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Quei concetti sono astratti , appunto perché vuoti di ogni contenuto rappresentativo : e , perciò , nessun elemento rappresentativo occorre per la loro formazione . B . Croce , Logica , p . 133 non si esce mai fuori della realtà e della storia Ibid . , p . 158 . Il pensiero , in quanto , anch ’ esso , vita ( e , cioè , quella vita che è pensiero , e , perciò , vita della vita ) , e anch ’ esso realtà ( e , cioè , quella realtà che è pensiero , e , perciò , realtà della realtà ) , ha in sé l ’ opposizione ; e , per questa ragione , è , insieme , affermazione e negazione ; non afferma se non negando , e non nega se non affermando . Ma non afferma e nega se non distinguendo , perché pensiero è distinzione ; e distinguere non si può ... se non unificando . Chi mediti sui nessi di affermazione - negazione e di unità - distinzione , ha innanzi il problema della natura del pensiero , anzi della natura della realtà : e finisce col vedere che quei due nessi non sono paralleli o disparati , ma si unificano , a loro volta , nell ’ unità - distinzione , intesa come realtà effettiva ... Ibid . , pp.69-70 Della vanità del tentativo avrebbe dovuto dare subito qualche sospetto la sua costante infecondità . Estetica , p . 126 .
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Nella severa aula della Consulta , davanti all ' alto consesso dei quindici giudici della Corte Costituzionale , è stata finalmente discussa dalle parti la questione che riguarda la concessione in esclusiva alla RAI - TV dei servizi radio - televisivi . In parole povere , s ' è discussa la questione del monopolio televisivo . Cioè , se sia giusto che una sola azienda , e per di più statale , possa in Italia fare emissioni televisive , e se questo sia o no in armonia con la Costituzione , che sancisce ( articolo 21 ) : " Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola , lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione " , e ( articolo 33 ) : " L ' arte e la scienza sono libere e libero ne è l 'insegnamento." Entro un mese si avrà la sentenza della Corte Costituzionale . In attesa di quello che sarà il responso del supremo consesso , al quale fin da ora c ' inchiniamo , siano consentite alcune osservazioni sulla questione . Osservazioni che non riguardano affatto l ' aspetto giuridico di essa , sul quale dovranno pronunziarsi quelle alte autorità , ma che si riferiscono unicamente alle ripercussioni che libertà o monopolio potrà avere sui programmi , sulla loro composizione , sul loro contenuto ; sull ' uso , insomma , di quel formidabile strumento di comunicazione e di espressione che è la TV . Le ipotesi sono due : o che la Corte Costituzionale sentenzi che il monopolio TV non è giusto né legittimo ; o che sentenzi che è giusto e legittimo . Nel primo caso , il monopolio dovrà immediatamente cessare , e avremo una o più TV libere accanto a quella di Stato , e la libertà , col giuoco della concorrenza , sventerà i pericoli che andremo a segnalare . Nel secondo caso , il monopolio continuerà e nessuno potrà né dovrà trovare da ridirci niente . Ma , in questo secondo caso , la TV , insieme coi vantaggi , dovrà accettare i doveri che scaturiscono dall ' essere un monopolio di Stato , e non una qualsiasi azienda privata in concorrenza con altre aziende dello stesso genere e perciò anche nel pieno diritto di creare , se vuole , un monopolio nel proprio seno e di regolarsi a proprio talento . Perché , se è pesante e fastidioso un monopolio di Stato , addirittura intollerabile è un monopolio nel monopolio di Stato . Un ' azienda privata , mettiamo : l ' azienda A , che non sia monopolio di Stato , può , se vuole , diventare monopolio di pochi personaggi . In questi casi , anche se la cosa è riprovevole , come ogni situazione di favoritismo , si pensa : " Pazienza ; però ci sono le altre aziende simili e concorrenti ; quelli che sono esclusi dal monopolio dell ' azienda A troveranno accoglienza nelle altre aziende simili , che sono in concorrenza con l ' azienda A " Ma quando un ' azienda che è monopolio di Stato diventa anche monopolio privato , cioè di pochi personaggi , allora non c ' è via di scampo . Perché non ci sono aziende concorrenti a cui far capo . Perché lo Stato stesso , difendendo il proprio monopolio , diventa difensore anche di quel monopolio privato , che è nel monopolio di Stato ; difensore , quindi , del favoritismo che è in ogni monopolio . In altri termini , un monopolio privato si può tollerare in tutto , meno che in un ' azienda che sia già per se stessa un monopolio di Stato . Conclusione : un monopolio di Stato non deve mai diventare anche un monopolio privato . E proprio un monopolio di Stato , per il vantaggio di non aver concorrenti , è il più esposto a diventare anche un monopolio privato . Nel caso della TV , poiché il discorso ha preso le mosse da essa , c ' è da osservare qualche cosa di più . È riprovevole un monopolio in genere , in quanto situazione di favoritismo . Più riprovevole e addirittura immorale sarebbe il monopolio privato in un monopolio di Stato . Ma tutto questo potrebbe avere un valore relativo , se si trattasse di tabacchi , o di sale . Un ipotetico monopolio privato nel monopolio dei tabacchi danneggerebbe i coltivatori di tabacco esclusi , i fabbricanti di cartine e scatolette esclusi , ecc . , ai quali non resterebbe che la via dell ' esilio . Ma la TV è qualche cosa di più . Per sua stessa natura , per l ' immensa forza esplosiva di questo mezzo di trasmissione , essa è addirittura dispensiera di fortune , di fama , di ricchezza . Disgraziati quel cantante , quell ' attore che restino esclusi dalla TV ! E come se non esistessero , visto che la TV è passata come un rullo compressore su tutto quello che , in fatto di spettacoli , non è TV . E chi appare sul video , diventa da un giorno all ' altro popolare , con tutti i vantaggi che , in certe attività pubbliche , derivano dalla popolarità . Sono recenti i casi di attori che da anni vivacchiavano , quasi ignorati dalla TV . Avendo partecipato alle trasmissioni di Canzonissima ( parecchi mesi di durata , lotteria , concorsi , ecc . ) hanno visto da un giorno all ' altro non raddoppiare né triplicare , ma addirittura decuplicare , centuplicare la propria quotazione nel campo cinematografico , si sono visti fare offerte che non si sarebbero mai sognate , da uno - due milioni di compenso a film , sono saliti di colpo alle decine , alle ventine e trentine di milioni a film . La TV , nei suoi rapporti economici con chi lavora per essa , mette spesso sulla bilancia la pubblicità , e quindi i vantaggi immensi , d ' ogni specie , che questo lavoro procura . Ma non pensa al danno che fa agli esclusi ? A quelli che , a suo arbitrio , a suo insindacabile giudizio , trascura ? Dunque , ormai la sorte d ' un attore dipende dal capriccio , dalle simpatie , dall ' umore o dalle ripicche d ' un funzionario TV . Passiamo ad altro . Anni or sono , in una famosa città italiana molto bella , molto antica , potrei dire unica al mondo ( ma , nonostante queste attrattive , molto in miseria ) , si vagheggiò di fare un festival di canzoni , iniziativa turisticamente redditizia . Sapendo che senza gli editori di canzoni non si possono fare i festival , una commissione venne a parlare col più importante dei nostri editori di canzoni , quello che veramente , in questo campo , può fare il buono e il cattivo tempo . Costui , persona molto seria e anche molto gentile , disse una cosa sola : " C ' è la TV ? Se c ' è , sono prontissimo a prendere la cosa interamente su di me ; se non c ' è , niente da fare . " La TV non c ' era , il festival non fu fatto . Perché oggi , un festival di canzoni senza TV è un insuccesso in partenza . Se proponete a un cantante affermato di partecipare a un festival , non vi domanderà se la città è importante , se la data è adatta , ecc . , ma soltanto : " C ' è la TV ? " Perché la TV è il grande mezzo di diffusione di oggi . Non c ' è palazzo , casa , tugurio , baracca di sfrattati su cui non s ' innalzi come ' bandiera di conquista l ' antenna della TV . Selve di antenne . La TV entra dappertutto . Un terzo caso , riguardante il settore informativo , cronistico . La TV suole dar notizia di alcune fra le commedie che si rappresentano , e di altre no . Tempo fa ( parlo soltanto di casi che sono a mia conoscenza diretta ) è stata rappresentata in una grande città italiana , la città più importante per il teatro , una commedia in tre atti che ha avuto un grandissimo successo di pubblico e di critica , che ha avuto un gran numero di repliche e continua ad averne , a teatro esaurito . La TV l ' ha ignorata nel modo più assoluto . Viceversa , nel medesimo periodo di tempo , ha dedicato ben due trasmissioni ( una in sede di Telegiornale e una in sede di Arti e Scienze ) ai piccoli sketches ( tutt ' e due le volte gli stessi ) , detti " fogli d ' album " , italiani , recitati nel teatrino del Festival di Spoleto . Niente di male , per questi ultimi . Anzi , benissimo , ben fatto . Ma come mai il totale silenzio sulla commedia in tre atti data in una grande città , con grandissimo successo di pubblico e di critica ? Insindacabile giudizio ? No , , signori . Sindacabilissimo . La TV è monopolio di Stato . È servizio pubblico . Forse , l ' unica spiegazione , circa il silenzio sulla commedia di tre atti , è nel fatto che l ' autore è un critico televisivo e forse la TV considera la critica un ' offesa personale . La TV deve mettersi bene in testa di essere questo , come mezzo di trasmissione , di espressione e d ' informazione . Sarebbe bello che il ministero delle Poste decretasse : " Soltanto alcune persone possono esser servite dal telefono , o dal telegrafo " . Passando al settore produzione , non esiste , nei rispettivi campi , un ' autorità che dica : " Soltanto Tizio , Caio , Sempronio possono pubblicare libri , o far rappresentare commedie , o esercitare il commercio , o le professioni a cui sono abilitati " . La TV , invece , lo dice . Dice : " Soltanto chi piace a me può cantare dal video , può essere autore televisivo , attore televisivo , oratore televisivo ; soltanto chi piace a me può essere lanciato , reclamizzato dal video ; e io do le informazioni sull ' attività di chi piace a me , parlo di chi piace a me , ignoro chi voglio ignorare " . Ha le sue ragioni per regolarsi così ? Benissimo . Allora , deve rendere conto di queste ragioni . Perché è monopolio di Stato , è servizio pubblico , è al servizio di tutti . Non può parlare di tutti ? Non può arrivare a tutto ? È giusto . Ma allora renda conto dei criteri di scelta . Perché s ' occupa di X e ignora Y ? Eccetera , eccetera . Conclusione : se la TV non sarà più monopolio di Stato , diventerà libera di fare ciò che le aggrada . Ma , se continuerà a essere monopolio di Stato , non sarà libera di farlo ; dovrà rendere strettamente conto del proprio operato , il quale dovrà essere sottoposto al più stretto controllo e alla più severa vigilanza . To ' , è vero : esiste una " Commissione di vigilanza " . Me n ' ero dimenticato , tanto è autorevole ed efficiente . Bene . Di essa parleremo in un prossimo articolo .
