StampaPeriodica ,
Gli
uomini
dei
secoli
XVIII
e
XIX
hanno
vissuto
la
crisi
dell
'
attività
teorica
.
Gli
uomini
del
secolo
XX
vivranno
la
crisi
dell
'
attività
pratica
...
La
crisi
dell
'
attività
teorica
,
o
romanticismo
,
può
essere
,
molto
sommariamente
divisa
,
in
due
grandi
periodi
.
1
)
La
sostituzione
di
idoli
nuovi
e
mobili
,
agli
idoli
vecchi
e
fissi
del
periodo
classico
.
2
)
La
distruzione
degli
idoli
.
Il
primo
periodo
comincia
storicamente
nella
seconda
metà
del
secolo
XVIII
in
Francia
ed
in
Germania
,
ed
idealmente
con
l
'
indirizzo
critico
e
adogmatico
della
scuola
inglese
e
di
Kant
;
in
arte
l
'
inizio
del
periodo
è
caratterizzato
dal
ritorno
alla
natura
,
considerata
come
miniera
inesauribile
di
ispirazione
e
di
imitazione
,
da
contrapporsi
al
libro
,
al
canone
,
alla
tradizione
,
alla
misura
...
Caratteri
suoi
generali
sono
la
reazione
al
dogma
in
religione
,
in
filosofia
,
e
in
morale
,
e
la
tendenza
a
sostituire
i
motivi
interni
ai
motivi
esterni
nella
azione
.
L
'
Olimpo
che
esso
distrugge
all
'
esterno
,
sotto
forma
di
tradizioni
e
di
credenze
religiose
,
e
di
sanzioni
ultraterrestri
,
viene
quindi
risuscitato
all
'
interno
sotto
forma
di
"
principi
generali
"
di
"
leggi
naturali
"
di
"
imperativi
categorici
"
di
"
criteri
utilitari
"
etc
....
Lo
scuotimento
e
la
distruzione
dei
vecchi
ideali
rigidi
e
fissi
ha
portato
,
attraverso
una
febbre
di
mobilità
e
di
liberazione
,
ad
altri
ideali
egualmente
rigidi
e
fissi
;
alla
religione
s
'
è
sostituita
la
scienza
,
alla
Chiesa
lo
Stato
;
ma
gli
argini
della
vita
appariscono
ben
tracciati
come
prima
ed
il
senso
della
corrente
non
può
essere
dubbio
per
l
'
uomo
equilibrato
che
guarda
le
cose
con
gli
occhi
del
suo
tempo
.
Intanto
mentre
l
'
umanità
effettua
in
se
stessa
questa
prima
cristallizzazione
del
romanticismo
,
una
altra
corrente
romantica
si
inizia
;
ma
questa
volta
il
movimento
è
destinato
a
restare
nelle
zone
più
profonde
della
coscienza
,
e
l
'
eco
che
l
'
arte
ne
porterà
al
di
fuori
giungerà
solo
ai
pochi
,
risvegliando
il
consenso
e
la
partecipazione
del
minor
numero
...
Ho
detto
più
sopra
che
questo
secondo
periodo
può
dirsi
della
distruzione
degli
idoli
.
Infatti
come
prima
la
critica
aveva
detronizzato
Dei
,
eroi
,
santi
,
ed
in
generale
tutti
i
tipi
concreti
ed
individuati
di
idealità
,
sostituendo
ad
essi
dei
tipi
astratti
che
ieri
soltanto
conquistarono
il
predominio
,
così
ora
la
critica
si
rivolge
contro
questi
stessi
tipi
astratti
che
ieri
soltanto
conquistarono
il
predominio
:
leggi
scientifiche
,
imperativi
morali
,
principi
intellettuali
universali
,
assiomi
,
postulati
e
fatti
...
