StampaPeriodica ,
In
marzo
1829
scrivendo
Leopardi
a
Colletta
pone
tra
i
suoi
castelli
in
aria
in
primo
luogo
Storia
di
un
'
anima
,
romanzo
che
avrebbe
poche
avventure
estrinseche
,
e
queste
sarebbero
delle
più
ordinarie
;
ma
racconterebbe
le
vicende
interne
di
un
animo
nato
nobile
e
tenero
dal
tempo
delle
prime
ricordanze
fino
alla
morte
.
Or
questa
Storia
di
un
'
anima
non
era
altro
che
la
storia
della
sua
anima
,
le
cui
note
fondamentali
sono
nel
Risorgimento
dove
con
vivace
profondità
è
rappresentata
tutta
la
sua
vita
intima
.
Il
mondo
nella
sua
mente
è
già
fissato
,
ridotto
a
domma
,
il
cui
catechismo
è
nel
Risorgimento
.
Egli
è
giunto
alla
conclusione
della
infelicità
universale
ed
irrimediabile
come
ha
dimostrato
già
nei
suoi
dialoghi
.
Ora
non
discute
più
,
non
dimostra
,
non
lotta
,
non
s
'
illude
.
Quel
mondo
,
chiaro
e
fisso
come
un
assioma
,
diviene
il
dato
e
l
antecedente
di
ogni
sua
concezione
.
E
lo
tratta
come
cosa
sua
,
e
lo
situa
e
lo
fa
suonare
cavandone
tutte
le
note
,
che
l
istrumento
può
dare
.
Questo
concetto
del
mondo
non
gli
viene
innanzi
così
improvviso
che
induca
nel
suo
essere
una
mutazione
violenta
.
Ci
è
giunto
per
gradazioni
quasi
insensibili
e
quando
si
ci
è
trovato
in
mezzo
,
gli
è
parso
un
fatto
quasi
naturale
ed
ordinario
.
Perciò
non
ci
è
alcuna
proporzione
tra
un
concetto
così
disperato
e
la
sua
vita
divenuta
per
l
'
abitudine
cosa
tollerabile
.
Non
è
che
i
suoi
mali
fossero
diminuiti
;
ma
l
uso
quotidiano
ne
aveva
rintuzzato
il
sentimento
.
E
non
gli
mancavano
conforti
preziosissimi
,
soprattutto
quello
dell
'
amicizia
,
che
raddolcivano
la
sua
ipocondria
.
Molte
donne
gli
furono
amiche
vere
,
come
l
'
Adelaide
Maestri
e
la
patriottica
Antonietta
,
e
la
Lenzoni
,
e
più
tardi
la
Paolina
Ranieri
.
Anche
di
alcune
letterate
ebbe
l
amicizia
come
fu
della
Franceschi
e
della
Malvezzi
.
Furono
relazioni
brevi
,
perché
l
'
ultima
volta
che
manda
un
saluto
alla
Franceschi
per
mezzo
del
bravo
Puccinotti
,
dice
:
se
se
ne
cura
;
e
di
un
lavoro
della
Malvezzi
parla
con
compassione
sprezzante
:
Povera
donna
!
lo
avevo
già
letto
.
Pare
che
la
nobile
signora
volesse
fargli
correggere
il
manoscritto
,
e
che
egli
se
ne
schermisse
.
Pure
,
non
gli
bastava
l
'
amicizia
,
voleva
l
amore
,
e
facilmente
si
illudeva
e
si
impaniava
facendo
triste
esperienza
delle
donne
,
e
volgendo
talora
l
'
amore
in
disgusto
.
Così
fu
con
la
Bolognese
,
intorno
alla
quale
scherzava
Papadopoli
:
né
incontrò
meglio
in
Firenze
;
anzi
scrive
a
Giordani
:
«
Questi
viottoli
,
che
si
chiamano
strade
mi
affogano
:
questo
sudiciume
universale
mi
ammorba
;
queste
donne
sciocchissime
,
ignorantissime
e
superbe
mi
fanno
ira
.
