StampaPeriodica ,
Washington
,
novembre
.
-
Quest
'
uomo
troppo
famoso
,
troppo
importante
,
troppo
fortunato
,
che
chiamano
Superman
,
Superstar
,
Superkraut
,
e
imbastisce
alleanze
paradossali
,
raggiunge
accordi
impossibili
,
tiene
il
mondo
col
fiato
sospeso
come
se
il
mondo
fosse
la
sua
scolaresca
di
Harvard
.
Questo
personaggio
incredibile
,
inspiegabile
,
in
fondo
assurdo
,
che
s
'
incontra
con
Mao
Tse
-
tung
quando
vuole
,
entra
nel
Cremlino
quando
ne
ha
voglia
,
sveglia
il
presidente
degli
Stati
Uniti
e
gli
entra
in
camera
quando
lo
ritiene
opportuno
.
Questo
quarantottenne
con
gli
occhiali
a
stanghetta
,
dinanzi
al
quale
James
Bond
diventa
un
'
invenzione
priva
di
pepe
.
Lui
non
spara
,
non
fa
a
pugni
,
non
salta
da
automobili
in
corsa
come
James
Bond
,
però
consiglia
le
guerre
,
finisce
le
guerre
,
decide
del
nostro
destino
e
lo
cambia
.
Ma
chi
è
,
insomma
,
Henry
Kissinger
?
Qual
è
il
suo
vero
aspetto
,
il
suo
vero
carattere
,
la
sua
vera
personalità
?
Cosa
pensa
,
cosa
sente
,
ora
che
tutti
si
chiedono
ansiosi
:
«
Allora
,
la
pace
in
Vietnam
,
la
fa
o
non
la
fa
?
Allora
,
l
'
accordo
con
Hanoi
,
lo
firma
o
non
lo
firma
?
Allora
,
il
presidente
Thieu
,
lo
abbandona
o
non
lo
abbandona
?
»
.
Su
di
lui
si
scrivono
libri
come
sulle
grandi
figure
digerite
ormai
dalla
storia
.
Libri
sul
tipo
di
quello
che
illustra
la
sua
formazione
politico
-
culturale
,
Kissinger
e
gli
usi
del
potere
,
dovuto
all
'
ammirazione
di
un
collega
di
università
;
libri
sul
tipo
di
quello
che
canta
le
sue
doti
di
seduttore
,
Caro
Henry
,
dovuto
all
'
amore
non
corrisposto
di
una
giornalista
francese
.
Col
suo
collega
di
università
non
ha
mai
voluto
parlare
.
Con
la
giornalista
francese
non
è
mai
voluto
andare
a
letto
.
A
entrambi
allude
con
una
smorfia
di
sdegno
ed
entrambi
li
liquida
con
un
gesto
sprezzante
della
mano
cicciuta
:
«
Non
capisce
nulla
»
,
«
Non
è
vero
nulla
»
.
La
sua
biografia
è
oggetto
di
ricerche
che
rasentano
il
culto
.
Chiunque
sa
che
è
nato
a
Furth
,
in
Germania
,
nel
1923
:
figlio
di
Luis
Kissinger
,
insegnante
in
una
scuola
media
,
e
di
Paula
Kissinger
,
massaia
.
Sa
che
la
sua
famiglia
è
ebrea
,
che
quattordici
dei
suoi
parenti
morirono
nei
campi
di
concentramento
,
che
insieme
al
padre
e
alla
madre
e
al
fratello
Walter
fuggì
nel
1938
a
Londra
e
poi
a
New
York
.
A
quel
tempo
aveva
quindici
anni
e
si
chiamava
Heinz
,
mica
Henry
,
e
non
sapeva
una
parola
d
'
inglese
.
Ma
lo
imparò
molto
presto
.
Mentre
il
padre
faceva
l
'
impiegato
in
un
ufficio
postale
e
la
madre
apriva
un
negozio
di
pasticceria
,
studiò
così
bene
da
essere
ammesso
a
Harvard
e
laurearsi
a
pieni
voti
con
una
tesi
su
Spengler
,
Toynbee
e
Kant
,
poi
diventarvi
professore
.
Si
sa
che
a
ventun
anni
fu
soldato
in
Germania
,
dove
era
con
un
gruppo
di
GI
selezionati
da
un
test
e
giudicati
così
intelligenti
da
sfiorare
il
genio
.
Gli
affidarono
per
questo
,
e
malgrado
la
giovane
età
,
l
'
incarico
di
organizzare
il
governo
di
Krefeld
,
una
città
tedesca
rimasta
senza
governo
.
Infatti
a
Krefeld
fiorì
la
sua
passione
per
la
politica
:
una
passione
che
avrebbe
appagato
diventando
consigliere
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
e
poi
assistente
di
Nixon
.
Kissinger
,
oggi
,
è
il
secondo
uomo
più
potente
d
'
America
.
Sebbene
alcuni
sostengano
che
sia
molto
di
più
:
la
storiella
che
circola
a
Washington
da
qualche
tempo
dice
:
«
Pensa
cosa
succederebbe
se
morisse
Kissinger
:
Nixon
diventerebbe
presidente
degli
Stati
Uniti
...
»
.
Lo
chiamano
la
balia
mentale
di
Nixon
.
Per
lui
e
per
Nixon
hanno
coniato
un
cognome
malvagio
e
rivelatore
:
Nixinger
.
Il
presidente
non
può
fare
a
meno
di
lui
.
Lo
vuole
sempre
accanto
:
in
ogni
viaggio
,
ogni
cerimonia
,
ogni
cena
ufficiale
,
ogni
vacanza
.
Soprattutto
,
in
ogni
decisione
.
Se
Nixon
decide
di
andare
a
Pechino
sbalordendo
la
destra
e
la
sinistra
,
è
Kissinger
che
gli
ha
messo
in
testa
di
andare
a
Pechino
.
Se
Nixon
decide
di
recarsi
a
Mosca
per
confondere
Oriente
e
Occidente
,
è
Kissinger
che
gli
ha
suggerito
di
recarsi
a
Mosca
.
Se
Nixon
decide
di
venire
a
patti
con
Hanoi
e
abbandonare
Thieu
,
è
Kissinger
che
lo
ha
convinto
a
quel
passo
.
La
sua
casa
è
la
Casa
Bianca
.
Quando
non
è
in
viaggio
a
far
l
'
ambasciatore
,
l
'
agente
segreto
,
il
ministro
degli
Esteri
,
il
patteggiatore
,
entra
alla
Casa
Bianca
di
primo
mattino
e
ne
esce
di
sera
.
Alla
Casa
Bianca
porta
perfino
la
biancheria
da
lavare
:
raccogliendola
disinvoltamente
in
pacchetti
di
carta
che
non
si
capisce
bene
dove
vadano
a
finire
.
Nella
lavanderia
privata
di
Nixon
?
Alla
Casa
Bianca
,
spesso
,
ci
mangia
.
Non
ci
dorme
perché
non
potrebbe
portarci
le
donne
.
Divorziato
da
nove
anni
,
delle
sue
avventure
galanti
ha
fatto
un
mito
che
alimenta
con
cura
:
sebbene
molti
ci
credano
poco
.
Attrici
,
attricette
,
cantanti
,
modelle
,
produttrici
,
giornaliste
,
ballerine
,
miliardarie
,
gli
piacciono
tutte
.
O
si
comporta
come
se
gli
piacessero
tutte
:
cosciente
del
fatto
che
ciò
aumenta
il
suo
glamour
,
la
sua
popolarità
,
le
fotografie
sui
settimanali
.
È
anche
l
'
uomo
più
chiacchierato
d
'
America
,
il
rubacuori
di
nuovo
tipo
.
Fanno
moda
i
suoi
occhiali
da
miope
,
i
suoi
ricciolini
da
ebreo
,
i
suoi
completi
sobri
con
la
cravatta
seria
,
la
sua
falsa
andatura
da
ingenuo
che
ha
scoperto
il
piacere
.
Eppure
l
'
uomo
resta
un
mistero
,
come
il
suo
successo
senza
paragoni
.
E
la
ragione
di
tale
mistero
è
che
avvicinarlo
per
penetrarlo
è
difficilissimo
:
di
interviste
individuali
lui
non
ne
dà
,
parla
solo
alle
conferenze
stampa
indette
dalla
presidenza
.
Quindi
non
ho
ancora
capito
perché
accettasse
di
vedere
me
,
appena
tre
giorni
dopo
aver
ricevuto
una
mia
lettera
priva
di
illusioni
.
Lui
dice
che
è
per
la
mia
intervista
col
generale
Giap
,
fatta
ad
Hanoi
nel
febbraio
del
Sessantanove
.
Può
darsi
.
Però
resta
il
fatto
che
dopo
lo
straordinario
«
sì
»
cambiò
idea
e
decise
di
vedermi
a
una
condizione
:
star
zitto
.
Durante
l
'
incontro
,
a
parlare
sarei
stata
io
e
da
ciò
che
avrei
detto
egli
avrebbe
deciso
se
darmi
l
'
intervista
o
no
:
ammesso
che
ne
trovasse
il
tempo
.
Successe
alla
Casa
Bianca
,
lo
scorso
giovedì
2
novembre
.
A
mezzogiorno
,
puntuale
,
arrivò
frettoloso
e
senza
un
sorriso
mi
disse
:
«
Good
morning
,
miss
Fallaci
»
.
Poi
,
sempre
senza
sorrisi
,
mi
fece
entrare
nel
suo
studio
elegante
e
pieno
di
libri
,
telefoni
,
fogli
,
quadri
astratti
,
fotografie
di
Nixon
,
e
mi
dimenticò
:
mettendosi
a
leggere
,
le
spalle
voltate
,
un
lungo
dattiloscritto
.
Fu
un
po
'
imbarazzante
restarmene
lì
in
mezzo
alla
stanza
,
mentre
lui
leggeva
il
dattiloscritto
e
mi
voltava
le
spalle
.
Fu
anche
un
po
'
strano
.
Però
mi
permise
di
studiarlo
prima
che
lui
studiasse
me
.