L
'arte...,
ed
in
generale
tutte
le
attività
spontanee
ed
irriflesse
salgono
nella
scala
dei
valori
,
finché
giunti
all
'
estremo
limite
di
questo
sentiero
noi
troviamo
che
la
conoscenza
intellettuale
viene
riconosciuta
soltanto
quale
lato
interno
di
un
'
azione
,
nata
quindi
dall
'
azione
,
legata
strettamente
alla
necessità
d
'
agire
,
sicché
il
vecchio
tipo
del
sistema
intellettuale
sorto
indipendentemente
dalle
esigenze
pratiche
,
ispirato
dalla
contemplazione
teoretica
e
disinteressata
del
mondo
,
viene
ripudiato
e
condannato
a
sparire
,
e
tutta
la
filosofia
si
riduce
ad
uno
studio
di
mezzi
d
'
azione
,
ad
una
ricerca
di
movimenti
e
di
giustificazioni
,
ad
una
affermazione
di
finalità
dedotte
dall
'
apprezzamento
delle
utilità
individuali
;
e
in
altre
parole
:
la
filosofia
viene
ridotta
ad
una
teoria
filosofica
dell
'
impossibilità
della
filosofia
.
La
strada
della
critica
è
così
percorsa
fino
allo
estremo
.
Le
credenze
dogmatiche
sulle
realtà
,
esterne
o
interne
vengono
soppresse
.
Le
autorizzazioni
assolute
ad
agire
in
un
certo
modo
,
o
in
vista
di
certi
fini
,
spariscono
.
Né
per
questo
,
le
sensazioni
relative
acquistano
-
come
nel
dogmatismo
positivista
-
un
maggior
valore
;
poiché
questa
"
relatività
"
è
macchiata
anch
'
essa
dal
peccato
originale
di
una
critica
insufficiente
...
Quest
'
opera
è
stata
l
'
estrema
credenza
che
ha
riempito
la
vita
degli
ultimi
intellettualisti
;
per
noi
essa
è
il
frutto
di
cenere
che
ci
colma
la
bocca
...
GLI
ABITI
SONO
DELL
'
UOMO
Esaminiamo
attentamente
la
nostra
posizione
.
Se
supponiamo
che
la
domanda
:
"
Che
cosa
credete
?
"
sia
rivolta
a
noi
e
in
pari
tempo
a
un
uomo
di
quattro
secoli
fa
,
sentiamo
subito
a
che
punto
siamo
arrivati
.
A
quella
domanda
l
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
,
avrebbe
risposto
recitando
il
suo
credo
dogmatico
-
cattolico
o
protestante
-
e
raffigurando
nelle
parole
un
mondo
spirituale
,
altrettanto
certo
e
completo
quanto
quello
materiale
.
Noi
invece
saremmo
costretti
a
rispondere
in
questi
termini
:
"
Crediamo
che
le
credenze
individuali
rappresentano
non
già
le
realtà
affermate
nel
loro
contenuto
,
-
sulla
cui
esistenza
esse
non
dicono
nulla
-
ma
bensì
la
costituzione
emozionale
e
volitiva
dell
'
individuo
,
.
sottostante
e
fissata
nel
temperamento
intellettuale
...
In
realtà
non
si
crede
,
se
la
credenza
non
ci
fa
fede
di
una
realtà
che
va
oltre
l
'
individuo
.
Dire
io
credo
ed
aggiungere
che
però
le
credenze
rispecchiano
soltanto
la
nostra
natura
intima
,
significa
soltanto
dire
con
poca
chiarezza
"
io
non
credo
"
...
Veniamo
ora
all
'
azione
...
L
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
avrebbe
,
in
teoria
,
apprezzato
poco
l
'
azione
materiale
in
confronto
ai
fini
spirituali
della
vita
e
cioè
degli
ideali
.
L
'
azione
è
un
mezzo
;
il
suo
valore
e
la
sua
utilità
stanno
soltanto
nelle
sue
giustificazioni
assolute
,
vale
a
dire
nelle
credenze
che
costituiscono
la
fede
individuale
.
Per
l
'
uomo
nuovissimo
,
liberato
da
tutti
i
dogmi
,
il
criterio
di
giudizio
è
radicalmente
invertito
.
