Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaPeriodica"
LA CONDIZIONE DEI MINATORI INGLESI ( ROSSELLI CARLO , 1926 )
StampaPeriodica ,
La grande battaglia che la classe operaia inglese sta conducendo in Inghilterra è di un così palpitante interesse ed è così gravida di conseguenze nell ' uno o nell ' altro senso , che la penna trema a buttar giù le prime impressioni . Chi ha visitato i distretti minerari inglesi , chi ha conosciuto anche per brevi ore tutte le durezze del lavoro sotterraneo , chi soprattutto ha visto coi propri occhi quale mirabile impiego facciano gli operai dei loro disputati incrementi salariali , non può non ribellarsi sentendo ragionare di diminuzione di salario e d ' aumento di orari . Chi scrive provò forse la più grande impressione della sua vita visitando i paesi di minatori del Galles del Sud , oggi alla testa della battaglia ; ed ebbe chiara e forte come non mai la visione e la fede nella incontenibile ascesa di una massa che aspira alla piena autonomia anche nel governo dell ' industria . Vi sono due aspetti in questa battaglia , che è un ritorno all ' azione diretta dopo le delusioni dell ' esperimento di governo , che vanno tenuti distinti : dal lato strettamente economico è indubitato che li operai , proprio obbiettivamente , hanno ragione . Il tono stesso della stampa liberale e conservatrice , ben altrimenti feroce in altre occasioni , se depone a favore del tradizionale equilibrio anglosassone , dice anche chiaramente quale sia il giudizio dell ' opinione pubblica . In sostanza si chiede agli operai una somma non indifferente di sacrifici al solo scopo di assicurare un profitto ai proprietari di miniere , a quei proprietari di miniere che lo stesso governo conservatore ha proclamato incapaci di condurre razionalmente l ' industria ; ma non si vuoi dar loro una seria garanzia che l ' auspicata riorganizzazione venga conseguita al più presto a spese evidentemente di essi proprietari , tagliando i rami secchi ed imponendo le necessarie fusioni . Se i proprietari , dicono i minatori , non sono stati capaci sinora , malgrado gli infiniti ammonimenti e le ripetute pressioni ( ricordate il progetto nazionalizzatore di Lloyd George ? ) di riorganizzare l ' industria , e non sono in grado di assicurarci un decente tenore di vita , si facciano allora da parte e cedano il campo a noi che ci sentiamo ormai capaci e degni di gestire l ' industria nell ' interesse generale . Dal lato politico certo la questione è più complessa , e ingenuo sarebbe sostenere , al punto a cui son giunte le cose , che si tratta di un conflitto puramente economico . Siamo di fronte ad una battaglia storica , magnifica per serietà , disciplina e compattezza , gravida di conseguenze per molti anni avvenire ( a meno di una rapida soluzione transazionale ) che non potrà non avere un grande sbocco sul terreno politico ; battaglia che certo pone a dura prova il regime liberale inglese da ogni punto di vista . Ma ridicola è l ' accusa di sovvertimento della costituzione lanciata all ' ultima ora contro il colosso unionistico ; esso è in realtà il grido angosciato di Odilon Barrot : « la légalité nous tue ! » ; è il terrore borghese contro il minaccioso avanzarsi delle forze del lavoro armate di quelle armi che esse seppero conquistarsi in un secolo di lotta per far trionfare un principio rivoluzionatore nella vita collettiva . E se chiamiamo sovversive le organizzazioni operaie che si valgono del diritto di sciopero assicurato dalla legge , come dovremmo chiamare allora coloro che per quattro anni , sovvertirono la vita del mondo per interessi particolari scatenando una guerra tremenda per sacrifici materiali , morali e spirituali ; che porta nel suo seno le cause di molti mali attuali ? Guai però se la vittoria trade unionista , che noi auspichiamo piena ed intera , dovesse restare priva di conseguenze nel campo politico ! Quanto maggiore un eventuale successo , tanto maggiori i pericoli . L ' esperienza italiana dopo l ' occupazione delle fabbriche ci ammonisce che in certe ore decisive rimangono vane o peggio tutte le vittorie che non pongono capo ad una conquista o per lo meno ad un ferreo controllo del centro direttivo , anche quando questo centro sia dotato di poteri relativamente così limitati come in Inghilterra il potere esecutivo . Certo si è che per il socialismo mondiale questa battaglia inglese ha un enorme valore sperimentale : essa ci dirà in sostanza se la democrazia borghese permette il graduale e possente avanzarsi delle forze del lavoro .
LA BATTAGLIA PER L’UNITÀ SOCIALISTA ( ROSSELLI CARLO , 1926 )
StampaPeriodica ,
La questione dell ' unità socialista sta per avere il suo epilogo che possiamo prevedere negativo . Dai massimalisti cioè , ancora una volta verrà un gesto di disperata negazione , di attaccamento non al proletariato , ma a una loro formula cento volte sconfitta . Possiamo tutti deplorare un tale stato di cose e conservare , nonostante questo , intatta la nostra fiducia che l ' unità socialista si farà . Ma è evidente che non possiamo per questo cedere a tentazioni di scetticismo e di abbandono . Al contrario : è nell ' azione che i socialisti devono proporsi di risolvere un problema che è fondamentale e che risponde al sentimento e agli interessi delle classi lavoratrici . Perciò il prossimo Congresso del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani ( ex Partito Unitario ) assumerà una importanza ancora maggiore , almeno per quanti navigano oggi contro corrente ansiosi di un segno di orientamento e di rinascita . Esso ci dirà fino a qual punto questa frazione tutt ' altro che trascurabile dei socialisti italiani ha la consapevolezza della funzione storica che l ' ora le affida di svolgere ; in quale misura cioè essa ha la capacità e l ' energia di farsi centro coordinatore e propulsore delle forze di opposizione , sulla base di quel programma di integrale rinnovamento della vita nazionale che noi e con noi sicuramente tutti i giovani da molti mesi invochiamo . Più volte sostenemmo la tesi che , nella attuale situazione , tocca ai socialisti l ' onore e l ' onere di guidare la opposizione italiana . E ora , col profilarsi di un nuovo non possumus massimalista , questa tesi si rafforza e si chiarisce fino a farci ritenere che saranno probabilmente gli elementi del disciolto partito unitario a farsi eco concreto dell ' appello che dalle masse si leva verso i socialisti perché vogliano sortire dalla stasi indecorosa nella quale si dibattono da anni . Noi non facciamo del partito un feticcio : siamo abbastanza sensibili per capire che non saranno le etichette che in definitiva trionferanno , ma le opere . Né abbiamo nascoste ( tutt ' altro ) le nostre modeste ma recise censure verso i maggiori esponenti del PSLI . Se diciamo che probabilmente una ripresa se una ripresa ha da esservi verrà dalle fila dei socialisti unitari è perché siamo convinti che questo partito ha in sé elementi tali da permettergli di assolvere il compito che ricordavamo più sopra . Si voglia o non si voglia il PSLI è l ' unico partito di opposizione che per il suo programma realistico , per gli appoggi e le simpatie che desta in tutti i ceti così manuali che intellettuali , per la notorietà dei suoi capi , per il primissimo posto occupato nella lotta , per il chiaro riconoscimento dell ' interesse universale e altamente umano dei valori oggi calpestati , per lo sforzo di contemperare le esigenze della classe con quelle della nazione , sia in grado di far leva su tutti i ceti non parassitari della popolazione e possa contare con quasi sicurezza per un non troppo lontano domani su un larghissimo seguito . Malgrado tutte le critiche che gli si rivolgono , il PSLI resta pur sempre l ' unico partito di massa che disponga di uno stato maggiore politico e sindacale degno di questo nome . E comunque si giudichino gli uomini che lo dirigono non si può fare a meno di riconoscere che cotesto troppo bistrattato stato maggiore , che è di una altezza morale fuori di discussione , è l ' unico esistente nelle fila dell ' opposizione . Il che , dati i tempi , non è poco . Si ricordi , infine , che esso è il solo partito , fatta eccezione forse per il repubblicano , nel quale si noti da tempo un fervore di iniziative e un promettente risveglio di forze giovanili ; e si affermi , sia pure faticosamente , un complesso processo di revisione . Questi e molti altri motivi ci fanno dunque ritenere che il PSLI , pur che sappia essere all ' altezza della situazione e sappia sfruttare i molti elementi che oggi giuocano in suo favore , potrà dare il primo segno tangibile di ripresa . E appunto per questo , noi vogliamo qui fissare sinteticamente quali sono secondo noi i massimi ostacoli che si frappongono tuttora nel suo cammino , nella speranza che il prossimo Congresso ci dica che le nostre critiche o sono superate o non hanno ragione di essere . Sembra dunque a noi che il PSLI comprometta le sue possibilità avvenire e in special modo la sua opera d ' attrazione dei migliori elementi della nuova generazione , per la riluttanza di alcuni dei suoi dirigenti a impostare la battaglia in modo radicale , adeguando cioè i suoi metodi di lotta alle ferree necessità