StampaPeriodica ,
Quei
concetti
sono
astratti
,
appunto
perché
vuoti
di
ogni
contenuto
rappresentativo
:
e
,
perciò
,
nessun
elemento
rappresentativo
occorre
per
la
loro
formazione
.
B
.
Croce
,
Logica
,
p
.
133
non
si
esce
mai
fuori
della
realtà
e
della
storia
Ibid
.
,
p
.
158
.
Il
pensiero
,
in
quanto
,
anch
esso
,
vita
(
e
,
cioè
,
quella
vita
che
è
pensiero
,
e
,
perciò
,
vita
della
vita
)
,
e
anch
esso
realtà
(
e
,
cioè
,
quella
realtà
che
è
pensiero
,
e
,
perciò
,
realtà
della
realtà
)
,
ha
in
sé
l
opposizione
;
e
,
per
questa
ragione
,
è
,
insieme
,
affermazione
e
negazione
;
non
afferma
se
non
negando
,
e
non
nega
se
non
affermando
.
Ma
non
afferma
e
nega
se
non
distinguendo
,
perché
pensiero
è
distinzione
;
e
distinguere
non
si
può
...
se
non
unificando
.
Chi
mediti
sui
nessi
di
affermazione
-
negazione
e
di
unità
-
distinzione
,
ha
innanzi
il
problema
della
natura
del
pensiero
,
anzi
della
natura
della
realtà
:
e
finisce
col
vedere
che
quei
due
nessi
non
sono
paralleli
o
disparati
,
ma
si
unificano
,
a
loro
volta
,
nell
unità
-
distinzione
,
intesa
come
realtà
effettiva
...
Ibid
.
,
pp.69-70
Della
vanità
del
tentativo
avrebbe
dovuto
dare
subito
qualche
sospetto
la
sua
costante
infecondità
.
Estetica
,
p
.
126
.
StampaPeriodica ,
Nella
severa
aula
della
Consulta
,
davanti
all
'
alto
consesso
dei
quindici
giudici
della
Corte
Costituzionale
,
è
stata
finalmente
discussa
dalle
parti
la
questione
che
riguarda
la
concessione
in
esclusiva
alla
RAI
-
TV
dei
servizi
radio
-
televisivi
.
In
parole
povere
,
s
'
è
discussa
la
questione
del
monopolio
televisivo
.
Cioè
,
se
sia
giusto
che
una
sola
azienda
,
e
per
di
più
statale
,
possa
in
Italia
fare
emissioni
televisive
,
e
se
questo
sia
o
no
in
armonia
con
la
Costituzione
,
che
sancisce
(
articolo
21
)
:
"
Tutti
hanno
diritto
di
manifestare
liberamente
il
proprio
pensiero
con
la
parola
,
lo
scritto
e
ogni
altro
mezzo
di
diffusione
"
,
e
(
articolo
33
)
:
"
L
'
arte
e
la
scienza
sono
libere
e
libero
ne
è
l
'insegnamento."
Entro
un
mese
si
avrà
la
sentenza
della
Corte
Costituzionale
.
In
attesa
di
quello
che
sarà
il
responso
del
supremo
consesso
,
al
quale
fin
da
ora
c
'
inchiniamo
,
siano
consentite
alcune
osservazioni
sulla
questione
.
Osservazioni
che
non
riguardano
affatto
l
'
aspetto
giuridico
di
essa
,
sul
quale
dovranno
pronunziarsi
quelle
alte
autorità
,
ma
che
si
riferiscono
unicamente
alle
ripercussioni
che
libertà
o
monopolio
potrà
avere
sui
programmi
,
sulla
loro
composizione
,
sul
loro
contenuto
;
sull
'
uso
,
insomma
,
di
quel
formidabile
strumento
di
comunicazione
e
di
espressione
che
è
la
TV
.
Le
ipotesi
sono
due
:
o
che
la
Corte
Costituzionale
sentenzi
che
il
monopolio
TV
non
è
giusto
né
legittimo
;
o
che
sentenzi
che
è
giusto
e
legittimo
.
Nel
primo
caso
,
il
monopolio
dovrà
immediatamente
cessare
,
e
avremo
una
o
più
TV
libere
accanto
a
quella
di
Stato
,
e
la
libertà
,
col
giuoco
della
concorrenza
,
sventerà
i
pericoli
che
andremo
a
segnalare
.
Nel
secondo
caso
,
il
monopolio
continuerà
e
nessuno
potrà
né
dovrà
trovare
da
ridirci
niente
.
Ma
,
in
questo
secondo
caso
,
la
TV
,
insieme
coi
vantaggi
,
dovrà
accettare
i
doveri
che
scaturiscono
dall
'
essere
un
monopolio
di
Stato
,
e
non
una
qualsiasi
azienda
privata
in
concorrenza
con
altre
aziende
dello
stesso
genere
e
perciò
anche
nel
pieno
diritto
di
creare
,
se
vuole
,
un
monopolio
nel
proprio
seno
e
di
regolarsi
a
proprio
talento
.
Perché
,
se
è
pesante
e
fastidioso
un
monopolio
di
Stato
,
addirittura
intollerabile
è
un
monopolio
nel
monopolio
di
Stato
.
Un
'
azienda
privata
,
mettiamo
:
l
'
azienda
A
,
che
non
sia
monopolio
di
Stato
,
può
,
se
vuole
,
diventare
monopolio
di
pochi
personaggi
.
In
questi
casi
,
anche
se
la
cosa
è
riprovevole
,
come
ogni
situazione
di
favoritismo
,
si
pensa
:
"
Pazienza
;
però
ci
sono
le
altre
aziende
simili
e
concorrenti
;
quelli
che
sono
esclusi
dal
monopolio
dell
'
azienda
A
troveranno
accoglienza
nelle
altre
aziende
simili
,
che
sono
in
concorrenza
con
l
'
azienda
A
"
Ma
quando
un
'
azienda
che
è
monopolio
di
Stato
diventa
anche
monopolio
privato
,
cioè
di
pochi
personaggi
,
allora
non
c
'
è
via
di
scampo
.
Perché
non
ci
sono
aziende
concorrenti
a
cui
far
capo
.
Perché
lo
Stato
stesso
,
difendendo
il
proprio
monopolio
,
diventa
difensore
anche
di
quel
monopolio
privato
,
che
è
nel
monopolio
di
Stato
;
difensore
,
quindi
,
del
favoritismo
che
è
in
ogni
monopolio
.
In
altri
termini
,
un
monopolio
privato
si
può
tollerare
in
tutto
,
meno
che
in
un
'
azienda
che
sia
già
per
se
stessa
un
monopolio
di
Stato
.
Conclusione
:
un
monopolio
di
Stato
non
deve
mai
diventare
anche
un
monopolio
privato
.
E
proprio
un
monopolio
di
Stato
,
per
il
vantaggio
di
non
aver
concorrenti
,
è
il
più
esposto
a
diventare
anche
un
monopolio
privato
.
Nel
caso
della
TV
,
poiché
il
discorso
ha
preso
le
mosse
da
essa
,
c
'
è
da
osservare
qualche
cosa
di
più
.
È
riprovevole
un
monopolio
in
genere
,
in
quanto
situazione
di
favoritismo
.
Più
riprovevole
e
addirittura
immorale
sarebbe
il
monopolio
privato
in
un
monopolio
di
Stato
.
Ma
tutto
questo
potrebbe
avere
un
valore
relativo
,
se
si
trattasse
di
tabacchi
,
o
di
sale
.
Un
ipotetico
monopolio
privato
nel
monopolio
dei
tabacchi
danneggerebbe
i
coltivatori
di
tabacco
esclusi
,
i
fabbricanti
di
cartine
e
scatolette
esclusi
,
ecc
.
,
ai
quali
non
resterebbe
che
la
via
dell
'
esilio
.
Ma
la
TV
è
qualche
cosa
di
più
.
Per
sua
stessa
natura
,
per
l
'
immensa
forza
esplosiva
di
questo
mezzo
di
trasmissione
,
essa
è
addirittura
dispensiera
di
fortune
,
di
fama
,
di
ricchezza
.
Disgraziati
quel
cantante
,
quell
'
attore
che
restino
esclusi
dalla
TV
!
E
come
se
non
esistessero
,
visto
che
la
TV
è
passata
come
un
rullo
compressore
su
tutto
quello
che
,
in
fatto
di
spettacoli
,
non
è
TV
.
E
chi
appare
sul
video
,
diventa
da
un
giorno
all
'
altro
popolare
,
con
tutti
i
vantaggi
che
,
in
certe
attività
pubbliche
,
derivano
dalla
popolarità
.
Sono
recenti
i
casi
di
attori
che
da
anni
vivacchiavano
,
quasi
ignorati
dalla
TV
.
Avendo
partecipato
alle
trasmissioni
di
Canzonissima
(
parecchi
mesi
di
durata
,
lotteria
,
concorsi
,
ecc
.
)
hanno
visto
da
un
giorno
all
'
altro
non
raddoppiare
né
triplicare
,
ma
addirittura
decuplicare
,
centuplicare
la
propria
quotazione
nel
campo
cinematografico
,
si
sono
visti
fare
offerte
che
non
si
sarebbero
mai
sognate
,
da
uno
-
due
milioni
di
compenso
a
film
,
sono
saliti
di
colpo
alle
decine
,
alle
ventine
e
trentine
di
milioni
a
film
.
La
TV
,
nei
suoi
rapporti
economici
con
chi
lavora
per
essa
,
mette
spesso
sulla
bilancia
la
pubblicità
,
e
quindi
i
vantaggi
immensi
,
d
'
ogni
specie
,
che
questo
lavoro
procura
.
Ma
non
pensa
al
danno
che
fa
agli
esclusi
?
A
quelli
che
,
a
suo
arbitrio
,
a
suo
insindacabile
giudizio
,
trascura
?
Dunque
,
ormai
la
sorte
d
'
un
attore
dipende
dal
capriccio
,
dalle
simpatie
,
dall
'
umore
o
dalle
ripicche
d
'
un
funzionario
TV
.
Passiamo
ad
altro
.
Anni
or
sono
,
in
una
famosa
città
italiana
molto
bella
,
molto
antica
,
potrei
dire
unica
al
mondo
(
ma
,
nonostante
queste
attrattive
,
molto
in
miseria
)
,
si
vagheggiò
di
fare
un
festival
di
canzoni
,
iniziativa
turisticamente
redditizia
.
Sapendo
che
senza
gli
editori
di
canzoni
non
si
possono
fare
i
festival
,
una
commissione
venne
a
parlare
col
più
importante
dei
nostri
editori
di
canzoni
,
quello
che
veramente
,
in
questo
campo
,
può
fare
il
buono
e
il
cattivo
tempo
.
Costui
,
persona
molto
seria
e
anche
molto
gentile
,
disse
una
cosa
sola
:
"
C
'
è
la
TV
?
Se
c
'
è
,
sono
prontissimo
a
prendere
la
cosa
interamente
su
di
me
;
se
non
c
'
è
,
niente
da
fare
.
"
La
TV
non
c
'
era
,
il
festival
non
fu
fatto
.
Perché
oggi
,
un
festival
di
canzoni
senza
TV
è
un
insuccesso
in
partenza
.
Se
proponete
a
un
cantante
affermato
di
partecipare
a
un
festival
,
non
vi
domanderà
se
la
città
è
importante
,
se
la
data
è
adatta
,
ecc
.
,
ma
soltanto
:
"
C
'
è
la
TV
?
"
Perché
la
TV
è
il
grande
mezzo
di
diffusione
di
oggi
.
Non
c
'
è
palazzo
,
casa
,
tugurio
,
baracca
di
sfrattati
su
cui
non
s
'
innalzi
come
'
bandiera
di
conquista
l
'
antenna
della
TV
.
Selve
di
antenne
.
La
TV
entra
dappertutto
.
Un
terzo
caso
,
riguardante
il
settore
informativo
,
cronistico
.
La
TV
suole
dar
notizia
di
alcune
fra
le
commedie
che
si
rappresentano
,
e
di
altre
no
.
Tempo
fa
(
parlo
soltanto
di
casi
che
sono
a
mia
conoscenza
diretta
)
è
stata
rappresentata
in
una
grande
città
italiana
,
la
città
più
importante
per
il
teatro
,
una
commedia
in
tre
atti
che
ha
avuto
un
grandissimo
successo
di
pubblico
e
di
critica
,
che
ha
avuto
un
gran
numero
di
repliche
e
continua
ad
averne
,
a
teatro
esaurito
.
La
TV
l
'
ha
ignorata
nel
modo
più
assoluto
.
Viceversa
,
nel
medesimo
periodo
di
tempo
,
ha
dedicato
ben
due
trasmissioni
(
una
in
sede
di
Telegiornale
e
una
in
sede
di
Arti
e
Scienze
)
ai
piccoli
sketches
(
tutt
'
e
due
le
volte
gli
stessi
)
,
detti
"
fogli
d
'
album
"
,
italiani
,
recitati
nel
teatrino
del
Festival
di
Spoleto
.
Niente
di
male
,
per
questi
ultimi
.
Anzi
,
benissimo
,
ben
fatto
.
Ma
come
mai
il
totale
silenzio
sulla
commedia
in
tre
atti
data
in
una
grande
città
,
con
grandissimo
successo
di
pubblico
e
di
critica
?
Insindacabile
giudizio
?
No
,
,
signori
.
Sindacabilissimo
.
La
TV
è
monopolio
di
Stato
.
È
servizio
pubblico
.
Forse
,
l
'
unica
spiegazione
,
circa
il
silenzio
sulla
commedia
di
tre
atti
,
è
nel
fatto
che
l
'
autore
è
un
critico
televisivo
e
forse
la
TV
considera
la
critica
un
'
offesa
personale
.
La
TV
deve
mettersi
bene
in
testa
di
essere
questo
,
come
mezzo
di
trasmissione
,
di
espressione
e
d
'
informazione
.
Sarebbe
bello
che
il
ministero
delle
Poste
decretasse
:
"
Soltanto
alcune
persone
possono
esser
servite
dal
telefono
,
o
dal
telegrafo
"
.
