StampaPeriodica ,
È
strano
che
in
mezzo
a
tanto
fiorire
letterario
di
piani
educativi
e
di
riforme
,
sia
sfuggito
il
tema
importantissimo
dell
'
educazione
famigliare
e
dei
suoi
necessarî
rimedî
.
La
morale
balorda
di
miliardi
di
persone
dell
'
uno
e
dell
'
altro
sesso
che
affrontano
la
vita
senza
cultura
,
senza
preparazione
morale
,
senza
religione
,
senz
'
anima
,
inquina
e
perturba
l
'
esistenza
delle
famiglie
e
ne
prepara
lo
sfacelo
.
Vivono
e
fondano
una
casa
,
una
famiglia
,
senza
il
culto
propiziatore
,
senza
Lari
,
senza
sentimento
di
responsabilità
,
senza
eroismo
.
Bambini
anche
a
cinquant
'
anni
,
chiusi
nei
piccoli
bisogni
del
loro
egoismo
e
nei
brevi
affetti
abituali
,
non
sono
armati
per
resistere
alle
bufere
del
gran
mondo
,
non
hanno
una
fede
pertinace
fino
alla
morte
,
un
impulso
che
superi
i
limiti
della
loro
persona
.
Il
loro
egoismo
puerile
li
isola
e
li
schiaccia
.
Grandi
famiglie
,
tali
che
,
se
ciascuno
avesse
avuto
la
generosità
di
votarsi
a
uno
scopo
superiore
,
avrebbero
trovato
in
esso
il
motivo
della
loro
solidarietà
e
della
loro
forza
,
finiscono
invece
disperse
in
balia
dei
turbini
dell
'
esistenza
,
perché
il
fondamento
della
loro
unione
in
origine
era
disonesto
,
troppo
inferiore
ai
motivi
pretestati
.
Il
padre
col
pretesto
del
bene
dei
figli
fa
tutto
quello
che
gli
pare
o
con
una
mostruosità
pedagogica
tenta
di
corrompere
e
di
schiacciare
la
loro
personalità
a
profitto
d
'
un
suo
banale
disegno
di
prosperità
economica
;
se
vuol
preservarli
dal
male
vieta
loro
ogni
amicizia
e
compagnia
affinché
si
affiatino
solamente
con
lui
che
rappresenta
il
bene
,
ed
a
lui
solo
riportino
le
loro
forze
vive
.
La
madre
,
col
pretesto
della
modestia
e
dell
'
umiltà
,
si
disinteressa
d
'
ogni
cosa
che
non
sia
il
suo
limitatissimo
compito
quotidiano
di
massaia
;
e
non
le
mancano
materni
pretesti
per
ogni
altro
qualsivoglia
atteggiamento
.
I
figli
con
gli
stessi
pretesti
debbono
tradirli
se
non
vogliono
rimanere
schiacciati
.
Il
bene
della
famiglia
,
la
modestia
,
gli
ideali
,
sono
tutte
belle
e
buone
cose
;
cose
belle
e
buone
tradite
che
si
vendicano
,
cose
che
finiscono
col
deviare
inutilmente
dai
veri
motivi
-
quali
che
siano
-
le
azioni
di
ciascuno
,
e
col
lasciarlo
perire
da
sé
in
un
suo
labirinto
o
in
un
suo
deserto
.
L
'
affiatamento
forzato
allora
diventa
schifo
,
l
'
umiltà
vigliaccheria
,
la
riverenza
sprezzo
o
violenza
.
Vogliono
tutto
per
sé
,
senza
larghezza
,
inospiti
e
avari
ostentano
la
liberalità
perché
non
si
dica
o
non
si
creda
,
e
pretendono
di
farsi
pagare
con
l
'
usura
quel
nome
che
sfruttano
,
quel
beneficio
che
credono
d
'
aver
fatto
o
che
ostentano
di
credere
d
'
aver
fatto
perché
stimarono
d
'
essere
obbligati
a
simularne
l
'
apparenza
e
forse
in
parte
non
poterono
fare
a
meno
di
curarne
anche
la
sostanza
.
Un
enorme
malinteso
,
un
groviglio
di
vuoto
,
un
incubo
.
Di
ogni
seme
che
gettano
nella
vita
pretenderebbero
i
frutti
!
Ma
li
pretendono
con
le
parole
e
non
con
l
'
inesauribile
costanza
d
'
attività
,
di
fede
e
di
cura
.
Noiosissimi
Tersiti
che
rintronano
di
querimonie
le
orecchie
e
mortificano
il
cuore
ai
taciturni
che
lavorano
per
un
loro
sogno
e
che
amano
al
mondo
qualche
cosa
oltre
se
stessi
.
Io
feci
pure
!
Com
'
è
che
non
ebbi
?
Ed
io
,
che
cosa
godo
?
La
loro
anima
è
tutto
negazione
,
tutto
egoismo
,
tutto
vizio
.
Non
v
'
è
più
nulla
d
'
umano
in
essi
.
E
sono
miliardi
.
Le
città
e
i
borghi
ne
sono
pieni
.
La
strada
fangosa
e
merdosa
,
le
case
piene
d
'
odori
di
cucine
,
di
detti
e
di
sporcizie
,
le
facce
bestiali
dei
cristiani
,
l
'
onda
del
mortifero
luridume
umano
che
dilaga
quasi
dappertutto
e
minaccia
anche
in
noi
stessi
,
ci
soffoca
,
ci
nausea
costantemente
,
ci
avvelena
.
Vi
sono
troppi
pidocchi
sull
'
ideale
.
Ci
vuole
un
bagno
rigeneratore
di
sventura
.
Sia
benedetta
la
Guerra
,
che
chiama
ogni
cosa
col
suo
nome
e
se
ci
manda
uno
shrapnel
non
pretende
d
'
averlo
fatto
per
nostro
bene
!
DOPO ( SBARBARO CAMILLO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Era
in
casa
e
aspettavano
lei
.
-
-
Per
dove
sei
entrata
?
-
Rispose
con
un
risetto
.
Si
volgeva
di
là
affaccendata
.
Sua
madre
non
le
vide
la
faccia
.
Scostò
la
sorellina
senza
carezze
con
una
specie
di
fretta
.
Il
lume
splendeva
in
sala
.
-
Che
faceva
essa
di
là
?
-
Rispondeva
:
-
Vengo
.
Toccava
qua
e
là
.
Restava
assorta
....
L
'
aspetto
delle
cose
famigliari
,
immutato
,
era
una
tortura
.
-
Trovò
il
cerchio
di
cipria
dove
aveva
posato
la
scatola
avanti
d
'
uscire
....
Toccava
qua
e
là
,
restava
assorta
;
si
toccava
;
portando
la
mano
alla
nuca
,
dietro
,
per
sorprendere
dei
capelli
in
disordine
,
una
fibbia
sganciata
....
Sentiva
che
qualche
cosa
doveva
vedersi
(
così
l
'
assassino
si
sente
addosso
in
qualche
punto
la
macchia
di
sangue
)
e
i
ginocchi
le
si
incontravano
al
pensiero
di
comparire
di
là
.
Invece
un
'
eguale
pace
avevano
i
volti
sotto
il
lume
.
Sedette
come
per
un
'
improvvisa
debolezza
,
sentendosi
intrusa
fra
i
suoi
.
Aveva
tradito
quella
gente
che
non
sapeva
,
la
loro
casa
dai
vecchi
mobili
.
Nulla
d
'
intimo
aveva
più
la
casa
se
un
estraneo
poteva
parlare
del
neo
che
solo
sua
madre
sapeva
(
e
l
'
aveva
battezzato
con
un
ridicolo
nomignolo
affettuoso
)
.
E
le
pareva
che
adesso
,
nella
casa
chiunque
potesse
entrare
e
sedersi
e
ridere
.
Il
viso
non
guardato
di
sua
madre
la
feriva
di
pietà
come
di
lei
ignara
fossero
stati
esposti
certi
umili
indumenti
intimi
....
Presto
capì
che
non
a
lei
sola
ma
alla
madre
buonadonna
alla
sorellina
l
'
uomo
aveva
fatto
violenza
.
Stava
non
facendo
più
rumore
d
'
una
persona
nascosta
,
nella
paura
d
'
un
gesto
di
cui
non
potesse
sopportare
la
dolcezza
.
Poi
,
impossibilità
di
sottrarsi
all
'
acconciatura
della
notte
.
(
Il
cuore
le
moriva
sotto
le
amorose
dita
inesperte
.
Per
chi
parava
ancora
così
la
sua
figlia
quella
brava
donna
?
)
E
,
nel
letto
,
repulsa
,
più
crudele
per
lei
che
per
la
piccola
,
fatta
di
armeggi
di
gomiti
e
ginocchi
,
contro
la
sorella
che
s
'
appiccicava
...
StampaPeriodica ,
Come
beatamente
l
'
occhio
si
riposa
su
questa
dolce
terra
di
Romagna
!
Ella
è
ancora
intorno
a
me
tutta
bruna
e
nuda
in
una
chiara
aria
d
'
inverno
;
ma
l
'
orizzonte
è
spazzato
fino
agli
ultimi
confini
dal
vento
aspro
di
marzo
e
nella
pianura
pulita
le
case
paiono
più
bianche
,
gli
alberi
e
le
siepi
più
nere
;
la
striscia
del
mare
turchino
ride
al
sole
nuovo
.
Il
colore
di
queste
cose
nuove
parla
al
mio
cuore
.
Io
ne
cerco
il
senso
e
vago
con
l
'
occhio
sul
gran
ventaglio
aperto
del
piano
;
guardo
i
colli
magri
e
puri
,
là
terre
lavorate
che
spiccano
nel
fulvo
crudo
dell
'
ombra
,
e
il
dolce
vecchio
verde
delle
coste
piene
di
luce
;
guardo
i
monti
che
s
'
affollano
più
lontani
,
ondeggiando
come
vapori
,
e
in
fondo
alte
e
sole
,
quasi
ritagliate
sul
cielo
,
le
tre
punte
celestine
.
Il
noto
profilo
pare
che
renda
a
tutte
le
linee
dei
monti
e
del
piano
il
senso
delle
cose
domestiche
e
care
.
Non
è
questo
dunque
il
paese
del
mio
poeta
,
il
paese
ove
andando
ci
accompagna
l
'
azzurra
visïon
di
S
.
Marino
?
Ecco
l
'
Emilia
,
bianca
dura
e
pulita
fra
le
sue
gracili
siepi
,
co
'
suoi
ponticelli
,
sotto
cui
passano
i
rii
dal
bel
nome
romano
,
e
mormora
l
'
acqua
che
oggi
è
così
trasparente
e
lucente
tra
le
ripe
calve
sul
fondo
terroso
:
la
vecchia
grande
strada
ci
invita
alle
ville
ben
conosciute
,
a
Savignano
dalle
cui
selci
sonanti
fino
alla
Torre
e
al
Cimitero
di
S
.
Mauro
è
così
breve
il
cammino
....
Ma
da
ogni
sasso
e
da
ogni
siepe
lungo
quel
cammino
pare
che
le
canzoni
del
poeta
debbano
volar
via
con
frullo
rapido
e
vario
,
come
uccelli
dal
nido
.
Dalle
punte
di
S
.
Marino
fino
al
mar
di
Bellaria
e
alla
pineta
di
Ravenna
,
dal
Rubicone
alla
Marecchia
,
e
in
ogni
angolo
di
questa
terra
e
in
ogni
aspetto
e
in
ogni
forma
,
dove
ch
'
io
mi
volga
e
riguardi
,
ivi
io
vedo
presente
il
poeta
:
in
tutte
le
cose
sento
le
sue
memorie
cantare
.
Sarà
forse
quel
picchiare
in
cadenza
di
un
pennato
sulle
corteccie
?
Laggiù
tra
'
pioppi
del
mio
viale
,
che
pare
forino
il
cielo
così
brulli
e
rimondi
,
un
vecchiettino
ha
poggiato
la
sua
scala
a
un
tronco
grigio
;
e
così
ritto
a
mezz
'
aria
batte
e
sfronda
e
rinetta
;
cadono
intorno
a
lui
e
s
'
ammonticchiano
sulla
sabbia
battuta
del
viale
rami
secchi
,
scheggie
,
e
vermene
novelle
,
che
lasciano
alle
sue
dita
un
così
buono
odore
di
gemme
....
O
forse
è
il
grido
lungo
dei
galli
che
nel
vasto
silenzio
risponde
alla
cantilena
aspra
e
strascicata
delle
venditrici
di
insalatina
campagnuola
;
o
la
festa
dei
passeri
tra
le
zolle
,
che
sembrano
ancor
gocciolare
dell
'
ultima
neve
;
è
questo
bianco
di
tele
,
che
dalla
terra
screpolata
e
scolorita
rigettano
contro
i
miei
occhi
il
sole
con
crudezza
tagliente
,
e
domani
porteranno
dentro
le
case
odore
d
'
erba
nascente
e
di
viole
;
è
il
fruscio
degli
aquiloni
che
salgono
e
brandiscono
al
vento
sonoro
;
o
forse
anche
è
una
fanciulla
che
mi
viene
incontro
lenta
lenta
pel
viale
,
come
abbandonata
a
questa
dolcezza
;
risplende
la
faccia
bianca
sotto
i
bruni
capelli
pieni
di
sole
e
nuotano
i
limpidi
occhi
dello
splendore
del
giorno
(
liquidi
e
limpidi
occhi
,
che
ridon
,
così
....
con
gli
angioli
.
Perché
?
)
Tutto
intorno
a
me
sente
del
Pascoli
;
e
qualcuno
mi
consiglia
che
basterà
volgere
quietamente
gli
occhi
intorno
sulle
cose
,
per
trovare
la
via
facile
e
piana
della
sua
anima
poetica
.
CARDUCCI
,
MAESTRO
DI
UMANITÀ
Qui
non
è
possibile
fare
paragone
col
Croce
,
dell
'
intelligenza
,
come
se
uno
ne
abbia
più
e
l
'
altro
meno
.
Non
è
una
intelligenza
generica
,
di
cui
si
possa
rendere
quantitativa
ragione
;
questo
,
al
quale
io
parlo
,
è
il
Carducci
.
Qualche
cosa
di
grande
alita
intorno
,
e
io
mi
sento
pieno
del
nume
.
Il
dialogo
è
divenuto
orazione
.
Penso
forse
ai
XX
volumi
delle
opere
?
o
alle
vaste
scatole
di
appunti
e
di
schede
coronanti
le
scansìe
dello
studio
oggi
silenzioso
,
dove
la
fatica
di
questo
aspro
benedettino
delle
lettere
ha
lasciato
per
quarant
'
anni
la
sua
traccia
quotidiana
e
minuta
?
o
penso
a
tutto
l
'
esempio
di
una
vita
,
che
nei
particolari
della
scrittura
e
del
discorso
non
si
esauriva
,
ma
trapassando
in
vive
anime
e
quivi
trasfigurandosi
,
non
perdeva
forma
però
e
durava
e
ancora
dura
?
