StampaPeriodica ,
I
.
Una
di
quelle
scienze
le
cui
origini
non
risalgono
più
indietro
de
principii
del
secolo
,
è
la
scienza
della
lingua
che
altri
dicono
linguistica
,
altri
grammatica
o
filologia
comparata
.
Il
Kratylo
di
Platone
mostra
bene
che
alcuni
fra
i
principali
problemi
di
questa
scienza
già
occupavano
le
menti
de
Greci
,
ma
i
fatti
necessarii
a
darne
una
soluzione
reale
mancavano
tuttavia
.
In
generale
i
lavori
degli
antichi
,
spezialmente
de
grammatici
alessandrini
,
intorno
alla
lingua
riguardavano
propriamente
la
teoria
grammaticale
,
e
sebbene
si
possano
dire
l
'
antecedente
istorico
della
nostra
scienza
,
pure
ne
sono
essenzialmente
diversi
e
per
il
metodo
e
per
lo
scopo
e
pei
risultati
.
Agli
antichi
mancavano
i
fatti
necessarii
a
istituire
il
paragone
e
a
dedurre
le
conseguenze
che
noi
abbiamo
dedotte
;
ma
se
anche
li
avessero
posseduti
,
come
molti
doveano
possederne
,
non
li
avrebbero
coordinati
in
un
sistema
e
costruitavi
su
una
scienza
.
E
impossibile
che
i
Romani
non
abbiano
sentito
la
simiglianza
tra
il
verbo
avere
come
lo
pronunziavano
essi
,
e
come
suonava
nella
bocca
de
Germani
.
È
impossibile
che
i
compagni
di
Alessandro
non
abbiano
sentito
che
gl
'
Indiani
declinavano
il
verbo
dare
,
come
era
declinato
dall
'
un
capo
all
'
altro
della
Grecia
.
Ma
questi
fatti
restavano
per
essi
una
semplice
sensazione
;
perché
la
sensazione
diventasse
sapere
,
bisognava
che
lo
spirito
fosse
giunto
a
quella
maturità
di
riflessione
che
si
richiede
per
dedurre
leggi
generali
dalla
minuta
comparazione
de
fatti
.
I
fatti
su
cui
è
creata
la
chimica
non
esisteano
forse
per
l
'
antichità
?
Né
è
superiorità
o
maggior
potenza
e
squisitezza
dell
'
ingegno
moderno
se
è
giunto
dove
gli
antichi
non
giunsero
,
ma
è
l
'
effetto
di
una
legge
essenziale
dello
spirito
,
una
necessità
della
sua
istoria
.
Noi
vedremo
più
innanzi
come
questa
scienza
incominciò
e
per
quali
occasioni
,
ora
ci
conviene
vedere
in
che
consista
,
e
quale
ne
sia
la
materia
.
La
lingua
è
lo
sforzo
che
fa
lo
spirito
per
dipingersi
a
sé
medesimo
,
è
la
manifestazione
del
pensiero
in
tutti
i
suoi
elementi
,
le
nozioni
,
le
percezioni
,
le
relazioni
,
Studiarla
sotto
questo
punto
di
vista
,
nella
sua
intima
essenza
e
nelle
sue
relazioni
col
pensiero
costituisce
la
teoria
filosofica
della
lingua
.
Se
poi
indipendentemente
da
questo
suo
valore
astratto
e
speculativo
,
la
si
riguarda
come
mezzo
per
penetrare
nella
vita
interiore
,
nello
spirito
di
uno
o
più
popoli
,
ovvero
si
studiano
le
regole
speciali
con
cui
esprime
il
pensiero
del
popolo
che
le
parla
,
si
avrà
allora
in
generale
la
filologia
,
ovvero
,
più
spezialmente
,
la
grammatica
.
Se
da
ultimo
,
lasciate
stare
le
relazioni
col
pensiero
e
co
popoli
,
si
studiano
le
lingue
non
più
come
mezzo
,
ma
in
sé
stesse
e
come
un
fatto
che
sta
da
sé
,
se
ne
cercano
le
origini
,
le
trasformazioni
,
gl
'
incrementi
,
la
corruzione
,
le
mutazioni
delle
forme
,
il
passaggio
dall
'
una
forma
all
'
altra
,
e
i
modi
e
le
leggi
di
questi
fenomeni
,
e
le
relazioni
dell
'
una
lingua
con
l
'
altra
,
e
come
l
'
una
nel
corso
de
secoli
si
sia
venuta
trasformando
nell
'
altra
secondo
leggi
invariabili
dipendenti
dagli
organi
vocali
dell
'
uomo
;
si
avrà
allora
una
diversa
scienza
,
la
scienza
della
lingua
in
sé
medesima
,
la
linguistica
che
ha
la
lingua
stessa
indipendentemente
da
ogni
altra
relazione
,
per
suo
proprio
abbietto
.
La
prima
quistione
che
qui
si
presenta
si
è
quella
di
determinare
di
che
sorta
scienza
sia
questa
.
Non
dimentichiamo
in
primo
luogo
che
essa
non
ha
nulla
da
fare
colla
vita
istorica
de
popoli
che
parlano
una
o
un
'
altra
lingua
;
su
fenomeni
che
qui
si
prendono
in
considerazione
,
non
ha
niun
potere
la
volontà
o
la
libera
determinazione
dello
spirito
;
non
è
un
fatto
volontario
se
un
popolo
declina
un
nome
in
uno
o
in
un
altro
modo
,
e
se
una
parola
passando
da
una
lingua
in
un
'
altra
ha
trasformato
in
uno
piuttosto
che
in
un
altro
il
suo
suono
primitivo
.
Questi
fatti
innegabili
hanno
persuaso
alla
maggior
parte
degli
scrittori
moderni
,
che
la
linguistica
appartenga
propriamente
alla
sfera
delle
scienze
naturali
,
e
che
non
abbia
nulla
da
fare
con
la
sfera
dello
spirito
.
In
fatti
si
dice
,
le
lingue
non
hanno
veramente
una
storia
,
perché
la
storia
suppone
la
volontà
e
la
libertà
,
ma
i
cambiamenti
a
cui
esse
vanno
soggette
sono
un
puro
divenire
,
uno
svilupparsi
di
successivi
momenti
,
che
lungi
dall
'
essere
un
segno
caratteristico
della
sfera
dello
spirito
,
è
legge
inevitabile
di
quella
della
natura
.
La
pianta
e
l
'
animale
non
ne
conoscono
altra
;
non
è
in
fatti
un
cammino
istorico
ma
uno
sviluppo
organico
,
un
puro
divenire
,
il
procedimento
per
cui
dalla
crisalide
si
fa
la
farfalla
,
dal
feto
l
'
animale
,
dal
seme
l
'
erba
,
dall
'
erba
la
pianta
,
il
fiore
,
il
frutto
.
Per
lo
stesso
procedimento
dal
primitivo
sanskrito
si
è
fatto
il
latino
,
dal
latino
l
'
italiano
;
sì
quelli
che
questi
,
sono
diversi
momenti
d
'
un
organismo
,
diverse
parti
di
un
sistema
,
diverse
epoche
di
uno
sviluppo
.
Di
più
,
le
lingue
si
dividono
in
generi
,
ogni
genere
in
diverse
specie
,
ogni
specie
in
più
sotto
-
specie
.
Or
le
categorie
del
genere
e
della
specie
non
trovano
niuna
applicazione
nella
sfera
dello
spirito
,
ma
si
applicano
unicamente
a
quella
della
natura
,
in
modo
che
se
altra
prova
non
ve
ne
fosse
,
questa
sola
basterebbe
a
dimostrare
che
la
scienza
della
lingua
debba
essere
annoverata
fra
le
naturali
.
Non
si
può
negare
che
questi
argomenti
e
altri
ancora
che
tralascio
come
secondarii
,
non
sieno
di
un
gran
peso
,
e
non
sieno
veri
considerati
in
sé
stessi
,
ma
in
quanto
a
me
,
dubito
forte
del
loro
valore
assoluto
per
la
conseguenza
che
se
ne
vuol
dedurre
.
E
indubitato
che
le
lingue
non
conoscono
istoria
,
ma
uno
sviluppo
naturale
e
organico
per
cui
passano
da
una
forma
a
un
'
altra
.
È
indubitato
che
son
sottratte
all
'
azione
della
volontà
e
alle
libere
determinazioni
di
essa
.
È
indubitato
che
le
classificazioni
per
cui
le
lingue
si
distinguono
e
si
rassomigliano
non
cadono
nella
sfera
dello
spirito
ma
in
quella
della
natura
,
comunque
non
sia
indubitato
,
anzi
sia
indubitato
il
contrario
,
che
anche
gli
spiriti
si
classifichino
,
che
anche
essi
percorrano
diverse
epoche
indipendentemente
da
ogni
intervento
della
volontà
;
ma
non
ostante
queste
analogie
,
ci
ha
una
differenza
capitale
tra
le
trasformazioni
delle
lingue
e
quelle
della
pianta
o
dell
'
animale
.
In
fatti
,
nel
regno
della
natura
il
passaggio
da
una
forma
ad
un
'
altra
è
l
'
espressione
di
un
principio
,
di
cui
il
soggetto
che
lo
porta
in
sé
non
ha
niuna
coscienza
;
nel
campo
delle
lingue
,
al
contrario
,
le
trasformazioni
corrispondono
ad
un
principio
di
cui
ha
piena
coscienza
il
soggetto
che
lo
porta
.
Come
la
lingua
non
è
un
fatto
puramente
naturale
e
fisiologico
,
ma
è
connessa
intimamente
col
pensiero
e
con
la
natura
spirituale
,
così
non
possono
essere
affatto
indipendenti
da
questa
,
e
riguardati
come
fenomeni
puramente
naturali
e
fisiologici
,
i
diversi
momenti
che
percorre
,
le
forme
per
cui
passa
.
La
volontà
non
vi
entra
,
è
vero
;
ma
la
sfera
dello
spirito
è
il
campo
dell
'
assoluto
dominio
della
volontà
?
Son
volontarie
le
leggi
del
pensiero
?
O
è
un
fatto
volontario
se
lo
spirito
del
Cafro
è
diverso
da
quello
dell
'
Ateniese
,
lo
spirito
del
fanciullo
diverso
da
quello
dell
'
uomo
adulto
?
Lungi
dall
essere
le
diverse
forme
delle
lingue
un
fatto
puramente
naturale
,
esse
hanno
la
loro
ragione
prima
nel
pensiero
di
cui
sono
l
'
espressione
.
La
lingua
di
ogni
popolo
corrisponde
al
pensiero
del
popolo
che
la
parla
,
e
se
le
lingue
antiche
trasformandosi
nelle
moderne
hanno
seguito
certe
leggi
immutabili
e
comuni
a
tutte
,
bisogna
pensare
che
queste
leggi
sono
loro
proprie
,
né
hanno
niuna
analogia
con
quelle
che
governano
le
trasformazioni
della
pianta
o
dell
'
animale
.
Sopra
tutto
bisogna
pensare
che
esse
corrispondano
alle
trasformazioni
del
pensiero
e
le
rappresentano
;
corrispondono
alle
diverse
epoche
della
vita
dello
spirito
;
le
lingue
moderne
sono
l
'
espressione
adeguata
dal
pensiero
moderno
come
le
antiche
dell
'
antico
.
Noi
rifiutiamo
ricisamente
la
teorica
che
fa
della
lingua
una
parte
della
storia
naturale
dell
'
uomo
;
forse
anche
quelli
che
lo
sostengono
non
lascerebbero
di
essere
maravigliati
se
in
un
'
enciclopedia
di
scienze
naturali
vedessero
un
trattato
di
linguistica
accanto
a
quelli
di
geologia
e
di
botanica
,
e
le
discussioni
sul
sanskrito
,
sul
zend
e
sul
greco
far
seguito
a
quelle
sui
terreni
di
transizione
e
i
diluviane
,
sulle
cellule
organiche
e
le
meduse
gelatinose
e
le
alghe
e
i
muschi
.
Andrebbe
dunque
collocata
in
un
'
enciclopedia
di
scienze
morali
,
o
questa
scienza
delle
lingue
dovrebbe
essere
considerata
come
un
nuovo
ramo
ultimamente
germogliato
delle
discipline
filosofiche
,
o
delle
istoriche
?
Certo
niuno
oserebbe
dirlo
;
e
questo
appunto
raddoppia
l
'
incertezza
intorno
alla
natura
di
una
scienza
cui
il
classificare
in
uno
o
in
un
altro
modo
dipende
dai
diverso
concetto
che
si
ha
della
natura
della
lingua
;
e
però
importa
che
sia
classificata
nel
miglior
modo
possibile
.
La
parola
è
un
fatto
fisico
o
morale
,
fisiologico
o
spirituale
?
Tale
è
la
questione
da
cui
dipende
il
decidere
se
la
linguistica
appartenga
alle
scienze
dello
spirito
ovvero
a
quelle
della
natura
.
Or
la
parola
non
è
propriamente
né
un
fatto
puramente
naturale
,
né
un
fatto
puramente
spirituale
.
Bisognevole
per
prodursi
di
un
apparato
fisiologico
e
di
un
organismo
speciale
,
non
può
cadere
però
che
dove
imperano
la
luce
e
il
soffio
d
'
uno
spirito
conscio
di
sé
medesimo
.
Espressione
non
simbolica
ma
diretta
dell
'
interno
,
del
pensiero
,
dell
'
idea
da
cui
tira
e
l
'
origine
e
il
valore
,
ha
però
bisogno
per
potersi
produrre
dell
aria
ripercossa
da
uno
speciale
apparecchio
organico
.
Espressione
diretta
dello
spirito
,
non
può
esprimere
lo
spirito
che
per
mezzo
del
corpo
,
e
tanta
è
l
'
intima
connessione
tra
essa
e
il
pensiero
,
tra
l
'
elemento
fonetico
e
l
intellettivo
,
che
taluni
han
potuto
credere
che
l
'
uomo
non
pensi
se
non
perché
parla
.
Costoro
aveano
profondamente
torto
,
essendo
vero
invece
il
contrario
che
l
'
uomo
parla
perché
pensa
,
giacché
non
è
parola
dove
non
è
pensiero
,
ma
il
loro
errore
veniva
dall
intima
connessione
tra
due
cose
che
sembra
si
confondano
insieme
.
e
di
cui
l
'
una
è
inseparabile
dall
'
altra
.