Passando
al
settore
produzione
,
non
esiste
,
nei
rispettivi
campi
,
un
'
autorità
che
dica
:
"
Soltanto
Tizio
,
Caio
,
Sempronio
possono
pubblicare
libri
,
o
far
rappresentare
commedie
,
o
esercitare
il
commercio
,
o
le
professioni
a
cui
sono
abilitati
"
.
La
TV
,
invece
,
lo
dice
.
Dice
:
"
Soltanto
chi
piace
a
me
può
cantare
dal
video
,
può
essere
autore
televisivo
,
attore
televisivo
,
oratore
televisivo
;
soltanto
chi
piace
a
me
può
essere
lanciato
,
reclamizzato
dal
video
;
e
io
do
le
informazioni
sull
'
attività
di
chi
piace
a
me
,
parlo
di
chi
piace
a
me
,
ignoro
chi
voglio
ignorare
"
.
Ha
le
sue
ragioni
per
regolarsi
così
?
Benissimo
.
Allora
,
deve
rendere
conto
di
queste
ragioni
.
Perché
è
monopolio
di
Stato
,
è
servizio
pubblico
,
è
al
servizio
di
tutti
.
Non
può
parlare
di
tutti
?
Non
può
arrivare
a
tutto
?
È
giusto
.
Ma
allora
renda
conto
dei
criteri
di
scelta
.
Perché
s
'
occupa
di
X
e
ignora
Y
?
Eccetera
,
eccetera
.
Conclusione
:
se
la
TV
non
sarà
più
monopolio
di
Stato
,
diventerà
libera
di
fare
ciò
che
le
aggrada
.
Ma
,
se
continuerà
a
essere
monopolio
di
Stato
,
non
sarà
libera
di
farlo
;
dovrà
rendere
strettamente
conto
del
proprio
operato
,
il
quale
dovrà
essere
sottoposto
al
più
stretto
controllo
e
alla
più
severa
vigilanza
.
To
'
,
è
vero
:
esiste
una
"
Commissione
di
vigilanza
"
.
Me
n
'
ero
dimenticato
,
tanto
è
autorevole
ed
efficiente
.
Bene
.
Di
essa
parleremo
in
un
prossimo
articolo
.
StampaPeriodica ,
Trovarsi
in
Argentina
mentre
infuria
il
Mundial
è
certamente
una
esperienza
.
Specie
se
poi
in
quei
giorni
l
'
Argentina
vince
.
In
visita
per
varie
conferenze
e
incontri
,
ho
scoperto
che
a
un
certo
punto
tutti
i
miei
impegni
erano
stati
cancellati
e
mi
era
stato
concesso
un
intero
pomeriggio
libero
.
Era
il
giorno
dell
'
incontro
Italia
-
Norvegia
,
e
pareva
impossibile
che
l
'
ospite
fosse
distratto
da
tanto
evento
.
D
'
altra
parte
,
qualsiasi
cosa
avessi
fatto
in
quelle
ore
,
sarei
stato
solo
.
Il
resto
di
Buenos
Aires
era
attaccato
ai
televisori
.
Non
ho
potuto
evitare
pertanto
le
domande
insistenti
dei
giornalisti
sull
'
argomento
.
Ora
io
ho
seguito
l
'
incontro
,
perché
lo
spettacolo
era
bello
,
e
quando
sei
lì
non
puoi
sottrarti
a
un
minimo
di
batticuore
,
ma
quando
mi
fanno
domande
sul
calcio
è
come
se
me
le
facessero
sulla
Danimarca
.
La
Danimarca
è
un
paese
delizioso
,
ci
sono
stato
varie
volte
,
dalla
sirenetta
di
Andersen
a
Elsinore
,
sino
allo
Jutland
,
e
mi
piacerebbe
tornarvi
in
futuro
.
Ma
non
è
che
alla
notte
non
dorma
pensando
alla
Danimarca
,
né
che
al
mattino
dopo
mi
faccia
tradurre
da
qualche
prezzolato
i
quotidiani
danesi
:
sono
contento
che
la
Danimarca
esista
,
e
la
cosa
finisce
lì
.
Quando
tenti
di
spiegare
a
qualcuno
i
sentimenti
di
una
persona
normale
circa
il
calcio
,
non
ti
capiscono
.
E
così
un
quotidiano
argentino
non
ha
resistito
alla
tentazione
di
intitolare
un
suo
articolo
a
una
mia
presunta
dichiarazione
:
"
Il
calcio
è
una
perversione
sessuale
"
.
Io
avevo
detto
qualcosa
di
più
sfumato
,
e
l
'
ho
detto
altre
volte
,
ma
proviamo
a
spiegare
ai
miei
simili
quale
sia
il
mio
punto
di
vista
.
Io
credo
che
una
persona
normale
,
nei
limiti
dell
'
età
,
debba
fare
all
'
amore
,
e
credo
che
sia
una
cosa
sana
e
bella
.
Poi
esistono
casi
in
cui
si
guardano
altri
due
che
fanno
all
'
amore
.
Non
sto
necessariamente
pensando
ai
film
a
luci
rosse
,
basta
un
film
normale
in
cui
si
vedono
due
persone
di
bell
'
aspetto
che
si
accoppiano
con
grazia
.
Nei
limiti
della
moderazione
può
essere
una
esperienza
appagante
.
Infine
ci
sono
i
repressi
sessuali
che
si
eccitano
a
sentire
qualcuno
che
racconta
che
ad
Amsterdam
ha
visto
due
che
facevano
all
'
amore
.
Qui
mi
pare
siamo
ai
limiti
della
perversione
(
tranne
casi
di
handicap
acclarato
,
dove
uno
si
accontenta
di
quel
che
passa
il
convento
)
.
Credo
che
col
calcio
accada
la
stessa
cosa
.
Giocare
a
calcio
è
bello
,
e
mi
spiace
solo
di
essere
stato
riconosciuto
nell
'
infanzia
e
nell
'
adolescenza
un
maestro
dell
'
auto
-
goal
,
per
cui
non
ero
ammesso
a
giochi
di
un
certo
impegno
.
Ma
uno
può
anche
cercare
di
tirare
un
poco
con
la
palla
in
giardino
,
e
fa
bene
alla
salute
.
Poi
accade
che
ci
siano
undici
signori
che
giocano
meglio
di
te
,
e
che
sia
uno
spettacolo
assai
eccitante
vederli
giocare
.
Ogni
tanto
mi
accade
,
e
godo
come
se
fossi
all
'
opera
.
Infine
ci
sono
i
perversi
,
coloro
che
passano
la
giornata
a
farsi
venire
l
'
infarto
discutendo
su
quello
che
i
giornali
hanno
scritto
sulle
partite
di
calcio
,
che
magari
loro
non
hanno
visto
.
E
qui
mi
pare
che
siamo
ai
limiti
della
perversione
(
tranne
casi
di
handicap
acclarato
,
in
cui
ci
si
accontenta
di
quel
che
passa
il
convento
)
.
Qualcuno
mi
potrebbe
obiettare
che
lo
stesso
accade
con
chi
va
a
teatro
,
all
'
opera
,
al
concerto
.
Giudico
forse
io
una
menomazione
quella
di
coloro
che
vanno
ad
ascoltare
i
Musici
,
Pavarotti
,
o
a
vedere
Gassman
?
In
un
certo
senso
sì
,
se
non
hanno
mai
provato
a
cantare
,
a
maneggiare
magari
male
uno
strumento
,
a
recitare
fosse
pure
nella
filodrammatica
parrocchiale
.
Non
sto
pensando
all
'
utopia
marxiana
di
una
società
liberata
in
cui
ciascuno
sia
cacciatore
,
pescatore
eccetera
,
ma
ritengo
che
chi
ha
provato
a
suonare
anche
solo
l
'
ocarina
sia
meglio
abilitato
ad
apprezzare
quello
che
fa
Pollini
;
solo
chi
si
provi
ogni
tanto
a
cantare
,
mentre
si
fa
la
barba
o
innaffia
i
fiori
,
"
Di
Provenza
il
mare
e
il
suol
"
(
o
anche
solo
Eleanor
Rigby
)
può
apprezzare
le
doti
eccelse
di
un
grande
cantante
.
Chi
non
abbia
mai
provato
a
strimpellare
Le
petit
montagnard
è
meno
adatto
ad
apprezzare
l
'
esecuzione
del
grande
pianista
.
Bisogna
nella
vita
provare
anche
a
cantare
,
suonare
,
recitare
,
per
potere
poi
godere
meglio
l
'
esecuzione
di
chi
lo
sa
fare
molto
meglio
di
noi
.
E
se
poi
ci
fosse
qualcuno
che
all
'
opera
non
va
mai
,
ma
passa
la
settimana
a
discutere
le
critiche
uscite
su
Pavarotti
,
anche
se
il
caso
è
raro
,
parlerei
di
perversione
.
Tutte
queste
mi
paiono
verità
molto
semplici
.
Ma
è
assai
difficile
farle
capire
a
chi
perde
tanto
tempo
a
discutere
di
calcio
da
non
aver
tempo
,
sia
pure
alla
domenica
,
di
giocare
a
palla
coi
propri
figli
-
magari
facendosi
prestare
i
figli
altrui
.
Ma
forse
sono
io
che
sono
un
pervertito
.
Non
ne
parliamo
più
.
Tornerò
al
più
presto
in
Danimarca
.
StampaPeriodica ,
Il
paiòlo
non
dica
alla
padella
tirati
in
là
che
tu
non
mi
tinga
.
Questo
proverbio
,
l
aveva
sempre
in
bocca
quella
buon
anima
di
mia
nonna
,
quando
voleva
difender
me
,
che
ero
il
suo
cucco
,
difronte
a
coloro
che
mi
tenevano
per
il
più
birichino
fra
ragazzi
di
casa
e
di
scuola
.
Ed
il
proverbio
e
la
nonna
mi
tornarono
in
mente
una
mattina
,
che
uno
scamiciato
trattava
male
a
perdifiato
un
contadino
.
Non
vi
saprei
dire
il
motivo
della
contesa
:
so
per
altro
che
io
avrei
scommesso
tre
lire
contro
cinque
centesimi
,
che
aveva
torto
lo
schiamazzone
.
Toh
!
e
perché
?
Il
perché
sarebbe
troppo
lungo
:
ma
la
ragione
principale
sta
in
questo
,
che
i
cittadini
giudicano
quasi
sempre
colla
accetta
de
poveri
campagnuoli
.
Villanaccio
qua
,
villanaccio
là
,
villanaccio
su
,
villanaccio
giù
,
ecco
l
antifona
che
hanno
sempre
in
bocca
,
trecconi
,
facchini
,
vetturini
,
e
bottegai
d
ogni
specie
.
E
neanche
le
persone
dotte
ci
si
comportano
come
dovrebbero
:
non
parlo
de
pezzi
grossi
perché
questi
poi
,
tranne
pochi
e
pochi
bene
,
giudicano
e
governano
il
contadino
,
come
,
io
,
povero
diavolo
che
non
ho
mai
maneggiato
lo
schioppo
,
saprei
fare
il
generale
d
armata
.
E
quanto
inumana
cosa
sia
questa
e
dannosa
riesca
,
non
ve
lo
potete
immaginare
.
O
non
son
eglino
i
contadini
,
che
co
loro
sudori
ci
provvedono
del
pane
che
ci
sfama
,
delle
carni
che
ci
mantengono
grassi
e
robusti
,
degli
erbaggi
,
delle
frutta
,
dell
olio
,
de
latticini
,
del
vino
che
ci
ricreano
?
Se
smettessero
loro
di
lavorare
la
terra
,
di
custodire
il
bestiame
,
di
coltivare
le
piante
,
vorrei
vedere
quanti
artigiani
,
letterati
,
dottori
e
possidenti
anderebbero
a
sostituirli
.
Dei
campagnuoli
che
vengano
ad
ingombrare
le
città
se
ne
vedono
parecchi
,
ma
de
cittadini
che
vadano
a
zappare
,
a
portare
,
od
a
guardare
il
bestiame
,
ve
la
do
in
mille
se
me
ne
trovate
uno
soltanto
.
E
davvero
che
l
aver
sempre
il
povero
corpo
esposto
all
acqua
,
al
vento
,
alle
nebbie
,
allo
stridor
del
verno
,
ed
allo
stellone
d
estate
,
l
abitare
spesso
tuguri
che
stanno
ritti
per
miracolo
del
Signore
,
e
che
riparono
malamente
dalle
intemperie
delle
stagioni
;
mangiare
del
pane
nero
con
poco
e
cattivo
companatico
,
trangugiare
delle
sbroscie
tutt
altro
che
gustose
;
e
bevere
per
ristoro
dell
acqua
,
non
sempre
buona
,
è
tal
sorte
da
non
essere
di
certo
invidiata
da
chicchessia
.
E
se
badando
alla
condizione
delle
famiglie
di
qualche
bel
podere
delle
masse
,
o
di
qualche
altro
podere
stempiato
dalla
val
d
Arbia
,
s
irridesse
come
spropositato
il
quadro
che
ho
fatto
in
genere
del
campagnolo
,
prego
a
non
fermarsi
tanto
sull
eccezioni
,
ma
di
considerar
bene
come
vanno
le
faccende
per
i
più
,
ed
allora
ognuno
sarà
fatto
capace
,
che
invece
di
esagerare
sono
rimasto
al
di
sotto
del
vero
.
Alto
là
!
perché
arriccia
il
naso
lei
,
sor
Protoquamquam
della
prudenza
,
o
per
dir
meglio
della
paura
.
Se
mi
sente
fare
l
avvocato
de
contadini
non
si
pensi
,
ch
io
sia
di
que
figuri
,
che
vestiti
di
nero
o
di
rosso
mettono
a
leva
i
poveri
ed
i
disgraziati
,
per
farsi
largo
e
pescare
nel
torbido
.
Intendo
dire
la
verità
senza
rispetti
umani
,
ma
non
ha
a
credere
ch
io
voglia
adulare
le
genti
per
menarle
pel
naso
,
come
fanno
certi
bricconi
che
tutti
conosciamo
.
