StampaPeriodica ,
Milano
.
La
mattina
successiva
al
grande
corteo
studentesco
-
popolare
che
ha
fatto
sfilare
cinquantamila
persone
per
il
centro
di
Milano
protestando
contro
la
repressione
,
ho
incontrato
lo
stato
maggiore
del
movimento
studentesco
,
Mario
Capanna
,
Luca
Cafiero
e
una
decina
d
'
altri
che
,
con
compiti
di
varia
natura
accuratamente
ripartiti
,
hanno
organizzato
e
diretto
la
manifestazione
del
31
gennaio
.
S
'
erano
riuniti
a
colazione
in
un
'
osteria
fuori
città
,
lungo
il
Naviglio
pavese
,
circondata
da
una
campagna
nebbiosa
solcata
da
canali
e
da
lunghi
filari
di
pioppi
Quando
sono
arrivato
all
'
osteria
dell
'
appuntamento
stavano
già
mangiando
mentre
uno
di
loro
leggeva
ad
alta
voce
l
'
articolo
domenicale
del
"
Corriere
della
Sera
"
.
«
Tocca
ai
partiti
democratici
»
,
leggeva
il
giovane
senza
mascherare
il
proprio
disaccordo
«
scongiurare
prima
che
sia
troppo
tardi
la
frattura
del
paese
su
un
tema
pretestuoso
e
inesistente
come
la
repressione
.
Esso
rischia
di
favorire
la
collusione
tra
anarchismo
filomaoista
e
forze
del
movimento
operaio
organizzato
,
proprio
la
collusione
che
occorre
a
tutti
i
costi
impedire
»
.
E
tutti
gli
altri
,
tra
un
boccone
e
l
'
altro
,
commentavano
con
ironiche
espressioni
di
dissenso
.
Avevano
ancora
davanti
agli
occhi
quell
'
immenso
corteo
di
tre
chilometri
della
sera
prima
,
con
la
testa
già
in
piazza
del
Duomo
e
la
coda
ancora
davanti
all
'
università
,
un
fiume
disciplinato
ma
imponente
e
rabbioso
,
gremito
di
striscioni
e
bandiere
rosse
,
formato
da
studenti
,
da
militanti
comunisti
e
socialisti
,
da
operai
e
da
solidi
borghesi
col
cappotto
buono
e
il
conto
in
banca
ma
con
la
memoria
ancora
fresca
-
nonostante
i
molti
anni
trascorsi
-
della
loro
resistenza
sulle
colline
dell
'
oltrepò
o
in
val
d
'
Ossola
.
Perciò
ridevano
allegri
,
Capanna
,
Cafiero
,
Toscano
e
gli
altri
loro
giovani
compagni
.
perché
erano
sicuri
che
quella
collusione
era
già
avvenuta
e
sarebbe
durata
e
,
se
non
avessero
,
commesso
errori
,
si
sarebbe
trasformala
in
una
solida
alleanza
politica
,
dalla
quale
finalmente
,
con
pazienza
e
fatica
e
tempo
ma
con
certezza
,
sarebbe
nata
la
rivoluzione
.
Questi
erano
i
loro
discorsi
di
allegri
ragazzi
affamati
e
finalmente
rilassati
dopo
tante
ore
di
tensione
quando
,
sedutomi
con
loro
,
dissi
:
«
Dovreste
fare
un
monumento
al
questore
per
le
botte
che
v
'
ha
fatto
dare
,
il
21
gennaio
e
le
settimane
precedenti
.
Senza
quelle
botte
e
senza
i
fascisti
radunati
a
Milano
,
ieri
sera
non
avreste
avuto
intorno
cinquantamila
persone
»
.
Allora
ridiventarono
seri
e
gravi
,
così
come
li
avevo
visti
il
giorno
prisma
nelle
ore
di
preparazione
del
corteo
e
poi
in
strada
in
mezzo
ai
loro
compagni
e
poi
ancora
,
sciolte
le
file
,
nell
'
aula
magna
della
statale
tra
migliaia
di
studenti
a
fare
il
bilancio
politico
di
quanto
era
accaduto
.
Seri
e
gravi
perché
sapevano
che
la
parte
più
difficile
del
lavoro
che
volevano
fare
cominciava
proprio
in
quel
momento
.
Prima
era
stata
fantasia
e
rabbia
,
allegria
e
socialismo
,
spavalderia
e
pensiero
di
Mito
;
ma
ora
,
acquisito
il
primo
grosso
successo
,
subentrava
la
politica
,
i
problemi
della
definizione
ideologica
,
la
necessità
e
la
scelta
delle
alleanze
.