»
Scrive
all
'
Antonietta
:
«
Io
non
ho
bisogno
di
stima
,
né
di
gloria
,
né
di
altre
cose
simili
,
ma
ho
bisogno
d
'
amore
.
»
E
ne
ha
bisogno
tale
,
che
talora
con
gli
amici
e
con
le
amiche
prende
linguaggio
d
'
amore
,
col
Giordani
,
col
fratello
Carlo
,
con
la
Tommasini
,
con
l
'
Adelaide
.
Questo
non
era
artifizio
ed
abitudine
di
frase
,
come
fu
in
Pietro
Giordani
,
ma
sfogo
inconscio
di
un
cuore
vergine
.
E
meritò
di
avere
intorno
a
sé
non
solo
ammiratori
,
ma
amici
veri
e
caldi
come
il
Giordani
,
il
Pepoli
,
il
Tommasini
,
il
Brighenti
,
il
Puccinotti
,
il
Papadopoli
,
lo
Stella
,
il
Capponi
,
il
Ranieri
,
il
Colletta
.
Così
si
era
ito
formando
intorno
al
caro
sventurato
un
ambiente
morale
,
che
gli
ammolliva
il
carattere
,
e
gli
concedeva
una
espansione
socevole
.
Non
è
a
credere
che
questi
amici
fossero
tutti
concordi
nelle
opinioni
;
anzi
Leopardi
,
in
mezzo
a
loro
,
spesse
volte
si
sentiva
solo
.
Un
vincolo
letterario
c
'
era
.
I
suoi
amici
stimavano
perfetto
esemplare
di
lingua
le
sue
Operette
morali
,
trombettiere
Giordani
;
e
non
videro
con
piacere
conferito
il
premio
alla
Storia
d
'
America
del
Botta
dagli
Accademici
della
Crusca
,
i
quali
pregiarono
più
l
affettazione
e
l
esagerazione
dell
'
uno
che
la
modesta
naturalezza
dell
'
altro
.
Ma
se
lodavano
assai
le
sue
prose
e
poesie
,
soprattutto
per
odore
di
classicismo
o
come
dicevano
per
bontà
di
stile
e
di
lingua
,
in
tutto
l
altro
erano
distantissimi
dal
loro
amico
.
In
quel
tempo
gli
animi
piegati
dalla
reazione
che
successe
al
ventuno
già
si
andavano
rialzando
,
massimamente
in
Toscana
,
dove
parecchi
esuli
o
emigrati
illustri
si
erano
raccolti
militando
attorno
al
Vieusseux
coi
letterati
nativi
.
Sotto
a
quel
mite
governo
si
rinfrancavano
.
E
già
l
Antologia
avea
preso
molta
voga
:
ove
scrivevano
i
migliori
non
senza
qualche
allusione
politica
.
E
Colletta
scriveva
le
sue
vendicatrici
storie
,
e
Niccolini
le
tragedie
.
Si
formava
una
letteratura
,
la
cui
eco
trasmessa
dalle
sètte
s
'
insinuava
all
'
orecchio
penetrando
nelle
scuole
e
ne
'
convegni
in
tutte
le
parti
d
'
Italia
.
Il
programma
dell
'
azione
immediata
aveva
cesso
il
luogo
al
programma
educativo
o
evulativo
,
come
si
direbbe
oggi
,
e
con
questo
intento
Leopardi
più
giovine
aveva
scritto
le
canzoni
alla
Paolina
ed
al
Vincitore
del
pallone
.
I
due
programmi
erano
uno
negli
spiriti
,
sicché
si
andava
dall
'
uno
all
'
altro
secondo
l
occasione
.
Le
menti
si
volgevano
a
nuovi
studi
,
alle
scienze
storiche
,
all
'
economia
,
alla
statistica
e
cercavano
miglioramenti
civili
o
,
come
si
dice
oggi
,
sociali
,
vietati
i
politici
.
