StampaPeriodica ,
Del
genio
militare
e
del
patriotta
si
è
tanto
parlato
e
scritto
;
e
queste
«
Memorie
»
del
resto
offrono
così
poche
novità
e
,
fuori
delle
sue
gesta
militari
,
tacciono
anzi
o
lasciano
nell
'
ombra
tanta
parte
della
sua
vita
pubblica
e
privata
,
che
mi
parrebbe
inutile
parlarne
dal
punto
di
vista
biografico
.
Più
interessante
forse
potrebb
'
essere
uno
studio
psicologico
sull
'
uomo
,
coi
documenti
ch
'
egli
stesso
qua
e
là
,
indirettamente
,
lascia
intravvedere
,
sulla
sua
tempra
fisica
e
morale
.
E
ad
uno
studio
di
questo
genere
queste
Memorie
si
prestano
invece
mirabilmente
.
Per
solito
nelle
autobiografie
degli
uomini
più
o
meno
celebri
,
se
si
eccettuano
le
Confessioni
di
S
.
Agostino
,
di
Rousseau
e
di
pochissimi
altri
,
lo
scrittore
sente
troppo
di
essere
davanti
al
pubblico
;
ed
è
quindi
troppo
preoccupato
dell
'
effetto
che
intende
produrre
e
del
giudizio
dei
suoi
lettori
,
perché
egli
si
lasci
andare
alla
schietta
e
spontanea
descrizione
dei
suoi
pregi
e
difetti
.
Troppo
spesso
l
'
autobiografo
non
è
che
l
'
avvocato
di
sé
stesso
,
come
,
per
esempio
,
nel
«
Memoriale
di
S
.
Elena
»
,
Napoleone
I
.
Ed
anche
quando
lo
scrittore
si
attenga
alla
più
scrupolosa
sincerità
,
il
solo
fatto
ch
'
egli
descriva
direttamente
le
proprie
virtù
o
i
propri
difetti
,
ci
offre
una
verità
psicologica
,
piuttosto
soggettiva
e
personale
,
che
oggettiva
.
Garibaldi
invece
,
nelle
sue
Memorie
,
non
pensa
nemmeno
per
sogno
a
fare
il
suo
ritratto
morale
:
egli
narra
semplicemente
dei
fatti
«
della
maggior
parte
dei
quali
(
come
dice
nella
prefazione
)
fu
testimonio
oculare
.
»
È
soltanto
dagli
scatti
generosi
del
suo
sentimento
,
che
erompe
dinnanzi
agli
spettacoli
maestosi
della
natura
o
si
commove
alla
bellezza
di
una
donna
o
si
elettrizza
nell
'
amore
dell
'
ignoto
e
nella
sete
di
avventure
o
si
afferma
a
magnanima
difesa
degli
stessi
nemici
,
se
ridotti
all
'
impotenza
,
o
si
eleva
alle
aspirazioni
patriottiche
ed
umanitarie
;
è
soltanto
dalle
sue
osservazioni
incidentali
sugli
uomini
e
sulle
cose
o
sulla
politica
dei
popoli
o
sulla
strategia
militare
o
sulla
fortuna
,
ch
'
egli
chiama
più
volte
la
sua
fedele
alleata
;
è
allora
soltanto
,
che
l
'
uomo
inconsciamente
si
rivela
qual
è
ed
il
lettore
sagace
,
dagli
spiragli
aperti
qua
e
là
tra
le
pagine
,
ne
intravede
l
'
anima
colle
sue
luci
sfolgoranti
e
le
sue
penombre
.
Non
altrimenti
l
'
occhio
esperto
del
clinico
trae
,
ben
più
che
dalla
diretta
autobiografia
del
malato
,
da
pochi
sintomi
isolati
ed
oggettivi
la
diagnosi
completa
;
e
lo
sguardo
acuto
del
marinaio
intravede
dalle
poche
punte
di
scogli
,
sparsi
a
fior
d
'
acqua
,
tutta
l
'
estensione
di
un
continente
sommerso
.
A
rendere
meno
difficile
e
più
sicuro
questo
saggio
di
osservazione
psicologica
,
per
trarre
i
lineamenti
caratteristici
di
una
delle
più
grandi
figure
del
mondo
,
lascieremo
allo
stesso
Garibaldi
il
magistero
della
parola
.
A
noi
riserbiamo
il
compito
modesto
di
raccogliere
e
ordinare
questi
frammenti
psicologici
,
sparsi
qua
e
là
;
come
l
'
artista
veneziano
,
con
un
disegno
regolatore
,
compone
i
variopinti
frammenti
di
vetro
,
in
un
mosaico
,
che
artisticamente
ritragga
qualche
storica
figura
.
E
sarà
questo
uno
dei
più
utili
insegnamenti
,
che
noi
trarremo
dalle
sue
Memorie
;
perché
nulla
vi
è
forse
di
più
fecondo
,
per
l
'
educazione
sociale
,
quanto
il
ravvivare
l
'
ammirazione
e
l
'
esempio
degli
eroi
popolari
,
non
tanto
nelle
loro
doti
più
abbaglianti
della
vita
militare
,
quanto
e
più
nello
specchio
delle
loro
intime
energie
morali
,
che
sono
l
'
anima
stessa
e
perenne
dell
'
umanità
.
Non
alto
di
statura
,
come
molti
dei
grandi
capitani
da
Giulio
Cesare
a
Napoleone
I
,
Garibaldi
ebbe
in
dono
,
oltre
la
testa
e
gli
occhi
soprattutto
,
di
potenza
magnetica
,
una
straordinaria
robustezza
di
fibra
,
che
sorresse
sempre
,
come
solida
impalcatura
,
lo
smagliante
edificio
della
sua
fortunosa
esistenza
.
Nelle
sue
Memorie
abbondano
le
prove
di
privazioni
e
fatiche
,
da
lui
sopportate
,
che
avrebbero
ucciso
qualunque
uomo
non
fosse
di
eccezionale
vigoria
fisiologica
:
e
più
gravi
e
più
dolorose
sono
quelle
sofferte
nell
'
America
Meridionale
.
Al
capitolo
XI
descrive
lo
stato
,
in
cui
fu
trascinato
davanti
a
Millan
,
comandante
di
Gualeguay
ed
esclama
:
«
Sentomi
raccapricciare
ogni
volta
mi
rammento
la
sventuratissima
circostanza
della
mia
vita
.
»
Fu
per
due
ore
sospeso
in
aria
,
legato
per
le
mani
...
«
il
mio
corpo
ardeva
come
una
fornace
....
quando
mi
sciolsero
ero
svenuto
,
diventato
un
cadavere
!
Avevo
attraversato
54
miglia
di
paese
paludoso
,
ove
le
zanzare
sono
insoffribili
nella
stagione
in
cui
eravamo
.
Colle
mani
e
coi
piedi
legati
,
avevo
indurato
le
tremende
percosse
del
moschito
.
»
Presso
la
estancia
di
Bento
Gonçales
,
mentre
aveva
il
comando
di
due
barconi
nel
Camacuan
,
doveva
coi
suoi
compagni
spingere
questi
barconi
a
forza
di
spalle
,
perché
l
'
acqua
del
fiume
era
bassa
«
e
noi
eravamo
obbligati
allora
di
passare
così
nell
'
acqua
,
alle
volte
,
tutta
una
notte
,
non
trovando
riparo
all
'
acqua
del
mare
e
sovente
a
quella
più
fredda
della
pioggia
....
Allora
era
un
vero
tormento
e
bisognava
certo
una
fervida
gioventù
per
sostenersi
e
non
soccombere
»
(
pag
.
41
)
.
Fervida
gioventù
e
più
fervida
energia
psichica
,
per
la
quale
egli
ed
i
suoi
compagni
,
nella
disastrosa
ritirata
verso
Lages
,
vissero
«
per
quattro
giorni
senza
trovar
altro
cibo
che
radici
di
piante
»
e
pur
faticando
per
aprirsi
il
sentiero
«
fra
la
gigantesca
taquara
ammonticchiata
fra
i
pini
colossali
.
»
(
pag
.
72
)
.
Così
,
nelle
battaglie
,
la
fame
e
la
sete
non
erano
estinte
per
intere
giornate
,
e
nel
suo
primo
ritorno
in
Italia
(
1848
)
«
fece
tutta
la
campagna
di
Lombardia
tormentato
dalle
febbri
»
(
pag
.
205
)
;
e
poi
,
esiliato
e
viaggiante
nell
'
America
centrale
coll
'
amico
Carpanetto
,
fu
assalito
«
dalle
terribili
febbri
endemiche
,
che
mi
colpirono
come
un
fulmine
e
mi
prostrarono
»
(
pag
.
268
)
.
Robustezza
di
fibra
fisica
e
morale
,
che
non
gli
venne
meno
neppure
negli
anni
più
avanzati
,
come
ad
Aspromonte
,
dove
a
57
anni
e
col
dolore
delle
lotte
fraterne
,
sofferse
la
fame
«
con
marcie
disastrose
per
sentieri
quasi
impraticabili
,
»
dove
«
alcune
patate
non
mature
furono
raccolte
e
crude
servirono
d
'
alimento
»
(
pagina
403
)
.
A
62
anni
nella
romantica
sua
fuga
da
Caprera
«
indebolito
dagli
anni
e
dai
malanni
»
ma
infiammato
dalla
sua
fede
«
O
Roma
o
morte
»
guada
il
canale
tra
Caprera
e
l
'
isola
della
Maddalena
e
passa
«
tra
scogli
e
cespugli
,
cogli
stivali
pieni
d
'
acqua
»
(
pag
.
430
)
.
E
tre
anni
dopo
,
questo
vecchio
già
tormentato
e
corroso
dall
'
artrite
,
offre
alla
Francia
«
ciò
che
restava
di
lui
»
e
una
notte
di
quell
'
inverno
rigidissimo
,
a
Dijon
,
dato
l
'
allarme
per
la
presenza
dei
Prussiani
,
si
alza
e
corre
agli
avamposti
«
con
le
vie
cristallizzate
dal
ghiaccio
e
mentre
nevicava
»
(
pag
.
476
)
.
In
uomini
di
questa
tempra
,
che
alla
congenita
robustezza
organica
,
aggiungono
l
'
abitudine
delle
battaglie
,
delle
stragi
,
del
sangue
,
quale
meraviglia
se
il
cuore
si
indurisce
e
il
sentimento
si
raffredda
,
se
pure
non
è
atrofico
già
fin
dalla
nascita
,
come
per
esempio
in
Napoleone
I
?
Ai
documenti
scientifici
del
Taine
,
per
questo
riguardo
,
sulla
atrofia
del
senso
morale
in
quel
grande
genio
militare
e
sulla
enorme
sproporzione
di
sviluppo
tra
la
sua
intelligenza
meravigliosa
e
multiforme
ed
i
suoi
sentimenti
aridi
e
ristretti
,
poco
tolgono
di
valore
le
risposte
,
inspirate
soltanto
dalla
pietà
del
parentado
.
Garibaldi
invece
,
ed
è
questa
una
delle
più
splendide
sue
doti
umane
,
a
quella
robustezza
ferrigna
del
corpo
univa
una
mitezza
ed
una
gentilezza
così
espansiva
di
sentimento
,
una
tale
bontà
di
cuore
,
tanta
ricchezza
di
affetti
delicati
,
che
io
non
so
se
l
'
ammirazione
debba
essere
maggiore
per
il
suo
genio
intellettuale
o
piuttosto
per
questa
prevalenza
in
lui
delle
energie
sentimentali
,
che
sono
tanto
meno
appariscenti
delle
doti
mentali
,
ma
pure
sono
l
'
efflorescenza
più
bella
,
più
nobile
,
più
feconda
della
vita
umana
.
Qualche
compagno
di
Garibaldi
mi
ha
detto
però
,
che
anche
lui
,
nei
momenti
più
decisivi
della
battaglia
,
incitava
alla
strage
con
tutta
la
mimica
della
vera
ferocia
;
ma
questa
osservazione
,
se
dimostra
come
nella
guerra
(
e
così
nei
delitti
di
sangue
per
impeto
di
passione
)
ritornino
a
galla
gli
istinti
più
primitivi
e
selvaggi
anche
negli
uomini
più
miti
,
nulla
toglie
allo
stato
normale
dei
sentimenti
,
passato
l
'
uragano
psicologico
della
battaglia
.
E
la
conferma
si
ha
infatti
da
tutti
quelli
che
,
come
Napoleone
I
,
non
solo
perdevano
i
sentimenti
più
umani
nell
'
eruzione
delle
passioni
più
basse
,
ma
non
li
riacquistavano
né
li
avevano
poi
,
nelle
fasi
più
tranquille
della
vita
,
tranne
la
vernice
,
per
calcolo
mentale
e
tornaconto
sociale
,
delle
più
esterne
convenienze
.
Già
le
sue
Memorie
cominciano
con
un
capitolo
dedicato
ai
genitori
,
che
commuove
per
la
delicatezza
squisita
del
sentimento
,
pure
ripetendo
il
fenomeno
comune
che
i
figli
sentono
più
dolce
e
vivo
il
ricordo
della
madre
,
mentre
per
le
figlie
accade
spesso
del
padre
.
Non
solo
,
perché
la
trasmissione
ereditaria
organica
e
psichica
più
comunemente
si
alterna
per
sesso
dai
genitori
ai
figli
;
ma
anche
perché
negli
affetti
,
che
sono
come
l
'
ombra
dell
'
amore
,
le
profonde
ed
inconscie
affinità
sessuali
operano
come
i
poli
opposti
nella
corrente
elettrica
.