In
questa
intimità
di
relazione
ogni
trasformazione
nella
parola
deve
essere
preceduta
e
determinata
da
una
modificazione
nel
pensiero
,
ma
questa
modificazione
per
essere
espressa
e
come
a
dire
attuata
,
abbisogna
di
una
diversa
forma
nel
suono
che
le
corrisponde
,
e
questa
di
una
diversa
azione
degli
organi
vocali
.
Or
la
dosi
duplice
natura
della
parola
,
la
spirituale
e
la
naturale
,
la
divina
e
l
umana
che
ne
fa
un
fenomeno
sui
generis
,
e
il
punto
in
cui
i
due
elementi
s
'
incontrano
e
si
fondono
insieme
,
non
permette
di
annoverare
fra
le
scienze
naturali
,
comunque
abbia
con
esse
molti
punti
di
simiglianza
e
di
contatto
,
la
scienza
che
si
occupa
delle
diverse
forme
e
delle
successive
trasformazioni
della
parola
.
E
una
scienza
che
partecipa
anche
essa
di
due
essenze
come
il
fenomeno
che
ne
è
l
'
oggetto
.
II
.
La
prima
quistione
che
si
presenta
ad
una
scienza
che
non
si
occupa
di
una
o
di
un
altra
lingua
,
ma
di
tutte
,
e
della
loro
origine
,
delle
loro
relazioni
,
delle
forme
proprie
a
ciascuna
,
dello
sviluppo
,
de
cambiamenti
,
della
degenerazione
di
queste
forme
,
è
quella
di
sapere
se
sono
tutte
della
medesima
natura
,
o
se
per
differenze
specifiche
,
per
caratteri
proprii
ad
alcune
solamente
e
diversi
da
quelli
delle
altre
,
si
possano
dividere
secondo
le
simiglianze
e
le
differenze
in
varii
gruppi
,
in
varie
famiglie
,
in
più
generi
e
diverse
specie
.
Noi
ci
troviamo
di
avere
accennato
più
sopra
come
nelle
lingue
cadano
appunto
queste
classificazioni
che
hanno
luogo
nel
mondo
animale
e
nel
vegetale
,
ma
intorno
ai
modi
e
ai
criterii
di
esse
le
opinioni
sono
varie
,
comunque
intorno
a
punti
principali
il
disaccordo
non
sia
grande
.
Noi
seguiremo
in
questa
parte
il
sistema
seguito
dallo
Schleicher
,
come
il
più
semplice
e
razionale
,
servendoci
il
più
spesso
delle
sue
medesime
parole
,
senza
tener
conto
,
affine
di
non
andar
troppo
per
le
lunghe
,
delle
obiezioni
che
gli
sono
state
fatte
contro
.
Ogni
pensiero
suppone
due
diversi
e
distinti
elementi
,
le
nozioni
e
le
rappresentazioni
da
una
parte
,
che
ne
costituiscono
la
materia
,
e
dall
altra
le
relazioni
cui
lo
spirito
scorge
fra
quelle
,
e
che
ne
sono
la
forma
.
Questi
due
elementi
che
nel
pensiero
stesso
sono
indivisi
,
nella
lingua
sono
sceverati
e
vengono
espressi
separatamente
e
con
suoni
distinti
.
Ma
non
tutte
esprimendo
allo
stesso
modo
le
relazioni
fra
i
concetti
,
la
loro
maggiore
o
minore
perfezione
dipende
dal
significarle
più
o
meno
distintamente
,
più
o
meno
adeguatamente
,
più
o
meno
chiaramente
e
con
suoni
vocali
separati
.
Sicché
può
dirsi
che
la
vera
natura
e
l
'
essenza
di
una
lingua
stia
nel
modo
come
essa
esprime
con
la
voce
la
materia
e
la
forma
del
pensiero
,
le
cose
significate
e
le
relazioni
che
passano
fra
esse
.
L
'
espressione
vocale
del
concetto
è
ciò
che
nelle
lingue
chiamasi
radice
,
e
l
'
unione
della
radice
col
segno
della
relazione
costituisce
la
parola
.
Il
modo
della
composizione
di
questi
due
elementi
,
cioè
il
modo
della
formazione
stessa
della
parola
,
costituisce
il
proprio
carattere
di
una
lingua
.
Né
bisogna
intendere
le
voci
,
composizione
e
formazione
della
parola
,
nel
senso
che
si
hanno
d
'
ordinario
in
grammatica
,
ma
in
uno
molto
più
ampio
ed
esteso
,
giacché
le
declinazioni
e
le
conjugazioni
appartengono
anche
esse
alla
composizione
,
non
consistendo
esse
in
altro
che
nell
'
unione
della
radice
col
segno
della
relazione
,
il
quale
fa
che
una
radice
sia
verbo
o
nome
,
e
che
stia
in
un
dato
caso
,
in
un
dato
numero
,
in
un
dato
modo
,
in
un
dato
tempo
.
Ora
può
avvenire
che
in
una
lingua
i
concetti
soli
sieno
espressi
con
un
suono
vocale
,
le
relazioni
espresse
pure
,
altrimenti
non
vi
sarebbe
lingua
,
non
espresse
però
con
un
suono
vocale
a
parte
,
con
un
segno
distinto
,
ma
per
altri
modi
,
co
diversi
accenti
delle
radici
,
colla
loro
diversa
posizione
nella
frase
,
fino
coll
inflessione
della
voce
e
coi
gesti
.
Queste
lingue
,
fra
cui
si
annovera
in
primo
luogo
la
Cinese
,
le
quali
non
esprimono
con
la
voce
le
relazioni
,
vengono
domandate
monosillabe
,
perché
in
esse
le
radici
,
segni
de
concetti
,
restano
nel
loro
stato
primitivo
di
una
sillaba
sola
senza
essere
accresciute
colla
composizione
di
altre
sillabe
che
esprimino
le
relazioni
in
cui
quelle
stanno
fra
sé
.
Monosillabe
sono
le
radici
in
tutte
le
lingue
,
perché
l
'
unità
del
concetto
non
si
esprime
che
con
l
'
unità
del
suono
,
e
nelle
lingue
che
sono
rimaste
in
questo
stato
rudimentale
non
si
distinguono
diverse
categorie
di
parole
,
ma
in
esse
ogni
radice
può
essere
o
nome
o
verbo
o
particella
o
nominativo
o
ablativo
o
infinito
;
ogni
parola
è
una
unità
indistinta
e
indivisa
,
senza
organismo
,
senza
una
vita
interna
,
senza
composizione
di
membra
,
senza
distinzione
e
coordinamento
di
parti
.
Esse
sono
quel
che
nella
natura
fisica
è
il
cristallo
,
rappresentano
il
primo
grado
di
formazione
del
linguaggio
,
il
punto
infimo
di
quella
lunga
scala
che
partendo
da
questo
stato
inorganico
della
parola
si
termina
con
quelle
lingue
in
cui
ogni
parola
è
un
tutto
organico
e
vivente
risultante
dall
'
armonica
composizione
di
diverse
membra
.
Il
principio
dunque
di
questa
prima
classe
di
lingue
si
è
quello
di
non
esprimere
con
un
suono
vocale
distinto
,
con
una
parola
separata
le
relazioni
che
passano
fra
i
concetti
che
soli
son
significati
dalle
parole
.
Il
principio
dominante
nella
seconda
classe
è
appunto
il
contrario
di
questo
,
esprimendo
esse
con
suoni
,
con
parole
separate
non
solo
i
concetti
ma
anche
le
relazioni
.
Il
germe
di
questo
sistema
si
trova
già
nelle
prime
,
dove
sono
alcune
parole
di
significato
generalissimo
che
vengono
adoperate
a
esprimere
certo
generali
determinazioni
de
concetti
,
ma
nella
seconda
questo
germe
si
trova
sviluppato
,
divenuto
legge
o
principio
essenziale
e
costitutivo
della
natura
specifica
della
lingua
.
Così
in
ogni
formazione
naturale
si
ha
un
germe
che
è
come
l
'
addentellato
per
un
altra
superiore
,
che
assorbendo
in
sé
quel
germe
,
e
conservandolo
senza
distruggerlo
,
negandolo
e
affermandolo
al
tempo
stesso
,
lo
sviluppa
,
lo
solleva
a
un
più
alto
grado
.
Le
parole
che
in
queste
lingue
esprimono
le
relazioni
,
e
che
in
origine
significavano
concetti
,
trasformate
poi
in
modo
da
essere
sovente
irriconoscibili
,
non
si
fondono
però
insieme
,
né
con
la
radice
,
in
modo
da
formare
un
sol
tutto
,
ma
restano
distinte
e
quasi
indipendenti
,
accoppiate
,
non
unite
,
e
però
codeste
lingue
sono
state
dette
di
agglutinazione
,
agglutinate
.
Di
leggieri
s
intende
che
questa
classe
debba
soffrire
moltissime
gradazioni
secondo
che
le
radici
sono
unite
a
segni
delle
relazioni
con
legami
più
o
meno
stretti
;
i
quali
talora
sono
così
strettissimi
che
esse
quasi
si
confondono
con
quelle
della
terza
classe
.
Di
più
,
sono
queste
lingue
moltissime
di
numero
,
come
sono
numerosissime
tutte
le
formazioni
intermedie
della
natura
,
e
si
può
dire
che
corrispondono
al
regno
vegetale
come
le
prime
al
minerale
.
La
pianta
in
fatti
,
più
tosto
che
costituire
un
solo
individuo
,
è
l
'
unione
di
più
individui
coesistenti
insieme
;
più
tosto
che
l
'
unità
di
tutte
le
sue
membra
,
è
il
fondo
comune
in
cui
queste
si
sviluppano
,
crescono
,
si
riproducono
.
Così
in
queste
lingue
la
parola
non
è
l
'
unità
organica
,
ma
l
accozzamento
delle
sue
parti
,
non
è
un
individuo
a
sé
,
ma
la
coesistenza
di
più
individui
vocali
.
Se
poi
questo
accozzamento
diventa
fusione
,
se
la
parola
fonde
insieme
le
sue
parti
in
modo
che
quelle
perdano
la
propria
individualità
per
fondersi
nell
'
individualità
unica
e
organica
della
parola
,
la
quale
diviene
l
'
unità
di
tutte
le
differenze
,
da
bastare
a
sé
medesima
e
da
esprimere
da
sé
sola
e
il
concetto
e
le
sue
determinazioni
,
la
cosa
significata
e
le
relazioni
che
l
'
accompagnano
,
si
avrà
allora
una
terza
classe
di
lingue
,
superiore
alle
altre
due
,
i
cui
germi
sono
nelle
precedenti
,
e
che
essa
,
assorbendoli
,
innalza
a
una
forma
più
alta
e
più
riflettuta
.
Queste
lingue
che
si
dicono
declinale
,
corrispondono
esattamente
all
'
animale
,
che
costituisce
un
individuo
organico
,
un
unità
che
non
è
il
fondo
comune
ma
la
sostanza
comune
di
tutte
le
sue
parti
,
che
non
hanno
ciascuna
una
vita
indipendente
da
sé
,
ma
una
vita
generale
che
viene
ad
esse
comunicata
dal
tutto
;
la
loro
esistenza
particolare
è
soppressa
per
quella
dei
tutto
.
Esse
rappresentano
esattamente
il
processo
dello
spirito
,
l
'
unità
del
pensiero
,
in
cui
il
concetto
e
le
sue
relazioni
sono
indivisi
,
e
si
compenetrano
intimamente
insieme
,
e
però
si
trovano
al
punto
più
alto
nella
scala
delle
lingue
;
la
parola
qui
è
un
organismo
perfetto
,
l
'
unità
nella
varietà
delle
membra
.
Le
agglutinate
si
distinguono
dalle
monosillabe
in
quanto
che
in
esse
la
parola
componesi
di
più
parti
,
ma
si
distinguono
dalle
declinate
in
quanto
che
quelle
parti
non
sono
fuse
in
un
tutto
organico
.
E
queste
ultime
son
legate
con
le
agglutinate
da
certe
forme
intermedie
e
,
come
a
dire
,
di
passaggio
,
giacché
in
alcune
di
esse
l
'
unione
delle
parti
è
così
avanzata
da
accostarsi
assai
da
vicino
alla
forma
della
declinazione
.
Così
nelle
formazioni
naturali
ci
ha
delle
specie
intermedie
che
costituiscono
il
passaggio
da
una
specie
a
un
'
altra
specie
,
e
talvolta
fra
un
regno
e
un
altro
regno
,
e
per
modo
ondeggiano
fra
il
superiore
e
l
'
inferiore
,
e
per
modo
tengono
e
dell
'
uno
e
dell
'
altro
che
mal
si
può
determinare
a
quale
veramente
appartengano
.
Ciò
che
nel
concetto
e
nel
sistema
della
lingua
,
osserva
l
'
autore
che
seguiamo
in
questa
parte
del
nostro
scritto
,
ci
si
presenta
come
momenti
e
come
classi
,
nell
istoria
,
o
meglio
,
nello
sviluppo
successivo
delle
lingue
,
lo
ritroviamo
come
periodi
.
La
prima
classe
,
la
prima
forma
corrisponde
al
primo
periodo
,
e
così
le
altre
.
Questa
è
legge
di
ogni
processo
,
o
,
come
dicono
,
di
ogni
divenire
,
non
solo
nelle
sfere
dello
spirito
,
ma
anche
in
quelle
della
natura
;
in
fatti
,
il
cristallo
,
la
pianta
,
l
animale
,
rappresentane
tre
momenti
nel
concetto
dell
'
organismo
,
rappresentano
tre
epoche
nell
'
istoria
della
terra
.
Ciascuna
lingua
declinata
ha
dovuto
percorrere
i
periodi
e
le
forme
,
incominciando
dalla
più
semplice
;
e
se
noi
indarno
cercheremmo
di
risalirne
il
corso
,
accompagnandola
per
un
cammino
inverso
dalla
forma
declinata
all
'
agglutinata
,
e
da
questa
alla
monosillaba
,
egli
è
perché
il
lavoro
della
formazione
della
lingua
appartiene
ai
tempi
anteriori
all
'
istoria
,
né
prima
un
popolo
entra
nell
'
istoria
che
egli
non
si
sia
formata
la
sua
lingua
.
