StampaPeriodica ,
Venezia
,
agosto
-
La
sortita
più
brillante
del
movimento
neorealista
italiano
fu
quando
Renato
Guttuso
piantò
,
alla
Biennale
del
'52
,
il
suo
telone
storico
della
Battaglia
al
Ponte
dell
'
Ammiraglio
,
che
regge
ancora
alla
distanza
per
la
viva
memoria
di
quei
suoi
toni
di
forte
agrume
e
la
macchina
ben
oliata
,
ma
strepitante
,
dell
'
azione
in
corso
.
C
'
era
da
credere
che
un
grosso
colpo
fosse
stato
inferto
alle
schiere
avversarie
;
da
prevedere
che
molti
astrattisti
si
sarebbero
convinti
di
aver
giocato
abbastanza
e
che
il
seguito
si
sarebbe
visto
due
anni
dopo
.
Ma
in
questa
XXVII
Biennale
è
invece
l
'
astrattismo
che
sembra
aver
ripreso
fiato
,
mentre
il
realismo
è
piuttosto
in
giacenza
.
A
sentir
le
lamentazioni
dei
realisti
,
sarebbe
stato
proprio
il
Moloch
della
Biennale
a
divorarselo
,
falcidiando
inviti
,
limitando
talune
presenze
al
bianco
e
nero
,
disgiungendone
altre
in
sale
diverse
e
recondite
.
Difficile
crederlo
,
perché
se
può
lamentarsi
l
'
assenza
,
come
pittore
,
di
un
Treccani
(
che
,
col
suo
Ritorno
a
Fragalà
,
avrebbe
sicuramente
sollevato
il
tono
delle
due
salette
«
realistiche
»
)
,
o
la
collocazione
sbadata
di
un
Omiccioli
o
di
un
Mafai
(
che
però
s
'
indugia
in
area
stranamente
depressa
)
,
è
duro
immaginare
i
vantaggi
della
eventuale
compresenza
di
un
Sassu
o
di
tanti
altri
fra
cui
la
scelta
non
è
punto
stimolante
;
mentre
,
fra
í
molti
disegnatori
,
non
vedo
che
cosa
mai
altri
nomi
avrebbero
aggiunto
alla
quota
dei
presenti
(
da
Zancanaro
ad
Attardi
,
da
Muccini
a
De
Stefano
,
dalla
Salvatore
a
Vespignani
)
.
Non
sarà
poi
imputabile
a
malizia
degli
organizzatori
se
la
data
della
Biennale
s
'
è
trovata
a
combinarsi
con
la
mostra
ciclica
di
Guttuso
in
paesi
remoti
;
non
restando
così
agli
svaghi
veneziani
che
il
dubbio
Boogie
-
Woogie
:
dove
il
bellissimo
spunto
satirico
contro
il
dipinto
eponimo
di
Mondrian
non
è
sorretto
abbastanza
dalla
parte
autografa
,
troppo
torbidamente
accarezzata
(
ma
mi
rifiuto
di
credere
che
un
uomo
della
intelligenza
,
non
dico
«
intellighentsia
»
,
di
Guttuso
sia
caduto
nel
tranello
tesogli
dall
'
amico
suo
Berenson
,
pubblicando
fra
i
caravaggeschi
la
Cafeteria
di
Cadmus
)
.
Oppure
,
che
c
'
entra
la
Biennale
se
le
figurine
di
uno
Zigaina
,
ancora
scattanti
nel
'52
,
sono
,
quest
'
anno
,
peste
e
filacciose
?
Se
il
Pizzinato
si
ostina
a
respingere
troppo
energicamente
ogni
appoggio
della
sua
cultura
giovanile
;
se
il
Migneco
seguita
a
fingersi
un
coreano
invaghito
di
lingue
occidentali
;
e
il
Brindisi
svolta
improvvisamente
verso
un
«
liberty
»
folcloristico
?
La
ostentazione
poi
con
cui
i
critici
di
sinistra
mostrano
di
puntare
sulla
«
antologica
»
del
Levi
rende
anche
più
ingrata
una
discussione
proficua
sul
già
famoso
«
taccuino
di
Lucania
»
.
«
Preferisco
i
suoi
quadri
antelucani
»
diceva
pacatamente
un
vecchio
amico
torinese
del
pittore
,
uscendo
dalla
sala
.
A
parte
la
involontaria
freddura
,
è
proprio
vero
che
il
gruppo
dei
dipinti
più
antichi
,
fino
al
'35
,
rientrano
nel
coerente
ordine
mentale
di
una
cultura
europea
,
movente
a
quegli
anni
,
tra
postimpressionismo
ed
espressionismo
.
Tutto
il
resto
(
salvandone
il
ritratto
di
Rocco
Scotellaro
,
proprio
perché
,
eccezionalmente
,
si
riaggancia
ai
modi
di
quindici
vent
'
anni
prima
)
è
cronaca
spenta
,
opaca
;
come
se
anche
il
Levi
,
che
fu
pure
dei
«
Sei
»
di
Torino
,
partecipi
della
opinione
,
tanto
diffusa
quanto
storta
,
decisa
a
negare
ogni
radice
«
realistica
»
alla
civiltà
dell
'
impressionismo
;
e
così
condannarla
in
blocco
.
Su
questo
punto
,
per
fortuna
,
è
possibile
trovare
qualche
appiglio
di
confutazione
anche
ritornando
nelle
due
salette
«
realistiche
»
.
Il
primo
ce
l
'
offre
proprio
un
torinese
,
il
Martina
,
che
,
riandando
sulle
tracce
non
ingloriose
del
gruppo
dei
«
Sei
»
,
mostra
di
credere
,
come
credo
anch
'
io
,
che
la
verità
sia
da
ripescarsi
sul
lato
opposto
.
E
me
ne
conforta
,
subito
dopo
,
un
caso
anche
più
semplice
e
,
quasi
,
commovente
.
Salvo
errore
,
Alberto
Ziveri
,
che
pochi
in
Italia
conoscono
,
pochissimi
sanno
collocare
sul
piano
che
gli
tocca
,
è
il
«
realista
più
realizzato
»
della
Biennale
di
quest
'
anno
.
Le
sue
«
cupole
di
Roma
»
,
quasi
abbacinate
entro
la
luce
d
'
azzurro
-
acciaio
,
i
due
Paesaggi
francesi
,
così
teneri
e
densi
,
la
polpa
del
Nudino
di
modella
nello
studio
sono
,
per
maturità
di
visione
,
la
più
grata
sorpresa
del
padiglione
italiano
.
Già
Ziveri
non
ha
aspettato
sollecitazioni
esterne
o
programmatiche
per
riguardarsi
Daumier
,
Courbet
,
Daubigny
,
Corot
;
l
'
ha
fatto
da
sempre
.
E
può
essere
che
,
un
tantino
,
lo
immobilizzi
una
siffatta
cultura
,
vagante
,
di
regola
,
fra
i11830
e
il
'70;
ma
chi
l
'
ascolti
più
attentamente
avvertirà
presto
il
gocciolare
del
filtro
personale
.
Ora
,
per
chi
non
si
creda
votato
alle
esigenze
di
un
gusto
soltanto
(
quanto
è
più
moderno
,
tanto
più
destinato
a
durare
meno
di
un
foglietto
di
calendario
)
,
Ziveri
può
servire
come
caso
esemplare
nel
contesto
della
discussione
sul
«
contenuto
»
e
sulla
scelta
di
una
«
tradizione
»
plausibile
.
Voglio
dire
che
,
ai
daddoli
critici
sulla
superfluità
della
mostra
di
Courbet
a
Venezia
,
la
confutazione
può
venire
naturalmente
proprio
dal
caso
Ziveri
.
Quanto
può
reggere
,
insomma
,
la
cordata
storica
di
una
tradizione
?
Nessuno
è
in
grado
di
prevederlo
,
perché
il
più
della
faccenda
dipende
dalla
solidità
dell
'
aggancio
personale
.
O
,
passando
ai
«
contenuti
»
,
che
dicono
di
fronte
ai
«
paesaggi
»
di
Ziveri
i
negatori
in
blocco
delle
grandi
scoperte
,
in
quel
campo
,
degli
impressionisti
?
E
che
cosa
gli
estensori
di
liste
di
«
contenuti
popolari
»
con
l
'
anticipo
fisso
?
Che
,
nel
variare
dell
'
impasto
storico
,
certi
nuovi
argomenti
s
'
affaccino
con
insistenza
e
chieggano
di
essere
in
qualche
modo
raffigurati
,
è
avvenuto
sempre
.
Più
difficile
è
che
,
affacciandosi
,
abbiano
di
già
un
volto
«
formalmente
»
riconoscibile
.
Ora
è
proprio
la
scarsa
riconoscibilità
formale
di
molti
fra
questi
primi
esperimenti
a
lasciar
dubbi
non
già
sulle
intenzioni
,
ma
proprio
sul
sentimento
,
sull
'
animo
che
le
dovrebbe
reggere
.
Queste
schierature
di
disegni
dove
lavoratori
,
soli
o
in
comitiva
,
per
lo
più
si
riposano
nelle
soste
dalla
giornaliera
fatica
,
sudano
dormendo
o
si
espongono
di
malavoglia
negli
abiti
più
dimessi
,
non
sono
che
un
'
inversione
programmatica
,
non
già
un
superamento
,
della
vecchia
joie
de
vivre
dell
'
impressionismo
ed
ultra
.
Ciò
che
vi
manca
,
e
sarebbe
invece
essenziale
ai
fini
che
vi
si
propongono
,
è
proprio
la
polemica
,
il
contrasto
in
corso
fra
le
due
parti
.
Qui
,
non
se
ne
vede
che
una
.
Il
Levi
stesso
,
nel
suo
Taccuino
di
Lucania
,
dove
ha
lasciato
i
proprietari
,
la
borghesia
,
la
Celere
,
i
vecchi
fascisti
,
e
tutto
il
resto
?
Se
è
vero
che
Grassano
è
come
Gerusalemme
(
è
proprio
il
titolo
di
un
suo
quadro
)
dove
sono
i
pubblicani
,
gli
scribi
,
i
farisei
?
Così
anche
scavalcato
,
come
si
conveniva
,
il
gusto
della
modernità
ad
ogni
costo
,
mi
ridomando
se
in
codesti
artisti
non
intervenga
una
sfiducia
di
fondo
nel
linguaggio
,
lato
sensu
,
impressionistico
,
ritenuto
inadatto
a
narrare
,
ad
illustrare
fatti
umani
,
a
chiarirli
nella
polemica
con
l
'
altera
pars
.
Per
chi
conosca
la
forza
aggressiva
degli
illustratori
satirici
sul
principio
di
questo
nostro
secolo
,
e
rammenti
come
riuscissero
ad
esprimerla
perfettamente
,
col
migliore
linguaggio
artistico
dei
tempi
loro
,
torna
vero
il
contrario
.
Non
sono
dunque
Induno
o
Morelli
che
i
nostri
zelanti
disegnatori
dovrebbero
ristudiarsi
,
ma
,
anche
senza
uscir
di
casa
,
la
tradizione
che
va
dal
Matarelli
,
grande
illustratore
del
Giusti
,
a
quel
Ratalanga
che
veniva
infatti
accolto
alla
pari
,
cinquant
'
anni
fa
,
tra
gli
eccellenti
disegnatori
satirici
della
parigina
Assiette
au
Beurre
.
Mi
chiedo
se
forse
non
li
conoscano
meglio
alcuni
dei
nostri
registi
,
buoni
maneggiatori
di
immagini
,
e
che
pure
non
sembrano
aver
fruttato
ancor
nulla
,
neppur
essi
,
per
i
nostri
giovani
illustratori
.
StampaPeriodica ,
Sì
all
'
autonomia
amministrativa
,
occhio
a
quella
fiscale
I
referendum
regionali
sono
un
prezzo
politico
per
chiudere
la
questione
dello
scisma
del
Nord
,
un
fatto
spirituale
e
sociale
che
ha
dominato
la
vita
italiana
degli
anni
Novanta
;
una
vera
crisi
della
Nazione
come
forma
dell
'
Italia
.
Per
questo
i
referendum
consultivi
sono
ancora
carichi
di
una
potenza
mitica
come
se
essi
dovessero
segnare
un
evento
spirituale
nella
figure
del
rifacimento
istituzionale
.
E
non
sarà
così
perché
le
esigenze
dell
'
unità
di
un
sistema
giuridico
,
economico
,
sociale
nazionale
si
impongono
nella
società
mondiale
molto
più
di
quando
accadesse
quando
vigeva
intatta
la
sovranità
statale
.
I
vincoli
internazionali
rafforzano
,
non
indeboliscono
le
esigenze
della
certezza
e
dell
'
eguaglianza
del
diritto
in
ogni
parte
dello
Stato
.
La
capacità
di
imposizione
fiscale
delle
regioni
non
può
essere
sopravvalutata
.
Le
regioni
a
statuto
speciale
già
esistenti
ce
l
'
hanno
e
non
ne
hanno
mai
fatto
uso
.
L
'
autonomia
regionale
ha
un
senso
solo
se
determina
una
diminuzione
del
peso
burocratico
e
consente
una
maggiore
disponibilità
all
'
esigenza
della
società
civile
.
Ma
si
deve
tenere
conto
che
la
società
civile
non
è
la
terra
degli
angeli
e
che
le
lobby
esistono
ancora
,
rese
più
forti
dalla
fine
dei
partiti
storici
.