L
'
azione
ha
valore
per
sé
stessa
,
indipendentemente
dalle
proprie
giustificazioni
-
le
credenze
,
-
nonché
reggerla
e
nobilitarla
,
sono
il
suo
risultato
,
e
non
sussistono
senza
di
essa
.
Ma
nella
pratica
dell
'
azione
le
cose
stanno
ben
diversamente
.
L
'
uomo
di
quattro
secoli
fa
agisce
intensamente
,
con
entusiasmo
e
con
sicurezza
;
egli
che
solleva
idealmente
la
credenza
al
di
sopra
dell
'
atto
,
è
invece
l
'
uomo
pratico
e
attivo
per
eccellenza
.
I
resultati
dei
suoi
sforzi
,
guardati
con
occhi
del
ventesimo
secolo
,
sono
incalcolabili
.
L
'
uomo
attuale
invece
,
che
deifica
l
'
azione
,
è
assolutamente
incapace
del
più
piccolo
movimento
...
Come
mai
la
marcia
verso
la
ricchezza
dell
'
anima
ha
condotto
invece
alla
povertà
ed
all
'
inanizione
?
Chi
guarda
bene
addentro
al
periodo
romantico
vede
subito
che
il
suo
carattere
principale
e
distintivo
sta
nella
contraddizione
.
Il
classicismo
era
caratterizzato
dalla
proporzione
,
dall
'
armonia
della
logica
,
e
dalla
conseguenza
;
questi
caratteri
si
riscontravano
in
teoria
nelle
costruzioni
sillogistiche
e
dogmatiche
e
in
pratica
nella
sicurezza
dell
'
azione
,
tendente
al
limite
estremo
dei
vari
formalismi
e
delle
varie
ipocrisie
della
condotta
(
civismi
,
farisaismi
,
etc
.
)
.
Il
romanticismo
covò
invece
nel
suo
seno
mille
antitesi
,
e
fu
esso
stesso
tutta
una
grande
antitesi
,
che
condusse
nei
suoi
resultati
ad
infinite
situazioni
contraddittorie
,
superate
soltanto
con
l
'
annientamento
degli
elementi
stessi
delle
opposizioni
...
Il
periodo
post
-
romantico
ha
sviluppato
fino
alle
ultime
conseguenze
tutte
le
antitesi
senza
curarsi
dei
resultati
pratici
,
e
così
è
giunto
alla
completa
dissenzione
dello
spirito
ed
al
massimo
disseccamento
della
vita
umana
...
I
romantici
cominciarono
col
sostituire
gli
ideali
individuali
agli
ideali
generali
e
dogmatici
.
La
sorgente
dell
'
ideale
fu
ricercata
nell
'
io
-
al
di
dentro
invece
che
al
di
fuori
-
e
parve
così
per
molti
anni
che
la
massa
dell
'
idealità
umana
fosse
aumentata
a
dismisura
per
questa
via
,
poiché
ad
ogni
centro
individuale
sembrò
scaturire
un
imperativo
capace
di
imprimere
la
sua
nota
fondamentale
su
tutta
una
vita
umana
.
I
vecchi
dogmi
sui
quali
si
plasmavano
in
passato
le
vite
degli
uomini
parvero
qualche
cosa
di
esteriore
sovrapposta
all
'
individuo
;
portata
da
lui
come
si
portano
gli
abiti
e
perciò
furono
respinti
...
Invece
l
'
ideale
interno
e
personale
,
rappresentava
la
spontaneità
contrapposta
all
'
abitudine
,
il
cuore
contrapposto
all
'
intelletto
,
l
'
anima
contrapposta
all
'
abito
.
La
critica
della
ragion
pratica
,
innalzata
sulla
tabula
rasa
della
ragione
teorica
,
fu
l
'
espressione
generica
ed
intellettuale
dell
'
idealità
romantica
.
Fichte
le
diede
un
corpo
metafisico
,
e
Napoleone
,
il
solo
romantico
dell
'
azione
,
la
visse
.
I
poeti
riempirono
del
suo
profumo
una
delle
epoche
più
fortunate
della
letteratura
.
