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CULTURA E POLITICA ( VARISCO BERNARDINO, DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA, , 1927 )
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... Una cultura umana seria , cioè nazionale , che dia il senso della realtà , non può essere che di pochi . Ma , quando esista , non manca di esercitare anche sulle moltitudini un ' azione benefica e rinvigoritrice . La nostra letteratura , vecchia , e anche recente , se non recentissima ( poco sopra nominammo Leopardi e Manzoni ) , contiene più di quanto bisogni alla formazione d ' una tale cultura . Insieme con molta scoria ( opporranno ) ... Della scoria , sia molta o poca , si devon curare soltanto gli storici ; quegl ' italiani che vogliono , come dovrebbero , esser semplicemente culti , posson lasciarla in disparte . Invece i più lasciano in disparte , non la sola scoria , ma tutta quanta la letteratura ; e ciò da gran tempo ... Non parliamo delle Università , dove l ' insegnamento letterario si tecnicizza inevitabilmente ( forse troppo , qua e là ; non discuto ) . Ma nella scuola media , il cui ufficio è di preparare alla , cultura , gli scolari poco leggono , e meno imparano a leggere come converrebbe , non prendono gusto e non si fanno l ' abitudine alle letture "classiche." Il ricchissimo patrimonio della nostra letteratura è , per la cultura ( non dico per l ' erudizione ) reso inutile , come se non ci fosse . Con la conseguenza , che le nostre classi culte , cioè quelle che si credono e son credute culte , manchino di quella cultura nostra , che sola è capace di farci comprendere la realtà nostra . ... Lo straniarsi della lingua , donde poi l ' incultura , è un effetto , e diviene alla sua volta una causa , della cieca soggezione ai forestieri . Ogni giornale che si prenda in mano è , per la forma , scritto come s ' è accennato e come tutti vedono ; per il contenuto , non contiene quasi che importazioni francesi , o , se ce n ' è qualche altra , passata nove su dieci attraverso un canale francese ... Per un popolo , come per un uomo , la sua ragion d ' essere consiste nella sua originalità . I pappagalli non hanno valore , neppure come scolari ; son dei fruges consumere nati , gravosi a loro stessi e agli altri . Un uomo , perché faccia opera utile in un campo qualsiasi , deve non rassegnarsi a non esser più d ' un servitore ; gli occorrono svegliatezza d ' ingegno , attività intelligente , iniziativa ; in una parola : fiducia in sé . Ma che fiducia possono avere in sé uomini , a cui ogni giorno si rinfacciano l ' ignoranza e l ' accidia , che fin dall ' infanzia vengono avvezzati a inginocchiarsi davanti al forestiero , perché forestiero ? Quando ci mancavano l ' indipendenza e l ' unità , fummo pur capaci di conquistarcela . Ora che le possediamo , dovremmo pensare a virilmente valercene per affermare sempre più vigorosamente noi stessi . Non c ' è tesoro materiale o spirituale , che non svanisca se non è fatto fruttare .
L'OPPOSIZIONE NEL FASCISMO ( RENDA ANTONIO , 1927 )
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... In ogni caso l ' opposizione non è comprensibile in un regime che vuol essere totalitario - totalitario non per numero di consenzienti , ma per valore rappresentativo - che si assume il compito di creare un ordine nuovo e non di riparare le deficienze del vecchio . Qui , come in ogni altra questione , il fondo dell ' incomprensione è il disconoscimento del carattere rivoluzionario del fascismo . Se questo concedesse diritti a una opposizione , implicitamente attesterebbe la parzialità della sua conquista dello Stato , abbasserebbe la rivoluzione politica a insurrezione parlamentare , sconfesserebbe e forse comprometterebbe l ' organicità d ' un ' opera , che si va realizzando quale corrente sviluppo d ' un ' idea , in pieno contrasto con il vecchio ordinamento politico . Una sola opposizione avrebbe significato : quella radicale , che nega tutto il movimento , nei suoi atti singoli e più nella sua ragion d ' essere , totalitaria anch ' essa a suo modo , come base d ' una lotta tra due mondi di idee e di fatti in antitesi . Ma questa opposizione storicamente ci è stata ; ha esercitato i suoi diritti . È appunto ciò che è crollato nelle eroiche giornate dal '19 al '22 , ciò contro cui e su cui il fascismo è sorto trionfatore . Essa tentò di rinascere e riorganizzarsi come opposizione assoluta ; ma fu ancora debellata e non può sopravvivere che come incomposta agitazione criminosa , accampata fuori di Italia , contro la nazione . Se non che il disconoscimento di diritti a una opposizione estrinseca - che non sarebbe pungolo ma ostacolo - non deve significare assenza di ogni controllo e d ' ogni freno disciplinatore . Anzi deve renderli più profondi , più aderenti all ' atto medesimo , più incalzanti e presenti che non l ' accidentale critica altrui . Solo questa interiorità del controllo evita i pericoli dell ' assenza dell ' altro , e impedisce che la volontà degeneri in arbitrio , che l ' irresponsabilità fiacchi la saldezza della creazione , che un regi - me totalitario decada in un ' anarchia dissimulata da un ben congegnato ordine estrinseco ...