«
Alla
pietà
di
mia
madre
verso
il
prossimo
,
all
'
indole
sua
benefica
e
caritatevole
,
alla
compassione
sua
,
gentile
per
il
tapino
,
per
il
sofferente
non
devo
io
forse
la
poca
carità
patria
,
che
mi
valse
la
simpatia
e
l
'
affetto
dei
miei
infelici
ma
buoni
concittadini
?
«
Oh
!
abbenché
non
superstizioso
certamente
,
non
di
rado
,
nel
più
arduo
della
strepitosa
mia
esistenza
,
sorto
illeso
dai
frangenti
dell
'
Oceano
,
dalle
grandini
del
campo
di
battaglia
,
mi
si
presentava
genuflessa
,
curva
al
cospetto
dell
'
Infinito
,
l
'
amorevole
mia
genitrice
,
implorandolo
per
la
vita
del
nato
dalle
sue
viscere
.
Ed
io
,
benché
poco
credente
all
'
efficacia
della
preghiera
,
n
'
ero
commosso
,
felice
,
o
meno
sventurato
»
(
pag
.
6
)
.
A
parte
le
indagini
psicologiche
,
che
si
potrebbero
fare
sopra
questo
indizio
di
fenomeni
allucinativi
,
così
frequenti
nei
genii
,
è
solo
nelle
opere
predilette
dalla
natura
che
si
riscontrano
simili
armonie
,
chi
pensi
che
quella
pagina
fu
scritta
da
uno
dei
più
grandi
guerrieri
del
mondo
.
E
appena
messo
il
piede
di
ritorno
sul
suolo
d
'
Italia
,
il
suo
pensiero
vola
ancora
alla
madre
.
«
Io
corsi
ad
abbracciare
i
miei
bimbi
e
colei
che
avevo
afflitto
tanto
coll
'
avventurosa
mia
vita
.
Povera
madre
!
La
più
calda
delle
mie
brame
fu
certamente
quella
di
abbellire
e
consolare
i
vostri
ultimi
giorni
;
la
più
calda
delle
vostre
era
naturalmente
di
vedermi
tranquillo
accanto
a
voi
.
Ma
come
si
può
sperare
in
un
periodo
di
quiete
e
goder
del
bene
di
consolarvi
nella
cadente
e
dolorosa
vecchiaia
,
in
questa
terra
di
preti
e
di
ladri
!
»
(
pag
.
189
)
.
E
non
è
solo
per
la
madre
e
per
i
figli
che
il
suo
cuore
ha
i
palpiti
più
generosi
;
benché
egli
non
ami
parlare
di
sé
come
uomo
,
pure
in
queste
Memorie
ne
sono
frequenti
le
prove
.
Fanciullo
ancora
,
egli
si
getta
in
un
fosso
e
salva
una
donna
,
che
vi
era
miseramente
caduta
(
pag
.
7
)
.
Giovinetto
,
assiste
dalla
sua
nave
ad
«
un
tremendo
naufragio
,
la
cui
memoria
gli
rimane
incancellabile
.
»
Impedito
dalla
tempesta
infuriata
a
soccorrere
i
naufraghi
«
alcune
lagrime
sgorgarono
dagli
occhi
»
(
pag
.
12
)
.
Poco
dopo
,
nel
porto
di
Marsiglia
si
getta
in
mare
«
tutto
vestito
di
gala
per
scendere
a
terra
»
e
salva
un
fanciullo
(
pag
.
14
)
e
prodiga
poi
,
giorno
e
notte
,
le
sue
cure
ai
colpiti
dal
colera
(
pag
.
15
)
.
Nel
fanciullo
lampeggia
l
'
uomo
disse
il
poeta
con
felice
intuizione
psicologica
,
che
dovrebbe
trovare
più
feconda
ed
assidua
applicazione
,
che
non
abbia
,
nei
nostri
sistemi
pedagogici
:
e
questa
generosità
di
sentimenti
,
questo
«
cuore
di
angelo
e
di
leone
»
,
com
'
egli
dice
dell
'
americano
Juan
de
la
Cruz
(
pag
.
139
)
,
questa
innata
prevalenza
dell
'
altruismo
sull
'
egoismo
,
che
irradiano
l
'
alba
della
vita
di
Garibaldi
,
con
quella
precocità
non
patologica
,
che
è
propria
dei
genii
,
risplendono
poi
per
tutto
il
ciclo
delle
sue
vicende
e
fra
gli
orrori
delle
battaglie
come
fra
le
ebbrezze
della
vittoria
,
sotto
la
magica
camicia
rossa
come
sotto
il
poncho
leggendario
palpita
sempre
un
cuore
umano
,
nel
più
alto
,
nel
più
nobile
senso
della
parola
.
Corsaro
,
sotto
la
bandiera
del
Rio
Grande
,
catturata
una
sumaca
carica
di
caffé
,
egli
ordina
ai
suoi
compagni
,
che
siano
«
sbarcati
passeggieri
ed
equipaggio
,
dando
loro
la
lancia
della
lumaca
e
permettendo
loro
d
'
imbarcare
,
oltre
le
proprie
suppellettili
,
ogni
vivere
di
loro
piacimento
»
(
pag
.
17
)
.
Imbarcato
sul
piccolo
legno
Rio
Pardo
,
nella
spedizione
di
Santa
Caterina
,
egli
è
rovesciato
in
mare
dalla
tempesta
.
«
Il
legno
fu
capovolto
sulla
destra
ed
io
,
che
mi
trovavo
in
quel
momento
alla
sommità
dell
'
albero
di
trinchetto
,
fui
lanciato
per
ciò
da
quella
parte
,
a
certa
distanza
.
Io
ricordo
bene
che
,
abbenché
in
pericolosissima
circostanza
,
non
pensai
alla
morte
;
ma
sapevo
di
aver
molti
compagni
non
marinai
e
prostrati
dal
mal
di
mare
e
ciò
mi
martoriava
,
sicché
cercai
di
raccogliere
quanti
remi
ed
altri
oggetti
galleggianti
mi
fu
possibile
,
avvicinarli
a
bordo
e
raccomandare
a
tutti
di
prenderne
uno
per
sorreggersi
ed
agevolarsi
a
guadagnar
la
costa
.
»
Un
'
ondata
terribile
li
sommerge
tutti
ed
il
suo
primo
pensiero
,
ritornando
a
galla
,
fu
per
l
'
amico
suo
Luigi
Cariglia
:
«
quando
ricomparvi
,
stordito
dal
colpo
e
dai
vortici
,
che
mi
soffocavano
,
era
scomparso
lo
sfortunato
amico
mio
per
sempre
!
»
Raggiunta
a
fatica
,
la
sponda
,
egli
si
rivolge
e
vede
un
altro
suo
amico
,
Edoardo
Matru
,
che
a
stento
si
regge
nuotando
.
«
Io
amavo
Edoardo
come
un
fratello
e
mi
affannò
oltremodo
la
disperata
sua
condizione
.
Io
mi
slanciai
verso
il
mio
caro
,
per
porgergli
un
legno
che
aveva
servito
a
salvarmi
....
»
(
pag
.
49
)
.
E
sebbene
egli
,
in
questa
pagina
stessa
,
malinconicamente
dica
:
«
mi
sembrava
in
quei
tempi
essere
io
più
sensibile
e
generoso
!
Anche
il
cuore
indurisce
e
inaridiscono
gli
anni
e
i
malanni
!
»
;
pure
,
per
tutta
la
sua
vita
continuano
queste
prove
di
un
angelico
cuore
.
Ecco
com
'
egli
parla
del
saccheggio
di
Imiriù
:
«
Io
desidero
per
me
ed
a
chiunque
altro
non
abbia
dimenticato
di
essere
uomo
,
di
non
essere
obbligato
a
dar
sacco
.
Credo
che
,
per
quanto
vi
sieno
delle
prolisse
relazioni
di
tali
misfatti
,
impossibile
sia
narrarne
minutamente
tutte
le
sozzure
e
nefandità
.
Io
non
ho
avuto
mai
una
giornata
di
tanto
rammarico
e
di
tanta
nausea
per
l
'
umana
famiglia
!
Il
mio
fastidio
e
la
fatica
sofferta
,
in
quel
giorno
nefasto
,
per
raffrenare
almeno
le
violenze
contro
le
persone
,
furono
immensi
e
vi
pervenni
,
credo
,
a
furia
di
sciabolate
e
non
curando
la
mia
vita
»
(
pag
.
61
)
.
È
questa
sublime
altezza
di
sentimento
che
fa
dire
a
Garibaldi
di
un
tenente
di
Montevideo
,
suo
compagno
:
«
codesto
nostro
ufficiale
era
d
'
un
valore
brillante
,
ma
sventuratamente
troppo
sanguinario
»
(
pag
.
141
)
.
E
persino
nel
furore
ebbro
della
battaglia
questa
sua
indole
così
umana
predominava
il
facile
ritorno
degli
istinti
più
lontani
nella
lenta
,
millenaria
elevazione
nostra
dai
nostri
preistorici
progenitori
.
Il
carattere
di
ogni
uomo
fu
giustamente
paragonato
ad
una
successiva
stratificazione
,
in
cui
per
ogni
fase
della
vita
individuale
e
per
ogni
generazione
della
vita
sociale
si
aggiungono
gli
strati
più
recenti
e
più
alti
della
nostra
moralità
;
e
si
elidono
via
via
gli
strati
più
bassi
e
più
profondi
,
rispondenti
alla
vita
preistorica
della
nostra
specie
,
che
sono
il
plasma
originario
ed
inconscio
di
ogni
coscienza
.
Nelle
circostanze
ordinarie
dell
'
esistenza
di
ogni
uomo
,
la
sua
condotta
si
determina
secondo
queste
più
recenti
energie
morali
,
che
perciò
sono
le
prime
a
spegnersi
quando
,
per
esempio
,
una
malattia
mentale
determini
nel
carattere
personale
un
processo
di
degenerazione
.
Nelle
circostanze
eccezionali
poi
,
come
lo
scoppio
di
una
passione
violenta
od
una
battaglia
tra
il
rombo
ed
i
gaz
delle
armi
e
le
grida
di
vittoria
o
di
dolore
e
le
reciproche
suggestioni
,
è
soltanto
nelle
tempre
eccezionali
,
di
più
alta
moralità
,
che
gli
strati
più
profondi
e
meno
umani
non
erompono
,
ma
restano
nel
fondo
,
repressi
dalla
energia
dei
sentimenti
altruistici
,
più
recenti
.
Al
combattimento
del
Dayman
(
Montevideo
)
«
un
nemico
,
a
cui
era
stato
ammazzato
il
cavallo
,
caduto
,
combatté
a
piedi
contro
chi
lo
aveva
rovesciato
e
malgoverno
ne
faceva
quando
giunse
un
altro
de
'
vincitori
,
poi
un
altro
,
finalmente
contro
sei
pugnava
quel
prode
e
,
in
ginocchio
,
perché
ferito
in
una
coscia
:
tardi
io
giunsi
per
salvare
la
vita
di
un
tant
'
uomo
»
(
pag
.
175
)
.
A
Como
,
nel
1848
,
egli
salva
dal
furore
popolare
il
vecchio
generale
Zucchi
,
che
fuggiva
in
Isvizzera
(
pag
.
196
)
.
A
Varese
,
nel
1859
,
fa
raccogliere
i
prigionieri
austriaci
;
e
questi
«
che
giustamente
potevano
pagare
col
loro
sangue
quello
de
'
nostri
preziosi
compagni
assassinati
dall
'
Austria
,
Ciceruacchio
,
Ugo
Bassi
e
tanti
altri
,
furono
invece
trattati
con
cure
forse
più
gentili
ancora
di
quelle
che
si
ebbero
i
nostri
!
Ciò
non
monta
!
L
'
Italia
ben
fa
di
essere
umana
coi
suoi
carnefici
!
Il
perdono
è
l
'
appannaggio
dei
grandi
»
(
pag
.
291
)
.
A
Palermo
,
così
scrive
con
affetto
paterno
de
'
suoi
volontari
:
«
Allora
cominciò
un
periodo
di
riposo
e
tutti
ne
avevano
bisogno
,
massime
i
Mille
.
Poveri
giovani
!
la
parte
eletta
di
tutte
le
popolazioni
italiane
,
non
avvezzi
ai
disagi
,
alle
privazioni
,
gran
parte
studenti
e
laureati
»
(
pag
.
365
)
.
A
Monterotondo
,
la
guarnigione
nemica
rimase
prigioniera
nel
castello
:
«
il
prode
maggiore
Testori
,
poco
prima
della
resa
dei
nemici
,
aveva
presa
la
determinazione
di
mettersi
allo
scoperto
alzando
una
bandiera
bianca
,
per
intimar
loro
di
arrendersi
;
ma
quei
mercenari
,
violando
ogni
diritto
di
guerra
,
lo
fucilarono
con
vari
colpi
e
lo
lasciarono
cadavere
.
Ebbi
un
'
immensa
fatica
,
dopo
tanti
e
siffatti
atti
di
barbarie
per
parte
di
codesti
sgherri
dell
'
Inquisizione
,
a
salvar
loro
la
vita
,
essendo
i
nostri
irritatissimi
contro
di
loro
»
(
pag
.
438
)
.
