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UN UOMO CON LA PIPA ( BERNASCONI UGO , 1914 )
StampaPeriodica ,
Di primavera - in un treno campagnuolo - al tramonto . Sabato . È l ' ora in cui gli ultimi operai rientrano dalla città alle lor case sparse pe ' cascinali . Sono ora i ritardatari : i vecchi , gli alcoolizzati , gli scemi . Il grosso degli operai - i validi - rincasarono già . Nel mio compartimento io son rimasto solo ; e mi diverto a trar fumo da una sigaretta . Sale un operaio . È vecchio - ed ha l ' aspetto imbecille . Dev ' esser di quelli che vivono tra la calce ; perché tutta la sua persona , l ' abito la faccia i capelli le mani , sono macchiati e inaspriti dalla calce seccata . Veramente , su ' suoi capelli , non si sa dire qual sia bianco di calce e quale di canizie : è tutto bianco indelebile e antico . È molto vecchio ? - Chissà . La sua faccia nasconde l ' età dentro le rughe e i solchi : somiglia una povera terra magra , nuda se non di poveri sterpi ( le sopracciglia e i baffi sembrano stipe ) - e ricca soltanto di spaccature e buche . Perfino il cuoio delle scarpe - enormi e riquadre - è straziato e aggrinzito dalla materia erodente ; ed è del resto molto simile al cuoio delle sue mani e del volto . I suoi occhi sono grossi ; e girano lo sguardo così lentamente , che a momenti sembrano spenti . Pure l ' espressione totale del viso non è triste ; è piuttosto di un ' ebetudine tranquilla che sia in aspettativa di qualche giocondità . Sul banco egli ha deposto un fagotto , ch ' è fatto della sua giacca con ravvoltivi i suoi ferri ; e più vicino a sé , un grosso pane di frumento , bianco , ravvolto in carta , sul quale ha pur cura di stendere ancora una sua larga pezzuola . Forse è quello il dono domenicale che egli porta a ' suoi - e lo protegge così come un tesoro . Quando il treno riparte il vecchio conta una manciata di monete . Quasi tutte di rame : e forse è il prezzo della sua fatica di sei dì . Scerne le poche lire , poi le conta sulle dita : e pare del suo conto soddisfatto ; perché riponendo il poco gruzzolo in tasca , mette un sospiro che par di sollievo . Dopo di che , s ' abbandona sulla spalliera di legno , rovescio il capo , gli occhi e la bocca socchiusi , come aspettando il sonno ; in un rilassamento totale dei muscoli e della volontà - come se costretti per sei giorni consecutivi , gli si allentino insieme improvvisamente . Ma l ' abbandono è breve . Raddrizza tosto la schiena ( il suo volto si schiude ) e cacciatasi una mano tra la camicia e il petto , ne trae una rozza pipa di legno abbruciacchiata - un cartoccetto di tabacco - e carica la sua pipa sospirando . Forse è quella la giocondità che il suo viso attendeva . Ma quando l ' ha presa tra le labbra e vuol accenderla , ecco s ' accorge che la pipa è ingombra . Pazientemente la rivuota , la rivolge : poi soffiando aspirando battendo , invano s ' adopra a liberarla . Si fruga nelle tasche : snoda il fagotto ; cerca tra i ferri ; ne cava un lungo chiodo puntuto , e con quello , già un po ' stizzoso , gratta e rispazza il macero fornello della sua pipa . Prova di nuovo - ma la pipa è ingombra . È evidentemente contrariato . Si guarda intorno , come per cercare un aiuto un consiglio un ' ispirazione . Il suo sguardo s ' arresta sul fumo ch ' io getto di bocca copioso : poi su me ; e pare ch ' egli abbia formulata in sulle labbra una domanda da rivolgermi - ma non osa . Forse è l ' aspetto decente del mio vestire che paralizza tutto il suo ardire . Finalmente si risolve : - " El gavaria no , sciôr una paja de sigar ? " - dice , dimostrandomi col gesto della mano verso la sua pipa il desiderio che le sue parole non sanno esprimere intero . Io mi palpo le tasche : - No . Tentenna egli il capo . Un momento ristà meditabondo : guarda di traverso dentro il nero fornello della sua pipa , come dentro un abisso che gli nasconda agguati : la batte ancora , sulle ginocchia , sulla mano , sul banco - inutilmente . Scorge al suolo un fuscello e si china a raccôrlo ( pare quando si risolleva che il fuscello pesi enormemente al suo braccio che sia indolorito ) - e si riaccinge con quello . Il volto è intento , la mano trema ... Ma il fuscello introdotto nella cannula si spezza , ed egli non può più ritrarnelo . " Gesuddiu ! " Ma sbollitagli appena la bestemmia , già si rinverde la sua lena industre . Straccia dal foglio che ravvolge il suo pane un piccolo lembo di carta ( piccolo , come per tema di scovrir troppo il tesoro ) e lo rivolve penosamente fra le dita - aspre e grosse dita inette alla materia lieve - a