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Le strade del Selvaggio non portano a Roma . La prima sede del Selvaggio fu , nel 1924 , in via dell ' Arringo . Via dell ' Arringo , in Colle di Val d ' Elsa , non si chiama , da varie diecine d ' anni , più così , per lo stolto vezzo inaugurato dalle amministrazioni comunali dell ' epoca liberale , di mutare i nomi più proprii , i nomi più significativi e più giustificati con altri che non hanno nulla a che fare con le vecchie strade , e che dovrebbero essere attribuiti soltanto alle nuove . Si pensi che a Livorno Via della Tazza , famosa pei suoi postriboli , si chiama ora Via Piave : questo è veramente agire a vanvera . È evidente che il Piave è un simbolo nato con gli ultimi grandi avvenimenti , e che non ha relazione alcuna con la storia di Via della Tazza . Soltanto una strada nuova , che raccolga generazioni e costumi nuovi , può portare quel nome . E su questo non è qui il caso , per ora , di discutere . Il fatto è che in Via dell ' Arringo , una delle più belle e più singolari del mondo , nonché delle più ripide , nacque il Selvaggio ; e quello fu buon arringo davvero , dal quale la voce fu intesa fin nei più lontani angoli d ' Italia . Poi si passò in Piazza Arnolfo ; perché Arnolfo di Cambio , molti non lo sanno , ma è colligiano , e fu un costruttore sul serio , che adoprò le pietre e non il cemento , e sempre disprezzò profondamente l ' architettura razionale . sicché quel nome non fu senza influsso su di noi ; capimmo infatti che non basta arringare , ma occorre costruire ; e che dopo avere adoperata la voce , bisogna adoperare le pietre , e metterle una sull ' altra . Le pietre son testimoni dei tempi . Non c ' è vera gloria , se non documentata dalla pietra . Poi si passò a Firenze , in Via della Pergola , la quale ci suggerì d ' accentuare il nostro carattere rurale di difendere , senza dottrinarismi , la bellezza della vita campestre e la saggezza dei paesani ; contro la sfacciata invadenza dell ' americanismo e la « standardizzazione » dei costumi : costì nacquero le prime cronache di Strapaese , che si ampliarono quando il Selvaggio , nel 1927 , si trasportò , sempre a Firenze , in Via dei Servi . Ecco un nome che farà storcere la bocca a qualcuno ! Bisogna intendersi : servi , sicuro , servi ma dell ' idea ; la frase è un po ' abusata , ma la sua sostanza è sempre buona , perché , parliamoci chiaro , a che vale agitarsi , polemizzare , battagliare , prender posizione , se non si ha una convinzione precisa , una base sicura , una fede insomma ? Ci dev ' essere un presupposto , un sottinteso , un punto fermo , benedetto Iddio , altrimenti dove si andrebbe a finire ? Con che diritto potremmo alzare la voce , esercitare la critica , metter bocca nelle pubbliche faccende ? Signori , senza quel punto fermo , senza un ' idea cui fedelmente servire , noi ci vergogneremmo di sporcare della carta e di far gemere i torchi ; quindi anche Via dei Servi ci voleva , e in tal senso fummo severi e lo siamo tuttora e lo saremo sempre di più , anche se , dopo quella , abbiamo scelto altre strade . Nel 1928 Strapaese si collocò sempre in Firenze in Via dell ' Oche . Sebbene facile , l ' ironia sarebbe , anche in questo caso , o Signori , fuori posto . Via dell ' Oche è una delle più vecchie vie di Firenze , a due passi dal Duomo e a quattro dal Battistero . Accanto c ' è Piazza delle Pallottole nome bellicoso , che non permette gli scherzi ; c ' è Via dello Scheletro nome pauroso e ammonitore ; c ' è Via della Morte . Aria nera . Gli scherzi possono finire a coltellate . Se oche ci sono state in Via dell ' Oche , e se quelle oche siamo stati noi del Selvaggio , la razza è di quelle capitoline : razza intelligente , sveglia , e soprattutto senza peli sulla lingua . Dunque sia rispettata , con Via dell ' Arringo , con Piazza Arnolfo , con Via della Pergola e con Via dei Servi , anche Via dell ' Oche . Passò il 1928 , passò ; e l ' ingrata Firenze lasciò che il Selvaggio l ' abbandonasse . Il marchese Ridolfi non sentiva pel nostro giornalino né caldo né freddo ; così tornammo in quel di Siena , anzi nel cuore di Siena piantammo le tende , e l ' antica gloriosa Stamperia dell ' Ancora , dove sono i più bei caratteri tipografici che abbiamo incontrato , lavorò per noi due anni , mobilitando i suoi neri Aldini , liberando dalla polvere i suoi stupendi e classici Bodoni , i robusti Egiziani , i Neretti quarantotteschi , il Ronde 1830 chiaro , delicato , dalle perfette volute , di cui il grosso Mondadori non capirà mai la grazia ; le vecchie vignette in legno , i puttini , i fregi , i « cul de lampe » , i cui anonimi autori valgono mille Cisari e Disertori e De Carolis messi assieme . Ma la strada si chiamava , e si chiama tuttora , essendo Siena gelosa delle sue vecchie e care cose , Via delle Terme . Negate l ' influsso dei nomi : a poco a poco , l ' ozio s ' impadronì di noi , e ci cullammo in una specie di beatitudine inerte , saltando numeri a piè pari , e indugiando a pubblicare quei pochi , che faticosamente riuscivamo a mettere assieme . Chi s ' attarda nelle Terme , si snerva e si assopisce : l ' aria mistica di Siena c ' induceva alla rinunzia e all ' apatia ; felici di fare un po ' di maldicenza al Greco , e qualche scorpacciata da Tullio andate da Tullio , o turisti , se volete mangiar bene sentivamo nascere in noi il tristo , avvelenato fior dell ' indifferenza ; e doveva esser l ' aria delle montagne a svegliarci . Sicché abbiamo portato le tende in Torino e scelta per la nostra sede Via Pietro Micca , nome guerriero in un ' aria guerriera ; nome augurale , che ci fa tenere asciutte le polveri e pronta la miccia . Bellissimo nome , che non contrasta coi precedenti , anzi li riassume , e addita la conclusione . La quale consisterà in questo , che i residui del meschino politicantismo d ' un tempo , e con loro tutti gli ipocriti , i parassiti e i profittatori salteranno per aria . Còmpito comune delle nostre generazioni , ad assolvere il quale c ' è posto per tutti , e in tutte le vie , strade , piazze , borghi , sobborghi e città d ' Italia . Si è usato troppo dire che tutte le strade conducono a Roma ; bisogna cominciare a persuadersi piuttosto che da Roma c ' è una sola strada che porta in tutto il mondo l ' idea d ' una civiltà degna della storia e dell ' avvenire . Si lavora perché questa strada si apra anzitutto nelle coscienze degli italiani ; e non c ' è da vergognarsi se si fa quel che si può ; l ' importante è che la partecipazione sia volontaria , continua , fervida , sincera . Noi del Selvaggio non si sarebbe sinceri se non ci si mostrasse quelli che siamo , coi nostri impeti e con le nostre impazienze . Siamo nati in campagna ! Abbiamo bazzicato per le osterie ! Abbiamo amici fra i barrocciai , fra i vetrai , fra i contadini , fra gli artigiani ! Abbiamo imparato a parlar chiaro , con modi bruschi e a tirar frizzi piuttosto che a modular complimenti ! Che difetti ! E perfino vantarsene ! Con quante vie abbiamo cambiate , siamo rimasti sempre gli stessi . Si finisse a Piccadilly , ed alla Fifth Avenue , sempre ragioneremo e discorreremo alla maniera antica italiana . Se la civiltà dei nostri tempi è , come dicono una civiltà meccanica , ovvero macchinistica , non saremo così sciocchi da farci schiacciare o rimbecillire dalle macchine .
«MINERVA OSCURA» ( GARGÀNO GIUSEPPE_SAVERIO , 1900 )
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I Poiché G . Pascoli ce ne dà la speranza , « Il Marzocco » potrà mantenere ai suoi lettori un ' antica promessa , e offrirà loro una serie di studi su Dante . Il poeta del Vischio ha tutto rivolto ora il suo meraviglioso acume all ' esame della Divina Commedia e giunge a conclusioni nuove ed inaspettate , tali che nessuna persona colta deve ignorare in Italia . Forse egli stesso acconsentirà di compendiare per noi quello che di più sostanziale si verrà derivando dalla sua indagine amorosa , e sarà questo il dono migliore che ai nostri intelligenti lettori noi potremo fare . Intanto però ci è sembrato necessario di richiamare all ' attenzione di tutti , un libro che egli ha già pubblicato da 2 anni , Minerva Oscura , in cui esamina tutta la costruzione morale del divino poema . È un libro poco divulgato fuori della cerchia degli studiosi , ma che pure deve essere letto da chi voglia seguire con animo attento l ' indagine nuova del nostro illustre collaboratore ed amico . Io mi propongo di farne un ' esposizione più chiara che per me si potrà , avvertendo che sarò costretto , per ragioni di spazio , a tacere le prove di molte affermazioni ivi contenute , che i lettori faran bene a ricercare nel libro . Dante , ha osservato il Pascoli , ha confessato di voler essere oscuro e di volere ora esercitare l ' acume , ora mettere a prova la dottrina dei suoi lettori ; e di questa sua intenzione assai spesso li avverte . Ora quando egli dà quegli ammonimenti è in certo qual modo un Dante diverso da quello che prima segue Virgilio e poi Beatrice : non è più un Dante attore , ma un Dante autore che ci parla . « Ora io credo dice il Pascoli che a noi convenga , per intendere il poema , seguire appunto l ' attore , il Dante che figura come ammaestrato e guidato e illuminato continuamente a mano a mano , prima da Virgilio , poi da Beatrice , e qua e là impara da tutti e da tutto ; e finge , per mostrare agli altri come possano condurvisi , di essere tratto esso di servo ... a libertate ' . Da questa parte di Dante io penso che come è naturale che derivi non piccola oscurità , perché l ' autore , fingendo che l ' attore sia ammaestrato nella verità via via , non può dire la verità qual ' è , d ' un tratto ; così è sperabile che a noi venga la luce , se non presumeremo di precedere Dante stesso e di veder più di quello che egli stesso dice di aver veduto » ( MO , IV , 13-14 ) . Vinti dunque i primi dubbi che spesso l ' hanno arrestato nella prima parte del suo cammino , ecco Dante alle porte di Dite , ove Virgilio gli dichiara la costruzione dell ' Inferno . L ' esposizione che fa il maestro non è tra le più chiare , primieramente perché Virgilio , sia che simboleggi la Ragione o la Filosofia , chiara non la poteva fare , ed in secondo luogo , perché essendo egli il maestro vuole che il discepolo lavori anch ' egli a comprendere . Ma ad ogni modo dall ' esposizione di Virgilio questo risulta chiaro , che delle tre disposizioni che il ciel non vuole , una , l ' Incontinenza , è punita fuori della città roggia , e le altre due Malizia e la matta Bestialità , dentro ; e che queste due equivalgono ad una triplice malizia di cui ingiuria è il fine : violenza cioè , frode in colui che si fida , e frode in quello che fidanza non imborsa . Dei peccati d ' incontinenza , lussuria , gola ed avarizia , Dante conosceva già il nome , come sa anche il nome dei peccati puniti nella palude pingue dove sono l ' anime di color cui vinse ira e di quelli che portaron dentro « accidioso fummo » 8Inf . , VII , 123 ) . Quindi anche dell ' ira e dell ' accidia Dante sa il nome . Dei sette peccati capitali , due dunque , l ' Invidia e la Superbia non sembrano puniti nell ' Inferno danTesco , e la ricerca del Pascoli è tutta rivolta a scoprire dove essi siano puniti dentro la città di Dite . Ma intanto ricordando l ' altra lezione che Virgilio fa a Dante nel Purgatorio ( canto XVII ) subito egli nota una corrispondenza che è fra loro . Nell ' Inferno Virgilio ha ragionato dei tre cerchietti , che avevano ancora da visitare , nel Purgatorio invece tace dei tre cerchi superiori e parla dei quattro che hanno già visitato , tace cioè dell ' avarizia , della gola e della lussuria , e parla invece della superbia , dell ' invidia , dell ' ira e dell ' accidia . Non è senza importanza questo silenzio : egli tace perché la natura di quei tre peccati l ' ha già dichiarata al suo discepolo precedentemente . Così che , applicando questa correlazione ai peccati nell ' Inferno , dobbiamo conchiudere che i peccatori dei tre cerchietti « rei di malizia di cui ingiuria è il fine , secondo che l ' ingiuria è con forza o con frode o con tradimento , erano appunto irosi , invidi e superbi » ( MO , VIII , 25 ) . Nel Purgatorio noi sappiamo anche quale è la causa donde discendono tutti i peccati : l ' amore ; e sappiamo come essi sono ordinati , non come sono in S . Tommaso , ma come sono invece in S . Bonaventura , in Ugo di S . Vittore e in S . Gregorio . Ma nell ' Inferno sono essi ordinati così , e quale ne è la ragione e la natura ? Di tre , quelli derivanti da incontinenza si sa ; ma degli altri quattro ? E qui si comincia l ' esame di questi quattro peccati oscuri , e primieramente dell ' ultimo , quello del nono cerchio ove è l ' imperator del doloroso regno . Il peccato del primo Angelo è stato senza dubbio la superbia , che è secondo S . Agostino appetito di perversa eccellenza , amore di primazia . Lucifero è dunque principio del male , come la superbia è inizio di ogni peccato . E che così sia veramente è confermato dal Dottore d ' Aquino , il quale dopo aver insegnato « che in ogni peccato è un volgersi verso un commutevole bene e un ritorcersi dal bene immutabile che è Dio , affermava che nella superbia un torcesi da Dio non proveniva da ignoranza o debolezza o desiderio di alcuna cosa , come negli altri peccati , ma da ciò quod non vult Deo et eius regulae subiici . In questo modo ogni peccato comincia con la superbia , ossia col disprezzo di quella tal legge di Dio , che proibisce quel tal atto » ( MO , X , 29 ) . Ma se in ogni peccato è superbia , vi è pure una superbia di per sé . Quella del primo Angelo si manifestò con alzar le ciglia contro Dio , quella degli uomini col non volersi sottoporre a lui ed alle sue leggi . Per Lucifero la legge era di riconoscer da Dio la sua creazione e aspettar lume , per l ' uomo fu tempo che si riduceva al solo divieto del pomo . Trasgredito questo divieto e commesso il primo peccato che fu di superbia , perché il tentatore disse ad Eva che essi sarebbero come Iddii , si moltiplicarono per gli uomini i divieti , divieti che furono da Dio rivelati a Mosè nelle due tavole che gli diede sul Sinai : così che fu peccato poi la violazione di ognuno di questi comandamenti di Giustizia . Importante è quindi esaminare come si possono dividere questi precetti . È chiaro che quei della prima tavola riguardano le relazioni dell ' uomo con Dio , e quelli della seconda che cominciano « Onora il padre tuo e la madre tua » riguardano la relazione degli uomini fra loro , ma pure il I della seconda tavola ha una certa affinità con quelli che riguardano Iddio , perché i genitori sono particolarmente principio del nostro essere come Dio ne è il principio universale . Quindi tre sono le divisioni che si possono fare di tutti i dieci comandamenti : i primi tre riguardano la religio che è verso Dio ; il quarto la pietas che è verso i genitori e gli ultimi sei la justitia communiter dicta , che è tra eguali . È naturale che di tutti questi precetti quelli che si possono più facilmente osservare sono quelli che si violano con maggiore ingiustizia , e quindi più severa punizione merita la trasgressione di quello di Religione e Pietà , anzi che quella di giustizia comunemente intesa . « E io osserva il Pascoli pensai al lago del centro terrestre che aggela per il ventilare delle sei ali del primo superbo . Facilmente s ' intende come notassi subito che era diviso in quattro circuizioni , e come ricordassi i quattro precetti di Religione e di Pietà , cui violare credevo essere superbia » ( MO , XII , 34 ) . Nella Caina ( traditori dei consanguinei ) adunque , sarebbero puniti i violatori del quarto comandamento che quantunque suoni : onora il padre tuo e la madre tua , implica anche i consanguinei ; nella Antenora ( traditori della patria ) i violatori del terzo : Ricordati di santificare il giorno di Sabato . E qui si richiede una breve spiegazione . Secondo S . Tommaso , observatio sabbati est signum generalis beneficii scilicet productionis universae creaturae ( Summa Th . 2a e 2ae CXXII ) . « Festeggiare dunque il giorno del Riposo di Dio , è quanto riconoscere che Dio fece caelum et terram , la qual Terra è la patria nostra presente , e il Cielo la patria futura » ( MO , XII , 35 ) . Quindi il peccato di Bocca si può esprimere con queste parole : " Violò il Sabato del Signore " . Nella Tolomea ( traditori dei commensali ) sono puniti i violatori del secondo precetto : Non prendere in vano il nome del Signore Dio tuo , col quale si proibisce lo spergiuro che pertiene a irreligiosità ; e spergiura in massimo grado chi viola la santità della mensa ; e finalmente nella Giudecca , come di leggieri si può concludere sono puniti i violatori del primo precetto : " Non avrai altri dii innanzi a me " . Ma giunto a questo punto il Pascoli ha il dubbio che Dante più che questa distinzione ne possa avere avuta in mente una più semplice suggeritagli da uno scrittore che in questo luogo aveva presente , da Cicerone , il quale disse di Romolo uccisor del fratello : Omisit pietatem et bumanitatem ( De off .. III 109 , il che potrebbe condurre a questa affermazione più semplice , che superbia sia violare la Pietà quale è in Cicerone e altro peccato sia violare l ' umanità sola . Queste induzioni non bastano però al critico dotto : egli vuole approfondir maggiormente il suo argomento . La superbia viola i precetti di giustizia , cioè i primi quattro comandamenti . Vediamo adunque che cosa è la giustizia . Secondo S . Tommaso è perpetua et constans voluntas ius suum unicuique tribuendi , è atto di essa reddere unicuique quod suum est ( Summa Th . 