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Venezia , agosto - La sortita più brillante del movimento neorealista italiano fu quando Renato Guttuso piantò , alla Biennale del '52 , il suo telone storico della Battaglia al Ponte dell ' Ammiraglio , che regge ancora alla distanza per la viva memoria di quei suoi toni di forte agrume e la macchina ben oliata , ma strepitante , dell ' azione in corso . C ' era da credere che un grosso colpo fosse stato inferto alle schiere avversarie ; da prevedere che molti astrattisti si sarebbero convinti di aver giocato abbastanza e che il seguito si sarebbe visto due anni dopo . Ma in questa XXVII Biennale è invece l ' astrattismo che sembra aver ripreso fiato , mentre il realismo è piuttosto in giacenza . A sentir le lamentazioni dei realisti , sarebbe stato proprio il Moloch della Biennale a divorarselo , falcidiando inviti , limitando talune presenze al bianco e nero , disgiungendone altre in sale diverse e recondite . Difficile crederlo , perché se può lamentarsi l ' assenza , come pittore , di un Treccani ( che , col suo Ritorno a Fragalà , avrebbe sicuramente sollevato il tono delle due salette « realistiche » ) , o la collocazione sbadata di un Omiccioli o di un Mafai ( che però s ' indugia in area stranamente depressa ) , è duro immaginare i vantaggi della eventuale compresenza di un Sassu o di tanti altri fra cui la scelta non è punto stimolante ; mentre , fra í molti disegnatori , non vedo che cosa mai altri nomi avrebbero aggiunto alla quota dei presenti ( da Zancanaro ad Attardi , da Muccini a De Stefano , dalla Salvatore a Vespignani ) . Non sarà poi imputabile a malizia degli organizzatori se la data della Biennale s ' è trovata a combinarsi con la mostra ciclica di Guttuso in paesi remoti ; non restando così agli svaghi veneziani che il dubbio Boogie - Woogie : dove il bellissimo spunto satirico contro il dipinto eponimo di Mondrian non è sorretto abbastanza dalla parte autografa , troppo torbidamente accarezzata ( ma mi rifiuto di credere che un uomo della intelligenza , non dico « intellighentsia » , di Guttuso sia caduto nel tranello tesogli dall ' amico suo Berenson , pubblicando fra i caravaggeschi la Cafeteria di Cadmus ) . Oppure , che c ' entra la Biennale se le figurine di uno Zigaina , ancora scattanti nel '52 , sono , quest ' anno , peste e filacciose ? Se il Pizzinato si ostina a respingere troppo energicamente ogni appoggio della sua cultura giovanile ; se il Migneco seguita a fingersi un coreano invaghito di lingue occidentali ; e il Brindisi svolta improvvisamente verso un « liberty » folcloristico ? La ostentazione poi con cui i critici di sinistra mostrano di puntare sulla « antologica » del Levi rende anche più ingrata una discussione proficua sul già famoso « taccuino di Lucania » . « Preferisco i suoi quadri antelucani » diceva pacatamente un vecchio amico torinese del pittore , uscendo dalla sala . A parte la involontaria freddura , è proprio vero che il gruppo dei dipinti più antichi , fino al '35 , rientrano nel coerente ordine mentale di una cultura europea , movente a quegli anni , tra postimpressionismo ed espressionismo . Tutto il resto ( salvandone il ritratto di Rocco Scotellaro , proprio perché , eccezionalmente , si riaggancia ai modi di quindici vent ' anni prima ) è cronaca spenta , opaca ; come se anche il Levi , che fu pure dei « Sei » di Torino , partecipi della opinione , tanto diffusa quanto storta , decisa a negare ogni radice « realistica » alla civiltà dell ' impressionismo ; e così condannarla in blocco . Su questo punto , per fortuna , è possibile trovare qualche appiglio di confutazione anche ritornando nelle due salette « realistiche » . Il primo ce l ' offre proprio un torinese , il Martina , che , riandando sulle tracce non ingloriose del gruppo dei « Sei » , mostra di credere , come credo anch ' io , che la verità sia da ripescarsi sul lato opposto . E me ne conforta , subito dopo , un caso anche più semplice e , quasi , commovente . Salvo errore , Alberto Ziveri , che pochi in Italia conoscono , pochissimi sanno collocare sul piano che gli tocca , è il « realista più realizzato » della Biennale di quest ' anno . Le sue « cupole di Roma » , quasi abbacinate entro la luce d ' azzurro - acciaio , i due Paesaggi francesi , così teneri e densi , la polpa del Nudino di modella nello studio sono , per maturità di visione , la più grata sorpresa del padiglione italiano . Già Ziveri non ha aspettato sollecitazioni esterne o programmatiche per riguardarsi Daumier , Courbet , Daubigny , Corot ; l ' ha fatto da sempre . E può essere che , un tantino , lo immobilizzi una siffatta cultura , vagante , di regola , fra i11830 e il '70; ma chi l ' ascolti più attentamente avvertirà presto il gocciolare del filtro personale . Ora , per chi non si creda votato alle esigenze di un gusto soltanto ( quanto è più moderno , tanto più destinato a durare meno di un foglietto di calendario ) , Ziveri può servire come caso esemplare nel contesto della discussione sul « contenuto » e sulla scelta di una « tradizione » plausibile . Voglio dire che , ai daddoli critici sulla superfluità della mostra di Courbet a Venezia , la confutazione può venire naturalmente proprio dal caso Ziveri . Quanto può reggere , insomma , la cordata storica di una tradizione ? Nessuno è in grado di prevederlo , perché il più della faccenda dipende dalla solidità dell ' aggancio personale . O , passando ai « contenuti » , che dicono di fronte ai « paesaggi » di Ziveri i negatori in blocco delle grandi scoperte , in quel campo , degli impressionisti ? E che cosa gli estensori di liste di « contenuti popolari » con l ' anticipo fisso ? Che , nel variare dell ' impasto storico , certi nuovi argomenti s ' affaccino con insistenza e chieggano di essere in qualche modo raffigurati , è avvenuto sempre . Più difficile è che , affacciandosi , abbiano di già un volto « formalmente » riconoscibile . Ora è proprio la scarsa riconoscibilità formale di molti fra questi primi esperimenti a lasciar dubbi non già sulle intenzioni , ma proprio sul sentimento , sull ' animo che le dovrebbe reggere . Queste schierature di disegni dove lavoratori , soli o in comitiva , per lo più si riposano nelle soste dalla giornaliera fatica , sudano dormendo o si espongono di malavoglia negli abiti più dimessi , non sono che un ' inversione programmatica , non già un superamento , della vecchia joie de vivre dell ' impressionismo ed ultra . Ciò che vi manca , e sarebbe invece essenziale ai fini che vi si propongono , è proprio la polemica , il contrasto in corso fra le due parti . Qui , non se ne vede che una . Il Levi stesso , nel suo Taccuino di Lucania , dove ha lasciato i proprietari , la borghesia , la Celere , i vecchi fascisti , e tutto il resto ? Se è vero che Grassano è come Gerusalemme ( è proprio il titolo di un suo quadro ) dove sono i pubblicani , gli scribi , i farisei ? Così anche scavalcato , come si conveniva , il gusto della modernità ad ogni costo , mi ridomando se in codesti artisti non intervenga una sfiducia di fondo nel linguaggio , lato sensu , impressionistico , ritenuto inadatto a narrare , ad illustrare fatti umani , a chiarirli nella polemica con l ' altera pars . Per chi conosca la forza aggressiva degli illustratori satirici sul principio di questo nostro secolo , e rammenti come riuscissero ad esprimerla perfettamente , col migliore linguaggio artistico dei tempi loro , torna vero il contrario . Non sono dunque Induno o Morelli che i nostri zelanti disegnatori dovrebbero ristudiarsi , ma , anche senza uscir di casa , la tradizione che va dal Matarelli , grande illustratore del Giusti , a quel Ratalanga che veniva infatti accolto alla pari , cinquant ' anni fa , tra gli eccellenti disegnatori satirici della parigina Assiette au Beurre . Mi chiedo se forse non li conoscano meglio alcuni dei nostri registi , buoni maneggiatori di immagini , e che pure non sembrano aver fruttato ancor nulla , neppur essi , per i nostri giovani illustratori .