Che
cosa
era
veramente
accaduto
il
giorno
prima
?
Una
festa
di
popolo
,
coane
avevo
sentito
dire
ad
un
pittore
che
marciava
accanto
a
me
entusiasta
e
felice
?
I
lna
"
kermesse
"
democratica
?
Un
soprassalto
antifascista
?
O
un
fatto
politico
?
E
quale
?
«
Noi
abbiano
)
un
grande
vantaggio
sui
compagni
delle
altre
università
.
,
dice
Mario
Capanna
perché
operiamo
a
Milano
.
Milano
è
oggi
la
capitale
dell
'
Italia
moderna
,
è
una
città
composita
,
un
calderone
dove
c
'
è
tutto
e
tutto
bolle
ad
alta
temperatura
.
C
'
è
il
capitalismo
nelle
sue
espressioni
più
avanzate
e
c
'
è
la
classe
operaia
con
le
stie
istituzioni
più
organizzate
,
c
'
è
la
borghesia
reazionaria
e
quella
progressista
,
la
programmazione
dei
tecnocrati
e
il
tumulto
degli
immigrati
meridionali
.
In
pochi
chilometri
quadrati
sono
raccolte
tutte
le
tensioni
e
i
conflitti
del
paese
.
Queste
tensioni
non
sono
più
contenibili
nel
quadro
del
sistema
.
Ciò
che
è
accaduto
ieri
sera
è
questo
:
tutte
le
tensioni
e
i
conflitti
si
sono
incontrati
e
catalizzati
in
un
'
azione
di
massa
.
Di
qui
bisogna
cominciare
per
capire
quanto
è
accaduto
e
quanto
bisogna
fare
d
'
ora
in
poi
»
.
Di
qui
dunque
bisogna
cominciar
.
Ma
e
dopo
?
Il
marxismo
-
leninismo
degli
studenti
della
statale
può
fornire
la
piattaforma
di
sintesi
per
le
tensioni
che
,
per
dirla
come
lui
,
non
sono
più
componibili
dentro
il
quadro
del
"
sistema
"
?
C
'
è
un
episodio
che
vale
la
pena
di
raccontare
perché
serve
,
almeno
in
parte
,
a
rispondere
a
queste
domande
.
La
sera
del
il
gennaio
,
quando
il
corteo
si
mise
in
moto
da
piazza
Santo
Stefano
,
il
primo
grande
striscione
rosso
che
apriva
la
sfilata
diceva
:
"
Viva
il
marxismo
-
leninismo
viva
il
pensiero
di
Mao
Tse
-
tung
"
.
All
'
altezza
di
piazza
del
Duomo
però
lo
striscione
di
testa
era
cambiato
;
diceva
:
"
II
movimento
studentesco
contro
la
repressione
per
l
'
unità
e
per
il
socialismo
"
.
Uno
slogan
che
unisce
Gli
organizzatori
s
'
erano
resi
conto
che
il
secondo
slogan
unificava
i
cinquanta
mila
dimostranti
,
consentiva
di
coinvolgere
anche
i
nuovi
,
ed
insoliti
,
compagni
di
strada
,
anzi
di
piazza
,
tutti
d
'
estrazione
professional
-
impiegatizia
,
mentre
il
primo
li
avrebbe
divisi
.
E
avevano
rinunciato
ari
rama
caratterizzazione
ideologica
che
pure
gli
stava
molto
a
cuore
(
come
spiegarono
poi
nel
corso
dell
'
assemblea
conclusiva
all
'
università
)
per
render
possibile
una
manifestazione
di
massa
che
aveva
predominanti
caratteristiche
democratiche
.
«
Va
bene
»
,
dice
Cafiero
,
«
è
giusto
,
un
movimento
di
massa
non
può
identificarsi
con
una
soltanto
delle
sue
componenti
.
Rimane
però
il
fatto
che
l
'
iniziativa
politica
,
la
guida
e
il
punto
di
raccolta
è
stata
fornita
dal
movimento
studentesco
e
che
intorno
ad
esso
s
'
è
riunita
la
coscienza
democratica
della
città
.
I
militanti
comunisti
erano
molti
,
probabilmente
diecimila
.
S
'
erano
schierati
a
metà
corteo
i
ne
costituivano
una
buona
parte
.
