StampaPeriodica ,
Riceviamo
da
un
nostro
amico
la
seguente
lettera
che
ci
pare
assai
interessante
e
che
pubblichiamo
tanto
più
volentieri
,
in
quanto
consentiamo
con
lo
scrittore
nel
condannare
la
presente
agitazione
popolare
per
l
'
Italia
irredenta
,
come
pure
nella
maggior
parte
delle
opinioni
ch
'
egli
espone
sulla
politica
italiana
in
questi
ultimi
anni
.
Nel
criticare
il
contegno
tenuto
dall
'
Italia
nel
congresso
di
Berlino
,
noi
non
intendevamo
affatto
muovere
rimprovero
ai
nostri
rappresentanti
di
non
aver
chiesto
il
Trentino
,
ossia
di
non
aver
commesso
una
follia
,
ma
bensì
di
non
aver
fatto
la
più
lontana
allusione
alla
questione
nelle
sedute
ufficiali
del
congresso
in
occasione
dei
nuovi
ingrandimenti
dell
'
Austria
;
del
non
avere
insomma
,
ci
si
permetta
l
'
espressione
,
interrotto
la
prescrizione
;
dell
'
aver
ratificato
il
trattato
senza
che
almeno
nei
processi
verbali
delle
sedute
sia
stata
rammentata
una
questione
che
ha
per
l
'
Italia
una
primaria
importanza
anche
al
punto
di
vista
della
sua
difesa
militare
.
È
vero
che
vi
sono
persone
,
e
tra
le
bene
informate
,
le
quali
sostengono
che
il
primo
rappresentante
d
'
Italia
abbia
veramente
in
colloqui
privati
col
cancelliere
dell
'
Impero
germanico
,
ai
quali
assisteva
soltanto
il
ministro
di
Francia
,
chiesto
formalmente
una
rettifica
di
frontiere
,
e
che
abbia
così
esposto
la
dignità
del
paese
ad
un
fiero
e
diremmo
quasi
insolente
rabbuffo
per
parte
del
principe
di
Bismarck
.
Ma
noi
non
vogliamo
prestare
intera
fede
a
tutto
ciò
,
perché
farebbe
veramente
troppo
torto
al
senno
di
un
vecchio
diplomatico
come
il
conte
Corti
.
Ma
l
'
accusa
maggiore
che
muoviamo
alla
politica
italiana
al
congresso
,
è
quella
di
non
aver
risolutamente
sostenuto
i
diritti
della
Grecia
e
delle
altre
nazionalità
della
penisola
balcanica
;
e
del
non
aver
protestato
energicamente
contro
l
'
avvilimento
del
Montenegro
,
e
contro
i
diritti
quasi
di
alta
sovranità
riconosciuti
alla
sola
Austria
sopra
tutto
il
litorale
orientale
dell
'
Adriatico
.
A
parte
la
questione
del
rispetto
al
principio
di
nazionalità
,
a
cui
l
'
Italia
deve
la
vita
,
e
nel
tener
alto
il
prestigio
del
quale
abbiamo
la
garanzia
più
sicura
della
nostra
futura
indipendenza
politica
in
Europa
,
più
sicura
di
quel
che
non
ci
diano
ora
i
nostri
imperfettissimi
armamenti
;
a
parte
,
diciamo
,
questa
questione
,
l
'
Italia
ha
un
interesse
grandissimo
a
che
la
penisola
balcanica
non
cada
in
mano
né
all
'
Austria
,
almeno
finché
si
estende
dai
Carpazi
fino
al
lago
di
Garda
,
né
alla
Russia
.
Ora
il
miglior
modo
di
opporsi
a
ciò
,
non
è
di
sostenere
il
fracido
edificio
dell
'
impero
ottomano
,
ma
di
appoggiare
la
creazione
di
una
federazione
di
Stati
nazionali
,
grandi
assai
per
vivere
di
vita
autonoma
,
e
non
tanto
da
poter
fare
mai
ombra
all
'
Italia
.
Né
qui
si
tratterebbe
di
un
fascio
di
piccoli
Stati
artificialmente
messi
insieme
e
artificialmente
mantenuti
come
quelli
della
Confederazione
del
Reno
,
creata
da
Napoleone
I
e
poscia
sognata
da
Thiers
,
ma
bensì
di
un
ordinamento
politico
che
coinciderebbe
con
la
repartizione
delle
nazionalità
nella
penisola
balcanica
.