Ho
detto
quel
che
ho
detto
de
contadini
,
non
per
concluderne
che
tutti
sieno
stinchi
di
santo
,
e
che
in
quattr
e
quattr
otto
se
n
abbia
a
fare
altrettanti
pastori
come
quelli
della
Sacra
Scrittura
,
ed
agricoltori
alla
romana
.
Convengo
ancora
io
che
ce
ne
sono
,
e
non
pochi
,
degli
sgarbati
,
ignoranti
,
caparbi
,
lesti
di
mano
,
e
codini
;
ma
se
ci
mettiamo
una
mano
sul
cuore
,
si
dovrà
dall
altro
canto
convenire
,
che
se
sono
come
sono
,
non
è
assolutamente
di
loro
la
colpa
.
Sono
sgarbati
!
E
da
chi
e
dove
hanno
da
imparare
la
creanza
?
Sono
ignoranti
!
E
quando
si
è
pensato
ad
istruirli
come
farebbe
di
bisogno
?
Sono
caparbi
!
Mi
fate
ridere
,
e
come
non
dovevano
finora
esserlo
?
Costretti
a
fare
razza
da
sé
ed
a
vedersi
scherniti
da
tutti
,
fino
al
punto
che
della
qualifica
di
villano
si
fece
segno
di
spregio
ed
ingiuria
,
per
maledetta
saetta
non
potevano
dare
ai
lavori
campestri
altre
regole
,
che
quelle
che
da
padre
in
figlio
si
trasmettevano
.
E
per
peggio
se
qualche
volta
,
e
proprio
quando
il
diavolo
suonava
a
predica
,
i
proprietari
si
provavano
ad
ingerirsi
di
faccende
campestri
,
dicevano
tali
e
tanti
spropositi
,
che
i
contadini
avevano
ragione
d
insuperbire
della
loro
sapienza
;
e
sempre
più
s
intestavano
nella
falsa
supposizione
,
che
le
teorie
piuttosto
che
utili
fossero
dannose
,
e
che
a
voler
fare
qualche
cosa
di
buono
,
non
bisognava
dipartirsi
dalle
vecchie
consuetudini
.
Ora
poi
che
grazia
a
Dio
,
si
è
trovato
il
modo
di
fare
intendere
,
che
la
scienza
riesce
di
fatto
di
potentissimo
aiuto
alla
pratica
,
adagio
adagio
ancora
i
contadini
se
ne
persuadono
,
abbandonano
i
pregiudizi
,
accettano
le
nuove
pratiche
,
e
giorno
per
giorno
si
avvedono
meglio
,
che
l
agricoltura
è
suscettibile
di
grandi
e
continui
progressi
.
Le
macchine
introdotte
,
ed
i
nuovi
sistemi
di
cultura
in
parecchi
luoghi
accettati
,
ne
sono
luminosi
esempi
.
Sono
un
po
lesti
di
mano
!
È
un
peccataccio
questo
che
non
può
essere
scusato
.
Le
cagioni
che
lo
fomentano
sono
però
molte
,
e
ci
duole
per
ciò
,
che
la
necessaria
brevità
del
nostro
discorso
non
ci
permetta
dicifrare
.
Comunque
siasi
è
piaga
che
ha
bisogno
di
efficaci
rimedi
:
ma
i
peccatori
hanno
bisogno
di
esser
aiutati
.
Hanno
la
coda
!
L
avremmo
ancora
noi
se
non
vedessimo
,
non
ascoltassimo
,
e
non
confabulassimo
altro
che
con
codini
maliziati
.
Bisogna
proprio
avere
il
cervello
d
oca
per
non
convenire
,
che
di
molti
mancamenti
rinfacciati
ai
campagnoli
,
la
cagione
non
ultima
siamo
noialtri
cittadini
.
Se
mettiamo
il
caso
quando
vengono
in
città
principiassimo
a
trattarli
con
benevolenza
,
perderebbero
naturalmente
ancora
essi
quel
piglio
di
mala
grazia
e
diffidenza
che
tanto
ci
dispiace
.
Quando
le
cose
d
Italia
saranno
aggiustate
come
Iddio
comanda
,
e
,
giusta
i
voti
del
nostro
buon
Re
,
si
potrà
pensare
di
proposito
alla
sana
ed
efficace
istruzione
del
popolo
,
vedrete
che
ancora
le
genti
di
campagna
ci
guadagneranno
tanto
da
non
riconoscersi
nemmeno
.
E
se
li
sforzi
di
alcuni
benemeriti
,
saranno
coronati
da
buon
successo
,
e
riusciranno
di
far
comprendere
a
chi
può
dar
mano
all
opera
,
che
l
agricoltura
deve
essere
sorgente
di
ricchezza
incalcolabile
,
per
la
nostra
bella
e
feracissima
Italia
;
la
testardaggine
de
campagnuoli
dovrà
dileguarsi
,
come
la
nebbia
si
dissipa
al
vento
.
Si
pensi
da
senno
a
migliorare
la
sorte
del
contadino
;
si
riconosca
,
come
fra
gli
stenti
mal
si
cerchi
di
avere
robusto
e
lavoratore
l
operante
;
si
facciano
patti
da
potersi
veramente
mantenere
;
col
buon
esempio
s
inspiri
l
amore
pel
giusto
e
per
l
onesto
,
e
le
gherminelle
dell
affamato
cesseranno
,
e
le
bricconerie
del
mal
avvezzo
potranno
essere
facilmente
colpite
da
opportune
leggi
.
Poniamoci
tutti
d
accordo
alla
sant
opera
,
intesa
a
render
nulle
le
triste
e
nefande
pratiche
di
coloro
,
che
voglion
fare
del
contadino
un
cieco
strumento
di
reazioni
e
di
straniera
servitù
.
Dimostriamo
ai
miseri
illusi
,
che
gl
immensi
beni
che
debbon
derivare
agli
Italiani
,
dall
appartenere
ad
una
grande
e
potente
nazione
,
non
si
faranno
risentire
esclusivamente
nelle
città
,
ma
che
le
campagne
ci
avranno
forse
anche
maggior
tornaconto
.
Non
ci
spaventino
gli
ostacoli
;
non
ci
lasciamo
accalappiare
dalle
insidie
di
coloro
,
che
si
sono
ignominosamente
venduti
alla
fazione
parricida
:
concordia
,
fermezza
,
buon
volere
,
operosità
,
occhio
alla
penna
,
e
vedrete
ancora
i
contadini
divenire
buoni
,
onorati
,
amorosi
,
e
veri
Italiani
.
Ma
fino
a
tanto
che
queste
utili
pratiche
non
siano
iniziate
,
non
dimentichiamo
per
l
amore
del
prossimo
e
d
Iddio
,
che
il
paiolo
non
può
dire
alla
padella
tirati
in
là
che
tu
non
mi
tinga
.
StampaPeriodica ,
Amalia
Guglielminetti
,
I
volti
dell
'
amore
.
Treves
,
1914
.
Sono
i
volti
di
cartapecora
di
un
amore
blasé
fatto
fra
gente
in
guanti
e
colletto
spesso
imbellettata
e
bistrata
per
gli
atrii
d
'
hôtel
,
in
sleeping
,
a
caffè
e
qua
e
là
nella
stazioni
climatiche
.
Novellette
ciascuna
con
un
suo
caso
curioso
di
gelosia
senile
,
di
adulterio
compiuto
alla
svelta
,
di
sentimento
molto
riflesso
,
di
giochetto
acido
dove
la
passione
non
c
'
entra
ma
il
ripicco
,
il
capriccio
,
o
la
noia
,
o
la
vanità
od
il
calcolo
.
Arte
non
ce
n
'
è
:
né
caratteri
né
stile
;
ci
son
dei
casi
indicati
rapidamente
.
I
quali
non
dico
non
abbiano
anche
,
nel
complesso
di
psicologico
verismo
che
ostentano
,
la
lor
verità
.
Ma
senti
in
fondo
a
questo
sprezzo
affettato
,
a
questa
elegante
aridità
di
salottaia
navigata
qualcosa
che
è
non
delle
novelle
ma
della
novelliera
;
l
'
ostentazione
di
sé
medesima
come
femina
,
l
'
esibizionismo
.
Non
ci
arrabbiamo
mica
,
né
gridiamo
allo
scandalo
.
Perché
che
cosa
può
importare
in
fondo
ad
una
donna
,
dell
'
arte
e
della
sua
oggettività
?
Le
donne
scrivono
(
ed
anche
molti
uomini
)
per
esibirsi
;
come
passeggiano
per
strada
o
come
si
scollano
a
teatro
.
Il
libro
prolunga
le
occhiate
,
il
profumo
,
il
dondolamento
dell
'
anche
,
che
par
via
via
quand
'
è
stampato
,
sentimentalità
,
spirito
,
o
come
qui
leggera
ironia
di
blasée
,
ma
mira
sempre
in
conclusione
com
'
è
naturale
ed
è
giusto
all
'
eccitamento
del
maschio
.
-
Chiuso
uno
di
questi
volumi
,
questo
od
un
altro
,
ognuno
che
veda
chiaro
dovrebbe
concluder
fra
sé
così
:
"
Va
bene
.
E
vuol
ora
,
signorina
,
passar
-
mi
il
suo
indirizzo
?
"
.
Gli
arzigogoli
critici
,
i
giudizi
,
le
classificazioni
estetiche
e
storiche
son
fuor
di
luogo
assolutamente
.
StampaPeriodica ,
Torino
,
aprile
-
Ogni
tre
minuti
,
una
piccola
automobile
utilitaria
esce
dalle
sale
di
montaggio
della
FIAT
-
Mirafiori
.
La
portano
,
per
il
collaudo
,
sul
tetto
dello
stabilimento
,
dove
è
la
pista
di
prova
.
Ridiscende
nel
cortile
,
per
l
'
ultimo
controllo
.
Un
'
ora
dopo
la
caricano
su
un
autotreno
a
due
piani
che
ne
trasporta
trenta
alla
volta
;
o
su
uno
dei
vagoni
che
attendono
alla
stazione
del
Lingotto
.
Gli
autotreni
ed
i
carri
merci
partono
,
a
brevi
intervalli
,
con
il
loro
carico
di
macchine
nuove
,
e
c
'
è
sempre
qualche
operaio
che
s
'
affaccia
per
fare
un
gesto
festoso
di
saluto
.
Nelle
strade
più
vicine
allo
stabilimento
,
anche
le
donne
che
vanno
per
la
spesa
al
mercato
di
via
Nizza
si
voltano
soddisfatte
a
guardare
le
macchine
fresche
di
vernice
che
passano
,
affiancate
sui
due
piani
di
un
autocarro
,
minuscole
e
lucenti
come
giocattoli
.
Per
la
gente
del
Lingotto
,
il
successo
della
600
è
un
fatto
di
enorme
importanza
.
Un
motivo
d
'
orgoglio
.
Alla
costruzione
di
quelle
piccole
utilitarie
lavorano
,
direttamente
o
indirettamente
,
almeno
due
su
tre
dei
cinquantaseimila
dipendenti
della
grande
fabbrica
d
'
automobili
.
A
Torino
,
si
sente
dire
da
molti
che
la
clamorosa
vittoria
dei
sindacati
liberi
,
nelle
recenti
elezioni
delle
Commissioni
interne
della
FIAT
,
è
tutto
merito
della
600
.
Non
è
,
certo
,
un
'
affermazione
da
prendersi
alla
lettera
.
C
'
è
del
vero
,
tuttavia
.
Le
ragioni
che
hanno
fatto
perdere
tanti
voti
ai
candidati
comunisti
sono
parecchie
;
ed
alcune
hanno
avuto
,
senza
dubbio
,
molto
maggior
peso
.
Ma
ci
si
consenta
di
cominciare
di
qui
.
È
la
pagina
più
bella
di
questa
storia
.
Forse
,
la
più
confortante
.
I
dirigenti
della
FIAT
dicono
che
il
rendimento
delle
maestranze
è
notevolmente
aumentato
,
in
ogni
reparto
,
dal
giorno
in
cui
è
cominciata
la
costruzione
in
serie
della
600
.
La
grande
maggioranza
degli
operai
mostra
di
lavorare
con
entusiasmo
e
con
molto
maggiore
impegno
.
E
il
mutamento
è
così
profondo
che
non
basta
a
spiegarlo
la
promessa
di
premio
di
produzione
la
cui
entità
,
per
bene
che
vadano
le
cose
,
dovrà
essere
necessariamente
modesta
.
È
rimasto
lo
«
spirito
di
fabbrica
»
.
Li
esalta
e
li
inorgoglisce
il
successo
che
ha
incontrato
,
ovunque
,
la
vettura
utilitaria
.
Provatevi
a
dire
,
parlando
con
uno
del
Lingotto
,
che
la
600
è
una
trappoletta
!
Non
è
un
'
automobile
di
lusso
che
nasce
dalla
loro
fabbrica
,
ma
una
vetturetta
popolare
,
un
mezzo
di
lavoro
e
di
svago
che
anche
gente
di
condizioni
modeste
si
potrà
concedere
,
senza
eccessivi
sacrifici
.
Anche
il
piccolo
impiegato
,
l
'
operaio
specializzato
della
FIAT
:
perché
no
?
Quasi
tremila
di
essi
si
sono
già
prenotati
.
La
fabbrica
accorderà
loro
agevolazioni
speciali
e
una
più
lunga
rateizzazione
.
Andranno
allo
stabilimento
in
macchina
,
come
fanno
gli
operai
americani
.
Insomma
,
ogni
volta
che
stringono
un
bullone
o
spruzzano
una
«
mano
»
di
vernice
,
è
come
se
lavorassero
per
la
«
loro
»
automobile
.
Che
c
'
entra
,
questo
,
con
lo
scacco
della
FIOM
?
Ecco
:
sembra
che
i
sindacati
comunisti
pensassero
di
sabotare
la
costruzione
della
600;
della
vetturetta
che
ognuno
di
essi
sogna
di
possedere
,
che
già
considera
sua
.
