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ZAVORRA ( - , 1929 )
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Non è possibile che gli uomini dabbene chiudano gli occhi su quanto avviene in una parte del campo editoriale italiano , perché , se così fosse , ci sarebbe proprio da disperare del coraggio e dello spirito animatore di noi stessi . Se scorri il catalogo , sia pure di una modestissima casa editrice , per tre quarti non fai che leggere nomi di stranieri più o meno illustri , che oggi si scovano tutte le mediocrità franciose , slavate , standardizzate e si ammanniscono piatti conditi di tutte le droghe e dopo i nomi ostrogoti , titoli sensazionali . È un eccesso di libertà che bisogna energicamente curare . Il sano spirito italiano non bisogna turbarlo e deturparlo con le infezioni d ' Oltralpe ; perderlo contraffacendolo ; contaminarlo . Lo spirito italiano non ha nessuna necessità nemmeno del " genio slavo , " il quale può essere solo materia di studio per coloro che avendo già formata una salda spiritualità non c ' è pericolo ne siano ammorbati . La nostra forza consiste sopra tutto nel conservare intatti i nostri valori , anzi nel rinsaldarli e affinarli , per renderli meglio adeguati all ' aspra lotta che si combatte oggi in tutti i settori dell ' attività umana . Non abbiamo noi necessità di " europeizzarci , " ma è l ' Europa che deve , se vuole continuare vita indipendente e vigorosa , abbeverarsi a queste pure fonti italiche e assorbirne tutte le sane , vitali , eterne energie . Il resto è zavorra ...
INCOSCIENZA O DISPREZZO? ( IL DOGANIERE , 1929 )
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Bragaglia è stato in Germania e racconta le sue impressioni di Berlino . " I teatri di propaganda comunista diffondono idee e fanno polemiche , criticano con la caricatura , esaltano col simbolismo . Il pubblico che li frequenta , pagando la poltrona una cinquantina di lire , è il pubblico più grasso borghese che si possa vedere a Berlino . Contentoni , tutti battono le mani come matti . Per giunta al terz ' atto dànno di fiato all ' entusiasmo , acclamando il lavoro e gli interpreti , con inequivocabile voto . " In maggioranza si pensa , son tutti comunisti gli spettatori ! " È ‘ chic ’ oggi a Berlino , l ' affermare di essere comunisti . Signore svenevoli e signorini per dancings , vi dicono di essere comunisti ; come ieri a Parigi si dicevano relativiste le aristocratiche dame improvvisatesi uditrici di filosofia . " Ma la verità vera è che questo entusiasmo si limita agli applausi in teatro . È tutto snob . Oggi , vedete , son comunisti , ma la rivoluzione , come la guerra , non la vorrebbe sul serio nessuno . Se no , addio panciate di delicatessen , al suono dei saxofoni e al tepore dei termosifoni ! " Ma intanto , gran ressa alle commedie di tendenza politica . " Qui bisogna veramente domandarsi se si tratta di incoscienza borghese o di disprezzo per il famoso bolscevismo che ogni tanto spunta in Germania , ma non si decide mai ad attaccare . Tuttavia il fenomeno è interessante e in fondo credo che ci sia nell ' animo dei tedeschi molta sicurezza di se stessi e molta incredulità verso il comunismo .
IL PIU GRANDE DIVULGATORE: MUSSOLINI ( VECCHIETTI GIORGIO , 1929 )
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... E se poi per concludere guardiamo , come ormai ci ha abituati il Fascismo , un po ' in alto , non ci appare forse il Duce come il più grande divulgatore delle verità fasciste ? Al Mussolini creatore subito succede il Mussolini divulgatore ; e come non si circonda , al modo asiatico , di tenebre , di mistero e di sacrifici inumani per accrescersi fascino e potenza , ma anzi , italianamente , lavora sotto il sole , in piena luce meridiana , sì che ognuno può vederlo e giudicarlo ; così le parole Egli usa non per mascherare i concetti , ma per interpretare le verità " solari " e " luminose , " che va svelando agl ' Italiani . Mussolini perciò , anche quando disputa , dinnanzi agli scienziati , intorno a Roma antica o intorno ai rapporti fra scienza e fede , soprattutto allora , vorrei aggiungere , s ' indirizza al popolo , e l ' eloquio gli esce facile , colorito , incisivo come non mai . Senza dubbio i chirurgi adunatisi a Roma sanno che " alle sue radici greche chirurgia non ha che un modesto significato : lavoro della mano . " Certamente conoscono le origini della gloriosa scuola medica di Salerno , e non una volta sola si sono imbattuti nei quattro gloriosi Maestri del Rinascimento " cui ancora oggi essa ( la scienza chirurgica ) , come ai numi più venerati , devotamente si raccomanda : da Andrea Vesalio al Wurtzins , da Paracelso ad Ambrogio Parè . " Certamente gli scienziati convenuti all ' Archiginnasio bolognese sanno l ' origine delle ricerche scientifiche , e che ne pensasse Aristotile e come sorgesse " una scuola filosofica greca , quella dei sofisti , che impugnava e irrideva a qualsiasi esperienza , negando l ' esistenza del fenomeno stesso . " Sì , tutto questo , e molt ' altro ancora , sanno gli scienziati e i chirurgi ; ma è il popolo che non sa , è al popolo quindi che si rivolge Mussolini . E perché i giornalisti non dovrebbero imitarlo , estendendo il più possibile l ' opera di divulgazione da Lui intrapresa ? ...
SU G.F. MALIPIERO ( BALILLA PRATELLA , 1929 )
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... Perché io potessi giudicare in merito all ' accoglienza fatta recentemente dal pubblico del Teatro Reale dell ' Opera di Roma a le Sette Canzoni del maestro Malipiero , bisognerebbe che io mi fossi trovato presente all ' avvenimento . Stando a quanto ne dicono i giornali , pare che tale accoglienza sia stata della stessa specie di quella , che il pubblico dell ' allora Teatro Costanzi di Roma fece , qualche anno prima della guerra , al mio Inno alla Vita , Musica futurista per orchestra : ed in quel tempo , pubblico , critica , musicisti e colleghi si trovarono cordialmente d ' accordo nel riconoscerla e dichiararla giusta . Quello che allora accadde a me , accade ora ad altri : il quale fatto dimostra , che se anche il lupo ha perduto il pelo , non per questo ha perduto il vizio . Fatti simili dureranno a succedere in Italia , finché : a ) La tutela della creazione musicale nazionale non sarà passata dalle mani dei mecenati dilettanti e rammolliti , degl ' impresari che hanno il loro denaro in pericolo , delle società nazionali ed internazionali di mutuo soccorso fra compositori , direttori e concertisti , in quelle dello Stato ; b ) Finché la creazione musicale nazionale , divenuta patrimonio e produzione di Stato , di proprietà e di utilità pubblica nei suoi valori morali per il decoro e per il buon nome della Patria e di dentro e di fuori non sarà stata imposta per legge al rispetto di tutti indistintamente ; c ) Finché lo Stato non avrà dato disposizioni tassative alla critica italiana , a fine di uniformare i criteri generali in modo : che l ' azione della critica valga a creare nei pubblici la fede in se stessi l ' ammirazione pei vincitori ed il rispetto per i vinti ; così che l ' opera , anche se riconosciuta inferiore nella sua realtà , non per questo debba apportare beffe , disprezzo e mortificazione a chi l ' ha concepita con tormento in omaggio ad un ideale nobilissimo ; d ) Finché lo Stato non avrà fatto cessare l ' esibizionismo , il dilettantismo pagante e non avrà mandato al confino tutti i ciarlatani , i mezzani ed i sedicenti protettori mercanti dell ' arte : elevando l ' arte al valore di sommo fattore politico , nel senso più vasto della parola , manifestazione del genio e della potenza creatrice di una Nazione . Dovrei dire , poi , una parola in un orecchio ai musicisti , ma costoro mi hanno già capito ...
