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Seguitiamo il nostro costituzionale , che dopo quella stretta di mano data al vecchio Francesco , non so poi se tanto di cuore , se ne va frettoloso verso il Palazzo della comunità colla idea in testa , secondo il suo solito , di aver molto da fare . L ’ avere trovato un antico suo camerata , le loro opinioni così disparate , il caldo discorso fra loro tenuto , ed i nomi di quei sublimi ingegni italiani , tutte queste idee insomma gli frastornarono il cervello per tutto il rimanente della giornata , così che neppure il lasciarono riposare tranquillamente nel corso della notte che segui . Alzatosi prima dell ’ usato , tenta acquetare il suo spirito ancor conturbato , e dopo qualche fiero contrasto : “ No non può essere , ” grida fra se stesso , “ non può essere . ” E se pur vuol togliersi da quella penosa incertezza gli fa d ’ uopo risolversi di tornare a Francesco e rinnovare con lui la battaglia del dì prima . “ Bisogna che vada : ” e va dritto alla casa di lui , come un cavallo alla corsa . E già vi sarebbe giunto colla velocità del fulmine , se un tristarello di ragazzo , di dieci anni all ’ incirca , condotto per forza alla scuola dalla madre , non lo avesse ad un istante fermato , e fatto trasecolare per una corona lunghissima di villanie e di ingiurie che quegli , avvelenato come una vipera , scagliava , dimenandosi ed urlando , in faccia a chi l ’ aveva partorito . Non poté a meno allora il nostro messer Pancrazio , a quella serie di lunghi improperi , di porsi in tutta la sua dignità , ed alzando la voce sgridare forte quell ’ insolente : “ E chi ti ha insegnato , fanciullaccio indegno , ” gridò , “ di trattare così tua madre ? ... Non so perché mi stia ... ” e volea , in così dire , accostarsi e dargliene una buona dose . Ma il ragazzo più inviperito che prima da quella paternale , staccatosi con violenza dalla madre , e preso un grosso sasso : “ Codinaccio ... brigantaccio , ” cominciò a gridare a piena gola correndogli incontro , “ che c ’ entri tu spione pagato ?...” O vi assicuro io che era serpente da non far ridere , se la madre non fosse corsa a disarmarlo , e trarlo indietro . Pancrazio , raccomandandosi alle sue gambe , giunse alla casa del vecchio Francesco ripetendo ancora entro se stesso il complimento ricevuto : “ A me codinaccio ! a me brigan ... taccio ... a me ! Questi figli sono indegni dell ’Italia.” Entrato , e narrato a Francesco il caso fierissimo , e come egli , nell ’ istante in che esercitar volea un atto di vera filantropia , avesse colto così male ... e da un fanciullo di pochi anni : “ E non inarcate voi le ciglia , ” disse al vecchio , “ non fate le profonde meraviglie per tanta impudenza ? ” Francesco . Inarcar le ciglie ! Meraviglia profonda ! Ma io me la rido di queste cose . La meraviglia mi nasce in petto per voi , caro amico , che volendo pur essere tra i rigeneratori d ’ Italia , vi perdete ed affondate nel primo ruscello che trovate per istrada . Questo , mio caro , è un dolce in paragone delle cose che si preparano . E che direte dunque quando questi serpentini e viperette saranno divenuti serpentacci a sonaglio da divorarci tutti quanti ? Quando questa generazione crescente , allevata come bestie , senza Dio , e senza principî neppur naturali , fatta adulta finirà di trascinare la società all ’ ultima sua rovina ? Allora , altro che ragazzi insolenti ! altro che sassi ! Pancrazio . Ma lo vedo anch ’ io che così non si va ... e che si cammina a sghembo . Ma come si fa adunque ? Non vi è altro mezzo che una savia severa Costituzione . È poi sempre quello che dico io . Francesco . Ma che mi andate costituzionando voi per l ’ amore del cielo . Queste sono baie , ed è un gridar alla luna . Pancrazio . Ma come vorreste adunque fare ? Francesco . Come vorrei fare ? Ecco . L ’ uomo ha un cuore , ed è questo cuore che è guasto e corrotto . Bisogna adunque parlare a questo cuore , e non frastornar le orecchie dell ’ uomo con paroloni sesquipedali che alterano , irritano e nulla più ; e parlando a questo bisogna far ogni possa per richiamare le famiglie , che costituiscono la società , al tipo originale nel quale Dio le creò da principio . Ma chi è , mio caro , che all ’ uman cuore possa parlare , e fargli cangiar strada , se non la religione cattolica che è unica figlia di quel Dio che solo ha potere sull ’ uomo , perché sua creatura ? Pancrazio . Dunque in una savia , buona Costituzione voi non sperate ? Francesco . Nulla , nulla io spero nelle istituzioni puramente umane per chiamare l ’ uomo al suo dovere . E quale speranza può avere nei moderni ritrovati , chi con qualche senno rifletta che essi sono tutti figli legittimi del centiforme protestantismo , e dell ’ umano pensiero sfrenato e reso indipendente da Dio ? Sapete quando io incomincierò a sperare un ’ era novella di pace non fittizia , e di vera vita ? Quando , passato il parossismo della febbre di che è oggi agitata la società , si incomincerà a capire che il tipo vero della società domestica è basato su quello della Società divina delle tre divine auguste Persone , secondo il dogma cattolico , e saremo tutti convinti che l ’ autorità paterna , a cui fa capo la società di famiglia , viene dirittamente dall ’ Autorità paterna divina , contrassegnata così distintamente nella prima parola della preghiera cattolica , Pater , Padre . Scuotete questa verità , ed ecco scossa la base della domestica società , e quindi della intera società umana , che di tutte le famiglie è composta . E come volete , per l ’ amor del cielo , che la società di famiglia possa a lungo durare senza un vero legame che abbia forza di tener collegati i membri che la compongono ? Come il figlio riconoscerà l ’ autorità paterna , egli che nega , si ride della paterna Autorità divina , né sa , né vuole pronunziare quel nome Padre ; e si vergogna di pronunziarlo ? Come rispetterà l ’ autorità paterna , egli che sconosce e bestemmia la fonte da cui deriva ? Se Dio Padre risuona un essere quasi tiranno ... come risuonerà il nome di un padre che è solo autore secondario di una vita puramente materiale ? Voi dunque vedete , che il