Avviene
anzi
al
contrario
nel
campo
dell
'
istoria
,
che
quanto
più
risaliamo
indietro
nella
vita
di
una
lingua
,
tanto
più
ne
troviamo
complicato
l
'
organismo
,
e
ricche
e
complesse
e
abbondanti
le
forme
,
anzi
che
più
semplici
e
vicine
all
'
agglutinazione
o
al
monosillabismo
.
Non
sono
le
forme
del
latino
assai
più
ricche
e
complesse
che
quelle
delle
lingue
da
esso
derivate
?
E
quelle
del
greco
moderno
non
sono
più
semplici
e
più
povere
che
le
forme
dell
'
antico
?
Se
non
che
a
farci
un
idea
dello
stato
primitivo
e
monosillabo
di
una
lingua
,
a
ricostruirlo
,
e
persuaderci
che
da
quello
tutte
han
dovuto
incominciare
,
ci
aiutano
sufficientemente
le
radici
;
le
quali
spoglie
di
tutti
i
suoni
di
relazione
,
ne
rappresentano
la
materia
prima
,
e
la
prima
forma
per
la
quale
ha
dovuto
passare
.
La
seconda
forma
è
quella
dell
'
agglutinazione
,
nella
quale
si
distingue
anche
spiccatamente
la
radice
,
che
sola
un
giorno
,
e
indipendente
,
prima
di
essersi
complicata
di
altri
suoni
,
ne
costituiva
lo
stato
monosillabo
.
La
differenza
poi
fra
le
une
e
le
altre
,
quali
ci
si
presentano
ne
tempi
istorici
,
viene
da
questo
,
che
le
une
si
sono
arrestate
alla
forma
primitiva
senza
poterla
superare
;
le
seconde
l
'
hanno
rotta
,
l
'
hanno
superata
,
hanno
fatto
un
passo
innanzi
e
son
salite
a
una
forma
superiore
,
e
vi
si
sono
mantenute
,
senza
poter
fare
un
nuovo
sforzo
e
un
nuovo
passo
.
Le
declinate
da
ultimo
lo
hanno
fatto
,
hanno
superato
anche
la
seconda
torma
,
e
son
giunte
a
un
grado
anche
più
alto
,
alla
forma
perfetta
dell
'
organismo
che
contiene
in
sé
,
e
supera
le
altre
due
,
come
la
seconda
conteneva
e
superava
la
prima
.
Non
altrimenti
non
tutta
la
sostanza
organica
ha
potuto
svilupparsi
al
punto
da
giungere
all
organismo
animale
,
ma
talora
si
è
fermata
al
primo
grado
di
formazione
nella
scala
degli
esseri
,
cioè
al
cristallo
,
e
tale
altra
è
salita
al
secondo
grado
,
alla
natura
della
pianta
,
dove
,
senza
potersi
levare
più
alto
all
'
organismo
dell
'
animale
,
si
è
arrestata
.
Se
una
legge
regolare
e
costante
presiede
al
progresso
e
allo
sviluppo
delle
lingue
,
altre
leggi
non
meno
regolari
né
meno
costanti
ne
governano
la
decadenza
.
La
quale
è
in
ragione
inversa
del
progresso
dello
spirito
.
Imperocché
lo
spirito
quanto
più
si
sviluppa
e
più
liberamente
si
muove
nell
istoria
e
con
più
coscienza
di
sé
medesimo
,
tanto
più
si
sottrae
alla
necessità
del
suono
,
all
'
imperio
della
voce
;
cade
allora
dalla
parola
tutto
ciò
che
è
superfluo
,
e
di
cui
strettamente
si
può
far
senza
,
le
terminazioni
si
assottigliano
,
le
flessioni
si
perdono
interamente
o
nella
massima
parte
,
e
il
soffio
dello
spirito
si
agita
più
libero
e
più
penetrante
per
la
lingua
spogliata
di
ricchezze
materiali
,
di
suoni
,
di
segni
sillabici
delle
relazioni
e
delle
determinazioni
de
concetti
.
Le
leggi
degli
organi
vocali
operano
con
loro
procedimenti
di
assimilazione
e
di
decomposizione
sull
'
organismo
della
parola
,
cui
il
soffio
dello
spirito
ha
abbandonato
per
portarsi
altrove
,
come
operano
le
leggi
chimiche
sugli
organismi
animali
e
vegetali
su
cui
è
caduta
la
morte
.
Quindi
avviene
che
le
lingue
de
popoli
che
hanno
una
più
ricca
istoria
,
e
che
han
sentito
più
da
vicino
gl
'
influssi
della
civiltà
e
dello
spirito
moderno
,
son
quelle
appunto
che
han
perduto
della
ricchezza
e
perfezione
delle
forme
primitive
;
testimonj
l
'
Italiano
,
il
Francese
,
il
Tedesco
moderno
e
sopratutto
l
'
Inglese
che
ha
perduto
la
declinazione
,
in
cui
gli
aggettivi
son
diventati
invariabili
,
e
dei
verbi
è
scomparsa
quasi
del
tutto
la
flessione
personale
.
Popoli
al
contrario
di
poverissima
istoria
e
povera
letteratura
parlano
lingue
che
assai
più
hanno
conservato
il
carattere
primitivo
;
i
contadini
della
Lituania
,
per
esempio
,
parlano
una
lingua
in
cui
si
sono
conservate
intere
delle
forme
antichissime
,
assai
più
simili
a
quella
del
Sanskrito
che
non
sieno
le
corrispondenti
greche
e
le
latine
.
E
si
può
stabilire
in
somma
come
regola
generale
che
alle
grandi
epoche
dell
istoria
corrispondano
grandi
movimenti
di
decadenza
nel
sistema
delle
lingue
.
Le
leggi
poi
della
decadenza
e
della
corruzione
sono
identiche
per
tutte
le
lingue
,
come
identica
è
le
natura
dell
'
organismo
vocale
e
dello
spirito
.
Certi
suoni
si
cambiano
costantemente
in
certi
altri
;
alla
prosodia
delle
sillabe
lunghe
e
brevi
succede
l
accento
;
nelle
lingue
declinate
le
forme
grammaticali
si
semplificano
;
cadono
spesso
,
almeno
in
parte
,
le
terminazioni
ne
nomi
e
ne
verbi
,
e
negli
uni
le
terminazioni
de
casi
son
rimpiazzate
dalle
proposizioni
,
negli
altri
quelle
dei
modi
e
dei
tempi
dai
verbi
ausiliari
,
e
dall
'
uso
del
pronome
personale
per
la
distinzione
delle
persone
.
L
'
antica
sintesi
fra
suoni
indicanti
i
concetti
e
quelli
che
esprimono
le
relazioni
,
va
a
poco
a
poco
scomparendo
da
queste
lingue
secondarie
,
tanto
che
sembra
in
esse
trovarsi
come
una
specie
di
ritorno
alle
forme
dell
agglutinazione
.
Ciò
che
veniva
detto
in
una
parola
si
discioglie
in
più
;
invece
di
matri
noi
diciamo
alla
(
ad
la
)
madre
;
invece
di
amore
diciamo
io
sono
amato
;
né
senza
ragione
queste
lingue
sono
state
chiamate
analitiche
in
comparazione
delle
antiche
.
Or
continuando
per
la
medesima
via
,
non
potrebbero
così
fatte
lingue
ritornare
coll
andare
del
tempo
alle
forme
dell
agglutinazione
e
del
monosillabismo
,
verso
cui
vannosi
avvicinando
?
La
quistione
è
stata
proposta
,
ma
a
risolverla
affermativamente
,
bisogna
supporre
che
esse
si
risolvano
in
tutti
i
loro
elementi
per
riprendere
da
capo
il
loro
corso
e
ricominciare
il
loro
cammino
,
fra
le
condizioni
sostanzialmente
mutate
dello
spirito
di
cui
sono
espressione
,
e
bisognerebbe
che
lo
spirito
pure
per
la
parte
che
si
ha
nella
trasformazione
della
lingua
,
ritornasse
indietro
e
riprendesse
da
capo
il
suo
cammino
.
Le
medesime
osservazioni
servono
a
rispondere
a
un
altra
quistione
che
anche
si
è
proposta
in
conseguenza
della
prima
,
se
,
cioè
,
le
lingue
che
attualmente
vediamo
nello
stato
di
agglutinazione
o
monosillabismo
non
sieno
per
avventura
resti
di
antiche
lingue
declinate
.
Ma
dove
sono
i
più
piccioli
indizii
del
loro
precedente
stato
di
perfezione
,
e
dei
grandi
avvenimenti
che
ne
avrebbero
dovuto
occasionare
la
decadenza
?
Oltre
a
ciò
lo
stadio
accurato
delle
lingue
agglutinate
svela
abbastanza
come
vengano
dal
monosillabismo
,
ma
non
iscovre
niuna
traccia
di
declinazione
.
E
tra
le
monosillabe
il
Cinese
,
anzi
che
avere
alcun
segno
di
forme
più
perfette
corrottesi
col
tempo
,
lascia
scorgere
in
qualche
parte
come
sforzi
per
giungere
a
una
forma
più
alta
senza
esservi
potuto
riuscire
.
Anche
in
questo
campo
si
dee
conchiudere
che
la
natura
non
rifà
il
cammino
già
fatto
;
l
'
organismo
animale
contiene
in
sé
il
vegetale
,
ma
non
vi
può
discendere
;
la
flessione
contiene
l
'
agglutinazione
,
ma
non
vi
ritorna
.
Innanzi
di
passare
oltre
noi
possiamo
qui
fare
un
osservazione
importantissima
,
di
cui
meglio
si
potrà
sentire
l
'
importanza
quando
avremo
parlato
delle
diverse
specie
in
cui
si
divide
e
si
suddivide
ciascuna
di
quelle
classi
più
generali
in
cui
abbiamo
distinto
l
'
immensa
famiglia
delle
lingue
;
pure
le
cose
già
dette
sono
sufficienti
perché
stia
al
suo
posto
in
questo
luogo
.
L
'
osservazione
è
la
seguente
.
Notando
le
differenze
fra
una
ed
un
'
altra
lingua
noi
non
abbiamo
parlato
punto
di
differenze
di
suoni
fra
una
parola
e
un
'
altra
parola
,
fra
una
radice
e
un
'
altra
radice
,
ma
di
differenze
di
forme
nell
'
organismo
interno
di
una
lingua
;
di
differenze
grammaticali
,
non
di
differenze
lessicali
.
E
la
ra
gione
è
chiara
,
comunque
non
manchi
chi
neghi
che
sia
bastante
il
solo
criterio
di
cui
noi
ci
contentiamo
.
Bisogna
considerare
però
che
l
'
essenza
propria
di
una
lingua
consiste
nella
costruzione
delle
sue
forme
grammaticali
,
e
non
già
nelle
simiglianze
di
suono
delle
sue
radici
,
in
modo
che
da
quella
e
non
da
questo
si
può
distinguere
il
genere
,
la
specie
o
la
famiglia
a
cui
appartiene
.
Due
parole
,
in
fatti
,
possono
essere
simili
e
quasi
identiche
di
suono
,
e
avere
intanto
diverse
origini
,
e
possono
al
contrario
,
con
suoni
apparentemente
diversissimi
,
avere
un
origino
comune
,
appartenere
a
un
medesimo
ramo
,
ed
essere
in
sostanza
identiche
insieme
.
Onde
si
vede
quanto
errasse
lungi
dal
vero
l
antica
filologia
,
che
non
conoscea
altro
principio
etimologico
se
non
la
somiglianza
de
suoni
,
e
affidata
a
questa
erronea
norma
,
facea
bravamente
venire
dall
ebraico
il
greco
e
il
ialino
.
La
discendenza
non
ha
luogo
che
fra
lingue
della
stessa
classe
o
della
stessa
famiglia
;
né
la
più
grandissima
discordanza
di
suono
non
è
un
ostacolo
alla
parentela
,
perché
,
nella
stessa
famiglia
,
passando
una
parola
da
una
lingua
in
un
altra
,
le
sue
lettere
si
mutano
secondo
certe
norme
invariabili
.
L
a
per
esempio
del
sanskrito
si
cambia
nel
greco
in
e
ovvero
in
o
,
l
s
in
aspirazione
,
il
v
cade
.
Chi
direbbe
,
guardando
al
suono
,
che
le
parola
giorno
e
jour
discendano
direttamente
da
dies
(
diurnum
)
?
o
a
chi
non
parrebbe
che
il
tedesco
ähnlich
e
il
greco
anàlogos
,
simili
di
suono
e
di
significato
,
non
sieno
legati
di
stretta
parentela
quando
non
ne
hanno
niuna
?
Non
solo
la
somiglianza
del
suono
nelle
parole
simili
può
essere
cosa
accidentale
,
e
da
non
tirarne
alcuna
conduzione
per
la
loro
parentela
,
ma
avviene
anche
che
s
introducono
in
una
lingua
,
e
spesso
in
grandissima
abbondanza
,
parole
di
un
'
altra
,
o
di
molte
altre
lingue
di
famiglie
diverse
,
senza
che
quella
cambi
però
di
natura
,
o
passi
da
una
specie
a
un
'
altra
,
sol
parche
conserva
intero
il
suo
organismo
grammaticale
.
Il
quale
niuna
lingua
non
muta
mai
,
e
però
resta
sempre
la
stessa
,
per
accogliere
che
essa
faccia
nel
suo
dizionario
parole
di
diversa
origine
e
parentela
.
L
innumerevole
copia
di
parole
celtiche
o
latine
che
vi
si
sono
introdotte
,
non
toglie
che
l
inglese
sia
lingua
puramente
germanica
.
Né
la
copia
non
meno
innumerevole
di
parole
araba
introdottesi
nel
Persiano
,
o
di
arabe
e
di
persiane
entrate
nel
Turco
,
han
tolto
a
quello
di
restar
lingua
prettamente
iranica
,
o
hanno
diminuito
in
questo
la
natura
di
lingua
puramente
tartarica
.