Ed
in
Garibaldi
non
è
solo
questa
magnanimità
,
che
dava
alla
leggenda
popolare
l
'
idea
«
di
Cristo
redivivo
,
»
ma
la
gentilezza
quasi
verginale
dei
sentimenti
più
delicati
e
che
più
fanno
contrasto
colla
sua
tempra
d
'
acciaio
.
Bambino
,
«
raccolto
un
giorno
al
di
fuori
un
grillo
e
portatolo
in
casa
,
ruppi
al
poverello
una
gamba
nel
maneggiarlo
;
me
ne
addolorai
talmente
che
,
rinchiusomi
nella
mia
stanza
,
io
piansi
amaramente
per
più
ore
»
(
pag
.
7
)
.
All
'
estremo
opposto
della
scala
psicologica
,
fino
a
toccare
la
zona
della
pazzia
morale
,
stanno
i
tormenti
che
molti
bambini
e
fanciulli
amano
dare
a
piccoli
animali
.
Molti
anni
dopo
,
nell
'
America
meridionale
,
ecco
i
suoi
sentimenti
:
«
L
'
Hervidero
era
pure
un
Saladero
a
tempi
floridi
,
cioè
sito
dove
si
salava
carne
,
macellando
centinaia
d
'
animali
ogni
giorno
.
E
le
sventure
sofferte
da
codeste
popolazioni
saranno
esse
una
vendetta
per
i
gran
patimenti
inflitti
alle
altre
razze
animali
?
Io
credo
la
morte
una
semplice
transizione
della
materia
,
a
cui
conviene
conformarsi
pacatamente
,
anzi
famigliarizzarsi
con
essa
.
Ma
i
patimenti
inflitti
da
un
essere
all
'
altro
!
Oh
!
io
credo
che
esistendo
una
vendetta
della
natura
,
essa
deve
essere
applicata
ai
ministri
del
rogo
,
delle
torture
e
di
qualunque
sofferenza
inflitta
ad
animale
qualunque
»
(
pag
.
146
)
.
Perciò
egli
,
come
tutti
i
grandi
tipi
di
bontà
umana
,
avvolgeva
nel
suo
sentimento
pietoso
ogni
essere
vivente
,
e
nelle
sue
Memorie
ha
parole
soavissime
di
ricordo
e
di
rimpianto
per
i
suoi
amici
perduti
,
e
così
,
per
esempio
,
ha
pure
un
ricordo
affettuoso
pel
suo
«
cane
da
caccia
,
Castore
»
,
che
fu
obbligato
a
lasciare
in
Tangeri
«
e
quel
mio
fedele
compagno
ne
morì
di
dolore
»
(
pagina
267
)
.
Così
narra
di
sé
a
Palermo
,
nel
padiglione
del
palazzo
reale
:
«
di
là
potei
bearmi
dello
spettacolo
che
presenta
un
grande
e
fervidissimo
popolo
nelle
sue
emozioni
.
I
liberati
(
dalle
carceri
di
Castellamare
)
furono
portati
in
trionfo
verso
la
mia
abitazione
da
una
folla
immensa
,
frenetica
per
la
libertà
acquistata
dai
suoi
carissimi
.
Io
m
'
ebbi
un
tesoro
di
gratitudine
da
loro
ed
una
lagrima
inumidì
la
mia
guancia
»
(
pag
.
365
)
.
E
questa
semplicità
grande
,
primitiva
di
nobilissimi
sentimenti
,
così
rara
in
un
uomo
che
abbia
avuto
un
'
esistenza
come
la
sua
,
trabocca
in
una
pagina
eloquente
,
da
lui
dedicata
ai
Cairoli
.
«
Fra
i
morti
vi
era
pure
un
figlio
,
il
primo
ch
'
ella
perdette
,
di
quella
donna
,
per
cui
la
posterità
confonderà
questo
periodo
di
miserie
coi
giorni
più
gloriosi
di
Sparta
e
Roma
!
Un
figlio
dell
'
incomparabile
madre
dei
Cairoli
,
la
matrona
pavese
.
Ernesto
,
il
più
giovane
de
'
tre
,
ch
'
essa
aveva
mandati
,
cadeva
combattendo
,
rotto
il
petto
da
piombo
austriaco
,
sul
cadavere
d
'
un
tamburino
nemico
,
ch
'
egli
aveva
ucciso
di
baionetta
.
Mi
passò
per
la
mente
tutta
la
afflizione
di
quella
madre
sì
buona
,
sì
affettuosa
per
i
suoi
figli
e
per
chi
aveva
la
fortuna
di
avvicinarla
!
Il
mio
sguardo
s
'
incontrò
lo
stesso
giorno
con
lo
sguardo
del
maggior
fratello
,
Benedetto
,
valoroso
e
modesto
ufficiale
,
caro
come
tutta
quella
cara
famiglia
:
i
suoi
occhi
si
fissaron
nei
miei
,
ma
una
sola
parola
non
uscì
da
ambedue
.
Solo
io
lessi
in
quel
malinconico
sguardo
«
Mia
madre
!
»
e
pensai
io
pure
a
tutta
la
somma
di
dolori
che
si
preparavano
a
quella
generosa
!
E
quanti
altri
,
di
cui
non
conoscevo
le
madri
,
giacevano
su
quel
campo
di
strage
,
o
mutilati
o
morenti
col
desiderio
di
vedere
ancora
una
volta
la
desolata
genitrice
.
Poveri
giovani
!
o
piuttosto
felici
giovani
!
il
cui
sangue
riscattava
l
'
Italia
da
lungo
servaggio
e
per
sempre
!
«
Le
generose
donne
di
Varese
supplivano
all
'
assenza
dei
parenti
.
Donne
italiane
!
io
scrivo
commosso
,
vedete
;
e
lo
credereste
?
ho
pianto
nel
narrarvi
della
Cairoli
.
Sarà
debolezza
:
prendetela
come
volete
,
eppure
ne
ho
già
veduti
dei
campi
di
battaglia
e
feriti
e
morenti
e
cadaveri
;
e
mi
sento
ancora
,
permettetene
la
presunzione
,
non
più
forte
come
lo
ero
a
vent
'
anni
,
ma
fervido
d
'
animo
come
io
era
allora
,
ove
si
tratti
di
tempestare
per
questa
sacra
terra
!
Dio
mi
conceda
di
chiuder
gli
occhi
pronunciando
come
ultimo
accento
:
«
Essa
è
libera
tutta
!
»
(
pag
.
292
)
.
L
'
intima
costituzione
psicologica
di
un
uomo
è
come
un
brillante
dalle
cento
faccette
e
non
si
può
bene
conoscere
se
non
osservando
prima
ogni
lato
singolarmente
,
per
raccoglierne
poi
nella
nostra
mente
l
'
immagine
complessa
.
E
questa
immagine
è
tanto
più
vera
e
duratura
e
benefica
per
noi
stessi
,
per
quanto
non
rimane
nei
contorni
vaghi
e
nebulosi
di
un
'
ammirazione
feticista
e
leggendaria
,
ma
risalta
invece
dalla
conoscenza
sicura
delle
linee
precise
,
onde
natura
si
compiacque
plasmarne
la
meravigliosa
figura
.
Un
altro
dei
lati
tanto
simpatici
nella
psicologia
di
Garibaldi
è
una
specie
di
misticismo
naturale
,
che
non
si
cristallizza
nelle
forme
esterne
di
questo
o
quel
culto
religioso
,
ma
si
espande
libero
per
tutta
la
natura
vivente
e
vi
circonda
uomini
e
cose
di
una
dolce
,
e
spesso
melanconica
,
aureola
di
poesia
e
di
idealismo
,
feconda
di
morali
energie
.
Nel
cap
.
V
ecco
com
'
egli
narra
del
suo
incontro
con
Rossetti
a
Rio
Janeiro
:
«
Rossetti
,
che
non
avevo
mai
veduto
,
ma
che
avrei
distinto
in
qualunque
moltitudine
per
quell
'
attrazione
reciproca
e
benevola
della
simpatia
,
m
'
incontrò
al
Largo
do
Passo
.
Gli
occhi
nostri
s
'
incontrarono
e
non
sembrò
per
la
prima
volta
,
com
'
era
realmente
.
Ci
sorridemmo
reciprocamente
e
fummo
fratelli
per
la
vita
,
per
la
vita
inseparabili
.
Non
sarà
questa
una
delle
tante
emanazioni
di
quell
'
intelligenza
infinita
,
che
può
probabilmente
animare
lo
spazio
,
i
mondi
e
gli
insetti
che
brulicano
sulla
loro
superficie
?
Perché
devo
io
privarmi
della
voluttà
gentile
che
mi
bea
,
pensando
alla
corrispondenza
degli
affetti
materni
rientrati
nell
'
infinita
sorgente
da
dove
scaturirono
,
ed
a
quelli
del
mio
carissimo
Rossetti
?
»
(
pag
.
15
)
.
E
a
pag
.
113
,
parlando
della
terribile
sconfitta
toccata
ai
repubblicani
di
Montevideo
sulle
sponde
dell
'
Arroyo
Grande
,
mentre
egli
mandava
invano
esploratori
a
battere
il
campo
,
così
scrive
:
«
Vi
è
qualche
cosa
,
oltre
l
'
intelligenza
,
nell
'
essere
nostro
che
non
si
sa
discernere
,
non
si
sa
spiegare
,
ma
esiste
ed
i
suoi
effetti
,
benché
confusi
,
sono
un
vaticinio
,
intendasi
come
si
vuole
tale
parola
.
Un
vaticinio
che
vi
reca
contento
od
amarezza
,
forse
quella
scintilla
infinitesima
,
emanata
dall
'
Infinito
,
e
che
risiede
nella
misera
nostra
scorza
,
ma
immortale
come
l
Infinito
,
presente
oltre
il
contatto
dei
nostri
sensi
ed
oltre
la
portata
della
nostra
vista
.
«
Nulla
si
scorgeva
in
quelle
deserte
campagne
;
quel
giorno
però
aveva
alquanto
di
solenne
,
di
tetro
,
di
desolato
!
come
il
cuore
di
coloro
che
spiravano
o
languivano
sul
campo
di
battaglia
,
calpestati
dal
soldato
insolente
!
dall
'
ugne
del
destriero
vincitore
,
giubilante
per
i
patimenti
,
per
le
torture
,
per
la
morte
del
vinto
!
Gloria
!
Eroismo
!
Vittoria
!
si
chiamano
cotesti
macelli
!
Ed
inni
e
Te
Deum
si
fanno
cantare
da
alcuni
mercenari
chercuti
!
Pochissimi
infatti
furono
i
risparmiati
in
quella
terribile
pugna
ed
il
presentimento
di
un
fiero
disastro
da
noi
sentito
,
nulla
aveva
di
esagerato
»
.
È
per
questa
indefinita
e
quasi
inconscia
poesia
della
vita
,
effetto
in
massima
parte
di
speciali
condizioni
fisiologiche
,
che
varia
con
esse
(
e
perciò
ottimismo
e
pessimismo
non
sono
che
questione
di
temperamento
)
;
è
per
questa
«
gioia
della
vita
»
che
Garibaldi
sentiva
potente
nell
'
animo
anche
la
poesia
della
natura
,
in
lui
certo
rafforzata
nei
primi
anni
di
gioventù
dai
lunghi
viaggi
di
mare
,
così
favorevoli
,
per
chi
vi
è
congenitamente
disposto
,
alle
dolci
fantasie
ed
ai
sogni
delle
anime
delicate
.
Ed
è
bello
,
nelle
sue
Memorie
,
il
contrasto
,
che
egli
pone
spesso
,
senz
'
artificio
,
fra
il
terrore
delle
gesta
guerresche
e
l
'
armonia
negli
spettacoli
della
natura
:
tra
la
rabbia
degli
uomini
e
la
quiete
solenne
delle
cose
.
«
Quanto
è
bello
lo
stallone
della
Pampa
!
Le
sue
labbra
non
sentirono
giammai
il
freddo
ribrezzo
del
freno
e
la
lucidissima
schiena
,
giammai
calcata
dal
fetido
sedere
dell
'
uomo
,
brilla
allo
splendore
del
sole
quanto
un
diamante
.
La
sua
splendida
ma
non
pettinata
criniera
batte
i
fianchi
,
quando
il
superbo
,
raccogliendo
le
sparse
giumente
o
fuggendo
la
persecuzione
dell
'
uomo
,
avanza
la
velocità
del
vento
.
Il
naturale
suo
calzare
,
non
mai
imbrattato
nella
stalla
dell
'
uomo
,
è
più
lucido
dell
'
avorio
e
la
ricchissima
coda
svolazza
al
soffio
del
pampero
,
riparando
il
generoso
animale
dal
disturbo
degli
insetti
.
Vero
sultano
del
deserto
,
egli
sceglie
la
più
vaga
delle
odalische
senza
il
servile
e
schifoso
ministero
della
più
degradata
delle
creature
,
l
'
eunuco
.
«
Chi
si
farà
un
'
idea
dell
'
emozione
sentita
dal
corsaro
di
25
anni
in
mezzo
a
quella
fiera
natura
,
vista
per
la
prima
volta
!
«
Oggi
20
dicembre
1871
,
rannicchiato
al
focolare
ed
irrigidito
nelle
membra
,
io
ricordo
commosso
quelle
scene
d
'
una
vita
passata
;
in
cui
tutto
sorrideva
,
al
cospetto
del
più
stupendo
spettacolo
ch
'
io
m
'
abbia
veduto
.
Io
sono
decrepito
!