In
luogo
di
libertà
si
dicea
civiltà
e
cultura
;
sotto
altri
nomi
era
la
stessa
musica
;
le
più
umili
e
le
più
audaci
aspirazioni
si
comprendevano
tutte
sotto
il
nome
di
progresso
.
Comparvero
liberali
e
democratici
anche
tra
'
cattolici
,
come
il
Tommasèo
e
il
Manzoni
.
Pur
allora
erano
usciti
i
Promessi
Sposi
e
il
successo
era
universale
.
La
finezza
italiana
capiva
e
celebrava
tutti
,
così
il
religioso
Manzoni
,
come
l
'
ateo
Giordani
,
e
così
i
moderati
come
i
settarii
e
i
rivoluzionarii
.
Or
questo
movimento
degli
spiriti
non
trovava
più
forza
capace
di
riceverlo
nell
'
anima
stanca
di
Leopardi
.
Da
questo
lato
si
può
dire
veramente
che
egli
era
vissuto
.
Biasima
un
suo
concittadino
morto
per
l
indipendenza
greca
.
Antonietta
gli
scrive
una
lettera
con
ardore
patriottico
,
ed
egli
la
loda
augurando
sentimenti
simili
alle
donne
italiane
,
ma
con
stile
rimesso
ed
ordinario
;
il
cantore
di
Paolina
non
ci
è
più
.
A
lui
,
che
era
giunto
al
concetto
della
infelicità
universale
,
quelle
economie
e
statistiche
,
quelle
riforme
civili
,
quelle
teorie
di
progresso
e
di
felicità
di
popoli
,
movevano
il
riso
e
gli
doveva
far
male
quella
sicumera
,
quella
burbanza
de
'
più
a
sciorinar
dottrine
venute
in
moda
.
Ecco
in
che
modo
scrive
da
Firenze
a
Giordani
1828
:
«
Mi
comincia
a
stomacare
il
superbo
disprezzo
che
qui
si
professa
d
'
ogni
bello
e
di
ogni
letteratura
;
massimamente
,
che
non
mi
entra
poi
nel
cervello
che
la
sommità
di
ogni
sapere
umano
stia
nel
saper
la
politica
e
la
statistica
.
Anzi
,
considerando
filosoficamente
l
'
inutilità
quasi
perfetta
degli
studii
fatti
dall
'
età
di
Solone
in
poi
per
ottenere
la
perfezione
degli
stati
civili
e
la
felicità
dei
popoli
,
mi
viene
un
poco
da
ridere
di
questo
furore
di
calcoli
e
di
arzigogoli
politici
e
legislativi
,
e
umilmente
domando
se
la
felicità
de
'
popoli
si
può
dare
senza
la
felicità
degli
individui
.
I
quali
sono
condannati
alla
infelicità
dalla
natura
e
non
dagli
uomini
né
dal
caso
;
e
per
conforto
di
questa
infelicità
inevitabile
mi
par
che
vagliano
sopra
ogni
cosa
gli
studii
del
bello
,
gli
affetti
,
le
immaginazioni
e
le
illusioni
.
Così
avviene
che
il
dilettevole
mi
pare
utile
sopra
tutti
gli
utili
,
e
la
letteratura
utile
più
veramente
e
certamente
di
tutte
queste
discipline
secchissime
,
le
quali
,
anche
ottenendo
i
loro
fini
,
gioverebbero
pochissimo
alla
felicità
vera
degli
uomini
che
sono
individui
e
non
popoli
,
ma
quando
poi
gli
ottengono
questi
loro
fini
?
Amerò
che
me
lo
insegni
uno
de
'
nostri
professori
di
scienze
storiche
.
»
Qui
ci
è
in
germe
la
Palinodia
.
Con
questa
disposizione
di
animo
e
con
queste
opinioni
si
può
facilmente
intendere
che
la
corda
patriottica
non
rendeva
più
suono
,
credendo
egli
così
poco
alla
felicità
dei
popoli
come
a
quella
degli
individui
.