dell ' ambiente e audacemente rivendicando quella iniziativa e quel posto nella ripresa oppositoria che gli vengono ormai da tempo per dovere e per diritto riconosciuti . Questa riluttanza deriva da un grave errore nella visione della situazione e da un troppo tenace e sentimentale attaccamento a un passato ormai definitivamente superato dal lato politico . Per essere più chiari sopravvive troppo in essi della mentalità , del programma , dello stato d ' animo aventiniani ; stati d ' animo , che , come è noto , comportavano la previsione di un rapido mutare della situazione per forze essenzialmente estranee all ' azione oppositoria , l ' accurata astensione da ogni candidatura alla successione , il desiderio di mantenere il contatto con tutte le forze di opposizione , il ripudio di tutti gli irrigidimenti che potessero eliminare anche una sola delle tante possibili soluzioni compromettendo nel tempo stesso l ' unità del blocco aventiniano . Ed ecco così non pochi degli unitari rifiutare nettamente ogni accenno alla questione istituzionale , ogni accentuazione della nota antiborghese , ogni maggiore precisazione intorno al programma del poi , ogni rivendicazione successoria . Ed ecco compromessa o gravemente ostacolata quell ' opera alla quale pure s ' ha da arrivare se vogliamo sortire dalle presenti distrette . Noi non abbiamo il culto della intransigenza esteriore e formale ; tanto che proclamiamo la necessità del più ampio mobilismo tattico . Non vogliamo imboscarci facendo nostre le negazioni in toto e rinchiudendoci in uno splendido isolamento che ci elimini dalla lotta positiva . Ma d ' altra parte non riusciamo assolutamente a comprendere la posizione di questi socialisti che in una situazione come l ' attuale danno prova di un malthusianismo così radicale da far loro respingere con orrore la tesi elementare della conquista del potere politico ; e che sono disposti a transigere a priori e in permanenza sul loro specifico programma , anche quando come oggi è il caso sono venute a cadere una per una tutte le condizioni che rendevano per l ' innanzi utile e forse inevitabile la transazione . Se ci fossero le forze con le quali e per le quali transigere , evitando gli irrigidimenti e i programmi a lunga scadenza , noi potremmo ancora riconoscere la logicità di una simile impostazione . Ma non riusciamo a vederle . Nel campo liberale e democratico , dove la disorganizzazione regnò sovrana non rimangono sulla breccia altro che pochi uomini di nobile carattere che reggono dignitosamente anche se spesso passivamente alla prova : e nel campo popolare è definitivamente cessata ogni attività anche strettamente legale . In campo restano dunque col PSLI solo i partiti repubblicano e massimalista , oltre scarse pattuglie democratiche . Sono queste le forze sulle quali , bene o male , possiamo fare assegnamento . Fuori di esse non ci sono in Italia , di forze reali , che i comunisti e i fascisti . Finché dunque il PSLI si ostinerà in questa erronea impostazione , solito frutto della solita immobilità di visione , darà inevitabilmente l ' impressione di essere disposto a tutti i compromessi pur di tenersi aperte tutte le strade ; e si inimicherà gli elementi più giovani e combattivi giustamente desiderosi per la somma stessa dei sacrifici che la lotta richiede di una assoluta nettezza di posizioni ideali e per salvare un passato ormai sepolto comprometterà l ' avvenire , il suo avvenire , immiserendo , sciupando questa grande battaglia . Ciò che si richiede in quest ' ora è un coraggioso riesame della situazione da un punto di vista meno contingente che la liberi dagli accidenti passeggeri e ingannatori . Quattro anni sono passati dall ' avvento del fascismo al potere e quasi due anni dal crollo dell ' Aventino . Noi non rammarichiamo nulla , non accusiamo nessuno . Chiediamo solo che si vogliano prendere una buona volta in considerazione le lezioni del passato ; chiediamo solo che si abbandoni l ' ottimismo facilone e la fede inconcussa nella legge del progresso indefinito ; chiediamo solo che gli oppositori italiani , pur senza cadere nelle braccia del volontarismo parolaio , si abituino a cercare la salvezza più nelle forze proprie che nelle armi , più nella storia che essi medesimi imbastiscono , che in quella imbastita dagli avversari e dal fato . Siamo stanchi di vivere alla giornata e di essere tutto , fuori che noi stessi . Occorre che i socialisti italiani tornino a essere loro , tornino cioè a battersi sul loro terreno , senza per questo rinnegare e allontanare nessuna forza efficiente di opposizione , ma solo facendosi essi centro delle forze affini con un programma che sia per lo meno socialista per l ' ispirazione e per gli ispiratori . Si facciano i socialisti , e per essi il PSLI , gli iniziatori dell ' accordo fra i partiti di opposizione per la conquista di un regime di integrale e agguerrita democrazia , il cui nerbo abbiano a essere le classi lavoratrici . L ' ora incalza e le masse , abbandonate a loro stesse , brancolano nel buio alla disperata ricerca di una luce , di un segno di vita , di ripresa , per piccoli che siano . Occorre far presto . Tra un anno potrebbe essere tardi . Altre mani sono pronte ad afferrare il bastone del comando . Il comunismo lavora . Contrapporre alla doppia concezione dittatoriale , per quanto profondamente diversa nei fini , una soluzione media che abbia come pernio il movimento socialista , come minimo comune denominatore la fede nel metodo democratico , come base essenziale le forze del lavoro in lotta per la loro emancipazione , ecco ciò che occorre in quest ' ora . Socialisti italiani , al lavoro .
CONGRESSO DEL PSLI ( - , 1926 )
StampaPeriodica ,
Il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani ha tenuto il suo Congresso . Esso ha approvato il programma del partito , ha votato un caldo appello all ' unità e ha concretato in una mozione della quale diamo qui di seguito ( riportandola da « Giustizia » ) la parte essenziale , il proprio pensiero sulla situazione . Il Convegno : premesso innanzi tutto che il Partito socialista dei lavoratori italiani procede nel vecchio solco del socialismo marxista , che non è un partito nuovo se non per le dure vicende del nostro Paese , che aderisce all ' Internazionale socialista operaia , e mira alla conquista del potere politico dello Stato , per trasformarlo , da organo di oppressione , in organo di affrancazione della classe lavoratrice e di tutta la società umana dal giogo del sistema capitalistico ; approvata la dichiarazione programmatica intorno ai metodi e ai fini dell ' azione del partito ; riconfermata nei rapporti con la dittatura fascista quell ' assoluta opposizione che ebbe nell ' Aventino la sua più alta espressione morale ; constatato che il fascismo , malgrado non possa semplicisticamente identificarsi in un puro fatto di reazione borghese e capitalistica , ha trovato il suo maggiore appoggio nei ceti più retrivi del privilegio economico e il suo strumento nella complice acquiescenza alla distruzione del regime costituzionale da parte di chi doveva maggiormente difenderlo ; ritenuto perciò che la crisi scatenata dal fascismo , essendo nel più alto senso istituzionale e riproponendo quindi tutti i problemi della vita dello stato , non si supererà con un semplice ritorno allo statu quo ante ; dichiarata ancora una volta la sua fede nel metodo democratico virilmente inteso e difeso , quale strumento di civili competizioni di classi e di partiti ; afferma che un ' opposizione integrale ed efficiente al fascismo deve appoggiarsi principalmente e necessariamente sul proletariato manuale e intellettuale e impegna tutti i suoi aderenti alla più intensa propaganda dei seguenti principii ( segue un riassunto della « dichiarazione programmatica » ) . Questa mozione segna , a nostro parere , un notevole passo sulla via della chiarificazione politica della situazione oppositrice . Per la prima volta in un documento ufficiale del Partito Socialista dei Lavoratori Italiani troviamo affermati in modo chiaro ed esplicito alcuni punti essenziali da noi sempre sostenuti . Per la prima volta troviamo riconosciuto il nerbo della futura opposizione italiana che deve essere e non può non essere il proletariato manuale e intellettuale . Ci piace soprattutto la netta impostazione della lotta , come lotta per un rinnovamento radicale , sostanziale della vita politica ; la ribellione al vecchio regime nel quale stanno le cause prime e profonde dei mali che ci affliggono ; la sensazione che si vuol dare che i socialisti sono sempre più decisi a rinnegare i compromessi aprioristici dando alla battaglia quella nettezza di posizioni ideali che solo è capace di suscitare le forti passioni e i grandi sacrifici che l ' ora impone ai non conformisti attivi . Una simile impostazione discende direttamente , d ' altronde , da quella realistica visione del fenomeno fascista che « Il Quarto Stato » ha sempre sostenuto e alla quale il Congresso nella sua grande maggioranza ha decisamente aderito . Il fascismo non è cioè un semplice fatto di reazione borghese ; esso assume caratteri tutti suoi particolari e inconfondibili in relazione al clima storico nel quale e dal quale si è