male della società è posto in questo , che cioè gli elementi che la compongono , e sono le famiglie , sono guasti e corrotti . Pretendere adunque di riorganizzare , e con istituzioni esclusivamente umane , la grande famiglia sociale , senza prima porre nell ’ ordine la società domestica , è pazzia da ospedale . Pretendere poi di chiamare all ’ ordine questa società di famiglia o domestica , che è la stessa cosa , senza restituirla al suo vincolo naturale che è l ’ Autorità divina , la quale ne forma la sua base , è la pazzia delle pazzie . Del resto , seguite pure ad invocare rimedi materiali ; andate , andate di questo passo , e poi vedrete se si terminerà per fiaccarsi una volta per sempre la testa . Leggete le opere dei grandi uomini di questo secolo , e sentirete quale intima relazione havvi fra la miscredenza e lo inaridirsi e disseccarsi delle fonti del ben vivere sociale ; e come invece la religione , la fede mantenga le famiglie e la società nella loro vita e splendore . Dico di questo secolo , perché il fantastico vostro oscurantismo dei secoli passati non vi faccia rabbrividire . Pancrazio . La società non si studia ella altrove che nei libri ? Francesco . Pretendereste forse studiarla nei giornali , che son pur essi stampati ! Che diamine ! voi costituzionali , moderati , caldi o freddi che siate , che nol so , strombazzate tanto nei caffé , nelle case , per le strade il vostro amore di patria , che vi strugge , e poi non conoscete neppure i nomi di quei grandi uomini i quali , per essere nati nel secolo dei lumi , e per aver studiato la società da vicino dovrebbero in qualche modo meritare la vostra stima . Voi insomma volete medicare i mali della società a modo dei cerretani , con un po ’ di spirito e di cerotto ... ho capito . Pancrazio . Questa è un ’ offesa , un affronto ! Francesco . È una verità , e tanto basta perché si debba dire non ostante la guerra accanita che voi fate a lei , a quella libertà , che avete per altro sempre in bocca . Pancrazio . Non si può negare ; vedo io pure mille abusi ... Ma si penserà anche a questo ... si penserà ... Francesco . Oh per amor del cielo ! risparmiate questo novello sproposito . Che un governo , uno Stato alla moderna , possa prendersi della gran famiglia sociale un pensiero , e nudrire speranza di miglioramento , io non so , ma ... passi ... Ma che questo Stato possa ingerirsi della interna costituzione delle famiglie e mettere naso in casa altrui ... ah ! questo sarebbe una pazzia il pensarlo , sacrilegio il tentarlo ... Pancrazio . Oh diavolo ! Un sacrilegio ! Francesco . Sì , sì , un sacrilegio , perché il recinto delle mura che chiude una famiglia è sacro ed inviolabile , né alcuno ha il diritto di porvi il piede per comandarvi , se non fosse nel solo caso in che la famiglia disturbasse l ’ ordine pubblico ; perché unicamente il padre dalla natura , e dalla religione ne è costituito padrone e sovrano ... Dio solo , autore della natura , e oggetto della religione , è la fonte di questa sovranità paterna . Pancrazio . Eppure l ’ autorità della Chiesa ha preteso , e pretende ( se fosse lasciata libera ) di estendere la sua autorità fin dentro le domestiche mura , e di porre il naso come dite voi , in casa altrui . Francesco . Ma presto o tardi qui io vi voleva ? Questo Dio che solo può riordinare le famiglie sconvolte internamente , pretendete voi che discenda Egli in persona ad esercitare quest ’ opera ? Non si serve Egli de ’ suoi ministri ? E giacché voi me ne avete dato il destro , che fanno poi essi mai questi ministri del santuario , da voi chiamati mani morte , gente oziosa , se non tentare di ravvivare la società moribonda , chiamando a nuova vita le famiglie che la compongono ? E che fa egli un Ministro del Vangelo quando , ponendo una mano sul capo del fanciullo , gli dirige la mente , gli indirizza il cuore verso un Dio Padre da cui ogni paternità discende , se non allevare figli docili per la famiglia , buoni cittadini per la patria ? Pancrazio . E lo potranno essi sperare ... Francesco . Sì che lo possono sperare : e che l ’ esito del sacerdozio cattolico rapporto a questo riordinamento di cose sia sicuro , ne fanno prova i fatti tutti dai quali , a chiaro lume di aperto sole , emerge quale salutare influenza abbia la Chiesa nel ben essere domestico , e quindi sociale , quando essa è lasciata libera nel suo ministero , e senza bavaglio per poter parlare , e senza pastoie per poter additare la strada , che alla vera felicità conduce le famiglie ed i popoli . Ma per questo , il piede profano non deve inoltrarsi nel sacrario del sacerdozio , ed è ora una volta che i potenti , i grandi della terra facciano tregua alle basse ed umane gelosie verso la Chiesa , e si persuadano una volta a prova di fatti e presenti e passati , che la tranquillità pubblica e la fermezza dei troni sono una chimera colla Chiesa in ceppi , e in catene . Leggete , mio caro , leggete le storie imparziali , considerate le beatitudini presenti , e poi risponderete ... e poi mi direte . Pancrazio . Purtroppo , esaminando freddamente i fatti presenti ... Che volete ... purtroppo ... non avete tutto il torto . Ma non mi potrete però negare , che il moderno progresso abbia dato una grande spinta a quella vita di civiltà che i popoli vivono al presente , e che ... Francesco . Oh povero il mio fiato sprecato ! Di quale vita mi parlate voi , che il ciel vi salvi ? Se convenite meco , che le famiglie , delle quali la società è composta , sono fuori strada , e che solo colla forza religiosa possonsi ordinare , come mai un progresso tutto materiale può dare nuova vita ai popoli ? Pancrazio . E pure tant ’ è ... il negare tutto è troppo . Francesco . Vi ingannate ; nulla io nego per passione ; affermo il moderno progresso quale egli è realmente ; io nego poi quanto voi vel immaginate . Per ora , basti così . All ’ Ave Maria siete in libertà ? Pancrazio . Oh sì ! sempre quando voi volete ; a quell ’ ora io sarò da voi ; desidero propriamente farvi capire che ogni uomo sbaglia , e che questa volta voi pure ... Francesco . Potrebbe essere ... ma io non lo credo ... A rivederci adunque . Pancrazio . Sì , a rivederci .