La
vicinanza
di
luogo
,
le
molteplici
relazioni
,
i
frequenti
commerci
,
la
conquista
,
l
'
introduzione
della
religione
,
delle
arti
,
delle
lettere
,
delle
scienze
di
un
popolo
in
un
altro
,
sono
le
cause
comuni
per
cui
diverse
correnti
di
parole
affluiscano
d
una
in
altre
lingue
,
e
senza
alterarne
la
natura
,
vi
affoghino
più
o
men
largamente
l
'
elemento
indigeno
.
Anche
avviene
talvolta
che
un
popolo
lasci
addirittura
la
sua
propria
lingua
per
l
'
altrui
.
Il
francese
e
lo
spagnuolo
sono
lingue
essenzialmente
latine
,
non
ostante
tutte
le
parole
germaniche
,
celtiche
,
arabe
(
almeno
nello
Spagnuolo
)
di
cui
son
pieni
i
loro
dizionarii
.
Ma
la
Spagna
e
le
Gallie
lasciarono
le
loro
lingue
e
adottarono
quella
che
ebbero
imposta
più
che
dalla
conquista
,
dalla
civiltà
romana
.
Malamente
si
dicono
di
razza
,
meglio
si
direbbero
di
lingua
e
di
civiltà
romana
,
gli
Iberi
,
i
Celti
,
i
Germani
,
dalla
cui
fusione
sonosi
formate
la
gran
nazione
francese
e
ampollosa
spagnuola
che
parlano
lingue
schiettamente
latine
.
Si
vede
da
qui
quanto
sia
erroneo
il
prendere
la
sola
lingua
come
unico
criterio
di
nazionalità
,
giacché
può
avvenire
che
nazioni
diverse
di
razza
,
parlino
lingue
identiche
per
natura
o
per
origine
.
Ma
notiamo
bene
che
la
sola
razza
si
riduce
a
un
fatto
puramente
naturale
,
a
una
relazione
fisiologica
,
che
se
alcuni
hanno
torto
di
troppo
disprezzare
,
quasi
che
gli
elementi
naturali
e
fisiologici
non
avessero
niuna
influenza
sulle
relazioni
morali
degli
uomini
e
de
popoli
,
altri
però
hanno
ugual
torto
di
troppo
esagerare
,
quasi
che
i
soli
elementi
naturali
e
fisiologici
bastassero
a
determinare
le
relazioni
morali
sì
fra
gli
uomini
che
fra
popoli
.
Or
la
nazionalità
è
un
fatto
più
complesso
in
cui
l
'
unità
di
razza
e
di
lingua
,
e
,
fino
a
un
certo
punto
,
anche
di
religione
possono
entrare
come
elementi
o
come
condizioni
,
ma
che
non
si
dee
confondere
con
niuno
di
essi
,
né
considerarsi
come
il
risultato
della
loro
presenza
.
La
nazionalità
bisogna
al
contrario
cercarla
nell
'
idea
stessa
,
nello
spirito
,
nella
coscienza
di
un
popolo
che
sa
di
essere
una
nazione
da
sé
,
a
cui
la
comunità
dell
'
essere
è
derivata
dall
'
identità
degli
interessi
,
dal
soffio
di
una
medesima
vita
che
scorre
per
tutte
le
sue
parti
.
In
somma
la
nazionalità
è
un
principio
ideale
,
è
il
fatto
della
coscienza
di
un
popolo
,
che
molti
dati
materiali
debbono
accompagnare
,
ma
di
cui
niuno
è
un
elemento
o
una
condizione
necessaria
.
Se
fosse
necessaria
l
unità
di
lingua
o
di
religione
,
la
Svizzera
non
sarebbe
una
nazione
,
e
i
cattolici
inglesi
e
i
protestanti
francesi
dovrebbero
costituire
una
scissura
nelle
due
più
compatte
nazionalità
di
Europa
.
E
perché
i
Baschi
si
dovrebbero
sentire
Spagnuoli
?
Se
il
fatto
fisiologico
dell
unità
primitiva
della
razza
,
o
la
primitiva
unità
della
lingua
bastassero
,
gli
Ungheresi
si
dovrebbero
sentire
stretti
da
legami
di
nazionalità
co
Turchi
.
È
questo
l
equivoco
su
cui
poggia
il
panslavismo
,
e
il
sofisma
su
cui
si
fonda
.
Poniamo
che
tutti
gli
Slavi
appartengano
in
origine
a
una
medesima
razza
,
e
che
parlino
lingue
essenzialmente
cognate
,
ma
i
vari
rami
dell
immensa
famiglia
che
si
estende
da
Balkan
alla
costa
dell
'
Adriatico
si
sono
sviluppati
così
indipendentemente
per
il
corso
della
storia
,
che
dalle
loro
relazioni
non
ha
potuto
scattar
fuori
l
'
idea
,
la
coscienza
della
loro
unità
come
nazione
.
E
un
'
unità
etnografica
,
linguistica
,
ma
lo
spirito
comune
che
fa
l
'
unità
della
nazione
,
manca
.
Un
pansemitismo
che
pretendesse
di
unire
Arabi
,
Ebrei
,
Etiopi
,
Egiziani
sarebbe
appena
più
assurdo
.
Risalendo
alle
origini
si
troverà
che
la
diversità
primitiva
di
razza
e
di
lingua
non
è
un
ostacolo
allo
sviluppo
di
una
grande
nazionalità
.
Chi
sa
che
non
sia
utile
?
Chi
sa
che
non
conferisca
alla
coesione
di
una
nazionalità
il
fatto
che
la
sua
unità
è
il
risultato
della
fusione
de
contrarii
;
e
che
l
'
idea
non
si
sviluppi
più
potente
dalla
opposizione
e
dalla
diversità
?
Certo
le
più
compatte
nazionalità
risultano
da
elementi
di
diversa
natura
.
Nella
Spagna
si
hanno
Iberi
,
Celti
,
Goti
,
Latini
;
nell
'
Inghilterra
e
nella
Francia
,
Celti
,
Latini
,
Greci
,
Germani
;
nell
'
Italia
,
Celti
,
Latini
,
Greci
,
Germani
.
I
molteplici
elementi
,
spesso
identici
,
sono
stati
fusi
insieme
in
tre
diversi
gruppi
determinati
da
un
'
idea
suprema
,
da
uno
spirito
,
da
una
coscienza
comune
,
da
cui
son
venute
fuori
distinta
unità
in
cui
ciascuno
di
quelli
elementi
è
fuso
intimamente
nell
'
altro
,
e
vi
si
trovano
sebbene
non
quali
erano
in
sé
stessi
,
ma
in
uno
special
modo
determinato
dall
'
idea
suprema
sotto
cui
si
sen
riuniti
in
uno
spirito
e
in
una
coscienza
.
Così
l
'
idrogeno
e
l
'
ossigeno
benché
diversi
,
fusi
insieme
dall
'
elettricismo
costituiscono
l
'
acqua
nella
quale
ambedue
si
trovano
,
sebbene
non
quali
erano
in
sé
,
ma
quali
son
determinati
dall
'
idea
stessa
dell
'
acqua
.
L
'
idea
,
lo
spirito
,
la
coscienza
son
la
scintilla
elettrica
che
fonde
uomini
di
diverse
stirpi
e
lingue
per
farne
una
sola
nazione
.
La
comunità
della
vita
e
della
storia
,
l
unità
del
pensiero
scientifico
e
letterario
,
degl
'
interessi
commerciali
,
politici
,
sociali
,
le
condizioni
geografiche
e
naturali
,
la
lingua
,
la
religione
,
i
costumi
e
mille
altre
condizioni
son
la
causa
efficiente
e
l
'
occasionale
perché
quell
'
idea
si
sviluppi
,
quella
coscienza
si
produca
,
e
lo
spirito
della
nazionalità
si
formi
.
Ma
niuna
di
quelle
condizioni
da
sé
,
o
più
di
esse
prese
insieme
,
senza
questo
spirito
e
questa
coscienza
,
non
bastano
a
costituire
la
nazionalità
.
III
.
Noi
abbiamo
veduto
che
tutta
l
'
immensa
varietà
delle
lingue
parlate
dagli
uomini
si
classifica
in
tre
generi
universali
,
secondo
il
vario
modo
in
cui
esprimono
il
concetto
e
le
varie
determinazioni
di
esso
concetto
.
E
abbiam
veduto
come
ogni
genere
inferiore
contiene
il
principio
del
passaggio
al
superiore
,
ha
il
germe
del
carattere
costitutivo
del
seguente
,
quasi
uno
sforzo
per
innalzarsi
sopra
di
sé
.
Or
la
divisione
non
si
arresta
qui
,
anzi
ogni
genere
si
suddivide
in
più
specie
,
ogni
specie
in
altre
specie
inferiori
.
Dopo
il
Cinese
che
distinto
in
più
dialetti
offre
il
più
perfetto
tipo
delle
lingue
monosillabe
,
vengono
quelle
di
agglutinazione
,
le
quali
si
distinguono
in
una
moltitudine
quasi
infinita
di
specie
subordinate
,
comprendendo
oltre
alle
lingue
del
nuovo
mondo
le
tartariche
che
si
suddividono
nelle
tungusiche
,
le
mongolle
,
le
turche
,
le
finniche
a
cui
appartiene
fra
le
altre
parecchie
,
il
magiaro
parlato
dagli
Ungheresi
,
le
lingue
caucasee
,
e
finalmente
le
basche
che
si
parlano
tuttavia
nelle
provincie
spagnuole
domandate
con
lo
stesso
nome
.
Queste
lingue
sparse
più
largamente
di
tutte
sulla
superficie
della
terra
,
per
parecchie
analogie
si
dee
credere
che
insieme
con
le
razze
da
cui
erano
parlate
avessero
un
giorno
occupato
anche
le
regioni
in
cui
poi
hanno
preso
radice
con
altre
stirpi
di
uomini
,
le
lingue
declinate
.
Queste
regioni
sono
l
'
India
,
la
Persia
,
l
'
Arabia
,
l
'
Asia
minore
,
l
'
Europa
.
Così
fatte
lingue
si
distinguono
in
due
grandi
famiglie
,
e
ciascuna
di
esse
in
diverse
specie
,
e
le
due
famiglie
di
lingue
corrispondono
esattamente
a
due
distinte
razze
di
uomini
che
le
parlano
,
e
lingue
e
razze
si
domandano
,
l
'
una
,
con
denominazione
poco
esatta
ma
universalmente
accettata
,
semitica
,
e
l
'
altra
indo
-
europea
,
o
meglio
ariana
,
dal
nome
delle
prime
tribù
che
la
parlarono
nella
sua
forma
primitiva
.
Son
queste
le
razze
delle
grandi
letterature
,
delle
grandi
poesie
,
delle
grandi
filosofie
,
delle
grandi
religioni
,
delle
grandi
legislazioni
,
delle
grandi
civiltà
,
delle
grandi
idee
.
Ad
esse
appartiene
in
disuguali
proporzioni
la
storia
del
mondo
;
in
esse
è
il
cuore
e
il
pensiero
dall
'
umanità
;
in
esse
lo
spirito
ha
preso
veramente
possesso
e
coscienza
di
sé
medesimo
,
per
esse
l
'
ideale
e
il
divino
si
son
rivelati
alla
terra
e
se
ne
sono
impadroniti
.
Alle
lingue
semitiche
appartengono
,
come
specie
di
uno
stesso
genere
,
l
'
Ebraico
,
l
'
Arabo
,
l
'
Aramaico
cioè
il
Siriaco
e
il
Caldeo
,
la
lingua
parlata
un
giorno
da
Fenici
e
da
Cartaginesi
,
quella
,
sebbene
mista
forse
di
molti
elementi
stranieri
,
degli
Assiri
e
de
Babilonesi
,
tutti
i
dialetti
Barberi
sulle
coste
settentrionali
dell
'
Africa
,
dall
'
Egitto
all
'
Oceano
Atlantico
,
nel
Marocco
,
in
Algeri
,
in
Tunisi
,
in
Tripoli
,
in
Fez
,
nell
'
Egitto
stesso
in
primo
luogo
;
e
secondo
la
più
ricevuta
opinione
,
semitica
era
anche
la
lingua
degli
antichi
Egiziani
,
come
quella
dell
Etiopia
e
dell
'
Abissinia
.
Tutte
queste
lingue
nella
loro
forma
più
antica
,
il
Caldeo
,
l
'
Ebraico
,
l
'
Arabo
hanno
i
segni
manifesti
di
essere
diversi
rami
di
una
sola
lingua
parlata
,
e
forse
perdutasi
ne
tempi
anteriori
all
'
istoria
,
da
cui
tutte
sono
discese
conservando
quale
più
,
quale
manco
di
simiglianza
con
la
madre
comune
,
come
appunto
vedremo
verificarsi
con
maggiore
evidenza
nelle
lingue
ariane
.
Queste
son
le
lingue
parlate
ab
antico
,
ed
anche
oggi
,
con
infinita
varietà
di
dialetti
,
nell
'
India
,
nella
Persia
,
nell
'
Armenia
e
altre
contrade
dell
'
Asia
,
e
son
le
lingue
della
moderna
Europa
,
salvo
il
Turco
,
l
'
Ungherese
,
il
Basco
,
e
il
dialetto
semitico
dell
'
isola
di
Malta
.
Tralasciate
tutte
le
altre
,
noi
ci
occuperemo
di
queste
sole
,
ma
pe
generali
,
e
restringendoci
in
una
piccola
sfera
;
e
tracciando
il
metodo
con
cui
sono
studiate
,
e
le
ricerche
che
vi
si
son
fatte
,
vedremo
più
da
vicino
come
sia
nata
,
e
per
quali
occasioni
,
questa
nuova
scienza
della
lingua
o
grammatica
comparata
,
e
quali
sieno
i
procedimenti
che
le
son
proprii
.
Noi
non
diremo
nulla
di
nuovo
,
ma
seguiremo
,
per
divulgarli
,
gl
'
indubitabili
risultati
delle
investigazioni
de
padri
stessi
e
degli
autori
della
nobile
scienza
,
che
ha
aperto
un
nuovo
mondo
alla
filologia
,
all
'
etnografia
,
alla
storia
,
e
che
valicando
i
confini
dì
questa
e
di
tutte
le
memorie
scritte
e
tradizionali
ci
ha
condotto
presso
alle
origini
stesse
dell
'
umanità
in
una
regione
che
niun
raggio
di
luce
non
rischiarava
e
l
'
immaginazione
non
supponea
.
