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CULTURA POLITICA A GENOVA ( CARAMELLA SANTINO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Accanto e sopra alla sua grande funzione commerciale e industriale , Genova non ha ( o almeno , passa per non avere ) una propria funzione intellettuale e direttiva nella politica e nella cultura italiana . Milano , Torino , Bologna , Firenze : centri d ' idee , creatori di movimento , iniziatori ex nihilo di vita nuova . Genova : come un nautilo dalle splendide iridescenze , ma di poche forze , si lascia portare . Non che le manchi la cultura , come si pensa tante volte , erroneamente : ma la cultura pur diffusa , è individuale , atomistica , indebolita dal frazionamento , riunita talvolta in collettività ma senza superare il semplice aggregamento : epperò sente gli echi e rimanda vibrando le onde che vengono , di lontano , ma non ne produce essa del suo . Questa condizione , diciamo così , secondaria c ' è tanto per la cultura che per la politica : o meglio pare ed è l ' opinione che sia così . E per la cultura in sé , si capisce : perché essa vuole che lo spirito le si dedichi tutto , come a un ' amata che non si trascura , sotto pena di perderla : e la vita febbrile del commercio e dell ' industria non agevola certo questa . dedizione , la impedisce anzi , la presenta come un infrangere i doveri , sacri o forzati , della pratica . A parte la superficiale cultura femminile , vernice che si stende su tutte le menti per la solita educazione di classe borghese : a parte il lavoro delle scuole , dell ' Università ( modesto , non infruttuoso , ma : accademico ) ; voi sentite qui la presenza dei germi di una più ricca vita dello spirito , la avvertite nelle poche manifestazioni che se ne rilevano ( qualche mostra d ' arte , qualche rivista fine e signorile ) , la ammirate nei modesti uomini d ' ufficio o di banca o di fabbrica ; ma quei germi vivono rachitici , stenti , in una sterile fioritura di . dilettantesimo : oppure espandono i loro polloni fuori , in altro suolo . Tanto che l ' uomo di cultura , quello che veramente fa il progresso come suo artefice e non semplice goditore , ha l ' impressione di essere peregrino in sua patria , e il suo cuore s ' avviva solo di consonanze lontane . Ma per la vita politica ripetere semplicemente lo stesso giudizio è falsità , o almeno esagerazione , che guarda solo alle esteriori apparenze , non al nocciolo interno . Noi crediamo anzi che in questo campo si troveranno le nuove energie che attraverso la formazione di una cultura politica muoveranno a ricostituire e avvivare , in genere , la cultura . Di fronte alla calma superiore dello spirito il genovese rifiuta , un po ' apatico , di turbarla per l ' azione culturale : Deus nobis haec otia fecit , il dio della tenacia ligure , creatore di ricchezze nei secoli ; e perché non goderli in pace , questi ozi ? Ma il turbinio dei fatti , oscuri come di sabbia e polvere , lo attrae e scuote verso l ' attività produttiva e organizzatrice di politica cittadina e nazionale . Forse perché toccato nell ' interesse , intento alla conservazione e all ' accrescimento del proprio sé economico ? Non forse , ma certo ; questo è il primo stimolo , il più vivo , il più lancinante . Un ' opera di cultura politica che anziché procedere dalla pratica all ' idea , cerchi d ' instaurare anzitutto l ' idea , quasi come un ' educazione astratta e formale , qui muore . Ma non è detto che da quello stimolo non si assurga a più alte vette : e il realismo politico genovese è certo superiore a quello di molte altre grandi città italiane . Tanto che i movimenti più scapigliati e scapestrati a Genova rinsaniscono , e in qualche modo , per l ' inevitabile reazione dell ' antico tronco su cui s ' innestano : il tronco della razza . Per un pezzo , fino verso il 1902-'903 , la politica genovese dopo il '70 si riassunse in queste poche sigle : pseudoliberalismo personale e plutocratico : blocco clericale , più o meno conservatore , rappresentato dalla Unione Genovese ( vecchia nobiltà e bassa borghesia ) ; e mazzinianesimo socialdemocratico , rappresentante della vecchia , gloriosa tradizione rivoluzionaria e repubblicana . La scarsezza di alto slancio economico fino allora regnante , favoriva , se non il fiorire , certo il consolidarsi delle due prime tendenze , dominanti or l ' una or l ' altra e più spesso tutt ' e due , come alleate ; la terza , morti i duci più intelligenti , Cesare Cabella e Giorgio Doria , rimaneva debole e incerta sebbene esteriormente battagliera : ora colorandosi di letteratura , ora di garibaldinismo : senza nessuna originalità . Ma con l ' avanzare del nuovo secolo , mentre il porto s ' ingrandiva prosperoso e le industrie crescendo e allargandosi procuravano la formazione di un nuovo e più compatto proletariato ( in parte d ' importazione , é vero , e in parte disceso dai monti , dove le " fascie " di terra non bastavano più alle numerose proli , ma tosto fusa in salda unità ) , si generò il socialismo ligure e la nuova democrazia , fresca di gioventù e di intellettualità . Quello ha oramai una storia gloriosa : questa una vita non grande , ma seria ; l ' uno e l ' altra con caratteri peculiari e tipicamente locali . I cosiddetti Giovani Turchi di tre lustri fa sono oggi ancora , per quanto usciti di gioventù , l ' ala sinistra e progressiva dei partiti liberali , differenziandosi nettamente e dai liberali - democratici e dalla democrazia plutocratica per l ' assimilazione intelligente delle migliori dottrine socialiste . Ma certo la nota dominante della politica genovese è costituita e segnata nell ' ultimo ventennio dal socialismo : trionfante con l ' elezione di Canepa nel 1909 e subito dopo con un ' Amministrazione demo - socialista : padrone del porto con le cooperative : in prevalenza riformiste nel periodo immediatamente anteriore alla guerra , poi diviso a pari forze tra riformismo e partito ufficiale . Dal socialismo e dai neo - democratici cominciò fin d ' allora a venir promossa una politica fattiva e una cultura politica . La guerra , che fu per Genova causa di grande , sebbene in parte effimero accrescimento di ricchezze : il dopoguerra co ' suoi problemi e i suoi nuovi partiti : la più vigorosa e precisa azione personale e giornalistica dei dirigenti : tutto fu alimento della nuova coscienza politica genovese . La quale , per quanto sempre più viva , non ha però ancora superato la cerchia locale : il problema nazionale è certo da essa vissuto in ogni sua forma , e tuttavia soltanto come un epifenomeno . Questa attuazione del regionalismo anche da chi lo nega come teoria , questo insistente particolarizzarsi appunto per la sua insistenza e vivacità non può essere un difetto o una via falsa : sarebbe tale se rappresentasse una porta chiusa , ma come momento pedagogico è qualche cosa di ben necessario . E bisogna tenerne il massimo conto sia per capire alcuni movimenti , sia per giudicarne altri . Ecco il partito popolare , inseritosi alla bell ' e meglio sul vecchio tronco clerico - moderato , diviso in sinistra progressiva e destra conservatrice , ma con preponderanza ormai evidente della prima . Per sapere che cosa significhi esso in Liguria , guardatelo appunto nella sua opera di partito popolare ligure . Organizzazione dei piccoli agricoltori ai danni dei mercati cittadini : movimento di fronda contro il clero intransigente , culminato nella partenza dell ' arcivescovo Boggiani : azione a pieno favore degli industriali , armatori e commercianti contro le cooperative operaie e il proletariato socialista . Non avrei mai creduto che i deputati popolari di sinistra , con tutte le loro parvenze democratiche , si facessero fino a tal punto i paladini del capitalismo . Nihil mirari . In Genova , un ' operosità di questa fatta è certo il miglior metodo per rifarsi della sonora sconfitta toccata nelle ultime elezioni amministrative , specialmente accomunata , com ' è , con l ' assunzione di tutti i compiti è uffici cittadini dell ' antica " Unione Genovese " e la propaganda " cattolica " in seno alla gioventù . Ma se quest ' ultima può significare alcunché quale risveglio di cultura e di religione , nella sua inevitabile , anzi precipua attività politica , non esce dall ' oscurità . Poiché dal centro siamo stati rivolti a destra , seguiamo pure , un momento , la Destra . Premetto che né liberali - democratici , né democratici - liberali contano valore alcuno al loro attivo , all ' infuori di alcuni " nomi " e delle due bandiere : Gruppo Ansaldo - Gruppo Ilva che di neo - liberalismo in Liguria non si parla se non per ischerzo ; che i mazziniani , per antibolscevismo ; sono a Genova ( non nella provincia ) in gran parte destri anch ' essi ; che il Rinnovamento non si vede servire ad altro se non a scopi personali ; che i fascisti , sparite per repressione governativa le efflorescenze anarchiche , si limitano al donchisciottismo , la conclusione è che la Destra , con tutti i non - destri di nome che le fan coda di fatto ; avrà dei pesi materiali per la bilancia politica , ma nessuna sostanza ideale . Questo perché non c ' è mai stata una vera tradizione liberale , da non confondersi con il liberalismo di tradizione . Rimane la Sinistra , quella che costituisce il nucleo più forte della presente maggioranza amministrativa : i veri democratici , che sono a Genova quello che cercano altrove di essere i neo - liberali . E si parla , anzi , di " socialdemocrazia " : ma a noi pare che questa Amministrazione comunale , taglieggiatrice dei ricchi e labourista e grande promotrice di opere pubbliche e , una buona volta , seriamente preoccupata del problema finanziario : questa Amministrazione che vive d ' una coscienza moderna della vita comunale ( qualunque giudizio si voglia poi dare delle sue concrete determinazioni ) abbia con sè qualcosa di più degli ideali socialdemocratici . Sotto qualche esteriore parvenza di " antibolscevismo " e le frequenti contese con la minoranza socialista , e nonostante gli elementi di destra che frondeggiano sempre per riacquistare il dominio perduto , c ' è in questi uomini di Comune un forte vantaggio sui loro predecessori vicini e lontani . Come gruppo politico , che si avvia a trascendere il problema locale , hanno una grande eredità , il nome di Raimondo e le idee svolte nel primo , e solo buono , dei due anni di vita ( agosto '19 - settembre '21 ) della sua Azione . Raimondo : sotto la fredda , astratta analisi del critico nulla più che un avvocato di grido , felice politicante , dalla cultura di terza e quarta mano quindi farraginosa più che vasta ; ma come uomo vivente , nella storia del suo paese , una personalità . Dirò meglio : una individualità , irradiatrice di nuova vita , educatrice di un verbo novello . E se la novità di questa vita e di questo verbo , scrutati bene addentro , non fu poi grande ( americanismo e retorica non mancavano , infatti ) , grande fu il calore che lo agitava , e fecondo . Accanto , i " Combattenti " . Questi , vincitori nelle elezioni politiche del '19 e nelle amministrative del '20 ( come costituenti la metà del Blocco ) , hanno perduto un po ' delle larghe simpatie onde prima godevano per la sconfitta nelle elezioni politiche del maggio '21 : ai vinti si dà sempre torto . Ma rappresentano , specie ora che sono avviati a interni ed esterni rinnovamenti , una forte ( sebbene ristretta ) base di intellettualità politica e di nuovo movimento operaio , su cui potrà sorgere un analogo dei partiti Sardo e Molisano d ' azione . Importa però che essi lascino il combattentismo , che fa perdere loro aderenti senza permettere l ' acquisto di nuovi , e pone in poco sano dissidio la sezione centrale , organizzatrice e direttrice , con le sezioni provinciali , fascisteggianti . Importerebbe anche una politica più concreta e realistica , di cui hanno dato già buoni esempi , ma non sempre dimostrano sentir l ' esigenza . Certo il passato di questo biennio costituisce un appoggio che non si può lasciar andare di punto in bianco : ma ci auguriamo che non venga venerato troppo . Altrimenti il capitale delle cooperative di combattenti non passerà mai le 150 o 200 mila lire , a cui ora é arrivato , né i voti cresceranno , né avranno maggior forza le idee . Queste rappresentano la transizione più diretta verso il blocco socialista : " blocco " per modo di dire , perché gran discordia è nel campo di Agramante . Autonomi , ufficiali , comunisti non sono stati per tutto il '21 nei migliori rapporti reciproci . Il famoso patto di fusione è andato per aria per le tenaci riserve che nell ' approvarlo hanno voluto porvi gli autonomi del cooperativismo . La imperiosa esigenza del problema locale ha oppresso gli slanci verso un problema più vasto . E tuttavia , con tutto il loro particolarismo , gli autonomi sono un forte partito , hanno un grande giornale e ora anche un teatro per il popolo , con i quali curano più che ogni altro la cultura delle masse ; una banca , vaste organizzazioni , élite intellettuali e operaie ; e non sono da confondere con il volgare riformismo del partito di questo nome , ridotto ormai a una volgarissima democrazia sociale : a un programma gradualista essi uniscono infatti una prassi eminentemente rivoluzionaria , che fuori di ogni retorica supera forse l ' azione degli stessi ufficiali . I quali tengono invece la provincia e il proletariato più basso con maggiore rivoluzionarismo estrinseco ma con minor fondatezza di programma : e tuttavia hanno finalmente dato a Genova l ' esempio di una minoranza consigliare fattiva e criticamente collaboratrice della maggioranza . Il valore di alcuni capi ( Rossi , Baratono , Abbo ) rimedia a quel difetto organico troppo evidente . Mediocre invece il comunismo , salvo per la sua posizione di intransigenza , che del resto è condivisa dagli altri partiti estremi . A Genova anzi , propriamente parlando , il comunismo è troppo in minoranza per poter essere valutato alla loro stregua . Ma quello che importa è notare come la netta divisione politica dilacerante l ' Estrema non ne intacchi l ' unità sindacale . La vecchia Camera del Lavoro vive e prospera d ' un patto d ' unione che sembra destinato a durare in perpetuo anche se i rinnovamenti che se ne fanno sono a breve scadenza . E l ' unità non è semplicemente aggregazione e somma di forze , ma sintesi organica , cui nutriscono le lotte e le cause assunte in comune . Ché anzi come sua conseguenza , non è difficile pensare alla possibilità dell ' auspicata fusione , ora che già vediamo sedarsi le polemiche ; di una fusione che eliminando definitivamente dagli autonomi ogni residuo di riformismo socialdemocratico è dai socialisti ufficiali i verbalismi e le imprudenze , dia alla Liguria un suo novello proletariato operato e ponga le basi per la costituzione di un proletariato ligure contadino di marca sincera . Per assurgere , una volta risolto e quindi superato il problema locale ; a una funzione nazionale , dove gli potranno essere ausiliari guide maestri gli intellettuali che cercano anch ' essi per conto loro un ' educazione politica . Solo l ' operaio ; non il contadino , solo lo studioso , non il plutocrate potranno esser gli iniziatori e gli autori di una nuova coscienza politica ligure . E allora avremo anche una nostra cultura .