La
guerra
greca
,
la
rivoluzione
francese
,
i
moti
italici
,
i
Tedeschi
nello
stato
papale
,
sono
cose
quasi
a
lui
indifferenti
.
Essendo
così
scarsa
comunione
intellettuale
tra
lui
e
i
suoi
amici
,
si
potea
credere
che
non
gli
fosse
molto
cara
quella
compagnia
.
Pure
lì
era
il
suo
conforto
.
Tornato
di
Pisa
in
Firenze
,
vi
si
sentiva
come
in
un
deserto
,
quando
gli
mancava
Vieusseux
e
la
sua
compagnia
;
l
amicizia
copriva
qualsiasi
difformità
di
sentimenti
.
Già
non
potea
dissimulare
a
sé
stesso
quanto
di
nobile
era
in
quelle
loro
aspirazioni
;
poi
per
indole
era
tollerantissimo
e
dolcissimo
;
nelle
conversazioni
non
aveva
né
pretensioni
né
ostinazioni
,
e
non
puntigli
e
non
dispetti
come
era
del
Tommasèo
,
si
accomodava
col
silenzio
alle
opinioni
altrui
,
nemico
di
dispute
e
di
brighe
,
e
inetto
a
far
proseliti
,
a
far
valere
i
suoi
concetti
.
I
sentimenti
del
Manzoni
stavano
a
gran
distanza
dai
suoi
,
pur
sempre
lo
nomina
con
lode
.
Scrive
al
padre
sempre
misurato
e
accorto
,
e
talora
con
linguaggio
e
con
sentire
paterno
per
non
dispiacergli
.
Il
padre
trova
ne
'
dialoghi
del
figlio
troppo
abuso
di
miti
e
di
forme
velate
;
e
il
figlio
risponde
debolmente
a
difesa
quasi
assentendo
.
Lo
Stella
gli
comunica
le
critiche
milanesi
dei
suoi
dialoghi
,
e
lui
risponde
pacato
:
«
Non
mi
riesce
impreveduto
:
che
i
miei
principii
sieno
negativi
,
io
non
me
ne
avveggo
;
ma
ciò
non
mi
farebbe
gran
meraviglia
,
perché
mi
ricordo
di
quel
detto
di
Bayle
che
in
religione
e
in
morale
la
ragione
non
può
edificare
ma
solo
distruggere
.
»
Così
non
venne
mai
meno
l
'
amicizia
tra
quei
nobili
intelletti
dei
quali
alcuni
volevano
la
fede
riconciliata
con
la
ragione
,
altri
predicavano
la
ragione
creatrice
e
madre
del
progresso
e
guardavano
con
affettuosa
sollecitudine
al
povero
Leopardi
,
che
affermava
la
negazione
e
il
mistero
universale
.
Dissentendo
s
'
amavano
e
si
stimavano
.
Singolare
fu
l
amicizia
verso
di
lui
di
due
illustri
medici
,
il
Tommasini
ed
il
Puccinotti
,
che
dovevano
ben
ridere
di
quel
mondo
teologico
metafisico
,
che
era
il
pensiero
massonico
e
filosofico
del
secolo
,
e
credevano
più
alla
forza
della
materia
che
della
fede
o
della
ragione
.
Leopardi
aveva
in
molta
reverenza
il
Tommasini
e
si
sentiva
stretto
verso
il
Puccinotti
di
un
affetto
eguale
all
'
ammirazione
.
Questo
era
quello
stato
tollerabile
ed
ordinario
di
vita
,
che
egli
chiama
indifferenza
filosofica
.
L
'
ambiente
contrario
in
mezzo
al
quale
viveva
,
quelli
studii
statistici
,
quelle
teorie
di
progresso
,
quelle
vanterie
patriottiche
lo
trovavano
triste
o
ironico
con
qualche
sforzo
mal
riuscito
di
buon
umore
.
Si
deve
a
questo
stato
psicologico
l
'
ispirazione
,
dalla
quale
uscì
la
Palinodia
.
