StampaPeriodica ,
Di
primavera
-
in
un
treno
campagnuolo
-
al
tramonto
.
Sabato
.
È
l
'
ora
in
cui
gli
ultimi
operai
rientrano
dalla
città
alle
lor
case
sparse
pe
'
cascinali
.
Sono
ora
i
ritardatari
:
i
vecchi
,
gli
alcoolizzati
,
gli
scemi
.
Il
grosso
degli
operai
-
i
validi
-
rincasarono
già
.
Nel
mio
compartimento
io
son
rimasto
solo
;
e
mi
diverto
a
trar
fumo
da
una
sigaretta
.
Sale
un
operaio
.
È
vecchio
-
ed
ha
l
'
aspetto
imbecille
.
Dev
'
esser
di
quelli
che
vivono
tra
la
calce
;
perché
tutta
la
sua
persona
,
l
'
abito
la
faccia
i
capelli
le
mani
,
sono
macchiati
e
inaspriti
dalla
calce
seccata
.
Veramente
,
su
'
suoi
capelli
,
non
si
sa
dire
qual
sia
bianco
di
calce
e
quale
di
canizie
:
è
tutto
bianco
indelebile
e
antico
.
È
molto
vecchio
?
-
Chissà
.
La
sua
faccia
nasconde
l
'
età
dentro
le
rughe
e
i
solchi
:
somiglia
una
povera
terra
magra
,
nuda
se
non
di
poveri
sterpi
(
le
sopracciglia
e
i
baffi
sembrano
stipe
)
-
e
ricca
soltanto
di
spaccature
e
buche
.
Perfino
il
cuoio
delle
scarpe
-
enormi
e
riquadre
-
è
straziato
e
aggrinzito
dalla
materia
erodente
;
ed
è
del
resto
molto
simile
al
cuoio
delle
sue
mani
e
del
volto
.
I
suoi
occhi
sono
grossi
;
e
girano
lo
sguardo
così
lentamente
,
che
a
momenti
sembrano
spenti
.
Pure
l
'
espressione
totale
del
viso
non
è
triste
;
è
piuttosto
di
un
'
ebetudine
tranquilla
che
sia
in
aspettativa
di
qualche
giocondità
.
Sul
banco
egli
ha
deposto
un
fagotto
,
ch
'
è
fatto
della
sua
giacca
con
ravvoltivi
i
suoi
ferri
;
e
più
vicino
a
sé
,
un
grosso
pane
di
frumento
,
bianco
,
ravvolto
in
carta
,
sul
quale
ha
pur
cura
di
stendere
ancora
una
sua
larga
pezzuola
.
Forse
è
quello
il
dono
domenicale
che
egli
porta
a
'
suoi
-
e
lo
protegge
così
come
un
tesoro
.
Quando
il
treno
riparte
il
vecchio
conta
una
manciata
di
monete
.
Quasi
tutte
di
rame
:
e
forse
è
il
prezzo
della
sua
fatica
di
sei
dì
.
Scerne
le
poche
lire
,
poi
le
conta
sulle
dita
:
e
pare
del
suo
conto
soddisfatto
;
perché
riponendo
il
poco
gruzzolo
in
tasca
,
mette
un
sospiro
che
par
di
sollievo
.
Dopo
di
che
,
s
'
abbandona
sulla
spalliera
di
legno
,
rovescio
il
capo
,
gli
occhi
e
la
bocca
socchiusi
,
come
aspettando
il
sonno
;
in
un
rilassamento
totale
dei
muscoli
e
della
volontà
-
come
se
costretti
per
sei
giorni
consecutivi
,
gli
si
allentino
insieme
improvvisamente
.
Ma
l
'
abbandono
è
breve
.
Raddrizza
tosto
la
schiena
(
il
suo
volto
si
schiude
)
e
cacciatasi
una
mano
tra
la
camicia
e
il
petto
,
ne
trae
una
rozza
pipa
di
legno
abbruciacchiata
-
un
cartoccetto
di
tabacco
-
e
carica
la
sua
pipa
sospirando
.
Forse
è
quella
la
giocondità
che
il
suo
viso
attendeva
.
Ma
quando
l
'
ha
presa
tra
le
labbra
e
vuol
accenderla
,
ecco
s
'
accorge
che
la
pipa
è
ingombra
.
Pazientemente
la
rivuota
,
la
rivolge
:
poi
soffiando
aspirando
battendo
,
invano
s
'
adopra
a
liberarla
.
Si
fruga
nelle
tasche
:
snoda
il
fagotto
;
cerca
tra
i
ferri
;
ne
cava
un
lungo
chiodo
puntuto
,
e
con
quello
,
già
un
po
'
stizzoso
,
gratta
e
rispazza
il
macero
fornello
della
sua
pipa
.
Prova
di
nuovo
-
ma
la
pipa
è
ingombra
.
È
evidentemente
contrariato
.
Si
guarda
intorno
,
come
per
cercare
un
aiuto
un
consiglio
un
'
ispirazione
.
Il
suo
sguardo
s
'
arresta
sul
fumo
ch
'
io
getto
di
bocca
copioso
:
poi
su
me
;
e
pare
ch
'
egli
abbia
formulata
in
sulle
labbra
una
domanda
da
rivolgermi
-
ma
non
osa
.
Forse
è
l
'
aspetto
decente
del
mio
vestire
che
paralizza
tutto
il
suo
ardire
.
Finalmente
si
risolve
:
-
"
El
gavaria
no
,
sciôr
una
paja
de
sigar
?
"
-
dice
,
dimostrandomi
col
gesto
della
mano
verso
la
sua
pipa
il
desiderio
che
le
sue
parole
non
sanno
esprimere
intero
.
Io
mi
palpo
le
tasche
:
-
No
.
Tentenna
egli
il
capo
.
Un
momento
ristà
meditabondo
:
guarda
di
traverso
dentro
il
nero
fornello
della
sua
pipa
,
come
dentro
un
abisso
che
gli
nasconda
agguati
:
la
batte
ancora
,
sulle
ginocchia
,
sulla
mano
,
sul
banco
-
inutilmente
.
Scorge
al
suolo
un
fuscello
e
si
china
a
raccôrlo
(
pare
quando
si
risolleva
che
il
fuscello
pesi
enormemente
al
suo
braccio
che
sia
indolorito
)
-
e
si
riaccinge
con
quello
.
Il
volto
è
intento
,
la
mano
trema
...
Ma
il
fuscello
introdotto
nella
cannula
si
spezza
,
ed
egli
non
può
più
ritrarnelo
.
"
Gesuddiu
!
"
Ma
sbollitagli
appena
la
bestemmia
,
già
si
rinverde
la
sua
lena
industre
.
Straccia
dal
foglio
che
ravvolge
il
suo
pane
un
piccolo
lembo
di
carta
(
piccolo
,
come
per
tema
di
scovrir
troppo
il
tesoro
)
e
lo
rivolve
penosamente
fra
le
dita
-
aspre
e
grosse
dita
inette
alla
materia
lieve
-
a
fabbricarne
un
'
asticina
.
Riesce
alfine
,
e
si
riprova
.
L
'
asticciuola
entra
:
ma
al
minimo
sforzo
cede
,
ed
egli
è
costretto
a
gettarla
.
Brontola
ancora
bestemmie
,
gli
occhi
nell
'
alto
.
Ma
ancora
la
sua
voglia
si
rimpunta
.
Si
rifruga
per
tutte
le
sue
tasche
:
ne
trae
uno
zolfanello
:
l
'
appunta
:
si
riprova
con
quello
:
gli
si
spezza
;
non
può
.
Adesso
l
'
uomo
appare
proprio
costernato
.
Batte
ancora
la
pipa
in
sul
palmo
-
questa
volta
,
pare
assai
più
per
dispetto
che
speranza
.
Poi
ristà
immoto
,
con
l
'
avversaria
pipa
in
sulla
mano
,
fitto
lo
sguardo
su
,
stretta
la
fronte
come
per
una
straordinaria
intensione
d
'
ingegno
.
Certo
dentro
di
lui
qualche
cosa
s
'
inerpica
e
s
'
imbizza
...
Ma
ecco
si
rispiana
la
sua
fonte
;
si
riscuote
;
ha
trovato
.
Lesto
cava
di
tra
i
suoi
ferri
un
coltellaccio
incurvo
:
l
'
apre
;
n
'
esamina
il
filo
;
considera
il
legno
della
panca
su
cui
siede
;
e
pare
si
accinga
a
scheggiarla
in
sullo
spigolo
.
Già
la
mano
all
'
atto
;
-
ma
ristà
.
Par
quasi
che
un
'
altra
-
invisibile
mano
ma
più
forte
-
l
'
abbia
ghermito
e
lo
ritenga
.
Sente
egli
la
gravità
dell
'
atto
ch
'
è
per
compiere
?
-
un
'
azione
di
quelle
proibite
,
per
cui
ci
sono
i
carabinieri
i
giudici
gli
avvocati
il
carcere
e
la
multa
;
qualche
cosa
come
un
delitto
contro
la
proprietà
...
Guarda
a
me
di
sottecchi
,
forse
per
convincersi
se
spio
,
forse
per
leggere
nel
mio
volto
,
nel
mio
contegno
,
un
incitamento
in
un
senso
o
nell
'
altro
:
correr
dietro
al
suo
lungo
desiderio
,
o
ascoltare
il
monito
sopraggiunto
?
-
Io
continuo
a
fumare
,
impassibile
.
L
'
uomo
ha
scrollato
un
pochettino
una
spalla
.
Si
direbbe
che
lo
scrupolo
gli
pesasse
materialmente
in
su
quella
,
ed
egli
l
'
abbia
ributtato
così
.
Ora
infatti
è
spedito
alla
sua
voglia
:
con
un
colpo
secco
stacca
tra
le
sue
ginocchia
un
lungo
stecco
di
legno
(
sùbito
si
rinserran
le
ginocchia
ad
occultar
sulla
panca
la
ferita
)
-
ed
ecco
intorno
alla
sottil
scheggia
staccata
già
s
'
industria
col
ferro
;
l
'
aguzza
,
l
'
assottiglia
,
l
'
arrotonda
.
Prova
.
Ancora
un
poco
in
punta
,
un
pochetto
al
mezzo
...
Mette
nel
suo
lavoro
maggiore
studio
e
maggiore
attenzione
che
se
costruisse
l
'
arco
di
un
ponte
.
È
fatto
.
Riprova
.
Lo
stecco
è
rigido
e
esatto
:
sforza
,
passa
,
trascorre
,
due
e
tre
volte
.
Accosta
ancora
la
pipa
alle
labbra
;
soffia
...
Libera
,
libera
!
...
Sbuffa
adesso
l
'
uomo
come
se
tenesse
in
petto
,
adunata
nella
lunga
contensione
chissà
qual
forza
di
troppo
-
ed
anche
si
batte
un
buon
pugno
sulla
coscia
come
suggello
alla
vittoria
ghermita
.
Riprende
il
cartoccio
del
tabacco
e
si
ricarica
la
sua
pipa
con
la
pacata
sicurezza
dell
'
uomo
che
avendo
definitivamente
sterminato
ogni
resistenza
nemica
,
si
vede
ormai
dinanzi
la
via
libera
e
piana
alla
sua
gioia
.
Uno
zolfanello
in
pronto
-
e
attende
ad
accenderlo
che
il
treno
sosti
.
Forse
è
quello
l
'
ultimo
fuoco
che
gli
rimane
e
non
vuole
rischiarlo
.
Il
treno
sosta
-
riparte
.
Una
fanciulla
è
salita
nel
compartimento
;
e
s
'
è
seduta
fronte
a
fronte
del
vecchio
,
presso
lo
sportello
,
lo
sguardo
fuori
,
come
tenendosi
presta
a
fuggir
fuori
ancora
.
È
giovanetta
ed
elegante
,
e
bella
molto
.
Come
capitata
là
dentro
?
-
Sembra
esiliata
in
quel
riparto
squallido
.
Quasi
sdegnosa
dell
'
istess
'
aria
che
le
circola
intorno
,
si
tiene
tutta
raccolta
in
un
ampio
mantello
bigio
-
funereo
nel
bel
lume
d
'
aprile
siccome
i
cieli
del
novembre
lontano
-
e
le
pendono
in
basso
sovra
i
piccoli
piedi
,
le
gonne
soffici
nere
.
Nera
la
mano
che
s
'
adunca
sul
petto
.
Nero
il
cappello
che
le
ombreggia
la
fronte
.
Ma
albeggia
sotto
,
di
un
pallore
trasparente
di
miele
,
il
viso
piccolo
elittico
,
concluso
in
due
cortine
di
capelli
ramei
:
vivono
gli
occhi
lontani
in
aloni
d
'
ombra
alabastrina
.
Ma
le
sgorga
sotto
il
mento
,
fuor
della
clausura
del
mantello
cinereo
-
quasi
fosse
il
zampillo
di
qualche
antica
profondissima
incontenibile
gioia
-
roseo
e
leggero
il
nodo
di
una
cravatta
di
tulle
,
come
un
vapore
di
nuvole
aurorali
.
Il
vento
che
irrue
per
la
finestrella
la
investe
circonfondendole
il
viso
nel
nimbo
dei
capelli
agitati
e
del
velo
chiaro
.
Guarda
ella
china
all
'
urto
villano
,
verso
l
'
occidua
luce
-
una
nemica
ruga
in
sulla
fronte
.
Il
vecchio
ha
acceso
la
sua
pipa
-
e
trae
ora
il
primo
denso
sbuffo
di
fumo
;
quando
il
suo
sguardo
si
arresta
sulla
nuova
venuta
che
gli
sta
di
fronte
.
La
guata
ritraendosi
un
poco
,
come
dinanzi
a
improvviso
nemico
;
e
gli
esce
intanto
da
un
angolo
della
bocca
uno
zampilletto
malsicuro
di
fumo
:
dall
'
angolo
della
bocca
che
è
il
più
lontano
da
colei
che
i
suoi
occhi
scandagliano
.
Colei
tosse
.
L
'
uomo
si
riscuote
.
Come
se
il
piccolo
urto
dell
'
altrui
tossire
,
meccanicamente
,
per
occulti
tramiti
,
si
propagasse
alla
sua
stessa
persona
-
l
'
uomo
si
toglie
la
sua
pipa
di
bocca
.
Allunga
una
mano
a
toccar
nel
ginocchio
l
'
assorta
.
Quella
trasale
.
L
'
uomo
tace
-
ma
indica
con
la
mano
la
sua
pipa
fumante
.
"
Le
fa
male
?
"
-
pare
che
voglia
chiedere
.
Quella
sorride
,
e
accenna
"
no
"
col
capo
.
Ma
il
suo
sorriso
è
più
triste
della
ruga
che
le
incide
la
fronte
;
e
sùbito
rifugge
il
suo
sguardo
al
di
fuori
.
E
ancora
tosse
;
e
sempre
il
vento
la
batte
.
L
'
uomo
,
con
la
pipa
in
mano
,
sembra
inebetito
.
Guarda
la
fanciulla
,
la
sua
pipa
,
me
.
(
Io
ho
finito
allora
di
fumare
e
ho
gettato
il
mozzico
)
.
Infine
col
pollice
,
lentamente
-
senza
che
il
suo
viso
partecipi
a
quel
che
la
mano
fa
-
copre
il
focolare
della
pipa
;
lo
preme
;
lo
soffoca
.
Un
estremo
fumarello
vien
su
pulverulento
.
Egli
lo
sta
a
guardare
:
poi
,
rivolta
d
'
ogni
lato
la
sua
pipa
,
se
la
ripone
in
seno
.
Scaracchia
ora
forte
l
'
uomo
,
come
a
divellere
da
'
suoi
tessuti
più
intimi
qualcosa
di
molto
avvinto
;
e
si
riabbandona
contro
la
spalliera
;
rovescio
il
capo
,
occhi
e
bocca
socchiusi
,
come
aspettando
il
sonno
.
Pendono
e
vanno
alle
scosse
del
treno
,
tra
le
ginocchia
aperte
,
le
mani
gravi
.
L
'
esiliata
a
un
fischiar
del
treno
,
ha
tese
le
gambe
levando
i
piedi
in
un
brivido
.
Quasi
viene
a
toccare
co
'
suoi
piccoli
piedi
insieme
attorti
le
mani
dell
'
uomo
pandenti
.
Sono
di
così
piccola
e
fragiletta
mole
,
che
entrambi
capirebbero
annidati
in
una
di
quelle
mani
.
Se
la
mano
stringesse
,
s
'
infrangerebbero
entrambi
.
StampaPeriodica ,
«
Guardi
,
diceva
un
minatore
muovendo
in
giro
la
mano
tesa
,
tutto
quello
che
lei
vede
è
della
Montecatini
.
Non
si
può
sbagliare
.
»
La
Montecatini
,
qua
a
Niccioleta
,
possiede
le
case
,
le
strade
,
gli
spacci
aziendali
,
i
mezzi
di
trasporto
,
le
sedi
dei
partiti
politici
,
il
terreno
circostante
.
Della
Montecatini
sono
i
grossi
casamenti
gialli
,
sparsi
in
disordine
per
le
pendici
di
questi
colli
scabri
,
collegati
appena
da
un
sentiero
scosceso
,
con
larghi
improvvisi
sterrati
nudi
;
il
palazzotto
del
dopolavoro
,
una
costruzione
pseudo
-
razionale
,
di
taglio
littorio
,
stile
900
,
come
si
diceva
nel
ventennio
;
e
la
chiesa
,
un
altro
scatolone
con
una
specie
di
pronao
rettangolare
,
che
fa
pensare
ad
una
palestra
di
boxe
.
Son
della
Montecatini
le
grigie
e
scialbe
casette
degli
impiegati
,
e
la
mediocre
villa
della
contadina
,
ed
i
più
vecchi
amano
ancora
,
dopo
la
miniera
,
coltivare
un
pezzetto
di
terra
,
per
cavarne
ortaggi
,
od
allevarvi
un
coniglio
,
un
paio
di
galline
.
Molti
operai
non
abitano
qui
,
ma
nei
villaggi
vicini
,
a
Prata
,
a
Monterotondo
,
o
vengono
addirittura
da
Massa
Marittima
:
tutti
su
automezzi
della
Montecatini
;
prima
della
guerra
venivano
in
bicicletta
,
e
non
pochi
a
piedi
,
dieci
chilometri
di
strada
e
dopo
il
lavoro
.
Al
paese
alcuni
conservano
un
orto
,
una
vigna
,
a
cui
si
dedicano
nelle
ore
libere
dal
lavoro
,
e
persino
nei
giorni
di
sciopero
.
