StampaPeriodica ,
Seguitiamo
il
nostro
costituzionale
,
che
dopo
quella
stretta
di
mano
data
al
vecchio
Francesco
,
non
so
poi
se
tanto
di
cuore
,
se
ne
va
frettoloso
verso
il
Palazzo
della
comunità
colla
idea
in
testa
,
secondo
il
suo
solito
,
di
aver
molto
da
fare
.
L
avere
trovato
un
antico
suo
camerata
,
le
loro
opinioni
così
disparate
,
il
caldo
discorso
fra
loro
tenuto
,
ed
i
nomi
di
quei
sublimi
ingegni
italiani
,
tutte
queste
idee
insomma
gli
frastornarono
il
cervello
per
tutto
il
rimanente
della
giornata
,
così
che
neppure
il
lasciarono
riposare
tranquillamente
nel
corso
della
notte
che
segui
.
Alzatosi
prima
dell
usato
,
tenta
acquetare
il
suo
spirito
ancor
conturbato
,
e
dopo
qualche
fiero
contrasto
:
No
non
può
essere
,
grida
fra
se
stesso
,
non
può
essere
.
E
se
pur
vuol
togliersi
da
quella
penosa
incertezza
gli
fa
d
uopo
risolversi
di
tornare
a
Francesco
e
rinnovare
con
lui
la
battaglia
del
dì
prima
.
Bisogna
che
vada
:
e
va
dritto
alla
casa
di
lui
,
come
un
cavallo
alla
corsa
.
E
già
vi
sarebbe
giunto
colla
velocità
del
fulmine
,
se
un
tristarello
di
ragazzo
,
di
dieci
anni
all
incirca
,
condotto
per
forza
alla
scuola
dalla
madre
,
non
lo
avesse
ad
un
istante
fermato
,
e
fatto
trasecolare
per
una
corona
lunghissima
di
villanie
e
di
ingiurie
che
quegli
,
avvelenato
come
una
vipera
,
scagliava
,
dimenandosi
ed
urlando
,
in
faccia
a
chi
l
aveva
partorito
.
Non
poté
a
meno
allora
il
nostro
messer
Pancrazio
,
a
quella
serie
di
lunghi
improperi
,
di
porsi
in
tutta
la
sua
dignità
,
ed
alzando
la
voce
sgridare
forte
quell
insolente
:
E
chi
ti
ha
insegnato
,
fanciullaccio
indegno
,
gridò
,
di
trattare
così
tua
madre
?
...
Non
so
perché
mi
stia
...
e
volea
,
in
così
dire
,
accostarsi
e
dargliene
una
buona
dose
.
Ma
il
ragazzo
più
inviperito
che
prima
da
quella
paternale
,
staccatosi
con
violenza
dalla
madre
,
e
preso
un
grosso
sasso
:
Codinaccio
...
brigantaccio
,
cominciò
a
gridare
a
piena
gola
correndogli
incontro
,
che
c
entri
tu
spione
pagato
?...
O
vi
assicuro
io
che
era
serpente
da
non
far
ridere
,
se
la
madre
non
fosse
corsa
a
disarmarlo
,
e
trarlo
indietro
.
Pancrazio
,
raccomandandosi
alle
sue
gambe
,
giunse
alla
casa
del
vecchio
Francesco
ripetendo
ancora
entro
se
stesso
il
complimento
ricevuto
:
A
me
codinaccio
!
a
me
brigan
...
taccio
...
a
me
!
Questi
figli
sono
indegni
dell
Italia.
Entrato
,
e
narrato
a
Francesco
il
caso
fierissimo
,
e
come
egli
,
nell
istante
in
che
esercitar
volea
un
atto
di
vera
filantropia
,
avesse
colto
così
male
...
e
da
un
fanciullo
di
pochi
anni
:
E
non
inarcate
voi
le
ciglia
,
disse
al
vecchio
,
non
fate
le
profonde
meraviglie
per
tanta
impudenza
?
Francesco
.
Inarcar
le
ciglie
!
Meraviglia
profonda
!
Ma
io
me
la
rido
di
queste
cose
.
La
meraviglia
mi
nasce
in
petto
per
voi
,
caro
amico
,
che
volendo
pur
essere
tra
i
rigeneratori
d
Italia
,
vi
perdete
ed
affondate
nel
primo
ruscello
che
trovate
per
istrada
.
Questo
,
mio
caro
,
è
un
dolce
in
paragone
delle
cose
che
si
preparano
.
E
che
direte
dunque
quando
questi
serpentini
e
viperette
saranno
divenuti
serpentacci
a
sonaglio
da
divorarci
tutti
quanti
?
Quando
questa
generazione
crescente
,
allevata
come
bestie
,
senza
Dio
,
e
senza
principî
neppur
naturali
,
fatta
adulta
finirà
di
trascinare
la
società
all
ultima
sua
rovina
?
Allora
,
altro
che
ragazzi
insolenti
!
altro
che
sassi
!
Pancrazio
.
Ma
lo
vedo
anch
io
che
così
non
si
va
...
e
che
si
cammina
a
sghembo
.
Ma
come
si
fa
adunque
?
Non
vi
è
altro
mezzo
che
una
savia
severa
Costituzione
.
È
poi
sempre
quello
che
dico
io
.
Francesco
.
Ma
che
mi
andate
costituzionando
voi
per
l
amore
del
cielo
.
Queste
sono
baie
,
ed
è
un
gridar
alla
luna
.
Pancrazio
.
Ma
come
vorreste
adunque
fare
?
Francesco
.
Come
vorrei
fare
?
Ecco
.
L
uomo
ha
un
cuore
,
ed
è
questo
cuore
che
è
guasto
e
corrotto
.
Bisogna
adunque
parlare
a
questo
cuore
,
e
non
frastornar
le
orecchie
dell
uomo
con
paroloni
sesquipedali
che
alterano
,
irritano
e
nulla
più
;
e
parlando
a
questo
bisogna
far
ogni
possa
per
richiamare
le
famiglie
,
che
costituiscono
la
società
,
al
tipo
originale
nel
quale
Dio
le
creò
da
principio
.
Ma
chi
è
,
mio
caro
,
che
all
uman
cuore
possa
parlare
,
e
fargli
cangiar
strada
,
se
non
la
religione
cattolica
che
è
unica
figlia
di
quel
Dio
che
solo
ha
potere
sull
uomo
,
perché
sua
creatura
?
Pancrazio
.
Dunque
in
una
savia
,
buona
Costituzione
voi
non
sperate
?
Francesco
.
Nulla
,
nulla
io
spero
nelle
istituzioni
puramente
umane
per
chiamare
l
uomo
al
suo
dovere
.
E
quale
speranza
può
avere
nei
moderni
ritrovati
,
chi
con
qualche
senno
rifletta
che
essi
sono
tutti
figli
legittimi
del
centiforme
protestantismo
,
e
dell
umano
pensiero
sfrenato
e
reso
indipendente
da
Dio
?
Sapete
quando
io
incomincierò
a
sperare
un
era
novella
di
pace
non
fittizia
,
e
di
vera
vita
?
Quando
,
passato
il
parossismo
della
febbre
di
che
è
oggi
agitata
la
società
,
si
incomincerà
a
capire
che
il
tipo
vero
della
società
domestica
è
basato
su
quello
della
Società
divina
delle
tre
divine
auguste
Persone
,
secondo
il
dogma
cattolico
,
e
saremo
tutti
convinti
che
l
autorità
paterna
,
a
cui
fa
capo
la
società
di
famiglia
,
viene
dirittamente
dall
Autorità
paterna
divina
,
contrassegnata
così
distintamente
nella
prima
parola
della
preghiera
cattolica
,
Pater
,
Padre
.
Scuotete
questa
verità
,
ed
ecco
scossa
la
base
della
domestica
società
,
e
quindi
della
intera
società
umana
,
che
di
tutte
le
famiglie
è
composta
.
E
come
volete
,
per
l
amor
del
cielo
,
che
la
società
di
famiglia
possa
a
lungo
durare
senza
un
vero
legame
che
abbia
forza
di
tener
collegati
i
membri
che
la
compongono
?
Come
il
figlio
riconoscerà
l
autorità
paterna
,
egli
che
nega
,
si
ride
della
paterna
Autorità
divina
,
né
sa
,
né
vuole
pronunziare
quel
nome
Padre
;
e
si
vergogna
di
pronunziarlo
?
Come
rispetterà
l
autorità
paterna
,
egli
che
sconosce
e
bestemmia
la
fonte
da
cui
deriva
?
Se
Dio
Padre
risuona
un
essere
quasi
tiranno
...
come
risuonerà
il
nome
di
un
padre
che
è
solo
autore
secondario
di
una
vita
puramente
materiale
?
Voi
dunque
vedete
,
che
il
male
della
società
è
posto
in
questo
,
che
cioè
gli
elementi
che
la
compongono
,
e
sono
le
famiglie
,
sono
guasti
e
corrotti
.
Pretendere
adunque
di
riorganizzare
,
e
con
istituzioni
esclusivamente
umane
,
la
grande
famiglia
sociale
,
senza
prima
porre
nell
ordine
la
società
domestica
,
è
pazzia
da
ospedale
.