LA FINE ( PAPINI GIOVANNI - PREZZOLINI GIUSEPPE , 1907 )
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Questo è l ' ultimo numero del Leonardo . Il Leonardo non " sospende le pubblicazioni " , come usano dire le riviste vergognose , ma le cessa e le chiude assolutamente e definitivamente . Se per caso riapparisse in seguito una rivista collo stesso nome - e vi fosse pur dentro qualcuno dei nostri collaboratori di secondo ordine - avvertiamo fin da ora che si tratterebbe di una illegittima contraffazione messa insieme da imitatori maligni . Il Leonardo nostro , quello che tutti conoscono odiano e amano , scompare oggi per nostra volontà e scompare per sempre . Ma non vogliamo lasciare quest ' impresa - nella quale per cinque anni abbiamo speso entusiasmo energia e denaro - senza dire brevemente e sinceramente perché abbiamo presa questa decisione . Tanto più che il Leonardo non muore per le cause che portano di solito la morte alle altre riviste . Cominciamo pure , senza complimenti , dalle cose più volgari ! Il Leonardo non muore per mancanza di denaro . Muore , piuttosto , per una certa minaccia di futura prosperità . Già da tre anni il numero degli abbonati s ' è decuplicato , la vendita è aumentata e si prevedeva prossimo il momento in cui sarebbe divenuto inutile ogni sacrificio personale dei redattori . In seguito a ciò alcune persone ci avevano offerto di prendere per conto loro la gestione del Leonardo , facendolo diventare mensile e lasciando interamente a noi la direzione . Se avessimo altre anime tutto questo ci avrebbe fatto molto piacere . A poco a poco il Leonardo sarebbe divenuto un buon affare ; ci sarebbe stata una amministrazione regolare e forse dei guadagni e più tardi noialtri , invece di essere obbligati a spendere , saremmo stati pagati per la nostra opera . Ma questa appunto è stata una delle ragioni per cui ci fermiamo . Il Leonardo non ha mai avuto , nella nostra mente , niente di commerciale e l ' idea di avere accanto degli amministratori , e magari degli azionisti , i quali più o meno direttamente ci avrebbero forzato a modificare lentamente la nostra impresa per accrescere o per non diminuire gli utili , ci repugna completamente . Noi abbiamo scritto sempre per pochi , sapendo bene che le cose da noi dette potevano essere comprese e vissute soltanto da quelli che avevano anime ed esperienze simili alle nostre , e questa frotta di abbonati professori , dottori , avvocati , dilettanti che andava crescendo intorno a noi ha finito con lo annoiarci . Anche involontariamente un giornale diventa ciò che vogliono i suoi lettori e per quanto abbiamo resistito abbastanza fino ad oggi sarebbe impossibile continuare a far concessioni a quelli che ci seguono . Il Leonardo deve sopportare il destino di tutte le cose che hanno una certa fortuna . Finché s ' è in pochi e si combatte , da soli , contro tutti , non ci son pericoli di transazioni e di degenerazioni . Appena si comincia a fare del rumore la gente viene intorno e i curiosi , gli snobs , gli interessati , gli arrivisti , gli adulatori , i paurosi si mettono a batter le mani , a far complimenti e ad offrir servigi . Si finisce , a questo modo , soffocati in un terribile circolo vizioso . Il fatto di esser soli ci permette di esser buoni e indipendenti e queste qualità attirano la gente perché la folla è attirata dalla solitudine che la disprezza ; e la folla che si stringe intorno fa sparire , col solo suo contatto , quelle nostre qualità che l ' avevano attirata . Cosa volete fare contro questi venefici cortigiani ? L ' unico rimedio sarebbe di rispondere con sgarberie alle lodi e con dei calci alle profferte di aiuti per conservare , a forza di villanie , il cerchio di solitudine , ma la raffinata civiltà dei nostri tempi non permetterebbe tali eccessi di difesa e anche dei convinti maleducati quali noi siamo , non vogliono correre il rischio di esser rinchiusi in una casa di salute . Ma il fatto è questo : che il Leonardo è costretto a sparire , oltre che per altre ragioni , perché troppi s ' interessavan di noi . Come i nostri lettori ricorderanno più volte ci siamo lamentati di questo superfluo successo . Non solo in Italia , ma in Francia , in Inghilterra , in America , in Germania - perfino a Tien - tsin e al Cairo - c ' erano uomini che credevano farci piacere e onore occupandosi delle cose nostre . Il più delle volte , naturalmente , si trattava di uomini che non ci comprendevano e non potevano comprenderci , che ci lodavano di qualità senza importanza ; che ci difendevano con ragioni stupide ; che ci opponevano obiezioni alle quali avevamo già risposto : che ci accusavano delle nostre migliori qualità ; oppure che si limitavano freddamente a dire cosa avevamo fatto . Pochissime volte c ' è accaduto di scoprire qualche anima che valesse la pena di esser conosciuta . E questo diciamo anche per quelli che ci furono più vicini ; anche per quelli che più o meno abilmente ci seguirono e ci imitarono . Da loro , anzi , ci vennero i maggiori , per quanto taciti , ammonimenti di finire . Gli intrighi , le rivalità , le bizze , le mutue concessioni , le involontarie ipocrisie , le interessate rivolte , gli umilianti maneggi ; tutto ciò che rende frivola e falsa la vita delle riviste “ giovani " ci ha costretti a guardare con occhio meno indulgente le nostre apparenti complicità e solidarietà . Un ' altra delle ragioni del suicidio del Leonardo è la cattiva riuscita dei connubi che abbiamo fatto con altri gruppi . A causa appunto dell ' interesse da noi svegliato non è stato possibile , meno che per un brevissimo periodo , fare una rivista assolutamente personale , vale a dire scritta interamente da noi due . Per tre volte abbiamo accolto con noi uomini diversi e per tre volte abbiamo dovuto riconoscere l ' impossibilità delle mescolanze . Il primo connubio è stato quello coi letterati e i pittori che finì subito , grazie alla fondazione dell ' effimero Hermes ; il secondo è stato coi logici , coi matematici e gli analitici i quali si son resi intollerabili per la loro mancanza di tolleranza e per la loro incapacità di comprendere il lato artistico e avventuroso della nostra opera ; e il terzo cogli occultisti dai quali , fin dall ' ultimo numero , ci siamo definitivamente staccati . Per tornare del tutto soli bisognerebbe rompere violentemente amicizie , rapporti , interessi , e d ' altra parte non vogliamo tentare nuove combinazioni che non potrebbero avere miglior fine delle altre e non vogliamo , soprattutto , che il Leonardo possa essere sfruttato da piccoli arrivisti intellettuali che si divertono a giuocare la terna della ribellione per giungere più facilmente ad arraffare una