StampaPeriodica ,
Non
è
possibile
che
gli
uomini
dabbene
chiudano
gli
occhi
su
quanto
avviene
in
una
parte
del
campo
editoriale
italiano
,
perché
,
se
così
fosse
,
ci
sarebbe
proprio
da
disperare
del
coraggio
e
dello
spirito
animatore
di
noi
stessi
.
Se
scorri
il
catalogo
,
sia
pure
di
una
modestissima
casa
editrice
,
per
tre
quarti
non
fai
che
leggere
nomi
di
stranieri
più
o
meno
illustri
,
che
oggi
si
scovano
tutte
le
mediocrità
franciose
,
slavate
,
standardizzate
e
si
ammanniscono
piatti
conditi
di
tutte
le
droghe
e
dopo
i
nomi
ostrogoti
,
titoli
sensazionali
.
È
un
eccesso
di
libertà
che
bisogna
energicamente
curare
.
Il
sano
spirito
italiano
non
bisogna
turbarlo
e
deturparlo
con
le
infezioni
d
'
Oltralpe
;
perderlo
contraffacendolo
;
contaminarlo
.
Lo
spirito
italiano
non
ha
nessuna
necessità
nemmeno
del
"
genio
slavo
,
"
il
quale
può
essere
solo
materia
di
studio
per
coloro
che
avendo
già
formata
una
salda
spiritualità
non
c
'
è
pericolo
ne
siano
ammorbati
.
La
nostra
forza
consiste
sopra
tutto
nel
conservare
intatti
i
nostri
valori
,
anzi
nel
rinsaldarli
e
affinarli
,
per
renderli
meglio
adeguati
all
'
aspra
lotta
che
si
combatte
oggi
in
tutti
i
settori
dell
'
attività
umana
.
Non
abbiamo
noi
necessità
di
"
europeizzarci
,
"
ma
è
l
'
Europa
che
deve
,
se
vuole
continuare
vita
indipendente
e
vigorosa
,
abbeverarsi
a
queste
pure
fonti
italiche
e
assorbirne
tutte
le
sane
,
vitali
,
eterne
energie
.
Il
resto
è
zavorra
...
StampaPeriodica ,
Bragaglia
è
stato
in
Germania
e
racconta
le
sue
impressioni
di
Berlino
.
"
I
teatri
di
propaganda
comunista
diffondono
idee
e
fanno
polemiche
,
criticano
con
la
caricatura
,
esaltano
col
simbolismo
.
Il
pubblico
che
li
frequenta
,
pagando
la
poltrona
una
cinquantina
di
lire
,
è
il
pubblico
più
grasso
borghese
che
si
possa
vedere
a
Berlino
.
Contentoni
,
tutti
battono
le
mani
come
matti
.
Per
giunta
al
terz
'
atto
dànno
di
fiato
all
'
entusiasmo
,
acclamando
il
lavoro
e
gli
interpreti
,
con
inequivocabile
voto
.
"
In
maggioranza
si
pensa
,
son
tutti
comunisti
gli
spettatori
!
"
È
chic
oggi
a
Berlino
,
l
'
affermare
di
essere
comunisti
.
Signore
svenevoli
e
signorini
per
dancings
,
vi
dicono
di
essere
comunisti
;
come
ieri
a
Parigi
si
dicevano
relativiste
le
aristocratiche
dame
improvvisatesi
uditrici
di
filosofia
.
"
Ma
la
verità
vera
è
che
questo
entusiasmo
si
limita
agli
applausi
in
teatro
.
È
tutto
snob
.
Oggi
,
vedete
,
son
comunisti
,
ma
la
rivoluzione
,
come
la
guerra
,
non
la
vorrebbe
sul
serio
nessuno
.
Se
no
,
addio
panciate
di
delicatessen
,
al
suono
dei
saxofoni
e
al
tepore
dei
termosifoni
!
"
Ma
intanto
,
gran
ressa
alle
commedie
di
tendenza
politica
.
"
Qui
bisogna
veramente
domandarsi
se
si
tratta
di
incoscienza
borghese
o
di
disprezzo
per
il
famoso
bolscevismo
che
ogni
tanto
spunta
in
Germania
,
ma
non
si
decide
mai
ad
attaccare
.
Tuttavia
il
fenomeno
è
interessante
e
in
fondo
credo
che
ci
sia
nell
'
animo
dei
tedeschi
molta
sicurezza
di
se
stessi
e
molta
incredulità
verso
il
comunismo
.
StampaPeriodica ,
...
E
se
poi
per
concludere
guardiamo
,
come
ormai
ci
ha
abituati
il
Fascismo
,
un
po
'
in
alto
,
non
ci
appare
forse
il
Duce
come
il
più
grande
divulgatore
delle
verità
fasciste
?
Al
Mussolini
creatore
subito
succede
il
Mussolini
divulgatore
;
e
come
non
si
circonda
,
al
modo
asiatico
,
di
tenebre
,
di
mistero
e
di
sacrifici
inumani
per
accrescersi
fascino
e
potenza
,
ma
anzi
,
italianamente
,
lavora
sotto
il
sole
,
in
piena
luce
meridiana
,
sì
che
ognuno
può
vederlo
e
giudicarlo
;
così
le
parole
Egli
usa
non
per
mascherare
i
concetti
,
ma
per
interpretare
le
verità
"
solari
"
e
"
luminose
,
"
che
va
svelando
agl
'
Italiani
.
Mussolini
perciò
,
anche
quando
disputa
,
dinnanzi
agli
scienziati
,
intorno
a
Roma
antica
o
intorno
ai
rapporti
fra
scienza
e
fede
,
soprattutto
allora
,
vorrei
aggiungere
,
s
'
indirizza
al
popolo
,
e
l
'
eloquio
gli
esce
facile
,
colorito
,
incisivo
come
non
mai
.
Senza
dubbio
i
chirurgi
adunatisi
a
Roma
sanno
che
"
alle
sue
radici
greche
chirurgia
non
ha
che
un
modesto
significato
:
lavoro
della
mano
.
"
Certamente
conoscono
le
origini
della
gloriosa
scuola
medica
di
Salerno
,
e
non
una
volta
sola
si
sono
imbattuti
nei
quattro
gloriosi
Maestri
del
Rinascimento
"
cui
ancora
oggi
essa
(
la
scienza
chirurgica
)
,
come
ai
numi
più
venerati
,
devotamente
si
raccomanda
:
da
Andrea
Vesalio
al
Wurtzins
,
da
Paracelso
ad
Ambrogio
Parè
.
"
Certamente
gli
scienziati
convenuti
all
'
Archiginnasio
bolognese
sanno
l
'
origine
delle
ricerche
scientifiche
,
e
che
ne
pensasse
Aristotile
e
come
sorgesse
"
una
scuola
filosofica
greca
,
quella
dei
sofisti
,
che
impugnava
e
irrideva
a
qualsiasi
esperienza
,
negando
l
'
esistenza
del
fenomeno
stesso
.
"
Sì
,
tutto
questo
,
e
molt
'
altro
ancora
,
sanno
gli
scienziati
e
i
chirurgi
;
ma
è
il
popolo
che
non
sa
,
è
al
popolo
quindi
che
si
rivolge
Mussolini
.
E
perché
i
giornalisti
non
dovrebbero
imitarlo
,
estendendo
il
più
possibile
l
'
opera
di
divulgazione
da
Lui
intrapresa
?
...
StampaPeriodica ,
...
Perché
io
potessi
giudicare
in
merito
all
'
accoglienza
fatta
recentemente
dal
pubblico
del
Teatro
Reale
dell
'
Opera
di
Roma
a
le
Sette
Canzoni
del
maestro
Malipiero
,
bisognerebbe
che
io
mi
fossi
trovato
presente
all
'
avvenimento
.
Stando
a
quanto
ne
dicono
i
giornali
,
pare
che
tale
accoglienza
sia
stata
della
stessa
specie
di
quella
,
che
il
pubblico
dell
'
allora
Teatro
Costanzi
di
Roma
fece
,
qualche
anno
prima
della
guerra
,
al
mio
Inno
alla
Vita
,
Musica
futurista
per
orchestra
:
ed
in
quel
tempo
,
pubblico
,
critica
,
musicisti
e
colleghi
si
trovarono
cordialmente
d
'
accordo
nel
riconoscerla
e
dichiararla
giusta
.
Quello
che
allora
accadde
a
me
,
accade
ora
ad
altri
:
il
quale
fatto
dimostra
,
che
se
anche
il
lupo
ha
perduto
il
pelo
,
non
per
questo
ha
perduto
il
vizio
.