E
forse
in
questo
tempo
concepiva
e
abbozzava
i
Paralipomeni
,
ai
quali
metteva
mano
più
tardi
.
L
'
indifferenza
era
quella
quietudine
,
che
nasce
da
uno
stato
di
cose
tenuto
inevitabile
,
effetto
dell
'
assuefazione
e
della
prostrazione
morale
.
È
la
sorte
spesso
dei
vecchi
,
che
lasciano
correre
le
cose
così
come
vanno
conservando
in
sé
le
antiche
opinioni
,
senza
colore
e
senza
efficacia
.
E
Leopardi
in
verità
era
invecchiato
sotto
il
peso
della
sua
tristezza
.
In
quello
stato
di
apatia
morbosa
,
che
egli
chiama
indifferenza
,
il
suo
intelletto
rimane
solitario
e
come
ripiegato
in
sé
in
un
ambiente
non
simpatico
,
anzi
contrario
.
Questa
era
la
sua
individualità
e
originalità
,
che
lo
rendeva
singolare
dalle
genti
.
Il
suo
Risorgimento
non
mutò
il
suo
essere
dirimpetto
a
questo
mondo
esteriore
;
ma
gli
dava
la
forza
di
allontanarlo
da
sé
,
come
cosa
estranea
,
e
rimanere
concentrato
in
quel
solitario
suo
pensiero
,
che
tornava
a
vivere
innanzi
alla
sua
immaginazione
;
ritornava
l
'
antico
io
con
quel
suo
cuore
di
una
volta
.
Risorto
dalla
sua
apatia
,
riacquistata
la
facoltà
di
immaginare
e
di
amare
si
sentì
redivivo
al
cospetto
del
Fato
e
della
Natura
con
quell
'
amore
dei
campi
,
con
quel
bisogno
di
amare
e
di
fantasticare
,
con
quel
dolore
della
speranza
scomparsa
e
della
giovinezza
spenta
da
cui
erano
usciti
gli
idilli
.
La
società
in
mezzo
a
cui
era
vissuto
non
lasciava
traccia
nel
suo
spirito
;
gli
era
passata
innanzi
come
ombra
.
Di
vivo
,
di
presente
non
c
'
era
che
lui
co
'
suoi
ideali
e
l
'
universo
coi
suoi
misteri
.
Risorto
era
il
poeta
dell
'
Infinito
e
del
Sogno
e
della
Sera
;
nessun
vestigio
rimaneva
più
del
poeta
,
delle
canzoni
.
Tutto
quel
moto
di
erudizione
,
e
di
patriottismo
che
lo
aveva
tirato
fuori
di
sé
,
e
gittatolo
in
mezzo
all
'
Italia
moderna
ed
antica
,
in
mezzo
ai
patriarchi
e
alle
favole
,
in
mezzo
ai
Bruti
ed
alle
Saffo
,
alle
Virginie
e
ai
Simonidi
,
non
rende
più
una
favilla
.
Giovine
,
avea
creduto
all
'
opinione
volgare
,
che
il
gran
genere
nella
lirica
fosse
la
canzone
e
sperava
affaticandosi
in
quello
di
perpetuare
il
suo
nome
.
Ora
sente
che
l
eccellenza
non
è
nel
genere
e
lasciando
lì
canzoni
,
idilli
,
elegie
,
inni
,
chiama
le
sue
poesie
canti
,
parola
generica
,
che
comprende
tutti
i
generi
perché
non
ne
comprende
nessuno
.
Egli
è
vero
che
aveva
in
serbo
per
un
'
altra
edizione
due
nuove
canzoni
e
non
furono
più
pubblicate
e
debbono
forse
essere
,
tra
le
carte
da
lui
rifiutate
.