Le
decisioni
che
contano
saranno
sempre
prese
a
livello
nazionale
proprio
perché
lo
Stato
nazionale
è
l
'
agente
inevitabile
del
sistema
internazionale
.
In
una
società
ormai
internazionalizzata
,
le
nazioni
acquistano
come
sistemi
economici
e
sociali
il
peso
che
hanno
perso
come
sovranità
nazionale
.
Vi
è
inoltre
il
rischio
che
la
moltiplicazione
delle
fonti
di
diritto
aumenti
i
vincoli
e
quindi
i
poteri
della
burocrazia
e
le
difficoltà
amministrative
poste
all
'
azione
del
cittadino
.
Si
è
visto
che
difficoltà
ha
avuto
a
imporsi
la
legge
Bassanini
,
il
corpo
morto
che
la
burocrazia
ha
contrapposto
all
'
iniziativa
del
governo
.
Quello
che
è
proposto
con
i
referendum
consultivi
delle
regioni
padane
è
un
decentramento
di
compiti
alle
regioni
che
lo
chiederanno
.
Con
ciò
avremmo
altre
regioni
a
statuto
speciale
,
che
comporterà
in
altro
modo
il
trasferimento
di
mezzi
dallo
Stato
alle
regioni
.
Questo
è
un
processo
nazionale
che
deve
essere
governato
a
livello
nazionale
e
che
richiede
un
contratto
tra
le
regioni
settentrionali
a
quelle
meridionali
.
Per
questo
è
valido
l
'
impegno
posto
dal
presidente
del
Piemonte
Ghigo
per
trovare
una
piattaforma
comune
con
le
regioni
di
sinistra
.
Infine
merito
di
Berlusconi
è
di
essere
riuscito
a
porre
in
termini
di
decentramento
ciò
che
era
nato
in
forma
di
rivoluzione
.
Sul
piano
etico
politico
,
la
riforma
ha
importanza
maggiore
che
sul
piano
amministrativo
.
Si
tratta
di
deporre
l
'
ormai
scomposto
mito
del
Risorgimento
e
le
criminalizzazioni
che
ne
sono
seguite
e
di
recuperare
la
storia
dell
'
Italia
preunitaria
.
Sarebbe
un
bel
sogno
se
sul
tricolore
giacobino
che
Ciampi
esalta
si
potessero
porre
i
simboli
delle
repubbliche
marinare
che
combatterono
contro
la
pressione
islamica
.
E
'
certo
che
la
nuova
legislatura
sarà
finalmente
costituente
se
il
centrodestra
,
che
ha
posto
con
la
riforma
regionale
il
superamento
della
Costituzione
del
'48
,
potrà
finalmente
portare
fuori
il
Paese
dalla
crisi
esistenziale
dell
'
identità
della
sinistra
.
StampaPeriodica ,
[
I
]
Adesso
tutti
insegnano
al
popolo
.
Ed
hanno
ragione
.
Passò
quel
tempo
in
cui
si
voleva
tenere
il
popolo
nell
ignoranza
e
nell
abbrutimento
.
Adesso
mo
tutti
sono
e
debbono
essere
dottori
e
sapienti
.
Una
volta
trovare
un
dottore
,
era
cosa
rara
come
una
mosca
bianca
:
adesso
se
scappucciate
in
un
sasso
,
salta
fuori
un
dottore
in
berrettone
e
toga
.
Ah
!
non
c
è
più
rimedio
:
la
luce
,
il
progresso
e
la
scienza
l
hanno
vinta
sulle
tenebre
,
sulla
barbarie
e
sull
ignoranza
.
E
se
nessuno
ve
lo
dice
ve
lo
dico
io
.
Sappiate
mo
che
anche
la
Marmitta
vuol
fare
la
sua
parte
in
questo
insegnamento
universale
.
Sicuro
,
voglio
fare
dei
dottori
anch
io
e
dottori
da
Marmitta
.
Altro
che
quelli
che
saltan
fuori
dalla
porta
dell
università
col
loro
diploma
e
colla
loro
scienza
in
tasca
.
Ho
perciò
deciso
di
fare
anch
io
lezioni
al
popolo
.
C
è
qua
in
Bologna
chi
lo
istruisce
dell
igiene
sociale
:
è
vero
che
il
professore
in
partibus
che
dava
le
lezioni
un
tanto
al
metro
ha
dovuto
mettere
il
catenaccio
alla
bottega
e
far
fagotto
.
Ma
il
suo
fallimento
non
è
ancora
aperto
:
dunque
posso
dire
che
l
igiene
sociale
è
anche
insegnata
al
popolo
di
Bologna
.
C
è
poi
chi
lo
ammaestra
in
altre
cose
più
sublimi
.
Cospetto
!
Si
tratta
nient
altro
che
di
lezioni
popolari
di
igio
e
di
fisiologia
,
dalle
quali
il
popolo
impara
che
non
bisogna
più
bollire
il
latte
di
vacca
,
ma
è
necessario
berlo
come
è
prodotto
da
madre
natura
.
E
in
tal
caso
la
natura
è
una
gran
mamma
!
Dunque
ho
detto
fra
di
me
:
giacché
a
Bologna
professori
con
paga
e
senza
,
giurati
e
non
giurati
,
a
gratis
e
a
un
tanto
il
cento
,
dispensano
tante
cognizioni
e
tanta
scienza
al
popolo
,
mi
metterò
anch
io
all
altezza
dei
tempi
,
o
piuttosto
farò
arrivare
il
popolo
ad
un
altezza
maggiore
di
quella
della
torre
degli
Asinelli
.
E
questa
è
proprio
la
misura
più
giusta
dell
altezza
dei
tempi
nostri
;
a
Bologna
,
quelli
che
andarono
più
in
alto
furono
gli
asinelli
.
Già
Bologna
si
chiama
la
dotta
,
e
se
qualcuno
non
crede
che
sia
all
altezza
dei
tempi
,
ci
rispondo
secco
secco
:
pezzo
d
asino
,
non
vedi
come
è
alta
la
torre
degli
Asinelli
?
Cosa
volete
che
mi
rispondesse
costui
?
Ma
veniamo
all
ergo
.
Io
non
voglio
parlare
né
di
igio
né
di
igiene
,
né
di
fisiologia
,
né
di
latte
dì
vacca
,
o
d
altre
cose
di
simil
genere
.
Io
voglio
spiegare
al
popolo
i
suoi
diritti
,
e
le
conquiste
nel
novanta
meno
uno
,
tutte
le
felicità
che
gode
e
tutte
quelle
che
godrà
per
omnia
saecula
saeculorum
.
Povero
popolo
!
Finalmente
è
venuto
il
suo
giorno
,
finalmente
non
è
più
schiavo
ed
oppresso
.
I
suoi
maestri
non
gli
discorrono
più
di
polenta
e
di
fagioli
,
ma
gli
fanno
scientificamente
conoscere
ed
amare
la
fisiologia
e
il
latte
di
vacca
.
Evviva
l
abbondanza
!
Ecco
in
breve
il
mio
programma
.
Prima
di
tutto
io
mostrerò
che
cosa
è
il
popolo
,
e
siccome
oggi
il
popolo
è
sovrano
,
così
farò
vedere
come
due
e
due
fanno
quattro
,
in
che
consiste
veramente
questa
sovranità
del
popolo
.
E
non
mi
fermo
mica
qui
,
perché
il
popolo
ha
tante
altre
belle
cose
che
una
volta
gli
negavano
iniquamente
i
suoi
tiranni
.
Il
popolo
è
stato
ridonato
alla
sua
libertà
,
e
oggi
abbiamo
proprio
un
innondazione
di
libertà
,
che
omai
ci
affoga
tutti
quanti
.
Dunque
dirò
qualche
cosa
anche
sulla
libertà
.
Poi
discorrerò
dell
unità
e
indipendenza
dell
Italia
con
tutti
i
suoi
annessi
e
connessi
,
e
finalmente
farò
vedere
al
popolo
,
e
glielo
farò
vedere
all
ultima
evidenza
,
che
cosa
è
la
civiltà
e
il
progresso
,
quali
ingredienti
si
richiedono
per
fare
la
prima
e
quali
cose
ci
vogliono
per
mettere
insieme
il
secondo
.
O
popolo
!
Qua
da
me
,
corri
alla
Marmitta
,
apri
la
bocca
e
le
orecchie
e
stammi
ad
ascoltare
.
Incomincio
.
Che
cosa
è
il
popolo
?
Ecco
la
prima
domanda
:
ed
ecco
subito
la
risposta
.
Si
è
sempre
scioccamente
creduto
che
il
popolo
fosse
formato
da
tutte
le
classi
della
società
,
e
i
tiranni
passati
e
presenti
hanno
sempre
dato
ad
intendere
ai
gonzi
che
il
popolo
era
l
assieme
di
tutti
i
cittadini
,
fossero
mo
grandi
o
piccoli
,
ricchi
o
poveri
,
nobili
o
plebei
.
Ma
adesso
che
la
luce
si
è
fatta
,
si
è
saputo
che
cosa
è
veramente
il
popolo
.
Mettete
insieme
tre
avvocati
senza
clienti
,
quattro
o
cinque
medici
senza
ammalati
,
due
o
tre
nobili
senza
un
becco
di
quattrino
,
otto
o
dieci
scamiciati
senza
scarpe
nei
piedi
e
in
piena
bolletta
nelle
saccoccie
,
dodici
o
quindici
ragazzi
dai
tredici
ai
diciotto
anni
,
aggiungete
una
discreta
turba
di
affamati
,
di
impostori
,
di
ciarlatani
,
di
ambiziosi
,
di
citrulli
e
di
scalzacani
,
ed
eccoti
fatto
il
popolo
,
il
vero
popolo
,
quel
popolo
che
è
chiamato
all
altezza
dei
tempi
e
a
godere
e
a
bearsi
tutta
mai
la
felicità
dei
tempi
nostri
.
Non
si
ha
diritto
di
far
parte
del
popolo
se
almeno
non
si
è
giurato
e
spergiurato
una
dozzina
di
volte
,
se
non
si
hanno
le
brache
rotte
,
se
non
si
è
fornito
di
due
eccellenti
polmoni
da
gridare
viva
questo
e
morte
a
quello
,
se
non
si
hanno
debiti
da
pagare
senza
un
baiocco
in
scarsella
,
se
non
si
ha
un
petto
forte
da
sostenere
ciondoli
e
croci
e
se
non
si
ha
a
sua
disposizione
una
coscienza
di
gomma
elastica
da
tirare
di
qua
e
di
là
a
proprio
piacimento
.
Questa
,
questa
sì
che
è
democrazia
,
e
questo
,
questo
è
proprio
il
popolo
.
Tutti
quelli
che
studiano
,
che
lavorano
,
che
faticano
non
sono
popolo
:
tutti
quelli
che
stanno
nelle
case
o
nelle
botteghe
,
nei
negozi
o
nelle
officine
,
e
non
istanno
nelle
bische
,
nei
caffé
e
nelle
osterie
tutto
il
giorno
,
non
hanno
diritto
di
essere
annoverati
fra
il
popolo
:
chi
non
si
sente
il
coraggio
e
la
forza
di
fare
del
baccano
e
del
chiasso
nelle
strade
non
è
popolo
,
no
,
intendetelo
bene
,
non
è
popolo
.
Volete
vedere
il
popolo
,
il
vero
popolo
sovrano
?
Venite
con
me
,
e
ve
lo
faccio
subito
vedere
.
Andate
dentro
in
quell
ufficio
,
in
quel
bureau
,
in
quel
gabinetto
:
là
ci
sono
diecine
e
centinaia
di
signori
,
da
vero
o
da
burla
poco
importa
,
che
la
loro
più
grande
fatica
consiste
nel
contare
alla
fine
d
ogni
mese
chi
cinquecento
,
chi
seicento
,
chi
mille
lire
.
Ecco
là
il
popolo
,
e
il
popolo
sovrano
.
Essi
parlano
sempre
in
nome
del
popolo
,
domandano
sempre
pel
popolo
,
e
comandano
sempre
da
parte
del
popolo
.
C
è
uno
scribacchiatore
di
giornali
che
tira
mille
,
duemila
,
tremila
lire
all
anno
da
questo
o
da
quel
ministro
?
Eccoti
là
il
popolo
!
C
è
un
ministro
che
spende
e
spande
prima
per
sé
e
poi
per
gli
altri
?
Eccoti
là
il
popolo
.
C
è
un
cavaliere
che
mangia
a
quattro
ganasce
attorno
ad
un
immensa
marmitta
?
Eccoti
là
il
popolo
.
Avete
finalmente
capito
che
cosa
è
il
popolo
?
Io
spero
d
essermi
spiegata
chiaro
,
e
m
avrete
capito
molto
meglio
di
quello
che
avete
fatto
di
igio
e
di
fisiologia
.
Bravo
popolo
!
Ti
mungono
a
dovere
,
e
dopo
che
ti
hanno
munto
t
insegnano
come
hai
da
fare
a
bere
il
latte
.
C
è
solo
questa
differenza
:
che
a
te
insegnano
come
hai
da
fare
a
bere
,
e
gli
altri
bevono
in
vece
tua
.
Una
cosa
per
uno
:
e
così
siamo
del
pari
.
Vengo
ora
alla
seconda
domanda
.
Che
cosa
è
la
sovranità
del
popolo
?
Qui
mo
mi
sbrigo
in
due
parole
.
Che
cosa
vuol
dire
sovrano
?
Vuol
dire
stare
al
di
sopra
di
tutti
gli
altri
.