E
dato
pure
che
la
voce
isolata
dell
'
Italia
nel
congresso
non
avesse
potuto
produrre
alcun
effetto
sensibile
negli
articoli
del
trattato
,
essa
ci
avrebbe
almeno
procurato
le
simpatie
di
tutti
quei
popoli
,
e
osiamo
dire
anche
il
rispetto
dell
'
Europa
,
più
che
non
il
nostro
silenzio
e
la
nostra
indecisione
.
Almeno
non
sarebbero
sorte
le
stupide
accuse
che
noi
desideriamo
l
'
Albania
,
o
altri
ingrandimenti
simili
.
Né
di
minore
importanza
era
per
l
'
Italia
l
'
assicurare
con
l
'
indipendenza
del
Montenegro
,
e
con
l
'
affermazione
della
sua
completa
sovranità
sopra
quei
pochi
chilometri
di
coste
che
gli
sono
stati
concessi
dal
congresso
,
un
punto
fermo
agl
'
ingrandimenti
,
in
quella
direzione
,
dell
'
Austria
.
E
ciò
senza
ripetere
quanto
già
abbiamo
detto
altra
volta
,
sullo
schiaffo
da
noi
ricevuto
nel
non
essere
stati
almeno
consociati
all
'
Austria
nei
suoi
diritti
di
sorveglianza
sulla
costa
montenegrina
e
nel
porto
di
Antivari
.
Non
è
dato
a
nessuno
prevedere
le
conseguenze
infinite
che
sorgeranno
dalla
nuova
fase
in
cui
è
entrata
la
sempre
più
imbrogliata
questione
d
'
Oriente
,
ma
non
ci
sorprenderebbe
affatto
se
dal
congresso
di
Berlino
dovesse
per
noi
risultare
un
mutamento
di
alleanze
,
e
se
i
nuovi
amoreggiamenti
del
governo
germanico
con
il
Vaticano
,
i
quali
pure
contribuiscono
a
spiegare
la
poca
simpatia
dimostrataci
ultimamente
dal
cancelliere
dell
'
Impero
,
non
ci
spingeranno
fatalmente
a
ristringere
l
'
alleanza
con
la
Francia
repubblicana
ed
anticlericale
.
Ecco
la
lettera
:
31
luglio
Ai
direttori
.
L
'
agitazione
per
l
'
Italia
irredenta
comincia
a
calmarsi
.
Era
tempo
,
se
non
volevamo
renderci
ridicoli
agli
occhi
dell
'
Europa
,
poiché
è
sempre
rendersi
ridicoli
l
'
alzare
la
voce
senza
essere
in
grado
di
far
seguire
l
'
atto
alla
parola
.
E
nessuna
persona
sensata
potrebbe
dubitare
che
in
questo
momento
l
'
Italia
è
incapace
di
agire
in
favore
di
Trento
(
lascio
sempre
da
parte
Trieste
come
una
chimera
)
con
qualche
probabilità
di
riuscita
.
Forse
è
colpa
dei
nostri
governi
se
non
siamo
in
istato
di
realizzare
i
nostri
desiderii
e
quelli
che
crediamo
nostri
diritti
.
Diritti
piuttosto
morali
che
scritti
,
e
piuttosto
politici
che
morali
,
poiché
non
è
tanto
in
virtù
della
nazionalità
italiana
della
maggioranza
degli
abitanti
del
Trentino
,
che
noi
reclamiamo
questa
provincia
-
dovremmo
allora
e
con
maggior
ragione
reclamare
il
cantone
Ticino
,
Nizza
,
la
Corsica
e
quelle
parti
della
Dalmazia
ove
la
popolazione
intera
è
di
nazionalità
italiana
,
ma
nell
'
interesse
della
nostra
sicurezza
,
la
quale
esige
che
la
posizione
strategica
del
Trentino
,
tutta
offensiva
nelle
mani
di
una
potenza
transalpina
,
difensiva
in
quella
di
una
potenza
cisalpina
come
la
nostra
,
ci
sia
presto
o
tardi
ceduta
.
Può
darsi
,
dicevo
,
che
sia
colpa
della
nostra
politica
estera
se
non
abbiamo
potuto
profittare
dell
'
occasione
del
recente
raffazzonamento
politico
della
carta
di
Europa
per
ottenere
la
rettificazione
della
nostra
frontiera
del
nord
.
