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COMBATTENTI E COMBATTENTISMO ( MEDA LUIGI , 1925 )
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Si è discusso , specie in questi ultimi tempi , se i reduci di guerra come tali , debbano partecipare direttamene alla vita politica del paese . Logicamente si sarebbe infatti condotti a ritenere che la funzione politica degli individui emani dalla loro fisionomia di cittadini soggetti di uno stato e capaci di diritti e obbligati all ' osservanza di doveri comuni . Nessun particolare privilegio quindi si dovrebbe ritenere spettare al cittadino di uno stato dove vige la coscrizione obbligatoria , quando egli tale suo dovere compia anche in periodo di guerra . Ché infatti , un ragionamento diverso condurrebbe , sempre in via teorica , ad attribuire ad alcune norme regolatrici delle funzioni statali una caratteristica particolare che sarebbe in aperto contrasto alle ragioni di necessità e di opportunità che han dato origine alla fisionomia ed alla struttura sociale degli stati moderni . Né varrebbe nemmeno in tal senso , come tesi di critica , l ' asserzione che norme comuni possono in determinati momenti , in specifiche occasioni , rivestire un carattere di eccezionale gravità sì da assurgere a fatti di superiore importanza da quella stabilita dall ' ordinario corso degli avvenimenti . Al fenomeno del combattentismo divenuto movimento politico si dovrebbe quindi aprioristicamente negare la possibilità di esistenza . Tesi questa sostenuta negli anni scorsi dai socialisti ed ora dai fascisti , i quali d ' altronde però sembrano essersi troppo facilmente dimenticati di aver inizialmente fondato il loro programma politico appunto su un diritto dei reduci di guerra ad avere il primato nel governo dello Stato . I fascisti anzi erano nel 1922 giunti ad una forma esagerata di quella che proclamavano essere la loro concezione politica , coll ' affermare dovere la direzione dei pubblici interessi divenire esclusivamente monopolio dei cittadini che avevano combattuto . Programma questo che si volle avanzare come plausibile giustificazione alla Marcia su Roma ed alla conseguente instaurazione del fascismo al potere . Ma si accorse il fascismo , e perché le masse dei combattenti aderivano in proporzione assai ridotta al nuovo movimento politico e perché il partito era dominato da interessi e da uomini assolutamente in contrasto alle possibili realtà di una completa ed esclusiva rivalutazione economica e sociale degli ex combattenti , di non poter assolutamente svolgere il promesso piano di azione politica ; e così quel che doveva essere il governo dei reduci di guerra , finì col confondersi colle comuni , ma pur tanto tradizionalmente necessarie e proficue formazioni ministeriali . Non è nostra intenzione ora esaminare come poi il fascismo abbia condotta la sua opera di governo ; noi ci curiamo invece di dimostrare : primo , in linea generale , che la teorica della non ammissibilità di una specifica attività politica dei combattenti risulta in pratica norma inopportuna ; secondo , nei riguardi particolari dell ' attuale situazione , come i reduci di guerra possano e debbano interessarsi di quanto avviene in Italia e non omettere di usare della propria influenza per ripristinare nella loro interezza , i valori morali connessi agli insopprimibili principii di rispetto della giustizia e della libertà . Quando all ' inizio di questo nostro scritto affermavamo l ' intolleranza di una diretta ingerenza dei combattenti negli affari dello Stato , noi basavamo il nostro giudizio sull ' esistenza di una osservanza generale da parte di tutti i cittadini , dei doveri imposti dalle leggi . Nel caso della coscrizione origine questa del servizio militare , della possibilità di ulteriori richiami alle armi e dell ' uso bellico dei cittadini la formazione di una teoria in proposito , parte necessariamente dal presupposto che tutti gli obbligati adempiano integralmente alle mansioni che possono venir loro affidate , e sopportino lealmente il sacrificio che lo Stato a loro richiede . Se così avvenisse ogni cittadino si troverebbe in perfette condizioni di eguaglianza e di capacità di diritti nei confronti del cittadino cui la patria può avere imposto oneri più