La perversione calcistica ( Eco Umberto , 1994 )
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Trovarsi in Argentina mentre infuria il Mundial è certamente una esperienza . Specie se poi in quei giorni l ' Argentina vince . In visita per varie conferenze e incontri , ho scoperto che a un certo punto tutti i miei impegni erano stati cancellati e mi era stato concesso un intero pomeriggio libero . Era il giorno dell ' incontro Italia - Norvegia , e pareva impossibile che l ' ospite fosse distratto da tanto evento . D ' altra parte , qualsiasi cosa avessi fatto in quelle ore , sarei stato solo . Il resto di Buenos Aires era attaccato ai televisori . Non ho potuto evitare pertanto le domande insistenti dei giornalisti sull ' argomento . Ora io ho seguito l ' incontro , perché lo spettacolo era bello , e quando sei lì non puoi sottrarti a un minimo di batticuore , ma quando mi fanno domande sul calcio è come se me le facessero sulla Danimarca . La Danimarca è un paese delizioso , ci sono stato varie volte , dalla sirenetta di Andersen a Elsinore , sino allo Jutland , e mi piacerebbe tornarvi in futuro . Ma non è che alla notte non dorma pensando alla Danimarca , né che al mattino dopo mi faccia tradurre da qualche prezzolato i quotidiani danesi : sono contento che la Danimarca esista , e la cosa finisce lì . Quando tenti di spiegare a qualcuno i sentimenti di una persona normale circa il calcio , non ti capiscono . E così un quotidiano argentino non ha resistito alla tentazione di intitolare un suo articolo a una mia presunta dichiarazione : " Il calcio è una perversione sessuale " . Io avevo detto qualcosa di più sfumato , e l ' ho detto altre volte , ma proviamo a spiegare ai miei simili quale sia il mio punto di vista . Io credo che una persona normale , nei limiti dell ' età , debba fare all ' amore , e credo che sia una cosa sana e bella . Poi esistono casi in cui si guardano altri due che fanno all ' amore . Non sto necessariamente pensando ai film a luci rosse , basta un film normale in cui si vedono due persone di bell ' aspetto che si accoppiano con grazia . Nei limiti della moderazione può essere una esperienza appagante . Infine ci sono i repressi sessuali che si eccitano a sentire qualcuno che racconta che ad Amsterdam ha visto due che facevano all ' amore . Qui mi pare siamo ai limiti della perversione ( tranne casi di handicap acclarato , dove uno si accontenta di quel che passa il convento ) . Credo che col calcio accada la stessa cosa . Giocare a calcio è bello , e mi spiace solo di essere stato riconosciuto nell ' infanzia e nell ' adolescenza un maestro dell ' auto - goal , per cui non ero ammesso a giochi di un certo impegno . Ma uno può anche cercare di tirare un poco con la palla in giardino , e fa bene alla salute . Poi accade che ci siano undici signori che giocano meglio di te , e che sia uno spettacolo assai eccitante vederli giocare . Ogni tanto mi accade , e godo come se fossi all ' opera . Infine ci sono i perversi , coloro che passano la giornata a farsi venire l ' infarto discutendo su quello che i giornali hanno scritto sulle partite di calcio , che magari loro non hanno visto . E qui mi pare che siamo ai limiti della perversione ( tranne casi di handicap acclarato , in cui ci si accontenta di quel che passa il convento ) . Qualcuno mi potrebbe obiettare che lo stesso accade con chi va a teatro , all ' opera , al concerto . Giudico forse io una menomazione quella di coloro che vanno ad ascoltare i Musici , Pavarotti , o a vedere Gassman ? In un certo senso sì , se non hanno mai provato a cantare , a maneggiare magari male uno strumento , a recitare fosse pure nella filodrammatica parrocchiale . Non sto pensando all ' utopia marxiana di una società liberata in cui ciascuno sia cacciatore , pescatore eccetera , ma ritengo che chi ha provato a suonare anche solo l ' ocarina sia meglio abilitato ad apprezzare quello che fa Pollini ; solo chi si provi ogni tanto a cantare , mentre si fa la barba o innaffia i fiori , " Di Provenza il mare e il suol " ( o anche solo Eleanor Rigby ) può apprezzare le doti eccelse di un grande cantante . Chi non abbia mai provato a strimpellare Le petit montagnard è meno adatto ad apprezzare l ' esecuzione del grande pianista . Bisogna nella vita provare anche a cantare , suonare , recitare , per potere poi godere meglio l ' esecuzione di chi lo sa fare molto meglio di noi . E se poi ci fosse qualcuno che all ' opera non va mai , ma passa la settimana a discutere le critiche uscite su Pavarotti , anche se il caso è raro , parlerei di perversione . Tutte queste mi paiono verità molto semplici . Ma è assai difficile farle capire a chi perde tanto tempo a discutere di calcio da non aver tempo , sia pure alla domenica , di giocare a palla coi propri figli - magari facendosi prestare i figli altrui . Ma forse sono io che sono un pervertito . Non ne parliamo più . Tornerò al più presto in Danimarca .
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Il paiòlo non dica alla padella tirati in là che tu non mi tinga . Questo proverbio , l ’ aveva sempre in bocca quella buon ’ anima di mia nonna , quando voleva difender me , che ero il suo cucco , difronte a coloro che mi tenevano per il più birichino fra ragazzi di casa e di scuola . Ed il proverbio e la nonna mi tornarono in mente una mattina , che uno scamiciato trattava male a perdifiato un contadino . Non vi saprei dire il motivo della contesa : so per altro che io avrei scommesso tre lire contro cinque centesimi , che aveva torto lo schiamazzone . Toh ! e perché ? Il perché sarebbe troppo lungo : ma la ragione principale sta in questo , che i cittadini giudicano quasi sempre colla accetta de ’ poveri campagnuoli . Villanaccio qua , villanaccio là , villanaccio su , villanaccio giù , ecco l ’ antifona che hanno sempre in bocca , trecconi , facchini , vetturini , e bottegai d ’ ogni specie . E neanche le persone dotte ci si comportano come dovrebbero : non parlo de ’ pezzi grossi perché questi poi , tranne pochi e pochi bene , giudicano e governano il contadino , come , io , povero diavolo che non ho mai maneggiato lo schioppo , saprei fare il generale d ’ armata . E quanto inumana cosa sia questa e dannosa riesca , non ve lo potete immaginare . O non son eglino i contadini , che co ’ loro sudori ci provvedono del pane che ci sfama , delle carni che ci mantengono grassi e robusti , degli erbaggi , delle frutta , dell ’ olio , de ’ latticini , del vino che ci ricreano ? Se smettessero loro di lavorare la terra , di custodire il bestiame , di coltivare le piante , vorrei vedere quanti artigiani , letterati , dottori e possidenti anderebbero a sostituirli . Dei campagnuoli che vengano ad ingombrare le città se ne vedono parecchi , ma de ’ cittadini che vadano a zappare , a portare , od a guardare il bestiame , ve la do in mille se me ne trovate uno soltanto . E davvero che l ’ aver sempre il povero corpo esposto all ’ acqua , al vento , alle nebbie , allo stridor del verno , ed allo stellone d ’ estate , l ’ abitare spesso tuguri che stanno ritti per miracolo del Signore , e che riparono malamente dalle intemperie delle stagioni ; mangiare del pane nero con poco e cattivo companatico , trangugiare delle sbroscie tutt ’ altro che gustose ; e bevere per ristoro dell ’ acqua , non sempre buona , è tal sorte da non essere di certo invidiata da chicchessia . E se badando alla condizione delle famiglie di qualche bel podere delle masse , o di qualche altro podere stempiato dalla val d ’ Arbia , s ’ irridesse come spropositato il quadro che ho fatto in genere del campagnolo , prego a non fermarsi tanto sull ’ eccezioni , ma di considerar bene come vanno le faccende per i più , ed allora ognuno sarà fatto capace , che invece di esagerare sono rimasto al di sotto del vero . Alto là ! perché arriccia il naso lei , sor Protoquamquam della prudenza , o per dir meglio della paura . Se mi sente fare l ’ avvocato de ’ contadini non si pensi , ch ’ io sia di que ’ figuri , che vestiti di nero o di rosso mettono a leva i poveri ed i disgraziati , per farsi largo e pescare nel torbido . Intendo dire la verità senza rispetti umani , ma non ha a credere ch ’ io voglia adulare le genti per menarle pel naso , come fanno certi bricconi che tutti conosciamo . Ho detto quel che ho detto de ’ contadini , non per concluderne che tutti sieno stinchi di santo , e che in quattr ’ e quattr ’ otto se n ’ abbia a fare altrettanti pastori come quelli della Sacra Scrittura , ed agricoltori alla romana . Convengo ancora io che ce ne sono , e non pochi , degli sgarbati , ignoranti , caparbi , lesti di mano , e codini ; ma se ci mettiamo una mano sul cuore , si dovrà dall ’ altro canto convenire , che se sono come sono , non è assolutamente di loro la colpa . Sono sgarbati ! E da chi e dove hanno da imparare la creanza ? Sono ignoranti ! E quando si è pensato ad istruirli come farebbe di bisogno ? Sono caparbi ! Mi fate ridere , e come non dovevano finora esserlo ? Costretti a fare razza da sé ed a vedersi scherniti da tutti , fino al punto che della qualifica di villano si fece segno di spregio ed ingiuria , per maledetta saetta non potevano dare ai lavori campestri altre regole , che quelle che da padre in figlio si trasmettevano . E per peggio se qualche volta , e proprio quando il diavolo suonava a predica , i proprietari si provavano ad ingerirsi di faccende campestri , dicevano tali e tanti spropositi , che i contadini avevano ragione d ’ insuperbire della loro sapienza ; e sempre più s ’ intestavano nella falsa supposizione , che le teorie piuttosto che utili fossero dannose , e che a voler fare qualche cosa di buono , non bisognava dipartirsi dalle vecchie consuetudini . Ora poi che grazia a Dio , si è trovato il modo di fare intendere , che la scienza riesce di fatto di potentissimo aiuto alla pratica , adagio adagio ancora i contadini se ne persuadono , abbandonano i pregiudizi , accettano le nuove pratiche , e giorno per giorno si avvedono meglio , che l ’ agricoltura è suscettibile di grandi e continui progressi . Le macchine introdotte , ed i nuovi sistemi di cultura in parecchi luoghi accettati , ne sono luminosi esempi . Sono un po ’ lesti di mano ! È un peccataccio questo che non può essere scusato . Le cagioni che lo fomentano sono però molte , e ci duole per ciò , che la necessaria brevità del nostro discorso non ci permetta dicifrare . Comunque siasi è piaga che ha bisogno di efficaci rimedi : ma i peccatori hanno bisogno di esser aiutati . Hanno la coda ! L ’ avremmo ancora noi se non vedessimo , non ascoltassimo , e non confabulassimo altro che con codini maliziati . Bisogna proprio avere il cervello d ’ oca per non convenire , che di molti mancamenti rinfacciati ai campagnoli , la cagione non ultima siamo noialtri cittadini . Se mettiamo il caso quando vengono in città principiassimo a trattarli con benevolenza , perderebbero naturalmente ancora essi quel piglio di mala grazia e diffidenza che tanto ci dispiace . Quando le cose d ’ Italia saranno aggiustate come Iddio comanda , e , giusta i voti del nostro buon Re , si potrà pensare di proposito alla sana ed efficace istruzione del popolo , vedrete che ancora le genti di campagna ci guadagneranno tanto da non riconoscersi nemmeno . E se li sforzi di alcuni benemeriti , saranno coronati da buon successo , e riusciranno di far comprendere a chi può dar mano all ’ opera , che l ’ agricoltura deve essere sorgente di ricchezza incalcolabile , per la nostra bella e feracissima Italia ; la testardaggine de ’ campagnuoli dovrà dileguarsi , come la nebbia si dissipa al vento . Si pensi da senno a migliorare la sorte del contadino ; si riconosca , come fra gli stenti mal si cerchi di avere robusto e lavoratore l ’ operante ; si facciano patti da potersi veramente mantenere ; col buon esempio s ’ inspiri l ’ amore pel giusto e per l ’ onesto , e le gherminelle dell ’ affamato cesseranno , e le bricconerie del mal avvezzo potranno essere facilmente colpite da opportune leggi . Poniamoci tutti d ’ accordo alla sant ’ opera , intesa a render nulle le triste e nefande pratiche di coloro , che voglion fare del contadino un cieco strumento di reazioni e di straniera servitù . Dimostriamo ai miseri illusi , che gl ’ immensi beni che debbon derivare agli Italiani , dall ’ appartenere ad una grande e potente nazione , non si faranno risentire esclusivamente nelle città , ma che le campagne ci avranno forse anche maggior tornaconto . Non ci spaventino gli ostacoli ; non ci lasciamo accalappiare dalle insidie di coloro , che si sono ignominosamente venduti alla fazione parricida : concordia , fermezza , buon volere , operosità , occhio alla penna , e vedrete ancora i contadini divenire buoni , onorati , amorosi , e veri Italiani . Ma fino a tanto che queste utili pratiche non siano iniziate , non dimentichiamo per l ’ amore del prossimo e d ’ Iddio , che il paiolo non può dire alla padella tirati in là che tu non mi tinga .
DA 'PLAUSI E BOTTE' ( BOINE GIOVANNI , 1914 )
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Amalia Guglielminetti , I volti dell ' amore . Treves , 1914 . Sono i volti di cartapecora di un amore blasé fatto fra gente in guanti e colletto spesso imbellettata e bistrata per gli atrii d ' hôtel , in sleeping , a caffè e qua e là nella stazioni climatiche . Novellette ciascuna con un suo caso curioso di gelosia senile , di adulterio compiuto alla svelta , di sentimento molto riflesso , di giochetto acido dove la passione non c ' entra ma il ripicco , il capriccio , o la noia , o la vanità od il calcolo . Arte non ce n ' è : né caratteri né stile ; ci son dei casi indicati rapidamente . I quali non dico non abbiano anche , nel complesso di psicologico verismo che ostentano , la lor verità . Ma senti in fondo a questo sprezzo affettato , a questa elegante aridità di salottaia navigata qualcosa che è non delle novelle ma della novelliera ; l ' ostentazione di sé medesima come femina , l ' esibizionismo . Non ci arrabbiamo mica , né gridiamo allo scandalo . Perché che cosa può importare in fondo ad una donna , dell ' arte e della sua oggettività ? Le donne scrivono ( ed anche molti uomini ) per esibirsi ; come passeggiano per strada o come si scollano a teatro . Il libro prolunga le occhiate , il profumo , il dondolamento dell ' anche , che par via via quand ' è stampato , sentimentalità , spirito , o come qui leggera ironia di blasée , ma mira sempre in conclusione com ' è naturale ed è giusto all ' eccitamento del maschio . - Chiuso uno di questi volumi , questo od un altro , ognuno che veda chiaro dovrebbe concluder fra sé così : " Va bene . E vuol ora , signorina , passar - mi il suo indirizzo ? " . Gli arzigogoli critici , i giudizi , le classificazioni estetiche e storiche son fuor di luogo assolutamente .
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Torino , aprile - Ogni tre minuti , una piccola automobile utilitaria esce dalle sale di montaggio della FIAT - Mirafiori . La portano , per il collaudo , sul tetto dello stabilimento , dove è la pista di prova . Ridiscende nel cortile , per l ' ultimo controllo . Un ' ora dopo la caricano su un autotreno a due piani che ne trasporta trenta alla volta ; o su uno dei vagoni che attendono alla stazione del Lingotto . Gli autotreni ed i carri merci partono , a brevi intervalli , con il loro carico di macchine nuove , e c ' è sempre qualche operaio che s ' affaccia per fare un gesto festoso di saluto . Nelle strade più vicine allo stabilimento , anche le donne che vanno per la spesa al mercato di via Nizza si voltano soddisfatte a guardare le macchine fresche di vernice che passano , affiancate sui due piani di un autocarro , minuscole e lucenti come giocattoli . Per la gente del Lingotto , il successo della 600 è un fatto di enorme importanza . Un motivo d ' orgoglio . Alla costruzione di quelle piccole utilitarie lavorano , direttamente o indirettamente , almeno due su tre dei cinquantaseimila dipendenti della grande fabbrica d ' automobili . A Torino , si sente dire da molti che la clamorosa vittoria dei sindacati liberi , nelle recenti elezioni delle Commissioni interne della FIAT , è tutto merito della 600 . Non è , certo , un ' affermazione da prendersi alla lettera . C ' è del vero , tuttavia . Le ragioni che hanno fatto perdere tanti voti ai candidati comunisti sono parecchie ; ed alcune hanno avuto , senza dubbio , molto maggior peso . Ma ci si consenta di cominciare di qui . È la pagina più bella di questa storia . Forse , la più confortante . I dirigenti della FIAT dicono che il rendimento delle maestranze è notevolmente aumentato , in ogni reparto , dal giorno in cui è cominciata la costruzione in serie della 600 . La grande maggioranza degli operai mostra di lavorare con entusiasmo e con molto maggiore impegno . E il mutamento è così profondo che non basta a spiegarlo la promessa di premio di produzione la cui entità , per bene che vadano le cose , dovrà essere necessariamente modesta . È rimasto lo « spirito di fabbrica » . Li esalta e li inorgoglisce il successo che ha incontrato , ovunque , la vettura utilitaria . Provatevi a dire , parlando con uno del Lingotto , che la 600 è una trappoletta ! Non è un ' automobile di lusso che nasce dalla loro fabbrica , ma una vetturetta popolare , un mezzo di lavoro e di svago che anche gente di condizioni modeste si potrà concedere , senza eccessivi sacrifici . Anche il piccolo impiegato , l ' operaio specializzato della FIAT : perché no ? Quasi tremila di essi si sono già prenotati . La fabbrica accorderà loro agevolazioni speciali e una più lunga rateizzazione . Andranno allo stabilimento in macchina , come fanno gli operai americani . Insomma , ogni volta che stringono un bullone o spruzzano una « mano » di vernice , è come se lavorassero per la « loro » automobile . Che c ' entra , questo , con lo scacco della FIOM ? Ecco : sembra che i sindacati comunisti pensassero di sabotare la costruzione della 600; della vetturetta che ognuno di essi sogna di possedere , che già considera sua . La votazione per la nomina delle Commissioni interne ebbe inizio alla mezzanotte del lunedì , nei reparti delle Fonderie , dove lavorano tremilacinquecento operai e più di quattrocento impiegati . È continuata , nelle altre fabbriche , per tutta la giornata seguente , senza incidenti di rilievo . Era un fatto grosso ; e le organizzazioni sindacali avevano iniziato da tempo la propaganda elettorale , con grande impegno e con insolita larghezza di mezzi . Le facciate delle case torinesi , in parecchi quartieri periferici , come al Lingotto , in via Nizza , o alla Madonna di Campagna , erano coperte di manifesti . Nelle ultime settimane erano stati tenuti molti comizi ai quali , in genere , aveva assistito un pubblico scarso e distratto . Gli agit - prop lavoravano , da un pezzo , negli stabilimenti ; giravano casa per casa ; e non è necessario ripetere di quali argomentazioni si servissero . È stata una grossa battaglia , insomma , condotta da entrambe le parti , con ostinazione e con irruenza . Ed era lecito prevedere che i sindacati comunisti avrebbero perduto terreno anche questa volta : dall'80 per cento dei voti , raccolto nel '48 , erano scivolati al 66 per cento , nel '53; al 63 per cento , nel 1954 . Quest ' anno , forse , pensavano i più informati , la FIOM , filiazione della Confederazione generale del lavoro , avrebbe ottenuto il 58 o il 60 per cento dei voti . Avrebbe conservato , comunque , la maggioranza assoluta . È stato , invece , il tracollo . Soltanto 18.919 dipendenti della FIAT hanno votato per i candidati estremisti ; mentre le liste dei sindacati liberi , cioè della CISL e della UIL , hanno ottenuto complessivamente poco meno di cinquantaduemila voti . Il successo della 600 ed il rinato « spirito di fabbrica » , come si è detto più sopra , hanno senza