Però
questa
formula
dell
'
ideale
personale
ed
intimo
che
sembrava
l
'
estremo
limite
dell
'
attività
teorica
,
e
la
vetta
eccelsa
da
cui
l
'
aquila
avrebbe
spiccato
il
gran
volo
verso
le
stelle
,
rappresentava
invece
soltanto
un
termine
intermedio
,
da
superare
.
Quando
l
'
individuo
,
da
esecutore
passivo
di
una
Legge
eterna
predeterminata
,
fu
trasformato
in
creatore
della
propria
legge
e
riconosciuto
quale
sorgente
prima
delle
sanzioni
morali
,
l
'
indagine
successiva
si
portò
sulle
radici
psicologiche
più
profonde
dell
'
idealità
e
delle
credenze
,
sulla
genesi
della
scienza
(
credenza
collettiva
)
,
e
sui
rapporti
di
precedenza
fra
la
credenza
e
l
'
azione
.
Era
un
passo
in
avanti
sullo
stesso
cammino
.
Kant
aveva
distinto
e
dichiarato
irriducibile
il
formale
ed
il
materiale
,
il
classico
ed
il
romantico
.
Ora
si
trattava
di
ricercare
quale
dei
due
doveva
considerarsi
come
termine
primo
ed
originario
di
fronte
all
'
altro
.
Naturalmente
i
post
-
romantici
diedero
la
preferenza
al
materiale
,
al
particolare
,
al
sentimento
ed
all
'
azione
:
quindi
negli
stessi
ideali
individuali
,
che
parevano
il
fiore
più
spontaneo
e
più
puro
dell
'
era
romantica
,
si
passò
a
distinguere
l
'
elemento
classico
da
quello
romantico
,
riducendo
quest
'
ultimo
al
solo
fattore
dell
'
azione
.
Si
diventò
consapevoli
dell
'
arbitrarietà
delle
proprie
credenze
e
della
loro
dipendenza
dalla
volontà
ingiustificata
,
e
dall
'
azione
libera
da
motivi
.
Ma
allora
a
che
cosa
si
riducevano
gli
ideali
individuali
?
Ad
abiti
,
né
più
né
meno
,
che
i
vecchi
ideali
rigidi
dell
'
epoca
classica
.
L
'
uomo
volle
spogliare
i
suoi
abiti
e
ridursi
a
volontà
nuda
.
Senonché
giunto
a
questo
punto
-
ed
è
il
punto
in
cui
noi
ci
troviamo
attualmente
-
l
'
uomo
si
è
accorto
d
'
essersi
spogliato
della
sua
stessa
umanità
,
e
d
'
essersi
ridotto
ad
un
fantasma
nebbioso
,
ad
una
vuota
chimera
priva
di
realtà
concreta
...
La
tesi
hegeliana
è
rimasta
storicamente
e
idealmente
provata
;
l
'
uomo
,
per
difetto
di
ideale
,
ha
cessato
di
essere
reale
.
È
apparso
che
se
gli
ideali
sono
gli
abiti
,
gli
abiti
sono
l
'
uomo
.
L
'
uomo
,
che
non
cerca
sé
stesso
,
s
'
è
spinto
oltre
sé
stesso
,
col
pretesto
di
ritrovarsi
(
altra
antitesi
romantica
)
.
Ma
al
di
là
degli
abiti
ci
può
essere
Dio
,
se
sappiamo
trovarlo
;
l
'
uomo
non
v
'
è
di
certo
.
IL
BIVIO
Riflettiamo
un
istante
sulle
vie
da
seguire
che
si
presentano
all
'
uomo
attuale
.
Egli
si
trova
dunque
a
questo
punto
:
che
conosce
il
carattere
relativo
delle
proprie
credenze
e
la
loro
subordinazione
alla
volontà
ed
all
'
azione
.
D
'
altra
parte
per
esistere
(
e
l
'
esistenza
non
gli
sembra
facoltativa
)
egli
non
può
fare
a
meno
di
agire
;
e
per
agire
deve
credere
a
qualche
cosa
...