Finite
sono
le
canzoni
e
finite
con
esse
le
contraddizioni
ed
i
tentennamenti
nel
pensiero
,
la
crudità
e
la
spessezza
nei
concetti
,
la
solennità
e
sonorità
nella
frase
,
gli
involucri
mitici
e
storici
,
il
colorito
locale
,
le
varie
apparenze
di
un
mondo
esteriore
,
un
certo
non
so
che
di
denso
e
nebuloso
,
tutte
cose
che
qua
e
là
si
notano
nelle
canzoni
.
L
'
uomo
ha
gittato
via
una
parte
di
sé
,
quasi
mutilando
sé
stesso
;
ma
condensando
in
quello
che
rimane
,
tutta
la
vita
e
tutta
la
luce
.
Abbiamo
in
questo
mondo
concentrato
del
dolore
e
del
mistero
situazioni
nette
e
decise
,
spesso
originali
e
interessanti
,
chiarezza
e
coesione
nel
pensiero
,
formazioni
intere
e
diafane
,
semplicità
e
proprietà
nel
linguaggio
,
espansione
ed
emozione
nello
stile
,
nessun
vestigio
di
imitazioni
,
di
costruzioni
e
di
reminiscenze
.
Quell
'
umor
denso
di
una
malinconia
nera
e
solida
si
era
liquefatto
in
quella
malinconia
dolce
,
che
sfugge
la
sventura
reale
e
cerca
asilo
nell
'
immaginazione
.
Il
mondo
esterno
non
era
stato
mai
per
lui
cosa
solida
;
ora
è
cancellata
ogni
orma
di
questo
o
quel
mondo
storico
e
anche
della
società
contemporanea
.
Vive
coi
suoi
fantasmi
e
coi
suoi
ideali
solitario
;
vive
nella
sua
immaginazione
forte
e
calda
.
Leopardi
ritrova
così
sé
stesso
quale
la
natura
lo
aveva
fatto
e
quale
si
era
rivelato
negli
idilli
.
Ritorna
il
pittore
dell
'
anima
sua
con
un
senso
più
spiccato
di
vivo
e
di
moderno
.
La
semplicità
,
la
grazia
,
l
'
ingenuità
,
la
dolcezza
,
che
si
ammirano
negli
idilli
e
che
gli
venivano
non
pur
dalla
sua
natura
ma
dal
suo
lungo
uso
degli
scrittori
greci
,
sono
ora
qualità
spesso
congiunte
con
un
brio
di
espansione
,
con
un
calore
,
con
una
disinvoltura
,
che
lo
rivelano
moderno
.
Il
commercio
dei
vivi
,
la
dimora
nelle
principali
città
italiane
non
fu
senza
effetto
.
Soprattutto
dové
giovargli
la
civilizzatissima
Firenze
alla
quale
contrappone
Roma
così
lontana
dal
mondo
civilizzato
.
Quel
dolce
parlar
toscano
così
vivace
,
e
nella
sua
semplicità
così
pieno
di
grazia
,
quella
dimestichezza
di
conversazioni
con
gli
uomini
più
celebri
,
quel
suo
affiatarsi
con
gli
scrittori
più
recenti
come
Goethe
,
Byron
,
Sismondi
,
Manzoni
,
fino
quegli
studii
della
Crestomazia
poetica
che
gli
misero
innanzi
antologie
di
altri
paesi
come
quella
del
Brancia
,
non
furono
senza
efficacia
su
di
un
'
anima
delicata
,
aperta
alle
impressioni
.
Giovarono
forse
anche
i
lunghi
suoi
colloqui
col
Manzoni
,
che
dovettero
stornarlo
da
quelle
forme
solenni
e
clamorose
,
le
quali
egli
aveva
ereditato
dall
'
uso
dei
Latini
,
da
Monti
e
da
Foscolo
.
Tra
i
libri
acquistati
o
donati
in
Firenze
,
de
'
quali
pensava
arricchire
la
biblioteca
paterna
,
c
'
erano
le
opere
del
Manzoni
,
che
egli
promette
in
dono
al
fratello
più
piccolo
.
Ma
più
che
altro
dové
giovargli
la
separazione
della
sua
anima
da
tutti
gli
accidenti
del
mondo
esterno
e
il
suo
ritiro
assoluto
in
sé
stesso
.
