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CLASSICISMO PITTORICO ( DE_CHIRICO GIORGIO , 1920 )
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Quando si dice pittura greca si pensa subito a certe forme asciutte e fredde , a certe apparizioni piatte e " fantasmiche " , ed allo stile geroglifico che orna le patere e i vasi . Noi non possiamo conoscere bene tale pittura . Né possiamo sapere con esattezza quali furono i diversi suoi aspetti secondo i secoli ne ' quali fiorì , conoscere bene il suo primitivismo e la sua decadenza . Possiamo tuttavia intuirne il demone osservando gli affreschi di Pompei , quei pochi frammenti di pitture murali che si conservano a Roma , e poi anche i disegni e le pitture dei vasi greci di cui fortunatamente si conserva gran copia nei musei d ' Europa . Il demone della pittura greca è anzitutto demone lineare ; egli si rivela ancora nella pittura italiana del quattrocento e poi fa qualche rara apparizione in tutte l ' epoche e in diversi paesi . Anche in questi ultimi tempi potremmo osservare alcune rapide apparizioni di esso . Poiché , dopo i tempi durante i quali il demone lineare influì maggiormente sull ' arte degli uomini , seguirono epoche di decadenza più o meno grande e di più o meno grande confusione , dobbiamo conchiudere che pure il demone del classicismo è demone lineare , di " segno " o di " stile " . Nella pittura greca è dalla linea e dal segno che si rivela l ' emozione d ' un che d ' inspiegabile che va dritto alla meta , oppure si spezza per via , tracciando nei punti fatalmente prefissi , gli angoli necessari e le necessarie curve . Pertanto possiamo dire che come Ingres e i quattrocentisti italiani , così i pittori della Grecia antica vedevano solo nel disegno il fondo d ' ogni grande arte . In questa specie di misticismo della linea , che caratterizza un ' arte veramente classica , si può scorgere l ' avversione per l ' insieme delle masse inutili , per la soda polposità , estranea a ogni sottigliezza spirituale , e la tendenza a ridursi solo all ' alfabeto religioso dei segni che formano il contorno d ' una figura , o d ' un oggetto . Il profilo d ' un piede , tracciato da Douris o da Botticelli , non è il profilo d ' un piede come lo possiamo vedere nella natura ; è lo spettro d ' un piede ; è la parte demoniaca di quest ' arto che l ' artista classico ci rivela , segnandola per l ' eternità sulla terracotta d ' un vaso , sulla superficie d ' una parete , o sulla tavola ingessata . Diremmo quasi che ogni aspetto della natura , ingannevolmente cangiante e passeggero , possiede , riguardo al mondo delle cose eterne , il suo particolare segno o simbolo , ed è appunto tale segno o simbolo , o perlomeno , parte d ' esso , che l ' artista classico scopre . Meravigliosamente sentirono i greci la magia della linea , Nel paradiso dell ' arte il loro spirito chiedeva alla linea perfettamente diritta o dolcemente curva , o ancora rivolta esattamente a spirale come il ricciolo d ' una dea , quell ' ineffabile frescura ch ' è refrigerio dolcissimo alle torride ventate ond ' è riscaldata questa vita faticosa e macchiata dal peccato . Non si preoccupavano d ' altro ; non in altre forme cercavano gioia e ristoro . Perciò il pittore greco attribuiva importanza alla finezza del suo pennello , che per lui assumeva il valore d ' uno strumento magico . Avere il pennello più perfetto era per l ' artista greco la somma felicità . Lo amava e lo curava , come il guerriero amava e curava la sua spada ; era il suo stile , il suo arco di Filottete . Fatti con piume di beccaccia attaccate a una lunga cannuccia , oppure con un solo crine di seta , i pennelli dei pittori greci esigevano un ' abilità particolare per essere maneggiati , ma permettevano altresì di tracciare linee finissime e aventi per tutta