E
non
solo
per
scoprire
che
non
è
seducente
,
così
basso
e
tarchiato
e
oppresso
da
quel
testone
di
ariete
:
per
scoprire
,
soprattutto
,
che
non
è
disinvolto
,
non
è
sicuro
di
sé
.
Prima
di
affrontare
qualcuno
ha
bisogno
di
prendere
tempo
e
proteggersi
con
la
sua
autorità
.
Fenomeno
frequente
,
in
fondo
,
nei
timidi
che
vogliono
nascondere
d
'
essere
timidi
e
in
tale
sforzo
finiscono
col
sembrare
sgarbati
.
O
esserlo
davvero
.
Esaurita
la
lettura
di
quel
dattiloscritto
,
meticolosa
e
attenta
a
giudicar
dal
tempo
che
gli
prese
,
si
girò
finalmente
verso
di
me
e
m
'
invitò
a
seder
sul
divano
.
Poi
sedette
sulla
poltrona
accanto
,
più
alta
del
divano
,
e
da
questa
posizione
strategica
di
privilegio
cominciò
a
interrogarmi
col
tono
di
un
professore
che
fa
l
'
esame
a
un
allievo
di
cui
si
fida
poco
.
Assomigliava
,
ricordo
,
al
mio
insegnante
di
matematica
e
fisica
presso
il
liceo
Galilei
di
Firenze
:
un
tipo
che
odiavo
perché
si
divertiva
a
farmi
paura
,
fissandomi
con
ironia
dietro
gli
occhiali
.
Di
quel
professore
aveva
perfino
la
voce
baritonale
,
anzi
gutturale
,
e
il
modo
di
appoggiarsi
alla
spalliera
della
poltrona
cingendola
col
braccio
destro
,
il
modo
di
accavallare
le
gambe
pienotte
mentre
la
giacca
si
tira
sul
ventre
e
rischia
di
far
saltare
i
bottoni
.
Se
voleva
mettermi
a
disagio
,
ci
riuscì
perfettamente
.
L
'
incubo
dei
miei
giorni
di
scuola
mi
aggredì
al
punto
che
,
a
ogni
sua
domanda
,
pensavo
:
"
Oddio
,
la
saprò
questa
cosa
?
Se
non
la
so
,
mi
boccia
"
.
La
prima
domanda
fu
sul
generale
Giap
.
«
Come
le
ho
detto
io
non
do
mai
interviste
individuali
.
La
ragione
per
cui
mi
accingo
a
considerare
l
'
eventualità
di
darne
una
a
lei
è
che
lessi
la
sua
intervista
con
Giap
.
Very
interesting
.
Molto
interessante
.
Che
tipo
è
Giap
?
»
Lo
chiese
con
l
'
aria
di
aver
poco
tempo
a
disposizione
,
così
m
'
imposi
di
riassumere
tutto
con
una
battuta
a
effetto
e
risposi
:
«
Uno
snob
francese
,
mi
parve
.
Insieme
gioviale
e
arrogante
,
in
fondo
noioso
come
un
professore
.
Più
che
un
'
intervista
però
mi
dette
una
conferenza
.
Mi
consentì
poche
domande
.
E
non
m
'
impressionò
.
Però
ciò
che
mi
disse
risultò
davvero
esatto
»
.
Minimizzare
agli
occhi
di
un
americano
il
personaggio
di
Giap
è
quasi
un
insulto
:
ne
sono
tutti
un
po
'
innamorati
,
come
lo
furono
di
Rommel
.
L
'
espressione
«
snob
francese
»
lo
lasciò
quindi
smarrito
.
Forse
non
la
capì
.
La
rivelazione
che
fosse
«
noioso
come
un
professore
»
lo
disturbò
:
sa
di
avere
lui
stesso
le
stigmate
del
tipo
noioso
e
per
ben
due
volte
il
suo
sguardo
azzurro
lampeggiò
in
modo
ostile
.
Il
particolare
che
lo
colpì
maggiormente
,
però
,
fu
quello
che
io
dessi
credito
a
Giap
d
'
avermi
previsto
cose
esatte
.
Infatti
m
'
interruppe
e
:
«
Esatte
perché
?
»
.
Perché
Giap
aveva
annunciato
nel
1969
ciò
che
sarebbe
successo
nel
1972
,
replicai
.
«
Ad
esempio
?
»
Ad
esempio
il
fatto
che
gli
americani
si
sarebbero
ritirati
a
poco
a
poco
e
poi
avrebbero
abbandonato
quella
guerra
che
costava
sempre
più
soldi
,
rischiava
perciò
di
condurli
sull
'
orlo
dell
'
inflazione
.
Lo
sguardo
azzurro
lampeggiò
di
nuovo
.
«
E
quale
fu
,
a
suo
parere
,
la
cosa
più
importante
che
le
disse
Giap
?
»
L
'
avere
sconfessato
,
in
sostanza
,
l
'
offensiva
del
Tet
attribuendola
ai
soli
vietcong
.
Stavolta
lui
non
commentò
.
Chiese
soltanto
:
«
Ritiene
che
l
'
iniziativa
fosse
partita
dai
vietcong
?
»
.
«
Forse
sì
,
dottor
Kissinger
.
Lo
sanno
tutti
che
a
Giap
piacciono
le
offensive
coi
carri
armati
,
alla
Rommel
.
Infatti
l
'
offensiva
di
Pasqua
la
fece
alla
Rommel
e
...
»
«
Ma
l
'
ha
persa
!
»
protestò
.
«
L
'
ha
proprio
persa
?
»
ribattei
.
«
Cosa
le
fa
pensare
che
non
l
'
abbia
persa
?
»
«
Il
fatto
che
lei
abbia
accettato
un
accordo
che
non
piace
a
Thieu
,
dottor
Kissinger
.
»
E
,
tentando
di
strappargli
qualche
notizia
,
aggiunsi
in
tono
distratto
:
«
Thieu
non
cederà
mai
»
.
Cadde
nel
piccolo
tranello
.
Rispose
:
«
Cederà
.
Deve
»
.
Abbandonato
Giap
,
l
'
esame
si
concentrò
su
Thieu
:
il
suo
terreno
minato
.
Mi
chiese
cosa
pensassi
di
Thieu
.
Gli
dissi
che
non
m
'
era
mai
piaciuto
.
«
E
perché
non
le
è
mai
piaciuto
?
»
«
Dottor
Kissinger
,
lo
sa
meglio
di
me
.
Lei
ci
ha
sudato
tre
giorni
,
con
Thieu
,
anzi
quattro
.
»
Ciò
gli
strappò
un
sospiro
di
assenso
e
una
smorfia
che
a
ripensarci
stupisce
.
Kissinger
sa
controllare
in
modo
perfetto
la
faccia
,
ben
difficilmente
permette
alle
sue
labbra
e
ai
suoi
occhi
di
denunciare
un
'
idea
o
un
sentimento
.
Ma
in
quel
primo
incontro
,
chissà
perché
,
si
controllò
poco
.
Ogni
volta
che
dissi
qualcosa
contro
Thieu
annuì
o
sospirò
leggermente
o
sorrise
con
complicità
:
quasi
me
ne
fosse
grato
.
Dopo
Thieu
mi
interrogò
su
Cao
Ky
e
Do
Cao
Tri
.
Del
primo
disse
che
era
un
debole
e
chiacchierava
troppo
.
Del
secondo
disse
che
gli
dispiaceva
non
averlo
conosciuto
.
«
Era
davvero
un
gran
generale
?
»
.
Sì
,
confermai
,
un
gran
generale
e
un
generale
coraggioso
:
l
'
unico
generale
che
avessi
visto
andare
in
prima
linea
e
in
combattimento
.
Anche
per
questo
,
suppongo
,
lo
avevano
assassinato
.
«
Assassinato
!
?
Da
chi
?
»
.
«
Non
certo
dai
vietcong
,
dottor
Kissinger
.
L
'
elicottero
non
cadde
perché
era
stato
colpito
da
un
mortaio
,
ma
perché
qualcuno
aveva
manomesso
le
pale
.
E
certo
Thieu
non
pianse
,
nemmeno
Cao
Ky
.
Stava
creandosi
una
leggenda
intorno
a
Do
Cao
Tri
.
E
inoltre
egli
parlava
così
male
dei
due
.
Anche
durante
la
mia
intervista
li
aveva
attaccati
senza
pietà
.
»
La
cosa
lo
turbò
più
del
fatto
che
criticassi
più
tardi
l
'
esercito
sudvietnamita
.
Ciò
avvenne
quando
mi
chiese
dell
'
ultima
volta
che
ero
stata
a
Saigon
e
di
ciò
che
vi
avevo
visto
.
Gli
dissi
di
aver
visto
un
esercito
che
non
valeva
un
fico
e
,
quando
motivai
tale
condanna
,
il
suo
volto
assunse
un
'
espressione
perplessa
.
Infatti
,
sospettando
che
recitasse
,
scherzai
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dica
che
ha
bisogno
di
me
per
saper
queste
cose
.
Lei
che
è
l
'
uomo
più
informato
del
mondo
!
»
.
Ma
non
stette
allo
scherzo
e
rimase
perplesso
.
Al
quindicesimo
minuto
di
colloquio
,
quando
mi
mangiavo
le
mani
per
aver
accettato
quell
'
assurda
intervista
da
parte
di
colui
che
volevo
intervistare
,
dimenticò
un
poco
il
Vietnam
e
,
col
tono
del
reporter
zelante
,
mi
chiese
quali
fossero
i
capi
di
Stato
che
mi
avevano
impressionato
di
più
.
(
Il
verbo
impressionare
gli
piace
.
)
Rassegnata
gli
feci
l
'
elenco
.
Fu
d
'
accordo
soprattutto
su
Bhutto
:
«
Molto
intelligente
,
molto
brillante
»
.
Non
fu
d
'
accordo
su
Indira
Gandhi
:
«
Davvero
le
è
piaciuta
Indira
Gandhi
?
!
?
»
.