Decentriamo, ma con judicio ( Baget Bozzo Gianni , 2000 )
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Sì all ' autonomia amministrativa , occhio a quella fiscale I referendum regionali sono un prezzo politico per chiudere la questione dello scisma del Nord , un fatto spirituale e sociale che ha dominato la vita italiana degli anni Novanta ; una vera crisi della Nazione come forma dell ' Italia . Per questo i referendum consultivi sono ancora carichi di una potenza mitica come se essi dovessero segnare un evento spirituale nella figure del rifacimento istituzionale . E non sarà così perché le esigenze dell ' unità di un sistema giuridico , economico , sociale nazionale si impongono nella società mondiale molto più di quando accadesse quando vigeva intatta la sovranità statale . I vincoli internazionali rafforzano , non indeboliscono le esigenze della certezza e dell ' eguaglianza del diritto in ogni parte dello Stato . La capacità di imposizione fiscale delle regioni non può essere sopravvalutata . Le regioni a statuto speciale già esistenti ce l ' hanno e non ne hanno mai fatto uso . L ' autonomia regionale ha un senso solo se determina una diminuzione del peso burocratico e consente una maggiore disponibilità all ' esigenza della società civile . Ma si deve tenere conto che la società civile non è la terra degli angeli e che le lobby esistono ancora , rese più forti dalla fine dei partiti storici . Le decisioni che contano saranno sempre prese a livello nazionale proprio perché lo Stato nazionale è l ' agente inevitabile del sistema internazionale . In una società ormai internazionalizzata , le nazioni acquistano come sistemi economici e sociali il peso che hanno perso come sovranità nazionale . Vi è inoltre il rischio che la moltiplicazione delle fonti di diritto aumenti i vincoli e quindi i poteri della burocrazia e le difficoltà amministrative poste all ' azione del cittadino . Si è visto che difficoltà ha avuto a imporsi la legge Bassanini , il corpo morto che la burocrazia ha contrapposto all ' iniziativa del governo . Quello che è proposto con i referendum consultivi delle regioni padane è un decentramento di compiti alle regioni che lo chiederanno . Con ciò avremmo altre regioni a statuto speciale , che comporterà in altro modo il trasferimento di mezzi dallo Stato alle regioni . Questo è un processo nazionale che deve essere governato a livello nazionale e che richiede un contratto tra le regioni settentrionali a quelle meridionali . Per questo è valido l ' impegno posto dal presidente del Piemonte Ghigo per trovare una piattaforma comune con le regioni di sinistra . Infine merito di Berlusconi è di essere riuscito a porre in termini di decentramento ciò che era nato in forma di rivoluzione . Sul piano etico politico , la riforma ha importanza maggiore che sul piano amministrativo . Si tratta di deporre l ' ormai scomposto mito del Risorgimento e le criminalizzazioni che ne sono seguite e di recuperare la storia dell ' Italia preunitaria . Sarebbe un bel sogno se sul tricolore giacobino che Ciampi esalta si potessero porre i simboli delle repubbliche marinare che combatterono contro la pressione islamica . E ' certo che la nuova legislatura sarà finalmente costituente se il centrodestra , che ha posto con la riforma regionale il superamento della Costituzione del '48 , potrà finalmente portare fuori il Paese dalla crisi esistenziale dell ' identità della sinistra .
LEZIONI AL POPOLO ( - , 1865 )
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[ I ] Adesso tutti insegnano al popolo . Ed hanno ragione . Passò quel tempo in cui si voleva tenere il popolo nell ’ ignoranza e nell ’ abbrutimento . Adesso mo tutti sono e debbono essere dottori e sapienti . Una volta trovare un dottore , era cosa rara come una mosca bianca : adesso se scappucciate in un sasso , salta fuori un dottore in berrettone e toga . Ah ! non c ’ è più rimedio : la luce , il progresso e la scienza l ’ hanno vinta sulle tenebre , sulla barbarie e sull ’ ignoranza . E se nessuno ve lo dice ve lo dico io . Sappiate mo che anche la Marmitta vuol fare la sua parte in questo insegnamento universale . Sicuro , voglio fare dei dottori anch ’ io e dottori da Marmitta . Altro che quelli che saltan fuori dalla porta dell ’ università col loro diploma e colla loro scienza in tasca . Ho perciò deciso di fare anch ’ io lezioni al popolo . C ’ è qua in Bologna chi lo istruisce dell ’ igiene sociale : è vero che il professore in partibus che dava le lezioni un tanto al metro ha dovuto mettere il catenaccio alla bottega e far fagotto . Ma il suo fallimento non è ancora aperto : dunque posso dire che l ’ igiene sociale è anche insegnata al popolo di Bologna . C ’ è poi chi lo ammaestra in altre cose più sublimi . Cospetto ! Si tratta nient ’ altro che di lezioni popolari di igio e di fisiologia , dalle quali il popolo impara che non bisogna più bollire il latte di vacca , ma è necessario berlo come è prodotto da madre natura . E in tal caso la natura è una gran mamma ! Dunque ho detto fra di me : giacché a Bologna professori con paga e senza , giurati e non giurati , a gratis e a un tanto il cento , dispensano tante cognizioni e tanta scienza al popolo , mi metterò anch ’ io all ’ altezza dei tempi , o piuttosto farò arrivare il popolo ad un ’ altezza maggiore di quella della torre degli Asinelli . E questa è proprio la misura più giusta dell ’ altezza dei tempi nostri ; a Bologna , quelli che andarono più in alto furono gli asinelli . Già Bologna si chiama la dotta , e se qualcuno non crede che sia all ’ altezza dei tempi , ci rispondo secco secco : pezzo d ’ asino , non vedi come è alta la torre degli Asinelli ? Cosa volete che mi rispondesse costui ? Ma veniamo all ’ ergo . Io non voglio parlare né di igio né di igiene , né di fisiologia , né di latte dì vacca , o d ’ altre cose di simil genere . Io voglio spiegare al popolo i suoi diritti , e le conquiste nel novanta meno uno , tutte le felicità che gode e tutte quelle che godrà per omnia saecula saeculorum . Povero popolo ! Finalmente è venuto il suo giorno , finalmente non è più schiavo ed oppresso . I suoi maestri non gli discorrono più di polenta e di fagioli , ma gli fanno scientificamente conoscere ed amare la fisiologia e il latte di vacca . Evviva l ’ abbondanza ! Ecco in breve il mio programma . Prima di tutto io mostrerò che cosa è il popolo , e siccome oggi il popolo è sovrano , così farò vedere come due e due fanno quattro , in che consiste veramente questa sovranità del popolo . E non mi fermo mica qui , perché il popolo ha tante altre belle cose che una volta gli negavano iniquamente i suoi tiranni . Il popolo è stato ridonato alla sua libertà , e oggi abbiamo proprio un ’ innondazione di libertà , che omai ci affoga tutti quanti . Dunque dirò qualche cosa anche sulla libertà . Poi discorrerò dell ’ unità e indipendenza dell ’ Italia con tutti i suoi annessi e connessi , e finalmente farò vedere al popolo , e glielo farò vedere all ’ ultima evidenza , che cosa è la civiltà e il progresso , quali ingredienti si richiedono per fare la prima e quali cose ci vogliono per mettere insieme il secondo . O popolo ! Qua da me , corri alla Marmitta , apri la bocca e le orecchie e stammi ad ascoltare . Incomincio . Che cosa è il popolo ? Ecco la prima domanda : ed ecco subito la risposta . Si è sempre scioccamente creduto che il popolo fosse formato da tutte le classi della società , e i tiranni passati e presenti hanno sempre dato ad intendere ai gonzi che il popolo era l ’ assieme di tutti i cittadini , fossero mo grandi o piccoli , ricchi o poveri , nobili o plebei . Ma adesso che la luce si è fatta , si è saputo che cosa è veramente il popolo . Mettete insieme tre avvocati senza clienti , quattro o cinque medici senza ammalati , due o tre nobili senza un becco di quattrino , otto o dieci scamiciati senza scarpe nei piedi e in piena bolletta nelle saccoccie , dodici o quindici ragazzi dai tredici ai diciotto anni , aggiungete una discreta turba di affamati , di impostori , di ciarlatani , di ambiziosi , di citrulli e di scalzacani , ed eccoti fatto il popolo , il vero popolo , quel popolo che è chiamato all ’ altezza dei tempi e a godere e a bearsi tutta mai la felicità dei tempi nostri . Non si ha diritto di far parte del popolo se almeno non si è giurato e spergiurato una dozzina di volte , se non si hanno le brache rotte , se non si è fornito di due eccellenti polmoni da gridare “ viva questo ” e “ morte a quello , ” se non si hanno debiti da pagare senza un baiocco in scarsella , se non si ha un petto forte da sostenere ciondoli e croci e se non si ha a sua disposizione una coscienza di gomma elastica da tirare di qua e di là a proprio piacimento . Questa , questa sì che è democrazia , e questo , questo è proprio il popolo . Tutti quelli che studiano , che lavorano , che faticano non sono popolo : tutti quelli che stanno nelle case o nelle botteghe , nei negozi o nelle officine , e non istanno nelle bische , nei caffé e nelle osterie tutto il giorno , non hanno diritto di essere annoverati fra il popolo : chi non si sente il coraggio e la