qualsiasi gloriuccia . I resultati di queste nostre associazioni momentanee sono stati poco piacevoli e per quanto fino all ' ultimo il Leonardo non abbia perduto quella fierezza e quella spontaneità , che furono fra le sue doti migliori , pure le varie influenze che in esso si sono avvicendate hanno lasciato le loro traccie e in certi momenti il Leonardo è stato un po ' troppo agghindato e decadente - in altri troppo serio e quasi accademico - e perfino , per quanto ci meravigli questa confessione , troppo assurdo e fantastico . Ma poiché non vogliamo tener niente nascosto diremo apertamente che tutto questo non sarebbe bastato a farci interrompere l ' opera nostra se non vi fossero state altre ragioni più interne e . perciò più importanti . Il Leonardo è stato sempre da noi considerato come un apparecchio per eseguire determinate esperienze sull ' anima vile italiana . Dopo cinque anni di queste esperienze , dopo aver cercato con questa rivista e con altre opere , di scoprire uomini , di svegliare e trasformare anime , di trovare giovini che fossero per noi compagni e schermidori e non pappagalli male ammaestrati , ci siamo persuasi che non vale la pena di continuare . Quelli che abbiamo trovato - o meglio ci hanno cercato - ci sono apparsi , in fondo , non troppo dissimili dagli altri . Erano diversi in quanto parlavano di cose nuove e rispettavano autorità prima non riconosciute ma non diversi per anima , non diversi per vita morale . Ma questo è ciò che conta per noi e perciò abbandoniamo l ' improvvisata professione " di pescatori di anime " . Noi abbiamo certamente ottenuto qualche cosa . Abbiamo fatto conoscere agli italiani dottrine e uomini che per loro erano ignoti ; abbiamo discusso e combattuto con fortuna scuole vecchie e nuove o rinascenti , quale sarebbe il positivismo , il modernismo cattolico , il neo - hegelismo ; abbiamo imposto all ' attenzione delle persone prudenti soggetti e studi troppo disdegnati ; abbiamo contribuito a far cambiare il tono ipocrita e melato che regnava nelle discussioni intellettuali e abbiamo mostrato con l ' esempio che le idee non sono delle parole che s ' imparano ma delle cose vive che si possono vivere , godere ed uccidere . Ma tutto ciò non è abbastanza per noi . Siamo sempre stati dei megalomani e sempre perseguitati dal bisogno di proporci e di conseguire fini grandiosi . Sia per fretta o per impotenza non siamo riusciti e abbandoniamo la nostra maggiore arma . Il Leonardo è venuto fuori da un lungo periodo di fremebonda e laboriosa solitudine e ora noi torniamo un po ' inquieti e un po ' fiduciosi alla solitudine che lasciammo or son molti anni con tanti sogni nel cuore . Noi lasciamo volentieri il posto agli altri . Il Leonardo ha già prodotto delle imitazioni ed è questo il segno migliore che il suo tempo è passato . Quello che in esso poteva esserci di assimilabile per la folla sarà continuato e il nostro albero , dopo aver fatto cadere qualche fiore , può essere tagliato senza rimpianto . Senza rimpianto ! Per quanto possa parer singolare in noi questa freddezza di fronte a ciò che fu la nostra cosa più cara , noi scriviamo sinceramente queste due parole . Diremo apertamente che negli ultimi tempi il Leonardo non c ' interessava più come prima . Mentre andava crescendo l ' interesse degli altri scemava il nostro . Da qualche tempo abbiamo seguitato a fare il Leonardo semplicemente perché questo esisteva di già , perché era atteso , perché ci eravamo impegnati moralmente a continuarlo con tutti quelli che ci amavano e soprattutto con quelli che ci combattevano . Ma il Leonardo non era più per noi - come ai primi tempi - l ' espressione necessaria ed appassionata delle nostre scoperte e dei nostri desideri . A poco a poco andava diventando qualche cosa di meccanico , di abituale , di routinier . Si andava creando il tipo del Leonardo : in ogni numero bisognava trovare uno straniero da rivelare all ' Italia ; un programma nuovo da gettare davanti ai nostri simili e quella certa quantità di sdegno e di rabbia che dovevan contenere le schermaglie . Le cose non potevano continuare così . Per noi il Leonardo è stato sempre qualcosa di necessario , di personale , di sentimentale ; la voce che non potevamo far tacere dentro di noi , il diario dei nostri viaggi spirituali di Ebrei Erranti della cultura . È stato fin da principio un ' eruzione passionale e appunto perché eruzione non poteva durare a lungo . Quando la lava che scende si calma e diventa un rigagnolo lento il vulcano fa ridere . Non diciamo con questo di essere dei vulcani spenti . Noi continueremo ancora a fare , a pensare , a cercare ed anche a pubblicare . Ma noi sentiamo pure il bisogno di ripensare ai problemi che c ' immaginammo di aver fatto dissolvere nell ' aria ; di riesaminare tutte le nostre opinioni espresse con tanta leggera sicurezza ; di cercare nuove soluzioni a problemi già messi a posto ; a rivedere e verificare i nostri giudizi su cose e persone ; di ricominciare , insomma , ancora una volta , la nostra vita intellettuale . Tutto questo non possiamo farlo che nella solitudine . Pubblicando un giornale bisogna pur sempre seguire una tradizione , bisogna rispettare troppo le proprie opinioni passate , bisogna per forza trinciar giudizi su argomenti che non s ' è avuto il tempo di conoscere a fondo e continuamente bisogna fare degli sforzi per mantenere la necessaria abitudine della sincerità . Val molto meglio lasciar la gente ; scender dalla cattedra ; gettar via la nostra veste di docenti e ridiventare gli umili scolari del mondo , di questo terribile mondo nel quale non siamo ancora capaci di trovare la vera ragione di vivere - cioè la cosa più necessaria - ma nel quale siamo immersi e dal quale dobbiamo estrarre il meglio del nostro pensiero e del nostro essere . Non sappiamo per ora ciò che faremo in seguito . Non amiamo le fermate e le lunghe soste . Cerchiamo la calma , la pace , la certezza come tutti gli uomini ma finora l ' abbiamo trovata soltanto nel viaggio e nella inquietudine . Crediamo che vi sia una pace d ' altra specie e continuiamo a cercarla . Continueremo perciò a narrare a quelli che vorranno ascoltarci ciò che vedremo e scopriremo . Oggi , per il rispetto che dobbiamo alle nostre anime , sentiamo la necessità di far colare a fondo questa barca che ci fu cara . A quelli che la seguirono non chiediamo condoglianze o pietà . Non ne abbiamo affatto bisogno . Li esortiamo a fare per loro conto ciò che noi vogliamo fare : uno spietato esame di coscienza . Cerchino , s ' è possibile , di guardare sé stessi come un altro potrebbe guardarli e se riusciranno a considerarsi senza disgusto , anche il Leonardo non sarà morto invano .