sviluppato . Esso è il logico sbocco di tutta la vita italiana ; è la sintesi dei mali antichi e recenti di un paese di scarsa educazione politica , povero e capitalisticamente arretrato , dove la libertà conquistata da esigue minoranze attraverso transazioni e rinuncie restò estranea alla coscienza generale , dove si ebbero tutte le degenerazioni del sistema democratico parlamentare senza che mai fosse esistita una vera democrazia e un vero parlamento , dove al di là dello scenario di cartone della sovranità popolare il potere di fatto sempre risiedette nelle mani di una ristretta oligarchia facente capo al potere esecutivo , al partito di corte , alla burocrazia e a taluni gruppi plutocratici settentrionali , dove insomma difettarono le condizioni elementari per il sorgere e l ' affermarsi di una salda coscienza politica . Accettato questo punto di vista si pone inevitabilmente il problema di risalire alle cause del fenomeno senza arrestarsi alle pure manifestazioni esteriori e patologiche di esso , di impostare la battaglia in modo integrale , di riesaminare realisticamente la situazione e le forze oppositrici , di formulare un programma di opposizione che non abbia solo riguardo al lato negativo ( l ' antifascismo ) ma anche al positivo ( il post - fascismo ) in guisa da dare il la per la ripresa e da orientare finalmente le masse brancolanti da due anni nel buio . Quanto al problema dell ' unità socialista il Congresso ha votato un ordine del giorno che documenta l ' importanza che i compagni del PSLI vi attribuiscono . Il Congresso auspica che « in questa dura vigilia i socialisti italiani vogliano comporsi a unità nell ' orbita della Internazionale , affratellandosi nell ' azione » . L ' unica condizione è quindi che l ' unità si faccia nell ' Internazionale . I socialisti coi socialisti , i comunisti coi comunisti , tornano a ripetere i compagni del PSLI , convinti che il movimento italiano non potrà alla lunga sfuggire a quella netta separazione di compiti che si è compiuta in tutti i paesi tra i partiti affigliati all ' Internazionale socialista e a quella comunista e che ha eliminato prima o poi tutte le formazioni intermedie . Allo stato attuale delle cose , posti di fronte alla situazione che si va purtroppo profilando nel partito massimalista , dobbiamo riconoscere che non è possibile sfuggire a questa impostazione del problema . Infatti il partito massimalista , dopo tre o quattro anni di scissioni a ripetizione , dopo aver tagliato , epurato , espulso , si ritrova come dopo Livorno , come dopo Roma , in balia di correnti inconciliabili . Da un lato tornano fuori da un letargo biennale i terzinternazionalisti , assai più numerosi del previsto , che richiedono a gran voce una « dignitosa » adesione all ' Internazionale di Mosca ; dall ' altro i cosidetti defensionisti costretti a prendere una posizione intermedia tra Mosca e Zurigo , aderiscono a un Bureau parigino tanto scarno di partiti aderenti quanto di possibilità di sviluppo , specie ora che l ' unico partito efficiente che vi aderisce il norvegese è sulle soglie di uscirne . In tale situazione , di fronte al nuovo rafforzarsi del terzinternazionalismo , si spiega perfettamente che il desiderio di unità socialista espresso dal Congresso del PSLI abbia trovato nel problema internazionale il suo criterio limite . Diciamo : sincero desiderio di unità , e non appello demagogico senza fondamento nei fatti e nei desideri . La riprova ci è data dal fatto che i compagni del PSLI pur avendo approvato una lunga dichiarazione programmatica della quale avremo occasione di occuparci , si sono rifiutati , come taluno invece proponeva , di reclamare l ' unità sulla base della dichiarazione medesima . Giustamente ritenendo che l ' unità può derivare solo da reciproche transazioni e che il programma votato non potrebbe in ogni modo essere accettato a priori e in toto dai socialisti di sinistra . Ci voleva l ' ingenuità ( o altro ) del Comitato di Difesa Socialista per dichiararsi favorevolissimo all ' unità ... nel massimalismo sulla base del programma di Bologna ! Queste dunque le premesse e le promesse del Congresso unitario che trovano « Il Quarto Stato » in buona parte consenziente . Ma i fatti ? Cosa si propongono in concreto di fare i nuovi dirigenti del partito per impedire che il Congresso abbia a ridursi alla consueta accademia , e la volontà virile di lotta in esso manifestatasi rimanga allo stato potenziale ? Quale lo sbocco concreto , quale la piattaforma di lotta , quali gli obiettivi immediati ? Che cosa si propone di fare questo partito , per porre fine all ' indecoroso , dannosissimo atomismo dell ' opposizione italiana divisa in sette gruppi sovente in rissa tra loro ? È favorevole o meno alla concentrazione di sinistra socialista repubblicana ? Che cosa intende contrapporre sul terreno programmatico al programma comunista ? Silenzio su tutta la linea . Su tutte queste questioni molto concrete la mozione non dice nulla . E qui sta il suo massimo difetto , la sua maggiore lacuna . Se il silenzio derivasse solo da una comprensibile riserva a mettere in piazza questioni gelose come quelle sopraccennate , ci asterremmo da ogni rilievo critico . Ma noi crediamo che sia piuttosto vero il contrario . Che non si dica nulla perché nulla per ora si creda utile di poter fare ; che il silenzio perduri soprattutto a causa della mentalità di taluni dei capi più autorevoli , rispettati e rispettabili del PSLI contrari a tutti gli irrigidimenti , desiderosi di conservare i contatti con tutte le forze di opposizione , ansiosi di mantenere aperte tutte le vie , tutte le porte , per tutte le soluzioni , in nome di una nuova originale forma di intransigenza : quella delle transigenze . Non crediamo che sia il caso di criticare per l ' ennesima volta questa che fu ironicamente definita come una forma incomprensibile di malthusianismo politico . Ci sia solo permesso di osservare che sta bene volersi tenere aperte tutte le porte evitando i programmi troppo assoluti e le troppo astratte pregiudiziali , ma purché si tratti di porte reali , attuali , che diano adito a strade capaci di essere percorse con una qualche utilità dalle forze socialiste ; e non invece di porte e di strade tutte e solo potenziali create dalla fantasia . E d ' altra parte si vorrà pur riconoscere che a un certo punto occorrerà bene decidersi a spalancare una porta e a imboccare una via ; perché , per voler tenere in perpetuo tutte le porte contemporaneamente aperte , si corre il rischio di vedersele sbattere una per una sul naso , così da rimanere per l ' eternità appiccicati alla soglia , poveri postulanti in attesa del fatto nuovo rivoluzionario che eliminando il fascismo elimini anche il problema oppositore . Ma preferiamo per ora non insistere su questo punto . Sul terreno concreto delle cose noi vedremo se le premesse e le promesse sopra ricordate sono una platonica concessione alle esigenze dell ' ora o il punto di partenza per quella ripresa dell ' opposizione italiana imperniata nel movimento socialista per la quale ci battemmo fino dal primo numero di questo foglio .
LE ELEZIONI ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Solo per un momento , quando le ambizioni fasciste prevalsero sulla volontà del duce , e le elezioni furono decise , noi dubitammo compromesse e giuocate le astuzie del bel tenebroso . E veramente , se gli oppositori del fascismo non fossero pressoché tutti fascisti mancati , quella era un ' occasione trionfale per prendersi gioco dei piani governativi . Bastava che nessuno pensasse sul serio alle elezioni , che si rispondesse con la canzonatura del silenzio alla campagna bandita da Roma . Mussolini chiama il popolo alle urne : l ' opposizione si rifiuti di battersi su questo terreno , sventi il gioco totalitario della demagogia fascista . Con una decisione di questo genere gli oppositori si sarebbero divertiti gratis allo spettacolo di tre o quattro mesi di lotta feroce nell ' interno del partito fascista e del filofascismo ; e a veder nascere proprio nei quadri dell ' unanimità mussoliniana ortodossia e eterodossia , eresie e fronde , contrasti e difese . Un dogma [ di ] improvvisatori non si cimenta impunemente ad una prova elettorale : il fascismo ne sarebbe uscito esautorato e compromesso . Eroi e donchisciotti , visti alla ricerca della medaglietta , erano sgominati dal ridicolo e dall ' ironia . La Camera eletta il 6 aprile sarebbe stata tutta fascista e perciò a priori condannata . Le battaglie tra ras e revisionisti l ' avrebbero lacerata ; il paese assente , in diffidenza . Ma una tattica così audace e rivoluzionaria si può chiedere solo a gente disperata , a gente che abbia capito che Mussolini non si liquida con gli intrighi di corridoio . Gli italiani sono invece astuti , super - politici , super - machiavellici . Nessuno dispera pur che rimanga una possibilità di riguadagnare la medaglietta , e se cento sono gli aspiranti per un solo seggio ognuno ha la certezza in cuore che con l ' intrigo e l ' inganno gli riuscirà di giocare l ' amico e l ' avversario . L ' opposizione costituzionale incominciò a sospettare la probabilità delle elezioni nel settembre scorso . Da allora