Fatti
simili
dureranno
a
succedere
in
Italia
,
finché
:
a
)
La
tutela
della
creazione
musicale
nazionale
non
sarà
passata
dalle
mani
dei
mecenati
dilettanti
e
rammolliti
,
degl
'
impresari
che
hanno
il
loro
denaro
in
pericolo
,
delle
società
nazionali
ed
internazionali
di
mutuo
soccorso
fra
compositori
,
direttori
e
concertisti
,
in
quelle
dello
Stato
;
b
)
Finché
la
creazione
musicale
nazionale
,
divenuta
patrimonio
e
produzione
di
Stato
,
di
proprietà
e
di
utilità
pubblica
nei
suoi
valori
morali
per
il
decoro
e
per
il
buon
nome
della
Patria
e
di
dentro
e
di
fuori
non
sarà
stata
imposta
per
legge
al
rispetto
di
tutti
indistintamente
;
c
)
Finché
lo
Stato
non
avrà
dato
disposizioni
tassative
alla
critica
italiana
,
a
fine
di
uniformare
i
criteri
generali
in
modo
:
che
l
'
azione
della
critica
valga
a
creare
nei
pubblici
la
fede
in
se
stessi
l
'
ammirazione
pei
vincitori
ed
il
rispetto
per
i
vinti
;
così
che
l
'
opera
,
anche
se
riconosciuta
inferiore
nella
sua
realtà
,
non
per
questo
debba
apportare
beffe
,
disprezzo
e
mortificazione
a
chi
l
'
ha
concepita
con
tormento
in
omaggio
ad
un
ideale
nobilissimo
;
d
)
Finché
lo
Stato
non
avrà
fatto
cessare
l
'
esibizionismo
,
il
dilettantismo
pagante
e
non
avrà
mandato
al
confino
tutti
i
ciarlatani
,
i
mezzani
ed
i
sedicenti
protettori
mercanti
dell
'
arte
:
elevando
l
'
arte
al
valore
di
sommo
fattore
politico
,
nel
senso
più
vasto
della
parola
,
manifestazione
del
genio
e
della
potenza
creatrice
di
una
Nazione
.
Dovrei
dire
,
poi
,
una
parola
in
un
orecchio
ai
musicisti
,
ma
costoro
mi
hanno
già
capito
...
StampaPeriodica ,
Questo
autunno
che
s
'
attarda
a
continuare
gli
ultimi
tepori
estivi
e
si
compiace
delle
ottobrate
chiassose
e
salutevoli
ci
ha
portato
anche
un
pessimo
dono
nel
campo
delle
lettere
,
quasi
a
disturbare
la
nostra
beatitudine
nata
dalla
contemplazione
dei
frutti
opimi
e
dal
lucore
del
moscatello
.
Perché
disturbarsi
per
una
mosca
che
ronza
fastidiosa
e
dispiacersi
di
un
cane
rognoso
,
e
arrovellarsi
per
dimostrare
che
questa
vespa
è
l
'
essere
più
benigno
del
mondo
,
se
la
vita
intorno
è
così
bella
,
allettante
,
dilettevole
?
Per
lo
stridente
contrasto
;
a
causa
dei
nervi
tesi
per
il
ricambio
autunnale
?
Non
so
;
certo
,
gran
chiasso
nel
campo
delle
lette
-
re
,
gravi
parole
,
accenti
d
'
ira
e
di
sdegno
;
smisurata
apologia
.
Ed
io
,
che
mi
godevo
il
solicello
,
contento
della
stagione
propizia
alla
mia
nidiata
,
sento
venirmi
all
'
orecchio
questo
gran
fracasso
e
son
costretto
a
volerne
conoscere
le
ragioni
,
a
capirne
i
motivi
.
Scendo
anch
'
io
fra
i
tenzonanti
?
Nemmen
per
sogno
,
che
fra
quelli
il
trambusto
è
così
alto
che
non
riuscirei
a
tirare
il
ragno
dal
buco
.
Quelli
parlano
orribili
favelle
,
cantano
inni
o
innalzano
invettive
,
e
io
invece
voglio
usare
parole
semplici
,
le
più
umili
possibili
,
qual
si
convengono
a
chi
piacciono
il
solicello
e
le
ottobrate
col
vino
di
Frascati
.
Non
temete
di
essere
costretti
a
gran
fatica
,
che
basta
ben
poco
a
giudicare
gl
'
Indifferenti
.
Alcuni
se
la
son
cavata
con
parole
poco
parlamentari
ma
efficacissime
:
"
porcherie
"
;
altri
han
detto
e
non
detto
:
fra
la
gioia
e
il
disgusto
,
sono
rimasti
di
parere
incerto
;
altri
ancora
,
con
le
lagrime
dell
'
entusiasmo
agli
occhi
hanno
gridato
che
finalmente
abbiamo
avuto
il
capolavoro
.
A
Borgo
a
Mozzano
,
delizioso
paese
di
Val
di
Serchio
,
è
in
piedi
sempre
un
famosissimo
ponte
:
"
il
ponte
del
Diavolo
.
"
Ha
un
arco
a
tutto
sesto
che
è
una
meraviglia
a
guardarsi
,
e
certo
,
nei
tempi
in
cui
fu
gettato
,
non
poca
fatica
dovette
costare
,
se
fra
quei
popolani
è
ancora
viva
una
leggenda
burlesca
,
che
Giuseppe
Giusti
ricorda
nella
lettera
scritta
al
suo
precettore
,
Andrea
Francioni
,
il
30
ottobre
1836
.
Giunto
il
poeta
al
culmine
della
famosissima
arcata
,
incontrò
un
contadino
al
qua
-
le
chiese
come
mai
il
ponte
avesse
preso
il
nome
del
diavolo
.
N
'
ebbe
questa
risposta
,
senza
dubbio
dopo
gli
scongiuri
di
prammatica
ché
il
contadino
si
trascinava
sulle
spalle
un
buon
carico
di
legna
da
portare
a
salvamento
:
"
Che
vuol
che
gli
dica
?
Raccontano
che
San
Giuliano
,
quando
fece
il
ponte
,
per
finire
questo
arco
chiamò
quell
'
...
amico
,
e
gli
disse
che
l
'
aiutasse
;
ma
chi
sa
poi
se
è
vero
?
Chiese
dunque
aiuto
al
...
gli
chiese
aiuto
(
qui
ci
accorgemmo
che
il
buon
uomo
aveva
scrupolo
a
no
-
minare
il
diavolo
)
,
e
gli
promise
la
prim
'
anima
che
ci
fosse
passata
su
.
Quando
fu
finito
,
San
Giuliano
,
per
canzonarlo
,
di
laggiù
di
fondo
aizzò
un
cane
,
e
poi
gli
tirò
una
stiacciata
su
per
il
ponte
:
il
cane
corse
dietro
alla
stiacciata
,
e
qui
,
dove
toccò
col
piede
,
l
'
agguantò
.
Quello
,
che
stava
a
vedere
chi
passava
il
primo
,
subito
gli
dà
addosso
,
e
quando
s
'
avvide
che
era
un
cane
invece
d
'
un
cristiano
,
lo
scaraventò
con
tanta
rabbia
in
terra
,
che
sfondò
qui
e
passò
di
sotto
.
Ma
sarà
vero
?
Lo
dicono
:
Ma
chi
c
'
era
allora
?
"
Questo
è
toccato
in
sorte
ai
nostri
critici
,
un
cane
,
invece
di
un
'
anima
,
ma
essendo
discordi
sulla
sua
natura
,
c
'
è
chi
lo
scaraventa
con
rabbia
in
terra
e
chi
,
invece
,
gli
innalza
archi
di
trionfo
.
Lo
stile
Capolavoro
:
e
si
rimane
perplessi
nel
dover
giudicare
.
È
come
quando
ci
si
trova
nello
studio
di
un
pittore
amico
che
ci
presenta
un
suo
mediocre
,
o
brutto
quadro
:
Bello
,
bellissimo
,
meraviglioso
,
e
poi
di
dietro
corna
e
peste
,
o
,
pian
pianino
,
si
incomincia
a
trovare
sgraziata
quella
linea
,
poi
la
pennellata
così
e
così
,
prima
,
con
parole
che
non
dicono
tutto
il
pensiero
,
poi
,
mano
mano
,
sempre
più
accentuando
.
Capolavoro
,
han
detto
:
ma
,
oggi
:
non
esageri
,
il
Moravia
;
trovi
la
misura
;
e
,
prima
,
lo
hanno
esaltato
,
lo
hanno
,
come
si
dice
,
montato
,
e
lui
si
è
fatto
montare
.
Capolavoro
:
ed
eccoci
col
naso
contro
una
improprietà
dopo
poche
righe
.
Offerta
?
no
,
invito
.
Ed
eccoci
a
contare
quarantuno
"
indifferenti
"
e
"
indifferenza
,
"
e
chissà
quanti
ne
abbiamo
lasciati
per
via
.
Non
basta
,
ché
c
'
imbattiamo
in
uno
"
stupore
di
vetro
,
"
in
una
"
disgustata
pietà
"
;
in
una
voce
alzata
"
al
diapason
più
forte
"
;
in
una
risata
agra
;
in
"
machiavellismi
tenebrosi
"
;
in
una
donna
che
"
tutta
nuda
gli
(
al
giovane
amante
)
sarebbe
venuta
incontro
a
passo
di
danza
.
"
Immaginarsela
questa
scena
è
un
piacere
da
ingrassare
.
Io
non
sono
pedante
,
né
purista
al
cento
per
cento
,
ma
quando
si
legge
:
"
Si
può
?
domandò
la
testa
:
tutti
si
voltarono
,
"
e
via
,
ci
voltiamo
anche
noi
in
attesa
di
una
testa
che
parli
,
magari
una
testa
di
fantoccio
.
E
non
è
tutto
,
ché
a
pagina
71si
afferra
il
gesto
per
il
polso
:
"
Allora
prenditi
questo
;
Michele
alzò
la
mano
...
ma
per
il
polso
,
con
una
sorprendente
rapidità
,
il
gesto
venne
afferrato
,
rintuzzato
.
"
Che
c
'
entra
Moravia
?
Egli
ha
trovato
l
'
affare
e
ne
gongola
,
di
certo
;
sono
i
critici
che
hanno
le
stampelle
storte
,
e
amano
bighellonare
perché
leggersi
trecento
fitte
pagine
obiettivate
antropocentricamente
è
fatica
non
lieve
e
costa
un
mal
d
'
occhi
non
indifferente
.
