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LETTERA CRITICA ( MITRAGLIA ORLANDO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Primo . Che la poesia e la prosa presso di noi non siano oramai per poter rovinare più in basso , l ' ho provato con le mie Lettere Critiche . Imperciocché non i più sani principi dell ' arte , ma nemmeno la grammatica del Corticelli e del Puoti siano in onore . Ora sarebbe assunto di ingegno critico veramente grande il provare che non solo ora , ma sino dal principio del secolo tutta l ' arte precipita . Il canonico Balsimelli co ' suoi aurei dialoghetti ha provato a luce meridiana la miseria di quell ' Alessandro Manzoni che i nuovi barbari hanno messo sopra gli altari come vitello d ' oro da adorarsi in Israele , ed altro e più assai , camminando sulle sue gloriose pedate , posso provare io . Imperciocché io stesso , che d ' arte non mi impaccio , sento d ' esser capace di demolire certe fame usurpate che i satrapi del Fanfulla della Domenica e di altri giornali della stessa farina vogliono imporre ai poveri gonzi . Secondo . Chi più noto in Giudea di Giacomo Leopardi ? Ne hanno voluto fare un semidio , ma i suoi piedi di creta , solo a toccarli , si sbriciolano e lo fanno crollare . Imperciocché un mediocre buon senso basta per far vedere la povertà dell ' intreccio di quelle cantilene battezzate inni , e la inverisimiglianza dei caratteri de ' suoi personaggi . Consalvo che muore chiede un bacio ad Elvira ! Come ? Un moribondo può avere simili pensieri ? Sfido chicchessia a provarmelo . Ma , non volendo io rivedere tutte le poesie del Leopardi , mi contenterò di esporre agli onesti ed imparziali le mie sentenze senza pretensione intorno al più breve de ' suoi canti . Imperciocché , se non sono artista , forse e senza forse , posso dire anche il Baretti non lo fu , e pure con la sua Frusta come io con le mie Lettere Critiche , mostrò come il buon giudizio non fosse morto , fece giustizia delle vanità tronfie e prepotenti . Terzo . L ' Infinito ! Per Bacco ! Direte che sarà un poema . Ebbene , sono quindici versi , e per di più , sono sciolti ! I mezzi debbono essere adatti al fine . Ci voleva quindi un canto , non certo infinito , ma almeno tale che potesse abbracciare tutta la grandezza dell ' argomento . Quindici versi ! Ma perché non dieci , non cinque , non uno ? Anzi , perché non una sola parola Infinito ? E poi quale infinito ? Quello dei versi ? Come si fa a capirlo ? Comincia : Sempre caro mi fu quest ' ermo colle E questa siepe . E comincia con uno sproposito . La siepe e il colle sono due , quindi bisogna usare il plurale e dir furono . Bastava dare un ' occhiata al Puoti . Ma il Puoti è un asino , e il Fanfulla della Domenica un grande giornale , il sommo pontefice della nuova letteratura . Dunque si potrà dire io e Carlambrogio andò a Coccolìa ? Queste sono le belle novità grammaticali che ci vogliono dar da bere come se fossero roba di Dante , il quale , a dir vero , spropositi ne fece molti , come provò il povero Ricciardi . E sfido chicchessia a dire il contrario . Quarto . Tiriamo avanti . Sempre caro mi fu quest ' ermo colle E questa siepe , che da tanta parte Dell ' ultimo orizzonte il guardo esclude . Bello e fanfullesco quell ' ultimo attribuito all ' orizzonte ! C ' è dunque il primo ? C ' è il secondo ? Né mi vengano a dire che anche i Latini dicevano ultima all ' isola di Tule . Per essi era appunto l ' ultima , e al di là non credevano che ce ne fossero altre . Ma si dirà forse ultimo all ' orizzonte , perché lo sguardo non giunge più in là ? Per Bacco ! non sanno tutti che ciò dipende dalla sfericità della terra ? Dunque l ' attributo di ultimo , dato all ' orizzonte , è uno sproposito . E domando , poi , se è la siepe che esclude l ' orizzonte dal guardo , o il guardo che esclude la siepe ? Poh che pasticcio . Quinto : Ma sedendo e mirando , interminati Spazi di là da quella e sovrumani Silenzi e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo . Bella broda ! Sedendo e mirando assieme , come se fossero due operazioni che si compiono colle stesse parti del corpo ! Sedeva con gli occhi o mirava col sedere ? Spazi interminati ! ! Questa mo è ignoranza bella e buona ! Se lo spazio è interminato , non ha confini e quindi è infinito . Si può sentire sproposito maggiore in filosofia ? Silenzi sovrumani ! ! ! Ma chi ha mai sentito silenzi