2a e 2ae LVIII ) . Atto dell ' ingiustizia dunque sarà altrui in ferre iniuriam , quindi in Dante malizia è precisamente quello che Cicerone intende per ingiustizia , Cum ... duobus modis , id est , aut vi aut fraude , fiat iniuria , dice l ' Arpinate nel De Officiis ( I,13 , 41 ) , e più oltre : fundamentum iustitiae est fides ( De off . I , 7 , 23 ) ; e questi due luoghi ricordano assai chiaramente ciò che dice Virgilio a Dante nel canto XI dell ' Inferno , quando parla della violenza e della frode . I fraudolenti , dunque , sono rei contro la giustizia comunemente detta , mentre da chi tradisce è offesa la Religione e la Pietà . « E così mi pareva considerando i peccatori del nono cerchio e i loro peccati , poi che di quelli che sono nelle tre bocche di Lucifero , Giuda aveva tradito direttamente Cristo , e Bruto e Cassio la Monarchia , che dipende direttamente da Dio ( Mon . III , 15 ) : avevano tradito , non tanto , come dissi , per il mezzo fraudolento posto in opera dall ' uno e dagli altri , quanto per la persona , perché Dio era il loro benefattore , o immediatamente , come Cristo , o mediatamente , come Cesare ; e perciò Dio e Cesare avevano particolar motivo di fidarsi di loro , sì che Cristo esclamava : " Con un bacio ! " e Cesare " Anche tu , figlio ? " . Gli altri peccatori della Giudecca e della Tolomea avevano pur tradito Dio , nelle persone che per il benefizio più avevano di Dio e in quelle che per Dio erano state accolte alla mensa ospitale , e gli uni e gli altri avevano perciò fede intera nel beneficato e nell ' ospite . E anche quelli dell ' Antenora avevano offeso direttamente Dio , il che , più che per altro , intendevo per la differenza tra Bocca , traditore di parte guelfa o della patria , e Camicion de ' Pazzi , uccisore di un suo congiunto . Poi che questi non rifugge di dire il suo nome , perché non crede il suo peccato gravissimo tra tutti , anzi aspetta un altro suo congiunto , che per la colpa di aver tradito la patria , faccia parer meno grave la sua d ' aver tradito un parente . In fatti , essendo la superbia appetito di perversa eccellenza , tale appetito non si può mostrare che da chi vuoi essere superiore al Sommo , cioè a Dio . Ora questo appetito si punisce in Inferno anche col desiderio del contrario , come chiaramente a Dante , che aveva domandato se volesse fama , risponde Bocca : " del contrario ho io brama " e come chiaramente dimostrano gli altri peccatori della Ghiaccia » ( MO , XIII , 38-39 ) . Ma v ' è qualche cosa ancora da osservare . Che nella Ghiaccia sia punita la superbia che si nasconde sotto il nome di tradimento o di frode in chi si fida , è provato da questo passo di S . Agostino . « È bene avere in alto il cuore ; non tuttavia verso di sé , che è della superbia ; ma verso il Signore che è dell ' obbedienza , che non può essere se non degli umili . Vi è dunque mirabilmente nell ' umiltà qualche cosa che solleva in alto il cuore , e qualche cosa nell ' elevazione che porta il cuore a basso . Or pare un assurdo che l ' elevazione sia per in giù e l ' umiltà in su » ( Civ . D . XIV 13 , in MO , XIV , 40 ) . E i peccatori della Ghiaccia tengono il viso basso oltre che sono nell ' imo , e l ' anima che trade ruinò in quella cisterna , e questo cader dell ' anima significa che il suo tradere è un superbire e che ipsum extolli iam deiici est . Queste sono le conclusioni del Pascoli intorno al peccato di superbia . Nel prossimo numero daremo conto ai nostri lettori di quello che egli dice intorno all ' invidia . II Che il peccato di superbia richiami subito alla mente quello d ' invidia è dichiarato da S . Agostino , il quale dice che l ' una partorisce l ' altra , ed è provato dall ' ordine stesso in cui sono disposti i peccati , perché l ' invidia viene subito dopo la superbia . Lucifero adunque fu superbo e perciò anche invido , e la lupa è stata appunto dall ' invidia prima , cioè dall ' invidia del primo superbo , dipartita dall ' inferno . Adunque i due peccati sono affini , ed hanno fra loro questa differenza , che l ' una è contro Dio , l ' altra contro gli uomini . Lucifero ebbe invidia di Adamo e lo indusse nel peccato di superbia a cui seguì quello d ' invidia , al peccato di Adamo , cioè , quello di Caino . Così che Caino è da Dante rappresentato come superbo nella Ghiaccia e come invido nel Purgatorio . « Anciderammi qualunque m ' apprende » ( Purg . XIV , 133 ) grida una voce nel secondo balzo , e se nell ' Inferno il fratricida è superbo , ciò dipende dal fatto che quantunque il suo peccato sia contro il prossimo , fu pure contro Dio , perché tutto il prossimo per lui si riduceva al solo fratello . Così al Pascoli par ragionevole di supporre che in Malebolge , nel cui mezzo vaneggia il pozzo della superbia , sia punita l ' invidia , ossia frode in chi fidanza non imborsa ; ed a confortarlo in questa opinione lo soccorre il luogo del Purgatorio , in cui l ' amore o carità è considerata contraria all ' invidia : Questo cinghio sferza La colpa dell ' invidia , e però sono Tratte da amor le corde della ferza ( Purg . XIII , 37-39 ) . Dimostra quindi il nostro amico illustre come le operazioni dei fraudolenti siano pure degli invidi : i seduttori e gli adulatori , infatti , nel far male al prossimo usarono le stesse arti del serpente tentatore , che fu , giova ripeterlo , invido ; i simoniaci hanno attristato il mondo « calcando i buoni e sollevando i pravi » ( Inf . XIX , 105 ) , facendo cioè quello che fa l ' invido , il quale « nessun male crede poter fare più grande al buono e al valente , che esaltare sopra lui il malvagio e l ' inetto » ( MO , XVI , 45 ) ; gli indovini non vedono innanzi più di quel che vide Satana quando disse ai primi parenti : sarete come Iddii ; e come Satana che si mutò in serpente fecero i falsificatori di sé stessi ; e il principal vizio del diavolo , che è bugiardo e padre di menzogna , ebbero i falsari , e i seminatori di discordie parimenti fecero come il Nemico che fu autore della separazione tra l ' uomo e Dio , e come lui fecero gli ipocriti , i ladri e i barattieri e i pravi consiglieri . Il luogo stesso di Malebolge col suo color ferrigno ricorda il balzo degli invidiosi del Purgatorio con la ripa e la via « col livido color della petraia » (Purg., XIII , 9 ) . E non è questa la sola relazione che vi è fra gli invidi del Purgatorio e i fraudolenti dell ' Inferno . Se in quello il mal che s ' ama è solamente del prossimo , si può dire lo stesso dei peccati che in questo sono puniti , nei quali è l ' odio di Dio ? Pare che una differenza ci sia ; ma leggendo attentamente le definizioni date dei superbi e degli invidi , si vedrà che il concetto che ha Dante di questi due peccati nel Inferno non discorda da quello del Purgatorio . Dice Virgilio dei primi : E ' chi per esser suo vicin soppresso Spera eccellenza ; e sol per questo brama Ch ' el sia di sua grandezza in basso messo ( Purg . XVII , 115-117 ) e dei secondi : E ' chi podere , grazia , onore e fama Teme di perder per ch ' altri sormonti , Onde s ' attrista sì che il contrario ama ( Purg . XVII , 118-120 ) . L ' uno , dunque spera , l ' altro teme : non differiscono prima di tutto tra loro nel desiderio del male , e non differirebbero nella materia dell ' azione ma nel fine ultimo , se scendessero all ' atto ; poiché riuscirebbero entrambi fraudolenti come sono quelli dell ' Inferno , l ' uno per sopprimere quello che gli è legittimante superiore , l ' altro per non perdere quello che ha ; finirebbero a insomma entrambi per odiare Dio stesso . Ma v ' è un ' altra ragione per credere che in Malebolge sia punita l ' invidia , ed è questa . Se l ' invidia è affine alla superbia vi deve essere qualche cosa di comune tra i peccatori della Ghiaccia e quelli del secondo cerchietto . E c ' è difatti : in entrambi c ' è la ripugnanza a nomarsi e ad essere conosciuti , e se qualcuno pur si noma è per qualche sottil ragione speciale dalla quale non è offeso il fatto generale : così Guido di Montefeltro , il quale crede che Dante non sia mai per tornare al mondo , così Vanni Fucci , che si dava per quel che non era , cioè per uomo di sangue e di crucci , e menava vanto della sua vita bestiale ; ma si dipinse di trista vergogna quando non poté fare a meno di confessare la colpa di essere stato « ladro alla sacrestia de ' belli arredi » ( Inf . XXIV , 138 ) , di essere cioè stato fraudolento . Invidi e superbi adunque quelli che contristano altrui con froda . La quale spiace più a Dio perché è dell ' uomo proprio male . Infatti , poiché la ragione distingue gli uomini dalle bestie , è naturale che sia più grave l ' ingiuria che si fa con inganno . Ecco così dichiarato uno degli elementi della froda : l ' intelligenza . Ma ve ne sono altri due che il Pascoli sottilmente ricerca per giungere quindi a delle conclusioni veramente originali e inaspettate . Nell ' episodio di Buonconte è raffigurato l ' Angel di inferno nel punto di commettere il male : Giunse quel mal voler , che pur mal chiede Con l ' intelletto , e mosse il fuoco e il vento Per la virtù che sua natura diede ( Purg . V , 112-114 ) . Tre sono adunque gli attributi del Demonio , il mal volere , l ' intelletto e la virtù che sua natura diede ; la quale ultima virtù sarebbe alquanto oscura , se non fosse dichiarata da quel luogo dell ' Inferno in cui si loda la natura di creare bensì elefanti e balene , ma non giganti : Ché dove l ' argomento della mente S ' aggiunge al mal volere ed alla possa , Nessun riparo vi può far la gente ( Inf . XXXI , 55-57 ) . Qui dunque ritroviamo l ' argomento della mente , cioè l ' intelletto , il mal volere e la possa che equivale appunto a quella virtù di cui si è detto più sopra . Ora che cosa è questa possa ? Nei giganti è certamente il gran corpo ; ma nell ' Angel d ' Inferno , che è di intellettual natura , il gran corpo non può essere . Dionisio citato da S . Tommaso dice dei demoni che in essi è furor irrationabilis et concupiscentia amens ( Summa Th . 1a LIX 4 ) , cioè che in essi è l ' irascibile e il concupiscibile , che sono nella parte sensitiva dell ' anima , che manca appunto nei demoni e negli angeli . Se non che l ' Aquinate annota che furor et concupiscentia metaphorice dicuntur esse in daemonibus ( cfr . MO , XVIII , 55 ) . Non potrebbe Dante aver seguito Dionisio nella sua affermazione e S . Tommaso nella sua spiegazione , ed avere per « la virtù che sua natura diede » ( Purg . V , 114 ) inteso questo appetito sensitivo che si distingue in irascibile ed in concupiscibile ? Lucifero ha infatti tre facce alla sua testa , ed in esse al Pascoli par di riscontrare i tre attributi da lui esposti : nella faccia vermiglia è la volontà di cui è obbietto il male , in quella nera l ' intelletto che ha per obbietto il falso , in quella tra bianca e gialla quest ' appetito sensitivo , che nei suoi due colori indica chiaramente le due suddivisioni accennate . E così Lucifero è Anti - Dio uno e trino ; con la sua faccia vermiglia dell ' iniqua volontà si oppone al primo amore , con la bianca e gialla della forza diabolica si oppone alla divina potestate , con la nera dell ' intelletto si oppone alla somma sapienza ; ed è nello stesso tempo la superbia , origine di ogni altro peccato , e la superbia di per sé ; e le sei grandi ali possono simboleggiare appunto tutti e sei i peccati che da lui derivano . E come Lucifero è tricipite , così Gerione è tricorpore , con la faccia d ' uomo giusto , col fusto di serpente e con due branche pilose infra le ascelle . Ora come l ' invidia assomiglia alla superbia , è naturale che Gerione assomigli a Lucifero , e che anche in lui si debbano ritrovare i tre attributi di quest ' ultimo . Che cosa infatti può simboleggiare la faccia d ' uom giusto se non l ' intelletto , che cosa il fusto di serpente , « quale fu il primo autore d ' ogni male » ( MO , XIX , 57 ) , se non il mal volere , e che cosa finalmente le due branche , se non l ' appetito sensitivo e le sue due grandi suddivisioni ? Con questa interpretazione ogni simbolo s ' illumina di una luce nuova , e corrisponde così bene in ogni sua piccola parte a quelle dottrine a cui Dante poté attingere , che noi restiamo compresi di meraviglia dinanzi alla nuova e poderosa indagine . Ma v ' è altro da ammirare procedendo oltre nell ' esame . Vanni Fucci per far credere di essere stato violento dice che gli piacque vita bestiale e non umana : la violenza è dunque , come facilmente si può comprendere , senza intelletto , ed è tutt ' una con la matta bestialitate aristotelica . Si ponga mente alla stoltezza di Capaneo : egli minaccia Dio di non allegra vendetta anche se lo saetti di tutta sua forza , ed è nell ' inferno precipitatovi appunto dalla saetta di Dio ! Né è contro quest ' affermazione il fatto che i violenti più gravi siano quelli che fanno forza nella deità . Col cor negando e bestemmiando quella ( Inf . XI , 47 ) ; poichè spregiar Dio col cuore significa spregiarlo senza il concorso dell ' intelletto , ma solo col Thumòs cioè con la parte sensitiva dell ' anima . Perciò i guardiani e i punitori del primo cerchietto , i centauri , il Minotauro , le Arpie non hanno più tre nature come Gerione e Lucifero , ma solamente due , nelle quali sono raffigurate la possa o appetito sensitivo e il mal volere . Qual è dunque il peccato che si punisce nel cerchio dei violenti ? Il Minotauro quando vide i poeti , sé stesso morse , Sì come quei , cui l ' ira dentro fiacca ( Inf . XII , 14-15 ) ; inoltre « ira folle » ( MO , XXI , 64 ) è chiamata quella che immolla nel fiume di sangue ; un de ' centauri , sebben da lungi , minaccia di tirar subito l ' arco , e Chirone prende subito uno strale appena veduti Dante e Virgilio ; Pier della Vigna dichiara d ' esser stato mosso da disdegnoso gusto e feroce chiama l ' anima che si disvelle dal corpo da sé stessa ; di sabbia è ancora compreso Capaneo che giace dispettoso e i cui dispetti Sono al suo petto assai debiti fregi ( Inf . XIV , 72 ) . Questo peccato è dunque ira . Ora si comprende come possono essere stati irosi gli omicidi e i predoni , i suicidi e i dissipatori e finalmente i bestemmiatori come Capaneo , non si intende facilmente come irosi possano essere stati i sodomiti e gli usurieri . Ma anche questa difficoltà d ' interpretazione vince trionfalmente il Pascoli . Nella Genesi è detto che l ' uomo fu posto nel paradiso terrestre affinché « operasse » , gli fu inoltre rivolta l ' esortazione : « Crescete e moltiplicate » ( Gen . 1 , 28 ) . Ora tanto l ' operare come il generare non sarebbero stati dolorosi se l ' uomo non avesse peccato , ma sarebbero stati giocondo l ' uno , come dice Sant ' Agostino « per lo sperimento della vita naturale » e lieve l ' altro « perché si conoscesse che la procreazione dei figli pertiene alla gloria del connubio , non alla pena del peccato » ( Civ . D . XIV , 21 ) . Quando , dopo il peccato originale , all ' uomo , fu ingiunto di nutrirsi col sudor della fronte ed alla donna di procrear figli con dolore , il monito divino ebbe sì il carattere di castigo , ma conservò anche quello dell ' antica bontà . L ' usuriere , dunque , negandosi di lavorare , offende non solo la bontà divina , ma fa direttamente anche contro la giustizia , perché solo Adamo nel paradiso terrestre avrebbe potuto fare contro la bontà ricusando di lavorare . E come ci si può ribellare alla giustizia ? come si può misconoscerla ? Evidentemente ritenendo iniuria il ius e viceversa . E così fu l ' usuriere che tiene ingiuria il castigo dato giustamente agli uomini di nutrirsi col sudore del loro volto e si ribella , si fa cioè « ghiotto della vendetta » ( Purg . XVII , 122 , cfr . MO , XXIII , 68 ) , appunto come San Tommaso dice che fa l ' irato , il quale in tanto cerca vendetta in quanto gli par giustizia . E se si può obbiettare che l ' ira è con ragione , e che quindi non può esser tutt ' una con la matta bestialità , si ponga mente a quel che l ' Aquinate dice di essa , che è con ragione quodammodo , perché quest ' ultima « non si ci accompagna se non come denunziatrice dell ' ingiuria da vendicare » ( MO , XXIV , 71 ) , mentre poi nell ' atto iroso è sempre abbandonata . Rei di ira sono dunque anche i peccatori nella cui schiera è Ser Brunetto , poiché insomma essi hanno creduto pena del peccato quella che è gloria del connubio : non han voluto , procreando , crescere l ' infelicità e moltiplicare la morte , come ingiustamente parve loro che dovesse avvenire dopo le parole che , commesso il peccato , Dio rivolse ai primi parenti , e perciò si ribellarono . Se non che nel settimo balzo del Purgatorio una schiera di lussuriosi grida Soddoma e Gomorra ; e questo fatto parrebbe distruggere quella corrispondenza che si è trovata finora fra i peccati dei due regni : ma a chi ponga mente ( e la dimostrazione particolare i lettori faran bene a cercarla direttamente per esteso nel libro , cfr . MO , XXV , 75-79 ) che nei peccati del Purgatorio , dopo il giusto loro pentimento , si toglie « l ' aversione della mente da Dio » ( come dice S . Tommaso Summa Th . 3ª LXXXVI 4 ) , che consiste nella volontà d ' impedire la generazione , e resta solamente l ' atto materiale che è solo di lussuria . E questa osservazione basta a spiegare la differenza che è tra la violenza di Brunetto Latini e l ' incontinenza di quei che gridano nel Purgatorio Soddoma . Ma se nel cerchio dei violenti è punita l ' ira quali sono i peccatori del pantano di Stige ? È quello che , se i lettori consentono , vedremo nel prossimo numero . III Se l ' incontinenza è il peccato di cui sono rei i lussuriosi , i golosi , gli avari e i prodighi , ed essa , secondo la divisione dell ' Etica , è solamente incontinenza di concupiscibile , non è senza fondamento credere che debbano anche essere puniti nell ' inferno gli incontinenti di irascibile , che è l ' altra parte dell ' appetito sensitivo . Rei di quest ' ultimo peccato dunque potrebbero essere i puniti nel pantano di Stige , i quali non son messi dentro Dite fra gli irosi , per questa ragione , che non ebbero , come questi ultimi , per fine il male , e non fecero ingiuria . Di Filippo Argenti infatti non si rammenta alcun peccato particolare , e l ' atto ch ' egli fa di volgersi in sé medesimo coi denti , bene indicherebbe che egli non fece male , ma l ' avrebbe voluto fare , rodendosi perciò continuamente per l ' odio e per la rabbia . Inoltre l ' essere tutte queste anime del pantano ignude , il loro piangere , il disprezzo con cui Virgilio parla di loro , il sapere che fra esse saranno gran regi , e il vedere finalmente per la palude arrivare su una nave Flegias , fanno simile questo luogo all ' Antinferno , dove pure è gente nuda , continuamente in moto , che piange continuamente , della quale Virgilio non vuol ragionare , con la quale è mischiato il cattivo coro degli angeli e dalla cui riva vedono i poeti arrivare per nave Caron . Queste somiglianze rendono certi che come vi è un Antinferno così vi è anche un Antidite ; e poiché la tristizia dei peccatori fitti nel limo è simile a quella di coloro che « visser senza infamia e senza loro » ( Inf . III , 36 ) , conclude il Pascoli che accidiosi sono gli ignavi dell ' Antinferno e accidiosi questi incontinenti di irascibili dell ' Antidite . Accidia è invero , secondo S . Tommaso , taedium bene operandi ( Summa Th . l ª LXIII 2ae passim ) . Dunque quei della palude pingue non fecero il bene , perché sotto il predominio dell ' irascibile amarono il male ( e in questo movimento dell ' animo essi si distinguono da quei d ' oltre Acheronte , i quali non si giovarono in alcun modo della libertà del volere concessa agli uomini ) ; ma il male poi non fecero . Ora questi che Dite non vuole , sono di due specie : coloro che furono vinti dall ' ira e quelli che si gorgogliar l ' inno nella strozza ( accidia è secondo la definizione di Gregorio Nysseno , tristitia vocem amputans , Cfr . MO , XXVIII , 86 ) ; inquieti i primi , immobili gli altri ; ma entrambi tristi , poiché la tristitia è per quel che dice S . Tommaso « media tra due passioni dell ' irascibile » ( Summa Th . l ª 2ae XXV 1 ) : segue cioè il male che si temeva e precede il modo d ' ira . Sono insomma fitti nel limo quelli che scontano la passione del concupiscibile , quelli cioè che appetirono la vendetta come a loro possibile ma nei quali , per essere molto alta la persona che fece nocumento non seguì ira , sì bene tristizia , e sono inquieti quelli che obbedirono al moto dell ' irascibile . E se si obbietta che i primi non si abbiano a considerare come veri incontinenti di ira , parendo piuttosto che ne siano stati privi , si ricordi che incontinenza non significa propriamente eccesso , sì bene disordine o squilibrio , e questi immobili sono messi insieme cogli inquieti , per la medesima ragione che con gli incontinenti della ricchezza sono messi anche i prodighi . Come l ' uomo debba poi essere temperato in tali passioni ci mostra Dante quando si sdegna con Filippo Argenti : egli ci mostra che vi è un ' ira per zelum che è giusta , assai diversa da quella per vitium che è invece punita ( Conv . IV , 16 ) . Ora i gran regi destinati a star nel pantano , vi devono essere tuffati per difetto della prima o per eccesso della seconda ? Il gastigo che essi avranno dopo morte è certo in grande contrasto con la nobiltà della loro vita . Essi sono vili , per non aver usato o « lo freno di temperanza » o « lo sprone di fortezza » , che sono i due mezzi coi quali , secondo le parole di Dante , la ragione guida l ' appetito « che irascibile e concupiscibile si chiama » ( Conv . IV , 26 ) . Quello adunque che il Poeta desiderava in questi gran regi era il sentimento di quella giustizia che essi non ebbero , perché come Cesare non perdonarono , e come Augusto non vendicarono : e la loro viltà si ridusse a non aver drizzato la loro volontà ad essere quando come il primo , quando come il secondo . Bene , adunque , quest ' una o quest ' altra loro viltà corrisponde alla duplice distinzione degli altri rei del pantano . Accidiosi , dunque , i peccatori dell ' Antidite come quelli dell ' Antinferno , con questa differenza che i primi « per le passioni del concupiscibile e dell ' irascibile , non si risolsero alla ingiuria , ma non vollero la giustizia » ( MO , XXIX , 93 ) , e gli altri non usarono la libertà del volere : incontinenti questi , maliziosi quelli , o meglio accidiosi del male . Ma gli altri spiriti sono nell ' Inferno che pure si potrebbe dire essere puniti per accidia « Non per far , ma per non fare , ho perduto Di veder l ' alto Sol ... » ( Purg . VII , 25-26 ) dice infatti Virgilio a Sordello . Questi spiriti son separati appena da un gradino dagli ignavi , che stanno sopra di loro , e furono dannati per un difetto e non per una colpa . Ma anche dei peccatori che stanno nelle arche si può dire che furono puniti non per altro che per non aver adorato o riconosciuto il Creatore e per aver fatta morta la anima col corpo . Anche fra essi udiamo lamenti , come nel Limbo , anche il luogo dove essi sono è oscuro , e dentro Dite , sebbene agli spaldi , come appunto il Limbo è dentro l ' Inferno sebbene nel primo cerchio ; e la differenza fra i non battezzati e i non credenti è questa che nei primi la mancanza di fede fu quasi involontaria , volontaria invece nei secondi , perché questi ultimi , dopo Cristo , non credettero , mentre quelli , benché prima di Cristo , adorarono , sebbene non debitamente , Dio : furono cioè traviati dall ' ignoranza , la quale appunto genera quei peccati che ad accidia si possono ridurre . Accidiosi dunque anche i peccatori del Limbo , come quelli delle arche , i primi rispetto alla vita attiva , rispetto alla vita contemplativa o intellettuale i secondi . Questa interpretazione fornisce al Pascoli una nuova prova che il Messo del Cielo che apre le porte di Dite sia Enea ; Enea che Dante prende , nel Convito , a modello del buon cavalcatore che frena e sprona il concupiscibile e l ' irascibile con la temperanza e la fortezza , e nel De Monarchia dichiara esempio di nobiltà . Chi dunque meglio di lui poteva passare a piante asciutte la palude della non attività o non giustizia o viltà o ignobiltà a disordine nell ' irascibile ? Resta ancora al Pascoli , dopo questo , di dichiarare un altro punto ; se a questi accidiosi dell ' Inferno corrispondono nel Purgatorio altri rei dello stesso peccato , ma a Dio conversi . Prima di entrar le Porte del Purgatorio il poeta vede « andar lentamente o sedersi stanche anime che si conversero bensì a Dio , ma tardivamente , per difetto nella Volontà . Queste anime sono di quattro ragioni : di scomunicati , di altri che indugiarono il pentimento al punto di morte , di altri a cui il pentimento fu in certo modo estorto dalla morte violenta , di altri , che sono re e principi , che hanno negletto ciò che dovevano fare . Tutti sono negligenti , quanto a dire accidiosi in certo modo » ( MO , XXXIII , 108 ) . E si possono ridurre a due specie : quelli che per maledizione ecclesiastica avevano se non perduto almeno smarrito l ' eterno amore , e corrispondono ai sospesi del Limbo ed agli eresiarchi , e quelli che non essendo in istato di infedeltà vissero aversi e si conversero solo all ' ultimo momento , e corrispondono agli ignavi dell ' Antinferno e agli accidiosi dello Stige : e la valletta amena dove sono imperatori , re e principi , puniti per qualche loro negligenza è in perfetta correlazione col Nobile Castello del Limbo . Procede quindi il Pascoli , pei balzi del Purgatorio , cogliendo brevemente le relazioni , già prima particolarmente esposte , fra i peccati quivi puniti e i corrispondenti dell ' Inferno , finché Dante giunge alla foresta viva : « da selva a foresta : dall ' impedimento del vizio alla libertà , dalle tenebre alla luce » ( MO , XXXIII , 113 ) . E sopra il poeta è il Paradiso , al quale egli sale guardando negli occhi a Beatrice , cioè alla scienza divina , dopo di essere stato immerso nei fiumi Letè e Eunoè . Vede prima il cielo della Luna , un pianeta con macchie , dove appariscono , come ombre riflesse da specchi o da acque nitide e tranquille , anime un po ' appannate ; poi il cielo di Mercurio , spera « che si vela a ' mortai con gli altrui raggi » ( MO , XXXIV , 113 ) . I beati del primo cielo avevano fatto olocausto a Dio della loro volontà , e la loro volontà era stata poi sforzata : e quanto essi corrispondano e ai non credenti del Limbo e in qualche modo anche agli ignavi di oltre Acheronte è manifesto per questo : perché essi avevano la loro volontà unita a Dio per il voto , ed essa in Dio non si fermò mentre i sospesi avevano la loro volontà decisa da Dio per il peccato originale ed essa a Dio non si congiunse : né per loro colpa . Inoltre come i beati annullarono la loro volontà in Dio , i dannati di oltre Acheronte l ' annullarono in sé . In Mercurio sono spiriti attivi bensì , ma perché onore e fama gli succeda . La loro attività ebbe meno meriti , perché deviarono i loro desideri da Dio . Farinata adunque fu uno di coloro che « a ben far poser gl ' ingegni » ( Inf . VI , 81 ) , se non avesse misconosciuto Dio , e i rissosi dello Stige , pure uomini attivi , se non fossero stati spinti , sebbene invano , dall ' ira , avrebbero in questo cielo la loro sede , come ve l ' avranno certamente un giorno i principi della valletta amena . Questi due cieli adunque corrispondono all ' Antinferno e all ' Antidite come pure all ' Antipurgatorio , e formano alla loro volta una specie di Antiparadiso . Gli spiriti amanti che sono nel cielo di Venere avrebbero potuto , per l ' influsso di quella stella , essere trascinati o in mezzo alla bufera infernale o tra le fiamme del Purgatorio : e non c ' è luogo qui di illustrare a lungo la corrispondenza . Nel Cielo del Sole sono i santi dottori che amarono la verace manna . Quanto diversi questi nutriti di luce e di verità da quelli che sotto la pioggia « maledetta , fredda e greve » ( Inf . VI , 81 ) , urlano come cani ! E tanto fra questi dotti come fra i golosi Dante ode parlare della risurrezione della carne : e l ' accenno , nel Paradiso , ad Eva « il cui palato a tutto il mondo costa » ( Purg . XIII , 39 ) richiama alla mente l ' albero del Purgatorio « con pomi ad adorar soavi e buoni » ( Purg . XXII , 132 ) . Infine l ' idea di contrapporre ai golosi i dotti scaturisce tutta dal primo dramma che si compié nel Paradiso terrestre , dove il Tentatore aveva invitato i primi uomini a mangiar del pomo , colla fallace lusinga che essi avrebbero saputo il bene e il male . Sale dal Sole il Poeta nel cielo di Marte , dove sono i guerrieri della Fede , i liberali del loro sangue , che con la loro suprema mobilità ci fanno pensare a quegli avari che sono supini e distesi aderendo al pavimento . Né Cacciaguida invano rammenta in questa sfera il misurato spendio e il nessun lusso dei suoi tempi , né invano , parlando di Cangrande , predice il non curar che egli farà dell ' argento . Siamo in Giove , dove i giusti ci ricordano i gran regi che devono essere tuffati nel lago di Stige perché la giustizia non vollero . E questo delle sfere di Venere , del Sole , di Marte e di Giove è un paradiso medio , assegnato alle virtù nell ' esercizio delle quali l ' animo nostro patisce « alcuna mistura » ( Purg . XXVIII , 29 ) dell ' appetito , che non ha luogo nell ' uso più pieno di beatitudine , che è lo speculativo , e cessa dunque la corrispondenza delle virtù premiate coi vizi puniti . Cessa in realtà ; ma formalmente continua ancora , perché contrapposto al cerchietto e alla cornice della violenza e dell ' ira è il cielo di Saturno , il re mite della pace ; e a Malebolge e alla cornice dell ' invidia è contrapposto il regno dei Gemini , dal quale Dante riconosce il suo ingegno , e dal quale volgendo in giù gli occhi vede « L ' aiuola che ci fa tanto feroci » ( Par . XXII , 151 ) atto questo che ci chiama alla memoria quel che Virgilio dice nella cornice dell ' invidia : « Chiamavi il cielo e intorno vi si gira Mostrandovi le sue bellezze eterne , E l ' occhio vostro pure a terra mira ( Purg . XIV , 148-150 ) . Così al centro della fossa è contrapposto il Primo Mobile , e nell ' Empireo a Lucifero uno e trino , Dio uno e trino ugualmente . Ed è questo il disegno di Dante , come il Pascoli ha visto : disegno che io ho cercato di esporre fedelmente , valendomi molte volte , anche quando chiaramente non l ' ho indicato , delle espressioni stesse del mio illustre e soavissimo amico . Alle cui profonde e geniali idee io non ho in altro modo giovato se non cercando che esse fossero divulgate in una cerchia più ampia di lettori . E ad essi l ' autore stesso di Minerva oscura parlerà spero , direttamente in uno dei prossimi numeri : il che è certamente il più bel dono che io potessi loro procurare .
VITA MILANESE ( - , 1919 )
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Rinunciamo alle consuete note di “ Vita Milanese ” perché lo spazio ed il tempo non ci consentono di dire degnamente ed interamente l ' opera fervida che svolge in questi giorni il fascismo della capitale morale d ' Italia . Sappiano i compagni che a Milano non si dorme . Sabato , domenica e lunedì occupammo le piazze e le tenemmo contro tutte le violenze poliziesche . Attualmente lavoriamo con passione ed alacrità affinché l ' epilogo del gesto dannunziano non ci trovi impreparati , qualunque esso sia . Il Comitato di Salute Pubblica eletto fra tutte le frazioni interventiste è dovuto alla nostra volontà ; di esso i fascisti saranno l ' avanguardia più fedele ed audace .
GAZZETTINO ( IL SELVAGGIO N. 1 , 1933 )
StampaPeriodica ,
Noi stiamo attraversando in pieno l ' inevitabile periodo intellettualistico , che è sempre uno fra i più pericolosi nella vita interna delle rivoluzioni e dei movimenti politici e sociali . Per convincersene basta dare un ' occhiata anche superficiale a quelle zone , a quei « settori » che più facilmente si prestano a fornire gli elementi per un giudizio generale abbastanza preciso . Che cos ' è l ' intellettualismo ? Bisogna evitare equivoci a questo proposito . L ' intellettualismo è una specie d ' intelligenza infeconda , un ' intelligenza senza virilità . L ' intellettualismo è una malattia dell ' intelligenza , anzi una sua parodia , perché la disumanizza , ne fa uno strumento di giuoco , la sottrae alle sue naturali funzioni in armonia con le altre forze morali dell ' uomo , per darle un ' artificiosa autonomia e sovranità . L ' intellettualismo è un ' Internazionale patologica , come l ' Internazionale degli invertiti nel sesso , o degli anarchici che sono tali soltanto perché la natura fu loro matrigna . Gli intellettuali sono i professionisti , gli specializzati , i raffinati del dilettantismo , ed esercitano sul pubblico , che li scambia per artisti e per pensatori , la stessa specie di fascino che certe donne infeconde sui giovani inesperti . La loro funzione è infatti femminile , ma nel senso peggiore , di femminilità che non sarà mai maternità . Lo stato di sostanziale impotenza in cui vivono li spinge a una continua ricerca di compensi , li dota di una particolare astuzia , alimentata dalle loro inappagabili concupiscenze . Ottengono perciò straordinari successi , altrettanto brillanti che vani , ma sempre nocivi altrui . La loro causa non è mai la causa della vera intelligenza , e il loro intervento , che non conosce divieti né limiti , è sempre fomite di confusioni ovunque si effettui . Gli argomenti di cui si impadroniscono diventano pretesti del loro giuoco dilettantesco , ed essi , svincolati come sono da un vero interesse spirituale e da ogni passione sincera , li sanno adoperare con quella disinvoltura di cui la malafede è maestra . Ora noi segnalando questo punto non diciamo che nel nostro movimento prevalgano o siano venuti a prevalere costoro e i loro sistemi , cosa del resto impossibile col carattere popolare della Rivoluzione fascista e con la sua natura storica italiana . L ' istinto , che l ' ha prodotta , è intatto . Le esperienze e l ' educazione politica non l ' hanno corrotto . I pericoli , che ha corso , ne hanno mostrata la forza . Noi siamo fra coloro che lo seguono senza tentennamenti , senza alcuna eccessiva indulgenza alle analisi eccessive ; così come il popolo . Il nostro « gusto della rivoluzione » fa capo a questo istinto , non è un prodotto intellettuale . Come ci ribellammo , a suo tempo , ad alcune tesi « revisionistiche » , per lo stesso motivo consideriamo con ostilità non tanto le pretese e le divagazioni degli intellettuali nei nostri riguardi , quanto la smania , moda o ossessione intellettualistica , che ha preso molti di noi e che si rispecchia nei loro atteggiamenti e manifestazioni . Lasciamo l ' intellettualismo agli intellettuali ; se essi giocano a fare i fascisti e i rivoluzionari , la cosa ci può lasciare tranquilli , se non indifferenti , almeno finché non si esageri . Né è il caso di dolersi se l ' intellettualismo abbia trovato nuove reclute nelle nuove generazioni ; il fenomeno , è contenibile , non è sopprimibile . Ma a coloro che intellettuali non sono e tali cercano sia pure inconfessatamente di apparire , quasi vergognandosi della loro salute spirituale perché non luccica di certi falsi splendori , consigliamo di non insistere troppo e di fare i fascisti specie se sono dirigenti naturalmente , semplicemente , decisamente . Il Fascismo non è un ' accademia di dottrinarismi , di teoricismi , di snobismi , non è una sorgente di pretesti alle divagazioni politico - sociali ; non si presta ad esperimenti in corpore vili ; non è qualcosa da scoprire . L ' ha già scoperto Mussolini .
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La guerra è cessata , e noi abbiamo ottenuta la Venezia . Lo scopo a cui da sei anni ci apparecchiavamo , è ottenuto con minori sacrifizii , che non eravamo disposti a farne ; ma niuno di noi è contento . V ' è stato un sacrifizio che ci pesa più d ’ ogni altro . Questa guerra ci ha fatto perdere molte illusioni , ci ha tolto quella fiducia infinita che avevamo in noi stessi . Abbiamo visto i tardi Tedeschi correre come il fulmine , e i focosi Italiani andare come le tartarughe . La Prussia di vittoria in vittoria annientò le forze dell ’ Austria , contro le quali noi abbiamo ottenuto così poco per terra e per mare . Ci è impossibile pensar di noi quello elle avevamo pensato finora . Di chi è la colpa ? La risposta è già pronta , e tutti ripetono in coro : La colpa è dei capi . I nostri soldati e marinai combatterono da eroi : ma nel momento dell ’ azione mancò la capacità del supremo comando , e si trovarono come abbandonati a se stessi . Se non che , quando sembra che la questione sia chiaramente risoluta , allora sopravvengono altre osservazioni , e si moltiplicano da ogni lato . Si scoprono nuovi errori e nuovi colpevoli . In un punto mancò il cibo , in un altro la munizione , un ordine non giunse a tempo , un altro fu male eseguito , il volontario fu sprovvisto d ’ ogni cosa , e , quanto alla flotta , sarebbe impossibile enumerare tutto quello che si dice , ora che ognuno pretende conoscere a fondo l ’ arte della guerra . Ma allora come mai si commisero tanti errori ? Di chi è la colpa ? La colpa è del sistema che ci ha governati finora . Sono le consorterie , le malve , il piemontesismo , sono gli uomini che hanno sempre tenuto il mestolo in mano , e sempre a danno del paese . Ora finalmente si vede chiaro dove ci hanno condotti . Ma anche a questa risposta vien fatto di soggiungere : Come mai l ' Italia s ’ è lasciata così lungamente governare da tali uomini ? Noi abbiamo , certo , libertà assai più larghe , non solo dell ’ Austria , ma della Francia e della Prussia . Il Governo fu sostenuto dai Deputati , questi furono eletti dal popolo , e le ultime elezioni furono fatte senza pressione del Ministero . Sì , ma le nostre moltitudini sono ignoranti e si lasciano portar pel naso dai mestatori . La pubblica opinione non ha indirizzo , e noi manchiamo di uomini . Allora la questione muta sostanzialmente . Voi siete scontenti dei generali , dei ministri , dei deputati , degl ’ impiegati , e per giunta anche del pubblico . E se ancora volete attribuire tutto ciò a sola colpa del Governo , io vi chiedo : l ’ amministrazione dei municipii e delle province va bene ? L ’ associazione e l ’ iniziativa privata fecero forse quello che s ’ aspettava ? L ’ industria , il commercio , la scienza presero forse lo slancio che si doveva sperare dalla libertà e dall ’ Italia unita ? Tirate un poco la somma di tutto ciò , e allora ditemi se egli è giusto di accumulare le conseguenze inevitabili di tanti errori tutte sul capo di due o tre uomini che , se furono funesti al paese , potrebbero facilmente essere giudicati e rimossi ; per chiuder poi gli occhi a quegli errori assai più pericolosi e più difficili a rimediarsi , perché furono gli errori di tutto il paese . Noi potremmo essere costretti , per qualche altra e più grave sventura , a subirne di nuovo le conseguenze , ed avvedercene ancora una volta troppo tardi . O vogliamo noi ridurre a questione di partito una questione che riguarda la nostra esistenza e il nostro avvenire , in un momento in cui ci troviamo a sperimentare così dolorosamente l ’ incapacità , gli errori e la mancanza d ' uomini in tutti i partiti ? Innanzi a noi non v ’ è che una via sola , per rimediare ai mali , e non perdere la stima che ci siamo acquistata in Europa . Metterci a cercare le cagioni degli errori , senza ira e senza parte ; provvedere , senza esitare e senza rispettare idoli di sorta . Il sistema di gettarci da noi stessi polvere negli occhi , di adularci per farci adulare , è ormai un sistema fallito . A che ci è servito ripetere mille volte che la flotta italiana era formidabile , inespugnabile , e la flotta austriaca ridicola , quando a Lissa il Re d ’ Italia è affondato , la Palestro è saltata in aria , e il Kaiser è tornato a Pola ? E poi che bisogno abbiamo d ' illuderci ? I nostri errori sono pure conseguenza del troppo rapido cammino che abbiamo fatto , e i prodigi operati dal ‘59 in poi non sono sogni . Noi possiamo sempre inorgoglirne , ed essi sono arra sicura del nostro avvenire , se una tenace perseveranza sa ritrovare i germi del male , nascosti in mezzo ai nostri maggiori successi , e sa rimediare ai disordini della fretta . Quale altra nazione ha potuto , in così breve tempo , fare un corpo solo di province così disgregate ? Abbiamo dimenticato le difficoltà superate per organizzare ventidue milioni d ’ uomini , e formare un esercito di trecentomila soldati , ed una marineria proporzionata all ’ esercito ? Non dovemmo creare il materiale da guerra , le tradizioni , gli ordini , la disciplina , gli uffiziali , i generali , ogni cosa ? Non trovammo noi le più gravi difficoltà fin dal cominciare la coscrizione , che in alcune province alimentava il brigantaggio , e in altre sembrava non dover mai riuscire ? Eppure tutto ciò è stato superato . Nella Camera , nel Ministero , negli ufficii pubblici e privati , ogni differenza tra provincia e provincia è scomparsa . L ' esercito ha riunito tutti gl ’ Italiani sotto l ’ onore della stessa bandiera , e di tutte le forze morali , unificatrici e civilizzatrici del paese , è divenuto la più efficace . Se non avesse fatto altro che tenere , per sei anni , unite insieme centinaia di migliaia d ' Italiani , educando al principio dell ' onore e della lealtà militare così il gentiluomo di Napoli e Milano , come il pescatore del Mediterraneo o il capraro dell ’ Appennino , sarebbe stato già un . benefizio incalcolabile . Queste grandi qualità noi le abbiamo avute nella pace , e ce le siamo ritrovate nella guerra . Non è stato forse uno spettacolo sublime quello di vedere , invece delle reazioni , del brigantaggio e della discordia aspettata dai nostri nemici , i coscritti presenti senza renitenti , i partiti riuniti in un solo pensiero , i quarantamila volontarii presenti invece dei ventimila chiamati ? Quale dei principi spodestati potrà più dire , che i suoi fedeli aspettano solo l ’ ora della riscossa ? E in mezzo a battaglie sfortunate l ' eroismo dei soldati ci ha fatto inorgoglire , e ci ha guadagnato la stima dei nemici e degli amici . Noi abbiamo visto i nostri soldati , morenti di fame , di sete e di stanchezza , continuare gli assalti ; noi li abbiamo visti sugli alberi del Re d ’ Italia continuare il fuoco , mentre la nave