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SENSO ( BOITO CAMILLO , 1883 )
Narrativa ,
ÿþVade retro , Satana 1 Il prete aveva i gomiti poggiati sul davanzale ; stava immobile , con lo sguardo fisso . Era la prima volta in dieci anni che vedeva dalla canonica del villaggio ( il più alto villaggio del Trentino ) la tempesta sotto i suoi piedi , intanto che il sole , un sole pallido , quasi intimorito , brillava sulle case del paesello e sulle cime delle montagne circostanti . Il giovine prete , a intervalli , tossiva . Il suo collo scoperto era candido e magro ; la sua bella faccia affilata in quel momento sembrava impassibile . Eppure , studiando bene i lineamenti del volto , si avrebbe potuto indovinare il di dentro : tra le narici e gli angoli delle labbra pallide nascevano due solchi dritti ; la fronte alta ed aperta aveva una ruga profonda , che contrastava con la espressione dolce , quasi infantile degli occhi d ' un colore celeste d ' oltremare , simile a quello dell ' acqua nel Lago di Garda . L ' arteria del collo batteva forte ; le mani delicate si stringevano febbrilmente ; i capelli biondi , cacciati indietro dal vento , coprivano la chierica . E intanto le nubi si agglomeravano , s ' aggomitolavano , quali onde di una burrasca fantastica . Era un lago , che , riempiendo tutta l ' ampia vallata , urtava contro la corona dei monti , come se volesse rovesciarne le roccie , i boschi , i ghiacciai per inghiottire ogni cosa nel proprio fondo , nero più d ' una tomba . Si vedeva quel fondo a intervalli qua e là secondo gli scherzi del turbine , quando nei flutti delle nubi s ' apriva uno squarcio ; e allora l ' occhio piombava dentro nella valle , dove lampeggiavano i fulmini , mentre sul dorso ai mucchi bianchi dei densi vapori le saette sembravano appena scintille . Uno dei buchi tenebrosi lasciò indovinare il villaggio di Cogo ; poi quel baratro si chiuse , e se n ' aperse un altro di lontano , che mostrò per un istante la torre del castello di Sanna . E il prete guardava sospirando , sempre coi pugni stretti . Sul davanzale aveva lasciato aperto il Breviario , che il vento si divertiva a scartabellare . Ma il vecchio Menico , il quale stava da un po ' di tempo borbottando dietro il curato , prese il libro con un certo suo gesto dispettoso , lo chiuse e lo depose sulla scrivania . Poi , raccogliendo le carte , che il vento aveva sparpagliate sul suolo , disse ad alta voce : - Un bel gusto davvero , pigliarsi un raffreddore ! Senza niente sul capo , senza un fazzoletto al collo - . E aggiunse un po ' più basso : - La è da matto , proprio da matto - . Uscì di camera sbattendo l ' imposta ; ma poco dopo rientrò , andò a pigliare sul letto il calottino del padrone e , alzandosi in punta di piedi , glielo mise sulla chierica . Il prete si voltò irritato e , agguantato il calottino , lo buttò in terra dinanzi a Menico , gridando : - Ho caldo , vattene via . Tornò a guardare le nuvole ; ma non erano scorsi due minuti che si voltò di nuovo , cercando con gli occhi Menico . Non c ' era ; andò in cucina , non c ' era ; andò nel piano superiore , una specie di soffitta mezzo aperta all ' acqua ed alla neve , non c ' era . Lo trovò a ' piedi della stretta e scricchiolante scala di legno , che dal piano , per così dire , nobile dell ' edificio scendeva esternamente al sagrato della chiesa , dove cinque o sei contadini , ragionando sulla novità del temporale , guardavano ancora con tanto d ' occhi alla valle , in cui le folgori avevano cessato di scoppiare , i lampi avevano smesso di balenare , e le nubi s ' andavano via via diradando . Il prete si accostò al vecchio e , nello stendergli la mano , gli disse in modo che i contadini potessero udire : - Menico , perdonami - . Il vecchio girò il viso dall ' altro lato , alzando le spalle e tenendo le mani in tasca . Era piccolo , magro , sparuto ; aveva la barba meno grigia che bianca , rasa la settimana innanzi , irta come spilli , ma le folte sopracciglia , sugli occhietti piccoli , erano ancora d ' un nero d ' inchiostro . Il sacerdote piegò il corpo alto ed esile , e , umilmente , con voce tranquilla , dolce , ripeteva : - Menico , ti prego di scusarmi - . I contadini ridevano sotto i baffi . A un tratto il vecchio , afferrata la mano del padrone , senza lasciare a questi il tempo di ritrarla , gliela baciò più volte ; e gli occhietti piccoli erano lustri di lagrime . Il prete , ritornato nella sua camera , aveva ripreso il Breviario . Lette appena due facce , seguendo , come vuole la Chiesa , con gli occhi intenti lo scritto e pronunciando sottovoce ogni sillaba , chiuse sconfortato il volume . - Non posso - mormorò - non posso . L ' Officio si deve recitare con attenzione e devozione : Officium recitandum est attente et devote ... Or io sento in tutte le membra una inquietudine di cui non so capire il perché , come se migliaia di formiche girassero e rigirassero sulla mia pelle . Cerco di fissare la mente all ' un pensiero od all ' altro , e la mente scappa dove le garba , compiacendosi in cento nuove immagini strane e puerili . Sarà forse l ' aria , così carica oggi d ' elettricità . Forse la mia consueta febbriciattola va peggiorando - . Si pose all ' inginocchiatoio , davanti ad un Crocifisso allampanato . Vi stette qualche minuto con le mani giunte , il capo chino , bisbigliando preghiere : poi , alzatosi di botto , disse : - Oratio sine attentione interna non est oratio . In quel mentre , spalancando l ' uscio , comparve il cane del curato , un bel cane da caccia , e si mise a saltellare intorno al caro padrone . Questi lo accarezzò distrattamente , e ripeteva tra sé , intanto che con il pugno serrato continuava a picchiarsi forte il petto indolenzito : - Il sacerdote dovrebb ' essere sempre come il sole sereno di poco fa : dovrebbe contemplare la tempesta dall ' alto , quieto , puro , intangibile . Entrò , senza bussare , il medico dei tre villaggi della Val Castra , bene sbarbato e vestito appuntino : - Buon giorno , signor curato . Presto , levi di dosso quella giacchetta , metta il collarino , infili la sua vesta più bella , e venga con me . Il demonio la vuole , reverendo ; ma che caro demonio . M ' ha detto in furia queste precise parole : « Corra subito , mio caro dottore ( ha proprio detto mio caro dottore ) , corra subito dal signor curato ; gli racconti il mio male , aggiunga che ho bisogno di sentire la voce del cielo , che sono una pecorella pronta a rientrare all ' ovile » . E ripeteva : « Voglio il curato , voglio Don Giuseppe » . Il prete diventò bianco e grave . - È in pericolo di morte ? - chiese . Il dottore uscì in uno scoppio di riso : - Ci vuol sotterrare tutti , reverendo . È uno scherzo di nervi : roba di donne galanti . Non ho potuto neanche toccarle il polso . Mi ha cacciato qui senza lasciarmi tempo di fiatare : e noti che venivo dritto , sotto le nubi e i fulmini , da Ledizzo , e sull ' asino . Manco male che avevo l ' ombrello e il pastrano . Insomma , Don Giuseppe , si va o non si va ? - Non vengo - , rispose il prete , a cui la fronte e le gote erano diventate rosse infiammate ; e , alzando i pugni , con voce da far tremare le muraglie , soggiunse : - Quella donna e i suoi drudi sono l ' infamia , e saranno l ' ultima rovina di questa valle . Dio li maledica ! Il dottore , scandolezzato , guardò l ' altro negli occhi , mormorando : - Signor curato , la carità cristiana ! - La carità cristiana ? Io mangio polenta e cacio , qualche volta un po ' di carne di maiale , mentre il mio corpo fragile , estenuato , roso , com ' ella sa , dottore , da una malattia che aspetta ma non risparmia , avrebbe bisogno d ' altri sostentamenti . Io vivo in mezzo al sudiciume di questo paese , alle miserie di questi montanari , a ' quali ho dato quel poco che ho guadagnato in dieci anni . La sera negli otto mesi d ' inverno mi faccio piccolo per insegnare ai bimbi del villaggio ; non c ' è fanciullo o ragazza dai sette anni in su che non sappia leggere e scrivere e distinguere il bene dal male . Al vescovo , che mi voleva parroco nella pianura , ho risposto : « Monsignore , amo oramai la solitudine e la neve , le privazioni e l ' ingratitudine » . Amo infatti queste grandezze della natura selvaggia , nelle quali il mio corpo è rimasto puro e sono vissuto fino ad ora in una cara povertà di spirito . Ho dovuto abbandonare da un po ' di tempo il mio più vivo conforto mondano , la caccia , e rinunciare alle lunghe passeggiate solitarie su per i dorsi dei monti . La mia pelle già ruvida e bruna - e il prete guardava pietosamente le proprie mani - è diventata morbida e bianca , come quella di una donna galante . Dicono che , così magro e così smorto , sembro ringiovanito : ho trent ' anni e ne mostro venti : torno fanciullo . Chi mi ridà la salute e la forza ? - Il dottore sorrise , e il prete continuò : - Un giorno a Trento il vicario del vescovo mi dice con ironia : « Ella , reverendo , è un montanaro d ' Arcadia » . I miei parrocchiani , salvo pochi , mi guardano di traverso . La carità cristiana ! Ecco che in questo paese , il più alto e il più povero del Trentino , dove gli uomini sono attivi , sobrii , leali , e le donne non hanno altra bellezza che la loro virtù , viene a piantarsi una masnada di truffatori e sgualdrine . Inventano delle miniere ; gridano a tutti i venti che nel nostro suolo la natura ha deposto i suoi tesori di ferro ; le Gazzette del Tirolo , della Germania , sono piene di annunzii e di lodi sulla famosa Compagnia siderurgica della valle di Castra ; cinquemila azioni da cinquecento lire ciascuna , interessi , dividendi , almeno il cento per cento ! Troveranno i gonzi , intascheranno i milioni , una parte almeno , e scapperanno , lasciando alle nostre montagne due grotte di più , due buchi . Ma intanto si pianta qui , per alcune settimane , in un palazzo improvvisato , il capo dell ' impresa con la sua ganza ; e servi e operai e donnacce riempiono il villaggio di scandali ; s ' aprono bettole , si balla tutta notte , ci si ubbriaca e peggio . Alle miniere , alle ferrovie ci pensa pincone . Tre famiglie del paese hanno già venduto le loro giovenche per barattarle con le mirifiche azioni siderurgiche : altre seguiranno l ' esempio . Alla rovina materiale si rimedierà , ma l ' abiezione morale sarà senza riparo . Due delle più ingenue paesanelle , l ' una di diciotto , l ' altra di sedici anni , la Giulia di Pietro ... La voce del prete , rauca e fiera , s ' interruppe di botto . Era stato un torrente di parole : sembrava che non dovesse fermarsi più ; non aveva tossito neanche una volta . L ' indignazione bolliva da un pezzo in quello spirito ingenuo , ed era scoppiata ; ma dopo l ' ultima frase Don Giuseppe rimase improvvisamente impacciato , mortificato . Guardò in volto il dottore per ispiare se questi avesse potuto intendere il senso del periodo appena incominciato ; e si confortò un poco , vedendo che teneva la testa bassa , come sbalordito dalla foga del lungo sermone . Il curato girò gli occhi ad un angolo della stanza , li fissò un istante sul Crocifisso , che gli parve più sanguinolento , più addolorato del solito , e recitò un ' orazione interna , breve , ma fervidissima . Un sordo , esercitato a leggere sulle labbra , avrebbe colto dai moti convulsi di quelle del prete alcune voci spezzate : Strictissima obligatio ... inviolabiliter ... sigillum confessionis . Frattanto il dottore sorrideva , pensando alla rusticità del curato . Aveva compiuto egli i suoi studi di scienza medica niente meno che a Vienna , e in quegli otto mesi n ' aveva proprio viste di belline . Le raccontava , adombrate appena di un velo , persino a sua moglie . Sì , signori , per allargarsi la mente , per non lasciarsi afferrare dalle idee storte e sentimentali , per acquistare l ' esperienza del mondo , per imparare i modi garbati , è necessario vivere , almeno un certo tempo , nella capitale . Fra le montagne non si possono educare che gli orsi . Povero curato , il suo massimo viaggio era stato quello di Trento ! - Don Giuseppe , mi permetta di parlarle schietto : ella , scusi , mi sembra un tantino pessimista - . Dette queste parole quasi per tentare il terreno , il medico ristette , aspettando una risposta . La risposta non venne : Don Giuseppe aveva assunto un ' attitudine raccolta e placida . Fattosi coraggio , il dottore continuò : - Può darsi , non lo nego , che le cose previste da lei , reverendo , sieno tutte vangelo , e che una brutta catastrofe sovrasti alla povera valle ; ma potrebbe anche darsi , chi lo sa ? che le faccende andassero lisce . Lavorano negli scavi , hanno fatto gli assaggi ; né sarebbe impossibile che il metallo sbucasse fuori , tanto più che si trovano nei nostri monti le tracce di molte vecchie ferriere . Se l ' impresa andasse bene , quanta ricchezza non ne verrebbe egli a tutti i luoghi qui intorno ? Dall ' altra parte questo signor banchiere e barone , avviato l ' affare e toltosi il ghiribizzo della vita montanina , andrà via con il suo codazzo , lasciando i veri lavoratori , gli onesti operai ; e tutto rientrerà nell ' ordine consueto , con qualche soldo e qualche comodità di più , che ce n ' è di bisogno . - Dio voglia ! - Era un Dio voglia buttato là tanto per mutare discorso . Il curato chiese infatti senza interruzione al dottore : - Mi dica un po ' , come sta oggi la signora Carlina ? - Non c ' è male , grazie . Mangia poco , quasi niente , sebbene io la faccia sgambettare dietro di me il più possibile . - E di umore ? - Così così . Quando esco la mattina o dopo il desinare per le mie passeggiate mediche , potrei dire per i miei viaggi quotidiani , m ' abbraccia e si mette a piangere . Qualche volta , confesso , perdo un po ' la pazienza . - Tolleri , dottore . È una bambina , e le vuol tanto bene . Dirò di più , veda di trattarla con infinita indulgenza , con ogni sorta di amorevolezze e di cure . La tenga come una pianticella tenera , delicata e sottile , trapiantata da tre mesi soltanto , e che vuole essere irrorata d ' affetto . - In fondo non è mai malata . Qualche dolor di capo , nient ' altro ; ma non ingrassa . E poi è tanto rustica : vorrebbe stare sempre sola o con me . Detesta la gente nuova ; anzi , a dirgliela , Don Giuseppe , sono impacciato . La bella baronessa vuole vedere mia moglie a ogni costo . Appena entro nella sua camera grida : « E la sposina ? » . - Per amor della Vergine Maria non gliela conduca . Profanare il candore , il pudore della giovinetta semplice , della colomba di diciott ' anni con l ' alito della donna infame ! - Reverendo , ella dice bene ; ma io ho pur bisogno di tutti . Nato in questa valle , non ho intenzione di morirvi . Per guadagnarmi da vivere devo fare sulle scorciatoie dei monti tre o quattro ore di cammino ogni giorno al rischio di cadere in un precipizio , di gelare l ' inverno in mezzo alla neve o di crepare giovine d ' un vizio di cuore . Risparmio il mulo ed il ciuco , tiranneggio me e anche un poco mia moglie per mettere da parte qualche danaro , che mi permetta di piantarmi in una città , dov ' io possa fare il medico davvero . Cavar sangue , strappar denti , aggiustar ossa a questi villani non è poi un mestiere decente per chi ha studiato nella capitale e s ' è assuefatto a nobili desiderii . - La nobiltà del desiderio consiste , dottore , nella volontà del bene ; e il bene è tanto più difficile a farsi , ma tanto più meritorio quanto è più basso e , aggiungerò , più schifoso l ' oggetto a cui si rivolge . - Ella parla d ' oro , signor curato . Ammiro la virtù sublime , ma tutti non hanno , neanche secondo il Vangelo , l ' obbligo di esser santi . Si può vivere da galantuomini , si può beneficare il prossimo anche nelle città , ed io mi sento nato per la vita civile . Ora veda , Don Giuseppe , quella signora , chiamiamola baronessa o altrimenti , mi dà quattro fiorini per visita e mi chiama quasi ogni giorno . Il mio salvadanaio ne gongola . - Dottore , la signora Carlina non approverebbe questi sentimenti . - E avrebbe torto . Posso io rifiutare a colui che invoca il mio ministero l ' aiuto della mia scienza ? Non ci sono altri medici nella valle ; occorrerebbero sette ore od otto per averne uno : intanto il malato rischia di crepar come un cane . È poi lecito il distinguere un contadino da un signore , una donna onesta da una bagascia , o non si devono soccorrere tutti ugualmente ? Mi dica lei , Don Giuseppe , se un peccatore , se una peccatrice implorasse , anche senza sentirsi in punto di morte , una parola dal ministro di Dio , una parola che potesse confortare , migliorare , illuminare un ' anima sviata , avrebb ' ella il diritto di dir di no ? Stendere la mano al prossimo smarrito o perverso , aiutarlo a ritrovare la via diritta , non è forse il primo , il più sacro dovere del pastor buono ? Queste ultime parole vennero pronunciate con molta enfasi dal dottore , il quale teneva i suoi occhi furbi fissi negli occhi ingenui del prete . Seguì un silenzio , in cui si potevano udire i canti e le risa della gente del villaggio raccolta nella piazzetta della fontana . Il curato meditava . Fece un gesto risoluto , andò a pigliare il collarino nell ' armadio , se lo affibbiò senza guardarsi nello specchietto che , appeso ad un chiodo sul telaio della finestra , gli serviva per radersi la barba , e infilò la sua veste nera , l ' unica che avesse ; poi disse : - Andiamo . In quel punto al baccano sempre crescente dei villani s ' unì un gran frastuono di trombe , di corni , di cornette e d ' altri strumenti d ' ottone , i quali stonavano e scroccavano maledettamente ; e , fuori del paese , sul dorso del monte , rispondevano gli spari dei mortaletti . Era una festa solenne : avevano fatto venire la banda musicale dal capoluogo del circondario , niente meno ; ed il Capo - comune presiedeva alla cerimonia . Si trattava anzi di una vera marcia trionfale . Gli eroi erano due ragazzi in sui dodici anni , l ' uno bruno , l ' altro biondo , incoronati di fiori selvatici , e tirati in uno di quei veicoli , i quali servono in montagna a trasportare il letame , ed hanno , curvi come sono al dinanzi , un certo aspetto d ' antica biga romana . Il carro , tutto a ghirlande e a festoni , era tirato da due maestosi buoi bianchi , ma i due fanciulli , anziché mostrare la baldanza de ' conquistatori , mostravano una gran paura di essere sbalzati a terra , quando le ruote o si alzavano sugli enormi sassi , di cui sono sparse le tortuose , strette ed erte vie del paesello , o si sprofondavano nelle buche di pantano , da cui schizzava intorno la melma . I due monelli guardavano in giro , confusi di tanto chiasso , desiderosi d ' una cosa soltanto , di saltar giù dal carro trionfale per unirsi a ' loro compagni e dimenarsi liberamente e gridare anch ' essi : Viva , viva ! La cagione della loro gran gloria era spiegata da Menico ad un vecchio , venditore ambulante di quegli enormi ombrelloni rossi e azzurri , i quali mettono nella malinconia del paesaggio , quando piove , una pennellata allegra . Il caso dunque era stato questo : i due ragazzi , nel principio della passata primavera , andavano a raccogliere sul monte della Malga , quello che manda la più lunga ombra nella Val della Castra , le radici di una certa erba medicinale . È uno dei piccoli guadagni dei montanari , i quali per un grosso peso di arnica , di genziana , di aconito , di lichene , o che so io , racimolati sulle roccie , alla cima dei dirupi , col rischio di rompersi il cranio nella voragine , pigliano qualche soldo . La neve al basso si andava squagliando , ma i due fanciulli , raspandola via via , senza pensare ad altro , salivano sempre più in un luogo che da otto mesi non vedeva anima nata . All ' improvviso , sotto ad un pino , che il vento aveva gettato a terra e che su quel lenzuolo candido con il suo tronco ed i suoi rami secchi pareva uno scheletro , odono un fruscìo . Tendono le orecchie ; il fruscìo si rinnova ; s ' avvicinano , ed ecco che sbuca una bestia bruna , simile ad un cane non grande . La bestia scappa e va a nascondersi di nuovo in una macchia di arbusti ; ed i fanciulli dietro . Avevano due bastoni , e si mettono a picchiare con tutta la forza di cui erano capaci , l ' uno di qua , l ' altro di là della macchia di arbusti , la quale , sebbene priva di foglie , era folta . Volevano acchiappare il cane . La bestia , in fatti , spaurita , irritata , esce fuori , ma , invece di fuggire , avventandosi alle braccia di uno dei fanciulli , le addenta e ne fa uscire il sangue , che arrossa la neve ; ma il fanciullo , niente paura , quanto più si sente mordere tanto più tiene saldo . Ed ecco l ' altro che in buon punto dà con la mazza un forte colpo sulla testa dell ' animale , ed un secondo colpo , e l ' accoppa . Il ferito , più allegro che mai , tiene per un poco le braccia nella neve , poi , con il compagno , scende giù a sbalzi portando la sua preda . Erano incerti se fosse un cane o una volpe . Ma , prima di entrare nel villaggio , incontrano un vecchio di ottant ' anni , alto , di corpo asciutto , dritto ancora come un fuso , svelto ancora come un cavriolo , che andava a passeggiare con la sua carabina ad armacollo . La fama di codesto vecchio esce dalla Val della Castra : Trento stessa lo conosce . Nella sua vita ha ucciso venti orsi ; l ' ultimo , dopo sbagliato il colpo del fucile , l ' uccise abbracciandolo , e l ' uomo cacciava all ' orso il coltello nel ventre , e poi , sempre in un amplesso , arrotolarono un pezzo sulla china del monte , finché l ' orso morì , e l ' uomo di ottant ' anni s ' alzò dritto e placido . Ora quel vecchio chiamò i fanciulli , che gli passavano innanzi , e disse : - Figliuoli , dove avete pescato questa bestiola ? - I ragazzi risposero : - L ' abbiamo uccisa noi ; ma è una volpe od un cane ? - È un ' orsacchiotta , fortunati figliuoli : fortunati che non avete trovato la sua madre , e fortunati che vi beccate trentasette fiorini belli d ' argento . Fate l ' istanza al Capitano - . Dette queste parole ripigliò il cammino , guardando i ghiacciai sul cucuzzolo delle montagne . Menico mostrò all ' ombrellaio , tra la folla , un montanaro che soverchiava gli altri di quasi tutto il capo , e che guardava con serietà i due piccoli trionfatori : era il vecchio degli orsi . Per farla breve , i ragazzi avevano potuto dopo qualche mese riscuotere i trentasette fiorini , che il Governo dà quale premio per l ' uccisione di un ' orsa ; e la festa era fatta a commemorazione e a rallegramento del caso . Bisogna aggiungere , per amore di verità , che era stata anche pensata da qualche cervello ingegnoso per avere una nuova scusa di ballar con la banda tutta notte nell ' osteria e di scialacquare in istravizii e bordelli ; e , perché il curato lo sapeva bene , non aveva voluto ingerirsi né con la sua chiesa , né con la sua persona in così fatta commedia . Dall ' altro canto la caccia dell ' orso aveva lasciato nell ' animo del prete un rimorso non piccolo . S ' era imbattuto un inverno anch ' egli fra le nevi in un orsacchino da poppa ; aveva pigliato l ' orsacchino e , picchiandolo un poco , l ' aveva fatto guaire , perché l ' orsa , che non poteva essere lontana , lo udisse . Venne in fatti , e precipitò furibonda , mentre il prete mirava attento e colpiva giusto . L ' orsa , ferita a morte , si trascinò accanto al suo piccino , che continuava a guaire , e lo leccava in atto d ' infinito amore . Il prete tornò a casa pensieroso , lasciando nel bosco la madre morta e l ' orsacchino libero . La sera scartabellò i volumi della sua piccola libreria per conoscere se l ' inganno è innocente quando si volga contro le bestie feroci ; ma non gli riescì di raccapezzar nulla che facesse al suo caso : solo nel secondo volume del Gury , Compendium Theologiae moralis , trovò che al sacerdote è lecita la caccia non clamorosa cum sclopeto et uno cane . Non trovò altro ; ma non poté mai dimenticare la generosa , e sviscerata passione di quella madre morente , e , ripensandovi , sentiva nel cuore uno stringimento . Ripeté ancora al dottore : - Andiamo - ed uscirono , allontanandosi dal frastuono del villaggio in festa . 2 La villa del barone banchiere era sorta all ' improvviso . A un tiro di schioppo fuori del paese si vedeva dianzi una casa costrutta in sasso e in cemento , miracolo in quel villaggio fatto tutto di legno . Era stata alzata dieci anni addietro da un brav ' uomo , il quale , essendo andato per mezzo secolo a lavorare giù per l ' Italia da calderaio , e avendo raggruzzolato molte migliaia di lire , voleva godersele con la famiglia in santa pace nell ' aria pura e nelle lunghe nevi del suo caro luogo natale . Non l ' avesse pensato mai ! Il dì che fu messa la prima pietra , ecco gli muore la figliuola ; appena finito il solaio del primo piano , ecco gli si ammazza giù per una rupe il figliuolo ; appena compiuto il tetto , passa a miglior vita la moglie . Il misero signorotto , solo , disperato , pieno di acciacchi e di paure , camminò un anno nelle stanze vuote , meditando con desiderio ineffabile al tempo della sua miseria , quando la moglie ed i figli , sani e robusti , mangiavano polenta asciutta , ed egli martellava quindici ore della giornata su caldaie e padelle . Morì di settant ' anni lasciando la sua casa al Comune , il quale vi teneva il fieno , giacché , un poco per cagione dell ' uso di abitare in isconquassate catapecchie di legno , un poco per l ' idea che quell ' edificio fosse stregato e recasse sventura , nessuno offriva un quattrino per andarvi a prendere alloggio . I vetri delle finestre non c ' erano più , le imposte cominciavano a sconnettersi ; ma il palazzotto così bianco e alto e regolare , con la sua bella cornice e i suoi balconi sporgenti , rallegrava la vista , in mezzo alle capanne ed ai tugurii neri della valle . S ' aggiunga ch ' era piantato in uno dei più bei siti : sul contrafforte del monte , dove i paeselli della vallata di qua e di là si vedono tutti , e l ' occhio si spinge sino al piano verde ed al castello di Sanna ; e di dietro l ' ombreggiava una folta macchia di larici antichi , mentre dinanzi lo rallegrava una prateria quasi orizzontale , piena di grandi arbusti di sambuco rosso , con i suoi grappoli che sembravano coralli infiammati , e ricca di fiori color di rosa , dondolanti sui gambi altissimi , di fiori gialli , violetti , bianchi , da farne la più gentile e variopinta corona per una vergine sposa . La casa del calderaio , già bella , era diventata un incanto . Sulla fronte , nel piano terreno , sporgeva una nuova loggia , chiusa durante le ore del sole da tende che parevano di splendido drappo persiano ; nei fianchi uscivano fuori due nuove ali in forma di padiglione , da cui quattro gradinate esterne scendevano alla prateria trasformata in giardino , dove non mancavano le zolle simmetriche , l ' ampia vasca circolare con l ' acqua limpida e i pesci d ' oro , né i sedili dondolanti sparsi nei luoghi più misteriosi ed ombrati . Nel lato posteriore dell ' edificio un nuovo portico riparava le cavalcature mentre aspettavano i cavalieri ; la cucina , la scuderia de ' muli , l ' abitazione dei servi ed altri luoghi di basso uso avevano trovato posto in una specie di casa rustica , unita alla palazzina per mezzo di una lunga tettoia , la quale veniva tutta nascosta da piante arrampicanti e da arboscelli trapiantati . Queste nuove fabbriche erano di legno , alzate su in fretta e destinate alla vita di tre mesi : non importava che le prossime nevi ed i geli le sfasciassero tutte . Ai lavori aveva presieduto il vero scopritore , o , per meglio dire , inventore delle miniere , un farabutto matricolato , al paragone del quale il presidente della Società siderurgica , il barone banchiere , poteva dirsi una perla . Lo chiamavano Gregorio Viorz , e si bucinava che fosse stato due volte in carcere per truffa ; gli attribuivano anche un veneficio , commesso per interesse , ma le prove mancavano e la giustizia non se n ' era impacciata . Comunque sia , ad Innsbruck , sua città natale , n ' aveva fatte tante , che non poteva più rimettervi il piede . Dio l ' aveva dotato , per disgrazia degli uomini , di un ingegno feracissimo e di un ' attività senza pari ; tanto che con la metà della fatica e del cervello , ch ' egli impiegava nelle vie torte e buie , avrebbe potuto lungo la strada dritta rendersi ricco e stimato e sicuro della propria fortuna . Ma dall ' animo perverso nascono inevitabilmente certe debolezze fatali , le quali sciupano tutto ; e il Viorz ne aveva due . Prima : assottigliava troppo , sicché , studiando nelle imprese tutti i pericoli e industriandosi di mettere a tutti un anticipato rimedio , creava spesso le difficoltà nell ' atto in cui voleva prevenirle . Seconda : man mano che si avvicinava il momento di raccogliere il frutto delle sue iniquità , la gioia e l ' orgoglio del buon successo gli scemavano la calma , lo inebbriavano , e la prima cautela volpina si trasformava , nella lotta contro gli ultimi intoppi , in violenza brutale . Un così fatto personaggio non poteva dare il suo nome a nessun affare d ' industria o di banca ; anzi si doveva tenere avvolto , almeno sul principio , in un prudente mistero . Aveva dunque bisogno di qualcuno da mettere in mostra : un galantuomo no , perché non si sarebbe prestato a simili birbonate ; un noto birbante no , perché avrebbe , invece di adescarla , fatto scappare la gente . Ci voleva , per esempio , un signore che si fosse mangiato il patrimonio : vizioso e in urgente necessità di quattrini ; d ' intelletto bastevole per capire e secondare le finezze dell ' impresa , ma di poca inventiva , perché non gli saltasse un giorno il ghiribizzo di fare da sé ; di bei modi signorili , con un bel nome e un titolo sonoro . A tutte le indicate qualità bisognava unirne un ' ultima : quella di non essere punto conosciuto nella classe degli uomini di banca , o , meglio , di esservi conosciuto favorevolmente . Questa prerogativa s ' univa alle altre nel barone di Steinach . Era piuttosto un uomo scettico e leggiero , che propriamente perverso . L ' uso della società galante di Vienna e di Parigi l ' aveva rotto ad ogni vizio , senza fargli perdere il garbo delle maniere aristocratiche ed una certa sensibilità di natura . S ' era impacciato tre o quattro volte in affari grossi e romorosi , ma , puntualmente , con indifferenza , aveva pagato le perdite , rimettendoci sino all ' ultimo soldo . Allora , dopo avere conosciuto Gregorio Viorz , che non lo perdette mai più di vista e che lo richiamò in gran fretta , qualche anno appresso , appena avuta la prima ispirazione della Compagnia siderurgica , andò a Monaco al giuoco , facendosi prestare la posta , e guadagnò ; e con quel guadagno , piantatosi a Parigi , cominciò la vita del cavaliere d ' industria . In un modo o in un altro se la campava , sempre abbigliato , benché con un ' ombra di gofferia teutonica , secondo l ' ultima voga , in un quartierino di nobile apparenza e pieno di gingilli artistici , dove regnava questa o quella signora , bruna , bionda , fulva o rossa , ch ' egli ripescava qua o là e rimutava , al più , ogni sei mesi . Così era giunto al sessantesimo anno , robusto ancora e pieno di vita , che pareva un miracolo pensando a ' suoi vizi e disordini ; né l ' età si manifestava in lui altrimenti che in due cose : nella rotondità del ventre , che con il suo consueto panciotto bianco diventava anche più maestoso , e nel serbare com ' egli faceva presso di sé da un anno l ' ultima baronessa , rossa di capelli , senza provare nessun desiderio di sostituirne una nuova . Il curato non aveva aperto bocca nel cammino da casa sua alla villa , sebbene il dottore lo andasse stuzzicando . Pareva distratto ; guardava le nubi strane , che imbiancavano una parte del cielo . Un domestico , in livrea turchina con la pistagna color cremisi e i gran bottoni dorati , fece entrare i due visitatori nella sala , dove il barone faceva il chilo col resto della compagnia , pregandoli di aspettare che la signora baronessa li potesse ricevere . Il barone , che fumava il sigaro immerso in una larga poltrona , s ' alzò , andò incontro al prete , e , stringendogli la mano , gli disse un mondo di belle cose . Aveva bisogno di vederlo , conosceva le sue virtù , desiderava aiutare i poveri del paese , sapeva che la baronessa ne ' primi dì del suo soggiorno in villa era stata alla canonica a portare delle elemosine ; egli voleva fare qualcosa di più durevole , cento idee di carità gli frullavano nel cervello , ma per metterle in atto attendeva il consiglio del savio e sant ' uomo , che lo guidasse , che gl ' insegnasse a fare il bene utilmente . Quei modi cortesi , quel sorriso aperto , sopra tutto quelle liberali profferte , mettevano il povero prete in un terribile impaccio . Già rinasceva nella sua mente la solita tenzone : posso io respingere il danaro del diavolo ? Posso io togliere a ' poverelli i soccorsi di cui hanno tanto bisogno ? Non devo io anzi sollecitare codeste larghezze , qualunque sia la lor causa , lasciando a Dio di entrare nell ' anima dei peccatori ? Il barone continuava a discorrere in piedi , davanti alla finestra , da cui si scorgeva tutta intiera la valle e si vedeva in fondo ad essa il torrente , sinuoso e lucido , come un nastro d ' argento puro , svolazzante al sole . Intanto gli ospiti del barone chiacchieravano intorno ad una tavola rotonda piena di libri e giornali , nell ' angolo opposto della sala . A un tratto il maestro di pianoforte della baronessa , un giovinetto piccolo , con gli occhiali sul naso a ballotta , allievo poco fortunato del Conservatorio di Dresda , tolta la fascia ad uno dei giornali illustrati , guardando la prima pagina , esclama : - Oh bello , magnifico stupendo davvero ! - Poi , fatta vedere l ' incisione agli altri , che s ' accordano negli ah e negli oh ammirativi , sbalza accanto al barone per mostrargli niente meno che la veduta della sua villa . C ' era la loggia con i panneggiamenti ; c ' erano i padiglioni con le quattro gradinate , ma con l ' aggiunta , per verità , di due cupole e di due Fortune sulla cima , rimaste , pare , nella fantasia dell ' architetto restauratore ; c ' erano le fontane con nuovi getti d ' acqua : insomma una reggia . Si leggeva sotto : Residenza del direttore della Compagnia siderurgica nella valle di Castra . Il barone , dopo avere gettato uno sguardo sul disegno , mormorò tra se stesso : - Astuzie di quella volpe del Viorz - e restituì il foglio al maestro di cembalo , il quale si mise a leggere l ' articolo che accompagnava e spiegava l ' incisione . Era un inno alla nuova impresa : le miniere gonfie di metallo ; le ferriere vulcani ; e già le braccia non bastavano più al lavoro , e le richieste del commercio soverchiavano venti volte la produzione dell ' industria ; bisognava praticare dei nuovi squarci nei fianchi del monte miracoloso , moltiplicare le fucine , emettere nuove azioni alla banca . Seguivano la parte artistica e la parte sentimentale : le descrizioni del palazzo e del giardino ; le beneficenze del direttore , vera provvidenza , vero Messia della valle : asili d ' infanzia fondati e già frequentati da trecento bimbi , che , oltre all ' insegnamento , vi ricevevano gratis la colazione e il desinare ; nuove strade in lavoro ; farmacie aperte , eccetera , eccetera : una rigenerazione . Il maestro di pianoforte leggeva ad alta voce , con enfasi , facendo spiccare le più belle frasi ; né badava punto al barone , il quale , interrompendo il suo ragionamento col prete , gridava : - Basta , basta ; leggerete poi - . Ma il prete non porgeva più nessuna attenzione alle lusinghe dell ' altro ; tendeva invece le orecchie per udir la lettura , avvicinandosi anzi passo passo alla tavola tonda . A un certo punto , senz ' aspettare la fine , strappò dalle mani del leggitore il foglio e lo stracciò in più brani , ripetendo : - Sono tutte menzogne , tutte menzogne . Il barone uscì dalla stanza , il medico scomparve . Ci fu un mezzo minuto di silenzio e d ' immobilità generale ; poi si vide alzarsi un ufficiale dei cacciatori , che stava accanto al maestro di pianoforte . S ' accostò al prete e , dopo un formidabile ruggito d ' ira , gridò : - Ringrazii la sua chierica ed il suo collare se questo braccio ... - e alzava il braccio in atto di minaccia . In quel momento il servo in livrea turchina con le mostre cremisi e i gran bottoni dorati entrò e annunziò dall ' uscio : - La signora baronessa prega il reverendo signor curato di passare nella sua camera . Il curato piegò la testa in atto di saluto e , lentamente , uscì dalla sala . 3 Aperto l ' uscio della camera e fatto un profondo inchino , il servo si ritirò , lasciando il prete solo con la donna . Nel primo istante non la vide , perché la camera sembrava un grazioso incendio , e gli occhi restavano abbacinati . Le tappezzerie , i canapè , le poltrone , tutto era di stoffa rossa , d ' un rosso roseo brillante , con certi disegni gialli sinuosi , come a fiamma ; e il sole del tramonto , caldo , vivo , d ' oro , entrava dalle due finestre spalancate , gettando sul rosso e sul giallo della stanza certi lumi incandescenti e certi lustri , che somigliavano a fuochi e a scintille . Un odore di essenze , acuto , inebbriante , si effondeva dalla toletta a trine e a ricami , dove , sotto al baldacchino , tenuto in aria volando da un putto alato , luccicavano dinanzi alla cornice dello specchio , tutta a fiori di vetro , innumerevoli vasetti di metallo bianco e pettiniere e saponiere e ampollette di cristallo terso e ninnoli d ' ogni maniera . Il prete , entrando , si sentì una vampa alla testa : avrebbe voluto fuggire . La donna lo chiamò con voce soave come un liuto lontano . Era sdraiata sopra un sofà nel solo angolo ombroso della stanza , lungo il lato delle finestre , in fondo , lì dove le pieghe delle ampie tende scemavano sui fianchi la luce e lasciavano come una insenatura fra il parato ed il muro . - Si metta qui , signor curato , qui accanto , in questo seggiolone . Mi sento così debole , che appena appena posso parlar sottovoce . Il prete rispose ruvido : - Scusi , ho fretta . Sono venuto perché il medico mi aveva detto ch ' ella era malata e aveva bisogno di me . Posso servirla in qualcosa ? - Sono malata , e come ! Ma quel dottore sventato non capisce nulla . Ella . signor curato , dotto e santo com ' è , può dirmi una parola , che mi conforti , che mi rianimi e , col ridonarmi la fede in me stessa e nelle cose del mondo , tornarmi forse la salute del corpo . Il mio male sta qui - . Si toccò il seno . Era coperta d ' una vesta a fiorami , che lasciava vedere tutto il collo , una parte del petto candido e il principio delle spalle rotonde , sulle quali cadevano , sciolti , i suoi capelli increspati , d ' un biondo rossigno . Principiavano bassi , in riccioletti matti . Il naso appiccicato alla fronte , quasi senza incavo , con un piano vigoroso e largo ; le narici gonfie , da cui la donna sbuffava alle volte al pari d ' una cavalla araba ; le labbra tumide , le gote piene , e il mento rientrante davano a quel viso un non so che di pecorino e lascivo . Il cinabro della bocca era anzi un poco troppo vivace , il roseo delle guance un poco troppo sfumato , e la forma delle brune sopracciglia un poco troppo sottilmente arcuata per poter credere che l ' arte non ci entrasse in nulla . E sotto gli occhi cerulei stava un lividetto , che li faceva sembrare più grandi . Era bella insomma alla sua maniera e carnale . Il prete rimaneva in piedi . Ella si alzò con fatica , andò verso di lui , lo prese per mano e , condottolo due passi innanzi , lo fece sedere nel seggiolone . Poi , guardandolo fisso , come se ella si destasse in quel punto , stirò le braccia , che le maniche larghe lasciarono vedere quasi fino alle ascelle ; e il petto si arrotondò fieramente . Tornò a buttarsi sul sofà , lasciando cadere a terra dal piede destro la pantofola ricamata . Gli occhi cerulei erano diventati di bragia . La voce non aveva più la stanchezza e la dolcezza di prima . Vi dominava un timbro secco , strozzato , rabbioso , quando disse al prete interrottamente : - Mi dica un po ' , Don Giuseppe , perché mi sfugge ? Perché non vuole vedermi più ? Quand ' io passo nel villaggio a cavallo della mia mula , perché mi chiude in faccia le imposte della sua casa ? Dopo avermi ricevuta in principio quattro volte nella canonica , perché ha ora dato l ' ordine di non lasciarmi entrare , nemmeno quando io reco il denaro dei poveri ? Non posso metter piede in sagrestia ; è molto che non mi caccino , come un cane , fuori di chiesa . Mi si rimandano i doni che faccio al tempio . Con qual diritto ? Chi può mai rifiutare le offerte che si porgono a Dio ? - Sbalzò in piedi e si piantò di contro il prete , domandando : - L ' odio , signor curato , è forse una virtù cristiana ? Il curato affermò pacatamente , ma con la voce che tremolava : - L ' odio del male è una virtù cristiana . - Virtù cristiana , reverendo , è l ' amore . Me lo insegnarono da fanciulla , quando andava in chiesa alla dottrina ; me lo hanno ripetuto al confessionale . Poi , divenuta donna , vidi che l ' amor vero mi rialzava l ' anima , mi purificava lo spirito , mi avvicinava al cielo . L ' amor vero passò , e , giuro , senza mia colpa . Allora , abbandonata , povera , gettata in una società piena di seduzioni e di corruzioni , cascai nella finzione dell ' amore . Ma la finzione dell ' amore , non è amore , è odio ; è l ' odio anzi più vile , abbietto , pauroso , straziante che si possa provare . Quest ' odio m ' uccide . Il cuore intanto arde , e cerca da molti anni invano il refrigerio di un affetto violento e sincero . Ho bisogno dell ' amore che brucia . Il prete , afferrando con un supremo sforzo di volontà i pensieri , che svanivano dalla sua testa , mormorò : - Calmatevi , poverina , mettete in pace la fantasia eccitata dalle sventure e dalle colpe della vostra vita . Fate di desiderare una sola cosa , il bene . Uscite da queste sozzure d ' inganni e di vizii , in cui si trascina e imbratta la vostra esistenza . Tornate sola e povera , ma pentita e buona . Allora tutti vi dovranno amare , perché , amando voi , ameranno la virtù . - Anche voi , Don Giuseppe , mi amerete anche voi ? E gli prese la mano , e la strinse , e il prete s ' avvicinò . La donna continuava sommessamente : - Don Giuseppe , guidatemi . Insegnatemi la via , conducetemi dove vi piace . Sarò la vostra schiava . Sarò , se vorrete , la vostra santa . Il vostro cuore dev ' essere grande e nobile , deve specchiare il cielo , come i vostri occhi . Mi piacete perché siete bello , perché siete candido , perché indovino che non avete mai amato , perché voglio essere il vostro primo peccato , il vostro primo rimorso . Datemi il vostro amore , Don Giuseppe , il vostro amore . La donna , arrovesciata sul sofà , teneva sempre con le due mani la mano del prete , il quale tremava dalla testa ai piedi . Il sole era tramontato ; la camera diventava buia . Ma , mentre la femmina ripeteva le ultime parole , sembrò al curato che d ' improvviso un soffio fresco gli passasse sul fronte ; e di repente gli comparve davanti la figura tetra e sanguinosa del suo Cristo dell ' inginocchiatoio , solo che il volto , anziché piegato e morto , era vivo e guardava minaccioso e fierissimo . Il prete scattò e , prima che la donna potesse pronunziare una sillaba , era uscito dalla stanza . Quando il servo con la livrea turchina e con le mostre cremisi vide scappare il prete dalla villa , quasi correndo , senza voltarsi , come se dietro le spalle lo minacciasse il demonio , sorrise maliziosamente , ponendosi l ' indice della mano destra sulla punta del naso . 