dubbio contribuito alla vittoria dei sindacalisti democratici nelle elezioni della FIAT ; ma , certo , non è lecito pensare che siano state le sole cause dell ' imprevisto capovolgimento . E nemmeno le più importanti . Fino a non molto tempo fa i caporioni comunisti avevan potuto tenere in soggezione i compagni di lavoro con la violenza . C ' era una squadraccia , in ogni reparto ; e chi non accettava supinamente quell ' umiliante servitù doveva aspettarsi ogni sorta di angherie . Chi osava ribellarsi in maniera più aperta ; i crumiri ; quelli sui quali cadeva il sospetto di « fare il gioco dei padroni » venivano bastonati al primo pretesto . E molti avevano preso la tessera del partito o della FIOM , per paura . I nomi dei pochi iscritti alla CISL ed alla UIL erano scritti a grossi caratteri su cartelli esposti nelle officine ; e sotto all ' elenco c ' erano frasi di scherno e di minaccia . Ma la disciplina e il rispetto della libertà , a poco a poco , erano stati di nuovo imposti dagli agenti ai quali è affidata la sorveglianza delle fabbriche , all ' interno ; e dalle squadre di poliziotti che , nelle giornate di torbidi , presidiano i piazzali esterni e le vie di accesso . Accadeva sempre più di rado che si malmenasse un crumiro , che si sbarrasse la strada ad un propagandista della CISL o della UIL . Qualcuno , sentendosi protetto , si era rifiutato di rinnovare una tessera che aveva chiesto senza convinzione , a scanso di guai ; e si era visto che , nella maggioranza dei casi , anche i più accesi attivisti avevano dovuto rinunciare a mettere in atto le minacce di rappresaglia . Le squadracce facevano sempre meno paura . Al termine di una settimana di disordini , molti che fino allora si erano supinamente assoggettati alla dittatura del capocellula cominciavano ad accorgersi che non era più tanto facile trovare una risposta valida alle lamentele della moglie da quando , due anni fa , la FIAT aveva deciso di corrispondere un premio di duemila lire a chi si fosse recato al lavoro , nelle giornate di sciopero . Le donne , in nove casi su dieci , non intendevano ragioni . Anche le « progressiste » mostravano di preferire una busta paga un po ' più gonfia del consueto alle poche centinaia di lire del sussidio . Poi , la lotta contro i sobillatori comunisti è entrata in una fase più dura . Per arrivare a disfarsi dei più scalmanati la FIAT non ha dovuto ricorrere , in maniera palese , a pericolose discriminazioni . Il che non significa che abbia sempre agito con mano leggera . Ma era nel suo diritto , dopo tutto . In parecchi reparti della Grandi Motori , qualche mese fa , sono stati dimezzati í turni di lavoro . Le commesse non bastavano , per mantenere l ' intero stabilimento in piena attività . Un periodo di temporanea disoccupazione al quale , si diceva , dovevano assoggettarsi senza distinzione sia gli operai devoti che i riottosi . Ed , entro il termine previsto , erano state concluse , infatti , trattative per importanti forniture . Ma soltanto una parte delle maestranze era stata richiamata ; nessuna delle pecore nere era tornata a varcare i cancelli della fabbrica : per esse era sempre tempo di crisi . Ed era chiaro che sarebbe durato in eterno . È su questo episodio che poggiano le accuse di intimidazione mosse dai giornali comunisti all ' indomani della sconfitta . In realtà , tra le maestranze della FIAT era nata una nuova paura . Si diceva che , con quello stesso sistema , sarebbe stata attuata una vasta epurazione in tutti gli stabilimenti del grande complesso industriale . Non era certo lecito credere che si potessero licenziare tutti i sessantatremila dipendenti che , nel '54 , avevano dato la loro adesione alla FIOM ; ma lo spettro della disoccupazione faceva tremare molti ; e più degli altri , forse , proprio i meno compromessi , i più deboli , quelli che non avevano mai avuto una convinzione politica . Una massa , cioè , di molte migliaia . Le organizzazioni comuniste che avevano ottenuto , d ' altra parte , con gli scioperi e le violenze ? Durante il 1954 , nulla . Non una delle rivendicazioni da esse propugnate era stata accolta . La FIAT , invece , aveva fatto molte concessioni alla CISL ed alla UIL . Per l ' intervento dei sindacati liberi aveva stipulato accordi sui « fuori orario » e sui tempi di lavorazione più favorevoli alle maestranze ; aveva concesso un premio straordinario di 18.500 lire ; aveva promesso di costruire duemilacinquecento appartamenti operai , con una spesa di otto miliardi . Aveva stanziato in bilancio sette miliardi per le opere assistenziali , invece dei tre che avrebbe dovuto versare per legge . A provocare il crollo della FIOM è stata la paura dell ' epurazione ? Sono stati quei miliardi ? Questo , forse , non sarebbe bastato ad aprire una così larga breccia . Gli operai torinesi non potevano seguitare a fare i gradassi senza capire che , a lungo andare , ne sarebbero stati essi stessi le vittime . Si sono stancati . Hanno compreso che la fortuna della loro fabbrica è anche la loro fortuna . Molte migliaia di essi sono passate risolutamente dall ' altra parte : vogliono lavorare in pace . Anche perché con le agitazioni politiche , con gli scioperi , con le poche centinaia di lire del sussidio non si arriva , certo , a pagare le rate della 600 .
L'anacronistico dittatore di Minsk ( Bettiza Enzo , 2001 )
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Che fosse una grottesca telenovela spionistica , quella che ha visto lo pseudoimprenditore italiano Angelo Antonio Piu e la sua compagna bielorussa Irina Ussak , rispettivamente condannati a quattro anni di carcere ciascuno , lo si è capito perfino dalle parole pronunciate dopo la sentenza dagli esponenti del durissimo Kgb di Minsk : « Non aveva una grande esperienza , era impreparato , non parlava neppure la nostra lingua . Come si fa a mandare in Bielorussia una spia del genere ? » . Ma la vera domanda è un ' altra . Come si fa a incriminare per spionaggio uno straniero che non sa fare la spia , accusando la sua amica bielorussa di « alto tradimento » , per poi comminare ai colpevoli una pena assai blanda in un paese dove simili delitti vengono spesso e facilmente puniti con la condanna a morte ? Come si fa a trasformare una cronaca di poveri amanti in un grave complotto contro lo stato ? La risposta a tale miserevole faccenda , di per sé irrilevante e quasi comica , in senso lato la possiamo trovare nel clima tutt ' altro che comico che da anni grava su questa che è la meno ex e la più sovietica delle ex repubbliche sovietiche . In senso più stretto troviamo un ' ulteriore risposta nella torbida atmosfera che ha preceduto e accompagnato lo svolgimento delle recenti elezioni che il 9 settembre hanno riconfermato alla presidenza del paese , per altri sette anni , il dittatore bielorusso Aleksander Lukassenko . Una vittoria - truffa annunciata con intimidazioni e brogli denunciati dagli osservatori dell ' Osce ( Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ) . Il prevedibilissimo risultato ha assegnato a Lukassenko il 75,6 per cento dei suffragi contro il 15,3 rosicchiato a fatica dal sindacalista Vladimir Goncharik , principale candidato dell ' opposizione . Non a caso , la farsa processuale contro lo sventurato italiano Piu e la sua amica ha avuto inizio due giorni prima delle elezioni presidenziali , stravinte dal dittatore nazistalinista in un clima di paranoia antioccidentale e caccia alle streghe . Il che la dice assai lunga sui metodi e i soprusi in uso nell ' infelice « ex » repubblica sovietica . Lukassenko , 47 anni , un tempo amministratore d ' una fattoria collettiva di polli , atleta dilettante , portamento marziale accentuato da un paio di baffi alla cosacca , gestisce ormai da tempo come un misero pollame colcosiano i suoi 11 milioni di sudditi ( reddito mensile 77 dollari ) . Nei modi primitivi , nelle idee bellicose , nei metodi brutali e truffaldini è una specie di microcaricatura bielorussa di Stalin , Hitler e Milossevic . Sponsorizzata e blandita dalla madre Russia vicina , tollerata non si sa bene perché dall ' Europa , pressoché ignorata dagli Stati Uniti , l ' anacronistica dittatura lukasenkiana è riuscita a instaurare al centro del continente un misto di vecchia Urss e di vecchissimo principato tartaro . La sigla della ex polizia politica sovietica , Kgb , è rimasta immutata a Minsk : i proconsoli di Mosca occupano posti di massima responsabilità nel governo illiberale , nell ' economia statizzata , nelle istituzioni inquinate dalla corruttela . In realtà la Bielorussia , dove il popolo è costretto a parlare il russo nelle scuole e negli uffici , non è che una colonia povera della Russia in cui Lukassenko ricopre il ruolo di un prefetto di polizia agli ordini dei viceré di Putin . Le demoralizzate opposizioni democratiche , minoritarie e perseguitate , vorrebbero riacquistare l ' indipendenza vera di cui la repubblica fruì per pochi anni dopo il crollo del comunismo . Mentre molti sudditi comuni , forse la maggioranza , desidererebbero farla finita con la finzione di un ' indipendenza artificiale e venire assorbiti formalmente dalla grande e più ricca e più debolscevizzata Federazione russa . Mosca , però , non vuole concedere a Minsk né la sovranità piena né il pieno incorporamento alla Federazione . Vladimir Putin preferisce mantenere la Bielorussia a bagnomaria come un feudo semi indipendente situato coi suoi traffici illeciti , i suoi radar e le sue installazioni missilistiche a mezza via fra Est e Ovest , a ridosso della Nato e dell ' Unione Europea in procinto di allargarsi.Ma dopo l ' attacco terroristico contro l ' America , molte cose stanno cambiando anche in Russia . Se Putin vorrà davvero avvicinarsi all ' Occidente , per costituire una diga comune contro il diluvio islamico , potrà continuare a mantenere il lazzaretto bielorusso come un cuneo di divisione e d ' infezione nel cuore del continente europeo ?