LA CACCIA AI GIUDEI ( BONGHI RUGGIERO , 1891 )
StampaPeriodica ,
I Questa fin di secolo è davvero inaspettata . Chi vorrà figurare il secolo decimonono , non potrà farlo con altra immagine che quella di una serpe avvoltolata sopra se medesima , che con la bocca si morsichi la coda ; tante delle cose ch ' esso ha detto in principio rinnega alla fine . Chi difatti si sarebbe figurato , un trenta anni fa , che , dopo essersi discorso tanto di emancipazione dei giudei , e averne menato vanto , come di grande conquista civile , desiderata e promossa per lungo tempo dai filosofi e accettata infine dai politici , supremamente liberale , umana , santa , sarebbe giunta un ' ora in cui in tutte le società civili d ' Europa molti l ' avrebbero rimpianta , e in qualche Stato i governi , non trascinando dietro sé l ' opinione che si chiama pubblica , ma trascinati , o per propria risoluzione o da motivi che son parsi loro ragionevoli , sarebbero ritornati sull ' antica via , pentiti di averla per poco abbandonata ? Pure è così ; e noi vecchi , ai quali brilla tuttora nella mente quell ' ideale di giustizia e di pace che ci ha innamorato e mosso da giovani , a sentire così improvvise grida di odio e di guerra , restiamo come stupefatti , e ci domandiamo che sovvertimento si è fatto nelle idee umane e di dove è nato e perché , e se le società , in cui siamo oramai vissuti , son destinate a girare di continuo intorno a se stesse , e non aver nessun avviamento sicuro a meta qualsiasi , e ogni idea di bene che lo attragga non essere infine se non un fantasma vano che le seduce . Come noi siamo stati giovani , altri son giovani ora ; ma troppi di questi hanno sentimenti affatto contrari ai nostri . Quello di cui noi ci commovevamo , essi deridono ; dove a noi spunta dagli occhi una lacrima , s ' atteggian loro le labbra a sogghigno . Ci par d ' essere morti , o che più non si viva intorno a noi . Ma , forse , la loro è malattia passeggera ; e questa ultima speranza ci conforta , e in essa speriamo e combattiamo ; e ancora non ci si spegne nel cuore ogni fiducia di una vittoria finale , che ci debba , che ci possa , dopo nuovi e fieri contrasti , sorridere . II Dio bono ! Come in ogni moto umano , per legittimi e desiderabili che siano le mire e gli effetti , il male si mescola al bene ! E come non v ' ha nulla cui possiamo chiamar bene che non sia in parte male anche , nulla che giovi per modo che in qualche aspetto e misura non danneggi anche ! È stato salutare il moto che nella ultima metà del secolo ha ricomposto l ' Italia e la Germania a nazione , ridata una vita nazionale all ' Ungheria , e ravvivato lo spirito slavo , e ricostituita una Bulgaria . Eppure , anche politicamente i suoi risultati non sono stati tutti scevri di biasimo e di dolori ; e i mutamente che è destinato a fare , non sono neanche ora al termine . Ma uno è certamente cattivo . Sparsa tra le nazioni cristiane ne viveva e ne vive una , che non è né così separata da ciascuna che le sia propriamente forestiera , né così unita che in nessun aspetto se ne distingua . Parte una inclinazione sua naturale , parte un corso di eventi lungo , crudele , fatale , aveva forzata questa nazione a rimanere senza territorio proprio e vivere , senza nessun fondamento o ricognizione di diritto pubblico , tra le altre . Però quel largo sentimento umano , che ha prevalso nell ' ultimo terzo del secolo scorso , e nella prima metà di questo , aveva giovato a sminuire le ripugnanze , che le nazioni sentivano ciascuna verso quella parte di questa nazione estranea , che s ' era infiltrata nel loro seno . Ma ecco che ora il sentimento nazionale , rieccitato , rinvigorito , rieccita , rinvigorisce quelle ripugnanze ; e cotesta nazione giudaica , che è fuor di tutte e fuor di nessuna , che fa corpo con tutte e corpo nonostante da sé , è da ogni altra risentita straniera , e ripresa , come tale , a odiare . Una delle modificazioni principali che , alla fine del secolo scorso , venne introdotta nell ' ordinamento sociale , fu certamente questa : che il lavoro e la produzione furon lasciati liberi . Ciascuno avrebbe dovuto quindi dinnanzi fidare sopra di sé senza guida , senza consorzi e senza freni ; e tutti fare a chi più può , a chi meglio può . Ora , questa nazione giudaica che , per un rispetto , rimaneva una confraternita in mezzo a tutte le altre che si discioglievano – una confraternita , per soprappiù , che valicava i confini di ciascuna delle nazioni in mezzo a cui dimorava e si dava la mano dall ' una all ' altra – era , per un altro rispetto , la meglio preparata alla lotta pacifica di tutti contro tutti , proclamata dalla dissoluzione degli antichi ordini della produzione industriale . Secoli di angustie tormentose avevano affilato l ' ingegno di quelli che la componevano . Corporazioni d ' arti , dov ' essa non potesse penetrare , non ne esistettero più . Costretta a forza a sostentare la vita solo con miseri e scarsi mestieri , aveva acquistato in questi un ' abilità senza pari ; minacciata di continuo d ' esser derubata del suo , o per furore di popolo o per astuzia di governi bisognosi , s ' era abituata ad accumulare insieme e nascondere . Non poteva , per cansare l ' invidia , vivere se non poveramente : era diventata , così ricca e atta a prestar denaro , a quei saggi d ' interesse , s ' intende , che suol prestarsi , quando manca la sicurezza di riaverlo . Così tra i molti altri odi , se n ' era procurato uno , che non è il meno ardente , per parte dei suoi vicini , l ' odio del creditore ; e sarebbe cresciuto per ciò solo , che nel nuovo avviamento preso dalla produzione e del lavoro , si trovava , se non in tutto , certo principalmente nelle sue mani il nerbo di ogni riuscita , il denaro . Perché una nazione doveva mantenere nel suo grembo , nutrire , proteggere del diritto comune cotesti concorrenti , che non le appartenevano per ragioni di stirpe , e che d ' altra parte erano i meglio preparati a vincere ? Qui non è più un sentimento nuovo che respinge i giudei e li scaccia , come gente caduta in una rete non sua , ma un interesse ; tanto vivace quello , quanto oculato e sospettoso questo . Pure tra tante influenze mutate a suo danno , una si doveva credere fosse mutata in suo favore . La ragione , talora unica , talora principalissima , per la quale quella nazione giudaica era stata , non già soprattutto dispersa tra le altre , ma soprattutto tenuta serva , bistrattata , martoriata era stata questa : essa aveva crocifisso l ' Iddio delle nazioni presso le quali viveva . Al giudice pagano e romano , che le ricusava la condanna a morte e ripugnava a pronunciarla , aveva gridato per ottenerla : il sangue suo ricada sopra noi e i nostri figlioli . Ed era ricaduto sopra essi e i lor figlioli cotesto sangue , terribilmente ricaduto . L ' Uomo - Dio , non voluto riconoscere da essa per il messia invocato e aspettato , era stato riconosciuto tale da tutte quante le nazioni , che s ' erano ascritte alla fede in lui , ed eran tutte quelle , presso le quali i giudei , in maggior o in minor numero , avevan preso stanza . Anche a coloro dai quali cotesto ucciso non era creduto Iddio , l ' innocenza della sua vita e il sublime sacrificio con cui l ' aveva chiusa , l ' altezza e la santità della dottrina predicata da lui , rendevano orrenda la morte inflittagli e odiosi quelli che l ' avevano inflitta . Vendicarla sopra gli omicidi pareva obbligo e , certo , diritto . Ma via via erano , dove prima dove dopo , sorti sentimenti diversi che temperavano questo . La fede nella divinità della persona di Gesù Cristo s ' era andata attenuando tra le classi , sia per ingegno sia per grado sociale , dirigenti ; e insieme con questa attenuazione della fede era cresciuto l ' ardire di discutere i motivi della condanna , e ricercare le ragioni plausibili per le quali il popolo ebreo da una parte e il magistrato romano dall ' altra avevano voluta e decretata la morte . Così , nella difesa della potestà civile si trovava altresì la difesa della volontà popolare che essa questa volta aveva secondata . Scemato l ' orrore dell ' omicidio , scemava quello degli omicidi , e s ' allentava la spinta a punirli , a coprirli di sprezzo e proseguirli d ' odio . Ma , se così fu sul principio , non fu così più tardi . Questo Gesù , cui s ' era tanto creduto , cui si cominciava credere meno , era stato un giudeo anche lui ; via via che la guerra al cristianesimo s ' esacerbò , prima in qualche parte delle classi superiori , poi in qualche parte delle masse popolari , se ne volle ai giudei d ' avergli dato , come si sia , origine ; si ricercò quello che il cristianesimo e il giudaismo avessero di comune e contro questo comune si appuntarono gli strali . I giudei , che avevano tanto patito della opposizione in cui erano sorti e vissuti col cristianesimo , patirono altresì delle relazioni che avevano con esso . Non tutti quelli , che per quest ' altra ragione cominciarono ad averli dispetto e li hanno , sanno ricercare , sceverare dentro di sé il perché , né da quanti rivoli nasca la passione che li anima . E nel caso di quella di cui parliamo , dall ' aspetto da cui ne parliamo , l ' analisi è davvero difficile , dappoiché le fonti , che l ' alimentarono e l ' alimentano , sono davvero molteplici . Chi ne vuole ai giudei , perché di mezzo a loro è venuto su il cristianesimo ; chi asserisce invece che il giudaismo ha deturpato , ha viziato il cristianesimo ricacciandosegli dentro , mentre esso aveva chiaramente professato , nascendo , di volersene distaccare . Ma che è questo giudaismo , che , comunque si volti , è principio di male ? Qui la scienza ha provvisto in fretta una risposta . I giudei sono semiti . Basti dir questo per intendere come non si possano assimilare colle nazioni europee , presso le quali si sono ricoverati giacché queste sono ariane . La ragione , dunque , della contraddizione , dell ' ostilità , della irreconciliabilità è antica , profonda , originaria , insanabile , si nasconde sino nei germi racchiusi da Dio nel seno delle stirpi , ch ' egli distinse , separò , allontanò in principio . Le altre ragioni di riluttanza rispettiva fra cotesti giudei e i francesi , gli italiani , gli inglesi , i tedeschi , i russi , possono essere vere , ma sono accidentali o sussidiarie ; la ragione sostanziale , fontale , primigenia , la scaturigine è questa : che essi sono semiti , ariani noi . L ' antisemitismo , come è stato chiamato e una parola trovata è così grande avviamento , bene o male che trovata sia , alle cose l ' antisemitismo è dovere impreteribile di noi ariani contrastarlo , combatterlo , sterminarlo , qui è il porro unum necessarium , è il mezzo indispensabile del progresso avvenire della civiltà europea , il solo mezzo di risanarla e di ravviarla . III Vogliamo , dobbiamo ripigliare ciascuno di questi motivi , esaminarli , discuterli , e giudicare se e quanto abbiano di vero ? Meglio narrare prima , come oggi , in un grande Stato che vuol essere civile , questa miscela triste di falsa scienza , di spietati interessi , di inumani sentimenti , scoppi e operi . In Russia vive un numero di giudei , non bene accertato , ma che si vuol credere ammonti dai quattro ai cinque milioni . Sarebbe come se in Italia ve ne fossero poco oltre un milione . Se non che ab antico è imposto loro l ' obbligo di non dimorare se non in una parte dell ' immensa superficie dell ' impero . Questa parte è il loro recinto , un largo ghetto . Si compone dei governi di Grodno , Kovno , Volinia , Podolia , Witebsk e Minsk nella Russia occidentale ; di Varsavia , Radom , Lublin , Suwalky , Plotzk , Kalisch , Petrikow , Kjelz e Siedlitz in Polonia ; della Tauride con la penisola di Crimea , Kherson , Jekaterinoslav e Bessarabia nella Russia meridionale o nuova ; in complesso di ventun governi in un ' area di 700.884 chilometri , di cui 21.942.244 che l ' impero ne numera , e con una popolazione di circa 14 milioni tra giudei , polacchi , lituani , lituini , tedeschi , tartari , caraiti e schmudgiaki , di 104 che l ' impero ne conta . Non è a dire che nella ristretta cerchia , in cui devono contenersi , i giudei siano ora o fossero mai soggetti al diritto comune , stessero alla pari delle altre molte varietà di popolazioni colle quali convivono . Una legislazione speciale rigida e capricciosa è stata quella che li ha retti ; e , come a tutte le cose assurde , anche a questa è accaduto di dover variare spesso , e , per consenso tacito di quegli stessi che ne erano gli autori , non è stata mai osservata a lungo . Non la racconterò ; ne dirò solo l ' ultimo stadio . Si può dire , che il governo russo abbia ripigliato a percorrerlo nel 1882 , con quelle che son dette leggi di maggio , e delle quali spetta al generale Ignatieff la gloria . Per esse fu vietato agl ' israeliti di risiedere fuori città e dei borghi , eccetto quelli appartenenti alle colonie agricole fondate dall ' imperatore Nicolò nel governo di Kherson , delle quali farò cenno più in là . Per non rischiare che gl ' israeliti diventassero proprietari di terre e vi risiedessero , fu prescritto che i contratti , coi quali avessero comperato , ipotecato o preso a fitto immobili rurali , non avrebbero seguito ; di giunta nessun israelita avrebbe potuto disporne o venire nominato fattore . Per ultimo , nei giorni festivi dei cristiani , avrebbero dovuto far festa anch ' essi ; e , come quelli , tener chiusi i lor magazzini . Quest ' ultima vessazione par piccola ; ma le prime due importavano che , persino nell ' angusta cerchia dov ' era loro lecito dimorare , avrebbero dovuto sgombrare le campagne , costretti a farsi cittadini e ad affollare le città e i borghi . Pure la legge si contentava di non essere applicata se non negli undici governi russi , che son denominati " il territorio giudaico " , non nei dieci polacchi . Ma non tardò a parere al governo di aver fatto poco ; e nello scorso anno questa legislazione , ch ' era stata detta provvisoria , ebbe carattere definitivo e fu coronata con altre disposizioni , che , in complesso , impongono che quindi innanzi nessun giudeo russo si stabilisca nelle campagne , in nessuna parte del paese ; e mentre , per una indulgenza durata molti anni , erano stati lasciati prender dimora e acquistare interessi dove lor era piaciuto , ora debbano tutti sgombrare via via ; e radunarsi pelle città e nei borghi del territorio giudaico . Eccezioni ve ne ha poche . I mercatanti della prima ghilda – giacché si dividono in tre , secondo la quantità del lor capitale e la qualità delle operazioni cui si dedicano – avrebbero potuto acquistar immobili fuori delle città , borghi e sobborghi per installarvi fabbriche e altri stabilimenti industriali , quando ne avessero avuta licenza dai ministri dell ' interno e delle finanze , e la superficie del terreno non oltrepassasse un po ' più di mezzo ettaro . Ancora , gl ' israeliti che avessero terminato i loro studi in una scuola superiore e le lor famiglie cioè , com ' è ben dichiarato , il capo di queste , la sua moglie e i loro figlioli legittimi tuttora minorenni sarebbero stati esenti , al pari di cotesti mercatanti della prima ghilda dai divieti di non poter mutare domicilio da una in altra città , di non potere neanche andare da un villaggio in un altro , se pure i due villaggi facessero parte di uno stesso comune , di non potere esercitare nessun ufficio amministratìvo o comunale pelle campagne , di non poter dimorare in luoghi fuori delle città e dei borghi , se non autorizzati dietro presentazione d ' un passaporto , e anche così di non potervi rimanere , se non sino a che fosse compito il lavoro , per il quale avessero richiesto la licenza : divieti che avrebbero legato tutti i lor connazionali , e la cui rigida osservanza era commessa alla vigilanza e alle regole del ministero dell ' interno . Né bastò : nell ' aprile di quest ' anno , quando nel 1891 fu nominato governatore generale di Mosca il granduca Sergio , fu dal governo imperiale emanata quest ' ordinanza a modo di dono : « a principiar da oggi cioè dal 22 aprile , data del decreto sarà proibito ai macchinisti , ai distillatori , ai birrai , come altresì a ogni sorta di padroni e operai giudei di venire a stabilirsi nella città o governo di Mosca dal territorio del lor domicilio legale o da ogni altra parte della Russia e per di più il ministro dell ' interno , d ' accordo col governatore generale di Mosca , potrà prendere quelle disposizioni che giudicherà convenevoli per espellere da Mosca i macchinisti , i distillatori , i birrai , i padroni e operai giudei che vi fossero attualmente stabiliti , e ricondurli nel territori del domicilio legale » . Più tardi , di un egual beneficio è stata onorata Pietroburgo . Le quali disposizioni pare che siano la revoca in genere , quanto a queste due città , di una concessione che gli artigiani di valore avevano già di risiedervi . Ed è stata poi limitata anche rispetto alle altre ; giacché da per tutto gli artigiani di questa qualità , che , fidando su quello che pareva loro un diritto , erano andati a porvi dimora , sono ora dall ' autorità di polizia , assoggettati a un esame , dal quale non escono a salvamento se gli esaminatori non si persuadono che la loro pratica e teorica cognizione dell ' arte è perfetta , e se , a ogni modo , non hanno abbastanza commissioni per campare la vita . L ' artigiano giudeo non deve , quindi , sapere soltanto l ' arte per essere lasciato dove sta , ma guarentire all ' autorìtà gli avventori . IV O che è dunque ? Che scalpori sono questi ? Chi s ' ammazza ? Chi s ' affama ? O non sarà padrone un governo di collocare una gente estranea al suo popolo , dove gli pare che a questo non ne venga danno , poiché è persuaso che altrove gliene viene danno ? Certo , la bolla di Paolo IV Cum nimis absurdum del 14 luglio 1555 era men mite di questa del Cesare russo , eccettoché in ciò , che i giudei , che costringeva a vivere dentro un recinto chiuso , vi si dovevano raccogliere non da tutte le lontane regioni di un immenso territorio di un vastissimo Stato , ma dai vari rioni di una città . Del rimanente non li dannava a morte né li affamava ; vietava loro di possedere beni immobili sì rurali che urbani , e li obbligava a vendere issofatto quelli che possedevano ; o non s ' era lor vietato ab antico ? E non avrebbero potuto costruire sinagoghe nuove , né abbellire le vecchie ; bisognava che si contentassero di sinagoghe mezzo dirute e sudicie in cui adunarsi a pregare . Bisognava che portassero addosso qualcosa che li distinguesse : un berretto giallo gli uomini , un fazzoletto di drappo giallo sul capo le donne . Non avrebbero potuto servirsi di nutrici e di domestici cristiani . Non avrebbero potuto farsi dare del " signore " . La domenica avrebbero dovuto far festa . Occupazioni ne eran loro proibite parecchie : non affittaiuoli , non gerenti , non intraprenditori , non coloni , non cassieri , non economi , non intendenti , non sensali , non mezzani di matrimonio , non ostetrici : nelle case dei cristiani non esercitare nessun ufficio , non entrare in trattative di affari con cristiani , non lavorare insieme , non rivestire nessun ufficio nelle loro case , non commerciare in frumento od orzo o altri commestibili ; solo lecito a essi ars strazzariae seu cenciariae , ut vulgu dicunt , cioè comprare e vendere roba vecchia ; fare , come pur fanno , i ferravecchi . Persino la medicina era loro interdetta , arte in cui avevano un ' antica reputazione , e avean servito persino vescovi e papi . E nessuno scongiuro mancava alla bolla , e in eterno i suoi divieti , i suoi comandi sarebbero durati . Ed eran dei più lievi e soavi e sopportabili , che emanassero da autorità di governo a quei tempi : giacché i pontefici hanno fama meritata d ' essere stati coi giudei i più benevoli dei principi , il che non crederebbe nessuno , che leggesse solo le loro bolle , e non le comparasse coi decreti degli altri . Però alla bolla di Paolo IV , pontefice ardente e cocciuto , succedette quello che a siffatte violenze suole accadere : persino quelli cui è commesso l ' eseguirle cercano e trovano modo di eluderle . V V ' ha strazi magari anche maggiori che non sia la morte . Essere cacciati via dove si è abituati a vivere ; di dove s ' ha modo di guadagnare il pane ai genitori , alla moglie , ai figlioli , a sé ; di dove v ' ha chi ti conosce , ti sorride , ti stima ; cacciati via , e sotto la sferza di gendarmi o di soldati , angariati , spremuti , rubati da ufficiali di polizia , menati dove tutto è nuovo , tutto vi respinge , dove trovate chiusa ogni strada , non v ' è spazio per voi , e stenterete oggi , stenterete domani , e v ' affogherà una miseria sconsolata , continua , senza luce , senza speranza . Cacciati via ; e forzati a lasciarvi dietro il campo , la casa e quanto avete al mondo : o di vendere a precipizio ogni cosa , a chi , appunto , per spogliarvi , v ' ha assalito di calunnie , v ' ha perseguitato di accuse , v ' ha ricoperto d ' infamia , perché si generasse una opinione siffatta , che qualunque torto vi si infliggesse , paresse lecito , lodevole , doveroso l ' infliggervelo . Che crepacuore non deve esser questo ? Che morte all ' anima prima , al corpo poi ? Come non vi dovete rodere dentro a vedervi trattati così , non una volta , ma più volte nella vita ? A essere persuasi , che se vi si lascia qualche anno di pace , non si fa , se non perché vi prepariate alla prossima rapina e la facciate fruttuosa ? Con quale bestemmia sul labbro non darete l ' ultimo fiato ? Come non contrarrete , per sfuggire a una vicenda così triste , l ' abitudine dell ' inchinarvi disprezzando , del fingere e del mentire ? Come non accumulerete nell ' animo un infinito odio verso i vostri persecutori ? Come l ' odio non sarà tanto più velenoso , quanto più è forzato a rimanere nascosto ? Come non concepirete il desiderio di annientarla una società così crudele contro di voi ? E se non potete annientarla questa società tutta quanta , almeno tormentarvi qualcuno , ridurvi qualcuno povero , arricchire a suo danno ; e poiché della ricchezza vi manca e dovete celare ogni altra gioia , prenderne almen questa , il vendicarvi con essa di prepotenti , che non potete in niente altro e con niente altro umiliare , vincere , calpestare ? Pure quelle violenze che si son lette nella bolla di Paolo IV e nelle ordinanze di Alessandro III non sono le maggiori che ai giudei si son fatte durante i secoli ; così gravi , così tormentose come pur sono , si può considerarle come delle minori : impallidiscono al paragone delle stragi sommarie , delle morti fra i tormenti , dei tormenti non smessi prima che vi sia uscita di bocca la menzogna che s ' aspetta o la verità cui si agogna , e smessi oggi per ricominciare domani , fra gli insulti , i dileggi , le battiture , gli oltraggi , ogni sorta di minacce e di vituperi che piagano l ' anima e curvano la persona . Chi può credere , che una gente trattata così non abbia contratto qualche difetto d ' indole ? Chi vorrà meravigliare , se l ' avesse contratto ? Perché una gente , cui si mostri ogni giorno che vi sentite separati da essa , non dovrebbe sentirsi separata da voi ? Perché , minacciata ogni giorno e impotente contro le minacce , non dovrebbe avere imparato a difendersene con ogni arte sottile e persino subdola ? Perché , forzata a rinunciare a tante occupazioni atte a sostentare nobilmente la vita , non avrebbe dovuto acquistare l ' abitudine di quelle che vi paiono sordide ? I cristiani , poiché cristiani sono stati , hanno essi fatto colle loro mani poco meno che tutto quello che lor dispiace nei giudei ; e dopo averlo fatto , non è loro rimasto come l ' hanno inteso assai prima e assai meglio le loro nazioni latine che non le tedesche , e , più arretrate , le slave se non un obbligo : disfarlo . E così sono stati e saranno cristiani davvero ; poiché Cristo , morendo , ha pronunciata quella parola di perdono , che non solo attesta la bontà dell ' animo suo , ma l ' altezza della sua mente ; non solo prova che era infinita nel suo cuore la pietà verso l ' uomo , ma infinita altresì la sua intelligenza del corso delle umane e delle divine cose , e dell ' ufficio supremo e universalmente salutare che la sua morte vi adempieva . Si fanno agli israeliti strane censure . Si dice che non amino fare i soldati ? Perché amerebbero ? Vivere tre o cinque anni in mezzo a gente che ti colma d ' ingiurie e ti abbevera di disprezzo , e , scorsi i quali , tu non sarai contento di pari agli altri coi quali hai convissuto , anzi non sarai neanche libero di andare a vivere dove ti piaccia nella tua patria stessa , non è cosa che possa gradire a nessuno . Del resto , anche il paesano russo fa il poter suo per esimersi dal servizio militare . E in Italia non si sente che il giudeo vi sia più restio d ' altri , appunto perché non è più messo a diversa condizione di altri . Né è meno strana censura l ' altra che non amino di coltivare la terra . Dio buono , se si vieta loro di acquistarla o di abitarvi ! Arnold White , che , per incarico del barone Hirsch , è andato a visitare gli ebrei di Russia , per giudicare se e quali fossero in grado di emigrare e di allogarsi a coloni altrove , ed è stato aiutato nella sua ispezione dal governo stesso cui piace che vadan via , ha visto anche quelle colonie fondate , come ho detto dianzi , da Nicolò nel governo di Kherson per consiglio datogliene da Mosè Montefiore nel 1846 . Ora , egli attesta che la popolazione che le abita è attiva , in buon arnese , riarsa dal sole , forte di muscoli , insomma contrassegnata di tutte le doti proprie d ' una gente campagnola della più alta qualità ; e per quanto ha sentito dai proprietari russi dei dintorni , che li adoperano , non ha vizi eccettoché matrimoni troppo per tempo , imprevidenti e fecondi , non devano essere considerati un vizio . E ve n ' ha 30.000 , ed educano tutti i lor figlioli , e non pare che nessuno fallisca , giacché v ' ha una fame e una sete di sapere , che si potrebbe persin dire morbosa . È vero , aggiunge , che la coltivazione a occhi inglesi non pare in tutto buona – e aggiunge il perché – ma sarebbero capaci di migliorarla , ché la lor condizione morale e fisica è addirittura mirabile . VI All ' adunanza che , presieduta dal gonfaloniere , fu tenuta in Londra il 10 dicembre dell ' anno scorso , un duca , il duca di Westminster , fu quello che propose una risoluzione , e un vescovo , il vescovo di Ripon , e un reverendo gliela appoggiarono . La risoluzione fu questa : « l ' adunanza deplora profondamente le sofferenze inflitte di nuovo ai giudei di Russia , per effetto di leggi e di disposizioni rigorose ed eccezionali ; e ritiene che in questi dieci ultimi anni del XIX secolo la libertà religiosa dovrebbe essere riconosciuta , come un principio di diritto naturale , da tutte le comunità cristiane » . Io non dubito punto che , se non tutti i sacerdoti cattolici approverebbero la seconda parte della risoluzione , o forse non l ' approverebbero se non pochi , tutti accetterebbero la prima . Giacché bisogna dire il vero : non soltanto ora , ma sempre , il sacerdote cattolico , e in Roma e fuori , non è mai stato il più fiero nemico dei giudei ; e , certo , in guardia sempre che non prevalessero e signoreggiassero le società cristiane , e proclive a tenerli segregati e da parte , perché la lor dottrina e i lor dinieghi non le infestassero , non ha , il più delle volte , voluto che si fosse crudeli contro di loro . Il giudeo ramingo , senza patria , solo in mezzo alla folla , segnato a dito , gli era prova – una prova che non bisognava cancellare o spegnere – della vittoria di Cristo . Ma se il sacerdote chiuso nei cancelli di una fede rigida non ha creduto che dai giudei potesse trarre altrimenti che così una prova della vittoria di Cristo , noi , cristiani anche , dobbiamo trarne in altro modo una prova ancor più lampante . Dobbiamo mostrare ai giudei che questo lor compaesano ha accesa nei cuori dei suoi fedeli una face di carità , che liquefa ogni odio e attuta ogni dissenso . L ' effetto di una condotta davvero cristiana verso i giudei , com ' è stata l ' emancipazione proclamatane in Francia alla fine del secolo scorso , non si può ancora vedere tutto ; è scorso troppo poco tempo dacché l ' esempio è stato seguito altrove ; e del resto anche cento anni sono pochi al paragone delle cifre a due migliaia , dacché , quando più , quando men peggio , dove più , dove men peggio , n ' era o n ' è stata seguita un ' altra . Come noi in Italia abbiam fatto cittadino il giudeo , e come s ' è fatto oramai in così gran parte dell ' Europa civile , così si faccia nel resto degli Stati ; e non ve ne sia più nessuno , in cui , tanto negli ordini civili che nei politici , si metta differenza di diritto tra lui e gli altri : e allora andrebbe cessando a mano a mano , insieme con alcune particolarità dell ' indole sua , quella particolarità di sentimenti , che nella società si mantiene tuttora viva verso di lui . La mutazione non potrà portare intero l ' effetto suo , se non ha luogo in tutti gli Stati d ' Europa . Il giudeo non si sentirà cittadino del tutto in nessun Stato , se tuttora non è tale in qualcuno . Non visitiamo più nei figlioli l ' errore dei padri ; lasciando tutti liberi della propria coscienza , ravviveremo tanto più la nostra quanto più rispetteremo l ' altrui . VII Quelle tre tradizioni di ripugnanza e di avversione rinnovate si andranno rimpiattando sicché non s ' estinguano , giacché sono ragioni false . Il giudeo appare un elemento riluttante , a parte , a sé , nella nazione in cui vive , perché s ' è operato verso di esso per secoli , come appunto si doveva perché questo effetto seguisse . Quando si fosse operato al contrario , e da secoli invece fosse stato considerato , come si fa da qualche anno negli Stati più profondamente e veramente inciviliti , quelle punte che gli rendono aspri i contatti coi suoi connazionali , si sarebbero smussate . Certo avrebbe continuato a fare coi suoi un consorzio distinto quanto al credo religioso che professa . Ma , oltreché questo credo non è in tutto opposto a quello di coloro coi quali convive , anzi si regge sullo stesso fondamento , e l ' israelita è l ' antenato del cristiano , un appartarsi di una società dal rimanente per ragione religiosa , non è , nelle presenti condizioni , cosa durevole . Nessuna società è libera oggi da dissensi religiosi , persino da quello supremo che è il negare la religione stessa . Pareva un progresso assicurato e fortunato questo , della pacifica convivenza in comune delle diverse credenze , col diritto riservato a ciascuna di meritare meglio dell ' uman genere e di Dio con la santità della vita e l ' altezza e la larghezza del pensiero : un pensiero assicurato e felice questo , che alle diverse credenze chiede soltanto di aggiungere stimolo all ' intelletto e al cuore , e di spegnere nell ' ardore della carità ogni lotta , ch ' esacerbi , amareggi , mova a sdegno e inebbri di sangue . Giacché , oltre questo , non v ' ha altro . Il giudeo non è puro semita ; e noi abbiamo del semitismo radicato nelle nostre menti così profondo , che nessuno ne lo sradicherebbe . Chi può affermare che la più gran parte dei giudei che ora ci sono non discenda da quei proseliti , ch ' essi facevano in ciascuna nazione già prima che nascesse Cristo , e continuarono a fare dopo lui morto ? Chi può dire quanto sangue giudaico scorra in vene ariane , quanto sangue ariano in vene giudaiche ? Leggi ecclesiastiche e civili , perché ciò non succedesse , ne sono state fatte molte e ripetutamente ; ma , appunto perché molte e ripetute , provano che la cosa succedeva . Anche oggi il divieto ecclesiastico dura , se il civile è obliterato ; ma chi ignora , che soprattutto nelle alte classi i matrimoni tra giudei e cristiani , se non sono comuni , neanche sono insoliti ? Ma fosse pure altrimenti , e i giudei fossero rimasti puri semiti : che perciò ? Che vuol dire essere semita ? So che una scienza frettolosa ha disegnato del semita un tipo rigido , a tratti precisi , quanto a visi , linguaggio , carattere morale , coscienza religiosa e via via : ma so anche che la dipintura non regge avanti a una esatta e piena cognizione della storia . Se il giudeo è andato sviluppando un tipo suo ab antico , l ' ha fatto in contrasto coi semiti che aveva a destra e a manca ; egli è stato un semita sui generis , che , dopo avere fatto germogliare e crescere dentro di sé un pensiero religioso e morale suo proprio , l ' ha innestato sopra un tronco non suo . D ' altronde semiti e ariani sono di razza caucasia , e come le due prime sono generalizzazioni di alcuni solo dei fattori di una razza , così la terza è la generalizzazione di altri . Coteste specie o generi li formiamo come possiamo , e , dopo averli formati , bisogna andarci attorno con le forci perché non prendano maggior posto di quanto loro spetta . Ma non fosse così , e si dovesse pure loro accordare un valore assoluto : sono cotesti semiti così discosti dagli ariani come sono i magiari ? Certo no ; ora chi distingue i magiari da ogni altro popolo civile di Europa per modo che niente di europeo si possa assimilare da loro , e niente di loro assimilare da ogni altro popolo di Europa ? Coteste son lustre , che , per parere scientifiche , non hanno perciò più ragione o var lore di fare ostacolo al retto e al vero . VIII Leggevo giorni sono questa conversazione : – « questi birbi di giude vanno riducendo mendichi in questi dintorni tutti i cristiani » mi assicurava un bottegaio russo in una città del recinto . « Col combinarsi a loro danno ? » chiesi . « No » . « Col corromperli ? » « No , ma col truffare addirittura e malfare » fu la replica enfatica , però tale che mi dette più curiosità che non mi facesse sorpresa ; sicché io chiesi qualche fatto . « Fatti ? Ma se non rifiniscono di truffarci e frodarci . Non fanno altro . Guardate . Noi facciamo largo commercio di uova e di polli e comperiamo tutto quanto ci riesce dai contadini che li portano al mercato . Orbé , questi infernali crocifissori di Cristo escono prima di giorno forse non sono neanche andati a letto tutta la notte innanzi , e vanno incontro ai contadini prima che siano vicini alla città . E quanto v ' è a comprare , tanto comprano , e i contadini glielo vendono a miglior mercato perché risparmiano la noia e la spesa di venire in città ; e così ci tagliano l ' erba sotto ai piedi ; « Bene , ripigliai , ma perché non vi levate più per tempo , e non vi fate incontro ai contadini un po ' più lontano dalla città ? » La domanda fu imprudente ; m ' accorsi allo sguardo di dispregio , con cui il mio interlocutore mi squadrò : intesi che dovevo smettere – . Le lagnanze dei cristiani mi paion tutte dello stesso genere . Abbiamo fatta più vigile e più agile una gente vigile e agile per natura , e ci duole che sia tale . Non si ubriacano : e poiché i cristiani lo fanno , danno loro da bere , non perché l ' ubriachezza piaccia loro a vedere , ma perché ne cavan denaro . Mettono un soldo sopra l ' altro e risparmiano : e lo tirano di tasca a chi ama spendere , anziché risparmiare . I giudei avranno vizi come virtù proprie ; , son difficili , credo , sopra essi come sopra altri i giudizi complessivi , e sdruccioli e mendaci ; v ' hanno giudei , come v ' hanno cristiani , provvisti di tal vizio e di tal virtù , e altri provvisti di tal altra virtù e di tal altro vizio . A ogni modo , io non vedo prova , che di ciò di cui più s ' accusano i primi , non si possono accusare anche i secondi . Se di quelli v ' ha molti acri al lucro , v ' ha molti acri al lucro di questi . Ho conosciuto giudei eccellenti , come cristiani eccellenti . I modi tenuti da quelli negli affari d ' industria e di banca non sono diversi dai modi tenuti da questi . E v ' ha ricchi divenuti tali per via non retta , o che spendono male il loro denaro tra gli uni e tra gli altri . Se noi togliamo quelle abitudini e quelle attitudini che i giudei hanno contratto per effetto della condizione in cui son rimasti per così lungo tempo , e in Russia , in Rumenia , in alcuni paesi musulmani rimangono ancora , a me non riesce di scorgere in che altro i giudei in complesso siano diversi dai cristiani in complesso . E si può forse affermare che un piccolo consorzio , com ' essi sono , di gente tanto esercitata dall ' odio altrui , tanto spronata al guadagno , tanto astretta al risparmio , tanto attenta a guardarsi da ogni parte , tanto accanita al lavoro , esso è servito di stimolo ai consorzi più larghi , nel cui