Pretendere
poi
di
chiamare
all
ordine
questa
società
di
famiglia
o
domestica
,
che
è
la
stessa
cosa
,
senza
restituirla
al
suo
vincolo
naturale
che
è
l
Autorità
divina
,
la
quale
ne
forma
la
sua
base
,
è
la
pazzia
delle
pazzie
.
Del
resto
,
seguite
pure
ad
invocare
rimedi
materiali
;
andate
,
andate
di
questo
passo
,
e
poi
vedrete
se
si
terminerà
per
fiaccarsi
una
volta
per
sempre
la
testa
.
Leggete
le
opere
dei
grandi
uomini
di
questo
secolo
,
e
sentirete
quale
intima
relazione
havvi
fra
la
miscredenza
e
lo
inaridirsi
e
disseccarsi
delle
fonti
del
ben
vivere
sociale
;
e
come
invece
la
religione
,
la
fede
mantenga
le
famiglie
e
la
società
nella
loro
vita
e
splendore
.
Dico
di
questo
secolo
,
perché
il
fantastico
vostro
oscurantismo
dei
secoli
passati
non
vi
faccia
rabbrividire
.
Pancrazio
.
La
società
non
si
studia
ella
altrove
che
nei
libri
?
Francesco
.
Pretendereste
forse
studiarla
nei
giornali
,
che
son
pur
essi
stampati
!
Che
diamine
!
voi
costituzionali
,
moderati
,
caldi
o
freddi
che
siate
,
che
nol
so
,
strombazzate
tanto
nei
caffé
,
nelle
case
,
per
le
strade
il
vostro
amore
di
patria
,
che
vi
strugge
,
e
poi
non
conoscete
neppure
i
nomi
di
quei
grandi
uomini
i
quali
,
per
essere
nati
nel
secolo
dei
lumi
,
e
per
aver
studiato
la
società
da
vicino
dovrebbero
in
qualche
modo
meritare
la
vostra
stima
.
Voi
insomma
volete
medicare
i
mali
della
società
a
modo
dei
cerretani
,
con
un
po
di
spirito
e
di
cerotto
...
ho
capito
.
Pancrazio
.
Questa
è
un
offesa
,
un
affronto
!
Francesco
.
È
una
verità
,
e
tanto
basta
perché
si
debba
dire
non
ostante
la
guerra
accanita
che
voi
fate
a
lei
,
a
quella
libertà
,
che
avete
per
altro
sempre
in
bocca
.
Pancrazio
.
Non
si
può
negare
;
vedo
io
pure
mille
abusi
...
Ma
si
penserà
anche
a
questo
...
si
penserà
...
Francesco
.
Oh
per
amor
del
cielo
!
risparmiate
questo
novello
sproposito
.
Che
un
governo
,
uno
Stato
alla
moderna
,
possa
prendersi
della
gran
famiglia
sociale
un
pensiero
,
e
nudrire
speranza
di
miglioramento
,
io
non
so
,
ma
...
passi
...
Ma
che
questo
Stato
possa
ingerirsi
della
interna
costituzione
delle
famiglie
e
mettere
naso
in
casa
altrui
...
ah
!
questo
sarebbe
una
pazzia
il
pensarlo
,
sacrilegio
il
tentarlo
...
Pancrazio
.
Oh
diavolo
!
Un
sacrilegio
!
Francesco
.
Sì
,
sì
,
un
sacrilegio
,
perché
il
recinto
delle
mura
che
chiude
una
famiglia
è
sacro
ed
inviolabile
,
né
alcuno
ha
il
diritto
di
porvi
il
piede
per
comandarvi
,
se
non
fosse
nel
solo
caso
in
che
la
famiglia
disturbasse
l
ordine
pubblico
;
perché
unicamente
il
padre
dalla
natura
,
e
dalla
religione
ne
è
costituito
padrone
e
sovrano
...
Dio
solo
,
autore
della
natura
,
e
oggetto
della
religione
,
è
la
fonte
di
questa
sovranità
paterna
.
Pancrazio
.
Eppure
l
autorità
della
Chiesa
ha
preteso
,
e
pretende
(
se
fosse
lasciata
libera
)
di
estendere
la
sua
autorità
fin
dentro
le
domestiche
mura
,
e
di
porre
il
naso
come
dite
voi
,
in
casa
altrui
.
Francesco
.
Ma
presto
o
tardi
qui
io
vi
voleva
?
Questo
Dio
che
solo
può
riordinare
le
famiglie
sconvolte
internamente
,
pretendete
voi
che
discenda
Egli
in
persona
ad
esercitare
quest
opera
?
Non
si
serve
Egli
de
suoi
ministri
?
E
giacché
voi
me
ne
avete
dato
il
destro
,
che
fanno
poi
essi
mai
questi
ministri
del
santuario
,
da
voi
chiamati
mani
morte
,
gente
oziosa
,
se
non
tentare
di
ravvivare
la
società
moribonda
,
chiamando
a
nuova
vita
le
famiglie
che
la
compongono
?
E
che
fa
egli
un
Ministro
del
Vangelo
quando
,
ponendo
una
mano
sul
capo
del
fanciullo
,
gli
dirige
la
mente
,
gli
indirizza
il
cuore
verso
un
Dio
Padre
da
cui
ogni
paternità
discende
,
se
non
allevare
figli
docili
per
la
famiglia
,
buoni
cittadini
per
la
patria
?
Pancrazio
.
E
lo
potranno
essi
sperare
...
Francesco
.
Sì
che
lo
possono
sperare
:
e
che
l
esito
del
sacerdozio
cattolico
rapporto
a
questo
riordinamento
di
cose
sia
sicuro
,
ne
fanno
prova
i
fatti
tutti
dai
quali
,
a
chiaro
lume
di
aperto
sole
,
emerge
quale
salutare
influenza
abbia
la
Chiesa
nel
ben
essere
domestico
,
e
quindi
sociale
,
quando
essa
è
lasciata
libera
nel
suo
ministero
,
e
senza
bavaglio
per
poter
parlare
,
e
senza
pastoie
per
poter
additare
la
strada
,
che
alla
vera
felicità
conduce
le
famiglie
ed
i
popoli
.
Ma
per
questo
,
il
piede
profano
non
deve
inoltrarsi
nel
sacrario
del
sacerdozio
,
ed
è
ora
una
volta
che
i
potenti
,
i
grandi
della
terra
facciano
tregua
alle
basse
ed
umane
gelosie
verso
la
Chiesa
,
e
si
persuadano
una
volta
a
prova
di
fatti
e
presenti
e
passati
,
che
la
tranquillità
pubblica
e
la
fermezza
dei
troni
sono
una
chimera
colla
Chiesa
in
ceppi
,
e
in
catene
.
Leggete
,
mio
caro
,
leggete
le
storie
imparziali
,
considerate
le
beatitudini
presenti
,
e
poi
risponderete
...
e
poi
mi
direte
.
Pancrazio
.
Purtroppo
,
esaminando
freddamente
i
fatti
presenti
...
Che
volete
...
purtroppo
...
non
avete
tutto
il
torto
.
Ma
non
mi
potrete
però
negare
,
che
il
moderno
progresso
abbia
dato
una
grande
spinta
a
quella
vita
di
civiltà
che
i
popoli
vivono
al
presente
,
e
che
...
Francesco
.
Oh
povero
il
mio
fiato
sprecato
!
Di
quale
vita
mi
parlate
voi
,
che
il
ciel
vi
salvi
?
Se
convenite
meco
,
che
le
famiglie
,
delle
quali
la
società
è
composta
,
sono
fuori
strada
,
e
che
solo
colla
forza
religiosa
possonsi
ordinare
,
come
mai
un
progresso
tutto
materiale
può
dare
nuova
vita
ai
popoli
?
Pancrazio
.
E
pure
tant
è
...
il
negare
tutto
è
troppo
.
Francesco
.
Vi
ingannate
;
nulla
io
nego
per
passione
;
affermo
il
moderno
progresso
quale
egli
è
realmente
;
io
nego
poi
quanto
voi
vel
immaginate
.
Per
ora
,
basti
così
.
All
Ave
Maria
siete
in
libertà
?
Pancrazio
.
Oh
sì
!
sempre
quando
voi
volete
;
a
quell
ora
io
sarò
da
voi
;
desidero
propriamente
farvi
capire
che
ogni
uomo
sbaglia
,
e
che
questa
volta
voi
pure
...
Francesco
.
Potrebbe
essere
...
ma
io
non
lo
credo
...
A
rivederci
adunque
.
Pancrazio
.
Sì
,
a
rivederci
.
LA FINE ( PAPINI GIOVANNI - PREZZOLINI GIUSEPPE , 1907 )
StampaPeriodica ,
Questo
è
l
'
ultimo
numero
del
Leonardo
.
Il
Leonardo
non
"
sospende
le
pubblicazioni
"
,
come
usano
dire
le
riviste
vergognose
,
ma
le
cessa
e
le
chiude
assolutamente
e
definitivamente
.