rapidamente affondava ; e le ciurme della corazzata Palestro gridavano ancora : Viva l ’ Italia ! nel momento d ' essere gettate a brani sul mare . Tutto ciò è mirabile , e noi soli possiamo giudicare il portentoso progresso ; perché noi soli sappiamo in quale abbrutimento , fra quali gelosie , i passati governi avevano saputo tenere le nostre plebi . Ma tutto ciò non è bastato , perché la guerra è l ’ arte di ammazzare , non di farsi ammazzare . La guerra decide i destini dei popoli , perché in essa si misurano tutte quante le forze delle nazioni . Ove la differenza del numero non renda impossibile la lotta , la nazione che vince non è quella che ha solamente più eroismo , abnegazione ed entusiasmo ; ma è la nazione più civile . Ora che gli eserciti son divenuti così numerosi , si distendono sopra così vasti paesi , e si muovono con tanta rapidità , che gli ordini si dànno col telegrafo e si eseguono colle strade ferrate ; il piano di battaglia è divenuto un lavoro di scienza , e la direzione di queste grandi masse richiede , se non genio , che questo non si può sempre avere , almeno grande ingegno e grande coltura in tutti coloro che comandano . L ' approvvigionamento richiede una grande capacità amministrativa , e i mezzi d ’ offesa e di difesa sono divenuti così complicati , che tutte le operazioni militari suppongono nell ’ esercito e nella flotta una grandissima forza industriale . Nella Esposizione di Londra , la Prussia pigliò un gran posto accanto alla Francia ed all ’ Inghilterra , superando di gran lunga l ' Austria , dalla quale noi fummo superati . Invece di gettare un grido d ' allarme , nascondemmo la dura lezione , ed ora siamo venuti a raccoglier nella guerra ciò che avevamo seminato nella pace , e restammo sbalorditi nel paragonare le splendide vittorie dei Prussiani coi nostri miserabili insuccessi . Ma potrà essere altrimenti , fino a che il nostro operaio sarà vinto in tutte le Esposizioni ? Quando il nostro contadino non sa cavare da un suolo fertilissimo un prodotto uguale a quello che l ’ Inghilterra e la Germania cavano da un suolo ingrato ; quando noi abbiamo reso povero un paese dalla natura fatto ricco , e la Prussia con la sua industria e la sua mirabile amministrazione ha fatto ricchissimo un paese povero , ed ha potuto compiere la guerra senza nuovi debiti ? I suoi libri sono cercati in Francia , in Italia , in Inghilterra , e i nostri non passano le Alpi . I nostri matematici , ingegneri , strategici , meccanici durano gran fatica a tener dietro al progresso che la scienza ha fatto in Germania . Noi dobbiamo chiedere alto straniero rotaie , cannoni , fucili , navi e qualche volta anche i macchinisti delle navi . E non sono queste le forze che vincono nella guerra ? Il cannone rigato fu inventato in Francia , ed il fucile ad ago in Prussia , perché queste due nazioni hanno grandi industrie e grandi fabbriche d ' armi , le quali , specialmente in Prussia , avevano preso uno svolgimento prodigioso . Le navi corazzate furono trovate in America , e il cannone Armstrong , destinato a forarle , fu trovato in Inghilterra , le due nazioni più industriali e più navigatrici del mondo . La civiltà è un complesso di forze che formano un organismo vivente , e dove una di queste forze manca , tutte le altre se ne risentono . Non è possibile supporre , che la nazione più debole nella pace riesca nella guerra più forte . Noi siamo ora vicini a ricevere una nuova e assai più dura lezione dall ’ Europa . L ' Esposizione del ‘67 si approssima , e tutti ci aspettano alla prova per vedere che cosa ha saputo fare la nazione risorta . Ora non dobbiamo più sperare nella benevola indulgenza che avemmo a Londra , dove l ’ Italia si presentò come un paese che , incerto ancora della sua esistenza , chiedeva d ’ essere accolto fra le nazioni civili . Oggi siamo un popolo già libero da alcuni anni , nei quali l ' Europa e la fortuna ci hanno aiutato . Si ha il diritto di chiederci sul serio : cosa avete fatto voi ? E se non sapremo neppur mostrare quel che veramente siamo , i Francesi sapranno dirci sul viso il pensier loro , e da ciò che proveremo d ' essere nella pace , s ’ argomenterà di nuovo ciò che potremo esser nella guerra . Quando le ciurme della nave americana o inglese sono in riposo , voi trovate i marinai occupati a leggere . I nostri son costretti a dormire o giocare . Quando i coscritti prussiani si presentano al Consiglio di leva , la prima cosa si esamina se sanno leggere e scrivere . E quando un Municipio presenta più di un analfabeta , si apre un ' inchiesta per esaminare la cagione del fatto strano . Noi abbiamo 17 milioni d ’ analfabeti . Quando in tempo di pace gli ufficiali francesi o prussiani sona di guarnigione , voi li trovate occupati nel disegno , nelle scienze militari , nella storia , e molte opere celebrate di geografia , di storia , di letteratura escono dalla loro penna . Osservate le carte geografiche dello Stato Maggiore austriaco o prussiano ; sono lavori ammirabili per esattezza scientifica . Questa guerra è stata un grande trionfo per la scienza , perché ha provato che la nazione più dotta riesce la prima anche nel campo di battaglia . Che cosa siamo noi che , facendo la guerra nel proprio paese , abbiamo più volte sbagliate le strade ? Il nostro esercito è la nazione perfezionata . Esso è meglio amministrato , meglio ordinato , più disciplinato e morale di tutte le nostre istituzioni . Ma se esso può migliorare , non può creare tutte le forze che mancano nella nazione . Coloro che lo compongono continuamente , sono Italiani che v ’ entrano a diciannove anni , cioè quando l ' uomo è già formato . Ora se la coltura delle nostre plebi è così bassa , credete voi che nessun grave danno ne risenta l ' esercito ? Potete supporre che il pescatore , il quale non s ’ è mai allontanato dalle rive del suo paese , riesca così abile a manovrare sulla nave corazzata , coi cannoni Armstrong , come colui che ha traversato due o tre volte l ’ Atlantico ? Potete supporre che il pecoraio ignorante ed abbrutito riescirà nell ’ esercito così abile , come l ’ industrioso agricoltore e l ' operaio intelligente ? Le nostre scuole militari sono condotte con molto ordine e molta disciplina ; ma se la coltura scientifica è così bassa nel paese , e il pubblico insegnamento così abbandonato , dove troveranno esse tutto il gran capitale scientifico di cui abbisognano ? La Scuola Politecnica di Parigi , le scuole militari della Francia e della Prussia sono grandi istituzioni , perché v ’ insegnano illustri scienziati , che noi o non abbiamo o non sappiamo valercene . Il nostro esercito è un miracolo del valore e dell ’ ingegno italiano , perché la distanza che lo separa dai primi d ’ Europa , è infinitamente minore di quella che separa la nazione dalle altre più civili . Ma esso è giunto ora ad un punto , che , a volerlo migliorare ancora , bisogna che il paese pensi sul serio a migliorare se stesso . Ed il Ministro della guerra dovrà essere il primo ad esigere , che la nazione tutta quanta progredisca . Che se si tornasse ancora sulla mancanza di capi , bisognerà pur notare che la nazione ha il diritto di avere uomini che non commettano gravi errori , che non si dimostrino di un ’ assoluta incapacità ; ma non può sperare di aver sempre a sua disposizione uno di quegli uomini di genio , che sono capaci d ' infondere la vita in tutto un paese . Di questi ne nasce uno ogni secolo , ed anche allora essi rappresentano il popolo in cui vivono . Senza la Rivoluzione il genio di Napoleone non si poteva manifestare , senza i marinari inglesi non vi sarebbe stato un Nelson . Due grandi nomi ci ha dato la nostra rivoluzione , il Cavour e il Garibaldi . Il primo rappresentò quel genio politico che non ci è mai mancato ; il secondo è il genio del ! ’ entusiasmo e del valore popolare , dei quali l ' Italia ha dato sempre tante e così splendide prove . Ma la guerra presente ha dimostrato , che queste due grandi qualità ancora non bastano , e a noi sono mancati gli uomini appunto che supplissero alle qualità che mancavano nel paese . Gran fortuna per noi sarebbe stata se , invece di due mesi , le battaglie fossero continuate per un anno . Esse avrebbero provato molti uomini , messo in luce molti nomi oscuri , e mandato in ombra molte celebrità usurpate , formato il carattere della nazione , e dato maggiore esperienza e maggiore solidità all ’ esercito . Una vittoria difficile , dopo una guerra lunga , era ciò che l ’ Italia poteva desiderare di meglio . Ma ciò non è avvenuto , ed è inutile desiderarlo . Ora bisogna , invece , saper profittare della pace per cercare le cagioni degli errori , trovare i rimedii . Come è dunque avvenuto che un popolo così intelligente e volonteroso qual ’ è l ’ Italiano , sia caduto in tanti errori , e debba riconoscersi così poco progredito da sentirsene umiliato ? Qual via ci ha condotti ove noi siamo , e v ’ è egli modo di uscirne ? Se è possibile dare , una volta , il proprio nome alle cose ed agli uomini , non vedo che un solo metodo per risolvere una tal questione : esaminare prima in che modo s ’ è formata l ’ Italia . Se noi avessimo fatta una vera e propria rivoluzione colle sole forze del paese , i nuovi e i vecchi elementi si sarebbero confusi tra loro , ed in mezzo ad una lotta lunga e sanguinosa sarebbe scomparsa una generazione e ne sarebbe sorta un ’ altra , giovine , nuova , agguerrita , capace di governare e condurre il nuovo paese . Ma i governi passati crollarono , quasi senza esser toccati , perché nel popolo s ’ era manifestato un progresso a cui essi vollero rimanere estranei o avversi , e la lotta contro l ' Austria fu vinta coll ' aiuto della Francia . Un bel giorno noi eravamo liberi ed uniti , dopo lotte che , in proporzione del grande risultato , si potevano dire di poco momento . E l ’ Italia nuova si trovò formata degli elementi stessi di cui era composta l ’ Italia vecchia , solo disposti in ordine e proporzione diversa . In quel momento bisognava cominciare a riordinare e ricostituire ; l ’ entusiasmo , l ' abnegazione e l ’ eroismo non bastavano più : cessarono i prodigi e cominciarono gli errori . La nuova Italia si trovò formata di tre elementi diversi . Vi erano gl ' impiegati dei vecchi governi , i liberali d ’ ogni colore delle nuove province , e finalmente i Piemontesi . I primi da una rivoluzione violenta sarebbero stati licenziati in massa ; ma la nostra , pacifica e tranquilla , dovette invece accettarne un grandissimo numero . La loro esperienza ci era necessaria , non avendo noi avuto il tempo di formare una nuova generazione ; e fra di essi v ’ eran pure uomini abilissimi che resero grandi servigi al paese . Ma , in fine dei conti , lasciando da parte le eccezioni lodevoli , ognuno può facilmente comprendere quanto abili dovessero riuscire a governare con la libertà un paese di ventidue milioni , coloro che avevano formato le amministrazioni , corrotte o microscopiche , di governi caduti per la loro ignoranza e pel loro cieco dispotismo . A questi s ’ unirono i liberali in gran numero , e fra di essi vi erano ingegni giustamente riputati , caratteri specchiati , patriotti a tutta prova . Ma vogliamo esser giusti veramente con tutti ? Chi siamo noi , moderati e partito d ’ azione , consorti e non consorti ? Tutti gli uomini del gran partito liberale nacquero , vissero e furono educati nell ’ Italia divisa dei piccoli Stati e dei piccoli tiranni . Noi abbiamo avuto quella educazione che solo era possibile in paesi dove le lettere , le scienze , le arti , l ' industria , il commercio erano nell ’ infanzia , sotto governi paurosi d ’ ogni raggio di luce , in mezzo a società frivole o corrotte . Volere o non volere , questa è l ’ aria che abbiamo respirata , e la miglior parte del nostro carattere s ' è dovuta formare in un circolo ristretto d ’ amici , protestando e cospirando . Ci salvammo a forza di generose aspirazioni , di entusiasmo e di sacrifizii ; ma l ’ istruzione e l ' educazione sociale di un gran popolo ci è mancata , perché questo popolo ancora non esisteva . La rivoluzione portava adesso i liberali al governo e negli impieghi . E ciò che li spingeva innanzi era generalmente il carattere politico , non la capacità amministrativa . Dove potevano averla acquistata ? La burocrazia è una professione come un ’ altra , che richiede s ' udii speciali , lungo tirocinio e , sopra tutto , lunghissima esperienza . I liberali venivano , invece , dagli esilii , dalle galere , dalle cospirazioni , dal campo dei volontarii , e d ’ un tratto , si trovavano nei più alti ufficii , dati loro in premio delle sofferenze patite . Ed era ben naturale . In quei momenti d ’ incertezza e di sospetti , quando i vecchi impiegati si potevano credere amici dei governi caduti , quando mille pericoli ne circondavano , quando tutto si riduceva a sapere se potevamo o no esistere , la fede politica ci era cento volte più utile della capacità amministrativa . Il ricco , il nobile , il potente che faceva una franca adesione al nuovo Governo , era spinto innanzi colle mani e coi piedi , senza badare al suo valore , purché servisse d ’ esempio agli altri . In tutte le Prefetture , nella Polizia , nei Ministeri , nei Municipii , ovunque si poteva supporre un ’ ombra d ' influenza politica , ci voleva gente di provata fede ; e quindi si posero uomini che avevano più carattere che esperienza , più entusiasmo che cognizioni speciali . Ed una volta presa questa norma , si procedette con una cecità spaventevole . Senza tener conto dei pochi uomini di grande ingegno , e senza tener conto degli avventurieri e dei disonesti elle le rivoluzioni portano sempre a galla , il numero degl ’ incapaci fu spaventoso . Un giorno ebbi a raccomandare un giovane onesto , liberale , ma scarso d ’ ogni istruzione . Io accettai l ' incarico della raccomandazione , perché quel giovane mi era fatto conoscere da uno che aveva , con dieci anni di galera , scampato la pena del capo , ed aveva giurato di non chieder mai nulla per sé . Egli mi disse : Questo giovane domanda solo un mezzo onesto di guadagnarsi il puro pane , e sa che la sua poca istruzione non gli permette chiedere di più . Con queste medesime parole io feci la mia raccomandazione al Ministro d ’ uno dei tanti governi provvisorii . Non erano passati due giorni , e quel giovane venne a ringraziarmi d ' essere stato impiegato con cinquanta scudi al mese , in una delle amministrazioni più difficili e complicate dello Stato . Egli era tutto confuso , non sapendo come fare per mettersi in grado d ’ adempiere il suo ufficio . Pure , come Dio volle , la cosa andò al pari di tante altre . Io non ero anche uscito dalla mia maraviglia , quando venne da me un altro giovane , cui m ’ ero sforzato di persuadere , che profittasse dei nuovi tempi per darsi agli studii , non essendo possibile vivere in un paese civile colla sua ignoranza . V ’ ero quasi riuscito ; ma quel giorno esso venne a licenziarsi , perché lo avevano nominato giudice nell ’ isola di Capri . Di questi fatti se ne possono citare a migliaia , e se fosse permesso dire i nomi , farei vedere quali funeste conseguenze ne sono derivate qualche volta allo Stato ed ai privati cittadini . Noi abbiamo avuto magistrati che appena avevano letto il Codice , prefetti d ’ una ignoranza proverbiale , professori che non avevano studiato la materia che dovevano insegnare . Ed è singolare ! il paese che ha sempre gridato contro tutti e contro tutto , è stato sempre d ’ una tolleranza illimitata contro questo trionfo delle incapacità . E chi volesse persuadere ai liberali , che l ' aver sempre pensato alla libertà del proprio paese , l ’ averne fatto l ' unica occupazione d ’ una vita spesa nel cospirare , soffrire e combattere per la patria , gli ha resi , novanta volte su cento , pessimi burocratici ; direbbe una verità manifesta che nessuno di loro vorrebbe credere . Ed ora veniamo al terzo elemento di cui si compone la nuova Italia : il Piemonte . Qui non ci sono uomini vecchi ed uomini nuovi , non ci sono liberali ed impiegati di un governo caduto . Questa è una sacra falange che s ' avanza unita e compatta , un quadrato armato di fucili ad ago . Guai a chi volesse far gli contro una carica ! In mezzo a governi che crollavano da ogni lato , il Piemonte pareva una massa di granito impenetrabile , con una forza d ’ assimilazione portentosa . Ed invero , la sua superiorità politica su tutte le province d ' Italia era ornai incontrastabile . Aveva la sola amministrazione che non si dovesse da capo a fondo rovesciare ; aveva una libera costituzione e leggi che quasi tutte le altre province spontaneamente accettavano o imitavano ; i soli uomini esperimentati alla vita politica , che l ' Italia conoscesse ; un esercito valoroso , un primo Ministro che l ’ Europa ammirava , ed alla cui morale dittatura ogni provincia si piegava ; un Re che si batteva per l ’ Italia . Volere o non volere , siccome l ’ esercito piemontese fu il nucleo intorno a cui si formò l ’ esercito italiano , così il governo e l ’ amministrazione del Piemonte dovevano formare il governo e l ’ amministrazione d ' Italia . Sui varii elementi che la rivoluzione apparecchiava , il Piemonte riuscì a distendere la sua tenacissima trama , per farne un corpo solo . Ma che valore aveva questa trama ? Prima del ‘48 il Piemonte non era neppure una delle regioni più civili d ' Italia , e i principii della Rivoluzione francese v ’ erano penetrati meno che in altre province . Ma dopo quel tempo , la sua amministrazione lenta , pedantesca , intricata , aveva pure dalla libertà ricevuto nuovo vigore ed uomini nuovi . Il paese , per se stesso disciplinato e laborioso , si vide rapidamente prosperare . Il commercio , l ' industria , l ' educazione popolare avevano preso un grandissimo slancio ; l ’ emigrazione italiana vi aveva raccolto nobili ingegni , e la febbrile attività del Cavour dava un moto accelerato a quel piccolo Stato che , se era ben lungi dal potersi ancora paragonare al Belgio o all ’ Olanda , si poteva certo fra di noi chiamare uno Stato modello , e come tale fu d ’ esempio e di scuola all ’ Italia . Pure le antiche tradizioni non s ’ erano spezzate , e l ' organismo amministrativo e governativo , nonostante il moto che condizioni tanto favorevoli gl ' infondevano , era sempre condotto da un gran numero di vecchi arnesi , in gran parte vecchio e sdrucito arnese esso stesso . In un piccolo paese tutti questi mali s ’ avvertivano poco o non si vedevano ; ma quando la trama di questa tela si dovette stendere sopra l ' assai più vasta superficie dell ’ Italia , allora dovunque mancava una maglia si fece uno strappo , e dove erano fila intricate si fece un nodo indissolubile . Così tutti i suoi difetti si videro ad un tratto ingigantiti . Fra difficoltà sempre nuove , fra moltitudini sempre diverse , in una condizione di cose sempre mutabile , v ’ era bisogno d ’ una grande rapidità negli affari , d ’ una grande elasticità nei regolamenti , di mille espedienti e ripieghi per condurre un paese che voleva essere amministrato e formato nel medesimo tempo . Ed , invece , con un ’ amministrazione lenta , pedantesca , intricata e tenacissima delle sue vecchie tradizioni , si trovavano a condurre le cose d ' Italia coloro che avevano appena saputo amministrare il Piemonte . Che esser Capo di Divisione per le carceri o la sicurezza pubblica , Consigliere di Stato o della Corte dei Conti nel Piemonte tranquillo o nell ’ Italia in rivoluzione , sien due cose affatto diverse , niuno certo vorrà metterlo in dubbio . Ed è chiaro perciò , che se il Piemonte non avesse fatto altro che darci la sua amministrazione , le sue leggi , i suoi uomini , cogli ufficii in cui si trovavano , la macchina governativa avrebbe lavorato già assai peggio , e mille disordini sarebbero stati inevitabili . Ma le cose andarono bene altrimenti . Quando gl ’ impiegati dei caduti governi e i liberali delle nuove province si unirono ai Piemontesi , questi dettero uno straordinario contingente burocratico