È
chiaro
che
due
vie
si
aprono
dinanzi
a
lui
:
quella
della
persistenza
nell
'
attuale
ordine
di
vedute
,
e
quella
di
una
rinnegazione
volontaria
della
teoria
volontarista
delle
credenze
e
di
un
conseguente
ritorno
alla
filosofia
.
Prendendo
la
prima
via
egli
ha
il
vantaggio
di
condurre
fino
alle
estreme
conseguenze
il
più
straordinario
esperimento
metafisico
che
sia
stato
mai
tentato
,
toccando
quando
che
sia
il
fondo
stesso
delle
cose
.
Prendendo
la
seconda
via
egli
può
farsi
guidare
da
due
diversi
motivi
:
o
egli
riconosce
di
avere
errato
in
qualche
.
punto
della
sua
teoria
volontarista
della
credenza
,
in
modo
da
dover
procedere
ad
una
revisione
della
propria
analisi
,
oppure
,
senza
riconoscere
niente
,
si
riabbandona
volontariamente
all
'
impulso
che
lo
trasporta
di
nuovo
dalla
riva
della
morte
alla
riva
della
vita
,
dalla
sponda
post
-
romantica
alla
sponda
classica
...
FASE
VEDANTINA
La
prima
strada
ci
conduce
ad
una
fase
metafisica
che
già
fu
vissuta
dall
'
India
antica
che
trovò
la
sua
espressione
intellettuale
nel
sistema
vedanta
.
Per
uno
strano
ricorso
storico
,
l
'
attività
speculativa
degli
Aryas
ritorna
al
suo
punto
di
partenza
,
e
risuscita
per
vie
imprevedute
una
delle
più
grandiose
avventure
spirituali
del
passato
.
La
filosofia
vedanta
enuncia
chiaramente
che
la
esistenza
del
mondo
è
relativa
alla
nostra
credenza
in
essa
.
Manas
la
mentalità
concreta
ed
induttiva
dove
le
tracce
delle
percezioni
si
raccolgono
,
si
aggrovigliano
e
si
trasformano
in
semi
di
credenze
,
Manas
è
il
Deus
-
ex
-
machina
di
questa
enorme
fantasmagoria
cosmica
.
Noi
siamo
immersi
nel
sogno
,
e
rimaniamo
in
tale
stato
solo
perché
non
sappiamo
di
essere
sognati
.
Il
sistema
vedanta
è
un
raggio
della
ragione
spirituale
,
un
punto
sveglio
di
questo
torbido
caos
sognante
.
Quando
questo
punto
si
avviva
in
una
coscienza
individuale
,
l
'
illuminazione
completa
segue
presto
;
la
fede
nella
realtà
del
mondo
viene
a
mancare
,
e
l
'
individuo
constata
la
propria
non
-
esistenza
come
quella
delle
cose
che
lo
circondano
e
delle
loro
distinzioni
,
e
si
perde
quindi
nel
non
-
essere
per
ritrovarsi
poi
in
modo
a
-
cosmico
quale
l
'
unico
Brahman
,
che
non
è
né
uno
,
né
molteplice
,
o
è
ambedue
queste
cose
a
un
tempo
...
Lasciando
da
parte
l
'
architettura
del
sistema
-
che
non
ci
riguarda
in
questo
momento
-
rileviamo
subito
che
il
tratto
caratteristico
di
questo
modo
di
pensiero
è
l
'
importanza
attribuita
alla
credenza
come
creatrice
del
mondo
esterno
.
Ma
questa
credenza
è
per
i
vedantini
arbitraria
,
ingiustificata
,
dovuta
alla
ignoranza
,
alla
Maya
.
Non
diciamo
noi
con
altre
parole
la
stessa
cosa
allorché
,
togliendo
alle
credenze
il
loro
valore
intimo
,
lamentiamo
soltanto
come
epifenomeni
della
volontà
e
dell
'
azione
?