La
sovrapposizione
delle
due
economie
,
e
la
progressiva
scomparsa
di
quella
più
antica
,
l
'
agricola
,
sotto
il
peso
della
moderna
,
la
mineraria
,
qui
è
palese
:
qui
sta
accadendo
quel
che
in
Inghilterra
si
verificò
alla
fine
del
Settecento
,
ed
il
processo
è
ancora
in
corso
.
L
'
agricoltura
di
collina
scompare
a
poco
a
poco
,
poiché
la
miniera
ne
ha
assorbito
la
mano
d
'
opera
,
ed
i
giovani
non
seguono
più
l
'
esempio
degli
anziani
.
A
Niccioleta
abitano
circa
millecinquccento
persone
,
fra
operai
e
familiari
,
ma
ci
sono
anche
gli
scapoli
,
giù
ai
«
camerotti
»
,
specie
di
casermette
basse
ed
allungate
,
divise
in
tante
stanze
quadrate
ciascuna
delle
quali
ospita
sei
o
sette
operai
,
con
le
brande
e
gli
armadietti
metallici
.
L
'
aria
di
caserma
è
evidente
anche
all
'
interno
:
accenti
meridionali
,
cartoline
e
ritratti
appiccicati
al
muro
,
la
Madonna
di
Loreto
,
il
golfo
di
Napoli
,
la
fidanzata
,
Togliatti
,
il
calendario
dell
'
ANPI
,
Una
diva
americana
.
Sopra
gli
armadietti
c
'
è
sempre
una
cassetta
di
legno
,
col
lucchetto
:
è
l
'
unica
proprietà
privata
degli
operai
,
il
resto
,
brande
,
armadietti
,
ed
i
camerotti
stessi
,
è
della
Montecatini
.
La
sensazione
insomma
è
che
la
Montecatini
qui
non
sia
soltanto
proprietaria
assoluta
di
ogni
cosa
,
ma
goda
di
una
sorta
di
diritto
di
extraterritorialità
,
che
governi
,
insomma
,
con
leggi
,
costumi
,
e
riti
suoi
propri
.
Può
accadere
,
per
esempio
,
che
il
forestiero
si
senta
chiedere
i
documenti
,
non
appena
scende
di
macchina
ed
entra
in
un
bar
per
prendere
il
caffè
.
«
Lei
,
permetta
,
quale
attività
svolge
?
Può
dimenticarla
?
Su
che
cosa
intende
scrivere
?
Quale
è
il
suo
giornale
?
»
Sono
domande
che
un
brigadiere
dei
carabinieri
,
a
Niccioleta
,
rivolge
con
estrema
naturalezza
.
La
Montecatini
,
qui
,
nei
suoi
locali
,
ha
una
stazione
dei
carabinieri
,
ha
le
guardie
di
pubblica
sicurezza
,
ed
ha
anche
tuia
sua
milizia
privata
,
di
guardie
giurate
,
con
una
loro
divisa
nera
,
che
fan
servizio
dentro
la
miniera
,
intorno
alla
miniera
,
in
paese
.
La
strada
che
conduce
ai
pozzi
è
sbarrata
ad
un
tratto
da
una
traversa
bianca
e
nera
;
accanto
c
'
è
una
garitta
,
con
dentro
la
guardia
per
controllare
chi
entra
e
chi
esce
.
Non
si
passa
di
là
senza
il
permesso
del
direttore
:
alla
fine
dei
turni
suona
la
sirena
ed
i
minatori
escono
alla
spicciolata
oltre
la
barriera
.
Son
diversi
dal
cliché
usuale
che
del
minatore
ciascuno
di
noi
,
anche
inconsapevolmente
,
si
porta
in
testa
,
il
cliché
del
minatore
grande
e
membruto
,
come
lo
si
vede
nei
manifesti
di
propaganda
.
La
cronaca
recente
,
fra
l
'
altro
,
si
è
occupata
del
caso
del
giovane
Milo
Malagoli
,
un
ragazzo
alto
oltre
due
metri
e
grosso
in
proporzione
,
il
«
gigante
di
Niccioleta
»
,
come
è
stato
definito
.
Ma
in
realtà
nessun
minatore
somiglia
al
Malagoli
.
Quasi
tutti
di
statura
inferiore
alla
media
(
le
grandi
stature
,
oltre
tutto
,
sono
antieconomiche
nei
lavori
del
sottosuolo
)
son
uomini
pallidi
e
curvi
,
dal
passo
pesante
e
stanco
:
vestiti
senza
uniformità
,
portano
spesso
in
testa
un
elmetto
di
materia
plastica
,
foggiato
come
quello
d
'
acciaio
dei
soldati
inglesi
.
Al
vecchio
tascapane
si
va
sostituendo
la
«
panierina
»
,
una
cassetta
di
zinco
,
con
una
tracolla
di
tela
,
che
serve
per
portare
il
pasto
.
Fino
ad
un
paio
di
anni
or
sono
era
caratteristico
,
in
mano
agli
operai
alla
fine
dei
turni
,
il
«
tròppolo
»
,
cioè
un
pezzo
di
legno
,
frammento
delle
armature
di
galleria
,
che
la
società
concedeva
ogni
giorno
a
ciascun
dipendente
:
doveva
servire
per
gli
usi
domestici
,
per
il
riscaldamento
o
la
cucina
.
Ora
prelevare
il
«
tròppolo
»
è
proibito
,
e
le
guardie
giurate
qualche
volta
ispezionano
persino
i
tascapane
e
le
panierine
,
perché
dalla
miniera
non
deve
uscire
niente
.
E
non
deve
entrare
nulla
che
non
sia
mano
d
'
opera
e
materiale
di
lavoro
.
Subito
dopo
la
fine
della
guerra
era
relativamente
facile
accedere
ai
piazzali
,
alla
laveria
,
alle
officine
,
persino
alla
grande
galleria
di
accesso
al
pozzo
maggiore
.
Ricordo
che
fu
sufficiente
la
parola
di
un
operaio
,
e
l
'
approvazione
di
un
sorvegliante
.
Oggi
non
c
'
è
da
sperarlo
:
il
direttore
dirà
che
occorre
il
permesso
della
direzione
centrale
,
e
farà
anche
intendere
,
in
tutta
confidenza
,
che
è
inutile
chiederlo
.
Bisogna
contentarsi
di
raggiungere
il
ciglio
della
collina
:
di
fronte
,
oltre
la
vallata
,
sul
fianco
ripido
del
colle
contrapposto
,
si
addossa
tutto
l
'
apparato
della
laveria
.
In
alto
i
rompitori
che
frantumano
il
minerale
,
più
giù
tutta
la
serie
dei
canali
e
dei
traballatori
.
La
pirite
è
un
bisolfuro
di
ferro
,
che
cristallizza
in
dodecaedri
,
di
color
giallo
lucido
;
nel
passato
veniva
usata
solo
per
costruire
acciarini
,
ma
oggi
,
con
il
processo
delle
camere
di
piombo
,
fornisce
l
'
acido
solforico
,
elemento
fondamentale
per
fabbricare
,
fra
l
'
altro
,
esplosivi
e
concimi
chimici
.
La
miniera
di
Niccioleta
,
sul
versante
meridionale
delle
Colline
Metallifere
(
una
vasta
zona
montuosa
al
confine
fra
le
province
di
Siena
,
Pisa
e
Grosseto
)
,
è
solo
una
delle
cinque
che
lavorano
nella
zona
:
le
altre
sono
a
Boccheggiano
,
Gerfalco
,
Ravi
,
Gavorrano
e
recenti
sondaggi
,
anche
superficiali
,
han
dimostrato
che
la
pirite
si
trova
un
po
'
dappertutto
,
sì
che
non
è
azzardato
ritenere
che
le
cinque
miniere
lavorino
su
di
un
unico
enorme
giacimento
,
di
capacità
pressoché
inesauribile
.
Del
resto
la
pirite
si
estrae
anche
all
'
isola
del
Giglio
,
ed
al
non
lontano
promontorio
dell
'
Argentario
si
è
localizzato
un
giacimento
che
potrebbe
dare
non
meno
di
dieci
milioni
di
tonnellate
.
Allo
stato
attuale
delle
cose
il
giacimento
maremmano
produce
oltre
l
'
ottanta
per
cento
della
pirite
italiana
,
che
è
quasi
completamente
nelle
mani
della
Montecatini
.
La
miniera
di
Niccioleta
produce
quasi
un
terzo
esatto
della
pirite
maremmana
.
Nel
1953
la
produzione
è
stata
di
436.969,90
tonnellate
.
Ciò
equivale
,
al
netto
,
a
un
prodotto
di
circa
250mila
tonnellate
«
mercantili
»
,
commerciabili
.
Non
è
difficile
calcolare
i
costi
di
produzione
.
Le
maestranze
impiegate
raggiungono
il
numero
di
1.441
dipendenti
.
Ecco
le
loro
tabelle
salariali
:
Donne
:
16-18
anni
,
lire
573;
18-20
anni
,
650,80;
terza
categoria
,
755,80;
seconda
categoria
,
803,50;
prima
categoria
,
847,20
.
Uomini
:
16-18
anni
,
lire
681,80;
18-20
anni
,
866,50;
manovali
adulti
,
928,80;
operai
comuni
,
995,20;
operai
qualificati
,
1.055,50;
operai
specializzati
,
1.184,10
.
A
queste
somme
va
aggiunta
un
'
indennità
di
caro
-
pane
variabile
da
20
a
60
lire
giornaliere
,
proporzionalmente
alle
condizioni
di
lavoro
,
ed
una
indennità
di
sottosuolo
(
che
spetta
solo
agli
interni
)
di
92
lire
.
Non
si
è
potuto
appurare
quale
sia
lo
stipendio
degli
impiegati
;
ma
un
calcolo
generale
piuttosto
largo
,
e
ammesso
come
verosimile
dalla
società
,
ci
fa
ritenere
che
il
costo
complessivo
(
retribuzioni
ed
oneri
sociali
)
sia
,
per
ogni
dipendente
,
di
2.200
lire
per
giornata
lavorativa
.
Fa
,
in
tutto
,
un
onere
mensile
di
79.255.000lire
,
ed
annuo
di
951.060.000lire
.
Gli
altri
costi
,
eccedenti
la
mano
d
'
opera
,
non
sono
,
naturalmente
,
resi
noti
,
ma
si
possono
valutare
in
non
più
del
35
per
cento
dei
costi
totali
,
che
salgono
così
a
1.463.169.228
lire
.
Il
calcolo
si
fa
più
difficile
quando
si
tratti
di
mettere
a
confronto
i
costi
di
produzione
con
il
ricavato
.
La
Montecatini
dichiara
ufficialmente
che
la
pirite
si
vende
a
7
000
lire
la
tonnellata
;
su
questa
base
si
deduce
un
ricavo
annuo
di
1.712.921
lire
dalla
sola
miniera
di
Niccioleta
;
ciò
che
dà
un
profitto
che
si
aggira
sul
quarto
di
miliardo
.
Ma
il
fatto
è
che
la
Montecatini
non
vende
la
pirite
,
ma
la
utilizza
nei
suoi
stessi
stabilimenti
,
sì
che
il
vero
profitto
si
realizza
solo
alla
fine
del
ciclo
di
produzione
,
nella
vendita
dei
concimi
chimici
.
Il
prezzo
serve
solo
per
battere
l
'
eventuale
concorrenza
di
altri
produttori
di
pirite
:
è
il
caso
della
miniera
del
Giglio
,
che
la
Montecatini
ha
assorbito
con
quel
sistema
;
e
la
Marchi
di
Ravi
,
come
la
STIMA
di
Gerfalco
(
che
possiedono
,
del
resto
,
le
miniere
più
piccole
)
reggono
solo
finché
e
come
la
Montecatini
vuole
.
Che
il
profitto
si
realizzi
solo
alla
fine
del
ciclo
produttivo
è
confermato
dall
'
alto
prezzo
dei
concimi
chimici
(
fino
a
22mila
lire
il
quintale
)
e
,
di
conseguenza
,
dallo
scarso
uso
che
ne
fa
l
'
agricoltura
italiana
:
16
milioni
di
quintali
annui
contro
una
media
europea
di
almeno
50
.
Il
profitto
della
Montecatini
,
a
Niccioleta
,
non
dovrebbe
essere
in
realtà
inferiore
al
triplo
di
quello
qui
calcolato
sui
dati
ufficiali
,
ed
in
tutta
la
Maremma
dovrebbe
aggirarsi
sui
2
miliardi
annui
.
La
miniera
,
in
Maremma
,
ha
preso
dall
'
agricoltura
la
mano
d
'
opera
,
e
sull
'
agricoltura
preme
per
realizzare
i
suoi
profitti
.
Sui
minatori
e
sul
loro
modo
di
vita
c
'
è
un
altro
pregiudizio
,
assai
diffuso
nel
ceto
piccolo
borghese
paesano
e
cittadino
:
lo
abbiamo
sentito
ripetere
,
anche
in
buona
fede
,
da
oratori
di
vari
partiti
,
durante
l
'
ultima
campagna
elettorale
.
I
minatori
sarebbero
dei
privilegiati
,
rispetto
alle
altre
categorie
di
lavoratori
maremmani
:
«
Hanno
persino
la
radio
,
la
cucina
economica
e
la
"
Lambretta
"
:
Dunque
(
e
questa
è
la
conclusione
politica
che
se
ne
trae
)
perché
si
lamentano
,
perché
si
agitano
?
»
.
Ora
,
è
indubbio
che
,
rispetto
all
'
anteguerra
,
e
con
la
potente
spinta
che
seguì
la
liberazione
,
i
minatori
realizzarono
grandi
progressi
:
si
rivalutarono
i
salari
,
e
si
ebbero
,
come
si
hanno
oggi
,
punte
che
si
avvicinano
alle
70-75mila
lire
mensili
.
Va
tenuto
presente
,
però
,
che
tali
limiti
massimi
sono
accessibili
ad
un
esiguo
drappello
di
cottimisti
,
che
tiran
fuori
dal
monte
quantità
di
pirite
superiori
alla
norma
:
un
lavoro
arduo
ed
estenuante
.
I
salari
fondamentali
,
che
son
poi
quelli
della
maggioranza
,
parlano
chiaro
:
il
privilegio
non
c
'
è
.
C
'
è
invece
il
rischio
,
ed
il
peso
di
un
lavoro
professionalmente
assai
pericoloso
.
Gli
incidenti
non
mancano
in
nessuna
miniera
,
e
nel
caso
della
pirite
è
presente
un
altro
pericolo
,
quello
della
silicosi
,
che
attacca
immancabilmente
tutti
gli
operai
interni
.
La
perforazione
delle
pareti
di
«
piastra
»
,
cioè
degli
scisti
permici
che
separano
i
filoni
di
pirite
,
provoca
un
sottile
e
denso
pulviscolo
che
,
respirato
,
attacca
meccanicamente
i
polmoni
(
lei
minatori
,
provocando
irritazione
e
traumi
:
conseguenza
collaterale
,
la
tubercolosi
.
La
capacità
respiratoria
ne
risulta
diminuita
(
una
percentuale
ciel
35
per
cento
dà
diritto
alla
pensione
)
.
L
'
uso
della
maschera
può
attenuarne
gli
effetti
,
ma
non
può
impedire
il
passaggio
dei
granelli
silicei
di
più
minute
proporzioni
,
uno
o
due
micron
,
che
son
poi
i
più
pericolosi
.
Una
statistica
del
settembre
1953
ci
dà
,
fra
i
tbc
del
Sanatorio
di
Grosseto
,
una
percentuale
di
minatori
variante
dal
18
al
25
per
cento
.
Si
può
dire
,
semmai
,
che
in
Maremma
il
minatore
è
l
'
operaio
più
moderno
(
e
la
sua
retribuzione
è
quindi
superiore
a
quella
dell
'
operaio
tradizionale
,
il
bracciante
)
più
evoluto
e
più
combattivo
.
Staccato
a
forza
dall
'
agricoltura
,
abbandona
necessariamente
la
tipica
mentalità
del
contadino
toscano
,
che
ancora
permane
,
in
qualche
misura
,
fra
gli
operai
più
anziani
,
e
trascina
con
sé
nella
lotta
anche
alcuni
gruppi
di
tecnici
.
Ecco
una
ultima
serie
di
cifre
.
Si
tratta
dei
risultati
nella
elezione
della
commissione
interna
(
sempre
nel
1953
)
:
su
1168
voti
validi
degli
operai
,
887
(
con
7
seggi
in
commissione
)
sono
andati
alla
CGIL
,
284
alla
UIL
(
2
seggi
)
;
su
49
voti
validi
dei
tecnici
,
34
alla
CGIL
,
e
15
alla
UIL
;
su
17
voti
validi
degli
impiegati
amministratori
,
17
alla
UIL
(
la
CGIL
non
ha
presentato
la
lista
)
.
Ed
è
anche
ovvio
che
un
mutamento
nel
modo
di
vita
si
sta
in
effetti
realizzando
:
se
i
più
anziani
non
conoscono
altra
«
cultura
»
che
non
sia
il
bicchiere
di
vino
all
'
osteria
e
la
partita
a
briscola
,
i
giovani
cercano
di
allargare
il
proprio
interesse
umano
e
sociale
.
La
tanto
deprecata
«
lambretta
»
,
che
agli
occhi
dei
piccoli
borghesi
rappresenta
lo
scandalo
maggiore
,
è
in
fondo
una
innocente
evasione
dalla
bettola
,
dall
'
abbruttimento
(
anch
'
esso
scandaloso
,
per
la
gente
per
bene
)
.
Ma
dove
c
'
è
maggior
coesione
,
e
dove
son
possibili
rapporti
umani
con
i
ceti
più
evoluti
,
ecco
sorgere
biblioteche
,
circoli
del
cinema
,
iniziative
di
carattere
culturale
.
La
Montecatini
se
n
'
è
accorta
,
e
dal
canto
suo
organizza
i
suoi
circoli
,
peraltro
riservati
a
dirigenti
ed
a
impiegati
.
A
Massa
Marittima
,
una
antica
cittadina
piena
di
tesori
d
'
arte
medievale
,
e
che
oggi
è
in
certo
senso
la
capitale
della
Maremma
mineraria
,
gli
operai
hanno
realizzato
concreti
e
solidi
rapporti
di
alleanza
con
certi
gruppi
di
intellettuali
.
Il
loro
circolo
ha
un
'
attiva
e
ben
fornita
bibliotechina
,
e
gestisce
anche
il
maggior
cinema
cittadino
.
Spesso
organizzano
conferenze
,
letture
,
dibattiti
culturali
.
Il
responsabile
del
circolo
,
che
è
un
giovane
universitario
,
mi
mostra
orgoglioso
le
statistiche
delle
letture
:
in
testa
è
Vasco
Pratolini
,
che
lo
scorso
anno
venne
quassù
di
persona
,
per
parlare
del
suo
lavoro
.
