plus
de
souvenirs
que
si
j
'
avais
mille
ans
.
Baudelaire
I
Alla
fine
maggio
1916
,
la
mia
Brigata
-
reggimenti
399°
e
400°
-
stava
ancora
sul
Carso
.
Sin
dall
'
inizio
della
guerra
,
essa
aveva
combattuto
solo
su
quel
fronte
.
Per
noi
,
era
ormai
diventato
insopportabile
.
Ogni
palmo
di
terra
ci
ricordava
un
combattimento
o
la
tomba
di
un
compagno
caduto
.
Non
avevamo
fatto
altro
che
conquistare
trincee
,
trincee
e
trincee
.
Dopo
quella
dei
"
gatti
rossi
"
,
era
venuta
quella
dei
"
gatti
neri
"
,
poi
quella
dei
"
gatti
verdi
"
.
Ma
la
situazione
era
sempre
la
stessa
.
Presa
una
trincea
,
bisognava
conquistarne
un
'
altra
.
Trieste
era
sempre
là
,
di
fronte
al
golfo
,
alla
stessa
distanza
,
stanca
.
La
nostra
artiglieria
non
vi
aveva
voluto
tirare
un
sol
colpo
.
Il
duca
d
'
Aosta
,
nostro
comandante
d
'
armata
,
la
citava
ogni
volta
,
negli
ordini
del
giorno
e
nei
discorsi
,
per
animare
i
combattenti
.
Il
principe
aveva
scarse
capacità
militari
,
ma
grande
passione
letteraria
.
Egli
e
il
suo
capo
di
stato
maggiore
si
completavano
.
Uno
scriveva
i
discorsi
e
l
'
altro
li
parlava
.
Il
duca
li
imparava
a
memoria
e
li
recitava
,
in
forma
oratoria
da
romano
antico
,
con
dizione
impeccabile
.
Le
grandi
cerimonie
piuttosto
frequenti
,
erano
espressamente
preparate
per
queste
dimostrazioni
oratorie
.
Disgraziatamente
,
il
capo
di
stato
maggiore
non
era
uno
scrittore
.
Sicché
,
malgrado
tutto
,
nella
stima
dell
'
armata
,
guadagnava
più
la
memoria
del
generale
nel
recitare
i
discorsi
che
il
talento
del
suo
capo
di
stato
maggiore
nello
scriverli
.
Il
generale
aveva
anche
una
bella
voce
.
A
parte
questo
,
egli
era
abbastanza
impopolare
.
In
un
pomeriggio
di
maggio
,
ci
arrivò
la
notizia
che
il
duca
aveva
disposto
,
in
premio
di
tanti
sacrifici
sofferti
dalla
brigata
,
di
mandarci
a
riposo
,
nelle
retrovie
,
per
alcuni
mesi
.
E
poiché
la
notizia
era
stata
seguita
dall
'
ordine
di
tenerci
pronti
per
ricevere
il
cambio
da
un
'
altra
brigata
,
essa
non
poteva
essere
che
vera
.
I
soldati
l
'
accolsero
con
tripudio
e
acclamarono
al
duca
.
Essi
s
'
accorgevano
finalmente
che
vi
era
qualche
vantaggio
ad
avere
per
comandante
d
'
armata
un
principe
di
casa
reale
.
Solo
lui
avrebbe
potuto
concedere
un
riposo
così
lungo
e
lontano
dal
fronte
.
Fino
ad
allora
,
i
turni
di
riposo
li
avevano
passati
a
pochi
chilometri
dalle
trincee
,
sotto
il
tiro
delle
artiglierie
nemiche
.
Il
cuoco
del
comandante
la
divisione
aveva
detto
all
'
attendente
del
colonnello
,
e
la
voce
si
era
diffusa
in
un
baleno
,
che
il
duca
voleva
che
il
riposo
lo
si
passasse
in
una
città
.
Per
la
prima
volta
,
durante
tutta
la
guerra
,
egli
cominciava
a
diventare
popolare
.
Le
voci
più
simpatiche
corsero
subito
su
di
lui
,
e
la
notizia
ch
'
egli
si
fosse
seriamente
disputato
con
il
generale
Cadorna
,
per
difendere
la
nostra
brigata
,
fece
,
accreditata
,
il
giro
dei
reparti
.
La
brigata
ricevette
il
cambio
e
,
la
notte
stessa
,
scendemmo
in
pianura
.
In
due
tappe
fummo
ad
Aiello
,
piccola
cittadina
,
non
lontana
dalle
vecchie
frontiere
.
La
nostra
gioia
non
aveva
limiti
.
Finalmente
,
si
viveva
!
Quanti
progetti
in
testa
!
Dopo
Aiello
,
sarebbe
venuta
la
grande
città
.
Udine
,
chi
sa
?
Entrammo
ad
Aiello
,
all
'
ora
del
primo
rancio
.
In
testa
,
era
il
mio
battaglione
,
il
3°
,
che
marciava
con
la
12a
compagnia
in
testa
.
La
12a
era
comandata
da
un
ufficiale
di
cavalleria
,
il
tenente
di
complemento
Grisoni
.
Egli
era
stato
ufficiale
d
'
ordinanza
del
nostro
comandante
di
brigata
.
Morto
questi
,
in
seguito
ad
una
ferita
di
granata
,
egli
era
voluto
rimanere
nella
brigata
e
prestava
servizio
nel
mio
battaglione
.
Come
ufficiale
di
cavalleria
,
non
poteva
essere
assegnato
ad
un
reparto
di
fanteria
;
ma
il
comandante
generale
della
cavalleria
gli
aveva
accordato
un
'
autorizzazione
speciale
,
con
il
diritto
di
conservare
ordinanza
e
cavallo
.
Egli
era
conosciuto
in
tutta
la
brigata
.
Il
21
agosto
del
`15
,
con
quaranta
volontari
,
aveva
attaccato
di
sorpresa
e
conquistato
"
il
dente
del
groviglio
"
,
solida
trincea
avanzata
,
difesa
da
un
battaglione
di
ungheresi
.
L
'
azione
era
stata
di
un
'
audacia
estrema
.
Ma
egli
era
divenuto
celebre
per
un
'
altra
impresa
.
Una
sera
,
mentre
stavamo
a
riposo
,
dopo
aver
bevuto
e
frammischiato
,
senza
eccessiva
misura
,
alcuni
vini
di
Piemonte
,
a
cavallo
,
era
penetrato
,
egualmente
di
sorpresa
,
nella
sala
di
mensa
,
in
cui
pranzava
il
colonnello
con
gli
ufficiali
del
comando
del
reggimento
.
Egli
non
aveva
pronunciato
una
sola
parola
,
ma
il
cavallo
,
che
sembrava
conoscere
perfettamente
le
gerarchie
militari
,
aveva
lungamente
caracollato
e
nitrito
attorno
al
colonnello
.
Per
questo
fatto
,
diversamente
apprezzato
,
poco
era
mancato
che
non
fosse
rimandato
alla
sua
Arma
.
Il
battaglione
sfilava
,
al
passo
,
di
fronte
alla
piazza
del
municipio
.
Là
,
erano
il
comandante
della
brigata
,
il
comandante
dei
reggimento
e
le
autorità
civili
della
città
.
La
compagnia
di
testa
,
per
quattro
,
marciava
,
marziale
.
I
soldati
erano
infangati
,
ma
quella
tenuta
da
trincea
rendeva
più
solenne
la
parata
.
Arrivato
all
'
altezza
delle
autorità
,
il
tenente
Grisoni
si
drizzò
sulle
staffe
e
,
rivolto
alla
compagnia
,
comandò
:
-
Attenti
a
sinistra
!
Era
il
saluto
al
comandante
di
Brigata
.
Ma
era
anche
il
segnale
convenuto
perché
il
1°
plotone
entrasse
in
azione
.
Immediatamente
,
si
svelò
tutta
una
fanfara
accuratamente
organizzata
.
Una
tromba
,
fatta
con
una
grande
caffettiera
di
latta
,
squillò
il
segnale
d
'
attenti
cui
rispose
l
'
accordo
degli
strumenti
più
svariati
.
Erano
tutti
strumenti
improvvisati
.
Abbondavano
quelli
che
facevano
maggior
chiasso
per
accompagnare
il
passo
.
I
piatti
erano
rappresentati
da
coperchi
di
gavetta
.
I
tamburi
erano
avanzi
di
vecchie
ghirbe
di
salmeria
,
fuori
uso
,
sapientemente
adattate
.
Pistoni
,
clarini
e
flauti
erano
ricavati
dai
pugni
chiusi
,
in
cui
gli
specialisti
,
aprendo
ora
un
dito
,
ora
l
'
altro
,
sapevano
soffiare
nelle
forme
più
efficaci
.
Ne
risultava
un
insieme
mirabile
di
musicata
allegria
di
guerra
.
Il
comandante
di
brigata
s
'
accigliò
,
ma
infine
sorrise
.
Uomo
ragionevole
,
non
trovò
sconveniente
che
soldati
,
vissuti
nel
fango
e
nel
fuoco
tutto
l
'
anno
,
si
permettessero
un
simile
svago
,
per
quanto
non
regolamentare
.
Tutto
il
reggimento
s
'
accantonò
ad
Aiello
.
Nel
pomeriggio
,
il
sindaco
offerse
,
agli
ufficiali
,
una
bicchierata
ed
un
discorso
.
Egli
lesse
con
voce
tremante
:
-
Grande
onore
è
per
me
,
ecc
.
ecc
.
Nella
guerra
gloriosa
che
il
popolo
italiano
combatte
sotto
il
comando
geniale
ed
eroico
di
Sua
Maestà
il
re
...
Alla
parola
re
,
come
era
d
'
obbligo
,
noi
ci
mettemmo
in
posizione
d
'
attenti
,
con
grande
e
simultaneo
strepito
di
tacchi
e
di
speroni
.
Nell
'
aula
municipale
,
il
fulmineo
frastuono
di
quel
saluto
militare
,
rimbombò
come
uno
sparo
d
'
armi
da
fuoco
.
Il
sindaco
,
civile
profano
,
non
immaginava
che
quel
suo
modesto
accenno
al
sovrano
potesse
provocare
una
dimostrazione
così
fragorosa
di
lealtà
costituzionale
.
Era
un
uomo
distinto
e
,
con
preavviso
,
egli
non
avrebbe
mancato
certamente
di
apprezzare
,
nella
sua
giusta
misura
,
un
simile
atto
patriottico
.
Ma
,
preso
così
,
alla
sprovvista
,
ebbe
un
sussulto
e
spiccò
un
leggero
salto
che
lo
elevò
di
alcuni
centimetri
al
di
sopra
della
sua
statura
.
Egli
si
era
fatto
pallido
.
Rivolse
lo
sguardo
incerto
al
gruppo
degli
ufficiali
,
immobili
,
e
attese
.
Il
foglio
del
discorso
scritto
gli
era
caduto
dalle
mani
e
giaceva
,
come
un
colpevole
,
ai
suoi
piedi
.
Il
colonnello
ebbe
un
onesto
sorriso
di
compiacimento
,
soddisfatto
di
veder
marcata
,
sia
pure
in
modo
provvisorio
,
la
superiorità
dell
'
autorità
militare
sull
'
autorità
civile
.
Con
un
'
espressione
di
contenuta
fierezza
,
che
invano
si
sforzerebbe
di
ostentare
chi
non
abbia
avuto
,
per
lungo
tempo
,
comando
di
truppe
,
egli
portò
lo
sguardo
dal
sindaco
a
noi
e
da
noi
al
sindaco
,
e
,
per
quel
briciolo
di
malvagità
che
serpeggia
nel
cuore
degli
uomini
più
miti
,
pensò
d
'
impressionare
ancora
di
più
il
sindaco
.
Egli
comandò
:
-
Signori
ufficiali
,
viva
il
re
!
-
Viva
il
re
!
-
ripetemmo
noi
,
urlando
la
frase
come
un
monosillabo
.
Contrariamente
alla
sua
aspettativa
,
il
sindaco
non
batté
ciglio
e
gridò
con
noi
.
Il
sindaco
era
uomo
di
mondo
.
Ormai
padrone
di
sé
,
raccolto
il
foglio
,
continuava
il
discorso
:
-
Noi
vinceremo
,
perché
ciò
è
scritto
nel
libro
del
destino
...
Dove
fosse
quel
libro
,
certo
,
nessuno
di
noi
,
compreso
il
sindaco
,
lo
sapeva
.
E
,
ancora
meno
,
che
cosa
fosse
scritto
in
quel
libro
irreperibile
.
La
frase
tuttavia
non
sollevò
particolare
reazione
.
L
'
attenzione
fu
invece
notevole
per
quest
'
altro
passaggio
:
-
La
guerra
non
è
così
dura
come
noi
la
immaginiamo
.
Questa
mattina
,
quando
ho
visto
entrare
nella
città
i
vostri
soldati
in
festa
,
accompagnati
dal
suono
della
fanfara
più
gioconda
che
si
possa
mai
concepire
,
ho
capito
,
e
tutta
la
popolazione
l
'
ha
capito
con
me
,
che
la
guerra
ha
le
sue
belle
attrattive
...
Il
tenente
di
cavalleria
salutò
,
facendo
tintinnare
gli
speroni
,
come
se
il
complimento
fosse
rivolto
particolarmente
a
lui
.
Il
sindaco
continuò
:
-
Belle
e
sublimi
attrattive
.
Infelice
colui
che
non
le
sente
!
Perché
,
o
signori
,
sì
,
bello
è
morire
per
la
patria
...
Quest
'
accenno
non
piacque
a
nessuno
,
neppure
al
colonnello
.
La
sentenza
era
classica
,
ma
il
sindaco
non
era
il
più
indicato
per
farci
apprezzare
,
letterariamente
,
la
bellezza
di
una
morte
,
sia
pure
così
gloriosa
.
La
stessa
forma
,
con
cui
il
sindaco
aveva
accompagnato
l
'
esclamazione
,
era
stata
infelice
.
Sembrava
che
egli
avesse
voluto
dire
:
"
Voi
siete
più
belli
da
morti
che
da
vivi
"
.
Buona
parte
degli
ufficiali
tossì
e
guardò
il
sindaco
con
arroganza
.
Il
tenente
di
cavalleria
scosse
gli
speroni
con
un
gesto
di
irrequietezza
.
Capì
il
sindaco
il
nostro
stato
d
'
animo
?
È
probabile
,
perché
s
'
affrettò
a
concludere
,
inneggiando
al
re
.
Egli
disse
,
precisamente
:
-
Viva
il
nostro
glorioso
re
di
stirpe
guerriera
!
Il
tenente
di
cavalleria
era
il
più
vicino
ad
una
grande
tavola
coperta
di
coppe
di
spumante
.
Rapidamente
,
ne
afferrò
una
ancora
piena
,
la
levò
in
alto
e
gridò
:
-
Viva
il
re
di
coppe
!
Per
il
colonnello
fu
un
colpo
in
pieno
petto
.
Guardò
il
tenente
stupito
,
come
se
non
credesse
ai
suoi
occhi
e
alle
sue
orecchie
.
Guardò
gli
ufficiali
,
per
fare
appello
alla
loro
testimonianza
,
e
disse
,
più
desolato
che
severo
:
-
Tenente
Grisoni
,
anche
oggi
lei
ha
bevuto
troppo
.
Favorisca
abbandonare
la
sala
e
attendere
i
miei
ordini
.
Il
tenente
batté
gli
speroni
,
s
'
irrigidì
sull
'
attenti
,
fece
un
passo
indietro
e
salutò
:
-
Signor
sì
!
E
uscì
,
con
il
frustino
sotto
il
braccio
,
visibilmente
soddisfatto
.
II
Il
capo
coro
intonava
:
"
Quel
mazzolin
di
fiori
...
"
Il
coro
della
compagnia
rispondeva
:
"
Che
vien
dalla
montagna
...
"
E
il
canto
animava
i
soldati
,
affaticati
.
Eravamo
in
marcia
da
tre
giorni
.
L
'
immobilità
della
lunga
vita
sedentaria
sul
Carso
ci
aveva
reso
incapaci
di
grandi
sforzi
.
La
marcia
era
penosa
per
tutti
.
Ci
confortava
solo
il
pensiero
che
saremmo
andati
in
montagna
.
Il
riposo
d
'
Aiello
non
era
durato
neppure
una
settimana
.
Gli
austriaci
avevano
sferrato
la
grande
offensiva
,
fra
il
Pasubio
e
Val
Lagarina
.
Sfondando
il
fronte
a
Cima
XII
,
s
'
affacciavano
sull
'
Altipiano
di
Asiago
.
La
brigata
,
abbandonati
gli
accantonamenti
aveva
percorso
in
treno
la
pianura
veneta
.
Ora
raggiungeva
,
a
marce
forzate
,
le
falde
dell
'
Altipiano
.
Il
coro
si
faceva
più
vivo
,
ma
ciascuno
seguiva
il
corso
dei
suoi
pensieri
.
Era
finita
la
vita
di
trincea
:
ora
si
sarebbe
contrattaccato
,
manovrando
,
ci
avevano
detto
.
E
in
montagna
.
Finalmente
!
Fra
di
noi
,
si
era
sempre
parlato
della
guerra
in
montagna
,
come
di
un
riposo
privilegiato
.
Avremmo
dunque
,
anche
noi
,
visto
alberi
,
foreste
e
sorgenti
,
vallate
ed
angoli
morti
,
che
ci
avrebbero
fatto
dimenticare
,
con
il
grande
riposo
sfumato
,
quella
orribile
petriera
carsica
,
squallida
,
senza
un
filo
di
erba
e
senza
una
goccia
di
acqua
,
tutta
eguale
,
sempre
eguale
,
priva
di
ripari
,
con
solo
qualche
buco
,
le
"
doline
"
,
calamita
dei
tiri
di
artiglieria
di
grosso
calibro
,
in
cui
ci
si
sprofondava
alla
rinfusa
,
uomini
e
muli
,
vivi
e
morti
.
Ci
saremmo
finalmente
potuti
sdraiare
,
nelle
ore
di
ozio
,
e
prendere
il
sole
,
e
dormire
dietro
un
albero
,
senza
esser
visti
,
senza
avere
per
sveglia
una
pallottola
nelle
gambe
.
E
,
dalle
cime
dei
monti
,
avremmo
avuto
,
di
fronte
a
noi
,
un
orizzonte
e
un
panorama
,
in
luogo
degli
eterni
muri
di
trincea
e
dei
reticolati
di
filo
spinato
.
E
ci
saremmo
,
finalmente
,
liberati
da
quella
miserabile
vita
,
vissuta
a
cinquanta
o
a
dieci
metri
dalla
trincea
nemica
,
in
una
promiscuità
feroce
,
fatta
di
continui
assalti
alla
baionetta
o
a
base
di
bombe
a
mano
e
di
colpi
di
fucile
tirati
alle
feritoie
.
Avremmo
finito
d
'
ucciderci
l
'
un
l
'
altro
,
ogni
giorno
,
senza
odio
.
La
manovra
sarebbe
stata
un
'
altra
cosa
.
Una
buona
manovra
,
duecento
,
trecento
mila
prigionieri
,
così
,
in
un
sol
giorno
,
senza
quella
spaventosa
carneficina
generale
,
ma
solo
per
un
geniale
aggiramento
strategico
.
E
chi
sa
,
forse
si
sarebbe
potuto
vincere
e
finirla
per
sempre
con
la
guerra
.
Il
solo
inconveniente
della
manovra
era
che
bisognava
marciare
,
sempre
marciare
.
Un
reggimento
di
cavalleria
ci
traversò
la
strada
e
noi
dovemmo
fermarci
per
lasciarlo
sfilare
.
Beati
loro
che
stavano
a
cavallo
!
Ma
ci
accorgemmo
subito
che
anch
'
essi
erano
stanchi
morti
.
-
La
guerra
dei
signori
,
-
gridavano
i
soldati
ai
lancieri
curvi
sulla
sella
.
-
Beati
voi
,
-
rispondevano
questi
,
-
che
potete
camminare
a
piedi
.
Noi
,
sempre
a
cavallo
,
sempre
a
cavallo
.
Non
poter
marciare
con
le
proprie
gambe
!
Dover
faticare
per
sé
e
poi
per
il
cavallo
.
Che
vita
!
Passato
il
reggimento
di
cavalleria
,
la
compagnia
riprese
il
coro
.
La
strada
,
ora
,
si
faceva
ingombra
di
profughi
.
Sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
non
era
rimasta
anima
viva
.
La
popolazione
dei
Sette
Comuni
si
riversava
sulla
pianura
,
alla
rinfusa
,
trascinando
sui
carri
a
buoi
e
sui
muli
,
vecchi
,
donne
e
bambini
,
e
quel
poco
di
masserizie
che
aveva
potuto
salvare
dalle
case
affrettatamente
abbandonate
al
nemico
.
I
contadini
allontanati
dalla
loro
terra
,
erano
come
naufraghi
.
Nessuno
piangeva
,
ma
i
loro
occhi
guardavano
assenti
.
Era
il
convoglio
del
dolore
.
I
carri
,
lenti
,
sembravano
un
accompagnamento
funebre
.
La
nostra
colonna
cessò
i
canti
e
si
fece
silenziosa
.
Sulla
strada
non
si
sentiva
altro
che
il
nostro
passo
di
marcia
e
il
cigolìo
dei
carri
.
Lo
spettacolo
era
nuovo
per
noi
.
Sul
fronte
del
Carso
,
eravamo
noi
gli
invasori
,
ed
erano
slavi
i
contadini
che
avevano
abbandonato
le
case
,
alla
nostra
avanzata
.
Ma
noi
non
li
avevamo
visti
.
Passò
un
carro
,
più
lungo
degli
altri
.
Sui
due
materassi
di
paglia
stavano
accovacciati
una
vecchia
,
una
giovane
madre
e
due
bambini
.
Un
vecchio
contadino
,
seduto
avanti
,
con
le
gambe
pendoloni
,
guidava
i
buoi
.
Egli
fermò
i
buoi
e
chiese
,
ad
un
soldato
,
tabacco
per
la
pipa
.
-
Fumate
,
nonno
!
-
gli
gridò
il
caporale
che
marciava
in
testa
,
e
,
senza
fermarsi
,
gli
pose
fra
le
mani
tutto
il
suo
tabacco
.
I
soldati
l
'
imitarono
.
Il
vecchio
,
le
mani
ingombre
di
pacchetti
e
di
sigari
,
guardava
,
sorpreso
,
tanta
inaspettata
ricchezza
.
La
colonna
continuava
la
marcia
,
in
silenzio
.
Come
se
un
ordine
fosse
stato
dato
a
tutti
,
i
soldati
che
seguivano
lanciavano
sul
carro
il
loro
tabacco
.
Il
vecchio
chiese
:
-
E
voi
che
fumerete
,
ragazzi
?
La
domanda
ruppe
il
silenzio
.
Per
tutta
risposta
,
uno
intonò
un
'
allegra
canzonetta
del
repertorio
di
marcia
,
e
la
colonna
continuò
in
coro
.
Io
seguivo
con
lo
sguardo
"
zio
Francesco
"
,
che
mi
stava
vicino
.
Era
il
più
vecchio
soldato
della
compagnia
:
aveva
fatta
anche
la
guerra
di
Libia
.
I
compagni
lo
chiamavano
"
zio
Francesco
"
perché
,
oltre
ad
essere
il
più
vecchio
,
era
padre
di
cinque
figli
.
Egli
marciava
al
passo
,
sulla
cadenza
del
coro
,
e
,
come
gli
altri
,
cantava
a
voce
alta
.
Il
passo
era
pesante
,
sotto
il
peso
dello
zaino
.
Sul
suo
volto
,
non
v
'
era
alcuna
espressione
di
gioia
.
Le
parole
allegre
del
canto
uscivano
dalla
sua
bocca
,
estranee
.
"
Zio
Francesco
"
era
una
cosa
,
il
suo
canto
un
'
altra
.
La
testa
china
,
lo
sguardo
fisso
per
terra
,
egli
era
molto
lontano
dalla
marcia
e
dai
suoi
compagni
.
-
Aprite
le
righe
!
-
gridarono
alcuni
dal
centro
della
compagnia
.
-
Passa
il
colonnello
!
Mi
voltai
indietro
.
Il
colonnello
,
seguito
dall
'
aiutante
maggiore
,
a
cavallo
,
passava
in
mezzo
alla
colonna
.
Noi
marciavamo
già
a
righe
aperte
,
per
far
posto
alla
colonna
dei
profughi
;
sulla
strada
v
'
era
poco
spazio
libero
.
Ci
spostammo
ancora
verso
i
margini
della
strada
,
ma
il
colonnello
fu
egualmente
obbligato
a
camminare
a
passo
per
non
urtare
il
cavallo
sui
soldati
o
sui
carri
.
Quando
mi
arrivò
vicino
,
mi
disse
che
era
contento
di
vedere
i
soldati
così
allegri
e
mi
dette
venti
lire
da
distribuire
ai
cantori
.
Mentre
si
allontanava
,
notò
"
zio
Francesco
"
.
L
'
età
,
la
voce
e
l
'
atteggiamento
avevano
richiamato
la
sua
attenzione
.
Mi
chiese
chi
fosse
.
Gli
risposi
che
era
un
contadino
del
sud
e
aggiunsi
qualche
particolare
.
-
Buon
soldato
?
-
chiese
il
colonnello
.
-
Ottimo
,
-
risposi
.
-
Ecco
altre
cinque
lire
,
per
lui
,
per
lui
solo
.
"
Zio
Francesco
"
capi
che
si
parlava
di
lui
,
alzò
gli
occhi
e
continuò
la
marcia
e
il
canto
senza
scomporsi
.
Il
colonnello
gli
batté
la
mano
sulle
spalle
e
si
allontanò
.
La
notizia
del
dono
si
propagò
in
un
attimo
e
il
coro
si
fece
più
vivo
.
"
O
pescator
di
Londra
...
"
,
cantava
il
capo
coro
.
"
Bionda
,
mia
bella
bionda
...
"
,
chiudeva
il
coro
.
"
Zio
Francesco
"
continuava
a
cantare
,
a
capo
chino
e
a
voce
alta
.
Dai
carri
,
i
profughi
ci
guardavano
,
impassibili
.
I
carri
stridevano
sulla
ghiaia
e
facevano
un
accompagnamento
lamentoso
al
coro
gaio
.
Arrivammo
alla
tappa
,
prima
dell
'
imbrunire
.
La
giornata
era
ancora
calda
.
Fuori
dalle
tende
,
i
soldati
,
sdraiati
sull
'
erba
,
riposavano
.
I
più
stanchi
,
le
mani
intrecciate
dietro
la
nuca
,
allungati
e
immobili
,
guardavano
il
cielo
in
fiamme
.
Altri
parlottavano
,
a
voce
bassa
.
Qualcuno
cantava
nenie
del
suo
villaggio
.
Solo
le
sentinelle
si
muovevano
attorno
al
campo
.
I
gruppi
si
rianimarono
quando
un
graduato
ritornò
dal
vivandiere
con
i
fiaschi
del
vino
e
col
tabacco
.
Egli
aveva
speso
tutte
le
venti
lire
.
In
guerra
,
non
si
pensa
al
domani
.
Presto
,
i
fiaschi
girarono
di
mano
in
mano
e
le
voci
si
elevarono
.
-
Alla
salute
del
colonnello
!
-
Alla
salute
del
colonnello
!
Solo
una
voce
giovanile
si
staccò
dalle
altre
,
ostile
:
-
Alla
salute
di
quella
puttana
di
sua
madre
!
I
compagni
protestarono
.
-
E
che
vuoi
,
che
il
colonnello
,
invece
del
vino
,
ti
ficchi
due
palle
in
pancia
?
Inosservato
,
io
guardavo
la
scena
.
Il
soldato
non
rispose
,
rimase
sdraiato
e
non
volle
bere
.
Io
lo
distinsi
subito
e
lo
riconobbi
.
Sicuramente
,
egli
non
aveva
mai
avuto
niente
a
che
fare
con
il
colonnello
.
Pian
piano
,
le
voci
andavano
abbassandosi
.
Ora
parlava
"
zio
Francesco
"
,
grave
,
come
un
patriarca
.
Gli
altri
ascoltavano
,
fumando
.
-
Mai
,
nella
mia
vita
,
io
ho
guadagnato
cinque
lire
in
una
volta
.
Mai
guadagnato
cinque
lire
,
neppure
in
una
settimana
.
Tranne
nel
periodo
della
mietitura
,
falciando
a
cottimo
,
dalla
prima
luce
del
giorno
fino
al
crepuscolo
.
Io
mi
allontanai
,
perché
era
l
'
ora
della
mensa
ufficiali
.
III
Sui
margini
dell
'
Altipiano
,
a
mille
metri
,
v
'
era
il
più
grande
disordine
.
Noi
vi
eravamo
arrivati
,
il
5
giugno
,
per
la
Val
Frenzela
,
partendo
da
Valstagna
,
con
le
misure
di
sicurezza
d
'
avanguardia
,
perché
non
era
chiaro
dove
fossero
i
nostri
e
dove
gli
austriaci
.
Il
reggimento
si
schierò
fra
le
pendici
di
Stoccaredo
e
la
strada
Gallio
Foza
,
e
il
mio
battaglione
prese
posizione
al
Buso
,
minuscolo
villaggio
che
sbarra
lo
sbocco
di
Val
Frenzela
.
Gli
avamposti
furono
collocati
nella
conca
,
verso
Ronchi
,
a
caso
,
sulle
vie
da
cui
potevano
provenire
le
avanguardie
nemiche
.
Sapevamo
solo
che
esse
,
traversata
la
Val
d
'
Assa
e
conquistato
Asiago
,
si
spingevano
innanzi
,
a
ventaglio
,
al
di
qua
di
Gallio
.
Mi
si
diceva
che
,
fra
noi
e
loro
,
vi
fosse
ancora
,
sperduto
,
qualche
reparto
italiano
.
Quello
ch
'
era
certo
è
che
il
nemico
sfruttava
audacemente
il
successo
:
nella
conca
d
'
Asiago
,
numerose
batterie
da
campagna
manovravano
in
pieno
giorno
.
Il
ponte
di
Val
d
'
Assa
,
distrutto
dai
nostri
,
era
stato
ricostruito
dagli
austriaci
in
qualche
giorno
.
Tutta
la
nostra
artiglieria
era
caduta
in
mano
del
nemico
:
noi
non
ne
avevamo
più
,
su
tutto
l
'
Altipiano
,
neppure
un
pezzo
.
Solamente
,
dal
forte
Lisser
,
vecchio
forte
smantellato
fin
dal
1915
,
tiravano
due
pezzi
da
149
,
e
sempre
sui
nostri
.
Fortunatamente
,
gran
parte
delle
granate
non
esplodevano
,
e
noi
non
avemmo
perdite
.
Qualche
giorno
dopo
,
quel
forte
fu
battezzato
,
dai
nostri
corrispondenti
di
guerra
,
il
"
Leone
dell
'
Altipiano
"
.
Il
comandante
del
battaglione
mi
mandò
,
con
un
plotone
,
verso
Stoccaredo
.
Avevo
il
compito
di
prendere
collegamento
con
qualche
reparto
del
nostro
esercito
che
doveva
trovarsi
lassù
,
e
assumere
informazioni
sul
nemico
.
Preoccupato
di
poter
cadere
in
mano
agli
austriaci
,
io
avevo
chiesto
di
avere
con
me
tutta
la
compagnia
:
il
maggiore
mi
voleva
dare
solo
la
scorta
di
una
squadra
.
Fu
adottata
la
via
di
mezzo
ed
avevo
avuto
un
plotone
.
Il
sole
era
già
tramontato
quando
caddi
,
a
nord
di
Stoccaredo
,
su
un
battaglione
del
301
fanteria
.
Lo
comandava
un
tenente
colonnello
,
sulla
cinquantina
,
che
trovai
all
'
aperto
,
seduto
ad
un
tavolino
improvvisato
con
rami
d
'
albero
,
una
bottiglia
di
cognac
in
mano
.
Egli
mi
accolse
molto
gentilmente
e
mi
offrì
un
bicchierino
di
cognac
.
-
Molte
grazie
,
-
dissi
,
-
non
bevo
liquori
.
-
Non
beve
liquori
?
-
mi
chiese
,
preoccupato
,
il
tenente
colonnello
.
Tirò
dal
taschino
della
giubba
un
taccuino
e
scrisse
:
"
Conosciuto
tenente
astemio
in
liquori
.
5
giugno
1916>>
.
Si
fece
ripetere
il
mio
nome
,
che
io
gli
avevo
già
detto
presentandomi
,
e
lo
aggiunse
alla
nota
.
Per
non
perdere
tempo
io
gli
dissi
subito
la
ragione
di
servizio
che
mi
aveva
spinto
fino
a
lui
.
Ma
egli
,
prima
di
rispondermi
,
volle
conoscere
qualche
dettaglio
sulla
mia
vita
e
sui
miei
studi
.
Così
,
seppe
che
ero
ufficiale
di
complemento
,
uscito
dall
'
università
allo
scoppio
della
guerra
.
Ma
era
sempre
la
questione
dei
liquori
che
lo
colpiva
maggiormente
.
-
Appartiene
lei
forse
a
qualche
setta
religiosa
?
-
mi
chiese
.
-
No
,
-
risposi
io
ridendo
.
-
E
perché
mai
?
-
Strano
,
eccezionalmente
strano
.
E
vino
,
ne
beve
?
-
Un
po
'
,
a
tavola
,
così
,
un
po
'
durante
il
pasto
.
Io
ripetei
le
domande
sulle
posizioni
nemiche
e
sui
nostri
.
Ma
egli
non
aveva
fretta
.
Bevette
ancora
un
bicchierino
,
e
mi
accompagnò
,
con
passo
lento
,
ad
un
osservatorio
distante
una
cinquantina
di
metri
,
tenendo
sempre
in
mano
la
bottiglia
e
il
bicchierino
.
Per
distrazione
,
certo
,
perché
,
all
'
osservatorio
,
egli
non
bevette
mai
.
Dall
'
osservatorio
,
si
aveva
ancora
un
panorama
chiaro
,
illuminato
dagli
ultimi
riflessi
del
sole
.
In
fondo
,
a
nord
,
a
una
trentina
di
chilometri
in
linea
d
'
aria
,
Cima
XII
.
Di
fronte
,
la
catena
di
monti
culminante
a
Monte
Zebio
,
le
Creste
di
Gallio
,
e
,
elevato
su
tutti
,
più
a
destra
,
Monte
Fior
.
Fra
noi
e
quelle
cime
,
la
conca
d
'
Asiago
:
più
in
basso
,
proprio
sotto
di
noi
,
la
più
piccola
conca
di
Ronchi
.
-
Dove
sono
gli
austriaci
?
-
chiesi
.
-
Ah
,
questo
non
lo
so
.
Questo
non
lo
sa
nessuno
.
Sono
di
fronte
a
noi
.
Potrebbero
,
da
un
momento
all
'
altro
,
essere
anche
alle
nostre
spalle
.
Ciò
dipende
dalle
circostanze
.
Quello
che
è
certo
è
che
essi
sono
dappertutto
e
che
,
oltre
al
mio
battaglione
,
non
vi
sono
truppe
italiane
.
Io
chiesi
schiarimenti
sulla
posizione
del
monte
più
alto
,
che
egli
mi
aveva
detto
essere
Monte
Fior
.
-
Là
vi
sono
i
nostri
.
Questo
è
certo
.
Gli
austriaci
non
vi
sono
ancora
arrivati
.
Il
monte
è
alto
duemila
metri
.
È
perciò
che
i
nostri
comandi
lo
chiamano
la
"
Chiave
dell
'
Altipiano
"
.
Il
tenente
colonnello
mi
indicava
le
posizioni
con
la
bottiglia
.
Frequentemente
,
avvicinava
la
bottiglia
al
bicchierino
come
se
volesse
riempirlo
,
ma
,
ogni
volta
,
arrestava
a
tempo
la
bottiglia
,
e
il
bicchierino
rimase
sempre
vuoto
.
-
Su
quella
"
chiave
"
,
i
comandi
,
per
non
perderla
,
hanno
ammassato
una
ventina
di
battaglioni
,
mentre
qui
,
alla
porta
,
tutti
compresi
,
non
siamo
che
quattro
gatti
.
L
'
idea
è
sbagliata
di
sana
pianta
.
Ma
è
scritto
nei
testi
che
,
tenendo
la
vetta
d
'
una
montagna
,
si
possa
impedire
al
nemico
di
passare
per
la
vallata
sottostante
.
Vede
,
laggiù
,
lo
sbocco
di
Val
Frenzela
,
sotto
di
noi
?
Fra
lo
sbocco
e
Monte
Fior
,
vi
saranno
,
in
linea
d
'
aria
,
non
meno
di
quattro
o
cinque
chilometri
.
Se
gli
austriaci
forzano
lo
sbocco
,
la
"
porta
"
,
vi
possono
infilare
tutta
un
'
armata
,
senza
avere
un
ferito
,
mentre
la
"
chiave
"
resta
appesa
al
muro
.
Lei
non
beve
,
eh
?
Lei
non
beve
!
-
A
me
pare
che
,
se
noi
abbiamo
,
lassù
,
venti
battaglioni
,
qui
,
gli
austriaci
non
possono
passare
.
-
E
come
lo
impediscono
i
nostri
venti
battaglioni
,
da
lassù
?
Con
l
'
artiglieria
?
Ma
non
ve
ne
abbiamo
un
solo
pezzo
e
non
ve
ne
potrà
essere
uno
solo
,
ché
mancano
le
strade
.
Con
le
mitragliatrici
e
i
fucili
?
Armi
inutili
,
a
tanta
distanza
.
E
allora
?
Allora
,
niente
.
Perché
,
se
noi
siamo
degli
imbecilli
,
non
è
detto
che
di
fronte
a
noi
vi
siano
comandi
più
intelligenti
.
L
'
arte
della
guerra
è
la
stessa
per
tutti
.
Vedrà
che
gli
austriaci
attaccheranno
Monte
Fior
,
con
quaranta
battaglioni
,
e
inutilmente
.
E
siamo
pari
.
Questa
è
l
'
arte
militare
.
La
conversazione
mi
era
interessante
,
ma
la
notte
si
avvicinava
ed
io
non
volevo
rifare
il
cammino
al
buio
.
Avevo
aperto
una
carta
topografica
e
mi
sforzavo
d
'
orientarla
.
-
Lei
non
beve
!
Poi
,
abbandonando
l
'
osservatorio
e
con
tono
canzonatorio
:
-
Non
si
affidi
alle
carte
.
Altrimenti
non
ritroverà
più
il
suo
reggimento
.
Creda
a
me
che
sono
un
vecchio
ufficiale
di
carriera
.
Ho
fatto
tutta
la
campagna
d
'
Africa
.
Ad
Adua
abbiamo
perduto
,
perché
avevamo
qualche
carta
.
Perciò
siamo
andati
a
finire
ad
ovest
invece
di
andare
ad
est
.
Qualcosa
come
se
si
attaccasse
Venezia
invece
di
Verona
.
Le
carte
,
in
montagna
,
sono
intelligibili
solo
per
quelli
che
conoscono
la
regione
,
per
esservi
nati
o
vissuti
.
Ma
quelli
che
conoscono
già
il
terreno
non
hanno
bisogno
di
carte
.
Rifacemmo
indietro
il
percorso
fino
al
comando
del
suo
battaglione
.
Egli
si
avvicinò
al
tavolino
di
rami
,
si
sedette
e
bevette
due
bicchierini
,
uno
alla
mia
e
uno
alla
sua
salute
.
Io
lo
ringraziai
e
,
messomi
alla
testa
del
plotone
che
mi
attendeva
,
ripresi
la
strada
per
rientrare
al
reggimento
.
Qualche
cosa
di
vero
doveva
esserci
nelle
teorie
dei
tenente
colonnello
.
Quella
sera
,
io
perdetti
la
strada
del
ritorno
.
Ciò
non
sarebbe
avvenuto
,
se
avessi
rifatto
la
stessa
strada
.
Ma
era
già
tardi
ed
io
cercavo
una
scorciatoia
,
per
evitare
la
strada
carreggiabile
che
conduce
al
Buso
,
troppo
lunga
.
Il
sentiero
che
avevo
scelto
passava
interamente
nel
bosco
,
ove
incominciava
già
a
farsi
buio
.
A
pochi
metri
da
un
bivio
,
in
un
terreno
accidentato
e
coperto
di
cespugli
,
fummo
accolti
da
una
scarica
di
fucileria
.
Io
mi
accorsi
troppo
tardi
d
'
aver
obliquato
a
sinistra
,
anziché
puntare
più
a
destra
,
verso
Val
Frenzela
.
-
A
terra
!
-
gridai
.
-
A
destra
,
stendetevi
!
Il
plotone
si
buttò
a
terra
,
e
cominciò
a
stendersi
,
carponi
.
Noi
eravamo
sotto
il
fuoco
,
ma
protetti
dall
'
andamento
del
terreno
e
dal
bosco
fitto
.
I
cespugli
ci
nascondevano
completamente
.
-
Maledetti
ungheresi
!
-
bestemmiò
il
sergente
,
che
era
al
mio
fianco
.
-
Mi
hanno
bucato
un
braccio
.
-
Ungheresi
?
-
mormorai
.
-
Sì
,
signor
tenente
.
Ho
avuto
il
tempo
di
vederne
uno
in
piedi
.
Ha
il
trifoglio
sui
pantaloni
.
-
No
,
-
dissi
,
-
lei
si
sbaglia
.
Sono
bosniaci
.
Ci
avevano
infatti
detto
,
al
comando
di
divisione
,
che
l
'
avanguardia
nemica
era
formata
da
una
divisione
bosniaca
.
I
bosniaci
non
portavano
il
trifoglio
sull
'
uniforme
.
Il
plotone
si
era
steso
e
sparava
,
con
calma
.
Il
sergente
si
fasciava
il
braccio
ferito
,
aiutato
da
un
soldato
.
La
superiorità
delle
truppe
che
avevamo
di
fronte
era
evidente
.
Quello
era
il
fuoco
di
almeno
una
compagnia
.
Se
ci
avessero
attaccati
,
noi
saremmo
stati
sopraffatti
.
Io
feci
innestare
le
baionette
e
passai
la
voce
di
stare
a
contatto
di
gomito
,
pronti
al
contrattacco
.
Ero
intanto
preoccupato
.
Avevo
ricevuto
l
'
ordine
di
fare
una
ricognizione
per
prendere
contatto
con
la
sinistra
,
e
avere
schiarimenti
sulla
situazione
,
non
già
d
'
impegnarmi
in
combattimenti
.
Il
plotone
era
una
scorta
,
contro
sorprese
di
pattuglie
,
non
un
reparto
capace
di
sopportare
uno
scontro
simile
.
Decisi
perciò
d
'
indietreggiare
.
Dopo
il
primo
nervosismo
,
il
tiro
nemico
s
'
era
calmato
.
Ora
,
si
sparavano
solo
colpi
isolati
.
Per
coprire
il
rumore
del
ripiegamento
,
feci
sparare
una
bomba
a
mano
.
Il
soldato
che
mi
stava
più
vicino
accese
una
Sipe
,
ne
controllò
,
calmo
,
l
'
accensione
,
nella
mano
,
scattò
dritto
in
piedi
e
la
lanciò
alta
,
perché
non
fosse
fermata
dagli
alberi
.
La
bomba
scoppiò
bene
,
cadendo
dall
'
alto
,
con
un
fragore
che
la
foresta
rese
più
cupo
.
Le
schegge
si
dispersero
con
sibili
stridenti
:
un
miagolio
di
gatti
.
Era
la
prima
bomba
sparata
da
noi
sull
'
Altipiano
.
Un
attimo
di
silenzio
seguì
nella
foresta
.
Dalla
linea
nemica
,
una
voce
sonora
rispose
:
-
Alla
tua
faccia
!
La
fucileria
riprese
più
intensa
.
Di
fronte
a
noi
,
un
razzo
luminoso
si
levò
nell
'
aria
,
altissimo
,
e
rischiarò
la
foresta
e
tutta
la
vallata
di
Ronchi
.
Noi
ci
appiattimmo
sull
'
erba
,
come
foglie
.
"
Forse
ha
ragione
il
sergente
,
-
pensai
.
-
Debbono
essere
ungheresi
della
costa
adriatica
.
I
bosniaci
non
parlano
certo
l
'
italiano
"
.
Il
ripiegamento
del
plotone
si
faceva
per
gruppi
di
squadra
e
a
sbalzi
indietro
,
lentamente
,
per
non
perdere
il
contatto
tra
noi
.
Ormai
era
buio
fitto
ed
era
ben
difficile
spostarci
conservando
un
certo
ordine
.
Impiegammo
più
di
un
'
ora
prima
che
,
sottratti
al
tiro
,
potessimo
riunirci
indietro
,
al
sicuro
.
L
'
ultima
a
compiere
il
movimento
fu
la
quarta
squadra
.
Essa
aveva
fatto
un
prigioniero
.
Sotto
la
luce
del
razzo
,
un
uomo
isolato
,
posto
fra
noi
e
il
nemico
,
c
'
era
venuto
incontro
con
le
mani
in
alto
.
La
squadra
l
'
aveva
notato
e
,
spentosi
il
razzo
,
l
'
aveva
catturato
.
Ci
voleva
proprio
un
prigioniero
per
avere
notizie
sul
nemico
.
Io
ne
fui
felice
.
Dissi
al
caporale
della
quarta
squadra
:
-
Farò
avere
un
premio
alla
squadra
.
Il
prigioniero
,
senz
'
armi
,
era
in
mezzo
alla
squadra
,
tenuto
per
le
braccia
da
due
soldati
.
Nessuno
parlava
,
né
il
prigioniero
,
né
gli
altri
.
Ognuno
era
convinto
dell
'
inutilità
di
una
conversazione
fatta
in
lingua
straniera
.
Ma
anche
così
,
al
buio
e
in
silenzio
,
si
era
immediatamente
stabilita
quella
simpatia
che
si
crea
sempre
in
quelle
circostanze
.
I
vincitori
vogliono
prodigare
qualche
attestazione
di
bontà
ai
vinti
,
i
vinti
le
accettano
per
non
parere
sdegnosi
.
Il
prigioniero
mangiava
il
cioccolato
che
i
soldati
gli
avevano
offerto
,
e
quando
io
consentii
,
poiché
eravamo
al
riparo
,
che
si
fumasse
,
anch
'
egli
fumò
la
sigaretta
offertagli
.
Ordinai
l
'
appello
dei
presenti
per
essere
certo
che
nessuno
fosse
rimasto
indietro
,
ferito
o
sperduto
,
e
accesi
la
lampadina
elettrica
che
avevo
in
tasca
.
-
Ma
è
del
nostro
reggimento
!
-
esclamò
il
sergente
che
stava
controllando
la
fasciatura
al
braccio
e
s
'
era
posto
fra
me
e
il
prigioniero
.
-
Chi
è
del
nostro
reggimento
?
-
chiesi
,
distratto
.
-
Il
prigioniero
.
-
Diavolo
,
diavolo
,
diavolo
!
-
mormorava
il
caporale
della
quarta
squadra
,
fra
i
denti
.
La
lampadina
illuminò
la
faccia
del
prigioniero
.
Sbalordito
,
le
pupille
dilatate
,
anch
'
egli
guardava
.
La
sigaretta
gli
era
caduta
di
bocca
.
L
'
uniforme
era
la
nostra
.
Sul
berretto
,
il
numero
399
:
il
nostro
reggimento
.
Le
mostrine
,
quelle
della
brigata
.
Sulle
spalline
,
il
numero
della
compagnia
:
la
9a
...
Il
nostro
stesso
battaglione
.
-
Come
ti
chiami
?
-
gli
chiesi
.
-
Marrasi
Giuseppe
,
-
mi
rispose
avvilito
.
Gli
domandai
il
nome
del
suo
comandante
di
compagnia
e
di
plotone
ed
egli
me
li
disse
.
Erano
i
nomi
dei
miei
colleghi
del
battaglione
.
-
E
come
hai
fatto
a
finire
,
così
,
in
mezzo
a
noi
?
-
Mi
sono
smarrito
.
-
Era
la
9a
compagnia
che
sparava
contro
di
noi
?
-
Signor
sì
.
Finito
l
'
appello
,
riprendemmo
il
cammino
,
sulla
strada
.
Il
soldato
della
9a
parlava
con
i
compagni
.
-
Ti
è
andata
male
,
eh
?
-
Tu
credevi
di
aver
finito
la
guerra
,
figlio
d
'
un
cane
!
Confessa
che
avresti
pagato
un
occhio
perché
noi
fossimo
austriaci
.
Marrasi
protestava
:
-
Ma
no
,
ma
no
,
vi
dico
...
-
E
che
razza
di
stomaco
!
Ti
sei
sbaffato
il
cioccolato
come
un
vero
austriaco
.
Tu
me
lo
restituirai
...
IV
Il
battaglione
rimase
quattro
giorni
,
fra
il
Buso
e
la
strada
Gallio
Foza
,
a
contatto
con
gli
avamposti
nemici
.
Gli
austriaci
,
fermatisi
di
fronte
allo
sbocco
di
Val
Frenzela
,
avevano
concentrate
tutte
le
forze
su
Monte
Fior
.
Questo
era
principalmente
difeso
da
gruppi
di
battaglioni
alpini
:
il
battaglione
Val
Maira
,
il
battaglione
dei
Sette
Comuni
,
il
battaglione
Bassano
e
alcuni
altri
di
cui
ho
dimenticato
i
nomi
.
Erano
tutti
battaglioni
regionali
,
reclutati
nell
'
Alto
Veneto
.
Essi
quindi
combattevano
attorno
alle
loro
case
.
Vera
anche
un
reggimento
di
fanteria
e
qualche
altro
battaglione
staccato
.
Anche
il
1°
e
il
2°
battaglione
del
nostro
reggimento
vi
erano
stati
mandati
d
'
urgenza
.
Il
mio
battaglione
,
sostituito
da
altri
reparti
sopravvenuti
attraverso
la
Val
Frenzela
,
fu
l
'
ultimo
a
raggiungerli
.
L
'
aiutante
maggiore
del
battaglione
fu
ferito
gravemente
ed
io
,
che
fino
ad
allora
avevo
comandato
la
10
a
compagnia
,
fui
nominato
aiutante
maggiore
.
Partimmo
,
poco
dopo
mezzanotte
,
da
Foza
.
Il
comandante
di
brigata
volle
salutarci
.
Anch
'
egli
ci
avrebbe
raggiunto
fra
poco
.
Un
suo
figlio
combatteva
nei
battaglioni
alpini
.
Per
la
mulattiera
tracciata
nella
roccia
,
ci
arrampicammo
in
fila
indiana
.
Il
rumore
del
combattimento
di
Monte
Fior
non
arrivava
fino
a
noi
.
Il
vento
lo
trasportava
,
a
sinistra
,
verso
Val
d
'
Assa
.
Il
silenzio
della
notte
era
solo
rotto
dai
nostri
passi
e
dalle
punte
ferrate
dei
nostri
bastoni
da
montagna
.
Di
tanto
in
tanto
,
scialba
,
ci
arrivava
la
luce
dei
razzi
.
Alla
nostra
destra
,
oltre
le
pendici
di
Monte
Tonderecar
,
dall
'
altro
versante
,
lontano
,
si
sentiva
frequente
il
guaito
della
volpe
,
rauco
e
stridulo
,
simile
a
un
riso
sarcastico
.
La
tortuosa
mulattiera
finiva
a
Malga
Lora
,
piccola
conca
spoglia
d
'
alberi
e
ricca
d
'
erba
,
aperta
sotto
le
vette
del
Monte
Fior
.
Le
sommità
della
conca
sono
la
continuazione
delle
vette
del
monte
,
degradanti
verso
Monte
Tonderecar
.
La
testa
del
battaglione
vi
arrivò
alle
prime
luci
dell
'
alba
,
quando
una
colonna
di
feriti
,
curati
nella
Malga
e
trasportati
in
barella
,
incominciò
la
discesa
.
La
conca
si
apriva
di
fronte
a
noi
,
verde
e
riposante
,
come
un
'
oasi
.
Piccoli
resti
di
neve
erano
ancora
attorno
ai
cespugli
e
fra
le
rocce
.
Il
maggiore
pensava
riordinarvi
il
battaglione
che
intanto
serrava
.
Il
rumore
della
fucileria
era
ormai
distinto
;
la
vetta
di
Monte
Fior
non
era
che
a
poche
centinaia
di
metri
.
Noi
vi
eravamo
troppo
addossati
,
perché
fosse
visibile
.
Ma
i
colpi
erano
rari
.
Il
maggiore
aveva
spiegato
,
per
terra
,
una
grande
carta
topografica
e
l
'
esaminava
,
fumando
.
D
'
improvviso
,
le
raffiche
di
due
mitragliatrici
,
dall
'
alto
,
si
abbatterono
su
di
noi
.
Il
maggiore
abbandonò
la
carta
e
si
precipitò
sulla
testa
del
battaglione
per
farlo
rinculare
.
In
un
attimo
,
ci
sottraemmo
al
tiro
e
ci
sparpagliammo
,
dietro
le
rocce
.
Dopo
la
prima
sorpresa
,
non
tardammo
a
constatare
che
il
nemico
dominava
lo
sbocco
della
Malga
.
Evidentemente
,
durante
la
notte
,
si
era
impossessato
di
uno
dei
punti
più
elevati
e
vi
aveva
collocato
le
mitragliatrici
.
Ma
,
lateralmente
,
tutte
le
posizioni
erano
ancora
nostre
;
altrimenti
,
nella
Malga
,
non
sarebbe
potuto
restare
nessuno
.
Là
,
erano
invece
ancora
il
comando
dei
gruppi
alpini
e
del
settore
,
e
i
posti
di
medicazione
,
da
cui
provenivano
i
feriti
.
Anche
la
colonna
dei
feriti
dovette
arrestarsi
e
retrocedere
.
-
Prenda
due
portaordini
,
-
mi
disse
il
maggiore
,
-
vada
nella
Malga
e
s
'
informi
di
ciò
che
è
avvenuto
,
durante
la
notte
.
Dica
al
comando
degli
alpini
che
noi
siamo
arrivati
e
che
attendiamo
ordini
.
Il
maggiore
ornò
il
discorso
di
qualche
bestemmia
.
Era
toscano
,
di
Firenze
,
e
bestemmiava
di
giorno
e
di
notte
.
Quando
era
eccitato
,
adoperava
,
senza
parsimonia
,
tutto
il
repertorio
del
Lung
'
Arno
.
Con
i
due
portaordini
,
di
corsa
,
traversai
il
terreno
che
le
mitragliatrici
spazzavano
e
,
in
pochi
minuti
,
mi
trovai
al
coperto
.
Il
comando
dei
gruppi
alpini
si
vedeva
,
in
fondo
alla
Malga
,
addossato
al
pendio
.
La
Croce
Rossa
dei
posti
di
medicazione
era
issata
a
fianco
,
su
una
capanna
in
legno
,
vecchio
rifugio
per
le
vacche
al
pascolo
,
d
'
estate
.
Io
mi
diressi
là
.
La
capanna
e
le
adiacenze
erano
ingombre
di
feriti
che
attendevano
di
essere
trasportati
a
Foza
.
Altri
feriti
scendevano
continuamente
dall
'
alto
.
Chiesi
del
comandante
dei
gruppi
.
Mi
fu
mostrato
un
ufficiale
che
stava
a
fianco
,
in
piedi
,
avvolto
in
un
gran
mantello
d
'
ordinanza
,
lo
sguardo
fisso
sulle
alture
della
Malga
.
Io
mi
presentai
.
Egli
aveva
un
elmetto
in
testa
,
e
non
si
distinguevano
i
gradi
;
ma
,
nel
darmi
la
mano
,
mostrò
i
galloni
della
giubba
.
Era
un
colonnello
.
Ascoltò
quanto
gli
dissi
,
apparentemente
calmo
,
malgrado
l
'
insonnia
,
che
si
leggeva
sul
volto
,
e
le
comunicazioni
che
riceveva
da
ogni
parte
del
settore
.
Vicino
a
lui
,
un
capitano
scriveva
e
non
alzò
neppure
la
testa
.
-
Noi
siamo
malmessi
e
non
abbiamo
forze
sufficienti
per
resistere
.
Non
abbiamo
artiglieria
,
tranne
quella
del
forte
Lisser
,
a
dieci
chilometri
,
che
mi
ha
ucciso
un
ufficiale
e
qualche
soldato
.
Non
abbiamo
mitragliatrici
.
L
'
artiglieria
nemica
ce
le
ha
messe
tutte
fuori
uso
.
Il
colonnello
fece
un
gesto
di
sconforto
.
Di
sotto
il
mantello
,
levò
una
borraccia
di
metallo
bianco
,
la
contemplò
,
quasi
volesse
accertarsi
che
era
sempre
la
stessa
,
e
ne
bevette
un
sorso
.
E
riprese
:
-
Questa
notte
,
siamo
stati
attaccati
nella
selletta
da
forze
superiori
.
Tutta
una
compagnia
è
stata
distrutta
.
Una
compagnia
del
suo
reggimento
:
la
4a
.
Non
si
è
salvato
nessun
ufficiale
.
Aveva
rimpiazzato
uno
dei
miei
battaglioni
che
è
stato
distrutto
ieri
,
nel
pomeriggio
.
Ne
informi
il
suo
comando
.
-
Signor
sì
.
Il
colonnello
cercò
ancora
la
borraccia
e
ne
bevette
un
altro
sorso
.
-
Dica
al
suo
comandante
di
battaglione
che
,
evitando
il
terreno
battuto
dalle
mitragliatrici
,
passando
più
a
destra
,
attacchi
la
selletta
.
Il
suo
compito
è
di
riprendere
la
selletta
.
Il
suo
battaglione
è
in
gamba
?
-
In
gamba
!
-
Disposto
a
tutto
?
-
A
tutto
.
Il
colonnello
,
che
aveva
ancora
in
pugno
la
borraccia
,
mi
offrì
da
bere
.
-
Dica
al
suo
comandante
che
lei
mi
ha
trovato
qui
,
che
lei
ha
trovato
qui
il
colonnello
Stringari
,
comandante
dei
gruppi
alpini
,
deciso
a
morire
.
-
Signor
sì
.
-
E
gli
dica
che
qui
noi
dobbiamo
morire
tutti
.
Tutti
dobbiamo
morire
.
Il
nostro
dovere
è
questo
.
Glielo
dica
.
Ha
capito
?
-
Signor
sì
.
Ridiscesi
di
corsa
e
riferii
al
maggiore
.
Quando
gli
dissi
che
dovevamo
morire
tutti
,
il
maggiore
ruppe
in
bestemmie
.
-
Morire
tutti
?
Incominci
con
il
morire
lui
.
Affare
suo
.
Faccia
pure
.
Per
noi
,
il
problema
è
vivere
,
non
morire
.
Ché
,
se
moriamo
tutti
,
gli
austriaci
scendono
a
Bassano
,
fumando
la
pipa
.
È
la
selletta
dunque
che
dobbiamo
attaccare
?
-
È
la
selletta
.
-
Dammi
da
bere
,
-
gridò
il
maggiore
al
suo
attendente
.
L
'
attendente
gli
porse
la
borraccia
di
cognac
.
Attaccare
la
selletta
era
un
'
operazione
difficile
.
Ma
il
maggiore
,
nonostante
il
suo
nervosismo
,
sapeva
comandare
il
battaglione
.
Forse
ci
saremmo
riusciti
.
Il
battaglione
aveva
già
serrato
e
le
compagnie
erano
in
ordine
.
Il
maggiore
mandò
il
tenente
Santini
,
della
9a
,
con
il
suo
plotone
,
a
riconoscere
il
terreno
.
Egli
pensava
si
dovesse
fare
un
percorso
più
lungo
,
per
poi
avere
il
vantaggio
di
attaccare
la
selletta
dall
'
alto
,
da
destra
,
anziché
attaccarla
di
fronte
,
dal
basso
.
Mentre
le
compagnie
iniziavano
il
movimento
,
un
sottotenente
degli
alpini
,
da
Malga
Lora
,
ci
venne
incontro
,
latore
d
'
un
ordine
scritto
.
Il
colonnello
ordinava
che
il
battaglione
sospendesse
l
'
azione
della
selletta
,
e
,
il
più
celermente
possibile
,
prendesse
posizione
a
Monte
Spill
,
di
fronte
a
Monte
Fior
.
Era
un
'
operazione
tutta
differente
,
perché
la
selletta
era
a
destra
di
Malga
Lora
,
e
Monte
Spill
a
sinistra
.
Il
maggiore
chiese
spiegazioni
.
Il
sottotenente
spiegò
che
il
colonnello
temeva
che
gli
austriaci
potessero
,
da
un
momento
all
'
altro
,
forzare
le
nostre
posizioni
su
Monte
Fior
e
spingersi
innanzi
.
Immediatamente
dopo
il
mio
abboccamento
con
il
colonnello
,
il
battaglione
"
Bassano
"
aveva
dovuto
ripiegare
,
ridotto
a
quaranta
uomini
.
Occorreva
quindi
correre
ai
ripari
,
nel
punto
più
delicato
.
Di
fronte
allo
stesso
ufficiale
alpino
,
il
maggiore
bestemmiò
sugli
ordini
e
i
contrordini
.
Ma
iniziò
lo
spostamento
del
battaglione
,
verso
Monte
Spill
.
Quel
giorno
,
egli
era
più
nervoso
di
quanto
non
lo
fosse
normalmente
.
Ad
ogni
istante
,
non
faceva
che
chiedere
se
il
mulo
,
che
portava
le
cassette
del
comando
di
battaglione
,
fosse
arrivato
.
Ma
il
mulo
non
arrivava
.
Le
cassette
non
ci
erano
di
alcuna
utilità
,
e
l
'
impazienza
del
maggiore
doveva
avere
un
'
altra
causa
.
Io
non
stentai
a
capire
che
egli
attendeva
la
sua
cassetta
personale
,
non
quelle
del
comando
.
Nel
battaglione
eravamo
in
pochi
a
sapere
che
egli
,
nei
giorni
di
combattimento
,
era
solito
indossare
una
corazza
.
Per
non
appesantirsi
durante
la
marcia
,
egli
l
'
aveva
lasciata
indietro
,
con
le
salmerie
.
Era
certamente
nella
sua
cassetta
personale
.
Egli
,
con
ambo
le
mani
,
si
tastava
continuamente
il
petto
.
Ma
la
corazza
era
assente
.
Era
abituato
ai
rischi
della
guerra
;
aveva
fatto
anche
quella
libica
,
probabilmente
senza
corazza
.
Ma
ora
,
questa
costituiva
un
'
idea
fissa
che
lo
teneva
in
permanente
agitazione
.
Il
battaglione
fu
riempito
delle
sue
bestemmie
.
Il
battaglione
scalava
Monte
Spill
,
con
fatica
.
Il
terreno
era
difficile
e
ricoperto
di
cespugli
.
Un
plotone
della
9a
con
il
tenente
Santini
,
marciava
in
esplorazione
.
Una
pattuglia
nemica
,
con
mitragliatrice
,
cadde
nelle
sue
mani
.
Noi
non
potemmo
stabilire
da
dove
fosse
potuta
passare
,
perché
,
di
fronte
a
noi
,
le
nostre
linee
resistevano
ancora
.
Probabilmente
,
era
una
pattuglia
di
un
altro
settore
,
sperduta
.
Mandammo
indietro
i
prigionieri
,
senza
essere
riusciti
a
comprenderli
.
Stavolta
erano
veramente
bosniaci
.
Questo
felice
episodio
rasserenò
alquanto
il
maggiore
,
che
volle
che
ad
ognuno
di
essi
fossero
dati
sigarette
e
pane
.
Verso
le
cinque
del
pomeriggio
,
arrivammo
a
Monte
Spill
.
Monte
Fior
resisteva
ancora
.
Attorno
a
Monte
Spill
erano
accorsi
anche
battaglioni
di
fanteria
di
altri
reggimenti
.
Un
sottotenente
di
uno
di
questi
battaglioni
ci
vide
arrivare
e
ci
venne
incontro
per
stabilire
i
collegamenti
.
Quando
egli
risalì
al
suo
comando
,
io
volli
accompagnarlo
per
rendermi
conto
delle
forze
sulle
quali
il
nostro
battaglione
poteva
contare
sulla
sua
sinistra
.
E
caddi
,
per
la
seconda
volta
,
sul
tenente
colonnello
dell
'
osservatorio
di
Stoccaredo
.