Se
per
caso
riapparisse
in
seguito
una
rivista
collo
stesso
nome
-
e
vi
fosse
pur
dentro
qualcuno
dei
nostri
collaboratori
di
secondo
ordine
-
avvertiamo
fin
da
ora
che
si
tratterebbe
di
una
illegittima
contraffazione
messa
insieme
da
imitatori
maligni
.
Il
Leonardo
nostro
,
quello
che
tutti
conoscono
odiano
e
amano
,
scompare
oggi
per
nostra
volontà
e
scompare
per
sempre
.
Ma
non
vogliamo
lasciare
quest
'
impresa
-
nella
quale
per
cinque
anni
abbiamo
speso
entusiasmo
energia
e
denaro
-
senza
dire
brevemente
e
sinceramente
perché
abbiamo
presa
questa
decisione
.
Tanto
più
che
il
Leonardo
non
muore
per
le
cause
che
portano
di
solito
la
morte
alle
altre
riviste
.
Cominciamo
pure
,
senza
complimenti
,
dalle
cose
più
volgari
!
Il
Leonardo
non
muore
per
mancanza
di
denaro
.
Muore
,
piuttosto
,
per
una
certa
minaccia
di
futura
prosperità
.
Già
da
tre
anni
il
numero
degli
abbonati
s
'
è
decuplicato
,
la
vendita
è
aumentata
e
si
prevedeva
prossimo
il
momento
in
cui
sarebbe
divenuto
inutile
ogni
sacrificio
personale
dei
redattori
.
In
seguito
a
ciò
alcune
persone
ci
avevano
offerto
di
prendere
per
conto
loro
la
gestione
del
Leonardo
,
facendolo
diventare
mensile
e
lasciando
interamente
a
noi
la
direzione
.
Se
avessimo
altre
anime
tutto
questo
ci
avrebbe
fatto
molto
piacere
.
A
poco
a
poco
il
Leonardo
sarebbe
divenuto
un
buon
affare
;
ci
sarebbe
stata
una
amministrazione
regolare
e
forse
dei
guadagni
e
più
tardi
noialtri
,
invece
di
essere
obbligati
a
spendere
,
saremmo
stati
pagati
per
la
nostra
opera
.
Ma
questa
appunto
è
stata
una
delle
ragioni
per
cui
ci
fermiamo
.
Il
Leonardo
non
ha
mai
avuto
,
nella
nostra
mente
,
niente
di
commerciale
e
l
'
idea
di
avere
accanto
degli
amministratori
,
e
magari
degli
azionisti
,
i
quali
più
o
meno
direttamente
ci
avrebbero
forzato
a
modificare
lentamente
la
nostra
impresa
per
accrescere
o
per
non
diminuire
gli
utili
,
ci
repugna
completamente
.
Noi
abbiamo
scritto
sempre
per
pochi
,
sapendo
bene
che
le
cose
da
noi
dette
potevano
essere
comprese
e
vissute
soltanto
da
quelli
che
avevano
anime
ed
esperienze
simili
alle
nostre
,
e
questa
frotta
di
abbonati
professori
,
dottori
,
avvocati
,
dilettanti
che
andava
crescendo
intorno
a
noi
ha
finito
con
lo
annoiarci
.
Anche
involontariamente
un
giornale
diventa
ciò
che
vogliono
i
suoi
lettori
e
per
quanto
abbiamo
resistito
abbastanza
fino
ad
oggi
sarebbe
impossibile
continuare
a
far
concessioni
a
quelli
che
ci
seguono
.
Il
Leonardo
deve
sopportare
il
destino
di
tutte
le
cose
che
hanno
una
certa
fortuna
.
Finché
s
'
è
in
pochi
e
si
combatte
,
da
soli
,
contro
tutti
,
non
ci
son
pericoli
di
transazioni
e
di
degenerazioni
.
Appena
si
comincia
a
fare
del
rumore
la
gente
viene
intorno
e
i
curiosi
,
gli
snobs
,
gli
interessati
,
gli
arrivisti
,
gli
adulatori
,
i
paurosi
si
mettono
a
batter
le
mani
,
a
far
complimenti
e
ad
offrir
servigi
.
Si
finisce
,
a
questo
modo
,
soffocati
in
un
terribile
circolo
vizioso
.
Il
fatto
di
esser
soli
ci
permette
di
esser
buoni
e
indipendenti
e
queste
qualità
attirano
la
gente
perché
la
folla
è
attirata
dalla
solitudine
che
la
disprezza
;
e
la
folla
che
si
stringe
intorno
fa
sparire
,
col
solo
suo
contatto
,
quelle
nostre
qualità
che
l
'
avevano
attirata
.
Cosa
volete
fare
contro
questi
venefici
cortigiani
?
L
'
unico
rimedio
sarebbe
di
rispondere
con
sgarberie
alle
lodi
e
con
dei
calci
alle
profferte
di
aiuti
per
conservare
,
a
forza
di
villanie
,
il
cerchio
di
solitudine
,
ma
la
raffinata
civiltà
dei
nostri
tempi
non
permetterebbe
tali
eccessi
di
difesa
e
anche
dei
convinti
maleducati
quali
noi
siamo
,
non
vogliono
correre
il
rischio
di
esser
rinchiusi
in
una
casa
di
salute
.
Ma
il
fatto
è
questo
:
che
il
Leonardo
è
costretto
a
sparire
,
oltre
che
per
altre
ragioni
,
perché
troppi
s
'
interessavan
di
noi
.
Come
i
nostri
lettori
ricorderanno
più
volte
ci
siamo
lamentati
di
questo
superfluo
successo
.
Non
solo
in
Italia
,
ma
in
Francia
,
in
Inghilterra
,
in
America
,
in
Germania
-
perfino
a
Tien
-
tsin
e
al
Cairo
-
c
'
erano
uomini
che
credevano
farci
piacere
e
onore
occupandosi
delle
cose
nostre
.
Il
più
delle
volte
,
naturalmente
,
si
trattava
di
uomini
che
non
ci
comprendevano
e
non
potevano
comprenderci
,
che
ci
lodavano
di
qualità
senza
importanza
;
che
ci
difendevano
con
ragioni
stupide
;
che
ci
opponevano
obiezioni
alle
quali
avevamo
già
risposto
:
che
ci
accusavano
delle
nostre
migliori
qualità
;
oppure
che
si
limitavano
freddamente
a
dire
cosa
avevamo
fatto
.
Pochissime
volte
c
'
è
accaduto
di
scoprire
qualche
anima
che
valesse
la
pena
di
esser
conosciuta
.
E
questo
diciamo
anche
per
quelli
che
ci
furono
più
vicini
;
anche
per
quelli
che
più
o
meno
abilmente
ci
seguirono
e
ci
imitarono
.
Da
loro
,
anzi
,
ci
vennero
i
maggiori
,
per
quanto
taciti
,
ammonimenti
di
finire
.
Gli
intrighi
,
le
rivalità
,
le
bizze
,
le
mutue
concessioni
,
le
involontarie
ipocrisie
,
le
interessate
rivolte
,
gli
umilianti
maneggi
;
tutto
ciò
che
rende
frivola
e
falsa
la
vita
delle
riviste
giovani
"
ci
ha
costretti
a
guardare
con
occhio
meno
indulgente
le
nostre
apparenti
complicità
e
solidarietà
.
Un
'
altra
delle
ragioni
del
suicidio
del
Leonardo
è
la
cattiva
riuscita
dei
connubi
che
abbiamo
fatto
con
altri
gruppi
.
A
causa
appunto
dell
'
interesse
da
noi
svegliato
non
è
stato
possibile
,
meno
che
per
un
brevissimo
periodo
,
fare
una
rivista
assolutamente
personale
,
vale
a
dire
scritta
interamente
da
noi
due
.
Per
tre
volte
abbiamo
accolto
con
noi
uomini
diversi
e
per
tre
volte
abbiamo
dovuto
riconoscere
l
'
impossibilità
delle
mescolanze
.
Il
primo
connubio
è
stato
quello
coi
letterati
e
i
pittori
che
finì
subito
,
grazie
alla
fondazione
dell
'
effimero
Hermes
;
il
secondo
è
stato
coi
logici
,
coi
matematici
e
gli
analitici
i
quali
si
son
resi
intollerabili
per
la
loro
mancanza
di
tolleranza
e
per
la
loro
incapacità
di
comprendere
il
lato
artistico
e
avventuroso
della
nostra
opera
;
e
il
terzo
cogli
occultisti
dai
quali
,
fin
dall
'
ultimo
numero
,
ci
siamo
definitivamente
staccati
.
Per
tornare
del
tutto
soli
bisognerebbe
rompere
violentemente
amicizie
,
rapporti
,
interessi
,
e
d
'
altra
parte
non
vogliamo
tentare
nuove
combinazioni
che
non
potrebbero
avere
miglior
fine
delle
altre
e
non
vogliamo
,
soprattutto
,
che
il
Leonardo
possa
essere
sfruttato
da
piccoli
arrivisti
intellettuali
che
si
divertono
a
giuocare
la
terna
della
ribellione
per
giungere
più
facilmente
ad
arraffare
una
qualsiasi
gloriuccia
.