4 Il prete girò , senza saperlo , a sinistra , dove la strada sale e s ' interna nella montagna ; passò a ' piedi della chiesetta di San Rocco , posta sul vertice di una rupe acuta , e camminò verso il prato così detto del Lago . Incontrava parecchi di quei carri alpini che , formati delle sole ruote dinanzi e di due lunghissime stanghe , le quali si trascinano per terra con la loro estremità posteriore , servono a portare il carico voluminoso di una erba appena tagliata , olezzante d ' ogni grato profumo e tempestata de ' fiorellini d ' ogni allegro colore . I poveri buoi , scendendo lenti e gravi dall ' erta ripidissima , puntavano vigorosamente le zampe tra i sassi enormi , docili alla parola delle montanine che li guidavano , maestosi e rassegnati , con l ' occhio umido , un poco inquieto e assai mesto . Le donne salutavano , ma il curato non rispondeva . Una volta rischiò di rimanere schiacciato sotto a un carro , che non aveva scansato in tempo . Lasciò la strada ; andò su per i sentieri , su per le roccie nude . La notte era diventata scura , e il prete andava senza sapere dove mettesse i piedi . Si trovò a un tratto sulla riva dell ' alto lago , uno scolo de ' ghiacciai , dove finalmente il rumore di due torrentelli , che precipitavano dalle cime e si frangevano tra i sassi , e il vento rigido delle gole , e la tosse , che gli spezzava il petto , richiamarono in sé il curato , il quale cadde con le ginocchia a terra e , giungendo le mani e fissando gli occhi nella vòlta tutta nera del cielo , ringraziò con una lunga preghiera il figliuolo di Dio . In Menico frattanto crescevano le ansie . L ' orologio della canonica aveva suonato la mezza dopo le dodici , e il padrone non ritornava . Il vecchietto aveva visto spegnersi i lumi nella villa del barone e sapeva bene che non c ' erano moribondi nel paese : dove diamine quella testa sventata era dunque andato a passar la notte ? Non s ' attentava di allontanarsi troppo di casa ; guardava dalle finestre , ma non vedeva altro che tenebre fitte . Se non fosse stato il servo di un sacerdote si sarebbe sfogato assai volentieri con qualche grossa bestemmia . Tendeva le orecchie , un cane aveva abbaiato , nulla ; si sentiva un calpestio lontano , ascoltava , nulla . - O il reverendo l ' avrà da fare con me . Starsene via tutta notte senza neanche avvisare ! Siamo cani ? E poi , col rischio di pigliarsi un nuovo malanno in tali disordini da scomunicati , e con quella maledettissima tosse , che non lo lascia mai stare . Figurarsi , sono ore queste da gironzare per le strade e da tenere alzati i galantuomini ? Gliele voglio cantare secche , ma secche . Farebbe perdere la pazienza a san Luigi Gonzaga - . Tornava a guardare nell ' oscurità e ad origliare ; niente . Alla fine gli parve di udire in su , distante , il passo di un uomo ; era un uomo , certo , che scendeva dalla montagna ; il passo s ' affrettava , rintronava ; i cani abbaiavano : era il passo del curato . Allora il piccolo vecchio si pose dinanzi alla porta con il muso arcigno e gli occhi da cui schizzavano scintille di rabbia ; aveva i pugni piantati sulle anche in atto di sfida , come se volesse impedire al prete l ' ingresso della canonica , e già schiudeva le labbra per cominciare la ramanzina quando , vista la faccia del padrone , ammutolì e lo lasciò passare . Borbottava tra i denti o per meglio dire tra le gengive : - Dio santo , che mutria ! E come ha conciato i panni ! Mi ci vorrà un mese a ricucirli e a rimetterli un po ' in assetto . Bella carità cristiana . Il curato passò il resto della notte all ' inginocchiatoio , davanti al Crocifisso , che lo aveva salvato . L ' alba fece parere più livido , più macilento , più contorto e più sanguinoso quel Cristo in croce , con la sua testa china incoronata di spine . All ' aurora principiò il concerto delle campane . Le suonava Menico , facendosi aiutare durante i suoi servigii di sagrestia e di chiesa , o quando si sentiva le braccia stanche , da un ragazzotto , che per solito era uno dei due monelli trionfatori del giorno innanzi , e propriamente quello bruno , il quale della metà dei trentasette fiorini guadagnati per l ' uccisione dell ' orsacchiotta non aveva visto il becco di un soldo , tanto i suoi parenti erano stati lesti a mangiarli tutti ed a berli . Era la domenica , e la messa del curato doveva principiare alle dieci . Verso le otto un contadino , che veniva dalla valle , consegnò a Menico una lettera per il suo padrone . L ' indirizzo , scritto in calligrafia sottile , snella , elegante , palesava una mano di donna . Il prete pigliò la lettera , la guardò ; le dita gli bruciavano , le mani gli tremavano ; una visione terribilmente allettevole di donna mezza nuda gli passò nella fantasia , e gli parve di udire nelle orecchie l ' eco seducente e paurosa di una voce che bisbigliasse : Datemi il vostro amore , Don Giuseppe , il vostro amore ! - Il curato voleva ad ogni costo sapere chi avesse mandata la lettera : ma il contadino doveva essere già lontano , né Menico aveva avvertito da che parte fosse andato via . - Del resto , - osservò il vecchietto , alzando le spalle , - apra e vedrà chi scrive - . Il prete stracciò in fatti la busta e spiegò i fogli , ch ' erano parecchi , con un gesto d ' angoscia ; ma tosto si rasserenò , si mise a sedere e a leggere . La lettera era della signora Carlina , la moglie del dottore . « Reverendo signor curato , Ho bisogno di tutta la pazienza , di tutta la indulgenza del suo cuore . Il mio buon Don Giuseppe si è mostrato in questi mesi tanto dolce verso di me , ch ' io non esito ad aprirgli la mia anima intera , con le sue tristezze , i suoi dubbii e le sue paure . Mi pare anche di non agire come dovrei ; ed ella mi rimproveri o mi conforti , ma sopra tutto mi consigli , giacché la mia esperienza è così piccola e la mia natura , pur troppo , così timida , ch ' io non solo non so risolvermi a operare , ma spesso non distinguo bene quale sia il cammino da scegliere . Mi compatisca , signor curato . Ho diciott ' anni compiuti : dovrei essere quasi una matrona : però sino a tre mesi addietro , sino al giorno del mio matrimonio , io era vissuta come una bambina , fra mio padre , ottimo uomo , ma severissimo , e mia madre , donna tutta di casa . Non si vedeva nessuno , io non aveva passione per la lettura ; ricamava , teneva i libri di cucina volentieri , mettendo nell ' arte della cuoca , massime ne ' piattini dolci ( bisogna , Don Giuseppe , ch ' ella venga ad assaggiarne uno il primo giorno che avrà tempo . S ' intenda con Amilcare ) , mettendoci , confesso , un poco d ' ambizione . Del resto dicevano che la mia salute era delicata . Ella , signor curato , mi guarda qualche volta in faccia con un cert ' occhio compassionevole , come se dicesse : poveraccia , è tanto magra , tanto pallida ! Amilcare mi ha , come dice lui , ascoltata più volte : non ha trovato , dice lui , neanche l ' ombra del male . Fatto sta che io non sono mai obbligata a rimanere a letto , e che posso dichiararmi sul serio una grande camminatrice , una vera alpinista . Anzi , a questo proposito , vorrei ch ' ella persuadesse Amilcare a farmi camminare meno . Quand ' egli va nelle montagne alla visita de ' suoi malati , vuole , quasi ogni volta , ch ' io lo accompagni ; ieri mi condusse con quel sole , verso le due , sino a Masine dalle scorciatoie dei viottoli ; un ' ora e mezzo di salita , e che salita , e che sassi ! Giunta nel paese , mi cacciai a sedere in un angolo della chiesa , una chiesa umida e melanconica , dove mi toccò attendere due orette buone che Amilcare avesse finito di dar ricette e di cavar sangue , e intanto mi sentiva tutta intirizzita da un ' aria fredda gelata . Non ho coraggio di dir di no . Amilcare osserva giustamente che il camminare desta l ' appetito , e che io , avendo bisogno di rinvigorirmi , devo mangiare , carne sopra tutto , e bere almeno un bicchiere di vino ; ma il vino proprio mi ripugna , non lo dico per affettazione , e la stanchezza mi toglie anche quella poca voglia di mangiare che aveva dianzi . Signor curato , ella non ignora come fu il caso delle mie nozze . Amilcare è il mio solo cugino ; era , si può dire , il solo giovinotto che , ne ' mesi d ' autunno , frequentasse la nostra casa ; e poi buono , bello , di bei modi cortesi , e con una vivacità di parlare tutta sua ; studiava molto ; a Vienna si faceva onore ; era diventato dottore , e poi medico condotto in questa valle . In somma , quanti sogni io andava mulinando nel mio cervello ! Stava desta la notte per poter continuare le belle fantasie , parendomi che la intera giornata non bastasse a tante care e interminabili meditazioni . Mio padre si mostrava poco contento ; gli piaceva poco ch ' io dovessi sposare un medico ; diceva che i medici sono tutti materialisti , parola ch ' io non capiva bene , ma che non mi piaceva affatto ; e mi dipingeva la vita di questa valle come una specie di sepoltura : otto mesi d ' inverno , la neve alta sei piedi , tredici gradi di freddo , impossibile a una donna l ' uscir di casa , le ansie per il marito , un mondo di guai . Ed io pensavo all ' opposto dentro di me ; l ' inverno sarà il mio paradiso ; due stanzette ben calde , fiori accanto alle stufe , i miei ricami , la mia cucinetta , qualche lettera alla mamma , e poi , anzi prima di tutto , sopra tutto , il mio Amilcare sempre indulgente , sempre grazioso , sempre allegro , e che lunghi discorsi , e come sarà contento di tornare nella sua casina , presso la sua Carluccia , che gli vorrà tanto bene ! Scusi , signor curato : sono una vera sciocca . Dunque ci siamo sposati ; il viaggetto di nozze , un incanto ; il primo mese in questa valle una delizia . A dirgliela però Amilcare fumava un poco troppo anche in principio , e mi appestava la camera . Io non diceva niente ; ma qualche volta mi mancava il respiro , mi sentiva un tantino di mal di stomaco . Cose da nulla . Il mio sposo mi amava ; discorreva sempre del futuro , quando ci pianteremo in una città , e il suo nome diventerà celebre , e guadagnerà tanti quattrini , e gli pioveranno addosso tanti onori , e darà delle grandi feste , nelle quali io dovrò essere acconciata da vera regina . Quest ' ultima parte non mi andava a ' versi ; ho sempre avuta poca inclinazione a figurar nella gente . Certe piccolezze mi davano già ombra , m ' offendevano un poco ; aveva torto . Il male è cominciato quasi ad un tratto , quando venne ad abitare nella villa accanto a lei , signor curato , quella donna che dicono la baronessa , e quando , fino dal primo giorno del suo arrivo , mandò in gran furia a chiamar mio marito . Da quel momento non è stato più lui . Ha cento fumi per la testa ; pare che si vergogni di me ; e non ostante mi sforza a seguirlo nelle sue camminate sui monti , ma non mi guarda , non mi parla , non m ' aiuta nemmeno a salire un ' erta o a passare un ' acqua . Anche in casa , se gli parlo , mi risponde sì o no , o non risponde affatto ; ogni sua parola , quando finalmente la dice , è un rimprovero o , che mi duole ancora più , un sarcasmo : non so più né vestirmi , né pettinarmi , né quasi mettere alla bocca il cucchiaio , né adoperare la forchetta e il coltello . La casa gli sembra piccola ; non gli piace né il desinare né la cena , per quanto io mi lambicchi nell ' indovinare i suoi gusti e nel condire e cuocere le vivande . È andato quattro volte a cenare all ' osteria con i carrettieri , ed anche le altre sere , quando non è alla villa o non esce per i suoi malati , va a bere la genziana , e ne beve ( mi vergogno ) più di un bicchierino di certo . Allora poi ! Mio signor curato , mio buon Don Giuseppe , mi aiuti : io ci perdo la testa e ci muoio . A mio padre , alla mamma non posso dir nulla ; ella , Don Giuseppe , è la sola persona sulla terra che mi sappia compatire e soccorrere . E divento anche cattiva . M ' affatico a stargli intorno con le carezze , con le dolcezze ; mi respinge , ed io torno più mansueta che mai ; ma qualche volta non posso ; sento nascermi dentro come uno spirito fiero di ribellione , nuovissimo , incomprensibile , e ch ' è pure tanto contrario alla pieghevolezza della mia natura . Provo una sensazione che non aveva provata mai : un ' agrezza , un ' amarezza profonda . Oramai conosco il sapore del fiele . Comprendo tante cose di cui prima non capiva nulla : un mondo brutto mi si apre dinanzi . Mi sono guardata bene nello specchio . Sì , sono magra ; sì , sono pallida ; ma i miei occhi mi paiono neri e grandi , la mia fronte , la mia bocca , tutti i miei lineamenti sono regolari , e il mio corpo non è poi uno scheletro . Non ostante , al mio marito di tre mesi , al mio sposo non piaccio più . Cita le bellezze tonde della baronessa . Le ho viste io quelle sfacciate bellezze : è passata tre volte sotto le mie finestre , seguìta da corteggiatori e da servi , sulla sua mula bianca . Le ho piantato gli occhi in faccia e la ho studiata bene : sulle guance ha il rossetto , sulle labbra la polvere di corallo , e le sue magnifiche sopracciglia sono tracciate col pennello . Falsa al di fuori come dev ' essere bugiarda al di dentro . E mi ha rubata la stima , mi ha rubata l ' affezione di Amilcare ! Ora , un ' ultima parola , signor curato . Amilcare vuole che io vada a visitar la sua ganza . Ho detto di no , ed egli insiste , ed io , caschi il mondo , non voglio . Ho ragione ? Ho torto ? Don Giuseppe , mi pigli per la mano . Ella che vede le cose di questo mondo dall ' altezza della sua santa pace ; m ' insegni a uscire dalle bassezze di questi miei nuovi sospetti e dalle viltà di queste mie nuove angoscie . In un mese come è mutata La sua disgraziatissima CARLINA » . Il prete aveva letto la lettera attentamente , sospirando in principio , fremendo alla fine . - Povera santa ! - esclamò ; e scrisse questo polizzino con la sua scrittura larga e affrettata : « Verrò domani . Discorreremo , e vedrà che i suoi dubbii non sono giusti . Pazienza , indulgenza , dolcezza : ecco i rimedii . Preghi la Santissima Vergine Maria , che conosce le debolezze e le ambascie dei mortali . A rivederci domani » . Menico aveva annunziato da un po ' di tempo , che una donna , la Pina del Rosso , ed il vecchio padre di lei chiedevano di parlare al reverendo signor curato . Entrarono con gli occhi pieni di lagrime ; e la donna , singhiozzando , raccontò che il suo marito voleva vendere le giovenche , tutte , una ventina , l ' unica loro ricchezza , per impiegare il denaro nella impresa delle ferriere : - Deve condurre le bestie doman l ' altro al mercato di Malè , e ci andranno con le loro mandre altri cinque o sei di questi indemoniati . Daranno via il bestiame per niente : e poi a tali imprese , che il diavolo se le porti , io non ci credo . Sono trufferie ; lo dice anche mio padre , che sa il vivere del mondo - . E il povero vecchio mezzo paralitico accennava di sì , crollando mestamente il capo . - Non glielo avessi mai detto al mio uomo ! S ' è infuriato , mi ha picchiata ; veda queste lividure - e mostrava le spalle maculate . - Ma io insisteva , e lui giù botte da orbo . Non ho potuto rimuoverlo di un ette . Ci salvi lei , signor curato ; scriva a Trento , scriva all ' imperatore ; impedisca la distruzione del villaggio , per carità . Il prete s ' era alzato e , ascoltando la donna , camminava su e giù per la stanza , in preda ad un ' agitazione vivissima . Ripeteva : - Infami - . Poi disse ad alta voce : Parlerò al Capocomune , m ' intenderò con lui , e qualcosa , se Dio ci aiuta , riusciremo a fare . - Il Capocomune ! Un bel soccorso ! - ripigliò la donna . - È lui che ha fatto impazzir la gente ; è lui che suggerisce a tutti di barattare il bestiame , il quale dà tanti pensieri , come dice , e così poco profitto , con quei fogli di carta che fruttano del bell ' oro solo a guardarli . L ' ho sentito io con le mie orecchie , signor curato . Povero il nostro armento ! E poi ( la ho da dire ? ) a quelli che rispondevano che Don Giuseppe non crede a così fatti miracoli , il Capocomune replicava : « Ah sì ! Quel ... ( la taccio per rispetto ) quel ... lo caccieremo via , e presto . È ora di finirla con quel ... Non vede più là del naso e pretende d ' insegnare alla gente » . Poi , sottovoce , aggiungeva : « Sappiate che durerà poco , una settimana al più ; lo so io , e basta » . Il prete continuava a camminare , invaso dall ' ira : - Ebbene , andrò domani dal capitano a Malè , chiamerò il signor giudice , farò processare tutta questa canaglia - . Ma Menico , dalla soglia della camera , diceva : - Signor curato , sono quasi le dieci : venga a vestirsi per la messa - . Dovette avvicinarsi al padrone e ripeterglielo più volte , tanto il prete era fuori di sé . Don Giuseppe cercò di ricomporsi un poco , salutò la donna e il vecchio contadino , uscì dalla canonica e , traversando il sagrato , entrò dalla porticina esterna in sagrestia , intanto che il ragazzotto uccisore dell ' orsa suonava a distesa l ' ultima chiamata . Mentre Menico s ' affaccendava nell ' aiutare il padrone a vestirsi , questi premeva violentemente il petto con la mano lì dove il cuore pulsa , come se avesse voluto impedirgli di battere , e bisbigliava le preci . Mosse all ' altare con gli occhi a terra , senza veder nessuno ; s ' inchinò dinanzi ai gradini , poi andò a baciare la tavola consacrata ; e nello stesso tempo ch ' egli pronunciava le parole rituali faceva nell ' interno queste giaculatorie : - Io sono indegno di avvicinarmi all ' ara dove stanno le reliquie dei Santi ; io sono indegno di essere ammesso al divin desco dove s ' imbandisce il Santo dei Santi . Fate , oh Signore , ch ' io non vi porga un bacio simile a quello di Giuda . Ah , Signore , salvatemi da tanta nefandità purificando il mio spirito ... Oramus te Domine ... Kyrie eleison ... Oh , dolce Signore , quanti beni avete dato agli uomini , e come questi vi restituiscono il male . Eccovi in faccia il più ingrato , il più colpevole di tutti . Perdonatemi , Signore ; compatite alla mia miseria ; abbiate pietà di me ... Gloria in excelsis Deo ... Il prete , sempre con gli occhi a terra , si voltò verso il popolo ; e mentre con la bocca leggeva l ' Epistola dalla parte destra dell ' altare , mormorava dentro : - Agnello senza colpa , che avete voluto essere calunniato , deriso , offeso per compiere gli oracoli della Scrittura , fate ch ' io possa imitare la vostra innocenza negli atti e la vostra pazienza nelle afflizioni - . Tornò alla sinistra e cominciò la lettura del Vangelo : - Munda cor meum ... Verbo grazioso nella dolcezza e nell ' umiltà , fate che la dolcezza e l ' umiltà non abbandonino mai il mio cuore ... Credo in unum Deum ... Il prete scopre il calice , lo ricopre , si purifica le mani a lato dell ' altare , mostra il volto a ' credenti , e , sempre con lo sguardo basso , dice : - Orates frates - . Alza poi l ' ostia , come immagine di Gesù alzato sulla croce , e , consacrato il vino , solleva il calice . - Oh sangue prezioso , sgorga insino a me quale nuovo battesimo . Oh se potessi versare il mio sangue tutto per te , il mio sangue fino all ' ultima stilla ... per omnia saecula ... Il prete spezza in due parti l ' ostia santa , a similitudine dell ' anima di Gesù che si stacca dal corpo ; mette una parte dell ' ostia nel calice e la consuma picchiandosi il petto : - Domine non sum dignus ... - Indi riceve il sangue prezioso nel calice , e , dopo essersi comunicato , procede alle abluzioni : - Dominus vobiscum ... Nella ineffabile gioia di vedervi salire al cielo , oh Salvatore del mondo , sento la contentezza di possedervi ancora qui in terra ; la mia fede vi adora sul trono del vostro amore nell ' Eucarestia , in quello stesso modo che vi adora sul trono della vostra gloria in Paradiso ... Nel dire : - Ite Missa est - il sacerdote alzò gli occhi e vide dinanzi alla folla , seduta nella prima linea di panche , Olimpia , la baronessa , accanto al maestrino di pianoforte . Il collo di neve ed il principio del seno candido , spiccavano nella mezza oscurità del tempio . Ella sorrideva colle sue labbra tumide e rosse , fissando gli occhi negli occhi di Don Giuseppe , lasciva e sfacciata . Il prete sentì un velo calargli sulle palpebre ; non ci vide più ; traballò ; il sangue gli corse tutto al cuore . Un istante dopo gli corse tutto al cervello , e allora non poté più frenarsi , e cominciò sui gradini stessi dell ' altare , con la voce tonante , con il gesto del Cristo nel Giudizio di Michelangelo , una predica furibonda . - Via dalla casa del Signore i perversi e gli ipocriti . Fuori i profanatori dal tempio . Voglio impugnare lo scudiscio di Gesù per cacciare lontano questi corruttori delle anime , questi ingannatori delle coscienze , questi avidi succhiatori del danaro del povero . E voi , gente illusa , non vedete , orbi che siete , quale precipizio vi si apre sotto ai piedi ? Rovinate il paese , gettate nella miseria i vostri figliuoli , la vostra moglie , i vostri vecchi per correre dietro all ' inganno . Aprite gli occhi , figliuoli . Credete a me , che da dieci anni sono con tutto il cuore vostro padre e fratello , credete a me , che piuttosto di lasciare questa cara montagna morirei cento volte . Ed io vi scongiuro , come pregavo momenti fa il Signore , padrone di tutte quante le cose : ravvedetevi , tornare ai vostri costumi onesti e semplici , alla cura dei vostri armenti , all ' amore di chi vi ama davvero . Avrete la pace in terra , e la gioia in cielo . Rammentatevi i comandamenti di Dio . Nel sesto i Canoni penitenziali gridano anatema contro la femmina che si imbelletta per piacere agli uomini ; nel settimo e nel nono gridano anatema contro colui che ruba con la violenza , con la frode , o con le false lusinghe . Fuggite i peccatori . Dio v ' aiuti e vi ispiri . 5 Il prete , poiché si fu sfogato , rientrò nella sua camera livido in volto , salvo due cerchi rosei nel mezzo delle gote , con la gola arsa , con il petto divorato da fiamme interne , tossendo , sputando nel fazzoletto larghe chiazze di sangue , ma abbastanza calmo , mentre al di fuori invece la tempesta s ' andava addensando contro di lui . In chiesa , nell ' udire la voce terribile rintronar sotto le vòlte , nessuno aveva ardito di fiatare ; ma poi , finita la predica , uscendo all ' aperto , fu un bisbiglio , un interrogarsi , un esclamare , uno scandalizzarsi quasi generale . Chi non aveva bene afferrato il senso delle parole se le faceva spiegar dal compagno . La baronessa era sparita ; il Capocomune era corso a dar l ' ordine che sellassero il mulo , intendendo volare a Trento per ottenere , diceva , che i pazzi furiosi venissero finalmente mandati al manicomio . Il dì seguente , appena giorno , non ostante la febbre , il curato scese a piedi nella valle , e poi da Cogo , montato sopra una carretta di contadini , andò a Malè per vedere il Capitano , il quale , ascoltate le parole del prete con qualche impazienza , gli disse che le sue proprie informazioni risultavano differenti ; non c ' erano pericoli ; non c ' era un perché di pigliarsela tanto calda ; queste cose , del resto , riguardare l ' autorità civile , non l ' ecclesiastica ; stesse quieto dunque e tornasse a casa . Nel ritorno il prete , avvilito , sfinito , si fermò dalla signora Carlina , che era sola . Si rammentò della lettera ricevuta il dì innanzi , e principiò con savie ragioni a tentare di confortarla ; ma , mentre parlava , le lagrime gli rigavano le guance , ed ansava . La buona giovane con bel garbo lo fece tacere , lo sforzò dolcemente a pigliare un poco di brodo , un mezzo bicchier di vino e due bocconcini di una certa torta ch ' ella aveva preparata con le sue bianche mani . Il prete si calmò ; ascoltava la voce tranquilla , soave della poverina , la quale aveva dimenticato i suoi proprii dolori per alleviare quelli del suo caro curato . Non voleva lasciarlo andare , lo pregava a mani giunte che non si rimettesse in cammino ; ma il prete , sospirando , ripeteva : - Compirò il mio dovere . Nell ' uscire da quella casa si sentì più robusto , più leggero e più puro . Prima di avviarsi all ' erta della sua montagna volle tornare indietro una ventina di passi per inginocchiarsi ad una cappelletta . Un lumino rischiarava l ' immagine della Santa , la quale , certo , non era stata dipinta né dal Beato Angelico , né da Raffaello da Urbino . I capelli , fatti a linee ondulate mezze giallognole e mezze rossigne , le cadevano sulle spalle , ed erano circondati da una grande aureola a raggi , simile alle ruote di un carro ; aveva le guance porporine ; aveva la bocca a forma di sgraffa orizzontale d ' un bel colore vermiglio ; e le sopracciglia dovevano essere state tracciate con le seste , prendendo a centro le pupille azzurre , tanto il loro semicerchio appariva netto e preciso . Ma quando il prete , nel fervore della sua orazione , alzò gli occhi a quella figura , gli parve che fosse uno scherzo del diavolo . Credé di vedere un ' atroce caricatura di Olimpia , e subito sentì il cuore martellargli orribilmente , e si alzò disperato . Mille idee ribollivano nel suo cervello ; ma ce n ' era una piccola , la quale si metteva innanzi a ogni tratto , ed era questa : - La donna infame ha sì o no le labbra , le gote e le sopracciglia dipinte ? La signora Carlina aveva visto bene , o l ' innocente gelosia le aveva forse offuscato il giudizio ? - E al sospetto che fossero finzioni , il prete sentiva un certo vago rammarico . Poi si vergognava di quegli indegni pensieri , s ' affaticava a ritrovare il filo della preghiera interrotta ; ma quanto più raccoglieva le sue forze per cacciar via l ' immagine della donna oscena , tanto più quell ' immagine viva , imperiosa , seducente , supremamemte bella , gli si piantava ostinatamente in faccia . Il dì seguente alle cinque del mattino il curato stava seduto nel confessionario ad ascoltare e a perdonare i peccati monotoni delle paesane . Era il dì di San Rocco , e le donne timorate , prima di unirsi con la candela alla processione , che , verso le quattro della sera , doveva avere luogo tra la chiesa del villaggio e l ' oratorio del Santo , volevano mettere la coscienza in pace . Ad ogni assoluzione il prete ripeteva dentro di sé , compunto e devoto , i versetti del cinquantesimo Salmo , e , per vincere la stanchezza e la noia , riandava nella memoria i capitali precetti sul ben confessare , massime quelli dati da sant ' Alfonso dei Liguori , il quale insegnò a rimanere sempre nel giusto mezzo , non declinando neque ad dexteram rigorismi , neque ad sinistram laxitatis . Una ventina di penitenti aveva già ricevuto l ' Ego te absolvo quando il prete sentì un olezzo come di viole , soavissimo , e vide dai bucherelli della fitta grata un ' ombra tutta nera . In quell ' incavo buio del confessionario non si potevano scorgere i lineamenti del volto , ch ' erano , per di più , ricoperti di un velo nero a ricami . Il sacerdote principiò in tono pieno di benevolenza : - Ringraziamo il Signore , figliuola mia , che vi ha condotta quest ' oggi al tribunale della penitenza . Non temete : io non sono altro che il vicario del suo amore , vicarius amoris Christi . Dio vuole consolarvi : fate dunque cuore ; io vi aiuterò . Qualunque cosa vi sia succeduta , col soccorso divino rimedieremo a tutto . Dite dunque con santa confidenza . - Padre , sono io . Il prete scattò e fece per uscire dal confessionario ; ma poi , credendo che fosse una tentazione del demonio , strinse la croce che gli pendeva dal collo e mormorò una preghiera . - Padre , sono io , - ripeteva la voce dell ' ombra nera , - e voglio che mi ascoltiate . Il prete rimase a sedere , pensando che non è lecito respingere un penitente , e balbettò , mentre grosse stille di sudore gli gocciolavano dalla fronte : - Siete pentita ? Propriamente pentita ? Sapete che cosa è la contrizione ? È l ' odio del peccato commesso con la ferma volontà di emendarsi . - Don Giuseppe , vengo a salvarvi . - Si tratta di me soltanto ? - Di voi solo . - Allora questo non è il luogo . Scrivetemi . - Non posso . Quel che vi dirò deve rimanere segreto . - Sotto suggello di confessione ? - Sotto suggello di confessione . - Vi avverto allora che non dovete pronunciare nomi di colpevoli o complici : i Concilii hanno riprovato formalmente queste delazioni . - Dirò una cosa ; tacerò i nomi . Don Giuseppe , siete un ostacolo ; vogliono torvi di mezzo . - Lotterò . - Don Giuseppe , vogliono farvi morire . - Mi difenderò . - Vi avveleneranno domani . Badate all ' ampolla del vino . Chiudete la sagrestia ; mutate il vino ; spezzate l ' ampolla : salvatevi . Addio - . E l ' ombra nera scomparve dalla chiesa , mentre il sole cominciava a indorare la cima del campanile . Il curato ripigliò le sue confessioni con la stessa pazienza , con la identica dolcezza di prima . Tutto il giorno fu affaccendato nella processione , nelle visite dei preti della valle , ai quali dovette offrire del vino , quello ben leggiero e acidetto che aveva , ed in molti altri uffici ed impicci . Diede le disposizioni per la cerimonia della mattina seguente , giacché la immagine di San Rocco , ch ' era stata solennemente portata dall ' oratorio alla chiesa del villaggio , doveva venire di nuovo riportata al suo luogo , e , salutato Menico , si rinchiuse alla fine nella propria camera più morto che vivo , benché la febbre fosse diminuita e la tosse gli avesse lasciato un po ' di tregua . Subito dopo la rivelazione di Olimpia il prete era diventato un altr ' uomo . Le incertezze , le angoscie , il malcontento di sé , le lotte basse , che doveva combattere contro la propria immaginazione , la guerra spietata , che doveva muovere a ' propri sensi , il dubbio di essere già caduto , per causa delle sue debolezze , in qualche grave peccato : tutto ciò lo aveva incurvato della persona e prostrato di spirito . Si era tosto raddrizzato e animato ; aveva tosto assunto un ' aria lieta , quasi baldanzosa . - Morirò - ripeteva - morirò sull ' altare . Uscirò da questo sozzo involucro di carne ; diventerò puro spirito . Non più contrasti , non più rimorsi , la quiete dell ' eternità . Ma , durante il giorno , gli erano nati degli scrupoli . Poteva egli bere senz ' altro ? Non aveva egli l ' obbligo di serbarsi alle miserie mortali per amor del prossimo ? Il segreto della confessione doveva spingersi fino a danneggiare se stesso , quando il salvarsi non poteva creare sospetti verso nessuno ? Cercò nelle decisioni dei Concilii , nel Rituale romano ; guardò il Tractatus de Sacramento Poenitentiae ; consultò gli scritti del cardinale di Lugo , del Coninck sulla Confessione ; esaminò le opere di san Tommaso . In nessun luogo all ' inviolabilità del sigillo erano ammesse eccezioni . Il prete anzi , con sommo sconforto , rinvenne un caso identico al suo , quello del beato padre del Buffalo , fondatore dei Missionarii del Prezioso Sangue , il quale , avvertito che il vino delle ampolle era avvelenato , andò ugualmente a celebrare la messa , si servì di quelle ampolle , di quel vino e morì . Bisogna , in una parola , che il sacerdote ignori , anche per sé , a qualunque costo , sempre , ciò che ha udito nel confessionario . Messo bene in sodo questo punto essenziale , e ringraziato con caldissima effusione il Cristo dell ' inginocchiatoio , il curato si pose a letto , dove trovò , dopo tante tempeste , un sonno lungo e placido . Menico dovette scuotere più volte il corpo delicato del prete prima che questi riescisse a destarsi bene . Buon pro le faccia , signor curato , - disse il vecchio bisbetico . - È ora di alzarsi . Non sente che suonano per la messa ? - Vengo , vengo , buon Menico - . E in venti minuti era già parato in sagrestia , e ripeteva , beato , il Veni Creator . Entrò in chiesa come se entrasse in Paradiso ; aveva gli occhi esultanti ; il suo incesso non era mai stato così maestoso ; la sua persona non era mai stata così superba ; sembrava ch ' egli , raggiando , salisse i gradini del trono di Dio . Introibo ad altare ... Introibo ad altare ... e Menico , che doveva risponder messa , non capitava . Finalmente entrò dalla porticina della sagrestia , recando sul piccolo vassoio le due ampolle di vetro , e s ' affrettò verso l ' altare . Ma , mentre passava , un ' ombra vestita di nero , col velo che le copriva la faccia , s ' alzò , e come se volesse precipitosamente uscire di chiesa , diede di cozzo al vecchietto piccolo , sicché vassoio e ampolle andarono per terra . Si sentì un gran fracasso , e le ampolle si ruppero in cento pezzi . Il vino e l ' acqua formarono due rigagnoletti . Non si può dire la confusione che ne nacque . Chi è stato , chi non è stato ? Una donna . È fuggita . L ' ha fatto apposta ? E quello sciocco di Menico ! Ora come si farà ? Non si dirà più la messa . Bisognerà riconsacrare la chiesa . È una minaccia del cielo . - Andate a pigliare le boccette nell ' oratorio di San Rocco . Questo consiglio fu immediatamente seguito , e , dopo un quarto d ' ora , la messa poté ricominciare . Dopo la messa ebbe luogo la processione , con i relativi stendardi , le solite bambine vestite da angioletti , i soliti incappati di rosso e di verde , ed i consueti brontolii . La statua di San Rocco , in legno colorito , con il suo cappellone a larghe tese , la conchiglia del pellegrino e la mano che mostra le piaghe della gamba , fu rimessa nella nicchia dell ' oratorio , e la cerimonia ebbe fine . Il curato aveva estremo bisogno di rimanere solo . Entrando nella canonica , vide in piedi vicino alla finestra dell ' andito due persone , che lo dovevano certo aspettare . Erano il Capocomune ed un ecclesiastico , appena giunti da Trento . Li pregò di mettersi a sedere ; ma l ' ecclesiastico , in attitudine umile e compunta , porse al curato una grande lettera , suggellata con le armi di Monsignor Vescovo . Il curato , lette le prime righe , impallidì e chiese licenza di ritirarsi per un momento nella sua camera . Appoggiò al muro le spalle e continuò a leggere , poi cadde sulle ginocchia di contro al Cristo sanguinoso e pregò alcuni minuti . La lettera sospendeva il prete dalle sue funzioni di curato , gli ordinava di consegnare immediatamente la chiesa con tutti gli oggetti sacri , e la canonica con tutto ciò che non fosse di proprietà sua personale , all ' ecclesiastico esibitore del foglio , d ' accordo , per ciò che potesse riferirsi alla potestà civile , con il signor Capocomune . Quanto alle ragioni di una ordinanza tanto severa era detto poco . Si citava questo precetto : Parochus debet , in quantum potest , cum debita prudentia scandala de medio tollere ; ora , non solamente il curato aveva mancato di prudenza nel cercare di togliere via gli scandali , ma ne aveva fatto nascere di nuovi e gravissimi , senza volersi fermare alla sua condotta sospetta , o per lo meno incauta anche rispetto alla morale . Perduta oramai ogni autorità nella parrocchia , doveva lasciar ad altri il suo ufficio . - Firmato : GIOVANNI Vescovo . L ' ordine era perentorio ; bisognava ubbidire . Chiamò Menico , pregandolo di fare senza indugio un involto della sua poca biancheria , della veste talare , di un paio di scarpe , di tre o quattro volumi teologici : nient ' altro . Si mise in tasca i ritratti in dagherrotipo del padre e della madre defunti , ed uscì nell ' andito , dicendo : - Sono pronto . Principiamo , se credono , dalla sagrestia . L ' ecclesiastico così subito non voleva ; facesse il comodo suo ; v ' era tempo ; desiderava anzi mostrargli la propria costernazione ; bramava che si sapesse come non avrebbe accettato senza il vincolo della santa ubbidienza . Don Giuseppe insistette , e si principiò la consegna oggetto per oggetto . La faccenda non avrebbe dovuto riuscire lunga , tanto la chiesa era povera e l ' armadio della sagrestia piccolo ; ma il nuovo curato voleva esaminare tutto appuntino , e con voce untuosa , con accento mellifluo notava : - O Dio , com ' è sudicio ! Santa Vergine Maria , com ' è stracciato ! Ne manca un pezzo ! V ' è una macchia d ' olio ! Che pitoccheria ! Che indecenza ! - Vi fu un istante in cui Don Giuseppe guardò nel viso il pretino soave , poi disse con la frase rotta e rapida dell ' impazienza : - Reverendo , la parrocchia è tanto misera ! Ho dato per la chiesa tutto quel poco che avevo , tutto fino all ' ultimo centesimo : non ho saputo far meglio . Compatisca - . L ' altro diventò ancora più zuccherino e ostinato . Nominava in latino gli oggetti e li esaminava uno ad uno meticolosamente : Purificatorium lineum ... è tutto sfilacciato ! Mappa triplex ex lino vel cannabe confecta ... vi sono due buchi , anzi tre , anzi quattro ! Calix et patena ... di ottone , e quante ammaccature ! Missale cum puvillo ... non c ' è un foglio che abbia l ' angolo intiero ! Paramenta albi , rubri , viridis , violacei et nigri coloris ... oh che colori sbiaditi , non si distinguono più l ' uno dall ' altro ! Bursa , velum , manutergium ... roba da buttar via ! Ampullae vitreae ... - Le ampolle non c ' erano ; e qui la faccia del novello pastore assunse una espressione tra lo scandalizzato , il disgustato e il pietoso , chinando il capo a sinistra e giugnendo le mani all ' altezza della bocca . Nella canonica Don Giuseppe disse : - Lascio tutto , eccetto , se permettono , questo fardello - , e mostrava la roba che c ' era dentro . Continuò lesto , come se le parole gli bruciassero le labbra : - Prego il signor Capocomune di accettare in mia memoria questo fucile da caccia ; prego il reverendo signor curato di distribuire ai poveri del paese un poco di danaro , a giudizio suo , in compenso di questi mobili , di tutti questi oggetti , che sono mia proprietà e che abbandono alla canonica - . L ' ecclesiastico , grave e contegnoso , dopo avere ben guardato in ogni angolo della stanza , assentì col capo . La voce di Don Giuseppe ripigliò fioca , strozzata dal dolore : - Mi faccia poi una grazia , reverendo : ai miei ... scusi , ai suoi buoni parrocchiani rechi l ' ultimo addio del povero pastore senza gregge . Li ho tanto amati , e devo partire , dopo dieci anni , senza salutarli con una sola parola d ' affetto , e nell ' andarmene sento l ' anima straziata ed il corpo disfatto , e mi restano pochi giorni di vita , ma in questi pochi giorni pregherò per essi come il padre prega per i suoi cari figliuoli - . Le lagrime spuntarono negli occhi di quel disgraziato . Dalla via che conduce tosto fuori del paese , il prete , in compagnia di Menico , s ' avviò rapido giù per la china ; ma , dopo un centinaio di passi , si fermò come avesse scordato una cosa di suprema importanza . Stette un poco a pensare , poi , dandosi coraggio , tornò indietro e bussò alla canonica . Quando il nuovo curato se lo vide ancora davanti , non poté trattenere un moto di dispetto ; e Don Giuseppe , confuso , pauroso , bisbigliò : - Perdoni , reverendo ; un minuto solo ; abbia pietà del misero prete , ch ' ella non vedrà mai più . Il suo cuore sia generoso , senta , non s ' adiri , mi faccia un dono , il più gran dono ch ' io possa ricevere in questo mondo - . L ' altro aveva negli occhi l ' impazienza , lo sprezzo , l ' avarizia , ma sulle labbra il suo perpetuo sorriso . Don Giuseppe continuò , sempre dalla porta , timidamente , umilmente , al modo di uno che implori l ' elemosina : - Nella camera v ' è un Cristo in croce , il solo conforto mio , e lo ho pregato sempre , e sempre mi ha aiutato , e sempre mi ha salvato dalle tentazioni della carne . Senza quel Cristo non potrei più vivere , né morire . Reverendo , abbia compassione di me , mi regali quel Cristo . Il nuovo curato si avvicinò all ' inginocchiatoio e guardò la figura : l ' intaglio era grossolano , la dipintura goffa , con il rosso grumoso del sangue , che sprizzava dalla fronte incoronata di spine e sgorgava dalle ampie ferite del costato ; e le membra da cadavere si contorcevano tutte ; e la lunga e magra e livida faccia metteva disgusto e terrore . Il degno sacerdote staccò dalla parete il Cristo e lo porse a Don Giuseppe , dicendo : - L ' immagine del Figliuolo di Dio mi piace più benigna e più bella . La religione non dev ' essere uno spauracchio da bimbi e da perversi ; e le anime dolci , come la mia , anelano la dolcezza . Prenda e vada con Dio . Menico aspettava fuori del villaggio , tenendo in mano il fardello , e insistette per portare anche il Cristo , ma Don Giuseppe non volle . Le aveva involto in uno straccio di tela verde , ma lo teneva sotto l ' ascella cautamente , come fosse stato di vetro ; era in fatti di legno tanto tarlato e di pezzi così male incollati insieme che certo , cadendo in terra , non sarebbe rimasto intiero . Padrone e servo si guardavano sovente , senza pronunciare una sillaba . Cominciava a imbrunire e la strada era deserta . Il prete sentiva una spossatezza simile a quella che segue le grandi febbri , e aveva la fronte bagnata di sudore ; si mise a sedere sopra un sasso , quasi in terra , nascondendo la faccia nelle palme delle scarne mani e posando i gomiti sulle ginocchia ; pianse ; poi , rialzando la testa e guardando Menico , disse : - Eppure , Menico , io non sono colpevole . Non ho fatto , ch ' io sappia , niente di male . Ho resistito al demonio ; l ' ho vinto . Ho amato i miei parrocchiani . - E tornò a nascondere il volto ed a piangere . Menico si fece coraggio , e chiese finalmente quel che voleva domandare da un pezzo : - Signor padrone , dove intende di andare ? - Fino a Cogo , per questa sera . - Ma poi ? - Non lo so . - E allora ? - Mi affido alla Provvidenza . - La Provvidenza , va bene ; ma , scusi , signor padrone , ha danari in tasca ? - No . - Già non ne poteva avere . Li consegnava tutti a me , che facevo le spese . Ma se non me ne ricordavo io ... - e porse al padrone un vecchio portamonete , soggiungendo : - Vi sono cento lire . - Cento lire , in che modo ? Io non posso averti consegnato tanto . - Sì , signor padrone . - Dimmi la verità . - Ebbene , c ' è dentro qualche cosa de ' miei risparmi . - Tutti , rispondi il vero . E vuoi restare senza nulla ? - Ho bisogno di poco . - Sei un cuor d ' oro ; ma non voglio . Accetterò venti lire . - Sessanta per lo meno . - No , venti . - Eccone venti sole , - e Menico diceva una bugia . Ne aveva lasciate sessanta . - Ora va , Menico ; è vicina la notte ; pare che voglia far temporale ; dammi il fardello e torna al villaggio . Il vecchietto non voleva a nessun patto ; intendeva scendere almeno sino a Cogo e passarvi la notte : il dì seguente il cielo avrebbe provvisto . Ma in realtà Menico , già stracco motto , camminava zoppicando e inciampando in tutti i sassi della via , sicché per forza si dovette fermare . Allora il prete , dando un bacio sulla fronte al vecchio che piangeva , gli disse addio . Nemmeno il cane da caccia , il quale aveva seguito il suo padrone saltellandogli intorno , voleva tornare indietro ; e Don Giuseppe , mentre lo accarezzava , esaminò nella propria coscienza se gli fosse lecito d ' ora in poi ricevere un qualche conforto dal gaio affetto della bestia fedele , ma concluse dentro di sé vergognandosi del desiderio profano e mormorando : - Per me la terra non deve più avere nessuna consolazione - . Il cane , legato ad una funicella e tirato da Menico , si contentò di rifare con la coda fra le gambe il cammino alle calcagna del vecchio , il quale andava a passi di lumaca ; e la bestia , inquieta , insospettita , mandava degli ululati lunghi , strazianti , che si diffondevano come voci di triste presagio nel silenzio delle montagne . Quando il prete non poté più vederlo , Menico si sdraiò sull ' erba , brontolando : - Gliel ' ho fatta . Egli crede che io ritorni al villaggio ; invece mi riposo un ' oretta , e poi scendo a Cogo a raggiungerlo , e sarà bravo chi mi potrà staccare da lui - . Di tratto in tratto ripeteva : - O che caso , o che brutto caso ! 