La
filosofia
delle
scienze
del
Le
Roy
,
del
Mach
e
quella
dei
contingentisti
,
rappresentano
il
passo
più
avanzato
su
questa
via
della
riduzione
del
mondo
alle
nostre
credenze
,
e
della
conseguente
distruzione
del
mondo
con
l
'
indebolimento
delle
credenze
stesse
.
La
verità
intellettuale
viene
considerata
come
qualche
cosa
che
si
evolve
e
si
va
costituendo
.
Il
pensiero
non
si
adatta
alle
cose
,
ma
invece
adatta
le
cose
a
sé
stesso
;
le
leggi
non
sono
un
'
imposizione
dell
'
oggetto
al
soggetto
,
ma
rappresentano
soltanto
un
elemento
utilitario
d
'
ordine
che
noi
poniamo
nelle
cose
per
nostro
vantaggio
e
così
via
di
seguito
.
La
filosofia
delle
scienze
non
rispetta
nemmeno
il
fatto
-
e
tenta
di
ridurre
il
particolare
esterno
al
particolare
interno
,
il
fisico
al
psicologico
-
altro
fenomeno
di
quell
'
analisi
interna
del
romanticismo
che
conduce
all
'
inanizione
dell
'
ideale
.
Noi
siamo
portati
a
ritenere
che
la
chiave
delle
cose
sia
da
ricercare
nella
nostra
costituzione
psicologica
.
D
'
altra
parte
gli
occultisti
,
i
maghi
,
i
new
thinkers
,
ecc
.
ci
consigliano
di
sostituire
i
mezzi
interni
ai
mezzi
esterni
,
se
vogliamo
esercitare
un
'
influenza
nel
mondo
.
Essi
ci
assicurano
che
gli
aggruppamenti
dei
fenomeni
esterni
sono
come
sorretti
da
corrispondenti
gruppi
psicologici
sui
quali
noi
possiamo
avere
un
'
azione
diretta
.
È
possibile
in
una
parola
mutare
i
fatti
operando
sulle
loro
radici
.
Per
esempio
,
una
malattia
è
il
prodotto
della
nostra
credenza
di
esser
malati
.
Io
non
vedo
perché
so
che
il
mio
occhio
non
vede
.
Certi
isterici
non
hanno
certi
organi
e
non
possono
servirsene
sebbene
materialmente
li
posseggano
,
perché
credono
di
non
averli
.
I
due
casi
sembrano
diversi
;
ma
per
gli
oculisti
il
loro
carattere
è
identico
.
Ma
se
si
cambia
l
'
idea
sottostante
al
fatto
,
questo
viene
a
cambiare
immediatamente
.
Così
,
se
io
cieco
,
penso
con
grande
sicurezza
:
"
io
voglio
vedere
,
io
vedo
"
,
il
mio
organo
visivo
tornerà
a
funzionare
sull
'
istante
.
Generalizzando
,
si
può
ritenere
su
questa
via
,
che
tutto
il
mondo
esterno
riposa
nella
nostra
credenza
nella
sua
esistenza
,
e
che
se
noi
diciamo
a
noi
stessi
:
"
il
mondo
esterno
non
esiste
"
ci
risveglieremo
immediatamente
dal
lungo
sogno
di
Maya
.
Ecco
dunque
che
sorge
dinanzi
a
noi
la
suprema
tentazione
:
quella
di
essere
i
distruttori
dell
'
Universo
.
Dopo
aver
distrutto
tutti
gli
elementi
non
resta
altro
da
distruggere
che
la
totalità
.
La
fase
vedantina
ci
attira
naturalmente
,
ed
in
un
certo
senso
esercita
su
di
noi
un
fascino
magnetico
,
al
quale
ci
è
difficile
resistere
...
L
'
elemento
dogmatico
brillerebbe
oggi
come
la
stella
della
salute
sulle
esauste
sorgenti
della
vita
.