Procuriamo
almeno
di
profittare
di
questa
lezione
,
non
ricadendo
negli
stessi
errori
.
Questi
errori
,
a
parer
mio
,
si
riassumono
in
uno
solo
:
l
'
indecisione
.
Abbiamo
voluto
,
come
si
dice
volgarmente
,
salvare
capra
e
cavoli
,
ed
ora
ci
troviamo
a
mani
vuote
.
Fino
dal
principio
della
crisi
,
era
evidente
esservi
in
Europa
due
campi
,
quello
dell
'
Inghilterra
e
quello
della
Russia
.
Ora
,
se
stava
nel
beneplacito
della
Francia
e
della
Germania
,
che
non
aveano
nulla
da
perdere
né
da
guadagnare
in
questo
conflitto
,
di
mantenersi
neutrali
,
non
era
così
per
l
'
Austria
e
l
'
Italia
.
E
mentre
la
prima
,
facendo
tacere
ogni
antipatia
e
simpatia
sentimentale
,
e
non
ascoltando
che
la
voce
del
suo
interesse
,
s
'
intese
fin
dal
principio
con
la
Russia
circa
un
compenso
eventuale
(
non
è
ormai
più
permesso
di
dubitarne
)
,
l
'
Italia
temé
di
scontentare
l
'
Inghilterra
e
venir
meno
alle
sue
tradizioni
liberali
,
alleandosi
francamente
alla
Russia
,
ed
ebbe
paura
di
scatenare
la
guerra
gettandosi
intieramente
nelle
braccia
dell
'
Inghilterra
.
Eppure
sarebbe
stato
sì
facile
di
conciliare
le
proprie
tradizioni
liberali
con
l
'
interesse
del
paese
:
bastava
a
tale
effetto
vedere
coi
propri
occhi
,
giudicare
i
fatti
e
le
situazioni
senza
idee
preconcette
,
e
soprattutto
senza
lasciarsi
imporre
dalle
parole
.
Si
preferì
invece
ascoltare
la
parola
d
'
ordine
,
data
dall
'
«
opinione
pubblica
»
di
Parigi
,
fabbricata
come
tutti
sanno
,
dalla
penna
esperta
e
infaticabile
del
patriotta
polacco
che
dirige
la
politica
estera
del
«
Journal
des
Débats
»
e
di
cui
le
frasi
sonore
sulla
seconda
edizione
della
spartizione
della
Polonia
(
la
Turchia
una
Polonia
!
)
furono
per
due
anni
amplificate
e
variate
all
'
infinito
con
una
commovente
unanimità
da
tutti
gli
organi
riconosciuti
dell
'
«
opinione
pubblica
»
per
tutta
Europa
:
«
Pall
Mall
Gazette
»
,
«
Kölnische
»
,
«
Allgemeine
»
e
«
Neue
Freie
Presse
»
senza
parlare
dei
burgravi
del
giornalismo
italiano
;
poiché
è
soltanto
da
quando
è
stata
gettata
la
maschera
,
e
gli
organi
dell
'
«
opinione
pubblica
»
al
di
là
delle
Alpi
,
all
'
unisono
e
sempre
al
cenno
partito
dalla
rue
des
Prêtres
,
gridano
la
croce
addosso
all
'
Italia
,
che
i
nostri
vecchi
liberali
cominciano
un
poco
ad
aprire
gli
occhi
sui
loro
amici
occidentali
.
Un
anno
,
due
anni
fa
a
Roma
se
ne
era
ancora
lontani
,
e
mentre
il
governo
austriaco
lasciava
declamare
la
sua
«
opinione
pubblica
»
per
agire
nell
'
interesse
della
monarchia
,
il
nostro
governo
stimò
doversi
conformare
al
modo
di
vedere
superficiale
e
burocratico
de
'
nostri
burgravi
.
Quando
si
sarebbe
dovuto
prendere
in
mano
risolutamente
la
questione
delle
nazionalità
oppresse
,
intendersi
col
governo
d
'
Atene
,
spingerlo
,
occorrendo
,
alla
guerra
,
far
valere
questo
servizio
sia
a
Pietroburgo
come
indebolimento
della
Turchia
,
sia
a
Londra
come
contrappeso
allo
slavismo
,
si
ebbe
paura
di
compromettersi
,
di
avventurare
la
propria
neutralità
,
di
scatenare
la
guerra
europea
.