A. MORAVIA, GL'INDIFFERENTI - ALPES, MILANO ( CAMPANILE ARISTIDE , 1929 )
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Questo autunno che s ' attarda a continuare gli ultimi tepori estivi e si compiace delle ottobrate chiassose e salutevoli ci ha portato anche un pessimo dono nel campo delle lettere , quasi a disturbare la nostra beatitudine nata dalla contemplazione dei frutti opimi e dal lucore del moscatello . Perché disturbarsi per una mosca che ronza fastidiosa e dispiacersi di un cane rognoso , e arrovellarsi per dimostrare che questa vespa è l ' essere più benigno del mondo , se la vita intorno è così bella , allettante , dilettevole ? Per lo stridente contrasto ; a causa dei nervi tesi per il ricambio autunnale ? Non so ; certo , gran chiasso nel campo delle lette - re , gravi parole , accenti d ' ira e di sdegno ; smisurata apologia . Ed io , che mi godevo il solicello , contento della stagione propizia alla mia nidiata , sento venirmi all ' orecchio questo gran fracasso e son costretto a volerne conoscere le ragioni , a capirne i motivi . Scendo anch ' io fra i tenzonanti ? Nemmen per sogno , che fra quelli il trambusto è così alto che non riuscirei a tirare il ragno dal buco . Quelli parlano orribili favelle , cantano inni o innalzano invettive , e io invece voglio usare parole semplici , le più umili possibili , qual si convengono a chi piacciono il solicello e le ottobrate col vino di Frascati . Non temete di essere costretti a gran fatica , che basta ben poco a giudicare gl ' Indifferenti . Alcuni se la son cavata con parole poco parlamentari ma efficacissime : " porcherie " ; altri han detto e non detto : fra la gioia e il disgusto , sono rimasti di parere incerto ; altri ancora , con le lagrime dell ' entusiasmo agli occhi hanno gridato che finalmente abbiamo avuto il capolavoro . A Borgo a Mozzano , delizioso paese di Val di Serchio , è in piedi sempre un famosissimo ponte : " il ponte del Diavolo . " Ha un arco a tutto sesto che è una meraviglia a guardarsi , e certo , nei tempi in cui fu gettato , non poca fatica dovette costare , se fra quei popolani è ancora viva una leggenda burlesca , che Giuseppe Giusti ricorda nella lettera scritta al suo precettore , Andrea Francioni , il 30 ottobre 1836 . Giunto il poeta al culmine della famosissima arcata , incontrò un contadino al qua - le chiese come mai il ponte avesse preso il nome del diavolo . N ' ebbe questa risposta , senza dubbio dopo gli scongiuri di prammatica ché il contadino si trascinava sulle spalle un buon carico di legna da portare a salvamento : " Che vuol che gli dica ? Raccontano che San Giuliano , quando fece il ponte , per finire questo arco chiamò quell ' ... amico , e gli disse che l ' aiutasse ; ma chi sa poi se è vero ? Chiese dunque aiuto al ... gli chiese aiuto ( qui ci accorgemmo che il buon uomo aveva scrupolo a no - minare il diavolo ) , e gli promise la prim ' anima che ci fosse passata su . Quando fu finito , San Giuliano , per canzonarlo , di laggiù di fondo aizzò un cane , e poi gli tirò una stiacciata su per il ponte : il cane corse dietro alla stiacciata , e qui , dove toccò col piede , l ' agguantò . Quello , che stava a vedere chi passava il primo , subito gli dà addosso , e quando s ' avvide che era un cane invece d ' un cristiano , lo scaraventò con tanta rabbia in terra , che sfondò qui e passò di sotto . Ma sarà vero ? Lo dicono : Ma chi c ' era allora ? " Questo è toccato in sorte ai nostri critici , un cane , invece di un ' anima , ma essendo discordi sulla sua natura , c ' è chi lo scaraventa con rabbia in terra e chi , invece , gli innalza archi di trionfo . Lo stile Capolavoro : e si rimane perplessi nel dover giudicare . È come quando ci si trova nello studio di un pittore amico che ci presenta un suo mediocre , o brutto quadro : Bello , bellissimo , meraviglioso , e poi di dietro corna e peste , o , pian pianino , si incomincia a trovare sgraziata quella linea , poi la pennellata così e così , prima , con parole che non dicono tutto il pensiero , poi , mano mano , sempre più accentuando . Capolavoro , han detto : ma , oggi : non esageri , il Moravia ; trovi la misura ; e , prima , lo hanno esaltato , lo hanno , come si dice , montato , e lui si è fatto montare . Capolavoro : ed eccoci col naso contro una improprietà dopo poche righe . Offerta ? no , invito . Ed eccoci a contare quarantuno " indifferenti " e " indifferenza , " e chissà quanti ne abbiamo lasciati per via . Non basta , ché c ' imbattiamo in uno " stupore di vetro , " in una " disgustata pietà " ; in una voce alzata " al diapason più forte " ; in una risata agra ; in " machiavellismi tenebrosi " ; in una donna che " tutta nuda gli ( al giovane amante ) sarebbe venuta incontro a passo di danza . " Immaginarsela questa scena è un piacere da ingrassare . Io non sono pedante , né purista al cento per cento , ma quando si legge : " Si può ? domandò la testa : tutti si voltarono , " e via , ci voltiamo anche noi in attesa di una testa che parli , magari una testa di fantoccio . E non è tutto , ché a pagina 71si afferra il gesto per il polso : " Allora prenditi questo ; Michele alzò la mano ... ma per il polso , con una sorprendente rapidità , il gesto venne afferrato , rintuzzato . " Che c ' entra Moravia ? Egli ha trovato l ' affare e ne gongola , di certo ; sono i critici che hanno le stampelle storte , e amano bighellonare perché leggersi trecento fitte pagine obiettivate antropocentricamente è fatica non lieve e costa un mal d ' occhi non indifferente . Ma a che giuoco giuochiamo ? al giuoco del capolavoro ? Siamo intesi , evviva il capolavoro e le patrie lettere son salve . E quel povero Verga è morto misero di lodi , e a quel povero Pascoli a momenti si negava perfino l ' estro poetico , e a Moravia invece il saluto alla voce e plausi fino ad arrossare e indolenzire le palme delle mani , appena con la testa fuori del guscio ... Nelle prime pagine specialmente , battute di dialogo sciatte , puerili , di una sorprendente cafoneria . E in seguito si cerca invano la pagina che ti elevi , che dia vibrazioni , che ti riporti alla luce o ti inabissi , anche questo ci si può aspettare dal capolavoro , fra quelle tenebre . Racconta il ferocissimo e