StampaPeriodica ,
Chi
è
stato
a
tradirlo
?
Dove
è
stato
ucciso
?
Come
?
E
quando
?
La
grande
maggioranza
dei
siciliani
non
crede
alla
descrizione
ufficiale
del
conflitto
nel
quale
ha
trovato
la
morte
Salvatore
Giuliano
.
E
anche
noi
dobbiamo
confessare
di
avere
inutilmente
tentato
di
mettere
d
'
accordo
parecchi
particolari
di
quella
relazione
con
i
luoghi
;
le
circostanze
,
il
racconto
di
chi
quella
notte
vegliava
a
pochi
passi
di
distanza
dal
tragico
cortile
in
cui
si
è
svolto
l
'
epilogo
del
dramma
o
è
stato
svegliato
dal
fracasso
delle
fucilate
.
Tutto
ciò
si
chiamerà
forse
cercare
il
pelo
nell
'
uovo
,
ma
l
'
esame
delle
incongruenze
,
dei
punti
oscuri
dei
dubbi
che
inevitabilmente
nascono
nella
mente
di
chi
abbia
tentato
sul
posto
di
ricostruire
la
scena
non
cesserà
per
questo
di
essere
interessante
.
A
Castelvetrano
,
alle
15,15
del
5
luglio
,
il
capitano
Perenze
,
il
brigadiere
Catalano
,
i
carabinieri
Renzi
e
Giuffrida
(
dice
la
relazione
ufficiale
)
hanno
riconosciuto
da
lontano
il
capobanda
mentre
assieme
a
uno
dei
suoi
uomini
percorreva
la
via
Gagini
.
Vistisi
sorpresi
,
i
due
si
sono
dati
alla
fuga
in
direzioni
diverse
e
il
gregario
è
riuscito
facilmente
a
dileguarsi
.
Giuliano
invece
è
stato
inseguito
attraverso
le
vie
della
città
.
Contro
di
lui
è
stato
fatto
fuoco
,
ripetutamente
,
un
proiettile
lo
ha
raggiunto
alla
spalla
,
il
fuggitivo
ha
risposto
a
sua
volta
con
la
pistola
e
col
mitra
.
Giunto
in
via
Mannone
,
il
brigante
ha
sperato
di
trovare
scampo
entrando
in
un
cortile
,
e
là
,
mentre
tentava
di
dare
la
scalata
al
muro
di
cinta
,
oltre
il
quale
c
'
è
un
piccolo
orto
e
poi
la
campagna
,
è
stato
freddato
con
una
raffica
di
mitra
dal
capitano
.
Dunque
nessuno
poteva
immaginare
in
anticipo
che
Salvatore
Giuliano
sarebbe
entrato
in
quel
cortile
.
Eppure
parecchi
civili
delle
case
confinanti
affermano
d
'
aver
inteso
fin
dalla
mezzanotte
un
rumore
di
tegole
smosse
e
un
bisbigliare
come
se
vi
fosse
gente
sui
tetti
.
Stettero
un
poco
in
ascolto
,
ma
quello
strano
trambusto
dopo
un
quarto
d
'
ora
si
chetò
.
Nessuno
diede
peso
alla
cosa
e
di
lì
a
poco
in
via
Mannone
tutti
ripresero
a
dormire
,
eccetto
tre
uomini
che
per
le
esigenze
del
loro
mestiere
dovevano
già
essere
a
bottega
:
il
proprietario
e
i
due
garzoni
del
forno
Lo
Bello
,
che
è
sullo
stesso
lato
della
strada
a
20
metri
dall
'
ingresso
del
cortile
.
Era
una
notte
afosa
,
e
nell
'
interno
del
panificio
il
caldo
era
insopportabile
.
I
due
garzoni
che
avevano
finito
di
impastare
il
pane
e
aspettavano
che
lievitasse
erano
usciti
sulla
via
e
stavano
chiacchierando
accovacciati
sul
marciapiedi
,
con
le
schiene
nude
appoggiate
agli
stipiti
.