persino noi di Rivoluzione Liberale abbiamo ricevuto le visite e le premure di parlamentari e aspiranti parlamentari . Noi antifascisti intelligenti avremmo dovuto dare la formula per la lotta antifascista . Uomini non compromessi avremmo dovuto offrire il nome alle organizzazioni che in tempo elettorale sarebbero state utili ai parlamentari antifascisti . Contro il fascismo che disprezza l ' intelligenza il concorso di noi intellettuali sarebbe stato decisivo . Noi fummo così ingenui da rispondere alle lusinghe e alle offerte con prediche e documentazioni : che era ridicolo voler battere il fascismo con le astuzie ; che Mussolini non ha soltanto la forza , ma il consenso degli italiani ; che la lotta deve essere feroce e diretta ad hominem contro il corruttore , consci che si è una minoranza , e non si vuole realizzare , ma salvare il futuro . Fummo tardi a capire che i nostri interlocutori volevano salvare la medaglietta prima che il decoro , e col farsi paladini di libertà , col protestare che la maggioranza non era fascista , ma che essi oppositori costituzionali avevano pure un buon seguito miravano soltanto a farsi meglio utilizzare , a vendere più cara la loro adesione al regime . Un politico più intelligente e più onesto degli altri , la sola persona seria dell ' opposizione costituzionale , il quale con tutti i suoi vizi di parlamentare riuscirà forse a salvarsi per il futuro , coglieva il dissenso tra Rivoluzione Liberale e antifascismo parlamentare in questi termini : « Si vede che lei è veramente giovane e che può buttar via dieci anni per alimentare , in ristretta compagnia , una distinta corrente di pensiero , e per poi trovarsi , senza sforzo , e nel vigor degli anni in cima all ' ondata che travolgerà questa gente . Io , invece , penso con malinconia , che fra due anni o l ' Italia sarà libera , o io mi troverò , pure in ristretta e scelta compagnia , su qualche nuovo May flower salpante per ignoti lidi . Questione di età » . La questione di età impedì che gli antifascisti avessero il coraggio di disertare le elezioni e si divertissero a vedere il campo trasformato in una corrida di gladiatori mussoliniani . La questione di essere rieletti è diventata la questione essenziale intorno a cui si provano e si rovinano i caratteri degli italiani . L ' on . F . , uno dei sacrificati della lotta politica in Romagna , professa la teoria che gli oppositori debbano difendersi con tutte le armi ; se è necessario e possibile entrino addirittura nel listone ! L ' idea fissa , sino al gennaio , degli oppositori più implacabili era di costituire un blocco positivo , che presentasse lista di maggioranza raccogliendo combattenti , socialisti , popolari , demoliberali e fascisti dissidenti . L ' ideale : arrivare dall ' on . Corgini , magari dall ' on . Giolitti , a Misiano . Un direttorio formato da Turati , Bonomi , Graziadei , Facchinetti , Mauri , Cocco - Ortu , avrebbe lanciato un proclama al paese prendendo impegno di garantire il funzionamento di un governo in caso di vittoria . Per preparare questa tattica si organizzò la commedia del 4 novembre , nella quale anche una persona seria come Treves dovette recitare la parte del peccatore contrito . Il successo era così sicuro che i promotori si fermarono al momento buono soltanto perché i loro atti sarebbero sboccati in una rivoluzione violenta , mentre i loro candidi cuori amavano la pace . Essi compresero assai tardi che se questo fantastico piano avesse avuto una mediocre probabilità di riuscita Mussolini non avrebbe esitato ad arrestarli o assai più astutamente , li avrebbe uccisi col ridicolo dimostrando , il 6 aprile , che gli italiani non gli negano il consenso , come non lo negarono nel '13 a Giolitti nonostante il suffragio universale . Mussolini dispone di infiniti artifici tipo patto Gentiloni . E nel caso del blocco positivo l ' artificio era semplice : bastava garantire mezza dozzina di rielezioni per sgretolarlo dall ' interno . Da buoni democratici i congiurati continuarono a discutere e ci fu chi si convinse dell ' opportunità di trasformare il blocco positivo in blocco negativo . Erano per questa tattica gli onorevoli meno sicuri della rielezione e la conferenza Gonzales a Genova fu il loro argomento più probatorio . Senonché l ' astensione discussa e machiavellica , come altra volta fu spiegato , si risolveva nella vittoria del bel tenebroso . E anzi i più convinti e leali difensori di questa tesi come Canepa , Treves , Rossetti , non si accorgevano di essere giocati dai loro stessi compagni che parlavano di partecipazione o astensione dopo aver fatto un calcolo personale . Aggiungi la gelosia di mestiere , per cui gli unitari temono , astenendosi , di servire i comunisti ; e i democratici hanno il sospetto che i voti siano per andare , nella loro assenza , ai repubblicani : e avrai il ritratto degli spiriti che governarono l ' opposizione dopo la chiusura della sessione parlamentare . Lo spettacolo delle anime in pena democratiche e socialiste convinse i buoni liberali , realisti come sempre , a offrire la loro partecipazione al listone . E costoro saranno o non saranno deputati , certo sono uomini finiti . Ma nessuno degli altri oppositori ha diritto ad una sorte migliore . Nessuno dei vecchi uomini politici si salverà dopo il 6 aprile . I più abili , in quattro mesi di tormenti avranno salvato soltanto il loro diritto di fare parte della Camera fascista . L ' idea di un blocco dei sopravvissuti era una idea squisitamente fascista . Rivela uno stile e una mentalità degni del comm . Massimo Rocca ex anarchico . Il fascismo converte ai suoi sistemi i nemici insieme coi gregari . Anche il fascismo è un blocco , il blocco positivo con Giunta al posto di Misiano , Massimo Rocca al posto di Bonomi , Paolo Orano invece di Facchinetti , e Murri in luogo di Miglioli . Una delle ragioni per cui combattiamo Mussolini è questa , perché egli ci ha dato il blocco di Rossoni e di Gentile , di Baroncini e di Dino Grandi , di Soffici e di Camazza , di Murri e di Farinacci . Il fascismo prevalse appunto confondendo le idee e le responsabilità , impedendo le distinzioni precise e la fedeltà degli uomini alla propria intransigenza , sfruttando cattolicismo e idealismo attuale , futurismo e tradizionalismo , sindacati e agrari , monarchia e tendenzialismo repubblicano per sacrificarli alle superiori arti dell ' addomesticatore . Il blocco delle opposizioni perpetuerebbe questa fiera gladiatoria e infantile , riprodurrebbe i sogni totalitari e le consolazioni dell ' unanimità . In Facchinetti e Rossetti risusciterebbe quel fantasma del combattentismo , quello sfruttamento della trincea che noi speriamo rimanga la prerogativa del fascismo , il segno della sua retorica e del suo mal costume politico . La paura e l ' opportunismo hanno fermato a tempo i candidati al blocco positivo e al blocco negativo . E avremo probabilmente battaglie particolari secondo gli interessi più personali . I deputati dell ' opposizione saranno così ameni nei loro giochi da riabilitare gli uomini del listone e delle liste fiancheggiatrici . Per la nostra ironia obbiettiva noi saremo definiti agenti provocatori . Ma per liquidare Bonomi e gli altri complici del fascismo siamo pronti ad accettare sorridendo anche le bizze dei galantuomini della lega democratica . Di questo antifascismo siamo sinceramente disfattisti . Al punto in cui le cose si sono ridotte pochi consigli ci restano per la tattica elettorale . L ' idea della diserzione di fronte alle violenze fasciste ci sembra disonorevole . I partiti che hanno qualche serietà e qualche tradizione devono scendere in campo , ognuno al suo posto , forti della propria intransigenza , non per conquistare dei seggi , ma per mostrarsi degni di combattere . Niente leghe , niente complicità . È l ' ora del bilancio , dell ' esame di coscienza . Repubblicani da una parte , da soli , senza intese con accaparratori di voti ; popolari coerenti e distinti col programma di tornare in dieci o in venti alla Camera , ma che siano dieci o venti uomini , e non falsi profeti della demagogia o del gesuitismo ; i partiti proletari inesorabili , sdegnosi di tardive rinunce o di ipocrite conversioni pseudo - patriottiche e antibolsceviche . Ognuno al suo posto : Treves internazionalista come nel '19 , profeta di un ordine nuovo , bestemmiatore della guerra , non adulatore di medaglie d ' oro festeggianti il 4 novembre ; Facchinetti anti - socialista , antibolscevico , wilsoniano come alla Scala con Bissolati ; Sturzo liberale conservatore , pensoso dei destini della piccola proprietà agricola . A Montecitorio anche queste scarne pattuglie potranno acquistare il valore di avanguardie del futuro e sapranno non patteggiare con l ' addomesticatore . I primi oppositori di Napoleone III furono cinque . La lotta contro Mussolini non sarà meno lunga né meno difficile . Gli uomini di cinquant ' anni che vogliono realizzare devono scoprire il loro giuoco , inserirsi nella storia , diventare mussoliniani . L ' antifascismo è una questione di aristocrazia , di nobiltà , di stile ; è una dignità che si acquista con le rinunce e coi sacrifici . Solo le minoranze provate e perseguitate hanno dei buoni diritti .