la loro lunghezza uguale spessore . Tali linee sono per l ' occhio del riguardante gioia e sorpresa . Ciò dunque che caratterizza ogni classicismo pittorico , è la sottigliezza e la purezza della sensazione lineare , è l ' assenza completa d ' ogni aspetto del gigantesco e del voluminoso . Si giunge così a una misteriosa interpretazione della natura , che pigliando come prima e ultima lettera del suo alfabeto quella forma enigmatica e simbolica ch ' è l ' uomo , sviluppa e moltiplica all ' infinito gli aspetti di tale forma . In tal guisa trovansi gli uomini allo stesso livello degli dei , e viceversa . Le statue stanno su piedistalli bassi ; Hermes stanco , ; poggiato sull ' anca , insegna la grazia della curva e della linea spezzata . Questi strani e commoventi aspetti del classicismo greco li , vediamo anche nella architettura . I templi dedicati a Pallade vergine o a Giove Olimpico , stanno al livello dei mortali . Sotto le loro colonne non si ha mai l ' impressione del mostruoso , dell ' inafferrabile e dell ' infinito , come accade presso altri popoli meno astuti e in altre epoche più confuse ; ad esempio : nell ' arte egizia e nella gotica . Il tempio greco è a portata di mano ; sembra che lo si possa pigliare e portar via , come un giocattolo posato sopra un tavolo . Senso mirabile che doveva riapparire tanti secoli dopo nell ' architettura toscana . A questo si pensa , a Firenze , guardando il Battistero e il Duomo col suo campanile . E ripetiamo ancora essere il demone del classicismo demone di segno e di linea . Diceva Federico Nietzsche che la potenza intellettiva di un uomo si misura dalla dose di spirito ( ironia ) ch ' egli può usare . Parimenti possiamo dire che la potenza classica d ' un pittore si misura dall ' intelligenza e dalla commozione della sua linea . Vi sono emozioni primigenie che non si possono smarrire senza correre il grave rischio di uscire da ogni via di classicismo . Così l ' emozione del troglodita che traccia sulle pareti della caverna il profilo del bisonte , è classica , come classica è l ' emozione d ' un Douris , d ' un Apelle o d ' un Polignoto , e più vicino a noi quella d ' un Botticelli o d ' un Ghirlandaio , d ' un Holbein e d ' un Dürer . Per un fenomeno strano il demone lineare del classicismo ellenico riapparve nell ' opera dei nostri grandi quattrocentisti . Questi infatti rivissero le medesime emozioni di linea e di segno che i . Greci . Giotto che traccia il circolo perfetto , Cimabue che traccia la retta perfetta , Apelle e Protogene che , simili a due atleti . nello stadio , vanno gareggiando né loro affreschi e ne ' loro quadri a chi traccerà la linea più perfetta e più sostenuta , Holbein , che eseguisce il semplice disegno lineare d ' una testa , e fiducioso in quel disegno come un navigatore nella sua bussola , elabora in base ad esso pitture perfette , senza più riguardare la natura , più che aneddoti e leggende di discutibile verità storica , più che luoghi comuni , sono simboli della commozione spirituale d ' un artista e d ' un periodo d ' arte . L ' uomo veramente grande non si perde mai nell ' inutilità . Tra la massa di forme e volumi che ingombrano il nostro pianeta , egli fa una scelta minuziosa e un ' accurata selezione . Riguardando con occhio di classica astuzia alla passata arte italiana , dove poseremo noi lo sguardo ? Già sappiamo che tutti i panneggiamenti e i gonfaloni sbattuti dal vento e le nubi e le stoffe straripanti dell ' arte veneziana , che tutto quel rigoglio non farà mai passare sul nostro spirito l ' alito d ' astuzia e di profonda finezza che sanno darci certe curve e certi geroglifici contorni screzianti la veste della donna che regge il drappo nella Nascita di Venere di Sandro Botticelli . Più che un problema d ' aggiunta , il fatto del classicismo è