Ma
la
prima
sigaretta
che
essi
avevano
acceso
non
era
ancora
finita
quando
due
carabinieri
,
spuntando
dall
'
ombra
,
si
avvicinarono
e
intimarono
di
ritirarsi
e
di
sprangare
la
porta
.
L
'
ingiunzione
era
stata
fatta
con
il
tono
di
chi
non
ammette
repliche
.
È
molto
probabile
tuttavia
che
il
mattino
seguente
le
clienti
del
fornaio
Lo
Bello
abbiano
trovato
da
ridire
sulla
confezione
del
pane
.
La
curiosità
di
sapere
quello
che
stava
per
accadere
sulla
strada
non
poteva
certo
permettere
ai
panettieri
di
attendere
con
diligenza
al
consueto
lavoro
.
Avevano
lasciato
i
battenti
un
pochino
socchiusi
e
di
tanto
in
tanto
andavano
ad
origliare
.
Così
non
sarà
esagerato
dire
che
l
'
aria
lacerata
dal
primo
sparo
vibrava
ancora
quando
gli
occhi
dei
fornai
erano
già
incollati
alla
fessura
.
Sembrò
loro
che
la
via
fosse
deserta
...
Non
videro
dunque
entrare
nessuno
nel
cortile
.
Scorsero
invece
un
uomo
che
ne
usciva
,
che
passò
correndo
sotto
un
lampione
.
Lo
videro
di
spalle
per
un
attimo
e
tutto
quello
che
seppero
dire
di
lui
è
che
si
trattava
di
un
uomo
forse
giovane
,
tarchiato
,
che
camminava
a
piedi
nudi
.
Ma
vedremo
dopo
quale
parte
attribuisca
la
fantasia
popolare
a
questo
personaggio
.
Nessuno
ha
sentito
La
via
Mannone
parte
dalla
piazza
del
mercato
,
taglia
in
linea
retta
il
rione
orientale
del
paese
e
finisce
nella
campagna
.
Nel
tratto
che
va
dal
mercato
al
cortile
non
ci
sono
trasversali
.
Da
che
parte
ci
arrivò
Giuliano
fuggendo
da
via
Gagini
?
Dal
mercato
dopo
aver
attraversato
la
piazza
della
torre
,
dove
sono
ininterrottamente
di
fazione
due
agenti
,
dal
corso
dove
a
qualunque
ora
c
'
è
sempre
gente
scamiciata
che
passeggia
,
dal
verziere
dove
c
'
è
un
grande
negozio
di
fruttivendolo
che
resta
aperto
tutta
la
notte
con
le
luci
accese
e
dove
attorno
ai
banchi
e
ai
cumuli
di
ceste
che
non
vengono
mai
rimossi
passeggiano
continuamente
i
guardiani
?
Evidentemente
no
,
perché
nessuno
ha
visto
né
lui
né
gli
inseguitori
.
Allora
è
venuto
dalla
via
Gioberti
,
che
è
dalla
parte
opposta
e
,
giunto
al
crocicchio
di
dove
poteva
scorgere
davanti
a
sé
le
prime
siepi
e
i
primi
alberi
della
campagna
,
ha
piegato
invece
in
via
Mannone
verso
il
centro
del
paese
.
L
'
illogicità
di
questa
decisione
stupisce
molti
.
Il
lettore
tuttavia
non
ci
faccia
troppo
caso
perché
sono
tante
le
ragioni
che
possono
avere
spinto
il
fuggitivo
ad
abbandonare
la
via
più
facile
per
quella
più
rischiosa
.
È
stato
detto
piuttosto
che
la
sparatoria
era
cominciata
in
via
Gagini
ed
era
continuata
da
una
parte
e
dall
'
altra
lungo
tutto
il
percorso
.
Ma
per
quanto
si
siano
interrogati
molti
abitanti
di
quella
zona
non
si
è
trovato
nessuno
che
ricordasse
di
aver
udito
un
solo
sparo
.