Egli
comandava
ora
due
battaglioni
del
suo
reggimento
,
il
comando
del
quale
,
con
un
battaglione
,
era
rimasto
a
Stoccaredo
.
Anch
'
egli
dipendeva
dal
comando
dei
gruppi
alpini
.
Egli
stava
sdraiato
sotto
una
tenda
aperta
,
protetta
da
una
grande
roccia
.
Fu
lui
che
mi
vide
per
primo
e
mi
chiamò
.
-
Venga
qui
.
Si
sieda
un
minuto
.
Che
cosa
le
avevo
detto
io
?
Ecco
,
gli
austriaci
attaccano
Monte
Fior
.
Io
mi
sedetti
per
terra
,
vicino
alla
tenda
.
Egli
rimase
sdraiato
su
una
coperta
da
campo
.
Una
bottiglia
,
senza
marca
,
e
un
bicchierino
,
erano
a
sua
portata
di
mano
.
Mi
rivolse
ancora
qualche
domanda
sui
miei
studi
.
-
Ah
,
lei
conosce
anche
l
'
Università
di
Torino
?
Ma
bravo
!
Facciamo
quattro
chiacchiere
,
senza
parlare
di
guerra
.
Egli
era
piemontese
.
-
Guerra
,
sempre
guerra
!
C
'
è
da
diventar
pazzi
.
Con
lei
,
posso
parlar
francamente
?
-
Ma
certo
,
-
dissi
io
,
-
per
me
è
un
vero
piacere
.
-
lo
sono
un
ufficiale
sbagliato
.
Sinceramente
,
ho
io
la
faccia
di
un
ufficiale
di
carriera
?
Ho
fatto
due
anni
d
'
Università
in
lettere
.
Sempre
il
primo
del
corso
.
Quella
era
la
mia
carriera
.
Ma
mio
padre
aveva
un
chiodo
nella
testa
.
Che
dico
,
un
chiodo
?
una
sciabola
.
Mi
ha
obbligato
ad
entrare
alla
Scuola
Militare
.
Mio
padre
era
colonnello
,
mio
nonno
generale
,
mio
bisnonno
generale
,
mio
trisnonno
...
insomma
io
ho
in
corpo
otto
generazioni
di
ufficiali
,
in
linea
retta
.
Mi
hanno
rovinato
.
Il
tenente
colonnello
parlava
lentamente
,
e
beveva
lentamente
.
Beveva
a
sorsi
,
come
si
centellina
una
tazza
di
caffè
.
-
Io
mi
difendo
bevendo
.
Altrimenti
,
sarei
già
al
manicomio
.
Contro
le
scelleratezze
del
mondo
,
un
uomo
onesto
si
difende
bevendo
.
È
da
oltre
un
anno
che
io
faccio
la
guerra
,
un
po
'
su
tutti
i
fronti
,
e
finora
non
ho
visto
in
faccia
un
solo
austriaco
.
Eppure
ci
uccidiamo
a
vicenda
,
tutti
i
giorni
.
Uccidersi
senza
conoscersi
,
senza
neppure
vedersi
!
È
orribile
!
È
per
questo
che
ci
ubriachiamo
tutti
,
da
una
parte
e
dall
'
altra
.
Ha
mai
ucciso
nessuno
lei
?
Lei
,
personalmente
,
con
le
sue
mani
?
-
Io
spero
di
no
.
-
Io
,
nessuno
.
Già
,
non
ho
visto
nessuno
.
Eppure
se
tutti
,
di
comune
accordo
,
lealmente
,
cessassimo
di
bere
,
forse
la
guerra
finirebbe
.
Ma
,
se
bevono
gli
altri
,
bevo
anch
'
io
.
Veda
,
io
ho
una
lunga
esperienza
.
Non
è
l
'
artiglieria
che
ci
tiene
in
piedi
,
noi
di
fanteria
.
Anzi
,
il
contrario
.
La
nostra
artiglieria
ci
mette
spesso
a
terra
,
tirandoci
addosso
.
-
Anche
l
'
artiglieria
austriaca
tira
sovente
sulla
propria
fanteria
.
-
Naturalmente
.
La
tecnica
è
la
stessa
.
Abolisca
l
'
artiglieria
,
d
'
ambo
le
parti
,
la
guerra
continua
.
Ma
provi
ad
abolire
il
vino
e
i
liquori
.
Provi
un
po
'
.
Si
provi
.
-
Io
ho
già
provato
...
-
Insignificante
e
deplorevole
fatto
personale
.
Ma
estenda
l
'
esempio
come
ordine
,
come
norma
generale
.
Nessuno
di
noi
si
muoverà
più
.
L
'
anima
del
combattente
di
questa
guerra
è
l
'
alcool
.
Il
primo
motore
è
l
'
alcool
.
Perciò
i
soldati
,
nella
loro
infinita
sapienza
,
lo
chiamano
benzina
.
Il
colonnello
si
alzò
.
Il
suo
viso
pallido
si
illuminò
di
un
sorriso
.
Da
un
mucchio
di
carte
,
tirò
fuori
un
libro
.
Me
lo
agitò
di
fronte
agli
occhi
e
mi
chiese
:
-
Che
libro
è
?
Indovini
.
Che
libro
?
-
Il
regolamento
sul
servizio
in
guerra
,
-
dissi
io
,
senza
convinzione
,
cercando
di
leggerne
il
titolo
.
-
Io
,
il
servizio
in
guerra
!
Ma
lei
è
matto
.
Indovini
dunque
.
Capii
che
si
trattava
di
un
libro
attuale
,
in
rapporto
alla
sua
predilezione
.
-
Bacco
in
Toscana
,
-
dissi
.
-
No
,
ma
si
avvicina
.
-
Anacreonte
.
-
No
.
Io
cercavo
un
altro
nome
di
illustre
bevitore
.
Il
tenente
colonnello
mi
mise
la
testata
sotto
gli
occhi
.
Io
lessi
:
L
'
arte
di
prepararsi
i
liquori
da
se
stessi
.
-
Capirà
,
-
spiegò
.
-
Con
questa
maledetta
guerra
in
montagna
,
non
possiamo
trasportare
con
noi
neppure
due
bottiglie
.
Così
,
io
posso
prepararne
quanto
ne
voglio
.
Lo
so
,
c
'
è
una
bella
differenza
fra
l
'
alcool
distillato
e
quello
in
polvere
.
Ma
meglio
così
che
niente
.
-
Arte
rara
,
-
dissi
io
.
-
Rara
,
-
ripeté
il
tenente
colonnello
.
-
Mi
creda
,
vale
l
'
arte
della
guerra
.
A
Monte
Fior
,
il
combattimento
infuriava
.
V
.
-
Perché
quel
beccamorti
non
è
venuto
ancora
su
?
-
mi
diceva
il
maggiore
,
irritato
che
il
tenente
medico
non
avesse
ancora
raggiunto
il
battaglione
.
-
Se
io
non
gli
do
una
lezione
,
finirà
con
lo
stabilire
il
posto
di
medicazione
a
casa
sua
.
Egli
si
eccitava
sempre
più
.
Le
cassette
del
comando
non
arrivavano
ancora
.
E
il
battaglione
era
a
Monte
Spill
da
oltre
quattro
ore
.
Divenne
addirittura
furioso
,
quando
si
presentarono
al
comando
due
carabinieri
che
accompagnavano
un
soldato
della
9a
compagnia
,
sorpreso
a
Foza
,
senza
aver
potuto
giustificare
l
'
assenza
dal
suo
reparto
.
Il
comando
di
Brigata
lo
faceva
accompagnare
in
linea
,
a
quel
modo
,
persuaso
si
trattasse
di
un
tentativo
di
diserzione
.
-
Un
disertore
nel
mio
battaglione
!
-
gridava
il
maggiore
.
-
Il
mio
battaglione
non
ha
mai
avuto
un
disertore
.
Ma
io
lo
faccio
fucilare
sui
due
piedi
!
A
meno
che
i
due
carabinieri
non
fossero
toscani
,
essi
non
sentirono
in
vita
loro
tante
bestemmie
come
in
quei
pochi
minuti
.
Il
maggiore
interrogò
il
soldato
.
Questi
era
il
soldato
Marrasi
Giuseppe
,
il
"
bosniaco
"
.
Egli
sosteneva
di
aver
smarrito
il
tascapane
con
le
due
scatolette
di
carne
di
riserva
.
Per
evitare
una
punizione
,
egli
era
ritornato
indietro
,
con
la
speranza
di
poterlo
rintracciare
,
sotto
Foza
,
nel
punto
dell
'
ultimo
addiaccio
della
sua
compagnia
.
-
Che
riserva
e
che
addiaccio
!
-
ribatteva
il
maggiore
.
E
,
rivolto
ai
carabinieri
:
-
Perché
non
lo
avete
già
fucilato
?
Il
soldato
fu
salvato
dall
'
arrivo
del
conducente
che
sopravvenne
con
il
mulo
carico
delle
cassette
del
comando
.
Il
maggiore
sospese
l
'
interrogatorio
,
licenziò
i
carabinieri
e
si
occupò
delle
cassette
.
Io
mi
allontanai
per
non
essergli
d
'
imbarazzo
,
accompagnato
da
Marrasi
.
-
Tu
,
-
gli
dicevo
,
-
vai
prendendo
delle
cattive
abitudini
.
Una
volta
perdi
il
tascapane
e
un
'
altra
volta
perdi
te
stesso
.
Che
perderai
ancora
?
Egli
non
rispondeva
né
alle
mie
considerazioni
né
alle
mie
domande
.
Il
maggiore
riapparve
,
il
petto
ingrossato
,
sorridente
.
Sembrava
rinato
.
Vide
Marrasi
e
me
,
e
ci
venne
incontro
.
-
Che
mi
vanno
cianciando
di
diserzione
quei
citrulli
di
carabinieri
?
Se
qui
vi
sono
dei
disertori
,
sono
loro
,
che
vivono
imboscati
nelle
retrovie
.
Marrasi
,
via
in
compagnia
!
Per
le
scatolette
non
voglio
storie
.
Comprale
,
rubale
,
ma
le
scatolette
debbono
essere
al
loro
posto
.
Siamo
intesi
?
-
Signor
sì
.
-
Va
'
in
compagnia
e
non
parliamone
più
.
Poco
prima
di
mezzanotte
,
il
battaglione
ricevette
l
'
ordine
di
portarsi
al
completo
in
prima
linea
,
a
Monte
Fior
,
con
tutte
e
quattro
le
compagnie
,
gli
zappatori
e
la
sezione
mitragliatrici
.
Prendemmo
posizione
al
buio
,
un
po
'
alla
rinfusa
,
occupando
lo
spazio
che
l
'
altra
truppa
,
spostandosi
più
a
destra
,
ci
aveva
ceduto
.
Passammo
tutta
la
notte
,
scavando
.
La
situazione
era
difficile
,
e
ce
ne
accorgemmo
all
'
alba
,
quando
gli
austriaci
aprirono
il
fuoco
.
Nell
'
ordine
che
c
'
era
stato
comunicato
,
era
scritto
:
"
Bisogna
rimanere
aggrappati
al
terreno
,
con
le
unghie
e
con
i
denti
"
.
La
frase
,
d
'
odore
letterario
,
rendeva
peraltro
con
sufficiente
approssimazione
la
posizione
di
ciascuno
di
noi
.
Le
trincee
erano
infatti
improvvisate
,
sul
terreno
nudo
,
senza
scavi
profondi
,
senza
sacchetti
di
terra
,
senza
parapetti
.
Più
che
trincee
,
avevamo
trovato
scavi
individuali
,
non
continui
,
che
ciascuno
aveva
cercato
di
approfondire
,
se
non
proprio
con
i
denti
,
certo
in
gran
parte
con
le
unghie
.
Stavamo
stesi
,
ventre
a
terra
,
la
testa
appena
riparata
da
qualche
sasso
e
da
zolle
.
Ad
ogni
raffica
di
mitragliatrice
,
ad
ogni
sibilo
di
granata
,
istintivamente
,
noi
facevamo
ancora
uno
sforzo
per
occupare
meno
spazio
e
offrire
meno
vulnerabilità
,
schiacciandoci
sempre
più
sul
terreno
,
appiattiti
fino
alla
linea
del
suolo
.
Il
bombardamento
dell
'
artiglieria
era
fatto
,
oltre
che
da
tutti
i
pezzi
da
campagna
appostati
nella
conca
d
'
Asiago
,
dai
grossi
calibri
.
Per
la
prima
volta
,
i
305
e
i
420
entravano
in
azione
sull
'
Altipiano
.
Questi
ultimi
,
noi
non
li
conoscevamo
ancora
.
La
traiettoria
produceva
un
rumore
speciale
,
un
boato
gigantesco
,
che
s
'
interrompeva
,
di
tanto
in
tanto
,
per
riprendere
,
sempre
più
crescente
,
fino
all
'
esplosione
finale
.
Trombe
di
terra
,
sassi
e
frantumi
di
corpi
si
elevavano
,
altissimi
,
e
ricadevano
lontani
.
Nello
scavo
prodotto
poteva
prender
posto
un
plotone
ammassato
.
Io
pensavo
alla
corazza
del
maggiore
.
Rari
colpi
toccavano
la
prima
linea
.
La
gran
parte
si
rovesciava
alle
nostre
spalle
,
verso
i
due
grandi
avvallamenti
laterali
e
attorno
a
Monte
Spill
.
Tutto
il
terreno
tremava
sotto
i
nostri
piedi
.
Un
terremoto
sconvolgeva
la
montagna
.
Anche
adesso
,
a
tanta
distanza
di
tempo
,
mentre
il
nostro
amor
proprio
,
per
un
processo
psicologico
involontario
,
mette
in
rilievo
,
del
passato
,
solo
i
sentimenti
che
ci
sembrano
i
più
nobili
e
accantona
gli
altri
,
io
ricordo
l
'
idea
dominante
di
quei
primi
momenti
.
Più
che
un
'
idea
,
un
'
agitazione
,
una
spinta
istintiva
:
salvarsi
.
L
'
aspirante
Perini
si
rizzò
,
in
mezzo
ai
suoi
soldati
,
e
prese
la
fuga
.
Drizzatosi
di
scatto
,
quasi
una
granata
lo
avesse
scavato
dalle
viscere
della
terra
,
voltò
le
spalle
al
suo
plotone
e
si
precipitò
indietro
.
Giovanissimo
e
malaticcio
,
egli
non
aveva
mai
preso
parte
a
nessun
combattimento
.
Il
maggiore
lo
vide
prima
di
me
,
quando
ci
passò
vicino
,
e
me
lo
indicò
.
Senza
elmetto
,
la
faccia
stravolta
,
l
'
aspirante
urlava
:
-
Hurrà
!
Hurrà
!
-
È
probabile
che
,
nella
furia
del
panico
,
gli
austriaci
fossero
penetrati
talmente
dentro
di
lui
,
che
egli
gridasse
per
loro
.
-
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
-
mi
gridò
il
maggiore
.
Io
sentivo
il
maggiore
,
ma
guardavo
l
'
aspirante
,
senza
muovermi
.
Neppure
il
maggiore
si
muoveva
.
Egli
continuava
a
gridarmi
:
-
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
L
'
aspirante
aveva
già
percorso
qualche
centinaio
di
metri
ed
era
scomparso
dietro
il
pendio
,
volando
,
ma
il
maggiore
,
come
un
grammofono
che
ripeta
all
'
infinito
la
stessa
frase
per
un
guasto
di
disco
,
continuava
a
gridare
,
monotono
:
-
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
Tiri
una
fucilata
a
quel
vigliacco
!
Per
persuaderlo
a
cambiare
soggetto
di
conversazione
,
presi
la
borraccia
di
cognac
del
suo
attendente
,
che
mi
era
accanto
,
e
gliela
offrii
.
Egli
l
'
afferrò
con
le
mani
avide
,
come
se
fino
ad
allora
non
avesse
fatto
altro
che
chiedermi
da
bere
.
Con
il
dorso
della
mano
si
asciugò
le
labbra
umide
di
terriccio
e
bevette
a
lungo
.
Eravamo
tutti
arsi
dalla
sete
.
Ad
ogni
istante
,
lungo
la
linea
si
vedeva
qualcuno
rovesciarsi
sulle
spalle
,
slacciarsi
la
borraccia
e
bere
.
Pochi
minuti
di
bombardamento
erano
bastati
per
inaridirci
la
bocca
,
la
lingua
e
la
gola
,
e
farci
desiderare
,
follemente
,
una
goccia
che
ci
dissetasse
e
frenasse
,
con
l
'
arsura
,
un
'
impazienza
frenetica
.
Il
poco
cognac
che
avevamo
ricevuto
a
Foza
era
già
consumato
.
In
mezzo
al
turbinio
delle
granate
,
si
levavano
i
soldati
,
uno
dopo
l
'
altro
,
correvano
verso
un
crepaccio
,
afferravano
un
pugno
di
neve
e
riprendevano
il
loro
posto
.
Quelle
corse
furiose
erano
i
soli
atti
che
animassero
la
scena
immobile
e
ci
dessero
la
certezza
che
v
'
erano
ancora
dei
vivi
in
linea
.
Io
avevo
,
nelle
tasche
,
foglie
d
'
albero
,
che
mi
ero
raccolto
sotto
Monte
Spill
,
e
le
masticavo
.
Tutti
fumavano
.
Il
maggiore
,
con
una
sigaretta
finita
,
se
ne
accendeva
un
'
altra
e
fumava
senza
interruzione
.
Le
granate
si
erano
fatte
così
vicine
al
nostro
gruppo
che
io
non
sentivo
più
quello
che
mi
diceva
il
maggiore
.
Egli
prese
un
foglio
di
carta
,
vi
scrisse
a
lapis
qualche
parola
e
me
lo
passò
.
Il
biglietto
diceva
:
"
Si
levi
in
piedi
e
veda
che
cosa
succede
"
.
Io
mi
levai
in
piedi
e
guardai
.
Il
battaglione
,
immobile
,
rassomigliava
a
un
lungo
filare
di
cespugli
.
A
destra
,
al
centro
della
sua
compagnia
,
il
tenente
di
cavalleria
Grisoni
era
dritto
,
in
piedi
,
le
mani
in
tasca
e
la
pipa
in
bocca
.
Non
notai
altro
sulla
linea
.
Il
bombardamento
continuava
,
ma
il
battaglione
teneva
.
Quanto
abbia
durato
quel
tiro
io
non
saprei
dirlo
.
Non
l
'
avrei
potuto
dire
neppure
allora
.
Durante
un
'
azione
si
perde
la
cognizione
del
tempo
.
Si
crede
di
essere
alle
dieci
del
mattino
e
si
è
alle
cinque
dei
pomeriggio
.
Improvvisamente
,
una
nostra
mitragliatrice
aprì
il
fuoco
.
Io
mi
levai
per
vedere
.
Gli
austriaci
attaccavano
.
VI
Chi
ha
assistito
agli
avvenimenti
di
quel
giorno
,
credo
che
li
rivedrà
in
punto
di
morte
.
Mentre
la
nostra
mitragliatrice
sparava
,
il
bombardamento
cessava
.
Il
nemico
aveva
attaccato
nello
stesso
istante
in
cui
l
'
artiglieria
sospendeva
il
tiro
.
Gli
austriaci
attaccavano
in
massa
,
in
ordine
chiuso
,
a
battaglioni
affiancati
.
Fucile
a
tracolla
,
essi
non
sparavano
.
Convinti
che
,
dopo
quel
bombardamento
,
nelle
nostre
linee
non
fosse
rimasta
anima
viva
,
avanzavano
sicuri
.
Avanzavano
,
cantando
un
inno
di
guerra
,
di
cui
a
noi
non
arrivava
che
la
risonanza
del
coro
incomprensibile
.
-
Hurrà
!
E
il
coro
riprendeva
.
Nelle
nostre
linee
,
fu
un
rimescolio
confuso
.
Gli
ufficiali
e
i
graduati
correvano
curvi
per
controllare
i
reparti
.
Il
bombardamento
non
li
aveva
colpiti
che
in
parte
.
Il
maggiore
gridava
:
-
Attenzione
!
Aprite
il
fuoco
!
Pronti
per
contrattaccare
alla
baionetta
!
Gli
ufficiali
ripetevano
l
'
ordine
e
fu
tutto
un
sussulto
di
voci
.
Il
battaglione
riprendeva
la
sua
vita
.
La
linea
aprì
il
fuoco
.
Delle
nostre
due
mitragliatrici
,
solo
una
sparava
.
L
'
altra
era
stata
distrutta
da
una
granata
.
Noi
non
vedevamo
delle
colonne
nemiche
che
quelle
che
avevamo
di
fronte
,
ma
l
'
attacco
doveva
essere
simultaneo
,
anche
alla
nostra
destra
.
I
battaglioni
avanzarono
al
passo
,
lentamente
,
ostacolati
dai
sassi
e
dagli
sterpi
.
La
nostra
mitragliatrice
sparava
rabbiosa
,
senza
arresto
.
La
puntava
lo
stesso
comandante
della
sezione
,
il
tenente
Ottolenghi
.
Noi
vedevamo
reparti
interi
cadere
falciati
.
I
compagni
si
spostavano
,
per
non
passare
sui
caduti
.
I
battaglioni
si
ricomponevano
.
Il
canto
riprendeva
.
La
marea
avanzava
.
-
Hurrà
!
Il
vento
soffiava
contro
di
noi
.
Dalla
parte
austriaca
,
ci
veniva
un
odore
di
cognac
,
carico
,
condensato
,
come
se
si
sprigionasse
da
cantine
umide
,
rimaste
chiuse
per
anni
.
Durante
il
canto
e
il
grido
dell
'
hurrà
!
sembrava
che
le
cantine
spalancassero
le
porte
e
c
'
inondassero
di
cognac
.
Quel
cognac
mi
arrivava
a
ondate
alle
narici
,
mi
si
infiltrava
nei
polmoni
e
vi
restava
con
un
odore
misto
di
catrame
,
benzina
,
resina
e
vino
acido
.
-
Pronti
per
il
contrattacco
!
-
continuava
a
gridare
il
maggiore
,
in
piedi
,
in
mezzo
ai
soldati
.
La
mia
attenzione
fu
attirata
principalmente
dal
capitano
della
11a
.
Egli
era
in
piedi
,
ben
dritto
,
il
volto
sporco
di
terriccio
,
la
testa
scoperta
.
Con
la
destra
impugnava
la
pistola
e
con
la
sinistra
l
'
elmetto
.
Era
a
pochi
metri
da
noi
.
-
Vili
!
-
gridava
,
-
venite
avanti
,
se
avete
coraggio
!
Venite
!
Venite
!
E
si
rivolgeva
ora
agli
austriaci
lontani
che
avanzavano
,
ora
ai
suoi
soldati
che
stavano
a
terra
e
lo
guardavano
attoniti
.
Era
l
'
elmetto
che
,
con
il
braccio
teso
,
egli
puntava
come
una
pistola
.
Ed
era
la
pistola
che
,
scambiandola
per
l
'
elmetto
,
si
sforzava
di
mettersi
in
testa
.
Quanto
più
i
suoi
sforzi
riuscivano
vani
,
tanto
più
si
esasperava
e
gridava
.
Batteva
la
pistola
sulla
testa
,
con
colpi
violenti
,
e
il
sangue
colava
sulla
faccia
.
Il
capitano
sembrava
una
furia
insanguinata
.
-
Hurrà
!
Gli
austriaci
non
erano
ormai
che
ad
una
cinquantina
di
metri
.
-
Alla
baionetta
!
-
gridò
il
maggiore
.
-
Savoia
!
-
urlarono
i
reparti
,
lanciandosi
in
avanti
.
Di
quello
che
avvenne
in
quello
scontro
,
io
non
ho
mai
conservato
un
ricordo
chiaro
.
L
'
odore
di
quel
cognac
mi
aveva
stordito
.
Ma
vidi
distintamente
che
,
di
fronte
a
noi
,
alla
sinistra
,
dalle
formazioni
austriache
,
si
staccò
un
gruppo
di
tre
uomini
con
una
mitragliatrice
e
s
'
appostarono
dietro
una
roccia
.
Il
tac
tac
della
Schwarzlose
seguì
a
quel
movimento
rapido
.
Il
fascio
del
tiro
sibilò
attorno
a
noi
.
Il
maggiore
era
al
mio
fianco
.
La
pistola
gli
cadde
di
mano
,
levò
le
braccia
in
alto
e
si
rovesciò
su
di
me
.
Feci
uno
sforzo
per
sorreggerlo
ma
caddi
anch
'
io
per
terra
.
Il
suo
attendente
si
buttò
al
suo
fianco
per
sollevarlo
.
Il
maggiore
rimase
steso
,
immobile
.
L
'
attendente
gli
sbottonò
la
giubba
,
e
noi
ne
vedemmo
il
petto
ricoperto
di
sangue
.
La
corazza
metallica
,
a
scaglie
di
pesce
,
era
crivellata
di
colpi
.
Mi
levai
e
ripresi
la
corsa
,
avanti
.
Lo
scontro
tra
i
nostri
e
gli
austriaci
era
già
avvenuto
.
Confusamente
frammischiati
,
gli
uni
e
gli
altri
si
arrestarono
.
I
reparti
austriaci
ripiegarono
,
al
passo
,
fucile
a
tracolla
,
com
'
erano
avanzati
.
La
resistenza
imprevista
li
aveva
scompaginati
.
I
nostri
,
trattenuti
dagli
ufficiali
,
ventre
a
terra
,
aprirono
il
fuoco
,
alle
spalle
.
Io
vidi
cadere
solo
qualcuno
.
I
reparti
,
affiancati
,
disparvero
presto
,
dietro
le
creste
.
Il
vento
continuava
a
soffiare
e
a
buttarci
contro
ondate
di
cognac
.
Il
povero
maggiore
aveva
dato
degli
ordini
chiari
sul
contrattacco
.
Egli
voleva
che
,
respinti
gli
austriaci
,
il
battaglione
rioccupasse
le
sue
posizioni
di
partenza
.
Io
feci
eseguire
l
'
ordine
rapidamente
,
L
'
ufficiale
più
anziano
del
battaglione
,
il
capitano
Canevacci
,
assunse
il
comando
del
battaglione
.
Il
terreno
era
coperto
di
morti
,
ma
avevamo
resistito
.
Riportammo
indietro
i
feriti
,
alla
meglio
,
ché
non
avevamo
più
barelle
.
Il
tenente
Grisoni
,
portato
a
braccia
da
due
soldati
,
la
gamba
fratturata
,
pipa
in
bocca
,
scendeva
zufolando
.
Riordinammo
i
reparti
e
facemmo
l
'
appello
dei
presenti
.
Le
ore
passarono
.
Il
sole
piegava
verso
il
Pasubio
e
noi
eravamo
ancora
sulla
linea
,
senza
notizie
.
Gli
austriaci
si
facevano
vivi
solo
per
qualche
colpo
d
'
artiglieria
da
campagna
.
Dopo
la
tempesta
,
era
la
calma
.
Un
ordine
scritto
del
comandante
del
settore
ci
rimise
in
movimento
.
L
'
ordine
diceva
:
"
Il
nemico
ha
potuto
prender
posizione
in
più
punti
.
La
linea
di
Monte
Fior
non
è
più
sostenibile
.
Al
ricevere
del
presente
,
il
battaglione
ripieghi
in
ordine
su
Monte
Spill
"
.
-
Ripiegare
su
Monte
Spill
?
-
gridava
il
capitano
Canevacci
,
inveendo
sul
portaordini
.
-
E
domani
,
un
altro
ordine
ci
farà
attaccare
Monte
Fior
e
noi
saremo
spacciati
.
Il
capitano
non
ammetteva
che
si
potesse
abbandonare
al
nemico
,
senza
resistenza
ulteriore
,
una
posizione
così
importante
.
-
Io
mi
faccio
fucilare
,
-
ripeteva
,
-
ma
non
ripiego
.
Il
portaordini
chiedeva
uno
scritto
che
accusasse
ricevuta
dell
'
ordine
che
aveva
consegnato
,
ma
il
capitano
glielo
rifiutò
.
-
Di
'
che
io
non
do
l
'
ordine
di
ripiegamento
...
Di
'
che
mi
possono
fucilare
per
rifiuto
d
'
obbedienza
,
ma
che
il
battaglione
,
finché
io
ne
sono
il
comandante
,
non
abbandona
Monte
Fior
.
Io
tentai
di
dimostrargli
che
il
comandante
del
settore
era
il
solo
competente
a
decidere
sulla
situazione
e
che
noi
non
avevamo
nessuno
degli
elementi
necessari
per
giudicare
che
avesse
torto
.
Che
,
in
ogni
caso
,
bisognava
ubbidire
.
Il
capitano
non
si
convinse
e
rimandò
indietro
il
portaordini
senza
ricevuta
scritta
.
Egli
era
ufficiale
di
carriera
e
rischiava
moltissimo
.
Invano
,
anche
dopo
la
partenza
del
portaordini
,
io
mi
sforzai
di
farlo
ritornare
sulla
sua
decisione
.
Egli
era
convinto
che
l
'
abbandono
del
monte
costituisse
un
tradimento
.
Non
era
passata
mezz
'
ora
e
un
caporale
del
comando
del
nostro
reggimento
si
presentò
con
un
altro
ordine
scritto
.
Era
il
colonnello
in
persona
che
lo
aveva
firmato
.
Se
il
battaglione
-
diceva
l
'
ordine
-
non
inizia
il
ripiegamento
ordinato
,
il
capitano
Canevacci
si
consideri
destituito
dal
comando
.
-
Io
sono
destituito
dal
comando
?
Ma
l
'
esercito
italiano
è
comandato
da
austriaci
!
È
una
vergogna
!
Egli
era
furibondo
.
Ma
,
passato
il
furore
,
dovette
decidersi
ad
ubbidire
.
Ripiegammo
per
compagnie
e
riportammo
indietro
i
morti
.
Quando
l
'
ultima
compagnia
si
ritirò
da
Monte
Fior
,
il
resto
del
battaglione
,
prendendo
posizione
fra
due
altri
battaglioni
,
era
schierato
già
a
Monte
Spill
.
A
Monte
Fior
avevamo
lasciato
un
velo
di
vedette
.
Esse
dovevano
continuare
a
sparare
qualche
colpo
di
fucile
ogni
tanto
,
e
ritirarsi
al
primo
tentativo
di
avanzata
nemica
.
Fino
al
tardo
pomeriggio
,
gli
austriaci
non
si
accorsero
del
nostro
ripiegamento
.
Infine
,
ne
ebbero
il
dubbio
e
fecero
avanzare
una
linea
di
pattuglie
.
Le
nostre
vedette
spararono
gli
ultimi
colpi
e
rientrarono
al
battaglione
.
Le
pattuglie
nemiche
trovarono
Monte
Fior
deserto
.
Io
ero
in
linea
,
sul
punto
più
elevato
di
Monte
Spill
,
e
guardavo
Monte
Fior
.
Gli
austriaci
vi
affluivano
disordinatamente
.
In
poco
meno
di
mezz
'
ora
,
la
linea
da
noi
abbandonata
fu
occupata
da
un
gruppo
di
battaglioni
.
Tutta
la
cresta
del
monte
fu
gremita
di
truppe
.
Credo
fossero
le
sei
o
le
sette
del
pomeriggio
.
Nelle
posizioni
nemiche
,
io
notai
un
fermento
insolito
.
Che
avveniva
?
I
battaglioni
s
'
agitavano
,
urlando
,
salutavano
.
Tutta
la
massa
,
come
un
sol
uomo
,
si
levò
in
piedi
e
un
'
acclamazione
ci
venne
dalla
vetta
:
-
Hurrà
!
Gli
austriaci
agitavano
i
fucili
e
i
berretti
,
verso
di
noi
.
-
Hurrà
!
Io
non
mi
rendevo
conto
di
quella
festa
.
Essa
era
qualcosa
di
più
che
la
gioia
per
una
posizione
conquistata
,
senza
contrasto
.
Perché
tanto
entusiasmo
?
Io
mi
voltai
indietro
e
capii
.
Di
fronte
,
tutta
illuminata
dal
sole
,
come
un
immenso
manto
ricoperto
di
perle
scintillanti
,
si
stendeva
la
pianura
veneta
.
Sotto
,
Bassano
e
il
Brenta
;
e
poi
,
più
in
fondo
,
a
destra
,
Verona
,
Vicenza
,
Treviso
,
Padova
.
In
fondo
,
a
sinistra
,
Venezia
.
Venezia
!
VII
Il
tenente
generale
comandante
la
divisione
,
ritenuto
responsabile
dell
'
abbandono
ingiustificato
di
Monte
Fior
,
fu
silurato
.
In
sua
sostituzione
,
prese
il
comando
della
divisione
il
tenente
generale
Leone
.
L
'
ordine
del
giorno
del
comandante
di
corpo
d
'
armata
ce
lo
presentò
"
un
soldato
di
provata
fermezza
e
d
'
esperimentato
ardimento
"
.
Io
lo
incontrai
la
prima
volta
a
Monte
Spill
,
nei
pressi
del
comando
di
battaglione
.
Il
suo
ufficiale
d
'
ordinanza
mi
disse
che
egli
era
il
nuovo
comandante
la
divisione
ed
io
mi
presentai
.
Sull
'
attenti
,
io
gli
davo
le
novità
del
battaglione
.
-
Stia
comodo
,
-
mi
disse
il
generale
in
tono
corretto
e
autoritario
.
-
Dove
ha
fatto
la
guerra
,
finora
?
-
Sempre
con
la
brigata
,
sul
Carso
.
-
È
stato
mai
ferito
?
-
No
,
signor
generale
.
-
Come
,
lei
ha
fatto
tutta
la
guerra
e
non
è
stato
mai
ferito
?
Mai
?
-
Mai
,
signor
generale
.
A
meno
che
non
si
vogliano
considerare
tali
alcune
ferite
leggere
che
mi
hanno
permesso
di
curarmi
al
battaglione
,
senza
entrare
all
'
ospedale
.
-
No
,
no
,
io
parlo
di
ferite
serie
,
di
ferite
gravi
.
-
Mai
,
signor
generale
.
-
È
molto
strano
.
Come
lei
mi
spiega
codesto
fatto
?
-
La
ragione
precisa
mi
sfugge
,
signor
generale
,
ma
è
certo
che
io
non
sono
stato
mai
ferito
gravemente
.
-
Ha
preso
lei
parte
a
tutti
i
combattimenti
della
sua
brigata
?
-
A
tutti
.
-
Ai
"
gatti
neri
"
?
-
Ai
"
gatti
neri
"
.
-
Ai
"
gatti
rossi
"
?
-
Ai
"
gatti
rossi
"
,
signor
generale
.
-
Molto
strano
.
Per
caso
,
sarebbe
lei
un
timido
?
Io
pensavo
:
per
mettere
a
posto
un
uomo
simile
,
ci
vorrebbe
per
lo
meno
un
generale
comandante
di
corpo
d
'
armata
.
Siccome
io
non
risposi
subito
,
il
generale
,
sempre
grave
,
mi
ripeté
la
domanda
.
-
Credo
di
no
,
-
risposi
.
-
Lo
crede
o
ne
è
sicuro
?
-
In
guerra
,
non
si
è
sicuri
di
niente
,
-
risposi
io
dolcemente
.
E
soggiunsi
,
con
un
abbozzo
di
sorriso
che
voleva
essere
propiziatorio
:
-
Neppure
di
essere
sicuri
.
Il
generale
non
sorrise
.
Già
,
credo
che
per
lui
fosse
impossibile
sorridere
.
Aveva
l
'
elmetto
d
'
acciaio
con
il
sottogola
allacciato
,
il
che
dava
al
suo
volto
un
'
espressione
metallica
.
La
bocca
era
invisibile
,
e
,
se
non
avesse
portato
dei
baffi
,
si
sarebbe
detto
un
uomo
senza
labbra
.
Gli
occhi
erano
grigi
e
duri
,
sempre
aperti
come
quelli
d
'
un
uccello
notturno
di
rapina
.
Il
generale
cambiò
argomento
.
-
Ama
lei
la
guerra
?
Io
rimasi
esitante
.
Dovevo
o
no
rispondere
alla
domanda
?
Attorno
v
'
erano
ufficiali
e
soldati
che
sentivano
.
Mi
decisi
a
rispondere
.
-
Io
ero
per
la
guerra
,
signor
generale
,
e
alla
mia
Università
,
rappresentavo
il
gruppo
degli
interventisti
.
-
Questo
,
-
disse
il
generale
con
tono
terribilmente
calmo
,
-
riguarda
il
passato
.
Io
le
chiedo
del
presente
.
-
La
guerra
è
una
cosa
seria
,
troppo
seria
ed
è
difficile
dire
se
...
è
difficile
...
Comunque
,
io
faccio
il
mio
dovere
.
E
poiché
mi
fissava
insoddisfatto
,
soggiunsi
:
-
Tutto
il
mio
dovere
.
-
Io
non
le
ho
chiesto
,
-
mi
disse
il
generale
,
-
se
lei
fa
o
non
fa
il
suo
dovere
.
In
guerra
,
il
dovere
lo
debbono
fare
tutti
,
perché
,
non
facendolo
,
si
corre
il
rischio
di
essere
fucilati
.
Lei
mi
capisce
.
Io
le
ho
chiesto
se
lei
ama
o
non
ama
la
guerra
.
-
Amare
la
guerra
!
-
esclamai
io
,
un
po
'
scoraggiato
.
Il
generale
mi
guardava
fisso
,
inesorabile
.
Le
pupille
gli
si
erano
fatte
più
grandi
.
Io
ebbi
l
'
impressione
che
gli
girassero
nell
'
orbita
.
-
Non
può
rispondere
?
-
incalzava
il
generale
.
-
Ebbene
,
io
ritengo
...
certo
...
mi
pare
di
poter
dire
...
di
dover
ritenere
...
Io
cercavo
una
risposta
possibile
.
-
Che
cosa
ritiene
lei
,
insomma
?
-
Ritengo
,
personalmente
,
voglio
dire
io
,
per
conto
mio
,
in
linea
generale
,
non
potrei
affermare
di
prediligere
,
in
modo
particolare
,
la
guerra
.
-
Si
metta
sull
'
attenti
!
Io
ero
già
sull
'
attenti
.
-
Ah
,
lei
è
per
la
pace
?
Ora
,
nella
voce
del
generale
,
v
'
erano
sorpresa
e
sdegno
.
-
Per
la
pace
!
Come
una
donnetta
qualsiasi
,
consacrata
alla
casa
,
alla
cucina
,
all
'
alcova
,
ai
fiori
,
ai
suoi
fiori
,
ai
suoi
fiorellini
!
È
così
,
signor
tenente
?
-
No
,
signor
generale
.
-
E
quale
pace
desidera
mai
,
lei
?
-
Una
pace
...
E
l
'
ispirazione
mi
venne
in
aiuto
.
-
Una
pace
vittoriosa
.
Il
generale
parve
rassicurarsi
.
Mi
rivolse
ancora
qualche
domanda
di
servizio
e
mi
pregò
di
accompagnarlo
in
linea
.
Quando
fummo
in
trincea
,
nel
punto
più
elevato
e
più
vicino
alle
linee
nemiche
,
in
faccia
a
Monte
Fior
,
mi
chiese
:
-
Quale
distanza
corre
qui
,
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
austriache
?
-
Duecentocinquanta
metri
circa
,
-
risposi
.
Il
generale
guardò
a
lungo
e
disse
:
-
Qui
,
ci
sono
duecentotrenta
metri
.
-
È
probabile
.
-
Non
è
probabile
.
È
certo
.
Noi
avevamo
costruito
una
trincea
solida
,
con
sassi
e
grandi
zolle
.
I
soldati
la
potevano
percorrere
,
in
piedi
,
senza
esser
visti
.
Le
vedette
osservavano
e
sparavano
dalle
feritoie
,
al
coperto
.
Il
generale
guardò
alle
feritoie
,
ma
non
fu
soddisfatto
.
Fece
raccogliere
un
mucchio
di
sassi
ai
piedi
del
parapetto
,
e
vi
montò
sopra
,
il
binoccolo
agli
occhi
.
Così
dritto
egli
restava
scoperto
dal
petto
alla
testa
.
-
Signor
generale
,
-
dissi
io
,
-
gli
austriaci
hanno
degli
ottimi
tiratori
ed
è
pericoloso
scoprirsi
così
.
Il
generale
non
mi
rispose
.
Dritto
,
continuava
a
guardare
con
il
binoccolo
.
Dalle
linee
nemiche
partirono
due
colpi
di
fucile
.
Le
pallottole
fischiarono
attorno
al
generale
.
Egli
rimase
impassibile
.
Due
altri
colpi
seguirono
ai
primi
,
e
una
palla
sfiorò
la
trincea
.
Solo
allora
,
composto
e
lento
,
egli
discese
.
Io
lo
guardavo
da
vicino
.
Egli
dimostrava
un
'
indifferenza
arrogante
.
Solo
i
suoi
occhi
giravano
vertiginosamente
,
Sembravano
le
ruote
di
un
'
automobile
in
corsa
.
La
vedetta
,
che
era
di
servizio
a
qualche
passo
da
lui
,
continuava
a
guardare
alla
feritoia
,
e
non
si
occupava
del
generale
.
Ma
dei
soldati
e
un
caporale
della
12a
compagnia
che
era
in
linea
,
attratti
dall
'
eccezionale
spettacolo
,
s
'
erano
fermati
in
crocchio
,
nella
trincea
,
a
fianco
del
generale
,
e
guardavano
,
più
diffidenti
che
ammirati
.
Essi
certamente
trovavano
in
quell
'
atteggiamento
troppo
intrepido
del
comandante
di
divisione
,
ragioni
sufficienti
per
considerare
,
con
una
certa
quale
apprensione
,
la
loro
stessa
sorte
.
Il
generale
contemplò
i
suoi
spettatori
con
soddisfazione
.
-
Se
non
hai
paura
,
-
disse
rivolto
al
caporale
,
-
fa
'
quello
che
ha
fatto
il
tuo
generale
.
-
Signor
sì
,
-
rispose
il
caporale
.
E
,
appoggiato
il
fucile
alla
trincea
,
montò
sul
mucchio
di
sassi
.
Istintivamente
,
io
presi
il
caporale
per
il
braccio
e
l
'
obbligai
a
ridiscendere
.
-
Gli
austriaci
,
ora
,
sono
avvertiti
,
-
dissi
io
,
-
e
non
sbaglieranno
certo
il
tiro
.
Il
generale
,
con
uno
sguardo
terribile
,
mi
ricordò
la
distanza
gerarchica
che
mi
separava
da
lui
.
Io
abbandonai
il
braccio
del
caporale
e
non
dissi
più
una
parola
-
Ma
non
è
niente
,
-
disse
il
caporale
,
e
risalì
sul
mucchio
.
Si
era
appena
affacciato
che
fu
accolto
da
una
salva
di
fucileria
.
Gli
austriaci
,
richiamati
dalla
precedente
apparizione
,
attendevano
coi
fucili
puntati
.
Il
caporale
rimase
incolume
.
Impassibile
,
le
braccia
appoggiate
sul
parapetto
,
il
petto
scoperto
,
continuava
a
guardare
di
fronte
.
-
Bravo
!
-
gridò
il
generale
.
-
Ora
,
puoi
scendere
.
Dalla
trincea
nemica
partì
un
colpo
isolato
.
Il
caporale
si
rovesciò
indietro
e
cadde
su
di
noi
.
Io
mi
curvai
su
di
lui
.
La
palla
lo
aveva
colpito
alla
sommità
del
petto
,
sotto
la
clavicola
,
traversandolo
da
parte
a
parte
.
Il
sangue
gli
usciva
dalla
bocca
.
Gli
occhi
socchiusi
,
il
respiro
affannoso
,
mormorava
:
-
Non
è
niente
,
signor
tenente
.
Anche
il
generale
si
curvò
.
I
soldati
lo
guardavano
,
con
odio
.
-
È
un
eroe
,
-
commentò
il
generale
.
-
Un
vero
eroe
.
Quando
egli
si
drizzò
,
i
suoi
occhi
,
nuovamente
,
si
incontrarono
con
i
miei
.
Fu
un
attimo
.
In
quell
'
istante
,
mi
ricordai
d
'
aver
visto
quegli
stessi
occhi
,
freddi
e
roteanti
,
al
manicomio
della
mia
città
,
durante
una
visita
che
ci
aveva
fatto
fare
il
nostro
professore
di
medicina
legale
.
-
È
un
eroe
autentico
,
-
continuò
il
generale
.
Egli
cercò
il
borsellino
e
ne
trasse
una
lira
d
'
argento
.
-
Tieni
,
-
disse
,
-
ti
berrai
un
bicchiere
di
vino
,
alla
prima
occasione
.
Il
ferito
,
con
la
testa
,
fece
un
gesto
di
rifiuto
e
nascose
le
mani
.
Il
generale
rimase
con
la
lira
fra
le
dita
,
e
,
dopo
un
'
esitazione
,
la
lasciò
cadere
sul
caporale
.
Nessuno
di
noi
la
raccolse
.
Il
generale
continuò
l
'
ispezione
sulla
linea
,
e
,
arrivato
al
confine
del
mio
battaglione
,
mi
dispensò
dal
seguirlo
.
Io
rifeci
il
cammino
per
rientrare
al
comando
di
battaglione
.
Tutta
la
linea
era
in
subbuglio
.
La
notizia
di
quanto
era
avvenuto
aveva
già
fatto
il
giro
del
settore
.
Dal
canto
loro
,
i
portaferiti
che
avevano
portato
il
caporale
al
posto
di
medicazione
,
avevano
raccontato
l
'
episodio
a
quanti
avevano
incontrato
.
Trovai
il
capitano
Canevacci
,
eccitatissimo
.
-
Quelli
che
comandano
l
'
esercito
italiano
sono
austriaci
!
-
esclamò
.
-
Austriaci
di
fronte
,
austriaci
alle
spalle
,
austriaci
in
mezzo
a
noi
!
All
'
altezza
del
comando
di
battaglione
,
mi
incontrai
nuovamente
con
il
tenente
colonnello
Abbati
.
Così
si
chiamava
l
'
ufficiale
del
301
.
Egli
doveva
salire
in
linea
con
il
suo
battaglione
.
Anch
'
egli
era
informato
.
Io
lo
salutai
.
Egli
non
mi
rispose
.
Quando
mi
fu
vicino
,
mi
disse
,
preoccupato
:
-
L
'
arte
militare
segue
il
suo
corso
.
Allungato
il
braccio
,
fece
per
slacciare
la
borraccia
che
avevo
alla
cintola
.
Io
mi
affrettai
ad
offrirgliela
.
Egli
,
con
l
'
aria
distratta
,
lo
sguardo
assente
,
la
prese
con
delicatezza
.
L
'
avvicinò
all
'
orecchio
,
e
la
scosse
:
non
era
vuota
.
Levò
il
turacciolo
,
l
'
accostò
alle
labbra
,
per
bere
.
Ma
s
'
arrestò
di
scatto
,
con
nel
viso
un
'
espressione
di
stupore
e
di
ribrezzo
,
come
se
dalla
borraccia
avesse
visto
spuntare
fuori
la
testa
di
una
vipera
.
-
Caffè
e
acqua
!
-
esclamò
in
tono
di
compassione
.
-
Giovanotto
,
incominci
a
bere
,
altrimenti
anche
lei
finirà
al
manicomio
,
come
il
suo
generale
.
VIII
Un
uomo
così
ardimentoso
come
il
generale
Leone
non
poteva
rimanere
inoperoso
.
Noi
non
avevamo
ancora
un
sol
pezzo
d
'
artiglieria
sull
'
Altipiano
.
Egli
ordinò
egualmente
l
'
assalto
di
Monte
Fior
,
per
il
giorno
16
.
Il
mio
battaglione
rimase
indietro
,
riserva
di
brigata
,
ed
io
non
presi
parte
all
'
azione
.
Passammo
alcuni
giorni
di
calma
.
L
'
artiglieria
nemica
non
tirava
.
Noi
non
avemmo
neppure
un
ferito
.
Per
noi
,
fu
un
vero
riposo
.
Quante
ore
passate
al
sole
,
addossati
alle
rocce
,
lo
sguardo
vagante
,
con
i
nostri
sogni
,
sulla
pianura
veneta
.
Come
era
lontana
la
vita
,
da
noi
!
Il
comandante
della
divisione
non
riposava
.
Egli
voleva
,
a
tutti
i
costi
,
impadronirsi
di
Monte
Fior
.
Era
tutti
i
giorni
in
prima
linea
a
misurare
le
distanze
,
tracciare
disegni
,
fare
progetti
.
Aveva
infine
escogitato
un
piano
d
'
attacco
di
sorpresa
,
alla
baionetta
,
in
pieno
giorno
,
che
il
mio
battaglione
,
il
più
pratico
della
cima
del
monte
,
avrebbe
dovuto
effettuare
.
L
'
attacco
era
fissato
per
il
26
,
gli
austriaci
ripiegarono
il
24
.
La
nostra
resistenza
sul
Pasubio
e
la
grande
offensiva
scatenata
dai
russi
in
Galizia
li
avevano
obbligati
a
sospendere
l
'
azione
sull
'
Altipiano
.
Essi
abbandonarono
Monte
Fior
,
allo
stesso
nostro
modo
.
E
noi
lo
riprendemmo
nello
stesso
modo
con
cui
essi
lo
avevano
conquistato
.
La
ritirata
,
durata
probabilmente
più
giorni
,
era
stata
mascherata
abilmente
.
Nelle
prime
linee
,
non
era
rimasto
che
un
raro
velo
di
pattuglie
.
Quando
noi
ce
ne
accorgemmo
,
iniziammo
l
'
avanzata
e
non
avemmo
altro
che
piccoli
scontri
di
pattuglie
.
Il
generale
,
intrepido
nella
guerra
di
posizione
,
lo
fu
ancora
più
nella
guerra
di
movimento
.
Egli
ordinò
che
le
nostre
truppe
non
perdessero
mai
,
né
di
giorno
né
di
notte
,
il
contatto
con
la
retroguardia
nemica
,
e
impose
al
generale
comandante
di
brigata
di
prendere
personalmente
posto
con
le
nostre
avanguardie
.
Il
comandante
della
brigata
,
malgrado
la
sua
età
avanzata
,
sì
mise
alla
testa
della
prima
compagnia
di
avanguardie
e
fu
ucciso
in
un
combattimento
di
pattuglie
.
Fu
un
lutto
per
tutta
la
brigata
:
i
soldati
lo
amavano
.
Quando
il
comandante
della
divisione
seppe
della
sua
morte
,
raddoppiò
d
'
ardimento
.
-
Bisogna
vendicarlo
!
-
diceva
in
mezzo
ai
reparti
,
-
bisogna
vendicarlo
il
più
presto
possibile
!
La
sete
di
vendetta
del
generale
fu
attenuata
,
se
non
proprio
estinta
,
dalla
reazione
dei
reparti
di
retroguardia
nemici
.
Le
loro
pattuglie
,
armate
di
mitragliatrici
,
si
battevano
con
un
accanimento
costante
,
e
si
sacrificavano
pur
di
arrestare
la
nostra
avanzata
.
Caddero
così
,
in
nostre
mani
,
parecchie
mitragliatrici
,
difese
dai
serventi
fino
alla
morte
.
Ma
altre
pattuglie
,
più
arretrate
,
con
un
tiro
dominante
dall
'
alto
,
ci
obbligavano
a
spiegarci
continuamente
in
formazione
di
combattimento
e
a
perdere
tempo
.
Il
generale
abbandonò
la
sua
calma
abituale
.
Arrampicatosi
ad
un
abete
,
vi
si
era
installato
in
cima
,
come
un
comandante
di
battello
su
una
coffa
di
comando
,
e
gridava
:
-
Avanti
!
prodi
soldati
,
avanti
!
vendichiamo
il
comandante
di
brigata
!
-
Se
dovessimo
vendicare
sul
serio
il
nostro
comandante
di
brigata
,
oggi
avremmo
due
generali
morti
,
-
mi
diceva
il
capitano
Canevacci
.
-
E
la
nostra
vendetta
renderebbe
vacante
il
posto
di
comandante
della
divisione
.
Egli
cominciava
a
non
più
sopportare
il
generale
.
Se
nei
nostri
soldati
fosse
esistita
una
determinazione
feroce
,
questa
sarebbe
stata
mitigata
dall
'
ilarità
che
provocarono
gli
incitamenti
del
generale
,
gridati
da
una
posizione
così
straordinaria
.
-
Se
il
generale
rimane
sull
'
albero
e
vi
fa
il
nido
,
la
divisione
sarà
salva
,
-
commentava
il
capitano
Canevacci
,
accigliato
.
-
Se
ne
discende
,
la
divisione
è
perduta
.
Il
nostro
battaglione
si
era
portato
dietro
il
battaglione
d
'
avanguardia
che
si
era
dovuto
stendere
per
non
offrire
bersaglio
al
tiro
delle
mitragliatrici
nemiche
e
per
tenersi
pronto
contro
un
possibile
ritorno
offensivo
.
L
'
avanzata
si
faceva
lenta
,
ché
era
difficile
progredire
sotto
il
tiro
e
nel
bosco
,
in
cui
non
esistevano
che
sentieri
e
tratturi
non
sempre
praticabili
.
Le
compagnie
dovevano
procedere
per
i
cespugli
e
non
perdere
mai
il
collegamento
.
Sul
far
della
sera
,
la
resistenza
nemica
si
fece
meno
attiva
.
Le
loro
pattuglie
continuavano
a
sparare
ma
,
per
ripiegare
,
non
attendevano
di
essere
attaccate
alla
baionetta
.
Noi
riprendemmo
l
'
inseguimento
più
celermente
,
ed
avemmo
solo
qualche
ferito
.
Il
generale
era
sceso
dall
'
albero
e
marciava
fra
il
2°
battaglione
e
il
nostro
,
a
piedi
,
seguito
dal
suo
mulo
che
il
conducente
gli
teneva
per
le
redini
.
Dall
'
avanti
una
voce
gridò
:
-
Alt
!
Zaini
a
terra
!
-
Chi
ha
gridato
?
-
domandò
il
generale
,
cupo
.
Era
un
soldato
di
collegamento
della
7a
compagnia
,
del
2°
battaglione
,
il
quale
,
arrivato
al
bivio
di
due
sentieri
,
avvertiva
che
i
reparti
che
seguivano
dovevano
fermarsi
.
Gli
esploratori
richiedevano
del
tempo
per
riconoscere
la
direzione
dei
sentieri
e
comunicare
quale
dei
due
fosse
quello
da
seguire
.
Uno
di
loro
era
stato
ucciso
in
quel
momento
ed
era
necessario
che
gli
altri
non
si
avventurassero
senza
che
il
terreno
fosse
stato
riconosciuto
.
Egli
non
faceva
che
quanto
gli
era
stato
ordinato
.
Il
capitano
Zavattari
,
comandante
della
6a
,
ne
riferì
al
generale
.
-
Faccia
fucilate
quel
soldato
,
-
gli
ordinò
il
generale
.
Far
fucilare
un
soldato
!
Il
capitano
Zavattari
era
un
ufficiale
di
complemento
.
Nella
vita
civile
,
era
capo
divisione
al
Ministero
della
Pubblica
Istruzione
.
Era
il
più
anziano
dei
capitani
del
reggimento
.
L
'
ordine
di
far
fucilare
un
soldato
,
era
un
'
assurdità
inconcepibile
.
Con
parole
misurate
,
trovò
la
maniera
di
dirlo
al
generale
:
-
Lo
faccia
fucilare
all
'
istante
,
-
replicò
il
generale
,
senza
un
attimo
d
'
esitazione
.
Il
capitano
si
allontanò
e
ritornò
poco
dopo
dal
generale
.
Egli
si
era
recato
al
bivio
e
aveva
personalmente
interrogato
il
soldato
di
collegamento
.
-
Lo
ha
fatto
fucilare
?
-
gli
chiese
il
generale
.
-
Signor
no
.
Il
soldato
non
ha
fatto
che
quanto
gli
è
stato
ordinato
.
Egli
non
ha
mai
pensato
,
dicendo
"
Alt
!
Zaini
a
terra
"
di
emettere
un
grido
di
stanchezza
o
di
indisciplina
.
Egli
ha
solo
voluto
trasmettere
un
ordine
ai
suoi
compagni
.
Gli
esploratori
hanno
avuto
,
poc
'
anzi
,
un
morto
,
e
l
'
alt
era
necessario
per
dar
loro
il
tempo
di
riconoscere
il
terreno
.
-
Lo
faccia
fucilare
egualmente
,
-
rispose
freddamente
il
generale
.
-
Ci
vuole
un
esempio
!
-
Ma
come
posso
io
far
fucilare
il
soldato
,
senza
una
procedura
qualsiasi
e
senza
che
egli
abbia
commesso
un
reato
?
Il
generale
non
aveva
la
stessa
sua
mentalità
giuridica
.
Quelle
argomentazioni
legalitarie
lo
irritarono
.
-
Lo
faccia
passare
subito
per
le
armi
,
-
gridò
,
-
e
non
mi
obblighi
a
far
intervenire
i
miei
carabinieri
anche
contro
di
lei
.
Il
generale
era
seguito
dai
due
carabinieri
di
servizio
del
comando
della
divisione
.
Il
capitano
capì
che
,
in
quelle
condizioni
,
non
gli
rimaneva
che
trovare
un
espediente
per
salvare
il
soldato
,
la
cui
vita
era
così
minacciata
.
-
Signor
sì
,
-
rispose
deciso
il
capitano
.
-
Eseguisca
l
'
ordine
e
mi
riferisca
prontamente
.
Il
capitano
raggiunse
nuovamente
la
testa
della
sua
compagnia
che
,
ferma
,
aspettava
ordini
.
Fece
fare
,
da
una
squadra
,
una
scarica
di
fucileria
contro
un
tronco
d
'
albero
e
ordinò
che
i
portaferiti
stendessero
su
una
barella
il
corpo
dell
'
esploratore
morto
.
L
'
operazione
finita
,
seguito
dalla
barella
,
si
ripresentò
al
generale
.
Gli
altri
soldati
ignoravano
il
macabro
stratagemma
e
guardavano
l
'
uno
l
'
altro
,
esterrefatti
.
-
Il
soldato
è
stato
fucilato
,
-
disse
il
capitano
.
Il
generale
vide
la
barella
,
s
'
irrigidì
sull
'
attenti
e
salutò
fieramente
.
Egli
era
commosso
.
-
Salutiamo
i
martiri
della
patria
!
In
guerra
,
la
disciplina
è
dolorosa
ma
necessaria
.
Onoriamo
i
nostri
morti
!
La
barella
passò
fra
i
soldati
allibiti
.
All
'
imbrunire
,
cessammo
l
'
inseguimento
.
Il
battaglione
d
'
avanguardia
si
fermò
e
prese
le
misure
di
sicurezza
per
la
notte
.
Il
mio
battaglione
rimase
indietro
,
al
di
qua
di
Val
di
Nos
,
sul
margine
del
bosco
,
di
fronte
a
Croce
di
Sant
'
Antonio
.
Una
grandine
fitta
aveva
reso
freddissima
la
notte
.
Eravamo
tutti
inzuppati
.
Avevamo
una
coperta
e
un
telo
da
tenda
ciascuno
,
ma
eravamo
ancora
vestiti
d
'
estate
,
senza
lana
,
così
come
eravamo
partiti
dal
Carso
.
Il
freddo
dell
'
addiaccio
era
insopportabile
.
Verso
mezzanotte
,
ci
fu
permesso
di
accendere
fuochi
.
La
distanza
e
il
bosco
ci
proteggevano
dalla
vista
nemica
.
Eravamo
attorno
ai
grandi
fuochi
,
e
gli
abeti
bruciavano
con
un
aspro
odore
di
resina
.
Sottovoce
,
i
soldati
commentavano
gli
avvenimenti
del
giorno
.
Un
grido
stentoreo
risuonò
nel
bosco
:
-
All
'
erta
!
All
'
erta
!
Guai
a
chi
dorme
!
Il
nemico
è
vicino
!
All
'
erta
!
Ma
chi
era
?
-
All
'
erta
!
Un
soldato
addormentato
è
un
soldato
morto
.
All
'
erta
!
Il
vostro
generale
non
dorme
!
All
'
erta
!
Era
il
generale
Leone
.
Nel
silenzio
della
notte
,
la
voce
cadeva
cavernosa
.
Io
m
'
ero
alzato
,
e
avevo
lasciato
il
comandante
del
battaglione
seduto
su
un
sasso
,
attorno
al
fuoco
.
M
'
ero
fermato
in
piedi
,
in
mezzo
ai
gruppi
sparsi
della
12a
compagnia
.
I
soldati
,
addossati
ai
fuochi
,
non
s
'
accorgevano
della
mia
presenza
.
Io
mi
avvicinai
a
una
squadra
,
perché
il
calore
delle
fiamme
arrivasse
fino
a
me
,
e
guardavo
verso
la
direzione
da
cui
veniva
la
voce
del
generale
.
-
All
'
erta
!
Passa
il
vostro
generale
,
il
vostro
generale
non
dorme
.
All
'
erta
!
La
voce
,
lentamente
,
si
faceva
sempre
più
vicina
.
Il
generale
camminava
in
mezzo
al
nostro
battaglione
.
-
Il
pazzo
non
dorme
,
-
bisbigliò
un
soldato
della
squadra
della
12a
.
-
Meglio
un
generale
morto
,
che
un
generale
sveglio
,
-
commentò
un
altro
.
-
All
'
erta
!
Passa
il
vostro
generale
!
-
Adesso
passa
proprio
su
di
noi
,
-
disse
un
altro
soldato
.
-
E
nessuno
tirerà
una
fucilata
su
quel
macellaio
?
-
mormorò
lo
stesso
soldato
che
aveva
parlato
per
primo
.
-
Io
gliela
tiro
certamente
.
Certamente
io
gliela
tiro
,
-
disse
un
soldato
anziano
che
non
aveva
ancora
parlato
e
che
sembrava
solo
occupato
a
riscaldarsi
,
accanto
al
sergente
.
I
soldati
della
squadra
erano
così
stretti
,
l
'
uno
addossato
all
'
altro
,
attorno
al
fuoco
,
che
il
riflesso
li
illuminava
tutti
e
io
ne
potevo
riconoscere
chiaramente
i
volti
.
Il
sergente
stava
in
ginocchio
,
le
braccia
piegate
e
le
mani
aperte
,
all
'
altezza
della
testa
,
per
proteggersi
la
faccia
dal
calore
del
fuoco
.
Egli
non
si
mosse
né
disse
una
sillaba
.
-
Se
si
mostra
,
io
gli
tiro
,
-
continuò
lo
stesso
soldato
.
lo
vidi
il
soldato
anziano
prendere
il
fucile
,
manovrare
l
'
otturatore
,
e
controllare
il
caricatore
.
-
All
'
erta
!
All
'
erta
!
-
urlava
il
generale
.
Apparve
,
tra
due
fuochi
,
a
una
cinquantina
di
metri
da
noi
.
Sotto
l
'
elmetto
,
aveva
una
sciarpa
che
gli
avvolgeva
il
collo
e
gli
cadeva
sulle
spalle
.
Un
ampio
mantello
grigio
discendeva
fino
alle
caviglie
e
lo
copriva
tutto
.
Camminava
stentatamente
,
le
mani
alla
bocca
come
un
megafono
.
Appena
rischiarato
dalla
luce
,
sembrava
un
fantasma
.
-
All
'
erta
!
...
Il
soldato
anziano
alzò
lentamente
il
fucile
,
per
mirare
.
-
Eh
!
-
dissi
io
,
-
il
generale
non
ha
voglia
di
dormire
.
Il
soldato
riabbassò
il
fucile
.
Il
sergente
si
levò
di
scatto
e
mi
offrì
il
suo
posto
accanto
al
fuoco
.
IX
Il
giorno
dopo
continuammo
l
'
inseguimento
.
Il
battaglione
d
'
avanguardia
,
superato
Croce
di
Sant
'
Antonio
,
procedeva
nel
bosco
,
verso
Casara
Zebio
e
Monte
Zebio
.
Man
mano
che
esso
avanzava
,
appariva
sempre
più
probabile
che
il
grosso
del
nemico
si
fosse
fermato
sulle
alture
.
La
resistenza
era
ridivenuta
accanita
.
Era
chiaro
che
gli
ultimi
reparti
austriaci
,
a
contatto
con
le
nostre
pattuglie
,
si
appoggiavano
su
truppe
vicine
.
Data
la
lentezza
dei
progressi
,
il
mio
battaglione
,
oltrepassata
la
Val
di
Nos
,
rimase
inoperoso
tutto
il
giorno
,
in
attesa
di
essere
impegnato
.