E
intanto
,
poiché
esso
non
appare
,
il
miraggio
vedantino
e
orientale
ci
attira
con
la
maggiore
intensità
,
e
noi
ci
accorgiamo
di
aver
percorso
in
soli
centocinquanta
l
'
intervallo
ideale
che
separa
Roma
da
Benares
,
Gregorio
VII
da
San
Karacharya
,
il
Cattolicismo
dal
Vedantismo
.
Perché
questa
via
che
ci
seduce
noi
non
la
percorriamo
?
RITORNO
SULLA
FILOSOFIA
Veniamo
dunque
all
'
altra
via
:
il
ritorno
sulla
filosofia
.
Dico
ritorno
sulla
filosofia
e
non
alla
filosofia
.
Non
intendo
con
questo
escludere
che
si
possa
anche
ritornare
alla
filosofia
,
come
fornitrice
di
qualche
sistemazione
cosmica
che
ci
renda
una
fede
qualunque
:
intendo
soltanto
che
per
il
momento
la
questione
da
esaminare
è
se
si
abbia
avuto
ragione
di
escludere
totalmente
l
'
elemento
generale
della
nostra
vita
.
Abbiamo
noi
avuto
ragione
sempre
ed
in
tutti
i
casi
nella
grande
crociata
contro
l
'
intellettualismo
e
contro
l
'
ontologismo
in
tutte
le
forme
in
cui
è
stata
combattuta
?
Non
intendo
suggerire
risposta
alcuna
:
pongo
soltanto
il
problema
.
Tutta
la
storia
dell
'
antitesi
romantica
fra
le
idealità
e
la
realtà
,
già
superata
nel
sistema
hegeliano
(
che
per
questo
lato
si
trova
a
livello
del
momento
attuale
)
,
ha
troppo
l
'
aria
di
uno
sviluppo
necessario
,
rassomiglia
troppo
ad
uno
di
quegli
scherzi
di
stile
che
la
storia
ci
presenta
spesso
quando
uomini
e
sistemi
sembrano
essersi
data
la
consegna
di
sviluppare
fino
all
'
estremo
limite
possibile
certe
linee
ideali
.
Quelli
che
vengono
dopo
s
'
accorgono
sempre
che
tutto
quanto
è
avvenuto
rappresentava
soltanto
la
dimostrazione
di
un
teorema
enunciato
precedentemente
.
Nel
caso
attuale
la
nostra
ricerca
potrebbe
esprimersi
con
queste
parole
:
"
qual
'
è
il
teorema
che
è
stato
dimostrato
dalla
storia
della
critica
e
del
romanticismo
?
"
.
DUBBIO
POST
-
CRITICO
Il
teorema
potrà
esistere
o
no
:
ma
questo
è
indifferente
per
il
nostro
stato
d
'
animo
attuale
.
Esso
è
riempito
oggi
da
quello
che
potremmo
chiamare
il
dubbio
post
-
critico
-
dubbio
totale
e
universale
poiché
investe
la
stessa
speculazione
che
lo
ha
prodotto
crollando
i
saldi
edifici
dogmatici
del
passato
-
e
forse
apre
l
'
anima
a
qualche
cosa
che
è
al
di
là
del
dogma
e
del
dubbio
...
Il
nostro
dubbio
post
-
critico
segue
la
nostra
sorpresa
.
Ci
siamo
tuffati
nella
realtà
per
afferrarla
tutta
e
ci
siamo
trovati
privi
di
realtà
.
Il
risultato
era
imprevisto
:
c
'
era
dunque
qualche
elemento
del
quale
non
avevamo
tenuto
conto
.
Qual
'
è
questo
elemento
?
Ecco
il
prossimo
lavoro
che
ci
attende
.
È
soltanto
dopo
aver
compiuto
questo
lavoro
che
noi
potremo
decidere
definitivamente
fra
la
scelta
radicale
della
via
della
non
-
credenza
,
e
la
scelta
sincera
e
sicura
del
ritorno
all
'
era
dogmatica
.
Ma
forse
da
qualche
osservatorio
dell
'
anima
,
lontano
dalle
due
strade
,
si
incomincia
a
presentire
la
luce
di
una
stella
non
mai
apparsa
.