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SOLITUDINE ( GIUSTI PAOLO E. , 1919 )
StampaPeriodica ,
Chiamo Solitudine l ' abbandono dell ' anima mia e la vulnerabilità del mio corpo : il lor rapporto instabile e periglioso , di cui l ' Infinito è la risultante , anzi il comun denominatore . Chiamo Solitudine la mia sensibilità . La facilità a sentire simpaticamente ( o antipaticamente ) il mondo , di consentire ( o dissentire ) con le cose , onde mi so allacciato in segreto , per infinite vie di piacere o di dolore , a tutte le forme della vita , è causa che l ' anima mia sia continuamente desiderosa e delusa di continuo . E questo , che non è che un miraggio della coscienza , un riverbero spirituale ed organico a vicenda , si chiama anche facoltà di sognare , ossia , da ultimo , di sentire con accompagnamento molteplice d ' imagini . L ' associazione ( e la dissociazione ) delle idee , altro non è che il frutto , maturato , di una vivace sensibilità . Ogni teoria , ogni dottrina è , nell ' uomo di sensibilità , figlia del suo sviscerato amore , del suo odio più tenace . E la vita intellettuale di costui è , a traverso un tribolo di passioni , il perenne sforzo verso un ' ascesi , che non si può giungere che con la morte . Questa io dico essere veramente la Solitudine ; per ciò che la comunione misteriosa dell ' individuo col Tutto , nell ' attimo dell ' alchimistica formazione dell ' Idea , la quale nasce da una reazione oscura , a un ' alta temperatura di coscienza , della Sensibilità su la Memoria , come non è essa stessa che un alto e intenso atto d ' individualità , così non manca di ricondurre nell ' animo il senso dei limiti di questa . Il che non avviene senz ' istantanea vertigine .