forza di fare del baccano e del chiasso nelle strade non è popolo , no , intendetelo bene , non è popolo . Volete vedere il popolo , il vero popolo sovrano ? Venite con me , e ve lo faccio subito vedere . Andate dentro in quell ’ ufficio , in quel bureau , in quel gabinetto : là ci sono diecine e centinaia di signori , da vero o da burla poco importa , che la loro più grande fatica consiste nel contare alla fine d ’ ogni mese chi cinquecento , chi seicento , chi mille lire . Ecco là il popolo , e il popolo sovrano . Essi parlano sempre in nome del popolo , domandano sempre pel popolo , e comandano sempre da parte del popolo . C ’ è uno scribacchiatore di giornali che tira mille , duemila , tremila lire all ’ anno da questo o da quel ministro ? Eccoti là il popolo ! C ’ è un ministro che spende e spande prima per sé e poi per gli altri ? Eccoti là il popolo . C ’ è un cavaliere che mangia a quattro ganasce attorno ad un ’ immensa marmitta ? Eccoti là il popolo . Avete finalmente capito che cosa è il popolo ? Io spero d ’ essermi spiegata chiaro , e m ’ avrete capito molto meglio di quello che avete fatto di igio e di fisiologia . Bravo popolo ! Ti mungono a dovere , e dopo che ti hanno munto t ’ insegnano come hai da fare a bere il latte . C ’ è solo questa differenza : che a te insegnano come hai da fare a bere , e gli altri bevono in vece tua . Una cosa per uno : e così siamo del pari . Vengo ora alla seconda domanda . Che cosa è la sovranità del popolo ? Qui mo mi sbrigo in due parole . Che cosa vuol dire sovrano ? Vuol dire stare al di sopra di tutti gli altri . E tu , popolo , stai proprio sopra a tutti . E sapete in che cosa il popolo sta sopra a tutti ? Ve lo dico io . Ditemi , tra padrone e servitore , chi è da più , e chi sta sopra e chi sta sotto ? Oh ! bella , mi direte , ci vuol poco a capirlo ; il padrone sta sopra il servitore . Benissimo . Ma perché mo il padrone sta sopra il servitore ? Per una sola ragione : perché il padrone paga , e fra padrone e servitore il solo padrone paga . Bene : fate mo i vostri conti che è lo stesso del popolo . Il popolo è sovrano solo perché paga e per essere sovrano , il popolo non deve fare che una cosa : pagare . Ecco già risposto alla mia domanda : la sovranità del popolo consiste nel pagare e nel pagar sempre . Già la buon ’ anima di Cavour quando proclamò la sovranità del popolo , disse più e più volte , bisogna pagare e pagar molto . Dunque , popolo mio , più pagherai e più sarai sovrano . Omai sei giunto all ’ apice della tua sovranità : niente niente che duri a pagare e aumenti nel tuo pagare , tu diventi il sovrano più grande e potente che sia mai esistito sulla terra ! La lezione è già lunga abbastanza ; quest ’ altra volta istruirò il popolo sopra tutti i diritti che ho poc ’ anzi accennato nel mio programma . A rivederci . [ II ] Date gratuitamente dalla “ Marmitta ” sopra tutte le cose ed altre molte ancora Oggi ho bisogno di tutta la vostra attenzione , perché vi parlo di cose importantissime . Ehi ! non si scherza . Il tema del mio dire è nientemeno che la libertà , e poi l ’ unità e l ’ indipendenza d ’ Italia . Comincio dalla libertà . Che cosa è la libertà ? Una volta si credeva che fosse la facoltà di fare tutto quello che non si oppone alle leggi di Dio , della Chiesa , della natura e delle legittime autorità costituite sulla terra . Ma adesso è un altro paio di maniche , perché adesso la libertà è il diritto di fare tutto quello che si vuole . Eh ! diavolo ( mica zoppo ) il popolo , che è sovrano , deve bene poter fare tutto ciò che più gli aggrada . E oggi è proprio così : il popolo dice e fa quello che meglio gli talenta , e nessuno ha diritto d ’ opporsi ai suoi sovrani voleri . Ma già v ’ ho detto che cosa è il popolo e chi lo forma : perciò capirete che ho ragione io di dirvi che il popolo dice e fa tutto ciò che è secondo la sua volontà . Se non lo credete a me , guardate ai fatti e poi persuadetevene una volta . Se il governo fa qualche cosa di male , commette qualche arbitrio , qualche abuso , o qualche ingiustizia , adesso là Dio mercè abbiamo il diritto di dire la nostra ragione , di protestarci contro e di richiamare al dovere chi si fa reo di tali offese alla giustizia e alla legge . È ben vero che si è chiamati alla polizia e là si riceve un serio rimbrotto ; è ben vero che qualche volta si va in carcere , o si è tradotti dinanzi ai tribunali . Ma questo è nulla : è un puro accidente ( da cui Dio salvi ognuno ) per mostrare anzi che c ’ è libertà per tutti . Al popolo sovrano la libertà di dir male del governo , al governo la libertà di mettere le manette al popolo sovrano . Una cosa per uno : bisogna poi contentarsi a questo mondo . Lo stesso dite della libertà della stampa . Non sentiste Don Pasquale quando tutti i momenti era condannato e multato il gerente dell ’ Eco o del Patriota Cattolico ? " Ecco , " sclamava il reverendo , “ ecco la prova più convincente che la libertà della stampa è fra noi al colmo ! Se non vi sono sequestri , condanne , multe e carcere , la libertà della stampa se ne va a calicutte . ” Dunque resta stabilito all ’ ultima evidenza che non vi è vera libertà se non concorrono simultaneamente le seguenti cose : 1 . Manette . 2 . Corte d ’ Assisie . 3 . Sequestri . 4 . Multe . 5 . Condanne . 6 . Carcere . Tutte queste cose , bene si intende , sono fatte per quella parte del popolo sovrano , che credendosi proprio sovrano non dice e non fa quello che vogliono i suoi servitori . Ora vengo all ’ unità e all ’ indipendenza d ’ Italia . L ’ Italia è fatta , dicono tanti . Ma so ancor io che l ’ Italia è fatta : sono ormai seimila anni che questa benedetta Italia è fatta . Che bisogno c ’ è mai di dirlo tanto ? Io non lo capisco proprio . Ma , si aggiunge , l ’ Italia è una . Sicuro , che l ’ Italia è una : non ho mai sentito dire che ci siano due Italie . L ’ Italia è unita dall ’ Alpi al mare . Altro che unita ! È unita e compatta da un capo all ’ altro in modo che se non viene il signor Lesseps a farci un taglio in mezzo come ha fatto all ’ istmo di Suez ; sfido chiunque a dividerla e a disunirla . Io l ’ ho girata per lungo e per largo e l ’ ho trovata proprio tutta d ’ un pezzo . Anche qui non capisco perché tanti si sfiatano a dire che finalmente l ’ Italia è unita ! Quanto poi alla sua indipendenza , è una cosa più chiara della luce di pien meriggio . Basta guardarci per capire che è il paese più indipendente del mondo . L ’ Italia è una penisola e perciò sta attaccata da un lato solo : essa quindi dipende meno di qualunque altro . Andate mo a vedere la Francia , la Prussia , l ’ Austria e tant ’ altri paesi : sono attaccati da tante parti che fa davvero pietà il solo vederli così pendenti , chi a una catena di montagne , chi a un fiume , chi a un altro Stato , chi ad un altro paese . Ma l ’ Italia , volere o non volere , non ha bisogno di tanti puntelli e di tante pendenze ; se la tira di lungo col suo stivale e batte il tacco , come suol dirsi , in mezzo all ’ acqua . Ecco perché gli stranieri , adesso specialmente , non possono ficcare il naso in casa nostra . È vero che a Malta ci sono gl ’ Inglesi , che a Nizza e in Corsica ci sono i Francesi e che nel Veneto ci sono i Tedeschi : ma questo non monta . L ’ Italia sarà sempre una in eterno , e indipendente del tutto . Noi lo diremo e lo proclameremo sempre e dappertutto . Non avete veduto , come abbiamo fatto ad avere Roma ? II Papa si ostinava a starci , i Francesi si ostinavano a non volere andar via : ma noi un bel giorno abbiamo raffermato il diritto dell ’ Italia su Roma , e felice notte , Roma è diventata dell ’ Italia . Ehi ! Signori miei : oggi si combatte per un ’ idea , non si cerca mica più la prosaica realtà . Malta sia pure degli Inglesi , Nizza di Napoleone e il Veneto dell ’ Austria : ma le virtù dell ’ idea sono e saranno sempre dell ’ Italia . Dite mo che il barbaro Tedesco colle sue baionette e col suo quadrilatero ci venga a rapire la nostra idea ! Cucù ! La lezione è finita . A rivederci sabato .
DA 'PISTOIA' ( SOFFICI ARDENGO , 1916 )
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La sera , la più grande felicità è di girellare , di ciondolare sui marciapiedi caramellati di sole . Per le vie centrali , in mercato , per i vicoli spopolati . Intorno alla Piazza del Duomo si scende e si sale come nei sogni ; a ogni voltata s ' incappa in un laberinto , ma si trova sempre un ' uscita fiancheggiata d ' archi , d ' urne di marmo , e di fior di camelie . Finché si sbocca nel Corso Umberto I dov ' è quell ' altissima palma a ridosso a una casa gialla , e le due signorine affacciate alla finestra per respirare un caldo odor di gaggìa e di mimosa . A Pistoia la notte è muta e casta . Le belle ragazze che il giorno portano in giro l ' eleganza ardente delle loro membra amorose , respirano con innocenza nel tranquillo sonno . E anche la città dorme , così , distesa , nella pacifica vastità del piano e del cielo , appoggiata all ' origliere di neve dell ' Abetone . Soltanto la corsa e l ' ansimo incessante dei treni diretti al sud , al nord , al fronte turba la grande pace come un sogno troppo avventuroso .