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Signor Preside , La ringrazio di avermi mandato i due volumi delle opere di Platone . Li ho letti - o riletti - in questi giorni . Voglio dirle le mie impressioni . L ' Apologia e l ' Eutifrone mi hanno lasciato un po ' freddo . Il Critone mi ha impressionato molto di più , la prima volta . Viceversa , ho ritrovato sublime il Fedone . Ritengo che la prova dell ' immortalità dell ' anima sia incatenante , consolatrice perfetta . Tutto il ragionamento sui contrari , che può riassumersi nelle due o tre seguenti fondamentali proposizioni , è di una evidenza assoluta . E cioè : 1 ) Ogni contrario nasce dal suo contrario ( il sonno dalla veglia , la veglia dal sonno ; la vita dalla morte , la morte dalla vita ) ; 2 ) Ogni contrario non può tenere in sé il suo contrario ( la neve non può contenere il fuoco e viceversa ) ; 3 ) Non solo " i contrari non si ricavano fra loro , " ma " nemmeno le cose che pur non essendo contrarie , contengono i contrari . " ( Il numero 3 non è contrario al 4 , ma non può diventar pari ) . Ne consegue ( pag . 153 e seguenti ) : L ' anima che è la vita , in quanto dà la vita al corpo , non può accogliere il contrario di ciò che essa porta , non può accogliere la Morte : l ' anima è dunque immortale ! Ho sintetizzato bene ? La prego di gradire , Signor Preside , i miei saluti cordiali . Roma , 4 giugno 1927-V
BARNUM MUSEUM ( LONGANESI LEO , 1927 )
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Con quella tetra , noiosa e pedantesca terza Italia che ci perseguita , bisognerà pur finirla una volta per sempre ! Bisogna togliere di mezzo l ' equivoco che tenderebbe a fare della terza Italia un secondo rinascimento . Non ci fu epoca più ricca di mediocri ingegni di quella delle Casse di Risparmio . L ' Elzeviro Zanichelliano e le lettere istoriate passavano per il non plus ultra della eleganza tipografica ; il Cristo di Ciffariello " faceva piangere , " il Barnum Museum dava dei punti alla Bibbia , e l ' igiene e l ' archivio ispiravano i tromboni della poesia d ' allora . Fu l ' Italia dei tacchi di gomma , del " Senobel , " della menta al seltz e dei polsini di ricambio . Il buon gusto letterario si esauriva nella ricerca dei motti latini per ex - libris , nel medioevalismo romantico di cartone e nelle rarità bibliografiche . Con la terza Italia spuntò l ' era delle prefazioni , delle emulazioni e dell ' umanesimo floreale che è , e resterà sempre , nel sangue dei professori . Si arrivò così ai caratteri di Manuzio col nastro , al tipo incunabula , ai merli guelfi e ghibellini dipinti sui cornicioni delle case , ai restauri nefasti di Rubbiani , alla rettorica archeologica di Boni , al cuoio bulinato , alla tela eoro , alla finta pergamena , alla " Partita a scacchi " e al metodo storico . Professori , quasi tutti gli uomini della terza Italia , non riuscirono mai a trovare le vie della poesia e dell ' arte : l ' aula scolastica li partorì e nell ' aula scolastica moriranno . Di qui ebbero origine tutti i mali che ancor oggi ci funestano : Gabriele D ' Annunzio con De Katelis , i motti e le " parole rare , " Benedetto Croce e i suoi , Forzano e le sue ricostruzioni , Toscanini e il Nerone , eccetera eccetera sono tutti residui della malaria floreale . Per condurre a buon fine la lotta antimalarica , noi fascisti con l ' osso e rivoluzionari sul serio , iniziamo la pubblicazione delle frasi della terza Italia alle quali seguiranno articoli e vignette di tutti i nostri collaboratori .
