StampaPeriodica ,
Nella
severa
aula
della
Consulta
,
davanti
all
'
alto
consesso
dei
quindici
giudici
della
Corte
Costituzionale
,
è
stata
finalmente
discussa
dalle
parti
la
questione
che
riguarda
la
concessione
in
esclusiva
alla
RAI
-
TV
dei
servizi
radio
-
televisivi
.
In
parole
povere
,
s
'
è
discussa
la
questione
del
monopolio
televisivo
.
Cioè
,
se
sia
giusto
che
una
sola
azienda
,
e
per
di
più
statale
,
possa
in
Italia
fare
emissioni
televisive
,
e
se
questo
sia
o
no
in
armonia
con
la
Costituzione
,
che
sancisce
(
articolo
21
)
:
"
Tutti
hanno
diritto
di
manifestare
liberamente
il
proprio
pensiero
con
la
parola
,
lo
scritto
e
ogni
altro
mezzo
di
diffusione
"
,
e
(
articolo
33
)
:
"
L
'
arte
e
la
scienza
sono
libere
e
libero
ne
è
l
'insegnamento."
Entro
un
mese
si
avrà
la
sentenza
della
Corte
Costituzionale
.
In
attesa
di
quello
che
sarà
il
responso
del
supremo
consesso
,
al
quale
fin
da
ora
c
'
inchiniamo
,
siano
consentite
alcune
osservazioni
sulla
questione
.
Osservazioni
che
non
riguardano
affatto
l
'
aspetto
giuridico
di
essa
,
sul
quale
dovranno
pronunziarsi
quelle
alte
autorità
,
ma
che
si
riferiscono
unicamente
alle
ripercussioni
che
libertà
o
monopolio
potrà
avere
sui
programmi
,
sulla
loro
composizione
,
sul
loro
contenuto
;
sull
'
uso
,
insomma
,
di
quel
formidabile
strumento
di
comunicazione
e
di
espressione
che
è
la
TV
.
Le
ipotesi
sono
due
:
o
che
la
Corte
Costituzionale
sentenzi
che
il
monopolio
TV
non
è
giusto
né
legittimo
;
o
che
sentenzi
che
è
giusto
e
legittimo
.
Nel
primo
caso
,
il
monopolio
dovrà
immediatamente
cessare
,
e
avremo
una
o
più
TV
libere
accanto
a
quella
di
Stato
,
e
la
libertà
,
col
giuoco
della
concorrenza
,
sventerà
i
pericoli
che
andremo
a
segnalare
.
Nel
secondo
caso
,
il
monopolio
continuerà
e
nessuno
potrà
né
dovrà
trovare
da
ridirci
niente
.
Ma
,
in
questo
secondo
caso
,
la
TV
,
insieme
coi
vantaggi
,
dovrà
accettare
i
doveri
che
scaturiscono
dall
'
essere
un
monopolio
di
Stato
,
e
non
una
qualsiasi
azienda
privata
in
concorrenza
con
altre
aziende
dello
stesso
genere
e
perciò
anche
nel
pieno
diritto
di
creare
,
se
vuole
,
un
monopolio
nel
proprio
seno
e
di
regolarsi
a
proprio
talento
.
Perché
,
se
è
pesante
e
fastidioso
un
monopolio
di
Stato
,
addirittura
intollerabile
è
un
monopolio
nel
monopolio
di
Stato
.
Un
'
azienda
privata
,
mettiamo
:
l
'
azienda
A
,
che
non
sia
monopolio
di
Stato
,
può
,
se
vuole
,
diventare
monopolio
di
pochi
personaggi
.
In
questi
casi
,
anche
se
la
cosa
è
riprovevole
,
come
ogni
situazione
di
favoritismo
,
si
pensa
:
"
Pazienza
;
però
ci
sono
le
altre
aziende
simili
e
concorrenti
;
quelli
che
sono
esclusi
dal
monopolio
dell
'
azienda
A
troveranno
accoglienza
nelle
altre
aziende
simili
,
che
sono
in
concorrenza
con
l
'
azienda
A
"
Ma
quando
un
'
azienda
che
è
monopolio
di
Stato
diventa
anche
monopolio
privato
,
cioè
di
pochi
personaggi
,
allora
non
c
'
è
via
di
scampo
.
Perché
non
ci
sono
aziende
concorrenti
a
cui
far
capo
.
Perché
lo
Stato
stesso
,
difendendo
il
proprio
monopolio
,
diventa
difensore
anche
di
quel
monopolio
privato
,
che
è
nel
monopolio
di
Stato
;
difensore
,
quindi
,
del
favoritismo
che
è
in
ogni
monopolio
.
In
altri
termini
,
un
monopolio
privato
si
può
tollerare
in
tutto
,
meno
che
in
un
'
azienda
che
sia
già
per
se
stessa
un
monopolio
di
Stato
.
Conclusione
:
un
monopolio
di
Stato
non
deve
mai
diventare
anche
un
monopolio
privato
.