DOPO LE ELEZIONI ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Nel pensiero dell ' on . Mussolini le elezioni dovevano essere la prova sperimentale dei suoi sistemi totalitari . Per giungere a risultati di plebiscito fu predisposto il congegno elettorale . Il periodo della preparazione della lista nazionale attestò in grado decisivo le attitudini dell ' addomesticatore . L ' on . Mussolini aveva due vie logiche da scegliere : mantenere in vita la vecchia Camera che , in sostanza , era una Camera giolittiana disposta a servire ( riproducendo la situazione del '15 ) perché già addomesticata , oppure fare le elezioni di partito , con una lista tutta fascista , dando pieni poteri a Giunta e a De Bono . Naturalmente non scelse né l ' una né l ' altra e diede i pieni poteri a Giunta e a De Bono per far riuscire non una lista fascista ma una lista di blocco . Che De Nicola , Orlando , Salandra debbano la rielezione al manganello , che con tutti i loro discorsi di costituzionalità e di democrazia rimangano complici della pressione fascista , ecco il capolavoro del mussolinismo . Una opposizione seria dovrebbe capire che questo è il punto vulnerabile del regime . Il mussolinismo è più violento del fascismo , è più illegale perché si nasconde dietro la legalità delle forme . Se il fascismo fosse soltanto dittatura si farebbe presto a liquidarlo con le barricate : ma la sua forza è specialmente presidiata dall ' esistenza di un consenso . Ora Mussolini deve la forza a Farinacci ma il consenso alla propria ambiguità . Le elezioni di Salerno sono un fatto grave non tanto perché il governo vi abbia esercitato violenze inaudite quanto perché i seguaci dell ' on . Amendola , che in provincia hanno la maggioranza , le subirono . Elettori addestrati alla lotta politica sanno opporre violenza a violenza , difendere con la forza la propria dignità . Nel 1919 a Bitonto e a Molfetta i salveminiani risposero alla pressione ammazzando Ungaro Nicola , il capo dei mazzieri del '13 . Ma se Giovanni Amendola scrivesse oggi Il ministro della mala vita non ne otterrebbe probabilmente neanche un successo librario . Perché la violenza di Giolitti era un fatto eccezionale e piccante , ridotto ad alcuni casi di vendette personali , significative di una qualità politica deteriore ma quasi indispensabile di cui Giolitti non mancava : la capacità di odiare . Le violenze di Giolitti riguardano pochi nomi : Giretti , Salvemini , Galimberti . Elencare le violenze mussoliniane invece ha pochissima importanza perché esse sono un sistema del regime : implicano responsabilità totali , derivano dalla complicità dei cittadini , tant ' è vero che sono localizzate in una zona molto più vasta . La pratica della non resistenza al male è una malattia non meno grave del politicantismo , nel nostro paese . Il 70 per cento al governo era assicurato una volta che Mussolini era riuscito a fabbricare il listone con le lusinghe , con le minaccie , con la corruzione , creando l ' ossessione del dogma della patria e raccogliendo la eredità di tutti i ministerialismi . Le velleità di rinnovamento del Mezzogiorno coltivate da alcuni fascisti come Padovani e Lanzillo non valsero a nulla contro il trasformismo di Mussolini , pronto ad accettare tutti i gruppi padroni delle situazioni locali . La funzione di un fascismo coraggioso nel Sud sarebbe stata di rifiutare tutte le alleanze , di combattere tutte le posizioni elettorali del giolittismo , di creare con uno stato d ' animo di palingenesi ministeriale , un ' atmosfera di ribellione contro le cricche di Colosimo , di Fera e di Orlando . Invece i comm . Maurizio Maraviglia e Michele Bianchi non aspiravano che a sostituirsi a Colosimo nell ' ufficio di compari e di paraninfi e a Fera , come distributori di impieghi ; temettero ( gli antiparlamentari ! ) che il programma intransigente fosse per dare al fascismo non più che il 10 per cento degli elettori e finirono per affidarsi al senno e alle manovre del Duce - supergiolitti . Così il metodo di Mussolini fu : mazzieri e patto Gentiloni , lo spettro della violenza nell ' apparente pacificazione , e la pratica quotidiana dei blocchi e delle corruzioni . Il risultato più evidente della vittoria ministeriale dunque è la sconfitta del fascismo . La marcia su Roma è stata per nulla . Le elezioni del '24 sono identiche a quelle del '21 : allora il fascismo fu utilizzato nel blocco nazionale per creare una maggioranza Giolitti : lo stesso programma , a tre anni di distanza , riesce senza incertezze a Mussolini , scolaro più abile del maestro . Nel '21 come nel '24 le camicie nere fanno da mazzieri , i combattenti e le medaglie d ' oro lavorano come muli di servizio del dogma della patria , la Confederazione dell ' Industria fa le spese a patto che Olivetti , Mazzini , Benni , ecc . diventino insostituibili presso il dittatore . La proporzionale sventò il piano di Giolitti come lo avrebbe turbato a Mussolini : il sistema Acerbo ha compiuto il quadro , e l ' avrebbe compiuto , si badi , in modo analogo il collegio uninominale che dà parimenti gli elettori in mano al governo . Si insiste su questo punto perché vogliamo che d ' or innanzi una delle pregiudiziali di qualunque opposizione seria sia la richiesta della proporzionale . Tenendo presente l ' ultima esperienza la storia d ' Italia si vede sempre più rettilinea : una dittatura economica di ceti plutocratici , non abbastanza forte per diventare dittatura politica ( l ' ultima volta che lo tentò , con il fascismo , non fu più fortunata delle altre ) , e tuttavia ministeriale sempre perché sempre padrona del governo sempre perché sempre padrona del governo attraverso ambigue manovre ; in politica per l ' immaturità generale e per il peso inerte del Sud una dittatura demagogica , burocratica e paterna che controlla i cittadini persino nei mezzi di sussistenza e può costringerli pacificamente a essere ministeriali . La proporzionale portando alla politica le masse socialiste e popolari segnava il principio del tramonto delle due dittature . Il solo effetto sensibile della marcia su Roma è stato l ' abolizione della proporzionale . Così la deviazione del dopo - guerra è stata corretta e l ' Italia torna in minorità politica . Quando diciamo che Mussolini è il nuovo Giolitti , più abile e meno serio , vogliamo indicare questa situazione storica , in cui gli effetti della immaturità politica si complicano per la immaturità economica . Perciò la base della dittatura giolittiana come di quella mussoliniana è nell ' Italia centrale e meridionale , dove il fascismo era ancora infante . E per l ' appunto si può dire che le elezioni rappresentano la sconfitta del fascismo e la vittoria di Mussolini . Il fascismo è stato sconfitto in Italia settentrionale dalle opposizioni ( specialmente socialcomunista e popolare ) . In Piemonte , Lombardia , Veneto , Liguria , Venezia Giulia , le opposizioni prevalgono per 70.000 voti ( più di 1.400.000 ) . Per Mussolini sono invece propizi i venti africani . Mussolini vince nel sud e nel centro con 3.350.000 voti circa contro meno di 1.100.000 . Basta la più generica geografia per spiegare la nostra politica . Tuttavia contando i voti dei partiti di opposizione , chi ha creduto come noi a quel principio di lotta politica che si avvertì nel '19 ha il diritto di accorgersi che non fu un illuso e può interpretare il risultato delle elezioni come la prova che esiste in Italia una minoranza aristocratica degna di chiamarsi antifascista . Gli operai del Nord , hanno saputo battersi . Al posto di Bombacci hanno mandato in parlamento Gramsci . Le parole che scrivemmo nel numero del 12 febbraio scorso non sono state smentite . « L ' idea della diserzione di fronte alle violenze fasciste ci sembra disonorevole . I partiti che hanno qualche serietà e qualche tradizione devono scendere in campo , ognuno al suo posto , forti della propria intransigenza , non per conquistare dei seggi , ma per mostrarsi degni di combattere . Niente leghe , niente complicità . E l ' era del bilancio , dell ' esame di coscienza ... A Montecitorio anche queste scarse pattuglie potranno acquistare il valore di avanguardie del futuro se sapranno non patteggiare con l ' addomesticatore . I primi oppositori di Napoleone III furono cinque . La lotta contro Mussolini non sarà meno lunga né meno difficile . Gli uomini di cinquant ' anni che vogliono realizzare devono scoprire il loro giuoco , inserirsi nella storia , diventare mussoliniani . L ' antifascista è una questione di aristocrazia , di nobilità , di stile , è una dignità che si acquista con le rinuncie e coi sacrifici . Solo le minoranze provate e perseguitate hanno dei buoni diritti » . E chiaro che i partiti proletari e il partito popolare impostarono su questa pregiudiziale la lotta : ossia seppero combattere senza illudersi di realizzare , per sola fedeltà alle promesse . Che esista ancora un ' Italia continentale ed europea , che Mussolini non sia riuscito a renderci tutti saraceni è un risultato positivo . Purché i partiti resistano : non saremo noi a contestare al fascismo la sua maggioranza . Noi ci accontentiamo modestamente di un futuro che forse non vedremo . Le elezioni ci danno un fascismo addomesticato che non era nei nostri voti . Mussolini democratico e indulgente sarà un disastro per la nostra educazione politica : ma , tanto è l ' Italia non è paese di tiranni se non nello stile più paesano e giocondo . Un vantaggio dalla faccia bonaria di Mussolini lo avremo per l ' adesione a lui di tutti i falsi oppositori , di tutti gli antifascisti conservatori , disposti a servire durando l ' ordine e la costituzione . L ' opposizione che chiedeva al fascismo di essere legale e costituzionale ci ha sempre fatto ridere . Tanto meglio se invece di averla tra i falsi amici la potremo classificare tra gli avversari . Noi non fummo mai così stolti da contare la monarchia tra le forze dell ' antifascismo . Ora che il mussolinismo non si potrà più distinguere dalla monarchia una delle chiarificazioni indispensabili è avvenuta . Se ci avviamo verso l ' idillio e verso la pacificazione , se stiamo per assistere al ripetersi della tranquillità del decennio giolittiano ( con dannunzianismo e psicosi bellica in peggio ) noi vogliamo notare già mentre l ' era nuova si apre che non crediamo a questa pace , che ci viene come soppressione della lotta politica . Il compito delle opposizioni nel prossimo decennio – mentre il movimento operaio si verrà maturando – deve essere quello di esasperare la lotta , di non venir meno alla intransigenza , di provocare il regime senza concedergli tregua . Bisogna avere il coraggio di non collaborare neanche alla Camera con la critica , magari a costo di iniziare un nuovo implacabile ostruzionismo . L ' opposizione non ha il dovere di pensare in Parlamento all ' ordine e alla ricostruzione . Per la ricostruzione la via rettilinea è un ' altra : la conquista dei comuni con lo scopo di creare , sia pure a lunga scadenza , il dissidio tra i poteri locali e il centro . Ecco un programma di lavoro per tutta una generazione .