I
resultati
di
queste
nostre
associazioni
momentanee
sono
stati
poco
piacevoli
e
per
quanto
fino
all
'
ultimo
il
Leonardo
non
abbia
perduto
quella
fierezza
e
quella
spontaneità
,
che
furono
fra
le
sue
doti
migliori
,
pure
le
varie
influenze
che
in
esso
si
sono
avvicendate
hanno
lasciato
le
loro
traccie
e
in
certi
momenti
il
Leonardo
è
stato
un
po
'
troppo
agghindato
e
decadente
-
in
altri
troppo
serio
e
quasi
accademico
-
e
perfino
,
per
quanto
ci
meravigli
questa
confessione
,
troppo
assurdo
e
fantastico
.
Ma
poiché
non
vogliamo
tener
niente
nascosto
diremo
apertamente
che
tutto
questo
non
sarebbe
bastato
a
farci
interrompere
l
'
opera
nostra
se
non
vi
fossero
state
altre
ragioni
più
interne
e
.
perciò
più
importanti
.
Il
Leonardo
è
stato
sempre
da
noi
considerato
come
un
apparecchio
per
eseguire
determinate
esperienze
sull
'
anima
vile
italiana
.
Dopo
cinque
anni
di
queste
esperienze
,
dopo
aver
cercato
con
questa
rivista
e
con
altre
opere
,
di
scoprire
uomini
,
di
svegliare
e
trasformare
anime
,
di
trovare
giovini
che
fossero
per
noi
compagni
e
schermidori
e
non
pappagalli
male
ammaestrati
,
ci
siamo
persuasi
che
non
vale
la
pena
di
continuare
.
Quelli
che
abbiamo
trovato
-
o
meglio
ci
hanno
cercato
-
ci
sono
apparsi
,
in
fondo
,
non
troppo
dissimili
dagli
altri
.
Erano
diversi
in
quanto
parlavano
di
cose
nuove
e
rispettavano
autorità
prima
non
riconosciute
ma
non
diversi
per
anima
,
non
diversi
per
vita
morale
.
Ma
questo
è
ciò
che
conta
per
noi
e
perciò
abbandoniamo
l
'
improvvisata
professione
"
di
pescatori
di
anime
"
.
Noi
abbiamo
certamente
ottenuto
qualche
cosa
.
Abbiamo
fatto
conoscere
agli
italiani
dottrine
e
uomini
che
per
loro
erano
ignoti
;
abbiamo
discusso
e
combattuto
con
fortuna
scuole
vecchie
e
nuove
o
rinascenti
,
quale
sarebbe
il
positivismo
,
il
modernismo
cattolico
,
il
neo
-
hegelismo
;
abbiamo
imposto
all
'
attenzione
delle
persone
prudenti
soggetti
e
studi
troppo
disdegnati
;
abbiamo
contribuito
a
far
cambiare
il
tono
ipocrita
e
melato
che
regnava
nelle
discussioni
intellettuali
e
abbiamo
mostrato
con
l
'
esempio
che
le
idee
non
sono
delle
parole
che
s
'
imparano
ma
delle
cose
vive
che
si
possono
vivere
,
godere
ed
uccidere
.
Ma
tutto
ciò
non
è
abbastanza
per
noi
.
Siamo
sempre
stati
dei
megalomani
e
sempre
perseguitati
dal
bisogno
di
proporci
e
di
conseguire
fini
grandiosi
.
Sia
per
fretta
o
per
impotenza
non
siamo
riusciti
e
abbandoniamo
la
nostra
maggiore
arma
.
Il
Leonardo
è
venuto
fuori
da
un
lungo
periodo
di
fremebonda
e
laboriosa
solitudine
e
ora
noi
torniamo
un
po
'
inquieti
e
un
po
'
fiduciosi
alla
solitudine
che
lasciammo
or
son
molti
anni
con
tanti
sogni
nel
cuore
.
Noi
lasciamo
volentieri
il
posto
agli
altri
.
Il
Leonardo
ha
già
prodotto
delle
imitazioni
ed
è
questo
il
segno
migliore
che
il
suo
tempo
è
passato
.
Quello
che
in
esso
poteva
esserci
di
assimilabile
per
la
folla
sarà
continuato
e
il
nostro
albero
,
dopo
aver
fatto
cadere
qualche
fiore
,
può
essere
tagliato
senza
rimpianto
.
Senza
rimpianto
!
Per
quanto
possa
parer
singolare
in
noi
questa
freddezza
di
fronte
a
ciò
che
fu
la
nostra
cosa
più
cara
,
noi
scriviamo
sinceramente
queste
due
parole
.
Diremo
apertamente
che
negli
ultimi
tempi
il
Leonardo
non
c
'
interessava
più
come
prima
.
Mentre
andava
crescendo
l
'
interesse
degli
altri
scemava
il
nostro
.
Da
qualche
tempo
abbiamo
seguitato
a
fare
il
Leonardo
semplicemente
perché
questo
esisteva
di
già
,
perché
era
atteso
,
perché
ci
eravamo
impegnati
moralmente
a
continuarlo
con
tutti
quelli
che
ci
amavano
e
soprattutto
con
quelli
che
ci
combattevano
.
Ma
il
Leonardo
non
era
più
per
noi
-
come
ai
primi
tempi
-
l
'
espressione
necessaria
ed
appassionata
delle
nostre
scoperte
e
dei
nostri
desideri
.
A
poco
a
poco
andava
diventando
qualche
cosa
di
meccanico
,
di
abituale
,
di
routinier
.
Si
andava
creando
il
tipo
del
Leonardo
:
in
ogni
numero
bisognava
trovare
uno
straniero
da
rivelare
all
'
Italia
;
un
programma
nuovo
da
gettare
davanti
ai
nostri
simili
e
quella
certa
quantità
di
sdegno
e
di
rabbia
che
dovevan
contenere
le
schermaglie
.
Le
cose
non
potevano
continuare
così
.
Per
noi
il
Leonardo
è
stato
sempre
qualcosa
di
necessario
,
di
personale
,
di
sentimentale
;
la
voce
che
non
potevamo
far
tacere
dentro
di
noi
,
il
diario
dei
nostri
viaggi
spirituali
di
Ebrei
Erranti
della
cultura
.
È
stato
fin
da
principio
un
'
eruzione
passionale
e
appunto
perché
eruzione
non
poteva
durare
a
lungo
.
Quando
la
lava
che
scende
si
calma
e
diventa
un
rigagnolo
lento
il
vulcano
fa
ridere
.
Non
diciamo
con
questo
di
essere
dei
vulcani
spenti
.
Noi
continueremo
ancora
a
fare
,
a
pensare
,
a
cercare
ed
anche
a
pubblicare
.
Ma
noi
sentiamo
pure
il
bisogno
di
ripensare
ai
problemi
che
c
'
immaginammo
di
aver
fatto
dissolvere
nell
'
aria
;
di
riesaminare
tutte
le
nostre
opinioni
espresse
con
tanta
leggera
sicurezza
;
di
cercare
nuove
soluzioni
a
problemi
già
messi
a
posto
;
a
rivedere
e
verificare
i
nostri
giudizi
su
cose
e
persone
;
di
ricominciare
,
insomma
,
ancora
una
volta
,
la
nostra
vita
intellettuale
.
Tutto
questo
non
possiamo
farlo
che
nella
solitudine
.
Pubblicando
un
giornale
bisogna
pur
sempre
seguire
una
tradizione
,
bisogna
rispettare
troppo
le
proprie
opinioni
passate
,
bisogna
per
forza
trinciar
giudizi
su
argomenti
che
non
s
'
è
avuto
il
tempo
di
conoscere
a
fondo
e
continuamente
bisogna
fare
degli
sforzi
per
mantenere
la
necessaria
abitudine
della
sincerità
.
Val
molto
meglio
lasciar
la
gente
;
scender
dalla
cattedra
;
gettar
via
la
nostra
veste
di
docenti
e
ridiventare
gli
umili
scolari
del
mondo
,
di
questo
terribile
mondo
nel
quale
non
siamo
ancora
capaci
di
trovare
la
vera
ragione
di
vivere
-
cioè
la
cosa
più
necessaria
-
ma
nel
quale
siamo
immersi
e
dal
quale
dobbiamo
estrarre
il
meglio
del
nostro
pensiero
e
del
nostro
essere
.
Non
sappiamo
per
ora
ciò
che
faremo
in
seguito
.
Non
amiamo
le
fermate
e
le
lunghe
soste
.
Cerchiamo
la
calma
,
la
pace
,
la
certezza
come
tutti
gli
uomini
ma
finora
l
'
abbiamo
trovata
soltanto
nel
viaggio
e
nella
inquietudine
.
Crediamo
che
vi
sia
una
pace
d
'
altra
specie
e
continuiamo
a
cercarla
.
Continueremo
perciò
a
narrare
a
quelli
che
vorranno
ascoltarci
ciò
che
vedremo
e
scopriremo
.
Oggi
,
per
il
rispetto
che
dobbiamo
alle
nostre
anime
,
sentiamo
la
necessità
di
far
colare
a
fondo
questa
barca
che
ci
fu
cara
.