Il
2°
battaglione
d
'
avanguardia
ricevette
l
'
ordine
di
fermarsi
e
trincerarsi
.
Durante
la
notte
,
il
nostro
battaglione
gli
dette
il
cambio
.
Quando
noi
arrivammo
,
una
linea
di
trincea
era
stata
già
scavata
,
affrettatamente
,
sul
limitare
del
bosco
.
Davanti
a
noi
,
v
'
erano
ancora
degli
abeti
,
ma
rari
,
come
essi
sono
sempre
quando
le
abetine
accennano
a
finire
nelle
grandi
altitudini
.
Il
terreno
continuava
ad
essere
coperto
di
cespugli
.
Più
lontano
,
in
alto
,
oltre
qualche
centinaio
di
metri
,
spuntavano
,
fra
le
cime
degli
ultimi
abeti
,
montagne
rocciose
.
Probabilmente
la
grande
resistenza
ci
sarebbe
stata
opposta
ai
loro
piedi
.
All
'
alba
,
il
capitano
Canevacci
ed
io
,
ci
trovammo
con
la
9a
compagnia
che
era
in
linea
.
Attendevamo
che
arrivasse
la
sezione
mitragliatrici
,
rimasta
indietro
.
Il
capitano
comandante
della
9a
,
con
un
gruppo
di
tiratori
scelti
,
sorvegliava
il
terreno
antistante
.
Noi
eravamo
vicini
a
lui
,
a
terra
,
dietro
un
rialzo
naturale
.
Il
capitano
Canevacci
guardava
con
il
binoccolo
.
Fra
i
cespugli
,
a
meno
di
un
centinaio
di
metri
da
noi
,
spuntò
una
pattuglia
nemica
.
Erano
sette
uomini
e
camminavano
in
fila
indiana
.
Sicuri
di
trovarsi
lontani
da
noi
,
di
non
essere
visti
,
camminavano
parallelamente
alla
nostra
trincea
,
diritti
,
fucile
alla
mano
,
zaino
in
spalla
.
Dalle
ginocchia
in
su
,
erano
scoperti
.
Il
capitano
della
9a
fece
un
gesto
ai
tiratori
,
ordinò
il
fuoco
e
la
pattuglia
stramazzò
al
suolo
.
-
Bravo
!
-
esclamò
il
capitano
Canevacci
.
Una
nostra
squadra
uscì
carponi
.
Ai
fianchi
,
tutta
la
linea
aveva
i
fucili
puntati
.
La
squadra
sparì
,
strisciando
,
fra
i
cespugli
.
Attendevamo
che
la
squadra
rientrasse
,
riportando
indietro
i
caduti
,
ma
il
tempo
passava
.
I
nostri
uomini
dovevano
avanzare
molto
cauti
,
per
evitare
un
'
imboscata
.
Il
capitano
Canevacci
era
impaziente
.
La
sezione
mitragliatrici
non
arrivava
ancora
.
Che
si
fosse
smarrita
nel
bosco
,
in
mezzo
agli
altri
reparti
?
Per
non
perdere
ancora
del
tempo
,
io
le
andai
incontro
.
La
ritrovai
mezzo
chilometro
indietro
,
a
contatto
con
i
reparti
del
2°
battaglione
.
Quando
la
vidi
,
una
scena
movimentata
si
svolgeva
.
Fra
il
2°
battaglione
e
la
sezione
mitragliatrici
,
il
generale
comandante
della
divisione
,
solo
,
sul
mulo
,
s
'
arrampicava
fra
le
rocce
.
Per
uno
scarto
improvviso
del
mulo
,
mentre
rasentava
il
ciglio
di
un
precipizio
scosceso
,
alto
una
ventina
di
metri
,
cadde
per
terra
.
Il
mulo
,
indifferente
,
continuava
a
camminare
sull
'
orlo
.
Il
generale
si
teneva
ancora
aggrappato
alle
redini
,
a
metà
penzoloni
sul
burrone
.
Il
mulo
ad
ogni
passo
,
con
la
testa
,
dava
degli
scappi
,
per
liberarsene
.
Da
un
momento
all
'
altro
il
generale
poteva
precipitare
nel
vuoto
.
Molti
soldati
vicini
lo
vedevano
,
nessuno
si
muoveva
.
Io
li
vedevo
tutti
distintamente
:
qualcuno
ammiccava
,
sorridendo
.
Ancora
qualche
istante
e
il
mulo
si
sarebbe
liberato
dal
generale
.
Dalle
file
della
nostra
sezione
mitragliatrici
,
un
soldato
si
lanciò
di
corsa
sul
generale
e
arrivò
a
tempo
per
trattenerlo
.
Senza
scomporsi
,
come
se
fosse
particolarmente
allenato
a
incidenti
del
genere
,
il
generale
rimontò
sul
mulo
,
continuò
il
cammino
e
disparve
.
Il
soldato
,
in
piedi
,
guardava
attorno
,
soddisfatto
.
Egli
aveva
salvato
il
generale
.
Quando
i
suoi
compagni
della
sezione
mitragliatrici
lo
raggiunsero
,
io
assistetti
ad
un
'
aggressione
selvaggia
.
Con
furia
,
gli
si
buttarono
addosso
,
tempestandolo
di
pugni
.
Il
soldato
fu
rovesciato
per
terra
.
I
compagni
gli
furono
sopra
.
-
Miserabile
!
Canaglia
!
-
Lasciatemi
!
Aiuto
!
Pugni
e
calci
si
abbattevano
sul
disgraziato
,
impotente
a
difendersi
.
-
Tieni
!
Tieni
!
Chi
ti
ha
pagato
per
fare
l
'
imbecille
?
-
Aiuto
!
-
Salvare
il
generale
!
Confessa
che
sei
stato
comprato
dagli
austriaci
!
-
Lasciatemi
!
Non
l
'
ho
fatto
apposta
.
Vi
giuro
che
non
l
'
ho
fatto
apposta
.
Il
comandante
della
sezione
mitragliatrici
non
si
faceva
vedere
.
La
scena
era
durata
anche
troppo
.
Poiché
nessuno
interveniva
,
né
l
'
ufficiale
né
i
graduati
,
io
scesi
di
corsa
.
-
Che
cosa
succede
?
-
gridai
a
voce
alta
.
La
mia
presenza
sorprese
tutti
.
Gli
aggressori
si
dispersero
.
Solo
qualcuno
si
mise
sull
'
attenti
e
rimase
sul
posto
.
Io
m
'
avvicinai
all
'
aggredito
,
gli
porsi
la
mano
e
l
'
aiutai
a
drizzarsi
.
Quando
egli
fu
in
piedi
,
anche
quei
pochi
che
si
erano
fermati
sull
'
attenti
,
erano
scomparsi
.
Io
rimasi
solo
con
il
soldato
.
Egli
aveva
un
occhio
gonfio
e
livido
e
una
guancia
coperta
di
sangue
.
Aveva
perduto
l
'
elmetto
.
-
Che
cosa
è
successo
?
-
gli
chiesi
.
-
Perché
sei
stato
aggredito
così
?
-
Non
è
niente
,
signor
tenente
,
-
balbettò
sottovoce
.
E
volgeva
lo
sguardo
spaurito
a
destra
e
a
sinistra
,
per
cercare
l
'
elmetto
,
ma
anche
per
paura
d
'
essere
sentito
dai
compagni
.
-
Come
,
non
è
niente
?
E
l
'
occhio
pestato
?
E
il
sangue
in
faccia
?
Sei
mezzo
morto
,
e
non
è
niente
?
Sull
'
attenti
,
impacciato
,
il
soldato
non
rispondeva
.
Io
insistetti
,
ma
egli
non
disse
più
una
parola
.
Ci
levò
tutti
e
due
dall
'
imbarazzo
l
'
arrivo
del
comandante
la
sezione
mitragliatrici
,
il
tenente
Ottolenghi
,
quegli
che
nel
combattimento
di
Monte
Fior
,
con
una
sola
arma
rimasta
incolume
,
aveva
salvato
la
giornata
.
Noi
due
eravamo
di
pari
grado
,
ma
io
ero
più
anziano
di
lui
.
Senza
neppure
rivolgermi
la
parola
,
si
fece
incontro
al
soldato
e
gli
gridò
:
-
Imbecille
!
Oggi
,
tu
hai
disonorato
la
sezione
.
-
Ma
che
cosa
dovevo
fare
,
signor
tenente
?
-
Che
cosa
dovevi
fare
?
Tu
dovevi
fare
quello
che
hanno
fatto
gli
altri
.
Niente
.
Niente
dovevi
fare
.
Ed
era
anche
troppo
.
Un
asino
simile
io
non
lo
voglio
nel
mio
reparto
.
Ti
farò
cacciare
dalla
sezione
.
Il
soldato
aveva
ritrovato
l
'
elmetto
e
se
lo
rimetteva
in
testa
.
-
Che
cosa
dovevi
fare
?
-
proseguiva
il
tenente
,
con
disprezzo
.
-
Volevi
fare
qualche
cosa
?
Ebbene
,
dovevi
,
con
un
colpo
di
baionetta
,
tagliare
le
redini
e
far
precipitare
il
generale
.
-
Come
?
-
mormorò
il
soldato
dovevo
lasciar
morire
il
generale
?
-
Sì
,
imbecille
,
dovevi
lasciarlo
morire
.
E
se
non
moriva
,
dato
che
tu
volevi
far
qualcosa
a
tutti
i
costi
,
dovevi
aiutarlo
a
morire
.
Rientra
alla
sezione
e
,
se
i
tuoi
t
'
ammazzeranno
,
te
lo
sarai
meritato
.
-
Tuttavia
,
-
gli
dissi
io
,
quando
il
soldato
scomparve
,
-
faresti
meglio
ad
essere
più
serio
.
In
poche
ore
tutta
la
brigata
saprà
quello
che
è
successo
.
-
Che
lo
sappiano
o
non
lo
sappiano
,
mi
è
indifferente
.
Anzi
,
è
meglio
che
lo
sappiano
.
Così
,
verrà
in
testa
a
qualcuno
di
tirare
un
colpo
a
quel
vampiro
.
Egli
parlava
,
ancora
sdegnato
.
Introdusse
la
mano
in
una
tasca
,
ne
levò
una
moneta
,
la
buttò
in
aria
e
mi
chiese
:
-
Testa
o
croce
?
Io
non
risposi
.
-
Testa
!
-
gridò
egli
stesso
.
Era
croce
.
-
Ha
avuto
fortuna
,
-
continuò
.
-
È
croce
.
Se
fosse
testa
...
se
fosse
testa
...
-
Che
cosa
?
-
chiesi
.
-
Se
fosse
testa
...
Be
'
!
sarà
per
un
'
altra
volta
.
Mentre
la
sezione
mitraglieri
raggiungeva
il
battaglione
in
linea
,
la
squadra
della
9a
rientrava
in
trincea
trascinando
i
cadaveri
della
pattuglia
abbattuta
.
Sei
erano
morti
,
uno
era
ancora
in
vita
.
Il
caporale
era
fra
i
morti
.
Dall
'
esame
delle
carte
,
capimmo
che
erano
bosniaci
.
I
due
capitani
erano
contenti
.
Soprattutto
il
comandante
di
battaglione
,
che
sperava
si
potessero
ottenere
informazioni
utili
dall
'
interrogatorio
del
ferito
.
Egli
lo
fece
subito
trasportare
al
posto
di
medicazione
e
ne
informò
direttamente
il
comando
di
divisione
,
dove
prestava
servizio
un
interprete
.
I
sei
morti
erano
stesi
a
terra
,
uno
a
fianco
all
'
altro
.
Noi
li
contemplavamo
,
pensierosi
.
Presto
o
tardi
,
sarebbe
venuto
,
anche
per
noi
,
il
nostro
turno
.
Ma
il
capitano
Canevacci
era
troppo
contento
.
Si
era
fermato
accanto
al
cadavere
del
caporale
e
gli
diceva
:
-
Eh
!
mio
caro
,
se
avessi
imparato
a
comandare
la
pattuglia
,
non
saresti
qui
.
In
servizio
di
pattuglia
,
il
comandante
deve
,
innanzi
tutto
,
vedere
...
Lo
interruppe
il
capitano
della
9a
.
Con
un
dito
sulla
bocca
e
con
un
filo
di
voce
,
lo
invitava
a
tacere
.
Di
fronte
a
noi
,
dalla
stessa
direzione
in
cui
era
caduta
la
pattuglia
,
ma
più
vicino
,
ci
veniva
un
rumore
,
come
un
bisbiglio
di
persone
che
si
bisticcino
.
Il
capitano
guardava
di
fronte
.
I
tiratori
scelti
puntavano
i
fucili
.
Anche
il
comandante
di
battaglione
ed
io
ci
portammo
silenziosamente
sulla
linea
e
guardammo
.
Il
rumore
proveniva
dal
tronco
di
un
grosso
abete
che
i
raggi
del
sole
,
fra
le
cime
degli
altri
abeti
,
illuminavano
a
tratti
.
Con
salti
,
due
scoiattoli
apparvero
sul
tronco
,
a
qualche
metro
da
terra
.
Veloci
,
si
rincorrevano
,
si
nascondevano
,
si
rincorrevano
ancora
e
si
rinascondevano
.
Piccoli
strilli
,
come
risa
mal
contenute
,
salutavano
il
loro
incontro
ogni
volta
che
,
dalle
opposte
parti
del
tronco
,
si
slanciavano
a
balzi
,
l
'
un
verso
l
'
altro
.
E
ogni
volta
che
si
fermavano
,
in
un
disco
di
sole
riflesso
sul
tronco
,
si
drizzavano
,
sulle
zampe
posteriori
e
,
con
le
altre
zampe
,
a
guisa
di
mani
,
sembravano
farsi
complimenti
,
carezze
e
feste
.
Il
sole
rischiarava
il
ventre
bianco
e
i
ciuffi
delle
code
,
ritti
in
alto
,
come
due
spazzole
.
Uno
dei
tiratori
scelti
guardò
il
capitano
della
9a
e
mormorò
:
-
Tiriamo
?
-
Sei
pazzo
?
-
rispose
il
capitano
sorpreso
.
-
Sono
tanto
carini
.
Il
capitano
Canevacci
si
riavvicinò
ai
morti
allineati
.
-
Il
comandante
di
pattuglia
deve
vedere
e
non
esser
visto
...
-
disse
,
riprendendo
il
sermone
al
caporale
bosniaco
.
X
La
linea
di
resistenza
nemica
s
'
andava
sempre
più
definendo
.
Le
pattuglie
che
noi
mandammo
innanzi
,
durante
il
giorno
,
non
incontrarono
pattuglie
nemiche
.
Le
fucilate
partivano
da
una
linea
continua
e
facevano
supporre
una
trincea
già
preparata
.
Avevamo
intravisto
,
in
più
punti
,
reticolati
di
filo
spinato
.
Noi
non
ci
spingemmo
più
innanzi
.
La
brigata
occupava
le
posizioni
più
avanzate
del
corpo
d
'
armata
.
La
giornata
passò
calma
.
Il
generale
Leone
preparava
un
assalto
notturno
.
Verso
l
'
imbrunire
,
ci
fu
comunicato
di
tenerci
pronti
.
Facemmo
rientrare
le
pattuglie
e
ci
preparammo
per
l
'
assalto
.
Barili
e
otri
di
cognac
ci
arrivarono
in
tempo
,
sui
muli
,
e
ne
distribuimmo
le
razioni
ai
soldati
.
Quest
'
assalto
notturno
ci
aveva
tutti
preoccupati
.
L
'
assalto
doveva
svilupparsi
su
tutto
il
fronte
.
Dove
saremmo
andati
a
finire
?
Chi
avremmo
trovato
di
fronte
?
Pattuglie
,
come
affermava
il
generale
,
o
trincee
solidamente
difese
,
come
facevano
supporre
i
reticolati
avvistati
?
I
soldati
bevevano
e
attendevano
,
nervosi
.
Il
capitano
Canevacci
s
'
era
già
bevuta
la
sua
razione
di
cognac
e
aveva
incominciato
la
mia
.
Erano
già
le
dieci
e
il
cielo
appena
stellato
non
dava
luce
al
bosco
.
L
'
ordine
d
'
attaccare
non
era
ancora
venuto
.
Evidentemente
,
il
generale
voleva
che
esso
fosse
una
sorpresa
,
non
solo
per
gli
austriaci
,
ma
anche
per
noi
.
Il
comandante
del
battaglione
aveva
ammassato
il
battaglione
in
colonna
.
Egli
aveva
disposto
che
solo
una
compagnia
attaccasse
.
Le
altre
si
sarebbero
dovute
muovere
,
solo
se
la
prima
compagnia
fosse
potuta
passare
.
Stavamo
tutti
immobili
,
muti
.
Il
rumore
di
qualche
gavetta
urtata
contro
un
sasso
e
quello
di
un
fucile
contro
un
altro
fucile
erano
i
soli
che
rompessero
il
silenzio
della
notte
.
La
fantasia
del
generale
aveva
voluto
che
le
trombe
suonassero
l
'
assalto
,
sgomento
per
il
nemico
,
incitamento
ai
nostri
.
Quando
le
note
risuonarono
,
tutti
i
reparti
di
prima
linea
si
lanciarono
all
'
assalto
.
Ma
,
nello
stesso
istante
,
gli
austriaci
,
così
avvisati
,
risposero
con
un
fuoco
pronto
di
mitragliatrici
e
di
fucili
.
Per
qualche
minuto
,
fu
un
assordante
frastuono
.
Le
trombe
continuavano
a
squillare
,
le
linee
nemiche
a
sparare
.
I
razzi
,
di
fronte
a
noi
,
si
levavano
a
centinaia
,
senza
interruzione
,
uno
dopo
l
'
altro
,
e
scoprivano
le
nostre
ondate
.
Le
nostre
compagnie
,
accolte
da
raffiche
,
falciate
,
furono
ributtate
indietro
senza
poter
arrivare
neppure
alle
linee
nemiche
.
Il
disordine
era
grande
e
il
trasporto
dei
feriti
aumentava
la
confusione
.
La
sorpresa
e
l
'
assalto
erano
falliti
,
ma
le
trombe
,
sotto
la
guida
del
generale
che
le
aveva
a
fianco
,
continuavano
a
squillare
.
Sembrava
che
il
generale
fosse
deciso
a
conquistare
le
posizioni
a
squilli
di
tromba
.
Solo
qualche
ora
dopo
,
quando
la
calma
era
subentrata
a
tanto
frastuono
,
noi
sapemmo
che
il
generale
era
soddisfatto
.
Egli
aveva
voluto
solamente
obbligare
il
nemico
a
segnare
le
sue
posizioni
e
a
svelare
le
sue
forze
.
Per
questo
risultato
,
sarebbero
bastate
le
ricognizioni
coordinate
di
qualche
pattuglia
,
ma
il
comandante
di
divisione
disprezzava
i
mezzucci
ordinari
.
Il
nostro
inseguimento
dunque
era
finito
.
Il
nemico
si
era
definitivamente
fermato
e
trincerato
.
Non
vi
potevano
essere
più
dubbi
.
Ripiegando
da
Monte
Fior
,
gli
austriaci
avevano
raccorciato
di
una
ventina
di
chilometri
le
loro
linee
e
abolito
il
pericolo
d
'
un
accerchiamento
.
Dall
'
offensiva
,
erano
passati
alla
difensiva
.
Ora
non
si
sarebbe
più
trattato
di
combattimenti
di
pattuglie
e
d
'
avanguardie
.
Una
nuova
fase
cominciava
.
Fase
di
battaglie
di
masse
sostenute
dall
'
artiglieria
.
Ciò
avrebbe
richiesto
del
tempo
.
E
,
forse
,
avremmo
avuto
anche
un
po
'
di
riposo
.
Così
pensavamo
noi
.
Ma
non
il
comandante
della
divisione
.
L
'
assalto
notturno
gli
aveva
offerto
l
'
ispirazione
per
un
grande
assalto
all
'
indomani
.
Il
giorno
dopo
,
i
battaglioni
della
brigata
si
spostarono
a
sinistra
,
sotto
Casara
Zebio
.
La
brigata
doveva
attaccare
con
quattro
battaglioni
,
lasciando
di
riserva
solo
due
battaglioni
.
Il
mio
battaglione
doveva
attaccare
all
'
estrema
destra
dello
schieramento
.
Per
l
'
azione
,
noi
non
disponevamo
che
dei
nostri
fucili
.
La
scarsa
dotazione
individuale
di
bombe
a
mano
l
'
avevamo
consumata
a
Monte
Fior
.
Non
avevamo
a
nostro
sostegno
neppure
un
pezzo
d
'
artiglieria
.
L
'
azione
si
presentava
ben
difficile
.
Ma
i
nostri
reparti
erano
ancora
solidi
.
I
muli
ci
portarono
cartucce
e
cognac
.
L
'
assalto
fu
iniziato
dal
mio
battaglione
,
alle
cinque
del
pomeriggio
.
Come
ne
aveva
ricevuto
l
'
ordine
,
il
battaglione
uscì
con
tutti
i
reparti
in
un
'
ondata
unica
.
Appena
ci
lanciammo
in
avanti
,
fummo
avvistati
.
Il
nemico
ci
tenne
,
fin
dal
primo
momento
,
sotto
il
suo
tiro
.
Io
ho
un
ricordo
confuso
di
quelle
ore
.
Dal
nostro
punto
di
partenza
alle
linee
nemiche
,
non
v
'
erano
più
di
un
centinaio
di
metri
.
I
cespugli
erano
bassi
e
gli
alberi
radi
,
numerosi
i
sassi
e
le
rocce
.
L
'
ordine
era
di
non
fermarsi
.
Noi
percorremmo
il
breve
spazio
,
di
corsa
,
in
un
sol
impeto
.
Il
capitano
Canevacci
era
in
testa
e
cadde
fra
i
primi
.
Una
palla
lo
aveva
colpito
al
petto
.
Cadde
,
in
testa
alla
9a
,
anche
il
suo
comandante
,
il
solo
capitano
rimasto
al
battaglione
.
Una
mitragliatrice
gli
aveva
falciato
le
gambe
.
Ma
l
'
assalto
procedeva
irruento
.
Il
tiro
nemico
non
poteva
investirci
tutti
,
perché
noi
correvamo
,
e
le
rocce
,
per
quanto
basse
,
raccoglievano
la
maggior
parte
dei
colpi
.
Il
terreno
rimase
,
dietro
a
noi
,
in
un
istante
,
seminato
di
morti
e
di
feriti
,
ma
il
battaglione
arrivò
egualmente
alle
posizioni
nemiche
.
Io
avevo
abbandonato
il
capitano
Canevacci
e
mi
trovai
in
mezzo
alla
9a
,
a
fianco
del
tenente
Santini
,
che
aveva
assunto
il
comando
della
compagnia
.
Di
fronte
a
noi
,
una
linea
continua
di
reticolati
e
di
cavalli
di
frisia
ci
sbarravano
l
'
accesso
alle
trincee
.
Un
metro
o
due
al
di
là
,
le
trincee
in
muratura
,
improvvisate
ma
alte
,
proteggevano
i
reparti
austriaci
.
Addossati
ai
reticolati
,
in
piedi
,
anche
noi
aprimmo
il
fuoco
.
Le
mitragliatrici
che
,
durante
lo
sbalzo
,
dalla
destra
c
'
investivano
di
fianco
,
non
potevano
più
tirare
su
di
noi
.
Esse
battevano
tutto
il
terreno
retrostante
,
ma
,
quanto
più
noi
eravamo
andati
innanzi
,
tanto
più
ci
eravamo
sottratti
al
loro
tiro
.
Esse
continuarono
a
sparare
,
ma
nel
vuoto
.
Di
fronte
,
a
pochi
metri
,
solo
una
mitragliatrice
tirava
sui
nostri
reparti
.
Santini
vi
concentrò
il
fuoco
di
quelli
che
aveva
vicino
e
la
ridusse
al
silenzio
.
Dalla
sinistra
,
a
un
centinaio
di
metri
,
un
'
altra
mitragliatrice
ci
colpiva
d
'
infilata
,
in
pieno
.
Se
avesse
continuato
a
sparare
noi
saremmo
stati
distrutti
.
Contro
il
suo
tiro
,
non
ci
potevamo
difendere
e
perfino
la
sua
postazione
ci
era
invisibile
.
Ci
buttammo
a
terra
,
ciascuno
cercando
un
riparo
,
e
continuando
a
sparare
sulle
trincee
,
puntando
nelle
feritoie
,
tentando
di
dominare
il
fuoco
dei
tiratori
vicini
.
Il
frastuono
del
combattimento
,
anche
ai
nostri
fianchi
,
c
'
impediva
di
distinguere
se
i
nostri
reparti
laterali
avessero
avuto
più
fortuna
di
noi
.
Quanto
durasse
quella
nostra
posizione
,
io
non
lo
ricordo
.
In
combattimento
,
si
perde
la
nozione
del
tempo
,
sempre
.
I
reticolati
c
'
impedivano
di
andare
avanti
,
le
mitragliatrici
di
ritornare
indietro
.
Dovevamo
rimanere
immobili
,
inchiodati
a
terra
,
senza
mai
abbandonare
il
tiro
sulle
feritoie
nemiche
,
per
impedire
d
'
essere
uccisi
sotto
i
reticolati
.
Avremmo
potuto
resistere
a
lungo
in
quella
posizione
,
fino
alla
notte
,
e
ritirarci
protetti
dall
'
oscurità
,
ma
la
mitragliatrice
di
sinistra
continuava
implacabile
il
suo
tiro
d
'
infilata
e
i
soldati
più
scoperti
morivano
lungo
la
linea
.
Se
si
fosse
avuta
la
possibilità
di
mandare
indietro
qualcuno
e
informare
,
sulla
nostra
situazione
,
il
battaglione
che
agiva
alla
sinistra
,
si
sarebbe
potuto
controbattere
la
mitragliatrice
.
Io
non
riuscii
a
scorgere
un
solo
ufficiale
:
il
tenente
Santini
era
troppo
impegnato
contro
le
trincee
nemiche
.
Ora
strisciando
,
fra
le
rocce
e
i
cespugli
,
lentamente
,
ora
correndo
a
sbalzi
,
mi
scartai
più
a
sinistra
.
Dovetti
impiegare
molto
tempo
,
anche
perché
il
battaglione
laterale
era
più
a
sinistra
di
quello
che
io
non
credessi
.
Il
crepitio
delle
mitragliatrici
e
della
fucileria
continuava
.
Il
I
°
battaglione
era
ancora
impegnato
,
ma
si
trovava
più
arretrato
e
più
al
coperto
del
nostro
.
Dietro
gli
abeti
,
fra
le
rocce
,
v
'
era
un
viavai
continuo
di
portaordini
e
di
feriti
.
Cercai
subito
del
comando
del
battaglione
.
Un
soldato
me
lo
indicò
.
Mi
vi
diressi
di
corsa
.
Il
comando
di
battaglione
era
installato
dietro
una
roccia
alta
parecchi
metri
.
Il
terreno
circostante
era
ingombro
di
feriti
.
Ordini
,
grida
,
urla
si
levavano
da
ogni
parte
.
V
'
era
dovunque
un
aspetto
di
confusione
e
di
terrore
.
Il
maggiore
comandante
del
battaglione
stava
in
piedi
,
addossato
a
un
grande
tronco
di
abete
.
Lo
conoscevo
bene
,
perché
avevo
più
volte
pranzato
alla
sua
mensa
.
Rosso
in
viso
,
agitava
le
mani
,
verso
qualcuno
che
io
non
vedevo
.
Appariva
eccitatissimo
.
-
Fa
'
in
fretta
!
-
gridava
.
Ma
nessuno
appariva
.
Mentre
mi
avvicinavo
sempre
più
,
il
maggiore
continuava
:
-
Fa
'
in
fretta
!
Fa
'
in
fretta
o
ti
uccido
!
Dammi
il
cognac
!
il
cognac
!
Egli
non
gridava
.
Egli
urlava
a
voce
altissima
,
e
con
tono
di
comando
,
come
se
si
rivolgesse
non
ad
una
persona
isolata
,
ma
a
tutto
un
reparto
,
a
un
battaglione
in
ordine
chiuso
.
Egli
diceva
"
cognac
"
con
la
stessa
voce
con
cui
,
da
cavallo
,
avrebbe
comandato
"
battaglione
in
colonna
!
"
o
"
colonna
doppia
!
"
Finalmente
,
mentre
io
arrivavo
,
si
presentò
trafelato
un
soldato
,
con
nella
mano
una
bottiglia
di
cognac
,
tenuta
alta
,
sul
braccio
teso
,
quasi
fosse
una
bandiera
.
Io
mi
fermai
a
due
passi
dal
maggiore
,
mi
misi
sull
'
attenti
e
salutai
.
Egli
impugnava
la
pistola
con
la
destra
e
,
nella
sinistra
,
aveva
un
foglio
di
carta
.
Buttò
a
terra
la
carta
e
andò
incontro
al
soldato
,
sempre
gridando
:
-
Dammi
!
dammi
!
Brandì
la
bottiglia
e
,
con
un
gesto
fulmineo
,
la
suggellò
alla
bocca
.
La
testa
rovesciata
indietro
,
immobile
,
sembrava
fulminato
.
Lo
si
sarebbe
detto
un
morto
in
piedi
.
Solo
dava
segni
di
vita
la
gola
che
trangugiava
il
liquore
con
sussulti
che
sembravano
gemiti
.
Aspettai
che
finisse
di
bere
.
Egli
si
staccò
dalla
bottiglia
a
stento
,
con
pena
.
Restituì
al
soldato
la
bottiglia
,
semivuota
,
e
non
si
mosse
.
Io
gli
andai
nuovamente
incontro
.
In
fretta
e
furia
,
senza
ch
'
egli
mi
rispondesse
,
gli
dissi
la
ragione
della
mia
visita
.
Egli
aveva
lo
sguardo
rivolto
a
me
,
ma
il
suo
pensiero
era
assente
e
non
mi
ascoltava
.
Io
parlavo
inutilmente
.
Egli
aveva
sempre
la
pistola
in
pugno
e
,
per
testimoniarmi
la
sua
attenzione
,
me
la
puntava
contro
.
Con
la
mano
,
io
scartai
la
pistola
,
nel
timore
che
partisse
il
colpo
.
Egli
se
la
lasciò
spostare
,
ma
,
subito
dopo
,
la
rimise
nella
stessa
direzione
.
Io
la
scartai
una
seconda
volta
,
ed
egli
me
la
puntò
contro
ancor
una
volta
.
Io
gli
afferrai
il
pugno
chiuso
e
gli
tolsi
la
pistola
.
Egli
se
la
lasciò
togliere
,
senza
pronunciare
un
motto
.
Levai
la
pallottola
dalla
canna
,
levai
il
caricatore
e
gli
restituii
la
pistola
.
Egli
la
riprese
con
la
stessa
indifferenza
con
cui
me
l
'
aveva
ceduta
.
Allora
mi
sorrise
,
ma
a
me
parve
che
in
lui
sorridesse
un
altro
.
Interpretai
quel
sorriso
come
s
'
egli
avesse
pensato
di
darmi
ad
intendere
che
aveva
scherzato
.
Poiché
egli
non
parlava
ed
io
perdevo
del
tempo
,
mi
allontanai
,
sperando
d
'
incontrare
l
'
aiutante
maggiore
.
L
'
aiutante
maggiore
era
morto
,
gli
altri
ufficiali
erano
impegnati
con
il
battaglione
e
i
soldati
del
comando
non
potevano
arrivare
fino
a
loro
,
né
ne
avevano
notizia
.
Tutto
attorno
,
il
sibilo
delle
falciate
delle
mitragliatrici
,
ininterrotto
,
faceva
pensare
ad
un
uragano
.
Le
cime
degli
alberi
,
segate
dalle
raffiche
,
precipitavano
al
suolo
con
stridori
sinistri
.
Dopo
un
vano
correre
,
risalii
per
rientrare
al
battaglione
e
passai
nuovamente
accanto
al
comando
del
1°
battaglione
.
Il
maggiore
era
immobile
,
nello
stesso
punto
in
cui
l
'
avevo
lasciato
,
la
pistola
in
pugno
,
e
sorrideva
ancora
.
XI
Il
battaglione
,
a
gruppi
,
aveva
raggiunto
le
posizioni
di
partenza
,
di
notte
.
Avevamo
perduto
tutti
gli
ufficiali
.
Solamente
Santini
ed
io
rientrammo
incolumi
.
Anche
il
tenente
Ottolenghi
era
vivo
:
egli
aveva
ricevuto
l
'
ordine
di
rimanere
indietro
con
le
mitragliatrici
e
non
era
uscito
all
'
assalto
.
Le
compagnie
erano
state
dimezzate
.
Impiegammo
tutta
la
notte
per
ritirare
i
feriti
e
i
morti
,
e
quando
,
finito
l
'
appello
dei
presenti
,
Santini
ed
io
ci
scambiammo
qualche
parola
,
facemmo
entrambi
uno
sforzo
per
non
buttarci
uno
nelle
braccia
dell
'
altro
.
La
guerra
di
posizione
ricominciava
.
I
sogni
di
manovra
e
di
vittoria
fulminea
svanivano
.
Bisognava
ricominciare
daccapo
,
come
prima
,
sul
Carso
.
Seguirono
alcuni
giorni
di
calma
.
I
reparti
si
dovevano
ricostituire
.
Ogni
giorno
arrivavano
complementi
di
ufficiali
e
di
soldati
.
Pian
piano
,
si
dimenticavano
i
morti
e
ci
si
affratellava
,
fra
veterani
e
nuovi
arrivati
.
Di
fronte
alle
trincee
nemiche
,
a
distanze
varie
,
fra
i
cinquanta
e
i
trecento
metri
,
seguendo
l
'
andamento
del
terreno
e
la
copertura
del
bosco
,
anche
noi
costruimmo
le
nostre
trincee
.
Erano
le
nostre
case
,
ché
gli
austriaci
,
ormai
sulla
difensiva
,
non
pensavano
certo
ad
attaccarci
.
Ma
dovevamo
essere
prudenti
ad
ogni
istante
.
Avevamo
,
di
fronte
,
reparti
di
tiratori
scelti
che
non
sbagliavano
un
colpo
.
Tiravano
raramente
,
ma
sempre
alla
testa
,
e
con
pallottole
esplosive
.
Anche
quei
giorni
di
calma
passarono
.
Affrettatamente
,
il
battaglione
si
era
ricomposto
.
Un
'
altra
azione
si
annunziava
prossima
.
Arrivavano
,
ogni
giorno
,
munizioni
e
tubi
di
gelatina
.
Erano
i
grandi
tubi
di
gelatina
del
Carso
,
lunghi
due
metri
,
costruiti
per
aprire
dei
varchi
fra
i
reticolati
.
E
arrivavano
pinze
tagliafili
.
Le
pinze
e
i
tubi
non
ci
erano
serviti
mai
a
niente
,
ma
arrivavano
egualmente
.
E
arrivò
il
cognac
,
molto
cognac
:
eravamo
dunque
alla
vigilia
dell
'
azione
.
I
comandi
avevano
stabilito
che
il
prossimo
assalto
fosse
preceduto
da
un
largo
impiego
di
tubi
di
gelatina
da
far
esplodere
,
la
notte
prima
,
sotto
i
reticolati
nemici
.
Nel
punto
stabilito
per
l
'
assalto
,
l
'
azione
del
mio
battaglione
doveva
precedere
,
con
quella
del
1°
battaglione
del
400
,
il
reggimento
compagno
della
brigata
.
Anche
quel
battaglione
aveva
avuto
gravi
perdite
,
ma
si
era
ricostituito
.
Il
suo
maggiore
si
era
rimesso
.
Egli
mandò
da
me
il
tenente
Mastini
perché
ci
accordassimo
sull
'
ora
e
sulle
altre
modalità
circa
la
posa
in
comune
dei
tubi
di
gelatina
sullo
stesso
fronte
d
'
attacco
.
Con
Mastini
,
eravamo
stati
alla
stessa
Università
.
Più
giovane
di
me
,
quando
io
ero
al
quarto
corso
,
egli
era
al
secondo
anno
.
Amici
,
e
veterani
del
Carso
,
ci
vedevamo
spesso
,
anche
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Avevamo
finito
un
giro
d
'
osservazione
lungo
la
linea
e
ci
eravamo
messi
a
sedere
,
dietro
la
trincea
del
mio
battaglione
.
Io
m
'
ero
sdraiato
per
terra
,
egli
era
su
un
sasso
,
all
'
ombra
.
Il
discorso
cadde
sul
suo
comandante
di
battaglione
.
Anche
Mastini
era
d
'
avviso
che
il
maggiore
bevesse
troppo
.
Io
gli
raccontai
la
scena
alla
quale
avevo
assistito
.
-
Il
nostro
maggiore
,
-
disse
Mastini
,
-
non
è
un
cattivo
ufficiale
.
Spesse
volte
è
coraggioso
e
,
qualche
volta
,
anche
intelligente
.
Ma
,
se
gli
manca
il
cognac
,
è
incapace
di
muovere
un
passo
durante
un
'
azione
.
-
Ti
ricordi
,
-
gli
dissi
io
,
-
di
Pareto
?
Come
beveva
!
E
che
intelligenza
!
I
professori
ne
erano
ammirati
,
tutti
.
Non
era
forse
lo
studente
di
maggiore
ingegno
,
all
'
Università
?
Ma
,
se
non
beveva
,
niente
esami
.
Un
po
'
come
il
tuo
maggiore
.
Senza
cognac
,
niente
combattimenti
.
La
conversazione
scivolava
mollemente
sui
ricordi
della
nostra
vita
universitaria
,
che
ci
appariva
così
lontana
:
un
sogno
.
Egli
rievocò
una
nostra
festa
goliardica
,
rimasta
celebre
,
perché
la
vernaccia
era
vecchia
e
perfida
,
e
il
Magnifico
Rettore
s
'
era
messo
a
cantare
da
basso
,
e
una
matricola
aveva
abbracciato
la
moglie
del
Prefetto
.
-
Ma
anche
tu
bevi
molto
,
ora
?
-
gli
chiesi
.
-
Si
dice
che
al
vostro
battaglione
,
bevete
tutti
come
spugne
.
Per
tutta
risposta
,
e
con
una
mossa
rapida
,
come
se
la
mia
domanda
gli
avesse
ricordato
improvvisamente
un
oggetto
fino
ad
allora
dimenticato
,
slacciò
la
borraccia
e
bevette
qualche
sorso
.
Era
certamente
del
buon
cognac
,
perché
io
sentii
un
odore
insopportabile
di
polvere
da
caccia
.
-
Io
,
-
disse
rimettendo
il
turacciolo
alla
borraccia
,
-
adoro
l
'
Odissea
d
'
Omero
perché
,
ad
ogni
canto
,
è
un
otre
di
vino
che
arriva
.
-
Vino
,
-
dissi
io
,
-
e
non
cognac
.
-
Già
,
-
osservò
,
-
è
curioso
.
È
veramente
curioso
.
Né
nell
'
Odissea
né
nell
'
Iliade
,
v
'
è
traccia
di
liquori
.
-
Te
lo
immagini
,
-
dissi
,
-
Diomede
che
si
beve
una
buona
borraccia
di
cognac
,
prima
di
uscire
di
pattuglia
?
Noi
avevamo
un
piede
su
Troia
e
un
piede
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Io
vedo
ancora
il
mio
buon
amico
,
con
un
sorriso
di
bontà
scettica
,
tirare
,
da
una
tasca
interna
della
giubba
,
un
grande
astuccio
di
acciaio
ossidato
,
copricuore
di
guerra
,
e
offrirmi
una
sigaretta
.
Io
l
'
accettai
e
accesi
la
sua
sigaretta
e
la
mia
.
Egli
sorrideva
sempre
,
pensando
alla
risposta
.
-
Tuttavia
...
E
ripeté
,
dopo
una
boccata
di
fumo
:
-
Tuttavia
...
Se
Ettore
avesse
bevuto
un
po
'
di
cognac
,
del
buon
cognac
,
forse
Achille
avrebbe
avuto
del
filo
da
torcere
...
Anch
'
io
rividi
per
un
attimo
,
Ettore
,
fermarsi
,
dopo
quella
fuga
affrettata
e
non
del
tutto
giustificata
,
sotto
lo
sguardo
dei
suoi
concittadini
,
spettatori
sulle
mura
,
slacciarsi
,
dal
cinturone
di
cuoio
ricamato
in
oro
,
dono
di
Andromaca
,
un
'
elegante
borraccia
di
cognac
,
e
bere
,
in
faccia
ad
Achille
.
Io
ho
dimenticato
molte
cose
della
guerra
,
ma
non
dimenticherò
mai
quel
momento
.
Guardavo
il
mio
amico
sorridere
,
fra
una
boccata
di
fumo
e
l
'
altra
.
Dalla
trincea
nemica
,
partì
un
colpo
isolato
.
Egli
piegò
la
testa
,
la
sigaretta
fra
le
labbra
e
,
da
una
macchia
rossa
,
formatasi
sulla
fronte
,
sgorgò
un
filo
di
sangue
.
Lentamente
,
egli
piegò
su
se
stesso
,
e
cadde
sui
miei
piedi
.
Io
lo
raccolsi
morto
.
La
notte
,
mettemmo
i
tubi
di
gelatina
.
Ne
avevamo
dieci
al
comando
di
battaglione
,
affastellati
come
tronchi
d
'
albero
.
Dovevamo
farli
brillare
tutti
e
dieci
.
I
giovani
ufficiali
ne
ignoravano
l
'
impiego
e
il
tenente
Santini
ed
io
dirigemmo
l
'
operazione
.
Mettere
e
far
esplodere
sotto
i
reticolati
nemici
dei
tubi
di
gelatina
,
di
notte
,
in
terreno
coperto
,
era
un
'
operazione
estremamente
facile
per
chi
fosse
abituato
ai
servizi
di
pattuglia
.
Anche
se
dalle
linee
nemiche
si
sparava
,
il
pericolo
era
minimo
.
Ma
bisognava
avere
i
nervi
a
posto
.
Nel
battaglione
scegliemmo
i
soldati
fra
i
volontari
che
si
offrirono
.
Il
comando
del
reggimento
dava
un
premio
di
dieci
lire
a
ogni
soldato
.
Per
un
tubo
,
erano
necessari
due
uomini
:
dieci
tubi
,
venti
uomini
.
"
Zio
Francesco
"
era
fra
i
volontari
.
Nove
vennero
con
me
,
nove
con
Santini
.
Io
scelsi
"
zio
Francesco
"
con
me
.
Avevo
con
me
tutti
i
soldati
veterani
del
Carso
e
non
avevo
bisogno
di
dare
molte
spiegazioni
.
All
'
ora
fissata
,
bevuto
il
cognac
,
uscimmo
dalle
trincee
,
il
mio
gruppo
a
sinistra
,
verso
il
400
,
quello
di
Santini
a
destra
.
Uscimmo
dalla
stessa
breccia
,
e
ci
spiegammo
a
ventaglio
,
a
coppie
di
due
,
a
una
decina
di
metri
l
'
una
coppia
dall
'
altra
.
Le
trincee
nemiche
distavano
una
sessantina
di
metri
.
Per
chi
non
sia
abituato
,
fa
una
certa
impressione
abbandonare
il
riparo
della
trincea
,
uscire
e
trovarsi
allo
scoperto
,
di
fronte
ai
tiri
di
fucile
delle
vedette
nemiche
.
Il
novizio
dice
:
"
Sono
stato
visto
;
questa
fucilata
è
per
me
"
.
Invece
,
non
è
niente
.
Le
vedette
tirano
,
di
fronte
a
loro
,
senza
un
bersaglio
preciso
,
a
caso
,
nel
buio
.
La
notte
era
oscura
.
Portavamo
il
tubo
a
mano
:
io
ero
in
testa
,
"
zio
Francesco
"
dietro
.
Dove
ci
sentivamo
sicuri
,
camminavamo
in
piedi
;
dove
eravamo
più
scoperti
,
carponi
.
Le
vedette
tiravano
sempre
,
un
colpo
dopo
l
'
altro
senza
agitazione
.
Ma
dove
andavano
a
finire
tutte
quelle
pallottole
?
Non
ne
sentivamo
una
sola
passare
vicino
a
noi
.
Un
razzo
luminoso
si
levò
di
fronte
,
poi
un
altro
,
a
destra
,
poi
ancora
un
altro
.
"
Che
non
ci
sia
un
allarme
?
"
io
pensai
.
Col
respiro
trattenuto
,
in
piedi
,
così
come
eravamo
stati
sorpresi
dal
primo
razzo
,
rimanemmo
immobili
,
qualche
secondo
,
finché
l
'
ultimo
razzo
non
cadde
a
terra
e
si
spense
.
Il
tiro
delle
vedette
continuò
lentamente
,
come
prima
.
Erano
razzi
ordinari
.
Non
eravamo
stati
avvistati
.
Camminavamo
piano
,
arrestandoci
ad
ogni
istante
.
Il
lieve
rumore
dei
nostri
passi
era
coperto
dal
rumore
dei
tiri
delle
vedette
,
austriache
e
nostre
.
Anche
le
nostre
vedette
continuavano
a
sparare
,
come
prima
della
nostra
uscita
,
ma
per
aria
,
per
far
rumore
e
non
colpirci
.
Dovevamo
tuttavia
procedere
con
prudenza
;
una
pattuglia
nemica
poteva
trovarsi
in
agguato
,
dietro
i
cespugli
che
noi
eravamo
obbligati
a
traversare
.
Altri
razzi
venivano
sparati
,
ora
a
sinistra
,
ora
a
destra
.
La
nostra
immobilità
sotto
la
luce
dei
razzi
ci
confondeva
con
i
cespugli
e
con
i
tronchi
d
'
albero
.
Non
era
possibile
fossimo
riconosciuti
.
Arrivammo
ai
reticolati
e
ci
fermammo
,
a
terra
.
Al
chiarore
di
un
razzo
lontano
,
distinsi
il
muro
della
trincea
,
oltre
i
reticolati
,
e
,
nel
muro
,
le
feritoie
,
come
macchie
nere
.
Per
schivare
il
tiro
d
'
una
vedetta
che
sparava
di
fronte
,
io
avevo
obliquato
leggermente
a
sinistra
.
Ma
la
sentinella
stava
ancora
così
vicino
a
noi
che
io
sentivo
,
dopo
ogni
colpo
,
il
bossolo
della
cartuccia
sparata
cozzare
contro
il
muro
della
trincea
e
rimbalzare
per
terra
,
sui
sassi
.
Incominciammo
ad
infilare
il
tubo
sotto
il
reticolato
,
quando
alla
nostra
destra
,
a
parecchie
decine
di
metri
da
noi
,
l
'
oscurità
della
notte
fu
rotta
da
un
bagliore
,
accompagnato
da
un
'
esplosione
dilaniante
.
Il
primo
tubo
di
gelatina
brillava
.
Guardai
l
'
orologio
che
avevo
al
polso
:
le
lancette
di
fosforo
segnavano
le
tre
.
Doveva
essere
il
tubo
di
Santini
.
Avevamo
stabilito
che
il
primo
tubo
,
fosse
il
suo
o
il
mio
,
non
esplodesse
prima
delle
tre
.
Egli
era
stato
più
preciso
di
me
.
Una
pioggia
di
schegge
e
di
sassi
s
'
irradiò
tutto
attorno
.
Ci
schiacciammo
ancora
più
contro
terra
.
Una
ventina
di
razzi
si
levarono
lungo
tutta
la
linea
,
anche
oltre
il
nostro
fronte
,
e
le
mitragliatrici
aprirono
il
fuoco
.
L
'
allarmi
era
stato
dato
.
Una
seconda
esplosione
seguì
alla
prima
,
e
,
subito
dopo
,
una
terza
.
I
razzi
si
moltiplicavano
,
disordinatamente
,
nel
cielo
,
nelle
più
disparate
direzioni
.
La
vedetta
che
ci
era
vicina
non
perdette
la
calma
.
Non
gridò
l
'
allarmi
e
continuò
a
sparare
,
lentamente
,
come
prima
.
Anch
'
egli
doveva
essere
un
veterano
.
Ma
,
più
a
destra
,
il
fuoco
delle
mitragliatrici
e
dei
fucili
era
furioso
.
Le
truppe
dovevano
essere
accorse
in
linea
.
"
Zio
Francesco
"
non
dava
segni
di
vita
.
Ma
io
lo
sentivo
egualmente
vicino
,
e
il
lieve
odore
del
suo
sigaro
continuava
ad
arrivare
fino
a
me
.
Egli
prima
d
'
uscire
,
aveva
acceso
un
sigaro
,
e
lo
teneva
con
la
parte
accesa
dentro
la
bocca
.
Con
esso
,
doveva
accendere
la
miccia
del
tubo
.
Così
fumato
,
il
sigaro
nascondeva
il
fumo
e
durava
più
a
lungo
.
Voltai
la
testa
e
lo
scorsi
,
vicino
,
steso
,
le
spalle
contro
terra
,
faccia
al
cielo
,
sigaro
in
bocca
.
Egli
doveva
apprezzare
quello
spettacolo
pirotecnico
che
gli
austriaci
ci
offrivano
gratis
.
Non
poteva
averne
visto
di
più
belli
,
per
la
festa
del
santo
patrono
,
nel
suo
piccolo
villaggio
.
E
anch
'
io
,
in
quel
momento
,
vidi
tutto
il
cielo
traversato
dai
razzi
.
Tutti
quei
fuochi
,
al
di
sopra
del
bosco
di
abeti
,
sembravano
illuminare
le
colonne
e
le
navate
di
un
'
immensa
basilica
.
Il
tubo
era
passato
sotto
i
reticolati
.
Approfittai
della
prima
oscurità
che
cadde
attorno
a
noi
,
strisciai
indietro
e
lasciai
il
posto
libero
a
"
zio
Francesco
"
.
Col
sigaro
,
egli
accese
la
miccia
e
la
ricoprì
d
'
un
sasso
.
Insieme
,
ci
riparammo
dietro
il
tronco
d
'
un
abete
e
attendemmo
lo
scoppio
.
Mezz
'
ora
dopo
,
eravamo
rientrati
nelle
nostre
linee
.
I
dieci
tubi
erano
tutti
esplosi
.
Facemmo
l
'
appello
dei
presenti
:
nessuno
mancava
.
Solo
un
soldato
del
gruppo
di
Santini
era
stato
ferito
ad
una
gamba
.
Prima
di
raggiungere
i
loro
reparti
,
i
soldati
finirono
assieme
il
cognac
destinato
ai
volontari
.
XII
Il
giorno
dopo
,
l
'
assalto
fu
condotto
dal
1°
battaglione
.
Gli
austriaci
,
allarmati
dalle
esplosioni
della
notte
,
attendevano
.
Le
mitragliatrici
falciarono
le
prime
ondate
e
il
battaglione
non
arrivò
neppure
alle
trincee
.
Per
tutta
la
giornata
,
nella
stretta
vallata
,
non
si
sentivano
che
i
lamenti
dei
feriti
.
Senza
artiglieria
,
era
vano
pensare
alla
conquista
di
posizioni
così
fortemente
difese
.
Il
2°
battaglione
tentò
un
altro
assalto
,
ma
inutilmente
.
Cominciavamo
tutti
a
perderci
d
'
animo
.
I
soldati
guardavano
l
'
arrivo
dei
tubi
con
terrore
.
I
tubi
la
notte
significavano
l
'
assalto
per
il
giorno
dopo
.
Quei
giorni
furono
lugubri
.
Per
abituare
il
nemico
alle
esplosioni
dei
tubi
,
ogni
notte
,
durante
una
settimana
,
furono
messi
dei
tubi
,
senza
che
seguisse
l
'
assalto
il
giorno
dopo
.
I
comandi
pensavano
che
,
in
quel
modo
,
distrutti
i
reticolati
,
si
potesse
finalmente
condurre
un
assalto
di
sorpresa
.
Ma
nell
'
operazione
così
ripetuta
,
si
ebbero
dei
morti
e
dei
feriti
,
e
pochi
erano
quei
soldati
che
si
offrivano
volontari
.
Alla
fine
,
si
dovette
dar
l
'
ordine
alle
squadre
,
a
turno
.
"
Zio
Francesco
"
era
sempre
incolume
e
sempre
volontario
.
Ma
una
notte
,
anch
'
egli
non
rientrò
.
Il
compagno
di
tubo
ne
riportò
più
tardi
il
cadavere
.
Alla
fureria
della
10a
compagnia
,
si
trovarono
i
depositi
dei
suoi
guadagni
.
Egli
spediva
ogni
volta
le
dieci
lire
di
premio
alla
sua
famiglia
.
Povero
"
zio
Francesco
"
!
I
suoi
compagni
veterani
ottennero
il
permesso
di
accompagnare
la
salma
al
cimitero
di
Gallio
ed
io
fui
con
loro
.
Com
'
eravamo
in
pochi
!
Così
se
ne
andava
la
brigata
del
Carso
,
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Aveva
preso
il
comando
del
battaglione
l
'
ufficiale
più
anziano
,
il
capitano
Bravini
,
nuovo
arrivato
.
Giovane
ufficiale
di
carriera
,
egli
si
prodigò
per
riordinare
il
battaglione
.
Dopo
due
giorni
,
si
mise
anch
'
egli
a
bere
del
cognac
;
prima
di
nascosto
,
poi
apertamente
.
E
finì
per
cercare
la
mia
razione
,
come
un
tesoro
.
Tanti
tubi
brillati
esigevano
,
alla
fine
,
un
assalto
.
In
quei
giorni
,
il
maggiore
Carriera
,
comandante
del
2°
battaglione
del
nostro
reggimento
,
era
stato
promosso
tenente
colonnello
.
A
lui
fu
affidato
il
compito
di
dirigere
l
'
assalto
nel
nostro
settore
.
Anche
il
mio
battaglione
fu
messo
alle
sue
dipendenze
,
per
l
'
azione
.
Egli
era
uomo
di
grande
volontà
.
Il
generale
Leone
lo
stimava
moltissimo
.
Ed
egli
stimava
egualmente
il
generale
.
Tutti
e
due
erano
fatti
per
intendersi
.
Dal
momento
in
cui
gli
fu
affidata
l
'
azione
,
non
chiuse
occhio
né
di
giorno
né
di
notte
.
Egli
voleva
essere
d
'
esempio
.
Era
instancabile
.
Dopo
aver
passato
la
notte
insonne
,
la
mattina
faceva
un
'
ora
di
ginnastica
svedese
ed
esigeva
che
la
facesse
anche
il
suo
aiutante
maggiore
.
Di
debole
costituzione
fisica
,
questi
finì
col
perderci
la
salute
.
Il
tenente
colonnello
aveva
il
seguente
piano
:
la
notte
,
far
brillare
i
tubi
;
all
'
alba
,
mandare
esploratori
e
far
allargare
le
brecce
dei
reticolati
con
le
pinze
tagliafili
;
subito
dopo
,
attaccare
.
Egli
dunque
aveva
introdotto
la
sola
variante
delle
pinze
.
Quando
io
sentii
parlare
di
pinze
,
mi
si
rizzarono
i
capelli
.
Con
le
pinze
,
sul
Carso
,
avevamo
perduto
i
migliori
soldati
,
sotto
i
reticolati
nemici
.
Il
capitano
Bravini
,
anch
'
egli
comandante
di
battaglione
,
ma
inferiore
di
grado
,
faceva
tutto
quanto
il
tenente
colonnello
gli
comandava
,
senza
un
'
obbiezione
.
La
notte
,
i
tubi
furono
fatti
brillare
.
Io
avevo
fatto
nascondere
le
pinze
del
mio
battaglione
.
All
'
alba
,
il
tenente
colonnello
le
reclamava
e
invano
il
capitano
Bravini
le
cercava
.
Fu
giocoforza
rinunziare
alle
nostre
pinze
.
Il
tenente
colonnello
chiamò
il
suo
aiutante
maggiore
e
gli
chiese
:
-
Abbiamo
ancora
pinze
al
2°
battaglione
?
Io
speravo
ch
'
egli
dicesse
di
no
,
perché
io
l
'
avevo
prevenuto
.
Anch
'
egli
era
stato
sul
Carso
e
conosceva
l
'
esito
dell
'
impiego
delle
pinze
.
Il
tenente
aiutante
maggiore
fece
uno
sforzo
di
raccoglimento
e
rispose
:
-
Signor
sì
,
ne
abbiamo
ancora
sette
,
di
cui
cinque
in
ottimo
stato
.
Tre
grandi
e
due
piccole
.
Ma
un
dubbio
lo
turbò
.
Tirò
un
taccuino
di
tasca
e
si
corresse
:
-
Di
cui
quattro
in
buono
stato
.
Due
grandi
e
due
piccole
.
Egli
era
un
professore
di
greco
del
bolognese
ed
era
esatto
sempre
,
anche
nei
dettagli
più
apparentemente
insignificanti
.
Io
ero
vicino
a
lui
,
e
gli
dissi
,
sottovoce
,
con
dispetto
:
-
Tu
farai
carriera
con
le
tue
pinze
.
-
Io
faccio
il
mio
dovere
,
-
mi
rispose
,
tranquillo
.
Le
pinze
,
tutte
e
sette
,
furono
subito
portate
.
La
luce
dell
'
alba
cominciava
a
rischiarare
il
bosco
,
ma
in
modo
così
tenue
che
ci
si
vedeva
appena
fra
di
noi
.
-
Capitano
,
-
ordinò
il
tenente
colonnello
al
mio
comandante
di
battaglione
,
-
faccia
uscire
un
ufficiale
e
due
soldati
per
riconoscere
i
reticolati
ed
allargare
con
le
pinze
le
brecce
di
passaggio
.
Il
capitano
ordinò
che
il
tenente
Avellini
,
della
9a
compagnia
,
uscisse
con
due
soldati
.
Il
tenente
era
un
giovane
ufficiale
di
carriera
,
arrivato
al
battaglione
in
quei
giorni
.
Il
tenente
si
presentò
,
ascoltò
gli
ordini
e
non
disse
una
parola
.
Prese
le
pinze
,
ne
distribuì
una
ad
ogni
soldato
,
e
ne
tenne
una
per
sé
.
Scavalcò
la
nostra
trincea
con
un
salto
,
e
sparì
,
seguito
dai
due
soldati
.
Passarono
alcuni
minuti
,
senza
il
minimo
rumore
.
Le
fucilate
delle
vedette
continuavano
,
normali
.
Io
facevo
delle
considerazioni
al
capitano
Bravini
:
-
Occorrerà
della
luce
perché
i
nostri
possano
riconoscere
i
reticolati
e
tagliare
i
fili
.
E
se
c
'
è
della
luce
,
vedranno
anche
gli
austriaci
e
tireranno
sui
nostri
.
Bisognerebbe
che
le
trincee
nemiche
fossero
vuote
.
Il
capitano
era
nervoso
.
Non
parlava
.
Anch
'
egli
si
rendeva
conto
che
l
'
operazione
era
difficile
.
S
'
era
già
bevuta
mezza
borraccia
di
cognac
.
Dalla
trincea
nemica
partirono
più
colpi
.
Non
erano
i
tiri
delle
vedette
.
Seguirono
altri
colpi
,
poi
tutta
la
linea
aprì
il
fuoco
.
I
nostri
erano
stati
scoperti
.
Dalla
nostra
trincea
,
noi
non
potevamo
vedere
chiaramente
.
-
Non
c
'
è
dubbio
,
-
mormorai
al
capitano
Bravini
,
-
gli
austriaci
tirano
sui
nostri
.
Operazioni
simili
non
si
possono
fare
che
di
notte
,
al
buio
.
Ma
di
notte
non
si
vede
.
Quindi
non
si
possono
fare
né
di
notte
,
né
di
giorno
.
Ci
vuole
l
'
artiglieria
.
Senza
artiglieria
,
non
si
va
avanti
.
-
Ci
vuole
l
'
artiglieria
,
-
ripeteva
il
capitano
.
E
non
si
sapeva
staccare
dalla
borraccia
.
Anche
il
tenente
colonnello
era
nervoso
.
Camminava
su
e
giù
per
la
trincea
,
senza
parlare
.
Il
suo
aiutante
maggiore
lo
seguiva
,
anch
'
egli
su
e
giù
,
come
un
'
ombra
.
Dalle
feritoie
,
a
due
passi
dalla
nostra
trincea
,
vedemmo
spuntare
dai
cespugli
il
tenente
Avellini
con
un
soldato
.
Buttammo
a
terra
qualche
sacchetto
,
e
li
aiutammo
a
rientrare
.
Il
soldato
era
ferito
alla
gamba
.
Il
tenente
aveva
la
giubba
passata
da
parte
a
parte
,
ai
fianchi
,
in
più
punti
,
ma
senza
una
scalfittura
.
Egli
riferì
al
tenente
colonnello
.
L
'
altro
soldato
era
morto
sotto
i
reticolati
.
Gli
austriaci
avevano
,
durante
la
notte
,
buttato
altri
cavalli
di
frisia
nei
tratti
in
cui
i
reticolati
erano
stati
rotti
dai
tubi
.
La
linea
si
sarebbe
potuta
traversare
solo
in
qualche
punto
,
ma
passando
per
uno
.
Gli
austriaci
avevano
dato
l
'
allarmi
.
Le
pinze
non
tagliavano
.
Egli
aveva
ancora
in
mano
la
sua
pinza
e
la
mostrò
al
tenente
colonnello
.
Nella
nostra
trincea
v
'
erano
rotoli
di
filo
spinato
.
Prese
l
'
estremità
d
'
un
filo
e
l
'
afferrò
con
la
pinza
.
Le
lame
della
pinza
scivolavano
sul
filo
,
senza
intaccarlo
.
Il
tenente
colonnello
guardava
,
contrariato
.
Prese
anch
'
egli
la
pinza
e
volle
provare
a
rompere
il
filo
.
Malgrado
i
suoi
esercizi
di
ginnastica
svedese
,
egli
aveva
una
struttura
fisica
impacciata
e
poco
mancò
non
rimanesse
ferito
.
Tentò
a
più
riprese
,
ma
inutilmente
.
Il
filo
rimase
intatto
e
le
pinze
gli
caddero
di
mano
.
Il
professore
di
greco
prese
una
delle
pinze
che
erano
rimaste
per
terra
,
una
delle
sette
,
e
la
provò
sul
filo
.
La
pinza
tagliava
.
-
Ma
questa
taglia
benissimo
,
-
disse
trionfante
al
tenente
colonnello
.
-
Taglia
?
-
chiese
questi
.
-
Sì
,
signor
colonnello
,
taglia
.
E
offrì
,
una
seconda
volta
,
a
tutti
noi
,
la
dimostrazione
della
sua
scoperta
.
-
Allora
,
-
disse
il
tenente
colonnello
,
-
dobbiamo
ancora
tentare
.
-
Ma
non
si
tratta
di
pinze
,
-
dissi
io
,
mettendomi
a
fianco
del
capitano
e
rivolgendomi
a
lui
.
-
Le
pinze
potrebbero
tagliare
tutte
quante
ed
essere
le
migliori
pinze
dell
'
esercito
,
ma
la
situazione
rimane
la
stessa
.
Gli
austriaci
attendono
ai
varchi
e
tireranno
a
bruciapelo
su
quanti
si
avvicineranno
ai
reticolati
,
con
pinze
o
senza
pinze
.
-
Qui
comando
io
,
-
disse
il
colonnello
,
-
e
io
non
ho
chiesto
la
sua
opinione
.
Il
mio
capitano
non
parlò
ed
io
non
risposi
.
Il
tenente
colonnello
chiese
al
capitano
Bravini
il
nome
di
un
altro
ufficiale
del
battaglione
da
mandare
sotto
i
reticolati
.
Senza
resistenza
,
il
capitano
suggerì
il
nome
del
tenente
Santini
e
aggiunse
che
nessuno
,
come
lui
,
conosceva
il
terreno
.
Per
un
portaordini
,
mandò
a
chiamare
Santini
.
Ora
,
la
luce
dell
'
alba
si
era
fatta
più
viva
e
noi
potevamo
distinguere
tutto
l
'
andamento
delle
trincee
nemiche
.
Non
ci
voleva
molto
per
capire
che
si
mandava
Santini
a
morire
inutilmente
.
Io
azzardai
ancora
un
'
obbiezione
:
-
Ora
c
'
è
molta
più
luce
,
-
dissi
.
-
Inoltre
,
Santini
è
uscito
,
anche
stanotte
,
con
i
tubi
.
Non
si
potrebbe
rinviare
all
'
alba
di
domani
?