Ma
ove
saranno
quei
superbi
stalloni
,
i
tori
,
le
gazzelle
,
gli
struzzi
che
tanto
abbellivano
e
vivificavano
quelle
amenissime
colline
?
I
loro
discendenti
pascoleranno
senza
dubbio
quei
ricchissimi
fieni
,
finché
il
vapore
ed
il
ferro
giungano
ad
accrescere
la
ricchezza
del
suolo
,
ma
ad
impoverire
queste
meravigliose
scene
della
natura
!
(
pag
.
21
)
.
«
Noi
percorrevamo
amenissime
colline
,
circa
a
due
miglia
dalle
sponde
del
Dayman
.
Eravi
l
'
erba
sporgente
appena
,
verdissima
,
dalla
superficie
del
terreno
,
ondulato
come
l
'
Oceano
in
tutta
la
sua
pacifica
maestà
,
quando
non
è
sconvolto
dalle
tempeste
.
Una
sola
pianta
,
un
arbusto
solo
non
presentava
ostacolo
in
quei
bellissimi
campi
.
Sarebbe
stato
un
sito
ameno
per
un
banchetto
,
ma
in
quel
giorno
lo
fu
di
strage
»
(
pag
.
172
)
.
Descrivendo
quella
miracolosa
fuga
nella
Romagna
,
dove
morì
di
stenti
la
sua
eroica
Anita
,
Garibaldi
narra
di
sé
e
dei
compagni
fuggenti
invano
nell
'
Adriatico
ai
soldati
austriaci
.
«
Noi
seguimmo
tutto
quel
resto
della
giornata
la
costa
italiana
,
ad
una
certa
distanza
,
con
vento
favorevole
.
La
notte
pure
si
presentò
bellissima
.
Era
plenilunio
ed
io
vidi
alzare
con
un
senso
dispiacevole
la
compagna
dei
naviganti
,
ch
'
io
aveva
contemplata
tante
volte
col
culto
di
un
adoratore
!
Bella
come
non
l
'
aveva
veduta
mai
,
ma
per
noi
sventuratamente
troppo
bella
!
E
la
luna
ci
fu
fatale
in
quella
notte
!
»
(
pag
.
249
)
.
Ed
in
lui
questa
poesia
delle
cose
non
è
sterile
romanticismo
ma
è
forte
senso
della
vita
mondiale
,
che
abbraccia
pur
sempre
l
'
umanità
,
a
cui
egli
dedicò
l
'
esistenza
.
Garibaldi
ama
i
monti
,
perché
«
non
sono
i
monti
l
'
albergo
,
il
santuario
della
libertà
dei
popoli
?
Gli
Americani
,
gli
Svizzeri
,
i
Greci
tennero
i
monti
quando
furono
soverchiati
dalle
ordinate
coorti
dei
dominatori
»
(
pag
.
332
)
.
Ma
dove
questo
connubio
felice
della
poesia
della
natura
col
sentimento
umanitario
si
mostra
più
eloquente
è
nella
descrizione
dell
'
imbarco
dei
Mille
.
«
O
notte
del
5
maggio
,
rischiarata
dal
fuoco
di
mille
luminari
con
cui
l
'
Onnipotente
adornò
lo
spazio
,
l
Infinito
!
Bella
,
tranquilla
solenne
,
di
quella
solennità
che
fa
palpitare
le
anime
generose
che
si
lanciano
all
'
emancipazione
degli
schiavi
.
«
Tali
erano
i
Mille
.
«
Adunati
sulle
spiagge
dell
'
orientale
Liguria
,
raccolti
in
gruppi
,
cupi
,
penetrati
della
grande
impresa
,
ma
fieri
d
'
esservi
caduti
in
sorte
,
succedan
pure
i
disagi
e
il
martirio
.
«
Bella
la
notte
del
gran
concetto
.
Tu
rumoreggiavi
nelle
fila
di
quei
superbi
,
con
quell
'
armonia
indefinita
,
sublime
,
con
cui
gli
eletti
sono
beati
contemplando
nello
spazio
interminato
l
'
Infinito
!
Io
l
'
ho
sentita
quell
'
armonia
in
tutte
le
notti
che
si
somigliano
alla
notte
di
Quarto
,
di
Reggio
,
di
Palermo
,
del
Volturno
.
E
chi
dubita
della
vittoria
quando
portati
sulle
ali
del
dovere
e
della
coscienza
,
si
è
sospinti
ad
affrontare
i
pericoli
,
la
morte
come
il
bacio
delizioso
della
tua
donna
?
»
(
pag
.
338
)
.
Così
dal
letto
di
morte
,
Garibaldi
vedendo
due
capinere
sul
balcone
della
finestra
,
onde
egli
dà
l
'
ultimo
saluto
all
'
infinito
del
mare
e
del
cielo
,
le
indica
ai
presenti
come
le
anime
delle
sue
bambine
,
sepolte
a
Caprera
!
Eterna
fiamma
di
poesia
,
che
nel
cuore
dell
'
eroe
,
ribellandosi
alla
legge
comune
della
decadenza
senile
,
per
cui
molti
muoiono
assai
prima
dell
'
ultimo
sospiro
,
si
spense
solo
coll
'
acquetarsi
dell
'
ultimo
battito
.
Ed
ecco
perché
una
nota
di
dolce
tristezza
,
che
spesso
ritorna
in
queste
Memorie
,
è
il
pensiero
delle
sepolture
.
Mortalmente
ferito
sopra
un
barcone
,
navigando
nel
Plata
,
egli
vide
«
la
salma
di
Fiorentino
(
un
suo
compagno
ucciso
dai
nemici
)
sepolta
nelle
onde
,
destino
solito
dei
marinari
e
con
le
cerimonie
solite
in
simili
circostanze
,
cioè
un
saluto
affettuoso
dei
suoi
concittadini
.
«
Assicuro
per
parte
mia
che
tal
genere
d
'
inumazione
non
mi
piacque
,
e
siccome
la
stessa
sorte
mi
aspettava
probabilmente
fra
poco
,
senza
potermi
opporre
al
sistema
di
sepoltura
del
mio
compagno
,
mi
contentai
di
chiamare
il
mio
carissimo
Luigi
Carniglia
per
trattenerlo
all
'
uopo
.
Fra
i
periodi
rettorici
dell
'
inchiesta
mia
,
naturalmente
breve
,
all
'
incomparabile
amico
,
io
recitava
a
lui
i
bei
versi
di
Ugo
Foscolo
;
«
Un
sasso
!
che
distingua
le
mie
dalle
infinite
ossa
che
in
terra
e
in
mar
semina
morte
!
»
«
Ed
il
mio
caro
piangeva
,
promettendomi
di
non
seppellirmi
nelle
onde
.
Chi
sa
se
lui
stesso
avrebbe
potuto
mantenere
la
promessa
ed
il
mio
cadavere
avria
sfamato
alcuni
lupi
marini
o
qualche
iakaré
dell
'
immenso
Plata
»
(
pag
.
28
)
.
E
per
tutte
queste
Memorie
,
quando
narra
la
morte
di
un
amico
,
di
un
commilitone
sui
campi
di
battaglia
,
sempre
egli
deplora
che
un
sasso
non
ne
ricordi
il
nome
ai
venturi
.
E
così
dello
stesso
Carniglia
egli
esclama
:
«
O
Luigi
!
le
tue
ossa
,
sparse
negli
abissi
dell
'
oceano
,
meritavano
un
monumento
ove
il
proscritto
riconoscente
potesse
un
giorno
ricambiarti
di
una
lagrima
sulla
sacra
terra
italiana
!
»
(
pag
.
29
)
.
Dopo
la
battaglia
di
Sant
'
Antonio
,
«
siccome
straordinario
era
stato
il
combattimento
,
solenne
mi
sembrò
dovesse
essere
l
'
inumazione
dei
cadaveri
.
Mi
ricordai
allora
d
'
aver
veduto
i
tumuli
dei
campi
di
battaglia
nell
'
Oriente
e
sulla
collina
che
domina
il
Salto
,
già
stata
teatro
di
pugne
gloriose
,
si
scavò
una
fossa
per
tutte
le
salme
indistintamente
,
quindi
una
cestella
di
terra
per
ogni
individuo
coperse
le
reliquie
di
amici
e
nemici
e
s
'
innalzò
il
tumulo
che
ognor
si
scerne
,
signoreggiato
da
una
croce
,
sulla
quale
leggonsi
le
seguenti
parole
:
Legione
Italiana
Marina
e
cavalleria
orientale
8
febbraio
1846
»
(
pag
.
167
)
.
In
altra
occasione
,
alla
Laguna
,
«
seguitando
il
nemico
a
fulminarci
con
le
sue
artiglierie
,
io
,
quasi
solo
,
dovetti
incendiare
la
piccola
nostra
flottiglia
.
Ebbi
pure
a
sopportare
il
doloroso
spettacolo
dell
'
incendio
de
'
cadaveri
dei
miei
fratelli
d
'
armi
,
impossibilitato
di
dar
loro
altro
genere
di
sepoltura
e
far
loro
gli
onori
che
meritavano
»
(
pag
.
64
)
.
Il
racconto
della
battaglia
del
Volturno
comincia
così
:
«
Da
Annibale
,
vincitore
delle
superbe
legioni
,
ai
giorni
nostri
quelle
campagne
non
avevan
certo
veduto
più
fiero
conflitto
ed
il
bifolco
,
passando
l
'
aratro
su
quelle
zolle
ubertose
,
urterà
,
per
molto
tempo
ancora
,
nei
teschi
dalla
rabbia
umana
seminati
»
(
pag
.
387
)
.
Poesia
della
morte
,
che
a
lui
dettava
il
desiderio
insoddisfatto
,
che
la
sua
salma
fosse
consumata
dalle
fiamme
di
un
verde
rogo
della
sua
Caprera
al
cospetto
del
cielo
e
del
mare
.
E
i
soli
libri
che
si
trovarono
al
suo
letto
di
morte
sono
I
Sepolcri
di
Foscolo
e
l
'
albo
dei
Mille
.
Ma
il
lato
che
più
risplende
di
questa
gentilezza
di
sentimento
in
Garibaldi
è
l
'
attrazione
per
la
donna
;
dalla
passione
ardente
,
entusiastica
per
la
sua
Anita
,
alla
simpatia
rispettosa
per
Dona
Manuelita
de
Saenz
,
l
'
amica
di
Bolivar
«
il
grande
liberatore
dell
'
America
Centrale
,
»
condannata
al
letto
da
molti
anni
;
dalla
venerazione
soave
per
la
madre
,
all
'
omaggio
cavalleresco
per
la
bellezza
delle
tre
donzelle
nella
estancia
di
Dona
Ana
;
dalla
forte
,
gioconda
espansione
erotica
,
che
è
una
nota
differenziale
tra
gli
uomini
d
'
azione
e
gli
uomini
del
pensiero
,
alla
idealizzazione
più
alta
della
donna
amata
.
Nelle
manifestazioni
dei
sentimenti
,
degli
affetti
,
delle
passioni
,
che
sono
l
'
oggetto
di
questo
saggio
psicologico
,
l
'
attrazione
per
la
donna
occupa
lo
stesso
grado
prevalente
,
per
la
frequenza
e
varietà
delle
prove
,
che
nelle
manifestazioni
delle
sue
idee
tiene
lo
anticlericalismo
.
Già
due
allusioni
fugaci
,
forse
inconsciamente
sfuggite
alla
sua
penna
,
lasciano
intravvedere
questa
potenza
che
l
'
amore
ebbe
sopra
Garibaldi
,
com
'
esso
del
resto
ha
su
tutti
gli
uomini
del
suo
tipo
psicologico
,
da
Gesù
in
poi
.
Ricordando
con
giovanile
entusiasmo
la
nave
Costanza
,
«
su
cui
doveva
solcare
il
Mediterraneo
,
quindi
il
Mar
Nero
,
per
la
prima
volta
»
egli
esclama
:
«
Gli
ampi
tuoi
fianchi
,
la
snella
tua
alberatura
,
la
spaziosa
tua
tolda
e
fino
il
tuo
pettoruto
busto
di
donna
,
rimarranno
impressi
sempre
nella
mia
immaginazione
»
(
pag
.
9
)
.
Ed
ecco
qual
'
è
la
pittoresca
descrizione
,
ch
'
egli
fa
dell
'
uomo
e
della
donna
,
che
più
sembrano
avere
le
sue
simpatie
:
«
Il
matrero
è
il
vero
tipo
dell
'
uomo
indipendente
:
e
perché
dovrà
egli
vivere
tra
una
società
corrotta
,
nella
dipendenza
di
un
prete
che
l
inganna
e
d
'
un
tiranno
che
gavazza
nel
lusso
e
nelle
gozzoviglie
,
col
frutto
delle
sue
fatiche
,
quando
può
sussistere
nei
campi
vergini
e
sterminati
di
un
nuovo
mondo
,
libero
come
l
'
aquila
ed
il
leone
,
riposando
la
chiomata
sua
testa
in
grembo
alla
donna
del
suo
cuore
,
quando
stanco
o
volando
col
selvaggio
suo
destriero
nelle
pampas
immense
in
cerca
d
'
uno
squisito
alimento
per
lui
e
per
la
sua
cara
?
»
«
Il
matrero
ha
un
'
amante
,
da
cui
è
generalmente
adorato
e
che
divide
i
suoi
disagi
,
i
suoi
pericoli
,
con
egual
coraggio
.