IV
.
Filippo
Sassetti
,
mercatante
fiorentino
del
decimoquinto
secolo
,
trovandosi
per
suoi
negozii
nelle
Indie
,
scrivea
in
una
lettera
a
Firenze
dell
eccellenza
della
lingua
degl
'
Indiani
,
e
dell
utile
che
dal
suo
studio
si
potea
ricavare
,
dolendosi
di
esser
egli
già
troppo
vecchio
per
intraprenderlo
.
Da
quel
tempo
in
poi
,
niuno
forse
in
Europa
,
da
qualche
mercatante
in
fuora
,
non
ebbe
notizie
della
lingua
parlata
sulla
rive
dell
Indo
e
del
Gange
,
in
fino
a
che
altri
mercatanti
non
si
furono
stabiliti
in
quelle
remote
contrade
di
cui
coll
andare
del
tempo
divennero
assoluti
padroni
per
aggiungere
più
tardi
il
vastissimo
impero
a
dominii
dell
'
Inghilterra
.
Quando
nel
1865
il
trattato
di
Allahabad
diede
alla
Compagnia
delle
Indie
Orientali
la
signoria
del
Bengala
,
i
novelli
signori
vollero
con
sana
politica
che
i
novelli
sudditi
fossero
retti
colle
loro
proprie
leggi
.
Allora
il
Governatore
Warren
Hastings
,
chiamati
undici
brahmani
,
fece
ridurre
in
compendio
i
principali
codici
delle
leggi
del
paese
,
e
quelli
per
mezzo
del
persiano
tradurre
ad
uso
de
giudici
inglesi
.
Fatto
il
primo
passo
,
i
dotti
,
e
primo
di
tutti
,
il
Jones
,
grandissimo
conoscitore
della
poesia
orientale
,
si
diedero
a
studiare
la
lingua
,
a
fondare
Accademie
,
a
tradurre
le
opere
più
celebri
dell
ignota
letteratura
.
Ma
tosto
che
si
fu
cominciato
a
penetrare
nella
conoscenza
del
sanskrito
,
un
fatto
meraviglioso
cadde
sotto
gli
occhi
di
tutti
,
quello
,
cioè
,
delle
intime
relazioni
sì
grammaticali
che
lessicali
da
cui
esso
era
legato
col
greco
,
col
latino
,
non
meno
che
con
le
altre
lingue
dell
'
Asia
e
dell
'
Europa
,
il
Persiano
,
lo
Slavo
,
il
Tedesco
e
tutti
i
loro
derivati
.
Fu
questo
il
fatto
che
aprì
un
nuovo
mondo
alle
investigazioni
,
e
aggiunse
alle
altre
una
nuova
scienza
che
in
picciol
tempo
ha
fatto
meravigliosi
progressi
per
opera
degl
'
Inglesi
,
dei
Francesi
,
dei
Tedeschi
,
ma
di
questi
sopra
tutto
.
Certo
di
ben
altra
importanza
per
le
scienze
e
le
lettere
e
la
coltura
universale
e
la
civiltà
,
si
ebbe
la
scatena
della
letteratura
greca
al
decimoquinto
secolo
;
ma
certo
pure
quella
del
sanskrito
si
ha
avuto
un
'
importanza
più
grande
in
un
altro
ordine
d
idee
,
avendoci
condotto
,
come
abbiamo
accennato
,
fino
alle
origini
della
famiglia
umana
,
mostrato
le
vere
cognazioni
delle
famiglie
e
de
popoli
che
le
parlano
,
datoci
una
certa
conoscenza
delle
derivazioni
e
delle
reciproche
relazioni
di
esse
lingue
,
onde
nata
una
nuova
e
certa
filologia
,
e
la
storia
e
la
mitologia
e
l
etnografia
si
sono
potute
spogliare
di
errori
e
pregiudizii
secolari
.
Senza
trascendere
i
limiti
della
brevità
che
ci
siamo
proscritti
,
vediamo
per
quali
vie
si
sia
giunti
a
così
stupendi
risultati
.
Supponiamo
,
dice
uno
scrittore
dottissimo
in
queste
materie
,
che
il
Latino
si
fosse
perduto
,
e
che
noi
non
sapessimo
per
istoria
né
le
sue
sorti
,
né
quali
le
lingue
che
ne
son
derivate
.
Pur
vedendo
le
somiglianze
grandissime
sì
nelle
radici
e
sì
nelle
forme
grammaticali
da
cui
sono
legati
l
'
italiano
,
il
francese
,
lo
spagnuolo
,
il
portoghese
,
il
provenzale
,
il
vallaco
,
il
retico
,
noi
saremmo
obbligati
a
supporre
possibili
l
una
delle
due
cose
,
cioè
,
o
che
dall
una
di
queste
lingue
derivino
tutte
le
altre
,
ovvero
che
tutte
derivino
da
una
madre
comune
.
Delle
quali
due
ipotesi
.
la
prima
sarebbe
facilmente
dimostrata
falsa
per
questa
ragione
principalmente
,
che
alcune
forme
non
si
possono
spiegare
a
niun
patto
con
elementi
tirati
dalla
lingua
stessa
,
ma
sono
evidentemente
resti
di
un
epoca
precedente
.
S
'
intende
,
per
esempio
,
che
erano
venga
da
era
,
ma
come
dalla
prima
persona
del
presente
sono
,
si
giunga
alla
terza
è
,
è
cosa
che
non
si
può
spiegare
con
la
sola
grammatica
italiana
.
Con
lo
studio
comparativo
delle
forme
,
delle
radici
e
degli
elementi
comuni
a
tutte
,
i
filologi
giungerebbero
a
ricostruire
,
almeno
in
gran
parte
,
la
lingua
primitiva
,
da
cui
tutte
son
discese
.
Or
le
medesime
relazioni
che
legano
le
sette
lingue
derivate
dal
latino
,
s
incontrano
fra
altre
lingue
già
morte
da
molti
secoli
,
ma
di
cui
si
conservano
o
ricchi
monumenti
o
preziosi
avanzi
.
Il
sanskrito
,
il
lituano
,
il
zend
,
il
greco
,
spezialmente
nel
dialetto
dorico
,
l
'
antico
slavo
,
il
celtico
,
il
latino
,
il
gotico
,
a
cui
si
può
aggiungere
l
'
armeno
,
hanno
radici
e
forme
grammaticali
che
non
si
possono
spiegare
l
'
una
per
mezzo
dell
'
altra
;
nessuna
di
queste
lingue
non
possiede
gli
elementi
per
ispiegare
le
sue
forme
,
tutte
sono
la
varietà
di
un
tipo
comune
,
figliuole
di
una
medesima
lingua
che
sola
contiene
gli
elementi
per
ispiegarle
tutte
.
Non
può
essere
il
sanskrito
,
come
da
molti
per
alcun
tempo
si
è
creduto
,
la
fonte
da
cui
derivano
le
altre
,
perché
si
trova
sovente
che
il
greco
ha
conservato
delle
forme
più
primitive
,
più
intere
,
più
organiche
che
esso
.
Né
il
greco
può
essere
stimato
,
la
lingua
da
cui
son
derivate
le
altre
,
e
neppure
quello
da
cui
è
disceso
,
come
per
molti
secoli
si
è
creduto
,
il
latino
,
giacché
il
latino
spezialmente
ha
conservato
spessissime
forme
più
antiche
e
organiche
che
non
il
greco
.
Tutte
queste
lingue
,
adunque
,
sono
da
reputare
sorelle
fra
sé
,
figliuole
di
una
lingua
antichissima
da
cui
tutte
son
derivate
,
come
le
lingue
romane
dal
latino
;
alla
quale
lingua
vie
più
si
avvicina
quella
de
Vedi
,
come
quella
dei
poemi
omerici
alla
lingua
primitiva
dei
Greci
.
Gli
sforzi
veramente
titanici
della
filologia
comparata
sono
giunti
a
ricostruire
almeno
i
tratti
generali
di
questa
lingua
comune
,
e
del
popolo
primitivo
che
la
parlava
;
a
determinare
le
leggi
per
cui
le
diverse
forme
,
e
i
diversi
suoni
,
e
le
vocali
e
le
consonanti
,
si
trasformano
e
passano
invariabilmente
l
'
una
nell
'
altra
,
passando
non
solo
d
'
una
in
un
'
altra
lingua
,
ma
per
diverse
età
della
medesima
lingua
,
sicché
è
divenuto
possibile
di
risalire
dallo
stato
attuale
de
fatti
linguistici
a
primitivi
,
e
si
è
stabilita
una
vera
scienza
delle
etimologie
,
non
più
fondate
sui
capricci
dell
'
immaginazione
,
o
sopra
arbitrarii
e
accidentali
ravvicinamenti
di
suoni
,
ma
sopra
leggi
certe
e
invariabili
.
Risalendo
indietro
,
secondo
queste
leggi
,
si
può
avvicinarsi
alla
lingua
primitiva
,
e
spogliatala
delle
forme
grammaticali
,
rappresentarsela
quale
dovea
essere
nel
suo
stato
monosillabico
in
un
età
anteriore
ad
ogni
istoria
.
Ma
quale
è
cotesto
popolo
che
ha
parlato
la
lingua
da
cui
tante
altre
son
derivate
?
Quale
fu
la
primitiva
sede
da
esso
occupata
,
e
dalla
quale
si
è
poi
sparso
per
tanta
parte
della
terra
,
per
quelle
contrade
che
sono
state
o
tuttavia
sono
il
centro
della
vita
del
mondo
,
i
paesi
dell
istoria
,
delle
arti
,
della
civiltà
?
Non
sulle
rive
del
Gange
,
né
su
quelle
dell
'
Indo
,
bisogna
cercare
le
origini
e
la
prima
dimora
di
questo
misterioso
popolo
,
ma
ben
più
lungi
,
al
nord
-
ovest
della
penisola
indiana
,
di
là
dell
Attock
e
del
Peshavven
,
nelle
valli
,
che
discendendo
dall
Indo
-
Kò
si
avanzano
verso
il
mar
Caspio
e
il
mare
di
Arali
Tutte
le
induzioni
che
si
possono
tirare
dall
'
Avesta
e
da
Vedi
,
ci
conducono
all
antica
Baetria
,
oggi
Khanato
di
Balk
,
e
alla
Sogdiana
,
che
comprende
oggi
i
Khanati
di
Buckhara
e
di
Samarkanda
.
Gettando
lo
sguardo
su
una
carta
dell
'
Asia
,
si
trova
la
vasta
regione
compresa
fra
l
'
Himalaja
e
la
valle
del
Tigri
e
dell
'
Eufrate
;
al
settentrione
la
circoscrivono
il
mar
Caspio
e
il
mare
di
Arai
,
che
un
giorno
debbono
essere
stati
riuniti
,
e
nei
quali
venivasi
a
gettare
il
fiume
Oxus
,
scendendo
dall
'
Indo
-
Kó
,
prolungamento
occidentale
dell
Himalaja
.
Al
settentrione
del
mare
di
Aral
trovasi
un
altro
gran
fiume
,
il
Syr
-
Darya
,
l
'
antico
Yaxarte
,
che
,
scendendo
dalle
montagne
del
Turkestan
,
discorre
fra
le
sabbie
turaniche
con
un
corso
parallelo
a
quello
dell
'
Oxus
.
A
mezzodì
sono
il
golfo
persico
e
il
mare
delle
Indie
,
a
occidente
l
'
Indo
che
discende
dall
'
Himalaja
.
In
questo
immenso
spazio
,
occupato
oggi
dalla
Persia
,
dal
Beluccistan
,
dall
Afghanistan
,
dal
paese
di
Herat
,
si
trovano
le
regioni
occupate
un
giorno
dai
nostri
antichissimi
padri
.
Donde
venivano
eglino
?
quale
terra
li
avea
prima
nutriti
,
quando
apersero
gli
occhi
alla
luce
e
sentirono
la
vita
?
chi
potrebbe
saperlo
?
Certo
è
che
da
queste
terre
,
per
ragioni
che
si
possono
appena
congetturare
,
ma
che
rimarranno
per
sempre
presso
a
poco
un
mistero
,
incominciarono
coll
andare
del
tempo
ad
emigrare
.
I
primi
a
lasciare
le
antiche
sedi
pare
che
fossero
stati
quelli
che
poi
si
dissero
Celti
.
Appresso
partirono
i
Pelasgi
che
si
distinsero
in
Greci
e
Latini
;
terzi
i
Germani
e
Slavi
,
sebbene
non
manchi
chi
creda
che
questi
avessero
preceduti
i
Pelasgi
.
Ultime
a
lasciare
le
natie
contrade
furono
le
tribù
che
occuparono
la
Persia
,
e
quelle
che
si
stabilirono
fra
il
Kubul
e
l
'
Indo
e
nel
Pengiab
,
donde
si
sparsero
per
tutte
le
regioni
che
furono
chiamate
col
nome
d
'
India
,
rincacciando
ne
monti
,
ove
tuttavia
se
ne
trova
i
resti
,
o
riducendo
in
istato
di
schiavitù
,
e
formandone
la
classe
più
abbietta
della
società
,
gli
abitatori
indigeni
,
barbari
di
tipo
malese
e
di
razze
inferiori
.
Le
tribù
occupatrici
dell
'
Indie
e
della
Persia
conservarono
l
'
antico
nome
di
popoli
Arji
che
era
stato
portato
in
comune
da
tutti
prima
delle
emigrazioni
,
che
noi
oggi
possiamo
restituire
a
tutta
quanta
la
famiglia
,
e
di
cui
si
trovano
parecchie
tracce
in
molte
parole
,
e
nomi
proprii
di
luoghi
,
come
in
quella
dell
Irlanda
,
che
non
vuoi
dire
,
se
non
terra
dell
Ire
,
cioè
dei
Arji
.
E
Arja
,
dalla
radice
ar
(
Lat
.
oriri
)
,
vuol
dire
padrone
,
signore
,
chi
è
degno
di
onore
.
Così
la
nostra
razza
fin
dai
primordii
della
sua
esistenza
,
sentì
l
'
orgoglio
del
suo
proprio
essere
,
senti
la
sua
superiorità
sulle
altre
,
e
depose
nel
nome
che
si
diede
il
sentimento
della
propria
nobiltà
.