Chi
non
risica
non
rosica
.
Una
politica
risolutamente
anti
-
turca
dell
'
Italia
non
soltanto
ci
avrebbe
procacciato
l
'
onore
di
mantenere
la
bandiera
sotto
la
quale
abbiamo
acquistato
la
nostra
propria
indipendenza
,
ma
avrebbe
avuto
il
vantaggio
di
rafforzare
la
nostra
posizione
in
Europa
.
La
Francia
certamente
,
benché
i
suoi
interessi
nel
Mediterraneo
e
nel
Levante
sieno
meno
importanti
dei
nostri
,
avrebbe
sostenuto
questa
politica
,
come
lo
prova
il
suo
contegno
a
Berlino
nella
questione
ellenica
,
e
noi
saremmo
comparsi
a
Berlino
con
dei
titoli
per
farci
ascoltare
.
Invece
,
che
cosa
è
accaduto
?
L
'
Europa
ha
agito
come
se
la
questione
del
Mediterraneo
non
ci
riguardasse
,
e
invece
di
riunire
in
un
fascio
le
potenze
mediterranee
,
Francia
,
Austria
,
Italia
e
Grecia
ingrandita
,
e
fortificarle
coll
'
aprire
il
mare
Egeo
alla
Russia
,
noi
abbiamo
lasciato
il
Mediterraneo
,
il
nostro
mare
,
cadere
tutto
intiero
e
senza
contrappeso
nelle
mani
di
una
potenza
che
non
vi
ha
nessun
diritto
naturale
come
potenza
litoranea
,
e
che
è
la
rivale
la
più
pericolosa
pel
nostro
commercio
orientale
.
Ed
in
ricambio
non
abbiamo
ricevuto
un
solo
vantaggio
materiale
,
e
neppure
un
solo
vantaggio
morale
.
Non
parleremo
qui
dell
'
annessione
della
Bosnia
e
dell
'
Erzegovina
all
'
Austria
:
essa
non
costituisce
un
pericolo
per
l
'
Italia
e
non
aumenta
neppure
in
modo
considerevole
le
forze
militari
della
nostra
antica
rivale
,
benché
avrebbe
potuto
e
avrebbe
dovuto
servire
di
pretesto
per
un
regolamento
di
conti
,
se
avessimo
fatto
l
'
occorrente
per
essere
ammessi
seriamente
a
regolarli
.
Più
grave
è
la
presa
di
possesso
di
Spizza
e
il
diritto
di
sorveglianza
a
Antivari
,
che
sono
stati
accordati
all
'
Austria
e
che
noi
avremmo
certamente
potuto
impedire
,
se
avessimo
protestato
altamente
e
risolutamente
invece
di
fare
timide
osservazioni
;
poiché
sempre
ed
ovunque
è
stata
la
paura
per
parte
dei
nostri
governanti
di
bagnarsi
con
l
'
entrare
nell
'
acqua
che
ci
ha
fatti
restare
all
'
asciutto
a
guardarla
correre
.
Circa
ai
vantaggi
morali
,
non
sono
meno
negativi
,
e
,
che
io
sappia
,
non
possiamo
vantarci
,
come
il
re
di
Danimarca
all
'
uscire
dal
congresso
di
Vienna
,
di
avere
conquistato
,
se
non
una
sola
anima
,
almeno
tutti
i
cuori
.
Noi
non
possiamo
contare
né
sull
'
affezione
né
sulla
gratitudine
di
alcun
governo
e
di
alcun
popolo
.
Ed
oggi
?
Mi
sembra
che
non
vi
sia
più
che
un
solo
contegno
possibile
:
quello
della
dignità
tranquilla
e
dell
'
attenzione
vigile
.
Il
trattato
di
Berlino
,
comunque
imperfetto
,
avrebbe
potuto
garantirci
alcuni
lustri
di
pace
:
le
convenzioni
segrete
poco
onorevoli
dell
'
Inghilterra
con
la
Russia
e
la
Turchia
del
30
maggio
e
del
4
giugno
,
concluse
dietro
le
spalle
all
'
Europa
quando
altri
si
faceva
ad
alta
voce
il
campione
degl
'
interessi
europei
(
nota
Salisbury
del
1°
aprile
)
,
hanno
notevolmente
compromesso
la
durata
di
questa
pace
;
ed
una
politica
intelligente
deve
preparare
da
questo
momento
le
vie
ed
i
mezzi
per
partecipare
con
maggior
autorità
che
non
abbiamo
fatto
a
Berlino
,
alla
prossima
nuova
sistemazione
degli
affari
orientali
.