Eppure
le
finestre
erano
spalancate
per
il
caldo
opprimente
.
La
notte
in
quel
rione
è
silenziosa
.
Una
pistolettata
o
una
scarica
di
mitra
avrebbero
dovuto
destare
anche
chi
ha
il
sonno
più
duro
.
Gli
abitanti
di
via
Mannone
invece
hanno
sentito
.
La
loro
testimonianza
però
è
in
contrasto
con
la
versione
ufficiale
.
Non
aveva
l
'
orologio
Questa
dice
che
il
brigante
esplose
52
colpi
col
moschetto
mitragliatore
,
che
al
53
°
si
inceppò
.
Giuliano
buttò
a
terra
il
mitra
quando
era
già
nel
cortile
e
impugnò
la
pistola
,
ma
il
capitano
dei
carabinieri
lo
prevenne
scaricandogli
addosso
per
primo
un
intero
caricatore
del
suo
Thompson
.
Gli
spari
insomma
avrebbero
dovuto
susseguirsi
in
quest
'
ordine
:
raffiche
di
mitra
più
o
meno
lontane
(
Giuliano
che
spara
sulla
strada
)
,
altra
raffica
dopo
una
pausa
di
silenzio
(
Perenze
che
fa
fuoco
all
'
ingresso
del
cortile
)
;
subito
dopo
forse
qualche
colpo
di
pistola
(
Giuliano
che
,
prima
di
stramazzare
a
terra
,
tenta
l
'
ultima
difesa
)
,
forse
il
Thompson
che
risponde
ancora
(
Perenze
che
ha
innestato
il
caricatore
nuovo
)
.
Invece
gli
abitanti
di
via
Mannone
(
trascureremo
i
nomi
della
gente
minuta
facile
ad
accettare
ed
a
ripetere
come
esperienza
propria
il
racconto
altrui
e
citeremo
soltanto
il
pretore
di
Castelvetrano
,
avvocato
Giovanni
De
Simone
e
il
colonnello
a
riposo
Santorre
Vizzinisi
)
sono
unanimi
nel
ripetere
che
si
sentirono
prima
cinque
o
sei
colpi
di
pistola
sparati
sotto
l
'
arco
di
ingresso
o
nel
cortile
,
poi
due
raffiche
di
mitra
distanziate
da
un
breve
intervallo
.
Subito
dopo
si
udì
la
voce
del
capitano
che
gridava
a
qualcuno
di
portare
un
po
'
d
'
acqua
per
il
ferito
e
il
furioso
martellare
del
calcio
del
moschetto
alla
porta
dell
'
unica
abitazione
che
si
apre
sul
cortile
.
Parleremo
in
seguito
dell
'
interpretazione
che
la
fantasia
dei
diffidenti
siciliani
dà
a
questo
particolare
.
Sarà
bene
tuttavia
citare
sin
d
'
ora
l
'
obiezione
più
comune
:
che
i
feriti
siano
tormentati
dalla
sete
è
una
di
quelle
nozioni
elementari
che
anche
il
più
rozzo
dei
pastori
possiede
.
È
tra
l
'
altro
un
vecchio
motivo
della
retorica
popolare
.
Ma
questa
arsura
viene
immediatamente
appena
uno
è
colpito
,
oppure
è
conseguenza
del
dissanguamento
,
della
febbre
provocata
dalle
ferite
e
sopraggiunge
dopo
un
certo
periodo
di
tempo
?
E
perché
Giuliano
non
aveva
un
soldo
addosso
?
Perché
portava
una
semplice
canottiera
,
lui
così
ambizioso
e
a
suo
modo
elegante
?
Perché
non
aveva
l
'
orologio
al
polso
,
quel
grosso
cronometro
d
'
oro
per
il
quale
aveva
una
bambinesca
affezione
e
,
lo
hanno
testimoniato
molti
,
era
l
'
ultima
cosa
che
si
togliesse
coricandosi
,
la
prima
che
cercasse
al
risveglio
?