Ma
non
è
stato
il
partito
comunista
a
prendere
l
'
iniziativa
e
se
l
'
avesse
fatto
dubito
che
avrebbe
raccolto
una
massa
così
grande
di
persone
.
Di
operai
ce
n
'
erano
moltissimi
,
quasi
la
pietà
dei
dimostranti
erano
operai
.
anche
se
non
erano
stati
chiamati
a
raccolta
dai
sindacati
.
I
socialisti
c
'
erano
,
ma
non
per
una
chiamata
del
loro
partito
.
Come
si
spiega
tutto
questo
?
Eppure
il
movimento
studentesco
a
Milano
non
è
un
generico
punto
di
raccolta
,
si
sa
bene
a
quale
ideologia
s
'
ispira
,
quali
obiettivi
politici
indica
.
È
un
movimento
rivoluzionario
.
Dunque
il
fatto
politico
è
che
attorno
ad
un
movimento
rivoluzionario
hanno
fatto
massa
forze
organizzate
o
semplici
,
cittadini
che
rivoluzionari
non
sono
o
che
avevano
cessato
di
esserlo
»
.
«
Forse
stanno
scoprendo
di
esserlo
ancora
o
di
esserlo
di
nuovo
»
dice
Capanna
.
Difficile
stabilirlo
.
Bisogna
riflettere
,
capire
,
domandarsi
.
E
non
perché
,
un
corteo
contro
la
repressione
sia
riuscito
bene
,
ma
perché
numerosi
segni
avvertono
che
da
molti
mesi
ormai
l
'
atmosfera
,
a
sinistra
sta
cambiando
,
i
sindacati
Io
hanno
capito
e
sono
stati
i
primi
a
rinnovarsi
.
I
partiti
l
'
hanno
capito
stolto
meno
e
la
loro
presa
e
infatti
.
in
netto
declino
.
Non
ce
n
'
e
alcuno
tra
di
essi
che
riuscirebbe
oggi
a
portare
in
piazza
cinquantamila
persone
e
farle
marciare
per
due
ore
,
in
pacifico
corteo
.
E
soprattutto
:
non
ce
n
'
è
alcuno
che
susciti
entusiasmi
,
antichi
ricordi
e
fresche
speranze
.
Che
stiamo
al
governo
o
che
stiano
all
'
opposizione
,
danno
la
sensazione
di
amministrare
il
potere
non
per
conto
del
paese
ma
per
conto
delle
loro
burocrazie
.
Forse
sarà
un
giudizio
ingeneroso
,
ma
questo
pensa
la
gente
,
a
sinistra
soprattutto
.
E
cerca
altri
strumenti
per
far
politica
.
altri
punti
di
raccolta
,
un
modo
nuovo
per
partecipare
e
pesare
sulla
vita
collettiva
.
Questa
e
già
,
sia
pure
assai
confusamente
,
una
prima
maniera
di
scoprirsi
rivoluzionari
.
È
indubbio
che
l
'
insofferenza
per
le
burocrazie
,
per
la
vita
sociale
intesa
cono
un
soffocante
e
paralizzante
dominio
delle
burocrazie
,
siano
stati
gli
elementi
essenziali
che
hanno
mobilitato
in
questi
mesi
le
masse
degli
operai
,
degli
studenti
c
della
borghesia
progressista
.
La
protesta
contro
la
repressione
è
un
aspetto
di
questo
sentimento
generale
.
Non
si
possono
denunciare
,
migliaia
di
operati
per
violazione
di
domicilio
sol
perché
hanno
tenuto
la
loro
assemblea
in
fabbrica
,
senza
che
il
sentimento
generale
non
si
ribelli
.
C
'
erano
parecchie
migliaia
di
professionisti
,
d
'
impiegati
,
di
dirigenti
d
'
azienda
la
sera
del
il
gennaio
,
li
si
distingueva
a
primo
colpo
,
niente
barbe
colletto
e
cravatta
,
tutt
'
al
più
un
cappotto
sportivo
per
non
stonare
troppo
col
loro
paletot
di
cammello
in
mezzo
a
un
fiume
di
giubbotti
e
di
maglioni
.
E
faceva
una
certa
impressione
vederli
anche
loro
scandire
slogan
dissacranti
,
come
"
Giudici
,
questori
,
servi
dei
padroni
"
oppure
"
Lo
stato
borghese
si
abbatte
non
si
cambia
"
.
Erano
lì
perché
improvvisamente
folgorati
dal
pensiero
di
Mao
?
Non
credo
.
