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L'IDIOMA GENTILE ( DE_AMICIS EDMONDO , 1905 )
Saggistica ,
LA LINGUA DELLA PATRIA . A un giovinetto . Tu ami la lingua del tuo paese , non è vero ? L ' amiamo tutti . È inseparabilmente congiunto l ' amore della nostra lingua col sentimento d ' ammirazione e di gratitudine che ci lega ai nostri padri per il tesoro immenso di sapienza e di bellezza ch ' essi diedero per mezzo di lei alla famiglia umana , e che è la gloria dell ' Italia , l ' onore del nostro nome nel mondo . L ' amiamo perché l ' hanno formata , lavorata , arricchita , trasmessa a noi come un ' eredità sacra milioni e milioni d ' esseri del nostro sangue , dei quali , per secoli , ella espresse il pensiero , e le sue sorti furon le sorti d ' Italia , la sua vita la nostra storia , il suo regno la nostra grandezza . L ' amiamo perché la parola sua ci scaturisce d ' in fondo all ' anima insieme con ogni nostro sentimento , si confonde con le nostre idee fin dalle loro sorgenti più intime , e non è soltanto forma , suono , colore , ma sostanza del nostro pensiero . L ' amiamo perché è la nostra nutrice intellettuale , il respiro della mente e dell ' animo nostro , l ' espressione di quanto è più intimamente proprio della nostra indole nazionale , l ' immagine più viva e più fedele e quasi la natura medesima della nostra razza . L ' amiamo perché è il vincolo più saldo della nostra unità di popolo , l ' eco del nostro passato , la voce del nostro avvenire , verbo non solo , ma essenza dell ' anima della patria . * E anche l ' amiamo perché è bellissima , ricchissima , potentissima , varia tanto , come disse uno dei più grandi cultori suoi , da parere , più che un idioma , un aggregato d ' idiomi ; capace di prendere infinite forme e sembianze , stupendamente pieghevole a tutti gli stili , unica nell ' attitudine a riportare la nobiltà dello stile latino e del greco , insuperata nell ' abbondanza del vocabolario e nella vivezza del colorito comico , maravigliosa " per l ' immensa facoltà delle metafore e per la fecondità della sua natura sempre propria a produrre nuovi modi " onde " è tutta coperta di germogli " come una terra fertilissima in perpetua primavera ; fresca ancora nella maggior parte dei suoi fiori e delle sue fronde di sette secoli , e armoniosa come nessun ' altra al mondo . " Lodata e ammirata dagli stranieri , e anche invidiata " ; ma noi più l ' amiamo per quella bellezza che soltanto a noi si palesa . Le sue parole hanno per noi un suono che è come un secondo significato nascosto , sfuggente a ogni espressione ; la sua armonia ci risveglia infiniti ricordi di sensazioni , di luoghi e di forme umane , di voci e d ' accenti conosciuti e cari di viventi e di morti , e pensieri e immagini e versi di maestri immortali , diventati nostro spirito e nostro sangue ; essa è per noi la musica dell ' affetto , del dolore , della gioia , dell ' amor di patria , piena di forze e di dolcezze misteriose , che non salgono fino alle nostre labbra , ma vibrano e germinano nel più profondo dell ' anima nostra , come virtù secrete della nostra natura . Anche per questo , perché è voce del nostro cuore e lume della nostra coscienza , l ' amiamo . * Ma che vale amar la propria lingua se non si studia ? Non solo ; ma chi non la studia , e quindi la sa poco e male , quasi come una lingua straniera , la può amar veramente ? E c ' è bisogno di dimostrare che , non soltanto per amore , ma per interesse nostro , per necessità la dobbiamo studiare ? Pensa un poco . In qualunque parte d ' Italia tu sia nato , nella lingua , non nel dialetto , quando piglierai in mano la penna , dovrai sempre esprimere i tuoi pensieri e i tuoi sentimenti , e mille volte anche di viva voce . Mille volte , scrivendo e parlando , dovrai manifestare italianamente , con la maggior efficacia possibile , desidèri e bisogni tuoi , trattare i tuoi interessi , movere l ' affetto e la volontà altrui , raccontare , argomentare , pregare , giustificarti , difenderti ; e se la lingua non conoscerai bene , ti sarà sempre una pena e una vergogna il non poter dire come vorrai quello che avrai da dire , il trovarti come a maneggiare uno strumento che ti sfugga dalle mani , il sentire che dei tuoi sentimenti più profondi e più gentili e dei tuoi pensieri e delle tue ragioni migliori una gran parte andrà perduta per gli altri nell ' espressione rozza , manchevole , priva d ' evidenza e di forza . Quello che hai inteso dire : che molti non riescono a farsi strada nel mondo per mancanza di facoltà comunicativa , non è vero soltanto per coloro che mancano di naturale eloquenza ; ma anche per quei moltissimi che , eloquenti nel proprio dialetto , sono invece nel parlar la lingua , non conoscendola , incerti , confusi , diffidenti di sé , inceppati continuamente dal timore e dalla coscienza di parlar male . Quante volte nella vita dipende un grave danno o un grande vantaggio nostro da un nostro pensiero o sentimento espresso in un modo infelice , onde non è inteso o è franteso , o significato invece in una forma che svela tutto l ' animo e va dritta alla mente e al cuore della persona a cui è diretta ! Quante cognizioni , quante idee rimangono in molte menti , per sempre , come materia informe e senza valore , perché manca a chi le possiede il possesso della lingua per comunicarle alla mente altrui ? Si dice che l ' uomo vale per quello che sa ; ma vale anche in gran parte per come sa dire quello che sa . Più che per il passato , ora che son sempre più frequenti per tutti il bisogno e le occasioni di comunicare ad altri le proprie idee , scrivendo per la stampa , parlando in pubblico , partecipando in diversi modi alla trattazione d ' interessi comuni , la conoscenza della lingua è necessaria . Non è soltanto un ornamento intellettuale : è arma nella lotta per la vita , è forza e libertà dello spirito , è chiave dei cuori e delle coscienze altrui , è strumento di lavoro e di fortuna . * E dobbiamo studiar la lingua anche per dovere di cittadini . Le lingue si trasformano col tempo , come ogni cosa si trasforma : acquistano nuove voci e locuzioni , come gli alberi mettono nuove foglie ; ne pèrdono ; di molte che esse conservano , il significato si muta ; si mutano le lingue nella sostanza e nella struttura : è effetto d ' una legge naturale . Ma con la trasformazione naturale e inevitabile della lingua non si deve confondere la corruzione , la quale consiste nell ' introdurvi , come si fa dai più , parole e frasi barbare e non necessarie , idiotismi oziosi , modi dell ' uso spurio , forme che ripugnano all ' indole sua . Ora , da questa corruzione è dovere d ' ogni cittadino colto preservare la lingua della patria , perché , come ciascuno fa la parte sua , sia pure minima , nella grande opera collettiva , da cui la lingua resulta , così concorre ciascuno a corromperla , sia pure in parte infinitesima , parlando e scrivendo male . Non è dovere soltanto degli scrittori , è di tutti ; perché dove tutti maltrattano e guastan la lingua , finiscono anche gli scrittori con essere travolti dall ' universale barbarie . Nel grande commercio nazionale della lingua è onestà il non mettere in giro monete false . È vergogna per un italiano colto l ' esprimere barbaramente pensieri e sentimenti che scrittori insigni di trenta generazioni espressero in forme italiane pure e ammirabili . È irragionevole il vantarsi d ' amare il proprio paese quando si concorre a imbastardirne il linguaggio , considerandolo come un campo che a tutti sia lecito di calpestare e lordare . Per la ragione stessa che rispettiamo e custodiamo gelosamente la ricchezza infinita d ' opere d ' arte , che i nostri padri ci lasciarono , dobbiamo rispettare e custodire il patrimonio della lingua , che essi trasmisero e affidarono a noi come una tradizione gloriosa , e che da noi si ha da tramandare ai nostri figli , intatto e immaculato quanto lo consentano la legge del tempo e la forza delle cose . Per amor di patria , dunque , per sentimento di dignità nazionale e d ' onestà cittadina , per nostro interesse individuale e per vantaggio di tutti , noi dobbiamo studiare la nostra lingua , quanto ci è possibile , in qualunque classe sociale ci abbia posto la fortuna , qualunque sia il nostro ufficio nella società e la natura dei nostri studi professionali , in qualunque parte d ' Italia siam nati o destinati a vivere ; dobbiamo studiarla perché sono una cosa patria e lingua , pensiero e parola , parola e vita . * Ebbene , io scrivo con lo scopo unico di farti prendere amore a questo studio , provandoti che non è punto uno studio arido e noioso , come lo credono i più ; ma che si può fare con lo stesso diletto col quale si studia la pittura e la musica da chi non vi cerca altro che il diletto . Tu hai già compreso : non scrivo un trattato ; non scenderò a disquisizioni grammaticali minute , né salirò a quistioni alte di filologia , chè non sarebbe affar mio , e non gioverebbe al mio scopo : tratterò la materia semplicemente e praticamente , nella forma che mi pare convenga meglio all ' età tua . E scrivo non soltanto per te ; ma anche per quella molta gente d ' ogni età e condizione , che potrebbe studiar la lingua con piacere e con vantaggio , pure senza il sussidio utilissimo della conoscenza del latino , né d ' altra preparazione letteraria , e che ci si metterebbe volentieri , se non la trattenesse il pregiudizio comune che v ' occorra uno sforzo enorme della volontà e una pazienza infinita , come per lo studio d ' una scienza astrusa . Per questo , strada facendo , mi staccherò da te qualche volta , per rivolgermi ad altri ; ma tu mi potrai venire accanto anche allora , perché non mi scorderò mai che m ' ascolti . Faremo insieme un viaggio d ' istruzione , e farò il possibile perché riesca pure un viaggio di piacere . Può darsi che in qualche punto tu t ' annoi ; ma spesso ti soffermerai a pensare , e di tanto in tanto sorriderai , e ti farai buon sangue . Non sono un maestro : sono una guida . Alla dottrina che mi manca supplirò in qualche modo con la dottrina degli altri . Non imparerai gran cosa da me lungo il viaggio ; ma moltissimo poi da te stesso , e con l ' aiuto altrui , se io riuscirò , come spero , a trasfondere nell ' animo tuo un poco del vivo amore e dell ' allegra fede con cui mi metto al lavoro . A QUELLI CHE NON VORREBBERO LEGGERE . Vedo parecchi lettori , che dopo avere scorso la prefazione , fanno l ' atto di chiudere il libro . Un momento , signori . Chiedo il permesso di rivolgere poche parole a ciascun di loro . Poi ritornerò a te , giovinetto . A chi dice che la lingua si sa . - Che bisogno c ' è di studiar la lingua ? La lingua si sa ! - È un ' opinione di molti . Ella la saprà meglio di molti altri , non ne dubito ; ma si lasci dire che , se non l ' ha studiata , non la può sapere , non solo come dovrebbe , ma neppure quanto i suoi bisogni richiedono . Ella possiede un materiale di lingua che non è la terza parte di quello che le sarebbe necessario per parlar bene , un piccolo corredo di vocaboli e di frasi , che le servono a dire impropriamente e a un di presso una grande quantità di cose , ciascuna delle quali può esser detta con una parola o una frase propria , che dice per l ' appunto quella cosa sola . Nel parlare come nello scrivere , a ogni tratto , ella gira intorno al proprio pensiero , non lo esprime che a mezzo , ed è costretta ad aggiungere e a correggere per compiere e chiarire l ' espressione che non le riuscì compiuta e chiara alla prima . E , confessi la verità : molte cose ella non le dice per non mettersi in un impaccio . Vuol vedere che io le nomino subito venti , trenta oggetti , operazioni , qualità o particolari d ' oggetti , che a tutti occorre di rammentare quasi ogni giorno , e che ella designa sempre con una perifrasi o con una parola sbagliata ? Vuol che le dica lì per lì una filza di modi della lingua viva , usatissimi in tutta l ' Italia , e che non hanno sinonimi , ma che lei non ha mai usati e che le riuscirebbero nuovi come modi d ' un ' altra lingua ? Ella conosce il francese ? Non molto . Vuole scommettere che se mi racconta in italiano l ' aneddoto più semplice , io , che non sono un linguista né un pedante , ci trovo altrettante improprietà quante ce ne troverebbe un francese s ' ella gli raccontasse l ' aneddoto in francese ? E mi sostiene che la lingua si sa ? Capisco come non si sappia d ' ignorare le cose che non si sa che esistano . Ma ella somiglia a chi credesse di saper la botanica perché conosce i legumi che gli portano in tavola e i nomi dei fiori che coltiva sul terrazzino . A chi dice : - Che cosa importa ? - È uno studio di parole , insomma ; che cosa importano le parole ? - Che cosa importano le parole ? Questa è grossa , mi perdoni . È come dire : - Che cosa importa parlare e scrivere con chiarezza e con efficacia ? Che cosa importa l ' usare , invece d ' una parola o d ' una frase propria , un ' altra parola o un ' altra frase che , non esprimendo per l ' appunto il nostro pensiero , può farlo frantendere e costringerci perciò ad esprimerlo un ' altra volta in un ' altra maniera , che può esser peggiore della prima ? Che cosa importa , parlando e scrivendo , inciampare ogni momento in una difficoltà , essere arrestati a ogni passo da un dubbio , lasciare a mezzo una frase per cercare un vocabolo , doversi spiegare coi gesti come i bambini e gl ' idioti , e qualche volta urtare , non volendolo , e offendere una persona , non per altro che per non saper scegliere , nel farle un ' osservazione o un rimprovero o nel dirle una verità sgradita , la parola o la frase che esprimerebbe lo stesso pensiero senza ferirla nell ' amor proprio ? Che cosa importano le parole ? Ma infiniti malintesi , risentimenti , diverbi dolorosi nascono di continuo fra gli uomini da una parola usata a sproposito , non per mal animo , ma per pura ignoranza o mancanza di finezza nel sentimento della lingua . Ma mille volte nella vita il primo giudizio che facciamo dell ' ingegno , della cultura , del grado d ' educazione d ' una persona , si fonda ( e sia pure a torto sovente , chè questo cresce valore all ' argomento ) sopra il suo modo di parlare , e anche su poche parole che le abbiamo udito dire , sopra una sgrammaticatura , sopra un ' espressione ridicola , sopra l ' ignoranza d ' una parola comune . Ma ella stessa , signore , ella che dice che le parole non importano , quando le occorre di parlar la prima volta con una persona che le ispira reverenza , e di cui le preme d ' acquistarsi la stima e la simpatia , ella stessa , sempre , anche inconscientemente , s ' ingegna di parlar meglio del solito , scegliendo i vocaboli con cura e filando i periodi con garbo ! O come si può dire : - Che cosa importano le parole ? A un uomo d ' affari . - Quanto a me , consentirà che non ho bisogno di studiar l ' italiano . Sono un uomo d ' affari ! - Mi scusi . È forse il dialetto la lingua ufficiale degli affari ? E in ogni modo , non pare a lei che un uomo d ' affari che ha studiato e parla e scrive correttamente e facilmente la lingua , valga , a parità d ' ingegno e d ' esperienza , qualche cosa di più d ' un altro , il quale la scriva come un barbaro e la balbetti come un ragazzo ? Ma gli uomini d ' affari hanno soventissime volte da esporre , da dimostrare , da discutere gl ' interessi propri , con la penna o di viva voce , a quattr ' occhi e in riunioni private o pubbliche , in lingua italiana . Ma se c ' è gente al mondo a cui sia utile , necessaria nell ' espressione del proprio pensiero la lucidità , la brevità , l ' esattezza del linguaggio , son loro , che hanno molte cose da dire e importanti e non facili , e le hanno da dire alla lesta , a gente che non ha tempo da perdere ; cose nelle quali il non farsi bene intendere produce ben più gravi inconvenienti che nei discorsi ordinari . Ma gli uomini d ' affari vivono pure fuor del giro dei propri interessi , fra amici d ' altre professioni , con signore , con artisti , con gente di varia cultura , in mezzo ai quali portano il loro amor proprio , non solo d ' uomini d ' affari , ma d ' uomini di mondo , l ' ambizione di contar qualche cosa anche fuor delle faccende e dei numeri , il desiderio di farsi ascoltare , di divertire , di piacere , e se non altro la cura di non far ridere parlando rozzamente e lasciandosi scappare strafalcioni . E in fine , signor uomo d ' affari , vale per lei , come per tutti , questa ragione : che la lingua nazionale , in certe classi della società , si deve imparare non soltanto per sé , ma per i propri figliuoli ; i quali ad impararla , almeno fin che son piccoli , debbono essere aiutati dal padre e dalla madre . Che figura farebbe un padre che dicesse al suo figliuolo : - Caro mio , tu hai dieci anni ; in materia di lingua io non son più in grado d ' insegnarti nulla perché .... sono un uomo d ' affari ! A chi non ci ha attitudine . - Lo credo anch ' io una buona cosa ; ma allo studio della lingua non ci ho attitudine . - Oh bella ! Che risponderebbe lei a chi le dicesse : - Non son fatto bene , son di complessione debole : per questo non faccio ginnastica ? - Ma il non aver attitudine allo studio della lingua è una ragione di più per istudiarla . Chi non è dotato di buona memoria , e non ha facilità d ' esprimersi , né un vivo sentimento naturale della lingua , deve e può supplire alla deficienza di queste qualità con lo studio . Un ' attitudine particolare ci vuole per diventare scrittore o linguista ; ma per imparar la lingua quanto lo richiedono il dovere , l ' interesse e la dignità di qualunque cittadino colto , basta la volontà . Ci si provi un poco . Ella non immagina quanto possa acquistare in materia di lingua anche chi non ci ha disposizione di natura , in un periodo di tempo anche breve , e senza far grande fatica . Mi dirà : - Non ci avendo disposizione , non ci ho amore , e senza questo non si riesce a nulla . - Ma l ' amore viene a poco a poco , man mano che dello studio si riconoscono i profitti , come viene all ' erborizzatore esordiente , che , dopo aver classificato nella sua mente un certo numero di piante , prosegue con più alacrità , per il piacere d ' accrescere il suo patrimonio di cognizioni , e perché il lavoro gli riesce sempre più facile . Può ella affermare che se stèsse chiusa un mese fra quattro pareti senz ' altri libri che di lingua , non prenderebbe amore a questo studio quanto uno che ci avesse disposizione ? No , non è vero ? E ci prenderebbe amore per il solo fatto che sarebbe costretta , per cacciar la noia , a vincere la prima riluttanza , insistendo su quella materia col pensiero , come non ha fatto mai . Provi dunque a insistervi col pensiero una volta , a fare una volta di proposito ciò che farebbe in quel caso per forza , e vedrà che il difficile non sta che nel principiare . E poi : - Non ci ho attitudine ! - E come lo sa ? La mente umana è piena di sorprese ; certe attitudini vi stanno nascoste ; scavi un po ' ; anche nel cervello , chi cerca trova . A chi non ci ha tempo . - Ci ho pensato molte volte , mi ci metterei ; ma ho altro da fare , mi manca il tempo . - Non le può mancare . Non c ' è altra materia che si presti meglio a uno studio frammentario , fatto nei ritagli di tempo libero , e anche nei momenti di riposo ; a uno studio somigliante a quelle occupazioni fra intellettuali e meccaniche , a cui si dànno molti per isvago . Se non chiuderà il mio libro alle prime pagine , vedrà che può studiare la lingua senza togliere un ' ora alle sue faccende quotidiane , anzi facendo servire queste a quello scopo , imparando qualche cosa a ogni proposito , raccogliendo le cognizioni quasi senza far deviare il suo pensiero dall ' andamento abituale . Ella mi dirà : - Ma ho mille pensieri , mille cure ; quando ci avrei tempo , non ci ho testa ; per codesto studio ci vuol l ' animo tranquillo . - Ma appunto , ella ci troverà quiete e sollievo , perché non c ' è altro studio che giovi quanto questo a distrarci dalle passioni che ci turbano , che occupi e svaghi la mente , come questo fa , con una serie continua di curiosità nascenti l ' una dall ' altra , contentando ad un tempo l ' animo con molte piccole conquiste quotidiane determinate , con infinite piccole compiacenze prodotte dal continuo ripetersi delle occasioni in cui si può spendere quello che s ' è guadagnato . E non mi dica neppure che è uno studio per i giovani , ai quali è stimolo l ' idea di ricavarne un vantaggio per l ' avvenire , non per gli uomini maturi , a cui quello stimolo manca . No ; bisogna pure che ci si trovi un piacere indipendente da ogni concetto d ' utilità futura , poichè per tanti uomini , anche non letterati e scrittori , è uno studio amoroso e costante , un conforto nella vecchiaia e nella solitudine , l ' ultima forma d ' attività della loro mente , come è per altri lo studio della natura . Col quale , infatti , ha questo di comune lo studio della lingua : che è infinitamente vario , e che i suoi confini s ' allontanano dinanzi a chi vi procede . A chi dice che ci avrà tempo . A lei , signorino , che mi dice : - Ci avrò tempo ! - darei volentieri una tiratina d ' orecchio . Se c ' è studio che un ragazzo non debba rimandare a poi , è questo della lingua . Non t ' hai per male ch ' io paragoni la tua memoria a un foglio di carta asciugante ? Vedi , quando questo è fresco e pulito , come vi s ' imprimono nette tutte le parole dello scritto su cui lo premi , e vedi poi , quando è un pezzo che l ' usi ed è già nero in gran parte , come le parole vi s ' imprimono confuse , o non vi restano , o se ne perde l ' impressione in quella dello scritto che già lo ricopre . La tua bella età è quella in cui la mente vergine e chiara è più atta ad appropriarsi il materiale della lingua , non soltanto per virtù della memoria ancor fresca , ma anche perché , essendo tu spettatore più che attore della vita , dalle parole non ti distraggono ancora le cose così fortemente come faranno più tardi , quando avrai mille cure , faccende e pensieri . Per questo tu hai inteso dire mille volte che i ragazzi imparano le lingue più facilmente degli uomini . Via via che s ' allargherà il campo e crescerà la difficoltà dei tuoi studi , ti mancherà sempre più il tempo di dedicarti alla lingua e dovrai fare uno sforzo sempre maggiore per impararla . E non pensare che sia uno studio puramente letterario , che a te , chiamato a questa o a quella scienza , non possa giovare . È un errore madornale . Nel campo di qualunque scienza il possesso della lingua , la facoltà di esprimersi con chiarezza e con proprietà è parte della scienza stessa . Vedi che differenza c ' è nel profitto che fanno fare ai giovani gl ' insegnanti che parlano bene e quelli che parlano male . E non credere d ' imparar la lingua con quel tanto che te ne insegnano : la scuola non ti può che mettere sulla via d ' impararla : al modo particolare che ha ciascun di noi di sentire e di pensare , noi soli possiamo trovar la lingua che lo esprima . E poi , che logica è questa ? Dici che a studiar la lingua ci hai tempo , ossia , che è uno studio che non preme ; ma d ' ogni sproposito o anche piccolo errore di lingua che sfugga a chi che sia , se tu lo avverti , ne fai un carnevale . Non ti dar la zappa sui piedi , dunque ; mettiti all ' opera ; per qualunque via tu abbia da fare il tuo cammino nel mondo , benedirai le fatiche che avrai dedicate a questo studio nei tuoi primi anni . A un giovane d ' ingegno . - Lo studio della lingua è per le teste piccole , che , non avendo idee , hanno bisogno d ' imparar parole .... - Lo crede davvero ? Veda come andiamo d ' accordo . Io penso l ' opposto . Credo che le teste piccole abbian meno bisogno di studiar la lingua che le teste grandi , perché , avendo poche idee , basta a loro un ristretto materiale di lingua ad esprimerle ; perché , pensando meno profondamente e meno sottilmente , non occorre loro grande efficacia e finezza di linguaggio per rendere il proprio pensiero . Ma chi ha vero ingegno , se non sa la lingua bene , si trova tanto più impacciato a farsi valere quanto ha più ingegno . Come non lo comprende ? Non è verità evidente che deve posseder la lingua meglio degli altri chi ha idee originali e sentimenti vivi e delicati da esprimere , chi sa , intuisce e ricorda molte cose , e in ogni cosa vede particolari che la maggior parte non vedono , chi dalla forza del proprio ingegno e del proprio sentimento è portato più degli altri ad analizzare , ad argomentare , a raccontare , a descrivere , e nel descrivere , a scolpire e a colorire le proprie immagini ? E tanto più se il suo ingegno è di quella natura particolare che si chiama spirito , inclinato a coglier delle cose il lato ridicolo , e le relazioni riposte di affinità e di contrasto comico intercedenti fra di esse , e a giocare coi significati diretti e traslati dei vocaboli , tanto più avrà bisogno di maneggiar con destrezza la lingua , che appunto nel campo dello scherzo è ricchissima . Se si paragona la lingua al danaro , si può dire che chi non ha ingegno è rispetto ad essa come un uomo quieto e assestato , senza vanità e senza desidèri , che campa con pochi soldi , e chi ha molto ingegno è un uomo pien di vita e d ' ambizione , di raffinatezze aristocratiche e di voglie giovanili , che ha bisogno di spendere e di spandere . Studi dunque la lingua anche lei , che è un gran signore intellettuale , per non ridursi poi a campare come un pitocco . A chi studia le lingue straniere . Mi dice un giovinetto , con accento d ' alterezza : - Io studio le lingue straniere . - Vuoi dire con questo che ti preme più di saper le lingue straniere che la tua ? Non me ne maraviglierei più che tanto . C ' è degli italiani che , volendo fare un viaggio di piacere e d ' istruzione , vanno prima a Parigi che a Roma ; ce n ' è altri , i quali dicono sorridendo , con l ' aria di darsi un vanto , che della più parte dei propri pensieri s ' affaccia loro alla mente l ' espressione francese o inglese prima che l ' italiana ; e conobbi anche un tale , che a un esame di geografia , dopo aver detto benissimo i confini della Persia , mise Firenze a settentrione di Bologna . No ? Tu non sei di quel numero ? E tanto meglio . Ma non sarai mai abbastanza persuaso di questa verità : che non si studia con amore , che non s ' impara bene nessuna lingua straniera , se non s ' è prima studiato con amore e imparato bene la propria ; poichè , se imparare una lingua straniera non è altro che imparare a tradurre in questa i nostri pensieri da quella che usualmente parliamo , come si può fare una buona traduzione d ' un cattivo testo ? Come riuscire a dir con esattezza e con garbo in un ' altra lingua quelle cose che non sappiamo dire se non confusamente e senza garbo nella nostra ? E in che maniera intendere e sentire le qualità degli scrittori stranieri , se queste , in qualunque lingua , non s ' intendono e non si sentono se non paragonando le parole , le frasi , le forme a quelle che loro corrispondono nella lingua che ci è famigliare ? E ti seguirà anche questo : che mentre non imparerai che male altre lingue , ti si corromperà e confonderà nella mente quel poco che sai della tua , perché , essendo poco e mal fermo , non reggerà il materiale straniero che gli verserai sopra , e ti troverai così ad aver acquistato varie mezze lingue , senza possederne una intera ; sarai come chi a un vestito tutto buchi ne sovrapponga un altro pieno di strappi , che riman mezzo nudo a ogni modo . Dammi retta : fatti prima un buon vestito italiano . A chi dice che basta leggere . - La lingua - dicon molti - s ' impara leggendo . Lo crede davvero , signor mio ? Ma se anche ella non legga che libri , dai quali la lingua si possa imparare , le dico che ella vive in una grande illusione , salvo che li legga principalmente con quello scopo , ossia badando più alla forma che alla sostanza ; cosa ch ' ella non fa , senza dubbio , o che può far tanto meno quanto più la sostanza dei libri l ' attrae e la diverte . Della ricchezza e della proprietà della lingua , leggendo , ella sentirà qua e là , e complessivamente , l ' effetto ; ma provi , finita la lettura d ' un libro , a cercar quante parole e frasi le sian rimaste nella mente , in maniera da diventar sue , e da venirle poi sulla bocca o alla penna nel parlare o nello scrivere , e vedrà che poco o nulla le sarà rimasto . La memoria della lingua non si rafforza che con l ' esercizio , e nella lettura essa non si esercita . S ' impara la lingua anche leggendo , ma leggendo pochi libri molte volte e attentamente , non già molti una volta sola e di corsa , come dai più si suol fare ; e l ' avrà esperimentato ella pure non scoprendo che alla terza o alla quarta lettura , in libri scritti bene , una quantità di bellezze di lingua , d ' effetti particolari che fanno certi vocaboli collocati in un certo punto , di ragioni profonde e sottili per cui certe espressioni , e non cert ' altre , furono usate . E se anche leggendo soltanto per ispasso , s ' imparasse molta lingua , come si potrebbe imparare la nomenclatura d ' innumerevoli cose , di cui solo una parte minima , in un certo numero di libri , può ritrovarsi ? Come apprendere la lingua viva e famigliare che , fuor d ' un certo genere di letteratura , manca nei libri quasi affatto ? E come acquistare l ' agilità e la prontezza della mente che occorrono per maneggiare il materiale linguistico e farlo servire con garbo al pensiero ? Tenga per fermo che leggendo libri per vent ' anni non imparerà tanta lingua quanto studiandola di proposito un anno solo . Legga e rilegga senza studiare , e verserà dell ' acqua in un crivello . A chi dice che s ' impara la lingua dall ' uso . Qui sento un coro d ' italiani settentrionali che esclamano : - Studiare la lingua ! Ma la lingua s ' impara dall ' uso ! Da qual uso l ' imparate voi , cari signori ? In casa voi parlate quasi tutti e fuor di casa quasi sempre il vostro dialetto , e quando non parlate questo , parlate e sentite parlare un italiano povero e scorretto , pieno zeppo d ' idiotismi e di francesismi . In materia di lingua s ' usa fra noi non toscani , perché parliamo tutti male , una grande tolleranza reciproca , per effetto della quale nessuno studia di correggersi , e ognuno sèguita per tutta la vita a ripetere gli stessi spropositi , senz ' arricchire il proprio linguaggio di dieci parole in un anno . Anche quei pochi che hanno studiato la lingua e che , scrivendo , sono corretti e sfoggiano una certa ricchezza di vocaboli e di frasi , quando parlano , parlano poco meno scorrettamente e poveramente degli altri , appunto perché della lingua non hanno l ' uso , perché delle frasi e dei vocaboli , che cercano e trovano nello scrivere , non vien loro alla bocca , non avendoli essi famigliari , che una minima parte . Come si può dunque imparare la buona lingua da un uso cattivo ? Come imparare centinaia e centinaia di voci e locuzioni che intorno a noi nessuno dice mai ? V ' è mai occorso di sentir degli stranieri che credono d ' aver imparato l ' italiano dall ' uso in dieci anni di soggiorno in una città dell ' Alta Italia ? V ' avranno fatto scappare . Dall ' uso , fra noi , si può imparare a parlar con scioltezza ; ma con proprietà , con varietà , con colorito , con grazia ! Corbellerie . Perdonatemi : m ' è scappata dalla penna . A una signorina . O signorina , anche lei ? Ma come ? Metterà tanta cura ad abbigliare la sua graziosa persona e non ne vorrà metter punto a vestire i suoi pensieri ? Porrà tanto studio a camminare con grazia e nessun impegno a parlar con garbo ? Cercherà con tant ' arte di modular dolcemente la sua voce e non le importerà di pronunziare con dolcezza parole spurie e frasi barbare ? E le parrà che non abbia a studiar la lingua la donna , che per ragione di natura e per gli uffici a cui è destinata , di madre , di consigliera , d ' educatrice , di consolatrice della famiglia , avrà tanti sentimenti amorosi e pensieri gentili da esprimere , tante cose da dire , delle più difficili a dire e a sentire , e che può e sa dire essa sola , e che da lei sola si vogliono udire ! E come farà , se non avrà studiato la sua lingua , a compiere con la voce e con la penna questi uffici , per i quali occorre conoscer della lingua tutte le grazie e le sfumature , possedere tutte quelle parole e locuzioni proprie , morbide , agili , sottili , che entrano quasi inavvertite nella coscienza e nel cuore , persuadono e commovono , accarezzano e consolano ? Non è uno studio per la donna ? Ma direi che è il primo studio che ella ha da fare , poichè la madre è la prima maestra dei suoi figliuoli , e perché in ogni società colta sono , e non possono esser che le donne quelle che insegnano ed impongono nella conversazione la dignità del linguaggio , la finezza dello scherzo , l ' urbanità della contraddizione . E come si può far questo non conoscendo la lingua ? Ah , ella scuote il capo , con un sorrisetto : ho capito . È bella , ed ha vanità femminea , non ambizione letteraria , e pensa che un viso come il suo basterà , senza il sussidio del vocabolario e della grammatica , ad attirarle da per tutto l ' ammirazione e l ' ossequio . Ma s ' inganna , signorina . Se sapesse che peggior effetto fa una parola brutta sur una bocca bella , e com ' è più ridicola la sgrammaticatura detta con un sorriso vanitoso ! E se sentisse con che barbara compiacenza le belle amiche commentano e portano in giro il piccolo sproposito dell ' amica bella ! Andiamo , mi confessi che ha torto , e mi conforti anche lei , almeno per un tratto di strada , della sua cara compagnia . LA LINGUA E L ' AMOR PROPRIO . Ritorno a te , giovinetto . Hai visto che cosa s ' ha da rispondere a chi dice : - Che importano le parole ? - A quella risposta debbo fare un ' aggiunta , che ti persuaderà anche meglio della necessità di studiare la lingua . In tutti i paesi del mondo sono argomento di ridicolo gli errori di lingua . Non è qui il caso di cercare da quale intima sorgente della ragione e del sentimento questo ridicolo nasca . Si ride degli errori dei bambini , piacevolmente , perché nei bambini è naturale l ' errore ; si ride degli errori della gente del popolo , con un senso di compatimento , perché derivano da un ' ignoranza scusabile ; si ride degli spropositi di chi appartiene alle classi colte , facendone le beffe , perché sono effetto d ' un ' ignoranza colpevole . E avrai osservato che si ride involontariamente , spesso a nostro malgrado , anche degli errori delle persone che amiamo e rispettiamo . È quasi un istinto irresistibile , come al veder fare certe smorfie a chi mangia e certi traballoni a chi cammina . Ora , com ' è naturale in tutti questo sentimento , è anche naturale che tutti , chi più , chi meno , si vergognino e si stizziscano di suscitarlo . Benchè ancora giovinetto , tu avrai visto più volte anche uomini che non hanno alcuna pretensione a letterati , e che tollerano ogni specie di scherzi , risentirsi al veder ridere d ' una parola o d ' una frase sbagliata che sia loro sfuggita di bocca . Esiste veramente nell ' uomo un particolare amor proprio , che si potrebbe definire l ' amor proprio della parola , e che è singolarmente delicato e irritabile . Non ti lasciar ingannare da chi lo nega e dice di ridersene . Che cosa importano le parole ? Ma l ' importanza loro , che tanta gente finge di disconoscere , è dimostrata di continuo e da per tutto da infiniti segni . Domanda a quanti bazzicano caffè e trattorie da molti anni , quante volte hanno inteso a un tavolino accanto , anche fra gente di professioni lontanissime dalla letteratura , discussioni accanite e interminabili sull ' italianità o sul significato d ' un vocabolo . Vedi nei giornali che pubblicano corrispondenze dei piccoli comuni , quante volte i corrispondenti , polemizzando , si scherniscono e si dànno a vicenda dell ' asino per uno svarione di lingua o di sintassi . Interroga qualunque scrittore noto , che non abbia reputazione di strapazzar la grammatica , e ti dirà quante lettere di sconosciuti riceve , che invocano il suo giudizio sulla legittimità d ' una voce o d ' una locuzione , sulla quale è corsa una scommessa . Fatti dire da maestri e da professori quante lettere ricevano da padri e da madri , che rivendicano la correttezza d ' una parola o d ' una frase segnata come errore in un componimento del loro figliuolo , ragionando , citando esempi e accalorandosi come linguisti offesi nell ' orgoglio . E quanti battibecchi seguono negli uffici di tutte le amministrazioni , per piccole quistioni di lingua , fra redattori di minute risentiti d ' un appunto linguistico e superiori feriti nel sentimento della propria autorità letteraria ! E in quante assemblee un discorso per ogni verso sensato fallisce allo scopo per una frase sgrammaticata che fa ridere ! E quanti sono gli uomini politici , anche illustri , al cui nome è rimasto appiccicato per tutta la vita , come un ' insegna derisoria , uno sproposito di lingua , sfuggito loro una volta più per sbadataggine che per ignoranza ! Vedi se importano o no le parole , e per l ' effetto che producono negli altri gli errori , e per il risentimento e le amarezze che da quegli effetti vengono a noi , e se sia da darsi retta a chi sconsiglia i giovani dallo studio della lingua , come da un perditempo . E puoi farne la prova tu stesso . A chiunque ti dica che studiar la lingua è tempo perso , se te lo dice in italiano , prova a dir lì per lì ch ' egli ha fatto un errore di proprietà o di grammatica , e vedrai che salta su , smentendo subito sé stesso , e ti rimbecca : - Come ? Vuoi fare il maestro a me ? ... Ma studia prima la lingua ! E qui , supponendo che tu sia oramai arcipersuaso , chiudo la triplice prefazione , e mi metto in cammino . DEL PARLARE . Le miserie della loquela . La prima cosa che ti devi proporre , mettendoti a studiare la lingua , è d ' imparare a parlarla correttamente e facilmente . A darti fermezza in questo proposito gioverà più che altro la consuetudine , che tu devi prendere , d ' osservare la scorrettezza , la rozzezza , lo stento , le infinite miserie e ridicolaggini del modo di parlare dei più , non già nelle classi sociali inferiori , ma in quella medesima a cui tu appartieni . Troverai molti che , parlando italiano , perdono ogni vivacità dello spirito , come se cambiassero natura ; che ti fanno sospirar mezzo minuto ogni parola , come avari a cui ogni parola costasse uno scudo , e par che le posino l ' una dopo l ' altra con gran riguardo come oggetti fragili e preziosi ; che per raccontar la cosa più semplice e più futile fanno una lunga e lenta tiritera , che metterebbe alla prova la pazienza d ' un santo . Conoscerai altri che , per parlar corretto , si rifanno ogni momento indietro a rettificar una parola o a correggere una frase , ti presentano due volte un periodo , prima in brutta copia e poi messo a pulito , ti fanno assistere a tutta la faticosa fabbricazione del proprio discorso , pezzo per pezzo e giuntura per giuntura , e quando credi che l ' abbian finito , v ' aggiungono ancora qualche commento e gli dànno qualche ritocco ; dopo di che , affaticati dal lavoro fatto , non hanno più capo ad ascoltare la tua risposta . Sentirai parecchi , che metton fuori ogni tanto una parola o una frase francese , o del dialetto , o del loro gergo professionale , con l ' aria di non avvedersene , o di dirla per dar varietà capricciosa o colorito comico al discorso ; ma in realtà perché non sanno l ' espressione corrispondente italiana ; e screziano così il loro italiano per modo , che non si sa ben dire che lingua parlino , e par di sentire di quei sonatori ambulanti che suonano tre strumenti , tutti e tre malamente , in una volta sola . Udirai certi tali , che cercano di nascondere gli spropositi come i prestigiatori fanno sparire le pallottole , assordandoti con un precipizio di parole ; che per distrarre la tua attenzione dalla loro grammatica alzano la voce o dànno in risate fuor di proposito , e si mangiano a mezzo le forme verbali di cui non sono sicuri , e confondono le frasi dubbie con l ' accompagnamento d ' una specie di rantolo catarrale , somigliante al rugliare che fanno i cani tra l ' uno e l ' altro latrato . Ma chi può dire tutte le industrie puerili e ridicole a cui si ricorre per salvare il decoro nella disperata lotta con la lingua italiana ? Gli uni si riducono a parlare più coi gesti e con gli ammicchi che con le parole ; gli altri vanno avanti a furia d ' intercalari e di luoghi comuni , coi quali coprono tutti gli sbrani e tappano tutti i buchi del discorso ; questi , per prender tempo a cercare il vocabolo , sciorinano dei ma che non hanno più fine , o piantano dei però enormi , su cui s ' appoggiano come sopra un bastone ; quelli , per poter raccogliere il periodo che scappa da tutte le parti , fanno lunghe pause , anche nel dire una bazzecola , fingendo un lavorìo profondo del pensiero , o una distrazione improvvisa , o una svogliatezza di gente annoiata , che dica tanto per dire , senza badare a quello che dice . Quante arti , quante fatiche e figure ridicole per iscansare il ridicolo di non saper parlare la propria lingua ! Ma per compier la mostra bisogna ricordare anche quelli che non parlano ; quelli che nelle compagnie dove si parla italiano non vanno , o ci vanno come a un castigo , e ci stanno come sulle spine , senza rifiatare , o parlando il meno possibile , anche con danno proprio , e a costo di parere imbronciati o villani ; quelli che , per la stessa ragione , pigliano in uggia i conoscenti , e anche gli amici italianeggianti , e da questi si fanno prendere in uggia alla volta loro , burlandoli come d ' una ostentazione di saccenti e d ' aristocratici ; quelli che vanno più oltre , che non nascondono la propria antipatia , dandole un altro colore , verso tutti quegli italiani d ' altre regioni , coi quali , per farsi intendere , dovendo trattar con loro per forza , sono costretti a parlare italiano . E c ' è ancora la famiglia numerosissima degli screanzati incorreggibili , che in qualunque compagnia si trovino , pure sapendo di non esser capiti , s ' ostinano sfacciatamente a parlare il proprio dialetto , a sventolare la bandiera della propria ignoranza , sulla quale hanno scritto : - Chi mi capisce , bene ; chi non mi capisce , s ' accomodi - ; somiglianti a quegli ubbriachi allucinati , che tiran via a ragionar coi pilastri . Ma c ' è nella gran famiglia dei poveri della parola un personaggio , che tu devi conoscere più intimamente degli altri , perché rappresenta una tendenza pericolosa e comunissima , dalla quale più che da ogni altra ti hai da guardare . Egli sarà il primo d ' una serie di personaggi singolari , che io conobbi , e che ti farò conoscere man mano , per ammaestramento e per ricreazione , nel corso del viaggio che faremo insieme . Ti presento per il primo il signor Coso . IL SIGNOR COSO . Le sue qualità più notevoli erano un profondo disprezzo per l ' arte della parola e un grande amore per la pesca con l ' amo ; il quale amore derivava in parte da quel disprezzo , perché diceva egli stesso che spessissimo andava a pescare non per altro che per isfuggire alla noia di barattar del fiato col prossimo . Quando lo conobbi non era più giovane ; ma anche da giovane dicevano i suoi vecchi amici che era sempre stato restìo al parlare come un tirchio allo spendere . Non che fosse propriamente taciturno : alle conversazioni degli amici prendeva parte ; ma accennava ogni suo pensiero con poche sillabe , in modo informe , e masticava il resto con voci inarticolate , e con un atto del capo e un cenno trascurato della mano invitava l ' uditore a fare in vece sua il molesto lavoro di compiere l ' espressione dell ' idea ch ' egli aveva abbozzata . Con un come si dice ? si liberava dalla seccatura di dir la cosa ; lasciava a mezzo ogni periodo con un insomma , tu capisci ; e con la parola coso faceva di meno di mille vocaboli . Per questo gli avevan dato il soprannome di Coso . - " Sai , questa mattina ho veduto coso , laggiù .... Dice che per quell ' affare .... tu sai .... niente ; salvo il caso .... ma neanche nel caso .... Tu m ' intendi - " . Era questa la forma tipica del suo discorso . - Tu sai .... coso - diceva d ' un amico ammalato , e non si curava neppure di dir che era morto : indicava con un gesto che se n ' era andato . Fu lui che annunziò agli amici l ' elezione del nuovo Papa , il cardinale Pecci . - Eletto - disse . - Chi hanno eletto ? - Coso - rispose ; e non pronunziò il nome che alla seconda domanda . Era in parte affettazione , come si dice che usasse fra certi nobili francesi del secondo Impero ; ma era più che altro una grande pigrizia , venuta a poco a poco a tal segno , che gli dava molestia anche il parlare degli altri . Quando sentiva un amico esprimere , discutendo , il proprio pensiero con un periodo filato e lunghetto , lo guardava con l ' aria di deriderlo per quella fatica inutile ch ' egli faceva , come avrebbe guardato uno che si stroncasse a sollevare un baule per la curiosità di saper quanto pesa . Quando il racconto di qualcuno si prolungava oltre un minuto , non faceva complimenti : chiudeva gli occhi e fingeva di dormire . Dal tempo che andava a scuola , dove a nessun professore era mai riuscito di cavargli più di quindici righe su qualunque soggetto di componimento , egli era venuto restringendo sempre più il suo linguaggio , nel quale ai vocaboli si sostituivano i gesti , e alla pronunzia scolpita un barbugliamento d ' addormentato . Egli aveva un gesto per dire : - Non ti fidar del tale : è un briccone ; - un gesto per annunziare che una commedia aveva fatto fiasco , che un certo affare non premeva , che d ' un altro affare non si voleva impicciare ; e tutte le gradazioni dello stupore , della maraviglia , del dispiacere esprimeva con una sola esclamazione , diversamente intonata : - Oh diavolo ! - E s ' aveva un bel burlarlo di questa sua stranezza : egli scrollava le spalle e rispondeva : - Chiacchieroni ! - Una volta sola , ch ' io mi ricordi , egli fece il miracolo di esprimere senza reticenze , benchè in forma laconica , un suo pensiero filosofico , per dar ragione della sua maniera di parlare . Udendo ripetere una sentenza del Michelet : - Nous mangeons immensément trop ; - da che derivano alla società , secondo lo scrittore francese , infiniti mali , egli disse che a quella si doveva sostituire un ' altra sentenza : - Noi parliamo troppo - poichè di quasi tutti i nostri guai la vera cagione era questa . Ma non si può credere fino a che punto arrivasse nel far economia di sillabe : fino a non farsi capire dal fiaccheraio , al quale , invece di : - Alla Stazione di Porta Nuova - diceva : - Alla Nuova - ; fino a non pronunziar mai che una delle due parole di cui si componesse il titolo del giornale , ch ' egli chiedeva al rivenditore ; fino a bandire dal suo vocabolario tutti i superlativi e gli avverbi lunghi ; tanto che a sentirgli dire un giorno : irremissibilmente e un ' altra volta : mortificatissimo , lo guardammo tutti stupiti . Da ultimo , poi , avendo inteso da un amico toscano un verbo non prima conosciuto : cosare , se n ' era impadronito con la gioia d ' un matematico che scopre una nuova formola algebrica , e con quello s ' alleggeriva anche più la fatica ingrata del parlare . Non diceva più al cameriere della trattoria che levasse l ' olio dal fiasco ; ma : - Cosami quel fiasco - , e così , cosare un plico , per mettervi il suggello , e a un amico , indicandogli un uscio fresco di vernice : - Bada , che ti cosi l ' abito . - Se avesse trovato nella lingua altre dieci parole come cosa e cosare , non gli sarebbe occorso altro vocabolario , e ne avrebbe avuto d ' avanzo . Poichè pensiero e parola nascono nella mente gemelli , chi si disavvezza dall ' esprimere il proprio pensiero , si disavvezza a poco a poco anche dal pensare . Questo era seguìto a lui : le facoltà di pensare e di parlare gli s ' erano arrugginite ad un tempo . Egli pensava a pensieri indeterminati , monchi e sconnessi come il suo linguaggio , e dall ' inerzia del cervello gli era venuta una grande indifferenza per ogni cosa . È questo l ' ultimo e peggior danno nel quale incorrono tutti coloro che per pigrizia rifuggono usualmente dalla fatica di tradurre il proprio pensiero in parole . Negli ultimi suoi anni Coso non leggeva nemmeno più i giornali : si contentava di raccoglier le notizie politiche al caffè o per la strada , e quando gliele davano con troppi particolari , tagliava la parola in bocca all ' amico , dicendogli : - Insomma , hanno cosato il bilancio - oppure : - alle corte , avremo un ministero Coso - , e aggiungeva un gesto che significava : - Basta , basta ; ho capito ; oh che fastidio ! Coso abbandonò questa valle di lacrime e di parole una diecina d ' anni fa , in una città dell ' Italia meridionale , dove era andato per ragion d ' impiego . E tal morì qual visse , se è vero quanto si riseppe da un suo nipote , che l ' assistette negli ultimi giorni : un capo armonico , a dir la verità , che potrebbe aver inventato una fiaba . Io la ripeto com ' egli la disse , affermandoci che non ci metteva nulla di suo . Presentendo la propria fine , il buon Coso , che aveva avuto sempre religione , fece chiamare il prete . A un certo punto il nipote , che stava all ' uscio , sentì il prete dire con voce grave , in cui la pietà velava il rimprovero : - No , caro signore , io non posso acconsentire a una domanda fatta in codesto modo . Il malato gli aveva espresso il suo desiderio con la sua parola solita : il coso . Pensando ch ' egli volesse qualche oggetto , un ricordo caro di famiglia , da rivedere l ' ultima volta , il sacerdote aveva guardato intorno per la camera . Poi , da un atto dell ' infermo avendo compreso , s ' era risentito . Il coso era il Viatico . L ' infermo s ' espresse meglio , e fu contentato . Ma per poco il suo malaugurato vezzo di cosare non gli costò la salute dell ' anima . Certo quelli che si lasciano andare fino a un tal segno son rari . Ma quanti non sono quelli che parlano presso a poco al modo di Coso ; che , per infingardaggine intellettuale o per disprezzo dell ' arte volgare del discorso , non dànno del proprio pensiero che briciole e sgoccioli , non mettono nella conversazione che la materia bruta del loro concetto , lasciando agli altri la cura di lavorarla , come una faccenda indegna di loro ? Il mondo n ' è pieno . Ma se l ' uomo si può definire " l ' animale parlante " , codesti non sono uomini .... sono cosi . TRA LO SCRIVERE E IL PARLARE C ' È DI MEZZO IL MARE . Per dimostrarti che a parlar bene non basta studiar la lingua , ma occorre fare uno studio e un esercizio particolare a quel fine , ti racconto un aneddoto . Circa trent ' anni fa , ebbi una sera la fortuna di desinare con una brigata di milanesi , fra i quali c ' era uno scienziato illustre , autore d ' un libro notissimo di scienza popolare , che è una delle opere più eloquenti e meglio scritte della letteratura scientifica d ' Italia . Lo scienziato , ch ' era un uomo d ' indole vivace e di spirito argutissimo , aveva poche sere avanti rallegrato quella stessa compagnia raccontando in dialetto certi episodi comici d ' un suo recente viaggio nella Scozia ; e il suo racconto era piaciuto per modo , che anche quella sera , alle frutte , tutti i commensali vollero che lo ripetesse , e mi dissero parecchi , mentre egli si disponeva a parlare : - Sentirà , e riderà come non ha mai riso . - L ' illustre uomo incominciò , parlando italiano per riguardo al nuovo uditore , e andò un pezzo innanzi nel racconto ; ma l ' uditorio , benchè avesse la miglior voglia di ridere , rimase freddo ; volevo ridere anch ' io , ma non potevo ; mi sconcertava il disinganno che leggevo sul viso degli altri ; i quali aspettavano tutti qualche cosa che non veniva mai , e parevano stupiti che non venisse , e intenti a cercarne dentro di sé la ragione . E , infatti , il racconto procedeva male ; lo sforzo che faceva il parlatore per trovar parole e frasi comiche , che poi non lo appagavano , ratteneva la sua vena ; l ' espressione del suo viso che , manifestando quello sforzo , discordava dalla comicità del discorso , ne distruggeva quasi al tutto l ' effetto ; il suo gesto stesso riusciva impacciato come il suo linguaggio ; mancava al racconto la spontaneità , il colorito , la vita . A un certo punto egli s ' interruppe , facendo un atto brusco d ' impazienza , ed esclamò ridendo : - Oh , lasciatemi un po ' parlare il mio milanese ! - e ripreso in milanese il discorso , tirò via col vento in poppa , con tutt ' altro viso e tutt ' altro accento , libero , arguto , amenissimo , accompagnato fino alla fine dall ' ilarità unanime e sonora degli ascoltatori . Mille casi consimili vedrai tu pure nella vita , perché migliaia d ' italiani colti , e che scrivono bene , si ritrovano , parlando italiano , nello stesso impaccio nel quale si trovò lo scienziato milanese . E la ragione dell ' impaccio sta in ciò : che fra il parlare e lo scrivere passa la stessa differenza che fra il correre ed il camminare . Come , se non è esercitata alla corsa , anche una persona ben formata , e che ha nel camminare un portamento sciolto e elegante , corre senza leggerezza e senza grazia e rimane senza fiato dopo un breve tratto , così ogni italiano , che parli per uso il suo dialetto , pur conoscendo la lingua benissimo , se a parlarla non s ' è esercitato con particolare studio , se non ha acquistato con quest ' esercizio la prontezza intellettuale e l ' agilità meccanica necessaria al parlar bene , che è come un comporre all ' improvviso , non troverà lì per lì le parole proprie , snaturerà il proprio pensiero , parlerà stentato e slavato , traballando e inciampando a ogni passo . Vedi dunque quanto importa che , prima d ' ogni cosa , tu t ' eserciti a ben parlare ; e dico : prima d ' ogni cosa , perché è un esercizio che puoi cominciare utilmente anche prima di metterti a studiare il materiale della lingua nel modo che vedremo poi . E ora t ' accenno i preliminari della ginnastica ; dopo i quali passeremo agli attrezzi . PER IMPARARE A PARLAR BENE . Il parlar malamente , in chi più o meno conosce la lingua , deriva in gran parte dalla consuetudine di non pensar mai un momento , prima di aprir la bocca , al modo di dire il meglio che si può quello che si vuol dire . E tu avvèzzati a pensarci . Dirai : - Non s ' ha sempre tempo . - Basterà che ci pensi tutte le volte che ci hai tempo , e non tarderai a ricavarne un profitto maggiore di quello che t ' immagini , perché ti riuscirà di dir meglio che per il passato anche molte di quelle cose che sarai costretto a dire all ' improvviso . Si parla male generalmente anche per effetto della consuetudine , che si prende per pigrizia , di lasciar quasi sempre a mezzo l ' espressione del proprio pensiero quando si vede che l ' ha capito a volo la persona a cui si parla . Questa consuetudine pigra ci rende faticoso e difficile l ' esprimer bene tutti quegli altri pensieri , dei quali , perché sian compresi , dobbiamo dare l ' espressione compiuta . Ebbene , e tu abìtuati , parlando , ad esprimere sempre tutto il tuo pensiero , anche quando non sia necessario , come faresti se lo dovessi mettere sulla carta . Fa ' qualche volta , mentalmente , quest ' altro esercizio , dopo che hai fatto o veduto qualche cosa , o sentito una commozione , o ricevuto un ' impressione qualsiasi ; domanda a te stesso : - Come direi se dovessi raccontare questo fatto , o descrivere questa cosa , od esprimere questa commozione ? - e pròvati a farlo , supponendo di parlare a una persona colta , con la quale tu non abbia famigliarità , e di cui ti prema la stima e la simpatia . Studia in special modo di dir bene tutte quelle piccole cose che occorre dire ogni giorno , e anche più volte il giorno ; ti riuscirà facile trovarle e fissartele in mente , poichè sono , per così dire , i luoghi comuni della vita quotidiana e del linguaggio di ciascuno ; e quando ti sarai avvezzato a dirle facilmente e correttamente , riconoscerai , dal vantaggio acquistato , maggiore della tua aspettazione , che nel dir male quelle piccole cose , benchè non sian molte e sian semplici , consiste principalmente il parlar male di quasi tutti . Bada anche a questo . Una delle nostre miserie , parlando , è l ' incertezza che ci arresta nel designare certi oggetti , atti , fatti , sentimenti , per i quali sono usati comunemente due o tre vocaboli di senso affine , ma di cui è proprio uno solo ; poichè , nell ' atto che c ' indugiamo a scegliere , perdiamo il concetto della frase o del periodo , che poi ci riescono alla peggio . Se nel dir la cosa più semplice , come , per esempio , che siamo andati a cercare un tale a casa , che abbiamo salito quattro branche di scale , e dopo aver picchiato all ' uscio , sentito abbaiare un cagnolino , e una voce domandar : - chi è ? - mentre scorreva il paletto - se dubitiamo un momento fra branche e rami , fra picchiato e battuto , fra uscio e porta , sentito e udito , abbaiare e latrare , domandare e chiedere , paletto e chiavistello , è facile che facciamo un brutto garbuglio d ' un periodo che dovrebbe correr liscio como l ' olio . Fìssati dunque in mente le parole proprie che in tutti quei casi dubbi , frequentissimi , sono da usarsi , in modo che sian sempre le prime a venirti sulle labbra , e avrai fatto con questo un gran passo innanzi sulla via del parlar facile e corretto ad un tempo . Un altro consiglio . Ti accadrà spesso di sentir strapazzare la lingua italiana , e di ridere dentro di te delle parole sbagliate , delle frasi barbare e dei costrutti sgrammaticati del cattivo parlatore . È bene che in questi casi tu t ' eserciti alla critica ; ma se vuoi che ti giovi , non dev ' essere puramente negativa : non basta che tu noti gli errori , bisogna che tu cerchi e fissi nel tuo pensiero le parole , le frasi , i costrutti corretti corrispondenti a quelli erronei , che hai osservati ; perché , bada bene , noi burliamo assai spesso gli altri di errori che sfuggono usualmente a noi pure , e la prima cagione del nostro persistere nel parlar male è appunto la consuetudine del criticare senza correggere ; per la qual cosa non ricaviamo nessun frutto degli errori altrui , che dovrebbero farci aprir gli occhi sui nostri . Ancora un ' avvertenza . Il parlar bene richiede un esercizio vivo e rapido delle facoltà intellettuali . Vedi che l ' uomo acceso da una passione , appunto perché ha le facoltà eccitate , parla quasi sempre meglio che ad animo riposato e a mente tranquilla . Conviene perciò , quando hai qualche cosa da dire che ti prema di dir bene , quando hai da fare un racconto , per esempio , o una descrizione o un ragionamento anche breve , che tu ti ci metta di buona voglia e con vivo impegno . Come per fare uno sforzo fisico dài prima quasi una scossa alla volontà e tendi i muscoli e i nervi , così , nell ' atto di parlare , tu devi cacciar l ' indolenza e dar alla mente un abbrivo risoluto . Ma non ti mettere alla corsa ; va ' adagio per ora ; avvèzzati a parlare pensando , a frenarti . A correre senza inciampare imparerai a poco a poco ; devi prima esercitarti a camminar bene . E bada sempre , nel parlare , al viso di chi t ' ascolta , che è un critico muto utilissimo , perché d ' ogni parola stonata , d ' ogni oscurità , d ' ogni lungaggine ci vedi il riflesso , sia pure in barlume , in un ' espressione di stupore , o canzonatoria , o interrogativa , o annoiata , o impaziente ; anche se gli ascoltatori sian gente che , facendo lo stesso discorso , cadrebbe negli stessi errori tuoi , o assai peggio ; poichè la facoltà critica è in tutti di gran lunga più acuta e più attiva quando s ' esercita sugli altri che quando lavora sul suo . In questo studio del parlare potrai avvantaggiarti molto e presto se in casa tua c ' è la buona consuetudine di parlare italiano . Se non c ' è , tu devi fare il possibile , rispettosamente , per farcela entrare . Ma .... Quello che dovrei dirti dopo questo ma lo troverai nella lettera seguente ; della quale ho ritrovato la minuta sotto un monte di vecchi manoscritti . LA LINGUA ITALIANA IN FAMIGLIA . Cara cugina , Ringrazio te , tuo marito e i tuoi figliuoli grandi e piccoli dell ' allegra giornata che mi faceste passare in casa vostra , e mantengo la promessa , che ti feci nell ' accomiatarmi , di rispondere per iscritto alle tue domande : - Ho fatto bene a metter l ' uso della lingua italiana in famiglia ? Ti pare che i ragazzi ne facciano profitto ? Risponderei di sì , con gran piacere , alla prima domanda , se non avessi un gran dubbio sulla risposta da dare alla seconda . Osservai in casa tua che l ' uso dell ' italiano in famiglia non giova gran fatto , che , anzi , riesce quasi più dannoso che utile , se non è accompagnato dalla cura continua di parlar bene , se non è vigilato , illuminato , corretto assiduamente dal padre e dalla madre , se non si riduce , in somma , a essere uno studio costante di tutti . Osservai nella tua famiglia , come già in altre , che i ragazzi si sono avvezzati a parlar l ' italiano con troppa disinvoltura . Sono belle cose nel parlare la vivacità , la scioltezza , la sicurezza di sé ; ma solo quando non derivino dal disprezzo della grammatica e dall ' inconsapevolezza dello sproposito . Ora , lascia che te lo dica , i tuoi figliuoli parlano con facilità ammirabile un italiano compassionevole , d ' un tessuto tutto piemontese , ricamato d ' ogni specie d ' idiotismi e di modi di conio gallico , e in tutto il tempo che stetti con voi non gl ' intesi correggere , né da te né da tuo marito , neanche una volta . In casa vostra , per quello che riguarda la lingua , regna la più scapigliata anarchia . Girando per le stanze , feci ai tuoi figliuoli molte domande , e sentii che a quasi tutte le cose dànno il nome dialettale o francese : chiamano tiretto il cassetto , robinetto la chiavetta , comò il cassettone , sopanta il palco morto . A tavola , in quella discussione che fecero fra di loro intorno ai propri insegnanti , e in cui parlarono , a dire il vero , con molto brio e con molta arguzia , intesi dire dall ' uno : - mi sono sbagliato , - dall ' altro : - niente del tutto , - da questo : - gli ho fatto un bacio , da quello : - Mio professore di aritmetica , - da più d ' uno : - Che s ' immagini ! - e : - Mai più ! - per : nemmen per sogno ; da tutti , e parecchie volte , vizio per vezzo o consuetudine ( pover ' a noi , se anche il carezzarsi la barba fosse un vizio ! ) e chiamare ( Dio di misericordia ! ) per domandare . Parlai di mode con la tua Eleonora , e trovai che ha preso da te tutta quanta la terminologia francese che tu hai presa dalla tua sarta , e discorrendo con Alberto dei suoi prossimi esami raccolsi dalla sua bocca non so quante parole e frasi del nefando linguaggio burocratico che tuo marito porta a casa dall ' ufficio . In verità , s ' io avessi ceduto alla tentazione , udendo parlare italiano a quel modo , avrei fatto alla tua cara prole una continua distribuzione di biscottini e di pacche . E quello che faceva più forte la tentazione era il vedere che straziavano così ferocemente la lingua con una faccia fresca da innamorare , senz ' essere arrestati mai dal minimo dubbio , senza dar mai segno di sentire le proprie stonature , tirando via con una speditezza e con un tono , che uno straniero non pratico della nostra lingua , a sentirli , li avrebbe presi per toscani pretti sputati , e di quelli che hanno la parola più pronta e sicura . Ah no , cara cugina . Codesta non è una scuola di conversazione italiana ; ma una baldoria linguistica , dove si fa del vocabolario e della grammatica quello che in certe baldorie bacchiche si fa delle stoviglie e del Galateo . A una scuola così fatta mi par quasi preferibile l ' uso del dialetto , col quale i tuoi figliuoli , se non altro , non contrarrebbero abitudini viziose , che è un danno grandissimo , poichè i barbarismi , gl ' idiotismi , le frasi errate che il ragazzo s ' avvezza a dire in famiglia , dove si parli italiano a vanvera , gli si attaccano alla lingua per modo che gli riesce poi difficile liberarsene anche da uomo . Dicono che Napoleone primo abbia detto per tutta la vita section per session , rentes voyagères per rentes viagères , point fulminant per point culminant , e altri spropositi , per essersi avvezzato da ragazzo a pronunziare in quel modo quelle parole , che in casa sua si pronunziavano male . In certe famiglie , come tutti usano certi intercalari e hanno un certo modo di gestire , così dicono tutti gli stessi spropositi . Io ho osservato che i figliuoli dei padri mal parlanti quasi tutti parlano male , anche se sono più colti dei padri . Conosco un tale che disse per vent ' anni scavezzare per scavizzolare , traccheggiare per inseguire e vita libertina per vita libera : un giorno lo chiarii dei tre errori , ed egli mi confessò che erano un ' eredità di famiglia , che in casa sua , dove s ' era sostituita la lingua al dialetto , egli aveva sempre inteso usar quelle parole in quel senso : alle correzioni che gli erano state fatte da ragazzo , fuor di casa , non aveva badato ; poi nessuno non aveva più osato di correggerlo , per timore che se ne vergognasse , e così era andato innanzi fino ai cinquanta , perdendo prima il pelo che il vizio . Dunque , segui il mio consiglio : o ripigliate il dialetto in casa , o mettetevi d ' accordo , tu e tuo marito , per frenare la licenza linguistica dei vostri rampolli , costituite fra voi una commissione di vigilanza e di censura , che non lasci passare nessuno sproposito , che ristabilisca nella vostra famiglia , filologicamente anarchica , l ' impero della legge . I ragazzi , sulle prime , s ' impazientiranno , tenteranno di ribellarsi ; ma finiranno con riconoscere la ragione , e parleranno forse con minor facondia , che non sarà una gran disgrazia , ma con maggior correttezza , che sarà una gran fortuna ; e ve ne saranno grati più tardi . Intanto , ti prego di dar loro qualche avvertimento , in forma canzonatoria , che è la più efficace . Di ' a Eleonora che se mi racconterà qualche altra disgrazia arrivata a qualche sua amica di scuola , vorrò sapere una buona volta di dove le disgrazie partono e con che treno arrivano , per potermi regolare . Di ' a Enrico che me ne impipo per me ne rido e buggerìo per baccano non sono parole pulite , e che il dire che un ragazzo di sette anni è più vecchio d ' uno di cinque , è ridicolo . A Luigina , che mi disse tre volte : - Ho fatto una malattia - di ' che mi son dimenticato di domandarle se non aveva di meglio da fare quando le è venuta quella brutta idea . Avverti Mario che il dir che un ufficiale ha tre medaglie sullo stomaco , invece di sul petto , è come dire che le medaglie gli sono indigeste . Dirai anche nell ' orecchio a tuo marito che il verbo consumare , in italiano , è transitivo , e che quindi la candela consuma è un piemontesismo , ch ' egli non deve tramandare ai suoi discendenti . E anche a te un ' osservazione nell ' orecchio : brutto come tutto è brutto di molto . Spero d ' averti persuasa . E scusa la franchezza del critico poichè vien dall ' affetto del cugino . Il tuo * * * A CIASCUNO IL SUO . ( A UNA SCHIERA DI RAGAZZI DI DIVERSE REGIONI D ' ITALIA ) . Avete riso dei piemontesismi , non è vero ? E non ci ho a ridire . Ma non ne ridete troppo forte , vi prego , perché quello che dissi della famiglia piemontese , dove si parla un italiano piemontizzato , si può dire a un di presso di migliaia di famiglie d ' altre regioni , badando soltanto a sostituire a quelli che citai altri dialettismi e idiotismi ; dei quali ciascuna serie vi farebbe rider pure tutti quanti , fuori che uno . Volete che ne facciamo la prova ? Desiderate ch ' io vi persuada con gli esempi ? E io vi contento , nel miglior modo che m ' è possibile , così alla lesta . E comincio da te , piccolo milanese . Ce n ' è così anche a Milano di famiglie per bene , nelle quali i ragazzi credon mica di parlar male dicendo porsi giù per " mettersi a letto " e menar su per " condurre in prigione " e su e giù a ogni proposito ; e qui dietro per " qui attorno " e andar addietro a fare per " continuare a fare " e aver una cosa addietro per " averla con sé " e si può no , e morir via , e mangiarsi fuori e smaniarsi , e che bello ! e che caro ! e con più ne vuoi , più te ne metto . Ti basterà questo piccolo saggio , m ' immagino . A noi , piccolo veneziano . A te pure , quando che parli italiano , vien fatto di ficcare il che da per tutto , e non sei buono da liberartene , e dici : non so cosa che voglia dire , non so cosa che ci vorrebbe ; e ti scappa detto lasciarsi tirar giù per " lasciarsi indurre " e incapricciarsi in una cosa , e non s ' indubiti , e l ' aspetta un momento ; e ti sfugge ben sovente scampare per " scappare " e balcone per " finestra " e altana per " terrazza " e sgabello per " comodino " . E che dire del tuo in fatti che usi così spesso nel senso di " in somma " , mettendo nella frase una contraddizione di termini che mi fa spalancare la bocca ? - Sarà un capolavoro , come tutti dicono ; ma in fatti non mi piace . - Hai ragione di burlarti degli idiotismi altrui ; ma in fatti ne dici tu pure . Sono da lei , caro bolognese . Pensava ch ' io la potessi dimenticare ? Mo ' ci pare ! Venga qua , s ' accomodi bene . Godo di trovarla in buona salute . E il padre suo di lei ? E la ragazzola ? E quel bazzurlone di suo cugino , come sta ? Fa sempre l ' ammazzato con la signorina del terzo piano ? Ella riconosce certamente che anche ai bolognesi ne scappano di carine , che è frequentissimo fra di loro il si per il ci , e il faressimo e il diressimo e il questa cosa che qui e che lì ; e che non è rarissimo il sentir da loro , anche da gente colta , ghignoso per " antipatico " , gnola per " seccatura " , benzolino per " panchetto " , zucca per " fiasco " , chiarle per " ciarle " . E , mi perdoni , intesi anche dire qualche volta " ubbriaco patocco " per ubbriaco " fradicio " . Questa è patocca ! Ma ne ride ella pure , e tutti contenti . E tu , bel garzonetto genovese , non ti dar l ' aria d ' impeccabile , se dunque sciorino anche a te una bella lista di dialettismi comici che raccolsi a casa tua .... e in casa mia . Se dunque per " se no " è uno dei più preziosi , non lo puoi negare . Non me ne capisco per " non me n ' intendo " non è men peregrino . Scorrere per " rincorrere o inseguire " è un ' altra bella perla . E uomo di sua obbligazione per " uomo che sa il fatto suo " è poco bello ? Certo , tu non dirai mai mugugnare , frusciare , frugattare , camallare , dar recatto alla casa , in luogo di " brontolare , infastidire , frugacchiare , portar sulle spalle , mettere in ordine " , come da non pochi concittadini tuoi intesi dire . Ma sii sincero : non t ' è mai scappato angoscia per " nausea " e angoscioso per " molesto " e inversare per " rovesciare " ? Non ti scappa proprio mai bugatta per " puppattola " , rango per " zoppo " , marsina per " giubba " ? Pensaci un po ' , figgio cäo .... Cittadino romano , ti saluto , e mi fo lecito di dirti , rispettosamente , che spesso sento dire dai tuoi concittadini : ce sto , me dài , ve prometto , te parlo , se dice , e io so ' contento , e il tale non vo ' venire , e troncare gl ' infiniti : anda ' , sta ' , di ' , e dire andiedi e stiedi , e li fiori e li cavalli , e le mela e le pera , e subito che per " poichè " e al contrario per " d ' altra parte " e apposta per " appunto per questo " o imbottatore e tiratore e spogliatore e lavatore per " imbuto , cassetto , armadio , acquaio " : una quantità d ' ore e d ' altri idiotismi d ' altre desinenze , che si volessi citartene mezzi no me basterebbe du ' ora . Lascio stare il magnassimo e il bevessimo per l ' indicativo , che a te non c ' è caso che sfugga ; ma chi sa quante volte tu pure , parlando italiano , esclami : - Guarda sì che bellezza ! - o dici che hai rifame o che un Tizio t ' ha fatto una vassallata o che non sai se quanto una certa cosa ti convenga . A ciascuno il suo . Non ti stranire , figliolo . Partenopeo carissimo ! Conosco un bravo avvocato napolitano , che tiene due cari figlioli , i quali , parlando italiano con me , chiamano qualche volta , senz ' avvertirsene , gradinata la scala , coppola il berretto , cartiera la cartella , borro la brutta copia , spiega la traduzione ; che dicono cacciar l ' orologio per " tirarlo fuori " , abbiamo rimasto per abbiamo " lasciato " l ' ombrello a casa , nostro padre è andato a parlare una causa a Salerno , voglio essere spiegato , esser levata questa difficoltà , essere aperto il portone , e non mi fido per " non mi sento " e vado trovando per " vado cercando " e nel contempo per " nello stesso tempo " . Stesso il padre , dispiaciuto di quel modo di parlare , li avverte sovente che dicon troppi napolitanismi ; ma non serve : lo voglion bene , ma non dànno retta a lui più che a me , e tiran via . Non ho detto per canzonare a te , bada bene ; ma vedi un po ' se dei modi citati non ne scappa qualcuno a te pure . Potrebb ' essere . Se te ne scappa , sei prevenito ; colpisci l ' occasione per correggerti , e stammi buono . O piccolo abruzzese , e tu , non ancor baffuto figliolo della Calabria , non vi fate corrivi se vi dico che sfuggono allo spesso dei provincialismi a voi pure ; e il senso lor m ' è duro , potrei aggiungere . Come v ' ho da intendere quando mi dite scolla , andito , versatoio , coppino , ceroggeno , raschio , quartino , pizzo del tavolino per " cravatta , ponte , acquaio , cucchiaione , candela , sputo , quartiere , canto del tavolino " ? e lento per " magro " e sofistico per " discolo " e fanatico per " vanesio " ? Quando vi sento di parlare in quella maniera , sospetto che vogliate scherzarmi , e non tanto mi piace . E vada quando vi scappa detto che vi siete imprestato ( per " fatto imprestare " ) un vocabolario , che avete donato gli esami , fatto maturare un compagno permaloso , liberato un pugno a un insolente , o che in mezzo al vostro giardino ci vorrebbe piantato un bell ' albero , o che vi par mill ' anni di giungere il ferio di Natale : si sorride , e null ' altro . Ma che si possa scoprire un canuto nella barba d ' un uomo , è incredibile , e mettersi un calzone solo non è decente , e sparare gli uccelli alla caccia è feroce , e dire : - Mio fratello ha picchiato , vado ad aprirlo - è orrendo . Vi raccomando a porre attenzione a questi errori ; e perdonatemi la franchezza , perché , se ve n ' avreste per male , ne fossi troppo dolente . Son da te , caro siciliano . Molte volte , nel tuo bel paese , un ospite gentile mi disse sull ' uscio : - Entrasse , signore , s ' accomodasse ; mi facesse il piacere .... - Lo dici qualche volta tu pure , non è vero ? E accoppii non di rado il condizionale col condizionale : se avrei tempo , v ' andrei , o : se avessi tempo , v ' andassi ; dico giusto ? E per voi è fare un complimento anche il regalare un orologio d ' oro , e dite spesso buono per " bello " e bello per " buono " e più meglio e più peggio , e insegnarsi la lezione per " impararla " e mi scanto per " mi perito " e accudire per " rivolgersi " e qualche volta la prima del mese , e questa , senz ' altro , per " questa città " e anche casa palazzata per " palazzo " . Chiamate bevanda il caffè e latte , come se non beveste altro nell ' isola , o zuppa ogni minestra , e galantuomo ogni signore ; e così fosse , che sotto un bel sopratutto e dentro una camicia arricamata non si nascondesse mai una birba ! Te n ' ho da metter fora dell ' altre ? No ? Queste bastano ? E dunque , come dice il tuo Meli , dunca ascuta a lu patri , e teni accura a sti pochi e sinceri avvirtimenti . E anche a te , bruno Sardignolo , poichè ti vedo ridendo dei sicilianismi , dirò amorevolmente il fatto tuo , quantunque del tuo bel dialetto latineggiante io sia un po ' innamorato : a te che qualche volta , parlando italiano , alzi le scale invece di salirle , e culli il tuo fratellino per dormirlo , e non pigli caffè perché non ti prova , e chiami cotti i fichi d ' India maturi , e occhi cattivi gli occhi malati ; a te che parti al villaggio , e torni da campagna , e vai al braccetto con gli amici , e a chi ti domanda l ' ora alle dodici e dieci rispondi che è assai ora che è sonato mezzogiorno , e a chi ti rivolge domande indiscrete dici che non entri il naso negli affari tuoi , e se non la smette subito , che finisca da una volta d ' importunarti . Per farla corta , non t ' ho citato che una dozzina d ' esempi ; mi dispiace d ' esser troppo pochi ; ma te ne potrei pienare più pagine . A si biri , piseddu . - Come ? A me pure ? - Sì , signorino , a lei pure , e spero che me lo permetta , poichè sa che le voglio un gran bene . Per insegnar la lingua ai tuoi fratelli d ' Italia , che ti riconoscono maestro dalla nascita , devi guardarti anche tu dai dialettismi , non con altrettanta , ma con maggior cura degli altri ; non devi lasciarti sfuggir mai , neppure una volta l ' anno ( e ti sfuggono non di rado ) voi dicevi , voi facevi , voi andavi , e dichino e venghino , e leggano per leggono , temano per temono , e lo stai e il vai imperativi , e il dove tu vai ? e il che tu vuoi ? e nemmeno sortire per uscire , e bastare per durare , e tornar di casa per " andar a stare " in un luogo dove non s ' è mai stati . E sebbene Dante abbia detto " lascia dir le genti " è meglio che tu non dica genti in quel senso per non farmi pensare che tu parli di tutti i popoli della terra ; e che suoi per " loro " abbia esempi classici , non toglie che sia più corretto il far concordare l ' aggettivo col sostantivo ; e m ' ammetterai che a dire ignorante per " maleducato " si corre pericolo di calunniare dei sapientoni ; e una " minestra diaccia " se vuoi esser giusto , non s ' è mai portata in tavola da che mondo è mondo . A rivederci , bocca fortunata , e porta un bacio alla torre di Giotto . E ora che giustizia è fatta , tiriamo innanzi . * FQ * IL MALANNO DELL ' AFFETTAZIONE . Vi son due modi di parlar male : la sciatteria e l ' affettazione . Ma questo è peggior di quello , perché chi parla sciatto è soltanto ridicolo , e chi parla affettato è ridicolo e insopportabile . Non occorre ch ' io ti dica che cos ' è l ' affettazione . Te lo dicono i modi proverbiali che la deridono : - Star sul quinci e sul quindi . - Parlare in punta di forchetta . - Parlar come un libro stampato . - È un misto di pedanteria e di leziosaggine . È la consuetudine di scegliere fra i modi della lingua i meno comunemente usati , credendo che il parlar bene consista nel parlar diversamente dagli altri ; è il servirsi di vocaboli e di frasi poetiche , anche nei discorsi famigliari , per dir le cose più usuali e più semplici ; è l ' usar locuzioni e costrutti del bello stile letterario , per isfoggio di cultura e d ' eleganza , in luogo d ' altre locuzioni e d ' altri costrutti alla mano , che si sdegnano come volgari , e che paiono volgari per la sola ragione che tutti li sanno . Hai visto mai dei bellimbusti che fanno il bocchino e par che sorridano continuamente alla propria immagine , o tengon la bocca sempre aperta per mostrare i denti bianchi ; che pigliano atteggiamenti d ' Apolli , gestiscono coi gomiti stretti al busto e camminano in punta di piedi , dondolandosi come le anitre e guardando intorno con gli occhi socchiusi o dilatati o languenti ! Sono caricature buffe e antipatiche , non è vero ? E lo stesso effetto producono quelli che parlano affettato . Ci dispiacciono perché , parlando diversamente da noi , hanno l ' aria di dirci che noi parliamo male e che dovremmo parlare come loro ; non ci paiono sinceri perché la sincerità parla semplicemente , ed essi parlano con artificio ; e non li possiamo prender sul serio perché , lambiccando a quel modo il proprio linguaggio , mostrano di dar più importanza alle parole che alle cose e di parlar soltanto per farci sentire che parlan bene . Senti un po ' . Se uno t ' annunzia la morte d ' un suo amico dicendoti : - Ieri , dopo una malattia lunga e dolorosa , morì il tal dei tali , mio carissimo amico ; morì fra le mie braccia ; le sue ultime parole furono per raccomandarmi i suoi poveri bambini , che stavano accanto al letto piangendo - , tu sei preso da un sentimento di pietà . Ma se ti dice invece : - Ieri , dopo un lungo e fiero morbo , mancò ai vivi il tal de ' tali , amico mio dilettissimo ; spirò sul mio seno , e i suoi supremi accenti furono per commettere alle mie cure i suoi sventurati pargoletti , che stavano all ' origliere lacrimando ; - tu , invece di commoverti , non credi al suo dolore , e gli dài del buffone . L ' affettazione falsa l ' espressione d ' ogni affetto , spunta l ' arguzia , toglie forza alla ragione , vela la verità , distorna la confidenza , getta il ridicolo su ogni cosa , rende uggiose e moleste , e qualche volta anche odiose , facendole apparire sotto un falso aspetto , persone dotate di eccellenti qualità d ' animo . Ed è un difetto terribile , che guai a chi s ' attacca , perché diventa in lui come una seconda natura , della quale egli perde la coscienza , e non se ne libera più per la vita . Ed è un difetto disgraziatissimo , che il mondo deride e flagella anche nelle persone più rispettabili , senza tregua e senza pietà , fino alla morte . * In quest ' affettazione eccessiva e ridicola non c ' è pericolo che tu cada . Ma ti devi guardare anche dall ' ombra dell ' affettazione , anche da quel difetto , nel quale quasi tutti cadiamo , di usare , parlando , una quantità di parole e di locuzioni non proprie del linguaggio parlato ; fra le quali e le proprie , che non ignoriamo , e che usiamo anche spesso , ci siamo avvezzati a non far differenza . Di tali parole e locuzioni non ti posso fare un elenco compiuto , che sarebbe troppo lungo ; ma ti do qualche esempio in un dialogo nel quale un Tizio mi racconta una sua avventura , ed io faccio il pedante della naturalezza sui fiori della sua letteratura . FRA UN PARLATORE RICERCATO E UNO CHE PARLA ALLA BUONA . TIZIO . - Giunto che fui al bivio , stetti un momento in forse se dovessi volgere a destra o a sinistra . IL PEDANTE . - Mi permetta . Io direi : arrivato che fui al bivio , stetti un momento in dubbio se dovessi voltare .... T . - .... Se dovessi voltare a destra o a sinistra . M ' arrestai , attendendo che passasse qualcuno , per chiedergli l ' indicazione che mi faceva d ' uopo .... P . - Mi faceva d ' uopo ! E se dicesse semplicemente : che m ' occorreva ? E invece di " attendendo " : aspettando ? E domandargli invece di " chiedergli ? " T . - Ma , non scorgendo anima nata .... P . - Non vedendo anima viva .... T . - Piegai a destra e procedetti fino a una chiesetta , cinta di cipressi , della quale mi sovvenne che m ' aveva parlato mio padre , quando mi narrò la sua gita al castello .... Trova qualche cosa a ridire ? P . - Cinque cosette . Io direi presi invece di " piegai " , andai innanzi invece di " procedetti " , circondata invece di " cinta " , mi ricordai invece di " mi sovvenne " , mi raccontò invece di mi " narrò " . Vuol seguitare ? T . - Quivi scorsi due uomini distesi al suolo .... P . - Quanto amore per quello scorgere ! E perché non lì invece di " quivi ? " E stesi per terra in luogo di " distesi al suolo ? " Il suolo ! T . - .... che sembravano assopiti .... P . - .... parevano addormentati , se non le par troppo comune . T . - Sostai .... P . - Si soffermò .... T . - .... e , osservandoli , venni in sospetto che facessero sembianza , ma che non dormissero davvero . Non m ' ero male apposto .... P . - Com ' è detto bene ! Sospettai sarebbe troppo andante ; " far sembianza " è più nobile di far mostra e di fingere ; " non m ' ero male apposto " non è un modo di dozzina come non m ' ero ingannato . T . - Mi dileggia ella forse , signore ? P . - " Tolga il cielo ! " O come può ella " accogliere " un tal pensiero ? " Proceda " . T . - Di repente , infatti , quasi per accordo , si destarono entrambi , e l ' un d ' essi .... P . - Un momento . Mi lasci ammirare quel " di repente " per a un tratto , e quell ' " entrambi " per tutti e due , e l ' " un d ' essi " per uno di loro . Questo si chiama " favellare " ! Riprenda . T . - ( Capisco ) .... E l ' un d ' essi , con accento di cortesia , che mal s ' accordava con l ' atteggiamento del suo volto , mi disse : - Se passa di qui per recarsi al castello , ha errato ; la riporremo noi sul retto cammino .... P . - Mi perdoni . Qui , benchè ammiri ancora , mi parrebbe più naturale il dire : in tono cortese , e non corrispondeva all ' espressione del suo viso . Quell ' " un d ' essi " , poi , le avrà detto andare e non " recarsi " , la rimetteremo , non " la riporremo " , sulla buona strada , non " sul retto cammino .... " T . - ( Che insopportabile seccatore ! ) Ciò dicendo , sorsero ambedue da terra , e mossero alla mia volta .... P . - Approvato , e con plauso . Io avrei detto : dicendo questo , s ' alzarono tutt ' e due , e vennero verso di me - ; ma riconosco che avrei parlato con meno squisita eleganza .... T . - Insospettito , indietreggiai . Essi accelerarono il passo . Avevano in animo d ' assalirmi , non cadeva dubbio . Si figurerà di leggieri il mio spavento ! Volli gridare ; ma mi venne meno la voce . Mi volsi in fuga ; ma fu indarno : mi sentii afferrare da tergo ; mi fu forza arrestarmi .... P . - L ' arresto anch ' io per un momento , per farle osservare che parla troppo bene . Avrebbe potuto dire in forma più modesta : - Mi feci indietro . Quelli affrettarono il passo . Volevano assalirmi ; non c ' era dubbio . S ' immaginerà facilmente il mio spavento ! Volli gridare ; ma mi mancò la voce . Mi diedi alla fuga ; ma fu inutile ; mi sentii afferrare di dietro ; mi dovetti fermare ... E allora ? T . - Allora gridai : - Aiuto ! - Per buona ventura , transitava là presso una brigata di villici , che i malfattori non avevano veduti , perché eran celati dagli alberi .... P . - Respiro ! Ma quel " transitava " per passava , e " celati " per nascosti , e " villici " per contadini .... T . - Quelli trassero tosto alle mie grida .... P . - Vuol dire che accorsero subito .... T . - I malandrini dileguarono .... P . - Come nebbia al vento . T . - Fui salvo . Mi palpai . Non rinvenni più il portamonete nella scarsella . Non c ' eran che poche lire ; non porta il pregio di parlarne . Il peggio fu la paura , che non le saprei ritrarre in parole . P . - Capisco ! " Ritrarre in parole " dev ' essere una cosa più difficile che l ' esprimere semplicemente . Ma ella si compiace troppo del difficile . Perché non dire alla buona che non si ritrovò più il portamonete in tasca ? E perché dire " non porta il pregio " invece di non mette conto ? In somma , se l ' è cavata con la paura . T . - Se non mi toccò maggior danno , debbo saperne grado .... P . - Basta che ne sia grato .... T . - A quei buoni contadini . Ma la sera mi sopravvenne la febbre . P . - Le " sopravvenne " ? T . - Mi prese , andiamo ; mi saltò addosso . Questo m ' incolse .... mi seguì per aver posto in non cale .... P . - Se dicesse per aver trascurato .... T . - .... l ' avvertimento di mio padre : che non è saggio l ' aggirarsi in quei pressi senza compagnia . Me ne ricorderò quind ' innanzi . P . - Suo padre le avrà detto che non è prudente l ' andare in giro soli in quei dintorni . E farà bene a ricordarsene . Ma farà anche bene d ' ora in avanti a parlare in un altro modo .... T . - Ma , insomma , non m ' è sfuggito un errore ! P . - No ; ma il suo discorso è stato una stonatura da capo a fondo , un tessuto di parole e di frasi che non s ' usano mai da chi parla con naturalezza e con gusto , e che riescono sgradevoli quanto gli errori , e rendono il suo parlar corretto poco meno ridicolo d ' un parlare sgrammaticato . T . - Troppo gentile ! La ringrazio . P . - " Non porta il pregio . " Ma non ponga " in non cale " i miei consigli . " Se ne rinverrà " contento e me ne " saprà grado . " La riverisco e " mi dileguo . " T . - ( Impertinente ! ) Varie altre osservazioni che ti dovrei esporre intorno all ' affettazione nel parlare , le farai tu stesso intrattenendoti qualche minuto con una rispettabile e amabile signora , che ho l ' onore di presentarti . LA SIGNORA PIESOSPINTO . Le avevan messo questo soprannome perché il bel modo letterario a ogni piè sospinto era uno dei fiori più frequenti del suo linguaggio abituale , tutto fiorito di parole e di frasi eleganti . Era vedova e sola , come la Roma di Dante ; non più giovane , d ' ottimo cuore , stimata da tutti ; ma aveva un difetto terribile , per il quale s ' eran ridotti pochissimi i frequentatori del suo salottino , un tempo assai numerosi : il difetto di parlare poeticamente . Cosa tanto più strana in quanto la buona signora non la pretendeva punto a letterata , quantunque di letteratura e d ' arte discorresse quasi sempre ; era anzi in tali discorsi molto guardinga e modesta . Quel linguaggio , che a noi riusciva affettato , per lei era naturalissimo , ed era in fatti in perfetto accordo con tutte le altre manifestazioni del suo essere . La sua voce , il suo accento , il suo modo d ' atteggiarsi e di camminare , la sua bizzarra pettinatura , tutta cernecchi e riccioli artefatti , che le tremolavano intorno al capo come bùbboli , e il suo abbigliamento tutto gale e fronzoli di gusto dubbio : ogni cosa rassomigliava al suo vocabolario e alla sua fraseologia prescelta , che pareva fatta di rottami di versi . Parlava in maniera da far credere che ogni parola d ' uso comune fosse per lei una parola triviale , che ogni frase famigliare le ripugnasse come una frase indecorosa . Per esempio : allegrezza , gioia , desiderio , ricordo , avvenimento , momento , erano modi sbanditi dal suo dizionario ; diceva : letizia , giubilo , vaghezza , rimembranza , evento , istante . All ' amico che entrava in casa sua gettava qualche volta addosso una manata di fiori poetici anche prima ch ' egli si fosse seduto . - Ah , la riveggo alla fine ! Che accadde di lei ? Credevo che avesse spiccato il volo verso altri lidi o che fosse di mal ferma salute ; vissi in affanno ; s ' assida , ingrato amico , e si scagioni . - Anche parlando delle cose più comuni usava questo linguaggio di gala . Era famosa fra i suoi conoscenti la frase con cui aveva annunziato a un di loro una piccola disgrazia toccata a una sua cagnetta , ricciuta e infronzolata come lei ; la quale faceva un certo mugolo strano , che certi capi ameni dicevano un ' affettazione . - Ah , signor mio ! - aveva detto . - Tale era la moltitudine di piccoli insetti che infestavano la cute di questo sventurato animaletto .... Ma benchè affettato il linguaggio , era sempre sincero il sentimento ch ' ella esprimeva . Era commossa veramente quando raccontava d ' esser stata costretta , con suo gran dolore , ad espellere una vecchia fante , dopo molti anni che l ' aveva in casa , per aver risaputo che quella la vilipendeva nel vicinato con le più nefande calunnie . Quale atroce disinganno ! Chi avrebbe potuto sospettare che con quel sembiante tutto dolcezza ella albergasse nel petto un animo così malvagio ! Che schianto era stato per lei lo scoprire una nemica in quella donna , con la quale essa aveva sempre largheggiato di doni e di favori , per lei che aveva tanto bisogno di sentirsi aleggiare intorno la benevolenza e la simpatia ! Naturalmente , il maggior piacere che ci attirasse nel suo salotto era quello d ' ammiccarsi l ' un con l ' altro e di sorridere di nascosto alle più belle delle sue frasi : dico le più belle perché il suo discorso era un ordito così fitto di poeticherie , che non si sarebbe potuto rilevarle tutte senza farsi scorgere ; del che ci saremmo vergognati . Ma essa non sospettava . Povera signora Piesospinto ! Se ci avesse sentiti giù per le scale ! Il suo frasario c ' era diventato così famigliare che , fra di noi , andando da lei ed uscendo , non parlavamo quasi più altro che alla sua maniera . E , com ' è naturale , glie n ' erano affibbiate anche parecchie che non le appartenevano . Ma la più amena di tutte , qualcuno sosteneva che l ' avesse detta davvero a una delle sue amiche più strette , ed era un modo comunissimo , che dice un ' occorrenza altrettanto comune , nobilitato da lei nella nuova forma : - andare della persona . - Ammirabile era la costanza con cui usava certi modi illustri invece di altri volgari , i quali non le venivano mai alla bocca , come s ' ella non li avesse mai né intesi né letti , da tanto che le si era connaturata l ' affettazione . Non diceva mai sposare , per esempio , ma impalmare ; mai , non so una cosa , ma la ignoro ; mai mi fa pietà , ma mi move a pietà ; mai aversi per male , ma recarsi ad onta . Gli aggettivi , più che altro , erano il suo forte ; non poteva metter fuori un sostantivo senza attaccargliene uno , che era sempre pescato fra i più signorili della lingua . - È un pezzo , signora , che non è stata a Napoli ? - Da dieci anni non ho più veduto quella nobilissima città . - Ha letto la notizia della morte del tale ? - Si , ho letto la malaugurosa notizia . - Le ha fatto piacere la promozione di suo cugino ? - Sì , ne ho avuto un piacere ineffabile . Colta un inverno da grave malore , e condotta in forse della vita , giacque a letto per lo spazio d ' oltre due mesi , e chi la trasse a salvamento , prodigandole ogni più amorevole cura , fu un giovine medico amico nostro e suo , che della sua vezzosa favella prendeva diletto grandissimo . Con lui e con un altro frequentatore del salotto , non sì tosto ella fu fuor di pericolo , mi recai a visitarla . Poi che fummo seduti accanto al letto , la buona signora chiamò la fante , e le disse con fievole voce : - Appressati , Carolina ; dischiudi lievemente le imposte , che entri un po ' di chiarore .... Poi ci ringraziò , espresse la sua gratitudine al medico , ci raccontò la storia del suo malore . E fu una tal pioggia di fiori poetici da far pensare che durante la malattia glie ne fosse germinato in casa un nuovo giardino . La malattia le era saltata addosso ad un tratto , a guisa d ' un colpo di folgore . Stava per uscire di casa , era già sul limitare dell ' uscio , quando una subita nube le aveva come offuscato l ' intelletto , e s ' era impossessata di lei una così grande debolezza , che appena aveva fatto in tempo a invocar soccorso , e le erano mancati i sensi . Il portinaio , la portinaia , la fante , accorsi tosto , vedendo il pallore mortale del suo volto , l ' avevano creduta esanime , e s ' eran sciolti in pianto ; poi l ' avevan portata sul suo letticciuolo , ed essa era rimasta tre giorni così , quasi inconsapevole , come in istato di sopore , agitato da torbidi sogni . E in questo modo continuò a fiorettare , fin che ci accomiatò cortesemente lei stessa , dicendoci d ' uscire a più spirabil aere , ma che tornassimo presto a riportarle il refrigerio della nostra cara amicizia . Scendendo le scale , il medico faceto ci disse che la povera signora era stata veramente gravissima ; ma che anche quando si trovava in pericolo aveva sempre parlato nel modo solito . Egli si ricordava le parole testuali . - Ah , signor dottore ! - gli aveva detto . - Non mi lusinghi di vane speranze : io sento bene che questa mia spossatezza è foriera di prossima fine . - E soggiunse che , sentendola parlare a quel modo , aveva riconosciuto la grande verità d ' una osservazione fatta da Vittor Hugo , a proposito d ' un condannato a morte , il cui discorso gli era parso mancante di naturalezza : che tutto si cancella davanti alla morte , eccetto l ' affettazione : che la bontà svanisce , che la malvagità scompare , che l ' uomo benevolo diventa amaro , che l ' uomo duro diventa dolce ; ma l ' uomo affettato rimane affettato . - E concluse : - Basta , è scampata ; fra un mese sarà guarita ; e io ne sono felicissimo perché , con tutti i suoi fiori poetici , è una gran buona signora . - Ah , questo è fuor di dubbio - disse il comune amico - di gentili sensi dotata .... - E di non inculto intelletto - aggiunse il medico . - E di non illeggiadro sembiante .... - Finiamola ; non sta bene scherzare fin che non s ' è rimessa ; ricominceremo quando sulla sua guancia " torni a fiorir la rosa " . E si ricominciò , come Dio volle , con diletto ineffabile . VERGOGNA FUOR DI LUOGO . Non basta , per parlar bene , sfuggire l ' affettazione ; bisogna pure , quando occorre , non aver timore di parere affettati ; bisogna vincere un sentimento naturale e comunissimo , specie fra noi italiani dell ' Italia settentrionale , che si potrebbe chiamare la " vergogna fuor di luogo " della lingua . Noi , parlando italiano , siamo tutti riluttanti ad usare parole e frasi che non appartengano a quello scarso materiale linguistico che si possiede comunemente nella nostra regione , e la nostra riluttanza deriva dal timore di parer pedanti e ricercati adoperando modi insoliti ; i quali appunto ci paiono strani e affettati per la sola ragione che non siamo assuefatti a dirli e a sentirli . Per ispiegarti chiaramente la cosa ti riferisco una discussione che , mutate poche parole , dovetti sostenere e m ' occorse di sentire cento volte . Mi domanda un tale se non c ' è in italiano una parola che significhi " stringer molto la persona con cintura o con busto o con altro , in modo che essa paia meglio disposta , ma che non abbia più liberi i movimenti . " - Certo che c ' è . Striminzire . Una ragazza striminzita nel busto . Dice anche il Giusti , per analogia , di persone striminzite in una carrozza troppo piccola . - Striminzire ! Che parola strana ! - Strana perché ? Per il suono ? Non è mica più strana d ' impazientire e d ' indolenzire , che tutti dicono . - Ma questa non l ' ho mai intesa . - È d ' uso comune in Toscana , è in tutti i dizionari , la usano molti italiani d ' ogni provincia . - Eppure , che so io ? Parlando , non l ' userei . - Per che ragione ? - Non so .... Non oserei . - Ma per la stessa ragione si dovrebbe interdire l ' uso d ' una quantità d ' altre parole proprie , necessarie , italianissime . Per esempio , userebbe le parole rimpulizzire , spericolarsi , spiaccicare , stintignare , baluginare , che in certi casi significano una cosa che non si può dire per l ' appunto con un altro modo ? - Spiaccicare ! Baluginare ! Stintignare ! ( dopo aver pensato un po ' , sorridendo ) . - No , glielo dico sinceramente , non oserei . Saranno parole italianissime , e anche usatissime in altre parti d ' Italia ; ma fra noi paiono strane . - E picchia sullo strano ! Ma strana le parrà ogni parola che non abbia mai intesa . Quelle parole non paiono punto strane e affettate , paiono naturalissime a tutti coloro che le usano dove sono generalmente usate . La cagione dell ' effetto che producono in lei non sta in esse medesime ; ma nel fatto che lei non è usato a sentirle . Lei stesso adopera ora come naturali parole e frasi che , anni fa , la prima volta che le intese , le saranno parse cercate col lumicino . Il tipo dell ' affettato e dell ' inaffettato , in materia di lingua , ha detto un grande maestro , non è altro che l ' assuefazione . - Avrà ragione . E non di meno .... che vuol che le dica ? Se , parlando in famiglia o fra amici , mi venissero sulla punta della lingua le parole stintignare , striminzire , baluginare , me le terrei in bocca , perché son certo che tutti quanti , udendole da me , rimarrebbero come stupiti , e direbbero fra sé , e fors ' anche forte : - Cospetto ! Tu peschi nel vocabolario ; tu diventi un linguista . Che lusso ! - Ma se tutti ragionassero così , la lingua italiana , fra noi , rimarrebbe sempre allo stesso punto ; nessuno arricchirebbe mai il suo vocabolario d ' una sola parola ; dai dieci anni in su si rimpasterebbero sempre lo stesso miserabile frasario elementare . Se tutti avessero sempre ceduto a codesto sentimento , nell ' Italia settentrionale , in Piemonte , per esempio , si parlerebbe ancora l ' italiano come si parlava quarant ' anni fa . - O non si parla ora come si parlava allora ? - Ah no , per fortuna . Sono usati ora anche fra noi , parlando italiano , sono anzi diventati comunissimi una quantità di vocaboli e di locuzioni che quand ' ero ragazzo erano affatto sconosciuti . Quarant ' anni fa non le sarebbe mai occorso di sentir dire da un piemontese schiacciare un sonno , appisolarsi , fare uno spuntino , fare ammodo , uomo di garbo , gente per bene , mi frulla per il capo , andare in visibilio , prendere in tasca , faticare parecchio , e via discorrendo . Ora io sento questi modi ogni momento da giovani , da signore , da gente che non pensa neppur per ombra a parlare scelto , e non c ' è caso che chi li ascolta si stupisca e sorrida con l ' aria di dire : - Che lusso ! - Eppure , quando furono intesi qui le prime volte , tutti quei modi debbono esser parsi strani come paiono a lei quelli che ho citati . - Le ripeto che avrà ragione ; ma .... ( tra sé , scrollando il capo ) Striminzire ! Stintignare ! Baluginare ! Così è . E l ' ha detto un grande scrittore , che di queste cose s ' intendeva : - La locuzione della lingua in cui si scrive , la locuzione propria , unica , necessaria , può far ridere , esclamare , urlare , dov ' essa non è conosciuta in fatto ; e però sono impicci da cui uno non può uscir solo : l ' unico mezzo d ' uscirne è d ' uscirne tutti insieme . - Il che vuol dire che tutti quanti dobbiamo adoperarci a mettere in commercio , parlando , quella parte di lingua che manca al nostro uso regionale , e che ci è necessaria , anche a costo di far ridere , esclamare e urlare . Incomincia dunque tu a far la tua parte . Ricordo certe famiglie d ' impiegati piemontesi e lombardi , stabilite in Firenze capitale , nelle quali i bambini , che in casa parlavano italiano , portavano ogni giorno dalla scuola una parola o una frase nuova , di cui il padre e la madre ridevano : ne ridevano la prima volta , poi ci s ' avvezzavano , e poi dicevano quelle parole e quelle frasi essi medesimi , da prima come per celia , dopo senz ' avvedersene ; e così il bambino arricchiva il dizionario e insegnava a parlare alla famiglia . E così devi far tu nel giro delle persone fra cui vivi , usando francamente le parole insolite , come se ti venissero spontanee , vincendo la " vergogna fuor di luogo " che è la cagione principale della nostra perpetua miseria in materia di lingua . Miseria che conserviamo di conseguenza anche nello scrivere , perché tutto quel materiale di lingua , che conosciamo ma non usiamo parlando , non ci verrà mai pronto all ' occorrenza quando scriviamo , lo dovremo sempre andar a cercare , e non lo cercheremo per pigrizia , o lo useremo male , e sarà sempre per noi come quelle stoviglie di casa che non si tiran fuori dall ' armadio che per i pranzi solenni , dove gl ' invitati s ' accorgono alla prima che non siamo assuefatti ad usarle . BELLA MUSICA SONATA MALE . Impara a pronunziar bene . Non parla bene chi pronunzia male . E noi , quasi tutti , pronunziamo l ' italiano scelleratamente . Una bella lingua pronunziata male è come una bella musica sciupata da un cattivo sonatore . Che vale che la nostra sia una lingua ammirabilmente musicale se noi in mille modi ne alteriamo i suoni , come se fosse per noi una lingua straniera ? Che serve che tanti grandi poeti , nei quali erano profondi e finissimi il senso e l ' arte dell ' armonia , abbiano faticato a comporre tanti versi squisitamente armoniosi , quando noi li pronunziamo in maniera che se ci sentisse chi li fece ci tratterebbe di cani e si tapperebbe gli orecchi ? Che giova che la lingua italiana abbia tante parole dolci , forti , gravi , agili , graziose , che suonano come note di canto , se le dolci noi inaspriamo pronunziando delle s che sembrano fischi di serpenti , se fiacchiamo le forti scempiando le consonanti doppie , se facciamo ridere con le gravi raddoppiando le consonanti semplici , se aggraviamo le leggiere e deformiamo le graziose strascicando o squarciando o strozzando le vocali , e dando all ' u un suono barbaro che trapassa l ' orecchio come lo stridore d ' un chiavistello arrugginito ? E predichiamo agli stranieri l ' armonia della nostra lingua ! E ci vantiamo d ' aver orecchio musicale ! C ' è da riderne , e da averne vergogna . * - Come ho da fare ? - domanderai . - Ho da toscaneggiare ? - Così chiamano , per canzonatura , il pronunziar corretto tutti coloro che pronunziano barbaro e se ne trovan contenti , come se non si potesse pronunziar l ' italiano correttamente senza rifare il verso ai Toscani ; chè non è altro , in fatti , la cattiva imitazione della loro pronunzia che fanno certuni fra noi . No , non c ' è bisogno di toscaneggiare per pronunziar bene , che consiste nel dare a ogni lettera il suo vero suono e a ogni parola il suo giusto accento , come sono indicati nelle grammatiche , nei vocabolari e in trattatelli speciali . Tu non hai che da prendere uno di questi libri , e con la scorta delle regole e delle indicazioni che vi troverai , badare a correggere i difetti della tua pronunzia dialettale , cominciando dai più grossi e più ridicoli , i quali son quasi tutti comuni agl ' italiani delle regioni subalpine . Avvèzzati prima d ' ogni cosa a pronunziare l ' a larga , che noi tendiamo a restringere ; poichè c ' è chi dice : tanto gentile e tanto onesta pore , e cantando come donna innamorota e giunta sul pendìo precipita l ' etó ; Dei del cielo ! E a dir l ' e e l ' o larghe o strette nelle parole in cui hanno l ' uno o l ' altro suono : a non allargar la bocca come un imbuto per dir vérde , frésco , césto , Róma , dóno , enórme , e le desinenze degli avverbi in ente , che sono uno degli orrori della nostra pronunzia , veramante ! E a dare il suono duro o molle all ' s , e dolce o aspro alla z dove tale dev ' essere ; non come si suol fare da noi , che pronunziamo ad un modo rosa fiore e rosa participio , zaino e zampa , cosa e sposa , pranzo e pazzo ; quando non si dice pranso e passo , come da molti si dice . Ma abbiamo altri difetti di pronunzia , dei quali i libri non ci possono correggere , come quello di triplicare spesso le consonanti per timore di non far sentire abbastanza le doppie , come usano i nostri burattinai quando fanno parlare i personaggi terribili : ferrro , guerrra , sconquassso , trapassso ; di raddoppiare l ' r in nero , fiero e simili , per rafforzarne il significato ; di non far sentire l ' sc nelle parole come scendere e scempio , che pronunziamo sendere e sempio ; di pronunziare la doppia n faucale , come nel dialettale laña , luña , nelle parole donna , ginnastica e simili ; di raddoppiare la c in molte parole dov ' è semplice , come bacio , cacio , mendacio , e di metter la g in molte dove non entra ( la povera Amaglia non sa gniente ) , e di sopprimerla in altre dove dev ' esser pronunziata ( sua filia li tien compania ) . Ma perché quell ' atto d ' impazienza ? ... * Ho capito . Ti pare ch ' io metta alla berlina della cattiva pronunzia la nostra cara provincia , e questo ti dispiace . Ma non temere . Nessuno dei tuoi fratelli italiani ti lancerà la prima buccia di mela , perché hanno tutti coscienza d ' esser grandi peccatori . Oltre che parecchi dei nostri difetti di pronunzia sono comuni a varie regioni d ' Italia , ciascuna ne ha altri suoi propri , che stanno a paro coi nostri peggiori . Rassicùrati . Non ti canzonerà il milanese che allarga l ' e senza discreziune e converte in u le o finali , e pronunzia l ' u alla francese cont una frequenza lacrimevole ; né il genovese che muta in ou il dittongo au , dice aritemetica per aritmetica , e fa strage delle z ; né il tuo fratelo veneziano che di tutti i cittadini dell ' aregno d ' Italia è il più indomabile ribelle alla leie della doppia consonante . E il bolognese sostituisce l ' e all ' a nella finale dell ' infinito dei verbi , fa rimar Roma con gomma , toglie la z alle ragaze , fa scomparir le vocali quanto pió gli è possibile ; e il romano ti dice che lo interressano le notizie della guera , che le sue crature son ghiotte delle brugne e ch ' egli ha un debbole per i fonghi ; e il napoletano .... No , non darà la baia al piemondese il napolitano , che muta il t in d dopo l ' n , che pronunzia inghiostro e angora , e mobbile e doppo ; e neppure l ' abruzzese che distende il dittongo uo in maniera da attribuire a ogni buono una bontà infinita , e mette fra due vocali un suono gutturale aspirato : non ti burlerà neppur per idega . E neanche il siciliano sarrà fra i tuoi canzonatori , egli che cangia in ea il dittongo ia e in u tante o e che dà all ' s davanti alle consonanti il suono dello sh inglese , e ficca cossí spesso l ' i fra il c e l ' e , anche chiamando la Concietta del suo cuore ; e nemmeno il sardo , che nel raddoppiar la consonante dove è semplice , e scempiarla dov ' è doppia , non la cede a nessuno . Intesi appunto ieri note due proffessori che discuttevano su quest ' argomento . * Dunque , stùdiati di correggere la tua pronunzia . Ma pronunziar le parole corrette non basta . Il nostro parlare manca generalmente d ' armonia e di speditezza perché non facciamo abbastanza troncamenti e elisioni , perché diciamo una quantità di vocaboli e di sillabe superflue , che allungan le frasi e rompono l ' onda armonica e c ' impacciano la lingua . Sono , ciascuna per sé , superfluità minime e durezze appena sensibili ; ma che quando s ' affollano , come segue spesso , in un breve giro di parole , fanno un brutto sentire . Se , per esempio , in un periodo , dove t ' occorra di dire : gl ' impeti d ' amore , l ' ha detto senz ' arrossire , m ' ha fatto girar la testa , quell ' ingrato , un altr ' anno , quella gran virtù , in un mar di guai , non facevan nulla , non m ' accorsi in tempo , per la qual ragione , tu non tronchi e non elidi nulla , e dici invece : gli impeti di amore , lo ha detto senza arrossire , mi ha fatto girare la testa , quello ingrato , un altro anno , quella grande virtù , in un mare di guai , non facevano nulla , per la quale ragione , tu senti che il tuo parlare riesce assai meno armonico e sciolto che nell ' altra forma . Ed è singolare che , mentre riusciamo duri nel parlare per non far troncamenti e elisioni dove potrebbero farsi , riusciamo spesso egualmente duri in più d ' un caso , in cui , in luogo di togliere , aggiungiamo appunto per evitar la durezza , come nel dire : fanciulli ed adolescenti , scrissi ad Edvige o ad Edgardo , selvatici od addomesticati . Bada a tutte queste piccole cose , e se vuoi avere una buona norma , prendi l ' edizione del romanzo I promessi sposi , dove è raffrontato il primo testo con quello corretto nel 1840 . Il Manzoni , nel troncare e nell ' elidere , s ' è attenuto rigorosamente alla norma del parlar fiorentino ; e si potrà discutere sulla sua idea , che la lingua parlata a Firenze debba esser la lingua di tutti ; ma non sul fatto che l ' uso fiorentino , per ciò che riguarda l ' armonia del discorso , si possa seguir da tutti fedelmente , senza timor di sbagliare . Bada all ' armonia nelle due edizioni comparate del romanzo , e ci troverai un insegnamento utilissimo a scansar nel parlare ogni ridondanza e ogni durezza di suoni . * Un ' altra cosa . Ciascun dialetto è parlato con certe intonazioni , modulazioni , cadenze , strascicamenti di voce e raggruppamenti di suoni , che noi , quasi tutti , facciamo sentire anche parlando italiano , e che dànno al nostro italiano il colorito musicale , per dir così , del dialetto medesimo . Dirai che questa musica dialettale essendo naturale in noi , noi non la sentiamo , e quindi non possiamo liberarcene . No : la sentiamo , chi più chi meno , perché mettiamo in canzonatura chi la esagera . La sentiamo in ogni modo quando udiamo parlare italiano uno della nostra regione con uno d ' un ' altra , perché , anche non conoscendolo di persona , lo riconosciamo dei nostri . Ebbene , quando questo t ' accade , osserva le modulazioni e le cadenze a cui lo riconosci , e t ' avvedrai che sono proprie a te pure . E non pensare che perché tu non le avverti abitualmente o non ti riescono sgradevoli , non siano sentite dagli italiani delle altre regioni , o non riescano sgradevoli neppure a loro . Tanto le sentono che non son pochi quelli che , pure non comprendendo il nostro dialetto , ci rifanno il verso per modo che noi stessi ci riconosciamo nella caricatura ; la quale essi non farebbero se la nostra musica dialettale non li facesse ridere . Ora , ogni volta che ti segua un caso simile , sta ' bene attento , chè ti può molto giovare . Io mi corressi di certe intonazioni del dialetto udendo un attore toscano che imitava mirabilmente il modo di recitare d ' un celebre attore piemontese , perché sentii la prima volta in quella imitazione quelle intonazioni , come un ' eco della mia voce . E credi che non riuscirai a pronunziar bene l ' italiano fin che non ti sarai liberato di questa specie di melopea vernacola , perché è quella che ti fa forza , in certo modo , nella pronunzia viziosa delle parole , che quasi ti costringe , senza che tu te n ' avveda , a pronunziare ciascun vocabolo all ' uso dialettale , in maniera che suoni in tono con essa . Fa a questo caso il proverbio francese , che dice : è la musica quella che fa la canzone . * Un mazzetto di consigli , per finire . Avvèzzati a leggere a voce alta scolpendo bene le parole . Quando vai al teatro , sta ' attento alla pronunzia degli attori che pronunzian bene , e paragonala con quella di quegli altri attori , dei quali riconosci il dialetto nativo . Fa ' attenzione al modo di pronunziare di tutti quegli italiani , dei quali non ti riesce di capire in che parte d ' Italia sian nati . E non dar retta ai pigri che ti dicono : - È tempo perso ; a nascondere il dialetto nella lingua non si riesce . - Non è vero , e non è tanto difficile riuscirvi . Tutte le regioni d ' Italia , anche quelle dove si parla un dialetto più dissimile dalla lingua , dànno oratori forensi e politici , attori drammatici , conferenzieri , professori , conversatori , che pronunziano l ' italiano perfettamente , o quasi ; nei quali non si sente indizio alcuno dei loro propri dialetti . Fa ' il proposito di riuscire a questo tu pure , ridendoti di chi chiama affettazione il pronunziar l ' italiano da italiani , e induci a farlo anche le signorine di casa tua ; poichè io m ' immagino che tu abbia delle sorelle , una almeno . E poichè me l ' immagino , e vedo che la signorina scrolla il capo , mi rivolgo a lei pure . Sì , signorina , lei che sentirà molte volte nella sua vita lodar la dolcezza della sua voce , si studi anche lei di pronunziar meglio ; ciò che riuscirà facile ai suoi muscoli labiali fini ed elastici ; perché a che serve avere la voce dolce se la sciupa una pronunzia ingrata ? Se viaggerà fuori d ' Italia vedrà molte volte degli stranieri , che l ' avranno riconosciuta italiana , porger l ' orecchio per raccoglier dalla sua bocca la musica decantata della sua lingua : vorrà che rimangano disingannati ? E faccia anche propaganda di buona pronunzia , perché la può fare senza suo incomodo . Basterà che torca leggermente la bocca quando sentirà lodare la sua bellessa , o dir che è graziosa come un fiure , o splendida come una stela , o seducende come una dega , o che si darebbe la vita per darle un baccio . E non risparmi neppure quei toscaneggianti che , credendo di pronunziar toscano , non fanno di quella bella pronunzia che una caricatura stucchevole . STRETTA FINALE . Animo , dunque . Comincia fin d ' oggi ad avvezzarti a parlar bene , e vedrai come sarai presto incoraggiato a proseguire dai vantaggi che ne ricaverai . Primissimo dei quali sarà quello di pensar meglio , perché dal parlar chiaro , proprio , preciso , scolpito , dalla consuetudine di esprimer tutto il proprio pensiero nel miglior modo che ci è possibile , s ' è immancabilmente condotti a " spiegarci con noi stessi e a meglio intenderci noi medesimi " , a formulare con maggior chiarezza e maggior precisione il pensiero anche nell ' officina silenziosa della nostra mente . E sarai anche incoraggiato a proseguire dalla sodisfazione che il tuo parlar bene produrrà evidentemente negli altri , poichè è un fatto che chi parla con chiarezza , precisione , facilità e speditezza , facendoci risparmiar tempo e sforzo d ' attenzione e imprimendoci nette nella mente quelle cose che ci preme di ricordare , ci procaccia , oltre che un piacere di natura artistica , un vantaggio , di cui gli siamo grati . E ti sarà incoraggiamento e compenso quello ch ' io molte volte osservai ed osservo : che è per quasi tutti una sodisfazione d ' amor proprio il sentir parlar bene l ' italiano da un concittadino della loro stessa regione , perché vedono in lui una prova che essi pure , volendo , ci riuscirebbero , un argomento vivente contro l ' opinione di quegli italiani d ' altre regioni , i quali li dicono e li stimano inetti ( la cosa è frequente e reciproca ) a parlare un italiano italiano . E queste sodisfazioni avrai per tutta la vita , e con queste molte altre , in mille casi , a mille diversi propositi , in mille forme diverse e inaspettate , poichè non puoi immaginare quante simpatie , quanti atti cortesi , quanti consensi , quante agevolezze non ci derivan da altro nel mondo che dalla scioltezza , dalla grazia , dalla convenienza della parola . Ma per parlare bene bisogna possedere il materiale della lingua , e in che maniera questo s ' acquisti vedrai nella seconda parte del libro . Chiuderà la prima un bell ' originale , che non è forse inutile che tu conosca . L ' AMÍO ENRÍO . Aveva passato parecchi anni a Firenze ; ma quello che per ogni altro italiano , come direbbe l ' Alfieri , boreale , desideroso d ' imparar la lingua , sarebbe stata una buona fortuna , per lui era stata una disgrazia , perché in riva all ' Arno aveva perduto la naturalezza del parlare , e raccattato soltanto le scorie idiomatiche che gli stessi toscani colti ributtano . Aveva fatto là una gran retata d ' idiotismi e di vezzi di lingua mercatina , come se la fiorentinità non consistesse in altro , e preso per giunta il malanno di pronunziar più fiorentino dei fiorentini , esagerando istrionicamente tutte le inflessioni di voce loro proprie , e aspirando la c perfin nelle parole dov ' essi non l ' aspirano . Per questo lo chiamavamo l ' amío Enrío , essendo Enrico il suo nome di battesimo . Non diceva più un tu , neanche a pagarglielo . - Vieni te a ber la birra ? - Se ' stato te , se ' stato ! - Te mi vorresti canzonare ! - Bandiva il dittongo uo da ogni parola : non diceva più che core , omo , bono , spalancando la bocca come per inghiottire un ovo sodo . E gl ' icché t ' ho da dire e i questecchequí e i l ' aresti a avere li spacciava a canestrelli . Figurarsi la faccia che facevano a questa roba i suoi " rozzi " amici pedemontani ! Ma quello che rendeva più uggioso il suo toscaneggiamento era l ' inettitudine dell ' imitazione , poichè spesso , anzi ogni momento , fra due parole pronunziate alla fiorentina ne pronunziava una alla piemontese , che sonava come una stecca falsa ; ciò che faceva dire con ragione agli amici che in ogni suo periodo dietro Stenterello saltava fuori Gianduia . E sarebbe stato un amico piacevole , perché in fondo era di buona indole , e di spirito arguto ; ma riusciva insopportabile per quella sua parlata artifiziosa e bastarda . C ' era fra gli altri , nella brigata degli amici , un genovese , che pativa una vera tortura a sentirlo . - Che volete ? - ci diceva . - Quand ' io gli sento dire aritmetica per aritemetica , Enna per Etena , austríao per austriaco , mi vien la pelle d ' oca . - E allora era un doppio spasso , perché si rideva insieme del critico e del criticato . Un altro , che avesse parlato a quel modo , l ' avremmo corretto a furia di canzonature e di risate ; ma a questo con lui nessuno s ' arrischiava , perché era un buon giovane , ma ombroso , che non reggeva la celia , e tirava bene di scherma . I tolleranti se ne spassavano senza che se n ' avvedesse , gli altri gonfiavano in silenzio , e così egli non aveva mai un sospetto di far ridere le gente alle proprie spalle , e toscaneggiava a tutto pasto , altero e felisce di tener lo scettro della buona lingua e della bella pronunzia . Ma non riusciva a ingannar nessuno , neppur la prima volta che lo sentivano , e nemmeno persone incolte , o che non fossero mai state in Toscana , tanto è giusto il verso Troppo toscano non toscan l ' accusa . Anche costoro , dopo venti parole , sentivano la caricatura , la contraffazione grossolana , e sorridevano , incerti , come domandando a sé stessi s ' egli parlasse sul serio o per burla , e aspettando che da un momento all ' altro ripigliasse il parlar naturale . Di quando in quando , per effetto di quel suo parlare , gli seguivano dei casi comici . Un giorno , credendo d ' aver lasciata la canna ( com ' egli chiamava alla subalpina la mazza ) in un caffè , vi ritornò mezz ' ora dopo , e domandò al padrone : - Ha veduto la mi ' anna ? Quegli , pensando che domandasse se era stata a cercarlo nel caffè la sua signora , benchè gli paresse un po ' troppo famigliare quel modo di nominarla , gli rispose di no , perché signore , in fatti , non ce n ' era state . E allora l ' amío , rivolgendosi al cameriere : - Guarda un po ' sotto il biliardo . Immaginate la risata . Un ' altra volta , a un conoscente che gli andò a chiedere informazioni intorno a un nuovo professore destinato al Ginnasio del proprio figliuolo , disse fra l ' altro : - È d ' umore un po ' vivo ; bocia , bocia sempre ; ma in fondo è un omo bono . - E quegli , scattando : - La grazia di quella bontà ! Da un professore che boccia tutti il mio ragazzo non ce lo mando . Ma queste piccole contrarietà non lo correggevano . Egli seguitava a ingollar le c e a profondere i te sempre più allegramente ; e con maggiore esagerazione e a voce più alta toscaneggiava nei caffè e nei teatri , dove ci occorreva spesso d ' osservare intorno a lui quel fatto psichico curiosissimo , che si potrebbe chiamare l ' inversione o la traslazione della vergogna : persone sconosciute che , udendolo , chinavano il capo e restavan lì impacciate , e qualche volta arrossivano , come se quel linguaggio falsificato e ridicolo uscisse a loro malgrado dalla loro bocca , nel modo che escon le parole dalla bocca dei farneticanti . Ma quel mal vezzo finì con portargli disgrazia . Fu un caso curioso . Una sera , nella platea d ' un teatro , mentre egli toscaneggiava con un suo amico , a voce alta , com ' era solito , fu inteso da un signore toscano , che discorreva con altri , lì accanto , e che , riconoscendo apocrifa quella toscanità ostentata , sospettò che parlasse a quel modo per rifare il verso a lui . Risentito , gli domandò spiegazione . L ' amío rispose con buon garbo , ma rimangiando due o tre c di quelle che i toscani non mangiano ; ciò che ribadì il sospetto nell ' altro , che gli tirò un ' impertinenza , la quale ebbe per risposta un urtone . Alle corte , si barattarono i biglietti di visita , non ci fu modo di raggiustarla , ne seguì un duello , e l ' amío Enrío ebbe una leggiera sdrucitura al braccio destro . Andai a visitare il ferito con un comune amico ; il quale , prima di tirare il campanello , fece un ' osservazione consolante . - Tutto il male non vien per nuocere - disse . - Quest ' avventura l ' avrà guarito dalla toscanite . - E lo credevo io pure . Lo trovammo sulla poltrona , col braccio al collo , d ' ottimo umore . E proprio le prime parole che disse , rispondendo al mio : - Com ' è andata ? - furon queste : - O che vo ' tu ch ' i ' ti dia ? - È incurabile ! - esclamò l ' amico quando uscimmo . - E glie ne toccherà dell ' altre . È il suo destino . Egli ha da morir sul terreno , e di ferro etrusco . PER IMPARARE I VOCABOLI . Bisogna , la prima cosa , acquistare il materiale della lingua . Parlando a te , italiano , intendo dire con " materiale della lingua " tutti quei vocaboli e quelle locuzioni che mancano generalmente all ' italiano parlato fuor della Toscana . Gli uni e le altre si possono cercare ad un tempo ; ma sarà meglio che tu incominci coi vocaboli , che sono i più necessari , e che per qualche tempo non t ' occupi d ' altro . Ci sono , prima di tutto , certe consuetudini del pensiero , che tu devi prendere . Delle moltissime parole che non sappiamo molte le abbiamo lette o intese dire ; ma non ci sono rimaste nella memoria perché non abbiamo fermato su esse , neppure un momento , l ' attenzione . Bisogna dunque , ogni volta che ci cade sott ' occhio o ci viene all ' orecchio una parola non compresa nel nostro vocabolario abituale , guardarla in faccia come si guarda una persona sconosciuta che ci si presenti , fare un atto della volontà per ritenerla , metterci sopra , per così dire , il suggello del nostro pensiero . Se , leggendo o ascoltando , avessimo fatto questo , non dico sempre , ma soltanto una volta su cinque , anche senza ricorrer mai alla penna , avremmo tutti nella memoria molte centinaia di vocaboli di più di quelli che possediamo . Poi : ogni volta che discorrendo ci manca una parola per designare una data cosa , prender nota nella nostra memoria di quella mancanza , e ripararvi quanto prima ci è possibile , cercando quella parola . Ogni volta che ci càpita alle mani o ci si presenta in qualunque modo un oggetto usuale od insolito , domandare a noi stessi , non solo se lo sapremmo nominare a chi non lo conoscesse , ma se glielo sapremmo descrivere nominando le sue varie parti , e , non sapendo , cercare il nome delle sue varie parti , per metterci in grado di descriverlo . Ogni volta che troviamo in un libro una parola nuova , della quale non comprendiamo il significato , non cercarla immediatamente nel vocabolario , chè , trovata così subito senza fatica , non ci rimane impressa ; ma pensarci un po ' , cercare d ' intenderla da noi stessi , segnarla nella nostra mente con un punto interrogativo ; al quale essa rimarrà poi attaccata come a un gancio quando sapremo che cosa significa , perché non si dimenticano mai le parole nuove sulle quali s ' è esercitata la curiosità , e di cui c ' è costato qualche sforzo l ' apprendere il senso . Ma questo non basta . Tu , che sei sulla via degli studi , devi fare questo studio in forma ordinata e metodica . Proponiti , da principio , d ' imparare i nomi di tutte le cose che t ' occorre ogni giorno di vedere , toccare , adoperare . Prendi uno di quei Prontuari dove son registrati tutti i nomi degli oggetti d ' uso domestico , con la descrizione di ciascun oggetto , la quale comprende i nomi d ' ogni sua parte . Comincia dalla roba che porti addosso , per poi passare alle cose che hai sempre tra mano , ai mobili della tua camera , alla mensa , allo scrittoio , agli arredi e utensili di tutta la casa , alle varie parti della casa stessa . Va ' innanzi con ordine , a poco a poco , fissandoti d ' imparare ogni giorno un certo numero di nomi . Non ti costerà alcuno sforzo il ritenerli , avendo sempre sott ' occhio le cose a cui si riferiscono , e a ritenerli t ' aiuterà il dirli spesso a voce alta , con pronunzia netta . Passerai poi dalla casa al cortile , al giardino , a tutti gli annessi e connessi della casa , e poi alle varie parti della città e ai luoghi e ai servizi pubblici , e alle arti e ai mestieri più comuni . E non considerar neppure come uno studio quest ' occupazione ; fattene uno svago dello spirito . E ogni volta che te ne sentirai un po ' svogliato , pensa che ciascuna delle parole che ti si stamperà stabilmente nella memoria ti risparmierà mille volte , nel corso della vita , un ' incertezza , un impaccio , una piccola vergogna ; che mille volte la cognizione di una data parola ti toglierà , nel parlare e nello scrivere , un intoppo , il quale romperebbe il corso del tuo pensiero e la foga del tuo discorso ; che ogni vocabolo che s ' impara , anche se paia superfluo , è come uno di quegli utensili da nulla , dei quali non s ' ha bisogno quasi mai , ma che una o due volte in molt ' anni son necessari , e se non si ritrovano , non si sa che pesci pigliare . E poi vedrai che anche questo studio , che ora ti par materiale , ti darà sodisfazioni che non t ' aspetti . Quando il tuo corredo di vocaboli sarà già considerevole , t ' accorgerai che ogni nuova parola ti rimarrà impressa assai più facilmente che per il passato , perché in quel particolare esercizio ti si sarà fortificata e fatta tenace la memoria mirabilmente . Riconoscerai , quando potrai nominare molte cose e particolari di cose di cui prima non sapevi il nome , di quanti giri di parole , di quante definizioni e descrizioni e lungaggini , che prima non potevi scansare , potrai far di meno parlando , e che nuovo sentimento di libertà e di sicurezza avrai nel parlare , non essendo più impensierito di continuo dal timore d ' inciampare nell ' impedimento d ' una cosa comunissima , che tu debba nominare e non sappia , o nella necessità di fare una svoltata col discorso per non averla da nominare . E vedrai quante volte , dopo che ti ci sarai avvezzato per proposito , ti sarà un passatempo piacevole , trovandoti ad aspettare in qualche luogo , come un ' officina o una bottega o una sala , rifar nella tua mente la nomenclatura di tutte le cose che avrai dintorno ; e come ti divertirai a osservare gli artifizi curiosi coi quali la gente s ' ingegna , nella conversazione italiana , di nascondere la propria ignoranza dei vocaboli più necessari , e di farsi in qualche modo capire ; e che piacere sarà per te in molti casi il levar d ' impaccio chi parla , anche persone d ' età maggiore e di cultura superiore alla tua , porgendo loro gli spiccioli per le minute spese del discorso . Mettiti dunque a questo studio , non con l ' impazienza di chi ha uno scopo immediato ; ma tranquillamente , adagio adagio , nei tuoi ritagli di tempo , contentandoti di poco ogni giorno , e rimarrai maravigliato ben presto della quantità di materiale linguistico , che senza fatica , quasi senz ' avvedertene , ti troverai accumulato nella memoria . DIVERSI MODI DI STUDIAR LA LINGUA . Suppongo ora che tu mi domandi in qual modo dovrai proseguire , allargando il campo dello studio , dopo aver fatto la preparazione che accennai riguardo ai vocaboli . Darò alla tua domanda cinque risposte , le quali mi furon date ( quattro per iscritto e una a voce ) da cinque studiosi , che interrogai per conto tuo . L ' aristocratico . Io non sono un registratore né un magazziniere della lingua . Non mi servii mai della penna per questo studio . Lessi e leggo gli scrittori migliori di tutti i secoli con la matita alla mano , sottolineo ogni parola e ogni locuzione che mi riesca nuova , e mi paia efficace , e usabile anche da uno scrittore del tempo presente , e cerco d ' imprimerla nella memoria insieme con la frase o col periodo a cui appartiene , e , più che altro , con l ' idea ch ' essa esprime o concorre ad esprimere . Non volli mai trascrivere a parte frasi , locuzioni o parole perché , se si metton sulla carta , non si fa più sforzo della memoria per ritenerle , sapendo che si rileggeranno poi ; e anche perché , quando si hanno di queste raccolte , facilmente si cede alla tentazione d ' andarvi a far provvista prima di mettersi a scrivere , onde avviene che nello scritto si scopra la mano del raccoglitore ; e per quest ' altra ragione , finalmente , che i modi registrati così solitari , quando poi s ' è dimenticato il posto che occupavano , la serie d ' idee a cui eran legati , il significato e il valore che ricavavano dal contesto , s ' adoperano spesso in un senso che non è quello per l ' appunto che avevano dove li abbiamo trovati . Dunque , sottolineo soltanto , e questo mi basta a riparare poi alle dimenticanze . Tutti i miei libri son pieni di sottolineature . Quando , dopo un pezzo , ne riapro uno , scorrendolo con l ' occhio solamente , vi ritrovo in pochissimo tempo tutto quanto v ' è di meglio in materia di lingua , e con la memoria delle voci e delle frasi mi ravvivo quella dei pensieri , la quale corregge alla sua volta , se mi s ' è alterato nella mente , il concetto del significato e del valore d ' ogni frase e d ' ogni voce . Così le mie note linguistiche sono sparse in centinaia di volumi , e questa , a mio giudizio , è la maniera più intellettuale di studiar la lingua . Per me un periodo è come un viso umano : certi studiosi della lingua ne staccano un occhio , un orecchio , il naso , il mento , e li conservano a parte : io mi stampo nella mente tutto il viso ; voglio dire che affido la memoria della parola a quella dell ' idea . Aggiungo che quest ' uso di sottolineare i libri me ne rende particolarmente piacevole e utile la seconda lettura , perché , ritrovandovi segnate tutte le mie prime impressioni , dalle quali spesso riescon diverse le seconde , mi vien fatto di cercare le ragioni delle diversità , che derivano o da un diverso stato dell ' animo , o da nuove cognizioni acquisite , o da gusti mutati , e quest ' operazione mentale ha per effetto d ' imprimermi più profondamente nella memoria le parole e le frasi . E non è da credere che riesca poi troppo difficile il ritrovare , per chiarirsi d ' un dubbio , una data parola o locuzione in quel mare di segni , perché quest ' uso di sottolineare fortifica ed estende straordinariamente la facoltà della memoria locale ; tanto che di moltissime di quelle si ricorda fino il punto della pagina dove restano e il tratto particolare della matita con cui si sono segnate . Io ho dinanzi agli occhi della mente centinaia di frasi e di vocaboli sottolineati in centinaia di pagine , in cima , in fondo , nel mezzo , da un lato e dall ' altro , chiari e netti per effetto della sottolineatura come se fossero in caratteri rilevati . Il mio dizionario , il mio frasario è la mia biblioteca . I miei fiori di lingua non sono stretti in mazzi , ordinati in tepidari , affollati in aiuole ; ma sparsi sur un vastissimo spazio , piantati nella terra dove nacquero , olezzanti all ' aria aperta e viva ; e le corse che ho da fare col pensiero per rivederli mi fanno bene alla salute dello spirito , mi accrescono le forze e l ' agilità della mente . Per mantenermi nel possesso del mio materiale linguistico mi debbo rimettere ogni tanto in conversazione diretta coi grandi maestri da cui lo presi , e questo mi dà occasione e modo di raccogliere dalla loro bocca nuovi tesori . Ecco il modo di studiar la lingua , ch ' io consiglierei ai giovani . Non empite dei quaderni di note , chè v ' avvezzate a pescar la parola per la parola , la frase per la frase . Non serve avere in mente una locuzione se non è legata a un pensiero , e se il pensiero vi resta , vi resterà quella con esso , senza bisogno di metterla a sedere sulla carta , di dove non accorrerà più pronta al vostro bisogno , e dovrete andarla a prendere e tirar fuori a forza . Trattate la lingua da gran signori , non da pitocchi . Ospitatela nel grande palazzo della vostra memoria ; non la soffocate nei ripostigli oscuri degli scartabelli . La lingua è pensiero , è sentimento , è bellezza ; cercate nei grandi scrittori queste tre cose ; pensate , commovetevi , dilettatevi , e imparerete la lingua ; essa vi deve entrare nella mente e nell ' animo a raggi d ' idee , a ondate d ' affetto , a scosse d ' ammirazione . E il modo ch ' io consiglio è anche il solo che non stanchi mai ; chè , anzi , tanto più riesce gradevole e profittevole quanto più , andando innanzi con gli anni , s ' impara a pensare , e il leggere con la matita alla mano diventa un abito che non si può più smettere ; dovechè la pazienza di raccogliere , trascrivere e rileggere delle note morte , facilmente si perde , tanto più quanto si fa più vivo e acuto il pensiero . Il mio è uno studio , un modo da pensatore e da artista ; l ' altro è una fatica , come direbbe il Carducci , da spazzaturai di parole . Nello studio della lingua sono aristocratico . Il classificatore . Io sono nello studio della lingua , come in ogni altra cosa , un uomo d ' ordine , e in questo vo fino alla pedanteria . Fin da quando principiai , mi persuasi che il metodo migliore di studiare era quello di raccogliere con la penna e di disporre nella mia raccolta il materiale della lingua come si dispongono i libri nelle biblioteche , per ordine di materie . Mi fissai prima una serie di titoli , sotto i quali potessi raggruppare tutte le voci e locuzioni che venivo notando negli scrittori man mano che procedevo nelle mie letture . Presi tanti quaderni , scrissi sopra ciascuno uno dei titoli , e sotto ciascun titolo feci una seconda serie di divisioni . Per esempio , nel quaderno Natura : - Cielo , mare , fenomeni meteorologici , vegetazione , ecc . - ; nel quaderno Passioni : - amore , gioia , ira , odio , e via discorrendo . Un quaderno per i ritratti fisici , uno per i ritratti morali , uno per il movimento ( sia d ' esseri viventi , sia di cose inanimate ) , uno per il vestire , per il mangiare , per il parlare , per le arti belle , per la critica letteraria , per il linguaggio faceto , per i suoni e rumori ; e potrei proseguire . Ogni parola o locuzione ch ' io legga negli scrittori , o senta dire , o trovi nel vocabolario , la quale io mi voglia appropriare , la scrivo nel quaderno , e sotto il titolo , a cui si riferisce . Dopo che cominciai questo lavoro , furon fatte varie pubblicazioni informate allo stesso concetto , ad uso degli studiosi ; ma io tirai innanzi egualmente , con la persuasione che nessuna di quelle opere , anche se più ampia e meglio ordinata , m ' avrebbe giovato quanto quella che andavo facendo io medesimo ; perché fra il materiale di lingua scelto e raccolto da altri e quello scelto e raccolto da noi , per ciò che riguarda la memoria , corre presso a poco la stessa differenza che tra il ricordare dei versi propri e il ricordare dei versi altrui . In pochi anni , facendo poco ogni giorno , ho raccolto un materiale ricchissimo . Questo metodo presenta due grandi vantaggi . Il primo è che , ricorrendo ogni tanto ciascuna serie di note , per l ' affinità che è fra di esse , che l ' una tira l ' altra come le ciliege , molto facilmente si richiamano alla memoria tutte o in gran parte . Il secondo è che , per la stessa ragione dell ' affinità , riesce singolarmente piacevole il rileggerle . Ogni volta ch ' io ripasso ciascuna di quelle filze di parole e di modi di dire , che si riferiscono tutti a un soggetto unico , mi si ravviva , con l ' ammirazione della ricchezza e della varietà della nostra lingua , la volontà e il piacere di studiarla . Mi par di sentire un linguista maraviglioso che sfoggi tutta la sua dottrina mettendo fuori rapidamente tutto il vocabolario e tutto il frasario che si possono usare a quel dato proposito , o che si diverta a dire in cento modi diversi , con cento gradazioni di significato , con cento sfumature di colore quella data cosa ; o una folla di persone che della stessa cosa discorrano tutte insieme , rivoltando l ' idea per tutti i versi , accennandone tutti i particolari , studiandosi ciascuna di non servirsi della espressione altrui . È anche un altro diletto dell ' immaginazione vivissimo . Quando leggo le pagine del movimento , per esempio , io vedo passare con tutte le andature , scarrierare , arrancare , ballettare , sbalzellare , saltabeccare , giravoltolare , capitombolare , volicchiare , sguizzare , frullare , sfarfallare , ecc . , ecc . , movere in tutti i modi possibili mille forme animate e inanimate , una danza universale , un caos agitato d ' immagini , che m ' eccita il pensiero come lo spettacolo reale d ' un vasto movimento svariatissimo d ' esseri viventi e di cose . Quando entro nella partizione dell ' Ira , mi par d ' entrare in una bolgia dell ' inferno , in mezzo a una moltitudine d ' energumeni , dove ciascuno grida una delle parole o delle frasi notate , e in queste vedo le immagini delle facce accese e gli atti violenti che accompagnano le voci , di cui l ' una risponde all ' altra , come in un ' assemblea politica fuor della grazia di Dio . E le pagine dell ' Amore ! Non avete idea della dolcezza che mettono nell ' animo tutte quelle parole e frasi d ' amore ardente , tenero , voluttuoso , disperato , beato , che paiono di tante coppie d ' innamorati invisibili , le quali spandano nell ' aria , passando di volo , il grido del loro cuore . E così nel vocabolario dei Suoni , voci , rumori , mi par di passare da una sala di concerti in un ' officina , dall ' officina sur un campo di battaglia , dal campo di battaglia nell ' arca di Noè ; e scorrendo le pagine del mangiare e bere ho l ' illusione di sedere a una mensa di gastronomi eccitati , che non parlino d ' altro che di pappatoria , sfoggiando tutta la loro dottrina terminologica intorno all ' oggetto della loro passione ; e ripassando la raccolta relativa alla Natura , vedo aurore e tramonti , rapide variazioni di tempo , aspetti diversi della campagna , e passo fiumi , corro mari , salgo montagne , scendo nelle viscere della terra , percorro in poche pagine tutte le latitudini e assisto a cento diversi fenomeni del cielo e della terra . V ' ho data un ' idea del mio metodo ? Il quale offre ancora altri vantaggi . Ogni volta che ho da scrivere , rileggo prima le pagine dov ' è raccolto un materiale di lingua relativo al mio soggetto , e non solo mi ravvivo nella memoria , in quel modo , in pochi minuti , una quantità di voci e di locuzioni che mi possono giovare ; ma quella rapida lettura mi dà una scossa alla fantasia , mi desta nella mente una folla d ' immagini , che formano come un preludio sinfonico , che sono per me come una prima ispirazione efficacissima al lavoro che sto per imprendere . Aggiungete che , raccogliendo e ordinando il materiale della lingua in questa forma , l ' atto di riflessione che s ' ha da fare sopra una quantità di parole e di frasi dubbie per determinare la divisione in cui si debbono inscrivere , vi fa penetrar più addentro con la mente nel significato di ciascuna ; e che la lettura ripetuta di tante serie di modi di senso affine vi assuefà a meditare sulle sfumature dei significati , vi chiarisce il criterio della scelta , vi raffina il senso della lingua . In fine , quello che io feci e continuo a fare è un dizionario mio , del quale ho una grande padronanza , nel quale ritrovo con grande facilità ogni parola o frase di cui non abbia o tema di non avere esatta memoria ; un dizionario in cui godo a tuffar le mani come in un mucchio di monete o di gemme che io mi sia guadagnate o che abbia trovate io stesso a una a una ; un tesoro di lingua accumulato con gran cura , che io amo , che mi compiaccio d ' arricchire e d ' abbellire , come una casa piena di cose belle e utili , perfezionandone a mano a mano l ' ordine e l ' assetto , con sentimento di proprietario e d ' artista . Ecco come studiai e studio la lingua . Mi ci volle molta pazienza in principio ; poi feci il lavoro con piacere ; ora lo continuo con amore . E non credo che ci sia metodo migliore : per le teste costrutte come la mia , ben inteso . Lo mnemonico . In che modo studiai la lingua ? In un modo semplicissimo , per il quale non occorre il calamaio . È la buon ' anima di mio padre , dantista appassionato , che me ne diede l ' idea . Un giorno , dopo avermi letto e commentato il canto dei Serpenti , ch ' egli considerava come un miracolo di potenza descrittiva : - Vedi - mi disse - in queste cinquanta terzine , oltre le stupende bellezze d ' invenzione e d ' armonia , in quanti diversi modi son dette mirabilmente cose difficilissime a dirsi , quale maravigliosa proprietà di vocaboli , e quanta ricchezza di lingua ! Chi impara questo canto a memoria si mette in capo più materiale di lingua che non ne potrebbe raccogliere da qualche volume di bella prosa . - Io imparai quel canto a memoria . Fu questo il mio primo passo sulla via che tenni poi . Avendo esperimentato che con quel canto m ' ero appropriato una quantità di modi , i quali mi venivano facilmente alle labbra o alla penna anche nel discorrere o nello scrivere di cose che non avevano alcuna relazione con la materia del canto medesimo , pensai : - Non sarebbe un buon modo d ' imparar la lingua quello di mandar a mente della poesia , che è facile a imparare e a ritenere ? - E d ' allora in poi andai cercando e studiando poesie e frammenti di poesie , particolarmente ricche di buona lingua ; ma , si noti , di lingua più conforme a quella della prosa che non sia il così detto linguaggio poetico ; la quale si trova in special modo nella poesia faceta o satirica , famigliare o popolare che si voglia dire . Ricordo che la seconda cosa che imparai fu un capitolo del Berni , e la terza i duecento versi sciolti della Gita a Montecatini del Giusti : uno dei componimenti poetici , ch ' io mi conosca nella letteratura italiana , più fitti di modi e di costrutti del linguaggio parlato , e più facili a ritenersi , benchè non rimato , per la fluidità insuperabile dello stile . Con questo criterio scelsi poi tutte le altre poesie . Esperimentai un particolare vantaggio nell ' imparar sonetti ; le cui locuzioni , entrando nella mente strette e chiuse in una breve forma compiuta , vi rimangono impresse più distintamente , quasi in disparte , e pronte tutte insieme a ogni richiamo del pensiero ; e però imparai centinaia di sonetti di tutti i secoli . La facilità , che acquistai con quest ' esercizio , di mandar versi a mente , non è credibile da chi non n ' abbia fatto la prova ; né sarei creduto se dicessi quanti me ne insaccai nella testa . E non ne perdetti , in molti anni , che un ' assai piccola parte , perché ebbi ed ho ancora la consuetudine di riandare di quando in quando , un poco per volta , e con cert ' ordine , la materia acquistata . Spesso , nei ritagli di tempo , nelle passeggiate solitarie , e di notte , quando non viene il sonno , e dovunque aspetti qualcuno , mi ridico mentalmente dei versi . Ma quello che me li stampò nella memoria in forma incancellabile è l ' uso , a cui sempre m ' attenni e m ' attengo , quando m ' occorrono lacune e incertezze , di non ripararvi mai ricercando il testo ; ma di cercare tranquillamente e pazientemente nel mio capo le parole e le frasi che mancano , o che si sono alterate ; nel qual lavoro mi move una curiosità d ' indovinatore d ' enigmi , che me lo rende oltremodo piacevole . Dopo aver studiato per lungo tempo nient ' altro che versi , mi diedi alla prosa , scegliendo nei migliori scrittori quelle pagine diventate celebri per forza d ' eloquenza , nelle quali è un ritmo oratorio che rende più facile l ' impararle a mente . E studiai e so a menadito parecchie delle più belle parlate dei personaggi del Decamerone , decine di pagine del Machiavelli , quasi intera l ' apologia di Lorenzino dei Medici , lettere del Caro , frammenti di dialoghi di Galileo , discorsi del Carducci , molti dei passi migliori dei Promessi sposi . Il maggior vantaggio di questo studio è che con le parole e le frasi mi restano nella mente la struttura dei periodi , la musica dello stile , l ' andamento del pensiero , proprio di ciascuno scrittore . E in che modo vi restano ! Non lo può immaginare chi non ha fatto un ' egual prova . A rischio di farla ridere alle mie spalle , le dico che tutta quella prosa , quando la ridico a me stesso , o alla muta o di viva voce , non mi par più roba d ' altri , ma mia ; che mi par veramente che tutti quei pensieri siano usciti in quella data forma dal fondo del mio cervello ; ed è così fatta l ' illusione , che quando in luogo d ' una parola o d ' una frase del testo me ne scappa un ' altra , sento l ' errore subito e scatto , quasi offeso , come un musicista che senta una stonatura in una melodia propria sonata da un altro . Da questo segue che nel parlare e nello scrivere non m ' accorgo punto delle locuzioni che adopero , prese dalle pagine che so a memoria ; poichè mi son tutte così profondamente fitte nel capo , così intimamente compenetrate coi pensieri abituali , che non le posso più discernere da quell ' altro materiale linguistico che abbiamo tutti nella mente fin dall ' infanzia , senza saper né quando né come vi sia penetrato . La ho persuasa della bontà del mio metodo ? Io ne son persuaso per modo dall ' esperienza , che a quanti giovani mi chiedon consiglio , do questo consiglio : - Studiate a mente . Una pagina di prosa o di poesia , bella e ricca di lingua , che vi stampiate nella memoria , che vi appropriate , che vi assimiliate in maniera da parervi che sia pensiero , arte , musica vostra , vi gioverà più di cento letture , più d ' un monte di note , più d ' un mese impiegato a scartabellar dizionarî . Studiate anche una cosa sola ogni mese e vedrete qual vantaggio ne avrete dopo un anno . Cominciate con la poesia , passate poi alla prosa . Oltre all ' imparare il materiale della lingua , scoprirete a poco a poco le più segrete virtù musicali degli stili , le finezze più squisite dell ' arte dello scrivere , senza sforzo , per il solo effetto della ripetizione . Vi formerete una biblioteca mentale in cui troverete un piacere e un conforto grandissimo in mille congiunture della vita , ogni giorno , ogni momento ; un ' Antologia che avrete sempre aperta dinanzi agli occhi , dovunque siate , come una visione permanente dello spirito ; una raccolta inestimabile di bellezze di lingua , non solitarie e fredde , ma contessute e armonizzate dall ' arte dei grandi maestri , animate dal pensiero , scaldate dall ' ispirazione : forma e sostanza , splendore e sapienza ad un tempo . Io pensavo da principio che l ' amore di questa maniera di studio mi sarebbe scemato con gli anni ; ma non scemò : si fece più vivo . Ogni passo di scrittore ch ' io so a memoria è per me come un amico e un maestro di lingua che m ' accompagna da per tutto , sempre pronto a rallegrarmi e a insegnarmi qualche cosa . Oggi ancora , quando leggo una poesia o uno squarcio di prosa magistrale , dico a me stesso : - Facciamoci un nuovo amico , - e me lo faccio , con una facilità maravigliosa oramai . Ella , per bontà sua , dice che sono uno scrittore . Ebbene , sono diventato uno scrittore in questo modo . E può scrollar le spalle chi vuole : io continuo . Il miscellaneo . Un metodo , io ? Ma le pare che un arruffone par mio possa avere un metodo ? Io non sono che un dilettante , che studia la lingua per ispasso , in una maniera affatto irragionevole . Ho un così detto Gran libro della lingua , nel quale esperimento tutti i metodi ; ma seguo di preferenza quello che tengono inconsciamente i bambini nell ' imparare a parlare : un curiosissimo libro , in cui si rispecchia il disordine matto della mia mente , il perpetuo trescone che ballano le idee nel mio capo . Lo vuol vedere ? È una maraviglia di scapigliatura intellettuale . Mentre lei lo sfoglierà , io le darò le spiegazioni occorrenti , e può darsi che si diverta . Dicendo questo , tirò giù da uno scaffale un grosso registro , che pareva il Libro maestro di una Casa di commercio , e me lo mise aperto sul tavolo . - Veda - mi disse - le prime pagine . Io vi cominciai a notare parole e frasi prese dagli scrittori , man mano che li andavo leggendo , senz ' ordine di tempo né di materie . Vede che si salta dal Boccaccio al Giusti , da Gino Capponi al Guicciardini , dal Cellini al Leopardi . Noti qui , fra gli estratti di due trecentisti , uno studio sulla terminologia del vestiario femminile , che feci sulla traduzione d ' un romanzo francese , fatta da Ferdinando Martini ; e più oltre , accanto a una pagina d ' aggettivi prediletti da Dante , una serie di locuzioni relative al vino , pescate nel ditirambo del Redi . Questo le può dare un ' idea del metodo . E ora veda lei , più innanzi , se ci si raccapezza . Nelle pagine seguenti , in fatti , trovai il più strano disordine che si possa immaginare . Elenchi di proverbi toscani ; infilzate di vocaboli e di frasi ingiuriose ; una pagina intitolata : - Vari modi di dar dell ' asino al prossimo ; in un ' altra pagina , sotto un grosso titolo : - Alla gogna - registrati tutti i più marchiani francesismi e idiotismi d ' uso corrente nei giornali e nella conversazione , e ad alcuni di quelli scritto accanto : - Guardati ! - ; quelli appunto , mi spiegò l ' amico , che solevano più spesso scappare anche a lui nello scrivere e nel parlare . Alternati con questi , altri elenchi di frasi e di parole , abbracciati da grandi graffe , lungo le quali era scritto : - Ti fanno paura ? - e disse ch ' erano modi efficaci ch ' egli non usava mai , e che aveva messi in mostra in quella forma per rammentare a sé stesso d ' usarli . Poi una serie di dizionarietti speciali : di giochi fanciulleschi , di difetti fisici , di motti scherzosi , di colori , di piante , di strumenti di lavoro , illustrati di figurine schizzate con la penna , per chiarire il significato e facilitare la memoria delle parole . C ' eran disegnati un violino e una finestra , con su scritti i nomi di tutte le loro parti , e una figura umana in caricatura , che aveva scritto sopra il capo : pera , sul naso : nappa , sul mento : bietta , su ventre : buzzo , sulle mani : mestole , sulle gambe : seste , sulle scarpe : - ciotole . Lessi una Pagina delle busse , nella quale erano notate tutte le forme di percossa possibili , dal rovescione al biscottino , con tutti i verbi con cui si può designare l ' azione : accoccare , appiccicare , appioppare , allungare , ammenare , appoggiare , assestare , azzeccare , ammollare , affibbiare , barbare , distendere , consegnare , fiancare , misurare , piantare , rifilare , rivogare , somministrare , tirare : un tesoro di gentilezze . Di tanto in tanto , in grandi caratteri : - Esercizi ginnastici - e sotto , un dialogo strambo , nel quale due persone , collegando a dispetto dei santi le idee più disparate , si palleggiano tutte le locuzioni registrate nelle dieci o venti pagine precedenti ; o aneddoti o descrizioni bizzarre , in cui tutte quelle locuzioni sono pigiate a forza , o periodi a chiocciola , dove una stessa idea è espressa parecchie volte di seguito in forma diversa . Alcuni di questi esercizi , intitolati Scrigni poetici , erano sonetti e versi sciolti , nei quali l ' amico aveva incastrato una quantità di modi , per ricordarli meglio , in grazia del ritmo . Fra due di queste poesiole c ' era un discorso d ' un pedante marcio , tutto tessuto di quei vocaboli e di quelle frasi antiquate , che nessuno usa più parlando , ma che qualcuno s ' ostina ancora a scrivere , sfidando eroicamente il ridicolo ; altrove il discorso d ' un lezioso ; più là il soliloquio d ' uno sgrammaticante , con le sgrammaticature più frequenti nella conversazione della gente per bene . Mi cadde sottocchio , fra l ' altro , una pagina di Spazzature , dov ' era raccolto un buon numero di quelle frasi fatte , calìe letterarie , o fiori secchi di rettorica , che ricorrono di continuo nei discorsi e nei brindisi , e che son diventati odiosi a tutti oramai , anche a quelli che li usano , quando li sentono usare dagli altri . Ma sopra ogni cosa attirò la mia attenzione e mi parve strana una grande quantità di parole e di frasi segnate a capo e a piè di pagina , sui margini , tra riga e riga , a traverso lo scritto , un po ' da per tutto , alcune in istampatello , altre inquadrate in quattro tratti di penna , o scritte con matita rossa , verde o turchina , o sormontate da un Nota bene , o fiancheggiate da un punto esclamativo , o da un crocione , o da una bandierina disegnata : parole e frasi , che l ' amico mi disse d ' aver appuntate così a caso , dove prima gli veniva , man mano che le intoppava nei libri , e contrassegnate in quella maniera , perché attirassero il suo sguardo e gli si rinfrescassero nella memoria quando egli sfogliava il librone per cercarvi o per notarvi altre cose . Tutto il librone n ' era tempestato , e anche molte di queste note illustrate da piccoli schizzi di figure umane , di mobili , d ' utensili , d ' oggetti d ' ogni genere ; e v ' eran qua e là delle pagine bianche , preparate per altre note , coi titoli già scritti . Trovai in ultimo un elenco di quei modi dialettali , che si sogliono scansare con gran cura , benchè appartengano pure alla lingua , e siano correttissimi , e nella pagina accanto una raccolta di frasi di complimento antiche e moderne , alla quale faceva riscontro un piccolo dizionario di moccoli smorzati , di quelle esclamazioni vigorose di maraviglia o di dispetto , che la gente ben educata sostituisce ai sacrati autentici , quando è in una compagnia a cui si devono dei riguardi . Arrivato a questo punto , benchè mi destasse un senso d ' ammirazione l ' amor della lingua vivissimo che si manifestava in quella strana rigatteria filologica , non potei trattenere una risata . Ma il bottegaio non se n ' ebbe per male ; tutt ' altro . - Bene ! - mi disse . - Mi fa piacere di vederla ridere . È il commento che desideravo e aspettavo , perché giustifica la mia mancanza di metodo , ed è un modo di riconoscere che si può far dello studio della lingua uno spasso amenissimo , come io faccio appunto . Studiando la lingua io scrivo versi , recito la commedia , lavoro di mosaico , faccio ginnastica con la penna , rivedo le bucce agli altri e a me stesso , rido , tesoreggio , disegno , fantastico , e serbo una libertà di spirito che esclude ogni fatica e ogni noia . Non è un metodo ; ma un modo che credo convenientissimo a tutte le teste disordinate e svolazzatoie com ' è quella che porto sulle spalle . Veda , io non darei questo libraccio per un peso eguale di biglietti da cento . E se lo stampassi , credo che farebbe furore . Certo sarebbe il trattato linguistico più originale che si sia pubblicato mai , e forse non il più inutile . Dopo la mia morte , chi sa ! O lo lascerò alla Biblioteca Vittorio Emanuele , di Roma . Il vocabolarista . Per imparar la lingua io leggo assiduamente , oltre gli scrittori , il Vocabolario . Non lo leggo soltanto perché è il solo libro che , se non tutta , contiene quasi tutta la lingua ; ma anche perché mi diletta l ' immaginazione , senza turbarmi l ' animo , non movendo in alcun modo le passioni ; dalle quali rifugge la mia indole tranquilla . Dico di più : che per me non c ' è altro libro che diletti altrettanto , per poco che l ' immaginazione del lettore si presti a vivificar la lettura . Per me le parole sono creature umane , e le colonne , strade , dove passa una folla maravigliosa . In questa folla incontro conoscenti e sconosciuti ; indifferenti che lascio passare , figure curiose con cui mi soffermo , vecchi amici che mi son famigliari fin dai primi anni , persone con le quali ebbi relazione un tempo , e che dimenticai in seguito , e che riconosco con piacere , e altre che cercai un pezzo nel regno dei libri , senza trovarle , e a cui faccio festa , come si fa a un amico inaspettato , che ci venga a cavar da un impiccio . Vedo nelle parole immagini di scienziati , di poeti , di pedanti , di villani , di beceri , di patrizi , d ' operai , facce benigne e sinistre , e buffe , e tragiche , e figure di ragazze snelle e gentili , di donnine semplici o affettate , e di vecchie venerabili , sei volte secolari , che parlarono col Boccaccio e con Dante , e serbano la fresca vivacità della giovinezza . E ciascuna mi desta un pensiero , e alla più parte mi scappa detto qualche cosa , passando . - Ti saluto , simpatia ! - Mi rallegro con lei , finalmente assunta all ' onore del Vocabolario . - Passa via , svergognata . - O lei , che mille volte m ' è entrata e mille volte sfuggita dalla mente , quando si risolverà a rimanervi ? - Te non ti ci voglio , chè non t ' ho mai potuta patire . - Si fermi lei , e mi dica bene una volta quello che vuol dire , chè non l ' ho mai saputo per l ' appunto . - Le parole seguite da derivati e diminutivi mi danno l ' immagine di padri o di madri con un codazzo di figliuoli e di nipoti grandi e piccoli ; quelle cadute fuor d ' uso , di superstiti d ' altre età , che si trascinino , e non si ritrovino in mezzo alla folla giovanile che passa , o d ' ombre di trapassati , ricordate nel dizionario da una lapide ; quelle di significati diversi , di faccendieri che facciano ogni arte ; le nuove , d ' origine straniera , di viaggiatori arrivati di fresco , con la valigia alla mano . E incontro greci e romani antichi , e italiani d ' ogni secolo , e visi e vestiari di tutte le regioni d ' Italia . Tutti i mestieri , tutte le scienze , usi e costumi di ogni classe sociale e d ' ogni popolo , tutti gli stati dell ' animo , tutte le forme e tutti gli strumenti dell ' operosità umana , tutti gli aspetti della natura e tutte le epoche della storia mi passano dinnanzi nel Vocabolario . Ed è il mio maggior diletto appunto questo passaggio continuo dall ' una all ' altra idea disparatissima , questo procedere a salti , a volate subitanee da cose materiali a cose ideali , da un polo all ' altro del mondo intellettuale , questa fuga vertiginosa di luoghi , d ' oggetti , di genti , d ' orizzonti , di secoli , nella quale il mio pensiero balena più fitto , la mia fantasia batte più rapidamente l ' ali che nell ' impeto d ' un ' inspirazione creatrice . E quanti ricordi mi destano le parole ! Moltissime , sonandomi nella mente , risvegliano e fanno uscire dai recessi della memoria volti , nomi , casi , momenti della vita , che da più o meno tempo vi stavano rimpiattati e ignorati . Una parola antiquata o poetica mi rammenta una persona che spesso la diceva , facendone pompa fra gli amici , i quali ne sorridevano , toccandosi a vicenda col gomito ; un ' altra mi fa riudir l ' accento d ' un lontano o d ' un morto , che la pronunziava in certo modo suo proprio ; questa mi richiama alla mente un linguista che le mosse guerra e uno che la difese , e le dispute che vi fecero intorno , e le impertinenze che si scambiarono pel fatto suo ; quella mi ricorda un verso celebre o un motto storico o una scena di commedia o un angolo di salotto dove la intesi dire storpiata o a sproposito . E a certi nomi di malattie mi si levan davanti le immagini di amici perduti ; rivedo certe tavole di banchettanti a leggere certi vocaboli gastronomici ; in certe parole onomatopeiche infantili risento la voce dei miei figliuoli bambini ; e molte mi fanno balenare alla mente le sembianze degli scrittori che le predilessero : la fronte grave del Machiavelli , gli occhi ardenti del Foscolo , il viso pallido del Leopardi . Ho detto in che modo mi diverto : mi domanderete in che modo imparo . Vi dico come . M ' arresto ogni momento a pensare . Ecco , per esempio , un vocabolo , che soglio usare in un significato che non è propriamente il suo : bisogna che me ne fissi nella mente , una volta per sempre , il significato vero . Eccone un altro del quale abuso : vi segno accanto : liberarsene , e segnerò poi quelli che troverò , che vi si possano sostituire . Segno una parola d ' uso comune , che non uso mai , benchè sia spesso necessaria : perché non l ' uso ? quale altra adopero invece ? che differenza passa fra l ' una e l ' altra ? Trovo parole efficacissime e generalmente usate che in nessun modo mi si vogliono appiccicare alla memoria , come se ci fosse nella loro forma e nel loro suono qualche cosa di ripugnante all ' occhio della mia mente e al mio senso dell ' armonia : e faccio un atto vivo della volontà per istamparmele nel cervello . Ad ogni vocabolo segnato come fuor di corso , o d ' uso non comune , cerco quello che vi si è sostituito o che s ' usa più comunemente in sua vece ; mi provo a definire il significato di certe parole prima di leggere la definizione stampata , e raffronto con questa la mia ; m ' esercito a cercare esempi di scrittori o dell ' uso parlato corrente da aggiungere a quelli che il Vocabolario registra ; e via discorrendo . Vedete come e quanto si può studiare sul Vocabolario ! E non dico delle nuove parole che imparo , che ignoravo affatto ; delle nozioni elementari d ' ogni scienza , che acquisto o rettifico e chiarisco nella mia mente ; dei proverbi , delle sentenze , dei consigli pratici , utili alla vita , delle infinite immagini , sussidio all ' arte dello scrivere , che raccolgo passando . Sin dalla prima lettura segnai con lunghi tratti di penna sui margini tutte le serie di parole che non giova rileggere , e così procedo ora senza perder tempo . E di questa lettura non mi stanco mai . Sebbene io abbia letto il Vocabolario tante volte che certe pagine , certe colonne mi son rimaste nella memoria come armadi aperti , in cui vedo ogni parola al suo posto , quasi nell ' ordine alfabetico col quale v ' è collocata , mi dà sempre un nuovo diletto ogni lettura ; qualche cosa da imparare trovo sempre , sempre nuovi passaggi e contrasti inaspettati e strani fra vocaboli che si toccano , nuovi richiami di ricordi , nuove sorgenti di comicità , nuovi segreti e virtù e maraviglie del verbo umano . E v ' entro con un senso sempre più vivo di reverenza pensando di quale enorme lavoro di generazioni è il prodotto quell ' enorme materiale di lingua , che lunga e varia e venturosa vita ogni parola ha vissuta , e per che mirabili vicende passeranno ancora la maggior parte nei secoli , e che tesoro immenso di pensiero fu accumulato e si spargerà ancora per il mondo per mezzo di quelle parole . Il Vocabolario ! Ma è il grande Museo , il tempio nazionale , la montagna sacra , sul cui vertice risplende il genio della razza . E si tratta di freddo e vuoto pedante chi lo studia ! Ma io istituirei delle cattedre per leggerlo e per commentarlo ; ma .... Suona l ' ora . Faccio punto . È l ' ora della mia lettura quotidiana . Salute . IL MODO MIGLIORE . Ora , dei cinque modi , che abbiamo visti , di studiare la lingua , tu domanderai quale sia il meglio . Il meglio , a mio parere , è il sesto . Voglio dire un metodo , il quale raccolga quanto v ' è di buono in quei cinque . Leggere attentamente i buoni scrittori , segnando sul libro , se si può , per ritrovarle poi facilmente , le voci e le locuzioni che ci riescon nuove e che ci vogliamo appropriare , cercando di fissarcene nella mente , senza l ' aiuto della penna , il maggior numero possibile , con quanto occorre del testo a chiarirne bene il significato e a farne sentire tutto il valore ; mandar a memoria poesie e squarci di prosa , nei quali al pregio del pensiero o del sentimento e alla bellezza dello stile sia congiunta una particolar ricchezza di lingua ; notare il meglio del materiale che si ricava dalle letture , dividendolo e raggruppandolo intorno a certi soggetti , perché riesca più facile ritenerlo e ritrovarlo ; esercitarsi , scrivendo , a maneggiare il materiale raccolto con abbozzi di componimenti , di periodi , anche di semplici frasi , che siano come i bozzetti che buttan giù i pittori per acquistare la padronanza della tavolozza ; e leggere ad un tempo , rileggere , studiare il vocabolario . Quest ' ultimo studio ti raccomando in particolar modo , perché è quello che più difficilmente s ' inducono a fare i giovinetti . Ma occorre intendersi bene . Una trentina d ' anni fa , con uno scritto diretto particolarmente ai giovani , io raccomandai la lettura del vocabolario . Nel corso di questi trent ' anni parecchi mi scrissero , e altri mi dissero presso a poco quello che segue : - Abbiamo seguìto il suo consiglio , o meglio , ci siamo provati a seguirlo ; ma non c ' è riuscito di tirare innanzi : la lettura del vocabolario ci addormentava ; ci vuole una pazienza di Benedettini per reggerci ; abbiamo smesso . Ecco . Rispondo prima di tutto che senza pazienza non si riesce a imparar la lingua in nessuna maniera , e che la pazienza di studiare il vocabolario l ' ebbero scrittori di grande ingegno , come il Manzoni che postillò la Crusca per modo da non lasciarne vedere i margini , Teofilo Gautier , che teneva il vocabolario sul tavolino da notte , Gabriele d ' Annunzio , che legge persino dei vocabolari tecnici , dalla prima all ' ultima parola . Rispondo in secondo luogo che quella è una lettura che non va fatta a modo dell ' altre . Se tu ti metti a leggere il vocabolario come un romanzo o una storia , con l ' idea di correrlo tutto d ' un fiato , per finirlo il più presto possibile , e liberarti dalla fatica , non solo ti farai nella mente una grande confusione , senza cavarne alcun frutto ; ma non reggerai a leggerne una decima parte , si capisce , chè t ' ammazzerà la noia prima d ' arrivarci . È una lettura che si deve fare a poco per volta , a pezzi e bocconi , con l ' animo tranquillo , quando ci si ha disposto lo spirito , e non di corsa , ma a rilento , accompagnandola passo per passo , come ti disse il Vocabolarista , con un lavoro di memoria , di ragionamento e d ' immaginazione . Bisogna , insomma , mettersi alla lettura e procedervi per modo , che quello studio finisca a poco a poco con non più richiedere uno sforzo di volontà , e diventi una consuetudine , cessi d ' essere una fatica , e si muti in un piacere . Dirai : - È presto detto . Hai ragione : è presto detto . Ebbene , farò qualche cosa di più . Ti propongo di fare una prova insieme . Pigliamo , per esempio , il Novo dizionario italiano del Petrocchi : una lettera qualunque , la lettera P , e leggiamola tutta . M ' ingegnerò di farti vedere come si deve leggere il vocabolario , o , per dir meglio , ti farò vedere come io lo leggo , in che maniera mi ci diverto e c ' imparo , che è la maniera in cui mi pare che anche tu ti ci possa divertire , imparando ; e nel far questo , userò con te la più grande sincerità , come con un compagno di scuola : ti confesserò le mie ignoranze , i miei stupori e i miei dubbi , che ti gioveranno forse , se te ne ricorderai , nelle tue letture avvenire . Sarà una prova un po ' lunghetta , benchè io proceda alla lesta , omettendo le parole più comuni , e anche molte che non son tali , e un gran numero di vocaboli tecnici e storici ; ma ci occorrerà spesso di ricrearci divagando e scherzando . All ' opera , dunque . Apro il secondo volume , alla lettera P . Incominciamo . Ma no . Tu avrai bisogno di respirare . Svaghiamoci prima insieme con qualche personaggio ameno : con un nemico del vocabolario , questa volta , per non uscir d ' argomento . IL FALSO MONETARIO . Falso monetario della lingua , s ' intende . Era un pittore ligure , digiuno di lettere , ma pieno d ' ingegno , che parlava il più bizzarro italiano ch ' io abbia mai inteso dagli scali di Levante alle Colonie del rio de La Plata : tutte parole storpiate , mutate di desinenza e di genere , o usate in tutt ' altro significato da quello loro proprio . Il suo magazzino linguistico era come una tesoreria di monete false , adulterate o calanti , ch ' egli dava via a casaccio e in tutta buona fede . Questo derivava principalmente dal fatto strano ( ma nella gente incolta non raro ) , che ogni parola insolita ch ' egli leggesse o sentisse si confondeva nella sua mente con un ' altra parola usuale di suono affine , o acquistava stabilmente nel suo concetto il primo significato che , per certe analogie misteriose con altri vocaboli , gli pareva dovesse avere . E siccome , avendo immaginazione viva e spirito arguto , aveva bisogno , per esprimersi , d ' un gran numero di parole , e se ne appropriava di continuo , così gli fiorivano sulla bocca gli spropositi con una fecondità maravigliosa . Per lui , ad esempio , donna in ghingheri e donna in gangheri , inciprignita o incipriata erano la stessa cosa , e faceva tutt ' uno d ' immerso e sommerso , evento e avvento , immane e immune , stame e strame , eminente e imminente . Parlava nel modo che può parlare un orecchiante della lingua , che ode a frullo e legge a vànvera , com ' egli infatti udiva e leggeva . Usava sgattaiolare per imitar la voce del gatto , sobbillare per fare il solletico , cincischiato per azzimato . Diceva a un amico che s ' era fatto rader la barba : - Come sei tutto cincischiato questa mattina ! - e quello subito si tastava il viso , credendo che il suo Sfregia lo avesse lavorato d ' intaglio . Ricordo sfruconare , che per lui era verbo omnibus . - . Questa mattina mi sono sfruconato a colazione mezzo pollo . - Mi sfruconai l ' abito contro il muro . - Lo colsero sul fatto e lo sfruconarono ben bene . - Ho pagato dieci lire questo straccio di cappello : m ' hanno sfruconato . - Ad altre parole faceva far cento servizi . Per esempio ad ambiente . Quando il cielo era sereno : - Che bell ' ambiente questa sera ! - Che cos ' hai ? Oggi non ti trovo nel tuo ambiente . - Per gli amici era uno spasso . N ' aveva ogni giorno una nuova , o parecchie . Fra le più belle , che non riuscimmo mai a fargli smettere , c ' era voce stentorea per voce stentata e aureola per arietta . - Tirava un ' aureola deliziosa ! - Un giorno , ritornando da Cavoretto , ci disse che aveva trovato il paese tutto infestato . - Da qual malanno ? - domandammo . - Ma che malanno ! - Voleva dire : il paese in festa . Ma il più comico era la sicurezza con cui le diceva , senza un sospetto al mondo dei suoi reati filologici , il colpo ardito con cui piantava lo sproposito , come una bandiera vittoriosa . Le nostre risate non lo sconcertavano minimamente . Alle osservazioni critiche scrollava le spalle . - Oh che pedanti ! - diceva . - Digrignare , digrugnare , ammaccare , ammiccare , ruzzolare e razzolare , su per giù è lo stesso . So bene che parlo un po ' così , all ' insaputa . Ma mi capite sì o no ? E tanto basta . - Di certi suoi qui pro quo si capiva l ' origine : era l ' analogia fonetica fra due parole : da sfracellare cavava sfracelo ; gemicare credeva che volesse dire : gemere sommesso . Ma come diamine poteva dire " una scaramuccia di bicchieri sopra una tavola " per dire una quantità di bicchieri in disordine , e si attuffarono per vennero alle mani ? E anche per quei nomi delle citazioni storiche proverbiali , che si sogliono dir giusti anche da chi non ha cognizione alcuna del fatto , faceva lo stesso lavoro . - La spada d ' Empedocle . - L ' anello di Gigi . - L ' orecchio di Dionisia . - Una che è una non l ' infilava , e aveva una grande smania di citare . Per gli amici che conoscevano il suo ingegno , il suo modo vivo e colorito di raccontare e di descrivere e la vera eloquenza con cui parlava qualche volta dell ' arte sua , quella profluvie di svarioni era una singolarità piacevole , non derivante che da un ' imperfezione del suo organo uditorio e della sua facoltà mnemonica ; ma chi non lo conosceva , la prima volta che l ' udiva parlare a quel modo , sospettava che n ' avesse un ramo , e lo guardava con diffidenza . Fra le molte scene lepide di cui fu causa la sua maniera di parlare , ricordo quella che seguì in casa d ' una colta signora , alla quale lo presentammo . - Signora - le diss ' egli , appena presentato - , io son fatto alla buona , non so spiaccicare complimenti ; ma so che lei preferisce la sincerità alla raffineria . La signora lo guardò , stupita ; poi rispose : - È vero . Preferisco mille volte la brusca sincerità alla finzione cortese . - Quanto a questo - ribattè l ' artista - le assicuro che l ' infingardaggine non è fra i miei difetti . Ciò detto , si staccò dal crocchio , per parlar con altri ; ma , voltatosi a un tratto e colto a volo un atto che faceva a noi la signora , come per dirci : - Ma quest ' artista non ha il cervello a segno - credendo ch ' ella accennasse d ' aver male al capo , le disse cortesemente : - È effetto del tempo , signora . Anche a me questo tempo linfatico rende la testa pesante . Fu quello uno dei suoi più " brillanti successi . " E appunto quello strano epiteto affibbiato da lui al tempo , confondendo l ' idea della linfa , umore del corpo umano , che somiglia all ' acqua , con l ' idea dell ' acqua piovana , è un esempio che spiega come si formassero nella sua mente certi strafalcioni . E son più frequenti che non si creda i parlatori di questo stampo , questi sbadatoni e fracassoni terribili , che nel campo della lingua rovesciano e rompono ogni cosa , come farebbe un toro imbizzarrito in un magazzino di chincaglierie . Ma di maravigliosi come lui non n ' intesi altri . Quanti ameni ricordi ci lasciò , che sono nella nostra mente sorgenti inesauribili di buon umore ! Che impareggiabili trovate ! Quel tenore del teatro Balbo che gli stralciava gli orecchi con le sue detonazioni ! E quel certo suo amico che gli aveva raccomandato che gli telegrafacesse immediatamente l ' esito di non so quale concorso ! E quel Crispi , il suo adorato Crispi , che sarebbe diventato il perno motrice della politica europea ! E quelle guerre intestinali della Francia ! Tu mi perdonerai , mio buon anarchico della grammatica e del dizionario , d ' aver fatto ridere qualcuno alle tue spalle : tu comprenderai che non l ' ho fatto per mal animo . Non posso aver mal animo con te , poichè per te serbo la più viva gratitudine . Vedendoti pigliare quei granchi enormi , imparai a scansare certi granchi minori , che di tanto in tanto pescavo io pure ; tu m ' infondesti nell ' animo , meglio d ' ogni professore di lettere , il terrore salutare del farfallone ; e un ' altra saggia cosa m ' insegnasti : a non giudicar mai lì per lì dal modo di parlare , per malandato che questo sia , le facoltà intellettuali d ' un mio simile . Ti ringrazio dunque pubblicamente ; e non per burla , ma per affetto mi servo ancora delle tue parole per dirti che la tua memoria mi è sempre sommersa nel cuore , e che vi rimarrà finchè la Parca non recida lo strame della mia vita . UNA CORSA NEL VOCABOLARIO . P . P . - Quattordicesima lettera dell ' alfabeto . Che novità ! Un momento . Nota che è in generale maschile ; più spesso maschile che femminile , dicono altri . Ma sul genere delle lettere bisogna fissarsi bene perché occorre spesso di rammentare questa o quella vocale o consonante per canzonare errori d ' ortografia o di pronunzia del prossimo , ed è ridicolo , nell ' atto stesso che si canzona un errore d ' altri , sbagliare o mostrare incertezza riguardo al genere della lettera a cui s ' accenna . Nota anche quel P . C . , per congratulazioni o condoglianze . Siccome le condoglianze si fanno quasi sempre per morti , non ti pare che quel p . c . , usato da molti , sia un po ' , ... villanamente asciutto , salvo che si tratti della morte d ' un cane ? Chi , per condolersi con me d ' una disgrazia qualsiasi , mi scrive un semplice p . c . , m ' ha l ' aria di voler dire per canzonatura o per cavarmela . Ed è veramente canzonatura il fare un atto di gentilezza con un ' avarizia così spilorcia d ' inchiostro . PACCA , PACCHINA . - Colpo della mano aperta . - Non m ' occorre , dirai ; ci sono tant ' altre parole per dir la stessa cosa ! Adagio un po ' . Se tu dici a un bambino , per ischerzo : - Bada che ti do una manata o uno scapaccione - , all ' orecchio della mamma può sonar male lo scherzo . Se dirai una manatina o uno scapaccioncino , dirai una parola che non è d ' uso corrente . Pacchina è la parola che fa al caso . Inezie ! Ma , nel parlare come nello scrivere , si manifesta appunto in queste inezie il senso della convenienza e della finezza . Hai ragione , invece , se mi dici che si può far di meno della parola PACCHÉO , che vien dopo , per dir baggeo , uomo stupido . È da notarsi che di queste parole che suonano scherno o disprezzo , come di quelle che designano percosse , il vocabolario è mirabilmente ricco : se lo leggerai tutto , ci troverai una miniera di modi d ' ingiuriare il prossimo e di termini relativi all ' arte di menar le mani ; ciò che non è un segno consolante della gentilezza della natura umana . Non c ' è forse altra famiglia di modi più numerosa , se non è quella che si riferisce alla " noia di mangiare e bere " . E a proposito , ecco la parola PACCHIARE , mangiare , che molti lombardi stupirebbero di trovar nel vocabolario italiano : è il loro paciáa , donde paciada , mangiata , d ' uso volgare . E tu , piemontese , troverai , andando innanzi , un gran numero di parole del tuo dialetto , che credi non siano della lingua . Rideresti , per esempio , se sentissi dire in italiano : PACCHIUCO , che è il piemontese paciocc ; fango , mota e simili . Ed eccolo qua , seguito da Pacchiucone , pasticcione , che è il piemontese paccioccon . E c ' è poco sotto Pacioccone , più somigliante dell ' altro al vocabolo dialettale , ma che in italiano ha significato diverso , cioè di persona grassa , e par che dica la cosa anche col suono . Questo pacioccone anonimo ci conduce nel regno della pace . Il pane è la pace della casa . Che profonda verità ! A quante cose fa pensare questo semplice proverbio , in cui balenano tutte le tristezze e le tempeste domestiche che derivano dalla miseria ! E nota l ' esempio : - Viene avanti con tutta la sua pace . - Non c ' è l ' immagine viva dell ' indole , dell ' aspetto , dell ' andatura d ' una persona ? PACIERE . Ebbene ? Niente . Sorrido a un ricordo mio , d ' un ' antica edizione del Conte di Carmagnola del Manzoni , che ebbi tra mano da ragazzo , nella quale all ' ultima scena , dove il Conte dice di sperare che la propria morte riconcilierà il duca Visconti con la figliuola , in vece di : è un gran pacier , era stampato : è un gran piacer la morte ; ed è quasi mezzo secolo che ogni volta ch ' io trovo quella parola mi ricordo d ' essermi scervellato un bel pezzo a pensare come fosse potuta sfuggire ad Alessandro Manzoni quella stramberia . PACIFICONE . Ecco una parola comunissima che in venti volumi che ho sulla coscienza sono ben sicuro di non aver usata mai , benchè mi sia occorso chi sa quante volte d ' esprimere l ' idea ch ' essa esprime ; ciò ch ' io feci senza dubbio con più d ' una parola , o con un ' altra meno propria . Dunque , memento . - Come ? - mi domanderai - ; anche alla Padella ci dobbiamo fermare ? - Sì , signore , e c ' è il suo perché ; sono anzi due . Lo sai che si chiama occhio il foro che è nel manico dell ' utensile benemerito , per attaccarlo al chiodo ? E sai che si chiama padella il piattello di latta , di cristallo o d ' altro , che si mette sotto il lume o sul candeliere per riparar l ' olio o la cera ? - Ma son minuzie , - mi rispondi - ; o se m ' occorrerà due volte o tre nella vita di nominar quelle cose ! - E batti ! Ma siccome ( e già lo dissi ) ci sono altre migliaia di piccole cose , che nella vita avrai da nominar poche volte , se tu trascurerai d ' impararne i nomi perché son cose di poco conto , ti troverai migliaia di volte impacciato . Ti capaciti ? E nota il vantaggio che ti dà la lettura del Vocabolario , dove , essendo detti tutti i significati di ciascun vocabolo , tu puoi imparare insieme i nomi di diversi oggetti , ciascun dei quali ti rammenterà l ' altro . Vedi , per esempio , più avanti , la parola PALA . Pala , attrezzo comune , pala del remo , pala del timone , pala delle ruote dei molini . - Vedi PALCO . I palchi fronzuti d ' una quercia , i palchi delle corna , i palchi delle pine , un vestito di seta con trine a tre palchi ; palco morto , quello che si dice in piemontese sopanta . - Poi PALLINO . Pallino da caccia , pallino delle bocce , della sella , della balaustrata , della chiave maschia ; soprannome d ' un cane , d ' un cavallo , ecc . ; bambino grassoccio . Più sotto , dietro PARACADUTE , una filza di cose che parano : PARACAMINO , PARAFOCO , PARAFUMO , PARAMOSCHE , PARAOCCHI , PARATASCHE , PARACENERE , PARACIELO d ' un pulpito , d ' una carrozza , d ' un tetto , ecc . Si piglia la lingua a retate . Rifacciamoci indietro . Ecco una bella parola per dire una cosa che ci occorre di dire spessissimo : PADREGGIARE , d ' un figliolo o d ' una figliola che somiglia al padre , o , come si dice famigliarmente , che tira dal padre . - Per solito le figliole padreggiano , i figlioli madreggiano . - Ecco la parola PAESANO , che noi dell ' Italia settentrionale non adoperiamo quasi mai nel senso di contrapposto a forestiero o a militare : - Vino paesano , ufficiale vestito da paesano . - Ecco alle parole PAGA e PAGARE una serqua di modi quasi tutti relegati fuor del nostro vocabolario parlato . - PAGACCIA , un cattivo pagatore . - Essere il PAGA della compagnia - dar le paghe , le busse . - Pagare a sgocciolo , alla stracca , coi gomiti , a chiacchiere , a respiro , sul tamburo , sulla cavezza , alla banca dei monchi , il giorno di San Mai , pagar di schiena . - E alla parola : PAGLIA : aver altra paglia in becco - ( un altro amore ) - mangiarsi la paglia di sotto i piedi ( rifinire ogni cosa ) - batter la paglia ( vagar col discorso ) - rompersi il collo in un fil di paglia - per ogni fuscello di paglia ( per un nonnulla ) .... Segue una serie di nomi di cose utili a sapersi . PALIOTTO , l ' arnese di stoffa o altro che si mette davanti all ' altare ; PALLA , il quadretto di tela per coprire il calice , e il globo di vetro che si mette ai lumi ; PALMENTO , la grande cassa dove casca la farina che esce dalle macine ( donde il modo : mangiare a due palmenti ) ; PEDANA , tappeto per sotto i piedi ; PEDAGNÓLO , il fusto dell ' albero ancor giovane ; PEDALE , il fusto dell ' albero da terra all ' inforcatura ; PELLÉTICA , pelle della carne da mangiare , o pelle floscia o cascante della persona ; PELO , di marmi o pietre o vasi , fenditura sottilissima somigliante ad un pelo . Sapevi tu i nomi di tutte queste cose ? No ? Ebbene , ti dico nell ' orecchio che parte gl ' ignoravo anch ' io , e parte li avevo dimenticati . E PALANDRA , per abito d ' uomo a lunga falda ? Che cosa dice il Sor Palandra ? Mi par di vederlo . Una sosta . Sostiamo un poco , e voltiamoci indietro . Vedi , nel breve tratto percorso , quante parole abbiamo trovate , che ci hanno destato un ricordo storico , portato l ' immaginazione in ogni parte del mondo , a cose remotissime di spazio e di tempo , dalle palafitte lacustri dell ' età preistorica alle architetture palladiane , dai paleosauri fossili ai bacilli del Pacini ! Abbiamo visto passare la paggeria pomposa delle Corti , i principi orientali portati in palanchino , i trionfatori romani in veste palmata , i giovani greci lottanti al Pancrazio , e dame e sonatori di lira e poeti tragici e ninfe cacciatrici di Diana ravvolte nella palla , e i lottatori delle feste panatenée in onor di Pallade , e i Bolognesi antichi plaudenti alla battaglia d ' ova e di porci della Pachetta . Ci son balenati dinanzi Attilio Regolo , che con le palpebre arrovesciate , spasimando , guarda il sole , e Carlomagno circondato di Paladini , e i Palleschi e i Piagnoni , partigiani e avversari dei Medici , e i Francesi caduti nel sangue delle Pasque Veronesi , e Paisanetto , la maschera genovese , e Pantalone , la maschera veneziana , e Pantagruele , figlio di Gargantua ; e di là da questa maravigliosa processione , una fuga di palazzi famosi , i palmizi ridenti di Liguria e di Sicilia , e il Palatino e il Panteon e le paludi Pontine e l ' orizzonte immenso della Pampa . Pensasti mai , leggendo altri libri , a tante cose e così diverse in così breve tratto di lettura ? E quante n ' ho tralasciate ! Ma Rimettiamoci in cammino . PANACÈA . Tu non sei di quelli che pronunziano panácea , non è vero ? Non t ' aver per male della domanda : non di rado io sento dire stentoréo per stentóreo , e qualche volta anche Satìro per Sátiro , santissimi numi ! E come sono efficaci le maniere : - LEVAR DI PAN DURO - , per mangiar molto , non lasciar che il pane diventi duro in casa ; - MANGIARE IL PAN PENTITO - FINIR DI MANGIAR PANE , per morire , e - PAN DI RICATTO - che si dice quando uno rifà agli altri quello che hanno fatto a lui . E RIMBRONTOLARE IL PANE a uno non è più espressivo di rimproverare e rinfacciare ? E com ' è ben significato e quasi effigiato l ' ipocrita untuoso in BOCCA PARI , poichè FAR LA BOCCA PARI vuol dire accomodar la bocca per ipocrisia ! Un ' altra parola , PARI , che non s ' usa quasi punto fuor di Toscana , benchè serva a dire molte cose che non si possono dire altrimenti che meno bene , o con più parole , ciò che in fondo è il medesimo . Per esempio , come diresti tu in altre parole : camminar pari pari o portar una cosa pari pari , perché non si spanda l ' acqua che v ' è dentro ? PARARE . È una di quelle tante parole comuni alla lingua e al dialetto , le quali noi non usiamo in certe forme perché , essendo queste anche dialettali , non le crediamo forme italiane . Di ' la verità : oseresti dire che una stanza è buia perché c ' è la casa di faccia che PARA ? PARA , senz ' altro , sottintendendosi il sole , la luce ? E dire : - Escimi davanti che mi PARI ? E : un pastrano che PARA il freddo ? E a un bambino , offerendogli qualche cosa : PARA bocca ? PARA mano ? PARA il grembiule ? PARA il sacco ? - No . Vedi , dunque . Ma di queste parole e locuzioni dialettali e italiane ne abbiamo già trovate parecchie nelle pagine antecedenti , e ne troveremo di più in seguito . - TIRAR LA PAGA , per riscuoterla . - Essere una cattiva paga , un cattivo pagatore . - PAGHEREI che tu provassi il gusto che c ' è a far questi lavori - Non PAPPARE d ' una cosa , non intendersene - Non aver PAURA , non temere il confronto . - PELAR gli uccelli , le castagne , PELARSI una mano con un ferro rovente . - Farsi PELARE , per farsi tagliare i capelli . - PRENDERE di qui , di là , da questa parte , da questa strada , per avviarsi . - PIGLIARSI , per isposarsi . Pare che que ' due si PIGLINO . - Lo so DA PER ME , viene DA PER SÉ . - PILUCCARE uno ( plucchè , piemontese ) per pigliargli i denari . - È un PIGLIA PIGLIA ( ciapa , ciapa ) . - E PAPPINO , PASTONE , PATAFFIONE , PATATUCCO , PIOTA , QUEI POCHI , per servo d ' ospedale , pasto per le galline , uomo grossolano , uomo stupido e bizzarro , pianta di piede grosso , quattrini . Vedi di quanti vani scrupoli e paure ti puoi liberare leggendo il vocabolario . Conosci i modi : PARLARE con le seste , PARLUCCHIARE sul conto altrui , PASSAR PAROLA a qualcuno d ' un affare , aver PASSATO con alcuno POCHE PAROLE , entrar in parole , pigliarsi a parole ? - Provati a trovare un altro modo che equivalga appunto quest ' ultimo , e vedi se PARTICOLARE , nella frase : - Tu sei PARTICOLARE , veh ! - da noi non mai usato , non dice qualche cosa di più di curioso e qualche cosa di meno d ' originale o strano , che qualche volta sarebbe troppo . E diciamo mai pascolare in senso attivo , come nell ' esempio : - Andò a PASCOLARE le pecore - ? PASSATELLA , di donna avanzata in età , è uno di quei modi riguardosi , da registrarsi nel Galateo della lingua , i quali possono attenuare , in certi casi , il risentimento d ' una signora rispettabile . E nota pure , perché ti può occorrere : - tirare una PASSATELLA , che è mandar la boccia in modo che tocchi quella dell ' avversario per rimoverla . - CANTARE A PAURA , che bel modo di dir : cantare per ingannar la paura ! E PENCOLARE nel senso di esser dubbio tra il sì e il no ? Ricordo un ragazzetto fiorentino che mi disse : - Io volevo che mi lasciassero andar solo a vedere il serraglio : la mamma pencolava , pencolava .... - Nota ( e noto anch ' io , perché son parole che imparo con te ) : - PECETTA , per seccatore ( bellissimo ) : Levami questa PECETTA di torno . - PASTRANAIO , chi alla porta d ' un teatro o altro prende e conserva i pastrani . - PATACCONE , un orologio grosso e vecchio . - PATATE ( volgarmente ) i calli . - PECORELLE , la schiuma dei cavalloni . - PEDINARE , il correre per terra degli uccelli .... In confessionale . Qui apro una parentesi , che già volevo aprire alla parola Paleografia , poi a Paleolitico , a Paleontologia , a Palingenesi , a Palinsesto , a Paralipomeni , e che dovrei poi aprire a Pirronismo o a Prammatica e ad altri vocaboli , se non lo facessi in questo punto . Zitto ! Non ti domando se di tutti quei vocaboli sai il significato : ti tratto da uomo . Quelle ed altre molte appartengono a una famiglia di parole che si potrebbero chiamare : della scienza sottintesa : parole che si senton dire sovente nelle conversazioni della gente colta o mezzo colta , e che spessissimo si leggono nei giornali ; le quali molti non sanno o sanno soltanto per nebbia che cosa significhino , e sarebbero impacciatissimi a dirlo ; ma fingono di capirle , perché hanno coscienza che è alquanto vergognoso il non conoscerne il significato . Fra quanti bravi signori , se fossero sinceri , seguirebbe la scena di quei due giurati del Fucini , i quali , di parola in parola , finiscono col dichiararsi a vicenda di non sapere che cosa voglia dir recidiva , che credevano un delitto snaturato ! Ebbene , questo è uno dei tanti vantaggi della lettura del Vocabolario : che tutti , scorrendo le sue pagine , possiamo colmare una quantità di piccole lacune della nostra cultura , le quali non confesseremmo neppure a un amico , aggiustare i conti della nostra coscienza letteraria , di nascosto , senza dover arrossire , come con un maestro fidato , che s ' interroga a quattr ' occhi , e che dà le risposte nell ' orecchio , e non risponde soltanto alle nostre domande , ma ci svela pure molte nostre ignoranze inconsapevoli , e vi ripara ad un tempo . Cito fra le tante che ci passeranno sott ' occhio una sola parola : preconizzare , che quasi tutti sanno , ma che moltissimi non intendono nel suo significato vero , poichè cento volte io l ' intesi usare nel senso di presagire , dove significa propriamente : proclamare l ' elezione d ' un vescovo , e quindi , per traslato , proclamare che che sia . Il Giordani preconizzò all ' Italia l ' ingegno del Leopardi . E si sente dire : - Io preconizzai la pioggia fin da ieri ! - E a proposito di pioggia : una PASSATA D ' ACQUA , una PASSATINA , per piccola pioggia , e che passa presto , come dice bene la cosa ! Da " Pencolone " a " Piaccicone " . Credo che avrò detto cento volte uno che pencola o pende camminando , e non dissi né scrissi mai : PENCOLONE , che m ' avrebbe fatto risparmiare parecchie parole . Notiamolo per ragione d ' economia . - L ' albero cade dalla parte che pende . I timorati della grammatica direbbero : dalla parte da cui o dalla quale pende ; ma è un modo che stride come un paletto arrugginito . PENNA . Qui c ' è un grappolo di modi che ti possono occorrere ogni momento : PENNA CHE FA , CHE INTACCA , SCRIVE CORRENTE , FA GROSSO , SOTTILE , STRIDE , SCHIZZA , LASCIA ( non finisce il tratto ) , SBAVA . - PENNATA , quanto inchiostro prende in una volta la penna . - PENSIERO . Nota la locuzione : HO FATTO PENSIERO di ritirarmi : è più che ho pensato e meno che ho fatto proposito . - PENSUCCHIARE , pensare meschinamente . Questo scrittore non pensa , ma pensucchia . - PENTOLINO . È bello il modo : TORNARE AL PENTOLINO , per tornare alla sobrietà , alla vita parsimoniosa di casa , dopo aver scialato . To ' : c ' è anche un modo per dir l ' atto di riunire i cinque polpastrelli della mano . FA ' PEPINO , se ti riesce , si dice a chi ha le mani aggranchiate dal freddo . E giusto , mostrami la mano : questa pellicola staccata dalla carne vicino all ' unghia si chiama PEPITA . Tágliatela , e osserva l ' uso del per nei modi seguenti , che per noi sono insoliti : - Si volsero PER ponente - Assalirono il nemico PER fianco - PER bambino , ha molto giudizio . - PER gobbo , dicono in Toscana , è fatto bene - Levò quel ragazzo DI PER le strade - Dare una cosa PER DI . Gli hanno dato questo quadro PER DI Raffaello . - E l ' uso del PERCHÉ in quest ' altro esempio : - La cagione PERCHÉ io lo cacciai di casa - più svelto che per la quale . PERDOVE . Volle sapere il perché , il percome e IL PERDOVE . - Vedi com ' è graziosa la parola PERSONALINO per figura : - Quella ragazza ha un bel PERSONALINO - , e com ' è espressivo il costrutto : - I facchini la mancia la pesano - ; il quale tu usi ogni momento nel dialetto , e non l ' useresti in italiano , pensando che sia un errore l ' oggetto doppio : corbellerie ! PESTARE uno di nerbate , un modo vigoroso . PESUCCHIARE , per pesare abbastanza . Questo bambino non pare ; ma PESUCCHIA . PETTATA , salita piuttosto forte : fare una pettata . - PETTEGOLATA , azione da pettegoli ; bada : non pettegolezzo . PRENDERE PER IL PETTO uno , fargli violenza . Un piacere lo fo ; ma non voglio esser PRESO PER IL PETTO . - PIACCICHICCIO . Con questo PIACCICHICCIO di fango , non si cammina . - PIACCICONE , PIACCICONA , chi fa le cose lentamente . - PIPA , per naso grosso .... altrimenti Nappa , che è la napia del nostro dialetto .... A proposito di Piaccicone , è da notarsi il gran numero di parole comprese nella sola lettera P , le quali definiscono il carattere , l ' aspetto , il modo di moversi e d ' operare d ' una persona ; tutte occorrenti spessissimo , in special modo nel linguaggio parlato . Per esempio : - Quel PALLIDONE d ' Eugenio . - Se tu dici invece : quella faccia pallida , non fai capir così bene che Eugenio è pallido sempre , naturalmente . - PANCETTA , chi ha la pancia grossa . Maestro Pancetta ; scherzoso , ma non impertinente . - PAPPATACI , chi soffre , mangia e tace . - PEPINO , è un PEPINO , di ragazzo o donna arguta e frizzante . - PETECCHIA , uomo spilorcio . - PIDOCCHIO riunto , rivestito , rifatto , rilevato , ignorante arricchito e superbo . - PISPOLETTA , PISPOLINO ( da pispola , uccello cantatore ) , donnetta vezzosa , o ragazzo o bambino piacente . E ne tralascio molte altre , che vedremo un ' altra volta , per finir con Puzzone , persona che puzza , e anche persona superba . - Tìrati in là , puzzone , che mi mozzi il fiato . - Che si crede d ' essere quella puzzona ? - E poichè si parla di puzzo , nota , com ' è detto bene di persona senza sentimenti e senza idee : - SENZA PUZZI E SENZA ODORI - ; che si potrebbe riferire anche a scrittori e a libri corretti , ma vuoti e freddi , che lasciano nel lettore .... il tempo che trovano . E ora , per riprender fiato , un ' altra occhiata alla Lanterna magica . Quante cose , oltre la lingua , in quest ' altro breve tratto che abbiamo percorso , e in altre poche pagine che possiamo precorrere con lo sguardo ! Armati ad ogni passo : Pentacontarchi , Peltasti , Petardieri , Pretoriani ; magistrati romani , con la pretesta strisciata di porpora , plaudenti ai gladiatori dal Podio ; e poeti e re e numi e genti d ' ogni età e d ' ogni latitudine , dai Pelasgi ai Lapponi .... che fabbricano pane con la corteccia del PIN DI RUSSIA . E che strana processione , Pilade , Pilato , Pindaro , Plinio , re Pipino , Petrarca , Platone , Plutone ! Abbiamo visto Pegaso trasvolare nelle nubi , passare il pétaso alato di Mercurio , Psiche spiar le forme dell ' amante incognito , Ulisse sterminare i Proci , Teseo giustiziare Procuste , Pirra far degli uomini coi sassi , Progne cangiarsi in rondine e Proteo in cento forme , e Perillo fabbricare l ' orrendo bue ciciliano , rogo e tomba di bronzo di corpi vivi . Abbiamo visto fender l ' acque le piroghe degl ' Indiani , scorrer sull ' Egeo la nave capitana del Morosini il Peloponnesiaco , errar sul Ponte Eusino l ' ombra d ' Ovidio ; e Aristotele passeggiare nel Peripato e la procuratessa Grimani in piazza San Marco ; e meditar sulla pila Alessandro Volta , e fuggire dalle Tuileries la testa a pera di Luigi Filippo ; e lontano , verdeggiar nell ' azzurro i giardini pensili di Babilonia e la vetta del monte Pimpla , sacro alle Muse . Che fantasmagoria , per gli Dei Penati ! Cento pagine di corsa . Di corsa , perché è ancora lunga la strada , e tu la rifarai da te a più bell ' agio . PIAGGELLARE , lodare , dar dell ' unto , più discreto di piaggiare , e anche nel senso di ninnolare , divertir con ninnoli . - PIANGERE . Di un vestito che non si confà a una persona si dice con traslato felicissimo che le PIANGE addosso , perché fa le grinze d ' un viso piangente , e di scarpe tutte rotte : scarpe che PIANGONO a cent ' occhi . Dire che ho cercato tante volte il contrapposto di valligiano , colligiano , senza trovarlo , ed eccolo qua : PIANIGIANO : me lo appiccico sulla fronte . PIANTACAROTE .... Ma questa è una parola comunissima , come l ' azione che esprime . Ora , ecco una manciata di modi comuni a vari dialetti , di grande efficacia . - PIANTAR spropositi . - PIANTAR uno a un dato posto ( in senso canzonatorio ) . - L ' hanno PIANTATO agli arresti . - PIANTARE una ragazza . - PIANTARE un amico lì su due piedi . ( Un poeta usò argutamente , in questo senso , la parola Piantagione ) . - PIANTAR gli occhi in faccia a uno . - PIANTARE il discorso , e andarsene . - PIANTAR casa . - PIARE , degli uccelli che cantano in amore , e PÍO PÍO ; e si dice anche PIARE delle castagne e delle patate che mettono : - Non lo vedete che queste castagne PÌANO ? - PIENO , una delle tante parole che nel vocabolario hanno il sacco : - PIENO zeppo , pinzo , colmo , gremito - bicchiere PIENO RASO - piatto PIENO a CUPOLA - nel PIENO INVERNO - nel PIENO DELLA NOTTE . - e così PIGLIARE : PIGLIARE a cambio , a chiodo , a calo , e nel senso d ' accendersi : - questo lume non PIGLIA - e in altri significati : - vino che PIGLIA d ' aceto - pianta che non PIGLIA - mastice che PIGLIA appena .... Ah che miseria ! Pensare che io pure , vecchio al mondo , dico quasi sempre queste cose in altri modi tanto meno spicci e meno propri ! - PINZO , PINZARE è proprio del morso degl ' insetti . - Nota i modi : - Starà poco a piovere . - Piove a paesi ( in qua e in là ) . - PÍPPOLO , che è una piccola escrescenza delle piante in forma di bacca , si dice pure d ' un ' escrescenza della carne : ho un amico al quale una gallina portò via un píppolo dal naso con una beccata . PÍTTIMA , per persona noiosa , è anche del nostro dialetto . A POCHINI A POCHINI se ne spende tanti , molto più espressivo e garbato che a poco a poco . - POPONE fatto , strafatto . - POPONE per gobba . Mi ricorda il sonetto del Fucini , dove al prete gobbo che dice che l ' uomo è fatto a somiglianza di Dio , Neri risponde : - Con quel popone non me l ' ha a dir lei . - O sciocco , va ' a dare il colore ai poponi . Amenità del vocabolario . Da quest ' ultimo esempio possiamo prender le mosse a una corsettina allegra , per vedere una quantità di modi proverbiali e di motti e d ' esempi lepidi e arguti , che nelle pagine precedenti abbiamo saltato a piè pari . Se leggerai tutto il vocabolario , vedrai che ce n ' è a profusione , che alle immagini e ai pensieri tristi vi predominano di gran lunga gli ameni , che il libro della lingua , insomma , è generalmente un libro gaio , gran motteggiatore e burlone ; e nei suoi motti non troverai soltanto fiori e vezzi di lingua faceta , ma anche molte sagge sentenze e verità utili e sani consigli . Rifacciamoci un po ' indietro , e spigoliamo alla lesta , senza tralasciarvi certi modi un po ' volgari , ma efficacissimi , che è bene conoscere , benchè non sia bene adoperarli . - Fàtti in là , disse la padella al paiolo . - Non si può esprimere più argutamente il concetto d ' una persona di cattiva reputazione che ostenta timore d ' insudiciarsi nella compagnia d ' un ' altra della stessa tacca . - Sei come la padella , che tinge e scotta . - C ' è da rivomitar le palle degli occhi , a mangiar certe bazzoffie delle trattorie . - Ti s ' ha a portare il panchetto ? A chi non finisce di chiacchierare per la strada . A Parigi , quando due comari stanno a chiacchiera un pezzo davanti a una bottega , esce il bottegaio con due seggiole , dicendo : - Ces dames seront peut - être mieux sur des chaises . - Aver della pappa frullata nel cervello , essere un baggeo . Di una cosa nauseante : - Fa venir su la prima pappa . - Soffiar nella pappa , fare la spia . - Da pappardelle ( certe lasagne ) : il condotto delle pappardelle , la gola . - Pappa tu che pappo io ( comune , credo , a tutti i dialetti ) , alludendo a due persone che mangiano d ' accordo in un affare . - Eh , non mi pappar vivo ! A chi risponde arrogante . - Aspetto che passi la mia , diceva quell ' ubbriaco che si vedeva girar intorno le case e non riusciva a trovar la sua porta . - Far passare il vino da Santa Chiara , degli osti che lo annacquano . - Nella sua testa c ' è andato a covare un passerotto , di persona senza senno . - Il SE , il MA , il FORSE , è il patrimonio dei minchioni . - Dottor Pausania , a persona che parla con molte pause e con prosopopea . Di una persona magra : - gli si sentono i paternostri nella schiena : - da paternostri , le pallottoline maggiori della corona del Rosario , alle quali somigliano i nodi della spina dorsale . A chi fa il superbo perché è arricchito , per ricordargli il tempo quand ' era povero : - Ti ricordi quando con una pedata ti rifacevi il letto ? ossia , quando dormivi sulla paglia . - Il caldo dei lenzuoli non fa bollir la pentola ( anche dialettale ) , la poltroneria non è guadagno . - Pare una pentola di fagioli ( si sottintende " in bollore " ) di persona catarrosa . - Dio ti benedica con una pertica verde . - Pillole di gallina ( le ova ) e sciroppo di cantina aiutano a star sani . - Di persona segreta : - Più chiuso delle pine verdi . - Tu fai piovere ! A chi parla con affettazione o canta male . - E ponza e ponza e ponza , venne fuori la Monaca di Monza , fu detto del Rosini , che con quel romanzo credeva d ' aver ammazzato I Promessi Sposi ; e si dice di chi fa un grande sforzo , che poi non dà degno frutto . - E udendo un suono di quel vento che esce dallo stomaco : - Al tempo dei porci erano sospiri . - Proserpina , di donna scarruffata . Vatti a pettinare , che con codesti ciuffi mi pari una Proserpina ( la figlia di Giove e di Cerere , rapita da Pluto ) . - Non esce mai dal bagno : o che ci sta in purgo ? Dal mettere una cosa in purgo , o in molle , perché prenda o perda certe qualità . - È meglio puzzar di porco che di povero , dicono i poveri che si vedon malmenati . Vespasiano a Tito , che gli chiedeva come mai avesse messo un ' imposta sull ' orina , mise una moneta sotto il naso , e domandò : - Puzza questa ? Ultima verba . POLIARCHÍA . Tu capisci la mia strizzatina d ' occhio : questa è una di quelle tali parole che è convenuto che tutti intendano , e di cui non è prudente domandare la spiegazione , in presenza d ' altri , a una persona che si rispetta . - POLPETTA , tu saprai per prova che cosa significhi in traslato : sgridata . Bello il verbo PORGERE nel senso di suggerire : - Fa ' quello che la natura ti porge . - Dice il popolo , in Toscana : - Un animo mi PORGE , il cuore mi PORGEVA di fare una data cosa . POSARE . Nota bene . Noi diciamo troppo spesso deporre , che è ricercato , per posare il cappello sopra una seggiola o il candeliere sul tavolo o altro simile ; io intesi anche gridare a un cane : - Deponi quell ' osso , come nelle tragedie si dice a un re : - Deponi quel serto . Corbezzoli ! - Positivo . Si dice famigliarmente di positivo per sicuramente , senza dubbio . A primavera c ' è la guerra DI POSITIVO . - Posteggiare , far la posta , non si dice soltanto d ' un animale alla caccia , ma anche d ' una persona : L ' ho POSTEGGIATO un pezzo all ' angolo di via Garibaldi , dove passa ogni giorno ; ma non comparve . - Si dice che PUÒ il sole , il vento in un luogo , per dire che ci batte forte , ed è un modo tanto efficace quanto lesto . Eccoci a PRATICA . E qui ammonisco me stesso : - Si ricordi bene , signor E . D . , che si dice far LE PRATICHE da avvocato , e non la pratica , come dice lei , e far pratiche , non le pratiche , per far quello che occorre a riuscire in un intento . E tu pure , figliuolo , a proposito di PRECIPIZIO , avverti , discorrendo , di non PRECIPITAR le parole , le sillabe , il racconto , che è un vezzo per cui si dice un PRECIPIZIO di spropositi ; e già fanno tutto male gli uomini PRECIPITOSI ; e non te la PRENDERE ( è un modo anche dialettale ) se t ' ammonisco con tanta franchezza . Su PRESA tiriamo via , perché tu capisci che cosa significa negli esempi : un muro che non ha fatto ancora PRESA , una colla , una pasta che non fa PRESA . Ma facciamo alto a PRESTIGIO , che il vocabolario definisce : influenza , forza abbagliante , ma di cui si fa ora un abuso ridicolo , adoperandolo nel significato più ristretto di stima e d ' autorità , e anche di serietà solamente , tanto che tutti credono d ' aver del prestigio da perdere , e io intesi dire persino d ' un cane da guardia , che aveva perduto ogni prestigio in una fattoria , per averci lasciato entrare i ladri di notte . - Grazioso il verbo PROSPERARE in senso transitivo : - Il Signore vi PROSPERI ! - PUGNO , ribeccarsi un pugno , mescere fior di pugni . Sentii dire in Toscana : - Quattro pugni bene scolpiti , che è proprio uno scolpire l ' idea . - Mi piace PUNTARE nel senso di fissare con insistenza una persona : La smetta , giovanotto , di PUNTAR quella ragazza ; e anche riflessivo , per ostinarsi : - Se si PUNTA , non ottieni nulla . - Ed ecco alla parola PUNTO un mazzo di modi da ricordarsi : - Far punto e da capo , stare a punto e virgola , ci sono i punti e le virgole ( in uno scritto perfetto ) , capitare in brutto punto , prendere in buon punto ( nel momento buono ) , se s ' affatica punto punto s ' ammala , non è ancora in punto ( all ' ordine ) . Per primo punto ti dirò .... - PURE DI , in senso ellittico . PUR di campare , fa di tutto : esprime il concetto con assai più forza che per campare , dicendo l ' amor della vita anche più forte del sentimento della dignità e della rettitudine . PUZZARE , PUZZACCHIARE . - Passa di qui a naso ritto : par che si PUZZI tutti ! - Il pesce PUZZA DAL CAPO . - Azioni che PUZZAN di ladro . Diciamo anche noi nel dialetto che una cosa non pagata , ma presa a credito , puzza d ' inchiostro , e d ' una cosa che si ritrova o si riceve inaspettatamente , e che ci fa comodo : - Un pastrano a questi freddi ? Non puzza . - Nota che noi usiamo quasi sempre , in vece di PUZZO , puzza , che è del linguaggio letterario . - Un puzzo che assaetta , un puzzo che si schianta , che si scoppia . - Di questo puzzo non ce n ' ho mai avuto in casa mia : s ' intende di questi peccati , di queste cattive azioni . E per rumore , putiferio : - Per un nulla non importava far tanto puzzo ! - E ancora vari nomi di cose , d ' uso raro fra noi , ma che è bene aggiungere al nostro vocabolario manchevole : - POSATURA , quella che lascia l ' acqua nella boccia , e che noi diciamo fondo , che è proprio del caffè , com ' è del vino e dell ' aceto fondigliólo . - PRODA del campo , del tavolino , del letto , del muro , del fosso , che noi diciamo malamente orlo . - PULCESECCA , sinonimo faceto di strizzatura o pizzicotto , o anche il segno che ne rimane . - Mi son fatto una pulcesecca con la fibbia , e in un sonetto del Fucini : e giù na pulcesecca ' n tel nodello . - PULCIAIO , un luogo pieno di pulci o sudicio . - Son capitato in un pulciaio di locanda ! - PULCINAIO , un luogo pieno di pulcini . - PULISCISCARPE e PULISCIPIEDI , che si mette all ' entrata delle case , e che si chiama Raschino se è di ferro . - PULSANTINO , la mollettina degli orologi , che serve , calcandola e girando il gambo , a rimetter l ' ore . - PUNZONE , forte colpo dato con le nocche o con la mano puntata . Gli diede un punzone nel petto che lo mandò con le gambe levate . - E questo è l ' ultimo vocabolo della processione del P , che se finisce poco bellamente con due scarpe per aria , non è mia colpa . Per finire . Credo di non averti seccato . Non ti saresti seccato neppure , credo , s ' io non avessi fatto molte omissioni per abbreviarti il cammino . Ho detto molte , ma sono moltissime , e in special modo di nomi storici , di termini architettonici , matematici , filosofici , chimici , nautici ; ai quali forse , leggendo in luogo mio , tu ti saresti arrestato . Anche ho trascurato un monte di vocaboli con cui ti sarebbe passata dinanzi una varietà grande d ' animali rari , di minerali , d ' erbe , di fiori , d ' alberi , di frutti , di medicinali , d ' alimenti , d ' abitazioni e di paesaggi , e d ' armi e di macchine d ' offesa e di difesa antiche e moderne , e di vestimenta e di costumanze e di giochi e di feste dell ' età passate e del tempo presente , che alla mia immaginazione presentavano , durante la lettura , un ' altra fuga ammirabile d ' immagini , di là da quella che tu vedevi con me , seguitando le mie citazioni . E ho tralasciato voci imitative , interiezioni , esclamazioni , facezie , proverbi , quanto era necessario che tralasciassi , insomma , per ridurre in una ventina di pagine più di quattrocento colonne di stampa . E queste quattrocento colonne non rappresentano che una lettera . Vedi che vasta e succosa e dilettevole lettura è quella del Vocabolario , e immagina quanto avrai imparato quando su tutte le lettere dell ' alfabeto avrai fatto il lavoro che abbiamo fatto insieme sopra una sola , ma con più attenzione , e smettendolo e ripigliandolo a intervalli , dopo ciascun dei quali ritornerai all ' opera con maggior curiosità e con più vivo ardore e con la mente meglio esercitata a scegliere , a osservare e a imparare . Sei persuaso ? E dopo questo , se qualcuno ti dirà che a leggere il Vocabolario si muor di noia e si sciupa il tempo e il cervello , mandalo .... alla lettera P . LA MEMORIA LATENTE . Ora ti debbo dire alcune cose per preservarti da un senso di scoraggiamento , dal quale è probabile che tu sia preso a quando a quando , nel primo corso dei tuoi studi . T ' accadrà qualche volta di passare in rassegna mentalmente il materiale di lingua che crederai d ' aver accumulato in vari mesi di letture e di appunti , e troverai nella tua memoria ben poca cosa , ti parrà che una gran parte di quel materiale ti sia sfuggito come un liquido da un vaso forato , e che un ' altra parte ti sfugga nell ' atto che lo cerchi , e rimarrai scoraggiato da quel disinganno , e quasi avvilito . Ebbene , sarai in errore . Una gran parte del materiale della lingua si va a riporre da sé in certi scompartimenti secreti della memoria , dove noi lo portiamo senz ' esserne consapevoli , e donde non esce se non quando è chiamato fuori da certe idee , con le quali è legato da fili sottilissimi , invisibili , per così dire , al nostro pensiero , e quindi non afferrabili dalla nostra volontà . Ma , nel parlare e nello scrivere , quando vorrai esprimere certi pensieri e nella ricerca viva dell ' espressione le tue facoltà intellettuali si ecciteranno , tu vedrai che ti verranno sulle labbra e alla penna una quantità di parole , di frasi e di costrutti , che non sapevi di possedere , e che ti parrà di non aver cercati . È una cosa che segue a tutti quelli che studiano la lingua , e che è per loro una sorpresa gradevole , come di trovare nelle tasche o nei cassetti carte preziose o danari dimenticati . Non ti sgomentare , dunque , se dai ripostigli della tua memoria non esce che pochissima lingua , quando a questa tu gridi : - Fuori ! - non per bisogno , ma per vederla soltanto , per metterla in mostra a te stesso . Quando n ' avrai bisogno davvero , saranno le tue idee urgenti e imperiose che andranno a picchiare all ' uscio delle mille celle in cui le parole stanno nascoste , ciascuna alla cella di quella che le conviene e le appartiene , e te le porteranno di volo sulla carta e alla bocca . E ti porteranno vocaboli e frasi che da lungo tempo non s ' eran più fatte vive nella tua mente , e che ti parrà d ' imparare in quel punto , e della forma felice in cui ti verranno espressi certi pensieri , rimarrai maravigliato come di roba non tua , che ti fosse suggerita da un altro , o come se scoprissi in te un altro te stesso , che parli e scriva una lingua più ricca , più propria , più efficace di quella che tu possiedi . Sii certo di questo . Molto spesso , ritrovando nel dizionario o nei tuoi appunti certi modi segnati da te un pezzo addietro , esclamerai : - Guarda ! Questo m ' era scappato di mente . - No , non t ' era scappato ; vi stava rimbucato , e dormiva , aspettando che venisse a risvegliarlo un ' altra parola o frase di senso o di suono affine , una voce sfuggevole dell ' animo , un ' idea sua parente od amica , alla quale egli si sarebbe manifestato ed offerto . Prosegui dunque con animo a leggere , a notare , a raccogliere , poichè tutto il materiale di lingua che ti metti in capo vi si ordina e vi si collega in mille modi , come in una officina oscura , a poco a poco , con un lavorìo spontaneo , del quale tu non hai coscienza . E non ne sarà affatto perduta neppur quella parte che non verrà fuori al bisogno , perché di molte voci e locuzioni effettivamente dimenticate , tu sentirai nella tua memoria il vuoto che v ' avranno lasciato , e di là le spierai e moverai per rintracciarle e prima o poi le ripiglierai al laccio per sempre . Prosegui nello studio , con viva fede nelle forze latenti e nel lavoro misterioso e maraviglioso della memoria , che ti sarà per sé medesimo un argomento di studio e una fonte di diletto profondo . IL PERICOLO . Ancora un ' avvertenza , prima di rimetterci in cammino . Bada che nello studio della lingua , in special modo per chi v ' ha inclinazione naturale , c ' è un pericolo : il pericolo d ' un così brutto malanno , che se io avessi anche solo un leggerissimo dubbio di potertelo tirare addosso con le mie esortazioni e i miei consigli , vorrei piuttosto che tu buttassi il mio libro sul fuoco come un libro scellerato . Sì , se nel culto della letteratura tu dovessi fare allo studio della lingua una troppo gran parte , riporre in essa il meglio dei tuoi sforzi e dei tuoi godimenti intellettuali , ridurti a considerarla , in somma , non come un mezzo , ma come un fine , e diventare uno di quei perdigiorni delle lettere che badano soltanto a baloccarsi con le parole e con le frasi , come se queste non fossero forme e suoni vanissimi quando non servono a dir qualche cosa che piaccia o che giovi , io ti direi che è meglio per te rinunziare a questo studio , e continuare a scrivere e a parlar male per tutta la vita . E sappi che il malanno c ' entra dentro lentamente , senza che ce n ' avvediamo . La nostra innata pigrizia intellettuale c ' induce a poco a poco a tenere in conto d ' un nobile esercizio dell ' ingegno il facile lavoro di accumular vocaboli e locuzioni , e a credere che sia arte e scienza ciò che con l ' arte ha che fare come la preparazione dei colori con la pittura , e con l ' alta matematica lo studio della tavola pitagorica . Non occupandoci più d ' altro che di lingua , finiamo con non cercare e non raccoglier più altro nelle opere dell ' ingegno altrui ; ci avvezziamo a non veder più bellezza che nella bellezza della parola , a non badar più che alla forma anche nelle pagine più splendide di pensiero e più calde d ' affetto , a non più pensare noi medesimi , scrivendo , se non quanto è necessario ad aver qualche cosa da dorare e da infronzolare con gli orpelli e coi nastrini del nostro guardaroba linguistico . Ed ecco lo studioso della lingua che , naturalmente , a grado a grado , diventa pedante e intollerante , come il bigotto diventa superstizioso e misantropo ; che non ha più altro nel cranio che una grammatica e nel petto che un vocabolario , e nelle cui mani la lingua perde lume , calore e vita , per ridursi una materia inerte e fredda , da mettere in mostra a diletto di chi ha gli occhi confitti in una fronte vuota ; ecco il linguaio degenerato , uggioso e ridicolo , che sempre e da per tutto dove imperò , isterilì la letteratura , uccise l ' arte e prostituì l ' idolo che stupidamente adorava . Ma tu non ti lascerai andare per quella china ; tu terrai sempre per fermo che ogni studio diretto a parlare e a scriver bene sarà fatica , peggio che sprecata , rivolta a tuo danno , se ti distoglierà dall ' esercitar l ' ingegno a un più alto fine ; tu studierai la lingua per diventarne padrone , non per fartene servo , per servirtene , non per adorarla ; tu ne farai forza e bellezza , ma non la sostanza stessa del tuo pensiero , che si dissolverebbe nel vuoto , non l ' alimento unico del tuo intelletto , per cui si muterebbe in veleno . No , tu non seguirai la via del professor Pataracchi . IL PROFESSOR PATARACCHI . Fu forse l ' ultimo dei veri , grandi , formidabili pedanti italiani ; per i quali io non capisco come non sentano ammirazione anche i loro avversari e le loro vittime , perché è sempre ammirabile chi combatte ferocemente , senza tregua , fino alla morte , per una causa ch ' egli crede santa ; anche se sia una causa sballata . E per tutta la vita il professor Pataracchi , paladino di Nostra Santa Lingua Immacolata , ritto sulla rocca sacra del Purismo , già rotta da ogni parte , eroicamente ostinato ed intrepido , menò la spada sui barbari assalitori , e ne fece memorando sterminio . Il suo Credo era questo . Lingua e nazione sono una cosa sola : dunque chi offende la lingua tradisce la patria ; dunque chi parla e scrive male , chi contamina l ' idioma nativo di francesismi e d ' idiotismi , ha da essere odiato e vituperato come il più nefando dei malfattori . E poichè in questa fede era sincero , la professava , con logica rigorosa e costante , anche nella pratica della vita , non curandosi né d ' inimicizie né di danni che glie ne potessero incogliere . E siccome il suo purismo arrivava a tal segno , da respingere ogni frase o parola che non avesse il suggello della classicità più genuina , fino a non ammettere in alcun modo nessun vocabolo nuovo , per quanto fosse giustificato dal bisogno o dall ' uso comune , si capisce com ' egli dovesse odiar mezzo mondo e si facesse prendere in tasca da quasi tutti quelli che gli s ' avvicinavano . Dico quasi tutti , non tutti , perché a me e a pochi altri , che sapevamo quanto un ' offesa alla lingua lo facesse veramente soffrire , egli destava , insieme con l ' ammirazione del suo foco sacro , un sentimento di schietta pietà . Perché dirgli una parola o una frase che gli pareva illecita era come forargli le carni con un punteruolo d ' acciaio : avrebbe gridato in mezzo alla strada , se non avesse temuto di far gente . A chi gli rivolgeva una domanda in forma scorretta , non rispondeva , o tardava un pezzo a rispondere , per fargli capire che l ' aveva offeso e per lasciargli il tempo di ritrattar l ' ingiuria . A certi cattivi scrittori e parlatori , quand ' io lo conobbi , aveva levato il saluto da anni . Domanderete perché non lo levasse a me pure . Ma coi giovani che lo frequentavano con buona disposizione d ' alunni , e fingevano di consentir con lui e di voler battere la sua via , usava qualche indulgenza . Non faceva però complimenti nemmen con loro quando gli toccava d ' udire o di leggere in qualche loro scritto una locuzione o un costrutto di lega impura . Diceva fuor dei denti : - Queste son bricconate , mi scusi . - Questo non è uno scrivere da galantuomo . - O dove ha pescato questa porcheria ? - Per lui non c ' era differenza fra il commettere un atto di lesa maestà del suo dizionario e rubare un orologio o fare una cambiale falsa . Avrebbe voluto che nel Codice penale ci fosse un articolo per questo genere di reati . E non faceva grazia a nessuno . Nessuno scrittore lo contentava perché il buon effetto di qualunque pagina più bella e eloquente , se pur lo sentiva ancora , gli era distrutto ipso facto da una sola parola illegittima ch ' egli v ' inciampasse . Anche quei pochi puristi della sua razza , che rimanevano in Italia , e ch ' erano generalmente canzonati per la loro feroce pedanteria , anche quelli li giudicava di manica troppo larga , troppo cedevoli , vilmente propensi a venire a patti con la barbarie invadente . Ed è a notarsi che furioso in particolar modo era contro i suoi concittadini toscani , e contro i fiorentini più che mai , ch ' egli accusava d ' essere i primi e più infesti corruttori della loro lingua . Già erano imbarbariti i suoi coetanei ; ma erano assai peggio i loro figliuoli . Diceva che " veniva su una generazione toscana senza freno né legge , la quale preparava al suo paese un triste avvenire " perché nel suo concetto un parlatore o scrittore " maculato " non poteva che seminar dei guai in qualunque campo o forma d ' azione operasse . Ricordo d ' avergli udito dire , all ' annunzio di non so che nuovo Ministero : - Ministro dei lavori pubblici quello sgrammaticante ? Ne vedremo delle belle ! - Non avevano altra sorgente anche i suoi odi politici , perché di politica non si curava , e non riconosceva altra quistione nazionale o sociale che quella della lingua . E sebbene , in fondo , fosse tutt ' altro che un cattivo uomo , serbava i suoi odi linguistici oltre il rogo . Udendo ch ' era morto un tal letterato , una delle sue bestie nere : - Come uomo - disse , - lo compiango ; come scrittore .... è una pestilenza di meno . È giusto dire che della purità assoluta che voleva dagli altri , egli dava l ' esempio , non solo in quel pochissimo che scriveva , ma anche parlando ; ciò che gli doveva costare una cura assidua e faticosissima , perché , in somma , non viveva mica fuori del mondo presente , e le parole nuove , i francesismi correnti , gl ' idiotismi d ' uso universale e necessario dovevano penetrare e sonar di continuo anche nel cervello suo , come nei polmoni di tutti entrano i microbi dell ' aria . Ma di lingua era dotto davvero , e non c ' era caso che peccasse . Di certe cose , delle quali , senza peccare , non avrebbe potuto discorrere , non discorreva mai . Certe novità , a cui non si poteva dar altro che un nome nuovo e barbaro , non c ' era verso di fargliele nominare . Altre le nominava con un vocabolo antico , o di conio proprio , risolutamente , non dandosi alcun pensiero di non essere capito , o d ' esser franteso , o di far ridere gli uditori ; il che seguiva sovente . Chiamava , per esempio , una dimostrazione popolare : una raunata di popolo ; guardie del fuoco , i pompieri ; traino , il treno della strada ferrata ( partirò col traino diretto , diceva ) : un banchetto , non di trecento coperti , ma di trecento tovaglioli ; negava la medesimezza della così detta casa di Dante in Firenze . E non diceva mai semplicemente il re , poichè era monarchico umilissimo , ma neanche Sua Maestà , che condannava come modo improprio : diceva la maestà del re : la maestà del re arriverà domani . Ma i due più belli esempi della sua audacia di purista , diventati famosi a Firenze , sono le voci antiche con le quali s ' ostinava a designare due imposte , ch ' egli chiamava gravezze : l ' imposta progressiva e quella della ricchezza mobile , già esistenti ai tempi della Repubblica : la decima scalata e l ' arbitrio . E tutte queste parole , e le altre , pronunziava con aria di sfida fra i " neologizzanti " quasi gettandogliele in faccia ( scrivo così perché è morto ) e dicendogli con gli occhi : - Beccatevi questo , e fatene vostro pro , pezzi d ' ignoranti . Variatissimo e comicissimo era il suo vocabolario di pedante vituperatore di barbari ; nell ' uso del quale egli graduava il vituperio con rigorosa giustezza . Da modo non bello , brutta voce , vociaccia , robaccia , veniva su su a mostriciattolo , mostruoso vocabolo , voce appestata , abbominevole voce , parola infame . Così d ' un francesismo tollerabile si contentava di dire : sente di francese , e via via : e ' pute di francioso ( il francioso aggravava ) o di gallico ( che era più grave di francioso ) ; francesismo vile , fetentissimo , sgangherata voce gallica , scempiata metafora transalpina . E in diversi modi egualmente fieri e lepidi ammoniva i giovani a rifuggire da quei delitti : - Al fuoco questa parolaccia ! - Al gasse ! - Alla cassetta della spazzatura ! - Deh , non lo dire ! - Via quest ' orrore ! - La lasci agli acciabattoni ! - E lascio altre sue maniere usuali : - Goffe eleganze romanzieresche , sconce sgrammaticature segretariesche , stomachevoli parole muschiate , sguaiate leziosaggini , turpi granciporri : n ' aveva una collezione infinita . Ma non era mai così bello a vedere e a sentire come quando scorreva un libro nuovo e sospetto , con quel viso sanguigno e minaccioso , con quei baffi irti , che s ' appuntavano contro la pagina come penne d ' istrice , con quelle unghie adunche , piantate sui margini , come pronte a graffiare . Egli segnalava il francesismo con una contrazione del viso come se vedesse correre fra le righe un insetto schifoso . La manifestazione più tenue del suo sdegno era un pugno sul tavolino . Quando una parola o una frase lo urtava più forte , prorompeva in invettive contro il fantasma dell ' autore : - Ah , italiano rinnegato ! - Camerlingo degli spropositi ! - Sgrammaticato malfattore codardo ! - E l ' ultima espressione della sua collera era un riso ironico forzato , che gli scopriva i denti canini , accompagnato da uno scotimento di spalle , con cui fingeva un ' ilarità smodata . Ma dopo questo sforzo , sbatteva il libro nel muro e andava fuor della grazia di Dio . - A questo punto siamo arrivati ! Ma è un ' aberrazione , una demenza universale . L ' Italia va in isfacelo . Quando non c ' è più lingua non c ' è più nulla . È finita . Oh bastarda razza di traditori ! Povero professor Pataracchi ! Conservarmi la sua benevolenza costò a me qualche fatica ; ma deve aver faticato più lui a non levarmela . Chi sa quante volte fu in procinto di dirmi come Virgilio all ' Argenti : - Via costà con gli altri cani ! - Poichè , in somma , gli dovevo parere un ipocrita , io che per tenermi nelle sue buone grazie gli davo ragione a parole , ma seguitavo a scrivere come un Ostrogoto , non potendomi ribellare alla terminologia dei regolamenti , poichè scrivevo di cose militari . - Ma è proprio proprio costretto - mi domandava qualche volta - a servirsi di codesto orribile gergo caporalesco ? - Io rispondevo di sì , e mi giustificavo umilmente . Ed egli mi diceva : - La compiango ! - E forse fu la compassione che mi mantenne la sua amicizia . Il giorno prima di lasciar Firenze per sempre , m ' andai ad accomiatare da lui . Fu più affettuoso che non m ' aspettassi . Forse lo impietosiva il pensiero ch ' io m ' andavo a stabilire a Torino , poichè a lui , per rispetto alla lingua , Torino doveva parere un covo brigantesco , dove io non potessi far altro che una miseranda fine . M ' accompagnò per un tratto di via del Cocomero . All ' angolo di via degli Alfani , prima di lasciarmi , mi disse qualche parola benevola , raccomandandomi la lingua . Forse gli avrei lasciato un buon ricordo di me , se non avessi più aperto bocca ; ma all ' ultimo