6 Il prete restò solo . La via piegava in quel luogo , entrando a ghirigoro in un ' altra vallata stretta , dalla quale non si poteva più scorgere il villaggio alpino . Don Giuseppe si voltò per guardare la sua chiesa , il suo monte , e fissare gli occhi ancora una volta sui ghiacciai della cima , che staccavano biancastri sulle nubi nella luce d ' un crepuscolo grigio e monotono . Il pover ' uomo non tossiva , non sentiva nessun bruciore nel petto , non aveva quella febbriciattola e quelle subitanee accensioni da cui era tormentato quasi continuamente : ringraziò il cielo , che gli dava un ' ora di salute il giorno in cui gli aveva tolto ogni altra cosa mortale . Solo provava uno sfinimento di tutte le membra , il quale non era privo di una certa dolcezza , e metteva l ' animo in uno stato di vaga e come sognante ebrietà . Passando dal paesello di Ledizzo , alzò gli occhi alle finestre della casa dove abitava la signora Carlina . Ella che guardava appunto nella via , aspettando il dottore , vide negli ultimi bagliori della sera camminare lentamente il suo buon Don Giuseppe , e lo salutò , e tutta allegra lo pregò di salire . Al prete infelice la voce purissima di quella ingenua creatura parve scendesse dalle alture del cielo . - È l ' angelo buono - mormorò , e questo pensiero gli richiamò nella fantasia con la rapidità del fulmine l ' angelo cattivo , il demonio terribilmente bello : allora , scoperto dal drappo verde sdruscito il volto sanguinoso del Cristo che teneva sotto l ' ascella , gli impresse un bacio disperato , come se invocasse da quel legno la propria salvezza . Ma la signora Carlina insisteva : - Venga su , venga , signor curato ; ho tante cose da dirle - . Il prete non rispose , e tirò di lungo ; ma , dopo venti passi , mentre stava di fianco alla cappelletta , ove s ' era fermato due giorni addietro , non potendo più reggersi sulle gambe , sentendosi vacillare e mancare , vi entrò . Al chiarore incerto del lumino , l ' immagine goffa della santa gli tornò a sembrare il ritratto infernale di Olimpia . Trascorse una mezz ' ora . La signora Carlina , che aveva visto il prete entrare nella cappella , dalla quale si spandeva in un breve spazio di via un fioco barlume , non vedendolo uscire , impensierita cominciando a insospettirsi di qualcosa , scese con la fantesca e andò ella stessa a vedere . Don Giuseppe , accasciato in un angolo , non dava segno di vita : le braccia penzoloni , il capo reclinato all ' indietro , gli occhi spenti , la bocca da morto . Fu chiesto aiuto , e il corpo del povero prete venne sollevato , portato piano piano alla casa del dottore e adagiato sul letto nella camera della signora Carlina , la quale aveva mandato a chiamare in gran furia il marito lì dove poteva essere a quell ' ora , dalla baronessa , nelle osterie . Ella con dita leggiere , trattenendo il respiro , slacciò il goletto del prete , gli sbottonò la sottoveste , e pose la mano sinistra sul petto nudo , spiando le pulsazioni . Le parve di sentire che il cuore battesse ; allora , buttatasi con le ginocchia a terra , ripeté più volte : - Il mio buon Don Giuseppe , oh Dio di misericordia , salvatemi il mio buon Don Giuseppe ! - Poi tornava subito a sentire se proprio il cuore batteva . Il prete mandò un sospiro così lieve che non avrebbe mosso la fiamma di un cerino ; ma la giovine donna che se n ' accorse e sulle labbra della quale spuntava il bel sorriso della speranza , avvicinò una guancia alle labbra livide dell ' infermo per accertarsi se ne uscisse davvero un poco di fiato . L ' infermo respirava , e aprì gli occhi trasognati , ma le membra restarono irrigidite . La prima cosa ch ' egli domandò e che la signora Carlina comprese più dal moto della bocca che non dal suono della parola , fu questa : - Il mio Cristo , il mio Crocifisso - . Lo avevano trovato infatti , adagiato accuratamente sopra il fardello nell ' oratorio , e lo avevano recato in camera . La signora Carlina , alzandosi in punta di piedi , mise la estremità del braccio inferiore della croce sul cassettone e appoggiò il Cristo alla parete , dritto , in faccia alla testiera del letto , sicché il prete , senza muovere il capo , lo potesse guardare . La croce spiccava negra sulla tinta chiara e tersa del muro , in mezzo a due litografie colorate , chiuse tra filetti d ' oro , l ' una delle quali figurava Paolo e Virginia al guado , l ' altra la morte della fanciulla e l ' amante che se ne dispera . Il Cristo sanguinoso e sconquassato sembrava più terribile che mai nella pulitezza linda e leggiadra della camera , dove non c ' era una macchia od un granello di polvere : le tende di bucato a bei fiorami inamidate , i parati del letto bianchi a disegni di rilievo e a merletti usciti dalle dita sapienti della padrona di casa , e ricami a lane di ogni colore sulle poltrone e sulle seggiole , e fiocchi e nappe e passamani condotti da lei pensando , sognando un paradiso ingenuo , modesto , virtuoso , nel quale vagava da un po ' di tempo questo desiderio indistinto , che il suo Amilcare somigliasse al suo buon Don Giuseppe . Don Giuseppe , che non fissava più il Cristo , aveva mutato faccia : sembrava spaventato e nello stesso tempo attratto da una visione ; sbarrava gli occhi verso il soffitto per vedere meglio , e apriva la bocca sporgendo le labbra come per aspirare qualcosa . Bisbigliava con la voce esile , ma ora piena di terrori , ora piena di esaltamenti : - Vade retro , Satana . Lucifero . Bella , bionda e infame , la tua mano è una tenaglia rovente . Nascondi il piede ed il seno . Taci ... Don Giuseppe il tuo amore , voglio il tuo amore ; sono la tua schiava ; un bacio ... Indietro , Lucifero . No , vieni , vieni , tentatrice , in mezzo alle fiamme ; ti abbraccio . Dammi le labbra , lasciamele succhiare ; voglio vedere se le hai colorite di rosso . Guardami con i tuoi occhi celesti ; lasciami esaminare quei lividori lì sotto se sono l ' opera del pennello o l ' opera della lussuria . Sozza e santa , i tuoi capelli brillano di raggi d ' oro , più lucenti d ' un ' aureola , più splendenti di un nimbo . Copriti , per carità . Non posso fissare gli occhi nel tuo collo , nel tuo petto : come i ghiacciai sugli alti vertici delle mie montagne quando il sole di mezzodì li illumina in un caldo giorno di estate , il tuo collo ed il tuo petto mi accecano . Ahi , non istringermi tanto con quelle tue braccia morbide e rosee , che mi fai male . Sì , stringi , soffocami , stritolami , fa ' presto : vedi le fiamme che guizzano intorno a noi e già ci ardono i piedi , le gambe , il cuore , la testa ... La signora Carlina ascoltava con l ' orecchio teso ; aveva le guance rosse di vergogna e gli occhi pieni di lagrime . Ripeteva : - Anche lui , anche lui ! - e si copriva la faccia con le due mani . A troncare il vaneggiamento che le straziava l ' anima , alzò il capo del prete , volgendolo dalla parte del Crocifisso , e gridò : - Guardi , Don Giuseppe , il suo Cristo - . Gli occhi del delirante caddero sulla croce , e a poco a poco una influenza benefica agì dentro di lui ; si andò calmando ; le labbra cominciarono a biascicar preghiere ; il viso bianco si rasserenava , riprendeva la sua tranquilla , dolce , innocente , quasi eterea espressione ; e la signora Carlina , riconfortata , esclamava : - Così siete bello , mio buon Don Giuseppe : adesso il cielo vi si specchia nel volto - ; e il prete respirava più libero , e già poteva stringere con la propria mano la mano della ingenua infermiera . Lenta lenta , ella avvicinò la sua bocca pura alla fronte pura di lui . Don Giuseppe non se n ' accorse : guardava sorridente il suo Cristo . In quell ' istante s ' udì un gran fracasso alla porta di casa , poi un passo incerto e pesante fece scricchiolare la scala di legno , e il dottore , ubbriaco , entrò nella camera sbattendo violentemente sugli stipiti l ' imposta dell ' uscio . A quell ' urto i mobili oscillarono . Allora il Cristo , perduto l ' equilibrio , precipitò a terra , rompendosi in tanti pezzi . La testa rotolò in un angolo della stanza ; le braccia , le gambe , il torso , si sparsero qua e là ; il rosso del sangue pareva sgorgasse dalle membra squartate . Il prete , avendo seguito con lo sguardo quella distruzione , invaso da uno spavento infernale , stravolto , contraffatto , orribile a vedersi , mandò un urlo che gli spezzò il petto . Quando il medico , fetente di acquavite , s ' avvicinò al letto , Don Giuseppe era morto . Macchia grigia Questa macchia grigia , ch ' io vedo dentro ai miei occhi , può essere la cosa più comune della vostra scienza oculistica ; ma mi dà gran fastidio , e vorrei guarire . Esaminerete con i vostri ordigni eleganti , quando verrò costà fra una quindicina di giorni , cornea , pupilla , retina e il resto . Intanto , giacché la vostra amicizia mi sollecita , vi descriverò , come posso , il mio nuovo malanno . In mezzo alla molta luce ho la vista da lupo cerviere . Il giorno nelle vie , la sera in teatro distinguo , cento passi lontano , il neo sulla guancia di una bella donna . Leggo per dieci ore di fila , senza stancarmi , il più minuto caratterino inglese . Non ho mai avuto bisogno di occhiali ; posso anzi imbrancarmi fra quegli animali di sì altera vista , che , come dice il Petrarca , incontro al sol pur si difende . Non ho mai tanto amato il sole , quanto lo amo da due mesi a questa parte : appena comincia l ' aurora , spalanco le finestre e lo benedico . Odio le tenebre . La sera , di mano in mano che cresce l ' oscurità , si fa più intensa di contro a me , proprio nel punto dove fisso gli occhi , una macchia color cenere , mutabile , informe . Durante il crepuscolo o mentre splende la luna , è pallidissima , quasi impercettibile ; ma nella notte diventa enorme . Ora è senza moto , sicché , guardando il cielo nero , sembra uno squarcio chiaro a lembi irregolari , come la carta dei cerchi da saltimbanco quando v ' è passato in mezzo il corpo di pagliaccio ; e si crederebbe di vedere , attraverso a quel buco , un altro brutto cielo di là dalle stelle . Ora s ' agita , s ' alza , s ' abbassa , s ' allarga , s ' allunga , caccia fuori de ' tentacoli da polipo , delle corna da lumaca , delle zampe da rospo , diventa mostruosa , gira a destra , poi rigira a sinistra , e va intorno così delle ore furiosamente innanzi al mio sguardo . Ho accennato a queste immagini tanto per procurare di farmi intendere ; ma veramente non c ' è ombra di forma . In un mese , dacché devo godermi un tale spettacolo , non ho mai potuto afferrare una figura determinata . Quando mi sembra di trovare certe analogie con certi animali , con qualche oggetto , sia pure fantastico , con qualche cosa insomma di definibile , ecco che quel disegno in un attimo si contorce e si rimuta indecifrabilmente . È una cosa laida , una cosa volgare . Se si potesse annasarla , puzzerebbe . Sembra una larga pillacchera di fango ; sembra una chiazza animata , una lacerazione purulenta che viva . È un orrore . Non dico di vederla sempre . La vedo tutte le notti , ma più o meno a lungo , secondo la disposizione , non so se del mio animo o del mio corpo . Spesso , Dio volendo , appena comparsa sparisce . Il terribile è che mi compare davanti all ' improvviso , mentre sto pensando a tutt ' altro . Stringevo al barlume di una lucerna morente la mano di una cara fanciulla , dicendole quel che non si racconta neanche a voi altri medici , ed ecco a un tratto la macchia che le sporca il seno . Mi sentii inorridire . Anche di giorno s ' io entro , mettete , in una chiesa buia , rischio di trovare quella sudiceria sotto l ' ombra fitta dell ' organo , sui vecchi dipinti affumicati , nel finestrello nero del confessionario . La paura di vederla me la fa scorgere più presto . La notte non guardo mai impunemente l ' acqua di un fiume o del mare . Andai giorni addietro a Genova . Era una bella sera , un resto d ' estate . La vòlta del cielo tutta serena , tutta di una tinta appena digradata da ponente a levante con un po ' di giallo , un po ' di verde , un poco di paonazzo , mostrava nondimeno , quasi sull ' orizzonte , una zona isolata di nubi dense . Una striscia sottilissima , limpidissima d ' aria brillava tra le nubi ed il mare . Il sole , che era rimasto nascosto un poco di tempo , da quelle nubi , scendeva dal loro lembo inferiore per tuffarsi nelle onde quiete . Prima il suo oro , quando non si vedeva di esso che il segmento di sotto , parve una lumiera sospesa alle nuvole ; poi il cerchio infiammato toccò con la circonferenza per un minuto nuvole e mare ; poi si cacciò pian piano nell ' acqua , mostrando nel segmento di sopra il fuoco incandescente di una immane bocca da forno . Avevo desinato bene con qualche mio vecchio amico . Si pigliò un battello e si vogò al largo . Dopo lo splendore del tramonto il crepuscolo fu di una dolcezza ineffabile . Cantavamo a mezza voce , sognando . Annottava . L ' acqua d ' un verde scuro scintillava , luccicava . All ' improvviso vidi lontan lontano nuotare la mia macchia grigia ; e ritrassi paurosamente lo sguardo entro il battello , e la mia macchia mi seguì tra le forcole e i remi , e , gelato di ribrezzo , mi ricondusse , compagna lurida , a terra . Certo ( dottore mio , non ridete ) è offesa la retina : v ' è qualche punto cieco , un piccolo spazio paralizzato , uno scotoma insomma . Ho letto come sulla retina , nell ' occhio dei condannati a morte , s ' è trovato , dopo recisa la testa , il ritratto degli ultimi oggetti , in cui i disgraziati avevano ficcato lo sguardo . La retina dunque , non solo rimane fuggevolmente dipinta : in certi casi resta veramente scolpita . Notate poi che , quando chiudo gli occhi per dormire , io sento la mia macchia dentro di me . E allora è un supplizio diverso . La macchia non si aggira più intorno a se stessa , ma cammina , corre . Corre in su , e nel correre tira in su la pupilla ; sicché mi pare che il globo dell ' occhio debba rovesciarsi , arrotolando dentro nell ' orbita . Poi corre in giù , poi corre dalle parti , e il globo dell ' occhio la segue , e i legamenti quasi si schiantano , ed io dopo un poco mi sento dolere , proprio effettivamente dolere gli occhi . La mattina , anche dopo dormito , gli ho indolenziti e un po ' gonfi . Voi altri medici avete la virtù di essere curiosi ; volete penetrare nelle cause , rimontare al seme . Vi dirò dunque in quali circostanze mi si è manifestata la malattia , che dovete guarire . E , abbiate pazienza , lo dirò nei più indifferenti particolari , giacché so come da una di quelle inezie , le quali sfuggono all ' attenzione dei profani , voi scienziati potete cavare la scintilla , che rischiara poi le verità più riposte . * * * Il dì 24 dello scorso ottobre , sul far della sera , passavo dal Ponte dei Re accanto a Garbe per andare sino a Vestone , mia passeggiata consueta del dopo pranzo , come quella della mattina era verso Vobarno , quando non preferivo arrampicarmi sulla schiena dei monti , o fare qualche viaggetto , sempre pedestre , a Bagolino , a Gardone , in Tirolo . Di due mesi e mezzo passati nella Val Sabbia , le prime due settimane furono tutte calme , altre due tutte fuoco , e il rimanente tristezze e terrori . Alle bellezze della natura , che tutti corrono a vedere e che tutti ammirano , avevo preferito la vallata modesta , povera , dove i monti hanno già un certo aspetto selvaggio , e dove non c ' è il pericolo di vedere mai la persona allampanata di un Inglese , e neanche la barba nera di un alpinista italiano . Mangiavo le belle trote rosee del lago d ' Idro , gamberi saporiti , funghi , uccelli , cacini di capra , molte ova , molta polenta . V ' è ad Idro un alberguccio con due stanzine ariose , pulite . Chi non ha rimorsi vive colà nella quiete del paradiso , senza giornali , senza botteghe da caffè , senza pettegolezzi , guardando lo specchio del lago , le giovanotte che vogano , la Rocca d ' Anfo sull ' altra sponda , esercitando più le gambe che il cervello , abbrutendosi anzi a poco a poco nella cara , nella beata libertà del non pensare a nulla e del non far proprio niente . Quando il cielo è popolato di nubi , spinte a gran corsa dal vento , l ' aspetto di quel paese riesce mutabile all ' infinito . I monti che si accavalcano , le rupi che portano muraglie ruinate di castelli o chiesette con il loro campanile bianco , i colli bassi coronati di pini , cangiano di figura ad ogni minuto . Ora le nuvole mettono in ombra il dinanzi del quadro , e il sole brilla nel fondo ; ora il sole splende sul dinanzi , e il fondo rimane buio ; ora invece questa parte o quella del centro stacca nera in mezzo alla luce o luminosa in mezzo all ' oscurità , e s ' accendono e si spengono ad ogni tratto innumerevoli sprazzi di colori vari e vivissimi . Bisogna salire sul monte roccioso , che sta di contro alla chiesetta di San Gottardo , dall ' altra parte del Chiese . Il monte , verso il fiume , scende a perpendicolo . A destra si vede sulla bizzarra collina la chiesa di Sabbio , alta e sottile ; a sinistra si scopre da lontano la Rocca di Nozza , della quale non rimane che qualche pezzo di muro cadente ; sotto a ' piedi s ' apre il vuoto profondo . Ci si tiene con le mani agli arbusti , e si guarda in giù . Il Chiese corre in arco , rompendo le onde rapidissime ai sassi enormi , di cui è sparso il suo letto . Garbe abbasso , un poco a dritta , e più in là , già ben alto sulla montagna , il campanile di Provaglio . Quasi a piombo , benché dall ' altra parte della strettissima valle , che si strozza in quel punto , lasciando appena appena luogo al fiume ed alla strada postale , si vede dall ' alto in basso la chiesetta di San Gottardo , di cui la torre scorcia tanto che diventa nana , e gli archi del piccolo portico sembrano schiacciati . La prima volta poco mancò che non mi venisse il capogiro . Volevo andare più alto , lì dove la rupe nuda , quasi verticale , concede appena il posto per mettere il piede tra le sue strette fessure . Guardai indietro . Il monte , che mi stava alle spalle , tutto ombroso , spiccava sull ' aria celestina . Saranno state le cinque di sera , due settimane dopo il mio arrivo a Garbe . Il sole cominciava a scendere dietro il giogo della montagna ; un vento fresco soffiava dalla gola della vallata , e bisognava tenere il cappello perché non piombasse nel precipizio , quando uno sbuffo impetuoso , mentre coglievo con le due mani non so che strane foglie , lo fece arrotolare un tratto , poi andare a balzelloni dall ' una all ' altra sporgenza delle acutissime roccie . Gli dissi addio , e continuavo a capo nudo le mie osservazioni estetiche sulle piante , allorché , passati appena dieci minuti , mi comparve innanzi all ' improvviso una montanara , la quale , un poco imbarazzata e con rustico garbo , mi porse il disgraziato cappello . La ringraziai di cuore , e la guardai in viso . Poteva avere dai sedici ai diciassette anni : abbronzita , ma sotto la tinta del sole s ' indovinava l ' incarnato fresco ; nella bocca piccola splendevano i denti , ammirabili di regolarità e di bianchezza ; negli occhi v ' era un certo che di selvatico e di curioso , una timidità un poco impertinente . - Bella giovane , siete di Garbe ? - Signor no . Sono di Idro . - E vi fermate qua ? - Parto domani con mio padre , che è lì tra i cespugli insieme con le nostre capre . Lo vede ? Guardi bene , lì in fondo - e m ' indicava il luogo , ma io distinguevo appena di lontano un uomo che aveva la barba bianca . - E ad Idro dove state ? - Fuori del paese circa due miglia , sulla via che conduce al monte Pinello . - E che nome avete , bella fanciulla ? - Teresa , a ' suoi comandi , signore . Si continuò a discorrere . Io la tempestavo di interrogazioni , guardandola negli occhi , i quali ora vagavano di qua e di là impacciati dal mio sguardo , ora mi si ficcavano in volto , anzi addirittura nel cuore . Ad uno sposo non aveva pensato mai : non sapeva , e lo giurava ridendo e spalancando gli occhi sinceri , che cosa fosse amore . Ella non aveva nessuno al mondo , salvo il padre , che l ' adorava , s ' intende , e non l ' aveva mai lasciata un giorno dacché era nata ; ma il buon vecchio doveva andare appunto allora per quindici dì a Gardegno a far valere i proprii diritti sulla successione di un fratello , morto con molto ben di Dio e senza figliuoli . Il vecchio , già caporale sotto l ' Austria , leggeva e scriveva come un notaio , era uomo di conto e per giunta più agile , più vigoroso , più coraggioso di un giovanotto di vent ' anni . La fanciulla , nell ' assenza del padre , rimaneva ad Idro , affidata ad una santola di settant ' anni . Dottore , ve lo immaginate , andai per quindici giorni ad abitare il pulito e solitario alberguccio di Idro . Tutte le mattine e tutte le sere salivo lungo la stradicciuola erta , torta , sparsa di sassi acuti , che conduce a monte Pinello , e mi fermavo alla casa della montanara gentile . Due giorni disse di no ; poi non ci fu angolo erboso di quella scoscesa china su cui non ci si adagiasse a discorrere , di giorno cercando l ' ombra più cupa sulle sponde di un torrentello , entro una grotta naturale , negli ampi interstizii dei massi enormi precipitati Dio sa quando dalle creste del monte ; di sera , durante le prime ore della notte , cercando una zolla morbida sotto il cielo stellato . La Teresa , certo , non somigliava alle ragazze di città : la sua pelle era ruvida , la sua passione quasi ferina . Nei primi giorni amava tre cose : il suo padre , le sue capre e me ; dopo una settimana non parlava più del padre , non badava più alle capre , mi aspettava sull ' uscio del casolare a cominciare dall ' alba , spesso mi veniva incontro sino ad Idro , mi trascinava , mi violentava , mi buttava in terra come se volesse sbranarmi . Certe volte dal suo corpo esalava un odore acre e inebbriante di erbe selvatiche , certe volte un puzzo di capra nauseabondo , e non di rado un fetore di strame , che ammorbava . Insomma invocavo tra me il ritorno del vecchio . Il giorno innanzi al suo arrivo cercai di preparare Teresa alla mia partenza : le dissi che dovevo andare a Brescia e a Milano , ma mi affrettai a soggiungere che sarei tornato presto , dopo due settimane al più , forse dopo una . Ella non piangeva : tremava tutta , ed era diventata del colore del piombo . Ripeteva con voce strozzata : - Lo so che non torni più , lo so che non torni - . Io promettevo , giuravo , ma ella mi continuava a guardare con gli occhi senza lagrime , e , fatta veggente dalla passione , insisteva : - Non torni più ; lo sento qui nel cuore che non torni più - . Non potei cavarle altre parole . Invece di andare a Brescia o a Milano , tornai a Garbe . Avevo l ' anima rósa dal rimorso : tante volte mi sentivo spinto dalla coscienza a correre ad Idro , alla capanna di Teresa ; poi gli abbracciamenti suoi , furiosi e disperati , mi facevano paura , e non di meno io non potevo pensare ad altro che a lei . Non sapevo se l ' amassi , benché l ' immagine sua mi stesse scolpita sempre davanti . Finalmente , dopo una trentina di giorni , la coscienza vinse , forse anche la curiosità . Andai ad Idro , e , traversando i magri prati , arrampicandomi sulle roccie , risalendo il letto di un torrente asciutto , mi trovai di contro al casolare dall ' altra parte della stradicciuola ; gli alberi ed i cespugli mi nascondevano . La fanciulla stava sull ' uscio , immobile , esposta senza riparo ai raggi del sole . Nel primo istante non la riconobbi : la carnagione era diventata d ' un rosso cupo , i capelli le cadevano sulla fronte e sulle spalle a ciocche sconvolte , il viso appariva stranamente smagrito e allungato , il labbro inferiore pendeva in giù , gli occhi spenti fissavano innanzi senza vedere : non so perché , credetti di essere in faccia a un cadavere bruciato . In quell ' istante una voce d ' uomo chiamò dall ' interno del casolare così sinistra e soffocata che pareva uscisse da un sepolcro : - Teresa , Teresa - . La fanciulla non diede segno di avere udito , e la voce continuava tetra e straziante : - Teresa , Teresa . Scappai ; corsi a Brescia , ma il rumore della città mi riescì insopportabile : tornai a Garbe , dove , a forza di ripetere a me stesso , che il tempo rimedia a tutti i mali , anche agli strazii della passione e dell ' abbandono , trovai qualche momento di pace . Non ostante , dormivo poco , tormentato com ' ero da sogni orribili e da inquietudini febbrili ; mangiavo pochissimo ; camminavo molto , sperando nella stanchezza . * * * Vi dicevo dunque , dottore , che il dì 24 dello scorso ottobre passavo sul far della sera dal Ponte dei Re accanto a Garbe . Un uomo , appoggiando i gomiti sul parapetto e il mento sulle palme , guardava molto attentamente l ' acqua del fiume . Uscivano tra le sue dita delle ciocche di barba bianchissima ; la faccia , mezzo nascosta dal cappello tirato sulla fronte , non si vedeva bene . Non era vestito propriamente né da contadino , né da operaio : portava una casacca e de ' larghi calzoni d ' un colore chiaro grigiastro . Passai accanto al vecchio ; non si mosse ; continuò a fissare l ' acqua vicino alla pila del ponte , dove , stringendosi per attraversare le due arcate , gorgoglia impetuosamente . Guardai abbasso anch ' io , credendo che vi fosse qualcosa di curioso a vedere ; non avvertii niente di strano , ma quel gioco di onde , a cui non avevo mai badato , mi piacque . È una lotta formidabile tra l ' acqua che corre e i sassi colossali che tentano di sbarrarle la via . E le onde , incalzate da quelle che sono dietro , e queste cacciate innanzi dalle altre più lontane , a cominciare dai rigagnoli nascenti nelle nubi , quanta fatica , quanta astuzia devono adoperare , e come s ' affannano a spuntarla di proseguire il loro cammino ! Lo spettacolo del contrasto fatale tra il moto e l ' immobilità , eterno e d ' ogni attimo , mette nell ' anima un timido scoramento , e nello stesso tempo fa sorridere di un così cieco impeto nell ' operare e di una così orba caparbietà nel resistere . C ' è dei momenti , in cui le forze opposte della natura somigliano a fanciulli mal educati , l ' uno dei quali gridi voglio , e l ' altro , pestando i piedi , ripeta non voglio . E su quei massi , i quali spuntano fuori dal letto , che non è un letto di pace , vegetano , seminati dal vento in un pugno di terra deposta colà dallo stesso vento a un granello alla volta , de ' virgulti di salici , degli arboscelli di pioppo , i quali canzonano , deboli e flessuosi , la furia che li circonda . La natura , come la vita , è una catena di vani sogghigni . Se il masso non solleva molto la testa , l ' acqua gli corre su , e scende poi in cascate gaie , cercando il piano più basso : è un cristallo terso , curvo , regolare , una campana lucida , un ombrello trasparente , con qualche filetto opaco di vetro di Murano ; e si frange poi a ' piedi in ispruzzi d ' infinite perlette bianche , di quelle che le Muranelle infilano le sere d ' estate , sedute sul gradino della porta di casa , ciarlando di Tita e di Nane . L ' onda è avveduta : sceglie per solito il cammino migliore . Ma qualche volta si trova chiusa tra i sassi , e allora , non potendo aspettare , scatta in uno sprazzo e via ; tal ' altra si caccia distrattamente in un laberinto , e gira e rigira e , se vuole uscirne , le conviene tornare indietro ; finalmente accade che ella si smarrisca in uno spazio dove il caso ha messo un insormontabile sostegno di pietre , e allora si ferma impaurita , perde la bussola , s ' accascia e da turbine diventa specchio . E sotto all ' acqua , che riflette in iride la tinta del cielo o che si trasforma in ispuma d ' argento , v ' ha il vario e brioso colore dei sassi , giallo , rosso , bianco , verde di muschi e di licheni . La gran battaglia si concentrava alla pila del ponte . Le onde combattevano le onde , che cozzavano insieme , si spezzavano , si frantumavano , s ' accavalcavano , s ' ammonticchiavano , diventavano matte di furor bellicoso , mandavano bava in vece di sangue , e gocciole e stille sino al parapetto del ponte , con un romore , con un frastuono da far tremare un eroe . Il vecchio guardava sempre impassibile . Andai per la mia strada , senza curarmi di lui , passo passo fino a Nozza . Il cielo nuvoloso , minaccioso , principiava a oscurarsi , e soffiava un vento assai fresco dalle alte montagne . Rinunciai a proseguire la passeggiata , e tornai indietro . Al Ponte dei Re c ' era sempre il vecchio , nello stesso posto , nella stessa attitudine di prima . Guardava sempre a ' piedi della pila . La cosa mi parve bizzarra ; mi avvicinai al vecchio e gli dissi : - Buon uomo , scusate - . Non si mosse . Continuai : - Scusate se vi disturbo ; ma il cielo è negro , minaccia il temporale e non è lontana la notte . Se abitate discosto , dovreste incamminarvi . Il vecchio si rizzò lento lento , mi guardò in viso come trasognato , e , senza aprir bocca , tornò ad appoggiarsi al parapetto e a contemplare il fiume . Io insistetti : - Avete bisogno di nulla ? - No - , rispose senza voltarsi . Gli diedi la buona notte e m ' avviai verso Garbe . Fatti cento passi mi voltai . Non so se fosse curiosità o compassione : nella faccia di quel vecchio bianco credevo di avere letto un dolore profondo , una sinistra melanconia . Pallido , con gli occhi infossati , con le labbra nericcie , mi aveva fatto pietà e terrore . Mi trovai al suo fianco , portato da una forza quasi involontaria , e gli dissi interrottamente , aspettando una risposta che non veniva : - Scusate di nuovo . Ditemi se posso giovarvi in qualcosa . Vi sentite poco bene ? Vi offro una stanza a Garbe per questa notte . Mi sembrate forestiero . È accaduto anche a me fuor di paese di trovarmi senza danaro : ne avete forse bisogno ? Dopo queste ultime parole il vecchio si voltò gravemente , tentando di muovere le labbra a un sorriso . - Grazie , non mi occorre nulla - , rispose . Poi , messa la mano nella tasca dei calzoni , ne cavò il pugno serrato e , alzatolo sopra il parapetto , l ' aperse . Il vento fece volar via nel fiume , sparpagliati qua e là , forse una ventina di piccoli biglietti . Mentre io , irritato , stavo per rimproverarlo , balbettò con voce strozzata : - Ho sete . - Scendete a bere nel fiume - , esclamai duramente . Il vecchio s ' incamminò alla rampa scoscesa , che va giù a lato di una testata del ponte ; ma , giunto lì , vacillò sulle gambe mal ferme . Corsi ad aiutarlo e , sostenendolo per l ' ascella , lo condussi al fiume . Riempii io stesso il suo cappello di acqua . Bevette a brevi sorsi . - Non vi rimettete subito il cappello bagnato in testa , che non vi faccia male . Abitate lontano ? - No . - Ma non siete di questo paese ? - No . - E dove state di casa ? Vi accompagnerò . - Non importa . Sto vicino . - V ' accompagnerò ad ogni modo . Il vecchio mi guardò dritto negli occhi , e con accento risoluto disse : - Non voglio . Poi , meno seccamente , aggiunse quasi con ripugnanza : - Aspetto qualcuno . - Un figlio forse ? - Non ho figli . - Un parente ? - Non ho parenti . - Un amico ? - Non ho amici . - Chi dunque ? Pensò un poco e rispose : - Il destino . S ' appoggiò di nuovo al parapetto del ponte e tornò a guardare l ' acqua di sotto . - Perdonate alla mia insistenza . Di che paese siete ? - Di un paese dove si muor di dolore . - E andate ? - In un paese che non conosco . Queste risposte misteriose fecero nascere nel mio cervello uno sciocco sospetto . Esclamai con espansione : - Se dovete rimanere nascosto , se la giustizia vi cerca , giuro che non vi tradirò . Il vecchio s ' alzò dritto in piedi , e rispose alteramente : - Non ho nulla da nascondere agli uomini - . Poi , mormorando tra sé : - La mia coscienza è pura . - Gli uomini vi hanno ingannato forse , vi hanno fatto del male ? Avete trovato al mondo molti nemici ? - De ' nemici ? Ne ho avuto uno solo . Quest ' ultima frase venne pronunciata dal vecchio con voce così cupa , il suo occhio era così bieco , ch ' io mi sentii gelare . Gli dissi : - Vi lascio dunque , e Dio vi benedica . - Dio , Dio ! - sentii ripetere parecchie volte ; e la voce sepolcrale del vecchio si perdeva nel muggito del Chiese . * * * Non intendevo di abbandonare il pover ' uomo . In quattro salti fui a Garbe con l ' intenzione di parlare al sindaco , medico valente e cuor d ' oro , e di condurre meco due contadini , i quali facessero la guardia , foss ' anche per tutta la notte , al vecchio strano . Trovai il sindaco sotto il portone della sua casa , una casa antica , murata da un suo antenato , gentiluomo francese , fuggito dalla strage di San Bartolomeo . Il sindaco discorreva con il segretario comunale e con l ' oste di Sabbio , due tipi curiosi . Questi con la faccia tonda , grasso , grosso , il pizzo lungo e folto sotto a due gran baffi neri , le sopracciglia spaventose , la voce tonante , un cappello in testa di larghe tese , a cui non manca altro che la piuma per potersi dire spagnuolo ; famigliare con tutti , spavaldo , buon diavolo , mette la mano in atto di protezione sulla spalla dell ' avvocato , del farmacista , del signor cavaliere , e apre volentieri la larga bocca al riso sguaiato , mentre dice una barzelletta sporca ; una specie d ' idalgo , che versa maestosamente il vino dal boccale nel bicchiere de ' suoi avventori , che tiene il pugno al fianco , maravigliato di non trovarvi la spada , e s ' è mangiato in qualche mese per darsi il gusto di parere un negoziante in grosso il poco suo patrimonio , e spera di portare le ossa in una grande città degna di lui , lontano dalle piccolezze montanare , dove si sente proprio fuori di posto . L ' altro , il segretario comunale , sottile e lungo come il campanile di Garbe : veste da contadino , con la giacchetta e i calzoni di quella certa stoffa lustra color cannella sudicio , ma tiene la giacchetta buttata sulle spalle , mostrando la camicia , che non pare sempre di bucato , e le braccia , e il petto nudi , assai più scuri dell ' abito ; ha letto Dante , scrive da letterato fino , sa a mente tutte le innumerevoli ordinanze , tutte le infinite circolari prefettizie indirizzate al Comune , che è cosa miracolosa ; cita versi e proverbii latini ; non ha casa ; l ' inverno dorme sulla tavola nuda del Consiglio comunale , con una busta dell ' archivio per origliere e per coperta il tappeto verde : l ' estate dorme sotto il piccolo portico di quella chiesa di San Gottardo , della quale ho parlato indietro , poggiando il capo allo scalino di granito , lungo disteso sulle lastre sconnesse del pavimento , godendosi il vento fresco , che soffia senza interruzione dalla stretta gola dei monti ; vive di pane e di cipolle , di polenta e cacio pecorino , ma si compensa con qualche bicchieretto di acquavite , e , quando ne ha bevuto un tantino più del bisogno , vuole abbracciare tutti , l ' ostessa , il reverendo parroco , il sindaco , persino i carabinieri in pattuglia . Questi signori , e tre contadini , che ero andato a scovare nella bettola vicina , s ' avviarono meco al ponte . Si passò dalla chiesa di San Gottardo , palazzo d ' estate del segretario ; ma , quando fui lì , non mi potei trattenere : lasciai che il vecchio sindaco procedesse con il suo passo , che egli , poveretto , cercava di affrettare , ma che mi sembrava ancora troppo lento , e corsi innanzi . Andai su e giù per il ponte , precipitai abbasso dalla rampa del fiume , guardai di qua e di là in quel buio della brutta notte che era già principiata : non si vedeva un ' anima . Gli altri mi raggiunsero ansanti . In un batter d ' occhio diedi le mie istruzioni . Il sindaco doveva fermarsi sul ponte ; l ' idalgo doveva perlustrare un mezzo chilometro della strada di Nozza ; il segretario doveva rimontare il corso del Chiese lungo un viottolo a sinistra ; i tre contadini dovevano salire i meno erti sentieri delle montagne . Quanto alle vie più scoscese non era neanche da pensare che il misero vecchio avesse potuto tentarle . Quartiere generale : il ponte . Io m ' ero serbato le capanne dei carbonai , di là dal Chiese . In quindici minuti salii alla prima casupola . Tutti dormivano ; picchiai forte ; nessuno rispose ; tornai a picchiare con tanta violenza che i colpi rimbombarono nella valle , e udii finalmente delle voci e delle imprecazioni . Dopo un poco di tempo s ' aperse il finestrello e vidi una testa nera , nella quale brillavano due occhi da gatto . - Sapete niente di un vecchio con la barba bianca , lunga , mezzo malato , vestito di panno chiaro , un forestiere che vagava stasera presso il Ponte dei Re ? - Andate all ' inferno . - Domandatene , di grazia , ai vostri compagni . - Andate all ' inferno voi e il vecchio - e chiuse la finestra . Dopo un quarto d ' ora avevo già rifatto il cammino , ed ero salito da un ' altra parte ad un ' altra capanna . Il mio bastone nell ' urtare sul legno del piccolo uscio destò quattro o cinque echi sulle cime dei monti . - Chi è là ? - Un amico . - Il nome ? - Un amico . - Non apro . - Venite alla finestra . - Non mi muovo . - Avete visto un vecchio ? - Non ho visto nessuno . - Un vecchio vestito di chiaro , con la barba lunga e bianca , infermo . - Non ho visto nessuno . - Passeggiava stasera sul Ponte dei Re e nelle strade vicine . - Non ho visto nessuno , vi dico - e tornò a russare . Tre quarti d ' ora dopo eravamo tutti sul ponte . Non s ' era trovato niente , non s ' era saputo niente . Neppure i due carabinieri di Vestone , che l ' idalgo aveva incontrati sulla via e aveva condotti seco , ci poterono aiutare in nulla . Il sindaco giudicò allora , che noi dovevamo andare a dormire . Era , infatti , la sola cosa ragionevole che ci restasse da fare . Vi ho detto , caro dottore , come il mio sindaco sia una perla d ' uomo . Ha un modo suo proprio di curare la difterite , in grazia del quale salva realmente tutti i bambini del Comune . Parla de ' suoi rimedi con entusiasmo giovanile : non fallano ; ad una infiammazione ci vuole il salasso , anzi ogni malanno guasta il sangue , ed il sangue corrotto va tolto via , perché se ne formi del sano . Ora vive senza troppe angustie , badando a ' suoi pochi campi ; ma fu trent ' anni medico condotto , e quando ricorda le fatiche lunghe e mal compensate , il sollione , la neve , il gelo , i turbini sulle montagne , lo fa con tanta dolcezza , che pare quasi un rimpianto . Discorre de ' suoi malati volentieri , con modestia affettuosa , e , se può dire di averli strappati alla morte , due lagrime di compiacenza gli scendono sulle gote . Ha la barba grigia , i capelli appena brizzolati , i denti candidissimi , gli occhi celestini , la fronte da uomo intelligente e virtuoso . Piglia tabacco e lo offre . Dichiara ogni anno che non vuole più essere sindaco ; poi ci ricasca . Non sa dire di no : tutti , anche i cattivi , lo rispettano e gli vogliono bene . Non l ' ho mai sentito pronunciare su nessuno , fosse il più grande scellerato , una parola severa , aspra o pungente : non trova in quella sua anima mite un accento sgarbato nemmeno per l ' omeopatia , ch ' è tutto dire . Narra molto naturalmente i casi semplici della sua vita , quando , studente all ' Università di Padova e ricco di una sola svanzica al giorno , si faceva dare all ' osteria il riso stantìo per pagarlo un soldo meno , e ossi di manzo scarnati , e culi di salame : non beveva mai vino . Un dì , avendo visto nella Piazza dei Signori un giuocatore di bussolotti , gli si fece amico , andò a desinare con lui più volte , finché imparò il segreto della magia , pensando che se la medicina falliva , quest ' altra arte lo avrebbe potuto soccorrere . Racconta una interminabile filza di storielle , parte da stare allegri , parte da spaventare . * * * Bisogna ch ' io entri finalmente nel cuore del mio racconto . Vi siete accorto che mi ripugna ; infatti nello scorrere gli sgorbii buttati sulla carta conosco di avere fatto come colui , al quale duole un dente e va per farselo strappare . Esce lesto , quasi correndo ; ma , di mano in mano che si avvicina alla casa del dentista , rallenta i passi , finché , giunto alla porta , si ferma perplesso , chiedendo a sé medesimo : - Il dente ora mi duole o non mi duole ? - E così torna indietro un buon tratto di via ; e ogni inezia gli serve per tirare in lungo , un avviso sulla cantonata , un cane che abbaia . Poi si vergogna , e sale fino all ' uscio , e quando , risoluto , ha già in mano il cordone del campanello , domanda a se stesso di nuovo : - Me lo devo far cavare sì o no ? Insomma , coraggio . Quella sera , dopo avere dato a ' tre contadini i soldi per bere qualche boccale , dopo avere salutato il sindaco , che rientrava in casa , il segretario , che andava ad augurare la felice notte all ' acquavitaia , e l ' idalgo , che , canterellando con la sua voce di basso , tornava a Sabbio , io non mi sentii nessuna voglia di dormire , e neanche di scrivere , di leggere o di discorrere . Avevo un gran peso alla testa , e provavo il bisogno di aspirare , di cacciar negli ultimi meati dei polmoni l ' aria frizzante . C ' era stata , sere addietro , nell ' osteria una interminabile discussione intorno a questo punto ; se , tra Vestone e Vobarno , le trote si peschino più facilmente sul far della sera , la mattina di buon ' ora , la notte con la luna o la notte buia . Un pescatore giurava che nell ' oscurità profonda ne acchiappava un subisso . Presa la canna e un lanternino andai a piantarmi dall ' altra banda del Chiese , dove certi enormi massi formano una specie di diga . Mi pareva di quando in quando di sentire abboccar l ' amo , e tiravo su ; niente . Stufo , mi posi a sedere sopra una pietra e a guardare intorno . Non si vedeva un bel nulla . Nero il cielo , nera la terra : non una stella , non un lume . Garve , nascosta da un gruppo di alberi , a quell ' ora dormiva . Sul dorso del monte , lì nel sito ove doveva essere Provaglio , apparve un luccichìo , forse una candela accesa al capezzale di un moribondo . Era un sepolcro di tenebre , ma un sepolcro pieno di frastuoni . Il Chiese , battendo contro i sassi , faceva una musica da assordare : c ' erano dentro tutti i toni , tutti gli accordi , e il vento v ' aggiungeva le estreme note acute . A un poco per volta si finiva ad assuefare gli occhi all ' oscurità e a distinguere qualche cosa : i grossi rospi schifosi , per esempio , che sbalzavano di traverso accanto a me , la spuma bianca , anche il verde cupo dell ' acqua . Avevo ripreso la canna per ritentare la sorte , quando vidi correre a precipizio con le onde e fermarsi alla diga una massa grande , biancastra . Non capivo che cosa fosse , e pure un brivido mi corse dalla testa ai piedi . Presi il lanternino , che avevo lasciato sul sentiero ; ma , mentre mi avvicinavo col lume a quell ' oggetto grigio , l ' acqua , che gli aveva fatto intorno un gran lavorìo , lo sollevò e lo portò a venti passi lontano , dove diede di cozzo in una gran pietra che usciva dal fiume . L ' attenzione intensa mi aguzzava la vista . Aiutato dal pallido chiarore della lanterna tentai di guadare il piccolo tratto , mettendo i piedi sulle teste dei sassi : non mi riuscì . Stetti immobile , con gli occhi fissi . Le onde percuotevano la massa informe , schizzando bava , come se fossero adirate , e le giravano intorno , formando un vortice rapidissimo : il Chiese s ' ostinava rabbiosamente nel volere trascinar via la sua preda . La spuntò . L ' oggetto strano fece il giro del sasso e ripigliò il suo cammino , rovesciato in gran furia dal fiume . Allora principiò una lotta terribile tra me , che volevo conoscere il mistero di quella cosa biancastra , e il fiume che me lo voleva nascondere . Conoscevo a passo a passo i viottoli della sponda : in un solo luogo la roccia , che si alza quasi verticale per un centinaio di metri , obbliga a salire e a discendere ; il resto della via , fino a Sabbio , è piano . Ma quella salita e sopra tutto quella discesa non erano senza pericolo nelle viuzze strette , fiancheggiate da un burrone , la notte . Le piogge dei giorni precedenti avevano fatto franare in un punto la terra del viottolo , e bisognava sbalzare sul precipizio . Saltai senza pensarci , non sapendo dove avrei messo i piedi , e mi trovai dall ' altra parte sano e salvo , ma col lumino spento . Continuai la strada da capre nel buio , intoppando negli sterpi , chiuso tra gli arbusti spinosi , scivolando giù dalla china sui ciottoli tondi , che rotolavano al piano . Finalmente giunsi di nuovo alla riva del fiume . Ma , dov ' era andata la massa grigia ? Era corsa innanzi senza intoppi , o gli ostacoli , di cui è pieno il Chiese , l ' avevano trattenuta ? Aspettai un pezzo senza batter le palpebre , con gli occhi inariditi che mi bruciavano . Alla fine passò nella corrente , in un attimo . Ripresi a correre anch ' io su quel margine , dove nascono i salici sottili e le larghe foglie delle ninfee . Più su il prato è verde , smaltato di fiori , e ai pioppi si mischiano i pini , gli olmi , qualche piccola quercia . Lì m ' ero posto a sedere tante volte sopra un tronco abbattuto , studiando le formiche , ammirando gl ' insetti gialli d ' oro , rossi di rubino , verdi di smeraldo , leggendo un bel libro o fantasticando alle cose gaie nella vacuità della vita . Poco lontano , dove il viottolo costeggia un campo di magre pannocchie , m ' ero sdraiato una mattina a guardare per un ' ora di seguito tre giovani donne , che raccoglievano le noci , le quali , scosse da un ragazzo sull ' albero , cadevano nel fiume , e le tre donne , ridendo , mostravano le grosse gambe fin sopra il ginocchio , con le gonne legate ai fianchi . La macchia grigia era andata ad arenarsi sopra un banco di ghiaia , accanto alla riva . Mi tolsi le scarpe e le calze , mi arrotolai i calzoni alle cosce , e camminai tra le onde . Non mi reggevo in piedi . Il fiume mi tirava giù con una violenza invincibile . Sentii la piccolezza dell ' uomo in faccia alla volontà delle cose insensate . In quell ' istante il Chiese dovette chiamare in aiuto tutte le forze de ' suoi abissi : coperse il banco di ghiaia con un ' ondata impetuosa e , avvoltolando l ' orrido oggetto biancastro , lo portò via inesorabilmente . Mi sentii vinto . Rientrando nella mia camera di Garbe ero inzuppato d ' acqua e di sudore , sfinito ; avevo gli occhi gonfi , la testa in fiamme ; i polsi martellavano . Non potei chiudere occhio . Appena giorno mi alzai barcollando , e sulla sinistra del Chiese , lungo la via postale , andai a Sabbio . Ora le mie membra erano tutte ghiacciate , ora dovevo asciugarmi la fronte . A Sabbio , dove spesso andavo a far colazione , l ' idalgo e la sua moglie ostessa m ' accolsero con un mondo di cortesie , chiedendomi venti volte se stavo male . - Non è niente , - rispondevo , - l ' aria fresca , la passeggiata e la colazione mi rimetteranno - . Non mangiai nulla . Guardavo come in sogno il largo portico adorno di ragnateli , le chioccie che venivano a beccheggiare i minuzzoli di polenta per portarli a ' pulcini , la chiesa della Madonna , la quale , alta com ' è sul colle e posta lì proprio accanto , pareva piantata sopra i tetti dell ' osteria . Mentre io stavo immerso in queste visioni , entra uno dei figliuoli dell ' ostessa , Pierino , bel ragazzotto di sette anni , saltando , e si mette a gridare : - Mamma , l ' ho visto , sai ? - Chi ? - L ' uomo che hanno trovato nel fiume stamattina . - È bello ? - No , è tanto brutto . Domandalo alla Nina . La Nina era entrata insieme col fratello , ma s ' era tosto rincantucciata in un angolo del portico , con le mani giunte , mormorando qualcosa sotto voce . Si sentiva a intervalli la parola Requiem , flebile , soffocata . - È giovine o vecchio ? - ripigliò la madre . La Nina non rispose . Rispose Pierino : - È vecchio , ha la barba bianca , lunga lunga . Ha gli occhi stralunati . - Dov ' è ? Voglio vederlo - gridai scattando in piedi . L ' ostessa mi sbirciò , e bisbigliando : - Dio , che gusti ! - ordinò a Pierino di accompagnarmi . In quattro salti fui alla chiesa , quella del paese basso . In una stanza umida annessa alla sagrestia avevano esposto il corpo dell ' annegato . La stanza era piena zeppa di contadini . Uno diceva : - Chi lo deve conoscere ? Si vede bene da ' panni che non è del paese . Un altro soggiungeva : - Io dico che è tedesco . - No , è di Milano . - Indosso non gli hanno trovato niente ? - chiedeva un giovinotto . - Niente : né una carta , né un soldo . - Si sarà affogato per la miseria . - Io dico che è cascato nel fiume . - Io dico che ve l ' hanno gettato . - L ' occhio è da demonio . - Con quella bocca aperta sembra che ci voglia mangiare vivi . Una bambina si nascondeva , tremando , dietro al corpo del padre , e ripeteva : - Ho paura , ho paura ; andiamo via . Il padre intanto esaminava da vicino l ' abito dell ' annegato , lo toccava e sentenziava : - Bel fustagno ! Dev ' essergli costato caro . M ' ero cacciato innanzi tra la folla . Il vecchio del Ponte dei Re fissava gli occhi nel mio volto , sinistri , minacciosi . Sentivo in quello sguardo immobile un supremo rimprovero . Alle orecchie mi ronzava un soffio da tomba , che diceva : - Tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Tu potevi salvarmi , tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Tu avevi indovinato quel che io stavo per compiere , tu mi hai lasciato morire : sii maledetto . Il soffitto della stanza mi crollava sul capo ; la folla mi stritolava . Credevo di essere nell ' inferno , in mezzo ai diavoli , giudicato dalla voce cavernosa e dagli occhi implacabili di un cadavere grigio . Entrò un contadino , che avevo visto a Idro . Guardando l ' annegato , esclamò : - Povero vecchio , le voleva tanto bene ! Due giorni soli ha potuto vivere dopo morta la sua Teresa ! * * * Mi posero a letto con una febbre da cavallo . Le impressioni di quella mattina , le fatiche della sera precedente , i rimorsi , produssero il loro effetto : avevo delle allucinazioni spaventose . Gli occhi infiammati mi dolevano assai . Il mio buon sindaco veniva a visitarmi due volte al giorno , e mi stava accanto delle lunghe ore , porgendomi egli stesso le medicine e raccontandomi piano , quando gli sembravo un po ' quieto , qualche