C
'
erano
poi
altri
particolari
che
alimentavano
il
dubbio
e
,
apparentemente
,
con
maggiore
evidenza
:
alcune
ferite
,
specie
quella
sotto
l
'
ascella
destra
,
sembravano
tumefatte
come
se
risalissero
a
qualche
tempo
prima
;
altre
erano
a
contorni
nitidi
e
apparivano
più
fresche
.
Due
o
tre
pallottole
lo
avevano
raggiunto
al
fianco
e
avevan
prodotto
quei
fori
grandi
a
contorni
irregolari
tipici
dei
colpi
sparati
a
bruciapelo
:
altre
erano
entrate
nella
carne
lasciando
un
forellino
minuscolo
perfettamente
rotondo
.
Il
tessuto
della
canottiera
appariva
intriso
di
sangue
dal
fianco
alla
metà
della
schiena
,
e
sotto
quella
grossa
macchia
(
aveva
oltre
due
palmi
di
diametro
)
non
c
'
erano
ferite
.
Era
logico
pensare
che
il
corpo
del
bandito
anziché
bocconi
fosse
rimasto
per
qualche
tempo
in
posizione
supina
,
perché
tutto
quel
sangue
doveva
essere
sgorgato
dalle
ferite
sotto
l
'
ascella
e
certamente
era
sceso
,
non
poteva
essere
andato
in
su
.
Le
avventure
di
Paperino
Da
Trapani
a
Sciacca
,
a
Santa
Ninfa
,
a
Partanna
non
c
'
è
uno
che
non
sorrida
quando
gli
si
parla
del
famoso
furgone
sul
quale
gli
uomini
del
colonnello
Luca
,
travestiti
da
cinematografari
,
percorrevano
le
campagne
e
sostavano
nei
paesi
fingendo
di
girare
un
documentario
,
perché
Salvatore
Giuliano
,
tradito
dall
'
ambizione
e
dalla
smania
di
pubblicità
,
lasciasse
le
sue
montagne
e
cadesse
nella
trappola
.
Per
quanto
avesse
incollato
su
una
fiancata
due
grosse
strisce
con
le
scritte
:
«
Gazzetta
dello
Sport
»
,
«
Il
Paese
»
,
e
su
una
terza
striscia
di
carta
dipinta
a
mano
che
attraversava
di
sbieco
il
lato
opposto
si
leggesse
«
Le
avventure
di
Paperino
»
,
tutti
,
anche
i
ragazzini
,
sapevano
che
si
trattava
di
una
radio
trasmittente
mobile
della
polizia
capace
di
collegare
Trapani
a
Palermo
.
Cosa
che
tra
l
'
altro
era
dimostrata
con
evidenza
dall
'
antenna
molto
alta
che
non
si
poteva
certo
né
sopprimere
né
camuffare
.
Proprio
Giuliano
avrebbe
dovuto
farsi
ingannare
da
un
trucco
così
grossolano
?
E
allora
?
È
forse
possibile
rispondere
alle
domande
che
sono
state
poste
al
principio
del
discorso
?
Si
può
tentare
.
Per
un
buon
tratto
di
strada
cammineremo
su
un
terreno
sicuro
e
,
quando
usciremo
dalla
realtà
della
cronaca
per
riferire
le
congetture
che
molti
fanno
,
avvertiremo
onestamente
il
lettore
.
È
certo
che
non
si
manca
affatto
di
rispetto
al
colonnello
Luca
né
a
chi
sulla
scala
gerarchica
sta
più
in
alto
o
più
in
basso
di
lui
dicendo
che
la
relazione
ufficiale
sulla
morte
di
Salvatore
Giuliano
è
camuffata
,
reticente
su
certi
punti
,
su
altri
imprecisa
.
Poco
o
molto
,
tutti
i
rapporti
che
la
polizia
rende
noti
al
pubblico
devono
essere
necessariamente
così
.
Vi
sono
circostanze
che
non
possono
essere
rivelate
,
promesse
che
è
giusto
mantenere
,
uomini
che
bisogna
salvare
dalla
vendetta
.
