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ALLE PORTE D'ITALIA ( SCARFOGLIO EDOARDO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Seduto a un terrazzino che dà sul bastione Malicy in Pinerolo , Edmondo De Amicis guarda : vede davanti il grande scenario delle Alpi , e nella via un vario passaggio di gente ; e poiché ha studiato qualche po ' di storia locale e ha fatto delle escursioni nei dintorni , molte figure di tempi passati gli si levano nella memoria . Non altro mai occorse a lui per fare un libro : un fondo di paese , alquante figurette storiche evocate da un dizionario biografico , e molta pazienza . Appena si senta in possesso di tanta ricchezza , Edmondo si mette all ' opera : stende sopra un foglio di carta una monotona tinta verdolina che rappresenti le forze germinative della natura , e , dove per necessità prospettica l ' erba finisce , diffonde una mano di turchino pallido che rappresenti la letizia del cielo sereno : tra il turchino e il verde , le gambe nel verde e il resto del corpo nel turchino , incolla amorosamente le figurette storiche e le figurette di genere . Poi prende certi suoi fantoccetti , di cui ha sempre in buon dato , e attacca anche quelli , e nel celestiale azzurro incolla due rondini , e tra l ' erba incolla due innamoratucci borghesi che se ne vanno all ' ombra d ' un ombrellino ciaramellando senza malizia , e semina in bel disordine coscrittelli e ordinanzine e caporaletti , e altri pupazzetti avanzatigli dal fondo antico della Vita militare . Il De Amicis in atto di scrivere un libro io non l ' ho veduto mai ; ma non so figurarmelo se non a similitudine d ' un ragazzo che con molta pena fabbrichi un paralume con fantoccetti in decalcomania . Tutti i libri del De Amicis sono paralumi con decalcomanie : la Spagna è un paralume giallo con corse di tori e figurette di toreadori e di andaluse disseminate in giro ; l ' Olanda un paralume verdognolo con imaginette di molini a vento spiccanti dal fondo ; il Marocco un paralume rosso con beduini dormenti al rezzo delle palme ; Costantinopoli un paralume violaceo con cani ; Alle porte d ' Italia , un paralume bianco con una figura grande di Catinat e altre minori di valdesi e di militari piemontesi . Ma che luce proietta la lampada interna ? Ahimè ! era una volta un pallido lume sentimentale : poi s ' è spento anche questo , e resta una mezza dozzina di paralumi accademici che non servono se non per sollazzo dei fanciulli e per mostra nelle vetrine de ' mercanti di paralumi . Detto questo , confesso francamente che stento a trovar altro da dire ; e se il De Amicis non ponesse coscienziosamente , in quella qualunque opera che riesce a fare , tutte quante le sue forze , e se non fosse nel complesso della sua entità d ' uomo e di scrittore degno dell ' affetto e della stima di chi sopra tutte le più brillanti facoltà del pensiero e della fantasia ammira la serietà dei propositi e l ' onestà del lavoro , lo pianterei senz ' oltre occuparmi di lui . E forse questo egli vorrebbe ; ma ora viaggia per l ' America , e questo foglio gli giungerà tra la gioia de ' trionfi americani . Posso dunque , senza timore di troppo recargli dispiacere , fare la dissezione delle due facoltà narrative e delle sue predilezioni al vagabondaggio . Un critico innominato , in un giornale domenicale , ha detto che il De Amicis appartiene a una scuola , la quale oramai ha chiuso le porte per difetto di maestri e di scolari . A quale scuola , di grazia , appartiene egli ? Se s ' ha a giudicare dalle sue simpatie letterarie , parrebbe uno sperimentale . Non è egli un adoratore di Zola ? Se non che , io credo che il critico anonimo si sia lasciato trarre dall ' esca del fare una frase . Scuole , che io mi sappia , in Italia , dal 60 in qua , non ce n ' è state ; anzi io giungerei a dire che nel paese delle Accademie scuole letterarie non siano giunte mai a costituirsi con organismo determinato