Il
mio
capitano
non
osò
dire
una
parola
.
Il
tenente
colonnello
mi
rivolse
uno
sguardo
ostile
e
mi
disse
:
-
Si
metta
sull
'
attenti
e
faccia
silenzio
!
Il
professore
di
greco
continuava
ad
andare
in
giro
con
le
pinze
e
mostrava
a
tutti
,
ufficiali
e
soldati
più
vicini
,
che
erano
in
ottimo
stato
.
Il
tenente
Santini
arrivò
seguito
dal
suo
portaordini
.
Il
tenente
colonnello
gli
spiegò
quello
che
si
voleva
da
lui
e
gli
chiese
se
volesse
offrirsi
volontario
.
Egli
era
audace
e
aveva
troppo
orgoglio
.
Io
avevo
paura
ch
'
egli
rispondesse
di
sì
.
Mi
avvicinai
alle
sue
spalle
e
gli
sussurrai
,
tirandogli
le
falde
della
giubba
:
-
Di
'
di
no
.
-
È
un
'
operazione
impossibile
,
-
rispose
Santini
.
-
È
troppo
tardi
.
-
Io
non
le
ho
chiesto
,
-
ribatté
il
tenente
colonnello
,
-
se
sia
presto
o
tardi
.
Io
le
ho
chiesto
se
si
offre
volontario
.
Io
gli
tirai
ancora
le
falde
della
giubba
.
-
Signor
no
,
-
rispose
Santini
.
Il
tenente
colonnello
guardò
Santini
,
quasi
non
prestasse
fede
alle
sue
orecchie
,
guardò
il
capitano
Bravini
,
guardò
me
,
guardò
tutto
il
gruppo
di
ufficiali
e
di
soldati
che
erano
addossati
alla
trincea
,
vicino
a
noi
,
ed
esclamò
:
-
Questa
è
codardia
!
-
Lei
mi
ha
posto
una
domanda
,
io
le
ho
risposto
.
Non
è
questione
né
di
codardia
,
né
di
coraggio
.
-
Lei
non
si
offre
volontario
?
-
chiese
il
tenente
colonnello
.
-
Signor
no
.
-
Ebbene
,
io
le
ordino
,
dico
le
ordino
,
di
uscire
egualmente
,
e
subito
.
Il
tenente
colonnello
parlava
calmo
,
la
sua
voce
aveva
l
'
espressione
d
'
una
preghiera
gentile
,
quasi
supplichevole
.
Ma
il
suo
sguardo
era
duro
.
-
Signor
sì
,
-
rispose
Santini
.
-
Se
lei
mi
dà
un
ordine
,
io
non
posso
che
eseguirlo
.
-
Ma
un
ordine
simile
non
si
può
eseguire
,
-
dissi
io
al
capitano
,
con
la
speranza
che
intervenisse
.
Ma
egli
rimase
muto
.
-
Prenda
le
pinze
,
-
ordinò
il
tenente
colonnello
,
con
la
voce
dolce
e
gli
occhi
freddi
.
Il
tenente
aiutante
maggiore
s
'
avvicinò
con
le
pinze
.
Mi
passò
vicino
.
Io
non
potei
frenarmi
e
gli
gridai
:
-
Potresti
uscire
tu
,
con
coteste
tue
pinze
della
malora
.
Il
tenente
colonnello
mi
sentì
,
ma
rispose
a
Santini
:
-
Esca
dunque
,
tenente
,
-
ordinò
.
-
Signor
sì
,
-
disse
Santini
.
Santini
prese
le
pinze
.
Si
slacciò
dal
cinturone
un
pugnale
viennese
dal
corno
di
cervo
,
trofeo
di
guerra
,
e
me
l
'
offerse
.
-
Tienilo
per
mio
ricordo
,
-
mi
disse
.
Era
pallido
.
Estrasse
la
pistola
e
scavalcò
la
trincea
.
Il
portaordini
,
che
nessuno
di
noi
aveva
notato
,
dopo
il
suo
arrivo
in
compagnia
del
tenente
,
prese
una
pinza
e
uscì
dalla
trincea
.
Io
ero
ancora
con
il
pugnale
in
mano
.
Il
capitano
Bravini
beveva
alla
borraccia
.
Mi
buttai
alla
feritoia
più
vicina
e
vidi
i
due
,
dritti
in
piedi
,
uno
a
fianco
dell
'
altro
procedere
,
a
passo
,
verso
le
trincee
nemiche
.
Era
già
giorno
.
Gli
austriaci
non
sparavano
.
Eppure
i
due
avanzavano
allo
scoperto
.
In
quel
punto
,
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
nemiche
,
non
vi
erano
più
di
cinquanta
metri
.
Gli
alberi
erano
radi
e
i
cespugli
bassi
.
Se
si
fossero
buttati
a
terra
,
sotto
i
cespugli
,
sarebbero
potuti
arrivare
non
visti
,
almeno
fino
ai
reticolati
.
Santini
rimise
la
pistola
nella
fondina
e
avanzò
con
in
mano
le
sole
pinze
.
Il
portaordini
gli
era
sempre
a
fianco
,
con
il
fucile
e
le
pinze
.
Traversarono
il
breve
tratto
e
si
fermarono
ai
reticolati
.
Dalle
trincee
,
nessuno
sparò
.
Il
cuore
mi
batteva
come
un
martello
.
Levai
la
testa
dalla
feritoia
e
guardai
la
nostra
trincea
.
Tutti
erano
alle
feritoie
.
Quanto
tempo
rimasero
dritti
,
di
fronte
ai
reticolati
?
Io
non
ne
ho
ricordo
.
Santini
fece
infine
,
ripetutamente
,
con
la
mano
,
un
gesto
verso
il
suo
compagno
per
farlo
ritornare
indietro
.
Forse
,
egli
pensava
di
poterlo
salvare
.
Ma
il
gesto
era
il
movimento
stanco
d
'
un
uomo
scoraggiato
.
Il
soldato
rimase
al
suo
fianco
.
Santini
s
'
inginocchiò
accanto
ai
reticolati
e
,
con
le
pinze
,
iniziò
il
taglio
dei
fili
.
Il
portaordini
fece
altrettanto
.
Fu
allora
che
,
dalla
trincea
nemica
,
partì
una
scarica
di
fucili
.
I
due
stramazzarono
al
suolo
.
Dalle
nostre
trincee
,
un
fuoco
di
mitragliatrici
e
di
fucileria
,
rabbioso
e
vano
,
rispose
come
rappresaglia
.
Mi
levai
dalla
feritoia
e
cercai
il
professore
di
greco
.
Io
lo
investii
:
-
Ora
che
avete
compiuto
una
così
bella
operazione
,
potete
anche
andare
a
mangiare
,
soddisfatti
.
Egli
non
mi
rispose
,
e
mi
guardò
con
pena
.
Aveva
le
lacrime
agli
occhi
.
Ma
io
ero
troppo
in
rivolta
per
potermi
contenere
.
-
Ora
,
tu
e
il
tuo
stratega
avete
il
dovere
di
uscire
,
tutti
e
due
di
pattuglia
,
con
le
tue
pinze
,
e
continuare
il
lavoro
che
Santini
e
il
suo
portaordini
hanno
interrotto
.
-
Se
mi
ordinano
di
uscire
,
-
rispose
,
-
io
esco
immediatamente
.
Il
tenente
colonnello
preparava
l
'
assalto
dei
due
battaglioni
per
le
otto
.
Il
comandante
di
reggimento
e
il
comandante
di
brigata
vennero
in
linea
e
lo
fecero
sospendere
.
La
notte
arrivarono
le
corvée
con
tubi
e
cognac
.
L
'
azione
dunque
sarebbe
stata
ripresa
.
L
'
inseguimento
continuava
.
XIII
Dopo
un
nuovo
assalto
tentato
dal
1°
battaglione
,
e
fallito
,
avemmo
qualche
giorno
di
tregua
,
che
passammo
,
dall
'
una
e
dall
'
altra
parte
,
a
rafforzare
le
trincee
.
Si
era
ormai
a
metà
luglio
.
La
nostra
artiglieria
cominciò
a
farsi
viva
sull
'
Altipiano
.
Una
batteria
motorizzata
fece
un
'
apparizione
sulla
strada
di
Gallio
,
tirò
un
centinaio
di
granate
,
che
caddero
sui
nostri
,
e
scomparve
.
Di
essa
,
non
si
ebbe
più
sentore
.
I
soldati
la
battezzarono
"
batteria
fantasma
"
.
Quel
giorno
,
l
'
artiglieria
nemica
rispose
,
per
rappresaglia
,
sulle
nostre
linee
e
fu
ferito
gravemente
il
comandante
di
brigata
.
Il
mio
battaglione
ricevette
altri
complementi
e
ricompose
il
suo
organico
.
Ogni
compagnia
ebbe
un
capitano
e
quattro
ufficiali
subalterni
.
Il
capitano
Bravini
,
comandante
titolare
della
10a
e
l
'
ufficiale
più
anziano
,
continuò
a
comandare
il
battaglione
,
nell
'
attesa
dell
'
arrivo
d
'
un
ufficiale
superiore
.
Anche
i
corpi
d
'
armata
laterali
avevano
avuto
gravi
perdite
e
scacchi
a
Monte
Interrotto
,
a
Monte
Colombella
,
a
Monte
Zingarella
e
oltre
.
Non
era
solo
la
nostra
divisione
che
agiva
,
era
tutta
l
'
armata
dell
'
Altipiano
.
L
'
idea
dell
'
inseguimento
,
che
il
generale
Leone
aveva
fatta
sua
,
in
modo
particolare
,
era
una
direttiva
del
Comando
Supremo
.
Contemporaneamente
alla
notizia
dell
'
arrivo
di
un
gruppo
di
batterie
,
vi
furono
altri
preparativi
per
un
altro
assalto
.
Il
mio
battaglione
fu
avvertito
che
avrebbe
attaccato
per
primo
e
ricevette
l
'
ordine
di
fare
delle
nuove
ricognizioni
.
Ma
il
giorno
dell
'
azione
non
era
stato
ancora
precisato
.
Si
era
,
mi
pare
,
al
16
luglio
.
Io
avevo
ricevuto
l
'
ordine
di
accompagnare
il
comandante
della
9a
in
linea
e
di
dargli
tutti
gli
schiarimenti
necessari
alla
conoscenza
del
terreno
e
delle
linee
nemiche
.
Egli
era
arrivato
il
giorno
in
cui
era
morto
Santini
e
aveva
anch
'
egli
,
dalle
feritoie
della
nostra
trincea
,
assistito
alla
sua
morte
.
Ne
era
rimasto
profondamente
impressionato
.
Il
comandante
del
battaglione
aveva
stabilito
nelle
compagnie
un
nuovo
turno
per
gli
assalti
:
la
9a
sarebbe
dovuta
uscire
per
la
prima
,
nella
prossima
azione
.
Il
suo
comandante
quindi
doveva
conoscere
,
in
ogni
parte
,
il
settore
nel
quale
sarebbe
stato
,
presto
,
chiamato
ad
agire
.
Io
lo
trovai
al
comando
della
sua
compagnia
,
ch
'
era
dietro
la
prima
linea
,
di
rincalzo
.
Beveva
e
mi
sembrò
di
buon
umore
.
Anch
'
egli
sapeva
dei
preparativi
per
la
prossima
azione
.
Gli
comunicai
le
disposizioni
del
comandante
di
battaglione
.
-
Lo
so
,
lo
so
bene
,
-
mi
disse
,
-
ora
tocca
a
me
uscire
per
primo
.
Uno
alla
volta
,
ci
spacciano
tutti
.
-
Questa
volta
,
avremo
l
'
artiglieria
,
-
dissi
io
per
rincuorarlo
.
-
Avremo
l
'
artiglieria
nemica
,
-
ribatté
il
capitano
.
-
I
reticolati
sono
dappertutto
...
È
perfettamente
inutile
che
io
mi
studi
il
terreno
.
È
indifferente
che
si
attacchi
a
sinistra
o
a
destra
.
E
per
me
è
tutt
'
uno
morire
a
destra
oppure
a
sinistra
.
Ma
se
il
comandante
del
battaglione
lo
desidera
,
vediamo
pure
.
Potevano
essere
le
cinque
del
pomeriggio
.
Io
intendevo
accompagnarlo
a
destra
,
nel
punto
più
elevato
delle
nostre
trincee
.
Di
là
,
si
poteva
dominare
tutto
il
terreno
posto
fra
le
nostre
e
le
trincee
nemiche
e
si
vedeva
,
distintamente
,
guardando
a
sinistra
verso
Monte
Interrotto
,
l
'
andamento
dei
reticolati
e
della
trincea
,
nel
punto
che
la
9a
avrebbe
dovuto
attaccare
.
V
'
era
là
,
nella
nostra
trincea
,
la
feritoia
n
.
14
,
la
migliore
feritoia
d
'
osservazione
di
tutto
il
settore
.
Era
stata
costruita
su
una
roccia
che
sporgeva
,
formando
un
angolo
acuto
,
verso
il
nemico
.
Quella
feritoia
non
era
adatta
per
il
terreno
che
stava
di
fronte
e
più
a
destra
verso
Casara
Zebio
,
ma
,
per
quanto
distante
,
spiava
,
più
in
basso
,
a
sinistra
,
in
alcuni
tratti
,
persino
il
movimento
degli
austriaci
nella
trincea
e
nei
camminamenti
.
Io
vi
ero
stato
quasi
tutti
i
giorni
e
avevo
anche
potuto
farvi
dei
rilievi
per
il
comando
di
reggimento
.
La
nostra
trincea
,
in
quel
punto
,
era
presidiata
dalla
12a
compagnia
.
Avevamo
già
percorso
gran
parte
della
linea
e
ci
avvicinavamo
al
punto
più
elevato
,
quando
ci
venne
incontro
l
'
ufficiale
di
servizio
della
12a
.
Gli
chiesi
che
ci
accompagnasse
alla
feritoia
n
.
14
.
-
Di
giorno
è
chiusa
,
-
ci
rispose
.
-
Non
serve
più
.
Gli
austriaci
l
'
hanno
individuata
e
vi
tengono
puntato
un
fucile
a
cavalletto
.
Ieri
,
vi
abbiamo
avuto
una
vedetta
uccisa
,
stamattina
una
ferita
.
Il
comandante
la
compagnia
ha
ordinato
di
chiuderla
con
un
sasso
,
di
giorno
.
-
Peccato
,
-
dissi
io
.
-
Sarebbe
stato
tanto
utile
per
il
signor
capitano
.
Ci
accontenteremo
delle
altre
feritoie
.
-
Dalle
altre
feritoie
,
-
osservò
l
'
ufficiale
,
-
non
si
vede
gran
che
.
Ma
ho
fatto
parecchi
schizzi
e
il
signor
capitano
può
vederli
.
È
come
se
guardasse
alla
feritoia
n
.
14
.
-
Ma
che
schizzi
,
-
esclamò
il
capitano
.
-
Io
voglio
guardare
dalla
feritoia
n
.
14
.
-
Il
comandante
della
compagnia
,
-
rispose
l
'
ufficiale
,
-
lo
ha
proibito
espressamente
.
-
Ed
io
guardo
egualmente
,
-
concluse
il
capitano
.
E
s
'
incamminò
per
la
trincea
,
cercando
il
numero
della
feritoia
.
Si
era
staccato
da
noi
e
procedeva
solo
,
a
grandi
passi
.
-
Manda
a
chiamare
il
comandante
di
compagnia
,
-
dissi
all
'
ufficiale
,
-
diversamente
quest
'
uomo
,
che
ha
bevuto
,
commette
una
pazzia
.
Un
soldato
s
'
era
già
allontanato
verso
il
comando
della
compagnia
e
noi
ci
affrettammo
per
raggiungere
il
capitano
.
Arrivammo
assieme
alla
feritoia
n
.
14
.
Il
capitano
le
si
avvicinò
;
la
feritoia
era
otturata
da
un
sasso
.
Egli
allungò
la
mano
per
rimuovere
il
sasso
.
-
Se
il
capitano
ha
dato
un
ordine
,
-
dissi
trattenendogli
il
braccio
,
-
noi
dobbiamo
rispettarlo
.
-
Ed
io
,
che
cosa
sono
io
?
Io
non
sono
un
capitano
?
-
mi
ribatté
con
tono
di
comando
.
Fu
questione
di
pochi
secondi
.
Il
capitano
era
di
fronte
alla
feritoia
.
Con
una
mossa
rapida
,
tolse
il
sasso
e
guardò
.
Un
colpo
di
fucile
risuonò
nell
'
aria
e
il
capitano
cadde
a
terra
.
Una
pallottola
esplosiva
gli
aveva
spezzato
la
mascella
destra
,
asportandogliela
in
gran
parte
.
La
notte
,
rientrando
da
un
giro
in
prima
linea
,
io
accompagnavo
il
tenente
Avellini
,
che
aveva
preso
il
comando
della
9a
dopo
la
ferita
del
capitano
,
alla
sua
compagnia
.
Un
ricovero
,
addossato
ad
un
roccione
,
era
illuminato
.
Il
ricovero
era
lateralmente
protetto
con
tela
di
sacchi
e
solo
passandovi
vicino
se
ne
poteva
scorgere
la
luce
interna
attraverso
qualche
foro
.
Mi
fermai
e
guardai
.
Al
centro
,
v
'
era
accesa
una
candela
.
I
soldati
,
una
trentina
,
stavano
attorno
,
seduti
o
sdraiati
,
e
fumavano
.
-
Sentiamo
che
cosa
dicono
della
ferita
del
capitano
,
-
sussurrai
ad
Avellini
.
Ci
avvicinammo
ai
sacchi
e
ascoltammo
.
Erano
in
parecchi
a
parlare
.
-
Anche
domani
un
assalto
!
-
Io
scommetto
che
domani
c
'
è
l
'
assalto
.
-
E
perché
non
ci
dovrebbe
essere
?
Non
siamo
noi
figli
di
puttana
?
-
Non
c
'
è
.
La
corvée
non
ha
portato
né
cioccolato
né
cognac
.
-
Arriverà
più
tardi
,
quando
saremo
tutti
morti
.
E
se
li
sbaferà
il
sergente
furiere
.
-
No
,
ti
dico
.
Non
si
è
mai
visto
un
assalto
senza
cioccolato
e
senza
cognac
.
Il
cioccolato
può
anche
mancare
,
ma
non
il
cognac
.
-
Vedrete
che
ci
faranno
ammazzare
,
questi
briganti
,
senza
cioccolato
e
senza
cognac
.
-
Lo
credo
anch
'
io
.
Ci
preferiscono
affamati
,
assetati
e
disperati
.
Così
,
non
ci
fanno
desiderare
la
vita
.
Quanto
più
miserabili
siamo
,
meglio
è
per
loro
.
Così
,
per
noi
è
lo
stesso
,
che
siamo
morti
o
che
siamo
vivi
.
-
È
così
.
-
È
proprio
così
.
-
Tu
cerca
di
fare
meno
l
'
imbecille
.
Mangi
tutti
i
giorni
come
un
avvoltoio
e
poi
ti
lamenti
.
Adesso
il
tuo
stomaco
delicato
ha
bisogno
di
cioccolato
e
di
cioccolatini
.
Se
non
ti
procuri
le
due
scatolette
di
riserva
che
ti
sei
mangiato
,
vedrai
che
cosa
ti
succede
.
Io
,
come
capo
squadra
,
non
voglio
avere
noie
.
-
E
chi
ti
paga
per
fare
la
spia
?
-
Se
il
capitano
non
fosse
rimasto
ferito
oggi
,
ti
avrebbe
aperto
lo
stomaco
per
tirartene
le
scatolette
.
-
Io
,
senza
cognac
,
non
ci
vado
all
'
assalto
.
-
E
dove
mai
vuoi
che
trovi
due
scatolette
di
carne
?
-
Ci
andrai
egualmente
,
anche
senza
cognac
.
Come
hai
fatto
sempre
.
-
Trovale
dove
vuoi
,
ma
trovale
.
Rubale
.
Sei
talmente
ingrassato
che
non
sei
buono
a
rubare
neppure
di
notte
.
-
Due
bidoni
di
cognac
,
li
ho
visti
io
stamattina
.
-
Non
era
cognac
.
Io
ne
ho
rubato
una
gavetta
.
Era
benzina
per
i
fucili
.
-
Si
capisce
che
sono
obbligato
d
'
andare
all
'
assalto
,
anche
senza
cognac
.
Se
non
ci
vado
,
mi
fucilano
.
Ma
tu
ci
trovi
gusto
.
-
Finiranno
con
l
'
ammazzarci
tutti
quanti
,
con
il
cognac
e
senza
il
cognac
.
-
Eh
!
muoiono
anche
loro
.
Si
dice
che
la
ferita
del
generale
è
grave
.
-
Peggio
per
lui
.
Non
era
pagato
per
fare
il
generale
?
-
Sì
,
muoiono
anche
loro
,
ma
con
tutti
i
conforti
.
Bistecche
la
mattina
,
bistecche
a
mezzogiorno
,
bistecche
la
sera
.
-
E
con
uno
stipendio
mensile
che
basterebbe
a
casa
mia
per
due
anni
.
-
Ma
vedrete
che
non
morrà
.
Di
quella
gente
,
non
ne
muore
uno
sul
serio
.
-
Quelli
stanno
bene
anche
da
morti
.
-
Se
morissero
tutti
,
staremmo
meglio
anche
noi
.
-
Se
morissero
tutti
,
la
guerra
sarebbe
finita
.
-
Bisognerebbe
ammazzarli
tutti
.
-
Non
siamo
stati
buoni
neppure
ad
ammazzare
il
comandante
della
divisione
.
Siamo
dei
disgraziati
.
Non
siamo
buoni
a
niente
.
-
Non
siamo
buoni
a
niente
.
-
A
niente
.
-
A
niente
.
-
Pare
che
il
capitano
abbia
detto
:
"
Io
,
i
miei
soldati
non
li
conduco
a
farsi
ammazzare
come
galline
"
.
Ed
ha
preferito
farsi
ficcare
una
palla
in
testa
.
-
Chi
te
l
'
ha
detto
?
-
Lo
dicevano
in
compagnia
,
quando
l
'
han
fatto
passare
qui
,
in
barella
.
-
Bisognerebbe
ammazzarli
tutti
,
tutti
,
dal
capitano
in
su
.
Altrimenti
,
per
noi
,
non
c
'
è
scampo
.
-
E
il
capitano
comandante
del
battaglione
?
-
Anche
lui
vuol
fare
carriera
.
Ma
verrà
il
giorno
anche
per
lui
.
-
Vogliono
fare
tutti
carriera
.
I
loro
galloni
sono
fatti
di
morti
.
-
Si
dice
che
il
tenente
Santini
ha
lasciato
un
testamento
.
-
L
'
ho
sentito
anch
'
io
.
-
Anch
'
io
.
-
E
che
dice
il
testamento
?
Era
sposato
,
il
tenente
?
-
Ma
che
sposato
!
Il
testamento
diceva
:
Raccomando
ai
miei
cari
soldati
di
spararli
tutti
,
appena
possono
farlo
senza
loro
pericolo
;
tutti
,
senza
eccezione
.
-
Quello
era
un
uomo
!
-
Non
aveva
paura
di
niente
.
-
Era
un
disgraziato
come
noi
,
-
Il
tenente
comandante
del
plotone
non
si
farà
certo
ammazzare
per
noi
.
Ha
una
paura
maledetta
.
-
E
tu
non
hai
paura
?
Non
hai
paura
,
tu
?
-
Se
io
ho
cognac
,
non
ho
paura
di
niente
.
-
Se
non
avessi
paura
,
saresti
già
scappato
.
-
Scappare
?
E
dove
mai
scappare
?
-
Chi
mi
dà
un
po
'
di
cognac
?
-
Cognac
?
Cartucce
,
se
vuoi
.
-
Do
mezzo
sigaro
a
chi
mi
dà
cognac
.
-
Vediamo
.
-
Vediamo
.
-
Silenzio
!
C
'
è
qualcuno
di
fuori
.
-
Ecco
il
mezzo
sigaro
.
-
Silenzio
!
Noi
eravamo
addossati
al
ricovero
,
dietro
il
camminamento
.
Dall
'
altra
parte
,
dall
'
entrata
del
ricovero
,
il
furiere
della
compagnia
si
affacciò
e
gridò
:
-
Cinque
uomini
di
corvée
per
il
cioccolato
e
per
il
cognac
!
-
Ingrassano
bene
il
porco
prima
di
ammazzarlo
.
-
Lo
ingrassano
bene
!
-
C
'
ingrassano
bene
!
XIV
Il
comandante
della
divisione
volle
dirigere
personalmente
i
preparativi
dell
'
azione
.
Fin
dalle
prime
ore
del
giorno
,
egli
era
in
linea
,
nelle
trincee
del
mio
battaglione
.
Il
comandante
del
reggimento
l
'
accompagnava
.
Il
generale
si
era
abituato
a
controllare
tutto
.
Quella
sua
tenacia
,
senza
stanchezza
,
era
all
'
altezza
del
suo
ardimento
.
Stavolta
,
egli
era
deciso
a
passare
.
Già
durante
la
notte
,
s
'
era
sparsa
la
voce
che
numerose
batterie
di
differente
calibro
avrebbero
collaborato
all
'
azione
.
Finalmente
dunque
l
'
artiglieria
ci
avrebbe
distrutte
quelle
maledette
trincee
e
quei
reticolati
!
Era
finalmente
tempo
.
Dopo
la
batteria
fantasma
,
non
s
'
erano
sentite
batterie
su
tutto
l
'
Altipiano
.
I
pezzi
non
arrivarono
in
massa
.
Ma
il
generale
Leone
ce
ne
volle
mandare
egualmente
un
esemplare
.
Egli
fece
portare
in
trincea
un
cannone
da
75
.
Trascinato
dalle
corvée
,
sulle
mulattiere
e
i
sentieri
,
il
cannone
arrivò
in
linea
poco
dopo
il
generale
.
Era
un
pezzo
da
campagna
Déport
,
scudato
.
Esso
si
presentò
isolato
,
come
decorosa
rappresentanza
ufficiale
del
corpo
.
Dove
fossero
i
suoi
compagni
,
nessuno
di
noi
lo
seppe
mai
.
Probabilmente
,
erano
stati
inviati
anch
'
essi
,
ambasciatori
straordinari
,
per
le
varie
brigate
sparse
sull
'
Altipiano
.
La
loro
voce
comunque
non
arrivò
fino
a
noi
.
Nella
nostra
trincea
,
artiglieri
e
fanti
praticarono
una
larga
breccia
e
vi
collocarono
il
cannone
,
le
ruote
fuori
,
l
'
affusto
dentro
la
trincea
.
Appena
gli
austriaci
lo
videro
,
aprirono
il
fuoco
.
Il
pezzo
,
con
gli
scudi
corazzati
di
fronte
e
di
fianco
,
rimase
impassibile
al
tiro
.
Il
generale
dette
un
ordine
,
e
il
sottotenente
d
'
artiglieria
,
che
comandava
il
distaccamento
,
fece
iniziare
il
tiro
.
Il
generale
,
il
colonnello
,
il
capitano
Bravini
ed
io
stavamo
vicini
al
pezzo
,
riparati
dalla
trincea
.
Ai
primi
rimbombi
,
il
generale
,
senza
peraltro
modificare
l
'
espressione
del
suo
viso
austero
,
si
lisciò
le
mani
con
soddisfazione
.
E
guardò
i
soldati
,
cercando
,
con
gli
occhi
duri
,
un
consenso
.
Egli
non
parlava
,
ma
tutto
il
suo
contegno
diceva
:
"
Guardate
,
che
cosa
vi
ha
saputo
portate
in
linea
il
vostro
generale
"
.
I
soldati
rimasero
indifferenti
,
incapaci
d
'
apprezzare
l
'
importanza
del
dono
.
Sin
dai
primi
colpi
di
cannone
,
il
fuoco
delle
mitragliatrici
e
dei
fucili
andò
diminuendo
fino
a
cessare
del
tutto
.
Ad
esso
,
di
fronte
al
cannone
,
si
sostituì
un
tiratore
scelto
.
Con
tiro
preciso
,
sempre
più
preciso
,
questi
tentava
di
colpire
il
tiratore
del
pezzo
,
attraverso
il
piccolo
foro
di
mira
,
praticato
nella
corazza
.
Tutti
i
serventi
del
cannone
,
riscaldati
dai
colpi
,
accelerarono
il
tiro
.
Quel
piccolo
colpo
di
fucile
,
persistente
ma
stentato
,
era
coperto
dal
fragore
del
cannone
e
dallo
scoppio
delle
granate
sulla
trincea
.
Il
generale
continuava
a
lisciarsi
le
mani
.
-
Bravo
,
tenente
!
-
diceva
all
'
artigliere
.
-
Ma
bravo
!
ma
bravo
!
Da
Val
d
'
Assa
,
a
non
meno
di
sette
chilometri
,
una
batteria
nemica
da
152
tirò
a
forcella
sul
pezzo
da
75
.
Si
rovesciò
attorno
,
in
pochi
istanti
,
una
valanga
di
granate
.
I
serventi
del
pezzo
parvero
non
accorgersene
neppure
e
rimasero
inchiodati
ai
loro
posti
.
Alcune
granate
caddero
di
fronte
alle
nostre
trincee
,
senza
ferire
nessuno
;
altre
si
abbatterono
sulle
trincee
nemiche
.
Il
nostro
cannone
si
era
trovato
un
buon
ausiliario
.
Come
se
quei
colpi
fossero
partiti
dal
nostro
pezzo
,
il
generale
aumentava
il
proprio
entusiasmo
.
-
Bravo
,
tenente
!
-
continuava
.
-
La
terrò
presente
per
una
promozione
straordinaria
per
merito
di
guerra
.
I
colpi
del
tiratore
isolato
si
facevano
sempre
più
precisi
.
Egli
tirava
con
metodo
.
Un
colpo
traversò
il
foro
dello
scudo
e
spezzò
il
braccio
al
puntatore
.
Senza
parlare
,
questi
mostrò
il
braccio
ferito
al
tenente
.
L
'
ufficiale
prese
il
suo
posto
e
continuò
il
tiro
.
Il
tiratore
isolato
riprese
il
suo
.
La
batteria
da
152
taceva
,
evidentemente
soddisfatta
.
Il
nostro
pezzo
da
75
continuava
a
sparare
,
ma
i
suoi
colpi
cadevano
ora
sui
reticolati
,
ora
sulle
trincee
,
senza
effetto
.
Appariva
chiaro
che
avrebbe
potuto
continuare
a
sparare
tutto
il
giorno
,
con
lo
stesso
risultato
.
Al
colonnello
,
che
fino
a
quel
momento
era
stato
muto
a
fianco
del
generale
,
sfuggì
una
esclamazione
:
-
Tutto
questo
non
serve
a
nulla
.
Il
generale
non
s
'
irritò
.
Parve
anzi
prestare
attenzione
al
colonnello
.
-
Crede
lei
veramente
che
questo
non
serva
a
nulla
?
-
A
nulla
,
-
rispose
il
colonnello
,
convinto
.
-
Proprio
a
nulla
,
signor
generale
.
Io
guardai
il
colonnello
con
stupore
.
Era
la
prima
volta
ch
'
egli
osava
esprimere
un
'
opinione
antigerarchica
.
Il
generale
rifletté
.
Si
accarezzò
il
mento
con
l
'
estremità
del
bastone
alpino
e
stette
raccolto
a
lungo
.
Anch
'
egli
doveva
aver
notato
che
il
cannoncino
da
75
era
impotente
contro
una
trincea
scavata
nel
suolo
e
contro
una
linea
di
reticolati
così
vasta
.
Mentre
il
generale
rifletteva
,
anche
il
tenente
rimase
colpito
al
braccio
.
Immediatamente
,
un
sergente
lo
sostituì
.
Gli
artiglieri
,
con
mossa
meccanica
,
febbrilmente
continuavano
a
servire
il
pezzo
.
Il
tenente
passò
accanto
al
generale
,
fasciandosi
il
braccio
.
Il
generale
parve
decidersi
.
Batté
la
mano
sulla
sua
spalla
e
gli
ordinò
di
far
cessare
il
tiro
.
Il
generale
si
rivolse
poi
al
colonnello
:
-
Adesso
,
mettiamo
in
azione
le
corazze
"
Farina
"
.
Io
guardai
l
'
orologio
:
erano
le
otto
passate
.
Una
corvée
portò
in
trincea
diciotto
corazze
"
Farina
"
.
Io
le
vedevo
per
la
prima
volta
.
Queste
differivano
dalla
corazza
del
mio
maggiore
,
la
quale
,
a
scaglie
di
pesce
,
leggera
,
copriva
solo
il
torso
e
l
'
addome
.
Le
corazze
"
Farina
"
erano
armature
spesse
,
in
due
o
tre
pezzi
,
che
cingevano
il
collo
,
gli
omeri
,
e
coprivano
il
corpo
quasi
fino
alle
ginocchia
.
Non
dovevano
pesare
meno
di
cinquanta
chili
.
Ad
ogni
corazza
corrispondeva
un
elmo
,
anch
'
esso
a
grande
spessore
.
Il
generale
era
ritto
,
di
fronte
alle
corazze
.
Dopo
la
fuggevole
soddisfazione
che
gli
avevano
dato
i
primi
colpi
di
cannone
,
s
'
era
ricomposto
,
immobile
.
Ora
parlava
scientifico
:
-
Queste
sono
le
famose
corazze
"
Farina
"
,
-
ci
spiegava
il
generale
,
-
che
solo
pochi
conoscono
.
Sono
specialmente
celebri
perché
consentono
,
in
pieno
giorno
,
azioni
di
una
audacia
estrema
.
Peccato
che
siano
così
poche
!
In
tutto
il
corpo
d
'
armata
non
ve
ne
sono
che
diciotto
.
E
sono
nostre
!
Nostre
!
Io
ero
,
nella
trincea
,
a
fianco
del
capitano
Bravini
.
Al
mio
fianco
,
ma
distante
qualche
metro
,
v
'
era
un
gruppo
di
soldati
.
Il
generale
parlava
con
tono
di
voce
normale
.
Anche
i
soldati
lo
sentivano
.
Un
soldato
,
commentò
a
bassa
voce
:
-
Io
preferirei
una
borraccia
di
buon
cognac
.
-
A
noi
soli
,
-
continuava
il
generale
,
-
è
stato
concesso
il
privilegio
di
averle
.
Il
nemico
può
avere
fucili
,
mitragliatrici
,
cannoni
:
con
le
corazze
"
Farina
"
si
passa
dappertutto
.
-
Dappertutto
,
per
modo
di
dire
,
-
osservò
il
colonnello
,
che
,
in
quel
giorno
,
era
in
vena
d
'
eroismo
.
Il
terribile
generale
non
reagì
e
guardò
il
colonnello
come
se
avesse
posto
un
'
obbiezione
di
carattere
tecnico
.
Il
colonnello
,
per
temperamento
,
era
lento
e
passivo
ma
,
una
volta
tanto
,
si
permetteva
delle
stravaganze
che
,
per
altri
,
non
sarebbero
state
lecite
.
Egli
aveva
una
statura
da
gigante
ed
una
grossa
fortuna
di
famiglia
:
due
qualità
che
s
'
imponevano
.
-
Io
ho
conosciuto
le
corazze
"
Farina
"
,
-
spiegò
il
colonnello
,
-
e
non
ne
ho
conservato
un
buon
ricordo
.
Ma
forse
queste
sono
migliori
.
-
Certo
,
certo
,
queste
sono
migliori
,
-
riprese
il
generale
.
-
Con
queste
si
passa
dovunque
.
Gli
austriaci
...
Il
generale
abbassò
la
voce
,
sospettoso
,
e
dette
un
'
occhiata
alle
trincee
nemiche
,
per
accertarsi
che
non
fosse
sentito
.
-
Gli
austriaci
hanno
fatto
delle
spese
enormi
per
carpirci
il
segreto
.
Ma
non
ci
sono
riusciti
.
Il
capitano
del
genio
che
è
stato
fucilato
a
Bologna
,
pare
fosse
venduto
al
nemico
per
queste
corazze
.
Ma
è
stato
fucilato
a
tempo
.
Signor
colonnello
,
vuole
aver
la
compiacenza
di
disporre
che
esca
il
reparto
dei
guastatori
?
Il
reparto
dei
guastatori
era
stato
preparato
dal
giorno
prima
e
attendeva
d
'
essere
impiegato
.
Erano
volontari
del
reparto
zappatori
,
comandati
da
un
sergente
,
anch
'
egli
volontario
.
In
pochi
minuti
,
furono
in
trincea
,
ciascuno
con
un
paio
di
pinze
.
Essi
indossarono
le
corazze
in
nostra
presenza
.
Lo
stesso
generale
si
avvicinò
a
loro
ed
aiutò
ad
allacciare
qualche
fibbia
.
-
Sembrano
guerrieri
medioevali
,
-
osservò
il
generale
.
Noi
rimanemmo
silenziosi
.
I
volontari
non
sorridevano
.
Essi
facevano
in
fretta
ed
apparivano
decisi
.
Gli
altri
soldati
,
dalla
trincea
,
li
guardavano
,
con
diffidenza
.
Io
seguivo
con
ansia
quanto
avveniva
.
E
pensavo
alla
corazza
del
maggiore
a
Monte
Fior
.
Certamente
,
queste
erano
molto
più
solide
e
potevano
offrire
una
più
forte
protezione
.
Ma
che
avrebbero
infine
concluso
questi
guastatori
,
anche
se
avessero
potuto
superare
i
reticolati
ed
arrivare
alle
trincee
?
Accanto
al
cannone
,
praticammo
un
'
altra
breccia
,
nella
trincea
.
Il
sergente
volontario
salutò
il
generale
.
Questi
rispose
solenne
,
dritto
sull
'
attenti
,
la
mano
rigidamente
tesa
all
'
elmetto
.
Il
sergente
uscì
per
primo
;
seguirono
gli
altri
,
lenti
per
il
carico
d
'
acciaio
,
sicuri
di
sé
,
ma
curvi
fino
a
terra
,
perché
l
'
elmetto
copriva
la
testa
,
le
tempie
e
la
nuca
,
ma
non
la
faccia
.
Il
generale
rimase
sull
'
attenti
finché
non
uscì
l
'
ultimo
volontario
,
e
disse
al
colonnello
,
grave
:
-
I
romani
vinsero
per
le
corazze
.
Una
mitragliatrice
austriaca
,
da
destra
,
tirò
d
'
infilata
.
Immediatamente
,
un
'
altra
,
a
sinistra
,
aprì
il
fuoco
.
Io
guardai
i
soldati
,
in
trincea
.
I
loro
volti
si
deformarono
in
una
contrazione
di
dolore
.
Essi
capivano
di
che
si
trattava
.
Gli
austriaci
attendevano
al
varco
.
I
guastatori
erano
sotto
il
tiro
incrociato
di
due
mitragliatrici
.
-
Avanti
!
-
gridò
il
sergente
ai
guastatori
.
Uno
dopo
l
'
altro
,
i
guastatori
corazzati
caddero
tutti
.
Nessuno
arrivò
ai
reticolati
nemici
.
-
Avan
...
-
ripeteva
la
voce
del
sergente
rimasto
ferito
di
fronte
ai
reticolati
.
Il
generale
taceva
.
I
soldati
del
battaglione
si
guardavano
terrorizzati
.
Che
cosa
,
ora
,
sarebbe
avvenuto
di
loro
?
Il
colonnello
si
avvicinò
al
generale
e
chiese
:
-
Alle
9
,
dobbiamo
attaccare
egualmente
?
-
Certamente
,
-
rispose
il
generale
,
come
se
egli
avesse
previsto
che
i
fatti
si
sarebbero
svolti
così
come
in
realtà
si
svolgevano
,
-
alle
9
precise
.
La
mia
divisione
attacca
su
tutto
il
fronte
.
Il
capitano
Bravini
mi
prese
per
il
braccio
e
mi
disse
:
-
Adesso
tocca
a
noi
!
Staccò
la
borraccia
e
credo
che
la
bevette
tutta
.
XV
Il
cannone
aveva
ottenuto
,
per
solo
risultato
,
la
ferita
del
puntatore
e
del
tenente
.
I
guastatori
erano
caduti
tutti
.
Ma
l
'
assalto
doveva
aver
luogo
egualmente
.
Il
generale
era
sempre
là
,
come
un
inquisitore
,
deciso
ad
assistere
,
fino
alla
fine
,
al
supplizio
dei
condannati
.
Mancavano
pochi
minuti
alle
9
.
Il
battaglione
era
pronto
,
le
baionette
innestate
.
La
9a
compagnia
era
tutta
ammassata
attorno
alla
breccia
dei
guastatori
.
La
10a
veniva
subito
dopo
.
Le
altre
compagnie
erano
serrate
,
nella
trincea
e
nei
camminamenti
e
dietro
i
roccioni
che
avevamo
alle
spalle
.
Non
si
sentiva
un
bisbiglio
.
Si
vedevano
muoversi
le
borracce
di
cognac
.
Dalla
cintura
alla
bocca
,
dalla
bocca
alla
cintura
,
dalla
cintura
alla
bocca
.
Senza
arresto
,
come
le
spolette
d
'
un
grande
telaio
,
messo
in
movimento
.
Il
capitano
Bravini
aveva
l
'
orologio
in
mano
,
e
seguiva
,
fissamente
,
il
corso
inesorabile
dei
minuti
.
Senza
levare
gli
occhi
dall
'
orologio
gridò
:
-
Pronti
per
l
'
assalto
!
Poi
riprese
ancora
:
-
Pronti
per
l
'
assalto
!
Signori
ufficiali
,
in
testa
ai
reparti
!
Il
sergente
dei
guastatori
ferito
continuava
a
gridare
:
-
Avan
...
Gli
occhi
dei
soldati
,
spalancati
,
cercavano
i
nostri
occhi
.
Il
capitano
era
sempre
chino
sull
'
orologio
e
i
soldati
trovarono
solo
i
miei
occhi
.
Io
mi
sforzai
di
sorridere
e
dissi
qualche
parola
a
fior
di
labbra
;
ma
quegli
occhi
,
pieni
di
interrogazione
e
di
angoscia
,
mi
sgomentarono
.
-
Pronti
per
l
'
assalto
!
-
ripeté
ancora
il
capitano
.
Di
tutti
i
momenti
della
guerra
,
quello
precedente
l
'
assalto
era
il
più
terribile
.
L
'
assalto
!
Dove
si
andava
?
Si
abbandonavano
i
ripari
e
si
usciva
.
Dove
?
Le
mitragliatrici
,
tutte
,
sdraiate
sul
ventre
imbottito
di
cartucce
,
ci
aspettavano
.
Chi
non
ha
conosciuto
quegli
istanti
,
non
ha
conosciuto
la
guerra
.
Le
parole
del
capitano
caddero
come
un
colpo
di
scure
.
La
9a
era
in
piedi
,
ma
io
non
la
vedevo
tutta
,
talmente
era
addossata
ai
parapetti
della
trincea
.
La
10a
stava
di
fronte
,
lungo
la
trincea
,
e
ne
distinguevo
tutti
i
soldati
.
Due
soldati
si
mossero
ed
io
li
vidi
,
uno
a
fianco
dell
'
altro
,
aggiustarsi
il
fucile
sotto
il
mento
.
Uno
si
curvò
,
fece
partire
il
colpo
e
s
'
accovacciò
su
se
stesso
.
L
'
altro
l
'
imitò
e
stramazzò
accanto
al
primo
.
Era
codardia
,
coraggio
,
pazzia
?
Il
primo
era
un
veterano
del
Carso
.
-
Savoia
!
-
gridò
il
capitano
Bravini
.
-
Savoia
!
-
ripeterono
i
reparti
.
E
fu
un
grido
urlato
come
un
lamento
ed
un
'
invocazione
disperata
.
La
9a
,
tenente
Avellini
in
testa
,
superò
la
breccia
e
si
slanciò
all
'
assalto
.
Il
generale
e
il
colonnello
erano
alle
feritoie
.
-
Il
comando
di
battaglione
esce
con
la
10a
,
-
gridò
il
capitano
.
E
quando
la
testa
della
10a
fu
alla
breccia
,
noi
ci
buttammo
innanzi
.
La
10a
,
la
11a
e
la
12a
,
seguirono
di
corsa
.
In
pochi
secondi
tutto
il
battaglione
era
di
fronte
alle
trincee
nemiche
.
Che
noi
avessimo
gridato
o
no
,
le
mitragliatrici
nemiche
ci
attendevano
.
Appena
oltrepassammo
una
striscia
di
terreno
roccioso
ed
incominciammo
la
discesa
verso
la
vallata
,
scoperti
,
esse
aprirono
il
fuoco
.
Le
nostre
grida
furono
coperte
dalle
loro
raffiche
.
A
me
sembrò
che
contro
di
noi
tirassero
dieci
mitragliatrici
,
talmente
il
terreno
fu
attraversato
da
scoppi
e
da
sibili
.
I
soldati
colpiti
cadevano
pesantemente
come
se
fossero
stati
precipitati
dagli
alberi
.
Per
un
momento
,
io
fui
avvolto
da
un
torpore
mentale
e
tutto
il
corpo
divenne
lento
e
pesante
.
Forse
sono
ferito
,
pensavo
.
Eppure
sentivo
di
non
essere
ferito
.
I
colpi
vicini
delle
mitragliatrici
e
l
'
incalzare
dei
reparti
che
avanzavano
alle
spalle
mi
risvegliarono
.
Ripresi
subito
coscienza
del
mio
stato
.
Non
rabbia
,
non
odio
,
come
in
una
rissa
,
ma
una
calma
completa
,
assoluta
,
una
forma
di
stanchezza
infinita
attorno
al
pensiero
lucido
.
Poi
anche
quella
stanchezza
scomparve
e
ripresi
la
corsa
,
veloce
.
Ora
,
mi
sembrava
di
essere
ridivenuto
calmo
,
e
vedevo
tutto
attorno
a
me
.
Ufficiali
e
soldati
cadevano
con
le
braccia
tese
e
,
nella
caduta
,
i
fucili
venivano
proiettati
innanzi
,
lontano
.
Sembrava
che
avanzasse
un
battaglione
di
morti
.
Il
capitano
Bravini
non
cessava
di
gridare
:
-
Savoia
!
Un
tenente
della
12a
mi
passò
vicino
.
Era
rosso
in
viso
e
impugnava
un
moschetto
.
Era
un
repubblicano
e
aveva
in
odio
il
grido
d
'
assalto
monarchico
.
Egli
mi
vide
e
gridò
:
-
Viva
l
'
Italia
!
Io
avevo
in
mano
il
bastone
da
montagna
.
Lo
levai
in
alto
per
rispondergli
,
ma
non
potei
pronunciare
una
parola
.
Se
noi
ci
fossimo
trovati
su
un
terreno
piano
,
nessuno
di
noi
sarebbe
arrivato
ai
reticolati
nemici
.
Le
mitragliatrici
ci
avrebbero
falciati
tutti
.
Ma
il
terreno
era
leggermente
in
discesa
e
coperto
di
cespugli
e
di
sassi
.
Le
mitragliatrici
erano
obbligate
continuamente
a
spostare
l
'
elevazione
e
il
puntamento
,
e
il
tiro
perdeva
della
sua
efficacia
.
Non
pertanto
,
le
ondate
d
'
assalto
diradavano
e
su
mille
uomini
del
battaglione
,
pochi
restavano
in
piedi
ed
avanzavano
.
Io
guardai
verso
le
trincee
nemiche
.
I
difensori
non
erano
nascosti
,
dietro
le
feritoie
.
Erano
tutti
in
ledi
e
sporgevano
oltre
la
trincea
.
Essi
si
sentivano
sicuri
.
Parecchi
erano
addirittura
dritti
sui
parapetti
.
Tutti
sparavano
su
di
noi
,
puntando
calmi
,
come
in
piazza
d
'
armi
.
Io
urtai
contro
il
sergente
dei
guastatori
.
Egli
era
rovesciato
su
un
fianco
,
cinto
della
corazza
,
l
'
elmetto
forato
da
parte
a
parte
.
Era
stato
colpito
alla
testa
,
mentre
incitava
i
suoi
compagni
,
e
ripeteva
il
grido
che
gli
era
stato
troncato
,
con
una
cantilena
pietosa
:
-
Avan
...
avan
...
Attorno
,
giacevano
tre
guastatori
,
con
le
corazze
squarciate
.
Giungevamo
alle
trincee
.
Anche
il
capitano
Bravini
cadde
colpito
,
ed
io
lo
vidi
,
le
braccia
aperte
,
sprofondarsi
in
un
cespuglio
.
Lo
credetti
morto
.
Ma
,
subito
dopo
,
ne
sentii
il
grido
di
"
Savoia
!
"
ripetuto
,
ad
intervalli
,
con
voce
fioca
.
Il
battaglione
doveva
attaccare
su
un
fronte
di
250300
metri
.
Ma
l
'
avvallamento
del
terreno
ci
aveva
involontariamente
sospinti
,
man
mano
che
avanzavamo
,
verso
la
stessa
striscia
di
terreno
antistante
alle
trincee
nemiche
,
larga
appena
una
cinquantina
di
metri
.
Le
mitragliatrici
non
potevano
più
colpirci
,
ma
noi
offrivamo
,
ai
tiratori
in
piedi
,
un
bersaglio
compatto
.
I
resti
del
battaglione
erano
tutti
ammassati
in
quel
punto
.
Contro
di
noi
si
sparava
a
bruciapelo
.
D
'
un
tratto
,
gli
austriaci
cessarono
di
sparare
.
Io
vidi
quelli
che
ci
stavano
di
fronte
,
con
gli
occhi
spalancati
e
con
un
'
espressione
di
terrore
quasi
che
essi
e
non
noi
fossero
sotto
il
fuoco
.
Uno
,
che
era
senza
fucile
,
gridò
in
italiano
:
-
Basta
!
Basta
!
-
Basta
!
-
ripeterono
gli
altri
,
dai
parapetti
.
Quegli
che
era
senz
'
armi
mi
parve
un
cappellano
.
-
Basta
!
bravi
soldati
.
Non
fatevi
ammazzare
così
.
Noi
ci
fermammo
,
un
istante
.
Noi
non
sparavamo
,
essi
non
sparavano
.
Quegli
che
sembrava
un
cappellano
,
si
curvava
talmente
verso
di
noi
,
che
,
se
io
avessi
teso
il
braccio
,
sarei
riuscito
a
toccarlo
.
Egli
aveva
gli
occhi
fissi
su
di
noi
.
Anch
'
io
lo
guardai
.
Dalla
nostra
trincea
,
una
voce
aspra
si
levò
:
-
Avanti
!
soldati
della
mia
gloriosa
divisione
.
Avanti
!
Avanti
,
contro
il
nemico
!
Era
il
generale
Leone
.
Il
tenente
Avellini
era
a
qualche
metro
da
me
.
Ci
guardammo
l
'
un
l
'
altro
.
Egli
disse
:
-
Andiamo
avanti
.
Io
ripetei
:
-
Andiamo
avanti
.
Io
non
avevo
la
pistola
in
pugno
,
ma
il
bastone
da
montagna
.
Non
mi
venne
in
mente
d
'
impugnare
la
pistola
.
Lanciai
il
bastone
contro
gli
austriaci
.
Qualcuno
lo
raccolse
per
aria
.
Avellini
aveva
la
pistola
in
mano
.
Egli
si
fece
avanti
,
cercando
di
passare
su
un
tronco
rovesciato
sopra
i
reticolati
intatti
.
Era
il
tronco
d
'
un
abete
che
,
schiantato
da
una
granata
,
s
'
era
abbattuto
sui
fili
di
ferro
.
Egli
vi
era
montato
sopra
e
procedeva
con
difficoltà
,
come
su
una
passerella
.
Sparò
un
colpo
di
pistola
e
gridò
ai
soldati
:
-
Ma
sparate
dunque
!
Fuoco
!
Qualche
soldato
sparò
.
-
Avanti
!
Avanti
!
-
urlava
il
generale
.
Avellini
camminava
sul
tronco
e
faceva
degli
sforzi
per
mantenere
l
'
equilibrio
.
Dietro
di
lui
,
due
soldati
si
reggevano
a
stento
.
Io
ero
arrivato
a
una
difesa
di
reticolati
in
cui
mi
sembrò
si
potesse
passare
.
Attraverso
i
fili
,
infatti
,
v
'
era
un
passaggio
stretto
.
Io
l
'
infilai
.
Ma
,
fatto
qualche
passo
,
trovai
lo
sbarramento
d
'
un
cavallo
di
frisia
.
Era
impossibile
continuare
.
Mi
voltai
e
vidi
soldati
della
10a
che
mi
seguivano
.
Rimasi
lì
,
inchiodato
.
Dalle
trincee
,
nessuno
sparava
.
In
una
ampia
feritoia
,
di
fronte
,
scorsi
la
testa
d
'
un
soldato
.
Egli
mi
guardava
.
Io
non
ne
vidi
che
gli
occhi
.
Vidi
solo
gli
occhi
.
E
mi
sembrò
ch
'
egli
non
avesse
che
occhi
,
talmente
mi
parvero
grandi
.
Lentamente
,
io
feci
dei
passi
indietro
,
senza
voltarmi
,
sempre
sotto
lo
sguardo
di
quei
grandi
occhi
.
Allora
io
pensai
:
gli
occhi
di
un
bue
.
Mi
svincolai
dai
reticolati
e
mi
diressi
contro
Avellini
.
Sul
tronco
v
'
era
già
un
gruppo
di
soldati
in
piedi
,
aggrappati
fra
di
loro
.
Mentre
io
mi
avvicinavo
al
tronco
,
dalla
trincea
nemica
,
una
voce
di
comando
gridò
alta
,
in
tedesco
:
-
Fuoco
!
Dalla
trincea
,
partirono
dei
colpi
.
Il
tronco
si
rovesciò
e
gli
uomini
caddero
indietro
.
Avellini
non
era
ferito
e
rispose
con
dei
colpi
di
pistola
.
Tutti
ci
buttammo
a
terra
,
fra
i
cespugli
,
e
ci
riparammo
dietro
gli
abeti
.
L
'
assalto
era
finito
.
Io
ho
impiegato
molto
tempo
a
descriverlo
,
ma
esso
doveva
essersi
svolto
in
meno
d
'
un
minuto
.
Avellini
era
vicino
e
mi
bisbigliò
:
-
Che
dobbiamo
fare
?
-
Non
muoverci
più
e
attendere
fino
a
notte
,
-
risposi
.
-
E
l
'
assalto
?
-
insistette
.
-
L
'
assalto
?
Gli
austriaci
continuavano
a
sparare
,
ma
il
tiro
era
alto
.
Noi
eravamo
al
sicuro
.
La
voce
del
capitano
Bravini
arrivava
fino
a
noi
,
stanca
.
Egli
continuava
a
ripetere
"
Savoia
"
.
Carponi
,
io
mi
misi
alla
ricerca
del
capitano
.
Credo
che
vi
arrivai
in
un
'
ora
.
Egli
era
disteso
,
la
testa
dietro
un
sasso
,
una
mano
sulla
testa
.
Senza
la
giubba
,
aveva
un
braccio
fasciato
,
coperto
di
sangue
.
Al
suo
fianco
,
non
v
'
erano
che
morti
.
Egli
si
doveva
essere
fasciato
da
sé
.
I
cespugli
lo
riparavano
dalla
vista
delle
trincee
.
Io
gli
arrivai
vicino
,
senza
ch
'
egli
se
ne
accorgesse
.
Lo
toccai
ad
una
gamba
ed
egli
mi
vide
.
Mi
guardò
a
lungo
e
ripeté
ancora
,
abbassando
la
voce
:
-
Savoia
.
Io
mi
portai
l
'
indice
alla
bocca
per
invitarlo
a
tacere
.
Strisciai
fino
alla
sua
testa
e
gli
mormorai
all
'
orecchio
:
-
Stia
zitto
!
Egli
parve
risvegliarsi
da
un
lungo
sonno
.
Mise
anch
'
egli
l
'
indice
alla
bocca
e
non
parlò
più
.
Fu
come
se
io
avessi
toccato
il
bottone
d
'
un
congegno
meccanico
e
lo
avessi
fermato
.
Ora
,
tutta
la
vallata
taceva
,
I
nostri
feriti
non
si
lamentavano
più
.
Anche
il
sergente
dei
guastatori
taceva
,
sprofondato
nell
'
eterno
silenzio
.
Neppure
gli
austriaci
sparavano
più
.
Sul
piccolo
campo
di
battaglia
batteva
il
sole
.
Così
passò
il
resto
di
quel
giorno
,
un
attimo
ed
un
'
eternità
.
Quando
,
la
notte
,
rientrammo
alle
nostre
linee
,
il
generale
volle
stringere
la
mano
a
tutti
gli
ufficiali
;
cinque
,
compresi
i
feriti
.
Allontanandosi
,
disse
al
capitano
Bravini
,
che
aveva
l
'
avambraccio
fratturato
:
-
Lei
può
contare
su
una
medaglia
d
'
argento
al
valor
militare
sul
campo
.
Il
capitano
stette
sull
'
attenti
finché
il
generale
non
scomparve
.
Rimasto
solo
con
noi
,
si
sedette
e
pianse
tutta
la
notte
,
senza
riuscire
a
pronunziare
una
parola
.
Finito
il
ritiro
dei
feriti
e
dei
morti
,
che
gli
austriaci
ci
lasciarono
raccogliere
senza
sparare
un
colpo
,
io
mi
ero
sdraiato
,
cercando
di
dormire
.
La
testa
mi
era
leggera
,
leggera
,
e
mi
sembrava
di
respirare
con
il
cervello
.
Ero
sfinito
,
ma
non
riuscivo
a
prendere
sonno
.
Il
professore
di
greco
venne
a
trovarmi
.
Egli
era
depresso
.
Anche
il
suo
battaglione
aveva
attaccato
,
più
a
sinistra
,
ed
era
stato
distrutto
,
come
il
nostro
.
Egli
mi
parlava
con
gli
occhi
chiusi
.
-
Io
ho
paura
di
diventare
pazzo
,
-
mi
disse
.
-
Io
divento
pazzo
.
Un
giorno
o
l
'
altro
,
io
mi
uccido
.
Bisogna
uccidersi
.
Io
non
seppi
dirgli
niente
.
Anch
'
io
sentivo
delle
ondate
di
follia
avvicinarsi
e
sparire
.
A
tratti
,
sentivo
il
cervello
sciaguattare
nella
scatola
cranica
,
come
l
'
acqua
agitata
in
una
bottiglia
.
XVI
Il
generale
Leone
non
si
dava
pace
.
Era
stato
citato
all
'
ordine
del
giorno
dell
'
armata
e
questa
distinzione
lo
spingeva
a
nuovi
ardimenti
.
Egli
appariva
in
linea
,
di
giorno
e
di
notte
.
Era
evidente
che
meditava
altre
imprese
.
Ma
la
brigata
aveva
avuto
perdite
troppo
gravi
e
non
poteva
essere
impiegata
prima
di
essere
ricostituita
.
Al
mio
battaglione
,
non
erano
rimasti
che
duecento
soldati
,
compresa
la
sezione
mitragliatrici
di
Ottolenghi
che
,
durante
l
'
azione
,
era
stata
di
presidio
alle
trincee
.
Eravamo
ridotti
a
tre
ufficiali
.
Il
capitano
Bravini
,
la
cui
ferita
al
braccio
era
stata
considerata
leggera
,
morì
in
quei
giorni
.
Un
altro
ufficiale
,
ferito
ad
un
piede
,
dovette
essere
ricoverato
all
'
ospedale
e
operato
.
La
fine
di
luglio
e
la
prima
quindicina
d
'
agosto
,
furono
per
noi
un
riposo
lungo
e
dolce
.
Non
un
solo
assalto
in
quei
giorni
.
La
vita
di
trincea
,
anche
se
dura
,
è
un
'
inezia
di
fronte
a
un
assalto
.
Il
dramma
della
guerra
è
l
'
assalto
.
La
morte
è
un
avvenimento
normale
e
si
muore
senza
spavento
.
Ma
la
coscienza
della
morte
,
la
certezza
della
morte
inevitabile
,
rende
tragiche
le
ore
che
la
precedono
.
Perché
si
erano
uccisi
i
due
soldati
della
10a
?
Nella
vita
normale
della
trincea
,
nessuno
prevede
la
morte
o
la
crede
inevitabile
;
ed
essa
arriva
senza
farsi
annunciare
,
improvvisa
e
mite
.
In
una
grande
città
d
'
altronde
vi
sono
più
morti
d
'
accidenti
imprevisti
di
quanti
ve
ne
siano
nella
trincea
di
un
settore
d
'
armata
.
Anche
i
disagi
sono
poca
cosa
.
Anche
i
contagi
più
temuti
.
Lo
stesso
colera
che
è
?
Niente
.
Lo
avemmo
fra
la
1a
e
la
2a
armata
,
con
molti
morti
,
e
i
soldati
ridevano
del
colera
.
Che
cosa
è
il
colera
di
fronte
al
fuoco
d
'
infilata
d
'
una
mitragliatrice
?
Quei
giorni
di
vita
di
calma
in
trincea
furono
persino
giocondi
.
I
soldati
canticchiavano
all
'
ombra
.
Rileggevano
cento
volte
le
lettere
ricevute
da
casa
,
cesellavano
i
braccialetti
di
rame
tolti
alle
granate
,
si
spulciavano
beati
e
fumavano
.
Qualche
giornale
ci
arrivava
ogni
tanto
e
ce
li
passavamo
fra
di
noi
.
Erano
tutti
gli
stessi
e
c
'
irritavano
.
La
guerra
vi
era
descritta
in
modo
così
strano
che
ci
era
irriconoscibile
.
La
Valle
di
Campomulo
che
,
dopo
Monte
Fior
,
noi
avevamo
attraversato
senza
incontrare
un
ferito
,
vi
era
dipinta
"
imbottita
di
cadaveri
"
.
Di
austriaci
,
naturalmente
.
La
musica
ci
precedeva
negli
assalti
ed
era
un
delirio
di
canti
e
di
conquiste
.
Anche
i
nostri
giornaletti
militari
erano
molto
noiosi
.
La
verità
l
'
avevamo
solo
noi
,
di
fronte
ai
nostri
occhi
.
Il
sottotenente
Montanelli
,
un
giorno
,
venne
a
trovarmi
.
Egli
era
un
veterano
del
2°
battaglione
,
comandante
il
reparto
zappatori
.
Era
studente
in
ingegneria
all
'
Università
di
Bologna
e
ci
conoscevamo
fin
dal
Carso
.
Era
anch
'
egli
uno
dei
pochi
scampati
ai
combattimenti
dell
'
Altipiano
.
Arrivò
mentre
io
leggevo
.
-
Tu
leggi
?
-
mi
disse
.
-
Non
hai
vergogna
?
-
E
perché
non
dovrei
leggere
?
-
risposi
.
Egli
indossava
un
impermeabile
,
abbottonato
.
Dei
suoi
indumenti
,
si
vedevano
solo
l
'
elmetto
,
l
'
impermeabile
,
metà
fasce
e
le
scarpe
.
Queste
erano
sgangherate
e
tenute
assieme
da
un
groviglio
di
fili
di
ferro
.
Le
suole
erano
nuove
,
di
corteccia
d
'
abete
.
Si
sbottonò
l
'
impermeabile
e
mi
si
mostrò
nudo
,
dall
'
elmetto
alle
fasce
.
Così
l
'
avevano
ridotto
due
mesi
di
campagna
.
Dalla
fine
di
maggio
,
non
c
'
era
arrivato
in
linea
un
solo
pezzo
di
vestiario
.
Chi
più
chi
meno
,
eravamo
un
po
'
tutti
vestiti
come
vagabondi
.
-
E
la
biancheria
?
-
gli
chiesi
-
Non
essendo
un
genere
di
prima
necessità
,
l
'
ho
abolita
.
La
mia
fauna
mi
obbligava
a
tali
fatiche
di
caccia
,
piccola
e
grossa
,
che
ho
preferito
bruciarne
i
ricoveri
.
Ora
mi
sento
più
uomo
.
Voglio
dire
più
animale
.
E
tu
leggi
?
Mi
fai
pena
.
La
vita
dello
spirito
?
È
comico
,
lo
spirito
.
Lo
spirito
!
L
'
uomo
del
bisonte
aveva
una
vita
dello
spirito
?
Noi
vogliamo
vivere
,
vivere
,
vivere
.
-
Non
è
detto
che
,
per
vivere
,
sia
obbligatorio
sopprimere
la
camicia
.