È nato l'avvenire ( Stille Ugo , 1949 )
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Washington , aprile - Il Patto atlantico è stato firmato senza che la banda suonasse nemmeno una marcia militare . Eppure la banda che lunedì nel pomeriggio prestava servizio nell ' Auditorium della Constitution Avenue , dove si è svolta la cerimonia della firma , era proprio quella dei marines , cioè di quei terribili fucilieri di marina sulle cui tradizioni militaresche non ci sono dubbi . Quando gli invitati , che fin dalle prime ore del pomeriggio di lunedì entrarono nella vasta sala , si accorsero che la firma del Patto atlantico sarebbe stata rallegrata da quella fanfara militare , non ci fu nessuno che non si preparasse a sentire uno di quei concerti di marce che tanto piacciono agli ufficiali di tutte le armi . Se lo aspettavano specialmente gli europei , ma ecco che il maggiore Salteman , direttore della banda , fa un segno gentile ai suoi suonatori e invece di ritmi militareschi si odono motivi popolari ora ironici ed ora patetici che quasi invitavano il piede a un passo di danza . Erano le due e mezzo del pomeriggio , mancava ancora mezz ' ora all ' inizio dei discorsi , quando la banda dei marines cominciò a eseguire una scelta da Porgy e Bess , la famosa operetta di Gershwin . Chi aveva avuto questa idea gentile di distrarre il pubblico in attesa della firma di un patto che , pur essendo di difesa , interessa anche i militari , con canzoni invece che con marce ? Nessuno ha potuto stabilirlo . Qualcuno ha pensato che fosse un ' idea di Stanley Woodward , capo del protocollo , l ' uomo che ha diretto la cerimonia . Qualche altro ha supposto invece che la scelta del programma fosse stata lasciata al maggiore Salteman e che questi l ' avesse fatta secondo le sue predilezioni , che sono poi anche le predilezioni del corpo a cui appartiene . Se non fossero stati distratti da mille altre cose , cioè dall ' osservazione delle toilettes delle signore , e dalla maliziosa valutazione dello stile , per dir la verità un po ' goffo , del palazzo classicheggiante di Constitution Avenue , qualche invitato europeo avrebbe tratto una morale da quella musica . Avrebbe detto : « Gli americani lo fanno apposta ; suonano musica allegra e sentimentale per noi , così pronti invece a inarcare il petto e a mettere il pennacchio » . Fatto sta che al suono di Bess you are my woman cioè di « Bess tu sei la mia donna » , si è aperta la grande seduta del quattro aprile che doveva concludersi con la firma del Patto atlantico . Ma non c ' erano soltanto la musica popolare e i pezzi più famosi dell ' operetta di Gershwin . Anche le decorazioni floreali della sala meritavano l ' attenzione di quella parte del pubblico che , venuta dall ' Europa , pareva spinta dalla maggior curiosità . Era un misto di azalee e di ortensie , un alternarsi di verde e di rosa in mezzo a cui i dodici ministri e gli undici ambasciatori ( Acheson essendo a casa sua non poteva avere come assistente un ambasciatore americano accreditato presso il presidente Truman ) , seduti in doppia fila a semicerchio sulla pedana sopraelevata , perdevano molto della loro storicità . La scena di tanti vecchi signori in mezzo ai fiori suggeriva l ' idea non che stesse svolgendosi un atto politico , ma una di quelle cerimonie durante le quali alla fine dell ' anno scolastico si premiano gli alunni più bravi . Ma alle tre del pomeriggio il segretario di Stato Dean Acheson ha cominciato a parlare . Il tono del discorso è bastato per rompere l ' incantesimo di quel tranquillo quadro borghese che musichette e fiori avevano creato così facilmente . C ' era nella voce di Acheson una sicurezza e una serietà che hanno richiamato tutti alla realtà . Ci è parso che in quel momento la gente battesse le palpebre come per scacciare dagli occhi immagini poco adatte . Acheson , che era il primo oratore e che inoltre rappresentava il paese più potente dell ' alleanza , è stato seguito con molto interesse . Il suo è stato un discorso breve , con una citazione del Vangelo a modo di ammonimento . Dopo però il pubblico è apparso meno attento . Dopo il quarto , Bevin ha smesso di seguire gli oratori preferendo commentare la loro apparenza , il loro modo di vestire , il loro modo di muoversi . Quando parlava Schuman , la gente diceva : « Assomiglia a Gandhi » ; quando parlava Sforza , si udivano citazioni storiche . Alle quattro e ventidue entrò Truman . Si era fatto prima di quello che non avesse stabilito l ' orario perché quasi tutti gli oratori avevano rinunciato al privilegio di parlare nella propria lingua . In un primo momento la preoccupazione di sanzionare anche nei particolari minori l ' eguaglianza dei Dodici , spinse appunto ad insistere perché i delegati facessero le loro dichiarazioni nella lingua del proprio paese . Ma il delegato danese cominciò a parlare inglese , e allora eccetto i ministri di Francia , Belgio e Lussemburgo , tutti parlarono in inglese . L ' unico imbarazzato fu il ministro del Portogallo , che aveva preparato il suo discorso in portoghese e che all ' ultimo momento , per non fare diverso dagli altri , decise di leggere il testo in inglese , una lingua che conosceva poco e che gli creò un seguito di difficoltà e di inceppi . L ' ingresso di Truman ebbe l ' effetto di cambiare di colpo l ' atmosfera ; il protagonista della cerimonia di oggi è stato appunto il presidente degli Stati Uniti . Se dal punto di vista politico il problema del Patto atlantico è ancora aperto , dal punto di vista della cerimonia di oggi , il Patto ha segnato la vittoria di Truman sul protocollo diplomatico . La posizione del presidente aveva costituito un grande imbarazzo per gli uffici del cerimoniale del Dipartimento di Stato . Infatti tutta la cerimonia era basata appunto sul principio della eguaglianza di tutti i firmatari . Per questo si era scelto appunto l ' ordine alfabetico sia per i discorsi che per le firme . L ' ingresso di Truman produceva alcune difficoltà . Andava bene che facesse un discorso , ma il problema era di sapere dove si sarebbe messo a sedere il presidente . Poiché se egli sedeva accanto ad Acheson , all ' inizio della fila di destra , si metteva sullo stesso piano dei ministri degli Esteri degli altri paesi , il che non era conveniente alla sua posizione ; se egli si metteva a sedere su una sedia al centro della pedana , finiva a rovinare il principio dell ' eguaglianza . Fu decisa allora una soluzione intermedia . Truman avrebbe parlato e poi avrebbe abbandonato la pedana , sistemandosi in un ' altra parte dell ' aula , oppure lasciando l ' aula dopo il discorso . Ma Truman si ribellò con energia a tutte e due le proposte . Il Patto atlantico , egli insisté , era una sua creazione . « It is my baby » ( è il mio bambino ) disse , usando una caratteristica espressione americana , e aggiunse che intendeva essere presente alla firma , stando sulla pedana . Dopo tutto egli , per il Patto atlantico , aveva perfino accettato di parlare per tredicesimo , sfidando tutte le forze della iettatura . Ma altri colpi stavano preparandosi per il protocollo . Al momento in cui , dopo altri undici ministri , doveva firmare Acheson , Truman scattò in piedi e scese dal suo posto col volto tutto sorridente , per accompagnare il segretario di Stato alla sedia della firma . Il gesto del presidente apparve così impulsivo che alcuni reporters di un ' agenzia , vista la mossa , immaginarono che improvvisamente egli avesse deciso contro tutte le regole diplomatiche di firmare lui il trattato . Quindi lanciarono subito un annuncio al loro ufficio centrale . Truman non firmò , ma fece qualcosa d ' altro , infierendo un altro grave colpo al cerimoniale . Il presidente aveva visto il vicepresidente Barkley in prima fila ; e a questo punto occorre dire che fu il conte Sforza a ispirare quest ' idea a Truman . Mentre tutti gli altri ministri avevano eseguito l ' atto della firma quasi ieraticamente , senza volger lo sguardo al pubblico , Sforza , muovendosi sulla pedana , aveva subito voltato la testa verso gli spettatori , e , scorto il vicepresidente Barkley , si era avvicinato all ' orlo della pedana e gli aveva stretto la mano . Dopo la firma , aveva fatto un gesto di saluto alla contessa Sforza , che sedeva in sesta fila , accanto alla signora Tarchiani . Nessuno imitò l ' esempio di Sforza , ad eccezione di Truman . II presidente e Sforza sembravano i due soli uomini di Stato non intimoriti dall ' atmosfera storica , e capaci di sentirsi a loro agio sulla pedana . Così Truman ha ripetuto esattamente quello che Sforza aveva fatto . Sporgendosi dalla pedana ha stretto la mano a Barkley , e poi , sempre tenendogliela fra le sue , lo ha quasi tirato verso di sé , invitandolo ad assistere alla firma accanto ad Acheson . Mentre il pubblico applaudiva divertito , Barkley , ridendo , salì anche lui sulla pedana . Impauriti , gli addetti al cerimoniale osservavano l ' abito marrone di Barkley che spiccava tra i colori diplomatici ( grigio e nero ) di tutti gli altri partecipanti alla storica firma . Senza batter ciglio , Acheson firmò . Erano le quattro e cinquanta . L ' America aveva legato le sue sorti a quelle dell ' Europa occidentale e Truman era riuscito a battere il protocollo del Dipartimento di Stato .
Migrazioni ( Eco Umberto , 1990 )
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Martedì scorso , mentre tutti i giornali dedicavano numerosi articoli alle tensioni fiorentine , su la Repubblica appariva una vignetta di Bucchi : rappresentava due silhouette , un ' Africa enorme e incombente , un ' Italia minuscola ; accanto , una Firenze che non era rappresentabile neppure con un puntino ( e sotto c ' era scritto " Dove vogliono più polizia " ) . Sul Corriere della Sera si riassumeva la storia delle mutazioni climatiche sul nostro pianeta dal 4000 a.C. a oggi . E da questa rassegna emergeva che a mano a mano la fertilità o l ' aridità di un continente provocavano immense migrazioni che hanno cambiato il volto del pianeta e creato le civiltà che oggi conosciamo o per esperienza diretta o per ricostruzione storica . Oggi , di fronte al cosiddetto problema degli extracomunitari ( grazioso eufemismo che , come è stato già notato , dovrebbe comprendere anche gli svizzeri e i turisti tetani ) , problema che interessa tutte le nazioni europee , continuiamo a ragionare come se ci trovassimo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Si ha immigrazione quando alcune centinaia di migliaia di cittadini di un paese sovrappopolato vogliono andare a vivere in un altro paese ( per esempio gli italiani in Australia ) . Ed è naturale che il paese ospitante debba regolare il flusso di immigrazione secondo le proprie capacità di accoglienza , come va da sé che abbia il diritto di arrestare o espellere gli immigrati che delinquono - così come d ' altra parte ha il dovere di arrestare , se delinquono , sia i propri cittadini che i turisti ricchi che portano valuta pregiata . Ma oggi , in Europa , non ci troviamo di fronte a un fenomeno di immigrazione . Ci troviamo di fronte a un fenomeno migratorio . Certo non ha l ' aspetto violento e travolgente delle invasioni dei popoli germanici in Italia , Francia e Spagna , non ha la virulenza dell ' espansione araba dopo l ' Egira , non ha la lentezza di quei flussi imprecisi che hanno portato popoli oscuri dall ' Asia all ' Oceania e forse alle Americhe , muovendosi sopra lingue di terra ormai sommerse . Ma è un altro capitolo della storia del pianeta che ha visto le civiltà formarsi e dissolversi sull ' onda di grandi flussi migratori , prima dall ' Ovest verso l ' Est ( ma ne sappiamo pochissimo ) , poi dall ' Est verso l ' Ovest , iniziando con un movimento millenario dalle sorgenti dell ' Indo alle Colonne d ' Ercole , e poi in quattro secoli dalle Colonne d ' Ercole alla California e alla Terra del Fuoco . Ora la migrazione , inavvertibile perché assume l ' aspetto di un viaggio in aereo e di una sosta all ' ufficio stranieri della questura , o dello sbarco clandestino , avviene da un Sud sempre più arido e affamato verso il Nord . Sembra una immigrazione , ma è una migrazione , è un evento storico di portata incalcolabile , non avviene per transito di orde che non lasciano più crescer l ' erba dove sono passati i loro cavalli , ma a grappoli discreti e sottomessi , e però non prenderà secoli o millenni , ma decenni . E come tutte le grandi migrazioni avrà come risultato finale un riassetto etnico delle terre di destinazione , un inesorabile cambiamento dei costumi , una inarrestabile ibridazione che muterà statisticamente il colore della pelle , dei capelli , degli occhi delle popolazioni , così come non molti normanni hanno installato in Sicilia dei tipi umani biondi e con gli occhi azzurri . Le grandi migrazioni , almeno in periodo storico , sono temute : dapprincipio si tenta di evitarle , gli imperatori romani erigono un vallum qua e uno là , mandano le quadrate legioni in avanti per sottomettere gli intrusi che avanzano ; poi vengono a patti e disciplinano le prime installazioni , quindi allargano la cittadinanza romana a tutti i sudditi dell ' impero , ma alla fine sulle rovine della romanità si formano i cosiddetti regni romano - barbarici che sono l ' origine dei nostri paesi europei , delle lingue che oggi orgogliosamente parliamo , delle nostre istituzioni politiche e sociali . Quando sulle autostrade lombarde troviamo località che si chiamano italianamente Usmate , Biandrate , abbiamo dimenticato che sono desinenze longobarde . D ' altra parte , da dove venivano quei sorrisi etruschi che ritroviamo ancora su tanti volti dell ' Italia centrale ? Le grandi migrazioni non si arrestano . Ci si prepara semplicemente a vivere una nuova stagione della cultura afroeuropea .