A
quelli
che
la
seguirono
non
chiediamo
condoglianze
o
pietà
.
Non
ne
abbiamo
affatto
bisogno
.
Li
esortiamo
a
fare
per
loro
conto
ciò
che
noi
vogliamo
fare
:
uno
spietato
esame
di
coscienza
.
Cerchino
,
s
'
è
possibile
,
di
guardare
sé
stessi
come
un
altro
potrebbe
guardarli
e
se
riusciranno
a
considerarsi
senza
disgusto
,
anche
il
Leonardo
non
sarà
morto
invano
.
StampaPeriodica ,
Washington
,
aprile
-
Il
Patto
atlantico
è
stato
firmato
senza
che
la
banda
suonasse
nemmeno
una
marcia
militare
.
Eppure
la
banda
che
lunedì
nel
pomeriggio
prestava
servizio
nell
'
Auditorium
della
Constitution
Avenue
,
dove
si
è
svolta
la
cerimonia
della
firma
,
era
proprio
quella
dei
marines
,
cioè
di
quei
terribili
fucilieri
di
marina
sulle
cui
tradizioni
militaresche
non
ci
sono
dubbi
.
Quando
gli
invitati
,
che
fin
dalle
prime
ore
del
pomeriggio
di
lunedì
entrarono
nella
vasta
sala
,
si
accorsero
che
la
firma
del
Patto
atlantico
sarebbe
stata
rallegrata
da
quella
fanfara
militare
,
non
ci
fu
nessuno
che
non
si
preparasse
a
sentire
uno
di
quei
concerti
di
marce
che
tanto
piacciono
agli
ufficiali
di
tutte
le
armi
.
Se
lo
aspettavano
specialmente
gli
europei
,
ma
ecco
che
il
maggiore
Salteman
,
direttore
della
banda
,
fa
un
segno
gentile
ai
suoi
suonatori
e
invece
di
ritmi
militareschi
si
odono
motivi
popolari
ora
ironici
ed
ora
patetici
che
quasi
invitavano
il
piede
a
un
passo
di
danza
.
Erano
le
due
e
mezzo
del
pomeriggio
,
mancava
ancora
mezz
'
ora
all
'
inizio
dei
discorsi
,
quando
la
banda
dei
marines
cominciò
a
eseguire
una
scelta
da
Porgy
e
Bess
,
la
famosa
operetta
di
Gershwin
.
Chi
aveva
avuto
questa
idea
gentile
di
distrarre
il
pubblico
in
attesa
della
firma
di
un
patto
che
,
pur
essendo
di
difesa
,
interessa
anche
i
militari
,
con
canzoni
invece
che
con
marce
?
Nessuno
ha
potuto
stabilirlo
.
Qualcuno
ha
pensato
che
fosse
un
'
idea
di
Stanley
Woodward
,
capo
del
protocollo
,
l
'
uomo
che
ha
diretto
la
cerimonia
.
Qualche
altro
ha
supposto
invece
che
la
scelta
del
programma
fosse
stata
lasciata
al
maggiore
Salteman
e
che
questi
l
'
avesse
fatta
secondo
le
sue
predilezioni
,
che
sono
poi
anche
le
predilezioni
del
corpo
a
cui
appartiene
.
Se
non
fossero
stati
distratti
da
mille
altre
cose
,
cioè
dall
'
osservazione
delle
toilettes
delle
signore
,
e
dalla
maliziosa
valutazione
dello
stile
,
per
dir
la
verità
un
po
'
goffo
,
del
palazzo
classicheggiante
di
Constitution
Avenue
,
qualche
invitato
europeo
avrebbe
tratto
una
morale
da
quella
musica
.
Avrebbe
detto
:
«
Gli
americani
lo
fanno
apposta
;
suonano
musica
allegra
e
sentimentale
per
noi
,
così
pronti
invece
a
inarcare
il
petto
e
a
mettere
il
pennacchio
»
.
Fatto
sta
che
al
suono
di
Bess
you
are
my
woman
cioè
di
«
Bess
tu
sei
la
mia
donna
»
,
si
è
aperta
la
grande
seduta
del
quattro
aprile
che
doveva
concludersi
con
la
firma
del
Patto
atlantico
.
Ma
non
c
'
erano
soltanto
la
musica
popolare
e
i
pezzi
più
famosi
dell
'
operetta
di
Gershwin
.
Anche
le
decorazioni
floreali
della
sala
meritavano
l
'
attenzione
di
quella
parte
del
pubblico
che
,
venuta
dall
'
Europa
,
pareva
spinta
dalla
maggior
curiosità
.
Era
un
misto
di
azalee
e
di
ortensie
,
un
alternarsi
di
verde
e
di
rosa
in
mezzo
a
cui
i
dodici
ministri
e
gli
undici
ambasciatori
(
Acheson
essendo
a
casa
sua
non
poteva
avere
come
assistente
un
ambasciatore
americano
accreditato
presso
il
presidente
Truman
)
,
seduti
in
doppia
fila
a
semicerchio
sulla
pedana
sopraelevata
,
perdevano
molto
della
loro
storicità
.
La
scena
di
tanti
vecchi
signori
in
mezzo
ai
fiori
suggeriva
l
'
idea
non
che
stesse
svolgendosi
un
atto
politico
,
ma
una
di
quelle
cerimonie
durante
le
quali
alla
fine
dell
'
anno
scolastico
si
premiano
gli
alunni
più
bravi
.
Ma
alle
tre
del
pomeriggio
il
segretario
di
Stato
Dean
Acheson
ha
cominciato
a
parlare
.
Il
tono
del
discorso
è
bastato
per
rompere
l
'
incantesimo
di
quel
tranquillo
quadro
borghese
che
musichette
e
fiori
avevano
creato
così
facilmente
.
C
'
era
nella
voce
di
Acheson
una
sicurezza
e
una
serietà
che
hanno
richiamato
tutti
alla
realtà
.
Ci
è
parso
che
in
quel
momento
la
gente
battesse
le
palpebre
come
per
scacciare
dagli
occhi
immagini
poco
adatte
.
Acheson
,
che
era
il
primo
oratore
e
che
inoltre
rappresentava
il
paese
più
potente
dell
'
alleanza
,
è
stato
seguito
con
molto
interesse
.
Il
suo
è
stato
un
discorso
breve
,
con
una
citazione
del
Vangelo
a
modo
di
ammonimento
.
Dopo
però
il
pubblico
è
apparso
meno
attento
.
Dopo
il
quarto
,
Bevin
ha
smesso
di
seguire
gli
oratori
preferendo
commentare
la
loro
apparenza
,
il
loro
modo
di
vestire
,
il
loro
modo
di
muoversi
.
Quando
parlava
Schuman
,
la
gente
diceva
:
«
Assomiglia
a
Gandhi
»
;
quando
parlava
Sforza
,
si
udivano
citazioni
storiche
.
Alle
quattro
e
ventidue
entrò
Truman
.
Si
era
fatto
prima
di
quello
che
non
avesse
stabilito
l
'
orario
perché
quasi
tutti
gli
oratori
avevano
rinunciato
al
privilegio
di
parlare
nella
propria
lingua
.
In
un
primo
momento
la
preoccupazione
di
sanzionare
anche
nei
particolari
minori
l
'
eguaglianza
dei
Dodici
,
spinse
appunto
ad
insistere
perché
i
delegati
facessero
le
loro
dichiarazioni
nella
lingua
del
proprio
paese
.
Ma
il
delegato
danese
cominciò
a
parlare
inglese
,
e
allora
eccetto
i
ministri
di
Francia
,
Belgio
e
Lussemburgo
,
tutti
parlarono
in
inglese
.
L
'
unico
imbarazzato
fu
il
ministro
del
Portogallo
,
che
aveva
preparato
il
suo
discorso
in
portoghese
e
che
all
'
ultimo
momento
,
per
non
fare
diverso
dagli
altri
,
decise
di
leggere
il
testo
in
inglese
,
una
lingua
che
conosceva
poco
e
che
gli
creò
un
seguito
di
difficoltà
e
di
inceppi
.
L
'
ingresso
di
Truman
ebbe
l
'
effetto
di
cambiare
di
colpo
l
'
atmosfera
;
il
protagonista
della
cerimonia
di
oggi
è
stato
appunto
il
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Se
dal
punto
di
vista
politico
il
problema
del
Patto
atlantico
è
ancora
aperto
,
dal
punto
di
vista
della
cerimonia
di
oggi
,
il
Patto
ha
segnato
la
vittoria
di
Truman
sul
protocollo
diplomatico
.
La
posizione
del
presidente
aveva
costituito
un
grande
imbarazzo
per
gli
uffici
del
cerimoniale
del
Dipartimento
di
Stato
.
Infatti
tutta
la
cerimonia
era
basata
appunto
sul
principio
della
eguaglianza
di
tutti
i
firmatari
.
Per
questo
si
era
scelto
appunto
l
'
ordine
alfabetico
sia
per
i
discorsi
che
per
le
firme
.