Neanche
volesse
giustificare
la
cattiva
scelta
che
aveva
suggerito
a
Nixon
durante
il
conflitto
indo
-
pakistano
,
quando
s
'
era
schierato
a
favore
dei
pakistani
che
avrebbero
perso
la
guerra
e
contro
gli
indiani
che
l
'
avrebbero
vinta
.
Di
un
altro
capo
di
Stato
,
su
cui
avevo
detto
che
non
m
'
era
sembrato
intelligentissimo
ma
mi
era
piaciuto
moltissimo
,
disse
:
«
L
'
intelligenza
non
serve
per
fare
i
capi
di
Stato
.
La
dote
che
conta
,
nei
capi
di
Stato
,
è
la
forza
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
»
.
Tengo
la
frase
fra
le
più
interessanti
che
m
'
abbia
detto
,
con
o
senza
il
registratore
.
Illustra
il
suo
tipo
,
la
sua
personalità
.
L
'
uomo
ama
la
forza
,
anzitutto
.
Il
coraggio
,
l
'
astuzia
,
e
la
forza
.
L
'
intelligenza
lo
interessa
assai
meno
,
sebbene
ne
possegga
in
abbondanza
.
L
'
ultimo
capitolo
dell
'
esame
nacque
dalla
domanda
che
meno
mi
aspettavo
:
«
Cosa
pensa
che
accadrà
col
cessate
il
fuoco
?
»
.
Presa
alla
sprovvista
,
dissi
la
verità
.
Dissi
che
lo
avevo
scritto
nella
mia
corrispondenza
appena
pubblicata
sull
'
«
Europeo
»
:
sarebbe
avvenuto
un
bagno
di
sangue
,
dalle
due
parti
.
«
E
il
primo
a
incominciare
sarà
proprio
il
suo
amico
Thieu
.
»
Balzò
su
:
«
Amico
mio
?
»
.
«
Be
'
,
insomma
Thieu
.
»
«
E
perché
?
»
«
Perché
prima
ancora
che
i
vietcong
provvedano
alle
loro
stragi
,
nelle
prigioni
e
nei
penitenziari
egli
farà
una
carneficina
.
Non
ci
saranno
molti
neutralisti
e
molti
vietcong
a
far
parte
del
governo
provvisorio
dopo
il
cessate
il
fuoco
...
»
Lui
aggrottò
la
fronte
,
restò
un
po
'
zitto
,
infine
disse
:
«
Anche
lei
crede
nel
bagno
di
sangue
.
Ma
ci
saranno
i
supervisori
internazionali
!
»
.
«
Dottor
Kissinger
,
anche
a
Dacca
c
'
erano
gli
indiani
.
Non
riuscirono
mica
a
impedire
i
massacri
fatti
dai
mukti
bahini
a
spese
dei
bihari
»
.
«
Già
.
Già
.
E
se
...
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
«
Come
,
dottor
Kissinger
?
»
«
E
se
ritardassimo
l
'
armistizio
di
un
anno
o
due
?
»
ripeté
.
Mi
sarei
tagliata
la
lingua
,
avrei
pianto
.
Credo
anzi
di
aver
alzato
verso
di
lui
due
occhi
lucidi
:
«
Dottor
Kissinger
,
non
mi
dia
l
'
angoscia
di
averle
messo
in
testa
una
cosa
sbagliata
.
Dottor
Kissinger
,
la
carneficina
reciproca
avverrà
comunque
:
oggi
,
tra
un
anno
,
due
anni
.
E
se
la
guerra
continua
ancora
un
anno
,
due
anni
,
oltre
ai
morti
di
quella
carneficina
dovremo
contare
i
morti
per
i
bombardamenti
e
i
combattimenti
.
Mi
spiego
?
Dieci
più
venti
fa
trenta
.
Sono
meglio
dieci
morti
o
trenta
morti
?
»
.
Su
questa
storia
,
del
resto
,
non
dormii
per
due
notti
e
quando
ci
rivedemmo
per
l
'
intervista
glielo
confessai
.
Lui
mi
consolò
dicendo
che
non
mi
facessi
turbare
da
complessi
di
colpa
,
che
il
mio
calcolo
matematico
era
esatto
:
meglio
dieci
che
trenta
.
Tuttavia
l
'
episodio
mi
buca
ancora
il
cuore
.
È
un
uomo
che
ascolta
tutto
,
registra
tutto
come
un
computer
.
E
quando
sembra
che
abbia
buttato
via
un
'
informazione
ormai
vecchia
e
non
buona
,
la
ritira
fuori
come
se
fosse
freschissima
e
buona
.
Al
venticinquesimo
minuto
circa
,
decise
che
avevo
passato
gli
esami
.
Forse
mi
avrebbe
dato
l
'
intervista
.
Però
restava
un
particolare
che
lo
disturbava
un
po
'
:
ero
una
donna
,
e
proprio
con
una
donna
,
la
giornalista
francese
che
aveva
scritto
il
libretto
Dear
Henry
,
egli
aveva
avuto
un
'
esperienza
infelice
.
Magari
,
e
con
tutte
le
mie
buone
intenzioni
,
anch
'
io
lo
avrei
messo
in
imbarazzo
.
Mi
arrabbiai
.
Certo
non
potevo
dirgli
ciò
che
mi
bruciava
le
labbra
:
vale
a
dire
che
non
avevo
alcuna
intenzione
di
innamorarmi
di
lui
,
e
tormentarlo
con
una
corte
spietata
.
Ma
potevo
dirgli
altre
cose
,
e
gliele
dissi
:
che
non
mi
mettesse
nella
situazione
in
cui
m
'
ero
trovata
a
Saigon
nel
1968
quando
,
per
la
figuraccia
fatta
da
un
italiano
vigliacco
,
ero
stata
costretta
ad
abbandonarmi
ad
audacie
che
non
mi
divertono
affatto
.
Non
ero
responsabile
allora
della
viltà
di
un
tale
che
aveva
un
passaporto
italiano
,
e
non
ero
responsabile
ora
del
cattivo
gusto
di
una
signora
che
faceva
il
mio
stesso
mestiere
.
Così
non
dovevo
pagarne
il
prezzo
:
se
era
necessario
,
sarei
andata
da
lui
con
un
paio
di
baffi
.
Ne
convenne
senza
abbandonarsi
a
un
sorriso
,
e
mi
annunciò
che
avrebbe
trovato
un
'
ora
durante
la
giornata
di
sabato
.
Alle
dieci
di
sabato
4
novembre
ero
di
nuovo
alla
Casa
Bianca
.
Alle
dieci
e
mezzo
entravo
di
nuovo
nel
suo
ufficio
e
aprivo
il
registratore
.
Ma
l
'
intervista
durò
meno
di
un
'
ora
:
fu
interrotta
cinque
o
sei
volte
da
chiamate
,
telefonate
in
partenza
e
in
arrivo
,
note
presidenziali
.
Poi
,
proprio
sul
più
bello
,
mentre
lui
denunciava
l
'
essenza
inafferrabile
del
suo
personaggio
,
uno
dei
telefoni
squillò
di
nuovo
.
Era
Nixon
e
:
poteva
il
dottor
Kissinger
passare
un
attimo
da
lui
?
Certo
,
signor
presidente
.
Scattò
in
piedi
,
mi
disse
di
aspettarlo
,
avrebbe
cercato
di
darmi
ancora
un
po
'
di
tempo
,
uscì
dalla
stanza
,
e
non
lo
rividi
più
.
All
'
una
del
pomeriggio
il
suo
assistente
Dick
Campbell
venne
tutto
imbarazzato
a
spiegarmi
che
il
presidente
partiva
per
la
California
:
il
dottor
Kissinger
doveva
partire
con
lui
.
Non
sarebbe
tornato
a
Washington
prima
di
martedì
sera
,
quando
avrebbero
incominciato
lo
spoglio
dei
voti
,
ma
dubitava
fortemente
che
potessi
concludere
l
'
intervista
in
quei
giorni
.
Se
avessi
potuto
aspettare
la
fine
di
novembre
,
quando
tante
cose
si
sarebbero
chiarite
...
La
fine
di
novembre
era
una
data
che
lo
stesso
Kissinger
s
'
era
lasciata
scappare
:
così
denunciando
la
sua
convinzione
(
o
speranza
)
di
firmare
l
'
accordo
entro
le
prossime
tre
settimane
.
Ma
valeva
la
pena
cercare
la
conferma
di
un
ritratto
che
avevo
già
in
mano
?
Un
ritratto
che
nasce
da
una
confusione
di
linee
,
colori
,
risposte
evasive
,
frasi
reticenti
,
silenzi
irritanti
.
Sul
Vietnam
,
ovvio
,
non
poteva
dirmi
di
più
e
mi
stupisco
che
abbia
detto
tanto
:
che
quella
guerra
finisca
o
continui
,
dipende
in
fondo
da
lui
,
non
può
permettersi
il
lusso
di
compromettere
tutto
con
una
parola
di
più
.
Su
se
stesso
però
non
aveva
certi
problemi
e
,
tuttavia
,
ogni
qualvolta
gli
rivolgevo
una
domanda
precisa
,
si
irrigidiva
e
sfuggiva
come
un
'
anguilla
.
Un
'
anguilla
più
ghiaccia
del
ghiaccio
.
Dio
,
che
uomo
ghiaccio
.
Per
tutta
l
'
intervista
non
mutò
mai
quella
espressione
senza
espressione
,
quello
sguardo
ironico
o
duro
,
non
alterò
mai
il
tono
di
quella
voce
monotona
,
triste
,
sempre
uguale
.
L
'
ago
del
registratore
si
sposta
quando
una
parola
è
pronunciata
in
tono
più
alto
o
più
basso
.
Con
lui
restò
fermo
e
,
più
di
una
volta
,
detti
un
colpo
di
tosse
per
accertarmi
che
tutto
funzionasse
bene
.
Sai
il
rumore
ossessionante
,
martellante
,
della
pioggia
che
cade
sul
tetto
?
La
sua
voce
è
così
.
E
,
in
fondo
,
anche
i
suoi
pensieri
:
mai
turbati
da
un
desiderio
di
fantasia
,
da
un
disegno
di
bizzarria
,
da
una
tentazione
di
errore
.