e con confini precisi . Nemmeno il romanticismo ha potuto avere una propria chiesa gotica , non sacerdoti e sagrestani suoi propri , con riti e cerimonie e pompe distinte dalle feste pagane ; ma si andò insinuando un po ' da per tutto , senza farsi scorgere , nei versi dell ' abate Monti e nella prosa del Foscolo , nei romanzi del Guerrazzi e nelle tragedie del Niccolini ; e quando finalmente in Milano un manipolo di Lombardi levò le bandiere delle nebbie boreali , le distinzioni e le disquisizioni tra romantici e classici non erano più che argomento di chiacchiere ai retori , e da Torino Felice Romani gridava agli strepitanti : pace , pace , pace . Dopo il Manzoni , che razza di scuole educò la gioventù d ' Italia alla partigianeria dell ' arte ? Altro che scuole ! Dopo il Manzoni , avrebbe bensì dovuto dividersi la letteratura italiana in tante scuole elementari , e nutrirsi d ' un sano nutrimento grammaticale . Ma così non fu : gli scrittori , singolarmente di prosa , presero in feroce odio qualunque tirannide scolastica ; e , fra tutti , il De Amicis ebbe una volta a gloriarsi in un cattivo sonetto di non sapere il greco né il latino . Certo , da tanta ignoranza molto male venne ad Edmondo ; ma io credo per altro che il greco ed il latino non gli sarebbero stati di gran giovamento . Egli è uno di quegli scrittori di piccola mente che tutte le facoltà artistiche posseggono in un grado mediocre di potenza , sì che non giungono mai a una tale armonica altezza di concitamento , che la visione erompa come per un natural fatto generativo dalla matrice fantastica . Ha tutte le debolezze : gli manca la rapidità comprensiva e la forza di coesione , poiché né sa vedere le cose complessivamente , né dalle osservazioni singole sa assorgere a una visione unica ; ma va errando di minuzzaglia in minuzzaglia , come chi in un negozio a ogni oggetto si fermi senza energia di scelta , e accumula . Il lettore , se sa , deve da quella disordinata congerie rifarsi nella mente la rappresentazione . Gli mancano dunque le due grandi virtù della visione suggellata perennemente nelle parole : la freschezza e l ' evidenza . La sua prosa è delle più faticose che siansi scritte mai , poiché non si raccoglie per una legge di gravitazione fantastica in tanti gruppi moventisi l ' uno intorno all ' altro armonicamente , e formanti ciascuno nel proprio periodo un organismo parziale che concorra alla vita collettiva della rappresentazione e ne tragga anima e luce , ma si allunga e si estende come una via senza termine polverosa , invano qua e là consolata di siepi e alberata di pioppi . Il periodo del De Amicis non è un periodo : è un fascio di proposizioni susseguentisi e incalzantisi senza nesso , chiuso tra due punti sospensivi . Tra due concetti egli non sa porre che l ' una o l ' altra di queste relazioni : la pausa , o la copula : li congiunge con una preposizione o li separa con una virgola . Così , con un semplicissimo mutamento di segni ortografici , che non sarebbe punto arbitrario , si potrebbe dividere tutta la prosa del De Amicis in una miriade di proposizioni principali , ciascuna constante di soggetto , verbo e attributo , senza incisi , senza circonvoluzione del pensiero . Ora pensino alla gravità di questo peccato quelli che hanno dello stile un criterio sano , quelli che molto si affaticarono a domare questa immensa e viva forza , che è la più sicura misura dell ' intelletto umano . Non pare ad essi che il De Amicis si trovi in uno stato d ' ingenuità grammaticale simile a quello dei bambini , dei popoli primitivi , dei selvaggi africani ? All ' organismo dello stile concorrono tutte le più nobili e più alte energie della mente umana : l ' acume logico e la potenza fantastica , la rapidità intuitiva e la sicurezza dell ' osservazione ; e lo scrittore giunto alla maturità più bella dell ' intelletto , vede veramente nel suo spirito il suo stile moversi come una