AL LETTORE ( - , 1862 )
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Tra gli altri mezzi per corrompere la fede de ’ cattolici e trarli all ’ apostasia i protestanti eretici han messo in campo anche gli Almanacchi . Tra i quali tiene il primo luogo l ’ intitolato : L ’ Amico di casa . Nella prefazione al lettore rendono grazia i suoi compilatori del benigno accoglimento che esso ha trovato , mentre han dovuto trarne fino ad ottanta mila esemplari per l ’ anno 1862 . Qualor ciò sia vero , non è a farne le meraviglie , poiché essendo rivolto quest ’ almanacco a promuovere il protestantesimo , che è il veicolo della rivoluzione or prevalente in Italia , trova naturalmente gli animi disposti . Piuttosto è a meravigliarsi , che non ne abbia più . Certo non dee attribuirsi questo successo , come i compilatori dell ’ Almanacco il confessano , a merito loro , dappoichè in verità non vi ha merito alcuno in tale indigesto raccozzamento , non originalità , non dottrina , non erudizione , non grazia . Cotesti raccoglitori non fanno che copiar materialmente quanto trovano negl ’ innumerevoli trattatelli degli anglicani . Quindi copiano ad occhi chiusi gli errori , gli strafalcioni , gli spropositi di ogni ragione che loro si paran davanti . Di che noi daremo pruove luminosissime in ogni articolo . Il ripetere poi che essi fanno il loro successo dalla benedizione di Dio , è una bestemmia manifesta , quasi che Dio potesse benedire agli sforzi degli eretici in combattere , e distruggere , qualor fosse possibile , la Chiesa da esso Lui istituita e fondata , come sopra immobile rupe , sul principe degli Apostoli S . Pietro . Affermano essi inoltre , che non degnano di rispondere ai loro oppositori , perché i costoro libelli altro non presentano che grossolane ingiurie , ondeché il loro decoro non soffre che abbiano a cimentarsi . Ella è questa una scappatoia per trarsi d ’ impaccio . Noi non proferiremo ingiurie , e sfidiamo i raccozzatori dell ’ Amico di casa a rifiutare con buone ragioni quanto loro opponiamo . Che se nol fanno , fin da questo momento li denunziamo quali inetti , ignoranti , e di mala fede . Diremo però che sol non rispondono , perché non son capaci di rispondere , e gli avremo come convinti di menzogna e di malizia . Il lettore ne sarà il giudice . Egli è perciò , che noi a questo falso Amico di casa abbiam contrapposto un vero Amico di casa , come quello che smaschera e mette al nudo le perfide falsità colle quali si cerca di far perder la fede ai cattolici e trarli alla incredulità qual necessario elemento delle rivoluzioni . Che è quanto trascinarli a far getto della loro eterna salute . Fingono i compilatori dell ’ Almanacco di voler unicamente contrapporsi agli abusi dei preti col richiamarli al Vangelo . Or questo è sempre stato il vezzo degli eretici , chiamare abusi i veri insegnamenti della Chiesa sia rispetto ai dogmi sia rispetto ai costumi ed alla disciplina , che loro non attalentano . Così han praticato gli gnostici impuri , così i perfidi ariani , così gli scaltri pelagiani , e così gli altri tutti . Non si troverà in tutta la storia della Chiesa un solo di tai ribelli , che professasse impugnare la fede , e pure si sa che furono tutti marci eretici e però condannati dalla Chiesa né più né meno di quello che sieno i protestanti . Per Vangelo poi non altro intendono che l ’ insegnamento di Lutero , di Calvino e di quanti tennero lor dietro : non già il Vangelo di Gesù Cristo che li condanna presso che in ciascun capo . Abbiam poi trascurate le incisioni come inutili artificiali imbellettamenti de ’ quali non ha bisogno la schietta e severa verità . Guardati adunque , o lettore , da cotesti almanacchi che cercan sedurti coi loro artifizi , abusandosi della tua buona fede o ignoranza ; tienti stretto alla dottrina della Chiesa se non vuoi perire eternamente .
A. HARNACK E LA FILOSOFIA CATTOLICA ( AMENDOLA GIOVANNI , 1907 )
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Si accusano i tedeschi di essere affetti da razionalismo congenito ; ma il prof . Harnack , che pure è tedesco e teologo , sembra compenetrato dallo spirito della philosophie nouvelle o della filosofia dell ' azione . Si dimostra in tal modo buon cristiano , rammentando forse che il principio della Verità Vita è già tutt ' intero nell ' Ego sum via , veritas et vita . Nel suo recente discorso per il genetliaco dello Imperatore egli ha tentato un ' applicazione pratica di quel principio , facendo vedere che quando due forme diverse si possono vivere con uno stesso spirito , la loro differenza può ritenersi secondaria e illusoria . Si tratta del protestantesimo e del cattolicismo , considerati dal punto di vista dell ' essenza del cristianesimo . " Segue un libero cattolico nel sentire e nel vivere - si chiede Harnack - principi e misure diverse da quelle di un libero protestante ? " . Ecco il criterio delle conseguenze pratiche assunto per valutare la portata delle differenze teoriche ; si direbbe del pragmatismo . " Esistono certamente alcune differenze , ma non