E
proprio
un
monopolio
di
Stato
,
per
il
vantaggio
di
non
aver
concorrenti
,
è
il
più
esposto
a
diventare
anche
un
monopolio
privato
.
Nel
caso
della
TV
,
poiché
il
discorso
ha
preso
le
mosse
da
essa
,
c
'
è
da
osservare
qualche
cosa
di
più
.
È
riprovevole
un
monopolio
in
genere
,
in
quanto
situazione
di
favoritismo
.
Più
riprovevole
e
addirittura
immorale
sarebbe
il
monopolio
privato
in
un
monopolio
di
Stato
.
Ma
tutto
questo
potrebbe
avere
un
valore
relativo
,
se
si
trattasse
di
tabacchi
,
o
di
sale
.
Un
ipotetico
monopolio
privato
nel
monopolio
dei
tabacchi
danneggerebbe
i
coltivatori
di
tabacco
esclusi
,
i
fabbricanti
di
cartine
e
scatolette
esclusi
,
ecc
.
,
ai
quali
non
resterebbe
che
la
via
dell
'
esilio
.
Ma
la
TV
è
qualche
cosa
di
più
.
Per
sua
stessa
natura
,
per
l
'
immensa
forza
esplosiva
di
questo
mezzo
di
trasmissione
,
essa
è
addirittura
dispensiera
di
fortune
,
di
fama
,
di
ricchezza
.
Disgraziati
quel
cantante
,
quell
'
attore
che
restino
esclusi
dalla
TV
!
E
come
se
non
esistessero
,
visto
che
la
TV
è
passata
come
un
rullo
compressore
su
tutto
quello
che
,
in
fatto
di
spettacoli
,
non
è
TV
.
E
chi
appare
sul
video
,
diventa
da
un
giorno
all
'
altro
popolare
,
con
tutti
i
vantaggi
che
,
in
certe
attività
pubbliche
,
derivano
dalla
popolarità
.
Sono
recenti
i
casi
di
attori
che
da
anni
vivacchiavano
,
quasi
ignorati
dalla
TV
.
Avendo
partecipato
alle
trasmissioni
di
Canzonissima
(
parecchi
mesi
di
durata
,
lotteria
,
concorsi
,
ecc
.
)
hanno
visto
da
un
giorno
all
'
altro
non
raddoppiare
né
triplicare
,
ma
addirittura
decuplicare
,
centuplicare
la
propria
quotazione
nel
campo
cinematografico
,
si
sono
visti
fare
offerte
che
non
si
sarebbero
mai
sognate
,
da
uno
-
due
milioni
di
compenso
a
film
,
sono
saliti
di
colpo
alle
decine
,
alle
ventine
e
trentine
di
milioni
a
film
.
La
TV
,
nei
suoi
rapporti
economici
con
chi
lavora
per
essa
,
mette
spesso
sulla
bilancia
la
pubblicità
,
e
quindi
i
vantaggi
immensi
,
d
'
ogni
specie
,
che
questo
lavoro
procura
.
Ma
non
pensa
al
danno
che
fa
agli
esclusi
?
A
quelli
che
,
a
suo
arbitrio
,
a
suo
insindacabile
giudizio
,
trascura
?
Dunque
,
ormai
la
sorte
d
'
un
attore
dipende
dal
capriccio
,
dalle
simpatie
,
dall
'
umore
o
dalle
ripicche
d
'
un
funzionario
TV
.
Passiamo
ad
altro
.
Anni
or
sono
,
in
una
famosa
città
italiana
molto
bella
,
molto
antica
,
potrei
dire
unica
al
mondo
(
ma
,
nonostante
queste
attrattive
,
molto
in
miseria
)
,
si
vagheggiò
di
fare
un
festival
di
canzoni
,
iniziativa
turisticamente
redditizia
.
Sapendo
che
senza
gli
editori
di
canzoni
non
si
possono
fare
i
festival
,
una
commissione
venne
a
parlare
col
più
importante
dei
nostri
editori
di
canzoni
,
quello
che
veramente
,
in
questo
campo
,
può
fare
il
buono
e
il
cattivo
tempo
.
Costui
,
persona
molto
seria
e
anche
molto
gentile
,
disse
una
cosa
sola
:
"
C
'
è
la
TV
?
Se
c
'
è
,
sono
prontissimo
a
prendere
la
cosa
interamente
su
di
me
;
se
non
c
'
è
,
niente
da
fare
.
"
La
TV
non
c
'
era
,
il
festival
non
fu
fatto
.
Perché
oggi
,
un
festival
di
canzoni
senza
TV
è
un
insuccesso
in
partenza
.
Se
proponete
a
un
cantante
affermato
di
partecipare
a
un
festival
,
non
vi
domanderà
se
la
città
è
importante
,
se
la
data
è
adatta
,
ecc
.
,
ma
soltanto
:
"
C
'
è
la
TV
?