Oh
!
la
donna
!
che
essere
straordinario
!
Essa
più
perfetta
dell
'
uomo
,
è
pure
d
'
indole
più
avventurosa
,
più
cavalleresca
di
lui
!
ma
l
'
educazione
servile
a
cui
è
dannata
,
fa
sì
che
meno
frequenti
ne
siano
gli
esempi
»
(
pag
.
139
)
.
Ed
anche
altrove
dice
«
la
donna
,
la
più
perfetta
delle
creature
,
checché
ne
presumano
gli
uomini
»
(
pag
.
13
)
.
«
Una
donna
!
sì
una
donna
!
giacché
sempre
la
considerai
la
più
perfetta
delle
creature
;
e
,
checché
ne
dicano
,
infinitamente
più
facile
di
trovare
un
cuore
amante
fra
esse
»
(
pag
.
55
)
.
E
le
donne
d
'
Italia
egli
spesso
ricorda
,
per
il
loro
patriottismo
,
perché
molte
volte
,
come
narra
delle
Lombarde
,
«
le
donne
,
le
vergini
,
lasciando
da
parte
il
naturale
ritegno
,
si
lanciavano
al
collo
dei
rozzi
militi
con
effervescenza
febbrile
.
Non
eran
però
tutti
rozzi
i
miei
compagni
,
perché
molti
appartenevano
a
distinte
famiglie
»
(
pag
.
285
)
.
Al
ritorno
da
Lugano
de
'
Legionari
italiani
,
dopo
l
'
armistizio
di
Salasco
,
«
scorgevansi
ovunque
quelle
bellissime
nostre
donne
sporgenti
dai
balconi
delle
case
,
con
quei
volti
graziosissimi
,
così
animati
come
se
avessero
voluto
volare
per
raggiungere
i
prodi
,
che
non
disperavano
di
strappare
agli
oppressori
i
loro
focolari
»
(
pag
.
198
)
.
E
poi
,
ritornato
in
Lombardia
coi
Cacciatori
delle
Alpi
,
celebra
l
'
amor
patrio
delle
«
generose
donne
di
Varese
»
e
si
rivolge
alle
donne
italiane
,
parlando
della
Cairoli
,
come
più
sopra
è
riferito
;
e
più
innanzi
celebra
le
donne
Palermitane
,
che
«
furono
sublimi
di
patriottico
slancio
,
animando
i
Mille
coi
plausi
,
coi
gesti
,
cogli
evviva
»
(
pag
.
359
)
.
E
quando
egli
rivolge
il
pensiero
commosso
ai
suoi
volontari
,
caduti
per
l
'
Italia
,
manda
loro
questo
saluto
:
«
le
donne
delle
venture
generazioni
italiane
insegneranno
ai
loro
bimbi
le
vostre
gesta
gloriose
ed
a
benedire
i
santi
vostri
nomi
»
(
pag
.
297
)
.
In
queste
Memorie
sono
pure
personalmente
ricordate
parecchie
donne
o
per
la
pietà
dimostrata
verso
i
combattenti
,
come
«
la
signora
Alleman
,
angelo
virtuoso
di
bontà
,
che
calpestò
il
timore
,
che
tutti
aveva
invaso
e
venne
in
soccorso
del
torturato
!
(
prigioniero
di
Millan
)
.
Io
di
nulla
mancai
nella
mia
prigione
,
grazie
alla
incomparabile
mia
benefattrice
»
(
pag
.
33
)
.
E
la
signora
Luigia
Sauvaigo
di
Nizza
,
«
madre
modello
delle
madri
»
(
pag
.
13
)
e
la
signora
Laura
Mantegazza
,
la
quale
«
quando
non
erano
ancor
terminate
le
fucilate
,
apparve
in
una
barca
,
traversando
il
lago
(
di
Como
)
,
raccolse
indistintamente
tutti
i
feriti
,
che
condusse
e
curò
in
casa
sua
.
Sia
essa
benedetta
da
tutti
»
(
pag
.
200
)
.
E
non
mancano
gli
omaggi
amorosi
,
per
esempio
,
quando
,
direttosi
per
caso
ad
un
'
abitazione
isolata
,
trovò
«
in
quel
deserto
del
territorio
orientale
la
moglie
di
un
uomo
forse
semi
-
selvaggio
,
che
era
una
bella
giovane
,
con
regolare
educazione
e
poetessa
.
Nell
'
età
mia
certo
si
compiace
uno
a
trovare
della
poesia
ovunque
e
si
crederebbe
la
circostanza
narrata
un
parto
della
fantasia
,
anziché
realtà
.
Dopo
d
'
avermi
presentato
le
poesie
di
Quintana
,
ciò
che
servì
di
materia
a
conversazione
,
la
graziosa
mia
ospite
volle
recitarmi
alcune
composizioni
sue
e
confesso
ne
fui
ammirato
!
»
(
pag
.
24
)
.
Poi
una
delle
tre
figlie
di
Dona
Ana
,
«
Manuela
,
signoreggiava
assolutamente
l
'
anima
mia
.
Io
mai
cessai
d
'
amarla
benché
senza
speranza
,
essendo
essa
fidanzata
ad
un
figlio
del
presidente
.
Io
adoravo
il
bello
ideale
in
quell
'
angelica
creatura
e
nulla
aveva
di
profano
l
'
amor
mio
.
In
occasione
d
'
un
combattimento
,
ov
'
io
ero
stato
creduto
morto
,
conobbi
non
esser
io
indifferente
a
quell
'
angelica
creatura
e
ciò
bastò
a
consolarmi
dell
'
impossibilità
di
possederla
.
D
'
altronde
bellissime
sono
le
Riograndesi
in
generale
,
come
bella
la
popolazione
.
Non
indifferenti
erano
pure
le
schiave
di
colore
,
che
si
trovavano
in
quei
compitissimi
stabilimenti
»
(
pag
.
40
)
.
E
perfino
alle
sue
imprese
di
guerra
s
'
intrecciò
l
'
amore
.
«
Chi
mi
aveva
informato
di
tutto
questo
era
stata
una
coraggiosa
ed
avvenente
fanciulla
,
che
mi
comparve
in
un
legno
,
sulla
strada
da
Rubarolo
a
Varese
,
come
una
visione
,
mentre
io
marciavo
colla
brigata
su
quella
città
per
attaccarvi
Urban
.
Quella
bella
fanciulla
era
partita
da
Como
per
annunciarmi
lo
stato
deplorevole
in
cui
la
città
si
trovava
e
sollecitare
quindi
il
mio
ritorno
»
(
pag
.
301
)
.
Ma
gli
episodi
,
che
in
queste
Memorie
,
dove
non
sono
narrate
le
private
vicende
di
famiglia
,
attestano
come
ardente
fosse
l
'
attrazione
di
Garibaldi
per
la
donna
,
sono
gli
accenni
sparsi
qua
e
là
sulla
eroica
Anita
.
In
un
capitolo
,
dal
titolo
«
Innamorato
,
»
egli
narra
il
primo
incontro
;
ma
poi
non
vi
sono
che
,
di
tanto
in
tanto
,
dei
ricordi
isolati
sulle
gesta
di
Anita
,
fino
alla
sua
morte
durante
la
fuga
,
in
Romagna
.
Raccogliamo
questi
ricordi
,
per
vedere
quanto
nobili
e
focosi
,
delicati
e
profondi
fossero
i
palpiti
di
Garibaldi
per
la
donna
del
suo
cuore
,
che
la
leggenda
popolare
ricorda
amazzone
imperterrita
,
sfidante
a
fianco
del
suo
eroe
i
pericoli
delle
sante
battaglie
per
la
libertà
della
Patria
!
A
pag
.
45
,
alludendo
alla
signorina
Manuela
,
che
ho
già
rammentata
,
egli
scrive
:
«
Noi
intanto
celebravamo
la
nostra
vittoria
contro
l
Impero
del
Brasile
,
godendo
d
'
esser
salvi
da
una
tempesta
di
non
poco
momento
.
Alla
estancia
di
donna
Antonia
,
una
vergine
,
a
12
miglia
di
distanza
,
chiedeva
delle
mie
nuove
con
molto
interesse
ed
io
n
'
ero
ben
felice
.
«
Sì
!
bellissima
figlia
del
Continente
(
provincia
del
Rio
Grande
)
io
ero
felice
di
appartenerti
,
comunque
fosse
!
Tu
destinata
a
donna
di
un
altro
!
a
me
serbava
la
sorte
altra
Brasiliana
,
unica
per
me
al
mondo
,
ch
'
io
piango
oggi
e
che
piangerò
tutta
la
vita
!
Quella
pure
mi
conobbe
nella
sventura
,
naufragò
!
e
più
che
del
mio
merito
,
forse
della
sventura
s
'
invaghì
e
la
sventura
me
la
consacrò
per
sempre
!
»
Incaricato
dal
generale
Canabarro
di
«
uscire
dalla
Laguna
con
tre
legni
armati
per
assaltare
la
bandiera
imperiale
nelle
coste
del
Brasile
»
,
Garibaldi
si
accinse
all
'
opera
.
«
In
questo
periodo
di
tempo
ebbe
luogo
uno
dei
fatti
primordiali
della
mia
vita
.
«
Io
giammai
avevo
pensato
al
matrimonio
e
me
ne
credevo
inadeguato
per
troppa
indipendenza
d
'
indole
e
propensione
a
carriera
avventurosa
.
Aver
una
donna
,
dei
figli
,
sembravami
cosa
interamente
disdicevole
a
chi
s
'
era
consacrato
assolutamente
ad
un
principio
,
che
per
quanto
eccellente
,
non
mi
avrebbe
permesso
,
propugnandolo
col
fervore
di
cui
mi
sentivo
capace
,
la
quiete
e
stabilità
necessarie
ad
un
padre
di
famiglia
.
Il
destino
decise
in
altro
modo
.
Colla
perdita
di
Luigi
,
Edoardo
e
degli
altri
miei
conterranei
ero
rimasto
in
un
desolato
isolamento
;
sembravami
esser
solo
nel
mondo
.
Nessuno
più
scorgevo
di
tanti
amici
che
quasi
mi
tenevan
luogo
di
patria
,
in
quelle
lontane
regioni
.
Nessuna
intimità
coi
miei
nuovi
compagni
che
appena
conoscevo
e
non
un
amico
di
cui
ho
sempre
sentito
il
bisogno
nella
mia
vita
....
«
Io
passeggiavo
sul
cassero
della
Itaparica
ravvolgendomi
nei
miei
tetri
pensieri
e
dopo
ragionamenti
d
'
ogni
specie
conchiusi
finalmente
di
cercarmi
una
donna
,
per
trarmi
da
una
noiosa
e
insopportabile
condizione
.
«
Gettai
a
caso
lo
sguardo
verso
le
abitazioni
della
Barra
(
collina
all
'
entrata
della
Laguna
)
.
Là
coll
'
aiuto
del
canocchiale
che
abitualmente
tenevo
alla
mano
,
scopersi
una
giovane
,
ordinai
mi
trasportassero
in
terra
nella
direzione
di
lei
.
Sbarcai
ed
avviandomi
verso
la
casa
ove
dovea
trovarsi
l
'
oggetto
del
mio
viaggio
,
non
mi
era
possibile
rinvenirlo
,
quando
m
'
incontrai
con
un
individuo
del
luogo
,
che
avevo
conosciuto
ai
primi
momenti
dell
'
arrivo
nostro
.
Egli
invitommi
a
prender
caffè
nella
di
lui
casa
;
entrammo
e
la
prima
persona
che
si
affacciò
al
mio
sguardo
,
era
quella
il
di
cui
aspetto
mi
aveva
fatto
sbarcare
.
Era
Anita
!
la
madre
dei
miei
figli
!
La
compagna
della
mia
vita
,
nella
buona
e
cattiva
fortuna
!
La
donna
il
di
cui
coraggio
io
mi
sono
desiderato
tante
volte
!
Restammo
entrambi
estatici
e
silenziosi
,
guardandoci
reciprocamente
,
come
due
persone
che
non
si
vedono
per
la
prima
volta
e
che
cercano
nei
lineamenti
l
uno
dell
'
altro
qualche
cosa
che
agevoli
una
reminiscenza
.
«
La
salutai
finalmente
,
e
le
dissi
:
Tu
devi
esser
mia
.
Parlava
poco
il
portoghese
ed
articolai
le
proterve
parole
in
italiano
.
Comunque
,
io
fui
magnetico
nella
mia
insolenza
.
Aveva
stretto
un
nodo
,
sancito
una
sentenza
,
che
la
sola
morte
poteva
infrangere
!
Io
avevo
incontrato
un
proibito
tesoro
,
ma
pure
un
tesoro
di
gran
prezzo
!
!
!
«
Se
vi
fu
colpa
io
l
'
ebbi
intiera
!
E
...
vi
fu
colpa
!
Sì
...
si
rannodavano
due
cuori
con
amore
immenso
e
s
'
infrangeva
l
'
esistenza
di
un
innocente
!
Essa
è
morta
!
Io
infelice
!
E
lui
vendicato
...
Sì
!
vendicato
!
Io
conobbi
il
gran
male
che
feci
,
il
dì
in
cui
,
sperando
ancora
di
riaverla
in
vita
,
io
stringeva
il
polso
di
un
cadavere
,
e
piangeva
il
pianto
della
disperazione
.
Io
errai
grandemente
ed
errai
solo
!
»
(
pag
.
55-56
)
.