AI MIEI STUDENTI ( BRUSCHETTINI ARNALDO, RETTORE MAGNIFICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI , 1929 )
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... Quando voi , giovani camerati ( sia lode al Fascismo che mi consente di chiamarvi così ) , lasciate l ' Università , rimane in noi un senso di malinconia . Ma il nostro pensiero e la nostra memoria vi seguono . Consentite , giovani camerati , che io vi ripeta quello che dissi la prima volta che vi parlai come Rettore : Amate , o studenti , questa Scuola madre , che infonde nelle vostre coscienze le visioni alate di tutto ciò che è buono , di tutto ciò che è giusto , di tutto ciò che è bello ; perché essa , anche nella agitata vita del domani , vi considererà come figli suoi . Non vi distaccate da lei , perché attraverso i dolori , le fatiche , le battaglie , i disinganni , il ricordo di essa avrà sempre la virtù di temprare il vostro carattere per affrontare i cimenti della vita . Essa guarda i suoi figli , pur quando se ne sono distaccati , li guarda con trepido amore , segue i loro trionfi e ne esulta . E come l ' Università o giovani , si ricorda di voi , ricordate l ' insegnamento supremo che essa vi ha dato : oggi specialmente , che a tutti incombe il dovere e la fatica di secondare l ' opera grandiosa del Duce , materiata d ' intelletto e d ' amore , e che non è soltanto la ricostruzione dello Stato , ma ancora più : rinnovamento delle coscienze e dei cuori , esaltazione della fede !
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Il Segretario del Partito Fascista ha diramato di recente alle Federazioni provinciali una circolare nella quale è detto tra l ' altro : " Ho notato con disappunto il fiorire di inni , canzoni e marce fascisti destinati ai Balilla , alle Avanguardie , ai fascisti , a tutte le organizzazioni del Regime . " Valore artistico : nullo assolutamente . " Ricordo che gli inni approvati ufficialmente dal Partito e composti dal maestro Giuseppe Blanc , autore di ' Giovinezza ' e interprete dell ' anima rivoluzionaria delle Camicie Nere , sono i seguenti : ' Giovinezza , ' l ' inno dei Balilla , la marcia delle Legioni , l ' inno degli studenti universitari , delle Piccole italiane , e l ' inno delle Giovani italiane del maestro Pettinato . " Invito a comunicare a tutte le organizzazioni dipendenti che nessun ' altra composizione può essere autorizzata , come neanche ne è permessa l ' esecuzione in cerimonie ufficiali e di Partito . " La disposizione del Segretario del Partito non soltanto viene a dare un carattere di maggiore serietà alle cerimonie fasciste nelle quali , alle volte , specialmente in provincia , troppi inni e poesiole avevano addirittura un carattere di parodia , che spesso era mancanza di rispetto bella e buona verso le nostre gerarchie e verso il Duce , ma colpisce anche delle speculazioni assolutamente indecorose . " Non sempre l ' inno dedicato al Duce o una musica per Balilla erano dei semplici e puri atti di omaggio al Regime , anche se compiuti con soverchia ingenuità artistica : spesso , in nome del Fascismo , purtroppo se ne tentava la diffusione in contanti e non tutte le volte le autorità riuscivano a colpire . " Così è stato messo un punto fermo . Il Fascismo ne guadagna in dignità . Non parliamo poi di quanto ci guadagna l 'arte."
CINQUE ANNI DOPO ( BENEDETTI GIULIO , 1929 )
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... L'11 giugno 1925 fu presa dal Duce la decisione di affrontare in pieno la " battaglia del grano . " Il 4 luglio lo Stato Maggiore era costituito per legge , con la formazione in linea del Comitato Permanente del Grano , oggi come allora organo supremo di propulsione e di coordinamento delle grandi unità impiegate nella battaglia . A cinque anni di distanza ci è riservata la gioia di riprodurre su queste pagine , che seppero le ansie della vigilia , i bollettini delle operazioni , le tracce delle posizioni conquistate , i segni dei primi successi conseguiti , così come sono dettati dalle incisive parole del Capo che mai non ristette , alla testa della valorosa compagine superbamente concorde nelle opere e nei giorni . Date e documenti ci dispensano dai lunghi commentari di prammatica alle constatazioni di quanto prestigio e di quanta forza sono già acquisiti all ' Italia da questi primi anni di lotta tenace e di realtà operante . È di ieri finanche il riconoscimento straniero del carattere nazionale della recente manifestazione rurale al Teatro Argentina di Roma ... Il discorso del Duce , al quale gli Italiani sono stretti da un patto sacro e solenne di obbedienza e di lavoro , scolpisce nelle coscienze di tutto un popolo la serena verità dei fatti , l ' orgoglio del raggiungimento , la fede e la certezza nelle conquiste del domani ...