momento guastai la frittata . - Se per combinazione - gli dissi - venisse una volta a Torino , abbia la bontà d ' avvertirmene . Mi metterò ai suoi ordini . Sarò felice di rivederla e di servirla . - Grazie , - rispose stringendomi la mano . - Buon viaggio , e a rivederla . E mi lasciò . Ma fatti pochi passi , mi richiamò con un cenno , e mi disse : - Senta . Combinazione , per caso o casualità , mi perdoni , è orribile . E se n ' andò senza dir altro . Furon quelle le ultime parole ch ' io intesi dalla sua bocca purissima . Fulminò ancora i barbari per sette anni , e poi morì sulla breccia , ravvolto negli avanzi della sua bandiera . [ 162 bianca ] PARTE SECONDA . [ 164 bianca ] Nel corso degli studi che farai sulla lingua , con la penna alla mano , nei vocabolari e negli scrittori , se vorrai impadronirti durevolmente delle cognizioni che verrai acquistando e ricavarne il maggior vantaggio possibile nel parlare e nello scrivere , sarà bene che tu le ordini nella tua memoria , raggruppandole intorno a certi concetti , che dovrai tener sempre presenti . A ciascuno di tali concetti , o per dir meglio , divisioni della materia , dedicherò un breve capitolo . Sarà una serie di consigli e d ' avvertenze intorno alle relazioni della lingua coi dialetti , alla lingua che non si sa , alla lingua che si sa , ma non s ' usa , alla lingua impropria , alla lingua abbreviativa , ai sinonimi , alle definizioni , ai modi famigliari , al linguaggio faceto , al modo di variare il proprio materiale linguistico . Ragioneremo poi dei francesismi e delle parole nuove , degli spropositi più frequenti e dei luoghi comuni più usuali del linguaggio corrente , e delle licenze lecite e di quelle che offendono i diritti della Grammatica ; e in fine faremo insieme una corsa a traverso la letteratura italiana per scegliere gli scrittori che tu dovrai leggere e studiare di preferenza . Non ti spaventare della via lunga : la percorreremo alla lesta , scherzando spesso da buoni amici , e ricreandoci ogni tanto nella compagnia d ' originali piacevoli . Adelante , Pedrito . LE LAGNANZE D ' UN DIALETTO . DIALOGO FRA IL DIALETTO PIEMONTESE E LA LINGUA . ( Il dialetto è il piemontese ; ma il dialogo può star benissimo con qualunque altro dialetto d ' Italia , sostituendovi altre voci e locuzioni a quelle che son citate ad esempio ) . LA LINGUA . - Buon giorno , fratello . Tu hai la cera rannuvolata . IL DIALETTO . - Me la vedo come in uno specchio , Signora , e mi duole di presentarmi a Voi in quest ' aspetto . L . - Perché mi chiami Signora ? Altre volte ti dissi che mi piace esser chiamata sorella . La fortuna e la gloria non m ' hanno fatto montare in superbia . Non siamo , tu ed io , rami dello stesso tronco ? figliuoli della stessa madre ? legati ancora e per sempre da mille somiglianze e proprietà comuni , dalle quali lo straniero riconosce in noi , a primo aspetto , il comun sangue latino ? Che cosa t ' affanna , fratello ? D . - Ti ringrazio , sorella illustre e venerata . ( Scattando ) Ma è proprio questo pensiero che mi fa stizzire : d ' aver che fare con una razza d ' ingrati , i quali , disconoscendo i vincoli che mi legano a te , credono di farti onore disprezzandomi , e , parlando e scrivendo italiano , rifiutano un monte di parole e di frasi mie come se fossero barbare per il solo fatto d ' esser mie , e vanno predicando ai ragazzi che , per non offenderti , debbono rifuggir da me come dalla peste bubbonica . L . - Lo so . D . - E che ne dici ? L . - Confòrtati . Mi fanno sovente la stessa lagnanza i tuoi fratelli . E scrisse pure un grande maestro che ogni italiano , per imparar la lingua , la dovrebbe studiare tenendo tanto d ' occhi aperti sul proprio dialetto ; con che volle dire che v ' è in ciascun dialetto una grande quantità di modi e costrutti comuni alla lingua ; conoscendo i quali , ed usandoli , riuscirebbero tutti ad esprimersi in italiano con assai più facilità ed efficacia che ora non facciano , poichè a quelle forme che si presentano loro spontanee , ed essi rifiutano come puramente vernacole , ne sostituiscono altre quasi sempre men naturali , appunto perché cercate , e meno proprie , perché meno naturali . D . - Ecco la gran verità , sii benedetta ! Mi disprezzano per onorarti , e offendono te , disprezzandomi ; mi fuggono come un nemico , quando si potrebbero giovare di me come d ' un maestro . L . - Dici il vero . Ma non pensar che ti disprezzino . Ogni giorno sento dire da italiani di questa o di quella provincia che il loro dialetto è più vivace , più vario , più espressivo della lingua , e che col proprio dialetto soltanto riesce loro di dire tutto quello che vogliono , d ' esprimere tutte le particolarità d ' ogni loro pensiero , tutte le sfumature d ' ogni sentimento . Vedi dunque ! Ma è singolare . E non sospettano che la grande difficoltà ch ' essi trovano a dire in italiano tutto quello che vogliono , deriva principalmente dal credere non italiane una buona parte di quelle forme con le quali appunto possono dir tutto nel vernacolo . D . - Tu mi riconforti , sorella . Ma se sapessi quanti affronti mi tocca d ' ingollare ! Ne sento da ogni parte e d ' ogni specie . È dialetto ; dunque moneta falsa : è la massima . Sento molti ridere quando uno dice , parlando italiano : - legger la vita , mangiar la foglia , bruciare il pagliaccio , trovare una bella vigna , tirarsi da banda , battere il taccone , ridere sul mostaccio ad un tale , far filare uno , far pressa a un altro , tramutare un tavolino , battere una culattata in terra , andar lì lì per morire , tirare avanti la famiglia .... O dimmi tu : non sono modi italiani , di tua proprietà incontestabile , sorella mia ? L . - Li riconosco . D . - O dunque ! E ne potrei citare mille e passa . Giusto , eccone un altro , che guai a chi gli scappa . Bisogna sentire come si spassa certa gente colta alle spalle dei poveri ignoranti che s ' ingegnano di parlare italiano , per certe parole e frasi italianissime , credute piemontesismi grossolani . Ho sentito una famiglia intera dare in una risata perché alla domanda : - che tempo fa ? - la serva rispose : - È nuvolo ! - Diedero in un ' altra risata , un ' altra volta , a sentirle dire : - Com ' è peso questo bimbo ! - La stessa cosa , un giorno ch ' ella disse : - La botte versa ; bisogna stopparla . - Ma aspetta , che te ne citi dell ' altre più curiose , coi commenti relativi degli italianissimi . - Sono uscito senza niente in capo . - Bell ' italiano ! - Se ci sono stato ? Quelle belle volte ! - Ah quelle belle volte , che perla ! - Grazie ! Ho mangiato il mio bisogno . Un signore che mangia il suo bisogno ! - No , l ' assicella va messa per così . Per così parli la lingua , Ostrogoto ? - Dove sta il tale ? Deve star per qui ( qui vicino ) . Dio di misericordia ! - Svelto come sei , fai un momento a arrivare a casa . - O come si fa a fare un momento , citrullo ? - Dopo la Norma , andrà su l ' Ernani . L ' Ernani che va su ! A quale altezza ? - Se non c ' è appunto sei miglia , siamo lì . Dove lì ? - Ah , povera Italia ! Dimmi ancora : c ' è qualche cosa che offenda la tua purità in tutto quello che ho detto ? L . - Nulla , fratello . Son tutte forme della lingua parlata , usatissime da chi più mi conosce e mi rispetta . D . - Deo gratias . Se tu sentissi , in certe case , dove si parla l ' italiano per istituto , che rabbuffi toccano a dei poveri ragazzi quando si lasciano scappare di bocca spasseggiare , slargare , sgraffignare , disgruppare , ciaramellare , tambussare , ciucciare , impappinarsi ! - Questo è italiano di Porta Palazzo : bene spesi i denari per mandarti a scuola ! - A un ragazzo che diceva piangendo : - M ' hanno dato ! ( delle busse , era sottinteso ) , udii rispondere : - E te lo meriti , se parli italiano in codesta maniera . - E : - berrai quando parlerai meglio - a un altro , che chiedeva dell ' acqua dicendo che aveva una sete del diavolo . E non parlo delle correzioni che fanno molti insegnanti ai componimenti scolareschi ; nei quali , oltre agli errori inevitabili nella prima età , bollano come strafalcioni , per la sola ragione che sono dialettali , una quantità di modi correttissimi , che i piccoli scolari , poveretti , non sono in grado di giustificare . Se ne vuoi sentire .... L . - Ne son curiosa . D . - E io ti contento . Ho appunto sott ' occhio i componimenti d ' una quarta classe elementare , corretti da una maestrina , della quale non si può dire che non conosca la lingua , chè anzi scrive benino . Ebbene , ci trovo segnati come piemontesismi , con la matita rossa , una decina almeno di modi , che tu certamente non ripudii . - Torino fa 350 000 abitanti . C ' è un frego rosso sul fa . - La famiglia costumava festeggiare il natalizio del babbo . Condannato costumava . - La mamma si tapinava tutto il giorno . Bollato il tapinava . - Doman da sera . Tre punti d ' esclamazione . - Un dopo desinare verrò da te . Un frego rosso all ' un dopo desinare e al verrò , chè s ' ha da dire andrò , si capisce . Passò da Torino , invece di per , sottolineato . - Disse che non ci sarei riuscito ; ma io l ' ho fatto bugiardo . Un punto interrogativo rosso accanto a questo modo . - Son nato del 1891 . Riprovato il del . Figurava di non volere ; ma non aspettava altro . Sostituito fingeva . - E tu non vieni ? fa la sorella . Crociato il fa . - Una cosa fatta come va . Un tratto rosso anche a questo . E se ne vuoi dell ' altre , che ho pescate altrove , ce n ' ho un cestone .... L . - Codeste mi bastano , chè ne so molte anch ' io . Quanto rosso sciupato , dio buono ! E questo è risibile , che i più di coloro che si dànno tanta cura per iscansar codesti pretesi errori dialettali , si lasciano sfuggire a ogni tratto dialettismi veri e bruttissimi , per isbadataggine , o perché non li conoscon per tali . Ed è naturale : non si può badare insieme a ogni cosa : mentre si guardan dagli uni , inciampano negli altri . D . - E così dagli altri italiani mi fanno dar del barbaro coi dialettismi veri , e mi trattano di barbaro essi medesimi dando la caccia ai dialettismi falsi . E mi son ristretto a citare vocaboli . Lascio da parte un gran numero di forme sintattiche , di legature , di giri di frase svelti e efficaci , che sono cosa mia e tua ad un tempo , di cui potrei cavare esempi dai tuoi più grandi e puri scrittori , e da cui si guardano parlando e scrivendo italiano , come da azioni disoneste , per usare invece forme scontorte , giunture che stridono , costrutti forzati e pesanti ; che sono nel concetto loro i soli corretti . E m ' hanno l ' aria di gente che fabbrichi dei ponti per passare un fil d ' acqua ... L . - Ed è vero anche questo , fratello . E hanno ragione al par di te i fratelli tuoi , che un fanno le stesse lagnanze . Ma il tempo vi renderà giustizia , non dubitare . Via via ch ' io sarò conosciuta e parlata da un numero sempre maggiore d ' italiani , scoprendo questi da sé quante voci e forme son comuni a me e ai loro vernacoli , e gli scrittori mettendole in mostra e in commercio , sempre più si farà manifesta la vanità di gran parte della fatica che ora si dura a scansare errori immaginari , e una sempre più larga parte dell ' esser tuo si confonderà col mio nelle lettere , e ti sarà reso l ' onore che meriti , e saranno lamentati gli oltraggi che ora ti si recano , e si trarrà da te forza , vita , colore , varietà , comicità , naturalezza , per parlare e per scrivere italianamente . Mi credi ? D . - M ' hai racconsolato . Ti ringrazio .... e ti riverisco , Signora . L . - Chiamami sorella . D . - Sorella ti posso chiamare nel corso dei nostri colloqui ; ma non presentandomi a te , né accomiatandomi . Nell ' atto di salutarti , il mio amor fraterno è sovrappreso da un senso di riverenza . Dietro di te , vedo Dante . LA LINGUA CHE NON SI SA . Ne abbiamo già detto qualche cosa ; ma di passata , ed è bene riparlarne . Intendo dire principalmente di quel gran numero di nomi di cose , che noi non sappiamo e che non ci curiamo di sapere , perché di quelle date cose non abbiamo mai occasione o bisogno di parlare se non nel dialetto ; ma che deve imparare chi studia davvero la lingua , perché questa non si saprà mai che malamente se non se ne studia più di quanto occorre a parlarla alla meglio fra di noi , dove non se ne parla che mezza . Noi la dobbiamo studiare , non in relazione coi nostri bisogni immediati e abituali , ma come se fossimo certi di dover quando che sia andar a vivere in una regione d ' Italia dove neanche una parola del nostro dialetto sia intesa , e dove , per conseguenza , ci sia necessario parlare sempre e d ' ogni cosa in lingua italiana . Ora le cose delle quali ignoriamo il nome italiano sono innumerevoli , e noi non c ' illudiamo che sian poche se non perché , parlando la lingua , ci siamo assuefatti per modo a scansare di nominarle , che quasi non ci accorgiamo più del nostro gioco . E questa illusione è anche maggiore nei giovinetti che , vivendo in un giro più ristretto d ' idee e di faccende , hanno di solito meno cose da dire che gli uomini , e con minori particolari , e con minor necessità d ' essere esatti . Ma se potessero i giovanetti immaginare in quanti impicci si troverebbero parlando la lingua , quando fossero trasportati di sbalzo in un ' altra regione d ' Italia , fuor del piccolo mondo della famiglia e della scuola in cui è circoscritta la loro vita , quanta parte di lingua s ' accorgerebbero d ' ignorare , assolutamente necessaria , e soprattutto quante cose si troverebbero costretti ogni momento a descrivere , invece di nominarle , con molto stento e non senza vergogna , se questo potessero immaginare , credo che non occorrerebbe loro altro eccitamento per indursi allo studio . A questo proposito ebbi da ragazzo una lezione che mi riuscì utilissima . Da qualche tempo studiavo la lingua , e mi illudevo che fosse un gran che quel poco patrimonio di parole e di frasi letterarie , che m ' ero ammucchiato nel capo ; e ne menavo gran vanto . Un giorno fui invitato a colazione da un mio vecchio zio , che stava in una villetta , sulla riva d ' un torrente , a qualche miglio dalla piccola città piemontese , dov ' era stabilita allora la mia famiglia . Era uno spirito mordace , benchè buono d ' indole , dotto di storia , e conoscitore profondo della lingua , della quale s ' occupava ancora con amore . Eravamo alle frutte , quando il discorso cadde su quest ' argomento , ed io vantai i miei studi di lingua col tono d ' un filologo , che potesse parlare in cattedra della materia . Spiacque la mia sicumera al buon vecchio ; il quale sorrise con aria maliziosa , e mi disse : - Vediamo dunque un poco , signor linguista , se la dottrina corrisponde al vanto . Vuol ella scommettere che senza uscire dal giro delle cose che abbiamo sotto gli occhi , di nove su dieci che glie ne accenno ella non sa il nome , e neppure delle operazioni usualissime che vi si riferiscono ? - E cominciò la prova , che m ' è rimasta bene impressa nella mente , perché egli mi fece notar le parole con la matita . - Eccoti il fiasco - , mi disse . - Sai come si dice gettar via dal fiasco pieno un poco di vino per purgarlo da qualche cosa di poco netto ? No ? Sboccare il fiasco . Sai come si chiama l ' operazione di riempire un fiasco scemo ? No ? Rabboccarlo . E come si dice con una sola parola vuotare un mezzo fiasco ? Neppure . Si dice ammezzarlo , un fiasco ammezzato . Hai detto che questo vino è un po ' infortito , ed è vero : comincia a prendere il fuoco ; ma sai come si dice del vino infortito che pizzica la lingua e il palato ? La parola propria ? No . Si dice che ha l ' appinzo . Guarda questo bicchiere : vedi questo spazietto interposto nella sostanza del vetro ? Sai come si chiama ? Púlica . E la parte più sottile della lama di questo coltello , che è fermata nel manico ? Códolo . E il dente della forchetta ? Rebbio . E questo ? Reggifiasco . E quest ' altro ? Reggiposate . E ciascuna di queste ciocchette di chicchi che formano il grappolo , sai che si chiama racìmolo ? E fiócine la buccia dell ' acino ? E vinacciuolo il granello sodo che v ' è dentro ? E il nome di questa buccia interiore della castagna ? Peluria , andiamo . E questa parte della lattuga , composta delle foglie più piccole e più tenere , che fanno cesto , come la chiami ? Grùmolo . E il reticino per scoter l ' insalata ? Nemmen questo . Scotitoio . O veda un po ' , signor linguista ! Riprese fiato e tirò innanzi . - Ora ti servo le frutte . Son certo che non sai che si dicono sfarinate le pere come queste , che non reggono al dente , come le patate , che sfarinano ; né che si dicono maculate quelle che portano segni delle mani ; né che si chiamano nocchi queste specie d ' osserelli dei frutti , che è lo stesso nome , nocchio , della parte del fusto dell ' albero indurita e gonfiata per la pullulazione dei rami . E guarda questo baco della pera che s ' attorce : tu non sai che con parola propria si dice che s ' assérpola . Rifacciamoci un po ' indietro . Tu hai rotto la punta a un ovo a bere : sai che si chiama scocciare l ' ovo ? Hai preso la parte superiore del gelato : sai che si dice scolmare il gelato ? E a proposito dei tordi che hai mangiati , sai che si dice dare un fermo ai tordi la prima cottura che si da loro perché non vadano a male ? Ora senti : come dici del pan fresco che fa questo rumore , quando si preme ? Che scroscia , signorino . E di questa crostata sotto il dente ? Che scrógiola , da non confondersi con sgrigiolare , che è il rumore delle scarpe nuove . E dell ' olio che bolle ? Che grilla o grilletta ; e sfriggolare del rumore che fa il pesce o altra cosa , posta a soffriggere nella padella . E agitar così il liquido nella bottiglia sai che si dice sciaguattare ? E uscire a gorgo l ' uscir dall ' acqua così , dalla bottiglia capovolta ? E l ' uscire in quest ' altro modo : venir giù filo filo ? To ' , e come si chiama questa pozza che ha fatto l ' acqua buttata in terra ? Stroscia . E a questa radura del tovagliolo che nome dài ? Ragnatura . E questo , dove infilerai il tovagliolo ? Girello , signor linguista . E potrei seguitare , se ti garbasse . Io m ' alzai da tavola , stizzito , e per nascondere la stizza , m ' andai a affacciare alla finestra . Ma il vocabolarista implacabile mi si venne a mettere accanto , e riattaccò . - Ti voglio regalare un ' appendice - mi disse . - Supponi di dover andare di qua , partendo dall ' orto , fino a quel ceppo di case che è là di faccia . Tu parti da quell ' angolo dove son piantati i baccelli , e non sai che si chiama baccellaio , ci scommetto . Suppongo che tu inciampi nel ceppo di quel noce tagliato a fior di terra , e non sai che si chiama ceppaia . Passi all ' ombra di quel filare d ' alberi , e non sapresti dire che son potati a capitozza . E non sai neppure che si chiama cavaticcio quel mucchio di terra intorno al quale devi girare , e palancola il tavolone su cui passerai quella gora , dove si raccolgono tutti gli scoli del campo , e che ha pure un nome che non sai : capifosso . Non ti domando neppure se sai che si chiama capezza quell ' ultimo solco che fa vivagno al lato del campo , e callaia quell ' apertura fatta nella siepe per entrar nel campo vicino , e macereto quell ' ammasso di macerie d ' una vecchia casa che è in riva al torrente , dove vedi quel ragazzo che bada alle vacche . E a proposito , qual è il nome proprio della campanella che hanno al collo le vacche ? E quello del tempo nel quale l ' erba suol nascere ? E quello della rena raccolta sulle rive del torrente , dove passa ora quel contadino che v ' affonda i piedi ? ... Cam - pá - no , er - ba - tu - ra , re - nic - cio . E quei punti del torrente dove l ' acqua è profonda , e una pietra che vi si getti fa un tonfo , si chiaman tónfani , una bella parola onomatopeica ; e quello dove il torrente fa una gran voltata si chiama girone ; e dove l ' acqua fa un rigiro vorticoso si dice che fa un mulinello .... Che cosa ne dici ? C ' è ancora qualche lacunetta , pare , nella tua dottrina linguistica . Mentre egli parlava , io mi tenni sempre in un silenzio cocciuto , sorridendo un po ' ironicamente , per fargli supporre che molte di quelle parole le sapessi , e non le volessi dire per dispetto ; ma in realtà mi riuscivan nuove quasi tutte . E seguitai a tacere mentre le notavo sur un foglio di carta , a sua dettatura . Ma mi rodevo dal dispetto davvero , e in cuor mio lo trattavo di pedante fradicio e di spazzaturaio di vocaboli , e dicevo che aver nel capo un magazzino di parole non era saper la lingua . La lezione fece frutto , non di meno . Quando fui a casa , pensai che in cento altri luoghi , in mezzo a cose affatto diverse da quelle che mio zio m ' aveva indicate , io avrei dovuto rispondere altrettante volte : - non so - a chi m ' avesse interrogato com ' egli aveva fatto , e compresi per la prima volta il vuoto enorme che mi restava a riempire nella mente prima di potermi vantare di saper la lingua . Mi posi allora sul serio allo studio della nomenclatura . Ma non ebbi la costanza di proseguirlo come avrei dovuto . E dell ' averlo trasandato risento e lamento il danno spessissimo , perché son costretto a ogni tratto , scrivendo , a posar la penna per cercare come si chiama questa o quella cosa , e non sempre trovando subito , perdo la pazienza e il filo delle idee e il calore dell ' ispirazione ; e spesso non trovo , e mi tocca a interrogare amici , a voce e anche per lettera ; e qualche volta son ridotto a non scrivere una cosa che vorrei scrivere perché mi manca la parola e il tempo di cercarla . E non dico della vergogna di dover rispondere molte volte : - non lo so - a chi mi domanda il nome di questo o di quell ' oggetto , che tutti i ragazzi toscani sanno nominare ; vergogna , dico , perché nel sorriso degl ' interrogatori non sodisfatti leggo bene il pensiero che non m ' esprimono : - E son cinquant ' anni che studia la lingua ! LA LINGUA CHE NON SI PARLA . Via via che procederai nello studio , sempre più sarai maravigliato del gran numero di parole e di locuzioni vive , che , pure essendo usate da scrittori d ' ogni regione d ' Italia , non si sentono mai , o di radissimo , nella conversazione della gente colta fuor della Toscana , come se non appartenessero alla lingua parlata ; e dalla considerazione di questa povertà della lingua che si parla intorno a te , sempre più sarai eccitato a studiare . Per dimostrarti la verità di quanto affermo , ti cito alcuni modi notati da me , fra i moltissimi ch ' io non sento mai dire né da piemontesi , né da lombardi , né da liguri , né da veneti , che anche parlino e scrivano decorosamente la lingua . Pensa un poco tu pure se t ' occorse mai d ' udir le parole malmenìo , rigirìo , rodìo , rosicchío , pigío , friggío , brusío , sbatacchío , fulminío , almanacchío , battío ( battío di mani ) , delle quali si comprende alla prima il significato anche da chi non le abbia mai udite né lette . Così intesi mille volte accennare , per esempio , quelle pieghe graziose che fanno per grassezza il collo e le gambe dei bambini ; ma mai , posso dir mai in vita mia , con la parola più propria , che è riseghinetta , o riségolo . Occorre spessissimo di dir le cose seguenti : la fanghiglia , che rimane nelle strade dopo la pioggia ; una quantità di roba vegetale , guasta o non adoperabile , che fa impaccio e lordura ; un laidume invecchiato sulla persona o sur un muro ; una macchia di sudiciume vistosa ; un ' operazione lunga e noiosa da non cavarne costrutto nessuno ; una stanzuccia misera e stretta ; un segreto intrigo amoroso ; un aiuto o guadagno o risorsa inaspettata ; un soffio di vento che vien da una fessura o apertura ; un minuzzolo di che che sia , in senso spregevole ; l ' irritamento che fanno alla gola certe vivande fritte nell ' olio o nel burro non più fresco ; la bella mostra che fanno di sé cose o persone , o il crescere , cuocendo , di certe pietanze , che riescono più abbondanti che non paressero ; e inquietarsi , arrabbiarsi a trattar con qualcuno o a far qualche cosa . Ebbene , io non sento mai , o quasi mai dir queste cose con le parole usatissime in Toscana e dagli scrittori : belletta , pattume o pacciame , loia , struggibuco , sgabuzzino , ripesco , rincalzo , spiffero , trìtolo , rancico , compariscenza , appariscenza , compàrita , assaettamento . Così non mi ricordo d ' aver mai inteso da un mio corregionale i verbi anfanare ( andar qua e là senza saper dove ) , frucchiare ( metter le mani , per smania di darsi faccenda , in più e diverse cose ) , frizzare ( vuol far lo spiritoso , ma non frizza ) , frullare ( mi sentii frullare un sasso accanto all ' orecchio ) , rigirare ( rigirarsela bene ) , raccenciarsi , rinquattrinarsi , spappolare ( di cosa morbida che , toccandola , si disfà fra le dita ) ; né i modi : aver entratura con uno , trovar l ' inchiodatura ( trovar modo o argomento certo di far che che sia ) , avere il restío , avere il suo ripieno ( in una cosa , vale a dire il fatto suo ) , averla graziata , far monte , farla bassa , baciar basso , lavorar di fine , gettarsi in grembo a uno , levarla del pari , fare una cosa a saetta , dare un ' indossata a un abito , stare a uscio e bottega ; e potrei seguitare per decine di pagine . Non è a dire che queste e altre parole e maniere siano sconosciute : molti le sapranno o le sanno ; ma non le usano parlando perché non le hanno alla mano , perché esse non fanno parte del loro vocabolario orale , di quella provvisione di lingua che si porta con sé , e che si spende giornalmente , nella conversazione ordinaria ; e però , quanto all ' uso , è come se non le sapessero . Dunque , se non ti vuoi ridurre a parlar la lingua povera che generalmente si parla , bada bene , leggendo , a tutti quei modi che intorno a te non senti mai dire , e cerca quali sono i modi che s ' usano di solito in luogo di quelli , e raffronta gli uni con gli altri ; e per stamparti nella mente quelli insoliti , e perché non vadano dentro gli armadi chiusi , ma restino sugli scaffali aperti della memoria , dove ti s ' offrano alla vista e alla mano a ogni occorrenza , lega ciascun d ' essi a un tuo pensiero , immaginando un fatto , un luogo , un ' occasione , in cui tu lo possa usare , e anche una persona nota a cui tu lo abbia a dire , e anche l ' accento e il gesto con cui lo diresti . Se non farai questo , sfuggiranno di mente anche a te come agli altri , e ti troverai , parlando la lingua , nella condizione di quei moltissimi sfortunati ai quali , nelle discussioni e nell ' opera , l ' arguzia vittoriosa , l ' argomento convincente , lo spediente utile si presentano sempre troppo tardi , quando il momento di servirsene è passato . LA LINGUA APPROSSIMATIVA . Perché non possediamo che uno scarso materiale di lingua , noi parliamo una lingua che si potrebbe chiamare approssimativa , con la quale non esprimiamo quasi mai esattamente , ma soltanto press ' a poco , il nostro pensiero ; e perché dell ' improprietà del nostro linguaggio non abbiamo coscienza , una gran parte dei modi , che ci sono abituali , ci paiono i più propri a dire quello che pensiamo ; e solo quando vengono a nostra cognizione quelli che sarebbero propri veramente , riconosciamo che quegli altri non dicevano per l ' appunto le cose che volevamo dire . Non soltanto ; ma ricominciamo assai spesso , imparando i nuovi modi , che non erano nella nostra mente certe gradazioni d ' idee , sfumature di sentimento e particolarità di cose , che essi esprimono ; e son essi che ce ne dànno il concetto ; ciò che disse benissimo un grande scrittore , affermando che certe idee non ci vengono neppure in mente perché non abbiamo le parole con le quali potrebbero venire . Ti cito una serie d ' esempi che ti persuaderanno . Confondere . - Noi non usiamo questa parola nel significato che ha negli esempi seguenti : - Non si confonda con la politica . - Non si confonda con quel figuro . - Non si confonda a cercare codesto foglio . - Ebbene , nessuna delle espressioni che noi usiamo in quei casi in vece di confondere dice per l ' appunto la stessa cosa , perché affannarsi , tormentarsi , montarsi il capo dicon troppo , e darsi pensiero , perdere il tempo , occuparsi , impicciarsi non dicono abbastanza . Infognare . - Infognarsi in un affare , in una impresa . Con che altra parola potresti dire così efficacemente che si tratta d ' un affare , oltre che rischioso , disonorevole ? Ribruscolare . - Sono andati a ribruscolare tutte le scapataggini della sua gioventù . - Noi sogliamo dire rintracciare , rivangare . Ma ribruscolare , che significa propriamente raccogliere i minuti avanzi e bruscoli d ' ogni cosa , come esprime meglio la minuziosità , quasi la malignità diligente e paziente con la quale i nemici d ' una persona cercano il pelo nell ' ovo per iscreditarla ! Rifrustare . - È un fannullone vizioso che rifrusta tutte le bettole . - Rifrustare , che , traslato , significa ricercare in ogni parte , in ogni angolo più segreto , esprime assai meglio del frequentare o bazzicare , che noi useremmo , l ' idea del vizio infistolito e insaziabile . Riportare . - Quel ragazzo mi riporta tutto suo padre nell ' andare , nel gestire , nel parlare . - Riportare , in questo significato , dice più di rassomigliare e di ricordare , come noi diremmo ; significa : è tal quale , e presenta molto più vivamente l ' immagine . Rimaner male , nella sua indeterminatezza , esprime meglio d ' ogni altro modo generalmente usato lo stato d ' animo mal definibile di chi per un detto o un atto altrui rimane scontento , corbellato , disingannato , fra risentito e confuso . Star su . - Credi ch ' io stia sui cinquanta centesimi ? Piglia una lira e vattene . - Noi diremmo che io badi o ch ' io m ' impunti ; ma in badare non è espresso abbastanza il concetto dell ' interesse ; impuntarsi è troppo forte ; star su esprime un ' idea di mezzo tra il semplice concetto dell ' interesse e quello dell ' avarizia che lesina . Stillare . - L ' ha stillata bella ! - Nove su dieci noi diremmo l ' ha pensata o trovata . Ma stillare significa chiaramente la ricerca sottile e l ' accortezza della trovata , che pensare e trovare non esprimono . Stridere . - Bisogna striderci , per dire che di una tal cosa non ci possiamo esimere , benchè ci dispiaccia . Noi diremmo invece adattarsi , rassegnarsi o simili , che non dicono così bene il rincrescimento o il dispetto con cui c ' induciamo a fare o a sopportare quella data cosa . Storcere . - Non mi storcere le parole . - Non c ' è altro modo , di quelli che noi useremmo , che esprima con un traslato così efficace l ' interpretare malignamente le parole altrui in significato diverso dal vero . Pigliare in cattivo senso , per esempio , non dice , come la parola storcere , il proposito dell ' interpretazione cattiva , e anche sostituendo voltare a pigliare si esprimerebbe con minore evidenza lo sforzo e il mal animo . Stare in tentenna . - Tu diresti tentennare senz ' altro ; ma tentennare dice una cosa che tentenni , barcolli o stia male in piedi momentaneamente ; stare in tentenna dice la permanenza della cosa in quello stato . E così stare in tremolo . Pigliare a frullo . - Vedi se l ' idea di fermare una persona dove che sia e appena càpiti , o quella di cogliere rapidamente parole , idee , senza che altri ci pensi e per nostro giovamento , può essere espressa in altri modi con maggior proprietà ed evidenza . - Venirti a cercare a casa è tempo perso ; bisogna pigliarti a frullo . - Piglia a frullo i discorsi dei valentuomini , e poi se ne fa bello . Prendere il vecchiuccio . - D ' una persona , non è lo stesso che dire : comincia a farsi vecchio , perché significa pure l ' idea : benchè non paia , o cerchi di nasconderlo . Fare agli occhi . - Si dice di due innamorati che fanno agli occhi . Vedi se ti riesce di trovare qualsiasi altro modo che dica come questo il guardarsi a vicenda dì continuo e quasi conversare con gli sguardi , non potendolo fare liberamente a parole . Fare una smusata , una smusatura a uno . - Tu intendi quello che significa , e senti che l ' idea non è significata così determinatamente dalle parole atto villano , o di dispregio o di schifo o di fastidio , o mal garbo , né con pari sfumatura comica da fare una brutta faccia o una smorfia . Ti cito più alla lesta qualche altro esempio . Non senti che la parola amarume nella frase : - C ' è un po ' d ' amarume fra di noi , - significa qualche cosa di meno di amarezza , e non potrebbe essere sostituita per l ' appunto da nessun ' altra parola ? E nel modo : ho tutta la giornata impicciata non è espressa un ' idea che le parole occupata , impegnata non rendono esattamente , perché voglion dire un ' occupazione continua , non una serie d ' occupazioni con intervalli di tempo libero , ma troppo brevi , da poterli impiegare a qualche cos ' altro ? E dicendo un affare rassegato ( rassegare , d ' un liquido grasso che si rappiglia ) non dài l ' idea d ' un affare finito , ma più recente di quello che significherebbe finito senz ' altro , o passato o da non pensarci più ? E come s ' esprimerebbe così propriamente l ' idea d ' un tempo in cui si sia fatta una vita dura , faticosa , affannosa , come col modo : sono stati giorni , anni sudati ? E la parola strettita nel dire : aver la gola strettita dal pianto , non ti pare che abbia forza più particolarmente espressiva che la parola stretta , che fa a tanti altri casi ? E qual altra parola dice così bene ad un tempo turbato di mente , distratto , sconcertato , svogliato , impensierito , come stonato : oggi sono stonato , non capisco nulla ? E pensa un po ' se t ' occorre spesso di sentir dire : uomo di ricapito , uomo impiccioso , un po ' zolfino , scattoso , troppo entrante , un mettibocca , uno sputazucchero , tutti modi che s ' intendono alla prima , e se le parole che s ' usano di solito in luogo di quelle hanno proprio la stessa sfumatura di significato , o non dicono invece la cosa press ' a poco , come altre innumerevoli che noi spendiamo abusivamente perché non abbiamo tra mano moneta migliore ? Credo che bastino questi esempi a dimostrarti che noi parliamo davvero una lingua approssimativa , e che il liberarti da questo malanno dev ' essere uno dei tuoi primi intenti , e questo intento una delle tue prime norme nello studio della tua lingua . LA LINGUA CHE ABBREVIA . Ti do un altro consiglio , sul quale credo di dover insistere in particolar modo : di notare e d ' imprimerti bene nella mente , leggendo gli scrittori e il dizionario , tutte le parole e le locuzioni che esprimono un ' idea più brevemente di come tu sei usato ad esprimerla o a sentirla esprimere fra noi . Dirai : - Che importa una parola o una sillaba di più o di meno nell ' espressione d ' un ' idea ? - Poco - rispondo - nell ' espressione di ciascuna idea presa a parte ; ma siccome sono moltissime le cose che noi sogliamo dire con maggior numero di parole del necessario , ne segue che il nostro discorso , in generale , riuscirebbe notevolmente più breve , più sobrio e quindi più efficace , se accorciassimo tutte le espressioni del nostro pensiero che si possono accorciare . La brevità , quando non nuoce alla chiarezza , è bellezza e forza . Nel parlare come nello scrivere , c ' è fra chi è breve e chi è lungo , per rispetto all ' uditore e al lettore , la stessa differenza che fra chi paga in oro e chi paga in rame ; chè , dandoti la stessa somma , l ' uno ti lascia leggiero e l ' altro ti carica . E sai quello che dice il Leopardi : che tanto è più viva l ' attenzione e maggiore il piacere di chi legge o ascolta quanto è più rapida la successione delle cose , dei pensieri , delle immagini che lo scrittore o il parlatore gli fa passare davanti . * Per esempio ; noi usiamo esprimere col verbo diventare o fare e con un aggettivo un gran numero d ' idee che s ' esprimono benissimo con una sola parola , con un verbo intransitivo . Della maggior parte dei verbi intransitivi , specialmente parlando , non ci serviamo quasi mai , come se fossero ferri della lingua che non sappiamo maneggiare . Diciamo quasi sempre : diventar rozzo , secco , triste , selvatico , vano , grullo , asino , canaglia , tozzo , furbo , zotico , bello , brutto , caparbio , grinzoso , minchione , sospettoso , insolente , e mai , o quasi mai : arrozzire , assecchire , intristire , inselvatichire , invanire , ingrullire o ringrullire , inasinire , incanaglire , intozzire , infurbire , inzotichire , imbellire , imbruttire , incaparbire , raggrinzire , rimminchionire , insospettire , insolentire . Diciamo sempre : i capelli tagliati diventano più fitti , non affittiscono o raffittiscono ; si fa notte , si fa buio , non annotta , rabbuia ; questa tela comincia a farsi rada , non : comincia a diradare ; questo mobile non è bene accostato al muro , non : accosta bene al muro . E vedi se senti mai usare in forma intransitiva i verbi : - abbassare ( la temperatura abbassa ) , raffrescare ( verso sera raffresca ) , raddolcire ( la stagione comincia a raddolcire ) , rabbruscare , del tempo ( cominciò a rabbruscare verso notte ) , riscaldare ( appena riscalda , io vado in villa ) , rischiarare ( aspetto che rischiari per uscir di casa ) , scorciare ( le giornate cominciano a scorciare ) , alzare ( la casa alza dalle fondamenta quindici metri ) , accordare ( questa parte non accorda bene con l ' altra ) , infortire ( questo vino infortisce ) , abbozzolare ( questa farina abbozzola ) , stingere , perdere il colore ( questi panni stingono ) ? E tu diresti sempre che la carne diventa frolla non che infrollisce ; che il burro diventa rancido , non che rancidisce ; che il sangue si rappiglia , non che rappiglia ; che un tale s ' impunta , s ' incaglia nel parlare , non che impunta , che incaglia ; e che una passione si fa o diventa gagliarda , non che ingagliardisce , e che Tizio per ogni piccola cosa mette il grugno , non che ingrugna ; e non mai infreddare , ma sempre : prendere un raffreddore . Non è forse vero ? Differenze minime ; ma son queste e tant ' altre piccole abbreviature , ciascuna per sé trascurabile , che tutte insieme abbreviano e isveltiscono notevolmente il discorso . * Ti cito un ' altra serie di verbi , usati pochissimo da noi , ciascuno dei quali ci farebbe risparmiare una o più parole , e qualche volta una proposizione intera . - Con quella pipa egli m ' appuzza tutta la casa . Noi diremmo : mi riempie di puzzo . - Dopo che è cavaliere non mi degna più . Non si può esprimere altrimenti l ' idea con una sola parola . - Appena mi vide , si difilò verso di me . Noi diremmo : venne difilato . - Quel ragazzo dirazza dai suoi genitori . - Il terreno comincia a erbire . - Ho appratito ( ridotto a prato ) tutto il mio podere . - Il sole di maggio fiorisce tutta la campagna . - Gli alberi cominciano a frondeggiare . - Il prato colmeggia verso il mezzo . - Il terreno in quel punto pianeggia . - La strada in quel punto forcheggia . - Quest ' anno le biade graniscono bene . - Quell ' abito le rifà la persona , quelle tende nuove rifanno il salotto . - Non è vero che tutti questi verbi non li usiamo quasi mai nella forma e nel significato che hanno negli esempi citati , e che quasi sempre ci occorrono parecchie parole per dire quello che essi dicono ? E si può dir lo stesso dei seguenti : - entrare , senz ' altro , per entrare a parlare ( quando qualcuno gli entrava sull ' affare dell ' eredità , era un guaio ) - , cabalare , per ordire inganni - , incappellare , per prender cappello - , insignorirsi , per diventar signore - , dimoiare ( il liquefarsi della neve . Faceva un umidiccio come quando dimoia ) , - imbaulare la roba - , discoleggiare , facicchiare ( un far leggero e poco concludente : non fa , ma facicchia ) - , frivoleggiare , ghiribizzare ( che vai ghiribizzando ? ) - , giovaneggiare , labbreggiare ( recitar sotto voce ) - , legneggiare ( far legna ) - , lenteggiare ( questa corda lenteggia , non è abbastanza tesa ) - , molleggiare ( questo canape molleggia ) - , sfrottolare , sfuriare ( ora che è sfuriato , possiamo uscir noi , senza farsi pigiare ) - , riavere ( una pioggia a tempo rià la campagna ) - , riguardarsi ( usarsi dei riguardi ) - , rimpollare ( la roba in quella casa pare che ci rimpolli , che cresca a misura che si consuma ) - , rimanere , restare , senz ' altro , per rimaner maravigliato , stupito - , riparare ( il tal bottegaio non ripara , ossia : ci ha continuamente gente ) - , scampagnare ( andare o stare in campagna per ricreazione o divertimento ) - , schiassare ( fare del chiasso per divertirsi ) - , scrupoleggiare - , sbraccettare una signora , per accompagnarla a spasso , dandole il braccio - , scaponire un testardo , vincerlo in ostinazione - , scasare ( andar via da un luogo dove s ' aveva casa ) , scarognare , sfaccendare , scoronciare , spaternostrare - , scrudire l ' acqua troppo fredda - , soleggiare , esporre al sole ( bisogna soleggiare quest ' uva ) - , scuriosire , scaltrire , sneghittire , spigrire uno - , spiovere , cessar di piovere ( aspettiamo che spiova ) - , spoliticare , svecchiare : toglier via il vecchiume ( svecchiare una selva , svecchiare la lingua degli arcaismi ) - , sfondar poco , non sfondare : aver poca intelligenza ( s ' è messo a studiar le matematiche , ma non isfonda ; in quanto a talento , non isfonda ) - , tavoleggiare , trattenersi a tavola , discorrendo e centellando - , tentennare un tavolino , per veder se sta saldo . - Vedi un po ' : son certo d ' aver detto la cosa cento volte in vita mia , e d ' averla sempre detta , non con quella sola parola , ma con un ' altra , meno propria , e appunto per questo , accompagnata quasi sempre da una spiegazione . * Poichè t ' ho fatta una confessione , te ne fo dell ' altre . So bene che si dice : - una cosa non mi finisce - per : non mi sodisfa , o non mi contenta pienamente ; e non di meno , parlando , esprimo sempre quel pensiero nella seconda maniera , con nove sillabe invece di cinque . Dico : - il tal podere ha un circuito di sette chilometri - quando potrei dire con due sole sillabe : - gira sette chilometri . Potrei dire : - un salone che riquadra cento metri - , e dico : ha la superfice di cento metri quadrati . Non oso dirti quali locuzioni stentate e ridicole usai qualche volta per dire che una certa sostanza , nel ribollire , rientra o ricresce , che un dato legno , o una stufa , rende poco o molto , che il legno non bene stagionato rimbarca . Dissi per anni con una locuzione di tredici sillabe quello che si può dire in cinque : alfabetare , per esempio , le note sulla lingua . Ricordo d ' aver fatto un giorno un interminabile giro di parole per dire d ' aver trovato un tal pittore occupato a graticolare , o reticolare , o retare la tela . Non espressi mai con una parola sola l ' idea che esprime benissimo il verbo avventare negli esempi : - un colore che avventa , una ragazza che avventa a primo aspetto , ma non è bella , uno stile che avventa alla prima lettura , ma è vizioso . - E così : abbambinare una cosa che non si può portare , agghiaiare una strada , allentarsi dopo aver mangiato , arrivare una vivanda , assodare un uovo , avviare una candela , spicciolare uno scudo , calettare o non calettar bene ( d ' un uscio , per esempio , che sia bene o male aggiustato , in modo da lasciare , o no , trapelare l ' aria ) , son tutti modi che non mi vengono mai alla bocca , e in luogo dei quali uso sempre parecchie parole , che , per giunta , quasi sempre dicono meno chiaramente la cosa . E per farti ancora una confessione , aggiungo che pochi giorni fa , avendomi detto un toscano : - Gli è tutto un figurarselo ; quando sarai là non ti parrà niente - io osservai tra me che se avessi dovuto esprimere lì per lì quell ' idea , non avrei saputo dire altrimenti che : - la tua immaginazione t ' ingrandisce la cosa - ; che non è solamente più lungo , ma meno famigliare , e quasi comicamente solenne nel parlare fra amici . * V ' è un gran numero d ' altri modi abbreviativi , usatissimi in Toscana , che noi non usiamo , come : - anno , per l ' anno passato ; sabato notte , per esempio , per nella notte di sabato ; a buio ( stasera a buio sarò qui ) ; di levata ( fare una cosa di levata , ossia , appena scesi da letto ) ; fare un ' usciata , una finestrata , per isbattere l ' uscio o la finestra in faccia a uno . E vedi il significato della parola aria , che tien luogo di più parole , negli esempi : - gli volevo parlare di quell ' affare ; ma vidi che non era aria ; - oggi non è aria ; lasciatemi stare - ; e la brevità efficace dell ' espressione : - una casa a uscio e tetto - per dire una casa bassa , che ha soltanto il pian terreno ; e della parola riesci - è un riesci - per dire una cosa che imprendiamo a fare senza deliberato proposito e studio precedente , e che non sappiamo se riuscirà bene o male . E nota negli esempi : - mettere delle frutte sul cassettone per bellezza - , sapere una cosa di rimbalzo - , non verrà certo , ma se per impossibile egli venisse .... - se ti riuscirebbe d ' esprimere con eguale evidenza , non usando più di due parole , l ' idea che quei tre modi esprimono . E ora una filza di vocaboli , ciascuno dei quali ne fa risparmiare parecchi . Cimiciaio , una casa o un mobile pieno di cimici . - Birbonaio , un covo di birboni . - Ladronaia . ( Quell ' Amministrazione è diventata una ladronaia ) . - Serpaio , viperaio , un luogo pieno di serpi o di vipere . - Scannatoio , una trattoria , un albergo , dove si pelano gli avventori . E ti potrei anche citare , come vocaboli ai quali ne sostituiamo quasi sempre più d ' uno : - Frasconaia ( per traslato , ornamenti e addobbi eccessivi e senz ' ordine : d ' una sala e anche d ' una donna , che si metta troppa roba in capo ) . - Frascume ( ornamenti vani d ' opere d ' arte , e anche di stile ) . - Tritume ( soverchia quantità , varietà e minuziosità di parti o membri in opera d ' architettura , o anche di pittura ) . - Rifrittume ( lavoro composto di cose dette e ridette da molti , e anche dall ' autore stesso ) . - Grinzume , una quantità di grinze considerate insieme , o d ' un viso o d ' un vestito . - Vietume , roba vieta . E per finire con qualche cosa di fresco : fiorita di neve , un modo graziosissimo , col quale possiamo far di meno di dire : uno strato leggerissimo , o anche più lungamente : tanta neve che ricopra appena il terreno . * V ' è poi un ordine di vocaboli ( più ricco nella nostra , credo , che in ogni altra lingua ) ai quali noi sostituiamo quasi sempre una definizione , che rallenta il discorso e rende con meno immediata evidenza l ' idea . Ne feci già un cenno nella Corsa nel vocabolario . Sono vocaboli che significano l ' indole e l ' aspetto d ' una persona , certi difetti e vizi e abiti fisici e morali , e modi d ' essere , di moversi , di fare , di vivere . Te ne metto sotto gli occhi una serie , di cui la maggior parte non richiede spiegazione , e che son non di meno d ' uso rarissimo fra noi . Sono come tanti piccoli ritratti chiusi in una parola . Abbacone - Abbaione - Almanaccone - Annaspone - Badalone - Baione - Baffone - Barbuglione - Belone - Biascicone - Boccalone - Brodolone - Cabalone - Ciabattone - Ciaccione - Ciampicone - Ciarpone - Cincischione - Ciondolone - Combriccolone - Dimenticone - Dondolone - Ficcone - Fiottone - Fracassone - Frittellone - Gamberone - Gingillone - Gonfione - Gracchione - Impiccione - Lanternone - Lasagnone - Leccone - Lezzone - Machione - Massiccione - Nappone - Ninnolone - Nonnone - Pataccone - Pecorone - Pencolone - Piaccione - Picchione - Pigolone - Praticone - Perticone - Raggirone - Sbracione - Sbraitone - Sbrendolone - Scioperone - Sgomentone - Soppiattone - Spilungone - Squarcione - Tatticone - Tenerone - Tentennone - Appiccichino - Attacchino - Attizzino - Cicalino - Ficchino - Frucchino - Frustino - Galoppino - Gambino - Girandolino - Lecchino - Rabattino - Pepino - Stillino - Tritino - Ferraccio - Falcaccio - Lamaccia - Annaspo - Scricciolo - Reciticcio . Considera quanto di frequente , parlando o scrivendo , occorre di definire o di descrivere o d ' accennare di volo qualche particolarità fisica o morale d ' una persona , e comprenderai come dal fatto di non conoscere i vocaboli citati , o di non averli alla mano , o di non volerli usare per timore che altri non gl ' intenda , si sia costretti ogni momento a dir molte parole che si potrebbero risparmiare , con l ' aggiunta d ' esprimere stentatamente e male la nostra idea , e quasi sempre con minor effetto comico di quello che vorremmo ottenere . Mi sono diffuso alquanto su quest ' argomento perché nell ' arte del parlare e dello scrivere è d ' importanza primissima il precetto del poeta : - Sii breve ed arguto . - So che a me tu potresti dire : - Da che pulpiti ! - E avresti ragione . Ma non badare al mio ; bada al pulpito del Parini . DELL ' UTILITÀ DI STUDIAR LE DEFINIZIONI . Per imparare a esprimersi con brevità credo molto utile il fare uno studio attento , così negli scrittori come nei dizionari , delle definizioni ; nelle quali , oltre che la proprietà e la finezza dei termini , si suol trovare la maggior parsimonia possibile di parole , che è condizione necessaria della loro semplicità ed evidenza . Nel dizionario in special modo , consistendo le definizioni di molte cose nell ' indicazione di tutte le parti che le compongono , tu non imparerai soltanto la brevità , ma un gran numero di vocaboli ; la cui ignoranza appunto costituisce la maggior difficoltà che noi troviamo quasi sempre a definire e a descrivere un oggetto qualsiasi . Ecco , per esempio , alcune definizioni , ricavate da dizionari diversi . ARPA . - Strumento di molte corde di minugia , di figura triangolare , senza fondo ; di cui tre sono le parti principali : il corpo , la colonna e l ' arco : nel corpo , corredato d ' animella o sordina sta la risonanza dello strumento ; nell ' arco i pironi di ferro , e i semituoni cui sono raccomandate le corde ; la colonna è quel ritto che collega l ' arco ed il corpo . BATTARELLA . - Quell ' arresto , che essendo imperniato ad un ' estremità , punta con l ' altra contro il dente d ' una ruota che tende a girare in una direzione , mentre , lasciandone liberamente passare i denti , le permette di girare quando si muove per il verso contrario . INFINESTRATURA . - Foglio di carta tagliato in quadro , con vano quadro in mezzo a uso d ' un telaio di finestra , dentro a cui s ' appicca un foglio guasto nei margini . GRADINA . - Ferro piano a foggia di scarpello , alquanto più sottile del calcagnolo o dente di cane , e serve per andar lavorando con gentilezza le statue , dopo aver adoperato la subbia e il calcagnuolo . LACCIAIA . - Lunga fune a cappio scorsoio che i bútteri portan seco e che a un bisogno acciambellandola e sfilandola verso una mandria accalappiano con essa la bestia che loro piace . RIBALTA . - Piano della scrivania sul quale si scrive e che è mobile nei maschietti per poterlo alzare , abbassare e chiudere , oppure quell ' asse girevole sui pernietti che s ' adatta lungo la batteria dei lumi in un teatro . STAME . - Parte fecondante della pianta contornata dal calice o dalla corolla , o da entrambi , che è per lo più della figura d ' un filo , il quale è detto filamento , e terminato da un globo , o borsetta , che dicesi ántera , e che contiene la farina o polvere fecondante , la quale è detta pòlline . Bastano questi esempi , credo , a dimostrare quanto possa esser utile leggere attentamente le definizioni . E se te ne vuoi meglio persuadere , prova a mandarne a mente parecchie , e poi a definire di tuo qualche oggetto complesso , come per far capire e vedere che cosa sia a chi non lo conosca , e vedrai come per effetto di quel breve studio ti riuscirà più facile dare alla definizione un giro di frase agile , collegare in un nodo stretto i particolari e ottener con l ' ordine la chiarezza . Perché vi sono operazioni della mente , anche nell ' arte della parola , alle quali ci addestriamo con facilità mirabile , come a certi esercizi fisici , che ci riescono alla prima difficilissimi per il solo fatto che non li abbiamo mai tentati . IL DIZIONARIO DEI SINONIMI . Dice Beniamino Franklin che chi insegna a un giovane a farsi la barba da sé gli fa un maggior vantaggio che se gli regalasse mille lire . Ebbene , s ' io riuscissi a farti studiare il Dizionario dei sinonimi del Tommaseo , stimerei d ' averti regalato un podere : nel regno della letteratura , intendiamoci . Chi studia la lingua lo dovrebbe tener sempre sul tavolino , come un prete il Breviario , per leggerne e rileggerne qualche pagina ogni giorno , e consultarlo a ogni tratto ; perché ad imparare a scrivere e a parlare con proprietà e con esattezza , a dar contorno fermo e netto all ' espressione del proprio pensiero e a rendere di questo tutte le flessioni e le sfumature , non c ' è lavoro più utile che l ' esercitarsi a " discernere le più piccole gradazioni di significato delle parole , a adagiare l ' una voce sull ' altra , per vedere dove combacino , dove no , dove sia maggiore il rilievo , dove più delicati i contorni , e a trovar parole così sottili e così calzanti che rendano con evidenza le differenze più tenui , senza ingrossarle . " Questo lavoro fece mirabilmente su migliaia di vocaboli Niccolò Tommaseo , nel suo Dizionario pieno d ' ingegno e di dottrina , d ' arte e di vita , altrettanto dilettevole quanto profondo , e riboccante d ' ogni maniera d ' insegnamenti , non solamente filologici , ma morali , filosofici , estetici : un libro d ' oro , al quale è titolo troppo modesto quello di dizionario . Leggilo , mio giovane amico , e rileggilo a brevi tratti , pensandovi su . Non ti sarà solo un vital nutrimento allo spirito ; ma una ginnastica intellettuale che ti farà più forti , più acute , più agili tutte le facoltà della mente . Tu ci troverai espresse mille idee e facce d ' idee , sentimenti e modificazioni di sentimenti , e aspetti e proprietà e qualità intime di cose , che ora sono confuse nella tua mente e nel tuo animo , e di cui cerchi invano l ' espressione , come inseguendola tentoni nella nebbia . E imparerai a scrutare il significato d ' ogni parola come si scruta un ' anima ; a scoprire sotto ogni idea un ' altra idea , ordini interi d ' idee ; a chiarire , a distinguere , a separare una quantità di concetti e di sentimenti , che sono ora nascosti nella tua mente sotto un solo vocabolo , col quale tu li mescoli e li designi tutti insieme come un mucchio di cose uniformi . E non soltanto quella lettura " ti raddrizzerà l ' espressione di molte idee , ma le idee medesime . " Imparerai non solo ad esprimere , ma a pensare profondamente , sottilmente , nettamente . Quante parole t ' accorgerai d ' aver usate finora e udito usare dai più in un significato che non hanno , o che del loro significato vero non è che un ' ombra ! Di quant ' altre parole e frasi che ora ti vengono ogni momento sulla bocca e sotto la penna , moleste come ripetizioni obbligate , e di cui ti riesce molesta la ripetizione anche nei discorsi e negli scritti altrui , t ' avvedrai che le ripeti e che tutti le ripetono , non perché siano inevitabili , ma perché tu e gli altri le usate ad esprimere gradazioni diverse d ' un ' idea o d ' un sentimento , ciascuna delle quali dovrebb ' essere espressa in un ' altra forma , e la forma c ' è , e nessuno l ' adopera ! E come di questa benedetta lingua , che tu dici ricca , varia , delicata , potente , più per consuetudine che per coscienza , ti apparirà moltiplicata la ricchezza , più maravigliosa la varietà , più squisita la finezza , ingigantita la potenza ! Certo , ti sarà impossibile ritenere a mente tutte quelle innumerevoli e fini distinzioni fra i significati dei vocaboli ; benchè la maggior parte di esse siano spiegate con magistrale chiarezza e illustrate da esempi efficacissimi . Ma il vantaggio massimo che ricaverai da questo studio , non sarà nella tua memoria : lo riconoscerai nel sentimento della lingua raffinato , nella facoltà del discernimento acuita , nella consuetudine che avrai acquistata di cercare e ponderare il significato d ' ogni parola prima di buttarla sulla carta , di raffrontare una locuzione con l ' altra , di provarne parecchie al tuo pensiero per vestirgli quella che più gli conviene , di diffidare cautamente delle apparenze di sinonimia che di continuo ci si presentano , e da cui ci lasciamo ogni momento ingannare . Ti parrà dopo un mese di non aver cavato da quella lettura che un profitto di poco conto , o anche nullo . Ma se , dopo aver letto e pensato qualche centinaio di quelle pagine , dove lo scrittore , esercitando le facoltà più delicate della mente , affronta e vince a ogni periodo le più terribili difficoltà del linguaggio , che son quelle dell ' analisi , della distinzione , della definizione , ti proverai a scrivere sopra un argomento comune , tu esperimenterai nel raccontare , nel descrivere , nel ragionare , una facilità nuova , un senso di scioltezza , di sicurezza , di padronanza delle tue facoltà e delle tue mosse , simile a quello che prova a camminare sur una via larga , piana e libera chi sia andato un pezzo per un sentiero erto e stretto e pieno d ' inciampi , con un precipizio da lato . La tua mente si sarà addestrata a veder le varie sembianze d ' ogni idea con uno sguardo rapido e avvolgente , a penetrarvi in fondo , a passare in rassegna alla lesta i diversi modi di significarla , e a cogliere sull ' atto il migliore ; e non soltanto nel maneggio della lingua risentirai il vantaggio , e nella cresciuta attitudine ad analizzarla , e nel più forte amore che avrai per essa ; ma alla scuola dell ' autore che insieme con le parole analizza passioni , azioni , usi , costumi , caratteri , ti sarai avvezzato a meditar sopra ogni cosa , e studierai nella lingua l ' anima umana , la vita , la natura , e qualche volta dirai tu pure col maestro che ti par di sentire in questo studio il verbo di Dio . Libro preziosissimo ; leggendo il quale ti sentirai prima compreso d ' ammirazione , e poi di reverenza e di gratitudine per lo scrittore che fece della lingua della tua patria uno studio così amoroso e profondo , e per trasmetterne ai giovani la cognizione e l ' amore , un lavoro così poderoso e variamente utile e bello ; e di pagina in pagina ingrandirà davanti ai tuoi occhi e ti sarà eccitamento via via più forte e più caro a perseverar nello studio , l ' immagine del vecchio venerabile , d ' occhi cieco e divin raggio di mente . SCRUPOLINO . I sinonimi erano una delle molte afflizioni della sua vita . Lo conobbi a Firenze . Era un impiegato della Prefettura , nato e cresciuto Là dove Italia boreal diventa , già vicino alla trentina ; ma così smilzo , e sprovvisto d ' ogni onor del mento , e d ' indole così timida , che pareva ancora un adolescente . Si dilettava di letteratura , leggeva molto e non mancava d ' ingegno ; ma era affetto d ' una malattia incurabile : il terrore della lingua italiana . Aveva della difficoltà dell ' idioma gentile un concetto così smisurato , gl ' incuteva un così grande sgomento il fantasma della Grammatica , che , parlando , impuntava a ogni tratto , e balbettava come uno scolaretto agli esami , assalito da mille dubbi , turbato da mille scrupoli ; dai quali non riusciva a liberarsi né sull ' atto né poi , e se ne disperava . Anche nel crocchio degli amici soliti , ma tanto più se c ' era qualche toscano colto , o chiunque altro , che avesse reputazione di parlar bene , e non gli fosse famigliare , gli si vedeva in viso la preparazione mentale faticosa e piena d ' incertezze ch ' egli faceva d ' ogni periodo o frase che volesse dire ; e quando poi si risolveva a parlare , usava ogni specie di cautele e di formole attenuanti , come : - sto per dire , direi quasi , la parola non sarà di Crusca , mi si passi l ' espressione ; - e qualche volta arrossiva a un tratto , e restava in tronco . Con questo o con quell ' amico , poi , a quattr ' occhi , sfogava il suo dispetto contro la lingua e contro sé stesso , e gli confidava i dubbi e i timori che lo perseguitavano di continuo come un nuvolo di vespe . Si doveva dire a un uomo lei è buono o lei è buona ? Vacci o vavvi ? Credo che tu sii o che tu sia ? Lo trattò come se fosse uno sconosciuto o come se fosse stato ? Ha fatto la tal cosa di nascosto di o da o al tale ? Ho antipatia per o con o verso o contro una persona ? Come Dio benedetto s ' ha da dire ? E non serviva dirgli i modi che i " buoni parlanti " usavano , e consigliargli di fissarseli una volta per sempre nel cervello , e d ' attenersi a quelli immutabilmente ; senza di che non sarebbe guarito mai della sua malattia . Se in un libro di scrittore autorevole gli accadeva di leggere un modo diverso da quello generalmente usato ( cosa troppo facile in Italia , pur troppo ) , il dubbio gli rampollava da capo . - Questa maledetta lingua italiana - diceva - è una disperazione . Preferirei di studiare il cinese . - Ogni giorno gli saltava su un dubbio nuovo , anzi un nuovo ordine di dubbi e di scrupoli : sul fra o tra , sul lì o là , qui o qua , costì o costà ; sull ' uso degli ausiliari essere o avere con certi verbi ; sulla collocazione dei pronomi personali che non sapeva mai dove mettere , e che spesso gli restavano in mano . A volte fermava un amico per la strada , e gli domandava di punto in bianco : - Si dice : lo dissi loro o loro lo dissi ? - E quando un amico , del quale avesse stima in materia di lingua , a uno dei suoi quesiti si mostrava perplesso : - Ah ! vedi - esclamava in tono di trionfo - vedi se non ho ragione ! È una lingua terribile , terribile , terribile . Per questo suo perpetuo " scrupoleggiare " gli s ' era affibbiato il soprannome di Scrupolino , di cui non s ' aveva per male ; ma nemmeno ne rideva , perché la parola designava un ' infermità mentale , della quale egli aveva coscienza e vergogna . A furia di porre quesiti a sé stesso finiva con dubitare anche della legittimità delle parole e delle locuzioni più usuali , e in certi momenti di sconforto esclamava : - Io non so più parlare ! Io finirò col non più parlare ! Qualche volta cercavamo di persuaderlo , sul serio . - Vedi - gli si diceva - tu hai tanta difficoltà di parlare perché non parli , componi . Non devi comporre . Ti devi gettare a nuoto nel discorso , arditamente ; lasciarti andare all ' ispirazione , alla dettatura dell ' orecchio , non badando a regole , dimenticando ogni studio . Volendo esaminare e scegliere le parole , come fai , così con la fretta , per non far aspettare , e col timore di seccare chi ascolta , ti confondi , e scegli quasi sempre male , o non trovi , e resti lì , impaniato . Prova un po ' a parlare come vien viene . - Ma egli stava un po ' pensando , e poi rispondeva , scrollando il capo : - È inutile , non posso ; le parole e le regole battagliano nel mio capo come i Deputati nel Parlamento . - Ed era vero . A quando a quando si provava a parlar libero ; ma subito gli spettri dell ' Improprietà , dell ' Impurità , dell ' Idiotismo , il fantasma formidabile della Lingua Italiana gli si rizzavano dinanzi , ed egli era perduto . A poco a poco il tarlo del dubbio gli era risalito , come sempre avviene , dalla lingua alla radice del pensiero , per modo che anche lo scrivere la più semplice lettera diventava per lui un affare di Stato . Egli mi fece la confessione d ' uno di questi casi , al quale tutti gli altri rassomigliavano , e che è un esempio dell ' impotenza intellettuale a cui può condurre l ' esercizio della critica sopra sé stessi , quando non è tenuta nella giusta misura . Si trattava d ' una breve lettera di condoglianza . - Stimatissimo signore , gradisca le mie condoglianze . - No . Come si fa ad associare l ' idea del gradimento con quella d ' una sventura ? - Le mando le mie condoglianze . - Come si manda un pacco ! E poi è troppo famigliare . - Le faccio .... - Ma non è troppo materiale per l ' espressione d ' un sentimento ? E si dice faccio una condoglianza , o non confondo col modo fare un complimento , che dei due è il solo corretto ? - Riceva le mie .... - Oh bella ! Se glie le mando , bisogna ben che le riceva : è ridicolo . - Abbia , dunque .... Ma quest ' imperativo è sgarbato . E via così per tutto il resto . Sette righe gli costavano i sette dolori . E finiva sempre col ritornello : - È terribile ! - Un giorno mi venne incontro in via Calzaioli agitando un giornale , e me lo mise sotto gli occhi , dicendo : - Leggi qua . - Era una Conversazione del giovedì , nella quale Giuseppe Civinini , che per lui era il principe dei giornalisti e dei critici , diceva che la lingua italiana era una delle meno parlate e delle più difficili lingue d ' Europa . - Hai inteso ? - quasi gridò - e lo dice uno scrittore di quella forza ! Non c ' è da dar l ' anima al diavolo ? Io vorrei esser nato in Lapponia ! Uno dei più molesti argomenti di dubbio e di confusione era per lui l ' uso del lei e dell ' ella , fra cui si trovava ogni momento come tra il martello e l ' incudine . Gli dicevano : - Di ' come i fiorentini . - Ma questi scellerati - rispondeva - dicono un po ' l ' uno e un po ' l ' altro . Che regola ci si può cavare , che Dio li confonda ! - E con gente ch ' egli praticasse , tanto e tanto si lasciava andare al lei ; ma con persone a cui parlasse la prima volta , e che gli mettessero un po ' di suggezione , non c ' era verso : il lei gli veniva sulle labbra , ma se lo rimangiava , e metteva fuori l ' ella a proprio dispetto , e lo sosteneva nel discorso a prezzo di qualunque sforzo e sacrificio della naturalezza e dell ' armonia , anche facendo rider gli amici , pur di salvare la Grammatica sacra . Appunto per la gran paura di non parlar bene , gli toccò un giorno a inghiottire un boccone amaro , che gli restò sullo stomaco un pezzo . Andando insieme a Prato , ci trovammo nel vagone con un ragazzo e un giovinetto toscani , fratelli , di viso intelligente e vivo tutt ' e due ; i quali scherzavano argutamente a ogni proposito , e rammentavano spesso il babbo , che li doveva aspettare all ' arrivo . Allettato dalla loro allegrezza , l ' amico Scrupolino sentì desiderio d ' attaccar conversazione , e a un certo punto domandò cortesemente al maggiore : - E dove , se è lecito .... dove vanno ... ? Stava per dir loro ; ma m ' accorsi che non osò , e ripetè : - Dove vanno .... elleno ? I due toscanelli fini si scambiarono un ' occhiatina e un sorriso , e il maggiore , prendendo baldanza dalla timidità dell ' interrogante , rispose con malizia : - Dove andiamo noi , ci domanda ? ... A Bologna . E il mio amico , un po ' confuso : - E .... a Bologna , mi par d ' aver inteso , li aspetta il loro .... genitore ? Il giovinetto sbirciò un ' altra volta il fratello , e poi rispose con un leggerissimo sorriso burlesco : - Sì , l ' autore dei nostri giorni . Scrupolino sentì la puntura , arrossì un poco , e non aggiunse altro . Quando scendemmo dal treno , scattò : - Hai sentito quell ' impertinente ? Avrebbe meritato una lezione . È inutile . Io non dovrei più parlare italiano . Mi darei degli schiaffi , come è vero Dio . Ebbene ( e tirò un pugno nell ' aria ) non parlerò più , e ogni cosa è finita . Tu ridi ! ... Ma è terribile . Ma fatti pochi passi pensandoci fermò , e mi domandò a mezza voce , timidamente : - Ogni cosa .... è neutro o femminino ? APOLOGIA DEL PEGGIORATIVO . Eccomi qua , signorino . Sono il sor Accio , peggiorativo di professione , vecchio come il primo topo ; ma sempre sano e pien di vita come un ragazzo . Non si sgomenti della mia faccia burbera e della mia voce grossa , chè sono un buon diavolaccio in fondo , nonostante la mia reputazione di persona grossolana , e benchè di solito si pronunzi il mio nome sporgendo il labbro di sotto in atto di disprezzo . Vero è che io servo quasi sempre a esprimere sentimenti di disistima e d ' avversione , a sparlare del prossimo e a definir cose brutte e sgradite ; ma , insomma , sono utile , perché avversione e disistima sono ben sovente sentimenti onesti , e dir male di certa gente è dovere di coscienza , e sono mai tante le cose brutte e sgradite che gli uomini sono costretti a rammentare ! E appunto perché ho coscienza d ' esser utile , mi fo lecito di offrirle i miei servizi , e di farle , modestamente , una lezioncina di lingua . Perché , parlando e scrivendo , ella si serve così raramente di me ? Eppure io servo a dir molte cose , che non si possono dir bene se non per mezzo mio . Di molte idee accorcio l ' espressione ; di certi sentimenti significo io solo certe sfumature che altrimenti non si saprebbero rendere ; a molte parole do un particolare senso comico che per sé sole esse non hanno ; e a chi esprime un giusto sentimento di disprezzo o di sdegno , il mio suono stesso dà un certo qual senso di sodisfazione , che nessun ' altra parola gli darebbe , poichè è un suono largo e forte , che gli riempie la bocca e gli fa stringere i denti , non è vero ? il suono come d ' una palmata vigorosa , che pianti ben salda e ribadisca l ' idea . O perché non si serve qualche volta di me quando vuol dire , per esempio : una trista idea , una mala giornata , una mossa o un ' entrata o un ' uscita villana , una cattiva ragione , un cattivo partito , una cattiva pratica , una brutta cera o un brutto momento ? Perché , invece di usare due parole o una perifrasi , non dice invece : - Questa è un ' ideaccia - Oggi è una giornataccia - Il tale m ' ha fatto una mossaccia , un ' entrataccia , un ' uscitaccia - Codesta che tu adduci è una ragionaccia - Ha trovato marito ; ma è un partitaccio - Quel giovane si mette male ; ha delle praticacce - Il tale oggi si deve sentir male ; ha una ceraccia - Se càpita ora quel poco di buono , mi piglia in un momentaccio - ? Non esprimerebbe la sua idea con maggior brevità e con po ' più forza ? E se per dire che un tale d ' una cert ' arte , ufficio o mestiere ha una certa pratica , ma affatto materiale , senza alcun lume di scienza , o che un impertinente l ' ha messo al punto di fare uno sproposito , o che un trivialone di sua conoscenza ha mangiato come un bufalo , dormito come un ghiro e tenuto dei discorsi indecenti , ella dicesse : - Non ha che una certa praticaccia - m ' ha messo a un puntaccio - ha fatto una mangiataccia , una dormitaccia , dei discorsacci , - non direbbe la cosa più alla svelta e con più vigore d ' espressione ? E non son mica grossolano come posso parere a primo aspetto , chè nel graduare o colorire il significato delle parole ho io pure le mie industrie e le mie finezze . Fare una levataccia , per esempio , non significa soltanto : levarsi più presto del solito ; ma dice anche la violenza che si fa alla propria pigrizia , e il rincrescimento del farla . Fare una partaccia a uno non vuol dir solo fargli un rimprovero acerbo , o , famigliarmente , una lavata di testa , ma anche usare , facendogliela , aspre parole . Dicendo che uno ha un talentaccio , un ingegnaccio , si dice che ha molto talento , molto ingegno , ma in qualche lato manchevole , o poco ordinato , o non usato sempre degnamente : non si direbbe del Manzoni o del Carducci . Poveraccio ! esprime una sfumatura di compassione o di pietà , che non si può sentire od esprimere riguardo a persone che ispirano reverenza : ella può dire poverino o poveretto , ma non poveraccio , di suo padre . Nell ' espressione : un uomo fatto all ' anticaccia , v ' è una leggiera intenzione di canzonatura che non è in fatto all ' antica . E con librucciaccio ella dice un libro non soltanto meschino nella forma ( chè libruccio significa meschino nella forma più che nella sostanza ) e non solo di poco pregio nella sostanza , ma anche in questa rozzo e cattivo . E s ' ella dice che un tale fa il comodaccio suo , dice che fa il suo comodo con particolare indiscrezione e noncuranza del comodo altrui e del dovere proprio . Vede quante piccole cose , quante minute diversità e graduazioni di idee io servo a dire e determinare ! E poi , ho stampato tante parole di forte rilievo e di color vivo e gaio , a cui nessun ' altra equivale ! Veda un po ' queste . Di un lavoro duro e misero , che dia appena da vivere : - È un panaccio . - Mangiare un panaccio arrabbiato . - Non t ' immischiare con colui : è un arnesaccio , è robaccia . - S ' è preso un cosaccio d ' avvocato , che gli mangerà fin l ' ultimo soldo . - Mi tocca a far certe facciacce per cagion sua ! - S ' è presentato con un pajaccio di scarpe rotte . - O figliaccio e po ' d ' un cane ! - E veda come servo anche a dare il fatto suo a un indegno , così di sbieco , senza parere : - L ' hanno fatto cavaliere l ' altro giornaccio , o uno di questi giornacci lo faranno . - Non è una bellezza ? E non finirei più ! Ma le dico ancor questa : che servo io solo , in Toscana , senz ' essere appiccicato ad altra parola , a definire una persona : - È un ragazzo accio , ma accio bene ; è un farabutto , ma di quegli acci ; - o sono adoperato tre volte per rincarare la dose : - È un malandrinaccio .... accio , accio , accio . - E , in fine , m ' accecherà l ' orgoglio ; ma io penso che uno scrittore che non sa giovarsi del fatto mio , o che mi trascura o mi disprezza , non può essere che uno scrittore da un tanto il mazzo . E me ne scappo , perché vedo avvicinarsi un tale , un giovincello sdolcinato , con cui non me la dico , e non mi posso trovare insieme . La lascio con lui , che cercherà di rivogarle la sua mercanzia . Ma ritornerò . A rivederci a presto , e si guardi da un ' indigestione di zuccherini . APOLOGIA DEL DIMINUTIVO . Giovanettino , ti saluto . Io sono il diminutivo ... Comprendo il tuo sorriso ; ma non mo ne risento , perché sono un buon figliuolo . Da qualcuno tu avrai inteso dir corna di me , e sei mal prevenuto a mio riguardo . T ' avranno detto che sono uno sdolcinato stucchevole , che stempero le parole e snervo la lingua , empiendola di lezi femminei e di vezzi bambineschi . Ma tu non devi dar retta a costoro : gente di grossa pasta , che non mi capisce e non mi sente . Io son modesto di natura , e non per vanagloria , lo puoi credere , ti affermo che chi mi maltratta o per ignoranza o per rozzezza d ' animo , chi non ha famigliarità con le mie forme innumerevoli e le tiene in conto di vane frasche , non può saper quanto è ricca , quanto è flessibile , quant ' è dolce la lingua della sua patria . Cascano nella leziosaggine e ristuccano , non c ' è dubbio , tutti coloro che abusano di me , appiccicandomi a cinque parole su dieci , che dicono a un modo bellino e carino un fiore e un campanile , un bambino e una montagna , che non possono esprimere un ' idea senza rimpicciolirla alla misura della loro animetta , un sentimento senza indolcirlo fino alla nausea , col giulebbe che hanno nelle vene invece del sangue . Ma , usato con discernimento da chi ha intelletto e gusto fine , io compio nella lingua un ufficio nobile e utile ; io do alla parola gentilezza e grazia e soavità di suono e sapore di scherzo garbato e cento significati delicatissimi d ' affetto , di pietà , di simpatia , d ' indulgenza ; io attenuo e scuso colpe ed errori di persone care , velo infermità e deformità d ' infelici , esprimo quanto vi è di più tenero nel cuore delle madri e degli amanti , rendo tutte le più delicate gradazioni della bellezza e delle virtù gentili e dei sensi ch ' esse ispirano ; e addolcisco il rimprovero , e spunto l ' offesa , e accarezzo e compiango e conforto . E non vezzeggio alla cieca ogni cosa , come afferma chi non m ' intende o mi calunnia ; ma dico anche verità sgradite a chi in altra forma non le vorrebbe udire , e faccio atto di giustizia temperando la lode eccessiva , restringendo il concetto ingiustamente ingrandito di molte cose , mettendo un ' ombra di rampogna , quando occorre , anche nell ' espressione della pietà e dell ' affetto . Non vezzeggio soltanto ; ma definisco , distinguo , dipingo , scolpisco ed illumino . E non è la mia vanità , è la voce universale che mi chiama una bellezza e un privilegio della lingua italiana . Imita dunque la gentilezza di chi , volendo designare un piccolo infelice , di cui non sa il nome , e sentendo che nel modo il piccolo storpiato non suona la pietà , dice - lo storpiatino - , come chiama loschina una ragazza losca , e dicendo d ' un ' altra che ha la bazza , fa intendere insieme ch ' ella ha qualche cosa di grazioso , che quasi fa piacere il difetto , chiamandola : - Una bazzina . - Ecco la bazzina . - È una bazzina , bionda , piena di vita . - E dicendo d ' una giovinetta o d ' una bimba : boriosina , invece di : un po ' boriosa , farai comprender meglio che , pure avendo quel difetto , non ha animo cattivo . E se chiamerai un ' altra : beatina , dirai , come non potresti meglio , ch ' essa è