Ho
dimenticato
in
questo
momento
tutto
quello
che
in
lui
era
contingente
e
limitato
e
personale
;
non
ricordo
più
,
da
me
a
lui
,
né
la
distanza
immensa
dell
'
ingegno
,
né
gli
svantaggi
della
cultura
,
né
le
differenze
delle
opinioni
e
del
gusto
;
voglio
che
tutto
ciò
sia
fatto
vano
,
e
solo
mi
resti
presente
l
'
uomo
della
mia
razza
e
della
mia
religione
,
il
testimonio
e
il
compagno
,
col
quale
mi
sarà
dolce
vivere
e
morire
.
Io
mi
sento
vicino
a
lui
in
tutto
quel
che
più
mi
importa
,
nel
leggere
.
un
libro
e
nel
tollerare
la
vita
.
Un
sentimento
profondo
uguaglia
noi
ai
nostri
fratelli
che
sono
stati
e
a
quelli
che
saranno
;
al
padre
Omero
quando
spande
il
suo
dire
in
mezzo
agli
uomini
che
se
ne
vanno
come
le
foglie
della
primavera
;
e
a
Saffo
che
parla
delle
Pleiadi
scintillanti
,
e
a
tutti
gli
altri
che
sono
venuti
sopra
questa
terra
nella
cara
luce
del
sole
a
soffrire
e
a
amare
e
a
godere
le
cose
belle
che
ci
sono
,
e
così
,
parlando
con
voce
tranquilla
e
con
chiari
occhi
riguardando
i
compagni
e
il
mondo
,
sono
passati
come
anche
noi
passeremo
.
Perennis
humanitas
!
Ad
essa
appartiene
il
Carducci
;
per
essa
io
lo
onoro
.
Egli
votava
la
sua
vita
a
questa
religione
,
con
animo
schietto
e
libero
e
non
intronato
da
nessuna
eco
di
torbidi
entusiasmi
o
di
orgie
e
di
non
virili
invasamenti
.
Sapeva
di
essere
un
uomo
,
non
immortale
,
ma
chiamato
alla
fine
;
sentiva
nel
passato
e
in
grembo
alla
terra
le
sue
radici
,
e
il
suo
destino
in
mezzo
agli
uomini
.
Dopo
di
che
egli
ha
atteso
al
compito
che
la
natura
gli
mostrava
con
una
fede
serena
e
superba
,
con
una
reverenza
di
tutto
ciò
che
era
stato
o
grande
o
buono
o
bello
,
con
un
amore
dell
'
opera
propria
e
dell
'
altrui
,
che
,
per
essere
senza
illusioni
di
eternità
,
non
par
tuttavia
meno
benefico
.
Che
cosa
importa
ora
se
a
noi
manchino
i
doni
che
abbondavano
a
lui
?
Nessuno
ci
toglierà
il
diritto
di
onorare
nel
suo
nome
la
nostra
parte
migliore
.
Non
si
tratta
di
un
maestro
,
che
potevamo
anche
non
avere
,
o
di
un
libro
che
potevamo
anche
non
leggere
.
Ma
io
mi
rifiuto
di
abbandonare
insieme
con
lui
la
ragione
più
profonda
del
mio
sentire
,
la
comunione
col
passato
e
la
conversazione
con
tutti
i
grandi
e
cari
e
umani
spiriti
,
e
il
culto
della
loro
parola
cara
al
mio
cuore
sopra
tutte
le
cose
.
Io
voglio
sapere
che
c
'
è
nella
mia
adorazione
qualche
cosa
di
vano
;
che
l
'
amore
delle
belle
parole
,
con
tutto
quel
che
reca
di
sacrifizio
nel
cercarle
e
nel
custodirle
e
nell
'
imitarle
,
di
superstizione
nel
goderle
,
è
vano
;
e
son
vani
i
versi
e
le
rime
e
i
libri
e
i
canti
e
le
pitture
e
i
simulacri
e
le
immaginazioni
tutte
quante
;
voglio
saper
tutto
questo
per
avere
la
gioia
di
affrontare
con
occhi
aperti
il
pericolo
mio
dolce
.
Passano
i
giorni
e
scema
la
luce
e
il
tempo
dell
'
amore
se
n
'
è
andato
e
l
'
ombra
si
avvicina
a
noi
lunga
e
nera
.
Noi
facciamo
dei
libri
.
Anzi
non
ne
facciamo
nemmeno
;
ci
contentiamo
di
leggere
e
di
fare
qualche
segno
sui
margini
.
Ma
questo
basta
e
la
compagnia
dei
nostri
padri
e
fratelli
.
Nessuno
fra
quanti
ho
dintorno
mi
è
stato
guida
ad
essa
e
aiuto
e
conforto
degno
come
il
Carducci
.
Fra
tutti
i
vicini
io
non
trovo
altri
,
a
cui
poter
dare
con
sincerità
questo
nome
di
maestro
....
"
Orabunt
causas
melius
alii
coelique
meatus
....
"
descriveranno
meglio
i
cieli
del
pensiero
e
gli
episodi
della
storia
;
nessuno
può
essermi
maestro
migliore
di
letteratura
e
di
umanità
,
per
le
quali
io
vivo
.
POESIA ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Un
solo
squillo
della
tua
voce
senza
epoca
e
tutte
le
gioiellerie
di
questo
crepuscolo
rassegnato
in
pantofole
si
mettono
a
lampeggiare
creando
un
giorno
nuovo
Un
'
ala
inzuppata
d
'
azzurro
tacita
gli
spleens
il
nero
-
fumo
di
tante
ritirate
prima
del
corpo
a
corpo
fuori
de
'
geroglifici
delle
metafisiche
acerbe
Si
direbbe
che
non
siamo
mai
morti
Questi
pallidi
vermi
sarebbero
dei
capelli
biondi
e
le
vecchie
ironie
una
menzogna
di
réclames
fiorite
sui
muri
del
sepolcro
Un
solo
giro
dei
tuoi
occhi
d
'
oro
(
non
parlo
a
una
donna
)
-
e
addio
dunque
l
'
aspettativa
di
riposo
e
il
tramonto
metodico
e
la
saggezza
diplomatica
delle
liquidazioni
amorose
Di
nuovo
eccoci
fra
la
gioventù
de
'
verdi
infranti
de
'
frascami
stemperati
nelle
nudità
primitivismo
abbrividito
lungo
queste
striature
d
'
acque
rosa
e
blu
rifluenti
a
un
riflesso
di
mammelle
e
di
sole
in
un
diluvio
di
violette
gelate
Le
luci
le
sete
l
'
elettricità
degli
antichi
sguardi
idilli
irreperibili
dimenticati
co
'
vini
e
i
paradossi
Scienza
laboriosa
Arcobaleno
che
rotea
e
ronza
con
una
diffusione
di
prismi
come
nelle
creazioni
Si
ricomincia
città
campagne
e
cuore
È
la
vita
davvero
A
quando
la
fanfara
idiota
delle
fantasmagorie
in
maschera
nel
trotto
buio
delle
diligenze
?
Addio
mia
bella
addio
O
non
è
ancora
che
una
farsa
povera
nello
scenario
a
perpetuità
delle
stelle
oscillanti
su
questa
casa
d
'
illusione
creduta
chiusa
e
aperta
forse
a
tutto
!
StampaPeriodica ,
I
Un
vaso
è
posto
davanti
a
me
sulla
tavola
.
Se
io
voglio
toccarlo
bisogna
che
la
mia
mano
compia
un
movimento
,
percorra
la
distanza
interposta
,
lo
spazio
esistente
fra
essa
e
il
vaso
.
II
Siamo
abituati
a
considerare
questo
spazio
come
qualcosa
di
essenzialmente
differente
dalla
mano
e
dal
vaso
.
Ad
ammettere
,
nel
caso
nostro
,
tre
cose
:
la
mano
,
lo
spazio
ed
il
vaso
.
III
È
impossibile
tuttavia
stabilire
la
linea
di
contorno
di
queste
tre
cose
.
Effettivamente
una
tale
linea
non
esiste
,
giacché
essa
pure
dovrebbe
avere
le
sue
due
linee
di
confine
,
le
quali
a
loro
volta
dovrebbero
confinare
con
altre
linee
,
e
così
all
'
infinito
.
Una
linea
che
potesse
separare
effettivamente
una
cosa
da
un
'
altra
dovrebbe
essere
una
linea
di
vuoto
;
ma
il
vuoto
è
ancora
dello
spazio
o
non
esiste
.
IV
La
mano
,
lo
spazio
e
il
vuoto
,
non
sono
dunque
effettivamente
separati
l
'
uno
dall
'
altro
.
Formano
dunque
un
tutto
continuo
.
V
Ora
,
più
là
del
vaso
c
'
è
ancora
dello
spazio
,
poi
un
libro
,
poi
altro
spazio
,
poi
una
spalliera
di
seggiola
,
e
altro
spazio
,
e
altri
oggetti
,
tutti
gli
oggetti
della
mia
camera
,
eppoi
le
mura
,
e
oltre
le
mura
il
fuori
,
i
campi
,
i
paesi
,
le
città
,
il
mondo
,
l
'
universo
.
Tutte
queste
cose
(
ed
io
fra
esse
)
,
non
sono
separate
effettivamente
fra
loro
.
L
'
intero
universo
dunque
è
un
tutto
unico
senza
soluzione
di
continuità
.
VI
Universo
.
Organismo
compatto
,
indivisibile
i
cui
membri
son
complementari
gli
uni
degli
altri
,
presenti
gli
uni
agli
altri
.
VII
Tuttavia
la
mano
non
è
lo
spazio
e
lo
spazio
non
è
il
vaso
.
C
'
è
una
distanza
fra
l
'
una
e
l
'
altro
e
per
superarla
occorre
un
intervallo
di
tempo
.
VIII
Considero
la
differenza
esistente
fra
le
diverse
parti
del
tutto
non
come
una
differenza
della
materia
ma
come
una
differenza
di
stati
della
coscienza
che
li
percepisce
in
un
atto
unico
e
istantaneo
.
È
vero
:
il
mondo
non
è
un
aggregato
molecolare
,
ma
un
flusso
d
'
energia
con
ritmi
vari
dal
granito
al
pensiero
.
IX
Come
ogni
nota
è
presente
(
temporalmente
e
spazialmente
)
in
tutta
una
melodia
,
così
ogni
cosa
è
di
necessità
connaturata
all
'
altra
nell
'
universo
.
La
conoscenza
(
esperienza
)
è
paragonabile
allo
svolgersi
della
melodia
.
È
una
formazione
di
stati
della
sensibilità
con
elementi
sempre
presenti
e
contemporanei
.
X
Viene
così
abolita
l
'
effettività
del
tempo
e
dello
spazio
.
XI
I
luoghi
dove
non
sono
stato
ancora
,
il
mio
avvenire
che
non
conosco
ancora
non
sono
cose
separate
da
me
effettivamente
.
Sono
collegato
agli
uni
-
come
a
tutte
le
parti
dell
'
universo
-
dalla
continuità
illimitabile
della
materia
vivente
,
formo
un
tutto
con
essi
;
sono
collegato
all
'
altro
-
come
a
tutta
la
storia
dell
'
universo
-
dalla
continuità
ininterrompibile
della
vita
della
materia
.
XII
Sono
consostanziale
a
tutte
le
parti
,
confluente
al
passato
e
al
futuro
.
XIII
Vedere
quei
paesi
,
apprendere
quell
'
avvenire
,
non
vuol
già
dire
entrare
in
contatto
con
luoghi
e
fatti
a
me
estranei
,
sibbene
esperimentare
,
prender
coscienza
di
stati
del
mio
essere
.
XIV
Vivere
,
significa
prender
coscienza
del
tutto
che
ci
è
connaturato
.
XV
Giacché
tutto
,
ripeto
,
è
presente
e
contemporaneo
a
tutto
.
Tutto
agisce
su
tutto
.
I
luoghi
ignorati
fanno
parte
del
mio
essere
come
quelli
che
non
ignoro
;
e
il
mio
avvenire
agisce
in
me
come
il
passato
.
Un
'
azione
che
compio
oggi
non
è
soltanto
il
prodotto
di
tutto
il
mio
passato
,
ma
anche
la
preparazione
del
mio
avvenire
.
Non
meno
un
effetto
di
quel
che
è
stata
che
una
causa
(
potrei
anche
dire
effetto
)
di
quel
che
sarà
la
mia
vita
.
Quello
che
dovrà
essere
la
mia
vita
comanda
già
quello
che
è
adesso
.
Aver
coscienza
di
quello
che
siamo
e
che
conosciamo
equivale
ad
essere
in
potenza
presenti
e
contemporanei
a
tutto
.
XVI
Si
può
concepire
così
l
'
intuizione
e
la
divinazione
e
si
possono
definire
:
cambiamenti
prepotenti
ed
eccezionali
di
stati
della
sensibilità
-
coscienza
.
Un
organismo
privilegiato
,
un
centro
di
vita
strapotente
può
in
un
certo
momento
e
in
date
circostanze
attirare
e
concentrare
in
sé
le
sue
parti
lontane
,
le
onde
periferiche
della
sua
energia
e
concretarle
,
e
conoscerle
.
XVII
È
così
che
un
artista
può
vivere
e
concretizzare
in
un
'
opera
la
vita
di
un
altro
essere
,
delle
cose
,
dei
luoghi
che
non
ha
visitati
.
Un
profeta
vedere
e
rivelare
gli
avvenimenti
futuri
-
futuri
per
le
sensibilità
meno
acute
della
sua
.
XVIII
Amo
questo
universo
,
unico
,
compatto
,
musicale
,
completo
,
formato
,
dove
tutto
è
,
dove
ogni
cosa
è
necessariamente
,
indissolubilmente
conglobata
a
ogni
altra
,
e
il
cui
sviluppo
è
la
coscienza
.
XIX
La
mia
coscienza
è
un
globo
di
luce
che
saetta
i
suoi
raggi
tutt
'
intorno
secondo
la
forza
che
le
è
propria
,
sulle
cose
di
questo
mondo
,
oltre
la
luna
,
il
sole
e
le
stelle
,
per
la
notte
cosmica
che
non
è
un
limite
ma
una
difficoltà
.
XX
Per
questa
coscienza
in
isviluppo
tutto
è
virtualmente
in
me
.
Io
sono
il
punto
di
confluenza
della
storia
e
del
mondo
.
Io
sono
con
l
'
eternità
e
con
l
'
infinito
.
StampaPeriodica ,
Le
vicissitudini
delle
idee
e
dei
sistemi
dell
'
uomo
mi
toccano
più
tragicamente
che
le
vicissitudini
della
vita
reale
.
HÖLDERLIN
.
Nella
Voce
di
quest
'
anno
ho
molto
ghiottamente
gustato
un
pensiero
buttato
là
senza
pretesa
in
un
annunzio
bibliografico
e
che
già
sapevo
giustissimo
e
importante
anche
per
mia
esperienza
intellettuale
.
Lo
riproduco
qui
con
piacere
:
"
La
storia
delle
scienze
meglio
di
ogni
altra
disciplina
può
inspirare
allo
scienziato
il
senso
di
ciò
che
sia
in
realtà
la
sua
attività
.