La
votazione
per
la
nomina
delle
Commissioni
interne
ebbe
inizio
alla
mezzanotte
del
lunedì
,
nei
reparti
delle
Fonderie
,
dove
lavorano
tremilacinquecento
operai
e
più
di
quattrocento
impiegati
.
È
continuata
,
nelle
altre
fabbriche
,
per
tutta
la
giornata
seguente
,
senza
incidenti
di
rilievo
.
Era
un
fatto
grosso
;
e
le
organizzazioni
sindacali
avevano
iniziato
da
tempo
la
propaganda
elettorale
,
con
grande
impegno
e
con
insolita
larghezza
di
mezzi
.
Le
facciate
delle
case
torinesi
,
in
parecchi
quartieri
periferici
,
come
al
Lingotto
,
in
via
Nizza
,
o
alla
Madonna
di
Campagna
,
erano
coperte
di
manifesti
.
Nelle
ultime
settimane
erano
stati
tenuti
molti
comizi
ai
quali
,
in
genere
,
aveva
assistito
un
pubblico
scarso
e
distratto
.
Gli
agit
-
prop
lavoravano
,
da
un
pezzo
,
negli
stabilimenti
;
giravano
casa
per
casa
;
e
non
è
necessario
ripetere
di
quali
argomentazioni
si
servissero
.
È
stata
una
grossa
battaglia
,
insomma
,
condotta
da
entrambe
le
parti
,
con
ostinazione
e
con
irruenza
.
Ed
era
lecito
prevedere
che
i
sindacati
comunisti
avrebbero
perduto
terreno
anche
questa
volta
:
dall'80
per
cento
dei
voti
,
raccolto
nel
'48
,
erano
scivolati
al
66
per
cento
,
nel
'53;
al
63
per
cento
,
nel
1954
.
Quest
'
anno
,
forse
,
pensavano
i
più
informati
,
la
FIOM
,
filiazione
della
Confederazione
generale
del
lavoro
,
avrebbe
ottenuto
il
58
o
il
60
per
cento
dei
voti
.
Avrebbe
conservato
,
comunque
,
la
maggioranza
assoluta
.
È
stato
,
invece
,
il
tracollo
.
Soltanto
18.919
dipendenti
della
FIAT
hanno
votato
per
i
candidati
estremisti
;
mentre
le
liste
dei
sindacati
liberi
,
cioè
della
CISL
e
della
UIL
,
hanno
ottenuto
complessivamente
poco
meno
di
cinquantaduemila
voti
.
Il
successo
della
600
ed
il
rinato
«
spirito
di
fabbrica
»
,
come
si
è
detto
più
sopra
,
hanno
senza
dubbio
contribuito
alla
vittoria
dei
sindacalisti
democratici
nelle
elezioni
della
FIAT
;
ma
,
certo
,
non
è
lecito
pensare
che
siano
state
le
sole
cause
dell
'
imprevisto
capovolgimento
.
E
nemmeno
le
più
importanti
.
Fino
a
non
molto
tempo
fa
i
caporioni
comunisti
avevan
potuto
tenere
in
soggezione
i
compagni
di
lavoro
con
la
violenza
.
C
'
era
una
squadraccia
,
in
ogni
reparto
;
e
chi
non
accettava
supinamente
quell
'
umiliante
servitù
doveva
aspettarsi
ogni
sorta
di
angherie
.
Chi
osava
ribellarsi
in
maniera
più
aperta
;
i
crumiri
;
quelli
sui
quali
cadeva
il
sospetto
di
«
fare
il
gioco
dei
padroni
»
venivano
bastonati
al
primo
pretesto
.
E
molti
avevano
preso
la
tessera
del
partito
o
della
FIOM
,
per
paura
.
I
nomi
dei
pochi
iscritti
alla
CISL
ed
alla
UIL
erano
scritti
a
grossi
caratteri
su
cartelli
esposti
nelle
officine
;
e
sotto
all
'
elenco
c
'
erano
frasi
di
scherno
e
di
minaccia
.
Ma
la
disciplina
e
il
rispetto
della
libertà
,
a
poco
a
poco
,
erano
stati
di
nuovo
imposti
dagli
agenti
ai
quali
è
affidata
la
sorveglianza
delle
fabbriche
,
all
'
interno
;
e
dalle
squadre
di
poliziotti
che
,
nelle
giornate
di
torbidi
,
presidiano
i
piazzali
esterni
e
le
vie
di
accesso
.
Accadeva
sempre
più
di
rado
che
si
malmenasse
un
crumiro
,
che
si
sbarrasse
la
strada
ad
un
propagandista
della
CISL
o
della
UIL
.
Qualcuno
,
sentendosi
protetto
,
si
era
rifiutato
di
rinnovare
una
tessera
che
aveva
chiesto
senza
convinzione
,
a
scanso
di
guai
;
e
si
era
visto
che
,
nella
maggioranza
dei
casi
,
anche
i
più
accesi
attivisti
avevano
dovuto
rinunciare
a
mettere
in
atto
le
minacce
di
rappresaglia
.
Le
squadracce
facevano
sempre
meno
paura
.
Al
termine
di
una
settimana
di
disordini
,
molti
che
fino
allora
si
erano
supinamente
assoggettati
alla
dittatura
del
capocellula
cominciavano
ad
accorgersi
che
non
era
più
tanto
facile
trovare
una
risposta
valida
alle
lamentele
della
moglie
da
quando
,
due
anni
fa
,
la
FIAT
aveva
deciso
di
corrispondere
un
premio
di
duemila
lire
a
chi
si
fosse
recato
al
lavoro
,
nelle
giornate
di
sciopero
.
Le
donne
,
in
nove
casi
su
dieci
,
non
intendevano
ragioni
.
Anche
le
«
progressiste
»
mostravano
di
preferire
una
busta
paga
un
po
'
più
gonfia
del
consueto
alle
poche
centinaia
di
lire
del
sussidio
.
Poi
,
la
lotta
contro
i
sobillatori
comunisti
è
entrata
in
una
fase
più
dura
.
Per
arrivare
a
disfarsi
dei
più
scalmanati
la
FIAT
non
ha
dovuto
ricorrere
,
in
maniera
palese
,
a
pericolose
discriminazioni
.
Il
che
non
significa
che
abbia
sempre
agito
con
mano
leggera
.
Ma
era
nel
suo
diritto
,
dopo
tutto
.
In
parecchi
reparti
della
Grandi
Motori
,
qualche
mese
fa
,
sono
stati
dimezzati
í
turni
di
lavoro
.
Le
commesse
non
bastavano
,
per
mantenere
l
'
intero
stabilimento
in
piena
attività
.
Un
periodo
di
temporanea
disoccupazione
al
quale
,
si
diceva
,
dovevano
assoggettarsi
senza
distinzione
sia
gli
operai
devoti
che
i
riottosi
.
Ed
,
entro
il
termine
previsto
,
erano
state
concluse
,
infatti
,
trattative
per
importanti
forniture
.
Ma
soltanto
una
parte
delle
maestranze
era
stata
richiamata
;
nessuna
delle
pecore
nere
era
tornata
a
varcare
i
cancelli
della
fabbrica
:
per
esse
era
sempre
tempo
di
crisi
.
Ed
era
chiaro
che
sarebbe
durato
in
eterno
.
È
su
questo
episodio
che
poggiano
le
accuse
di
intimidazione
mosse
dai
giornali
comunisti
all
'
indomani
della
sconfitta
.
In
realtà
,
tra
le
maestranze
della
FIAT
era
nata
una
nuova
paura
.
Si
diceva
che
,
con
quello
stesso
sistema
,
sarebbe
stata
attuata
una
vasta
epurazione
in
tutti
gli
stabilimenti
del
grande
complesso
industriale
.
Non
era
certo
lecito
credere
che
si
potessero
licenziare
tutti
i
sessantatremila
dipendenti
che
,
nel
'54
,
avevano
dato
la
loro
adesione
alla
FIOM
;
ma
lo
spettro
della
disoccupazione
faceva
tremare
molti
;
e
più
degli
altri
,
forse
,
proprio
i
meno
compromessi
,
i
più
deboli
,
quelli
che
non
avevano
mai
avuto
una
convinzione
politica
.
Una
massa
,
cioè
,
di
molte
migliaia
.
Le
organizzazioni
comuniste
che
avevano
ottenuto
,
d
'
altra
parte
,
con
gli
scioperi
e
le
violenze
?
Durante
il
1954
,
nulla
.
Non
una
delle
rivendicazioni
da
esse
propugnate
era
stata
accolta
.
La
FIAT
,
invece
,
aveva
fatto
molte
concessioni
alla
CISL
ed
alla
UIL
.
Per
l
'
intervento
dei
sindacati
liberi
aveva
stipulato
accordi
sui
«
fuori
orario
»
e
sui
tempi
di
lavorazione
più
favorevoli
alle
maestranze
;
aveva
concesso
un
premio
straordinario
di
18.500
lire
;
aveva
promesso
di
costruire
duemilacinquecento
appartamenti
operai
,
con
una
spesa
di
otto
miliardi
.
Aveva
stanziato
in
bilancio
sette
miliardi
per
le
opere
assistenziali
,
invece
dei
tre
che
avrebbe
dovuto
versare
per
legge
.
A
provocare
il
crollo
della
FIOM
è
stata
la
paura
dell
'
epurazione
?
Sono
stati
quei
miliardi
?
Questo
,
forse
,
non
sarebbe
bastato
ad
aprire
una
così
larga
breccia
.
Gli
operai
torinesi
non
potevano
seguitare
a
fare
i
gradassi
senza
capire
che
,
a
lungo
andare
,
ne
sarebbero
stati
essi
stessi
le
vittime
.
Si
sono
stancati
.
Hanno
compreso
che
la
fortuna
della
loro
fabbrica
è
anche
la
loro
fortuna
.
Molte
migliaia
di
essi
sono
passate
risolutamente
dall
'
altra
parte
:
vogliono
lavorare
in
pace
.
Anche
perché
con
le
agitazioni
politiche
,
con
gli
scioperi
,
con
le
poche
centinaia
di
lire
del
sussidio
non
si
arriva
,
certo
,
a
pagare
le
rate
della
600
.
StampaPeriodica ,
Che
fosse
una
grottesca
telenovela
spionistica
,
quella
che
ha
visto
lo
pseudoimprenditore
italiano
Angelo
Antonio
Piu
e
la
sua
compagna
bielorussa
Irina
Ussak
,
rispettivamente
condannati
a
quattro
anni
di
carcere
ciascuno
,
lo
si
è
capito
perfino
dalle
parole
pronunciate
dopo
la
sentenza
dagli
esponenti
del
durissimo
Kgb
di
Minsk
:
«
Non
aveva
una
grande
esperienza
,
era
impreparato
,
non
parlava
neppure
la
nostra
lingua
.
Come
si
fa
a
mandare
in
Bielorussia
una
spia
del
genere
?
»
.
Ma
la
vera
domanda
è
un
'
altra
.
Come
si
fa
a
incriminare
per
spionaggio
uno
straniero
che
non
sa
fare
la
spia
,
accusando
la
sua
amica
bielorussa
di
«
alto
tradimento
»
,
per
poi
comminare
ai
colpevoli
una
pena
assai
blanda
in
un
paese
dove
simili
delitti
vengono
spesso
e
facilmente
puniti
con
la
condanna
a
morte
?
Come
si
fa
a
trasformare
una
cronaca
di
poveri
amanti
in
un
grave
complotto
contro
lo
stato
?
La
risposta
a
tale
miserevole
faccenda
,
di
per
sé
irrilevante
e
quasi
comica
,
in
senso
lato
la
possiamo
trovare
nel
clima
tutt
'
altro
che
comico
che
da
anni
grava
su
questa
che
è
la
meno
ex
e
la
più
sovietica
delle
ex
repubbliche
sovietiche
.
In
senso
più
stretto
troviamo
un
'
ulteriore
risposta
nella
torbida
atmosfera
che
ha
preceduto
e
accompagnato
lo
svolgimento
delle
recenti
elezioni
che
il
9
settembre
hanno
riconfermato
alla
presidenza
del
paese
,
per
altri
sette
anni
,
il
dittatore
bielorusso
Aleksander
Lukassenko
.
Una
vittoria
-
truffa
annunciata
con
intimidazioni
e
brogli
denunciati
dagli
osservatori
dell
'
Osce
(
Organizzazione
per
la
sicurezza
e
la
cooperazione
in
Europa
)
.
Il
prevedibilissimo
risultato
ha
assegnato
a
Lukassenko
il
75,6
per
cento
dei
suffragi
contro
il
15,3
rosicchiato
a
fatica
dal
sindacalista
Vladimir
Goncharik
,
principale
candidato
dell
'
opposizione
.
Non
a
caso
,
la
farsa
processuale
contro
lo
sventurato
italiano
Piu
e
la
sua
amica
ha
avuto
inizio
due
giorni
prima
delle
elezioni
presidenziali
,
stravinte
dal
dittatore
nazistalinista
in
un
clima
di
paranoia
antioccidentale
e
caccia
alle
streghe
.
Il
che
la
dice
assai
lunga
sui
metodi
e
i
soprusi
in
uso
nell
'
infelice
«
ex
»
repubblica
sovietica
.
Lukassenko
,
47
anni
,
un
tempo
amministratore
d
'
una
fattoria
collettiva
di
polli
,
atleta
dilettante
,
portamento
marziale
accentuato
da
un
paio
di
baffi
alla
cosacca
,
gestisce
ormai
da
tempo
come
un
misero
pollame
colcosiano
i
suoi
11
milioni
di
sudditi
(
reddito
mensile
77
dollari
)
.
Nei
modi
primitivi
,
nelle
idee
bellicose
,
nei
metodi
brutali
e
truffaldini
è
una
specie
di
microcaricatura
bielorussa
di
Stalin
,
Hitler
e
Milossevic
.
Sponsorizzata
e
blandita
dalla
madre
Russia
vicina
,
tollerata
non
si
sa
bene
perché
dall
'
Europa
,
pressoché
ignorata
dagli
Stati
Uniti
,
l
'
anacronistica
dittatura
lukasenkiana
è
riuscita
a
instaurare
al
centro
del
continente
un
misto
di
vecchia
Urss
e
di
vecchissimo
principato
tartaro
.