a tutta Italia . Si trattava d ’ attuare le leggi e la politica del Piemonte , e i suoi uomini avevano una reputazione d ' onestà , di capacità ed attività superiore agli altri . Era necessario perciò moltiplicare il numero dei suoi impiegati , e cominciò quindi un rapido movimento di ascensione dai gradi più bassi ai superiori . Bisognava aprire le scuole elementari nella Sicilia o nel Napoletano dove mancavano . I governi provvisorii avevano già proclamato leggi simili a quelle del Piemonte , che imponevano l ’ obbligo d ’ aprire le scuole , ma non v ' erano maestri , direttori , ispettori , e bisognava far presto . Allora il maestro elementare del Piemonte venne a dirigere la scuola , ad improvvisare altri maestri . La necessità lo faceva nominare qualche volta ispettore o anche direttore di Scuola Normale . E così il buon maestro elementare di Torino diveniva , nell ’ Italia meridionale , un cattivo ispettore , un pessimo direttore . E questo lavoro si eseguì sopra una larghissima scala . Come per l ’ aumento dell ' esercito , il capitano fu colonnello , e questi generale , e chi aveva comandato una divisione comandò un corpo d ’ esercito , e chi aveva comandato quarantamila uomini ne dové comandare due o trecentomila ; così il medesimo sistema si volle e spesso si dovette seguire nell ' amministrazione . Senza dare alcuna prova delle nuove ed assai maggiori capacità , che i nuovi ufficii richiedevano , il Capo - Sezione fu subito Capo di Divisione , e questi volle essere Prefetto , e il maestro elementare insegnò nel liceo . Quindi , nel medesimo tempo , si vide sgovernata l ’ Italia , peggiorato il Piemonte , e buoni impiegati divenire mediocri o pessimi ; perché , capaci a condurre la piccola barca del Piemonte tranquillo , si trovavano incapacissimi a condurre , con assai maggiori ufficii , la nave d ' Italia , in un mare tanto burrascoso . Il paese si trovò invaso da una moltitudine sempre crescente d ’ incapacità burocratiche , che moltiplicavano da ogni lato come le locuste . Uomini vecchi e uomini nuovi , liberali , martiri e persecutori , nessuno aveva ricevuta l ’ educazione e il tirocinio necessario ai nuovi tempi . I Piemontesi , con tutti i loro difetti , erano laboriosi , disciplinati , tenacissimi ; si erano trovati in condizioni più favorevoli , e quindi formarono come lo scheletro o l ’ impalcatura che doveva reggere insieme la macchina della nuova amministrazione . Ora sarebbe inutile rivolgere la colpa di questi fatti agli uni o agli altri . A che gioverebbe oggi . sapere se , nel distribuire gl ’ impieghi , fu tenuta una proporzione troppo favorevole agli uni o agli altri ? Il certo si è , che dei tre elementi di cui s ’ è formata l ’ Italia , la nostra rivoluzione non poteva escluderne alcuno ; ed essi erano di tal natura , che dovevano inevitabilmente portare il governo in mano di una burocrazia assai inferiore al bisogno . Io , perciò , non vedo alcuna necessità d ’ introdurre le passioni dei partiti nell ’ esame di tali questioni . Importa assai più di riconoscere la forza fatale di quelle leggi che regolano le rivoluzioni e le società . Queste leggi non sono meno inalterabili di quelle della natura , e solo dalla loro conoscenza il politico può attingere quella sapienza che le fa servire ai suoi fini , e , introducendo le riforme utili e possibili , accelera il progresso , promuove il miglioramento , sociale . La burocrazia è divenuta una delle macchine più potenti e più necessarie nei governi così complicati delle società moderne . Essa ordina il lavoro ; accumula esperienza ; raccoglie quel numero infinito di cognizioni speciali e necessarie , che la pratica solamente suggerisce ; forma le tradizioni degli affari . Ma tutti i governi burocratici sono minacciati da una malattia che , se si lascia propagare , e non vi si pone efficace rimedio , è capace di consumare il più forte organismo sociale . I Francesi la chiamano routine , ed il Mill la definisce , dicendo che è la malattia che affligge i governi burocratici , e di cui generalmente essi muoiono . « Periscono » egli osserva « per la immutabilità delle loro massime , ed ancora più per quella legge universale , per cui tutto ciò che diviene routine perde il suo vitale principio , e non avendo più la mente che operi dentro , procede , girando meccanicamente , senza che più ne risulti l ’ opera che era destinato a produrre . Una burocrazia tende sempre a divenire una pedantocrazia » ( On representative governement , chap . IV ) . Ora non v ’ è nulla che tanto agevoli il progresso di questa malattia , quanto l ' accumulare una prodigiosa mediocrità in un punto determinato dell ' organismo sociale . Il lettore tiri da se stesso le conseguenze , e vedrà allora quel che doveva seguire nei nostri Ministeri . Osservate un poco come si recluta ogni giorno , come si forma e come lavora la nostra burocrazia . Negl ’ impieghi si entra generalmente senza esami , senza dar prova di capacità , e , cominciando dai gradi infimi , si suole ascendere col tempo e con un regolare ed immutabile processo di anzianità ai gradi supremi . Il copista può divenire un giorno Capo di Divisione ; ma allora il Capo di Divisione resterà un copista da cui dipenderà la decisione d ’ affari importantissimi . Fra i nostri ve ne sono certamente alcuni di molto valore ; ma io ne ho pure conosciuto pili di uno laborioso ed onesto che , sepolto ed affogato nel formalismo burocratico , era incapace di stendere la risoluzione di un affare , con una chiara cognizione di esso . E se un Ministro , in tal condizione di cose , volesse oggi nominare Capo di Divisione un privato cittadino , egli sarebbe risguardato come violatore dei più sacri diritti , ancora quando la capacità del nuovo venuto fosse la più incontrastabile e la più incontrastata . Se la legge non vi si oppone , vi si oppongono le tradizioni , che qualche volta sono più tenaci della legge , e che nel vecchio Piemonte arrestarono perfino l ' audacia del conte di Cavour . La rivoluzione poté fare , per cagioni politiche , molte eccezioni ; ma ora la porta è chiusa , e la massima che generalmente prevale può dirsi compendiata nelle parole di quel burocratico che , alla morte del Cavour , diceva : Io non so perché tutti si disperano . Si prenda il pia anziano , e si ponga nel posto del primo Ministro . Tutti gl ' impiegati sono come i pezzi d ’ una macchina , che debbono passare regolarmente , in tempo determinato , nel posto stabilito . Se però il Ministro volesse favorirne alcuno , egli può facilmente trasferirlo da un ufficio ad un altro del medesimo grado , ma d ’ una importanza assai maggiore , d ’ un ’ indole assolutamente diversa , e che richieda cognizioni affatto speciali . Con una facile manovra burocratica , a cui la legge e la tradizione non s ' oppongono , il Capo - Sezione o il Capo - Divisione possono salire una cattedra , dirigere una biblioteca o un ’ accademia di belle arti , senza saper distinguere un Raffaello da un Cimabue , senza aver dato alcuna prova di conoscere la materia che sono chiamati ad insegnare . Vi sarebbe , è vero , da temere il giudizio del pubblico ; ma esso è , in questi casi , di una tolleranza uguale solo all ’ infinito . In una parola , tutte le vie sono aperte per ammettere le incapacità , tutte sono chiuse quando si tratta di ammettere in modo eccezionale le capacità singolari , le quali , si noti , bene , è quasi impossibile che prendano la via ordinaria . Uno che senta in se stesso facoltà superiori al comune degli uomini , non vorrà certamente porsi dieci o forse venti anni a copiare e scrivere lettere , per giungere finalmente a quelli ufficio dove potrà dimostrare il suo valore , se la sua intelligenza non sarà già esaurita sotto il lungo e lento processo di mummificazione , cui fu sottoposta . L ' uomo d ’ ingegno si troverà così sempre come corpo estraneo , in mezzo a una mediocrità che dilaga da ogni lato , e la sua superiorità sarà soggetto di gelosia grandissima o di diffidenza , per forza naturale delle cose e per legge dell ’ umana natura . L ' intelligenza , che dovrebbe essere la forza motrice e regolatrice della gran macchina burocratica , va mancando , e i capi d ’ ufficio non sono essi stessi che pezzi della macchina . Non v ’ è paese del mondo in cui i più alti impiegati amministrativi sieno così privi d ’ ogni responsabilità e indipendenza , così male retribuiti come tra noi . Il Capo di Divisione non può scegliere alcuno de ’ suoi impiegati , non può mai risolvere in suo proprio nome gli affari . La firma è sempre del Ministro o del Segretario che sottoscrive in nome del Ministro ; la responsabilità in faccia al paese è loro , sebbene gli affari sieno poi di fatto risoluti dalla burocrazia che , messa al coperto , e considerata come una macchina , diventa più macchina che mai . La responsabilità non è più di nessuno , perché coloro che conoscono e risolvono gli affari non l ’ hanno , ed il Ministro ed il Segretario sono responsabili solo di nome , quando si trovano costretti a firmar carte che non hanno il tempo materiale di leggere . Così , nel tempo stesso in cui da un lato si è tolto alla burocrazia ogni indipendenza legale , si è resa dalli altro onnipotente . E l ’ aver tutto concentrato nel Ministro , serve spesso ad introdurre il favoritismo politico in ogni parte dell ’ amministrazione , con danno manifesto degli affari . Da questa continua ingerenza politica sono , io credo , derivati i danni maggiori al pubblico insegnamento : il Ministro ed il Segretario non possono sempre resistere alle raccomandazioni dei Deputati e dei Senatori . Dovrebbero essere la sola forza intelligente e responsabile , la mente e l ’ anima dell ’ organismo burocratico ; ma essi mutano continuamente , onde il corpo si è dovuto assuefare a camminare senza anima , e le ruote dello strano meccanismo girano ancora , quando la prima forza motrice è mancata . Il regolamento è divenuto la sola ancora , il vangelo della burocrazia , come la rettorica è il vangelo dei pedanti . Ma come nessuna rettorica fece mai uno scrittore , così nessun regolamento basterà mai a formare una buona amministrazione . La difficoltà di penetrare il vero scopo delle leggi , e la mancanza di autorità per assumerne sopra di sé la interpretazione , hanno fatta sostituire la lettera allo spirito . Quanto più il lavoro prescritto è complicato , irrazionale , tanto più viene religiosamente eseguito , senza osservare se lo scopo prefisso è ottenuto . Una volta ebbi occasione d ' osservare questo fatto . Si dové eseguire un disegno approvato dal Ministero , per adattare un antico locale ad un nuovo uso . Il lavoro era abbastanza inoltrato , quando si vide che un certo numero di finestre non potevano farsi con la spesa indicata ; perché si trovarono antichi pilastri nascosti nell ' interno delle mura , appunto là dove dovevano venir le finestre . Non essendo possibile sospendere i lavori , per aspettare la fine delle lunghe pratiche necessarie ad avere l ’ approvazione d ' un nuovo disegno , bisognava o fare , senza permesso , una spesa maggiore , o aprire le finestre in altro punto , e deturpare tutta l ’ architettura . Studiato il regolamento , fu deciso di aprire le finestre , con la spesa indicata , là dove deturpavano l ' architettura , per poi chiuderle , e con nuovo disegno regolarmente approvato , riaprirle dove conveniva . Il regolamento era fatto per impedire spese maggiori del bisogno , e in queste appunto si cadeva , volendo rispettarne la lettera , a danno dello spirito . La moltiplicità delle forme e delle formole non è credibile , e sembra destinata assai spesso a non ottenere altro fine che quello d ’ arrestare il corso delle pubbliche faccende . Ho visto gli agenti d ’ una Compagnia americana , venuti in Italia con forti capitali , per intraprendere alcune industrie , fuggire disperati , dopo aver visto la serie infinita delle pratiche che bisognava fare per ottenere il desiderato permesso , e le mille difficoltà che si dovevano superare . L ’ Italia , mi dissero , non è ancora un paese per gli affari ; e se ne andarono . Sarebbe nondimeno ingiusto il non osservare che questa burocrazia lenta , ostinata , pedantesca com ’ è , ha pure reso , col suo lavoro costante , paziente e noioso , grandi servigi al paese . Credete forse che un ’ amministrazione improvvisata solamente di liberali , o di vecchi impiegati , o di Piemontesi , avrebbe potuto resistere alla continua mutazione dei Ministeri , agli urli della piazza , alla inerzia passionata della maggior parte di noi ? Più di una volta l ' ostinazione e la pedanteria burocratica sono state la sola forza veramente conservatrice , che potevamo opporre alle tradizioni immorali dei caduti governi , ed al favoritismo politico . Ora però siamo giunti a un punto , che la più necessaria delle riforme deve cominciare da essa , se non vogliamo che la vita nazionale resti soffocata . Ma è singolare ! mentre tutto il paese grida tanto contro la burocrazia , sembra esso stesso affetto dalla medesima malattia . Voi sentite da ogni lato ripetere : che cosa bisogna fare ? Qual ’ è il regolamento , quale la legge , in una parola , quale è il nuovo sistema che deve salvarci ? Né si considera che di regolamenti ne abbiamo finora fatti delle migliaia , che tutte le nostre stamperie sono ancora affaticate in questo indefesso lavoro ; e fra poco avremo percorsa tutta la serie dei regolamenti e dei sistemi possibili , senza avere ottenuto il nostro scopo . E proprio il caso di ripetere all ’ Italia le parole di Fausto a Wagner : E stimi dunque Che da vil pergamena esca la sacra Sorgente che l ’ ardor di questa sete Possa ammorzarti ? Oh no ristoro alcuno Non aspettar , se dall ’ anima tua Limpida non zampilla . Si tratta di finanza ? E sorgono subito a combattere tre sistemi nuovi debiti , nuove imposte o nuove economie . Ma nuovi debiti non troviamo da farne ; nuove imposte , il paese esausto sarà pur troppo incapace di sopportarle , e quanto alle economie , l ’ esame delle cifre ha provato che le spese maggiori sono quelle appunto che non si possono diminuire . Con questi palliativi noi dunque andremo innanzi ancora qualche anno , senza aver trovato il sistema che ci deve salvare . V ’ è in Italia nessun uomo di buon senso , il quale dubiti ancora , che il solo mezzo per uscire dal laberinto in cui siamo entrati , sta nell ' aumentare il lavoro e la produzione nazionale ; perché solo allora le rendite dello Stato cresceranno , e perché una nazione come la nostra , che spende e non produce , deve assolutamente fallire , e non è il sistema , ma il lavoro che può salvarla ? Si tratta di pubblica istruzione ? Ed ecco i sistemi sorgono a combatter fra loro . Libertà d ’ insegnamento , tasse elevate , insegnamento dello Stato , privati – docenti , insegnamento obbligatorio . Ed ognuno si presenta con in mano un segreto talismano , che deve salvare il paese . Ma perché non osservare che le tasse elevate erano prescritte dalla legge Casati , e voi foste indotti a scemarle ? Che essa stabilisce l ’ insegnamento elementare obbligatorio , mentre in Toscana è libero ; che a Napoli v ' è un gran numero di privati - docenti , mentre a Torino , Pavia , Pisa non attecchiscono ; che dal ‘59 in poi quasi tutti i sistemi ' furono provati ; che anche oggi buona parte di essi sono in presenza , e che riescono solo a far andare l ' insegnamento ugualmente male per tutto ? A che vi giova l ’ aprire le scuole serali , quando voi cominciate con 500 alunni , empite d ’ elogi tutti i giornali , lodate il Municipio , la popolazione , il Ministro e l ’ Ispettore ; e poi abbandonate le scuole a se stesse ? Gli alunni diminuiscono subito , e finalmente voi dovete cominciare a chiudere le scuole . Allora sarebbe il tempo pei giornali di gridare ; ma essi pensano a cose più serie . Qual sistema , qual regolamento vi salva da questa generale oscitanza ? Un giorno si levò nella Camera un deputato e disse : Signori ! Volete voi sapere che cosa bisogna fare per riordinare il nostro insegnamento universitario ? Pigliate ogni anno dieci o dodici fra i migliori giovani che s ’ addottarono nelle nostre Università , e mandateli a perfezionarsi all ' estero , specialmente in Germania . Così , dopo qualche tempo , avrete un primo nucleo di buoni professori , che s ' andranno moltiplicando ogni anno . Il consiglio parve buono e fu adottato ; la Camera approvò nel bilancio una somma sufficiente . Si venne subito al modo d ’ attuare , e si fece il regolamento . Ogni anno , nel tempo delle nostre vacanze universitarie , s ’ intima un concorso per scegliere un buon numero di giovani dottori , ed è stabilito prima , quanti debbono essere i medici , quanti i filosofi , i matematici , ec . Ed ogni anno avviene che l ' Italia non è pronta a dare un numero determinato , e anche distribuito secondo la tabella ministeriale , di giovani capaci di profittar davvero del loro soggiorno in Germania , dove gli studii sono tanto diversi e tanto più elevati . Quindi , il più delle volle , una parte degli eletti sono giovani assai mediocri . Tra le materie per l ' esame di concorso non si richiede alcuna conoscenza della lingua del paese , dove si va a studiare , e la durata del soggiorno è d ' un anno solo . Generalmente la decisione del concorso è fatta conoscere al giovane nella fine del novembre ; onde egli arriva a Berlino non prima degli ultimi giorni del dicembre , per fare le vacanze del Natale . Il semestre d ’ inverno , che in Germania comincia nell ' ottobre , ed è quello degli studii più severi , si trova già inoltrato a metà ; e prima che il giovane si ponga in grado di comprendere il tedesco e profittare , la più gran parte dell ' anno è passata , ed egli deve apparecchiarsi a ritornare in patria . Non v ’ è che un solo mezzo per restare , quello d ' avere , in questo tempo , fatto in Germania e stampato un lavoro , e con esso presentarsi ad un secondo concorso . Ora è certo , che se fra quei giovani ve ne è qualcuno veramente capace di profittare , questi non avrà finito e stampato un lavoro in così breve tempo . Egli deve dunque tornare , il regolamento lo impone . Eccezioni ve ne sono state , e sul principio il Ministro aveva assai maggiore larghezza ; ma ora la regola è questa . Così n ’ è seguito che i danari si sono spesi , ma i professori non si sono avuti . Il Governo stesso sembra diffidar di questi giovani , e in si grande penuria d ' insegnanti , quando è costretto a nominar professori alcuni che non hanno neppure compiuto gli studii universitarii , già si dimostra restio ad impiegar questi dottori perfezionati in Germania . Esso sembra non essere in grado di conoscer neppure con che profitto abbiano studiato , a quale disciplina più specialmente si siano dati . Così almeno bisogna credere , quando s ’ è visto che coloro i quali a Berlino studiavano una materia , furono chiamati in Italia ad insegnarne un ' altra affatto diversa ; quando s ’ è visto quelli che più godevano la stima dei compagni e dei professori , piatire invano un posto di liceo , mentre altri , e non più meritevoli , entravano nelle Università . Molti di essi gridarono che , così facendo , v ' era un fine premeditato ; ma ciò è assurdo . Il Governo e la burocrazia non hanno altro fine , che il bene della gioventù e dell ’ insegnamento ; ma si sono da se stessi legate le mani , e messi nella impossibilità di farlo . È dunque da meravigliarsi , se il paese non ha finora risentito alcun vantaggio dei danari spesi , e se noli abbiamo guadagnato niente nella poca stima che s ’ ha di noi all ’ estero , dove s ’ è avuto un saggio del modo con cui in Italia procedono le pubbliche faccende , e la nostra leggerezza è stata dagli uomini gravi giudicata scandalosa ? Quale è il regolamento che ci salva da questi errori , quale è il sistema ? Io lo dirò francamente : bisogna non fare strazio così manifesto del senso comune . La questione principale tra di noi non è di regolamenti o di leggi ; ma è di uomini . Con uomini che sappiano e che vogliano , le peggiori