Dopo
questo
racconto
,
improntato
alla
più
spontanea
sincerità
,
la
narrazione
delle
vicende
di
guerra
,
per
poco
interrotta
,
riprende
il
sopravvento
,
e
nel
turbinoso
incalzarsi
degli
eventi
,
la
figura
di
Anita
compare
soltanto
di
quando
in
quando
,
per
qualche
accenno
fugace
,
illuminata
sempre
dal
grande
amore
e
dall
'
ammirazione
del
suo
Garibaldi
.
Poco
dopo
,
nel
combattimento
navale
del
Rio
Pardo
,
comandato
da
Garibaldi
contro
le
navi
brasiliane
,
«
la
tolda
nostra
era
coperta
di
cadaveri
e
di
mutilati
,
crivellati
i
fianchi
del
Rio
Pardo
.
Si
era
decisi
di
pugnare
fino
alla
morte
,
e
tal
decisione
era
corroborata
dall
'
aspetto
imponente
dell
'
amazzone
brasiliana
Anita
!
che
non
solo
non
volle
sbarcare
,
ma
prese
parte
gloriosa
all
'
arduo
conflitto
»
(
pag
.
59
)
.
In
altra
pugna
navale
contro
gli
imperiali
«
io
scesi
la
montagna
e
fui
celeremente
al
mio
posto
a
bordo
del
Rio
Pardo
,
e
giunsi
che
già
l
'
incomparabile
mia
Anita
,
con
la
solita
intrepidezza
,
aveva
sparato
la
prima
cannonata
,
puntata
da
lei
stessa
,
ed
animando
con
la
voce
le
ciurme
sbigottite
.
»
Essendo
di
troppo
superiori
le
forze
nemiche
,
Garibaldi
chiese
rinforzo
al
generale
Canabarro
,
ma
«
ebbi
in
risposta
di
dar
fuoco
ai
legni
nostri
e
ritirarmi
con
la
gente
in
terra
.
In
tale
missione
avevo
mandato
Anita
,
ingiungendole
di
non
tornare
a
bordo
;
ma
essa
non
mandò
,
tornò
con
la
risposta
;
e
veramente
io
dovetti
all
'
ammirabile
sangue
freddo
della
giovine
eroina
di
poter
salvare
le
munizioni
da
guerra
»
(
pag
.
64
)
.
E
la
presenza
della
sua
compagna
non
solo
gli
raddoppia
l
'
entusiasmo
di
guerra
,
ma
gli
fa
bella
la
vita
stessa
di
privazioni
e
attraenti
i
pericoli
.
«
Tra
le
peripezie
non
poche
della
mia
vita
procellosa
,
io
non
ho
mancato
d
'
avere
bei
momenti
,
e
tale
era
quello
in
cui
,
alla
testa
di
pochi
uomini
,
avanzo
di
molte
pugne
(
contro
i
brasiliani
)
,
e
che
giustamente
avevano
meritato
il
titolo
di
valorosi
,
io
marciava
a
cavallo
con
accanto
la
donna
del
mio
cuore
,
degna
della
universale
ammirazione
...
E
che
m
'
importava
il
non
aver
altre
vesti
che
quelle
che
mi
coprivano
il
corpo
e
di
servire
una
povera
Repubblica
che
a
nessuno
poteva
dare
un
soldo
?
...
La
mia
Anita
era
il
mio
tesoro
,
non
men
fervida
di
me
per
la
sacrosanta
causa
dei
popoli
e
per
una
vita
avventurosa
.
Essa
si
era
figurata
le
battaglie
come
un
trastullo
e
i
disagi
della
vita
del
campo
come
un
passatempo
.
»
Ma
ben
presto
all
'
eroina
delle
battaglie
succede
la
madre
.
«
In
quel
tempo
(
16
settembre
1840
)
la
mia
Anita
ebbe
il
suo
primo
nato
,
Menotti
,
la
cui
esistenza
era
un
vero
miracolo
,
poiché
nel
decorso
della
gravidanza
la
coraggiosissima
donna
avea
assistito
a
molte
pugne
,
sopportato
molte
privazioni
e
disagi
ed
una
caduta
da
cavallo
,
per
cui
il
bambino
nacque
con
un
'
ammaccatura
nella
testa
.
Anita
partorì
in
casa
d
'
un
abitante
di
quelle
campagne
,
nelle
vicinanze
di
un
piccolo
villaggio
chiamato
Mustarda
ed
ebbe
tutte
le
cure
immaginabili
da
codesta
generosissima
famiglia
per
nome
Costa
.
Io
sarò
riconoscente
a
quella
buona
gente
tutta
la
vita
.
Ma
alla
mia
povera
Anita
,
dodici
giorni
dopo
il
parto
,
toccò
di
fuggire
,
col
suo
pargolo
sul
davanti
della
sella
,
affrontando
tempi
tempestosi
...
Anita
abbrividiva
all
'
idea
di
perdere
il
nostro
Menotti
,
che
salvammo
per
un
miracolo
!
Nel
più
arduo
della
strada
ed
al
passo
de
'
torrenti
io
portava
il
mio
caro
figlio
di
tre
mesi
in
un
fazzoletto
a
tracolla
,
procurando
di
riscaldarmelo
al
seno
e
coll
'
alito
.
Siccome
si
procedeva
avanti
senza
trovar
mai
la
fine
della
piccada
,
io
rimasi
nella
selva
coi
due
muli
e
mandai
Anita
col
mio
assistente
ed
il
bambino
,
acciocché
alternando
i
due
cavalli
che
ci
rimanevano
,
essa
procurasse
di
uscire
al
chiaro
,
cioè
fuori
della
foresta
,
ove
trovare
alcuni
alimenti
per
sé
e
per
il
pargoletto
.
I
due
cavalli
che
alternativamente
portavano
Anita
,
ed
il
coraggio
sublime
di
quella
valorosa
mia
compagna
salvaronmi
ciò
che
di
più
caro
io
aveva
nella
vita
.
Essa
giunse
fuori
della
piccada
e
per
fortuna
,
vi
trovò
alcuni
de
'
miei
militi
con
un
fuoco
acceso
.
I
miei
compagni
,
a
cui
era
riuscito
d
'
asciugare
alcuni
cenci
,
presero
il
bambino
che
tutti
amavano
,
l
'
involsero
,
lo
riscaldarono
e
lo
tornarono
in
vita
,
quando
la
povera
madre
già
poco
sperava
di
quella
tenera
esistenza
»
(
pag
.
87-88-91-92
)
.
È
a
Nizza
,
dopo
queste
disastrose
peripezie
,
che
noi
ritroviamo
fatto
ricordo
di
Anita
.
Appena
ritornato
in
Italia
,
la
prima
volta
,
Garibaldi
corre
alla
sua
casa
:
«
Anita
mia
ed
i
miei
bimbi
,
partiti
d
'
America
alcuni
mesi
prima
,
erano
lì
riuniti
alla
vecchia
mia
genitrice
ch
'
io
idolatravo
e
che
non
vedevo
da
quattordici
anni
»
(
pag
.
188
)
.
E
più
non
ricompare
la
simpatica
figura
se
non
nella
miracolosa
ritirata
,
dopo
la
caduta
della
Repubblica
di
Roma
:
e
ricompare
per
l
'
ultima
volta
,
perché
furono
quelli
gli
ultimi
travagliati
momenti
di
sua
vita
.
Essa
più
debole
,
perché
in
istato
di
gravidanza
,
soggiacque
agli
stenti
,
alle
paure
,
alla
sete
...
«
La
mia
buona
Anita
,
ad
onta
delle
mie
raccomandazioni
per
farla
rimanere
aveva
deciso
d
'
accompagnarmi
.
L
'
osservazione
che
io
avrei
da
affrontare
una
vita
tremenda
di
disagi
,
di
privazioni
e
di
pericoli
frammezzo
a
tanti
nemici
,
era
stata
piuttosto
di
stimolo
alla
coraggiosa
donna
ed
invano
feci
osservare
ad
essa
il
trovarsi
in
istato
di
gravidanza
»
(
pag
.
240
)
.
Arrivati
nella
ospitale
Repubblica
di
S
.
Marino
«
un
carissimo
e
ben
doloroso
impaccio
era
la
mia
Anita
,
avanzata
in
gravidanza
ed
inferma
;
io
la
supplicavo
di
rimanere
in
quella
terra
di
rifugio
,
ove
un
asilo
almeno
per
lei
poteva
credersi
assicurato
e
dove
gli
abitanti
ci
avevano
mostrato
molta
amorevolezza
.
Invano
!
quel
cuore
virile
e
generoso
si
sdegnava
a
qualunque
delle
mie
ammonizioni
su
tale
assunto
e
m
'
imponeva
silenzio
colle
parole
:
«
Tu
vuoi
lasciarmi
.
»
Io
determinai
di
uscire
da
S
.
Marino
verso
la
metà
della
notte
e
di
guadagnare
qualche
porto
nell
'
Adriatico
,
ove
potersi
imbarcare
per
Venezia
»
(
pag
.
246
)
.
«
Il
giorno
era
già
avanzato
quando
salpammo
(
in
alcuni
barconi
)
da
Cesenatico
.
S
'
io
non
fossi
stato
addolorato
dalla
situazione
della
mia
Anita
,
che
trovavasi
in
uno
stato
deplorabile
,
soffrendo
immensamente
,
avrei
potuto
dire
che
superate
tante
difficoltà
e
sulla
via
di
salvazione
,
la
condizione
nostra
poteva
chiamarsi
fortunata
,
ma
i
patimenti
della
mia
cara
compagna
erano
troppo
forti
e
più
forte
era
tuttora
il
mio
rammarico
di
non
poter
sollevarla
....
Delle
mancanze
di
viveri
la
principale
era
l
'
acqua
e
la
mia
sofferente
donna
aveva
una
sete
divorante
,
indizio
non
dubbio
dell
'
interno
suo
male
!
»
(
pag
.
248
)
.
Costretti
a
ritornare
a
terra
,
perché
scoperti
per
il
plenilunio
e
cannoneggiati
da
una
nave
austriaca
,
Ugo
Bassi
e
Ciceruacchio
coi
due
figli
e
sei
altri
compagni
vanno
in
cerca
di
rifugio
e
invece
sono
presi
e
fucilati
,
nove
subito
e
Ugo
Bassi
poi
a
Bologna
.
«
Io
rimasi
nella
vicinanza
del
mare
in
un
campo
di
melica
colla
mia
Anita
e
col
tenente
Leggiero
,
indivisibile
mio
compagno
...
Le
ultime
parole
della
donna
del
mio
cuore
erano
state
per
i
suoi
figli
,
ch
'
essa
presentì
di
non
più
rivedere
!
»
(
pag
.
251
)
.
Il
tenente
Leggiero
s
'
avanzò
nell
'
interno
per
scoprir
case
e
trovò
il
colonnello
Nino
Bonnet
,
domiciliato
e
possidente
in
quei
dintorni
«
uno
dei
miei
più
distinti
ufficiali
,
ferito
a
Roma
nell
'
assedio
»
dice
Garibaldi
e
prosegue
:
«
Coraggioso
ed
intelligente
il
Bonnet
,
con
gran
pericolo
di
sé
stesso
,
cercò
e
trovò
chi
cercava
.
Una
volta
trovato
un
tale
ausiliario
io
mi
rimisi
intieramente
all
'
arbitrio
suo
e
ciò
fu
naturalmente
la
salvezza
nostra
.
Egli
propose
subito
di
appressarsi
ad
una
casipola
,
che
si
trovava
nelle
vicinanze
per
trovarvi
qualche
ristoro
all
'
infelice
mia
compagna
.
Ci
avvicinammo
sostenendo
Anita
in
due
ed
a
stento
giungemmo
a
quella
casa
di
povera
gente
,
ove
trovammo
acqua
,
necessità
prima
della
soffrente
e
non
so
che
altro
...
Di
lì
traversammo
parte
delle
valli
di
Comacchio
ed
avvicinammo
la
Mandriola
,
ove
si
doveva
trovare
un
medico
.
Giungemmo
alla
Mandriola
e
stava
Anita
coricata
su
d
'
un
materazzo
nel
barroccio
che
l
'
avea
condotta
.
Dissi
allora
al
dottor
Zannini
,
giunto
pure
in
quel
momento
:
«
Guardate
di
salvare
questa
donna
.
»
Il
dottore
a
me
:
«
Procuriamo
di
trasportarla
in
letto
.
»
Noi
quattro
allora
prendemmo
ognuno
un
angolo
del
materazzo
e
la
trasportammo
nel
letto
d
'
una
stanza
della
casa
,
che
si
trovava
a
capo
d
'
una
scaletta
della
stessa
.
Nel
posare
la
mia
donna
in
letto
mi
sembrò
di
scoprire
nel
suo
volto
l
'
espressione
della
morte
.
Le
presi
il
polso
...
più
non
batteva
!
Avevo
davanti
a
me
la
madre
dei
miei
figli
,
ch
'
io
tanto
amava
,
cadavere
!
...
Essi
mi
chiederanno
della
loro
genitrice
al
primo
incontro
!
Io
piansi
amaramente
la
perdita
della
mia
Anita
!
di
colei
che
mi
fu
compagna
inseparabile
nelle
più
avventurose
circostanze
della
mia
vita
!
Raccomandai
alla
buona
gente
che
mi
circondava
di
dar
sepoltura
a
quel
cadavere
e
mi
allontanai
,
sollecitato
dalla
stessa
gente
di
casa
,
ch
'
io
compromettevo
rimanendo
più
tempo
.