-
Bere
e
vivere
.
Cognac
.
Dormire
e
vivere
e
cognac
.
Stare
all
'
ombra
e
vivere
.
E
ancora
del
cognac
.
E
non
pensare
a
niente
.
Perché
,
se
dovessimo
pensare
a
qualcosa
,
dovremmo
ucciderci
l
'
un
l
'
altro
e
finirla
una
volta
per
sempre
.
E
tu
leggi
?
Io
avevo
rintracciato
nella
villa
Rossi
,
posta
nel
bosco
,
a
mezza
strada
fra
Gallio
e
Asiago
,
dei
libri
abbandonati
.
Era
di
notte
e
l
'
incursione
di
pattuglia
non
mi
dava
del
tempo
.
Nella
fretta
,
scelsi
l
'
Orlando
Furioso
d
'
Ariosto
,
un
libro
sugli
uccelli
e
un
'
edizione
francese
dei
Fiori
del
male
di
Baudelaire
.
Al
libro
sugli
uccelli
,
mancavano
le
prime
pagine
e
ne
ignorai
sempre
l
'
autore
.
Quei
libri
,
li
portai
con
me
sull
'
Altipiano
.
Una
volta
salvati
da
me
,
una
volta
dal
mio
attendente
,
io
li
conservai
sempre
.
È
probabile
che
questa
fosse
la
sola
biblioteca
letteraria
ambulante
dell
'
armata
.
Il
mio
attendente
aveva
una
particolare
passione
per
gli
uccelli
,
e
quel
libro
,
illustrato
,
era
il
suo
passatempo
.
Egli
era
un
cacciatore
.
Sapeva
appena
leggere
,
ma
s
'
interessava
principalmente
delle
figure
.
Quando
io
leggevo
,
leggeva
anch
'
egli
e
ci
scambiavamo
le
impressioni
.
-
Che
hai
trovato
di
nuovo
?
-
gli
chiedevo
.
-
Il
libro
è
interessante
.
Bertoldo
e
Bertoldino
mi
faceva
ridere
di
più
,
ma
questo
è
più
attraente
e
vario
.
Tutti
gli
uccelli
sono
qua
dentro
.
Non
ne
manca
uno
.
Ci
sono
persino
i
beccafichi
.
Non
dico
di
no
,
a
me
piacciono
gli
uccelletti
alla
polenta
.
I
beccafichi
vi
stanno
bene
.
Ma
,
senza
far
torto
ai
veneti
,
io
preferisco
i
merli
e
i
tordi
arrosto
.
Io
gli
dicevo
:
-
Pare
che
i
tordi
ci
vengano
dalla
Germania
.
Ma
non
tutti
.
-
Possono
venirci
da
dove
vogliono
,
ma
,
allo
spiedo
,
sono
tutti
eguali
.
Sono
buoni
tutti
.
Badi
bene
,
signor
tenente
:
i
tordi
sono
squisiti
,
se
lo
spiedo
è
di
legno
.
Mai
,
per
carità
,
mai
commettere
l
'
imprudenza
di
adoperare
spiedi
di
ferro
.
Usi
solamente
spiedi
di
legno
.
E
mai
più
d
'
una
volta
.
Ogni
tordo
vuole
il
suo
spiedo
.
Dia
attenzione
:
che
sia
di
legno
dolce
.
Prima
,
assaggi
il
legno
.
Ne
mastichi
un
po
'
e
ne
controlli
il
sapore
.
Io
ho
fatto
sempre
così
...
Poiché
il
mio
attendente
,
nelle
ore
d
'
ozio
,
reclamava
il
libro
sugli
uccelli
,
io
mi
ero
ridotto
a
leggere
solo
l
'
Orlando
e
i
Fiori
del
male
.
Ma
ve
n
'
era
a
sufficienza
.
Certamente
noi
due
eravamo
i
soli
lettori
assidui
dell
'
Altipiano
.
È
sui
monti
d
'
Asiago
che
ho
imparato
a
conoscere
due
fra
i
più
caratteristici
spiriti
della
cultura
occidentale
.
Io
li
conoscevo
già
,
ma
superficialmente
,
come
può
conoscerli
uno
che
li
legga
,
a
tavolino
,
in
città
,
in
tempi
normali
.
Di
loro
,
non
mi
era
rimasto
alcun
speciale
ricordo
.
Letti
in
guerra
,
a
riposo
,
sono
un
'
altra
cosa
.
Ariosto
era
un
po
'
come
i
nostri
giornalisti
di
guerra
,
e
descrisse
cento
combattimenti
senza
averne
visto
uno
solo
.
Ma
che
grazia
e
che
gioia
nel
mondo
dei
suoi
eroi
.
Egli
aveva
,
certamente
,
un
fondo
scettico
,
ma
spinto
all
'
ottimismo
.
È
il
genio
dell
'
ottimismo
.
Le
grandi
battaglie
sono
per
lui
delle
piacevoli
escursioni
in
campagne
fiorite
e
persino
la
morte
gli
appare
come
una
simpatica
continuazione
della
vita
.
Qualcuno
dei
suoi
capitani
muore
,
ma
continua
a
combattere
senza
accorgersi
d
'
essere
morto
.
Baudelaire
è
l
'
opposto
.
Il
sole
dell
'
Altipiano
era
fatto
per
illuminare
la
sua
vita
tetra
.
Come
lo
studente
bolognese
,
egli
avrebbe
potuto
vagare
nudo
sui
monti
e
bere
sole
e
cognac
.
Egli
avrebbe
ben
potuto
fare
la
guerra
a
fianco
del
tenente
colonnello
dell
'
osservatorio
di
Stoccaredo
.
Simile
a
lui
,
simile
a
mille
altri
dei
miei
compagni
,
egli
aveva
bisogno
di
bere
per
stordirsi
e
dimenticare
.
La
vita
era
,
per
lui
,
ciò
ch
'
era
per
noi
la
guerra
.
Ma
quali
scintille
di
gioia
umana
sgorgano
dal
suo
pessimismo
!
Era
un
giorno
di
sole
,
tutto
il
fronte
era
calmo
.
Solo
da
Val
d
'
Assa
,
sospinto
dal
vento
,
ci
arrivava
,
di
tanto
in
tanto
,
il
rumore
d
'
un
colpo
di
fucile
.
Il
mio
attendente
,
il
fucile
sulle
ginocchia
come
uno
spiedo
,
era
curvo
sugli
uccelli
.
Io
gli
sedevo
accanto
,
con
Angelica
e
Orlando
,
attraverso
una
fuga
.
Una
voce
gaia
ruppe
il
nostro
silenzio
.
-
Buon
giorno
,
collega
!
Era
un
tenente
di
cavalleria
.
Io
chiusi
il
libro
e
mi
alzai
.
Ci
stringemmo
la
mano
e
ci
presentammo
.
Era
del
reggimento
"
Piemonte
Reale
"
.
Addetto
al
comando
d
'
armata
,
veniva
in
linea
per
la
prima
volta
.
Egli
non
aveva
mai
visto
una
trincea
.
Anche
adesso
,
non
veniva
con
un
incarico
di
servizio
,
ma
per
suo
diletto
personale
,
per
rendersi
conto
della
linea
e
del
nostro
modo
di
vivere
.
Era
accompagnato
da
un
portaordini
del
comando
del
reggimento
.
Vestiva
elegantemente
,
impeccabile
:
guanti
bianchi
,
frustino
,
stivaloni
gialli
e
speroni
.
Io
gli
dissi
subito
:
-
Fa
'
attenzione
,
perché
con
cotesta
tua
brillante
tenuta
,
sarai
il
richiamo
di
tutti
i
tiratori
scelti
che
ci
stanno
di
fronte
.
Egli
scherzò
sui
tiratori
scelti
,
scherzò
sul
mio
libro
.
Volle
conoscerne
l
'
autore
.
Mi
confessò
di
non
aver
mai
letto
l
'
Ariosto
.
Io
consegnai
il
libro
all
'
attendente
,
presi
il
bastone
di
montagna
e
ritornai
a
lui
.
Tanto
per
riallacciare
il
discorso
,
dissi
:
-
Orlando
è
divino
.
-
Meriterebbe
,
-
rispose
,
-
di
diventare
presidente
del
Consiglio
.
-
Presidente
del
Consiglio
,
-
obiettai
,
-
è
forse
troppo
.
Ma
l
'
esercito
non
lo
comanderebbe
peggio
del
generale
Cadorna
.
-
No
,
sua
eccellenza
non
ha
preparazione
militare
,
ma
è
certamente
il
più
grande
oratore
e
il
più
grande
uomo
politico
che
abbia
il
Parlamento
.
-
Sua
eccellenza
?
La
questione
divenne
intricata
.
Nel
breve
chiarimento
che
ne
seguì
,
capii
che
io
parlavo
di
Orlando
,
il
"
Furioso
"
,
quello
d
'
Ariosto
,
mentre
il
mio
collega
intendeva
parlare
dell
'
onorevole
Orlando
,
deputato
al
Parlamento
e
Ministro
di
Grazia
e
Giustizia
nel
Ministero
Boselli
.
Il
tenente
era
siciliano
come
il
Ministro
e
aveva
per
lui
un
'
ammirazione
sconfinata
,
Il
tenente
si
levò
d
'
impaccio
,
con
disinvoltura
.
Certo
,
al
mio
orgoglio
di
ufficiale
di
fanteria
,
piacque
l
'
equivoco
.
La
stessa
pronuncia
del
tenente
di
cavalleria
mi
divertì
.
Egli
parlava
con
grazia
,
non
poco
affettata
,
quasi
sopprimendo
le
r
,
alla
francese
,
come
da
noi
facevano
solo
le
artiste
del
cinema
.
Veramente
,
per
un
momento
,
l
'
impaccio
fu
più
mio
che
suo
.
Egli
era
così
ben
vestito
ed
io
avevo
l
'
uniforme
,
parte
in
brandelli
,
parte
rattoppata
.
Sì
,
io
ero
ufficiale
in
una
brigata
celebre
,
ed
egli
era
lanciere
di
un
reggimento
delle
retrovie
,
di
servizio
al
comando
d
'
armata
per
giunta
,
non
proprio
vicino
alle
prime
linee
.
Ma
io
ero
troppo
indecente
.
Ebbi
persino
l
'
impressione
di
trovarmi
di
fronte
ad
un
superiore
.
A
poco
a
poco
,
reagii
e
riuscii
a
vincere
quel
complesso
d
'
inferiorità
che
un
uomo
sporco
sente
di
fronte
ad
un
uomo
pulito
.
Diventammo
,
in
pochi
minuti
,
buoni
camerati
.
Io
lo
precedetti
e
salimmo
in
trincea
.
Egli
non
aveva
paura
.
E
,
quel
ch
'
è
sempre
un
pericolo
grave
in
trincea
,
ci
teneva
a
dimostrare
di
non
aver
paura
.
Io
gli
dicevo
"
fa
'
come
me
"
,
"
qui
curvati
"
,
"
qui
tocca
terra
con
le
mani
"
,
"
qui
fermati
"
,
ed
egli
non
si
curvava
,
non
toccava
terra
,
non
si
fermava
.
Voleva
guardare
dappertutto
,
nelle
feritoie
,
al
disopra
dei
parapetti
delle
trincee
.
Io
faticavo
per
convincerlo
ad
essere
più
prudente
.
Per
fortuna
,
nessuno
sparava
.
Ci
fermammo
per
prendere
un
po
'
d
'
ombra
,
in
un
angolo
.
Egli
mi
disse
:
-
Credo
che
voi
di
fanteria
siate
troppo
prudenti
.
La
guerra
non
si
vince
con
la
prudenza
.
Era
indubbiamente
una
frase
mal
collocata
.
Io
mi
sentii
colpito
nel
vivo
.
Quella
lezione
parve
assai
inopportuna
al
mio
spirito
di
corpo
.
-
È
che
noi
,
-
dissi
per
ritorsione
,
-
dobbiamo
solo
contare
sulle
nostre
gambe
.
In
un
momento
difficile
,
a
un
fante
possono
tremare
le
ginocchia
.
Se
le
ginocchia
tremano
,
non
si
fa
un
passo
avanti
.
Voi
siete
più
fortunati
.
Voi
potete
anche
morire
di
paura
e
le
gambe
dei
cavalli
vi
trascinano
avanti
egualmente
.
Mi
pentii
solo
più
tardi
d
'
aver
parlato
così
:
per
il
momento
,
ne
fui
soddisfatto
.
Mi
sembrò
che
il
cavaliere
fosse
stato
servito
di
tutto
punto
.
Egli
non
mi
rispose
.
Passammo
di
fronte
alla
feritoia
n
.
14
.
-
Questa
,
-
spiegai
,
-
è
la
più
bella
feritoia
del
settore
,
ma
serve
solo
di
notte
,
quando
gli
austriaci
impiegano
i
razzi
.
Di
giorno
,
è
proibito
guardare
.
Parecchi
ufficiali
e
soldati
vi
sono
stati
uccisi
o
feriti
.
Il
nemico
vi
ha
aggiustato
il
tiro
con
un
fucile
a
cavalletto
e
vi
è
in
permanenza
un
tiratore
.
I
soldati
,
per
divertirsi
,
vi
fanno
apparire
dei
pezzi
di
legno
o
di
carta
,
delle
monete
fissate
a
un
bastoncino
,
e
il
tiratore
infila
sempre
il
foro
della
feritoia
e
colpisce
il
bersaglio
.
Guardammo
entrambi
la
feritoia
.
Essa
non
era
più
,
come
una
volta
,
praticata
nel
muro
e
chiusa
con
un
sasso
.
I
soldati
vi
avevano
collocato
una
feritoia
scudata
,
trovata
nelle
rovine
d
'
Asiago
.
Era
una
pesante
lastra
d
'
acciaio
con
un
foro
per
l
'
osservazione
,
che
si
poteva
aprire
e
chiudere
con
un
otturatore
egualmente
d
'
acciaio
.
Io
sollevai
l
'
otturatore
,
tenendomi
discosto
e
attesi
il
colpo
.
Ma
il
tiratore
non
sparò
.
-
La
vedetta
dorme
,
-
disse
il
tenente
.
Lasciai
cadere
l
'
otturatore
sul
foro
e
lo
risollevai
di
nuovo
.
La
luce
del
sole
passò
nel
foro
come
il
fascio
luminoso
d
'
un
riflettore
.
Un
fruscio
attraversò
l
'
aria
,
accompagnato
da
un
colpo
di
fucile
.
La
pallottola
aveva
infilato
il
foro
.
Il
tenente
volle
provare
anch
'
egli
.
Sollevò
l
'
otturatore
e
presentò
al
foro
l
'
estremità
del
suo
frustino
.
Un
altro
colpo
risuonò
e
il
frustino
rimase
stroncato
.
Egli
ne
rise
.
Prese
un
pezzo
di
legno
,
vi
innestò
una
moneta
di
rame
e
ritentò
l
'
esperimento
.
-
Stasera
,
avrò
qualcosa
da
raccontare
al
comando
d
'
armata
.
La
moneta
,
investita
in
pieno
,
uscì
dall
'
estremità
del
legno
e
volò
via
,
fischiando
nell
'
aria
.
Passai
oltre
e
mostrai
la
feritoia
successiva
.
-
Di
qui
,
-
dissi
,
-
si
vede
un
altro
settore
meno
importante
.
Qui
non
c
'
è
pericolo
.
Vedi
,
là
in
fondo
,
un
mucchio
che
sembra
un
sacco
di
carbone
?
È
il
mascheramento
di
una
mitragliatrice
.
L
'
abbiamo
individuata
qualche
notte
addietro
,
mentre
tirava
durante
un
allarme
.
Ne
abbiamo
già
informato
il
comando
di
reggimento
,
perché
,
se
vi
sarà
un
'
azione
,
bisognerà
distruggerla
con
un
cannoncino
da
montagna
.
-
Ora
,
l
'
avete
l
'
artiglieria
?
-
Sì
,
qualche
pezzo
,
comincia
ad
arrivare
.
Vedi
là
,
più
a
destra
?
Sembra
un
cane
bianco
.
È
un
osservatorio
che
domina
l
'
altro
settore
.
E
là
,
dove
si
vede
un
folto
boschetto
d
'
abeti
,
v
'
è
il
burrone
.
Là
,
la
linea
è
interrotta
,
e
riprende
,
dall
'
altra
parte
,
oltre
il
burrone
.
Io
credevo
,
che
,
dietro
di
me
,
anch
'
egli
guardasse
.
La
feritoia
era
grande
e
v
'
era
posto
per
due
.
Sentii
la
sua
voce
un
po
'
distante
,
mentre
diceva
:
-
A
un
ufficiale
del
"
Piemonte
Reale
"
tremano
le
gambe
meno
che
al
suo
cavallo
.
Un
colpo
di
fucile
seguì
alle
sue
parole
.
Mi
voltai
.
Il
tenente
era
alla
feritoia
n
.
14
e
stramazzò
al
suolo
.
Mi
slanciai
per
sostenerlo
:
ma
egli
era
già
morto
.
La
palla
l
'
aveva
colpito
in
fronte
.
XVII
A
metà
agosto
,
si
ricominciò
a
parlare
d
'
azione
.
I
battaglioni
erano
stati
ricostituiti
.
Alcune
batterie
da
campagna
e
da
montagna
avevano
già
preso
posizione
nel
settore
del
corpo
d
'
armata
.
In
linea
,
non
si
dormiva
più
durante
la
notte
.
Pattuglie
e
tubi
furono
di
nuovo
messi
in
movimento
.
Un
giorno
,
ci
fu
annunziato
l
'
assalto
per
l
'
indomani
,
ma
fu
rinviato
.
Si
poteva
quindi
contare
su
un
giorno
di
vita
assicurata
.
Chi
non
ha
fatto
la
guerra
,
nelle
condizioni
in
cui
noi
la
facevamo
,
non
può
rendersi
un
'
idea
di
questo
godimento
.
Anche
un
'
ora
sola
,
sicura
,
in
quelle
condizioni
,
era
molto
.
Poter
dire
,
verso
l
'
alba
,
un
'
ora
prima
dell
'
assalto
:
"
ecco
,
io
dormo
ancora
mezz
'
ora
,
io
posso
ancora
dormire
mezz
'
ora
,
e
poi
mi
sveglierò
e
mi
fumerò
una
sigaretta
,
mi
riscalderò
una
tazza
di
caffè
,
lo
centellinerò
sorso
a
sorso
e
poi
mi
fumerò
ancora
una
sigaretta
"
appariva
già
come
il
programma
gradito
di
tutta
una
vita
.
Gli
ordini
per
prepararci
al
nuovo
combattimento
coincisero
con
la
notizia
che
alle
bandiere
dei
due
reggimenti
della
brigata
era
stata
concessa
la
medaglia
d
'
oro
al
valor
militare
.
L
'
eccezionale
onore
,
che
ci
distingueva
ancora
una
volta
fra
tutte
le
brigate
di
fanteria
,
sarebbe
stato
da
noi
tutti
più
apprezzato
se
fossimo
stati
a
riposo
.
Il
comandante
di
brigata
volle
egualmente
celebrare
l
'
avvenimento
e
chiamò
tutti
gli
ufficiali
a
rapporto
.
In
un
breve
discorso
,
rievocò
il
passato
della
brigata
e
ordinò
che
i
comandanti
di
compagnia
lo
ricordassero
ai
reparti
.
Io
ero
con
gli
ufficiali
del
mio
battaglione
.
Dopo
il
rapporto
,
che
s
'
era
svolto
al
comando
di
brigata
,
risalivamo
assieme
la
linea
.
Dietro
di
noi
,
venivano
gli
ufficiali
del
1°
battaglione
,
comandato
dal
capitano
Zavattari
.
Egli
,
dal
2°
battaglione
era
stato
trasferito
al
1°
dopo
la
morte
del
maggiore
,
e
ne
aveva
assunto
il
comando
.
Il
mio
battaglione
era
in
trincea
ed
il
1°
di
rincalzo
.
Per
rientrare
in
linea
,
noi
dovevamo
passare
per
il
comando
del
1°
battaglione
.
Eravamo
giunti
all
'
altezza
del
comando
del
1°
battaglione
,
quando
ci
arrivò
la
notizia
che
il
generale
Leone
era
morto
,
colpito
al
petto
da
una
pallottola
esplosiva
.
Perché
non
chiamare
le
cose
con
il
loro
vero
nome
?
Fu
una
gioia
,
un
tripudio
.
Il
capitano
Zavattari
,
c
'
invitò
a
fermarci
al
suo
comando
e
fece
sturare
delle
bottiglie
.
Bicchiere
alla
mano
,
egli
prese
la
parola
:
-
Signori
ufficiali
!
Sia
permesso
a
un
rappresentante
del
Ministero
della
Pubblica
Istruzione
e
ad
un
capitano
veterano
di
levate
il
bicchiere
alla
fortuna
del
nostro
esercito
.
Imitando
le
belle
tradizioni
di
alcuni
popoli
forti
in
cui
i
parenti
celebrano
la
morte
di
un
membro
della
loro
famiglia
con
banchetti
e
danze
,
noi
,
non
potendo
fare
di
meglio
,
beviamo
alla
memoria
del
nostro
generale
.
Non
lacrime
,
o
signori
,
ma
una
gioia
,
convenientemente
contenuta
.
La
mano
di
Dio
è
scesa
sull
'
Altipiano
d
'
Asiago
.
Senza
voler
criticare
il
ritardo
con
cui
la
Provvidenza
attua
la
sua
volontà
,
dobbiamo
peraltro
affermare
ch
'
era
tempo
.
Egli
è
partito
.
La
pace
sia
con
lui
!
Con
lui
la
pace
e
con
noi
la
gioia
.
E
ci
sia
infine
consentito
rispettare
da
morto
un
generale
che
detestavamo
da
vivo
.
Eravamo
tutti
con
i
bicchieri
levati
,
quando
,
nella
mulattiera
proveniente
da
Croce
di
Sant
'
Antonio
,
fra
gli
abeti
,
apparve
un
ufficiale
montato
.
Io
ero
di
fronte
alla
mulattiera
e
lo
vidi
per
primo
.
Egli
veniva
verso
di
noi
.
Io
esclamai
:
-
Ma
è
impossibile
!
Tutti
guardammo
.
Era
il
generale
Leone
.
Sul
mulo
,
l
'
elmetto
affondato
fino
agli
occhi
,
il
bastone
alpino
sull
'
arcione
,
il
binoccolo
pendente
al
collo
,
il
viso
oscuro
,
veniva
,
trottando
,
incontro
a
noi
.
-
Signori
ufficiali
,
attenti
!
-
gridò
il
capitano
.
Senza
avere
il
tempo
di
deporre
i
bicchieri
,
ci
mettemmo
sull
'
attenti
.
Anche
il
capitano
si
era
irrigidito
con
il
bicchiere
in
mano
.
-
Quale
lieto
avvenimento
festeggiano
?
-
chiese
,
arcigno
,
il
generale
.
Vi
fu
un
imbarazzo
in
tutti
.
Il
capitano
si
riprese
e
rispose
con
una
voce
che
sembrava
venire
d
'
oltretomba
:
-
Le
medaglie
d
'
oro
al
valor
militare
concesse
alle
bandiere
.
-
Mi
permettano
che
io
beva
con
loro
,
-
disse
il
generale
.
Il
capitano
gli
offrì
il
suo
bicchiere
,
ancora
intatto
.
Il
generale
bevve
d
'
un
colpo
,
restituì
il
bicchiere
vuoto
,
incitò
il
mulo
,
e
disparve
al
trotto
.
Il
giorno
dopo
,
era
l
'
azione
,
combinata
con
l
'
artiglieria
.
Due
batterie
da
campagna
aprirono
i
varchi
nei
reticolati
,
sconvolsero
un
tratto
delle
trincee
nemiche
,
e
il
1°
battaglione
poté
passare
con
due
compagnie
.
Un
centinaio
di
prigionieri
cadde
nelle
nostre
mani
,
ma
la
trincea
occupata
,
battuta
ai
fianchi
dal
tiro
nemico
,
dovette
essere
sgombrata
.
L
'
azione
non
era
riuscita
che
parzialmente
in
quel
sol
punto
.
Il
mio
battaglione
era
di
riserva
ed
io
assistetti
all
'
azione
condotta
dal
2°
battaglione
.
Questo
attaccò
molto
più
a
destra
,
sotto
i
grandi
roccioni
di
Casara
Zebio
pastorile
.
Era
stata
questa
una
variante
imposta
dal
comandante
della
divisione
,
il
quale
pensava
che
,
in
quel
punto
,
si
dovesse
non
impiegare
l
'
artiglieria
ma
tentare
ancora
una
volta
l
'
assalto
di
sorpresa
.
Due
batterie
d
'
altronde
non
erano
sufficienti
per
il
fronte
di
tutta
una
divisione
ed
era
giocoforza
rinunziarvi
.
Il
generale
non
aveva
perduto
la
fiducia
nelle
corazze
"
Farina
"
.
Egli
pensava
che
una
compagnia
corazzata
dovesse
costituire
,
avanzando
compatta
,
una
valanga
d
'
acciaio
,
contro
cui
sarebbe
stato
vano
il
tiro
nemico
.
Il
tenente
colonnello
Carriera
era
stato
il
solo
ad
entusiasmarsi
del
progetto
e
il
suo
battaglione
era
stato
chiamato
ad
eseguirlo
.
Io
ero
in
trincea
,
spettatore
,
accanto
al
comando
del
2°
battaglione
.
La
6a
compagnia
,
comandata
dal
tenente
Fiorelli
,
indossò
le
corazze
.
Essa
doveva
avanzare
per
prima
,
le
altre
compagnie
dovevano
seguirla
.
Il
tenente
,
con
la
corazza
anch
'
egli
,
uscì
per
primo
dalle
nostre
trincee
e
la
compagnia
dietro
di
lui
.
L
'
azione
non
durò
più
di
pochi
minuti
.
Le
mitragliatrici
nemiche
,
dall
'
alto
dei
roccioni
,
investirono
subito
la
compagnia
e
la
distrussero
.
La
compagnia
non
aveva
potuto
fare
che
pochi
passi
oltre
le
nostre
trincee
.
I
corpi
dei
soldati
giacevano
di
fronte
a
noi
con
le
corazze
squarciate
,
come
se
fossero
state
colpite
da
cannoncini
da
montagna
.
Il
tenente
colonnello
dovette
sospendere
l
'
azione
.
La
distanza
fra
le
nostre
trincee
e
i
roccioni
,
nel
punto
in
cui
la
6a
compagnia
era
uscita
,
non
era
inferiore
a
duecento
metri
.
Profittando
dei
cespugli
,
si
tentò
di
riportare
indietro
i
feriti
.
Mentre
il
tenente
colonnello
guardava
i
primi
feriti
arrivati
in
trincea
,
si
scoperse
,
di
fronte
alla
breccia
praticata
per
l
'
assalto
,
e
fu
ferito
al
braccio
.
Il
tenente
colonnello
lanciò
un
grido
e
cadde
svenuto
.
La
ferita
non
appariva
grave
,
ma
il
braccio
era
passato
da
parte
a
parte
.
Egli
era
grande
e
grosso
,
ma
così
,
steso
per
terra
,
ingombrava
tutta
la
trincea
e
sembrava
immensamente
più
grande
e
più
grosso
.
Sul
volto
era
sceso
un
pallore
cadaverico
e
per
un
momento
si
pensò
che
fosse
spirato
.
I
suoi
soldati
gli
si
fecero
attorno
e
lo
rianimarono
con
spruzzi
d
'
acqua
.
Egli
respirava
con
violenza
e
digrignava
i
denti
.
Disse
qualche
parola
,
ma
non
aprì
gli
occhi
.
Il
suo
aiutante
maggiore
,
il
professore
di
greco
,
gli
accostò
alla
bocca
una
borraccia
di
cognac
ed
egli
la
trangugiò
tutta
.
Io
non
gli
ero
molto
vicino
,
ma
ne
sentii
il
gorgoglio
nella
gola
,
talmente
rumoroso
che
mi
parve
il
turbinio
dell
'
acqua
in
un
imbuto
.
I
feriti
continuavano
ad
essere
riportati
in
trincea
.
Il
tenente
colonnello
,
sostenuto
da
due
soldati
,
la
schiena
appoggiata
al
parapetto
,
si
era
potuto
sedere
.
Un
portaferiti
gli
fasciava
il
braccio
.
Senza
aprire
gli
occhi
,
egli
chiese
,
con
una
voce
da
bambino
:
-
Che
ora
è
?
-
Le
10
,
-
disse
l
'
aiutante
maggiore
.
-
Che
ora
era
quando
sono
stato
ferito
?
Mancava
forse
un
quarto
alle
dieci
.
Il
capitano
della
5a
,
il
più
anziano
dei
battaglione
,
chiese
se
dovesse
prendere
il
comando
del
battaglione
.
-
No
,
-
rispose
il
tenente
colonnello
,
sempre
ad
occhi
chiusi
,
-
il
battaglione
lo
comando
ancora
io
.
Chiese
dell
'
andamento
dell
'
azione
e
dette
qualche
ordine
.
Anche
il
tenente
Fiorelli
era
stato
trasportato
in
linea
.
Egli
aveva
,
all
'
altezza
della
spalla
,
la
corazza
lacerata
:
vi
sarebbe
potuta
penetrare
una
mano
.
Liberato
a
stento
di
tutto
quell
'
acciaio
inutile
,
fu
potuto
fasciare
.
Aveva
la
clavicola
e
l
'
omero
spezzati
.
Ogni
tanto
,
il
tenente
colonnello
chiedeva
che
ora
fosse
.
Quando
furono
le
10
e
1/4
,
pregò
l
'
aiutante
maggiore
di
avvicinarsi
e
gli
dettò
,
gli
occhi
sempre
chiusi
,
la
seguente
proposta
che
suonava
press
'
a
poco
così
:
Dal
comando
del
2°
battaglione
399
fanteria
.
Al
comando
del
399
fanteria
.
Il
sottoscritto
tenente
colonnello
Carriera
cavalier
Michele
,
comandante
del
2°
battaglione
del
399
fanteria
,
si
onora
segnalare
a
codesto
comando
la
condotta
del
tenente
colonnello
Carriera
cav
.
Michele
durante
il
combattimento
del
17
agosto
1916
.
Ferito
gravemente
al
braccio
,
mentre
conduceva
il
suo
battaglione
all
'
assalto
,
malgrado
la
forte
perdita
di
sangue
e
le
grandi
sofferenze
,
rifiutò
di
cedere
il
comando
del
battaglione
e
di
farsi
trasportare
al
posto
di
medicazione
.
Con
eroica
fermezza
,
noncurante
del
pericolo
,
volle
rimanere
in
mezzo
ai
suoi
soldati
e
continuare
a
dirigere
l
'
azione
,
prendendo
tutte
le
disposizioni
necessarie
.
Solo
dopo
mezz
'
ora
,
assicurato
il
buon
andamento
delle
operazioni
e
dati
al
suo
successore
gli
ordini
per
proseguirle
,
cedé
il
comando
del
battaglione
e
abbandonò
il
battaglione
.
Per
tale
contegno
,
contemplato
dal
R.D.
del
1848
,
il
sottoscritto
si
onora
di
proporre
a
codesto
comando
il
tenente
colonnello
Carriera
cav
.
Michele
per
una
medaglia
d
'
argento
al
valor
militare
.
Mirabile
esempio
,
ai
dipendenti
,
di
coraggio
e
di
spirito
di
sacrificio
,
ecc
.
ecc
.
Il
tenente
colonnello
in
S
.
A
.
P
.
Comandante
del
2°
battaglione
.
Solo
a
questo
punto
aprì
gli
occhi
.
Prese
la
penna
e
firmò
:
Michele
Carriera
.
E
richiuse
gli
occhi
.
Il
capitano
della
5a
assunse
il
comando
del
battaglione
e
i
portaferiti
allontanarono
il
tenente
colonnello
su
una
barella
.
Il
professore
di
greco
era
rimasto
in
piedi
,
la
carta
e
la
penna
fra
le
mani
,
anch
'
egli
stupito
.
Dopo
un
momento
di
riflessione
disse
,
scrupoloso
:
-
Ho
dimenticato
la
data
.
E
aggiunse
:
Casara
Zebio
,
17
agosto
1916
.
Mentre
si
svolgevano
queste
straordinarie
operazioni
burocratiche
,
la
trincea
si
riempiva
di
feriti
.
Gli
austriaci
tiravano
sempre
su
tutta
la
linea
,
ché
il
combattimento
continuava
ancora
,
nel
settore
.
Il
tenente
colonnello
s
'
era
appena
allontanato
che
arrivò
in
trincea
l
'
aspirante
medico
del
mio
battaglione
,
mandato
dal
suo
tenente
medico
per
praticare
,
in
linea
stessa
,
le
prime
medicazioni
.
Studente
in
medicina
all
'
Università
di
Napoli
,
egli
non
era
ancora
dottore
.
Quello
strepito
di
guerra
lo
sbigottì
.
Sul
parapetto
vide
una
corazza
abbandonata
e
,
ignaro
dell
'
esperimento
che
avevano
fatto
le
corazze
,
tentò
di
indossarla
.
Qualcuno
gli
mostrò
le
altre
,
ancora
cinte
dai
feriti
,
e
che
erano
bucate
come
camicie
di
cotone
.
Da
quel
momento
,
dimenticata
la
sua
missione
,
non
capì
più
niente
.
Il
muro
della
trincea
era
alto
,
più
alto
di
lui
,
ma
egli
camminava
curvo
,
gli
occhi
sperduti
,
inciampando
sui
feriti
.
-
Fa
'
attenzione
ai
feriti
e
occupati
di
loro
!
-
gli
gridò
irato
un
tenente
del
battaglione
.
L
'
aspirante
lo
guardò
con
un
sorriso
disperato
.
Incapace
di
restate
dritto
,
si
lasciò
cadere
per
terra
e
continuò
a
camminare
strisciando
,
reggendosi
sui
piedi
e
sulle
mani
.
-
Allarmi
!
-
si
gridò
dall
'
estrema
destra
della
nostra
trincea
.
-
Allarmi
!
Allarmi
!
Fu
un
correre
disordinato
e
confuso
.
Il
battaglione
si
buttò
alle
feritoie
e
le
nostre
mitragliatrici
,
che
fino
ad
allora
non
avevano
ancora
sparato
,
aprirono
il
fuoco
.
Anch
'
io
mi
portai
ad
una
feritoia
e
vidi
una
colonna
austriaca
che
,
discesa
al
di
là
dei
roccioni
,
al
limite
del
burrone
,
attaccava
l
'
estremo
fianco
della
nostra
trincea
.
Arrestata
dal
tiro
improvviso
,
spariva
fra
le
rocce
.
Quando
si
ristabilì
la
calma
e
cercammo
l
'
aspirante
medico
,
ci
accorgemmo
ch
'
era
sparito
.
Mezz
'
ora
dopo
,
rientrando
al
mio
battaglione
,
passai
al
posto
di
medicazione
,
ov
'
era
stato
trasportato
il
tenente
Fiorelli
.
Ci
eravamo
conosciuti
a
Padova
,
ov
'
egli
era
studente
in
ingegneria
e
volevo
rendermi
conto
delle
sue
ferite
.
Mentre
passavo
nel
camminamento
,
da
una
caverna
laterale
mi
arrivò
la
voce
gioiosa
d
'
un
canto
accompagnato
al
mandolino
.
Rimasi
sorpreso
.
Chi
poteva
cantare
così
allegro
in
un
giorno
d
'
azione
,
tra
morti
e
feriti
?
Sapevo
che
quella
caverna
era
un
magazzino
per
la
farmacia
.
Mi
avvicinai
e
sollevai
la
tenda
che
ne
chiudeva
l
'
entrata
.
Dal
fondo
,
una
candela
rischiarava
l
'
antro
.
Vicino
alla
candela
,
seduto
su
una
scatola
di
medicinali
,
stava
l
'
aspirante
medico
.
Era
lui
,
solo
,
che
cantava
e
suonava
il
mandolino
.
Due
bottiglie
di
"
Mandarinetto
"
gli
stavano
a
fianco
:
una
vuota
,
l
'
altra
a
metà
.
A
mare
chiare
ce
sta
`
na
fenestra
A
mare
chiare
...
A
mare
chiare
...
Entrai
.
Gli
occhi
spalancati
,
l
'
aspirante
cessò
il
canto
,
e
si
lasciò
cader
di
mano
il
mandolino
.
Mi
guardava
sbigottito
,
quasi
vedesse
un
fantasma
.
Fra
tenenti
ed
aspiranti
ci
davamo
del
tu
.
Ma
io
,
per
marcare
ancor
di
più
lo
sdegno
e
la
distanza
gerarchica
,
lo
investii
:
-
Lei
,
signor
aspirante
,
non
si
vergogna
?
È
questo
il
suo
posto
?
Sull
'
attenti
,
ma
curvo
,
perché
la
testa
urtava
la
volta
,
egli
non
mi
rispondeva
.
-
È
lei
,
-
urlai
,
-
che
si
è
bevuto
coteste
bottiglie
?
Con
un
filo
di
voce
e
con
espressione
supplicante
,
mi
rispose
:
-
Eccellenza
,
sì
.
XVIII
Nei
giorni
di
calma
che
seguirono
,
nella
brigata
si
sparse
la
voce
che
saremmo
stati
finalmente
mandati
a
riposo
.
Fra
di
noi
,
non
si
parlava
d
'
altro
.
Il
comandante
di
divisione
ne
fu
informato
e
rispose
con
un
ordine
del
giorno
che
finiva
così
:
"
Sappiano
tutti
,
ufficiali
e
soldati
,
che
,
all
'
infuori
della
vittoria
,
l
'
unico
riposo
è
la
morte
"
.
Di
riposo
,
non
se
ne
parlò
più
.
L
'
avvenimento
non
ebbe
ripercussioni
nella
storia
della
guerra
,
ma
,
per
la
comprensione
di
queste
note
,
io
debbo
informare
il
lettore
che
fui
promosso
tenente
comandante
titolare
di
compagnia
.
Tenenti
col
robbio
,
si
chiamavano
allora
.
Io
presi
il
comando
della
10a
compagnia
,
in
cui
avevo
prestato
servizio
fin
dall
'
inizio
della
guerra
e
che
avevo
comandato
sul
Carso
.
Quasi
a
festeggiare
questo
mio
avanzamento
,
lo
stesso
giorno
,
gli
austriaci
installarono
un
cannoncino
da
trincea
,
e
tirarono
alcuni
colpi
contro
la
trincea
occupata
dalla
mia
compagnia
.
Da
una
granata
che
raccogliemmo
inesplosa
,
capimmo
che
si
trattava
di
un
cannoncino
da
37
.
Il
pezzo
non
sparava
che
pochi
colpi
di
seguito
,
ora
su
una
feritoia
,
ora
su
un
'
altra
,
e
la
compagnia
ebbe
due
vedette
ferite
.
Malgrado
i
nostri
sforzi
per
individuarlo
,
non
riuscimmo
a
capire
se
fosse
appostato
in
trincea
oppure
in
un
'
installazione
arretrata
.
Ogni
giorno
,
a
ore
differenti
,
e
con
tiri
di
sorpresa
,
il
cannoncino
molestava
la
linea
.
Il
comandante
di
divisione
sentì
quei
colpi
e
chiese
spiegazioni
.
Il
comando
di
brigata
dette
tutte
le
notizie
che
aveva
ricevute
esso
stesso
.
Il
generale
non
ne
fu
soddisfatto
e
salì
in
trincea
.
In
quel
momento
io
ero
in
linea
.
La
mia
compagnia
occupava
la
destra
del
settore
del
battaglione
e
si
estendeva
fino
a
pochi
metri
prima
della
feritoia
n
.
14
che
costituiva
il
punto
più
elevato
.
Più
a
destra
,
e
immediatamente
dopo
,
riallacciata
alla
mia
compagnia
,
era
la
sezione
mitragliatrici
,
con
le
due
armi
,
comandata
dal
tenente
Ottolenghi
.
Da
lui
dipendeva
l
'
estrema
destra
del
settore
.
Il
generale
Leone
,
senza
passare
per
il
comando
di
battaglione
,
venne
direttamente
in
trincea
.
Io
lo
vidi
e
gli
andai
incontro
.
Egli
mi
chiese
subito
notizie
del
cannoncino
.
Io
gli
dissi
quello
che
sapevo
.
Finita
la
mia
esposizione
,
mi
tempestò
di
domande
ed
io
ammirai
ancora
una
volta
il
suo
interesse
per
i
dettagli
e
il
desiderio
di
controllo
matematico
.
Volle
controllare
,
una
per
una
,
lungamente
,
una
cinquantina
di
feritoie
e
rimase
nel
settore
della
mia
compagnia
,
non
meno
di
un
'
ora
.
-
Le
sue
feritoie
,
-
mi
disse
infine
,
-
guardano
per
terra
come
le
trappole
del
Palazzo
della
Signoria
,
e
sembrano
fatte
più
per
cercare
i
grilli
che
per
osservare
le
trincee
nemiche
.
Io
mi
guardai
bene
dal
sorridere
.
Egli
parlava
con
aspetto
cupo
.
Gli
esposi
tuttavia
le
ragioni
per
cui
,
nel
mio
settore
,
le
feritoie
non
avrebbero
potuto
essere
costruite
diversamente
,
a
causa
dell
'
andamento
del
terreno
,
degli
alberi
e
delle
rocce
antistanti
.
-
Il
difetto
non
è
dei
costruttori
,
ma
della
natura
del
suolo
.
Veda
,
signor
generale
,
questa
feritoia
.
Se
spostiamo
il
campo
di
tiro
più
a
sinistra
,
andiamo
ad
urtare
contro
quell
'
abete
,
in
fondo
,
e
non
vediamo
più
niente
.
Se
spostiamo
più
a
destra
,
siamo
impediti
da
quella
roccia
.
Né
possiamo
elevarla
di
più
,
perché
quei
cespugli
ci
farebbero
da
paravento
.
Il
generale
guardò
tutto
,
senza
impazienze
.
Ogni
tanto
,
adoperava
il
binoccolo
.
-
Lei
ha
ragione
,
-
mi
disse
infine
.
-
Non
si
possono
costruire
le
feritoie
così
come
noi
le
vorremmo
.
Ma
come
faccio
io
a
rendermi
conto
dell
'
appostazione
di
questo
cannoncino
fastidioso
?
Io
voglio
ridurlo
al
silenzio
con
la
mia
artiglieria
.
Il
generale
si
era
fatto
ragionevole
e
moderato
.
Quando
arrivammo
all
'
ultima
feritoia
del
mio
settore
,
egli
divenne
persino
cortese
.
-
Io
l
'
ho
visto
la
prima
volta
a
Monte
Fior
,
mi
pare
.
-
Sì
,
signor
generale
.
-
Lei
può
chiamarsi
fortunato
.
Lei
non
è
morto
ancora
.
-
No
,
signor
generale
.
Con
mia
grande
sorpresa
,
egli
levò
un
astuccio
di
sigarette
e
me
ne
offrì
una
.
Ma
egli
non
accese
la
sua
ed
io
non
mi
permisi
di
accendere
la
mia
.
Eravamo
arrivati
all
'
estremo
limite
della
mia
compagnia
.
Io
dissi
:
-
Qui
finisce
il
mio
settore
,
e
incomincia
il
settore
delle
mitragliatrici
.
Debbo
accompagnarla
ancora
?
-
Sì
,
mi
accompagni
.
Grazie
.
Abbia
la
bontà
di
accompagnarmi
.
Egli
non
avrebbe
potuto
essere
più
cortese
.
Ne
ero
incantato
.
Che
non
avesse
cambiato
carattere
?
Eravamo
già
nel
settore
delle
mitragliatrici
ed
io
precedevo
il
generale
.
Probabilmente
informato
,
il
tenente
Ottolenghi
ci
veniva
incontro
.
Lo
additai
al
generale
e
dissi
:
-
Ecco
il
tenente
comandante
del
settore
.
Cedetti
il
passo
e
il
generale
si
trovò
di
fronte
al
tenente
Ottolenghi
.
Il
tenente
si
presentò
.
-
Mi
mostri
le
sue
feritoie
,
-
disse
il
generale
.
-
Conosce
lei
le
sue
feritoie
?
È
da
molto
tempo
che
lei
è
in
questo
settore
?
-
Da
oltre
una
settimana
,
signor
generale
.
Le
feritoie
le
ho
tutte
fatte
riadattare
io
stesso
.
Le
conosco
bene
.
Ottolenghi
precedeva
,
il
generale
seguiva
.
Dietro
il
generale
,
venivo
io
,
dietro
,
i
due
carabinieri
con
i
quali
il
generale
era
salito
in
linea
,
e
il
mio
portaordini
.
Le
trincee
erano
calme
.
Durante
tutta
quell
'
ispezione
,
il
cannoncino
non
s
'
era
fatto
vivo
.
Solo
,
dalla
linea
nemica
,
ogni
tanto
,
partiva
un
colpo
di
fucile
,
a
cui
rispondevano
le
nostre
vedette
.
Ottolenghi
si
fermò
tra
due
feritoie
,
che
egli
definì
secondarie
,
e
disse
:
-
Sono
feritoie
per
il
tiro
sotto
i
nostri
reticolati
,
non
per
l
'
osservazione
.
Il
generale
guardò
a
lungo
l
'
una
e
l
'
altra
.
-
Sono
feritoie
che
non
servono
né
per
l
'
osservazione
né
per
il
tiro
,
-
concluse
.
-
Lei
mi
farà
il
favore
di
ordinarne
la
distruzione
.
Ne
faccia
costruire
delle
altre
.
Dove
sono
le
feritoie
principali
?
Il
generale
era
ridivenuto
autoritario
.
-
Qui
avanti
,
abbiamo
la
più
bella
feritoia
di
tutto
il
settore
,
-
rispose
Ottolenghi
.
-
Si
vede
tutto
il
terreno
antistante
e
tutta
la
linea
nemica
,
in
ogni
sua
parte
.
Credo
che
non
esista
una
migliore
feritoia
.
È
qui
.
La
feritoia
n
.
14
-
Feritoia
n
.
14
?
dicevo
fra
me
.
Siccome
non
avevo
più
visto
quel
settore
da
più
giorni
,
conclusi
che
Ottolenghi
avesse
abolito
qualche
feritoia
,
spostato
i
numeri
e
attribuito
il
n
.
14
ad
un
'
altra
feritoia
.
Alla
prima
curva
della
trincea
,
Ottolenghi
si
fermò
.
Nessuna
modificazione
era
stata
portata
alle
feritoie
della
trincea
.
Le
feritoie
erano
le
stesse
.
Staccata
dalle
altre
,
oltre
la
curva
,
più
elevata
delle
altre
e
bene
in
rilievo
,
era
la
feritoia
n
.
14
con
la
sua
lastra
d
'
acciaio
.
Ottolenghi
si
era
fermato
oltre
la
feritoia
,
lasciando
questa
fra
lui
e
il
generale
.
-
Ecco
,
-
disse
al
generale
,
sollevando
e
lasciando
subito
ricadere
l
'
otturatore
.
-
Il
foro
è
piccolo
e
non
consente
l
'
osservazione
che
ad
uno
solo
.
Io
feci
del
rumore
,
sbattendo
il
bastone
su
dei
sassi
,
per
richiamare
l
'
attenzione
di
Ottolenghi
.
Cercavo
i
suoi
occhi
per
fargli
cenno
di
desistere
.
Egli
non
mi
guardò
.
Capì
certamente
,
ma
non
volle
guardarmi
.
Il
suo
volto
era
divenuto
pallido
.
Il
cuore
mi
tremava
.
Istintivamente
,
aprii
la
bocca
per
chiamare
il
generale
.
Ma
non
parlai
.
La
mia
commozione
,
forse
,
m
'
impedì
di
parlare
.
Non
voglio
diminuire
in
nulla
quella
che
può
essere
stata
,
in
quel
momento
,
la
mia
responsabilità
.
Si
stava
per
uccidere
il
generale
,
io
ero
presente
,
potevo
impedirlo
e
non
dissi
una
parola
.
Il
generale
si
portò
di
fronte
alla
feritoia
.
Si
mise
allo
scudo
,
piegò
la
testa
fino
a
toccare
l
'
acciaio
,
sollevò
l
'
otturatore
e
avvicinò
l
'
occhio
al
foro
.
Io
chiusi
gli
occhi
.
Quanto
durasse
quell
'
attesa
,
non
saprei
dirlo
.
Avevo
sempre
gli
occhi
chiusi
.
Non
sentii
sparare
.
Il
generale
disse
:
-
È
magnifico
!
magnifico
!
Aprii
gli
occhi
e
vidi
il
generale
sempre
alla
feritoia
.
Senza
spostarsi
,
egli
parlava
:
-
Ecco
,
adesso
,
mi
par
di
capire
...
che
il
cannoncino
sia
appostato
in
trincea
,
mi
pare
difficile
...
Forse
sì
...
dove
la
trincea
è
in
linea
spezzata
,
è
possibile
...
Ma
non
credo
...
Come
si
vede
bene
...
Bravo
tenente
!
...
È
probabile
che
l
'
appostazione
sia
dietro
la
trincea
,
pochi
metri
dietro
...
nel
bosco
...
Ottolenghi
suggeriva
:
-
Guardi
bene
,
signor
generale
,
a
sinistra
dov
'
è
un
sacchetto
bianco
,
lo
vede
?
-
Sì
,
lo
vedo
,
è
molto
chiaro
.
Tutto
è
molto
chiaro
.
-
Io
ho
l
'
impressione
che
il
cannoncino
sia
là
.
Non
si
nota
niente
,
non
si
vede
fumo
,
ma
il
rumore
viene
di
là
.
Vede
?
-
Sì
,
vedo
.
-
Guardi
bene
,
non
si
muova
.
-
È
probabile
...
è
probabile
...
-
Se
lei
permette
,
adesso
,
faccio
animare
la
nostra
linea
.
Faccio
sparare
una
mitragliatrice
.
È
facile
che
,
per
rappresaglia
,
il
cannoncino
spari
.
-
Sì
,
tenente
,
faccia
sparare
.
Il
generale
si
ritirò
dalla
feritoia
e
lasciò
ricadere
l
'
otturatore
.
Ottolenghi
diede
l
'
ordine
che
una
mitragliatrice
sparasse
.
Poco
dopo
,
la
mitragliatrice
aprì
il
fuoco
.
Il
generale
si
riaccostò
alla
feritoia
e
sollevò
ancora
una
volta
l
'
otturatore
.
Il
cannoncino
non
sparò
.
Dalla
trincea
nemica
,
rispose
soltanto
qualche
colpo
di
fucile
.
Per
due
o
tre
volte
,
il
generale
ritirò
il
volto
dalla
feritoia
per
rivolgersi
a
Ottolenghi
,
e
la
luce
del
sole
ne
traversava
il
foro
.
Mentre
la
mitragliatrice
sparava
,
il
generale
guardava
ora
con
l
'
occhio
sinistro
,
ora
con
il
destro
.
Il
rumore
dei
colpi
isolati
e
il
tiro
della
mitragliatrice
non
svegliarono
il
tiratore
al
cavalletto
.
Il
generale
abbandonò
la
feritoia
.
Ottolenghi
era
contrariato
.
-
Farò
sparare
qualche
bomba
,
-
propose
al
generale
.
-
È
bene
che
guardi
ancora
.
-
No
,
-
rispose
il
generale
,
-
per
oggi
basta
.
Bravo
tenente
!
Domani
,
farò
venire
qui
il
mio
capo
di
stato
maggiore
,
perché
si
renda
conto
esatto
delle
posizioni
nemiche
.
Arrivederci
.
Strinse
la
mano
a
noi
due
e
s
'
allontanò
,
seguito
dai
due
carabinieri
.
Noi
rimanemmo
soli
.
-
Ma
tu
sei
pazzo
!
-
esclamai
.
Il
mio
portaordini
era
a
pochi
passi
.
Sembrava
non
guardasse
né
sentisse
.
Ottolenghi
non
mi
rispose
neppure
.
S
'
era
fatto
rosso
in
viso
e
girava
attorno
a
se
stesso
.
-
Vuoi
vedere
che
,
se
apro
ancora
la
feritoia
,
quell
'
imbecille
di
tiratore
si
sveglia
?
Levò
di
tasca
una
moneta
di
dieci
centesimi
,
ne
serrò
leggermente
l
'
estremità
fra
il
pollice
e
l
'
indice
,
sollevò
l
'
otturatore
e
l
'
accostò
al
foro
.
Un
fascio
di
sole
illuminò
il
foro
.
E
fu
tutt
'
uno
:
il
sibilo
della
pallottola
e
il
colpo
di
fucile
.
La
moneta
,
strappata
dal
tiro
,
volò
fra
gli
abeti
.
Ottolenghi
sembrava
aver
perduto
ogni
controllo
su
se
stesso
.
Furioso
,
pestava
i
piedi
per
terra
,
si
mordeva
le
dita
e
bestemmiava
.
-
E
ora
ci
vuol
mandare
il
capo
di
stato
maggiore
!
La
notte
disfacemmo
la
feritoia
n
.
14
.
XIX
Non
si
parlava
più
di
nuovi
assalti
.
La
calma
sembrava
ridiscesa
per
lungo
tempo
sulla
vallata
.
Dall
'
una
parte
e
dall
'
altra
,
si
rafforzavano
le
posizioni
.
I
zappatori
lavoravano
tutta
la
notte
.
Il
cannoncino
da
37
continuava
a
darci
fastidi
,
sempre
invisibile
.
Rimaneva
dei
giorni
interi
senza
sparare
un
colpo
,
poi
,
improvvisamente
,
apriva
il
fuoco
contro
una
feritoia
e
ci
feriva
una
vedetta
.
Il
mio
battaglione
era
sempre
in
linea
e
attendevamo
che
il
battaglione
di
rincalzo
ci
desse
il
cambio
.
Io
volevo
poter
dare
indicazioni
precise
al
comandante
del
reparto
che
mi
avrebbe
sostituito
.
Giorno
e
notte
,
avevo
un
servizio
speciale
di
osservazione
,
nella
speranza
che
il
bagliore
dello
sparo
o
il
movimento
dei
serventi
tradisse
l
'
appostazione
del
pezzo
.
La
notte
precedente
a
quella
del
cambio
,
poiché
il
servizio
di
vigilanza
non
ci
aveva
dato
alcun
risultato
,
accompagnato
da
un
caporale
,
io
stesso
m
'
ero
voluto
mettere
in
osservazione
.
Il
caporale
era
uscito
molte
volte
di
pattuglia
,
ed
era
pratico
del
luogo
.
La
luna
rischiarava
il
bosco
e
,
all
'
apparire
di
qualche
raro
razzo
,
la
luce
improvvisa
dava
un
'
apparenza
di
movimento
alla
foresta
.
Era
difficile
capire
se
si
trattasse
sempre
d
'
una
illusione
.
Potevano
anche
essere
uomini
che
si
spostassero
,
non
alberi
che
,
per
la
velocità
del
passaggio
della
luce
dei
razzi
attraverso
i
rami
,
sembrassero
muoversi
.
Noi
due
eravamo
usciti
all
'
estrema
sinistra
della
compagnia
,
nel
punto
in
cui
le
nostre
trincee
erano
più
vicine
alle
trincee
nemiche
.
Camminando
carponi
,
eravamo
arrivati
dietro
un
cespuglio
,
una
decina
di
metri
oltre
la
nostra
linea
,
una
trentina
dall
'
austriaca
.
Un
leggero
avvallamento
separava
le
nostre
trincee
dal
cespuglio
,
e
questo
coronava
un
rialzo
di
terreno
dominante
la
trincea
antistante
.
Eravamo
là
immobili
,
indecisi
se
avanzare
ancora
oppure
fermarci
,
quando
ci
parve
di
notare
un
movimento
nelle
trincee
nemiche
,
alla
nostra
sinistra
.
In
quel
tratto
di
trincea
,
non
v
'
erano
alberi
:
non
era
quindi
possibile
si
trattasse
di
una
illusione
ottica
.
Comunque
,
noi
constatavamo
di
essere
in
un
punto
da
cui
si
poteva
spiare
la
trincea
nemica
,
d
'
infilata
.
Un
simile
posto
non
l
'
avevamo
ancora
scoperto
,
in
nessun
altro
punto
.
Decisi
perciò
di
rimanere
là
tutta
la
notte
,
per
essere
in
grado
di
osservare
l
'
animarsi
della
trincea
nemica
,
ai
primi
chiarori
dell
'
alba
.
Che
il
cannoncino
sparasse
o
tacesse
,
mi
era
ormai
indifferente
.
L
'
essenziale
era
mantenere
quell
'
insperato
posto
di
osservazione
.
Il
cespuglio
e
il
rialzo
ci
mascheravano
e
ci
proteggevano
così
bene
che
decisi
di
ricollegarli
alla
nostra
linea
e
di
farne
un
posto
clandestino
d
'
osservazione
permanente
.
Rimandai
indietro
il
caporale
e
feci
venire
un
graduato
dei
zappatori
al
quale
detti
le
indicazioni
necessarie
al
lavoro
.
In
poche
ore
,
tra
il
cespuglio
e
la
nostra
trincea
,
fu
scavato
un
camminamento
di
comunicazione
.
Il
rumore
del
lavoro
fu
coperto
dal
rumore
dei
tiri
lungo
la
nostra
linea
.
Il
camminamento
non
era
alto
,
ma
consentiva
il
passaggio
al
coperto
,
anche
di
giorno
,
ad
un
uomo
che
avesse
camminato
strisciando
.
La
terra
scavata
fu
ritirata
indietro
nella
trincea
,
e
dello
scavo
non
rimasero
tracce
appariscenti
.
Piccoli
rami
freschi
e
cespugli
completarono
il
mascheramento
.
Addossati
al
cespuglio
,
il
caporale
ed
io
rimanemmo
in
agguato
tutta
la
notte
,
senza
riuscire
a
distinguere
segni
di
vita
nella
trincea
nemica
.
Ma
l
'
alba
ci
compensò
dell
'
attesa
.
Prima
,
fu
un
muoversi
confuso
di
qualche
ombra
nei
camminamenti
,
indi
,
in
trincea
,
apparvero
dei
soldati
con
delle
marmitte
.
Era
certo
la
corvée
del
caffè
.
I
soldati
passavano
,
per
uno
o
per
due
,
senza
curvarsi
,
sicuri
com
'
erano
di
non
esser
visti
,
ché
le
trincee
e
i
traversoni
laterali
li
proteggevano
dall
'
osservazione
e
dai
tiri
d
'
infilata
della
nostra
linea
.
Mai
avevo
visto
uno
spettacolo
eguale
.
Ora
erano
là
,
gli
austriaci
:
vicini
,
quasi
a
contatto
,
tranquilli
,
come
i
passanti
su
un
marciapiede
di
città
.
Ne
provai
una
sensazione
strana
.
Stringevo
forte
il
braccio
del
caporale
che
avevo
alla
mia
destra
,
per
comunicargli
,
senza
voler
parlare
,
la
mia
meraviglia
.
Anch
'
egli
era
attento
e
sorpreso
,
e
io
ne
sentivo
il
tremito
che
gli
dava
il
respiro
lungamente
trattenuto
.
Una
vita
sconosciuta
si
mostrava
improvvisamente
ai
nostri
occhi
.
Quelle
trincee
,
che
pure
noi
avevamo
attaccato
tante
volte
inutilmente
,
così
viva
ne
era
stata
la
resistenza
,
avevano
poi
finito
con
l
'
apparirci
inanimate
,
come
cose
lugubri
,
inabitate
da
viventi
,
rifugio
di
fantasmi
misteriosi
e
terribili
.
Ora
si
mostravano
a
noi
,
nella
loro
vera
vita
.
Il
nemico
,
il
nemico
,
gli
austriaci
,
gli
austriaci
!
...
Ecco
il
nemico
ed
ecco
gli
austriaci
.
Uomini
e
soldati
come
noi
,
fatti
come
noi
,
in
uniforme
come
noi
,
che
ora
si
muovevano
,
parlavano
e
prendevano
il
caffè
,
proprio
come
stavano
facendo
,
dietro
di
noi
,
in
quell
'
ora
stessa
,
i
nostri
stessi
compagni
.
Strana
cosa
.
Un
'
idea
simile
non
mi
era
mai
venuta
alla
mente
.
Ora
prendevano
il
caffè
.
Curioso
!
E
perché
non
avrebbero
dovuto
prendere
il
caffè
?
Perché
mai
mi
appariva
straordinario
che
prendessero
il
caffè
?
E
,
verso
le
10
o
le
11
,
avrebbero
anche
consumato
il
rancio
,
esattamente
come
noi
.
Forse
che
il
nemico
può
vivere
senza
bere
e
senza
mangiare
?
Certamente
no
.
E
allora
,
quale
la
ragione
del
mio
stupore
?
Ci
erano
tanto
vicini
e
noi
li
potevamo
contare
,
uno
per
uno
.
Nella
trincea
,
fra
due
traversoni
,
v
'
era
un
piccolo
spazio
tondo
,
dove
qualcuno
,
di
tanto
in
tanto
,
si
fermava
.
Si
capiva
che
parlavano
,
ma
la
voce
non
arrivava
fino
a
noi
.
Quello
spazio
doveva
trovarsi
di
fronte
a
un
ricovero
più
grande
degli
altri
,
perché
v
'
era
attorno
maggior
movimento
.
Il
movimento
cessò
all
'
arrivo
d
'
un
ufficiale
.
Dal
modo
con
cui
era
vestito
,
si
capiva
ch
'
era
un
ufficiale
.
Aveva
scarpe
e
gambali
di
cuoio
giallo
e
l
'
uniforme
appariva
nuovissima
.
Probabilmente
,
era
un
ufficiale
arrivato
in
quei
giorni
,
forse
uscito
appena
da
una
scuola
militare
.
Era
giovanissimo
e
il
biondo
dei
capelli
lo
faceva
apparire
ancora
più
giovane
.
Sembrava
non
dovesse
avere
neppure
diciott
'
anni
.
Al
suo
arrivo
,
i
soldati
si
scartarono
e
,
nello
spazio
tondo
,
non
rimase
che
lui
.
La
distribuzione
del
caffè
doveva
incominciare
in
quel
momento
.
Io
non
vedevo
che
l
'
ufficiale
.
Io
facevo
la
guerra
fin
dall
'
inizio
.
Far
la
guerra
,
per
anni
,
significa
acquistare
abitudini
e
mentalità
di
guerra
.
Questa
caccia
grossa
fra
uomini
non
era
molto
dissimile
dall
'
altra
caccia
grossa
.
Io
non
vedevo
un
uomo
.
Vedevo
solamente
il
nemico
.
Dopo
tante
attese
,
tante
pattuglie
,
tanto
sonno
perduto
,
egli
passava
al
varco
.
La
caccia
era
ben
riuscita
.
Macchinalmente
,
senza
un
pensiero
,
senza
una
volontà
precisa
,
ma
così
,
solo
per
istinto
,
afferrai
il
fucile
del
caporale
.
Egli
me
lo
abbandonò
ed
io
me
ne
impadronii
.
Se
fossimo
stati
per
terra
,
come
altre
notti
,
stesi
dietro
il
cespuglio
,
è
probabile
che
avrei
tirato
immediatamente
,
senza
perdere
un
secondo
di
tempo
.
Ma
ero
in
ginocchio
,
nel
fosso
scavato
,
ed
il
cespuglio
mi
stava
di
fronte
come
una
difesa
di
tiro
a
segno
.
Ero
come
in
un
poligono
e
mi
potevo
prendere
tutte
le
comodità
per
puntare
.
Poggiai
bene
i
gomiti
a
terra
,
e
cominciai
a
puntare
.
L
'
ufficiale
austriaco
accese
una
sigaretta
.
Ora
egli
fumava
.
Quella
sigaretta
creò
un
rapporto
improvviso
fra
lui
e
me
.
Appena
ne
vidi
il
fumo
,
anch
'
io
sentii
il
bisogno
di
fumare
.
Questo
mio
desiderio
mi
fece
pensare
che
anch
'
io
avevo
delle
sigarette
.
Fu
un
attimo
.
Il
mio
atto
del
puntare
,
ch
'
era
automatico
,
divenne
ragionato
.
Dovetti
pensare
che
puntavo
,
e
che
puntavo
contro
qualcuno
.
L
'
indice
che
toccava
il
grilletto
allentò
la
pressione
.
Pensavo
.
Ero
obbligato
a
pensare
.
Certo
,
facevo
coscientemente
la
guerra
e
la
giustificavo
moralmente
e
politicamente
.