E
tu
,
popolo
,
stai
proprio
sopra
a
tutti
.
E
sapete
in
che
cosa
il
popolo
sta
sopra
a
tutti
?
Ve
lo
dico
io
.
Ditemi
,
tra
padrone
e
servitore
,
chi
è
da
più
,
e
chi
sta
sopra
e
chi
sta
sotto
?
Oh
!
bella
,
mi
direte
,
ci
vuol
poco
a
capirlo
;
il
padrone
sta
sopra
il
servitore
.
Benissimo
.
Ma
perché
mo
il
padrone
sta
sopra
il
servitore
?
Per
una
sola
ragione
:
perché
il
padrone
paga
,
e
fra
padrone
e
servitore
il
solo
padrone
paga
.
Bene
:
fate
mo
i
vostri
conti
che
è
lo
stesso
del
popolo
.
Il
popolo
è
sovrano
solo
perché
paga
e
per
essere
sovrano
,
il
popolo
non
deve
fare
che
una
cosa
:
pagare
.
Ecco
già
risposto
alla
mia
domanda
:
la
sovranità
del
popolo
consiste
nel
pagare
e
nel
pagar
sempre
.
Già
la
buon
anima
di
Cavour
quando
proclamò
la
sovranità
del
popolo
,
disse
più
e
più
volte
,
bisogna
pagare
e
pagar
molto
.
Dunque
,
popolo
mio
,
più
pagherai
e
più
sarai
sovrano
.
Omai
sei
giunto
all
apice
della
tua
sovranità
:
niente
niente
che
duri
a
pagare
e
aumenti
nel
tuo
pagare
,
tu
diventi
il
sovrano
più
grande
e
potente
che
sia
mai
esistito
sulla
terra
!
La
lezione
è
già
lunga
abbastanza
;
quest
altra
volta
istruirò
il
popolo
sopra
tutti
i
diritti
che
ho
poc
anzi
accennato
nel
mio
programma
.
A
rivederci
.
[
II
]
Date
gratuitamente
dalla
Marmitta
sopra
tutte
le
cose
ed
altre
molte
ancora
Oggi
ho
bisogno
di
tutta
la
vostra
attenzione
,
perché
vi
parlo
di
cose
importantissime
.
Ehi
!
non
si
scherza
.
Il
tema
del
mio
dire
è
nientemeno
che
la
libertà
,
e
poi
l
unità
e
l
indipendenza
d
Italia
.
Comincio
dalla
libertà
.
Che
cosa
è
la
libertà
?
Una
volta
si
credeva
che
fosse
la
facoltà
di
fare
tutto
quello
che
non
si
oppone
alle
leggi
di
Dio
,
della
Chiesa
,
della
natura
e
delle
legittime
autorità
costituite
sulla
terra
.
Ma
adesso
è
un
altro
paio
di
maniche
,
perché
adesso
la
libertà
è
il
diritto
di
fare
tutto
quello
che
si
vuole
.
Eh
!
diavolo
(
mica
zoppo
)
il
popolo
,
che
è
sovrano
,
deve
bene
poter
fare
tutto
ciò
che
più
gli
aggrada
.
E
oggi
è
proprio
così
:
il
popolo
dice
e
fa
quello
che
meglio
gli
talenta
,
e
nessuno
ha
diritto
d
opporsi
ai
suoi
sovrani
voleri
.
Ma
già
v
ho
detto
che
cosa
è
il
popolo
e
chi
lo
forma
:
perciò
capirete
che
ho
ragione
io
di
dirvi
che
il
popolo
dice
e
fa
tutto
ciò
che
è
secondo
la
sua
volontà
.
Se
non
lo
credete
a
me
,
guardate
ai
fatti
e
poi
persuadetevene
una
volta
.
Se
il
governo
fa
qualche
cosa
di
male
,
commette
qualche
arbitrio
,
qualche
abuso
,
o
qualche
ingiustizia
,
adesso
là
Dio
mercè
abbiamo
il
diritto
di
dire
la
nostra
ragione
,
di
protestarci
contro
e
di
richiamare
al
dovere
chi
si
fa
reo
di
tali
offese
alla
giustizia
e
alla
legge
.
È
ben
vero
che
si
è
chiamati
alla
polizia
e
là
si
riceve
un
serio
rimbrotto
;
è
ben
vero
che
qualche
volta
si
va
in
carcere
,
o
si
è
tradotti
dinanzi
ai
tribunali
.
Ma
questo
è
nulla
:
è
un
puro
accidente
(
da
cui
Dio
salvi
ognuno
)
per
mostrare
anzi
che
c
è
libertà
per
tutti
.
Al
popolo
sovrano
la
libertà
di
dir
male
del
governo
,
al
governo
la
libertà
di
mettere
le
manette
al
popolo
sovrano
.
Una
cosa
per
uno
:
bisogna
poi
contentarsi
a
questo
mondo
.
Lo
stesso
dite
della
libertà
della
stampa
.
Non
sentiste
Don
Pasquale
quando
tutti
i
momenti
era
condannato
e
multato
il
gerente
dell
Eco
o
del
Patriota
Cattolico
?
"
Ecco
,
"
sclamava
il
reverendo
,
ecco
la
prova
più
convincente
che
la
libertà
della
stampa
è
fra
noi
al
colmo
!
Se
non
vi
sono
sequestri
,
condanne
,
multe
e
carcere
,
la
libertà
della
stampa
se
ne
va
a
calicutte
.
Dunque
resta
stabilito
all
ultima
evidenza
che
non
vi
è
vera
libertà
se
non
concorrono
simultaneamente
le
seguenti
cose
:
1
.
Manette
.
2
.
Corte
d
Assisie
.
3
.
Sequestri
.
4
.
Multe
.
5
.
Condanne
.
6
.
Carcere
.
Tutte
queste
cose
,
bene
si
intende
,
sono
fatte
per
quella
parte
del
popolo
sovrano
,
che
credendosi
proprio
sovrano
non
dice
e
non
fa
quello
che
vogliono
i
suoi
servitori
.
Ora
vengo
all
unità
e
all
indipendenza
d
Italia
.
L
Italia
è
fatta
,
dicono
tanti
.
Ma
so
ancor
io
che
l
Italia
è
fatta
:
sono
ormai
seimila
anni
che
questa
benedetta
Italia
è
fatta
.
Che
bisogno
c
è
mai
di
dirlo
tanto
?
Io
non
lo
capisco
proprio
.
Ma
,
si
aggiunge
,
l
Italia
è
una
.
Sicuro
,
che
l
Italia
è
una
:
non
ho
mai
sentito
dire
che
ci
siano
due
Italie
.
L
Italia
è
unita
dall
Alpi
al
mare
.
Altro
che
unita
!
È
unita
e
compatta
da
un
capo
all
altro
in
modo
che
se
non
viene
il
signor
Lesseps
a
farci
un
taglio
in
mezzo
come
ha
fatto
all
istmo
di
Suez
;
sfido
chiunque
a
dividerla
e
a
disunirla
.
Io
l
ho
girata
per
lungo
e
per
largo
e
l
ho
trovata
proprio
tutta
d
un
pezzo
.
Anche
qui
non
capisco
perché
tanti
si
sfiatano
a
dire
che
finalmente
l
Italia
è
unita
!
Quanto
poi
alla
sua
indipendenza
,
è
una
cosa
più
chiara
della
luce
di
pien
meriggio
.
Basta
guardarci
per
capire
che
è
il
paese
più
indipendente
del
mondo
.
L
Italia
è
una
penisola
e
perciò
sta
attaccata
da
un
lato
solo
:
essa
quindi
dipende
meno
di
qualunque
altro
.
Andate
mo
a
vedere
la
Francia
,
la
Prussia
,
l
Austria
e
tant
altri
paesi
:
sono
attaccati
da
tante
parti
che
fa
davvero
pietà
il
solo
vederli
così
pendenti
,
chi
a
una
catena
di
montagne
,
chi
a
un
fiume
,
chi
a
un
altro
Stato
,
chi
ad
un
altro
paese
.
Ma
l
Italia
,
volere
o
non
volere
,
non
ha
bisogno
di
tanti
puntelli
e
di
tante
pendenze
;
se
la
tira
di
lungo
col
suo
stivale
e
batte
il
tacco
,
come
suol
dirsi
,
in
mezzo
all
acqua
.
Ecco
perché
gli
stranieri
,
adesso
specialmente
,
non
possono
ficcare
il
naso
in
casa
nostra
.
È
vero
che
a
Malta
ci
sono
gl
Inglesi
,
che
a
Nizza
e
in
Corsica
ci
sono
i
Francesi
e
che
nel
Veneto
ci
sono
i
Tedeschi
:
ma
questo
non
monta
.
L
Italia
sarà
sempre
una
in
eterno
,
e
indipendente
del
tutto
.
Noi
lo
diremo
e
lo
proclameremo
sempre
e
dappertutto
.
Non
avete
veduto
,
come
abbiamo
fatto
ad
avere
Roma
?
II
Papa
si
ostinava
a
starci
,
i
Francesi
si
ostinavano
a
non
volere
andar
via
:
ma
noi
un
bel
giorno
abbiamo
raffermato
il
diritto
dell
Italia
su
Roma
,
e
felice
notte
,
Roma
è
diventata
dell
Italia
.
Ehi
!
Signori
miei
:
oggi
si
combatte
per
un
idea
,
non
si
cerca
mica
più
la
prosaica
realtà
.
Malta
sia
pure
degli
Inglesi
,
Nizza
di
Napoleone
e
il
Veneto
dell
Austria
:
ma
le
virtù
dell
idea
sono
e
saranno
sempre
dell
Italia
.
Dite
mo
che
il
barbaro
Tedesco
colle
sue
baionette
e
col
suo
quadrilatero
ci
venga
a
rapire
la
nostra
idea
!
Cucù
!
La
lezione
è
finita
.
A
rivederci
sabato
.
StampaPeriodica ,
La
sera
,
la
più
grande
felicità
è
di
girellare
,
di
ciondolare
sui
marciapiedi
caramellati
di
sole
.
Per
le
vie
centrali
,
in
mercato
,
per
i
vicoli
spopolati
.
Intorno
alla
Piazza
del
Duomo
si
scende
e
si
sale
come
nei
sogni
;
a
ogni
voltata
s
'
incappa
in
un
laberinto
,
ma
si
trova
sempre
un
'
uscita
fiancheggiata
d
'
archi
,
d
'
urne
di
marmo
,
e
di
fior
di
camelie
.
Finché
si
sbocca
nel
Corso
Umberto
I
dov
'
è
quell
'
altissima
palma
a
ridosso
a
una
casa
gialla
,
e
le
due
signorine
affacciate
alla
finestra
per
respirare
un
caldo
odor
di
gaggìa
e
di
mimosa
.
A
Pistoia
la
notte
è
muta
e
casta
.
Le
belle
ragazze
che
il
giorno
portano
in
giro
l
'
eleganza
ardente
delle
loro
membra
amorose
,
respirano
con
innocenza
nel
tranquillo
sonno
.
E
anche
la
città
dorme
,
così
,
distesa
,
nella
pacifica
vastità
del
piano
e
del
cielo
,
appoggiata
all
'
origliere
di
neve
dell
'
Abetone
.
Soltanto
la
corsa
e
l
'
ansimo
incessante
dei
treni
diretti
al
sud
,
al
nord
,
al
fronte
turba
la
grande
pace
come
un
sogno
troppo
avventuroso
.
StampaPeriodica ,
Gli
americani
hanno
tanto
tuonato
contro
il
colonialismo
e
contro
l
'
imperialismo
inglese
,
che
,
alla
fine
,
sono
stati
accontentati
.
Durante
la
guerra
,
pareva
che
il
loro
nemico
non
fosse
tanto
Hitler
,
quanto
l
'
Impero
inglese
.
E
Churchill
fu
costretto
a
rispondere
rudemente
a
Willkie
:
"
Non
sono
stato
chiamato
da
Sua
Maestà
all
'
ufficio
di
Primo
Ministro
del
Regno
Unito
'
per
presiedere
la
liquidazione
dell
'
Impero
britannico
"
.
Ma
la
liquidazione
si
è
compiuta
o
si
sta
compiendo
lo
stesso
.
Gli
americani
ne
saranno
soddisfatti
,
e
,
a
quanto
pare
,
ne
è
soddisfatta
una
buona
parte
del
pubblico
inglese
.
Io
non
sono
inglese
,
né
anglofilo
,
e
,
anzi
,
ho
più
volte
criticato
alcuni
aspetti
della
politica
inglese
.
Tuttavia
credo
che
il
mondo
avrà
assai
più
da
dolersi
che
da
rallegrarsi
del
tramonto
dell
'
Impero
inglese
.
Questa
generazione
è
vissuta
in
un
'
epoca
in
cui
il
colonialismo
non
era
popolare
,
e
la
letteratura
politica
,
oltre
che
la
letteratura
vera
e
propria
,
insistevano
sugli
aspetti
crudeli
e
sordidi
di
esso
,
,
dimenticando
completamente
quel
che
esso
aveva
fatto
di
buono
e
di
utile
.
L
'
Impero
.
inglese
fu
una
delle
più
grandiose
creazioni
del
genio
politico
,
della
tenacia
,
del
coraggio
della
razza
bianca
.
Esso
compi
un
'
immensa
opera
di
civiltà
:
dissodò
continenti
,
coltivò
immense
ricchezze
che
dormivano
nelle
viscere
della
terra
,
civilizzò
milioni
di
uomini
,
fece
regnare
l
'
ordine
e
la
pace
dove
era
il
caos
.