TRAMONTO DEL COLONIALISMO. L'IMPERO INGLESE ( Guerriero Augusto (Ricciardetto) , 1952 )
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Gli americani hanno tanto tuonato contro il colonialismo e contro l ' imperialismo inglese , che , alla fine , sono stati accontentati . Durante la guerra , pareva che il loro nemico non fosse tanto Hitler , quanto l ' Impero inglese . E Churchill fu costretto a rispondere rudemente a Willkie : " Non sono stato chiamato da Sua Maestà all ' ufficio di Primo Ministro del Regno Unito ' per presiedere la liquidazione dell ' Impero britannico " . Ma la liquidazione si è compiuta o si sta compiendo lo stesso . Gli americani ne saranno soddisfatti , e , a quanto pare , ne è soddisfatta una buona parte del pubblico inglese . Io non sono inglese , né anglofilo , e , anzi , ho più volte criticato alcuni aspetti della politica inglese . Tuttavia credo che il mondo avrà assai più da dolersi che da rallegrarsi del tramonto dell ' Impero inglese . Questa generazione è vissuta in un ' epoca in cui il colonialismo non era popolare , e la letteratura politica , oltre che la letteratura vera e propria , insistevano sugli aspetti crudeli e sordidi di esso , , dimenticando completamente quel che esso aveva fatto di buono e di utile . L ' Impero . inglese fu una delle più grandiose creazioni del genio politico , della tenacia , del coraggio della razza bianca . Esso compi un ' immensa opera di civiltà : dissodò continenti , coltivò immense ricchezze che dormivano nelle viscere della terra , civilizzò milioni di uomini , fece regnare l ' ordine e la pace dove era il caos . Questo non si deve dimenticare , e soprattutto non dovrebbero dimenticarlo quei popoli che dallo stato quasi selvaggio furono dall ' imperialismo inglese condotti a forme quasi moderne di convivenza sociale e politica . Se gli indiani dell ' India e del Pakistan , se i birmani oggi si creano istituzioni rappresentative , se hanno un governo , una amministrazione , a chi lo devono , se non agli inglesi ? Ma se pure fosse vero che l ' Impero inglese era un male , io dico che era un male necessario . Perché il dominio inglese assicurava a una gran parte dell ' Asia i beni supremi dell ' ordine , della pace , della sicurezza . E , ora che la potenza inglese non domina più in Asia , è venuta meno la pace , è venuta meno la sicurezza . Gandhi predicò impunemente per quaranta anni nell ' India dominata dagli inglesi . Ma nell ' India governata dagli indù , fu ucciso il secondo giorno . E se ne accorgono gli americani : perché dovunque la potenza inglese venga meno o si ritiri , ivi deve accorrere la potenza americana a sostituirla . La potenza è come la natura : aborre il vuoto . E , come si crea un vuoto di potenza , subito si crea la spinta di altre potenze a riempirlo . In una parola : dove l ' Inghilterra si ritira , ivi avanza la Russia . Ciò non toglie che gli inglesi delle . ultime due generazioni abbiano commesso gravi errori nella loro politica coloniale , e che , con quegli errori , abbiano affrettato la liquidazione di una così grande parte della splendida eredità che era stata lasciata loro dagli avi . Un popolo colonizzatore può riuscire a conservare un impero coloniale in due modi : o con la forza o mescolandosi con gli indigeni , fraternizzando con loro , associandosi almeno la classe dirigente indigena . Gli inglesi . non avevano più la forza . E il loro satanico superiority complex impediva che fraternizzassero con chicchessia , sia pure col Maharaja . Quando gli inglesi perdettero la penisola di Malacca e Singapore , la loro stampa trasse " le lezioni " da quella campagna . Il Timer disse che quelle lezioni erano molte , ma che non tutte potevano essere apprese nel corso di settimane o di mesi . Poi , gli inglesi perdettero la Birmania , e la loro stampa trasse " le lezioni " dalla nuova sconfitta . " Lezioni " , in gran parte , simili a quelle già ricavate dalle campagne di Norvegia , di Francia 1940 , di Grecia , di Libia , di Creta : " avevamo troppo poche forze , siamo arrivati troppo tardi , avevamo poca aviazione , ecc . " . Ma , per un ' altra parte , furono diverse da quelle della guerra in Europa . Le due campagne di Malesia e di Birmania erano state combattute da truppe coloniali ( per lo meno in gran parte ) , fra popolazioni coloniali e in territori coloniali . La stampa inglese , quindi , ne trasse " lezioni " non solo in materia strategica o militare , come dalle altre campagne , ma anche in materia di governo coloniale : severe lezioni . Noi viviamo , in gran parte , di " idee ricevute " , cioè di idee che abbiamo accettate senza controllarle , quasi automaticamente . Sopraggiunge il giorno della prova , e quelle idee si rivelano false . E una di queste idee era che gli inglesi fossero i più grandi colonizzatori che il mondo avesse mai visti . Tenevano in pugno un così grande impero , con poca forza e nel massimo ordine , con poca spesa e col massimo profitto . Non era la perfezione ? Si credeva , perciò , che l ' amministrazione coloniale inglese fosse il modello di tutte le amministrazioni coloniali del mondo : ferma , giusta , saggia , dispensava benefici agli innumerevoli popoli che vivevano sotto le sue ali , e ne era ricambiata con sentimenti di infinita riconoscenza e amore . Questa era la idilliaca immagine , che una volta - all ' incirca prima della guerra mondiale n . 1 - si aveva dell ' imperialismo inglese . Dopo accaddero alcuni episodi spiacevoli - come li chiamerebbe il Times - , primo fra tutti quello di Amritsar , i quali fecero dubitare se a quell ' idillio corrispondesse la realtà . Con la seconda guerra mondiale , l ' idillio dileguò del tutto , e , al suo posto , ci furono " le lezioni " , le dure lezioni degli avvenimenti della Malesia , della Birmania , dell ' India . Nel corso della campagna della Malesia , la popolazione indigena tenne un atteggiamento molto tiepido , e le truppe indiane non furono sempre fedeli . Gli stessi guai - molto aggravati - in Birmania . Wavell non poté mandare rinforzi . Perché ? Si disse : per mancanza di strade . Ma forse anche perché non si fidava troppo delle truppe indiane . Ci fu di peggio . Disse il Daily Mail : " È stata la quinta colonna che ha consegnato Rangoon ai giapponesi ... Un gran numero di birmani sono passati al nemico . I giapponesi li hanno inquadrati in unità speciali in uniforme azzurra ; e queste unità sono entrate in azione contro di noi , e sono state attivissime in imprese di sabotaggio . Anche il resto della popolazione civile era per la maggior parte antinglese . Mentre i giapponesi erano ancora molto lontani , la loro propaganda , fondata sul motto : L ' Asia agli asiatici , si spargeva da per tutto per opera degli agenti della quinta colonna . I nostri convogli dietro le linee del fronte dovevano essere sempre in guardia contro atti di sabotaggio . L ' ultimo carro di ogni convoglio , c ' era sempre la probabilità che fosse attaccato . Alcuni operai indigeni , che lavoravano nei campi d ' aviazione , scioperavano per ragioni futili " . Il giornale continuava su questo tono , fornendo vari esempi di sabotaggio e di tradimento da parte della popolazione birmana . Colui che doveva poi diventare Primo Ministro della Birmania , Auna Sin , fece per anni la guerra agli inglesi , a fianco ai giapponesi . Il Times , in un articolo intitolato : " L ' avvenire delle colonie " , trasse anche dalla campagna della Malesia lezioni in materia di amministrazione coloniale . " I vecchi metodi coloniali britannici " , disse , " per quanto in passato abbiano servito utilmente la causa dell ' Impero , devono ora essere riveduti radicalmente . " Quindi fece un lungo esame critico dell ' intero sistema coloniale britannico , e concluse : " Le critiche che oggi vengono fatte al nostro sistema coloniale insistono sul punto che esso si è attardato troppo a lungo e con eccessivo compiacimento nella tradizione di un ' epoca sorpassata e ha mantenuto sempre quello spirito stratificato di disuguaglianza e di discriminazione , i cui ultimi bastioni vengono rapidamente attaccati e eliminati nella società contemporanea " . E insisteva sui " compartimenti stagni " della vita coloniale britannica e sulla necessità di eliminarli . Seguirono il fallimento della missione Cripps in India , la rottura fra autorità britanniche e Congresso , gli arresti dei capi indiani , i tumulti , le repressioni . Conclusione . In tempo di pace tutti i sistemi coloniali sono buoni : la nazione colonizzatrice disarma i nativi , e questi , vogliano o non vogliano , devono ubbidire . Ma la prova suprema dei sistemi coloniali è la guerra . Le popolazioni delle colonie fanno causa comune con i loro dominatori , si battono per loro e al loro fianco ? Il sistema coloniale era buono . I fatti , a quel che pare , furono questi : nella penisola di Malacca la popolazione tenne un atteggiamento incerto , e le truppe indiane - almeno in parte - defezionarono ; in Birmania la popolazione fece addirittura causa comune con l ' invasore contro gli inglesi ; e l ' India mantenne un atteggiamento di diffidenza , se non di ostilità , verso gli inglesi . E , invece , i filippini si batterono per gli americani e a fianco agli americani , nella penisola di Bataan e a Corregidor . Le cause del fallimento . del colonialismo inglese sono remote . E credo che nessun pubblicista antinglese potrebbe oggi esporle meglio e più nitidamente di come , già in passato , le riconobbero alcune personalità inglesi dalla vista lunga . Montagu fu uno di questi spiriti chiaroveggenti . In qualità di Segretario di Stato per l ' India , si propose sinceramente di avviare quel paese all ' autogoverno . Ma , quando fece un viaggio in India , capi di essere solo a pensare a quel modo : tutta l ' amministrazione coloniale , tutti gli inglesi in India erano contrari alle sue idee . E fece altre scoperte ancora più gravi . Scopri che " alla radice dei guai del Governo , era