La
mia
coscienza
di
uomo
e
di
cittadino
non
erano
in
conflitto
con
i
miei
doveri
militari
.
La
guerra
era
,
per
me
,
una
dura
necessità
,
terribile
certo
,
ma
alla
quale
ubbidivo
,
come
ad
una
delle
tante
necessità
,
ingrate
ma
inevitabili
,
della
vita
.
Pertanto
facevo
la
guerra
e
avevo
il
comando
di
soldati
.
La
facevo
dunque
,
moralmente
,
due
volte
.
Avevo
già
preso
parte
a
tanti
combattimenti
.
Che
io
tirassi
contro
un
ufficiale
nemico
era
quindi
un
fatto
logico
.
Anzi
,
esigevo
che
i
miei
soldati
fossero
attenti
nel
loro
servizio
di
vedetta
e
tirassero
bene
,
se
il
nemico
si
scopriva
.
Perché
non
avrei
,
ora
,
tirato
io
su
quell
'
ufficiale
?
Avevo
il
dovere
di
tirare
.
Sentivo
che
ne
avevo
il
dovere
.
Se
non
avessi
sentito
che
quello
era
un
dovere
,
sarebbe
stato
mostruoso
che
io
continuassi
a
fare
la
guerra
e
a
farla
fare
agli
altri
.
No
,
non
v
'
era
dubbio
,
io
avevo
il
dovere
di
tirare
.
E
intanto
,
non
tiravo
.
Il
mio
pensiero
si
sviluppava
con
calma
.
Non
ero
affatto
nervoso
.
La
sera
precedente
,
prima
di
uscire
dalla
trincea
,
avevo
dormito
quattro
o
cinque
ore
:
mi
sentivo
benissimo
:
dietro
il
cespuglio
,
nel
fosso
,
non
ero
minacciato
da
pericolo
alcuno
.
Non
avrei
potuto
essere
più
calmo
,
in
una
camera
di
casa
mia
,
nella
mia
città
.
Forse
,
era
quella
calma
completa
che
allontanava
il
mio
spirito
dalla
guerra
.
Avevo
di
fronte
un
ufficiale
,
giovane
,
inconscio
del
pericolo
che
gli
sovrastava
.
Non
lo
potevo
sbagliare
.
Avrei
potuto
sparare
mille
colpi
a
quella
distanza
,
senza
sbagliarne
uno
.
Bastava
che
premessi
il
grilletto
:
egli
sarebbe
stramazzato
al
suolo
.
Questa
certezza
che
la
sua
vita
dipendesse
dalla
mia
volontà
,
mi
rese
esitante
.
Avevo
di
fronte
un
uomo
.
Un
uomo
!
Un
uomo
!
Ne
distinguevo
gli
occhi
e
i
tratti
del
viso
.
La
luce
dell
'
alba
si
faceva
più
chiara
ed
il
sole
si
annunziava
dietro
la
cima
dei
monti
.
Tirare
così
,
a
pochi
passi
,
su
un
uomo
...
come
su
un
cinghiale
!
Cominciai
a
pensare
che
,
forse
,
non
avrei
tirato
.
Pensavo
.
Condurre
all
'
assalto
cento
uomini
,
o
mille
,
contro
cento
altri
o
altri
mille
è
una
cosa
.
Prendere
un
uomo
,
staccarlo
dal
resto
degli
uomini
e
poi
dire
:
"
Ecco
,
sta
'
fermo
,
io
ti
sparo
,
io
t
'
uccido
"
è
un
'
altra
.
È
assolutamente
un
'
altra
cosa
.
Fare
la
guerra
è
una
cosa
,
uccidere
un
uomo
è
un
'
altra
cosa
.
Uccidere
un
uomo
,
così
,
è
assassinare
un
uomo
.
Non
so
fino
a
che
punto
il
mio
pensiero
procedesse
logico
.
Certo
è
che
avevo
abbassato
il
fucile
e
non
sparavo
.
In
me
s
'
erano
formate
due
coscienze
,
due
individualità
,
una
ostile
all
'
altra
.
Dicevo
a
me
stesso
:
"
Eh
!
non
sarai
tu
che
ucciderai
un
uomo
,
così
!
"
Io
stesso
che
ho
vissuto
quegli
istanti
,
non
sarei
ora
in
grado
di
rifare
l
'
esame
di
quel
processo
psicologico
.
V
'
è
un
salto
che
io
,
oggi
,
non
vedo
più
chiaramente
.
E
mi
chiedo
ancora
come
,
arrivato
a
quella
conclusione
,
io
pensassi
di
far
eseguire
da
un
altro
quello
che
io
stesso
non
mi
sentivo
la
coscienza
di
compiere
.
Avevo
il
fucile
poggiato
,
per
terra
,
infilato
nel
cespuglio
.
Il
caporale
si
stringeva
al
mio
fianco
.
Gli
porsi
il
calcio
del
fucile
e
gli
dissi
,
a
fior
di
labbra
:
-
Sai
...
così
...
un
uomo
solo
...
io
non
sparo
.
Tu
,
vuoi
?
Il
caporale
prese
il
calcio
del
fucile
e
mi
rispose
:
-
Neppure
io
.
Rientrammo
,
carponi
,
in
trincea
.
Il
caffè
era
già
distribuito
e
lo
prendemmo
anche
noi
.
La
sera
,
dopo
l
'
imbrunire
,
il
battaglione
di
rincalzo
ci
dette
il
cambio
.
XX
Le
operazioni
sembravano
aver
subito
,
per
ordini
superiori
,
un
arresto
.
Esse
si
sviluppavano
in
altri
fronti
,
sul
Carso
principalmente
.
Sull
'
Altipiano
,
era
ridiscesa
la
calma
.
A
metà
settembre
,
la
brigata
fu
mandata
a
riposo
,
vicino
a
Foza
,
per
quindici
giorni
.
Ricevemmo
finalmente
abiti
e
biancheria
e
ci
rimettemmo
a
nuovo
.
Quei
quindici
giorni
passarono
per
tutti
noi
come
quindici
notti
.
Non
facemmo
che
dormire
.
Ad
ottobre
,
con
l
'
approssimarsi
dell
'
inverno
,
che
in
alta
montagna
incomincia
fin
dall
'
autunno
,
incominciarono
i
turni
di
trincea
,
tetri
e
monotoni
.
Malgrado
tutto
,
non
erano
peggiori
della
vita
che
,
ogni
giorno
e
in
tempi
normali
,
conducono
milioni
di
minatori
nei
grandi
bacini
minerari
d
'
Europa
.
Si
aveva
qualche
ferito
,
raramente
un
morto
.
Eccezionalmente
,
lo
scoppio
d
'
un
grosso
calibro
o
d
'
una
bombarda
da
trincea
provocava
una
catastrofe
,
come
lo
scoppio
del
grisou
in
un
pozzo
.
E
la
vita
riprendeva
sempre
eguale
.
Trincea
,
riposo
,
a
un
chilometro
,
trincea
.
Il
freddo
,
la
neve
,
il
ghiaccio
,
le
valanghe
non
rendono
la
guerra
più
dura
,
per
uomini
validi
.
Sono
elementi
che
ben
conoscono
,
in
tempo
di
pace
,
quanti
vivono
in
alta
montagna
e
nelle
regioni
dalla
neve
perenne
.
La
guerra
,
per
la
fanteria
,
è
l
'
assalto
.
Senza
l
'
assalto
,
v
'
è
lavoro
duro
,
non
guerra
.
Perciò
,
di
tutti
quei
mesi
,
tutti
eguali
,
io
non
solo
non
ho
un
ricordo
vago
,
ma
nessun
ricordo
.
Come
degli
anni
d
'
infanzia
passati
in
collegio
.
Debbo
quindi
saltare
dei
mesi
interi
e
fermarmi
solo
su
degli
episodi
,
anche
di
pochi
minuti
,
che
ho
vissuto
intensamente
,
e
che
sono
ancora
profondi
nella
mia
memoria
.
Il
generale
Leone
,
promosso
a
un
comando
superiore
,
lasciò
la
divisione
.
Noi
lo
festeggiammo
per
una
settimana
.
Il
suo
successore
,
generale
Piccolomini
,
arrivò
quando
la
brigata
era
in
linea
.
Egli
volle
subito
presentarsi
alle
sue
truppe
e
visitare
le
trincee
.
La
mia
compagnia
era
in
linea
,
nello
stesso
settore
di
destra
.
Un
portaordini
del
comando
di
battaglione
mi
preavvertì
,
ed
io
gli
andai
incontro
.
Il
generale
Leone
era
spettrale
e
rigido
,
il
nuovo
generale
ilare
e
saltellante
.
Nel
rapido
confronto
che
feci
tra
i
due
,
il
generale
Piccolomini
mi
sembrò
il
migliore
degli
uomini
.
Da
dove
ci
venisse
,
non
lo
ricordo
.
Probabilmente
proveniva
da
una
direzione
di
scuola
militare
,
perché
aveva
uno
spirito
pedagogico
,
portato
al
teorico
.
Mi
attendevo
domande
sui
miei
soldati
,
sui
veterani
,
sul
morale
dei
reparti
,
sulle
trincee
,
sul
nemico
.
Con
un
fare
da
esaminatore
,
mi
disse
:
-
Vediamo
un
po
'
,
tenente
.
Sentiamo
come
lei
definirebbe
la
vittoria
.
Intendo
dire
la
nostra
vittoria
,
la
vittoria
militare
.
Simile
domanda
mi
cadeva
imprevista
.
Abbozzai
un
sorriso
d
'
intelligenza
,
un
sorriso
particolare
a
tutti
quelli
che
,
non
avendo
capito
niente
,
ma
trovando
inopportuno
dire
"
io
non
ho
capito
,
abbia
la
bontà
di
spiegarsi
"
,
sorridendo
,
vogliono
far
capire
al
loro
interlocutore
che
hanno
capito
,
ma
in
modo
così
discreto
che
è
come
se
non
avessero
capito
.
Il
generale
ripeté
:
-
La
vittoria
.
Mi
spiego
o
non
mi
spiego
?
Noi
combattiamo
per
vincere
o
per
perdere
?
Evidentemente
,
per
vincere
.
-
Naturalmente
.
-
Ebbene
,
l
'
azione
del
vincere
è
la
vittoria
.
Io
desidererei
che
lei
mi
definisse
questa
vittoria
.
Ora
avevo
capito
,
anche
troppo
.
E
pensavo
,
non
dico
con
nostalgia
,
ma
con
minore
terrore
,
al
generale
Leone
che
,
negli
ultimi
tempi
,
non
s
'
era
più
fatto
vedere
e
sembrava
rinsavito
.
Il
generale
insisteva
:
dovetti
decidermi
a
rispondere
:
-
Non
saprei
,
signor
generale
.
Il
giureconsulto
Paolo
afferma
...
afferma
...
che
tutte
le
definizioni
sono
pericolose
.
E
,
senza
orgoglio
,
anzi
con
una
certa
qual
timidezza
,
osai
appoggiare
la
citazione
con
una
frase
latina
,
una
delle
rare
che
mi
fossero
rimaste
dei
miei
studi
giuridici
.
Di
fronte
alla
frase
latina
,
il
generale
rimase
un
po
'
perplesso
.
Non
se
l
'
attendeva
.
Egli
mi
aveva
sorpreso
con
la
vittoria
,
ma
anch
'
io
l
'
avevo
sorpreso
con
Paolo
.
Per
rifarsi
,
parlò
decisamente
.
-
Io
non
sono
un
prete
e
non
sono
mai
stato
in
seminario
.
Perciò
non
conosco
il
latino
.
Mi
parve
prudente
tacere
.
-
Lasciamo
stare
San
Paolo
.
E
la
vittoria
?
La
vittoria
?
-
insisteva
il
generale
.
Egli
constatò
,
con
soddisfazione
,
che
io
non
ero
in
grado
di
pronunziarmi
,
e
volle
egli
stesso
venirmi
in
aiuto
.
Definì
la
vittoria
con
parole
,
probabilmente
tolte
da
un
trattato
militare
,
che
io
ora
non
ricordo
,
in
cui
entrava
uno
"
scatto
di
nervi
"
.
Il
generale
distingueva
la
vittoria
nell
'
offensiva
e
la
vittoria
nella
difensiva
.
Nella
prima
lo
"
scatto
di
nervi
"
era
tempestivamente
lanciato
,
nella
seconda
era
tempestivamente
frenato
.
Io
pensavo
:
speriamo
che
,
nella
pratica
,
egli
sia
migliore
del
generale
Leone
.
Il
generale
mi
tolse
alle
mie
riflessioni
:
-
Scommetto
che
,
in
tutto
il
suo
battaglione
,
non
v
'
è
un
solo
ufficiale
che
conosca
questa
definizione
capitale
.
Io
pensai
:
lo
spero
bene
.
Ma
dissi
:
-
È
probabile
,
signor
generale
.
Lungo
la
trincea
non
si
sentiva
che
qualche
raro
colpo
di
fucile
.
Il
generale
camminava
svelto
e
sicuro
ed
io
lo
precedevo
.
Era
chiaro
ch
'
egli
non
aveva
nessuna
di
quelle
preoccupazioni
riguardanti
l
'
incolumità
personale
,
comuni
a
quanti
non
sono
abituati
a
vivere
in
trincea
.
Ma
il
suo
pensiero
doveva
essere
sempre
fisso
alla
teoria
della
guerra
.
Ogni
volta
che
si
fermava
,
mi
diceva
:
-
Sì
,
sì
,
in
questa
brigata
,
si
fa
la
guerra
,
ma
si
pensa
poco
.
Ignorare
le
nozioni
più
elementari
!
Un
ufficiale
!
Io
non
rispondevo
.
-
Attenzione
,
signor
generale
,
si
curvi
.
Qui
,
tirano
.
-
E
lasci
che
tirino
!
-
mi
rispose
sdegnoso
.
Passò
,
curvandosi
appena
,
in
modo
insufficiente
.
Un
colpo
di
fucile
ci
avvertì
che
era
necessario
essere
più
prudenti
.
Si
fermò
e
disse
:
-
Voglio
rispondere
un
po
'
anch
'
io
a
quella
gente
.
Fermò
un
soldato
che
passava
con
una
corvée
e
si
fece
dare
il
fucile
.
Fece
qualche
passo
avanti
e
si
arrestò
alla
feritoia
più
vicina
.
La
feritoia
non
era
delle
migliori
.
Era
stata
costruita
per
controllare
un
tratto
dei
nostri
reticolati
che
il
ripiegamento
del
terreno
rendeva
favorevole
ad
un
inosservato
avvicinamento
di
pattuglie
nemiche
.
Il
tratto
che
la
feritoia
dominava
era
ben
lontano
dalle
trincee
nemiche
.
Da
quella
feritoia
,
non
era
possibile
,
in
alcun
modo
,
tirare
sulle
trincee
nemiche
.
Apparteneva
a
quella
categoria
di
feritoie
che
il
generale
Leone
aveva
chiamato
adatte
alla
ricerca
dei
grilli
.
Il
generale
guardò
lungamente
,
rovesciò
l
'
alzo
e
puntò
con
competenza
.
Con
calma
,
scaricò
,
una
dopo
l
'
altra
,
tutte
le
sei
cartucce
del
caricatore
.
I
soldati
della
corvée
s
'
erano
fermati
,
rispettosi
,
e
guardavano
.
Il
generale
si
rivolse
a
loro
:
-
Ho
voluto
dare
,
personalmente
,
una
piccola
lezione
a
quei
facinorosi
.
Dite
pure
ai
vostri
compagni
che
il
vostro
generale
non
ha
paura
d
'
impugnare
il
fucile
come
uno
dei
suoi
soldati
.
Egli
era
soddisfatto
e
anche
un
po
'
commosso
.
I
soldati
sapevano
bene
che
quella
non
era
una
feritoia
contro
le
trincee
nemiche
.
Io
non
ritenni
necessario
fargli
osservare
ch
'
egli
aveva
sparato
per
terra
e
sui
nostri
reticolati
.
Credevo
che
il
piccolo
trattenimento
fosse
terminato
,
quando
il
generale
parve
concentrare
la
sua
attenzione
sulla
canna
del
fucile
che
aveva
impugnato
.
S
'
accorse
che
il
fucile
non
aveva
la
baionetta
innestata
,
com
'
era
d
'
obbligo
per
i
soldati
in
trincea
.
-
Dov
'
è
la
baionetta
?
-
mi
chiese
Io
gli
spiegai
che
i
soldati
comandati
di
corvée
non
portavano
mai
la
baionetta
innestata
,
e
che
quello
era
precisamente
il
fucile
d
'
un
soldato
di
corvée
.
Egli
chiese
la
baionetta
.
Il
soldato
s
'
affrettò
a
porgergliela
.
Il
generale
l
'
afferrò
e
ne
guardò
la
punta
.
La
baionetta
era
ben
affilata
,
ma
,
lungo
la
punta
,
v
'
era
della
ruggine
.
Il
generale
la
guardava
fissamente
.
Anch
'
io
guardai
e
vidi
subito
la
ruggine
.
Pensai
:
quel
poltrone
di
sergente
si
è
dimenticato
di
passare
la
rivista
alle
baionette
;
ora
verrà
il
bello
.
M
'
aspettavo
che
il
generale
me
ne
muovesse
rimprovero
,
come
comandante
di
compagnia
responsabile
,
e
cercavo
una
giustificazione
plausibile
.
Ma
egli
non
si
occupava
di
me
.
Dopo
averne
bene
esaminata
la
punta
,
chiese
al
soldato
:
-
Che
cosa
c
'
è
qui
?
Il
soldato
s
'
accorse
anch
'
egli
che
la
baionetta
era
sporca
e
si
fece
rosso
.
Il
generale
riprese
:
-
Che
cosa
c
'
è
qui
?
Non
imbarazzatevi
.
Venite
più
vicino
.
Guardate
bene
.
Che
cosa
c
'
è
scritto
?
Qui
,
c
'
è
scritto
qualcosa
.
Il
soldato
s
'
avvicinò
e
guardò
attentamente
.
Non
tutti
i
soldati
della
compagnia
sapevano
leggere
.
V
'
era
anzi
una
forte
percentuale
di
analfabeti
,
fra
i
contadini
.
Io
pensavo
:
speriamo
che
almeno
sappia
leggere
.
Il
soldato
aveva
l
'
aria
di
saper
leggere
,
perché
guardava
con
intelligenza
.
Dopo
aver
esaminato
la
baionetta
,
dalla
punta
alla
crociera
,
rispose
confuso
:
-
Io
non
vedo
niente
,
signor
generale
,
Anch
'
io
guardai
bene
,
ma
non
vidi
niente
.
Né
sulla
lama
,
né
sulla
punta
,
v
'
era
scritta
una
lettera
.
V
'
era
solo
della
ruggine
.
Il
generale
batté
la
mano
sulla
spalla
del
soldato
ed
esclamò
:
-
Benedetto
figliolo
!
Qui
c
'
è
scritta
una
parola
che
tutti
possono
leggere
,
persino
gli
analfabeti
;
che
tutti
possono
vedere
,
persino
i
ciechi
,
talmente
essa
è
luminosa
.
Il
generale
si
rivolse
a
me
e
mi
chiese
:
-
Non
è
vero
,
signor
tenente
?
Siccome
non
avevo
visto
niente
neppure
io
,
non
potevo
dire
d
'
aver
visto
qualcosa
.
Un
po
'
imbarazzato
anch
'
io
,
scossi
la
testa
e
annuii
a
metà
,
come
per
dire
:
mi
rimetto
a
lei
.
Ora
il
generale
si
rivolgeva
e
parlava
a
tutta
la
squadra
di
corvée
che
si
era
addossata
al
parapetto
,
sull
'
attenti
.
Sembrava
un
tribuno
:
-
C
'
è
scritto
...
vittoria
.
Vittoria
!
Sì
,
vittoria
.
Comprendete
voi
?
È
per
la
vittoria
che
noi
combattiamo
dalle
Alpi
al
mare
,
dall
'
Adriatico
al
Tirreno
,
dal
Tirreno
al
...
Vittoria
!
Vittoria
in
nome
del
Re
...
in
nome
di
Sua
Maestà
il
Re
.
Vittoria
in
nome
...
Il
generale
tossi
leggermente
.
-
In
nome
...
Siccome
la
terza
invocazione
non
veniva
,
egli
tossì
una
seconda
volta
,
una
terza
.
Poi
,
improvvisamente
inspirato
,
concluse
:
-
Viva
il
Re
!
Nella
foga
del
discorso
,
il
generale
aveva
elevato
la
voce
.
Gli
austriaci
dovettero
sentirlo
.
Il
cannoncino
da
37
,
sempre
invisibile
,
sparò
tre
colpi
sulla
trincea
.
Per
noi
,
non
v
'
era
alcun
pericolo
,
perché
eravamo
tutti
al
sicuro
.
Nella
posizione
che
noi
occupavamo
,
il
cannoncino
era
per
noi
inoffensivo
.
Non
v
'
erano
neppure
vedette
,
in
quel
punto
.
Il
generale
,
che
pure
non
poteva
avere
la
stessa
nostra
certezza
,
rimase
immobile
,
calmissimo
.
Senza
scomporsi
,
disse
:
-
Tira
sovente
?
-
Raramente
,
-
risposi
,
-
e
per
rappresaglia
.
-
Forse
ha
voluto
rispondere
ai
miei
colpi
.
-
È
possibile
.
Il
generale
aveva
restituito
il
fucile
e
la
baionetta
.
La
corvée
si
era
allontanata
.
Eravamo
rimasti
soli
.
Egli
divenne
guardingo
e
riprese
la
conversazione
a
voce
bassissima
.
-
I
suoi
soldati
hanno
tutti
il
coltello
?
-
Non
tutti
,
signor
generale
.
C
'
è
chi
l
'
ha
e
chi
non
l
'
ha
.
-
La
baionetta
non
basta
.
Nel
corpo
a
corpo
,
specie
nei
combattimenti
notturni
,
ci
vuole
il
coltello
.
Un
coltello
ben
affilato
,
bene
affilato
,
bene
,
bene
...
mi
comprende
?
-
Sì
,
signor
generale
-
Quanti
coltelli
vi
sono
,
nella
sua
compagnia
?
Io
non
ne
avevo
un
'
idea
neppure
approssimativa
.
In
generale
,
ogni
soldato
aveva
un
coltello
o
un
temperino
di
sua
proprietà
.
V
'
erano
anche
quelli
che
non
ne
possedevano
.
L
'
esperienza
mi
aveva
convinto
che
,
nell
'
interesse
del
servizio
,
di
fronte
a
domande
del
genere
,
è
utile
rispondere
con
cifre
.
Feci
un
rapido
calcolo
.
Nella
compagnia
,
v
'
erano
circa
duecento
soldati
,
in
quel
periodo
.
-
Centocinquanta
coltelli
,
-
risposi
.
-
A
manico
fisso
?
-
No
,
signor
generale
.
Non
ho
visto
un
solo
coltello
a
manico
fisso
.
-
Lei
non
passa
molte
riviste
ai
coltelli
?
-
No
,
signor
generale
.
Essendo
i
coltelli
di
proprietà
personale
,
non
lo
ritenevo
necessario
.
-
D
'
ora
innanzi
,
le
passi
.
-
Signor
sì
.
-
I
suoi
soldati
li
adoperano
spesso
?
-
Signor
sì
.
Il
generale
abbassò
ancora
la
voce
,
e
,
fattosi
più
vicino
,
mi
chiese
,
quasi
all
'
orecchio
:
-
Per
quale
uso
?
Con
lo
stesso
tono
di
voce
risposi
:
-
Per
tagliare
il
pane
...
Il
generale
aprì
gli
occhi
,
tondi
,
tondi
,
tondi
.
Io
non
potevo
ritornare
indietro
.
-
...
la
carne
...
il
formaggio
...
Il
generale
mi
divorava
con
gli
occhi
.
Io
continuai
:
-
...
per
sbucciare
le
arance
...
-
No
,
no
,
-
disse
il
generale
,
con
gesto
d
'
uomo
inorridito
.
-
Ma
,
mi
dica
,
in
combattimento
?
Io
mi
concentrai
un
istante
,
tanto
più
che
la
voce
bassissima
spingeva
alla
meditazione
.
In
combattimento
?
Io
non
volevo
compromettere
quell
'
ispezione
che
,
malgrado
i
numerosi
scogli
,
prometteva
di
finir
bene
.
Ma
,
come
rispondere
?
In
combattimento
!
Non
eravamo
riusciti
a
toccare
gli
austriaci
con
i
fucili
,
immaginiamoci
con
i
coltelli
!
Anziché
rispondere
,
ripetei
,
con
un
fil
di
voce
:
-
In
combattimento
?
Il
pensiero
del
generale
correva
.
Egli
non
s
'
accorse
che
io
non
avevo
risposto
alla
sua
domanda
.
Continuò
:
-
Va
da
sé
che
il
fucile
con
la
baionetta
innestata
deve
essere
impugnato
con
tutte
e
due
le
mani
.
Per
non
essere
imbarazzati
,
bisogna
fissare
il
coltello
fra
i
denti
.
Ed
imitò
il
gesto
,
ponendosi
,
fra
i
denti
,
l
'
indice
della
mano
.
L
'
originale
posizione
in
cui
si
trovava
e
lo
sguardo
con
cui
l
'
accompagnava
,
i
peli
dei
baffi
drizzati
sulle
labbra
,
mi
fecero
pensare
ad
una
lontra
con
un
pesce
in
bocca
.
Con
un
cenno
della
testa
,
mostrai
d
'
aver
capito
.
-
E
il
colpo
,
rapido
.
Al
cuore
o
alla
gola
,
è
indifferente
.
Purché
ci
si
sbrighi
.
Io
annuii
ancora
,
abbassando
la
testa
.
Era
evidente
che
,
quanto
meno
parlavo
,
tanto
meglio
le
cose
sarebbero
andate
.
-
È
più
utile
avere
un
tipo
unico
di
coltello
a
manico
fisso
.
Ha
capito
?
-
Signor
sì
.
-
Ne
parli
al
suo
comandante
di
battaglione
.
-
Signor
sì
.
Il
generale
mi
strinse
la
mano
,
con
un
gesto
cabalistico
,
come
se
,
fra
noi
due
,
fosse
stato
concluso
un
misterioso
patto
di
guerra
.
Giorni
dopo
,
egli
volle
che
il
comandante
di
brigata
gli
presentasse
gli
ufficiali
dei
due
reggimenti
.
Al
rapporto
furono
presenti
tutti
i
comandanti
di
compagnia
e
gli
altri
ufficiali
,
liberi
dal
servizio
.
Egli
volle
conoscerci
tutti
e
profittò
dell
'
occasione
per
una
conferenza
all
'
aperto
.
La
riunione
aveva
luogo
nel
settore
del
battaglione
di
riserva
della
brigata
.
L
'
ordine
del
giorno
della
divisione
aveva
annunciato
il
tema
della
conferenza
:
"
Accordo
delle
intelligenze
"
.
La
giornata
era
magnifica
.
L
'
Altipiano
non
ne
vide
di
più
luminose
.
Dopo
alcune
frasi
per
salutare
gli
ufficiali
e
la
brigata
,
il
generale
passò
al
tema
.
L
'
espressione
"
accordo
delle
intelligenze
"
ricorreva
frequentemente
.
Accordo
fra
l
'
intelligenza
del
capo
e
quella
dei
suoi
subordinati
;
accordo
dell
'
intelligenza
della
fanteria
con
quella
dell
'
artiglieria
;
accordo
dell
'
intelligenza
degli
ufficiali
e
quella
dei
soldati
,
ecc
.
,
ecc
.
Il
generale
impiegava
molte
definizioni
.
Egli
le
conosceva
a
memoria
.
Io
risentii
,
ancora
una
volta
,
quella
della
vittoria
con
relativa
manovra
dei
nervi
.
Ma
l
'
intelligenza
costituiva
il
centro
del
discorso
.
Il
generale
s
'
abbandonava
all
'
improvvisazione
:
-
Un
'
intelligenza
limpida
,
solare
,
come
la
luce
di
questa
giornata
radiosa
,
in
cui
gli
atomi
infiniti
danzano
in
divino
accordo
,
così
come
io
vorrei
danzassero
gli
ufficiali
della
mia
divisione
,
nei
giorni
di
battaglia
.
Il
discorso
,
spesso
,
diveniva
rapido
.
Il
generale
non
aveva
appunti
scritti
e
parlava
a
braccio
.
-
Un
'
intelligenza
per
la
quale
è
sufficiente
una
minuscola
chiave
per
aprire
una
grande
porta
;
una
parola
per
afferrare
il
significato
d
'
un
ordine
,
un
'
intuizione
per
comprendere
,
subito
,
di
primo
acchito
,
un
fatto
sconosciuto
.
Per
esempio
...
Il
generale
s
'
era
arrestato
.
Egli
aveva
visto
uno
scavo
semicircolare
,
fresco
,
che
coronava
un
cocuzzolo
,
mascherato
di
frasche
,
lontano
da
noi
un
centinaio
di
metri
,
lungo
una
delle
linee
di
resistenza
del
settore
.
-
Per
esempio
...
Che
è
quello
scavo
?
È
necessario
averlo
costruito
per
sapere
che
cosa
sia
?
No
,
o
signori
,
non
è
necessario
.
Non
occorre
chiederlo
.
Basta
vederlo
.
Si
presenta
da
sé
.
Si
intuisce
.
Che
cos
'
è
?
È
un
'
appostazione
di
mitragliatrice
.
Il
generale
si
muoveva
come
un
prestidigitatore
che
,
fatta
uscire
una
colomba
da
una
rosa
,
attenda
,
dagli
spettatori
,
la
maraviglia
e
gli
applausi
.
L
'
aiutante
maggiore
del
2°
battaglione
,
il
professore
di
greco
,
era
troppo
scrupoloso
per
lasciar
passare
,
senza
un
'
osservazione
,
quella
ch
'
era
un
'
inesattezza
.
Il
suo
battaglione
era
riserva
di
brigata
ed
egli
conosceva
bene
il
suo
settore
.
L
'
esattezza
,
innanzi
tutto
.
Egli
fece
un
passo
avanti
e
disse
:
-
Permette
,
signor
generale
?
-
Dica
pure
,
-
rispose
il
generale
.
-
Per
la
verità
,
signor
generale
,
per
la
verità
,
non
è
una
appostazione
di
mitragliatrice
.
-
E
che
cos
è
?
-
Una
latrina
da
campo
.
Fu
un
brutto
momento
per
tutti
.
Il
generale
tossì
.
Anche
qualcuno
di
noi
tossì
.
La
conferenza
era
finita
.
XXI
A
novembre
,
la
neve
era
già
alta
.
Ad
ogni
nevicata
,
dovevamo
elevare
le
trincee
e
spostarne
le
feritoie
,
fino
al
livello
della
neve
.
Era
arrivato
un
nuovo
comandante
d
'
armata
e
si
parlava
di
azioni
prossime
.
Giornalmente
,
il
genio
costruiva
ponti
portatili
e
scale
,
e
noi
ci
esercitavamo
con
essi
.
I
ponti
erano
fatti
con
rami
intrecciati
e
avrebbero
dovuto
servire
per
passare
sui
reticolati
nemici
.
Le
scale
,
di
legno
,
lunghe
da
sei
a
otto
metri
,
avrebbero
dovuto
consentire
la
scalata
a
quelle
trincee
nemiche
che
,
nel
settore
di
destra
,
gli
austriaci
avevano
sulle
rocce
.
Ponti
e
scale
erano
gli
argomenti
e
le
beffe
del
giorno
e
della
notte
.
L
'
azione
sembrava
prossima
.
La
mia
compagnia
era
in
linea
,
all
'
estrema
destra
del
settore
,
in
cui
era
maggiore
la
distanza
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
austriache
.
A
destra
erano
i
grandi
roccioni
,
a
sinistra
la
stretta
vallata
,
quasi
spoglia
d
'
alberi
.
A
destra
e
a
sinistra
,
le
due
trincee
si
avvicinavano
;
nel
mezzo
,
si
allontanavano
,
fino
a
distare
l
'
una
dall
'
altra
da
due
a
trecento
metri
.
In
quel
tratto
,
nel
mezzo
,
le
trincee
austriache
erano
sul
costone
e
dominavano
le
nostre
,
una
trentina
di
metri
più
basse
.
Il
comando
di
battaglione
mi
aveva
mandato
in
linea
il
soldato
Marrasi
Giuseppe
,
punito
con
quindici
giorni
di
rigore
,
e
assegnato
alla
mia
compagnia
.
Per
sottrarsi
alla
vita
di
trincea
,
egli
aveva
dato
ad
intendere
di
conoscere
il
tedesco
ed
era
stato
mandato
,
tempo
prima
,
ad
una
stazione
d
'
intercettazione
telefonica
.
Scoperto
che
egli
non
conosceva
la
lingua
,
era
stato
punito
e
rimandato
al
battaglione
.
Dopo
Monte
Fior
non
l
'
avevo
più
visto
,
per
quanto
appartenesse
alla
9a
compagnia
.
Lo
assegnai
al
2°
plotone
ed
egli
vi
prese
subito
servizio
,
perché
la
prigione
non
si
scontava
,
in
trincea
,
e
si
faceva
solo
la
ritenuta
sul
soldo
.
La
notte
,
durante
un
'
ispezione
in
linea
,
la
mia
attenzione
venne
attirata
dalla
conversazione
che
si
svolgeva
nel
ricovero
del
2°
plotone
,
posto
venti
o
trenta
metri
dietro
le
trincee
.
M
'
avvicinai
.
I
soldati
fumavano
e
chiacchieravano
sottovoce
,
attorno
alle
stufe
accese
.
Il
plotone
non
aveva
ufficiale
e
il
sottufficiale
che
lo
comandava
,
il
sergente
Cosello
,
era
il
solo
che
non
parlasse
.
Seduto
sulle
gambe
incrociate
,
fumava
una
pipa
di
terracotta
,
dal
cannello
smisuratamente
lungo
.
Fumava
e
ascoltava
.
-
Io
sono
nato
di
venerdì
,
-
diceva
un
soldato
,
-
ed
era
evidente
che
non
dovevo
aver
fortuna
.
Il
giorno
stesso
,
mia
madre
morì
.
Il
giorno
in
cui
mi
han
chiamato
sotto
le
armi
era
di
venerdì
;
venerdì
il
giorno
del
mio
primo
combattimento
.
Quando
sono
stato
ferito
la
prima
volta
,
era
un
venerdì
e
venerdì
quando
son
stato
ferito
la
seconda
volta
.
Vedrete
che
mi
uccideranno
un
venerdì
.
Scommetterei
che
l
'
azione
sarà
per
questo
venerdì
prossimo
.
-
Io
son
nato
di
domenica
,
-
diceva
un
altro
,
-
e
non
ho
avuto
più
fortuna
di
te
.
Mia
madre
è
morta
sei
mesi
dopo
,
il
che
non
costituisce
una
grande
differenza
.
Mio
padre
si
è
dovuto
sposare
,
per
allevarmi
,
perché
,
con
la
sua
giornata
,
non
poteva
pagarmi
una
balia
.
Mia
matrigna
mi
batteva
come
un
materasso
.
È
il
mio
primo
ricordo
d
'
infanzia
.
La
vita
che
io
ho
fatto
non
l
'
augurerei
a
un
cane
.
Poi
,
è
venuta
la
guerra
.
Quando
la
granata
mi
è
scoppiata
fra
le
gambe
,
vi
ricordate
,
chi
c
'
era
?
-
Io
c
'
ero
.
-
Era
di
domenica
.
Ti
regalo
volentieri
il
mio
giorno
di
festa
.
-
E
tu
,
quando
sei
nato
,
Marrasi
?
Marrasi
non
rispose
.
-
Se
esiste
,
nella
settimana
,
un
giorno
che
porta
fortuna
,
certamente
tu
sei
nato
in
quel
giorno
.
Di
'
la
verità
:
a
quanti
combattimenti
hai
preso
parte
?
Con
un
pretesto
o
con
un
altro
,
li
hai
evitati
tutti
.
Questa
è
fortuna
.
Marrasi
si
difese
attaccando
.
-
Chi
mi
dà
mezzo
sigaro
?
-
chiese
.
-
Ja
,
mezzo
sigaro
?
-
Ja
,
ja
!
-
Kamarad
,
mezzo
sigaro
!
Si
scherzava
sul
suo
tedesco
e
non
gli
si
dette
il
sigaro
.
-
E
quella
fucilata
alla
mano
?
Che
fucilata
intelligente
!
-
Come
hai
fatto
a
spararla
?
-
Ma
quando
fosti
fatto
prigioniero
,
francamente
,
poca
fortuna
!
Quella
volta
,
non
avesti
fortuna
!
Tutti
i
compagni
ridevano
.
Il
sergente
,
impassibile
,
fumava
la
pipa
.
Io
mi
dimenticai
di
Marrasi
.
Il
giorno
dopo
,
ero
nel
mio
baracchino
e
facevo
dei
disegni
richiestimi
dal
comando
di
battaglione
.
Potevano
essere
le
due
del
pomeriggio
.
Dalla
trincea
della
compagnia
,
partì
un
grido
d
'
allarmi
,
seguito
da
colpi
di
fucile
.
Immediatamente
,
tutta
la
linea
aprì
il
fuoco
.
In
quattro
salti
fui
in
trincea
.
I
soldati
correvano
alle
feritoie
.
In
mezzo
alla
piccola
vallata
,
oltre
la
linea
dei
nostri
reticolati
,
il
soldato
Marrasi
,
le
gambe
affondate
nella
neve
,
le
mani
in
alto
,
senza
fucile
,
stentatamente
avanzava
verso
le
trincee
nemiche
.
Sul
frastuono
dei
colpi
,
si
levava
la
voce
da
baritono
del
sergente
Cosello
:
-
Sparate
sul
disertore
!
La
trincea
nemica
taceva
.
Dovetti
correre
al
telefono
in
trincea
.
Il
comandante
di
battaglione
mi
chiamava
per
avere
la
spiegazione
di
quanto
accadeva
.
Egli
parlava
eccitato
:
-
Che
c
'
è
?
che
c
'
è
?
Debbo
mandare
rincalzi
?
Io
lo
rassicurai
:
-
Ma
no
.
Un
soldato
sta
passando
al
nemico
,
solo
,
senza
armi
,
e
la
compagnia
tira
su
di
lui
.
Gli
austriaci
,
per
non
spaventarlo
,
non
sparano
.
-
Un
disonore
simile
sul
battaglione
!
-
Lo
so
,
lo
so
;
non
lo
stia
a
raccontare
a
me
.
Che
ci
posso
fare
?
-
Me
lo
rimandi
indietro
,
vivo
o
morto
!
-
Eh
,
vivo
,
sarà
difficile
.
Sparano
tutti
su
di
lui
.
-
Tanto
meglio
.
Meglio
morto
.
Me
lo
mandi
morto
.
-
Sta
bene
.
Posso
andare
?
-
Sì
,
vada
pure
e
mi
dia
le
novità
al
più
presto
.
Io
ritornai
alla
feritoia
.
Al
fuoco
della
compagnia
s
'
era
aggiunto
quello
delle
due
mitragliatrici
del
battaglione
.
Marrasi
continuava
ad
avanzare
,
ma
con
molta
difficoltà
.
Superata
la
vallata
,
il
terreno
era
ripido
e
la
neve
sempre
alta
.
Io
mi
stupivo
ch
'
egli
non
fosse
ancora
caduto
,
quando
m
'
accorsi
che
,
dietro
di
lui
,
ad
una
cinquantina
di
metri
,
anch
'
egli
sprofondato
nella
neve
,
camminava
il
sergente
Cosello
.
Impugnava
il
fucile
con
le
due
mani
e
,
ad
ogni
passo
,
tirava
un
colpo
su
Marrasi
.
Ma
questi
non
cadeva
.
Con
tutta
la
mia
voce
,
ordinai
al
sergente
di
rientrare
in
trincea
.
Il
sergente
si
fermò
.
Era
in
piedi
,
in
mezzo
alla
vallata
.
Io
temevo
che
gli
austriaci
tirassero
su
di
lui
e
ripetei
l
'
ordine
.
Gli
austriaci
non
sparavano
.
Egli
si
voltò
e
mi
gridò
:
-
Signor
sì
!
Aveva
le
gambe
sepolte
nella
neve
.
Da
fermo
,
puntò
lungamente
e
sparò
tutto
il
caricatore
sul
disertore
.
Questi
cadde
e
si
rovesciò
sulla
neve
.
Io
lo
credetti
colpito
.
Ma
,
dopo
qualche
istante
,
si
rialzò
e
riprese
ad
avanzare
.
Tutta
la
linea
continuava
a
sparare
su
di
lui
.
Marrasi
camminava
.
Anche
il
sergente
,
ch
'
era
un
tiratore
scelto
,
l
'
aveva
sbagliato
.
Ho
sempre
notato
che
,
nei
momenti
d
'
eccitazione
,
i
soldati
guardano
e
sparano
ad
occhi
aperti
,
senza
puntare
.
Il
sergente
rientrò
.
Venne
da
me
,
coperto
di
sudore
.
Parlava
a
fatica
:
-
Che
vergogna
!
Che
disonore
!
-
diceva
ansante
.
-
Il
2
plotone
è
disonorato
.
Il
2°
plotone
era
disonorato
.
La
compagnia
era
disonorata
.
Il
battaglione
era
disonorato
.
Fra
poco
,
si
sarebbero
considerati
disonorati
il
reggimento
,
la
brigata
,
la
divisione
,
il
corpo
d
'
armata
e
,
con
ogni
probabilità
,
tutta
l
'
armata
.
Marrasi
continuava
ad
avanzare
.
Il
piantone
al
telefono
venne
di
corsa
per
dirmi
che
il
comandante
di
battaglione
mi
chiamava
nuovamente
,
perché
il
comandante
del
reggimento
voleva
essere
messo
al
corrente
.
-
Rispondi
che
sono
in
trincea
e
non
mi
posso
allontanare
.
Che
verrò
tra
poco
.
Il
piantone
disparve
.
Marrasi
s
'
allontanava
sempre
più
da
noi
.
Gli
austriaci
avevano
due
sbarramenti
di
reticolati
di
fronte
alle
loro
trincee
.
Egli
era
arrivato
al
primo
.
La
neve
lo
copriva
pressoché
intieramente
,
ma
l
'
ostacolo
era
egualmente
insormontabile
.
S
'
aggrappò
ai
fili
,
li
scosse
,
tentò
scavalcarli
,
ma
inutilmente
.
Capì
che
non
sarebbe
potuto
passare
.
Scoraggiato
,
si
fermò
un
istante
e
si
strinse
la
testa
fra
le
mani
.
Sembrava
gli
mancasse
ormai
la
forza
di
continuare
.
Fece
qualche
passo
attorno
allo
stesso
punto
,
disperato
.
Così
,
egli
girava
attorno
a
se
stesso
,
sperduto
,
ma
invulnerabile
,
sotto
il
tiro
dei
nostri
.
Marrasi
si
riprese
.
Risolutamente
,
camminò
verso
un
albero
che
era
a
pochi
metri
da
lui
.
Questo
era
lungo
la
linea
dei
reticolati
,
al
di
fuori
,
verso
di
noi
,
e
gli
austriaci
vi
avevano
appoggiato
un
cavallo
di
frisia
,
dall
'
altra
parte
.
Marrasi
si
slacciò
il
cinturone
che
aveva
ancora
alla
cintola
,
con
le
due
giberne
.
Agilmente
,
si
arrampicò
al
tronco
.
Non
era
più
impacciato
.
Era
già
a
qualche
metro
da
terra
.
Dall
'
alto
,
spiccò
un
salto
e
si
sprofondò
nella
neve
,
al
di
là
dei
reticolati
.
Il
primo
sbarramento
era
passato
.
I
nostri
sparavano
sempre
.
Gli
austriaci
tacevano
.
Il
piantone
al
telefono
venne
un
'
altra
volta
.
Il
comandante
del
battaglione
,
assillato
di
richieste
dal
comandante
del
reggimento
,
il
quale
,
a
sua
volta
,
era
assediato
in
permanenza
dal
comandante
di
brigata
,
mi
chiedeva
insistentemente
all
'
apparecchio
.
Lo
rinviai
,
urlando
:
-
Tira
una
fucilata
sul
filo
telefonico
e
,
dopo
,
va
'
dal
comandante
del
battaglione
e
informalo
che
la
linea
è
interrotta
.
-
Signor
sì
.
-
Hai
capito
bene
?
-
Signor
sì
.
Fra
le
tante
fucilate
e
i
tiri
delle
mitragliatrici
,
Marrasi
riprese
ad
avanzare
.
L
'
ultimo
tratto
,
il
più
ripido
,
era
il
più
faticoso
.
La
trincea
nemica
era
a
pochi
metri
.
Da
una
grande
feritoia
,
una
mano
gli
faceva
segni
di
richiamo
.
Egli
si
diresse
alla
feritoia
.
I
nostri
tiratori
scelti
di
bombe
"
Benaglia
"
a
fucile
,
sembravano
averlo
sotto
il
loro
tiro
.
Lo
scoppio
d
'
una
bomba
lo
investì
ed
egli
cadde
.
Ma
si
rialzò
,
subito
dopo
.
Nel
settore
,
il
fuoco
era
diventato
generale
.
Dalla
compagnia
,
si
era
propagato
a
tutto
il
battaglione
,
ai
battaglioni
laterali
,
oltre
Monte
Interrotto
,
fino
alla
Val
d
'
Assa
.
Tutti
sparavano
:
i
nostri
e
gli
austriaci
.
Sembrava
che
tutto
il
corpo
d
'
armata
fosse
impegnato
in
combattimento
.
Solo
le
trincee
del
costone
tacevano
sempre
.
Marrasi
era
sotto
l
'
altro
sbarramento
di
reticolati
,
a
non
più
di
due
metri
dalla
trincea
austriaca
.
Dalla
grande
feritoia
,
qualcuno
doveva
parlargli
in
italiano
,
perché
mi
parve
che
una
conversazione
si
svolgesse
fra
lui
e
la
trincea
.
Egli
cadde
,
mentre
toccava
il
reticolato
.
Rimase
immobile
,
le
gambe
affondate
nella
neve
,
il
busto
piegato
,
le
braccia
e
le
mani
tese
.
Sul
bersaglio
ormai
inanimato
,
il
fuoco
di
tutta
la
nostra
trincea
infuriava
come
prima
.
Ci
volle
del
tempo
,
prima
che
riuscissi
a
far
cessare
il
fuoco
nel
nostro
settore
.
E
quando
cessò
,
continuò
ancora
,
a
lungo
,
nei
settori
laterali
.
Il
telefono
era
interrotto
e
comunicai
per
iscritto
le
novità
al
comando
di
battaglione
.
Dovetti
resistere
,
fino
a
sera
,
agli
ordini
del
comandante
del
reggimento
che
esigeva
facessi
uscire
una
pattuglia
,
comandata
da
un
ufficiale
,
per
ritirare
il
cadavere
e
lavare
,
così
,
l
'
onta
del
reggimento
.
Il
colonnello
finì
col
venire
in
linea
per
accertarsi
personalmente
dell
'
esecuzione
dell
'
ordine
.
Ma
la
situazione
non
mutava
per
questo
.
Il
cadavere
era
sempre
là
,
a
trecento
metri
da
noi
,
a
due
dal
nemico
.
Ed
era
giorno
.
Il
colonnello
insisteva
ed
io
,
visto
vano
ogni
altro
argomento
,
trovai
un
rifugio
letterario
.
Fresco
delle
letture
d
'
Ariosto
,
citai
,
con
tutta
serenità
,
l
'
episodio
di
Cloridano
e
Medoro
:
Che
sarebbe
pensier
non
troppo
accorto
Perder
dei
vivi
per
salvar
un
morto
.
Il
colonnello
mi
rispose
,
secco
,
infliggendomi
gli
arresti
.
Ma
la
pattuglia
non
uscì
.
Calata
la
sera
,
al
primo
razzo
che
tirammo
,
ci
accorgemmo
che
il
corpo
di
Marrasi
era
scomparso
.
L
'
azione
delle
scale
e
dei
ponti
fu
rinviata
.
XXII
Con
il
sopravvenire
dell
'
inverno
,
avevamo
iniziato
i
turni
delle
licenze
.
Quindici
giorni
da
passare
nelle
nostre
famiglie
ci
sembravano
una
felicità
senza
eguale
.
Avellini
ed
io
eravamo
fra
i
più
anziani
del
battaglione
e
saremmo
dovuti
partire
con
i
turni
dei
primi
ufficiali
,
Ma
l
'
azione
delle
scale
e
dei
ponti
,
sospesa
più
volte
,
era
ancora
in
preparazione
,
e
il
colonnello
ci
tratteneva
al
reggimento
.
Io
inoltre
dovevo
far
coincidere
la
mia
licenza
con
quella
di
mio
fratello
,
soldato
in
un
reggimento
di
fanteria
della
Carnia
,
poiché
avevamo
ottenuto
di
poter
partire
insieme
.
Ma
,
a
così
grandi
distanze
,
era
difficile
mettersi
d
'
accordo
.
Per
Natale
,
eravamo
ancora
in
trincea
.
Gli
austriaci
,
normalmente
,
rispettavano
le
ricorrenze
delle
feste
religiose
.
Per
le
grandi
solennità
,
essi
non
sparavano
in
trincea
e
anche
la
loro
artiglieria
taceva
.
Ma
,
questa
volta
,
i
nostri
posti
d
'
ascoltazione
erano
riusciti
ad
intercettare
un
fonogramma
nemico
,
in
cui
si
parlava
di
una
mina
che
avrebbe
dovuto
brillare
per
Natale
,
a
mezzanotte
.
Quella
mina
noi
la
ritenevamo
scavata
nella
roccia
,
sotto
le
nostre
trincee
,
all
'
estrema
destra
del
settore
.
I
nostri
apparecchi
avevano
percepito
il
rumore
delle
perforatrici
,
fin
dall
'
ottobre
,
e
i
comandi
erano
costantemente
preoccupati
.
Se
le
nostre
posizioni
fossero
saltate
in
quel
punto
,
gli
austriaci
,
sfruttando
la
sorpresa
,
avrebbero
interrotto
,
con
le
linee
,
le
nostre
comunicazioni
e
occupato
il
punto
dominante
la
vallata
che
congiungeva
le
due
divisioni
.
Il
fianco
destro
della
nostra
brigata
sarebbe
stato
,
per
giunta
,
completamente
scoperto
.
Il
nostro
battaglione
conosceva
,
più
che
gli
altri
,
quelle
posizioni
,
e
il
comando
del
reggimento
ordinò
che
due
compagnie
,
la
9a
di
Avellini
e
la
10a
,
la
mia
,
rimanessero
in
linea
,
la
notte
di
Natale
.
Il
reggimento
riceveva
il
cambio
,
proprio
quella
notte
,
e
le
nostre
due
compagnie
avrebbero
dovuto
assicurare
la
continuità
del
servizio
in
quel
punto
più
delicato
,
in
cui
i
nuovi
reparti
si
sarebbero
trovati
impreparati
.
Il
reggimento
scese
a
riposo
,
a
Campomulo
,
dopo
l
'
imbrunire
.
La
9a
occupò
il
settore
della
mina
,
e
la
mia
compagnia
fu
posta
di
rincalzo
,
nelle
immediate
adiacenze
,
per
essere
pronta
a
contrattaccare
dopo
lo
scoppio
.
Solamente
noi
ufficiali
eravamo
a
conoscenza
di
quanto
sarebbe
avvenuto
.
I
soldati
rimpiangevano
solo
di
essere
dovuti
rimanere
in
linea
mentre
il
resto
del
reggimento
passava
il
Natale
a
riposo
.
Una
larga
distribuzione
di
cioccolato
e
di
cognac
aveva
suscitato
qualche
sospetto
,
che
fu
dissipato
dalla
considerazione
che
fosse
un
compenso
dovuto
all
'
eccezionale
servizio
.
Prima
di
portarsi
sulla
mina
,
Avellini
mi
consegnò
un
pacchetto
di
lettere
,
sigillato
.
L
'
eleganza
del
pacchetto
e
un
tenue
profumo
che
ne
sprigionava
rivelavano
chiaramente
la
loro
provenienza
.
Io
non
sapevo
niente
di
preciso
,
ma
non
ignoravo
che
Avellini
era
innamorato
di
una
signorina
.
Quelle
dovevano
essere
le
lettere
che
ne
aveva
ricevuto
.
Con
un
sorriso
che
voleva
coprire
il
lieto
segreto
,
mi
disse
:
-
Non
si
tratta
di
una
questione
importante
,
anzi
,
non
è
una
questione
di
servizio
.
Ma
se
,
stanotte
,
rimango
sepolto
dalla
mina
,
tu
farai
giungere
questo
pacchetto
alla
persona
di
cui
troverai
l
'
indirizzo
,
levando
la
prima
busta
sigillata
.
Io
non
volevo
rivolgergli
delle
domande
.
Non
volevo
apparire
indiscreto
,
ma
soprattutto
temevo
di
vedere
,
con
una
risposta
precisa
,
distrutta
una
speranza
ch
'
io
alimentavo
in
mezzo
a
molte
preoccupazioni
e
dubbi
.
Che
la
signorina
di
cui
ero
incaricato
di
custodire
le
lettere
non
fosse
la
stessa
alla
quale
io
pensavo
da
tanto
tempo
?
Noi
l
'
avevamo
conosciuta
assieme
,
con
Avellini
,
nel
mese
di
settembre
,
a
Marostica
,
vicino
a
Bassano
.
Eravamo
stati
mandati
in
quella
cittadina
per
un
incarico
di
servizio
mentre
il
reggimento
era
a
riposo
attorno
a
Gallio
.
Le
eravamo
stati
presentati
da
un
ufficiale
amico
,
nella
sua
famiglia
,
e
io
ne
ero
rimasto
vivamente
colpito
.
Speravo
di
aver
suscitato
in
lei
lo
stesso
interesse
.
Mi
sembrava
anzi
d
'
esserne
sicuro
.
Ma
Avellini
l
'
aveva
potuta
rivedere
da
sola
.
Poiché
il
mio
pensiero
correva
spesso
a
quella
casa
,
il
dubbio
che
Avellini
fosse
il
preferito
mi
perseguitava
.
Avevo
più
volte
deciso
di
parlargliene
,
ma
non
avevo
osato
.
La
sera
,
mentre
Avellini
mi
lasciava
con
il
pacchetto
nelle
mani
e
si
allontanava
per
salire
in
linea
,
non
seppi
resistere
.
Gli
chiesi
:
-
È
bionda
?
Egli
mi
accennò
di
sì
.
-
È
bella
?
Mi
rispose
,
socchiudendo
gli
occhi
,
felice
:
-
Bellissima
.
Non
ardii
chiedere
di
più
.
Ma
,
pensavo
,
perché
doveva
essere
proprio
lei
?
Non
era
possibile
si
trattasse
di
un
'
altra
donna
?
Certo
,
era
possibile
.
Avellini
aveva
ragione
di
considerarsi
in
pericolo
e
di
prevedere
che
quella
notte
potesse
essere
l
'
ultima
della
sua
vita
.
Ma
non
aveva
pensato
che
anch
'
io
avrei
potuto
correre
seri
rischi
.
In
guerra
,
chi
è
un
metro
avanti
considera
gli
altri
al
sicuro
.
Neppure
io
vi
avevo
pensato
,
ma
quando
rimasi
solo
,
compresi
che
il
pacchetto
delle
lettere
non
era
molto
più
sicuro
nelle
mie
mani
.
Dopo
lo
scoppio
della
mina
,
io
avrei
dovuto
contrattaccare
,
e
chi
sa
che
cosa
avrei
trovato
.
Decisi
di
mettere
in
salvo
il
pacchetto
.
Dietro
di
me
,
a
un
centinaio
di
metri
,
a
sbarramento
della
valle
,
v
'
era
una
linea
di
due
ridotte
,
con
un
fortino
occupato
da
una
batteria
da
montagna
.
Io
ero
buon
amico
del
suo
comandante
,
un
capitano
d
'
artiglieria
,
che
conoscevo
fin
dal
suo
arrivo
.
Con
lui
ero
stato
continuamente
in
rapporto
,
per
disegni
,
rilievi
topografici
,
per
i
lavori
al
fortino
.
Quella
notte
stessa
,
dovevo
essere
continuamente
collegato
con
lui
,
perché
l
'
azione
dei
suoi
pezzi
,
dopo
lo
scoppio
della
mina
,
si
sarebbe
coordinata
con
l
'
attacco
della
mia
compagnia
.
La
notte
era
caduta
da
poco
.
La
mina
non
sarebbe
scoppiata
che
a
notte
inoltrata
:
a
mezzanotte
,
diceva
l
'
intercettazione
.
Trovai
il
capitano
solo
,
nella
piccola
sala
di
mensa
,
che
la
batteria
aveva
costruito
dietro
il
fortino
.
Gli
ufficiali
di
una
batteria
in
posizione
,
in
montagna
,
avevano
le
stesse
comodità
che
,
in
fanteria
,
può
avere
un
comando
di
reggimento
in
linea
.
Le
pareti
di
legno
erano
verniciate
e
abbellite
da
illustrazioni
di
guerra
.
Il
capitano
era
seduto
,
alla
tavola
non
ancora
sparecchiata
.
Gli
ufficiali
avevano
finito
di
pranzare
e
ripresero
i
posti
di
servizio
.
Il
capitano
aveva
,
a
portata
di
mano
,
il
telefono
e
due
bottiglie
:
una
di
cognac
,
e
una
di
benedettino
.
Egli
beveva
e
fumava
.
-
Debbono
essere
bosniaci
mussulmani
,
-
mi
disse
,
appena
mi
vide
.
-
Immaginare
di
far
brillare
la
mina
la
notte
di
Natale
!
È
un
bel
presepio
che
ci
preparano
.
Ma
io
ho
i
pezzi
puntati
in
tal
modo
che
,
se
son
maomettani
,
comunicheranno
stanotte
stessa
col
Profeta
.
-
Spero
bene
,
-
dissi
,
-
che
lei
non
ci
scambi
per
bosniaci
,
e
non
ci
tiri
alle
spalle
.
Badi
che
,
pochi
secondi
dopo
l
'
esplosione
,
noi
saremo
già
partiti
all
'
assalto
e
avremo
occupato
le
posizioni
su
cui
lei
ha
i
cannoni
puntati
.
-
E
per
chi
ci
ha
preso
?
Noi
non
siamo
artiglieria
d
'
assedio
per
permetterci
scherzi
del
genere
.
Ho
disposto
un
servizio
di
illuminazione
a
razzi
e
,
dall
'
osservatorio
,
distinguerò
i
minimi
dettagli
.
La
conversazione
si
aggirò
sull
'
artiglieria
da
montagna
in
contrapposizione
all
'
artiglieria
da
campagna
e
dei
medi
e
grossi
calibri
,
particolarmente
disposti
a
sbagliare
bersaglio
e
a
tirare
sui
nostri
.
Il
capitano
fece
preparare
il
caffè
,
che
era
una
specialità
della
batteria
.
La
specialità
consisteva
in
tre
bicchieri
di
cognac
finissimo
e
che
si
bevevano
così
:
uno
,
prima
del
caffè
,
uno
nel
caffè
e
uno
dopo
il
caffè
.
Per
le
precedenti
mie
visite
,
egli
sapeva
che
non
bevevo
liquori
e
scherzava
su
quella
mia
astensione
da
arteriosclerotico
.
Io
mostrai
il
pacchetto
sigillato
.
-
Se
dovesse
accadermi
qualcosa
,
stanotte
,
la
prego
di
consegnare
questo
pacchetto
al
tenente
Avellini
,
della
9a
compagnia
.
Se
egli
non
fosse
più
fortunato
di
me
,
lei
troverà
,
nella
busta
interna
,
l
'
indirizzo
della
persona
cui
deve
essere
spedito
il
pacchetto
.
Il
capitano
aveva
già
bevuto
la
prima
parte
del
suo
caffè
speciale
.
-
Lettere
d
'
amore
?
-
mi
chiese
.
Io
evitai
la
risposta
ed
egli
si
mise
a
ridere
fragorosamente
.
-
Che
c
'
è
da
ridere
?
-
Lei
ha
ragione
.
Non
c
'
è
proprio
niente
da
ridere
.
C
'
è
da
piangere
.
Egli
rideva
sempre
.
-
Crede
alla
donna
,
lei
?
-
mi
domandò
.
-
E
perché
,
lei
non
ci
crede
?
-
Io
?
Io
!
Io
!
Prese
la
bottiglia
di
cognac
,
ne
bevve
un
altro
bicchierino
e
disse
:
-
Ecco
,
a
che
cosa
io
credo
.
-
Ciò
non
impedisce
che
possa
credere
,
occorrendo
,
anche
alla
donna
.
-
Io
ho
trentacinque
anni
,
-
egli
disse
,
-
e
sono
sposato
da
sei
.
Ho
dell
'
esperienza
un
po
'
più
di
lei
.
-
In
materia
,
l
'
esperienza
non
serve
a
gran
che
.
-
L
'
esperienza
serve
a
valutare
la
vita
per
quello
che
è
e
non
per
quello
che
si
vorrebbe
che
fosse
.
Lei
,
in
confronto
a
me
,
è
un
ragazzo
.
Quando
si
ha
una
donna
,
lontana
mille
chilometri
,
la
sola
cosa
utile
a
farsi
è
quella
di
dimenticarla
.
Poche
illusioni
!
Non
resta
altro
da
fare
.
E
,
per
dimenticare
,
non
c
'
è
che
questo
.
Ora
,
bevevamo
il
caffè
.
-
Perché
,
se
non
si
dimenticasse
,
non
ci
rimarrebbe
altro
che
spararsi
un
colpo
di
pistola
.
Il
capitano
parlava
con
il
tono
più
allegro
.
Il
liquore
,
certo
,
lo
eccitava
,
ma
lo
eccitavano
anche
le
stesse
sue
parole
.
Parlava
rapidamente
,
come
se
da
lungo
tempo
aspettasse
un
'
occasione
per
abbandonarsi
a
delle
confidenze
,
e
ripeteva
più
volte
la
stessa
frase
.
Dal
portafoglio
,
tolse
una
fotografia
.
-
Ecco
,
guardi
.
È
bella
.
Bella
come
può
essere
una
donna
bella
.
Eppure
non
vale
una
bottiglia
di
cognac
.
Io
presi
la
fotografia
tra
le
mani
,
ma
mi
mancò
il
tempo
di
guardarla
.
Egli
me
la
strappò
con
violenza
,
s
'
alzò
in
piedi
e
la
gettò
nella
grande
stufa
accesa
.
Io
ero
imbarazzato
e
non
sapevo
che
dire
.
Rapidamente
,
egli
si
calmò
e
prese
il
mio
pacchetto
.
-
Stia
tranquillo
,
-
mi
disse
,
-
Lei
può
contare
su
di
me
.
Cambiò
discorso
e
mi
parlò
di
servizio
,
bevendo
.
Ci
levammo
per
uscire
.
Io
ero
già
alla
porta
.
Egli
mi
trattenne
per
il
braccio
e
mi
chiese
:
-
Lei
non
crederà
che
io
sia
geloso
?
-
Ma
manco
per
sogno
!
-
risposi
.
Assieme
,
visitammo
le
appostazioni
più
avanzate
.
Gli
artiglieri
erano
ai
pezzi
,
con
i
loro
ufficiali
.
Tutto
vi
era
in
ordine
.
Rientrai
alla
mia
compagnia
.
Nei
ricoveri
,
i
soldati
bevevano
e
fumavano
.
Mi
sedetti
con
loro
e
aspettai
la
mezzanotte
.
Un
quarto
d
'
ora
prima
,
feci
disporre
i
soldati
per
squadre
,
pronti
ad
uscire
dai
ricoveri
e
correre
ai
camminamenti
.
Man
mano
che
la
mezzanotte
si
avvicinava
,
i
soldati
capivano
che
qualche
avvenimento
insolito
stava
per
accadere
e
s
'
interrogavano
l
'
un
l
'
altro
,
con
lo
sguardo
.
Io
dissi
che
si
temeva
una
sorpresa
e
bisognava
tenersi
pronti
per
il
contrattacco
.
Ma
,
quanto
più
s
'
avvicinava
l
'
ora
attesa
e
temuta
,
tanto
più
il
mio
pensiero
si
allontanava
dalla
mia
compagnia
,
dalla
mina
,
da
tutti
quei
luoghi
.
Mi
dicevo
:
"
Dev
'
essere
lei
.