Ora
che
è
uscito
il
film
di
Lizzani
sulle
Cronache
di
poveri
amanti
,
il
circolo
minatori
intende
farne
una
presentazione
di
gala
,
invitando
il
regista
e
gli
attori
.
Dopo
tutto
,
chissà
che
a
qualcuno
non
venga
in
mente
di
girare
un
film
proprio
in
quest
'
ambiente
?
StampaPeriodica ,
Già
quando
cominciai
i
miei
studi
sulla
pittura
veneta
tra
Quattro
e
Cinquecento
,
che
vuol
dire
,
come
vedremo
,
tutto
,
cioè
l
'
essenza
della
pittura
,
già
allora
,
quasi
trent
'
anni
fa
,
una
mostra
come
quella
di
Palazzo
Grassi
,
Il
Rinascimento
a
Venezia
e
la
pittura
del
Nord
ai
tempi
di
Bellini
,
Dürer
e
Tiziano
,
sarebbe
sembrata
impossibile
,
e
persino
impensabile
.
Resta
,
è
vero
,
il
tabù
di
Giorgione
(
non
è
esposto
alcun
dipinto
,
ma
soltanto
un
disegno
del
grande
pittore
,
i
cui
capolavori
sono
pure
a
portata
di
mano
,
all
'
Accademia
di
Venezia
)
;
ma
per
il
resto
è
presente
tutto
,
il
'
tout
Venise
'
e
non
con
testimonianze
marginali
ma
con
i
capolavori
più
emozionanti
.
Qualunque
storico
dell
'
arte
avrebbe
voluto
mettere
insieme
tanti
capolavori
,
più
per
realizzare
un
sogno
che
per
dimostrare
una
tesi
,
ma
nessuno
avrebbe
potuto
immaginare
che
,
una
volta
messi
uno
vicino
all
'
altro
,
i
dipinti
avrebbero
raccontato
una
storia
così
sorprendente
.
Nessuna
storia
scritta
,
nessun
catalogo
possono
restituire
l
'
emozione
di
alcuni
accostamenti
,
di
alcune
sequenze
che
dimostrano
in
modo
inconfutabile
ciò
che
si
era
soltanto
intuito
o
immaginato
.
Un
tripudio
di
delicatissime
tavole
,
dopo
il
primo
assaggio
di
un
maestoso
trittico
di
Giovanni
di
Alemagna
e
Antonio
Vivarini
,
ci
accoglie
nella
seconda
(
in
reatà
prima
)
intensissima
sala
:
solo
ritratti
,
da
Petrus
Christus
,
a
Hans
Memling
,
a
Giovanni
Bellini
,
a
Lorenzo
Lotto
,
attraverso
Antonello
da
Messina
.
Sono
personaggi
,
uomini
veri
,
ricchi
mercanti
,
giovani
innamorati
,
fino
al
romantico
Vescovo
De
'
Rossi
del
Lotto
.
In
questa
stanza
si
comprende
,
come
mai
prima
,
il
tanto
conclamato
rapporto
tra
fiamminghi
e
veneziani
,
tra
Nord
Europa
e
Nord
Italia
.
Due
'
anime
belle
'
del
Nord
-
est
che
dialogano
e
s
'
intrecciano
attraverso
la
mediazione
di
un
meridionale
,
di
un
raffinatissimo
'
terrone
'
siciliano
:
Antonello
da
Messina
.
Come
in
una
dissolvenza
fotografica
,
i
tratti
del
giovane
uomo
di
Petrus
Christus
si
confondono
con
quelli
del
Bernardo
De
'
Rossi
di
Lorenzo
Lotto
:
carnagioni
levigate
,
umori
malinconici
,
ma
soprattutto
una
profonda
verità
,
prima
interiore
che
esteriore
.
Questi
ritratti
sembrano
definire
uno
spirito
europeo
,
una
nuova
dimensione
dell
'
uomo
,
che
domina
il
mondo
con
intelligenza
e
determinazione
.
Ecco
,
dunque
,
l
'
uomo
europeo
.
A
Venezia
identifichiamo
i
limiti
del
suo
orizzonte
,
tra
intelligenza
e
furbizia
:
quello
disegnato
nello
sguardo
obliquo
e
nelle
sopracciglia
volte
all
'
insù
dell
'
Uomo
di
Antonello
.
Superata
la
barriera
di
questi
sguardi
intrecciati
,
ritroviamo
un
altro
incastro
perfetto
(
fino
all
'
errore
di
attribuire
a
un
anonimo
padovano
il
dipinto
di
un
fiammingo
in
Italia
)
nella
serie
di
Crocefissioni
di
un
seguace
di
Van
Eyck
,
di
Bellini
e
di
Antonello
da
Messina
,
tutte
composte
secondo
un
medesimo
schema
e
le
medesime
proporzioni
.
I
rapporti
tra
le
figure
della
sacra
rappresentazione
e
il
paesaggio
sono
perfettamente
bilanciati
,
fino
alla
suprema
armonia
geometrica
,
una
'
armonia
mundi
'
,
del
capolavoro
di
Antonello
nel
museo
di
Anversa
dove
,
nonostante
l
'
imminenza
della
passione
,
la
natura
sembra
prevalere
sulla
storia
.
Proprio
come
ancora
oggi
si
avverte
scendendo
in
Sicilia
,
dove
l
'
energia
della
natura
prevale
sul
destino
degli
uomini
(
si
leggano
le
pagine
bellissime
del
Gattopardo
)
.
Ancora
diversa
è
la
scelta
di
Bellini
nella
Crocefissione
,
proveniente
da
Prato
,
dove
la
natura
e
il
paesaggio
,
pur
forti
e
rigogliosi
,
sono
segnati
da
una
traccia
profonda
del
passaggio
dell
'
uomo
:
lapidi
,
iscrizioni
,
architetture
documentano
una
storia
da
cui
dipende
la
Crocefissione
di
Cristo
,
ineluttabilmente
.
Abbiamo
così
indicato
alcune
varianti
psicologiche
di
uno
stesso
impianto
compositivo
.
Un
altro
aspetto
sorprendente
della
mostra
è
l
'
intuizione
delle
diverse
grandezze
di
Antonello
e
di
Bellini
.
I
capolavori
del
primo
sono
monadi
,
universi
compiuti
e
incomunicanti
fino
a
quel
teorema
,
sintesi
di
spazio
italiano
e
di
ambiente
fiammingo
,
che
è
il
San
Girolamo
nello
studio
proveniente
dalla
National
Gallery
di
Londra
(
dal
cui
prototipo
derivano
alcune
scene
d
'
interno
di
Carpaccio
,
come
nella
Nascita
della
Vergine
)
.
I
capolavori
di
Bellini
hanno
una
continuità
ideale
,
un
respiro
lungo
che
determinano
una
vertigine
,
uno
schiacciamento
del
tempo
.
È
emozionante
trovarsi
nello
spazio
delimitato
da
due
opere
di
Giovanni
Bellini
eseguite
a
cinquant
'
anni
di
distanza
:
la
giovanile
Trasfigurazione
del
Correr
,
in
una
natura
mantegnesca
,
prontamente
ammorbidita
,
e
la
Pietà
dell
'
Accademia
,
come
un
drammaticissimo
Vesperbild
in
un
coltivatissimo
giardino
chiuso
dalla
veduta
di
città
.
Due
artisti
,
due
stili
,
due
sentimenti
della
natura
in
un
solo
uomo
che
ha
raffinato
la
sua
visione
del
mondo
senza
limitarla
,
accogliendo
gli
stimoli
dei
nouveaux
philosophes
sulla
scena
veneziana
da
Giorgione
a
Dürer
,
a
Lotto
,
a
Tiziano
.
Naturale
che
in
questo
fertilissimo
clima
possano
muoversi
tra
leggenda
e
mistero
,
tra
storia
e
natura
,
le
Cortigiane
del
Carpaccio
nel
loro
ritrovato
ambiente
:
una
terrazza
in
laguna
sul
cui
sfondo
si
agitano
gli
attori
di
una
caccia
in
valle
.
Altro
miracolo
impensabile
negli
anni
Settanta
,
quando
il
dogma
dell
'
inamovibilità
delle
tavole
aveva
quasi
un
risvolto
ideologico
.
Adesso
da
Malibu
arriva
un
quadro
,
anche
illegalmente
esportato
.
E
come
non
ci
sono
dogane
,
controlli
e
rivendicazioni
,
tanto
meno
ci
sono
ragioni
tecniche
che
ostacolino
il
ricongiungimento
di
due
parti
(
e
anche
di
due
quarti
)
di
una
stessa
tavola
.
Insieme
con
il
fiore
che
li
riunisce
esse
appaiono
indiscutibilmente
nate
dalla
stessa
mente
e
dalla
stessa
idea
dello
spazio
,
che
fu
già
indicata
e
anticipata
con
diverso
spirito
dal
grande
Giovanni
Bellini
nella
Allegoria
degli
Uffizi
(
quella
che
io
considero
una
'
ricreazione
'
di
Santi
e
Madonne
dopo
la
posa
per
una
Sacra
Conversazione
)
.
Addirittura
,
visibili
anche
dietro
,
le
due
tavole
ricongiunte
sono
unite
pure
da
un
sottile
filo
concettuale
:
in
una
,
quella
di
Malibu
,
un
'
trompe
-
l
'
oeil
'
con
nastri
e
cerelacche
;
nell
'
altra
,
cerelacche
e
nastri
veri
applicati
nel
tempo
.
La
mostra
cresce
ancora
nell
'
offerta
di
emozioni
,
avviandoci
nella
zona
calda
,
dominata
da
una
sequenza
di
capolavori
(
Mantegna
,
Cima
da
Conegliano
,
ancora
Bellini
,
ancora
Lorenzo
Lotto
)
,
Albrecht
Dürer
presente
con
due
opere
capitali
,
rigorosamente
su
tavola
,
l
'
uno
del
primo
,
l
'
altro
del
secondo
viaggio
italiano
:
la
Madonna
con
il
Bambino
tornita
nelle
forme
come
una
scultura
,
in
particolare
nel
bambino
,
quasi
d
'
alabastro
,
smagliante
nei
colori
,
illuminata
nel
fondo
da
una
luce
già
elettrica
.
Il
dipinto
era
il
gioiello
più
prezioso
(
e
più
difeso
)
della
collezione
di
Luigi
Magnani
,
un
quadro
mitico
scoperto
in
un
convento
di
clausura
di
Bagnacavallo
.
Degno
di
Raffaello
e
di
originalissima
composizione
è
il
Cristo
fra
i
dottori
dello
stesso
Dürer
,
risolto
nell
'
idea
di
una
ruota
di
personaggi
caricaturali
e
deformi
intorno
a
un
nodo
di
mani
,
motivo
originalissimo
e
senza
precedenti
.
A
partire
da
questa
opera
,
molto
verrà
dal
più
eretico
dei
pittori
veneziani
:
Lorenzo
Lotto
,
di
cui
è
pur
presente
un
capolavoro
giovanile
nato
più
nello
spirito
di
Dürer
che
in
quello
di
Giorgione
e
Bellini
:
Allegoria
della
virtù
e
del
vizio
.
E
siamo
sempre
agli
inizi
del
Cinquecento
.
Altri
capolavori
si
affollano
nelle
sale
per
documentare
altri
cent
'
anni
di
pittura
tra
Venezia
e
il
Nord
Europa
:
Tiziano
,
Bassano
,
Veronese
,
Tintoretto
.
Ma
forse
il
più
commovente
,
sintesi
perfetta
di
cultura
veneziana
e
civiltà
olandese
,
è
la
Venere
tenera
e
infantile
di
Lambert
Sustris
,
che
non
teme
il
confronto
con
un
analogo
Tiziano
.
E
se
Sustris
può
apparire
più
desiderabile
di
Tiziano
,
possiamo
essere
certi
che
questa
mostra
è
perfettamente
riuscita
.
StampaPeriodica ,
La
civilizzazione
del
popolo
è
la
conseguenza
di
sua
istruzione
.
Sinora
il
popolo
è
stato
manodotto
con
l
esempio
e
con
l
entusiasmo
,
oggi
è
chiamato
a
concorrere
al
grande
edifizio
della
restaurazione
italiana
col
senno
e
col
braccio
.
Guai
se
sarà
soverchiato
da
una
casta
,
o
sperperato
dalla
influenza
molteplice
degli
utopisti
.
Popolo
napoletano
,
è
tuo
retaggio
il
discernimento
.
La
Grecia
civilizzatrice
di
Europa
che
diede
leggi
a
popoli
liberi
,
per
mantenersi
in
libertà
,
spediva
qui
i
suoi
figli
;
essi
furono
gli
avi
tuoi
.
Il
sangue
greco
si
confuse
col
sangue
latino
;
la
Magna
Grecia
col
Lazio
addivenne
una
sola
famiglia
di
eroi
e
di
sapienti
.
Tu
puoi
vantare
anzi
di
ogni
altra
parte
d
Italia
più
grandi
uomini
,
e
in
numero
maggiore
,
e
sino
nell
ultima
classe
ricordi
un
uomo
,
che
fé
tremare
lo
straniero
,
e
con
la
parola
reggere
da
sovrano
la
moltitudine
sollevata
nel
pieno
del
suo
furore
.
Gli
aurei
secoli
di
Napoli
ritorneranno
se
con
efficacia
il
saggio
governo
attuerà
il
progetto
della
istruzione
,
e
il
popolo
corrisponderà
.
Cessi
la
servile
imitazione
nelle
arti
,
il
genio
d
inventare
è
il
carattere
esclusivamente
del
popolo
italiano
;
giovani
,
istruitevi
e
sarete
padri
di
nuove
invenzioni
.
La
natura
è
indefinitivamente
modificabile
,
sono
inesauribili
i
suoi
tesori
,
li
scuopre
l
istruzione
.
Che
dirà
lo
straniero
?
L
Italia
sa
imbrandire
solamente
la
spada
per
distruggere
,
non
sa
edificare
su
i
frantumi
aborriti
ed
abbellirsi
?
Alle
guerre
succede
spesso
l
ignoranza
,
da
questa
prende
motivo
il
dispotismo
per
dominare
;
l
Arabo
guerriero
e
capo
di
religione
brutale
vietava
a
suoi
seguaci
l
istruirsi
per
corroborare
la
sua
autocrazia
.
E
che
?
sul
terreno
della
libertà
combatterete
per
un
concetto
del
quale
ignorate
la
natura
?
I
giovani
che
compongono
l
eletto
ceto
della
Guardia
Nazionale
garanzia
del
popolo
e
del
re
se
trascureranno
la
scienza
delle
leggi
,
e
d
istruirsi
fin
dove
si
estende
il
reciproco
dritto
del
popolo
e
dell
imperante
saranno
ciechi
strumenti
egualmente
della
giustizia
e
della
ingiustizia
.
Fin
da
oggi
la
patria
dimanda
alla
gioventù
:
che
farai
un
giorno
per
me
?
Quale
storia
aggiungerai
a
quelle
,
onde
la
mia
grandezza
rifulge
?
Giovani
andate
a
raccogliere
nelle
scuole
le
gemme
ed
inghirlandate
la
fronte
della
nostra
madre
l
Italia
.
È
vero
:
spetta
al
governo
incoraggiare
le
scienze
e
le
arti
;
ma
deve
concorrervi
ancora
l
opera
de
cittadini
agiati
.
Un
governo
è
senza
dubbio
eccellente
allorché
progredisce
l
economia
sociale
del
paese
.
Noi
non
siamo
parteggiani
di
alcun
sistema
,
solo
facciamo
riflettere
che
i
due
primi
produttori
,
e
principali
obbietti
dell
economia
sono
agricoltura
ed
arti
.
Il
commercio
suppone
la
fecondità
;
perché
si
abbia
la
prima
e
si
realizzi
la
seconda
conviene
si
attivi
l
emulazione
dell
una
,
la
perfezione
delle
altre
.
L
esposizioni
annuali
delle
più
importanti
produzioni
agricole
ed
artistiche
sono
commendabili
,
le
onorificenze
sono
una
spinta
efficace
,
ma
non
conseguono
oggi
il
fine
completamente
.
La
classe
degli
agricoltori
è
la
classe
più
povera
e
più
disprezzata
,
quantunque
ella
sia
la
prima
produttrice
.
Manca
il
denaro
a
chi
volesse
industriarsi
a
migliorare
il
suo
fondo
.
Il
governo
pensi
soccorrerli
anticipandogliene
le
spese
da
rivalersene
dalle
derrate
;
formandosi
a
tale
oggetto
un
monte
in
ciascuno
de
comuni
a
benefizio
del
colono
più
industrioso
.
Vi
sono
degli
artigiani
che
potrebbero
avvanzarsi
nel
loro
mestiere
;
ma
la
loro
opera
è
disprezzata
perché
manca
di
quell
apparecchio
e
di
quei
finimenti
,
che
trovansi
ne
lavori
de
forestieri
.
I
cittadini
capitalisti
invece
d
impiegare
ad
usura
il
loro
denaro
con
discapito
notabilissimo
della
società
,
se
sono
amanti
del
lustro
della
loro
patria
aiutino
gli
artigiani
,
si
formi
una
società
ausiliatrice
di
essi
,
ed
orni
le
nostre
abitazioni
il
lavoro
dell
Italiano
,
ci
vesta
l
industriosa
mano
del
connazionale
.
Il
frutto
della
terra
esuberante
,
la
materia
grezza
che
supera
,
esca
da
nostri
porti
,
e
vi
entri
quella
che
a
noi
manca
,
e
sarà
più
il
denaro
che
entrerà
nella
penisola
,
che
quello
che
uscirà
;
poiché
di
derrate
abbondiamo
più
dello
straniero
:
ed
un
tempo
le
nostre
manifatture
saranno
ricercate
dalla
Francia
ed
invidiate
dalla
Gran
Brettagna
:
all
uopo
proporremo
di
tratto
in
tratto
al
diletto
popolo
taluni
progetti
economici
.
Se
all
egoismo
desolatore
succederà
la
filantropia
vera
non
finta
,
pratica
non
teorica
,
ne
fatti
non
già
ne
detti
,
Italia
si
dimenticherà
delle
lacrime
della
sua
vedovanza
e
giubilerà
al
riaprirsi
a
figli
suoi
un
era
di
prosperità
e
di
grandezza
.
StampaPeriodica ,
Si
torna
a
discutere
sulla
consistenza
per
non
dire
sulla
esistenza
della
lingua
italiana
!
Era
tempo
!
Da
qualche
anno
la
formidabile
questione
era
stata
lasciata
in
disparte
,
non
era
più
stata
dibattuta
.
Non
si
poteva
certo
confidare
che
la
pace
avesse
quetato
le
instancabili
ire
delle
fazioni
avverse
,
piuttosto
c
'
era
da
temere
in
qualche
cataclisma
,
quasi
era
più
credibile
che
la
lingua
italiana
fosse
davvero
per
iscomparire
.