Tutto
è
calcolato
in
lui
,
controllato
come
nel
volo
di
un
aereo
guidato
dal
pilota
automatico
.
Pesa
ogni
frase
,
fino
al
milligrammo
.
Non
gli
scappa
nulla
che
non
intenda
dire
perché
rientra
nella
meccanica
di
una
utilità
.
Le
Duc
Tho
deve
aver
sudato
cento
camicie
in
quei
giorni
e
Thieu
deve
aver
piegato
la
sua
astuzia
a
una
prova
durissima
.
Henry
Kissinger
ha
i
nervi
e
il
cervello
di
un
giocatore
di
scacchi
.
Naturalmente
troverai
tesi
che
prendono
in
considerazione
altri
lati
del
suo
personaggio
:
ad
esempio
,
il
fatto
che
sia
inequivocabilmente
un
ebreo
e
irrimediabilmente
un
tedesco
.
Ad
esempio
il
fatto
che
,
come
ebreo
e
come
tedesco
,
trapiantato
in
un
paese
che
guarda
ancora
con
sospetto
agli
ebrei
e
ai
tedeschi
,
si
porti
addosso
un
mucchio
di
modi
,
di
contraddizioni
,
di
risentimenti
,
e
forse
di
umanità
nascosta
.
Dimenticando
che
malgrado
ciò
siede
in
cima
alla
piramide
,
puoi
anche
trovare
in
lui
gli
elementi
del
personaggio
che
s
'
innamora
di
Marlene
Dietrich
nel
film
L
'
angelo
azzurro
.
La
sua
debolezza
per
le
donne
gli
è
già
costata
un
matrimonio
:
prima
o
poi
,
dicono
,
perderà
la
testa
per
una
di
quelle
bellezze
che
se
lo
contendono
solo
perché
si
chiama
Henry
Kissinger
e
rende
in
pubblicità
.
È
possibile
.
Però
,
ai
miei
occhi
,
egli
resta
il
tipico
eroe
di
una
società
dove
tutto
è
possibile
:
perfino
che
un
austero
professore
di
Harvard
,
uso
a
scrivere
barbosissimi
libri
di
storia
e
saggi
sul
controllo
dell
'
energia
atomica
,
divenga
una
specie
di
divo
che
governa
insieme
al
presidente
,
una
specie
di
playboy
che
assesta
i
rapporti
fra
le
grandi
potenze
e
interrompe
le
guerre
,
un
enigma
che
si
cerca
di
decifrare
senza
accorgersi
che
probabilmente
non
c
'
è
nulla
o
quasi
nulla
da
decifrare
.
Perché
,
qui
,
anche
l
'
avventura
si
veste
di
grigio
.
Mi
chiedo
ciò
che
prova
in
questi
giorni
,
dottor
Kissinger
.
Mi
chiedo
se
anche
lei
sia
deluso
come
noi
,
come
la
maggior
parte
del
mondo
.
È
deluso
,
signor
Kissinger
?
Deluso
?
E
perché
?
Cos
'
è
successo
,
in
questi
giorni
,
per
cui
dovrei
esser
deluso
?
Una
cosa
non
allegra
,
dottor
Kissinger
:
malgrado
lei
avesse
detto
che
la
pace
era
«
a
portata
di
mano
»
,
e
malgrado
avesse
confermato
che
l
'
accordo
coi
nordvietnamiti
era
stato
raggiunto
,
la
pace
non
è
venuta
.
La
guerra
continua
come
prima
e
peggio
di
prima
.
La
pace
ci
sarà
.
Siamo
decisi
ad
averla
e
ci
sarà
.
Ci
sarà
entro
poche
settimane
e
anche
meno
,
cioè
subito
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
coi
nordvietnamiti
per
l
'
accordo
definitivo
.
Così
dissi
dieci
giorni
fa
e
così
ripeto
.
Sì
,
la
pace
avverrà
in
uno
spazio
di
tempo
ragionevolmente
breve
se
Hanoi
accetta
un
'
altra
seduta
prima
di
firmare
l
'
accordo
,
una
seduta
per
definire
i
dettagli
,
e
se
l
'
accetta
nello
stesso
spirito
e
con
lo
stesso
atteggiamento
tenuto
in
ottobre
.
Quei
«
se
»
sono
l
'
unica
incertezza
degli
ultimi
giorni
.
Ma
è
un
'
incertezza
che
non
voglio
nemmeno
considerare
:
lei
si
lascia
prendere
dal
panico
e
in
queste
cose
non
bisogna
lasciarsi
prendere
dal
panico
.
Neanche
dall
'
impazienza
.
Il
fatto
è
che
...
Insomma
,
per
mesi
abbiamo
condotto
questi
negoziati
e
voi
giornalisti
non
ci
avete
creduto
.
Avete
continuato
a
dire
che
essi
non
avrebbero
approdato
a
nulla
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
avete
gridato
alla
pace
già
fatta
e
infine
ora
dite
che
i
negoziati
sono
falliti
.
Così
dicendo
ci
misurate
la
febbre
ogni
giorno
,
quattro
volte
al
giorno
.
Ma
la
misurate
dal
punto
di
vista
di
Hanoi
.
E
...
badi
bene
:
io
capisco
il
punto
di
vista
di
Hanoi
.
I
nordvietnamiti
volevano
che
noi
firmassimo
il
31
ottobre
:
il
che
era
ragionevole
e
irragionevole
insieme
e
...
No
,
non
intendo
polemizzare
su
questo
.
Ma
vi
eravate
impegnati
a
firmare
il
31
ottobre
!
Io
dico
e
ripeto
che
furono
loro
a
insistere
per
questa
data
e
che
,
per
evitare
un
dibattito
astratto
su
date
che
allora
apparivano
addirittura
teoriche
,
dicemmo
che
avremmo
fatto
ogni
sforzo
per
concludere
i
negoziati
entro
il
31
ottobre
.
Ma
fu
sempre
chiaro
,
almeno
per
noi
,
che
non
avremmo
potuto
firmare
un
accordo
in
cui
restavano
da
definire
dettagli
.
Non
avremmo
potuto
osservare
una
data
solo
perché
,
in
buona
fede
,
avevamo
promesso
di
fare
ogni
sforzo
per
osservarla
.
Così
a
che
punto
siamo
?
Al
punto
che
quei
dettagli
restano
da
definire
e
che
un
nuovo
incontro
è
indispensabile
.
Loro
dicono
che
non
è
indispensabile
,
che
non
è
necessario
.
Io
dico
che
è
indispensabile
e
che
ci
sarà
.
Ci
sarà
non
appena
i
nordvietnamiti
mi
chiameranno
a
Parigi
.
Ma
siamo
soltanto
al
quattro
novembre
,
oggi
è
il
4
novembre
,
e
posso
capire
che
i
nord
-
vietnamiti
non
vogliano
riprendere
i
negoziati
pochi
giorni
dopo
la
data
in
cui
avevano
chiesto
di
firmare
.
Posso
capire
questo
loro
rinvio
.
Ma
non
è
concepibile
,
almeno
per
me
,
che
essi
rifiutino
un
'
altra
seduta
.
Proprio
ora
che
abbiamo
percorso
il
novanta
per
cento
della
strada
e
stiamo
raggiungendo
la
meta
.
No
,
non
sono
deluso
.
Lo
sarò
,
certo
,
se
Hanoi
vorrà
rompere
l
'
accordo
,
se
Hanoi
vorrà
rifiutare
di
discutere
ogni
modifica
.
Ma
non
posso
crederci
,
no
.
Non
posso
neanche
sospettare
che
si
sia
giunti
così
lontano
per
fallire
su
una
questione
di
prestigio
,
di
procedura
,
di
date
,
di
sfumature
.
Eppure
hanno
l
'
aria
d
'
essersi
proprio
irrigiditi
,
dottor
Kissinger
.
Sono
tornati
a
un
vocabolario
duro
,
hanno
fatto
accuse
pesanti
,
quasi
insultanti
per
lei
...
Oh
,
questo
non
significa
nulla
.
È
successo
anche
prima
e
non
ci
abbiamo
mai
dato
peso
.
Direi
che
il
vocabolario
duro
,
le
accuse
pesanti
,
magari
gli
insulti
rientrano
nella
normalità
.
Nell
'
essenza
,
nulla
è
cambiato
.
Dopo
martedì
31
ottobre
,
cioè
da
quando
qui
ci
siamo
calmati
,
voi
continuate
a
chiederci
se
il
malato
è
ammalato
.
Però
io
di
malattie
non
ne
vedo
.
E
ritengo
davvero
che
le
cose
si
svolgeranno
più
o
meno
come
affermo
.
La
pace
,
ripeto
,
avverrà
nel
giro
di
poche
settimane
dopo
la
ripresa
dei
negoziati
.
Non
nel
giro
di
molti
mesi
.
Nel
giro
di
poche
settimane
.
Ma
quando
riprenderanno
i
negoziati
?
È
questo
il
punto
.
Non
appena
Le
Duc
Tho
vorrà
rivedermi
.
Sto
qui
ad
aspettare
.
Ma
senza
sentirmi
inquieto
,
glielo
assicuro
.
Perbacco
!
Prima
,
fra
incontro
e
incontro
passavano
due
o
tre
settimane
!
Non
vedo
perché
ora
ci
si
debba
angosciare
se
passano
giorni
.
La
sola
ragione
del
nervosismo
che
vi
ha
preso
tutti
è
che
la
gente
si
chiede
:
«
Ma
questi
negoziati
riprenderanno
?
»
.
Quando
eravate
cinici
e
non
credevate
che
accadesse
qualcosa
,
non
vi
accorgevate
mai
che
il
tempo
passasse
.
Siete
stati
troppo
pessimisti
all
'
inizio
,
poi
troppo
ottimisti
dopo
la
mia
conferenza
-
stampa
,
e
ora
siete
di
nuovo
troppo
pessimisti
.
Non
volete
mettervi
in
testa
che
tutto
sta
procedendo
come
io
ho
sempre
pensato
dal
momento
in
cui
ho
detto
che
la
pace
era
a
portata
di
mano
.