Questo
non
si
deve
dimenticare
,
e
soprattutto
non
dovrebbero
dimenticarlo
quei
popoli
che
dallo
stato
quasi
selvaggio
furono
dall
'
imperialismo
inglese
condotti
a
forme
quasi
moderne
di
convivenza
sociale
e
politica
.
Se
gli
indiani
dell
'
India
e
del
Pakistan
,
se
i
birmani
oggi
si
creano
istituzioni
rappresentative
,
se
hanno
un
governo
,
una
amministrazione
,
a
chi
lo
devono
,
se
non
agli
inglesi
?
Ma
se
pure
fosse
vero
che
l
'
Impero
inglese
era
un
male
,
io
dico
che
era
un
male
necessario
.
Perché
il
dominio
inglese
assicurava
a
una
gran
parte
dell
'
Asia
i
beni
supremi
dell
'
ordine
,
della
pace
,
della
sicurezza
.
E
,
ora
che
la
potenza
inglese
non
domina
più
in
Asia
,
è
venuta
meno
la
pace
,
è
venuta
meno
la
sicurezza
.
Gandhi
predicò
impunemente
per
quaranta
anni
nell
'
India
dominata
dagli
inglesi
.
Ma
nell
'
India
governata
dagli
indù
,
fu
ucciso
il
secondo
giorno
.
E
se
ne
accorgono
gli
americani
:
perché
dovunque
la
potenza
inglese
venga
meno
o
si
ritiri
,
ivi
deve
accorrere
la
potenza
americana
a
sostituirla
.
La
potenza
è
come
la
natura
:
aborre
il
vuoto
.
E
,
come
si
crea
un
vuoto
di
potenza
,
subito
si
crea
la
spinta
di
altre
potenze
a
riempirlo
.
In
una
parola
:
dove
l
'
Inghilterra
si
ritira
,
ivi
avanza
la
Russia
.
Ciò
non
toglie
che
gli
inglesi
delle
.
ultime
due
generazioni
abbiano
commesso
gravi
errori
nella
loro
politica
coloniale
,
e
che
,
con
quegli
errori
,
abbiano
affrettato
la
liquidazione
di
una
così
grande
parte
della
splendida
eredità
che
era
stata
lasciata
loro
dagli
avi
.
Un
popolo
colonizzatore
può
riuscire
a
conservare
un
impero
coloniale
in
due
modi
:
o
con
la
forza
o
mescolandosi
con
gli
indigeni
,
fraternizzando
con
loro
,
associandosi
almeno
la
classe
dirigente
indigena
.
Gli
inglesi
.
non
avevano
più
la
forza
.
E
il
loro
satanico
superiority
complex
impediva
che
fraternizzassero
con
chicchessia
,
sia
pure
col
Maharaja
.
Quando
gli
inglesi
perdettero
la
penisola
di
Malacca
e
Singapore
,
la
loro
stampa
trasse
"
le
lezioni
"
da
quella
campagna
.
Il
Timer
disse
che
quelle
lezioni
erano
molte
,
ma
che
non
tutte
potevano
essere
apprese
nel
corso
di
settimane
o
di
mesi
.
Poi
,
gli
inglesi
perdettero
la
Birmania
,
e
la
loro
stampa
trasse
"
le
lezioni
"
dalla
nuova
sconfitta
.
"
Lezioni
"
,
in
gran
parte
,
simili
a
quelle
già
ricavate
dalle
campagne
di
Norvegia
,
di
Francia
1940
,
di
Grecia
,
di
Libia
,
di
Creta
:
"
avevamo
troppo
poche
forze
,
siamo
arrivati
troppo
tardi
,
avevamo
poca
aviazione
,
ecc
.
"
.
Ma
,
per
un
'
altra
parte
,
furono
diverse
da
quelle
della
guerra
in
Europa
.
Le
due
campagne
di
Malesia
e
di
Birmania
erano
state
combattute
da
truppe
coloniali
(
per
lo
meno
in
gran
parte
)
,
fra
popolazioni
coloniali
e
in
territori
coloniali
.
La
stampa
inglese
,
quindi
,
ne
trasse
"
lezioni
"
non
solo
in
materia
strategica
o
militare
,
come
dalle
altre
campagne
,
ma
anche
in
materia
di
governo
coloniale
:
severe
lezioni
.
Noi
viviamo
,
in
gran
parte
,
di
"
idee
ricevute
"
,
cioè
di
idee
che
abbiamo
accettate
senza
controllarle
,
quasi
automaticamente
.
Sopraggiunge
il
giorno
della
prova
,
e
quelle
idee
si
rivelano
false
.
E
una
di
queste
idee
era
che
gli
inglesi
fossero
i
più
grandi
colonizzatori
che
il
mondo
avesse
mai
visti
.
Tenevano
in
pugno
un
così
grande
impero
,
con
poca
forza
e
nel
massimo
ordine
,
con
poca
spesa
e
col
massimo
profitto
.
Non
era
la
perfezione
?
Si
credeva
,
perciò
,
che
l
'
amministrazione
coloniale
inglese
fosse
il
modello
di
tutte
le
amministrazioni
coloniali
del
mondo
:
ferma
,
giusta
,
saggia
,
dispensava
benefici
agli
innumerevoli
popoli
che
vivevano
sotto
le
sue
ali
,
e
ne
era
ricambiata
con
sentimenti
di
infinita
riconoscenza
e
amore
.
Questa
era
la
idilliaca
immagine
,
che
una
volta
-
all
'
incirca
prima
della
guerra
mondiale
n
.
1
-
si
aveva
dell
'
imperialismo
inglese
.
Dopo
accaddero
alcuni
episodi
spiacevoli
-
come
li
chiamerebbe
il
Times
-
,
primo
fra
tutti
quello
di
Amritsar
,
i
quali
fecero
dubitare
se
a
quell
'
idillio
corrispondesse
la
realtà
.
Con
la
seconda
guerra
mondiale
,
l
'
idillio
dileguò
del
tutto
,
e
,
al
suo
posto
,
ci
furono
"
le
lezioni
"
,
le
dure
lezioni
degli
avvenimenti
della
Malesia
,
della
Birmania
,
dell
'
India
.
Nel
corso
della
campagna
della
Malesia
,
la
popolazione
indigena
tenne
un
atteggiamento
molto
tiepido
,
e
le
truppe
indiane
non
furono
sempre
fedeli
.
Gli
stessi
guai
-
molto
aggravati
-
in
Birmania
.
Wavell
non
poté
mandare
rinforzi
.
Perché
?
Si
disse
:
per
mancanza
di
strade
.
Ma
forse
anche
perché
non
si
fidava
troppo
delle
truppe
indiane
.
Ci
fu
di
peggio
.
Disse
il
Daily
Mail
:
"
È
stata
la
quinta
colonna
che
ha
consegnato
Rangoon
ai
giapponesi
...
Un
gran
numero
di
birmani
sono
passati
al
nemico
.
I
giapponesi
li
hanno
inquadrati
in
unità
speciali
in
uniforme
azzurra
;
e
queste
unità
sono
entrate
in
azione
contro
di
noi
,
e
sono
state
attivissime
in
imprese
di
sabotaggio
.
Anche
il
resto
della
popolazione
civile
era
per
la
maggior
parte
antinglese
.
Mentre
i
giapponesi
erano
ancora
molto
lontani
,
la
loro
propaganda
,
fondata
sul
motto
:
L
'
Asia
agli
asiatici
,
si
spargeva
da
per
tutto
per
opera
degli
agenti
della
quinta
colonna
.
I
nostri
convogli
dietro
le
linee
del
fronte
dovevano
essere
sempre
in
guardia
contro
atti
di
sabotaggio
.
L
'
ultimo
carro
di
ogni
convoglio
,
c
'
era
sempre
la
probabilità
che
fosse
attaccato
.
Alcuni
operai
indigeni
,
che
lavoravano
nei
campi
d
'
aviazione
,
scioperavano
per
ragioni
futili
"
.
Il
giornale
continuava
su
questo
tono
,
fornendo
vari
esempi
di
sabotaggio
e
di
tradimento
da
parte
della
popolazione
birmana
.
Colui
che
doveva
poi
diventare
Primo
Ministro
della
Birmania
,
Auna
Sin
,
fece
per
anni
la
guerra
agli
inglesi
,
a
fianco
ai
giapponesi
.
Il
Times
,
in
un
articolo
intitolato
:
"
L
'
avvenire
delle
colonie
"
,
trasse
anche
dalla
campagna
della
Malesia
lezioni
in
materia
di
amministrazione
coloniale
.
"
I
vecchi
metodi
coloniali
britannici
"
,
disse
,
"
per
quanto
in
passato
abbiano
servito
utilmente
la
causa
dell
'
Impero
,
devono
ora
essere
riveduti
radicalmente
.
"
Quindi
fece
un
lungo
esame
critico
dell
'
intero
sistema
coloniale
britannico
,
e
concluse
:
"
Le
critiche
che
oggi
vengono
fatte
al
nostro
sistema
coloniale
insistono
sul
punto
che
esso
si
è
attardato
troppo
a
lungo
e
con
eccessivo
compiacimento
nella
tradizione
di
un
'
epoca
sorpassata
e
ha
mantenuto
sempre
quello
spirito
stratificato
di
disuguaglianza
e
di
discriminazione
,
i
cui
ultimi
bastioni
vengono
rapidamente
attaccati
e
eliminati
nella
società
contemporanea
"
.
E
insisteva
sui
"
compartimenti
stagni
"
della
vita
coloniale
britannica
e
sulla
necessità
di
eliminarli
.
Seguirono
il
fallimento
della
missione
Cripps
in
India
,
la
rottura
fra
autorità
britanniche
e
Congresso
,
gli
arresti
dei
capi
indiani
,
i
tumulti
,
le
repressioni
.
Conclusione
.
In
tempo
di
pace
tutti
i
sistemi
coloniali
sono
buoni
:
la
nazione
colonizzatrice
disarma
i
nativi
,
e
questi
,
vogliano
o
non
vogliano
,
devono
ubbidire
.
Ma
la
prova
suprema
dei
sistemi
coloniali
è
la
guerra
.
Le
popolazioni
delle
colonie
fanno
causa
comune
con
i
loro
dominatori
,
si
battono
per
loro
e
al
loro
fianco
?
Il
sistema
coloniale
era
buono
.
I
fatti
,
a
quel
che
pare
,
furono
questi
:
nella
penisola
di
Malacca
la
popolazione
tenne
un
atteggiamento
incerto
,
e
le
truppe
indiane
-
almeno
in
parte
-
defezionarono
;
in
Birmania
la
popolazione
fece
addirittura
causa
comune
con
l
'
invasore
contro
gli
inglesi
;
e
l
'
India
mantenne
un
atteggiamento
di
diffidenza
,
se
non
di
ostilità
,
verso
gli
inglesi
.
E
,
invece
,
i
filippini
si
batterono
per
gli
americani
e
a
fianco
agli
americani
,
nella
penisola
di
Bataan
e
a
Corregidor
.
Le
cause
del
fallimento
.
del
colonialismo
inglese
sono
remote
.
E
credo
che
nessun
pubblicista
antinglese
potrebbe
oggi
esporle
meglio
e
più
nitidamente
di
come
,
già
in
passato
,
le
riconobbero
alcune
personalità
inglesi
dalla
vista
lunga
.
Montagu
fu
uno
di
questi
spiriti
chiaroveggenti
.
In
qualità
di
Segretario
di
Stato
per
l
'
India
,
si
propose
sinceramente
di
avviare
quel
paese
all
'
autogoverno
.
Ma
,
quando
fece
un
viaggio
in
India
,
capi
di
essere
solo
a
pensare
a
quel
modo
:
tutta
l
'
amministrazione
coloniale
,
tutti
gli
inglesi
in
India
erano
contrari
alle
sue
idee
.
E
fece
altre
scoperte
ancora
più
gravi
.
Scopri
che
"
alla
radice
dei
guai
del
Governo
,
era
l
'
esclusivismo
razziale
e
l
'
arroganza
della
comunità
inglese
"
.
Scrisse
nel
suo
Indian
Diary
(
Heinemann
,
1930
)
:
"
Io
dico
che
la
questione
sociale
,
il
fatto
che
i
funzionari
accettavano
di
lavorare
insieme
con
gli
indiani
,
ma
non
di
giocare
con
loro
,
e
non
volevano
avere
niente
in
comune
con
loro
,
ci
ha
condotti
alla
situazione
attuale
"
.
Il
massacro
e
la
umiliazione
di
Amritsar
furono
una
terribile
rivelazione
.
Da
per
tutto
può
capitare
che
un
generale
dai
nervi
poco
saldi
perda
la
testa
di
fronte
a
una
dimostrazione
popolare
e
ordini
il
fuoco
.
Sarà
un
incidente
doloroso
,
ma
non
sarà
che
un
incidente
.
La
fucileria
di
Amritsar
fu
un
affare
del
tutto
diverso
.
E
,
propriamente
,
non
fu
un
incidente
:
fu
la
rivelazione
di
uno
stato
d
'
animo
;
fu
la
rivelazione
di
"
un
abisso
di
insolenza
e
di
risentimento
razziale
"
.
Quel
che
segui
fu
peggio
del
massacro
stesso
.