mezzo ha condotta la vita , e ha piuttosto accresciuta , in loro , anziché diminuita la lena a combattere le battaglie ogni giorno . Ciò che importa ora è ch ' essa si senta non nemica , ma amica , e sia sentita non nemica , ma amica . Il che non è in tutto così oggi , ma sarà domani ; quando come in Italia , così altrove se ne prenda la via . Li faremo migliori verso di noi , se diventeremo migliori di loro . A ogni modo , io non credo che troverebbe prove davvero convincenti chi affermasse che oggi si trovano più giudei tra i partiti intesi a sovvertire gli ordini politici o sociali attuali , che tra i partiti intesi a conservarli . Sarebbe più sicuro affermare e facile dimostrare il contrario . E v ' ha qualcosa nei giudei che noi ci potremmo appropriare non senza frutto ; giacché , come n ' è esempio un nostro uomo di Stato , anzi ministro , la lunga loro storia che si divide come in due parti , ha generato nella lor mente due qualità che paiono opposte e non conciliabili : una grande idealità e una praticità non minore . IX A ogni modo , gli strazi dei giudei di Russia sono ora fuor di misura . Sperare che per volontà del governo siano temperati o cessino , è un illudersi . Il governo si è indotto a infliggerli da un complesso di pregiudizi , che non si dissipano presto . La foga della persecuzione non sarà spezzata che dall ' impossibilità di menarla al fine desiderato . Dopo che avrà prodotto infiniti dolori , si fermerà prima di averlo raggiunto , come è già succeduto altre volte ; ma intanto i dolori vi sono , e terribili . E opera civile , cristiana l ' alleviarli . Uno scrittore del quale nessuno non russo può vantare maggiore cognizione della Russia , ha narrato già l ' anno scorso , quanta e che forma di strazi cade sulle spalle dei giudei russi : « Più di centomila famiglie , scrive , forse duecentomila , cioè un milione di persone , saranno costrette di abbandonare le loro case e i loro affari per emigrare verso le province del recinto ebraico , a occidente . Là , alle porte della città della Lituania e della Piccola Russia , che dovranno esser loro assegnate per residenza , questi ottocento , novecento o più mila emigranti incontreranno altri convogli di esuli , quasi altrettanto numerosi , i giudei espulsi dalle campagne di queste stesse province , per essere accantonati nelle città » . Né in tutte . Kiev , la città santa , ha il privilegio di essere chiusa a cotesti " cani di giudei " . Altre si chiuderanno da sé ; più vivaci vi sono i commerci , più ripugneranno a riceverli . Oltreché i giudei non possono prendere dimora a minor distanza di 50 verste – un po ' più di 50 chilometri – dalla frontiera austriaca ; il divieto si estenderà alla frontiera prussiana ; anzi si sarebbe prolungata , dicono , del doppio . Così si sarebbe ancora ristretto lo spazio in cui cotesta gente povera , della quale lo stesso scrittore dice di non averne mai vista una più povera al mondo , si deve ammassare . Potrà ? Certo no ; nello sforzo di mutar sede deve in gran parte morire . E n ' è morta , e ne muore già per il modo in cui è menata ai luoghi in cui si deve restringere . Giacché v ' è menata , a modo di gregge , a forza e a tappe ; e i racconti dei crudeli trattamenti e delle spoliazioni frodolente , cui sono soggetti per strada , son tali che n ' empirei più pagine , con non minore raccapriccio dei miei lettori che non sia stato a leggerle il mio . Tanta barbarie s ' annida nell ' uomo che si chiama civile ! Forse nell ' uomo , per civile che si vanti , si trova a grattarlo , il barbaro . Era naturale che in tutta quanta l ' Europa cotesti racconti muovessero a compassione e a sdegno degli uomini , o giudei o cristiani , che ne sono ancora capaci , a cui l ' interesse o la vanità non chiude la bocca avanti alle ingiustizie umane , solo perché sono potenti quelli che le commettono . In ogni parte d ' Europa si è levato un grido : persino gli antisemitici hanno sentito pietà e terrore . Non volevano questo , non volevano tanto ; ché le persecuzioni ai nostri giorni hanno questo di più stupido ancora , che non avessero prima : l ' effetto che producono in quelli che ne sono uditori o spettatori , è tale da doverle fermare innanzi che abbiano raggiunto la meta prefissa . Cotesti giudei , bisogna che in maggior o minor numero escano di Russia , se non devono soccombervi tutti . Ma dove andranno e come ? Chi dà loro il denaro del viaggio ? Chi quello necessario ai primi giorni delle nuove dimore ? Qui è il campo , dove si deve esercitare la carità dei giudei e dei cristiani insieme ; e unire i loro sforzi in un fine comune di salvezza e di redenzione , per il presente e per l ' avvenire . Giacché solo nell ' opera di questa carità , voluta fortemente , fortemente esercitata , d ' una carità , che non separa , ma unisce , che non distingue ma accomuna , che sotto ogni differenza che divide uomo da uomo , sente l ' uomo e non altro che questo , è la soluzione definitiva della questione giudaica , come di tante altre che dilacerano oggi le società nostre . Il precetto non è tanto cristiano , che non sia anche giudaico .
CRISI MORALE E CRISI POLITICA ( GOBETTI PIERO , 1922 )
StampaPeriodica ,
1 . - Il libro di Adriano Tilgher ( La crisi mondiale . Bologna , Zanichelli , 1921 ) , appunto perché incontestabilmente serio e maturato , offre occasione al critico sereno per segnalare una moda ormai dominante negli usi del dopo guerra che bisogna combattere con energia , anche se manifestamente effimera come tutte le mode . Il gusto per una letteratura sociale apocalittica e visionaria , minacciosa di divini fulmini , presaga di tragiche decadenze e di spaventosi tramonti ha sostituito , senza misura , l ' esame spassionato dei problemi sociali , lo studio modesto e saggio degli elementi della storia politica contemporanea , l ' indagine sorretta da cultura tecnica precisa e volta ad obbietti determinati . Le smanie di una dilettantesca politica estera che per quattro anni concesse ad ognuno i più fantastici sogni e i piani più assurdi , si traducono - esausta la fantasia - in stanche visioni sintetiche del più banale sociologismo . Le individuali preoccupazioni , le torbide crisi dei singoli si vengono fotografando in costruzioni obbiettive artificiosamente drammatiche . Nessuno più è disposto a studiare con saggezza i problemi singoli dell ' azione e della cultura politica . Bisogna parlare in ogni luogo di una crisi mondiale , del crollo di un ' epoca , della morte di una civiltà : risalire dal fatto singolo , dal sentimento solitario , alla descrizione di tutto l ' orbe morale e sociale . L ' epidemia ( cui non è estraneo il diffondersi superficialissimo di una pseudo terminologia marxista ) è irresistibile : noi stessi , avversari , ne diventiamo le vittime se invece di correre rapidi , come vorremmo , ai problemi di tecnica speciale , siamo indotti a salire parimenti in cattedra per opporci all ' apocalissi . 2 . - Adriano Tilgher è scrittore efficace e serio pensatore . Il suo pessimismo ha forti spunti di profondità ; individualmente è giustificabile in modo perfetto , è la sua forza perché lo fa pensoso della presente realtà , estraneo a tutte le gioie massicce e ai pesanti ottimismi dei cuori allegri e felici . Egli è lo storico più sicuro della presente crisi morale e culturale . Capace di risalire alle intime ragioni filosofiche della storia , perfettamente informato sulle ultime correnti di pensiero , acutissimo nel cogliere le relazioni tra i fenomeni letterari , politici , speculativi , nell ' esaminarne la verace sostanza spirituale sotto le incertezze sentimentali e le sfumature più generiche ha saputo con le Voci del tempo e con La crisi mondiale preparare per i posteri una valutazione preventiva notevolissima della nostra cultura e dei nostri stati d ' animo . Fallisce la sua critica quando in questa letteratura , necessariamente monografica e talora frammentaria , intervengono preoccupazioni costruttive , schemi troppo rigidi , pretese politiche . Il pessimismo non vale più . Diventa un peso morto , un ostacolo al realismo politico . I programmi che nascono da stati sentimentali come questo del Tilgher che s ' è descritto , sono tutti viziati da un originario intellettualismo e dalla mancanza di un ' esperienza diretta della praxis politica . Corrono tutti alla politica estera per liberarsi dai vincoli della realtà , non sanno scorgere troppo bene le connessioni tra storia mondiale e storia nazionale per amore dell ' impreciso che pomposamente intitolano : visione generale . 3 . - Esiste una crisi della civiltà capitalistica che in qualche modo si possa pensare risolta e conclusa in un tramonto del capitalismo prossimo o imminente ? Bisogna stare attenti e non confondere i termini obbiettivi della storia con quelli del demagogismo politico e , quando i termini , per molte ragioni , sono gli stessi , tener bene separati i due sensi . Il tramonto del capitalismo , previsto e predicato dal Marx , è un mito utilissimo , una delle più forti molle della storia moderna ma sarebbe ingenuo discuterne come di una verità scientifica o di un fatto serio . Invero la storia conosce processi , esigenze , risoluzioni di esigenze , ma ignora i subitanei tramonti , le aurore nate da un fiat . La civiltà capitalistica preparata dai Comuni , sorta decisamente in Inghilterra , affermatasi negli ultimi decenni , in forma più o meno progredita , in tutto il mondo civile è la civiltà del risparmio , delle intraprese che hanno bisogno per vivere di un capitale mobile . I paesi più arretrati nella civiltà capitalistica erano appunto negli anni scorsi quelli dei sistemi di attività e di produzione anacronistici : la Russia , incapace di liberarsi dal latifondo , l ' Austria - Ungheria che teneva al potere la classe dei latifondisti ungheresi . L ' Italia compensava l ' anacronismo del Mezzogiorno sforzandosi di creare attraverso l ' emigrazione , il commercio , e tentativi industriali addirittura imprudenti , una classe capitalistica . La logica a cui obbedisce questa civiltà è , come osserva il Tilgher , l ' attività assoluta che ha fede soltanto in se medesima . L ' impulso le viene dalla superpopolazione , la forza consiste nella crescente capacità produttiva e nelle inesauribili invenzioni tecniche , la direzione dello svolgimento è data dai bisogni sempre nuovi . Allo scoppiare della guerra europea questa civiltà era appena sul nascere . La borghesia che pare rappresentarla risale alla rivoluzione francese soltanto di nome : di fatto una vera borghesia in Italia , per esempio , sta appena nascendo , a fatica . La civiltà capitalistica del resto è al disopra delle classi , vuole l ' opera di tutte le classi che vi partecipano e la creano concordi pur lottando tra sé inesorabili , ostili sino a giurarsi reciproca sopraffazione . La civiltà capitalistica è una realtà obbiettiva che non può morire per un peccato d ' orgoglio : l ' umiltà la abbasserebbe , l ' orgoglio coincide con la sua legge di vita . La guerra europea ne è stata la crisi di esuberanza , non di tramonto , e il Tilgher stesso è costretto a confessarlo quando guarda all ' operosità che si riprende nell ' impero britannico e negli Stati Uniti . Non si dimentichi che appena in questi anni viene sorgendo un capitalismo russo e che in tutta Europa alla momentanea stasi dell ' industria sta sostituendosi un ' organizzazione capitalistica ( cultura intensiva ) della proprietà agraria . 4 . - Le difficoltà e le oscurità presenti sono una crisi momentanea che agevolmente superiamo pur tra incertezze e contraddizioni . E certo come tutte le crisi anche questa non è da considerarsi con leggerezza , ma vuole gli sforzi operosi dei popoli e l ' acume politico dei governanti . Chi la studi con libertà , senza desiderio di sintesi frettolose , vi scorge forme ed aspetti che ne agevolano e chiariscono la comprensione . Importa inizialmente distinguere una crisi morale , una crisi economica , una crisi politica . La crisi morale è descritta con forza decisiva dal Tilgher e alla sua visione degli stati d ' animo dell ' Italia dopo la guerra ( dal sensualismo allo scetticismo ) poco resta da aggiungere se non forse una più precisa determinazione cronologica che limiti quei fatti nel loro valore di documenti di psicologia durante le aspettazioni messianiche dei primi mesi dopo la vittoria che condussero alle crisi del dannunzianismo e del fascismo . Oggi dalle preoccupazioni colte dal Tilgher siamo liberi , e i residui hanno altrove il loro centro ideale intorno a cui possono essere valutati . La crisi economica si viene superando più a stento , dopo lotte operose e feroci tra i vari elementi della produzione industriale , e proprio queste lotte hanno potuto suscitare in taluni l ' illusione di pericoli mortali , il pensiero di un esaurimento definitivo . Ma l ' intima natura della civiltà capitalistica è in questa ampiezza di lotta ; sua diretta funzione è suscitare con fecondità ideale che non ha posa i miti e i programmi che la fraintendono e la negano e intanto trascinano per forza d ' illusione anche le forze più riluttanti e ribelli a collaborarvi . A chi sogna palingenesi socialistiche il capitalismo moderno oppone insuperabili esigenze storiche e pratiche : gli operai , diventati coscienti di tutta la loro forza , attraverso le rivendicazioni di programmi inattuabili ma idealmente intransigenti e nobili , cozzandovi contro si fanno capaci di soddisfarle , e divengono degni prosecutori del compito assoluto che il capitalismo inesorabile pone a chi vuol guidare la storia moderna . Cosi la crisi economica attraverso una vigorosa dialettica diventa crisi politica : si chiariscono i termini e si esprimono in forze concrete che il politico concilia e svolge secondo la propria saggezza . Dall ' incertezza sentimentale scaturiscono ormai valori determinati e fatti che entrano nella storia . Questo processo , non mai abbastanza meditato , insegna ( anche a noi uomini di lotta ) la necessaria serenità , che al di sopra di pessimismi e ottimismi è il solo atteggiamento realistico dello storico e del politico . 5 . - Ma al Tilgher la considerazione degli stati d ' animo e la palingenetica conclusione suggeriscono invece esili costruzioni di politica generale e avventati piani di politica estera . Un odio indomabile per la mentalità anglosassone gli fa scorgere nell ' Inghilterra la sola responsabile della guerra ( mentre il suo realismo filosofico gli insegna agevolmente che non esistono responsabili di un fatto universale come la guerra europea ) e negli Stati Uniti il degno complice del dopo guerra , legati tutti e due per gretto calcolo con l ' imperialismo francese . Concetti manifestamente esclusivistici anche se contengono non poca verità . Contro codeste nazioni capitalistiche Tilgher invoca il blocco delle nazioni proletarie dell ' Europa centrale e orientale ( anche vi comprende il lontano Giappone ! ) e chiede l ' esplicita adesione dell ' Italia . In questa drammatica visione appena superficialmente interessante , il Tilgher dimentica le conclusioni catastrofiche e vi scorge per un momento , schematizzata la storia dei nuovi anni . Anzi una sua osservazione ( pag . 102 ) sul valore finale della rivoluzione che dovrebbe dare una patria alle plebi che non l ' avevano è davvero potente . Ma per riuscire valida doveva essere la sola idea o l ' idea centrale del libro ; non un solitario , dimenticato frammento di cui sembra che l ' autore ignori il significato . L ' Italia non può aderire al blocco delle nazioni proletarie , perché le nazioni proletarie non esistono e la politica si fa con ben altro realismo . L ' Italia deve aderire , non politicamente , ma economicamente , senza pregiudiziali esclusioni all ' Europa ( e all ' America ) operosa dalla quale il suo sforzo a ricostruirsi , ad affermarsi , a salvarsi finanziariamente ed economicamente , può essere aiutato . La sua deve essere una politica di pace : benevola verso Germania e Russia come verso Inghilterra e Stati Uniti . Falliti i piani giuridici e i sogni giusnaturalistici del wilsonismo , l ' Europa è oggi di fatto una Società delle Nazioni ( o s ' avvia ad esserlo , nonostante la Francia ) ; una collaborazione per vincere la miseria ; per superare quattro anni di lotta dolorosa e necessaria . Perciò la polemica del Tilgher contro l ' intemperanza dei nazionalisti e le follie dell ' estetismo politico e contro il pagano giovandarchismo è pregevole e , per noi , interamente accettabile . Tutto il libro poi ha il merito di far meditare sui rapporti tra storia internazionale e storia nazionale , sebbene le interpretazioni che se ne danno siano poi dal punto di vista nostro da respingersi , come s ' è detto . La guerra coincise nel suo valore politico con profonde crisi di formazione nello spirito dei vari Stati . Crisi di Stati , più che di Nazioni : l ' ideologia nazionale è inadeguata alla realtà moderna . Le lotte e le contraddizioni della vita nostra si fondano su due esigenze di opposta natura che contemporaneamente si affacciano e generano soluzioni antitetiche le quali potranno essere conciliate soltanto in una fase finale che sfugge alla visione dei pratici dell ' ora . L ' opera della civiltà moderna esige organi superiori in cui l ' azione del singolo sia inquadrata e spontaneamente si organizzi : lo Stato moderno è diventato il termine essenziale della vita sociale . Ma dall ' interno premono esigenze popolari , democratiche , che negano insieme le pretese del nazionalismo e le invadenze dello Stato burocratico e protezionista . Confusamente questi sentimenti nella loro ampiezza europea ebbero espressione nel mito della Società delle Nazioni e talvolta persino nelle aspettazioni bolsceviche . Nei singoli organismi ( attraverso quante esperienze si vogliano di economia associata e di turatismo dilapidatore del pubblico erario ) si prepara l ' affermazione dello Stato etico come Stato liberale e il trionfo dell ' iniziativa nell ' unità . ( Regime parlamentare reso possibile dall ' autonomia e dal decentramento che vi si connettono necessariamente , come propone il Tilgher ) . Anche questa è una forma in cui s ' esprime l ' esigenza dell ' operosa pace economica a cui l ' Europa , non ancora votata al tramonto , anela .