La
sigla
della
ex
polizia
politica
sovietica
,
Kgb
,
è
rimasta
immutata
a
Minsk
:
i
proconsoli
di
Mosca
occupano
posti
di
massima
responsabilità
nel
governo
illiberale
,
nell
'
economia
statizzata
,
nelle
istituzioni
inquinate
dalla
corruttela
.
In
realtà
la
Bielorussia
,
dove
il
popolo
è
costretto
a
parlare
il
russo
nelle
scuole
e
negli
uffici
,
non
è
che
una
colonia
povera
della
Russia
in
cui
Lukassenko
ricopre
il
ruolo
di
un
prefetto
di
polizia
agli
ordini
dei
viceré
di
Putin
.
Le
demoralizzate
opposizioni
democratiche
,
minoritarie
e
perseguitate
,
vorrebbero
riacquistare
l
'
indipendenza
vera
di
cui
la
repubblica
fruì
per
pochi
anni
dopo
il
crollo
del
comunismo
.
Mentre
molti
sudditi
comuni
,
forse
la
maggioranza
,
desidererebbero
farla
finita
con
la
finzione
di
un
'
indipendenza
artificiale
e
venire
assorbiti
formalmente
dalla
grande
e
più
ricca
e
più
debolscevizzata
Federazione
russa
.
Mosca
,
però
,
non
vuole
concedere
a
Minsk
né
la
sovranità
piena
né
il
pieno
incorporamento
alla
Federazione
.
Vladimir
Putin
preferisce
mantenere
la
Bielorussia
a
bagnomaria
come
un
feudo
semi
indipendente
situato
coi
suoi
traffici
illeciti
,
i
suoi
radar
e
le
sue
installazioni
missilistiche
a
mezza
via
fra
Est
e
Ovest
,
a
ridosso
della
Nato
e
dell
'
Unione
Europea
in
procinto
di
allargarsi.Ma
dopo
l
'
attacco
terroristico
contro
l
'
America
,
molte
cose
stanno
cambiando
anche
in
Russia
.
Se
Putin
vorrà
davvero
avvicinarsi
all
'
Occidente
,
per
costituire
una
diga
comune
contro
il
diluvio
islamico
,
potrà
continuare
a
mantenere
il
lazzaretto
bielorusso
come
un
cuneo
di
divisione
e
d
'
infezione
nel
cuore
del
continente
europeo
?
StampaPeriodica ,
Domenica
scorsa
,
dopo
avervi
dimostrato
con
ragioni
chiare
come
la
luce
del
sole
,
che
il
governo
costituzionale
è
da
preferirsi
per
ogni
rispetto
al
governo
assoluto
,
intoppammo
in
quel
famoso
ritornello
che
fa
tanto
scalpore
fra
le
genti
bisognose
,
e
che
consiste
in
questo
:
O
governo
assoluto
o
governo
costituzionale
chi
ha
mangia
e
chi
non
ha
sta
a
vedere
.
La
piccolezza
del
foglio
non
permise
di
rispondere
subito
;
promettemmo
di
farlo
oggi
ed
eccoci
pronti
a
mantenere
la
promessa
.
Ma
amici
cari
bisogna
innanzi
a
tutto
smorzare
il
fuoco
delle
passioni
insidiose
,
e
sbrogliarsi
la
testa
delle
ideacce
prese
a
frullo
e
senza
riflessione
;
e
poi
con
quella
calma
che
si
richiede
per
ragionare
sopra
argomenti
di
grandissima
importanza
,
cercare
in
ogni
modo
di
scuoprire
la
verità
,
ed
accettarla
in
tutte
le
sue
necessarie
conseguenze
.
Se
a
quelli
che
brontolano
contro
il
nuovo
ordine
di
cose
domandate
,
quanti
sono
impoveriti
per
colpa
del
nostro
risorgimento
nazionale
,
senza
rispondervi
in
chiave
soggiungono
:
ma
i
poveri
sono
sempre
poveri
.
Bella
scoperta
!
O
che
s
aspettavano
dalla
Italia
unita
e
libera
,
poderi
,
ville
e
carrozze
per
tutti
?
Che
forse
la
libertà
civile
,
la
uguaglianza
davanti
alla
legge
,
la
indipendenza
dallo
straniero
doveva
portare
per
naturale
conseguenza
,
che
i
disperati
avessero
in
un
attimo
a
cambiare
di
stato
a
scapito
de
ricchi
?
Badate
bene
,
è
calcolo
fatto
,
e
che
ognuno
può
ripetere
;
se
di
tutti
i
beni
nazionali
si
facessero
tante
parti
quante
sono
le
persone
,
non
toccherebbero
che
poche
diecine
di
lire
per
ciascheduna
:
che
è
quanto
a
dire
che
in
pochi
giorni
si
farebbe
il
paese
de
disperati
.
O
il
Non
desiderare
la
roba
degli
altri
e
il
Non
rubare
che
sono
due
dei
dieci
comandamenti
di
Dio
,
si
avrebbero
a
mettere
sotto
i
piedi
?
Se
l
artigiano
tribolato
pretendesse
mettere
le
granfie
su
risparmiucci
,
che
l
operaio
assegnato
ha
dentro
il
suo
canterale
o
alla
Cassa
di
risparmio
,
se
lo
straccione
volesse
rimpannucciarsi
cogli
abiti
e
le
mobilie
dell
artigiano
,
o
non
vi
levereste
come
tanti
luciferi
,
per
difendere
i
frutti
de
vostri
sudori
?
O
allora
perché
quello
che
non
sta
bene
per
Tizio
,
si
ha
da
credere
giusto
per
Sempronio
?
I
poveri
ci
sono
sempre
stati
,
e
sempre
ci
saranno
,
finché
nasceranno
nel
mondo
de
minchioni
e
de
furbi
,
degli
sciuponi
e
dei
ribattini
,
e
s
incontreranno
de
fortunati
e
degli
sventurati
.
Bisogna
dunque
essere
proprio
zucconi
per
credere
di
buona
fede
,
che
Vittorio
Emmanuele
fra
le
altre
molte
belle
cose
,
e
ne
ha
fatte
tante
veh
!
,
avesse
a
fare
ancora
quella
di
farci
tutti
arricchire
.
Ma
non
ci
sono
lavori
,
i
viveri
sono
tutti
cari
,
insistono
coloro
che
per
mettere
su
si
attaccherebbero
a
muri
scialbati
...
Questo
è
un
altro
saliceto
nel
quale
non
vogliamo
entrare
oggi
,
perché
ci
devierebbe
troppo
dal
nostro
argomento
:
avremo
tempo
di
tornarci
sopra
.
Peraltro
chi
vorrà
essere
sincero
e
ripensare
a
tempi
passati
,
troverà
di
certo
che
sotto
i
governacci
de
principucci
intedescati
,
spesso
spesso
le
miserie
e
gli
affanni
sono
stati
anche
maggiori
,
e
di
che
tinta
!
Né
ci
vorranno
le
scale
di
seta
per
far
vedere
che
sotto
i
governi
giusti
e
ragionevoli
come
quello
di
Vittorio
,
assai
meglio
che
sotto
quelli
capricciosi
e
malcreati
de
Leopoldi
,
Franceschi
e
simili
,
si
possono
trovare
de
buoni
compensi
per
rendere
meno
funeste
coteste
crisi
,
che
di
tanto
in
tanto
sorgono
naturalmente
ad
angustiare
il
genere
umano
.
Noi
intanto
vogliamo
fare
intendere
,
a
chi
vuol
capire
,
che
il
governo
presente
a
mille
doppi
si
presti
meglio
di
quelli
passati
,
a
soccorrere
coloro
che
col
senno
,
colle
buone
intenzioni
,
coll
opera
assidua
,
e
coi
risparmi
si
propongono
da
galantuomini
di
dare
un
calcio
alla
miseria
.
Date
retta
!
dove
credete
che
abbiano
ad
andar
meglio
le
cose
,
o
in
una
famiglia
nella
quale
è
entrata
la
discordia
e
fratelli
,
figli
,
cugini
e
nipoti
si
siano
divisi
e
abbiano
aperte
parecchie
casuccie
o
in
un
altra
dove
tutti
lavorano
di
buona
voglia
,
e
d
amore
e
d
accordo
mettono
a
profitto
comune
,
quel
che
ricavano
dalle
loro
fatiche
?
Il
paragone
torna
a
capello
tra
l
Italia
di
prima
,
ridotta
a
brani
e
immiserita
dagli
odi
fomentati
a
bello
studio
fra
paese
e
paese
,
e
quella
di
ora
unita
,
potente
,
e
che
cerca
di
potere
un
giorno
godersi
in
pace
,
que
tanti
beni
che
la
natura
le
ha
prodigati
.
Senza
stare
a
dire
che
una
volta
viaggiando
il
mondo
col
nome
di
toscani
,
parmigiani
,
modenesi
,
lombardi
ed
anche
napoletani
eravamo
considerati
come
spazzatura
e
da
ora
in
avanti
con
quello
d
Italiani
saremo
riveriti
e
rispettati
da
tutti
e
per
tutto
:
ci
piace
piuttosto
rammentare
alcuni
de
molti
vantaggi
,
che
ogni
classe
di
popolo
si
può
ripromettere
da
questa
nostra
fortunata
trasformazione
.
Ai
tempi
dei
governi
assoluti
,
le
truppe
italiane
,
oltre
ad
essere
esclusivamente
destinate
a
fare
le
parti
degli
aguzzini
e
peggio
,
non
offrivano
,
pe
poveri
in
specie
,
veruna
speranza
di
lusinghevoli
promozioni
;
ora
invece
il
nostro
esercito
oltre
a
fare
con
ragione
insuperbire
chi
ne
porta
la
divisa
,
mantiene
aperta
una
splendida
carriera
per
i
giovani
,
che
privi
di
fortuna
hanno
voglia
di
vedere
la
via
di
Dio
.
Il
commercio
,
le
manifatture
,
la
marineria
,
e
segnatamente
le
industrie
agricole
,
da
cui
tanti
benefizi
può
sperare
la
nostra
feracissima
Italia
,
non
potevano
in
alcuna
guisa
prosperare
sotto
la
funesta
dominazione
dei
nostri
oppressori
.
Con
tutti
i
balzelli
doganali
,
che
fra
Stato
e
Stato
,
fra
città
e
città
costringevano
a
pagare
più
e
più
volte
il
dazio
sugli
oggetti
che
si
mettevano
in
giro
,
non
poteva
mai
il
negoziante
slanciarsi
nelle
grandiose
imprese
,
né
il
ricco
volgersi
alle
manifatture
,
né
il
possidente
darsi
cura
di
moltiplicare
e
migliorare
i
prodotti
del
suo
paese
.
Le
nostre
navi
non
solcavano
i
mari
con
egual
profitto
di
quelle
di
altre
nazioni
,
perché
le
loro
bandiere
erano
poco
rispettate
,
e
nulla
e
da
nessuno
temute
.
C
era
ancora
di
peggio
:
le
associazioni
di
qualunque
genere
elleno
fossero
,
riuscivano
pruni
negli
occhi
de
principi
che
avevano
presa
a
sfruttare
l
Italia
;
e
al
giorno
d
oggi
senza
i
capitali
riuniti
per
il
concorso
di
molti
,
non
si
fa
più
nulla
che
possa
resistere
alla
concorrenza
degli
stranieri
,
e
aver
vita
prosperosa
,
tanto
per
quelli
che
offrono
il
denaro
,
come
per
gli
altri
che
debbono
prestare
la
mano
d
opera
.
Ora
all
incontro
pensate
a
quello
che
diverrà
l
Italia
,
quando
avrà
preso
piede
in
quella
via
in
cui
il
nostro
glorioso
Re
l
ha
indirizzata
.
Con
millequattrocento
e
più
miglia
di
coste
,
le
centinaia
di
affamati
pescatori
e
barcaruoli
,
si
convertiranno
in
migliaia
e
migliaia
di
arditi
marinari
,
che
traversando
per
tutti
i
lati
l
Oceano
,
daranno
sfogo
a
quel
di
più
che
avranno
in
casa
,
e
vi
porteranno
quello
di
cui
abbiamo
bisogno
.
E
ognuno
è
al
caso
d
intendere
quali
immensi
vantaggi
,
direttamente
od
indirettamente
dovranno
derivarne
per
tutti
gli
Italiani
.
L
uomo
d
industria
e
l
agricoltore
siciliano
,
napoletano
,
romagnolo
,
toscano
,
parmigiano
,
modenese
,
lombardo
e
veneto
,
che
invece
di
essere
costretto
a
spacciare
le
produzioni
dentro
gli
angusti
confini
d
un
piccolo
Stato
,
potrà
metterle
in
commercio
liberamente
per
quanto
è
lunga
e
larga
l
Italia
,
si
darà
ogni
cura
per
migliorarle
e
moltiplicarle
,
e
così
potrà
aumentare
le
mercedi
ed
il
numero
degli
operanti
.
L
uomo
facoltoso
accorgendosi
che
in
una
grande
nazione
è
da
melensi
,
l
appiattare
tutto
il
proprio
denaro
nelle
banche
,
od
impiegarlo
in
sole
scritture
fruttifere
,
ne
destinerà
una
parte
ad
imprese
d
industria
,
e
con
ciò
crescerà
lavoro
agli
artigiani
.
Aspettate
poi
che
gl
Italiani
di
tutte
le
provincie
cominciano
a
conoscersi
,
intendersi
e
stimarsi
reciprocamente
,
e
che
com
è
ben
naturale
lo
spirito
di
associazione
incominci
ad
insinuarsi
negli
animi
,
e
vedrete
allora
le
più
gigantesche
lavorerie
d
ogni
specie
effettuate
;
e
non
rimanere
a
spasso
altro
che
i
veri
impotenti
,
i
bighelloni
ed
i
malfattori
.
E
se
vogliamo
essere
sinceri
bisogna
convenire
,
che
non
c
è
stato
mai
esempio
,
in
questa
povera
Italia
,
che
si
pensi
al
popolo
,
come
ci
si
pensa
in
questo
momento
.