Ma
a
che
giuoco
giuochiamo
?
al
giuoco
del
capolavoro
?
Siamo
intesi
,
evviva
il
capolavoro
e
le
patrie
lettere
son
salve
.
E
quel
povero
Verga
è
morto
misero
di
lodi
,
e
a
quel
povero
Pascoli
a
momenti
si
negava
perfino
l
'
estro
poetico
,
e
a
Moravia
invece
il
saluto
alla
voce
e
plausi
fino
ad
arrossare
e
indolenzire
le
palme
delle
mani
,
appena
con
la
testa
fuori
del
guscio
...
Nelle
prime
pagine
specialmente
,
battute
di
dialogo
sciatte
,
puerili
,
di
una
sorprendente
cafoneria
.
E
in
seguito
si
cerca
invano
la
pagina
che
ti
elevi
,
che
dia
vibrazioni
,
che
ti
riporti
alla
luce
o
ti
inabissi
,
anche
questo
ci
si
può
aspettare
dal
capolavoro
,
fra
quelle
tenebre
.
Racconta
il
ferocissimo
e
acutissimo
Boine
:
"
A
me
viene
in
mente
certo
tiro
che
feci
in
liceo
al
professore
di
storia
naturale
,
quando
gli
portai
in
classe
l
'
osso
di
bue
con
cui
mia
madre
aveva
fatto
il
brodo
due
giorni
prima
.
Gli
dissi
,
documentando
,
ch
'
era
un
osso
fossile
.
Lo
studiò
con
la
lente
un
mese
e
in
ultimo
decise
che
fosse
un
femore
d
'
ursus
spelaens
.
"
Era
soltanto
una
giunta
da
brodo
.
L
'
argomento
Dobbiamo
parlarne
?
Ci
son
cose
così
gustose
intorno
,
che
ben
sarebbe
rivolgere
ad
esse
la
nostra
attenzione
anziché
guastarci
l
'
appetito
e
la
serenità
con
la
roba
ammannita
dal
Moravia
.
Una
madre
con
l
'
amante
;
una
figlia
che
ruba
l
'
amante
alla
madre
;
un
figlio
che
assiste
e
solo
pensa
;
e
poi
,
sempre
,
oscene
nudità
,
osceni
desideri
,
sorda
,
malata
libidine
.
Oh
,
la
sana
voluttà
!
Ma
dov
'
è
?
Nulla
di
tra
-
volgente
;
qui
la
natura
è
proprio
abortita
;
nemmeno
è
mostruosa
,
or
-
renda
.
Ci
sono
vecchi
satiri
,
dagli
oc
-
chi
scintillanti
e
dalle
froge
aperte
,
nella
vita
;
ci
sono
giovani
insaziabili
,
senza
molti
scrupoli
;
femmine
avi
-
de
,
con
bramosie
bestiali
,
ma
gente
che
fa
quello
che
il
Moravia
ci
fa
vedere
,
francamente
quella
dev
'
essere
una
conoscenza
solo
sua
,
personalissima
,
una
esperienza
che
nessuno
ha
desiderio
di
contestargli
,
tanto
è
sog
-
gettiva
.
Ne
rimanga
padrone
,
padronissimo
.
Io
,
la
primavera
,
vado
spesso
in
campagna
,
in
una
deliziosa
villa
purtroppo
non
mia
...
Dietro
la
villa
,
sulla
porta
di
una
capannuccia
fatta
apposta
,
c
'
è
un
truogolo
e
col
muso
dentro
una
scrofa
e
un
verro
vi
grufolano
se
non
dormono
.
Non
me
ne
accorgo
.
Non
sento
,
non
vedo
tanto
tutto
l
'
altro
è
bel
-
lo
e
mi
conquide
.
Invece
,
il
Moravia
,
lo
vede
ed
è
conquiso
solo
dal
truogolo
,
sente
solo
la
vita
della
scrofa
e
del
verro
.
Si
accomodi
pure
.
È
libero
col
suo
editore
di
imbrancarvi
-
si
,
ma
non
tanto
libero
di
imporre
la
circolazione
della
loro
malattia
.
Intesi
!
Ma
non
c
'
è
nulla
,
proprio
nulla
?
Nulla
:
perverso
squallore
,
abietta
aridità
.
Ci
sono
affermazioni
indegne
,
da
ricacciare
in
gola
a
chi
le
pronuncia
:
"
sciagurata
figura
del
nostro
tempo
corrotto
.
"
Di
quale
tempo
parla
il
Moravia
?
Del
suo
tempo
;
forse
dei
suoi
giorni
,
e
delle
sue
ore
;
non
del
nostro
tempo
,
ché
il
nostro
è
così
chiaro
,
luminoso
,
puro
,
che
dal
contrasto
risulta
palese
la
sua
indegnità
...
Quanta
bellezza
da
sette
anni
!
Campi
in
rigoglio
,
officine
sonanti
,
opere
grandiose
,
canti
e
canti
;
dolcissimi
canti
di
amore
,
vibranti
canzoni
di
guerra
,
inni
di
vita
.
"
Oggi
,
dopo
sette
anni
,
siamo
più
giovani
,
più
forti
,
più
implacabili
di
prima
!
"
Che
impeto
di
fede
!
Nel
discorso
delle
beatitudini
Cristo
disse
:
"
Voi
siete
la
luce
del
mondo
.
Non
può
rimaner
nascosta
una
città
situata
su
di
un
monte
.
"
Roma
è
ferma
da
ventotto
secoli
su
sette
e
più
colli
.
Roma
splende
di
luce
meridiana
.
Il
Genio
,
oggi
,
la
guida
.
Povero
giovinotto
,
fa
pietà
.
Compatirlo
bisogna
,
il
povero
Moravia
,
egli
è
sordo
e
cieco
,
seppellito
com
'
è
nel
truogolo
.
Continui
a
grufolare
,
e
i
critici
esaltanti
gli
tengano
buona
compagnia
.
StampaPeriodica ,
C
'
è
tanta
gente
,
anzi
,
troppa
gente
che
ama
indugiare
sul
luogo
comune
.
Ho
parlato
in
questo
giornale
di
libertà
di
pensare
,
ho
parlato
a
lungo
della
moralità
giornalistica
:
argomenti
che
poggiano
sopra
la
logica
ed
evidente
base
della
libertà
di
stampa
.
Non
so
perché
ma
parecchi
non
vogliono
capire
.
Se
quanto
ho
scritto
ed
ho
parlato
col
solito
costume
mio
,
alto
e
forte
mi
ha
arrecato
plausi
,
e
non
da
parte
di
antifascisti
,
ma
da
parte
di
provati
fascisti
,
e
se
la
cosiddetta
"
censura
"
ha
lasciato
passare
,
credo
che
una
buona
prova
per
l
'
esistenza
della
libertà
di
stampa
si
sia
raggiunta
.
Ma
è
tema
così
ampio
che
c
'
è
motivo
e
mezzo
di
fermarvisi
sopra
ancora
un
poco
.
Ci
sono
equivoci
di
buonafede
(
la
malafede
non
è
mai
degna
di
discussione
)
da
spiegare
.
Vediamone
uno
.
Si
crede
che
dalle
parole
ai
fatti
corra
troppo
spazio
.
Va
bene
si
dice
parlare
ed
affermare
che
questa
libertà
esiste
,
ma
poi
nella
quotidiana
realtà
ci
si
accorge
che
essa
è
un
ben
lontano
mito
.
E
perché
?
chiedo
io
perché
?
Forse
perché
c
'
è
il
Tizio
cui
preme
non
si
parli
del
tale
delicato
affare
?
Forse
perché
questo
Tizio
ha
la
data
carica
e
per
il
buon
nome
non
deve
essere
toccato
?
Sciocchezze
.
Ripeto
ciò
che
altre
volte
ho
scritto
:
il
problema
della
libertà
di
stampa
è
problema
di
psicologia
individuale
,
di
coraggio
o
di
viltà
.
Il
pensiero
di
Mussolini
è
molto
chiaro
,
preciso
.
Se
il
pensiero
e
la
volontà
del
Duce
non
trovano
corrispondenza
nei
fatti
(
ed
io
non
lo
credo
in
assoluto
)
occorre
colpire
chi
questo
impedisce
.
E
precisamente
il
signor
Tizio
di
cui
sopra
.
Mi
stupisce
che
tutto
proceda
bene
.
Errano
tutti
e
spesso
perché
è
umano
.
Il
Fascismo
non
errerà
,
ma
possono
errare
i
suoi
uomini
.
E
questi
uomini
devono
essere
colpiti
,
pubblicamente
.
Metodo
scandalistico
?
No
,
metodo
squadrista
:
netto
e
reciso
.
Tagliare
e
colpire
.
Non
c
'
è
da
aver
sciocche
e
stolide
paure
.
Nulla
ha
da
scapitare
,
ha
sempre
da
guadagnare
il
Partito
quando
favorisce
la
giusta
epurazione
.
Vuole
una
sua
soddisfazione
anche
il
cittadino
,
il
quidam
.
Noi
fascisti
,
sani
e
vecchi
,
dobbiamo
darla
con
assoluta
volontà
intransigente
.
Mi
stupisce
che
tutto
proceda
bene
,
e
vorrei
,
perché
sia
seguita
la
volontà
del
Duce
,
che
qualche
cosa
sia
detto
su
ciò
che
non
va
tanto
bene
.