leggi si portano a buon fine ; con uomini indolenti o ignoranti , tutto riesce male . E l ' Italia , invece di rivolgere a ciò tutta quanta la sua attenzione , s ’ è persuasa che ad avere una nazione stimata , civile e potente , basti avere una libera costituzione , ed un miglior codice penale e civile e scuole e vie ferrate e porti e canali , e la posta che parte tre o quattro volte il giorno , ec . , ec . Ma questi sono condotti pei quali deve scorrere la vita e l ’ attività nazionale ; se questa vita manca e niuno pensa a ridestarla , se le strade restano senza viaggiatori e i porti senza navi e le scuole senza scolari , tutte le grandi imprese servono solo ad affrettar la rovina ed il fallimento . Le società vi sono , la libertà si desidera solo per avere uomini migliori ; le leggi , le istituzioni non possono essere che mezzi e strumenti di questo fine più alto assai . Ma gli ostacoli che si frappongono fra noi a conseguirlo sono infiniti , e tanto più gravi , quanto più molti di essi sono opera delle nostre proprie mani . Io ne citerò uno che sembra di poco momento ; ma è notevole assai , perché viene dalla gente più illuminata e benemerita del paese . Vi sono fra di noi molti uomini , che hanno più degli altri contribuito a fare l ' Italia . Costoro nelle lettere , nelle scienze , nelle armi o nella politica hanno reso grandi servigi alla patria , e i loro nomi sono giustamente venerati in Italia e fuori . Ma non pochi di essi restarono , come noi tutti , ubbriacati dai facili successi finora ottenuti . Più volte m ’ è avvenuto di parlare con qualcuno di loro , sulle più utili riforme di cui il nostro paese avrebbe bisogno . Ed ogni volta che io discorrendo , per esempio , di pubblica istruzione , mi sono lasciato andare a descrivere disegni di radicali riforme , sono stato interrotto da un ’ osservazione che m ’ ha fatto molto pensare , perché mi fu troppe volte ripetuta . In fin de ’ conti , m ’ hanno detto molti di questi uomini politici , ed anche non pochi egregi professori , noi non facemmo tali studii , non fummo costretti a questo tirocinio ; eppure .... eppure qualche cosa noi siamo , l ' Italia , in fine , l ' abbiam fatta noi ! Vi fu tra gli altri un deputato di molto ingegno , che aggiunse : Io piglierei che i nostri figli facessero camminar l ' Italia , quanto l ' abbiam fatta camminar noi . Ora , con buona pace di questi signori , io credo che essi vivano nella più grande illusione . I nomi di coloro che seppero sperare contro la speranza , che ebbero una fede inconcussa nella libertà , per cui vissero e soffrirono , resteranno immortali , e le loro opere saranno d ' esempio ai posteri . Ma se non si persuadono , che le forze bastevoli a far cadere governi crollanti non bastano a formare una grande nazione ; se non si persuadono , che ora si tratta di creare una generazione di gran lunga superiore a noi , perché la scienza , l ' industria , l ’ esperienza , in una parola , gli uomini che l ’ Italia possiede , non sono ancora quelli che costituiscono le grandi nazioni , e che si formano in esse ; se di tutto ciò non si vogliono persuadere , potrebbero correre il pericolo di divenire un ostacolo all ' opera che così splendidamente iniziarono colle proprie mani . Niuna illusione più funesta di quella che vuol credere , che gli uomini i quali di recente spezzarono le proprie catene , sieno davvero i più capaci a sostenere in tutto l ' onore e la gloria del paese risorto . In quella poca esperienza che ho potuto avere nell ’ insegnamento , mi è restata sempre una profonda convinzione , che la nostra gioventù potrà rapidissimamente superarci , se noi non continuiamo a lasciarla nell ' abbandono in cui l ’ abbiamo tenuta finora . Ma se ancora duriamo fatica a capire , che il nostro più nobile ufficio è quello di produrre una generazione che ci superi , e vogliamo produrne una simile a noi , avremo invece una copia peggiorata dalla nostra incapacità : noi potremmo avvederci del funesto errore , quando in Europa venisse uno di quei momenti difficili nei quali , fra l ’ urto dei potenti , solo i forti si salvano , o fossimo sottoposti ad una di quelle crisi violente , a cui , pur troppo ! anche le società moderne vanno soggette . Ma abbiamo noi bisogno di novelle prove ? Non è generale il grido che la gioventù nostra da tutti tenuta fra le più intelligenti non progredisce punto ? E non furono gli uomini stessi che fecero l ’ Italia , coloro che , venuti all ’ opera , riuscirono impotenti a un assetto definitivo , e caddero in quegli errori che questa guerra è venuta a mettere così dolorosamente in luce ? E se anche gli uomini eminenti possono qualche volta , loro malgrado , essere d ’ inciampo al progresso della nazione ; che sarà della schiera infinita dei mediocri ? Avete voi mai conosciuto un paese dove la calunnia sia così potente e così avida , dove in così breve tempo si sia lacerato un ugual numero di riputazioni onorate ? Si grida per tutto che ci vogliono uomini nuovi , perché gli uomini vecchi sono già consumati ; ma non appena si vedono i segni di un qualche giovane di vero ingegno elle sorge , un mal volere , direi quasi , un odio infinito , s ' accumula contro di lui e lo circonda . La mediocrità è una potenza livellatrice , vorrebbe ridurre tutti gli uomini alla sua misura , odia il genio che non comprende , detesta l ’ ingegno che distrugge l ' armonia della sua ambita uguaglianza . Essa ha i suoi idoli che solleva e che adora ; ma sono grandi mediocrità anch ’ essi , che le servono di strumento , e che , con una riputazione usurpala , nascondono i bassi fini della moltitudine . Essa ha in tutto ciò una forza d ’ associazione incredibile , una disciplina ed un istinto che le fa sempre riconoscere da lontano il nemico , contro cui tutti rivolgono contemporaneamente i loro strali avvelenati . Molti e molti giovani io ho veduti abbandonarsi e cedere , scoraggiati , il terreno , innanzi ad un nemico sconosciuto , invisibile , eppure così numeroso . Che l ' Italiano del Settentrione ricordi un poco che cosa erano i Napoletani appena usciti dalla rivoluzione ; come si laceravano , e come , i più numerosi nella Camera , e con una intelligenza che nessuno mai negò loro , restarono pur sempre i più deboli . E poi si faccia un esame di coscienza , e veda se non è vero , che queste nostre passioni consumano per tutto le forze più vive del paese , e fanno che spesso l ' Italia divori , come Saturno , i suoi proprii figli . Ma voi siete sempre ad assalire le moltitudini , e tacete delle consorterie , che fra di noi cagionarono tutto il male . Sono esse che fanno un disonesto monopolio del Governo a vantaggio di pochi ; sono esse che detestano l ’ ingegno e la gioventù , elle proteggono solo i vecchi impiegati , perché possono averli docili strumenti dei loro bassi fini . Prima si diceva la consorteria ; ora il singolare s ’ è mutato in plurale , ed abbiamo le consorterie : v ’ è la toscana , la napoletana , la lombarda , la piemontese , e fra poco avremo anche la veneta . E mentre vi sono di quelli che le fanno cagione di tutti i mali , ve ne sono altri , i quali dicono che esse sono un nome vano , un mito , uno spauracchio da bambini . Le consorterie però ci sono e sono una grande calamità , perché sintomi funesti di una malattia morale che ancora ci travaglia . Nelle grandi questioni politiche , là dove si tratta della esistenza del paese , tutta la nazione si agita , tutte le opinioni s ' uniscono , il programma politico è uno solo , ed il Governo allora pare che non guidi , ma sia guidato dal paese . E sono i soli momenti , in cui da noi non si commettono più errori . Le nostre moltitudini hanno un senso politico così fino , che vedono sempre il punto essenziale della questione , ed a quello rivolgono tutte le forze , dimenticando il resto . L ’ Italia diviene allora ammirabile al cospetto dei mondo , e fa prodigi . Ma in tutte le altre questioni d ' amministrazione , di finanza , di pubblico insegnamento , là dove non si tratta più della esistenza immediata , e si potrebbero formare i partiti , perché incominciano le divergenze ; il paese , invece , cade subito nell ' abbandono e nell ' indifferenza , grida perché soffre , ma non pensa al rimedio , ed aspetta ogni cosa dal Governo . Gli uomini politici si trovano , così , come generali senza esercito , e si dividono in gruppi che sono consorterie , e non possono in alcun modo divenire partiti . Il conte di Cavour , colla sua personalità e col suo genio politico , teneva uniti molti di quei gruppi , e , sollevando a tempo delle grandi questioni , agitava il paese quando ne aveva bisogno . Ma dopo la sua morte i gruppi si divisero , e le consorterie moltiplicarono . Appena uno di questi gruppi saliva al potere , si trovava intorno un paese che non suggeriva nulla , ma chiedeva di essere sollevato ; e di fronte si trovava gli altri gruppi tutti nemici , perché tutti desiderosi del potere . Quindi le avversioni personali , meschine ; la guerra d ’ ingiurie e di pettegolezzi , che il paese ha sempre deplorata e deplora . Se il Governo poi voleva aiuto ; se aveva bisogno d ’ un segretario , d ' un prefetto , d ’ un impiegato , non poteva sceglierlo che fra il piccolo numero degli amici fidati . Più volte i consorti tentarono rompere questo cerchio di ferro , che li stringeva e gl ' isolava ; ma non v ’ era modo . Essi non impiegavano i loro più fidi , e correvano pericolo di far solo qualche disertore ; essi cercavano fuori , e s ’ imbattevano in un nemico o in uno sconosciuto . Il Governo si riduceva così inevitabilmente nelle mani di pochi , ed era quello che li rendeva odiosi . Ma fino a che dietro a ognuno di quei gruppi non sarà una parte del paese , fino a che il Governo sarà ridotto nella materiale impossibilità di stendersi in un largo cerchio ; i partiti saranno sempre impossibili , e avremo solo consorterie , chiunque sia al potere . Se quello che oggi si chiama partito di azione , riuscisse in tempi pacifici ad afferrare il potere , si vedrebbe anch ’ esso , in tutte le faccende di governo , ridotto ad un piccolo numero , e sarebbe subito preso dal male della consorteria . Un Governo di pochi è sempre meschino e personale , odioso , sospettoso d ’ ogni nuovo venuto ; è sempre una consorteria , e qualche volta può divenire una camorra . E noi non usciremo mai da un Governo di pochi , fino a che il paese non comincia a discutere sul serio i proprii affari , a determinare la propria opinione , e , coi mezzi legali , imporla ai ministri . Fino a che non si decide a pigliar parte alla vita politica , e lascia vuoti i collegi elettorali , e chiama al municipio gente che non conosce , e pretende che il Governo debba far tutto per tutti , e aspetta da esso la pioggia ed il bel tempo ; la libertà resterà un nome vano , e le istituzioni liberali saranno come le strade ferrate senza viaggiatori , come i porti senza navi ; le consorterie non potranno divenire partiti , e tutti gli sforzi per distruggerle riusciranno solo ad aumentarne il numero . Esse dunque ci sono e sono un male , di cui la colpa principale ricade sui non consorti , che si contentano solo di biasimare e stare a guardare . Potremo noi sperare di mutare , fino a che vi saranno ancora municipii , nei quali gli ordini delle autorità locali si debbono proclamare a suon di tromba o tamburo , per non esservi chi sappia leggerli ? Così dunque ci troviamo portati sempre ad una medesima conclusione . V ’ è in Italia un gran colpevole , che ha fatto più male ed ha commesso più errori dei generali , dei ministri , del partito d ' azione , delle malve e delle consorterie , e quest ' uno siamo noi tutti . Ma qui mi si potrebbe dire : è bello e comodo predicare per fare il profeta di sventure ; ma veniamo un poco al quid agendum . Voi dite che in Italia mancano gli uomini , e voi non avete alcuna fede nelle istituzioni , nelle leggi e nei regolamenti . Che cosa dunque bisogna fare ? Voi dite che le moltitudini sono ignoranti . Ma noi abbiamo aperto scuole sopra scuole , abbiamo creato un esercito di professori , abbiamo aggravato il bilancio dello Stato , abbiamo . tentato i nuovi sistemi ; e voi dite che si va di male in peggio , e ripetete che non bisogna aver fede cieca nei sistemi o nei regolamenti . Per aver buone scuole bisogna aver buoni professori , e viceversa , per formar dei professori ci vogliono le scuole . Noi non abbiamo né l ’ una cosa né l ’ altra . Inviammo a Berlino i nostri migliori giovani , e neppure siamo riusciti a nulla . Questa è dunque una impresa disperata ? Se dopo tutto ciò che ho detto , io pretendessi d ' avere trovato il segreto talismano che deve guarire l ' Italia , il lettore di buon senso sarebbe nell ' obbligo di darmi del ciarlatano . Io non credo che l ’ impresa sia disperata ; ma non ho certo la pretensione di rispondere alla domanda ; e quando mi sentissi da ciò , non avrei preso a scrivere un opuscolo . Credo di più , che non vi sia uomo capace di rispondere , perché la rigenerazione d ' un paese , per mezzo della libertà , deve essere l ’ opera del Governo e del paese stesso . Il primo passo , però , è quello di mettere , noi stessi , a nudo le nostre piaghe , di distruggere le illusioni o i pregiudizii nazionali . Se voi pigliate ad uno ad uno tutti i rami della civiltà umana , l ’ Italiano vi consente che in ciascuno di essi noi siamo inferiori a tutte le nazioni civili . Niuno vi pone in dubbio che le scienze , le lettere , l ’ industria , il commercio , l ' istruzione , la disciplina , l ’ energia nel lavoro sieno in Italia assai inferiori a quel che sono in Francia , in Germania , in Inghilterra , nella Svizzera , nel Belgio , nell ’ Olanda , nell ' America . Ma quando poi si viene a tirare la somma , v ’ è sempre una certa cosa , per cui vogliamo persuaderci di essere superiori agli altri . Ebbene , questa certa cosa o non c ’ è , o bisogna dimostrarla coi fatti , se vogliamo che il mondo vi creda , e che noi possiamo risentirne i vantaggi . Se poi dovesse solo servirci di pretesto , per non fare gli sforzi infiniti , e durare le grandi fatiche che le altre nazioni durarono per rendersi civili , allora sarebbe assai meglio non aver questo dono funesto e misterioso . Quando si chiede che cosa cl vuole per formare uno scrittore , il rètore ha subito una risposta pronta , e ci presenta una nota in cui è scritto come si fa la novella o la storia , come si fa piangere e come si fa ridere , come si arriva al sublime e come si desta la malinconia . Ma colui che conosce per pratica il mestiere , non può avere una così cieca ed implicita fede nelle regole della rettorica , e vi dirà , invece , che si tratta di una disciplina lunga e penosa , che bisogna studiare i classici , formarsi il gusto , conoscere gli uomini , il mondo , e che bisogna , sopra tutto , avere il dono della sacra fiamma . Il volgo rimane a questo poco soddisfatto , e i rètori trovano spesso più facile ascolto , specialmente in Italia dove furono ammirati tanto il Castelvetro e il padre Cesari , il Metastasio e l ' Arcadia . Questa medesima tendenza del nostro spirito noi dimostriamo , quando si ragiona o scrive di politica . Ognuno vuole il sistema , vuole essere rivelato il segreto . Si tratta d ’ intraprendere un ’ opera faticosa e penosa , a cui altre nazioni hanno impiegate le forze di più generazioni . Noi possiamo dirci in una condizione fortunata , perché se apriamo la storia , troviamo che , poco prima o poco dopo la Rivoluzione di Francia , tutti i paesi ora più civili si trovarono in condizioni non molto dissimili da quelle in cui siamo noi adesso . Se ne avvidero , si decisero a rimediarvi , si posero coraggiosamente all ' opera , e tutti , più o meno , per le medesime vie , cogli stessi mezzi , vi riuscirono . Basta aprire la storia di Francia , di Germania , d ’ Inghilterra per vedere quali furono questi mezzi . Essi costituiscono alcune scienze e alcune discipline , che hanno grandi cultori in Europa . Siamo noi forse i soli che senza sudare e senza stentare dobbiamo ottener tutto dalla fortuna ; i soli che non hanno nulla di comune cogli altri uomini , per non voler prender la via battuta da tutte le altre nazioni ? Che se l ' Italiano ha ancora la superbia orgogliosa e vana del suo primato , se crede ancora d ’ essere superiore a tutti gli altri , quando le sue opere sono così manifestamente inferiori ; allora guardi a ciò che fecero i suoi padri , e vedrà che la più parte di queste scienze , di queste discipline nacquero in Italia , che le nostre scuole , le nostre Università , le nostre istituzioni furono imitate dai Tedeschi , Francesi ed Inglesi , e che anche la via , per cui le nostre repubbliche uscirono dalla barbarie del medio evo , è la stessa . Dica allora d ’ imitare se stesso , ove ciò gli stia tanto a cuore ; ma si persuada però una volta , che se la questione è difficile assai , è più di tenace volontà , che di scienza occulta ; è di uomini , non di leggi o d ’ istituzioni solamente . Chi vi ha impedito di diffondere l ' istruzione elementare ? Non è nota la via per ottenere il fine ? Non lo ha quasi ottenuto il Piemonte , non è forse vicino alla mèta il municipio di Milano ? Le difficoltà più gravi e le questioni veramente disputabili incominciano là dove noi ancora non siamo giunti . Abbiamo ragionato alquanto dei molti mali che travagliano la nostra burocrazia ; e la questione è per noi d ’ importanza capitale . La burocrazia ha in mano l ' opera maggiore del Governo ; essa muove la gran macchina dello Stato ; lo amministra , ed indirettamente elabora , più spesso che non si crede , anche i disegni di legge . Le assemblee legislative son buone a deliberare , a sindacare , a dare pubblicità al Governo , a determinarne l ' indirizzo ; ma incapacissime ad amministrare , riescono spesso impotenti ancora a formolare e discutere le leggi , in quei mille particolari che le rendono efficaci , e che vengono suggeriti solo da quella lunga e minuta esperienza , che è la qualità principale d ' una buona burocrazia . Chi dunque ci ha fatto lasciare una parte così importante dello Stato in un disordine permanente , e forse anche progressivo ? Non hanno le altre nazioni trovato i medesimi ostacoli , e non li hanno forse superati ? In qual modo ? Facendo precisamente il contrario di quello che facciamo noi . Infatti , noi ammettiamo agl ' impieghi minori senza esame e senza concorso ; la Prussia non ammette a concorrere agl ’ impieghi di Stato chi non abbia fatto un corso regolare di studii classici . Noi facciamo passare da un impiego all ' altro , quasi per sola anzianità , e la Prussia sa quali sono le cognizioni richieste in ciascuno dei principali rami d ' amministrazione , e prima di farvi entrare qualcuno vuole prove ben sicure . Noi crediamo che l ' impiegato di ogni grado sia una macchina , e abbiamo tutto concentrato nel Ministro ; ogni paese civile ha , invece , creato nelle amministrazioni un piccolo numero di alti impiegati , con grande indipendenza e responsabilità , nei quali si pongono , con paghe quasi ministeriali , uomini eminenti . Essi sono l ’ anima e la vita delle amministrazioni , perché , mentre tengono ferme le tradizioni nella continua mutabilità dei Ministri , sanno operare in modo che la lettera non uccida lo spirito , avendo l ’ autorità e l ’ esperienza necessaria a farlo senza pericolo . Noi abbiamo , con ogni studio , chiusa la porta delle amministrazioni alla intelligenza in generale , ed agli uomini più eminenti in particolare ; i paesi veramente civili invitano con ogni mezzo l ' intelligenza , cercano gli uomini eminenti , e quando la loro capacità è davvero provata , allora non vi sono ostacoli possibili , e se tutto manca , si crea a bella posta un nuovo e più alto ufficio : s ’ è visto che una sola intelligenza elevata , messa a servigio dello Stato , fa quello che miriadi d ’ impiegati mediocri non possono fare . « Solo in un Governo popolare , dice il Mill , poteva Sir Rowland Hill vincerla contro l ’ Uffizio delle Poste . Un Governo popolare lo