ne esiste nessuna tale da rendere impossibile una comunione interna " . Interna e non esterna , poiché il riavvicinamento delle due confessioni augurato dall ' Harnack non deve concepirsi " affatto come una unificazione esterna e come una fusione " . È forse necessaria l ' uniformità delle forme esteriori per coloro che sono animati da un medesimo sentimento ? Son forse le chiese soltanto scuole , la cui solidità debba misurarsi dalla rigidità dei dogmi che insegnano ? non è forse la religione radicata in un sentimento intimo che è al di là di ogni formalismo dogmatico ? E se è così , si può benissimo lasciar da parte ogni segno di unificazione esterna , la quale non darebbe alcun vantaggio e forse potrebbe contribuire invece a moltiplicare le divisioni , e tutti i cristiani di buona volontà debbono unirsi per lavorare all ' unificazione interna delle Chiese . Così il Professore di Berlino . Le idee di Harnack mi sembrano perfettamente spiegabili da un punto di vista di un protestante , il quale vede che per forza dei tempi lo spirito della Riforma lavora fin dentro le mura del Castello Cattolico , e può benissimo all ' infuori di ogni confessionalismo ristretto restare un buon riformato e diventare un uomo tollerante . I quattro secoli che ci separano dalla Riforma sembrano aver dato tanta ragione a Lutero da permettergli di prendere questa posizione di lusso : restar se stesso in modo completo e avvicinarsi al Papa portando in mano un ramoscello d ' ulivo . L ' Harnack è certo in perfetta buona fede quando augura , e fino a un certo punto constata il ravvicinamento delle due Chiese nel campo dei fatti ; ma i fatti sono suscettibili di due diverse interpretazioni . Può darsi veramente che uno stesso spirito ha vissuto sempre dietro le due forme confessionali , spingendole a riavvicinarsi attraverso i secoli , e può darsi invece che dietro una delle due forme uno spirito vada a poco a poco agonizzando mentre l ' altro , impadronendosi del suo involucro esterno , lo adopera per farlo cooperare con l ' altro ; come le due braccia di uno stesso individuo lavorano concordemente per un solo scopo . Potrebbe darsi insomma che il cattolicismo agonizzi - ignorato e solo - nell ' interno delle sue gigantesche costruzioni che restan salde , e che in queste passi ad abitate , per diritto di conquista , lo spirito di Lutero . Io non so quale è la verità : e se scrivo queste poche righe , non è già per esprimere la mia simpatia per una soluzione piuttosto che per l ' altra , ma soltanto perché vorrei che gli interessati si proponessero seriamente questo problema e ci facessero poi conoscere la loro soluzione . Se oltre a considerare il contenuto concreto dei periodi dell ' Harnack , noi portiamo la nostra attenzione anche sulla forma e sui presupposti di pensiero e di Cultura impliciti nel suo modo di esprimersi e di ragionare , noi sentiamo nel discorso recente uno spirito di movimento , di sviluppo di divenire , assai in armonia con quella forma cattolica che lo spirito protestante ha raggiunto in Hegel . C ' è là dentro la convinzione che nel movimento è il bene , che il segreto della vita è nello sviluppo e nel cambiamento , e che occorre ritirarsi dalle forme , in se stesse , immobili , appunto per ritrovar nello spirito la perfetta fluidità del movimento e l ' assoluta libertà della vita . La storia , intuita come visione del divenire , è lo strumento più grande del progresso religioso . " Una conoscenza approfondita della storia è divenuta a poco a poco la leva più possente per liberare le confessioni dalle angustie e dalle catene , delle quali si erano gravate da se stesse ... Poiché nella conoscenza della storia si racchiude sempre , in ultima analisi , un potente elemento che sospinge in avanti . Non rimane essa la fedele ancella che cura sempre le vecchie faccende di casa , ma invece diviene una dominatrice che dà alle cose un nuovo ordinamento " . Si direbbe che il protestante del secolo XX diventando più protestante dei suoi avi del secolo XVI , rinunzi all ' illogicità di certe forme confessionali troppo dure , e così , cessando di protestare , tenda la mano al vecchio avversario , nel punto stesso in cui perfeziona e consolida la sua vecchia natura . Qual ' è invece la posizione del cattolicismo in questo riavvicinamento ? È assai più difficile il dirlo . I cattolici si riportano al cardinal Newman ed al suo concetto dell ' evoluzione esterna del dogma . Però questo principio resta un principio troppo generico , e per renderlo chiaro bisognerebbe determinare chiaramente che cosa s ' intende per natura esterna e storica del dogma , e fino a che punto si può andare " cattolicamente " per questa via . Si richiede cioè una filosofia del dogma , vale a dire una filosofia cattolica che ci dica positivamente che cosa debba considerarsi essenza eterna del dogma , e si richiede inoltre una critica storica che per ogni dogma speciale separi la parte essenziale dalla parte transitoria . Ora , se questa critica è incompleta ed incerta , quella filosofia manca poi in