L
'
ingresso
di
Truman
produceva
alcune
difficoltà
.
Andava
bene
che
facesse
un
discorso
,
ma
il
problema
era
di
sapere
dove
si
sarebbe
messo
a
sedere
il
presidente
.
Poiché
se
egli
sedeva
accanto
ad
Acheson
,
all
'
inizio
della
fila
di
destra
,
si
metteva
sullo
stesso
piano
dei
ministri
degli
Esteri
degli
altri
paesi
,
il
che
non
era
conveniente
alla
sua
posizione
;
se
egli
si
metteva
a
sedere
su
una
sedia
al
centro
della
pedana
,
finiva
a
rovinare
il
principio
dell
'
eguaglianza
.
Fu
decisa
allora
una
soluzione
intermedia
.
Truman
avrebbe
parlato
e
poi
avrebbe
abbandonato
la
pedana
,
sistemandosi
in
un
'
altra
parte
dell
'
aula
,
oppure
lasciando
l
'
aula
dopo
il
discorso
.
Ma
Truman
si
ribellò
con
energia
a
tutte
e
due
le
proposte
.
Il
Patto
atlantico
,
egli
insisté
,
era
una
sua
creazione
.
«
It
is
my
baby
»
(
è
il
mio
bambino
)
disse
,
usando
una
caratteristica
espressione
americana
,
e
aggiunse
che
intendeva
essere
presente
alla
firma
,
stando
sulla
pedana
.
Dopo
tutto
egli
,
per
il
Patto
atlantico
,
aveva
perfino
accettato
di
parlare
per
tredicesimo
,
sfidando
tutte
le
forze
della
iettatura
.
Ma
altri
colpi
stavano
preparandosi
per
il
protocollo
.
Al
momento
in
cui
,
dopo
altri
undici
ministri
,
doveva
firmare
Acheson
,
Truman
scattò
in
piedi
e
scese
dal
suo
posto
col
volto
tutto
sorridente
,
per
accompagnare
il
segretario
di
Stato
alla
sedia
della
firma
.
Il
gesto
del
presidente
apparve
così
impulsivo
che
alcuni
reporters
di
un
'
agenzia
,
vista
la
mossa
,
immaginarono
che
improvvisamente
egli
avesse
deciso
contro
tutte
le
regole
diplomatiche
di
firmare
lui
il
trattato
.
Quindi
lanciarono
subito
un
annuncio
al
loro
ufficio
centrale
.
Truman
non
firmò
,
ma
fece
qualcosa
d
'
altro
,
infierendo
un
altro
grave
colpo
al
cerimoniale
.
Il
presidente
aveva
visto
il
vicepresidente
Barkley
in
prima
fila
;
e
a
questo
punto
occorre
dire
che
fu
il
conte
Sforza
a
ispirare
quest
'
idea
a
Truman
.
Mentre
tutti
gli
altri
ministri
avevano
eseguito
l
'
atto
della
firma
quasi
ieraticamente
,
senza
volger
lo
sguardo
al
pubblico
,
Sforza
,
muovendosi
sulla
pedana
,
aveva
subito
voltato
la
testa
verso
gli
spettatori
,
e
,
scorto
il
vicepresidente
Barkley
,
si
era
avvicinato
all
'
orlo
della
pedana
e
gli
aveva
stretto
la
mano
.
Dopo
la
firma
,
aveva
fatto
un
gesto
di
saluto
alla
contessa
Sforza
,
che
sedeva
in
sesta
fila
,
accanto
alla
signora
Tarchiani
.
Nessuno
imitò
l
'
esempio
di
Sforza
,
ad
eccezione
di
Truman
.
II
presidente
e
Sforza
sembravano
i
due
soli
uomini
di
Stato
non
intimoriti
dall
'
atmosfera
storica
,
e
capaci
di
sentirsi
a
loro
agio
sulla
pedana
.
Così
Truman
ha
ripetuto
esattamente
quello
che
Sforza
aveva
fatto
.
Sporgendosi
dalla
pedana
ha
stretto
la
mano
a
Barkley
,
e
poi
,
sempre
tenendogliela
fra
le
sue
,
lo
ha
quasi
tirato
verso
di
sé
,
invitandolo
ad
assistere
alla
firma
accanto
ad
Acheson
.
Mentre
il
pubblico
applaudiva
divertito
,
Barkley
,
ridendo
,
salì
anche
lui
sulla
pedana
.
Impauriti
,
gli
addetti
al
cerimoniale
osservavano
l
'
abito
marrone
di
Barkley
che
spiccava
tra
i
colori
diplomatici
(
grigio
e
nero
)
di
tutti
gli
altri
partecipanti
alla
storica
firma
.
Senza
batter
ciglio
,
Acheson
firmò
.
Erano
le
quattro
e
cinquanta
.
L
'
America
aveva
legato
le
sue
sorti
a
quelle
dell
'
Europa
occidentale
e
Truman
era
riuscito
a
battere
il
protocollo
del
Dipartimento
di
Stato
.
StampaPeriodica ,
Martedì
scorso
,
mentre
tutti
i
giornali
dedicavano
numerosi
articoli
alle
tensioni
fiorentine
,
su
la
Repubblica
appariva
una
vignetta
di
Bucchi
:
rappresentava
due
silhouette
,
un
'
Africa
enorme
e
incombente
,
un
'
Italia
minuscola
;
accanto
,
una
Firenze
che
non
era
rappresentabile
neppure
con
un
puntino
(
e
sotto
c
'
era
scritto
"
Dove
vogliono
più
polizia
"
)
.
Sul
Corriere
della
Sera
si
riassumeva
la
storia
delle
mutazioni
climatiche
sul
nostro
pianeta
dal
4000
a.C.
a
oggi
.
E
da
questa
rassegna
emergeva
che
a
mano
a
mano
la
fertilità
o
l
'
aridità
di
un
continente
provocavano
immense
migrazioni
che
hanno
cambiato
il
volto
del
pianeta
e
creato
le
civiltà
che
oggi
conosciamo
o
per
esperienza
diretta
o
per
ricostruzione
storica
.
Oggi
,
di
fronte
al
cosiddetto
problema
degli
extracomunitari
(
grazioso
eufemismo
che
,
come
è
stato
già
notato
,
dovrebbe
comprendere
anche
gli
svizzeri
e
i
turisti
tetani
)
,
problema
che
interessa
tutte
le
nazioni
europee
,
continuiamo
a
ragionare
come
se
ci
trovassimo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Si
ha
immigrazione
quando
alcune
centinaia
di
migliaia
di
cittadini
di
un
paese
sovrappopolato
vogliono
andare
a
vivere
in
un
altro
paese
(
per
esempio
gli
italiani
in
Australia
)
.
Ed
è
naturale
che
il
paese
ospitante
debba
regolare
il
flusso
di
immigrazione
secondo
le
proprie
capacità
di
accoglienza
,
come
va
da
sé
che
abbia
il
diritto
di
arrestare
o
espellere
gli
immigrati
che
delinquono
-
così
come
d
'
altra
parte
ha
il
dovere
di
arrestare
,
se
delinquono
,
sia
i
propri
cittadini
che
i
turisti
ricchi
che
portano
valuta
pregiata
.
Ma
oggi
,
in
Europa
,
non
ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
di
immigrazione
.
Ci
troviamo
di
fronte
a
un
fenomeno
migratorio
.
Certo
non
ha
l
'
aspetto
violento
e
travolgente
delle
invasioni
dei
popoli
germanici
in
Italia
,
Francia
e
Spagna
,
non
ha
la
virulenza
dell
'
espansione
araba
dopo
l
'
Egira
,
non
ha
la
lentezza
di
quei
flussi
imprecisi
che
hanno
portato
popoli
oscuri
dall
'
Asia
all
'
Oceania
e
forse
alle
Americhe
,
muovendosi
sopra
lingue
di
terra
ormai
sommerse
.
Ma
è
un
altro
capitolo
della
storia
del
pianeta
che
ha
visto
le
civiltà
formarsi
e
dissolversi
sull
'
onda
di
grandi
flussi
migratori
,
prima
dall
'
Ovest
verso
l
'
Est
(
ma
ne
sappiamo
pochissimo
)
,
poi
dall
'
Est
verso
l
'
Ovest
,
iniziando
con
un
movimento
millenario
dalle
sorgenti
dell
'
Indo
alle
Colonne
d
'
Ercole
,
e
poi
in
quattro
secoli
dalle
Colonne
d
'
Ercole
alla
California
e
alla
Terra
del
Fuoco
.
Ora
la
migrazione
,
inavvertibile
perché
assume
l
'
aspetto
di
un
viaggio
in
aereo
e
di
una
sosta
all
'
ufficio
stranieri
della
questura
,
o
dello
sbarco
clandestino
,
avviene
da
un
Sud
sempre
più
arido
e
affamato
verso
il
Nord
.
Sembra
una
immigrazione
,
ma
è
una
migrazione
,
è
un
evento
storico
di
portata
incalcolabile
,
non
avviene
per
transito
di
orde
che
non
lasciano
più
crescer
l
'
erba
dove
sono
passati
i
loro
cavalli
,
ma
a
grappoli
discreti
e
sottomessi
,
e
però
non
prenderà
secoli
o
millenni
,
ma
decenni
.