Ma
di
questo
popolo
che
è
una
scoverta
moderna
,
da
cui
noi
medesimi
discendiamo
e
di
cui
è
ignota
l
'
origine
,
saremo
condannati
a
non
sapere
altro
che
il
nome
?
La
grammatica
comparata
ha
creato
,
si
può
dire
,
anche
la
sua
istoria
,
e
se
le
notizie
non
sono
molte
,
sono
però
tali
,
e
basate
su
tali
fatti
che
pochi
monumenti
potrebbero
dare
un
ugual
certezza
.
Con
le
lontane
migrazioni
la
lingua
primitiva
nel
corso
de
secoli
si
andò
alterando
.
I
progressi
stessi
della
civiltà
,
le
nuove
relazioni
sociali
,
le
condizioni
geografiche
delle
terre
occupate
dalle
diverse
tribù
introdussero
tali
cambiamenti
nella
vita
e
nel
carattere
sì
de
coloni
e
sì
della
lingua
da
essi
parlata
che
parvero
popoli
e
favelle
del
tutto
distinti
e
senz
ombra
di
relazione
insieme
.
Ma
quando
le
intime
relazioni
e
degli
uni
e
delle
altre
si
sono
mostrate
chiarissime
alla
scienza
,
si
è
venuto
facilmente
nella
conchiusione
doversi
appartenere
alla
storia
e
alla
vita
posteriore
alla
separazione
quello
che
trovasi
solo
in
una
delle
lingue
cognate
e
non
nelle
altre
,
e
per
contrario
quello
che
trovasi
ugualmente
in
tutte
doversi
riferire
al
fondo
comune
della
lingua
parlata
nelle
loro
sedi
primitive
e
ne
tempi
anteriori
a
ogni
istoria
,
da
popoli
che
poi
parlarono
il
celto
,
il
germanico
,
lo
slavo
,
il
greco
,
il
latino
,
il
zend
,
il
sanskrito
,
quando
ancora
viveano
tutti
insieme
,
giovani
e
cognate
tribù
inconsapevoli
che
avrebbero
perduto
un
giorno
ogni
memoria
dell
antica
fratellanza
e
della
comune
origine
.
Di
che
,
esaminando
il
fondo
comune
di
tutte
queste
lingue
,
si
avrà
un
idea
esatta
se
non
compiuta
dalla
civiltà
rudimentale
del
popolo
primitivo
,
delle
cose
e
delle
relazioni
anteriori
alla
separazione
.
Questo
ardimentoso
lavoro
,
opera
della
grammatica
comparata
,
uguaglia
se
non
supera
di
potenza
,
quello
de
naturalisti
che
con
frammenti
di
scheletri
e
tronchi
di
piante
son
riusciti
a
ricostruire
la
fauna
e
la
flora
delle
terre
anteriori
a
diluvii
ed
a
cataclismi
.
La
storia
fossile
de
nostri
primi
padri
non
è
di
minore
importanza
,
né
piena
di
minore
curiosità
che
quella
dei
mastodonti
e
delle
felci
antidiluviane
.
Esaminando
adunque
le
lingue
di
questa
gran
famiglia
per
risalire
a
quella
da
cui
tutte
son
derivate
,
si
troverà
che
il
popolo
primitivo
da
cui
era
parlata
,
prima
di
lasciare
le
regioni
dell
'
Asia
centrale
,
se
non
era
anche
giunto
a
uno
stato
che
si
può
dire
di
civiltà
,
avea
tuttavia
lasciato
quello
che
si
dice
di
barbarie
,
menando
una
vita
patriarcale
,
tutta
occupata
della
cura
delle
greggi
e
di
pratiche
religiose
.
Già
i
nomi
de
metalli
,
analoghi
,
benché
talora
molto
trasformati
,
nelle
lingue
sorelle
,
mostrano
che
ne
era
conosciuto
l
'
uso
prima
della
migrazione
.
Il
che
conferma
le
induzioni
che
danno
la
Bactria
per
prima
patria
a
nostri
antichi
parenti
,
giacché
è
noto
che
le
montagne
dell
'
Hindu
-
Khò
abbondano
di
metalli
di
ogni
specie
.
E
il
medesimo
fatto
conferma
eziandio
l
'
opinione
de
paleontologi
,
i
quali
avvisano
che
gli
uomini
dell
'
età
detta
della
pietra
si
appartenessero
a
una
razza
diversa
da
quella
che
ha
adoperato
il
metallo
.
Se
diverse
induzioni
e
lo
studio
comparativo
de
cranii
lo
fanno
supporre
,
lo
studio
comparativo
delle
parole
aggiunge
forza
alla
supposizione
.
Lo
stesso
studio
comparativo
de
nomi
esprimenti
i
vani
gradi
di
parentela
identici
in
tutte
le
lingue
arje
,
salvo
poche
eccezioni
e
facilmente
spiegabili
con
altre
radici
della
medesima
lingua
,
dimostrano
che
già
prima
della
separazione
le
relazioni
di
famiglia
,
come
quelle
di
padre
,
madre
,
figliuolo
,
fratello
,
sorella
,
non
solo
erano
conosciute
e
stabilite
,
ma
distintamente
determinate
.
Ancora
esaminando
le
etimologie
di
que
nomi
,
si
trovano
le
idee
dominanti
intorno
alla
natura
delle
relazioni
domestiche
.
Padre
,
per
esempio
non
significa
colui
che
genera
,
idea
espressa
con
altra
radice
,
ma
ben
colui
che
protegge
,
che
difende
,
che
sostiene
.
Madre
al
contrario
,
significa
in
origine
colui
,
e
poi
colei
,
che
crea
.
I
nomi
di
fratello
e
sorella
,
sostituiti
nel
greco
da
altre
voci
,
ma
che
sono
identici
nel
sanskrito
,
nel
zend
,
nel
latino
,
nel
gotico
,
nello
slavo
e
nel
celto
,
significano
,
l
'
uno
colui
che
porta
,
che
aiuta
,
e
l
'
altro
colei
che
piace
,
che
consola
.
Il
nome
di
figliuola
,
non
nella
voce
latina
di
filia
,
ma
bene
nelle
forme
identiche
del
sanskrito
,
duhitar
,
del
zend
,
dughdhar
,
del
greco
,
thygater
,
del
gotico
,
dauthar
,
del
lituano
,
dukte
,
dell
'
irlandese
,
dear
,
derivando
dalla
radice
duh
,
che
vuoi
dire
pungere
,
ha
fatto
giustamente
conchiudere
che
alle
figliuole
fosse
affidato
nella
famiglia
l
'
uffizio
del
mungere
le
greggi
,
e
che
da
quell
ufizio
si
avessero
avito
il
nome
.
Bastano
al
nostro
scopo
questi
pochi
esempii
per
indicare
con
quali
procedimenti
la
grammatica
comparata
è
riuscita
in
certo
modo
a
ricostruire
la
vita
di
un
popolo
di
cui
essa
medesima
ha
scoverto
l
'
esistenza
,
e
farsi
un
'
idea
della
civiltà
rudimentale
,
ma
piena
di
un
avvenire
sterminato
,
della
quale
già
godea
prima
di
dividersi
in
tanti
nobilissimi
rami
per
le
contrade
dell
Asia
e
dell
'
Europa
.
Or
il
medesimo
procedimento
che
abbiam
veduto
essersi
verificato
nelle
lingue
,
si
è
ripetuto
nel
cammino
percorso
dalle
tradizioni
religiose
,
come
non
lascia
luogo
a
dubitarne
la
mitologia
comparata
,
figliuola
primogenita
della
comparazione
delle
grammatiche
.
Tutti
i
popoli
,
in
fatti
,
appartenenti
alla
gran
famiglia
arjana
hanno
antichissime
tradizioni
religiose
,
che
sembrano
,
superficialmente
guardate
,
proprie
a
ciascuno
,
locali
e
nazionali
,
ma
che
in
sostanza
sono
identiche
,
e
hanno
una
comune
origine
nelle
idee
religiose
che
han
dominato
prima
della
separazione
delle
varie
tribù
,
e
di
cui
si
trovano
scolpitamente
delineati
i
tratti
negl
inni
de
Vedi
,
che
a
ragione
si
possono
dire
,
come
sono
stati
detti
,
la
bibbia
di
tutti
i
popoli
della
nostra
stirpe
.
i
e
antichissime
divinità
non
erano
che
personificazioni
delle
forze
della
natura
;
i
nomi
di
ciascuno
Iddio
,
che
il
più
spesso
non
sono
che
aggettivi
esprimenti
qualità
fisiche
,
e
i
miti
che
vi
si
aggruppano
intorno
,
non
sono
anche
essi
che
personificazioni
di
fenomeni
naturali
.
Passati
dalle
primitive
sedi
,
nella
valle
dell
'
Indo
,
nelle
selve
della
Scandinavia
,
e
sotto
il
cielo
della
Grecia
,
si
modificarono
secondo
i
luoghi
,
si
circondarono
di
nuovi
episodii
,
di
nuovi
particolari
,
prodotti
sovente
della
invenzione
poetica
o
del
capriccio
,
perdettero
dell
'
antico
significato
che
a
poco
a
poco
si
dileguò
dalla
memoria
degli
uomini
,
e
parvero
costituire
tante
mitologie
nate
spontaneamente
nelle
diverse
contrade
ove
regnavano
.
Ma
veramente
la
loro
origine
è
comune
,
il
principio
di
tutte
si
trova
ne
Vedi
che
hanno
dato
la
chiave
per
ispiegare
le
favole
non
meno
della
Grecia
che
le
scandinave
,
e
le
slave
e
le
teutoniche
.
Già
in
Grecia
molti
credeano
che
i
loro
Iddii
fossero
venuti
dall
'
Asia
,
come
da
un
luogo
,
fra
gli
altri
,
del
Kratylo
di
Platone
si
vede
che
non
mancava
chi
sostenesse
anche
la
lingua
essere
derivata
da
barbari
.
Erano
queste
congetture
e
ipotesi
d
'
immaginazione
,
ovvero
resti
di
antiche
tradizioni
sulle
vere
origini
?
Malamente
si
potrebbe
determinarlo
.
V
.
Noi
abbiamo
veduto
che
le
etimologie
fondate
nell
'
antica
filologia
sopra
arbitrarii
ravvicinamenti
,
e
ingannatrici
rassomiglianze
sono
state
sottomesse
a
regole
certe
dipendenti
dalle
leggi
naturali
che
governano
la
trasformazione
de
suoni
,
il
passaggio
delle
forme
,
il
cambiamento
delle
lettere
.
Ora
egli
dee
essere
evidente
,
dopo
le
cose
discorse
in
fino
ad
ora
,
che
le
leggi
di
questi
cambiamenti
e
di
questi
passaggi
non
possono
trovare
applicazione
che
nella
lingua
di
una
medesima
famiglia
;
non
vi
è
passaggio
,
e
quindi
non
vi
è
etimologia
possibile
da
una
famiglia
all
'
altra
;
l
'
etimologia
di
ogni
voce
si
dee
cercare
negli
antecedenti
della
medesima
famiglia
,
e
non
in
una
famiglia
diversa
.
Ben
possono
in
una
lingua
introdursi
,
e
anche
in
gran
copia
,
parole
di
lingua
di
diversa
famiglia
;
il
Kalamos
de
Greci
,
per
esempio
,
è
parola
di
origine
semitica
,
introdottasi
probabilmente
nel
greco
coll
'
invenzione
della
scrittura
per
opera
de
Fenici
.
Similmente
abbiam
veduto
che
il
Turco
di
Costantinopoli
è
ridondante
di
parole
arabe
e
persiane
,
appartenenti
,
cioè
,
a
lingue
di
specie
,
anzi
di
genere
essenzialmente
diverso
.
Ma
scovrire
onde
sia
venuto
il
nome
Kalamos
al
greco
,
notar
le
parole
straniere
introdottesi
nella
lingua
degli
Ottomani
non
è
darne
l
etimologia
,
è
solo
indicarne
l
'
origine
e
,
come
a
dire
,
la
patria
.
Al
contrario
dar
l
'
etimologia
di
una
parola
significa
risalire
a
suoi
antecedenti
istorici
,
a
una
parola
primitiva
della
sua
medesima
famiglia
(
ché
non
si
ha
ne
tempi
istorici
passaggio
di
una
lingua
da
una
famiglia
a
un
altra
diversa
)
che
solo
per
il
trascorrere
del
tempo
e
per
il
cambiar
di
luogo
,
ha
sofferto
tanti
cambiamenti
organici
,
ma
regolari
e
retti
da
leggi
determinate
,
che
l
'
hanno
condotta
alla
forma
attuale
.
Dalla
voce
Giove
,
per
esempio
,
noi
risaliamo
al
Jovis
,
e
da
questo
al
djaus
sanskrito
;
da
fratello
a
frater
e
da
frater
a
bhrâtri
,
ma
sarebbe
assurdo
di
cercare
l
etimologia
della
parola
calca
nell
'
arabo
,
quantunque
in
questo
se
ne
trovi
una
corrispondente
,
di
suono
e
di
significato
presso
che
identici
;
dobbiamo
invece
cercarla
nel
verbo
latino
calcare
.
Similmente
,
non
ostante
la
rassomiglianza
di
valore
e
di
suono
,
fra
il
latino
Jovis
e
l
'
Ebraico
Jehova
non
ci
è
fra
i
due
nomi
niuna
parentela
,
l
antecedente
di
quella
trovandosi
,
come
si
è
detto
,
nel
sanskrito
,
e
questo
venendo
dal
verbo
sostantivo
dell
'
Ebraico
stesso
,
come
più
comunemente
si
crede
,
ovvero
da
altra
fonte
della
medesima
origine
.
Di
qui
si
vede
quanto
errasse
lontana
dal
vero
l
'
antica
filologia
che
in
omaggio
a
non
so
quali
tradizioni
religiose
o
male
interpretate
o
esagerate
o
insussistenti
,
riponea
l
'
origine
di
tutte
le
lingue
nell
'
ebraico
,
e
nell
ebraico
quale
si
trova
ne
libri
di
Mosè
.
Il
suo
lavoro
versava
sopra
tutto
sul
greco
e
sul
latino
,
e
non
ci
è
violenza
o
contorsione
che
si
risparmiassero
alle
parole
per
ricondurle
alle
radici
ebraiche
.