Sono
voci
idiote
?
Sono
"
si
dice
"
?
Mancano
le
prove
?
Ed
allora
alla
gogna
gli
imbecilli
responsabili
,
al
confino
i
giornalisti
cretini
.
Sono
voci
vere
?
Critiche
esatte
?
Critiche
fasciste
?
Ed
allora
:
esami
,
modifiche
,
punizioni
,
miglioramenti
.
È
sistema
rapido
che
offre
il
vantaggio
indiscutibile
di
tarpare
le
ali
a
quella
ignobile
nottola
del
mormorio
.
Certi
problemi
affiorano
che
sono
poi
sepolti
.
Ma
ove
esistono
uomini
nulla
è
sepolto
.
Diversi
recenti
episodi
l
'
hanno
provato
.
Ed
hanno
provato
il
valore
degli
individui
,
la
onestà
dei
fascisti
,
la
libertà
di
stampa
,
l
'
intelligenza
dei
Prefetti
.
Le
eccezioni
di
oggi
dovrebbero
essere
le
normalità
di
domani
.
Guai
al
Fascismo
il
giorno
che
dovesse
aver
paura
della
critica
!
E
Mussolini
,
veggente
,
ha
detto
:
io
voglio
la
critica
.
Critica
e
vociferazione
:
due
cose
distinte
:
due
modi
di
accoglierle
:
studio
per
la
prima
,
bastone
per
la
seconda
.
Occorre
poi
non
essere
troppo
zelanti
.
Il
garzone
troppo
zelante
cambia
dieci
padroni
e
dieci
padroni
manda
in
rovina
.
Vi
sono
gli
zelanti
della
politica
.
E
di
questi
già
sovente
mi
sono
occupato
,
per
cui
non
necessita
spendere
altre
parole
a
ripetere
cose
note
.
Sono
individui
che
nello
esagerato
protezionismo
nascondo
-
no
sovente
particolari
interessi
.
Vi
sono
gli
zelanti
della
morale
.
A
costoro
raccomando
calma
e
sangue
freddo
.
Non
si
pubblica
la
cronaca
dei
suicidi
.
Sono
contenti
?
Si
limitano
a
sommarie
notizie
,
i
resoconti
di
delitti
,
furti
,
scassi
,
etc
.
Sono
contenti
.
Ma
poi
non
occorre
esagerare
.
La
cronaca
è
cronaca
ed
ha
le
sue
esigenze
.
Le
statistiche
sono
statistiche
e
non
possono
venire
annullate
.
Non
voglio
che
imbastiscano
romanzi
polizieschi
a
diletto
delle
portinaie
e
delle
ragazzine
in
cerca
del
brivido
.
Ma
trovo
poi
ridicoli
certi
catonismi
.
C
'
è
a
Milano
un
processo
Pollastri
.
I
giornali
se
ne
occupano
ampiamente
.
Tutta
Italia
sa
quanto
fece
la
famigerata
banda
.
È
bene
parlare
per
meglio
colpire
.
Perché
calare
dei
basta
!
senza
senso
?
Di
che
si
vuole
parlare
?
Tutta
Milano
sa
che
un
Caio
si
è
buttato
dal
Duomo
;
i
giornali
non
ne
parlano
.
Può
essere
giusto
;
anzi
,
poiché
è
disposizione
,
è
giusto
.
A
Lodi
od
a
Vigevano
non
lo
sapranno
.
Ma
v
'
è
realmente
una
educazione
morale
?
...
Chi
si
oppone
alla
licenza
è
saggio
fascista
.
Chi
si
oppone
alla
libertà
è
un
idiota
.
StampaPeriodica ,
L
'
operaio
dev
'
essere
istruito
:
s
'
istruisca
l
'
operaio
,
e
cadranno
innanzi
a
lui
l
'
impostura
,
e
la
tirannide
.
Queste
parole
,
se
volete
saperlo
,
sono
di
un
eroe
del
nostro
secolo
dallo
stile
laconico
,
dette
in
una
tornata
democratica
in
Genova
.
L
eroe
però
non
si
avvide
,
che
in
senso
assai
diverso
da
quello
in
cui
furono
pronunziate
suonarono
una
grande
verità
,
una
di
quelle
verità
,
ch
escono
sovente
di
bocca
anche
agli
stessi
nemici
della
verità
;
come
,
a
cagione
d
esempio
,
se
ne
sentirono
dalla
bocca
di
un
Balaano
indovino
,
e
di
Caifa
,
il
peggiore
forse
dei
nemici
del
Redentore
.
Or
bene
siccome
appunto
suonano
una
grande
verità
,
così
il
Veridico
se
ne
serve
in
questa
prima
comparsa
per
far
conoscere
il
bisogno
che
ha
il
popolo
operaio
di
essere
istruito
,
ed
annunziare
,
che
non
mancherà
mai
nelle
sue
colonne
un
articolo
diretto
a
questa
istruzione
.
Ma
parliamo
chiaro
;
perché
questa
dev
essere
sempre
la
sua
divisa
,
di
quale
istruzione
credete
voi
che
si
parli
qui
?
chi
sa
a
che
stramberie
andate
voi
pensando
.
Non
vi
stancate
il
capo
,
vi
risponde
il
Ve
-
ridico
in
due
parole
:
di
quella
,
di
cui
maggiormente
v
è
oggi
bisogno
,
dell
istruzione
religiosa
anzitutto
;
perché
la
sola
religione
è
l
unica
,
vera
,
solidissima
base
d
ogni
civiltà
,
d
ogni
perfezionamento
,
d
ogni
educazione
,
e
ben
essere
dei
popoli
.
Senza
la
religione
,
siatene
sicuri
,
il
mondo
sociale
non
può
durarla
a
lungo
,
ma
è
necessario
che
si
sfaceli
e
cada
in
un
orribile
caos
,
in
cui
perduta
ogni
norma
del
lecito
e
dell
illecito
,
del
giusto
e
dell
ingiusto
,
del
vero
e
del
falso
non
si
conoscono
più
i
nomi
di
diritto
,
di
proprietà
,
di
onestà
,
di
soggezione
,
ma
solo
quelli
del
delitto
,
del
sacrilegio
,
della
rapina
,
del
libertinaggio
,
dell
'
anarchia
.
Esaminate
,
ma
spassionatamente
,
i
fatti
che
accadono
poco
lungi
da
noi
,
e
conoscerete
se
sia
proprio
il
Veridico
che
parla
.
E
a
questo
orribile
caos
appunto
i
moderni
sedicenti
rigeneratori
cercano
di
educare
i
popoli
,
sottraendoli
totalmente
con
mille
arti
infernali
ad
ogni
idea
di
Dio
,
di
religione
,
di
anima
,
d
immortalità
,
ed
informandoli
invece
all
oscenità
,
alla
licenza
,
alle
turpitudini
,
alle
bestemmie
.
E
tutto
questo
sapete
perché
?
per
formare
in
seguito
del
popolo
operaio
un
automa
,
ossia
per
meglio
intenderci
,
un
materiale
instromento
nelle
loro
mani
,
che
corrisponda
e
serva
fedelmente
ai
loro
perversi
disegni
.
Il
volgo
,
scusatemi
,
ma
son
Veridico
e
non
posso
tacere
la
verità
,
il
volgo
è
ordinariamente
ignorante
,
e
nella
sua
ignoranza
serve
a
meraviglia
di
eco
e
di
portavoce
,
grida
sovente
al
lupo
,
solo
perché
sente
gridare
gli
altri
,
e
si
lascia
facilmente
allettare
come
il
pesce
dall
esca
,
che
nasconde
l
'
amo
avvelenato
destinato
a
privarlo
dolosamente
di
vita
.
Il
Veridico
adunque
non
la
risparmierà
a
fatica
per
dimostrare
al
popolo
la
verità
,
e
la
santità
della
religione
che
professa
,
il
rispetto
,
che
perciò
le
deve
coll
onestà
della
vita
.
Oltre
a
ciò
si
adopererà
nello
smascherare
le
ipocrisie
dei
maligni
,
nel
confutare
gli
errori
degli
empi
,
nel
ribattere
le
massime
perverse
anticattoliche
della
giornata
a
solo
fine
di
preservare
questo
popolo
,
per
quanto
è
possibile
,
dal
torrente
della
corruzione
e
del
pervertimento
,
in
una
parola
farlo
essere
geloso
del
più
prezioso
tesoro
che
possieda
,
della
religione
cioè
e
della
fede
.
Verificata
così
la
prima
parte
della
sentenza
dell
eroe
,
istruito
cioè
il
popolo
nei
religiosi
doveri
,
si
verificherà
ancora
la
seconda
,
cioè
cadranno
innanzi
a
lui
l
'
impostura
e
la
tirannide
.
In
altri
termini
non
sarà
così
facile
a
piegarsi
come
fragile
canna
ad
ogni
soffio
di
perversa
dottrina
;
saprà
discernere
i
lupi
sotto
la
pelle
d
agnello
;
saprà
schermirsi
dalle
loro
insidie
maligne
,
e
l
impostura
e
l
ipocrisia
non
potendo
far
più
breccia
nel
popolo
,
sarà
costretta
a
cadere
senza
meno
esecrata
e
maledetta
da
tutti
.
Questo
popolo
allora
sarà
veramente
libero
dalla
tirannide
e
dalla
schiavitù
,
a
cui
gli
umanitari
del
nostro
secolo
vogliono
ad
ogni
costo
ridurlo
.