Fortunatamente
ecco
che
ad
avvertirci
della
sua
prosperosa
vitalità
la
disputa
tanto
pratica
ed
opportuna
si
è
novamente
accesa
,
ed
oggi
si
incomincia
a
dissertare
con
una
freschezza
e
una
abbondanza
spontanea
di
argomentazioni
,
fra
l
'
attenta
meraviglia
degli
ascoltatori
,
come
se
non
se
ne
fosse
mai
trattato
,
come
se
si
fosse
proposto
il
più
inaudito
problema
sul
misterioso
avvenire
.
Ora
si
apre
un
bel
periodo
di
nudrite
discussioni
,
in
confronto
delle
quali
impallidirà
il
ricordo
delle
dense
orazioni
che
reciprocamente
si
lanciavano
quelli
eroici
dottori
della
scolastica
contrastanti
intorno
alla
gerarchia
degli
angeli
.
Nel
mondo
germoglia
bensì
qualche
cosa
di
nuovo
,
c
'
è
pur
qualche
novità
presso
di
noi
che
vorrebbe
richiedere
il
nostro
pensiero
e
la
nostra
opera
;
taluni
quesiti
anche
fastidiosi
cercano
di
occupare
la
nostra
perspicacia
,
ma
tutto
ciò
sta
per
passare
in
seconda
linea
,
un
'
ansia
ben
più
urgente
ci
scuote
senza
tregua
,
noi
dobbiamo
sapere
se
vi
è
o
no
una
lingua
italiana
,
e
se
vi
è
dobbiamo
sapere
che
cosa
è
e
come
sta
.
Mentre
l
'
Europa
si
dilaniava
con
guerre
atroci
e
non
si
sapeva
neanche
con
qualche
approssimazione
se
la
durata
della
propria
vita
avrebbe
toccato
il
domani
,
bisognava
a
qualunque
costo
,
assolutamente
,
acquistare
la
certezza
se
il
tale
ordine
di
cherubini
era
o
no
superiore
al
tale
altro
di
serafini
.
Oggi
in
cui
noi
ci
troviamo
in
uno
dei
supremi
momenti
della
storia
,
in
cui
stiamo
sulla
vetta
di
un
valico
millenario
di
civiltà
,
in
cui
sotto
altre
forme
sta
per
riapparire
,
mediante
le
macchine
,
una
condizione
straordinaria
di
vita
sociale
,
verificatasi
con
la
schiavitù
soltanto
una
volta
nel
lungo
cammino
umano
,
oggi
infine
in
cui
sta
per
deliberarsi
l
'
impero
del
mondo
noi
siamo
presi
da
una
irresistibile
urgenza
,
quella
di
accertarci
se
abbiamo
o
no
una
favella
,
se
quelle
che
ci
escono
di
bocca
sono
parole
di
un
idioma
o
rauchi
suoni
di
uno
strano
e
innominabile
gergo
.
Noi
dobbiamo
essere
ben
sicuri
del
fatto
nostro
,
della
nostra
situazione
e
delle
nostre
rendite
se
ci
è
dato
di
concederci
il
lusso
di
tali
esclusive
preoccupazioni
.
Ma
non
per
niente
Roma
,
che
è
stata
la
culla
della
più
interminabile
stirpe
di
verbosi
grammatici
,
che
vanta
accanto
al
Corpus
juris
,
la
mole
degli
scritti
grammaticali
su
cui
si
eleva
il
greve
edificio
di
Prisciano
,
non
per
niente
Roma
è
divenuta
,
se
non
il
centro
,
la
capitale
d
'
Italia
.
La
questione
sull
'
esistenza
della
lingua
italiana
oltre
che
la
questione
princeps
di
tutta
la
nostra
letteratura
,
è
stata
e
pare
che
continui
ad
essere
il
più
chiaro
sintomo
della
vitalità
del
nostro
idioma
la
manifestazione
più
caratteristica
della
nostra
attività
letteraria
.
Quasi
si
potrebbe
affermare
che
la
lingua
italiana
è
sorta
per
dar
luogo
alla
questione
sulla
sua
esistenza
,
questione
la
quale
ha
assunto
un
interesse
maggiore
del
suo
oggetto
,
talché
come
si
è
continuato
a
disputare
dell
'
esistenza
di
un
idioma
italico
quando
questo
c
'
era
,
se
ne
continuerà
ancora
a
discutere
quando
non
ci
sarà
più
.
Si
è
cominciato
a
porre
in
dubbio
che
la
lingua
italiana
esistesse
fino
da
quando
essa
trionfalmente
si
affermò
nella
vita
col
più
imperituro
monumento
,
col
massimo
capolavoro
mondiale
la
Divina
Commedia
,
e
colui
istesso
che
la
aveva
tratta
dal
gorgo
dell
'
anima
collettiva
e
la
aveva
di
un
tratto
spiegata
limpida
e
perfetta
e
di
universale
potenza
,
come
dopo
secoli
di
elaborazione
,
colui
istesso
che
la
aveva
in
un
sol
libro
inventata
completa
e
magnifica
,
fu
altresì
il
primo
a
iniziarne
la
discussione
.
Accanto
alla
Divina
Commedia
non
si
deve
dimenticare
il
De
vulgari
eloquentia
.
E
da
allora
il
dubbio
più
non
disparve
,
la
contesa
più
non
si
estinse
,
e
tanto
più
le
voci
si
levarono
alte
e
tanto
più
il
dibattito
fu
vivace
in
quanto
la
lingua
così
affermata
e
negata
dava
prova
più
luminosa
della
sua
vita
energica
e
feconda
.
Ad
ogni
generazione
letteraria
la
contesa
rinasce
,
ad
ogni
nuovo
scrittore
si
sente
il
bisogno
di
chiedere
se
la
lingua
che
viene
adoperata
è
o
no
italiana
.
Così
si
è
fatto
da
Dante
fino
a
Carducci
e
a
D
'
Annunzio
attraverso
il
Petrarca
,
l
'
Ariosto
,
il
Marino
,
l
'
Alfieri
,
il
Manzoni
,
così
si
fa
oggi
in
cui
,
mancando
una
qualche
nuova
grandiosa
affermazione
individuale
,
si
ha
nel
miglioramento
generale
dell
'
eloquio
una
attestazione
collettiva
di
italianità
.
Ben
si
può
ritenere
che
la
maggior
parte
delle
opere
scritte
in
italiano
trattano
se
l
'
italiano
esista
o
no
,
e
dopo
sette
secoli
di
duello
verbale
,
dopo
sette
secoli
di
parlatura
e
di
scrittura
italiane
,
la
questione
non
si
è
inoltrata
d
'
una
linea
verso
il
suo
risolvimento
,
siamo
ancora
come
al
primo
giorno
e
oggi
la
si
sta
ripresentando
tal
quale
.
Già
ne
abbiamo
avuto
il
preannuncio
in
due
lavori
differenti
per
indole
e
qualità
dei
rispettivi
autori
,
ma
concordi
nel
significato
.
Appartiene
il
primo
a
un
giovane
scrittore
,
un
narratore
arguto
,
uno
spirito
delicato
e
profondo
,
una
coscienza
retta
e
nitida
in
cui
le
cose
e
le
idee
si
rispecchiano
con
intatta
purezza
,
Alfredo
Panzini
,
ed
è
il
Dizionario
moderno
;
appartiene
il
secondo
a
uno
scrittore
non
più
giovane
,
un
espositore
facile
e
schietto
,
un
rappresentatore
abile
ed
evidentissimo
,
Edmondo
De
Amicis
,
ed
è
l
'
Idioma
gentile
.
Il
Panzini
premette
al
suo
Dizionario
ciò
che
il
De
Amicis
svolge
nel
suo
Idioma
,
l
'
uno
sfiora
in
poche
righe
ciò
che
l
'
altro
studia
in
un
capitolo
,
ambedue
rimettono
in
discussione
i
capi
saldi
della
lingua
,
i
punti
più
notevoli
intorno
a
cui
anche
in
passato
si
era
aggirata
la
famosa
controversia
:
opposizione
della
lingua
ai
dialetti
-
sua
attitudine
alla
rappresentazione
della
vita
-
lingua
scritta
e
lingua
parlata
-
intromissione
di
parole
nuove
straniere
-
stato
presente
della
lingua
-
sua
attitudine
ad
evolversi
.
Ambedue
ricercano
ciò
che
si
può
dire
e
non
si
può
dire
,
e
perché
si
può
o
non
si
può
,
ambedue
riprendono
gli
eleganti
dibattimenti
dei
puristi
,
ambedue
s
'
intrattengono
sull
'
uso
e
sul
non
uso
,
sulla
sanzione
popolare
e
sulla
lingua
preziosa
,
ambedue
cercano
di
difendere
e
di
celebrare
e
persino
di
far
conoscere
la
vera
lingua
italiana
,
la
bella
lingua
della
patria
,
come
se
già
presentissero
gli
attacchi
degli
avversari
.
Da
qui
al
ristabilirsi
della
disputa
in
tutta
la
sua
pienezza
non
vi
è
che
un
passo
.
E
il
passo
si
compirà
.
Come
già
vi
è
chi
asserisce
che
non
esiste
una
letteratura
nazionale
,
come
testé
tra
l
'
Ojetti
e
il
Bracco
si
è
discusso
intorno
all
'
esistenza
di
un
teatro
nazionale
,
domani
nelle
ricerche
e
nelle
critiche
che
si
faranno
circa
i
due
libri
sopranominati
si
dirà
dagli
uni
che
noi
non
abbiamo
una
lingua
nazionale
e
dagli
altri
che
non
l
'
abbiamo
mai
avuta
più
di
adesso
splendida
e
sonora
.
Io
stesso
,
che
pur
mi
domando
quasi
irosamente
,
che
cosa
sia
infine
questa
serie
di
parole
che
ci
esce
dalla
bocca
e
dalla
penna
e
che
non
si
può
ragionevolmente
attribuire
al
turco
,
al
cinese
,
all
'
ottentotto
,
io
stesso
,
malgrado
le
mie
intenzioni
in
contrario
,
sono
portato
invincibilmente
a
discutere
su
questo
rompicapo
,
a
aprire
anzi
il
fuoco
della
discussione
.
Ma
io
non
voglio
imporre
alcun
apprezzamento
decisivo
né
infliggere
alcuna
esumazione
storica
di
precedenti
.
Io
mi
limiterò
a
una
osservazione
particolare
che
è
di
solito
trascurata
.
Si
è
già
in
passato
accennato
alla
perniciosa
antitesi
verificantesi
presso
di
noi
tra
lingua
scritta
e
lingua
parlata
in
causa
dei
dialetti
,
del
poco
onore
in
cui
è
tenuto
un
bel
parlare
e
della
tendenza
delle
classi
signorili
a
usare
una
lingua
straniera
.
Ma
di
questa
antitesi
che
è
il
fondamento
e
il
movente
di
tutta
la
questione
non
è
stata
calcolata
tutta
la
portata
.
Manca
a
noi
e
in
genere
a
tutti
i
popoli
moderni
la
serenità
contemplativa
dei
Greci
antichi
in
cospetto
e
sotto
le
spire
delle
passioni
,
manca
a
noi
il
dominio
estetico
delle
passioni
e
perciò
ci
manca
la
grande
arte
tragica
,
la
quale
consiste
essenzialmente
nella
rappresentazione
estetica
e
quindi
impassibile
del
più
veemente
furore
.
Era
proprio
il
gesto
più
delirante
,
l
'
agonia
convulsa
del
guerriero
ferito
,
lo
schianto
della
madre
orbata
del
figlio
,
che
il
Greco
voleva
vedere
espresso
nell
'
atteggiamento
più
nobile
e
armonioso
;
era
l
'
impeto
delle
più
terribili
furie
del
sentimento
che
il
Greco
voleva
ascoltare
rivelato
nel
discorso
più
illustre
e
perfetto
,
col
massimo
decoro
verbale
.
La
lingua
artistica
,
la
lingua
letteraria
era
per
il
Greco
dei
tempi
di
Sofocle
la
lingua
più
fervida
di
vita
,
la
lingua
della
passione
.
Per
noi
è
l
'
opposto
;
il
linguaggio
letterario
ci
disturba
e
ci
contraria
nella
espressione
della
passione
;
nei
momenti
tragici
quanto
più
il
discorso
è
incoerente
e
rozzo
e
la
parola
si
riadduce
all
'
urlo
primordiale
tanto
più
ci
piacciono
.
Da
qui
l
'
opposizione
fra
lingua
scritta
e
parlata
,
poiché
gli
scrittori
anche
nelle
scene
di
passione
serbano
una
certa
dignità
di
linguaggio
a
cui
nella
azione
diretta
l
'
uomo
rinuncia
e
da
cui
repugna
.
Ma
altrove
,
in
Inghilterra
e
in
Francia
,
tale
opposizione
è
meno
sentita
per
l
'
identità
fondamentale
delle
due
forme
di
espressione
letteraria
e
parlata
,
di
cui
l
'
una
è
soltanto
più
raffinata
dell
'
altra
;
presso
di
noi
invece
diventa
antitesi
irrimediabile
,
diventa
differenza
irreducibile
,
poiché
le
due
forme
di
espressione
si
traducono
in
due
lingue
differenti
:
lingua
scritta
o
italiano
,
lingua
parlata
o
dialetto
.
L
'
inglese
e
il
francese
per
quanto
avverta
che
la
scena
di
passione
ascoltata
in
teatro
o
letta
in
un
romanzo
ha
una
struttura
verbale
diversa
da
quella
della
istessa
scena
nella
vita
reale
,
non
ne
è
urtato
;
si
tratta
in
fondo
della
stessa
lingua
e
le
differenze
non
sono
che
di
grado
;
l
'
ascoltatore
o
il
lettore
italiano
invece
si
trova
di
fronte
a
un
parlare
che
non
è
il
suo
,
che
non
è
quello
che
egli
adopera
nella
vita
vera
,
e
perciò
è
portato
a
ritenere
che
la
lingua
scritta
o
letteraria
non
sia
la
sua
lingua
,
non
sia
una
lingua
naturale
,
ma
un
artificio
,
una
convenzione
che
si
può
modificare
ad
arbitrio
,
che
si
può
respingere
od
accettare
.
Su
questo
strano
,
ma
inevitabile
concetto
che
noi
abbiamo
del
nostro
idioma
,
lasciate
lavorare
i
retori
!
Non
si
stancheranno
più
,
e
ancora
il
meno
che
possano
fare
si
è
di
negare
la
lingua
di
cui
si
valgono
per
la
loro
negazione
.
StampaPeriodica ,
Valdagno
,
aprile
-
Il
palazzotto
dei
conti
di
Valdagno
è
una
moderna
costruzione
massiccia
di
pietra
biancastra
,
con
due
avancorpi
che
sporgono
e
fan
pensare
a
torri
d
'
angolo
rimaste
incomplete
,
ed
una
decorazione
di
falsi
merli
.
Grandi
alberi
verdi
chiudono
la
corte
silenziosa
,
dove
si
intravedono
due
grossi
cani
che
si
disputano
un
osso
ed
a
tratti
la
divisa
di
tela
coloniale
di
una
guardia
giurata
.
Gira
tutto
intorno
un
alto
muro
,
rotto
a
tratti
da
cancelli
chiusi
.
Il
castello
si
leva
sulla
cima
di
una
breve
collinetta
,
che
domina
il
grigio
complesso
degli
stabilimenti
,
e
la
cittadina
,
distesa
sulle
rive
dell
'
Agno
,
un
torrentaccio
sassoso
che
percorre
tutta
la
vallata
,
per
gettarsi
da
sinistra
nel
Bacchiglione
.
Valdagno
deve
il
suo
nome
alla
posizione
centrale
in
questa
lunga
vallata
verde
,
chiusa
in
fondo
alla
mole
grigia
del
Pasubio
.
Sulla
destra
c
'
è
il
paese
vecchio
,
sulla
sinistra
la
cittadina
nuova
,
tutta
lucida
,
pulita
ed
anonima
.
Si
chiama
Valdagno
Nuova
:
qui
sorgono
i
grossi
edifici
che
capitano
le
istituzioni
sociali
di
Marzotto
,
le
scuole
,
tutte
intestate
a
V.E.
Marzotto
(
fa
eccezione
il
Liceo
Classico
,
che
,
grazie
alle
celebrazioni
di
un
centenario
,
ha
avuto
in
sorte
il
nome
del
Trissino
)
,
lo
stadio
dei
fiori
,
la
tenuta
«
Favorita
»
,
la
grande
piazza
chiusa
in
fondo
dal
cinema
Rivoli
,
di
cui
scintilla
al
sole
l
'
immensa
facciata
di
maiolica
verde
.
Un
vento
freddo
che
vien
giù
dalle
piccole
Dolomiti
infila
le
strade
ed
il
lungofiume
,
deserti
.
I
locali
pubblici
sono
vuoti
:
il
vasto
salone
del
circolo
ENAL
è
pieno
di
tavoli
e
di
poltroncine
nichelate
,
disposte
in
bell
'
ordine
geometrico
,
ma
non
c
'
è
nessuno
a
sedere
.
Due
operai
in
un
angolo
,
giocano
silenziosamente
a
carte
.
Di
sopra
c
'
è
la
palestra
e
la
piscina
coperta
,
da
qualche
tempo
chiusa
,
e
forse
per
sempre
.
Un
giovane
negoziante
mi
spiega
che
nessuno
la
frequenta
mai
,
che
con
gli
incassi
non
recuperavano
nemmeno
un
decimo
delle
spese
per
riscaldare
l
'
acqua
,
e
perciò
han
deciso
di
chiuderla
.
Anche
lo
spazio
delle
bocce
è
deserto
.
B
mezzogiorno
di
domenica
,
ed
a
Valdagno
nuova
non
si
vede
nessuno
.
Da
qualsiasi
parte
il
visitatore
giunga
a
Valdagno
,
non
mancherà
di
scontrarsi
con
l
'
onda
circolare
del
mito
dei
Marzotto
:
i
loro
stabilimenti
,
le
loro
previdenze
sociali
,
l
'
impresa
agricola
di
Portogruaro
,
la
squadra
di
calcio
in
serie
D
,
le
rendite
immense
.
La
scuderia
di
macchine
da
corsa
,
il
premio
letterario
,
gli
alberghi
Jolly
,
i
saponi
di
bellezza
,
l
'
alta
dichiarazione
di
redditi
,
il
figlio
più
giovane
che
danza
con
la
Pampanini
.