l ' esclusivismo razziale e l ' arroganza della comunità inglese " . Scrisse nel suo Indian Diary ( Heinemann , 1930 ) : " Io dico che la questione sociale , il fatto che i funzionari accettavano di lavorare insieme con gli indiani , ma non di giocare con loro , e non volevano avere niente in comune con loro , ci ha condotti alla situazione attuale " . Il massacro e la umiliazione di Amritsar furono una terribile rivelazione . Da per tutto può capitare che un generale dai nervi poco saldi perda la testa di fronte a una dimostrazione popolare e ordini il fuoco . Sarà un incidente doloroso , ma non sarà che un incidente . La fucileria di Amritsar fu un affare del tutto diverso . E , propriamente , non fu un incidente : fu la rivelazione di uno stato d ' animo ; fu la rivelazione di " un abisso di insolenza e di risentimento razziale " . Quel che segui fu peggio del massacro stesso . Il generale Dyer , l ' ufficiale che aveva ordinato il fuoco , dichiarò davanti alla Commissione d ' inchiesta che " il suo scopo era stato non semplicemente quello di disperdere una folla minacciosa , ma di produrre un effetto morale - sufficiente dal punto di vista militare - non solo sui presenti , ma su tutto il Punjab " . Uno storico inglese , Hancock , commenta : " Questa era la dottrina che la propaganda inglese aveva denunziata come ` prussianesimo " . « Intendete voi tenere l ' India » gridò Montagu ai Comuni , « per mezzo del terrorismo e dell ' umiliazione razziale ? » Ma la Camera dei Lords approvò quel che aveva fatto il generale Dyer . Quello sciagurato ufficiale fu messo a riposo a mezza paga , ma diventò un martire e un eroe agli occhi della maggioranza dei Lords , di una larga frazione della Camera dei Comuni e di una gran parte del pubblico . Io non posso qui fare la storia delle varie leggi che i Dominions adottarono per impedire l ' immigrazione di asiatici . Qualche Dominion pose al bando " tutti gli asiatici come tali " : " un affronto all ' intera razza " disse Gandhi . Qualche altro impose la prova di cultura . Qualche altro ( Canada ) vietò l ' immigrazione di persone appartenenti a razze che non potessero adattarsi al clima locale . In sostanza tutti chiusero le porte in faccia agli asiatici . Queste misure destarono un profondo risentimento nelle popolazioni asiatiche dell ' Impero , soprattutto fra gli indiani , che erano pervenuti a una più elevata coscienza politica . Ci furono lunghi contrasti fra i Dominions e l ' India . Ma , in conclusione , i Dominions fecero quel che vollero , e il Governo inglese , che avrebbe dovuto in certo modo fare da arbitro , simpatizzò per i Dominions . Si formò una concezione estremamente paradossale della cittadinanza imperiale . Il Commonwealth britannico - scrisse lo storico Hancock - volse le spalle all ' ideale di una cosmopoli , che è l ' ideale di due grandi imperi contemporanei : 1'U.R.S.S . e l ' Impero francese . L ' Impero francese è rimasto fedele all ' ideale di una cittadinanza comune . Esso offre a tutti i suoi sudditi il sommo bene de la civilisation française , qualunque sia la loro razza , e mantiene ferma la dottrina della prima rivoluzione , quale fu espressa nella « Dichiarazione dei diritti dell ' uomo » e nel tentativo di trasformare i negri di Haiti da schiavi in cittadini . Questa teoria aveva legami con la concezione storica dell ' eguaglianza naturale di tutti gli uomini , e colla concezione della cittadinanza romana nella cosmopoli imperiale . In orbe romano qui sunt cives romani sunt , aveva proclamato Caracalla ; e il poeta , alla vigilia della caduta dell ' Impero , aveva cantato : Haec est , in gremium victos quae sola recepit , humanumque genus communi nomine fovit matris , non dominae , ritu : civesque vocavit quos domuit ... quod cuncti gens una sumus ... Il Commonwealth e l ' Impero britannico seguirono , invece , una evoluzione in senso opposto . Non si arrivò a impedire il libero movimento degli individui tra le comunità di origine europea . Ma fra queste e il resto dell ' Impero fu stabilita una insormontabile barriera . Si crearono , così , entro i confini dell ' Impero due specie di cittadini : gli uni - quelli di origine europea - potevano liberamente muoversi da un capo all ' altro dell ' Impero e andare a cercare fortuna ove meglio credevano ; gli altri - gli asiatici - dovevano morire di fame nei loro superpopolati paesi d ' origine e non potevano andare a guadagnarsi il pane in territori immensi , ricchi , spopolati , che pur facevano parte di quello stesso Impero di cui essi erano cittadini . Così l ' Inghilterra , giusta la bella parola del poeta latino , fu " non madre , ma padrona " . E quelle che il Times chiamò le " lezioni " delle campagne d ' Asia furono le conseguenze di questa politica . I popoli che Roma aveva soggiogati , combatterono per Roma , loro " madre " , e occorsero secoli perché l ' immenso Impero fosse disfatto . I popoli che l ' Inghilterra aveva governati , si rifiutarono di combattere per la loro " padrona " , e l ' Impero inglese d ' Asia si è dissolto nel giro di alcuni anni .
Walesa non abita più qui ( Bettiza Enzo , 2001 )
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Queste votazioni polacche segnano la fine di un ' epoca che coincide con la fine del glorioso movimento sindacale e politico di Solidarnosc . La storia non è stata benevola nei confronti del movimento d ' ispirazione cattolica , creato da Lech Walesa e sostenuto da Papa Karol Wojtyla , che nei ruggenti anni Ottanta affrontò il potere comunista a Danzica e a Varsavia dando la prima fatale picconata allo sgretolamento dell ' impero sovietico in Europa . L ' elettrotecnico Walesa , grande agitatore populista , colorito oratore di piazza , audace ispiratore delle masse operaie anticomuniste , doveva rivelarsi in seguito un capo di stato inadeguato al ruolo e alla funzione che la carica richiedeva : il declino della sua immagine fu tale da fargli ottenere , nelle ultime elezioni presidenziali , l'1 per cento dei voti . Il deserto in cui scompare Solidarnosc lo si percepisce fisicamente nella crisi senza sbocco in cui versano i cantieri di Danzica , che vent ' anni orsono costituirono la piattaforma e il fulcro dell ' eroica ribellione walesiana : privatizzati nel 1998 , decimati dai licenziamenti , hanno visto scendere il numero dei dipendenti a 3.800 rispetto ai 18 mila occupati nel 1980 . Danzica , già fucina di rivolta contro la non economia comunista , oggi è diventata un covo di protesta contro gli eccessi dell ' economia di mercato . La disoccupazione , che impazza in diversi settori , colpisce ormai il 16 per cento della popolazione attiva , 3 milioni di persone . Offuscano il quadro altre cifre poco allegre . L ' uscente coalizione tripartita guidata da Jerzy Buzek , di cui facevano parte anche i resti di Solidarnosc , lascia un buco finanziario di molti miliardi di dollari , con un tasso di crescita caduto al 2 per cento . La situazione appare tanto più fosca se si pensa che la Polonia , fino a ieri la prima della classe in campo economico nei territori ex comunisti dell ' Est , aveva raggiunto fra il 1997 e il 2000 un ritmo di crescita annuo oscillante dal 7 al 5 per cento . Se aggiungiamo al tutto gli scandali e la corruzione , che non hanno risparmiato neppure alcuni ministri di punta del dicastero Buzek , avremo la spiegazione del maggiore paradosso che oggi emerge dalla Polonia postwalesiana . Cioè il crescente successo elettorale dei grandi nemici d ' una volta , i comunisti tramutati in socialdemocratici , che con Alexander Kwasniewski hanno già conquistato due volte di seguito la presidenza della repubblica e che ora si apprestano a occupare il governo con Leszek Miller . Si sa che lo strano fenomeno non è soltanto polacco . La paradossale endemia che vede , in diversi paesi dell ' Est , i postcomunisti indossare vesti capitaliste e sostituirsi alle fragili e inesperte classi dirigenti della prima fase democratica , è dovuta essenzialmente al fatto che dopo mezzo secolo di comunismo non è facile reinventare di punto in bianco il mercato e la libertà . I rischi a medio termine si sono rivelati , un po ' dovunque , più estesi e insidiosi dei vantaggi immediati . I politici e i tecnici comunisti , che sapevano come gestire società illiberali , hanno poi sovente mostrato di saper governare , meglio dei liberali veri o improvvisati , i travagli della transizione riformista da un sistema all ' altro . La Polonia non sembra fare eccezione alla regola . Solo che nella Polonia cattolica , il paese di Solidarnosc benedetto dal Papa , l ' ariete nell ' assalto alle fortezze totalitarie dell ' Est , il fenomeno assume connotati di contrasto e di visibilità maggiori , poniamo , che in Lituania , in Ungheria o in Romania . Ecco perché Leszek Miller , leader della vincente coalizione di sinistra , uomo che fino all ' ultimo conservò la sua poltrona nel politburo del defunto partito comunista , si sforza oggi di apparire più realista del re : più capitalista di George Bush , più europeista di Romano Prodi , più atlantista di Tony Blair . Egli sa bene che in un paese emblematico ed esposto come la Polonia , il cui sovrano ombra resta pur sempre Karol Wojtyla , un postcomunista per essere governativamente credibile e commestibile deve essere anzitutto e soltanto « post » ; l ' altra metà del neologismo meglio farla dimenticare al più presto . Non a caso lo slogan d ' urto nella campagna elettorale di Miller diceva : « Torniamo alla normalità , lasciamo vincere il futuro ! » . Slogan in verità piuttosto contraddittorio , ma quanto mai idoneo a catturare il voto di un elettorato altrettanto contraddittorio . In esso si esprimeva il duplice desiderio di recuperare una sicurezza sociale perduta e di tentare una modernizzazione riformatrice graduale e controllata . Finita l ' epopea di Solidarnosc , comincia forse da adesso la fase in risalita più faticosa della terza repubblica polacca .