acutissimo Boine : " A me viene in mente certo tiro che feci in liceo al professore di storia naturale , quando gli portai in classe l ' osso di bue con cui mia madre aveva fatto il brodo due giorni prima . Gli dissi , documentando , ch ' era un osso fossile . Lo studiò con la lente un mese e in ultimo decise che fosse un femore d ' ursus spelaens . " Era soltanto una giunta da brodo . L ' argomento Dobbiamo parlarne ? Ci son cose così gustose intorno , che ben sarebbe rivolgere ad esse la nostra attenzione anziché guastarci l ' appetito e la serenità con la roba ammannita dal Moravia . Una madre con l ' amante ; una figlia che ruba l ' amante alla madre ; un figlio che assiste e solo pensa ; e poi , sempre , oscene nudità , osceni desideri , sorda , malata libidine . Oh , la sana voluttà ! Ma dov ' è ? Nulla di tra - volgente ; qui la natura è proprio abortita ; nemmeno è mostruosa , or - renda . Ci sono vecchi satiri , dagli oc - chi scintillanti e dalle froge aperte , nella vita ; ci sono giovani insaziabili , senza molti scrupoli ; femmine avi - de , con bramosie bestiali , ma gente che fa quello che il Moravia ci fa vedere , francamente quella dev ' essere una conoscenza solo sua , personalissima , una esperienza che nessuno ha desiderio di contestargli , tanto è sog - gettiva . Ne rimanga padrone , padronissimo . Io , la primavera , vado spesso in campagna , in una deliziosa villa purtroppo non mia ... Dietro la villa , sulla porta di una capannuccia fatta apposta , c ' è un truogolo e col muso dentro una scrofa e un verro vi grufolano se non dormono . Non me ne accorgo . Non sento , non vedo tanto tutto l ' altro è bel - lo e mi conquide . Invece , il Moravia , lo vede ed è conquiso solo dal truogolo , sente solo la vita della scrofa e del verro . Si accomodi pure . È libero col suo editore di imbrancarvi - si , ma non tanto libero di imporre la circolazione della loro malattia . Intesi ! Ma non c ' è nulla , proprio nulla ? Nulla : perverso squallore , abietta aridità . Ci sono affermazioni indegne , da ricacciare in gola a chi le pronuncia : " sciagurata figura del nostro tempo corrotto . " Di quale tempo parla il Moravia ? Del suo tempo ; forse dei suoi giorni , e delle sue ore ; non del nostro tempo , ché il nostro è così chiaro , luminoso , puro , che dal contrasto risulta palese la sua indegnità ... Quanta bellezza da sette anni ! Campi in rigoglio , officine sonanti , opere grandiose , canti e canti ; dolcissimi canti di amore , vibranti canzoni di guerra , inni di vita . " Oggi , dopo sette anni , siamo più giovani , più forti , più implacabili di prima ! " Che impeto di fede ! Nel discorso delle beatitudini Cristo disse : " Voi siete la luce del mondo . Non può rimaner nascosta una città situata su di un monte . " Roma è ferma da ventotto secoli su sette e più colli . Roma splende di luce meridiana . Il Genio , oggi , la guida . Povero giovinotto , fa pietà . Compatirlo bisogna , il povero Moravia , egli è sordo e cieco , seppellito com ' è nel truogolo . Continui a grufolare , e i critici esaltanti gli tengano buona compagnia .
TEMI POLITICO-SINDACALI. LIBERTÀ DI STAMPA ( SPINELLI FRANCO ALFONSO , 1929 )
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C ' è tanta gente , anzi , troppa gente che ama indugiare sul luogo comune . Ho parlato in questo giornale di libertà di pensare , ho parlato a lungo della moralità giornalistica : argomenti che poggiano sopra la logica ed evidente base della libertà di stampa . Non so perché ma parecchi non vogliono capire . Se quanto ho scritto ed ho parlato col solito costume mio , alto e forte mi ha arrecato plausi , e non da parte di antifascisti , ma da parte di provati fascisti , e se la cosiddetta " censura " ha lasciato passare , credo che una buona prova per l ' esistenza della libertà di stampa si sia raggiunta . Ma è tema così ampio che c ' è motivo e mezzo di fermarvisi sopra ancora un poco . Ci sono equivoci di buonafede ( la malafede non è mai degna di discussione ) da spiegare . Vediamone uno . Si crede che dalle parole ai fatti corra troppo spazio . Va bene si dice parlare ed affermare che questa libertà esiste , ma poi nella quotidiana realtà ci si accorge che essa è un ben lontano mito . E perché ? chiedo io perché ? Forse perché c ' è il Tizio cui preme non si parli del tale delicato affare ? Forse perché questo Tizio ha la data carica e per il buon nome non deve essere toccato ? Sciocchezze . Ripeto ciò che altre volte ho scritto : il problema della libertà di stampa è problema di psicologia individuale , di coraggio o di viltà . Il pensiero di Mussolini è molto chiaro , preciso . Se il pensiero e la volontà del Duce non trovano corrispondenza nei fatti ( ed io non lo credo in assoluto ) occorre colpire chi questo impedisce . E precisamente il signor Tizio di cui sopra . Mi stupisce che tutto proceda bene . Errano tutti e spesso perché è umano . Il Fascismo non errerà , ma possono errare i suoi uomini . E questi uomini devono essere colpiti , pubblicamente . Metodo scandalistico ? No , metodo squadrista : netto e reciso . Tagliare e colpire . Non c ' è da aver sciocche e stolide paure . Nulla ha da scapitare , ha sempre da guadagnare il Partito quando favorisce la giusta epurazione . Vuole una sua soddisfazione anche il cittadino , il quidam . Noi fascisti , sani e vecchi , dobbiamo darla con assoluta volontà intransigente . Mi stupisce che tutto proceda bene , e vorrei , perché sia seguita la volontà del Duce , che qualche cosa sia detto su ciò che non va tanto bene . Sono voci idiote ? Sono " si dice " ? Mancano le prove ? Ed allora alla gogna gli imbecilli responsabili , al confino i giornalisti cretini . Sono voci vere ? Critiche esatte ? Critiche fasciste ? Ed allora : esami , modifiche , punizioni , miglioramenti . È sistema rapido che offre il vantaggio indiscutibile di tarpare le ali a quella ignobile nottola del mormorio . Certi problemi affiorano che sono poi sepolti . Ma ove esistono uomini nulla è sepolto . Diversi recenti episodi l ' hanno provato . Ed hanno provato il valore degli individui , la onestà dei fascisti , la libertà di stampa , l ' intelligenza dei Prefetti . Le eccezioni di oggi dovrebbero essere le normalità di domani . Guai