Il
lavoro
,
s
'
intende
,
era
opera
dirittamente
perduta
,
giacché
le
origini
del
greco
e
del
latino
sono
altrove
che
nell
ebraico
,
e
dalle
simiglianze
o
false
o
apparenti
o
casuali
di
certe
voci
non
si
può
conchiudere
assolutamente
nulla
.
Altri
tentativi
più
scientifici
si
sono
fatti
posteriormente
per
vedere
se
risalendo
indietro
per
il
corso
di
moltissime
migliaia
di
secoli
,
e
attraversando
infinite
varietà
di
trasformazioni
,
si
potesse
giungere
a
stabilire
o
almeno
probabilmente
congetturare
la
comune
origine
delle
lingue
pervenute
per
diversi
sistemi
alla
forma
ultima
della
declinazione
.
Ma
la
scienza
è
rimasta
tuttavia
muta
innanzi
all
'
oscuro
problema
,
e
nulla
ha
potuto
condurla
a
identificare
in
una
unità
primitiva
le
lingue
semitiche
e
le
arjane
;
il
passaggio
delle
une
alle
altre
appare
ogni
dì
più
impossibile
,
o
sfugge
alle
deduzioni
della
scienza
.
Se
poi
allargando
i
termini
del
problema
si
domanda
se
si
può
dimostrare
o
con
qualche
apparenza
di
probabilità
congetturare
l
'
unità
primitiva
di
tutte
,
l
'
origine
comune
anche
di
quelle
di
diverso
genere
,
delle
monosillabe
,
delle
agglutinate
e
delle
declinate
,
la
difficoltà
della
risposta
si
mostra
ancora
più
grande
.
Dallo
studio
delle
radici
la
scienza
non
può
conchiudere
nulla
,
e
se
alcune
pochissime
paiono
rassomigliarsi
fino
nel
cinese
e
nel
sankrito
,
cotesto
che
prova
?
Il
caso
non
ha
potuto
contribuirvi
?
Non
è
dovuto
il
fenomeno
all
'
identità
degli
organi
vocali
in
tutti
gli
uomini
a
qualsivoglia
razza
essi
appartengano
?
E
questa
seconda
ragione
più
si
mostra
validissima
quando
si
pensa
che
quelle
rarissime
simiglianze
s
'
incontrano
ne
suoni
di
quelle
parole
a
cui
prima
si
aprono
le
labbra
de
fanciulli
,
e
in
cui
prima
si
esercitano
i
teneri
organi
,
come
le
voci
che
indicano
il
padre
e
la
madre
,
nelle
quali
presso
che
da
pertutto
si
trovano
il
p
e
l
'
m
o
lettere
affini
,
che
sono
le
prime
o
più
facili
a
pronunziarsi
.
La
quistione
,
se
ci
ha
una
lingua
primitiva
da
cui
tutte
son
discese
,
o
se
ce
ne
ha
di
diverse
da
cui
le
diverse
son
discese
,
è
parallela
alla
quistione
dell
'
unità
primitiva
della
specie
umana
,
e
si
presenta
co
medesimi
caratteri
e
le
medesime
difficoltà
.
Ci
ha
egli
un
solo
Adamo
o
tanti
Adami
quante
sono
le
stirpi
degli
uomini
?
Il
medesimo
problema
si
presenta
identicamente
al
linguista
;
ma
la
scienza
non
può
rispondere
né
dimostrare
,
può
solo
congetturare
per
induzioni
e
analogie
,
e
le
congetture
più
probabili
non
sono
certamente
favorevoli
all
'
ipotesi
dell
'
unità
.
Con
questa
quistione
è
connessa
per
più
punti
e
strettissime
relazioni
la
quistione
dell
'
origine
della
lingua
;
alla
quale
sol
dopo
i
moderni
studii
e
co
fatti
che
la
scienza
ha
raccolti
si
può
dare
una
più
soddisfacente
soluzione
.
Ciò
non
toglie
che
non
sia
stata
proposta
ab
antico
e
in
varii
modi
risoluta
,
come
suole
avvenire
generalmente
delle
quistioni
delle
origini
,
le
quali
prima
occupano
le
menti
e
destano
la
curiosità
che
non
sieno
raccolti
i
fatti
col
cui
aiuto
si
possono
sciogliere
.
Il
Kratylo
di
Platone
ci
mostra
che
essa
era
già
antica
in
Grecia
,
e
che
già
tutte
quelle
ipotesi
erano
state
fatte
da
filosofi
,
le
quali
dopo
il
giro
di
molti
secoli
sono
state
ripetute
da
moderni
.
La
prima
fra
queste
è
l
'
ipotesi
d
'
una
rivelazione
divina
che
abbia
insegnato
agli
uomini
l
'
uso
della
parola
.
Già
Platone
la
combattea
,
rassomigliandone
i
fautori
a
que
poeti
che
non
sapendo
come
cavarsela
a
un
punto
più
intrigato
d
'
una
favola
,
fanno
all
'
improvviso
intervenire
una
divinità
che
li
levi
comodamente
d
'
imbarazzo
.
Ma
più
secoli
dopo
di
lui
l
'
assurda
teorica
ricomparve
afforzata
dal
formidabile
presidio
di
un
'
autorità
infallibile
e
divina
.
Al
capo
secondo
del
primo
libro
di
Mosè
è
detto
:
«
Or
il
Signore
Iddio
avendo
formato
dalla
terra
tutte
le
bestie
della
campagna
e
tutti
gli
uccelli
del
cielo
,
gli
menò
ad
Adamo
acciocché
vedesse
qual
nome
porrebbe
a
ciascuno
di
essi
;
e
che
qualunque
nome
Adamo
ponesse
a
ciascuno
animale
,
esso
fosse
il
suo
nome
»
.
Non
si
crederebbe
che
queste
semplici
parole
in
cui
si
dice
appunto
il
contrario
,
abbian
potuto
servire
a
persuadere
l
origine
soprannaturale
della
parola
,
e
che
Dio
abbia
insegnato
agli
uomini
i
nomi
delle
cose
e
il
parlare
.
E
benché
non
sieno
mancati
in
fino
da
primi
secoli
del
cristianesimo
e
vescovi
e
dottori
che
hanno
combattuta
la
strana
dottrina
,
pure
si
deve
dire
che
essa
è
stata
ed
è
tuttavia
comunemente
seguita
nella
chiesa
,
che
guarda
non
senza
sospetto
e
ripugnanza
le
altre
.
Questa
in
fatti
fu
l
'
opinione
di
quella
scuola
che
venne
detta
de
tradizionalisti
,
surta
in
Francia
a
principii
del
secolo
co
Lamennais
,
che
poi
ne
usci
,
co
De
Bonald
e
i
De
Maistre
,
e
altri
che
riposero
la
loro
gloria
in
negar
la
ragione
per
sostituirle
la
fede
,
l
autorità
e
il
sacro
ministero
delle
polizie
.
La
scuola
in
generale
,
e
la
dottrina
sull
'
origine
della
lingua
in
particolare
,
rimasero
puramente
francesi
,
se
non
che
,
il
Gioberti
ebbe
il
raro
vanto
d
'
introdurle
in
Italia
dove
suppongo
che
abbia
ancora
credente
qualche
oscuro
fautore
della
scienza
cattolica
e
della
tradizione
.
Altra
opinione
non
meno
assurda
è
quella
che
fa
delle
lingue
l
'
effetto
di
una
convenzione
,
per
la
quale
gli
uomini
,
accortisi
un
tratto
del
danno
e
dell
'
imbarazzo
che
veniva
loro
dal
restarsi
mutoli
,
si
risolvettero
bravamente
un
bel
giorno
a
dare
i
notai
alle
cose
,
e
senza
più
a
voler
parlare
.
Platone
che
la
combatte
ci
fa
sapere
nel
Kratylo
che
in
Grecia
Ermogene
,
Democrito
e
altri
la
sostennero
,
volendo
che
la
lingua
fosse
un
'
invenzione
artificiale
,
e
i
nomi
dati
arbitrariamente
alle
cose
.
Lucrezio
che
ha
pure
stupendamente
combattuto
l
'
impossibile
ipotesi
,
la
chiama
addirittura
una
pazzia
;
Proinde
putare
aliquem
tum
nomina
distribuisse
Rebus
,
et
inde
homines
didicisse
vocabula
prima
,
Desipere
est
.
Pur
questa
insania
fu
la
dottrina
comune
del
decimottavo
secolo
.
Tutta
quella
filosofia
ignorando
l
'
azione
spontanea
e
complessiva
e
contemporanea
di
tutte
le
facoltà
,
la
forza
primitiva
e
congenita
dello
spirito
,
le
leggi
costitutive
e
creatrici
del
pensiero
,
l
'
integrità
della
natura
umana
,
non
seppe
vedere
in
ciascun
fatto
umano
che
l
'
opera
della
volontà
mossa
dall
'
utile
,
della
riflessione
che
medita
per
giungere
a
uno
scopo
determinato
.
Così
la
società
era
un
vero
contratto
stipulato
per
garantire
la
sicurezza
individuale
,
la
morale
un
'
invenzione
per
assicurare
l
'
utile
di
ciascuno
,
la
religione
un
'
altra
invenzione
per
contenere
le
malvage
passioni
,
la
lingua
una
convenzione
per
cessar
la
noja
del
non
parlare
,
e
rendere
più
facili
le
reciproche
relazioni
fra
coloro
che
si
erano
risoluti
a
voler
vivere
insieme
.
A
queste
ipotesi
fondate
sopra
un
concetto
dimezzato
dalla
natura
umana
,
incompiute
,
impossibili
,
altre
spiegazioni
più
razionali
sono
state
sostituite
da
una
filosofia
a
cui
si
è
svelata
la
natura
umana
nella
sua
sostanziale
interezza
,
più
compiuta
,
più
fornita
del
senso
della
realtà
,
fornita
di
un
concetto
più
vero
e
più
chiaro
dello
spirito
,
e
con
questo
appoggiata
a
uno
studiò
più
metodica
e
ad
una
serie
infinitamente
più
ricca
di
fatti
linguistici
.
Noi
in
fatti
non
ammettiamo
uno
stato
di
natura
da
cui
l
'
uomo
sia
uscita
per
contratto
e
costituitosi
volontariamente
in
istato
di
società
,
perché
l
'
uomo
è
specialmente
socievole
,
né
è
quello
che
egli
è
se
non
per
questa
necessità
della
sua
essenza
che
lo
fa
essere
anche
socievole
;
né
potrebbe
essere
altro
o
altrimente
da
quello
che
egli
è
.
Non
ammettiamo
una
religione
naturale
che
non
si
sa
quale
possa
essere
,
che
suppone
l
'
ipotetico
stato
di
natura
,
e
,
che
è
più
,
suppone
a
primordii
dell
'
istoria
dello
spirito
de
concetti
che
si
appartengono
ad
altre
epoche
della
sua
vita
.
Non
ammettiamo
un
primo
stato
di
mutismo
,
o
di
non
si
sa
che
linguaggio
naturale
anteriore
alla
parola
,
perché
l
'
uomo
parla
come
pensa
;
ne
parla
se
non
perché
pensa
;
naturalmente
e
per
necessità
sostanziale
della
sua
essenza
e
parla
e
pensa
.
L
'
una
cosa
suppone
l
'
altra
,
l
'
una
è
contemporanea
dell
'
altra
;
tutte
le
sue
facoltà
entrano
insieme
in
azione
,
e
non
a
una
a
una
e
quasi
a
pezzo
a
pezzo
;
ogni
atto
della
vita
dello
spirito
le
suppone
e
le
contiene
tutte
,
ogni
atto
è
il
prodotto
della
sua
unica
e
indivisibile
forza
.
O
non
sarebbe
lo
spirito
che
l
'
aggregato
di
più
facoltà
?
Non
sono
queste
più
tosto
una
sola
e
medesima
forza
che
apparisce
in
diversi
aspetti
?
Cercare
l
'
origine
del
parlare
tornerebbe
in
somma
allo
stesso
che
cercar
l
'
origine
del
pensare
o
del
volere
,
se
consistendo
la
parola
in
un
fatto
estrinseco
che
ha
la
sua
radice
nel
pensiero
e
suppone
l
'
azione
fisiologica
degli
organi
vocali
,
il
problema
non
si
riducesse
a
determinare
per
che
modo
e
sotto
quali
condizioni
sia
cominciata
.
questa
azione
in
corrispondenza
del
pensiero
che
la
determinava
.
Coloro
che
veggono
nella
parola
e
nel
suo
sviluppo
un
fatto
puramente
fisiologico
come
quello
de
capelli
che
crescono
sul
capo
,
o
delle
erbe
che
germogliano
pe
prati
,
non
so
come
si
possano
avvicinare
a
questo
problema
dell
'
origine
che
implica
essenzialmente
l
'
azione
del
pensiero
,
e
che
suppone
lo
spirito
senza
di
cui
gli
organi
resterebbero
inoperosi
,
e
non
si
avrebbero
che
dire
.
Riposta
dunque
l
'
origine
del
linguaggio
nell
'
azione
combinata
dello
spirito
e
degli
organi
vocali
,
per
quali
modi
,
e
secondo
quali
leggi
si
dee
verosimilmente
tenere
che
essa
abbia
incominciato
ad
esercitarsi
?
In
somma
che
cosa
ha
potuto
determinare
la
scelta
di
un
suono
più
tosto
che
di
un
altro
a
indicare
un
dato
soggetto
?
E
stato
proprio
l
'
effetto
del
capriccio
ovvero
del
caso
,
o
ci
è
stata
una
ragione
intrinseca
e
fondata
sulla
natura
stessa
delle
cose
che
ha
tracciato
la
scelta
?
Lasciamo
l
'
opinione
che
ripone
l
'
origine
diretta
delle
parole
nell
'
esclamazione
involontaria
,
nell
'
interiezione
spontanea
,
che
ha
potuto
essere
,
ma
in
piccole
proporzioni
,
l
'
origine
di
alcune
radici
,
fornire
il
suono
rudimentale
,
la
cellula
primitiva
,
se
così
posso
dire
,
di
alcune
parole
,
e
tocchiamo
solo
dell
'
onomatopeia
,
principio
più
vasto
,
più
reale
e
di
universale
o
quasi
universale
applicazione
.