Quale
sia
questa
tirannide
e
schiavitù
,
il
Veridico
non
si
prende
la
pena
di
spiegarlo
,
perché
troppo
chiaramente
lo
dicono
quei
popoli
infelici
,
che
già
ne
sperimentano
i
lagrimevoli
effetti
nel
dispotismo
,
nell
oppressione
,
nella
fame
,
nella
miseria
,
nelle
imposte
,
nell
immoralità
,
nella
irreligione
,
nelle
ruine
immense
di
anime
,
di
corpo
,
di
sostanze
,
di
tutto
.
StampaPeriodica ,
A
mezzodì
,
nella
tanca
,
tranne
qualche
belato
,
qualche
dòndolo
di
campano
,
non
si
udiva
altro
.
Faceva
un
gran
sole
di
maggio
.
Si
sentiva
nel
cielo
,
nell
'
aria
,
qualcosa
di
invincibilmente
languido
e
soffocante
che
faceva
sognare
e
soffrire
,
e
Nenaldu
sognava
e
soffriva
.
Aveva
tratto
di
tasca
la
sua
leppa
dal
manico
di
corno
e
s
'
era
rimesso
a
intagliare
la
sua
zucchetta
rossigna
ben
avvinata
.
Che
arsura
!
Non
s
'
udiva
una
voce
.
Anche
la
correntia
della
fontana
pareva
tacesse
.
Nenaldu
lavorava
lavorava
senza
vedere
,
senza
udire
,
febbricitante
,
allucinato
.
Aveva
già
disegnato
da
una
parte
della
zucca
il
sole
e
le
stelle
,
i
buoi
e
l
'
aratro
come
gli
aveva
detto
la
voce
del
sogno
.
In
sogno
una
voce
gli
aveva
detto
:
Quando
scolpirai
una
zucca
e
avrai
fatto
il
fuso
e
la
rocca
e
in
mezzo
la
figura
di
Mallena
col
suo
vestito
nuovo
di
broccato
,
allora
Mallena
t
'
amerà
,
ma
se
tu
la
baci
morirai
...
Il
pastore
superstizioso
ricordava
e
fantasticava
.
La
voce
aveva
detto
il
vero
?
Che
cosa
bella
!
Mallena
l
'
avrebbe
amato
e
egli
le
avrebbe
offerto
latte
e
miele
tutti
i
giorni
.
Api
ora
ne
avevano
molte
.
Quanti
bugni
?
Quasi
cento
.
Tutto
l
'
ovile
era
pieno
d
'
albatri
e
di
rosmarini
:
anche
il
gregge
aumentava
.
L
'
inverno
era
stato
dolce
,
non
era
discesa
brina
e
l
'
erba
era
alta
e
fitta
come
ferrana
.
Mallena
sarebbe
stata
sua
moglie
e
l
'
avrebbe
baciata
...
Baciarla
?
ma
poi
sarebbe
morto
!
A
questo
pensiero
il
pastore
rabbrividì
e
gli
venne
voglia
di
piangere
e
di
pregare
.
Mallena
aveva
gli
occhi
così
belli
e
vellutati
e
la
bocca
così
fresca
e
così
rossa
!
Le
labbra
parevano
di
corallo
,
anche
a
costo
di
morire
l
'
avrebbe
baciata
.
E
continuava
a
scolpire
con
lena
la
sua
zucca
.
E
scolpiva
e
scolpiva
.
E
fece
il
fuso
e
fece
la
rocca
con
un
bel
fiocco
di
lino
e
poi
la
testa
,
le
braccia
,
tutto
il
corpo
agile
e
flessuoso
della
fanciulla
.
Che
cosa
meravigliosa
!
Mallena
pareva
viva
!
E
si
fece
sera
.
Salì
la
stella
dei
pastori
,
e
dagli
oleastri
caddero
le
grandi
ombre
della
notte
.
Il
pastore
fantasticava
ancora
,
vedeva
sempre
il
sole
bello
di
mezzodì
e
sentiva
il
profumo
inebbriante
della
menta
selvatica
e
del
timo
.
Le
calandre
cantavano
.
Dietro
una
gran
roccia
egli
conosceva
un
bel
giaciglio
di
borraccina
rossa
:
vicino
fiorivano
le
pratelline
e
gli
asfodeli
bianchi
.
Lì
,
in
mezzo
alla
caldura
e
al
profumo
,
avrebbe
condotta
Mallena
,
la
figlia
di
Cosimo
di
Serra
,
il
vignataro
,
e
avrebbe
aspettato
l
'
ombra
,
e
poi
sarebbe
salita
la
luna
piena
,
grande
e
rossa
come
il
sole
,
e
le
stelle
avrebbero
brillato
tutta
la
notte
.
Nenaldu
sorrise
al
suo
sogno
e
al
suo
amore
innocente
.
Era
un
bambino
magro
e
bruno
di
dodici
anni
,
sempre
un
po
'
malato
e
febbricitante
.
La
madre
era
morta
tisica
e
il
padre
l
'
avevano
ucciso
.
Egli
era
rimasto
solo
col
nonno
.
Nella
bassura
,
vicino
al
murello
,
s
'
udì
una
voce
.
-
Mallena
!
fece
il
pastore
.
Pigliò
la
zucca
e
corse
.
-
O
Nenà
,
mi
dai
del
latte
?
È
per
Rosina
che
è
malata
...
Il
fanciullo
andò
all
'
ovile
e
tornò
subito
col
latte
fresco
e
spumoso
munto
allora
allora
.
Tremava
tutto
.
Guardò
fisso
fisso
la
fanciulla
che
stava
zitta
con
la
bocca
tutta
sorriso
e
le
fece
vedere
la
zucca
.
-
Vedi
come
è
bella
!
Ecco
il
sole
,
le
stelle
,
il
fuso
e
la
rocca
,
e
questa
...
indovina
chi
è
?
-
Chi
è
?
-
fece
la
fanciulla
.
-
Questa
sei
tu
-
-
rispose
Nenaldu
impallidendo
-
Mi
vuoi
bene
?
Mallena
arrossì
e
fuggì
via
col
piccolo
seno
ansante
,
inebriata
.
La
notte
il
piccolo
pastore
fantasticò
a
lungo
.
Si
destò
così
presto
che
ancora
le
stelle
del
cielo
erano
fitte
fitte
e
non
si
udiva
cantare
né
una
quaglia
né
una
lodola
.
Allora
si
ricordò
delle
parole
del
sogno
ed
ebbe
veramente
una
grande
paura
.
Morire
,
non
muoversi
più
,
non
vedere
più
!
Che
orrore
!
E
il
nonno
a
chi
avrebbe
lasciato
le
pecore
,
i
bugni
,
i
denari
?
Quest
'
idea
lo
colpì
e
gli
venne
in
mente
che
il
vecchio
li
custodiva
dentro
una
piccola
anfora
rossa
che
aveva
trovato
vicino
a
un
nuraghe
.
Il
fanciullo
cominciò
a
esaltarsi
,
s
'
immaginò
d
'
essere
già
fidanzato
di
Mallena
ma
il
nonno
non
gli
voleva
dare
né
denari
,
né
pecore
e
lo
voleva
cacciare
dall
'
ovile
perché
odiava
a
morte
Cosimo
di
Serra
,
il
vignataro
.
Egli
allora
una
notte
che
il
nonno
era
andato
a
Sassari
colla
bisaccia
piena
di
formaggio
era
corso
al
nascondiglio
e
si
era
impadronito
dell
'
anfora
rossa
piena
d
'
oro
e
d
'
argento
.
Poi
se
n
'
era
andato
lontano
lontano
verso
la
Nurra
grande
e
deserta
,
piena
di
àlbatri
e
di
cinghiali
,
e
lì
s
'
era
fatto
un
bell
'
ovile
e
aveva
molte
pecore
e
molti
bugni
.
E
Mallena
era
con
lui
,
la
fanciulla
s
'
era
fatta
più
alta
e
più
bella
,
una
rosa
di
rio
,
e
egli
non
poteva
resistere
più
e
baciava
la
cara
creatura
sui
capelli
e
sugli
occhi
grandi
e
neri
.
Che
dolcezza
!
In
questa
esaltazione
Nenaldu
si
assopì
.
Ma
ecco
udiva
la
voce
del
sogno
.
Ebbe
di
nuovo
una
grande
paura
della
morte
e
gli
parve
che
il
cuore
non
gli
battesse
più
,
che
la
vita
gli
si
confondesse
.
Si
vide
tutto
giallo
,
con
gli
occhi
chiusi
,
con
la
carne
fredda
,
immobile
,
rigido
.
L
'
incubo
gli
fu
d
'
un
tratto
sopra
e
urlò
disperatamente
.
-
Che
ài
?
-
fece
la
voce
del
vecchio
-
Sogni
?
Lévati
che
è
mattutino
!
Nenaldu
si
levò
,
pallido
;
le
stelle
erano
già
tramontate
e
uscì
il
sole
e
venne
il
meriggio
caldo
e
luminoso
.
In
quel
sole
meridiano
,
in
quel
silenzio
immenso
della
solitudine
,
il
pastore
superstizioso
sentì
la
presenza
della
morte
.
Guardò
ancora
a
lungo
,
mentre
il
gregge
meriggiava
,
verso
l
'
oliveto
solatio
pieno
di
gramigna
e
di
papaveri
fiammanti
,
ma
Mallera
non
apparì
.
E
passò
la
sera
e
venne
la
notte
,
ma
di
qua
dal
murello
non
udì
la
vocina
dolce
della
fanciulla
.