Allora
calcolai
un
paio
di
settimane
,
mi
sembra
.
Ma
anche
se
dovessero
essere
di
più
...
Basta
,
non
voglio
parlare
più
del
Vietnam
.
Non
posso
permettermelo
,
in
questo
momento
.
Ogni
parola
che
dico
diventa
notizia
.
Alla
fine
di
novembre
forse
...
Senta
,
perché
non
ci
vediamo
alla
fine
di
novembre
?
Perché
è
più
interessante
ora
,
dottor
Kissinger
.
Perché
Thieu
,
per
esempio
,
l
'
ha
sfidata
a
parlare
.
Legga
questo
ritaglio
del
«
New
York
Times
»
.
Porta
la
frase
di
Thieu
:
«
Chiedetelo
a
Kissinger
quali
sono
i
punti
che
ci
dividono
,
quali
sono
i
punti
che
non
accetto
»
.
Mi
faccia
leggere
...
Ah
!
No
,
non
gli
risponderò
.
Non
terrò
conto
di
questo
invito
.
Ha
già
risposto
lui
,
dottor
Kissinger
.
Lo
ha
già
detto
lui
che
il
punto
dolente
nasce
dal
fatto
che
,
secondo
l
'
accordo
da
lei
accettato
,
le
truppe
nordvietnamite
resteranno
nel
Vietnam
del
Sud
.
Dottor
Kissinger
,
crede
che
riuscirà
mai
a
convincere
Thieu
?
Crede
che
l
'
America
dovrà
firmare
con
Hanoi
separatamente
?
Non
me
lo
chieda
.
Io
devo
attenermi
a
ciò
che
ho
detto
pubblicamente
dieci
giorni
fa
...
Non
posso
,
non
devo
considerare
un
'
ipotesi
che
penso
non
si
verificherà
.
Un
'
ipotesi
che
non
deve
verificarsi
.
Io
posso
dirle
soltanto
che
noi
siamo
determinati
a
fare
questa
pace
,
e
che
la
faremo
comunque
,
nel
più
breve
tempo
possibile
dopo
il
mio
nuovo
incontro
con
Le
Duc
Tho
.
Thieu
può
dire
ciò
che
vuole
.
È
affar
suo
.
Dottor
Kissinger
,
se
le
mettessi
una
rivoltella
alla
tempia
e
le
ingiungessi
di
scegliere
tra
una
cena
con
Thieu
e
una
cena
con
Le
Duc
Tho
...
chi
sceglierebbe
?
Non
posso
rispondere
a
questa
domanda
.
E
se
vi
rispondessi
io
dicendo
:
mi
piace
pensare
che
lei
andrebbe
più
volentieri
a
cena
con
Le
Duc
Tho
?
Non
posso
,
non
posso
...
non
voglio
rispondere
a
questa
domanda
.
Può
rispondere
a
questa
domanda
allora
:
le
è
piaciuto
Le
Duc
Tho
?
Sì
.
L
'
ho
trovato
un
uomo
molto
dedicato
alla
sua
causa
,
molto
serio
,
molto
forte
,
e
sempre
cortese
,
educato
.
Talvolta
anche
assai
duro
,
anzi
difficile
da
trattare
:
ma
questa
è
una
cosa
che
ho
sempre
rispettato
in
lui
.
Sì
,
io
rispetto
molto
Le
Duc
Tho
.
Naturalmente
il
nostro
rapporto
è
stato
molto
professionale
ma
credo
...
credo
di
aver
avvertito
una
certa
dolcezza
dietro
alle
sue
spalle
.
E
vero
,
ad
esempio
,
che
a
momenti
riuscivamo
perfino
a
scherzare
.
Dicevamo
che
un
giorno
io
sarei
andato
a
insegnare
relazioni
internazionali
all
'
Università
di
Hanoi
e
che
lui
sarebbe
venuto
a
insegnare
marxismo
-
leninismo
all
'
Università
Harvard
.
Be
'
,
definirei
buoni
i
nostri
rapporti
.
Direbbe
la
stessa
cosa
per
Thieu
?
Anche
con
Thieu
avevo
buoni
rapporti
.
Prima
...
Già
,
prima
.
I
sudvietnamiti
l
'
hanno
detto
che
non
vi
siete
salutati
come
i
migliori
amici
.
Che
hanno
detto
?
Sì
.
Affermerebbe
il
contrario
,
dottor
Kissinger
?
Ecco
...
Certo
avevamo
e
abbiamo
i
nostri
punti
di
vista
.
E
non
necessariamente
gli
stessi
punti
di
vista
.
Dunque
diciamo
che
ci
siamo
salutati
da
alleati
,
io
e
Thieu
.
Dottor
Kissinger
,
che
Thieu
fosse
un
osso
più
duro
di
quanto
si
credeva
è
ormai
dimostrato
.
Dunque
,
anche
nei
riguardi
di
Thieu
,
sente
di
aver
fatto
tutto
ciò
che
v
'
era
da
fare
oppure
spera
di
poter
fare
ancora
qualcosa
?
Insomma
,
si
sente
ottimista
sul
problema
Thieu
?
Sì
che
mi
sento
ottimista
!
Ho
ancora
qualcosa
da
fare
!
Molto
da
fare
!
Non
ho
affatto
finito
,
non
abbiamo
affatto
finito
!
E
non
mi
sento
impotente
.
Non
mi
sento
scoraggiato
.
Affatto
.
Mi
sento
pronto
,
fiducioso
.
Ottimista
.
Se
non
posso
parlare
di
Thieu
,
se
non
posso
dirle
ciò
che
stiamo
facendo
a
questo
punto
delle
trattative
,
ciò
non
significa
che
mi
appresti
a
perdere
la
fiducia
di
sistemare
ogni
cosa
entro
il
tempo
che
dico
.
Ecco
perché
è
inutile
che
Thieu
chieda
a
voi
giornalisti
di
farmi
definire
i
punti
su
cui
non
ci
troviamo
d
'
accordo
.
È
così
inutile
che
non
mi
innervosisco
neanche
a
tale
richiesta
.
Del
resto
io
non
sono
un
tipo
che
si
lascia
trascinare
dalle
emozioni
.
Le
emozioni
non
servono
a
niente
.
Meno
che
a
tutto
servono
a
raggiunger
la
pace
.
Ma
chi
muore
,
chi
sta
morendo
,
ha
fretta
,
dottor
Kissinger
.
Sui
giornali
di
stamane
c
'
era
una
fotografia
tremenda
:
quella
di
un
giovanissimo
vietcong
morto
due
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
poi
c
'
era
una
notizia
tremenda
:
quella
dei
22
americani
morti
sull
'
elicottero
abbattuto
da
una
granata
vietcong
,
tre
giorni
dopo
il
31
ottobre
.
E
mentre
lei
condanna
la
fretta
,
il
dipartimento
americano
della
Difesa
invia
nuove
armi
e
nuove
munizioni
a
Thieu
,
Hanoi
fa
lo
stesso
.
Quello
era
inevitabile
.
Succede
sempre
prima
di
un
cessate
il
fuoco
.
Non
ricorda
le
manovre
che
avvennero
nel
Medio
Oriente
al
momento
del
cessate
il
fuoco
?
Durarono
almeno
due
anni
.
Sa
,
il
fatto
che
noi
si
mandi
altre
armi
a
Saigon
e
che
Hanoi
mandi
altre
armi
ai
nordvietnamiti
installati
nel
Sud
Vietnam
non
significa
nulla
.
Nulla
.
Nulla
.
E
non
mi
faccia
parlare
ancora
del
Vietnam
,
la
prego
.
Non
vuol
parlare
neanche
del
fatto
che
,
secondo
molti
,
l
'
accordo
accettato
da
lei
e
da
Nixon
sia
praticamente
un
atto
di
resa
ad
Hanoi
?
È
un
'
assurdità
!
È
un
'
assurdità
dire
che
il
presidente
Nixon
,
un
presidente
che
dinanzi
all
'
Unione
Sovietica
e
alla
Cina
comunista
e
in
vista
delle
sue
stesse
elezioni
ha
assunto
un
atteggiamento
di
assistenza
e
di
difesa
per
il
Sud
Vietnam
contro
ciò
che
egli
considerava
un
'
invasione
nordvietnamita
...
è
un
'
assurdità
pensare
che
un
simile
presidente
possa
arrendersi
ad
Hanoi
.
E
perché
dovrebbe
arrendersi
proprio
ora
?
Ciò
che
noi
abbiamo
fatto
non
è
stato
arrenderci
.
È
stato
dare
al
Sud
Vietnam
un
'
opportunità
di
sopravvivere
in
condizioni
che
sono
,
oggi
,
più
politiche
che
militari
.
Ora
tocca
ai
sudvietnamiti
vincere
la
gara
politica
che
li
attende
.
Come
abbiamo
sempre
detto
.
Se
lei
paragona
l
'
accordo
accettato
con
le
nostre
proposte
dell'8
maggio
,
si
accorge
che
si
tratta
quasi
della
stessa
cosa
.
Non
vi
sono
grosse
differenze
tra
ciò
che
noi
proponemmo
lo
scorso
maggio
e
ciò
che
lo
schema
dell
'
accordo
accettato
contiene
.
Non
abbiamo
posto
nuove
clausole
,
non
abbiamo
fatto
altre
concessioni
.
Respingo
totalmente
e
assolutamente
il
giudizio
della
«
resa
»
.
Ma
,
e
ora
basta
davvero
parlare
del
Vietnam
.
Parliamo
di
Machiavelli
,
di
Cicerone
,
di
tutto
fuorché
del
Vietnam
.
Parliamo
della
guerra
,
dottor
Kissinger
.
Lei
non
è
pacifista
,
vero
?
No
,
non
credo
proprio
di
esserlo
.
Anche
se
rispetto
i
pacifisti
genuini
,
non
sono
d
'
accordo
con
nessun
pacifista
e
in
particolare
coi
pacifisti
a
metà
:
sa
,
quelli
che
sono
pacifisti
da
una
parte
e
tutt
'
altro
che
pacifisti
dall
'
altra
.