Dalla
storia
della
scienza
,
difatti
,
sono
partite
le
analisi
più
illuminatrici
sulla
realtà
della
scienza
negli
ultimi
anni
:
basti
fare
i
nomi
del
Mach
,
del
Milhaud
,
del
Tannéry
,
del
Poincaré
,
del
Duhem
.
Non
v
'
è
nessuna
miglior
via
di
capire
una
cosa
del
rifarla
storicamente
,
e
non
so
se
si
sia
ancora
pensato
ad
applicare
questa
concezione
all
'
insegnamento
della
scienza
anche
nelle
scuole
secondarie
.
Per
conto
nostro
più
degli
esperimenti
ecc
.
credo
che
gioverebbe
insegnare
ai
giovani
(
ed
avrebbe
maggiore
attrattiva
)
come
l
'
uomo
sia
arrivato
a
costruire
la
fisica
moderna
,
partendo
dai
dati
empirici
e
dalle
prime
concezioni
degli
antichi
"
.
Detto
in
parte
già
da
altri
,
è
ridetto
lucidamente
che
non
si
poteva
meglio
.
Contrappesa
e
con
la
sua
giustezza
compensa
alcuna
di
quelle
iniquità
di
pensieri
,
parole
,
opere
,
omissioni
in
cui
La
Voce
1914
potesse
per
avventura
essere
incorsa
,
in
cui
anzi
per
disavventura
è
incorsa
-
almeno
io
penso
-
come
quando
,
per
esempio
(
e
scusate
se
cambio
discorso
)
ha
stampato
che
bisogna
superando
Leibniz
conchiudere
che
anche
i
sassi
sono
animati
,
pensano
.
Io
che
dalla
riva
d
'
un
gran
fiume
li
vedo
ogni
dì
che
si
lasciano
stupidamente
voltolare
dalla
forza
della
corrente
,
a
cotesto
Gassendiano
superamento
di
Leibniz
non
arrivo
:
non
mi
risolvo
a
lasciarmi
voltolare
dall
'
ilozoismo
fino
a
somiglianti
almanaccature
.
Anzi
mi
prende
la
tentazione
di
esplorare
storicamente
(
secondo
il
pensiero
sopra
lodato
e
per
quanto
consentono
lo
spazio
d
'
una
pagina
e
la
faticosa
coltura
di
provincia
)
la
persuasione
,
così
antica
e
diffusa
tra
gli
uomini
,
che
il
pensiero
sia
fattura
della
testa
,
anzi
del
suo
contenuto
:
il
cervello
.
È
una
persuasione
antichissima
,
anteriore
a
qualunque
peste
di
positivismo
o
di
scienze
anatomiche
o
freniatriche
,
quando
gli
uomini
sapevano
che
il
cervello
esiste
semplicemente
per
averlo
fatto
schizzar
fuori
dalla
scatola
cranica
di
animali
della
loro
specie
con
un
buon
colpo
di
clava
,
in
guerra
.
Vedete
,
signori
pacifisti
,
che
belle
cognizioni
ci
ha
procurate
nostra
madre
la
guerra
.
È
ben
lei
che
ci
ha
insegnata
la
pratica
della
vivisezione
,
come
la
chiocciola
ha
insegnato
all
'
astronomo
e
all
'
architetto
il
concetto
del
cannocchiale
e
delle
scale
.
E
potrebb
'
essere
che
la
guerra
abbia
per
lo
meno
contribuito
a
ribadire
la
suddetta
persuasione
,
facendo
come
essa
sola
può
fare
della
psichiatria
sperimentale
alla
grande
,
direttamente
sull
'
uomo
:
moltiplicando
,
cioè
,
le
occasioni
a
quei
casi
di
alterazione
mentale
prodotta
da
percosse
sul
capo
,
i
quali
,
anche
per
esperienza
personale
di
Bismarck
e
per
dirla
con
parole
di
lui
,
dimostrano
come
"
il
pensiero
dell
'
uomo
dipenda
pure
dal
suo
cervello
corporale
"
.
Battendo
violentemente
la
testa
in
una
caduta
da
cavallo
,
Bismarck
perdette
la
conoscenza
e
quando
si
riscosse
la
ricuperò
solo
a
mezzo
.
"
Che
è
quanto
dire
-
egli
racconta
-
una
parte
del
mio
potere
pensante
era
al
tutto
buona
e
chiara
,
l
'
altra
metà
se
n
'
era
ita
.
Io
cercai
il
mio
cavallo
e
trovai
che
la
sella
era
spezzata
.
Allora
chiamai
il
palafreniere
,
mi
feci
dare
il
suo
cavallo
e
cavalcai
verso
casa
.
Quando
i
cani
mi
abbaiarono
all
'
incontro
per
salutarmi
,
io
li
ritenni
cani
forestieri
,
mi
adirai
e
gridai
contro
essi
.
Poi
io
dissi
che
il
palafreniere
era
caduto
da
cavallo
e
che
bisognava
andarlo
a
prendere
con
una
barella
;
e
fui
molto
stizzito
quando
,
a
un
cenno
di
mio
fratello
,
nessuno
si
mosse
.
Si
voleva
dunque
lasciar
giacere
quel
pover
uomo
in
mezzo
alla
strada
?
Io
non
sapevo
che
io
era
io
e
insieme
il
palafreniere
.
Allora
andai
a
letto
e
,
com
'
ebbi
dormito
,
il
mattino
appresso
stavo
bene
.
Fu
uno
strano
caso
....
der
zeigt
wie
das
Denken
des
Menschen
doch
von
seinem
körperlichen
Gehirn
abhängt
"
.
Ora
io
dicevo
che
solo
la
guerra
può
concedersi
il
lusso
da
gran
signora
di
moltiplicare
all
'
infinito
direttamente
su
la
testa
dell
'
homo
sapiens
tali
esperimenti
ed
argomenti
così
efficaci
a
dimostrare
la
sede
cerebrale
del
pensiero
,
mentre
lo
psichiatra
deve
tenersi
pago
d
'
eseguirli
sui
conigli
:
e
,
anche
su
questi
,
non
senza
aspro
e
iroso
contendere
di
quei
pacifisti
ad
oltranza
che
compongono
le
società
protettrici
degli
animali
.
In
ogni
modo
nelle
Lezioni
di
patologia
sperimentale
dello
Stricker
trovo
quanto
segue
.
Egli
,
dopo
avere
enunciato
che
la
sede
della
coscienza
vien
riposta
nel
cervello
e
più
precisamente
nella
corteccia
del
cervello
medesimo
,
dice
che
in
tutti
i
tempi
fino
ad
oggi
s
'
è
ammesso
che
noi
dobbiamo
la
cognizione
di
questo
fatto
all
'
indagine
sperimentale
,
ma
ciò
non
sembra
ancora
provato
.
In
vero
-
dice
lo
Stricker
-
egli
è
di
fatto
che
a
conoscere
il
cervello
noi
siamo
giunti
col
mezzo
d
'
indagini
,
ma
che
anche
alla
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
ha
sede
nel
cervello
,
si
sia
giunti
collo
stesso
mezzo
,
ciò
,
dico
,
non
è
ancora
provato
,
ed
è
quindi
permesso
di
dubitarne
.
Un
motivo
fondato
che
ci
fa
dubitare
di
ciò
,
ce
lo
fornisce
la
storia
;
la
quale
ci
dice
,
che
la
conoscenza
del
fatto
che
la
coscienza
risiede
nel
cervello
,
è
di
data
anteriore
a
tutte
le
letterature
trasmesseci
.
Di
ciò
fa
fede
il
mito
pagano
,
stando
al
quale
,
Minerva
sarebbe
saltata
fuori
dalla
testa
di
Giove
.
-
In
ultimo
,
lo
Stricker
formula
il
suo
pensiero
così
:
Non
c
'
è
nozione
,
quale
essa
sia
,
che
valga
a
togliermi
la
nozione
che
la
mia
coscienza
ha
sede
nel
cervello
.
Il
luogo
e
il
tempo
in
cui
si
forma
ogni
idea
,
sono
indissolubilmente
congiunti
coll
'
idea
medesima
.
Allo
stesso
modo
che
è
una
qualità
inerente
all
'
acqua
cadente
in
gocce
d
'
apparirci
umida
,
così
è
un
carattere
essenziale
d
'
ogni
nozione
l
'
essere
questa
unita
indissolubilmente
all
'
idea
del
tempo
e
del
luogo
in
cui
si
apprese
tale
nozione
.
Quindi
col
primo
manifestarsi
della
coscienza
,
ognuno
deve
avere
anche
appreso
il
luogo
dove
questa
risiede
.
Perciò
la
nozione
della
coscienza
medesima
può
essere
nata
in
noi
indipendentemente
da
ogni
nozione
indiretta
,
da
ogni
tradizione
.
Lo
Stricker
per
altro
sembra
non
tener
conto
che
almeno
nell
'
antichità
ellenica
fu
popolare
l
'
idea
(
emergente
anche
dai
poemi
omerici
)
che
fa
del
cuore
e
dei
centri
frenici
o
diaframmatici
la
sede
dello
spirito
:
idea
che
si
fa
dottrina
in
Aristotile
e
diventa
lungo
errore
millenario
dopo
di
lui
.
Ed
è
curioso
notare
che
Emanuel
Kant
si
era
espresso
più
naturalisticamente
di
questo
patologo
del
secolo
XIX
.
"
Si
hanno
esempi
-
aveva
scritto
Kant
-
di
lesioni
con
perdita
di
buona
parte
del
cervello
senza
che
l
'
uomo
abbia
perduta
la
vita
e
il
pensiero
....
L
'
opinione
dominante
che
assegna
all
'
anima
un
posto
nel
cervello
parrebbe
tenere
la
sua
origine
sopratutto
da
questo
,
che
durante
una
forte
applicazione
dello
spirito
i
nervi
del
cervello
sono
tesi
.
Ma
se
fosse
giusto
questo
metodo
di
ragionare
,
esso
proverebbe
che
l
'
anima
occupa
anche
altre
località
.
Nell
'
ansietà
o
nella
gioia
,
la
sensazione
sembra
aver
sede
nel
cuore
.
Molte
passioni
,
la
più
parte
anzi
,
manifestano
il
principale
effetto
al
diaframma
.
La
compassione
muove
le
viscere
ecc
.
"
.
Insomma
se
i
più
degli
uomini
credono
di
sentire
il
pensiero
nella
testa
(
das
Denken
im
Kopfe
)
,
ciò
avviene
,
secondo
Kant
,
per
un
semplice
vizio
di
surrezione
che
consiste
nel
giudicare
che
la
causa
della
sensazione
sia
proprio
là
dove
essa
è
avvertita
.
Del
resto
il
pensiero
di
Kant
è
,
o
pare
,
un
po
'
incerto
e
contradditorio
e
accomodante
:
scrive
sui
disordini
della
conoscenza
intitolandoli
malattie
del
capo
e
dichiara
poi
che
la
loro
radice
è
nel
corpo
e
può
risiedere
piuttosto
nell
'
apparato
digestivo
che
nel
cervello
;
rigetta
a
priori
l
'
esistenza
di
una
sede
dell
'
anima
nello
spazio
ma
ammette
che
si
discuta
della
presenza
virtuale
,
non
locale
,
dell
'
anima
;
e
,
benché
non
trovi
assurdo
che
essa
tutta
intera
abbia
sede
nel
corpo
tutt
'
intero
.
dice
poi
che
ha
residenza
nel
cervello
in
un
posto
di
piccolezza
indescrivibile
,
come
il
ragno
al
centro
della
sua
tela
.
Vero
o
non
vero
,
chiaro
od
oscuro
che
ciò
abbia
ad
essere
,
questo
pare
certo
che
da
Alcmeone
di
Crotone
contemporaneo
di
Pitagora
che
fu
un
de
'
primi
fra
gli
Elleni
(
o
fra
quelli
che
si
ricordano
)
a
localizzare
nel
cervello
la
percezione
delle
sensazioni
e
il
pensiero
e
da
Ippocrate
che
lasciò
scritto
:
"
se
l
'
encefalo
è
irritato
seguono
molti
disturbi
....
l
'
intelligenza
si
turba
e
il
paziente
va
e
viene
pensando
e
credendo
cose
diverse
dalla
realtà
e
portando
il
carattere
della
malattia
in
sorrisi
beffardi
e
visioni
strane
"
,
venendo
giù
fino
a
Voltaire
il
quale
a
mezzo
il
secolo
decimottavo
parlava
come
un
positivista
odierno
:
"
Un
fou
est
un
malade
dont
le
cerveau
pâtit
,
comme
le
goutteux
est
un
malade
qui
souffre
aux
pieds
et
aux
mains
"
con
quel
che
segue
-
dalla
volpe
di
Fedro
che
esclama
"
o
quanta
species
cerebrum
non
habet
"
venendo
fino
al
Farinello
del
Sacchetti
che
dopo
quelle
sette
volte
sette
"
ne
venne
quasi
dicervellato
"
-
da
Schopenhauer
il
quale
nelle
"
Memorabilien
"
scrive
al
solito
suo
modo
incantevole
:
"
I
racconti
delle
fate
e
le
favole
non
han
cosa
altrettanto
incredibile
....
nella
parte
superiore
chiamata
la
testa
e
che
vista
di
fuori
pare
un
oggetto
come
tutti
gli
altri
io
trovai
che
cosa
?
il
mondo
stesso
con
l
'
immensità
dello
spazio
e
l
'
immensità
del
tempo
....
ecco
quel
che
trovai
in
quest
'
oggetto
grande
come
un
grosso
frutto
e
che
il
boia
può
far
cadere
d
'
un
colpo
in
modo
da
precipitar
nella
notte
anche
il
mondo
che
ci
è
chiuso
dentro
"
,
venendo
fino
a
Bergson
il
quale
ammette
che
"
la
conscience
est
incontestablement
accrochée
à
un
cerveau
"
-
e
(
risalendo
di
nuovo
negli
anni
)
da
Democrito
che
lasciò
scritto
:
"
il
cervello
sorveglia
come
una
sentinella
l
'
estremità
superiore
o
cittadella
del
corpo
affidato
alla
sua
custodia
protettrice
....
il
cervello
guardiano
dell
'
intelligenza
"
,
a
Platone
che
pone
nell
'
encefalo
l
'
anima
pensante
,
venendo
fino
a
Kant
il
quale
concede
che
una
parte
del
cervello
come
sensorium
dell
'
anima
accompagni
con
le
sue
vibrazioni
le
immagini
e
le
rappresentazioni
dell
'
anima
pensante
-
da
Lattanzio
che
ribattezza
il
cervello
abitazione
della
mens
con
la
imagine
stessa
di
Democrito
in
cerebro
tamquam
in
arce
habitare
,
a
Gassendi
il
quale
(
sebbene
non
neghi
un
barlume
di
conoscenza
alle
pietre
,
come
la
Voce
del
28
aprile
)
rivendica
al
cervello
anche
la
virtù
immaginativa
contesagli
dai
Peripatetici
-
la
tradizione
che
lega
le
sorti
della
psiche
al
cervello
(
non
ostante
il
sillogismo
di
Aristotile
in
favore
del
cuore
)
non
si
è
forse
mai
oscurata
del
tutto
tra
gli
uomini
pur
nelle
ore
più
buie
della
loro
storia
.