gravi in considerazione della sua efficienza fisica o della sua età . Ma viceversa è avvenuto ed avviene che la percentuale di coloro che si adattano spontaneamente alla sorte nazionale non è così alta come a tuttaprima si potrebbe credere . Non occorre che noi ricordiamo il fenomeno dell ' imboscamento per dimostrare che la recente guerra non è stata sopportata egualmente da tutti i cittadini nella misura che le leggi dello Stato esigevano . Il combattente , è doloroso rilevarlo , si poteva dividere in due grandi categorie : prima quella dei paria , dei soldati , cioè provenienti dalle classi più misere del popolo , specie dai contadini ( gli operai , era d ' altronde una necessità , dovevano rimanere per la maggior parte al loro posto nelle officine ) ; seconda quella formata dalla piccola e dalla media borghesia , dagli impiegati , dai professionisti sbalzati spesse volte , questi ultimi , da un ufficio al comando di reparti in posizioni dove si giocavano le sorti della guerra . Di contro a questi veri combattenti vivacchiavano poi le schiere di coloro ch ' erano riusciti con mezzi più o meno leciti , a trovarsi una nicchia sicura per evitare le noie e nel contempo avere la soddisfazione che provenivano dall ' indossare « l ' onorata divisa » grigio - verde . Non che noi vogliamo affermare che tutti i soldati si sarebbero dovuti trovare in prima linea . Le esigenze di un esercito moderno sono tali anzi da richiedere maggior impiego di uomini nelle retrovie che non nei reparti a diretto contatto col nemico ; solo che questa assegnazione di incarichi non avveniva sempre in base ad equi elementi di distribuzione ; onde spesse volte il giovane rimaneva al sicuro mentre l ’ anziano riempiva il posto rimasto vuoto in trincea . Il combattente pertanto veniva così sovente ad assumere l ' aspetto di un cireneo , ed in ogni caso poi poteva confrontare la sua posizione con quella di coloro che per occulte ragioni non gli erano compagni nel sacrificio . Confronto questo che ha condotto più di una volta il fante a delle considerazioni certo poco lusinghiere sulle varie gradazioni del sentimento del dovere patriottico . Cause e motivi quindi per i quali a guerra terminata , il combattente poté con diritto ritenere di aver soddisfatto a qualcosa di più del suo dovere non in considerazione di quello ch ' egli aveva fatto , ma nella osservazione di ciò che gli altri non avevano compiuto . È evidente pertanto che per tal somma di ragioni , il reduce dalla guerra possa aver nutrita la speranza di levare la sua voce non come un qualsiasi cittadino ma come un individuo cui competevano particolari , se pur assai modesti , privilegi . Ma questa aspirazione del combattente ritornato alla vita borghese non ebbe modo di esplicarsi negli anni dell ' immediato dopo guerra , occupato e preoccupato come fu il reduce di ricostruire le posizioni economiche distrutte nel tempo di guerra , di riassettare precarie situazioni familiari , di riprendere la pratica nelle professioni . A ciò si aggiunga la confusione creata dalla propaganda dei partiti sovversivi che erroneamente reputavano di poter sfruttare il malcontento , prodotto di un disagio economico , a vantaggio di utopistiche concezioni politiche alle quali non avrebbe mai potuto adattarsi , d ' altronde , la mentalità delle popolazioni latine . Solo all ' inizio del 1922 , quattro anni cioè dopo la fine della guerra ma solo due dalla completa smobilitazione , il periodo burrascoso si poteva dire avviato verso una reale ma pur sempre relativa calma . Non dobbiamo ora noi rifare la storia degli avvenimenti dal 1922 ad oggi . Sta di fatto però che ora risorge in pieno il problema del combattentismo . E non risorge così a caso ma determinato da ragioni profonde che richiamano la considerazione di chiunque voglia onestamente esaminare l ' odierna situazione politica . Parrà strano , è una osservazione che si prospetta a chi sia uso considerare le cose ed i fatti superficialmente , che proprio oggi risorga la questione della ingerenza politica dei combattenti quando agli affari dello Stato è preposto un governo che si proclama emanazione diretta dei reduci di guerra . Ma abbiamo già rilevata l ' infondatezza di una simile asserzione . Ora aggiungeremo poi che l ’ essere al governo degli individui che furono combattenti , non conduce all ' assioma che la politica svolta sia « combattentistica » . Oggi ad esempio si verifica perfettamente il contrario , dimostrandosi così come gli attuali reggitori della cosa pubblica ispirino le loro azioni al programma politico del loro partito , non praticando le considerazioni che possono scaturire dalla particolare mentalità che si è formata in coloro che hanno conosciuta la guerra e ne hanno sofferte tutte le conseguenze . Il fenomeno del « combattentismo » con espresse finalità politiche si può dire appunto che si concretizza in antitesi alla corrente politica oggi dominante nelle supreme gerarchie dello Stato , ed è precisamente una conseguenza di uno stato di fatto per cui i combattenti furono condotti a dover precisare la loro particolare posizione , le loro aspirazioni di fronte al paese . A null ' altro mirò infatti lo storico congresso di Assisi col famoso ordine del giorno Viola che poi all ' on . Mussolini non piacque . I combattenti , verso i quali si erano andate polarizzando la simpatia e la speranza della parte sana del popolo italiano , vollero con quella riunione nella terra di S . Francesco ricordare alla nazione che la guerra non poteva essere monopolio di alcun partito perché sacrificio di tutti gli italiani , ed ammonire così il capo dello Stato ed il capo del Governo che i combattenti come tali , forti del loro passato di devozione patriottica , non potevano più oltre rimanere indifferenti al perdurare di una situazione , che minacciava quell ' unità civica , quell ' eguaglianza civile , universalmente riconsacrate dalla guerra . A tale atteggiamento assunto dai reduci di guerra vien mossa , lo sappiamo , una obiezione : « o perché mai i combattenti si schierarono nel 1924 contro i fascisti mentre non si preoccuparono di levare la loro voce negli anni pur critici dell ' immediato dopo guerra ? » . Osservazione che potrebbe avere anche un fondamento se non esistesse il fatto che negli anni precedenti il 1922 il reduce di guerra , sotto tale sua specifica fisionomia , non apparve mai nella vita politica nazionale . I cittadini , ch ' erano stati soldati nelle trincee , dimenticarono , e questo sotto un certo aspetto fu un errore , la solidarietà contratta nel comune sacrificio , e ognuno seguì quella particolare tendenza politica che dimostrava di poter maggiormente dare assicurazioni di proteggere le impellenti rivendicazioni di carattere economico . Da null ' altra causa trasse origine la poderosa ripresa del socialismo aiutata indirettamente dal contegno delle classi più abbienti che non compresero o capirono troppo tardi la profonda evoluzione morale che la guerra aveva prodotto nel popolo . Oggi giorno il combattentismo risorge come movimento particolare ed autonomo per la ragione che i reduci di guerra non si sentono di farsi mallevadori delle azioni di un governo o di un partito che si sono proclamati , non avendone alcuna reale caratteristica , governo e partito dei combattenti . Ciò è necessario per delimitare le singole responsabilità nell ' interno del paese ; ciò è indispensabile per specificare di fronte all ' estero il vero e predominante pensiero dei combattenti . Dal che appare come l ' azione politica « combattentistica » sia frutto particolare di una specifica situazione , risoluta la quale il combattentismo , come oggi è inteso , non avrà più ragioni d ' essere . Ché noi riteniamo grave errore il perpetuarsi in condizioni normali di una politica combattentistica che diverrebbe azione di pochi valorizzata da una denominazione generica di base vastissima . Rimarranno sempre però i combattenti anche nell ' avvenire , una poderosa forza di riserva morale su cui il paese potrà contare nei momenti difficili , così come oggi avviene . Ed i cittadini che furono soldati e come tali seppero difendere attraverso i più duri sacrifici la libertà della patria dal pericolo dell ' affermarsi della prepotenza straniera , non si dorranno di ripetere la loro opera quando la libertà fosse minacciata entro quei confini che il sangue dei soldati ha segnato all ' Italia . Mirabile connubio della disciplina militare e dello spirito di civica dignità nel supremo sentimento del dovere nazionale .