"
Perché
la
TV
è
il
grande
mezzo
di
diffusione
di
oggi
.
Non
c
'
è
palazzo
,
casa
,
tugurio
,
baracca
di
sfrattati
su
cui
non
s
'
innalzi
come
'
bandiera
di
conquista
l
'
antenna
della
TV
.
Selve
di
antenne
.
La
TV
entra
dappertutto
.
Un
terzo
caso
,
riguardante
il
settore
informativo
,
cronistico
.
La
TV
suole
dar
notizia
di
alcune
fra
le
commedie
che
si
rappresentano
,
e
di
altre
no
.
Tempo
fa
(
parlo
soltanto
di
casi
che
sono
a
mia
conoscenza
diretta
)
è
stata
rappresentata
in
una
grande
città
italiana
,
la
città
più
importante
per
il
teatro
,
una
commedia
in
tre
atti
che
ha
avuto
un
grandissimo
successo
di
pubblico
e
di
critica
,
che
ha
avuto
un
gran
numero
di
repliche
e
continua
ad
averne
,
a
teatro
esaurito
.
La
TV
l
'
ha
ignorata
nel
modo
più
assoluto
.
Viceversa
,
nel
medesimo
periodo
di
tempo
,
ha
dedicato
ben
due
trasmissioni
(
una
in
sede
di
Telegiornale
e
una
in
sede
di
Arti
e
Scienze
)
ai
piccoli
sketches
(
tutt
'
e
due
le
volte
gli
stessi
)
,
detti
"
fogli
d
'
album
"
,
italiani
,
recitati
nel
teatrino
del
Festival
di
Spoleto
.
Niente
di
male
,
per
questi
ultimi
.
Anzi
,
benissimo
,
ben
fatto
.
Ma
come
mai
il
totale
silenzio
sulla
commedia
in
tre
atti
data
in
una
grande
città
,
con
grandissimo
successo
di
pubblico
e
di
critica
?
Insindacabile
giudizio
?
No
,
,
signori
.
Sindacabilissimo
.
La
TV
è
monopolio
di
Stato
.
È
servizio
pubblico
.
Forse
,
l
'
unica
spiegazione
,
circa
il
silenzio
sulla
commedia
di
tre
atti
,
è
nel
fatto
che
l
'
autore
è
un
critico
televisivo
e
forse
la
TV
considera
la
critica
un
'
offesa
personale
.
La
TV
deve
mettersi
bene
in
testa
di
essere
questo
,
come
mezzo
di
trasmissione
,
di
espressione
e
d
'
informazione
.
Sarebbe
bello
che
il
ministero
delle
Poste
decretasse
:
"
Soltanto
alcune
persone
possono
esser
servite
dal
telefono
,
o
dal
telegrafo
"
.
Passando
al
settore
produzione
,
non
esiste
,
nei
rispettivi
campi
,
un
'
autorità
che
dica
:
"
Soltanto
Tizio
,
Caio
,
Sempronio
possono
pubblicare
libri
,
o
far
rappresentare
commedie
,
o
esercitare
il
commercio
,
o
le
professioni
a
cui
sono
abilitati
"
.
La
TV
,
invece
,
lo
dice
.
Dice
:
"
Soltanto
chi
piace
a
me
può
cantare
dal
video
,
può
essere
autore
televisivo
,
attore
televisivo
,
oratore
televisivo
;
soltanto
chi
piace
a
me
può
essere
lanciato
,
reclamizzato
dal
video
;
e
io
do
le
informazioni
sull
'
attività
di
chi
piace
a
me
,
parlo
di
chi
piace
a
me
,
ignoro
chi
voglio
ignorare
"
.
Ha
le
sue
ragioni
per
regolarsi
così
?
Benissimo
.
Allora
,
deve
rendere
conto
di
queste
ragioni
.
Perché
è
monopolio
di
Stato
,
è
servizio
pubblico
,
è
al
servizio
di
tutti
.
Non
può
parlare
di
tutti
?
Non
può
arrivare
a
tutto
?
È
giusto
.
Ma
allora
renda
conto
dei
criteri
di
scelta
.
Perché
s
'
occupa
di
X
e
ignora
Y
?
Eccetera
,
eccetera
.
Conclusione
:
se
la
TV
non
sarà
più
monopolio
di
Stato
,
diventerà
libera
di
fare
ciò
che
le
aggrada
.
Ma
,
se
continuerà
a
essere
monopolio
di
Stato
,
non
sarà
libera
di
farlo
;
dovrà
rendere
strettamente
conto
del
proprio
operato
,
il
quale
dovrà
essere
sottoposto
al
più
stretto
controllo
e
alla
più
severa
vigilanza
.
To
'
,
è
vero
:
esiste
una
"
Commissione
di
vigilanza
"
.
Me
n
'
ero
dimenticato
,
tanto
è
autorevole
ed
efficiente
.
Bene
.
Di
essa
parleremo
in
un
prossimo
articolo
.