Non
può
essere
che
lei
"
.
E
,
ogni
volta
,
il
dubbio
ritornava
e
trovavo
tante
considerazioni
a
mio
conforto
.
"
Non
dev
'
essere
lei
.
Non
può
essere
lei
"
.
E
la
rivedevo
,
così
come
l
'
avevo
vista
la
prima
volta
,
alla
finestra
di
casa
sua
,
affacciata
sulla
strada
,
mentre
io
entravo
nel
portone
,
i
capelli
biondi
rovesciati
sulla
fronte
,
ma
non
tanto
da
ricoprire
gli
occhi
sorridenti
.
Quando
guardai
l
'
orologio
,
mezzanotte
era
passata
.
La
mina
non
scoppiava
.
Mandai
da
Avellini
,
per
aver
notizie
.
Egli
mi
rispose
che
non
aveva
notato
niente
d
'
insolito
e
che
,
nella
trincea
nemica
,
la
vigilanza
era
come
le
altre
notti
.
Aspettammo
,
ma
meno
preoccupati
,
fino
all
'
alba
.
Che
i
posti
d
'
intercettazione
si
fossero
sbagliati
?
Che
gli
austriaci
ci
avessero
giuocato
una
beffa
?
La
mattina
,
le
due
compagnie
ricevettero
il
cambio
,
e
raggiungemmo
il
reggimento
a
Campomulo
.
Ritirato
il
pacchetto
,
lo
avevo
riconsegnato
ad
Avellini
.
Il
giorno
stesso
,
il
colonnello
c
'
invitò
a
pranzo
e
ci
comunicò
che
potevamo
partire
in
licenza
il
giorno
dopo
.
Mentre
prendevamo
il
caffè
,
ci
chiese
:
-
Mi
dicano
la
verità
,
sinceramente
.
In
tutta
la
guerra
,
hanno
passato
un
momento
più
drammatico
di
quei
pochi
minuti
prima
di
mezzanotte
?
Avellini
si
affrettò
a
rispondere
:
-
Io
mi
tenevo
pronto
,
naturalmente
;
ma
pensavo
ad
altro
.
E
guardò
me
,
sorridendo
,
come
se
io
solo
potessi
capirlo
.
XXIII
Avellini
ed
io
partimmo
insieme
in
licenza
.
Facemmo
un
piccolo
percorso
insieme
,
perché
egli
aveva
la
sua
famiglia
in
Piemonte
ed
io
in
Sardegna
.
Mio
fratello
aveva
avuto
,
all
'
ultimo
momento
,
non
so
più
quali
impedimenti
di
servizio
e
fu
obbligato
a
ritardare
la
partenza
.
Io
arrivai
solo
,
a
casa
.
Trovai
il
babbo
molto
invecchiato
.
Lo
avevo
sempre
creduto
un
uomo
forte
.
Mi
accorsi
subito
che
non
era
più
lo
stesso
.
Egli
era
depresso
e
non
nascondeva
il
suo
scoraggiamento
.
Noi
eravamo
i
soli
figli
e
tutti
e
due
in
fanteria
.
Non
si
faceva
più
illusioni
.
Non
sperava
che
noi
potessimo
rientrare
sani
e
salvi
dalla
guerra
.
Aveva
trascurato
i
suoi
affari
.
Rividi
la
vecchia
e
grande
casa
di
campagna
,
un
tempo
tanto
piena
di
vita
,
quasi
deserta
.
La
mamma
mi
parve
più
coraggiosa
.
Io
le
avevo
mandato
spesso
delle
lettere
,
impostate
nelle
città
delle
retrovie
,
che
le
facevano
credere
che
io
fossi
al
sicuro
.
Ma
i
soldati
feriti
del
mio
reggimento
raccontavano
di
combattimenti
che
avevamo
fatto
assieme
,
distruggendo
,
così
,
in
gran
parte
,
i
risultati
dei
miei
espedienti
.
Non
pertanto
,
sembrava
piena
di
fiducia
ed
era
lei
che
animava
anche
il
babbo
.
Io
parlai
della
guerra
con
molte
precauzioni
.
Riuscii
subito
a
dare
della
vita
di
prima
linea
un
'
idea
accettabile
,
senza
incubi
.
I
genitori
avevano
creduto
che
noi
fossimo
,
in
permanenza
,
impegnati
in
combattimenti
furiosi
.
Essi
non
avevano
mai
supposto
che
noi
potessimo
vivere
dei
mesi
senza
combattere
e
senza
neppure
vedere
gli
austriaci
.
Non
avevano
un
'
idea
geografica
del
fronte
,
e
,
malgrado
sulle
carte
apparisse
che
il
fronte
era
di
centinaia
di
chilometri
,
pensavano
che
il
combattimento
in
un
settore
travolgesse
o
avesse
spettatori
anche
gli
altri
settori
.
La
guerra
,
così
come
io
la
descrivevo
,
non
aveva
un
aspetto
insopportabile
.
Avevo
a
mio
sostegno
anche
l
'
argomento
che
gli
ufficiali
non
corrono
gli
stessi
rischi
dei
soldati
e
che
mio
fratello
era
in
una
parte
tranquilla
del
fronte
.
Ma
,
ogni
volta
che
mio
padre
si
trovava
solo
con
me
,
mi
diceva
,
senza
perifrasi
,
la
sua
opinione
:
-
Io
non
vedrò
la
fine
di
questa
guerra
.
E
ho
paura
che
non
la
vedrete
neppure
voi
.
Una
sera
pranzava
con
noi
un
nostro
parente
,
soldato
di
fanteria
in
licenza
dopo
una
ferita
.
Avevamo
finito
di
pranzare
e
prendevamo
il
caffè
.
Il
babbo
gli
chiese
,
più
per
tener
su
la
conversazione
che
per
avere
un
parere
:
-
Secondo
te
,
Antonio
,
finirà
presto
la
guerra
?
Io
,
fino
ad
allora
,
avevo
evitato
si
parlasse
di
guerra
.
Antonio
rispose
con
sicurezza
:
-
Non
finirà
mai
.
La
guerra
è
un
macello
permanente
.
La
mamma
non
aveva
capito
e
chiese
:
-
Che
cos
'
è
?
-
Un
macello
permanente
,
-
Anche
per
gli
ufficiali
.
?
-
Anche
per
loro
.
Quando
Antonio
andò
via
,
io
non
durai
fatica
a
dimostrare
che
era
un
pusillanime
.
La
mamma
era
sempre
attorno
a
me
ed
io
uscivo
raramente
di
casa
,
tanto
in
lei
era
grande
il
desiderio
di
essermi
vicina
.
Si
comportava
con
me
,
come
se
io
fossi
un
bambino
:
a
tal
punto
che
la
sera
,
quando
andavo
a
dormire
,
voleva
aiutarmi
a
spogliarmi
e
ritornava
più
volte
per
baciarmi
,
prima
che
lei
si
ritirasse
nella
sua
camera
.
La
mattina
era
sempre
lei
,
e
solo
lei
,
che
mi
portava
il
caffè
,
a
letto
.
Ed
esigeva
che
lo
prendessi
a
letto
,
perché
così
profittava
per
starmi
vicina
e
parlarmi
,
lungamente
,
di
tutto
.
Quella
volta
,
i
miei
genitori
non
ebbero
fortuna
con
la
mia
licenza
.
Ero
in
casa
da
appena
quattro
giorni
e
un
telegramma
del
comandante
del
reggimento
mi
richiamava
in
linea
per
urgenti
ed
impreviste
necessità
di
servizio
.
Io
pensai
:
questa
è
la
volta
che
attacchiamo
con
i
ponti
e
con
le
scale
.
Ma
trovai
il
pretesto
dovesse
trattarsi
di
acquisti
di
finimenti
per
il
carreggio
,
in
cui
,
al
reggimento
,
mi
si
attribuiva
una
competenza
superiore
a
quella
che
io
non
avessi
.
Il
babbo
si
fece
muto
e
non
parlò
più
fino
all
'
ora
della
mia
partenza
.
La
mamma
,
anche
stavolta
,
si
mostrò
tanto
calma
e
coraggiosa
e
io
ne
fui
felice
.
Il
babbo
voleva
accompagnarmi
per
un
lungo
tratto
.
Io
mi
accomiatai
solo
dalla
mamma
,
che
rimase
in
casa
.
Il
distacco
fu
semplice
.
La
mamma
mi
carezzò
e
mi
baciò
infinite
volte
,
senza
versare
una
lacrima
,
e
,
qualche
istante
,
persino
sorridente
.
Mostrava
una
così
grande
fiducia
che
io
stesso
ne
ero
stupito
.
Mai
avrei
supposto
in
lei
tanta
forza
d
'
animo
.
Il
babbo
,
muto
,
andava
su
e
giù
,
senza
guardarci
.
Avevamo
fatto
una
cinquantina
di
metri
fuori
di
casa
.
Il
babbo
mi
teneva
sotto
braccio
.
Io
scherzavo
sulla
sua
scarsa
conoscenza
dei
regolamenti
militari
e
gli
dicevo
che
egli
mi
provocava
alla
indisciplina
,
perché
un
militare
non
può
andare
a
braccetto
,
neppure
con
suo
padre
,
in
pubblico
.
Mi
accorsi
che
avevo
dimenticato
in
casa
il
frustino
.
Lasciai
il
babbo
e
,
a
grandi
passi
,
rifeci
la
strada
.
La
porta
di
casa
era
ancora
aperta
.
Entrai
e
gridai
:
-
Mamma
,
ho
dimenticato
il
frustino
.
Al
centro
della
sala
,
accanto
ad
una
sedia
rovesciata
,
la
mamma
era
accasciata
sul
pavimento
,
in
singhiozzi
.
Io
la
raccolsi
,
l
'
aiutai
a
sollevarsi
.
Ma
non
si
reggeva
più
da
sola
,
tanto
,
in
pochi
istanti
,
si
era
disfatta
.
Tentai
di
dirle
parole
di
conforto
,
ma
si
struggeva
in
lacrime
.
Dovevano
essere
passati
parecchi
minuti
,
poiché
sentii
la
voce
del
babbo
gridare
impaziente
:
-
Ebbene
,
codesto
frustino
?
Finirai
per
perdere
il
treno
.
Mi
svincolai
dalla
mamma
e
ridiscesi
di
corsa
.
Sempre
viaggiando
,
in
tre
giorni
,
raggiunsi
l
'
Altipiano
.
Anche
Avellini
era
stato
richiamato
ed
era
giunto
prima
di
me
.
Era
proprio
l
'
azione
dei
ponti
e
delle
scale
che
si
preparava
.
Il
reggimento
era
ritornato
in
linea
.
Per
non
farmi
perdere
tempo
,
l
'
ufficiale
delle
salmerie
mi
dette
un
mulo
e
,
in
poche
ore
,
fui
in
trincea
.
L
'
artiglieria
tuonava
su
tutto
il
settore
.
Quando
arrivai
in
linea
,
erano
le
due
o
le
tre
del
pomeriggio
.
Il
mio
battaglione
occupava
le
stesse
posizioni
del
turno
precedente
.
Poche
vedette
stavano
alle
feritoie
,
sui
palchi
eretti
,
in
alto
.
In
quei
giorni
,
era
caduta
ancora
della
neve
e
le
trincee
erano
state
elevate
al
suo
livello
.
Le
vedette
si
muovevano
sui
palchi
,
come
dei
muratori
in
una
casa
in
costruzione
.
I
grossi
tronchi
che
reggevano
la
sovrastante
impalcatura
di
legno
davano
alle
trincee
l
'
aspetto
d
'
un
cantiere
.
Gli
altri
soldati
erano
scaglionati
lungo
le
trincee
e
i
camminamenti
,
in
attesa
.
A
causa
del
continuo
movimento
,
la
neve
si
era
sciolta
nel
fondo
delle
trincee
e
dei
camminamenti
,
e
si
era
formato
uno
strato
di
fango
,
in
cui
i
soldati
affondavano
con
le
gambe
.
Essi
avevano
un
aspetto
rassegnato
.
Tutti
bevevano
.
Le
borracce
di
cognac
non
stavano
mai
ferme
.
Al
mio
primo
apparire
,
sentii
un
odore
cavernoso
di
fango
e
di
cognac
.
E
i
"
labyrinthes
fangeux
"
di
Baudelaire
,
in
Le
vin
des
chiffonniers
mi
vennero
alla
mente
.
Il
sole
era
assente
e
il
cielo
sembrava
attendesse
ancora
della
neve
.
Il
tenente
più
anziano
che
,
in
mia
assenza
,
comandava
la
compagnia
mi
venne
incontro
e
mi
dette
le
novità
.
Tutti
i
soldati
erano
presenti
in
trincea
,
anche
quelli
che
avevano
la
febbre
.
Mi
disse
:
-
Potevi
startene
a
casa
e
finire
la
licenza
in
pace
.
Tanto
,
qui
,
oggi
,
non
avanzeremo
d
'
un
metro
.
A
me
,
la
neve
arriva
al
collo
.
Per
giungere
alle
trincee
nemiche
,
mi
occorrerebbe
un
ascensore
.
Egli
era
piccolo
di
statura
.
Ma
io
,
ch
'
ero
molto
più
alto
,
non
mi
sarei
trovato
in
migliori
condizioni
.
Un
assalto
,
su
quel
terreno
,
mi
sembrava
una
delle
cose
più
straordinarie
della
guerra
.
Cercai
il
comandante
del
battaglione
,
e
lo
trovai
,
come
gli
altri
,
nel
fango
.
Anch
'
egli
beveva
.
Io
non
lo
conoscevo
,
perché
era
arrivato
nei
giorni
in
cui
ero
in
licenza
.
Era
un
maggiore
,
sulla
cinquantina
,
che
veniva
dalla
Libia
.
Io
ero
fra
i
pochi
veterani
del
reggimento
ed
egli
mi
accolse
cordialmente
come
un
pari
grado
.
Mi
disse
che
,
improvvisamente
trasferito
dall
'
Africa
all
'
Altipiano
,
non
aveva
la
più
lontana
idea
della
nostra
guerra
di
trincea
.
-
Stia
tranquillo
,
-
gli
dissi
,
-
perché
noi
ne
sappiamo
quanto
lei
.
-
Crede
lei
,
-
mi
chiese
,
-
che
riusciremo
a
prendere
le
posizioni
nemiche
?
-
Se
gli
austriaci
se
ne
vanno
,
-
risposi
,
-
è
probabile
che
,
in
un
paio
d
'
ore
,
dopo
aver
praticato
dei
passaggi
nella
neve
,
arriveremo
alle
trincee
nemiche
,
anche
se
congelati
.
Ma
,
se
gli
austriaci
non
se
ne
vanno
,
mi
pare
estremamente
difficile
.
-
E
se
ne
andranno
?
-
E
perché
se
ne
dovrebbero
andare
?
-
E
i
ponti
e
le
scale
?
Con
un
tempo
come
questo
,
ci
saranno
utilissimi
.
Stanotte
,
li
bruceremo
per
riscaldarci
,
altrimenti
morremo
tutti
assiderati
.
Il
maggiore
non
aveva
voglia
di
scherzare
.
Era
compreso
delle
difficoltà
che
avrebbe
incontrate
il
battaglione
nell
'
assalto
.
Era
preoccupato
e
nervoso
.
Trovava
,
per
giunta
,
il
nostro
cognac
ripugnante
.
L
'
ordine
dell
'
assalto
non
arrivava
ancora
.
Contrariamente
al
passato
,
l
'
ora
non
era
stata
fissata
.
Il
comandante
di
divisione
s
'
era
riservato
di
comunicarla
all
'
ultimo
momento
.
L
'
accordo
delle
intelligenze
.
Un
portaordini
del
comando
del
reggimento
chiamò
il
maggiore
dal
colonnello
.
Il
maggiore
si
fece
pallido
e
mi
disse
:
-
Ci
siamo
!
E
s
'
incamminò
,
sostenendosi
al
bastone
di
montagna
,
lentamente
,
le
gambe
nel
fango
.
Rimase
assente
una
mezz
'
ora
.
Quando
ritornò
aveva
il
volto
illuminato
di
gioia
.
Io
lo
rividi
a
distanza
e
non
capii
la
ragione
di
tale
mutamento
.
Camminando
in
mezzo
ai
soldati
,
che
gli
cedevano
il
passo
,
esclamava
:
-
Non
se
ne
fa
più
niente
!
non
se
ne
fa
più
niente
!
Avvicinandosi
a
me
,
gridò
:
-
L
'
azione
è
sospesa
!
-
Come
,
sospesa
?
-
Sì
,
sospesa
.
Il
signor
generale
comandante
la
divisione
ha
fatto
comunicare
che
l
'
azione
è
sospesa
.
Pare
che
fosse
un
'
azione
dimostrativa
.
Il
signor
generale
si
congratula
con
gli
ufficiali
e
con
la
truppa
per
il
bel
contegno
della
giornata
.
L
'
artiglieria
tuonava
ancora
.
Forse
,
il
generale
s
'
era
dimenticato
di
comunicarle
che
l
'
azione
era
sospesa
.
I
reparti
furono
fatti
rientrare
nei
ricoveri
.
Bevevano
prima
e
bevevano
dopo
.
Tristezza
e
gioia
sono
emozioni
della
stessa
natura
.
La
sera
,
il
maggiore
volle
che
pranzassi
con
lui
,
al
comando
del
battaglione
,
e
,
al
caffè
,
mi
fece
le
sue
confidenze
:
-
Ho
fatto
tutta
la
guerra
libica
e
ho
preso
parte
a
molti
combattimenti
.
Sono
stato
decorato
al
valore
,
come
vede
,
e
credo
di
non
aver
paura
.
Io
credo
di
non
aver
più
paura
d
'
un
altro
.
Sono
ufficiale
di
carriera
ed
è
probabile
che
anch
'
io
avanzi
ancora
di
grado
.
Ma
le
assicuro
che
le
più
belle
soddisfazioni
della
mia
carriera
sono
come
questa
d
'
oggi
.
Noi
siamo
professionisti
della
guerra
e
non
ci
possiamo
lamentare
se
siamo
obbligati
a
farla
.
Ma
,
quando
siamo
pronti
per
un
combattimento
,
e
,
all
'
ultimo
momento
,
arriva
l
'
ordine
di
sospenderlo
,
glielo
dico
io
,
mi
creda
,
si
può
essere
coraggiosi
finché
si
vuole
,
ma
fa
piacere
.
Sono
questi
,
lealmente
,
i
più
bei
momenti
della
guerra
.
La
notte
scendeva
glaciale
.
I
soldati
erano
intirizziti
e
mancava
la
legna
per
le
stufe
.
Dopo
un
rapido
scambio
di
idee
tra
ufficiali
,
decidemmo
di
bruciare
buona
parte
dei
ponti
e
delle
scale
.
XXIV
Il
reggimento
era
a
riposo
,
attorno
al
villaggio
di
Ronchi
.
Il
comando
era
più
in
alto
,
a
Campanella
,
vicino
mezzo
chilometro
.
I
tre
battaglioni
erano
accantonati
nelle
poche
case
ancora
intatte
e
nei
baraccamenti
.
I
soldati
erano
stanchi
.
Questi
riposi
di
pochi
giorni
,
sotto
il
tiro
delle
artiglierie
nemiche
,
dopo
turni
di
un
mese
di
trincea
,
li
avevano
depressi
.
Ma
v
'
era
la
speranza
d
'
un
lungo
riposo
.
Ci
avevano
detto
che
,
questa
volta
,
saremmo
scesi
nella
pianura
veneta
per
finirvi
l
'
inverno
.
La
distribuzione
di
oggetti
di
corredo
nuovi
sembrò
ne
fosse
la
più
certa
conferma
e
rianimò
anche
i
più
scontenti
.
Ancora
un
avvenimento
nelle
gerarchie
militari
:
io
ero
stato
promosso
capitano
.
Con
il
nostro
comandante
di
battaglione
,
maggiore
Frangipane
,
era
arrivato
dall
'
Africa
anche
il
maggiore
Melchiorri
,
che
prese
il
comando
del
2°
battaglione
.
Noi
ufficiali
del
battaglione
lo
invitammo
a
pranzo
,
alla
nostra
mensa
.
Era
tradizione
,
fra
i
battaglioni
,
invitare
a
mensa
gli
ufficiali
nuovi
arrivati
,
per
conoscerci
reciprocamente
.
Il
maggiore
gradì
e
accettò
l
'
invito
.
Ma
quello
non
era
un
giorno
fatto
per
i
convenevoli
.
Il
reggimento
ricevette
l
'
ordine
di
tenersi
pronto
per
risalire
in
trincea
il
giorno
dopo
.
Non
eravamo
che
da
tre
giorni
a
riposo
.
Ne
fummo
tutti
sconcertati
.
Addio
sogni
di
riposo
in
pianura
!
Il
maggiore
Melchiorri
volle
egualmente
venire
da
noi
.
I
soldati
avevano
già
da
tempo
consumato
il
rancio
ed
erano
nei
loro
accantonamenti
,
quando
noi
ci
riunimmo
alla
mensa
.
Durante
il
pranzo
,
la
conversazione
si
svolse
principalmente
sulla
guerra
coloniale
e
sulla
grande
guerra
.
Alla
fine
parlavano
solo
i
due
maggiori
e
noi
ascoltavamo
.
Il
maggiore
Frangipane
era
stato
tre
anni
in
Libia
,
il
maggiore
Melchiorri
quattro
o
cinque
anni
in
Eritrea
.
Nessuno
di
noi
era
stato
in
colonia
.
All
'
infuori
di
Avellini
d
'
altronde
,
noi
eravamo
tutti
ufficiali
di
complemento
.
Io
sedevo
a
fianco
del
maggiore
Melchiorri
.
-
La
guerra
europea
,
-
egli
diceva
,
-
si
vincerà
solo
quando
le
nostre
truppe
saranno
organizzate
con
lo
stesso
metodo
disciplinare
con
cui
noi
,
in
colonia
,
abbiamo
organizzato
gli
ascari
.
L
'
ubbidienza
deve
essere
cieca
,
come
giustamente
imponeva
il
regolamento
del
glorioso
esercito
piemontese
,
che
Roma
ha
voluto
abolire
.
La
massa
deve
ubbidire
ad
occhi
chiusi
e
ritenersi
onorata
di
servire
la
patria
sui
campi
di
battaglia
.
-
I
nostri
soldati
,
-
diceva
il
nostro
maggiore
,
-
sono
tutti
dei
cittadini
come
me
e
come
te
;
gli
ascari
sono
dei
mercenari
stranieri
.
Questa
differenza
mi
pare
essenziale
.
-
Non
vi
sono
grandi
differenze
.
Le
differenze
esistono
solo
nella
vita
civile
.
Una
volta
che
si
è
indossata
l
'
uniforme
,
il
cittadino
cessa
di
essere
tale
e
perde
i
suoi
diritti
politici
.
Egli
non
è
che
un
soldato
e
non
ha
altro
che
doveri
militari
.
La
superiorità
dell
'
esercito
tedesco
consiste
nel
fatto
che
,
in
esso
,
il
soldato
si
avvicina
di
più
a
quel
tipo
ideale
di
soldato
che
è
l
'
ascaro
.
Gli
ufficiali
tedeschi
comandano
.
-
Che
cosa
intendi
tu
per
comandare
?
Io
ho
abbastanza
esperienza
e
me
ne
son
fatto
un
'
idea
chiara
.
Quando
io
,
in
guerra
,
ricevo
un
ordine
,
sono
assalito
dalla
preoccupazione
che
possa
essere
un
ordine
sbagliato
.
Ne
ho
viste
tante
!
E
ne
ho
sentite
tante
da
quando
sono
qui
!
E
quando
io
stesso
do
un
ordine
,
rifletto
a
lungo
,
nel
timore
di
sbagliarmi
.
Comandare
significa
saper
comandare
.
Evitare
cioè
un
cumulo
di
errori
per
cui
si
sacrificano
inutilmente
e
si
demoralizzano
i
nostri
soldati
.
-
I
comandanti
non
si
sbagliano
mai
e
non
commettono
errori
.
Comandare
significa
il
diritto
che
ha
il
superiore
gerarchico
di
dare
un
ordine
.
Non
vi
sono
ordini
buoni
e
ordini
cattivi
,
ordini
giusti
e
ordini
ingiusti
.
L
'
ordine
è
sempre
lo
stesso
.
È
il
diritto
assoluto
all
'
altrui
ubbidienza
.
-
Così
tu
,
caro
collega
,
puoi
comandare
un
bel
manico
di
scopa
,
posto
che
tu
l
'
abbia
fra
le
mani
.
Ma
non
comanderai
mai
reparti
italiani
,
francesi
,
belgi
o
inglesi
.
-
È
che
voi
avete
introdotto
la
filosofia
nell
'
esercito
.
Ecco
la
ragione
della
nostra
decadenza
.
Mentre
la
conversazione
procedeva
sostenuta
da
numerose
bottiglie
,
di
fuori
si
levò
un
rumore
che
ci
parve
il
soffio
del
vento
contro
i
baraccamenti
di
legno
,
le
porte
e
le
finestre
.
I
due
maggiori
tacquero
e
ascoltammo
.
Erano
delle
grida
in
tumulto
.
Il
maggiore
Frangipane
si
levò
e
noi
tutti
l
'
imitammo
.
La
porta
si
aprì
ed
entrò
l
'
ufficiale
di
servizio
del
battaglione
.
Egli
era
stravolto
.
-
Il
reggimento
s
'
è
ammutinato
!
Ha
cominciato
il
2°
battaglione
e
gli
altri
lo
hanno
seguito
.
I
reparti
sono
usciti
dagli
accantonamenti
,
gridando
.
Qualche
ufficiale
è
stato
malmenato
.
Senza
attendere
l
'
ordine
del
maggiore
,
ci
buttammo
fuori
per
raggiungere
i
nostri
reparti
.
Passando
per
la
cucina
della
mensa
,
si
arrivava
,
in
pochi
passi
,
al
baraccamento
della
mia
compagnia
ch
'
era
la
più
vicina
.
Seguito
dai
miei
ufficiali
,
io
presi
quella
via
,
di
corsa
,
e
mi
trovai
subito
in
mezzo
alla
compagnia
.
La
10a
era
in
un
unico
baraccone
di
legno
,
in
cui
v
'
era
il
posto
per
i
quattro
plotoni
.
Al
centro
,
un
lungo
corridoio
per
l
'
adunata
,
ai
fianchi
,
due
file
di
cuccette
su
due
piani
.
Nel
corridoio
,
i
soldati
,
a
capannelli
,
discutevano
animatamente
.
Gli
ufficiali
erano
dietro
di
me
,
quando
io
entrai
,
e
fu
un
soldato
che
mi
vide
per
primo
che
dette
l
'
attenti
,
ad
alta
voce
.
I
soldati
presero
la
posizione
d
'
attenti
.
Nella
baracca
,
non
si
sentì
un
bisbiglio
.
Io
comandai
:
-
Compagnia
in
riga
,
fucile
alla
mano
!
I
soldati
si
disposero
,
correndo
per
eseguire
l
'
ordine
.
Io
pensavo
:
se
i
soldati
malmenano
gli
ufficiali
ed
io
do
l
'
ordine
di
prendere
le
armi
,
non
corro
più
il
rischio
d
'
essere
bastonato
.
Se
essi
hanno
le
armi
,
rifletteranno
maggiormente
e
,
tutt
'
al
più
,
io
corro
il
rischio
di
essere
sparato
.
Debbo
dirlo
:
preferivo
essere
ucciso
che
bastonato
.
In
un
attimo
i
plotoni
furono
in
riga
,
con
i
fucili
,
ai
loro
posti
d
'
adunata
.
L
'
ufficiale
più
anziano
comandò
l
'
attenti
e
mi
presentò
la
compagnia
.
Io
detti
l
'
ordine
d
'
innestare
le
baionette
e
caricare
i
fucili
.
L
'
ordine
fu
prontamente
eseguito
.
Feci
l
'
appello
dei
presenti
:
nessuno
mancava
.
Se
tutti
erano
presenti
,
la
mia
compagnia
dunque
non
s
'
era
ammutinata
.
Le
soddisfazioni
sono
tutte
di
natura
personalissima
e
ciascuno
è
libero
di
sentirle
a
suo
modo
.
Il
piacere
che
io
sentii
in
quel
momento
lo
ricordo
come
uno
dei
grandi
piaceri
della
mia
vita
.
I
soldati
non
si
ammutinano
contro
i
comandanti
di
reggimento
,
di
brigata
,
di
divisione
o
di
corpo
d
'
armata
.
È
contro
i
propri
ufficiali
diretti
che
essi
,
innanzi
tutto
,
si
rivoltano
.
Fuori
,
al
buio
,
il
tumulto
aumentava
.
-
Vogliamo
il
riposo
!
-
Abbasso
la
guerra
!
-
Basta
con
le
trincee
!
Gli
accantonamenti
del
1°
e
del
2°
battaglione
erano
più
in
giù
,
ad
alcune
centinaia
di
metri
dal
nostro
.
Dalla
loro
direzione
,
ci
veniva
il
rumore
d
'
una
folla
in
marcia
.
Probabilmente
i
due
battaglioni
si
erano
riuniti
e
dimostravano
insieme
.
Mandai
un
ufficiale
per
rendersi
conto
di
quanto
avveniva
.
Egli
rientrò
subito
.
I
reparti
erano
usciti
senz
'
armi
,
ma
devastavano
tutto
quanto
trovavano
sul
loro
cammino
.
-
Abbasso
la
guerra
!
Erano
migliaia
di
voci
che
gridavano
assieme
.
Io
dissi
qualche
parola
alla
compagnia
,
più
per
rompere
il
silenzio
,
che
ci
pesava
come
un
incubo
,
che
per
fare
discorsi
.
D
'
altronde
,
in
quel
momento
,
avevo
ben
poche
cose
da
dire
e
mi
accorgevo
che
l
'
attenzione
dei
reparti
era
tutta
tesa
verso
i
dimostranti
.
Il
maggiore
entrò
,
seguito
dall
'
aiutante
maggiore
e
dai
portaordini
del
battaglione
.
Io
feci
presentare
le
armi
e
gli
comunicai
che
tutti
i
soldati
erano
presenti
.
Il
maggiore
era
sotto
un
'
intensa
commozione
.
-
Figlioli
!
figlioli
!
che
giornata
!
...
E
non
poté
dire
altro
.
Egli
uscì
ed
io
l
'
accompagnai
oltre
la
porta
.
Mi
disse
che
due
plotoni
della
9a
con
il
tenente
Avellini
erano
in
ordine
:
degli
altri
due
plotoni
accantonati
in
un
altro
baraccamento
non
si
avevano
ancora
notizie
.
La
11a
era
sbandata
e
la
12a
andava
riordinandosi
dopo
l
'
arrivo
del
suo
comandante
.
Egli
andava
per
fare
opera
di
persuasione
presso
i
dispersi
e
tentare
di
riunire
tutto
il
battaglione
,
al
più
presto
,
ed
allontanarlo
dal
tumulto
.
Il
maggiore
s
'
allontanò
nella
direzione
della
11a
ed
io
feci
qualche
passo
fino
alla
strada
.
La
notte
era
buia
ma
il
chiarore
di
alcune
finestre
illuminate
rischiarava
la
strada
.
In
fondo
,
una
massa
compatta
avanzava
.
I
soldati
erano
tutti
frammischiati
,
senza
distinzione
di
reparti
.
Nessuno
aveva
il
fucile
.
Venivano
verso
di
noi
,
gridando
e
lanciando
sassi
sui
vetri
degli
uffici
.
Due
carrette
di
battaglione
,
che
erano
sui
margini
della
strada
,
furono
rovesciate
e
spezzate
come
piume
.
-
Vogliamo
il
riposo
.
-
Abbasso
la
guerra
!
-
Basta
con
le
menzogne
!
La
colonna
avanzava
verso
di
noi
.
Io
rientrai
.
Che
cosa
sarebbe
avvenuto
?
Il
tumulto
aumentava
.
La
testa
della
colonna
s
'
era
fermata
sulla
strada
,
di
fronte
al
nostro
baraccamento
.
-
Fuori
la
10a
!
-
Fuori
!
-
Compagni
,
tutti
fuori
!
-
Compagni
,
tutti
uniti
!
-
Fuori
,
fuori
!
Dalla
compagnia
,
nessuno
rispose
.
Nella
massa
,
una
voce
isolata
gridò
:
-
Lasciamoli
stare
!
Le
grida
continuarono
per
qualche
minuto
.
La
colonna
sembrava
esitasse
.
Riprese
la
marcia
,
cambiò
direzione
e
disparve
,
dietro
gli
alloggiamenti
,
sulla
strada
che
conduceva
al
comando
di
reggimento
,
verso
Campanella
.
Io
mi
portai
alla
parte
opposta
dei
baraccamento
e
aprii
una
finestra
.
Dalla
valle
di
Campomulo
,
un
vento
di
tramontana
scendeva
freddo
e
accompagnava
con
sibili
il
suo
passaggio
nella
vallata
di
Ronchi
.
Io
guardai
.
Per
un
viottolo
,
ch
'
era
una
scorciatoia
fra
il
comando
di
reggimento
e
i
battaglioni
,
scendevano
delle
luci
,
in
fila
indiana
.
Era
certo
lo
stato
maggiore
del
reggimento
che
veniva
verso
di
noi
e
si
faceva
luce
con
i
lampioni
.
Se
esso
avesse
affrettato
il
passo
,
si
sarebbe
scontrato
con
la
massa
dei
dimostranti
,
sulla
strada
principale
.
Le
luci
si
fermarono
e
,
da
quello
stesso
punto
,
partì
uno
squillo
di
tromba
che
coprì
i
sibili
del
vento
e
le
grida
dei
dimostranti
.
La
tromba
suonava
"
ufficiali
a
rapporto
"
.
Lo
squillo
si
ripeté
alto
e
prolungato
.
Quando
la
tromba
tacque
,
anche
le
grida
della
massa
cessarono
.
L
'
appello
cadde
nel
silenzio
della
notte
.
Per
un
momento
non
vi
fu
segno
di
vita
nella
vallata
.
Poi
l
'
eco
,
lontana
,
verso
Foza
,
Stoccaredo
,
Col
Rosso
e
la
Caserma
degli
Alpini
,
riprese
le
note
,
le
ripeté
allungandole
,
tristi
,
in
tutta
la
conca
d
'
Asiago
.
Perché
il
colonnello
chiamava
a
rapporto
?
Perché
allontanava
gli
ufficiali
dai
reparti
?
Forse
,
era
per
dare
un
segno
di
vita
,
una
dimostrazione
dell
'
esistenza
del
comando
.
Io
non
ritenni
di
allontanare
gli
ufficiali
dalla
compagnia
e
mandai
un
solo
ufficiale
al
rapporto
.
La
colonna
dei
dimostranti
si
fermò
.
Io
la
vedevo
confusa
,
una
grande
massa
nera
,
immobile
sulla
strada
.
Il
colonnello
attese
qualche
istante
,
rinunziò
al
rapporto
e
avanzò
verso
i
soldati
,
con
il
lampione
in
mano
.
Quando
il
colonnello
arrivò
a
loro
,
le
file
si
aprirono
ed
egli
passò
in
mezzo
.
Alzò
il
lampione
perché
tutti
lo
vedessero
in
volto
,
e
disse
,
a
voce
alta
:
-
Nel
vostro
interesse
,
il
colonnello
vi
ordina
di
rientrare
agli
accantonamenti
.
Dalle
file
più
arretrate
,
una
voce
rispose
:
-
Abbiamo
diritto
al
riposo
!
Il
colonnello
riprese
:
-
Abbiamo
tutti
diritto
al
riposo
.
Anch
'
io
,
che
sono
vecchio
,
ho
diritto
al
riposo
.
Ma
ora
,
rientrate
agli
accantonamenti
.
È
il
vostro
colonnello
,
nel
vostro
solo
interesse
,
che
vi
ordina
di
ubbidire
.
La
massa
tentennava
.
Le
prime
file
si
ritirarono
.
Il
comandante
della
6a
gridò
:
-
6a
compagnia
,
adunata
all
'
accantonamento
!
Altri
ufficiali
lo
imitarono
e
tentarono
di
riunire
i
loro
reparti
.
In
tutte
le
prime
file
,
fu
un
disperdersi
generale
.
Solo
indietro
,
la
massa
rimaneva
immobile
e
grida
isolate
continuavano
a
protestare
.
Il
colonnello
traversò
la
strada
.
Informato
che
la
10a
era
in
riga
con
le
armi
,
egli
si
diresse
verso
il
mio
baraccamento
.
Quando
egli
entrò
,
le
grida
avevano
ripreso
:
-
Vogliamo
il
riposo
!
-
Abbasso
la
guerra
!
Il
colonnello
non
rispose
alla
compagnia
che
gli
presentava
le
armi
e
mi
chiese
:
-
Posso
contare
sulla
sua
compagnia
?
-
Certo
,
-
risposi
,
-
la
compagnia
è
in
ordine
.
-
Posso
contare
sulla
sua
compagnia
,
se
le
do
l
'
ordine
di
salire
in
trincea
,
subito
?
-
Signor
sì
.
-
E
posso
contare
sulla
compagnia
,
se
le
do
l
'
ordine
di
intervenire
contro
i
sediziosi
?
Il
dialogo
fra
il
colonnello
e
me
si
svolgeva
di
fronte
a
tutta
la
compagnia
.
Noi
eravamo
quasi
al
centro
della
compagnia
,
disposta
in
due
file
,
e
la
forma
dell
'
adunata
mi
consentiva
di
vedere
di
fronte
metà
dei
reparti
.
I
soldati
guardavano
solo
me
,
fissi
,
negli
occhi
.
Io
risposi
:
-
Non
credo
,
signor
colonnello
.
-
Mi
risponda
preciso
:
sì
o
no
?
-
No
,
signor
colonnello
.
Il
colonnello
uscì
.
Di
fuori
,
il
tumulto
continuava
.
XXV
Prima
delle
10
,
tutti
i
reparti
dei
tre
battaglioni
erano
rientrati
negli
accantonamenti
.
L
'
ordine
era
stato
ristabilito
.
A
mezzanotte
,
noi
ufficiali
del
3°
battaglione
eravamo
ancora
riuniti
,
nella
sala
di
mensa
.
Il
maggiore
e
l
'
aiutante
maggiore
erano
al
comando
di
reggimento
.
Mancavano
anche
gli
ufficiali
comandati
di
servizio
per
quella
notte
,
uno
per
compagnia
.
Noi
discutevamo
,
in
intimità
,
degli
avvenimenti
della
sera
.
Avellini
era
legato
con
tutti
noi
da
tale
cameratismo
per
cui
non
v
'
era
alcuna
differenza
fra
lui
,
ufficiale
di
carriera
,
e
noi
,
ufficiali
di
complemento
.
Quella
conversazione
è
ancora
presente
nella
mia
memoria
.
Io
posso
riassumerla
così
:
Ottolenghi
.
-
Il
mio
reparto
era
in
ordine
,
o
pressoché
in
ordine
.
Solo
un
imbecille
pretendeva
uscire
con
una
mitragliatrice
e
sparare
in
aria
.
Io
gli
ho
detto
:
se
ti
muovi
,
ti
sparo
.
Una
mitragliatrice
?
Se
le
mitragliatrici
debbono
uscire
,
escono
tutte
.
Se
la
mia
sezione
mitragliatrici
dimostra
,
dimostra
intiera
,
con
ufficiali
,
sottufficiali
,
caporali
e
soldati
.
Sono
io
,
in
questo
caso
,
che
voglio
essere
nell
'
ammutinamento
.
E
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
credo
che
avverrà
.
Perché
io
penso
esattamente
come
quei
reparti
che
hanno
dimostrato
.
Essi
hanno
ragione
,
mille
ragioni
,
ma
hanno
scelto
male
il
momento
.
Ammutinarsi
di
notte
,
e
senz
'
armi
!
Che
sproposito
!
Avellini
.
-
Tu
sei
un
pazzo
da
legare
.
Comandante
della
12a
Un
pazzo
furioso
.
Ottolenghi
.
-
Se
ci
si
ammutina
,
bisogna
farlo
di
giorno
e
con
le
armi
,
e
profittare
d
'
una
buona
occasione
,
in
modo
che
non
manchi
nessuno
.
Che
non
manchi
un
solo
ufficiale
inferiore
!
Comandante
della
12a
.
-
Bel
programma
!
E
gli
altri
?
Ottolenghi
.
-
Quali
altri
?
Ho
fiducia
che
non
vorrai
ammutinarti
con
gli
ufficiali
generali
.
Comandante
della
12a.-
Se
tu
la
pensi
così
,
dimettiti
da
ufficiale
.
Ottolenghi
.
-
Ufficiale
o
soldato
,
io
sono
sempre
obbligato
a
fare
il
militare
.
E
poiché
non
v
'
è
scampo
,
la
guerra
io
preferisco
farla
da
ufficiale
.
Avellini
.
-
Tu
hai
prestato
un
giuramento
,
come
ufficiale
.
O
le
cose
che
tu
dici
,
non
le
dici
sul
serio
,
oppure
il
giuramento
che
tu
hai
prestato
non
è
serio
.
Ottolenghi
.
-
Ben
inteso
,
non
è
serio
.
Da
ufficiale
o
da
soldato
è
giocoforza
giurare
,
sia
con
giuramento
individuale
o
collettivo
.
Se
io
non
giuro
da
ufficiale
,
debbo
giurare
come
soldato
.
Ed
è
lo
stesso
.
Le
leggi
del
nostro
paese
non
dispensano
che
i
cardinali
e
i
vescovi
dal
servizio
militare
.
Il
giuramento
non
è
che
una
formalità
alla
quale
siamo
costretti
dal
servizio
militare
obbligatorio
.
Avellini
.
-
Un
uomo
d
'
onore
non
impegna
la
sua
parola
,
sapendo
di
mentire
.
Comandante
della
12°
.
-
Non
solo
tu
sei
pazzo
,
ma
sei
anche
un
soggetto
equivoco
.
Ottolenghi
.
-
Oseresti
sostenermi
che
,
se
mi
si
prende
con
la
forza
contro
ogni
mia
volontà
,
con
le
armi
alla
mano
,
e
mi
s
'
impone
di
giurare
,
io
mi
disonoro
,
se
giuro
con
il
proposito
di
non
osservare
il
giuramento
?
Avellini
.
-
E
chi
ti
prende
con
la
forza
?
Nessuno
può
forzare
la
tua
coscienza
.
comandante
della
12a
Se
ne
hai
una
.
Ottolenghi
.
-
Nessuno
?
In
tempo
di
guerra
,
se
io
,
chiamato
sotto
le
armi
,
mi
rifiuto
di
prestare
il
giuramento
,
io
vengo
deferito
ai
tribunali
militari
e
mi
si
passerà
per
le
armi
alla
prima
occasione
.
Il
mio
giuramento
è
una
menzogna
necessaria
,
un
atto
di
legittima
difesa
.
Ciò
posto
,
poiché
non
c
'
è
scampo
,
io
preferisco
essere
ufficiale
e
non
soldato
.
Avellini
.
-
E
perché
mai
?
Ottolenghi
.
-
Si
presenterà
certamente
una
occasione
favorevole
,
per
quell
'
occasione
io
voglio
avere
in
mano
una
forza
con
cui
agire
.
Un
sottotenente
.
-
Bevi
un
bicchiere
e
va
'
a
letto
.
Ottolenghi
.
-
Io
non
sarò
allora
un
fucile
e
una
baionetta
,
ma
cento
fucili
e
cento
baionette
.
E
,
alla
tua
salute
,
anche
un
paio
di
mitragliatrici
.
Comandante
della
11a
-
Contro
chi
vuoi
impiegare
quelle
armi
?
Ottolenghi
.
-
Contro
tutti
i
comandi
.
Comandante
della
11a
.
-
E
dopo
?
Aspireresti
tu
ad
essere
il
comandante
supremo
?
Ottolenghi
.
-
Io
aspiro
solo
a
comandare
il
fuoco
.
Il
giorno
X
,
alzo
abbattuto
,
fuoco
a
volontà
!
E
vorrei
incominciare
dal
comandante
di
divisione
,
chiunque
esso
sia
,
poiché
son
tutti
,
regolarmente
,
uno
peggiore
dell
'
altro
.
Comandante
della
11a
.
-
E
dopo
?
Ottolenghi
.
-
Sempre
avanti
,
seguendo
la
scala
gerarchica
.
Avanti
sempre
,
con
ordine
e
disciplina
.
Cioè
,
avanti
per
modo
di
dire
,
poiché
i
veri
nostri
nemici
non
sono
oltre
le
nostre
trincee
.
Prima
quindi
,
dietro
front
,
poi
avanti
,
avanti
sempre
.
Un
sottotenente
.
-
Cioè
,
indietro
.
Ottolenghi
.
-
Naturalmente
.
Avanti
sempre
,
avanti
,
fino
a
Roma
.
Là
è
il
gran
quartiere
generale
nemico
.
Comandante
della
11a
.
-
E
dopo
?
Ottolenghi
.
-
Ti
pare
poco
?
Un
sottotenente
.
-
Sarà
un
bel
pellegrinaggio
.
Ottolenghi
.
-
Dopo
?
Il
governo
andrà
al
popolo
.
Comandante
della
10a
.
-
Se
tu
farai
marciare
l
'
esercito
su
Roma
,
credi
tu
che
l
'
esercito
tedesco
e
quello
austriaco
resteranno
fermi
in
trincea
?
O
credi
che
,
per
far
piacere
al
nostro
governo
del
popolo
,
i
tedeschi
rientreranno
a
Berlino
e
gli
austro
ungarici
a
Vienna
e
a
Budapest
?
Ottolenghi
.
-
A
me
non
interessa
conoscere
quello
che
faranno
gli
altri
.
A
me
basta
sapere
ciò
che
io
voglio
.
Comandante
della
10a
.
-
Cotesto
è
molto
comodo
,
ma
non
chiarisce
il
problema
.
Che
significherebbe
,
in
sostanza
,
la
tua
marcia
all
'
indietro
?
La
vittoria
nemica
,
evidentemente
.
E
tu
puoi
sperare
che
la
vittoria
militare
nemica
non
si
affermerebbe
sui
vinti
,
anche
come
una
vittoria
politica
?
Nelle
nostre
guerre
d
'
indipendenza
,
tutte
le
volte
che
i
nemici
hanno
vinto
,
non
ci
hanno
essi
portato
,
sulle
loro
baionette
,
i
Borboni
a
Napoli
e
il
Papa
a
Roma
?
Quando
gli
austriaci
ci
hanno
battuto
,
a
Milano
e
in
Lombardia
e
nel
Veneto
,
è
il
governo
del
popolo
che
essi
hanno
messo
o
lasciato
al
potere
?
Con
i
nostri
nemici
vittoriosi
,
in
Italia
son
ritornate
le
dominazioni
straniere
e
la
reazione
.
Tu
non
vuoi
certo
tutto
questo
?
Ottolenghi
.
-
Certo
,
io
non
voglio
tutto
questo
.
Ma
non
voglio
neppure
questa
guerra
che
non
è
altro
che
una
miserabile
strage
.
Comandante
della
10a
.
-
E
la
tua
rivoluzione
non
è
anch
'
essa
una
strage
?
Non
è
anch
'
essa
una
guerra
,
la
guerra
civile
?
Comandante
della
11a
.
-
Sinceramente
,
non
vorrei
né
l
'
una
né
l
'
altra
.
Comandante
della
10a
.
-
Ma
Ottolenghi
no
.
Egli
depreca
l
'
una
ed
esalta
l
'
altra
.
Ora
,
non
sono
tutt
'
uno
?
Ottolenghi
.
-
No
,
non
sono
tutt
'
uno
.
Nella
rivoluzione
io
vedo
il
progresso
del
popolo
e
di
tutti
gli
oppressi
.
Nella
guerra
,
non
v
'
è
niente
altro
che
strage
inutile
.
Comandante
della
10a
.
-
Inutile
?
Qui
siamo
in
parecchi
ad
essere
stati
all
'
Università
.
Alla
mia
Università
,
noi
bruciavamo
i
discorsi
di
Guglielmo
II
che
invocava
,
in
ogni
occasione
,
il
Dio
della
Guerra
e
che
sembrava
non
volesse
pascere
i
suoi
sudditi
che
di
baionette
e
cannoni
.
Inutile
strage
?
Se
non
ci
fossimo
opposti
agli
imperi
centrali
,
oggi
,
in
Italia
e
in
Europa
,
marceremmo
tutti
a
passo
d
'
oca
e
a
suon
di
tamburi
.
Ottolenghi
.
-
Gli
uni
valgono
gli
altri
.
Comandante
della
12a
.
-
E
la
democrazia
?
E
la
libertà
?
Che
sarebbe
il
tuo
popolo
senza
di
esse
?
Ottolenghi
.
-
Bella
democrazia
!
Bella
libertà
!
Comandante
della
10a
.
-
Eppure
è
per
esse
che
molti
di
noi
sono
stati
per
l
'
intervento
,
hanno
preso
le
armi
,
affrontano
tutti
i
sacrifici
e
si
fanno
uccidere
.
Ottolenghi
.
-
La
strage
non
compensa
il
sacrificio
.
Comandante
della
12a
.
-
E
gli
interessi
dell
'
Italia
?
Ottolenghi
.
-
E
noi
che
siamo
?
Non
siamo
l
'
Italia
?
Comandante
della
10a
.
-
Le
ragioni
ideali
che
ci
hanno
spinto
alla
guerra
son
venute
forse
a
mancare
perché
la
guerra
è
una
strage
?
Se
noi
siamo
convinti
che
dobbiamo
batterci
,
i
nostri
sacrifizi
sono
compensati
.
Certo
,
noi
siamo
tutti
stanchi
e
i
soldati
ce
lo
hanno
proclamato
ad
alta
voce
oggi
.
Ciò
è
umano
.
A
un
certo
punto
,
ci
si
scoraggia
,
si
pensa
solo
a
noi
stessi
.
L
'
istinto
di
conservazione
ha
il
sopravvento
.
E
la
maggior
parte
vorrebbe
veder
finita
la
guerra
,
finita
in
qualsiasi
modo
,
perché
la
sua
fine
significa
la
sicurezza
della
nostra
vita
fisica
.
Ma
,
è
ciò
sufficiente
a
giustificare
il
nostro
desiderio
?
Se
così
fosse
,
un
pugno
di
briganti
non
ci
avrebbe
perennemente
in
suo
arbitrio
,
impunemente
,
solo
perché
noi
abbiamo
paura
della
strage
?
Che
ne
sarebbe
della
civiltà
del
mondo
,
se
l
'
ingiusta
violenza
si
potesse
sempre
imporre
senza
resistenza
?
Ottolenghi
.
-
Ammettiamolo
pure
.
Comandante
della
10a
.
-
È
che
tu
devi
ammettere
che
bisogna
difendere
la
moralità
delle
proprie
idee
,
anche
a
rischio
della
vita
.
Quello
della
stanchezza
e
degli
orrori
non
è
un
argomento
valido
a
condannare
la
guerra
.
I
soldati
,
stasera
,
si
sono
ammutinati
.
Hanno
ragione
o
hanno
torto
?
Forse
hanno
torto
,
forse
hanno
ragione
.
L
'
uno
e
l
'
altro
assieme
,
forse
.
La
massa
non
vede
che
il
bene
immediato
.
Ma
che
avverrebbe
se
la
loro
condotta
dovesse
essere
presa
,
nell
'
esercito
,
come
una
norma
di
condotta
generale
?
Ottolenghi
.
-
La
loro
rivolta
è
legittima
,
perché
la
guerra
è
quella
insopportabile
strage
che
noi
vediamo
,
a
causa
dell
'
incapacità
dei
nostri
capi
.
Comandante
della
11a
.
-
Questo
è
vero
.
Comandante
della
12a
.
-
Qui
,
Ottolenghi
,
ha
ragione
.
Un
gruppo
di
sottotenenti
.
-
È
la
verità
.
Avellini
.
-
Neppure
io
posso
negarlo
.
Ottolenghi
.
-
Lo
vedete
?
Anche
voi
siete
costretti
a
darmi
ragione
.
Comandante
della
10a
.
-
Noi
siamo
entrati
in
guerra
con
i
capi
politici
e
militari
impreparati
.
Ma
questo
non
è
un
argomento
per
indurci
a
gettare
le
armi
.
Ottolenghi
.
-
I
nostri
generali
sembra
che
ci
siano
stati
mandati
dal
nemico
,
per
distruggerci
.
Un
gruppo
di
sottotenenti
.
-
È
vero
.
Comandante
della
11a
.
-
È
purtroppo
così
.
Ottolenghi
.
-
E
attorno
a
loro
,
una
banda
di
speculatori
,
protetti
da
Roma
,
fa
i
suoi
affari
sulla
nostra
vita
.
Lo
avete
visto
l
'
altro
giorno
con
le
scarpe
distribuite
al
battaglione
Che
belle
scarpe
!
Sulle
suole
,
con
bei
caratteri
tricolori
,
c
'
era
scritto
"
Viva
l
'
Italia
"
.
Dopo
un
giorno
di
fango
,
abbiamo
scoperto
che
le
suole
erano
di
cartone
verniciato
color
cuoio
.
Un
gruppo
di
sottotenenti
.
-
Questo
è
vero
.
Comandante
della
12a
.
-
Disgraziatamente
è
così
.
Ottolenghi
.
-
Le
scarpe
non
sono
che
un
'
inezia
.
Ma
il
terribile
è
che
hanno
verniciato
la
stessa
nostra
vita
,
vi
hanno
stampigliato
sopra
il
nome
della
patria
e
ci
conducono
al
massacro
come
delle
pecore
.
La
porta
fu
aperta
.
La
conversazione
fu
interrotta
.
Il
maggiore
Frangipane
entrò
,
seguito
dal
maggiore
Melchiorri
e
dai
due
aiutanti
maggiori
.
Noi
ci
levammo
.
-
Io
ho
proposto
,
-
diceva
il
maggiore
Melchiorri
,
-
che
si
fucilino
subito
dieci
soldati
per
compagnia
.
Bisogna
dare
un
esempio
solenne
.
-
Contro
soldati
che
non
hanno
adoperato
le
armi
,
non
si
può
applicare
la
pena
capitale
,
-
rispondeva
il
nostro
maggiore
.
-
Anche
il
comandante
della
divisione
è
per
la
fucilazione
.
Noi
ascoltavamo
i
due
maggiori
,
senza
parlare
.
Ottolenghi
si
rivolse
a
noi
e
disse
:
-
Io
sono
per
la
fucilazione
del
comandante
la
divisione
.
Il
maggiore
Frangipane
era
stanco
e
triste
.
-
Vadano
a
dormire
,
-
ci
disse
.
-
Basta
un
ufficiale
di
servizio
per
compagnia
.
Domattina
,
sapremo
l
'
esito
della
decisione
che
prenderà
il
Comando
di
Corpo
d
'
Armata
.
XXVI
Il
reggimento
era
risalito
in
trincea
.
Il
comandante
del
Corpo
d
'
Armata
aveva
seguito
il
parere
del
Comandante
della
Brigata
e
respinto
la
proposta
d
'
applicare
pene
capitali
.
Solo
sette
,
fra
graduati
e
soldati
,
erano
stati
deferiti
al
Tribunale
militare
e
condannati
alla
reclusione
.
Era
stato
poi
loro
concesso
di
prestare
servizio
in
altri
reggimenti
di
prima
linea
per
poter
ottenere
,
con
una
buona
condotta
,
il
condono
della
pena
.
I
turni
di
trincea
e
di
riposo
continuarono
come
prima
.
Man
mano
che
il
sole
di
primavera
portava
il
calore
nella
montagna
,
la
neve
perdeva
i
suoi
strati
.
Con
il
livello
della
neve
,
s
'
abbassavano
i
parapetti
delle
nostre
trincee
.
I
grandi
bastioni
perdevano
le
loro
torri
e
i
cantieri
disarmavano
.
Ogni
settimana
,
ritiravamo
uno
strato
di
sacchetti
riempiti
di
neve
,
e
la
linea
delle
feritoie
ridiscendeva
,
lentamente
,
alla
linea
del
suolo
.
Con
il
bel
tempo
,
ritornarono
i
progetti
d
'
azione
.
Le
batterie
di
vario
calibro
spuntavano
,
in
ogni
parte
,
come
funghi
.
Tutta
la
corona
di
monti
,
che
cingeva
la
conca
d
'
Asiago
alle
nostre
spalle
,
era
un
'
ininterrotta
catena
di
batterie
mascherate
.
Le
batterie
da
campagna
e
da
montagna
più
vicine
a
noi
non
erano
che
gli
avamposti
di
quel
grande
schieramento
di
bocche
da
fuoco
.
Stavolta
,
s
'
impiegavano
i
grandi
mezzi
.
Altre
batterie
continuavano
ad
arrivare
per
la
rotabile
di
Conco
e
quella
di
Foza
,
costruita
durante
l
'
inverno
.
Batterie
di
bombarde
da
trincea
s
'
installavano
dietro
la
prima
linea
.
Dalla
pianura
veneta
affluivano
,
giorno
e
notte
,
lunghe
colonne
di
autocarri
,
carichi
di
munizioni
.
Il
Genio
lavorava
a
riempire
di
gelatina
due
grandi
mine
:
una
sotto
Casara
Zebio
,
l
'
altra
a
quota
1496
,
verso
Monte
Interrotto
.
Era
di
nuovo
la
guerra
attiva
che
si
annunciava
.
Ma
,
ad
aprile
,
la
neve
,
diminuita
nella
conca
,
era
ancora
alta
attorno
a
tutte
le
nostre
posizioni
.
Il
mio
battaglione
era
a
riposo
,
nei
soliti
turni
,
a
Ronchi
.
Il
maggiore
Frangipane
,
ferito
in
trincea
da
una
scheggia
,
era
all
'
ospedale
ed
io
comandavo
il
battaglione
.
Il
tenente
Ottolenghi
mi
si
presentò
per
chiedermi
l
'
autorizzazione
di
fare
un
'
escursione
con
la
squadra
degli
sciatori
del
battaglione
.
Sempre
comandante
della
sezione
mitragliatrici
del
battaglione
,
egli
non
aveva
a
che
vedere
con
gli
sciatori
.
Ma
,
durante
l
'
inverno
,
avevamo
assieme
,
per
nostro
piacere
,
fatto
lunghe
esercitazioni
ed
eravamo
diventati
buoni
sciatori
.
Egli
era
diventato
un
appassionato
.
Gli
sciatori
del
battaglione
costituivano
una
squadra
speciale
comandata
da
un
sergente
.
Essi
avevano
fatto
un
corso
regolare
a
Bardonecchia
,
e
,
secondo
le
direttive
generali
sulla
guerra
in
alta
montagna
,
avrebbero
dovuto
fornire
le
pattuglie
per
le
ricognizioni
oltre
le
nostre
linee
.
Ma
,
fra
le
nostre
trincee
e
quelle
nemiche
,
le
distanze
erano
così
piccole
che
non
offrivano
spazio
sufficiente
per
le
operazioni
di
pattuglie
in
sci
.
I
pochi
esperimenti
fatti
ne
avevano
sconsigliato
l
'
impiego
di
notte
.
Il
terreno
vi
era
per
giunta
ricoperto
di
alberi
divelti
e
di
filo
spinato
,
ed
era
diventato
difficile
a
praticarsi
.
Di
giorno
,
non
v
'
era
un
sol
punto
in
cui
le
nostre
pattuglie
potessero
uscire
inosservate
,
e
di
notte
,
facevamo
uscire
,
eccezionalmente
,
uomini
su
racchette
da
neve
.
Ma
,
l
'
indomani
,
le
tracce
ne
erano
visibili
e
l
'
attenzione
del
nemico
si
faceva
più
vigile
.
La
squadra
di
sciatori
pertanto
non
era
di
alcuna
utilità
pratica
.
Il
comandante
del
battaglione
la
mandava
sovente
a
fare
delle
escursioni
a
Campomulo
,
Croce
di
Longara
,
Monte
Fior
,
Foza
,
per
mantenerla
in
allenamento
,
ma
non
l
'
aveva
mai
impiegata
oltre
le
nostre
linee
.
Ottolenghi
aveva
,
altre
volte
,
come
me
,
partecipato
a
tali
escursioni
.
La
sua
domanda
rientrava
quindi
nelle
abitudini
della
nostra
vita
invernale
.
Le
esigenze
del
servizio
si
opponevano
ed
io
gli
concessi
di
prendere
con
sé
solamente
mezza
squadra
di
sciatori
.
-
No
,
-
mi
disse
Ottolenghi
.
-
Con
mezza
squadra
io
non
posso
fare
niente
d
'
utile
.
Vorrei
fare
,
con
gli
sciatori
,
una
vera
e
propria
esercitazione
di
guerra
con
lancio
di
bombe
a
mano
e
petardi
.
Vorrei
poter
impiegare
tutta
la
squadra
,
perché
solo
così
sarà
possibile
svolgere
un
'
azione
completa
di
pattuglia
.
Siamo
alla
vigilia
di
una
grande
azione
:
mi
piacerebbe
preparare
una
buona
squadra
di
specialisti
quali
sono
i
nostri
sciatori
.
Anche
a
me
interessavano
molto
esercitazioni
del
genere
e
finii
per
cedere
.
Ottolenghi
partì
con
la
squadra
al
completo
:
dieci
uomini
,
un
caporale
,
un
sergente
.
I
tascapani
erano
carichi
di
bombe
.
Io
ebbi
,
più
tardi
,
il
racconto
dell
'
escursione
.
-
L
'
ordine
del
comandante
del
battaglione
,
-
disse
Ottolenghi
agli
sciatori
,
-
è
di
compiere
un
'
operazione
di
guerra
,
rapida
e
segreta
.
Così
,
vi
metteremo
alla
prova
.
Fra
poco
,
vi
sarà
la
grande
azione
e
noi
dobbiamo
essere
adeguatamente
preparati
.
Questa
volta
,
la
guerra
la
faremo
sul
serio
,
non
con
scale
e
ponti
.
Un
'
operazione
di
guerra
come
questa
che
noi
,
oggi
,
siamo
comandati
di
compiere
,
comporta
il
nemico
.
Dov
'
è
il
nemico
?
Questa
è
la
questione
.
Gli
austriaci
?
No
,
evidentemente
.
I
nostri
naturali
nemici
sono
i
nostri
generali
.
Se
,
nei
dintorni
,
vi
fosse
sua
eccellenza
il
generale
Cadorna
,
egli
sarebbe
il
nemico
principale
e
non
si
tratterebbe
che
di
rintracciarlo
.
Egli
non
è
vicino
,
disgraziatamente
.
E
non
è
vicino
neppure
il
comandante
d
'
armata
.
Lo
stesso
comandante
di
corpo
d
'
armata
è
molto
lontano
,
imboscato
ai
piedi
dell
'
Altipiano
.
I
grandi
generali
detestano
la
neve
.
Chi
rimane
dunque
?
Non
rimangono
che
i
piccoli
.
Rimane
il
comandante
della
divisione
,
piccolo
,
ma
perfetto
.
Una
rara
intelligenza
.
Un
'
intelligenza
rara
.
Gli
sciatori
conoscevano
bene
Ottolenghi
.
La
sua
riputazione
si
era
consolidata
da
tempo
,
nel
battaglione
.
Essi
lo
ascoltavano
con
spasso
.
-
Non
andremo
tuttavia
,
-
chiese
il
sergente
,
fra
il
serio
e
il
faceto
,
-
non
andremo
certo
ad
attaccare
con
queste
bombe
il
signor
generale
comandante
della
divisione
.
-
Direttamente
,
no
.
Noi
non
attaccheremo
il
signor
generale
personalmente
,
per
quanto
ciò
costituirebbe
,
senz
'
altro
,
un
notevole
passo
verso
la
vittoria
.
Gli
ordini
del
comandante
del
battaglione
sono
:
"
Fate
quello
che
volete
,
ma
risparmiate
la
vita
del
generale
"
.
Sicché
,
noi
ubbidiremo
.
Noi
ne
risparmieremo
la
vita
,
ma
lo
attaccheremo
nei
suoi
beni
.
Noi
faremo
una
fulminea
operazione
ardita
sul
magazzino
di
sussistenza
della
divisione
,
svaligiando
il
più
che
ci
sarà
possibile
.
L
'
interesse
degli
sciatori
era
al
colmo
.
Ottolenghi
spiegò
loro
tutti
i
particolari
del
piano
ch
'
egli
aveva
studiato
.
Indi
,
partirono
entusiasti
per
la
sua
esecuzione
,
Ottolenghi
in
testa
.