Alla
fase
scientifica
spettano
i
tentativi
di
più
precise
localizzazioni
.
Dopo
lungo
errare
di
fantasie
localizzatrici
dalla
glandola
pineale
alla
sierosità
dei
ventricoli
,
sul
principio
del
secolo
XIX
in
seguito
ai
lavori
di
Gall
e
Spurzheim
si
cominciò
ad
asserire
alla
corteccia
del
cervello
(
fino
allora
avuta
in
conto
di
un
organo
secretorio
)
la
parte
nobile
di
sostenitrice
della
vita
psichica
.
Questo
principio
di
secolo
XX
(
ed
ultimo
?
)
le
mantiene
il
grande
attributo
.
Ma
con
quanto
tremore
oscillatorio
e
sussultorio
di
persuasioni
!
Voglia
il
fine
lettore
fare
l
'
analisi
filologica
dei
seguenti
passi
di
autori
contemporanei
che
gli
sottopongo
.
TANZI
e
LUGARO
,
1914
:
"....resta
fissato
una
volta
per
sempre
che
i
processi
psichici
hanno
sede
nella
corteccia
del
cervello
"
.
LUGARO
,
1906
:
"
....
la
corteccia
cerebrale
,
sede
precipua
e
forse
unica
dell
'
intelligenza
"
.
KRAEPELIN
,
1909
:
"
Il
fondamento
ultimo
di
tutte
le
forme
della
pazzia
dev
'
essere
cercato
con
la
più
alta
probabilità
in
processi
o
stati
morbosi
della
corteccia
cerebrale
"
.
PERUSINI
,
1909
:
"
Per
riguardo
alla
pseudodefinizione
"
le
malattie
mentali
sono
malattie
del
cervello
"
questa
frase
del
Kraepelin
fa
una
riserva
prudente
:
essa
precisa
,
però
,
in
pari
tempo
una
localizzazione
..
La
riserva
è
rappresentata
dall
'
espressione
del
concetto
di
probabilità
:
ciò
che
il
Kraepelin
precisa
si
è
la
sostituzione
della
parola
"
corteccia
cerebrale
"
alla
parola
"
cervello
"
.
Si
può
discutere
se
e
quanto
questa
sostituzione
possa
dirsi
giustificata
"
.
JASPER
,
1913
:
"
....
i
fondamenti
della
vita
psichica
,
che
si
presumono
nella
corteccia
cerebrale
e
sono
del
tutto
ignoti
....
"
.
Dopo
di
che
se
Cupido
andasse
ancora
in
cerca
di
Psiche
e
ci
chiedesse
l
'
indirizzo
della
sua
casa
,
potremmo
rispondergli
esser
fissato
una
volta
per
sempre
che
Psiche
sta
di
casa
nella
corteccia
cerebrale
-
sua
sede
precipua
e
forse
unica
-
almeno
con
la
più
alta
probabilità
-
sebbene
ciò
sia
discutibile
-
in
ogni
modo
lo
si
presume
.
Il
ghiottone
resterebbe
con
intatta
la
sua
cupidità
e
se
ne
dovrebbe
volar
via
mortificato
e
senza
nulla
concludere
-
sorte
non
lieta
ma
che
già
toccò
o
sta
per
toccare
o
toccherà
a
più
d
'
uno
:
forse
al
pangermanismo
,
probabilmente
alla
politica
libica
,
presumibilmente
all
'
Internazionale
,
possibilmente
al
futurismo
,
certamente
a
questa
mia
almanaccante
cicalata
noiosa
quasi
quanto
la
conflagrazione
europea
e
la
vita
universale
.
StampaPeriodica ,
Tra
le
difficoltà
della
critica
letteraria
(
e
,
converrebbe
dire
,
di
ogni
discorso
)
è
che
non
si
può
nella
pratica
di
essa
non
introdurre
,
insieme
coi
concetti
scientificamente
rigorosi
,
altri
che
non
sono
tali
e
che
,
interpretati
poi
con
rigidezza
,
danno
origine
a
pedanterie
ed
errori
,
talvolta
assai
gravi
.
Sono
espedienti
,
senza
dubbio
,
alquanto
pericolosi
,
ma
dei
quali
non
si
può
far
di
meno
;
onde
non
rimane
altro
partito
che
aver
fiducia
nel
lettore
intelligente
.
Come
si
fa
a
scrivere
di
critica
senza
parlare
,
per
es
.
,
talvolta
o
spesso
,
di
metro
,
stile
,
ritmo
,
rima
,
metafore
,
figure
,
realismo
,
simbolo
,
romanzo
,
tragedia
,
lirismo
,
drammatismo
,
musicalità
,
pittoresco
,
scultorio
,
e
via
discorrendo
?
E
,
tuttavia
,
nessuno
di
questi
termini
risponde
a
un
concetto
scientifico
esatto
.
Il
proposito
di
tenersene
libero
e
immune
sarebbe
non
meno
ingenuo
della
pretesa
di
liberarsi
del
linguaggio
,
ossia
di
saltare
sulla
propria
ombra
.
Ciò
che
importa
è
che
quei
concetti
empirici
non
vengano
scambiati
per
teorie
scientifiche
;
che
di
quei
vocaboli
s
'
intenda
il
limite
,
ossia
l
'
ufficio
loro
,
che
è
di
vocaboli
e
non
già
di
pensieri
;
che
se
ne
faccia
uso
pratico
e
non
si
pretenda
,
col
possederli
,
possedere
insieme
una
dottrina
filosofica
.
Questo
e
non
altro
è
il
significato
della
polemica
che
vado
conducendo
da
un
pezzo
contro
di
essi
:
contro
di
essi
,
non
in
quanto
vocaboli
(
ché
anzi
intendo
riserbarmi
pienissimo
il
diritto
di
servirmene
anch
'
io
,
quando
mi
accomodano
)
,
ma
in
quanto
vocaboli
gonfiati
a
teorie
.
Nella
Miscellanea
di
studî
critici
in
onore
di
Arturo
Graf
si
legge
un
lavoro
del
Vossler
:
Stil
,
Rhythmus
und
Reim
in
ihrer
Wechselwirkung
bei
Petrarca
und
Leopardi
,
che
è
tutto
riempito
,
e
come
travagliato
,
dalla
coscienza
circa
il
valore
limitato
delle
distinzioni
,
che
pure
l
'
autore
foggia
e
adopera
.
Il
Vossler
,
analizzando
alcuni
sonetti
del
Petrarca
e
alcune
canzoni
del
Leopardi
,
e
facendo
osservazioni
circa
le
attitudini
poetiche
di
vari
popoli
e
le
forme
poetiche
proprie
di
determinati
tempi
e
di
determinati
temperamenti
di
poeti
,
distingue
,
per
comodo
d
'
indagine
,
una
versificazione
stilistica
e
una
versificazione
acustica
.
Posti
i
quattro
accenti
,
ritmico
,
tonico
,
sintattico
e
stilistico
,
egli
chiama
ritmo
rigorosamente
stilistico
quello
in
cui
tutti
i
quattro
accenti
vanno
d
'
accordo
;
ritmo
acustico
,
quello
in
cui
l
'
accento
stilistico
diverge
;
e
,
principali
casi
intermedi
tra
questi
estremi
,
quello
in
cui
coincidono
tre
accenti
ma
non
il
tonico
,
e
l
'
altro
in
cui
l
'
accento
sintattico
si
allontana
dal
ritmico
.
Analogamente
,
la
rima
si
può
distinguere
in
rima
stilistica
,
quando
cadono
sopra
di
essa
così
l
'
arsi
ritmica
come
quella
stilistica
;
e
in
rima
acustica
,
nel
caso
opposto
(
nell
'
enjambement
)
.
Vi
sono
tipi
di
poesie
in
prevalenza
acustiche
,
e
altre
in
prevalenza
stilistiche
;
e
tipi
misti
,
nei
quali
la
rima
è
acustica
e
il
ritmo
stilistico
,
o
la
rima
stilistica
e
il
ritmo
acustico
.
Ma
il
Vossler
non
solamente
sa
e
dichiara
a
più
riprese
che
codeste
distinzioni
non
sono
giudizi
estetici
,
potendo
essere
bellissima
così
una
poesia
di
tipo
stilistico
come
una
di
tipo
acustico
,
e
bellissimi
(
egli
dice
)
versi
,
in
cui
il
ritmo
sia
sacrificato
allo
stile
,
e
all
'
inverso
;
ma
sa
anche
,
e
dichiara
,
che
la
sua
distinzione
fondamentale
è
affatto
arbitraria
.
Non
esiste
dualismo
tra
acustico
e
psichico
o
stilistico
:
ogni
espressione
stilistica
è
insieme
acustica
,
e
all
'
inverso
:
la
distinzione
,
proposta
da
lui
,
è
semplice
espediente
verbale
(
Nothbehelf
)
.
Egli
si
rifiuta
perciò
di
moltiplicare
i
tipi
dei
sonetti
,
temendo
di
foggiare
un
troppo
pesante
schematismo
e
cadere
in
pedanterie
;
e
pedanteria
chiama
,
infine
,
la
sua
stessa
partizione
di
rima
e
ritmo
in
stilistici
e
acustici
,
mettendo
in
guardia
contro
la
pretesa
di
staccare
suono
e
significato
in
poesia
,
come
,
in
genere
,
contro
ogni
divisione
meccanica
di
ciò
che
è
organico
.
"
Pure
non
si
dimentichi
(
egli
aggiunge
)
che
il
modo
corrente
di
considerare
la
metrica
divisa
dallo
stile
è
pedanteria
egualmente
grande
;
e
ci
si
perdonerà
se
abbiamo
tentato
di
scacciare
il
diavolo
con
Belzebù
"
(
pp
.
480-1
)
.
Pedanteria
l
'
una
e
pedanteria
l
'
altra
;
ma
non
pedanteria
né
l
'
una
né
l
'
altra
,
quando
così
le
distinzioni
del
Vossler
come
quelle
della
metrica
usuale
si
adoperino
senza
attribuire
loro
quel
valore
di
verità
,
al
quale
non
pretendono
.
Il
punto
è
sempre
questo
:
se
la
letteratura
è
fatto
estetico
,
essa
non
può
essere
indagata
in
quanto
letteratura
se
non
in
modo
conforme
alla
sua
natura
,
cioè
esteticamente
(
critica
estetica
o
storia
artistica
,
da
una
parte
;
ed
estetica
o
filosofia
dell
'
arte
,
dall
'
altra
)
.
Ogni
altra
indagine
che
si
proponga
di
cogliere
in
qualsiasi
modo
la
letteratura
in
quanto
letteratura
e
insieme
di
evitare
lo
studio
estetico
non
ha
speranza
di
buona
riuscita
.
Sarà
un
espediente
(
un
Nothbehelf
,
come
ben
lo
denomina
il
Vossler
)
;
ma
adoperare
un
espediente
non
significa
compiere
un
'
indagine
scientifica
.
Perché
mai
il
Vossler
vuole
che
non
s
'
insista
troppo
su
quelle
sue
partizioni
,
e
che
esse
non
siano
usate
rigidamente
?
La
verità
è
rigorosa
,
e
non
le
si
fa
torto
con
l
'
osservarla
rigidamente
.
Ma
egli
ha
coscienza
che
quelle
partizioni
non
sono
scientifiche
,
e
che
trattarle
come
tali
sarebbe
abusarne
.
La
Metrica
,
se
non
vuoi
essere
cosa
assurda
,
non
ha
se
non
due
vie
dinanzi
:
o
rassegnarsi
a
essere
semplicemente
Metrica
,
cioè
schematismo
mnemonico
;
o
trasformarsi
in
Estetica
,
cioè
annullarsi
in
quanto
Metrica
.
II
Ma
io
ho
,
da
qualche
tempo
,
come
un
conto
aperto
col
mio
valoroso
amico
Vossler
,
e
voglio
liquidarlo
ora
che
me
ne
fornisce
egli
medesimo
i
fondi
.
Anni
addietro
,
discussi
con
lui
intorno
a
certe
teorie
del
Gröber
sulla
sintassi
e
la
stilistica
,
negando
a
quelle
teorie
carattere
di
scienza
e
di
criterio
valutativo
.
Sembrava
che
si
trattasse
di
una
questione
del
tutto
finita
;
ma
,
di
recente
,
a
proposito
di
alcuni
lavori
del
Lisio
e
del
Trabalza
,
il
Vossler
è
tornato
a
sostenere
,
almeno
in
parte
,
quelle
teorie
e
a
muovermi
alcune
obiezioni
.
Egli
dice
che
il
Gröber
non
vuole
fare
punto
critica
estetica
,
sì
bene
un
pretto
studio
grammaticale
.
Il
che
io
avevo
compreso
da
un
pezzo
;
ma
la
mia
obiezione
era
che
la
grammatica
non
possa
dar
luogo
a
concetti
rigorosi
,
speculativamente
validi
:
proprio
come
di
sopra
abbiamo
conchiuso
circa
la
Metrica
.
Prendo
un
esempio
che
il
Vossler
reca
.
Lo
svolgimento
storico
delle
lingue
romanze
(
egli
dice
)
condusse
a
porre
il
verbo
innanzi
all
'
oggetto
;
ma
restano
sparse
sopravvivenze
della
collocazione
latina
nel
francese
in
frasi
come
sans
coup
ferir
,
e
,
se
nell
'
italiano
moderno
non
si
conosce
nessuna
di
queste
sopravvivenze
,
nell
'
antico
se
ne
ha
qualche
esempio
.
Quando
perciò
Dante
dice
:
"
E
par
che
sia
una
cosa
venuta
Di
cielo
in
terra
a
miracol
mostrare
"
,
fa
una
inversione
affettiva
,
che
reca
insieme
un
leggiero
profumo
di
cosciente
arcaismo
.
E
di
rimando
io
osservo
:
-
Perché
inversione
affettiva
?
non
è
affettivo
lo
stile
di
Dante
,
anche
quando
non
adopera
siffatta
inversione
?
e
,
se
l
'
affettività
non
è
qualificata
necessariamente
dall
'
inversione
,
se
affettività
e
inversione
non
sono
il
medesimo
,
che
cosa
è
allora
l
'
inversione
?
come
si
stabilisce
?
rispetto
a
che
cosa
è
inversione
?
-
Fino
a
quando
non
si
risponde
a
codeste
obiezioni
scettiche
(
e
rispondervi
mi
sembra
difficile
)
,
una
scienza
grammaticale
e
non
estetica
della
forma
letteraria
rimane
priva
di
fondamento
.
Ed
ecco
un
altro
esempio
,
fornito
dallo
stesso
Vossler
.
Il
modo
congiuntivo
delle
parole
flessibili
serve
sempre
e
unicamente
in
tutte
le
lingue
romanze
a
esprimere
una
cosa
non
,
come
si
credeva
prima
,
in
quanto
irreale
o
in
quanto
ipotetica
,
ma
in
quanto
pensata
.
Onde
il
Gröber
dice
:
"
Der
Konjunktiv
ist
der
Modus
des
Gedachten
"
.