AI LETTORI ( LA DIREZIONE , 1879 )
StampaPeriodica ,
I luttuosi avvenimenti che contrastarono l ' Italia nostra negli ultimi giorni del 1878 non devono venir posti in oblio . Gran danno sarebbe invero se l ' impressione prodotta dall ' attentato esecrabile contro un Sovrano amato e devoto al bene dei suoi sudditi , e dalle congiure scoperte in varie parti del regno , scomparisse con quella medesima rapidità con cui nacque , e se quei delitti si attribuissero unicamente alla manchevole sorveglianza governativa od alla influenza rovinosa , ma passeggera , delle teorie di sconfinata libertà imprudentemente professate . Quando si vedono frutti di tal natura , bisogna dire che il male abbia radici assai più profonde . Né tali radici saranno difficili a scuoprirsi da chi voglia spassionatamente considerare le condizioni anormali , in cui si trova da molti e molti anni la società in Italia . Una rivoluzione , che abbatté sette troni , non poteva a meno di produrre negli animi e nelle menti un gran turbamento , accresciuto a cento doppi ancora dalla lotta perdutamente tra lo Stato e la Chiesa . Come può rispettare i decreti del potere civile ed ecclesiastico quel popolo , che assiste ormai da quattro lustri ad un tale spettacolo ? Aggiungasi la propaganda materialista , il falso avviamento che si vuol dare e che si è dato all ' istruzione , l ' empietà di molta parte della stampa , il disordine dei partiti parlamentari , il dissesto economico , la confusione delle amministrazioni date in preda ad uomini incapaci , solo perché appartenenti a questa o a quella chiesuola politica , e si comprenderà come a poco a poco si dovesse venire fino agli eccidi di Napoli , di Firenze , di Pisa . Né vale a dire che i medesimi mali appaiono in istati più solidi e meno liberali del nostro ; che , se bene si consideri , ancora essi trovansi sotto molti aspetti in condizioni analoghe alle nostre . A combattere tanto male non sono troppe tutte le forze della Società , ché anzi si richiedono in ispecie quelle dei privati , e più particolarmente di quell ' elemento conservatore che finora si è tenuto troppo in disparte e la necessità del quale , per la salute comune , ormai nessuno contesta . Egli è appunto al fine di contribuire nelle misure delle nostre forze a quest ' opera rigeneratrice e di offrire un campo agli uomini di parte nostra , che pur sono numerosi , ma sparsi in tutto il paese , che noi intendiamo fondare questa Rivista . L ' apparizione di un nuovo Periodico quando ne esistono già tanti , così generali come speciali , e fra gli altri alcuni a cui non si può contestare né l ' accuratezza della redazione , né la frequenza di lavori dovuti ai più reputati scrittori d ' Italia , potrà forse parere a tutta prima poco opportuna . Ma chi ben guardi , a molti di questi periodici , manca un carattere importante , il carattere politico , e se pure vi è , non può a nostro avviso dirsi sano e giovevole al bene della patria . Alcuni periodici infatti si vantano di offrire un campo aperto a tutte le opinioni più disparate , altri hanno tali principi e tale indirizzo che tendono a deviare sempre maggiormente dal retto sentiero la mente delle nostre popolazioni ; altri infine tendono a propagare sempre più quel veleno , onde pur troppo si rendono ogni giorno più visibili i funesti effetti . Imperocché , giova qui ripeterlo , a noi sembra fuori di dubbio che le cospirazioni tutto dì rinascenti , e i disordini ai quali l ' Italia è da qualche tempo in preda , trovino una delle loro più dirette cagioni appunto nella stampa . Che se tale difetto appare più grave che mai nella stampa quotidiana , non si può dire che sia meno nociva quella che tiene un posto di mezzo fra il libro ed il giornale ; poiché , se l ' uno va per le mani di maggior numero di persone e può quindi produrre direttamente un guasto più esteso , non conviene dimenticare che dalle Riviste il più delle volte lo scrittore di giornali trae le sue ispirazioni , che le dottrine delle Riviste , sminuzzate e spesso esagerate egli distribuisce e rende popolari giorno per giorno . Ora per una parte tra i periodici esclusivamente dedicati agli studi storici , filosofici e scientifici , per l ' altra fra le riviste politiche o troppo avverse all ' attuale costituzione del paese , o troppo ostili ai principi religiosi ci sembra possa stare benissimo di mezzo la Rassegna Nazionale . Ci diciamo Nazionali in ispecie , perché vogliamo essere italiani di cuore e quindi trattare ciò che altamente risguarda gli interessi della Nazione . Intendiamo pure di essere conservatori , poiché vogliamo conservare ciò che alla Nazione nostra o alla prosperità di lei ed alla sua grandezza si appartiene ; ma conservatori amici del progresso e dei perfezionamenti , da che sappiamo non potersi dare conservazione vera senza operosità perfezionatrice , né perfezionamento senza conservazione . Cattolici ed italiani , pur rispettando sempre le convinzioni e le credenze altrui , noi coopereremo , per la nostra parte , a conservare le istituzioni religiose , morali , sociali , civili , e politiche dell ' Italia . Le istituzioni religiose , perché noi Cattolici e sincerissimamente devoti alla Chiesa cattolica , quando sorgano quistioni di attinenza tra la Religione e lo Stato , pur riconoscendo la necessità che lo Stato mantenga i diritti propri , ci proponiamo di insistere e raccomandare la sacra necessità di rispettare i diritti della Chiesa e delle coscienze ; non rispettati i quali , si offendono o prima o poi anche i diritti della civile società . Le istituzioni morali , sociali e civili , e perciò ci occuperemo principalmente di ciò che risguarda l ' educazione nei suoi modi e nelle sue forme , e l ' istruzione privata e pubblica nelle sue attinenze colla pubblica o privata moralità ; ponendo in chiaro i diritti dei padri di famiglia di contro allo Stato , e tutto ciò che interessa la proprietà e le urgentissime quistioni , che riguardano il capitale ed il lavoro . Cooperemo a conservare le istituzioni politiche infine , poiché amiamo questo nostro paese , ormai felicemente costituito a Nazione colla nobile Casa di Savoia , questo paese retto da forme eminentemente liberali e possibili di politici perfezionamenti nell ' orbita delle più ampie libertà costituzionali , come avremo luogo di dimostrarlo , quando occorrono speciali argomenti , per esempio le riforme alle leggi elettorali così politiche come amministrative , dove ci sembrano necessari due grandi criteri , l ' uno di non badare solamente al numero , l ' altro di non badare solamente al censo . Ma questo non è che una parte del programma nostro ; poiché la Rassegna Nazionale si occuperà pure di scienze , di lettere , di arti , in quantoché amiamo che i nostri Lettori si tengano al corrente del movimento degli studi contemporanei : ma sia che si tratti di filosofia o di scienze , di letteratura o di storia , di economia o di legislazione , combatteremo le teorie materialistiche e razionaliste . Due cose ancora vogliamo notare , 1° che non vogliamo discutere dogmi o discipline ecclesiastiche , si di che noi saremmo incompetenti e ad ogni modo risoluti di non occupare questo campo , dove è facile ai non competenti l ' errore ; 2° che mentre siamo conservatori e quindi desiderosissimi di serbare l ' autorità dello Stato , abbiamo in animo di non concedergli , per l ' amore stesso che gli portiamo , più di quello che le sue competenze naturali richiedono ; dacché ogni trasmodare dell ' autorità politica e giuridica mena necessariamente alla confusione dell ' ordine religioso , civile ed anche del politico . Perciò ci sentiamo disposti , nelle questioni attinenti all ' industria ed ai commerci , a sostenere le soluzioni che ci offre la libertà e crediamo che ogni vincolo che possa giustamente porsi a questa libertà venga soltanto da principii di igiene e di moralità ; nelle questioni amministrative ed interne , persuasi della santità di quella massima che la smania di governare è il più funesto dei malanni dei Governi del giorno ( Humboldt ) , favoriremo il vero decentramento per avviare il paese alla libera e compiuta esplicazione dell ' individuo , conciliando coll ' unità dello Stato e la necessaria autorità del governo la maggiore ampiezza di attribuzioni ai Comuni ed alle Provincie . In questi limiti , che non rinchiudono certo un campo troppo ristretto , lasceremo la più ampia libertà ai nostri collaboratori e ci sforzeremo di dare alla Rivista la maggiore varietà tenendo una giusta misura fra gli articoli risguardanti argomenti scientifici , storici e letterarii e quelli concernenti le questioni che si sogliono chiamare di attualità . Da queste brevi premesse , il Lettore ha compreso quale sia il programma . È inutile il ripetere che senza essere organi di alcuna associazione particolare nel campo della politica , la nostra pubblicazione intende appunto di contribuire , secondo i suoi mezzi alla formazione ed alla manifestazione di quel partito nazionale e conservatore , del quale tutti sentono oggidì il bisogno e che pel bene dell ' Italia speriamo di vedere tra breve sì numeroso e potente da arrestare il paese sulla mala via nella quale altri lo spinge e ricondurlo a quella forza e prosperità , a cui hanno diritto tutte le nazioni libere e cristiane .