L
'
onda
del
mito
qualche
volta
ci
arriva
anche
riflessa
,
ed
ecco
infatti
cosa
scrive
su
di
un
numero
di
Le
Monde
(
4
novembre
'53
)
Marcel
Chaminade
:
«
Tutto
è
chiaro
e
pulito
,
immacolato
,
come
un
giocattolo
nuovo
appena
tirato
fuori
dalla
scatola
.
Un
giocattolo
nuovo
,
appunto
,
che
non
diverte
nessuno
.
Questa
cittadina
lucida
,
anonima
e
triste
ci
sembra
di
conoscerla
già
,
di
averla
letta
da
qualche
parte
:
ecco
,
pare
una
cittadina
sovietica
,
conce
la
descriverebbe
un
"
liberale
di
sinistra
"
.
La
fortuna
di
Marzotto
cominciò
più
di
cento
anni
or
sono
,
nel
1838
,
quando
il
fondatore
,
nonno
ed
omonimo
dell
'
attuale
conte
di
Valdagno
,
mise
su
una
piccola
fabbrica
di
12
operai
,
con
un
capitale
di
2.000
lire
;
a
quel
tempo
Valdagno
era
un
paesino
di
3.000
abitanti
.
Quarant
'
anni
dopo
la
popolazione
era
raddoppiata
,
e
gli
operai
erano
saliti
a
400
.
Tre
anni
più
tardi
,
nel
1879
,
un
altro
stabilimento
fu
aperto
nella
frazione
di
Maglio
,
ed
al
principio
del
secolo
l
'
industria
di
Marzotto
aveva
già
una
consistenza
notevole
,
con
1.700
operai
,
che
salivano
a
3.000
nel
1920
ed
a
6.000
nel
1931
,
quando
si
aprirono
altri
stabilimenti
a
Manerbio
,
Brugherio
,
Mortara
.
Finalmente
,
all
'
inizio
della
seconda
guerra
mondiale
,
si
aprivano
anche
le
fabbriche
di
Brebbio
e
di
Pisa
.
Oggi
,
Valdagno
,
con
le
vicine
frazioni
,
è
una
cittadina
di
quasi
trentamila
abitanti
,
che
lavorano
tutti
,
direttamente
o
no
,
per
i
Marzotto
.
Gli
stabilimenti
producono
diciassette
chilometri
di
tessuti
al
giorno
,
impiegando
oltre
7000
operai
e
500
impiegati
.
Gli
operai
sono
quasi
tutti
di
recente
origine
contadina
;
molti
conservano
una
loro
piccola
proprietà
al
paese
di
provenienza
,
Cornedo
,
Castelgamberto
,
Trissino
,
Brogliano
,
Recoaro
:
quasi
duemilacinquecento
in
tutto
,
che
ogni
giorno
vengono
al
lavoro
con
il
treno
di
Marzotto
,
o
con
gli
autobus
di
Marzotto
.
Agli
inizi
del
'52
la
direzione
mise
in
programma
il
licenziamento
di
1500
operai
:
impianti
più
moderni
consentivano
la
stessa
produzione
con
6.000
operai
.
I
licenziamenti
non
si
fecero
,
ma
in
cambio
oggi
metà
del
personale
lavora
ad
orario
ridotto
,
4
o
6
ore
:
sono
i
reparti
di
filatura
,
cardatura
,
pettinatura
,
mentre
i
tessitori
lavorano
a
pieno
regime
,
anzi
,
hanno
turni
quotidiani
di
nove
ore
.
Il
lavoro
dei
tessitori
è
pagato
in
ragione
di
46,70
lire
per
ora
,
oltre
la
contingenza
,
purché
sia
raggiunta
la
norma
giornaliera
di
30mila
battiti
:
sopra
la
norma
si
retribuisce
il
cottimo
,
sotto
la
norma
si
applicano
multe
.
In
complesso
,
lavorando
a
ritmo
di
cottimo
,
l
'
operaio
qualificato
Lorenzo
Griffani
mi
dice
che
raggiungeva
,
con
moglie
ed
un
figlio
a
carico
,
le
45.000
lire
mensili
.
Il
giovane
Carpanini
,
che
fa
i
il
magazziniere
,
e
che
è
stato
campione
veneto
dei
pesi
piuma
,
mi
mostra
il
foglio
paga
:
mamma
e
sorella
a
carico
,
il
totale
è
di
35.929
lire
.
Si
tratta
insomma
dei
minimi
contrattuali
.
Diversa
è
la
situazione
degli
impiegati
,
che
si
staccano
nettamente
dagli
operai
per
una
sorta
di
partecipazione
agli
utili
,
per
mezzo
di
un
premio
mensile
di
produzione
.
Un
impiegato
amministrativo
,
diti
categoria
,
riceve
ogni
mese
circa
60mila
lire
,
oltre
al
premio
che
si
aggira
sulle
15mila
.
Man
mano
che
si
sale
nella
scala
gerarchica
dell
'
apparato
burocratico
,
che
è
massiccio
,
e
forse
sproporzionato
(
500
impiegati
,
oltre
a
200
guardie
giurate
)
crescono
anche
gli
stipendi
,
in
misura
geometrica
,
e
di
conseguenza
cresce
anche
il
tono
della
vita
e
del
costume
.
Gli
impiegati
di
grado
più
alto
ed
i
dirigenti
di
azienda
hanno
le
loro
villette
,
dai
nomi
esotici
(
«
Candia
»
,
«
Capri
»
,
«
Marocco
»
)
possiedono
una
macchina
,
frequentano
locali
riservati
,
si
cimentano
,
ogni
domenica
,
nel
tiro
a
volo
,
in
cima
al
monte
Miravalle
.
Agli
operai
sono
riservate
le
istituzioni
sociali
e
ricreative
,
il
maggior
vanto
sociale
dei
Marzotto
.
Alcune
sono
a
Valdagno
,
come
la
maternità
,
l
'
asilo
nido
,
l
'
orfanotrofio
,
la
poliambulanza
,
la
casa
di
riposo
,
il
ricreatorio
femminile
,
il
circolo
operaio
,
la
scuola
di
musica
,
solfeggio
,
canto
e
giardinaggio
;
altre
sono
in
montagna
,
come
la
colonia
alpina
«
Dolomiti
»
,
od
al
mare
come
il
villaggio
di
Fesolo
.
Grande
posto
si
è
fatto
alle
istituzioni
sportive
:
la
palestra
,
la
squadra
ciclistica
,
quella
di
hockey
a
rotelle
,
quella
di
pallacanestro
,
il
circolo
alpinistico
,
i
campi
di
tennis
,
la
sezione
di
scherma
,
il
gruppo
pugilistico
,
le
due
piscine
per
il
nuoto
ed
i
tuffi
,
le
bocce
ed
il
ping
-
pong
.
In
complesso
circa
400
giovani
sono
interessati
a
questa
attività
sportiva
.
Stranamente
limitata
è
invece
la
piccola
e
disorganica
biblioteca
del
CRAL
:
4.100
volumi
,
in
gran
parte
di
inferiore
od
infima
narrativa
:
una
recente
deliberazione
consiliare
l
'
ha
tolta
al
circolo
operaio
,
per
costituire
il
primo
nucleo
della
Biblioteca
Comunale
,
che
si
chiamerà
,
naturalmente
,
«V.E
.
Marzotto
»
.
Tutto
il
complesso
di
attività
sociali
e
ricreative
ha
avuto
,
nel
'49-'50
,
un
bilancio
di
circa
120
milioni
,
coperti
per
due
terzi
dai
rimborsi
degli
operai
,
per
un
terzo
dalla
direzione
.
Ogni
operaio
ha
diritto
ad
un
appartamento
di
quattro
o
cinque
stanze
,
per
cui
paga
60.000
lire
annue
:
il
licenziamento
provoca
automaticamente
,
a
distanza
di
quattro
mesi
,
la
rescissione
del
contratto
d
'
affitto
.
Su
che
cosa
si
fonda
,
in
definitiva
,
il
mito
dei
Marzotto
,
perché
tale
,
ormai
,
lo
possiamo
considerare
?
Marzotto
ha
potuto
creare
la
sua
industria
,
con
i
suoi
metodi
,
in
questa
lontana
valle
del
vicentino
,
quasi
ai
confini
con
il
Trentino
;
i
suoi
esperimenti
in
altre
parti
d
'
Italia
,
per
esempio
in
Toscana
,
hanno
dato
,
e
non
poteva
essere
diversamente
,
risultati
negativi
.
Ha
potuto
far
questo
in
una
provincia
italiana
storicamente
assuefatta
alla
scarsa
autonomia
,
ed
alla
soggezione
,
fosse
quella
dei
Longobardi
,
dei
Da
Romano
,
di
Padova
,
di
Venezia
,
degli
Asburgo
.
L
'
infanzia
della
Controriforma
,
ed
in
generale
del
clero
cattolico
,
si
è
fatta
e
si
fa
sentire
in
maniera
determinante
.
Le
crociate
antiblasfeme
che
ancor
oggi
si
organizzano
con
successo
nel
vicentino
,
sarebbero
incomprensibili
in
altre
parti
d
'
Italia
.
I
cartelli
che
propongono
di
sostituire
la
bestemmia
con
espressioni
foneticamente
simili
,
ma
innocue
(
Orcocane
,
Sallustio
,
Sacripante
)
farebbero
ridere
altrove
:
qui
le
prendon
sul
serio
,
pro
o
contro
,
quasi
tutti
.
E
Marzotto
non
a
caso
ha
affidato
a
preti
e
monache
la
direzione
dei
suoi
istituti
sociali
.
A
Valdagno
si
contano
otto
parrocchie
,
ciascuna
con
almeno
tre
sacerdoti
.
l
;
arcipretura
è
una
carica
assai
ambita
,
anche
perché
due
ex
arcipreti
sono
diventati
vescovi
a
Reggio
Emilia
ed
a
Pordenone
.
La
popolazione
,
come
si
è
detto
,
è
tutta
di
formazione
contadina
:
ancor
oggi
si
dice
,
fra
gli
operai
,
«
andare
a
far
opera
»
per
significare
«
recarsi
in
fabbrica
»
:
un
'
espressione
tolta
di
peso
dal
gergo
della
campagna
.
«
Servo
»
e
«
serva
»
per
«
operaio
«
è
di
uso
comune
;
e
per
nulla
offensivo
.
Non
c
'
è
un
tono
di
rimpianto
in
questa
frase
,
che
leggiamo
in
una
pubblicazione
ufficiale
commemorativa
:
«
L
'
arte
della
lana
aveva
ottenuto
dalla
chiesa
che
i
preti
raccomandassero
dall
'
altare
il
lavoro
bel
fatto
-
pena
-
in
caso
contrario
-
un
'
ammonizione
,
una
seconda
ammonizione
e
poi
addirittura
la
scomunica
,
oltre
a
una
multa
da
portare
in
chiesa
,
specialmente
se
s
'
era
commesso
il
reato
di
annaspare
la
matassa
con
più
di
un
filo
»
.
La
corporazione
della
lana
appunto
:
si
tende
,
licenziando
un
operaio
,
a
sostituirgli
un
altro
membro
della
sua
stessa
famiglia
,
meglio
se
dell
'
altro
sesso
:
la
percentuale
delle
donne
supera
già
largamente
la
metà
,
e
tende
a
crescere
.
Le
donne
,
oltre
che
economicamente
più
utili
,
sono
anche
più
facili
a
governare
;
gli
uomini
è
meglio
che
restino
legati
alla
terra
,
a
coltivare
il
poderetto
.
In
seno
alla
corporazione
si
tende
a
creare
la
casta
chiusa
:
in
questo
senso
vogliono
avere
le
alte
retribuzioni
degli
impiegati
,
ed
i
risultati
finora
raggiunti
,
cioè
l
'
isolamento
rispetto
agli
operai
,
ne
sono
una
conferma
.
Nell
'
interno
della
categoria
si
mira
a
diffondere
uno
spirito
particolare
.
La
direzione
ha
redatto
una
sorta
di
vademecum
dell
'
impiegata
modello
,
con
una
serie
di
consigli
,
seguiti
da
un
quiz
sul
quale
l
'
impiegata
può
controllare
il
suo
grado
di
perfezione
,
e
cercare
di
elevarlo
:
«
Se
non
ti
senti
di
farlo
non
elogiare
il
tuo
superiore
,
perché
noi
qui
non
ti
si
dice
di
essere
ipocrita
;
ma
se
ricorderai
che
gli
elogi
schietti
fanno
sempre
piacere
a
tutti
,
non
lascerai
occasione
favorevole
per
parlare
bene
di
lui
»
.
E
più
avanti
:
«
Se
devi
rispondere
al
telefono
ricordati
che
in
quel
momento
tu
sei
la
voce
della
ditta
e
quindi
devi
dare
ad
essa
la
massima
musicalità
»
.
La
norma
che
riguarda
il
parlare
al
telefono
è
seguita
da
un
'
altra
,
che
raccomanda
il
silenzio
:
«
Una
buona
norma
per
vivere
tranquilla
è
tacere
.
Taci
sui
tuoi
dispiaceri
personali
,
sui
pettegolezzi
d
'
ufficio
e
non
di
ufficio
.
TACI
PRINCIPALMENTE
sui
segreti
del
tuo
lavoro
.
Se
vieni
a
conoscenza
di
qualche
notizia
o
di
qualche
rapporto
confidenziale
non
divulgarlo
.
Questa
è
una
buona
norma
per
far
carriera
e
per
farsi
benvolere
»
.
L
'
opuscolo
è
dedicato
«
a
tutte
le
impiegate
d
'
Italia
»
che
desiderano
«
far
carriera
e
guadagnare
»
.
È
l
'
unica
vera
forma
di
cultura
che
Marzotto
riesca
ad
elaborare
.
Del
premio
letterario
che
è
una
manifestazione
grossolana
,
mastoide
e
culturalmente
insignificante
,
anche
se
ben
dotata
di
milioni
,
gli
operai
non
hanno
avuto
tempo
e
modo
di
occuparsi
.
Ricordano
appena
che
quella
sera
,
sulla
piazza
principale
,
c
'
erano
molte
macchine
in
più
e
che
a
notte
alta
arrivò
Alida
Valli
.
Mettere
Marzotto
sulla
stessa
linea
di
Olivetti
o
di
Pellizzari
sarebbe
un
grave
errore
d
'
impostazione
.
Sugli
operai
si
agisce
fomentando
un
facile
campanilismo
.
Le
imprese
sociali
son
quasi
tutte
ristrette
alla
valle
dell
'
Agro
,
e
son
tutte
di
chiaro
intento
propagandistico
:
la
squadra
di
calcio
che
gioca
in
serie
il
è
ciò
che
entusiasma
i
tifosi
valdagnesi
,
e
si
realizzano
infatti
incassi
da
grande
città
.
Quando
c
'
è
la
partita
con
la
squadra
di
Vicenza
,
comperata
di
recente
dalle
lane
Rossi
,
un
'
industria
concorrente
,
alla
normale
onda
di
tifo
della
provincia
contro
il
capoluogo
si
accavallano
motivi
di
rivalità
industriale
.
La
fortuna
politica
di
uno
dei
Marzotto
,
recentemente
eletto
alla
Camera
,
si
fonda
anche
su
questo
:
«
Se
Marzotto
non
vince
,
porta
via
gli
stabilimenti
»
.
La
campagna
fu
condotta
in
maniera
che
è
rimasta
proverbiale
,
a
base
di
fiaschi
di
vino
,
pacchetti
di
sigarette
,
e
democratiche
manate
sulle
spalle
.
Tutto
il
resto
è
magnificenza
,
che
sta
fra
il
fasto
di
una
corte
rinascimentale
e
gli
hobbies
di
un
industriale
americaneggiante
;
chi
ritiene
che
,
con
la
candidatura
del
figlio
Vittorio
,
il
vecchio
conte
abbia
voluto
crearsi
una
piattaforma
per
sostenere
la
sua
politica
industriale
,
probabilmente
sbaglia
.
Marzotto
,
che
riceve
normalmente
in
casa
sua
onorevoli
,
ministri
,
alti
prelati
,
e
persino
il
presidente
della
Repubblica
,
ha
ben
altre
maniglie
a
portata
di
mano
.
La
realtà
è
che
il
conte
ha
aspirato
invano
,
per
anni
,
durante
e
dopo
il
fascismo
,
al
laticlavio
:
non
ottenendolo
,
la
presenza
alla
Camera
di
uno
dei
figli
lo
compensa
in
qualche
modo
della
sua
assenza
fra
i
padri
coscritti
.
Anche
le
prodezze
automobilistiche
di
Giannino
,
che
han
scandalizzato
la
ben
pensante
borghesia
vicentina
,
a
conti
fatti
sono
una
forma
di
magnificenza
che
si
traduce
in
mito
,
ed
in
tanta
efficace
pubblicità
.
Un
giovane
intellettuale
di
Valdagno
,
che
è
consigliere
comunale
di
parte
socialdemocratica
,
mi
dice
che
i
bilanci
del
comune
son
sempre
in
sospeso
perché
non
si
sa
quanto
pagherà
il
maggior
contribuente
:
il
conte
infatti
non
riceve
,
come
tutti
i
cittadini
,
la
normale
cartella
delle
imposte
,
compilata
dall
'
ufficio
.
Lui
stesso
stabilisce
quanto
darà
;
ed
ogni
anno
aggiunge
,
munificamente
,
un
regalo
extra
,
per
far
la
scuola
nuova
,
od
illuminare
una
strada
.
La
lotta
politica
a
Valdagno
è
scialba
,
ed
in
pratica
i
partiti
politici
,
eccettuato
quello
comunista
,
che
è
un
gruppo
piuttosto
piccolo
,
ma
abbastanza
attivo
,
non
esistono
.
La
Democrazia
cristiana
ha
il
suo
punto
di
forza
nell
'
azione
delle
parrocchie
:
ottenne
più
di
10mila
voti
nel
'45
,
ma
il
7
giugno
se
li
vide
dimezzare
dalla
concorrenza
dei
liberali
,
e
cioè
da
Marzotto
,
la
cui
presenza
nella
campagna
elettorale
determinò
anche
lo
sfasciamento
dei
socialdemocratici
,
che
puntarono
nelle
amministrative
del
'51
e
avevano
avuto
più
di
3.000
suffragi
,
e
si
son
ridotti
a
prenderne
162
.
I
5.370
voti
di
Marzotto
sono
chiaramente
voti
padronali
;
il
Blocco
Nazionale
,
infatti
,
non
ottenne
,
il
18
aprile
,
più
di
200
voti
.
I
partiti
di
sinistra
hanno
ottenuto
circa
duemila
voti
,
quattrocento
in
più
rispetto
al
18
aprile
.
Ed
ecco
la
situazione
sindacale
.