Governo
,
municipi
e
filantropi
si
occupano
indefessamente
di
avvantaggiarne
in
ogni
guisa
la
istruzione
;
e
con
essa
intendete
bene
che
un
tozzo
di
pane
non
può
mancare
.
Dovunque
le
antiche
opere
di
beneficenza
intendonsi
migliorare
e
delle
nuove
crearne
.
Per
esempio
in
Napoli
si
è
formata
una
società
,
per
fabbricare
delle
case
comode
e
sane
per
la
povera
gente
e
il
nostro
buon
Re
ne
ha
accettato
il
protettorato
ed
il
Principe
ereditario
la
presidenza
.
A
Bologna
si
sta
maturando
un
grandioso
disegno
per
una
gran
fabbrica
da
servire
per
bagni
,
lavanderia
e
ginnastica
,
che
se
avrà
effetto
,
come
tutto
lo
fa
sperare
,
riuscirà
utile
fisicamente
,
moralmente
ed
economicamente
a
tutte
le
classi
di
persone
.
Qui
in
Siena
bocia
bocia
è
riuscito
finalmente
di
vedere
in
buone
mani
l
ospedale
.
Io
vi
potrei
e
vorrei
citare
molti
altri
fatti
consimili
;
ma
al
solito
il
padron
Socini
mi
tira
la
giubba
,
perché
vuole
che
lasci
discorrere
ancora
gli
altri
collaboratori
.
E
non
ci
fosse
stato
altro
che
quel
miracolo
della
Esposizione
Italiana
,
che
fa
rimanere
attoniti
tutti
i
visitatori
,
fino
al
punto
da
convertire
non
pochi
codini
;
non
ci
fosse
stato
altro
dico
,
che
la
Esposizione
Italiana
,
basterebbe
da
sola
per
far
palpitare
di
giubbilo
e
di
speranza
,
ogni
cuore
sensibile
e
devoto
alle
glorie
nazionali
.
Lascerò
che
altri
vi
dica
quanto
mai
bene
dovremo
ricavarne
tutti
d
accordo
e
che
vi
faccia
capaci
come
la
Toscanina
de
lorenesi
,
non
avrebbe
potuto
concepirne
,
e
molto
meno
sopportarne
la
spesa
,
che
si
calcola
potrà
salire
a
due
milioni
di
lire
:
io
mi
restringerò
a
farvi
riflettere
che
anche
in
questa
circostanza
,
si
è
cercato
da
ognuno
di
rammentarsi
del
popolo
.
Infatti
il
signor
Vincenzo
Cambi
proponeva
ai
capi
d
arte
,
di
soccorrer
con
denari
i
propri
sottoposti
,
perché
potessero
godere
di
quel
magnifico
ed
istruttivo
spettacolo
;
l
amministrazione
della
via
ferrata
riduceva
a
metà
il
prezzo
de
posti
di
trasporto
per
gli
operai
;
ed
il
Municipio
deliberava
d
inviarvi
a
proprie
spese
otto
artigiani
della
nostra
città
.
Non
ci
mangiamo
dunque
il
grano
in
erba
:
lasciamo
ai
tristi
il
pensiero
che
la
nostra
Italia
,
ridotta
a
Stato
libero
,
sia
un
terreno
da
sfruttare
;
il
popolano
onesto
deve
scacciare
con
orrore
il
pensiero
,
che
l
uomo
sano
e
robusto
abbia
a
vivere
in
panciolle
senza
lavoro
.
Chiunque
accresce
le
difficoltà
,
che
ci
rimangono
da
superare
,
con
querele
sediziose
,
e
con
pretensioni
sciocche
ed
avvilitive
,
è
traditore
della
patria
.
È
giusto
che
i
ricchi
e
gli
scienziati
si
diano
ogni
cura
per
migliorare
le
condizioni
dei
bisognosi
,
ma
dall
altro
canto
è
preciso
dovere
di
questi
di
contribuire
colla
volontà
di
ben
fare
,
a
che
l
opera
degli
amici
del
popolo
,
possa
conseguire
i
suoi
desiderati
e
possibili
frutti
.
Gridiamo
dunque
tutti
concordi
e
fiduciosi
Viva
Vittorio
Emmanuele
,
Viva
l
Italia
unita
,
Viva
il
Governo
Costituzionale
.
StampaPeriodica ,
Sbarbaro
,
Pianissimo
,
ed
.
Libreria
della
Voce
,
1914
.
Quand
'
uno
vuol
dire
disperazione
disillusa
,
vuol
dire
angoscia
,
dolore
,
spirituale
buio
,
dice
:
"
pessimismo
leopardiano
"
.
Ora
io
sono
arrivato
,
vivendo
,
a
far
dentro
di
me
una
tal
quale
distinzione
tra
la
disperazione
,
la
reale
,
la
corporale
angoscia
senza
più
sogno
ed
il
pessimismo
parlato
,
teorico
.
Del
resto
è
chiaro
.
Mi
son
detto
:
tra
il
divertimento
spiritoso
in
cui
mi
titilla
nervosa
,
francese
,
voltairiana
la
prosa
di
Schopenhauer
,
proprio
dove
mi
dice
le
cose
più
amare
e
più
ciniche
,
cose
lucreziane
-
disperate
da
"
Ecclesiaste
"
,
tra
la
sua
prosa
e
le
sue
idee
c
'
è
un
salto
.
Così
in
Leopardi
l
'
amaro
e
lo
sconforto
sono
in
tal
modo
fasciati
,
intenerati
,
pitturati
di
idillica
bellezza
che
in
sostanza
li
ingolli
senza
accorgetene
;
ed
è
più
facile
che
tu
pianga
melanconico
e
dolce
che
non
tu
stringa
i
pugni
scuro
e
corrughi
la
fronte
e
le
labbra
.
Cioè
,
in
altri
termini
,
il
dolore
è
qui
,
nella
più
parte
dei
"
Canti
"
un
'
imagine
,
un
ricordo
più
che
una
ferita
aperta
.
Ora
ognun
sa
che
nel
ricordo
,
nella
fantasia
anche
i
dolori
son
dolci
.
-
Direbbe
infine
un
hegeliano
che
la
mediatezza
della
creazione
artistica
ha
superato
qui
la
immediatezza
del
dolore
bruto
.
A
voler
dire
le
cose
proprio
come
stanno
,
già
lo
si
sa
ch
'
io
sono
un
eretico
,
adde
per
altro
che
mica
sempre
è
il
realmente
artistico
che
ti
solleva
e
ti
libera
in
Leopardi
.
Ma
viceversa
,
sebbene
spesso
si
parli
della
sua
greca
semplicità
,
gli
è
l
'
artificio
dell
'
espressione
e
l
'
antiquato
-
accademico
del
fraseggiare
che
ti
raffredda
difficile
.
Perdi
il
senso
d
'
un
dolore
vivo
,
della
ferita
sanguinante
pel
troppo
riflesso
del
dire
.
Ci
son
poesie
che
ti
tocca
rimasticar
due
e
tre
volte
prima
di
averne
afferrato
il
senso
letterale
minuto
:
ed
anche
nella
più
fusa
ed
immediata
"
Il
canto
alla
luna
del
pastore
errante
"
c
'
è
per
lo
meno
una
strofe
quella
del
vecchierel
petrarchesco
ch
'
io
toglierei
di
peso
come
inutilmente
rettorica
.
Ma
dico
in
conclusione
che
nella
poesia
del
Leopardi
,
questo
prepotente
bisogno
espressivo
il
quale
cercando
spesso
la
più
sincera
bellezza
,
inceppa
talora
,
tanto
è
riflesso
,
nella
letteratura
,
testimonia
di
un
'
abbondante
vitalità
,
di
qualcosa
come
uno
sgorgo
di
cicatrizzante
linfa
che
è
in
contrasto
coll
'
essenziale
dolore
con
l
'
aridità
disillusa
la
quale
,
netta
e
ragionativa
,
è
affermata
qua
e
là
.
Perciò
il
dolore
e
la
disperazione
sono
nel
pensiero
del
Leopardi
preso
in
astratto
,
sono
più
in
queste
grigie
pause
di
amari
filosofemi
verseggiati
(
e
in
canti
come
quelli
di
Aspasia
dove
il
fantasma
quasi
scompare
e
resta
il
crudo
sillogizzare
)
che
non
nel
pensiero
fatto
poesia
,
divenuto
imagine
viva
.
Anche
per
questi
"
Canti
"
che
paiono
il
pessimismo
incarnato
si
direbbe
che
dove
la
poesia
compare
,
scompare
il
dolore
;
che
il
dolore
è
la
china
della
morte
e
la
poesia
il
risorgere
alla
vita
;
che
la
poesia
,
e
anche
la
leopardiana
,
è
in
certo
modo
sempre
canto
di
gioia
:
di
guarigione
,
di
"
risorgimento
"
,
di
vittoria
sul
dolore
.
Ora
ecco
qui
una
poesia
,
questa
dello
Sbarbaro
,
la
quale
ci
appare
il
meno
possibile
canto
di
gioia
e
di
vita
,
la
quale
non
intoppa
mai
ricercando
la
bellezza
,
nel
falso
,
nell
'
abbondevole
della
rettorica
.
Poesia
della
plumbea
disperazione
,
succinto
velo
,
scarna
espressione
di
un
irrimediabile
sconforto
.
Leopardi
l
'
ho
ricordato
perché
leggendo
lo
Sbarbaro
,
non
so
che
di
Canti
vien
per
echi
in
mente
;
le
cose
meno
lavorate
,
le
"
Ricordanze
"
per
es
.
col
loro
endecasillabo
sordo
ed
il
loro
sordo
dolore
.
Questa
sordità
,
questa
funebre
cenere
,
questo
che
di
muto
e
di
disadorno
è
passato
dal
Leopardi
nello
Sbarbaro
.
Ma
,
sotto
,
l
'
anima
è
diversa
:
lo
Sbarbaro
non
piange
i
sogni
svaniti
;
-
lo
svanire
dei
sogni
,
la
fata
morgana
,
il
desiderio
insoddisfatto
,
il
farsi
forte
contro
la
realtà
dura
,
il
gemere
per
le
tristezze
di
codesta
realtà
,
ed
infine
il
logicizzarla
,
l
'
affermazione
quasi
filosofica
che
così
è
,
che
purtroppo
dev
'
esser
così
,
sono
i
motivi
della
poesia
leopardiana
.
Qui
all
'
incontro
v
'
è
uno
che
dice
immediatamente
una
sua
interiore
arida
solitudine
:
un
terribile
buio
e
vuoto
che
sente
intorno
a
sé
,
fra
sé
e
gli
altri
;
un
suo
dolore
fisso
che
l
'
assorbe
,
che
lo
gela
,
che
lo
rattrappisce
in
sé
(
occhi
di
serpe
a
incantarlo
)
quasi
come
una
malia
.
Qui
v
'
è
uno
che
finisce
,
disperato
,
per
compiacersi
di
questo
suo
destino
;
quasi
finisce
per
volerne
l
'
esasperazione
come
chi
sepolto
in
prigione
,
sdegnoso
della
vita
,
batta
,
a
finirla
,
il
capo
nel
muro
.
Ora
diresti
che
il
canto
del
Leopardi
sia
più
umanamente
vasto
,
più
universale
.
E
qui
certo
non
si
logicizza
,
non
si
ricerca
la
ragione
e
il
perché
del
dolore
,
né
si
affermano
filosofemi
:
qui
v
'
è
uno
che
dice
pianamente
:
io
soffro
così
,
il
mio
dolore
è
questo
.
A
guardare
gli
uomini
che
vivono
"
provo
un
disagio
simile
a
chi
vede
-
inseguire
farfalle
lungo
l
'
orlo
-
d
'
un
precipizio
...
"
.
"
Un
cieco
mi
par
d
'
essere
,
seduto
-
sopra
la
sponda
d
'
un
immenso
fiume
.
-
Scorrono
sotto
l
'
acque
vorticose
"
-
"
io
cammino
fra
gli
uomini
guardando
-
curioso
di
lor
ma
come
estraneo
.
-
Ed
alcuno
non
ho
nelle
cui
mani
-
metter
le
mani
con
fiducia
piena
"
.
Una
notte
il
poeta
per
le
vuote
vie
sente
d
'
un
tratto
la
sua
aridità
di
macchina
senz
'
anima
;
"
A
queste
vie
simmetriche
deserte
-
a
queste
case
mute
sono
simile
-
una
macchina
io
stesso
che
obbedisce
,
-
come
il
carro
e
la
strada
NECESSARIO
"
.
E
tutto
ciò
,
sì
,
non
ha
riflesse
pretese
d
'
universale
,
ma
certo
è
;
è
spesso
vero
e
così
terribilmente
,
che
ciascuno
di
noi
dentro
di
sé
lo
confessa
vissuto
.
Ora
quando
nell
'
anima
s
'
è
,
come
avviene
,
disseccato
il
miele
della
vita
,
s
'
è
consumato
chissà
come
,
il
glutine
che
ci
amalgama
alle
cose
ed
agli
uomini
,
allora
rimane
nel
fondo
buio
,
nell
'
aridità
della
interiore
solitudine
l
'
agra
feccia
del
soffrire
.
Sei
allora
come
una
macerata
bocca
che
non
abbia
gusto
più
che
per
l
'
aceto
ed
il
tossico
.
La
realtà
non
è
più
che
d
'
aceto
e
di
tossico
e
per
contro
alla
cecità
di
coloro
che
cantano
osanna
e
maciullano
bestialmente
contenti
il
loro
tozzo
di
vita
,
tu
stai
febbricitante
con
ciò
che
soffre
,
tu
infine
t
'
esalti
eroico
per
la
tua
stessa
morte
,
tu
,
come
perduto
,
sei
per
la
ribellione
,
per
ciò
che
nella
disperazione
è
nudo
.
E
questi
versi
allora
l
'
intendi
senza
commento
;
"
Mi
cresce
dentro
l
'
ansia
del
morire
-
senza
avere
il
godibile
goduto
-
senza
avere
il
soffribile
sofferto
.