I
soli
pacifisti
con
cui
accetto
di
parlare
sono
coloro
che
sopportano
fino
in
fondo
le
conseguenze
della
non
violenza
:
ma
anche
con
loro
ci
parlo
volentieri
solo
per
dirgli
che
saranno
schiacciati
dalla
volontà
dei
più
forti
e
che
il
loro
pacifismo
può
portarli
soltanto
a
orribili
sofferenze
.
La
guerra
non
è
un
'
astrazione
,
è
qualcosa
che
dipende
dalle
condizioni
.
La
guerra
contro
Hitler
,
ad
esempio
,
era
necessaria
.
Con
ciò
non
voglio
dire
che
la
guerra
sia
di
per
sé
necessaria
,
che
le
nazioni
debbono
farla
per
mantenere
la
loro
virilità
.
Voglio
dire
che
esistono
princìpi
per
i
quali
le
nazioni
devono
essere
preparate
a
combattere
.
E
della
guerra
in
Vietnam
cosa
ha
da
dirmi
,
dottor
Kissinger
?
Lei
non
è
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
,
mi
pare
.
Come
avrei
potuto
?
Neanche
prima
di
avere
la
posizione
che
ho
oggi
...
No
,
non
sono
mai
stato
contro
la
guerra
in
Vietnam
.
Ma
non
trova
che
Schlesinger
abbia
ragione
quando
dice
che
la
guerra
in
Vietnam
è
riuscita
solo
a
provare
come
mezzo
milione
di
americani
con
tutta
la
loro
tecnologia
fossero
incapaci
di
sconfiggere
uomini
male
armati
e
vestiti
di
un
pigiama
nero
?
Questo
è
un
altro
problema
.
Se
è
un
problema
che
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
necessaria
,
una
guerra
giusta
,
piuttosto
che
...
Giudizi
del
genere
dipendono
dalla
posizione
che
uno
assume
quando
il
paese
è
già
coinvolto
nella
guerra
e
non
resta
che
da
concepire
il
metodo
per
tirarlo
fuori
.
Dopo
tutto
,
il
mio
,
il
nostro
ruolo
è
stato
quello
di
ridurre
sempre
di
più
la
misura
in
cui
l
'
America
era
coinvolta
nella
guerra
,
e
poi
finire
la
guerra
.
In
ultima
analisi
la
storia
dirà
chi
ha
fatto
di
più
:
se
coloro
che
hanno
lavorato
criticando
e
basta
o
noi
che
abbiamo
tentato
di
ridurre
la
guerra
e
poi
l
'
abbiamo
finita
.
Sì
,
il
giudizio
spetta
ai
posteri
.
Quando
un
paese
è
coinvolto
in
una
guerra
non
basta
dire
:
bisogna
finirla
.
Bisogna
finirla
con
criterio
.
E
questo
è
ben
diverso
dal
dire
che
entrare
in
quella
guerra
fu
giusto
.
Ma
non
trova
,
dottor
Kissinger
,
che
sia
stata
una
guerra
inutile
?
Su
questo
posso
essere
d
'
accordo
.
Ma
non
dimentichiamo
che
la
ragione
per
cui
entrammo
in
quella
guerra
fu
per
impedire
che
il
Sud
fosse
mangiato
dal
Nord
,
fu
per
permettere
che
il
Sud
restasse
al
Sud
.
Naturalmente
con
ciò
non
voglio
dire
che
il
nostro
obbiettivo
fosse
solo
questo
...
Fu
anche
qualcosa
di
più
...
Ma
oggi
io
non
sono
nella
posizione
di
giudicare
se
la
guerra
in
Vietnam
sia
stata
giusta
o
no
,
se
entrarci
sia
stato
utile
o
inutile
.
Ma
stiamo
ancora
parlando
del
Vietnam
?
Sì
.
E
,
sempre
parlando
del
Vietnam
,
crede
di
poter
dire
che
questi
negoziati
sono
stati
e
sono
l
'
impresa
più
importante
della
sua
carriera
e
magari
della
sua
vita
?
Sono
stati
l
'
impresa
più
difficile
.
Spesso
anche
la
più
dolorosa
.
Ma
forse
non
è
neanche
giusto
definirli
l
'
impresa
più
difficile
:
è
più
esatto
dire
che
sono
stati
l
'
impresa
più
dolorosa
.
Perché
mi
hanno
coinvolto
emotivamente
.
Vede
,
avvicinarsi
alla
Cina
è
stato
un
lavoro
intellettualmente
difficile
ma
non
emotivamente
difficile
.
La
pace
in
Vietnam
invece
è
stato
un
lavoro
emotivamente
difficile
.
Quanto
a
definire
quei
negoziati
come
la
cosa
più
importante
che
ho
fatto
...
No
,
ciò
che
io
volevo
raggiungere
non
era
soltanto
la
pace
in
Vietnam
:
erano
tre
cose
.
Quest
'
accordo
,
l
'
avvicinamento
alla
Cina
e
un
nuovo
rapporto
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Io
ho
sempre
tenuto
molto
al
problema
di
un
rapporto
nuovo
con
l
'
Unione
Sovietica
.
Direi
non
meno
che
all
'
avvicinamento
alla
Cina
e
alla
fine
della
guerra
in
Vietnam
.
E
ce
l
'
ha
fatta
.
È
riuscito
il
colpo
della
Cina
,
è
riuscito
il
colpo
della
Russia
,
è
quasi
riuscito
il
colpo
della
pace
in
Vietnam
.
Così
a
questo
punto
le
chiedo
,
dottor
Kissinger
,
ciò
che
chiedevo
agli
astronauti
quando
andavano
sulla
Luna
:
«
What
after
that
?
Cosa
farai
dopo
la
Luna
,
cosa
potrai
fare
di
più
del
tuo
mestiere
di
astronauta
?
»
.
Ah
!
E
cosa
le
rispondevano
gli
astronauti
?
Restavano
confusi
e
mi
rispondevano
:
«
Vedremo
...
Non
lo
so
»
.
Anch
'
io
.
Non
lo
so
proprio
cosa
farò
dopo
.
Però
,
contrariamente
agli
astronauti
,
non
ne
resto
confuso
.
Nella
mia
vita
io
ho
sempre
trovato
tante
cose
da
fare
e
son
certo
che
quando
avrò
lasciato
questo
posto
...
Naturalmente
avrò
bisogno
di
un
periodo
di
recupero
,
di
un
periodo
di
decompressione
:
non
ci
si
può
trovare
nella
posizione
in
cui
mi
trovo
io
,
poi
abbandonarla
e
incominciare
subito
qualcos
'
altro
.
Però
,
una
volta
decompresso
,
son
sicuro
di
trovare
un
'
attività
per
cui
valga
la
pena
.
Non
ci
voglio
pensare
ora
:
influenzerebbe
le
mie
...
il
mio
lavoro
.
Stiamo
attraversando
un
periodo
così
rivoluzionario
che
pianificare
la
propria
vita
,
oggigiorno
,
è
un
atteggiamento
da
piccoli
borghesi
del
1800
.
Tornerebbe
a
insegnare
ad
Harvard
?
Potrei
.
Ma
è
molto
,
molto
improbabile
.
Ci
sono
cose
più
interessanti
:
e
se
,
con
tutte
le
esperienze
che
ho
avuto
,
non
trovassi
un
modo
di
mantenermi
una
vita
interessante
...
sarà
proprio
colpa
mia
.
Del
resto
,
non
ho
mica
ancora
deciso
di
lasciare
questo
lavoro
.
Mi
piace
molto
,
sa
?
Certo
.
Il
potere
è
sempre
seducente
.
Dottor
Kissinger
,
in
quale
misura
il
potere
l
'
affascina
?
Cerchi
d
'
esser
sincero
.
Lo
sarò
.
Vede
,
quando
si
ha
in
mano
il
potere
,
e
quando
lo
si
ha
in
mano
per
un
lungo
periodo
di
tempo
,
si
finisce
per
considerarlo
come
qualcosa
che
ci
spetta
.
Io
sono
certo
che
,
quando
lascerò
questo
posto
,
avvertirò
la
mancanza
del
potere
.
Tuttavia
il
potere
come
strumento
fine
a
se
stesso
non
ha
alcun
fascino
sopra
di
me
.
Io
non
mi
sveglio
ogni
mattina
dicendo
perbacco
,
non
è
straordinario
che
possa
avere
a
mia
disposizione
un
aereo
,
che
un
'
automobile
con
l
'
autista
mi
attenda
dinanzi
alla
porta
?
Ma
chi
l
'
avrebbe
detto
che
sarebbe
stato
possibile
?
No
,
un
discorso
simile
non
mi
interessa
.
E
,
se
mi
capita
di
farlo
,
non
diviene
certo
un
elemento
determinante
.
Ciò
che
mi
interessa
è
quello
che
si
può
fare
con
il
potere
.
Si
possono
fare
cose
splendide
,
creda
...
Comunque
non
è
stata
la
ricerca
del
potere
a
spingermi
verso
questo
lavoro
.
Se
esamina
il
mio
passato
politico
,
scopre
che
il
presidente
Nixon
non
poteva
rientrare
nei
miei
piani
.
Sono
stato
contro
di
lui
in
ben
tre
elezioni
.
Lo
so
.
Una
volta
ha
persino
dichiarato
che
Nixon
«
non
era
adatto
a
fare
il
presidente
»
.
Le
capita
mai
,
dottor
Kissinger
,
di
sentirsi
imbarazzato
per
questo
con
Nixon
?
Io
non
ricordo
le
parole
esatte
che
posso
aver
pronunciato
contro
Richard
Nixon
.
Ma
suppongo
di
aver
detto
più
o
meno
a
quel
modo
dal
momento
che
si
continua
a
ripeter
la
frase
tra
virgolette
.
Se
l
'
ho
detto
,
comunque
,
ciò
fornisce
la
prova
che
Nixon
non
faceva
parte
dei
miei
piani
di
scalata
al
potere
.
E
quanto
al
fatto
di
sentirmi
imbarazzato
con
lui
...
No
,
non
lo
conoscevo
,
ecco
tutto
.