Il
generale
Dyer
,
l
'
ufficiale
che
aveva
ordinato
il
fuoco
,
dichiarò
davanti
alla
Commissione
d
'
inchiesta
che
"
il
suo
scopo
era
stato
non
semplicemente
quello
di
disperdere
una
folla
minacciosa
,
ma
di
produrre
un
effetto
morale
-
sufficiente
dal
punto
di
vista
militare
-
non
solo
sui
presenti
,
ma
su
tutto
il
Punjab
"
.
Uno
storico
inglese
,
Hancock
,
commenta
:
"
Questa
era
la
dottrina
che
la
propaganda
inglese
aveva
denunziata
come
`
prussianesimo
"
.
«
Intendete
voi
tenere
l
'
India
»
gridò
Montagu
ai
Comuni
,
«
per
mezzo
del
terrorismo
e
dell
'
umiliazione
razziale
?
»
Ma
la
Camera
dei
Lords
approvò
quel
che
aveva
fatto
il
generale
Dyer
.
Quello
sciagurato
ufficiale
fu
messo
a
riposo
a
mezza
paga
,
ma
diventò
un
martire
e
un
eroe
agli
occhi
della
maggioranza
dei
Lords
,
di
una
larga
frazione
della
Camera
dei
Comuni
e
di
una
gran
parte
del
pubblico
.
Io
non
posso
qui
fare
la
storia
delle
varie
leggi
che
i
Dominions
adottarono
per
impedire
l
'
immigrazione
di
asiatici
.
Qualche
Dominion
pose
al
bando
"
tutti
gli
asiatici
come
tali
"
:
"
un
affronto
all
'
intera
razza
"
disse
Gandhi
.
Qualche
altro
impose
la
prova
di
cultura
.
Qualche
altro
(
Canada
)
vietò
l
'
immigrazione
di
persone
appartenenti
a
razze
che
non
potessero
adattarsi
al
clima
locale
.
In
sostanza
tutti
chiusero
le
porte
in
faccia
agli
asiatici
.
Queste
misure
destarono
un
profondo
risentimento
nelle
popolazioni
asiatiche
dell
'
Impero
,
soprattutto
fra
gli
indiani
,
che
erano
pervenuti
a
una
più
elevata
coscienza
politica
.
Ci
furono
lunghi
contrasti
fra
i
Dominions
e
l
'
India
.
Ma
,
in
conclusione
,
i
Dominions
fecero
quel
che
vollero
,
e
il
Governo
inglese
,
che
avrebbe
dovuto
in
certo
modo
fare
da
arbitro
,
simpatizzò
per
i
Dominions
.
Si
formò
una
concezione
estremamente
paradossale
della
cittadinanza
imperiale
.
Il
Commonwealth
britannico
-
scrisse
lo
storico
Hancock
-
volse
le
spalle
all
'
ideale
di
una
cosmopoli
,
che
è
l
'
ideale
di
due
grandi
imperi
contemporanei
:
1'U.R.S.S
.
e
l
'
Impero
francese
.
L
'
Impero
francese
è
rimasto
fedele
all
'
ideale
di
una
cittadinanza
comune
.
Esso
offre
a
tutti
i
suoi
sudditi
il
sommo
bene
de
la
civilisation
française
,
qualunque
sia
la
loro
razza
,
e
mantiene
ferma
la
dottrina
della
prima
rivoluzione
,
quale
fu
espressa
nella
«
Dichiarazione
dei
diritti
dell
'
uomo
»
e
nel
tentativo
di
trasformare
i
negri
di
Haiti
da
schiavi
in
cittadini
.
Questa
teoria
aveva
legami
con
la
concezione
storica
dell
'
eguaglianza
naturale
di
tutti
gli
uomini
,
e
colla
concezione
della
cittadinanza
romana
nella
cosmopoli
imperiale
.
In
orbe
romano
qui
sunt
cives
romani
sunt
,
aveva
proclamato
Caracalla
;
e
il
poeta
,
alla
vigilia
della
caduta
dell
'
Impero
,
aveva
cantato
:
Haec
est
,
in
gremium
victos
quae
sola
recepit
,
humanumque
genus
communi
nomine
fovit
matris
,
non
dominae
,
ritu
:
civesque
vocavit
quos
domuit
...
quod
cuncti
gens
una
sumus
...
Il
Commonwealth
e
l
'
Impero
britannico
seguirono
,
invece
,
una
evoluzione
in
senso
opposto
.
Non
si
arrivò
a
impedire
il
libero
movimento
degli
individui
tra
le
comunità
di
origine
europea
.
Ma
fra
queste
e
il
resto
dell
'
Impero
fu
stabilita
una
insormontabile
barriera
.
Si
crearono
,
così
,
entro
i
confini
dell
'
Impero
due
specie
di
cittadini
:
gli
uni
-
quelli
di
origine
europea
-
potevano
liberamente
muoversi
da
un
capo
all
'
altro
dell
'
Impero
e
andare
a
cercare
fortuna
ove
meglio
credevano
;
gli
altri
-
gli
asiatici
-
dovevano
morire
di
fame
nei
loro
superpopolati
paesi
d
'
origine
e
non
potevano
andare
a
guadagnarsi
il
pane
in
territori
immensi
,
ricchi
,
spopolati
,
che
pur
facevano
parte
di
quello
stesso
Impero
di
cui
essi
erano
cittadini
.
Così
l
'
Inghilterra
,
giusta
la
bella
parola
del
poeta
latino
,
fu
"
non
madre
,
ma
padrona
"
.
E
quelle
che
il
Times
chiamò
le
"
lezioni
"
delle
campagne
d
'
Asia
furono
le
conseguenze
di
questa
politica
.
I
popoli
che
Roma
aveva
soggiogati
,
combatterono
per
Roma
,
loro
"
madre
"
,
e
occorsero
secoli
perché
l
'
immenso
Impero
fosse
disfatto
.
I
popoli
che
l
'
Inghilterra
aveva
governati
,
si
rifiutarono
di
combattere
per
la
loro
"
padrona
"
,
e
l
'
Impero
inglese
d
'
Asia
si
è
dissolto
nel
giro
di
alcuni
anni
.
StampaPeriodica ,
Queste
votazioni
polacche
segnano
la
fine
di
un
'
epoca
che
coincide
con
la
fine
del
glorioso
movimento
sindacale
e
politico
di
Solidarnosc
.
La
storia
non
è
stata
benevola
nei
confronti
del
movimento
d
'
ispirazione
cattolica
,
creato
da
Lech
Walesa
e
sostenuto
da
Papa
Karol
Wojtyla
,
che
nei
ruggenti
anni
Ottanta
affrontò
il
potere
comunista
a
Danzica
e
a
Varsavia
dando
la
prima
fatale
picconata
allo
sgretolamento
dell
'
impero
sovietico
in
Europa
.
L
'
elettrotecnico
Walesa
,
grande
agitatore
populista
,
colorito
oratore
di
piazza
,
audace
ispiratore
delle
masse
operaie
anticomuniste
,
doveva
rivelarsi
in
seguito
un
capo
di
stato
inadeguato
al
ruolo
e
alla
funzione
che
la
carica
richiedeva
:
il
declino
della
sua
immagine
fu
tale
da
fargli
ottenere
,
nelle
ultime
elezioni
presidenziali
,
l'1
per
cento
dei
voti
.
Il
deserto
in
cui
scompare
Solidarnosc
lo
si
percepisce
fisicamente
nella
crisi
senza
sbocco
in
cui
versano
i
cantieri
di
Danzica
,
che
vent
'
anni
orsono
costituirono
la
piattaforma
e
il
fulcro
dell
'
eroica
ribellione
walesiana
:
privatizzati
nel
1998
,
decimati
dai
licenziamenti
,
hanno
visto
scendere
il
numero
dei
dipendenti
a
3.800
rispetto
ai
18
mila
occupati
nel
1980
.
Danzica
,
già
fucina
di
rivolta
contro
la
non
economia
comunista
,
oggi
è
diventata
un
covo
di
protesta
contro
gli
eccessi
dell
'
economia
di
mercato
.
La
disoccupazione
,
che
impazza
in
diversi
settori
,
colpisce
ormai
il
16
per
cento
della
popolazione
attiva
,
3
milioni
di
persone
.
Offuscano
il
quadro
altre
cifre
poco
allegre
.
L
'
uscente
coalizione
tripartita
guidata
da
Jerzy
Buzek
,
di
cui
facevano
parte
anche
i
resti
di
Solidarnosc
,
lascia
un
buco
finanziario
di
molti
miliardi
di
dollari
,
con
un
tasso
di
crescita
caduto
al
2
per
cento
.
La
situazione
appare
tanto
più
fosca
se
si
pensa
che
la
Polonia
,
fino
a
ieri
la
prima
della
classe
in
campo
economico
nei
territori
ex
comunisti
dell
'
Est
,
aveva
raggiunto
fra
il
1997
e
il
2000
un
ritmo
di
crescita
annuo
oscillante
dal
7
al
5
per
cento
.
Se
aggiungiamo
al
tutto
gli
scandali
e
la
corruzione
,
che
non
hanno
risparmiato
neppure
alcuni
ministri
di
punta
del
dicastero
Buzek
,
avremo
la
spiegazione
del
maggiore
paradosso
che
oggi
emerge
dalla
Polonia
postwalesiana
.
Cioè
il
crescente
successo
elettorale
dei
grandi
nemici
d
'
una
volta
,
i
comunisti
tramutati
in
socialdemocratici
,
che
con
Alexander
Kwasniewski
hanno
già
conquistato
due
volte
di
seguito
la
presidenza
della
repubblica
e
che
ora
si
apprestano
a
occupare
il
governo
con
Leszek
Miller
.
Si
sa
che
lo
strano
fenomeno
non
è
soltanto
polacco
.
La
paradossale
endemia
che
vede
,
in
diversi
paesi
dell
'
Est
,
i
postcomunisti
indossare
vesti
capitaliste
e
sostituirsi
alle
fragili
e
inesperte
classi
dirigenti
della
prima
fase
democratica
,
è
dovuta
essenzialmente
al
fatto
che
dopo
mezzo
secolo
di
comunismo
non
è
facile
reinventare
di
punto
in
bianco
il
mercato
e
la
libertà
.
I
rischi
a
medio
termine
si
sono
rivelati
,
un
po
'
dovunque
,
più
estesi
e
insidiosi
dei
vantaggi
immediati
.
I
politici
e
i
tecnici
comunisti
,
che
sapevano
come
gestire
società
illiberali
,
hanno
poi
sovente
mostrato
di
saper
governare
,
meglio
dei
liberali
veri
o
improvvisati
,
i
travagli
della
transizione
riformista
da
un
sistema
all
'
altro
.
La
Polonia
non
sembra
fare
eccezione
alla
regola
.
Solo
che
nella
Polonia
cattolica
,
il
paese
di
Solidarnosc
benedetto
dal
Papa
,
l
'
ariete
nell
'
assalto
alle
fortezze
totalitarie
dell
'
Est
,
il
fenomeno
assume
connotati
di
contrasto
e
di
visibilità
maggiori
,
poniamo
,
che
in
Lituania
,
in
Ungheria
o
in
Romania
.
Ecco
perché
Leszek
Miller
,
leader
della
vincente
coalizione
di
sinistra
,
uomo
che
fino
all
'
ultimo
conservò
la
sua
poltrona
nel
politburo
del
defunto
partito
comunista
,
si
sforza
oggi
di
apparire
più
realista
del
re
:
più
capitalista
di
George
Bush
,
più
europeista
di
Romano
Prodi
,
più
atlantista
di
Tony
Blair
.
Egli
sa
bene
che
in
un
paese
emblematico
ed
esposto
come
la
Polonia
,
il
cui
sovrano
ombra
resta
pur
sempre
Karol
Wojtyla
,
un
postcomunista
per
essere
governativamente
credibile
e
commestibile
deve
essere
anzitutto
e
soltanto
«
post
»
;
l
'
altra
metà
del
neologismo
meglio
farla
dimenticare
al
più
presto
.
Non
a
caso
lo
slogan
d
'
urto
nella
campagna
elettorale
di
Miller
diceva
:
«
Torniamo
alla
normalità
,
lasciamo
vincere
il
futuro
!
»
.
Slogan
in
verità
piuttosto
contraddittorio
,
ma
quanto
mai
idoneo
a
catturare
il
voto
di
un
elettorato
altrettanto
contraddittorio
.
In
esso
si
esprimeva
il
duplice
desiderio
di
recuperare
una
sicurezza
sociale
perduta
e
di
tentare
una
modernizzazione
riformatrice
graduale
e
controllata
.
Finita
l
'
epopea
di
Solidarnosc
,
comincia
forse
da
adesso
la
fase
in
risalita
più
faticosa
della
terza
repubblica
polacca
.
StampaPeriodica ,
Tolgo
in
prestito
dal
Commercio
questo
bel
dialogo
che
fa
per
me
:
Quali
e
quanti
sono
i
poteri
nel
Regno
Italico
?
Sono
quattordici
.
Misericordia
!
Possibile
che
siano
tanti
?
Eppure
l
è
così
.
Sentite
,
e
contateli
da
voi
:
1
.
Prima
di
tutti
,
il
Re
:
questo
si
venera
,
si
stima
,
ma
non
se
ne
parla
.
2
.
Dopo
viene
il
magnanimo
alleato
.
Di
questo
qualche
volta
se
ne
parla
,
ma
non
se
ne
deve
parlare
.
3
.
L
ebreo
Rotschild
.
Questo
si
fa
sentire
,
senza
che
se
ne
parli
.