-
La
volontà
mi
prende
di
gettare
-
come
un
ingombro
inutile
il
mio
nome
.
-
Con
per
compagna
la
Perdizione
-
a
cuor
leggero
andarmene
pel
mondo
"
.
Anche
questa
è
di
quelle
poesie
fuor
della
storia
,
fuor
della
tradizione
,
che
a
capirla
basta
il
cuore
e
l
'
aver
vissuto
.
Non
ci
sono
ragioni
letterarie
che
la
spieghino
e
nessuna
"
confessione
di
un
figlio
del
secolo
"
me
la
può
dedurre
.
Rolla
imprecava
a
Voltaire
che
gli
aveva
tolta
la
fede
,
e
De
Musset
credeva
che
Waterloo
gli
avesse
strappato
le
ragioni
d
'
ogni
entusiastica
attività
.
Questi
sono
gli
ironici
giochetti
della
raison
raisonnante
la
quale
si
para
di
cause
e
d
'
effetti
.
Ma
io
penso
,
semmai
,
che
ci
sono
delle
cause
le
quali
non
mutano
,
e
che
ci
sono
atteggiamenti
dell
'
anima
umana
sui
quali
la
storia
non
può
.
Sono
colpito
in
questi
frammenti
dello
Sbarbaro
dalla
secchezza
,
dalla
immediata
personalità
,
dalla
scarna
semplicità
del
suo
dire
:
mi
par
d
'
essere
innanzi
ad
una
di
quelle
poesie
su
cui
i
letterati
non
sanno
né
possono
dissertare
a
lungo
,
ma
di
cui
si
ricordano
gli
uomini
nella
vita
loro
per
i
millenni
.
StampaPeriodica ,
Il
lettore
scuserà
la
disorganicità
di
queste
brevi
note
.
Non
hanno
alcuna
pretesa
di
completezza
:
vogliono
sollevare
dei
problemi
,
più
che
risolverli
.
Sono
state
scritte
nella
speranza
che
si
possa
aprire
una
discussione
su
alcuni
temi
che
interessano
tutto
il
movimento
operaio
.
Manca
una
letteratura
che
rifletta
la
realtà
viva
del
proletariato
industriale
.
Per
letteratura
non
intendo
evidentemente
la
narrativa
in
senso
stretto
quanto
piuttosto
quella
più
ampia
produzione
scritta
che
va
dall
'
inchiesta
al
saggio
,
dal
romanzo
ambientato
in
una
società
industriale
a
qualsiasi
altra
espressione
creativa
che
faccia
centro
sull
'
umanità
operaia
,
dalla
raccolta
sistematica
di
quanto
il
proletariato
spontaneamente
produce
a
quanto
,
spinto
dalla
cultura
che
ad
esso
è
legata
,
può
produrre
sulla
propria
condizione
.
Una
tale
produzione
si
fa
letteratura
poiché
«
narra
»
la
società
,
animando
il
tessuto
sociale
,
cogliendolo
in
tutta
la
sua
mobile
complessità
piuttosto
che
riprodurlo
come
una
cosa
senza
vita
,
frutto
di
una
visione
meccanica
dei
rapporti
sociali
.
Una
letteratura
.
intesa
in
questo
senso
,
si
è
sviluppata
partendo
dalle
zone
più
arretrate
della
nostra
società
,
dal
proletariato
e
dal
sottoproletariato
contadino
meridionale
.
Ma
qui
si
è
fermata
,
senza
trovare
in
se
stessa
la
forza
di
salire
alla
visione
unitaria
della
società
nazionale
.
Il
motivo
di
questa
intrinseca
limitatezza
va
ricercato
,
a
mio
avviso
,
nella
matrice
ideologica
della
letteratura
sociologica
meridionalista
.
Sono
appunto
le
sue
origini
che
oggi
ne
ostacolano
una
ulteriore
espansione
ed
anzi
la
spingono
verso
un
processo
involutivo
.
Ad
essa
comunque
restano
legati
alcuni
fondamentali
momenti
dello
sviluppo
culturale
degli
anni
del
dopoguerra
.
L
'
aspetto
più
promettente
del
nostro
panorama
culturale
,
ossia
la
maturità
del
suo
impegno
sociale
,
è
passato
anche
per
l
'
accostarsi
di
alcuni
settori
della
cultura
democratica
ai
problemi
del
mondo
contadino
meridionale
.
Questo
incontro
ha
visto
molti
uomini
di
cultura
di
formazione
democratica
fare
propri
i
problemi
della
miseria
e
dell
'
arretratezza
meridionale
.
In
termini
dialettici
essi
hanno
dato
una
soluzione
concreta
ai
rapporti
tra
una
cultura
consapevole
della
propria
responsabilità
sociale
e
la
società
in
cui
vive
ed
opera
.
Oggi
le
conclusioni
raggiunte
ci
lasciano
insoddisfatti
;
nondimeno
sono
ricche
di
insegnamenti
positivi
che
,
lungi
dall
'
essere
rifiutati
,
vanno
invece
studiati
e
fatti
propri
dal
movimento
operaio
.
I
limiti
«
democratico
-
borghesi
»
Alla
radice
di
tutti
i
limiti
della
letteratura
sociologica
meridionalista
vi
è
una
concezione
democratico
-
borghese
dei
problemi
sociali
.
L
'
accostamento
alle
plebi
meridionali
nasce
da
un
impulso
morale
ed
in
esso
si
esaurisce
.
La
concezione
rivoluzionaria
della
società
è
del
tutto
assente
:
ciò
che
offende
,
ciò
che
muove
è
l
'
inconciliabilità
tra
una
determinata
condizione
di
arretratezza
,
terribile
come
una
condanna
,
e
lo
Stato
borghese
modernamente
inteso
.
Infine
la
ricerca
delle
cause
di
tanta
arretratezza
,
e
delle
sue
soluzioni
,
anziché
nelle
strutture
del
paese
e
nella
lotta
di
classe
,
si
esaurisce
(
nei
casi
in
cui
di
questa
analisi
si
senta
il
bisogno
e
non
ci
si
limiti
ad
una
visione
immobile
,
fatalista
della
miseria
meridionale
)
nell
'
indicazione
di
forze
implicite
nel
mondo
meridionale
ovvero
di
forze
che
agiscono
soltanto
nella
sovrastruttura
del
paese
.
Una
visione
marxista
della
società
parte
dalla
ricerca
delle
cause
strutturali
,
delle
radici
economiche
,
storiche
,
politiche
della
situazione
concreta
,
e
cerca
nella
lotta
di
classe
le
forze
di
ogni
trasformazione
sociale
.
Appunto
una
visione
marxista
rintracciando
nella
struttura
della
società
italiana
e
nella
politica
delle
sue
classi
dirigenti
i
motivi
di
fondo
dell
'
arretratezza
meridionale
,
e
vedendo
nella
lotta
di
classe
le
forze
per
la
sua
rottura
,
avrebbe
immesso
la
letteratura
sociologica
meridionalistica
in
un
orizzonte
più
ampio
,
l
'
avrebbe
liberata
da
quanto
ha
oggi
di
chiuso
,
di
limitato
e
talvolta
di
provinciale
.
L
'
assenza
di
rigore
Tutta
la
letteratura
meridionalista
ha
un
impronta
sociologica
,
ma
nel
suo
interno
si
è
venuta
formando
una
produzione
sociologica
vera
e
propria
,
una
scuola
addirittura
.
Deficienza
palese
di
questa
corrente
,
suo
grave
limite
,
è
l
'
assenza
di
rigore
metodologico
.
,
la
mancanza
di
sufficiente
spirito
sistematico
e
critico
,
un
modo
improvvisato
,
talvolta
ingenuo
,
di
affrontare
la
realtà
sociale
.
Ciò
che
le
manca
è
lo
a
spirito
scientifico
A
,
ed
alla
radice
di
queste
deficienze
troviamo
nuovamente
la
matrice
ideologica
democratico
-
borghese
.
Contenuto
scientifico
della
produzione
sociologica
significa
infatti
aderenza
alla
struttura
della
vita
sociale
.
Il
problema
del
come
darsi
un
maggior
rigore
non
si
risolve
,
come
molti
credono
,
assorbendo
semplicemente
le
tecniche
della
sociologia
tradizionale
.
La
tecnica
,
la
metodologia
di
per
se
stessa
,
non
qualificano
nulla
.
È
lo
spirito
con
cui
ci
si
avvicina
alla
realtà
,
l
'
angolo
visuale
da
cui
si
parte
.
l
'
ideologia
insomma
,
che
hanno
una
sostanza
scientifica
o
meno
.
Una
stessa
tecnica
.
intesa
nel
più
moderno
dei
modi
.
può
condurre
a
risultati
opposti
,
a
sistemare
un
mondo
fondato
sulla
ragione
e
sulla
materia
,
come
un
altro
metafisico
ed
irrazionale
.
Non
si
tratta
però
,
si
badi
bene
,
di
svalutare
la
metodologia
di
lavoro
,
si
tratta
invece
di
utilizzarla
per
ciò
che
essa
realmente
è
:
uno
strumento
nelle
mani
dello
scienziato
.
Un
fatto
vivo
nella
cultura
La
letteratura
sociologica
meridionalista
di
questo
dopoguerra
nasce
dall
'
incontro
tra
la
miseria
del
Sud
ed
alcuni
settori
della
nostra
cultura
democratica
i
quali
sentivano
l
'
urgenza
di
concretare
il
proprio
impegno
sociale
.
Ebbene
l
'
occasione
ed
i
motivi
di
questo
incontro
hanno
avuto
grande
importanza
nello
sviluppo
della
sociologia
meridionalista
.
Ad
essi
si
devono
tutti
i
suoi
tratti
distintivi
,
quegli
elementi
che
ne
fanno
una
esperienza
originale
e
culturalmente
produttiva
.
Innanzitutto
la
produzione
sociologica
,
questa
poveretta
tirata
sempre
in
ballo
e
sempre
ridotta
da
scienza
a
tecnica
,
da
elemento
vivo
ad
arida
disquisizione
su
di
una
realtà
sociale
sterilizzata
,
nell
'
incontro
con
questi
intellettuali
,
ansiosi
di
impegnare
le
proprie
energie
,
si
nutre
di
una
autentica
problematica
ideologica
che
ne
amplia
l
'
Orizzonte
e
la
trasforma
in
uno
dei
fatti
più
vivi
della
nostra
cultura
di
questo
dopoguerra
.
In
secondo
luogo
proprio
perché
in
essa
molti
intellettuali
vedevano
realizzato
il
proprio
legame
con
la
società
,
ha
acquistato
un
carattere
impegnato
che
le
dà
una
impronta
assolutamente
originale
.
Lo
studioso
non
si
accosta
alla
realtà
solo
per
interpretarla
:
la
rappresentazione
sottintende
un
fine
politico
,
ossia
la
trasformazione
delle
società
stesse
.
Vi
è
un
altro
aspetto
della
sociologia
meridionalista
che
va
sottolineato
.
L
'
apporto
della
esperienza
narrativa
è
stato
rilevante
ed
ha
lasciato
evidenti
tracce
.
Le
vediamo
principalmente
in
alcune
tecniche
che
la
sociologia
meridionalista
ha
in
parte
acquistato
,
in
parte
raffinato
sul
modulo
letterario
:
la
biografia
,
l
'
intervista
,
la
descrizione
ambientale
etc.
Ma
ci
sembra
che
il
contributo
della
narrativa
si
condensi
soprattutto
in
un
particolare
atteggiamento
dinanzi
alla
realtà
;
va
visto
cioè
nella
tendenza
a
a
narrare
»
la
società
,
a
tradurla
in
immagine
viva
,
in
qualcosa
di
palpitante
,
a
darle
un
volto
ed
una
espressione
morale
.
Il
sociologo
cioè
,
proprio
perché
non
è
più
un
tecnico
ma
un
intellettuale
,
proprio
perché
non
si
propone
di
registrare
la
realtà
ma
di
trasformarla
,
non
è
più
agnostico
ma
porta
nello
studio
tutta
la
propria
carica
ideologica
e
morale
che
tenta
di
trasferire
ai
gruppi
sociali
che
influenza
.
Le
suggestioni
del
mondo
primitivo
Le
stesse
origini
ideologiche
che
hanno
spinto
determinati
intellettuali
verso
la
sociologia
(
e
introdotto
un
limite
nel
loro
orizzonte
)
,
hanno
contribuito
ad
orientarli
verso
il
mondo
contadino
arretrato
.
Una
formazione
ideologica
democratico
-
borghese
,
sensibile
soprattutto
alle
lacune
dello
Stato
borghese
moderne
,
era
evidentemente
portata
,
nella
nostra
società
,
ad
orientarsi
verso
il
mondo
arretrato
dove
la
miseria
è
miseria
,
la
fame
è
fame
,
l
'
ignoranza
e
l
'
abbandono
si
manifestano
nelle
loro
forme
più
crude
e
sconcertanti
.
Qui
i
problemi
sono
più
scoperti
,
le
responsabilità
più
evidenti
,
non
occorre
scavare
gli
uni
e
le
altre
nelle
pieghe
di
una
società
complessa
e
contraddittoria
.
Anche
un
altro
motivo
va
messo
in
rilievo
quando
ci
si
chiede
perché
questi
sociologhi
improvvisati
si
sono
diretti
verso
il
mondo
contadino
:
la
origine
letteraria
di
gran
parte
di
essi
.
Nella
società
arretrata
infatti
,
nei
suoi
uomini
,
si
celavano
delle
suggestioni
che
li
hanno
sedotti
con
quanto
di
primordiale
,
di
immediato
,
di
intensamente
tragico
recavano
in
sé
.
In
sostanza
è
l
'
assenza
di
una
visione
marxista
dei
fatti
sociali
a
far
ritenere
a
molti
intellettuali
che
nelle
società
arretrate
vi
sia
una
carica
drammatica
che
le
società
evolute
,
quelle
di
tipo
industriale
,
non
hanno
.
Questa
carica
drammatica
,
dicono
molti
,
deriva
dalla
elementarietà
dei
problemi
,
dalla
loro
asprezza
,
dal
fatto
che
l
'
uomo
non
è
ancora
stato
plasmato
da
più
complessi
rapporti
sociali
,
dal
costante
rapporto
con
i
fatti
della
natura
.