Scrive
il
Pellico
nel
principio
de
Le
mie
prigioni
:
"
Il
custode
...
si
fece
da
me
rimettere
con
gentile
invito
...
orologio
,
danaro
e
ogni
altra
cosa
ch
'
io
avessi
in
tasca
"
.
Il
custode
,
dunque
,
da
spia
e
aguzzino
ch
'
egli
è
per
natura
,
non
si
contenta
del
contenuto
reale
della
tasca
del
Pellico
;
desidera
non
quello
che
c
'
è
,
ma
quello
che
,
secondo
la
sua
sospettosa
immaginazione
,
ci
può
essere
.
Ora
non
c
'
è
congiuntivo
che
non
sia
adoperato
così
;
quantunque
il
Grbber
si
guardi
bene
dal
sostenere
l
'
inverso
,
ossia
che
,
per
esprimere
una
cosa
in
quanto
pensata
,
sia
indispensabile
il
congiuntivo
.
-
E
io
osservo
:
-
Ottimamente
;
ma
che
cosa
è
il
modo
?
e
che
cosa
è
il
congiuntivo
?
Avendo
il
congiuntivo
in
comune
con
altre
espressioni
l
'
espressione
del
pensato
,
definirlo
come
il
modo
del
pensato
non
è
sufficiente
.
Quando
,
dunque
,
mi
si
sarà
data
la
definizione
generale
dei
modi
,
nonché
quella
particolare
del
congiuntivo
,
ne
riparleremo
.
Ma
nessuno
me
le
darà
,
perché
quelle
definizioni
contrasterebbero
con
la
natura
delle
sempre
varie
e
individue
espressioni
linguistiche
.
Quale
scarso
valore
abbia
lo
schematismo
delle
parti
del
discorso
,
ho
detto
altra
volta
e
non
occorre
che
mi
ripeta
.
III
Al
Gröber
spetta
il
merito
di
aver
sentito
l
'
insufficienza
scientifica
della
Grammatica
usuale
;
ma
egli
tenta
,
a
parer
mio
,
l
'
impossibile
,
quando
vuole
correggerla
col
determinare
le
funzioni
delle
forme
espressive
,
laddove
converrebbe
abbandonarla
senz
'
altro
(
abbandonarla
,
dico
,
come
scienza
e
ricerca
rigorosa
)
.
Emanuele
Kant
nel
saggio
sulla
Falsa
sottigliezza
delle
quattro
figure
del
sillogismo
,
a
proposito
di
certe
correzioni
che
il
Crusius
aveva
cercato
d
'
introdurre
in
quella
teoria
,
esclama
:
"
Peccato
che
uno
spirito
superiore
si
dia
tanta
pena
per
migliorare
una
cosa
inutile
.
La
cosa
utile
sarebbe
non
già
di
migliorarla
,
ma
di
abolirla
"
(
Man
kann
nur
was
Nützliches
thun
,
wenn
man
sie
vernichtigt
)
.
Il
quale
detto
si
applica
esattamente
al
caso
presente
.
E
voglio
spiegare
anche
,
in
ultimo
,
perché
io
me
la
sia
presa
proprio
col
Gröber
.
Non
certo
pel
gusto
di
punzecchiare
e
tormentare
un
dotto
uomo
,
che
altamente
stimo
,
ma
per
atto
di
omaggio
.
Il
Gröber
riduce
la
Grammatica
a
cosa
tanto
lieve
,
tanto
sottile
,
tanto
evanescente
,
che
ormai
è
facile
soffiarvi
sopra
e
dissiparla
.
Il
perfezionamento
di
certe
cose
è
la
loro
morte
.
La
vecchia
Grammatica
normativa
era
un
muro
bronzeo
,
e
per
abbatterla
sarebbe
bisognato
il
martello
;
ma
il
Gröber
e
il
Vossler
l
'
hanno
ora
affinata
in
modo
che
è
diventata
un
sottilissimo
tramezzo
di
vetro
,
anzi
di
carta
velina
.
Sottile
,
sottilissimo
;
ma
sempre
impedimento
alla
visione
scientifica
precisa
,
con
l
'
annesso
pericolo
che
il
tramezzo
venga
rinsaldato
e
rifatto
muro
possente
.
Mandando
in
frantumi
quel
vetro
,
o
,
se
piace
meglio
,
con
un
lieve
colpo
di
mano
lacerando
quella
carta
velina
,
non
credo
di
avere
compiuto
una
grande
fatica
,
ma
nemmeno
di
aver
fatto
cosa
inutile
.
Bergamo
,
Istituto
italiano
d
'
arti
grafiche
,
1903
,
pp
.
453-481
.
Il
Vossler
parla
(
p
.
457
n
.
)
del
compenso
che
per
la
perdita
del
valore
acustico
si
ha
nel
guadagno
di
un
valore
stilistico
,
e
all
'
inverso
.
In
realtà
,
in
quei
casi
non
vi
ha
perdita
o
guadagno
,
non
vi
ha
sacrificio
di
una
parte
a
un
'
altra
:
un
'
espressione
bella
,
che
appartenga
al
tipo
detto
acustico
,
non
contiene
una
fiacchezza
stilistica
,
compensata
dal
piacere
acustico
,
ma
ciò
che
si
dice
acustico
è
,
a
guardar
bene
,
il
particolare
contenuto
psichico
di
essa
e
lo
stile
che
gli
è
proprio
.
I
due
casi
d
'
imperfezione
estetica
che
il
Vossler
considera
,
nel
primo
dei
quali
il
contenuto
sarebbe
guastato
dalla
rima
e
dal
ritmo
,
e
nell
'
altro
il
ritmo
e
la
rima
sarebbero
guastati
dal
contenuto
,
formano
un
caso
solo
,
e
contenuto
e
forma
(
rima
,
ritmo
,
ecc
.
)
si
guastano
sempre
vicendevolmente
.
Difetto
di
contenuto
è
difetto
di
forma
,
difetto
di
forma
è
difetto
di
contenuto
.
In
una
recensione
nell
'
"
Archiv
f
.
d
.
Studium
d
.
neu
.
Sprach
.
u
.
Lit
.
"
(
vol
.
112
,
pp
.
230-234
)
del
libro
di
L.E.
KASTNER
,
A
history
of
french
versification
(
Oxford
,
1903
)
,
il
Vossler
prende
apertamente
partito
per
una
riforma
estetica
della
Metrica
.
Egli
mostra
il
difetto
delle
solite
trattazioni
,
con
l
'
esempio
non
solo
del
libro
del
Kastner
,
ma
anche
di
quello
sul
medesimo
argomento
del
Tobler
,
e
delle
monografie
del
Biadene
e
di
altri
,
e
sostiene
che
non
si
possano
scindere
in
modo
netto
verso
e
prosa
,
che
lo
studio
dei
versi
si
debba
fare
guardando
al
fine
artistico
e
non
mercé
regole
estrinseche
,
e
che
perciò
la
loro
storia
non
sia
da
considerare
quasi
ramo
indipendente
del
sapere
,
ma
da
unire
alla
storia
della
poesia
.
Assurdo
è
il
procedere
dei
trattatisti
della
metrica
storica
,
che
prendono
un
verso
francese
antico
,
per
es
.
il
decasillabo
,
e
di
questo
una
determinata
varietà
,
per
es
.
,
quello
con
cesura
epica
dopo
la
sesta
,
e
costruiscono
su
tali
basi
un
più
antico
tipo
volgare
-
latino
con
cesura
e
terminazione
proparossitona
,
ricongiungendo
a
questo
modo
il
verso
francese
al
saturnio
latino
.
Come
se
la
metrica
storica
sia
in
grado
di
stabilire
una
continuità
di
schemi
metrici
,
indipendente
dalla
continuità
della
storia
letteraria
;
come
se
si
possano
,
così
semplicemente
,
restituire
i
termini
medi
,
andati
perduti
nella
storia
dello
spirito
;
come
se
,
guardando
solo
le
lettere
,
sia
dato
trovare
una
connessione
tra
alòpex
e
"
volpe
"
!
Conseguenza
del
modo
di
vedere
del
Vossler
è
(
come
si
è
detto
di
sopra
)
l
'
annullamento
della
Metrica
,
risoluta
,
in
quanto
teoria
,
nell
'
Estetica
,
e
,
in
quanto
storia
e
critica
,
nella
Storia
e
Critica
letteraria
.
-
Per
mia
parte
,
non
vedo
difficoltà
a
lasciare
vivere
una
Metrica
,
a
un
dipresso
del
vecchio
stampo
,
come
produzione
schematica
o
naturalistica
.
"
Zeitschr
.
für
roman
.
Philol
.
"
,
vol
.
XXVII
,
1903
,
pp
.
352-364
.
Anche
il
SAVI
LOPEZ
,
Un
nuovo
libro
di
sintassi
storica
e
psicologica
(
in
"
Nuovo
ateneo
siciliano
di
Catania
"
,
I
,
1904
,
pp
.
2-5
)
,
mi
spiega
qualcosa
di
simile
;
e
soggiunge
:
"
Sono
concetti
elementari
;
ma
si
direbbe
che
in
Italia
abbiano
ancor
bisogno
di
chi
ne
bandisca
la
verità
e
l
'
efficacia
"
.
Con
licenza
del
Savi
Lopez
,
credo
che
la
cosa
stia
proprio
all
'
inverso
:
cioè
,
che
i
concetti
elementari
,
dei
quali
conviene
che
si
"
bandisca
"
ancora
la
verità
,
non
siano
quelli
ricordati
da
lui
,
ma
questi
che
io
sostengo
.
La
verità
dei
quali
par
che
sia
da
"
bandire
"
non
solo
in
Italia
.
Il
Vossler
domanda
:
-
Se
l
'
uso
linguistico
,
come
vuole
il
Croce
,
è
un
ente
immaginario
,
in
qual
modo
è
possibile
l
'
apprendimento
di
una
lingua
,
che
cangia
sempre
rapidamente
da
individuo
a
individuo
?
-
L
'
obiezione
si
risolve
col
riflettere
che
noi
non
apprendiamo
la
lingua
che
parliamo
,
ma
apprendiamo
a
crearla
;
forniamo
,
sì
,
la
memoria
di
prodotti
linguistici
(
del
nostro
ambiente
storico
-
linguistico
)
,
ma
ciò
serve
come
base
e
presupposto
della
nuova
produzione
e
creazione
.
Così
la
lingua
cangia
da
individuo
a
individuo
e
da
una
proposizione
all
'
altra
dello
stesso
individuo
,
sebbene
a
chi
guarda
di
fuori
e
all
'
ingrosso
sembri
qualcosa
di
costante
:
come
costante
ci
appare
per
lunghi
tratti
di
tempo
il
nostro
corpo
,
che
pure
cangia
a
ogni
attimo
.
Ho
accolto
nel
volume
questo
scritto
e
i
due
che
lo
precedono
,
perché
giovano
a
risolvere
difficoltà
che
a
volte
si
riaffacciano
.
Ma
essi
non
serbano
più
valore
alcuno
nei
rapporti
del
Vossler
,
i
cui
concetti
sulla
lingua
e
lo
stile
hanno
preso
forma
nuova
e
ben
più
matura
nel
volume
:
Positivismo
e
idealismo
nella
scienza
del
linguaggio
(
trad
.
ital
.
,
Bari
,
Laterza
,
1908
)
;
intorno
al
quale
,
si
vedano
Conversazioni
critiche
,
I
,
87-105
.
StampaPeriodica ,
Il
processo
al
partito
cominciò
alle
nove
del
mattino
.
Domenica
21
novembre
c
'
erano
150
operai
socialisti
nel
salone
dell
'
Istituto
autonomo
case
popolari
in
corso
Dante
a
Torino
.
Qualcuno
aveva
in
tasca
,
segnata
in
rosso
,
la
copia
dell
'
«
Avanti
!
»
con
la
lunga
relazione
(
167
cartelle
)
tenuta
sei
giorni
prima
dal
segretario
nazionale
Bettino
Craxi
al
comitato
centrale
.
Altri
stringevano
in
mano
brevi
appunti
scritti
con
rabbia
durante
le
cento
e
più
assemblee
dei
nuclei
aziendali
socialisti
,
i
Nas
,
che
avevano
preceduto
l
'
incontro
.
Davanti
a
loro
,
mani
infilate
nella
giacca
blu
,
Craxi
ascoltava
immobile
.
Parlò
per
primo
Guido
Celotto
,
un
operaio
della
FIAT
Mirafiori
:
«
Le
partite
a
scacchi
giocate
dai
notabili
ci
hanno
rotto
le
palle
.
Fuori
dal
partito
i
burocrati
e
le
clientele
»
.
Seguì
Renzo
Caddeo
,
sindacalista
di
Orbassano
,
un
comune
della
cintura
rossa
:
«
I
vecchi
leader
hanno
massacrato
l
'
immagine
del
partito
»
.
Poi
attaccò
Renato
Fiori
,
delegato
della
FIAT
Lingotto
:
«
Voi
dirigenti
non
vi
fate
mai
vedere
in
fabbrica
»
.
E
nella
sala
si
fece
silenzio
quando
un
vecchio
militante
si
alzò
a
parlare
con
accenti
di
rammarico
:
«
Una
volta
se
per
strada
passava
un
socialista
la
gente
diceva
:
ecco
un
galantuomo
»
.
Nei
cinque
mesi
della
segreteria
,
Craxi
ha
sentito
solo
lamentele
,
rimproveri
,
amarezze
di
socialisti
delusi
e
sconcertati
per
la
sconfitta
elettorale
del
20
giugno
e
per
lo
stato
comatoso
del
partito
.
Eletto
segretario
in
uno
dei
momenti
più
difficili
della
storia
del
PSI
,
nel
clima
di
intrighi
e
di
colpi
di
mano
dell
'
hotel
Midas
,
Craxi
era
sembrato
all
'
inizio
solo
il
gestore
della
catastrofe
.
La
sua
elezione
venne
accolta
da
una
diffidenza
generale
:
gli
extraparlamentari
di
sinistra
ricordavano
i
suoi
legami
con
gli
americani
;
«
Le
Monde
»
lo
definì
«
il
tedesco
»
per
le
sue
simpatie
verso
la
socialdemocrazia
di
Bonn
;
i
comunisti
si
chiusero
nel
silenzio
,
per
evitare
di
dargli
credito
troppo
precipitosamente
;
numerosi
dirigenti
socialisti
sospettarono
che
volesse
riprendere
i
contatti
con
la
DC
per
rifare
un
centro
sinistra
appena
riverniciato
.
Poi
,
in
poche
settimane
,
la
trasformazione
.
«
Come
accade
spesso
nella
storia
gli
uomini
,
quando
assumono
una
funzione
,
cambiano
e
adeguano
la
loro
attività
alla
carica
che
ricoprono
»
spiega
sorridendo
Riccardo
Lombardi
,
fino
a
qualche
mese
fa
uno
dei
più
duri
critici
di
Craxi
.
«
Urbano
VIII
,
finché
era
astronomo
,
appoggiava
le
teorie
di
Galileo
.
Diventato
papa
le
condannò
»
.
Il
ritocco
decisivo
alla
sua
immagine
,
il
segretario
l
'
ha
dato
al
comitato
centrale
.