SEMPRE POVERI? ( - , 1861 )
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Domenica scorsa , dopo avervi dimostrato con ragioni chiare come la luce del sole , che il governo costituzionale è da preferirsi per ogni rispetto al governo assoluto , intoppammo in quel famoso ritornello che fa tanto scalpore fra le genti bisognose , e che consiste in questo : O governo assoluto o governo costituzionale chi ha mangia e chi non ha sta a vedere . La piccolezza del foglio non permise di rispondere subito ; promettemmo di farlo oggi ed eccoci pronti a mantenere la promessa . Ma amici cari bisogna innanzi a tutto smorzare il fuoco delle passioni insidiose , e sbrogliarsi la testa delle ideacce prese a frullo e senza riflessione ; e poi con quella calma che si richiede per ragionare sopra argomenti di grandissima importanza , cercare in ogni modo di scuoprire la verità , ed accettarla in tutte le sue necessarie conseguenze . Se a quelli che brontolano contro il nuovo ordine di cose domandate , quanti sono impoveriti per colpa del nostro risorgimento nazionale , senza rispondervi in chiave soggiungono : “ ma i poveri sono sempre poveri . ” Bella scoperta ! O che s ’ aspettavano dalla Italia unita e libera , poderi , ville e carrozze per tutti ? Che forse la libertà civile , la uguaglianza davanti alla legge , la indipendenza dallo straniero doveva portare per naturale conseguenza , che i disperati avessero in un attimo a cambiare di stato a scapito de ’ ricchi ? Badate bene , è calcolo fatto , e che ognuno può ripetere ; se di tutti i beni nazionali si facessero tante parti quante sono le persone , non toccherebbero che poche diecine di lire per ciascheduna : che è quanto a dire che in pochi giorni si farebbe il paese de ’ disperati . O il “ Non desiderare la roba degli altri ” e il “ Non rubare ” che sono due dei dieci comandamenti di Dio , si avrebbero a mettere sotto i piedi ? Se l ’ artigiano tribolato pretendesse mettere le granfie su ’ risparmiucci , che l ’ operaio assegnato ha dentro il suo canterale o alla Cassa di risparmio , se lo straccione volesse rimpannucciarsi cogli abiti e le mobilie dell ’ artigiano , o non vi levereste come tanti luciferi , per difendere i frutti de ’ vostri sudori ? O allora perché quello che non sta bene per Tizio , si ha da credere giusto per Sempronio ? I poveri ci sono sempre stati , e sempre ci saranno , finché nasceranno nel mondo de ’ minchioni e de ’ furbi , degli sciuponi e dei ribattini , e s ’ incontreranno de ’ fortunati e degli sventurati . Bisogna dunque essere proprio zucconi per credere di buona fede , che Vittorio Emmanuele fra le altre molte belle cose , e ne ha fatte tante veh ! , avesse a fare ancora quella di farci tutti arricchire . Ma non ci sono lavori , i viveri sono tutti cari , insistono coloro che per mettere su si attaccherebbero a ’ muri scialbati ... Questo è un altro saliceto nel quale non vogliamo entrare oggi , perché ci devierebbe troppo dal nostro argomento : avremo tempo di tornarci sopra . Peraltro chi vorrà essere sincero e ripensare a ’ tempi passati , troverà di certo che sotto i governacci de ’ principucci intedescati , spesso spesso le miserie e gli affanni sono stati anche maggiori , e di che tinta ! Né ci vorranno le scale di seta per far vedere che sotto i governi giusti e ragionevoli come quello di Vittorio , assai meglio che sotto quelli capricciosi e malcreati de ’ Leopoldi , Franceschi e simili , si possono trovare de ’ buoni compensi per rendere meno funeste coteste crisi , che di tanto in tanto sorgono naturalmente ad angustiare il genere umano . Noi intanto vogliamo fare intendere , a chi vuol capire , che il governo presente a mille doppi si presti meglio di quelli passati , a soccorrere coloro che col senno , colle buone intenzioni , coll ’ opera assidua , e coi risparmi si propongono da galantuomini di dare un calcio alla miseria . Date retta ! dove credete che abbiano ad andar meglio le cose , o in una famiglia nella quale è entrata la discordia e fratelli , figli , cugini e nipoti si siano divisi e abbiano aperte parecchie casuccie o in un ’ altra dove tutti lavorano di buona voglia , e d ’ amore e d ’ accordo mettono a profitto comune , quel che ricavano dalle loro fatiche ? Il paragone torna a capello tra l ’ Italia di prima , ridotta a brani e immiserita dagli odi fomentati a bello studio fra paese e paese , e quella di ora unita , potente , e che cerca di potere un giorno godersi in pace , que ’ tanti beni che la natura le ha prodigati . Senza stare a dire che una volta viaggiando il mondo col nome di toscani , parmigiani , modenesi , lombardi ed anche napoletani eravamo considerati come spazzatura e da ora in avanti con quello d ’ Italiani saremo riveriti e rispettati da tutti e per tutto : ci piace piuttosto rammentare alcuni de ’ molti vantaggi , che ogni classe di popolo si può ripromettere da questa nostra fortunata trasformazione . Ai tempi dei governi assoluti , le truppe italiane , oltre ad essere esclusivamente destinate a fare le parti degli aguzzini e peggio , non offrivano , pe ’ poveri in specie , veruna speranza di lusinghevoli promozioni ; ora invece il nostro esercito oltre a fare con ragione insuperbire chi ne porta la divisa , mantiene aperta una splendida carriera per i giovani , che privi di fortuna hanno voglia di vedere la via di Dio . Il commercio , le manifatture , la marineria , e segnatamente le industrie agricole , da cui tanti benefizi può sperare la nostra feracissima Italia , non potevano in alcuna guisa prosperare sotto la funesta dominazione dei nostri oppressori . Con tutti i balzelli doganali , che fra Stato e Stato , fra città e città costringevano a pagare più e più volte il dazio sugli oggetti che si mettevano in giro , non poteva mai il negoziante slanciarsi nelle grandiose imprese , né il ricco volgersi alle manifatture , né il possidente darsi cura di moltiplicare e migliorare i prodotti del suo paese . Le nostre navi non solcavano i mari con egual profitto di quelle di altre nazioni , perché le loro bandiere erano poco rispettate , e nulla e da nessuno temute . C ’ era ancora di peggio : le associazioni di qualunque genere elleno fossero , riuscivano pruni negli occhi de ’ principi che avevano presa a sfruttare l ’ Italia ; e al giorno d ’ oggi senza i capitali riuniti per il concorso di molti , non si fa più nulla che possa resistere alla concorrenza degli stranieri , e aver vita prosperosa , tanto per quelli che offrono il denaro , come per gli altri che debbono prestare la mano d ’ opera . Ora all ’ incontro pensate a quello che diverrà l ’ Italia , quando avrà preso piede in quella via in cui il nostro glorioso Re l ’ ha indirizzata . Con millequattrocento e più miglia di coste , le centinaia di affamati pescatori e barcaruoli , si convertiranno in migliaia e migliaia di arditi marinari , che traversando per tutti i lati l ’ Oceano , daranno sfogo a quel di più che avranno in casa , e vi porteranno quello di cui abbiamo bisogno . E ognuno è al caso d ’ intendere quali immensi vantaggi , direttamente od indirettamente dovranno derivarne per tutti gli Italiani . L ’ uomo d ’ industria e l ’ agricoltore siciliano , napoletano , romagnolo , toscano , parmigiano , modenese , lombardo e veneto , che invece di essere costretto a spacciare le produzioni dentro gli angusti confini d ’ un piccolo Stato , potrà metterle in commercio liberamente per quanto è lunga e larga l ’ Italia , si darà ogni cura per migliorarle e moltiplicarle , e così potrà aumentare le mercedi ed il numero degli operanti . L ’ uomo facoltoso accorgendosi che in una grande nazione è da melensi , l ’ appiattare tutto il proprio denaro nelle banche , od impiegarlo in sole scritture fruttifere , ne destinerà una parte ad imprese d ’ industria , e con ciò crescerà lavoro agli artigiani . Aspettate poi che gl ’ Italiani di tutte le provincie cominciano a conoscersi , intendersi e stimarsi reciprocamente , e che com ’ è ben naturale lo spirito di associazione incominci ad insinuarsi negli animi , e vedrete allora le più gigantesche lavorerie d ’ ogni specie effettuate ; e non rimanere a spasso altro che i veri impotenti , i bighelloni ed i malfattori . E se vogliamo essere sinceri bisogna convenire , che non c ’ è stato mai esempio , in questa povera Italia , che si pensi al popolo , come ci si pensa in questo momento . Governo , municipi e filantropi si occupano indefessamente di avvantaggiarne in ogni guisa la istruzione ; e con essa intendete bene che un tozzo di pane non può mancare . Dovunque le antiche opere di beneficenza intendonsi migliorare e delle nuove crearne . Per esempio in Napoli si è formata una società , per fabbricare delle case comode e sane per la povera gente e il nostro buon Re ne ha accettato il protettorato ed il Principe ereditario la presidenza . A Bologna si sta maturando un grandioso disegno per una gran fabbrica da servire per bagni , lavanderia e ginnastica , che se avrà effetto , come tutto lo fa sperare , riuscirà utile fisicamente , moralmente ed economicamente a tutte le classi di persone . Qui in Siena bocia bocia è riuscito finalmente di vedere in buone mani l ’ ospedale . Io vi potrei e vorrei citare molti altri fatti consimili ; ma al solito il padron Socini mi tira la giubba , perché vuole che lasci discorrere ancora gli altri collaboratori . E non ci fosse stato altro che quel miracolo della Esposizione Italiana , che fa rimanere attoniti tutti i visitatori , fino al punto da convertire non pochi codini ; non ci fosse stato altro dico , che la Esposizione Italiana , basterebbe da sola per far palpitare di giubbilo e di speranza , ogni cuore sensibile e devoto alle glorie nazionali . Lascerò che altri vi dica quanto mai bene dovremo ricavarne tutti d ’ accordo e che vi faccia capaci come la Toscanina de ’ lorenesi , non avrebbe potuto concepirne , e molto meno sopportarne la spesa , che si calcola potrà salire a due milioni di lire : io mi restringerò a farvi riflettere che anche in questa circostanza , si è cercato da ognuno di rammentarsi del popolo . Infatti il signor Vincenzo Cambi proponeva ai capi d ’ arte , di soccorrer con denari i propri sottoposti , perché potessero godere di quel magnifico ed istruttivo spettacolo ; l ’ amministrazione della via ferrata riduceva a metà il prezzo de ’ posti di trasporto per gli operai ; ed il Municipio deliberava d ’ inviarvi a proprie spese otto artigiani della nostra città . Non ci mangiamo dunque il grano in erba : lasciamo ai tristi il pensiero che la nostra Italia , ridotta a Stato libero , sia un terreno da sfruttare ; il popolano onesto deve scacciare con orrore il pensiero , che l ’ uomo sano e robusto abbia a vivere in panciolle senza lavoro . Chiunque accresce le difficoltà , che ci rimangono da superare , con querele sediziose , e con pretensioni sciocche ed avvilitive , è traditore della patria . È giusto che i ricchi e gli scienziati si diano ogni cura per migliorare le condizioni dei bisognosi , ma dall ’ altro canto è preciso dovere di questi di contribuire colla volontà di ben fare , a che l ’ opera degli amici del popolo , possa conseguire i suoi desiderati e possibili frutti . Gridiamo dunque tutti concordi e fiduciosi Viva Vittorio Emmanuele , Viva l ’ Italia unita , Viva il Governo Costituzionale .
DA 'PLAUSI E BOTTE' ( BOINE GIOVANNI , 1914 )
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Sbarbaro , Pianissimo , ed . Libreria della Voce , 1914 . Quand ' uno vuol dire disperazione disillusa , vuol dire angoscia , dolore , spirituale buio , dice : " pessimismo leopardiano " . Ora io sono arrivato , vivendo , a far dentro di me una tal quale distinzione tra la disperazione , la reale , la corporale angoscia senza più sogno ed il pessimismo parlato , teorico . Del resto è chiaro . Mi son detto : tra il divertimento spiritoso in cui mi titilla nervosa , francese , voltairiana la prosa di Schopenhauer , proprio dove mi dice le cose più amare e più ciniche , cose lucreziane - disperate da " Ecclesiaste " , tra la sua prosa e le sue idee c ' è un salto . Così in Leopardi l ' amaro e lo sconforto sono in tal modo fasciati , intenerati , pitturati di idillica bellezza che in sostanza li ingolli senza accorgetene ; ed è più facile che tu pianga melanconico e dolce che non tu stringa i pugni scuro e corrughi la fronte e le labbra . Cioè , in altri termini , il dolore è qui , nella più parte dei " Canti " un ' imagine , un ricordo più che una ferita aperta . Ora ognun sa che nel ricordo , nella fantasia anche i dolori son dolci . - Direbbe infine un hegeliano che la mediatezza della creazione artistica ha superato qui la immediatezza del dolore bruto . A voler dire le cose proprio come stanno , già lo si sa ch ' io sono un eretico , adde per altro che mica sempre è il realmente artistico che ti solleva e ti libera in Leopardi . Ma viceversa , sebbene spesso si parli della sua greca semplicità , gli è l ' artificio dell ' espressione e l ' antiquato - accademico del fraseggiare che ti raffredda difficile . Perdi il senso d ' un dolore vivo , della ferita sanguinante pel troppo riflesso del dire . Ci son poesie che ti tocca rimasticar due e tre volte prima di averne afferrato il senso letterale minuto : ed anche nella più fusa ed immediata " Il canto alla luna del pastore errante " c ' è per lo meno una strofe quella del vecchierel petrarchesco ch ' io toglierei di peso come inutilmente rettorica . Ma dico in conclusione che nella poesia del Leopardi , questo prepotente bisogno espressivo il quale cercando spesso la più sincera bellezza , inceppa talora , tanto è riflesso , nella letteratura , testimonia di un ' abbondante vitalità , di qualcosa come uno sgorgo di cicatrizzante linfa che è in contrasto coll ' essenziale dolore con l ' aridità disillusa la quale , netta e ragionativa , è affermata qua e là . Perciò il dolore e la disperazione sono nel pensiero del Leopardi preso in astratto , sono più in queste grigie pause di amari filosofemi verseggiati ( e in canti come quelli di Aspasia dove il fantasma quasi scompare e resta il crudo sillogizzare ) che non nel pensiero fatto poesia , divenuto imagine viva . Anche per questi " Canti " che paiono il pessimismo incarnato si direbbe che dove la poesia compare , scompare il dolore ; che il dolore è la china della morte e la poesia il risorgere alla vita ; che la poesia , e anche la leopardiana , è in certo modo sempre canto di gioia : di guarigione , di " risorgimento " , di vittoria sul dolore . Ora ecco qui una poesia , questa dello Sbarbaro , la quale ci appare il meno possibile canto di gioia e di vita , la quale non intoppa mai ricercando la bellezza , nel falso , nell ' abbondevole della rettorica . Poesia della plumbea disperazione , succinto velo , scarna espressione di un irrimediabile sconforto . Leopardi l ' ho ricordato perché leggendo lo Sbarbaro , non so che di Canti vien per echi in mente ; le cose meno lavorate , le " Ricordanze " per es . col loro endecasillabo sordo ed il loro sordo dolore . Questa sordità , questa funebre cenere , questo che di muto e di disadorno è passato dal Leopardi nello Sbarbaro . Ma , sotto , l ' anima è diversa : lo Sbarbaro non piange i sogni svaniti ; - lo svanire dei sogni , la fata morgana , il desiderio insoddisfatto , il farsi forte contro la realtà dura , il gemere per le tristezze di codesta realtà , ed infine il logicizzarla , l ' affermazione quasi filosofica che così è , che purtroppo dev ' esser così , sono i motivi della poesia leopardiana . Qui all ' incontro v ' è uno che dice immediatamente una sua interiore arida solitudine : un terribile buio e vuoto che sente intorno a sé , fra sé e gli altri ; un suo dolore fisso che l ' assorbe , che lo gela , che lo rattrappisce in sé ( occhi di serpe a incantarlo ) quasi come una malia . Qui v ' è uno che finisce , disperato , per compiacersi di questo suo destino ; quasi finisce per volerne l ' esasperazione come chi sepolto in prigione , sdegnoso della vita , batta , a finirla , il capo nel muro . Ora diresti che il canto del Leopardi sia più umanamente vasto , più universale . E qui certo non si logicizza , non si ricerca la ragione e il perché del dolore , né si affermano filosofemi : qui v ' è uno che dice pianamente : io soffro così , il mio dolore è questo . A guardare gli uomini che vivono " provo un disagio simile a chi vede - inseguire farfalle lungo l ' orlo - d ' un precipizio ... " . " Un cieco mi par d ' essere , seduto - sopra la sponda d ' un immenso fiume . - Scorrono sotto l ' acque vorticose " - " io cammino fra gli uomini guardando - curioso di lor ma come estraneo . - Ed alcuno non ho nelle cui mani - metter le mani con fiducia piena " . Una notte il poeta per le vuote vie sente d ' un tratto la sua aridità di macchina senz ' anima ; " A queste vie simmetriche deserte - a queste case mute sono simile - una macchina io stesso che obbedisce , - come il carro e la strada NECESSARIO " . E tutto ciò , sì , non ha riflesse pretese d ' universale , ma certo è ; è spesso vero e così terribilmente , che ciascuno di noi dentro di sé lo confessa vissuto . Ora quando nell ' anima s ' è , come avviene , disseccato il miele della vita , s ' è consumato chissà come , il glutine che ci amalgama alle cose ed agli uomini , allora rimane nel fondo buio , nell ' aridità della interiore solitudine l ' agra feccia del soffrire . Sei allora come una macerata bocca che non abbia gusto più che per l ' aceto ed il tossico . La realtà non è più che d ' aceto e di tossico e per contro alla cecità di coloro che cantano osanna e maciullano bestialmente contenti il loro tozzo di vita , tu stai febbricitante con ciò che soffre , tu infine t ' esalti eroico per la tua stessa morte , tu , come perduto , sei per la ribellione , per ciò che nella disperazione è nudo . E questi versi allora l ' intendi senza commento ; " Mi cresce dentro l ' ansia del morire - senza avere il godibile goduto - senza avere il soffribile sofferto . - La volontà mi prende di gettare - come un ingombro inutile il mio nome . - Con per compagna la Perdizione - a cuor leggero andarmene pel mondo " . Anche questa è di quelle poesie fuor della storia , fuor della tradizione , che a capirla basta il cuore e l ' aver vissuto . Non ci sono ragioni letterarie che la spieghino e nessuna " confessione di un figlio del secolo " me la può dedurre . Rolla imprecava a Voltaire che gli aveva tolta la fede , e De Musset credeva che Waterloo gli avesse strappato le ragioni d ' ogni entusiastica attività . Questi sono gli ironici giochetti della raison raisonnante la quale si para di cause e d ' effetti . Ma io penso , semmai , che ci sono delle cause le quali non mutano , e che ci sono atteggiamenti dell ' anima umana sui quali la storia non può . Sono colpito in questi frammenti dello Sbarbaro dalla secchezza , dalla immediata personalità , dalla scarna semplicità del suo dire : mi par d ' essere innanzi ad una di quelle poesie su cui i letterati non sanno né possono dissertare a lungo , ma di cui si ricordano gli uomini nella vita loro per i millenni .