al Fascismo il giorno che dovesse aver paura della critica ! E Mussolini , veggente , ha detto : io voglio la critica . Critica e vociferazione : due cose distinte : due modi di accoglierle : studio per la prima , bastone per la seconda . Occorre poi non essere troppo zelanti . Il garzone troppo zelante cambia dieci padroni e dieci padroni manda in rovina . Vi sono gli zelanti della politica . E di questi già sovente mi sono occupato , per cui non necessita spendere altre parole a ripetere cose note . Sono individui che nello esagerato protezionismo nascondo - no sovente particolari interessi . Vi sono gli zelanti della morale . A costoro raccomando calma e sangue freddo . Non si pubblica la cronaca dei suicidi . Sono contenti ? Si limitano a sommarie notizie , i resoconti di delitti , furti , scassi , etc . Sono contenti . Ma poi non occorre esagerare . La cronaca è cronaca ed ha le sue esigenze . Le statistiche sono statistiche e non possono venire annullate . Non voglio che imbastiscano romanzi polizieschi a diletto delle portinaie e delle ragazzine in cerca del brivido . Ma trovo poi ridicoli certi catonismi . C ' è a Milano un processo Pollastri . I giornali se ne occupano ampiamente . Tutta Italia sa quanto fece la famigerata banda . È bene parlare per meglio colpire . Perché calare dei basta ! senza senso ? Di che si vuole parlare ? Tutta Milano sa che un Caio si è buttato dal Duomo ; i giornali non ne parlano . Può essere giusto ; anzi , poiché è disposizione , è giusto . A Lodi od a Vigevano non lo sapranno . Ma v ' è realmente una educazione morale ? ... Chi si oppone alla licenza è saggio fascista . Chi si oppone alla libertà è un idiota .
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“ L ' operaio dev ' essere istruito : s ' istruisca l ' operaio , e cadranno innanzi a lui l ' impostura , e la tirannide . ” Queste parole , se volete saperlo , sono di un eroe del nostro secolo dallo stile laconico , dette in una tornata democratica in Genova . L ’ eroe però non si avvide , che in senso assai diverso da quello in cui furono pronunziate suonarono una grande verità , una di quelle verità , ch ’ escono sovente di bocca anche agli stessi nemici della verità ; come , a cagione d ’ esempio , se ne sentirono dalla bocca di un Balaano indovino , e di Caifa , il peggiore forse dei nemici del Redentore . Or bene siccome appunto suonano una grande verità , così il Veridico se ne serve in questa prima comparsa per far conoscere il bisogno che ha il popolo operaio di essere istruito , ed annunziare , che non mancherà mai nelle sue colonne un articolo diretto a questa istruzione . Ma parliamo chiaro ; perché questa dev ’ essere sempre la sua divisa , di quale istruzione credete voi che si parli qui ? chi sa a che stramberie andate voi pensando . Non vi stancate il capo , vi risponde il Ve - ridico in due parole : di quella , di cui maggiormente v ’ è oggi bisogno , dell ’ istruzione religiosa anzitutto ; perché la sola religione è l ’ unica , vera , solidissima base d ’ ogni civiltà , d ’ ogni perfezionamento , d ’ ogni educazione , e ben essere dei popoli . Senza la religione , siatene sicuri , il mondo sociale non può durarla a lungo , ma è necessario che si sfaceli e cada in un orribile caos , in cui perduta ogni norma del lecito e dell ’ illecito , del giusto e dell ’ ingiusto , del vero e del falso non si conoscono più i nomi di diritto , di proprietà , di onestà , di soggezione , ma solo quelli del delitto , del sacrilegio , della rapina , del libertinaggio , dell ' anarchia . Esaminate , ma spassionatamente , i fatti che accadono poco lungi da noi , e conoscerete se sia proprio il Veridico che parla . E a questo orribile caos appunto i moderni sedicenti rigeneratori cercano di educare i popoli , sottraendoli totalmente con mille arti infernali ad ogni idea di Dio , di religione , di anima , d ’ immortalità , ed informandoli invece all ’ oscenità , alla licenza , alle turpitudini , alle bestemmie . E tutto questo sapete perché ? per formare in seguito del popolo operaio un automa , ossia per meglio intenderci , un materiale instromento nelle loro mani , che corrisponda e serva fedelmente ai loro perversi disegni . Il volgo , scusatemi , ma son Veridico e non posso tacere la verità , il volgo è ordinariamente ignorante , e nella sua ignoranza serve a meraviglia di eco e di portavoce , grida sovente al lupo , solo perché sente gridare gli altri , e si lascia facilmente allettare come il pesce dall ’ esca , che nasconde l ' amo avvelenato destinato a privarlo dolosamente di vita . Il Veridico adunque non la risparmierà a fatica per dimostrare al popolo la verità , e la santità della religione che professa , il rispetto , che perciò le deve coll ’ onestà della vita . Oltre a ciò si adopererà nello smascherare le ipocrisie dei maligni , nel confutare gli errori degli empi , nel ribattere le massime perverse anticattoliche della giornata a solo fine di preservare questo popolo , per quanto è possibile , dal torrente della corruzione e del pervertimento , in una parola farlo essere geloso del più prezioso tesoro che possieda , della religione cioè e della fede . Verificata così la prima parte della sentenza dell ’ eroe , istruito cioè il popolo nei religiosi doveri , si verificherà ancora la seconda , cioè cadranno innanzi a lui l ' impostura e la tirannide . In altri termini non sarà così facile a piegarsi come fragile canna ad ogni soffio di perversa dottrina ; saprà discernere i lupi sotto la pelle d ’ agnello ; saprà schermirsi dalle loro insidie maligne , e l ’ impostura e l ’ ipocrisia non potendo far più breccia nel popolo , sarà costretta a cadere senza meno esecrata e maledetta da tutti . Questo popolo allora sarà veramente libero dalla tirannide e dalla schiavitù , a cui gli umanitari del nostro secolo vogliono ad ogni costo ridurlo . Quale sia questa tirannide e schiavitù , il Veridico non si prende la pena di spiegarlo , perché troppo chiaramente lo dicono quei popoli infelici , che già ne sperimentano i lagrimevoli effetti nel dispotismo , nell ’ oppressione , nella fame , nella miseria , nelle imposte , nell ’ immoralità , nella irreligione , nelle ruine immense di anime , di corpo , di sostanze , di tutto .