Nelle
ultime
elezioni
,
per
la
Commissione
Interna
,
si
sono
avuti
5.605
votanti
(
altissimo
perciò
il
numero
degli
astenuti
)
e
4.989
voti
validi
(
260
schede
nulle
e
356
bianche
)
.
La
CISL
ha
raccolto
2205
voti
;
1941
sono
andati
alla
FIOT
(
aderente
alla
CGIL
)
:
343
ad
una
lista
indipendente
,
chiaramente
sostenuta
dalla
direzione
;
per
la
prima
volta
,
e
solo
nella
sezione
elettorale
di
Valdagno
,
ha
fatto
capolino
la
lista
fascista
della
CISNAL
,
ottenendo
305
voti
.
I
seggi
in
Commissione
Interna
sono
così
divisi
:
10
alla
CISL
,
9
alla
CGIL
,
2
agli
indipendenti
ed
1
alla
CISNAL
.
La
lista
indipendente
,
come
era
da
prevedersi
,
ha
avuto
largo
successo
(
quasi
la
maggioranza
)
fra
gli
impiegati
.
I
poteri
della
Commissione
Interna
,
come
sta
accadendo
in
quasi
tutte
le
industrie
italiane
,
si
van
restringendo
:
uno
dei
membri
della
vecchia
CI
,
l
'
operaio
specializzato
Lorenzo
Griffani
,
è
stato
sospeso
di
recente
per
aver
attaccato
la
direzione
sudi
un
foglio
di
partito
.
Aspetta
il
licenziamento
.
Manca
qualsiasi
forma
di
direzione
operaia
nelle
istituzioni
sociali
e
ricreative
;
al
Circolo
ENAL
non
elegge
un
comitato
direttivo
sin
dal
1945
ed
a
conti
fatti
è
questa
la
ragione
per
cui
gli
operai
non
si
divertono
con
il
giocattolo
n
uovo
di
papà
Marzotto
.
A
mano
a
mano
che
diventano
maggiorenni
,
decidono
di
scegliere
da
sé
i
loro
divertimenti
e
tutta
la
loro
vita
.
StampaPeriodica ,
«
Spiega
perché
la
California
non
è
l
'
Italia
»
mi
dice
Carlo
Rossella
,
mutuando
il
titolo
di
un
libro
di
Franco
Tatò
.
«
Ma
resto
soltanto
tre
giorni
...
»
.
«
Scegli
qualche
tema
che
ti
colpisce
e
scrivi
una
specie
di
diario
»
insiste
.
E
mi
fa
sentire
,
si
passi
il
paragone
immodesto
,
come
Montanelli
quando
nel'52
il
Corriere
lo
mandò
a
raccontare
New
York
.
Gaetano
Afeltra
,
allora
redattore
capo
e
anima
del
giornale
,
aveva
fatto
il
suo
viaggio
più
lungo
da
Amalfi
a
Milano
.
«
Eppure
»
scrisse
Montanelli
«
eccomi
al
Waldorf
Astoria
ad
aspettare
che
Gaetanino
mi
chiami
da
Milano
per
sapere
da
che
parte
devo
cominciare
per
render
chiara
l
'
America
,
la
mia
America
,
ai
lettori
»
.
Il
problema
è
che
allora
l
'
America
,
a
cominciare
da
Afeltra
,
non
la
conosceva
nessuno
.
Adesso
la
California
la
conoscono
in
molti
.
Il
tentativo
,
dunque
,
è
pericoloso
.
Comunque
,
proviamo
.
Le
città
.
Los
Angeles
è
fatta
a
misura
d
'
auto
.
Sarà
un
caso
,
ma
il
pomeriggio
in
cui
sono
andato
a
spasso
in
centro
,
diciamo
così
,
i
pedoni
erano
scomparsi
.
Sbucano
dai
garage
sotterranei
,
entrano
in
uffici
e
negozi
e
arrivederci
.
La
via
Monte
Napoleone
di
Beverly
Hills
si
chiama
Rodeo
drive
,
è
piena
di
raffinate
luci
natalizie
e
di
negozi
di
balocchi
per
grandi
:
vestiti
,
orologi
,
oggetti
più
diversi
con
una
sola
cosa
in
comune
:
il
lusso
sfrenato
.
Le
grandi
griffe
italiane
dominano
il
quartiere
.
Se
sapete
quanto
costa
una
borsa
in
Italia
,
entrate
a
domandare
:
vi
chiederanno
il
triplo
.
Accidenti
all
'
euro
,
qui
siamo
poveri
in
canna
.
Chiedo
a
un
amico
come
mai
qui
non
esiste
il
problema
del
parcheggio
.
«
Vengono
a
fare
spese
con
l
'
autista
»
risponde
.
Se
a
Los
Angeles
si
va
dal
pienone
delle
autostrade
urbane
al
deserto
dei
quartieri
chic
,
San
Francisco
è
tutt
'
altra
storia
.
A
Chinatown
trovate
più
cinesi
che
a
Pechino
,
a
North
Beach
siete
in
Italia
.
Il
vecchio
Caffè
Trieste
è
un
'
istituzione
,
il
sabato
si
suona
e
si
canta
,
una
signora
sta
scrivendo
un
libro
sulla
storia
vissuta
tra
questi
tavoli
.
Alla
chiesa
di
San
Pietro
e
Paolo
dicono
messa
in
italiano
e
in
cinese
.
Ho
incontrato
due
sposi
che
salivano
sulla
carrozzella
bianca
.
Per
i
parenti
c
'
era
una
limousine
bianca
lunga
quanto
un
bus
.
L
'
ambiente
.
A
Beverly
Hills
e
a
Bel
Air
,
dove
vivono
gli
attori
più
ricchi
di
Hollywood
,
lavorano
20
mila
giardinieri
e
si
vede
.
Per
chilometri
incontri
solo
siepi
bellissime
e
piante
d
'
ogni
specie
che
segnano
il
confine
tra
una
invisibile
villa
e
l
'
altra
.
Se
dimentichi
di
comprare
il
pane
,
devi
provvedere
con
l
'
elicottero
.
Le
spiagge
di
Malibu
e
di
Santa
Monica
in
questa
stagione
sono
incantevoli
:
nelle
ore
più
calde
si
può
prendere
il
sole
in
costume
.
Anche
se
nei
giorni
feriali
non
c
'
è
quasi
nessuno
,
la
vigilanza
è
strettissima
.
Sulla
sabbia
non
trovi
un
pezzo
di
carta
o
una
cicca
nemmeno
se
bandisci
un
concorso
internazionale
.
Ogni
trenta
metri
c
'
è
un
bidone
per
i
rifiuti
.
Per
chi
sporca
la
multa
è
di
mille
dollari
,
2
milioni
e
300
mila
lire
.
Noi
siamo
più
poveri
.
Ma
se
multassero
di
mezzo
milione
chi
getta
una
busta
di
plastica
in
mare
o
un
cartoccio
sulla
sabbia
,
l
'
Italia
diventerebbe
un
altro
paese
.
Le
donne
.
Sono
stato
alla
festa
per
i
quarant
'
anni
di
attività
di
Valentino
.
Mi
ha
detto
Flavio
Briatore
,
che
accompagnava
la
bellissima
Naomi
:
«
Celebriamo
un
mito
.
Reggere
quarant
'
anni
in
quest
'
ambiente
è
straordinario
»
.
Valentino
qui
è
a
casa
sua
più
che
a
Roma
.
Come
Pavarotti
.
Venerato
da
donne
bellissime
,
si
gode
un
successo
costruito
abito
dopo
abito
.
Non
sono
pratico
di
dive
e
di
modelle
,
fino
a
Claudia
Schiffer
arrivo
da
solo
,
poi
chiedo
a
qualche
Virgilio
di
condurmi
per
mano
in
questo
mondo
fatato
.
Quella
è
Anjelica
Huston
,
quello
schianto
è
Charlize
Theron
,
ma
sì
,
la
donna
-
Martini
.
Bellissima
Ivonne
Sciò
come
Jennifer
Beals
(
Flashdance
)
ed
Elisabeth
Hurley
.
Bella
la
Herzigova
,
ma
lì
giochiamo
in
casa
.
Giudizio
complessivo
:
alte
come
giraffe
,
splendide
,
sederi
e
tette
perfetti
.
Ma
tutte
uguali
,
meglio
le
italiane
.
Musei
.
Il
nuovo
Getty
Center
di
Los
Angeles
lascia
senza
fiato
.
Mai
visto
niente
di
più
bello
e
funzionale
.
Non
si
paga
il
biglietto
,
come
nei
nostri
musei
siciliani
,
e
questo
non
sta
bene
perché
l
'
arte
costa
e
non
si
regala
.
(
Perché
nella
romana
San
Luigi
dei
Francesi
non
si
recinge
un
settore
di
preghiera
e
non
si
chiede
un
biglietto
per
vedere
e
mantenere
gli
straordinari
Caravaggio
?
)
.
Ma
il
vecchio
Getty
e
i
suoi
eredi
hanno
voluto
donare
questo
splendore
agli
Stati
Uniti
e
a
caval
donato
...
Non
ci
sono
impianti
di
allarme
visibili
,
la
vigilanza
è
strettissima
,
ma
discreta
e
cortese
.
I
custodi
sono
assai
meno
colti
dei
nostri
:
a
Brera
o
al
Poldi
Pezzoli
possono
farsi
scoperte
magnifiche
.
Negli
Usa
si
investe
molto
in
cultura
perché
il
fisco
è
generoso
.
Premia
i
Paul
Getty
,
ma
rende
integralmente
detraibili
anche
le
centomila
lire
della
tessera
di
socio
del
Moma
a
New
York
.
In
Italia
,
dove
l
'
arte
potrebbe
mantenerci
tutti
da
signori
,
il
fisco
è
miope
.
Per
usare
un
eufemismo
.
StampaPeriodica ,
Ma
non
parmi
abbia
coraggio
chi
si
sforza
di
non
vedere
il
proprio
male
,
bensì
chi
vede
,
il
guarda
;
e
ci
proveda
;
né
ha
poi
amore
,
o
almeno
amore
virile
,
chi
illude
l
infermo
,
e
lo
ninna
quasi
fanciullo
,
ma
colui
che
gli
palesa
le
infermità
,
quali
ei
le
vede
,
studiandole
sinceramente
,
attentamente
...
C
.
Balbo
Molto
si
è
fatto
per
dare
a
questa
Italia
libertà
,
indipendenza
;
ma
non
possiamo
dire
che
fra
tante
meraviglie
di
valore
militare
e
di
senno
civile
,
noi
siamo
giunti
al
compimento
de
nostri
desideri
,
e
il
magnanimo
re
nostro
Vittorio
Emanuele
ben
rispondeva
il
primo
dell
anno
alla
deputazione
della
Camera
de
deputati
:
Signori
,
voi
molto
avete
fatto
,
ma
resta
molto
da
fare
.
Resta
,
dirà
taluno
,
che
l
esercito
debba
esser
potente
ed
in
punto
di
guerra
,
che
le
leggi
uniformi
e
omogenee
fortifichino
l
interno
ordinamento
,
che
il
commercio
,
e
l
industrie
si
accrescano
,
la
finanza
trovi
modo
di
non
ricorrere
a
prestiti
,
e
si
valga
delle
nazionali
ricchezze
,
vi
sia
la
concordia
delle
parti
per
essere
rispettati
e
temuti
.
Ma
v
è
pure
un
altra
necessità
,
ricorderemo
noi
,
alla
quale
non
si
pensa
come
si
dovrebbe
,
ed
è
il
perno
di
tutta
questa
mole
a
cui
si
vuol
dare
un
moto
che
è
la
vita
della
nazione
.
Essa
consiste
nell
intelligenze
illuminate
,
e
nei
cuori
educati
a
virtù
.
Noi
abbiamo
detestato
e
rotto
il
passato
col
disfare
le
dinastie
nemiche
della
nazionalità
,
ci
siamo
stretti
intorno
al
trono
di
un
Re
Galantuomo
;
il
sentimento
del
vero
e
del
giusto
ci
ha
condotto
a
questo
,
ci
ha
fatto
essere
Italiani
;
alla
parola
l
Italia
deve
essere
una
nazione
;
ma
i
mali
che
ci
vennero
dalle
cadute
signorie
sono
come
per
incanto
finiti
col
proclamarci
nazione
?
Non
ci
illudiamo
:
al
male
che
è
nelle
generazioni
corrotte
non
si
rimedia
se
non
studiandolo
nelle
cause
,
e
mettendo
ogni
cura
la
più
efficace
perché
sieno
tolte
.
Non
bisogna
che
fra
noi
ripetiamo
:
tutto
è
fatto
,
andiamo
avanti
così
;
ma
bisogna
fare
ed
aprire
,
se
occorre
,
colle
nostre
stesse
mani
le
piaghe
che
devono
esser
sanate
.
Duole
certo
di
dover
palesare
cose
che
toccano
l
amor
proprio
di
una
nazione
,
come
a
dire
,
che
in
Italia
vi
è
molta
ignoranza
nel
popolo
minuto
;
ma
è
una
verità
ch
è
innanzi
a
tutti
colle
testimonianze
statistiche
,
e
ciascuno
può
vedere
come
la
nostra
educazione
ed
istruzione
si
trovi
in
proporzioni
d
assai
al
di
sotto
con
gli
altri
popoli
civili
.
Ma
per
noi
questa
vergogna
non
è
nostra
,
e
non
siam
noi
che
ne
dobbiamo
arrossire
,
ma
sì
quelli
che
nell
imbestiare
la
specie
umana
credettero
di
aver
trovato
il
mezzo
di
dominare
sicuri
ed
onnipotenti
.
Se
adunque
abbiamo
la
certezza
che
le
classi
più
numerose
e
più
infime
sieno
in
tale
stato
di
dover
essere
rendute
ai
benefici
della
morale
e
dell
istruzione
che
,
come
diceva
il
Romagnosi
,
son
loro
dovuti
per
diritto
naturale
;
se
la
plebe
è
la
parte
più
sacra
della
nazione
perché
è
la
più
degna
insieme
e
la
più
misera
,
potremo
noi
in
questo
rinnovamento
italiano
rimanere
inoperosi
e
non
rivolgere
tutte
le
nostre
cure
a
sì
alto
fine
?
Né
le
cure
divise
de
governi
,
de
privati
e
del
clero
bastano
a
mettere
vita
e
ordine
a
questo
concetto
di
redenzione
intellettuale
e
morale
,
ed
eccone
le
prove
.
Niuna
parte
d
Italia
ebbe
come
in
Toscana
,
uomini
più
egregi
per
virtù
di
animo
e
per
senno
illuminato
e
operoso
:
questi
mali
che
noi
lamentiamo
,
essi
videro
,
e
cercarono
alleviare
:
pensarono
di
propagare
con
i
giornali
i
sani
principi
pedagogici
,
i
racconti
morali
,
le
virtù
cittadine
,
le
scuole
di
ogni
maniera
;
mostrarono
la
necessità
delle
scuole
normali
,
e
fecer
note
tutte
le
istituzioni
di
istruzione
educativa
d
oltre
monte
e
d
Italia
,
ed
essi
promossero
,
fondarono
asili
,
scuole
serali
,
di
mutuo
soccorso
,
e
Casse
di
risparmio
.
In
Piemonte
si
gareggiò
d
uguale
virtù
.
Giornali
più
popolari
sminuzzarono
al
popolo
il
pane
dell
intelletto
e
i
dettami
della
sana
morale
.
I
nomi
dei
direttori
e
collaboratori
dei
giornali
La
Guida
dell
Educatore
,
Le
Letture
popolari
,
e
le
Letture
di
famiglia
rimarranno
con
fama
e
riconoscenza
postuma
;
nel
Lombardo
Veneto
ove
lo
stesso
governo
come
nel
Piemonte
non
avversava
,
ma
favoriva
l
istruzione
elementare
,
molti
uomini
eminenti
in
carità
ed
in
lettere
diedero
prova
d
infaticabile
volontà
a
fare
il
bene
e
divulgarlo
,
e
così
avvenne
nelle
province
romane
:
non
parliamo
del
Regno
di
Napoli
e
dei
Ducati
perché
ivi
l
ignoranza
era
tenuta
come
dogma
di
governo
.
Ma
tanto
senno
,
tante
civili
virtù
,
tanta
carità
operatrice
che
valse
al
finale
compimento
di
questo
nazionale
beneficio
?
In
Piemonte
quando
erano
quattro
milioni
,
dall
illustre
Aporti
fu
dimostrato
che
non
presa
la
proporzione
di
una
sesta
parte
della
popolazione
(
che
tale
sarebbe
rappresentata
dai
fanciulli
dai
due
ai
sette
anni
)
,
ma
la
ventesima
,
ve
ne
sarebbero
stati
200
mila
da
educare
:
e
di
questi
quanti
se
n
educavano
?
appena
13.956
!
Ed
è
da
notare
che
il
Piemonte
per
le
istituzioni
degli
asili
e
delle
scuole
d
infanzia
,
era
innanzi
alle
altre
parti
d
Italia
:
da
ciò
argomentate
lo
stato
del
nostro
povero
popolo
,
come
le
statistiche
parziali
delle
altre
provincie
cel
dimostrano
.
Venuti
ora
i
tempi
in
cui
molti
di
questi
benemeriti
hanno
in
mano
la
educazione
,
e
l
istruzione
pubblica
delle
loro
province
,
promossero
utili
leggi
,
fondarono
scuole
normali
,
ma
l
opera
si
renderà
sempre
inefficace
se
tutti
i
buoni
,
se
tutti
quelli
che
vogliono
fare
di
questa
Italia
una
nazione
,
che
resti
eterna
,
non
si
collegano
insieme
in
una
volontà
,
in
una
azione
di
far
possibile
questa
rigenerazione
d
animi
ed
intelletti
:
e
si
persuadano
,
che
è
pur
carità
verso
il
prossimo
,
come
vuole
il
nostro
divino
Maestro
,
il
quale
dice
,
l
amore
che
dobbiamo
portarci
l
uno
l
altro
non
ha
da
consistere
in
sole
parole
,
né
fermarsi
nella
sola
lingua
,
ma
deve
essere
un
amore
anche
di
fatti
.
Le
scuole
comunali
,
gli
asili
infantili
,
le
scuole
serali
domenicali
sono
adunque
tutti
mezzi
atti
a
risolvere
il
gran
problema
,
ma
devono
essere
riuniti
,
e
mossi
da
un
azione
promotrice
e
direttiva
,
che
non
può
essere
se
non
nella
maggioranza
de
cittadini
,
che
nel
fare
il
bene
non
si
propone
le
sole
città
,
i
borghi
popolosi
,
ma
le
campagne
,
e
ovunque
siano
uomini
da
rendere
alla
patria
utili
cittadini
e
cristiani
.