fabbricarne un ' asticina . Riesce alfine , e si riprova . L ' asticciuola entra : ma al minimo sforzo cede , ed egli è costretto a gettarla . Brontola ancora bestemmie , gli occhi nell ' alto . Ma ancora la sua voglia si rimpunta . Si rifruga per tutte le sue tasche : ne trae uno zolfanello : l ' appunta : si riprova con quello : gli si spezza ; non può . Adesso l ' uomo appare proprio costernato . Batte ancora la pipa in sul palmo - questa volta , pare assai più per dispetto che speranza . Poi ristà immoto , con l ' avversaria pipa in sulla mano , fitto lo sguardo su , stretta la fronte come per una straordinaria intensione d ' ingegno . Certo dentro di lui qualche cosa s ' inerpica e s ' imbizza ... Ma ecco si rispiana la sua fonte ; si riscuote ; ha trovato . Lesto cava di tra i suoi ferri un coltellaccio incurvo : l ' apre ; n ' esamina il filo ; considera il legno della panca su cui siede ; e pare si accinga a scheggiarla in sullo spigolo . Già la mano all ' atto ; - ma ristà . Par quasi che un ' altra - invisibile mano ma più forte - l ' abbia ghermito e lo ritenga . Sente egli la gravità dell ' atto ch ' è per compiere ? - un ' azione di quelle proibite , per cui ci sono i carabinieri i giudici gli avvocati il carcere e la multa ; qualche cosa come un delitto contro la proprietà ... Guarda a me di sottecchi , forse per convincersi se spio , forse per leggere nel mio volto , nel mio contegno , un incitamento in un senso o nell ' altro : correr dietro al suo lungo desiderio , o ascoltare il monito sopraggiunto ? - Io continuo a fumare , impassibile . L ' uomo ha scrollato un pochettino una spalla . Si direbbe che lo scrupolo gli pesasse materialmente in su quella , ed egli l ' abbia ributtato così . Ora infatti è spedito alla sua voglia : con un colpo secco stacca tra le sue ginocchia un lungo stecco di legno ( sùbito si rinserran le ginocchia ad occultar sulla panca la ferita ) - ed ecco intorno alla sottil scheggia staccata già s ' industria col ferro ; l ' aguzza , l ' assottiglia , l ' arrotonda . Prova . Ancora un poco in punta , un pochetto al mezzo ... Mette nel suo lavoro maggiore studio e maggiore attenzione che se costruisse l ' arco di un ponte . È fatto . Riprova . Lo stecco è rigido e esatto : sforza , passa , trascorre , due e tre volte . Accosta ancora la pipa alle labbra ; soffia ... Libera , libera ! ... Sbuffa adesso l ' uomo come se tenesse in petto , adunata nella lunga contensione chissà qual forza di troppo - ed anche si batte un buon pugno sulla coscia come suggello alla vittoria ghermita . Riprende il cartoccio del tabacco e si ricarica la sua pipa con la pacata sicurezza dell ' uomo che avendo definitivamente sterminato ogni resistenza nemica , si vede ormai dinanzi la via libera e piana alla sua gioia . Uno zolfanello in pronto - e attende ad accenderlo che il treno sosti . Forse è quello l ' ultimo fuoco che gli rimane e non vuole rischiarlo . Il treno sosta - riparte . Una fanciulla è salita nel compartimento ; e s ' è seduta fronte a fronte del vecchio , presso lo sportello , lo sguardo fuori , come tenendosi presta a fuggir fuori ancora . È giovanetta ed elegante , e bella molto . Come capitata là dentro ? - Sembra esiliata in quel riparto squallido . Quasi sdegnosa dell ' istess ' aria che le circola intorno , si tiene tutta raccolta in un ampio mantello bigio - funereo nel bel lume d ' aprile siccome i cieli del novembre lontano - e le pendono in basso sovra i piccoli piedi , le gonne soffici nere . Nera la mano che s ' adunca sul petto . Nero il cappello che le ombreggia la fronte . Ma albeggia sotto , di un pallore trasparente di miele , il viso piccolo elittico , concluso in due cortine di capelli ramei : vivono gli occhi lontani in aloni d ' ombra alabastrina . Ma le sgorga sotto il mento , fuor della clausura del mantello cinereo - quasi fosse il zampillo di qualche antica profondissima incontenibile gioia - roseo e leggero il nodo di una cravatta di tulle , come un vapore di nuvole aurorali . Il vento che irrue per la finestrella la investe circonfondendole il viso nel nimbo dei capelli agitati e del velo chiaro . Guarda ella china all ' urto villano , verso l ' occidua luce - una nemica ruga in sulla fronte . Il vecchio ha acceso la sua pipa - e trae ora il primo denso sbuffo di fumo ; quando il suo sguardo si arresta sulla nuova venuta che gli sta di fronte . La guata ritraendosi un poco , come dinanzi a improvviso nemico ; e gli esce intanto da un angolo della bocca uno zampilletto malsicuro di fumo : dall ' angolo della bocca che è il più lontano da colei