installò dentro le Poste del Regno Unito , e fece che il corpo , a dispetto di se stesso , obbedisse al nuovo spirito i che v ’ infuse dentro un uomo di originalità e di energia » ( On representative Governement ) . E solo in questo modo si può evitar quella carie che così spesso rode le ossa delle amministrazioni , mutando in meccanismo il lavoro intelligente . Se un paese doveva trovare difficoltà ad accettare il sistema prussiano degli esami e concorsi , per tutti gl ' impieghi , questo era l ’ Inghilterra , dove i più alti ufficii erano un privilegio dell ' aristocrazia . Ma quando si vide che il favoritismo minacciava di portar mali assai gravi , allora l ' Inghilterra subito pose mano arditamente alla riforma . Capì che si trattava di uomini , e nell ' aristocrazia stessa vi fu chi sostenne la propaganda generosa , la quale fini con la legge che sottopose agli esami quasi tutti gl ' impieghi . Questa legge scoteva l ' antica base aristocratica della società inglese , perché poneva il figlio del calzolaio in termini d ’ uguaglianza col nobile lord , dando la superiorità solo all ’ ingegno ed alla coltura ; ma fu riconosciuta utile , e non si esitò un istante . Noi , invece , ci siamo divertiti a crescere o diminuire il numero delle Divisioni , dei segretarii , a creare direttori , ispettori , commissarii ; e queste miserie furono le nostre riforme , quando bisognava invece trovar modo d ' introdurre l ’ intelligenza , la responsabilità e la vita in un corpo , a cui sembra che con ogni studio si voglia togliere l ’ anima . Si è subito detto , che i concorsi e gli esami non riescono fra noi ; ma non si è pensato che chi li adottò , aveva trovato i medesimi ostacoli , aveva saputo correggerne tutti gl ' inconvenienti , ed aveva finalmente ottenuto i risultati che voleva . Gli esaminatori sono scelti fra gli uomini più eminenti del paese , pagati largamente , e non hanno avuto paura di cominciar col disapprovare il cinquanta per cento degli esaminati . Vi sono molti impieghi , nei quali certe qualità morali , che non si provano cogli esami , sono necessarie quanto la coltura : in essi l ’ esame è stato solo una condizione inevitabile per avere l ' ufficio , ma non l ’ unica . Si è cercato e s ’ è trovato il modo di assicurare tutti i vantaggi a chi riusciva migliore ; ma non si è tolto a chi doveva far la nomina , il diritto di mettere in bilancia anche e qualità morali . In altri casi l ’ esame è servito a determinare solo la eleggibilità , lasciando libera la scelta fra tutti gli eleggibili . Ora se gl ’ Inglesi hanno potuto persuadersi , che la competitive examination era la base più essenziale della riforma amministrativa , e l ’ hanno fatta a dispetto delle tradizioni , dei pregiudizii , degl ’ interessi aristocratici ; se essi già ne risentono i vantaggi medesimi che ne hanno avuto i Prussiani , e se ne dichiarano così contenti , che il Gladstone affermava , il secolo XIX dover essere il secolo dei telegrafi , del vapore e degli esami ; che cosa impedisce a noi , società democratica , e senza differenza di classi , di vedere che questo è il primo principio della riforma amministrativa ? Con essa , non solo il numero degl ’ impiegati può diminuire , e un ' economia desiderata si rende possibile ; ma la rapidità assai maggiore degli affari cesserà di soffocare la vita nazionale in un mare di formalità inconcludenti , il che è per noi questione d ' essere o non essere . E se prendiamo , ad una ad una , tutte e istituzioni che hanno bisogno di riforma , noi troveremo sempre che il primo passo si riduce a trovar modo d ’ introdurre in esse maggiore intelligenza ed uomini più capaci . Il resto verrebbe poi assai facilmente e quasi da sé . Quando avrete accumulala la forza motrice , sarà facile dirigerla , risparmiarla , moltiplicarla . Così è che nel fondo di tutte le nostre riforme ve n ' è una che è la base di tutte le altre , ed è quella del pubblico insegnamento . Ogni volta che voi parlate ad uno straniero intelligente dei progressi che ha fatti l ' Italia colla rivoluzione , egli conchiude sempre col chiedervi : e che cosa avete voi fatto per la istruzione e l ' educazione del vostro popolo ? Questa è invero l ' unica base ferma e sicura della libertà . Ma non bisogna credere , che un buon sistema d ' istruzione e di educazione significhi solo avere scuole elementari dove s ' insegni il leggere e lo scrivere , licei dove s ' insegni greco e latino , Università dove s ' insegnino le professioni . Una nazione civile è quella che ha scuole , le quali , mentre istruiscono , fortificano l ’ intelligenza individuale , moltiplicano l ’ intelligenza nazionale , formano il carattere , dànno la disciplina morale e civile , migliorano tutto l ’ uomo . Un buon sistema d ’ istruzione crea , colle scuole industriali , abili operai ; moltiplica l ' industria ed il commercio ; perfeziona coll ’ insegnamento del disegno le più importanti manifatture ; caccia la miseria e introduce per tutto un agiato vivere . Il Governo prussiano seppe , con le scuole temporanee o permanenti di operai , introdurre nella Slesia l ’ industria dei tappeti turchi e delle trine che ne cacciarono la miseria . Nel Gran Ducato di Baden le scuole industriali riuscirono a perfezionare alcune delle manifatture , da cui dipende la ricchezza del paese , come l ’ orologeria che era decaduta , e la pittura a smalto , in porcellana , ec . Il Belgio , organizzando non meno di cinquanta scuole comunali da tessere , cacciò dalla Fiandra occidentale la mendicità che l ’ aveva invasa : Nel Wurtemberg ed in Baviera , specialmente a Norimberga , le scuole di disegno hanno perfezionate alcune industrie per modo , che se ne moltiplicarono il commercio e la ricchezza , ed un agiato vivere s ’ introdusse nei più remoti abituri , nelle più povere capanne . Esempii simili di progresso efficacemente voluto ed ottenuto se ne potrebbero citare a migliaia . Ma un buon sistema d ’ educazione significa ancora la salute migliorata , la forza fisica accresciuta . L ' uomo ha il potere di perfezionare non solo le razze degli animali , ma la sua propria , coll ’ igiene , la ginnastica , la caccia , il cavalcare , il tiro a segno , la scherma , ec . , ec . Il giuoco del cricket , il remigare , il cavalcare , la caccia , sono , infatti , parte essenziale d ’ una buona educazione inglese . Il Times riporta ogni anno i nomi dei dodici che , nelle sfide al cricket , tra Oxford e Cambridge , sono vittoriosi , e la vittoria consecutiva di più anni da una parte o dall ’ altra , è uno degli onori più ardentemente ambiti da quelle due grandi Università . Il ritratto di colui che vince nel tiro a segno , si trova in tutti i giornali illustrati , è esposto al pubblico in tutte le città del Regno Unito . E l ’ ultima Commissione d ’ inchiesta sulle grandi scuole , rivolgeva tutta quanta la sua attenzione sopra questi esercizii del corpo , che non giudicava meno importanti del greco e del latino . La ginnastica è divenuta una delle occupazioni più popolari e più ardentemente cercate in tutta la Germania , dove ha creato grandi istituzioni , giornali e feste , che sono divenute feste nazionali di tutto quanto il popolo tedesco . E così la Prussia , con 17 milioni di abitanti , ha potuto mettere sotto le armi 700 mila soldati che han provato d ' essere tra i primi d ’ Europa . Il suo coscritto si presenta , non solo sapendo leggere e scrivere , non solo abile operaio o agricoltore ; ma anche assai forte e senza i molti difetti fisici , che fanno respingere tanti dei nostri dai Consigli di leva . Il tiro a segno è l ’ occupazione e l ’ orgoglio di tutti gli abitatori delle Alpi , e i nostri volontarii l ’ hanno , pur troppo , sperimentato anche nel Trentino . Il generale Garibaldi lodò altamente il valore dei Tirolesi , ed è bene di notare che essi sono , ad un tempo , i più abili tiratori dell ’ Austria , ed i soli che non abbiano tra loro analfabeti . In ogni popolo v ’ è qualcuno di questi esercizii che ne alimenta la fierezza e la forza ; che cosa abbiamo fatto noi colla ginnastica e col tiro a segno ? Del danaro se n ’ è speso ; ma ben presto il primo entusiasmo si è spento , secondo la solita inerzia che non si è fatta vincere neppure dalla passione di questi utili passatempi , i quali non solo fortificano il corpo , ma affinano i sensi . L ’ occhio vede più lontano e più giusto , la mano è più ferma e svelta , i movimenti della persona più agili . Non vi siete avvisti , viaggiando sulle strade ferrate , che fuori d ' Italia le guardie hanno l ’ occhio più giusto ed esercitato , sono più accorte , ed un numero minore di facchini fa un lavoro maggiore ? Per qual ragione un cameriere dei Caffè sui Boulevards di Parigi vi pare una molla d ’ acciaio , che scatta ad ogni più piccolo cenno ? Esso vede tutto , ed è pronto a tutto ed a tutti . Perché una donna francese basta a dirigere un intero magazzino , può tenervi in ordine un intero stabilimento , facendo un lavoro che parecchie delle nostre , insieme riunite , non bastano a fare ? Per quale ragione , in tutte le biblioteche di Germania , un così piccolo numero d ' impiegati deve bastare ad un lavoro così prodigiosamente maggiore e migliore di quello che fanno i nostri ? A Gottinga vi sono 500,000 volumi che ogni giorno s ' aumentano , e che vanno continuamente in giro per tutta la Germania . E quindici soli impiegati bastano a questo lavoro , tenendo sempre al corrente tre cataloghi , per materie , per ordine alfabetico , per ordine di tempo in cui arrivano , compresi gli opuscoli e gli articoli di Riviste , anch ’ essi posti a catalogo . La Biblioteca di Berlino , anche meglio ordinata , con 700,000 , tra volumi e manoscritti , ne manda ogni anno in giro circa 150,000 , e venti soli impiegati bastano a tutto . È forse la natura che ci ha resi così inferiori ? o non sono l ’ educazione e la istruzione , ricevute e trasmesse di generazione in generazione , quelle che hanno in ogni classe migliorato tutte le facoltà e le abitudini , perfezionato tutto l ’ uomo ? Non pensate , adunque , solamente al leggere ed allo scrivere . Entrate nella città di Napoli , lasciate quelle vie , dove abita la gente colta ed agiata , dove corrono i ricchi e splendidi equipaggi , penetrate , invece , nei quartieri più remoti , dove i vicoli ed i chiassi sono così confusi ed intrecciati fra loro , e le case così alte e vicine , che si forma un laberinto in cui , non che altro , neppure l ' aria può liberamente circolare . Le vie sono così sudice ed anguste , che l ’ uomo a fatica può vivervi , e se vi arriva lo spazzaturaio del Municipio , v ’ offende ancora il lezzo che esce dalle case . La vita s ’ abbrevia , la salute è estenuata , le malattie si moltiplicano , e quando giunge fra di essi il colèra , miete a migliaia le sue vittime ; gli storpii e gl ’ invalidi son molti ; la coscrizione deve respingerne un numero non piccolo , per incapacità fisica : campano la vita con mestieri assai rozzi e primitivi , dando una produzione insignificante . Uno spettacolo simile , sotto forme più o meno diverse , voi potete ritrovare in molte parti d ' Italia . E credete forse di avere adempito gli obblighi d ' un popolo civile , se accanto a questi tugurii vi contentate d ' aprire la scuola elementare del leggere e dello scrivere ? Bisogna prima introdurvi l ’ aria e l ' acqua ; bisogna abbatter quelle che ancora si chiamano case , e costruire abitazioni per contadini , per operai ; cacciarli dalle tane da lupi , in cui vivono ; chiamarli alla scuola , per far loro , prima di tutto , gustare il benefizio dell ’ aria libera e della nettezza . Sulla soglia della loro scuola voi dovete , prima d ’ ogni altra cosa , come nella ragged school di Londra o Edimburgo , tenere il bagno , che per essi è più necessario dell ’ abbiccì . Dovete insegnar loro un mestiere , col quale possano menar la vita meno misera , e colle lettere dell ’ alfabeto finalmente aprir l ’ animo loro a quel mondo morale che sembra ancora chiuso per essi . Così , nell ’ ora del cimento , gli avrete , senza troppo lungo tirocinio , soldati , se non più valorosi , certo più numerosi , più robusti e più intelligenti . Considerate un poco che tesoro di danaro , di esperienza , di cure affettuose , d ’ intelligenza spendono i popoli civili per prevenire il delitto , con istituzioni che raccolgono coloro che già minacciano d ’ entrare nella cattiva via , con istituzioni che raccolgono coloro che escono dalle carceri , e con un regime carcerario pieno d ’ umanità e d ’ intelligenza . Io non posso esprimere l ' ammirazione che provai nel visitare il carcere penitenziario di Berlino . Nulla di simile ho visto , per l ' ordine , la nettezza , la precisione , le cure infinite che vi si spendono , e gli studii che si fanno continuamente per migliorarlo . Su tutto ciò si sono scritti molti volumi , si è raccolta l ’ esperienza di molti secoli e di molte nazioni , si sono create istituzioni di cui noi conosciamo appena i nomi . E vi sono scuole normali per fare gl ' impiegati di tali istituzioni , e vi furono uomini che si dettero persino al santo ufficio di vivere nelle galere , come condannati , per provarsi a cacciarne il delitto con l ’ opera della loro benefica propaganda . Ogni volta che si aprono discussioni su questo soggetto , da tutte le nazioni accorrono gli operai della benemerita impresa . Di rado assai s ' ode la voce di un Italiano . E perché noi soli dobbiamo , senza lavoro e senza sacrifizii , presumere di raccogliere il frutto della civiltà , a cui gli altri arrivarono solo col sudore della propria fronte ? Quale più nobile spettacolo , che quello di vedere l ' aristocrazia inglese far di quest ’ opera una delle sue occupazioni principali , e dei suoi principali doveri ? Voi trovate la nobile lady , educata a tutti gli agi del vivere , passar le sue ore migliori nella workhouse , nella ragged school e nel reformatory , dove , in mezzo ai ladri ivi raccolti , legge e spiega il Vangelo . Ho visto un gran numero di ladri riuniti , per sentire il discorso d ' un nobile inglese , il quale voleva loro provare i vantaggi che v ’ erano a vivere da galantuomini . Ed egli concludeva il suo discorso col dire : Voi sapete che noi Inglesi siamo uomini pratici e positivi . Io voglio ora vedere , se le mie parole han portato alcun frutto . E così dicendo ; gettava in mezzo alla folla una ghinea d ’ oro , invitando chi la pigliava a barattarla e tornare . Erano passati dieci minuti , e il giovane che l ' aveva presa non tornava ancora . Nella sala si manifestava un singolare movimento d ' impazienza e quasi di amor proprio offeso , quando un grido di gioia e d ' applausi annunziò il ritorno del giovane . E queste scene seguono ogni giorno in tutta l ' Inghilterra , e sono il mezzo più efficace a diminuire da un lato i delitti , mentre dall ' altro nobilitano sempre più quella classe di cittadini che le promuove . Non v ’ è parte della vita sociale , dove questa benefica azione del Governo o dei privati cittadini non cerchi costantemente ed efficacemente di penetrare . In Francia , in Germania , e specialmente in Inghilterra , il paese più geloso delle libertà personali , v ' è una serie di leggi che , con una grande minuzia e grandissima cura , obbligano il Governo ad entrare in tutte le grandi officine , in tutte le grandi miniere , ovunque si agglomera una moltitudine di operai , per vigilare alla loro salute , alla loro istruzione e moralità . determinato il massimo delle ore di lavoro ; è determinata l ’ età , prima della quale i fanciulli non possono essere impiegati , e le ore in cui debbono lasciare il lavoro , per andare alla scuola che deve essere ivi aperta . Le regole dell ' igiene sono severamente imposte , e tutto viene da ispettori del Governo fatto eseguire . Queste leggi che l ’ Inghilterra accettò con ripugnanza , arrestarono la decadenza fisica delle popolazioni di tutto il Lancashire , poi ne migliorarono visibilmente la salute , e ne diminuirono la mortalità . Che cosa abbiamo noi fatto di tutto ciò ? Nulla . Io potrei andare all ' infinito , notando le mille forme , in cui la educazione si diffonde tra i popoli civili , e riesce a migliorarne la coltura , il carattere , la forza fisica e morale . Ma basta per ora accennare , che queste istituzioni ci sono , e che le vie per entrare nella civiltà , se sono lunghe e penose , sono anche vie già note e battute dai nostri padri e dai nostri contemporanei . Bisogna però che l ’ Italia cominci col persuadersi , che v ’ è nel seno della nazione stessa un nemico più potente dell ' Austria , ed è la nostra colossale ignoranza , sono le moltitudini analfabete , i burocratici macchine , i professori ignoranti , i politici bambini , i diplomatici impossibili , i generali incapaci , l ’ operaio inesperto , l ' agricoltore patriarcale , e la rettorica che ci rode e ossa . Non è il quadrilatero di Mantova e Verona che ha potuto arrestare il nostro cammino ; ma è il quadrilatero di 17 milioni di analfabeti e 5 milioni di arcadi . Il momento è venuto , per fare una leva in massa di tutti gli uomini di buona volontà , e compiere questa nuova spedizione nell ' interno . Il paese è convinto e disposto ad ogni sacrifizio , pur di sentirsi uguale a se stesso . Gli errori manifesti di tutti i partiti possono servire a riordinarli sopra una nuova base . Oggi la domanda è una sola , e si ode da ogni lato ripetere : - Come riordinare il paese ? Ed è su questo terreno che debbon ricominciare le lotte politiche . Ma guai ! se il paese ed il Governo restano ancora inerti , e lasciano passare quest ’ ora di confessione generale . Guai ! se avremo ancora fede illimitata nelle leggi e nei decreti che , eseguiti automaticamente , servono solo a soffocare lo slancio e la vita nazionale ; se aspetteremo sempre che la manna piova dal cielo ; se il Governo aspetterà tutto dalle moltitudini che non sanno leggere , e il paese continuerà a credere che il Governo debba far tutto per tutti , e ognuno vorrà sperare nella scoperta del misterioso sistema che deve salvarci . Il rimedio è uno solo : MODESTIA , VOLONTÀ E LAVORO . I fatti parleranno poi . Il segreto è uno , ed è tutto nella volontà che ci è mancata , nell ' inerzia che ci ha dominati , in questo inneggiarci continuo senza regola e senza misura , in questa rettorica politica che ci affoga , in questa nuova specie di sciroppo Pagliano , che ognuno aspetta e che ognuno crede di aver trovato , per rigenerare il paese senza stenti e senza sudori . Bisogna finalmente capire , che solo la nostra volontà può salvare noi stessi , e che ponendoci all ' opera , possiamo fare miracoli ; perché , apparecchiando la nuova generazione , si migliora rapidamente la presente , cui la rivoluzione stessa fu già grande scuola ; e il paese allora si troverà davvero risorto alla civiltà . Che se , abbandonati al solo entusiasmo ed a quelle forze che la natura ci ha date , noi abbiamo potuto , in così breve tempo , fare l ’ Italia e guadagnarci la stima dei popoli civili ; nessuno vorrà dubitare , che , una volta educate queste forze , disciplinate e moltiplicate dall ' arte , non sapremo pigliare quel posto a cui il nostro passato ci chiama .
UN GIUDIZIO SU MUSSOLINI ( NOVARO ANGIOLO SILVIO , 1922 )
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Mussolini è un torrente di vita che si è precipitato in mezzo a noi e dentro di noi ed ha spazzato via il vecchio , il fracido , il falso ed il vano . Questo gusto di sincerità fino alla crudezza , fino alla brutalità , questa guerra senza quartiere e senza pietà ad ogni forma di ridondanza verbale , ad ogni retorica , ad ogni demagogismo , questo franco , netto e risoluto parlare , questo chiaro incrollabile volere , questo rapido e rude ardire , questo irreducibile senso di dignità e di fierezza , questo prepotente prorompere di giovinezza che si prende il suo posto senza aspettare il permesso da nessuno : tutto ciò per fortuna d ' Italia è Mussolini , questo prodigioso martellatore e forgiatore di uomini e di destini .