La
notte
ebbe
la
febbre
e
delirò
.
La
mattina
poté
ancora
levarsi
e
scendere
col
gregge
alla
fontana
.
Si
portò
con
sé
la
zucca
e
non
si
stancava
di
contemplarla
con
una
fissità
quasi
tragica
;
quando
non
poteva
resistere
più
alla
passione
,
la
baciava
...
Ed
ecco
di
nuovo
l
'
incubo
della
morte
.
Verso
il
meriggio
Mallena
giunse
alla
fontana
per
acqua
.
Nenaldu
stette
immobile
a
guardarla
come
allucinato
,
poi
le
disse
con
voce
fioca
e
triste
:
-
T
'
ò
aspettato
ieri
,
Malle
'
!
-
Che
ài
!
come
sei
bianco
!
-
rispose
la
fanciulla
spaventata
.
-
Che
ò
?
Ti
voglio
bene
!
Mallena
sorrise
,
le
venne
una
gran
voglia
di
baciare
quel
viso
pallido
illuminato
da
due
strani
occhi
azzurri
e
di
fuggirsene
.
Ma
nella
fontana
v
'
era
gente
.
Volle
andare
via
,
era
turbata
e
inebriata
.
Nenaldu
la
seguì
,
dietro
alla
svolta
della
viottola
la
chiamò
con
voce
fievole
e
carezzevole
;
le
disse
ancora
:
-
Malle
'
,
mi
vuoi
bene
tu
?
-
Sì
...
-
rispose
la
fanciulla
sorridendo
a
pena
,
con
voce
quasi
inaudibile
.
-
Senti
,
la
voce
del
sogno
m
'
à
detto
che
se
io
ti
bacio
muoio
;
ma
non
ò
paura
,
sai
,
di
morire
,
baciami
...
-
Se
muori
tu
,
morirò
anch
'
io
-
aggiunse
la
fanciulla
con
voce
più
triste
,
e
porse
le
labbra
all
'
innamorato
che
la
baciò
con
infinita
passione
.
Il
giorno
dopo
il
pastore
non
poté
levarsi
.
A
pena
tornato
all
'
ovile
era
stato
colto
dal
terrore
.
Quanto
aveva
pianto
!
Cominciò
a
delirare
e
nel
delirio
vedeva
la
sua
roccia
con
la
borraccina
rossa
,
col
profumo
delle
pratelline
e
del
mentastro
,
e
Mallena
l
'
amava
e
egli
la
baciava
sugli
occhi
neri
e
sulla
bocca
di
corallo
.
Il
delirio
si
fece
più
acuto
.
Infine
pallido
pallido
,
con
gli
occhi
vitrei
,
atterriti
,
vuoti
d
'
un
vuoto
indicibile
,
quando
gli
si
avvicinava
pietosamente
il
nonno
urlava
,
vaneggiando
:
-
La
morte
!
la
morte
!
Il
vecchio
credette
che
il
fanciullo
fosse
affatturato
.
Chinò
la
testa
con
tristezza
sconsolante
e
disse
:
-
Pare
pazzo
!
Anche
la
madre
è
morta
di
delirio
.
Verso
sera
il
pastore
improvvisamente
spirò
.
Prima
di
morire
volle
la
bella
zucca
intagliata
,
se
la
strinse
forte
forte
al
petto
,
baciò
la
piccola
figura
e
esclamò
,
piano
,
con
voce
che
era
un
sospiro
di
desiderio
:
-
Vedi
,
Mallena
mia
,
com
'
è
bella
!
Questo
è
il
sole
e
queste
son
le
stelle
...
Il
vecchio
si
trovò
solo
ed
ebbe
paura
di
quella
solitudine
.
Pianse
come
un
bambino
,
si
disperò
,
chiamò
il
nipote
coi
nomi
più
dolci
,
lo
baciò
,
gli
chiese
perdono
,
tante
volte
perdono
...
Qualche
volta
l
'
aveva
battuto
,
era
stato
crudele
con
quella
povera
creatura
!
-
Perdono
,
perdono
-
urlò
ancora
il
vecchio
con
disperazione
;
Poi
ad
un
tratto
diventò
tetro
,
tragico
.
Gli
occhi
gli
diventarono
foschi
,
taglienti
come
lame
,
le
ciglia
gli
si
insanguinarono
.
-
Chissà
!
-
disse
-
forse
è
lei
,
la
piccola
maliarda
.
Questo
piccino
à
avuto
fattura
-
E
si
sentì
assalito
dall
'
odio
e
dal
desiderio
della
vendetta
.
Pigliò
una
scure
ben
affilata
e
se
la
mise
vicino
,
a
portata
di
mano
.
Poi
cadde
in
una
meditazione
lugubre
con
gli
occhi
fissi
nel
viso
contratto
del
morto
.
Fuori
,
presso
la
mandra
,
le
pecore
belavano
;
nessuno
usciva
dalla
capanna
per
spingerle
alla
fontana
;
eppure
era
già
tardi
.
Di
lì
a
poco
apparve
sulla
soglia
Mallena
.
La
povera
bambina
la
notte
non
aveva
dormito
e
aveva
sognato
la
morte
.
La
sera
dopo
ebbe
un
presentimento
lugubre
,
si
ricordò
delle
parole
di
Nenaldu
e
fu
assalita
da
un
terrore
superstizioso
.
-
Nenaldu
muore
!
-
esclamò
avvicinandosi
come
suggestionata
alla
capanna
,
e
si
mise
a
piangere
.
Quando
era
a
mezza
via
Nenaldu
moriva
.
La
fanciulla
lo
sentì
,
e
corse
inconsciamente
,
pallida
,
trasognata
.
Oltrepassò
la
soglia
,
non
vide
il
vecchio
che
era
nell
'
ombra
,
in
un
angolo
,
e
corse
a
baciare
,
piangendo
,
il
piccolo
morto
.
-
Ah
maliarda
!
ruggì
il
vecchio
,
e
brandì
la
scure
.
StampaPeriodica ,
Il
caso
di
Adriano
Olivetti
può
dirsi
unico
nel
quadro
generale
della
grande
industria
italiana
,
e
per
trovarvi
un
precedente
nell
'
industria
europea
del
Novecento
occorre
risalire
,
come
giustamente
è
stato
già
rilevato
,
alla
grande
e
malinconica
figura
dell
'
ebreo
tedesco
Walter
Rathenau
.
È
poco
probabile
che
un
uomo
così
bene
informato
com
'
è
Olivetti
non
abbia
già
fatto
per
suo
conto
una
scoperta
così
evidente
.
Come
Rathenau
,
Olivetti
è
figlio
di
un
ebreo
,
e
,
come
il
padre
di
Rathenau
,
anche
suo
padre
non
aveva
dietro
di
sé
che
una
ascendenza
di
piccoli
ebrei
dediti
al
piccolo
commercio
.
La
vera
fortuna
del
casato
dei
Rathenau
comincia
con
Emilio
,
padre
di
Walter
,
e
fondatore
dell
'
arcipotente
Allgemeine
Elektrizitäts
-
Gesellschaft
,
che
passò
al
comando
di
suo
figlio
allo
scoppiare
della
Prima
guerra
mondiale
,
così
come
la
Olivetti
,
fondata
da
Camillo
,
passò
nelle
mani
di
Adriano
virtualmente
allo
scoppiare
della
Seconda
guerra
.
Ma
queste
coincidenze
biografiche
non
importerebbero
molto
al
di
là
dell
'
informazione
curiosa
,
se
le
affinità
tra
i
due
uomini
non
fossero
più
profonde
e
compromettenti
e
non
c
'
interessassero
più
da
vicino
.
Rathenau
era
quel
che
allora
si
diceva
un
idealista
,
nutrito
di
studi
e
meditazioni
filosofiche
.
Questo
non
gli
impedì
di
dirigere
la
sua
industria
con
mano
ferma
e
con
successo
e
di
essere
ricordato
come
uno
dei
più
grandi
ministri
degli
Esteri
che
abbia
avuto
la
Germania
moderna
.
Eppure
era
idealista
,
fino
a
rasentare
l
'
utopismo
.
Qual
era
l
'
utopia
o
,
se
vogliamo
,
l
'
ansia
,
l
'
attesa
di
Rathenau
?
Era
l
'
antica
attesa
ebraica
dell
'
avvento
dello
spirito
in
terra
.
E
poiché
era
un
industriale
,
si
occupava
cioè
di
macchine
,
delle
cose
più
pesanti
,
sorde
e
prive
di
spirito
che
ci
siano
,
da
questa
attività
gliene
veniva
come
un
sentimento
di
colpa
e
sognava
un
mondo
di
macchine
trasfigurate
,
divenute
belle
,
superbe
per
la
forza
dello
spirito
che
le
avrebbe
mosse
.
Nelle
memorie
di
uno
degli
assassini
di
Walter
Rathenau
,
I
proscritti
di
Ernst
von
Salomon
,
è
descritta
a
un
certo
punto
una
notte
spesa
tutta
dal
narratore
nella
lettura
di
un
libro
famoso
di
Rathenau
:
Cose
avvenire
.
Il
giovane
fanatico
lesse
fino
all
'
alba
,
stregato
dalla
fredda
veemenza
dell
'
idealista
e
profeta
:
«
Era
quello
un
libro
straordinario
»
scrive
il
Salomon
,
«
e
straordinaria
era
la
previsione
che
evocava
:
il
regno
del
mondo
meccanico
e
la
forza
dello
spirito
che
lo
preparava
alle
Cose
avvenire
»
.