La letteratura meridionalistica ( Carocci Giovanni , 1958 )
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Il lettore scuserà la disorganicità di queste brevi note . Non hanno alcuna pretesa di completezza : vogliono sollevare dei problemi , più che risolverli . Sono state scritte nella speranza che si possa aprire una discussione su alcuni temi che interessano tutto il movimento operaio . Manca una letteratura che rifletta la realtà viva del proletariato industriale . Per letteratura non intendo evidentemente la narrativa in senso stretto quanto piuttosto quella più ampia produzione scritta che va dall ' inchiesta al saggio , dal romanzo ambientato in una società industriale a qualsiasi altra espressione creativa che faccia centro sull ' umanità operaia , dalla raccolta sistematica di quanto il proletariato spontaneamente produce a quanto , spinto dalla cultura che ad esso è legata , può produrre sulla propria condizione . Una tale produzione si fa letteratura poiché « narra » la società , animando il tessuto sociale , cogliendolo in tutta la sua mobile complessità piuttosto che riprodurlo come una cosa senza vita , frutto di una visione meccanica dei rapporti sociali . Una letteratura . intesa in questo senso , si è sviluppata partendo dalle zone più arretrate della nostra società , dal proletariato e dal sottoproletariato contadino meridionale . Ma qui si è fermata , senza trovare in se stessa la forza di salire alla visione unitaria della società nazionale . Il motivo di questa intrinseca limitatezza va ricercato , a mio avviso , nella matrice ideologica della letteratura sociologica meridionalista . Sono appunto le sue origini che oggi ne ostacolano una ulteriore espansione ed anzi la spingono verso un processo involutivo . Ad essa comunque restano legati alcuni fondamentali momenti dello sviluppo culturale degli anni del dopoguerra . L ' aspetto più promettente del nostro panorama culturale , ossia la maturità del suo impegno sociale , è passato anche per l ' accostarsi di alcuni settori della cultura democratica ai problemi del mondo contadino meridionale . Questo incontro ha visto molti uomini di cultura di formazione democratica fare propri i problemi della miseria e dell ' arretratezza meridionale . In termini dialettici essi hanno dato una soluzione concreta ai rapporti tra una cultura consapevole della propria responsabilità sociale e la società in cui vive ed opera . Oggi le conclusioni raggiunte ci lasciano insoddisfatti ; nondimeno sono ricche di insegnamenti positivi che , lungi dall ' essere rifiutati , vanno invece studiati e fatti propri dal movimento operaio . I limiti « democratico - borghesi » Alla radice di tutti i limiti della letteratura sociologica meridionalista vi è una concezione democratico - borghese dei problemi sociali . L ' accostamento alle plebi meridionali nasce da un impulso morale ed in esso si esaurisce . La concezione rivoluzionaria della società è del tutto assente : ciò che offende , ciò che muove è l ' inconciliabilità tra una determinata condizione di arretratezza , terribile come una condanna , e lo Stato borghese modernamente inteso . Infine la ricerca delle cause di tanta arretratezza , e delle sue soluzioni , anziché nelle strutture del paese e nella lotta di classe , si esaurisce ( nei casi in cui di questa analisi si senta il bisogno e non ci si limiti ad una visione immobile , fatalista della miseria meridionale ) nell ' indicazione di forze implicite nel mondo meridionale ovvero di forze che agiscono soltanto nella sovrastruttura del paese . Una visione marxista della società parte dalla ricerca delle cause strutturali , delle radici economiche , storiche , politiche della situazione concreta , e cerca nella lotta di classe le forze di ogni trasformazione sociale . Appunto una visione marxista rintracciando nella struttura della società italiana e nella politica delle sue classi dirigenti i motivi di fondo dell ' arretratezza meridionale , e vedendo nella lotta di classe le forze per la sua rottura , avrebbe immesso la letteratura sociologica meridionalistica in un orizzonte più ampio , l ' avrebbe liberata da quanto ha oggi di chiuso , di limitato e talvolta di provinciale . L ' assenza di rigore Tutta la letteratura meridionalista ha un impronta sociologica , ma nel suo interno si è venuta formando una produzione sociologica vera e propria , una scuola addirittura . Deficienza palese di questa corrente , suo grave limite , è l ' assenza di rigore metodologico . , la mancanza di sufficiente spirito sistematico e critico , un modo improvvisato , talvolta ingenuo , di affrontare la realtà sociale . Ciò che le manca è lo a spirito scientifico A , ed alla radice di queste deficienze troviamo nuovamente la matrice ideologica democratico - borghese . Contenuto scientifico della produzione sociologica significa infatti aderenza alla struttura della vita sociale . Il problema del come darsi un maggior rigore non si risolve , come molti credono , assorbendo semplicemente le tecniche della sociologia tradizionale . La tecnica , la metodologia di per se stessa , non qualificano nulla . È lo spirito con cui ci si avvicina alla realtà , l ' angolo visuale da cui si parte . l ' ideologia insomma , che hanno una sostanza scientifica o meno . Una stessa tecnica . intesa nel più moderno dei modi . può condurre a risultati opposti , a sistemare un mondo fondato sulla ragione e sulla materia , come un altro metafisico ed irrazionale . Non si tratta però , si badi bene , di svalutare la metodologia di lavoro , si tratta invece di utilizzarla per ciò che essa realmente è : uno strumento nelle mani dello scienziato . Un fatto vivo nella cultura La letteratura sociologica meridionalista di questo dopoguerra nasce dall ' incontro tra la miseria del Sud ed alcuni settori della nostra cultura democratica i quali sentivano l ' urgenza di concretare il proprio impegno sociale . Ebbene l ' occasione ed i motivi di questo incontro hanno avuto grande importanza nello sviluppo della sociologia meridionalista . Ad essi si devono tutti i suoi tratti distintivi , quegli elementi che ne fanno una esperienza originale e culturalmente produttiva . Innanzitutto la produzione sociologica , questa poveretta tirata sempre in ballo e sempre ridotta da scienza a tecnica , da elemento vivo ad arida disquisizione su di una realtà sociale sterilizzata , nell ' incontro con questi intellettuali , ansiosi di impegnare le proprie energie , si nutre di una autentica problematica ideologica che ne amplia l ' Orizzonte e la trasforma in uno dei fatti più vivi della nostra cultura di questo dopoguerra . In secondo luogo proprio perché in essa molti intellettuali vedevano realizzato il proprio legame con la società , ha acquistato un carattere impegnato che le dà una impronta assolutamente originale . Lo studioso non si accosta alla realtà solo per interpretarla : la rappresentazione sottintende un fine politico , ossia la trasformazione delle società stesse . Vi è un altro aspetto della sociologia meridionalista che va sottolineato . L ' apporto della esperienza narrativa è stato rilevante ed ha lasciato evidenti tracce . Le vediamo principalmente in alcune tecniche che la sociologia meridionalista ha in parte acquistato , in parte raffinato sul modulo letterario : la biografia , l ' intervista , la descrizione ambientale etc. Ma ci sembra che il contributo della narrativa si condensi soprattutto in un particolare atteggiamento dinanzi alla realtà ; va visto cioè nella tendenza a a narrare » la società , a tradurla in immagine viva , in qualcosa di palpitante , a darle un volto ed una espressione morale . Il sociologo cioè , proprio perché non è più un tecnico ma un intellettuale , proprio perché non si propone di registrare la realtà ma di trasformarla , non è più agnostico ma porta nello studio tutta la propria carica ideologica e morale che tenta di trasferire ai gruppi sociali che influenza . Le suggestioni del mondo primitivo Le stesse origini ideologiche che hanno spinto determinati intellettuali verso la sociologia ( e introdotto un limite nel loro orizzonte ) , hanno contribuito ad orientarli verso il mondo contadino arretrato . Una formazione ideologica democratico - borghese , sensibile soprattutto alle lacune dello Stato borghese moderne , era evidentemente portata , nella nostra società , ad orientarsi verso il mondo arretrato dove la miseria è miseria , la fame è fame , l ' ignoranza e l ' abbandono si manifestano nelle loro forme più crude e sconcertanti . Qui i problemi sono più scoperti , le responsabilità più evidenti , non occorre scavare gli uni e le altre nelle pieghe di una società complessa e contraddittoria . Anche un altro motivo va messo in rilievo quando ci si chiede perché questi sociologhi improvvisati si sono diretti verso il mondo contadino : la origine letteraria di gran parte di essi . Nella società arretrata infatti , nei suoi uomini , si celavano delle suggestioni che li hanno sedotti con quanto di primordiale , di immediato , di intensamente tragico recavano in sé . In sostanza è l ' assenza di una visione marxista dei fatti sociali a far ritenere a molti intellettuali che nelle società arretrate vi sia una carica drammatica che le società evolute , quelle di tipo industriale , non hanno . Questa carica drammatica , dicono molti , deriva dalla elementarietà dei problemi , dalla loro asprezza , dal fatto che l ' uomo non è ancora stato plasmato da più complessi rapporti sociali , dal costante rapporto con i fatti della natura . Questa convinzione che vi sia nel mondo contadino arretrato una carica drammatica la quale invece manca nella società industriale , è profondamente radicata tra molti intellettuali . Direttamente o per via indiretta essa alimenta una concezione piccolo borghese , anonima e noiosa del mondo operaio . Le forme dei contrasti sociali In realtà ci troviamo di fronte ad una visione borghese dei fatti sociali . La vita di una società infatti , quanto vi è in essa di drammatico , di tragico talvolta , scaturisce dalla struttura