modo assoluto . I cattolici , e soprattutto i nostri , sembrano non accorgersi che per restar tali , più che mantenere certe forme esterne , debbono definire chiaramente uno spirito che sia peculiare del cattolicismo , uno spirito che si possa ricondurre , con perfetta continuità , senza alcuna interruzione , dovuta a penetrazioni esterne , fino al nucleo centrale del cristianesimo . Ora questo spirito non può essere riconosciuto se non da una filosofia religiosa . Ed una filosofia di questo genere dovrà affrontare le più grandi opposizioni a risolverlo , poiché avrà dinanzi a sé , in forma storica , oltre che in forma metafisica , tutti i dualismi che il pensiero umano ha trovato sul suo cammino e che ha cercato e cerca sempre più di mettere da parte . Un filosofo cattolico potrebbe bene , d ' accordo col protestante Harnack voler spingersi sino all ' essenza del cristianesimo ; però dovrebbe pretendere che in quell ' essenza , gli spiriti delle due confessioni si mantenessero entrambi per perdersi soltanto in qualche cosa di superiore . Solo in questo caso si potrebbe dire che dietro le due confessioni c ' era la stessa vita , e si potrebbe metter da parte il dubbio che dietro la forma dell ' una sia comparsa , ad un certo punto del progresso storico , la vita dell ' altra . Si tratta insomma di sapere in modo preciso quale sia l ' essenza del cattolicismo , e se , restando nell ' essenza del cattolicismo , si possa giungere fino all ' essenza del cristianesimo . Questo è il problema , ed è , lo ripeto , il problema di indole filosofica e non storica . I cattolici fanno oggi della buona esegesi , forse anche , in certi casi , migliore di quella protestante ; ma quando si mettono a pensare prendono istintivamente la via di S . Tommaso . E mentre hanno bisogno di filosofia - cura essenziale - si danno all ' esegesi , ch ' è cosa buona ed utile , ma che di fronte alla malattia è soltanto un palliativo . Idealmente , e storicamente , il cattolicismo si trova giunto a tal punto nel quale non può evitare di riflettere sé stesso , per rialzarsi più forte da questa meditazione , o per assopirsi in un sonno eterno . I papi temono questo secondo risultato e perciò prudentemente consigliano il medio evo e la scolastica : preferiscono cioè la morte lenta e per inedia , al dubbio della morte sicura . Il fantasma della morte atterrisce i detentori delle chiavi della morte . Ma quei cattolici che si dicono giovani , ed uomini moderni , e che restano nella loro chiesa solo perché credono che a questa resti ancora il segreto della vita vera , come mai non sentono la necessità di affrontar il problema centrale del loro pensiero religioso essi , che hanno la fiducia di poterlo risolvere vittoriosamente ? Domanda questa alla quale molte persone in Italia dovrebbero preoccuparsi di rispondere : e più degli altri , mi sembra , gli scrittori del Rinnovamento .
I CALABRESI A COURMAYEUR ( Bianciardi Luciano , 195 )
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COURMAYEUR , giugno - È la festa dell ' Ascensione , ma non si direbbe , con queste basse nubi che nascondono persino l ' incombente vetta del Chetif ( non si parla poi del Monte Bianco ) e con la pioggerella fine e ghiaccia che abbassa la colonna di mercurio poco sopra lo zero . Poco meno che inverno , specie per chi è venuto quassù senza cappotto : a quest ' ora i fiorentini vanno per grilli mori alle Cascine . Non si direbbe che è finito maggio , non si direbbe , nel paesino deserto , che è festa , se non fosse per la sparuta banda che passa sotto le finestre dell ' albergo , di buon ' ora . Una dozzina di ottoni , in tutto , e non è gran musica : hanno in testa un berrettino azzurro con la visiera , per il resto son vestiti come tutti i giorni e trascinano i piedi , a tempo , su per il pendio che porta alla chiesa . A guardarli non c ' è nessuno , tranne un gruppetto di giovanotti : piccoli , scuri , le mani nelle tasche dei calzoni , una giacchetta striminzita addosso . Uno ha sui gomiti e sul sedere vistose toppe di diverso colore . Stanno a parlare fra di loro a bassa voce : quello che tiene banco a un tratto tira fuori la borsetta del trinciato , si mette in bocca , per un pizzo , la cartina , si bagna la punta dell ' indice e del pollice , e con un gesto rapido e minuto arrotola una sigaretta . Se non basta vederli , così piccoli , bruni , con la fronte bassa e gli occhi vivaci , le guance mai rasate , a sentirli parlare puoi convincerti che son gente del Sud : calabresi per la precisione . Altri se ne vedono lungo la strada che va alla chiesa , sempre raccolti in gruppo , a volte seduti sui muretti che guardano lo strapiombo della Dora , che laggiù è un vorticoso torrente sassoso . Courmayeur , insomma , alla fine di maggio , il giorno della Ascensione , è un paese di gente del Sud , di calabresi . L ' emigrazione calabrese è un fatto abbastanza normale , in Val d ' Aosta . Ogni anno un centinaio di questi uomini piccoli e scuri lascia la campagna povera di Catanzaro e di Cosenza e viene quassù a far