Entrato
sotto
il
segno
ambiguo
del
Midas
,
ne
è
uscito
notevolmente
rafforzato
nel
prestigio
e
nel
peso
politico
.
«
Intorno
a
Craxi
c
'
è
una
maggioranza
che
è
d
'
accordo
su
un
certo
numero
di
proposte
,
alcune
delle
quali
suggerite
in
questi
anni
dalla
sinistra
socialista
e
imposte
dai
settori
più
avanzati
della
base
»
spiega
Antonio
Giolitti
,
ex
antagonista
di
Craxi
per
la
carica
di
segretario
del
partito
,
ora
su
posizioni
di
cauta
solidarietà
.
All
'
allargamento
dei
consensi
nei
suoi
confronti
Craxi
è
arrivato
soprattutto
grazie
al
suo
appoggio
deciso
alla
linea
politica
dell
'
alternativa
di
sinistra
e
al
rifiuto
dell
'
alleanza
a
due
con
la
DC
(
come
invece
vorrebbero
i
due
leader
storici
del
partito
,
Francesco
De
Martino
e
Giacomo
Mancini
,
usciti
sconfitti
dal
comitato
centrale
)
.
Una
scelta
chiesta
senza
incertezza
da
quasi
tutta
la
base
.
Reduce
da
un
viaggio
in
Emilia
e
Romagna
,
Luigi
Covatta
,
dirigente
dell
'
ufficio
studi
del
PSI
,
ricorda
una
riunione
a
Carpi
fra
operai
,
professori
e
studenti
.
«
Tutti
mi
hanno
detto
:
mai
più
con
la
DC
da
soli
.
Dobbiamo
fare
una
cura
di
estraneità
dal
governo
.
»
Pochi
giorni
fa
a
Bologna
,
alla
conferenza
operaia
,
l
'
applauso
più
lungo
e
ripetuto
è
toccato
a
Fabrizio
Cicchitto
dell
'
ufficio
sindacale
del
partito
,
sempre
polemico
e
sprezzante
nei
confronti
dei
democristiani
.
Nei
congressi
delle
300
sezioni
di
Milano
l
'
esodo
dei
demartiniani
verso
le
posizioni
di
Aldo
Aniasi
,
uno
dei
più
convinti
sostenitori
dell
'
alternativa
di
sinistra
,
è
notevole
.
Così
a
Torino
e
a
Genova
.
«
La
linea
di
De
Martino
non
garantisce
al
partito
nessuna
prospettiva
»
confessa
Antonio
Canepa
,
un
dirigente
socialista
ligure
,
ex
demartiniano
.
Alcune
conversioni
sono
sembrate
a
volte
sospette
:
in
Sicilia
,
Salvatore
Lauricella
,
ex
ministro
dei
Lavori
pubblici
,
uno
dei
dirigenti
più
criticati
di
tutto
il
partito
,
si
è
adeguato
da
un
giorno
all
'
altro
al
nuovo
corso
nella
speranza
di
rimanere
a
galla
.
In
complesso
il
fenomeno
dell
'
annullamento
delle
correnti
tradizionali
e
della
loro
confluenza
nella
nuova
linea
si
fa
strada
.
Soltanto
nel
Centro
Sud
,
molte
sezioni
e
federazioni
,
manciniane
e
demartiniane
a
oltranza
per
ragioni
di
potere
,
resistono
.
Quasi
600
mila
iscritti
,
composto
per
la
maggior
parte
di
studenti
e
di
impiegati
(
il
34%
)
il
Partito
socialista
ha
perso
col
passare
degli
anni
la
caratteristica
di
partito
in
maggioranza
operaio
che
aveva
negli
anni
Cinquanta
,
ai
tempi
di
Rodolfo
Morandi
(
dalle
fabbriche
viene
solo
il
16,43%
degli
iscritti
)
,
ed
è
diventato
un
partito
dalle
caratteristiche
governative
,
gonfiato
dalle
iscrizioni
clientelari
(
il
76%
degli
iscritti
di
oggi
ha
preso
la
tessera
con
il
centrosinistra
)
.
«
Per
far
vincere
la
battaglia
al
gruppo
dirigente
e
arrivare
davvero
al
rilancio
del
PSI
»
dice
il
sindaco
di
Pavia
,
Elio
Veltri
,
«
si
devono
muovere
i
giovani
.
»
A
Pavia
,
una
delle
città
dove
il
nuovo
corso
si
fa
sentire
di
più
,
l
'
età
media
degli
attivisti
del
partito
è
la
più
bassa
d
'
Italia
,
30
anni
,
e
nei
congressi
di
sezione
non
sono
state
presentate
liste
di
corrente
ma
raggruppamenti
unitari
.
A
Trento
,
dove
già
nel
1972
un
nucleo
di
giovani
lombardiani
aveva
tagliato
tutti
i
legami
con
la
DC
,
passando
all
'
attacco
e
lanciando
la
proposta
dell
'
alternativa
di
sinistra
,
alle
elezioni
politiche
il
PSI
è
avanzato
di
quasi
cinque
punti
in
percentuale
.
Sono
innovazioni
ed
esperimenti
che
spesso
suscitano
contrasti
e
lotte
dure
in
un
partito
dove
la
spinta
alla
poltrona
di
centrosinistra
conta
ancora
.
Un
piccolo
esempio
di
questi
scontri
fra
generazioni
di
socialisti
è
Collesano
,
un
paesone
della
provincia
di
Palermo
.
Preso
il
controllo
della
sezione
,
i
giovani
socialisti
hanno
deciso
di
rompere
con
il
centrosinistra
che
governa
il
Comune
.
Ma
tre
consiglieri
comunali
su
quattro
si
sono
rifiutati
di
dimettersi
.
Preferivano
un
comodo
governo
con
la
DC
.
L
'
abitudine
al
centrosinistra
,
agli
agi
del
tranquillo
potere
coi
democristiani
tocca
molti
quadri
del
PSI
.
È
il
partito
degli
assessori
,
che
resiste
alle
innovazioni
,
e
contro
il
quale
la
battaglia
di
Craxi
è
ancora
tutt
'
altro
che
vinta
:
«
Lo
scoglio
vero
è
la
moralizzazione
del
partito
»
dicono
i
collaboratori
del
segretario
socialista
.
Spinta
dalla
direzione
,
la
commissione
di
controllo
,
un
organo
che
in
passato
ha
funzionato
in
maniera
discontinua
,
è
tornata
a
una
discreta
efficienza
.
Obiettivo
:
ripulire
la
periferia
più
inquinata
dal
sottogoverno
.
In
quattro
mesi
i
discussi
dirigenti
di
sette
federazioni
sono
stati
destituiti
e
al
loro
posto
è
stato
nominato
un
commissario
.
Fra
qualche
mese
analoghi
provvedimenti
colpiranno
altre
sei
federazioni
.
Quasi
dovunque
sono
stati
inviati
ispettori
per
controllare
il
tesseramento
,
artefatto
soprattutto
in
Calabria
e
in
Sicilia
.
A
Salerno
,
feudo
del
deputato
manciniano
Enrico
Quaranta
,
il
commissario
Raffaele
Delfino
ha
cominciato
col
far
pagare
le
quote
di
finanziamento
obbligatorio
al
partito
,
sinora
evase
,
a
sindaci
,
consiglieri
comunali
,
amministratori
di
enti
pubblici
,
riuscendo
a
raccogliere
,
in
pochi
giorni
,
14
milioni
.
Lo
sforzo
di
Craxi
e
della
maggioranza
che
lo
sostiene
è
anche
diretto
a
riorganizzare
il
partito
secondo
nuovi
schemi
:
minor
accentramento
,
maggior
responsabilità
alle
federazioni
,
divisione
dell
'
attività
di
partito
in
quattro
collettivi
di
lavoro
(
economia
,
cultura
,
organizzazione
,
diritti
civili
)
,
istituzione
di
una
Scuola
di
partito
e
di
centri
di
formazione
dei
quadri
,
alcuni
dei
quali
autogestiti
dalla
base
.
In
alcune
federazioni
i
corsi
sono
già
cominciati
,
in
altri
(
Pavia
,
per
esempio
)
i
congressi
di
sezione
sono
stati
trasformati
in
lezioni
di
tipo
quasi
universitario
di
politica
e
di
economia
.
«
Il
20
giugno
ci
ha
fatto
capire
»
dice
il
senatore
calabrese
Sisinio
Zito
,
condirettore
di
«
Mondo
operaio
»
,
la
rivista
ideologica
del
PSI
«
che
gli
sbandamenti
politici
sono
stati
anche
una
conseguenza
di
un
modo
di
far
politica
strozzato
e
verticistico
»
.
Uno
degli
strumenti
principali
di
educazione
e
formazione
dei
quadri
sarà
l
'
«
Avanti
!
»
,
il
quotidiano
del
PSI
che
col
nuovo
anno
cambierà
aspetto
(
uscirà
formato
tabloid
)
e
contenuti
.
Secondo
la
direzione
,
dovrebbe
servire
a
sviluppare
il
dibattito
politico
attorno
alle
tesi
del
partito
.
Dietro
a
tutte
queste
iniziative
,
il
Centro
studi
,
guidato
da
Covatta
,
strumento
per
la
delicata
operazione
di
identificazione
e
di
recupero
dell
'
area
socialista
.
Insieme
con
Covatta
lavorano
studiosi
come
Stefano
Rodotà
,
Giuseppe
Tamburrano
,
Massimo
Teodori
,
Ruggero
Orfei
,
Gino
Giugni
,
Giorgio
Ruffolo
,
nel
tentativo
di
allacciare
contatti
con
la
nuova
realtà
di
base
,
i
consigli
di
quartiere
,
di
fabbrica
,
di
scuola
,
i
partiti
laici
minori
,
i
radicali
(
a
Genova
,
Bologna
,
Pavia
,
PSI
e
PR
hanno
già
cominciato
a
lavorare
insieme
,
con
la
prospettiva
di
liste
comuni
alle
prossime
elezioni
)
.
Il
modello
è
soprattutto
il
Partito
socialista
francese
di
François
Mitterrand
,
un
partito
che
dopo
anni
di
crisi
è
riuscito
a
passare
dal5
al
27%
.
Secondo
i
socialisti
italiani
tra
i
due
partiti
esistono
alcune
differenze
fondamentali
:
«
Il
PSF
è
cresciuto
anche
con
l
'
appoggio
dei
club
politico
-
culturali
,
esperienze
ben
radicate
nella
storia
francese
,
ma
di
poca
consistenza
in
quella
italiana
»
ricorda
Enrico
Manca
,
membro
della
direzione
del
PSI
.
«
Inoltre
venne
spinto
verso
l
'
alleanza
delle
sinistre
dal
gollismo
,
un
'
esperienza
irripetibile
in
Italia
»
.
Ma
ci
possono
essere
strette
rassomiglianze
.
«
Identificazione
di
un
ruolo
specifico
e
autonomo
del
PSI
,
né
subalterno
al
PCI
e
alla
DC
né
interprete
di
una
terza
forza
di
tipo
anticomunista
»
spiega
Aldo
Aniasi
,
«
rapporto
con
le
masse
dei
lavoratori
cattolici
che
in
Francia
hanno
contribuito
al
successo
di
Mitterrand
.
Un
fenomeno
che
potrebbe
ripetersi
anche
in
Italia
»
.
Superato
l
'
anticlericalismo
di
stampo
ottocentesco
,
í
socialisti
sono
oggi
sempre
più
attenti
al
recupero
della
sinistra
CISL
e
dei
militanti
aclisti
.
«
Oggi
nella
federazione
bolognese
del
PSI
»
dice
Gabriele
Gherardi
,
ex
direttore
della
rivista
cattolica
«
Il
Regno
»
,
responsabile
della
commissione
culturale
del
PSI
a
Bologna
«
ci
sono
almeno
15
quadri
di
partito
di
un
certo
rilievo
che
sono
cattolici
.
Forse
molti
non
lo
sanno
,
perché
il
PSI
non
ha
mai
esibito
i
suoi
voti
cattolici
.
Non
li
ha
mai
strumentalizzati
,
come
è
successo
invece
in
altri
partiti
»
.
Le
nuove
posizioni
del
Partito
socialista
sono
state
valutate
positivamente
dal
PCI
.
«
Con
le
loro
posizioni
»
ha
scritto
Achille
Occhetto
,
segretario
regionale
della
Sicilia
,
sull
'
«
Unità
»
del
21
novembre
,
«
i
compagni
socialisti
dimostrano
di
voler
concorrere
in
modo
unitario
alla
definizione
positiva
di
un
nuovo
quadro
politico
.
Si
tratta
indubbiamente
di
una
rilevante
novità
»
.
A
questo
riavvicinamento
fra
i
due
partiti
,
nonostante
gli
attriti
e
le
polemiche
che
continuano
in
periferia
(
in
Lombardia
,
in
Umbria
,
in
Emilia
Romagna
,
dove
i
socialisti
mal
sopportano
l
'
egemonia
comunista
nelle
giunte
locali
e
la
linea
del
compromesso
storico
.
«
Sono
stufo
di
vedere
Zangheri
cantare
la
serenata
alla
DC
»
dice
Vito
Germinario
,
capogruppo
del
PSI
a
Bologna
)
,
i
dirigenti
del
PSI
danno
due
spiegazioni
:
maggiore
credibilità
di
Craxi
in
via
delle
Botteghe
Oscure
e
desiderio
da
parte
dei
comunisti
di
trovare
nel
PSI
un
sostegno
in
un
momento
difficile
anche
per
loro
e
per
il
paese
.
«
Ma
avvicinamento
non
vuoi
dire
confusione
di
ruoli
»
avverte
Manca
.
«
Mai
come
oggi
siamo
stati
così
distanti
dal
PCI
sul
problema
della
fusione
fra
i
due
partiti
e
così
vicini
rispetto
agli
obiettivi
da
raggiungere
»
.
StampaPeriodica ,
Lo
Steinthal
,
nella
polemica
contro
il
Becker
,
per
rendere
chiara
la
differenza
tra
Logica
e
Grammatica
si
vale
di
quest
'
esempio
:
"
Qualcuno
si
avvicina
a
una
tavola
rotonda
e
dice
:
Questa
tavola
rotonda
è
quadrata
.
Il
grammatico
tace
,
perfettamente
soddisfatto
;
ma
il
logico
grida
:
Assurdità
!
"
'
.
Che
il
logico
debba
dare
in
quel
grido
è
altrettanto
evidente
quanto
ragionevole
.
Il
concetto
geometrico
di
figura
rotonda
è
nettamente
distinto
da
quello
di
figura
quadrata
:
che
l
'
uno
sia
l
'
altro
è
in
geometria
,
o
in
una
certa
parte
almeno
della
geometria2
,
impensabile
.
Quelle
affermazioni
contradittorie
eccitano
la
mente
come
se
volessero
apprenderle
qualcosa
,
e
la
deludono
;
donde
l
'
impeto
d
'
insofferenza
contro
l
'
assurdo
che
si
vorrebbe
imporle
.
Anche
evidente
sembra
che
la
Grammatica
,
dinanzi
a
una
proposizione
di
quella
sorta
,
si
debba
mostrare
soddisfatta
.