devota alle pratiche del culto , ma non pinzochera , e che il sentimento religioso in lei è gentilezza . E quando vorrai dire che una donna ha un carattere alquanto astioso , tu potrai chiamarla astiosina , senz ' offenderla ; ciò che non ti riuscirebbe né premettendo un po ' all ' aggettivo , né con altra parola attenuante . Ma è l ' affetto , è il sentimento della delicatezza che suggerisce a chi parla le mie forme più gentili ; esse non si cercano , vengon via spontanee , come certe inflessioni carezzevoli della voce . Senti le mamme del popolo , in Toscana . Chiamano maggiorino il maggiore dei loro figliuoli piccoli . Dicono vergognosina una bimba timida , e magari anche un po ' selvatica . Non chiameranno un loro bimbo : spersonito o malsano , ma stentino , e per non dir gracile , diranno : - È così minutino , ma sano , - e per non dire d ' una ragazza che è di complessione delicata , diranno : gentilina ; e capacino , per modestia , d ' un ragazzino intelligente o bravo in qualunque cosa . - Ammodino , ragazzi ! - dicono spesso , invece di : ammodo , per addolcire l ' avvertimento . Tu potresti urtare il loro amor proprio dicendo che un loro figliuoletto ha già le sue malizie ; non l ' urteresti dicendo che ha le sue malizine ; che esprime l ' idea d ' un accorgimento fine meglio che quella dell ' astuzia . E così , se vorranno dirti che un loro bimbo è schifiltoso nel mangiare , te lo diranno con un ' espressione graziosissima : - È tanto boccuccia , che è capace di rifiutarmi un piatto se ci trova un bruscolo . - E dicono al pigretto che chiede una cosa : - Allunga il santo manino , e pìgliatela da te . - E quante altre espressioni graziose ti potrei citare , fatte col mio conio ! Di una piccola donna o ragazza seducente : - È una cosolina simpaticissima - Ha un ' ideina che piace - Una camera raccoltina : non è significata nel diminutivo anche la piccolezza e quasi la giocondità della camera ? E se uno ti dice : - A tastar per terra nel buio c ' è il casetto di raccattare qualche cosa di spiacevole - non senti in quel casetto un sapor comico che ti fa sorridere ? E se ti dice un altro che : - bisognerà aspettare un paietto d ' ore - , non senti in questo diminutivo l ' intenzione cortese d ' abbreviare il tempo nel tuo concetto e di esortarti ad aver pazienza ? Ma chi può noverare la varietà degli effetti ch ' io posso ottenere ? Anche l ' attenuazione del peggiorativo ! Sentirai dire nella campagna toscana , in val d ' Elsa : - Animaccina ! - che è come dar dell ' animaccia a uno e chiedergli scusa ad un tempo , riconoscendo d ' aver detto troppo . Donnaccina ! Dieci vocaboli ammontati , nota un filologo illustre , non saprebbero dire altrettanto . E di annatina che i contadini toscani dicono qualche volta per " annataccia affamata " dice lo stesso filologo che v ' è in quel diminutivo una mirabile disposizione d ' animo , la quale attenua il dolore e quasi ingentilisce il bisogno ; e si sottintende : un sentimento di rassegnazione cristiana , per cui si vuol dire la cosa senza lagnarsi , per timor di Dio , che l ' ha mandata . Che potrei fare di più , mondo birbetta ? Sarai dunque persuaso , carino mio , che non è mia colpa se molti seccano il prossimo e mi fanno prendere in uggia con gl ' ini , con gli etti , e con gli ucci ; che è soltanto l ' abuso e il mal uso che mi rendono indigesto ; che il vizio non è in me , ma in chi mi violenta e mi snatura . E lascia ch ' io batta ancora su questo chiodo , facendoti considerare , per esempio , che se è proprio e grazioso il dire d ' un ragazzo : ravviatino , ravversatino , ricciutino , fa venire il latte ai gomiti l ' udirlo dire d ' un uomo tanto fatto ; che se è gentile il dire che una bimba è tutta pensierini per la sua mamma , è sdolcinato davvero il dir lo stesso d ' un padre per la sua figliuola ; e che è ridicolo il dire d ' un barbuto impiegato postale , cortese col pubblico , che ha una manierina amabilissima , e che stonerebbe un ufficiale con la sciabola in pugno , che gridasse ai suoi soldati , chiamandoli alle file : - Fate prestino ! Giovati dunque di me , giovinetto , e dirai molte cose propriamente e con garbo e con arguzia ; ma non mi chiamare in ballo troppo spesso , e , sopra tutto , non m ' usare che quando calzo appunto al sentimento e all ' idea . Perché io sono nella lingua come il sorriso sul volto umano . Che c ' è di più gradevole d ' un sorriso gentile ? Ma chi sorride a tutti , ogni momento e a qualunque proposito , è uno smanceroso che viene a noia . E qui fo punto . Parto per un viaggio di propaganda nell ' Italia nordica ; ma ritornerò ogni tantino nel paese tuo , dove mi pare d ' esser tenuto anche in minor conto che altrove . Ricordati di me , e fa ' spallucce ai tangheri che mi vorrebbero bandire dalla lingua : fratelli nati di quei padroni di casa villani , che in casa loro non vogliono né bambini né fiori . LA LINGUA FAMIGLIARE . Ho ricevuto in questi giorni .... Non è vero ; non ho ricevuto niente . Perché fare una delle solite finzioni letterarie , che non ingannano nessuno ? Ho scritto io a me medesimo , in nome d ' una signora immaginaria , la lettera seguente , e confesso che l ' ho scritta perché mi faceva comodo , come riconoscerai dalla mia risposta , per la quale ti domando , in cambio della mia sincerità , un po ' d ' attenzione . Al Signor tal dei tali , M ' hanno detto ch ' Ella sta scrivendo un libro sul modo di studiar la lingua italiana . Mi permetta di rivolgerle una preghiera . Ella ebbe un giorno la cortesia di farmi una lode , la quale , spogliata del complimento dove era chiusa , voleva dire che delle signore di sua conoscenza non ero io quella che parlasse peggio . Ebbene , poichè io mostro buone disposizioni , m ' aiuti un poco . Veda il caso mio . Ho un ' amica toscana , che è come una mia sorella . Quando parlo italiano con l ' altre mie amiche subalpine , son sodisfatta di me , dal più al meno ; ma da ogni conversazione con quella esco malcontenta del fatto mio , e anche un po ' umiliata . Mi dirà che la cosa è naturalissima . Ma badi : non è ch ' io m ' accorga , parlando con quella signora , di mancar di parole e di frasi per esprimere il mio pensiero ; chè , per esempio , quando tutt ' e due parliamo d ' arte o di letteratura con altri , non avverto quasi differenza fra me e lei , fuorchè nella pronunzia . La differenza grande che ferisce il mio amor proprio è quella ch ' io riconosco quando discorriamo a quattr ' occhi liberamente , di cose comuni o intime , scherzando e facendoci confidenze a vicenda . Io sento , allora , che non riesco a dare al mio discorso il colore di famigliarità , la vivezza , e , non so come dire altrimenti , la libera giocondità che è nel suo ; e non capisco bene perché non ci riesca . Forse me lo saprà dir lei , e se mi facesse questo favore , gliene sarei grata , e se della risposta che darà a me facesse un capitolo per il suo libro , credo che renderebbe un servizio anche ad altri . Mi perdoni .... È inutile far la chiusa a una lettera apocrifa , che è un semplice pretesto per far la RISPOSTA . Stimatissima Signora Subalpina , Quello che segue a lei con la sua amica , segue a me coi miei amici toscani . La nostra inferiorità nel parlar famigliare non sta che in minima parte nel giro diverso che si dà all ' espressione del pensiero e nella minor ricchezza di vocaboli che noi possediamo ; perché in questo non può esser grande la differenza fra un toscano e uno di noi , che abbia studiato la lingua ; nella conversazione ordinaria in ispecie , la quale s ' aggira quasi sempre sugli stessi argomenti , non molti , né molto vari . Consiste principalmente la loro superiorità in un gran numero di modi , non assolutamente necessari , ma propri più che altro del linguaggio parlato , comunissimi fra di loro , e da noi non conosciuti o non usati ; che son quelli appunto che dànno al discorso quel colore di famigliarità , quella vivezza , quella libera giocondità , alla quale ella accenna . Le citerò una serie di questi modi , attenendomi nella scelta alla mia esperienza , voglio dire a quelli ch ' io sento spessissimo dai miei amici toscani , e che non uso mai , o quasi mai , né parlando con loro , né con altri , non perché non li sappia , ma perché ho più alla mano altri modi , di significato equivalente , ma meno famigliari e meno vivi , meno genuinamente italiani . Essi sogliono dire , per esempio , e io non dico : - Niente niente ch ' io parli , mi dà subito sulla voce . - Di nulla nulla borbotta per un ' ora . - Punto punto ch ' egli tardasse , non arrivava a tempo . - Mi promise di non dir nulla ; ma sotto sotto andò a dire .... - Alto alto mi toccò di quell ' affare . - A andar bene bene , ci guadagnerà cento lire . - A andarmi male male , mi cacceranno di casa . - Tanto tanto sarà costretto a dir di sì . - Tant ' è fermarsi qui che in un ' altra parte . - Quella pietra non è molto grande ; ma per il suo tanto , è bella assai . - Una rendituccia pur che sia , tanto quant ' è nulla . - Non mi piace più che tanto . - Sciocco quanto ce n ' entra . - Non lo guardo quant ' è lungo . - Tutt ' a un tratto , per la strada , me lo trovai quanto di qui a lì .... Vedo che scrolla il capo . Capisco . Forse ella non si ricorda d ' aver mai inteso dalla sua amica nessuno di quei modi . Ma proseguiamo . Può essere che le abbia inteso dire quest ' altri , che né lei né io non usiamo : - Scambio di far questo , faccia quest ' altro . - Quest ' accorciatura del vestito non basta ; l ' accorcerei dell ' altro . - Gli dissi , perché non mi stèsse a seccar altro .... - Al vedere , non par che sia molto pentito . - A come si mette la cosa , non c ' è molto da sperare . - A sprofondare ( questo la sua amica non lo dirà , ma i miei toscani lo dicono ) , a farla grossa , a fare i conti grassi , è grassa se si guadagna le spese del viaggio . - Come si fa a vedere un pezzo di giovine a quel modo a chieder l ' elemosina ? - Quando avete fatto bene , egli è il miglior medico della giornata . - Oh , c ' è che fare ! ( ci vuol ancora molto tempo ) . - Voglio ( riconosco , ammetto ) che sia un lavoro difficile ; ma egli va troppo per le lunghe . - Fa delle grandi promesse ; ma voltati in là , non si ricorda di nulla . - Gran poco giudizio che tu sei a confonderti col tal dei tali ! - Quando si dice ! - È un gran dire ch ' io non possa liberarmi da quel seccatore . - So di molto io , m ' importa di molto ! - Non me ne importa il gran nulla , il bellissimo nulla . - All ' ultimo degli ultimi , al tempo dei tempi , al peggio dei peggi , in caso dei casi . - Non sarebbe mica delle peggio andare a fare una gita a Superga . - Non è dell ' erba d ' oggi ( d ' una persona non più giovane ) . - Non è più d ' oggi né di ieri . - Siamo a tocco e non tocco . - Sono stato tutto il giorno col pover ' a me .... - O cavaci un numero , via ! ( Quando ci stizziamo di non capir di che umore uno sia ) .... Credo ch ' ella cominci a trovarsi d ' accordo con me . Ma andiamo innanzi . Scommetterei che la sua amica dice qualche volta , e che lei non dice , com ' io non dico mai : - Un bambino che mai il più bello . - Una ragazza bella che mai . - Si vogliono un bene che mai . - I danari li ha bell ' e bene , ma non li vuol spendere . - Non ci si discorre ( non si può parlare con quella tal persona ) . - Qui che cosa ci dice ? ( Che cosa c ' è scritto in questo punto ? ) - Ce lo divezzerò io ( lo divezzerò io dal far questo o quell ' altro ) . - Vuol fare una bella nevata . - È capace che piova . - Quando il tempo è fatto bene , ha tempo a piovere ! - Levandomi da letto , la prima cosa prendo il caffè . - S ' è montato il capo di diventare un gran che . - Non me lo posso levare di torno . - È lui , luissimo . - L ' hai veduto mai ? Maissimo . - E " perdoni " qui , e " mi scusi là " non fa altro che far cerimonie dalla mattina alla sera . - E gonfia gonfia , non ci potei più stare . - Neanche questo non lo dirà una signora ; ma lo cito come un modo tipico d ' altri molti famigliarissimi , che i toscani usano , e noi no ; donde il nostro italiano meno famigliare del loro . Usano essi ancora nel parlar famigliare un gran numero di modi che si potrebbero chiamar duplici o geminati ; nei quali l ' espressione dell ' idea è ripetuta con un vocabolo sinonimo o affine o antitetico , sia per ribadire l ' idea stessa , sia per far un contrapposto che le dia maggiore evidenza , sia per tondeggiare la locuzione , che suoni meglio all ' orecchio , o , come si direbbe elegantemente , per cura del numero . E questi modi servono moltissimo a dar colore di famigliarità al discorso , quando non si confonda il famigliare col volgare ; chè parecchi di essi cadono nella volgarità , o ci dànno accanto , e non li avrà certo uditi mai dalla sua amica . - Cito alla rinfusa : - Essere d ' accordo bene e meglio . - Essere un paio e una coppia . - Essere d ' un pelo e d ' una buccia , d ' un pelo e d ' una lana . - Fare una cosa spesso e volentieri . - Non aver né garbo né grazia . - Non aver modo né maniera . - Averne da dare e da serbare . - Non far né uno né due . - Non aver né colpa né peccato . - Far calze e scarpe d ' una cosa . - Esser fiori e baccelli con uno . - Non voler né tenere né scorticare . - Non dar né in tinche né in ceci . - Costare il cuore e gli occhi . - Mandar via uno segnato e benedetto . - Non saper né grado né grazia . - Una ne fa e una ne ficca . - Di politica non ne vuol sentire né cotto né bruciaticcio . - Non l ' ho più visto né cotto né crudo . - È lui in petto e persona . - È una lingua che taglia e cuce , che taglia e fende , che taglia e fora . - Dàgli e picchia , dàgli e tocca , dàgli e martella . - In fine e in fatti . - Né così né cosà . - Non fa né ficca . - Non cresce né crepa . ( Mi perdoni , signora ) . E mi par che basti per un saggio . Tutti questi modi , e quelli citati più sopra ( di cui molti appartengono a tutti i dialetti , alcuni tali e quali , altri in forma poco dissimile ) corrispondono per l ' appunto nella lingua a certi gesti , atteggiamenti , sorrisi e inflessioni di voce , che noi usiamo soltanto con persone domestiche , nei quali consiste particolarmente quello che si chiama modo , contegno , tratto famigliare . Certo , non sta in questo soltanto la superiorità che hanno su noi i toscani nella conversazione ordinaria : sta in molt ' altre cose che non è qui il luogo d ' accennare ; ma nel caso suo , signora , mi par che l ' altre cose ci abbiano che fare assai meno di quella che mi sono ingegnato di dimostrarle . Si tratta d ' una parte della lingua che noi non sappiamo , o possediamo male , non avendola imparata nelle scuole , dove si bada più che altro alla lingua letteraria ; ma che è forse più necessaria , o più utile di questa , perché sono le persone famigliari , gli amici intimi quelli coi quali abbiamo più occasione e bisogno , nel corso della vita , di parlare e anche di scrivere , e di trattare di più varie cose , e più liberamente , e penetrando più addentro alle cose stesse . E ora , signora mia .... Ma la signora ha fatto l ' ufficio suo , e la possiamo accomiatare con una reverenza . LA LINGUA FACETA . Questa tu devi studiare in particolar modo se sei di natura tagliato al faceto , ossia inclinato a osservare e a rappresentare ad altri il lato ridicolo delle cose , e a esprimere molti dei tuoi pensieri , anche non lepidi in sé , in forma scherzosa ; poichè per noi , che non abbiamo imparato la lingua dalla balia , non c ' è cosa più difficile che scherzare con garbo e ottener con la parola l ' effetto del riso . Perché sia difficile lo spiega con grande evidenza il Leopardi nei Pensieri che furono pubblicati dopo la sua morte ; nei quali troverai un tesoro d ' osservazioni acutissime sulla lingua italiana . Egli dice che il ridicolo ( per quanto si riferisce al linguaggio , non alla sostanza ) " nasce da quella tal composizione di voci , da quell ' equivoco , da quella tale allusione , da quel giocolino di parole , da quella tal parola appunto , di maniera che se sostituite una parola in cambio d ' un ' altra , il ridicolo svanisce " . Ora , per questa ragione appunto noi otteniamo difficilmente il nostro intento nei discorsi faceti che facciamo in italiano : perché ci manca la maggior parte di quelle parole e locuzioni , dalle quali nasce il ridicolo , e quasi sempre usiamo in luogo di quelle gli stessi modi che useremmo per dire sul serio le cose che diciamo per far ridere . * È una verità che non occorre di dimostrare . L ' avrai osservata molte volte tu stesso nei discorsi tuoi e in quelli degli altri . Tu devi sentire alla prima qual maggior effetto comico si possa ottenere in certi casi dicendo invece di " tremar dal freddo " : - batter la diana o pigliar le pispole ; invece di " dar poco da mangiare a uno " : tenergli alta la madia ; invece di " ridurgli il vitto " : alzargli la mangiatoia ; invece di " non ha la testa a segno " : gli va male l ' oriolo ; invece di " picchiare , dar lo busse a uno " : pettinarlo , rosolarlo , tamburarlo , fargli una tamburata , dargli le croste o le paghe o le briscole . - E senti che più facilmente farai ridere se invece di " scappare , indebitarsi , dire l ' opposto di quello che s ' è detto , far le occorrenze sue , tirar calci , andar tutto d ' un pezzo e impettito " dirai : - spronar le scarpe , inchiodarsi , rivoltar la frittata , far gli offici di sotto , lavorar di pedate , aver mangiato la minestra o lo stufato di fusi . - E non c ' è bisogno di farti notare che diversità d ' effetto comico corra fra le espressioni : un abito che " si comincia a scucire " e che comincia a fischiare ; fra " abito lungo e largo o logoro o scarso o mal fatto " e palandrana , biracchio , paraguai , saltamindosso ; fra " brodo allungato " e brodo di carrucola , fra " cattiva minestra " e sbroscia o basoffia , fra " miseria " e trucia , " paura " e battisoffia , " cattivo quadro " e cerotto ; " persona acciaccosa e di malumore " e deposito : - Andiamo a far visita a quel deposito del signor Gaudenzio ! - Molte di queste parole e locuzioni sono ridicole per sé medesime , e bastano da sé in molti casi a destar l ' ilarità , dove non gioverebbe a destarla un particolare o un ' osservazione arguta aggiunta alla frase o alla descrizione e all ' aneddoto . * Per dimostrarti quant ' è ricca in questo campo la nostra lingua , ti cito ancora una serie di modi d ' uso comune in Toscana , che noi non usiamo se non raramente ; di alcuni dei quali è evidente il significato ; e d ' una parte degli altri lascerò che cerchi il significato tu stesso , perché ti resti meglio impresso nella memoria . - Affogare nel cappello , nelle scarpe , nel soprabito - Aver roba in corpo o in manica - Aver paglia in becco - Avere il baco ( con qualcuno ; avercela , senza dimostrarlo , o volerlo dimostrare ) - Avere i bachi ( essere inquieto o di malumore ) - Aver famiglia in capo - Aver la fregola ( di fare una cosa ) - Aver messo il tetto - Alzare i mazzi - Andare , darsi ai cani - Andare in dolcitudine - Attaccare il lucignolo - Bastonare la messa ( dirla in furia ) , una cosa qualunque ( abborracciarla e venderla a vil prezzo ) - Batter la solfa - Battere il trentuno - Campare con uno stecco unto - Dar le pere - Dare fune o spago - Dare una lunga a uno ( intrattenerlo , senza spedirlo ) - Dare un ' untatina - Dar nelle girelle o nelle girandole - Essere al lumicino , al moccolino , al moccoletto - Essere uno spianto ( una rovina : quell ' affare è stato un vero spianto per il tale ) - Essere in pernecche - Fare un bollo ( vuol prender moglie quello spiantato ? Farebbe un bel bollo ! ) - Far polvere ( sollevare scompigli : non faccia tanta polvere : abbia un po ' più di prudenza ) - Fare una buca ( un cassiere nella cassa ) - Fare un passio ( una cosa lunga di cosa che dovrebbe esser breve ) - Far baciabasso ( per umiliazione , per adulazione , sottomettersi ) - Girare a uno la cuccuma , la còccola , il boccino - Grattar gli orecchi - Levar le repliche - Mangiare a macca - Macinarsi il patrimonio - Mettere in purgo ( una notizia non sicura ) - Non mondar nespole ( S ' egli lavora , l ' altro non monda nespole ) - Pagar con le gomita - Piantare un melo - Piantare un porro - Prendere al bacchio ( alla cieca , alla ventura ) - Prender pelo - Prendere una lùcia , una briaca , una bertuccia - Ridursi all ' accattolica - Spianare il gobbo , le costure - Scuotere la polvere - Sonarla a uno - Sonare a mattana - Sbarbare ( Non riuscire in una cosa : s ' è messo a tradurre Orazio ; ma non ce la sbarba ) - Tagliare le calze - Venir le cascaggini ( d ' una cosa che ci annoia : mi fa venir le cascaggini ) . E soltanto per esprimere facetamente l ' idea del mangiare con avidità , o molto , o soverchio : diluviare , digrumare , dipanare , scuffiare , sgranocchiare , dimenare le ganasce , ungere , sbattere , far ballare il dente , far ballare il mento , ingubbiarsi , rimpippiarsi , rimbuzzarsi , spolverare , dar ripiego a quant ' è in tavola , mangiare a scoppiacorpo , macinare a due palmenti , mangiar con l ' imbuto , divorare a quattro ganasce . E fermiamoci qui , per non fare un ' indigestione . * Certo che le parole non hanno per tutti la stessa faccia . Molte che hanno effetto comico per alcuni , per altri non l ' hanno , e questo non è soltanto delle parole di tal genere , ma , in generale , di tutte ; e deriva dall ' aver ciascuno un suo particolare sentimento della lingua , che è la ragione per cui della lingua stessa ciascuno tende ad appropriarsi certe forme a preferenza d ' altre , o ad usarle in un significato più o men lievemente diverso da quello in che altri le usano . Ma il senso comico delle parole , in special modo , è un senso che si affina grandemente con l ' osservazione , coi raffronti , e via via che , avanzando con gli anni , si scoprono negli uomini , e nelle cose , nuove e più intime sorgenti di ridicolo ; e quand ' è affinato , dà nello studio della lingua mille diletti . Sono ben lontano dal credermi in questo più fine di Caio o di Tizio ; e non di meno , m ' accade di ridere o sorridere di molte parole , ogni volta che le leggo o le sento , come di certe forme e di certi atteggiamenti del viso umano , versi buffi o mosse allegre o burattinesche . Per esempio : - Briachite - Briachella ( uno che piglia spesso piccole sbornie ) . - Non è briaco : ha soltanto un po ' d ' accollo ( l ' inclinazione del collo come sotto un peso ) - Sbiobbo ( d ' uno rachitinoso e con gran bazza ) - Musceppia ( bambina o ragazzetta saputella ) - Patìto ( l ' innamorato ) - Pateracchio ( per conclusione spiccia , specialmente di matrimonio : si videro , si piacquero e fecero subito il pateracchio ) - Un tient ' a mente ( uno scapaccione ) - Stanga , stangato ( per bulletta , un uomo in bulletta ) - Pispilloria ( discorso a carico di qualcuno , o lungo e noioso ) - Scarpata ( pedata ) - Ciucata ( cavalcata con gli asini ) - Cacheroso ( svenevole ) - Bacherozzolo ( per bambino ) - Frittura ( di molti bambini ) - Sguerguente ( uno che fa atti strani o sgarbati ) - Squarquoio ( di vecchio cascante ) - Rubapianete ( ladro di chiesa ) - Spulcialetti - Squarciavento - Spiantamondi - Strizzalimoni - Picchiapetto - Frustamattoni - Sottaniere - Religionaio - Miracolaio - Pretaio ( uno che bazzica preti ) - Mogliaio ( che non esce mai d ' attorno a sua moglie ) - Fantajo ( dilettante d ' ancelle , direbbe la signora Piesospinto ) ; e di verbi non cito che pissipissare , indragonire , rinfichisecchire , insatanassare , sfanfanare ( struggersi d ' amore ) , cicisbeare , matrimoniarsi , rivogare .... Giusto , mi vengono in mente due versi di Neri Tanfucio : Povera truppa , quanti serviziali T ' ho visto rivoga ' nel deretano ! * Ho citato quasi tutti modi dell ' uso vivo toscano . Ma il linguaggio del ridicolo non può essere circoscritto dall ' uso , perché a chi scherza e vuol far ridere tutto è lecito , pur che rimanga nei confini più vasti della lingua . Nascendo anche il ridicolo da contrasti e dissonanze tra la parola e l ' idea , da parole usate in senso insolito , inaspettate , strane o anche fuor d ' ogni proposito ragionevole , e dalla stessa affettazione o pedanteria voluta del vocabolo o della frase , ne segue che qualsiasi modo vieto o tronfio o poetico o arcaico , il quale , usato sul serio , stonerebbe intollerabilmente , e farebbe ridere alle spese di chi lo dice , ottiene invece l ' effetto che si propone chi scherza , ed è quindi legittimo se a quest ' effetto è adoperato opportunamente e con garbo . È come di certi gesti e impostature e alterazioni del viso e dell ' accento , che riescono leziosi , sconvenienti e anche odiosi quando in una persona sono abituali e inconsapevoli o affettazioni di dignità e d ' eleganza ; ma che all ' opposto riescono piacevoli quando son fatti con l ' intenzione di far ridere , contraffacendo qualcuno , per esempio . Gli esempi sono così frequenti negli scrittori , che non mette conto di citarne ; e sono frequentissimi anche nelle conversazioni della gente colta . Noi tutti abbiamo conosciuto o conosciamo certi belli umori che hanno la consuetudine di rallegrar la gente dicendo cose comunissime o lepide con parole gravi e lambiccate e in stile magniloquente . Io ebbi un amico , professore di lettere , il quale faceva sbellicar dalle risa gli amici raccontando aneddoti faceti , e parlando anche delle cose più ovvie con parole e giri di frase del Decamerone , ch ' egli sapeva quasi a memoria . Seriamente diceva d ' esser rimasto in una trattoria attirato dalla piacevolezza del beveraggio ; descriveva un desinare suntuoso a cui era stato invitato , con grandissimo e bello e riposato ordine servito , dove lui , vago di vini solenni , aveva trovato il fatto suo bevendo del Caluso e del Barolo in certi graziosi bicchieri , che d ' ariento pareano ; e chiamava un avvocato : armario di ragione civile , e una ragazza afflitta da pene amorose : - sventurata in amadore ; e diceva d ' un farabutto : - Testimonianze false con sommo diletto dice , chiesto e non richiesto - , e a un amico incontrato per la strada : - Dammi un fiammifero , se tu hai in te alcuna favilluzza di gentilezza ; e : - Grazie , cuore del corpo mio ! - e adoperava il con ciò sia cosa che con tanto garbo , e qualche volta così all ' impensata , e con un così forte contrasto col significato e con l ' intonazione del discorso , che strappava risate da mandarsi a male . Non trascurare dunque , leggendo gli scrittori e i dizionari , neppure quella parte della lingua che è fuori d ' uso , perché certe voci e locuzioni muffite , che tu quasi ributti dalla tua mente , ti possono servire in certi casi a dare un vivo effetto comico a uno scherzo , il quale altrimenti riuscirebbe sciapito , a far ridere con un gioco di parole semplicissimo , con una sola parola , con un nonnulla . Nulla nella lingua è disprezzabile , tutto può giovare . La lingua giocosa è infinita come le sorgenti del riso . PER VARIARE IL PROPRIO VOCABOLARIO . Più di trent ' anni fa , in un tempo che sfornavo prosa a gran furia , un mio amico un fermò una mattina per la strada , e con un viso grave , che a tutta prima mi fece temere una cattiva notizia , mi disse : - Ho letto il tuo ultimo articolo . Dimmi un po ' : quando intendi di finirla col tuo in un battibaleno ? La prima volta che scriverai invece : in un momento , in un attimo , in un lampo , o anche semplicemente in un baleno , t ' inviterò a desinare . Aveva ragione . C ' era anche nel mio ultimo articolo quel maledetto battibaleno , che avevo cacciato non so quante volte in altri miei scritti , senz ' avvedermi della ripetizione , e che doveva esser venuto a noia , oltre che al mio amico , a molt ' altri . Tutti gli scrittori hanno certi modi dei quali fanno un uso indiscreto , come gli attori drammatici di certe intonazioni di voce . Non parlo di quelle parole ( per lo più verbi e aggettivi ) ch ' essi usano frequentemente per necessità , perché sono la espressione di qualche cosa che è nell ' indole del loro ingegno e del loro animo . Parlo di quei modi che non esprimono alcun sentimento o maniera particolare di veder le cose , e che son ripetuti quasi inconsciamente , senza bisogno , per forza di consuetudine , in luogo d ' altri modi , i quali direbbero lo stesso per l ' appunto . I più degli scrittori non n ' hanno soltanto uno o due , ma parecchi , e alcuni un buon numero ; e non solo gli scrittori , ma quasi tutti , parlando , n ' hanno più o meno . Sono parole che s ' attaccano alla lingua , come vizi di pronunzia , e ci restano attaccati per tutta la vita . C ' è , per esempio , chi dice e scrive fin che campa : - Quindici giorni , tre anni , due ore or sono - , e mai , neanche una volta per isbaglio : - quindici giorni , tre anni , due ore fa . - C ' è chi ha preso il vezzo di dire : - Avere il tarlo con uno - per averci odio , ira , rancore , e questo tarlo gli vien fuori infallibilmente tutte le volte che ha da esprimere quell ' idea , foss ' anche dieci volte il giorno e migliaia l ' anno . Altri s ' è avvezzato a dir tratto tratto , e lo dice in ogni caso , invece di ogni tanto , ogni poco , di quando in quando , a quando a quando ; e spesso impropriamente , perché d ' uno , per esempio , che faccia una tal cosa ogni due o tre mesi , non è proprio il dire che la fa tratto tratto , che significa intervalli di tempo più brevi . Perché quasi sempre accade questo : che chi sposa , come suol dirsi , una data locuzione , finisce con adoperarla ad esprimere non solo l ' idea alla quale essa è propria , ma tutte le idee affini a quella , e ch ' essa non esprime che a un incirca . Ma non è questo il solo inconveniente del mal vezzo . La ripetizione oziosa e abituale di certe voci e locuzioni toglie loro in molti casi gran parte dell ' efficacia , e tutta quanta , di solito , nei discorsi faceti , perché da chi legge o ascolta esse sono presentite e aspettate come ritornelli ; oltrechè riescono sgradevoli , come affettazioni , anche le più naturali e semplici , parendo che chi scrive o parla le metta innanzi così ogni momento perché le tenga in conto di fiori rari e di pietre preziose ; e aggiungi che , dicendo sempre certe cose con gli stessi vocaboli , è quasi impossibile evitar rime , cacofonie , iati , asprezze , com ' è impossibile a chi parla o scrive in una lingua straniera , in cui non conosca che un modo unico di significare ciascuna idea . Ora , via via che andrai innanzi nell ' uso della lingua , a te pure s ' incolleranno alle labbra certi modi di dire , e ci resteranno , se non vincerai la pigrizia intellettuale , che è in tutti la cagione prima di questa specie di servitù parziale del pensiero alla parola ; se , voglio dire , ogni volta che avrai da esprimere quella data idea , non farai uno sforzo per cacciar via l ' espressione tirannica , e trovare qualche altro modo egualmente proprio , o più proprio , di esprimerla . E non basterà che tu faccia questo : tu dovrai preservarti dal vizio cercando continuamente , nello studio che fai della lingua , d ' arricchire , di variare , di rinfrescare il tuo vocabolario . Perché , per esempio , dovrai dire eternamente d ' ora in poi , quando puoi dire di qui avanti , di qui innanzi , d ' ora in avanti , d ' ora avanti , di qui in là ? Perpetuamente un via vai invece di un va e vieni , un andirivieni , un andare e venire ? Sempre : non ne indovina una , invece di : non ne infila , non ne azzecca , non ne becca , non ne incarta una ? E improvvisamente o all ' improvviso in luogo di : di punto in bianco , di secco in secco , di stianto , a un tratto , tutt ' a un tratto ? E alla bella prima o a tutta prima invece di : di primo tratto , di primo lancio , di primo colpo , di primo acchito ? E da solo a solo in luogo di testa testa , a faccia a faccia , a quattr ' occhi ; e alla rinfusa invece di alla mescolata o all ' arruffata , e stare in contegno o in contegni invece di stare in aria , star sulle sue , stare in sussiego , stare sul grave , e sulle cerimonie in cambio di : sulle convenienze e sui convenevoli ? E così quel tal signore del tarlo potrebbe in molti casi esprimere diversamente e con maggior proprietà la sua idea , dicendo : averla amara , avere il sangue guasto , avere il baco , esser nero con uno . E un altro , che invece del tarlo ha la mosca , e la fa volare a ogni proposito , potrebbe dire spesso e meglio , invece di saltar la mosca al naso : montar la luna , montare in bestia , saltare in collera , saltare il grillo , pigliare i cocci , prender cappello , andar nei nuvoli , alzare i mazzi ; o almen qualche volta , se della mosca vuol serbar qualche cosa , sostituirvi la mostarda . E un signore di mia conoscenza , che ha sempre la ramanzina in bocca , potrebbe variar la nota con : fare o dare un rabbuffo , una risciacquata , una lavata di testa , una ripassata , una sbarbazzata , un ' intemerata , una parrucca , un tu per tu , una polpetta , un trippone . E un mio amico intimissimo , che per molt ' anni seccò il prossimo col bighellonare , avrebbe potuto molte volte sostituire al prediletto gioiello : girandolare , gironzolare , girondolare , girellare , girottolare , vagare , vagolare , vagabondare , vagabondeggiare , zonzare , andare a zonzo , in ronda , in volta , in giro , gironi . E il signore medesimo , che confessa le sue male abitudini per sua mortificazione , dovrebbe lasciare un po ' riposare il suo bisticciarsi , ricordandosi che si può dir più a proposito in molti casi : pigliarsi a picca , piccheggiarsi , gattigliarsi , pizzicarsi , stare a ribecco , stare punta a punta , stare a tu per tu , essere agli occhi . E .... fermami , ti prego , o non la finisco . Arricchisci dunque , ti ripeto , varia , rinfresca continuamente il tuo linguaggio . Tu avrai osservato quanto sono attraenti nel parlare il dialetto anche persone ignoranti che , non per istudio che n ' abbian fatto , ma per privilegio di natura possedono e usano molte più parole e frasi che la maggior parte del popolo ; com ' è vivo , colorito , scintillante , spesso comico il loro discorso , e con che piacere li stanno tutti a sentire , anche gente colta . Ma per acquistar questa dote non basta acquistare e fissarsi nella mente parole e locuzioni ; bisogna esercitarsi a adoperarle , come faceva il Leopardi in quei suoi Pensieri già citati , ch ' egli metteva sulla carta giorno per giorno , senza pensare che sarebbero stati mai pubblicati . Manca a quando a quando in quelle pagine quella sobrietà rigorosa che si ammira in tutte le altre sue prose : egli ripete il suo pensiero in vari modi , l ' uno dopo l ' altro , infilando sinonimi e frasi equivalenti , come passando in rassegna tutte le maniere possibili d ' esprimere quel pensiero ; ed è evidente che scriveva quei periodi per premunirsi dal vizio della ripetizione di certe forme nelle scritture che destinava alla stampa . Quest ' esercizio paziente faceva egli pure da giovane , ed era già un grande maestro . IL PESCATORE DI PERLE . Ecco un personaggio che variava davvero il suo vocabolario ; ma lo variava in maniera che non si faceva più intendere . Il che ( sia detto a sua scusa ) non era sempre un gran danno per chi l ' ascoltava . Questo pescatore di perle era un fabbricante di pillole , panciuto e brizzolato , d ' aspetto e di modi signorili ; col quale strinsi relazione in una trattoria , ch ' egli frequentava da anni , e dov ' io desinavo ogni giorno con parecchi amici , dilettanti di letteratura . Era uno di quei cultori solitari della lingua , per i quali questo studio non è che un ' occupazione piacevole dei ritagli di tempo , senz ' alcun fine letterario , e quel po ' d ' ambizione che ci mettono non va oltre il cerchio degli amici , con cui fanno sfoggio innocente della loro filologia . Ma uno studioso della lingua propriamente non era : era un appuntatore di parole scompagnate da ogni frase o pensiero , che nel suo concetto avevano un valore per sé , anche non servendo a nulla : raccoglieva parole come altri raccoglie insetti curiosi o francobolli rari . La sentenza del Tommaseo , che ogni modo è tanto più accetto quanto più è comune , e che il più comune , in fatto di lingua , come in tante altre cose , è quasi sempre il più bello , era proprio il rovescio del gusto e della norma che guidavan lui nel suo lavoro di spigolatura ; ciò che si può dire di molti , anche al dì d ' ancoi , come dice Dante . Egli non s ' innamorava che della parola peregrina , rimota dall ' uso , e quanto più dall ' uso era rimota , tanto più gli pareva bella e pregevole , e per il solo fatto che non fosse mai stata udita e che riuscisse incomprensibile , egli pensava che dovesse dare un gran piacere a chi l ' udiva e fargli ammirare chi la sapeva . Da anni andava facendo questa raccolta di perle false ; credo che le notasse in un registro ; n ' aveva alla mano un gran numero , e gli pareva di possedere il tesoro di Montecristo . Cosa singolare : il suo linguaggio era generalmente scevro d ' ogni affettazione , il suo frasario semplicissimo : solo di tanto in tanto buttava là all ' improvviso una di quelle parole straordinarie e difficili , che facevano spalancare gli occhi e la bocca alla compagnia . Si sottintende che , per poter fare questa mostra di calìe linguistiche , doveva parlar sempre italiano . E , in fatti , aveva smesso con tutti il vernacolo , giustificandosi col dire che ogni buon cittadino avrebbe dovuto far lo stesso , per amor di patria , perché la lingua diventasse l ' unico linguaggio degl ' italiani . Ma se tutti gl ' italiani avessero parlato come lui , si sarebbe parlato nel nostro paese la più matta e burlesca lingua del mondo . Non le ricordo tutte , peccato ! Ma le più belle mi son rimaste . Per esempio , non chiamava mai " mal di capo " l ' incomodo a cui andava soggetto ; ma cefalalgia , e non " limonata purgativa " volgarmente , il rimedio col quale la curava ; ma limonata catartica . Si faceva radere un giorno sì e un giorno no , e questo chiamava sempre : farsi radere epicraticamente ; ma sul serio , intendiamoci ; senza un barlume di sorriso che mostrasse la coscienza di dire una parola strana . E a proposito di barba , si faceva fare un solo radimento , e quando il rasoio non tagliava , diceva al barbiere : - Questo rasoio non è radevole . - E poi : non " ingarbugliare " gli affari e i conti , ma garabullare ; scarabillare la chitarra ; frucandolare , per frugacchiare ; avvocatarsi , per prender la laurea d ' avvocato ; avvocato parlantiere , per chiacchierone ; dinanzare uno per la strada , per passargli davanti , e mal camminabile una strada disagevole . Diceva d ' aver visto un ubbriaco che squinciava per la piazza , ossia , che andava ora per un verso ora per un altro ; e ogni momento , discutendo : - Ma codesta non è una ragione , è uno ziribiglio ( arzigògolo ) - ; e rifiutando da bere : - Grazie , ho bevuto abbastanza ; non sono bibace . Comico quanto le parole era il modo come le diceva , con certa intonazione e aria di trascuranza , quasi di sbadataggine , che si riconoscevano finte nell ' atto stesso , dallo sguardo furtivo ch ' egli girava sugli uditori , per veder l ' impressione che quegli ori di lingua facevano . E n ' aveva di due qualità : le parole ultra peregrine , per lo più inintelligibili , ch ' egli pescava nei libri , non letti da lui che con questo scopo , e non pregiati se non in ragione della pesca rara che ci poteva fare ; e le parole comuni , delle quali usava costantemente la variante antica . Sempre diceva diputato per deputato , cileste per celeste , maledicenza , malevoglienza , insapiente , inreprensibile , fabuloso . Queste piccole violazioni dell ' uso comune gli parevano una cosa nobilissima . Ne ricordo dell ' altre anche più graziose , ch ' egli prediligeva , come : ghiribizzamento , dimenticamento , pretensionoso . - Non fumo che dopo desinare , - diceva - ; mai nelle ore mattutinali : mi darebbe degli archeggiamenti di stomaco . - E dava una sbirciata circolare all ' uditorio . Giorno per giorno andava arricchendo il suo vocabolario di qualche rarità . Noi riconoscevamo quelle di recente acquisto dal giro forzato ch ' egli dava al discorso per far venire il punto opportuno di metterle fuori . Qualche volta inventava anche espressamente dei fatti . Nessuno gli credeva , per esempio , quando egli raccontava che gli era cascato uno specchio dalla parete : era un ' invenzione per poter dire che , prima d ' appenderlo , avrebbe dovuto dimergolare il chiodo , per assicurarsi che fosse ben piantato . E come affaticava l ' immaginazione , si vedeva , per trovare il pretesto di chiamare gentildonnaio ( corteggiatore di signore dell ' aristocrazia ) un avventore della sua farmacia , e per venir a dire che aveva rincincignato e lacerato una lettera insolente , e che il portinaio di casa sua , che s ' era ubbriacato la domenica , aveva rinfonfillato la sbornia il lunedì ! Questa ci confessò poi che l ' aveva intesa da un operaio senese ch ' era andato da lui a comperare dell ' ammoniaca ; e fu un caso notevole perché , neanche a domandarglielo , non diceva mai dove avesse raccattato questo o quel diamante della sua favella . Come il Conte di Montecristo , delle sorgenti della sua ricchezza egli faceva un mistero . Perché aveva molti più anni di noi , non osavamo dargli la baia , se non con certa discrezione . Ma spesso mettevamo in dubbio l ' italianità dei suoi vocaboli . - È proprio sicuro che questa sia una parola di buona lingua ? - Non glielo domandavamo per altro che per ispassarci della gravità con cui rispondeva : - Sì , ha degli esempi autorevoli . - E credo che , veramente , non ne dicesse una che non potesse in qualche modo giustificare . Ma , come disse un linguista insigne , gli scrittori italiani che fanno testo son tanti , tanto diversi d ' età , di patria , tanto disuguali di gusto e di senno , che non c ' è stranezza in materia di lingua , la quale con la loro autorità non si possa difendere . Un giorno provammo noi a parlare a modo suo per veder se capiva la satira . Stavamo seduti fuori della trattoria . Il tempo si metteva a brutto . Cominciò uno a dire : - Il cielo s ' annubila . Un altro : - Lampaneggia . - Senti che aria umidosa ! Vuol venire un ' acquazione . - Già pioviniggia . Non diede segno d ' intender lo scherzo ; ma se l ' intese , non se n ' ebbe per male . Ci parve che facesse un atto di riflessione per imprimersi nella mente quelle parole insolite . Poi , guardando per aria : - Se piove - disse - non può durare . Il vento è a tramontana . Rim - bel - tem - pirà . Insomma , l ' ebbe vinta lui , perché non avevamo in pronto altri vocaboli per continuare la celia . Ma una sera fece una brutta figura , che gli avrebbe dovuto insegnare come non fosse senza pericoli la pesca delle parole stupefacenti . S ' era avvicinata al nostro crocchio la padrona della trattoria , una signora attempatotta , sempre tutta ripicchiata , che si dava grandi arie di nobildonna , affettando una grande castigatezza nel parlare con gli avventori ; dai quali non tollerava la minima licenza di linguaggio . Si discorreva prosaicamente di certi cibi di facile o di difficile digestione . A un certo punto il pescatore di perle disse con molta gravità : - Noi digeriamo un cibo tanto più facilmente quanto più lo ... Un altro avrebbe detto semplicemente : quanto più lo desideriamo , o ne abbiamo voglia . Egli volle dire una parola " rimota dall ' uso " . E anche questa sarebbe passata come tante altre , se egli non avesse intoppato in una difficoltà di pronunzia . Ma intoppò dopo le prime due sillabe , e pronunciò le tre ultime dopo una pausa , in modo che ne formò un verbo a parte , non dicibile in presenza d ' una signora . Ci fu impossibile trattener la risata che ci venne su dai precordi , e ne seguì un piccolo scandalo . La signora credette ch ' egli avesse voluto dire uno scherzo , che sarebbe stato davvero sconvenientissimo ; lo fulminò d ' un ' occhiata , e se n ' andò a passi tragici ; e il povero " pescatore di perle " che era un uomo gentile , in fondo , e pieno d ' amor proprio , restò annichilito . La parola , pur troppo , era la prima persona plurale dell ' indicativo presente del verbo concupiscere , registrato dalla Crusca , con parecchi esempi di scrittori sacri . È ERRORE ? NON È ERRORE ? Queste due domande da quasi mezzo secolo mi suonano così spesso nella mente e all ' orecchio che oramai mi paiono di quelle Voci della natura o delle cose che parlano nei cori fantastici dei poemi . E tu pure , nel corso dei tuoi studi di lingua , e per tutta la vita , rivolgerai migliaia di volte a te stesso quelle domande , e migliaia di volte le rivolgerai ad altri , e altri le rivolgeranno a te ; e nella più parte dei casi rimarrete incerti della risposta . - Ecco il gran malanno della lingua italiana - dicon molti . E sarà davvero , per varie ragioni , un malanno più grave nella nostra che nelle altre lingue ; ma non è proprio esclusivamente della nostra : è un poco di tutte . Un illustre scrittore francese , per esempio , ha detto argutamente che non c ' è cosa più difficile del trovare tre francesi colti , i quali siano d ' accordo nel dire che un loro concittadino parla e scrive correttamente il francese . E pure si considera questa come una delle lingue viventi che hanno maggior fissità e sono più uniformemente parlate nella loro patria . Discorriamo dunque del " gran malanno " . Ma bisogna ch ' io mi rifaccia un po ' di lontano . Leggi , ti prego , la lettera seguente , che fu scritta da un bravo signore a un suo nipote , per indurlo a presentarsi al direttore d ' una Banca , a chiedergli riparazione d ' un torto che gli avevan fatto nella sua estimazione . Nota che lo scrittore della lettera è un uomo che fece i suoi bravi corsi classici , ed è giustamente stimato una persona colta , a cui sta bene la penna in mano . Mi domanderai come c ' entrino gli affari della Banca nella quistione degli errori di lingua . C ' entrano bene e meglio , lo vedrai , se avrai la pazienza di leggere . Caro nipote , Mi stupisce quello che mi scrivi d ' aver inteso dire del signor B . Fu indubbiamente qualche male intenzionato che te lo volle mettere in trista luce , e mi domando con qual fine possa averlo fatto . Sono menzogne che rivoltano . Ignorante ? Orgoglioso ? Mancante di tatto ? Nulla di tutto ciò è vero . Te ne posso star garante , poichè ho l ' onore di conoscerlo da tempo ; a meno ch ' egli sia mutato di bianco in nero da un mese a questa parte . Non è soltanto , incontestabilmente , un uomo di merito , abilissimo nel suo ufficio , appassionato degli studi finanziari , e che gode della massima considerazione presso tutto il personale della Banca ; ma anche uomo d ' animo elevato , di cuore sensibile , e in fatto di cortesia , gentiluomo senza eccezione ; tanto che è amato , più che beneviso , da quanti l ' avvicinano . Mai non conobbi personaggio alto locato più abbordabile ; chiunque gli può parlare ; anche gente del basso popolo è ricevuta da lui alla prima . Che vada soggetto ad accessi di malumore , che si lasci trasportar qualche volta dalla passione , ne convengo ; ma non è detto che alla vivacità del temperamento non possa andar congiunta la delicatezza ; e in ogni caso , basta a disarmarlo una buona parola . Deciditi dunque ; presèntati a lui senza imbarazzo ; raccontagli l ' accaduto ; mettilo al fatto d ' ogni circostanza , senza far nomi ; osservagli che fosti tu il provocato , che ti si fece un tiro inqualificabile , tentando d ' intaccare il tuo onore , per sbalzarti da una posizione che per te è quistione di pane , e mettere al tuo posto peggio che una nullità , un birbaccione spudorato , cointeressato coi tuoi peggiori nemici . Non ti preoccupare dell ' esito : vedrai che prenderà interessamento al caso tuo e che non ti toccherà una delusione . Io gli scrivo oggi stesso , d ' altronde , per metterlo prima al corrente della cosa , o per porre i punti sugl ' i , caso che già la sapesse . Ti prevengo , peraltro , che non devi pensare di raggiungere il tuo scopo con adulazioni e maniere insinuanti , le quali con lui non fanno effetto di sorta ; chè non è di quegli uomini che per vanità transigono con la propria coscienza ; e come non si lascia toccare dalle lusinghe , non si lascia imporre dalle minacce . Ma siccome è ragionevole e onesto , nulla di più facile che persuaderlo e cattivarselo dicendogli alla spiccia la verità e aprendogli con effusione il proprio cuore . Se credi che ti possa essere una facilitazione , t ' accludo una mia carta di visita per presentartigli . Abbi la compiacenza d ' accusarmi subito ricevuta di questa lettera . Non ho bisogno di dirti che per quest ' affare o per altro , nella mia pochezza , sono sempre a tua disposizione . In attesa d ' una risposta , ti mando una stretta di mano , e tienmi per la vita il tuo affezionatissimo zio TAL DEI TALI . È una lettera , riconoscerai , che a novantanove su cento italiani colti parrebbe non scritta male . Ebbene : tra francesismi , neologismi , solecismi , parole e locuzioni non puramente italiane , o per ragioni diverse riprovate dai purissimi , contiene la bellezza di 78 - dico settantotto - errori grossi e piccoli . Su parecchi di questi i purissimi non cadono d ' accordo : chi li bolla come errori , chi no . Ma il professore Pataracchi starebbe fermo sul 78 , o al più concederebbe che alcuni veri errori non sono ; ma mende , nèi , parole brutte , metafore strane , leziosaggini ; insomma , modi da sfuggirsi . Ed ecco presso a poco in qual forma concerebbe , alla lesta , il povero zio . - Mi stupisce . No , " Stupisco " : Stupire è intransitivo . - Indubbiamente , per " indubitatamente " non ha corso legale . - Intenzionato . Brutta voce , da non usare . - Mettere in trista luce . Una metaforaccia da buttarsi via . - Io mi domando . Falso : " domandare " e " dire " non s ' usano a modo di riflessivi . - Menzogne che rivoltano . " Rivoltare " riferito a cose morali , è improprio . - Mancante di tatto , nulla di tutto ciò , ho l ' onore di ( invece di " mi onoro " ) , un mazzo di francesismi . - Da tempo ( senza dir da quanto ) e star garante ( per star mallevadore ) , da bollare . - A meno che ( per " eccetto che " ) , barbaro . - Da un mese a questa parte . Che parte ? Che c ' entra la parte ? Un fregaccio . - Uomo di merito . Merito , usato in questa forma indeterminata , sta male . - Incontestabilmente per " incontrastabilmente " , abilissimo per " valentissimo " , massima per " grandissima " , personale per " gl ' impiegati " , da rimandarsi in Gallia . - Appassionato degli studi , improprio . - Considerazione per " stima " , brutta metafora . - Animo elevato , francese , e sensibile , nel senso che qui gli si dà , francesissimo . Improprio in fatto di cortesia per " in materia di " o " rispetto a " . È brutto e strano modo senza eccezione per " assolutamente " e lezioso beneviso per " ben veduto " e metaforaccia sgarbata e materiale alto locato . - Un brutto paio di francesismi avvicinare una persona per " avvicinarsi a lei " e abbordabile per " degnevole " o " accostevole " . - Chiunque per " ciascuno che " quando serve a un costrutto sospeso , riprovevole . - Riprovevole basso popolo , che non s ' usa che in senso spregiativo . - Francese accessi di malumore per " moti , impeti " , francese lasciarsi trasportare da una passione per " lasciarsi sopraffare " , francese ne convengo per " lo riconosco " . - Un frego su insieme al , invece di " insieme con " che è errore ; su delicatezza per " gentilezza " , su disarmare per " far cadere la collera " . - Deciditi per " risolviti " via ! - Senza imbarazzo ? alla spazzatura ! Imbarazzo non vuol dire che " gravezza di stomaco " . - L ' accaduto ! Ma accaduto non è sostantivo , è participio . - Mettere al fatto , per " far sapere ? " , mai al mondo . - Brutto circostanza per " particolare " . Foggiato sul francese far nomi . Francese inqualificabile per " indegno " . Osservagli per " fagli osservare o notare " , sproposito . Intaccar l ' onore , altro sproposito . Posizione per " impiego " , di vil conio francese , e così è quistione di pane e una nullità per " si tratta di pane " e " uomo da nulla " . E bollo spudorato per " impudente " " e cointeressato , che è del gergo mercantesco , e delusione per " disinganno " , che non è parola italiana , e interessamento , che è voce ostrogotica , e preoccuparsi per " darsi pensiero " che è uno svarione , e mettere al corrente , che è mal detto invece di " in corrente " od " a giorno " . Un altro mucchietto di scorie francesi : d ' altronde , mettere i punti sugl ' i , ti prevengo per " ti avviso " , far effetto per " commovere , colpire " . Sgarbatissimo raggiungere lo scopo per " ottenerlo " : lo scopo non corre . - Improprio insinuante per " lusinghevole " . - Abbominevole transigere con la coscienza per " patteggiare " . - Ignobile mozzicone di frase imporre per " soverchiare " . E non fanno effetto di sorta ! Che ci sta a fare quel sorta ? E siccome per " poichè " qual uomo onesto lo può usare ? E toccare per " commovere " con che faccia si può scrivere ? E fare una cosa con effusione ? Effusione di che ? - È un altro francesismo nulla di più facile , ed è contennendo alla spiccia per " alla lesta " e non di buona lingua facilitazione per " agevolezza " . - Ti accludo . Oibò ! " Ti includo " Carta di visita . Eh , via ! " Biglietto di visita " . - Abbi la compiacenza . Che roba e ? Si dice : " Cortesia , gentilezza " . - Ricevuta non si dice che per danaro : " ricevimento " . - E bellino il francesismo non ho bisogno di dirti per " non occorre , non importa ch ' io ti dica " ! E quest ' altro : sono a tua disposizione per " ai tuoi comandi " ! E pochezza per " insufficienza " è voce non solo brutta , ma falsa . E in attesa è un fiore del gergaccio burocratico . E non è un bel modo una stretta di mano come si direbbe una " stretta d ' occhi o di spalle " . Ed ecco il razzo finale : Tienmi per la vita ! Perché vuol che lo tengano per la vita ? Ha paura di cascare ? * Hai visto che po ' po ' di roba . E i modi bollati nella lettera di quel disgraziato zio non sono che una parte minuscola del numero grandissimo che il professor Pataracchi e altri come lui bollerebbero . Sfoglia i dizionari dei francesismi , i vocabolari dei modi errati , i lessici della corrotta italianità , e altri simili : ci troverai riprovate , per ragioni diverse , un ' infinità ( ma no , anche infinità è un francesismo ) , dirò : innumerevoli parole e locuzioni , che si senton dire continuamente da persone colte d ' ogni parte d ' Italia , ( non esclusa la Toscana ) , e che si trovano a ogni tratto anche in libri di scrittori , i quali hanno tutt ' altro che reputazione di barbari . Tu m ' interrompi per dirmi : - Ebbene ? Tante grazie . È una bella notizia per incoraggiarmi a studiare l ' italiano . C ' è da darsi al diavolo . Posso dire come Scrupolino , che val meglio studiare il cinese . - Ma no ; non per iscoraggiarti dico quello che dico ; ma per preservarti da ogni scoraggiamento che ti potesse cogliere andando innanzi nello studio . Voglio dire che se darai retta a tutto quello che dicono i vagliatori e distillatori e lavandai della lingua , che non hanno altro da fare , e ' ti faranno il capo , ti faranno , grosso come un cocomero di Prato ; che se , fin da principio , ti vorrai proporre di parlare e di scrivere un italiano assolutamente immacolato , nel modo che lo vorrebbero i Pataracchi , dovrai darti tal cura e durar tanta fatica , che a questo solo si ridurranno i tuoi studi , che starai fermo invece di procedere , e non farai che difenderti in luogo di conquistare . Né t ' incoraggio a barbareggiare con questo , che Dio mi liberi ; poichè moltissimi dei modi d ' uso corrente , che i puristi condannano , sono di fatto erronei o barbari o brutti , e devi imparare a conoscerli per non usarli , e per conoscerli è bene che tu legga i libri citati , dove sono raccolti . Ma questo lavoro di ripulimento della lingua tu devi farlo a poco a poco , tranquillamente , come un esercizio igienico ; non con la furia di mondarti d ' ogni impurità tutt ' a un tratto , come molti fanno , che è un mettersi a un ' impresa disperata . E devi considerare che molti di quei modi sono inevitabili , che che se ne dica , e che dalla lingua italiana non s ' estirperanno più , per quanto si faccia ; e che sull ' erroneità di molti altri non concordano neppure i linguisti più severi ; e che questi stessi linguisti severissimi , quando non scrivono o non parlano di lingua , si lasciano scappare dalla bocca o dalla penna una buona parte delle parole e delle locuzioni a cui nei loro codici dànno lo sfratto . Va ' dunque franco . Non ti costerà gran fatica lo scansare prima di tutto i francesismi , che si riconoscono alla brutta faccia . Tu non hai bisogno di ricorrere ai dizionari per sapere che sono francesismi sformati circostanziare , debuttare , decampare , defezionare , dettagliare , dilazionare , formalizzare , negligentare , rivoluzionare , terrorizzare , e altri errori simili , che suonano nella lingua italiana come le stecche false nel canto . E non ti lascerai scappare dalla penna né " declinare il proprio nome " , né " demolire una reputazione " , né " fare delle amabilità " , né " colmare di attenzioni " ; e non dirai che in una casa c ' è tutto il confortabile , per dire che c ' è ogni comodità e ogni agio ; né che sei andato a Genova o a Milano in una data epoca ; né che un dato scrittore la importa per bellezza di stile sopra un altro ; né tanti altri modi dello stesso genere , nei quali è evidente il conio straniero falsificato , e che pure si dànno giornalmente e si accettano come moneta di zecca italiana . Bada per ora che non cadano nella tua lingua le grosse immondizie , e spazza via quelle che ci sono . Poi , avvezzandoti a far pulizia nella casa , diventerai a poco a poco in quel lavoro sempre più accurato e meticoloso , fino a volerla tersa e lucente come uno specchio . Ora devi provveder soprattutto ad ammobiliarla , a mettervi tutto quello che è necessario e utile , e a darle un aspetto generale decoroso , senza star dietro a tutte le minuzie e cercar la perfezione in ogni nonnulla . Che cos ' è questo vocìo ? Viene innanzi una folla . Mi par di riconoscervi qualcuno . Senti che gridano essi stessi chi sono , l ' un dopo l ' altro . Abbonamento - Abitudine - Accattonaggio - Aggiotaggio - Affarismo - Affarista - Ballottaggio - Canotto - Canottiere - Carriera ( per professione ) - Colpo di stato - Comitato - Crisi ministeriale - Decorazione ( per insegna cavalieresca ) - Dimostrazione popolare - Esplosione - Esposizione - Evoluzione storica - Favoritismo - Giornalismo - Genio ( per uomo di genio ) - L ' insieme ( per " il tutto " ) - Influenza ( per influsso ) - Interpellanza - Iniziativa - Manovra - Marcia - Mozione - Panico ( per timor panico ) - Pensione ( per retta o dozzina ) - Personale d ' un ' amministrazione - Pompa ( da incendi ) - Proclama - Proiettile - Progetto - Protezionismo - Reazione - Solidarietà - Uomo di spirito - Specialista - Spionaggio - Successo - Insuccesso - Interesse , interessante , interessare - Naturalizzare - Materializzare - Sorvegliare - Speculare - Subire - Sensibile - Suscettibile - Indispensabile - Normale - Anormale - Obbligatorio - Refrattario - Seducente - I prodotti dell ' industria - Le produzioni teatrali - I torbidi di Vattelapesca - Abbasso i tiranni ! ... Ci vorrebbe altro a sentirli tutti . Ma ora gridano tutti insieme . Sentiamoli . " Noi siamo francesismi , barbarismi , sconce parole , tutto quello che volete . Ma arrestate il nostro corso , se vi riesce , signori Pataracchi e compagnia . Abbiamo preso l ' aire e non c ' è più freno per tenerci , disse un dei pochi di voi , che hanno vista lunga e senso di discrezione . Avete avuto un bel gridare e scaraventarci addosso tòrsoli e sassi e tenderci funi a traverso la strada : noi siamo andati oltre , e ci siamo sparsi da per tutto ; cacciati dalle porte , siamo rientrati per le finestre ; dalle bocche dei mal parlanti siamo passati a quelle di chi parla meglio ; abbiamo invaso i giornali , i trattati , le leggi , le cattedre , il Parlamento , i vocabolari , le Accademie ; e ci siamo e ci resteremo . Abbasso i Pataracchi ! " LE PAROLE NUOVE . ( Pareri d ' un senatore , d ' un filologo , d ' una signora , d ' un ingegnere industriale e d ' un bello spirito ) . * Per parole nuove intendo principalmente quelle che noi prendiamo a prestito da lingue straniere per designare nuove cose ( come istituzioni , invenzioni , usanze ) , per le quali non abbiamo nella nostra lingua parole proprie , perché son cose che non ebbero origine , ma furono introdotte da paesi stranieri nel nostro . Come di altre parole e locuzioni si domanda : - È errore ? Non è errore ? - di queste si suol domandare : - Si può o non si può dire ? O che parola italiana vi si potrebbe sostituire ? - A questo riguardo , invece di stenderti un lungo elenco di vocaboli , e di ripeterti ( chè altro non potrei fare ) le discussioni che si fecero e si fanno sulla convenienza d ' accettarne alcuni e di rifiutarne altri , e sui vocaboli italiani che potrebbero far le veci dei rifiutati , credo più opportuno il riferirti certi pareri che mi furon dati intorno all ' argomento da persone di dottrina e di buon senso , alcuni molti anni fa , altri di recente ; dai quali tu potrai dedurre una norma generale da seguire , parlando e scrivendo . UN SENATORE . - Come ho da fare , signor Senatore ? - domandai a un dotto toscano , scrittore elegantissimo ( ahimè ! son più di trent ' anni , e il valentuomo è morto da un pezzo ) . - Come si può conciliare la necessità d ' usar le parole nuove col dovere di non offendere la purità della lingua ? Rivedo il buon sorriso arguto con cui mi rispose : - La purità della lingua ? Ma nessuna lingua è pura , e non deve , né può essere . Non potrebbe esser pura che la lingua d ' un popolo , il quale non avesse commercio né di cose né d ' idee con alcun altro popolo , non solo , ma che , non mutando in nulla mai né le idee né le cose proprie , ossia , non pensando e non progredendo , non avesse mai bisogno di variare e d ' arricchire il proprio linguaggio ; che sarebbe perciò un linguaggio morto , e morto il popolo stesso . Nessuna lingua è ricca abbastanza da poter designare in termini che già possegga tutti gli oggetti e i concetti nuovi che porta con sé il progresso universale di ogni forma del lavoro umano : deve quindi ogni lingua accettare e produrre continuamente nuovi termini . La maggior parte di questi , a chi vorrebbe la lingua immobile , paiono voci impure , che la deturpino e la snaturino . Ma le cause dell ' alterazione della lingua essendo inevitabili e necessarie , è così illogico e impossibile il respingere le nuove parole per amor della purità linguistica , come sarebbe il respingere le cose e le idee per conservare immutato il modo di vivere e di pensare della propria nazione . Sono i barbarismi superflui e le parole nostre storpiate o usate in senso improprio e i traslati e i costrutti ripugnanti all ' indole della lingua nazionale , quelli che la offendono e la imbastardiscono : non le parole straniere di cui non si può fare di meno . Si può dire che macchiassero la purità della lingua i primi italiani che nominavano coi termini ora in uso tutte le nuove armi inventate dopo la scoperta della polvere ? E quelli che chiamavano coi loro nomi d ' origine tutti i concetti e le istituzioni che ci vennero dalla rivoluzione francese , e che fra noi hanno conservato quei nomi , non più discussi ora , e quasi neppur più riconosciuti come stranieri ? E quelli che usavano per i primi le parole telegrafo , piroscafo , dagherrotipo , fotografia , e cento altre simili ? Non si dia dunque pensiero per questo riguardo , perché non offenderà la purità della lingua usando le parole nuove , e necessarie , più che non ne offenda l ' armonia pronunziando o scrivendo i nomi di personaggi storici o d ' amici suoi francesi , inglesi o tedeschi , che le occorra di rammentare nei suoi discorsi o nei suoi scritti . UN FILOLOGO . Questi esordì bruscamente : - Anche lei ! Ma non c ' è che il nostro paese dove la letteratura abbia tanto tempo da perdere . Che bisogno ha di pareri in una quistione di semplicissimo buon senso ? Sulle parole straniere assolutamente necessarie per designar nuove cose , non c ' è da discutere : bisogna usarle ; e non è nemmeno il caso di dire : bisogna : s ' usano , le usan tutti , e la quistione è risolta . Il dubbio può cadere su tutte quelle voci e locuzioni nuove che servono ad esprimere nuovi aspetti di cose , nuove relazioni fra di esse , modificazioni nuove d ' idee e di sentimenti , nuovi ordini di idee , principalmente in politica , in arte , in filosofia ; e intendo la filosofia che è materia delle conversazioni comuni . In questo campo , come ha detto un maestro , ci sono in ogni lingua , in qualunque momento considerata , parole e frasi straniere messe in prova , delle quali alcune rimarranno , altre saranno sostituite da altre , che l ' uso formerà e farà prevalere alle prime ; parole nazionali di cui si va mutando il significato ; processi di differenziazione , per dirla coi matematici , che si vanno compiendo , ma che non sono interamente compiuti . Ora , rispetto all ' uso di questo materiale mobile della lingua , ciascuna nazione fa come una moltitudine in cammino ; nella quale c ' è chi si spinge alla testa della colonna , chi rimane alla coda e chi si tiene nel mezzo . Lei , come scrittore , non ha da andare né tra i primi né tra gli ultimi ; ma deve camminare fra gli uni e gli altri . Il criterio della scelta lo ha da ricavare dall ' uso . Delle parole nuove usi quelle che s ' usano generalmente e che generalmente sono capite . Fra due parole che s ' usino , una straniera e una italiana , con non determinata prevalenza di questa o di quella , ma tutt ' e due egualmente intese dai più , si tenga all ' italiana . E in tutti i casi in cui la parola italiana , che alcuni vorrebbero sostituire all ' esotica , non è capìta dai più , non c ' è da tentennare : poichè si parla e si scrive per farsi capire dai più , usi l ' esotica , e non si dia altro pensiero . Fuor di questa norma , che anche un ragazzo troverebbe da sé , non si fanno che vanissime ciance . UNA SIGNORA . Era una signora toscana , coltissima , che avrebbe potuto presedere un ' Accademia , e non aveva ombra di pedanteria . - Io non le posso dire - rispose - che quello che lei certamente pensa . Si ricorda i versi del Giusti a proposito della parola diligenza ? Il cambio delle voci Fra gente e gente , come l ' ombra al corpo , Tien dietro al cambio delle cose umane ; Né straniero vocabolo corrompe L ' intrinseca virtù d ' una favella Quando lo stile riman paesano . Se lei parla e scrive in buon italiano , una lingua tutta italiana di sostanza , d ' impasto e di colore , nessuno dirà che parla o che scrive male per il fatto che a quando a quando usi una parola non italiana per dire una cosa che nella nostra lingua non ha ancora la parola che la esprima . So bene che ad alcune delle parole straniere già divulgate c ' è chi propone di sostituire altre parole nostre , e che , se queste calzano , e se hanno da prevalere , ciò che è desiderabile , bisogna pure che qualcuno le cominci a usare . Ma in questo io m ' attengo a una regola che mi è suggerita da un sentimento più forte di quello della lingua . Delle parole italiane che si vorrebbero sostituire alle straniere ce n ' è che si posson dire senza che ne scapiti la naturalezza del discorso , e quelle le dico . Ce n ' è altre che non si possono dire senza far maravigliare e sorridere chi ascolta e senza passar per saccenti che si voglia in materia di lingua dettar la legge , e queste non le dico e non le scrivo , perché preferisco usare un barbarismo al far ridere e all ' esser tacciata di saputella . Così non voglio e non posso dire teletta invece di toeletta , né posa invece di consolle , né rinfresco invece di buffé , e con buona pace del nostro buon B . , dirò cupè , finchè lui od altri non abbiano trovato in luogo di quella parola qualcosa di più spiccio di scompartimento anteriore della diligenza , che quando è detto per non dire la parola barbara , è ridicolo . Questa è la mia regola riguardo alle parole nuove : parlare e scrivere italiano quanto più puramente si può , senza far ridere ; perché nell ' uso delle parole ciascuno ha un suo sentimento proprio della convenienza , al quale nessun ' autorità linguistica può comandare . Ma già dev ' esser pure l ' opinione sua , com ' è di quasi tutti , e lei non m ' ha interrogata che perché gliela confermassi ; e se le avessi espresso un ' opinione contraria , non ne avrebbe tenuto nessun conto . Stia dunque col Giusti . L ' importante è che lo stile rimanga paesano . UN INGEGNERE INDUSTRIALE . Sono ameni i puristi sine labe che non vogliono le parole nuove . È perché non vivono nel nuovo mondo . Se ci vivessero , se sapessero il numero enorme di nuove parole che hanno portato con sé e rese necessarie i progressi delle industrie minerarie e metallurgiche , il telegrafo , il telefono , l ' elettricità , le macchine tessili , la stampa , e cento altre cose ; se toccassero con mano che non passa quasi giorno senza che si scopra o s ' inventi qualche nuovo strumento , o procedimento , o particolare di congegno o di tecnica , che non può aver altro nome fuor di quello che gli dà chi lo inventa , si sdarebbero dall ' impresa per disperati . Per ogni dieci o cento parole che occorrono , e che son prese da una lingua straniera o coniate alla meglio fra noi dalla gente che n ' ha bisogno , essi ne propongono una , che dicono italiana , o meno barbara . Ma a che pro ? Chi la mette in corso ? E quale scrittore ha mai fabbricato nuove parole , che sian diventate d ' uso comune ? D ' uno dei più fecondi e popolari scrittori francesi del settecento , si dice che n ' abbia coniate di suo e mandate in giro due sole ; delle quali una è morta . E , infatti , l ' azione d ' uno scrittore , per quanto autorevole , non è che pochissima cosa , per non dire nulla affatto , rispetto all ' azione collettiva del popolo , che di certe parole nuove ha bisogno subito , e le piglia dove sono e come le trova , o se le fabbrica da sé , nel modo che gli comoda e gli garba . Conosco una sola nuova parola italiana che in quest ' ultimi anni sia stata coniata da un pubblicista , e abbia avuto una certa fortuna : ed è tramvia , che entrò nei regolamenti e nelle leggi . Ma moltissimi che scrivono tramvia , dicono parlando tranvai , e tranvai o tram si dice dalla grande maggioranza in Toscana e altrove ; e anche di quelli che usano la parola ufficiale , chi la fa femminile e chi maschile , e chi pronunzia tramvia e chi tranvia , poichè il suono amv non è della lingua italiana ; e non è ancor certo che a tramvia debba restar la vittoria . Dunque ? Io lascerei gridare i linguisti , e farei il comodo mio , come tutti fanno , senza il loro permesso , e come s ' è sempre fatto da per tutto , da che mondo è mondo e le lingue vanno da sé , come i fiumi . UN BELLO SPIRITO . Quello che mi fa dispetto , in quest ' affare delle parole nuove , di cui mi son molto occupato per pura curiosità , è l ' ipocrisia dei pedanti : è che molti di loro condannano certe parole senza dire quali altre vi si hanno da sostituire , e qualche volta riconoscendo che non ce n ' è altre ; o ne propongono tre o quattro , che equivale a non proporne alcuna , perché è un sostituire a una questione un ' altra quistione ; e che , in ogni caso , combattendo una parola in uso e proponendone un ' altra , sono certi certissimi di fare un buco nell ' acqua ; ciò che vuol dire che seccano la gente sapendo di non ottenere altro effetto che quello di seccare . Mi fa anche più dispetto il vedere che molte delle parole nuove ch ' essi non registrano o bollano di barbarismi nei dizionari e nelle dissertazioni o dispute filologiche , o cancellano con tanto di frego nei componimenti dei loro discepoli , le usano poi essi stessi a tutto pasto , parlando , perché non possono farne di meno , perché non si farebbero capire o si farebbero canzonare usando quelle che ci vogliono sostituire . Per esempio , io giocherei tutti e due gli occhi che di tutti quanti i proscrittori del barbarismo consommé o consumé non ce n ' è uno che abbia mai detto , non ci sarà mai uno che dirà in nessun luogo , in nessun caso , a nessun cameriere o cuoco o albergatore o serva d ' Italia : - Mi dia un consumato o un brodo ristretto . - E l ' esempio val per cento . O che razza di gioco a partita doppia è codesto ? Se quelle parole le dicono , perché non le scrivono ? Se non osano di scriverle , perché le dicono ? Sono bene costretti a scriverne e a lasciarne scrivere tante altre che ai loro padri fecero orrore . Ma la lingua s ' altera ! Ma sono secoli che si va alterando ; ma tutto s ' altera col tempo : i costumi , le idee , la vita , il mondo : non s ' ha da alterare la lingua ? Ma la vanno alterando essi medesimi , che usano molte parole non usate dalla generazione antecedente , che ne usano da vecchi molte altre , che non usavano da giovani . Dicevano essi da ragazzi le parole : patinaggio , scatingring , fonografo , cinematografo , sport , automobile , motocicletta ? E bisogna ben che le dicano ora per forza . Io vorrei che con la macchina maravigliosa del romanziere Wells ci potessimo trasportare tutti quanti nel venticinquesimo secolo , per veder che faccia farebbero a leggere il vocabolario della Crusca del 2400 ! E allora , a che serve questo dire e non scrivere , prescriver con la penna e accettar con la bocca , e pensar d ' arrestare una moltitudine che corre agguantando Tizio e Caio per il colletto ? * Ma tu mi dirai che non t ' ho riferito che giudizi anonimi . Ebbene , consultiamo insieme uno scrittore grande e purissimo . Ecco quello che ti direbbe Giacomo Leopardi , condensando in un breve discorso quanto è scritto sparsamente nei sette volumi dei Pensieri postumi . - Conservare la purità della lingua è un sogno , un ' immaginazione , un ' ipotesi astratta , un ' idea non mai riducibile ad atto , se non solamente nel caso d ' una nazione che , sia riguardo alla letteratura e alla dottrina , sia riguardo alla vita , non abbia ricevuto e non riceva nulla da nessuna nazione straniera . Le cose vivendo sempre , e modificandosi sempre continuamente e moltiplicandosi le conosciute , e non potendo una lingua esser mai perfettamente fornita del necessario fin ch ' ella non esprime perfettamente e convenientemente tutte le cose e tutte le possibili modificazioni delle cose di questo mondo , ne segue la necessità ch ' ella s ' accresca sempre di nuovi modi ; i quali è ben naturale che a noi italiani vengano in gran parte di fuori , perché la vita ci viene in gran parte d ' altronde . Molte di queste parole e modi nuovi sono comuni a tutte le lingue colte d ' Europa , e però sono europeismi , non barbarismi , perché non è barbaro quello che è proprio di tutto il mondo civile e proprio per ragione appunto della civiltà , com ' è l ' uso di queste voci che deriva dalla stessa civiltà e dalla stessa scienza d ' Europa . E d ' altra parte l ' esempio dei nostri classici ( quasi tutti ) che hanno arricchito la nostra lingua con derivar vocaboli e modi dal latino , dal greco , dallo spagnuolo o donde che sia , e li hanno resi italiani di fatto , ci ammonisce che la lingua italiana è capacissima d ' appropriarsi voci e maniere d ' altre lingue . E non solo può , ma lo deve fare , perché quanto più la nostra lingua è diligente nel non voler perdere ( cosa ottima ) , tanto più per necessaria conseguenza dev ' essere industriosa nel guadagnare , per non somigliarsi al pazzo avaro che per amor del danaro non mette a frutto il danaro , ma si contenta di non perderlo e di guardarlo senza pericoli . Voler respingere le parole nuove è voler mettere l ' Italia fuori del mondo . Tutte sentenze d ' oro , come dice il Giusti . Ma poichè potresti esser tentato d ' abusarne , seguendo l ' esempio dei molti barbari che dalle lingue straniere pigliano a prestito una parola ogni dieci , ti presento come antidoto un mio amico di gioventù ; la cui immagine mi salta sempre davanti quando nel parlare italiano sto per dire una parola o una frase francese , non perché manchi alla mia lingua il modo corrispondente , ma per iscansare la fatica di cercarlo . Ho l ' onore di presentarti il visconte La Nuance . IL VISCONTE LA NUANCE . La famiglia dei visconti La Nuance è antica e numerosissima . Il giovine italiano , al quale avevamo posto quel soprannome , era nobile veramente ( del che non si