Le
obbiezioni
che
alcuni
gli
fanno
son
superficiali
e
futili
,
né
alcuna
ipotesi
gli
si
è
finora
sostituita
che
sia
meglio
fondata
sulla
natura
dello
spirito
e
sulle
relazioni
delle
cose
,
o
che
meglio
spieghi
e
più
facilmente
fatti
primitivi
che
sono
sottratti
all
'
esperienza
,
a
cui
non
può
giungere
la
tradizione
e
che
la
scienza
solo
per
vie
indirette
può
rischiarare
d
'
una
mezzana
luce
.
Che
cosa
dunque
ha
determinato
la
scelta
di
un
suono
più
tosto
che
di
un
altro
?
Evidentemente
la
relazione
fra
il
suono
e
la
cosa
che
si
volea
indicare
,
la
quale
relazione
non
può
consistere
in
altro
che
in
una
certa
affinità
fra
il
suono
e
l
idea
,
nella
facilità
con
cui
l
'
uno
può
ricordare
l
'
altra
,
imitandola
e
rappresentandola
allo
spirito
col
riprodurre
,
per
quanto
è
possibile
con
le
articolazioni
della
voce
,
P
impressione
da
quella
prodotta
sui
sensi
.
Si
è
questo
il
principio
dell
'
onomatopeia
che
costituisce
il
fondo
della
teorica
del
Kratylo
,
secondo
la
quale
i
nomi
non
sono
imposti
ad
arbitrio
o
per
capriccio
,
ma
ognuno
ha
un
significato
naturale
e
necessario
.
È
stato
ben
detto
a
questo
proposito
che
la
lingua
de
primi
uomini
fu
in
certo
modo
l
eco
della
natura
nella
coscienza
umana
.
I
nomi
degli
animali
sono
stati
certamente
formati
imitando
con
la
voce
articolata
i
gridi
inarticolati
proprii
a
ciascuno
di
essi
,
i
nomi
de
fatti
e
de
fenomeni
,
riproducendo
il
rumore
che
li
accompagna
;
le
azioni
in
generale
con
sillabe
,
con
lettere
che
meglio
ne
rendono
l
'
immagine
allo
spirito
.
Qual
suono
meglio
rende
l
'
idea
del
rompere
che
rag
,
frac
e
simili
?
Le
lettere
fl
...
non
fanno
pensare
allo
scorrere
?
st
....
allo
stare
?
Queste
affinità
primitive
e
naturali
in
certe
lingue
si
son
conservate
più
che
in
certe
altre
,
e
sopratutto
in
certe
famiglie
di
parole
.
A
noi
,
è
vero
,
torna
impossibile
il
più
delle
volte
di
scorgere
fino
le
tracce
di
questa
legge
o
fatto
primitivo
,
ma
bisogna
pensare
che
coll
andare
de
secoli
e
col
cambiamento
de
luoghi
e
de
climi
,
le
pronunzie
cambiano
e
i
suoni
si
trasformano
.
Di
più
è
impossibile
a
noi
co
sensi
induriti
e
lontani
dalla
natura
sentire
quelle
delicate
e
sottili
relazioni
che
si
mostravano
vivacissime
a
vergini
organi
,
alle
giovani
costituzioni
de
primi
parenti
che
vivevano
in
diretto
commercio
,
in
una
fraterna
unità
con
la
natura
,
della
quale
aveano
un
senso
speciale
e
squisito
,
che
in
noi
si
è
profondamente
attutito
se
non
iscomparso
del
tutto
.
Né
vale
il
dire
che
a
questa
teorica
si
oppone
la
diversità
de
nomi
,
che
fra
diversi
popoli
e
nelle
varie
lingue
si
hanno
i
medesimi
animali
,
i
medesimi
fenomeni
,
le
medesime
azioni
,
diversità
che
il
principio
dell
'
onomatopeia
renderebbe
impossibile
giacché
da
per
tutto
i
fatti
fisici
sono
identici
,
né
dovrebbero
quindi
essere
diversamente
significati
nelle
diverse
lingue
.
Il
medesimo
grido
manda
per
tutto
il
cavallo
,
il
medesimo
rumore
fa
da
per
tutto
il
tuono
,
o
l
acqua
che
scorre
,
o
un
corpo
che
si
spezza
.
O
perché
sarebbero
stati
indicati
qui
con
un
suono
,
là
con
un
altro
suono
,
se
questo
suono
non
fu
che
l
imitazione
di
que
gridi
e
di
que
rumori
?
L
'
objezione
sembra
essere
di
qualche
valore
quando
si
dimentica
che
le
stesse
cose
e
gli
stessi
fenomeni
si
presentano
a
sensi
sotto
mille
diversi
aspetti
,
e
con
certi
diversi
caratteri
.
Ogni
popolo
quindi
,
ognuna
di
quelle
tribù
nel
cui
seno
sono
nate
le
lingue
,
o
anche
un
solo
individuo
in
mezzo
ad
esse
tribù
,
secondo
la
diversità
della
propria
natura
,
secondo
l
occasione
e
il
modo
in
cui
il
fenomeno
gli
si
è
prima
presentato
,
lo
ha
veduto
sotto
uno
o
sotto
un
altro
aspetto
,
ne
ha
scorta
una
o
un
altra
proprietà
,
e
questa
ha
cercato
di
ritrarre
con
l
'
articolazione
della
voce
,
dandogli
un
nome
che
la
rappresentasse
,
imitando
col
suono
della
voce
l
impressione
che
avea
prodotta
sui
suoi
sensi
;
e
quel
suonò
fu
inteso
da
suoi
e
il
nome
fu
adoperato
dagli
altri
,
e
la
lingua
cominciò
.
Supponete
che
l
'
uno
guardi
nel
fuoco
il
colore
e
l
'
altro
la
luce
,
e
avrete
in
due
lingue
,
e
spesso
nella
medesima
lingua
due
parole
esprimenti
il
medesimo
oggetto
.
Altra
ragione
per
ispiegar
la
simiglianza
delle
radici
in
lingue
di
diverse
famiglie
senza
ricorrere
al
passaggio
dell
una
all
'
altra
o
all
unità
di
origine
.
Da
queste
cose
si
possono
facilmente
dedurre
due
conseguenze
,
e
l
'
una
si
è
che
ogni
nome
ha
avuto
origine
da
un
fatto
individuo
e
singolare
,
ma
è
nato
come
un
nome
generale
applicato
a
tutti
i
fenomeni
simili
;
e
l
'
altra
che
i
moti
dell
'
anima
e
i
fatti
morali
hanno
avuto
la
denominazione
o
dai
fatti
fisici
che
con
questi
hanno
alcuna
correlazione
,
atteso
l
'
intrinseca
corrispondenza
della
natura
e
dello
spirito
,
ovvero
dà
movimenti
organici
da
cui
sono
accompagnati
,
e
che
ne
sono
il
segno
esterno
,
atteso
le
intime
relazioni
della
natura
spirituale
con
l
'
organismo
fisiologico
nell
uomo
.
Sarebbe
errore
il
credere
che
l
onomatopeia
,
comunque
sia
una
delle
leggi
generali
delle
lingue
primitive
,
ne
costituisca
l
'
unica
origine
,
e
che
a
quella
sola
tutte
le
lingue
e
tutte
le
parole
si
abbiano
da
attribuire
.
Le
origini
sono
varie
,
infinite
,
secondo
la
natura
dei
popoli
,
la
costituzione
fisica
e
le
disposizioni
morali
,
secondo
i
luoghi
in
cui
han
vivuto
,
in
cui
han
cominciato
diversamente
la
loro
vita
,
e
l
'
hanno
per
diverse
vie
continuata
.
Un
'
intima
connessione
passa
fra
lo
spirito
di
un
popolo
e
la
favella
da
lui
parlata
;
lo
spirito
sopratutto
forma
la
lingua
,
che
è
il
segno
più
proprio
di
quello
e
del
suo
modo
di
ricevere
le
sensazioni
esterne
,
e
di
pensar
le
cose
.
Ogni
razza
ha
la
sua
propria
,
incomunicabile
alle
altre
,
e
però
segno
certissimo
delle
stirpi
e
delle
nazionalità
sono
le
lingue
quando
cause
estrinseche
non
abbiano
costretto
un
popolo
ad
accettare
,
pognamo
che
l
accetti
sempre
modificandola
secondo
la
propria
indole
,
la
lingua
di
un
altro
.
Del
resto
è
necessario
di
notare
come
alla
quistione
,
perché
una
radice
abbia
il
significato
che
essa
ha
e
non
un
altro
,
è
impossibile
di
dare
una
risposta
scientifica
e
soddisfacente
,
né
altrimenti
vi
si
può
rispondere
che
per
induzioni
e
analogie
.
Bene
è
stato
osservato
che
si
può
comprendere
e
rappresentarsi
le
generali
relazioni
che
passano
fra
la
lingua
e
lo
spirito
,
ma
che
si
sottrae
ad
una
esatta
analisi
l
'
altra
quistione
della
creazione
del
suono
,
ossia
delle
relazioni
fra
il
suono
e
il
significato
.
Meno
è
difficile
,
almeno
nel
nostro
sistema
,
il
rispondere
a
un
altra
quistione
stata
già
più
volte
proposta
e
in
diversi
modi
risoluta
,
quale
,
cioè
,
sia
la
più
antica
tra
le
varie
parti
del
discorso
.
Erano
nomi
o
verbi
que
suoni
che
furono
prima
articolati
dagli
uomini
a
esprimere
i
fenomeni
tra
cui
viveano
,
da
cui
tosto
che
ebbero
coscienza
di
essere
uomini
ricevettero
le
prime
sensazioni
,
provarono
le
prime
gioie
e
i
primi
dolori
?
Noi
abbiamo
veduto
che
le
prime
radici
nate
o
piuttosto
occasionate
da
un
fatto
individuale
,
ebbero
un
significato
generale
;
ma
espressero
una
cosa
o
un
'
azione
?
furono
nomi
o
verbi
?
Altro
campo
d
interminabili
battaglie
.
E
certo
la
domanda
,
quando
si
riferisse
a
un
fatto
di
riflessione
,
e
riguardasse
un
epoca
della
storia
dello
spirito
in
cui
la
riflessione
predomina
,
potrebbe
avere
un
significato
.
Ma
trasportata
a
un
momento
di
unità
,
d
identità
,
o
,
come
dicono
,
di
spontaneità
,
non
ne
ha
nessuno
.
Imperocché
la
parola
in
sé
stessa
,
nel
suo
primitivo
valore
sintetico
e
complessivo
,
non
è
né
nome
,
né
verbo
,
ma
l
'
uno
e
l
'
altro
secondo
le
relazioni
in
cui
si
trova
;
la
distinzione
delle
diverse
categorie
di
parole
appartenendosi
a
un
altro
momento
dello
spirito
,
a
un
altro
periodo
dell
'
istoria
della
lingua
.
Della
qual
cosa
abbiamo
un
argomento
nelle
lingue
monosillabe
,
che
rappresentando
una
formazione
primitiva
arrestata
nel
suo
sviluppo
e
come
cristallizzatasi
,
non
hanno
né
nomi
,
né
verbi
,
né
aggettivi
,
ma
le
stesse
parole
sono
l
'
una
o
l
'
altra
cosa
secondo
le
relazioni
in
cui
si
trovano
fra
sé
.
Nella
storia
della
coscienza
viene
poi
il
momento
che
la
primitiva
unità
si
scinde
,
la
coscienza
si
svolge
,
l
'
analisi
incomincia
,
i
concetti
si
distinguono
,
e
le
diverse
categorie
delle
parole
che
li
esprimono
hanno
origine
.
Così
le
lingue
incominciano
,
e
da
questi
principii
incominciando
,
vivendo
una
vita
parallela
a
quella
dello
spirito
e
del
pensiero
da
cui
hanno
l
'
essere
,
diventarono
a
poco
a
poco
lo
strumento
dell
'
immaginazione
di
Omero
e
della
mente
di
Platone
,
e
uno
strumento
che
sembra
confondersi
in
una
indivisibile
unità
col
pensiero
con
cui
nasce
e
di
cui
è
il
segno
.
Col
pensiero
poi
decade
,
e
quando
questo
abbandona
addirittura
un
popolo
,
la
lingua
si
discioglie
.
Le
quistioni
che
si
possono
muovere
intorno
a
queste
figliuole
primogenite
dello
spirito
sono
infinite
,
complicate
,
gravissime
e
di
difficile
e
non
sempre
certa
soluzione
.
Una
scienza
affatto
moderna
le
ha
proposte
quasi
tutte
,
se
non
tutte
,
ed
a
quasi
tutte
ha
potuto
rispondere
,
grazie
alla
filosofia
ed
ai
fatti
linguistici
avventurosamente
scoverti
,
in
modo
scientifico
,
e
probabile
quando
non
indubitato
.
Questa
scienza
che
ha
creato
una
nuova
filologia
e
una
nuova
etnografia
,
ha
rischiarato
di
una
luce
impreveduta
e
splendidissima
le
origini
dell
'
uomo
e
dei
popoli
,
le
istorie
di
tempi
anteriori
a
ogni
memoria
e
non
supposti
neppure
dall
'
immaginazione
,
le
stirpi
,
le
migrazioni
,
le
affinità
delle
famiglie
umane
,
le
nazionalità
e
le
parentele
.
Ha
distrutto
molti
errori
e
molti
pregiudizii
,
e
comunque
abbia
già
fatto
moltissimo
,
assai
ancora
sarà
per
fare
in
prosieguo
.
Noi
abbiam
voluto
indicare
i
tratti
generalissimi
e
i
principali
problemi
,
accennando
di
ognuno
la
soluzione
più
comunemente
accettata
e
che
a
noi
è
paruta
più
probabile
;
né
abbiamo
toccato
delle
obiezioni
o
delle
soluzioni
contrarie
,
perché
nostro
scopo
è
stato
di
dar
solo
come
un
picciolo
ritratto
e
restringere
in
un
breve
quadro
quello
che
non
può
essere
se
non
materia
di
molti
volumi
,
di
lunghi
studii
,
di
profonde
meditazioni
,
e
di
delicate
analisi
sopra
fatti
innumerevoli
,
complicati
e
di
difficile
scoverta
.
9
marzo
1867
.