Il
magazzino
di
sussistenza
era
in
una
grande
baracca
di
legno
,
posta
lungo
la
strada
fra
Campomulo
e
Foza
,
in
un
piccolo
avvallamento
che
lo
nascondeva
agli
osservatori
nemici
.
Attorno
,
la
neve
vi
era
molto
alta
.
Ottolenghi
e
gli
sciatori
lo
conoscevano
bene
per
esservi
passati
vicino
,
in
precedenti
escursioni
.
Il
magazzino
conteneva
un
ricco
deposito
di
generi
alimentari
per
la
truppa
e
per
le
mense
ufficiali
di
tutti
i
reparti
dipendenti
dalla
divisione
.
Vi
erano
,
in
abbondanza
,
anche
bottiglie
di
vino
e
di
liquori
,
prosciutti
,
mortadelle
,
salami
e
formaggi
.
La
squadra
fece
un
largo
giro
per
sorprendere
il
magazzino
dall
'
alto
e
per
rendere
irriconoscibile
la
provenienza
delle
piste
degli
sci
.
Verso
il
calare
del
sole
,
arrivarono
uniti
a
un
chilometro
al
di
sopra
della
strada
.
Di
là
,
sempre
insieme
,
discesero
,
puntando
nella
direzione
del
magazzino
.
Arrivati
a
qualche
centinaio
di
metri
,
la
pattuglia
si
divise
.
Ottolenghi
,
il
sergente
e
sei
soldati
formarono
la
prima
squadra
,
la
"
tattica
"
,
divisa
in
due
gruppi
;
gli
altri
cinque
,
con
il
caporale
,
formarono
la
squadra
"
logistica
"
.
Con
questi
nomi
,
Ottolenghi
aveva
battezzato
le
due
squadre
.
La
prima
squadra
era
destinata
ad
agire
di
fronte
,
in
faccia
al
magazzino
,
la
seconda
alle
spalle
.
La
prima
squadra
partì
in
discesa
,
lanciando
bombe
e
petardi
,
e
urlando
.
Gli
urli
e
gli
scoppi
richiamarono
l
'
attenzione
dei
militari
addetti
al
magazzino
.
Tutti
si
slanciarono
fuori
.
Lo
spettacolo
era
straordinario
.
Con
abili
evoluzioni
,
gli
sciatori
accompagnavano
il
lancio
degli
esplosivi
.
Gli
uomini
passavano
veloci
in
mezzo
alle
nuvole
dei
petardi
fumogeni
e
agli
scoppi
delle
bombe
,
dando
l
'
impressione
di
due
pattuglie
,
una
attaccata
dall
'
altra
,
con
furia
.
Ai
pacifici
militari
della
sussistenza
,
sbalorditi
,
sfuggiva
che
i
petardi
,
che
scoppiavano
a
fior
di
neve
,
erano
tutti
"
offensivi
"
e
quindi
presso
che
innocui
per
quelli
che
li
lanciavano
,
e
che
le
bombe
più
pericolose
scoppiavano
molto
più
lontano
,
in
basso
,
sprofondate
nella
neve
.
Era
un
'
eccezionale
e
reale
visione
di
guerra
.
I
militari
del
magazzino
,
sempre
addetti
ai
servizi
di
sussistenza
delle
retrovie
,
non
avevano
mai
visto
un
combattimento
.
E
quello
era
assordante
e
terribile
.
Per
un
attimo
,
sembrò
loro
che
quei
combattenti
folli
si
sarebbero
tutti
squarciati
eroicamente
a
vicenda
,
sotto
i
loro
occhi
.
E
l
'
ammirazione
cedé
il
posto
al
raccapriccio
.
Mentre
il
combattimento
si
svolgeva
sotto
gli
occhi
esterrefatti
dei
custodi
del
magazzino
,
la
squadra
"
logistica
"
,
alle
spalle
,
agiva
con
minore
intrepidezza
.
I
cinque
uomini
,
slacciati
gli
sci
,
per
le
finestre
saltarono
dentro
il
magazzino
,
e
ne
uscirono
carichi
.
Ottolenghi
li
aveva
equipaggiati
di
tascapani
,
sacchi
alpini
e
cordicelle
.
Essi
ridiscesero
imbottiti
e
coperti
di
prosciutti
,
mortadelle
,
salami
e
bottiglie
.
Riallacciati
gli
sci
,
sparirono
nella
vallata
opposta
a
quella
di
Ronchi
.
L
'
operazione
ardita
era
riuscita
brillantemente
,
in
ogni
sua
parte
.
La
sera
,
alla
mensa
,
Ottolenghi
ci
offrì
quattro
bottiglie
di
Barbera
,
per
l
'
onomastico
di
suo
nonno
.
Suo
nonno
?
pensavo
io
.
All
'
indomani
mattina
,
mi
sorsero
i
primi
sospetti
.
Un
fonogramma
circolare
urgente
del
comando
di
divisione
raccontava
l
'
accaduto
e
ordinava
che
i
comandi
dipendenti
iniziassero
pronte
indagini
per
scoprire
i
colpevoli
.
Il
generale
esigeva
che
tale
"
banditismo
"
dovesse
essere
punito
senza
pietà
.
Io
avevo
appena
finito
di
leggere
il
fonogramma
,
e
le
novità
della
mattina
davano
il
sergente
Melino
,
della
10a
compagnia
,
ferito
.
Colpito
ad
una
gamba
,
da
una
scheggia
di
granata
,
l
'
ufficiale
medico
lo
aveva
curato
e
messo
a
riposo
per
una
settimana
.
Il
sergente
Melino
era
precisamente
il
sergente
degli
sciatori
.
Era
un
veterano
della
mia
compagnia
ed
io
lo
avevo
promosso
caporale
,
caporal
maggiore
e
sergente
.
Io
stesso
lo
avevo
scelto
per
mandarlo
al
corso
di
Bardonecchia
e
avevo
in
lui
la
più
grande
fiducia
.
Lo
andai
a
visitare
.
Egli
aveva
la
gamba
fasciata
ed
era
coricato
.
-
Il
battaglione
è
a
riposo
,
-
gli
dissi
,
-
e
lei
si
fa
ferire
dalle
granate
?
Mi
vuol
spiegare
cotesta
ferita
?
Vicino
,
v
'
erano
dei
soldati
e
il
sergente
mi
fece
capire
ch
'
era
necessario
allontanarli
.
Io
li
feci
uscire
.
-
Che
cosa
significano
cotesti
misteri
?
-
gli
chiesi
.
Il
sergente
mi
raccontò
tutto
.
I
prosciutti
,
le
mortadelle
,
i
salami
e
parecchie
bottiglie
erano
stati
distribuiti
la
notte
stessa
alle
squadre
del
battaglione
,
in
segreto
,
a
mezzo
degli
sciatori
che
appartenevano
alle
differenti
compagnie
.
Probabilmente
,
non
ne
rimaneva
più
traccia
.
Le
cose
potevano
complicarsi
.
Chiamai
il
tenente
medico
e
gli
feci
sospendere
la
comunicazione
ufficiale
della
ferita
del
sergente
.
Dopo
,
interrogai
Ottolenghi
.
-
Da
quando
in
qua
,
-
gli
dissi
,
-
le
rivoluzioni
si
fanno
rubando
prosciutti
e
mortadelle
?
-
Nelle
rivoluzioni
,
si
è
sempre
rubato
.
-
Prosciutti
?
-
Anche
prosciutti
.
-
È
una
bella
operazione
che
hai
fatto
compiere
al
battaglione
.
Leggi
qui
la
circolare
del
comandante
della
divisione
.
Leggi
qui
il
rapporto
sulla
ferita
del
sergente
Melino
.
Come
vuoi
che
il
battaglione
si
tiri
d
'
impaccio
?
-
E
che
intendi
fare
?
-
mi
chiese
.
-
Il
prestigio
del
battaglione
non
può
che
aumentare
per
questa
operazione
.
Non
puoi
negarlo
:
è
stata
magnifica
.
Se
avessi
avuto
con
me
un
plotone
,
avrei
portato
via
tutto
il
magazzino
,
compreso
lo
zucchero
e
il
caffè
.
Che
ne
diresti
,
se
ripetessimo
il
colpo
contro
il
comandante
di
divisione
in
persona
?
Vuoi
?
Dimmi
,
vuoi
?
Nessuno
ne
saprà
niente
,
ti
assicuro
.
Lo
si
farà
prigioniero
.
Sarà
un
segreto
assoluto
.
Ai
soldati
non
parrà
vero
di
potersi
distrarre
un
po
'
.
Vuoi
?
Chiamai
gli
ufficiali
a
rapporto
.
Lessi
il
fonogramma
della
divisione
e
ordinai
di
indagare
immediatamente
.
Dopo
qualche
ora
,
mi
fu
comunicato
,
per
iscritto
,
l
'
esito
delle
ricerche
.
Era
negativo
.
I
comandanti
di
reparto
escludevano
che
i
loro
dipendenti
avessero
potuto
prendere
parte
o
assistere
al
fatto
.
Anche
Ottolenghi
mandò
rapporto
negativo
.
Poco
prima
dell
'
ora
di
mensa
,
vidi
Avellini
e
gli
chiesi
:
-
In
confidenza
,
fra
noi
,
sai
niente
della
storia
del
magazzino
di
divisione
?
-
I
miei
soldati
hanno
mangiato
prosciutti
e
salami
tutta
la
notte
.
Vi
è
qualche
indigestione
.
Essi
dovevano
avere
una
sete
del
diavolo
ed
io
ho
fatto
comprare
qualche
fiasco
di
vino
,
perché
pare
che
le
bottiglie
rapite
non
fossero
molte
.
Anche
il
rapporto
del
comandante
del
reggimento
fu
negativo
.
XXVII
La
grande
azione
d
'
Armata
veniva
preparata
intensamente
.
Era
certo
che
la
nostra
Brigata
vi
avrebbe
avuto
parte
importante
.
Agli
ufficiali
furono
distribuite
le
carte
topografiche
della
regione
,
fino
a
Cima
XII
e
Val
Lagarina
.
Ogni
tanto
,
colpi
di
cannone
,
isolati
,
annunziavano
l
'
aggiustamento
del
tiro
di
nuove
batterie
.
Anche
l
'
appostazione
delle
bombarde
pesanti
era
stata
ultimata
.
Solo
il
settore
del
nostro
reggimento
ne
contava
una
ventina
di
batterie
,
ordinate
in
gruppi
.
Per
compensare
i
soldati
delle
fatiche
invernali
e
per
animarli
all
'
azione
,
la
Brigata
fu
mandata
a
riposo
,
in
pianura
.
Il
nostro
battaglione
si
accantonò
a
Vallonara
,
ai
piedi
dell
'
Altipiano
.
Il
riposo
non
fu
molto
lungo
.
Durò
solamente
otto
giorni
.
Ma
quella
settimana
fu
un
incantesimo
.
Da
un
anno
,
dopo
Aiello
,
i
soldati
non
avevano
più
vissuto
in
mezzo
alla
popolazione
civile
.
La
stanchezza
e
il
malcontento
sparirono
in
un
baleno
e
ciascuno
assunse
,
di
fronte
ai
civili
,
un
'
aria
di
sicurezza
e
di
protezione
marziale
.
Non
eravamo
noi
i
salvatori
del
paese
?
Se
noi
non
ci
fossimo
battuti
,
la
popolazione
non
avrebbe
dovuto
abbandonare
le
case
e
i
campi
ed
emigrare
disperata
,
verso
l
'
interno
,
per
vivervi
miserabilmente
di
sussidi
lesinati
dallo
Stato
?
Con
quale
ammirazione
le
giovani
guardavano
i
soldati
!
Quei
giorni
furono
,
per
il
battaglione
,
fra
i
più
lieti
di
tutta
la
guerra
.
I
soldati
erano
felici
.
Vallonara
era
un
villaggio
di
poche
centinaia
di
abitanti
,
ma
nella
ricca
campagna
,
fra
Bassano
e
Marostica
,
v
'
erano
disseminate
migliaia
di
cascine
.
Durante
le
ore
di
libera
uscita
,
esse
diventarono
centri
di
riunione
di
squadre
,
di
gruppi
isolati
di
soldati
,
ospitali
e
gaie
.
Popolazione
e
soldati
gareggiavano
in
generosità
,
reciprocamente
.
Tutto
quello
che
i
soldati
possedevano
fu
offerto
in
festa
.
Essi
diventarono
,
in
quelle
ore
,
i
signori
della
pianura
.
Ogni
compagnia
aveva
i
suoi
soldati
sedentari
.
Meditativi
e
solitari
,
questi
erano
insensibili
a
quella
vita
di
tripudio
.
Non
uscivano
neppure
e
,
misantropi
,
oziavano
attorno
agli
accantonamenti
.
Ma
i
più
giovani
,
scorrazzavano
da
cavalieri
erranti
,
cercandosi
un
sorso
di
gioia
.
Nei
pomeriggi
rossi
e
tiepidi
di
quel
maggio
unico
,
tutta
la
compagnia
risuonò
di
stornelli
e
canti
popolari
.
E
le
voci
,
non
più
gravi
,
dei
soldati
,
s
'
accordavano
con
i
canti
delle
donne
in
festa
.
Com
'
era
ridivenuta
bella
la
vita
!
Un
giorno
,
passando
lungo
i
filari
d
'
una
vigna
per
controllarvi
un
filo
telefonico
del
battaglione
,
guardando
per
aria
,
inciampai
su
un
soldato
della
10a
.
Egli
era
con
una
giovane
contadina
.
Sdraiati
sull
'
erba
,
sotto
un
arco
di
viti
,
essi
si
confidavano
i
loro
segreti
.
Io
non
m
'
ero
accorto
di
loro
,
altrimenti
li
avrei
evitati
.
L
'
incontro
fu
improvviso
,
per
me
e
per
loro
.
Il
soldato
scattò
in
piedi
,
sull
'
attenti
,
e
salutò
.
Egli
era
rosso
e
confuso
.
Al
suo
fianco
,
lentamente
,
lentamente
,
con
una
calma
leggiadra
,
anche
la
donna
si
levò
in
piedi
.
Snella
e
bionda
,
essa
appariva
ancora
più
bionda
accanto
all
'
uomo
bruno
dai
capelli
neri
.
Mi
guardò
per
un
istante
,
con
un
sorriso
timido
,
abbassò
gli
occhi
e
si
strinse
al
soldato
,
protettrice
.
Io
levai
il
portafoglio
,
ne
tolsi
dieci
lire
e
dissi
,
dandole
al
soldato
:
-
Il
capitano
è
fiero
di
vedere
un
suo
soldato
in
così
bella
compagnia
.
Il
soldato
prese
il
denaro
,
ancora
imbarazzato
,
e
la
giovine
donna
sorrise
a
lungo
,
dondolandosi
,
i
grandi
occhi
aperti
e
colmi
di
grazia
.
Com
'
erano
felici
!
Anch
'
io
mi
sentivo
felice
.
Felice
e
infelice
,
nello
stesso
tempo
.
I
miei
problemi
sentimentali
,
infatti
,
non
erano
chiari
.
In
quei
giorni
,
Avellini
era
al
colmo
della
felicità
.
La
famiglia
di
Marostica
c
'
invitava
spesso
per
il
tè
,
ma
io
,
che
comandavo
ancora
il
battaglione
,
ero
preso
,
anche
nelle
ore
del
pomeriggio
,
da
un
'
infinità
d
'
impegni
di
servizio
e
potevo
andarvi
raramente
.
Egli
era
più
libero
e
non
vi
mancava
mai
.
Un
successo
personale
aumentò
la
sua
gioia
.
Il
comandante
della
brigata
lo
aveva
incaricato
di
fare
una
conferenza
agli
ufficiali
della
brigata
,
sulla
tattica
della
compagnia
nei
combattimenti
di
montagna
.
Egli
si
era
preparato
con
entusiasmo
ed
io
lo
avevo
anche
aiutato
,
mettendo
a
suo
profitto
la
mia
lunga
esperienza
di
guerra
.
Noi
detestavamo
le
conferenze
più
che
i
grossi
calibri
,
ma
Avellini
parlò
con
talento
.
Il
generale
si
congratulò
con
lui
e
lo
segnalò
al
comando
della
divisione
come
un
distinto
ufficiale
di
carriera
.
Egli
non
sapeva
contenere
la
sua
gioia
.
Dopo
la
conferenza
,
mi
fece
le
sue
confidenze
.
Niente
egli
amava
più
della
sua
carriera
militare
.
Poter
distinguersi
come
comandante
di
compagnia
,
entrare
alla
Scuola
di
guerra
e
nel
servizio
di
stato
maggiore
,
comandare
una
batteria
d
'
artiglieria
,
poi
un
battaglione
di
fanteria
,
studiare
,
studiare
sempre
.
Servire
il
paese
così
,
contribuire
a
dargli
un
esercito
,
un
grande
esercito
,
per
poter
riaffermare
le
sue
glorie
militari
!
Egli
non
sembrava
chiedere
altro
alla
vita
.
Nel
pomeriggio
,
andammo
insieme
al
tè
di
Marostica
ed
egli
fu
il
festeggiato
.
Il
riposo
passò
come
un
sogno
.
XXVIII
L'8
giugno
,
gli
austriaci
,
prevedendo
l
'
offensiva
,
fecero
brillare
la
mina
sotto
Casara
Zebio
,
quella
per
cui
noi
avevamo
passato
la
notte
di
Natale
in
linea
.
La
mina
distrusse
le
trincee
,
seppellì
i
reparti
che
le
presidiavano
,
insieme
con
gli
ufficiali
di
un
reggimento
che
vi
si
erano
fermati
durante
una
ricognizione
.
La
posizione
fu
occupata
dal
nemico
.
L
'
avvenimento
fu
considerato
come
un
cattivo
presagio
.
Il
10
,
la
nostra
artiglieria
aprì
il
fuoco
alle
5
del
mattino
.
La
grande
azione
che
andava
,
per
cinquanta
chilometri
,
da
Val
d
'
Assa
a
Cima
Caldiera
,
era
iniziata
.
Sull
'
Altipiano
,
comprese
le
bombarde
pesanti
da
trincea
,
non
v
'
erano
meno
di
mille
bocche
da
fuoco
.
Un
tambureggiamento
immenso
,
fra
boati
che
sembravano
uscire
dal
ventre
della
terra
,
sconvolgeva
il
suolo
.
La
stessa
terra
tremava
sotto
i
nostri
piedi
.
Quello
non
era
tiro
d
'
artiglieria
.
Era
l
'
inferno
che
si
era
scatenato
.
Ci
eravamo
sempre
lamentati
della
mancanza
d
'
artiglieria
:
ora
l
'
avevamo
,
l
'
artiglieria
.
I
reparti
erano
stati
ritirati
dalle
trincee
e
solo
poche
vedette
le
presidiavano
.
Il
1°
e
il
2°
battaglione
del
reggimento
erano
ricoverati
nelle
grandi
caverne
scavate
durante
l
'
inverno
.
Il
3
battaglione
era
con
tutte
e
quattro
le
compagnie
allo
scoperto
,
sulla
linea
dei
due
ridottini
retrostanti
.
Le
piccole
caverne
ivi
esistenti
erano
occupate
dagli
artiglieri
da
montagna
,
che
vi
avevano
la
batteria
,
e
dai
nostri
mitraglieri
.
L
'
artiglieria
nemica
controbatté
,
con
i
grossi
calibri
,
le
nostre
batterie
,
ma
non
tirò
sulla
prima
linea
.
Sulla
nostra
prima
linea
tirò
solo
la
nostra
artiglieria
.
Quello
che
avvenne
non
fu
sufficientemente
chiarito
.
Alcune
batterie
da
149
e
da
152
da
marina
tirarono
su
di
noi
.
I
battaglioni
che
erano
nelle
caverne
non
ne
soffrirono
,
ma
il
mio
ebbe
,
fin
dall
'
inizio
,
gravi
perdite
.
Il
maggiore
Frangipane
,
ch
'
era
rientrato
da
pochi
giorni
,
fu
colpito
fra
i
primi
ed
io
assunsi
il
comando
del
battaglione
.
La
linea
dei
due
ridottini
,
nei
quali
il
mio
battaglione
aveva
l
'
ordine
di
rimanere
,
fu
rasa
al
suolo
.
Essi
erano
stati
costruiti
contro
i
tiri
di
fronte
,
non
contro
quelli
alle
spalle
.
La
9a
e
10a
compagnia
furono
dimezzate
.
Il
tenente
Ottolenghi
fece
uscire
i
mitraglieri
dalle
caverne
e
,
riordinatili
all
'
aperto
,
gridava
:
-
Bisogna
marciare
sulle
batterie
che
tirano
su
di
noi
e
mitragliarle
!
Io
lo
vidi
a
tempo
,
accorsi
e
l
'
obbligai
a
riprendere
il
suo
posto
.
Feci
spostare
di
qualche
centinaio
di
metri
indietro
le
compagnie
e
ne
informai
il
comando
di
reggimento
.
Il
battaglione
aveva
già
molti
morti
.
Le
barelle
erano
insufficienti
a
trasportare
i
feriti
ai
posti
di
medicazione
.
Mentre
io
facevo
la
spoletta
fra
i
reparti
,
passò
un
colonnello
d
'
artiglieria
,
seguito
da
due
tenenti
.
A
capo
scoperto
,
la
pistola
in
mano
,
fra
gli
scoppi
delle
granate
,
urlava
:
-
Uccideteci
!
uccideteci
!
Io
gli
andai
incontro
e
gli
proposi
di
servirsi
dei
miei
ufficiali
per
comunicare
alle
batterie
l
'
ordine
di
spostare
i
tiri
.
Egli
non
riconobbe
neppure
che
io
ero
un
ufficiale
.
Non
mi
rispose
e
continuò
a
gridare
frasi
sconnesse
.
I
due
tenenti
lo
seguivano
,
muti
,
lo
sguardo
sperduto
.
Io
cominciavo
a
perdere
la
calma
.
Il
comando
di
brigata
,
per
l
'
azione
,
s
'
era
stabilito
vicino
,
dietro
il
mio
battaglione
.
Vi
andai
di
corsa
.
Trovai
il
generale
comandante
della
brigata
,
in
fondo
a
una
piccola
caverna
,
seduto
,
con
il
microfono
in
mano
.
Gli
raccontai
affrettatamente
quanto
avveniva
.
Egli
m
'
ascoltava
,
calmo
fino
all
'
abbattimento
.
Io
parlavo
agitato
,
ma
egli
restava
indifferente
.
Nell
'
eccitazione
,
io
mi
lasciai
sfuggire
:
-
Signor
generale
,
quante
corbellerie
,
oggi
,
stiamo
commettendo
!
Il
generale
s
'
alzò
di
scatto
.
Io
credetti
volesse
mettermi
alla
porta
.
Mi
venne
incontro
e
m
'
abbracciò
,
piangendo
.
-
Figliolo
,
è
la
nostra
professione
,
-
mi
rispose
.
Seppi
che
egli
inviava
portaordini
e
fonogrammi
,
vanamente
,
da
oltre
un
'
ora
.
Io
rientrai
al
battaglione
,
disperato
.
Nel
settore
del
2°
battaglione
avvenivano
cose
peggiori
..
Il
maggiore
Melchiorri
s
'
era
installato
in
una
piccola
caverna
,
accanto
alla
grande
caverna
in
cui
era
ricoverata
la
5a
compagnia
.
Il
tiro
dell
'
artiglieria
lo
aveva
molto
impressionato
.
Coloniale
,
egli
non
aveva
mai
assistito
,
in
Africa
,
ad
una
simile
forma
di
guerra
.
I
suoi
nervi
non
poterono
resistere
.
Si
era
già
bevuto
,
da
solo
,
una
bottiglia
di
cognac
e
aveva
mandato
in
giro
tutto
il
comando
del
battaglione
per
trovarne
una
seconda
.
Egli
attendeva
la
bottiglia
,
quando
,
dalla
caverna
della
5a
compagnia
,
arrivò
il
rumore
d
'
un
tumulto
.
La
caverna
della
5a
era
,
fra
tutte
le
altre
del
reggimento
,
la
peggio
scavata
.
Era
stata
una
delle
prime
ad
essere
costruita
e
i
minatori
non
erano
ancora
sufficientemente
pratici
.
Era
lunga
orizzontalmente
,
ma
non
abbastanza
scavata
in
profondità
.
Poteva
contenere
un
'
intera
compagnia
,
ma
era
quasi
a
fior
di
terra
.
In
grado
di
resistere
a
un
bombardamento
di
piccoli
calibri
,
non
lo
era
per
gli
altri
calibri
.
Forse
,
lo
era
anche
per
gli
altri
,
ma
quelli
che
vi
stavano
dentro
avevano
l
'
impressione
che
non
lo
fosse
.
Quella
mattina
,
i
nostri
149
e
152
l
'
avevano
particolarmente
presa
di
mira
.
Alcune
granate
scoppiate
all
'
imboccatura
avevano
ucciso
dei
soldati
e
il
capitano
comandante
della
compagnia
.
Intere
batterie
avevano
continuato
a
tempestarla
di
colpi
.
La
compagnia
infine
,
stordita
da
un
martellamento
ininterrotto
,
soffocata
dal
fumo
degli
scoppi
,
priva
del
suo
comandante
,
non
seppe
resistere
.
Ai
soldati
sembrava
che
la
volta
dovesse
crollare
da
un
momento
all
'
altro
e
schiacciarli
tutti
.
Essi
volevano
uscire
all
'
aperto
.
I
soldati
gridavano
:
-
Fuori
!
Fuori
!
Il
maggiore
Melchiorri
sentì
le
grida
e
mandò
ad
informarsi
.
Quando
seppe
che
i
soldati
volevano
uscire
dalla
galleria
,
egli
fu
assalito
da
un
impeto
d
'
ira
.
Gli
ordini
dati
esigevano
che
i
reparti
non
si
muovessero
dai
posti
loro
assegnati
prima
dell
'
ora
fissata
per
l
'
assalto
.
-
Noi
siamo
di
fronte
al
nemico
,
-
gridò
il
maggiore
,
-
ed
io
ordino
che
nessuno
si
muova
.
Guai
a
chi
si
muove
!
La
seconda
bottiglia
era
arrivata
e
il
maggiore
dimenticò
la
5a
compagnia
.
Il
bombardamento
continuava
.
Non
passò
molto
tempo
.
La
compagnia
si
gettò
fuori
dalla
galleria
e
si
riordinò
,
all
'
aperto
,
in
un
avvallamento
laterale
non
battuto
dall
'
artiglieria
.
Il
maggiore
credette
trovarsi
di
fronte
ad
un
ammutinamento
.
Ne
era
convinto
.
Una
compagnia
,
poco
prima
dell
'
assalto
,
con
le
armi
alla
mano
,
a
pochi
metri
dal
nemico
,
rifiutava
d
'
obbedire
.
Per
lui
,
non
v
'
erano
dubbi
.
Bisognava
quindi
reagire
immediatamente
con
i
mezzi
più
energici
e
punire
la
sedizione
.
Furibondo
,
uscì
dalla
sua
caverna
.
Mise
la
compagnia
in
riga
e
ordinò
la
decimazione
.
La
5a
compagnia
ubbidiva
agli
ordini
,
senza
reagire
.
Mentre
l
'
aiutante
maggiore
conteggiava
i
soldati
e
ne
designava
uno
ogni
dieci
per
la
fucilazione
immediata
,
la
notizia
si
sparse
per
gli
altri
reparti
del
battaglione
e
accorsero
vari
ufficiali
.
Il
maggiore
spiegò
loro
che
egli
intendeva
valersi
della
circolare
del
comando
supremo
sulla
pena
capitale
con
procedimento
eccezionale
.
Il
comandante
della
6a
compagnia
era
fra
i
presenti
.
Era
il
vecchio
comandante
della
6a
all
'
azione
dell
'
agosto
,
il
tenente
Fiorelli
,
che
,
guarito
dalle
ferite
e
promosso
capitano
,
aveva
ripreso
il
comando
della
sua
compagnia
.
Egli
fece
osservare
che
il
reato
di
ammutinamento
di
fronte
al
nemico
non
esisteva
e
che
,
anche
se
il
reato
fosse
stato
compiuto
,
il
maggiore
non
avrebbe
avuto
il
diritto
di
ordinare
la
decimazione
senza
il
parere
del
comandante
del
reggimento
.
Le
considerazioni
del
capitano
irritarono
il
maggiore
.
Egli
impugnò
la
pistola
e
gliela
puntò
al
petto
.
-
Lei
taccia
,
-
gli
rispose
il
maggiore
,
-
taccia
,
altrimenti
si
rende
complice
dell
'
ammutinamento
e
responsabile
dello
stesso
reato
.
Io
solo
,
qui
,
sono
il
comandante
responsabile
.
Io
sono
,
di
fronte
al
nemico
,
arbitro
della
vita
e
della
morte
dei
soldati
posti
sotto
il
mio
comando
,
se
infrangono
la
disciplina
di
guerra
.
Il
capitano
rimase
impassibile
.
Calmo
,
chiese
più
volte
il
permesso
di
parlare
.
Il
maggiore
gl
'
impose
il
silenzio
.
La
selezione
era
stata
ultimata
,
in
mezzo
alla
5a
,
e
venti
soldati
,
distaccati
dagli
altri
,
attendevano
.
Il
maggiore
ordinò
l
'
attenti
ed
egli
stesso
si
mise
nella
posizione
d
'
attenti
.
Il
fragore
dell
'
artiglieria
era
assordante
e
dovette
urlare
per
farsi
sentire
da
tutti
.
Egli
parlava
solenne
:
-
In
nome
di
Sua
Maestà
il
Re
,
comandante
supremo
dell
'
esercito
,
io
maggiore
Melchiorri
cavalier
Ruggero
,
comandante
titolare
del
2°
battaglione
399
fanteria
,
mi
valgo
delle
disposizioni
eccezionali
di
Sua
Eccellenza
il
generale
Cadorna
,
suo
capo
di
stato
maggiore
,
e
ordino
la
fucilazione
dei
militari
della
5a
compagnia
,
colpevoli
di
ammutinamento
con
le
armi
di
fronte
al
nemico
.
Il
maggiore
era
ormai
esaltato
e
non
ascoltava
che
se
stesso
.
Ma
lo
stato
d
'
animo
in
cui
egli
si
trovava
non
era
quello
degli
ufficiali
presenti
,
né
della
5a
compagnia
,
né
dei
venti
designati
alla
morte
.
Mai
,
nella
nostra
brigata
,
era
stata
eseguita
una
fucilazione
.
Questa
decimazione
appariva
un
avvenimento
così
precipitato
e
straordinario
da
non
essere
neppure
considerato
possibile
.
Ma
non
è
necessario
che
tutti
credano
al
dramma
perché
questo
si
svolga
.
Il
maggiore
Melchiorri
si
trovava
al
centro
del
dramma
,
protagonista
già
travolto
.
Il
maggiore
ordinò
che
il
capitano
Fiorelli
,
con
un
plotone
della
sua
compagnia
,
prendesse
il
comando
del
plotone
d
'
esecuzione
.
-
Io
sono
,
-
rispose
il
capitano
,
-
comandante
titolare
di
compagnia
,
e
non
posso
comandare
un
plotone
.
-
Lei
dunque
si
rifiuta
di
eseguire
il
mio
ordine
?
-
chiese
il
maggiore
.
-
Io
non
mi
rifiuto
di
eseguire
un
ordine
.
Faccio
solo
presente
che
io
sono
capitano
e
non
tenente
,
comandante
di
compagnia
,
non
di
plotone
.
-
Insomma
,
-
gridò
il
maggiore
,
puntando
nuovamente
la
pistola
sul
capitano
,
-
lei
eseguisce
o
non
eseguisce
l
'
ordine
che
io
le
ho
dato
?
Il
capitano
rispose
:
-
Signor
no
.
-
Non
lo
eseguisce
?
-
Signor
no
.
Il
maggiore
ebbe
un
attimo
d
'
esitazione
e
non
sparò
sul
capitano
.
-
Ebbene
,
-
riprese
il
maggiore
,
-
ordini
che
un
plotone
della
sua
compagnia
passi
in
riga
.
Il
capitano
ripeté
l
'
ordine
al
sottotenente
comandante
il
1°
plotone
della
6a
.
In
pochi
minuti
,
il
plotone
uscì
dalla
caverna
e
passò
in
riga
.
Il
sottotenente
ricevette
dal
maggiore
,
e
lo
ripeté
ai
suoi
soldati
,
l
'
ordine
di
caricare
le
armi
.
Il
plotone
aveva
già
i
fucili
carichi
.
Di
fronte
,
immobili
,
stupiti
,
i
venti
guardavano
.
Il
maggiore
ordinò
di
puntare
.
-
Punt
!
-
ordinò
il
tenente
.
Il
plotone
si
mise
in
posizione
di
punt
.
-
Ordini
il
fuoco
,
-
gridò
il
maggiore
.
-
Fuoco
!
-
ordinò
il
tenente
.
Il
plotone
eseguì
l
'
ordine
.
Ma
sparò
alto
.
La
scarica
dei
fucili
era
passata
tanto
alta
,
al
disopra
della
testa
dei
condannati
,
che
questi
rimasero
al
loro
posto
,
impassibili
.
Se
vi
fosse
stato
un
concerto
fra
il
plotone
e
i
venti
,
questi
si
sarebbero
potuti
gettare
a
terra
e
fingere
d
'
essere
morti
.
Ma
,
fra
di
loro
,
non
v
'
era
stato
che
uno
scambio
di
sguardi
.
Dopo
la
scarica
,
uno
dei
venti
sorrise
.
L
'
ira
del
maggiore
esplose
irreparabile
.
Con
la
pistola
in
pugno
,
fece
qualche
passo
verso
i
condannati
,
il
viso
stravolto
.
Si
fermò
al
centro
e
gridò
:
-
Ebbene
,
io
stesso
punisco
i
ribelli
!
Egli
ebbe
il
tempo
di
sparare
tre
colpi
.
Al
primo
,
un
soldato
colpito
alla
testa
stramazzò
al
suolo
;
al
secondo
e
al
terzo
,
caddero
altri
due
soldati
,
colpiti
al
petto
.
Il
capitano
Fiorelli
aveva
estratto
la
pistola
:
-
Signor
maggiore
,
lei
è
pazzo
.
Il
plotone
d
'
esecuzione
,
senza
un
ordine
,
puntò
sul
maggiore
e
fece
fuoco
.
Il
maggiore
si
rovesciò
,
crivellato
di
colpi
.
Mancavano
pochi
minuti
all
'
assalto
.
Anche
i
149
e
i
152
avevano
allungato
il
tiro
e
non
sparavano
più
su
di
noi
.
Le
nostre
trincee
erano
state
sconvolte
.
Delle
vedette
lasciatevi
,
non
fu
trovata
che
qualcuna
ancora
in
vita
.
Ma
,
nelle
trincee
e
nei
reticolati
nemici
,
immense
brecce
aprivano
il
passaggio
all
'
assalto
.
Il
mio
battaglione
s
'
era
ammassato
in
trincea
.
Io
vidi
la
5a
e
la
6a
compagnia
,
seguite
dalla
7a
e
dalla
8a
,
scavalcare
le
nostre
trincee
in
massa
,
ed
arrivare
alle
trincee
nemiche
.
Anche
il
mio
battaglione
uscì
immediatamente
dopo
,
più
a
destra
.
Il
1°
battaglione
e
un
battaglione
dell
'
altro
reggimento
della
brigata
avevano
anch
'
essi
occupato
le
posizioni
nemiche
,
piene
di
morti
.
Furono
questi
quattro
i
soli
battaglioni
che
,
da
Val
d
'
Assa
a
Cima
Caldiera
,
riuscirono
nell
'
assalto
.
Nel
resto
del
fronte
l
'
azione
fallì
.
La
mina
di
quota
1496
,
all
'
estrema
sinistra
della
divisione
,
si
era
rovesciata
sui
nostri
,
rendendo
inaccessibili
le
posizioni
nemiche
.
Le
nostre
perdite
furono
grandi
.
Io
avevo
iniziato
l
'
azione
come
comandante
di
compagnia
e
l
'
avevo
finita
comandante
di
due
battaglioni
:
il
3°
e
il
1°
rimasti
senza
capitani
.
L
'
azione
non
essendo
riuscita
che
nel
nostro
settore
,
la
nostra
posizione
avanzata
,
battuta
di
fianco
dal
tiro
nemico
,
diventava
insostenibile
.
Al
cader
della
notte
,
ricevemmo
l
'
ordine
di
ripiegare
sulle
trincee
di
partenza
.
La
notte
,
il
capitano
Fiorelli
venne
da
me
.
Egli
era
abbattuto
.
Mi
raccontò
la
morte
del
maggiore
Melchiorri
della
quale
anch
'
egli
si
credeva
in
parte
responsabile
.
Mi
disse
che
aveva
fatto
di
tutto
per
morire
in
combattimento
.
La
sorte
lo
aveva
voluto
risparmiare
.
Egli
quindi
si
considerava
obbligato
a
fare
il
suo
dovere
e
denunziare
il
fatto
al
comando
di
reggimento
.
Io
non
riuscii
a
dissuaderlo
.
Il
giorno
dopo
,
con
un
rapporto
scritto
,
denunziò
se
stesso
.
I
comandi
di
brigata
,
di
divisione
e
di
corpo
d
'
armata
ne
furono
informati
immediatamente
.
Egli
,
il
tenente
aiutante
maggiore
del
2°
battaglione
e
il
sottotenente
della
6a
furono
deferiti
al
Tribunale
militare
e
messi
in
stato
d
'
arresto
.
I
tre
ufficiali
,
accompagnati
da
un
capitano
dei
carabinieri
e
da
una
scorta
,
passarono
in
mezzo
al
mio
battaglione
.
Al
loro
passaggio
,
i
soldati
si
levarono
,
sull
'
attenti
,
e
salutarono
.
XXIX
Io
non
racconto
e
non
rivedo
che
ciò
che
maggiormente
è
rimasto
impresso
in
me
.
L
'
azione
fu
ripresa
il
19
,
ma
il
mio
battaglione
,
che
aveva
subito
le
maggiori
perdite
,
fu
lasciato
riserva
di
brigata
e
non
prese
parte
al
combattimento
.
I
feriti
del
battaglione
erano
stati
,
in
grande
maggioranza
,
trasportati
indietro
,
negli
ospedali
delle
retrovie
,
con
le
ambulanze
divisionali
.
Avellini
,
fra
i
più
gravi
,
era
rimasto
all
'
ospedale
da
campo
,
vicino
a
Croce
di
Sant
'
Antonio
.
Egli
era
intrasportabile
.
Era
rimasto
ferito
nelle
trincee
nemiche
,
alla
testa
della
sua
compagnia
,
e
le
ferite
erano
gravi
.
Aveva
perduto
un
occhio
,
ma
la
ferita
più
grave
era
quella
riportata
all
'
addome
.
Prima
che
i
portaferiti
lo
allontanassero
,
egli
aveva
voluto
salutarmi
ed
io
avevo
visto
,
fin
da
allora
,
la
gravità
del
suo
stato
.
Aveva
fatto
uno
sforzo
per
sollevarsi
sulla
barella
ed
era
ricaduto
svenuto
.
Dopo
,
io
non
l
'
avevo
più
rivisto
.
Per
quanto
il
battaglione
fosse
indietro
,
di
riserva
,
gli
obblighi
del
servizio
m
'
impedivano
di
andare
a
visitarlo
.
Potevo
telefonare
al
direttore
dell
'
ospedaletto
e
avere
,
ogni
tanto
,
sue
notizie
.
La
sua
temperatura
era
sempre
elevata
.
Il
22
il
direttore
dell
'
ospedaletto
mi
telefonò
che
Avellini
voleva
vedermi
subito
,
che
non
perdessi
tempo
perché
il
suo
stato
era
disperato
.
Chiesi
l
'
autorizzazione
al
comando
di
reggimento
e
ottenni
di
allontanarmi
dal
battaglione
per
qualche
ora
.
Com
'
era
trasformato
il
mio
amico
!
Egli
non
mangiava
più
dal
giorno
10;
la
ferita
all
'
addome
gli
imponeva
un
regime
di
digiuno
assoluto
.
Prima
tanto
forte
e
pieno
di
vita
,
ora
era
sfinito
.
Steso
sul
lettino
da
campo
,
le
labbra
bianche
,
immobile
,
sembrava
un
cadavere
.
Solo
una
contrazione
alla
bocca
,
simile
ad
un
sorriso
amaro
,
mostrava
ch
'
egli
viveva
e
soffriva
.
Io
ebbi
subito
l
'
impressione
che
fosse
in
fin
di
vita
.
E
pensai
ai
suoi
sogni
di
carriera
militare
,
al
suo
servizio
di
stato
maggiore
,
alle
sue
promozioni
,
al
grande
esercito
nazionale
...
Povero
Avellini
!
Certo
,
egli
mi
avrebbe
parlato
ancora
di
tutto
questo
.
Egli
aveva
tutti
i
due
occhi
fasciati
,
sicché
non
poté
vedermi
quando
entrai
.
Ma
sentì
il
mio
passo
e
capì
ch
'
ero
io
.
Con
voce
così
fine
che
la
sentii
appena
,
mi
chiamò
per
nome
.
-
Sì
,
-
risposi
.
-
Sono
io
.
Non
parlare
.
Non
stancarti
.
Parlerò
solo
io
.
Il
medico
mi
ha
detto
che
ci
sono
buone
speranze
.
Ma
bisogna
che
non
ti
affatichi
.
Tutto
il
battaglione
ti
ricorda
e
vuole
rivederti
presto
.
Ma
devi
pensare
a
guarire
.
Non
c
'
è
fretta
.
Tanto
,
la
guerra
durerà
ancora
,
purtroppo
.
Tutti
ti
salutano
.
Soprattutto
i
soldati
della
tua
compagnia
...
-
I
soldati
?
-
Sì
,
i
soldati
.
Son
voluto
espressamente
passare
dalla
tua
compagnia
,
prima
di
venire
qui
.
Anche
il
colonnello
ti
saluta
e
ho
anche
delle
belle
comunicazioni
da
farti
,
a
suo
nome
.
-
Grazie
.
Grazie
.
Lasciami
parlare
...
Sai
,
è
finita
...
-
Ma
che
dici
?
Non
dire
sciocchezze
.
Bisogna
pensare
a
guarire
.
Il
minimo
sforzo
lo
faceva
soffrire
.
Anche
quelle
poche
parole
che
aveva
detto
lo
avevano
stancato
.
Il
suo
volto
non
aveva
che
contrazioni
di
dolore
.
Avevo
delle
notizie
da
portargli
che
gli
sarebbero
state
gradite
.
Forse
si
sarebbe
rianimato
.
-
C
'
è
anche
una
bella
notizia
per
te
.
Indovina
...
Egli
fece
un
gesto
con
la
mano
.
Era
curiosità
o
indifferenza
?
Io
continuai
.
-
Sei
stato
proposto
per
la
medaglia
d
'
argento
al
valor
militare
sul
campo
.
E
sei
stato
anche
proposto
per
la
promozione
a
capitano
per
merito
di
guerra
.
Il
comando
di
brigata
ha
già
espresso
parere
favorevole
.
Certamente
,
le
due
proposte
saranno
approvate
dai
comandi
superiori
.
È
ciò
che
il
colonnello
mi
ha
incaricato
di
dirti
.
Egli
sollevò
le
mani
scarne
,
e
le
lasciò
ricadere
con
una
espressione
d
'
impotenza
.
Sembrava
volesse
dire
:
A
che
serve
tutto
ciò
?
-
Ti
ho
chiamato
,
sai
,
per
questo
...
Stammi
vicino
,
co
e
un
fratello
.
Lasciami
parlare
.
Egli
parlava
,
stentatamente
,
a
monosillabi
.
-
Ricordi
,
quel
pacchetto
di
lettere
?
-
Sì
,
ricordo
bene
.
-
Nella
mia
cassetta
d
'
ordinanza
,
al
carreggio
,
ne
troverai
due
.
Due
pacchetti
.
Tu
sai
a
chi
devi
rimandarli
.
Io
mi
sforzai
di
scherzare
,
per
sollevarlo
un
po
'
,
e
dissi
:
-
Quelle
lettere
portano
fortuna
.
Hanno
portato
fortuna
per
la
mina
.
Ne
porteranno
ancora
adesso
per
le
tue
ferite
.
-
Sì
,
sì
,
portano
fortuna
.
Tu
puoi
spedirle
.
Ma
preferirei
che
le
consegnassi
tu
,
personalmente
.
E
vi
aggiungessi
anche
questa
.
Io
non
mi
ero
accorto
che
sul
letto
,
sotto
la
sua
mano
distesa
,
v
'
era
una
lettera
.
Egli
la
prese
e
me
la
mostrò
.
-
Fammi
il
favore
,
leggimela
.
Vieni
vicino
,
vienimi
vicino
.
Io
presi
la
lettera
.
Mi
sedetti
accanto
al
letto
,
fino
a
toccarne
le
coltri
.
La
busta
era
ancora
chiusa
.
Io
chiesi
:
-
Debbo
dunque
aprirla
?
-
Sì
,
sì
.
Ma
vienimi
più
vicino
.
Io
m
'
addossai
al
letto
.
Guardai
la
busta
.
Era
indirizzata
a
lui
e
portava
il
timbro
di
Marostica
.
Io
tremavo
.
L
'
aprii
e
ne
trassi
due
fogli
.
Non
osavo
leggere
.
Egli
mi
chiese
:
-
L
'
hai
aperta
?
-
Sì
.
-
Leggi
dunque
,
fammi
il
piacere
.
Io
spiegai
i
fogli
e
il
mio
sguardo
corse
alla
firma
.
Era
il
nome
della
signorina
bionda
.
Cominciai
a
leggere
.
La
voce
mi
tremava
:
"
Mio
piccolo
...
"
Avellini
si
portò
le
mani
agli
occhi
bendati
,
quasi
volesse
con
le
mani
nascondermi
le
lacrime
.
Egli
piangeva
.
Io
avevo
interrotto
la
lettura
e
non
parlavo
più
.
Lo
lasciai
piangere
,
senza
dire
una
parola
.
Dopo
qualche
minuto
,
mi
disse
:
-
Continua
,
continua
.
Proseguii
la
lettura
.
Una
donna
non
può
scrivere
parole
più
tenere
di
quelle
che
io
lessi
quel
giorno
.
Dovetti
interrompere
la
lettura
ancora
,
più
volte
,
perché
Avellini
non
riusciva
a
frenare
il
pianto
.
-
Che
m
'
importa
di
morire
?
che
m
'
importa
?
Finii
di
leggere
la
lettera
.
Egli
mi
pregò
di
leggergliela
una
seconda
volta
.
Ed
io
la
rilessi
,
spesso
interrompendomi
,
come
prima
,
talmente
intensa
era
la
commozione
dell
'
amico
.
-
Anche
la
morte
è
bella
...
Egli
riprese
la
lettera
fra
le
mani
e
l
'
accarezzò
lungamente
.
Mi
disse
:
-
Lasciamela
qui
.
Verrai
a
prenderla
dopo
la
mia
morte
.
Il
tempo
del
mio
permesso
era
passato
.
Io
dovevo
rientrare
al
battaglione
.
Non
osavo
parlare
più
di
speranze
.
Levandomi
,
gli
chiesi
:
-
Debbo
dire
qualcosa
alla
compagnia
?
Al
colonnello
?
-
Sì
,
sì
,
grazie
.
Egli
mi
attirò
a
sé
con
le
mani
e
mi
disse
:
-
Va
'
tu
,
personalmente
.
Io
desidero
che
vada
tu
,
in
persona
.
Dille
che
il
mio
ultimo
pensiero
è
stato
per
lei
.
Che
io
non
ho
pensato
che
a
lei
...
Dille
che
io
muoio
felice
.
Risalii
in
fretta
al
battaglione
.
Ma
ero
così
agitato
che
,
giunto
al
battaglione
,
continuai
a
camminare
e
arrivai
fino
alle
trincee
.
Solo
là
,
mi
accorsi
che
avevo
oltrepassato
il
settore
del
mio
battaglione
,
di
più
d
'
un
chilometro
.
Ero
appena
arrivato
al
comando
del
battaglione
che
mi
si
chiamava
al
telefono
.
Era
il
direttore
dell
'
ospedaletto
.
Fece
un
lungo
giro
di
frasi
per
dirmi
che
Avellini
aveva
peggiorato
,
ch
'
era
gravissimo
,
che
non
v
'
erano
più
speranze
.
Mi
disse
infine
ch
'
era
morto
e
che
aveva
lasciato
una
lettera
per
me
.
Uscii
dalla
capanna
del
comando
.
V
'
erano
ufficiali
e
soldati
attorno
al
comando
.
Non
sapevo
che
dire
,
non
sapevo
che
fare
.
Poi
m
'
incamminai
verso
la
9a
compagnia
.
Mi
sembrava
che
fosse
necessario
che
io
stesso
le
comunicassi
la
triste
notizia
.
Il
solo
ufficiale
ch
'
era
sopravvissuto
all
'
azione
del
10
,
era
un
sottotenente
e
aveva
preso
il
comando
della
compagnia
.
Egli
era
molto
affezionato
ad
Avellini
.
Io
fui
incapace
di
adoperare
circonlocuzioni
e
dissi
direttamente
:
-
Avellini
è
morto
,
pochi
minuti
fa
.
-
Avellini
è
morto
?
-
domandò
il
sottotenente
.
-
È
morto
,
or
ora
,
-
risposi
.
Egli
mi
guardò
attonito
e
mi
ripeté
:
-
È
morto
,
è
morto
...
è
morto
...
Poi
mi
sembrò
che
un
pensiero
estraneo
a
noi
e
alla
notizia
che
egli
riceveva
,
lo
assalisse
,
come
un
'
incertezza
.
Quel
suo
stato
d
'
animo
durò
un
istante
.
Con
un
gesto
rapido
,
prese
una
bottiglia
di
cognac
che
gli
stava
vicino
,
e
,
come
se
fosse
una
medicina
,
ne
bevette
,
tutto
d
'
un
fiato
,
un
bicchiere
da
vino
.
Io
mi
stupii
e
m
'
irritai
.
-
Come
!
-
dissi
investendolo
,
-
come
?
Io
le
comunico
che
il
suo
comandante
di
compagnia
è
morto
e
lei
,
di
fronte
al
suo
comandante
di
battaglione
,
si
mette
a
bere
,
così
?
E
lei
è
un
ufficiale
?
Un
ufficiale
,
lei
?
Il
sottotenente
parve
risvegliarsi
da
un
sogno
.
Mi
rispose
,
confuso
:
-
Mi
scusi
,
signor
capitano
.
Ho
bevuto
senza
accorgermene
,
involontariamente
.
M
'
accorgo
solo
ora
,
mi
scusi
.
Io
rifeci
la
strada
,
per
rientrare
al
comando
.
Come
mi
appariva
triste
la
vita
.
Anche
Avellini
se
n
'
era
andato
.
Dei
colleghi
anziani
del
battaglione
non
rimaneva
più
nessuno
.
Anche
Ottolenghi
era
stato
ferito
,
e
gravemente
,
il
10
.
Non
sapevo
neppure
in
quale
ospedale
fosse
stato
ricoverato
.
Ancora
una
volta
,
rimanevo
solo
io
.
Tutti
se
n
'
erano
andati
,
ancora
una
volta
.
E
ora
dovevo
cercare
delle
lettere
,
raccontare
,
spiegare
.
Non
è
vero
che
l
'
istinto
di
conservazione
sia
una
legge
assoluta
della
vita
.
Vi
sono
dei
momenti
,
in
cui
la
vita
pesa
più
dell
'
attesa
della
morte
.
XXX
A
metà
luglio
,
la
brigata
scese
a
riposo
.
Il
battaglione
si
accantonò
fra
Asiago
e
Gallio
,
sulla
linea
arretrata
di
Monte
Sisemol
,
per
farvi
opere
di
fortificazione
.
Eravamo
sempre
sotto
il
tiro
delle
artiglierie
nemiche
,
ma
bene
al
riparo
,
in
avvallamenti
defilati
.
Solo
qualche
raro
apparecchio
nemico
da
ricognizione
volava
su
di
noi
,
altissimo
,
allontanato
subito
dall
'
intervento
delle
nostre
squadriglie
da
caccia
dei
campi
di
Bassano
.
Gli
apparecchi
da
bombardamento
non
molestarono
mai
il
nostro
riposo
.
Ai
giorni
tragici
facevano
seguito
persino
ore
di
gioia
.
I
feriti
leggeri
rientravano
al
battaglione
e
i
nuovi
arrivati
,
ufficiali
e
soldati
,
riempirono
i
vuoti
che
si
erano
fatti
nei
reparti
.
Il
tenente
di
cavalleria
Grisoni
,
dopo
una
lunga
convalescenza
,
era
stato
nuovamente
assegnato
al
battaglione
e
aveva
preso
il
comando
della
12a
compagnia
.
Ancora
zoppicante
per
la
ferita
di
Monte
Fior
,
egli
non
aveva
perduto
il
suo
buon
umore
.
La
sua
allegria
fu
preziosa
per
dissipare
la
nostra
tristezza
.
Presto
,
si
ricominciò
a
dimenticare
.
La
vita
riprendeva
il
sopravvento
.
Il
mio
attendente
,
ferito
anch
'
egli
,
era
rientrato
dall
'
ospedale
.
Egli
riprese
la
lettura
del
libro
sugli
uccelli
ed
io
quella
di
Baudelaire
e
dell
'
Ariosto
.
Un
giorno
,
verso
il
tramonto
,
ero
sulla
strada
principale
che
,
dalla
Valle
di
Ronchi
,
conduce
a
Monte
Sisemol
.
Rientravo
dal
comando
di
reggimento
che
s
'
era
stabilito
a
Ronchi
.
A
metà
strada
,
m
'
incrociai
con
un
colonnello
su
un
cavallo
sauro
,
solo
.
Anch
'
io
ero
a
cavallo
,
solo
.
Salutai
il
colonnello
e
continuai
il
cammino
.
Avevo
fatto
qualche
passo
,
quando
mi
sentii
chiamare
per
nome
.
Mi
voltai
:
il
colonnello
mi
rivolgeva
la
parola
.
Girai
il
cavallo
e
gli
andai
incontro
.
-
Comandi
,
signor
colonnello
,
-
dissi
.
-
Venga
qui
.
Lei
non
riconosce
più
i
suoi
superiori
?
Era
il
colonnello
Abbati
.
Ricorda
il
lettore
il
tenente
colonnello
del
301
di
Stoccaredo
e
di
Monte
Fior
?
Era
lui
.
Il
rosso
sotto
le
stellette
indicava
ch
'
egli
era
comandante
titolare
di
reggimento
.
-
Mi
perdoni
,
signor
colonnello
,
-
dissi
io
,
-
non
l
'
avevo
riconosciuto
.
Era
infatti
difficile
riconoscerlo
a
prima
vista
.
Egli
era
infinitamente
più
magro
e
più
vecchio
.
Il
suo
pallore
d
'
ambra
era
diventato
color
limone
e
gli
occhi
erano
infossati
nelle
orbite
.
Appariva
stanco
e
malato
.
Mi
rivolse
qualche
domanda
sul
mio
reggimento
,
poi
mi
disse
:
-
Ha
incominciato
a
bere
?
-
Come
prima
,
signor
colonnello
.
-
Io
non
so
più
se
sia
un
bene
o
un
male
.
La
questione
è
più
complicata
di
quello
che
io
non
credessi
.
Mi
trova
cambiato
?
-
Un
po
'
stanco
.
Mi
pare
un
po
'
stanco
,
ma
non
proprio
molto
cambiato
.
-
Un
po
'
stanco
!
Sono
un
uomo
finito
.
Fra
poco
,
mi
faranno
generale
.
Generale
per
merito
di
cognac
.
Il
colonnello
Abbati
è
riuscito
ad
uccidere
il
senso
della
guerra
,
ma
il
cognac
ha
ucciso
il
colonnello
Abbati
.
-
Che
dice
mai
,
signor
colonnello
?
-
Non
è
la
guerra
di
fanterie
contro
fanterie
,
di
artiglierie
contro
artiglierie
.
È
la
guerra
di
cantine
contro
cantine
,
barili
contro
barili
,
bottiglie
contro
bottiglie
.
Per
conto
mio
,
gli
austriaci
hanno
vinto
.
Io
mi
dichiaro
vinto
.
Mi
guardi
bene
:
io
ho
perduto
.
Non
trova
lei
che
ho
l
'
aspetto
d
'
un
uomo
disfatto
?
-
Io
trovo
che
lei
sta
bene
a
cavallo
,
signor
colonnello
.
-
Io
avrei
dovuto
bere
anche
acqua
e
molto
caffè
.
Ma
ormai
,
non
sono
più
a
tempo
.
Il
caffè
eccita
lo
spirito
,
ma
non
l
'
accende
.
I
liquori
l
'
accendono
.
Io
mi
sono
bruciato
il
cervello
.
Non
ho
,
nella
testa
,
che
ceneri
spente
.
Io
agito
ancora
,
agito
le
ceneri
per
trovarvi
un
briciolo
da
accendere
.
Non
ce
n
'
è
più
.
Almeno
avessimo
ancora
neve
e
ghiaccio
.
Se
n
'
è
andato
anche
il
freddo
.
Con
questo
sole
maledetto
,
non
vedo
che
cannoni
,
fucili
,
morti
e
feriti
che
urlano
.
Cerco
l
'
ombra
come
una
salvezza
.
Ma
non
ne
ho
più
per
molto
tempo
.
Addio
,
capitano
.
Alcuni
giorni
dopo
,
verso
mezzogiorno
,
ero
con
gli
ufficiali
del
battaglione
,
alla
mensa
.
Attendevamo
che
rientrasse
un
sottotenente
della
11a
,
che
avevo
mandato
al
comando
del
reggimento
per
prelevare
oggetti
di
corredo
.
L
'
ora
per
la
mensa
era
già
suonata
e
il
sottotenente
non
rientrava
.
Ci
mettemmo
a
tavola
,
senza
di
lui
.
Il
sottotenente
arrivò
poco
prima
che
finissimo
.
-
Sei
in
ritardo
di
mezz
'
ora
,
-
gli
gridarono
i
più
giovani
colleghi
.
-
Paga
due
bottiglie
!
-
Deve
pagare
?
-
chiese
il
direttore
di
mensa
.
-
Sì
,
-
risposero
in
coro
tutti
gli
ufficiali
.
-
Sta
bene
.
Due
bottiglie
!
Ma
voglio
raccontare
perché
ho
tardato
.
-
Non
è
necessario
,
-
disse
il
tenente
di
cavalleria
.
-
Ci
contentiamo
di
due
bottiglie
.
-
No
,
voglio
raccontarvi
che
cosa
mi
è
accaduto
.
Attorno
alla
tavola
,
tutti
ascoltavamo
.
-
Venivo
da
Ronchi
e
passavo
sulla
strada
che
fiancheggia
il
torrente
.
Il
sole
bruciava
.
Quando
sono
arrivato
all
'
altezza
della
casetta
bianca
,
nel
punto
in
cui
gli
alberi
coprono
la
strada
,
ho
visto
un
uomo
a
cavallo
,
camminare
lentamente
,
evitando
il
sole
.
Arrivato
sotto
gli
alberi
,
all
'
ombra
,
il
cavallo
si
fermò
.
L
'
uomo
si
levò
in
piedi
sulla
sella
,
si
arrampicò
a
un
ramo
e
scomparve
tra
le
foglie
.
Non
vedevo
più
che
il
cavallo
,
fermo
.
Rimasi
nascosto
.
Dopo
qualche
minuto
,
l
'
uomo
riapparve
,
dai
rami
,
ma
con
la
testa
in
giù
,
penzoloni
sulle
gambe
.
Io
rimasi
stupito
.
Ma
pensai
:
sarà
qualcuno
che
vuol
fare
della
ginnastica
.
Per
quanto
mi
paresse
strano
che
qualcuno
potesse
fare
la
ginnastica
,
a
quel
modo
.
Stavo
sempre
nascosto
.
Né
l
'
uomo
né
il
cavallo
s
'
accorgevano
di
me
.
L
'
uomo
si
lasciò
cadere
sulla
sella
,
poggiandosi
sulle
mani
,
e
riprese
la
posizione
normale
dell
'
uomo
a
cavallo
.
Si
riposò
,
levò
la
borraccia
e
bevette
.
Rimise
la
borraccia
a
posto
e
ricominciò
come
prima
.
Si
arrampicò
ai
rami
,
disparve
e
ricomparve
poco
dopo
,
con
la
testa
in
giù
.
Si
rimise
in
sella
e
bevette
di
nuovo
.
Sono
stato
sempre
nascosto
,
per
circa
mezz
'
ora
.
La
strada
era
deserta
.
Egli
ripeté
l
'
operazione
tre
volte
.
Io
volevo
avvicinarmi
per
meglio
vedere
,
ma
sopravvenne
una
carretta
al
trotto
.
L
'
uomo
spronò
il
cavallo
e
disparve
.
-
Il
cavallo
era
sauro
?
-
chiesi
.
-
Sì
,
un
sauro
.
-
Balzano
a
due
?
-
Balzano
a
due
.
-
Ma
non
ha
visto
se
chi
lo
montava
fosse
un
ufficiale
?
-
Non
l
'
ho
potuto
distinguere
perché
ero
lontano
,
al
sole
,
ed
egli
era
all
'
ombra
fitta
,
quasi
al
buio
.
-
Piccolo
?
magro
?
-
Sì
,
mi
è
sembrato
molto
magro
e
piccolo
.
Non
v
'
erano
dubbi
.
Povero
colonnello
Abbati
!
Egli
andava
verso
la
sua
fine
.
Al
caffè
,
la
conversazione
si
rianimò
.
Un
sottotenente
,
studente
in
lettere
all
'
Università
di
Roma
,
recitò
in
latino
una
satira
di
Giovenale
,
poi
disse
la
sua
traduzione
in
versi
italiani
.
Tutti
applaudirono
.
-
Per
me
,
-
disse
il
tenente
Grisoni
,
-
potevi
anche
risparmiarti
il
latino
.
L
'
ho
studiato
dieci
anni
,
sempre
il
primo
della
classe
,
ma
non
ne
ho
capito
un
'
acca
,
dei
tuoi
versi
.
A
ciò
,
aggiungi
che
tu
pronunzi
il
latino
come
se
avessi
dei
ceci
in
bocca
.
Si
era
tutti
allegri
.
Non
sembravamo
neppure
sotto
il
tiro
dell
'
artiglieria
.
Infine
,
si
respirava
ancora
una
volta
.
La
guerra
sembrava
finita
e
dimenticata
.
Il
trillo
del
telefono
interruppe
la
conversazione
.
Mi
alzai
e
presi
il
microfono
.
Gli
ufficiali
zittirono
.
Dal
comando
di
reggimento
,
il
capitano
aiutante
maggiore
in
1a
chiedeva
di
me
.
-
Che
c
'
è
?
-
chiesi
.
-
Bisogna
prepararsi
,
perché
domani
il
reggimento
discende
.
-
Riposo
in
pianura
?
-
chiesi
io
,
contento
.
-
No
;
il
riposo
non
è
fatto
per
noi
.
-
E
dove
andiamo
?
-
Sull
'
Altipiano
della
Bainsizza
.
L
'
offensiva
su
quel
fronte
è
incominciata
e
la
brigata
vi
è
stata
richiesta
dal
comandante
d
'
armata
in
persona
.
-
Che
onore
!
-
Che
ci
vuoi
fare
?
Il
battaglione
è
pronto
?
-
Sì
,
il
battaglione
è
pronto
.
Ma
è
proprio
sicuro
che
saremo
mandati
sulla
Bainsizza
?
-
Sì
,
sicuro
.
Ho
decifrato
io
stesso
l
'
ordine
.
-
A
che
ora
?
-
Ti
sarà
comunicato
domattina
,
al
rapporto
dei
comandanti
di
battaglione
.
-
Sta
bene
.
Arrivederci
.
-
Arrivederci
.
Gli
ufficiali
trattenevano
il
respiro
.
Non
avevano
sentito
le
parole
dell
'
aiutante
maggiore
,
ma
,
dalle
mie
risposte
,
avevano
capito
tutto
.
Muti
,
mi
guardavano
negli
occhi
,
con
un
'
espressione
di
angoscia
.
Il
tenente
di
cavalleria
riempì
il
bicchiere
e
disse
:
-
Beviamo
alla
Bainsizza
!
I
colleghi
l
'
imitarono
.
L
'
offensiva
sulla
Bainsizza
!
La
guerra
ricominciava
.