M
'
avviai
brancolando
per
Sant
'
Alberto
con
una
guida
che
mi
condusse
in
casa
d
'
un
sarto
,
povero
ma
onesto
e
generoso
»
(
pag
.
252
)
.
A
rendere
meno
incompleta
la
figura
psicologica
di
Garibaldi
,
rimangono
da
ritrarre
,
in
queste
Memorie
,
le
sue
attitudini
e
le
sue
qualità
,
non
più
nell
'
intimità
personale
del
sentimento
,
ma
nella
esteriorità
dei
suoi
rapporti
cogli
altri
uomini
e
coll
'
ambiente
,
in
cui
egli
manifestò
le
potenze
maravigliose
della
sua
tempra
morale
.
I
due
caratteri
predominanti
di
Garibaldi
,
come
cittadino
fra
cittadini
,
si
riassumono
in
ciò
,
ch
'
egli
fu
un
uomo
d
'
azione
e
più
specialmente
quel
tipo
caratteristico
di
uomo
d
'
azione
che
è
,
non
il
militare
del
tipo
di
Moltke
,
ma
l
'
avventuriero
di
guerra
,
nel
senso
nobile
della
parola
.
E
poiché
questo
iato
della
grande
figura
è
assai
noto
,
come
più
direttamente
connesso
colle
sue
imprese
militari
,
basterà
rilevarne
dalle
sue
Memorie
i
documenti
psicologici
più
caratteristici
.
Gli
uomini
si
possono
,
nella
psicologia
sociale
,
classificare
in
due
tipi
ben
distinti
,
per
prevalenza
evidente
delle
loro
energie
,
che
raramente
si
congiungono
,
in
grado
elevatissimo
,
nella
stessa
persona
:
l
'
uomo
del
pensiero
e
l
'
uomo
d
'
azione
.
Nella
storia
del
risorgimento
italiane
,
Mazzini
e
Garibaldi
personificano
mirabilmente
questi
due
tipi
ed
è
questa
una
delle
non
ultime
ragioni
del
loro
antagonismo
,
che
in
queste
Memorie
sopravvive
,
spesso
molto
acuto
.
Garibaldi
è
essenzialmente
un
uomo
d
'
azione
e
presenta
tutti
i
caratteri
salienti
,
organici
e
psichici
di
questo
tipo
antropologico
,
che
sente
l
'
antipatia
più
spiccata
per
«
i
dottrinari
,
assuefatti
ad
argomentare
con
lunghe
ciarle
,
ma
non
ad
oprare
gagliardamente
»
(
pag
.
276
)
.
Egli
ha
quello
spirito
delle
avventure
,
che
si
chiama
l
'
amore
dell
'
ignoto
:
la
sua
giovinezza
,
come
egli
dice
,
era
«
ardente
di
lanciarsi
nelle
avventure
dell
'
incognito
»
(
pag
.
9
)
e
ripete
altrove
:
«
l
'
indole
mia
propensa
alle
avventure
»
(
pag
.
38
e
55
)
e
parla
del
«
solletico
provato
all
'
idea
della
grandezza
dell
'
impresa
»
(
pag
.
100
)
e
allude
alla
sua
«
irrequietezza
naturale
ed
abituale
»
(
pag
.
265
)
quando
a
New
-
York
,
stanco
di
fabbricare
candele
,
voleva
cambiar
mestiere
.
Perciò
Garibaldi
,
quando
la
guerra
non
ne
occupava
la
traboccante
energia
,
ha
esercitato
i
più
diversi
mestieri
:
marinaio
e
corsaro
,
precettore
di
ragazzi
a
Costantinopoli
(
pag
.
13
)
e
a
Montevideo
(
pag
.
96
)
;
sensale
mercantile
e
domatore
di
puledri
(
pag
.
96
)
;
truppiere
o
conduttore
di
bovi
(
pag
.
95
)
e
fabbricante
di
candele
(
pag
.
265
)
e
finalmente
agricoltore
nella
sua
Caprera
,
com
'
egli
stesso
dettò
nella
scheda
del
censimento
italiano
.
Ma
la
sua
indole
avventurosa
aveva
come
bussola
infallibile
e
dote
preziosa
un
acutissimo
senso
pratico
della
vita
,
carattere
fortunato
della
razza
ligure
fra
gli
italiani
e
che
manca
spesso
agli
uomini
troppo
esclusivamente
pensatori
.
Ed
aveva
soprattutto
un
potere
simpatico
e
fascinatore
sui
propri
simili
,
unito
ad
una
sicura
,
penetrante
conoscenza
degli
uomini
,
che
gli
furono
certo
alleati
potenti
nelle
tante
vittorie
ottenute
.
Del
suo
fascino
sui
compagni
di
battaglia
,
ch
'
egli
sapeva
trasformare
in
eroi
colla
potenza
ammaliatrice
dello
sguardo
,
della
voce
,
dell
'
esempio
,
è
superfluo
recar
prove
.
E
sugli
stessi
nemici
,
anche
per
la
leggenda
onde
il
suo
nome
era
circondato
,
basta
l
'
esempio
del
suo
ingresso
a
Napoli
,
nel
60
,
che
,
come
egli
dice
,
«
ha
più
del
portentoso
che
della
realtà
.
Accompagnato
da
pochi
aiutanti
,
io
passai
framezzo
alle
truppe
borboniche
ancora
padrone
,
le
quali
mi
presentavano
l
'
armi
con
più
ossequio
certamente
,
che
non
lo
facevano
in
quei
tempi
ai
loro
generali
»
(
pag
.
380
)
.
Ed
era
nei
momenti
più
ardui
e
decisivi
,
ch
'
egli
appunto
sapeva
cogliere
il
lato
psicologico
,
per
cui
ogni
uomo
od
ogni
raccolta
di
uomini
più
facilmente
cede
alle
nostre
suggestioni
,
strappando
così
la
vittoria
al
destino
dubbioso
.
Nella
ritirata
verso
Lages
,
visto
che
«
molti
dei
compagni
scoraggiavansi
,
altri
disertavano
»
li
riunì
ed
«
energicamente
imposi
loro
che
meglio
era
manifestarsi
apertamente
sulla
volontà
di
accompagnarmi
e
che
liberi
si
lasciavano
coloro
che
volessero
andarsene
.
Tale
risoluzione
fu
efficacissima
;
da
quel
momento
non
vi
furono
più
diserzioni
»
(
pag
.
72
)
.
Ed
è
straordinaria
questa
sua
acutezza
di
intuizione
psicologica
,
là
dove
parla
del
panico
in
guerra
.
In
più
luoghi
ne
riporta
degli
esempi
(
pag
.
71
,
244
,
346
,
377
,
449
)
;
ma
il
più
caratteristico
è
quello
della
ritirata
verso
Autun
,
dopo
l
'
assalto
dei
Prussiani
a
Lantenay
.
«
In
certi
casi
conviene
agire
coll
'
animale
uomo
come
si
agisce
coll
'
animale
bue
...
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
e
che
corra
a
sua
voglia
.
Guai
a
voi
se
commetteste
l
'
imprudenza
di
attraversare
la
sua
via
,
egli
vi
rovescerà
cavalli
e
cavalieri
,
come
mi
successe
a
Velletri
nel
1849
,
ove
salvai
la
mia
pelle
,
nera
di
contusioni
,
per
un
miracolo
.
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
,
fuggire
,
precipitarsi
;
non
te
ne
incaricare
e
contentatevi
di
tenervi
su
di
un
fianco
o
alla
coda
;
egli
troverà
un
ostacolo
,
lo
fermerà
un
fiume
,
una
montagna
,
la
fame
,
la
sete
,
od
una
nuova
paura
,
più
prossima
o
maggiore
di
quella
che
lo
fece
fuggire
.
Allora
è
tempo
:
riordina
come
puoi
gli
animali
uomini
,
procura
di
trovar
per
loro
da
mangiare
,
da
bere
,
da
riposarsi
;
e
quando
siano
satolli
,
riposati
e
rialzati
di
morale
,
essi
si
ricorderanno
di
una
vergognosa
fuga
,
del
dovere
calpestato
e
della
gloria
!
La
peggiore
d
'
ogni
pazzia
umana
!
«
Lo
stesso
succede
coi
bovi
,
meno
che
questi
bruti
non
pensano
alla
gloria
,
per
fortuna
nostra
;
guidati
da
più
cavalieri
i
bovi
si
spaventano
per
una
qualunque
causa
:
un
tuono
,
un
lampo
,
una
bufera
od
altro
,
e
cominciano
a
correre
con
quella
velocità
di
cui
sono
capaci
gli
animali
selvaggi
.
Il
savio
conduttore
non
è
sì
stupido
di
comandare
ai
suoi
uomini
di
fermarsi
,
attraversando
loro
la
via
,
giacché
sarebbe
rovina
certa
.
Ma
li
seguita
,
ponendosi
su
di
un
fianco
o
di
dietro
,
senza
perderli
di
vista
,
finché
un
ostacolo
qualunque
si
presenta
ai
fuggenti
:
un
fiume
,
un
bosco
,
un
monte
;
allora
la
testa
di
colonna
si
ferma
,
si
rigira
e
tutto
il
resto
si
rigira
e
si
ferma
.
«
A
quel
punto
l
'
avveduto
condottiero
ordina
ai
suoi
cavalieri
di
circondare
la
truppa
dei
bovi
ridivenuti
docili
come
agnelli
;
e
così
i
bruti
tornano
sotto
il
dominio
del
loro
tiranno
,
l
'
uomo
,
che
non
so
se
valga
più
di
loro
»
(
pag
.
465
)
.
A
parte
le
punte
d
'
amarezza
contro
gli
uomini
,
che
non
si
sentono
nelle
pagine
giovanili
delle
Memorie
,
questo
brano
è
certo
una
delle
più
caratteristiche
prove
di
quella
,
che
chiamerei
la
strategia
psicologica
di
Garibaldi
.
Questa
profonda
e
geniale
conoscenza
degli
uomini
,
però
,
e
dei
loro
difetti
non
intaccò
,
non
corrose
per
nulla
la
nobiltà
e
magnanimità
della
grande
anima
sua
.
Egli
,
noncurante
delle
ricchezze
,
come
dimostrò
per
tutta
la
vita
(
e
perciò
si
confessa
«
inadatto
al
commercio
,
»
pag
.
16
e
267
)
,
anziché
giungere
al
disprezzo
pessimista
per
l
'
umanità
,
conclude
:
«
Gli
uomini
gli
ho
piuttosto
compianti
che
odiati
,
rimontando
alle
cause
del
male
,
cioè
all
'
egoismo
della
sciagurata
nostra
natura
»
(
pag
.
73
)
.
Perciò
egli
,
equanime
sempre
,
dichiara
sinceramente
,
che
una
delle
ragioni
della
sconfitta
di
Mentana
fu
«
che
i
volontari
,
demoralizzati
per
il
gran
numero
di
diserzioni
,
non
si
mostrarono
in
quel
giorno
degni
della
loro
fama
.
Distinti
ufficiali
ed
un
pugno
di
prodi
che
li
seguivano
,
spargevano
il
loro
sangue
prezioso
senza
cedere
un
palmo
di
terreno
;
ma
la
massa
non
era
dei
soliti
nostri
intemerati
.
Essa
cedeva
superbe
posizioni
,
senza
opporre
quella
resistenza
che
io
mi
potevo
aspettare
»
(
pag
.
446
)
.
Perciò
egli
,
colla
stessa
equanimità
,
riconosce
e
proclama
in
più
luoghi
delle
sue
Memorie
i
meriti
strategici
ed
il
valore
personale
dei
nemici
;
come
del
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
43
,
45
)
;
del
generale
argentino
Brown
(
pag
.
104
)
;
dei
cavalieri
americani
,
che
dice
:
«
non
secondi
a
nessuno
in
ogni
specie
di
combattimento
e
insuperabili
poi
nel
perseguire
un
nemico
sconfitto
e
catturarlo
»
(
pag
.
174
)
.
Così
egli
riconosce
il
valore
delle
truppe
borboniche
,
che
a
Milazzo
di
cinque
o
seimila
Garibaldini
ne
misero
mille
fuori
di
combattimento
(
pag
.
368
)
e
la
forza
straordinaria
di
disciplina
e
freddo
coraggio
delle
truppe
prussiane
(
pag
.
463
)
.
E
così
nell
'
appendice
sulla
battaglia
di
Custoza
,
egli
proclama
,
che
«
l
'
arciduca
Alberto
d
'
Austria
fu
il
solo
e
vero
generale
di
quella
battaglia
»
e
fu
quegli
che
decise
della
vittoria
(
pag
.
485
)
.
Equanimità
,
che
diede
il
famoso
«
obbedisco
»
all
'
ordine
di
ritirarsi
dal
Tirolo
,
come
già
in
circostanze
di
tanto
minori
e
men
dolorose
,
egli
aveva
obbedito
«
sebbene
a
malincuore
»
al
generale
Pacheco
nel
fatto
d
'
arme
del
Passo
della
Bajada
(
pag
.
130
)
.
Come
uomo
di
guerra
,
e
specialmente
in
quella
forma
caratteristica
della
guerriglia
,
che
ebbe
in
Garibaldi
il
suo
tipo
perfetto
,
egli
presenta
nelle
sue
Memorie
,
oltre
l
'
avversione
al
militarismo
,
giacché
egli
«
non
aveva
attitudine
alla
organizzazione
degli
eserciti
»
(
pag
.