E
come
tutte
le
grandi
migrazioni
avrà
come
risultato
finale
un
riassetto
etnico
delle
terre
di
destinazione
,
un
inesorabile
cambiamento
dei
costumi
,
una
inarrestabile
ibridazione
che
muterà
statisticamente
il
colore
della
pelle
,
dei
capelli
,
degli
occhi
delle
popolazioni
,
così
come
non
molti
normanni
hanno
installato
in
Sicilia
dei
tipi
umani
biondi
e
con
gli
occhi
azzurri
.
Le
grandi
migrazioni
,
almeno
in
periodo
storico
,
sono
temute
:
dapprincipio
si
tenta
di
evitarle
,
gli
imperatori
romani
erigono
un
vallum
qua
e
uno
là
,
mandano
le
quadrate
legioni
in
avanti
per
sottomettere
gli
intrusi
che
avanzano
;
poi
vengono
a
patti
e
disciplinano
le
prime
installazioni
,
quindi
allargano
la
cittadinanza
romana
a
tutti
i
sudditi
dell
'
impero
,
ma
alla
fine
sulle
rovine
della
romanità
si
formano
i
cosiddetti
regni
romano
-
barbarici
che
sono
l
'
origine
dei
nostri
paesi
europei
,
delle
lingue
che
oggi
orgogliosamente
parliamo
,
delle
nostre
istituzioni
politiche
e
sociali
.
Quando
sulle
autostrade
lombarde
troviamo
località
che
si
chiamano
italianamente
Usmate
,
Biandrate
,
abbiamo
dimenticato
che
sono
desinenze
longobarde
.
D
'
altra
parte
,
da
dove
venivano
quei
sorrisi
etruschi
che
ritroviamo
ancora
su
tanti
volti
dell
'
Italia
centrale
?
Le
grandi
migrazioni
non
si
arrestano
.
Ci
si
prepara
semplicemente
a
vivere
una
nuova
stagione
della
cultura
afroeuropea
.
AI MIEI STUDENTI ( BRUSCHETTINI ARNALDO, RETTORE MAGNIFICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI NAPOLI , 1929 )
StampaPeriodica ,
...
Quando
voi
,
giovani
camerati
(
sia
lode
al
Fascismo
che
mi
consente
di
chiamarvi
così
)
,
lasciate
l
'
Università
,
rimane
in
noi
un
senso
di
malinconia
.
Ma
il
nostro
pensiero
e
la
nostra
memoria
vi
seguono
.
Consentite
,
giovani
camerati
,
che
io
vi
ripeta
quello
che
dissi
la
prima
volta
che
vi
parlai
come
Rettore
:
Amate
,
o
studenti
,
questa
Scuola
madre
,
che
infonde
nelle
vostre
coscienze
le
visioni
alate
di
tutto
ciò
che
è
buono
,
di
tutto
ciò
che
è
giusto
,
di
tutto
ciò
che
è
bello
;
perché
essa
,
anche
nella
agitata
vita
del
domani
,
vi
considererà
come
figli
suoi
.
Non
vi
distaccate
da
lei
,
perché
attraverso
i
dolori
,
le
fatiche
,
le
battaglie
,
i
disinganni
,
il
ricordo
di
essa
avrà
sempre
la
virtù
di
temprare
il
vostro
carattere
per
affrontare
i
cimenti
della
vita
.
Essa
guarda
i
suoi
figli
,
pur
quando
se
ne
sono
distaccati
,
li
guarda
con
trepido
amore
,
segue
i
loro
trionfi
e
ne
esulta
.
E
come
l
'
Università
o
giovani
,
si
ricorda
di
voi
,
ricordate
l
'
insegnamento
supremo
che
essa
vi
ha
dato
:
oggi
specialmente
,
che
a
tutti
incombe
il
dovere
e
la
fatica
di
secondare
l
'
opera
grandiosa
del
Duce
,
materiata
d
'
intelletto
e
d
'
amore
,
e
che
non
è
soltanto
la
ricostruzione
dello
Stato
,
ma
ancora
più
:
rinnovamento
delle
coscienze
e
dei
cuori
,
esaltazione
della
fede
!
StampaPeriodica ,
Il
Segretario
del
Partito
Fascista
ha
diramato
di
recente
alle
Federazioni
provinciali
una
circolare
nella
quale
è
detto
tra
l
'
altro
:
"
Ho
notato
con
disappunto
il
fiorire
di
inni
,
canzoni
e
marce
fascisti
destinati
ai
Balilla
,
alle
Avanguardie
,
ai
fascisti
,
a
tutte
le
organizzazioni
del
Regime
.
"
Valore
artistico
:
nullo
assolutamente
.
"
Ricordo
che
gli
inni
approvati
ufficialmente
dal
Partito
e
composti
dal
maestro
Giuseppe
Blanc
,
autore
di
'
Giovinezza
'
e
interprete
dell
'
anima
rivoluzionaria
delle
Camicie
Nere
,
sono
i
seguenti
:
'
Giovinezza
,
'
l
'
inno
dei
Balilla
,
la
marcia
delle
Legioni
,
l
'
inno
degli
studenti
universitari
,
delle
Piccole
italiane
,
e
l
'
inno
delle
Giovani
italiane
del
maestro
Pettinato
.
"
Invito
a
comunicare
a
tutte
le
organizzazioni
dipendenti
che
nessun
'
altra
composizione
può
essere
autorizzata
,
come
neanche
ne
è
permessa
l
'
esecuzione
in
cerimonie
ufficiali
e
di
Partito
.
"
La
disposizione
del
Segretario
del
Partito
non
soltanto
viene
a
dare
un
carattere
di
maggiore
serietà
alle
cerimonie
fasciste
nelle
quali
,
alle
volte
,
specialmente
in
provincia
,
troppi
inni
e
poesiole
avevano
addirittura
un
carattere
di
parodia
,
che
spesso
era
mancanza
di
rispetto
bella
e
buona
verso
le
nostre
gerarchie
e
verso
il
Duce
,
ma
colpisce
anche
delle
speculazioni
assolutamente
indecorose
.
"
Non
sempre
l
'
inno
dedicato
al
Duce
o
una
musica
per
Balilla
erano
dei
semplici
e
puri
atti
di
omaggio
al
Regime
,
anche
se
compiuti
con
soverchia
ingenuità
artistica
:
spesso
,
in
nome
del
Fascismo
,
purtroppo
se
ne
tentava
la
diffusione
in
contanti
e
non
tutte
le
volte
le
autorità
riuscivano
a
colpire
.
"
Così
è
stato
messo
un
punto
fermo
.
Il
Fascismo
ne
guadagna
in
dignità
.
Non
parliamo
poi
di
quanto
ci
guadagna
l
'arte."
StampaPeriodica ,
...
L'11
giugno
1925
fu
presa
dal
Duce
la
decisione
di
affrontare
in
pieno
la
"
battaglia
del
grano
.
"
Il
4
luglio
lo
Stato
Maggiore
era
costituito
per
legge
,
con
la
formazione
in
linea
del
Comitato
Permanente
del
Grano
,
oggi
come
allora
organo
supremo
di
propulsione
e
di
coordinamento
delle
grandi
unità
impiegate
nella
battaglia
.
A
cinque
anni
di
distanza
ci
è
riservata
la
gioia
di
riprodurre
su
queste
pagine
,
che
seppero
le
ansie
della
vigilia
,
i
bollettini
delle
operazioni
,
le
tracce
delle
posizioni
conquistate
,
i
segni
dei
primi
successi
conseguiti
,
così
come
sono
dettati
dalle
incisive
parole
del
Capo
che
mai
non
ristette
,
alla
testa
della
valorosa
compagine
superbamente
concorde
nelle
opere
e
nei
giorni
.
Date
e
documenti
ci
dispensano
dai
lunghi
commentari
di
prammatica
alle
constatazioni
di
quanto
prestigio
e
di
quanta
forza
sono
già
acquisiti
all
'
Italia
da
questi
primi
anni
di
lotta
tenace
e
di
realtà
operante
.
È
di
ieri
finanche
il
riconoscimento
straniero
del
carattere
nazionale
della
recente
manifestazione
rurale
al
Teatro
Argentina
di
Roma
...
Il
discorso
del
Duce
,
al
quale
gli
Italiani
sono
stretti
da
un
patto
sacro
e
solenne
di
obbedienza
e
di
lavoro
,
scolpisce
nelle
coscienze
di
tutto
un
popolo
la
serena
verità
dei
fatti
,
l
'
orgoglio
del
raggiungimento
,
la
fede
e
la
certezza
nelle
conquiste
del
domani
...
StampaPeriodica ,
Una
delle
maggiori
conquiste
spirituali
del
Fascismo
è
,
senza
dubbio
,
quella
di
aver
risvegliato
la
coscienza
politica
del
popolo
italiano
,
facendo
confluire
nel
grande
fiume
della
vita
nazionale
tutte
le
forze
e
le
attività
sociali
,
anche
quelle
che
prima
solevano
disperdersi
in
mille
rigagnoli
,
considerandosi
indipendenti
da
qualsiasi
vincolo
di
disciplina
nazionale
e
,
quindi
,
sottratte
ad
ogni
controllo
da
parte
dello
Stato
.