storiella , che non mi faceva sorridere . D ' allora in poi la febbre s ' è mitigata , ma , ad onta del chinino , non m ' ha voluto lasciare . I medici dicono che è di quelle periodiche , le quali si pigliano facilmente con l ' umidità e con gli strapazzi . Io la sopporto in pace ; ma non posso tollerare in nessun modo questa maledetta macchia negli occhi . Appena uscito dai vaneggiamenti , me la son vista dinanzi , e continuo a vederla , come vi ho descritto , ostinata , abbominevole ... Ecco , anche in questo momento uno spettro scialbo e confuso mi balla di contro , ecco che insudicia il foglio bianco . Il sole è già tramontato , e la scrivania rimane in una penombra , che mi basta a gettare sulla carta in furia queste parole , ma che non mi lascerebbe rileggerle . Volevo finire prima di accendere il lume , e la macchia si giova della mezza oscurità per lacerarmi il cervello ... La macchia cresce , la macchia - cosa nuova ! - prende una forma d ' uomo Le spuntano le braccia , le spuntano le gambe , le nasce il capo . È il mio vecchio , il mio terribile vecchio ! Parto stasera ; vi consegnerò io stesso domani questo manoscritto . O guarisco o mi strappo gli occhi . Il collare di Budda Gioacchino aveva certo qualcosa nella fantasia , che gli dava fastidio . Si metteva a sedere , piantando i gomiti sulla tavola e posando le guance scarne sulle mani stecchite , e abbassava le palpebre come se volesse meditare lungamente su qualche grave sciagura ; ma , dopo un minuto , balzava in piedi , andava allo specchio appannato e piccolo che era posto sul cassettone , contemplava la sua triste imagine con lo sguardo stralunato , e vedendosi più giallo del solito ( non aveva chiuso occhio in tutta la notte ) sentiva un brivido scorrergli dalla testa ai piedi . Allora si tastava il polso e gli pareva di aver la febbre . La finestra era spalancata , ma , benché non fossero ancora le sette della mattina , faceva un caldo d ' inferno . Il sole di luglio dardeggiava una luce spietata , che , seguendo in quel momento la direzione della stradicciuola larga un metro o poco più , andava a battere sul lastrico , diventato una striscia di fuoco bianco ; sicché , quando l ' inquieto giovine s ' affacciò alla finestra , gli parve di accecare . A poco a poco , assuefattosi alla luce , fermò lo sguardo all ' estremità della calle , sul ponte storto e su quel caro verde dei rii veneziani , che riposa la vista . Gioacchino trovò infatti un istante di requie nel bel colore di smeraldo oscillante . Giù nella calle , all ' ombra di una tenda rossa a rappezzi , stava seduto Zaccaria , nella bottega del quale si vedeva un paio di scarpe rotte esposte accanto ad un bacile lustro di rame , tutto figure a sbalzo , simile ai piatti enormi che brillano nel negozio ambulante di Zamaria dalle fritole ; accanto ad un paio di calzoni rattoppati e ad uno spiedo arrugginito stava una spada ad elsa dorata , eredità d ' un consigliere aulico dell ' Austria , ed una tabacchiera con certi amorini allegri , miniati un secolo fa da un pittore francese . Gioacchino dal suo quarto piano chiamò : - Zaccaria - . Zaccaria alzò le due punte della barba grigia . Il giovine gli chiese con voce rauca : - C ' è stato nessuno ? - L ' altro si contentò di stringersi nelle spalle , e tornò a guardare per terra . Il giovine , rientrato nella penombra della sua camera , s ' era messo a guardare una specie di pesante monile di metallo bianco , largo quattro dita , sul quale stavano incise in carattere gotico le tre lettere F . A . Q . e con una pezzuola lo andava ripulendo . Gli venne una idea , che lo rallegrò : la collana poteva essere d ' argento . Si vestì in fretta . Il goletto , i polsini posticci , bianchi di bucato , erano appiccati ad una camicia un po ' sudicia ; ma il vestito nero pareva nuovo e fatto apposta per il corpo allampanato del nostro Gioacchino . Solo i calzoni leggeri lasciavano sconciamente intravvedere , appena sotto alle ginocchia , le trombe degli stivali . Certo quegli stivali , ereditati da uno zio , erano larghi per le gambe magre , e nei calori dell ' estate dovevano dare gran noia . Insomma Gioacchino uscì tenendo in mano il monile , e a cento passi dalla sua casa entrò in una botteguccia piccola , bassa , che aveva nella vetrina qualche orologio d ' ottone , qualche enorme cipolla d ' argento , cinque o sei catenelle d ' acciaio e alcune paia di orecchini d ' oro sospetto . Mettendo il piede sulla soglia non ci vide più nulla : bujo pesto . Ma un po ' alla volta cominciò a distinguere le cose . In un angolo , dove entrava un tantino di luce di riflesso pallida , stava un vecchio con gli occhiali sul naso , che guardava , attraverso ad una lente grossissima , la carcassa di un orologio sconquassato . - Oh , signor Gioacchino ! È un pezzo che non la si vede . C ' è qualcosa da comprare ? - No , ho bisogno di un favore . - Eccomi pronto , purché non sieno denari . Potrebbero strapparmi sette denti , come per cavar soldi fece a un ebreo quel re d ' Inghilterra , e all ' ottavo non troverei una lira . È vero che non ne ho sette tra tutte due le mascelle ; e d ' altra parte lei , signor Gioacchino , n ' ha tanti da prestarne a tutti , e denti e quattrini . In che cosa posso servirla ? - Veda questa roba . Il vecchio diede un ' occhiata all ' oggetto di metallo , e disse tosto : - È argento , argento massiccio e puro . - Quanto potrebbe valere ? - Lo vuol vendere ? - No , glie l ' ho detto . - Allora pesiamo . Trenta lire , piuttosto meno che più . L ' ha trovato , questo collare ? - Sì . Pensavo bene io che non fosse il collare d ' un suo cane . I cani - e guardava sardonicamente agli spropositati stivaloni del giovinotto - i cani le piacciono poco , mi pare , come alla buon ' anima di suo zio . Mentre l ' orefice e orologiaio , ridendo a squassi , borbottava queste ultime parole , passava un monello , che gridava con voce argentina : - L ' « Adriatico » , l ' « Adriatico » , col gran fatto accaduto ... Gioacchino disse un grazie rapido al vecchio , e corse dietro al monello per comperare il giornale , poi se lo portò su in camera , salendo a tre a tre gli scalini alti delle branche strettissime . Cercò alla fine della terza pagina , e trovò in carattere grosso l ' avviso , che tutti i fogli del giorno innanzi avevano già pubblicato : « Chi avesse smarrito un collare da cane con tre iniziali , la prima delle quali F , è pregato di recarsi a ricuperarlo il più presto possibile alla bottega portante l ' insegna dello Scudo d ' oro , in calle della Forca , numero 512 . Il collare verrà consegnato sulla indicazione delle altre due lettere , senza esigere nessuna mancia » . V ' erano tre o quattro errori tipografici ; ma , insomma , il testo appariva chiaro . Suonarono le otto . Il giovine tornò ad uscire in gran fretta , spinse forte l ' uscio due o tre volte per essere ben certo che fosse serrato , e , passando vicino alla bottega dello Scudo d ' oro , disse a Zaccaria , il quale stava ancora seduto sotto la tenda rossa : - Siamo intesi : se viene qualcuno a chiedere il collare , mandatelo al cassiere della Banca di Sicurtà commerciale . Va bene ? - Ho capito , ho capito . Me la ricantò ieri cento volte la solfa . - Dunque mi fido . E Zaccaria , nell ' ombra della calletta angusta , dove il sole non batteva più , mormorò tra i denti , sbirciando Gioacchino , che saliva il ponte quasi di corsa : - È curiosa ! Che smania di restituire la roba gli è venuta d ' un tratto . Anche questa s ' ha da vedere ! - Gioacchino dal canto suo pensava : - È d ' argento , correranno a pigliarlo . * * * Bisogna sapere che Gioacchino non era punto avaro ; ma l ' antiquario dello Scudo d ' oro non aveva torto : quella smania riesciva stravagante . Il giovine , come vedremo , spendeva tutto quello che guadagnava . La sua camera non si poteva dir sudicia , benché la moglie borbottona di Zaccaria non togliesse la polvere dal cassettone , dallo specchio , dalle quattro scranne , dalla poltrona zoppa e dalla tavola tarlata se non una volta ogni due settimane . Codesti mobili erano assoluta proprietà di Gioacchino , il quale pagava cinque lire al mese la stanza vuota , e dava mensualmente per il servizio della degna sposa di Zaccaria una lira : molto più di quello che si meritasse . Ora mettiamo il mangiare , il vestire , i divertimenti , e giungeremo alle tre lire al giorno , né più né meno . Gioacchino aveva ereditato dallo zio , un sant ' uomo , centomila lire o giù di lì , e gli affari della cassa alla Banca di Sicurtà gli avevano dato nell ' ultimo bilancio un frutto netto di diecimila lire , che doveva crescere del doppio l ' anno seguente ; ma questo non era guadagno proprio suo , era guadagno del denaro suo : bisogna distinguere . Gioacchino , fra le altre virtù , aveva quella della modestia : valutava poco l ' opera propria ; e il lavoro di tredici ore , dalle otto della mattina alle sei e dalle otto della sera alle undici , gli era sembrato , dopo molti e profondi calcoli , degno di tre lire al giorno soltanto . L ' entrata dunque e l ' uscita si pareggiavano . Anzi , di quando in quando gli veniva il sospetto di essere un cervello sventato ; e allora resecava un po ' sulle spese , sicché del proprio guadagno effettivo aveva messo da parte un centinaio di lire , più qualche centesimo , destinate in casi straordinarii a certi matti dispendii . Non è male che un giovine previdente si prepari così un fondo di cassa disponibile agli ultimi estremi per una qualche pazzia . Il momento della pazzia , una vera ed improvvisa pazzia , era venuto . Sulle donne Gioacchino aveva delle idee molto sentimentali . Non gli piacevano quelle che si fanno pagare ; ma dall ' altra parte a quelle che non si fanno pagare non sembra che Gioacchino piacesse troppo . Con le ragazze ci sono gl ' impegni e spesso le noie de ' fratelli o del padre ; quanto alle donne maritate , la moralità sua lo salvava dal pensarvi , e anche un poco la paura dei mariti bisbetici . Così dunque il nostro giovine , con la sua faccia d ' un pallore giallastro , gli occhietti bigi , le labbra grosse violacee , il pizzo rado , le guance infossate , la testa quasi pelata , magro come uno stecchino , viveva in una castità molto impaziente . Una sera , alle sei e mezzo , in Merceria di San Salvatore , mentre usciva dalla sua Cassa , ecco si imbatte in una fanciulla ammirabile . Alta , snella , con certi occhioni neri da far venire la pelle d ' oca , e i capelli corvini , e la carnagione ( si vedeva un poco più giù del collo ) d ' un bruno caldo , infiammato , che sembrava un riflesso d ' incendio . Gioacchino sentì nel cuore un gran colpo , e , fatti due passi , voltò la testa . In quel punto voltava il capo anche la bella giovane , saettando con gli occhioni neri . Gioacchino incerto , tremante , quando la ragazza fu lontana ebbe il coraggio di seguirla . Alla svolta di una calle od alla discesa di un ponte , se la perdeva di vista , affrettava il passo , correva ; poi , scopertala , si fermava di botto , e s ' ella stava un minuto a guardare dinanzi alla mostra d ' una bottega , egli andava a rifugiarsi vergognosamente in un sottoportico buio . Si studiava di camminare come se non fosse fatto suo , fischiettando , guardando in aria . Passava dalla paura all ' ardire : tre o quattro volte gli venne l ' impeto di accostarsi alla fanciulla ; faceva due passi , e l ' animo gli mancava . Così passarono da San Bartolomeo , poi dal ponte dell ' Olio , poi dalla salizzada di San Giovanni Grisostomo , e finalmente dal campo de ' Santi Apostoli , dove la fanciulla incontrò una vecchia vestita di nero , con il cappellino a fiori color di rosa . Il sole , splendente ancora nella vasta piazza , bruciava . Svoltato l ' angolo della calle del Pistor , nel ramo delle Zotte , in fondo al quale si vedeva brillare il verde dell ' acqua e passare il felse di una gondola nera , la fanciulla e la vecchia sparirono . Per farla breve , cinque giorni dopo , la vecchia piccola , grassa , grinzosa , dal cappellino ornato di rose , aveva già con infinite astuzie cavato quaranta lire dal salvadanaio disponibile del nostro giovine cauto . Irene era propriamente la Dea della seduzione . Quando stava ritta il suo mento ovale soverchiava in altezza il cocuzzolo mezzo pelato di Gioacchino , ma si piegava con tanta grazia ! Nello slanciarsi , nell ' incurvarsi , nell ' ondeggiare aveva della pantera ; aveva del serpente nell ' attorcigliarsi , nell ' aggomitolarsi , nello strisciare . E poi era tanto allegra . Il suo labbro superiore rimaneva naturalmente alzato , massime alle estremità in una curva adorabile , che faceva pensare a non so che di canino , e che lasciava sempre vedere i denti bianchissimi . Gl ' incisivi dovevano essere arrotati come lame di coltello , ed i canini erano certo puntuti come pugnali . Il riso le stava tanto bene : gli occhi scintillavano e mandava un fremito di gaiezza , che pareva selvaggio . Gioacchino aveva perso la testa . Andava in calle delle Zotte subito dopo il desinare e vi restava fino alle sette e tre quarti , l ' ora di tornare alla Cassa . Vi sarebbe andato anche di giorno se avesse potuto scappare , non foss ' altro per dieci minuti , dalla Banca di Sicurtà ; vi sarebbe tornato la sera tardi , se la fanciulla e la vecchia mamma non glielo avessero proibito , dicendo che andavano sempre a dormire innanzi i polli , e che non intendevano mettere a repentaglio nel vicinato il loro nome di donne oneste . Fatto sta che il settimo giorno , a contare dal primo incontro , la vecchia strappò al giovinotto ancora trentacinque lire . Ma Irene gli voleva tanto bene , gli si buttava addosso con tanto furore , che era un incanto ! Aveva anzi il caro costume di morsecchiare ; e Gioacchino , la sera , spogliandosi , guardava con infinita compiacenza le lividure delle proprie carni . Un dopo pranzo ( si conoscevano da nove giorni ) la fanciulla era più gaia e Gioacchino anche più acceso del solito . Irene gridò improvvisamente : - Voglio mostrarti d ' un colpo tutto quanto il mio amore - e si avventò contro di lui e , afferrandolo per le spalle , lo girò , e sotto alla nuca gli diede un gran morso con que ' suoi denti taglienti e puntuti . - Sangue , sangue ! - ripeteva sghignazzando . E Gioacchino , benché gli facesse un poco male , e sopra tutto gli rincrescesse che il goletto e la cravatta avessero ad imbrattarsi , rideva anche lui con quella sua faccia sparuta e squallida , e si asciugava la ferita con la pezzuola . Erano quasi le otto . Uscì felice , toccandosi a brevi intervalli col fazzoletto la nuca , dove le gocce di sangue si rinnovavano ad ogni tratto ; ma , poiché il sangue non voleva stagnare , entrò in una farmacia a farsi mettere sulla ferita un pezzetto di cerotto giallo . Di notte sentì un pizzicore , che lo tenne svegliato . La sera seguente Gioacchino spasimava d ' amore , benché durante la giornata si fosse sentito in tutte le membra una spossatezza grandissima . All ' ora consueta la vecchia lo aspettava sulla porta di strada . Quando Gioacchino la vide bisbigliò : - Ci siamo ! - La vecchia infatti lo tirò nella cucina , dove due pentole , un candelotto , cinque o sei tondi e qualche posata arrugginita ornavano la credenza . Principiò le lamentazioni . Irene non ne sapeva nulla , poveretta ! ma certi impegni urgentissimi , gli ultimi creditori impertinenti da far tacere ; bastavano trenta lire ; era tanto buono , tanto gentile ; non l ' avrebbe seccato mai più , lo giurava sulla immagine di Santa Brigida . Gioacchino teneva duro . Allora la vecchia , piantandosi le mani ai fianchi , smessa la studiata dolcezza del volto grinzoso e la mellifluità della voce fessa , continuò ringhiando . Irene dipendeva da lei ; non c ' è amore che tenga ; gli avrebbe dato un calcio da quella parte , e poi chiusa la porta in faccia in saecula saeculorum , una bella faccia davvero ! Se voleva continuare a veder la ragazza doveva contribuire anche lui alle spese di casa ; e poi una ragazza tutta per lui , così pura , così innocente ; infine si trattava di poche lire ; era una spilorceria , una sordidezza ; o con chi credeva di aver da fare ? le persone si devono apprezzare per quel che meritano , e lei e la figliuola volevano essere tenute in conto di donne dabbene ; l ' aveva intesa sì o no ? Gioacchino diede le ultime venticinque lire . Oramai dei risparmi sull ' onorario , che aveva concesso a sé medesimo , gli restava qualche misero soldo ; ma il giovine si sentiva tanti bollori addosso , che l ' intaccare all ' occorrenza d ' un altro centinaio di lire le ventimila , che il suo danaro doveva in quell ' anno fruttargli , non gli appariva la cosa più atroce di questa terra mortale . Irene stava sdraiata sull ' ottomana . Faceva un caldo grave umido , soffocante . Era vestita d ' una sottana piuttosto corta e d ' un casacchino , dal quale s ' erano strappati quasi tutti i bottoni . Gioacchino , vedendola , si rasserenò : i suoi occhietti si spalancarono , il viso smorto pigliò un bel colore rosato . Bisbigliò nell ' orecchio della fanciulla la eterna parola : - Mi vuoi bene ? L ' altra rispose a voce alta , ridendo : - T ' adoro . - Ami me solo ? Pensi sempre a me ? Io , vedi , darei tutto il mio sangue per la mia cara Irene . E le rimproverò dolcemente il morso della sera innanzi , dicendole che ancora la nuca gli pizzicava forte . Aveva messo il capo sulle ginocchia di lei . Immerso in una specie di sopore beato , guardava , senza pensare , alla polvere densa , che da più mesi non era stata disturbata sotto ai pochi mobili sconquassati , alle sporcizie del pavimento , delle quali si sarebbe scandalezzata persino la degna sposa di Zaccaria , ed alle tendine delle finestre rabescate di lordura . Dal canale quasi asciutto saliva un fetore acre . Qualcosa di bianchiccio , di lustro , dietro ad una delle gambette storte dell ' armadio , fermò lo sguardo di Gioacchino . - Guarda , che cosa c ' è lì sotto ? - chiese ad Irene , e senz ' aspettar la risposta andò a pigliare l ' oggetto . Era un collare col suo fermaglio e le tre lettere F . A . Q . La faccia di Gioacchino diventò livida . - Un cane , c ' è stato un cane in questa casa . Rispondi . Irene rideva , mostrando i denti . - C ' è stato un cane e ha perduto il collare ? Quando ? - Ieri mattina . - Ieri ? - Sì , ieri ; - e la donna ci pensò un attimo , poi soggiunse : - Entrò dall ' uscio della scala , che la mamma con questi caldi tiene sempre aperto . Ma io non ho paura dei cani . Anzi guarda - e mostrò alla polpa della gamba destra due ferite vicine , lunghe , parallele , non ancora rimarginate . - È stato il cane ? - gridò Gioacchino con gli occhi fuori dalla testa . - Sì , il cane . Non me ne rammentavo quasi più . - E non hai fatto bruciare la piaga ? - Fossi matta ! Perché mi restasse il segno tutta la vita . - E il cane dov ' è ? - Lo so io ! Non l ' avevo mai visto . È scappato , e buon viaggio . - Scappato subito ? - Subito , e tanto in furia che pareva arrabbiato . - Arrabbiato , arrabbiato ! - e si toccava la morsicatura della nuca , che da un minuto gli bruciava la carne come un tizzone ardente . Mise in tasca il collare e scappò , precipitando giù dalle scale , correndo nelle calli , sui ponti , lungo le fondamenta , dando degli spintoni a tutti quelli che incontrava , finché giunse all ' Ospedale maggiore , dove chiese del chirurgo di guardia . Voleva farsi medicare col ferro e col fuoco ; ma il chirurgo disse che non si poteva tentare più nulla , giacché la piaga era bell ' e cicatrizzata . Del resto , saputo il caso , affermò dottrinariamente che la rabbia non si trasfonde da uomo ad uomo , eccitò Gioacchino a dormire quindi i suoi sonni tranquilli , e gli voltò le spalle . Gioacchino pensava : - Menzogna , inganno pietoso . Voglio sapere la verità ad ogni costo - e nel correre verso casa , passando innanzi alla Farmacia di Santa Fosca , di cui conosceva il principale , vi entrò difilato . Giunto al banco starnutò . L ' aria impregnata degli odori di droghe , di olii , di mantecche e di elettuarii , gli punzecchiava le papille del naso . La Farmacia di Santa Fosca è celebre . Delle sue pillole miracolose si occupò più volte niente meno che il Gran Consiglio della Repubblica di Venezia . La sala , piuttosto vasta , appare molto solenne ; un resto , perfettamente conservato , dell ' arte barocca : grandi armadii tutt ' intorno in legno massiccio , a pilastri , a cornicioni , a timpani , con riquadri arzigogolati e volute gobbe ; sulla porta di mezzo , in faccia all ' ingresso , il busto di un vecchio sapiente , in atto di consultare un librone enorme di farmacopea ; sulla porta a destra il busto d ' un giovine , che tiene una storta , e sulla porta a sinistra quello di un altro giovine , che pesta nel mortaio ; all ' alto dei frontespizii certe figure allegoriche di donne sdraiate e dorate ; qua e là delfini e caducei . Il soppalco a travi regolari , dipinti in fiorami gialli , non ha una ragnatela ; nelle scansie i vetri di maiolica , bianchi con gli ornati di fogliami celesti e le iscrizioni a lettere gotiche nere , i più grossi e panciuti nel palchetto più alto , in mezzo i mezzani e sotto i piccoli , stanno schierati l ' uno accanto all ' altro con una regolarità , dove s ' indovina la mano avvezza agli scrupoli d ' oncia . Se la discorrevano insieme nella stanza vicina , intorno alla tavola tonda , quattro medici , mentre , dietro al banco , lo speziale attendeva a pesare e ad incartare non si sa quali polveri bianche . Gioacchino , vergognandosi di parlare di sé , principiò a narrare allo speziale il caso di un amico suo , che era stato morsicato da una donna , la quale alla sua volta era stata morsicata da un cane , probabilmente rabbioso . Nell ' andare innanzi , infervoratosi nei particolari della storia , alzò a poco a poco la voce , sicché i medici , dall ' uscio aperto , si posero ad ascoltare . Il punto sul quale Gioacchino voleva essere illuminato era questo : - L ' idrofobia si può trasmettere dall ' uomo all ' uomo ? - Il farmacista non sapeva che cosa rispondere ; ma intanto entrò una vecchietta a chiedere tre once di olio di ricino , e il farmacista , conducendo Gioacchino nella stanza attigua , espose ai medici la domanda di lui , mentre la vecchietta gli tirava la falda dell ' abito perché si sbrigasse a darle quel purgante , il quale doveva servire a guarir dalla colica la sua nuora , un bel pezzo di giovinotta , che aveva mangiato , essendo giorno di magro , un subisso di baccalà . I quattro medici , i quali stavano aspettando invano di essere chiamati da qualche cliente , e intanto non sapevano come ingannare il tempo , giudicarono la quistione bella , ma molto intricata . Uno , il più vecchio , si rammentava di avere letto nello « Sperimentale » di un caso d ' idrofobia comunicata ad un fanciullo dalla morsicatura di una ragazza , innanzi che le si manifestasse la rabbia . Gioacchino allibì . Vero è che la notizia fu poi smentita nello stesso periodico . Gioacchino respirò . Frattanto il secondo dottore , sbarbato , con i capelli biondi e lunghi e gli occhiali sul naso , era andato a frugare nella libreria , che pigliava tre lati della stanza ( la più ricca libreria delle farmacie di Venezia ) e ne aveva cavato il fascicolo del giugno 1880 del « Giornale internazionale delle scienze mediche » . Interrompendo senz ' altro i discorsi dei colleghi si mise a leggere lentamente , gravemente alla pagina 488 questo articoletto : « Sulla trasmissibilità della Rabbia » , pel dottor Raynaud . Fino ad ora si teneva per indiscutibile che l ' uomo rabido non sia atto a trasmettere ad altri la malattia ; oggi pare che tale questione sia entrata in una fase tutt ' altro che rassicurante . Da alcune esperienze è lecito dedurre che il virus rabido dell ' uomo è contagioso . L ' inoculazione fatta nei conigli della saliva o del detrito della glandula salivale di un uomo affetto da rabbia , per morso riportato da animale sospetto , diede luogo ai sintomi rabidi , indi alla morte . Da ciò si deduce la trasmissione della rabbia non solo dall ' uomo agli animali , ma eziandio da uomo ad uomo ; e , ciò ammesso , si comprende come bisogna guardarsi con scrupolosa attenzione così dai morsi degli infermi affetti da rabbia , come anche dalla loro saliva e dagli oggetti che ne fossero imbrattati , specialmente nel caso che nelle mani esista qualche taglio o scalfittura o piaga » . Gioacchino era diventato verde e immobile come un cadavere : soltanto le sue labbra tremavano ; ma i medici , incaloriti nella questione , non gli badavano affatto . Uno di essi , il più giovane de ' quattro , piccoletto , gobbetto , tutto malizia negli occhi e nella bocca , osservò : - L ' articolo non vuol dir nulla . Gli uomini , è vero , somigliano ai conigli nell ' animo , ma non si possono confondere con i conigli nel fisico . Io in questa materia la so lunga , pur troppo ! La mia tesi di laurea ebbe a tema l ' idrofobia : ho dovuto consultare un monte di libri , e sono stato aiutato dal professore Lussana , che ha compiuto delle belle esperienze . Vi ricordate certo di quel povero dottore Agostino Marin , medico condotto di Cervarese Santa Croce , tanto buono , tanto amato da tutti , il quale , morsicato da un cane , sentendosi dopo tre mesi i primi sintomi dell ' idrofobia , montò in carrettella e , guidando da sé , si recò all ' Ospedale di Padova , dove al medico di guardia disse quietamente : - Vengo a finire qui , per non funestare con l ' orrendo spettacolo della mia morte la mia moglie ed i miei figliuoli , che amo tanto - . Morì in fatti qualche giorno appresso ; e il Lussana , avendo avuto un poco di sangue di quel disgraziato , lo iniettò nella vena femorale di due cani . Uno de ' cani poco dopo morì , l ' altro fu ucciso : era stata comunicata a tutti e due la così detta idrofobia lipemaniaca o taciturna . Il medico biondo interruppe : - O dunque , se ai conigli e ai cani , con la saliva e col sangue la rabbia si trasmette , perché non s ' ha a trasmettere all ' uomo ? - Caro dottore , o perché i cavalli , i ciuchi ed i buoi vanno soggetti a malattie diverse da quelle della bestia umana ? Non ci sono forse dei veleni che accoppano certi dati animali , non facendo agli altri né caldo né freddo ? L ' Hertwigx dichiara che solo il quinto degli uomini addentati direttamente da cani idrofobi s ' ammala ; e il Giraud , il Bezard , il Parvisse , il Gauhier , il Vaughan ... - Basta , per carità ! - gridò lo speziale dal suo banco . - ... Il Giraud , il Babington praticarono l ' innesto senza ottenere mai ombra d ' idrofobia . Nessuno dei coraggiosi dissettori che , studiando i cadaveri di idrofobi , s ' erano fatti alle mani o tagli o graffiature , ebbe a soffrire nulla , salvo uno , pare , se si deve credere all ' Andry . - La conclusione è questa - notò il medico vecchio - che non sappiamo nulla ; ma non vorrei , lo confesso , neanche a ricoprirmi d ' oro , sperimentare nella mia carne i denti di un uomo idrofobo . Gioacchino era caduto sopra una seggiola : tendeva l ' orecchio , ma non respirava più . Si fece coraggio , e chiese , balbettando , al medico gobbetto , che gli stava accanto : - La rabbia , scusi , negli uomini e nei cani si può sempre riconoscere dalle loro furie , dagli ululati , dalla bava , da qualche altro segno sicuro ? Il novello Esculapio , lietissimo di poter sciorinare la sua sapienza , rispose : - No . La rabbia non si manifesta con accessi di furore , anzi è una malattia , a prima giunta , di apparenza benigna ; ma fino dal principio la saliva riesce virulenta , cioè contiene il germe inoculabile ; ed il cane , o anche l ' uomo , senza fallo , è allora più pericoloso per le carezze della sua lingua , che non per la tendenza a mordere . La copia della bava non appare un indizio costante : talvolta la gola resta umida , talvolta secca . In una varietà particolare , che si denomina rabbia muta , la mascella inferiore si discosta assai dalla superiore , e si vede sino al fondo la gola nera . Sovente il cane cammina con il passo vacillante , con la coda rilassata , con la testa china e gli occhi spalancati e la lingua pendente fuori della bocca , lunga , azzurrastra . Alza il capo per mordere , e poi subito ripiglia il suo fatale cammino . - E nei rimedii - chiese il medico vecchio , il quale non aveva più voglia di tenere dietro ai progressi dubbiosi della sua scienza - dopo il vano tentativo del curaro , hanno inventato altro ? - La tracheotomia - rispose il gobbetto . - La tracheotomia - brontolò con un soffio di voce Gioacchino . - Che cosa è ? - È un taglio lungo la trachea - e il medico mostrava la gola più giù del colletto . - Il pathos eminens dell ' idrofobia consiste in uno spasmo laringo - faringeo ; non potendo dunque respirare di su , si spacca la gola e si respira più sotto . Gioacchino inorridiva , ma il medico , senza guardarlo , continuava : - Vero è che alla stretta dei conti si muore ugualmente , strozzati , epilettici , furiosi , con la bava e il sangue alla bocca , ballando come nel delirium tremens il più orribile e infernale dei can - can . Il dottore biondo , quello con gli occhiali , mentre i colleghi suoi ragionavano , non aveva fatto altro che togliere dalla libreria dei volumi e scartabellarli e ammonticchiarli sulla tavola . Sfogliandone uno , dopo avere scorso una mezza pagina , si pose a ridere , dicendo : - Sentite , amici , niente meno che l ' Encyclopêdie , quella del Diderot e del d ' Alembert , quella che ha illuminato il mondo . Ecco l ' articolo Rage . Rabbia dunque ce n ' è di sette sorte : quattro hanno rimedio : per le altre v ' ha un riparo soltanto : tuer le chien enragé . E delle medicine questa è amena : « Pigliate il peso di sei scudi di sugo d ' assenzio , il peso di due scudi di polvere d ' aloe , il peso di due scudi di corno di cervo bruciato , due dramme di agarico e il peso di sei scudi di vino bianco : mêlez le tout ensemble , et les faites avaler » . Qui scoppiò una lunga risata ; ma il dottore biondo continuava imperterrito : - Farmaco per impedire che la rabbia si manifesti : « Pigliate del latte di vacca appena munto , mettetegli in fusione della pimpinella selvatica , e fatene bere tutte le mattine per nove giorni » . Lo speziale , messo in curiosità dalle risa dei dottori , era andato ad ascoltare . - Ha inteso ? - disse a Gioacchino - basta bere per nove mattine il latte con la pimpinella . Ma il quarto medico , il quale non aveva mai aperto bocca , e pareva che sonnecchiasse , si alzò e , preso in disparte Gioacchino , gli bisbigliò con molta solennità in un orecchio : - Lasci sbraitare questi signori . Il fatto è questo , che la trasmissione dell ' idrofobia da uomo ad uomo è cosa oramai certissima . Se dunque il cane era idrofobo , l ' amico è spacciato . Il punto sta qui : sapere se il cane era idrofobo ; e , poiché i cani idrofobi non guariscono mai , sapere se il cane è vivo e sano . Se il suo amico o lei o qualche conoscente avessero bisogno di un medico , eccole il mio biglietto da visita . Gioacchino uscì sbalordito , mezzo tramortito , barcollando sulle magre gambe . Sapere se il cane è vivo ! Gioacchino si rammentò del collare che aveva in tasca . Gli venne una grande idea : corse la sera stessa agli uffici de ' giornali che si pubblicano la mattina , e la mattina seguente , per tempo , agli uffici de ' giornali che si pubblicano la sera ; e fece stampare l ' avviso che conosciamo . * * * Lo abbiamo lasciato che andava alla sua Cassa , dove giunse in ritardo , ruminando nel cervello cento storie terribili di cani arrabbiati , d ' uomini morti negli spasimi più tremendi , quando meno se l ' aspettavano , molte settimane , molti mesi , molti anni dopo morsicati . Vivere in tante ambasce ! meglio buttarsi subito nel canale con una pietra al collo . E contava i biglietti di banca con la sicurezza meccanica della consuetudine lunga ; e pensava intanto al suo povero zio , che , vedendo un cane , allibiva , sgattaiolava lungo i muri , si rannicchiava ne ' canti ; al suo povero zio , quel sant ' uomo , che , dopo avere mangiato pane e cipolle tutta la vita , gli aveva lasciato centomila lire , facendogli giurare solennemente di portare sempre gli stivali sino alle ginocchia , poiché i cani hanno l ' usanza di addentare alle polpe . Si presentò allo sportello della Cassa la testa unta di Zaccaria , e in atto di mistero disse : - C ' è quel signore . - Chi ? - Quello del collare . Gioacchino scattò , e gli passò sulla fronte un lampo di gioia . Il proprietario del collare era un bel giovinotto , alto e robusto , tenente di fanteria marina , il quale , dette le due lettere che l ' avviso chiedeva e ringraziato il cassiere , dichiarò di voler pagare , non foss ' altro , le spese delle pubblicazioni ; ma Gioacchino non rispondeva . Guardava intorno , cercando il cane : - E il cane dov ' è ? - Il cane è scappato . - Quando ? - Ier l ' altro . Gioacchino si sentì gelare , e , come parlasse a sé medesimo , con un accento di strazio mortale , bisbigliò : - Il giorno in cui ha morsicato Irene ! - Appunto . È un cane mansueto come un agnello ; ma non bisogna tirargli le orecchie . Irene gliele tirò , ed egli dentro coi denti nelle polpe . Allora gliene diedi tante e tante , che scappò giù dalle scale , e non l ' ho più veduto . Ma tornerà , ne son certo ; mi capiterà tra i piedi o al caffè , o in qualche casa dove ho per costume di andare . Non è la prima volta che mi fa questi scherzi . - Era sano ? - Come un pesce , ma con questi calori non si sa mai . Gioacchino , alzando gli occhi e guardando il volto rotondo e gioviale del tenente , chiese tremando : - Ella conosce Irene ? L ' altro si mise a ridere , come se volesse dire : e chi non la conosce ? - Scusi , ci andò ier l ' altro per caso ? - Sono tre mesi che ci vado tre o quattro volte la settimana e le ho condotto quasi tutti gli ufficiali del battaglione . - Irene in calle delle Zotte , numero 120 , quella ragazza che abita con la madre ? - Una bella madre davvero ! - Ma insomma , Irene ... ? - Non lo sapeva ? Allora soltanto il bel giovine s ' avvide che il disgraziato cassiere non si sentiva bene , e , poiché Gioacchino pregava di essere lasciato solo , il tenente , senza darsi la briga di capire codesto imbroglio , se ne andò via , intendendosela con l ' antiquario dello Scudo d ' oro , perché , quando a quel matto del cassiere fosse piaciuto , gli portasse a casa il collare . Zaccaria s ' inchinò tanto che toccò quasi il suolo con le due punte della barba grigia . - E mi costa cento lire ! - ripeteva Gioacchino , e , mentre contava i danari allo sportello , andava ripensando alla pietra da legarsi al collo e al canale ove affogarsi . Poi esclamava : - Voglio vendicarmi ; voglio uccidere la vecchia prima e la giovane poi - . E tremava di paura . Alle sette di sera , senza sapere quel che si facesse , entrò nel chiassuolo delle Zotte . La porta era aperta , salì e sul pianerottolo si fermò un istante : gli pareva di sentirsi strozzare , non poteva più inghiottir la saliva , aveva il granchio alle mani , il cuore con i suoi gran colpi voleva spezzargli il petto . - Ci siamo - pensò - mi restano poche ore di vita - . Mise il piede sulla soglia della camera d ' Irene . Irene , sdraiata come al solito sull ' ottomana , scherzava con un cane . Gioacchino si voltò per fuggire , ma Irene gli gridò : - Vieni , vieni , guarda com ' è grazioso . Poi , parlando al cane : - Non mi morderai più , non è vero ? Era il cane che Gioacchino cercava , sano , allegro , saltellante . Gioacchino , trasformato , cavò di tasca il collare e s ' avvicinò alla bestia , la quale , sentendo l ' odore della roba sua , sbalzò ai piedi del giovinotto , e ballandogli intorno abbaiava di gioia . Gioacchino affibbiò al cane il collare , poi con un ginocchio a terra , si pose ad accarezzare il suo pelo nero , vellutato , morbido ; e il cane s ' avvoltolava , e con la pancia all ' aria dimenava le zampe . Irene rideva a crepapelle . A un tratto Gioacchino s ' alzò dignitosamente , e cercando di dare alla sua fisonomia squallida , a ' suoi occhietti piccoli e spenti una espressione terribile , disse con la sua voce stridula : - Signora , vi lascio al tenente di fanteria marina ed al suo battaglione ; vi lascio al padrone di questa bestia . So tutto , tutto - e s ' avviò risoluto all ' uscio . L ' ilarità di Irene non ebbe più freno ; si sganasciava , e , battendo le mani , gridava al cane : - Acchiappa , Budda , acchiappa il ladro , acchiappalo - e incitava il cane col gesto . Budda , ringhiando , corse giù per le scale dietro a Gioacchino ; ma questi era stato più lesto e aveva chiuso la porta . La vecchia infame gettò dalla finestra sul cappello del giovine , mentre usciva , una buccia di limone . * * * Il nostro cassiere tornò alla sua vita di prima , regolare e monotona ; non s ' attentò più di seguire nelle vie le belle brune ; si rimise a ' risparmii , e comperò un paio di stivaloni nuovi , per proteggere anche le ginocchia . Santuario 1 Era l ' ultimo giorno dell ' anno , un anno pieno di malinconie e di fastidii . Avevo pagato il conto all ' oste dei Tre Turchi , e m ' ero acconciato nella carrettella , che doveva condurmi al Santuario : una salita di settecento metri , a dir poco . Il sole cadente picchiettava di ombrette e di scintille il fango della strada , il quale , schizzando a destra e a sinistra , pareva borbottasse pettegolo contro le ruote , che ne disturbavano la quiete molle . Su quella mota nerastra , tormentata a lunghi intervalli dai pesanti carri delle ferriere vicine , si distendevano ampie striscie o s ' alzavano grandi cumuli di neve , chiazzata qua e là di brutte macchie di melma e bruna al paragone dei lenzuoli candidi , che coprivano i campi ondeggiati , divisi da fossatelli , e i tetti dei casolari e delle villette sparse sulle alture . Di mano in mano che si andava in su , il fango scompariva per lasciare posto anche sulla strada alla neve , solcata da poche linee profonde ; e , un ' ora prima di giungere al Santuario , i due cavalli , sbuffando , sudando , tendendo faticosamente i muscoli , cacciando le gambe nella neve fino alle ginocchia , riuscivano a malapena a tirare il legnetto , di cui le ruote si sprofondavano quasi fino all ' asse . La temperatura , ch ' era stata assai mite , essendosi fatta freddissima , principiavo a sentirmi i piedi gelati e le mani intirizzite . Battevo i denti quando , verso le sette , al buio , si giunse nel primo cortile dell ' ospizio . Le gradinate magnifiche erano scomparse ; qualche pezzo di balaustro , le cimase , i vasi barocchi , non si vedeva altro . Le immense ali dell ' edificio s ' alzavano tetre , e gli archi aperti del vasto atrio , in quella luce notturna della neve , azzurrognola e pallidissima , sembravano l ' ingresso d ' un cimitero fantastico . Il vento cacciava sotto all ' atrio un pulviscolo ghiacciato , sottile , turbinante , che si faceva strada fra il collo e la pistagna della pelliccia , fra le maniche e i polsi . Un uomo mi venne incontro con la lanterna ; e mentre io gli chiedevo del signor rettore dell ' ospizio , e lo pregavo di condurmi subito al fuoco , ecco che s ' avanza a un tratto fra lui e me una testina bionda di donna : e le sue labbra sorridevano , ma fissò gli occhi ne ' miei con uno sguardo così audace e lungo che io rimasi turbato . Quella sfacciataggine non s ' accordava coi lineamenti soavi del volto , né coll ' abito della bella persona . Aveva il capo chiuso in una specie di cuffia bianca e il vestito di colore azzurro ; un grembiule candido le si annodava alla vita sottile e contornava i fianchi e si alzava a coprire la curva del petto , sulla quale scendeva , appesa ad una fettuccia di velluto nero , una croce d ' argento . Mentre io guardavo la strana fanciulla dalla testa ai piedi , ella , immobile , impassibile , continuava a fissarmi . In quello sguardo dritto e fiero c ' era qualcosa di tanto singolare , ch ' io , che già tremavo dal freddo , mi sentii rabbrividire . Il servo , nel vedere la donna , non si scompose , ma le disse dolcemente : - Signora , piglierà un raffreddore ; venga con me - e , pregandomi di aspettarlo due minuti , la accompagnò lungo il lato destro del portico . Ella lo seguì sommessa , senza voltare il capo . La lanterna che , ad intervalli regolari , spariva per un istante dietro alle colonne delle logge , allontanandosi e diventando sempre più smorta , s ' andò a perdere in una vasta ombra , che mi parve quella d ' una chiesa . E mi sembrò che dall ' ombra cupa uscisse un suono flebile e dolce . Quando il servo tornò , gli domandai : - Cantano in chiesa ? - Le Figlie di Gesù pregano la Madonna . - E pellegrini ce n ' è ? - Neanche uno . Con questo tempo ! bisognerebbe essere matti . Volevo chiedergli qualcosa della fanciulla bizzarra , ma mi trattenni . Il buon uomo , zoppicando un poco , mi rischiarava i gradini dello scalone . 2 La stanza del rettore era un paradisetto . Faceva caldo . Nel camino brillava un gran fuoco , e dinanzi ad esso un uomo lungo e stecchito , una specie di Don Chisciotte prete , si stava scaldando la schiena con le mani dietro . Appena mi vide entrare , innanzi di aprire la lettera ch ' io gli presentavo , mi chiese se avessi fame , se avessi freddo , se fossi stanco , se volessi bere ; e senz ' attendere la risposta , andò alla credenza a cavarne una bottiglia , mi fece sedere nella poltrona accanto al fuoco , e chiamò il servo , ordinandogli di preparare la cena . Bevetti il vermouth , due bicchieri , e il rettore voleva farmi bere il terzo a ogni costo . Lieto come una pasqua , mi pigliava per le mani , mi picchiava famigliarmente sulle ginocchia , sorrideva con un certo ghigno bonario tutto cuore , e diceva : - Ci ho proprio gusto : mi rincresceva davvero di finire l ' anno solo come un eremita . Sia benedetto il cielo : ho trovato un compagno . Pasquale , un ' altra brancata di fascine , un altro ceppo ben secco . Bada all ' arrosto , che non s ' abbrustolisca troppo . E andava su e giù per la stanza con le sue gambe interminabili , facendo svolazzare la veste ; poi si tornava a piantare ritto innanzi al camino , e allora l ' ombra oscillante de ' suoi stinchi , proiettata dalla fiamma , si distendeva sul pavimento , e il torso si sbatacchiava sulla parete opposta , e il collo e il capo tracciavano la loro forma allungata sul soffitto , sicché la figura nera appariva spezzata in tre lati , e si muoveva ora di qua ora di là , come un pulcinella di legno dislogato da un ragazzo impaziente . Alla fine il rettore lesse la lettera di presentazione , e gli Oh ! e gli Ah ! non terminavano più . - Oh , ah , il figliuolo del mio caro Gigi ! È proprio lei ? Sa che da trent ' anni ... che cosa dico ? da quarant ' anni ... sicuro , fu nel ... non mi rammento bene ... ma in somma sono passati quarant ' anni almeno dacché vidi per l ' ultima volta il mio buon Gigi . E non sapevo che avesse preso moglie , ed ignoravo che avesse un rampollo così grande e grosso , scusi , come lei . È succeduto quel che succede sempre quando ci si vuol bene davvero : non ci si scrive mai . Ma , lo creda , pensavo sempre all ' amico del Liceo e del Ginnasio , e chiedevo a me stesso : Gigi sarà vivo , sarà sano ? Egli ignora forse ch ' io sono canonico , ed io ignoro ... A proposito , a che professione s ' è mai dato suo padre ? Mi pareva che avesse poca voglia di sgobbare a quei tempi . E dove s ' è piantato ? A Venezia ? Ho sempre avuto un gran prurito di andarci ; ma poi , seminario , noviziato , canonicato , rettorato , il diavolo che mi ... E lei da qual parte del mondo mi capita qua ? Oh ! Ah ! Vedi bel caso . Bene , benone , arcibenissimo . Pasquale , un ' altra brancata di fascine , e la cena presto , e il Grignolino del 1870 , intendi bene ? Non pareva una cena da mille metri sul livello del mare , né da Siberia . Si mangiava , si beveva allegramente . - Pasquale , un ' altra bottiglia . Il Barbera del 1860 . - Grazie , ho bevuto abbastanza . - Via , via , l ' ultima sera dell ' anno ! E per il figliuolo del mio più vecchio amico ! E sta bene Gigi ? Sarà diventato grasso , mi figuro , e grigio . Porta la barba intiera o il pizzo o i soli baffi o ha la faccia pelata come me ? Quarant ' anni fa era una buona pelle quando ci si metteva . Una certa servotta , la Santina : aveva le mani e le guance rosse , e i capelli crespi . Una sera ... Dio me lo perdoni ... E si turava con le due mani la bocca enorme , e sghignazzava . Il naso lungo e adunco , gli occhi piccoli e biancastri , il mento aguzzo e sporgente , la fronte schiacciata e bassa , tutto era in moto in quel volto , su quel collo interminabile , su quella interminabile persona scarnita ; e dimenava le braccia come un mulino a vento . - Pasquale , Pasquale , una bottiglia di Barolo , di quello che Sua Eminenza bevette l ' ultima volta , ma bada di non sbagliare , del più vecchio , c ' è scritto l ' anno 1850 , e non iscuotere la bottiglia , portala adagio adagio come se fosse una reliquia . - Grazie , non posso , ho bevuto troppo . - L ' ultimo dì dell ' anno , mi canzona ! E com ' è stata ch ' è venuto qui a passare l ' ultima notte ? - Ero ai Tre Turchi ... Pasquale annunziò una deputazione . La deputazione si componeva di un solo vecchietto bianco e curvo , che , in nome dei cinque o sei sacerdoti , i quali vivono rannicchiati nelle loro camerette dell ' ospizio anche gli eterni mesi dell ' inverno , era venuto ad augurare il buon anno al signor rettore . Borbottata con impaccio infantile qualche parola , il pretucolo se ne andò via , spaurito del suo gaio e inquietissimo superiore , del forestiero nuovo , e forse degli avanzi della cena sardanapalesca . - Ero ai Tre Turchi da due giorni per certi affari urgenti di mio padre , un fallimento improvviso ; e dovendo partire domani sera ... Pasquale annunziò un ' altra deputazione . Entrarono due donne . L ' una si avanzò placidamente verso il rettore , che prese un aspetto compunto , abbassando gli occhi e giungendo le mani all ' altezza del petto ; l ' altra rimase all ' uscio e mi piantò gli occhi addosso . Era la fanciulla bionda , che avevo vista nell ' atrio . A un tratto si staccò dalla soglia , e con tre o quattro passi leggeri e lenti mi venne accanto ; e sempre mi guardava fisso , come se volesse frugarmi dentro nell ' anima o ricercare un segreto nelle mie viscere profonde . Sentivo sulla mia faccia il suo alito . La sua compagna , che aveva finito il proprio discorsetto , la chiamò due volte , e alla fine , presala dolcemente per un braccio , la condusse fuori . Io restai sopraffatto da un senso arcano , che somigliava alla paura . Anche il rettore era rimasto un poco sopra pensiero . Ci sedemmo al fuoco . Desideravo sapere qualcosa della ragazza bionda ; ma il canonico , rientrato già nel torrente de ' suoi ricordi giovanili , non lasciava posto a intromettervi una parola , e s ' io tentavo di opporre un intoppo alla sua straripante eloquenza , egli lo spazzava via senza neanche darsene per inteso . A un certo punto , giovandomi astutamente di una pausa , dissi : - Reverendo , mi cavi una curiosità . Chi è mai quella fanciulla bionda , ch ' è venuta dianzi ? Il prete alzò lo sguardo al soffitto . - Ha certi occhi , che attraggono e che spaventano . È una suora ? - Fece segno di no , e tacque . - L ' ho vista nell ' atrio sola , in mezzo alla neve . È qui da un pezzo ? - Da tre settimane . Ci vorrebbe un miracolo , e lo invoco con tutta la forza dell ' anima mia . E cominciò allora a parlare dei miracoli della immagine santa . L ' estate scorsa , mentre c ' erano al Santuario quattromila persone , un contadino ricuperò la favella , perduta da quindici anni ; un falegname paralitico si rizzò in piedi , lesto come un daino ; una donna , la quale s ' era fratturata una gamba , in due giorni guarì . Dai prodigi contemporanei risalì via via agli antichissimi , e nel discorrerne assumeva una espressione ispirata , tanta era la schietta fede che traluceva da quegli occhi piccini . Ma interruppe la litania per dire : - Già si sa , ella , caro signor mio , è un poco incredulo . Debolezza dei tempi ! Nella mia gioventù anch ' io avevo , come il buon Gigi , il cervello storto ; ma s ' ella rimanesse alcuni mesi su questo monte , in mezzo alle nubi , accanto alla effigie dipinta da san Luca , e fosse testimonio delle effusioni di mille e mille disgraziati , che dalle valli , dai paesi lontani salgono a piedi a invocare l ' aiuto del cielo , e vedesse le lagrime e udisse i sospiri , e notasse poi la espressione giuliva dei loro volti ; s ' ella sapesse le consolazioni , le santificazioni segrete , e come la fede rammollisce il macigno , purifica le lordure , rialza e nobilita l ' abbiezione più vile , ella , stupito dai miracoli operati sui cuori , crederebbe agevolmente agli altri materiali ed esterni . Salvare un ' anima è cosa mille volte più ardua che racconciare una gamba o ridare il moto ai nervi e ai muscoli di membra intorpidite . Vedesse i voti di cui è piena la chiesa ! Se non fosse questo freddo , vorrei condurvela subito . - Magari ! - Andiamo dunque . 