fortuna . Le linee della emigrazione interna , da sud a nord , una emigrazione disperata ( gente che parte senza sapere se e dove troverà lavoro , chiamandosi sudi anno in anno , fratello , cugino , compare , paesano ) si sono delineate con una certa precisione . I pugliesi vanno in Lombardia , a Milano , a riempire baracche , sottoscala , scantinati , in attesa di un lavoro qualsiasi e di un alloggio migliore . I napoletani li troverete a Bolzano e in tutto l ' Alto Adige ; ora ecco i calabresi in Val d ' Aosta . Pare che il Nord sia diventato sul serio il polo magnetico della gente povera , che punta sempre più su , sempre più vicino ai confini . E Courmayeur è a pochi chilometri dalla frontiera francese e da quella svizzera . Quest ' anno il fenomeno è stato più intenso di sempre . Un giovanotto calabrese , si chiama Rocco Cilurzo ed è di Paola , presso Cosenza , ci spiega come sono andate le cose . Dopo la guerra ha lavorato sempre poco ; con cinque fratelli grandi non arrivavano a mettere insieme di che vivere , loro ed i genitori vecchi . Un tempo c ' era l ' emigrazione , l ' America ( suo nonno , per esempio , aveva trovato na ' giobba a Broccolino ) ma oggi gli Stati Uniti hanno « contingentato » gli immigranti . Il Refugee Relief Act fissa la quota a sessantamila , per tre anni . Una cifra assai bassa . Non solo : più della metà dei posti sono riservati a profughi della Venezia Giulia , e per gli altri occorre la richiesta e la garanzia di un parente già stabilito negli Stati e già cittadino americano , non c ' è niente da fare , non si passa l ' Oceano : se si emigra , si emigra a nord , in Lombardia , a Bolzano , in Val d ' Aosta . A Cilurzo , che passava giornate inerti al paese , senza saper che fare , un bel giorno dissero che su , verso i confini , preparavano un lavoro colossale . Lo aveva detto la radio , lo avevano persino fatto vedere con la televisione . Dovevano traforare un grosso monte , il Monte Bianco . Così , lui ed altri amici , e tanti altri , non solo di Paola , ma di tutta la provincia , e di più lontano , specialmente di Catanzaro , erano partiti . Ora son qui , a Courmayeur e ad Entreves , che è più avanti , proprio sotto il Monte Bianco , ma il traforo non si fa , almeno per ora . Così han cercato altro : qualcuno , come appunto Cilurzo , fa il manovale in una impresa edile , altri son dai contadini , a giornata . Dormono dove capita , in un fienile , in una stalla , in un garage , e pochi se la sentono di riprendere la lunga strada del paese , dove li attenderebbe la solita miseria , ed in più lo scorno dei paesani , a vederli tornare con le pive nel sacco . Aspettano che cominci il traforo , si arrangiano per strappare la giornata , fanno la farne peggio che a casa loro , la gente del posto li sta a guardare . La valle della Dora Baltea , stretta e profonda , lunga una settantina di chilometri , costituisce , anche economicamente , la spina dorsale della regione aostana . I paesi sono disposti lungo la vallata , da Pont San Martin , dove nella Dora affluisce il Lys , fino ad Entreves . Aosta e Saint Vincent ne sono i centri maggiori . Se le zone montagnose sono evidentemente incolte , le parti più basse , ricchissime di acque e ben esposte al sole , sono assai fertili e molto ben coltivate : patate soprattutto , poi segale , mais e uva e frutta , soprattutto mele . I prati verdi e foltissimi sono un pascolo ideale per queste vaccherelle pezzate , piccole , mansuete : perciò latte , burro e formaggio . Quasi tutti i contadini sono piccoli proprietari , ciascuno con pochi fazzoletti di terra , magari dispersi , uno a levante ed uno a ponente , distanti ore di strada . Non è gran proprietà , ma nemmeno può dirsi che ci sia miseria . Non solo , ma da qualche anno si è andato incrementando il turismo . Courmayeur ed Entreves sono nomi noti a tutti ; a Saint Vincent c ' è una casa di gioco , un premio cinematografico e giornalistico ; la regione , autonoma , offre certi privilegi ai suoi cittadini , ed ai turisti che vi soggiornino abbastanza a lungo . Il turismo sta diventando la principale risorsa dell ' economia valdostana . Accade che i contadini vendano la loro poca terra e con il ricavato riattino la casetta per darla in affitto durante l ' estate . I cartelli che offrono un appartamento per la « stagione alta » sono frequentissimi a Courmayeur e ad Entreves . Quattrocentosessanta appartamenti a Courmayeur soltanto : un paese di poco più di mille abitanti , durante i mesi di luglio e di agosto raggiunge le sei o settemila « presenze » giornaliere , i villeggianti vengono dal Piemonte , dall ' Emilia , ma soprattutto dalla Lombardia , da Milano . Il milanese , come ci spiega il giovane presidente della Azienda di Soggiorno , è il turista ideale perché è facile a contentarsi , entusiasta di monti , laghi , ghiacciai , perciò disposto a spendere con larghezza . Per non dire poi di Saint Vincente della casa di gioco , che vede arrivare ogni sera decine di milanesi che si riposano dalla dura giornata degli affari - le tratte , le