UNA PAGINA DI CATECHISMO COSTITUZIONALE ITALIANO ( DELLA_CAVALLA BARTOLOMEO , 1865 )
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Tolgo in prestito dal Commercio questo bel dialogo che fa per me : “ Quali e quanti sono i poteri nel Regno Italico ? ” “ Sono quattordici . ” “ Misericordia ! Possibile che siano tanti ? ” “ Eppure l ’ è così . Sentite , e contateli da voi : 1 . Prima di tutti , il Re : questo si venera , si stima , ma non se ne parla . 2 . Dopo viene il magnanimo alleato . Di questo qualche volta se ne parla , ma non se ne deve parlare . 3 . L ’ ebreo Rotschild . Questo si fa sentire , senza che se ne parli . 4 . Il Ministero . Di questo se ne parla meno di quel che se ne dovrebbe parlare . Esso è un carro tirato da animali diversi , vaccini , bufalini , somarini e bastardi ; ma questi tirano di qua ; quelli tirano di là : sicché non va né avanti né addietro . 5 . I massoni . Costoro non si sentono né si vedono , ma sono da per tutto ; e ne appariscono le opere . 6 . I Mitingai ... ” “ E che razza di gente è questa ? ” “ Vi è un po ’ di tutto . Moltissime pecore matte ; molti castroni con qualche montone ; buon numero di volpi e volpini , e qualche lupo in disparte . Proseguo . 7 . Settimo potere sono gli scolari . Questi ragazzacci vogliono spoliticare ; sono organizzati per conto della Rivoluzione universale : si sono atteggiati a potenza , e stanno perfino per tenere un congresso . Da che levarono dalle scuole le immagini di Cristo e della Madonna , e vi sostituirono quelle di Garibaldi , di Mazzini , di Robespierre e di Marat , si sono fatti cattivelli , e daranno da pensare agli altri poteri . Che volete ? Sono liberi pensatori ... pensano , è vero , meglio che col capo , con qualche altro membro . Studiano poverini . Solo che invece delle Pandette , meditano Louis Blanc , Proudhon ; e invece che all ’ anatomia , attendono alla teoria delle barricate . 8 . La canaglia . Questa opera a seconda della paga ; sia che questa venga dai fondi segreti , ossivero da cassa massonica , o estera . 9 . I circoli e comitati . L ’ azione di questi spesso si neutralizza per dissidio . La Malva non si accorda col Rosolaccio . Ma perché ? Solo perché questi vorrebbero sedere a mensa ; e quelli , benché sian pieni sino agli occhi , si ostinano a mangiare . 10 . I mezzani , o mediatori . Vi sono mezzani di posti ministeriali , di cariche , di nastri e ciondoli , di sindacati , di prefetture , di questure , di giudicature , di posti finanzieri , di accolli di lavori pubblici , strade ferrate , di forniture . Vi sono mezzani di sconti , d ’ imprestiti , e perfino di donne . Questa genia , senza apparire , è un potere formidabile , e spesso pesa più di uno degli altri poteri . 11 . I giornali e la rimanente stampa . Non è questo un potere indipendente , ma ligio e pedissequo di questo o quel potere . Pagata o addetta , è lo stesso . Non vi è in Italia un giornale , come il Times , che sia di per se stesso una potenza . Così vi sono giornali dei massoni , giornali dei circoli o dei comitati , giornali dei liberi pensatori , giornali della canaglia , e soprattutto giornali ministeriali , dati cioè anima e corpo al soldo del ministero che paga , quale che esso sia . Di questi , alcuni sono scritti con acqua di malva , altri col fiele , altri con l ’ aceto , altri col tossico , altri finalmente sin con lo sterco . Un po ’ di talento , abbenché strampalato e malefico , è solo nei giornali rossi . Non parlo della stampa clericale e legittimista . Tutte le mediocrità e le immondizie , che formano , del resto , il corpo della stampa , si accapigliano fra loro , e sono d ’ accordo in una cosa sola ; cioè nel nuocere invece di giovare ; buoni , tutto al più , a suscitare una tempesta in un bicchier d ’ acqua ; assai potenti per disunire , impotenti per unire . Tale è l ’ undecimo potere che dicesi la stampa . Essa aiuta a fare il male ; impedisce di fare il bene . 12 . Le donne . È questo un potere assai meschino e soprattutto dozzinale . La Rivoluzione italiana non ha prodotto né una madama Roland , né una Carlotta Corday , né una madama di Staël . Le donne politiche in Italia , o tengono della Frine o tengono delle tricoteuses . Per bassa ed ignobile che sia l ’ azione di questo potere , si fa tuttavia sentire nel dettaglio . In un sistema a vapore , non può non giuocare la sua parte la crinolina . 13 . La Camera dei Deputati . Di questa per adesso non voglio parlare . Ne parleremo presto quando si reciterà l ’ orazione funebre di quella che è in agonia . 14 . Ed ultimo . Il Senato . Fu lungamente Corpo morto ; eppure , poco fa , dette segno di vita . Tuttavia il suo organismo non pare vitale . ” “ Mi sembra assai complicato questo intreccio di poteri . Credi tu che sia buono ? ” “ Sì , buono per mandar noi , chi a Monte Domini , chi a Bonifazio , chi alle Murate , e chi finalmente a Trespiano . ” “ Ma non credi che possa esserci rimedio ? ” “ Troppi cuochi guastano la cucina : bisognerebbe fare un buon taglio ed un buono scarto ; e questo si potrebbe fare in due modi . ” “ Sentiamo dunque questi due modi . ” “ Non posso parlare . ” “ E perché ? ” “ Non posso dire neppure il perché . Dirò come Bertoldo : ` Non posso , mamma mia , l ’ Oca mi guarda . ’
DA 'TACCUINO' ( SOFFICI ARDENGO , 1917 )
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La casa che vedo da letto in faccia alla finestra di camera mia , al sorger del sole s ' imporpora a poco a poco come la guancia di una giovinetta che uno sguardo turba .
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Teheran , novembre - Non fu facile avere un colloquio con l ' imperatrice Soraya nella sua reggia di Teheran . Da circa due anni nessun giornalista veniva ricevuto al Palazzo di Marmo per essere ammesso alla presenza della sovrana ed erano oltretutto giorni difficili , particolarmente inadatti ad ottenere una udienza speciale . Poche ore avanti Fatemi , l ' ex Primo ministro , era stato fucilato in una caserma della capitale . Numerosi ufficiali arrestati con l ' accusa di tradimento erano sotto processo , si attendeva da un momento all ' altro la notizia della loro condanna . Una atmosfera carica di angoscia e di elettricità gravava su tutta la Persia . Inoltre l ' intero paese era in lutto per la morte di Alì Reza , il fratello dello scià , avvenuta mentre egli pilotava il suo aereo . Bandiere a mezz ' asta pendevano dai palazzi imperiali e dagli edifici pubblici , per strada si incontravano soldati con la striscia di panno nero cucita alla manica sinistra del blusotto . A corte anche i servitori erano vestiti di nero e il lutto era rigidissimo . Ricevimenti , pranzi e colloqui erano stati cancellati dalla lista degli impegni delle Loro Maestà . I giornalisti italiani giunti a Teheran col volo inaugurale della LAI avevano chiesto con molta insistenza di porgere gli omaggi alla regina , ma il loro desiderio era andato deluso . Anch ' io avevo ormai rinunciato ad incontrare Soraya nella sua favolosa dimora quando giunse , inaspettata , la comunicazione da corte : l ' imperatrice avrebbe ricevuto soltanto me , che ero l ' unica donna del gruppo , e mi aspettava entro due ore per offrirmi una tazza di tè . Il gran maestro delle cerimonie , Musin Garagozlu , mi informò con aria compiaciuta , porgendomi i complimenti . Era un signore autorevole e profumato di lavanda francese , dalle maniere galanti . Era un grande onore , mi fece osservare , che l ' imperatrice mi ricevesse , ma esisteva una condizione : che non le parlassi di politica e non le rivolgessi domande indiscrete . Il colloquio si doveva svolgere secondo le regole più rigide dell ' etichetta . Era inoltre preferibile che anche io mi vestissi di nero ed assolutamente necessario che imparassi a fare l ' inchino . Non dovevo assolutamente dimenticare di fare l ' inchino all ' imperatrice se non volevo offenderla gravemente e vedermi volgere le spalle . Due ore dopo tutti i giornalisti di Teheran sapevano che una collega italiana sarebbe stata ammessa alla presenza di Soraya e mi aspettavano dinanzi al portone del Palazzo di Marmo . Apparivano molto sorpresi , quella visita era per loro eccezionale . Mi posero domande , mi dettero consigli , mi dissero che Soraya è una regina severa , che non sorride mai , mi fotografarono mentre entravo nel parco , scortata da una pattuglia armata di soldati piccoli e bruni come siciliani . A metà del viale i soldati mi consegnarono a un ufficiale e anche lui sembrava assai stupefatto , ogni tanto si girava a guardarmi con curiosità e , sempre guardandomi , sulla soglia del palazzo mi consegnò a un servitore che per l ' emozione sbagliò e mi portò nel guardaroba dell ' imperatrice lasciandomi lì . Stavo meditando sui vestiti della regina , le sue calze di nailon , la sua biancheria di raso , gli stivali da cavallerizza , lo scaldapiedi con la fodera di visone , il mucchio della sua corrispondenza ( centinaia di lettere provenienti da ogni parte del mondo ) quando una dama di corte , vestita di nero , irruppe ansimando nella stanza . Era rossa in volto , estremamente confusa , e spiegando in francese che il servitore aveva perso la testa per le troppe raccomandazioni , mi fece tornare indietro . Salimmo lo scalone principale dove le pareti e il soffitto sono completamente incrostate di specchi come nel fantastico Golestan e , passando attraverso numerosi corridoi , venni introdotta nel salone degli ospiti dove le Loro Maestà ricevono i visitatori stranieri . Era un salone sfarzoso , enormi lampadari di cristallo pendevano dal soffitto ricamato ad arabeschi , quadri di celebri pittori persiani erano appesi alle pareti insieme a tappeti antichissimi , tendaggi preziosi coprivano le grandi finestre sul parco . Negli angoli erano poltrone e divani di stoffa verdolina , un poco consunta , un enorme tappeto era steso sul pavimento . Sempre rossa in volto la dama mi fece segno di aspettare e si allontanò chiudendo alle spalle una delle pesantissime porte di legno scolpito . Trascorsero alcuni secondi , poi la medesima porta si aprì e una piccola donna vestita di nero entrò nella stanza accompagnata da un cane lupo e da un cocker spagnolo . Io non feci molta attenzione . Stavo osservando il tappeto splendidamente tessuto , così spesso e soffice che i tacchi ci si affondavano come dentro la rena , e credetti che la signora vestita di nero , i cui lineamenti restavano confusi nella penombra , fosse un ' altra dama di corte mandata a scortarmi o a darmi istruzioni . « Good morning » essa disse avanzando verso di me . « Good morning » risposi io distrattamente . « How do you do ? » Subito dopo rimasi senza fiato : colei che avevo salutato con tanta distratta familiarità era l ' imperatrice di Persia . Era ormai troppo tardi per fare l ' inchino . Soraya mi stava davanti , conscia del mio imbarazzo , e una luce allegra le brillava negli occhi , gli angoli della bocca le tremavano per la voglia di ridere . Ci fissammo un secondo , poi entrambe ci lasciammo andare ad una breve risata liberatrice e Soraya mi porse la mano stringendo con forza la mia : « Don ' t worry , please » ( non preoccupatevi ) , disse mentre pronunciavo qualche parola di scusa e mi parve quasi grata dell ' errore che aveva evitato un incontro formale . Vista di vicino la ventiduenne imperatrice di Persia non ha l ' aspetto autoritario e imponente che le attribuiscono le fotografie . È una ragazza di media statura , quasi fragile , certamente timida . Notai che era più magra di quando , un anno e mezzo fa , il colpo di Stato di Mossadeq la costrinse a fuggire a Roma insieme allo Scià . Il volto sembrava meno florido e tondo , gli zigomi erano quasi tirati , i celebri occhi grigi ancora più grandi . I capelli neri dai riflessi castani erano tagliati cortissimi , le labbra carnose erano senza rossetto , le guance prive di cipria , e questo le dava un ' aria infantile , da adolescente cresciuta un po ' in fretta . L ' abito che indossava era chiuso fino al collo , con le maniche lunghe . « Don ' t worry , please » ripeté sorridendo , con una voce sottile ed acuta , da bambina , e con la mano sottile , dalle unghie appena laccate di smalto trasparente , mi indicò la poltrona . Aspettò che fossi seduta ; poi anche lei si sedette , sul divano di fronte , accanto a un tavolino di avorio su cui era un vaso pieno di rose rosse . Conoscevo quelle rose . Erano partite col nostro aereo da Roma , confezionate dentro una scatola di ghiaccio , e l ' indomani dell ' arrivo , quando il principe Pacelli era stato ricevuto dallo scià che voleva complimentarsi per la nuova linea della LAI che unisce Roma con Teheran , il pacco era stato recapitato a Soraya con questo messaggio : « Alla regina più bella del mondo le rose più belle di Roma » . Soraya le accarezzò lentamente . « Così lei viene da Roma » mormorò sempre parlando in inglese . « Ah , Roma : via Veneto , il Pincio , Villa Borghese ! Nessuna città al mondo è bella come Roma , nessuno è adorabile come la gente di Roma . Come invidio lei che ci vive ! Quando venni con mio marito » ( diceva « mio marito » e non « lo Scià » , come avrebbe preteso l ' etichetta ) « abitavo in un albergo di via Veneto e le nostre finestre guardavano sulla strada . Spesso mi affacciavo , mi divertivo a guardare i marciapiedi affollati di gente , i tavolini fuori dei bar , le edicole dei giornali , e mi sembrava d ' essere al centro del mondo . La notte il brusio dei discorsi saliva fino alle nostre finestre e il rumore delle automobili e delle lambrette ci impediva di dormire ; mio marito si inquietava . Eppure era così bello lo stesso . Cosa fanno ora in via Veneto ? » chiese Soraya sporgendo verso di me il piccolo volto ansioso . Risposi che facevano le medesime cose : si davano appuntamenti , bevevano , chiacchieravano , e le detti una copia dell ' « Europeo » dove c ' erano appunto molte notizie e fotografie di via Veneto . Soraya prese a sfogliarlo con avidità . Si ricordava dell ' « Europeo » , quand ' era a Roma l ' aveva intervistata per questo giornale un signore amabile e severo che poi aveva scritto tante cose gentili . Mi chiese timidamente se potevo lasciarle quel numero . A Teheran i giornali italiani arrivano sempre con tanto ritardo e lei era sempre ansiosa di sapere quel che succede in Europa . Per esempio era ansiosa di sapere qualcosa sulla morte di Fath : non sapevo che era morto Fath ? Io lo ignoravo . Gli ultimi giornali scritti a caratteri latini che avevo letto a Teheran erano di tre giorni avanti , le mie informazioni si fermavano lì . Mi dispiaceva tuttavia confessare a Soraya che non sapevo nulla sulla morte di Fath e finsi di sapere . « Ne sono rimasta tanto addolorata » disse lei con le lacrime agli occhi . « Era così bello , così bravo , così giovane . Quanti anni aveva ? » Buttai giù un numero : quaranta . « Oh , mon Dieu . Non è terribile pensare che Jacques è morto a quarant ' anni ? » esclamò lei . « E di che cosa è morto ? » Sapevo che il sarto parigino era ammalato di leucemia e risposi che era morto per questo . « Oh che strazio ! » esclamò Soraya coprendosi gli occhi . « E lo conosceva ? » Non ho mai visto Fath se non in fotografia ma mi dispiaceva deludere l ' imperatrice . Dissi perciò che lo conoscevo . « E Dior ? Conosce Dior ? » volle ancora sapere Soraya . Mi pressava di domande ; non mi era mai capitato di andare ad intervistare qualcuno e di essere invece intervistata . Risposi , questa volta senza mentire , che conoscevo Dior . « E la linea H le piace ? » chiese allora Soraya . Questa volta mi ribellai , risposi che avrei molto gradito sapere se la linea H piaceva a Sua Maestà . « Oh , no ! » fece lei scandalizzata . « Le pare che possa portare quella roba ? » In realtà la bellissima Soraya si mortificherebbe a portare un abito che nasconde la figura e glielo dissi . Parve lusingata e continuò a lungo a parlare della moda : sembrava impossibile distoglierla dal suo argomento preferito . Soraya adora i vestiti , le pellicce , i gioielli . Dicono che passi molte ore davanti allo specchio , ogni stagione le più celebri sartorie francesi e italiane le mandano i cataloghi con le fotografie delle collezioni e lei sceglie decine di modelli per volta . Possiede centinaia di toilettes , una immensa quantità di profumi , un numero incalcolabile di pellicce ( la sua pelliccia preferita è quella di ermellino che le regalò Stalin per il suo matrimonio ) , gioielli di ogni genere . Quando venne a Roma comprò da un gioielliere di via Condotti collane e braccialetti per 34 milioni , in una sola mattina . Cambiare toilettes è una delle poche cose da fare nella reggia di Teheran , dove l ' imperatrice passa quasi tutta la giornata annoiandosi . Soraya è nata e cresciuta in Europa , è stata educata in collegi svizzeri ed inglesi , la vita oziosa nel fasto di un palazzo orientale non può non opprimerla . Come passa il suo tempo la sovrana più invidiata del mondo ? Soraya fece una piccola smorfia . Disse che leggeva , suonava il pianoforte , studiava canto , si intratteneva con la gente di corte . Qualche volta usciva , andava a cavallo , oppure a nuotare . D ' inverno andava a sciare sulle montagne che circondano Teheran ; ma non era così divertente come sciare in Svizzera . « Non vedo quasi nessuno » disse Soraya con voce triste . « E mio marito ha tanto da lavorare , non riesco quasi mai a restare a lungo con lui . La mattina vengo qui , aspetto che abbia esaurito i suoi impegni e all ' una faccio colazione in sua compagnia . Nel pomeriggio egli torna a lavorare ed io non lo vedo fino all ' ora di cena . Non è molto , vero ? » concluse con un sospiro . E il cinematografo le piaceva ? Vedeva spesso dei film ? Soraya scosse la testa : ogni tanto li proiettavano a corte . Ma a Roma era più divertente : andava proprio nei cinema , anche tre volte la settimana . Ah , Roma ! I film di Roma ! L ' argomento la ravvivò . Soraya adora il cinematografo , le piacciono soprattutto i film drammatici , quelli che raccontano storie d ' amore , detesta i film comici e musicali . I suoi attori preferiti sono Gregory Peck , Barbara Stanwyck ed Errol Flynn . « Conosce Errol Flynn ? » chiese con la solita curiosità . Mi scappò detto che non lo conoscevo : rimase delusa . Lei lo incontrò a Roma , nel 1953 , durante una festa in casa Vassarotti . Era vestito in modo così buffo , coi calzini rossi , ma era ugualmente irresistibile . Conserva ancora nei suoi appartamenti una fotografia in cui è ritratta con lui . « Quella sera conobbi anche Gina Lollobrigida » disse Soraya . « Conosce Gina Lollobrigida ? » Le dissi di sì e volle sapere cosa faceva , se il suo viaggio in America era stato davvero un trionfo , se in Inghilterra aveva avuto davvero tanto successo , se era ancora così « splendidamente