È
impossibile
che
la
Grecia
sì
perfidamente
adescata
,
sì
ignominiosamente
abbandonata
dall
'
Inghilterra
,
sì
platonicamente
confortata
dal
congresso
,
resti
molto
tempo
col
fucile
ad
armacollo
.
Non
è
probabile
che
la
Turchia
si
mostri
molto
amabile
nella
delimitazione
di
frontiere
«
consigliata
»
dal
congresso
di
Berlino
;
e
per
chiunque
conosce
la
storia
dell
'
isola
di
Creta
da
cinquant
'
anni
,
è
anche
meno
probabile
che
i
cretesi
si
rassegnino
a
lungo
a
subire
il
giogo
ottomano
ch
'
essi
hanno
tentato
tante
volte
di
scuotere
e
che
avrebbero
scosso
nel
1868
,
se
l
'
Inghilterra
non
avesse
allora
,
come
l
'
anno
scorso
,
interposto
un
veto
.
Tutti
sentono
che
il
regno
dei
turchi
in
Europa
si
avvicina
al
suo
termine
;
che
le
decisioni
del
congresso
di
Berlino
non
costituiscono
che
una
nuova
fermata
nel
cammino
verso
la
soluzione
definitiva
;
la
questione
può
non
aprirsi
che
fra
venti
anni
,
come
può
riaprirsi
l
'
anno
prossimo
.
E
per
quanto
questa
seconda
eventualità
sia
poco
probabile
e
non
certo
da
desiderarsi
,
poiché
lo
stesso
acquisto
del
Trentino
non
varrebbe
forse
per
noi
dieci
o
venti
anni
di
pace
,
pure
dobbiamo
esser
pronti
ad
ogni
caso
;
sta
a
noi
d
'
intenderci
anticipatamente
con
la
Russia
e
la
Grecia
sulla
sorte
della
Romenia
e
della
Albania
,
dell
'
Epiro
e
della
Tessalia
,
di
Costantinopoli
soprattutto
;
sta
a
noi
di
dettare
condizioni
all
'
Austria
,
una
volta
che
ci
saremo
intesi
coi
nostri
due
alleati
naturali
;
a
noi
allora
di
lasciar
andare
le
cose
,
occorrendo
,
fino
alla
guerra
;
non
ci
si
arriverà
,
si
può
esserne
sicuri
!
Se
l
'
Austria
in
una
guerra
contro
l
'
Italia
,
o
,
per
parlare
più
esattamente
,
nella
considerazione
dei
casi
di
una
guerra
con
l
'
Italia
,
avesse
dietro
di
sé
l
'
Inghilterra
,
noi
avremmo
dietro
di
noi
la
Russia
ed
i
popoli
della
penisola
dei
Balcani
,
senza
contare
l
'
appoggio
della
Germania
e
della
Francia
.
Imperocché
,
non
si
prenda
abbaglio
,
la
Francia
può
,
momentaneamente
ed
in
odio
del
suo
vincitore
del
1870
,
far
buon
viso
al
brutto
tiro
che
l
'
Inghilterra
le
ha
fatto
adesso
,
ma
verrà
il
giorno
in
cui
l
'
antica
gelosia
contro
la
perfida
Albione
,
assopita
da
quindici
o
venti
anni
e
così
leggermente
ridestata
da
lord
Beaconsfield
,
risusciterà
più
cieca
ed
appassionata
che
mai
:
tocca
a
noi
di
profittarne
,
come
abbiamo
profittato
della
sua
folle
scappata
contro
la
Germania
:
potremo
farlo
,
come
l
'
abbiamo
fatto
nel
1870
,
senza
rimorsi
e
senza
far
torto
alla
nostra
dignità
,
perché
avremo
la
coscienza
che
facendolo
non
portiamo
danno
all
'
interesse
vero
,
ma
contribuiamo
,
anzi
,
al
vantaggio
reale
del
nostro
antico
alleato
,
al
quale
dobbiamo
sì
gran
parte
della
nostra
liberazione
.
Devot
.
C
.
F
.