Così
,
per
l
azione
collettiva
d
un
gran
popolo
,
pensava
l
illustre
ministro
inglese
Russell
,
il
quale
nel
pubblico
Parlamento
asseriva
che
i
sussidi
del
governo
verso
l
educazione
pubblica
potevano
accrescersi
,
ma
non
si
dovesse
dipartire
menomamente
dal
principio
fondamentale
dell
azione
volontaria
dei
cittadini
;
ché
da
questa
sorgente
aveva
fiducia
di
vedere
nel
futuro
scaturire
l
educazione
del
popolo
.
Non
per
scimiottare
estere
nazioni
noi
rechiamo
l
esempio
inglese
,
ma
perché
è
il
più
adatto
a
confortarci
a
fare
pel
popolo
,
e
riuscire
bene
,
come
avviene
in
Inghilterra
.
Noi
non
porremo
qui
la
quistione
se
meglio
sia
la
istruzione
lasciata
libera
,
o
obbligatoria
,
che
ancora
non
è
risoluta
fra
le
nazioni
civili
,
e
gli
uomini
più
illuminati
.
Diremo
soltanto
che
quelle
nazioni
erano
nazioni
quando
si
proponevano
e
discutevano
leggi
per
sì
alto
intendimento
;
ma
che
noi
siamo
per
esserlo
e
a
tal
fine
il
modo
più
sicuro
e
onnipotente
è
l
educazione
del
popolo
:
ricorderemo
che
l
Italia
,
la
quale
si
è
fatta
libera
in
grandissima
parte
,
per
il
senno
,
la
costanza
,
la
prudenza
e
il
valore
del
popolo
,
deve
essa
stessa
provvedere
a
questo
suo
diritto
,
che
si
è
fatto
una
necessità
politica
.
Bisogna
adunque
concludere
che
se
una
società
nazionale
raccogliesse
le
sparte
forze
,
si
giovasse
di
tutti
i
soccorsi
,
e
da
proprietari
in
campagna
cavasse
danaro
o
case
,
dai
contadini
,
che
è
possibile
,
retribuzioni
in
natura
o
in
denaro
,
e
così
dagli
artigiani
capi
di
bottega
,
dalle
comuni
,
che
troverebbero
largo
compenso
nel
render
più
sano
,
morale
,
istruito
il
suo
popolo
,
si
desse
qualche
soccorso
;
se
finalmente
ad
ogni
onesto
cittadino
fosse
permesso
di
concorrervi
,
sia
pure
con
un
franco
all
anno
,
chi
dubita
che
noi
non
avremmo
lo
stesso
fine
glorioso
delle
società
inglesi
?
Chi
dubita
che
il
Parlamento
nostro
non
la
soccorresse
con
generosità
come
fece
la
inglese
?
Nei
tempi
del
dispotismo
il
riunirsi
per
qualsiasi
proposta
onorevole
e
utile
alla
patria
adombrava
,
era
pericolo
e
spesso
costava
carcere
,
esilio
;
ed
ora
essendo
liberi
,
perché
non
iniziamo
questa
santa
associazione
?
Ma
intanto
per
riunire
cotali
forze
,
condurle
diremo
quasi
armate
in
legioni
combattenti
contro
l
ignoranza
e
l
vizio
,
bisognava
inalzare
un
insegna
che
ci
avesse
riuniti
,
che
ci
avesse
fatti
conoscere
,
e
direi
quasi
contare
.
Questa
è
il
giornale
che
proponiamo
il
quale
s
intitola
:
Letture
Serali
pel
Popolo
.
Il
minimo
prezzo
,
d
esempio
unico
,
che
costerà
(
per
quattro
fogli
di
otto
pagine
a
stampa
con
incisioni
)
poco
più
di
venti
centesimi
al
mese
,
e
le
utili
materie
adatte
all
intelligenza
del
popolo
,
lo
faranno
entrare
in
tutte
le
casipole
,
in
tutte
le
botteghe
,
in
tutti
i
focolari
de
contadini
.
Ma
in
questo
primo
suo
apparire
ha
bisogno
che
tutti
coloro
,
che
si
sentono
accesi
del
bene
del
suo
simile
procaccino
il
maggior
numero
possibile
di
lettori
o
di
benefattori
che
si
propongano
di
divulgarlo
.
E
i
comuni
stessi
che
hanno
cominciato
a
farsi
diffonditori
delle
scuole
serali
,
potrebbero
incoraggiare
queste
letture
prendendone
un
numero
di
esemplari
,
i
quali
,
con
i
racconti
morali
ed
altre
letture
educative
servirebbero
nelle
scuole
di
serale
lettura
.
Noi
rivolgeremo
spesso
le
nostre
cure
ai
contadini
,
che
son
parte
sì
eletta
di
noi
stessi
;
ma
siccome
crediamo
che
l
educazione
debba
precedere
l
istruzione
o
almeno
andar
di
pari
passo
con
essa
,
così
il
nostro
giornale
,
che
si
propone
di
correggere
i
mali
abiti
dell
animo
,
potrà
essere
per
tutto
quel
popolo
che
vive
nella
medesima
ignoranza
e
ne
costumi
corrotto
.
L
istruzione
elementare
vi
si
troverà
graduata
,
per
quanto
può
esserlo
in
un
giornale
,
in
guisa
da
tornare
utile
a
tutti
.
Gli
scrittori
non
vogliono
andar
nominati
per
dotti
,
ma
stimati
utili
per
scelta
di
materie
,
per
chiarezza
di
stile
e
proprietà
di
lingua
idonea
allo
scopo
che
si
sono
proposti
.
E
conoscendone
le
difficoltà
,
taluna
volta
si
varranno
di
scritti
d
illustri
Italiani
,
che
destinati
a
fruttificare
nelle
generazioni
crescenti
,
rimangono
o
ignoranti
o
in
mano
di
pochi
.
Noi
non
accoglieremo
nel
nostro
giornale
né
polemiche
,
né
garrula
e
vana
letteratura
.
Ci
studieremo
di
togliere
al
popolo
i
suoi
pregiudizi
,
faremo
noti
gli
esempi
di
virtù
cittadine
,
le
istituzioni
di
beneficenza
e
di
pubblica
carità
,
ridesteremo
i
sentimenti
che
più
onorano
l
umana
natura
,
mostreremo
come
l
amore
del
prossimo
,
della
patria
,
dell
ordine
e
del
lavoro
rendano
tranquilla
e
cara
la
vita
.
Queste
letture
avranno
due
rubriche
nuove
nei
giornali
popolari
in
Italia
,
e
di
cui
crediamo
utile
mostrare
l
opportunità
e
l
importanza
.
Per
la
parte
morale
si
è
usato
spesso
far
dei
racconti
che
trattando
di
qualche
virtù
domestica
o
pubblica
da
contrapporsi
ai
vizi
,
spesso
si
dialogavano
con
nomi
presi
a
caso
;
ma
se
in
vece
si
ponesse
da
noi
sotto
le
moralità
alcun
fatto
vero
accaduto
ai
nostri
grandi
capitani
,
scrittori
,
politici
,
popolani
,
non
si
avrebbe
il
doppio
scopo
di
mettere
negli
animi
le
stesse
massime
con
esempi
veri
?
non
si
potrebbe
così
via
via
venir
raccontando
la
storia
politica
,
artistica
e
letteraria
della
nostra
patria
?
Se
per
esempio
sotto
la
rubrica
La
virtù
infelice
mettiamo
Dante
che
cerca
asilo
e
pane
alla
corte
di
Cangrande
;
se
sotto
Memoria
e
riconoscenza
si
racconterà
la
visita
del
Boccaccio
alla
figlia
di
Dante
monaca
in
Ravenna
;
se
sotto
la
rubrica
Le
ricompense
delle
corti
agli
scrittori
,
Torquato
Tasso
a
Sant
Onofrio
;
e
così
:
Amate
la
verità
innanzi
la
vita
,
Galileo
e
l
Inquisizione
;
Il
patibolo
e
la
Patria
,
Mario
Pagano
;
Modestia
e
valore
,
Garibaldi
;
con
questi
argomenti
noi
non
metteremo
amore
e
riverenza
alla
patria
,
al
sapere
,
alla
sventura
?
Per
la
parte
storica
,
che
è
maestra
della
vita
,
porremo
sotto
gli
occhi
i
monumenti
disegnati
che
visibilmente
la
raccontano
,
e
che
oggi
al
povero
popolo
che
vi
si
aggira
intorno
nulla
insegnano
;
mentre
sarebbero
scaturigine
di
considerazioni
opportune
mettendo
sotto
gli
occhi
le
nostre
divisioni
,
le
guerricciuole
pestifere
,
donde
le
miserie
e
la
schiavitù
nostra
passata
:
e
così
per
contrapposto
le
grandi
virtù
antiche
e
moderne
dei
nostri
liberi
popoli
.
Daremo
conto
dei
libri
utili
con
una
bibliografia
,
e
in
fine
in
una
cronaca
settimanale
ragioneremo
delle
cose
più
importanti
che
sono
in
essa
avvenute
,
traendone
quella
utilità
di
politica
pratica
,
che
può
servire
a
dirigere
l
opinione
verso
i
nostri
due
precipui
scopi
,
che
sono
la
libertà
e
l
indipendenza
.
Né
caldeggeremo
più
l
una
che
l
altra
opinione
,
ma
il
vero
e
l
onesto
,
che
sono
le
sole
faville
che
devono
tenere
accesi
gli
animi
del
nostro
popolo
.
Ecco
lo
scopo
che
si
propone
questo
giornale
,
il
quale
crediamo
si
raccomandi
ad
ogni
uomo
onesto
che
sia
nato
in
quest
Italia
,
e
voglia
vederla
padrona
di
se
stessa
e
felice
.
Né
potremo
giammai
prometterci
tanto
bene
,
finché
non
sappiamo
che
l
educazione
e
l
istruzione
non
sia
divenuta
generale
,
e
per
esse
conformi
le
forti
e
sante
convinzioni
che
danno
la
tenacità
de
generosi
propositi
e
l
affetto
e
la
riverenza
verso
la
patria
.
StampaPeriodica ,
Dovevano
essere
pur
felici
e
giocondi
i
nostri
avi
lontani
se
hanno
sentito
il
bisogno
di
instituire
una
stagione
obbligatoria
di
penitenza
,
di
mortificazione
,
di
privazione
!
Dovevano
essere
dotati
anzitutto
di
una
invidiabile
spensieratezza
e
dovevano
poi
essere
provveduti
di
ogni
ricchezza
in
abbondanza
e
aver
sempre
la
fortuna
propizia
,
se
è
apparso
loro
come
una
necessità
quasi
sacra
l
'
astenersi
,
almeno
per
un
breve
periodo
dell
'
anno
,
dai
consueti
piaceri
,
dalle
abituali
delizie
e
il
rinunziare
durante
alcuni
giorni
al
buon
umore
e
alle
feste
per
mettersi
volontariamente
nelle
condizioni
dei
miseri
,
degli
afflitti
,
dei
bisognosi
.
La
gioia
doveva
essere
l
'
ospite
assidua
delle
loro
case
e
l
'
ilare
serenità
delle
loro
anime
se
eglino
sono
giunti
fino
a
sancire
,
come
divino
comandamento
,
l
'
obbligo
di
allontanare
per
un
dato
tempo
queste
loro
indivisibili
e
preziose
compagne
.
Sulle
loro
mense
e
nelle
loro
dispense
doveva
essere
ignota
l
'
inopia
come
al
loro
spirito
il
cruccio
se
hanno
elevato
fino
a
legge
della
Chiesa
l
'
atto
del
digiuno
e
dell
'
ansia
meditabonda
durante
alcuni
giorni
prefissi
.
Oh
tavole
adorne
di
ogni
vivanda
e
imbandite
per
un
perenne
festino
,
tavole
sempre
copiose
che
soltanto
un
divino
decreto
aveva
la
forza
di
rendere
deserte
,
oh
appetiti
sempre
saziati
di
cui
soltanto
una
sacra
prescrizione
poteva
ritardare
la
sazietà
,
oh
anime
sgombre
da
cure
,
oh
spiriti
ridenti
spiegati
unicamente
nella
inconsapevole
dolcezza
di
vivere
cui
soltanto
un
volere
sovrumano
poteva
imporre
temporaneamente
una
preoccupazione
e
un
affanno
!
E
noi
vantiamo
il
nostro
progresso
,
i
benefici
della
nostra
umanitaria
civiltà
,
noi
ci
illudiamo
di
aver
accresciuto
la
felicità
e
la
ricchezza
!
Ma
quando
mai
oggi
si
troverebbe
un
solo
uomo
,
per
quanto
folle
,
che
osasse
proporre
come
un
obbligo
necessario
soltanto
qualche
ora
di
privazione
e
di
preoccupazione
in
più
di
quelle
che
già
dobbiamo
sopportare
?
O
tra
noi
e
i
nostri
predecessori
esiste
una
diversità
materiale
e
morale
così
fatta
da
rendere
gli
uni
opposti
e
incomprensibili
agli
altri
,
oppure
l
'
istituzione
della
Quaresima
,
di
una
stagione
cioè
in
cui
sono
rese
obbligatorie
le
condizioni
di
infelicità
e
di
miseria
,
dimostra
che
il
nostro
progresso
non
è
che
una
enorme
perdita
,
e
che
i
nostri
padri
stavano
incomparabilmente
meglio
di
noi
.
I
doveri
prescritti
dalla
Quaresima
al
credente
vengono
osservati
durante
tutto
l
'
anno
dall
'
uomo
moderno
in
una
misura
ben
più
grave
e
profonda
.
L
'
aver
stabilito
una
Quaresima
implica
evidentemente
che
nel
restante
dell
'
anno
non
era
quaresima
,
ci
si
trovava
cioè
in
uno
stato
se
non
contrario
almeno
differente
da
quello
quaresimale
.
A
noi
invece
non
verrebbe
certo
neanche
in
mente
di
pensare
a
qualcosa
di
simile
per
la
buona
ragione
che
tutto
l
'
anno
è
per
noi
una
quaresima
.
Noi
siamo
sempre
in
tetra
quaresima
.
Noi
non
abbiamo
bisogno
di
sguernire
le
nostre
mense
e
di
diminuire
il
nostro
cibo
poiché
già
esse
sono
troppo
squallide
e
il
cibo
è
sempre
insufficiente
;
non
abbiamo
bisogno
di
digiunare
perché
innumerevoli
ventri
digiunano
quotidianamente
contro
volontà
.
Noi
non
dobbiamo
certo
costringerci
volontariamente
alla
rinunzia
poiché
ogni
istante
che
passa
ci
sforza
nostro
malgrado
a
rinunziare
ai
più
ardenti
desideri
nostri
;
e
niuna
legge
deve
intervenire
per
piegarci
nella
polvere
e
indurci
alla
mortificazione
,
perché
noi
stiamo
costantemente
curvi
e
la
superbia
è
un
lusso
che
noi
abbiamo
definitivamente
abolito
.
E
la
penitenza
e
la
macerazione
meditativa
di
noi
stessi
occorre
forse
che
ci
siano
comandate
come
esercizi
eccezionali
?
Ma
la
penitenza
è
il
nostro
abito
normale
,
noi
viviamo
avvolti
di
tristezza
,
in
una
zona
grigia
in
cui
si
spuntano
come
dardi
senza
impeto
le
nostre
cupidigie
,
noi
non
facciamo
che
pentirci
da
mattina
a
sera
e
per
quello
che
abbiamo
compiuto
,
e
per
quello
che
non
abbiamo
compiuto
e
pratichiamo
tutte
le
dure
discipline
della
penitenza
,
costretti
come
siamo
durante
tutte
le
giornate
della
nostra
esistenza
a
fare
ciò
che
noi
non
vorremmo
e
a
non
fare
ciò
che
a
noi
piacerebbe
.
E
come
si
può
parlare
all
'
uomo
moderno
di
accrescere
la
sua
attività
interiore
,
di
flettersi
ancora
maggiormente
su
se
stesso
quando
egli
è
corroso
dalla
più
tormentosa
osservazione
di
se
medesimo
,
quando
è
estenuato
dal
suo
morboso
sforzo
spirituale
o
per
riandare
il
passato
o
per
speculare
nell
'
avvenire
?
L
'
uomo
rumina
oggi
continuamente
,
dolorosamente
se
medesimo
,
tutte
le
sue
facoltà
psichiche
sono
sempre
tese
e
sveglie
e
tutte
fremono
e
partecipano
al
suo
minimo
atto
.
L
'
uomo
non
alza
più
un
dito
spensieratamente
,
egli
calcola
,
scruta
,
ricorda
dal
passato
all
'
avvenire
,
confronta
e
prevede
,
analizza
fin
le
più
remote
radici
dell
'
essere
suo
,
pesa
i
più
sottili
moventi
,
e
il
dubbio
lo
trattiene
ancora
.
Oh
non
ha
certo
bisogno
di
proporsi
estranei
problemi
da
meditare
o
artificiosi
casi
di
coscienza
da
indagare
,
o
preoccupazioni
lontane
per
affannarsi
;
l
'
uomo
moderno
vive
in
un
perpetuo
affanno
.
Non
occorre
che
egli
sogni
la
suprema
ed
eterna
conquista
del
cielo
per
esercitare
le
sue
virtù
,
per
adempiere
al
suo
officio
umano
e
per
dare
una
occupazione
al
suo
spirito
,
poiché
la
più
umile
conquista
terrena
,
le
sole
necessità
della
esistenza
bastano
adesso
a
questo
scopo
.
L
'
uomo
non
ha
più
un
momento
di
tregua
,
la
sua
ansia
è
da
lui
indivisibile
come
la
sua
ombra
,
egli
è
continuamente
in
preda
a
ogni
sorta
di
preoccupazioni
,
stia
egli
al
sommo
o
all
'
infimo
non
può
più
concedere
un
momento
di
sé
a
se
stesso
,
al
suo
piacere
,
al
suo
riposo
.
L
'
uomo
non
sa
più
né
riposarsi
né
divertirsi
;
sia
nei
riposi
,
sia
nei
divertimenti
,
sia
quando
giace
stremato
,
sia
quando
mangia
,
sia
quando
cerca
e
crede
di
divertirsi
,
egli
porta
con
sé
tutti
i
suoi
fastidi
e
tutti
i
suoi
affanni
e
tutta
la
sua
fatica
e
tutto
il
suo
tedio
che
gli
sono
compagni
inseparabili
,
che
sono
omai
penetrati
nelle
sue
ossa
,
nelle
sue
carni
,
nel
suo
sangue
,
che
gli
sono
divenuti
quasi
indispensabili
e
da
cui
non
può
sicuramente
allontanarsi
anche
se
talvolta
gliene
prendesse
voglia
.