Verso
di
lui
avevo
l
'
atteggiamento
convenzionale
degli
intellettuali
,
ecco
tutto
.
Io
avevo
torto
.
Il
presidente
Nixon
ha
dimostrato
una
grande
forza
,
una
grande
abilità
.
Anche
nel
chiamarmi
.
Non
l
'
avevo
mai
avvicinato
quando
mi
offrì
questo
lavoro
.
Io
ne
rimasi
sbalordito
.
Dopo
tutto
egli
conosceva
la
scarsa
amicizia
e
la
poca
simpatia
che
avevo
sempre
mostrato
per
lui
.
Oh
,
sì
:
dette
prova
di
grande
coraggio
a
chiamarmi
.
Non
ci
ha
rimesso
,
dottor
Kissinger
.
Fuorché
nell
'
accusa
che
oggi
viene
rivolta
a
lei
:
quella
d
'
essere
la
balia
mentale
di
Nixon
.
È
un
'
accusa
totalmente
priva
di
senso
.
Non
dimentichiamo
che
,
prima
di
conoscermi
,
il
presidente
Nixon
era
stato
molto
attivo
in
politica
estera
.
Essa
era
sempre
stata
il
suo
interesse
divorante
.
Già
prima
che
egli
venisse
eletto
era
risultato
come
la
politica
estera
fosse
per
lui
una
questione
importantissima
.
Ha
idee
molto
chiare
in
proposito
.
È
un
uomo
forte
.
Del
resto
,
non
si
diventa
presidenti
degli
Stati
Uniti
,
non
si
è
nominati
due
volte
candidati
presidenziali
,
non
si
sopravvive
così
a
lungo
in
politica
,
se
si
è
un
uomo
debole
.
Del
presidente
Nixon
lei
può
pensar
quel
che
vuole
,
ma
una
cosa
è
certa
:
non
si
diventa
presidente
due
volte
perché
si
è
lo
strumento
di
qualcun
altro
.
Certe
interpretazioni
sono
romantiche
e
ingiuste
.
Gli
è
molto
affezionato
,
dottor
Kissinger
?
Ho
un
gran
rispetto
per
lui
.
Dottor
Kissinger
,
la
gente
dice
che
a
lei
non
importa
nulla
di
Nixon
.
Dice
che
a
lei
preme
fare
questo
mestiere
e
basta
.
Dice
che
l
'
avrebbe
fatto
con
qualsiasi
presidente
.
Io
non
sono
affatto
sicuro
,
invece
,
che
avrei
potuto
fare
con
un
altro
presidente
ciò
che
ho
fatto
con
lui
.
Un
rapporto
così
particolare
,
voglio
dire
il
rapporto
che
c
'
è
tra
me
e
il
presidente
,
dipende
sempre
dallo
stile
dei
due
uomini
.
In
altre
parole
,
non
conosco
molti
leader
,
e
ne
ho
conosciuti
parecchi
,
che
avrebbero
il
coraggio
di
mandare
il
loro
assistente
a
Pechino
senza
dirlo
a
nessuno
.
Non
conosco
molti
leader
che
lascerebbero
al
loro
assistente
il
compito
di
negoziare
coi
nordvietnamiti
,
di
ciò
informando
solo
un
minuscolo
gruppo
di
persone
.
Davvero
,
certe
cose
dipendono
dal
tipo
di
presidente
,
ciò
che
ho
fatto
è
stato
possibile
perché
me
lo
ha
reso
possibile
lui
.
Eppure
lei
fu
consigliere
anche
di
altri
presidenti
.
Anzi
di
presidenti
avversari
a
Nixon
.
Parlo
di
Kennedy
,
Johnson
...
La
mia
posizione
verso
tutti
i
presidenti
è
sempre
stata
quella
di
lasciare
a
loro
il
compito
di
decidere
se
volevano
o
non
volevano
conoscere
il
mio
parere
.
Quando
me
lo
chiedevano
,
io
glielo
davo
:
dicendo
a
tutti
,
indiscriminatamente
,
ciò
che
pensavo
.
Non
me
ne
è
mai
importato
del
partito
cui
essi
appartenevano
.
Ho
risposto
con
la
stessa
indipendenza
alle
domande
di
Kennedy
,
di
Johnson
,
di
Nixon
.
Ho
dato
loro
gli
stessi
consigli
.
Con
Kennedy
fu
più
difficile
,
è
vero
.
Infatti
si
usa
dire
che
non
andavo
troppo
d
'
accordo
con
lui
.
Be
'
...
sì
:
sostanzialmente
fu
colpa
mia
.
A
quel
tempo
ero
troppo
più
immaturo
di
adesso
.
E
poi
ero
un
consigliere
a
tempo
perso
,
non
si
può
influenzare
la
politica
giornaliera
di
un
presidente
se
lo
vedi
due
volte
la
settimana
mentre
gli
altri
lo
vedono
sette
giorni
la
settimana
.
Voglio
dire
...
con
Kennedy
e
con
Johnson
io
non
fui
mai
in
una
posizione
paragonabile
a
quella
che
ho
adesso
con
Nixon
.
Nessun
machiavellismo
,
dottor
Kissinger
?
No
,
nessuno
.
Perché
?
Perché
in
alcuni
momenti
,
ascoltandola
,
vien
fatto
di
chiedersi
non
quanto
lei
abbia
influenzato
il
presidente
degli
Stati
Uniti
ma
quanto
Machiavelli
abbia
influenzato
lei
.
In
nessun
modo
.
V
'
è
davvero
molto
poco
,
nel
mondo
contemporaneo
,
che
si
possa
accettare
o
usare
di
Machiavelli
.
In
Machiavelli
io
trovo
interessante
soltanto
il
suo
modo
di
considerare
la
volontà
del
principe
.
Interessante
,
ma
non
al
punto
di
influenzarmi
.
Se
vuoi
sapere
chi
mi
ha
influenzato
di
più
,
le
rispondo
coi
nomi
di
due
filosofi
:
Spinoza
e
Kant
.
Sicché
è
curioso
che
lei
scelga
di
associarmi
a
Machiavelli
.
La
gente
mi
associa
piuttosto
al
nome
di
Metternich
.
Il
che
addirittura
è
infantile
.
Su
Metternich
io
ho
scritto
soltanto
un
libro
che
doveva
essere
l
'
inizio
di
una
lunga
serie
di
libri
sulla
costruzione
e
la
disintegrazione
dell
'
ordine
internazionale
nel
diciannovesimo
secolo
.
Era
una
serie
che
doveva
concludersi
con
la
Prima
guerra
mondiale
.
Tutto
qui
.
Non
può
esserci
nulla
in
comune
tra
me
e
Metternich
.
Lui
era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
,
dal
centro
dell
'
Europa
,
ci
volevano
tre
settimane
per
andare
da
un
continente
all
'
altro
.
Era
cancelliere
e
ministro
degli
Esteri
in
un
periodo
in
cui
le
guerre
erano
fatte
da
militari
di
professione
e
la
diplomazia
era
nelle
mani
degli
aristocratici
.
Come
si
può
paragonare
ciò
col
mondo
d
'
oggi
,
un
mondo
dove
non
esiste
nessun
gruppo
omogeneo
di
leader
,
nessuna
situazione
interna
omogenea
,
nessuna
realtà
culturale
omogenea
?
Dottor
Kissinger
,
ma
come
spiega
l
'
incredibile
divismo
che
la
distingue
,
come
spiega
il
fatto
d
'
essere
quasi
più
famoso
e
popolare
di
un
presidente
?
Ha
una
tesi
su
questa
faccenda
?
Sì
,
ma
non
gliela
dirò
.
Perché
non
coincide
con
la
tesi
dei
più
.
La
tesi
dell
'
intelligenza
ad
esempio
.
L
'
intelligenza
non
è
poi
così
importante
nell
'
esercizio
del
potere
e
,
spesso
,
addirittura
non
serve
.
Allo
stesso
modo
di
un
capo
di
Stato
,
un
tipo
che
fa
il
mio
mestiere
non
ha
bisogno
d
'
essere
troppo
intelligente
.
La
mia
tesi
è
completamente
diversa
ma
,
le
ripeto
,
non
gliela
dirò
.
Perché
dovrei
,
finché
sono
nel
mezzo
del
mio
lavoro
?
Mi
dica
piuttosto
la
sua
.
Sono
certo
che
anche
lei
ha
una
tesi
sui
motivi
della
mia
popolarità
.
Non
ne
sono
certa
,
dottor
Kissinger
.
Sto
cercandola
,
una
tesi
,
attraverso
questa
intervista
.
E
non
la
trovo
.
Suppongo
che
alla
radice
di
tutto
vi
sia
il
successo
.
Voglio
dire
:
come
a
un
giocatore
di
scacchi
,
le
sono
andate
bene
due
o
tre
mosse
.
La
Cina
anzitutto
.
Alla
gente
piace
chi
gioca
a
scacchi
e
si
mangia
il
re
.
Sì
,
la
Cina
è
stata
un
elemento
importantissimo
nella
meccanica
del
mio
successo
.
E
tuttavia
il
punto
principale
non
è
quello
.
Il
punto
principale
...
Ma
sì
,
glielo
dirò
.
Tanto
che
me
ne
importa
?
Il
punto
principale
nasce
dal
fatto
che
io
abbia
sempre
agito
da
solo
,
Agli
americani
ciò
piace
immensamente
.
Agli
americani
piace
il
cow
-
boy
che
guida
la
carovana
andando
avanti
da
solo
sul
suo
cavallo
,
il
cowboy
che
entra
tutto
solo
nella
città
,
nel
villaggio
,
col
suo
cavallo
e
basta
.
Magari
senza
neanche
una
rivoltella
perché
lui
non
spara
.
Lui
agisce
e
basta
:
dirigendosi
nel
posto
giusto
al
momento
giusto
.
Insomma
,
un
western
.
Ho
capito
.
Lei
si
vede
come
una
specie
di
Henry
Fonda
disarmato
e
pronto
a
menar
botte
per
onesti
ideali
.
Solitario
,
coraggioso
...
Non
necessariamente
coraggioso
.