boriava punto ) ; ma povero come noi , figliuolo d ' un esattore , e impiegato egli stesso , non ricordo in che amministrazione dello Stato . Essendo cresciuto in Savoia , dove suo padre era stato parecchi anni , aveva imparato il francese prima e meglio dell ' italiano , e quella era rimasta la sua lingua preferita , e diventata il suo vanto , la sua gloria , il vero titolo di nobiltà , del quale egli andava superbo ; affermando , naturalmente , ch ' era la più bella d ' ogni lingua antica e moderna , superiore senza confronto e per ogni rispetto alla nostra . Quindi le continue discussioni e battaglie che seguivano fra lui e gli amici , e le infinite canzonature che gli piovevano addosso ; delle quali non si risentiva mai , poichè a un ' ostinazione invincibile in quella sua idea , in quella soltanto , egli accoppiava una bonarietà inalterabile , che gli faceva tollerare anche gli scherzi più mordenti . Ci stizziva in particolar modo il suo continuo interpolare nel discorso italiano vocaboli e frasi francesi , come se la nostra fosse una mezza lingua , che non bastasse ad esprimere perfettamente nessun pensiero ; e non men di questo la ostentazione ch ' egli faceva di quell ' italiano infranciosato , quasi compiacendosi di non avere della lingua propria che un ' infarinatura , quanto gli occorreva appunto per i suoi ristretti bisogni di impiegato . E usava nella più parte dei casi il modo francese anche sapendo il modo italiano , poichè in ogni parola o frase di quella lingua egli sentiva o diceva di sentire una sfumatura di significato ( una nuance , diceva sempre ) che nella nostra lingua non si poteva rendere . Era quasi sempre un ' immaginazione sua ; ma non c ' era verso di sconficcargliela dal capo . Citava un modo francese , e diceva in aria di sfida : - Sentiamo , come direste in italiano ? - Noi gli citavamo un modo nostro che , per consenso di tutti , significava per l ' appunto lo stesso . Ed egli no , s ' incapava a negare . - Ci s ' avvicina - rispondeva - ; ma è un ' altra nuance ; no , ce n ' est pas ça tout à fait . - No , far riscontro non voleva dire precisamente faire pendant , averne un ramo non significava tal quale être toqué , dire di uno roba da chiodi o ira di Dio non era propriamente lo stesso che pis que pendre . - Un ' altra nuance , un ' altra nuance , qualche cosa di sopraffino , l ' idea d ' un ' idea , un nonnulla , ch ' egli non sapeva dire , ma che sentiva . E quando poi si faceva la prova inversa , aveva la faccia fresca di tradurre disinvolto in dégagé , traccheggiarsi in se dandiner e vattelapesca in que sais - je ! Noi gli coprivamo la voce con una urlata , ed egli rispondeva urlando : - Traducete in italiano il Marivaux , se vi riesce ! Traducete il Labiche ! - E tu traduci il Berni , traduci il Giusti , traduci il Parini ! - Fiato sprecato . Aveva anche il coraggio di sostenere che il francese è più musicale dell ' italiano . - Troppe vocali , troppe vocali - diceva . - Si parla sempre con la bocca spalancata . Per esempio , il famoso verso di Dante , nel racconto di Francesca .... - e squarciando le a con una bocca da entrarci una rapa , declamava : - Aaamor che aaa nullo aaamato aaamar perdonaaa ! Ma c ' è da slogarsi le mascelle ! - E noi gli citavamo bellissimi versi francesi che avevano non meno a che il verso dantesco ; ma non serviva , perché l ' a francese , per lui , era un ' altra a , di suono più discreto dell ' italiana . Nei versi francesi sentiva armonie misteriose che al nostro grosso orecchio sfuggivano . - Per esempio , quel celebre verso del La Fontaine , che Victor Hugo giudicò ammirabile : Six forts chevaux tiraient un coche ; che maravigliosa , inimitabile armonia imitativa ! - Di versi italiani , maravigliosi per armonia imitativa , gliene citavamo a decine . - Ma non così fini - ribatteva - non così fini ! - Andava fino a dire che era ben più dolce l ' au revoir che l ' a rivederci , benchè nel saluto francese ci siano come nel nostro due erre ; le quali , per giunta , egli arrotava in tal modo , che , a sentirlo , pareva d ' esser salutati da una sega arrugginita . - Au rrrevoirrr ! Ma non sentite che dolcezza ? - E allora gli davamo del barbaro , dell ' italiano rinnegato , del traditore della patria ; al che egli rispondeva invariabilmente : - Des bêtises ! des bêtises ! - guardandoci con un sorriso compassionevole , come gente di una razza primitiva , parlanti ancora una lingua rudimentale . Di scrittori italiani parlava il meno possibile , e ci aveva le sue buone ragioni . Quando gli chiedevamo un giudizio sopra un nostro grande scrittore antico o moderno , egli riconosceva con parole vaghe i meriti che noi ammiravamo in lui ; ma soggiungeva sempre che gli pareva lourd , sans souplesse , sans finesse . La finezza era nel suo concetto la grande superiorità della lingua francese sulla nostra , e affermava che soltanto in francese si poteva parlare con una signora con delicatezza aristocratica , senza mai stonare , senza urtar mai le convenienze e il buon gusto . Gli domandavamo se credeva davvero che il marchese Gino Capponi e il barone Ricasoli , allora viventi , non sapessero sostenere una conversazione con una patrizia fiorentina senz ' urtare il buon gusto e le convenienze . Egli aveva l ' audacia di risponderci che non li aveva mai sentiti . Lo investivamo qualche volta fieramente . - Come puoi giudicare della finezza della lingua italiana tu , ostrogoto lacerator d ' orecchi , che dici tutto il lungo del cammino , una ragazza non si può più gentile , e giuocare un ruolo , e venir di desinare ? - Perché erano di questo conio i francesismi che egli schiantava . E allora ribatteva trionfalmente ; - Ah ! Ah ! Voi v ' importate ! È segno che non avete delle buone ragioni , che vi sentite battuti , battuti a piatta cucitura , ridotti a .... Come direste in italiano aux abois ? - O vile Gallo , agli estremi ! - rispondevamo noi . E lui , col suo solito sorriso di commiserazione : - È un ' altra nuance ; non c ' è il senso comico ; è un ' altra nuance tutt ' affatto . Non disperavamo di persuaderlo , non di meno . Alle volte lo pigliavamo con le buone , ragionando ; gli parlavamo della grande ricchezza della lingua italiana , di cui una gran parte non è nei dizionari ; della sua mirabile facoltà di adattarsi a tutti i toni , agli stili più diversi , e alla traduzione d ' ogni lingua , serbando il colore dell ' originale , senza snaturare l ' indole propria ; della grande quantità e varietà di " tipi e di conii ch ' ella possiede per poter formare voci e modi d ' uno stesso genere di significazione " , delle innumerevoli desinenze frequentative , diminutive e disprezzative dei suoi verbi , e dell ' elasticità e capacità e mutabilità stupenda del suo periodo ; e cercavamo di dimostrargli che , nel più dei casi , quando una parola francese non si può tradurre in una italiana dello stesso valore , questo deriva dal fatto che la francese è usata in vari significati , per ciascuno dei quali noi abbiamo una parola propria ; e via discorrendo . Ma era come dire al muro . Egli rispondeva che noi facevamo della letteratura , ch ' egli intendeva parlare della lingua di conversazione , e ribatteva il suo chiodo , che soltanto in francese si poteva conversare con grazia e con spirito , e che al confronto del francese l ' italiano era lourd , poco pieghevole , privo di nuances , una lingua d ' accademici e di professori . E noi in coro , come sempre : - Bugiardo rinnegato ! - Gallaccio odioso ! - Va ' fuori d ' Italia ! - Che il diavolo t ' importi ! - Smettila , o t ' assommiamo a calotte ! - E lui , col suo eterno sorriso : - È inutile . Non mi farete demordere dalla mia opinione . Ma quello che agli amici non era mai riuscito d ' ottenere parve che l ' ottenesse il Governo , trasferendolo improvvisamente da Torino , con suo grande rammarico , in non so quale città del Veneto ; poichè , forse per lasciarci una buona memoria di sé , per tutto il tempo che rimase ancora fra noi , non solo non mise più sul tappeto e non accettò più nessuna discussione sulle due lingue , ma anche parlò meno francescamente del solito , smettendo , se non altro , d ' ostentare certi francesismi per provocazione . Credemmo d ' aver operato noi il miracolo , e ce ne rallegrammo . Il giorno della partenza lo accompagnammo tutti alla stazione . Era malinconico . Quando ci abbracciò , prima di salire nel vagone , si commosse . - Ricordatevi di me - ci disse - , scrivetemi . E dimenticate i nostri battibecchi per la lingua . - Ci strinse ancora la mano dallo sportello , dicendoci con le lacrime agli occhi : - Addio ! Addio ! A rivederci ! - E quel suo salutarci , contro il suo solito , in italiano , ci parve il segno più certo del ravvedimento , e noi pure salutammo con affetto l ' amico , ridiventato italiano . Oppresso dalla commozione , si ritirò in fondo al vagone prima del fischio della partenza . Ma appena il treno si mosse , si rilanciò al finestrino , e con voce più commossa di prima , agitando il fazzoletto , gridò con diciotto erre : - Au revoir ! Au revoir ! Au revoir ! Era la frecciata del Parto . - Trrraître ! - gli rispose uno degli amici . Ma forse egli non ci aveva tradito di proposito : soltanto , nell ' impeto della commozione , gli era uscito irresistibilmente dal cuore il saluto che all ' orecchio suo sonava più dolce . E così , nonostante l ' ultimo ravvedimento , egli rimase per sempre nella nostra memoria il visconte La Nuance , tipo perfetto e amenissimo dell ' italiano con la cresta e coi bargigli . PER LA DIFESA DELLA LINGUA . Fin qui , giovinetto mio , mi sono ingegnato di darti consigli e suggerimenti utili ad acquistare il possesso della lingua . Ma , in materia di lingua , non basta acquistare , bisogna difendersi . Tu dovrai badare di continuo a preservarti dal contagio della lingua corrotta che si parla , si scrive e si stampa , non soltanto nella tua , ma in ogni regione del paese ; a respingere da te le infinite voci e locuzioni barbare , errate , strampalate , torte ad altro significato dal vero , che pullulano nel comune linguaggio parlato e scritto , e che appunto per la frequenza con cui sono generalmente ripetute , s ' attaccano per modo alla lingua e alla penna di tutti , da riuscir quasi impossibile , anche a chi ci metta una cura attentissima , il preservarsene affatto . Di questi modi da fuggire non ti faccio un elenco , perché , anche a non citar che mezzi di quelli che conosco , ne dovrei empire decine di pagine , e ti seccheresti a leggerli ; ma troverai i più comuni nel dialogo seguente ; il quale seguì davvero tempo fa , con poche differenze nell ' ordine e nella materia , fra quattro amici ; e che , più o meno variato , si ripete certamente spesso , in ogni parte d ' Italia , fra persone colte , che hanno a cuore la purità e il decoro della lingua nazionale . A CHI LE DICE PEGGIO . DIALOGO fra uno scrittore , un avvocato , un professore di chimica , fisica e matematica , e un cronista di giornale , che stanno desinando in una stanzetta di trattoria . LO SCRITTORE ( al Professore ) . - Dov ' eravamo rimasti ? IL PROFESSORE . - Aspetta : lascia che m ' orienti un poco . SCRITT . - Orièntati . E una . PROF . - Ne sentirai dell ' altre . Caro mio , noi non ci abbiamo nessuna colpa nel fatto che la lingua diventi sempre più scientifica , o per dir meglio , scienziata . Non siamo noi che divulghiamo , portandolo in tutti i campi del pensiero , il nostro linguaggio tecnico , del quale non possiamo far di meno . È il gran pubblico , sono i giornali e la cattiva letteratura che ce lo pigliano .... SCRITT . - Già : è effetto del polarizzarsi di tutte le idee verso la scienza . PROF . - Hai detto bene . Ma è un fatto , te lo confesso , di cui il nostro amor proprio si compiace . Al vedere che ogni interruzione o lacuna di qualunque cosa diventa una soluzione di continuità , ogni scopo un obbiettivo , ogni caso un fenomeno .... SCRITT . - E ogni mescolanza un ' amalgama . PROF . - A sentir parlare di forza centripeta e centrifuga dell ' istinto , del dinamismo dei partiti politici , di movimenti rivoluzionari sincroni e sinfoni , e di coefficienti della vittoria e d ' esponenti della debolezza del Ministero , e di Parlamenti saturi d ' elettricità .... AVVOCATO . - E di atmosfera d ' odio .... CRONISTA . - E di fenomeni di capillarità psicologici .... Questa l ' ho letta io . PROF . - Forse in una tua cronaca . Ma io n ' ho letta una assai meglio . - Di queste consuetudini e sentimenti si forma nella gioventù un precipitato di scetticismo . - Sei battuto . Lasciami finire . A sentire quante quistioni particolari sono una faccia del prisma d ' una quistione generale ; quanti ordini d ' idee sono stratificazioni o substrati d ' altri ordini d ' idee , e quanti uomini e cose , quantità negative ; ma più che altro al vedere quanti concetti non si sanno più esprimere senza ricorrere agli strumenti e agli apparecchi dei nostri Gabinetti , come sarebbe il barometro del malcontento popolare .... SCRITT . - Il termometro dell ' opinione pubblica . CRON . - Il diapason della moralità nazionale . AVV . - E il propulsore degli entusiasmi cittadini ? PROF . - Benissimo ; e la valvola di sicurezza delle passioni .... Al sentir tutto questo , dico , io gonfio di giubilo e d ' alterezza .... SCRITT . - Fino all ' ennesima potenza . PROF . - Lo volevo dire ; perché penso che , andando innanzi per questa strada , verrà tempo che quanti vorranno imparar l ' italiano dovranno venire a scuola da noi , a studiar fisica , chimica , matematica , mineralogia , geologia .... ; i Vocabolari dell ' uso saranno i nostri trattati . SCRITT . - E allora tutto si dovrà studiare , fuorchè la letteratura . E non solo le scienze esatte , ma anche le scienze giuridiche . Per esempio : la circostanza attenuante , la cerziorazione , la requisitoria , il verdetto , usciti dalle aule dei tribunali , sono oramai entrati da per tutto . E quante cose si comminano , oltre le pene stabilite dalla legge ! E si testimonia affetto , rispetto e riverenza . E non sono più i soliti testimoni che depongono ; sono anche i fatti . - Una data circostanza depone in favore d ' una tal persona .... - Io mi figuro la Circostanza che giura sul Vangelo di dir tutta la verità .... AVV . - E una Ragione che cammina a suon di tamburo , col facile sulla spalla , te la figuri ? È la solita Ragione che milita in favore di qualcuno o di qualcosa . E poi che siamo nel campo militare , a me piace infinitamente la base d ' operazione . Un innamorato , per esempio , che va a stare in una villa vicina a quella della sua amata , e ne fa la sua base d ' operazione ! L ' ho letta in un romanzo . Mi piace anche mossa strategica riferito a un atto qualunque di piccola furberia . E una parola che ha una data portata , come un pezzo d ' artiglieria .... SCRITT . - Io preferisco il linguaggio finanziario , che va prendendo sempre più voga . Ha certe espressioni così nobili ! Fare il bilancio , per esempio , delle buone qualità e dei difetti di un amico ; dire d ' un uomo politico , venuto in auge , o scapitato d ' autorità , che le sue azioni si sono alzate o ribassate , o , accennando ai suoi meriti e ai suoi demeriti verso il paese , che ha al suo attivo certe cose e al suo passivo certe altre .... Mi par di vederlo diviso in due colonne , come il registro d ' un negoziante . AVV . - E dove lasciate i verbi , che sono i più bei fiori ? Suicidarsi , terrorizzare , ostacolare , impossibilitare , prevenzionare , massacrare , acutizzare .... Si va acutizzando il dissidio in seno alla Commissione del Bilancio , signori ! SCRITT . - O signori , e suggestionare ? AVV . - Bravo , hai detto il gran verbo , il verbo factotum , che si presta a tutti i servizi . Ora si è suggestionati da una donna , dalla fame , da un libro , da un luogo , dalle circostanze , da tutto . Ho letto in un giornale che un certo fanale di luce elettrica , davanti a un teatro , faceva una réclame suggestionante . PROF . - Suggestionante , impressionante , emozionante , raccapricciante , son tutta roba del vostro magazzino , signori giornalisti . CRON . - Non mia . SCRITT . - Tu ce n ' hai dell ' altra . Chi scrisse l ' altro giorno nel tuo giornale : - L ' uomo di Stato che è stato intervistato - ? Sei stato tu , sei stato ? Io son restato . AVV . - Non facciamo quistioni personali . Per me , del resto , nel linguaggio delle cronache trovo bellezze ammirabili . Per esempio : il borsaiolo o l ' accoltellatore che , dopo fatto il colpo , s ' ecclissa , come un astro , mi pare un traslato dantesco . PROF . - È uno dei tanti verbi a cui si fa fare un ufficio indegno della nobiltà della nascita , come rivelare , trasfigurare .... SCRITT . - Già : si dice che un certo puzzo rivela che il pesce è guasto , che una faccia tinta di carbone è trasfigurata . E sono anche dei credenti nella Rivelazione e nella Trasfigurazione che lo dicono ! Questo non è un errore di lingua , è un sacrilegio . E così tutti creano , tutto si crea .... PROF . - Un altro verbo che fa cento mestieri , come organizzare , funzionare , sistemare . Si organizza uno Stato , un ballo , una dimostrazione , una colazione alla romana . E tutto funziona o non funziona : un arcivescovo , una serratura , un ' amministrazione , una vite , una legge , un cavatappi , un governo , la molla d ' un gibus . E c ' è chi parla di sistemarsi in un nuovo quartiere .... AVV . - E perché no ? ( accennando con un ' occhiata il Cronista ) . S ' è inteso dire poco fa : - Io ho il sistema di prendere il tè col latte la mattina , come se una colazione fosse una dottrina filosofica .... CRON . - Sta ' zitto , tu , che dicesti un giorno in tribunale che il tuo avversario deragliava . AVV . - Deragliai . Ma deragli tu pure dalla buona lingua quando scrivi che s ' è verificato un incendio . Che bisogno c ' è di verificare che una casa è in fiamme ? E quando dici o dite che il Ministero ha conglobato in uno due progetti di legge ! Oh giusto ! Scrive oggi il tuo direttore che " la conversione del Ministero a sinistra s ' accentua " . Doveva anche dirci su quale atto o dichiarazione del Governo cade l ' accento , e se è acuto o grave . Ma già ora s ' accentua anche una tempesta in mare e la peste nelle Indie . SCRITT . - Ma questa diventa una discussione a base di personalità . Vi richiamo all ' ordine . PROF . - Anche l ' a base è diventato moneta corrente . Un discorso a base d ' insinuazioni , una letteratura a base di pornografia . Ho letto in un giornale : una rissa fra due erbivendole a base di zoccolate . SCRITT . - È un modo di moda fra gli eleganti , come darsi il lusso di fare una cosa , posare a liberale o ad altro , aver esito negativo , fare una cosa su vasta scala , essere all ' ordine del giorno . Gabriele d ' Annunzio , per esempio , è all ' ordine del giorno ... CRON . - Come un progetto di legge .... SCRITT . - Associarsi al dolore .... CRON . - Come a un giornale .... SCRITT . - L ' opinione pubblica che si commove , si sdegna , inorridisce . AVV . - Come un ' attrice . SCRITT . - Un ministro , uno scienziato che è un valore . PROF . - Come una cedola del debito pubblico . SCRITT . - Il morale che s ' abbatte e si rialza . AVV . e CRON . ( a una voce ) . - Come un misirizzi . SCRITT . - L ' avete detto contemporaneamente . Notate anche quest ' avverbio , che abbraccia la durata della vita d ' un uomo , e s ' usa per dire che due persone si voltano indietro nello stesso punto . Ma dimenticavo le due più ammirabili . S ' annunzia che s ' è fatta non so dove una strage di poveri israeliti : la notizia merita conferma . Assassini ! E una regione che è teatro d ' un ' inondazione ! Bella rappresentazione ! CRON . - Qualche volta la notizia è meno esatta . PROF . - Già : un bel modo delicato di dire che è una pastocchia . Così , per consolare i poveri disperati , si chiamano cortesemente i meno abbienti . AVV . - Ma queste son miserie ! Volete ch ' io vi dica la più preziosa di tutte ? La lessi l ' altro giorno . Si riferisce a un fatto doloroso . Ma si riesce a far ridere di tutto . Un suicidio al sublimato corrosivo . PROF . - Impossibile . È di tuo conio . AVV . - Ti porterò il giornale . PROF . - Nati di cani ! Come si dice il risotto al pomodoro ! SCRITT . - E se passassimo ai sostantivi ? Riguardo a questi , quello che c ' è di più curioso per me è l ' uso che prevale di adoperarli a sproposito , e che deriva da una tendenza generale , morbosa , a esagerare ogni cosa . Nove volte su dieci , anche in discorsi e in proclami ufficiali , si dice orgoglio , che è un vizio , per dire alterezza , che è un sentimento nobile , e orgoglioso invece d ' altero . Le parole alterezza e altero pare che vadano cadendo in disuso . Così non più dignità , ma fierezza . E si dice l ' incarico di scopare come l ' incarico di rispondere al discorso della Corona ; aver la missione di far l ' operazione del catasto in una provincia , come la missione di convertire un popolo al Cristianesimo ; l ' apostolato della cultura delle barbabietole ; il còmpito , che era un lavoro d ' ago o di maglia , o un lavoro assegnato agli scolaretti .... AVV . - Il còmpito d ' unificare la Germania .... fu il lavoro di scuola del Bismark . SCRITT . - Far l ' apoteosi del formaggio di Gorgonzola .... PROF . - È il parossismo dell ' iperbole . Dove lasci gl ' ismi ? Fra cinquant ' anni ci saranno nella lingua tanti ismi che si farà rima ogni dieci parole . Andiamo , io lancio il primo : il nervosismo delle nuove generazioni .... . AVV . - Il rigorismo del Fisco ... CRON . - Il confusionismo dei partiti .... SCRITT . - Il parallelismo delle situazioni . Ma parossismo è l ' ismo prediletto . Si serve in tutte le salse . C ' è persino chi ama i maccheroni fino al parossismo . E anche coi sostantivi in à non si scherza . Se ne fa un tale scialacquo , che a sentir certi discorsi , par che l ' oratore picchi delle martellate in un muro .... AVV . - Garibaldi è una grande individualità . SCRITT . - Il Tolstoi una celebrità , una sommità .... CRON . - Il dottor Carle una specialità . PROF . - E ha molte notabilità l ' Università della nostra città . AVV . - Che è posta in una bella località . PROF . - In una delle principali arterie di Torino , poichè ora si chiamano arterie le strade grandi , e non so perché non si chiamino vene le strade minori .... SCRITT . - Oh bravo ! Poichè hai portato la nota anatomica , ricordiamo il linguaggio medico . Ce n ' è una che vale per cento : l ' idiosincrasia . Le declamazioni d ' una liberale e civile idiosincrasia . C ' è chi ne va matto . Ma anche il portar la nota è una perla . Ora si porta la nota amena in un banchetto , la nota patriottica in un ' assemblea , la nota trista in una conversazione . Di uno che ammazzò il rivale in un ballo disse ieri l ' altro un giornale : che vi portò la nota tragica . La grazia di quella nota ! E a proposito : tragedia , un ' altra parola che ha fortuna . Non ci son più delitti volgari : son tutte tragedie e drammi . ( Al Cronista ) : Ma questa è una vostra industria letteraria per far comprare il giornale . CRON . - Manco a dirlo . SCRITT . - L ' hai detta finalmente ! Mi maravigliavo che non ti fosse ancora scappata . O dove l ' avete scovato codesto manco a dirlo odiosissimo che inciampiamo a ogni passo ? CRON . - O come vuoi ch ' io lo sappia ? Chi è imbevuto di letteratura classica , non può dire da che classico abbia preso questo o quel modo . Da Dante , forse . SCRITT . - Avete preso da Dante anche la piattaforma elettorale ? PROF . - In questo hai torto . Piattaforma è una parola che mi piace : larga , solida , maestosa . Come superfetazione , che mi piace anche di più , per la sua gentilezza . Quando sento dire che un tal progetto di legge non è che una superfetazione d ' un altro , presentato da un altro Ministero , vado in solluchero . Mi par così poetica l ' immagine di quei due feti ! SCRITT . - Ciascuno ha i suoi gusti . Io ho il gusto degli aggettivi nuovi , semplici e partecipati , dei quali faccio uno studio particolare . Ce n ' è di deliziosi , come ora si dice . Per esempio : sensazionale ; schiacciante , riferito a un argomento ; toccante : un oratore toccante : mi par di vederlo suonar la chitarra . E scollacciato , d ' un romanzo ! L ' immagine di quel sostantivo mascolino col seno troppo scoperto , m ' affascina . E così macabro è uno dei miei amori . Si scopre il cadavere d ' una povera bimba strozzata : - scoperta macabra . - Com ' è a proposito l ' immagine d ' una danza , che desta quell ' aggettivo ! E calza bene anche l ' aggettivo drammatico che accoppia all ' idea d ' un assassinio quella d ' un ' opera d ' immaginazione dilettevole ! E imponente detto ad un modo d ' una signora d ' alta statura e d ' un grande incendio ! E l ' innocenza completa , come un tranvai ! E la commedia movimentata ! E il partito politico compatto , come il legno del sorbo ! Elettori , andate alle urne compatti ! AVV . - Camminerebbero un po ' impacciati . SCRITT . - Dovresti dire marcerebbero . Marciano anche gli avvenimenti . Più curiosa è la voga che hanno preso cert ' altri aggettivi in un nuovo significato , come grandioso , che è dei più abusati . In questi giorni , per esempio , in un manifesto d ' un ' associazione è chiamato grandioso l ' avvenimento dell ' andata del re d ' Italia a Parigi , e hanno creduto di dire , non qualche cosa di meno , ma di più che grande ; perché grande , oramai , è un aggettivo scaduto . Ora non basta più dire che un attore è grande in una data parte : si dice che è immenso . Anche famoso si dice a tutto pasto . Una buona salsa ? Famosa . Un potente schiaffo ? Famoso . Una sbornia maiuscola ? Famosa . Questo vino , per esempio , è bonino ; ma non così famoso come a voi pare . PROF . - E superbo ? E magnifico ? E splendido ? AVV . - Un magnifico paio di scarpe .... CRON . - Che calzano magnificamente . SCRITT . - Anzi , divinamente ! Ma splendido è l ' aggettivo re del tempo che corre . Splendido un par di calzoni , un viale , un artista , un programma politico , un risotto . È diventato un aggettivo irresistibile . Sapete che il Guerrini , per combatterne l ' abuso , tenne una volta una conferenza satirica a un uditorio d ' amici ? Tutti ne furono persuasi ; ma quando egli ebbe finito , e domandò un giudizio sul suo discorso , risposero tutti a una voce : - Splendido ! - Non c ' è forza che valga più a sradicarlo . Come fanatico . Che c ' entra la superstizione religiosa ? Ora si è fanatici di tutto quello che piace : d ' una grande idea umanitaria come d ' un bel servizio da tavola , della Divina Commedia come delle triglie alla livornese . AVV . - Ben detto , ben definito , come dice Azzeccagarbugli . PROF . - Stupendamente bene ! CRON . - Hai il nostro plauso . SCRITT . - Non mi basta . Voglio un ' ovazione . Oggi si fa a tutti e per ogni cosa . Ma non ho finito . Il discorso che ho fatto sugli aggettivi non è esauriente . Quello che è più strano nell ' uso invadente , a mio parere , è l ' accompagnamento degli aggettivi coi sostantivi , nel quale non si riconosce più alcuna legge né di convenienza né di logica , mettendo fra gli uni e gli altri dei legami forzati , repugnanti al buon gusto e al buon senso . Basterà che vi citi un esempio per suggerirvene altri cento . Possiamo fare una gara . CRON . - Si dice record . SCRITT . - Fu un lapsus , perdonami . Un pregiudizio riguardo a una quistione d ' ordinamento delle strade ferrate si chiama pregiudizio ferroviario . Non lo vedete correre sulle rotaie ? AVV . - Lo vedo . Animo . La gara è aperta . I disinganni dei proprietari nel raccolto dell ' uva : - delusioni vinicole . PROF . - Ansietà agrarie . CRON . - Ravvedimenti costituzionali . AVV . - Un monumento operaio ! Quello eretto dagli operai cattolici a Leone XIII . Questa è delle meglio , mi pare . SCRITT . - Fermi là ! Vinco la gara io . Vi porterò il documento in prova . Il titolo d ' un articolo sui miliardai americani che vanno in automobile . Indovinate ! Cedo il premio a chi indovina . CRON . - Tempo perso . Favella . SCRITT . - Motorismo miliardario ! AVV . - Splendido . PROF . - Grandioso . CRON . - Famoso . L ' ho scritto io ! SCRITT . - Allora il premio è tuo . Tu sei immenso . La gara è chiusa . AVV . - Se ne può aprire un ' altra . SCRITT . - Immediatamente . Quella delle locuzioni frequentissime , delle quali dovrebbe bastar la ragione , il semplice buon senso a far avvertire l ' erroneità e il ridicolo , perché contengono una contraddizione di termini manifesta , o di idee , che non possono stare insieme . Il tipo di queste locuzioni è la famosa sentenza del Prudhomme : - Il carro dello Stato naviga sopra un vulcano . - Come si fa a dire che una data Amministrazione o un Istituto è una baracca che cammina male ? Che il tal ministro ha esorbitato dalla linea retta ? Un ' orbita rettilinea ! E suscitare un ' impressione , che è come dire : sollevare una cosa in giù ? Ed è scoppiato un attrito ? Avanti , signori ! AVV . - Vediamo . Abbracciare una carriera . SCRITT . - È un bell ' amplesso ! PROF . - Farsi una posizione . AVV . - È un bel fare . Ve ne dico una della nostra fabbrica . Gli elementi che vanno in esilio . " Da questo scritto , considerato a mente serena , esulano gli elementi della minaccia e dell 'ingiuria." SCRITT . - Buona ; ma non di prim ' ordine . È meglio , e si sente ogni momento : - M ' è accaduto un aneddoto . PROF . - Come chi dicesse : m ' è accaduto un racconto . Ma val di più questa : - Una voce amica che addita la via del dovere . - Una voce con le dita . Trovami l ' uguale . AVV . - Non è possibile che si possa trovare , lo riconosco . SCRITT . - Bella anche questa , e comunissima ; ma non è premiabile . Ci avrei un esempio del verbo trattare , in vece del semplice essere , arcifrequente . L ' ho letto in una cronaca di giornale ( al cronista ) non tua . A un tale par di vedere un uomo travolto dalle acque d ' un fiume ; si butta giù per salvarlo ; ma riconoscendo che si trattava d ' un cane .... CRON . - Ti darei quasi la palma . PROF . - La palma è mia . Ve ne do una freschissima . - Con quest ' atto il Governo ha ribadito la corrente della sfiducia pubblica .... AVV . e SCRITT . - La gara è chiusa ! SCRITT . - Sì ! Ribadire una corrente è senza dubbio la più maravigliosa di tutte . CRON . - Un momento . Ammettetene ancor una al concorso . Son sicuro di vincere . Attenti bene . Il teatro era completamente vuoto ! GLI ALTRI TRE INSIEME , con una risata : - Tombola ! SCRITT . - Facciamo un brindisi al vincitore ! CRON . - Voi mi emozionate . Fate troppo onore a una quantità trascurabile come son io . ( Allo scrittore ) : Ma , barbaro , non si dice : facciamo un brindisi ; si dice brindiamo . E poi ... GLI ALTRI TRE . - E poi ? CRON . - Perché bere alla mia salute ? È superfluo . Io sto magnificamente . Beviamo invece alla salute della lingua italiana , che , poveretta , per colpa un po ' di tutti , sta male assai . GLI ALTRI TRE . - Evviva ! CRON . - Non si grida più evviva . Si grida : - Hoch ! - È più di moda , e poi .... non è italiano . TUTTI INSIEME , alzando i bicchieri : - Hoch ! Hoch ! Hoch ! UN CAMERIERE ( tra sé , passando nel corridoio : ) - Che siano artisti del Circo equestre ? CONTRO I LUOGHI COMUNI ( APPENDICE AL DIALOGO ) . Caro amico , Ieri sera , dopo il nostro desinare cruscaio , mi parlasti d ' un libro che stai ponzando intorno allo studio della lingua . Non ne ricordo gran che , perdonami , perché avevo un po ' di Chianti nel capo ; ma ti suggerisco una buona idea , che mi venne in mente dopo averti dato la buona notte : a me le idee migliori vengono quasi sempre in ritardo di qualche minuto ; ciò che è una gran disgrazia per un avvocato . Dovresti scrivere un capitolo feroce , come direbbe l ' Alfieri , contro i luoghi comuni . Che vuoi ? In materia di lingua io sono un mezzo barbaro : parlo male , non scrivo meglio di come parlo , e quanto a materiale linguistico appartengo alla classe dei meno abbienti , come si diceva ieri sera . Ma odio i luoghi comuni . Di questo stupirai . Ma non dovresti stupire . C ' è dei poveri diavoli che hanno per istinto gusti e tendenze di gran signori . Tu hai capito ch ' io intendo parlare di quel gran numero di vocaboli e traslati triti e di frasi fatte , che ricorrono continuamente nei giornali , nelle conversazioni , nei discorsi parlamentari , necrologici , inaugurali e convivali , e anche nelle lettere private dei nostri concittadini . Ebbene , queste parole e frasi mi son venute in ira a tal punto che ogni volta che me ne cade una sotto gli occhi o m ' arriva all ' orecchio , mi dà il senso come d ' una botta nel gomito o d ' un urtone nel petto . È irragionevole ; ma preferisco a un luogo comune uno sproposito , e quasi quasi un ' impertinenza . Dipende dai nervi , mio caro . Sì , tutte queste maniere viete che tutti usano , anche nel linguaggio famigliare ( per iscansare altre maniere più semplici , le quali paion volgari perché son semplici ) , come tributare elogi , rendere omaggio , prodigar carezze , largire favori , esser largo di cure , dar lustro al paese e a sé stesso , dare ospitalità a un articolo , render sentite azioni di grazie ( questa mi fa fremere ) , poggiare a un ' altezza ( ci s ' aggiunge spesso , per vezzo , non comune ) ; e tutte quell ' altre perifrasi muffite , come l ' elemento divoratore , per il fuoco , e la malattia che non perdona , per la tisi , e il lenocinio della forma , e le veneri dello stile , e l ' aureola della pubblica stima , e la carità del loco natìo , e le nubi che offuscano ogni specie d ' orizzonti metaforici , e i guiderdoni e gli usberghi e i Palladii e i fior fiore della cittadinanza , son diventati l ' afflizione della mia vita . Ma come mai chi le rimastica non ci sente il rancidume che ammorba la bocca e vince lo stomaco ? È una smania universale di fuggir la parola ovvia come un malanno . Vedi se c ' è uno su cento dei necrologisti quotidiani che si contenti di dire che un galantuomo è morto ! Ha esalato l ' ultimo respiro , ha reso l ' anima , è uscito di vita , è mancato ai vivi , ha cessato di vivere , ha chiuso gli occhi , si è estinto , si è spento ; ma non è morto . La stessa parola morte , così solenne , e che al nostro cuore par che suoni sempre per la prima volta , è giudicata ignobile : si dice dipartita , decesso , la fine . Confessato e comunicato è troppo comune : si dice munito dei conforti religiosi . Bella quella munizione di conforti ! E quando si metterà a riposo quella decrepita Parca col suo putrefatto inesorabile ? E quando si finirà di profondere la larga eredità d ' affetti ? Ah , chi l ' ha detta per il primo si può ben vantare di non aver seminato nella sabbia ! E quell ' insopportabile intelletto d ' amore , di cui si fa toppe da scarpe , tanto da scrivere che è fatto con intelletto d ' amore anche un quadro statistico dell ' esportazione dei formaggi ? E quella inevitabile traccia onorata di sé , che si lascia dietro ogni scalzacane ? E quella misteriosa eloquenza di cui Tizio soltanto possiede il segreto , come d ' uno specifico farmaceutico ? E quella maledetta ostinazione a non voler mai dire che una riunione fu allegra , cordiale , triste , per mettere invece lo scettro in mano all ' allegria , alla cordialità , alla tristezza , e farla regnare ? E quell ' eterna banda musicale che rallegra tutti i banchetti coi lieti concenti ? E quel sempiterno brillare per la loro assenza delle Autorità e degl ' invitati che mancano ? Il contagio di queste affettazioni obbligatorie , e dei vezzi latini in ispecie , è penetrato fin dove la luce del gas non è giunta ancora . Vedi nelle corrispondenze mandate ai giornali fin dai più piccoli villaggi . I matrimoni , i funerali , le rappresentazioni teatrali , le deliberazioni del municipio ( espressioni troppo comuni ) sono annunziate come nuptialia , funeralia , theatralia , municipalia : che spocchia ! Dire : nel consiglio comunale ? Miserie ! In seno al consiglio . Il più vecchio dei Consiglieri , o di qualunque adunanza , è sempre il Nestore : il paese è pieno di Nestori . E quando si seppellisce un cristiano , gli si augura leggiera la terra : una leggerezza diventata più pesante del monolito di Pianezza . E a proposito di villaggi , non immagini la stizza che mi fa quel popolo Ebreo esulante dall ' Egitto , tirato sempre in ballo nell ' autunno per dire che i villeggianti se ne vanno : l ' esodo dei villeggianti ! Non c ' è che un ' altra eleganza che mi dia ai nervi a egual punto , ed è il senza por tempo in mezzo o in men che non si dica , o con la rapidità del fulmine , che intoppo a ogni passo . Ma che Dio vi benedica con una pertica , se volete dire che un tale ha fatto una cosa in un lampo , imitatelo , ditela alla più lesta possibile , per rendere la rapidità dell ' azione , con una sola parola , e non con una filastrocca . Ma no , c ' è un altro luogo comune che detesto più di quanti n ' ho citati , ed è la moglie di Cesare che non dev ' essere sospettata . Chi ci libererà una volta da questa signora , Dei superiori ! E siamo anche a questa , in fine : che non si possa più dire nei giornali , né in Parlamento , né dove diamine tu voglia , che c ' è del marcio in una banca , in un ministero , in una classe sociale , o anche in una cesta di cavoli , senza tirarvi per i capelli Amleto e la Danimarca ? Io c ' inverdisco , parola d ' onore . Flagella dunque gagliardamente i luoghi comuni . Per me sono uno dei primi segni che servono a distinguere gli scrittori veri dagli scrittori di dozzina . Io che , non per finezza d ' educazione letteraria , ma per istinto , ne sento il puzzo un miglio lontano , non ne trovai uno solo nel Manzoni , nel Leopardi , nel Carducci , in nessuno dei grandi maestri . Mostrali ai ragazzi studiosi per quello che sono : germi d ' infezione ; perché , non badandovi , essi s ' avvezzano a usarli , e se ne fanno una provvista , e questa , ingrossando a poco a poco , finisce con soffocare in loro il sentimento della semplicità , e anche , se l ' hanno , la dote rara dell ' originalità della forma . Flagella senza misericordia . Ti parrò troppo inviperito . Ma è perché , pure abbominando il luogo comune , di tanto in tanto , alla sbarra , me ne lascio scappare qualcuno ; non serve ch ' io stia in guardia ; è come un influsso dell ' aria , al quale è forza ch ' io soggiaccia . Ah , vedi che ci son cascato ! È forza ch ' io soggiaccia ! Disgraziato ! Me ne vergogno , mi schiaffeggio , e ti saluto . IL TUO AVVOCATO . " GLI ARDIRI " . Confessioni d ' uno scrittore pusillanime a uno senza paura . Il dialogo segue in casa del primo , di nome Leone , che sta seduto allo scrittoio , coperto di fogli . L ' altro , Rompicollo di pseudonimo , gli siede di faccia . Età dei due personaggi : vicini al pendìo dove l ' età precipita . LEONE ( che ha finito di leggere un manoscritto ) . - Che te ne pare ? Sii sincero . ROMPICOLLO . - Sincerissimo . La narrazione è ordinata , lucida , scritta bene come tutto quello che tu scrivi . Ma c ' è il difetto che è in tutti i tuoi scritti . Ci manca una bella qualità , una sola . L . - Tira il colpo . R . - Mettiti in guardia . Si può riferire a te il giudizio che diede un editore illustre sul modo di scrivere d ' un romanziere che tu conosci : - Scrive da maestro ; ma .... non c ' è caso di vedergli una volta la cravatta per traverso . L . - Spiègati meglio . R . - Per spiegarmi meglio , bisogna che te la faccia un po ' lunga . L . - Purchè tu la faccia di corsa . R . - Mi rifaccio a ottant ' anni addietro , quando già un grande maestro osservava che negli scrittori del suo tempo la lingua italiana s ' andava geometrizzando , riducendo al linguaggio magro e asciutto della ragione e delle scienze che si chiamano esatte , con grave pericolo di cadere nella timidità , povertà , impotenza , regolarità eccessiva , ch ' egli rimproverava alla lingua francese dell ' età sua . Egli voleva dire che s ' andava perdendo l ' uso di quella libertà , di quei tanti idiotismi e irregolarità felicissime , di quelle tante licenze , o ardiri , per servirmi d ' una sua parola , nei quali consistevano principalmente " la facilità , la varietà , la volubilità , la pieghevolezza , la forza insomma e la bellezza , il genio e il gusto della lingua italiana . " Gli ardiri , capisci ! Li definisce bene anche il Padre Cesari dove dice che i nostri antichi scrittori non procedevano sempre a passi di stretto costrutto grammaticale , che alcune cose , scrivendo , lasciavano da mettercele i leggitori , che prendevano spesso un giro o legamento che usciva dal comune , che s ' allargavano fuori della via trita , tenendo l ' occhio più alla sentenza che alla costruzione delle parole . C ' erano insomma nella loro lingua ( tanto lontana per questo dal cader nell ' arido e nel matematico ) scorci , ellissi , annodature e snodature , travolgimenti di costrutto , ogni specie d ' idiotismi efficaci e di belle licenze , che le davano una naturalezza e un vigore ammirabile ; c ' era una franchezza , un far da padroni , un coraggio .... L . - Che io non ho . R . - Hai voluto la sincerità . La maggior parte di quelle licenze o ardiri , consacrati dall ' uso dei classici , d ' errori che erano a rigor di grammatica , son diventati bellezze . Vezzi e grazie , dice il Cesari . Ma sono anche concisione e forza . Ebbene , tu non te ne servi mai . Ma non tu solo : pochissimi se ne servono , e con parsimonia paurosa , anche fra gli scrittori toscani . Scriviamo tutti col compasso e con le seste . E scrivendo così , disconosciamo , offendiamo la natura della nostra lingua . Tu m ' intendi . Le lingue , ha detto un grande scrittore francese , sono somiglianti ad antiche foreste , dove le parole e le frasi vennero su come vollero o come poterono . Ce n ' è di bizzarre e anche di mostruose ; ma formano tutt ' insieme , riunite nel discorso , armonie bellissime ; ed è da barbari e da insensati il potarle come i tigli dei passeggi pubblici . La lingua , aggiunge lo stesso scrittore , esce da un fondo popolare : è piena d ' ignoranze , d ' errori , di capricci , e le sue più grandi bellezze sono ingenue .... Perché mi fai quel risolino ironico ? L . ( buttando il manoscritto con dispetto ) . - Perché t ' affanni a sfondare una porta aperta , figliuol mio . ( Balzando in piedi ) . Ah , tu non sai che tasto ingrato mi tocchi ! Ma io sono più persuaso di te della verità di quanto mi dici . Ma io sento e riconosco meglio di te quello che mi manca , e questo appunto è il tormento della mia vita . Ma delle belle licenze , dei solecismi efficaci , degli ardimenti felici , che tu mi decanti , io ho fatto nei nostri scrittori uno studio amoroso e paziente come nessuno l ' ha fatto mai , e te lo posso far toccare con mano ... R . - E allora ... perché non ti si vede mai la cravatta per traverso ? L . ( lasciandosi ricader sulla seggiola e con accento sconsolato ) . - Perché sono un vigliacco . R . ( ridendo ) . - Eh via , amico ; non ti calunniare . L . ( con un movimento impetuoso apre un cassetto , e ne tira fuori e sbatte sul tavolino un grosso scartafaccio ) . - Vedi se ti dico la verità . Qui ci sono esempi cavati da scrittori di tutti i secoli , dai trecentisti ai contemporanei , dal Villani al Machiavelli , dal Machiavelli al Bartoli , dal Bartoli a Gino Capponi ... Guarda , sfoglia ; questa è la prova della mia vigliaccheria . R . - Ma è una raccolta preziosa . Io non ho mai pensato a farla . Te l ' invidio . Tu me la devi far leggere . L . - E vedi se l ' ho fatta con amore . Ho diviso e ordinato gli esempi : esempi dell ' uso di certe preposizioni , di certi pronomi , di certi avverbi , di certi costrutti . Ah , tu credevi ch ' io fossi compassato e geometrico per non sapere come si violano bellamente le buone regole ! Ma io sento la bellezza delle licenze classiche quant ' altri mai al mondo , e n ' ho a mia disposizione un magazzino . Solo ch ' esse ci stanno come le monete d ' oro nella cassa forte d ' un avaro fradicio . Io non le spendo per vigliaccheria . Vedi qui , soltanto intorno all ' uso del che , quante n ' ho ammucchiate ... R . - Leggi , te ne prego . Sono curiosissimo . L . - Quel che , che è la mia tortura e la mia vergogna ! Ti voglio svelare tutta la mia dappocaggine . Vedi qui il Villani : - Una cosa ebbero i rettori di quello ( del popolo di Firenze ) , CHE furono molto leali e diritti a comune . - Vuoi credere ch ' io non sarei da tanto d ' usare il che in quella maniera , che mi parrebbe temerario ? Che ne dici ? E quest ' altro esempio del Sacchetti : - E pone questa sua pultiglia a mensa , CHE non è porco in terra di Roma che n ' avesse mangiato . - E neanche quest ' altro che io m ' arrischierei ad usare . - Udite le mie parole , e non le abbiate a schifo per la nostra etade , CHE siamo giovani . - E anche questo che , che sta lì a maraviglia , mo lo rimangerei . - E uscì di Parigi , e cavalcò tante giornate ch ' egli giunse a Narbona , CHE sono cento venti leghe . - E io , cane , scriverei : - che è distante da Parigi cento venti leghe . - E campò da quel morbo , CHE non ne campò uno sul centinaio . - E vorrei che fosse qualche uccello nuovo , CHE non se ne trovano molti per l ' altre genti , come sono fanelli e calderelle . - Come scriverei io , per non usar quei due che , non ho la faccia di dirtelo . Questo del Machiavelli : - Perché dai Tarquini ai Gracchi , CHE furono più di trecent ' anni . - Io avrei scritto un orrore : - fra i quali e i primi corsero più di trecent ' anni - , o forse peggio . - Mi pasco di quel cibo che solum è mio , e CHE io nacqui per lui . - Un anacoluto bellissimo , non è vero ? E io non lo scriverei neppure sotto il bastone . E vado innanzi , senza citar gli autori : - Diedegli un colpo in su l ' elmo , CHE tutto il grifone d ' ariento andò per terra . - Io ci avrei premesso un tale o un così forte , per salvar l ' onore . - Un teatro CHE non ci toccava d ' entrarvi che cinque o sei volte in tutto il carnevale ... - Cosa CHE me ne dispiace anche adesso . - Per bisogno di danari arrandellò quella villa , CHE avrebbe potuto pigliarci il doppio . - Epopea e storia sono due termini CHE l ' uno ammazza l ' altro . - Il magnanimo fa le grandi cose con l ' agevolezza CHE il comune degli uomini fa le cose comuni ... Io , vile , avrei usato in quest ' ultimo caso un vile con la quale , e commesso altre piccole viltà compagne nei casi precedenti ... R . - O perché mai , se di quei modi senti l ' efficacia , e sai che sono legittimati dagli scrittori ? L . - Te lo dirò poi . Senti sull ' uso dell ' avverbio dove , che è un ' altra mia afflizione , perché lo saprei usar bene , e vi sostituisco ogni specie di locuzioni odiose . - Con questi m ' ingaglioffo ... - Hai già ricosciuto messer Niccolò , non è vero ? - Con questi m ' ingaglioffo per tutto il dì , giuocando a cricca , a trictrac , DOVE nascono mille contese . - In questo caso è DOVE si riconosce la virtù dell ' edificatore . - In queste cose bisogna esser cauto , ma DOVE ne va ' l capo , cautissimo . - Vollero farli malgrado loro santi , DOVE non era poco che fossero cristiani . - Accanto a DOVE ora è San Francesco di Paola . - Si fecero molte ricerche a Meda , DI DOV ' era la conversa . - Io sarei capace di scrivere : - che era il paese nativo della conversa . - Non uno dei dove citati avrei l ' animo d ' usare in quella maniera . Che te ne pare ? Andiamo innanzi . Ti secco ? R . - Ma no ; sèguita , che mi ci godo . L . - Sull ' uso della preposizione da . Vedrai se io so a quante belle locuzioni abbreviative e svelte si può far servire . - Fin DA abatonzolo ( da quando era abatonzolo ) il fatto suo era uno spasso . - Quello non è luogo DA andarvi di notte . - La passione il fe ' dare in falli DA non inciamparvi altro che un cieco . - Gli dia un tema tale che i due vocaboli cadano DA dover adoperare . - Le son cose queste DA farle e DA lodarle le donne della santa nazione ; ma noi ... - Il penultimo esempio è del Tommaseo , l ' ultimo del Carducci . Io farei il viso rosso , vedi , se dovessi dirti il giro ignobile di parole che avrei fatto per esprimere l ' uno e l ' altro pensiero ! R . - Ma perche , in nome di Dio ? L . - E riguardo all ' uso del se , senti che ellissi efficaci , che scorci d ' espressione io rifiuto per codardìa . - Brancolando con le mani , SE a cosa nessuna si potesse appigliare . - Il desiderio che questi signori Medici mi cominciassero adoperare , SE ( quand ' anche ) dovessero cominciare a farmi voltolare un sasso . - Erano saliti sui tetti , SE di là potessero veder la cassa , il corteggio , qualche cosa . - Sei persuaso che non mi mancherebbe l ' arte , se non mi mancasse il fegato ? R . - Ma dunque ! L . - Ma aspetta . Io ti voglio ben persuadere che so , e che soltanto per poltroneria , non per ignoranza , scrivo come un tanghero . Mi voglio schiaffeggiar con le mie mani quanto merito . Passo all ' uso dell ' infinito . Ecco del Sacchetti : - Il lupo entrava domesticamente nelle case , senza far male a persona , e senza ESSERNE fatto a lui . - O nobile duca , dov ' è la tua saviezza A SEDERE dove tu non dèi per dignità di re ? - Tu devi essere un ladroncello A ENTRARE per le case altrui . - E se alcuno dicesse ( è Niccolò da capo ) - : i modi erano straordinari , e quasi efferati : VEDERE il popolo insieme gridare contro il Senato , il Senato contro il popolo , CORRERE tumultuosamente per le strade , PARTIRSI tutta la plebe da Roma ecc . , dico come ogni città ... - Com ' è detto bene ! E io non direi così per un biglietto da mille . - Venendo alla seconda inginocchiazione , la fatica della prima aggiungendosi alla seconda , e VOLERE far presto e non POTERE , ( bellissimo ! ) lo costrinse a far sì , che la parte di sotto si fe ' sentire . - Ed ecco il saluto che meriterebbero da chi legge gli scrittori poltroni del mio stampo . R . - Ma le ragioni della poltroneria ! L . - E quelle proposizioni incidenti , interpolate fra gli elementi d ' un ' altra , quasi indipendenti , e per così dir sospese nel periodo , che imitano così bene il linguaggio parlato , e dànno al discorso un andamento così disinvolto e spigliato , un così bel colore di naturalezza .... R . - Giusto ; qui t ' aspettavo : sono la mia predilezione . Vediamo se n ' hai qualcuna della mia raccolta . L . - Ce n ' ho un cassone . - Per mia fè , che CHI MI DONASSE L ' ORO DEL MONDO , non t ' offenderei . - Come pienamente si legge per Lucano poeta , CHI LE STORIE VORRÀ CERCARE . - Il Chiodo è un chirurgo che , CHI LO PAGA BENE , tien segreti gli ammalati . - E se tira vento , t ' acceca , poichè non può stare se non intinge ogni momento le cinque dita in una gran tabacchiera , E SU SU , E QUEL CHE NON C ' ENTRA SEMINA , movendo i polpastrelli aggruppati . R . - È detto con un garbo ammirabile . E tu non useresti nemmeno codeste forme di sintassi , che tutti usano ? L . - No , ch ' io sia dannato ! Nemmen queste . E tutti quegli altri modi semplici e ingenui , tolti dal linguaggio famigliare , di legare un pensiero ad un altro , e d ' accozzar l ' uno all ' altro senza legame , che sono una bellezza ! Per esempio : - Il quale manifesta agli uomini certe cose che non sanno , ED EGLI LE SA . - Questi piani , che sono in mezzo di queste montagne , sono spazzati e puliti come la palma della mano , E TUTTO QUESTO FA IL VENTO . - Venendo San Francesco a Santa Maria degli Angeli con frate Leone a tempo di verno , E IL FREDDO GRANDISSIMO FORTEMENTE IL CRUCCIAVA .... E il grande verso di Dante : Vedi che non rincresce a me , E ARDO . Sostituiamo all ' e un che , come avrei fatto io , vigliacco , e facciamo un verso mediocre e floscio d ' un verso che fa fremere : non è vero ? Ah , tu credevi ch ' io scrivessi come scrivo per ignoranza ! Per esempio , ci ho un tesoro di modi ellittici preziosi , che tengo a muffire . - Ora perché si sappia come morì , UDII DIRE a mio padre che gli venne voglia d ' andare alla stufa .... - Com ' è garbata l ' omissione del dirò che , ch ' io mi sarei ben guardato dall ' omettere ! - E avendo dato a questo suo figliuolo certe carte , E CHE ANDASSE INNANZI CON ESSE , e aspettasselo da lato della badìa di Firenze .... - Disse : i nemici esser oltre numero molti : quaranta che essi erano , non far corpo da sostener contro a tanti , E I PAESANI DA NON FIDARSENE IN TALE ESTREMO . - Per dir questo io avrei fabbricato un periodaccio doppio . - Confortate la donna E ELLA VOI . - Io c ' avrei rificcato un conforti . Io rispetto bassamente tutte le concordanze , io bacio la terra purchè sia sempre in perfetta corrispondenza il soggetto col verbo , e rovini il mondo ! Vedi , per me è una bellezza la frase : - In questo , I SIGNORI CHI ANDAVA IN QUA E IN LÀ , E CHI ' NSÙ E CHI ' NGIÙ , e il restante , chi si nascose in un luogo , chi in un altro ; - e quest ' altra : - dubbiosi , mutoli , attratti , ciechi ed OGNI ALTRA INFERMITÀ VENNERO dal re - ; ma ( scrollando il capo , con un sorriso ironico ) mi farei levar la pelle prima di metter sulla carta quelle bellezze . So bene che " una parte della Grammatica è costituita dalla somma degl ' idiotismi d ' una lingua , diventati un fatto " , so che " la scienza della lingua consiste nel sapere e l ' arte dello scrivere nell ' adoperare quelle variazioni idiomatiche " che sono innumerevoli , e tutte opportunamente usabili , anche quelle di cui non c ' è esempio negli scrittori ; so tutto questo .... e scrivo come scrivo ! R : - Ma me lo dici una volta di che , di chi , per che ragione hai paura ! L . ( scoppiando ) . - Ho paura dell ' ignoranza del maggior numero , ho paura della pedanteria degli asini , ho paura di Giuseppe Prudhomme ! Ecco di che ho paura . R . - Di Giuseppe Prudhomme ? Ah , capisco finalmente ! L . - Sì . Tu conosci il Prudhomme , quel personaggio maraviglioso in cui Enrico Monnier ha rappresentato la scioccheria , l ' ignoranza saccente , la meschinità e la pecoraggine intellettuale , inconsapevole e presuntuosa di una grande famiglia d ' esseri , non soltanto della sua Francia , ma d ' ogni paese del mondo . Ebbene , io , nello scrivere , ho paura del Prudhomme italiano , e della signora Prudhomme , e dei suoi figliuoli e delle sue figliuole , e di tutti i suoi congiunti ed amici , e di tutti coloro che poco o molto rassomigliano a lui . Quando sto per mettere sul foglio uno di quei tanti modi che abbiamo visti , e degli altri moltissimi , che ho notati , mi si leva davanti tutta quella gente , li vedo col mio libro o col mio articolo fra le mani , e li sento esclamare : - Oh che ciuco ! Ma che italiano è questo ? Ma costui non sa la grammatica ! - perché tutte quelle licenze e arditezze che per te e per me sono bellezza e forza della lingua , per il Prudhomme e per i suoi simili sono offese alla grammatica , alla logica , al senso comune ; poichè Prudhomme , liberale in politica , è in letteratura un tiranno superbo e stupido , che sputa sull ' idiotismo , e calpesta ogni libertà di parola . È il suo fantasma che mi fa geometrizzare la lingua : io faccio l ' asino per paura degli asini . Sono di coloro , di cui dice il Carducci che , per scrivere , si mettono i guanti , per parer gentiluomini ai borghesucci . Se non che egli parla di chi ha le mani grosse e nocchiute , piene di porri , di verruche e di schianze , che i guanti non bastano a mascherare . Ed io no : io avrei una mano ben fatta , leggera , una mano da signore ; e sono i guanti che me la sformano : i grossi guanti grammaticali , tutti sgonfi e grinze e frinzelli . E dire che m ' inguanto per il Prudhomme ! Che abbominio ! R . - Eh via , tu esageri . Il Prudhomme è una testa piccola ; ma non un cretino addirittura . Mi pare che tu lo calunni per iscusarti . L . - E tu lo difendi per farmi coraggio , capisco . Ma fors ' anche non lo conosci quanto me . Io non lo conosco soltanto per i giudizi suoi che mondo ripete ; ma anche per esperimento diretto che feci di lui in varie occasioni . Ecco qua un foglio col quale lo misi alla prova . Son tutti periodi , frasi di scrittori magistrali , che sottoposi al suo giudizio , dandoglieli per roba di sconosciuti ; di quei costrutti , frequentissimi negli scrittori classici , dei quali noi ammiriamo la naturalezza e l ' efficacia . - E tutte quelle cose delle quali non è ragione naturale perché così debba essere o intervenire , non si debbono osservare né credere . - Ma che pasticcio è questo ? - domandò il Prudhomrne . - Costui non deve aver fatto le elementari ! - Questo Castruccio , guerreggiando , e dando assai che fare ai Francesi , fra le altre nobili cose che fece fu questa . - Oh che bella sintassi ! - esclamò il Prudhomme . - Rilegga un po ' , tanto per ridere . - Perché il Prudhomme , lo devi sapere , va in estasi davanti alle inversioni latine più forzate e contorte , che gli paiono eleganze aristocratiche ; ma a quelle naturali e necessarie alla lingua viva , che sono , come dice un filologo , una parte di stile diventato lingua , arriccia il naso come a volgarità di scrittori incolti . E senti quest ' altre , che sono anche più amene . - Io so che la cagione che tanta moltitudine è qui , è solo per udire quello che più volte v ' ho detto . - A questa il Prudhomme fece una risata . - Non c ' è materia da farne proverbio , i quali generalmente si fondano sulla ragione e sull ' esperienza . - Proverbio , i quali - disse - ; e chi è questo pazzo ? - Era scritto che egli portato su dai tumulti di Livorno , un tumulto di Livornesi dovesse farlo precipitare . - Commento : - Che egli .... lo dovesse .... Una grammatica da serve . - I dodici capitani del Cairo è come se tu dicessi i dodici capitani di guerra . - I dodici capitani è .... E chi è quest ' asino ? - È Daniello Bartoli , - risposi . R . - Codesta è incredibile . L . - Ma vera . Te ne cito ancor una , che sarà l ' ultima . Lessi a un Prudhomme questa frase del Carducci : - Leggendo sì fatte cose , chi conosce discretamente la letteratura nazionale , la prima cosa che pensi è .... - Ma questa - mi disse - è una costruzione da scolaretto di terza elementare . - Capisci : secondo lui , il periodo doveva esser rovesciato ! R . ( ridendo ) . - Andiamo , te lo confesso ora : avevi ragione : non ho difeso il Prudhomme che per farti coraggio . L . - A un vigliaccone par mio ? Ma è fatica sprecata , caro amico . E lascia ch ' io finisca la mia confessione perché voglio che tu mi disprezzi nella misura che mi spetta . Tu non puoi immaginare fino a che segno io arrivi . Nel racconto che t ' ho letto , nel primo dialogo , avevo scritto : - Ma bada , me , tu m ' hai a risparmiare . - Vedi qua : ho cancellato il me . - Avevo scritto : - Era un luogo destinato ad ammazzarvisi le bestie . - Ho sostituito : - Dov ' era destinato che s ' ammazzassero le bestie . - Un orrore . Qui , dov ' era scritto : - Quel ragazzaccio non gli si può dir nulla che si rivolta come un aspide - , ho corretto : - A quel ragazzaccio non si può dir nulla .... - Sì , ridi pure . Dove avevo detto : - Mi diede che m ' accompagnasse per la città il suo segretario - ... come abbia corretto non oso dirtelo . E nota che per ciascuno di quei modi ho i miei bravi esempi classici . Ah , faccio stomaco a me stesso ! A questa miseria son ridotto ! R . - Amico , sei gravemente malato , lo riconosco . Ma i malati della tua malattia , consòlati , sono molti più che non credi fra gli scrittori . La conclusione è questa : che hai bisogno d ' una cura rigorosa . L . - Eh , tu puoi celiare , tu che sei intrepido . Leggendo le cose tue , non sai come t ' invidio ! R . - E dunque segui la mia via , che è assai più comodo che continuar per la tua . Io ero come te , un tempo . E guarii senza cura . Fu una parola di Gino Capponi il mio toccasana . Ci sono certi motti di scrittori che operano di questi miracoli . Egli dice in una lettera : - Io , quando piglio la penna in mano , ho sempre la voglia di farmi bastonare . - Fu un lampo per me . Dopo d ' allora , ogni volta che pigliai la penna , saltò addosso a me pure quella voglia , ma doppia : di buscarne e di darne ad un tempo . L ' immagine del Prudhomme italiano , critico di lingua , che a te fa tanto spavento , a me mette il diavolo in corpo . Io ci ho un gusto matto a provocarlo con la penna , a irritarlo , a farlo strillare , e mentre me lo immagino fuor della grazia di Dio , rido di lui , e batto più forte . Dar delle urtonate al buon gusto del Prudhomme , schiaffeggiare la sua pedanteria , sfondare a pugni e a calci la sua grammatica tarlata , è per me una sodisfazione indicibile . Pròvatici , e vedrai che piacere ci troverai tu pure . Eccoti la cura della tua malattia : la lotta . Rimbòccati le maniche , e picchia . L . ( guardandolo ) . - Ti ammiro . Io , invece , rassomiglio a quel pittore che passava delle giornate davanti al suo quadro , esclamando : - Ah , se osassi ! Se osassi ! - Ma a che serve ? Come dice don Abbondio , il coraggio uno non se lo può dare . E sì che per darmelo ho tentato ogni mezzo ; perfino .... ( dopo un momento d ' esitazione ) quello di bere del cognac prima di mettermi a scrivere . R . - E allora osavi ? L . - Sì , ma ( vergognandosi ) la mattina dopo .... cancellavo . R . - Ma oggi tu devi farla finita . Tu devi giurar qui , in mia presenza , stendendo la mano sul tuo scartafaccio , guerra implacabile al Prudhomme ! L . ( scrollando il capo ) . - Sarebbe un giuramento di marinaro . ( A un tratto , tendendo il pugno ) . Ah , come l ' odio ! R . - Chi odia teme . Fin che lo temerai , non lo affronterai . Fa ' il giuramento . L . - Ebbene , andiamo : giuro . R . - Guerra a morte ? L . ( con viso truce , ma con accento fiacco ) . - A morte . R . ( tra sé , guardandolo di sott ' occhio ) . - Non si batterà . Non c ' è altro . Requiescat in pace . L ' ALTO LÀ DELLA GRAMMATICA . Alto là , signorino . Le ho da parlare . Non mi guardi bieco . Non le ho gridato che per celia l ' alto là soldatesco . Non sono più la dura tiranna che molti credono ; non considero più come offese mortali ogni rifiuto di cieco ossequio , ogni minima licenza o confidenza che si prenda la gente con me . Essendomi persuasa che , come tutte le cose di questo mondo , son destinata anch ' io a mutare col tempo , mi vengo piegando man mano a transigere coi diritti dell ' uso , con la ragione dell ' armonia , con molte piccole convenienze dell ' arte che una volta disconoscevo . Ma non vorrei che per queste ragioni ella si credesse lecito di buttarmi tra i ferravecchi , che sarebbe anche un gran male per lei , com ' è per tutti quelli che gliene dànno l ' esempio ; e però voglio che c ' intendiamo bene , che ella sappia da me quanto posso concedere , e quanto credo d ' avere ancora il diritto di vietare . Dirà lei che questo è il linguaggio d ' una tiranna ? E veda , a provarle quanto sono arrendevole dovrebbe bastare quel lei ; col quale entro in materia . Io volevo una volta che nel caso retto s ' usasse sempre egli , e ora lascio dire lui e lei in tutti i casi in cui il significato della frase s ' appoggia sul pronome , che deve perciò far rilievo . Quindi : - È lui che l ' ha detto . - Lo saprà lui , io non lo so . - S ' impanca a filosofo , lui ! - sta bene . Ma che bisogno c ' è di dire : - Me lo dice lui stesso ? - Andai senza che lui lo sapesse ? - Mi valsi delle ragioni che lui addusse ? - Questo non è più uso giustificato ; ma profusione dell ' idiotismo , inutile e ristucchevole . E così eglino ed elleno son pronomi diventati arcaici , ridicoli nel parlar famigliare e un po ' pedanteschi anche nella prosa letteraria ; ma non vi si può sostituire essi ed esse , che sono pur sempre dell ' uso comune , invece di quello sfacciato loro , che molti vogliono in ogni caso , forse non per altro che per vilipendermi ? E perché bandire questi , quegli e altri al nominativo singolare , per sostituirvi questo , quello e un altro , sempre , anche quando non sono richiesti dal carattere famigliare del discorso ? E perché usare a tutto pasto lei invece di ella , quando ella è ancora vivo e comunissimo nell ' uso dei Toscani , i quali dicono l ' uno o l ' altro secondo che vuole l ' orecchio o il diverso grado di famigliarità che hanno con la persona a cui si rivolgono ? E consento che si dica e scriva gli in luogo di loro e a loro , quando il loro dà impaccio , come nell ' esempio : - Vuoi dare del vino ai ragazzi ? Non voglio dargliene - , perché : - non voglio darne loro o loro darne - sarebbe troppo duro all ' orecchio ; ma non che si dia lo sfratto a loro come a una parola intollerabile per sé , e che si scriva , ad esempio : - Fermò i suoi compagni e gli disse - , dove il gli è una sgrammaticatura gratuita , più sgradevole a due doppi del loro . E non mi si dica che , ragionevolmente , dovrei essere inflessibile , e aver per massima : - O sempre o mai - , perché , ammettendo questo , io mi dovrei disfare e rifare per metà : non dovrei permettere di dir come me e come te ; né glielo dissi riferito a femmina ; né consentire che s ' usi il verbo nel plurale con un nome collettivo singolare , come nell ' esempio : - La gente vanno - ; né tollerare che si riferisca un verbo in singolare ad un soggetto plurale , preceduto o no da un di partitivo , come nelle frasi : - Non c ' è cristi . - C ' è dei birboni . - Malati non ce n ' era . - Può nascer di gran cose - ; licenze che io consento , come altre moltissime , perché per una parte io sono costituita da leggi generali della ragione immutabili , e per un ' altra parte non sono che il codice degl ' idiotismi della lingua ; onde ne vengo accettando sempre di nuovi , benchè adagio adagio . Per continuare : chiudo gli occhi sul lo proaggettivo ( per esempio : " non fosti generoso , ma lo saresti stato " ) quando sonerebbe troppo ingrato il tale , che i miei devotissimi usano , o sarebbe uggiosa la ripetizione dell ' aggettivo , o il non dir quello né ripeter questo lascerebbe nella frase un vuoto anche più sgradevole . Lascio passare , quando cadono opportuni , tutti quei costrutti viziosi , come : - A me non me ne vien nulla ; a chi sa mostrare i denti gli si porta rispetto , ecc . , - che sono frequentissimi , e per ragion di suono quasi inevitabili nel linguaggio parlato . Permetto il volgare cosa per che cosa , e il costrutto toscano noi si fa , noi si dice , e il gli e il la soggetti pleonastici ogni volta che servano a riprodurre fedelmente un discorso famigliare o di gente del popolo . Gabello , infine , tutti gli anacoluti più arditi in tutti i casi in cui per mezzo loro si scansa di dar alla frase una rigida forma grammaticale che nuocerebbe alla chiarezza , alla naturalezza , all ' efficacia , e quando , come disse un maestro , s ' usa l ' anacoluto per non mettere altrimenti in contraddizione un pensiero ingenuo , immediato o semiserio con una maniera d ' esprimerlo riflessa , compassata o seria . Ma ( e qui siamo al nodo ) se do il dito , non voglio che mi si pigli la mano , e poi il braccio , e poi tutta la persona . Voglio che non s ' usino se non gl ' idiotismi necessari o utili ; che tra due locuzioni di eguale naturalezza ed evidenza , una sgrammaticata e una corretta , si scelga sempre quella corretta ; che non si consideri , come molti fanno , ogni idiotismo come una gemma per la sola ragione che è un idiotismo ; che non si creda ogni licenza ugualmente lecita così nella riproduzione d ' un dialogo famigliare come in un discorso letterario , così nel far parlare un uomo del contado come quando parla lo scrittore in persona propria ; che all ' antica tirannia della Grammatica , non si sostituisca il dispotismo della Sgrammaticatura , e all ' ostentazione dell ' eleganza la sfacciataggine della volgarità ; che non si calpesti ogni legge del galateo linguistico , cascando nel linguaggio mercatino per non cascare nel linguaggio accademico ; che , infine , perché s ' è buttata via la parrucca e la cipria , non si creda un dovere il mettersi anche in maniche di camicia e l ' andare attorno con la faccia sporca . Ho detto , signorino . QUELLO CHE SI PUÒ IMPARARE DAI TOSCANI . Se t ' accadrà , fin che sei giovane , di fare , un soggiorno breve o lungo in Toscana , sarà per te una buona fortuna , perché , volendo , imparerai là in un mese dalla voce della gente più che in un anno altrove dallo studio dei libri . Se questa fortuna non avrai , t ' occorrerà senza dubbio , nella tua o in altre città d ' Italia , di conoscere e di frequentare toscani . Ebbene , ti raccomando fin d ' ora d ' ascoltarli sempre con gli orecchi bene aperti , e di studiare attentamente il loro linguaggio , in special modo se saranno fiorentini . Non soltanto molto materiale di lingua potrai imparare da loro , essendo gran parte dell ' uso fiorentino presente , come tutti sanno , l ' uso fiorentino antico , che diventò lingua letteraria comune a tutta Italia ; ma , quello che più importa , la proprietà , la spontaneità , la prontezza dell ' espressione , che son quello che manca a noi principalmente . Perché corre fra noi e loro questa gran differenza , come osservò giustamente un linguista illustre : che a noi , parlando , per dire una data cosa , vengono quasi sempre sulla bocca due modi : il dialettale e uno o più modi italiani , fra i quali dobbiamo scegliere ; e a loro viene un modo solo , quello che dice per l ' appunto quella data cosa , quello che è il più proprio , e che tutti i loro concittadini usano in quello stesso caso ; donde la facilità , la sicurezza , la precisione del loro parlare , dove il nostro è quasi sempre opera di stento e d ' artifizio . Possono qualche volta anche i toscani stentare e riuscire artifiziosi , quando hanno da esprimere un pensiero nuovo o insolito o complesso , perché in tal caso cercano essi pure , se non la parola , la frase , e il modo di collegare le frasi ; ma nel dire le infinite cose comuni , che sono argomento quotidiano di discorso , tutti sono sempre pronti , spontanei e semplici ; non tentennano perché non hanno dubbî ; non sbagliano perché non possono sbagliare . Fa ' bene attenzione . Vedrai quanti modi piani e agili hanno d ' esprimere pensieri che noi esprimiamo di solito in forma ricercata e pesante ; in quanti casi fanno un salto con la frase dove noi facciamo più passi ; in quant ' altri scansano con una mossa snella e garbata l ' intoppo che noi urtiamo , o arrivano con la parola un tratto di là dal punto dove noi crediamo che la sua potenza si arresti . E anche nel parlare di quelli che non hanno cultura nessuna , osserverai certi modi di legar le proposizioni , certe forme armoniche di sintassi , certe abbreviature di frase efficacissime , che negli scrittori ti parrebbero effetti di arte meditati , e sono pregi naturali del loro linguaggio . E sentirai da loro a ogni tratto una parola inaspettata , che è come un tocco di pennello dato all ' idea , che tu non sapresti dare con altra parola ; espressioni ingegnose , graziose e comiche , eleganze e arguzie felici , che non sono proprie di chi parla , ma di tutta la sua gente , e tanto più efficaci per questo , che gli vengon via come da sé , e l ' una incalza l ' altra , e nessuna ti fa pensare che sarebbe più calzante un ' altra al pensiero . E bada bene a loro anche quando parli tu , ed essi t ' ascoltano : uno schiarimento che ti chiederanno , un ' ombra leggiera di stupore o di dubbio , che passerà sul loro viso , o un sorriso leggerissimo , o una ripetizione emendata , che faranno quasi senza volerlo , dell ' espressione d ' un tuo pensiero , t ' avvertiranno che t ' è sfuggita una parola impropria , e perciò non chiara , invece della propria , un ' espressione letteraria in luogo della famigliare , una frase affettata in cambio di quella semplice , ch ' essi avrebbero usata in quel caso . Che sono mai i pochi idiotismi che ai toscani si rinfacciano per rincalzar la stramba affermazione che essi parlino un dialetto come gli altri , di fronte alla ricchezza , alla finezza , alla grazia , alla mirabile armonia pittrice del loro linguaggio ? E che stupido orgoglio è quello che non vuol riconoscere in loro una superiorità , della quale ci avvantaggiamo tutti , poichè tutti attingiamo alla loro lingua quando non ci basta la fonte degli scrittori e dei dizionari , e che cocciutaggine il non voler riconoscere che si parli meglio l ' italiano in quella regione , che fu la culla della lingua , ed è la sola in cui la lingua si parli da tutti ? Ma tu non sarai di questi , certamente . Se andrai in Toscana , tu t ' immergerai , nuoterai con piacere infinito in quell ' onda di lingua viva e pura , alla cui armonia ti parrà che consuoni quella che spira nelle linee dei monumenti di arte maravigliosi , che ti sorgeranno d ' intorno ; e ti parranno dolci anche quegl ' idiotismi di pronunzia , che prima deridevi , quando penserai che sonarono pure sulle labbra degli scrittori e degli artisti immortali che il mondo venera ; e con l ' amore della lingua e con l ' ammirazione dell ' arte nascerà nel tuo cuore un sentimento di gratitudine affettuosa e profonda per quel popolo , primo custode del tesoro della nostra parola , dotato d ' ogni facoltà più gentile e del più squisito senso della bellezza ; di quel popolo al quale dobbiamo tanta parte della nostra gloria , che , a immaginarlo assente dalla storia italiana , non ci appare più la immagine della patria che con la corona smezzata sulla fronte . IL DOTTOR RAGANELLA . Era stato un pezzo in Toscana il dottor Raganella ; ma dai toscani non aveva imparato nulla , perché non li aveva mai lasciati parlare . La parola , soleva egli dire , è il più bel dono di Dio . Noi dicevamo che il dono a lui era toccato un po ' troppo abbondante . Ma per fortuna non era che dottore in legge , non esercitava l ' avvocatura , non rintronava la testa che agli amici . Si vantava d ' avere una grande facilità di parola . Ed era vero : aveva una facilità spaventevole . E sarebbe riuscito eloquente se fosse stato persuaso della verità detta dal Bonghi : che gli uomini dotati di parola facile si debbono assoggettare più degli altri a una disciplina rigorosa per non cadere nella prolissità , con la quale non c ' è eloquenza né stile . Non erano discorsi i suoi : erano cascate , frane , diluvi di parole . Non intaccava , non si posava mai , e parlava sempre più in fretta via via che il suo discorso s ' allungava . Disse un poeta francese ad un giovane : Se tu riuscirai a parlare dieci ore di seguito senza sputare , sarai padrone della Francia - : egli avrebbe dovuto esser padrone dell ' Italia . Dopo averlo inteso discorrere per un quarto d ' ora , restava a tutti una romba nell ' orecchio come quando ci passa accanto a grande velocità un treno di strada ferrata . Egli aveva l ' illusione , comune a tutti i parlatori troppo facili , che la rapidità vertiginosa del discorso impedisca la noia in chi ascolta ; quando segue invece l ' opposto , perché in quella furia essi non hanno tempo né modo di dar rilievo e colore a nessun concetto o parte di concetto , e riescono però necessariamente uniformi . E accadeva pure a lui , come a tutti gli altri suoi simili , che avendo coscienza di quella mancanza di rilievo e di colore , cercava di supplirvi ripetendo più volte l ' espressione d ' ogni pensiero , a modo di quel giornalista verboso d ' uno scherzo comico del Ferrari , che incomincia un discorso col verso So , conosco , m ' è noto e non ignoro , e va innanzi così fino alla fine . E pure la soverchia facilità di parola lo portava a non far grazia , raccontando un fatto qualsiasi , di nessuno anche minimo e più futile particolare , di modo che se aveva da dire , per esempio , ch ' era stato a visitare un amico , diceva per quali strade era passato e che cosa gli era frullato pel capo camminando , e poi : - " Salgo le scale , suono il campanello , m ' aprono , domando : - È in casa ? - È in casa , - vado avanti , entro nel salotto .... " e via su quest ' andare . E come di ragione , non lasciandogli tempo di riflettere la troppa foga , parlava scorretto , come tutte le raganelle umane . Il suo eloquio era un torrente impetuoso che travolgeva improprietà , sgrammaticature , riempitivi , cacofonie , contraddizioni e vesciche . Non di meno , la prima volta che l ' udivano , alcuni l ' ammiravano . - Che ammirabile facondia ! - dicevano . Ma facondia non era la parola che facesse al caso . Si poteva dire di lui quello che uno scrittore disse d ' un suo critico , il quale scriveva come il dottor Raganella parlava : - La buona educazione mi vieta di definire con la parola propria le fughe del suo stile . Ciò non ostante egli ci divertiva , qualche volta ; in special modo quando faceva uno sfogo di collera contro qualche suo nemico , quando si metteva a gridare , per esempio : - Gridi pure , strepiti , strilli , minacci , tempesti ; non mi lascerò smovere : sono deciso , risoluto questa volta , irremovibile , inflessibile nel proposito di far quel passo , e vi accerto , v ' affermo , vi giuro sul mio onore .... - Fèrmati ! - gli dicevamo - , e bevi un sorso .... - o gli cantavamo l ' aria del Matrimonio Segreto : Prenda fiato , prenda fiato , Seguitare poi potrà . E come parlava nel calore della passione , così nello scherzo . Gli venivano spesso dei motti arguti ; ma ne sciupava sempre l ' effetto ripetendoli , parafrasandoli , commentandoli , fin che ce li faceva tornare a gola , come bocconi indigesti . E quale nel parlare era nello scrivere . Tirava via con la rapidità che usano gli attori quando fingono di scrivere sulla scena : letteroni d ' otto pagine , in cui le proposizioni si succedevano senza legame grammaticale , e le ripetizioni cadevano l ' una sull ' altra come le fette di salame accanto al coltello , e ad ogni pagina la lettera ricominciava . Ma del più bel dono di Dio non abusava soltanto per esprimere il pensiero proprio ; anche per parlare per conto nostro , come fanno tutti i parlatori irrefrenabili , che non vogliono star a sentire i discorsi degli altri . Egli rompeva in bocca all ' amico il ragionamento o il racconto , e lo finiva per lui : - Ho capito : tu gli hai risposto così e così , lui ha replicato in codesto modo , tu hai perso la pazienza , e l ' hai piantato , non è vero ? E hai fatto bene , e io feci lo stesso in un caso simile che m ' occorse appunto .... - E non serviva dirgli : - Fa ' il comodo tuo ; quando avrai finito tu , ricomincerò io - ; sorrideva e tirava innanzi , e non ci lasciava ricominciare . Quando andava al teatro o faceva una gita fuor di città , o quando sapevamo che gli era seguìta qualche avventura , lo aspettavamo con vero sgomento nella saletta appartata del caffè dove ci veniva a trovare ogni sera ; perché non c ' era cristi , egli ci voleva riferire le sue impressioni , e filava dei discorsi di mezz ' ora così rapidi e fitti , che a noi non riusciva neppure di farci entrare di straforo un ' osservazione . E s ' aveva un bel tentare di scoraggiarlo non badandogli : egli pensava che la nostra disattenzione fosse simulata per un tantino d ' invidia che ci pungesse del dono di Dio , e questo pensiero lo stimolava anche più . Oppure , vedendoci disattenti noi , rivolgeva il discorso agli altri pochi avventori che venivano nella stessa sala , anche se sconosciuti , e s ' infervorava a cicalare anche più del solito , scambiando con ammirazione lo stupore che quelli mostravano in viso , un poco somigliante all ' intontimento che dà il rumore monotono d ' una ruota di mulino . Una sera , fra l ' altre , prese di mira un grosso medico barbuto che stava sorbendo il caffè dalla parte opposta della saletta , e di discorso in discorso gli venne a parlare d ' un suo incomodo , del quale gli raccontò la storia minuta con una fiumana di parole ; e finì con domandargli : - Che rimedio mi consiglia lei ? Quegli lo guardò fisso , e poi , fra il silenzio di tutti , con un viso grave e un vocione di basso , gli rispose spiccicando le sillabe : - Lei ha bisogno d ' un astringente . Tutti risero in coro , e fu quella la prima volta che il dottor Raganella mostrò un ' ombra di vergogna d ' aver troppo parlato . Il matrimonio ci liberò dalla tirannia della sua loquela . Ma ci separammo da buoni amici , quando partì per il viaggio di nozze . Nel fargli i nostri augùri , peraltro , compiangemmo tutti in cuor nostro la sua povera moglie : come avrebbe potuto resistere per tutta la vita al flagello di quella facondia ? Pochi giorni dopo , uno di noi ricevette dalla Svizzera una sua lunga lettera , nella quale egli diceva , fra l ' altro , che la sua sposa era stata così commossa dallo spettacolo della cascata del Reno a Sciaffusa , che l ' aveva fatto rimaner là un ' ora con lei ad ammirarlo . Lo stesso pensiero balenò a tutti : l ' aveva fatto rimaner là perché il fragore della cascata copriva la sua voce , e in quel tempo essa s ' era un po ' riposata .... Lo stesso amico ricevette poi un ' altra lettera , con la quale egli annunziava il suo ritorno , e che la sera dopo sarebbe venuto a trovarci al caffè . Tremammo all ' idea della descrizione del viaggio ch ' egli ci avrebbe inflitta : chi ci poteva reggere ? Sarebbe stata una grandinata di parole dalle otto a mezzanotte . La sera fatale , un amico , che l ' aveva visto avvicinarsi per la strada , ce lo preannunziò , affacciandosi all ' uscio : - Si salvi chi può ! - Tutti se la diedero a gambe . Trovando la saletta vuota , egli sospettò la fuga , se n ' ebbe per male , e non ritornò più . Ne fummo dolenti ; ma non c ' era rimedio . Pochi mesi dopo , per ragione d ' interessi domestici , andò a stare a Bologna , e per anni non se n ' ebbe più notizia . Poi si seppe che sua moglie gli aveva fatto causa per separazione legale . Il vero perché non ci fu detto . Ma per noi non ci fu dubbio . Egli doveva aver reso alla povera donna la vita intollerabile . La causa della separazione era certissimamente il più bel dono di Dio . A TRAVERSO I SECOLI . I Trecentisti . A questo punto bisogna che ci fermiamo un poco a discorrere dei principali scrittori che s ' hanno da leggere per imparare la lingua . Prima di tutti .... Qui vedo sorridere i miei lettori , che in questo momento suppongo siano tre , un giovinetto , una signorina e un cittadino originale , a cui è saltato il ticchio , fra i trenta e i quarant ' anni , di mettersi a studiare la lingua del suo paese : li vedo sorridere con certa malizia , e mi par di sentirli dire tutti e tre insieme : - Già , ci aspettavamo il consiglio prammatico - , e poi in cadenza di canto : - i Tre - cen - ti - sti ! Eh , Dio buono , non è una novità , lo so bene . E so anche , giovinetto mio , quello che tu e gli altri due lettori mi vorreste rispondere : che a leggere quei nostri antichi scrittori vi provaste , ma che vi riuscirono ostici , non tanto per la materia quanto per la forma ; voglio dir per la lingua e per lo stile troppo diversi da quelli delle scritture moderne ; per cagion di che vi sentiste , leggendoli , come spaesati , sconcertati nelle consuetudini del vostro pensiero e del vostro gusto , e quasi in compagnia di gente con cui non fosse possibile , per la differenza dell ' indole , pigliar famigliarità ; e fra la quale e voi s ' interponesse un velo di nebbia , che v ' impedisse di vederli bene in viso , e quindi di mettervi in comunicazione immediata con l ' animo loro . Ma io vorrei principalmente persuader te , giovinetto , che , vincendo quel primo senso ostico , e persistendo nella lettura di quegli scrittori , finiresti col prendervi amore , con tuo vantaggio grandissimo , per quelle medesime ragioni per le quali ti pare ora che quella lettura non t ' abbia mai ad attirare . Pròvatici un ' altra volta , te ne prego , e persisti , tenendo sempre presente che quelle parole e frasi , nelle quali consiste la maggior differenza fra quegli scrittori e i moderni , erano allora in Toscana , e in specie a Firenze , d ' uso comune , e quindi naturalissime a coloro che scrivevano ; i quali , eccetto pochissimi , non facevano distinzione fra lingua parlata e lingua scritta ; di che deriva appunto la ricchezza , la schiettezza , l ' efficacia delle loro scritture . Dopo che avrai preso con essi qualche famigliarità , non sentirai più la novità di quei modi , che ora ti paiono affettazioni e stranezze ; parranno anche a te naturali come parevano agli scrittori a cui venivano spontanei ; e allora , non più arrestato da quegl ' intoppi , ti lascerai andare all ' onda di quella prosa viva , fresca , giovanile , sentirai , come dice il nostro primo poeta vivente , quello che c ' è di più vivido e più frizzante , più zampillante e più mosso nell ' elocuzione di quei prosatori che in quella dei moderni che tu preferisci ; nei quali l ' arte è più raffinata , ma tanto meno ricca e meno schietta la vena . Ti parrà di sentirli parlare di viva voce in quei loro periodi , simili appunto al linguaggio parlato , d ' una orditura così semplice e debole , con poca o nessuna legatura rettorica di pensieri , e affollati di determinazioni accessorie ; i quali alle volte piglian la fuga , alle volte s ' arrestano a un tratto , e fanno mille brusche svoltate , come seguendo tutti i balzi del pensiero nascente e riproducendo il disordine del discorso vivo ; ammirerai , come dice il Capponi , quella naturalezza delle armonie , in cui non sono mai cercate combinazioni di suoni , e " hanno più rilievo quelle parole che avevano avuto prima nella voce più vivo l ' accento " ; ti delizierai in quella loro proprietà di vocaboli , non studiata , perché essi eran propri per necessità , in quelle loro locuzioni " della nitidezza che si vede nelle monete novellamente coniate " , in quella fresca verginità d ' una lingua , che cominciava appena a diventar letteraria , e in cui si sente come la fragranza della sbocciatura . E sempre più , continuando a leggere , t ' innamorerai di quello che così giustamente si chiama candore di tali scrittori , di quell ' aria amabile d ' ingenuità che dà alla loro prosa la frequenza della congiunzione semplice , come l ' usano i bambini e la gente del popolo , e la profusione dei superlativi , in cui si manifesta la fanciullesca vivacità dell ' ammirazione , e quel martellamento , che fanno così spesso , sopra un ' idea semplicissima , come per farla entrare in capo a un lettore ignorante ; ciò che pure è proprio della gente ingenua . Vedrai che singolari effetti d ' arte escono dalla schietta ispirazione non corretta dall ' arte , dal calore del sentimento libero , dalle negligenze , dalle rozzezze medesime , dagli stessi difetti non mascherati d ' alcun artifizio , ma lasciati scoperti come nudità innocenti . Come si respira in quelle pagine ! Ecco gente che parla davvero alla buona e alla libera , che ci dice quello che ha da dire senza l ' interprete letterario ! Ci par quasi un miracolo . E quanta naturalezza nel modo di raccontare , quanta vivezza in quei dialoghi a botte e risposte , e quanta evidenza in quello stesso disordine affannoso con cui ci rappresentano le scene animate , e che graziosa semplicità negli esordi e nelle considerazioni sugli uomini e sugli avvenimenti ! Ti diletterai pure a osservare quante cose si potevano dir bene allora senza una quantità di parole e di frasi che a noi , per dir quelle cose stesse , paiono ora di necessità assoluta ; ti maraviglierai di trovare interi periodi che si potrebbero riscrivere al presente , dopo sei secoli , senza mutarvi un vocabolo ; ti divertirai a notare qua e là i francesismi curiosissimi , le parole che mutarono significato , e quelle cadute in disuso , che ora farebbero sorridere , le diversità singolarissime , fra quel tempo e il nostro , del senso e del linguaggio comico , del frasario cerimonioso , delle forme del ragionamento , dell ' espressione della gioia e dell ' amore . E arrivato a un certo punto , vivrai con l ' immaginazione in quel tempo , ti parrà d ' aggirarti fra quella gente e di respirare l ' aria che essi respiravano . Avendo cominciato a leggere per imparar la lingua , sarai preso a poco a poco dalla sostanza , attratto dalla curiosità di quel modo di sentire e di pensare , dalla descrizione delle costumanze , degli usi pubblici , della vita domestica , dell ' arte della guerra e dei viaggi , da tutte le manifestazioni dello spirito di quel popolo " giovane , forte , adoprante , pieno d ' immaginazione , più inventore che ora non sia " , e compreso d ' una fede religiosa semplice e ardente . E ammirerai di più quegli scrittori se proverai qualche volta a staccarti all ' improvviso da loro per leggere uno qualsiasi dei prosatori del tuo tempo . Come ti parranno compassati , troppo ligi alla fredda ragione , pieni d ' artifici e di civetterie e ricercati nell ' orditura e nell ' armonia dello stile anche quelli che per questi rispetti peccano meno ! E più avvertirai il vantaggio di quelle letture quando , avendone ancor piena la mente , ti metterai a scrivere , chè ti sentirai tanto più sciolto , più libero , meglio inclinato a esprimere i tuoi pensieri semplicemente , fresco e leggiero dello spirito come si sente del corpo chi esce dall ' acque d ' un fiume . E ti do un consiglio : di leggere prima i più semplici , dai quali quando passerai a Dante , rimarrai maravigliato , come d ' un prodigio , del passo gigantesco che fa con lui la prosa italiana , senza perdere la sua freschezza giovanile , pure prendendo a norma la sintassi latina ; maravigliato profondamente della elaborazione sapiente che egli vi porta insieme coi " soavi numeri " e i " sottili legamenti " della poesia , dell ' arte magistrale con cui egli disegna l ' idea , plasma l ' immagine , illumina tutti i particolari dei fatti in quell ' architettura mirabilmente varia dei periodi , in quella prosa " ora solenne ora gentile , profonda e limpida " che è il primo vero e grande esempio di prosa artistica nella nostra letteratura . E studia con amore anche l ' altro grande maestro . Vinci la noia che ti daranno da prima i lunghi periodi , nei quali , per accarezzare l ' orecchio , sovrabbonda di parole , e per raggruppare intorno a un concetto principale troppi concetti accessori , addossa incisi ad incisi , e per imitare la prosa latina intreccia e traspone forzatamente frasi e vocaboli . Vinci quella prima noia , e dello sforzo sarai compensato ad usura . Dov ' egli esprime un sentimento vivo o tratta un argomento che s ' accorda con le sue facoltà naturali , i suoi difetti spariscono o s ' attenuano ; dove ai suoi personaggi fa parlare il linguaggio della passione , ha tratti d ' eloquenza calda , logica e impetuosa che t ' avvolge e ti trascina ; nella pittura della realtà comica , nella descrizione delle scene e dei personaggi lepidi , nel dialogo , nella satira , egli si serve con ardimento e con arte impareggiabile di tutti i più efficaci costrutti del parlar fiorentino , dell ' idiotismo , del proverbio , di tutto quanto v ' è di più vivo nella lingua viva , come se in lui fossero raccolti e saltassero fuori l ' un dopo l ' altro dieci scrittori . Ti parrà uniforme da principio : poi vi troverai mille forme , mille armonie , mille colori . E non possiamo imitarlo , non forzare il nostro pensiero moderno alle sue forme , a cui non si piegherebbe che snaturandosi , né dipingere e scolpire con l ' arte sua , né ripeter la sua musica ; ma egli resta pur sempre un architetto sovrano , un pittore insigne , uno scultore stupendo , un artefice di suoni maraviglioso , uno scrittore unico , che fece nella prosa italiana il lavoro d ' una generazione , che ogni volta che ci riprende , ci domina , e al quale è bene ritornare ogni tanto , perché se n ' esce sempre con un raggio nella mente e dell ' oro nelle mani . Dal Boccaccio a Leonardo . Vuoi ora qualche consiglio , non da maestro , ma da vecchio amico , per proseguire dopo il Trecento ? Fatto che avrai il gusto al Boccaccio , non ti svoglierà dalla lettura l ' imitazione che troverai di lui in una serie di scrittori del secolo seguente ; i quali , sotto l ' influsso del culto risorgente dell ' antichità , seguirono l ' esempio del grande novelliere , dislogando le ossa , come dice il Leopardi , e le giunture della nostra lingua , per imporle violentemente le forme latine . Leggerai Leon Battista Alberti che della gravezza della sintassi boccaccesca ti compenserà con molte pagine di stile elegante e agile , sparse di parole vive e frasi schiette del suo volgare nativo . Leggerai con piacere la lettera di Lorenzo il Magnifico a Federico d ' Aragona , che si può dire la prima esposizione critica della nostra più antica letteratura poetica , oltre che un esempio di bella prosa , foggiata alla latina , d ' una eloquenza nobile e calda . Per formarti un concetto della prosa classicheggiante di quel secolo , qual è nel più alto grado del suo svolgimento , leggerai , con un po ' di pazienza , l ' Arcadia del Sannazzaro . Altri scrittori leggerai , che con più o meno garbo innestarono la latinità nel volgare , temperando la gravità dello stile forzato con quella parte della lingua viva , che irresistibilmente veniva loro dalla bocca alla penna . E farai una cosa : alternerai con la lettura di questi , che prolungata ti stancherebbe , quella degli scrittori semplici e spontanei , che anche nel Quattrocento fiorirono . Leggi le lettere di Alessandra Macinghi , dove , col candore dei Trecentisti , troverai la ricchezza e la vivacità del parlar fiorentino del tempo suo , e come in uno specchio limpidissimo riflessa la vita d ' una famiglia di quel secolo , e in questa un ' anima schietta , buona , amorosa , di cui ti resterà l ' immagine impressa nel cuore . Leggi le prediche di Fra Bernardino da Siena , tutte fiorite di bei modi dell ' antico parlar senese , tutte apologhi , novellette , arguzie , quadretti pieni di freschezza e di vita . Leggi , come esempio di spontaneità e di forza , belle nonostante le ruvidezze dello stile , efficacissime nelle forme piane e spezzate del parlare popolaresco , le prediche del Savonarola , piene di lampi e di tuoni , qualche volta grandi e terribili . Leggi sopra tutto il Trattato della Pittura di Leonardo da Vinci , per vedere a che grado d ' efficacia possa pervenire nello scrivere un homo senza lettere quando tratta una materia in cui è maestro , a qual segno di gagliardia , di densità , di concisione , di limpidezza possa arrivar nella prosa , pur senza lettere , chi ha osservazioni profonde e grandi pensieri da esprimere , che quadri stupendi di colorito e d ' evidenza riesca a dipinger con la penna chi ha delle cose la visione fisica netta , luminosa , immensa ch ' egli aveva . Da Leonardo al Machiavelli . La stessa norma , d ' alternar le letture di scrittori d ' indole opposta o diversa , ti consiglio di seguire per gli scrittori del secolo decimosesto , il più ricco di grandi maestri , il più vario nelle opere , il più ammirabile per ricchezza di lingua e perfezione di forma , di tutta la letteratura italiana . Nel Bembo , primo legislatore della lingua volgare , che giovò più di tutti in Italia alla formazione d ' un idioma letterario comune , e in molti dei suoi imitatori , che tutta l ' arte dello scrivere ridussero nella scelta e nella collocazione delle parole , ti spiaceranno la mancanza di spontaneità , l ' asservimento del pensiero alla frase , l ' imitazione pedissequa del Boccaccio , e più che altro quel pavoneggiarsi perpetuo , come se a ogni periodo dicessero ai lettori : - Vedete come scrivo bene ! - Ma leggili con attenzione , non fosse che per la lingua purissima , chè ne ricaverai un grande vantaggio . Quanti felici costrutti e garbati giri di sintassi vi troverai , che fine arte nel concatenare i periodi e nel rendere ogni sfumatura del pensiero , che ricchezza di modi e che belle e flessuose forme di eleganza e di cortesia signorile ! E non soltanto lo stile dignitoso e semplice ti attirerà nel Cortegiano del Castiglione ; ma la rara potenza dell ' osservar dal vero e sul vivo , e la forte pittura di caratteri storici , e la rappresentazione evidente della vita delle Corti italiane del Cinquecento , e la magistrale arte dialogica . E nel Galateo del Della Casa , oltre la grazia , la fiorentinità schietta , il sapore trecentistico , la ricchezza delle espressioni proprie e calzanti , ammirerai le osservazioni argute e finissime sull ' animo umano , sui costumi e sulla vita ; e nel Gelli la forma semplice , tersa , spontanea , ricca del più bel volgare fiorentino e in molti tratti quasi moderna , con la quale egli rende intelligibile e gradevole a ogni lettore anche la materia ardua della filosofia ; e nel Firenzuola l ' amenità , la leggiadria , la lingua candidissima , snella , vivace , tutta grazie e bei modi del parlar famigliare . Che salti maravigliosi farai da un prosatore all ' altro ! E come sentirai meglio l ' originalità e i pregi di ciascuno raffrontandolo col precedente ! Dopo la prosa rapida , nervosa , scolpita del traduttore stringatissimo del più stringato degli storici , dal quale imparerai a serrare nel più breve cerchio possibile di parole l ' espressione del tuo pensiero , ti parrà più mirabilmente fluida e musicale l ' eloquenza dei dialoghi e delle lettere del Tasso . Dopo esserti dilettato nell ' arte squisita delle Lettere del Caro , di stile disinvolto e brillante , ma correttissimo , e piene di gaio lepore , leggerai con doppio piacere il più eloquente e più incantevole sgrammaticatore di tutte letterature , quel libro unico , riboccante di vita , di forza , di baldanza , d ' ingegno , viva immagine d ' un uomo e d ' un secolo straordinario , quella specie d ' Orlando Furioso in prosa , quell ' indiavolato e sfolgorante capolavoro , che è la Vita di Benvenuto Cellini . Quando t ' avranno un po ' stancato le descrizioni e le orazioni sfoggiate della storia del Giambullari " artista finissimo della parola e della sintassi " ma impettito e freddo nella sua " dignità impeccabile " , leggerai e rileggerai con sempre più calda ammirazione l ' Apologia di Lorenzino dei Medici , una folata d ' eloquenza italianissima , lucidissima , ardente di passione , bella e spaventevole come un torrente in piena , che travolge ogni cosa . E senti : studia il Guicciardini . Non ti sgomentare di quello stile involuto e austero , talvolta un po ' rude , sovente oscuro , che dà sulle prime al lettore un senso d ' oppressione , e gli confonde la mente . Continua a leggere . Tu riconoscerai a poco a poco che quel modo di scrivere non è tanto sforzo e artifizio quanto effetto naturale della maniera di sentire e di pensare propria dell ' autore , del procedimento con cui si svolgono e s ' intrecciano le idee nel suo intelletto profondo e complesso , " uno dei più chiaroveggenti che siano stati al mondo . " E dai periodi lunghi e farragginosi , di cui si stenta a cogliere il senso , distinguerai quelli lunghi del pari , ma architettati con maestria mirabile , periodi da gran signore della lingua e dello stile , in cui dagli accessori emerge l ' idea principale , dominante , come una torre sopra un villaggio . E da questi imparerai a legare con ordine e con armonia in un periodo solo , intorno a un solo concetto , una famiglia di concetti minori ; e dai magistrali ritratti dei personaggi e dalle considerazioni acute e profonde sugli avvenimenti , a studiare l ' animo umano e i casi della vita ; e di quella lettura ti rimarrà nella mente un suono grave e solenne , che risentirai come un ' eco ispiratrice ogni volta che , scrivendo , cercherai una forma degna a un ordine di alti pensieri . Ma sopra tutti ammirerai e studierai il Machiavelli , che " segna il punto d ' arrivo della sincera prosa antica e il punto di partenza della moderna " , prosatore che dal latinismo e dall ' uso volgare trae insieme una forza che nessun altro raggiunse , il più schietto , il più sicuro , il più sintetico , il più logico scrittore del tempo suo , il più sdegnoso disprezzatore della rettorica , il più strettamente legato alla realtà delle cose , il più potentemente drammatico , il più superbamente eloquente ; grande nell ' arte che va innanzi al suo secolo , grande nell ' ardimento e nella carità di patria che gli fiammeggia nell ' anima , grande nel pensiero folgorante , che illumina il presente e legge nell ' avvenire . Da Galileo all ' Alfieri . Un altro grande maestro . Di dove arriva il Machiavelli , il più moderno dei prosatori antichi , muove Galileo , che infondendo nella prosa il soffio di quella nuova filosofia , la quale " fa più ricche , più chiare e più dritte le teste " , le dà sulla via della libertà e della verità l ' impulso poderoso , per cui ella procede fino al tempo nostro . La sodezza e la concisione che viene dalla densità del pensiero e dalla profondità della dottrina , la lucidità pura che deriva dalla chiarezza perfetta e dallo stretto e sottile concatenamento delle idee , l ' eleganza , la dignità , la sprezzatura signorile che è effetto del pieno possesso e del sentimento profondo della lingua letteraria e della famigliare , tutto questo è in quella nobile prosa che scorre come un largo fiume pacato e limpido , e in cui si sente la forza d ' un intelletto sovrano e d ' un ' anima grande . Rimani un pezzo alla scuola di Galileo , e ritornavi ogni tanto per imparare , non soltanto a scrivere , ma a meditare e a ragionare ; senza di che si mena la penna , ma non si scrive . Poi leggerai i suoi discepoli e continuatori , e ti piacerà nel Redi la grazia prettamente paesana , nel Magalotti la scioltezza tutta moderna , nel Boccalini la vivacità e la gagliardìa . In altra forma ti persuaderà eloquentemente dell ' obbligo di ben parlare la propria lingua il Dati , nella cui prosa ritroverai il miglior Cinquecento ; e nel Sarpi ammirerai la sobrietà vigorosa e lucida , retta da una coscienza fortissima e da un alto intento civile . Ti parrà di ritornare indietro col Bartoli , adoratore della forma , studioso di vezzi e di grazie , servitore , non dominatore della lingua ; ma di lingua vi troverai una miniera enorme , e v ' imparerai l ' arte difficile di " condurre come in ordinanza stretta i pensieri e trarre dalla destrissima collocazione delle parole chiarezza lucidissima e nobile e grato temperamento di suoni " . E artificio rettorico troverai pure nelle prediche del Segneri , concitate talvolta per proposito più che per passione ; ma anche spontaneità nell ' esuberanza , e puro eloquio e varietà d ' armonie nella stretta argomentazione e negl ' impeti non rari d ' eloquenza vera ; e calda , viva , irruente eloquenza nelle Filippiche del Tassoni , frementi d ' ira contro la dominazione straniera e tutte palpitanti di generose speranze italiane . C ' è bisogno di raccomandarti Gaspare Gozzi , maestro di eleganza e di grazia , pieno di buon gusto e di buon senso , e osservatore arguto e finissimo , che in pieno Settecento oppone all ' invadente gusto straniero la sua bella prosa castigata , ancora atteggiata della dignità antica ? Occorre accennarti la prosa agile , spigliata , scintillante , con la quale Giuseppe Baretti allarga i confini della critica e tratta a ferro e a fuoco le frivolezze e le pastorellerie dell ' Arcadia ? Ma a lui non t ' arresterai per studiare gli effetti prodotti nella prosa italiana dal nuovo mescolarsi della cultura nazionale con la cultura europea contemporanea . Leggerai del Cesarotti , benchè francesizzante , le pagine dove si prefigge di liberar la lingua dal dispotismo dell ' autorità e dai capricci della moda e dell ' uso per sommetterla al governo legittimo della ragione e del gusto ; e non trascurerai il Bettinelli , se vorrai un esempio singolare di prosa battagliera , ribelle alle tradizioni pedantesche , inforestierata , ma viva ; né l ' Algarotti , che nello stile foggiato alla francese ha l ' arte di render piane con facilità e vivezza quasi di conversazione le verità più difficili della scienza ; né Alessandro Verri , non puro di lingua né di stile , ma uno dei primi nostri scrittori riusciti efficacissimi nella mozione degli affetti . E arriverai così a Vittorio Alfieri , che con la sua Vita eresse il primo monumento di prosa veramente moderna : e s ' intende di quella prosa personale , non calcata su alcun esemplare da tutti imitabile , la quale prende forma e colore dall ' indole dell ' autore , ed è opera d ' arte , ma d ' un ' arte sua propria , uscita dall ' intimo dell ' animo suo , e che non si può confondere con quella di nessun altro , come l ' espressione del viso e il suono della voce . Dal Foscolo al Carducci . E ora una schiera di maestri , mirabilmente vari , nei quali , come nell ' Alfieri , parla il nuovo spirito destato dalla rivoluzione e la coscienza nazionale risuscitata dalla dominazione francese ; e primo fra questi Ugo Foscolo con quell ' Epistolario impareggiabile , in cui egli trasfuse e svelò tutta l ' anima sua con un calore , con una sincerità , con una franchezza e vigoria di stile che ti soggiogheranno . Ma non trascurerai però la prosa fluida , chiarissima , sonoramente faconda del suo rivale poetico , Vincenzo Monti , battagliante col diavolo in corpo contro la Crusca e i propri critici . Né ti spiacerà il ritorno all ' imitazione dell ' antico in quegli scrittori che tentarono per tal via di salvare le nostre lettere dalla corruzione straniera ; chè anzi essi ti gioveranno per questo . Declamazione , ridondanza d ' ornamenti , affettazione anticheggiante ; ma anche vigor maschio di stile , pagine scultorie e magniloquenti troverai nel Botta . Ammirerai il gusto squisito e " la strettissima fabbrica dei periodi " nel Giordani , benchè per il soverchio studio appunto di legare strettamente le idee e di serbar la lingua purissima , egli abbia qualche cosa di rattenuto , come dice il Capponi , e " non scorra nella sua prosa libera e franca l ' onda della parola " . E benchè la parola idoleggi , e sia schiavo del suo principio di restringere la lingua al Trecento , ti gioverà il Padre Cesari , prosator gioielliere , tutto eleganze classiche , che fu al tempo suo contro il forestierume linguistico un " antidoto potente " non inutile affatto ai giorni nostri . E lascerai dire chi vuole : leggerai il Colletta , non impeccabile nella lingua e non sempre chiarissimo , ma fiero e gagliardo in quella sua prosa da uomo di guerra , che porta lo stampo profondo dell ' animo suo . E non leggerai soltanto , studierai con amore i due prosatori ammirabili che sono nel Leopardi : quello libero , vivo , tutto moderno dei Pensieri inediti , dove s ' abbandona all ' ispirazione subitanea , quasi parlando più che scrivendo , e quello meno agile , meno colorito , ma di disegno più puro e più fermo , delle Operette morali : prosa originalissima , mista di modernità e di classicismo , magistralmente ordita , d ' una " serenità marmorea " , d ' un ' armonia sommessa e delicatissima , e d ' una chiarezza " a traverso la quale si vedono i pensieri come per un ' acqua limpida le rene e i sassolini del fondo " . Quello che il Leopardi non fece , di rinfrescare la lingua alla sorgente dell ' uso vivo , troverai nel Tommaseo , che alla propria prosa " diede moto e vita e copia ritraendo giudiziosamente dall ' uso fiorentino " , poeta e scienziato della parola , qualche volta troppo forzatamente conciso , ma ricco , robusto , proprio , e pittore e scultore e cesellatore , che dice mirabilmente e in modo tutto suo ogni cosa più difficile a dire . C ' è bisogno di rammentarti Giuseppe Giusti ? Non è a imitarsi la soverchia ripetizione dei modi prediletti , né l ' abuso delle forme vernacole , né l ' affettazione della sprezzatura , in cui cade troppo spesso nell ' Epistolario ; ma quanta ricchezza di modi famigliari e popolari , che pieghevolezza , che amabile baldanza , che briosa disinvoltura di stile ! Non t ' avrei neppure da rammentare il Guerrazzi , non scevro di vecchia rettorica , né d ' enfasi romantica , e spesso forzato nello stile ; ma ricchissimo di lingua pura , di frasi scultorie e d ' immagini ardite , potente nell ' espressione dell ' ira e del sarcasmo e negl ' impeti d ' eloquenza patriottica , scrittore originale e grande nelle sue pagine migliori , venate d ' oro e scintillanti di gemme , irte di rilievi di bronzo e di punte d ' acciaio . Leggi dopo questa , per amor del contrasto , la prosa nobilmente famigliare di Gino Capponi , bella d ' una proporzione , d ' una discrezione , d ' una compostezza patrizia , nella quale , come dice il Carducci , l ' anima del lettore si riposa e si contenta come l ' occhio dello spettatore nelle linee degli edifizi fiorentini . E non soltanto per dovere di cittadino , ma per interesse di studioso , leggerai la prosa del Mazzini , " lievemente colorita di classicismo " , misurata , ma viva , armoniosa , ma senza ridondanza , ora profeticamente solenne , ora squillante come una musica guerriera , e sempre chiara come cristallo . E per prender coraggio da un esempio insigne del come anche un italiano nato ai piedi delle Alpi possa con lo studio riuscire uno scrittore facondo , nobile e ricco , leggi Vincenzo Gioberti : un maestro , benchè vesta troppo ampiamente il pensiero e " faccia sciupìo di metafore e di splendori " . Col quale terminerei , non essendo necessario l ' accennare i viventi , se d ' uno di questi non si potesse in nessun modo tacere , perché è incominciato per lui il giudizio della posterità . Voglio dire Giosue Carducci , prosatore potentissimo , che dice tutto quello che vuole e come vuole , solennemente e famigliarmente , con un ' arte che sgomenta chi studia l ' arte ; nel quale la conoscenza profonda della lingua letteraria e il possesso perfetto dell ' uso vivo , non abusati mai ad alcun proposito , si fondono e si contemperano in un linguaggio di forza straordinaria e d ' armonia svariatissima , egualmente bello e potente nella descrizione e nella polemica , nel discorso dottrinale e nel volo lirico , nell ' orazione politica e nella fantasia scherzosa , sempre segnato d ' un ' impronta in cui lo riconosci e lo ammiri . - Ma , e Alessandro Manzoni ? - domanderai a questo punto . L ' ho lasciato ultimo per finire con lui , e volevo finir con lui perché è lo scrittore che devo raccomandarti con maggior insistenza di studiare , parendomi la prosa dei Promessi Sposi la più vicina a quello che è per tutti oramai il tipo ideale della prosa moderna : moderna e perfettamente italiana . È semplice , in fatti , conforme al linguaggio parlato , e pare spontanea ; ma non cade mai nella volgarità , e neppure nell ' affettazione della naturalezza . È chiara , limpida come l ' aria , ma non per effetto d ' una semplicità elementare : ha la chiarezza che deriva dalla precisione e dall ' ordine dei pensieri , e dall ' arte finissima di ridurre ogni idea , per quanto profonda e complessa , a un ' espressione semplice , che la fa parere un portato del senso comune . È sempre stretta al pensiero , ma senza impacciarlo mai ; logica , ma senza mostrar lo sforzo delle connessioni e dei legamenti ; omogenea , ma pieghevole a tutti gli atteggiamenti del pensiero e alla natura propria d ' ogni oggetto o argomento ; originale , ma non ribelle alla tradizione , e scevra a un tempo d ' ogni imitazione o reminiscenza di stili altrui . È ricca di lingua , e dove il soggetto lo vuole , elegante , ma senza che la forma si faccia mai sentire per sé stessa , senza che alcuna parola o frase distolga mai l ' attenzione dal pensiero ; ed è variamente colorita , ma senza vistosità , e con una fusione perfetta di tinte ; ed è mirabilmente armoniosa , ma senza ricerca evidente del numero , d ' un ' armonia riposta e delicatissima , che par non venga dalle parole , ma dal pensiero , e nasce infatti dall ' equilibrio perfetto delle idee , e suona nella mente quasi senza che l ' orecchio la senta . Leggila e studiala con attenzione e con amore . Studiala confrontando le due Edizioni del Romanzo , quella del primo testo , del 1825 , e quella corretta , del 1840 , e ne intenderai meglio la ragione , l ' arte e la bellezza al vedere come del primo testo l ' autore ha appianato le scabrosità , addolcito le durezze , sostituito al latinismo o al modo vernacolo la locuzione italiana , all ' arcaismo la parola viva , alla pedanteria grammaticale l ' anacoluto efficace ; per che via , con che norma lucida e costante egli ha rifatto in parte e avvicinato l ' opera sua alla forma ideale che gli splendeva nella mente . Studiala , e t ' affinerai il criterio e il gusto , e prenderai in avversione per sempre il manierato e il falso , il troppo e il vano , la trivialità e la stranezza , l ' orpello e la ciancia . Studiala , e imparerai a fare e a correggere , a condensare e a semplificare , a esser chiaro e sincero , dignitoso e discreto , logico e giusto . Studia il Manzoni e amalo per tutta la vita . Ma non lo adorare ; ti sia maestro , non idolo . Conclusione . Voglio dire : non te lo prefiggere modello unico di prosatore , per avere il pretesto , comodo alla pigrizia , di non leggerne altri , come molti fanno ; ai quali il maestro unico raffina il gusto , ma lo circoscrive ; poichè il Manzoni mostrò ciò che può la lingua nostra , ma non in tutti i campi , né in ogni forma della letteratura , non avendo trattato ogni argomento , né tutto detto in tutti i modi possibili neppure nel campo suo . E non lo imitare , per la ragione principalissima , ch ' egli non ha imitato nessuno . Ma la semplicità - domanderai - la naturalezza , tutte le qualità mirabili che riconosciamo nella sua prosa , perché non s ' hanno da imitare ? - E io ti rispondo che quelle qualità non te le darà l ' imitazione , con la quale troppo facilmente la semplicità degenera in sciatteria , la grazia in sguaiataggine e in superficialità la chiarezza . Quelle qualità devono essere in te , come furono nel Manzoni , il frutto maturo d ' infiniti studi e letture , e disse stupendamente il più sensato dei manzoniani : che è illusione il credere di potergliele rubare , leggendo lui soltanto , senza rifare in qualche modo il cammino ch ' egli fece . Leggi dunque , e studia tutti gli scrittori . Leggi e confronta fra di loro quelli che si rassomigliano e quelli che più si dissomigliano , arrestandoti in special modo a considerare gli effetti simili ottenuti con mezzi diversi . In ciascuno troverai certi ordini di pensieri e di sentimenti ch ' essi esprimono con maggior efficacia d ' ogni altro ; troverai nei più artificiosi espressioni e forme semplici ; nei meno eleganti forme elegantissime ; nei meno ricchi di lingua locuzioni e costrutti preziosi , da altri non usati , frasi e parole , dalle quali essi soli traggono certi effetti vivi , per il punto e il modo con cui le adoperano , come se quelle forme acquistassero dalla loro penna , incastonate nei loro periodi , un valore particolare . Cerca in tutti , quando sei arrestato da una frase o da una parola che suona falso , o da un ' oscurità , o da una slegatura che ti dà il senso d ' un vuoto , o da un giro di parole che ti dà un principio di noia , cerca in qual maniera si potrebbe correggere l ' errore , chiarire l ' oscurità , annodare i pensieri sconnessi , recidere la frase oziosa . Arrèstati in special modo ogni volta che trovi espressi con facilità e proprietà certi sentimenti e pensieri , dei quali a te suol riuscire difficile l ' espressione , o perché corrispondono a lati deboli delle tue facoltà , o perché sono remoti dalla tua indole , o perché si riferiscono a cose sulle quali non hai mai fermato a lungo l ' attenzione . E ritorna sulle pagine belle : non ti contentare di quella prima commozione viva e piacevole ch ' esse ti destano , nella quale , come dice il Leopardi , la mente tumultua e si confonde ; ma esamina , com ' egli faceva , e rivolgi in mente quelle bellezze fin che esse vi piglino un posto , dove rimangano . Locuzioni , armonie , inflessioni di stile , particolarità sintattiche degli scrittori più diversi si mescoleranno nella tua memoria , si combineranno coi tuoi pensieri , e ti verranno fuori in certi momenti , senza che tu ne riconosca l ' origine , come dall ' intimo del tuo spirito , come nate nel tuo capo , e tutte tue ; chè saranno tue veramente . Ti verranno , nello scrivere , reminiscenze inconsapevoli di tutte le scuole , di tutti i generi e di tutti i secoli della letteratura , soccorsi inaspettati , echi lontani e vicini e soffi animatori e baleni ; scriverai con la cooperazione misteriosa di tutti i grandi scrittori ; e ti parrà nondimeno di non ricever nulla da nessuno , perché quello che n ' avrai tolto sarà diventato tua eredità legittima , ti sarà penetrato " nei più profondi strati del pensabile " , sarà diventato sostanza del tuo cervello e del tuo sangue , il tuo ingegno , la tua italianità , la parola spontanea e necessaria del tuo sentimento e del tuo pensiero . UN PARLATORE IDEALE . È uno dei più cari ricordi della mia gioventù questo toscano illustre , al quale , per riuscire un grande scrittore , non mancò né l ' ingegno , né la dottrina , né il sentimento , né l ' arte ; ma solamente la voglia di scrivere . Già dissi di lui in altri libri ; ma l ' impressione ch ' egli mi lasciò di sé nell ' animo e nella mente è così profonda , e ancor così viva , che , riparlandone , non ho coscienza di ripetere cose già dette ; e se ripeto le cose , mi vien sempre fatto di dirle in modo diverso , poichè mi pare di non averle mai dette prima con bastante efficacia . È il più ammirabile maestro di lingua parlata ch ' io abbia inteso mai , quello che mi mostrò meglio d ' ogni altro più eletto parlatore ciò che può la lingua italiana nel campo della conversazione agile e varia , irto di tante difficoltà per la maggior parte degl ' italiani anche colti . Si sentiva ch ' era toscano ; ma non negl ' idiotismi di pronunzia che ai toscani si rimproverano , chè non n ' aveva nessuno , non aspirando neppur leggermente la c : si sentiva nella pronunzia perfetta che , fuor di Toscana , nessun italiano o pochissimi possedono , anche di coloro che hanno reputazione meritata di parlar perfettamente . Ma la pronunzia era il pregio minore del suo parlare . Il pregio massimo era d ' esprimere ogni pensiero , anche più difficile , intorno a qualunque argomento , o più ovvio o più astruso , con una facilità e con un garbo impareggiabile , senza uscir mai dal tono della conversazione famigliare ; di dire ogni cosa con proprietà , con finezza e con eleganza , senza che apparisse mai nel suo discorso neppure un ' ombra di ricercatezza e d ' ostentazione letteraria . Parlava con facilità , ma non in furia , e se qualche volta s ' arrestava un momento a cercare una parola o una frase , nessuno dei suoi ascoltatori s ' impazientiva ; non solo , ma l ' aspettazione era piacevole , perché sapevan tutti che l ' espressione aspettata veniva poi quasi sempre più felice , più calzante al pensiero di quella che alla mente loro s ' affacciava . E v ' erano nel suo linguaggio gradazioni finissime secondo ch ' egli parlava con persone con le quali non avesse dimestichezza , o con amici stretti , o in un crocchio dove non fossero signore , o con signore . Non c ' era caso che con queste gli sfuggisse mai uno di quei tanti modi volgari , comunemente usati , dello stampo di tirar su le calze o romper le tasche o mandare a far friggere , che molti credono leciti in ogni compagnia perché li hanno letti nei libri : egli non aveva neppur da fare un atto di riflessione per iscansarli : il suo senso squisito della dignità e della grazia li escludeva . E così , quando gli occorreva di spiegare ad uno qualche cosa che questi non comprendesse alla prima , o quando faceva una citazione , o ribatteva un ' opinione altrui , erano ammirabili le sfumature , le industrie gentili della frase e dell ' accento , ch ' egli usava , non lasciandole quasi avvertire , perché non ci fosse nel suo linguaggio nessun ' apparenza d ' insegnamento , né colore di saccenteria , né asprezza di contraddizione . Ne seguiva mai ch ' egli mostrasse , come fanno molti bei parlatori , di star a sentire sé stesso , o di cercar negli occhi degli uditori l ' ammirazione della propria eloquenza : non si vedeva mai sul suo viso , non si sentiva mai nel suo accento altra espressione da quella del pensiero o del sentimento ch ' egli esponeva . Alla semplicità signorile e amabile del linguaggio corrispondeva perfettamente il suo modo di gestire : vivo , ma sobrio , e sempre spontaneo , e pieno d ' efficacia , sia che facesse l ' atto di disegnar nell ' aria un ' immagine , o d ' incidere col cesello una frase , o di modellare una forma nella creta , o di scacciare con la mano un velo di nebbia che ondeggiasse fra il suo pensiero e la sua parola . Maravigliosa era poi la varietà del suo vocabolario , ricchissimo , secondo gli argomenti della conversazione , di locuzioni letterarie e di modi popolari , senza che nessun modo insolito usato da lui paresse mai strano o nuovo affatto a chi l ' udiva per la prima volta , tanto egli l ' usava a proposito , e in maniera che da tutto il discorso n ' era chiarito il senso e l ' opportunità dimostrata . Persino quei vocaboli stranieri , che s ' usano di necessità per designar nuove cose , ma che suonano sgradevolmente all ' orecchio non ancora assuefatto a sentirli , riuscivano meno esotici , pigliavan quasi suono e apparenza italiani in quel suo linguaggio di sostanza e di forma tutta italiana , come se questo comunicasse loro un poco del suo colorito e della sua armonia . Con che agilità di parola raccontava , con che evidenza di disegno e securità di tocco descriveva , con che vivezza faceva scattare e scintillare l ' arguzia , e con che stretta concatenazione d ' argomenti e lucida semplicità di dizione ragionava , smorzando il tono , allentando la stretta della dialettica , raffinando la cortesia dell ' espressione man mano che sentiva vacillare l ' avversario , non più ostinato a resistere che per salvare l ' orgoglio ! Si diceva ogni momento , ascoltandolo : - Senti , come si può dire semplicemente la tal cosa che io dico sempre con una frase solenne ! - Oppure : - Guarda , e io sostenni sempre che la tal frase francese non si poteva tradurre in buon italiano ! - A sentirlo , desideravo sempre che fosse lì qualche dotto straniero , di quelli che intendono l ' italiano e lo gustano , perché ammirasse in quel parlare un saggio della ricchezza e della potenza della nostra lingua , e mi rallegravo in fondo all ' anima , e sentivo alterezza d ' esser nato nel paese dove una tal lingua si parla . E osservavo che quasi tutti , discorrendo con lui , parlavano meglio del solito , e non per uno sforzo che facessero , per emulazione ; ma naturalmente , come per un ' eco armoniosa ch ' egli destasse in loro ; ciò che pure osservai nelle famiglie , dove parlan tutti più o men bene , se c ' è uno che parla benissimo . La sua conversazione era un diletto , un pascolo intellettuale , una scuola di lingua e di gentilezza . E per effetto dei vari pregi ch ' egli riuniva , dell ' espressione propria e colorita , della pronunzia bella , dell ' accento e del gesto efficacissimo , tanta parte dei suoi discorsi m ' è rimasta impressa nella memoria , che ad ogni tratto , parlando e scrivendo , nell ' atto stesso che certe espressioni m ' escono dalla bocca o dalla penna , mi ricordo d ' averle imparate da lui ; e molte volte , dopo che ho scritto una frase o una parola che mi pare affettata , o volgare , o disadatta , domando a me stesso s ' egli l ' avrebbe usata , e se , immaginando d ' udirla dire da lui , mi par che stoni col suo discorso , la cancello ; e quasi sempre , nel rileggere con intento critico qualche cosa mia che non mi contenti , per forzarmi ad esser severo con me medesimo in ciò che riguarda il buon gusto , mi figuro che ci sia lì lui , ad ascoltare . E così nei buoni effetti del suo insegnamento mi risorge dinanzi sovente l ' immagine del maestro insigne e caro , che da venticinque anni non vedo più , e a cui m ' è dolce esprimere ancora una volta la reverenza antica e la gratitudine fatta più viva dal tempo . [ 350 bianca ] PARTE TERZA . [ 352 bianca ] SE CI POSSIAMO FARE UNO STILE . Un onesto negoziante , un po ' burbero in famiglia , ma buon diavolaccio , il quale credeva che per legge di natura un padre fosse in grado d ' insegnare alla sua prole ogni cosa , un giorno , in mia presenza , disse severamente al suo figliuoletto , rendendogli la pagina del componimento italiano : - Ma quando ti farai uno stile ? - Poi , rivolgendosi a me : - Lo persuada lei , che è tempo che si faccia uno stile . Gli promisi di contentarlo in un momento più opportuno ; ma la prima volta che mi trovai a quattr ' occhi col ragazzo , lo confesso senza rimorso , tradii il genitore con un discorsetto ribelle alla sua volontà ; il quale diceva presso a poco quello che ora ripeto a te , mio giovine lettore ideale . Farsi uno stile ! Mi par come dire : farsi un temperamento , farsi una fisonomia , farsi una voce . Lo stile non ce lo facciamo : ci vien fatto ; o come disse un grande scrittore , si trova senza cercarlo : chi lo cerca , non può che trovare uno stile artefatto ; chi se lo vuol fare non riuscirà che a farsi una maniera , non uno stile . Qualunque scrittore , che abbia uno stile veramente proprio e sano , che non sia imitazione o artifizio ( sinonimi , letterariamente , di malsania ) , se gli domandi in che modo se lo sia fatto , ti dirà che non lo sa , o che non lo sa dire ; che in fondo è la stessa cosa . Non ti dar dunque questa briga , non soltanto inutile , ma perniciosa . Se si tien per giusta la definizione : lo stile è l ' uomo , tu devi prima diventare un uomo . Se s ' accetta l ' altra definizione : - lo stile è quella vita che il tuo concetto prende in te , e che tu comunichi , nell ' esprimerlo , agli altri - , o più breve : - è la vita nella parola - , come si può cercare la vita ? Sei persuaso ? T ' addurrò un ' altra ragione . È un fatto universalmente riconosciuto che ogni individuo , in un certo senso , parla un linguaggio diverso da quello d ' ogni altro uomo , cioè , che non solo usa sempre o quasi quelle tali parole per esprimere quelle tali cose , e ha certi modi e frasi famigliari , consuete a lui più che agli altri ; ma che certe parole e frasi suole usare in un significato leggermente diverso da quello che dànno loro la maggior parte . E non soltanto ciascun uomo ha un linguaggio individuale per quello che riguarda i semplici vocaboli e le semplici frasi ; ma ha pure un suo modo particolare d ' ordinare le idee , il quale deriva dal maggiore o minor grado d ' importanza che a ciascuna idea egli attribuisce rispetto all ' altre , e un modo suo proprio di legarle fra loro , il quale dipende dalle relazioni particolari che fra loro egli vede , e anche un andamento del discorso , per così dir musicale , suo proprio , il quale è effetto del suo modo individuale di sentire il suono del linguaggio ch ' egli parla . Ora in questo vocabolario individuale , e nel modo d ' ordinare e di collegare l ' idee , e nel ritmo del discorso che ciascuno ha di suo , consiste appunto lo stile ; e tu comprendi che tutte queste cose non si cercano , ma vengono da sé , col tempo , che ne porta molt ' altre . Vedi dunque che non ti devi affannare a farti uno stile . Ognun sa sé , dice il proverbio , e il Giusti , riferendolo allo scrivere , l ' ha ben commentato così : ognuno ha mezzi tutti suoi , tutti voluti dal suo modo di essere , e dei quali il più delle volte non saprebbe dar conto neppure a sé medesimo . Ma questi mezzi non si svolgono , e non vien fatto d ' usarli che con gli anni , quando è formata l ' organatura della mente e formato l ' animo . In ciò che nel linguaggio di ciascuno c ' è di differente da quello degli altri " entra tutta l ' individualità del carattere , del sapere , dell ' educazione " . Lo stile ti verrà dai recessi più profondi dell ' animo , da quello che faranno di te le passioni , i casi della vita , le cose che amerai e ammirerai , la tua professione , i tuoi studi prediletti ; ti verrà dal predominio che avrà in te o il sentimento o la ragione , o dall ' equilibrio stabile dell ' uno con l ' altra ; dai contrasti che troverai , dalle lotte che dovrai combattere , dai favori e dalle percosse che avrai dalla fortuna nell ' aprirti una strada nel mondo , dall ' aspetto in cui ti si presenterà la natura , dal modo come giudicherai gli uomini , dalla fede che avrai in qualche cosa di bello e di grande , o dai sentimenti che non ti lasceranno sorgere o ti spegneranno nel cuore quella fede . Come la luce del sole dà il colore alle cose , sarà il lume dell ' anima tua che darà il colore al tuo stile , sarà il palpito del tuo cuore che gli darà il movimento , e gli darà il calore l ' onda del tuo sangue , e l ' eco che avrà nel tuo spirito l ' armonia del giorno sarà la sua armonia . Cerca dunque per ora , nello scrivere , la naturalezza , la chiarezza , l ' ordine , la proprietà ; ma quel che indefinibile che è l ' individualità dello stile , che è lo stile senz ' altro , aspetta che ti venga . Se te lo volessi fare , cadresti sicuramente nell ' imitazione e nella stranezza . Non cercare lo stile : pensa , studia , opera , ama , vivi , e l ' avrai . LO STILETTATORE . Vien qui a proposito un nuovo personaggio piacevole . Non bazzicò che breve tempo il nostro piccolo cenacolo letterario di capi armonici , quando Firenze era capitale ; ma vi lasciò di sé una memoria vivissima , che , come vedi , ancor non m ' abbandona ; ( o dolce Francesca , perdonami ! ) In che modo si fosse imbrancato con noi non ricordo bene : mi pare al caffè , dove attaccò conversazione di punto in bianco , da un tavolino all ' altro , una sera che discutevamo di letteratura , vociando tutti a un tempo , com ' era nostro costume . Era Emiliano , agente di varie Case di commercio , benchè ancora molto giovane , e dilettante di lettere a ore avanzate . Aveva scelto per passatempo la letteratura , non so perché , invece del biliardo o del tiro al piccione : forse perché meno costosa ; ma a poco a poco ci aveva preso passione ; e l ' idea madre della sua passione era , com ' egli diceva corrugando la fronte , di farsi uno stile . Questa frase , nella quale si riduceva , credo , quanto egli conservava degli studi ginnasiali non finiti , gli s ' era ficcata nel capo come una vite ; farsi uno stile era diventato per lui il pensiero precipuo della vita , dopo quello di guadagnarsi il pane . Ma qualunque altra cosa avesse disegnato di farsi , anche un palazzo di marmo di Carrara , credo che gli sarebbe riuscita più facilmente di quella , da tanto ch ' era falso e strambo il modo ch ' egli teneva per conseguirla . Al pari di molt ' altri , egli considerava lo scrivere come un ' industria a parte , che non avesse che fare col pensiero , o quasi ; come un ' arte meccanica in cui si riuscisse maestri con l ' esercizio , indipendentemente dal fatto di avere o no qualche cosa da dire ; e credeva quindi che uno si potesse fare uno stile , come un sarto fa un abito , per esporlo nella vetrina della sua bottega . E neanche studiava a modo suo ( chè sarebbe stato inutile ) di farsi uno stile suo proprio . Egli andava cercando nella gran sartoria della letteratura italiana un abito bell ' e fatto ; pigliava ora questo ora quello , se lo insaccava , e veniva a farcelo vedere , pavoneggiandosi . Un certo talentaccio d ' imitazione l ' aveva . Letto per una settimana un autore , ne cavava un certo numero di frasi e di costrutti , gl ' imbastiva insieme alla diavola sopra un argomento qualsiasi , e correva al caffè a leggerci la paginetta come un saggio dello stile che s ' era fatto . Gli saltavamo agli occhi , dandogli del contraffattore , del falso pavone , dell ' arlecchino finto Principe . E allora egli ricorreva a un altro autore , e tornava dopo un po ' con un ' altra paginetta , tessuta con la filaccia spicciata dai panni di quello . Una volta rifaceva il Giusti , un ' altra il Boccaccio , una settimana guerrazzeggiava , la settimana appresso impiccava i fantocci del suo pensiero al laccio del Davanzati . E non si scoraggiava mai per le nostre canzonature . - Eppure - , esclamava , picchiando il pugno sul tavolino - io mi farò uno stile ! Parve una volta persuaso , finalmente , della falsità della via che batteva : che uno stile non si sarebbe fatto mai scimiottando ora l ' uno ora l ' altro scrittore . Avete ragione - ci disse - non bisogna imitare pecorescamente nessuno . - E ci manifestò la sua nuova idea , un ' idea luminosa , una trovata da uomo di genio , espressa con una formula farmaceutica : - Bisogna mescolare e agitare . - E mescolò e agitò davvero . La sera che ci portò il suo nuovo saggio , si fece un baccano di casa del diavolo . Era la brutta copia d ' un lungo articolo di giornale , in cui aveva fatto il più bizzarro intruglio di stili che si possa immaginare ; dove quasi ad ogni periodo saltava dall ' imitazione d ' uno scrittore a quella d ' un altro , facendo anche salti di secoli , con una temerità di matto furioso ; un cibreo stilistico , nel quale si sentivano i più disparati sapori della cucina letteraria nazionale , dalle semplici minestre patriarcali dei trecentisti ai lambiccati manicaretti dolciastri dei cianciatorelli fiorentineggianti e francesizzanti della scuola manzoniana degenerata . Il chiasso che facemmo lo sconcertò al primo momento ; riconobbe sbagliata la ricetta ; ma si rifece animo ben presto , e ripetè fieramente che in ogni modo , o per una via o per un ' altra , a furia di cercare e d ' ostinarsi , si sarebbe fatto uno stile . E appunto per questo suo continuo farci balenare agli occhi , quasi in atto di minaccia , il suo stile futuro , gli mettemmo il soprannome di stilettatore . Il ridere che si fece alle sue spalle , povero stilettatore ! Quando l ' incontravamo per la strada , dopo qualche giorno che non s ' era visto , gli domandavamo lì su due piedi : - Te lo sei fatto ? - Non ancora proprio - , rispondeva ; - ma sono sulla buona strada . - Ma è tempo che tu ti spicci ! - Si fa presto a dire - , ribatteva sul serio . - Ma non ci si fa mica uno stile in ventiquattr ' ore ! - lasciando capire con quelle parole , che forse in fin di settimana avrebbe avuto il fatto suo . Non gli davamo requie . Aveva ragione di dirci che gli stilettatori eravamo noi . Quando al caffè si chinava a cercare un soldo che gli era cascato , gli domandavamo : - Che cosa cerchi ? Uno stile ? - Quando mescolava nel bicchiere vari liquori per farsi una certa bibita di sua invenzione , dicevamo : - Ecco Pippo ( era il suo nome di battesimo ) che si fa uno stile ! - E gli davamo ogni specie di ricette scritte per farselo . - Recipe : tanti grammi di questo , tanti di quest ' altro : pestare , sbattere , far cuocere a bagnomaria - , e la parte del corpo dove aveva da applicare l ' impiastro . Ma egli non badava alle nostre burle , e seguitava a braccar lo stile . - Uno stile - ci disse gravemente una sera ( e doveva essere una frase imparata di fresco ) - che sia nello stesso tempo moderno e ritragga dai grandi esemplari . Curiosa , fra l ' altro , era l ' impressione che gli facevano tutte le locuzioni e le definizioni insolite ch ' egli leggesse , concernenti la tecnica ( era una sua parola prediletta ) dello stile . Non le capiva bene , e non poteva ; ma le raccoglieva con cura amorosa , e le veniva ripetendo con cert ' aria di solennità e di mistero , come formule d ' arte magica . L ' elaborazione formale del periodo , il tipo periodico , il nodo sintattico , i legami gerundivi e ipotetici , gli spunti melodici dello stile lo facevano pensare , non so ben che cosa , nulla forse , ma profondamente . Ricordo che gli fece un gran senso una frase bella davvero che aveva letta in un libro , dove era detto di certe curve del periodo prosastico di Dante , non mai girate per intero , rompentisi come a formare un sesto acuto . Ah ! s ' egli avesse potuto fare dei periodi col sesto acuto ! Anche uno solo ! Credo che avrebbe dato per questo tutti i suoi guadagni commerciali d ' un mese . Ma per tutto il tempo che rimase a Firenze , lo stile non lo trovò . Per i suoi affari di commercio dovè andare a stabilirsi a Milano . Ma per lungo tempo noi continuammo a parlare spesso di lui . Non occorreva di nominarlo . Quando , in un ristagno della conversazione , saltava su uno a dire : - Se lo sarà già fatto ? - tutti capivano ch ' egli domandava se lo stilettatore si fosse fatto finalmente uno stile . Lo incontrai molti anni dopo a Milano , mentre attraversava la Galleria con aria affaccendata . Mi salutò con viva cordialità : aveva dimenticato o perdonato le canzonature fiorentine . Dopo lo scambio solito di rallegramenti e di notizie , pensando che la fisima dello stile gli fosse uscita di capo da un pezzo , gli domandai , per celia , se se l ' era fatto . Ma da questo genere di monomanìe letterarie non si guarisce . Mi rispose seriamente : - Eh , no , non ancora . Che cosa vuoi ? Ho avuto tanto da lavorare in tutti questi anni ! Ma ci penso sempre . Ho un tipo stilistico nella mente . Oh , ci riuscirò , ci dovessi impiegare tutta la vita . Ora son persuaso che a trovar lo stile ideale basta appena la vita d ' un uomo . - Ma che ne farai del tuo stile ideale nei tuoi ultimi anni ? - gli domandai ; - poichè può ben darsi che tu non lo trovi che agli ultimi , e anche proprio all ' estremo passo . A che serve lo stile in punto di morte ? Mi diede una risposta sublime : - Io ho un ideale puro , senz ' ambizioni . Sarei contento anche di portar la mia trovata con me al camposanto . Ma lascerò qualche pagina , vedrai . Basterà una pagina ! E queste furono le ultime parole che intesi dalla sua bocca , e che spesso mi risuonano in mente . Ma di lui non rido più . Ogni volta che ci penso , ora , mi prende un sentimento d ' ammirazione , misto di tenerezza pietosa , raffigurandomi quel povero sognatore che ancora abbracciato alla sua illusione letteraria , sul letto di morte , dice con un ultimo sorriso alla sua famiglia sconsolata : - Fatevi coraggio ! Io muoio contento . Ho uno stile . A CHE SERVONO I PRECETTI . Dunque , regole , precetti , niente ? Adagio Biagio . Ma questo non dovrebb ' essere affar mio , che essendo tuo consigliere soltanto , non maestro , non sono in debito di dirti ogni cosa . E poi i precetti tu li hai nei tuoi libri di scuola . Questi ti dicono quanto t ' occorre : che , nello scrivere con vien badare che tra i pensieri ci sia unità e continuità ; che bisogna collocare vicine le frasi che hanno fra di loro relazione più stretta , e di cui l ' una chiama l ' altra quasi naturalmente ; che le proposizioni secondarie ( precedenti , conseguenti o concomitanti che siano ) debbono essere misurate e collocate in modo da non nuocere mai all ' evidenza della proposizione principale , che regge tutto il periodo , o che è principale , se non altro , per il suo valor logico . Ti dicono pure che non si ha da abusare di nessuno dei vari modi di legare fra di loro i concetti , per coordinazione , per subordinazione , per conclusione , ma usarli alternatamente , quanto è possibile senza forzar la sintassi ; che certi concetti o certe parti del concetto , perché richiamino sopra di sé l ' attenzione , debbono essere staccati , invece che fusi con gli altri , e fatti risaltare , come gli aggetti in architettura ; che in certi casi bisogna affollare nel periodo le proposizioni , in altri diradarle , per la stessa ragione che si fa del tempo nella musica ; e in alcuni punti fare una breve pausa , per lasciar liberi un momento al lettore la mente e il respiro , e in altri una pausa più lunga , perché il lettore riposi , come si fa danzando e camminando ; e che è necessario variare il tipo del periodo , come il tono nella parlata , per iscansare la monotonia nella quale i pensieri si confondono e si velano come dentro una nebbia . Tutti questi precetti tu conosci , e Dio mi guardi dal dirti che sono inutili . Ti dico , anzi , che ne devi tenere grandissimo conto , perché alcuni di essi , che sono leggi fondamentali del pensiero , se li avrai sempre vivi nella mente , saranno come voci che , a quando a quando , mentre scrivi , ti faranno star attento a non uscir della retta via , o t ' avvertiranno che ne sei uscito e t ' indurranno a rientrarvi , cancellando le orme dei passi fuorviati . E aggiungo che il conoscere bene i termini e le definizioni della precettistica ti sarà utilissimo a formare nettamente nel tuo pensiero le osservazioni che farai sugli scrittori , a determinare con esattezza a te medesimo i difetti e gli errori che troverai in loro , altrettanto utili a studiare quanto i pregi e le bellezze , a fare , insomma , delle opere letterarie quella lettura analitica e critica , che è la sola veramente proficua . E non di meno ti dico che da tutta la precettistica del mondo non imparerai a scriver bene ; te lo dico perché tu non ti sgomenti , come avviene a molti giovani , della difficoltà , della quasi impossibilità d ' aver tutti presenti , scrivendo , e d ' osservare tanti precetti rigidi e astratti , che pare debbano essere un inciampo più che un aiuto , e come una rete tesa intorno al pensiero , che gli tolga ogni libertà di movimento . No , non ti sgomentare dei precetti . Quando ti metterai a scrivere con un concetto chiaro nel capo , e mosso da un sentimento vivo , quando ti troverai , procedendo nel lavoro , in quello stato di mente e d ' animo , nel quale chi scrive " è compreso , agitato , spronato da dieci operazioni della mente distinte e conflate ad un tempo , che vanno come in figura di cono a metter capo a un prodotto comune " , l ' osservanza della più parte di quei precetti ti riuscirà spontanea per modo , che quasi non avrai coscienza d ' osservarli . Sarà la tua ispirazione che , dando l ' impulso alle parole e alle frasi , le manderà ad occupare il posto che loro convien meglio nel periodo ; sarà la mobilità del tuo pensiero che scanserà naturalmente la monotonia , facendoti rompere le uguaglianze , variar le misure dei periodi , mandare innanzi il discorso a onde ora lunghe e placide , ora rotte e precipitose ; sarà la stessa respirazione mutevole del tuo pensiero che ti farà trovare le giuste pause , e rallentare il passo dopo le corse , per riprender lena , e riprender la corsa più rapida dopo esser andato un tratto a rilento ; sarà il tuo sentimento eccitato il maestro muto , pronto e sicuro che ti farà dar risalto a certi concetti , sollevandoli come sur un piedestallo , e collocarne alcuni disparte , come in uno spazio vuoto , ed esporre altri quasi a una svoltata brusca del periodo , dove facciano un ' apparizione inaspettata . Tu metterai in atto molte arti sottili che non saprai di possedere , obbedirai a molti precetti ai quali non avrai mai pensato , sarai nello scrivere , come dice il Tommaseo che ogni uomo è nel parlare , guidato da certe norme sapientissime di natura che sono l ' umana ragione medesima . Prevedo ora una tua domanda . Riguardo ai due stili , non è vero ? C ' è in ogni letteratura due forme di stile , che , come dice benissimo un grande scrittore , scaturiscono tutt ' e due dall ' intima natura del cervello umano . C ' è quello più spontaneo , che del pensiero rende tutte le flessioni , segue tutti i serpeggiamenti , accompagna in tutti i minimi moti il processo , non lasciando nulla sottintendere a chi legge ; al quale mette innanzi come un quadro , dove il pensiero stesso è rappresentato in tutti i suoi particolari , e questi nell ' ordine e nel disordine con cui si sono affacciati alla mente . E c ' è lo stile che , con un lavoro sintetico , segna del pensiero soltanto i rialti e le cime , in modo che la mente di chi legge faccia un salto dall ' uno all ' altro pensiero importante , sorvolando e sottintendendo tutti i pensieri secondari che fanno catena fra quelli , ossia compiendo da sé il quadro di cui lo scrittore non ha dato che i tratti principali . Ebbene , tu domandi a quale dei due stili ti debba attenere . E chi te lo può dire , amico mio ? Noi andiamo perpetuamente dall ' uno all ' altro . L ' uno e l ' altro si trovano a vicenda , se non in ciascuna opera , nell ' opera complessiva di quasi tutti gli scrittori , non tanto perché essi passino da questo a quello deliberatamente , sentendo che ciascuno di essi , alla lunga , affatica , quanto perché al primo o al secondo sono naturalmente condotti dalla varia natura degli argomenti , dal diverso modo di concepire che induce in loro il diverso genere degli studi , e dalle condizioni dello spirito mutate dall ' età e dai casi della vita . È più naturale nell ' età giovanile la prima forma , cioè , il lasciar andar la parola , la frase , la sintassi libere e agili come è il pensiero della gioventù , viva e impaziente ; s ' inclina più all ' altra nell ' età matura , quando , pensando più denso e più cauto , si è di conseguenza più sobri nel parlare e nello scrivere , e come in tutte l ' altre cose anche nell ' espressione del proprio pensiero si cura soltanto quello che più importa e si va dritti allo scopo per la via più breve . Tu , se diventerai uno scrittore , prenderai più spesso l ' uno che l ' altro stile secondo che vorrà la tua indole ; o fors ' anche tutt ' e due cozzeranno sempre in te senza che l ' uno o l ' altro prevalga : chi lo sa ? Questi son misteri , come dice Giambattista Giorgini , che l ' anima celebra con sé stessa . Non te ne dar pensiero per ora . Quello che più preme , per riuscire nell ' uno o nell ' altro modo a scriver bene , è che tu possegga da padrone la lingua ; senza di che nessuna forma di stile prenderai , perché chi è povero di lingua , ed è quindi costretto a far servire a tutti gli usi quel poco che n ' ha , non va dove la natura e l ' ispirazione lo spingono , ma dove le scarse parole e frasi del suo dizionario lo tirano ; le quali , invece di obbedirgli , gli comandano , come fa in generale chi serve , quando gli s ' addossano anche dei servizi che non deve fare , ed egli sa che non abbiamo nessuno da sostituirgli . E ora tiriamo innanzi .... . Ma no ; aspetta un momento . Mi devo prima difendere da un tale , eccolo qua , che mi corre addosso come uno spiritato ... COME S ' HA DA INTENDERE LA MASSIMA CHE SI DEVE SCRIVERE COME SI PARLA . L ' anonimo , ansando : - Sono arrivato in tempo , grazie al cielo ! Lei stava per consigliare a questo povero ragazzo di scrivere come si parla ! - Ha indovinato . - O come si fa ad avere i capelli bianchi e così poco giudizio ? - Glielo dirò poi , quando lei avrà sfogato la sua generosa indignazione . Faccia liberamente . - Faccio sicuro . Voglio salvare un ' anima . Lei , dunque , consiglia a chi scrive di proporsi come ideale un linguaggio imperfetto . No ? Ma è necessariamente imperfetto il linguaggio parlato , poichè chi parla , chiunque sia , non ha tempo di vagliare i vocaboli , né di sceglier le frasi , né d ' ordinare le idee , né d ' architettare con garbo i periodi ; perché i migliori parlatori non esprimono i più dei loro pensieri che a mezzo , o ne dànno l ' espressione compiuta a furia di ritocchi e d ' aggiunte , e allungano e ripetono , e parlano a sbalzi e a strappi , e suppliscono alle deficienze dell ' espressione parlata con l ' accento , col gesto e con lo sguardo . Che cosa mi può rispondere ? - Le rispondo prima di tutto che lei ha sciorinato un periodo che è un argomento in mio favore , perché è un periodo parlato che sta benissimo ; invece del quale ne farebbe probabilmente un altro men naturale e meno efficace se scrivesse quello che m ' ha detto seguendo la sua teoria : che non bisogna scrivere come si parla . In secondo luogo , le rispondo che lei sfonda una porta spalancata . - Come sarebbe a dire ? - Sarebbe a dir questo . Che per iscrivere come si parla io intendo : scrivere come uno che parlasse perfettamente . - Oh bella ! Lei si dà la zappa sui piedi , dunque , e riconosce la mia ragione , perché chi parlasse perfettamente parlerebbe come si scrive ... da chi sa scrivere com ' io m ' intendo . - No , ed ecco il punto : non parlerebbe perfettamente , perché riuscirebbe , e parrebbe anche a lei strano e affettato , chi , parlando , adoperasse tutti i vocaboli , le frasi e i costrutti che per solito s ' adoperano scrivendo ; la maggior parte dei quali non sono adoperati parlando neppure da coloro che ne abusano nelle scritture , e ciò perché sentono anch ' essi che quei modi parrebbero nella conversazione ricercati e pedanteschi . Ora io dico che quei modi , per la stessa ragione che non s ' usano parlando , si deve scansar d ' usarli scrivendo , perché essi non mutano natura né suono nel passar dalla bocca alla penna ; e se ai più fanno un altro senso sulla carta da quello che fanno nella conversazione , questo non deriva che da una consuetudine viziosa della mente , la quale non vede più nella scrittura la rappresentazione della parola viva , com ' è in realtà , ma qualche cosa di convenzionale , quasi d ' impersonale , e quindi indipendente dalle leggi del linguaggio comune . E questo è tanto vero , che a quelli stessi che sono del parer suo , cioè che parlano in un modo e scrivono in un altro , par più naturale , più viva , più efficace , benchè sempre non lo dicano , la prosa conforme al linguaggio parlato che quella non conforme ; e non può essere altrimenti . Credo giusta perciò questa regola : quando s ' è scritto un periodo , domandare a noi stessi se , dovendo dire quella stessa cosa che abbiamo scritta , la diremmo nello stesso modo , con la certezza di non parer leziosi , o pedanti , o forzati ; e se ci pare di no , levar via dal periodo i vocaboli e le frasi che non diremmo , e sostituirvi quelli che diremmo . Sono assolutamente certo che in tutti i casi , così facendo , il periodo riuscirebbe più semplice , più chiaro e più bello . - Ha finito ? - Per ora . - Dei del cielo , perdonategli ! O non riconosce lei che c ' è una quantità di modi e di forme , che non s ' usano parlando perché non son naturali , ma che si possono e debbono usare scrivendo perché abbreviano l ' espressione del pensiero , legano i pensieri fra loro meglio delle forme usuali della conversazione , e tengon su la sintassi , e dànno forza al discorso ; e che è irragionevole , nell ' interesse medesimo dell ' efficacia dello stile , il sacrificare tutti quei vantaggi alla naturalezza ? - Lo riconosco , e per questo a questa povera anima che lei vuol salvare , avrei detto , se me n ' avesse lasciato il tempo , che quelle forme e quei modi , a cui lei accenna , bisogna evitarli quanto è possibile , non in modo assoluto . Gli avrei detto prima che per scrivere come si parla non si ha da intendere che si debba scrivere con lo stessissimo linguaggio una pagina di romanzo e una commemorazione dantesca , una lettera a un amico e un capitolo di storia . Ma questa distinzione non contraddice punto al mio principio , poichè lo stesso linguaggio parlato non ha sempre lo stesso carattere e le stesse forme , con chiunque , dovunque e in qualsiasi occasione e di qual si voglia cosa si parli . Intesi un giorno un amico improvvisare un discorso sopra un feretro , al camposanto , in presenza d ' un migliaio di persone : egli usò frasi e parole che non avrebbe usate dicendo quelle stesse cose a me solo : eppure non stonavano perché erano esse pure del linguaggio parlato ; ma del linguaggio che si parla quando s ' ha l ' animo commosso , in un momento solenne , davanti a un grande uditorio . E le vorrei mostrare le migliori pagine degli scrittori italiani di tutti i tempi , dal Machiavelli al Carducci , e farle toccar con mano che le più eloquenti e più belle tra le migliori , anche sopra argomenti altissimi , quelle che ci vanno più dritte al cuore e alla mente , e che ci rimangono più scolpite nella memoria , e che rileggiamo sempre con maggior piacere , sono per l ' appunto le pagine , nelle quali abbiamo più viva l ' illusione di sentir parlare l ' autore come immaginiamo che parli o che parlasse con tutti , nelle quali troviamo meno parole , frasi e costrutti lontani dall ' uso del linguaggio parlato . - Ah , no ! Ah , no ! Ah , no ! E se anche potessi riconoscere vero codesto per quanto riguarda le parole e le frasi , non lo potrei mai ammettere rispetto alla struttura del periodo ; il quale , nel linguaggio parlato , non è mai e non può essere , come spesso nella prosa scritta dev ' essere , largamente svolto , sapientemente costrutto , nobilmente architettato . - Nego , nego , nego . Lei può aver ragione in riguardo al periodo della conversazione ordinaria , su argomenti comuni , famigliare e tranquilla ; ma ha torto , se riferisce quello che dice anche al linguaggio della passione . La passione , parlando , ha due maniere di periodo . Parla a brevi incisi , senz ' ordine e senza legature , negl ' impeti violenti e passeggeri , che offuscano la mente e fanno balbettare il pensiero come la lingua . Ma quando l ' uomo infiammato dalla passione , e tanto più se è un uomo colto , le fa un racconto o una descrizione o un ragionamento , nel quale , per produrle un ' impressione immediata e viva , ha bisogno di presentarle tutt ' insieme , o nel minor tempo possibile una quantità d ' idee , d ' argomenti , di fatti , d ' immagini , che nella sua mente s ' affollano e s ' incalzano , osservi come svolge anch ' egli largamente il periodo , che periodi lunghi le tesse , pieni d ' incisi e pur rapidi , complessi e chiari ad un tempo , e ben lumeggiati in ogni loro parte , e ampi e armonici e leggeri ; che paiono stati preparati e imparati a mente , e sono