ADDOMESTICATI E RIBELLI ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
L ' on . Mussolini ha affermato la sua gioia di « poter finalmente agire appoggiandosi su di una Camera che rappresenta esattamente la volontà del paese » . « Le ultime elezioni hanno restituito all ' Italia un vero Parlamento » . Il gioco è chiaro : non era difficile prevedere che il diavolo si sarebbe fatto frate e Mussolini è sempre scrupoloso nel dar ragione alle profezie dei suoi critici . Nella sua politica la normalizzazione è un elemento psicologico e ideale necessario come la violenza . La conciliazione degli opposti non è una ipocrisia del Duce : è il suo stile . Normalizzazione in un primo senso vale per eufemismo per indicare che conserva il potere e d ' altra parte è l ' ideale di pace che non si può non riproclamare mentre continuano le irrequietezze della rivoluzione dei reduci . La tattica di un addomesticatore nel dopo guerra doveva essere duplice : la violenza contro le minoranze battagliere e contro i movimenti libertari sorti dal basso , le lusinghe verso le classi medie e verso le masse quietiste . Il gioco non riuscì a Giolitti che non aveva inteso la necessità di questo equilibrio ; e fu necessario trovare un nuovo Giolitti , adatto ai tempi di avventura , in Mussolini . Egli è l ' addomesticatore del fascismo solo perché lo serve e lo serve appunto mentre addormenta gli avversari con gli ideali del ministerialismo e della pace . I costumi dell ' Italia sono ridotti a questo : che tutti si trovano pronti a disarmare anche se il fascismo non disarmerà e accettano il mito della normalizzazione instaurata dai vincitori anche se non ignorano che sarà una pura e semplice resa a discrezione . Un fautore del nuovo regime così interpreta lo stato d ' animo generale : « L ' attuale fase delle discussioni politiche dimostra soltanto questo : che nel momento attuale una grande attrattiva per le fantasie e per i bisogni degli italiani è costituita dalla visione di un periodo di pace sociale . Tutto il resto , accanto a questo , ha poca importanza . Insomma il paese è stanco di stare in ansia sociale . Oggi sono fuori della realtà politica soltanto coloro che parlano di una continuazione della lotta , e vogliono eccitare ancora gli odi assopiti e le passioni stanche » . Ossia noi assistiamo – protagonisti gli intellettuali e l ' opinione pubblica media – al formarsi di una vera e propria voluttà del servire . E la rinuncia alle più elementari dignità è fatto in ossequio alla maniera forte insieme e lusingatrice del Duce , dal quale riesce grato ricevere attestati di inabilitazione e interdetti . Dalle molte diagnosi che ne offrimmo dovrebbe risultare chiaro che questa stanchezza di Medioevo , questa rassegnazione di schiavi viziosi è uno stato d ' animo per eccellenza mussoliniano . Mussoliniano anche se si ritrova in certi oppositori disorientati dalla lotta . Così è una tattica di addomesticati invocare con la Giustizia ( sabato 26 aprile ) che il fascismo : « osi legalizzare l ' arbitrio , far delle leggi , una legge dispotica finché vuole ma che sia una : e ciò per due ottimi motivi : primo , che i cittadini sappiano con certezza che cosa è lecito e che cosa è proibito ; secondo , che esso , il regime fascista , si assuma chiara ed intera la responsabilità politica dei suoi atti , o di quegli atti che fino a qui furono abbandonati alla iniziativa dei ras locali o degli squadristi isolati » . Ci sembra buffo chiedere i limiti di ciò che si vuol rovesciare : certi limiti evidentemente si avvertono solo nell ' atto in cui si tenta di distruggerli ! Né si può seguire Giovanni Zibordi quando scrive sulla « Critica Sociale » del 15-30 aprile : « Tutto quanto concorra a creare una atmosfera e un programma di civiltà legale contro la violenza illegale oggi prevalente , giova indirettamente a una ricostruzione spirituale e materiale di questa travagliata vita italiana . Se qui è una riserva di astuzia polemica – ma non sembrerebbe – l ' astuzia viene in ritardo . Dopo 18 mesi chiedere al fascismo di esser coerente nelle parole e nei fatti , nelle leggi e nello spirito è perfettamente ingenuo se si è constatato che il fascismo non acconsentirà mai ad instaurare una tirannide onesta e dichiarata ma alle leggi democratiche e demagogiche continuerà ad unire una pratica contradditoria e arbitraria secondo le esigenze quotidiane . Né l ' economia né la politica si avvantaggiano dalle lunghe stasi e dalle quiete rinuncie : e l ' opposizione può servire il paese soltanto rifiutandosi di far la pace col vincitore , e di riconoscere il regime mussoliniano . L ' opposizione è una scuola di dignità e la sua intransigenza mentre non la compromette a far causa comune con la presente decadenza , mentre la salva per il futuro , offre disinteressatamente dei modelli e migliora generosamente lo stesso fascismo , reo che non si può assolvere . La normalizzazione è dunque un problema tutto interno del fascismo stesso , un ' altra fantasia mussoliniana : noi siamo pronti ad assistere anche a questo spettacolo , ma resta inteso che non siamo disposti ad accettare norme dal campo nemico . Un aspetto della normalizzazione sarà l ' impegno messo da Mussolini nel far funzionare il parlamento . Si domanda se gli riuscirà . Resta tra gli oppositori l ' illusione che la fine del fascismo debba venire dall ' interno , che il blocco si debba sfaldare di fronte alle difficoltà concrete . Per noi è chiaro che Mussolini farà trionfalmente il suo esperimento parlamentare . La maggioranza è un blocco altrettanto compatto quanto variopinto di tendenze e anemico di idee . Mussolini può condurre dove vuole , manovrare come gli piace uomini dello stampo di Salandra , Orlando , Dino Grandi , Bottai , Massimo Rocca , Giunta . Non è a credere che gli possano venire preoccupazioni serie neanche da Farinacci . La violenza dei ras gli è cara e necessaria : egli sa dosarla ; e Orlando gli potrà servire in qualunque momento per convalidare la riforma di Michelino con l ' autorità del costituzionalista . Bisogna convincersi che i 356 deputati della maggioranza e gli altri signori delle liste bis , se si eccettuano i rappresentanti della oligarchia industriale ( assai apertamente padroni ) sono tutti dei fantocci buffissimi e spudorati , biscie incantate dal ciarlatano . Vanno a Montecitorio per ubbidire . Faranno le parti che il Duce assegnò . Per questo lato la normalizzazione è un fatto . Mussolini può dilettarsi allo spettacolo dei frak e delle livree della nuova Corte . Esame dei ribelli Fuori della maggioranza garbatamente ridotta alle livree , il problema della vita futura dell ' Italia sta nella valutazione delle resistenze nell ' animo dei ribelli . Non ci dobbiamo nascondere la crisi di quelle che sono oggi le sole opposizioni serie : i popolari e i partiti proletari ( l ' opposizione costituzionale essendo ridotta ad un uomo che potrà solo avere compito demiurgico ) . Il partito popolare sembra conservare i quadri saldi , ma i capi nel loro istinto conservatore e per i contatti col Vaticano e con gli ambienti più retrivi non sono fatti per una lotta disperata . I popolari potrebbero nutrire ambizioni di successori se avessero il coraggio di rinunciare a giocare d ' abilità col duce e non si riducessero ad una serie di posizioni parlamentari . Dovrebbero convincersi che solo i mussoliniani possono accettare oggi il terreno parlamentare . Per i parlamentaristi seri la Camera di Mussolini non è una Camera , già per il fatto di non essere stata eletta con la proporzionale . Occorre non riconoscerla , svalutarla . Longinotti , Bresciani , Bertini , non chiedono che di valorizzare l ' ordine costituito e di venire a patti . La tattica dell ' opposizione dipende dunque dai partiti proletari , dai repubblicani ai comunisti : deve effettuarsi con l ' ostruzionismo in parlamento e la scuola di intransigenza nel paese . La nostra proposta di ostruzionismo è precisa . Significa non riconoscere la validità della Camera presente . Impugnarne le origini , non collaborare al funzionamento neanche con la critica . L ' uomo più intelligente del socialismo italiano ( che veramente non è un uomo né un italiano ) traduceva i nostri propositi nella tattica seguente : in sede di convalidazione ogni partito deleghi un oratore per ciascuna circoscrizione a documentare l ' illegalità della votazione fascista . La polemica dell ' illegalità non è nelle nostre preferenze : tuttavia ecco un primo mese di battaglia parlamentare bene speso . Questa posizione pregiudiziale di incompatibilità deve essere proseguita in tutti i campi di discussione , senza concedere tregua al ministerialismo . Si dovrà ricorrere all ' ostruzionismo dei regolamenti per costringere la maggioranza a smascherarsi mutandoli . Se si otterrà che Mussolini non possa fare il parlamentarista pacificamente , se lo si obbligherà a tornare sulle sue vecchie posizioni di provocatore si sarà raggiunta la più bella vittoria tattica . La crisi del socialismo Tutto il resto dipende dallo sviluppo della crisi socialista . Oggi la disorganizzazione dei tre partiti è connessa col disorientamento del proletariato . Le polemiche tra la Giustizia , l ' Avanti ! e l ' Unità rivelano la ferocia settaria e dissolvente che ha sempre animato i capi degli estremismi . E perciò sono un segno di vitalità , di esigenze più profonde per il futuro . Il sogno di un partito proletario unico , organizzato a battaglia disciplinatamente appare certo lusinghiero e piacevole alle persone che amano gli schemi ordinati . Sembra a tutti incontestabile che mentre il proletario è travagliato dalla reazione il battersi compatto possa consentirgli di salvare almeno le posizioni più indispensabili . Chi non è così rigido nell ' illusione del blocco unico pensa che almeno i massimalisti siano una creazione artificiosa , degna di finire al più presto , decidendosi fra le due anime del socialismo : la gradualista e la rivoluzionaria . Invece sarebbe ora di accorgersi che questo linguaggio è invecchiato . La parola d ' ordine dell ' unità non ha servito a evitare in nessun paese la costituzione di tre partiti proletari . Sono le vie e le ipotesi che si presentano alla scelta degli oppressi in cerca di liberazione . Tra la democrazia di Turati e il bolscevismo ortodosso di Bordiga , la critica dell ' Avanti ! inspirata a un marxismo sospettoso della terza internazionale e prudentemente rivoluzionario , ma francamente classista è logica e utile . Noi non intendiamo affatto deporre le diffidenze verso quella che è stata la mentalità massimalista e comprendiamo che i rancori dei delusi possano arrivare persino alle accuse di tradimento , ma ci sembra necessario riflettere che oggi il partito massimalista è frutto di un libero sforzo proletario , cresciuto per il sacrificio degli umili e non in regime di sovvenzione o per i contributi di classi o nazioni estranee alla vita delle plebi italiane . La crisi vera non è insomma del massimalismo più che degli unitari e dei comunisti : la crisi è di tutto il socialismo che non è riuscito negli ultimi venti anni a rinnovare la sua classe dirigente , e non ha avuto dopo la generazione di Turati una scelta di capi giovani e preparati ai nuovi tempi . Ma nella resistenza al fascismo i tre partiti proletari hanno dato una prova di vitalità e di forza , non di decadenza . La concorrenza li migliora , le polemiche , anche quelle più disgustosamente personali , li chiarificano . Certo si tratta di una crisi di crescenza . E non bisogna guardarla con disdegno , perché vi si stanno preparando i migliori , quelli che avranno diritto di condurre il proletariato alla riscossa .