Le
sue
regole
vi
sono
perfettamente
osservate
:
il
femminile
"
tavola
"
è
trattato
come
femminile
;
l
'
aggettivo
"
rotonda
"
è
accordato
col
sostantivo
in
genere
,
numero
e
caso
;
il
verbo
è
in
terza
persona
singolare
e
si
accorda
col
soggetto
,
come
col
soggetto
si
accorda
l
'
attributo
;
e
così
via
.
Senonché
lo
Steinthal
ha
dimenticato
di
proporsi
una
terza
domanda
:
"
Che
cosa
direbbe
dinanzi
a
quella
proposizione
l
'
estetico
?
"
.
O
,
piuttosto
,
non
si
pone
questa
domanda
a
causa
degli
insufficienti
concetti
di
teoria
estetica
che
portava
nelle
sue
indagini
,
pur
tanto
pregevoli
,
dei
rapporti
tra
linguaggio
e
pensiero
.
Proponendocela
,
noi
diciamo
che
l
'
estetico
,
a
differenza
dal
grammatico
e
in
pieno
accordo
col
logico
,
dichiarerà
anche
lui
assurda
quella
proposizione
.
Non
che
l
'
uomo
estetico
in
quanto
tale
si
dia
pensiero
dei
concetti
geometrici
e
della
loro
esattezza
e
verità
;
ma
,
entrati
che
si
sia
nella
sfera
di
quei
concetti
,
l
'
Estetica
,
come
la
Logica
,
esige
che
se
ne
segua
l
'
interna
necessità
.
Il
politeismo
sarà
,
come
concezione
filosofica
,
erroneo
;
ma
niente
vieta
che
s
'
immagini
una
società
di
esseri
potentissimi
,
che
vivano
in
un
certo
luogo
inattingibile
,
e
variamente
intervengano
nelle
cose
umane
,
come
gli
dèi
d
'
Omero
nelle
contese
degli
eroi
,
o
come
gli
abitanti
di
Marte
,
in
un
recente
romanzo
fantastico
,
scendono
sulla
terra
.
Onde
il
politeismo
,
fin
tanto
che
non
gli
si
attribuisca
valore
logico
e
filosofico
,
serba
valore
estetico
.
Ma
io
non
posso
immaginare
qualcosa
di
rotondo
che
sia
quadrato
.
Quelle
parole
sono
,
anche
pel
mio
spirito
estetico
,
vuote
:
non
sono
parole
ma
suoni
,
che
sembrano
promettermi
qualcosa
e
non
attengono
la
promessa
:
eccitano
il
pensiero
(
e
la
fantasia
che
si
lega
al
pensiero
)
e
lo
deludono
.
-
Se
voglio
dare
concretezza
d
'
immagine
a
quella
proposizione
,
debbo
considerarla
,
per
es
.
,
come
costruita
intenzionalmente
a
rappresentare
un
'
incoerenza
mentale
;
cioè
immaginare
l
'
atto
arbitrario
di
chi
combini
voci
prive
di
senso
:
il
che
facciamo
per
l
'
appunto
in
questo
momento
col
valercene
al
modo
dello
Steinthal
come
esempio
,
e
per
questo
ci
è
possibile
tenervi
sopra
fissa
la
mente
e
discorrerne
.
Ma
,
quando
non
se
ne
cangia
il
primo
significato
e
valore
,
la
proposizione
:
"
Questa
tavola
rotonda
è
quadrata
"
,
come
è
impensabile
così
non
è
immaginabile
,
come
è
illogica
così
è
inestetica
;
e
anzi
,
in
questo
caso
,
è
inestetica
,
perché
illogica
.
Ciò
importa
che
quella
proposizione
è
falsa
senza
remissione
:
falsa
nella
sfera
della
coscienza
estetica
,
falsa
nella
sfera
della
coscienza
logica
.
E
,
poiché
altra
forma
di
conoscenza
non
v
'
ha
fuori
dell
'
intuitiva
e
della
concettuale
,
quella
proposizione
è
respinta
fuori
della
cerchia
dello
spirito
teoretico
.
Pure
,
la
Grammatica
,
secondo
lo
Steinthal
,
si
è
dichiarata
e
persiste
a
dichiararsi
soddisfatta
.
Come
dunque
l
'
inimmaginabile
e
l
'
impensabile
può
essere
grammaticalmente
razionale
?
È
,
la
Grammatica
,
forma
speciale
di
conoscenza
?
Vi
è
forse
,
accanto
alla
verità
della
poesia
e
della
filosofia
,
la
verità
grammaticale
,
cioè
una
visione
grammaticale
delle
cose
?
Se
una
verità
delle
cose
secondo
Grammatica
si
confuta
col
suo
stesso
enunciato
,
cioè
con
un
sorriso
,
viene
di
conseguenza
che
le
regole
,
della
cui
applicazione
gode
il
grammatico
,
non
sono
leggi
di
verità
,
e
,
dunque
,
che
la
Grammatica
non
ha
valore
teoretico
e
scientifico
.
Il
dilemma
è
:
-
o
porre
quella
tale
verità
secondo
Grammatica
o
negare
valore
di
scienza
alla
Grammatica
;
-
e
dal
canto
nostro
già
sappiamo
,
per
esservi
giunti
per
altra
via
,
quel
che
sia
da
pensare
della
Grammatica
,
complesso
di
astrazioni
e
di
arbitri
di
uso
affatto
pratico
.
Ma
,
poiché
taluni
non
riescono
a
persuadersi
di
codesta
mancanza
di
verità
scientifica
nella
Grammatica
,
è
bene
invitarli
a
meditare
sull
'
esempio
arrecato
e
esortarli
a
risolvere
i
seguenti
problemi
:
-
Come
mai
quel
che
è
assurdo
logicamente
ed
esteticamente
,
può
essere
grammaticalmente
soddisfacente
?
Come
mai
sarebbe
scienza
quella
che
farebbe
la
teoria
di
prodotti
del
genere
di
"
Una
tavola
rotonda
è
quadrata
"
,
ossia
di
voci
vuote
di
senso
?
Appunto
se
fosse
scienza
,
la
Grammatica
sarebbe
la
scienza
della
"
tavola
rotonda
che
è
quadrata
"
,
l
'
Estetica
di
una
poesia
,
che
avrebbe
per
tipo
i
versi
famosi
,
grammaticalmente
e
metricamente
impeccabili
:
C
'
era
una
volta
un
ricco
pover
'
uomo
,
che
cavalcava
un
nero
caval
bianco
;
salìa
scendendo
il
campanil
del
Duomo
poggiandosi
sul
destro
lato
manco
...
L
'
Etica
teorizza
le
azioni
degli
eroi
e
dei
santi
,
l
'
Estetica
,
i
poemi
e
le
sculture
dei
Danti
e
dei
Michelangeli
,
la
Logica
,
i
sistemi
filosofici
dei
Platoni
e
dei
Kant
:
la
Grammatica
come
scienza
teorizzerebbe
,
invece
,
la
"
tavola
rotonda
-
quadrata
"
e
il
"
ricco
pover
'
uomo
"
.
Ma
la
Grammatica
non
è
nata
e
non
vive
per
essere
scienza
e
filosofia
e
critica
,
né
a
tal
fine
dirige
i
suoi
sforzi
.
Al
qual
proposito
conviene
tornare
in
parte
sull
'
affermazione
dello
Steinthal
,
perché
,
a
dir
vero
,
dinanzi
a
un
detto
del
tipo
:
"
Questa
tavola
rotonda
è
quadrata
"
,
il
grammatico
che
sia
veramente
consapevole
del
proprio
ufficio
,
il
grammatico
che
non
varchi
i
limiti
della
propria
competenza
,
non
si
dichiara
soddisfatto
,
come
crede
lo
Steinthal
,
e
neppure
insoddisfatto
.
Egli
sa
che
suo
ufficio
non
è
di
pronunziare
giudizio
alcuno
,
ma
di
porre
certe
regole
,
che
hanno
una
determinata
utilità
.
Dinanzi
a
una
pagina
qualsiasi
,
che
venga
sottoposta
al
suo
giudizio
,
non
si
domanda
dunque
se
sia
approvabile
o
no
,
secondo
che
le
regole
grammaticali
vi
siano
sta
-
te
o
no
applicate
;
ma
dichiara
la
propria
incompetenza
,
scrivendo
nel
margine
di
quelle
pagine
:
Videat
logicus
,
videat
aestheticus
.
Se
facesse
altrimenti
,
si
cangerebbe
in
critico
grammaticale
dell
'
arte
o
della
scienza
,
in
pedante
degno
di
quella
irrisione
onde
è
stato
tante
volte
colpito
.
Questo
passaggio
dalla
Grammatica
alla
pedanteria
è
,
in
verità
,
accaduto
e
accade
spesso
;
ma
,
tuttavia
,
non
v
'
ha
ragione
alcuna
intrinseca
per
la
quale
un
grammatico
debba
essere
di
necessità
pedante
,
non
essendovi
ragione
intrinseca
che
lo
spinga
a
confondere
il
campo
pratico
con
quello
filosofico
,
e
a
convertirsi
da
costruttore
di
tipi
astratti
in
giudice
di
realtà
concreta
e
viva
.
H
.
STEINTHAL
,
Grammatik
,
Logik
und
Psychologie
,
ihre
Principien
und
ihr
Verhältniss
zu
einander
(
Berlino
,
Dümmler
,
1855
)
,
p
.
220
.
Sotto
un
certo
aspetto
,
il
geometra
non
rifugge
da
quelle
unioni
di
contrari
,
e
,
come
diceva
lo
Hegel
criticando
il
principio
del
terzo
escluso
:
"
Per
quanto
a
siffatto
principio
ripugni
un
circolo
poligonale
o
un
arco
di
cerchio
rettilineo
,
i
geometri
non
si
fanno
scrupolo
di
considerare
e
trattare
un
circolo
come
un
poligono
di
lati
rettilinei
"
(Encykl.,
§
119
Anm
.
)
.
Ma
tali
considerazioni
,
come
le
disquisizioni
dello
Stuart
Mill
e
di
altri
sulla
possibilità
di
un
mondo
dove
si
abbiano
circoli
rettangoli
e
via
discorrendo
,
non
hanno
che
vedere
con
la
questione
presente
.
StampaPeriodica ,
Le
leggi
fonetiche
sono
legittime
e
utili
,
e
sono
anche
un
grave
errore
di
teoria
del
linguaggio
,
secondo
che
in
uno
o
in
altro
modo
vengano
intese
.
Legittime
e
utili
,
quando
servono
solamente
a
presentare
in
compendio
e
per
approssimazione
certe
diversità
che
si
notano
nei
linguaggi
da
un
tempo
a
un
altro
o
da
un
popolo
a
un
altro
.
La
loro
utilità
è
in
tal
caso
quella
medesima
della
Grammatica
;
e
anzi
,
esse
nell
'
intrinseco
non
sono
altro
che
Grammatica
.
Né
a
rigore
è
dato
neppure
distinguere
Grammatica
storica
e
Grammatica
dell
'
uso
vivo
,
perché
anche
l
'
"
uso
vivo
"
che
cos
'
altro
è
se
non
un
momento
storico
?
Neppure
si
può
porre
divario
nell
'
intrinseco
tra
Grammatica
storica
e
Grammatica
normativa
,
perché
la
forma
di
norma
o
comando
,
che
sia
data
all
'
enunciazione
di
una
regolarità
,
non
ne
cangia
la
natura
teoretica
.
Quando
invece
,
dimenticandosi
la
loro
origine
arbitraria
e
di
comodo
,
quelle
leggi
vengono
ipostatate
e
considerate
come
leggi
reali
del
parlare
,
si
entra
nell
'
errore
.
L
'
uomo
,
nel
parlare
,
non
ubbidisce
alle
leggi
fonetiche
,
ma
alla
legge
dello
spirito
estetico
,
che
gli
fa
trovare
volta
per
volta
l
'
espressione
adatta
di
quel
che
gli
si
agita
nell
'
animo
:
espressione
sempre
nuova
,
perché
il
sentimento
da
esprimere
è
sempre
nuovo
.
Considerare
le
leggi
fonetiche
come
leggi
reali
significa
compiere
l
'
indebito
passaggio
dai
concetti
empirici
ai
filosofici
,
che
è
proprio
dell
'
empirismo
e
materialismo
.
L
'
esattezza
di
quanto
si
è
ora
osservato
trova
conferma
in
ogni
punto
di
uno
studio
di
Eduardo
Wechssler
,
che
vorrebbe
essere
favorevole
alla
realtà
e
verità
delle
leggi
fonetiche
.
Il
Wechssler
comincia
dal
ricordare
un
'
osservazione
dello
Schuchardt
:
che
"
la
tesi
dell
'
assolutezza
delle
leggi
fonetiche
e
quella
della
classificabilità
dei
dialetti
,
sono
strettamente
congiunte
tra
loro
"
.
In
effetto
,
senza
questo
primo
.
arbitrio
grammaticale
onde
gli
svariatissimi
prodotti
linguistici
di
un
paese
e
di
un
'
epoca
o
serie
di
epoche
vengono
trattati
come
entità
costanti
e
distinguibili
per
segni
certi
da
altre
entità
siffatte
,
mancherebbe
la
materia
per
qualsiasi
legge
fonetica
.
Ma
non
basta
:
il
Wechssler
è
costretto
anche
ad
ammettere
l
'
esistenza
delle
parole
isolate
.
Certamente
,
egli
si
rende
conto
di
tutte
le
obiezioni
dei
linguisti
in
proposito
,
ma
finisce
con
l
'
acconciarsi
alla
conclusione
"
che
ciò
che
noi
parliamo
sono
,
sì
,
proposizioni
o
espressioni
(
Äusserungen
)
,
ma
ciò
con
cui
parliamo
,
ossia
il
materiale
linguistico
,
sono
parole
"
(
p
.
369
)
.
L
'
arbitrio
è
qui
nell
'
immaginare
che
l
'
uomo
adoperi
come
mezzi
le
parole
isolate
:
arbitrio
subito
svelato
quando
si
consideri
che
la
coscienza
della
parola
isolata
proviene
dalla
Grammatica
empirica
.
Per
l
'
uomo
primitivo
,
o
pregrammaticale
che
si
dica
,
ossia
nella
spontaneità
del
parlare
,
la
proposizione
è
un
continuum
,
e
non
sussistono
parole
staccate
,
quasi
pietre
con
cui
si
costruisca
un
edifizio
:
vi
sono
nient
'
altro
che
impressioni
o
commozioni
,
sintetizzate
e
oggettivate
in
una
formola
o
proposizione
.
Nell
'
analfabeta
può
mancare
,
o
essere
debolissima
,
la
coscienza
delle
parole
staccate
,
e
nondimeno
il
parlare
raggiungere
un
alto
grado
di
perfezione
.
Né
basta
ancora
:
il
Wechssler
deve
compiere
un
terzo
arbitrio
e
parlare
dell
'
esistenza
del
suono
singolo
(
Einzellaut
)
.