non di meno pieni di spontaneità e di naturalezza , e non hanno né parole , né frasi , né costrutti che non siano comunissimi nel linguaggio parlato ! Per questo io dico che anche dove occorre di svolgere ampiamente il periodo , scrivendo , si può serbare la naturalezza del linguaggio di chi parla , e che non soltanto nei termini e nelle frasi , ma anche nella sintassi e nell ' andamento della prosa scritta , pur mirando sempre a una perfezione che nel parlare non si può raggiungere , ci dobbiamo scostare il meno possibile dal linguaggio che usiamo nella conversazione . Così io intendo lo " scrivere come si parla " . - Non creda d ' avermi persuaso . In ogni modo , nel dar quella norma ai giovani c ' è un pericolo : di farli cadere nella trascuratezza e nella volgarità . - Ma c ' è un pericolo anche nel combatterla , ed è di farli cadere nell ' affettazione e nella pedanteria . - Lasciamola lì . - Badi che è lei che la lascia . - Allora la ripiglio . - Ripigliamola . ( Continua ) . PENSARCI PRIMA . Ecco il più utile dei precetti : - Pensare prima di mettersi a scrivere . - Un grande scrittore ha detto : - Meditare vivamente e tranquillamente sull ' argomento . Alla tua età , quando s ' ha da scrivere , si suol commettere l ' errore d ' incominciar subito e in qualunque modo , con la risoluzione di chi spicca la corsa incontro a un pericolo per non lasciar tempo alla paura di saltargli addosso ; s ' entra d ' un salto nell ' argomento anche senza un ' idea preconcetta , pensando che l ' ispirazione ci raggiungerà per la via , che le idee sorgeranno sul nostro cammino , l ' una dall ' altra , come le bolle in un ' acqua agitata . È un calcolo sbagliato della pigrizia , che rifugge dal lavoro preparatorio della composizione . Quanto meno avrai pensato prima , tanto più faticherai dopo , e con minor frutto . Quanto più ti sarai voltato e rivoltato per la mente il soggetto avanti di scrivere , con tanto maggior rapidità scriverai ; e questa rapidità non sarà precipitazione , ma impeto spontaneo , che andrà tutto a vantaggio della vivacità dell ' espressione e della fluidità dello stile . Noi pensiamo a frammenti e a ritocchi . Poche idee ci nascono nella mente chiare e vestite di un ' espressione che possa esser messa tal quale sulla carta . Al primo sorgere , l ' idea ci si presenta quasi sempre come " un ' ombra , presso che informe ; poi si disegna , ma a linee ancora mal determinate , e qua e là spezzate e manchevoli ; poi piglia una forma compiuta e netta . Tu getti per lo più l ' idea sulla carta quando è ancora nella prima o nella seconda fase . Aspetta la terza . Ci sono idee che si svolgono con un lungo giro misterioso nei labirinti del cervello : tu devi lasciar che compiano il giro : se le prendi a mezzo cammino non prendi che un embrione d ' idea . E non pensare che certe espressioni felici , che tu trovi negli scrittori , siano sempre , come ti paiono , effetto d ' un ' ispirazione subitanea : tali possono esser parse allo scrittore medesimo nell ' atto che le scriveva ; ma sono in realtà quasi sempre " l ' ultimo effetto istantaneo d ' un lavoro precedente del suo pensiero " . Nota ancora che ciò che osservano tutti gl ' insegnanti in certi giovani , che non riescono mai ad appropriarsi certi costrutti sintattici , non deriva se non dal fatto che essi formano sempre stortamente nel loro capo certi gruppi di concetti , ai quali quei costrutti corrispondono ; e li formano sempre stortamente perché non fanno mai quel lavoro a mente tranquilla , prima di scrivere , e nella furia dello scrivere accettano sempre lì per lì la forma solita in cui quei dati concetti si presentano alla loro mente . E devi pensar prima anche per questo : che , in quel pensare avanti di scrivere , l ' attenzione è più facilmente raccolta , essendo la stessa operazione meccanica della scrittura una distrazione ; e il lavoro del pensiero è più libero e più vivo , e meno proclive a oltrepassare i confini d ' una brevità sobria ed efficace che quando va di conserva con la penna ; poichè la penna è chiacchierona , tende ad allungare , a infronzolare , a ripetere ; ed anche in quel lavoro mentale preparatorio libero e agile abbracciando e misurando più facilmente tutte le parti del tuo pensiero , previeni il pericolo di lasciarti poi tirare , scrivendo , più là del giusto e del conveniente da ciascuna parte del pensiero medesimo . E principalmente per bene ordinar le tue idee devi pensar prima , perché , se aspetti a ordinarle mentre scrivi , questo lavoro ti distrarrà da quello di cercar l ' espressione ; e se per cercar l ' espressione trascurerai l ' ordine delle idee , non ti verrà più fatto di legarle naturalmente e logicamente ; ma le legherai con nodi grammaticali artificiosi e forzati , che faranno peggior effetto delle sconnessioni . Oltrechè nel troppo frequente sostare con la penna per riparare all ' insufficiente preparazione , perderai anche l ' originalità del pensiero e della forma , perché darai tempo alle reminiscenze letterarie di sopraggiungere , ossia , ai pensieri e alle frasi d ' altri di mescolarsi coi tuoi , e ti si raffredderà l ' ispirazione , senza la quale non c ' è spontaneità , e accetterai molte volte , per impazienza dell ' indugio e per abbreviare lo stento , senza critica , violentando la tua coscienza , la prima idea che ti s ' affaccia alla mente . C ' è ancora un ' altra ragione , e questa te la dico con le parole d ' un autore drammatico valentissimo , che certo t ' ha più volte rallegrato e commosso . Dopo avermi spiegato com ' egli abbia per uso di non mettersi mai a scrivere prima d ' avere in mente il lavoro quasi compiuto , disse : - Resisto quanto più posso alla tentazione di prender la penna , perché qualunque cosa io metta sulla carta , prima d ' aver pensato tutto il mio dramma , mi diventa un impaccio . Quando quella tal cosa è scritta , non mi so più risolvere a mutarla né a cancellarla , o non lo faccio che con grande sforzo , per un senso di pigrizia e quasi d ' avarizia intellettuale , perché mi rincresce di buttar via quella fatica già fatta , anche non essendone contento . Una pagina , invece , o una frase , la quale non sia scritta ancora che nel mio pensiero , la correggo o la cancello senza esitazione e senza rammarico . M ' è sempre riuscito meglio tutto quello che ho più tardato a far passare dalla mente nella scrittura . - Avvèzzati dunque a ordinare e ad esprimer le tue idee , a prendere appunti , a cancellare , a correggere , a rifare le cose tue mentalmente . Tu rimarrai maravigliato nel riconoscere quanto si fortifichi , anche con un breve esercizio , la facoltà , che da principio è debolissima in tutti , di fare " minute mentali " . Da una volta all ' altra che ti proverai , ti riuscirà di farle , con minor fatica , sempre più lunghe , più particolareggiate , più chiare , più vicine alla forma definitiva . Quando avrai in mente ben chiaro e ordinato quello che vuoi scrivere , il tuo pensiero franco e sicuro di sé farà correre la penna diritta e svelta senza lasciarle tempo né modo di fuorviare , di serpeggiare , di perdersi in minuzie e in fregi inutili e falsi . Credi che nessuno scrittore scrisse mai una pagina veramente bella , rigorosamente logica , in ogni parte perfetta , la quale non fosse già composta per intero nel suo capo prima ch ' egli intingesse la penna nel calamaio . E tieni a mente sopra tutto che l ' ordine delle idee è , dopo il valore delle idee stesse , il primo pregio d ' ogni scrittura , perché è insieme chiarezza , brevità , armonia , bellezza , forza , e che all ' ordine prima che ad ogni altra cosa deve intendere il lavoro di preparazione , perché dall ' ordine principalmente deriva la facilità dell ' espressione e la spontaneità dello stile , perché fra lo scrivere con le idee già ordinate nella mente e l ' ordinarle scrivendo corre la stessa differenza che tra il camminare per una strada fatta e il farsi la strada a passo a passo sur un terreno ingombro di pietroni e di sterpi . Questo è il lavorìo preparatorio che devi fare ogni volta che hai da scrivere . Ma , quando non ti manchi il tempo , è bene che tu ne faccia anche un altro , che sarebbe come la preparazione generale di quella preparazione particolare . E questo consiglio te lo do in nome d ' un sommo scrittore . Il quale dice che quando s ' ha da comporre giova moltissimo il leggere abitualmente in quel tempo autori di materia analoga a quella che dobbiamo trattare ; non già per proporceli come modelli di ciò che dobbiamo fare , non per imitarli ; ma per l ' assuefazione materiale che , leggendoli , la mente acquista a quel dato lavoro e stile , per l ' esercizio ch ' essa fa di questi in quelle letture . Osservazione giustissima , poichè tutti esperimentiamo , e avverrà a te pure , che dopo aver letto , per esempio , un ragionatore , si prova una singolare tendenza e facilità a ragionare , e così dopo aver letto racconti , a raccontare , e descrizioni , a descrivere ; si fa la mano a quel dato genere , per dirla con un traslato che può parere ignobile , ma che non è , perché ci sono molte più rassomiglianze che il nostro orgoglio non voglia riconoscere , fra il lavoro intellettuale e il lavoro meccanico . E ora che abbiamo visto come ci dobbiamo preparare a scrivere , vediamo un poco lo scrittore alla prova ; in che intoppi s ' imbatta , da che cattive tentazioni sia assalito , quali pericoli corra , che battaglia debba combattere con sé stesso , e con quali forze e con quali arti possa vincere . Può essere che la rappresentazione ti giovi e ti diverta ad un tempo . CON LA PENNA IN MANO SCENA IDEALE . Personaggi : Un giovinetto che scrive . - Il genio amico . - Il Buon gusto . - Il Buon senso . - Idee , frasi , parole . - Un ' idea velata . - L ' Ambizione . UNA FRASE . - Eccomi . LO SCRITTORE ( guardandola ) . - Le rassomigli ; ma non sei per l ' appunto quella che cerco . LA FRASE . - Ma son bella . LO SCRITTORE . - Lo vedo , e mi tenti . Ma non puoi vestir la mia idea , le faresti addosso delle pieghe , e parresti un abito preso a nolo . LA FRASE . - Ma poichè non n ' hai altre alla mano ! Chi sa quanto avresti a cercare , e forse senza trovare ! Pigliami . I lettori , colpiti dal mio color vivo , non baderanno alle pieghe . IL BUON GUSTO . - Non le dar retta : le vedrebbero , come si vedono le rughe anche in un bel viso . Rifiutala . LA FRASE . - Farai vedere se non altro che mi possiedi , sarò un segno di più della tua ricchezza . IL BUON GUSTO . - E del tuo cattivo gusto e della tua improprietà e della vanità per giunta . Mandala via e cerca ancora . LO SCRITTORE - dopo aver un po ' pensato , fa un atto d ' impazienza e si rimette a pensare . IL GENIO AMICO . - Non la trovi ? LO SCRITTORE - non risponde . IL GENIO AMICO . - Se non la trovi , non insistere . Forse è già nella tua mente , ma nascosta , e uscirà di sorpresa . Forse è già passata , e non l ' hai colta a volo , ma ritornerà . Prosegui . LO SCRITTORE ( rimettendosi a scrivere ) . - " Le contrarietà e le lotte , le fatiche e gli stenti , le amarezze e le angosce , i disinganni .... " IL GENIO . - La durerai un pezzo ? IL BUON GUSTO . - Codesto si chiama sfilar la corona del rosario . IL BUON SENSO . - Tu dài il tuo pensiero a sgoccioli .... IL BUON GUSTO . - Sei pagato a un tanto la parola ? IL GENIO AMICO . - Dacci un bel frego , figliuolo . LO SCRITTORE - cancella , arrossendo e sorridendo leggermente , e continua a scrivere . IL GENIO ( leggendo di sopra alle spalle dello scrittore ) . - Codesto è buono . ( Un minuto dopo ) . E ora perché t ' impunti ? LO SCRITTORE . - È arrivato a un punto dove il pensiero gli manca ; egli vede un vuoto davanti a sé , come un fosso profondo , di là dal quale gli appare nettamente il sentiero per cui potrà continuare il cammino . Ma come riempire quel vuoto per passare di là ? UNA FOLLA DI PAROLE CHE ACCORRONO DA TUTTE LE PARTI . - Siamo qui noi , al tuo servizio . Comanda . LO SCRITTORE . - Ma voi non dite nulla . LE PAROLE . - Ma possiamo colmare il fosso . LO SCRITTORE - le guarda , titubando . IL GENIO ( alle parole ) . - Sgombrate , fannullone impostore ! ( Allo scrittore ) . Non ti servire di questa mala genìa . Lascia il vuoto piuttosto , e fàtti coraggio a spiccare il salto . Al lettore riuscirà meno ingrato lo scomodarsi a saltare con te che il passare sopra il mucchio di ciarpame , col quale lo vorresti ingannare , facendoglielo parer terra salda . LO SCRITTORE - spicca il salto e si rimette in cammino . UNA IDEA - ravvolta in un velo , gli si presenta in atto grazioso . Egli le sorride e le fa cenno di venire innanzi . IL BUON SENSO . - Bada . Non ti lasciar ingannare . Non la riconosci ? ( Strappa il velo all ' Idea ) . La riconosci ora ? È la seconda volta che ti si presenta . Le hai già fatto troppo onore la prima . Mettila alla porta . ( L ' Idea svanisce ) . Guàrdati da queste seccatrici vanitose e sfacciate che ritornano anche dieci volte in abiti diversi per farsi ritrarre in tutti gli atteggiamenti e con tutti i giochi di luce . Sono la perdizione degli scrittori che cascano nelle loro reti . Scrutale bene in viso prima di riceverle . LO SCRITTORE - dopo aver scritto un altro poco , dà un ' esclamazione di contentezza , che significa chiaramente : - Ecco un pensiero ! - e fa correre più lesta la penna . IL GENIO ( si china a leggere , sorride , e dopo un breve silenzio ) . - È un pensiero originale , ed espresso bene ; ma .... non è tuo ! LO SCRITTORE - si riscote , rimane pensieroso qualche momento , come cercando , poi fa un atto di rammarico e abbassa il capo . IL GENIO . - Oh ! l ' hai ritrovato il proprietario legittimo . È vero ? Sono illusioni frequenti . L ' ha detto un valentuomo , che pensava sempre col suo capo : un pensiero ci par nostro e nuovo , alle volte , nel punto in cui è ancora confuso nella nostra mente , perché , così essendo , non rassomiglia a nulla ; ma quando si determina nell ' espressione e assume la sua vera faccia , riconosciamo che è d ' un altro . Codesto tu l ' avresti forse riconosciuto da te , rileggendo . Non rubare : è il settimo comandamento . Un freguccio . Bravo . È da giovine onesto . LO SCRITTORE ( si rimette a scrivere . Dopo un poco , lascia cader la penna ) . - È inutile ! È un pensiero che non mi riesce d ' esprimere . Ci rinunzio . IL BUON SENSO . - Eh , via ! Io ne intuisco la ragione , poichè ti leggo in mente il pensiero . Tu hai in capo una bella frase preconcetta , nella quale vuoi far entrare quel pensiero , e non ti riesce , perché non son fatti l ' uno per l ' altro , e t ' ostini , perché vuoi mettere in mostra la frase . Rinunzia alla forma elegante e impropria che ti sta a cuore , supponi di aver da dire quello che pensi a un amico , in una conversazione famigliarissima , senz ' altra cura che di farti capire ; e vedrai che ti riuscirà di dirlo . Espresso che ti sarai in quel modo , se l ' espressione non ti finirà , ti sarà facile ridurla , con qualche mutamento , a maggior perfezione . Fanne la prova , e ne sarai persuaso . LO SCRITTORE - dopo avere un po ' pensato , rimane immobile , con gli occhi fissi sul foglio , in atto di fare uno sforzo intenso ; ma gli occhi sono senza vita . IL GENIO . - Ecco il momento in cui l ' occhio della mente si vela . Smetti , amico . Non faresti più uno sforzo utile . Alzati e muovi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . LO SCRITTORE - si rimette al lavoro e scrive di lena , senza interrompersi , per un buon tratto . Poi alza il viso , come cercando qualcosa con gli occhi , impaziente . IL GENIO . - Che cosa cerchi ? Un legame fra l ' idea che hai espressa nel periodo finito e quella che vuoi esprimere nel periodo che segue ? Ma se un legame naturale non c ' è , perché ce lo vuoi mettere ? IL BUON GUSTO . - Per eleganza ? Ma come potrà essere elegante un legame non naturale ? IL BUON SENSO . - Non è meglio uno stacco inelegante che una bella attaccatura forzata ? IL BUON GUSTO . - Che sarebbe un anello di latta dorata ? IL BUON SENSO . - E che in ogni modo congiungerebbe le parole , ma non le idee ? IL GENIO ( dopo un poco ) . - Ah , ti ci colgo ora ! Ti colgo in flagranti a raccattare un pensiero superfluo per metterci addosso una bella frase ! IL BUON SENSO ( dopo un altro poco ) . - E a cercar dei cavilli per giustificare a te stesso codesta espressione che la coscienza ti rimprovera ! IL BUON GUSTO ( due minuti dopo ) . - E a metter la barba finta a un pensiero già espresso , per farlo parere un personaggio nuovo ! LO SCRITT . ( lavora altri dieci minuti ; poi guarda alla finestra , sospirando ) . - Oh che bel sole di primavera e che bell ' aria limpida ! Come cantano allegramente gli uccelli ! Che fragranza deliziosa mandano le acacie fiorite dei viali ! Come sarebbe piacevole a quest ' ora correre fra il verde e l ' azzurro , col pensiero libero , bevendo a grandi sorsi la vita ! E che dura cosa è questa fatica , quest ' affanno della mente prigioniera , segregata dal mondo vivente , questo torturarsi il capo con la penna come con la punta d ' uno stile ! L ' AMBIZIONE ( sbucando d ' un salto di dietro a una libreria ) . - Ah ! è una dura cosa , è un affanno , è una prigionia , è una tortura ! Ah , credeva il signorino che fosse una cosa facile l ' arte , l ' arte a cui diceva di voler consacrare la vita ! Ma non ci si riesce senza incredibili fatiche , dice il poeta della Ginestra . Ma bisogna sudare e gelare , dice Orazio . Ma convien farsi per molt ' anni macro , dice Dante . Ma tutti gli scrittori che tu ammiri sudarono , vegliarono , si torturarono , ci rimisero la salute e ci si logorarono l ' anima . E il signorino ambizioso , che vuol arrivare alla gloria , crede che sia come prendere la via dell ' orto ! LO SCRITT . china la fronte e si rimette all ' opera . IL GENIO ( passata un ' ora , dopo aver letto l ' ultima pagina ) . - Sta bene . Eccoti col vento in poppa . Non dare all ' immaginazione il tempo di raffreddare . Non cercar la frase , chè non ti sfugga il pensiero . Segna di volo le idee che ti incalzano . Non ti soffermare a scegliere fra le varie parole che ti s ' offrono : notale in margine , come faceva il Leopardi : sceglierai più tardi la più calzante . Non insistere su nessun concetto secondario . Non lasciar deviare in rigagnoli , tieni raccolta la corrente del tuo pensiero ; scaccia le idee intruse che romperebbero l ' onda ; e va ' spedito , ma non ti lasciar travolgere . Fa ' un ultimo sforzo , e pianterai la bandiera sulla riva . LO SCRITT . - tira un grande respiro , e posa la penna , col viso rasserenato e sorridente . IL GENIO ( dopo aver letto ) . - Tutto codesto è ben pensato e ben detto . Hai vinto le cattive tentazioni . Non hai tradito il tuo pensiero . La tua coscienza dev ' esser contenta . Che sentimento di serenità e di leggerezza , non è vero ? E come ti è dolce ora la libertà dello spirito ! E come benedici la tua fatica ! LA SFILATA DEI BRUTTI PERIODI . Vien ' ora , che assisteremo insieme a uno spettacolo singolare , il quale ti potrà dar argomento a osservazioni utili . Come le madri spartane facevano vedere ai figliuoli gl ' Iloti ubbriachi perché prendessero in aborrimento il vizio dell ' ubbriachezza , io ti farò sfilare dinanzi i periodi deformi e viziosi , affinchè lo spettacolo ripugnante e compassionevole ti fortifichi nel proposito di non mostrar mai nulla di simile nella prosa che uscirà dalla tua penna . La moltitudine miserevole sfilerà in tre processioni successive , che rappresenteranno ciascuna una deformità o infermità particolare , comunissima nel mondo letterario , dalla quale tu dovrai fare ogni sforzo per preservarti , in special modo nel primo periodo dei tuoi studi . Ecco la prima colonna che viene avanti , come può . È lo sciame dei periodi nani , appartenenti tutti alla gran famiglia dello Stile singhiozzato , che è numerosissima , e sparsa in tutti i campi della letteratura . Sono molto in voga a cagione del gran comodo che fanno a chi vuol scrivere facilmente , senza darsi la noia d ' affrontar le difficoltà della sintassi , di collegare , cioè , e d ' intrecciare le idee , di concatenare e di saldare l ' una all ' altra le frasi , che è un perditempo di pedanti e una fatica di certosini . Vedi che son quasi tutti periodi d ' una sola , o di due proposizioni al più , semplici come la miseria . Grazie a loro il discorso va avanti a piccoli salti , come gli uccelli , o a brevissimi passi misurati come le galline a cui si mettono i laccetti alle gambe , perché non scappino . Chi li usa , dice che servono a imitare il linguaggio parlato ; ma quella non è imitazione , è caricatura , perché anche nel parlare è rarissimo che s ' esprima il pensiero così a pezzi e bocconi , che si proceda in quel modo a scatti e a sussulti , come se la mente battesse la terzana . Vedi se non è buffo che un uomo scimiotti l ' andatura d ' un bambino . Prova a seguitar per un po ' codesti periodi , e ti sentirai le gambe rotte . Non son periodi , ma rottami , briciole di periodi ; pensieri in pillole e in polvere ; trucioli e segatura di prosa . E ne passa , e ne passa , di tutti i gradi di statura al disotto della media , di tutte le gradazioni di magrezza fra il corpo spolpato e lo scheletro nudo , e usciti d ' ogni dove : da romanzi d ' appendice , da discorsi politici solenni , da commemorazioni mortuarie lacrimose , da parlate asmatiche di drammi , da lettere d ' amore deliranti a freddo e simulatamente disperate . Dicono : - È brevità efficace . - Ma non è vero ; si provino d ' un lungo periodo perfetto d ' uno scrittore conciso a far tre periodi , e vedranno se non l ' allungano , dovendo ripigliare il cammino due volte , e ripetere verbi e soggetti . - È stile scolpito ! - Ma non sono scultura i denti d ' una ruota di legno , come non è musica il rumore che n ' esce . - È vivacità di stile ! - Ma chi è più vivace dell ' epilettico ? - È un risparmio di noia al lettore ! - Ma che c ' è di più uggioso del tic tac d ' un orologio ? Oh , di che riso amaro e sprezzante riderebbe il Machiavelli al veder la prosa italiana ridotta a questo balbettìo di scamiciati aggranchiti dal freddo ! Ma non occorre ch ' io ti dica altro . Tu non ti mescolerai con questa ragazzaglia di periodi ; tu preferisci fin d ' ora la compagnia degli adulti ; chi ha buona gamba non fa tre passi sur un mattone . Lasciali andare all ' Asilo . Guarda ora quest ' altri che s ' avvicinano . Non ti par di veder venire innanzi lentamente , l ' un dietro l ' altro , di quei piccoli treni di strada ferrata , che si dànno per balocco ai ragazzi ? Sono i periodi degli scrittori geometrici . È un altro modo di scansar la fatica e le difficoltà delle orditure sintattiche sapienti e belle , pur avendo l ' aria di far dei periodi di grande disegno . Sono periodi fatti d ' una lunga serie di membri , d ' un ' egual misura a un di presso , e legati fra loro quasi tutti con lo stesso legame di coordinazione , per modo che alla fin di ciascuno il lettore può riposarsi , quasi come a un punto fermo ; ciò che dà allo scrittore il pretesto di stendere dei periodi sterminati , e di poter dire che non leva al lettore il respiro . Vero è che lo ammazza in un altro modo , e non più piacevole . Questi periodi non c ' è ragione mai che finiscano , se non quando lo scrittore non ha più nulla da dire : li finisce quando vuole , per bontà sua ; e potrebbe , con quell ' andare , fare anche un libro d ' un periodo solo . Sono pensieri cristallizzati , come disse a maraviglia un critico , in espressioni geometricamente uguali . Non sono propriamente periodi , ossia , non tessuti di proposizioni , ma filze ; non costruzioni , ma pietre e mattoni ammontati a filo di piombo , senza cemento né incastro ; non c ' è in questo periodare né rilievi , né intrecci , né scorci , né inversioni efficaci , né varietà di suoni e di modulazioni ; non v ' è che una sfilata monotona di pensieri , tutti vestiti a un modo , che vanno avanti con lo stesso passo , mettendo l ' uno il piede sull ' orma dell ' altro , come una processione di frati . Vedi che soltanto a parlarne , si prende il contagio : di questi periodi n ' ho scritto uno . Alla fin di ciascuno tu ti senti cascare il capo e le palpebre e ti devi dare un pizzicotto per incominciare il secondo . Dev ' esser qualche cosa di simile il viaggiare sul dorso d ' un ippopotamo . In tutto il tempo che ho impiegato a discorrere n ' è passato uno solo . E se n ' avvicina un altro della stessa mole . Schiaccia un sonnellino , che ti sveglierò al terzo . Buon riposo . Ecco la terza sfilata . Questa è la più sbalorditoia , quella che comprende tutte le deformità , malattie e vizi più miserevoli e strani : i periodi zoppi , i gobbi , gl ' idropici , gli accidentati , i periodi tutti testa o tutti pancia , quelli senz ' occhi che vanno a tentoni , quelli senza gambe che si trascinano per terra , e quelli che dalle reni hanno tornato il volto , come gl ' indovini dell ' inferno dantesco , e i malati d ' atassìa che non hanno coordinazione fra i movimenti delle membra , e gli ubbriachi che camminano a zig zag , barcollando , e a ogni tratto soffermandosi o inciampando , e finiscono a cadere sulle ginocchia o sulle mele . Sono tutte le mostruosità sintattiche che possono uscir dalle menti che non conoscono né seste , né compasso , e in cui " la ragion naturale e reciproca della parte d ' un concetto è continuamente turbata dalle varie associazioni della fantasia che s ' intromette nel processo del loro pensiero " ; dalle menti di tutti coloro che , come diceva il Montaigne , data la mossa coi remi alla barca del periodo , costeggiando , si soffermano qua e là e imbarcano alla cieca tutte le idee che loro fanno cenno di voler salire , per modo che la barca sopraccarica va innanzi a sbilancioni e bevendo acqua , fin che si capovolge o s ' affonda , e tutti annegano . Alcuni , come vedi , non hanno forma nessuna : non son periodi , ma una certa quantità di parole chiuse fra due punti fermi . Altri rassomigliano alle Sirene , che hanno un bel viso e finiscono in coda di pesce . Qualcuno è vestito bene ; ma le ossa sformate e i bubboni gli fanno dei gonfi sotto i panni , o i panni gli s ' aggrinzano dove mancano le carni o le costole , o il pelame intonso e arruffato , somigliante a una vegetazione selvatica , nasconde la fisonomia . Ce n ' è parecchi che non sono che aggrovigliamenti di congiuntivi , figliati l ' uno dall ' altro , o sequele di parentesi , che si fanno buio a vicenda , e mettono il pensiero principale all ' oscuro ; e molt ' altri che mostrano d ' essere stati fatti con gran cura , ma con la cura e con l ' arti d ' un chirurgo , che per tenerli su li ha ricerchiati come botti d ' apparecchi ortopedici visibilissimi , e mezzi coperti di bende , d ' imbottiture e di cerotti . Se questi periodi tu esaminassi a uno a uno , riconosceresti che la più parte dei loro vizi e difetti non richiedono ad essere scansati né ingegno singolare né arte sopraffina o esperienza consumata di scrittore ; ma che sono quasi tutti errori di logica elementare , dai quali basta il buon senso e un po ' di riflessione a preservarci . Guardali bene , e vedi quanta bruttezza e quanta miseria ! E pensa quant ' è grande il numero di questi mostricini messi al mondo di continuo da innumerevoli persone anche non incolte , o per sbadataggine o per furia o per trascuranza d ' ogni decoro letterario , e immagina gl ' infiniti piccoli danni che ne derivano nel commercio universale del pensiero : quante oscurità , quante confusioni , quanti malintesi , e quindi intoppi e lentezze e sciupìo di lavoro e di tempo ! Senza parlar del ridicolo , altra fonte infinita di piccoli guai . Dunque , hai veduto gl ' Iloti . Guàrdati . Non periodi singhiozzati , non periodi mastodontici , non periodi sciancati , né gibbosi , né malati , né selvaggi , né matti . Volta il foglio , e troverai il periodo perfetto . Ma no : bisogna che tu conosca prima Carlo Imbroglia . CARLO IMBROGLIA . Imbrogliava il discorso , intendiamoci subito : non il prossimo ; chè anzi nel commercio che esercitava , e anche fuor del commercio , era uno specchio di galantuomo ; e se non ci fossero al mondo che imbroglioni del suo genere , sarebbe un tutt ' altro viverci . Non mancava , per commerciante , di cultura letteraria , ed era pieno di buon senso ; ma aveva il difetto accennato da Dante dove dice che l ' uomo , nel quale rampolla pensiero sopra pensiero , arriva tardi al segno , a cui intende ; e il perché si capisce : perché il pensiero di lui s ' intralcia a ogni passo in sé medesimo . Ha definito mirabilmente questo vizio mentale comunissimo un critico moderno , dicendo che in non so quale scrittore la nozione si corrompeva e si disgregava prima d ' esser vissuta , presentando quel fenomeno che , secondo certi fisiologi , segue in ogni organismo che si discioglie : il quale di sede ch ' egli era d ' un solo principio vivente , diventa il semenzaio di parecchi , che con nuovi moti e combinazioni si riorganizzano nella sua materia imputridita . Che diavolo d ' arruffio si facesse nella mente del nostro buon amico quando filava un ragionamento o raccontava un fatto anche semplicissimo , non saprei ben dire . Incominciava con un ' idea , e subito quest ' idea si fendeva in due ; poi ciascuna idea si biforcava alla sua volta , o si triforcava e si sfaccettava ; e volendo seguire tutte le deviazioni e accennare tutte le trasformazioni e le sfaccettature del proprio pensiero , egli diceva e ridiceva , correggeva e aggiungeva , e accumulava incisi e incastrava parentesi , fin che si smarriva nei raggiri delle sue frasi , come in un labirinto , e doveva rifarsi da capo . Il difetto grammaticale più frequente in cui si manifestava questo suo modo farragginoso di pensare era l ' abuso del congiuntivo . Egli parlava come un certo personaggio d ' una commedia francese che un amico suo definisce : un subjonctif à jet continu . Mi ricordo parola per parola un periodo ch ' egli disse a proposito di certe pratiche fatte da noi per riconciliarlo con un amico : - " Nel caso ch ' egli volesse ch ' io andassi prima da lui , affinchè non si credesse da chi non conoscesse i fatti ch ' egli si fosse umiliato ... " - Il famoso verso di Dante Io credo ch ' ei credesse ch ' io credessi poteva essere la divisa del suo stile . Alle persone di servizio , perché facessero a puntino questa o quella cosa , non volendo omettere nessun particolare e dir tutto ben chiaramente , dava gli ordini con certi periodi così complessi e aggrovigliati , che finivano col non capirci una maledetta . Tale e quale era nello scrivere . Ai suoi corrispondenti commerciali scriveva delle lettere sulle quali dovevano meditare un pezzo , col capo fra le mani , come sopra dei palinsesti , per tirarne fuori l ' idea principale . Nella conversazione con gli amici , poi , era una vera calamità . Povero Carlo Imbroglia ! Quando principiava un racconto , o diceva : - Ecco il ragionamento ch ' io farei - , oppure : - Mi spiegherò meglio - tutti allibbivano . Era uno spasso nella trattoria sentirgli dire al cameriere , per esempio : - Io vorrei che tu dicessi al cuoco che mi cocesse la bistecca in modo ( ma già credo ch ' egli lo sappia , ma è bene che tu glielo ricordi , caso che l ' avesse dimenticato , il che non è improbabile ) in modo che facesse meno sangue che fosse possibile ; ma che un poco ne faccia , intendiamoci bene , e non mancar di dirglielo , che non gli accadesse di mandarmela secca , che mi restasse nel gozzo , come qualcuno vuole ch ' egli la faccia , ch ' io non so che gusto ci trovino . - E quasi tutti i suoi periodi erano di quest ' architettura . Ma questi erano i suoi periodi chiari . Alle volte , quando lo vedevamo impigliato in una rete da cui non gli riusciva di strigarsi , cercavamo d ' aiutarlo : chi gli suggeriva l ' espressione d ' un pensiero incidentale , chi gli porgeva una parentesi bell ' e fatta , chi gli apriva con un ' abbreviatura una via d ' uscita . Ma egli respingeva tutti i soccorsi e s ' ostinava a finir da sé il suo periodo , volendo a ogni costo dir la cosa a modo suo . Qualche volta era costretto a fermarsi , per ravviare le fila arruffate del discorso , e stava alcuni momenti in silenzio , accennandoci con la mano di pazientare un poco , e socchiudendo i piccoli occhi cerpellini , spesso malati ; i quali lacrimavano , dicevamo noi , per effetto dello sforzo ch ' egli faceva nella troppo minuta e intricata orditura della sua sintassi . Un giorno si scherzava nel crocchio sopra un argomento poco faceto : sul genere di morte che ciascuno di noi avrebbe preferito . Quando fu la sua volta , uno lo prevenne , dicendogli : - Quanto a lei , mi perdoni , la sua fine è scritta : lei resterà soffocato fra le spire d ' uno dei suoi periodi . - Rise con gli altri egli pure , dicendo che era consapevole del proprio difetto ; ma soggiunse che aveva ferma certezza di riuscire a forza di volontà ad emendarsene , a parlare finalmente come voleva e come , secondo lui , si doveva parlare . E infatti incominciava sempre a parlare col fermo proponimento di resistere alla forza dell ' abito vizioso , d ' andar diritto con la parola allo scopo , rigettando tutte le tentazioni del pensiero serpeggiante ; ma era invano : ci ricascava sempre . Un momento dopo d ' aver fermato per la millesima volta quel proponimento , era capace di scrivere , a proposito d ' un amico , del quale s ' era discusso se si dovesse sì o no invitarlo a un banchetto , una maraviglia di letterina come questa : - " Penso che converrebbe che gli mandassimo l ' invito ( poichè avete stabilito che gli si mandi , benchè io fossi d ' opinione che sarebbe stato meglio che non si facesse ) prima ch ' egli avesse notizia del pranzo da altri ( il che non credo che sia impossibile , chè anzi è assai probabile che l ' abbia ) , affinchè non potesse sospettare che noi avessimo deciso d ' invitarlo all ' ultimo momento con la speranza ch ' egli non facesse in tempo a venire ; cosa di cui , se la credesse , credo che anche voi , che sapete quanto egli sia permaloso , ammettiate che sarebbe naturale ch ' egli si risentisse ; ciò che dispiacerebbe a tutti , benchè avessimo coscienza che fosse infondato il sospetto . " - Che sudata , povero Imbroglia ! Eppure , come si capisce , anche da quel viluppo di parole , ch ' egli non avrebbe scritto malaccio se fosse riuscito a levar le gambe dal congiuntivo e a camminar con la penna per la via più corta ! Ogni volta che penso a lui , mi rigodo una scenetta comica , che è il più piacevole dei ricordi ch ' egli m ' abbia lasciati . S ' era convenuto fra una mezza dozzina d ' amici di desinare con lui alla trattoria . Eravamo già tutti intorno alla tavola , era passata l ' ora da un pezzo , ed egli non compariva . Comparve finalmente in vece sua , con un biglietto in mano , una sua vecchia serva , buona donna semplice , che stava con lui da molt ' anni , e gli era affezionata come una parente . Uno di noi lesse a voce alta : - " Cari amici ! È impossibile che immaginiate quanto io sia dolente che un malore , che m ' affligge da due giorni , m ' impedisca d ' intervenire a codesto desinare amichevole , al quale è superfluo che io vi dica quanto sarei stato felice .... " - , e terminava dicendo che era malato di congiuntivite . Che volete ? S ' ha un bel dire che è inumano il ridere del male altrui . Ma chi si sarebbe frenato ? Malato di congiuntivite ! Era un caso comico di forza maggiore . Ma il meglio venne dopo , quando la buona donna ci domandò se non avevamo nulla da mandar a dire al suo padrone . - Sì , - rispose uno , - ditegli che abbiamo detto che ce ne rincresce assai , ma che della malattia che lo tormenta non crediamo possibile ch ' egli guarisca . Riferitegli queste precise parole . Ci capirà . - La donna ci guardò stupefatta ; poi disse : - Eh no , signori . Non credano . Non è grave . È un incomodo a cui va soggetto . E allora si scoppiò addirittura . IL PERIODO PERFETTO . Il modo di periodare d ' uno scrittore maestro nell ' arte è paragonabile per certi rispetti al modo d ' andare d ' un uomo ben formato , sano , svelto e elegante ; il quale cammina per la strada a passi né lunghi né corti , ritto , ma non impettito , sciolto , ma dignitoso , e guarda e saluta di qua e di là senza soffermarsi e senza scomporsi , supera gl ' impedimenti con agilità , scansa le persone con garbo , svolta alle cantonate con un giro cauto , sale senz ' affannarsi , discende senza lasciarsi andare , e s ' arresta a un tratto , quando arriva alla meta , con un ultimo passo risoluto , rimanendo ritto ed immobile . Hai mai analizzato il diletto vivo che ti dà , oltre all ' utile dell ' idea che v ' è espressa , uno di quei periodi magistrali , d ' ampia stesura e di proporzioni giuste , nei quali v ' è una corrispondenza perfetta fra il pensiero e la forma , e i concetti sono collegati e contrapposti in maniera da illuminarsi a vicenda , e tutte le locuzioni son proprie , e tutte le giunture facili , e nessuna parola superflua , per modo che non ti riesce d ' immaginare come quella data idea avrebbe potuto essere svolta altrimenti , neppure nei particolari secondari e minimi della sua espressione ? Il periodo è lungo e ti par rapido , perché non c ' è nessuna oscurità che ti desti un dubbio , nessuna ridondanza che ti distragga , nessun intoppo né vuoto che t ' arresti . I concetti e i membri vi son distribuiti così bene , senz ' affollamento , quantunque siano molto fitti , che ti par che l ' aria vi si mova e v ' entri dentro la luce da ogni parte . Il periodo è così ben modulato che vi senti una correlazione armonica fra la prima e l ' ultima frase , e fra queste e le intermedie , e nelle intermedie fra di loro ; ma è un ' armonia non studiata e discreta , e come naturalmente prodotta dall ' accordo dei pensieri . Tutti i concetti accessori che vi son contenuti ti si stampano nella memoria nello stesso ordine in cui lo scrittore li ha posti , come se quello fosse il loro ordine necessario e immutabile . Sono poche righe , e quando sei arrivato in fondo ti par d ' aver fatto un lungo cammino , perché hai veduto molte cose in un piccolo spazio , e non sei soltanto sodisfatto della lettura , ma anche di te medesimo , perché dietro alle idee espresse n ' hai vedute di sfuggita , grazie all ' arte dell ' autore , molt ' altre , e scambi quell ' arte con acume d ' intuizione tuo proprio . E dopo la prima lettura ti senti forzato a rileggere , compiacendoti di cercare le cause di quell ' effetto piacevole e utile , d ' esaminare in ogni sua parte il congegno , e quasi di disfarlo e rifarlo , per conoscere l ' operazione mentale complessa e sottile , con la quale fu fabbricato . Ti sembra un ' opera d ' arte che stia da sé , ed è in fatti una serie di parole che formano per sé sole un tutto , che contengono un principio e un fine ; è un piccolo capolavoro d ' ordine e di numero , in cui sono congiunte la semplicità e l ' eleganza , l ' ampiezza e la brevità , la delicatezza e la forza ; dove lo scrittore ha esercitato tutte le sue facoltà e messo tutte le sue doti migliori : il buon senso , il buon gusto , la ragione , l ' immaginazione , la profondità e l ' agilità del pensiero , l ' acutezza e la vastità della vista mentale , alla quale non sfugge minuzia alcuna , e che abbraccia ad un tempo cento cose vicine e remote . Poi , rivolgendo quel piccolo capolavoro nel pensiero , godi un piacere simile a quello con cui si guarda e si rivolta per le mani un corpo rotondo , solido , liscio e lucente , e fai dei paragoni , per i quali t ' appare anche più ammirabile la sua perfezione . Ripensi altri periodi d ' altri scrittori , che ammirasti , ampi anche quelli , e bene architettati , e musicali ; ma che differenza ! C ' è in quelli più suono che pensiero , e in qualche punto il suono è strepito ; ci sono proposizioni che fanno eco l ' una all ' altra , frasi che si voltano indietro a guardare lo strascico della propria veste , concetti secondari che portano in capo un pennacchio troppo alto per la loro statura ; e a certi svolti tu ci perdi d ' occhio l ' idea principale , e non sempre la ritrovi , o la ritrovi per riperderla ancora quando sei arrivato alla fine . Ma questo è per ogni verso perfetto . Non è nulla o è poca cosa rispetto al libro che lo contiene ; si potrebbe anche togliere , e rimarrebbe all ' opera tutto il suo valore ; eppure non c ' è da secoli fra le migliaia di lettori uno solo che non si sia arrestato a quel breve giro di parole , che non l ' abbia ammirato , riletto dieci volte , citato in cento occasioni , ricordato per molti anni o per tutta la vita ; e in questa gemma si fisserà lo sguardo di generazioni e generazioni di lettori , fin che non sarà morta e sepolta la letteratura dov ' essa risplende . Ora senti : non è soltanto un consiglio , è una calda raccomandazione questa ch ' io ti faccio , con la ferma certezza che , se la seguirai , n ' avrai un vantaggio grande . Quando , leggendo uno scrittore , t ' imbatti in uno di quei periodi , trascrivilo . E non temere d ' aver da fare una tal fatica troppo sovente , perché son periodi rari anche negli scrittori grandi . L ' avere alla mano una corona di queste piccole maraviglie , e lo sfilarla ogni tanto , ti gioverà di più , per imparare a periodar bravamente , che leggere decine di volumi . Potrei presentartene io parecchi , che ho raccolti da scrittori di vari secoli ; ma è meglio che li cerchi e che faccia la scelta tu stesso . Quando li avrai trascritti , e li rileggerai , e ci penserai su , ci scoprirai molte più bellezze di quelle che t ' avranno fermata l ' attenzione alla prima , e ne ricaverai tanti ammaestramenti da formartene in capo un piccolo trattato dell ' arte del periodo , che sarà tutto tuo . Ci troverai fra i vari concetti connessioni intime , non significate con parole , come legami di fila finissime , non visibili che allo sguardo fisso e prolungato della mente ; " volute di sintassi accennate appena che faranno fare come un mezzo giro al tuo pensiero verso un oggetto nuovo , per rimetterlo quasi subito al punto da cui l ' avranno ritolto " ; brevi spiragli , per cui t ' appariranno di fuga tratti d ' orizzonti lontani ; e salite e discese e scorciatoie e profondità e curve ed angoli della locuzione , che ti desteranno nella mente altrettanti moti diversi , leggerissimi , con ciascuno dei quali ti parrà di fare , e farai in effetto un passo avanti nell ' arte difficile dello scrivere . E vedrai come ogni volta che ti metterai a scrivere dopo aver ristudiato quei modelli , troverai maggior facilità a far capire nel circuito d ' un periodo solo molti concetti , a inanellarli senza sforzo , ad accennarne alcuni senza esprimerli , a involgerne altri dentro un altro , e a trascorrere da questo a quello con un colpo d ' ala , e a districare gli stami di molti pensieri confusi per distenderli e incrociarli in un disegno netto e leggero . Dammi retta : fàtti da te questa piccola raccolta di periodi perfetti , e imparala a mente , se puoi . E , chi sa ! Se proseguirai in questi studi nell ' età virile , forse ti verrà in mente di ampliare la raccolta fatta nella giovinezza , e di dare ai giovani italiani un ' Antologia singolare e utilissima ; della quale , ch ' io sappia , non c ' è ancora esempio . IL SOGNO D ' UNO SCRITTORE FALSO . Scena : una camera buia . Lo scrittore dorme e sogna , agitato . Al principiare del sogno egli vede accanto al letto , dalla parte del capezzale , un cassone enorme , pieno di cose preziose , che gli son care quanto la vita ; e udendo un rumoretto all ' uscio , e parendogli che un ladro tenti di forzar la serratura per venirgli a rubare quel tesoro , stende e preme la mano tremante sul coperchio del cassone , respirando con affanno . Una figura di donna , bianca e leggera come vapore in nuvoletta accolto sotto forme fugaci all ' orizzonte , appare nel mezzo della camera , e gli rivolge la parola con voce limpida e pacata . LA SEMPLICITÀ . - Vengo non desiderata , lo so . Ma fino a quando rifuggirai da me come da una nemica mortale ? Fino a quando persisterai a metter sul viso dei tuoi periodi cipria e belletto e ad appiccicarvi nèi e finti riccioli e orecchini di perle false ? Fino a quando , per ottenere codesta bellezza artificiosa e stucchevole , farai gli sforzi che dovresti fare invece per nasconder l ' arte , per conseguire " quell ' apparenza di trascuratezza , di sprezzatura , quell ' abbandono , quella quasi noncuranza " che , come dice un grande maestro , è una delle mie specie più amabili , e in cui si manifesta veramente l ' ingegno ; dovecchè il raccattare e l ' accozzare lustre e chincaglie è cosa da tutti ? Disse un critico ardito che per secoli , fatte poche eccezioni , fu una fitta di damerini dello stile e della lingua tutta la letteratura italiana . Fino a quando farai il damerino tu pure , vecchio vanerello smanceroso ? Il sognatore dà uno scossone . UN ESPLORATORE AFRICANO . - O senta , signore ! Ritornato appena dall ' Africa , ho letto per caso un libro suo . Vidi laggiù certi piccoli re selvaggi che sul loro semplice abito primitivo di stoffa bianca mettevano quanto potevan raccogliere di vistoso e di luccicante , come fanno le gazze , dagli europei di passaggio ; e quando mi venivan dinanzi così addobbati , con aria maestosa e contenta , mi dovevo morder la lingua per non scoppiare dal ridere . E vidi anche dei selvaggi che avevano incise sulla pelle figure di fiori , d ' alberi , d ' armi e d ' animali , e credevano d ' esser belli , conciati a quel modo ; e a me parevano orribili e buffi . La sua prosa , mi perdoni , mi ricorda l ' abito di quei re , e il suo stile mi par tatuato , signore . Il sognatore geme . UN GENTILUOMO . - Io , signore , conobbi un tale , un bottegaio arricchito , che quando gli capitava in casa qualcuno , lo faceva girar per tutte le stanze , dove aveva messo in mostra un poco prima tutta l ' argenteria da tavola , i gioielli di sua moglie e ogni oggetto di valore comprato o ricevuto in dono da lui nel corso di trent ' anni ; e credeva con quello sfoggio di farsi veder gran signore ; e tutti lo giudicavano invece uno spocchione senza gentilezza e senza gusto . Il sognatore si volta di scatto sur un fianco , cercando una posizione più comoda . UN CRITICO ( con un sorriso acre e una voce di sega ) . - Signore ! È tempo oramai ch ' io le spiattelli la verità nuda e cruda . O chi crede d ' ingannare con codesto abbarbaglio di frasi , con codesta ostentazione di gale e di lustrini ? Crede che non si capisca ch ' Ella ricorre a codesti mezzi perché non ha un possesso sicuro della lingua , per nascondere l ' indeterminatezza che da quel possesso malsicuro deriva all ' espressione del suo pensiero ? Che non si capisca ch ' Ella tira a scriver bello e avventato perché non le riesce di scriver proprio ed esatto ? E s ' illude che con quelle cianfrusaglie brillanti si possa mascherar mai il pensiero nullo o mediocre ? Eh , via ! Anche il lettore meno colto ha una percezione finissima per iscoprire un concetto trito o volgare sotto il cencio di porpora dozzinale , come scopre la menzogna nel falso sorriso . Smetta codesta roba , che sciupa anche i pensieri migliori , perché svia la mente dalla diritta e rapida intuizione del buono e del vero . O che è l ' immagine , quando non serve a dar risalto all ' idea , altro che polvere negli occhi ? O quando capirà che la bellezza non è che nella parola o nella frase necessaria , e che questa non può essere che la più propria , e che la più propria è sempre la più semplice e la più comune ? Oh , rinunzi una volta per sempre a tutta codesta rigatteria letteraria , che si compra e si vende a peso a tutte le cantonate . Lo scrittore respira sempre più affannoso , contraendo il viso e le mani . LA PASSIONE . - Il tuo linguaggio non è il mio . Tu non parli mai con la mia voce e con le mie parole . Tu mi tradisci sempre . Io non pèttino , non arricciolo , non infioro le frasi e i periodi : io sono semplice e franca . Tu non commovi nessuno perché sei l ' opposto di quello ch ' io sono . Chi ti può credere sincero ? Crederesti tu alla sincerità d ' un uomo che mentre ti confida , per impietosirti , un grande dolore , facesse il bocchin di miele e gli occhi languidi come una donnina leziosa , e atti vezzosi del capo come una tortora in amore ? LA RAGIONE . - E piglieresti sul serio un altro che mentre s ' affanna a persuaderti d ' una grande verità o a indurti a un ' azione generosa , scoprisse ogni tanto i polsini per mostrarti i bottoni d ' oro o lanciasse un ' occhiata allo specchio per veder l ' effetto del suo gesto ? UN VECCHIO . - Senti . Io ho molto vissuto e conosco il mondo . Se tu lo conoscessi quant ' io lo conosco , se tu sapessi a quanta gente ha recato e reca danno di continuo codesto mal vezzo , in cui tu t ' ostini , d ' inorpellare l ' espressione d ' ogni sentimento e d ' ogni pensiero , tu faresti ogni maggiore sforzo per liberartene , come d ' una malattia pericolosa di morte . Quanti uomini retti e modesti son giudicati irreparabilmente non sinceri , vanitosi , presuntuosi , e si vedon rifiutati favori e vantaggi ed aiuti non per altro che perché li chiedono con codeste forme affettate e leziose a persone che aborriscono l ' affettazione e la leziosaggine quanto la malvagità e l ' impostura ! Quante lettere e scritture d ' ogni forma , che chiedono cose giuste e dovute , sono lacerate e buttate fra le cartacce non per altro che perché sono scritte nel modo che tu scrivi ! Quanti scrittori di alto ingegno e di animo buono sono diventati universalmente uggiosi e odiosi , e stati in ogni modo avversati e defraudati dell ' onore che per altri rispetti meritavano , per non essere riusciti mai a spogliarsi di codest ' abito sciagurato d ' infronzolare , d ' ingioiellare , di fiorettare il proprio linguaggio ! Che aberrazione ! O com ' è ancora possibile ? UNO SCRITTORE . - Ho pietà di te , confratello , e non te n ' offendere , chè è pietà fraterna , poichè l ' ebbi un tempo di me pure ; e fu quando tutte le gale e le lustre della parola , di cui avevo fatto abuso cieco per vent ' anni , m ' apparvero nel loro vero aspetto , e mi fecero il senso che risentirebbe un uomo , il quale , addormentatosi nell ' orgia d ' un martedì grasso , si risvegliasse il mercoledì delle ceneri , in mezzo alla sua famiglia , sbriacato , ma ancor mascherato da re delle marionette . Quando riconobbi quanti bei pensieri avevo sciupati , quanti sentimenti gentili traditi , per quanto tempo avevo offeso la dignità dell ' ufficio di scrittore scrivendo prosa di chincagliere e gettando negli occhi al pubblico crusca dorata , sentii tale vergogna e nausea di me stesso , da esser tentato di dar della fronte nel muro . T ' auguro di guarire ; ma la convalescenza ti sarà triste , povero amico . UN AMICO D ' INFANZIA ( col viso afflitto , e un accento di rimprovero triste ) . - Ah , no , in quel modo non m ' avresti dovuto scrivere in quella occasione dolorosa . Sapevi che avevo l ' anima straziata da una grande sventura : mi dovevi scrivere come ti dettava il cuore . Tu non puoi immaginare che pena fu per me il trovare nella tua lettera certe espressioni , quei tuoi soliti ornamenti e vezzi di lingua e di stile , che mi fecero dubitare della sincerità del tuo dolore , che mi parvero anzi segni manifesti d ' indifferenza e di durezza d ' animo . No ; se tu avessi avuto pietà del tuo vecchio amico , se tu avessi pianto davvero sulla sventura terribile che lo colpiva , tu non avresti usato quelle parole per dirglielo , non avresti lisciato lo stile a quel modo , perdonami , per consolare il suo cuore . Mi facesti una gran pena , amico , una gran pena ! Il sognatore , che s ' era andato agitando sempre più durante le varie apparizioni , vinto all ' ultima da un impeto di vergogna , di dolore e di sdegno , si precipita dal letto ( in sogno ) e si mette a tirar pedate furiose contro il cassone ; il quale si rovescia e si scoperchia , spandendo sul pavimento una strana variopinta luccicante mescolanza di vasetti , di piume , di ritagli di talco e di trina , di bubboli , di nastrini , di stelline , di prismetti di vetro , di scampoli di panno rosso e di frange argentate e dorate , ravvolto il tutto in un nuvolo di polvere d ' oro e di riso . Furiosamente , a scarpate , egli caccia a mucchio ogni cosa verso la finestra e abbranca a piene mani e butta tutto fuori del davanzale , e poi scaraventa fuori anche il cassone . Il tonfo che fa questo battendo sul selciato della strada , lo risveglia . Si mette a sedere sul letto , si frega gli occhi e guarda intorno . Non è ancora bene sveglio : gli cadono dagli occhi due lacrime . Ahimè ! Sono lacrime di rimpianto per il cassone ! UNA PAGINA DI MUSICA . È tendenza naturale in noi il dare un ritmo al linguaggio scritto , come lo diamo al linguaggio parlato , perché il nostro orecchio cerca naturalmente l ' armonia , e anche delle parole scritte sentiamo il suono nella mente . Gl ' imitatori dànno alla prosa l ' onda armonica , che hanno nella memoria , dello stile del loro scrittore prediletto ; quelli che non imitano , le dànno un ritmo loro proprio , che è come la musica intima del loro pensiero ; e anche gli scrittori che paiono più noncuranti dell ' armonia , si sente qua e là che non resistono alla tentazione di dare al periodo un suono largo e gradevole , o , se non altro , di terminarlo con una clausola sonora . La nostra lingua così ricca e varia di suoni , nella quale facciamo anche in prosa , senz ' avvedercene , una quantità di versi d ' ogni metro , ci tenta continuamente a cantare . E qui sta il pericolo : di far cantare la prosa per forza , aggiungendo parole superflue al periodo per dargli quella data sonorità , sforzando il pensiero stesso per ridurlo a quella data forma che all ' orecchio piace , facendo servire l ' idea al numero , in somma , invece di far obbedire il numero all ' idea . E quando s ' è su questa china , facilmente si precipita al peggio : si va dalle armonie delicate e sommesse a una musica sempre più risonante , fino ad accompagnare la sfilata delle frasi a colpi di piatti turchi , e a chiudere con colpi di gran cassa e squilli di tromba . Come si può sfuggire a questo pericolo ? Il mio umile parere ( come si suol dire quando si crede il parere proprio migliore degli altri ) è questo : che ci dovremmo proporre non di cercare l ' armonia , ma soltanto d ' evitar le asprezze e le stonature . E paiono le due cose una sola ; ma sono negli effetti assai diverse , perché , cercando l ' armonia , si finisce col cercare una data armonia , la quale non si può ottener sempre senza artifici ; ciò che non accade a chi si studia solamente di non ferir l ' orecchio . Per questo non c ' è bisogno di forzare il pensiero , d ' aggiungere , di riempire , d ' arrotondare , perché ciò che fa suonare sgradevolmente il periodo non sono quasi mai altro che uno o pochi vocaboli messi fuor di posto , e qualche volta uno o due o pochi monosillabi ; e basta per ripararvi il collocare gli uni e gli altri in quelli che il Leopardi , facendo esercizio di lingua , chiamò " cantucci , spigoli , spazietti , passaggetti , rivolte , giratine , tortuosità , angustie , stretture del discorso e del periodo " nelle quali quei vocaboli e monosillabi possono entrare senza violenza e stare senza stridere . Non è certo questa l ' unica norma che dobbiamo seguire perché la prosa non riesca disarmonica ; ma è la principale , e a te può bastare per ora . Un ritmo , un andamento musicale tuo proprio ti verrà con lo stile , del quale sarà un elemento inseparabile ; e quanto più il tuo stile sarà spontaneo , logico , fedelmente consentaneo al movimento del tuo pensiero , tanto meno t ' accorgerai d ' avere quel ritmo ; per modo che , rileggendo dopo qualche tempo le cose tue , ti parrà di sentirvi una musica sconosciuta , o di cui tu abbia appena una vaga reminiscenza . Bada ora sopra tutto a non mandar avanti la tua prosa a suon di tamburi e di pifferi , a non far del periodo una cabaletta , sempre chiusa con quelle certe battute , che il lettore presènte e solfeggia prima che tu vi giunga ; perché è questa una consuetudine che inceppa la ragione e l ' ispirazione , circoscrive la libertà del pensiero , vizia l ' espressione , gonfia lo stile , e avvilisce la dignità dello scrittore riducendolo un sonatore d ' organetto . UNA VOCE NELL ' ARIA : - Benissimo ! O che c ' è un grammofono qui ? Chi è che parla ? La stessa voce , in tono leggermente ironico : - " Ma devi anche dire all ' alunno che ci sono i sonatori del periodo , i tenori dello stile dissimulati , certi astuti che abbassano la voce , invece d ' alzarla , che non vanno mai negli acuti , che modulano il discorso come per cantare senza farsi scorgere ; ma che in realtà cantano anch ' essi . Il canto non si sente periodo per periodo ; ma quando voi avete letto dieci loro pagine senz ' aver mai colto proprio sull ' atto il cantante , sentite non di meno che non hanno parlato col tono di chi parla naturalmente , non cercando né ritmo né risonanza . È una specie di musica morbida e liscia , dov ' essi fondono i propri pensieri e smorzano le tinte dello stile ; ma che , appunto per questo , finisce col ristuccare essa pure , come il mormorìo d ' un rigagnolo , facendoci desiderare qualche asprezza , qualche schianto qua e là , in cui salti su il pensiero o l ' immagine , e magari anche qualche stonatura selvaggia , che ne rompa la dolce monotonia , dalla quale ci sentiamo conciliare il sonno come dal rullìo d ' una barchetta o dal cullamento d ' una sedia a dondolo . E per ottener questo bell ' effetto forzano spesso anche costoro il proprio pensiero , appiccicando delle brave code ai periodi , dicendo cose che non dovrebbero o come non vorrebbero , esercitando come gli altri la non nobile industria dei pleonasmi , delle zeppe , delle imbottiture e delle vescichette , con certa discrezione , quasi di sotterfugio , e con aria innocente ; ma che non inganna chi ha fine l ' occhio e l ' orecchio . Questo essi non imitano certamente dal loro maestro Alessandro Manzoni , che non n ' ha ombra . E anche dall ' esempio di questi signori convien mettere in guardia gli alunni . Rifuggano dagli uni e dagli altri : dai suonatori di gran cassa e da quelli che fanno il verso degli uccelli . " Pare che abbia finito . Mi domandi se ha detto giusto ? Eh sì , non c ' è a ridire , pur troppo . Mi domandi ancora s ' io so a chi abbia fatto allusione ? Lo so , sicuro ; ma a dirtelo .... mi vergognerei un poco . CORREGGI E LÀSCIATI CORREGGERE . Abbiamo veduto da principio quello che s ' ha da fare prima di scrivere ; dobbiamo vedere ora quello che è da farsi dopo aver scritto . Tu hai già capito : rivedere , correggere . Lascia passare un po ' di tempo , chè si quieti l ' eccitamento intellettuale , e tu possa giudicare a mente serena e ad animo riposato l ' opera tua , e questa apparisca come a una certa distanza all ' occhio indagatore della tua mente . Poi rileggi , mettendoti con l ' immaginazione , per quanto t ' è possibile , nell ' animo d ' un lettore non solo non indulgente , ma malevolo , il quale cerchi nel tuo lavoro i difetti col desiderio di trovarne , o svogliato o male attento , che non regga ad alcuna ripetizione e lungaggine , e smetta di leggere al primo senso di noia che lo prenda . Leggi , e apri nella mente dieci occhi per veder dieci cose ad un punto : le improprietà , le superfluità , le lacune , le disarmonie , i luoghi oscuri , i costrutti contorti , i legami forzati , le slegature , gli errori d ' ordine e le offese al buon gusto . Vedi se in qualche luogo non hai espresso con due o tre periodi brevi un pensiero o una serie di pensieri che si potevano raccogliere in uno , non però così lungo da non potersi abbracciare , come dice un maestro , con un ' occhiata ; se , alleggerendo tutti e due o tutti e tre quei periodi , non li puoi fondere insieme , affinchè il lettore legga d ' un fiato solo quello che dovrebbe leggere con tre riprese di respiro . Vedi se dove hai creduto di esprimere una gradazione di pensiero non hai fatto altro invece che una gradazione di frase ; se non hai ripetuto nessun pensiero sotto altra forma , o presentato l ' una dopo l ' altra delle immagini che dovevi presentare tutte a un tratto di fronte , o interposto una distanza fra due concetti che dovevano stare vicini o connessi . Dove puoi mandare innanzi d ' un salto il pensiero , che ha fatto un passo a destra e uno a sinistra , correggi ; dove la svoltata del pensiero è troppo larga , ristringila ; dove puoi accorciare una frase , serrare più forte un nodo sintattico , sostituire una parola breve a una parola lunga , accorcia , serra , sostituisci . Cerca bene se hai avuto qualche momento di distrazione o di stanchezza , dove hai commesso un peccato di vanità letteraria , dove hai lasciato sul tuo pensiero un velo di nebbia . Se farai questo lavoro con attenzione viva , ne ricaverai altrettanto diletto quanto dal lavoro facile e caldo dell ' ispirazione . Proverai che piacere squisito è lo sfrondare il superfluo quando se ne vede balzar fuori più chiara e lucida l ' idea ; che maraviglia gradevole è il veder tutto un periodo mutar aspetto e suono per la trasposizione d ' una frase o d ' una parola ch ' era fuor di posto . In questo lavoro comprenderai tutta la delicatezza dell ' arte dello scrivere , vedendo come un ritocco leggerissimo metta alle volte la forza dov ' era la fiacchezza , come la cancellatura o l ' aggiunta d ' un solo vocabolo assodi un pensiero che era campato in aria , o ne saldi due l ' uno all ' altro , che non parevano collegabili ; come un nuovo aggettivo , non prima trovato , getti quasi un raggio di sole sopra un ' idea che stava nell ' ombra . Sentirai come questo lavoro del correggere , quando è fatto bene , non sia lavoro di pedante , quale molti lo dicono ; ma di critico e d ' artista ad un tempo ; lavoro fine e profondo , che eccita anch ' esso la mente e l ' animo come una seconda creazione , e che si può far con amore , e che quando è fatto in tal modo , lascia nella coscienza una sodisfazione e una quiete , che sono il più dolce premio della fatica . Ma correggere non è sempre migliorare , bada bene . Bisogna , correggendo , tener sempre presente che nello scrivere di primo getto la mente eccitata e come dilatata e sveltita dall ' eccitazione faceva rapidamente il giro d ' un largo spazio , vedeva in una volta molte cose e molte relazioni fra le cose , e abbracciava con occhio pronto e mobilissimo ragioni , proporzioni e convenienze . Correggendo a mente fredda , noi tendiamo a esaminare invece idea per idea , frase per frase , parola per parola ; e quindi facilmente prendiamo abbaglio sul valore di ciascuna idea , frase o parola , che non vediamo più in relazione con l ' altre ; e facilmente per questo correggiamo male ; e spesso togliamo forza a un concetto del quale non abbiamo più vivo il sentimento , credendo di perfezionarne l ' espressione , e ci lasciamo andare ad arrotondar dei periodi perché non ci suonano più nella mente insieme con l ' armonia generale dello scritto , per dar loro una sonorità più piena , con danno di quell ' armonia generale . Convien dunque guardarsi , correggendo , dal corregger troppo , e per guardarsene bisogna rimettersi a quando a quando , con uno sforzo dell ' immaginazione , nello stato di mente e d ' animo in cui ci trovavamo nel far la prima stesura del lavoro , e riscontrare così la nostra correzione col criterio che in quei momenti ci guidava : criterio meno guardingo e men minuzioso , ma più largo , più agile , più istintivamente sicuro di quello della critica lenta e tranquilla . Ma quello che sopra tutto occorre nella correzione è la sincerità . - La sincerità con sé stessi ? - domanderai . O come si può non esser sinceri ? Si può in questo modo . Quando nel nostro scritto troviamo un errore o un difetto , a cui sia difficile riparare , diamo ascolto alla voce della pigrizia che ci dice : - Lascia com ' è ; forse t ' inganni ; quello che pare a te un errore di proprietà o di gusto , o altro che sia , non parrà forse tale a chi legge , o questi vi passerà su senz ' avvertirlo . - Persiste la nostra coscienza ad avvertirci che quello è un errore o un difetto ; ma , illudendo noi stessi di proposito , noi diamo retta alla pigrizia , e tralasciamo di correggere . Ed è una illusione insensata , perché il lettore , anche incolto , non avvertirà certe bellezze che noi crediamo ch ' egli noti , ma vede per contro molti difetti leggerissimi , che a noi pare gli debbano sfuggire . E infatti , chi si provi a leggere scritti propri a persone senza cultura , ma sincere , riman meravigliato spesso dell ' acutezza delle osservazioni critiche che quegli uditori gli fanno ; e la ragione del fatto è che la gente incolta , non avendo il criterio viziato o velato da concetti letterari convenzionali o dall ' assuefazione della mente a certi artifizi e vizi comuni dello scrivere , riceve dagli scritti un ' impressione immediata e schietta , e non badando , o non dando pregio a certe forme della lingua e dello stile , raccoglie meglio l ' attenzione su cert ' altre , e le vede con occhio più chiaro . Sarà una leggiera oscurità , sarà una parola fuor di luogo , sarà una frase dubbia , che può esser presa in doppio senso ; ma qualche menda noterà , qualche osservazione utile farà sempre anche l ' uomo ignorante , se dice schiettamente quello che pensa d ' uno scritto che gli si legga . Per questo ti consiglio di sottoporre qualche volta quello che scrivi anche alla critica delle persone , delle quali è generalmente disprezzato il giudizio in materia letteraria . Le loro osservazioni , lo so , feriscono più di quelle d ' ogni altro l ' amor proprio , o per dir meglio , l ' orgoglio dello scrittore . Ma in ogni campo intellettuale una delle condizioni essenzialissime per imparare è quella di vincere l ' orgoglio . Non s ' impara veramente se non si ha la ferma persuasione , in qualunque età , e a qualsiasi altezza si sia pervenuti nell ' arte o nella scienza , d ' avere ancora e sempre da imparare moltissimo . E a che serve tener alto l ' orgoglio di fronte agli altri , se siamo di continuo costretti a mortificarlo dentro noi stessi ? Procedendo negli studi e nell ' arte dello scrivere , tu dovrai ogni giorno , ogni momento , fare atto d ' umiltà davanti all ' immensità del campo che ti s ' allargherà man mano dintorno , alle sempre nuove difficoltà che ti sorgeranno dinanzi dopo che n ' avrai superate altre molte che ti saranno parse le ultime ; atti infiniti di rassegnazione dovrai fare , dolorosamente , disperando di poter raggiungere l ' ideale della tua mente . L ' arte è grande e divina per questo . S ' ama per tutta la vita perché non appaga mai pienamente , e sono quasi sovrumane le gioie ch ' ella dà perché sono frutto e ci compensano d ' infiniti sforzi e amarezze . E tu , se sei chiamato all ' arte , va ' incontro alla lotta nobilissima con l ' anima serena e piena di fede . Ti sorrida o no la vittoria , sarai contento d ' aver combattuto . Se non salirà in alto il tuo nome , salirà il tuo spirito , e per questo solo benefizio che dall ' arte avrai ricevuto , anche nella tristezza d ' una nobile ambizione delusa , tu l ' amerai ancora come un ' amica dolcissima , la benedirai sempre come una consolatrice celeste . AL MIO LETTORE IDEALE . E ora addio , giovinetto , mio lettore ideale , ch ' io mi vidi sempre dinanzi durante il mio lavoro , nell ' aspetto d ' un figliuolo più che d ' un alunno . T ' avesse dato il mio libro anche solo una minima parte del piacere con cui lo scrissi ! E non fu un piacere che nascesse dall ' illusione di mettere in atto degnamente un concetto che mi pareva buono , chè non fui contento un giorno di quanto facevo : nasceva dai mille ricordi che mi si ravvivavano , dalle mille immaginazioni che mi si destavano lungo il cammino ; perché non c ' è studio che risvegli e rimescoli la memoria , quando si fa con amore , che affolli tanto la mente d ' immagini quanto lo studio della lingua ; e tu ne farai esperienza , spero . Fu come un viaggio di vari anni per il mio paese e a traverso la sua letteratura , dove quasi ad ogni parola mi s ' alzava davanti la reminiscenza d ' una lettura , la visione d ' un fatto , il fantasma d ' uno scrittore . Pensa un po ' : dai primi monaci del Duecento , divulgatori di leggende miracolose , fino agli scrittori ancor viventi , quante diverse apparizioni , che sfilata maravigliosa di notari , di mercanti , di cardinali , di principi , d ' ambasciatori , d ' artefici , di capitani vestiti di ferro e di professori con la toga accademica o col cappello a cilindro ! E tutti quanti si disegnavano sul mare ondeggiante delle trenta generazioni che fucinarono la lingua per tutti . In mezzo a quei personaggi saltavano su bambini di Firenze , dai quali avevo inteso la prima volta certe parole , assistendo ai loro giochi sul Viale dei Colli , e contadini con cui m ' ero accompagnato per lunghi tratti nei miei viaggi a piedi per la campagna toscana ; e fra i loro discorsi mi ritornavano in mente correzioni fatte ai miei lavori di scuola da antichi maestri , discussioni linguistiche avute con amici di trent ' anni addietro , e casi e scene della vita , il cui ricordo m ' era rimasto legato in capo con quel tal vocabolo o quella tal frase , senza una ragione ch ' io percepissi . La lingua mi faceva rivivere il passato , come fa la musica , che riporta tutta l ' anima nostra a grandi distanze di tempo e di spazio . E mi sentivo ringiovanire nel rimetter le mani , dopo molti anni , nei miei vecchi scartafacci d ' appunti , ingialliti e polverosi , scritti in caratteri che non mi parevan più miei , e nel ricorrere certi vecchi libri sottolineati e annotati nei margini , che mi ricordavano letture notturne e care speranze della bella età ch ' è ora la tua . Ringiovanendo nel pensiero , mi sentivo più vicino a te , e mi pareva che lavorassimo insieme . Non tutti i miei pensieri erano lieti , peraltro . Riscontrando il significato proprio di certi modi , m ' accadeva qualche volta di riconoscere che li avevo usati sempre a sproposito ; d ' altri mi vergognavo di non averli imparati che poco prima di citarli a te con l ' aria di saperli da un pezzo ; e così di certi precetti e consigli ch ' io ti davo , mentre la coscienza mi rinfacciava d ' averli quasi sempre trasgrediti . Spesso anche mi sorgeva dinanzi il professor Pataracchi , gridando : - Ah , barbaro ! E hai la faccia d ' impancarti a far la lezione ? Concerò io la tua carta stampata per il dì delle feste ! - Oppure pensavo a questo o a quello scrittore morto o vivente , e dicevo : - Chi sa come avrebbe fatto o farebbe meglio di me questo libro ! - , e mi tormentava la coscienza di mancare della facoltà e della dottrina che in quelli riconoscevo . E a volte mi prendeva un senso di sgomento , ed ero tentato di buttar la penna . Ma in questi casi eri sempre tu , mio lettore ideale , indulgente come s ' è all ' età tua , che mi facevi animo a proseguire ; era la tua immagine che mi veniva a dir la mattina : - Al lavoro ! Qualche cosa n ' uscirà , e anche quel poco mi potrà giovare . E poi mi dava cuore un sentimento sempre più forte , ravvivato a quando a quando da un ricordo lontano , come una fiamma da un soffio di vento . Mi ricordavo d ' un povero ragazzo italiano , che un giorno udii cantare una canzone malinconica in una strada d ' una città d ' oltralpe , e certi stranieri villani , da un terrazzino , lo beffeggiavano , ripetendo sformate le sue dolci parole , e rifacendogli il verso sguaiatamente . E a quel ricordo risentivo per la mia lingua , scrivendo , quello che avevo sentito quel giorno all ' udirla vilipendere con versacci di scherno : un amore ardente e altero , pieno di venerazione e di tenerezza , che mi faceva formar più saldo il proposito di servirla e d ' onorarla nel miglior modo ch ' io potessi , con tutta l ' anima e per tutta la vita . E dicevo in cuor mio : - Se riuscissi a trasfondere questo sentimento nel mio lettore ideale ! - E questa speranza mi dava un fremito di gioia e un nuovo impulso al lavoro . E ora ti dirò ancora una bella cosa , come dice un trecentista . Credo che nella mente d ' ogni scrittore , quando scrive un libro , si formi a poco a poco e finisca con l ' essergli quasi sempre presente un ' immagine , la quale gli rappresenta in forma simbolica il suo pensiero assiduo . Ed ecco quale fu per me quest ' immagine , confusa da principio , poi da un giorno all ' altro più netta . Io vedevo un palazzo smisurato , che sorgeva fra rovine colossali di monumenti romani , e nascondeva la sommità fra le nuvole . Presentava sovrapposte di piano in piano le architetture di vari secoli : dove semplici e severe , tutte grandi bozze di granito greggio , o marmi nudi nitidissimi ; dove sopraccariche di sculture , coperte d ' affreschi , messe a oro e a musaici di gemme , risplendenti come un seminìo di stelle . A tutte le altezze , sopra le cornici e nei fregi ricorrevano in lunghe file le effigie di mille scrittori coronati , che balenavano dagli occhi , come volti viventi ; a somiglianza dei quali anche i fiori delle pitture , i fogliami dei capitelli , le figure delle colonne storiate , le cariatidi simboleggianti ogni forma della letteratura , tutto si moveva e viveva . E dalle logge aeree , dagli ampi intercolonnii , da tutte le aperture dell ' edifizio enorme e gentile , maestoso come una montagna e leggero come una cosa di sogno , uscivano canti di poeti , grida d ' oratori , armonie gravi e soavissime di voci innumerevoli , che parevano venire da una lontananza sterminata . Ma non era la bellezza multiforme e magnifica la maggior maraviglia : era che tutte le linee e gli aspetti diversi dell ' edifizio offrivano insieme , non l ' effigie propria , ma l ' espressione vaga e prodigiosa d ' un volto , sul quale era diffusa la luce d ' un sorriso ineffabile , misto d ' alterezza regale e di dolcezza materna , e che a quando a quando le voci infinite si confondevano in una , immensa come la voce d ' un mare che parlasse , ripetendo quanto di più grande e di più dolce ha detto al mondo l ' Italia nello spazio di settecent ' anni .... Era l ' edifizio della lingua italiana . E man mano che andavo innanzi , ingrandiva nella mente eccitata dal lavoro , e mi pareva sempre più bello e splendido , e che spandesse armonie più soavi e più solenni , e mi penetrava più profondamente nell ' animo quel sorriso misterioso , come d ' un volto sovrumano , che brillava nella maestà del suo aspetto . Ma sempre , quando mi trattenevo ad ammirarlo , pensavo che a visitarne i tesori nascosti e le bellezze intime più maravigliose non t ' avrei potuto guidare io stesso ; e questo pensiero era un rammarico . Ma che importa ? Tu le visiterai con la scorta d ' altri , o anche solo , più tardi . Ebbene , se il mio povero libro non t ' ha annoiato , e se t ' ha giovato un poco , io ti chiedo questa ricompensa alla mia fatica : che quando t ' aggirerai fra le meraviglie del palazzo incantato , ti ricordi qualche volta di me , che ti lascio sulla soglia , con tristezza , benedicendo i buoni propositi che porti nel cuore e le belle speranze che ti splendono in fronte . FINE . Per esser breve il più possibile ho fatto parecchie citazioni senza accennare i nomi e le opere degli scrittori , restringendomi a chiudere le frasi fra due virgole doppie ; il che può bastare per gli scrittori morti , essendo quasi tutti notissimi i giudizi loro che ho citati ; ma non basta per gli scrittori viventi . Accenno dunque , per debito di gratitudine e per utilità dei giovani lettori : - La lingua dei Promessi Sposi , di Francesco d ' Ovidio , che tutti gli studiosi della lingua dovrebbero leggere . - L ' arte del periodo nelle opere volgari di Dante Alighieri e del secolo XIII , ottimo studio critico di Giuseppe Lisio . - Storia della letteratura italiana , di Vittorio Rossi . - La formazione della prosa moderna , prolusione di Dino Mantovani . - La filosofia delle parole , di Federico Garlanda . - Abruzzesismi , Calabresismi , Sardismi , di Fedele Romani . - Grammatica italiana dell ' uso moderno , di Raffaello Fornaciari . - L ' Italia dialettale , di G . I . Ascoli . - Manuale della Letteratura italiana , di Alessandro d ' Ancona e Orazio Bacci . Quelli ch ' io posso aver dimenticati , mi perdonino . E mi perdonino anche i miei carissimi amici Guido Mazzoni e Cesario Testa l ' indiscrezione che commetto esprimendo loro pubblicamente la mia gratitudine per l ' aiuto validissimo che mi diedero nella revisione del libro .