La
politica
,
allora
,
veniva
considerata
come
un
'
arte
a
sé
,
arte
di
intrighi
e
brogli
elettorali
,
di
compromessi
parlamentari
ed
extra
-
parlamentari
,
alla
quale
si
dedicava
una
ristretta
cerchia
di
cittadini
.
La
grande
massa
dei
cittadini
vi
era
estranea
e
si
ricordava
,
quelli
che
se
lo
ricordavano
,
di
avere
una
coscienza
e
una
funzione
politica
ogni
cinque
anni
in
periodo
di
elezioni
.
Pel
rimanente
,
ciascuno
badava
,
come
suol
dirsi
,
ai
casi
proprii
considerando
la
professione
,
il
mestiere
,
l
'
arte
e
gli
studi
come
cose
lontane
dalla
politica
,
avulse
dalla
vita
collettiva
del
popolo
,
prive
di
un
indirizzo
e
di
una
meta
comune
.
Il
Fascismo
,
moto
essenzialmente
dinamico
,
è
penetrato
,
come
coscienza
unitaria
,
in
tutti
i
campi
:
anche
nelle
torri
d
'
avorio
della
scienza
e
dell
'
arte
,
e
vi
ha
portato
il
suo
ardore
nazionale
,
la
sua
passione
politica
...
La
coscienza
imperiale
consiste
proprio
in
questo
:
che
tutti
gli
sforzi
compiuti
dalla
Nazione
siano
veduti
in
funzione
della
vita
stessa
della
Nazione
nella
società
internazionale
:
hanno
per
iscopo
la
maggior
espansione
di
una
civiltà
,
di
un
popolo
e
dello
Stato
che
li
esprime
nel
campo
politico
e
,
perciò
,
come
abbiamo
detto
,
in
tutti
i
campi
...
StampaPeriodica ,
...
Ma
non
è
esaurita
,
ed
anzi
è
in
piena
marcia
,
quella
che
si
può
chiamare
la
nuova
democrazia
,
uscita
dalla
rivoluzione
nazionale
.
Questa
democrazia
ha
rinunziato
ad
abbracciare
l
'
umanità
per
stringere
la
realtà
vivente
della
Nazione
;
questa
democrazia
non
si
pasce
di
dottrine
universalistiche
ma
,
accentrata
e
autoritaria
,
approfonda
le
sue
basi
nei
vasti
strati
del
popolo
;
questa
democrazia
non
mira
a
sottomettere
il
mondo
a
un
'
astratta
morale
egualitaria
,
ma
attira
all
'
interno
di
se
stessa
una
concreta
regola
di
giustizia
sociale
;
questa
democrazia
non
adora
l
'
idolo
astratto
del
suffragio
,
ma
concepisce
la
Nazione
come
un
corpo
vivente
,
che
ha
una
sua
organica
solidarietà
.
Utopia
?
Questa
democrazia
nazionale
,
non
chimerica
,
non
catastrofica
né
mistica
,
sembra
essersi
temprata
nelle
dolorose
esperienze
del
dopoguerra
,
ma
si
riallaccia
in
sostanza
alla
concezione
che
della
democrazia
giacobina
ebbero
quelli
che
si
è
convenuto
chiamare
i
profeti
del
Risorgimento
,
Gioberti
e
Mazzini
.
La
storia
degli
ultimi
anni
ha
infranto
quei
grandiosi
ideali
di
Progresso
,
di
Libertà
e
di
Giustizia
che
illuminarono
come
stelle
,
il
cammino
del
secolo
XIX
.
Lo
spirito
del
mondo
si
è
infranto
nei
vari
spiriti
nazionali
;
gl
'
ideali
fraterni
che
spingevano
all
'
emancipazione
dell
'
umanità
gli
uomini
del
'48
impallidiscono
;
l
'
unità
della
storia
del
mondo
sembra
essersi
spezzata
.
Quelle
grandi
idee
che
fiammeggiavano
sulla
marcia
dell
'
umanità
e
che
la
Rivoluzione
francese
aveva
scagliato
oltre
il
suo
delirio
di
sangue
e
di
ragione
,
vacillano
e
si
oscurano
nelle
coscienze
:
quella
immensa
solidarietà
che
sembrava
spingere
l
'
Europa
e
l
'
America
,
prima
della
guerra
,
verso
un
destino
di
pace
e
di
fraternità
si
è
spezzata
,
e
i
dogmi
umanitari
e
democratici
che
sorreggevano
la
fede
delle
masse
,
hanno
dovunque
subito
un
'
eclissi
.
Lo
spirito
"
europeo
"
si
è
infranto
negli
spiriti
nazionali
;
la
Ragione
universale
si
è
infranta
nelle
ragioni
individuali
;
la
guerra
europea
,
drizzando
per
mezza
Europa
le
sue
gigantesche
rovine
,
ha
sbarrato
la
strada
agl
'
ideali
umanitari
.
Il
sogno
di
un
'
umanità
confederata
in
una
sola
famiglia
e
convertita
integralmente
alla
ragione
,
impallidisce
;
nell
'
oscurarsi
di
questo
sogno
i
popoli
ritornano
ad
istinti
sopiti
,
e
porgono
orecchio
a
dimenticati
richiami
di
grandezza
e
di
potenza
.
Il
naufragio
dei
dogmi
democratici
si
è
chiamato
,
in
Italia
,
Fascismo
,
e
la
sua
funzione
nel
mondo
si
delinea
vasta
e
lontana
.
StampaPeriodica ,
Ci
sono
avvenimenti
nella
storia
che
interessano
e
interesseranno
sempre
gli
uomini
:
sono
le
guerre
e
le
rivoluzioni
,
compresevi
quelle
rivoluzioni
a
rovescio
che
si
chiamano
restaurazioni
.
Se
ancora
questo
vecchio
mondo
ha
una
storia
così
giovane
e
attraente
,
che
non
chiede
che
di
esser
raccontata
per
aver
tutti
gli
uomini
attenti
e
sospesi
,
col
cervello
in
fiamme
e
il
cuore
in
tumulto
,
lo
si
deve
a
quegli
scempi
di
sangue
che
si
chiamano
guerre
,
e
a
quegli
scoppi
di
passione
che
si
chiamano
rivoluzioni
...
Nelle
comuni
guerre
e
rivoluzioni
ci
deve
essere
dunque
un
significato
che
trapassa
il
fatto
contingente
e
storico
,
ci
deve
essere
in
codeste
occasionali
vicende
il
carattere
di
una
vicenda
d
'
ordine
universale
e
divina
.
Ecco
perché
invano
si
è
adoperato
un
pacifismo
melenso
,
ecco
perché
invano
si
adoprerà
un
occultamento
pietoso
.
L
'
uomo
è
incantato
dalla
guerra
,
avvinto
dalla
guerra
,
davanti
alla
guerra
non
vuol
essere
bendato
come
un
vile
,
né
vuole
essere
confortato
come
un
debole
.
Egli
è
disposto
soltanto
a
un
pacifismo
che
sia
più
bellico
della
guerra
stessa
.
Non
vuole
essere
bendato
,
sia
pure
da
tende
candide
di
pacifisti
in
buona
fede
;
la
tenda
bianca
non
gli
fa
meno
buio
di
quella
rossa
.
E
se
egli
s
'
ostina
a
fissare
la
guerra
,
vuol
dire
che
oltre
al
macello
che
gli
riscalda
il
sangue
infetto
,
oltre
allo
spettacolo
della
violenza
che
gli
esalta
la
mente
vagellante
,
oltre
a
tutto
il
male
di
cui
egli
è
capace
,
intravede
qualcosa
che
non
è
male
,
e
che
veramente
potrebbe
essere
grande
,
nobile
e
sublime
.
La
guerra
infatti
gli
diventa
l
'
immagine
più
efficace
e
più
dritta
di
quella
che
è
oramai
la
sua
vita
.
Espressione
di
quella
più
larga
e
perenne
guerra
combattuta
per
il
bene
contro
il
male
su
cui
è
impostata
la
vita
umana
da
centinaia
di
secoli
e
per
chi
sa
quanti
secoli
ancora
.
Si
capisce
allora
come
l
'
uomo
non
abbia
mai
voluto
credere
alla
guerra
come
a
cosa
ignobile
,
si
capisce
com
'
egli
non
abbia
mai
potuto
condannarla
in
nome
della
pace
.
Parlare
di
pace
all
'
uomo
,
nelle
condizioni
in
cui
è
,
significa
non
capir
nulla
della
sua
vita
ch
'
è
tutta
nella
guerra
.
Significa
alterare
e
falsare
completamente
tutta
la
sua
storia
,
significa
mutargli
con
una
permuta
arbitraria
e
sacrilega
i
caratteri
umani
in
quelli
angelici
.
L
'
importante
sta
nell
'
impostargli
la
vita
secondo
i
criteri
santi
di
questa
guerra
...