IL BACIO PIÙ DOLCE ( RUJU SALVATORE , 1905 )
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A mezzodì , nella tanca , tranne qualche belato , qualche dòndolo di campano , non si udiva altro . Faceva un gran sole di maggio . Si sentiva nel cielo , nell ' aria , qualcosa di invincibilmente languido e soffocante che faceva sognare e soffrire , e Nenaldu sognava e soffriva . Aveva tratto di tasca la sua leppa dal manico di corno e s ' era rimesso a intagliare la sua zucchetta rossigna ben avvinata . Che arsura ! Non s ' udiva una voce . Anche la correntia della fontana pareva tacesse . Nenaldu lavorava lavorava senza vedere , senza udire , febbricitante , allucinato . Aveva già disegnato da una parte della zucca il sole e le stelle , i buoi e l ' aratro come gli aveva detto la voce del sogno . In sogno una voce gli aveva detto : Quando scolpirai una zucca e avrai fatto il fuso e la rocca e in mezzo la figura di Mallena col suo vestito nuovo di broccato , allora Mallena t ' amerà , ma se tu la baci morirai ... Il pastore superstizioso ricordava e fantasticava . La voce aveva detto il vero ? Che cosa bella ! Mallena l ' avrebbe amato e egli le avrebbe offerto latte e miele tutti i giorni . Api ora ne avevano molte . Quanti bugni ? Quasi cento . Tutto l ' ovile era pieno d ' albatri e di rosmarini : anche il gregge aumentava . L ' inverno era stato dolce , non era discesa brina e l ' erba era alta e fitta come ferrana . Mallena sarebbe stata sua moglie e l ' avrebbe baciata ... Baciarla ? ma poi sarebbe morto ! A questo pensiero il pastore rabbrividì e gli venne voglia di piangere e di pregare . Mallena aveva gli occhi così belli e vellutati e la bocca così fresca e così rossa ! Le labbra parevano di corallo , anche a costo di morire l ' avrebbe baciata . E continuava a scolpire con lena la sua zucca . E scolpiva e scolpiva . E fece il fuso e fece la rocca con un bel fiocco di lino e poi la testa , le braccia , tutto il corpo agile e flessuoso della fanciulla . Che cosa meravigliosa ! Mallena pareva viva ! E si fece sera . Salì la stella dei pastori , e dagli oleastri caddero le grandi ombre della notte . Il pastore fantasticava ancora , vedeva sempre il sole bello di mezzodì e sentiva il profumo inebbriante della menta selvatica e del timo . Le calandre cantavano . Dietro una gran roccia egli conosceva un bel giaciglio di borraccina rossa : vicino fiorivano le pratelline e gli asfodeli bianchi . Lì , in mezzo alla caldura e al profumo , avrebbe condotta Mallena , la figlia di Cosimo di Serra , il vignataro , e avrebbe aspettato l ' ombra , e poi sarebbe salita la luna piena , grande e rossa come il sole , e le stelle avrebbero brillato tutta la notte . Nenaldu sorrise al suo sogno e al suo amore innocente . Era un bambino magro e bruno di dodici anni , sempre un po ' malato e febbricitante . La madre era morta tisica e il padre l ' avevano ucciso . Egli era rimasto solo col nonno . Nella bassura , vicino al murello , s ' udì una voce . - Mallena ! fece il pastore . Pigliò la zucca e corse . - O Nenà , mi dai del latte ? È per Rosina che è malata ... Il fanciullo andò all ' ovile e tornò subito col latte fresco e spumoso munto allora allora . Tremava tutto . Guardò fisso fisso la fanciulla che stava zitta con la bocca tutta sorriso e le fece vedere la zucca . - Vedi come è bella ! Ecco il sole , le stelle , il fuso e la rocca , e questa ... indovina chi è ? - Chi è ? - fece la fanciulla . - Questa sei tu - - rispose Nenaldu impallidendo - Mi vuoi bene ? Mallena arrossì e fuggì via col piccolo seno ansante , inebriata . La notte il piccolo pastore fantasticò a lungo . Si destò così presto che ancora le stelle del cielo erano fitte fitte e non si udiva cantare né una quaglia né una lodola . Allora si ricordò delle parole del sogno ed ebbe veramente una grande paura . Morire , non muoversi più , non vedere più ! Che orrore ! E il nonno a chi avrebbe lasciato le pecore , i bugni , i denari ? Quest ' idea lo colpì e gli venne in mente che il vecchio li custodiva dentro una piccola anfora rossa che aveva trovato vicino a un nuraghe . Il fanciullo cominciò a esaltarsi , s ' immaginò d ' essere già fidanzato di Mallena ma il nonno non gli voleva dare né denari , né pecore e lo voleva cacciare dall ' ovile perché odiava a morte Cosimo di Serra , il vignataro . Egli allora una notte che il nonno era andato a Sassari colla bisaccia piena di formaggio era corso al nascondiglio e si era impadronito dell ' anfora rossa piena d ' oro e d ' argento . Poi se n ' era andato lontano lontano verso la Nurra grande e deserta , piena di àlbatri e di cinghiali , e lì s ' era fatto un bell ' ovile e aveva molte pecore e molti bugni . E Mallena era con lui , la fanciulla s ' era fatta più alta e più bella , una rosa di rio , e egli non poteva resistere più e baciava la cara creatura sui capelli e sugli occhi grandi e neri . Che dolcezza ! In questa esaltazione Nenaldu si assopì . Ma ecco udiva la voce del sogno . Ebbe di nuovo una grande paura della morte e gli parve che il cuore non gli battesse più , che la vita gli si confondesse . Si vide tutto giallo , con gli occhi chiusi , con la carne fredda , immobile , rigido . L ' incubo gli fu d ' un tratto sopra e urlò disperatamente . - Che ài ? - fece la voce del vecchio - Sogni ? Lévati che è mattutino ! Nenaldu si levò , pallido ; le stelle erano già tramontate e uscì il sole e venne il meriggio caldo e luminoso . In quel sole meridiano , in quel silenzio immenso della solitudine , il pastore superstizioso sentì la presenza della morte . Guardò ancora a lungo , mentre il gregge meriggiava , verso l ' oliveto solatio pieno di gramigna e di papaveri fiammanti , ma Mallera non apparì . E passò la sera e venne la notte , ma di qua dal murello non udì la vocina dolce della fanciulla . La notte ebbe la febbre e delirò . La mattina poté ancora levarsi e scendere col gregge alla fontana . Si portò con sé la zucca e non si stancava di contemplarla con una fissità quasi tragica ; quando non poteva resistere più alla passione , la baciava ... Ed ecco di nuovo l ' incubo della morte . Verso il meriggio Mallena giunse alla fontana per acqua . Nenaldu stette immobile a guardarla come allucinato , poi le disse con voce fioca e triste : - T ' ò aspettato ieri , Malle ' ! - Che ài ! come sei bianco ! - rispose la fanciulla spaventata . - Che ò ? Ti voglio bene ! Mallena sorrise , le venne una gran voglia di baciare quel viso pallido illuminato da due strani occhi azzurri e di fuggirsene . Ma nella fontana v ' era gente . Volle andare via , era turbata e inebriata . Nenaldu la seguì , dietro alla svolta della viottola la chiamò con voce fievole e carezzevole ; le disse ancora : - Malle ' , mi vuoi bene tu ? - Sì ... - rispose la fanciulla sorridendo a pena , con voce quasi inaudibile . - Senti , la voce del sogno m ' à detto che se io ti bacio muoio ; ma non ò paura , sai , di morire , baciami ... - Se muori tu , morirò anch ' io - aggiunse la fanciulla con voce più triste , e porse le labbra all ' innamorato che la baciò con infinita passione . Il giorno dopo il pastore non poté levarsi . A pena tornato all ' ovile era stato colto dal terrore . Quanto aveva pianto ! Cominciò a delirare e nel delirio vedeva la sua roccia con la borraccina rossa , col profumo delle pratelline e del mentastro , e Mallena l ' amava e egli la baciava sugli occhi neri e sulla bocca di corallo . Il delirio si fece più acuto . Infine pallido pallido , con gli occhi vitrei , atterriti , vuoti d ' un vuoto indicibile , quando gli si avvicinava pietosamente il nonno urlava , vaneggiando : - La morte ! la morte ! Il vecchio credette che il fanciullo fosse affatturato . Chinò la testa con tristezza sconsolante e disse : - Pare pazzo ! Anche la madre è morta di delirio . Verso sera il pastore improvvisamente spirò . Prima di morire volle la bella zucca intagliata , se la strinse forte forte al petto , baciò la piccola figura e esclamò , piano , con voce che era un sospiro di desiderio : - Vedi , Mallena mia , com ' è bella ! Questo è il sole e queste son le stelle ... Il vecchio si trovò solo ed ebbe paura di quella solitudine . Pianse come un bambino , si disperò , chiamò il nipote coi nomi più dolci , lo baciò , gli chiese perdono , tante volte perdono ... Qualche volta l ' aveva battuto , era stato crudele con quella povera creatura ! - Perdono , perdono - urlò ancora il vecchio con disperazione ; Poi ad un tratto diventò tetro , tragico . Gli occhi gli diventarono foschi , taglienti come lame , le ciglia gli si insanguinarono . - Chissà ! - disse - forse è lei , la piccola maliarda . Questo piccino à avuto fattura - E si sentì assalito dall ' odio e dal desiderio della vendetta . Pigliò una scure ben affilata e se la mise vicino , a portata di mano . Poi cadde in una meditazione lugubre con gli occhi fissi nel viso contratto del morto . Fuori , presso la mandra , le pecore belavano ; nessuno usciva dalla capanna per spingerle alla fontana ; eppure era già tardi . Di lì a poco apparve sulla soglia Mallena . La povera bambina la notte non aveva dormito e aveva sognato la morte . La sera dopo ebbe un presentimento lugubre , si ricordò delle parole di Nenaldu e fu assalita da un terrore superstizioso . - Nenaldu muore ! - esclamò avvicinandosi come suggestionata alla capanna , e si mise a piangere . Quando era a mezza via Nenaldu moriva . La fanciulla lo sentì , e corse inconsciamente , pallida , trasognata . Oltrepassò la soglia , non vide il vecchio che era nell ' ombra , in un angolo , e corse a baciare , piangendo , il piccolo morto . - Ah maliarda ! ruggì il vecchio , e brandì la scure .
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Il caso di Adriano Olivetti può dirsi unico nel quadro generale della grande industria italiana , e per trovarvi un precedente nell ' industria europea del Novecento occorre risalire , come giustamente è stato già rilevato , alla grande e malinconica figura dell ' ebreo tedesco Walter Rathenau . È poco probabile che un uomo così bene informato com ' è Olivetti non abbia già fatto per suo conto una scoperta così evidente . Come Rathenau , Olivetti è figlio di un ebreo , e , come il padre di Rathenau , anche suo padre non aveva dietro di sé che una ascendenza di piccoli ebrei dediti al piccolo commercio . La vera fortuna del casato dei Rathenau comincia con Emilio , padre di Walter , e fondatore dell ' arcipotente Allgemeine Elektrizitäts - Gesellschaft , che passò al comando di suo figlio allo scoppiare della Prima guerra mondiale , così come la Olivetti , fondata da Camillo , passò nelle mani di Adriano virtualmente allo scoppiare della Seconda guerra . Ma queste coincidenze biografiche non importerebbero molto al di là dell ' informazione curiosa , se le affinità tra i due uomini non fossero più profonde e compromettenti e non c ' interessassero più da vicino . Rathenau era quel che allora si diceva un idealista , nutrito di studi e meditazioni filosofiche . Questo non gli impedì di dirigere la sua industria con mano ferma e con successo e di essere ricordato come uno dei più grandi ministri degli Esteri che abbia avuto la Germania moderna . Eppure era idealista , fino a rasentare l ' utopismo . Qual era l ' utopia o , se vogliamo , l ' ansia , l ' attesa di Rathenau ? Era l ' antica attesa ebraica dell ' avvento dello spirito in terra . E poiché era un industriale , si occupava cioè di macchine , delle cose più pesanti , sorde e prive di spirito che ci siano , da questa attività gliene veniva come un sentimento di colpa e sognava un mondo di macchine trasfigurate , divenute belle , superbe per la forza dello spirito che le avrebbe mosse . Nelle memorie di uno degli assassini di Walter Rathenau , I proscritti di Ernst von Salomon , è descritta a un certo punto una notte spesa tutta dal narratore nella lettura di un libro famoso di Rathenau : Cose avvenire . Il giovane fanatico lesse fino all ' alba , stregato dalla fredda veemenza dell ' idealista e profeta : « Era quello un libro straordinario » scrive il Salomon , « e straordinaria era la previsione che evocava : il regno del mondo meccanico e la forza dello spirito che lo preparava alle Cose avvenire » . Fu per sottrarsi al fascino di quell ' uomo , al suo idealismo , alla sua ragione , alla sua ardente democrazia , che lo uccisero . Non si può dire che da Adriano Olivetti emani immediatamente lo stesso fascino . È un conversatore stentato , scrittore difficile , spesso oscuro , i suoi modi sono estremamente cortesi ma freddi , ed è fredda , lontana , la luce dei suoi occhi chiari che guardano in un punto indeterminato al di là o al di qua della zona in cui si trova l ' interlocutore . Una conversazione