Questa
convinzione
che
vi
sia
nel
mondo
contadino
arretrato
una
carica
drammatica
la
quale
invece
manca
nella
società
industriale
,
è
profondamente
radicata
tra
molti
intellettuali
.
Direttamente
o
per
via
indiretta
essa
alimenta
una
concezione
piccolo
borghese
,
anonima
e
noiosa
del
mondo
operaio
.
Le
forme
dei
contrasti
sociali
In
realtà
ci
troviamo
di
fronte
ad
una
visione
borghese
dei
fatti
sociali
.
La
vita
di
una
società
infatti
,
quanto
vi
è
in
essa
di
drammatico
,
di
tragico
talvolta
,
scaturisce
dalla
struttura
produttiva
e
dai
contrasti
sociali
che
partono
dai
rapporti
con
la
produzione
.
I
contrasti
sono
l
'
anima
,
la
forza
motrice
della
società
,
avvengano
sul
terreno
dei
rapporti
di
produzione
o
su
quello
del
potere
politico
,
nella
struttura
o
nella
sovrastruttura
o
nell
'
una
e
l
'
altra
in
diverse
combinazioni
.
Questo
è
il
nucleo
drammatico
che
colpisce
e
stimola
lo
spirito
creativo
nel
suo
studio
della
società
;
è
da
questi
contrasti
,
talora
sopiti
ma
tuttavia
presenti
ed
operanti
,
talora
laceranti
,
è
da
questi
contrasti
connaturati
alla
vita
sociale
che
scaturisce
quanto
di
drammatico
,
di
tragico
,
vi
è
nel
destino
dell
'
uomo
.
La
società
,
la
vita
sociale
,
è
sempre
un
fatto
drammatico
,
si
manifesti
questa
tensione
nell
'
esasperazione
della
fame
,
dell
'
ignoranza
,
dell
'
abbandono
o
si
trasferisca
invece
,
nelle
società
più
evolute
,
ad
un
livello
che
corrisponde
non
più
,
per
così
dire
.
alle
esigenze
fisiologiche
bensì
a
quelle
sociali
.
Nei
paesi
arretrati
i
contrasti
sono
radicali
e
si
manifestano
nelle
strutture
.
In
queste
aree
il
permanere
di
determinate
condizioni
strutturali
,
dovute
ai
rapporti
di
classe
esistenti
,
garantisce
ai
gruppi
dominanti
la
permanente
inferiorità
delle
classi
subordinate
ed
il
perpetuarsi
dei
propri
privilegi
.
La
lotta
di
classe
,
che
costituisce
il
motore
del
progresso
civile
,
avviene
al
livello
delle
strutture
ed
in
termini
rivoluzionari
.
Solo
il
rovesciamento
dei
rapporti
di
produzione
esistenti
consente
lo
sviluppo
economico
ed
il
progresso
civile
di
quei
paesi
.
Massima
è
dunque
,
proprio
nella
struttura
,
la
tensione
rivoluzionaria
anche
se
talora
ciò
non
appare
chiaramente
perché
ancora
assenti
le
forze
capaci
di
darle
contenuto
politico
e
veste
ideologica
.
Via
via
che
le
società
si
evolvono
i
contrasti
,
così
appariscenti
nei
paesi
arretrati
.
vanno
a
celarsi
sin
nelle
pieghe
più
nascoste
.
La
loro
caratteristica
è
di
non
operare
più
prevalentemente
al
livello
delle
strutture
economiche
e
dei
rapporti
di
produzione
.
ma
di
trasferirsi
anche
al
livello
delle
sovrastrutture
.
In
alcuni
paesi
può
addirittura
apparire
che
i
contrasti
si
siano
prevalentemente
trasferiti
su
questo
terreno
.
Tutto
ciò
corrisponde
,
si
diceva
,
ai
diversi
gradi
di
sviluppo
della
società
civile
.
Ebbene
,
proprio
perché
l
'
individuo
è
frutto
della
società
,
anche
le
sue
necessità
vitali
variano
a
seconda
dell
'
ambiente
che
lo
ha
condizionato
.
In
una
società
più
evoluta
l
'
individuo
dispiega
la
propria
vita
su
di
un
arco
assai
più
ampio
:
magari
,
più
complesse
,
ma
tuttavia
sempre
vitali
sono
le
sue
esigenze
.
Il
suo
contrasto
con
la
società
(
come
quello
del
suo
gruppo
e
della
sua
classe
)
non
avviene
più
soltanto
o
prevalentemente
sul
terreno
delle
esigenze
elementari
di
vita
ma
su
quello
più
composito
in
cui
si
fondono
necessità
materiali
,
sociali
e
spirituali
.
La
condizione
operaia
in
Italia
Chi
nega
un
reale
contenuto
drammatico
alle
società
evolute
compie
generalmente
un
secondo
errore
quando
paragona
la
condizione
operaia
in
Italia
con
quella
degli
altri
paesi
occidentali
.
È
questo
un
errore
assai
frequente
e
mi
sembra
il
frutto
,
di
una
visione
falsa
della
struttura
economica
su
cui
si
sviluppa
e
vive
la
società
operaia
,
dall
'
altra
di
un
errore
di
metodo
per
cui
si
considera
un
ambiente
sociale
separandolo
dal
contesto
generale
da
cui
,
lo
si
voglia
o
no
,
è
condizionato
.
In
realtà
il
settore
industriale
è
contraddistinto
da
profondi
squilibri
che
si
ripercuotono
e
improntano
di
sé
il
tessuto
sociale
che
esso
nutre
.
Frutto
di
una
politica
di
classe
contraria
agli
interessi
collettivi
,
questi
squilibri
tendono
ad
aggravarsi
e
riproducono
all
'
interno
del
settore
industriale
una
situazione
in
cui
si
intrecciano
aree
depresse
ed
aree
sviluppate
.
Ma
sulla
condizione
operaia
grava
anche
,
sia
sotto
il
profilo
economico
sia
sotto
quello
politico
e
sociale
,
il
peso
negativo
della
persistente
arretratezza
di
larga
parte
del
paese
.
Ecco
allora
che
la
classe
operaia
italiana
si
trova
in
una
condizione
particolare
.
Gli
squilibri
strutturali
esistenti
nel
paese
e
quelli
presenti
nella
stessa
area
industriale
,
le
danno
dei
compiti
ed
una
vocazione
rivoluzionaria
del
tutto
originali
rispetto
a
quelli
impliciti
negli
altri
paesi
occidentali
.
Non
esistono
paralleli
sociali
scientificamente
validi
quando
milioni
di
disoccupati
e
di
sottoccupati
gravano
sul
mercato
del
lavoro
,
quando
lo
sviluppo
industriale
,
e
più
generalmente
produttivo
,
si
compie
sotto
la
spinta
e
sotto
la
direzione
dei
gruppi
monopolistici
aggravando
gli
squilibri
esistenti
,
quando
le
discriminazioni
sono
il
solo
,
il
vero
sistema
che
regola
i
rapporti
tra
lavoratore
e
datore
di
lavoro
,
quando
nelle
fabbriche
regna
la
sopraffazione
ed
i
lavoratori
vengono
quotidianamente
umiliati
,
quando
gli
operai
non
possiedono
né
validi
organismi
sindacali
né
una
legislazione
del
lavoro
che
li
tuteli
in
modo
adeguato
.
Inesistenza
di
una
«
letteratura
operaia
»
Il
settore
più
avanzato
della
cultura
democratico
-
borghese
si
è
avvicinato
alla
società
che
le
era
più
vicina
ed
ha
saputo
penetrarla
ed
esprimerla
.
Oggi
,
pur
con
tutte
le
riserve
che
abbiamo
avanzato
,
possediamo
un
'
immagine
viva
del
mondo
arretrato
meridionale
.
Manca
invece
del
tutto
,
in
questo
dopoguerra
,
una
letteratura
,
e
soprattutto
una
sociologia
capaci
di
interpretare
la
realtà
sociale
dal
punto
di
vista
marxista
.
Manca
in
primo
luogo
un
'
immagine
viva
,
attuale
,
del
proletariato
industriale
visto
non
solo
nella
sua
struttura
ma
anche
nella
sua
tensione
morale
.
Alla
relativa
forza
politica
del
movimento
operaio
,
e
soprattutto
alla
sua
profonda
penetrazione
nel
tessuto
sociale
del
paese
,
non
corrisponde
,
sul
piano
culturale
,
una
interpretazione
altrettanto
ricca
di
quella
che
è
la
struttura
della
società
nazionale
.
Lo
stesso
termine
«
classe
operaia
»
nasconde
una
realtà
vivente
ma
senza
volto
,
una
realtà
con
la
quale
si
è
perduto
un
contatto
diretto
e
che
ci
resta
distorta
,
mummificata
spesso
,
per
essere
divenuta
un
mito
anziché
l
'
oggetto
di
meditazione
e
di
studio
.
In
sostanza
la
cultura
legata
alle
istanze
di
classe
ha
dimostrato
di
intendere
in
modo
meccanico
il
proprio
legame
col
movimento
operaio
e
con
la
società
nazionale
,
ed
ha
finito
per
trovarsi
a
rimorchio
delle
esperienze
concrete
che
i
partiti
e
le
organizzazioni
di
classe
conducono
quotidianamente
nel
paese
I
motivi
di
fondo
I
motivi
di
fondo
della
debolezza
della
cultura
marxista
vanno
ricercati
non
solo
nella
sua
formazione
ma
anche
nelle
prospettive
politiche
della
lotta
del
movimento
operaio
e
della
funzione
che
,
in
questa
lotta
,
esso
ha
assegnato
alla
cultura
.
Per
quanto
concerne
la
formazione
della
cultura
marxista
va
rilevata
l
'
origine
idealista
di
molti
intellettuali
ed
il
peso
della
tradizione
accademica
.
Entrambi
questi
elementi
costituivano
una
forte
remora
ad
una
visione
spregiudicata
e
diretta
della
società
.
Al
contrario
tutto
spingeva
alla
disquisizione
astratta
,
all
'
ideologismo
,
allo
studio
pedantesco
e
filologico
dei
sacri
testi
piuttosto
che
all
'
esame
diretto
della
realtà
in
cui
si
muove
il
movimento
operaio
.
Nella
stessa
direzione
premeva
la
subordinazione
del
movimento
operaio
italiano
alla
strategia
del
blocco
socialista
e
la
prospettiva
della
presa
violenta
del
potere
in
occasione
di
una
crisi
di
carattere
internazionale
.
Accettata
la
prospettiva
della
rottura
violenta
,
e
preso
lo
Stato
sovietico
come
modello
di
edificazione
socialista
,
il
solo
problema
che
si
pone
è
quello
della
conquista
rivoluzionaria
dello
Stato
sotto
la
guida
del
partito
operaio
.
Tutto
diviene
strumentale
,
anche
la
cultura
la
cui
funzione
non
è
più
di
studiare
la
realtà
ma
di
servire
da
bandiera
.
Non
ponendosi
il
problema
della
conquista
progressiva
di
un
maggior
potere
nelle
strutture
dello
Stato
borghese
,
non
esiste
né
un
problema
di
partecipazione
e
di
educazione
delle
masse
,
né
il
problema
dello
studio
della
situazione
concreta
in
cui
il
movimento
operaio
opera
.
al
fine
di
indicargli
come
trasformare
la
realtà
.
Il
rapporto
tra
il
partito
e
le
masse
popolari
si
svolge
a
senso
unico
,
dall
'
alto
verso
il
basso
;
proprio
come
si
svolge
il
rapporto
tra
il
partito
e
la
cultura
vicina
al
movimento
operaio
.
Il
travaglio
del
movimento
operaio
iniziato
col
XX
Congresso
ha
messo
in
nuova
luce
tendenze
già
operanti
,
ed
ha
dato
tutt
'
altra
prospettiva
di
lotta
ai
partiti
ed
alle
organizzazioni
di
classe
.
Via
pacifica
al
socialismo
,
pur
in
una
situazione
strutturale
che
si
presenta
rivoluzionaria
,
significa
appunto
conquista
progressiva
di
un
maggior
potere
nell
'
ambito
di
una
società
che
è
borghese
.
Postulato
di
questa
lotta
è
la
partecipazione
delle
masse
,
la
loro
costante
mobilitazione
,
in
direzione
dei
temi
di
struttura
,
la
loro
continua
educazione
alla
gestione
delle
aree
di
potere
che
progressivamente
conquistano
.
Ciò
significa
prospettiva
della
conquista
popolare
dello
stato
borghese
dal
suo
interno
e
nello
stesso
tempo
educazione
all
'
esercizio
concreto
della
democrazia
diretta
.
Il
rapporto
col
paese
e
con
le
masse
popolari
diviene
adesso
reciproco
:
l
'
adesione
continua
alla
realtà
del
paese
ed
alla
spinta
delle
masse
,
e
nello
stesso
tempo
il
loro
orientamento
verso
i
temi
di
fondo
capaci
di
creare
un
'
alternativa
rivoluzionaria
al
potere
borghese
,
sono
due
aspetti
inscindibili
di
una
stessa
politica
.
È
in
questo
quadro
che
la
cultura
marxista
deve
sapere
sviluppare
un
rapporto
funzionale
,
veramente
politico
,
col
movimento
operaio
.
Suo
compito
,
suo
compito
politico
è
saper
analizzare
la
realtà
vivente
in
cui
opera
il
movimento
di
classe
.
Se
è
vero
che
l
'
attuale
prospettiva
politica
richiede
una
costante
adesione
alla
realtà
del
paese
,
allora
la
funzione
della
cultura
marxista
è
divenuta
fondamentale
ed
insostituibile
.
Non
comprendere
il
significato
politico
della
autonomia
della
ricerca
,
riproporre
in
termini
meccanici
e
subordinati
il
rapporto
tra
la
cultura
marxista
ed
il
movimento
operaio
,
significa
oggi
divenire
dei
conservatori
,
ostacolare
la
lotta
per
lo
Stato
socialista
.