COSCIENZA IMPERIALE ( CHIARINI LUIGI , 1929 )
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Una delle maggiori conquiste spirituali del Fascismo è , senza dubbio , quella di aver risvegliato la coscienza politica del popolo italiano , facendo confluire nel grande fiume della vita nazionale tutte le forze e le attività sociali , anche quelle che prima solevano disperdersi in mille rigagnoli , considerandosi indipendenti da qualsiasi vincolo di disciplina nazionale e , quindi , sottratte ad ogni controllo da parte dello Stato . La politica , allora , veniva considerata come un ' arte a sé , arte di intrighi e brogli elettorali , di compromessi parlamentari ed extra - parlamentari , alla quale si dedicava una ristretta cerchia di cittadini . La grande massa dei cittadini vi era estranea e si ricordava , quelli che se lo ricordavano , di avere una coscienza e una funzione politica ogni cinque anni in periodo di elezioni . Pel rimanente , ciascuno badava , come suol dirsi , ai casi proprii considerando la professione , il mestiere , l ' arte e gli studi come cose lontane dalla politica , avulse dalla vita collettiva del popolo , prive di un indirizzo e di una meta comune . Il Fascismo , moto essenzialmente dinamico , è penetrato , come coscienza unitaria , in tutti i campi : anche nelle torri d ' avorio della scienza e dell ' arte , e vi ha portato il suo ardore nazionale , la sua passione politica ... La coscienza imperiale consiste proprio in questo : che tutti gli sforzi compiuti dalla Nazione siano veduti in funzione della vita stessa della Nazione nella società internazionale : hanno per iscopo la maggior espansione di una civiltà , di un popolo e dello Stato che li esprime nel campo politico e , perciò , come abbiamo detto , in tutti i campi ...
LA NUOVA DEMOCRAZIA ( GIUSSO LORENZO , 1929 )
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... Ma non è esaurita , ed anzi è in piena marcia , quella che si può chiamare la nuova democrazia , uscita dalla rivoluzione nazionale . Questa democrazia ha rinunziato ad abbracciare l ' umanità per stringere la realtà vivente della Nazione ; questa democrazia non si pasce di dottrine universalistiche ma , accentrata e autoritaria , approfonda le sue basi nei vasti strati del popolo ; questa democrazia non mira a sottomettere il mondo a un ' astratta morale egualitaria , ma attira all ' interno di se stessa una concreta regola di giustizia sociale ; questa democrazia non adora l ' idolo astratto del suffragio , ma concepisce la Nazione come un corpo vivente , che ha una sua organica solidarietà . Utopia ? Questa democrazia nazionale , non chimerica , non catastrofica né mistica , sembra essersi temprata nelle dolorose esperienze del dopoguerra , ma si riallaccia in sostanza alla concezione che della democrazia giacobina ebbero quelli che si è convenuto chiamare i profeti del Risorgimento , Gioberti e Mazzini . La storia degli ultimi anni ha infranto quei grandiosi ideali di Progresso , di Libertà e di Giustizia che illuminarono come stelle , il cammino del secolo XIX . Lo spirito del mondo si è infranto nei vari spiriti nazionali ; gl ' ideali fraterni che spingevano all ' emancipazione dell ' umanità gli uomini del '48 impallidiscono ; l ' unità della storia del mondo sembra essersi spezzata . Quelle grandi idee che fiammeggiavano sulla marcia dell ' umanità e che la Rivoluzione francese aveva scagliato oltre il suo delirio di sangue e di ragione , vacillano e si oscurano nelle coscienze : quella immensa solidarietà che sembrava spingere l ' Europa e l ' America , prima della guerra , verso un destino di pace e di fraternità si è spezzata , e i dogmi umanitari e democratici che sorreggevano la fede delle masse , hanno dovunque subito un ' eclissi . Lo spirito " europeo " si è infranto negli spiriti nazionali ; la Ragione universale si è infranta nelle ragioni individuali ; la guerra europea , drizzando per mezza Europa le sue gigantesche rovine , ha sbarrato la strada agl ' ideali umanitari . Il sogno di un ' umanità confederata in una sola famiglia e convertita integralmente alla ragione , impallidisce ; nell ' oscurarsi di questo sogno i popoli ritornano ad istinti sopiti , e porgono orecchio a dimenticati richiami di grandezza e di potenza . Il naufragio dei dogmi democratici si è chiamato , in Italia , Fascismo , e la sua funzione nel mondo si delinea vasta e lontana .
GUERRA E RIVOLUZIONE ( - , 1929 )
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Ci sono avvenimenti nella storia che interessano e interesseranno sempre gli uomini : sono le guerre e le rivoluzioni , compresevi quelle rivoluzioni a rovescio che si chiamano restaurazioni . Se ancora questo vecchio mondo ha una storia così giovane e attraente , che non chiede che di esser raccontata per aver tutti gli uomini attenti e sospesi , col cervello in fiamme e il cuore in tumulto , lo si deve a quegli scempi di sangue che si chiamano guerre , e a quegli scoppi di passione che si chiamano rivoluzioni ... Nelle comuni guerre e rivoluzioni ci deve essere dunque un significato che trapassa il fatto contingente e storico , ci deve essere in codeste occasionali vicende il carattere di una vicenda d ' ordine universale e divina . Ecco perché invano si è adoperato un pacifismo melenso , ecco perché invano si adoprerà un occultamento pietoso . L ' uomo è incantato dalla guerra , avvinto dalla guerra , davanti alla guerra non vuol essere bendato come un vile , né vuole essere confortato come un debole . Egli è disposto soltanto a un pacifismo che sia più bellico della guerra stessa . Non vuole essere bendato , sia pure da tende candide di pacifisti in buona fede ; la tenda bianca non gli fa meno buio di quella rossa . E se egli s ' ostina a fissare la guerra , vuol dire che oltre al macello che gli riscalda il sangue infetto , oltre allo spettacolo della violenza che gli esalta la mente vagellante , oltre a tutto il male di cui egli è capace , intravede qualcosa che non è male , e che veramente potrebbe essere grande , nobile e sublime . La guerra infatti gli diventa l ' immagine più efficace e più dritta di quella che è oramai la sua vita . Espressione di quella più larga e perenne guerra combattuta per il bene contro il male su cui è impostata la vita umana da centinaia di secoli e per chi sa quanti secoli ancora . Si capisce allora come l ' uomo non abbia mai voluto credere alla guerra come a cosa ignobile , si capisce com ' egli non abbia mai potuto condannarla in nome della pace . Parlare di pace all ' uomo , nelle condizioni in cui è , significa non capir nulla della sua vita ch ' è tutta nella guerra . Significa alterare e falsare completamente tutta la sua storia , significa mutargli con una permuta arbitraria e sacrilega i caratteri umani in quelli angelici . L ' importante sta nell ' impostargli la vita secondo i criteri santi di questa guerra ...