124
)
ed
aveva
«
un
'
antipatia
nata
per
il
mestiere
del
soldato
»
(
pag
.
431
)
«
con
scarse
cognizioni
di
teorie
militari
»
(
pag
.
192
)
,
presenta
tre
qualità
psicologiche
,
che
sopra
le
altre
sue
doti
guerresche
prevalgono
decisamente
.
Una
fiducia
grande
in
sé
stesso
un
miracoloso
occhio
strategico
,
per
cogliere
ed
attuare
e
sorreggere
,
colla
rapidità
del
lampo
,
il
piano
di
battaglia
e
infine
una
fede
illimitata
nella
propria
fortuna
.
La
prima
e
l
'
ultima
di
queste
doti
sono
,
per
Garibaldi
come
per
ogni
altro
grande
uomo
,
il
segreto
dei
loro
successi
,
ch
'
essi
strappano
veramente
alla
fortuna
,
colla
pertinacia
del
proposito
e
lo
slancio
dei
colpi
opportuni
.
«
Il
mio
animo
non
era
dato
alla
disperazione
,
ciò
che
non
mi
è
mai
succeduto
»
(
pag
.
99
)
e
ripete
più
innanzi
:
«
Mai
si
deve
disperare
nelle
battaglie
e
nella
politica
,
particolarmente
quando
si
propugna
la
causa
della
giustizia
»
(
pag
.
128
)
.
Colla
propria
sicurezza
egli
s
'
imponeva
al
nemico
e
colla
fede
nella
vittoria
,
vinceva
.
«
Bisognava
però
vincere
:
e
questo
proposito
era
il
fatale
animatore
di
quella
stupenda
campagna
(
dei
Mille
)
ove
nei
più
seri
dei
nostri
combattimenti
,
come
Milazzo
e
il
Volturno
,
fummo
perdenti
per
più
di
metà
della
giornata
e
dove
,
a
forza
di
costanza
,
non
disperando
giammai
,
si
pervenne
a
sconfiggere
un
nemico
superiore
in
tutto
(
pag
.
370
)
«
Pertinacia
e
costanza
nelle
battaglie
,
ecco
una
delle
chiavi
della
vittoria
!
Ma
la
gente
è
stanca
e
grida
:
Siamo
stanchi
ed
affamati
!
Sì
!
Ebbene
,
andate
in
cerca
di
cibo
e
di
riposo
:
il
nemico
verrà
avanti
,
vi
mangierà
i
viveri
raccolti
e
il
riposo
ve
lo
darà
col
calcio
del
fucile
»
(
pag
.
476
)
.
E
lo
ripete
a
pag
.
36
,
44
,
83
,
475
.
Del
suo
miracoloso
,
rapidissimo
occhio
di
guerra
non
è
possibile
dar
qui
le
prove
,
perché
si
dovrebbe
riferire
il
racconto
di
quasi
tutti
i
fatti
d
'
arme
,
a
cui
Garibaldi
prese
parte
e
nei
quali
,
quasi
sempre
,
la
decisione
della
vittoria
fu
data
da
qualche
suo
espediente
strategico
dell
'
ultima
ora
o
da
qualche
sua
mossa
od
incitazione
quando
le
sorti
della
battaglia
si
trovano
al
punto
critico
,
in
cui
possono
risolversi
nell
'
un
senso
e
nell
'
altro
.
Più
interessante
,
psicologicamente
,
è
la
convinzione
che
Garibaldi
ebbe
sempre
di
essere
il
beniamino
della
fortuna
...
e
in
parte
lo
fu
veramente
,
se
pensiamo
che
in
una
lunga
vita
attraverso
cento
fatti
d
'
armi
,
in
terra
e
per
mare
,
una
sola
volta
fu
ferito
mortalmente
,
in
America
,
e
sul
suo
cadavere
furono
riscontrate
dieci
sole
ferite
,
di
cui
più
profonda
quella
d
'
Aspromonte
e
se
pensiamo
,
com
'
egli
dice
,
che
«
nella
mia
prolissa
carriera
militare
,
io
mai
sia
stato
fatto
prigionierio
,
ad
onta
di
essermi
trovato
tante
volte
in
pericolosissimo
stato
»
(
pag
.
30
)
.
Già
sino
dai
primi
capitoli
,
parlando
del
generale
del
Rio
Grande
,
Bento
Gonçales
,
ch
'
egli
chiama
«
il
tipo
del
guerriero
brillante
e
magnanimo
,
»
Garibaldi
osserva
:
«
Eppure
con
tante
doti
,
Bento
fu
sventurato
nelle
battaglie
,
ciò
che
mi
ha
fatto
supporre
sempre
contribuire
la
fortuna
per
una
gran
parte
negli
eventi
della
guerra
»
(
pag
.
36
)
e
di
lui
ripete
più
innanzi
«
quel
sommo
,
dotato
di
tutte
le
qualità
del
gran
capitano
,
meno
la
fortuna
.
»
(
pag
.
79
)
.
Però
devesi
notare
che
delle
fortune
di
guerra
sono
diverse
le
specie
.
C
'
è
la
vera
e
propria
fortuna
del
caso
come
c
'
è
una
cosiddetta
fortuna
,
che
però
non
è
altro
se
non
l
'
imperizia
del
nemico
o
il
lampo
di
genio
di
un
grande
capitano
.
E
nelle
Memorie
di
Garibaldi
quelle
ch
'
egli
chiama
sue
fortune
sono
dell
'
una
e
dell
'
altra
specie
.
Così
la
vittoria
di
Varese
ebbe
per
ragion
principale
l
imperizia
del
generale
austriaco
Urban
,
che
,
invece
di
attaccare
alle
spalle
,
al
nord
di
Biumo
«
attaccò
il
toro
per
le
corna
e
fu
tanto
meglio
per
noi
»
(
pag
.
288
)
.
E
alla
grande
,
decisiva
battaglia
del
Volturno
«
per
fortuna
nostra
,
fu
difettoso
il
piano
di
battaglia
dei
generali
borbonici
:
essi
ci
dettero
una
battaglia
parallela
(
assalendo
di
fronte
)
potendo
darcela
obliqua
»
(
pag
.
393
)
.
E
Garibaldi
dice
,
che
«
da
Epaminonda
,
nelle
battaglie
di
Leuttra
e
di
Mantinea
,
sino
ai
generali
prussiani
del
70
,
la
regola
delle
battaglie
oblique
è
stata
sempre
incontrastabile
ed
ha
prodotto
vittorie
sempre
;
e
gli
Austriaci
vinsero
a
Custoza
appunto
perché
all
'
errore
dei
generali
italiani
di
dividere
il
loro
esercito
in
due
,
si
aggiunse
l
'
arte
dell
'
Arciduca
Alberto
di
attaccarlo
obliquamente
»
(
pag
.
484
)
.
Così
ancora
se
a
Digione
Garibaldi
vinse
i
prussiani
,
fu
,
secondo
lui
,
perché
«
nella
guerra
domina
signora
la
fortuna
e
noi
fummo
veramente
favoriti
da
essa
,
avendoci
il
nemico
nel
20
gennaio
attaccato
dalla
parte
di
ponente
,
sicché
si
può
dire
che
attaccò
il
toro
per
le
corna
»
(
pag
.
478
)
.
Tutto
dunque
non
dipende
realmente
dalla
fortuna
,
ma
come
poi
dice
lo
stesso
Garibaldi
(
a
proposito
della
battaglia
di
Caserta
)
,
«
nelle
combinazioni
di
guerra
bisogna
essere
secondati
dalla
fortuna
o
da
un
genio
molto
superiore
»
(
pag
.
397
)
.
Così
egli
chiama
,
modestamente
,
una
fortuna
l
'
aver
potuto
prendere
,
nella
Laguna
,
le
armi
e
le
munizioni
mandate
dai
Brasiliani
;
ma
la
verità
è
che
Garibaldi
,
con
marcie
rapidissime
,
trovossi
alla
Laguna
prima
che
i
Brasiliani
lo
sapessero
(
pag
.
53
)
.
Altre
volte
la
fortuna
vera
furono
il
suo
coraggio
e
la
sua
presenza
di
spirito
,
che
è
propria
dei
veri
uomini
d
'
azione
,
quando
Garibaldi
in
una
piccola
lancia
,
davanti
all
'
isola
della
Libertà
(
Montevideo
)
si
trova
,
di
notte
,
improvvisamente
in
mezzo
ai
legni
da
guerra
«
tanto
vicini
che
la
sentinella
di
prora
d
'
uno
di
quelli
ci
gridò
:
«
Chi
viva
?
»
«
Zitti
,
io
dissi
alla
mia
gente
;
era
senza
dubbio
la
squadra
nemica
.
Sommessamente
parlando
,
io
eccitai
a
raddoppiare
la
voga
e
far
sui
remi
meno
rumore
possibile
,
ma
mi
aspettavo
una
grandine
di
fucilate
dopo
l
intimazione
fatta
dalla
sentinella
;
invece
miracolosamente
scansammo
»
(
pag
.
126
)
.
Certo
«
la
fortuna
,
in
cui
non
ho
mancato
d
'
aver
sempre
qualche
fede
»
(
pag
.
246
)
ha
favorito
qualche
volta
Garibaldi
.
Per
esempio
,
nella
ritirata
attraverso
la
foresta
,
quando
Anita
ebbe
Menotti
,
egli
«
viaggiando
solo
per
giorni
interi
coll
'
acqua
fino
alla
pancia
del
cavallo
»
per
andare
alla
Settembrina
a
comprarvi
«
alcune
cosarelle
di
panni
»
da
regalare
alla
sua
donna
,
udì
delle
fucilate
dalla
parte
onde
era
partito
.
«
Nel
ritorno
seppi
la
causa
delle
fucilate
ed
il
tristissimo
caso
accaduto
al
capitano
Massimo
ed
ai
suoi
bravi
liberti
,
subito
dopo
la
mia
partenza
da
quella
casa
,
»
dove
furono
sorpresi
ed
uccisi
tutti
dal
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
149
)
.
All
'
assalto
di
Palermo
«
posando
a
terra
la
sella
della
mia
cavalla
Marsala
e
le
pistoliere
,
una
pistola
percosse
nel
suolo
e
prese
fuoco
;
la
palla
mi
sfiorò
il
piede
destro
,
portando
via
un
pezzo
della
parte
inferiore
del
calzone
.
Le
fortune
non
vengono
mai
sole
,
dissi
tra
me
»
(
pag
.
358
)
.
All
'
assalto
di
Reggio
,
tutta
una
colonna
di
duemila
uomini
sparò
per
isbaglio
in
una
sola
volta
i
fucili
.
«
Io
,
che
mi
trovavo
a
cavallo
,
in
mezzo
a
quel
quadrato
in
tempesta
,
mi
gettai
giù
,
e
non
mi
toccò
che
una
sola
palla
nel
cappello
»
(
pag
.
377
)
.
Al
Volturno
,
egli
,
andato
in
carrozza
a
Sant
'
Angelo
,
fu
«
accolto
da
una
grandine
di
palle
nemiche
;
il
mio
cocchiere
fu
ucciso
,
la
carrozza
crivellata
di
palle
,
ed
io
coi
miei
aiutanti
fummo
obbligati
di
scendere
»
(
pag
.
389
)
.
E
nella
sua
romanzesca
evasione
da
Caprera
«
una
circostanza
imprevista
,
che
mi
favorì
molto
,
fu
la
seguente
:
Maurizio
,
assistente
mio
,
era
andato
alla
Maddalena
in
quel
giorno
e
verso
quell
'
ora
tornava
in
Caprera
.
Un
po
'
allegro
forse
non
badò
al
«
chi
viva
»
delle
barche
da
guerra
,
che
incrociavano
numerose
nel
canale
della
Moneta
,
che
separa
la
Maddalena
dalla
Caprera
,
e
coteste
barche
lo
fulminarono
di
fucilate
,
che
felicemente
non
lo
colpirono
.
Per
combinazione
ciò
succedeva
mentre
io
stavo
operando
la
mia
traversata
,
favorito
pure
dal
vento
di
scirocco
,
le
cui
piccole
ondate
servivano
mirabilmente
a
nascondere
il
Beccaccino
,
che
appena
usciva
d
'
un
palmo
dalla
superficie
del
mare
.
La
mia
pratica
acquistata
nei
fiumi
dell
'
America
,
con
le
canoe
indiane
che
si
governano
con
un
remo
solo
,
mi
valse
sommamente
.
Io
avevo
un
remo
o
pala
di
circa
un
metro
,
con
cui
potevo
remare
con
tanto
rumore
quanto
ne
fanno
gli
acquatici
.
«
Dunque
mentre
la
maggior
parte
dei
miei
custodi
si
precipitavano
su
Maurizio
,
io
tranquillamente
traversavo
lo
stretto
della
Moneta
ed
approdavo
nell
'
isoletta
divisa
dalla
Maddalena
da
un
piccolo
canale
guadabile
»
(
pag
.
429
)
.
Gli
è
che
,
in
realtà
,
più
che
la
fortuna
,
a
cui
Garibaldi
modestamente
assegna
tanta
parte
dei
suoi
successi
,
era
suo
alleato
potente
quello
che
egli
stesso
chiama
«
il
fatale
animatore
»
delle
sue
imprese
:
l
'
amor
patrio
e
la
convinzione
profonda
di
combattere
sempre
per
una
causa
santa
.