IL PIEMONTE E LE PROVINCIE ( SAPEGNO NATALINO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Par che , se non altro , la lettera di Prezzolini abbia indotto alcuni di noi a ragionare esplicitamente i loro dubbi , e mettere innanzi le loro difficoltà , così da porre in discussione le ragioni stesse più remote e segrete della nostra esistenza . E questo sarebbe già risultato abbastanza importante , anche a prescindere da quella tal Società di Apoti che pare stia miseramente naufragando , come si dice , nel mare dei sogni . Vero è che a questo processo di chiarimento han contribuito d ' altra parte , a modo loro e dolorosamente , le vicende politiche di questi giorno in Italia . Le quali non possono non indurci a raccoglimento , e nel raccoglimento offrirci mezzo e stimolo ad philosophandum , vale a dire costringerci ad un solitario esame della nostra coscienza , che ritrovi argomenti metafisici o storici , atti a giustificare la nostra posizione pericolante e precaria . Vogliamo esser sicuri della nostra salute eterna : la questione è , a parer nostro , interessante e fondamentale ( s ' intende , in un ambiente strettamente famigliare ) , e merita che gli amici di questa rivista se ne occupino , offrendo , per una discussione proficua , prove od obiezioni , secondo il loro special temperamento . Le qualità , ataviche ed ereditarie , del cosidetto popolo italiano ( superiore indifferenza , sdegno dei programmi e delle ideologie , saggezza nell ' apatia , ironia e gioconda sopportazione ) , che han trovato di recente molte e facili apologie tra i letterati più o meno politicanti ; è certo tuttavia che riescono insufficienti e infeconde , almeno nelle ore più significative e più tragiche . Accadono allora i trionfi gaudiosi della smodata retorica , le violente - se pur brevi - dominazioni della faziosità sentimentale , le truci e delittuose vendette reazionarie : in simili congiunture quel proverbiale buon senso del popolo italiano svela caratteri di grettezza , d ' ignavia e , diciamo pure , di viltà , che gli furono spesso rimproverati dagli ideologi rivoluzionari - mazziniani socialisti missiroliani . Non vorremmo dire che il giudizio di costoro sia proprio esatto e definitivo , mentre è certamente unilaterale e qualche po ' fanatico ; d ' altra parte proclamarlo senz ' altro falso e privo di sostegni , è certamente troppo semplice ed arbitrario . Per esempio , nei giorni passati , l ' Italia dannunziana , accademica , patriottarda ha potuto imporre senza fatica la sua violenza mercenaria e caotica contro gli interessi dei ceti produttori , delle borghesie conservatrici , degli elementi industriali più solidi ed equilibrati . L ' impresa è stata accompagnata da un così turpe sfoggio di vigliaccheria , d ' impudenza , di tradimenti , che si sarebbe potuto credere da taluno persino a una totale ignoranza delle norme morali più elementari e diffuse ; e in certi momenti s ' ebbe anche la sensazione di scoprire nel fondo della nostra razza un ' immaturità e una debolezza incurabili e l ' assoluta mancanza di quelle virtù di coesione , resistenza passiva , tenacia legalitaria , che spiegano la forza e l ' antichità di popoli come il francese e l ' inglese . Sopratutto l ' Intellighenzia parassitaria si è mostrata così moralmente scaduta , e intellettualmente povera , che rifiorivan spontanei sulle nostre labbra , con le apostrofi di Marx , Veuillot , Nietzsche , Sorel , gli anatemi di Proudhon : " Montrez - moi quelque part des consciences plus venales des esprits plus indifferents , des âmes plus pourries que dans la caste lettrée ! " . Con troppa passione tuttavia noi giudichiamo gli avvenimenti ultimi d ' Italia , perché possiamo indurci ad adoperarli come argomento definitivo a sostegno della nostra tesi . L ' infinita tristezza che è negli animi , ci impedisce di credere anche alle immediate rivelazioni dei nostri occhi . D ' altra parte non v ' è dubbio che la nostra istintiva fiducia nelle virtù più o meno segrete e durature della stirpe abbia subito una scossa e non possa più accontentarsi di certe facilissime dimostrazioni , come un tempo . Ci han ricantato finora e su tutti i toni che il popolo d ' Italia è saggio , moderato , prudente ; ci han quasi vantato , come qualità venerabili e tradizionali , quelli che ci parevano i difetti profondi della nazione ( la mancanza della serietà , della disciplina , dell ' organizzazione note in Francia e in Inghilterra ) : ed ecco che queste qualità , nelle ore difficili , hanno avuto veramente carattere , più che di pregi , di colpe ; e quella prudenza ha assunto aspetti troppo stranamente simili a quelli della paura . Doveva bastare l ' insofferenza spensierata e sorridente del popolo a tener lontane le ombre paurose della dittatura e della reazione : ciononostante un ' instaurazione reazionaria ed assolutista ( non senza l ' abolizione delle libertà fondamentali e statutarie ) ha potuto erigersi contro non dico gli ideali vani d ' una moralità politica austera , ma gli interessi delle classi e delle regioni più progredite . La monarchia , indissolubilmente legata alla tradizione liberale cavouriana e giolittiana , doveva costituire un punto fermo nel tumulto delle fazioni e assicurare , oltre le vicende della cronaca parlamentare e governativa , la conservazione della legge . E non abbiamo noi visto , in questi giorni , scindersi il binomio presunto Vittorio Emanuele - Giolitti , e il Re accettare senza rammarico le responsabilità di duce della reazione ed erede del colpo di stato ? Ecco che certe notissime diagnosi ( nelle quali s ' eran volute denunziare le colpe e l ' immaturità della nazione giovanissima , e dedurre la necessità di costruire un ceto dirigente solido e stabile ) escon dall ' ultima prova in qualche modo riabilitate e giustificate . L ' unificazione d ' Italia , se non fu ciò che molti credettero impresa arbitraria e violenta ; si può ben definire , senza tema di cader in errore , operazione arditissima e quasi temeraria ; come prova anche la struttura del regno , che ne fu il resultato , estremamente delicata sensibile difficile . Contro gli egoismi regionali , gli interessi paesani , gli ordinamenti locali e feudali , le consuetudini native , che Cattaneo descriveva e rispettava : proporsi una politica unitaria poteva parere , e fu realmente - nel sogno mazziniano , utopia mescolata di fermenti retorici ed eroici ; ma realizzarla fu , anche più di quel che non apparve , ardimento mirabile e paradossale . E proposito e sforzo furono essenzialmente e profondamente piemontesi . Nella stanchezza comune d ' Italia , le tradizioni repubblicane e separatiste , le tirannidi forestiere , la scarsezza delle lotte civili , avevan foggiato quello spirito generale della nazione , troppo adatto a giustificare il giudizio severo degli stranieri , che ci consideravano , secondo la testimonianza di Treitschke , " quasi un popolo di schiavi , ricco d ' intelligenza e d ' astuzia , ma inetto al vivere libero " . La diffusa immaturità degli Italiani alla lotta politica si sfogò , come è noto , nelle misteriose leggende e nelle paurose cerimonie delle cospirazioni , rivoluzionarie o reazionarie che fossero , tutte ugualmente miserevoli ed infauste . Nel Piemonte , l ' esistenza d ' una casta militare gagliarda e d ' una dinastia nazionale o popolare fornì le basi al sorgere di una coscienza civile aperta e positiva ; ne aiutarono l ' incremento , prestando formule o sistemi gli esempi introdotti d ' oltralpe : le vicine istituzioni francesi , gli ordini governativi e l ' economia liberista degli Inglesi . Così il Piemonte , nell ' ora del Risorgimento , si trovò di fronte alle provincie schiave , ignoranti , faziose ; stato solidamente costituito , eretto da un ' aristocrazia antica e leale , con una forza militare e uno sviluppo economico e industriale ignoti negli altri stati d ' Italia . Maturando , per fatali e segreti impulsi , il proposito unitario , con caratteri italianamente settari e retorici , gli aristocratici piemontesi lo trasformarono in una virile volontà pratica . E furono i soli che seppero , con lavoro silenzioso e tenace , diventare Italiani , da sudditi sardi che erano , prendendo famigliarità con quegli elementi della coltura nazionale , da cui eran rimasti per lungo tempo lontani . Questo sforzo meraviglioso non trova , tra i politicanti provinciali del nostro paese , la corrispondenza pronta ed efficace che sarebbe stata necessaria : gli schiavi ed i retori indocili non potevan d ' un tratto acconciarsi alla disciplina severa e allo spregiudicato realismo dei politici settentrionali . Le prime spontanee diffidenze , scomparendo , lasciarono il posto ad un ' ostilità sorda e sotterranea . E l ' unità fu compiuta sotto la dinastia di Savoia , per virtù unicamente della prodigiosa attività di Cavour . Morto il grande ministro e sorti , mentre ancor si terminava l ' opera dell ' unificazione nazionale , i primi inconvenienti e le prime difficoltà ; contro la nobiltà piemontese anticamente e metodicamente preparata al governo , gli interessi e i sentimenti delle provincie , naturali e brutali , insorsero . Cominciò la guerra dell ' Italia contro il Piemonte . In questo senso la soluzione cavouriana e sabauda meritò veramente in qualche modo l ' epiteto di " approssimativa " ; e fu tale non per colpa della monarchia e di Cavour , ma delle circostanze e della materia riluttante e fervida , ch ' essi ebbero a maneggiare . Così un ' impresa che , se si tien conto dei tempi positivi e plebei e delle abitudini moderate e casalinghe delle popolazioni settentrionali , ebbe caratteri ed aspetti altamente grandiosi ed eroici , fu in qualche modo un ' avventura troppo ardita , uscendo fuori dalla tradizione politica del Regno Sardo e rompendo un equilibrio faticosamente mantenuto per secoli e segnò la prima tappa di una storia dolorosa e difficile . E ' chiaro d ' altronde che le circostanze non permettevano soluzioni meschine e guardinghe , o comunque diverse . C ' è dunque , in Italia , un ' élite di origine schiettamente piemontese e di mentalità largamente italiana : dal luogo di nascita toglie le virtù di saggezza politica e di resistenza guerriera , dalle popolazioni settentrionali confinanti l ' abitudine alle relazioni diplomatiche e cosmopolite , dall ' Italia l ' educazione letteraria e in parte i fondamenti teorici della sua missione . Accanto e contro quest ' aristocrazia , le provincie suscitano le rivolte faziose , le camorre locali , le ideologie intemperanti , le insurrezioni sentimentali , la generale immaturità . La continuità governativa , un punto stabile nella confusione delle contese regionali , un organismo moderatore dei tumulti , degli odi , delle vendette che forman tutta la vita politica del nostro paese , furono assicurate dalla volontà persistente e disperata di questo piccolo gruppo estremamente progredito , e educato alle istituzioni civili dell ' età moderna , posto dalla Provvidenza a reggere popolazioni ancor barbare o per troppi vizi decadenti . Ma fu impresa continuamente pericolante , affidata al genio individuale dei ministri ( Cavour , Sella , Giolitti ) ; non senza caotici interregni , che ne rovinavano appena fondati , ogni risultato e ogni conquista . Repubblicanismo , politica dinastica , interventismo del maggio , legionarismo , nazionalismo , fascismo : reazioni sentimentali ignote alla nostra gente del settentrione , seria , tranquilla , attaccata a ' suoi traffici , intenta ai pacifici interessi dei mercati agricoli , delle borse , delle aziende industriali . Dal principio dell ' Unità , il Piemonte s ' è sentito profondamente isolato nella nazione : anche quando dominava e guidava le sorti di tutta Italia . Perché esso , di contro alla politica provinciale e insubordinata delle regioni , ostenta l ' organizzazione e la serietà europee della sua vita civile : qui da noi liberalismo e comunismo vantano un fondo dottrinale e una attività pratica assai lontani dalle superficiali metafisiche e dalle fragorose ostentazioni di operosità delle fazioni italiche . Perché in questa nostra terra , abbiamo un ' industria solida organica , prosperosa , e non , come nelle altre parti , tentativi sproporzionati , parassitari , anarchici : qui le fabbriche tessili , la Fiat , Agnelli ; altrove l ' Abenteuer - Kapitatismus , che ha analizzato Ansaldo , su queste stesse colonne . Perché presso i nostri capitani d ' industria , i nostri operai organizzati , i nostri piccoli proprietari di campagna , l ' unità degli interessi privati e del benessere generale , il sentimento dello Stato insomma , è nozione immediata e istintiva ; anche se ripugni a queste menti fredde positive , e magari grette , ragionare troppo a lungo di Patria , doveri nazionali , virtù civiche : cose sacre e venerabili soltanto quando si arriva a considerarle , non più come un fine , come un presupposto ; prima , pure divagazioni accademiche , o peggio , spiriti demagogici . Perciò il Piemonte mantenne , per tutta la nostra storia breve , una fondamentale politica d ' opposizione : l ' unica aristocrazia seria e fattiva che esista in Italia , la storia veramente unitaria , veramente italiana , non può ancora reggere stabilmente il paese . Le parentesi governative , forse troppo premature , riuscirono sterili , e talora rappresentarono persino dei compromessi . Dove si vede il difetto della politica di Giolitti , che fu costretto ad allargare la nobiltà originaria , ed appoggiarsi sopra un ceto borghese incerto e mal definito , che oggi è passato al fascismo . Mentre a Cavour il suo genio e le circostanze crearono un meraviglioso se pur momentaneo consenso di voleri intorno al mito unitario . La feconda e tenace attività dell ' élite si manifestò piuttosto nella capacità di raccogliere intorno a sè le forze più serie e vive della nazione , altrove isolate e costrette a isterilire . Continuando così il processo , che dura da Alfieri in poi , e per il quale , stabilito un commercio d ' interessi e d ' idee fra le regioni , il proposito solitario dei Piemontesi perde la sua rigidezza e si fa italiano ; si creò quell ' ambiente d ' opposizione dove , meglio che ad ogni altra scuola , si foggia e si educa la classe dirigente che mancò finora all ' Italia . Perché non è certamente nostra intenzione creare , fra gli altri mille , un nuovo regionalismo . Il mito piemontese può servire non solo a noi , ma a tutti gli Italiani aristocratici , di raccolta e d ' insegna : oggi più che mai . Antifascismo : vale a dire volontà d ' inimicizia contro l ' " altra Italia " . E ci diranno romantici , protestanti , pedagoghi . Noi non accettiamo senz ' altro e neppure rifiutiamo a priori queste definizioni : ci sforzeremo piuttosto di determinare dei limiti , di fissare dei criteri chiari e distinti , di opporre , agli epiteti vani , concetti precisi e punti di partenza stabili . A coloro che ci consigliano d ' attenerci alle forze che oggi " riescono " e ci rimproverano la volontà di creare opposizioni inutili , ricordandoci che la vera politica non procede per via d ' antitesi , ma di conciliazioni ; vorremmo rispondere che la loro dottrina , spiegabile come posizione polemica contro lo sfoggio insipiente e variopinto delle ideologie , è in tesi assoluta insufficiente : risultando la lotta politica di antitesi che son nel tempo stesso conciliazioni , di opposizioni che diventan contatti . E lasciando questi discorsi generali , perché a noi - che non siam metafisici - ripugna indossar troppo a lungo l ' abito di maestro di dialettica ; e passando a un ragionamento più umano e psicologico , diremo che il loro punto di vista , in apparenza agile , può diventar perfino , quando sia preso alla lettera , terribilmente rigido : in quanto è incapace a dimostrarci l ' utilità e il valore dei partiti estremi e delle disperate coerenze ; e si riduce a una sterile negazione ; quando non si trasformi addirittura in una giustificazione della mentalità italica scherzevole e accomodante . Ma la virtù governativa di Cavour non si spiega , senza la maturazione solitaria e difficile della sua fede in un ambiente d ' opposizione . Noi siamo dunque dei protestanti e dei romantici che conoscon tutti i difetti del romanticismo e della riforma . Perciò la nostra solitudine non ci conduce a fondare una setta , la nostra opposizione non assomiglia a nessuna pedanteria puritana . Da Machiavelli , Guicciardini , Sarpi , fino a Croce , l ' Italia vanta una serie nobilissima di riformatori disperatamente fedeli a una serietà morale e religiosa , che manca a ' loro contemporanei , ma troppo disillusi e cauti per voler creare nuove forme artificiose di culto . Del resto , tralasciando di mentovare esempi troppo alti , o piuttosto responsabilità troppo grandi ; l ' austerità e la durezza dei nostri costumi son qualità regionali alle quali siam troppo attaccati per volercene disfare ; e crediam d ' altra parte che non sian affatto inutili nel paese delle farse e dei carnovali . Entro questi limiti , ci ostiniamo ad essere degli oppositori , e magari , se ci obbligano , dei pedagoghi . Perché abbiamo dietro di noi una tradizione di pensiero e d ' attività ; la quale può ben darsi che sia la nostra debolezza ; ma è anche certamente il titolo più grande della nostra nobiltà . E continueremo a credere , fin che le circostanze non ci disilludano , che soltanto dal Piemonte , che ha fatto l ' Italia , possano derivare i germi d ' uno stato futuro più solido e più potente . Intanto oggi questa fede ci serva di simbolo : " che ove speme di gloria agli animosi Intelletti rifulga ed all ' Italia , Quindi trarrem gli auspici " . E può ben darsi che non si tratti soltanto d ' una citazione retorica .
PRECIPIZIO ( - , 1929 )
StampaPeriodica ,
Si può essere sicuri che in Italia non v ' è più nessuno che non veda inevitabile e fatale la catastrofe . Il paese è condannato all ' estrema rovina . Bisogna prepararvisi ; rassegnatamente , dicono taluni ; col fiero proposito di farla pagar cara , dicono i molti altri . Il gran pazzo ad ogni cambiar di stagione ne pensa una sempre più madornale , per abbagliare per distrarre per stordire i miseri quarantadue milioni di schiavi che ha messi in catena . Riesce qualche volta a inscenare un successo . Ma è un fuoco fatuo . Contro l ' avvicinarsi pauroso della resa dei conti oramai non può più nulla . Lo stesso gioco di prosternarsi un giorno al papa e un altro giorno tirargli i calci non illude nessuno : né i clericali né i liberi pensatori . Tutti si rassodano nella convinzione che si è di fronte ad un volgarissimo pagliaccio . Frattanto , come diciamo , è inevitabile e fatale la catastrofe : ogni espediente escogitato per ritardarla , non la rende che più profonda generale spaventosa . È proprio stabilito che gl ' italiani debbano essere ridotti alla miseria più nera , alla fame , all ' inanizione , perché l ' obbrobrioso regime mussoliniano crolli . Noi così detti fuorusciti , che siamo in grado di credere e di dire la verità , siamo tacciati di catastrofici . Ma non sono inventati da noi i mille fallimenti al mese , che hanno messo a terra tutto il commercio italiano . Non sono promossi da noi i settantaquattromila protesti cambiari , pure mensili , che portano la cifra annuale di queste sinistre attività dei notai e degli uscieri a un milione all ' anno . E le continue rovinose riduzioni dei capitali delle industrie ? E i prestiti a condizioni strozzinesche presso i banchieri di Wall Street ? E la paralisi quasi completa della compra vendita dei manufatti , per la indigenza della grande maggioranza degli italiani ? Le pubblicazioni dell ' attuale Ufficio di statistica , messo sotto le dirette dipendenze del Truce , sono un falso permanente . Ciononostante siccome vi sarebbe la possibile smentita delle statistiche straniere , si è costretti a dire la verità sul movimento delle esportazioni e delle importazioni . E la verità si riassume nella cifra seguente : tre miliardi di deficit da gennaio all ' aprile . Andando di questo passo , alla fine dell ' anno saremo a dieci miliardi . Nel quasi completo inaridimento dell ' industria dei forestieri , delle rimesse degli emigrati e degli introiti per noli , come si fa fronte a questo deficit ? " Con l ' acquisto delle divise pregiate " dicono incoscientemente i giornali del regime ; cioè , vale a dire , con lo spendere gli ultimi quattrini che si hanno negli istituti di credito . Il che significa avviarsi alla bancarotta . Infatti le ultime notizie recano che nel mese di aprile vi è stata una riduzione nella riserva aurea della Banca d ' Italia di 435 milioni . Dal gennaio 1928 all ' aprile 1929 tale riserva è discesa da 12 a 10 miliardi . Non occorrono illustrazioni o commenti . Queste semplici cifre valgono per cento discorsi imbroglioneschi dell ' adiposo Mosconi , il quale , del resto da qualche tempo ha perso la parola , occupato com ' è a trovare la possibilità di pagare la cedola semestrale del debito pubblico in scadenza alla fine del corrente giugno . E poi venga il Truce a dirci che dobbiamo smetterla con la letteratura catastrofica sulle cose d ' Italia .