3 Mi gettai la pelliccia sulle spalle , ed uscii dalla stanza col rettore , il quale correva innanzi svelto , senza neanche aspettare che il servo gli facesse lume . S ' andò in fondo alla loggia lunghissima , e poi si scese da una scaletta a chiocciola , rispondente alla sagrestia . Il prete andò a prendere in un angolo un grosso cero , e lo accese alla lanterna di Pasquale . Qua e là nelle cappelle luccicavano i lumini delle lampade . Il tempio era deserto , il silenzio sepolcrale . Innanzi alla immagine del Tabernacolo solenne ardevano due candele ; ma la figura non si vedeva affatto , solo scintillavano su di essa le pietre preziose e brillavano gli ori , posti , s ' indovinava , in forma di diadema , di pendenti , di monili , di spilloni , di catenelle , di braccialetti , e ammonticchiati alla base . Poiché il rettore ebbe detto , in tre minuti al più , fervorosissimamente , le sue giaculatorie , si principiò in fretta la visita dei voti : quadri grandi , mezzani e piccoli , innumerevoli , nei quali appena si distinguevano al fioco lume le pietose istorie di bimbi malati in cuna , di operai precipitati dal tetto , di viandanti assassinati , di carrozze rovesciate , di case fulminate , di navi naufragate , di terribili massacri in battaglia ; cuori d ' argento con la loro fiamma ; corone , croci , grucce , stampelle ; ghirlande e mazzi di fiori artificiali ; nastri di seta con frange inargentate ; bambole e altri ninnoli da ragazzi : in somma , una farragine di roba , che copriva dall ' alto al basso le pareti delle navi e del presbiterio , le facce dei pilastri e i fusti delle colonne . Il vento , soffiando , scuoteva i vetri delle finestre , e vi schiacciava sopra violentemente i larghi fiocchi di neve ; ma nella chiesa si sentiva un tepore grave e umido , con un odore stagnante , nauseabondo d ' incenso . Nell ' uscire si passò a lato di un confessionale , dove , ritto , al posto del confessore , stava immerso nell ' oscurità un fantasima . Era la fanciulla bionda , immobile come una morta . Il rettore le parlò sottovoce , poi la affidò a Pasquale , che la menò pian piano al fondo del portico , dove l ' aveva condotta quando la incontrammo nell ' atrio . Il rettore bisbigliava : - Poveretta , poveretta ! Il momento mi parve buono per tornare alle domande ; ma il prete si contentò di rispondere : - Non fa male a nessuno ; gira da sé dappertutto , quieta , trasognata . Non dorme quasi mai . Il medico dice che bisogna lasciarla fare tutto quel che le garba . Dio la protegga ! La tristezza non s ' addiceva al corpo , alla faccia , alla voce del reverendo : aveva bisogno di agitare le braccia , di scattare , di ciarlare , di ridere . Quando pigliava un ' aria addolorata , il lungo naso mutava contorno , il profilo non era più lo stesso , e , se non fosse stato il corpo a pertica e il collo da struzzo , tali da farlo riconoscere tra un milione di preti , la mestizia avrebbe potuto servirgli di maschera . Il cordoglio , del resto , lo annebbiava per poco . Un sospiro da mantice , uno sguardo al cielo , una scrollatina di testa , ed ecco era tornata , come per incanto , la bontà chiassosa ed arzilla dell ' uomo ingenuo . Si bevette un altro bicchiere , si parlò ancora una mezz ' oretta , o , per meglio dire , egli parlava ed io fantasticavo ; poi , alle undici , m ' accompagnò in camera : niente meno che la camera destinata a monsignor vescovo , quando , ogni cinque anni , si reca a visitare il Santuario . - Buona notte . - Buona notte , e veda di principiare bene il nuovo anno con una santa dormita . Io domattina non potrò venire a salutarla : devo uscire per tempo . Si figuri che morì iersera il barbiere , un ciarlone , un burlone , che Dio l ' abbia in gloria ; ma un fior di galantuomo , e gli volevo bene come a un fratello - e il prete sospirò , mandando dai denti , che aveva radi e cavallini , un fischietto acuto . - Pasquale verrà a portarle il caffè ; faremo colazione assieme un ' ora prima ch ' ella parta , giacché vuole proprio partire ; intanto dorma tranquillo , e felice notte . - Felice notte . 4 La camera , assai grande , era posta in un angolo dell ' immenso edificio ; aveva due finestre piccole , dalle quali si vedeva giù nella notte una zona biancastra e poi uno spazio nero , che si confondeva con le tenebre fitte del cielo . Continuava a nevicare , e tirava vento . Il letto alto e larghissimo aveva l ' ampio padiglione di damasco cremisi a fiorami gialli , con quattro angioletti dorati sulle aste torte ; la coperta , che scendeva sino a terra , era di raso giallo con disegni verdi , orlata di pizzo bianco . Accanto al letto stava l ' inginocchiatoio , e sull ' inginocchiatoio spiccava dal parato del muro un crocifisso d ' ebano . Una delle pareti era ornata di un quadro assai bello , che figurava un santo col bambino Gesù ; nelle altre si vedevano in piccole cornici alquante riproduzioni della sacra Immagine , qua ricamata a fili di seta rossa in raso bianco , lì eseguita a bucherelli e ritagli in cartoncino , o modellata in cera tramezzo a nuvole di cherubini e a ghirlande di frutta e fiori . Nella camera reverendissima stonava la scatola di cerini , che Pasquale aveva lasciato , dove dall ' una parte si vedeva un caporale , che fa la sua brava dichiarazione alla cuoca , e dall ' altra una silfide molto scollacciata e sbracciata . Mi sdraiai nel seggiolone , e m ' occupai un pezzo a guardare le scintille del fuoco , che scoppiettava . Non volevo andare a letto prima che l ' orologio segnasse le dodici . Nell ' animo pieno di una vaga afflizione mi sentii nascere il desiderio acuto dei miei parenti , de ' miei amici , che avevo lasciato pochi giorni addietro , ma che avrei voluto vedere in quell ' ora appunto , nella quale l ' anno vecchio spirava e il novello vedeva la luce . Poi dicevo tra me : - Sono ubbie . Non ci ho pensato fino a questo momento , ed ora perché ci penso ? Che differenza c ' è egli tra l ' una e l ' altra mezzanotte ? Non sono forse tutti uguali i giorni dell ' anno ? - E non ostante provavo dentro un certo stringimento : mi pareva di essere rimasto a un tratto solo in questo mondo , e sentivo un vuoto nuovo nella mia vita , un nuovo e lacerante distacco dagli affetti mortali . Pensavo ad altre prime notti dell ' anno : alle speranze , che si spingevano audaci nei campi allettatori dell ' avvenire , ai rinnovamenti del cuore umano , che , pure invecchiando , crede di ringiovanirsi ; e fra tutte quelle notti , ce n ' era una , una , che mi tornava con tenace insistenza nella memoria , come il ricordo straziante d ' una gran gioia irremissibilmente perduta . Il minuto in cui un anno si connette ad un altro è una pietra miliare nell ' esistenza dell ' uomo , o è la cifra d ' un numero , che si muta ? Guardavo la lancetta ed ascoltavo il tic tac del mio oriuolo nel silenzio profondo . Non si sentì neanche un rintocco , neanche un botto di campana in quell ' ora in cui la immaginazione dei poeti e dei bambini evoca le streghe e gli spettri . Mezzanotte era passata da un po ' di tempo , quando udii un fruscìo , come di persona che si muovesse fuori , ed un bisbiglio , come di voce che parlasse sommessa . Tesi l ' orecchio : il romore continuava . Pigliai allora la candela , e , spalancando l ' uscio della camera , guardai nella vasta , ricca e freddissima sala , che la precedeva . I grandi ritratti appesi alle pareti , nel lume pallido sembravano vivi . Forse quei personaggi che , dopo visitato il Santuario , avevano mandato in larghe cornici dorate le loro gravi immagini , conversavano insieme : erano dame in abito da corte , magistrati in divisa , marescialli in uniformi , principi , due re , tre regine . La porta della sala dava sulla loggia : nella loggia , sullo scalone non c ' era un ' anima . - Oh sta a vedere che ho da far con gli spiriti ! - brontolai fra me stesso . Rientrai nella camera risoluto a lasciare che si sbizzarrissero a loro posta , e , non avendo sonno , mi sdraiai daccapo nel seggiolone . Il fuoco s ' andava spegnendo , e la candela mi lasciava quasi al buio . Buttai nel camino un fascio di legne grosse . Ma ecco che il bisbiglio ed il fruscìo vanno crescendo , e in un angolo della camera s ' apre un uscio a muro , ch ' io non avevo visto , ed entra col lume in mano , parlando tra sé a frasi lente e brevi , la bella bionda . Mi sentii pietrificare . La donna , che doveva essere ben pratica di quella stanza come dell ' intiero ospizio , dove , tutto essendo affidato all ' onestà e alla decenza , gli usci mancavano di serrature , andò dritta alla parete sulla quale stava appeso il quadro , e , posata innanzi ad esso , sopra un tavolino , la lampada con cui era venuta , si mise a guardarlo fissamente con quel suo occhio che trapassava gli oggetti . La tela rappresentava un santo giovane , di volto pallido , delicato , soave ; aveva la barba alla nazarena , i capelli neri , lo sguardo tenero e le labbra socchiuse , come se pronunciasse flebilmente una parola d ' affetto . Accanto , sopra un altare , in mezzo a festoni di allegri fiori , si vedeva il Bambino , tutto nudo , che , alzando i braccini e facendo atto di saltare , pareva volesse uscir di botto dalla cornice per gettarsi nelle braccia di chi lo stava guardando . Era roseo , era paffutello , era gaio , vispo , gentile , carezzevole : un amorino da mangiar di baci . La bella bionda guardava ora il santo , ora il bambino . Al santo diceva : - Ti ricordi , Giovanni , la mattina in cui ci siamo sposati ? La mamma non voleva , il babbo non voleva ; facevano tanti discorsi , che non capivo . Io credeva soltanto a te . Che lieta mattina ! Mi stringevi la mano , e mi dicevi una parola ... Ripetila , te ne scongiuro . La indovino dalla tua bocca . Eravamo in paradiso , seduti l ' uno accanto all ' altra sotto un baldacchino , in mezzo a un prato fiorito , e le fanciulle e i giovinetti ci venivano intorno a cantare , a suonare , a ballare ; ci facevano una riverenza , e noi salivamo nel nostro trono un gradino più in su , poi un altro gradino e un altro gradino ancora : era la scala di Giacobbe . Quando fummo arrivati al più alto di tutti i cieli , mentre ti davo un bacio , una mano di ferro mi buttò giù d ' un colpo , e allora precipitai dalle nuvole a capo fitto , e scendevo , scendevo sempre , e il viaggio non terminava mai . Era un sogno . Ti ho ritrovato ; eppure non somigli a quello di prima . Prima mi parlavi , mi baciavi , mi stringevi fra le tue braccia ; eravamo in festa tutta la settimana ; ora sì , mi vuoi bene , non dico di no , ma sei tutto misteri . Vuoi che aspetti ? Sempre aspettare , sempre . Domani , doman l ' altro , non ti risolvi mai . T ' amo tanto , che mi contento di guardarti , Giovanni , Giovanni . Aveva un sorriso pieno di lagrime ; la sua voce insinuante , rispettosa , timida , avrebbe rammollito una rupe . Continuò a guardare e tacque per un istante ; poi , mutando espressione , si volse al putto : - Bambino mio , anche tu mi dici di attendere . Domani , doman l ' altro ! Sei cattivo . La tua mamma t ' adora , luce degli occhi miei , sangue del mio sangue , carino , diavolino mio ; e tu mi stendi le manine care e ti rivolgi verso di me , ma non t ' affretti a ricadere sul seno che t ' ha nutrito . Non ingannarmi , monello . Dormivi in una cuna ornata di brillanti , e gli angioletti ti cantavano la ninna nanna , e le farfalle con le loro ali di tutti quanti i colori ti svolazzavano intorno ; ma un dì sei scomparso , non t ' ho trovato più , sparito sotto un monte di fiori , sotto un manto ricamato d ' oro e d ' argento , in mezzo ai ceri , ai bimbi , ai canti ... Ora che sei tornato , perché non mi balzi in grembo ? Non l ' ami più questo petto ? - e si sbottonava dinanzi il vestito azzurro , e mostrava al figliuolo il seno ignudo , mentre la immagine dipinta del fanciullo continuava a sogguardarla e a ridere . Un forte scoppiettìo del fuoco , che in quel silenzio da tomba sembrò un fracasso diabolico , le fece voltare il capo , e mi vide . Mi cacciai nel fondo della poltrona , cercando di farmi piccino , di schiacciarmi nella spalliera imbottita , tanto da sfuggire all ' occhio tranquillo e tremendo . Mi si avvicinò piano piano , senza curarsi di allacciare l ' abito ; mi porse le mani piccole e bianche , facendo segno che le dessi le mie : gliele diedi ; allora ella , stringendomele , mi tirò a sé lentamente , ma vigorosamente , sicché mi alzai ritto di contro a lei , confuso e tremante . Mi prese il capo fra le mani , e si pose ad esaminarmi . - I tuoi capelli , - bisbigliava , - sono mutati . Mi sembrano meno neri . Ti sei fatto radere la barba - e passava le mani delicate intorno alle mie guance ed al mento . - I tuoi occhi non brillano più del loro fuoco divoratore . Ma io , Giovanni , t ' amo tanto , tanto ! Aggrottava le ciglia come se tentasse di pensare . Avvicinò le sue labbra alle mie ; io mi ritrassi ; ma ella , che mi stringeva sempre il capo fra le mani , trattenendomi , pose la sua sulla mia bocca . Le labbra erano di ghiaccio , e il respiro di quella larva di donna pareva un lievo soffio gelato . Mormorò : - Dimmi che mi ami . Non sono sempre la tua sposa , la tua cara , la tua bella ? Nello studiarmi di retrocedere quasi insensibilmente e nel tentare di svincolarmi da quella stretta rigida , caddi sulla poltrona . La giovine si mise a sedere sulle mie ginocchia , circondandomi il collo con il braccio sinistro , mentre con l ' altra mano m ' accarezzava il volto . - Senti , ho freddo , - diceva . - Vieni , vieni a scaldarmi - , e mi sussurrava nell ' orecchio delle parole , ch ' io non volevo intendere . Intanto il fuoco illuminava di luce rossa e oscillante quei lunghi capelli d ' oro , la faccia gentile , il collo , i seni nudi e turgidi . Sentivo offuscarmi il cervello , come se il vecchio vino bevuto alla cena mi portasse di colpo tutti i suoi fumi alla testa . Non riescivo a liberarmi dal peso e dall ' abbraccio di lei , che mi fissava sempre con il suo sguardo di donna innamorata in un mondo vano di spettri , e nella quale i segni della passione terrena prendevano l ' aspetto innocente e agghiacciante di una fatalità tutta inconscia . Ripeteva : - Vieni a scaldarmi , vieni , - e m ' obbligava a porle una mano sul petto e a baciarla . Dagli alari cadde sul pavimento un tizzone acceso , che rotolò fino ai piedi della donna . La sollevai di sbalzo e mi precipitai per rimettere con le molle nel focolare il legno ardente , profittando poi subito della confusione per fuggire nella gran sala attigua , senza che la giovane se n ' avvedesse . Ascoltai all ' uscio : non si sentiva più nulla . Dopo qualche minuto , inquieto di quello stesso silenzio , socchiudendo l ' imposta , guardai nella camera . La bionda stava di nuovo immobile rimpetto al quadro , contemplandolo . Non parlava , non sorrideva . Finalmente , sottovoce , ma con accento di fiducia sublime , ripeté più volte : - Tornerò domani , tornerò domani - , e , ripreso il lume , senza guardare intorno , lenta , grave , se n ' andò via dall ' uscio dond ' era entrata . 5 Quel dolore , svanito nelle memorie e nelle speranze , mi aveva straziato l ' anima . M ' accorsi di essere assiderato , e andai a letto , dove , tremando dal freddo tutta la notte , non mi riuscì di chiudere occhio neanche un minuto . Alle nove uscivo dal Santuario per arrampicarmi sul monte . Nel passare dall ' atrio scansai Pasquale , che dianzi , portandomi il caffè , con la gamba destra zoppicante e col muso ingrugnato , non aveva neanche avuto la degnazione di darmi il buon giorno . Vedendomi andare in fretta , mi chiamò : - Scusi , signore , se incontrasse suor Maria la rimandi all ' ospizio . - Suor Maria , chi è ? La chiamiamo così tanto per intenderci . È la signora bionda , vestita con l ' abito delle Figlie di Gesù , ch ' ella vide qui ieri a sera . - È uscita ? - Pur troppo . Non la ho trovata né in chiesa , né in nessun altro luogo . Un contadino dice di aver incontrato alle sette circa una Figlia di Gesù sulla strada delle cappelle . È la prima volta in tre settimane che suor Maria s ' allontana così dall ' ospizio . Dio voglia che non le accada una disgrazia su queste rupi , con questa neve . Lo predicavo io che lasciarla così sola e libera era un ' imprudenza - . Due grosse lagrime scendevano sulle ruvide guance di Pasquale , e sospirava forte . - Sentite , Pasquale , non ha parenti quella poveretta ? - Ha padre e madre ; ma non vogliono veder la figliuola , perché si maritò senza il loro consenso : gente cattiva , malvista da tutto il paese . - E il marito ? - Un poco di buono . Le mangiò quel po ' di dote , e un bel giorno se ne scappò via , in America , pare , piantandola senza un soldo , con un bambino di cinque mesi . - E il bambino ? - Tre giorni dopo fuggito il padre , morì . Allora la disgraziata ... - e Pasquale agitò due volte la mano destra innanzi alla fronte , poi continuò : - Il nostro rettore , sant ' uomo , ch ' era il suo confessore e non voleva fosse consegnata ai cattivi genitori , la fece venire qui , affidandola alle Figlie di Gesù . Per carità , signore , veda se può trovarla sulla china del monte , verso le cappelle . Io non mi posso muovere . - State quieto , buon uomo , cercherò , dappertutto . Ma tornerà senza dubbio da sé . - Dio lo voglia . Ho un brutto presentimento . Mi fermai fuori della cancellata un poco a studiare le orme . Cercavo quelle di due piedi piccoli , e mi parve di trovarle . La neve alta , non essendo gelata alla superficie , serbava le impronte . Scintillava come se fosse tutta cosparsa di brillantini ; raddolciva gli avvallamenti del terreno , i precipizii , i burroni , ma li mascherava , e le tortuosità della viuzza erta , che , tagliata nel masso , conduceva su su alle cappelle , s ' indovinava appena . Non solo aveva smesso di nevicare , ma il cielo , in gran parte sereno , con quel contrasto del bianco della terra , che abbagliava gli occhi , appariva d ' un colore turchino splendido . Camminavo seguendo le peste leggiere , le quali ora , per un buon tratto , si seguivano regolarmente , ora si smarrivano di qua o di là per rientrare poco dopo sulla linea torta della via , e nello stesso tempo guardavo in basso alla valle , alla pianura . Sulla pianura stava , immobile , una massa non interrotta , lunghissima di nubi dense , che si vedevano dall ' alto al basso . Illuminate dal vivo sole parevano candide sul dorso , d ' un candore argenteo , e coperte come di ondulazioni , di vette , di punte strane , che le facevano somigliare a catene di monti nevosi , e sembrava di potervi camminare sopra ; ma di giù erano brune , tenebrose , fracide di folgori e di tempeste , e mettevano in un ' ombra triste e nera i paeselli e i campi della vallata lontana . Sotto a quella coltre , a quella cappa plumbea doveva farci notte . Le traccie si perdevano . A destra , dalla parte del mezzodì , il monte alzandosi a picco sopra la strada , serbava in essa la neve tanto ghiacciata , lustra , sdrucciolevole , che non si poteva reggersi in piedi . Poco appresso le pedate ricomparivano . Giunto a ' piedi della prima cappella , m ' arrampicai più lesto : guardai dentro , non v ' era nessuno , ma si vedeva sul suolo il segno della neve portata di fresco dalle scarpe d ' una persona , la quale era andata fino al cancello , che divide la parte destinata ai preganti dalla parte destinata alle immagini . La scena rappresentava in molte figure grandi al naturale , eseguite in terra cotta e dipinte a briosi colori , la Natività di nostro Signore ; personaggi sacri e personaggi profani , animali e prospettive , tutto sembrava il vero tale e quale , un vero che stupiva e che disgustava . Tornai a camminare con l ' animo sempre più inquieto e con ansia sempre più affannata . Mi asciugavo la fronte , da cui gocciolava il sudore ; sbottonavo la pelliccia ; le ginocchia mi tremavano ; dovetti fermarmi un istante a riprender fiato . In quel mentre si distendeva giù , dal Santuario verso il piccolo cimitero , l ' accompagnamento funebre del barbiere . Innanzi alla bara , portata da quattro contadini , camminavano il sagrestano col crocifisso , il rettore , più dritto , più lungo , più magro della sera innanzi e occupato a tenere in freno le sue gambe interminabili ed impazienti , e due preti vecchi , i quali stropicciavano i piedi sulla neve , temendo di scivolare a ogni passo . Dietro alla bara venivano sei Figlie di Gesù , delle quali le voci limpide , soavemente accordate insieme , destavano gli echi lenti della montagna . Dieci o dodici persone chiudevano il breve corteo , che andava strisciando come un serpe le curve della strada stretta . Intanto io giungevo alla seconda cappella , poi alla terza , alla quarta . Le orme si fermavano alla porta di questa ultima . Esclamai con gioia : - È salva - , e mi precipitai nell ' interno dell ' oratorio . Chiamavo : - Suor Maria , suor Maria . Tutto era sossopra . Una parte del cancello , scassinata a forza , stava rovesciata sul pavimento ; le figure in terra cotta rappresentavano la Strage degli Innocenti . Tutti i bimbi erano stati strappati dalle branche dei carnefici , e deposti regolarmente l ' uno accanto all ' altro sul gradino del parapetto . Ai manigoldi mancavano la testa , le mani o le braccia , e codeste membra si vedevano sparse sul suolo . Erode , circondato dai grandi satrapi e dalle sue cortigiane , guardava impassibile dall ' alto del trono alla bizzarra punizione dei proprii sgherri ; e costoro , in attitudini furiosamente crudeli , mutilati a quel modo , apparivano anche più spaventosi , mentre le donne discinte , disperate , continuavano a trascinarsi alle loro ginocchia , implorando pietà . Mi cacciai per entro alla confusione . Fra quelle sculture , che parevano la verità viva , fra quelle madri nel parossismo del dolore , fra quei fanciulli squartati , vidi finalmente una figura di donna stesa a terra con le mani insanguinate , con le vesti a brandelli , coi capelli biondi , ed un sorriso angelico sulle labbra bianche , e nel volto una espressione di beatitudine soprannaturale . Stringeva al petto uno dei putti di terra cotta , roseo e ricciuto . Era gelata , il suo cuore non batteva più , viveva unicamente nel suo sorriso . La coprii con la mia pelliccia , e corsi fuori per cercare aiuto . Passava giù nella strada del cimitero , quasi a piombo , il funerale del barbiere . Mi posi a gridare con tutta la forza de ' miei polmoni : - Signor rettore , signor rettore , suor Maria è moribonda qui nella cappella ; non c ' è un minuto da perdere ; venga , per carità , venga subito - . Il rettore diede uno sbalzo , piantò lì la bara , e principiò a salire con quelle sue gambe a pertica , saltando sulla neve , facendo passi da gigante , aiutandosi con le ginocchia , con le mani , affrontando senza esitare gli ostacoli , non curando i pericoli , volando . Quando giunse all ' oratorio , la bella bionda , ch ' era morta , sorrideva ancora . Quattr ' ore al lido Schizzo dal vero . L ' acqua era tiepida , il mare uno specchio . Nuotando ora lesto , ora tardo , m ' ero allontanato bene dalla riva , sicché la barca di salvamento mi veniva dietro , e i barcaiuoli gridavano che gli Avvisi proibiscono di scostarsi troppo dai Bagni . Uomo avvisato , mezzo salvato . Vedendo che non davo retta alla legge , i barcaiuoli se ne tornarono indietro , e mi lasciarono solo . Nell ' acqua profonda sentivo di quando in quando una corrente fresca , e mi scorreva sulla pelle un leggiero brivido ; poi tornavo nel tepore quieto e beato . Quella libertà delle membra in mezzo a quella immensità di mare è un conforto ineffabile , un ' allegria sublime . Non un ' onda , non una voce . L ' edificio dei Bagni era diventato piccino . Mi pareva di entrare nell ' infinito . Cacciavo sotto il capo con gli occhi aperti per vedere il verde diafano , di una gradazione così delicata , così gentile , che avrei voluto sprofondarmici dentro , sicuro di trovare al fondo del colore smeraldino una sirena bionda . Bevevo l ' acqua salata . Tornavo fuori con la testa , quando mi mancava tutta l ' aria nel petto , e aspiravo in furia , e sbuffavo , e in ogni boccata d ' aria c ' era qualche goccia di sale . Ma l ' istante in cui si esce dall ' incanto del gorgo è terribile . Non si vede più nulla : sembra di entrare , asfitici , nelle tenebre della morte . I capelli si appiccicano sugli occhi , l ' acqua che sgocciola dal fronte impedisce alle palpebre di aprirsi . Si respira con ansia , ma si è ciechi , d ' una cecità spaventosa , che dura meno di un minuto secondo . Quand ' ero un po ' stanco , facevo il morto . Mi coricavo sul mare come sopra il più morbido dei cuscini , immobile , con le braccia aperte e con le gambe unite . Il mare mi dondolava placidamente , cantandomi la ninna nanna . Sull ' orizzonte non vedevo dinanzi a me altro che le punte de ' miei piedi ; ma di contro al mio viso si apriva la grandezza dei cieli . Guardavo le nubi in faccia . Come nelle carrozze della ferrovia accade spesso di credere che si vada in direzione opposta a quella nella quale corre il treno , e si sbalza , e si guarda esterrefatti ; così a me sembrò per un istante di essere in piedi , e di vedere l ' abisso azzurro al di sopra e al di sotto . Mi pareva di stare appoggiato ad una parete verticale interminabile , nel mezzo ad una immensità vertiginosa di colori strani . Lo splendore del tramonto prendeva figura come di fuoco diffuso , di oro liquefatto , di vapore celeste misteriosissimo , di brune macchie minacciose e di bizzarri luccicori d ' argento : l ' atmosfera del sole vista nel sole non può essere diversa . Ma una ondetta , passandomi sul fronte , mi richiamava alla realtà ; e allora io mi gustavo di nuovo la dolcezza di quel giaciglio soffice e fresco . E di botto mi rivoltavo , e coi remi delle braccia e delle gambe , andando rapido , ma in giusta simmetria e senza fatica , vogavo un pezzo ; poi sbattevo le mani e i piedi sull ' acqua , alzando una spuma candida di perlette , che subito si scioglieva nell ' ampio verde . Il verde nel mare è di una varietà , che gl ' impasti dei più raffinati colori e le più sottili velature non possono imitare neanche di lontano . Non parlo delle spiagge e dei mari diversi ; lo stesso mare , la stessa spiaggia nella stessa stagione non ha mai la stessa tinta l ' un giorno e l ' altro . Ad ogni moto dell ' acqua corrisponde una gradazione differente di verde , di azzurro , di tinte neutre , e i moti dell ' acqua sono innumerevoli , dalla impassibile calma ai furori ciechi della tempesta . Anche senza andare fino allo spavento dei cavalloni , il nuotatore lo sa . Conosce le ondette piccole , che , come il passo rapido e breve di una crestaina , si seguono l ' una all ' altra senza romore : sono verdoline con un pizzico di giallo . Conosce le ondette larghe , lente , ancora graziose e leggermente azzurrognole , indizio di una bufera lontana . E poi le onde maestose , quasi direi di stile classico , nelle quali il nuotatore si lascia calare all ' avvallamento e portare al colmo con il viso e con i capelli asciutti , basta premere le mani e incurvare la persona in forma di sirena , mentre il flutto s ' innalza ; e dall ' alto si vedono le creste regolari , allineate delle altre onde , che sembrano i solchi di un immenso campo ; e nel basso si crede di essere caduti al fondo di un fosso , tanto i marosi , che chiudono la vista , somigliano a sponde erbose e ripide . In mare il tempo s ' allunga . L ' allegria o la tristezza , l ' ardire o la paura fermano l ' attimo ; e si pensa in un minuto più e meglio di quel che in terra si penserebbe in un ' ora . E un altro dì ci sono le onde pettegole , che scherzano intorno sgarbate , vi spruzzano , ciarlando , la loro saliva in volto , non vi lasciano respirare , vi tirano di qua , vi premono di là , vi gridano nelle orecchie con un fracasso assordante ed impertinente , come le donne delle Baruffe chioggiotte . Ma Dio vi salvi dalle onde matte , uscite dai manicomii del gorgo , coperte della loro densa bava bianca , nelle quali , a un tratto , vi sentite sommerso , arrovesciato , travolto , e quando finalmente mettete fuori la testa , un ' altra onda vi si sbatte in faccia e vi spezza il respiro ; poi , diventato sospettoso , guardate in giro con tanto d ' occhi , e vi apprestate a ricevere degnamente sul petto una ondata minacciosa , che vedete precipitarsi contro di voi , e già quasi vi seppellisce , ma ecco invece che si spiana e si risolve in nulla ; gli assalti vi vengono vigliaccamente dai fianchi e dalle spalle , senz ' ordine , senza ragione ; vi stancate , vi spossate , cominciate a disperare ; date quasi un addio alla terra , e toccate dopo sovrumani sforzi la riva , uscendo da quell ' acqua sciaguattata da tutti i venti , nera , orlata di certe frange e certi fiocchi d ' argento sudicio , che le dànno aspetto di uno sconfinato drappo funereo . Eppure nel mare quieto o nel mare agitato l ' uomo si sente pieno di vigoria . La sua buona vanità gli fa credere o di dominar la natura , o di essere tanto grande , che Dio , per ischiacciarlo , debba scatenargli contro tutte le furie degli abissi . Svaniscono le noie mortali , il cuore si ritempra , si fa provvisione di coraggio e di forza . Un ' ora in mare è un ' ora bene impiegata : in quella salsedine c ' è un po ' di ferro per l ' anima . Uscendo dall ' acqua si diventa Greci . Dopo essere saliti le lunghe scale di legno , dove sui gradini viscidi s ' arrischia di sdrucciolare e le alghe fanno talvolta dei brevi taglietti ai piedi , si entra nel proprio camerino e si avvolge il corpo nudo in un ampio lenzuolo ; poi si esce così drappeggiati sul ballatoio , che guarda il mare . Alcuni bagnanti stanno ancora in acqua presso la riva , tenendosi - disgraziati ! - alle corde , e piantati sull ' arena , dove passeggiano i granchi . L ' immobilità li intirizzisce , li raggricchia : paiono ranocchie umane . E quant ' è difficile trovare il corpo bello di un uomo ! Nella donna la bellezza delle membra è men rara : basta l ' armonia delle parti , una certa rotondità gentile , una certa bianchezza trasparente e rosea , e forse il desiderio ci fa meno difficili . Ma nell ' uomo la vigoria sana deve accoppiarsi alla snellezza morbida ; le membra sciolte , giuste , né troppo asciutte , né pesanti di polpa ; una espressione generale di ardire elegante . Gli antichi volevano la grazia persino sui campi di battaglia . In Tessaglia la iscrizione di una statua diceva : Ad Elatione , che ben ballò la battaglia , questa statua il popolo . La sproporzione , da noi moderni tollerata con indifferenza , era insopportabile agli antichi . Un dì ad un mimo tarchiato e grasso il pubblico vociò ridendo : Non isfondare il palco ; un altro dì ad un mimo pallido e mingherlino mandò ironicamente questo saluto : Fa di star sano , e un ' altra volta ad uno di troppo alta statura , figurante Capaneo che si avventa alle mura di Tebe , gridò indispettito : Scavalca il muro , non hai bisogno di scale . Sul ballatoio , verso il mare , si atteggiavano dunque dieci o dodici uomini panneggiati di bianco . Avevano messo sul capo l ' asciugamano in forma di Palliolum , e si avvolgevano il corpo con il lenzuolo a modo di Pallium , nelle diverse fogge , che piacevano meglio a quella naturale affettazione , da cui l ' uomo coperto di un gran manto non si sa quasi mai liberare . I Greci avevano venti modi di acconciarsi il pallio : affibbiato sul petto , affibbiato alle spalle , senza ripiegatura , addoppiato , con le mani nascoste , con un braccio fuori dalla spaccatura di destra , con un lembo sopra una spalla corto , con un lembo sopra una spalla lungo , stretto alle anche con pieghettine trite , ondeggiante in gonfi svolazzi o libero di cadere in larghi piani ed in ampie curve . Ogni maniera aveva il suo proprio nome , conveniente ai zerbinotti , ai filosofi , ai viaggiatori , ad ogni classe di persone . Tacito si lagnava già delle vesticciuole misere degli oratori romani , e che le portassero male . Figuratevi noi la bella figura che facciamo , usciti dall ' acqua , in quei pallii bagnati e appiccicaticci ! L ' aria salata e la ginnastica del nuoto mettono in corpo una gran fame . Andai sul terrazzo de ' Bagni , e ordinai da pranzare . L ' edificio , che si distende in una lunghissima linea retta , è tutto di legno e piantato su alte palafitte , le quali lasciano sfogo ai marosi quando il mare è grosso , e quando è tranquillo rompono a ' loro piedi le onde placide , che pure mandano romore a intervalli misurato e grave , quasi battute sorde di un maestro di cappella . Il coro , l ' armonia di quell ' ora non si può descrivere . Tutto si fonde in un accordo pieno e gaio , profondo e vago : arpa eolia dell ' infinito . Il sole baciava quasi l ' orizzonte , e scendeva dalla parte opposta al mare , dietro al Lido , dietro alla laguna , dietro a Venezia . I suoi raggi orizzontali non toccavano più la superficie della marina , che era diventata scura e azzurrastra ; ma andavano a ferire dritti due vele lontane di due barche da pescatori , facendole brillare d ' un colore giallo dorato , fiammelle fantastiche . Il piano immenso del mare nudo ; non uno scoglio , non una lingua di terra per quanto l ' occhio cercasse : pareva di navigare sopra un vascello fatato nell ' Oceano a mille miglia da terra . E le due vele splendevano ; e il cielo pigliava una tinta brunetta ancora cilestra , qua e là rallegrata da qualche nuvola mezza in ombra e mezza in luce , la quale vagava lenta e a poco a poco s ' impiccoliva e svaniva . L ' appetito mi faceva parere squisite le vivande , e la salsedine , che mi restava in bocca , dava al vino una dolcezza inebbriante . Il ventre si confortava , e gli occhi s ' incantavano ; e questi e quello mi riempivano l ' anima di una felicità solenne , la quale porta il riso sulle labbra e le lagrime sul ciglio . V ' era poca gente . La banda cominciò a suonare . A sinistra , intorno ad una tavola , stava un gruppo d ' Inglesi . Una delle signore , vestita di seta cruda con grandi nastri rossi sull ' abito e sul cappello , parlava allegra , faceva mille graziose smorfiette col viso strano e piacente . L ' altra alta di statura , snella , flessuosa , con il collo un po ' lungo , come le Diane antiche , il volto regolare , delicato , d ' un rosa pallido , gli occhi di un fine azzurro marino , le mani troppo affilate , ma nobilissime e dello stesso candore di quel po ' di pelle , che il modesto squarcio dell ' abito lasciava vedere sotto la gola . Si alzava di tratto in tratto per correre dietro ad un bambino di due anni , biondo , paffuto , il quale alla sua volta correva dietro ad un grosso cane nero - un bel cane , che nuotava meglio di me , e che mentre facevo il mio bagno in alto mare , era venuto a salutarmi con molta grazia . La signora vestiva di seta colore perlino , col cappello a larghe tese della medesima stoffa ; e mi ricordo che il tono neutro e chiarissimo faceva , come dicono i pittori , un buco sul cielo , pareva cioè più lontano del fondo . Ma da questo errore di tavolozza veniva nella gentile persona un non so che di aereo , un non so che di ammaliante . Non era una donna : era una fata . E il putto continuava a scapparle ad ogni momento , e voleva vedere tutto , toccare tutto ; sghignazzava di un riso da angioletto , pestava i piedi e batteva le mani ; si metteva a sedere sulle ginocchia della gente , e la mamma andava allora a pigliarlo , dicendogli qualche parola con una severità tutta soave , e carezzandogli con la mano sottile i lunghi ricci d ' oro . Ella era la regina del terrazzo : una regina dolce , sicura di sé , com ' è sicura l ' innocenza , e disinvolta , com ' è disinvolto il pudore . Codesta madre pareva il simbolo della verginità : credetti in quel momento al mistero della Immacolata Concezione . Ma la soave creatura principesca stava in compagnia di un signore , che sembrava vecchio se si badava a ' suoi capelli grigi e alla sua barba mezza bianca , ma che sembrava giovine se si guardava ai lineamenti e all ' espressione del volto . Era il padre , era il marito ? Questo problema mi torturò il cervello per una buona mezz ' ora . Più lontani , sparsi a gruppi di due , di tre , di quattro o solitarii , stavano degli altri forestieri e qualche raro veneziano , la più parte immobili , ascoltando la musica , guardando in giro , o discorrendo sotto voce senza gesticolare . Il mare tranquillo innamora e sgomenta . Quei flutti , che si frangono perennemente alla riva e mandano sempre l ' identico suono ; quell ' aria quieta e fresca , che si aspira con lunga voluttà ; quell ' orizzonte sconfinato , che pare nello stesso tempo una linea retta infinita ed un cerchio infinito : tutto contribuisce a produrre l ' impressione maestosa di un tempio enorme , in cui ci si toglie reverenti il cappello e ci si sprofonda nella propria coscienza . Non ho mai visto nessuno , per quanto fosse povero di fantasia , d ' ingegno e di cuore , il quale nel mettere i piedi sulla soglia di una cattedrale bisantina o gotica non si sentisse invaso da un arcano senso di rispetto , e non interrompesse le parole che stava pronunciando ; ma la vera chiesa di Dio è l ' immensità . Lo stato naturale dell ' uomo in faccia al mare è il silenzio . Quei gruppi di persone staccavano bizzarramente sul campo del cielo , il quale diventava sempre più fosco : erano tinte intiere , senza ombreggiatura , che non trovavano nel tono del fondo nessuna maniera di fusione ; e già i colori perdevano la loro vivacità nell ' oscurarsi crescente della sera , mentre il contorno si distingueva tuttavia preciso e un po ' secco . A destra si muoveva una macchia nera di camerieri , i quali , non sapendo che cosa fare , discorrevano tra loro . Io intanto , assottigliando quanto più potevo la vista , fissavo ancora quelle due vele lontane , le quali , da fiammeggianti che erano quando il sole mandava loro gli ultimi suoi raggi , diventarono grigie , e poi via via più scure , finché si dipinsero nere sull ' aria già lugubre , e a poco a poco mi sfuggivano dallo sguardo . Già si riducevano ad una pennellata quasi impercettibile . Un minuto dopo non si discernevano più . Mi rincrebbe . In ogni veduta v ' è un punto , al quale l ' occhio si ferma con tenace predilezione ; e quando sparisce ci si sente come strappare qualcosa , e si piglia quel caso semplice e inevitabile per un segno di cattivo augurio . In faccia al mare l ' animo si riempie di pregiudizii . I camerieri accendevano le lampade . Il cielo si era lentamente annuvolato : non brillava neanche una fetta di luna , non luccicava neanche una stella . L ' aria e il mare si confondevano nel buio . Solo a guardare giù dal parapetto del terrazzo si scopriva a intervalli un po ' del bianco della spuma sulle onde , le quali mandavano più forte , più frequente e quasi minaccioso il loro muggito . Uscii dallo Stabilimento e , traversando a piedi il breve spazio che divide il mare dalla laguna , sospirai per la prima volta : avrei voluto sentire sul mio braccio il peso leggiero di un altro braccio , e udire accanto , dopo il fruscìo del mare , quello di un vestito di donna . Il vaporetto mandò il suo fischio , e si partì per Venezia . La notte era nera , la laguna era cupa . Non si vedeva altro che il fanale rosso di un piccolo vapore , che veniva , sbuffando , incontro a noi , e lontano i lumi della città , che parevano una costellazione piombata in terra e mezzo spenta . Si passò la punta del Giardino , poi si costeggiò la Riva degli Schiavoni . Il campanile di San Marco usciva dai palazzi che lo circondavano e , illuminato dai fanali della Piazza , si alzava gigante , sfumandosi nella oscurità verso la cima e cacciando la sua punta nelle tenebre delle nubi . La luce della Piazza mi abbagliò . I musaici della chiesa avevano sull ' orlo delle striscie scintillanti . Le finestre spalancate delle Procuratìe Vecchie lasciavano vedere le allegre sale illuminate . La loggia del Palazzo Ducale si perdeva in un ' ombra opaca . Mezz ' ora dopo , la mia madonnina inglese , sorridente , svelta , correva dietro al suo putto biondo fra le seggiole del Caffè Florian . Meno di un giorno La stavo aspettando alla stazione di Treviglio . Ell ' aveva passato il mese di settembre ad Iseo , in villa , presso la sua famiglia , e doveva partire quel giorno , sola , per Milano . Avevamo combinato che ella scrivesse a Milano annunziando il suo arrivo pel dì seguente con la prima corsa . Si doveva stare in compagnia quell ' intervallo di quindici ore : un saggio del paradiso . Mi sentivo dentro le furie indiavolate dell ' impazienza e le prostrazioni delle speranze troppo ripensate . Ora stavo rannicchiato sulla panca della sala d ' aspetto , ora camminavo a gran passi nel piazzale della stazione , dove tre o quattro cocchieri di birocci sbraitavano insieme . Tutt ' a un tratto mi fermavo e giravo gli occhi verso Treviglio , pauroso di vedere avvicinarsi qualcuno che mi conoscesse , che conoscesse lei . Studiavo l ' orario delle ferrovie , alla pagina 26 , Venezia - Milano ; il treno doveva giungere alle quattro ore e quarantasette minuti . Lo sapevo bene , ma tornavo a leggere quei numeri con occhio intento , quasi che ad ogni poco m ' uscissero dalla memoria . Guardavo l ' oriuolo . Questa frase del Re Giovanni : Veglio su voi come il minuto su l ' ora , mi passò nel cervello . L ' idea dell ' eternità , che non si afferra meditando alla lunga serie dei secoli , diventa chiara seguendo il cammino lento della lancetta dei minuti . Il polso batte disuguale , rapido ; una irritazione convulsa invade tutte le membra ; si sente l ' attimo che , impassibile , crea l ' infinito : e la caduta di questa stilla di tempo nel mare senza sponde pare meschina e immensa , ridicola e spaventosa come il picchiettare del tarlo nelle veglie di una lunga notte . Aprivo spesso la cassa dell ' orologio per contemplarne il fondo . Vi stava un bel ritratto di lei . Seguendo i delicati contorni del mento , della guancia , del fronte , dei capelli , avevo ritagliata tempo addietro quella fotografia con attentissima cura , per incollarla sopra un cerchio di cartoncino celeste , corrispondente appunto alla misura del tondo dell ' orologio . Il ritratto dal suo sicuro nascondiglio ogni tanto mi sorrideva ; e avevo mezzo guastata la molla della custodia . La testa occupava quasi tutto lo spazio , sicché il candido collo scoperto , scendendo giù sino al lembo , non lasciava posto neanche al principio del goletto dell ' abito . Sul volume dei capelli castani spiccava piccolo , fine , elegantissimo