uguale , illuminata da quello sguardo vago , distratto di intellettuale , che lì per lì ingenera un senso di stanchezza nell ' ascoltatore , perché sembra quasi escluderlo e ignorarlo . Ma seguendo la direzione di quello sguardo dal di fuori verso dentro , risalendo all ' ispirazione di quel parlare inceppato , arriva un momento in cui l ' ascoltatore , solo che ci metta un po ' d ' attenzione , finisce per scoprire il segreto che eccita e muove quest ' uomo . Suo padre era dunque ebreo , e un fratello di suo nonno rabbino . Sua madre era invece di fede valdese e il padre di lei pastore della stessa fede . Ma l ' ambiente familiare non basta a spiegare la tensione morale e la carica religiosa di Adriano Olivetti , o almeno l ' indirizzo che presero a un certo punto . Fu la fabbrica paterna , in quel cantuccio silenzioso del Piemonte che è il Canavese , in quell ' appartata e un po ' triste Ivrea , fu la vita e la carriera di fabbrica che egli percorse incominciando dalla gavetta come un operaio qualsiasi , ad aprirgli gli occhi sulla sua missione . Ogni industriale che abbia , come Adriano Olivetti , un ' eredità religiosa e morale così vistosa , a lungo andare finisce per sentirsi responsabile , per la parte che gli tocca , delle brutture del macchinismo moderno , e si sforza di riscattarle in una maniera o nell ' altra . Ma , nella misura in cui tale riscatto non si riesce a realizzarlo o si realizza imperfettamente , egli si sente oscuramente in colpa e in debito verso lo spirito . Nella polemica antimacchinista che si trascina da più di un secolo , le macchine , e tutto ciò che ad esse è legato , sono responsabili : di essere brutte , di deprimere la gioia di vivere e l ' originalità vitale degli uomini che ad esse accudiscono , e di incoraggiare l ' avidità e la grettezza degli uomini che da esse traggono i maggiori profitti . Per riscattarle da queste terribili accuse la parte più progredita e progressiva dell ' industria moderna spende il meglio delle proprie forze e della propria inventiva . Adriano Olivetti è certamente nella pattuglia di punta di questa avanguardia industriale . Egli crede , e non immagina neppure che un uomo moderno possa pensare diversamente , che un oggetto il quale ubbidisca perfettamente allo scopo cui è destinato non può non essere bello . Il primo dei suoi articoli di fede nella costruzione delle sue macchine per scrivere è dunque questo : l ' armonia del prodotto in vista del suo fine , e l ' armonia di ciò che a quel prodotto s ' ispira e che quel prodotto serve , infine l ' armonia reciproca di tutti gli elementi che costituiscono il ciclo della produzione . Non è vero che le macchine siano brutte in se stesse . Esse saranno belle , bellissime se l ' architetto che ne immaginerà la linea s ' ispirerà agli stessi criteri di armonia cui ubbidisce un architetto di genio nel disegnare il progetto di una chiesa . Così , a forza di pretendere rigore e armonia funzionali dai suoi disegnatori , egli è riuscito a costruire una macchina per scrivere , la Lexicon 80 , che ora è esposta nel Museo d ' Arte Moderna di New York , come uno dei prodotti significativi della civiltà industriale di oggi . E non è neppure vero che i muri di una fabbrica non possano essere che squallidi e tristi . La facciata del fabbricato principale della Olivetti a Ivrea , un ' immensa vetrata di non so più quante migliaia di metri quadrati di cristallo che riflettono i monti circostanti e le nevi azzurrognole , e che parve persino una sfida al buon senso quando fu innalzata , non solo allieta e illumina la vita degli operai che lavorano lì dentro , ma fa più lieto persino il paesaggio che vi si riflette dentro . Così è dei mobili , così della pubblicità Olivettí citata ad esempio nelle più grandi riviste della produzione , come l ' americana , autorevolissima « Fortune » . In questa concezione unitaria di riscatto della macchina dalla sua originaria bruttezza rientra anche l ' ufficio letterario della Olivetti , che dà gli slogans alla pubblicità e i nomi alle macchine : Lexicon 80 , Studio 42 , Lettera 22 , Divisumma , Multisumma . E , per quanto è nelle forze di un imprenditore moderno e nei limiti del bilancio aziendale , Adriano Olivetti fa di tutto per smentire la pessima fama che hanno la macchina e la fabbrica di deprimere l ' autonomia individuale e la gioia di vivere . Le ultime case costruite per gli operai della fabbrica posseggono persino un garage per appartamento , oltre all ' orto e allo spiazzo per farvi giocare i bambini . Il nuovo quartiere possiede anche l ' asilo , la scuola elementare , la palestra , il cinematografo , un circolo culturale ricreativo , l ' ambulatorio , la chiesa , due giardini destinati al gioco dei bimbi , attrezzature sportive ecc. Le biblioteche Olivetti sono tre , la tecnica , la ricreativa e la culturale , quest ' ultima soltanto con tredicimila volumi ; schedari modernissimi , bollettini bibliografici , conferenze divulgative , scaffali delle novità . Senza parlare degli spettacoli teatrali , delle mostre d ' arte . Chi vuol salvarsi l ' anima in un ambiente siffatto ha tutte le occasioni e í mezzi per farlo . Gl ' intellettuali della Olivetti lo dicono esplicitamente : « Portare un operaio da Salgari a Tolstoi equivale in realtà a salvare un ' anima » . Si bada a tutto e a tutti i bisogni e persino capricci . I francobolli dei paesi forestieri sulle lettere che affluiscono ogni giorno a centinaia da ogni parte del mondo alla centrale di Ivrea sono messi a disposizione del centro filatelico e praticamente dei collezionisti . Ci sono poi le scuole Olivetti per sollecitare , scoprire , avviare , formare i nuovi tecnici , per « inventare gli uomini » , come ama dire Adriano , prendendoli un po ' dappertutto , nella fabbrica e fuori , e c ' è l ' assistenza alle madri e ai bambini , ci sono i prestiti senza interesse , le sovvenzioni gratuite e tutto il resto . Ma se , malgrado tanti sforzi , malgrado che si chiamino a raccolta ad Ivrea poeti pitagorici dall ' Italia meridionale e pittori neorealisti da Roma , e astrattisti da Milano e seguaci intransigenti dell ' architettura organica e tecnici di urbanistica dell ' avvenire , e sociologi , se malgrado tutto ciò , il riscatto della materia , della macchina da parte dello spirito rimane imperfetto , e nella misura in cui rimane imperfetto , quel