sovrumani ? Eccetto che gli spiriti non ce lo vengano a dire , non lo sapremo mai . Perché dunque il poeta adopera un aggettivo che non si può intendere da mente umana , quando vuol spiegare e rendere più evidente un ' idea ? Viene ultima la quiete pro fondissima , come se fosse un pozzo o un buco qualunque . La quiete non è né alta né bassa imperciocché non ha corpo o figura , e disse uno sproposito Virgilio quando disse altissima quiete . E per finire degnamente questa filza di spropositi , il poeta dice : ove per poco Il cor non si spaura . Spaurarsi sta qui per impaurirsi ! Il bianco pel nero , imperciocché , da che la lingua italiana è lingua italiana , anzi da che mondo è mondo , spaurarsi , per l ' esse privativa , vorrà dire smettere la paura , come sfamarsi è cavarsi la fame , sfangarsi togliersi il fango , spopolarsi è contrario di popolarsi e va ' dicendo . E poi qual ' è la nuova fisiologia che insegna che la paura si prova col cuore ? Per Bacco ! Sbaglio nell ' idea e sbaglio nella parola ! Sesto : E come il vento Odo stormir tra queste piante , io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando . E dagliela con questo silenzio infinito , che viceversa poi finisce subito per lo stormire del vento tra le piante ! E poi , perché allora la poesia è intitolata l ' infinito ? Bisognava dire l ' infinito silenzio . e mi sovvien l ' eterno ... Quale ? L ' eterno o eternità in genere , il Padre Eterno o l ' altro eterno Padre di Stradella ? Mistero ! ! E le morte stagioni ... Già ; morte con tutti i sacramenti ! e la presente E viva , e il suon di lei ... La presente chi ? La stagione ? Ma che suono ha una stagione ? E poi , che si ricordi le stagioni passate , si può capire , ma che si ricordi la stagione presente , in un uomo dotato di tanta memoria come il Leopardi , non si capisce . Così tra queste Immensità s ' annega il pensier mio ... Sudate o fuochi ! Un pensiero che s ' annega ! E poi l ' infinito che si contenta di diventare immensità . Poh , che broda ! E il naufragar m ' è dolce in questo mare . Tombola ! E qual mare ? L ' infinito ? il silenzio ? le stagioni ? Indovinala grillo ! E così si chiude questa tra le migliori poesie del Leopardi , con un seicentismo , una oscurità ed uno sproposito , imperciocché è sproposito il dire che naufragare sia dolce ! ! D ' infinito in questi versi non ci sono che la miseria e gli errori , persino di grammatica . Settimo . Mi si potrà obiettare il solito pictoribus atque poetis , e mi si obietta una sciocchezza . È lecito ai pittori ed ai poeti muoversi liberamente nel campo del verisimile e del corretto , non altrove . Il padre Bisso ha dato le regole della poesia , e dentro quelle , si voglia o non si voglia , bisogna stare . Imperciocché si dimentica che Orazio appunto quando concede la libertà ai poeti , due versi dopo vieta loro di fare dei mostri . E poi la poesia non deve proprio dir nulla né al cuore né alla mente ? Il Leopardi dice che s ' immagina l ' infinito e se ne compiace . Ebbene , che sugo c ' è ? Egli non bandisce qualche grande sentenza e nuova , come per esempio : Le liti sono sorelle delle febbri - Nessuno crede d ' esser brutto - La politica è una solenne impostura - Meglio dubitare che credere - L ' uomo sincero non gode favori - e va ' dicendo . Egli non alza la poesia sino alla satira civile e religiosa . Non è egli che avrebbe cantato , coll ' audacia superba dell ' anima grande e libera : Mentre avea Morfeo velate Le mie luci , in sogno ho visto In un trivio Gesù Cristo Che faceva alle sassate . Io gli dissi : Redentore , Così fatta occupazione Non vi fa gran fatto onore : Suvvia , abbiate educazione . E il resto . Questi sono i versi che occorrono all ' evo nostro , e debbono andarsi a riporre i Manzoni , i Leopardi , i Carducci e simili altre fame usurpate . La critica soltanto , la critica larga , serena e grande , non ispirata a sentimenti di bassa invidia , di bile impotente , di pedanteria miserabile e cretina ( i pedanti sono più molesti dei tafani ) , la critica , dico , ha l ' obbligo di rivedere tutte le false sentenze in letteratura . Si vedrebbe allora quanto siano pochi i grandi poeti e prosatori nostri . Due o tre , a dir molto , nel passato ; uno solo vivente , ma che vivrà molto , ad eterna confusione degli sciocchi e dei maligni . Imperciocché , per Bacco , sfido chicchessia a negarlo . La riverisco .