scadenze , le fatture - perdendo qualche biglietto da diecimila al tavolo verde . Ai cittadini della regione è vietato l ' accesso al gioco : i soldi devono venir da fuori , dicono , ma probabilmente c ' è anche un motivo di puritanesimo in questo divieto , il peccato è un affare , ma resta peccato , perciò lasciate che lo compiano gli altri . Incrementandosi il turismo , aumenta anche la costruzione di nuove case , il riattamento delle vecchie , l ' apertura di nuovi alberghi . C ' è un certo bisogno di mano d ' opera , e ne approfittano i contadini calabresi , per salire su a frotte : a Courmayeur ne arrivano un centinaio ogni anno . Ora poi che si parlava del traforo ... Per la Francia e per la Svizzera non esistono trafori automobilistici ; soltanto valichi che nella stagione invernale sono chiusi al transito dalle nevi . Traforando il Monte Bianco si creerebbe una via rapida di comunicazione tra Genova e la pianura padana e il continente europeo . La galleria dovrebbe cominciare poco sotto Entreves e terminare presso Chamonix : sarebbero dodici chilometri di lunghezza , otto metri di larghezza , quanto basta cioè per due piste automobilistiche ; un lavoro di anni e di miliardi , di cui per ora esiste soltanto un abbozzo di progetto ( non sono stati completati nemmeno i rilevamenti geometrici ) . Non ci sono nemmeno i capitali occorrenti . Il maggior fautore del progetto , che è un nobile biellese , arricchitosi con le funivie del Cervino e del Monte Bianco ( si chiama conte Lora Totino ) è disposto a tirar fuori , di suo , duecentocinquanta milioni : una goccia , insomma , rispetto al fiume di milioni che effettivamente occorrerebbero . Il traforo vien visto , da chi lo vuole , in funzione turistica : abbreviando la strada fra il continente e la pianura padana e Genova , si creerebbe una via di traffico nuova , foriera di turisti e di quattrini . E i calabresi ? Abbiamo parlato a lungo con un giovane di Courmayeur , il signore Orazio Bron ( di origine svizzero - tedesca , ci spiega ) , un giovane intelligente appassionato della sua valle , spregiudicato , non certo sospettabile di arretratezza mentale . « Qua da noi » , ci ha detto parlandoci degli immigrati calabresi , « li chiamano sudafricani » , e ci indica il solito gruppetto che se ne sta in disparte a chiacchierare . « In Valle d ' Aosta non c ' è mai stata vera miseria . Lei non vedrà in giro un solo accattone . Abbiamo una economia limitata , se vuole , ma solida , Il turismo ci apre prospettive nuove e larghissime . Abbiamo un ' autonomia regionale . Paghiamo poco più di settanta lire un litro di benzina . Lo zucchero , il cacao e il caffè ci costano la metà che da voi . Gli alcolici , sia quelli di produzione legale che i cognac francesi , ci costano pochissimo . Noi abbiamo il diritto e il dovere di difendere questa nostra condizione , purché sappiamo fare ... Seguire l ' esempio svizzero , insomma . In Svizzera , ottenere non dico la cittadinanza , ma la residenza , è molto difficile . Non basta nemmeno sposare un cittadino , o una cittadina , della confederazione . Occorre avere un lavoro ben preciso , abitarvi da almeno quattro anni , essere proprietari di immobili . Lo stesso dovremmo fare noi : limitare l ' immigrazione , setacciare le domande di residenza . Il forestiero sia benvenuto , ma quando arriva tra noi come turista . Io capisco quel che lei mi obbietta , capisco che questi calabresi al paese loro fanno la fame , ma perché dobbiamo rimetterci noi ? » E una conferma a questo atteggiamento la troviamo leggendo la stampa locale in lingua francese . L ' articolo attacca l ' assessore regionale alla pubblica istruzione , professor Berthiet , il quale aveva dichiarato essere le infiltrazioni straniere una necessità storica ed economica . « Come ? » , sostiene l ' articolo , « Proprio un intellettuale afferma queste eresie ? » « La semilibération administrative et économique ne sera qu ' un feu de paille si les élites ne s ' attaquent pas à la libération intellectuelle par un retour aux traditions linguistiques ancestrales . » E dopo aver riprovato l ' « Invasion méridionale » ( così vien definito l ' annuale afflusso dei calabresi ) l ' articolo se la prende con una maestra « indegna » la quale « parlait le français , mais mal et avec le plus bel accent italien et manifestait des sentiments romains » . Eppure , a nostro avviso , ha ragione il professor Berthiet : l ' invasione meridionale è davvero una « necessità storica ed economica » : in parole povere , e finché le cose andranno come vanno , non c ' è da far nulla per fermare il flusso dei poveri e dei disoccupati verso la Valle d ' Aosta . Verranno ogni anno , perché hanno fame , perché sono vivi , a cercare lavoro , ad aspettare . Ad aspettare anche il traforo del Monte Bianco , questa impresa colossale di cui , se si farà , parleranno i giornali di tutto il mondo in tono di epopea . E il progresso e la ricchezza della valle saranno stati opera anche di questi piccoli uomini scuri , di cui forse nessuno ricorderà il nome .