cosa viva , e raccogliere e animare , con fusione meravigliosa , tutto il materiale grezzo disperso nei centri della sensibilità e del pensiero . Lo stile dunque è da vero il dinamometro del cervello ; e a cui manca la forza ordinatrice del periodo , manca quasi sempre per debolezza innata , o acquisita dal cattivo uso della mente , la potenza procreatrice della fantasia . Ecco perché il De Amicis non ha potuto mai , a malgrado del desiderio suo e de ' molti inviti amichevoli , fare il romanzo ; ecco anche perché , quando dalla rappresentazione singola dell ' uomo , qual ' è nella Vita militare , è voluto assorgere con le Novelle a qualche più complessa e più larga espressione della vita , è caduto miseramente in una insipida volgarità . Così Edmondo , dalla sua debolezza , è stato costretto ad accontentarsi delle minori esplicazioni dell ' arte : ricordi di vita militare e letteraria , divagazioni subbiettive , narrazioni di viaggio . Qui singolarmente ha trovato una certa larghezza di rappresentazione , poiché il mondo è grande e vario , e offre ai descrittori un materiale sconfinato . Pure la varietà della materia non salva dalla monotonia , quando il descrittore non trovi nel suo spirito una forza di rinnovamento e di sviluppo perenne . Leggete l ' Olanda ; e la simmetria meccanica delle descrizioni , e l ' organismo del periodo , e gli aggettivi , e tutto quello che in una narrazione di viaggio è proprio del narratore e non del luogo descritto , vi rammenteranno la Spagna , se bene là si parlava di tori e qui di molini a vento . Di più , a forza di osservare e di descrivere con premeditazione sistematica , è accaduta nel De Amicis una cosa che necessariamente doveva seguire : la stanchezza . Chiunque abbia fatto per sei mesi il cronista d ' un qualunque giornale avrà notato questo fatto : da prima , il giornalista novellino esercita l ' officio suo con entusiasmo : gli pare d ' esser sortito a qualche alta missione di rinnovamento cronistico e civile , e crede che dalla sua cronaca debba tutto il popolo dedurre una strana potenza d ' arte e di vita . Allora egli va volentieri in giro , e passa da una festa da ballo a un ospedale , da una prigione a qualche spettacolo inaugurativo , dal teatro alla questura , dilettandosi di farsi trascinar di notte in carrozza da nolo per le strade deserte . E scrive con lieta effusione d ' animo e d ' intelletto , nella stamperia in movimento , mentre le macchine ruotano i congegni silenziosi e il vapore sbuffa impaziente . L ' odor d ' antimonio e d ' inchiostro gli desta nel cervello un ' ebrezza vivace , e scrive gaiamente , nascendogli nella fantasia imagini e sgorgandogli dalla penna frasi inaspettate . Tutto gli pare nuovo e bello , e va per alquanti giorni in quella freschezza d ' intelletto cogliendo i più vivaci fiori della sua cronaca . Poi comincia una siccità dolorosa . I pranzi inaugurali gli fanno indigestione , e le signore nelle feste non più lo guardano con quella curiosità paurosa che tanto solletica agli esercenti il sacro ministero della stampa i nervi vanitosi , e non avendo denari per pagar la carrozza deve andare a piedi sino alla tipografia . Tosto sopravviene la nausea e la stanchezza : l ' estensione della cronaca diventa il più vile e faticoso d ' ogni mestiere , la stamperia una caverna dove si muore soffocati dal caldo e avvelenati dalle emanazioni del piombo , il cervello si rivolta contro la tortura della procreazione forzata e non esprime più imagini . Come fare ? Si ripescano le vecchie frasi e se ne rivestono le osservazioni nuove ; e in quest ' opera ingrata e lenta del ritagliare abiti vecchi passa la notte , e tutto l ' organismo del cronista si abbandona e si abbatte nel languore di un tedio infinito . Questo è accaduto al De Amicis . Egli , passati i primi bollori , pone una fatica ineffabile a lucidare sulla carta i contorni delle cose vedute , e a colorirli per modo che