EXPEDIT ( FALORSI G. , 1889 )
StampaPeriodica ,
Non mi perderò in preamboli , oziosi sempre , oziosissimi in un breve scritto , del quale il titolo dice chiaro e l ' argomento e l ' intento . Affermo , pertanto , e sostengo , non pure la convenienza , ma il debito preciso che hanno , in Italia , del concorrere alle urne politiche i Cattolici , e con essi gli uomini tutti d ' opinioni saviamente conservatrici ; debito tanto più grave ed urgente , quanto più gravi ed urgenti sono i mali , derivati alla Patria nostra dall ' aver esse sino a qui , per qual motivo si voglia , operato altrimenti . Di questa convenienza , o di questo debito , sono manifestamente convinti da un pezzo molti , nel clero e nel laicato italiano , cattolici o d ' opinione comecchessia conservatrice ; anzi , vorrei dir tutti ; salvo que ' pochi , i quali , stolti o perversi , invocano catastrofi , e sperano dalla violenza straniera e dal caos interno un riordinamento ( e nemmeno sanno essi quale ) delle cose italiane . Ma quello , di che sentesi da tanti l ' urgente necessità , rimane tuttavia , con profitto grande de ' partiti più intemperanti , senza pratica applicazione ; e pur troppo il concorso de ' Cattolici all ' urne politiche , e la loro bene intesa alleanza co ' savi conservatori , rimarrà per lungo tempo un malinconico e pio desiderio , se si continua ad aspettarne , e peggio ancora a sollecitarne l ' expedit del Vaticano . Lasciamo lì la storia , certo tutt ' altro che edificante , del primo non expedit ; lasciamo ogni spinosa quistione generale sul valore del non expedit in sé , od altre siffatte discussioni ; la sostanza si è che , stando come stanno ora le cose d ' Italia , per colpa de ' famosi zelanti , e d ' altri , che malamente sfaccendarono e s ' imposero nei primi tentativi di organare un Partito Conservatore Nazionale , l ' expedit dal Vaticano è inutile l ' aspettarlo , ed assai peggio che inutile il domandarlo . Nell ' attuale condizione , chiedere l ' expedit pare che voglia dire : intendersi col Vaticano per elegger deputati , i quali , ascesi appena a Montecitorio , si dispongano a risolvere quella difficoltà del restituire al Papa , non pur la sostanza , ma la evidenza della Sovranità e libertà sua , ch ' è una ma non l ' unica delle difficoltà da affrontarsi da un partito di Destra , o Conservatore Nazionale , o Conservatore Liberale , che voglia dirsi . Ora , al Vaticano , nonostante la nebbia delle passioni maligne e delle ree cupidigie , e il fumo delle bizze e degli orgogli levantesi da certi bassi fondi , quelli che stanno su alto , nell ' aereo sereno , sanno bene che , se la convenienza di comporre il gran dissidio appare oggi manifesta a taluni anco di quelli , che un tempo sdegnavano di fermarci sopra il pensiero ; se le pretese di restaurazioni peggio che impossibili vanno perdendo fautori ; se fra i più temperanti e retti amatori e della Chiesa e dell ' Italia gli animi vengono ravvicinandosi , c ' è ancora , su quel terreno , della strada da fare , molte idee da chiarire , molti pregiudizi da dileguare , molte resistenze faziose , e nell ' un campo e nell ' altro , da vincere . Al Vaticano si deve sapere inoltre , nonostante le ciance dei novellieri , che , se l ' idee saviamente conservatrici troverebbero in Italia un numero di aderenti bastevole perché , in un nuovo Parlamento , chi governa avesse da contare anche con queste ; una elezione fatta con un expedit espresso e clamoroso mostrerebbe molto ma molto minore di quella strombazzata sin qui , in ispecie per quel che riguarda l ' assetto unitario della Nazione , la differenza fra l ' Italia legale e l ' Italia reale . Ond ' è che un expedit non potrebbe venire per ora ; né forse esplicito verrà mai ; né è desiderabile che esplicito e clamoroso venga nemmeno ; perché da nessun Cattolico , anzi da nessun uomo , che capisca l ' alto ufficio morale e sociale del Papa , può ragionevolmente desiderarsi ch ' è divenga , anco per veder trionfare i candidati suoi , una specie d ' Elettor generale del Regno d ' Italia . Ma se non expedit , almeno ora com ' ora , che il Vaticano , quant ' è da lui , licenzi i Cattolici a portare in Parlamento la ricerca de ' modi pe ' quali , con un lembo di territorio o senza ( SENZA , a giudizio mio e di molti altri Cattolici ) , s ' ha da guarentire in modo evidente la sovranità del Papa ; expedit , e di che tinta ! che quanti hanno coscienza di Cristiani e di Cittadini s ' adoperino , con que ' più efficaci e diretti mezzi che hanno , a restaurare in Italia il senso morale perturbato da tante ragioni e la religiosità indebolita per colpa degli intemperanti d ' ogni setta e colore . Questo , expedit ; expedit fuor d ' ogni dubbio ; expedit , o che il Papa lo dica espressamente , o che non lo dica ; ed a questo conviene che , con ardore uguale alla grandezza dell ' intento e al lungo perniciosissimo indugio , s ' adoperino i Cattolici , senza aspettare prossima o remota che sia , la soluzione dell ' altra , ormai troppo famosa difficoltà . La quale , del resto , o dovrebbe risolversi per violenza straniera , con quegli scandali , quella jattura del sentimento religioso , quella sequela di ingiustizie e di risentimenti feroci , quella precarietà d ' effetti , che ogni persona sensata può immaginarsi ; o sarà tranquillamente e durevolmente risolta dalla risensata e rinnovellata coscienza degli Italiani . E certo un ' Italia , in cui tutte le opinioni abbiano la loro proporzionale e legittima rappresentanza ; un ' Italia francatasi dalla tirannide delle sètte , che hanno , per colpa non meno degli zelanti che de ' liberi pensatori , sfruttata l ' opera del nostro riscatto politico , vorrà e farà libero il Papa ; poiché un ' Italia siffatta , non subirà , costretta e vinta , ma invocherà spontanea anche il concorso delle altre Potenze per assettare , ove occorra , la parte extra o sopranazionale del dissidio , cui la inevitabile caduta del potere temporale ha dato luogo . Ma questo , se mai , sarà effetto del risveglio della coscienza nazionale , e di un riordinamento de ' partiti politici , a cui si richiede la cooperazione attiva di tutti i ben pensanti ; sarà effetto ultimo di trasformazioni che expedi ogni dì più l ' accelerare , con altro che con chiacchiere , declamazioni ed intemperanze di Congressi , spampanate di politica visionaria , aspirazioni dissennate o parricide . Expedit alla Chiesa e all ' Italia che il giogo delle minoranze settarie si franga : Expedit che la ostilità al sentimento religioso non trovi altrimenti nemmeno la remota apparenza d ' una giustificazione o spiegazione nella tutela dell ' unità nazionale , e s ' arresti la diffusione dell ' empietà : Expedit che e nelle Camere , e nelle Scuole , e ne ' Cantieri , e negli Ospedali , e nelle Carceri torni a profferirsi , altrimenti che a dileggio infame , il nome di Dio : Expedit che la stampa , rimanendo libera di discutere le pubbliche faccende , perda la licenza , arrogatasi da gran tempo , di essere calunniatrice , oscena , depravatrice : Expedit che cessi il conflitto , pel quale all ' estero Missioni italiane , Consolati , Viceconsolati , Scuole di religiosi e Scuole laiche italiane , combattendosi , si neutralizzano con discapito e della Chiesa e dell ' Italia : Expedit che lo studio e la evolutiva soluzione delle difficoltà economiche e morali di ordine sociale , si informino , anziché ad angustie giuridiche , a larghi criteri etici e cristiani : Expedit che l ' Italia , anziché pericolo e inciampo a se stessa ed agli altri , si ravvii ad essere , nella pienezza delle sue forze unificate , strumento potentissimo di civiltà vera , vale a dire , di civiltà Cristiana . Tutto ciò expedit , fuor d ' ogni dubbio ; e chi si pensasse di andare a domandarne al Papa , se expedit o no , farebbe cosa ridicola , od opera maliziosa , per la quale si ricadrebbe nell ' eterno paralogismo , in cui parecchi de ' Conservatori si sono , o sono stati ravviluppati sin qui . Se expedit , e ciò per manifesto debito verso la Chiesa , verso la Patria , verso la Società tuttaquanta , e se a conseguire il rilevantissimo effetto abbiamo un mezzo precipuo od unico ; il mezzo di cui i Cattolici d ' Europa e d ' America si valgono efficacemente tutto dì , senza infastidire con domande o soverchiamente ingenue o peggio che maliziose il Vaticano ; si valgano i Cattolici d ' Italia di questo medesimo mezzo . Se ne valgano , e presto . Rimedino alle colpevoli tardanze ; si restringano fra loro , e co ' più saviamente conservatori d ' ogni confessione religiosa , e si guardino da quello , che taluni vagheggiano come una gran bella cosa , e che sarebbe , pur troppo ormai l ' effetto d ' un expedit clamorosamente venuto dal Vaticano ; cioè dalla formazione d ' un così detto Partito Cattolico . Formare un partito che , invece di Conservatore Nazionale , o che altro , fosse e si dicesse Partito Cattolico , sarebbe togliere ai Cattolici italiani ogni onesta libertà di pensiero politico ; sarebbe un turbare più e più le coscienze , rabbassando e facendo faziosa la religiosità ; sarebbe un rimpicciolire il Papa , fatto capo partito e segno agli sdegni politici di coloro che dissentono , politicamente parlando , da ' suoi Deputati . Il Cattolicismo è comprensione , è carità universale , è pace , non è partito . Tutto ciò expedit ; expedit istantemente ; chi si ravviluppa in volontarie difficoltà , chi impone hic et nunc a sé od agli altri un problema , la soluzione del quale , qual ch ' ella si sia , dipende dalla soluzione di tante e tante altre , certo non meno urgenti , è nemico , o per semplicità , o per malizia , della Chiesa non meno che dell ' Italia . Dunque , avanti ! alle urne politiche ! Expedit ! expedit !
PARTITA APERTA... ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
Il signor Caporali , il coraggioso sciacallo corrispondente dell ' Avanti ! , l ' avv . Chiappari , che continua ad imbastire denunce contro i fascisti , la troupe Pozzoli , Bernamonti , che vanno tentando di inquadrare gli arditi della " fifa , " il maestro Sasdelli , il Verzeletti ed altri che continuano ad aizzare i loro tesserati contro di noi sappiano che noi li teniamo responsabili di ogni ulteriore provocazione , sappiano che ogni oltraggio a un nostro capo deve essere dai fascisti energicamente vendicato . Quando domani poi delle bastonate troveranno dei crani deboli non si faccia almeno tanto baccano .