Il
riposo
infatti
non
è
più
per
l
'
uomo
un
fatto
naturale
,
la
soddisfazione
spontanea
di
un
bisogno
,
una
funzione
istintiva
,
una
condizione
normale
come
lo
è
per
tutti
gli
esseri
viventi
che
si
riposano
sempre
quando
non
agiscono
nelle
loro
funzioni
organiche
del
nutrimento
e
della
riproduzione
o
in
quelle
della
difesa
.
Per
tutti
gli
animali
il
riposo
è
lo
stato
consuetudinario
,
è
la
regola
che
ha
per
eccezioni
il
lavoro
del
nutrimento
e
della
difesa
e
il
piacere
della
riproduzione
.
Per
l
'
uomo
il
riposo
è
divenuto
l
'
eccezione
,
è
una
cura
,
è
una
condizione
forzata
.
L
'
uomo
deve
costringersi
a
riposare
e
anche
quando
si
costringe
non
è
più
capace
di
riposare
bene
,
talché
alla
sua
ignoranza
e
inettitudine
hanno
dovuto
supplire
i
medici
,
studiando
e
prescrivendo
metodi
sani
di
riposo
;
finché
,
segno
caratteristico
dei
tempi
,
siamo
ora
arrivati
al
punto
che
,
proprio
in
questi
giorni
,
si
è
fondata
a
New
York
la
scuola
del
sonno
,
ove
si
insegna
a
dormire
!
E
lo
stesso
si
dica
per
il
divertimento
.
Nulla
vi
è
di
più
triste
che
l
'
uomo
moderno
quando
si
diverte
;
sia
esso
il
macchinista
torvamente
seduto
in
una
fosca
e
fetida
osteria
,
sia
il
miliardario
che
si
annoia
in
un
teatro
o
in
un
salone
da
ballo
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
vuoti
involucri
corporei
,
la
loro
anima
è
assente
,
o
per
meglio
dire
la
loro
anima
è
unicamente
occupata
di
sé
e
per
quanto
si
forzi
neanche
si
avvede
delle
cose
intorno
.
Ambedue
in
quel
momento
non
sono
che
la
figurazione
concreta
di
una
dolorosa
impossibilità
.
E
come
si
è
fatto
per
il
sonno
,
così
si
dovrà
fare
per
il
divertimento
,
bisognerà
insegnare
all
'
uomo
a
divertirsi
,
sarà
necessario
impartirgli
una
lunga
istruzione
perché
egli
impari
nuovamente
a
sorridere
.
La
strana
aberrazione
sarà
per
tanto
completa
;
l
'
uomo
avrà
perduto
la
nozione
dei
suoi
istinti
,
non
saprà
più
fare
ciò
che
avrebbe
piacere
di
fare
,
ciò
che
corrisponderebbe
alla
sua
stessa
natura
,
mentre
farà
soltanto
ciò
che
è
più
contrario
alla
sua
indole
,
alla
sua
conformazione
organica
,
alle
sue
inclinazioni
naturali
,
cioè
lavorare
e
affannarsi
;
e
quindi
allora
bisognerà
insegnargli
a
soddisfare
i
suoi
istinti
col
riposo
ed
il
divertimento
.
L
'
artificio
penoso
avendo
preso
il
posto
delle
tendenze
naturali
,
queste
diverranno
artifici
che
dovranno
essere
imposti
con
l
'
educazione
.
Non
la
quaresima
adunque
per
l
'
uomo
moderno
,
ma
le
nuove
religioni
gli
imporranno
con
sacro
obbligo
e
come
azione
devota
,
una
stagione
per
il
riposo
e
per
il
gioco
.
La
quaresima
sarà
per
l
'
uomo
futuro
il
carnevale
.
StampaPeriodica ,
Sono
arrivato
a
Ribolla
la
mattina
del
4
maggio
alle
undici
.
Due
ore
e
mezza
dopo
la
esplosione
questo
triste
villaggio
di
minatori
stenta
ancora
a
credere
.
Per
le
strade
si
aggira
una
folla
stordita
,
che
si
muove
incerta
qua
e
là
,
muta
,
senza
saper
che
fare
,
dove
andare
.
Non
è
facile
capire
quel
che
realmente
è
successo
.
Una
piccola
folla
di
donne
si
accalca
dinanzi
al
cancello
dell
'
infermeria
,
ne
esce
un
'
auto
con
a
bordo
un
uomo
svenuto
,
la
testa
reclinata
sui
cuscini
:
ma
non
è
un
ferito
.
Faceva
parte
delle
prime
squadre
di
soccorso
,
quelle
che
son
calate
giù
all
'
improvviso
,
senza
mezzi
di
protezione
,
e
dopo
mezz
'
ora
son
tornati
fuori
così
,
bianchi
come
cenci
.
Carabinieri
,
poliziotti
,
guardie
giurate
cercano
di
trattenere
la
gente
,
che
man
mano
cresce
e
preme
:
è
stata
la
prima
cura
della
direzione
,
quella
dell
'
ordine
pubblico
.
L
'
allarme
è
venuto
solo
dopo
le
undici
,
e
fino
ad
allora
negli
altri
pozzi
si
è
lavorato
,
come
tutti
i
giorni
.
E
quasi
l
'
una
quando
arrivano
i
respiratori
dei
vigili
del
fuoco
,
e
si
organizza
il
soccorso
.
Dalla
lampisteria
un
altoparlante
chiama
a
raccolta
volontari
,
e
la
risposta
è
immediata
:
anche
dalle
altre
miniere
vengono
giù
con
gli
autocarri
.
Sfila
,
inquadrato
,
un
gruppo
di
operai
di
Niccioleta
:
scenderanno
fra
poco
,
mi
dice
in
fretta
uno
di
loro
.
Ai
pozzi
si
giunge
per
un
viottolo
tortuoso
e
pieno
di
fango
,
che
a
tratti
traversa
un
campo
di
grano
,
e
poi
costeggia
i
binari
dei
décauville
,
i
mucchi
di
detriti
di
miniera
,
dominati
dalle
alte
impalcature
scure
degli
ascensori
.
Questo
è
il
«
Raffo
»
,
ad
un
chilometro
in
linea
d
'
aria
si
vede
il
«
Camorra
»
.
Qui
si
lavora
febbrilmente
:
vibrano
le
corde
d
'
acciaio
,
ronzando
,
calano
giù
legname
da
armatura
,
tubi
di
aerazione
,
ed
uomini
.
La
gente
sta
a
guardare
in
silenzio
,
un
gruppo
di
donne
,
in
piedi
su
di
un
greppo
,
attende
.
Un
maresciallo
dei
carabinieri
vuoi
far
sgombrare
,
alza
la
voce
,
ma
nessuno
lo
ascolta
.
Lì
accanto
si
vede
un
gran
cartello
giallo
,
ammonisce
che
è
vietato
scendere
in
miniera
senza
i
pantaloni
lunghi
e
la
maglietta
«
almeno
con
le
mezze
maniche
»
.
Un
giovane
ingegnere
del
Distretto
Minerario
è
venuto
su
da
Grosseto
:
gli
hanno
dato
una
tuta
blu
,
le
scarpe
grosse
da
minatore
,
l
'
elmetto
di
materia
plastica
,
tutta
roba
nuova
,
con
ancora
le
pieghe
della
stiratura
sui
pantaloni
.
Così
,
e
con
gli
occhiali
,
è
goffo
e
impacciato
.
C
'
è
anche
il
medico
della
miniera
,
con
un
largo
mantello
impermeabile
,
di
tela
cerata
,
e
gli
infermieri
accanto
all
'
ambulanza
,
pronta
,
con
lo
sportellone
aperto
e
la
barella
lì
per
terra
.
Quando
suona
il
campanello
dell
'
arganista
il
silenzio
si
fa
ancora
più
grave
,
perché
vuoi
dire
che
arriva
la
gabbia
.
La
gabbia
,
affiorando
,
sferraglia
contro
le
guide
di
acciaio
e
si
blocca
:
ne
scende
un
ragazzo
,
pallido
in
volto
pur
sotto
la
maschera
di
polvere
nera
,
qualcuno
gli
si
fa
incontro
,
vuoi
sapere
cosa
succede
laggiù
,
ma
la
guardia
della
Montecatini
lo
afferra
sotto
il
braccio
e
lo
trascina
,
barcollante
,
dentro
la
cabina
dell
'
arganista
,
e
grida
:
«
Via
,
via
!
»
.
Ma
la
voce
si
è
già
sparsa
,
arrivano
tre
corpi
.
Gli
infermieri
si
avvicinano
alla
bocca
del
pozzo
brandendo
tre
coperte
di
tipo
militare
.
Il
medico
dà
ordini
a
bassa
voce
.
Appena
la
gabbia
affiora
di
nuovo
si
fanno
avanti
,
coprono
qualcosa
,
è
un
cadavere
,
e
lo
trascinano
come
un
sacco
sulla
barella
.
Riesco
a
vedere
appena
uno
scarpone
,
uno
solo
.
Dicono
che
al
«
Raffo
»
ne
han
tirati
fuori
altri
quattro
.
Quando
torno
in
paese
si
è
scatenata
l
'
onda
del
terrore
,
e
le
donne
son
scese
in
strada
,
così
come
si
trovavano
,
con
quattro
stracci
addosso
:
urlano
davanti
alla
saracinesca
abbassata
del
garage
,
dove
trasportano
i
cadaveri
,
man
mano
che
li
trovano
.
Due
poliziotti
,
a
tratti
,
alzano
quanto
basta
perché
entri
un
uomo
,
una
barella
.
Un
vecchio
cammina
avanti
e
indietro
gridando
solo
una
bestemmia
,
sempre
quella
.
Fa
:
«
Dio
-
lùpo
,
diolùpo
,
diolùpo
»
.
Il
lutto
sul
viso
di
tutti
:
amici
,
incontrandosi
,
appena
si
salutano
con
un
cenno
del
capo
.
È
arrivato
il
procuratore
della
Repubblica
,
con
il
giudice
istruttore
.
Gli
operai
più
anziani
gli
si
fanno
incontro
per
raccontare
:
«
L
'
avevamo
detto
tante
volte
,
che
doveva
succedere
,
ed
è
successo
»
.
Un
vecchio
parla
di
tempi
passati
:
«
Ci
s
'
aveva
i
nostri
lavori
belli
comodi
,
freschi
.
Si
stava
tanto
bene
»
.
Vuoi
dire
gli
anni
della
guerra
.
Cominciano
ad
arrivare
i
giornalisti
,
con
le
macchine
fotografiche
:
erano
nella
zona
per
«
Italic
Sky
»
,
le
manovre
di
sbarco
della
NATO
,
ed
hanno
i
rotolini
già
per
metà
impressionati
coi
reattori
,
i
marines
,
i
generali
:
chissà
se
qui
in
paese
troveranno
altra
pellicola
?
A
tarda
sera
arrivano
le
autorità
,
visibilmente
preoccupate
per
la
grossa
grana
.
Arriva
anche
il
ministro
Vigorelli
:
entra
in
direzione
,
fa
dichiarazioni
di
cordoglio
ai
giornalisti
e
conclude
promettendo
«
contribuzioni
straordinarie
e
immediate
varianti
dalle
60
alle
100
mila
lire
.
Naturalmente
ciò
non
incide
per
niente
sul
trattamento
previdenziale
dell
'
INAIL
che
resta
invariato
»
.
Dirige
i
lavori
,
giù
ai
pozzi
,
l
'
ing.
Carli
,
con
il
capo
-
servizio
Marcon
.
Non
si
è
ancora
visto
il
direttore
della
miniera
:
dicono
che
è
ammalato
,
che
è
a
Milano
,
che
è
a
Roma
.
Non
si
è
visto
il
dott.
Riccardi
,
capo
dei
servizi
assistenziali
.
Un
anno
fa
,
al
«
Camorra
»
,
arrestarono
45
operai
che
si
erano
calati
giù
e
non
volevano
uscire
,
per
protesta
contro
un
'
ondata
di
licenziamenti
.
Riccardi
,
allora
,
al
«
Camorra
»
,
diresse
la
polizia
:
volle
che
dal
pozzo
gli
operai
uscissero
ammanettati
,
«
per
dare
l
'
esempio
»
.
A
notte
comincia
a
piovere
,
e
l
'
alba
si
leva
più
livida
e
grigia
su
Ribolla
.
Giù
ai
pozzi
han
lavorato
tutta
la
notte
ed
il
numero
dei
cadaveri
,
nel
garage
,
va
crescendo
ora
per
ora
.
Dopo
l
'
identificazione
li
incassano
e
li
portano
nel
cinema
.
Son
salito
in
galleria
con
Antonio
Palandri
,
segretario
della
Federazione
Minatori
.
Palandri
è
stato
minatore
,
e
qui
lo
conoscono
tutti
.
Per
le
scale
incontriamo
una
donna
,
quando
lo
vede
si
mette
a
piangere
e
lo
abbraccia
:
«
Le
nostre
lotte
,
Tonino
,
le
nostre
lotte
»
.
Di
quassù
si
vede
tutta
la
sala
:
sotto
lo
schermo
han
montato
un
altarino
,
con
due
candele
e
un
crocifisso
,
ai
lati
tutte
bandiere
rosse
.
Sopra
ogni
bara
c
'
è
un
mazzo
di
fiori
,
e
l
'
elmetto
del
minatore
ucciso
:
si
direbbe
un
manipolo
di
soldati
,
e
forse
è
davvero
così
.
Il
dolore
è
più
composto
,
qua
dentro
.
Una
sposa
meridionale
sfoga
la
sua
pena
con
un
lungo
lamento
ritmico
,
nel
quale
ricorda
le
virtù
del
suo
uomo
e
gli
chiede
perdono
di
qualcosa
.
Quanti
modi
di
piangere
a
Ribolla
!
Una
vecchia
maremmana
sta
immobile
,
con
gli
occhi
arrossati
fissi
nel
vuoto
.
E
sopra
,
accanto
a
noi
,
si
addensa
tutta
la
gente
di
Ravi
,
di
Caldana
,
di
Tatti
,
di
Sassofortino
,
di
Roccatederighi
,
di
Roccastrada
,
di
Montemassi
,
questi
scuri
paesi
aggrappati
alla
vetta
dei
colli
circostanti
.
Di
là
ogni
mattina
scendevano
per
il
lavoro
questi
che
son
morti
.
Alla
porta
fan
servizio
d
'
ordine
i
minatori
,
la
polizia
non
c
'
è
più
.
Un
telegramma
del
sindaco
ha
invitato
i
rappresentanti
dei
partiti
politici
,
delle
organizzazioni
sindacali
,
di
vari
enti
,
per
costituire
un
comitato
che
provveda
alle
onoranze
.
Infatti
,
a
sera
,
arrivano
quattro
ragazzi
:
«
Dicci
»
,
dicono
,
«
ACLI
,
CISL
,
PRI
»
.
Il
ragazzo
del
un
giovane
avvocato
,
spiega
che
i
«
saragattiani
»
non
son
venuti
perché
forse
,
a
quell
'
ora
,
in
federazione
non
c
'
era
nessuno
.
Ha
visto
l
'
avviso
del
telegramma
infilato
sotto
la
porta
.
Alle
onoranze
non
parteciperà
la
Montecatini
.
La
società
offre
«
assegni
assistenziali
»
di
500mila
lire
e
di
un
milione
,
«
secondo
i
relativi
carichi
familiari
»
.
Comunica
ai
giornalisti
che
le
spese
dei
funerali
saranno
a
suo
carico
,
«
secondo
una
vecchia
tradizione
»
.
Ma
il
governo
ha
già
comunicato
che
sarà
lo
Stato
a
pagare
queste
spese
.
Intanto
si
cominciano
a
vedere
i
manifesti
listati
a
lutto
:
su
quello
dei
repubblicani
si
legge
:
«
Ancora
una
volta
,
nel
crudo
,
necessario
,
eterno
dialogo
dell
'
Uomo
con
la
Materia
,
gli
oscuri
avamposti
della
insonne
fatica
son
caduti
nel
puro
silenzio
dei
martiri
»
.
La
mattina
dei
funerali
è
comparso
il
sole
.
La
folla
delle
bandiere
,
le
auto
,
i
fiori
,
si
vanno
ammassando
per
le
esequie
.
Riconosco
la
voce
dell
'
altoparlante
che
dirige
ogni
spostamento
.
E
Ivo
Tocco
.
Dice
,
a
un
certo
punto
:
«
I
carabinieri
tengano
sgombro
il
marciapiede
.
Si
presenti
subito
un
commissario
di
Pubblica
Sicurezza
»
.
Ivo
Tocco
è
un
giovane
funzionario
comunista
.
Fa
caldo
,
su
questa
collinetta
di
detriti
della
miniera
:
qua
e
là
il
terreno
fuma
,
perché
le
scorie
di
minerale
,
al
contatto
con
l
'
aria
,
si
incendiano
.
Alle
spalle
,
là
dietro
si
vede
lontanissimo
,
il
pozzo
«
Camorra
»
,
davanti
c
'
è
Montemassi
.
Stamani
,
venendo
su
,
ho
incontrato
Bandinelli
!
Mi
ricordo
che
a
Siena
,
una
volta
,
Bandinelli
parlava
a
una
riunione
in
palazzo
comunale
,
nella
sala
dove
c
'
è
l
'
affresco
di
Simone
Martini
,
quello
famoso
di
Guidoriccio
da
Fogliano
che
si
reca
all
'
assedio
di
Montemassi
.
Mi
chiedo
perché
sto
pensando
a
queste
cose
.
Le
parole
accorate
di
Di
Vittorio
calano
sulla
gran
folla
,
e
mi
pare
giusto
che
sia
un
contadino
pugliese
a
parlare
ai
minatori
maremmani
.
Non
vogliono
far
parlare
Viglianesi
.
Qua
,
per
i
minatori
,
l
'
un
,
è
il
sindacato
della
Montecatini
,
e
la
Montecatini
non
è
ai
funerali
.
Nessuno
,
nemmeno
le
guardie
giurate
,
ha
voluto
portare
le
sue
corone
.
La
direzione
è
presidiata
dai
carabinieri
.
Poi
la
cerimonia
si
scioglie
:
le
bare
partono
con
i
furgoni
,
seguiti
dalle
auto
piene
di
donne
vestite
di
nero
.
La
gente
se
ne
va
,
in
una
grande
confusione
di
grida
,
clacson
,
motori
.
Le
auto
nere
targate
Roma
e
Milano
entrano
nei
cancelli
della
direzione
:
ne
scendono
industriali
,
prelati
,
ministri
,
sindacalisti
liberi
.
Si
torna
alla
normalità
:
partono
i
carabinieri
ed
arriva
la
«
celere
»
.
Mi
trovo
solo
a
girare
per
le
strade
polverose
,
e
non
riesco
a
credere
che
sia
proprio
tutto
finito
e
che
non
ci
sia
niente
da
fare
.