Infatti
a
questo
cow
-
boy
non
serve
essere
coraggioso
.
Gli
basta
e
gli
serve
essere
solo
:
dimostrare
agli
altri
che
entra
in
città
e
fa
tutto
da
solo
.
Questo
personaggio
romantico
,
stupefacente
,
mi
si
addice
proprio
perché
esser
solo
ha
sempre
fatto
parte
del
mio
stile
o
,
se
preferisce
,
della
mia
tecnica
.
Insieme
all
'
indipendenza
.
Oh
,
quella
è
molto
importante
in
me
e
per
me
.
Infine
,
la
convinzione
.
Io
sono
sempre
convinto
di
dover
fare
quello
che
faccio
.
E
la
gente
lo
sente
,
ci
crede
.
E
io
ci
tengo
al
fatto
che
mi
creda
:
quando
si
commuove
o
si
conquista
qualcuno
,
non
lo
si
deve
imbrogliare
.
Non
si
può
nemmeno
calcolare
e
basta
.
Alcuni
credono
che
io
progetti
con
cura
quali
saranno
le
conseguenze
,
sul
pubblico
,
di
una
mia
iniziativa
o
di
una
mia
fatica
.
Credono
che
tale
preoccupazione
non
abbandoni
la
mia
mente
.
Invece
le
conseguenze
di
ciò
che
faccio
,
voglio
dire
il
giudizio
del
pubblico
,
non
mi
hanno
mai
tormentato
.
Io
non
chiedo
popolarità
,
non
cerco
popolarità
.
Anzi
,
se
vuoi
proprio
saperlo
,
non
me
ne
importa
nulla
della
popolarità
.
Non
ho
affatto
paura
di
perdere
il
mio
pubblico
,
posso
permettermi
di
dire
ciò
che
penso
.
Sto
alludendo
alla
genuinità
che
v
'
è
in
me
.
Se
io
mi
lasciassi
turbare
dalle
reazioni
del
pubblico
,
se
mi
muovessi
spinto
soltanto
da
una
tecnica
calcolata
,
non
combinerei
nulla
.
Guardi
gli
attori
:
quelli
veramente
buoni
non
si
servono
solo
della
tecnica
.
Recitano
allo
stesso
tempo
seguendo
una
tecnica
e
la
loro
convinzione
.
Sono
genuini
come
me
.
Non
dico
che
tutto
ciò
debba
durare
per
sempre
.
Anzi
,
può
evaporare
con
la
stessa
velocità
con
cui
è
venuto
.
Tuttavia
per
ora
c
'
è
.
Sta
forse
dicendomi
che
lei
è
un
uomo
spontaneo
,
dottor
Kissinger
?
Mio
dio
:
se
metto
da
parte
Machiavelli
,
il
primo
personaggio
con
cui
mi
viene
naturale
associarla
è
quello
di
un
matematico
freddo
,
controllato
fino
allo
spasimo
.
Mi
sbaglierò
,
ma
lei
è
un
uomo
molto
freddo
,
dottor
Kissinger
.
Nella
tattica
,
non
nella
strategia
.
Infatti
credo
più
nei
rapporti
umani
che
nelle
idee
.
Uso
le
idee
ma
ho
bisogno
di
rapporti
umani
,
come
ho
dimostrato
nel
mio
lavoro
.
Ciò
che
mi
è
successo
,
in
fondo
,
non
mi
è
successo
per
caso
?
Perbacco
,
io
ero
un
professore
totalmente
sconosciuto
.
Come
potevo
dire
a
me
stesso
:
«
Ora
manovro
le
cose
in
modo
da
diventare
internazionalmente
famoso
»
?
Sarebbe
stata
pura
follia
.
Volevo
essere
dove
accadono
le
cose
,
sì
,
ma
non
ho
mai
pagato
un
prezzo
per
esserci
.
Non
ho
mai
fatto
concessioni
.
Mi
son
sempre
lasciato
guidare
dalle
decisioni
spontanee
.
Uno
potrebbe
dire
:
allora
è
successo
perché
doveva
succedere
.
Si
dice
sempre
così
quando
le
cose
sono
successe
.
Non
si
dice
mai
così
delle
cose
che
non
succedono
:
non
è
mai
stata
scritta
la
storia
delle
cose
non
successe
.
In
un
certo
senso
,
però
,
io
sono
un
fatalista
.
Credo
nel
destino
.
Sono
convinto
,
sì
,
che
ci
si
debba
battere
per
raggiungere
uno
scopo
.
Ma
credo
anche
che
vi
siano
limiti
alla
lotta
che
l
'
uomo
può
fare
per
raggiungere
uno
scopo
.
Un
'
altra
cosa
,
dottor
Kissinger
:
ma
come
fa
a
mettere
insieme
le
tremende
responsabilità
che
si
è
assunto
e
la
frivola
reputazione
di
cui
gode
?
Come
fa
a
farsi
prendere
sul
serio
da
Mao
Tse
-
tung
,
da
Ciu
En
-
lai
,
da
Le
Duc
Tho
,
e
poi
farsi
giudicare
come
uno
spensierato
seduttore
di
donne
o
addirittura
un
playboy
?
Non
la
imbarazza
?
Nient
'
affatto
.
Perché
dovrebbe
imbarazzarmi
quando
vado
a
negoziare
con
Le
Duc
Tho
?
Quando
parlo
con
Le
Duc
l
'
ho
so
cosa
devo
fare
con
Le
Duc
Tho
e
quando
sono
con
le
ragazze
so
cosa
devo
fare
con
le
ragazze
.
D
'
altronde
,
Le
Duc
Tho
non
accetta
mica
di
negoziare
con
me
perché
rappresento
un
esempio
di
pura
rettitudine
.
Accetta
di
negoziare
con
me
perché
vuole
alcune
cose
da
me
allo
stesso
modo
in
cui
io
voglio
alcune
cose
da
lui
.
Guardi
,
nel
caso
di
Le
Duc
Tho
,
come
nel
caso
di
Ciu
En
-
lai
e
di
Mao
Tse
-
tung
,
io
penso
che
la
reputazione
di
playboy
mi
sia
stata
e
mi
sia
utile
perché
ha
servito
e
serve
a
rassicurare
la
gente
.
A
dimostrarle
che
io
non
sono
un
pezzo
da
museo
.
Comunque
,
quella
reputazione
da
frivolo
mi
diverte
.
E
pensare
che
io
la
ritenevo
una
reputazione
immeritata
,
insomma
una
messa
in
scena
più
che
una
verità
.
Be
'
,
in
parte
è
esagerata
:
ovvio
.
Ma
in
parte
,
ammettiamolo
,
è
vera
.
Ciò
che
conta
non
è
in
quale
misura
sia
vera
o
in
quale
misura
io
mi
dedichi
alle
donne
.
Ciò
che
conta
è
in
quale
misura
le
donne
facciano
parte
della
mia
vita
,
ne
siano
una
preoccupazione
centrale
.
Ebbene
,
non
lo
sono
per
niente
.
Per
me
le
donne
sono
soltanto
un
divertimento
,
un
hobby
.
Nessuno
dedica
tempo
eccessivo
agli
hobby
.
E
che
io
dedichi
loro
un
tempo
limitato
si
capisce
dando
un
'
occhiata
alla
mia
agenda
.
Le
dirò
di
più
:
non
di
rado
preferisco
vedere
i
miei
due
bambini
.
Li
vedo
spesso
,
infatti
,
sebbene
non
come
prima
.
Di
regola
ci
passo
insieme
il
Natale
,
le
feste
importanti
,
diverse
settimane
in
estate
,
e
vado
a
Boston
una
volta
al
mese
.
Per
trovarli
.
Certo
sa
che
sono
divorziato
da
anni
.
No
,
il
fatto
d
'
essere
divorziato
non
mi
pesa
.
Il
fatto
di
non
vivere
coi
miei
bambini
non
mi
dà
complessi
di
colpevolezza
.
Dal
momento
che
il
mio
matrimonio
era
finito
,
e
non
finito
per
colpa
dell
'
uno
o
dell
'
altra
,
non
c
'
era
ragione
di
rinunciare
al
divorzio
.
Del
resto
sono
molto
più
vicino
ai
miei
figli
ora
di
quanto
lo
fossi
quando
ero
marito
della
loro
madre
.
Sono
anche
molto
più
felice
,
ora
,
con
loro
.
Lei
è
contro
il
matrimonio
,
dottor
Kissinger
?
No
.
Quello
del
matrimonio
o
non
matrimonio
è
un
dilemma
che
può
risolversi
come
questione
di
principio
.
Potrebbe
accadere
che
mi
risposassi
...
sì
che
potrebbe
accadere
.
Però
,
sa
:
quando
si
è
persone
serie
come
lo
sono
io
,
dopotutto
,
coesistere
con
qualcun
altro
e
sopravvivere
a
tale
coesistenza
è
molto
difficile
.
II
rapporto
tra
una
donna
e
un
tipo
come
me
è
inevitabilmente
così
complesso
...
Bisogna
andar
cauti
.
Oh
,
mi
è
difficile
spiegare
queste
cose
.
Io
non
sono
una
persona
che
si
confida
coi
giornalisti
.
L
'
ho
capito
,
dottor
Kissinger
.
Non
ho
mai
intervistato
qualcuno
che
sfuggisse
come
lei
alle
domande
e
alle
definizioni
precise
,
nessuno
che
si
difendesse
come
lei
dall
'
altrui
tentativo
di
penetrare
la
sua
personalità
.
È
timido
,
lei
,
dottor
Kissinger
?
Sì
.
Abbastanza
.
Però
in
compenso
credo
d
'
essere
assai
equilibrato
.
Vede
,
c
'
è
chi
mi
dipinge
come
un
personaggio
tormentato
,
misterioso
,
e
chi
mi
dipinge
come
un
tipo
quasi
allegro
che
sorride
sempre
,
ride
sempre
.
Entrambe
le
immagini
sono
inesatte
.
Io
non
sono
né
l
'
uno
né
l
'
altro
.
Sono
...
Non
le
dirò
cosa
sono
.
Non
lo
dirò
mai
a
nessuno
.