Fu
per
sottrarsi
al
fascino
di
quell
'
uomo
,
al
suo
idealismo
,
alla
sua
ragione
,
alla
sua
ardente
democrazia
,
che
lo
uccisero
.
Non
si
può
dire
che
da
Adriano
Olivetti
emani
immediatamente
lo
stesso
fascino
.
È
un
conversatore
stentato
,
scrittore
difficile
,
spesso
oscuro
,
i
suoi
modi
sono
estremamente
cortesi
ma
freddi
,
ed
è
fredda
,
lontana
,
la
luce
dei
suoi
occhi
chiari
che
guardano
in
un
punto
indeterminato
al
di
là
o
al
di
qua
della
zona
in
cui
si
trova
l
'
interlocutore
.
Una
conversazione
uguale
,
illuminata
da
quello
sguardo
vago
,
distratto
di
intellettuale
,
che
lì
per
lì
ingenera
un
senso
di
stanchezza
nell
'
ascoltatore
,
perché
sembra
quasi
escluderlo
e
ignorarlo
.
Ma
seguendo
la
direzione
di
quello
sguardo
dal
di
fuori
verso
dentro
,
risalendo
all
'
ispirazione
di
quel
parlare
inceppato
,
arriva
un
momento
in
cui
l
'
ascoltatore
,
solo
che
ci
metta
un
po
'
d
'
attenzione
,
finisce
per
scoprire
il
segreto
che
eccita
e
muove
quest
'
uomo
.
Suo
padre
era
dunque
ebreo
,
e
un
fratello
di
suo
nonno
rabbino
.
Sua
madre
era
invece
di
fede
valdese
e
il
padre
di
lei
pastore
della
stessa
fede
.
Ma
l
'
ambiente
familiare
non
basta
a
spiegare
la
tensione
morale
e
la
carica
religiosa
di
Adriano
Olivetti
,
o
almeno
l
'
indirizzo
che
presero
a
un
certo
punto
.
Fu
la
fabbrica
paterna
,
in
quel
cantuccio
silenzioso
del
Piemonte
che
è
il
Canavese
,
in
quell
'
appartata
e
un
po
'
triste
Ivrea
,
fu
la
vita
e
la
carriera
di
fabbrica
che
egli
percorse
incominciando
dalla
gavetta
come
un
operaio
qualsiasi
,
ad
aprirgli
gli
occhi
sulla
sua
missione
.
Ogni
industriale
che
abbia
,
come
Adriano
Olivetti
,
un
'
eredità
religiosa
e
morale
così
vistosa
,
a
lungo
andare
finisce
per
sentirsi
responsabile
,
per
la
parte
che
gli
tocca
,
delle
brutture
del
macchinismo
moderno
,
e
si
sforza
di
riscattarle
in
una
maniera
o
nell
'
altra
.
Ma
,
nella
misura
in
cui
tale
riscatto
non
si
riesce
a
realizzarlo
o
si
realizza
imperfettamente
,
egli
si
sente
oscuramente
in
colpa
e
in
debito
verso
lo
spirito
.
Nella
polemica
antimacchinista
che
si
trascina
da
più
di
un
secolo
,
le
macchine
,
e
tutto
ciò
che
ad
esse
è
legato
,
sono
responsabili
:
di
essere
brutte
,
di
deprimere
la
gioia
di
vivere
e
l
'
originalità
vitale
degli
uomini
che
ad
esse
accudiscono
,
e
di
incoraggiare
l
'
avidità
e
la
grettezza
degli
uomini
che
da
esse
traggono
i
maggiori
profitti
.
Per
riscattarle
da
queste
terribili
accuse
la
parte
più
progredita
e
progressiva
dell
'
industria
moderna
spende
il
meglio
delle
proprie
forze
e
della
propria
inventiva
.
Adriano
Olivetti
è
certamente
nella
pattuglia
di
punta
di
questa
avanguardia
industriale
.
Egli
crede
,
e
non
immagina
neppure
che
un
uomo
moderno
possa
pensare
diversamente
,
che
un
oggetto
il
quale
ubbidisca
perfettamente
allo
scopo
cui
è
destinato
non
può
non
essere
bello
.
Il
primo
dei
suoi
articoli
di
fede
nella
costruzione
delle
sue
macchine
per
scrivere
è
dunque
questo
:
l
'
armonia
del
prodotto
in
vista
del
suo
fine
,
e
l
'
armonia
di
ciò
che
a
quel
prodotto
s
'
ispira
e
che
quel
prodotto
serve
,
infine
l
'
armonia
reciproca
di
tutti
gli
elementi
che
costituiscono
il
ciclo
della
produzione
.
Non
è
vero
che
le
macchine
siano
brutte
in
se
stesse
.
Esse
saranno
belle
,
bellissime
se
l
'
architetto
che
ne
immaginerà
la
linea
s
'
ispirerà
agli
stessi
criteri
di
armonia
cui
ubbidisce
un
architetto
di
genio
nel
disegnare
il
progetto
di
una
chiesa
.
Così
,
a
forza
di
pretendere
rigore
e
armonia
funzionali
dai
suoi
disegnatori
,
egli
è
riuscito
a
costruire
una
macchina
per
scrivere
,
la
Lexicon
80
,
che
ora
è
esposta
nel
Museo
d
'
Arte
Moderna
di
New
York
,
come
uno
dei
prodotti
significativi
della
civiltà
industriale
di
oggi
.
E
non
è
neppure
vero
che
i
muri
di
una
fabbrica
non
possano
essere
che
squallidi
e
tristi
.
La
facciata
del
fabbricato
principale
della
Olivetti
a
Ivrea
,
un
'
immensa
vetrata
di
non
so
più
quante
migliaia
di
metri
quadrati
di
cristallo
che
riflettono
i
monti
circostanti
e
le
nevi
azzurrognole
,
e
che
parve
persino
una
sfida
al
buon
senso
quando
fu
innalzata
,
non
solo
allieta
e
illumina
la
vita
degli
operai
che
lavorano
lì
dentro
,
ma
fa
più
lieto
persino
il
paesaggio
che
vi
si
riflette
dentro
.
Così
è
dei
mobili
,
così
della
pubblicità
Olivettí
citata
ad
esempio
nelle
più
grandi
riviste
della
produzione
,
come
l
'
americana
,
autorevolissima
«
Fortune
»
.
In
questa
concezione
unitaria
di
riscatto
della
macchina
dalla
sua
originaria
bruttezza
rientra
anche
l
'
ufficio
letterario
della
Olivetti
,
che
dà
gli
slogans
alla
pubblicità
e
i
nomi
alle
macchine
:
Lexicon
80
,
Studio
42
,
Lettera
22
,
Divisumma
,
Multisumma
.
E
,
per
quanto
è
nelle
forze
di
un
imprenditore
moderno
e
nei
limiti
del
bilancio
aziendale
,
Adriano
Olivetti
fa
di
tutto
per
smentire
la
pessima
fama
che
hanno
la
macchina
e
la
fabbrica
di
deprimere
l
'
autonomia
individuale
e
la
gioia
di
vivere
.
Le
ultime
case
costruite
per
gli
operai
della
fabbrica
posseggono
persino
un
garage
per
appartamento
,
oltre
all
'
orto
e
allo
spiazzo
per
farvi
giocare
i
bambini
.
Il
nuovo
quartiere
possiede
anche
l
'
asilo
,
la
scuola
elementare
,
la
palestra
,
il
cinematografo
,
un
circolo
culturale
ricreativo
,
l
'
ambulatorio
,
la
chiesa
,
due
giardini
destinati
al
gioco
dei
bimbi
,
attrezzature
sportive
ecc.
Le
biblioteche
Olivetti
sono
tre
,
la
tecnica
,
la
ricreativa
e
la
culturale
,
quest
'
ultima
soltanto
con
tredicimila
volumi
;
schedari
modernissimi
,
bollettini
bibliografici
,
conferenze
divulgative
,
scaffali
delle
novità
.
Senza
parlare
degli
spettacoli
teatrali
,
delle
mostre
d
'
arte
.
Chi
vuol
salvarsi
l
'
anima
in
un
ambiente
siffatto
ha
tutte
le
occasioni
e
í
mezzi
per
farlo
.
Gl
'
intellettuali
della
Olivetti
lo
dicono
esplicitamente
:
«
Portare
un
operaio
da
Salgari
a
Tolstoi
equivale
in
realtà
a
salvare
un
'
anima
»
.
Si
bada
a
tutto
e
a
tutti
i
bisogni
e
persino
capricci
.
I
francobolli
dei
paesi
forestieri
sulle
lettere
che
affluiscono
ogni
giorno
a
centinaia
da
ogni
parte
del
mondo
alla
centrale
di
Ivrea
sono
messi
a
disposizione
del
centro
filatelico
e
praticamente
dei
collezionisti
.
Ci
sono
poi
le
scuole
Olivetti
per
sollecitare
,
scoprire
,
avviare
,
formare
i
nuovi
tecnici
,
per
«
inventare
gli
uomini
»
,
come
ama
dire
Adriano
,
prendendoli
un
po
'
dappertutto
,
nella
fabbrica
e
fuori
,
e
c
'
è
l
'
assistenza
alle
madri
e
ai
bambini
,
ci
sono
i
prestiti
senza
interesse
,
le
sovvenzioni
gratuite
e
tutto
il
resto
.