Perfino
davanti
al
giudice
e
nei
casi
più
gravi
la
legge
concede
al
funzionario
di
polizia
il
diritto
di
tacere
la
verità
:
quando
gli
si
chiede
il
nome
del
confidente
,
di
chi
lo
ha
messo
sulle
tracce
,
lo
ha
aiutato
a
formulare
l
'
accusa
,
ad
arrestare
il
colpevole
.
Il
furgone
con
l
'
etichetta
«
Le
avventure
di
Paperino
»
non
ha
alcuna
parte
nel
dramma
.
Il
più
grande
aiuto
allo
sterminio
della
banda
di
Montelepre
e
del
suo
capo
è
venuto
dalla
mafia
,
ed
è
chiaro
che
ciò
non
significa
affatto
che
la
polizia
abbia
sollecitato
o
anche
incoraggiato
quell
'
aiuto
.
L
'
alleanza
tra
Giuliano
e
i
mafiosi
era
nata
naturalmente
al
principio
della
carriera
del
brigante
.
Turiddu
aveva
bisogno
dell
'
appoggio
dell
'
«
onorata
società
»
e
a
quegli
altri
era
comodo
speculare
sulla
paura
che
il
nome
del
brigante
incuteva
.
Ma
poi
i
capimafia
,
che
erano
stati
i
primi
esattori
della
banda
,
esagerarono
.
Imposero
riscatti
che
erano
cinque
volte
superiori
a
quelli
che
il
bandito
intendeva
richiedere
e
intascarono
la
differenza
.
Cominciarono
a
molestare
,
sempre
trincerandosi
dietro
quel
terribile
nome
,
alcuni
che
avevano
reso
grossi
servigi
a
Giuliano
e
che
ne
avevano
avuto
promesse
di
protezione
.
Il
contrasto
si
aggravò
al
punto
che
Turiddu
,
assieme
a
pochi
dei
suoi
uomini
,
tra
i
più
fedeli
,
scese
sulla
piazza
di
Partinico
e
in
pieno
giorno
vi
uccise
a
pistolettate
i
più
alti
capi
dell
'
associazione
criminosa
e
segreta
.
Le
vittime
non
avevano
però
un
grosso
prestigio
oltre
l
'
ambito
del
loro
paese
,
perché
oggi
non
esiste
più
una
mafia
unica
che
abbia
giurisdizione
su
tutta
l
'
isola
,
ma
tante
mafie
locali
autonome
e
spesso
nemiche
.
Forse
il
brigante
sperava
di
giocare
su
queste
rivalità
territoriali
e
in
parte
ci
riuscì
:
infatti
fu
condannato
a
morte
dalla
sola
mafia
di
Partinico
mentre
le
altre
sembrò
che
continuassero
ad
essergli
amiche
;
e
invece
era
soltanto
una
maniera
di
temporeggiare
aspettando
il
momento
opportuno
per
liberarsi
di
lui
.
Per
cinque
anni
i
rapporti
tra
le
due
forze
della
delinquenza
siciliana
seguirono
così
alterne
vicende
:
Giuliano
,
per
tenersi
buoni
quei
pericolosi
vicini
si
buttò
talvolta
in
imprese
rischiose
dalle
quali
non
avrebbe
potuto
trarre
un
utile
diretto
(
tra
le
altre
si
dice
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
)
:
la
mafia
gli
guardò
le
spalle
,
lo
garantì
dalle
delazioni
.
Ma
è
difficile
che
due
galli
nello
stesso
pollaio
possano
vivere
uno
accanto
all
'
altro
senza
cavarsi
gli
occhi
.
L
'
equilibrio
era
mantenuto
soltanto
dalla
straordinaria
potenza
di
Giuliano
.
Il
giorno
che
questa
decadde
,
la
sentenza
di
Partinico
fu
omologata
e
sottoscritta
da
tutte
le
mafie
.
Si
ricordi
tra
l
'
altro
che
proprio
in
questi
giorni
si
sta
svolgendo
a
Viterbo
il
processo
per
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
.