4
.
Il
Ministero
.
Di
questo
se
ne
parla
meno
di
quel
che
se
ne
dovrebbe
parlare
.
Esso
è
un
carro
tirato
da
animali
diversi
,
vaccini
,
bufalini
,
somarini
e
bastardi
;
ma
questi
tirano
di
qua
;
quelli
tirano
di
là
:
sicché
non
va
né
avanti
né
addietro
.
5
.
I
massoni
.
Costoro
non
si
sentono
né
si
vedono
,
ma
sono
da
per
tutto
;
e
ne
appariscono
le
opere
.
6
.
I
Mitingai
...
E
che
razza
di
gente
è
questa
?
Vi
è
un
po
di
tutto
.
Moltissime
pecore
matte
;
molti
castroni
con
qualche
montone
;
buon
numero
di
volpi
e
volpini
,
e
qualche
lupo
in
disparte
.
Proseguo
.
7
.
Settimo
potere
sono
gli
scolari
.
Questi
ragazzacci
vogliono
spoliticare
;
sono
organizzati
per
conto
della
Rivoluzione
universale
:
si
sono
atteggiati
a
potenza
,
e
stanno
perfino
per
tenere
un
congresso
.
Da
che
levarono
dalle
scuole
le
immagini
di
Cristo
e
della
Madonna
,
e
vi
sostituirono
quelle
di
Garibaldi
,
di
Mazzini
,
di
Robespierre
e
di
Marat
,
si
sono
fatti
cattivelli
,
e
daranno
da
pensare
agli
altri
poteri
.
Che
volete
?
Sono
liberi
pensatori
...
pensano
,
è
vero
,
meglio
che
col
capo
,
con
qualche
altro
membro
.
Studiano
poverini
.
Solo
che
invece
delle
Pandette
,
meditano
Louis
Blanc
,
Proudhon
;
e
invece
che
all
anatomia
,
attendono
alla
teoria
delle
barricate
.
8
.
La
canaglia
.
Questa
opera
a
seconda
della
paga
;
sia
che
questa
venga
dai
fondi
segreti
,
ossivero
da
cassa
massonica
,
o
estera
.
9
.
I
circoli
e
comitati
.
L
azione
di
questi
spesso
si
neutralizza
per
dissidio
.
La
Malva
non
si
accorda
col
Rosolaccio
.
Ma
perché
?
Solo
perché
questi
vorrebbero
sedere
a
mensa
;
e
quelli
,
benché
sian
pieni
sino
agli
occhi
,
si
ostinano
a
mangiare
.
10
.
I
mezzani
,
o
mediatori
.
Vi
sono
mezzani
di
posti
ministeriali
,
di
cariche
,
di
nastri
e
ciondoli
,
di
sindacati
,
di
prefetture
,
di
questure
,
di
giudicature
,
di
posti
finanzieri
,
di
accolli
di
lavori
pubblici
,
strade
ferrate
,
di
forniture
.
Vi
sono
mezzani
di
sconti
,
d
imprestiti
,
e
perfino
di
donne
.
Questa
genia
,
senza
apparire
,
è
un
potere
formidabile
,
e
spesso
pesa
più
di
uno
degli
altri
poteri
.
11
.
I
giornali
e
la
rimanente
stampa
.
Non
è
questo
un
potere
indipendente
,
ma
ligio
e
pedissequo
di
questo
o
quel
potere
.
Pagata
o
addetta
,
è
lo
stesso
.
Non
vi
è
in
Italia
un
giornale
,
come
il
Times
,
che
sia
di
per
se
stesso
una
potenza
.
Così
vi
sono
giornali
dei
massoni
,
giornali
dei
circoli
o
dei
comitati
,
giornali
dei
liberi
pensatori
,
giornali
della
canaglia
,
e
soprattutto
giornali
ministeriali
,
dati
cioè
anima
e
corpo
al
soldo
del
ministero
che
paga
,
quale
che
esso
sia
.
Di
questi
,
alcuni
sono
scritti
con
acqua
di
malva
,
altri
col
fiele
,
altri
con
l
aceto
,
altri
col
tossico
,
altri
finalmente
sin
con
lo
sterco
.
Un
po
di
talento
,
abbenché
strampalato
e
malefico
,
è
solo
nei
giornali
rossi
.
Non
parlo
della
stampa
clericale
e
legittimista
.
Tutte
le
mediocrità
e
le
immondizie
,
che
formano
,
del
resto
,
il
corpo
della
stampa
,
si
accapigliano
fra
loro
,
e
sono
d
accordo
in
una
cosa
sola
;
cioè
nel
nuocere
invece
di
giovare
;
buoni
,
tutto
al
più
,
a
suscitare
una
tempesta
in
un
bicchier
d
acqua
;
assai
potenti
per
disunire
,
impotenti
per
unire
.
Tale
è
l
undecimo
potere
che
dicesi
la
stampa
.
Essa
aiuta
a
fare
il
male
;
impedisce
di
fare
il
bene
.
12
.
Le
donne
.
È
questo
un
potere
assai
meschino
e
soprattutto
dozzinale
.
La
Rivoluzione
italiana
non
ha
prodotto
né
una
madama
Roland
,
né
una
Carlotta
Corday
,
né
una
madama
di
Staël
.
Le
donne
politiche
in
Italia
,
o
tengono
della
Frine
o
tengono
delle
tricoteuses
.
Per
bassa
ed
ignobile
che
sia
l
azione
di
questo
potere
,
si
fa
tuttavia
sentire
nel
dettaglio
.
In
un
sistema
a
vapore
,
non
può
non
giuocare
la
sua
parte
la
crinolina
.
13
.
La
Camera
dei
Deputati
.
Di
questa
per
adesso
non
voglio
parlare
.
Ne
parleremo
presto
quando
si
reciterà
l
orazione
funebre
di
quella
che
è
in
agonia
.
14
.
Ed
ultimo
.
Il
Senato
.
Fu
lungamente
Corpo
morto
;
eppure
,
poco
fa
,
dette
segno
di
vita
.
Tuttavia
il
suo
organismo
non
pare
vitale
.
Mi
sembra
assai
complicato
questo
intreccio
di
poteri
.
Credi
tu
che
sia
buono
?
Sì
,
buono
per
mandar
noi
,
chi
a
Monte
Domini
,
chi
a
Bonifazio
,
chi
alle
Murate
,
e
chi
finalmente
a
Trespiano
.
Ma
non
credi
che
possa
esserci
rimedio
?
Troppi
cuochi
guastano
la
cucina
:
bisognerebbe
fare
un
buon
taglio
ed
un
buono
scarto
;
e
questo
si
potrebbe
fare
in
due
modi
.
Sentiamo
dunque
questi
due
modi
.
Non
posso
parlare
.
E
perché
?
Non
posso
dire
neppure
il
perché
.
Dirò
come
Bertoldo
:
`
Non
posso
,
mamma
mia
,
l
Oca
mi
guarda
.
StampaPeriodica ,
La
casa
che
vedo
da
letto
in
faccia
alla
finestra
di
camera
mia
,
al
sorger
del
sole
s
'
imporpora
a
poco
a
poco
come
la
guancia
di
una
giovinetta
che
uno
sguardo
turba
.
StampaPeriodica ,
Teheran
,
novembre
-
Non
fu
facile
avere
un
colloquio
con
l
'
imperatrice
Soraya
nella
sua
reggia
di
Teheran
.
Da
circa
due
anni
nessun
giornalista
veniva
ricevuto
al
Palazzo
di
Marmo
per
essere
ammesso
alla
presenza
della
sovrana
ed
erano
oltretutto
giorni
difficili
,
particolarmente
inadatti
ad
ottenere
una
udienza
speciale
.
Poche
ore
avanti
Fatemi
,
l
'
ex
Primo
ministro
,
era
stato
fucilato
in
una
caserma
della
capitale
.
Numerosi
ufficiali
arrestati
con
l
'
accusa
di
tradimento
erano
sotto
processo
,
si
attendeva
da
un
momento
all
'
altro
la
notizia
della
loro
condanna
.
Una
atmosfera
carica
di
angoscia
e
di
elettricità
gravava
su
tutta
la
Persia
.
Inoltre
l
'
intero
paese
era
in
lutto
per
la
morte
di
Alì
Reza
,
il
fratello
dello
scià
,
avvenuta
mentre
egli
pilotava
il
suo
aereo
.
Bandiere
a
mezz
'
asta
pendevano
dai
palazzi
imperiali
e
dagli
edifici
pubblici
,
per
strada
si
incontravano
soldati
con
la
striscia
di
panno
nero
cucita
alla
manica
sinistra
del
blusotto
.
A
corte
anche
i
servitori
erano
vestiti
di
nero
e
il
lutto
era
rigidissimo
.
Ricevimenti
,
pranzi
e
colloqui
erano
stati
cancellati
dalla
lista
degli
impegni
delle
Loro
Maestà
.
I
giornalisti
italiani
giunti
a
Teheran
col
volo
inaugurale
della
LAI
avevano
chiesto
con
molta
insistenza
di
porgere
gli
omaggi
alla
regina
,
ma
il
loro
desiderio
era
andato
deluso
.
Anch
'
io
avevo
ormai
rinunciato
ad
incontrare
Soraya
nella
sua
favolosa
dimora
quando
giunse
,
inaspettata
,
la
comunicazione
da
corte
:
l
'
imperatrice
avrebbe
ricevuto
soltanto
me
,
che
ero
l
'
unica
donna
del
gruppo
,
e
mi
aspettava
entro
due
ore
per
offrirmi
una
tazza
di
tè
.
Il
gran
maestro
delle
cerimonie
,
Musin
Garagozlu
,
mi
informò
con
aria
compiaciuta
,
porgendomi
i
complimenti
.
Era
un
signore
autorevole
e
profumato
di
lavanda
francese
,
dalle
maniere
galanti
.
Era
un
grande
onore
,
mi
fece
osservare
,
che
l
'
imperatrice
mi
ricevesse
,
ma
esisteva
una
condizione
:
che
non
le
parlassi
di
politica
e
non
le
rivolgessi
domande
indiscrete
.
Il
colloquio
si
doveva
svolgere
secondo
le
regole
più
rigide
dell
'
etichetta
.
Era
inoltre
preferibile
che
anche
io
mi
vestissi
di
nero
ed
assolutamente
necessario
che
imparassi
a
fare
l
'
inchino
.
Non
dovevo
assolutamente
dimenticare
di
fare
l
'
inchino
all
'
imperatrice
se
non
volevo
offenderla
gravemente
e
vedermi
volgere
le
spalle
.
Due
ore
dopo
tutti
i
giornalisti
di
Teheran
sapevano
che
una
collega
italiana
sarebbe
stata
ammessa
alla
presenza
di
Soraya
e
mi
aspettavano
dinanzi
al
portone
del
Palazzo
di
Marmo
.
Apparivano
molto
sorpresi
,
quella
visita
era
per
loro
eccezionale
.
Mi
posero
domande
,
mi
dettero
consigli
,
mi
dissero
che
Soraya
è
una
regina
severa
,
che
non
sorride
mai
,
mi
fotografarono
mentre
entravo
nel
parco
,
scortata
da
una
pattuglia
armata
di
soldati
piccoli
e
bruni
come
siciliani
.
A
metà
del
viale
i
soldati
mi
consegnarono
a
un
ufficiale
e
anche
lui
sembrava
assai
stupefatto
,
ogni
tanto
si
girava
a
guardarmi
con
curiosità
e
,
sempre
guardandomi
,
sulla
soglia
del
palazzo
mi
consegnò
a
un
servitore
che
per
l
'
emozione
sbagliò
e
mi
portò
nel
guardaroba
dell
'
imperatrice
lasciandomi
lì
.
Stavo
meditando
sui
vestiti
della
regina
,
le
sue
calze
di
nailon
,
la
sua
biancheria
di
raso
,
gli
stivali
da
cavallerizza
,
lo
scaldapiedi
con
la
fodera
di
visone
,
il
mucchio
della
sua
corrispondenza
(
centinaia
di
lettere
provenienti
da
ogni
parte
del
mondo
)
quando
una
dama
di
corte
,
vestita
di
nero
,
irruppe
ansimando
nella
stanza
.
Era
rossa
in
volto
,
estremamente
confusa
,
e
spiegando
in
francese
che
il
servitore
aveva
perso
la
testa
per
le
troppe
raccomandazioni
,
mi
fece
tornare
indietro
.
Salimmo
lo
scalone
principale
dove
le
pareti
e
il
soffitto
sono
completamente
incrostate
di
specchi
come
nel
fantastico
Golestan
e
,
passando
attraverso
numerosi
corridoi
,
venni
introdotta
nel
salone
degli
ospiti
dove
le
Loro
Maestà
ricevono
i
visitatori
stranieri
.
Era
un
salone
sfarzoso
,
enormi
lampadari
di
cristallo
pendevano
dal
soffitto
ricamato
ad
arabeschi
,
quadri
di
celebri
pittori
persiani
erano
appesi
alle
pareti
insieme
a
tappeti
antichissimi
,
tendaggi
preziosi
coprivano
le
grandi
finestre
sul
parco
.
Negli
angoli
erano
poltrone
e
divani
di
stoffa
verdolina
,
un
poco
consunta
,
un
enorme
tappeto
era
steso
sul
pavimento
.
Sempre
rossa
in
volto
la
dama
mi
fece
segno
di
aspettare
e
si
allontanò
chiudendo
alle
spalle
una
delle
pesantissime
porte
di
legno
scolpito
.