Ma
se
,
malgrado
tanti
sforzi
,
malgrado
che
si
chiamino
a
raccolta
ad
Ivrea
poeti
pitagorici
dall
'
Italia
meridionale
e
pittori
neorealisti
da
Roma
,
e
astrattisti
da
Milano
e
seguaci
intransigenti
dell
'
architettura
organica
e
tecnici
di
urbanistica
dell
'
avvenire
,
e
sociologi
,
se
malgrado
tutto
ciò
,
il
riscatto
della
materia
,
della
macchina
da
parte
dello
spirito
rimane
imperfetto
,
e
nella
misura
in
cui
rimane
imperfetto
,
quel
sentimento
di
colpa
si
rifà
vivo
in
un
uomo
con
una
sì
forte
carica
morale
e
religiosa
come
Adriano
Olivetti
,
che
fare
allora
!
La
Olivetti
è
la
più
grande
fabbrica
europea
di
macchine
per
scrivere
od
affini
.
Produce
attualmente
quasi
duecentomila
macchine
in
un
anno
e
il
settanta
per
cento
di
esse
è
destinato
all
'
esportazione
.
Più
di
cinquemila
sono
i
dipendenti
,
di
cui
un
migliaio
tra
impiegati
e
tecnici
di
concetto
.
Ma
i
profitti
dell
'
impresa
non
vanno
tutti
a
ingrossare
il
conto
personale
di
Adriano
Olivetti
.
Solo
un
decimo
dell
'
azienda
gli
appartiene
.
Camillo
Olivetti
ebbe
sei
figli
,
tre
maschi
e
tre
femmine
,
e
ad
essi
,
morendo
,
lasciò
il
sessanta
per
cento
delle
azioni
della
società
,
diviso
in
parti
uguali
.
L
'
altro
quaranta
per
cento
è
posseduto
da
duecento
azionisti
.
Ma
anche
quel
decimo
dei
profitti
che
finisce
in
tasca
di
Adriano
Olivetti
ne
esce
quasi
subito
e
quasi
tutto
per
tenere
in
vita
il
movimento
di
Comunità
,
la
rivista
«
Comunità
»
,
le
edizioni
di
Comunità
,
per
creare
nuovi
centri
comunitari
,
oltre
a
quelli
che
già
esistono
nel
Canavese
,
a
Roma
,
a
Napoli
,
centri
di
attività
spontanea
ma
svolta
in
comune
per
smentire
l
'
accusa
più
grave
che
si
fa
al
tempo
nostro
,
di
non
saper
conciliare
le
esigenze
della
vita
individuale
con
quelle
della
vita
collettiva
.
Così
corre
di
qua
e
di
là
questo
curioso
missionario
,
questo
curioso
presidente
e
amministratore
delegato
di
una
delle
più
grandi
industrie
europee
,
con
un
piede
nell
'
impossibile
e
un
altro
nella
più
rigorosa
realtà
.
Olivetti
corre
,
da
presidente
dell
'
Istituto
italiano
di
urbanistica
,
a
Matera
per
dare
agli
sbalorditi
cavernicoli
di
quella
città
abitazioni
razionali
,
costruite
cioè
secondo
il
loro
paesaggio
e
il
loro
lavoro
;
corre
,
da
democratico
per
la
vita
e
per
la
morte
,
a
Roma
per
intendersi
con
gli
amici
politici
,
per
consigliare
,
per
incoraggiare
,
per
sovvenzionare
nella
lotta
per
la
vita
e
per
la
morte
che
la
democrazia
conduce
in
questi
giorni
;
corre
,
da
innamorato
filosofico
del
Sud
e
del
mare
,
a
Napoli
e
a
Sorrento
per
scoprirvi
l
'
armonia
degli
antichi
.
L
'
unico
posto
dove
lo
si
vede
poco
è
alla
Confindustria
.
Vi
fa
parte
perché
non
può
farne
a
meno
,
ma
non
ne
condivide
gli
indirizzi
generali
e
meno
che
mai
la
politica
.
Del
resto
se
la
fa
pochissimo
con
gli
altri
grandi
industriali
del
Nord
,
e
molti
di
essi
li
ha
conosciuti
di
persona
soltanto
in
occasione
del
recente
congresso
di
New
York
al
quale
convennero
i
rappresentanti
più
cospicui
dell
'
industria
europea
.
Nei
quadri
della
nostra
industria
è
l
'
uomo
che
sta
più
a
sinistra
o
che
più
detesta
le
formazioni
di
destra
.
Vede
piuttosto
nero
nell
'
avvenire
,
non
perché
ci
siano
troppi
fascisti
nel
Sud
ma
perché
essi
trovano
tanto
conforto
nel
Nord
.
Nel
Nord
credono
di
essere
furbi
confortando
all
'
uso
antico
i
fascisti
del
Sud
.
Sono
invece
ciechi
e
sciocchi
.
Insidiano
la
democrazia
.
«
Non
si
rendono
conto
che
il
salvataggio
della
democrazia
è
l
'
unica
via
di
progresso
,
e
diciamo
pure
,
di
conservazione
di
un
modo
di
vita
»
.
StampaPeriodica ,
Società
aperta
?
Non
demonizziamo
le
idee
di
Biffi
(
e
Sartori
)
.
Ho
ammirato
la
relazione
del
cardinale
Ruini
ai
vescovi
italiani
riuniti
a
Torino
per
un
pellegrinaggio
alla
Sindone
:
una
relazione
di
lucidità
e
di
equilibrio
,
fredda
come
la
ragion
politica
.
Ruini
ha
governato
con
finezza
il
grande
trapasso
dalla
Dc
al
postcomunismo
e
oggi
alla
nascita
del
centrodestra
.
Ha
lasciato
cadere
del
tutto
gli
accenni
del
cardinale
Biffi
alla
questione
islamica
,
perché
è
politicamente
esplosiva
.
E
il
cardinale
Ruini
come
ogni
fine
politico
non
ama
l
'
esplosione
.
Solo
il
grande
ossequio
della
sinistra
per
tutto
ciò
che
è
ecclesiastico
ha
evitato
al
cardinale
Biffi
l
'
accusa
di
razzista
.
Però
il
cardinale
di
Bologna
ha
posto
il
problema
islamico
non
come
un
problema
religioso
ma
come
un
problema
civile
.
E
,
se
avesse
letto
il
testo
di
Giovanni
Sartori
su
pluralismo
e
multiculturalismo
,
avrebbe
potuto
farlo
in
termini
concettualmente
più
ricchi
e
perfettamente
sociologici
.
Esiste
un
problema
islamico
come
problema
religioso
.
I
maggiori
studiosi
dell
'
Islam
in
Italia
si
sono
convertiti
all
'
Islam
,
per
il
fascino
di
questa
religione
.
La
decristianizzazione
della
teologia
che
è
in
corso
da
decenni
nel
nostro
Paese
ha
debilitato
il
Cristianesimo
sino
al
punto
che
esso
vive
solo
con
le
devozioni
alla
Madonna
,
le
reliquie
e
il
Giubileo
:
le
idee
sono
bandite
dalla
catechesi
,
lo
constata
con
gioia
persino
il
vescovo
della
Cei
che
si
occupa
della
catechesi
,
Chiarinelli
.
L
'
Islam
oggi
trova
in
Italia
una
cultura
cristiana
decristianizzata
ed
esercita
il
fascino
del
pensiero
e
quello
della
religione
.
lo
considero
la
sfida
islamica
religiosa
un
bene
.
Prima
o
poi
nella
Chiesa
qualcuno
si
accorgerà
che
ci
sarebbe
bisogno
anche
di
pensiero
cattolico
e
non
solo
di
politica
,
di
giubilei
e
di
devozioni
.
Ben
venga
un
Islam
di
religione
e
di
pensiero
di
fronte
a
dei
cristiani
senza
religione
e
senza
pensiero
.
Ma
il
cardinale
Biffi
ha
posto
il
problema
dei
limiti
della
società
aperta
che
Sartori
ha
analizzato
in
termini
chiarissimi
.
La
società
aperta
può
aprirsi
a
tutti
ma
non
a
coloro
che
contestano
la
società
aperta
.
L
'
Islam
è
la
negazione
della
società
aperta
,
non
vi
è
altra
via
umana
significativa
che
il
Corano
:
come
se
la
società
occidentale
accettasse
ancora
i
cattolici
e
i
protestanti
delle
guerre
di
religione
.
Spero
che
venga
tradotto
in
italiano
il
bel
libro
di
Gilles
Kepel
sulla
«
guerra
santa
»
islamica
.
Anche
se
ne
dubito
.
Esso
mette
ben
in
luce
che
nei
paesi
islamici
il
nazionalismo
arabo
può
limitare
,
anche
se
sempre
meno
,
il
sorgere
dell
'
islamismo
politico
mediante
il
controllo
istituzionale
.
Ma
qui
in
Italia
,
dove
non
c
'
è
alcun
controllo
istituzionale
di
un
regime
arabo
,
abbiamo
il
fiorire
dell
'
Islamismo
politico
che
punta
sulla
differenza
e
sul
conflitto
con
l
'
Occidente
.
Il
cardinale
Ruini
ci
faccia
qualche
riflessione
.
Perché
non
invitare
Sartori
invece
di
Massimo
Cacciari
ai
convegni
dei
vescovi
italiani
?
Io
credo
che
i
vescovi
avrebbero
occasione
di
imparare
qualcosa
invece
di
fare
la
parte
del
pubblico
beota
innanzi
alle
divagazioni
sul
corpo
astrale
del
filosofo
veneziano
.