Si
voleva
prendere
Giuliano
,
ma
era
sempre
rischioso
mandargli
un
sicario
secondo
il
classico
sistema
.
Per
farlo
cadere
cominciarono
a
togliere
la
protezione
ai
suoi
rompendo
la
legge
dell
'
omertà
.
Imposero
che
quelli
della
banda
,
dovunque
fossero
,
dovessero
essere
segnalati
alla
polizia
.
Così
uno
a
uno
furono
arrestati
molti
dei
fuorilegge
,
i
più
sicuri
scherani
della
banda
di
Montelepre
.
Quasi
sempre
chi
si
lasciava
scappare
una
preziosa
confidenza
non
era
un
affiliato
alla
mafia
,
ma
era
stato
costretto
dalla
mafia
a
ingoiare
la
paura
e
farsi
delatore
.
Il
27
giugno
scorso
,
poco
prima
di
mezzogiorno
,
un
carrettiere
mafioso
che
percorreva
la
provinciale
per
Trapani
con
un
carico
di
pomodori
,
giunto
in
località
Lo
Zucco
,
a
pochi
chilometri
da
Partinico
,
vide
sbucare
da
un
cespuglio
due
uomini
che
gli
mossero
incontro
e
gli
intimarono
di
fermarsi
.
Erano
Frank
Mannino
e
Nunzio
Badalamenti
,
l
'
amministratore
e
il
più
spietato
sicario
della
banda
Giuliano
,
che
ormai
poteva
disporre
di
non
più
di
sette
od
otto
gregari
.
I
tre
si
conoscevano
da
molto
tempo
,
perché
il
carrettiere
aveva
avuto
modo
in
passato
di
rendere
qualche
buon
servigio
ai
briganti
.
Mannino
e
Badalamenti
erano
usciti
dal
nascondiglio
avendo
appunto
ravvisato
in
lui
un
amico
.
Domandarono
:
«
Va
verso
Castelvetrano
vossìa
?
»
.
L
'
uomo
rispose
di
sì
.
I
briganti
gli
chiesero
allora
di
nasconderli
sul
carro
e
di
portarli
fino
alle
porte
del
paese
.
Così
furono
vuotate
due
ceste
(
quelle
che
si
usano
in
Sicilia
per
il
trasporto
dei
pomodori
sono
molto
grandi
,
a
tronco
dicono
,
alte
un
metro
e
cinquanta
,
e
larghe
alla
sommità
quasi
altrettanto
)
.
I
banditi
vi
si
accovacciarono
dentro
e
furono
coperti
coi
pomodori
.
Là
sotto
è
chiaro
che
riuscivano
a
respirare
ma
non
potevano
certo
vedere
.
E
di
lì
a
poco
,
quando
sentirono
il
cavallo
fermarsi
;
accettarono
per
vere
le
rassicuranti
spiegazioni
del
carrettiere
.
Il
veicolo
invece
sì
trovava
in
quel
momento
davanti
alla
caserma
dei
carabinieri
di
Alcamo
e
non
è
necessario
dire
come
finisse
la
storia
.
La
polizia
tenne
segreto
l
'
accaduto
,
Giuliano
non
seppe
che
altri
due
dei
suoi
uomini
erano
caduti
in
trappola
.
Ora
bisognerà
passare
sul
terreno
delle
congetture
.
Mannino
e
Badalamenti
andavano
a
Castelvetrano
.
A
fare
che
cosa
?
Conoscendo
l
'
epilogo
di
questa
storia
è
facile
arguire
che
ci
andassero
convocati
dal
loro
capo
e
quindi
che
sapessero
dove
questi
si
teneva
nascosto
.
In
carcere
possono
essere
stati
indotti
a
cantare
.
Uno
dei
due
(
Mannino
?
)
può
essersi
lasciato
convincere
a
tradire
il
suo
capo
,
a
consegnarlo
vivo
o
morto
.