Trascorsero
alcuni
secondi
,
poi
la
medesima
porta
si
aprì
e
una
piccola
donna
vestita
di
nero
entrò
nella
stanza
accompagnata
da
un
cane
lupo
e
da
un
cocker
spagnolo
.
Io
non
feci
molta
attenzione
.
Stavo
osservando
il
tappeto
splendidamente
tessuto
,
così
spesso
e
soffice
che
i
tacchi
ci
si
affondavano
come
dentro
la
rena
,
e
credetti
che
la
signora
vestita
di
nero
,
i
cui
lineamenti
restavano
confusi
nella
penombra
,
fosse
un
'
altra
dama
di
corte
mandata
a
scortarmi
o
a
darmi
istruzioni
.
«
Good
morning
»
essa
disse
avanzando
verso
di
me
.
«
Good
morning
»
risposi
io
distrattamente
.
«
How
do
you
do
?
»
Subito
dopo
rimasi
senza
fiato
:
colei
che
avevo
salutato
con
tanta
distratta
familiarità
era
l
'
imperatrice
di
Persia
.
Era
ormai
troppo
tardi
per
fare
l
'
inchino
.
Soraya
mi
stava
davanti
,
conscia
del
mio
imbarazzo
,
e
una
luce
allegra
le
brillava
negli
occhi
,
gli
angoli
della
bocca
le
tremavano
per
la
voglia
di
ridere
.
Ci
fissammo
un
secondo
,
poi
entrambe
ci
lasciammo
andare
ad
una
breve
risata
liberatrice
e
Soraya
mi
porse
la
mano
stringendo
con
forza
la
mia
:
«
Don
'
t
worry
,
please
»
(
non
preoccupatevi
)
,
disse
mentre
pronunciavo
qualche
parola
di
scusa
e
mi
parve
quasi
grata
dell
'
errore
che
aveva
evitato
un
incontro
formale
.
Vista
di
vicino
la
ventiduenne
imperatrice
di
Persia
non
ha
l
'
aspetto
autoritario
e
imponente
che
le
attribuiscono
le
fotografie
.
È
una
ragazza
di
media
statura
,
quasi
fragile
,
certamente
timida
.
Notai
che
era
più
magra
di
quando
,
un
anno
e
mezzo
fa
,
il
colpo
di
Stato
di
Mossadeq
la
costrinse
a
fuggire
a
Roma
insieme
allo
Scià
.
Il
volto
sembrava
meno
florido
e
tondo
,
gli
zigomi
erano
quasi
tirati
,
i
celebri
occhi
grigi
ancora
più
grandi
.
I
capelli
neri
dai
riflessi
castani
erano
tagliati
cortissimi
,
le
labbra
carnose
erano
senza
rossetto
,
le
guance
prive
di
cipria
,
e
questo
le
dava
un
'
aria
infantile
,
da
adolescente
cresciuta
un
po
'
in
fretta
.
L
'
abito
che
indossava
era
chiuso
fino
al
collo
,
con
le
maniche
lunghe
.
«
Don
'
t
worry
,
please
»
ripeté
sorridendo
,
con
una
voce
sottile
ed
acuta
,
da
bambina
,
e
con
la
mano
sottile
,
dalle
unghie
appena
laccate
di
smalto
trasparente
,
mi
indicò
la
poltrona
.
Aspettò
che
fossi
seduta
;
poi
anche
lei
si
sedette
,
sul
divano
di
fronte
,
accanto
a
un
tavolino
di
avorio
su
cui
era
un
vaso
pieno
di
rose
rosse
.
Conoscevo
quelle
rose
.
Erano
partite
col
nostro
aereo
da
Roma
,
confezionate
dentro
una
scatola
di
ghiaccio
,
e
l
'
indomani
dell
'
arrivo
,
quando
il
principe
Pacelli
era
stato
ricevuto
dallo
scià
che
voleva
complimentarsi
per
la
nuova
linea
della
LAI
che
unisce
Roma
con
Teheran
,
il
pacco
era
stato
recapitato
a
Soraya
con
questo
messaggio
:
«
Alla
regina
più
bella
del
mondo
le
rose
più
belle
di
Roma
»
.
Soraya
le
accarezzò
lentamente
.
«
Così
lei
viene
da
Roma
»
mormorò
sempre
parlando
in
inglese
.
«
Ah
,
Roma
:
via
Veneto
,
il
Pincio
,
Villa
Borghese
!
Nessuna
città
al
mondo
è
bella
come
Roma
,
nessuno
è
adorabile
come
la
gente
di
Roma
.
Come
invidio
lei
che
ci
vive
!
Quando
venni
con
mio
marito
»
(
diceva
«
mio
marito
»
e
non
«
lo
Scià
»
,
come
avrebbe
preteso
l
'
etichetta
)
«
abitavo
in
un
albergo
di
via
Veneto
e
le
nostre
finestre
guardavano
sulla
strada
.
Spesso
mi
affacciavo
,
mi
divertivo
a
guardare
i
marciapiedi
affollati
di
gente
,
i
tavolini
fuori
dei
bar
,
le
edicole
dei
giornali
,
e
mi
sembrava
d
'
essere
al
centro
del
mondo
.
La
notte
il
brusio
dei
discorsi
saliva
fino
alle
nostre
finestre
e
il
rumore
delle
automobili
e
delle
lambrette
ci
impediva
di
dormire
;
mio
marito
si
inquietava
.
Eppure
era
così
bello
lo
stesso
.
Cosa
fanno
ora
in
via
Veneto
?
»
chiese
Soraya
sporgendo
verso
di
me
il
piccolo
volto
ansioso
.
Risposi
che
facevano
le
medesime
cose
:
si
davano
appuntamenti
,
bevevano
,
chiacchieravano
,
e
le
detti
una
copia
dell
'
«
Europeo
»
dove
c
'
erano
appunto
molte
notizie
e
fotografie
di
via
Veneto
.
Soraya
prese
a
sfogliarlo
con
avidità
.
Si
ricordava
dell
'
«
Europeo
»
,
quand
'
era
a
Roma
l
'
aveva
intervistata
per
questo
giornale
un
signore
amabile
e
severo
che
poi
aveva
scritto
tante
cose
gentili
.
Mi
chiese
timidamente
se
potevo
lasciarle
quel
numero
.
A
Teheran
i
giornali
italiani
arrivano
sempre
con
tanto
ritardo
e
lei
era
sempre
ansiosa
di
sapere
quel
che
succede
in
Europa
.
Per
esempio
era
ansiosa
di
sapere
qualcosa
sulla
morte
di
Fath
:
non
sapevo
che
era
morto
Fath
?
Io
lo
ignoravo
.
Gli
ultimi
giornali
scritti
a
caratteri
latini
che
avevo
letto
a
Teheran
erano
di
tre
giorni
avanti
,
le
mie
informazioni
si
fermavano
lì
.
Mi
dispiaceva
tuttavia
confessare
a
Soraya
che
non
sapevo
nulla
sulla
morte
di
Fath
e
finsi
di
sapere
.
«
Ne
sono
rimasta
tanto
addolorata
»
disse
lei
con
le
lacrime
agli
occhi
.
«
Era
così
bello
,
così
bravo
,
così
giovane
.
Quanti
anni
aveva
?
»
Buttai
giù
un
numero
:
quaranta
.
«
Oh
,
mon
Dieu
.
Non
è
terribile
pensare
che
Jacques
è
morto
a
quarant
'
anni
?
»
esclamò
lei
.
«
E
di
che
cosa
è
morto
?
»
Sapevo
che
il
sarto
parigino
era
ammalato
di
leucemia
e
risposi
che
era
morto
per
questo
.
«
Oh
che
strazio
!
»
esclamò
Soraya
coprendosi
gli
occhi
.
«
E
lo
conosceva
?
»
Non
ho
mai
visto
Fath
se
non
in
fotografia
ma
mi
dispiaceva
deludere
l
'
imperatrice
.
Dissi
perciò
che
lo
conoscevo
.
«
E
Dior
?
Conosce
Dior
?
»
volle
ancora
sapere
Soraya
.
Mi
pressava
di
domande
;
non
mi
era
mai
capitato
di
andare
ad
intervistare
qualcuno
e
di
essere
invece
intervistata
.
Risposi
,
questa
volta
senza
mentire
,
che
conoscevo
Dior
.
«
E
la
linea
H
le
piace
?
»
chiese
allora
Soraya
.
Questa
volta
mi
ribellai
,
risposi
che
avrei
molto
gradito
sapere
se
la
linea
H
piaceva
a
Sua
Maestà
.
«
Oh
,
no
!
»
fece
lei
scandalizzata
.
«
Le
pare
che
possa
portare
quella
roba
?
»
In
realtà
la
bellissima
Soraya
si
mortificherebbe
a
portare
un
abito
che
nasconde
la
figura
e
glielo
dissi
.
Parve
lusingata
e
continuò
a
lungo
a
parlare
della
moda
:
sembrava
impossibile
distoglierla
dal
suo
argomento
preferito
.
Soraya
adora
i
vestiti
,
le
pellicce
,
i
gioielli
.
Dicono
che
passi
molte
ore
davanti
allo
specchio
,
ogni
stagione
le
più
celebri
sartorie
francesi
e
italiane
le
mandano
i
cataloghi
con
le
fotografie
delle
collezioni
e
lei
sceglie
decine
di
modelli
per
volta
.
Possiede
centinaia
di
toilettes
,
una
immensa
quantità
di
profumi
,
un
numero
incalcolabile
di
pellicce
(
la
sua
pelliccia
preferita
è
quella
di
ermellino
che
le
regalò
Stalin
per
il
suo
matrimonio
)
,
gioielli
di
ogni
genere
.
Quando
venne
a
Roma
comprò
da
un
gioielliere
di
via
Condotti
collane
e
braccialetti
per
34
milioni
,
in
una
sola
mattina
.
Cambiare
toilettes
è
una
delle
poche
cose
da
fare
nella
reggia
di
Teheran
,
dove
l
'
imperatrice
passa
quasi
tutta
la
giornata
annoiandosi
.
Soraya
è
nata
e
cresciuta
in
Europa
,
è
stata
educata
in
collegi
svizzeri
ed
inglesi
,
la
vita
oziosa
nel
fasto
di
un
palazzo
orientale
non
può
non
opprimerla
.
Come
passa
il
suo
tempo
la
sovrana
più
invidiata
del
mondo
?
Soraya
fece
una
piccola
smorfia
.
Disse
che
leggeva
,
suonava
il
pianoforte
,
studiava
canto
,
si
intratteneva
con
la
gente
di
corte
.
Qualche
volta
usciva
,
andava
a
cavallo
,
oppure
a
nuotare
.
D
'
inverno
andava
a
sciare
sulle
montagne
che
circondano
Teheran
;
ma
non
era
così
divertente
come
sciare
in
Svizzera
.
«
Non
vedo
quasi
nessuno
»
disse
Soraya
con
voce
triste
.
«
E
mio
marito
ha
tanto
da
lavorare
,
non
riesco
quasi
mai
a
restare
a
lungo
con
lui
.
La
mattina
vengo
qui
,
aspetto
che
abbia
esaurito
i
suoi
impegni
e
all
'
una
faccio
colazione
in
sua
compagnia
.
Nel
pomeriggio
egli
torna
a
lavorare
ed
io
non
lo
vedo
fino
all
'
ora
di
cena
.
Non
è
molto
,
vero
?
»
concluse
con
un
sospiro
.
E
il
cinematografo
le
piaceva
?
Vedeva
spesso
dei
film
?
Soraya
scosse
la
testa
:
ogni
tanto
li
proiettavano
a
corte
.
Ma
a
Roma
era
più
divertente
:
andava
proprio
nei
cinema
,
anche
tre
volte
la
settimana
.
Ah
,
Roma
!
I
film
di
Roma
!
L
'
argomento
la
ravvivò
.
Soraya
adora
il
cinematografo
,
le
piacciono
soprattutto
i
film
drammatici
,
quelli
che
raccontano
storie
d
'
amore
,
detesta
i
film
comici
e
musicali
.
I
suoi
attori
preferiti
sono
Gregory
Peck
,
Barbara
Stanwyck
ed
Errol
Flynn
.
«
Conosce
Errol
Flynn
?
»
chiese
con
la
solita
curiosità
.
Mi
scappò
detto
che
non
lo
conoscevo
:
rimase
delusa
.
Lei
lo
incontrò
a
Roma
,
nel
1953
,
durante
una
festa
in
casa
Vassarotti
.
Era
vestito
in
modo
così
buffo
,
coi
calzini
rossi
,
ma
era
ugualmente
irresistibile
.
Conserva
ancora
nei
suoi
appartamenti
una
fotografia
in
cui
è
ritratta
con
lui
.
«
Quella
sera
conobbi
anche
Gina
Lollobrigida
»
disse
Soraya
.
«
Conosce
Gina
Lollobrigida
?
»
Le
dissi
di
sì
e
volle
sapere
cosa
faceva
,
se
il
suo
viaggio
in
America
era
stato
davvero
un
trionfo
,
se
in
Inghilterra
aveva
avuto
davvero
tanto
successo
,
se
era
ancora
così
«
splendidamente
bella
»
.
«
E
Silvana
Mangano
?
La
conosce
?
»
chiese
Soraya
,
piena
di
curiosità
.
L
'
aveva
vista
in
Riso
amaro
,
avrebbe
dato
non
so
cosa
per
vederla
in
persona
e
parlare
con
lei
.