L'EVASIONE DA LIPARI ( - , 1929 )
StampaPeriodica ,
Dopo dieci giorni dall ' avvenimento che lo ha riempito di rabbioso stupore e di paura , il governo fascista ha dato , in tre righe , attraverso un comunicato Stefani , l ' annuncio dell ' evasione di tre deportati antifascisti dall ' isola di Lipari . Esso avrebbe preferito mantenere il silenzio : per non confessare implicitamente un formidabile smacco e per non dare agl ' italiani un motivo inaspettato di giubilo , una nuova speranza incitatrice . Ma tacere non era più possibile , dopo che tutti i giornali del mondo e in prima linea quelli inglesi , nordamericani e sudamericani avevano pubblicato con gran rilievo di titoli e con suggestivi dettagli , la notizia dell ' evasione ; indicandola come magnifica prova di ardimento , di tenacia , di organizzazione , come segno della indomabile volontà di lotta del popolo italiano rappresentato , nelle sue migliori virtù , nel suo bisogno e nella sua capacità di liberazione , dai tre evasi contro il regime di dittatura . Di fronte a questo atteggiamento della stampa internazionale , richiamata dal valore morale e politico dell ' episodio a considerare , sotto l ' apparenza di un ordine ch ' è frutto della violenza , l ' assurdità antistorica e antiumana della situazione italiana ; e di fronte alla certezza che la notizia , superando tutte le barriere innalzate tra l ' Italia e il mondo , tra italiani e italiani , dal terrore fascista , si sarebbe diffusa nel paese come , al tempo delle dominazioni straniere , si diffondeva ogni voce d ' insuccesso nemico , il governo fascista ha dovuto diramare alla stampa , con l ' ordine di pubblicarlo coi caratteri più modesti e nell ' angolo più nascosto , il comunicato che si limita a dire i nomi degli evasi . Ma bastano quei nomi per far intendere la straordinaria importanza dell ' avvenimento . Si tratta di tre giovani , gagliarde forze dell ' antifascismo che per la causa della libertà italiana hanno affrontato il carcere e l ' esilio ; che nel lungo periodo della loro prigionia , meditativa insieme ed attiva , sottoponendo a un processo di rielaborazione critica le ragioni lontane e immediate dell ' usurpazione fascista , i metodi e i risultati della lotta antifascista , le profonde forze , le capacità e le possibilità del popolo italiano , hanno fortemente educato volontà e coscienza ai problemi della riscossa , alle valutazioni e alle esigenze della nuova realtà che dovrà erompere sulle rovine della tirannide ; e che , dopo una lunga preparazione , prova di lucidissima ostinata pazienza , e attraverso un atto temerario , prova non necessaria ma stupenda dello spirito di decisione e di ardimento , hanno saputo sottrarsi alla sorveglianza armata di un esercito di carcerieri per restituirsi alla battaglia , accanto ai compagni di esilio , che sono , e sempre più saranno , compagni di trincea . Emilio Lussu è l ' eroico reduce di guerra , capo del partito sardo di azione , lottatore silenzioso e indomabile , che assalito nella sua casa da un ' orda di camicie nere , si difende solo e abbatte un aggressore , mettendo in fuga tutti gli altri . Assolto dai magistrati per legittima difesa assoluzione reclamata ed imposta , non tanto da elementari ragioni di giustizia , che in regime fascista non contano , quanto dalla concorde opinione pubblica dell ' isola , che in lui si esalta come nel suo figlio più degno è inviato dopo un anno di carcere a domicilio coatto . Carlo Rosselli , ex valoroso combattente anche lui , ha già legato il suo nome , nell ' ammirazione e nella riconoscenza degl ' italiani , all ' evasione di Filippo Turati e al processo di Savona : nel quale egli rivendicò , accanto a quell ' altro magnifico campione di coraggiosa e fiera nobiltà ch ' è Ferruccio Parri , tutta la responsabilità del suo gesto , tramutandosi , da accusato , in accusatore del regime , e riaffermandosi custode e continuatore delle generose tradizioni italiane della sua famiglia , ospite della quale , a Pisa , morì , sotto falso nome , Giuseppe Mazzini . Soffre un anno di carcere ; e poi viene deportato a Lipari . Francesco Fausto Nitti , volontario di guerra a 17 anni , perseguitato con maggiore accanimento per il sangue e per il nome che porta , viene relegato per il sospetto non contestato di essere l ' organizzatore ed il capo di un ' associazione segreta antifascista , prima a Lampedusa la più maledetta fra le isole maledette e poi a Lipari ; ed oppone , con incrollabile fedeltà alle tradizioni del suo sangue , ai doveri del suo nome e alla sua coscienza di militante repubblicano , il più sereno disdegno alle provocazioni dei suoi aguzzini fra cui il famigerato tenente Veronica , folle criminale , che si divertiva a straziare i deportati politici . Per circa un anno e mezzo questi tre compagni di prigionia hanno preparato , in silenzio , la loro evasione con tenacia più forte di ogni difficoltà , con volontà più forte di ogni insuccesso , con fede più forte di ogni delusione , con serietà scientifica , col più vigile senso di responsabilità . Spezzare la rete di sorveglianza e di spionaggio che circondava l ' isola e , nell ' isola , ogni deportato ; superare le molteplici trincee costituite dai moschetti dei vigili , dai riflettori disposti lungo le coste , dalle mitragliatrici e dai cannoni delle navi ; affrontare il mare vigilatissimo , mentre il battito dei remi e il rombo dei motori avrebbero facilitato agl ' inseguitori l ' implacabile caccia : tutto questo poteva sembrare follia . E , invece , è realtà : voluta e compiuta da meravigliosi ribelli , che hanno affrontato e battuto il nemico nella maggior forza di cui esso dispone : l ' organizzazione poliziesca . All ' urto di un piccolissimo gruppo di audaci , questo formidabile puntello , a cui s ' appoggia tutta l ' impalcatura del regime , è miseramente crollato . E l ' episodio assume , sotto certi aspetti , per il regime delle molteplici milizie , l ' atroce significato di una beffa . La beffa di Lipari . A Lipari , i confinati sono 500; e 400 i sorveglianti ( 200 militi fascisti , 100 agenti di polizia , 50 carabinieri , più marinai , guardie di finanza , semaforisti ecc . ) . Dodici pattuglie fisse vigilano alla cintura , e varie nell ' abitato ; senza tener conto delle pattuglie volanti . V ' è un appello quotidiano alle 8 e una visita di controllo alle 22 . In mare stazionano tre motoscafi velocissimi armati di mitragliatrici , e un mas armato di cannone . A terra e a bordo la radio collega l ' esercito dei carcerieri e dei custodi con le basi aviatorie e navali . Difficilissima , dunque , per l ' ubicazione dell ' isola e per il sistema difensivo , l ' evasione : più difficile , quando si pensi che i tre erano sottoposti a strettissima sorveglianza , e più specialmente Lussu che , nelle sue varie passeggiate , era costantemente seguito da quattro agenti di polizia . Per poter abbandonare improvvisamente , senza essere scorto , la sua casa , che dà in un dedalo di vicoli , Lussu ebbe , per un anno e mezzo , la costanza di osservare con feroce rigore un orario : evitando così che gli agenti continuassero a stazionare sempre proprio alla porta di casa . D ' altronde , si supponeva che la malattia contratta dal Lussu in carcere , e acuitasi al domicilio coatto , avrebbe reso impossibile ogni sua partecipazione a una fuga . Si aggiunga che due tentativi erano già miserevolmente falliti : il primo compiuto da quattro prigionieri , rinchiusi nelle carceri locali , fra i quali G . B . Canepa ; e il secondo dal comunista Spangaro che venne arrestato quando era già riuscito , con sforzi infiniti , squarciandosi il petto , a salire lungo la catena dell ' ancora di una nave straniera ormeggiata nel vicino porto di Canneto e che fu , per questo , condannato a tre anni di detenzione , quantunque la nave su cui si era rifugiato fosse diretta in Italia . Per rompere l ' assedio , erano necessari , oltre la disperata volontà di riuscire , un ' assoluta segretezza , un calcolo rigoroso di tutte le probabilità , una organizzazione tecnica severissimamente studiata , un ' audacia eccezionalmente serena . A queste esigenze hanno pienamente corrisposto i tre evasi e gli esuli che li hanno aiutati nella rischiosissima impresa : esuli i cui nomi potranno essere un giorno indicati all ' ammirazione degli italiani . Non ci è possibile , per intuitive ragioni , pubblicare i particolari dell ' impresa ; la quale si svolse nella notte dal 27 al 28 luglio , sotto gli occhi dei militi e dei poliziotti , in tutt ' altre faccende affaccendati . Mentre i tre , miracolosamente sfuggiti alla sorveglianza degli aguzzini , salivano a bordo , le autorità fasciste , raccolte come di consueto nella piazza del paese , sorbivano pacificamente le loro bibite al caffè . E le loro voci giungevano nitidamente agli orecchi degli evasi e dei loro amici che , per raccoglierli , si erano spinti fin sulla spiaggia . Beffa meravigliosa , che strappa italiani inermi , ma idealmente e moralmente invulnerabili , all ' artiglio di carcerieri formidabilmente armati e apporta all ' emigrazione antifascista il contributo di energie e di esperienze ripetutamente selezionate . Ecco perché la liberazione dei tre ardimentosi ( i quali , attraverso le interviste loro domandate dai più importanti giornali del mondo , hanno riproposto all ' opinione pubblica internazionale la questione dei confinati , in tutta la sua mostruosità giuridica ed umana ) preannuncia , nella nostra volontà e nella nostra fede , più rapida e luminosa e sicura , la liberazione di tutti gli italiani .
StampaPeriodica ,
Fin dal suo primo nascere , questo periodico dichiarò francamente che veniva alla luce per sostenere il principio nazionale e il sentimento religioso ; e a queste due affermazioni , a questi due sentimenti , che lo hanno sempre guidato nel suo cammino , procurò di non mancare e cercherà di non mancare mai . Combattuto fin da principio dagli intransigenti rossi e neri esso ha continuato imperterrito la sua via , sicuro di avere da sostenere una idea buona e vera che un giorno dovrà inevitabilmente trionfare . Tempo fa avevamo notato con piacere il succedersi di una certa calma alla lotta ed alcuni atti di benevolenza dai più importanti periodici . Nel 1886 alcuni dei giornali cattolici più autorevoli avevano cominciato a citare benevolmente varj articoli , e nel 1887 il Moniteur de Rome singolarmente non lasciava passare quasi nessun numero senza far citazioni e dar conto particolareggiato di alcuni lavori , fra i quali specialmente prediligeva quelli che riguardavano la conciliazione , commentandoli e lodandoli fino a dirli notevolissimi , quantunque tutti quegli articoli in sostanza esprimessero la necessità di conservare la unità e integrità d ' Italia : ma allora il Moniteur era fautore aperto di un accordo fra il papato e l ' Italia , fino al punto che in un numero dell ' aprile invitava tutti a ingrossare la corrente favorevole alla conciliazione . Il 30 maggio scriveva : « Se l ' Italia rendesse al Papa questa garanzia reale , evidente , della sua indipendenza spirituale , nonché l ' indipendenza diremo ancora l ' integrità del suo territorio , sarebbe violata o lesa ? » . E il 12 giugno , commentando l ' interpellanza Bovio alla Camera e la risposta dei Ministri esciva a dire : « Quand , d ' ailleurs , M . Crispi parle de droit national , il doit savoir que la solution de la question romaine , loin de nuire à l ' unité italienne , la consoliderait en l ' asseyant sur des bases granitiques » . Andata a monte ogni probabilità di una conciliazione immediata , il giornalismo mutò condotta verso il nostro periodico , e fece verso di noi congiura del silenzio ; lo stesso accadde della stampa liberale che , pur essa , aveva cominciato a farci buon viso . Cessata ogni speranza di un prossimo accomodamento , non sappiamo se per colpa di straniere potenze come affermano alcuni , o per cocciutaggine settaria di certi liberali , e per male arti degli intransigenti , mentre noi ne fummo dolentissimi , non ci perdemmo d ' animo , e la Rassegna nostra mantenne intatte le sue aspirazioni , le convinzioni sue , giacché ritenne giustamente che ciò che non era avvenuto potrà un giorno accadere . Per schiarire ogni equivoco , innanzi tutto dichiariamo che noi laici cattolici , i quali caldeggiamo la conciliazione e la crediamo ancora possibile in un avvenire più o meno prossimo , non pretendiamo né abbiamo mai preteso di dar consigli al S . Padre che rispettiamo e veneriamo . Ossequenti a Lui in tutto ciò che riguarda il dogma e la morale , nelle quistioni opinabili crediamo lecitissima una giusta libertà di apprezzamenti alla quale teniamo moltissimo senza punto mancare al nostro dovere di cattolici . Ed infatti lo stesso pontefice Leone XIII nell ' enciclica Della libertà umana scrive : « Bensì quando si tratti di cose opinabili lasciate da Dio alla discussione degli uomini , è lecito allora , e ce ne dà la natura stessa il diritto , di sentir come meglio ne aggrada , ed esprimere liberamente il proprio avviso : poiché libertà siffatta non torna mai di pregiudizio alla verità , e giova sovente a farla trionfare » . In base a ciò non pare a noi irreverente l ' asserire che la questione romana potrà risolversi restituendo al Pontefice piena ed evidente libertà senza menomare l ' unità e l ' integrità d ' Italia ; e che dobbiamo essere in tutto buoni cattolici e buoni italiani . Lasciando adunque da parte le modalità di un accordo , lasciando da parte se questo possa avvenire presto o fra molto tempo , vogliamo lavorare per renderlo possibile . Come italiani crediamo nostro dovere procurare il bene della patria , nostro dovere difendere le coscienze dei nostri figli dalla invadente istruzione atea e materialistica , la nostra proprietà dal socialismo minacciante , la famiglia da una dissoluzione dissenata , la donna da una trasformazione sconveniente alla sua natura ; crediamo nostro dovere preparare ai figli nostri una condizione migliore , per modo che essi possano mostrarsi apertamente cattolici senza pericolo di danneggiare la loro carriera , per modo che essi abbiano aperta la via a sodisfare quella giusta ambizione che ognuno può sentire , senza il bisogno di rinnegare o di nascondere le proprie convinzioni . Per questo intendiamo valerci delle armi legali consentiteci dal vigente sistema di Governo , cessando una buona volta dall ' astensione che ci rappresenta come nemici della patria , che ci toglie ogni importanza , che ci lascia in balia assoluta delle sette . Per quella giusta libertà che dobbiamo avere nelle cose disputabili ci è lecito prender parte alla pubblica vita senza bisogno di andare ogni momento a bussare alle porte del Vaticano per domandar permessi con inopportuna insistenza ; la quale , crediamo anzi , causa non ultima del ripetersi del Non expedit , che taluno vedrebbe volentieri convertito in aperto Non licet . Se nella dichiarazione principale della Sacra Penitenzeria vi è il divieto , nelle seguenti spiegazioni è lasciata a ciascuno libertà di agire secondo coscienza ; il divieto è in genere , in pratica poi ognuno dovrà regolarsi come meglio crede . Il fatto stesso ha dimostrato ai dubbiosi questa verità , giacché in varie occasioni i cattolici hanno votato , e nelle ultime elezioni generali Pisa ce ne dette una prova luminosissima , poiché quasi tutti gli elettori accorsero all ' urne , e in una recente elezione parziale moltissimi cattolici hanno votato e alcuni seguaci in teoria dell ' astensione hanno incitato a votare ; né poteva essere altrimenti poiché è impossibile distaccare affatto , per un tempo tanto lungo , un gran numero di persone da ogni interesse , e quando non è dato lavorare per gli interessi morali si lavora per quelli materiali . Il non expedit , nella campagna singolarmente , non è osservato che da pochissimi ; per cui le masse si abituano a seguire e obbedire le persone influenti di altri partiti . Il non expedit è così poco seguito che non l ' osservano neppur tutti i Sacerdoti , alcuni dei quali votano o fanno propaganda manifesta per chi promette loro restauri alla Chiesa , alla Parrocchia , al Campanile , o per chi fa qualche dono in arredi sacri paghi di questa sola dimostrazione di credenza religiosa , senza nemmeno curarsi di sapere quali opinioni andrà a sostenere alla Camera quel loro beniamino ; e spesse volte appunto e certi sacerdoti e alcuni astensionisti votano proprio quando il non expedit sarebbe diventato un non licet , poiché votano per uno che , in Parlamento , combatterà le credenze cattoliche . È dunque opportuno cessare dall ' astensione , ed occuparsi seriamente per il trionfo dei candidati non avversi al sentimento religioso o almeno dei meno avversi , ché anco questo è un bene . Se vogliamo , o prima o poi , come noi desideriamo vivamente , giungere a una cessazione del dissidio , è necessario preparare il terreno nella patria nostra , facendo argine al diffondersi della miscredenza e delle idee sovversive ; e per ottener questo , evidentemente non abbiamo altro modo che prender parte alla vita pubblica , formando un partito schiettamente nazionale e francamente rispettoso del sentimento cattolico ; schiettamente nazionale , perché altrimenti sarebbe inutile qualunque azione , che anzi sarebbe funesta e non ad altro valida che ad accrescere i pregiudizj contro il cattolicismo e l ' antipatia contro i cattolici . Meglio cento volte l ' astensione , che noi vivamente deploriamo , di un ' azione con fini antinazionali . La massoneria e certi liberali a parole , nemici del sentimento religioso , abilmente valendosi di tutte le circostanze propizie , alcune delle quali fornite loro da certa stampa cattolica , hanno saputo far nascere la convinzione fra noi che i cattolici siano nemici della patria ; e a forza di ripetere queste calunnie per mezzo della stampa che fra l ' una e gli altri hanno a loro disposizione , son riusciti a formare una corrente di impopolarità verso ogni persona che apertamente si dimostra cattolica . Bisogna adunque far cadere questi equivoci , che valgono tanto ad infiacchire i caratteri fino al punto che si vedono non pochi serbarsi cattolici in famiglia , e mostrarsi in pubblico sprezzanti di ogni credenza ; oppure , per contrabbilanciare la religiosità loro , corteggiare i massoni cercando di averli colleghi nelle pubbliche amministrazioni , mostrandosi eccessivamente deferenti ad ogni loro desiderio . Bisogna adunque spezzare questa calunniosa catena che ci hanno avvinto al collo , mostrando a tutti gli onesti la falsità di cosiffatte insinuazioni ; bisogna lavorare per il bene stesso della patria nostra a conservar intatta la credenza religiosa . Sappiamo bene che la questione della libertà del Pontefice è soprannazionale , in quanto che a tutti i cattolici interessa che il capo della religione sia indipendente ; ma siccome non vogliamo che sia risoluta da una guerra , né il Pontefice stesso ciò vuole , come lo ha dichiarato più volte , bisogna pur necessariamente che della giustizia di un accordo sian persuasi gli Italiani o almeno quegli Italiani che hanno in mano il potere . Tutte le altre vie non potranno condurre che a soluzioni imposte , che non saranno mai vere e proprie soluzioni , tali cioè da ridonare alla Chiesa una pace stabile , e tranquillità all ' Italia ; né senza il consenso dell ' Italia potremo sperare in un accordo durevole neppur da una azione diplomatica , poiché , evidentemente , o questa si limiterebbe ad un semplice voto platonico , e non avrebbe effetto veruno ; o dovrebbe esser accompagnata da una guerra , ed avremmo da capo una soluzione che non vogliamo e che in ultimo sarebbe dannosa alla Chiesa stessa , poiché recherebbe seco come conseguenza l ' allargarsi della miscredenza e della ostilità verso la Chiesa in Italia . Bisogna adunque persuadere gl ' Italiani stessi della necessità di un accordo , e noi laici per ottener questo non abbiamo altro campo che il politico . Serviamocene adunque francamente e lealmente . So che vi saranno persone che ci daranno degli utopisti ; e sia pure . Ad ogni modo la nostra sarebbe una bella utopia , giacché davvero non è spregevole ideale cercare di armonizzare il sentimento nazionale col sentimento religioso , riportando la pace fra l ' Italia e il Papato . Utopisti saremmo se coll ' azione nostra pretendessimo di fare sparire il male dal mondo , ma noi non abbiamo mai avuto simiglianti pretese , e saremmo paghi e sodisfatti anche se ci riuscisse soltanto di impedirne una parte . A chi poi volesse obiettare che oramai è tardi , si potrebbe rispondere che , se è tardi , non è per colpa nostra ; ma noi non crediamo ancora impossibile od inefficace ogni azione da parte nostra , poiché Dio ha fatto sanabili le nazioni . E quando anche , sciaguratamente , non riuscissimo a nulla , avremmo almeno scagionato i cattolici dalla grave responsabilità di aver contribuito essi pure colla loro inerzia alla rovina della patria ; né questo ci parrebbe resultato affatto meschino .