l ' orecchio . Ella sapeva di averlo bello : non portava orecchini . il fronte era bassetto , e la distanza tra il naso e la bocca lunghetta ; le narici si alzavano in su un tantino , dando alla regolarità perfetta del naso una cert ' aria procace : ma gli occhi cerulei e la bocca sottile e il mento piccolo mischiavano in quel caro volto una gentile melanconia all ' apparenza sensuale delle altre parti . Gli occhi , gli occhi erano tremendi ! Sembravano cerulei , ma in certi momenti diventavano come neri : erano grandi , e giravano lenti , e avevano alle volte uno sguardo , che pareva insieme fisso e vago , scrutatore e distratto . Dopo un lungo bacio io le stringevo le mani , e me le piantavo dinanzi fissandola nelle pupille : ella mi contemplava serena , senza batter palpebra . Mi sentivo allora invaso dall ' ardore della passione e insieme da un misterioso senso di paura ; il cuore mi si serrava , e le chiedevo : - Pensi a me , Matilde ? Era un pezzo che non la vedevo sola , senza timori . Ci avevamo scritto spesso delle lunghe lettere , ma la penna riesciva tarda , ghiacciata , impotente a esprimere il pensiero : avevo un terribile bisogno di dirle a voce tante cose e di farle tante domande . Il treno era in ritardo di due minuti : già cominciavo ad agitarmi in un mar di spaventi , quando squillò la campanella della stazione . Si principiava a sentire il rombo della macchina lontana , e cresceva , cresceva , finché comparve la locomotiva fumante , che io vedevo con ansia ingigantirsi via via , pigra alla mia impazienza , mentre udivo la nota del fischio sempre più acuta e stridente . Il convoglio allentò la corsa . Prima che si fermasse avevo ricercato ad una ad una con rapidissimo sguardo le finestrelle dei vagoni . Niente . Il cuore mi batteva impetuoso ; un dubbio acre mi nasceva nel petto , e mormoravo : - Se avesse avuto paura , se non m ' amasse abbastanza per affrontare tanti pericoli ! Il conduttore aprì finalmente gli sportelli , gridando : - Treviglio - . Da una carrozza di prima classe sbalzò a terra snella , sicura , una donna , coperta il volto da un fittissimo velo nero . Un istante dopo , la sua mano serrava forte la mia , e la sua voce soave diceva : - Quanto sono felice ! - La trassi , senza parlare , beato , ad una timonella , che avevo fermata dianzi ; la feci salire , me la misi accanto e gridai al cocchiere : - A Caravaggio . - Al Santuario ? - No , all ' albergo del Pellegrino . Guardai la mia compagna lungamente . Ella , appena la carrozzetta fu posta in moto , sollevò il velo per sorridermi . - Come sei bella ! - le dissi . - Ti sembro bella davvero ? Ho voluto essere bella per te , per queste nostre quindici ore di paradiso . - Ti sta bene quest ' abito . È anche troppo attillato . - Lo feci fare a Milano prima di partire , e in campagna non lo mettevo mai senza mandarti un sospiro di desiderio . Ho tanto patito , sai , di non poterti vedere questo eterno mese . - E t ' hanno detto bella anche in campagna , non è vero ? - Non lo so . Mi basta sentirlo dire da te . - Eppure , sii schietta , te l ' hanno detto . - O Dio , avresti voluto che paressi proprio la befana ? - Vorrei , confesso , che non ti dessi tanta briga di piacere alla gente . - Sai che non m ' importa di piacere ad altri che a te , a te solo , a te che sei un cattivo egoista . Se ti dicessero che sono brutta o che mi vesto senza garbo dorrebbe pure alla tua vanità . - Certo . - E vorresti che fossi tanto stupida da non avvedermi che non sembro né goffa , né brutta ? - Te n ' avvedi e te ne compiaci . - Dunque sono una civetta - , e ritirò la sua mano dalla mia . - Perdonami , Matilde . Io sono , lo sai , una bestia fastidiosissima . Tu invece sei la più buona , la più angelica creatura di questo mondo . Perdonami : ti amo tanto ! Ella continuava a guardare i campi , stringendo le labbra in atto dispettoso e svincolandosi dal mio braccio , che voleva circondarle il busto . A un tratto mi guardò in faccia ; aveva gli occhi umidi . Mormorò : - Sei pure cattivo , cattivo oggi , nei primi momenti che siamo soli , dopo averlo tanto desiderato , mentre metto in pericolo il mio onore per te , forse la mia vita . La nube , che mi aveva oscurato per un istante il cervello , svanì ; un ' allegria nuova , divina , mi invase tutto , e certo il mio volto dovette trasfigurarsi perché Matilde esclamò raggiante di gioia : - Così mi piaci , così sono beata ! I ciottoli del paesucolo di Caravaggio ci risvegliarono alla vita ; ma quando la timonella si fu fermata all ' albergo del Pellegrino , mettendo il piede a terra e aiutando la mia compagna a scendere , mi parve di barcollare . Ella mi disse infatti con un riso pieno di compiacenza : - Sei ubriaco , bada di non cadere . Due servi e la padrona , vecchietta , grassoccia e sorridente , ci vennero incontro , e chi toglieva lo scialle e la sacchetta alla mia compagna , chi mi liberava dalla spolverina e dall ' ombrello , solleciti , premurosi : s ' indovinava che l ' albergo era vuoto . - Vorremmo desinare , ma bene e presto - dissi alla padrona . Il cuoco , che con il suo grembiule quasi bianco s ' era affacciato all ' uscio della cucina , corse ai fornelli . - Si trattengono la notte ? - chiese la vecchietta con voce insinuante . - Sì , mi raccomando la pulitezza . - Non dubiti . La biancheria è tutta di tela fina , candida come il latte . Precedetti Matilde nella vasta sala da pranzo . Una immensa tavola pigliava tutta la sua lunghezza . Alle pareti ornate di grandi fiorami gialli su fondo verde , dipinti a stampo , pendevano otto quadretti , con certe litografie miniate , rappresentanti otto miracoli della Madonna di Caravaggio . Il soffitto era inghirlandato di ragnatele . Dalle due finestre , che guardavano in una stradicciuola stretta , si vedeva in faccia una casa antica , con la muraglia di mattoni bruni e il cornicione gotico ; non aveva imposte né vetri , e dentro era buia buia : sembrava il palazzo degli spiriti . L ' uscio della sala s ' apriva in un lunghissimo corridoio , occupato anch ' esso da due interminabili tavole di legno greggio , portate da cavalletti e chiazzate di macchie pavonazze . I pellegrini , che vanno la settimana della Madonna a far voti al Santuario , promettono tutto , salvo l ' astinenza ; e l ' albergo nei dì di sagra ( mi diceva il servitore mentre in un angolo dell ' ampia tavola stava apparecchiando due posate ) è così pieno zeppo di penitenti , uomini e donne , che un cantuccio non vi rimane vuoto . Il giuoco della mora s ' alterna alle salmodie ; e queste e quello asciugano la gola . Mentre Matilde entrava , portavano la minestra . Eravamo allegri , mangiavamo , discorrevamo della nostra gioia , di cento cose . Di tratto in tratto per altro si sospirava , si taceva un pezzetto e ci si stringeva le mani . - Due ore e mezzo son già passate ! - mormorò Matilde ; ma poi subito : - E via ! Ce ne restano dodici e mezzo - e tornò tutta gaia . Dopo il desinare ci si avviò lentamente al Santuario , girando intorno alla cittaduzza . Cominciava a imbrunire . I raggi della luna vincevano già la luce del crepuscolo quando entrammo nel grande viale , che , lungo un miglio , fiancheggiato da antichi pini , mena dritto alla chiesa . La strada larghissima era , mezz ' ora dopo , regolarmente listata dalle ombre nere degli alberi , i quali , neri anch ' essi , andavano rimpicciolendosi via via alla vista e convergendo in angolo sotto la cupola del tempio , che a quella distanza , involta nei vapori della notte , pareva enorme . Spiccavano dall ' una parte e dall ' altra a brevi intervalli , candidi sulla tinta fosca del terreno , i sedili di marmo bianco . Matilde , poggiata la mano sulla mia spalla , mentre io la circondavo col braccio alla cintura , camminava tacendo . Io ero immerso in una contemplazione indeterminata : il mio cuore si scioglieva , si evaporava nella beatitudine : sentivo come le molecole volanti della mia anima diffondersi e sparpagliarsi in una immensa parte di terra , in una immensa parte di cielo . Il mio pensiero non afferrava più nulla : invadeva tutto . Guardavamo a ' nostri piedi le ombre . Di quando in quando alzavamo gli occhi per fissarci in viso teneramente : e le nostre labbra si toccavano . Ci trovammo a un tratto in una grande ombra opaca , e udimmo nello stesso tempo un salmeggiare sommesso di voci femminili . Alla sinistra del viale s ' alzava una chiesetta : aveva il portico sostenuto da esili colonnine e coperto da una larga tettoia di legno . La porta spalancata mandava un chiarore fioco fioco . Entrammo . Un frate solenne con la barba d ' argento leggeva le litanie al lume di un cerino aggomitolato , che teneva nella mano tremante , e ad ogni versetto una dozzina di contadine inginocchiate rispondevano cantando . Nelle tenebre della chiesa il moccolo del frate mandava un barlume oscillante sulle teste immobili delle donne , e faceva intravedere non so che bizzarre e lugubri forme . Pareva che nello sfondo della nave s ' aprisse una lunga serie di pesanti arcate , e in fondo luccicassero pallidi due stoppini ; pareva che le muraglie fossero dipinte a bieche figure di santi , di dannati e di mostri ; pareva che il negro soffitto di grosse travature si trasformasse nella cupa scala delle regioni de ' fantasimi . Dalla stretta finestra di una cappella entrava un raggio di luna smorto . Le litanie correvano più spedite e le voci sembravano crescere ed echeggiare , quando in un istante le donne si alzarono e il frate spense il cerino . Tutto entrò nella oscurità , eccetto dove la luna mandava sul pavimento della cappella la lista sottile di luce . Alcune ombre ci passarono innanzi senza vederci . Rimanemmo soli in quel triste silenzio . La chiesetta era diventata d ' una vastità smisurata . Matilde s ' avvinghiò al mio corpo , ed io sentii sulla mia guancia un morso divino . - Mi amerai sempre ? - chiesi a Matilde con un soffio di voce . - Finch ' io vivrò , sempre sempre . - Me lo giuri ? - Sì , te lo giuro . Su tutto ciò che ho di più sacro , in questo luogo , sulla tua vita stessa , te lo giuro . E tu m ' amerai sempre ? - Oh sì , sempre , lo sai - . Poi soggiunsi , esitando un poco : - Giurami che non hai amato altri che me . - Non ho bisogno di giurartelo , caro . - Giuramelo , te ne supplico . - Conosci tutta la mia vita , cattivo : tutta , meglio di me , perché io te la ho svelata intiera , e tu ci ripensi , mentre oramai io me la sono scordata . La mia memoria non mi serve che per te solo . - Ti scongiuro , giuramelo - replicai con un fremito . - Puoi tu pensare che io abbia provato per nessuno ciò che provo per te ? Non si può amare che una volta , una volta sola come io t ' amo . A poco a poco s ' era avvicinata alla porta . Mi trascinò per la mano , dicendomi : - Usciamo . Avevamo fatto quaranta passi sulla strada , quando s ' udì cigolare le imposte della porta della chiesetta . Si continuò la via verso il Santuario . Non passava un ' anima . Ci fermammo qualche minuto nel vasto piazzale del tempio , circondato dai lunghi portici di mattoni , che al lume della luna parevano neri . Le parole di Matilde , invece di confortarmi , mi avevano messo sossopra . Il cuore mi picchiava dentro con battiti furiosi e disuguali ; avevo la gola arida : un fantasima mi camminava a lato , e mi guardava , sogghignando con una certa smorfia di canzonatura spietata , come se dicesse : - L ' ho colto io il fiore di quell ' affetto . Contentati dei resti . La voce non voleva uscirmi dalla strozza . Tacqui un pezzo . Matilde mi spiava di quando in quando con una occhiata rapida , senza aprir bocca . Non volevo toccare lì dove proprio mi doleva ; mi vergognavo verso di lei , verso me stesso ; temevo , sfogandomi , d ' infuriare ciecamente ; sentivo una profonda ripugnanza a funestare con acerbi e vani discorsi quelle ore , le quali dovevano essere tutte destinate alla gioia ; e poi ripetevo a me stesso , senza riescire affatto a persuadermi della buona e semplice ragione : - Che colpa ne ha lei ? In fondo , è suo marito . Alla fine , non mi potendo trattenere , dissi con accento rotto e strozzato , tanto per dire qualcosa di diverso da ciò che mi stava fisso nel cervello : - Senti , Matilde , se io morissi o se ti abbandonassi , e se tuo marito fosse morto , torneresti a maritarti ? Non rispose . Irritato da quel silenzio , insistetti : - Ti prego , dimmelo . Matilde sospirò e tacque ancora ; ma io , ch ' ero entrato in quella nuova ostinazione , ripetei : - Dimmelo , te ne prego . Ella rispose un po ' infastidita : - No , no , non tornerei a maritarmi . - Avresti torto . Già se io ti abbandonassi , quali obblighi serberesti verso di me ? E se morissi , perché dovresti sacrificarti nell ' inutile culto d ' una memoria ? Aggiungi i casi della vita : restare senz ' aiuto con i figliuoli ; le difficoltà dell ' educarli , del dirigerli ; le strettezze economiche . E perché non potresti , fra cinque , fra dieci anni , sbolliti i fumi della fantasia , incontrarti con un uomo attempato , onesto , ricco , che ti amasse e al quale tu volessi bene ? - Sarà sempre impossibile . - Perché ? - ribattevo con tenacità acre e noiosa . - Non foss ' altro perché non potrei rimaritarmi senza svelare al secondo marito di avere tradito il primo . - Certe cose , si dicono ? Mi fissò negli occhi con uno sguardo , che mi fece arrossire ; ma io continuavo a tasteggiare , a stuzzicare . - C ' è dei galantuomini ai quali il passato non preme . La sincerità può accordarsi con l ' utile . Nuovo silenzio lungo , durante il quale si sentivano gracidare in coro le ranocchie dei fossati . Ripigliai : - È singolare ! Può darsi dunque , presto o tardi , che ti accada di innamorarti d ' un altro . Io avevo l ' illusione che la tua vita fosse indissolubilmente legata alla mia . Aspettai in vano una risposta , che avevo onta di sollecitare , tanto le mie proprie parole mi sembravano sciocche e vili . La bile mi suggerì : - Strano ! Unisci la passione dell ' oggi , profonda , infrenabile , per quanto affermi ... - E il fatto lo mostra , mi pare . - ... la unisci con una certa cautela pratica per l ' avvenire . - Non ho detto di volermi rimaritare . Già mio marito vive , e tu mi ami , e io t ' amo tanto , e te lo provo . Non ci affatichiamo a tormentarci senza un perché . Si avventò per darmi un bacio . La respinsi . - Senti , giurami che non ti rimariteresti in nessun caso , mai . - Giuro per il passato , quando so di giurare il vero , ma per l ' avvenire , benché certa , non posso . - Bella certezza ! Conosco dei giuocatori di lotto che sono sicuri di non vincere ; ma la polizza non la buttano via . Tu non vuoi lacerare la polizza del futuro . Del resto , adesso a giurare sarebbe tardi . Sono cose d ' impeto , d ' istinto : il male sta nel doverci pensare . - Abbi pazienza , caro . Quando vuoi ch ' io giuri sulla tua vita io non posso mai farlo senza riandare in me stessa tutte le azioni , tutti i pensieri , tutti i sentimenti , che si riferiscono al giuramento . Un giuramento solenne e tremendo non isvanisce : dura per sempre . Mi accosto ad esso come ad un altare , con la coscienza sicura , ma con la mente turbata . Voglio che , insieme con il cuore , risponda il giudizio . Mi credi ? Ti contenti della mia promessa ? - Credo che ora il solo pensare ad un nuovo legame debba sembrarti cosa abbominevole ; ma poi , quando la nostra relazione dovesse , nell ' un modo o nell ' altro , finire , quando tu fossi libera ... - Mai , mai , non potrei amarti come ti amo se questo affetto non dovesse riempirmi l ' anima sino all ' ultimo istante della vita . - Oggi ti ripugna il pensiero , lo vedo : ma non credi il fatto assolutamente impossibile . - Sì , lo credo impossibile . - E se lo credi impossibile , perché non giuri ? M ' ero allontanato un poco da Matilde ; mi asciugavo con la mano il sudore dalla fronte ; avevo sulle labbra un ' amarezza che voleva schizzar fuori . Matilde mi si avvinghiò stretta stretta , gridando : - Sì giuro , giuro sulla mia vita . - Sulla mia , giuralo . - Sì . - Dillo . - Sì , sulla tua vita lo giuro . Il mio spirito , confuso , pentito , vergognoso , tornò in meno di un quarto d ' ora beato d ' una beatitudine tutta fuoco e tutta fiamme . Matilde si sentiva stanca . Tornando all ' albergo s ' appoggiò forte al mio braccio . La camera grande , bassa , fredda , era quasi vuota . Il letto alto , con una coperta rossa scarlatta , il cassettone ornato di due mazzi di fiori artificiali sotto le polverose campane di vetro , qualche seggiola impagliata , una tavola su cui stava confusamente la nostra roba : ecco tutto . Guardai se gli scuretti delle finestre erano chiusi , ed origliai agli usci laterali per sentire se le camere vicine fossero abitate . Tutto taceva . L ' orologio del corridoio aveva suonato da un po ' di tempo le dodici quando s ' udì un gran fracasso : qualcuno entrava nella camera a destra , e dalle fessure della porta si vide una striscia di luce . Due stivaloni furono gettati sul pavimento , un corpo si buttò sul letto , e , dopo qualche minuto , principiò un russare profondo , continuo . La mattina seguente io provavo un certo inesplicabile stringimento al cuore . Nel cielo d ' un bell ' azzurro dolce veleggiavano poche nuvolette dorate ; ma la luce del giorno mi sembrò melanconica . Doveva esserci nel mio sorriso qualche cosa di strano , perché Matilde , pallida , mi chiese due volte : - Che cos ' hai ? Ti senti poco bene ? Le pigliavo la mano bisbigliando : - Non ho nulla . Ti amo tanto ! Quando la vidi entrare in vagone e , con i begli occhi pieni di lagrime sempre fissi su di me , allontanarsi nel lungo treno e sparire , mi sentii come alleggerito di un peso . Avevo l ' animo vuoto , ma il respiro più libero . Il demonio muto 1 Nipote mio , ho compiuto quest ' oggi i miei novant ' anni , e ho fatto il mio testamento . Lascio quasi tutti i miei soldi , circa un centinaio di mila lire , a tua sorella Maria , che ha sette figliuoli ed è vedova , con il patto di passare tremila lire l ' anno alla mia buona Menica , la quale è troppo vecchia e stanca per attendere agli affari . Vero è che la mia buona Menica mi fa arrabbiare tutte le sante sere . Non vuole andare a letto prima di me , per quanto io la preghi e scongiuri ; e mentre scrivo al lume di questa lucerna e ne smoccolo i lucignoli , ecco lì la tua zia , dall ' altra parte di questa tavola , che dorme col gatto nero sulle ginocchia . Da mezzo secolo si fa la stessa vita placida e dolce e tanto rapida che le settimane volano come giorni ; e la mia cara vecchietta tutta linda , con la sua cuffia bianca inamidata , quando si sveglia e , alzando il capo , fissa a un tratto gli occhi ne ' miei , e mi chiama : - Carlo ! - mi fa ribollire nelle vene un sangue da giovinotto . Per conto tuo non hai bisogno di nulla . Sei solo , agiato e non avido . Ma sai che , sebbene io non ti veda troppo di rado in queste montagne , pure ho sempre sentito un grande affetto per te , e lo meriti ; e mi rincrescerebbe che , quando sarò volato via da questa terra , tu non avessi nessuna occasione di rammentarti dell ' antico parente . Da parecchi giorni vado dunque intorno in questa casa mezzo diroccata per trovare un oggetto che possa non dispiacerti . Ma ogni cosa è logora , sbeccucciata , sbiadita , sconnessa : corrisponde insomma ai capelli canuti ed alle rughe dei padroni . Da trent ' anni non sono neanche più andato a Brescia : si può dire ch ' io non abbia più comperato nulla . Le cose più belle in questo polveroso palazzo , dove le finestre mostrano ancora i loro vetri tondi , ondulati dal centro alla periferia , come fa un sasso quando si butta nell ' acqua , dove i pavimenti paiono un mare in burrasca , sono le cose più vecchie . Sai che ho quattro di quelle casse di legno intagliato , che si mettevano a ' piedi del letto degli sposi , tutte a putti che giuocano , ad amorini alati , a ninfe nude ; e vi stanno gli antichi stemmi della nostra famiglia . Poi ho dei seggioloni enormi a grossi fogliami nei bracciuoli e nella spalliera , che punzecchiano le mani e la schiena , e certe lettiere spropositate a colonne ed a timpani , che paiono monumenti sepolcrali . Poi ho quegli otto grandissimi ritratti nelle loro massicce cornici d ' un oro diventato nero : memoria dei nostri augusti antenati , che Dio li abbia in gloria : quei ritratti che , quando da bambino venivi qui a passare i mesi delle vacanze , ora ti facevano ridere ed ora ti mettevano paura . La dama , ti ricordi ? con il guardinfante verdone e con una piramide rossa per acconciatura , che pare una bottiglia sigillata ; il cavaliero con il grande cappellaccio alla spagnuola , il tabarro bruno , la mano sull ' elsa e l ' occhio truce , e poi il Beato Antonio , il santo Missionario , il grande onore della Val Trompia , che ti faceva scappar via . È pallido come un fantasma , magro stecchito , con gli occhi infossati e un sorriso sulle labbra da far ghiacciare il sangue . In mano ha due cilicii spaventosi , l ' uno a scudiscio pieno di terribili punte , l ' altro a ruote dentate . Mi raccontava Giovanni ( sai ? devo avertene parlato , il servitore che in gioventù assisteva il Beato Antonio , quand ' era infermo , e da vecchio aveva cura di me e mi conduceva alla scuola ) Giovanni mi raccontava , ed io tremavo di spavento , che una mattina , essendo entrato all ' improvviso nella nuda camera del Santo , vide in un angolo una camicia , che stava in piedi da sé sola e ch ' era di color pavonazzo . Guarda , tocca : il sangue , di cui appariva inzuppata , raggrumandosi e indurando , aveva ridotto la tela rigida come un legno . Don Antonio aveva le mani così scarne e le dita così slogate , che con le unghie poteva toccar l ' avambraccio . Era un miracolo di eloquenza , un miracolo di abnegazione . Parlava a dodici a quattordicimila persone , che correvano a udirlo dalle valli , dai monti lontani , e si faceva sentire da tutti . Eppure , se tu vai a Brescia , puoi vedere nella chiesa di San Filippo , appesa all ' altare del Santo , una lingua d ' argento , voto di Don Antonio , quando per intercessione di Filippo Neri guarì dalla balbuzie . A Roma , poco prima di morire , predicando nella chiesa del Gesù , fece piangere il Papa . Aveva per consuetudine , ne ' siti dove egli andava , di parlare contro i vizii che più dominavano in paese . A Desenzano tuonò contro l ' ubbriachezza . Il dì dopo tutte le osterie , tutte quante le bettole erano chiuse , e l ' Autorità dovette farne aprire alcune per forza a servizio dei forestieri . All ' ultimo sermone non voleva altro che i miserabili : era la predica sulla Povertà . Dopo avere mostrato la vanità delle ricchezze , dopo avere eccitato gli animi al disprezzo degli agi , chiamava ad uno ad uno i suoi ascoltatori , e divideva con essi tutto intiero il guadagno del Quaresimale e i pochi panni che gli restavano . Senti questa . Giovanni stava dietro al pulpito , mentre Don Antonio predicava un dì sull ' Inferno . Dopo una pausa , il Beato Antonio con voce rimbombante grida : - Pentitevi , figliuoli , tornate nella via della virtù ; giacché per voi , o perversi , che continuate a vivere nel peccato , che state duri nel vizio , i sepolcri - e gridava sempre più alto , come ispirato dal cielo - i sepolcri si spalancheranno , e , precipitando sulle ossa degli antichi scheletri , nella notte e nel gelo , sarete a poco a poco rosicchiati vivi dai vermi - . Allora Giovanni udì come un fruscìo , un muoversi improvviso , ma sordo , lamenti soffocati , singhiozzi repressi . Guarda dal parapetto del pulpito , e vede , cosa strana ! nella chiesa , la quale prima era così zeppa di gente , che una presa di tabacco - diceva Giovanni tabaccone - non avrebbe potuto cadere in terra , vede il pavimento nudo in larghi spazii , vede scoperte di popolo tutte le grandi lapidi delle tombe . La gente , spaventata dalle parole del Missionario , s ' era ritirata dai sepolcri , e , sempre in ginocchio , piangendo e picchiandosi il petto , si pigiava , si schiacciava , si accatastava a gruppi , e implorava sotto voce il perdono di Dio . Di questi ritratti neri e di questi mobili tarlati tu non sapresti che cosa fare . Qui invece stanno bene , così impietriti al loro posto . Dopo tanti anni che le pareti , le masserizie , i quadri si guardano , e forse nel loro linguaggio si parlano sommessamente , lo strappare qualcosa parrebbe un ' amputazione , sarebbe una crudeltà . Quando i figliuoli di tua sorella , diventati forti giovinotti , vorranno passare alcune settimane cacciando sui monti , uccellando nelle valli o pescando le trote rosee nel lago d ' Idro o nel Chiese , troveranno intatta l ' antichità di questo palazzaccio . Si scalderanno al fuoco del caminone di marmo giallo , in cui dodici uomini possono stare comodamente seduti ; guarderanno i soffitti a travature sagomate e dipinte , e cammineranno su e giù nella galleria dove , tra gli stucchi sgretolati , il vento gavazza . Tu sentissi che musiche sa comporre il vento in queste gole alpestri e in queste muraglie rovinose : sono tripudii o spaventi , fischii lieti e trilli e scale e accordi sonori e poi il finimondo , e sempre continua il pedale , come dicono gli organisti , del romore sinistro , che le acque del Chiese fanno nel loro letto sassoso ed erto . 2 Ho trovato , nipote mio , quel che ti devo lasciare . È una cosa che mi salvò quasi la vita . Prima che tu nascessi , i medici di Brescia e di Milano mi avevano spacciato . Una maledetta malattia nervosa del ventricolo s ' era ostinata a volermi spingere al mondo di là , ed ero ridotto , per tutto pasto , a nutrirmi di pezzettini di cacio lodigiano che tenevo in bocca , e di cui a poco a poco succhiavo la sostanza . Pigliai questo malanno , il primo e l ' ultimo della mia vita , cacciando nelle valli , quando , dopo avere mal dormito qualche ora in un casolare , alle tre della notte mi alzavo , camminavo fino alle sei in cerca del miglior sito della palude , con il freschetto del dicembre o del gennaio ed una sottile umidità che entrava nelle ossa , e poi dall ' alba al tramonto mi piantavo immobile nell ' acqua e nella nebbia ad aspettare una folaga , la quale molto spesso non voleva mostrarsi . Mi scordavo di mangiare . Bevevo , io che sono sempre stato mezzo astemio , de ' larghi sorsi di acquavite . Vedi bestia che è l ' uomo ! Amando le montagne e le balze , cacciarsi con tanta fatica e con sì misero fine dentro ai pantani ! Tornavo a casa , dopo qualche giorno , affranto , sfinito . La Menica mi dava brodi , petti di pollo , latte di gallina , vino vecchio e il suo sorriso tutta bontà ; ma io non avevo fame e digerivo male . Pensa che malinconia m ' era venuta addosso ! Non potevo uscire di camera : andavo dal letto al lettuccio . Se per caso giravo gli occhi allo specchio , vedendo un coso allampanato con le guance smunte , gli occhi spenti , il quale non somigliava affatto al mio signor io , non sapevo vincere l ' ombra di un tristissimo sorriso , che mi correva sulle labbra e si trasmutava tosto in due lagrime lente . Da quindici giorni , all ' aprirsi della primavera , mangiavo , non ostante , un pochino di più , dicevo qualche parola volentieri , cavavo qualche accordo flebile con meno stento dalla mia amata chitarra , la quale mi stava accanto sul sofà o sul letto . Quand ' ecco a un tratto , una sera , mi sento esinanire . La Menica si spaventa . Era un gran pezzo ch ' ella non dormiva sotto le coltri , non andava nel brolo a respirare una boccata d ' aria , non faceva altro che starmi intorno sollecita , sempre attenta ad un ' allegria fiduciosa e serena , che non le veniva dal cuore , ma che ella simulava virtuosamente per il suo povero infermo . Ell ' aveva pensato fino allora al mio corpo : pensò in quel punto alla mia anima . Mezz ' ora dopo entrò il curato e , sottovoce , mi chiese s ' io volessi confessarmi . Gli occhi della Menica m ' imploravano . La camera era buia , silenziosa , sepolcrale . Mi confessai a spizzico , quasi senza fiato ; ma non fu cosa lunga , poiché non credo in mia vita di avere mai desiderato male a nessuno . Toccai la mano alla mia buona infermiera , che mi ringraziò con effusione angelica e mi baciò sulla fronte . Mi sentivo sollevato . Il prete stava sempre in piedi a sinistra del letto , duro duro , brontolando le sue preghiere . Negl ' infermi le impressioni son rapide come il lampo . Guardai fisso il volto del prete , e nell ' osservarlo provai dentro un irrefrenabile impeto di riso . Bisogna che tu sappia come quel curato , uomo di mezza età , rubicondo , tarchiato , panciuto , ottimo di cuore , ma un po ' beone e mangiatore insaziabile , era il più gioviale matto di questa terra . Cantava certe canzonette da fare sbellicare dalle risa , faceva certi giuochi di prestigio con i bussolotti da maravigliare un mago , scriveva sonetti buffoneschi , imitava con la sola varietà dei fischi la predica del Vescovo biascicone e con la sola varietà delle inflessioni di voce tutte le lingue , compresa la turca ; faceva dietro una tela bianca le ombre chinesi con le mani , figurando cigni , lepri , porci , elefanti , gatti e una pantomima di burattini , in cui Arlecchino era innamorato di Rosaura e bastonava Pantalone ; finalmente con la faccia rappresentava il temporale , agitando ora lenti , ora impetuosi tutti i muscoli delle gote , del naso , della bocca , del fronte , persino le orecchie , così che pareva proprio di vedere i primi lampi , di sentire il rombo dei primi tuoni , e poi via via crescere la tempesta e scrosciare la pioggia e scoppiare le folgori , finché un po ' alla volta , con qualche ritorno di vento e d ' acqua , la bufera si dileguava e , rinata la calma , tornava a splendere la viva luce del giorno . Tu avessi visto come a questo punto il viso del prete sbocciava , come s ' irradiava , come brillava : era il sole tale e quale . Il gaio curato veniva , prima della mia malattia , tutte le domeniche a desinare da noi , e di quando in quando , bevuta una bottiglia di quel vecchio , ci dava lo spettacolo esilarante del suo temporale . Ora , al vedere il muso tondo , comicamente solenne , a cui neanche l ' aspetto della morte avrebbe potuto cancellare l ' impronta della giovialità , borbottare le orazioni fra i denti agitando le labbra , battendo le ciglia ed increspando la fronte , mi tornò alla memoria il temporale , e scoppiai in una fragorosa e interminabile risata . Il prete , che era lesto di cervello , capì in un attimo la ragione delle mie risa e , scordando il suo ministero , non potendosi più tenere cominciò a sghignazzare a crepapelle . La Menica e la serva , che erano presenti , ci credettero impazziti ; ma , giacché il riso è contagioso ed il prete riesciva tanto bizzarro nei suoi contorcimenti , si misero a ridere anch ' esse . La solennità dell ' olio santo s ' era trasformata così in una farsetta da carnevale . Allora io pigliai da lato la mia chitarra e cominciai gli accordi , e il prete intonò una canzone delle sue più sguaiate ; ed egli cantava con pazza gioia ed io accompagnavo con tanto felice ardore , che mi pareva di essere il dio della contentezza . Ma la saggia Menica mi fece smettere per forza , e mandò via il curato bislacco , che si sentiva ridere ancora sulle scale e in istrada di questo suo penitente mezzo morto , resuscitato . Il dì seguente mi svegliai con un rabbioso appetito . Due giorni dopo giravo tutta la casa ; quattro giorni appresso andavo nel brolo e nel paese , e , passata una settimana , mi arrampicavo sui monti e avrei mangiato i gusci delle ostriche . La mia guarigione fu cominciata dalle smorfie del prete , ma fu compiuta dalla chitarra . Tu non puoi pensare quale beatitudine fosse la mia nel potere di nuovo agitare fieramente le corde di quello strumento , che amo sin da fanciullo , e che mi è sempre stato una grande consolazione nelle traversìe della vita giovanile e ne ' piccoli fastidii della vecchiaia . Tu mi hai sentito suonare . Sono un buon chitarrista , non è vero ? Ho le mie ambizioncelle anch ' io , caro nipote . Quando andavo sotto il balcone della Menica , settant ' anni addietro , e suonavo dolce dolce un minuetto del Monteverde , la gente stava ad ascoltarmi a bocca aperta , e il cuore batteva forte alla mia fidanzata , che mi scoccava dalle imposte socchiuse delle occhiate assassine . Adesso ancora mi diverto a cercare nelle antiche melodie le antiche memorie . Vado nella cappella del palazzo , che è , come tu sai , all ' angolo della galleria , ed ha l ' altare tutto di legno ad angeli paffuti e a cartocci barocchi , i quali mostrano ne ' luoghi più riposti i segni delle scomparse dorature : e vi sono i vetri a figure colorate , qua e là rotti e restaurati con pezzi di vetri bianchi , sicché ad un Santo manca la testa , all ' altro un braccio o una gamba : e non ostante la chiesetta ha qualcosa di severo e di sacro nella sua mezza oscurità . Non c ' è neanche un quadro ; le pareti son nude ; solo da una parte si vede appesa ad un chiodo la mia chitarra , che è quasi una reliquia . Stacco lo strumento , e , salendo dallo scalone interno , quello scalone lungo e diritto , che ha i suoi dugento gradini tutti sconnessi , vado pian piano nel giardino alto , da cui si domina il villaggio e la valle , e mi metto a sedere sui graticci , i quali , servendo solo per i bachi da seta , restano quasi tutto l ' anno accatastati nel padiglione delle feste . Questo magazzino , gioia dei topi e dei ragni , era una piccola reggia tre secoli addietro . I nostri antenati vi godevano le loro orgie , che non invidio : donne , balli , buffoni , cene , le quali non terminavano prima dell ' alba e lasciavano uomini e femmine arrotolati per terra . Col vino scorreva qualche volta il sangue . I muri portano ancora , quasi cancellati dal tempo , i nomi ed i motti di qualcuno dei violenti e gaudenti cavalieri . V ' è , tra le altre , sotto al disegno rozzo di un cuore trafitto , l ' impresa : Dopo il bacio il pugnale . Così , seduto al fresco ne ' bei giorni d ' estate , strappo alle corde i miei vecchi ricordi in questi ultimi anni , che sono i più tranquilli e i più lieti della mia vita . Lascio morire flebilmente le armonie sotto la vòlta della sala , seguendo attentissimo con l ' orecchio le ultime oscillazioni , che si dileguano nel brontolìo lontano del Chiese . Poi , sentendomi ringalluzzito , picchio forte su tutte quante le corde e comincio un allegro amoroso , una gavotta saltellante ; ma pur troppo la mia mano sinistra ha perduto un poco di agilità , e la mia destra è scemata un poco di vigore . Oggi son più valente negli adagi , nelle ariette patetiche : ai vecchi s ' addice meglio il rimpianto . La mia chitarra ha cinque corde doppie ; sale dal la al mi , due ottave e mezzo . È uno strumento ammirabile per la sonorità e l ' eleganza . La rosa , intagliata a minuti intrecci e trafori di cerchi , di triangoli , di foglioline , pare un ' opera in filigrana . Il manico , intarsiato di avorio e di ebano con dei filetti d ' oro , rappresenta una caccia in figure alte un ' oncia : cavalcatori , dame , falconieri , con cani , cavrioli , lepri , cignali e ogni sorta di selvaggina . Al basso della cassa armonica s ' ammira poi una figuretta d ' argento , un Apollo sdraiato che suona la cetra , cosa che più graziosa al mondo non si potrebbe vedere . Oltre a ciò , accomodate in vago ornamento , stanno un centinaio di perle , alcune assai grosse , e così bene incastonate , che sette soltanto si sono rotte o perdute . Insomma questa chitarra magnifica desidero , dopo la mia morte , lasciarla al mio caro nipote . Fors ' è un ' ubbia dello zio quasi rimbambito , ma non vorrei che la chitarra uscisse dalla nostra famiglia . C ' è sotto una storiella . Te la racconterò , prima perché giova che tu la sappia , e poi per amore di me medesimo . Non posso dormire , come accade ai vecchioni , più di due o tre ore la notte , e ho gli occhi sani , e non cavo troppo gusto a leggere libri per cagione della memoria , che mi serve benissimo nelle cose lontane , ma pochissimo nelle vicine , sicché alla fine di un volume rischio di non rammentarmi il principio . Bisogna dunque ch ' io metta un poco di nero sul bianco per occupar la sera in qualcosa , mentre la Menica , tenendo in grembo il suo micio , pisola nel seggiolone . 3 Ti scrivo di giorno all ' ombra dell ' antico padiglione e all ' aria aperta , nel giardino ora tutto intralciato e spinoso , che sta innanzi al padiglione ed è protetto da balaustri spezzati e da pilastri , su cui piantano de ' mozziconi di Ercoli , di Diane e di Veneri ! La roccia scende a perpendicolo dietro il palazzo , del quale da questa altura si dominano i tetti vicini ; più giù , a sinistra , si vede la piazza del paese , e più giù ancora il ponte ed una lunga e sinuosa striscia di fiume . È un ' afa , che non si può respirare . Me ne sto qui da un pezzo a guardare le montagne ed il cielo . Le curve ripide e rotte del monte di San Gottardo alla destra e dell ' altro , che gli sorge di contro , pare si tocchino a ' piedi , tanto è stretta la spaccatura del Chiese . In mezzo a quelle due chine brulle d ' un colore cupo rossastro si vede quasi orizzontalmente il dorso celestino di un monte lontanissimo . Le nubi s ' erano squarciate e , sul largo campo azzurro , da quell ' angolo basso saliva saliva una nuvola bianca , illuminata dal sole . Prima sembrò una corona d ' argento posta sul culmine del monte lontano ; poi si espanse , invase una gran parte del cielo . Pigliò figura di un toro immane , che si avanzasse con la sua testa cornuta . Le corna venivano sino alla metà della vòlta celeste ; una gamba poggiava sopra uno dei monti , l ' altra sull ' altro . Poi , in un minuto , il toro mutò apparenza : la testa da grossa che era si allungò , diventò il grugno di un porco , le corna si accorciarono in orecchie , le gambe si restrinsero a zampini , e la figura , che prima era maestosa , diventò grottesca . Poi la nuvola grande si sciolse in diverse nuvolette candide : qua e là de ' gruppi di punti argentei si raccoglievano come in tanti palloncini aereostatici , i quali vagavano un pezzo innanzi di ridursi al nulla . L ' aria è restata d ' un celeste purissimo , su cui le due montagne vicine tagliano scure , e l ' ultimo monte appena stacca in quasi impercettibile sfumatura . Intanto il Chiese , ingrossato dalle ultime piogge , mugghia più iracondo che mai . Le case , brune , ancora bagnate , hanno de ' bizzarri scintillamenti , e gli alberi sono lustri . Giù nelle strade fangose le capre passano , accompagnate da fanciulli , che portano sul capo immense frasche fronzute di castagno o di quercia , sotto alle quali restano curvati e nascosti . Son piante che camminano ; e quando diciotto o venti di quei ragazzi scendono così dai sentieri delle montagne l ' un dietro all ' altro , pare che un pezzo di bosco si muova , e si pensa - non mi rammento bene , ma qualcosa mi resta nella memoria di spaventoso - a quel re , a cui , dopo la profezia di certe orribili streghe , venne incontro così una foresta minacciante e vendicatrice . Dalla parte di San Gottardo sai che si va a Bagolino , costeggiando il melanconico Lago d ' Idro , passando dalle mura merlate della Rocca d ' Anfo e camminando un pezzo sulla stupenda strada , che lascia ben basso il Caffaro , e dai parapetti della quale si vedono i precipizii vertiginosi , dove nella cupezza del fondo le acque del torrente , col rimbalzare da un masso all ' altro , col piombare in cascate , col frangersi alle roccie , mostrano il luccichìo della loro spuma . In quelle orridezze si rovesciano spesso uomini e cavalli e , senza che la loro caduta mandi il più lieve romore , vanno a seppellirsi nella gran fossa del monte . La via bellissima è sparsa di panporcini e di croci . O quante volte son passato su quella strada cantando , con il mio fucile a pietra sulla spalla , la fiaschetta piena di polvere , la ventriera fasciata alla vita e ben provvista di palle e pallini , e la carniera ad armacollo ! Avevo con me Lampo e Bigio , oppure Livia e Toti . Non c ' è una svolta ch ' io non ricordi , né una cappelletta , né una pietra migliaria . A Nozza , avendo pigliato una scorciatoia , trovai sul viottolo rasente al Chiese due vipere , ed una ne uccisi coi tacchi de ' miei grossi stivali . A Vestone il povero Lampo ebbe un formidabile calcio da un ciuco , e continuò poi a guaire tutta la giornata . Ad Anfo c ' era un ' ostessa gobbetta e zoppa , la quale mi dava il vino bianco e le tinche fritte . Facevo centro a Bagolino , ma poi , partendo all ' alba e spesso non tornando la sera , correvo lontano a cacciare i camosci sulle balze e le starne nei boschi . La prima volta che salii solo alla cittaduzza alpestre , e avevo allora , che ero giovane , un ' aria baldanzosa ed una gran barba nera , un vecchietto mi venne incontro e , togliendosi rispettosamente il cappello e sorridendo con malizia , mi fece segno di seguirlo . Dopo avermi condotto , senz ' aprir bocca , un trecento passi all ' in su e all ' in giù per quelle viuzze sudicie e strette , il vecchietto si ferma e alzando il braccio mi mostra coll ' indice una lapide antica infissa nella rovinosa muraglia di una casa . Vi leggo a stento questi bei versi : Oggi non è il tempo Né la stagione Di stare in questo loco Chi non sta a ragione . Prima che avessi agio di pigliarmela col sardonico vecchietto e chiedergli la causa della sua minaccia , egli se l ' era prudentemente svignata . Lo cercai tutt ' in giro senza poterlo trovare . Desinai all ' osteria del Pavone , e poi , essendo domenica e non avendo sentito messa , m ' arrampicai sulle interminabili gradinate della chiesa ed entrai a pregare . Il sole mandava i suoi raggi quasi orizzontalmente dalle finestre della facciata sino all ' altar maggiore , gettando su questo la luce infiammata del tramonto e facendo scintillare la custodia dorata del ciborio . La chiesa era deserta . Solo si sentiva un leggiero picchio a intervalli regolari ora di qua ora di là . Una vecchia , tanto curva che il suo mento giungeva appena all ' altezza delle panche , passava abbastanza lesta da un altare all ' altro , mettendo innanzi ad ogni passo il suo bastoncino , su cui poggiava il peso del corpo cadente . Mentre uscivo , ell ' era accanto alla pila dell ' acqua santa , le diedi qualche soldo : mi ringraziò tremolando . Il sole scendeva in quel punto dietro le montagne . Non sapendo come passare il tempo , mi posi a sedere sul parapetto del portico e guardai intorno le chine verdi ; ma nell ' abbassare lo sguardo , sopra un quadratello di marmo bianco , incassato nelle lastre scure del pavimento , mi parve di vedere il nome della nostra famiglia . Sentii punzecchiarmi dalla curiosità e guardai bene . Potei leggere , oltre al casato , Don Antonio , e l ' anno MDCCLXX ; ma il testo , tra l ' essere logoro dallo stropiccìo de ' piedi e l ' essere scritto in latino , non mi entrava nel cervello . Stavo così lambiccandomi da dieci minuti , quand ' odo dietro di me una voce fessa e biascicante , la quale brontola , come se ripetesse una lezione imparata a memoria : « Sul sagrato di questa chiesa Don Antonio , maestro di virtù , fece ardere in benefica pira gli strumenti del peccato , e scacciò il Demonio muto dal cuore dei penitenti » . Non capii nulla neanche nella traduzione , e , vincendo il ribrezzo che la vecchia mi metteva addosso , le chiesi s ' ella poteva spiegarmi il mistero dell ' epigrafe . Mi pigliò per il braccio con la sua mano adunca , che pareva un artiglio , e mi trascinò sul piazzale , nel mezzo , tra il portico della chiesa e le gradinate della roccia , le quali scendono al paese ; poi , sempre tenendosi al mio braccio , fece il segno con la punta del suo bastoncino di un largo circolo intorno a noi , e disse : - Qui , proprio qui . Era un gran fuoco . Pareva un incendio . I ragazzi avevano portato le fascine secche ; gli uomini avevano accomodato le legne in una immensa catasta ; le donne con le mani giunte , inginocchiate , pregavano . Poi una si alza e , togliendosi i pendenti dalle orecchie , li getta nelle fiamme ; e , dopo questa , tutte , ad una ad una , o un monile , o un braccialetto , od uno spillone , o quel che hanno di prezioso e di bello gettano nel fuoco . Le litanie si sollevano al cielo : lo scoppiettare e lo stridere del rogo pare un inferno . Si avanzano gli uomini come spiritati . È notte , e le fiamme , tingendo la chiesa e le case di un rosso sanguigno , dànno ai devoti l ' aspetto di demonii . Ecco che volano sul fuoco mandolini , flauti , tamburini , tiorbe . Due alzano una spinetta , e giù sulle brace . Quante chitarre ! Una , fra le altre , di avorio , di ebano , d ' oro , di perle ! Che bellezza ! ... Mi sentii serrare il braccio più forte . La vecchia s ' era interrotta , tremava in tutte le membra , e sulle guance grinzose e terrose sgocciolava qualche lagrima . Si percuoteva il petto col pomo del bastoncino . Durò un pezzo a rimettersi , e poi alzò sopra di me gli occhi così stravolti , che ne ebbi paura . Certo , era matta . Continuò , facendo da sé sola dieci passi indietro e picchiando tre volte col bastoncino in terra : - Qui stava il Santo , immobile , maestoso . Guardava in alto . Qualche volta faceva un gesto con la mano , e allora quelli che gli erano vicini gridavano : Silenzio . E tutti tacevano , e si sentiva , accompagnata dal romore della legna ardente , la voce di lui , che gridava : « Distruggete , fratelli , disperdete gli strumenti del vizio . Quegl ' infami oggetti sono del diavolo . Regalateli a me , ch ' io li dono a Dio . Non più balli , non più suoni , non più gioielli . Via gli eccitamenti alla corruzione , le tentazioni al peccato . Vivete , pensando solamente alla morte ed al cielo » . E di quando in quando si sentiva la stessa voce , che dominava il turbinoso frastuono del popolo , ripetere : « Distruggete , fratelli , disperdete gli strumenti del vizio » . Mi sembrò che i pochi capelli bianchi della vecchia le si rizzassero sul cranio . Dopo una pausa ripigliò : - Io era giovane allora , bella , sana , ricca , empia . Mi scaldavo le mani alla catasta e ridevo . Puoi pensare , nipote mio , se queste parole della strega avevano solleticato la mia voglia di sapere ogni cosa , e se io la tempestassi d ' interrogazioni . Ma ella non rispondeva più niente . Pareva che fantasticasse a qualcosa di là dal mondo . Finalmente , infastidita dalla mia insistenza , mi chiese con ira : - Chi è lei che m ' interroga ? Che cosa importa a lei di queste storie di mezzo secolo addietro ? Non può lasciarmi quieta nelle mie memorie e ne ' miei rimorsi ? Cercai di placarla , e per iscusare la importunità le dissi il mio casato e ch ' io ero pronipote del Beato Antonio . - Nipote ! - gridò , spalancando gli occhi cisposi . - Figlio del figlio d ' un suo fratello . - Figlio del figlio d ' un suo fratello - mormorava la vecchia fra le gengive , come se studiasse questo grado di parentela . Mi guardò nel volto con attenzione minutissima , e invasa da una crescente contentezza : - È lui - esclamò - lui stesso . Ecco il naso aquilino , il fronte alto , le labbra sottili , le folte sopracciglia , gli occhi neri . È lui , lui , proprio lui ! Nel sottopormi a questo esame la vecchia decrepita s ' accostava al mio viso , vicino vicino , giacché il crepuscolo cominciava a imbrunire . Sentivo l ' acre respiro di quel cadavere ischeletrito . - Lo stesso sguardo - continuava - e la stessa voce ! È lui , proprio lui - . E intanto si faceva il segno della croce , e mi baciava il lembo della cacciatora . - Avrei dato - ripigliò - tutta la poca vita che mi resta per trovare un discendente del Santo . Ora posso morire in pace . Restituirò al nipote ciò che ho rubato all ' avo . Venga con me fino al mio casolare , là sulla montagna . Non c ' è tempo da perdere . Potrei morire da un momento all ' altro - e s ' incamminò . Già cominciava a far buio . Il cielo , che s ' era tornato a coprire di nubi , diventava nero . Scendemmo dietro la chiesa un centinaio di passi ; poi , entrati in una viuzza , si principiò a salire . La vecchia ansava . La strada era formata di sassi puntuti e sconnessi , con pozzanghere ad ogni tratto e qualche torrentello . Incespicavo negli sterpi . Dei tronchi d ' albero disseccati sbarravano il sentiero . Udivo de ' fruscii : vidi la coda di un lungo serpe nero guizzare in una buca . La vecchia andava a piccoli sbalzi , picchiando sempre con il suo bastoncino , e voltandosi indietro a guardarmi . Ad una svolta si fermò e si mise a sedere in terra . Sembrava una pallottola . - Ero dunque giovane - disse - e bella . Avevo sposato Angelo il Moro , il sicario . Egli viaggiava per le sue faccende , e quando tornava , dopo tre o quattro mesi , mi portava tanto oro , ch ' io duravo fatica a spenderlo tutto in vesti , in balli , in orgie . Angelo mi regalava i gioielli rapiti alle dame . Una volta mi portò una chitarra , una maraviglia , rubata a una duchessa di Milano . Io , che mi divertivo a suonare quello strumento , ne fui beata ; ma l ' amante mio , che amavo ancora più della chitarra , me la chiese , e gliela diedi . L ' infame mi tradì poco dopo . Da quel fagotto schiacciato al suolo continuava a uscire una voce rauca : - Ero alta di corpo , snella ; avevo gli occhi bruni ed i capelli biondi . Ballavo dal tramonto all ' alba , nuotavo nel lago d ' Idro , facevo all ' amore . Una sera , sentendo che il Beato Antonio , di cui parlavano le valli e i monti , ma che io non avevo ancora veduto , ordinava di bruciare gli strumenti da musica e gli ornamenti delle donne , volli goder lo spettacolo . Alcuni de ' miei corteggiatori s ' erano convertiti alla fede del Santo , altri non si attentarono ad accompagnarmi , uno solo venne con me travestito per non farsi conoscere . Quella sera sentivo dentro un diavolo : ero ubbriaca di peccato . A un tratto vidi il mio amante traditore accanto a me , il quale stava per gettare nel fuoco la mia chitarra . Sentii ribollirmi il sangue . Nel baccano e nella confusione , appena la chitarra fu sul rogo , io , al rischio di bruciarmi le vesti , mi scagliai sulle fiamme e la trassi fuori intatta . Qualche giorno appresso Angelo fu appiccato in Brescia . Mi ammalai : restai povera e sola . La megera si alzò , e continuò il cammino . Era notte scura ; non vedevo dove mettessi i piedi ; sdrucciolavo ; tre o quattro volte fui lì lì per cadere . Il nome del Moro mi rammentava i raccapricci d ' infanzia , quando il mio vecchio servo Giovanni raccontava le prodezze del famoso assassino , il quale , per esperimentare la curiosità d ' una sua fidanzata , le aveva lasciato in deposito un paniere coperto di foglie fresche , proibendole di guardarvi dentro , e dopo un ' ora torna e trova la ragazza in deliquio , perché ella aveva trovato nel paniere una testa d ' uomo tagliata . La vecchia continuava interrottamente , fermandosi ad ogni venti passi : - Mi nacque a poco a poco nel cuore una cosa nuova , il rimorso . Entrai qualche volta in chiesa ; ascoltai qualche messa . Passato un anno , tornò a Bagolino il Beato Antonio . M ' acconciai per il primo sermone accanto al pulpito , e vidi il Santo pallido , smunto , salire faticosamente i gradini . Annunziò con voce fioca l ' argomento della predica : Il Demonio muto . La sua parola era lenta , quasi stentata , ma tanto semplice , tanto chiara , che nasceva negli ascoltatori una certa maraviglia di non avere pensato prima da sé a così naturali discorsi . « Nell ' animo nostro ( egli diceva ) noi nascondiamo quasi sempre , spesso senza volerlo , qualche volta senza saperlo , la memoria o il desiderio di un peccato . Come non lo confessiamo al prete , così non lo confessiamo a noi stessi . E pure quel punto , quella piccola ulcera venefica un po ' alla volta s ' allarga , si estende e incancrenisce via via l ' anima intera . Ci credevamo giusti , ci troviamo iniqui » . E il Santo veniva agli esempii : la moglie , che dal grato ricordo di una stretta di mano scivola alla infedeltà ; il negoziante , che dalla prima menzogna sul prezzo di una merce scende al fallimento bugiardo ; il servo , che ruba prima un soldo sulla spesa , e poi , vedendo come la padrona non se n ' accorge , ne ruba due , dieci , venti , e finisce col rubare nella borsa e nello scrigno ; il giovinotto , che dal primo stravizio precipita all ' ubbriachezza : e così per ognuno quasi degli ascoltatori c ' era una parola che lo toccava dentro . « Nella più remota e angusta cameretta del cuore alloggia il Demonio muto . Egli se ne sta lì accovacciato , arrotolato , silenzioso ; ma poi , quando gli pare che l ' uomo sia più distratto o più fiacco , stende le membra , s ' adagia , s ' impadronisce di una stanza , dell ' altra , e riesce ad occupare tutta quanta la casa della nostra coscienza . La nostra coscienza diventa allora un inferno . Tutto sta dunque nel guardarci dentro e nel trovare il nostro mortale nemico , quand ' egli è ancora quasi impercettibile : tutto sta nel cacciare via subito il piccolo Demonio muto » . Ma il Santo cangiava voce . Da dolce e insinuante ch ' era in principio , diventava aspra , violenta , terribile . Parlava sul Demonio muto delle coscienze già infami : delle donne empie , degli uomini perversi , che occultano un peccato obbrobrioso . Terminò tuonando , sicché la chiesa rimbombava : « Furti , assassinii , inganni , sacrilegii , lordure d ' ogni specie , venite fuori dal petto di voi che m ' ascoltate , entrate nelle mie orecchie ; e salga il vostro rimorso e il vostro pentimento a Dio . Dio è misericordioso ! » . Il popolo si gettava per terra e , piangendo , gridava : « Pietà , pietà ! » . La vecchia , già stanca , sedeva nel mezzo della strada , e ormai l ' oscurità era così fitta , ch ' io appena distinguevo il corpiciattolo bruno . Sembrava che la voce uscisse da sotto terra . Cominciai a sentirmi de ' brividi nelle membra , poiché tirava un vento fresco , il quale faceva stormire le foglie e produceva dei fischi e come degli ululati lamentevoli e strani . Neanche un lume lontano ; neanche una stella . Il suono fesso delle parole della vecchia che ricominciava : - Uscii dalla chiesa , convertita e spaventata . Tornai a casa correndo . Mi prese una febbre , che per dieci giorni tenne il mio corpo in orridi vaneggiamenti . Non ero guarita , quando una mattina scappai dal sito dove abitavo , distante un ' ora , e , portando con me la chitarra , che avevo rubata al rogo del Santo , andai a Bagolino per confessarmi . Il Beato Antonio era già andato a Gardone , assai malato anch ' esso , quasi morente . Presi una carrettella , e , sempre col mio strumento maledetto , partii . Il giorno appresso ero in val Trompia , a Gardone . Corsi tosto alla chiesa , e la vidi tutta parata di nero , tutta a ceri ardenti . L ' infinito popolo singhiozzava e pregava ; i sacerdoti cantavano a morto . Nel mezzo , sopra un immenso catafalco , seduto in un trono maestoso , vestito degli abiti sacri , col calice in mano , stava il Santo , più livido che mai . Era immobile . Aveva gli occhi aperti e fissi . Pareva che guardasse . Il cadavere , certo , mi malediva . La vecchia riprese a camminare assai lenta . Io le andavo dietro senza vedere più nulla . - Siamo lontani ? - le domandai . Non rispose . Si continuò a salire la montagna . La vecchia era diventata taciturna , ma sentivo sempre il picchio del suo bastoncino sui sassi . Finalmente si giunse dinanzi ad un casolare . La vecchia spinse l ' uscio ed entrò . Cercò qualcosa , e poi , battendo con l ' acciarino , fece uscire dalla pietra qualche scintilla ; accese l ' esca e un lumino , il quale rischiarava assai male la miserabile stanza . Un po ' di strame in un angolo , una panca , una ciotola ; il tetto nascosto dai ragnateli ; il pavimento di mota lubrica ; i muri di sassi tutti sconnessi e cadenti . La strega , gettandosi per terra , levò le foglie muffite del suo giaciglio e cominciò a raschiare con le unghie il terreno . Dopo un quarto d ' ora mi fece segno di accostarmele , e vidi il coperchio di una cassa ; aiutai la vecchia a levarlo , ed apparve la famosa chitarra con le sue corde spezzate . Alla luce del lumino fumoso le perle sembravano scintillette scialbe e l ' argento del piccolo Apollo brillava appena . La vecchia mi porse lo strumento con un sorriso che le contorceva la bocca , e disse tra sé : - Morirò più quieta . Salutai la povera donna , ed uscii dal casolare , dove il tanfo cominciava a nausearmi . Solo , nelle tenebre più nere , con la chitarra sotto il braccio e senza rammentarmi il cammino , puoi pensare , nipote mio , se mi sentissi lieto . Mi guidarono le punte dei grossi sassi della via , martoriandomi i piedi . Dio volendo , a mezzanotte bussai alla porta dell ' Albergo , dove tutti dormivano ; e , andato a letto , sognai tutta notte lemuri , fantasmi , diavoli , megere e streghe . Sei mesi dopo tornai a Bagolino per le mie caccie , e volli andare a salutar la mia vecchia . Trovai con grande stento il casolare . Era deserto . Domandai notizie di essa ai contadini della montagna ed allo scaccino della chiesa . Era sparita da un pezzo , proprio come una strega . Nessuno ne ha saputo più nulla . 4 Oggi è stata una magnifica festa , di quelle che lasciano il cuore più sereno e più alto . Si cominciò ier sera con i fuochi sulle montagne . Tu avessi visto com ' era bello quell ' improvviso accendersi , quell ' alternarsi di qua , di là , delle fiamme d ' allegria , alla distanza di più miglia , dall ' una e dall ' altra parte della valle ; e come pareva che le cime dei monti si rispondessero nel gaio linguaggio di fuoco ! Le campane suonavano ora a distesa , ora a rapidi rintocchi , ed ora con una certa ingenua pretensione d ' imitare qualche arietta popolare , senza colpa del campanaro se tre note su sette dovevano restar nel battaglio . Verso le otto , che era ben buio , andai con la mia Menica nel mezzo del ponte , a godermi per una mezz ' oretta questo spettacolo ; e il Chiese , riflettendo i fuochi delle alture , pareva se la godesse anche lui . Stamane poi all ' alba è stato un scoppio di gioia . Mortaletti da tutte le parti , come cannonate d ' una finta battaglia ; la banda musicale di Salò , che soffiava e batteva a tutto andare ; il popolo , che riempiva le piazze e le vie , ilare , chiassoso , vestito da festa , con fazzoletti da collo e scialli d ' un rosso scarlatto . M ' è venuto il ghiribizzo di andare incontro anch ' io al nuovo Curato , che faceva il suo ingresso trionfale . Appena mi ha visto è sceso dalla carrozzetta , dove stava con il Sindaco . Ha voluto per forza che mi appoggiassi al suo braccio , e così a piedi siamo andati insieme fino al piazzale della chiesa , in mezzo a due fitte ale di popolo , che salutava rispettosamente . Il curato rispondeva ai saluti con pronta affabilità . Ha i bei capelli folti tutti d ' argento , che gli circondano il capo come un ' aureola ; gli occhi azzurri limpidi , d ' una soavità da fanciulla ; i denti bianchissimi e perfetti . Veste pulito , quasi accurato . Parla con una dolcezza semplice , profonda , affettuosa , che affascina . È , dicono , il più virtuoso prete della diocesi di Brescia : dà tutto ai poveri : mangia polenta , cacio , latte soltanto ; ma nasconde la sua carità e la sua povertà volontaria sotto un aspetto di persona studiosa e gentile . Mi ha detto : - So ch ' ella , signor Carlo , è il più vecchio e più savio uomo di questi monti . Permetterà ch ' io venga a discorrere spesso con lei e che mi chiami suo amico . Il maestro di scuola si è avanzato per leggere , balbettando , la sua poesia ; una fanciulletta dell ' Asilo ha recitato lesta il suo discorsino ; i preti della Parrocchia hanno presentato al nuovo pastore , con una lunga orazione latina , le chiavi della chiesa , portate sopra un cuscino di seta bianca a frangie ed a nappe d ' oro . Ed è cominciata la processione : stendardi rossi con la Madonna dipinta in mezzo , banderuole , croci , torchi , baldacchini ; fanciulle inghirlandate di fiori e tutte vestite di bianco , le quali portavano in mano con gran compunzione quale un Agnello di carta , quale un Bambino Gesù in fasce , quale una Vergine incoronata ; ragazzi con mitrie o con turbanti , e dietro una coda interminabile di donne e d ' uomini , la quale , vista un poco dall ' alto , sembrava tutta d ' un pezzo , e pareva che così lunga lunga si muovesse flessuosamente secondo l ' avvallarsi , il girare o il rialzarsi della strada . A stare accanto alla chiesa e appartati , come abbiamo fatto la mia buona Menica ed io , che siamo troppo vecchi per cacciarci nella folla , si sentiva l ' organo suonare un ' allegra marcia con tutti i pedali e campanelli e tamburi e piatti , poi le campane suonavano sul nostro capo , poi scoppiavano i mortaletti , che era un frastuono da diventare sordi ; ma quando per caso , in certi momenti , tutti questi romori cessavano , s ' udiva , già lontano , il salmeggiare basso dei sacerdoti della processione e l ' armonia vaga , lunga , angelica della risposta delle donne . * * * La vecchiaia è orrenda . Non ci sono lagrime negli occhi , non ci sono singhiozzi nel petto . La disperazione non si espande nella pietà degli altri , non si getta al di fuori con le parole , con i gesti , con le grida . Lo strazio è solitario . Si guarda al proprio dolore tranquilli , con le ciglia asciutte . È una calma bieca ; è una freddezza spaventosa . Par di uscire da se stessi , e di aggirarsi nel nulla . Non si pensa , non si sente : si vive in una tomba . La mia Menica è morta . Dieci giorni sono , mercoledì sera , si sentiva un po ' stanca , e s ' addormentò , come al solito , nella sua poltrona . Io leggevo . Tutt ' a un tratto , il micio nero sbalza in terra e miagola come impaurito . Non gli bado . Alle dieci mi alzo , e mormoro nell ' orecchio della Menica : - Mia buona , è l ' ora di andare a letto - . Non risponde . Le metto , così per giuoco , le due mani sul fronte . Lo sento di ghiaccio . Era morta . Beata lei , che è morta com ' era vissuta , nella sua santa placidezza ! * * * La casa è deserta , le montagne sono bianche di neve , e gela . A desinare , così solo , non mangio più . La sera non c ' è nessuno che mi dia con affetto la buona notte , e la mattina mi vesto nella camera vuota , intristito dal silenzio fatale . La ragazza , che mi serve da pochi mesi , mi guarda con occhio indifferente , annoiato . Pensa forse che i vecchi stanno meglio nella bara . Ha ragione . Ho un solo conforto , il Curato . È un santo uomo . Parliamo di religione , e la mia vecchia fede si ravviva . Ieri mi diceva : - Signor Carlo , si prepari alla felicità del Paradiso . Si stacchi dalle cose di questa terra . Pensi a Dio . Non ho rimorsi , eppure un certo stringimento di cuore mi dice forse che c ' è una macchia nella mia vita . Quando sono seduto al fuoco nell ' interno del gran camino della sala , e vedo sulla parete di contro il ritratto del Beato Antonio , smorto , severo , minaccioso , mi sembra ch ' egli apra le labbra ed alzi la mano per rimproverarmi qualcosa . Che cosa ? Non ho mai fatto male apposta a nessuno . Ho amato i miei genitori , i miei parenti , la mia Menica . Ho seguito la dottrina e i riti della Chiesa . E non ostante , gli occhi dipinti del ritratto di Don Antonio , che sono vivi , mi scrutano dentro nelle viscere , mi strappano fuori un non so che dall ' anima . È uno scavo nella coscienza . Forse il mio Demonio muto . Chi lo sa ? Forse quell ' oggetto di profano piacere , che io vagheggiavo , e che può avermi distolto spesso dalla contemplazione di Dio ! Sì , quel maledetto strumento , rubato da un sicario e destinato al rogo , poi di nuovo rubato da una femmina iniqua . Certo , a quello sguardo , che scintilla fuor della tela , ci deve essere una profonda cagione . Don Antonio , bisogna ch ' io ti plachi . Interrogai il Curato . Perdonami , nipote mio : ho già provvisto a te nel codicillo del testamento , ma ritiro il dono , che ti avevo fatto . Il buon prete mi consiglia di distruggere quella mia vecchia gioia mondana , che oggi mi è occasione di rimorsi e di paure . * * * Ieri sera nevicava , tirava vento , si sentivano certe voci lugubri a tutte le finestre ad a tutti gli usci . Non avevo dormito da una settimana . Andai nella cappella a staccar la chitarra e la potrai nella sala . Al lume del fuoco le perlette e l ' oro brillavano , e la figuretta di Apollo sorrideva . Il demonio mi tentò e toccai le corde . Un suono rauco e terribile uscì dallo strumento scordato . Allora feci aggiungere molta legna sul fuoco , e quando la vampa toccò la cappa altissima del camino , fatto un supremo sforzo , gettai la chitarra sul rogo , seguendola attentamente con gli occhi . Le corde si contorsero come serpi , mandando un sibilo di dolore ; il legno sottile della cassa armonica diventò nero , si spaccò in più luoghi , e , senza infiammarsi , si ridusse a carbone ; le perlette sparirono ; il manico durò un gran pezzo a bruciare , e le figurette della caccia , staccandosi ad una ad una , caddero nelle brace . Chiamai la serva , che gettasse dell ' altra legna sul fuoco . Tutto fu consumato . Nell ' uscire dalla sala , passando innanzi al ritratto di Don Antonio , mentre le ultime brace ardenti lo irradiavano di una luce oscillante e sanguigna , credetti che lo sguardo del Santo mi seguisse ancora tenace , torvo , implacabile . Gelai tutto e svenni . Mando un addio a te , a tua sorella ed ai suoi figliuoli ; e mi dolgo che siate troppo lontani , perch ' io vi possa vedere mai più . Sono alzato e ti scrivo dal tavolino ; ma sento dentro di me come un presentimento felice . Ho chiamato per questa sera il mio buon Curato . Mi confesserà e mi darà l ' olio santo . Senso Dallo scartafaccio segreto della contessa Livia . Ieri nel mio salotto giallo , mentre l ' avvocatino Gino , con la voce rauca della passione lungamente repressa , mi susurrava nell ' orecchio : - Contessa , abbia compassione di me : mi cacci via , ordini ai servi di non lasciarmi più entrare ; ma , in nome di Dio , mi tolga da una incertezza mortale , mi dica se posso o se non posso sperare - ; mentre il povero giovane mi si gettava ai piedi , io , ritta , impassibile , mi guardavo nello specchio . Esaminava il mio volto per trovarmi una ruga . La mia fronte , su cui scherzano i riccioletti , è liscia e tersa come quella di una bimba ; a ' lati delle mie ampie narici , al di sopra delle mie labbra un po ' grosse e rosse , non si vede una grinza . Non ho mai scoperto un filo bianco ne ' lunghi capelli , i quali , sciolti , cadono in belle onde lucide , neri più dell ' inchiostro , sulle mie spalle candide . Trentanove anni ! ... tremo nello scrivere questa orribile cifra . Diedi un colpetto leggiero con le mie dita affusolate sulla mano calda dell ' avvocatino , la quale brancolava verso di me , e m ' avviai per uscire ; ma , spinta da non so quale sentimento ( certo un sentimento lodevole di compassione e di amicizia ) , voltandomi sulla soglia , bisbigliai , credo , questa parola : - Sperate . Ho bisogno di mortificare la vanità . Alla inquietudine , che rode la mia anima e che lascia quasi intatto il mio corpo , s ' alterna la presunzione della mia bellezza : né trovo altro conforto che questo solo , il mio specchio . Troverò , spero , un altro conforto nello scrivere i miei casi di sedici anni addietro , ai quali vado ripensando con acre voluttà . Lo scartafaccio , chiuso a tre chiavi nel mio scrigno segreto , non potrà essere visto da occhio umano , e , appena compiuto , lo getterò sul fuoco , disperdendone le ceneri ; ma il confidare alla carta i vecchi ricordi deve servire a mitigarne l ' acerbità e la tenacia . Mi resta scolpita in mente ogni azione , ogni parola e sopra tutto ogni vergogna di quell ' affannoso periodo del mio passato ; e tento sempre e ricerco le lacerazioni della piaga non rimarginata ; né so bene se ciò ch ' io provo sia , in fondo , dolore o solletico . O che gioia , confidarsi unicamente a sé , liberi da scrupoli , da ipocrisie , da reticenze , rispettando nella memoria la verità anche in ciò che le stupide affettazioni sociali rendono più difficile a proclamare , le proprie bassezze ! Ho letto di santi anacoreti , i quali vivevano in mezzo ai vermi ed alle putrefazioni ( quelle , certo , erano lordure ) , ma credevano di alzarsi tanto più in su quanto più si avvoltolavano nel fango . Così il mio spirito nell ' umiliarsi si esalta . Sono altera di sentirmi affatto diversa dalle altre donne : il mio sguardo non teme nessuno spettacolo ; c ' è nella mia debolezza una forza audace ; somiglio alle Romane antiche , a quelle che giravano il pollice verso terra , a quelle di cui tocca il Parini in una ode ... non mi rammento bene , ma so che quando la lessi mi sembrava proprio che il poeta alludesse a me . Se non fosse dall ' una parte la febbre delle vive ricordanze , dall ' altra lo spavento della vecchiaia , dovrei essere una donna felice . Mio marito , vecchio , acciaccoso , pieno di fiducia in me , mi lascia spendere quanto voglio e fare quel che mi piace ; sono una delle prime dame di Trento : corteggiatori non mi mancano , e la cara invidia delle mie buone amiche , invece di scemare , si rinfocola sempre più . Di venti anni ero , naturalmente , più bella . Non che le fattezze del mio volto sieno mutate , o che il mio corpo sembri meno svelto e flessuoso ; ma negli occhi miei c ' era una fiamma , che ora pur troppo si va smorzando . Il nero stesso delle pupille mi pare , a guardarlo bene , un poco meno intenso . Dicono che il sommo della filosofia consista nel conoscere se stessi : io mi studio con tanta trepidazione da tanti anni , ora per ora , minuto per minuto , che credo di conoscermi a fondo e di potermi proclamare una filosofessa perfetta . Direi di avere toccato il colmo della mia bellezza ( c ' è sempre nel fiorire della donna un periodo breve di suprema espansione ) quando avevo di poco varcato i ventidue anni , a Venezia . Era il luglio dell ' anno 1865 . Maritata da pochi giorni , facevo il viaggio di nozze . Per mio marito , che avrebbe potuto essere mio nonno , sentivo una indifferenza mista di pietà e disprezzo : portava i suoi sessantadue anni e l ' ampia pancia con apparente energia ; si tingeva i radi capelli e i folti baffi con un unguento puzzolente , il quale lasciava sui guanciali delle larghe macchie giallastre . Del rimanente , buon uomo , pieno , alla sua maniera , di attenzioni per la giovine sposa , inclinato alla crapula , bestemmiatore all ' occorrenza , fumatore instancabile , aristocratico burbanzoso , violento verso i timidi e pauroso in faccia ai violenti , raccontatore vivace di storielle lubriche , che ripeteva a ogni tratto , né avaro , né scialacquatore . Si pavoneggiava nel tenermi al suo braccio , ma guardava le donnette facili , che passeggiavano accanto a noi nella piazza di San Marco , con un sorriso d ' intelligenza lasciva ; ed io da un lato n ' avevo gusto , giacché l ' avrei cacciato volontieri in braccio di chicchessia pure di liberarmene , dall ' altro ne sentivo dispetto . Lo avevo pigliato spontaneamente , anzi lo avevo proprio voluto io . I miei erano contrarii ad un matrimonio così male assortito ; né , bisogna dire la verità , il pover ' uomo ardiva di chiedere la mia mano . Ma io mi sentivo stufa della mia qualità di zitella : volevo avere carrozze mie , brillanti , abiti di velluto , un titolo , e sopra tutto , la mia libertà . Ce ne vollero delle occhiate per accendere il cuore nel gran ventre del conte ; ma , una volta acceso , non provò pace finché non m ' ebbe , né badò alla piccola dote , né pensò all ' avvenire . Io , innanzi al prete , risposi un Sì fermo e sonoro . Ero contenta di quello che avevo fatto , ed oggi , dopo tanti anni , non ne sono pentita . In fondo , non mi pareva di dovermene pentire neanche in quei giorni in cui , aperta l ' anima quasi d ' un tratto , mi sfogavo nel parossismo di una prima passione cieca . Sino ai ventidue anni passati il mio cuore era rimasto chiuso . Le mie amiche , deboli in faccia alle lusinghe dell ' amore sentimentale , m ' invidiavano e mi rispettavano : nella mia freddezza , nella mia sdegnosa noncuranza delle parole tenere e delle occhiate languide vedevano una preminenza di raziocinio e di forza . A sedici anni avevo assodata già la mia fama scherzando con l ' affetto di un bel giovane del mio paese e disprezzandolo poi , sicché il misero tentò di uccidersi e , guarito , scappò da Trento in Piemonte , e si arruolò volontario , e in una delle battaglie del '59 , non mi ricordo quale , morì . Ero troppo giovane allora per sentirne rimorso ; e dall ' altra parte i miei genitori e parenti e conoscenti , tutti affezionati al governo dell ' Austria , che servivano fedelmente quali militari e impiegati , non avevano trovata altra orazione funebre in onore del povero esaltato se non questa : - Gli sta bene . A Venezia rinascevo . La mia bellezza sbocciava intiera . Negli occhi degli uomini brillava , quando mi guardavano , un lampo di desiderio ; sentivo le fiamme degli sguardi rivolti sulla mia persona anche senza vederli . Persino le donne mi fissavano in volto , poi mi ricercavano giù giù sino ai piedi , ammirando . Sorridevo come un regina , come una dea . Diventavo , nella contentezza della mia vanità , buona , indulgente , famigliare , spensierata , spiritosa : la grandezza del mio trionfo mi faceva quasi apparire modesta . Mio marito , ch ' era stato uno dei rappresentanti della nobiltà tirolese nella dieta di Innsbruck , fu invitato con me ai pranzi ed alle conversazioni del Luogotenente imperiale . Quando entravo nella sala con le braccia nude , con il collo e un poco del seno scoperti , con un abito di velo e trine a lunghissima coda , e un grande fiore di rubini a foglie di smeraldi sul capo , sentivo un fremito correre tutt ' intorno . Un rossore di compiacenza mi coloriva il viso ; facevo qualche passo lento , solenne e semplice , senza guardare nessuno ; e , mentre la padrona di casa mi veniva incontro e m ' invitava a sederle accanto , agitavo il ventaglio innanzi alla mia faccia , come per nascondermi pudicamente agli occhi della gente stupita . Ai freschi , alle serenate non mancavo mai . In piazza di San Marco al caffè Quadri avevo intorno un nuvolo di satelliti : ero il sole di un nuovo sistema planetario : ridevo , scherzavo , canzonavo chi voleva pigliarmi con i sospiri o con i versi , mi mostravo una fortezza inespugnata , ma non mi affaticavo poi troppo , per non iscoraggire nessuno , a sembrare proprio inespugnabile . La mia corte si componeva in massima parte di ufficialetti e d ' impiegati tirolesi piuttosto scipiti e assai tronfii , tanto che i più dilettevoli erano i più scapati , quelli che avevano nella scostumatezza acquistato non foss ' altro l ' audacia petulante delle proprie sciocchezze . Tra questi ne conobbi uno , il quale usciva dal mazzo per due ragioni . Alla dissolutezza sbadata , univa , per quanto i suoi stessi amici affermavano , una così cinica immoralità di principii , che niente gli pareva rispettabile in questo mondo , salvo il codice penale e il regolamento militare . Oltre a ciò era veramente bellissimo e straordinariamente vigoroso : un misto di Adone e di Alcide . Bianco e roseo , con i capelli biondi ricciuti , il mento privo di barba , le orecchie tanto minute che sembravano quelle di una fanciulla , gli occhi grandi e inquieti di colore celeste : in tutto il volto una espressione ora dolce , ora violenta , ma di una violenza o dolcezza mitigata dai segni di un ' ironia continua , quasi crudele . La testa piantata superbamente sul collo robusto ; le spalle non erano quadre e massiccie , ma scendevano giù con grazia ; il corpo muscoloso , stretto nella divisa bianca dell ' ufficiale austriaco , s ' indovinava tutto , e rammentava le statue romane dei gladiatori . Questo tenente di linea , il quale aveva solo ventiquattro anni , due più di me , era riuscito a divorarsi la ricca sostanza paterna , e continuando sempre a giuocare , a pagar donne , a scialarla da signore , nessuno oramai sapeva come vivesse ; ma nessuno lo vinceva nel nuoto , nella ginnastica , nella forza del braccio . Non aveva mai avuto occasione di trovarsi in guerra ; non amava i duelli , anzi due ufficialetti mi raccontarono una sera , che , piuttosto che battersi , aveva più volte ingoiato atrocissimi insulti . Forte , bello , perverso , vile , mi piacque . Non glielo lasciavo intendere , perché mi compiacevo nell ' irritare e tormentare quell ' Ercole . Venezia , che non avevo mai vista e che avevo tanto desiderato di vedere , mi parlava più ai sensi che all ' anima ; i suoi monumenti , dei quali non conoscevo la storia e non intendevo la bellezza , m ' importavano meno dell ' acqua verde , del cielo stellato , della luna d ' argento , dei tramonti d ' oro , e sopra tutto della gondola nera , in cui , sdraiata , mi lasciavo andare ai più voluttuosi capricci della immaginazione . Nei calori gravi del luglio , dopo una giornata di fuoco , il ventolino fresco mi accarezzava la fronte andando in barca tra la Piazzetta e l ' isola di Sant ' Elena o , più lontano , verso Santa Elisabetta e San Nicolò del Lido : quello zeffiro , impregnato dell ' acre profumo salso , rianimandomi le membra e lo spirito , pareva che bisbigliasse nelle mie orecchie i misteri fervidi dell ' amor vero . Cacciavo nell ' acqua sino al gomito il braccio nudo , bagnando il merletto che ornava la corta manica ; e guardavo poi cadere una ad una dalle mie unghie le gocciole somiglianti a brillantini purissimi . Una sera tolsi dal dito un anello , dono di mio marito , dove splendeva un grosso diamante , e lo gettai lontano dalla barca in laguna : mi parve di avere sposato il mare . La moglie del Luogotenente volle condurmi un giorno a vedere la galleria dell ' Accademia di belle arti : non ci capii quasi nulla . Poi con i viaggi , con la conversazione dei pittori ( uno , bello come Raffaello Sanzio , voleva ad ogni costo insegnarmi a dipingere ) qualche cosa ho imparato ; ma allora , benché non sapessi niente , quell ' allegrezza di colori , quella sonorità di rossi , di gialli , di verdi e di azzurri e di bianchi , quella musica dipinta con tanto ardore di amor sensuale non mi sembrò un ' arte , mi sembrò una faccia della natura veneziana ; e le canzoni , che avevo udito cantare dal popolo sboccato , mi tornavano nella memoria innanzi alla dorata Assunta di Tiziano , alla Cena pomposa di Paolo , alle figure carnose , carnali e lucenti del Bonifacio . Mio marito fumava , russava , diceva male del Piemonte , comperava cosmetici : io avevo bisogno di amare . Ora ecco in qual modo principiò la mia terribile passione per l ' Alcide , per l ' Adone in assisa bianca , il quale si chiamava con un nome che non m ' andava a ' versi - Remigio . Costumavo tutte le mattine di recarmi al bagno galleggiante di Rima , posto fra il giardinetto del Palazzo Reale e la punta della Dogana . Avevo preso per un ' ora , dalle sette alle otto , una Sirena , cioè una delle due vasche per donne , grande quanto bastava per nuotarvi qualche poco , e la mia cameriera veniva a spogliarmi e a vestirmi ; ma , siccome nessun altro poteva entrare , così non mi davo la briga di mettermi l ' abito da bagno . La vasca , chiusa intorno da pareti di legno e coperta da una tenda cenerognola a larghe zone rosse , aveva il fondo di assi accomodato a tale profondità sott ' acqua che alle signore di piccola statura rimanesse fuori la testa . A me restavano fuori le spalle intiere . Oh la bella acqua smeraldina , ma limpida , sotto alla quale vedevo ondeggiare vagamente le mie forme sino ai piedi sottili ! e qualche pesce piccoletto e argentino mi guizzava intorno . Nuotavo quant ' era lunga la Sirena ; battevo l ' acqua con le mani aperte , finché la spuma candida coprisse il verde diafano ; mi sdraiavo supina , lasciando che si bagnassero i miei lunghi capelli e tentando di rimanere per un istante a galla , immobile ; spruzzavo la cameriera , che fuggiva lontana ; ridevo come una bimba . Molte larghe aperture , appena sotto il livello dell ' acqua , lasciavano entrare e passare l ' acqua liberamente , e le pareti , mal commesse , permettevano , attraverso le fessure , di vedere , applicandovi l ' occhio , qualche cosa al di fuori - il campanile rosso di San Giorgio , una linea di laguna , dove fuggivano leste le barche , una fetta sottile del Bagno militare , che galleggiava a piccola distanza della mia Sirena . Sapevo che tutte le mattine , alle sette , il tenente Remigio vi andava a nuotare . In acqua era un eroe : saltava dall ' alto a capo fitto , ripescava una bottiglia sul fondo , usciva dal recinto attraversando di sotto lo spazio dei camerini . Avrei dato non so che cosa per poterlo vedere , tanto m ' attraevano l ' agilità e la forza . Una mattina , mentre guardavo sulla mia coscia destra una macchietta livida , forse una contusione leggiera , che deturpava un poco la bianchezza rosea della pelle , udii fuori un romore come di persona , la quale nuotasse rapidamente . L ' acqua si agitò , la ondulazione fresca mi fece correre un brivido per le membra , e da uno dei larghi fori tra il suolo e le pareti entrò improvviso nella Sirena un uomo . Non gridai , non ebbi paura . Mi parve fatto di marmo , tanto era candido e bello ; ma il suo ampio torace si agitava per il respiro profondo , e i suoi occhi celesti brillavano , e dai capelli biondi cadevano le gocciole come pioggia di lucenti perle . Ritto in piedi , mezzo velato dall ' acqua ancora tremolante , alzò le braccia muscolose e morbide : pareva che ringraziasse i numi e dicesse : - Finalmente ! Così principiò la nostra relazione ; e d ' allora in poi lo vidi ogni giorno o al passeggio , o al caffè , o al ristorante , dove mio marito , che aveva preso a volergli bene , lo invitava sovente . Lo vedevo anche in segreto , anzi via via i nostri colloqui misteriosi diventarono a dirittura quotidiani . Spesso si stava insieme una o due ore da solo a sola , mentre il conte dormiva tra la colazione ed il pranzo o andava a gironzare per la città , poi si passavano due o tre ore in compagnia pubblicamente , dandoci di sfuggita qualche stretta di mano . Talvolta egli premeva di soppiatto con il suo piede il mio , e non di rado mi faceva tanto male che diventavo tutta rossa in volto ; ma quello stesso dolore mi piaceva . Non ero mai parsa tanto bella alla gente e a me stessa , mai tanto sana e allegra e contenta di me , della vita , di tutto e di tutti . La seggiola di paglia su cui mi adagiavo in Piazza San Marco diventava un trono ; credevo che la banda militare , la quale suonava i valzer degli Strauss e le melodie del Meyerbeer innanzi alle Procuratìe vecchie , indirizzasse la sua musica soltanto a me , e mi sembrava che il cielo azzurro e i monumenti antichi godessero della mia contentezza . Il luogo dei nostri ritrovi non era sempre il medesimo . Alle volte Remigio in una gondola chiusa mi aspettava alla riva sudicia di una lunga calletta buia , che riesciva ad un canale stretto , fiancheggiato di casupole tanto gobbe e storpie da parere crollanti , e alle finestre delle quali pendevano cenci di ogni colore ; alle volte , lasciata la prudenza , si entrava in barca da qualche luogo frequentato della città , persino dal Molo innanzi alla Piazzetta . Coperta il viso d ' un denso velo nero , andavo da lui in una casa accanto alla caserma di San Sepolcro , incontrando nell ' ombra fitta delle scale tortuose ufficiali e soldati , che non mi lasciavano passare senza porgermi un segno della loro galanteria . In quella casa , dove il sole non batteva mai , il tanfo della umidità si univa al puzzo nauseabondo del fumo di tabacco , stagnante nelle camere non ventilate . * * * Questo avvocatino Gino mi secca . Guarda con certi occhi stralunati , che spesso mi fanno ridere , ma qualche volta mi fanno gelare ; dice che non può più vivere senza la carità d ' una mia parola d ' affetto ; implora , piange , singhiozza ; mi va ripetendo : - Contessa , si ricorda quel giorno in cui lì sull ' uscio , voltandosi , mi disse con la voce di un angelo : Sperate ? - ed insiste , e torna ad invocare pietà , a singhiozzare ed a piangere . Non ne posso più . Giorni sono gli lasciai la mano : la baciò più volte così forte che mi restarono per un poco delle macchie livide sulla pelle . Insomma , sono stufa . Ieri , persa la pazienza , gli gridai che mi lasciasse in pace , che non si attentasse mai più di rimettere il piede in casa mia , e che se avesse ardito ancora di comparirmi innanzi , l ' avrei fatto cacciare dai servi e avrei raccontato ogni cosa al conte . L ' avvocatino impallidì per modo che i suoi occhi neri parvero due buchi in una faccia di gesso ; s ' alzò dal canapè barcollando ed uscì senza guardarmi . Tornerà , tornerà , scommetto . Ma è un gran dire che a commuovermi l ' anima non ci sia altro verso che il rammentarmi d ' un uomo , nel quale , ad onta della mia furibonda passione , vedevo intiera la bassezza infame . * * * Remigio ogni tanto mi domandava danaro . In principio la pigliava un poco larga : era un debito di giuoco ; era un pranzo che doveva offrire ai compagni per non so quale occasione : avrebbe restituito la somma pochi giorni appresso . Finì col chiedere senza pretesti ora cento fiorini , ora dugento ; una volta mi chiese mille lire . Io davo , e mi faceva piacere di dare . Avevo dei risparmii miei , poi mio marito largheggiava con me , anzi era lieto quando gli domandavo qualcosa ; ma venne un momento in cui gli parve che spendessi troppo . Mi offesi , mi adirai tempestosamente ; egli , bonone per solito e pieghevole , tenne duro una giornata intiera . Quella giornata appunto Remigio aveva bisogno urgente , immediato di dugentocinquanta fiorini : mi accarezzava , mi diceva tante cose belle e con una voce così ardente d ' amore , che mi sentii beata di potergli donare uno spillone di brillanti , il quale costava , se mi rammento bene , quaranta napoleoni d ' oro . Il dì seguente Remigio mancò all ' appuntamento . Dopo avere passeggiato su e giù per certe callette al di là del Ponte di Rialto una ora buona , sicché la gente mi guardava con curiosità e con malizia , ed i motti scherzosi mi scoppiettavano intorno , alla fine , con le guance infiammate dalla vergogna e gli occhi pieni di lagrime d ' ira , disperando oramai d ' incontrare l ' amante , fantasticando Dio sa che sventure , corsi a casa sua trafelata , quasi fuori di senno . La sua ordinanza , che stava lucidando la sciabola , mi disse come il tenente dal giorno innanzi non si fosse veduto . - Tutta la notte fuori ? - domandai , non avendo capito bene . Il soldato , zufolando , fece di sì con la testa . - In nome di Dio , correte , informatevi di lui : gli sarà seguita qualche disgrazia : ferito forse , ucciso ! Il soldato alzò le spalle ghignando . - Ma , rispondete , dov ' è il povero padrone ? - e avevo afferrato per le braccia il soldato mentre continuava a ridere , e lo scuotevo forte . Avvicinò il suo mustacchio al mio viso ; mi gettai indietro , ma ripetevo : - Per carità , rispondete . Brontolò finalmente : - A cena con la Gigia , o la Cate , o la Nana , o con tutte e tre in compagnia . Altro che disgrazie ! Compresi allora che il tenente Remigio era la mia vita . Il sangue mi si gelò , caddi quasi priva di sensi sul letto nella camera buia , e s ' egli non fosse apparso in quell ' istante all ' uscio , il cuore in un parossismo di sospetti e di rabbia mi si sarebbe spezzato . Ero gelosa fino alla pazzia ; avrei potuto diventare all ' occasione gelosa fino al delitto . Mi piaceva in quell ' uomo la stessa viltà . Quando esclamava : - Ti giuro , Livia , non amerò e non abbraccierò mai altra donna che te - io gli credevo ; e , mentre egli mi stava innanzi ginocchioni , lo guardavo adorando , come fosse un Dio . Se mi avessero chiesto : - Vuoi che Remigio diventi Leonida ? - avrei risposto : - No - . Che cosa mi doveva importare dell ' eroe ? Anzi la perfetta virtù mi sarebbe parsa scipita e sprezzabile al paragone de ' suoi vizii ; la sua mancanza di fede , di onestà , di delicatezza , di ritegno mi sembrava il segno di una vigoria arcana , ma potente , sotto alla quale ero lieta , ero orgogliosa di piegarmi da schiava . Quanto più il suo cuore appariva basso , tanto più il suo corpo splendeva bello . Due sole volte e per un solo istante l ' avrei bramato diverso . Passavamo un giorno lungo una fondamenta che guarda la cinta dell ' Arsenale . La mattina era allegra d ' un sole abbagliante ; alla sinistra spiccavano sull ' aria turchina gli alti fumaiuoli a campana capovolta e le cornici candide e i tetti rossi , mentre sulla destra correva il lungo muraglione dei Cantieri , severo e chiuso . Gli occhi abbacinati riposavano in certe ombre cupe , lì dove si affondava un sottoportico o si stringeva una calle ; e l ' acqua brillava di tutti i verdi , rifletteva tutti i colori , si perdeva qua e là in buchi e striscie di un nero denso . Correvano e saltavano sulla fondamenta , la quale dalla parte del canale non aveva nessun riparo , dieci o dodici monelli , vociando a squarciagola . Ve n ' erano di piccini e di grandetti . Uno dei piccoli , quasi nudo , grassotto , con i riccioletti biondi , che gli coronavano la faccia rosea e paffutella , faceva un chiasso da indemoniato , dando scappellotti , pizzicando i compagni e poi scappando via come un fulmine . Mi fermai a guardare , mentre Remigio mi raccontava le sue grandezze passate . A un tratto quel diavoletto di bimbo , non potendo in una corsa precipitosa fermare il piede al ciglio della fondamenta , volò nel canale . S ' udì uno strido ed un tonfo , poi subito intronarono l ' aria le grida di tutti quanti i ragazzi e di tutte quante le donne , le quali prima se la discorrevano nella via o guardavano dalla finestra ; ma in quel clamore dominava lo strillo acuto , disperato , straziante della giovine madre , che , slanciatasi ai piedi di Remigio , unico uomo presente a quella scena , urlava : - Me lo salvi , per carità , me lo salvi ! - Remigio , freddo , ghiacciato , rispose alla donna : - Non so nuotare - . Intanto uno dei fanciulli più grandi s ' era buttato in acqua , aveva pigliato per i ricci biondi il piccino e lo aveva tirato a riva . Fu un attimo . Lo stridìo si mutò in applauso frenetico ; donne e ragazzi piangevano di gioia ; la gente correva da tutte le parti a vedere , e il putto biondo guardava intorno con i suoi occhioni celesti , maravigliato di tanto baccano . Remigio con uno strappo violento mi cavò dalla folla . L ' altra volta che un poco il mio amante mi spiacque fu per questa cagione . S ' era fatto udire nel caffè Quadri , ciarlando in tedesco a voce alta con alcuni impiegati tirolesi , a dir male dei Veneziani . Un signore , che stava in un canto , s ' alzò di sbalzo , e piantandosi di contro a lui , che era in uniforme , gridò : - Vigliacco d ' un militare - e gli buttò in faccia tre o quattro de ' suoi biglietti da visita . Ne nacque un parapiglia . Il dì seguente i padrini dovevano combinare il duello ; ma Remigio , avendo notato che il suo avversario era piccolo , mingherlino e gracilissimo , rifiutò la pistola , rifiutò la spada , e , benché la scelta delle armi spettasse allo sfidato , volle ad ogni costo la sciabola , sicuro com ' egli era della forza del proprio braccio . Il Veneziano si piegò alla prepotenza ; ma , prima del duello , era già in carcere , ed a Remigio veniva trasmesso l ' ordine di andare immediatamente ad una nuova destinazione in Croazia . Quando seppi la cosa mi disperai : senza quell ' uomo io non potevo vivere . Tanto feci presso la moglie del Luogotenente , e tanto si adoperò