Erano
lì
perché
stavano
scoprendo
che
anche
la
loro
vita
,
quella
,
professionale
e
quella
privata
e
dominata
e
soffocata
dalla
"
cosa
"
,
come
l
'
ha
chiamata
Sartre
,
cioè
dalla
burocrazia
quella
dello
stato
,
quella
del
partito
,
quella
dell
'
associazione
professionale
,
quella
dell
'
azienda
.
Si
ribellano
contro
la
"
cosa
"
;
la
"
cosa
"
creata
e
mantenuta
dal
sistema
capitalista
come
farebbero
,
se
vivessero
altrove
,
contro
la
"
cosa
"
creata
e
mantenuta
dal
regime
comunista
.
Nel
linguaggio
tecnico
degli
iniziati
questo
atteggiamento
si
chiara
"
spontaneismo
"
e
i
miei
giovani
interlocutori
dell
'
osteria
del
Naviglio
ne
diffidano
.
Perché
con
lo
spontaneismo
non
si
va
molto
avanti
,
ci
vuole
un
approfondimento
ideologico
,
un
lavoro
organizzativo
,
uno
sbocco
politico
.
Ed
è
quanto
essi
si
propongono
infatti
di
fare
,
anzi
che
hanno
gin
cominciato
a
fare
.
«
Col
marxismo
-
leninismo
?
»
.
«
Sì
,
col
marxismo
-
leninismo
,
ma
applicato
alle
condizioni
italiane
,
cioè
di
un
paese
di
capitalismo
maturo
»
.
Chi
sono
i
suoi
alleati
«
Non
s
'
è
mai
visto
»
,
dico
,
«
il
marxismo
-
leninismo
applicato
ad
un
paese
di
capitalismo
maturo
.
Che
vuol
dire
?
Basta
quell
'
aggiunta
per
cambiare
l
'
intera
prospettiva
.
Non
vi
viene
in
mente
che
,
in
un
paese
di
capitalismo
maturo
,
il
marxismo
-
leninismo
potrebbe
significare
revisionismo
e
riformismo
,
cioè
tutte
quelle
linee
politiche
che
voi
detestate
e
condannate
?
»
»
.
No
,
non
gli
viene
in
mente
.
Sono
sempre
più
convinti
che
lo
stato
borghese
si
abbatte
ma
non
si
cambia
.
«
Chi
lo
abbatterà
?
»
.
«
La
classe
operaia
»
.
«
Da
sola
?
In
un
paese
di
"
capitalismo
avanzato
"
la
classe
operaia
è
minoranza
,
il
sistema
provvede
a
disarticolarla
ogni
giorno
,
la
diversifica
in
interessi
contrastanti
,
la
specializza
con
mestieri
»
.
«
Non
da
sola
.
Coi
suoi
alleati
»
.
«
Chi
sono
i
suoi
alleati
?
»
.
«
I
ceti
medi
proletarizzati
»
.
Cioè
,
loro
stessi
,
perché
questa
è
la
loro
condizione
sociale
.
Così
almeno
essi
la
sentono
e
l
'
hanno
anche
scritto
in
un
libretto
rosso
che
tipograficamente
ricorda
le
massime
di
Mao
e
che
è
già
stato
venduto
a
decine
di
migliaia
di
copie
.
È
intitolato
:
"
La
situazione
attuale
e
i
compiti
politici
del
movimento
studentesco
"
.
Ad
un
certo
punto
c
'
è
scritto
:
«
L
'
aspetto
principale
delle
attuali
contraddizioni
sociali
è
costituito
dalla
richiesta
-
sempre
più
di
massa
-
di
istruzione
,
di
qualificazione
e
,
conseguentemente
di
impiego
e
dall
'
impossibilità
di
ottenerli
.
Il
movimento
studentesco
non
è
il
movimento
operaio
;
esso
è
l
'
espressione
di
massa
della
presa
di
coscienza
politica
rivoluzionaria
dei
ceti
medi
»
.
In
realtà
,
forse
senza
rendersene
conto
,
questi
neorivoluzionari
fanno
appello
alla
borghesia
per
abbattere
lo
stato
borghese
.
Sembra
un
paradosso
,
ma
finisce
di
esserlo
se
lo
stato
borghese
,
diventa
soltanto
uno
stato
burocratico
.
In
fondo
borghesia
e
classe
operaia
,
tutte
le
volte
che
si
sono
trovate
di
fronte
la
"
cosa
"
,
hanno
sempre
marciato
insieme
.