StampaPeriodica ,
Non grideremo : “ Evviva ” Fino a che un palmo solo Del sacro italo suolo Serva a straniero acciar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché l ’ Italia intera La tricolor bandiera Non vegga sventolar Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Finché Venezia è doma , Finché il Pastor di Roma Confonde trono e altar . Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar . Non grideremo : “ Evviva ” Gridiamo “ guerra e morte ! ” Libera , unita e forte Vogliam l ’ Italia al par Dall ’ una all ’ altra riva Dal Moncenisio al mar .
StampaPeriodica ,
- Ahimè ; la Primavera svanirà con la Rosa ! Il dolce odoroso manoscritto della gioventù sarà chiuso ! L ' usignolo che canta fra i rami , donde e dove volo , chi sa ? - Omar Khayyam Ovidio , Catullo e Tibullo hanno insegnato a questo poeta la grande arte dei piccoli e dolci carmi . Egli si compiace di mezze voci , richiami , trilli , sospiri , ritornelli , d ' altronde le uniche forme che possano contenere le effusioni di un ' anima delicata come la sua . Mi fa pensare a un usignolo che canti sopra un ramo che si spoglia , in un plenilunio invernale . Da fatate profondità sembra salire la sua voce che non si spiega mai in un volo largo , pieno , deciso , e molte altre voci sa destare a risponderle dal segreto della nostra anima . Altri poeti chiamarono con gli stessi nomi le creature che sorgono dai suoi ombrosi poemi . Cynara , Neobule , Manon , tornano dalle solitudini di tempi più o meno lontani a dare il loro pathos ad anime novissime : " Neobule essendo stanca , troppo stanca di ridere o di piangere , nasconde alle ore rosee e grigie il suo viso d ' oro . Neobule che avrebbe volentieri dormito , dorme infine come essa desiderava ! " . " Neobule ! è bene che voi abitiate le terre profonde dove i poveri morti si sperdono , pallidi , miseri e grigi , cogliendo con le loro mani di spettri , fiori d ' asfodelo senza profumo ? " . " Neobule stanca fino alla morte dei fiori che io gettavo sopra i suoi bei piedi simili a fiori , sospirava fiori non così dolci , rose lunari pallide e turchine , gigli del mondo sotterraneo " . " Neobule ! ah troppo stanca dei sogni e dei giorni passati ! là dove i poveri morti si sperdono , pallidi miseri e grigi , fuor della vita e dell ' amore , dorme il sonno che essa desiderava " . Ernest Dowson nacque nel 1867 e morì a Catford il 23 febbraio 1900 . Gli ultimi anni della sua breve vita furono steriliti dalla tisi fatta più terribile dalla miseria ; in questo va trovata principalmente la cagione dell ' inferiorità della raccolta Decorations , pubblicata postuma , in confronto al volume Verses ( 1896 ) ed alla commediola in un atto : The Pierrot of the Minute ( 1897 ) . Mentre l ' affermazione della personalità del poeta in queste due opere è tanto decisa , nelle poesie postume la sua fantasia illanguidita , quasi criticamente cerca verso le proprie fonti ; vi si sente l ' eco d ' altri poeti : il Verlaine , la cui patria fu uno degli amori del Dowson , e lo Swinburne . Quando il morbo ebbe avvelenate le sorgenti della sua ispirazione , il vino divenne per lui , funestamente in un ordine troppo inferiore , quel necessario trasformatore della realtà che prima era stata la sua fantasia . Poiché la vera vita del Dowson ebbe sempre poco che fare con le miserie materiali onde fu riempita . Come un contemplativo orientale egli siede in ombrosi fantastici giardini pieni d ' acque , di alberi piegati sotto il peso dei fiori , e d ' uccelli strani e muti ; dall ' alba al tramonto , e dal tramonto all ' alba ; dimentico delle circostanze e delle avversità , e vede sorgere intorno a sé e diventare realtà le figure dei propri sogni . Dalle sue contemplazioni tratto tratto lascia cadere una parola , un verso , e quelle che parevano le delusioni della sua vita si vedono trasformate in trionfi di poesia : il suo sogno è l ' alchimia prodigiosa che fa di ogni lagrima una perla . In tutta la sua poesia è diffusa un ' aria di quieta sicurezza da grande maestro : ogni verso fu certo meditato e distillato lungamente ma è diritto e preciso come una spada . La brevità della trattazione dei soggetti , la snellezza della strofa , e ancora più lo splendore di tinte delle sue visioni fanno pensare ad Anacreonte . Anche Dowson canta belle donne , più care ai loro amanti e più tristi ; prati fioriti , ma più d ' asfodelo che di mammole ; e quanto ad Amore il suo non è più Eros piccolo coll ' alucce d ' ape che punge coll ' aculeo dell ' ape , ma Amor Umbratilis che dimora nel giardino delle tenebre , e neppur sa cantare : u ma con un liuto spezzato va e mormora fra l ' erba del sepolcreto " . Ha lo stesso abbandono appassionato alla dolcezza del presente ; l ' Ora amica tira una splendida cortina di seta sopra il domani che s ' intravede nemico . Omar Khayyam ripete il ritornello , e sopra una nota più cupa . Anacreonte ed Omar Khayyam hanno in Dowson un compagno assai più cupo d ' entrambi ma degno di loro . In The Pierrot of the Minute Ernest Dowson immagina un angolo delizioso del Parco del Petit Trianon , dove presso un tempietto dorico è una statua di Cupido . E immagina che in un crepuscolo di estate giunga nel parco Pierrot con le mani piene di gigli , desideroso di provare Amore , e che s ' addormenti presso la statua di Cupido dopo averle fatto curiose libazioni ed offerti i suoi fiori . Mentre egli dorme scende una Vergine dalla Luna e si ferma a guardarlo : Pierrot la vede nel suo sogno , e quando si sveglia la trova veramente vicino a sé , velata . Alle sue preghiere ella toglie il velo ; Pierrot e la Bella scherzano insieme , ed egli s ' innamora e s ' innamora sempre più . Le insegna strani giuochi , tenta le sue malizie cercando di rubarle un bacio ; ma frattanto la notte volge al termine ; brevi sono le notti d ' estate ! La Vergine deve ritornare nella sua casa , nella Luna , prima che il giorno sia alto : Pierrot supplica e piange , ma ella gli fa cenno di tacere . Lo fa distendere sull ' erba , mentre l ' alba s ' imbianca , e una musica celata nei boschi fioriti imita i canti degli uccelli . Pierrot si nasconde il volto fra le mani e mentre il sonno lo conforta la Vergine risale in cielo . Poche figurazioni dell ' anima moderna sono profonde come questa di Pierrot , che indugia intorno ai beni finché li possiede , e non si accorge completamente di loro che sul punto nel quale si separano per sempre da lui . La verginità di questa figura dal sorriso doloroso , dalla faccia infarinata , com ' è consapevole del tormento che accompagnerà l ' accrescersi della sua esperienza ! La donna scende sì dalla regione degli aloni ma per tornarvi dopo una breve notte d ' estate . La terra non le concede di restar di più . Vuole ella vivere la pura vita dell ' amore ? Si allontani prima della luce precisa dell ' alba . O amarsi ma lontani , nel sogno ; o esser vicini e vedere struggersi l ' amore . Ernest Dowson è ignoto completamente in Italia . Né credo sia molto noto ed amato in Inghilterra . L ' Inghilterra stenta a riconoscere i suoi poeti . Sarei lieto se queste righe gli facessero qualche amico fra noi .