mio marito , sollecitato da me , presso il Governatore ed i Generali , che Remigio ottenne di venire mandato a Trento , dove io ed il conte dovevamo tornare appunto in quei giorni . Tutto fino allora era andato a seconda della mia cieca passione . * * * Da tre mesi non vedo questo mio scartafaccio . Non mi sono attentata di portarlo in viaggio , e mi doleva , confesso , di averlo lasciato a Trento . Riandando nella memoria i casi di tanti anni or sono , il cuore torna a palpitare e sento un ' aura calda di gioventù , che mi spira d ' intorno . Il manoscritto è rimasto serrato a tripla chiave nel mio scrigno segreto , dietro all ' alcova della mia camera ; e stava chiuso con cinque suggelli in una grande busta , su cui , prima di partire , avevo scritto a grossi caratteri : « Affido all ' onore di mio marito il segreto di queste carte , ch ' egli , dopo la mia morte , brucierà senza dissuggellarle » . Me ne andai tranquillissima : ero certa che il conte , anche sospettando , avrebbe religiosamente adempiuto la volontà di sua moglie . Ho avuto adess ' adesso dalla cameriera una notizia , che mi ha disgustata : l ' avvocatino Gino prende moglie . Ecco la costanza degli uomini , ecco la saldezza delle passioni ! - Contessa Livia , muoio , mi uccido ; la sua immagine sparirà dal mio petto con l ' ultima goccia del mio sangue ; mi calpesti come uno schiavo , ma mi permetta di adorarla come una Dea - . Frasi da melodramma . Pochi mesi , e tutto svanisce . Amore , furore , giuramenti , lagrime , singhiozzi , non c ' è più nulla ! Schifosa natura umana . E a vedere quegli occhi neri in quella faccia smorta si sarebbe detto che vi lampeggiasse la sincerità profonda dell ' anima appassionata . Come balbettavano le labbra e pulsavano le arterie e tremavano le mani e la persona tutta strisciava umile sotto a ' miei piedi . L ' avvocatino scrofoloso e miserabile meritò davvero il calcio che ricevette da me . Bifolco . E chi sposa ? Una scioccherella di diciotto anni , che i suoi parenti non hanno voluto condurre in casa mia , perché la contessa Livia , si sa , è donna troppo galante ; una scipita con due mele ingranate per guance , le mani corte , grasse e rosse , i piedi da stalliere , e un ' aria impertinentina da santarella , che consola . E l ' uomo il quale piglia una tale bamboccia ha osato amarmi e dirmelo ! Sento le brace sul viso ... * * * Il mio ufficiale di sedici anni addietro , se non era un grand ' uomo , era almeno un vero uomo . Mi stringeva alla vita in modo da stritolarmi , e mi mordeva le spalle facendomele sanguinare . Cominciavano a diffondersi delle vaghe voci di guerra , poi le solite notizie contradditorie e le consuete smentite : armano , non armano , sì , no ; intanto un certo movimento insieme febbrile e misterioso si propagava dai militari ai civili , i treni della ferrovia principiavano a ritardare , a portare giù nuovi soldati e cavalli e carriaggi e cannoni , mentre i giornali non ismettevano di negare pur l ' ombra dell ' armamento . Io , senza badare agli occhi miei , credevo ai giornali , tanto il pensiero di una guerra mi spaventava . Temevo per la vita dell ' amante ; ma temevo anche più il distacco lungo , inevitabile , che avrebbe dovuto seguire tra noi due . A Remigio , in fatti , l ' ultimo dì di marzo fu ordinato di recarsi a Verona . Ottenne , innanzi di partire , due giorni di permesso , che passammo insieme , senza lasciarci mai un minuto , nella misera camera di un ' osteria sul laghetto di Cavedine ; ed egli mi giurava di venire presto a vedermi , ed io gli giuravo di andare a Verona quando non avesse potuto muoversi di lì . Nel dargli l ' ultimo abbraccio gli gettai nella tasca un borsellino con cinquanta marenghi . Il conte , ritornando dalla campagna , mi trovò , dieci o dodici giorni dopo la partenza di Remigio , smagrita e pallida . Soffrivo in realtà moltissimo . Di quando in quando sentivo delle accensioni alla testa e mi venivano dei capogiri , tanto che tre o quattro volte , barcollando , dovetti appoggiarmi alla parete o ad un mobile per non cadere . I medici , che mio marito , premuroso ed inquieto , volle consultare , ripetevano , stringendosi nelle spalle : - Affare di nervi - ; mi raccomandarono di far moto , di mangiare , di dormire e di stare allegra . Eravamo alla metà dell ' aprile ed oramai gli apprestamenti si facevano senza maschera : militari d ' ogni sorta ingombravano le vie ; marciavano i battaglioni al suono delle bande e dei tamburi ; volavano sui loro cavalli gli aiutanti di campo ; i vecchi generali , un po ' curvi sulla sella , passavano al trotto seguiti dallo Stato maggiore , baldo , brillante , caracollante . Quei preparativi mi riempivano di paure fantastiche . L ' Italia voleva passare a fil di spada tutti quanti gli Austriaci ; Garibaldi , con le sue orde di demonii rossi , voleva scannare tutti quelli che gli sarebbero capitati in mano : si presagiva un ' ecatombe . Avevo le furie in corpo : da Verona in sei settimane m ' erano capitate quattro lettere sole . La posta si può dire che non esistesse più ; bisognava consegnare , pregando e pagando , i fogli a qualcuno che , disposto ad affrontare gli ostacoli e gli interminabili ritardi del viaggio , avesse necessità e ardire di recarsi da un luogo all ' altro . Io , non potendo più vivere nelle angoscie , in cui mi teneva notte e giorno il silenzio o volontario o innocente di Remigio , m ' ero risoluta di tentare il viaggio ; ma come fare senza che mio marito ne sapesse nulla ? come fare io donna e sola e giovane e bella in mezzo alla brutalità dei soldati , resi più audaci dalla disciplina allentata e dal pensiero degli stessi pericoli a cui andavano incontro ? Una mattina , all ' alba , dopo una eterna notte di smanie , m ' ero addormentata , quando a un tratto un romore mi sveglia ; apro gli occhi e mi vedo accanto Remigio . Mi parve un sogno . L ' aurora illuminava già di luce lieve e rossastra la camera ; scesi con un balzo dal letto per chiudere le tende dell ' alcova , e si cominciò sotto voce a discorrere . Ero inquieta ; il conte , che dormiva a due stanze d ' intervallo , poteva sentire , poteva venire ; i domestici potevano avere visto il mio amante entrare furtivamente a quell ' ora . Egli mi rassicurò con poche parole impazienti : aveva picchiato , come altre volte , ai vetri della finestra terrena , dove la cameriera dormiva ; ella pian piano gli aveva aperto il portone , ed era entrato senza che nessuno sospettasse di nulla . Della cameriera m ' importava poco , giacché sapeva ogni cosa ; ma il peggio stava nell ' uscire : bisognava spicciarsi . Tornai a sbalzare dal letto ; andai ad origliare all ' uscio della stanza di mio marito : russava . - Ti fermi a Trento , non è vero ? - Sei matta . - Qualche giorno almeno ? - È impossibile . - Uno ? - Parto fra un ' ora . Rimasi accasciata ; il mio cuore , pieno un minuto prima di gaie speranze , si riempì d ' affanni e di paure . - E non tentare di trattenermi . In tempo di guerra non si scherza . - Guerra maledetta ! - Maledetta sì . Dovrà essere terribile , a quanto pare . - Senti , non potresti fuggire , non potresti nasconderti ? Ti aiuterò . Non voglio che la tua vita sia messa in pericolo . - Fanciullaggini . Mi scoprirebbero , mi piglierebbero , e sarei fucilato per disertore . - Fucilato ! - Ho bisogno di te . - La mia vita , tutto . - No . Duemilacinquecento fiorini . - Dio , come faccio ? - Vuoi salvarmi ? - Ad ogni costo . - Senti dunque . Con duemilacinquecento fiorini i due medici dell ' ospedale e i due della brigata mi fanno un certificato di malattia , e vengono a visitarmi ogni tanto per confermare presso il Comando una mia infermità qualunque , la quale mi renda inabile affatto al servizio . Non perdo il mio grado , non perdo il mio soldo , scanso ogni pericolo e rimango a casa tranquillo , zoppicando un poco , è vero , per una sciatica maligna o per una lesione all ' osso della gamba , ma quieto e beato . Troverò qualche impiegatuzzo con cui giuocare a briscola ; berrò , mangierò , farò le lunghe dormite ; avrò la noia di stare a casa nel giorno , ma la notte , sempre zoppicando un poco per prudenza , mi potrò sfogare . Ti piace ? - Mi piacerebbe , se tu fossi a Trento . Verrei da te ogni giorno , due volte al giorno . Già quando ti credono malato , stare a Verona o a Trento non è lo stesso ? - No , i regolamenti vogliono che il militare malato stia nella sede del Comando , sotto la continua e coscienziosa vigilanza dei medici . Ma , appena finita la guerra , tornerò qua . La guerra sarà fiera , ma breve . - Mi amerai sempre , mi sarai sempre fedele , non guarderai nessun ' altra donna ? Me lo giuri ? - Sì , sì , te lo giuro ; ma l ' ora passa , e i duemilacinquecento fiorini mi occorrono . - Subito ? - Sicuro , devo portarli con me . - Ma nello scrignetto credo di avere appena una cinquantina di napoleoni d ' oro . Tengo sempre poco denaro . - Insomma , trovali . - Come vuoi ch ' io li trovi ? Posso chiederli a mio marito a quest ' ora , così , con quale pretesto , per darli a chi ? - L ' amore si conosce dai sacrifizii . Non mi ami . - Non ti amo ? io che ti darei volentieri tutto il mio sangue . - Queste sono parole . Se non hai denaro , dammi i gioielli . Non risposi e mi sentii impallidire . Accortosi della impressione che mi avevano fatto le sue ultime parole , Remigio mi serrò tra le braccia di ferro , e mutato tono , ripeté più volte : - Sai che ti amo infinitamente , Livia mia , e ti amerò finché avrò un soffio di vita ; ma questa vita salvamela , te ne scongiuro , salvala per te , se mi vuoi bene . Mi prendeva le mani , e le baciava . Ero già vinta . Andai alla scrivania a prendere le tre piccole chiavi dello scrignetto : temevo di far romore ; camminavo in punta di piedi , benché avessi i piedi nudi . Remigio mi accompagnò nel gabinetto dietro l ' alcova ; serrai l ' uscio , perché il conte non potesse udire , ed aperto lo scrigno con qualche difficoltà , tanto ero agitata , ne trassi un fornimento intiero di brillanti , mormorando : - Ecco , prendi . Costò quasi dodicimila lire . Troverai da venderlo ? Remigio mi tolse di mano l ' astuccio ; guardò i gioielli e disse : - Usurai ce n ' è dappertutto . - Sarebbe un peccato il darlo via per poco . Cerca modo di poterlo ricuperare . Mi piangeva il cuore . Il diadema specialmente mi stava tanto bene . - E i denari me li dai ? - chiese Remigio , - mi farebbero comodo . Cercai nello scrigno i napoleoni d ' oro , che avevo messi in un mucchietto , e , senza contarli , glieli diedi . Mi baciò e , frettolosamente , fece per uscire . Lo trattenni . Con un atto d ' impazienza mi respinse , dicendo : - Se ti preme la mia vita , lasciami andare . - Fa piano , non senti che gli stivali scricchiolano ? E poi , aspetta . Voglio vedere se c ' è la cameriera ; bisogna ch ' ella venga ad accompagnarti . La cameriera , infatti , attendeva in una stanza vicina . - Mi scriverai subito ? - Sì . - Ogni due giorni ? Volevo dare un ultimo bacio all ' amante mio , che amavo tanto : era già sparito . Aperte le invetriate , guardai nella via . Il sole indorava le alte cime dei monti . Innanzi al portone stavano discorrendo fra loro il mozzo di stalla ed il guattero . Alzarono gli occhi e mi videro ; poi videro uscire dal palazzo Remigio , che camminava in fretta con le tasche dell ' abito rigonfie . Tornai a letto e piansi tutto il giorno : l ' energia della mia natura era fiaccata . Il medico la mattina appresso trovò che bruciavo e che avevo una gran febbre ; ordinò il chinino , che non presi : avrei voluto morire . Una settimana intiera dopo la visita di Remigio la cameriera mi portò con la sua solita placidezza una lettera , che , appena vista , le strappai di mano rabbiosamente : avevo indovinato , era di lui , la prima dopo la sua partenza , e mi posi a leggerla con sì furiosa avidità che , giunta alla fine , dovetti ricominciare : non ne avevo capito nulla . Me la ricordo ancora oggi parola per parola , tante volte la lessi e tante volte i casi terribili , che la seguirono , me ne fecero risovvenire : « Livia adorata , M ' hai salvato la vita . Ho venduto l ' astuccio a un Salomone qualunque , per poco , a dire il vero , ma in queste circostanze di trambusti e di spaventi non si poteva esigere di più , duemila fiorini , i quali sono bastati a riempire la vorace pancia dei medici . Prima di dovermi ammalare ho trovato una bella stanza verso l ' Adige in via Santo Stefano al numero 147 ( scrivimi a questo indirizzo ) , grande , pulita , con una anticamera tutta per me , da cui si esce direttamente sulla scala ; mi sono provvisto di tabacco , di rum , di carte da giuoco e di tutti i volumi di Paolo di Koch e di Alessandro Dumas . Non manco di compagnia piacevole , tutti maschi ( non ti agitare ) , tutti scrocconi , e se non fosse che devo parere zoppo e che di giorno non posso uscire di casa , mi direi l ' uomo più felice del mondo . Certo , mi manca una cosa , la tua persona , cara Livia , che adoro e che vorrei avere il dì e la notte fra le mie braccia . Dunque non ti dar pensiero di nulla . Io leggerò le notizie della guerra fumando ; e quanti più Italiani e Austriaci se ne andranno all ' inferno tanto più ci avrò gusto . Amami sempre come io t ' amo ; appena la guerra sarà finita e questi cani di dottori , i quali mi costano un occhio della testa , m ' avranno lasciato in pace , correrà ad abbracciarti , più ardente che mai , il tuo REMIGIO » . La lettera mi lasciò sconcertata e disgustata , così mi parve volgare ; ma poi , nel tornarvi su , a poco a poco mi persuasi che il tono in cui era scritta fosse affettatamente leggiero e gaio , e che l ' amante avesse fatto un crudele , ma nobilissimo sforzo nel contenere l ' impeto del suo cuore , tanto per non gettare nuova esca nella mia passione , che era già un incendio , e per quietarmi un poco l ' animo , ch ' egli sapeva terribilmente ansioso . Ristudiai la lettera in ogni frase , in ogni sillaba . Avevo bruciate tutte le altre quasi appena ricevute ; serbai questa in un taschino del portamonete , per cavarnela spesso quando ero sola , dopo avere serrato a chiave gli usci della stanza . Tutto mi confermava nella mia credenza benevola : quelle espressioni d ' affetto mi apparivano tanto più potenti quanto più erano rapide , e quei periodi grossolani e cinici mi si presentavano alla fantasia sublimi di generoso sacrifizio . Avevo tanto bisogno di credere che la mia smania trovasse una scusa nella smania dell ' altro ; e la viltà di lui mi riempiva il seno d ' entusiasmo , purché io credessi di esserne la cagione . Ma il mio cervello galoppante non si fermava qui . Chi sa , pensavo tra me , chi sa che questa lettera sia tutta un magnanimo inganno ! Forse egli è già partito per il campo , forse egli sta di contro al nemico ; ma , più curante di me che di lui , non volendo farmi morire negli sbigottimenti e nei terrori , m ' addormenta con la menzogna pietosa . Appena un tale pensiero si fece adito nel mio spirito , me ne sentii tutta invasa . Le insonnie , l ' avversione al mangiare , i disturbi fisici contribuivano ad una vera esaltazione mentale . Vivevo quasi nella solitudine . Già la mia società s ' era andata via via restringendo , poiché le famiglie nobili trentine , avverse alle opinioni politiche del conte , avevano da un pezzo lasciato con bel garbo lui e me affatto in disparte ; i giovani , frementi d ' italianismo , ci sfuggivano senza riguardi e ci odiavano ; gl ' impiegati del paese , non sapendo come la guerra sarebbe andata a finire , per non rischiare di compromettersi né in un modo né in un altro , oramai si astenevano dal mettere piede in casa nostra : vedevamo , in somma , qualche nobile austriacante , spiantato e parassita , qualche alto funzionario tirolese , duro , testardo , puzzolente di birra e di cattivo tabacco . I militari non trovavano più l ' agio né la voglia di occuparsi di me . La mia relazione col tenente Remigio , conosciuta da tutti , eccetto che da mio marito , aveva accresciuto il mio isolamento , il quale , del resto , m ' era gradito , anzi necessario nello stato d ' animo in cui da un po ' di tempo vivevo . Remigio , dopo la lettera famosa , non aveva più scritto . Sognavo per lui de ' pericoli , che mi apparivano tanto più orrendi quanto più erano incerti . Avrei potuto sopportare forse la sicurezza dei rischi d ' una battaglia ; ma il non sapere se il mio amante andasse alla guerra o no , era un dubbio che mi faceva impazzire . Scrissi a Verona ad un generale che conoscevo , a due colonnelli , poi a qualcuno di quegli ufficialetti , i quali mi avevano tanto corteggiato a Venezia : nessuno rispose . Tempestavo Remigio di lettere ; niente . Intanto le ostilità principiarono : la vita civile era soppressa ; la ferrovia , le strade non servivano ad altro che ai carriaggi delle munizioni , delle ambulanze , delle proviande , agli squadroni di cavalleria , che passavano in mezzo a nuvoli di polvere , alle batterie , che facevano tremare le case , ai reggimenti di fanteria , che si svolgevano l ' uno dopo l ' altro interminabili , sinuosi , striscianti come un verme , il quale volesse abbracciare nelle sue enormi spire tutta quanta la terra . Una mattina calda , affannosa , il 26 del giugno , capitarono le prime notizie di una battaglia orribile : l ' Austria era disfatta , diecimila morti , ventimila feriti , le bandiere perdute , Verona ancora nostra , ma vicina a cedere , come le altre fortezze , all ' impeto infernale degli Italiani . Mio marito era in villa , e doveva starci una settimana . Suonai con furia ; la cameriera non veniva ; tornai a suonare ; si presentò all ' uscio il domestico . - Dormite tutti ? maledetti poltroni . Fammi venire subito il cocchiere , ma subito , intendi ? Qualche minuto dopo entrò Giacomo sbigottito , abbottonandosi la livrea . - Da qui a Verona quante miglia ci sono ? Stette un poco a pensare . - Dunque ? - ripresi stizzita . Giacomo faceva i suoi conti : - Da qui a Roveredo circa quattordici ; da Roveredo a Verona dovrebbero essere ... non saprei ... ci si mette con due buoni cavalli dieci ore , poco più , poco meno , senza contare le fermate . - Ci sei mai stato con i cavalli da Trento a Verona ? - No , signora contessa ; andai da Roveredo a Verona . - Fa lo stesso . Da qui a Roveredo so bene anch ' io che occorrono due ore . - Due ore e mezzo , scusi , signora contessa . - Dunque due e dieci fanno dodici in tutto . - Mettiamo tredici , signora contessa , e di buon trotto . - Quanti cavalli ha preso con sé il padrone ? - La sua solita cavallina morella . - Ne restano quattro in scuderia . - Sì , signora padrona : Fanny , Candida , Lampo e lo stallone . - Potresti attaccarli tutti quattro ? - Insieme ? - Sì , insieme . Giacomo sorrise con una cert ' aria di benevola compassione : - Scusi , signora contessa , non è possibile . Lo stallone ... - Ebbene , attacca gli altri tre . - Lampo ha una sciancatura , povero Lampo , non può neanche trascinarsi al passo . - Attacca dunque come al solito Fanny e Candida , in nome di Dio - gridai , pestando i piedi , e soggiunsi : - Domattina alle quattro . - Sarà servita , signora padrona ; e , scusi , per regolarmi nella biada da portar via , dove si va ? - A Verona . - A Verona , misericordia ! In quanti giorni ? - Dalla mattina alla sera . - Signora padrona , scusi , ma questo proprio non si può . - Ed io lo voglio , hai capito ? - replicai con accento così imperioso che il pover ' uomo trovò appena il coraggio di balbettare : - Abbia compassione di me . Accopperemo le due cavalle , e il padrone mi caccerà sulla strada . - La responsabilità è mia . Obbedisci e non pensare ad altro - e gli diedi quattro marenghi . - Ti darò il doppio quando saremo tornati , ad un patto per altro , che tu non dica niente a nessuno . - Per questo non c ' è pericolo ; ma gl ' ingombri della strada , carri , i cannoni , le prepotenze dei soldati , le seccature dei gendarmi ? - Ci penso io . Giacomo piegò il capo , rassegnato , ma non persuaso . - A che ora giungeremo a Verona ? - Quando vorrà il cielo , signora padrona ; e sarà un miracolo se ci arriveremo vivi , lei , signora padrona , io e le due povere bestie . Per me poco importa , ma per lei e per le bestie ! - Bene , alle quattro dunque , e silenzio . Se taci avrai quello che ti ho promesso , se parli ti licenzio sui due piedi e senza salario . Hai inteso ? Bada che tutti , anche la cameriera , devono credere che andiamo a San Michele , dalla marchesa Giulia . Giacomo , rannuvolato , s ' inchinò ed uscì dalla stanza . All ' alba ero in carrozza , e via . Avevo chiuso le tendine degli sportelli , e guardavo da un angolo ai fantaccini trafelati e polverosi , i quali credendo che nel cocchio stesse un qualche gran personaggio , si schieravano lungo i fossati ; alcuni facevano il saluto militare . Di quando in quando bisognava rallentare la corsa con mio fiero dispetto , o a dirittura fermarsi alcuni minuti per aspettare che i pesanti e cigolanti carri avessero lasciato libero il passo : le cose per altro andavano assai meglio di quello che avesse predetto Giacomo . Una pattuglia di gendarmi a cavallo fermò la carrozza , ma il sergente , vedendo che c ' era dentro una signora , si contentò di gridare cavallerescamente : - Buon viaggio - . Più giù di Roveredo , a Pieve , ci si trattenne a rinfrescare un poco ; poi a Borghetto , staccate le giumente , che non ne potevano più , passammo tre ore buone , che mi parvero tre anni , rannicchiata com ' ero nella carrozza , udendo i lamenti e le bestemmie dei soldati , i quali si lasciavano cascare in terra a squadre per pochi istanti vicino all ' osteria , sotto la scarsa ombra degli alberi magri , e mangiavano un tozzo di pagnotta e bevevano un sorso d ' acqua . Avrò chiamato dieci volte Giacomo , il quale veniva allo sportello con tanto di grugno , sforzandosi di parere composto , e si toglieva il cappello , e ripeteva : - Signora contessa , ancora dieci minuti - . Si ripigliò , quando Dio volle , il cammino . L ' Adige , che costeggiavamo , era quasi asciutto , i campi sembravano arsi , la strada brillava d ' un candore abbagliante , non si vedeva una macchia nel cielo azzurro , le pareti della carrozza bruciavano , e in quell ' afa grave , in quella densa polvere , io mi sentivo soffocare . La fronte mi gocciolava e battevo i piedi per l ' impazienza . Non badai alla Chiusa : ascoltavo lo scoppiettìo della frusta di Giacomo . A Pescantina si tornò a rinfrescare : le buone bestie camminavano a stento , e a giungere a Verona ci volevano ancora dieci lunghe miglia . Il sole era scomparso in un nimbo di fuoco . Sempre carri e soldati , ronde di gendarmi , polvere , e a momenti un frastuono assordante e uno stridore acuto di ferramenta , a momenti un mormorio confuso e pauroso , nel quale si distinguevano gemiti e imprecazioni e le strofe di qualche canzonaccia oscena , cantata da voci strozzate . Fino ad ora eravamo scesi con la corrente degli uomini e dei veicoli , ora ci s ' incontrava in qualche vettura d ' ambulanza , in qualche compagnia pedestre di militari leggermente feriti , col braccio al collo , una fasciatura alla testa , verdi in volto , curvi , zoppicanti , laceri . E Remigio , Remigio ! Gridavo a Giacomo di battere le bestie col manico della frusta . Cominciava a far notte . S ' arrivò alle mura di Verona verso le nove ; e tanto era il timor panico , tanto il trambusto , che nessuno badò alla carrozza , e si poté giungere all ' albergo della Torre di Londra senz ' altri intoppi . Non c ' era più una camera , non c ' era un buco dove poter dormire , né in quell ' albergo , né , per quanto mi assicurarono , in nessuna altra locanda della città : tutto era stato requisito per gli ufficiali . I cavalli , morti di stanchezza , vennero legati nel cortile ; Giacomo doveva attendere ad essi ; io finalmente sbalzai a terra . Mi feci accompagnare a piedi da un ragazzaccio nella via Santo Stefano al numero 147 . Si dovette camminare più volte su e giù nella strada , guardando all ' alto delle porte , innanzi di distinguere nel barlume dei rari fanali il numero della casa . Se Remigio c ' era , volevo fargli una improvvisata : le mie membra tremavano tutte d ' impazienza e di desiderio , ma poteva essere a letto , poteva stare in compagnia di qualcuno , e , sebbene volessi ad ogni costo vederlo subito , pure mi sembrò di dover mandare il ragazzo avanti in esplorazione . Era furbo e capì al volo : doveva suonare , chiedere del tenente per una faccenda urgentissima , insistere perché gli aprissero , salire , dirgli una fandonia qualunque , per esempio che un signore , del quale s ' era scordato il nome e che alloggiava all ' albergo della Torre di Londra , bramava , senza ritardo , avere notizie della sua salute . Il fanciullo nel venir fuori aveva da lasciare aperti l ' uscio del quartiere e la porta di strada . Io mi nascosi sul fianco della casa , in un chiassuolo tra la via ed il fiume . Il fanciullo suonò . S ' udì una voce rabbiosa dall ' ultimo piano : - Chi è ? - Sta qui il tenente Remigio Ruz ? - L ' altro campanello , quello di mezzo : alla malora . Il fanciullo suonò all ' altro campanello . Passò un minuto , che mi sembrò interminabile , e nessuno comparve ; il ragazzo tornò a suonare ; allora dal secondo piano una voce di donna chiese : - Chi è ? - Sta qui il tenente Remigio Ruz ? - Sì , ma non riceve nessuno . - Ho bisogno di parlargli . - Domattina dopo le nove . - No , questa sera . Hanno paura dei ladri ? Passò un altro minuto e finalmente la porta si aprì . Remigio c ' era ! la gioia mi spezzava il cuore : mi si offuscò la vista e , non potendo reggermi sulle gambe , m ' appoggiai alla muraglia . Poco dopo il fanciullo tornò : s ' era fatto mandare al diavolo , ma aveva potuto lasciare l ' uscio e la porta socchiusi . Mi tornarono le forze , diedi qualche moneta all ' astuto monello , e , strisciando , entrai nella casa . Avevo previsto che mi sarebbero occorsi i fiammiferi ; al pianerottolo del secondo piano v ' erano due usci , sopra uno dei quali stava appiccato il biglietto da visita di Remigio ; spinsi l ' imposta , che cedette , ed entrai senza romore in una stanza quasi buia . Toccavo la cima delle mie speranze , sentivo già le braccia dell ' amante mio , per il quale avrei dato senza esitare tutto quello ch ' io avevo e la mia vita insieme , schiacciarmi impetuosamente sopra il suo largo torace , sentivo i suoi denti incidere la mia pelle , e pregustavo un mondo inenarrabile di allegrezze furiose . La consolazione mi fiaccava : dovetti sedermi sopra una seggiola , che stava accanto all ' ingresso . Udivo e vedevo come se fossi immersa in un sogno : avevo perso il senso della realtà . Ma qualcuno lì d ' appresso rideva rideva : era un riso di donna stridulo , sguaiato , sgangherato , che a poco a poco mi destò . Ascoltai , mi rizzai e , trattenendo il respiro , m ' avvicinai ad un uscio spalancato , dal quale si vedeva in una vasta camera illuminata . Io stavo nell ' ombra , né mi si poteva scorgere . Oh , perché in quel punto Dio non mi accecò ! V ' era una tavola , co ' resti d ' una cena ; v ' era , dietro alla tavola , un largo canapè verde su cui Remigio , sdraiato , faceva per gioco il solletico sotto l ' ascella ad una ragazza , la quale sghignazzava , si sbellicava , si dimenava , si contorceva tutta , sforzandosi invano di svincolarsi dalle mani dell ' uomo , che le dava baci sulle braccia , sul collo , sulla nuca , dove capitava . Io non mi potevo più muovere ; ero inchiodata al mio posto , con gli occhi fissi , le orecchie tese , la gola arsa . L ' uomo , stufo della burla , afferrò alla vita la ragazza , mettendosela a sedere sulle ginocchia . Allora cominciarono i discorsi , interrotti spesso da scherzi e da carezze . Sentivo le parole , il senso mi sfuggiva . A un tratto la donna pronunciò il mio nome . - Mostrami i ritratti della contessa Livia . - Li hai visti tante volte . - Mostrameli , te ne prego . L ' uomo , rimanendo disteso sul canapè , alzò un lembo della tovaglia , aperse il cassetto della tavola e ne cavò delle carte . La ragazza , diventata seria , cercò fra quelle i ritratti e li guardò lungamente , poi : - È bella la contessa Livia ? - Lo vedi . - Non mi capisci : voglio sapere se ti par più bella di me . - Nessuna donna mi può parer più bella di te . - Vedi , in questa fotografia il vestito da ballo lascia scoperte le braccia intiere e le spalle giù giù - e la fanciulla s ' accomodava la camicia , confrontando con il ritratto : - Guarda , ti sembro più bella ? L ' uomo la baciò in mezzo al petto , esclamando : - Mille volte più bella . La fanciulla , accanto alla lucerna , fissando negli occhi l ' uomo , che sorrideva , pigliò ad uno ad uno i quattro ritratti , e lenta lenta li lacerò ciascuno in quattro pezzi ; e lasciava cadere quei brani sulla tavola in mezzo ai tondi e ai bicchieri . L ' uomo continuava a sorridere . - Ma tu , cattivo , le dici pure di volerle bene . - Sai che glielo dico il meno possibile ; ma ho bisogno di lei , e non saremmo qui insieme , cara , se non m ' avesse dato il danaro che sai . Quei maledetti medici me l ' hanno fatta pagar salata la vita . - Quanto t ' è rimasto ? - Cinquecento fiorini , che sono già in parte sfumati . Bisogna scrivere a Trento alla cassa : ogni parola dolce , un marengo . - Eppure - disse la donna con gli occhi pieni di lagrime - eppure mi pesa . L ' uomo se la tirò vicina vicina sul canapè verde , mormorando : - Lagrime non ne voglio . In quel punto il cuore mi si rivoltolò dentro : l ' amore era diventato esecrazione . Mi trovai nella strada . Andavo senza sapere dove ; mi passavano accanto nella oscurità , urtandomi , gruppi di soldati , barelle , da cui venivano gemiti lunghi o strilli di dolore , qualche cittadino frettoloso , qualche contadino spaurito ; nessuno badava a me , che scivolavo lungo i muri delle case ed ero vestita tutta di nero con un fitto velo sul volto . Riescii ad un largo viale piantato di alberi cupi , dove il fiume , corrente alla mia destra , rinfrescava un poco l ' aria affannosa . L ' acqua si perdeva quasi nelle tenebre ; ma non mi venne , neanche per un attimo , la tentazione del suicidio . Era già nato in me , senza ch ' io neppure me ne fossi avveduta , un pensiero bieco , ancora indeterminato , ancora annebbiato , il quale m ' invadeva adagio adagio l ' anima intiera e la mente , il pensiero della vendetta . Avevo offerto tutto a quell ' uomo , ero vissuta per lui , senza di lui m ' ero sentita morire , con lui ero salita in cielo ; ed il suo cuore , i suoi baci egli li dava ad un ' altra ! La scena a cui avevo assistito , mi si dipingeva tutta dinanzi ; vedevo ancora sotto a ' miei occhi quelle lascivie . Infame ! Corro per lui , superando ogni ostacolo , sprezzando ogni pericolo , gettando nel fango il mio nome : corro ad aiutarlo , corro a confortarlo , e lo trovo sano , più bello che mai e nelle braccia di una donna ! E lui , che mi deve tutto , e la sua ganza , calpestano insieme la mia dignità ed il mio affetto e mi scherniscono e mi vituperano . E sono io che pago le loro orgie ; e quella donna bionda si vanta , nuda , di essere più bella di me ; e lui , lui ( m ' era serbato questo supremo obbrobrio ) la proclama lui stesso più bella ! Tante emozioni m ' avevano affranto : l ' ira , che bolliva dentro di me , aveva messo in tutto il mio corpo una febbre ardente , che mi faceva tremare le gambe . Non sapevo dove fossi ; non volevo , né potevo farmi accompagnare da un passante fino all ' albergo per chiudermi di nuovo nella carrozza ; mi posi a sedere sulla sponda del fiume , fissando gli occhi nel cielo nero . Non trovavo requie ; rientrai nelle vie della città ; impazzivo ; cascavo di fatica ; da diciotto ore non avevo mangiato . Mi trovai per caso di contro ad una modesta bottega da caffè , e , dopo avere più volte girato innanzi alla vetrina , parendomi che non ci fosse nessuno , andai a pormi nel canto più lontano e scuro , ordinando qualcosa . Nell ' angolo opposto , sdraiati sullo stesso sofà rosso , che circondava la sala vasta , bassa , umida e mezza buia , stavano due militari , fumando e sbadigliando . Poco dopo entrarono due altri ufficiali ; un giovinetto , che poteva avere diciannove anni , lungo , smilzo , con i baffetti sottili , ed un uomo sui quaranta , tozzo , pesante , con il muso pavonazzo a bitorzoli ed a bernoccoli , le larghe sopracciglia nere come il carbone e due mustacchi sotto il naso grosso così folti ed irti che parevano setole ; aveva in bocca una pipa boema , corta nel cannello , ma enorme nel camino , dalla quale uscivano ampie nubi di fumo , che andavano l ' una dopo l ' altra ad annerire il soppalco . Il giovinetto andò dritto a salutare gli ufficiali nell ' angolo . Sentii che diceva : - Ne ho visti morire quaranta in due ore nella sala delle operazioni sotto i ferri dei chirurghi , i quali buttavano via braccia e gambe come se giuocassero al pallone , e trapanavano e aggiustavano teste ... - Bisognerebbe che aggiustassero quelle dei nostri generali - brontolò il Boemo , ghignando . Nessuno badava a me . Entrò , sola , una ragazza , pareva una crestaia , e si pose a sedere a lato dell ' ufficialetto magro , chiedendogli ad alta voce : - Me lo paghi un caffè ? Dopo alcuni discorsi , ai quali non posi attenzione , uno dei militari sdraiati disse alla ragazza , senza muoversi : - Sai , Costanza , ho visto il tuo tenente Remigio - Quando ? - chiese la femmina . - Oggi . Sono andato da lui . Era insieme con Giustina . La conosci Giustina ? - Sì , quella biondona , che ha tre denti rimessi . - Non me ne sono accorto . - Guardala bene . E come sta Remigio ? - Qualche doloretto alla gamba , che lo fa guaire ogni tanto , e zoppica un poco , ecco tutto . È stata proprio una malattia provvidenziale quella . Gli altri arrischiano la pelle , si logorano nelle fatiche , nei calori d ' inferno , nella fame , in tutte le maledizioni di questa guerra , e lui mangia , beve e sta allegro e trova chi lo mantiene . - Chi vuoi che lo mantenga quel buon mobile ? - Una signora . - Una vecchia bavosa . - No , mia cara , una signora bella , giovane e , per giunta , milionaria e contessa e innamorata matta di lui . - E paga le bellezze del tenente ? - Gli dà del danaro , e molto . - Povera sciocca ! - Remigio la chiama la sua Messalina . Non me ne ha detto il casato , ma mi ha confidato ch ' è di Trento e che ha nome Livia . C ' è nessuno qui che sia pratico di Trento ? L ' ufficialetto smilzo disse : - M ' informerò io e vi riferirò ogni cosa domani a sera , se saremo a Verona . Contessa Silvia , non è vero ? - Contessa Livia , Livia , ricordatelo bene - gridò l ' ufficiale sdraiato . Costanza riprese : - Ma Remigio è malato per davvero ? - Oh per questo poi sì . Capisci bene che non la si dà a bere a quattro medici : uno del reggimento di Remigio , un altro scelto dal generale in un altro reggimento e due dell ' ospedale militare . Ogni tre giorni vanno a visitarlo ; palpano la gamba - e picchiano e tirano e lo fanno strillare . Una volta svenne . Ora sta meglio . - Finita la guerra , guarita la gamba insistette la Costanza . - Non lo dite neanche per ischerzo - osservò il secondo ufficiale sdraiato , il quale fino allora non aveva fatto sentir la sua voce . - Sai che per il solo sospetto di un inganno il tenente ed i medici verrebbero fucilati in ventiquattt ' ore , l ' uno come disertore dal campo di battaglia , gli altri come complici e manutengoli ? - E se la meriterebbero , per Dio - esclamò ruggendo il Boemo senza cavarsi la pipa di bocca . L ' ufficialetto aggiunse : - Il generale Hauptmann non aspetterebbe neanche ventiquattr ' ore . A queste parole l ' idea , che già mi stava in nebbia nel cervello , splendette di vivissima luce ; avevo trovato , avevo risoluto . - Il generale Hauptmann ! - ripetevo tra me . Le vampe , che mi salivano al capo , m ' obbligarono a togliere del tutto il velo dalla faccia ; bruciavo : chiamai perché mi portassero dell ' acqua . Gli ufficiali , che allora s ' accorsero di me , mi furono tutti attorno . - O la bella donna ! - Ha bisogno di qualcosa ? - Vuole un bicchierino di Marsala ? - Possiamo tenerle compagnia ? - Aspetta qualcuno ? - Occhi stupendi ! - Labbra da baci ! - L ' ufficialetto magro mi si era cacciato accanto sul sofà : essendo il più giovane voleva mostrarsi il più ardito . Mi svincolai dalle sue mani e cercai di alzarmi per fuggire , ma due altri mi trattenevano ; il Boemo sudicio guardava e fumava . Mi rivolsi a lui gridando : - Signore , sono una gentildonna , m ' aiuti e mi accompagni a casa , alla Torre di Londra - . Il Boemo si fece largo , dando degli spintoni di qua e di là e mandando quasi con le gambe all ' aria l ' ufficialetto novello ; poi , duro , serio , mettendo in tasca la pipa , m ' offerse il braccio . Uscii con lui . Durante la via , che non era lunga , mi disse poche e rispettose parole . Io gli chiesi chi fosse il generale Hauptmann , dove avesse il suo uffizio e altre notizie , le quali mi premevano per le mie buone ragioni . Seppi come il generale del Comando stesse in Castel San Pietro . Il portone dell ' albergo rimaneva spalancato , benché il tocco dopo mezzanotte fosse suonato da un pezzo : c ' era un grande andirivieni di militari e di borghesi . Ringraziai l ' ufficiale , che puzzava di maledetto tabacco , e m ' accomodai alla meglio sui cuscini della mia carrozza , posta in un angolo del cortile . Stracca morta com ' ero , m ' assopii tosto ; ma mi destò in sussulto il picchiare forte di una mano sullo sportello . La voce rauca e volgare del Boemo ripeteva : - Sono io , signora contessa , io che vorrei dirle , col debito ossequio , una sola parola . Abbassai il cristallo , e l ' ufficiale mi porse qualcosa : era il mio portamonete , dimenticato sulla tavola della bottega da caffè , mentre stavo per pagare e successe il tafferuglio . Lo avevano trovato e riportato i tre compagni di lui , il quale disse con gravità solenne : - Non manca né una carta , né un soldo . - Ma le carte sono state lette ? - e pensavo alla lettera di Remigio , l ' unica serbata da me e che non avrei voluto per cosa al mondo vedermi uscire di mano . - No , signora contessa . Sono stati visti i suoi biglietti da visita e il ritratto del tenente Remigio : niente altro , lo dichiaro sul mio onore . La mattina seguente , prima delle nove , mi feci condurre nella mia carrozza al Comando della fortezza . L ' erta mi pareva interminabile : gridavo a Giacomo di frustare i cavalli . Una folla di militari d ' ogni colore , di feriti , di popolani , ingombrava il piazzale innanzi al Castello ; ma giunsi senza ostacoli all ' anticamera degli uffizii , dove un vecchio invalido pigliò il mio biglietto da visita . Dopo qualche minuto ritornò , dicendomi che il generale Hauptmann mi pregava di passare nel suo quartiere privato , e che appena sbrigati certi affari urgentissimi , sarebbe venuto a presentarmi il suo omaggio . Fui condotta attraverso logge , corridoi e terrazze in una sala , che dominava dalle tre larghe finestre la città intiera . L ' Adige , interrotto da ' suoi ponti , si torceva in una S , avente la prima delle sue pancie a ' piedi del monticello su cui sorge Castel San Pietro , e la seconda a ' piedi di un altro bruno castello merlato ; e sorgevano dalle case i culmini e le torri delle vecchie basiliche ; e in un largo spazio si vedeva l ' ovale enorme dell ' Arena antica . Il sole mattutino rallegrava l ' abitato ed i colli , e dall ' una parte indorava le montagne , dall ' altra gettava una luce placida sulla interminabile pianura verde , sparsa di villaggi bianchi , di case , di chiese , di campanili . Entrarono nella sala con fracasso di risa e salti due bimbe , le quali avevano il volto color di rosa e i capelli biondi paglierini . Vedendomi , di primo botto rimasero impacciate , ma poi subito si fecero coraggio e mi vennero accanto . La più grandicella disse : - Signora , s ' accomodi . Vuole che vada a chiamare la mamma ? - No , fanciulla mia , aspetto il tuo babbo . - Il babbo non l ' abbiamo ancora visto stamane . Ha tanto da fare . - Lo voglio vedere io il babbo - gridò la più piccina . - Gli voglio tanto bene io al babbo . In quella entrò il generale , e le bimbe gli corsero incontro , gli si avviticchiarono alle gambe , tentavano di saltargli sulle spalle ; egli prendeva l ' una e l ' alzava e le dava un bacio , poi prendeva l ' altra ; e le due pazzerelle ridevano , e negli occhi del generale spuntavano due lagrime di tenerezza beate . Si volse a me , dicendo : - Scusi , signora ; s ' ella ha figliuoli mi compatirà - . Si mise a sedere in faccia a me , e soggiunse : - Conosco di nome il signor conte , e sarei lieto se potessi servire in qualcosa la signora contessa . Feci un cenno al generale perché allontanasse le bambine , ed egli disse loro con voce piena di dolcezza : - Andate , figliuole mie , andate , dobbiamo parlare con la signora . Le bambine fecero un passo verso di me come per darmi un bacio ; voltai la testa ; se ne andarono finalmente un poco mortificate . - Generale - mormorai - vengo a compiere un dovere di suddita fedele . - La signora contessa è tedesca ? - No , sono trentina . - Ah , va bene - esclamò , guardandomi con una cert ' aria di stupore e d ' impazienza . - Legga - e gli porsi in atto risoluto la lettera di Remigio , quella che avevo ritrovata nel taschino del portamonete . Il generale , dopo avere letto : - Non capisco ; la lettera è indirizzata a lei ? - Sì , generale . - Dunque l ' uomo che scrive è il suo amante . Non risposi . Il generale cavò di tasca un sigaro e lo accese , s ' alzò da sedere e si pose a camminare su e giù per la sala ; tutt ' a un tratto mi si piantò innanzi e , ficcandomi gli occhi in volto , disse : - Dunque , ho fretta , si sbrighi . - La lettera è di Remigio Ruz , luogotenente del terzo reggimento granatieri . - E poi ? - La lettera parla chiaro . S ' è fatto credere malato , pagando i quattro medici - e aggiunsi con l ' accento rapido dell ' odio : - È disertore dal campo di battaglia . - Ho inteso . Il tenente era l ' amante suo e l ' ha piantata . Ella si vendica facendolo fucilare , e insieme con lui facendo fucilare i medici . È vero ? - Dei medici non m ' importa . Il generale stette un poco meditabondo con le ciglia aggrottate , poi mi stese la lettera , che gli avevo data : - Signora , ci pensi : la delazione è un ' infamia e l ' opera sua è un assassinio . - Signor generale - esclamai , alzando il viso e guardandolo altera - compia il suo dovere . La sera , verso le nove , un soldato portò all ' albergo della Torre di Londra , dove finalmente mi avevano trovato una camera , un biglietto , che diceva così : « Domattina alle quattro e mezzo precise verranno fucilati nel secondo cortile di Castel San Pietro il tenente Remigio Ruz ed il medico del suo reggimento . Questo foglio servirà per assistere alla esecuzione . Il sottoscritto chiede scusa alla signora contessa di non poterle offrire anche lo spettacolo della fucilazione degli altri medici , i quali , per ragioni che qui è inutile riferire , vennero rimandati ad un altro Consiglio di guerra . GENERALE HAUPTMANN » . Alle tre e mezzo nella notte buia uscivo a piedi dall ' albergo , accompagnata da Giacomo . Al basso del colle di Castel San Pietro gli ordinai che mi lasciasse , e cominciai sola a salire la strada erta ; avevo caldo , soffocavo ; non volevo togliermi il velo dalla faccia , bensì , sciolti i primi bottoni dell ' abito , rivoltai i lembi dello scollo al di dentro ; quel po ' d ' aria sul seno mi faceva respirare meglio . Le stelle impallidivano , si diffondeva intorno un albore giallastro . Seguii de ' soldati , che girando il fianco del Castello , entrarono in un cortile chiuso dagli alti e cupi muri di cinta . Vi stavano già schierate due squadre di granatieri , immobili . Nessuno badava a me in quel brulichìo silenzioso di militari e in quelle mezze tenebre . Si sentivano le campane suonare giù nella città , dalla quale salivano mille romori confusi . Cigolò una porta bassa del Castello , e ne uscirono due uomini con le mani legate dietro la schiena ; l ' uno magro , bruno , camminava innanzi ritto , sicuro , con la fronte alta ; l ' altro , fiancheggiato da due soldati , che lo reggevano con molta fatica alle ascelle , si strascinava singhiozzando . Non so che cosa seguisse ; leggevano , credo ; poi udii un gran frastuono , e vidi il giovane bruno cadere , e nello stesso punto mi accorsi che Remigio era nudo fino alla cintura , e quelle braccia , quelle spalle , quel collo , tutte quelle membra , che avevo tanto amato , m ' abbagliarono . Mi volò nella fantasia l ' immagine del mio amante , quando a Venezia , nella Sirena , pieno di ardore e di gioia , m ' aveva stretta per la prima volta fra le sue braccia d ' acciaio . Un secondo frastuono mi scosse : sul torace ancora palpitante e bianco più del marmo s ' era slanciata una donna bionda , cui schizzavano addosso i zampilli di sangue . Alla vista di quella femmina turpe si ridestò in me tutto lo sdegno , e con lo sdegno la dignità e la forza . Avevo la coscienza del mio diritto , m ' avviai per uscire , tranquilla nell ' orgoglio di un difficile dovere compiuto . Alla soglia del cancello mi sentii strappare il velo dal volto ; mi girai e vidi innanzi a me il grugno sporco dell ' ufficiale Boemo . Cavò dalla bocca enorme il cannello della sua pipa , e , avvicinando al mio viso il suo mustacchio , mi sputò sulla guancia ... * * * L ' avevo detto io che l ' avvocatino Gino sarebbe tornato . Bastò una riga : Venite , faremo la pace , perché capitasse a precipizio . Ha piantato quella bamboccia della sua sposa una settimana innanzi al giorno destinato pel matrimonio ; e va ripetendo ogni tanto , stringendomi quasi con la vigoria del tenente Remigio : - Livia , sei un angelo !