«
È
così
brava
!
Come
mai
non
è
andata
a
Londra
?
»
chiese
piena
di
rammarico
.
Le
dissi
che
Silvana
Mangano
aspettava
un
altro
bambino
:
forse
per
questo
non
era
andata
a
Londra
.
«
Aspetta
un
bambino
?
»
balbettò
l
'
imperatrice
e
improvvisamente
il
suo
volto
si
oscurò
,
ci
fu
un
intervallo
di
silenzio
penoso
,
imbarazzante
.
Da
tre
anni
la
Persia
aspetta
che
Soraya
dia
un
figlio
allo
Scià
:
la
sua
mancata
maternità
è
divenuta
un
problema
di
Stato
ed
un
motivo
di
angoscia
per
lei
e
per
il
marito
.
Lo
scià
divorziò
dalla
prima
moglie
,
Fauzia
,
perché
questa
non
gli
aveva
dato
figli
maschi
;
e
sposò
Soraya
per
avere
un
erede
che
ancora
non
è
venuto
:
sembra
che
un
comitato
di
medici
abbia
dichiarato
l
'
imperatrice
fisiologicamente
sterile
.
La
mancanza
di
eredi
al
trono
è
alla
base
della
crisi
dinastica
che
travaglia
l
'
Iran
;
se
il
figlio
non
nascesse
,
lo
scià
potrebbe
anche
ripudiare
Soraya
o
essere
costretto
a
rinunciare
al
trono
.
Alcuni
partiti
,
nemici
di
Soraya
,
invocano
da
tempo
una
delle
due
soluzioni
che
sono
improbabili
ma
non
impossibili
.
Lo
Scià
è
innamorato
della
moglie
,
non
ha
alcuna
intenzione
di
abdicare
:
ma
potrebbe
esservi
costretto
se
la
crisi
si
aggravasse
.
L
'
imperatrice
taceva
ancora
,
abbuiata
,
quando
un
cameriere
entrò
portando
un
vassoio
con
le
tazze
di
tè
.
Il
fatto
la
scosse
.
Tirò
un
lungo
sospiro
,
ordinò
al
servitore
,
con
un
cenno
del
capo
,
di
lasciare
tutto
sul
tavolo
,
e
mi
porse
con
grazia
la
tazza
di
tè
.
«
Il
3
dicembre
parto
per
l
'
America
»
disse
poi
,
sollevata
.
«
È
mai
stata
in
America
?
Ah
,
New
York
,
la
Fifth
Avenue
,
le
Montagne
Rocciose
,
Hollywood
!
È
mai
stata
ad
Hollywood
?
»
Soraya
non
conosce
gli
Stati
Uniti
,
da
molto
tempo
supplicava
lo
scià
di
portarcela
,
ed
ora
parlando
del
suo
viaggio
sembrava
di
nuovo
una
bambina
felice
,
ignara
dei
suoi
gravi
problemi
.
Avrebbe
visitato
gli
studi
,
diceva
,
avrebbe
conosciuto
Gregory
Peck
e
Barbara
Stanwyck
.
Era
così
commovente
nella
sua
eccitazione
che
per
qualche
minuto
non
ebbi
il
coraggio
di
chiederle
se
davvero
andava
in
America
per
divertimento
oppure
se
il
viaggio
aveva
lo
scopo
che
i
bene
informati
alla
corte
di
Teheran
gli
attribuiscono
:
cioè
di
farsi
visitare
da
celebri
specialisti
in
ginecologia
per
riuscire
,
attraverso
un
procedimento
artificiale
,
a
dare
finalmente
allo
scià
l
'
erede
che
aspetta
.
Poi
mi
decisi
:
si
diceva
che
Sua
Maestà
si
recasse
negli
Stati
Uniti
per
sottoporsi
ad
un
medicai
treatment
:
era
esatto
?
Di
nuovo
il
volto
di
Soraya
si
oscurò
e
la
sovrana
perse
il
sorriso
.
Posò
lentamente
la
tazza
di
tè
,
abbassò
la
testa
e
quando
la
rialzò
aveva
una
espressione
smarrita
,
da
bambina
che
non
sa
cosa
dire
.
Poi
disse
a
voce
bassa
ed
incerta
,
come
se
si
vergognasse
a
dire
una
bugia
:
«
No
,
for
pleasure
»
,
per
divertimento
.
E
cambiò
in
fretta
il
discorso
.
Raccontò
che
sarebbe
partita
in
aereo
,
si
sarebbe
fermata
a
Londra
e
qui
,
forse
,
avrebbe
preso
la
nave
.
In
America
sarebbe
rimasta
due
mesi
soltanto
per
aver
tempo
di
fermarsi
a
Roma
sulla
via
del
ritorno
.
«
Ho
convinto
mio
marito
a
tornarci
»
disse
con
la
vocina
sottile
;
e
gli
occhi
le
brillavano
di
nuovo
gaiamente
.
Si
alzò
,
mi
porse
la
mano
per
dimostrarmi
che
il
colloquio
era
finito
;
e
a
vederla
così
piccola
e
fragile
mi
dimenticai
per
la
seconda
volta
di
farle
l
'
inchino
.
StampaPeriodica ,
L
'
Italia
non
manderà
truppe
di
terra
nelle
zone
dove
opereranno
gli
americani
a
caccia
di
terroristi
.
Ma
questa
è
una
previsione
,
non
una
decisione
politica
.
Quando
Silvio
Berlusconi
dice
alla
Camera
:
«
Siamo
in
prima
linea
»
e
ripete
lunedì
a
Londra
:
«
Faremo
la
nostra
parte
»
,
vuol
significare
che
siamo
disponibili
a
qualunque
tipo
di
intervento
ci
fosse
richiesto
dalla
Nato
.
Ma
il
ministro
della
Difesa
Antonio
Martino
ancora
martedì
pomeriggio,18
settembre
,
durante
una
visita
in
Macedonia
,
era
furibondo
per
l
'
equivoco
determinato
da
una
sua
dichiarazione
di
due
giorni
prima
a
Domenica
in
.
Rispondendo
a
una
spettatrice
in
ansia
per
il
suo
fidanzato
che
partiva
militare
,
Martino
aveva
detto
di
escludere
l
'
invio
di
truppe
italiane
per
combattere
Osama
Bin
Laden
e
i
suoi
soci
.
In
un
lancio
d
'
agenzia
,
la
previsione
diventò
una
decisione
politica
dell
'
Italia
di
tirarsi
indietro
.
E
il
ministro
trascorse
la
serata
a
trasmettere
smentite
,
a
tranquillizzare
Berlusconi
,
molto
infastidito
,
e
gli
americani
,
infastiditi
e
allarmati
.
Premesso
dunque
che
manderemmo
anche
i
vigili
urbani
se
ce
li
chiedessero
,
l
'
andamento
tecnico
dei
preparativi
lascia
immaginare
che
truppe
di
terra
non
saranno
necessarie
.
Le
basi
aeree
italiane
sono
a
disposizione
degli
alleati
ed
è
verosimile
che
se
fosse
richiesta
una
nostra
presenza
,
essa
sarebbe
affidata
all
'
Aeronautica
.
Eppure
,
la
«
lunga
guerra
di
Bush
»
allo
stato
si
annuncia
molto
diversa
da
quella
del
'91
contro
Saddam
Hussein
.
Berlusconi
ha
detto
a
Londra
che
la
Nato
è
impegnata
a
«
individuare
e
punire
i
colpevoli
e
chi
li
ha
fiancheggiati
,
appoggiati
,
sostenuti
»
.
Ma
ce
ne
vorrà
prima
che
la
caccia
a
Bin
Laden
possa
trasformarsi
nel
conflitto
contro
uno
dei
tanti
«
paesi
canaglia
»
.
George
W
.
Bush
ha
fatto
sapere
agli
alleati
di
non
voler
mostrare
la
bandiera
in
una
«
azione
esemplare
»
,
come
è
capitato
talvolta
a
Bill
Clinton
.
La
sua
ambizione
è
assai
più
alta
:
vuole
sradicare
il
terrorismo
e
non
accetta
che
alcuno
possa
tagliargli
la
strada
.
«
Farà
una
serie
di
operazioni
chirurgiche
»
ci
è
stato
detto
martedì
pomeriggio
al
piano
nobile
di
Palazzo
Chigi
.
«
Ma
è
chiaro
che
se
qualcuno
disturberà
il
chirurgo
,
dovrà
fare
i
conti
con
l
'
intero
ospedale
»
.
I
tre
soli
paesi
al
mondo
che
riconoscono
il
regime
dei
talebani
(
Arabia
Saudita
,
Emirati
e
Pakistan
)
si
sono
messi
a
disposizione
di
Bush
.
Muammar
Gheddafi
manda
messaggi
riservatissimi
al
suo
collega
americano
,
via
Roma
,
per
chiarire
che
lui
vuole
restare
fuori
dalla
faccenda
.
Saddam
Hussein
ha
bisogno
probabilmente
dei
tranquillanti
per
dormire
.
Lo
stesso
Yasser
Arafat
,
dopo
aver
donato
il
sangue
per
i
feriti
delle
Twin
Towers
,
il
18
settembre
ha
assicurato
il
suo
sostegno
agli
americani
.
Questo
lascia
intendere
quanto
terrore
si
sia
diffuso
nel
mondo
arabo
,
quanto
sia
ragionevole
la
posizione
congiunta
di
Tony
Blair
e
di
Berlusconi
di
non
fare
vittime
civili
per
rispondere
a
chi
ne
ha
provocate
tante
e
di
coinvolgere
nella
condanna
e
nell
'
azione
di
pulizia
il
maggior
numero
di
paesi
arabi
.
Dietro
le
pieghe
ancora
confuse
dell
'
emergenza
,
c
'
è
tuttavia
da
osservare
che
a
soli
quattro
mesi
dal
13
maggio
le
elezioni
politiche
sembrano
lontanissime
.
Prima
gli
incidenti
di
Genova
,
poi
le
bombe
d
'
agosto
,
oggi
la
tragedia
americana
hanno
prodotto
in
Berlusconi
un
forte
mutamento
psicologico.Egli
è
chiamato
a
rispettare
il
«
contratto
con
gli
italiani
»
sottoscritto
a
Porta
a
porta
l'8
maggio
e
lo
sa
bene
.
Sarà
giudicato
sugli
aumenti
alle
pensioni
minime
e
sulla
riforma
del
sistema
previdenziale
,
sulla
rivoluzione
scolastica
e
quella
sanitaria
,
sui
benefici
fiscali
e
sulle
grandi
opere
pubbliche
.
Ma
gli
ultimi
avvenimenti
lo
hanno
proiettato
su
una
dimensione
imprevista
e
possono
rappresentare
per
lui
un
rischio
,
ma
soprattutto
una
grande
occasione
.
A
quanto
riferiscono
i
testimoni
,
se
a
Londra
il
17
settembre
fosse
andato
Francesco
Rutelli
,
sarebbe
stato
difficile
immaginare
una
maggiore
cordialità
e
un
'
intesa
politica
più
solida
,
fino
alla
conferenza
stampa
congiunta
proposta
da
Blair
e
del
tutto
inconsueta
per
Downing
street
.
L
'
asse
con
Bush
era
nato
in
tempi
non
sospetti
e
poiché
in
questo
momento
Stati
Uniti
e
Gran
Bretagna
(
come
in
tutte
le
occasioni
di
grave
crisi
internazionale
)
sono
i
locomotori
della
Nato
(
e
non
solo
)
,
l
'
Italia
si
trova
al
tavolo
di
una
partita
più
importante
del
solito
.
Saprà
giocarla
Berlusconi
?
L
'
opposizione
teme
di
sì
.
Se
si
leggono
in
controluce
le
alzate
di
spalle
su
questa
o
quella
dichiarazione
del
Cavaliere
o
di
altri
membri
del
governo
,
nel
centrosinistra
si
teme
che
Berlusconi
riesca
a
interpretare
sentimenti
davvero
molto
diffusi
nella
opinione
pubblica
italiana
e
trasversali
agli
schieramenti
politici
.
Decisione
nel
punire
i
terroristi
senza
fare
vittime
innocenti
.
Fermezza
contro
Bin
Laden
e
chiunque
lo
aiuti
.
Mano
tesa
ai
paesi
arabi
di
buona
volontà
.
Difesa
della
nostra
identità
culturale
ed
etica
senza
criminalizzare
religioni
e
civiltà
diverse
.
Sono
pochissimi
quelli
che
se
la
sentono
di
prendere
le
distanze
da
posizioni
come
queste
.
Massimo
D
'
Alema
gestì
bene
la
crisi
del
Kosovo
,
ma
ebbe
bisogno
dei
voti
del
centrodestra
per
l
'
impegno
militare
.
Berlusconi
non
ha
bisogno
di
nessuno
.
Se
apre
all
'
opposizione
,
lo
fa
per
acquisire
punti
di
autorevolezza
,
come
Alcide
De
Gasperi
che
cercava
sostegni
anche
quando
aveva
il
50
per
cento
di
share
.
Se
Berlusconi
saprà
giocare
,
se
la
sua
«
Finanziaria
eccezionale
»
sarà
rassicurante
negli
investimenti
militari
e
nella
costruzione
di
una
nuova
intelligence
che
l
'
Italia
non
ha
mai
avuto
,
senza
stravolgere
alcuna
voce
del
bilancio
sociale
,
l
'
opposizione
potrebbe
trovarsi
davvero
a
mal
partito
.