DEMOCRAZIA ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Ritratto dell ' intelligenza servile . Il fascismo ha vinte le democrazie senza combatterle . Non si può dare più grave insulto per le democrazie italiane di una certa terminologia prevalsa in questi anni la quale enumera e classifica democratici filofascisti , fascisti democratici . Che non si avverta nell ' aria una repugnanza per tali accoppiamenti sembra significare la leggitimità di una inesorabile bocciatura : la democrazia italiana non ha avuto uomini che studiassero sul serio . La democrazia italiana , come ha sopportato Giolitti , sopporterebbe Mussolini e persino un governo dello Stato Maggiore . Combatte il fascismo per difendere la sua vecchia politica dei blocchi ; per difendersi la possibilità di un accordo col governo mussoliniano . Intorno a questa nostra tesi vi fu grave scandalo : ma il fatto stesso che le pregiudiziali dei democratici si limitino alla libertà e alla milizia nazionale prova che si è disposti in certi limiti di spazio e di tempo a transigere . Sembra democratico addomesticare il fascismo . La prima tattica fu di contrapporre i revisionisti ai ras , i mussoliniani ai fascisti . Ora si scopre che il fascismo dovrebbe essere prigioniero della sua maggioranza , della sua legalità . L ' ingegnere Rignano ha scritto un libro per indicare il nuovo programma che è tutto nel motto : Democrazia e fascismo . Ecco un libro che sarà popolare . L ' autore rivolge ai fascisti una sua garbata lezioncina : chissà che invece dei figli svagati non ascoltino i padri illusi . Il buon senso dell ' ingegner Rignano è così lucido , la sua obbiettività così distinta e contenta di sé , la sua cultura internazionale così pacata e convincente , che questa pedagogia democratica riuscirà gradita agli italiani addomesticati . In fondo al cuore gli italiani sono tutti , come lui , fascisti e democratici . Il fascismo c ' è : valorizziamolo , temperiamone l ' irrequietezza mandando deputati fascisti in parlamento . Così le rivoluzioni si legalizzano ; i fascisti diventano democratici . Gli italiani hanno già accettato queste conclusioni come una risorsa per la loro cortigianeria innata : Rignano vi è giunto invece seguendo la strada maestra del suo ottimismo puritano . Però nasce il dubbio che egli applichi procedimenti di indagine e di giudizio inglesi a un fenomeno che in Inghilterra sarebbe letteralmente impossibile . Rignano cita Stuart Mill ; è dichiaratamente positivista e sperimentalista ; è un protestante senza religione , un filosofo della biologia . Crederebbe di non essere abbastanza positivo se non rendesse anche lui il suo omaggio di uomo ragionevole ai meriti di Mussolini . La sua obbiettività gli insegna così : tanto di ragione da una parte , tanto dall ' altra . Egli non immagina che quando da una parte non c ' è niente di ragione il giudizio di Salomone è assolutamente tendenzioso . Egli è fuori della mischia , sereno , disinteressato , apolitico e non si avvede che gli apolitici hanno sempre torto : la loro apoliticità è partigiana : essi sono difensori dell ' ordine costituito , sono una forza inerte che pesa a vantaggio del regime , degli interessi conservatori : i governi reazionari hanno sempre apprezzato la squisita utilità che viene loro offerta dalla classe degli apolitici . Oggi la maggioranza degli italiani è così : uomini che per scrupolo di obbiettività non vogliono trovarsi contro corrente , che sono pronti alla pace col regime per non turbare la concordia e l ' ordine nazionale . Chiedono a Mussolini la libertà di poter lavorare con lui come lavorarono con Giolitti . Ringraziano Mussolini di averli liberati dal bolscevismo , di aver dato loro un ordine , una gerarchia . È un ' opposizione che chiede la libertà di servire . Mussolini lusinga questi disinteressati , apprezza questi apolitici . I sudditi siano sudditi , gli scienziati scienziati , e la politica spetti a chi regge .
IL RE DEI REDUCI ( P.G. , 1924 )
StampaPeriodica ,
Col discorso della Corona l ' opposizione è definitivamente sconfitta nella sua tattica di lavorare su un immaginario contrasto tra Mussolini e la Monarchia . La camicia nera ha ceduto al frak . A rappresentare la rivoluzione fascista in camicia nera è rimasto solo l ' on . Cesare Forni , ma non è detto che non debba finire anche lui per acconciarsi a meno avveniristiche mode . Nell ' atto in cui le « medaglie d ' oro » Ponzio di San Sebastiano e Rossi Passavanti si accostavano per il baciamano alla berlina della Sovrana , la rivoluzione degli spostati trovava il suo ultimo e passatistico « sbocco » nelle consuetudini della Corte e le inquietudini del reduce si risolvevano per sempre nella stanca e beata compitezza del valletto . L ' importanza del discorso della Corona è data dal suo tono . Lo stile risente , è vero , qua e là , di enfasi dannunziana e di cattivo gusto futurista ; ma nell ' esposizione dei propositi è crudelmente giolittiano . Gioverebbe far il confronto con i tre discorsi che fece preparare Giolitti , nel 1904 , nel 1908 , nel 1913 . Un fiducioso sguardo all ' avvenire , i problemi operai e della pace in prima linea . Pochissimo accentuato il riconoscimento della rivoluzione fascista , ma in compenso portata la questione fino alla radice nel riconoscimento e nell ' esaltazione dei reduci come politici . Tutto questo considerato come normale , pacatamente , mediocremente . Il regime è stabile : nel cuore del Re , Mussolini ha preso il posto di Giolitti . Un discorso fascista sarebbe stato meno pericoloso e definitivo : invece Mussolini diventò invincibile facendosi complice ed erede dei metodi della monarchia socialista . La Corona accetta il nuovo Governo accontentandosi della più modesta garanzia ossia conservando la sua sabauda moderazione , diventata ormai , col trascorrere degli anni , mediocrità . Mussolini alla sua volta espone i suoi programmi attraverso la Costituzione . C ' è una prova indiscutibile di questo perfetto accordo ed è data dal confronto tra il discorso della Corona e le ultime manifestazioni del pensiero del Presidente . L ' intervista al Times , le dichiarazioni agli operai , le spiegazioni sulla Milizia hanno trovato nelle parole del Sovrano un interprete autorevole , una firma di garanzia . Per questo risultato Mussolini ha dovuto sacrificare le sue invettive contro la libertà , e accontentarsi di deprecare la licenza , ma nel cambio c ' è ancora il gioco d ' astuzia dell ' addomestícatore . Il fatto è che il sovversivismo dei reduci passando accanto alla Corte è diventato conservatore . In questo esperimento di normalizzazione Mussolini è riuscito a impegnare il Sovrano . Il mussolinismo ha sconfitto decisivamente il costituzionalismo . Chi vorrà rimanere antifascista dopo il 24 maggio dovrà cominciare con la pregiudiziale istituzionale . La moderazione sabauda dell ' ultimo re ha voluto insistere sui problemi del lavoro , quasi confermando la coerenza di un programma che fu cominciato con Giolitti venti anni fa . Ma vogliamo far notare il tono con cui si è espressa questa insistenza . È facile avvertire il candore del piccolo borghese che considera le classi operaie con sentimento di paterna filantropia . Con ingenua soddisfazione si parla dell ' ufficio accanto all ' officina e , vicino alle classi lavoratrici , non si dimenticano i tecnici . Le simpatie del regime insomma si volgono appunto verso un sistema di produzione ordinatamente paterna . Così l ' accenno alla piccola e alla media proprietà agricola è significativo come una vera e propria confessione ; non tanto per le ragioni economiche a cui si può riconnettere , quanto per l ' idillico richiamo alla psicologia del possesso famigliare che ne è derivato . Certo , in queste premesse e in queste lusinghe si deve constatare la più completa inesperienza delle masse operaie e delle moderne lotte democratiche . Se il discorso del Re segna il consolidarsi della parentesi conservatrice , inaugurata nel dopoguerra dalla disoccupazione e dalla stanchezza degli ex combattenti , resta tuttavia innegabile che a questo equilibrio le avanguardie dei ceti operai oppongono una resistenza non domata . E il mussolinismo che si adatta a questo equilibrio , riprendendo una situazione tipicamente giolittiana , e il re ne è rimasto così soddisfatto da diventare accondiscendente persino verso la milizia nazionale . Comunque Mussolini sia , per orientare il suo trasformismo , nel futuro gli riuscirà assai difficile nascondere la schietta anima del piccolo borghese e antisocialista che sta sotto le solenni professioni di affetto per il proletariato . Il discorso della Corona è stato abilissimo , ma ha scoperto il gioco . Il presidente troverà consolidato il suo potere . Si rivolgeranno a lui , accanto alle camice nere , anche gli ex combattenti rimasti in attesa , giovani conservatori desiderosi di ordine e di lavoro , con in fondo all ' anima un sottile istinto reazionario e anti - socialista , che è quasi il segreto della loro borghese dignità . Ma l ' esperimento giolittiano ha messo in guardia per sempre il proletariato e le élites delle libere democrazie di domani . Questi sanno che oggi il governo di Mussolini è stabile e che è una pia illusione l ' idea di guidarlo attraverso i meschini dissidi interni del fascismo . Tuttavia restano in riserva , non si piegano . Non collaboreranno , perché lavorano per una situazione nuova , futura , di dignità politica e di serietà economica . Questo è il solo antifascismo concreto e realistico – l ' antitesi della generazione dei « reduci » .