bella » . « E Silvana Mangano ? La conosce ? » chiese Soraya , piena di curiosità . L ' aveva vista in Riso amaro , avrebbe dato non so cosa per vederla in persona e parlare con lei . « È così brava ! Come mai non è andata a Londra ? » chiese piena di rammarico . Le dissi che Silvana Mangano aspettava un altro bambino : forse per questo non era andata a Londra . « Aspetta un bambino ? » balbettò l ' imperatrice e improvvisamente il suo volto si oscurò , ci fu un intervallo di silenzio penoso , imbarazzante . Da tre anni la Persia aspetta che Soraya dia un figlio allo Scià : la sua mancata maternità è divenuta un problema di Stato ed un motivo di angoscia per lei e per il marito . Lo scià divorziò dalla prima moglie , Fauzia , perché questa non gli aveva dato figli maschi ; e sposò Soraya per avere un erede che ancora non è venuto : sembra che un comitato di medici abbia dichiarato l ' imperatrice fisiologicamente sterile . La mancanza di eredi al trono è alla base della crisi dinastica che travaglia l ' Iran ; se il figlio non nascesse , lo scià potrebbe anche ripudiare Soraya o essere costretto a rinunciare al trono . Alcuni partiti , nemici di Soraya , invocano da tempo una delle due soluzioni che sono improbabili ma non impossibili . Lo Scià è innamorato della moglie , non ha alcuna intenzione di abdicare : ma potrebbe esservi costretto se la crisi si aggravasse . L ' imperatrice taceva ancora , abbuiata , quando un cameriere entrò portando un vassoio con le tazze di tè . Il fatto la scosse . Tirò un lungo sospiro , ordinò al servitore , con un cenno del capo , di lasciare tutto sul tavolo , e mi porse con grazia la tazza di tè . « Il 3 dicembre parto per l ' America » disse poi , sollevata . « È mai stata in America ? Ah , New York , la Fifth Avenue , le Montagne Rocciose , Hollywood ! È mai stata ad Hollywood ? » Soraya non conosce gli Stati Uniti , da molto tempo supplicava lo scià di portarcela , ed ora parlando del suo viaggio sembrava di nuovo una bambina felice , ignara dei suoi gravi problemi . Avrebbe visitato gli studi , diceva , avrebbe conosciuto Gregory Peck e Barbara Stanwyck . Era così commovente nella sua eccitazione che per qualche minuto non ebbi il coraggio di chiederle se davvero andava in America per divertimento oppure se il viaggio aveva lo scopo che i bene informati alla corte di Teheran gli attribuiscono : cioè di farsi visitare da celebri specialisti in ginecologia per riuscire , attraverso un procedimento artificiale , a dare finalmente allo scià l ' erede che aspetta . Poi mi decisi : si diceva che Sua Maestà si recasse negli Stati Uniti per sottoporsi ad un medicai treatment : era esatto ? Di nuovo il volto di Soraya si oscurò e la sovrana perse il sorriso . Posò lentamente la tazza di tè , abbassò la testa e quando la rialzò aveva una espressione smarrita , da bambina che non sa cosa dire . Poi disse a voce bassa ed incerta , come se si vergognasse a dire una bugia : « No , for pleasure » , per divertimento . E cambiò in fretta il discorso . Raccontò che sarebbe partita in aereo , si sarebbe fermata a Londra e qui , forse , avrebbe preso la nave . In America sarebbe rimasta due mesi soltanto per aver tempo di fermarsi a Roma sulla via del ritorno . « Ho convinto mio marito a tornarci » disse con la vocina sottile ; e gli occhi le brillavano di nuovo gaiamente . Si alzò , mi porse la mano per dimostrarmi che il colloquio era finito ; e a vederla così piccola e fragile mi dimenticai per la seconda volta di farle l ' inchino .
La partita decisiva di Berlusconi ( Vespa Bruno , 2001 )
StampaPeriodica ,
L ' Italia non manderà truppe di terra nelle zone dove opereranno gli americani a caccia di terroristi . Ma questa è una previsione , non una decisione politica . Quando Silvio Berlusconi dice alla Camera : « Siamo in prima linea » e ripete lunedì a Londra : « Faremo la nostra parte » , vuol significare che siamo disponibili a qualunque tipo di intervento ci fosse richiesto dalla Nato . Ma il ministro della Difesa Antonio Martino ancora martedì pomeriggio,18 settembre , durante una visita in Macedonia , era furibondo per l ' equivoco determinato da una sua dichiarazione di due giorni prima a Domenica in . Rispondendo a una spettatrice in ansia per il suo fidanzato che partiva militare , Martino aveva detto di escludere l ' invio di truppe italiane per combattere Osama Bin Laden e i suoi soci . In un lancio d ' agenzia , la previsione diventò una decisione politica dell ' Italia di tirarsi indietro . E il ministro trascorse la serata a trasmettere smentite , a tranquillizzare Berlusconi , molto infastidito , e gli americani , infastiditi e allarmati . Premesso dunque che manderemmo anche i vigili urbani se ce li chiedessero , l ' andamento tecnico dei preparativi lascia immaginare che truppe di terra non saranno necessarie . Le basi aeree italiane sono a disposizione degli alleati ed è verosimile che se fosse richiesta una nostra presenza , essa sarebbe affidata all ' Aeronautica . Eppure , la « lunga guerra di Bush » allo stato si annuncia molto diversa da quella del '91 contro Saddam Hussein . Berlusconi ha detto a Londra che la Nato è impegnata a « individuare e punire i colpevoli e chi li ha fiancheggiati , appoggiati , sostenuti » . Ma ce ne vorrà prima che la caccia a Bin Laden possa trasformarsi nel conflitto contro uno dei tanti « paesi canaglia » . George W . Bush ha fatto sapere agli alleati di non voler mostrare la bandiera in una « azione esemplare » , come è capitato talvolta a Bill Clinton . La sua ambizione è assai più alta : vuole sradicare il terrorismo e non accetta che alcuno possa tagliargli la strada . « Farà una serie di operazioni chirurgiche » ci è stato detto martedì pomeriggio al piano nobile di Palazzo Chigi . « Ma è chiaro che se qualcuno disturberà il chirurgo , dovrà fare i conti con l ' intero ospedale » . I tre soli paesi al mondo che riconoscono il regime dei talebani ( Arabia Saudita , Emirati e Pakistan ) si sono messi a disposizione di Bush . Muammar Gheddafi manda messaggi riservatissimi al suo collega americano , via Roma , per chiarire che lui vuole restare fuori dalla faccenda . Saddam Hussein ha bisogno probabilmente dei tranquillanti per dormire . Lo stesso Yasser Arafat , dopo aver donato il sangue per i feriti delle Twin Towers , il 18 settembre ha assicurato il suo sostegno agli americani . Questo lascia intendere quanto terrore si sia diffuso nel mondo arabo , quanto sia ragionevole la posizione congiunta di Tony Blair e di Berlusconi di non fare vittime civili per rispondere a chi ne ha provocate tante e di coinvolgere nella condanna e nell ' azione di pulizia il maggior numero di paesi arabi . Dietro le pieghe ancora confuse dell ' emergenza , c ' è tuttavia da osservare che a soli quattro mesi dal 13 maggio le elezioni politiche sembrano lontanissime . Prima gli incidenti di Genova , poi le bombe d ' agosto , oggi la tragedia americana hanno prodotto in Berlusconi un forte mutamento psicologico.Egli è chiamato a rispettare il « contratto con gli italiani » sottoscritto a Porta a porta l'8 maggio e lo sa bene . Sarà giudicato sugli aumenti alle pensioni minime e sulla riforma del sistema previdenziale , sulla rivoluzione scolastica e quella sanitaria , sui benefici fiscali e sulle grandi opere pubbliche . Ma gli ultimi avvenimenti lo hanno proiettato su una dimensione imprevista e possono rappresentare per lui un rischio , ma soprattutto una grande occasione . A quanto riferiscono i testimoni , se a Londra il 17 settembre fosse andato Francesco Rutelli , sarebbe stato difficile immaginare una maggiore cordialità e un ' intesa politica più solida , fino alla conferenza stampa congiunta proposta da Blair e del tutto inconsueta per Downing street . L ' asse con Bush era nato in tempi non sospetti e poiché in questo momento Stati Uniti e Gran Bretagna ( come in tutte le occasioni di grave crisi internazionale ) sono i locomotori della Nato ( e non solo ) , l ' Italia si trova al tavolo di una partita più importante del solito . Saprà giocarla Berlusconi ? L ' opposizione teme di sì . Se si leggono in controluce le alzate di spalle su questa o quella dichiarazione del Cavaliere o di altri membri del governo , nel centrosinistra si teme che Berlusconi riesca a interpretare sentimenti davvero molto diffusi nella opinione pubblica italiana e trasversali agli schieramenti politici . Decisione nel punire i terroristi senza fare vittime innocenti . Fermezza contro Bin Laden e chiunque lo aiuti . Mano tesa ai paesi arabi di buona volontà . Difesa della nostra identità culturale ed etica senza criminalizzare religioni e civiltà diverse . Sono pochissimi quelli che se la sentono di prendere le distanze da posizioni come queste . Massimo D ' Alema gestì bene la crisi del Kosovo , ma ebbe bisogno dei voti del centrodestra per l ' impegno militare . Berlusconi non ha bisogno di nessuno . Se apre all ' opposizione , lo fa per acquisire punti di autorevolezza , come Alcide De Gasperi che cercava sostegni anche quando aveva il 50 per cento di share . Se Berlusconi saprà giocare , se la sua « Finanziaria eccezionale » sarà rassicurante negli investimenti militari e nella costruzione di una nuova intelligence che l ' Italia non ha mai avuto , senza stravolgere alcuna voce del bilancio sociale , l ' opposizione potrebbe trovarsi davvero a mal partito .