un problema di sfrondatura e potatura . Ridurre il fenomeno , la prima apparizione , al suo scheletro , al suo segno , al simbolo della sua inspiegabile esistenza . Se un pittore greco o uno italiano del quattrocento avesse potuto avere tra le mani una pittura d ' un ' epoca decadente in cui è svanito ogni senso di segno e di linea , ogni sottigliezza d ' emozione artistica , col compito di correggerla e classicizzarla , la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato di pulire , chiarificare , sopprimere masse e forme inutili , per rendere appariscente il contorno dello spettro . L ' ultimo grande italiano nel quale visse il classicismo con tutti i suoi segni e i suoi misteriosi simboli è stato Michelangelo . Non per nulla è chiamato " demoniaco " , solo che in coloro che gli conferirono tale appellativo vi fu errore profondo e profondo malinteso . Demoniaco sì , ma in " altro senso " . Ciò si vede più che nei suoi affreschi e tavole , nei disegni , alcuni dei quali giungono a una profondità e sottigliezza di segno cui solo poteva giungere un greco nato nell ' ombra del Partenone . Gli uomini distratti , miopi e arruffoni non scorsero questo sottile fenomeno ; impressionati della mole dei suoi affreschi e di alcune sue sculture , come il Mosè e il Davide , lo chiamarono " il titanico " , mentre altri , ancor meno furbi , ( esteti d ' origine nordica ) vollero scoprire il Michelangelo dolorante , che rivela l ' affanno della vita , il dilemma dell ' esistenza ecc . Nessuno pensò al vero Michelangelo , al Michelangelo " anacreontico " . Raffaello , spirito spaventosamente assimilatore , intuì anch ' egli il classicismo e il mistero della linea . Meno di Michelangelo , però , che infatti ove egli è più demoniacamente classico è nelle prime opere , in quelle del periodo peruginesco ; verso la fine della sua brava esistenza sembra avere smarrito tale senso . Le ultime sue pitture preludiano già a quel crepuscolo che doveva poi scendere sull ' arte e che perdura ancora . Ma il demone del classicismo non è sparito . Ancor oggi , nella grande confusione dell ' arte contemporanea , appare qua e là . Vorremmo citare dei nomi , a rischio di sembrare paradossali . Vorremmo dire che un barlume di classicismo si può vedere perfino in certi disegni di Gaetano Previati . Perfino in Segantini che , malgrado la sua pittura mancata , la sua natura ibrida e la sua mentalità d ' alpinista , in alcuni ultimi disegni , in certe figure di donna , volanti nella notte dei cieli , fu oscuratamente tentato dal dèmone del classicismo . E frugando ancora se ne potrebbe trovare altri , tanto nel nostro che negli altri paesi . Ma trattasi sempre di apparizioni talmente fugaci e confuse che non mette conto di parlarne . Una forte corrente di misticismo è indispensabile alla formazione d ' artisti classici . I pittori greci e i grandi artisti italiani l ' ebbero dalla religione . Non dimentichiamo che i " misteri " fiorivano ai tempi di Polignoto e non saranno stati estranei all ' essenza del suo disegno severo e colmo d ' emozione , a quell ' ethos che avvolgeva le sue figure , a quella idealità tanto elogiata da Aristotile . Oggi noi speriamo d ' essere ancora abbastanza mistici per una rinascita del classicismo . Al nostro misticismo hanno contribuito fattori diversi , ma non importa . Troppo abbiamo aspettato , troppa scontentezza , oscurità e confusione hanno coperto il mondo , premendo con particolare insistenza sull ' Italia . Ma ecco che , in compenso , sulla nostra terra , prima ancora che su altre , il demone del classicismo torna a tentare gli uomini , ad adescarli con la promessa di nuovi segni e di scheletri più perfetti . Noi , senza scompiglio né orgasmo , seguiremo il richiamo , insistendo nell ' opera con sempre maggior chiaroveggenza e amore .