Ecco
chi
era
il
compagno
di
Giuliano
la
notte
del
5
luglio
,
e
che
si
sia
parlato
di
quella
sua
misteriosa
scomparsa
subito
dopo
l
'
avvistamento
della
pattuglia
è
cosa
ovvia
.
Può
darsi
invece
che
la
verità
sia
un
'
altra
.
Il
traditore
non
si
sarebbe
affatto
allontanato
dal
suo
capo
,
ma
gli
sarebbe
stato
al
fianco
facendogli
da
guida
.
Lo
ha
portato
in
trappola
nel
luogo
prestabilito
,
dove
i
carabinieri
lo
attendevano
in
agguato
.
Giunti
i
due
sulla
soglia
del
cortile
la
situazione
si
faceva
oltremodo
difficile
e
pericolosa
:
se
la
guida
continuava
a
stare
vicina
al
capo
,
c
'
era
modo
di
finire
sotto
le
pallottole
degli
agenti
;
se
proprio
in
quel
momento
tentava
di
sganciarsi
da
lui
,
c
'
era
caso
che
,
intuendo
il
tradimento
,
Giuliano
facesse
fuoco
su
di
lui
.
Il
modo
migliore
di
cavarsela
per
un
'
anima
perversa
era
di
sparare
a
bruciapelo
sulla
pistola
del
capo
.
Ecco
così
spiegata
la
sequenza
dei
colpi
,
le
ferite
più
grosse
,
slabbrate
,
al
fianco
,
l
'
ombra
che
esce
di
corsa
dal
cortile
e
si
avvia
verso
la
campagna
,
dove
l
'
attende
un
'
auto
della
polizia
,
è
comprensibile
la
sua
fretta
di
tornare
in
carcere
.
Ma
la
grossa
macchia
di
sangue
sulla
schiena
,
la
tumefazione
di
alcune
ferite
e
la
freschezza
di
altre
,
l
'
essere
Giuliano
in
maglietta
senza
denaro
e
senza
orologio
sono
circostanze
che
non
si
spiegano
affatto
con
questa
storia
.
Allora
facciamo
un
passo
più
in
là
e
ascoltiamo
le
congetture
di
qualcuno
a
cui
non
piace
di
mettere
il
morso
alla
propria
fantasia
.
Mannino
o
Badalamenti
,
o
chiunque
sia
stato
il
traditore
,
entrò
nella
camera
dov
'
era
nascosto
Salvatore
Giuliano
,
ma
gli
mancò
il
coraggio
di
svegliarlo
e
di
condurlo
fuori
.
Preferì
sparargli
a
bruciapelo
nel
sonno
.
Poi
,
si
sa
:
a
nessuno
poteva
far
piacere
che
si
venisse
a
conoscere
un
così
brutto
episodio
.
Forse
anche
colui
che
ospitava
il
brigante
era
a
parte
del
primitivo
progetto
,
aveva
aderito
a
facilitare
la
cattura
e
non
si
poteva
ripagarlo
lasciandogli
in
casa
il
cadavere
(
quel
cadavere
)
fino
al
momento
in
cui
sarebbero
venuti
il
giudice
,
i
fotografi
,
i
becchini
.
Allora
lo
portarono
nel
cortile
di
via
Mannone
.
Spararono
.
Il
capitano
andò
a
bussare
alla
porta
e
gridò
che
gli
portassero
dell
'
acqua
per
un
ferito
perché
tutti
sentissero
che
Giuliano
non
era
morto
ancora
.
Queste
storie
si
sentono
raccontare
ad
ogni
ora
del
giorno
e
della
notte
per
le
strade
della
Sicilia
.
È
difficile
accertarle
.
Però
uno
che
sia
stato
sul
luogo
,
che
si
sia
chinato
a
guardare
il
corpo
di
Salvatore
Giuliano
steso
bocconi
in
mezzo
al
cortile
,
che
abbia
chiacchierato
un
poco
con
la
gente
di
via
Mannone
,
è
costretto
,
di
tanto
in
tanto
,
a
pensarci
.