sentimento di colpa si rifà vivo in un uomo con una sì forte carica morale e religiosa come Adriano Olivetti , che fare allora ! La Olivetti è la più grande fabbrica europea di macchine per scrivere od affini . Produce attualmente quasi duecentomila macchine in un anno e il settanta per cento di esse è destinato all ' esportazione . Più di cinquemila sono i dipendenti , di cui un migliaio tra impiegati e tecnici di concetto . Ma i profitti dell ' impresa non vanno tutti a ingrossare il conto personale di Adriano Olivetti . Solo un decimo dell ' azienda gli appartiene . Camillo Olivetti ebbe sei figli , tre maschi e tre femmine , e ad essi , morendo , lasciò il sessanta per cento delle azioni della società , diviso in parti uguali . L ' altro quaranta per cento è posseduto da duecento azionisti . Ma anche quel decimo dei profitti che finisce in tasca di Adriano Olivetti ne esce quasi subito e quasi tutto per tenere in vita il movimento di Comunità , la rivista « Comunità » , le edizioni di Comunità , per creare nuovi centri comunitari , oltre a quelli che già esistono nel Canavese , a Roma , a Napoli , centri di attività spontanea ma svolta in comune per smentire l ' accusa più grave che si fa al tempo nostro , di non saper conciliare le esigenze della vita individuale con quelle della vita collettiva . Così corre di qua e di là questo curioso missionario , questo curioso presidente e amministratore delegato di una delle più grandi industrie europee , con un piede nell ' impossibile e un altro nella più rigorosa realtà . Olivetti corre , da presidente dell ' Istituto italiano di urbanistica , a Matera per dare agli sbalorditi cavernicoli di quella città abitazioni razionali , costruite cioè secondo il loro paesaggio e il loro lavoro ; corre , da democratico per la vita e per la morte , a Roma per intendersi con gli amici politici , per consigliare , per incoraggiare , per sovvenzionare nella lotta per la vita e per la morte che la democrazia conduce in questi giorni ; corre , da innamorato filosofico del Sud e del mare , a Napoli e a Sorrento per scoprirvi l ' armonia degli antichi . L ' unico posto dove lo si vede poco è alla Confindustria . Vi fa parte perché non può farne a meno , ma non ne condivide gli indirizzi generali e meno che mai la politica . Del resto se la fa pochissimo con gli altri grandi industriali del Nord , e molti di essi li ha conosciuti di persona soltanto in occasione del recente congresso di New York al quale convennero i rappresentanti più cospicui dell ' industria europea . Nei quadri della nostra industria è l ' uomo che sta più a sinistra o che più detesta le formazioni di destra . Vede piuttosto nero nell ' avvenire , non perché ci siano troppi fascisti nel Sud ma perché essi trovano tanto conforto nel Nord . Nel Nord credono di essere furbi confortando all ' uso antico i fascisti del Sud . Sono invece ciechi e sciocchi . Insidiano la democrazia . « Non si rendono conto che il salvataggio della democrazia è l ' unica via di progresso , e diciamo pure , di conservazione di un modo di vita » .
Ruini, rifletti sull'Islam ( Baget Bozzo Gianni , 2000 )
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Società aperta ? Non demonizziamo le idee di Biffi ( e Sartori ) . Ho ammirato la relazione del cardinale Ruini ai vescovi italiani riuniti a Torino per un pellegrinaggio alla Sindone : una relazione di lucidità e di equilibrio , fredda come la ragion politica . Ruini ha governato con finezza il grande trapasso dalla Dc al postcomunismo e oggi alla nascita del centrodestra . Ha lasciato cadere del tutto gli accenni del cardinale Biffi alla questione islamica , perché è politicamente esplosiva . E il cardinale Ruini come ogni fine politico non ama l ' esplosione . Solo il grande ossequio della sinistra per tutto ciò che è ecclesiastico ha evitato al cardinale Biffi l ' accusa di razzista . Però il cardinale di Bologna ha posto il problema islamico non come un problema religioso ma come un problema civile . E , se avesse letto il testo di Giovanni Sartori su pluralismo e multiculturalismo , avrebbe potuto farlo in termini concettualmente più ricchi e perfettamente sociologici . Esiste un problema islamico come problema religioso . I maggiori studiosi dell ' Islam in Italia si sono convertiti all ' Islam , per il fascino di questa religione . La decristianizzazione della teologia che è in corso da decenni nel nostro Paese ha debilitato il Cristianesimo sino al punto che esso vive solo con le devozioni alla Madonna , le reliquie e il Giubileo : le idee sono bandite dalla catechesi , lo constata con gioia persino il vescovo della Cei che si occupa della catechesi , Chiarinelli . L ' Islam oggi trova in Italia una cultura cristiana decristianizzata ed esercita il fascino del pensiero e quello della religione . lo considero la sfida islamica religiosa un bene . Prima o poi nella Chiesa qualcuno si accorgerà che ci sarebbe bisogno anche di pensiero cattolico e non solo di politica , di giubilei e di devozioni . Ben venga un Islam di religione e di pensiero di fronte a dei cristiani senza religione e senza pensiero . Ma il cardinale Biffi ha posto il problema dei limiti della società aperta che Sartori ha analizzato in termini chiarissimi . La società aperta può aprirsi a tutti ma non a coloro che contestano la società aperta . L ' Islam è la negazione della società aperta , non vi è altra via umana significativa che il Corano : come se la società occidentale accettasse ancora i cattolici e i protestanti delle guerre di religione . Spero che venga tradotto in italiano il bel libro di Gilles Kepel sulla « guerra santa » islamica . Anche se ne dubito . Esso mette ben in luce che nei paesi islamici il nazionalismo arabo può limitare , anche se sempre meno , il sorgere dell ' islamismo politico mediante il controllo istituzionale . Ma qui in Italia , dove non c ' è alcun controllo istituzionale di un regime arabo , abbiamo il fiorire dell ' Islamismo politico che punta sulla differenza e sul conflitto con l ' Occidente . Il cardinale Ruini ci faccia qualche riflessione . Perché non invitare Sartori invece di Massimo Cacciari ai convegni dei vescovi italiani ? Io credo che i vescovi avrebbero occasione di imparare qualcosa invece di fare la parte del pubblico beota innanzi alle divagazioni sul corpo astrale del filosofo veneziano .