StampaPeriodica ,
1 . - Combattiamo il modernismo perché siamo moderni . Quando si rispettano le proprie qualità , si ha cura di non snaturarle negli esibizionismi , nei parossismi , nelle parodie ; quando si vuol conservare integro un organo , non se ne alterano le funzioni . Il modernismo è appunto una sopraffazione alla modernità , una deviazione della modernità , una funzione artificiosa che la corrompe nella sua essenza e la travisa nelle sue forme . Il modernismo è un parassita della modernità , un fatto patologico , infine una moda . Noi siamo moderni , non modisti . Non possiamo essere che moderni secundum naturam , e la modernità è per noi un istinto : combattiamo il modernismo perché tende a trasformare questo istinto in un vizio . 2 . - Combattiamo il modernismo perché siamo italiani . Prodotto di climi stranieri al nostro il modernismo fa il giuoco di chi non ha nulla da perdere , nulla da difendere , nulla da conservare . È un surrogato della civiltà presso i barbari , i popoli inferiori , le nazioni in decadenza . Storia , tradizione , carattere , sentimento di patria , attaccamento alle istituzioni o agli ideali rivoluzionari , nulla è tollerato dal modernismo se non in un piano secondario ; nessuna urgenza è ammessa oltre la sua . Per esistere , deve trionfare su ogni altra legge ; non si affida a una potenza , che non possiede , ma alla prepotenza . Uccide il passato , sequestra il presente , ipoteca l ' avvenire . Il modernismo è la legge , la morale , la religione , la retorica che esclude tutte le altre . Il suo dramma sta nel suo assolutismo , un assolutismo posto al servizio di quanto c ' è di più relativo al mondo ; e dunque di tutto , fuori che dall ' italianità . 3 . - Combattiamo il modernismo perché siamo fascisti . Noi abbiamo sempre considerato il Fascismo come un modo di servire l ' Italia , cioè un ' idea universale , indipendentemente dalle ideologie occasionali . Cacciate dalla porta al momento opportuno , esse minacciano di rientrare dalla finestra , in nome appunto del modernismo , che le promuove e le giustifica . Ma Fascismo e modernismo si elidono : quello serve una idea assoluta , questo un ' idea relativa . Il Fascismo , in quanto espressione della civiltà italiana , ha carattere universale ; il modernismo invece ha carattere internazionale : serve altri valori , o meglio serve esigenze , che non hanno nulla a che fare con la nostra storia e con la nostra civiltà . Il Fascismo ha una sua interpretazione della vita moderna , e cioè un ' interpretazione italiana ; il modernismo é , al contrario , un ' interpretazione arbitraria , internazionalistica , intellettualistica , occasionale della modernità . Coloro che si lasciano sedurre dalle ideologie modernistiche credendo di servire il Fascismo , non si accorgono di svuotarlo della sua vera sostanza e delle sue profonde ragioni . Essi mostrano di non aver fede nel Fascismo , soltanto nel Fascismo , ma di aver bisogno di qualcosaltro . È proprio questo qualcosaltro che noi non digeriamo . Fummo « selvaggi » quando si tentò di addomesticare la Rivoluzione ; perché non dovremmo essere « selvaggi » quando si cerca di assoggettarla al modernismo ? Il Modernismo è un partito . Noi abbiamo già il nostro , e non lo vogliamo né barattare né mescolare . I nostri lettori debbono pur sapere con chi hanno a che fare .
StampaPeriodica ,
Da ogni parte si ripete che basta ormai con la violenza individuale , che si deponga l ' odio di classe , che occorre tornare alle competizioni elevate di idee , alle lotte civili e disciplinate , che necessita soprattutto ristabilire il potere della legge e il rispetto e la libertà per tutti ... E ' vero : l ' aspirazione di tutti è questa : pacificare gli animi . Ma come ? L ' Avanti ! risponde : è un dovere della stampa borghese . E mentre si lascia sfuggire tale interessata invocazione , si scaglia contro il fascismo con un frasario scorretto e triviale ... Per pacificare ci vuole sincerità : il fascismo è una manifestazione spontanea del popolo italiano , la cui coscienza è insorta contro il bolscevismo invadente , contro la violenza , contro una dittatura insopportabile , contro un ' indegna tattica di lotta , contro il boicottaggio e l ' affamamento ... Ma come si può raggiungere la pacificazione degli spiriti se tanto i socialisti che i comunisti hanno una meta unica da raggiungere : la rivoluzione ? I socialisti che hanno sempre taciuto quando erano i loro seguaci a commettere violenze ed irridevano alla moribonda borghesia ... Essi stessi si sforzano oggi di imitare il grido di quella e fanno anch ' essi appello alla legge e ricorrono alla protezione della forza pubblica ... Essi invocano la legge , ma contro gli avversari che reagiscono alle loro violenze ; essi invocano l ' intervento della forza pubblica per essere protetti nelle loro gesta criminose e rivoluzionarie ... Se da ogni parte si grida : basta ! comincino i socialisti e i comunisti a disarmare .
DIO LO VUOLE! CHI NON È SOCIALISTA? ( BISSOLATI LEONIDA , 1893 )
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Ogni volta che colle nostre donne noi contadini intonammo il coro a vespero accompagnati dalla voce solenne dell ' organo , abbiamo pensato che Iddio , di lassù , a ogni fine di giornata , prendeva nota di quel che avevamo sofferto : e sperammo sempre che sarebbe giunto il momento in cui egli avrebbe detto : basta ! Non abbiamo con ciò preteso mai , né pretendiamo che si dica basta al lavoro ; perché sappiamo che la terra non produce il grano se non è fecondata di sudore . Noi anzi la amiamo la lotta quotidiana colla terra : ma crediamo e vogliamo debba cessare la legge iniqua per cui la terra oggi produce , insieme al grano , la tracotanza dei padroni e l ' avvilimento nostro . Noi abbiamo sempre sperato che il giorno della risurrezione nostra sarebbe venuto ; il giorno in cui , cessando di essere trattati come bestie o come schiavi , avremmo gustato la gioia balda e soave di lavorare come in una grande famiglia di fratelli , pari tutti nei diritti e nei doveri , nei godimenti e nei dolori . Questo giorno noi lo festeggiamo in anticipazione il primo di maggio : lo festeggiamo e lo affrettiamo , stringendoci tutti insieme , quanti siamo poveri e sfruttati , nel proposito di lavorare al nostro riscatto che è voluto da Dio . Ma il prevosto ci dice nelle sue prediche : « Non è questa la volontà di Dio : non è conforme a religione che i poveretti si uniscano così contro i signori . Perché dice il prevosto Dio comanda la rassegnazione e l ' umiltà . Comanda di lasciare a Cesare quel che è di Cesare . Comanda di non occuparsi della vita terrena , pensando che le ingiustizie sofferte quaggiù saranno ripagate con altrettanta beatitudine nel regno dei cieli . Comanda di curar l ' anima e non il corpo . Comanda di cercare soltanto i conforti della carità : di quella carità che stringe in un amplesso fraterno il povero ed il ricco » . Ma il curato ( che è povero quasi come noi , mentre invece il prevosto ha una grassa prebenda , ed ha inoltre , di suo , molta roba al sole che fa coltivare da noi altri contadini ) ci ha detto in confidenza : « Queste questioni qui di pane e di giustizia non sono articoli di fede che non ci si possa ragionare su col proprio criterio . Il papa , i vescovi , i preti dicono la loro opinione come tutti gli altri senza che ci sia vincolo di dogma . M ' è lecito dunque dirvi il mio parere senza mancare di rispetto al superiore . Soltanto , vi prego di non riferirne al prevosto , perché potrebbe usarmi il trattamento che il padrone usa con voi quando comincia a pigliarvi in sospetto ... siamo intesi ! Vediamo dunque un po ' , se a formare un partito contro le ingiustizie dei signori , voi altri andate o no contro la religione . Io credo che non solo non andate contro la religione , ma ritengo fermamente che vada contro alla religione quel povero che non si unisce al partito dei lavoratori . Dio comanda la rassegnazione , dice il prevosto . Ed è vero . Ma in quali casi ? Quando si tratta di disgrazie che manda egli stesso e che non si possono evitare . Se vi muore un bambino , se la gragnuola viene a devastare il frumento , ognun vede che bisogna rassegnarsi . Ma se invece si tratta di mali e di ingiustizie che ci vengono da parte degli uomini , allora è dovere di buon cristiano ribellarvisi . Non vedete infatti che papa , cardinali , vescovi , si adoperano per combattere la schiavitù in Africa ? Non vedete che per combatterla invocano anche l ' uso della forza ? Or dunque : quel che è giusto per l ' Africa non lo sarebbe per l ' Europa ? Come mai dovrebbe essere giusto e conforme a religione combattere contro la schiavitù dei negri e non dev ' essere ugualmente giusto e conforme a religione combattere contro la schiavitù dei bianchi che è la vostra ? Se è legittimo e santo ogni tentativo che gli schiavi facciano per liberarsi da sé , non sarà altrettanto giusto ogni tentativo che facciate voi altri per la vostra emancipazione ? Dio comanda l ' umiltà , dice il prevosto . Verissimo anche questo . E perché dunque Iddio dovrebbe permettere la superbia dei padroni ? Dio comanda « date a Cesare quel ch ' è di Cesare » . D ' accordo . Ma la questione sta nel vedere ciò che è di Cesare . Sono forse di Cesare , ossia dei padroni , i campi che Iddio , non Cesare , ha creato ? Sono forse di Cesare le messi che il vostro lavoro , e non già il padrone , ha tratto dalla terra ? Appartengono forse a Cesare , ossia al padrone , le vostre persone , per le quali non vi ha né dignità né libertà finché spetti al padrone di darvi o non darvi il lavoro e il pane quotidiano ? Dio comanda di non occuparsi troppo delle cose della vita terrena . Sta bene . Ma finché si vive quaggiù è pur necessario occuparsi della vita di quaggiù . Si può pensare alla vita di là e insieme alla vita di qua . D ' altronde non è forse doveroso occuparsi delle cose della famiglia ? E perché quel che è doveroso per la vostra piccola famiglia , dovrebbe diventare peccaminoso per la famiglia di tutti i vostri compagni di lavoro e di miserie ? Dio comanda di non curarsi del corpo , ma dell ' anima . Sia pure . Ma forseché quanto voi , uniti in Leghe di resistenza , volete migliorare i patti colonici , imponendovi ai padroni colla forza del numero e della solidarietà , forse che provvedete soltanto al corpo o non anche all ' anima ? Quando non si mangia che polenta fatta di grano - turco cattivo e si va così incontro a malattie mentali come la pellagra e alla perdita di ogni energia morale , si fanno forse gli interessi dell ' anima ? Quando si ha un orario di lavoro che non lascia tempo né lena di pensare , di discorrere , di goder la famiglia , di leggere qualcosa , si può dire che i doveri verso l ' anima sieno adempiuti ? Oggi voi siete come bestie , che lavorano , mangiano e dormono . Per essere diversi dalle bestie , per essere creature ragionevoli , bisogna saperla adoperare questa benedetta ragione : ma finché vivrete come oggi i padroni vi fanno vivere , sarete sempre peggio dei bruti . Dio non vuole dice il prevosto che ripariate da voi alle ingiustizie , se ingiustizie ci sono : ma vuole invece che ne attendiate la riparazione dalla carità degli altri . Degli altri ? dei padroni forse ? Lasciamo stare che , quanto a carità , i padroni mostrano di averne ben poca . La migliore carità infatti , che sarebbe quella di concedervi i miglioramenti che domandate , essi non ve la vogliono fare . Perché ? perché dicono che non vogliono rovinarsi per voi . Che è quanto dire che la carità che son disposti a farvi sarà sempre così limitata che non riuscirà neppure a lenire i vostri mali . E la ingiustizia sarà conservata . La miseria resterà . Chi ci avrebbe guadagnato sarebbero i padroni che con pochi quattrini , presi anche questi sul lavoro vostro , si sarebbero fatti perdonare l ' usura esercitata su di voi , e avrebbero guadagnato il paradiso . Così Dio stesso sarebbe ingannato . Il frutto del peccato avrebbe servito alla assoluzione e alla beatitudine del peccatore . C ' è bensì una carità santa e feconda : ed è il soccorso tra pari , tra fratelli , tra uguali . La carità che vi potete fare fra voi altri contadini , questa sì che è veramente la rugiada della vita : perché non umilia chi la riceve , perché non ha veleni nascosti . Anzi è quel che si può immaginare di più puro , di più sublime , di più divino . Or bene : quale è la carità maggiore che vi potete fare tra voi altri ? E lo stare uniti tra voi ; il formare un cuor solo e una volontà sola tra voi tutti lavoratori contro il comune nemico : è il far lega , in modo da non permettere che il padrone approfitti della vostra offerta per appiccare i vostri compagni : è l ' essere insomma uno per tutti e tutti per uno , in un fascio solo contro l ' avarizia e la prepotenza dei padroni » . Queste cose , press ' a poco , ci disse il curato . E soggiunse , con un certo sorriso , che se il prevosto parla diverso , gli è ch ' egli appartiene alla classe dei padroni , ed è quindi un padrone come gli altri , né migliore né peggiore degli altri . Soltanto , trovandosi ad essere sacerdote , egli adopera la sua autorità sacerdotale a sostegno de ' suoi interessi . Il che , osserva il curato , non fa che recare danno alla stessa religione , perché quando i poveretti sentono che in nome della religione si vuoi condannare la loro causa , essi abbandonano la religione . Il buon curato poi concludeva col dire che il precetto evangelico da seguirsi in queste cose è quel che dice : se Dio comanda una cosa e gli uomini un ' altra , bisogna ubbidire a Dio e disubbidire agli uomini . Ora se Dio , come non v ' ha dubbio , vuole che la giustizia trionfi , bisogna fare ogni opera perché trionfi , anche ribellandoci a quel che comandano i padroni . Ci sono , lo sappiamo , molti nostri compagni che non credono in Dio , perché dicono che basta essere giusti e buoni senza andare in chiesa . Ma a noi non importa , perché ci basta che in fatto ei siano buoni e giusti . Vuol dire che essi , invece di adorare Dio , adorano la bontà e la giustizia . Non è poi lo stesso ? Quel che importa è che si sia uniti tutti quanti nel pensiero di attuarla questa giustizia . In tal pensiero salutiamo tutti il primo di maggio che ci richiama al nostro primo dovere : e promettiamo in questo giorno solenne di consacrare , senza paure e senza esitazioni , tutte le nostre forze alla emancipazione della nostra classe . Iddio Io vuole ! Alcuni contadini Chi non è socialista ? Oggi , in Italia , tutti vogliono essere un po ' socialisti . È una droga , il socialismo , che tutti i partiti e tutti gli uomini borghesi amano mettere senza tema di avvelenamento come salsa piccante nei loro manicaretti . Segno , compagni miei , che siamo ancora deboli . Fossimo forti come sono i nostri compagni di altri paesi , e i nostri nemici non avrebbero modo né voglia di permettersi simili gusti . Segno che ci sono ancora troppi socialisti che fanno delle sentimentalità invece di fare dei ragionamenti : o che per posare ad uomini pratici danno esca e materia a questo equivoco colossale che , con tacito accordo , viene alimentato e coltivato da tutti quanti i partiti della borghesia . L ' equivoco cioè che si possa essere più o meno socialisti anche senza ammettere la lotta di classe e senza vedere , come risultato della stessa , la socializzazione degli strumenti di lavoro . Codesti volponi , aiutando la ingenuità di molti nostri compagni , dicono : « Che cosa è il socialismo se non il desiderio di migliorare la condizione della povera gente ? or dunque : non siamo noi qui a riconoscere che la miseria esiste e che bisogna portarvi un rimedio ? che necessità c ' è di parlare di “ lotta di classe ” dal momento che noi borghesi , come vedete , siamo i primi a riconoscere i bisogni del lavoratore ? Non è questo anzi un pegno d ' amore e di solidarietà fra le classi ? E a che , poi , smarrirci nella nebulosa dell ' avvenire , speculando sulla proprietà collettiva , mentre quel che importa e che urge è provvedere ai mali presenti ? » E con questo parlare , molti di voi , operai e contadini , sono presi all ' amo . Con questa arte vi si persuade di lasciare ai borghesi la cura del vostro « miglioramento » nella fiducia che , illuminato da queste belle ispirazioni , il loro cuore varrà a risolvere la questione sociale . Ed è qui appunto dove la borghesia vi voleva . A deporre ogni idea di conquista : ogni proposito di lotta contr ' essa . Disarmarvi , addormentarvi , asservirvi di nuovo . Ma guardate un po ' com ' è fatto il laccio in cui vi si vuol prendere . Il socialismo , essi dicono , consiste nel desiderio di migliorare la condizione della povera gente . Ebbene , no : in ben altro consiste il socialismo . Consiste nella volontà di togliere la causa della povertà . La filantropia , il buon cuore danno il soldo al poveretto : il socialismo pone la domanda : perché quest ' uomo ha bisogno del soldo filantropico ? Ai volponi che sorridendo vi dicono che sono socialisti anch ' essi , rivolgete questa domanda che riassume tutto il socialismo : « di dove viene la miseria del lavoratore moderno ? » E state a sentire che cosa risponderanno . Un mondo di chiacchiere e di contraddizioni probabilmente . Ma non ci sarà caso che essi dicano : la miseria del lavoratore moderno deriva da ciò , che la ricchezza della borghesia è lavoro dei proletari non pagato . Se non rispondono questo , il loro socialismo è menzogna , è artificio , è insidia . Le loro promesse di miglioramento , o sono le promesse insulse della carità : o sono le panie della demagogia . Le loro dichiarazioni di amore per il proletariato esprimono semplicemente la paura della guerra di conquista che , per ottenere veri ed effettivi miglioramenti , il proletariato deve iniziare contro di loro . Il loro disprezzo per la affermazione della proprietà collettiva , non è altro che una manovra per sviare il proletariato dall ' unica via che lo può condurre alla sua emancipazione . Quando dunque li sentite dire : « E chi non è socialista ? » replicate subito : Voi . Voi che , mentre parlate di migliorare le condizioni della classe operaia , volete conservare il fatto del parassitismo borghese . L ' unico miglioramento che possa conseguire il lavoratore consiste nell ' essere meno derubato dei frutti del suo lavoro . Voi volete che prosegua il furto e la rapina , se intendete sia mantenuta in vita la classe borghese , la quale trae la sua esistenza specifica e caratteristica per l ' appunto dallo sfruttamento e dal monopolio . Ah , ben intendiamo dunque come sia necessario combattervi precisamente colla bandiera di classe , affinché si dissipino gli equivoci e cadano le maschere .
DELUSI ( - , 1921 )
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Benito Mussolini ha lanciato il suo " tendenzialmente repubblicano , " un avverbio un aggettivo destinati a scompigliare amici e nemici , alleati e sudditi.Il piccolo mondo della politica italiana è , per questo , tutto a rumore . Ne godono , a lor modo , i sovversivi , ne gioiscono i repubblicani , se ne scandalizzano i liberali . Solo i popolari senza dimostrare le eccessive e farisaiche meraviglie di coloro che a Mussolini guardavano , ora non è molto , fino al giorno delle elezioni , non soltanto come al liberatore ma come all ' unico uomo degno di guidare l ' Italia armata di schede elettorali e di fasci littorii , possono in tutta coscienza affermare che la questione non li tocca . Essi non hanno pregiudiziali monarchiche , né sono costretti in questa circostanza a ricorrere a certe comode " riserve mentali , " che hanno sempre caratterizzato il giuramento di altre persone aderenti a ben diversi e determinati organismi politici . Il " tendenzialmente " di Mussolini , viene ad interrompere così molti placidi sonni e molte gratuite e malamente acquisite certezze . La consorteria liberale è costretta a trangugiare l ' amara pillola per timore che la parte che racchiude nel pugno la forza , l ' ardire , l ' audacia e lo spirito di combattività si allontani nel più bello dalle trincee , abbandonando ad un ritorno offensivo dei rossi , non soltanto il tricolore , ma il partito liberale e gli interessi degli agrari di tutta l ' Italia . Senza questa preoccupazione , francamente , non si comprenderebbe davvero l ' atteggiamento dei liberali italiani , monarchici e conservatori , di fronte all ' audacia spregiudicata del tendenzialmente repubblicano , condottiero dei Fasci Italiani di Combattimento . Lo storico politico del futuro dirà , con rigida imparzialità , quanta parte avrà avuta in questo atteggiamento dei liberali la sorpresa di vedersi giocati proprio da colui , nel quale troppo imprudentemente essi si erano così entusiasticamente fidati .