Anche
qui
egli
si
rende
conto
dell
'
impossibilità
di
distinguere
tra
loro
i
suoni
che
passano
l
'
uno
nell
'
altro
per
infinite
gradazioni
;
ma
pur
si
appiglia
al
mezzo
termine
,
che
sia
lecito
stabilire
gruppi
o
categorie
di
suoni
affini
e
considerarli
come
suoni
singoli
(
pp
.
369-374
)
.
Il
procedere
affatto
arbitrario
è
designato
in
questa
sua
arbitrarietà
con
chiarezza
tale
che
parole
non
vi
appulcro
.
E
anzi
il
Sievers
,
al
quale
il
Wechssler
si
appoggia
,
dice
nella
sua
Phonetik
proprio
così
:
"
Dies
Verfahren
ist
an
sich
willkürlich
,
sondern
praktisch
berechtigt
"
.
Che
poi
gli
uomini
,
nel
parlare
e
ascoltare
apprendano
codeste
categorie
arbitrarie
,
o
codeste
medie
di
suoni
singoli
,
e
non
invece
ciascun
suono
nella
sua
particolare
sfumatura
,
mi
sembra
asserzione
gratuita
e
anche
contradittoria
.
Movendo
da
questi
supposti
(
pratici
e
non
scientifici
)
,
si
possono
ben
notare
mutamenti
di
suoni
,
cioè
il
triplice
fenomeno
della
sostituzione
dei
suoni
(
Lautersatz
)
,
della
sparizione
(
Lautschwund
)
e
dell
'
accrescimento
(
Lautzuwachs
)
;
e
si
può
ben
chiamarli
"
leggi
fonetiche
"
.
Si
compie
per
tal
modo
una
finzione
concettuale
,
la
cui
validità
è
dentro
i
limiti
della
finzione
,
ma
che
,
trasportata
in
scienza
pura
o
filosofia
,
perde
ogni
valore
,
o
,
se
ci
si
ostina
a
serbarglielo
,
si
converte
in
errore
.
Lasciamo
da
parte
le
cause
dei
mutamenti
(
delle
quali
il
Wechssler
enumera
dodici
)
;
e
prendiamo
un
esempio
di
codesti
mutamenti
,
già
formolato
dall
'
Ascoli
e
dal
Nigra
:
le
variazioni
cui
andò
soggetta
la
lingua
romana
nel
passare
sulla
bocca
dei
celti
pel
fatto
che
questi
erano
abituati
a
pronunziare
una
diversa
lingua
.
Trattando
come
qualcosa
di
fisso
la
lingua
romana
e
le
abitudini
di
pronunzia
dei
celti
,
si
possono
stabilire
le
leggi
fonetiche
di
questi
mutamenti
.
Ma
non
bisogna
dimenticare
che
queste
leggi
non
son
altro
che
il
compendio
dei
fatti
osservati
,
e
che
la
realtà
spetta
a
questi
fatti
,
non
al
compendio
che
li
impoverisce
e
falsifica
.
Un
qualcosa
,
comune
più
o
meno
ai
celti
e
più
o
meno
assente
nei
romani
,
c
'
era
di
certo
;
ma
circoscriverlo
e
determinarlo
in
astratto
non
si
può
se
non
per
atto
di
arbitrio
.
In
concreto
,
quel
qualcosa
è
determinabile
,
ma
solo
come
individualità
,
per
diretta
e
individua
percezione
.
Se
il
Wechssler
non
si
forma
un
concetto
giusto
delle
leggi
fonetiche
,
la
ragione
è
da
cercare
nel
concetto
poco
esatto
che
egli
ha
del
linguaggio
.
Si
veda
la
dottrina
sulla
origine
o
natura
del
linguaggio
,
esposta
nel
primo
capitolo
del
suo
lavoro
,
e
che
consiste
nel
riattaccare
il
linguaggio
ai
movimenti
riflessi
(
Reflexbewegungen
)
.
Vi
sarebbero
,
secondo
lui
,
cinque
classi
di
movimenti
espressivi
umani
:
1
)
quelli
originarî
dell
'
eccitamento
interno
,
come
l
'
impallidire
e
l
'
arrossire
,
poco
suscettibili
di
essere
sottomessi
alla
volontà
;
2
)
il
gioco
della
fisionomia
,
anche
difficile
a
dominare
;
3
)
i
cenni
o
gesti
,
più
dominabili
,
tanto
che
si
discorre
di
un
linguaggio
di
gesti
;
4
)
il
linguaggio
in
senso
proprio
,
in
cui
prevalgono
i
movimenti
volontarî
;
e
5
)
i
movimenti
espressivi
secondarî
,
come
quegli
ottici
,
che
danno
origine
alle
varie
scritture
.
In
una
convivenza
umana
si
vedono
e
si
odono
spesso
ripetuti
un
determinato
gesto
(
per
es
.
,
scuotere
il
capo
in
segno
di
contrarietà
)
o
un
determinato
grido
(
per
es
.
,
di
orrore
)
;
e
si
forma
la
facile
osservazione
,
che
il
medesimo
segno
accompagna
sempre
un
medesimo
stato
di
coscienza
.
E
alcuni
,
i
meglio
dotati
,
compiono
il
breve
passo
che
resta
ancora
da
compiere
,
e
riproducono
quel
gesto
o
quel
suono
come
movimento
volontario
;
ed
ecco
nascere
il
linguaggio
(
p
.
353
)
.
-
Con
questa
teoria
,
si
torna
al
concetto
(
che
pareva
morto
e
sotterrato
)
del
linguaggio
convenzione
o
associazione
di
due
rappresentazioni
volontariamente
messe
in
rapporto
.
Più
importante
della
debole
dottrina
del
linguaggio
e
delle
leggi
fonetiche
è
la
parte
storica
che
il
Wechssler
aggiunge
alla
sua
trattazione
e
che
si
aggira
segnatamente
su
tre
punti
:
sul
concetto
delle
leggi
fonetiche
,
su
quello
del
linguaggio
come
organismo
,
e
sulla
divisione
della
storia
del
linguaggio
in
due
periodi
,
il
periodo
di
formazione
e
il
periodo
di
svolgimento
.
Potrà
sembrare
strano
che
il
concetto
di
leggi
fonetiche
risalga
(
come
dimostra
il
Wechssler
)
proprio
a
Guglielmo
di
Humboldt
,
il
quale
lo
accenna
per
la
prima
volta
in
una
lettera
al
Bopp
del
1826
.
Ma
lo
Humboldt
non
portò
mai
a
compiuta
chiarezza
le
sue
geniali
idee
di
filosofia
linguistica
;
donde
le
frequenti
contradizioni
che
in
lui
si
notano
.
Dopo
avere
avuta
molta
fortuna
in
principio
,
le
leggi
fonetiche
cominciarono
a
suscitare
dubbi
nel
campo
stesso
dei
glottologi
e
filologi
,
e
furono
assai
discusse
segnatamente
negli
anni
tra
il
1876
e
il
1885
.
Da
quel
tempo
,
sebbene
si
seguiti
a
farne
uso
pratico
(
attenuandone
spesso
il
nome
pomposo
nell
'
altro
di
"
regole
"
o
di
"
mutamenti
fonetici
"
)
,
sono
in
teoria
molto
scosse
.
Sfavorevole
,
tra
gli
altri
,
si
dimostra
ad
esse
un
linguista
dell
'
acume
di
Hugo
Schuchardt
.
L
'
errore
del
linguaggio
come
organismo
culmina
nello
Schleicher
,
il
quale
,
sedotto
dal
metaforico
vocabolo
"
organismo
"
che
lo
Humboldt
adoperava
in
significato
idealistico
,
pretese
trattare
la
Linguistica
come
scienza
naturale
,
cioè
cadde
nell
'
accennato
errore
materialistico
.
Allo
Schleicher
risalgono
anche
i
tentativi
di
una
"
fisiologia
del
linguaggio
"
.
"
La
storia
della
dottrina
dell
'
organismo
in
Linguistica
(
dice
il
Wechssler
)
si
può
considerare
in
sostanza
come
la
storia
di
una
metafora
presa
alla
lettera
ed
elevata
a
teoria
"
.
Del
terzo
errore
,
cioè
di
quello
onde
la
storia
del
linguaggio
viene
divisa
in
due
periodi
,
non
rimasero
immuni
del
tutto
né
lo
Humboldt
né
lo
Steinthal
;
ma
se
ne
sono
avveduti
e
lo
hanno
accusato
di
recente
lo
Scherer
e
il
Paul
.
Contro
le
leggi
fonetiche
,
contro
il
principio
di
pigrizia
degli
organi
e
di
comodità
quale
spiegazione
dei
mutamenti
fonetici
,
contro
le
pretese
dei
linguisti
di
farla
da
fisiologi
(
ossia
di
compilare
i
risultati
del
sapere
altrui
invece
di
dare
quelli
del
campo
loro
proprio
di
studi
)
è
rivolto
un
breve
scritto
del
prof
.
Scerbo
.
Gli
odierni
trattati
di
Linguistica
cominciano
sovente
col
descrivere
l
'
apparato
della
gola
e
della
bocca
,
cioè
con
un
capitolo
tolto
alla
Fisiologia
.
Nell
'
Università
di
Pisa
,
è
stato
fondato
un
gabinetto
fisioglottologico
;
nel
Collegio
di
Francia
,
un
laboratorio
di
fonetica
sperimentale
.
Opponendosi
alle
confusioni
e
stravaganze
di
cui
codeste
nuove
istituzioni
danno
prova
,
lo
Scerbo
sostiene
che
il
linguaggio
ha
leggi
spirituali
e
non
fonetiche
;
che
non
domina
in
esso
la
pigrizia
o
la
comodità
,
ma
,
tutt
'
al
più
,
l
'
economia
,
forma
spirituale
anch
'
essa
;
che
nessun
concetto
utile
al
linguista
è
stato
finora
fornito
dalla
Fisiologia
.
Il
linguaggio
(
egli
dice
ripetutamente
)
è
opera
dello
spirito
:
l
'
intelligenza
,
la
volontà
,
la
memoria
,
l
'
attenzione
,
la
fantasia
spiegano
,
esse
solamente
,
il
suo
prodursi
.
Ma
le
varie
attività
spirituali
che
lo
Scerbo
chiama
a
raccolta
entrano
poi
davvero
tutte
,
e
alla
pari
,
nella
produzione
del
linguaggio
?
Egli
non
dà
sufficiente
rilievo
all
'
intuizione
(
o
fantasia
)
come
atto
spirituale
primitivo
,
dal
quale
soltanto
si
origina
il
linguaggio
e
che
,
anzi
,
è
il
linguaggio
stesso
.
L
'
intelletto
(
inteso
come
intelletto
logico
)
non
ha
nel
linguaggio
parte
primaria
;
la
memoria
non
è
una
speciale
categoria
o
attività
dello
spirito
;
la
volontà
può
entrare
nel
linguaggio
solamente
nel
fatto
esterno
della
comunicazione
agli
altri
,
ma
non
è
essenziale
,
costitutiva
e
peculiare
della
formazione
linguistica
.
E
se
lo
Scerbo
,
come
ne
siamo
sicuri
,
affinerà
in
questa
parte
i
suoi
pensieri
,
non
scriverà
più
come
ha
scritto
in
principio
,
che
"
la
parola
qual
puro
segno
convenzionale
(
se
non
nell
'
origine
,
certo
in
progresso
di
tempo
,
allorché
le
primitive
accezioni
,
massime
degli
elementi
formali
del
linguaggio
,
si
sono
oscurate
o
dimenticate
)
non
ha
verun
intimo
e
necessario
rapporto
con
l
'
idea
"
.
In
verità
,
la
parola
non
è
mai
segno
convenzionale
,
e
,
se
tale
non
era
in
principio
,
tale
non
può
divenire
nel
séguito
,
perché
le
attività
spirituali
non
cangiano
natura
;
e
ha
sempre
rapporto
strettissimo
con
l
'
idea
in
quanto
è
rappresentazione
,
benché
non
ne
abbia
alcuno
con
l
'
idea
in
quanto
concetto
.
Poniamo
(
tanto
per
intenderci
)
che
un
uomo
primitivo
o
selvaggio
esprima
l
'
apparire
di
un
cane
con
la
proposizione
:
"
Ecco
un
baubau
"
.
Questa
proposizione
non
ha
verun
rapporto
col
concetto
(
con
la
verità
scientifica
)
del
cane
;
ma
ne
ha
uno
diretto
con
le
impressioni
che
l
'
apparire
del
cane
desta
nell
'
uomo
primitivo
.
Un
uomo
moderno
dirà
invece
:
"
Ecco
un
cane
"
.
Neanche
questo
detto
ha
alcun
rapporto
col
concetto
astratto
del
cane
,
ma
anch
'
esso
ha
rapporto
con
le
impressioni
che
il
fatto
desta
nell
'
uomo
moderno
;
il
quale
,
diverso
dal
selvaggio
,
fornito
di
un
ricco
patrimonio
di
rappresentazioni
e
idee
,
all
'
apparizione
del
cane
prova
impressioni
diverse
da
quelle
provate
dall
'
uomo
primitivo
:
donde
le
parole
:
"
Ecco
un
cane
"
,
e
non
le
altre
:
"
Ecco
un
baubau
"
.
Se
l
'
uomo
dell
'
ipotesi
fosse
un
naturalista
,
vivente
tutto
nella
sua
scienza
,
le
impressioni
suscitate
in
lui
dalla
vista
del
cane
potrebbero
dare
luogo
addirittura
a
un
detto
come
:
"
Ecco
un
canis
familiaris
"
.
E
queste
parole
sarebbero
tanto
poco
convenzionali
,
quanto
poco
convenzionali
e
affatto
spontanee
erano
le
ipotetiche
parole
del
selvaggio
.
Ciò
che
diciamo
qui
in
modo
quasi
popolare
è
semplice
conseguenza
dell
'
importante
principio
onde
è
stata
abolita
la
distinzione
di
periodo
originario
e
periodo
posteriore
del
linguaggio
.
Il
periodo
originario
di
creazione
non
è
stato
mai
,
perché
è
stato
,
è
e
sarà
sempre
;
il
periodo
di
puro
svolgimento
senza
creazione
non
c
'
è
,
e
non
è
stato
né
sarà
mai
.
La
creazione
primitiva
(
Urschöpfung
)
e
il
parlare
quotidiano
sono
una
sola
e
medesima
cosa
.
Sempre
che
si
parla
,
si
crea
il
linguaggio
;
e
,
come
lo
creò
l
'
immaginario
uomo
primitivo
che
aprì
la
bocca
la
prima
volta
a
parlare
,
così
lo
creiamo
noi
,
in
ogni
istante
della
vita
,
ripetendo
all
'
infinito
il
gran
miracolo
,
che
è
poi
il
miracolo
stesso
della
realtà
.
Gibt
es
Lautgesetze
?
(
Halle
,
1900
:
nelle
Forsch
.
z
.
roman
.
Philol
.
,
Festgabe
f
.
H
.
Suchier
,
pp
.
349-538
)
.
F
.
SCERBO
,
Spiritualità
del
linguaggio
(
Firenze
,
Tip
.
della
"
Rassegna
nazionale
"
,
1902
)
.