Terminata
la
Crestomazia
poetica
prende
commiato
dallo
Stella
ponendo
fine
a
questi
lavori
di
pazienza
,
ancoraché
abbia
innanzi
ricchi
materiali
intatti
e
mulini
progetti
che
egli
medesimo
chiama
castelli
in
aria
.
Consegnando
i
suoi
manoscritti
al
Sinner
aveva
già
lasciati
per
sempre
gli
studii
ed
i
libri
,
vietatogli
dalla
cattiva
salute
.
Nella
sua
vita
solitaria
e
monotona
ci
sono
intervalli
felicissimi
nei
quali
si
rivela
il
poeta
che
fantastica
sopra
sé
stesso
alzandosi
all
'
universo
,
o
fantastica
sull
'
universo
con
ritorni
frequenti
in
sé
stesso
.
La
bellezza
,
l
'
amore
,
la
rimembranza
,
l
'
uccello
,
il
fiore
,
la
lapide
sepolcrale
,
non
l
'
interessano
solo
per
sé
,
ma
come
motivo
al
perpetuo
ritornello
di
sé
e
dell
'
universo
;
sono
le
variazioni
di
quella
formidabile
ripetizione
.
Vita
idillica
se
mai
ci
fu
,
nobilitata
dall
'
altezza
del
pensiero
,
dall
'
orgoglio
dell
'
uomo
nel
dolore
,
dalla
perfetta
sincerità
del
sentire
.
Il
concetto
stesso
dell
'
arte
gli
si
era
purificato
.
Quell
'
arte
per
sé
stessa
,
quel
puro
gioco
dell
'
immaginazione
,
quell
'
andar
cercando
forme
e
modelli
gli
doveva
parere
una
profanazione
.
Era
salito
a
quel
punto
di
perfezione
,
che
la
forma
non
ha
più
valore
per
sé
e
non
è
che
voce
immediata
di
quel
di
dentro
.
L
'
uomo
era
venuto
nella
piena
coscienza
e
nel
pieno
possesso
di
sé
.
Si
può
credere
che
nota
dominante
di
questo
mondo
psicologico
chiuso
in
sé
con
frequente
ritorno
degli
stessi
pensieri
e
sentimenti
,
fondato
sulla
infelicità
universale
,
sia
tristezza
e
monotonia
.
Ma
il
poeta
ha
ricuperato
il
suo
cuore
e
con
esso
la
facoltà
di
immaginare
e
di
sentire
.
Questo
regno
della
morte
e
del
nulla
è
pieno
di
luce
e
di
calore
.
Il
poeta
doveva
sentirsi
felice
in
quei
rari
momenti
,
che
poteva
cantare
la
sua
infelicità
;
e
felice
tu
lo
senti
nel
brio
e
nella
eloquenza
della
sua
rappresentazione
.
Riempie
di
luce
i
sepolcri
,
inspira
la
vita
nei
morti
,
anima
le
rimembranze
,
ricrea
l
amore
con
un
tripudio
di
gioventù
.
Niente
è
più
triste
e
niente
è
più
gioioso
.
E
la
tristezza
della
morte
ed
è
la
gioia
dell
'
amore
fuso
insieme
in
una
sola
persona
poetica
,
come
non
sai
.
Appartengono
a
questo
tempo
Silvia
,
le
Ricordanze
,
Quiete
dopo
la
tempesta
,
il
Sabato
del
Villaggio
,
il
Canto
notturno
di
un
pastore
errante
nell
'
Asia
,
poesie
nuove
,
che
comparvero
oltre
il
Risorgimento
nella
edizione
del
Piatti
in
Firenze
,
e
forse
anche
il
Passero
solitario
e
il
Consalvo
.
Questi
caratteri
si
mantengono
anche
nelle
altre
poesie
publicate
nell
'
edizione
di
Napoli
,
e
tutte
insieme
costituiscono
il
nuovo
Leopardi
.