abbiano una qualunque sembianza di vita . L ' opera sua rassomiglia a quella degli alluminatori d ' iniziali nei codici antichi . Non intendo dunque quelli che vengono a parlare di vecchie scuole e di vecchie tendenze d ' arte . Che scuole e che tendenze d ' arte ? Al De Amicis mancano la luce e il calore interiori , che constituiscono l ' anima o la tendenza subbiettiva d ' uno scrittore . Egli è un giapponese dell ' arte , e lavora con pazienza meravigliosa a costruire al tornio delle sfere concentriche che siano una nell ' altra . Egli anche rassomiglia a quei tanti disgraziati che sono dalle necessità della vita costretti a copiare i quadri dei grandi maestri . Il De Amicis copia invece dal vero , dicono , se bene non manca qualche visitatore dei paesi descritti da lui , che nega ; ma questo non monta : il procedimento d ' arte è il medesimo . Quanto ai risultati … Qui certo troverò molti contraditori . E , primo fra tutti , si oppone l ' editore , il quale , giudicando dal gran numero d ' esemplari che dell ' ultimo libro di Edmondo giornalmente si spacciano , conclude alla sua eccellenza ; poi , con altri argomenti , se bene non di tanto peso quanto questo , altri giungono alla medesima deduzione . Or io non voglio entrare nel gusto del pubblico , il quale , se questi libri gli piacciono , fa bene a comprarli , e neppure voglio andare a rintracciare le ragioni di tanto favore . Il pubblico è capriccioso e instabile negli odii e negli amori : a volte lo assale un volgar desiderio di cibi bestiali , e ricerca i romanzacci di ladroneccio e d ' omicidio e di prostituzione , a volte , invece , ha bisogno di ritemprarsi nelle fresche soavità dell ' idillio , e predilige le tenui espansioni della prosa e la poesia sentimentale ; ora è infastidito e vuol cose che lo distraggano dalla noia , ora pargli d ' aver troppo folleggiato e volentieri piega alle letture serie che gli rinvigoriscono l ' intelletto . Non si può dunque tener conto dell ' opinione sua , tanto più che ad esso sfuggono certe generali ragioni d ' arte , le quali non son confinate entro le pagine d ' un determinato libro , ma si espandono maleficamente intorno . Il pubblico dunque si compiace di questi libri del De Amicis , e li compra : a me , lo dico francamente , recano una noia ineffabile . Io ho letto volentieri i men dilettosi scrittori dell ' antichità , Boezio e Seneca , Quintilliano e Isocrate , e altri che non occorre di nominare per non fare il catalogo delle mie letture ; ma di questi niuno mi ha tanto infastidito , quanto il De Amicis con le sue narrazioni di viaggio . Quanto alla materia , esse sono affatto inutili , poiché non occorre di aver attraversata la Schelda per avvedersi con quanta leggerezza egli scriva della pittura fiamminga , per citare un esempio solo . E poi per sé stessa la narrazione di viaggio , quando non sia studio sociale o politico , è una poverissima e vilissima materia d ' arte . Tutta la virtù dovrebbe dunque star nella forma ; e infatti Teofilo Gautier e gli altri minori artisti francesi che hanno additata la via ad Edmondo , riposero nella forma tutta l ' eccellenza dell ' arte , e accarezzarono la parola con la medesima perfezione di cesello con la quale il Cellini trattò i metalli e le margarite . Ma Edmondo ? Ahimè , non dite , se avete pietà dell ' arte , ch ' egli sia un orafo dello stile ! Non ripetete questo luogo comune , che è una bestemmia . Del suo periodo ho fatto or ora l ' analisi chimica ; e ho mostrato com ' esso sia una conseguenza della scarsa forza imaginosa . Leggendo qualche pagina del De Amicis , a seconda del libro provo una sensazione diversa : mi par di sentire un trotto di bersaglieri in marcia , o di camelli uscenti da Tangeri , o di asinelli accorrenti al forte di Fenestrelle : sempre però un trotterello serrato di proposizioni che si rincorrono affannosamente senza potersi raggiungere mai . È questa l ' oreficeria ?