LE APOLOGIE DEL DUCE ( PINI GIORGIO , 1927 )
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Ormai anche all ' estero si afferma il riconoscimento di una personalità d ' eccezione nel Duce . Tuttavia , se si guarda con attenzione , è difficile trovare fra le tante apologie degli stranieri un passo che riveli intuito commosso e profondità di conoscenza . Mentre le apologie degli italiani possono appesantirsi nella forma retorica e riuscire spesso stucchevoli , quelle straniere si mantengono parziali e sopratutto superficiali . Mi sembra che la differenza derivi da una causa identificabile : gli italiani esprimono un entusiasmo sincero , un sentimento vivo per l ' uomo la cui grandezza li onora e li riguarda in mille sensi ; gli stranieri invece sono tenuti distanti dal loro spirito unilaterale e romantico , ossia da una naturale incomprensione psicologica . I loro mezzi comuni d ' indagine , suggeriti dal metodo giornalistico delle interviste istantanee , non possono valere alla bisogna , anche se integrati dall ' esame delle opere compiute da Mussolini . Né gli stranieri potranno intendere appieno la personalità del Duce anche se si gettano a frugare nei più minuziosi dettagli della sua vita privata ; perché il problema che il biografo di Mussolini deve risolvere è di ricostruzione artistica animata da una simpatia naturale . Per ottenere un profilo compiuto non basta registrare le impronte della marcia eccezionale condotta dal Duce fino ad oggi e integrarle con le impressioni suggestive che si possono ricavare da un colloquio nel salone della Vittoria , ma bisogna in qualche modo aderire all ' altissimo tono spirituale del suo genio , esserne illuminati , presagire la ricchezza delle sue energie potenziali , misurare le proporzioni classiche della sua figura in una sintesi storica senza errori di prospettiva , sentire sopratutto come realtà provvidenziale la sua apparizione . A tutto questo par difficile possa pervenire uno straniero ...
HUMANITAS ( - , 1927 )
StampaPeriodica ,
Mi sono imbattuto , caso fortuito , in una mia amica Miss Hilder Mary , inglese emigrata , che conobbi a Rovigo nel 1919 . L ' ho trovata sportiva alla stazione di Torino equipaggiata in attesa di prendere il treno per Aosta e salire a Pont Saint Martin a sciare . Poche parole sotto la pensilina . - Signorina , io vi conosco . Miss Hilder Mary ? - Yes . - Good morning , Mary ; How are you ? - Very well ; e qui la presentazione e il riconoscimento . Miss si stacca dalle sue compagne mi segue a fianco . Dice : - It gives me pleasure ! E continuando io - Today weather is not so fine as yesterday - , entro improvvisamente a parlare della montagna e dei ghiacciai alpini italiani . Sulla guida del Touring mi indica Pont Saint Martin e mi domanda dell ' auto per Gressoney - Saint - Jean e per Gressoney - La Trinité . Io portavo la Camicia nera ed Ella si rallegrò con me del bel passo . Poiché adorava l ' Italia per i suoi mira - bili paesaggi ed il suo bel sole ed il condottiero invitto del suo popolo . - Dovrete esser fieri , Ella mi disse , di questo vostro Duce , che suscita l ' invidia nostra e del mondo intero . - Il fascismo traboccherà di certo oltre i confini d ' Italia ed è ardua cosa dire ove farà sosta ...
IL CENTOGUSTI ( PELLIZZI CAMILLO , 1927 )
StampaPeriodica ,
... Una bellezza inglese è una bellezza che pare attenda di essere sviluppata e compiuta ; stimola un paterno sentimento di artista , una specie di amore altruistico , una cosa contro natura . Una bellezza italiana , quando proprio sia tale , è tanto finita e sicura che ti schiaccia . Non c ' è più nessuna ragione di sopravvivere , quando certe cose sono state già dette .