produttiva e dai contrasti sociali che partono dai rapporti con la produzione . I contrasti sono l ' anima , la forza motrice della società , avvengano sul terreno dei rapporti di produzione o su quello del potere politico , nella struttura o nella sovrastruttura o nell ' una e l ' altra in diverse combinazioni . Questo è il nucleo drammatico che colpisce e stimola lo spirito creativo nel suo studio della società ; è da questi contrasti , talora sopiti ma tuttavia presenti ed operanti , talora laceranti , è da questi contrasti connaturati alla vita sociale che scaturisce quanto di drammatico , di tragico , vi è nel destino dell ' uomo . La società , la vita sociale , è sempre un fatto drammatico , si manifesti questa tensione nell ' esasperazione della fame , dell ' ignoranza , dell ' abbandono o si trasferisca invece , nelle società più evolute , ad un livello che corrisponde non più , per così dire . alle esigenze fisiologiche bensì a quelle sociali . Nei paesi arretrati i contrasti sono radicali e si manifestano nelle strutture . In queste aree il permanere di determinate condizioni strutturali , dovute ai rapporti di classe esistenti , garantisce ai gruppi dominanti la permanente inferiorità delle classi subordinate ed il perpetuarsi dei propri privilegi . La lotta di classe , che costituisce il motore del progresso civile , avviene al livello delle strutture ed in termini rivoluzionari . Solo il rovesciamento dei rapporti di produzione esistenti consente lo sviluppo economico ed il progresso civile di quei paesi . Massima è dunque , proprio nella struttura , la tensione rivoluzionaria „ anche se talora ciò non appare chiaramente perché ancora assenti le forze capaci di darle contenuto politico e veste ideologica . Via via che le società si evolvono i contrasti , così appariscenti nei paesi arretrati . vanno a celarsi sin nelle pieghe più nascoste . La loro caratteristica è di non operare più prevalentemente al livello delle strutture economiche e dei rapporti di produzione . ma di trasferirsi anche al livello delle sovrastrutture . In alcuni paesi può addirittura apparire che i contrasti si siano prevalentemente trasferiti su questo terreno . Tutto ciò corrisponde , si diceva , ai diversi gradi di sviluppo della società civile . Ebbene , proprio perché l ' individuo è frutto della società , anche le sue necessità vitali variano a seconda dell ' ambiente che lo ha condizionato . In una società più evoluta l ' individuo dispiega la propria vita su di un arco assai più ampio : magari , più complesse , ma tuttavia sempre vitali sono le sue esigenze . Il suo contrasto con la società ( come quello del suo gruppo e della sua classe ) non avviene più soltanto o prevalentemente sul terreno delle esigenze elementari di vita ma su quello più composito in cui si fondono necessità materiali , sociali e spirituali . La condizione operaia in Italia Chi nega un reale contenuto drammatico alle società evolute compie generalmente un secondo errore quando paragona la condizione operaia in Italia con quella degli altri paesi occidentali . È questo un errore assai frequente e mi sembra il frutto , di una visione falsa della struttura economica su cui si sviluppa e vive la società operaia , dall ' altra di un errore di metodo per cui si considera un ambiente sociale separandolo dal contesto generale da cui , lo si voglia o no , è condizionato . In realtà il settore industriale è contraddistinto da profondi squilibri che si ripercuotono e improntano di sé il tessuto sociale che esso nutre . Frutto di una politica di classe contraria agli interessi collettivi , questi squilibri tendono ad aggravarsi e riproducono all ' interno del settore industriale una situazione in cui si intrecciano aree depresse ed aree sviluppate . Ma sulla condizione operaia grava anche , sia sotto il profilo economico sia sotto quello politico e sociale , il peso negativo della persistente arretratezza di larga parte del paese . Ecco allora che la classe operaia italiana si trova in una condizione particolare . Gli squilibri strutturali esistenti nel paese e quelli presenti nella stessa area industriale , le danno dei compiti ed una vocazione rivoluzionaria del tutto originali rispetto a quelli impliciti negli altri paesi occidentali . Non esistono paralleli sociali scientificamente validi quando milioni di disoccupati e di sottoccupati gravano sul mercato del lavoro , quando lo sviluppo industriale , e più generalmente produttivo , si compie sotto la spinta e sotto la direzione dei gruppi monopolistici aggravando gli squilibri esistenti , quando le discriminazioni sono il solo , il vero sistema che regola i rapporti tra lavoratore e datore di lavoro , quando nelle fabbriche regna la sopraffazione ed i lavoratori vengono quotidianamente umiliati , quando gli operai non possiedono né validi organismi sindacali né una legislazione del lavoro che li tuteli in modo adeguato . Inesistenza di una « letteratura operaia » Il settore più avanzato della cultura democratico - borghese si è avvicinato alla società che le era più vicina ed ha saputo penetrarla ed esprimerla . Oggi , pur con tutte le riserve che abbiamo avanzato , possediamo un ' immagine viva del mondo arretrato meridionale . Manca invece del tutto , in questo dopoguerra , una letteratura , e soprattutto una sociologia capaci di interpretare la realtà sociale dal punto di vista marxista . Manca in primo luogo un ' immagine viva , attuale , del proletariato industriale visto non solo nella sua struttura ma anche nella sua tensione morale . Alla relativa forza politica del movimento operaio , e soprattutto alla sua profonda penetrazione nel tessuto sociale del paese , non corrisponde , sul piano culturale , una interpretazione altrettanto ricca di quella che è la struttura della società nazionale . Lo stesso termine « classe operaia » nasconde una realtà vivente ma senza volto , una realtà con la quale si è perduto un contatto diretto e che ci resta distorta , mummificata spesso , per essere divenuta un mito anziché l ' oggetto di meditazione e di studio . In sostanza la cultura legata alle istanze di classe ha dimostrato di intendere in modo meccanico il proprio legame col movimento operaio e con la società nazionale , ed ha finito per trovarsi a rimorchio delle esperienze concrete che i partiti e le organizzazioni di classe conducono quotidianamente nel paese I motivi di fondo I motivi di fondo della debolezza della cultura marxista vanno ricercati non solo nella sua formazione ma anche nelle prospettive politiche della lotta del movimento operaio e della funzione che , in questa lotta , esso ha assegnato alla cultura . Per quanto concerne la formazione della cultura marxista va rilevata l ' origine idealista di molti intellettuali ed il peso della tradizione accademica . Entrambi questi elementi costituivano una forte remora ad una visione spregiudicata e diretta della società . Al contrario tutto spingeva alla disquisizione astratta , all ' ideologismo , allo studio pedantesco e filologico dei sacri testi piuttosto che all ' esame diretto della realtà in cui si muove il movimento operaio . Nella stessa direzione premeva la subordinazione del movimento operaio italiano alla strategia del blocco socialista e la prospettiva della presa violenta del potere in occasione di una crisi di carattere internazionale . Accettata la prospettiva della rottura violenta , e preso lo Stato sovietico come modello di edificazione socialista , il solo problema che si pone è quello della conquista rivoluzionaria dello Stato sotto la guida del partito operaio . Tutto diviene strumentale , anche la cultura la cui funzione non è più di studiare la realtà ma di servire da bandiera . Non ponendosi il problema della conquista progressiva di un maggior potere nelle strutture dello Stato borghese , non esiste né un problema di partecipazione e di educazione delle masse , né il problema dello studio della situazione concreta in cui il movimento operaio opera . al fine di indicargli come trasformare la realtà . Il rapporto tra il partito e le masse popolari si svolge a senso unico , dall ' alto verso il basso ; proprio come si svolge il rapporto tra il partito e la cultura vicina al movimento operaio . Il travaglio del movimento operaio iniziato col XX Congresso ha messo in nuova luce tendenze già operanti , ed ha dato tutt ' altra prospettiva di lotta ai partiti ed alle organizzazioni di classe . Via pacifica al socialismo , pur in una situazione strutturale che si presenta rivoluzionaria , significa appunto conquista progressiva di un maggior potere nell ' ambito di una società che è borghese . Postulato di questa lotta è la partecipazione delle masse , la loro costante mobilitazione , in direzione dei temi di struttura , la loro continua educazione alla gestione delle aree di potere che progressivamente conquistano . Ciò significa prospettiva della conquista popolare dello stato borghese dal suo interno e nello stesso tempo educazione all ' esercizio concreto della democrazia diretta . Il rapporto col paese e con le masse popolari diviene adesso reciproco : l ' adesione continua alla realtà del paese ed alla spinta delle masse , e nello stesso tempo il loro orientamento verso i temi di fondo capaci di creare un ' alternativa rivoluzionaria al potere borghese , sono due aspetti inscindibili di una stessa politica . È in questo quadro che la cultura marxista deve sapere sviluppare un rapporto funzionale , veramente politico , col movimento operaio . Suo compito , suo compito politico è saper analizzare la realtà vivente in cui opera il movimento di classe . Se è vero che l ' attuale prospettiva politica richiede una costante adesione alla realtà del paese , allora la funzione della cultura marxista è divenuta fondamentale ed insostituibile . Non comprendere il significato politico della autonomia della ricerca , riproporre in termini meccanici e subordinati il rapporto tra la cultura marxista ed il movimento operaio , significa oggi divenire dei conservatori , ostacolare la lotta per lo Stato socialista .