che i suoi occhi scandagliano . Colei tosse . L ' uomo si riscuote . Come se il piccolo urto dell ' altrui tossire , meccanicamente , per occulti tramiti , si propagasse alla sua stessa persona - l ' uomo si toglie la sua pipa di bocca . Allunga una mano a toccar nel ginocchio l ' assorta . Quella trasale . L ' uomo tace - ma indica con la mano la sua pipa fumante . " Le fa male ? " - pare che voglia chiedere . Quella sorride , e accenna " no " col capo . Ma il suo sorriso è più triste della ruga che le incide la fronte ; e sùbito rifugge il suo sguardo al di fuori . E ancora tosse ; e sempre il vento la batte . L ' uomo , con la pipa in mano , sembra inebetito . Guarda la fanciulla , la sua pipa , me . ( Io ho finito allora di fumare e ho gettato il mozzico ) . Infine col pollice , lentamente - senza che il suo viso partecipi a quel che la mano fa - copre il focolare della pipa ; lo preme ; lo soffoca . Un estremo fumarello vien su pulverulento . Egli lo sta a guardare : poi , rivolta d ' ogni lato la sua pipa , se la ripone in seno . Scaracchia ora forte l ' uomo , come a divellere da ' suoi tessuti più intimi qualcosa di molto avvinto ; e si riabbandona contro la spalliera ; rovescio il capo , occhi e bocca socchiusi , come aspettando il sonno . Pendono e vanno alle scosse del treno , tra le ginocchia aperte , le mani gravi . L ' esiliata a un fischiar del treno , ha tese le gambe levando i piedi in un brivido . Quasi viene a toccare co ' suoi piccoli piedi insieme attorti le mani dell ' uomo pandenti . Sono di così piccola e fragiletta mole , che entrambi capirebbero annidati in una di quelle mani . Se la mano stringesse , s ' infrangerebbero entrambi .
LA LAMBRETTA DEI MINATORI ( Bianciardi Luciano , 1954 )
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« Guardi , diceva un minatore muovendo in giro la mano tesa , tutto quello che lei vede è della Montecatini . Non si può sbagliare . » La Montecatini , qua a Niccioleta , possiede le case , le strade , gli spacci aziendali , i mezzi di trasporto , le sedi dei partiti politici , il terreno circostante . Della Montecatini sono i grossi casamenti gialli , sparsi in disordine per le pendici di questi colli scabri , collegati appena da un sentiero scosceso , con larghi improvvisi sterrati nudi ; il palazzotto del dopolavoro , una costruzione pseudo - razionale , di taglio littorio , stile 900 , come si diceva nel ventennio ; e la chiesa , un altro scatolone con una specie di pronao rettangolare , che fa pensare ad una palestra di boxe . Son della Montecatini le grigie e scialbe casette degli impiegati , e la mediocre villa della contadina , ed i più vecchi amano ancora , dopo la miniera , coltivare un pezzetto di terra , per cavarne ortaggi , od allevarvi un coniglio , un paio di galline . Molti operai non abitano qui , ma nei villaggi vicini , a Prata , a Monterotondo , o vengono addirittura da Massa Marittima : tutti su automezzi della Montecatini ; prima della guerra venivano in bicicletta , e non pochi a piedi , dieci chilometri di strada e dopo il lavoro . Al paese alcuni conservano un orto , una vigna , a cui si dedicano nelle ore libere dal lavoro , e persino nei giorni di sciopero . La sovrapposizione delle due economie , e la progressiva scomparsa di quella più antica , l ' agricola , sotto il peso della moderna , la mineraria , qui è palese : qui sta accadendo quel che in Inghilterra si verificò alla fine del Settecento , ed il processo è ancora in corso . L ' agricoltura di collina scompare a poco a poco , poiché la miniera ne ha assorbito la mano d ' opera , ed i giovani non seguono più l ' esempio degli anziani . A Niccioleta abitano circa millecinquccento persone , fra operai e familiari , ma ci sono anche gli scapoli , giù ai « camerotti » , specie di casermette basse ed allungate , divise in tante stanze quadrate ciascuna delle quali ospita sei o sette operai , con le brande e gli armadietti metallici . L ' aria di caserma è evidente anche all ' interno : accenti meridionali , cartoline e ritratti appiccicati al muro , la Madonna di Loreto , il golfo di Napoli , la fidanzata , Togliatti , il calendario dell ' ANPI , Una diva americana . Sopra gli armadietti c ' è sempre una cassetta di legno , col lucchetto : è l ' unica proprietà privata degli operai , il resto , brande , armadietti , ed i camerotti stessi , è della Montecatini . La sensazione insomma è che la Montecatini qui non sia soltanto proprietaria assoluta di ogni cosa , ma goda di una sorta di diritto di extraterritorialità , che governi , insomma , con leggi , costumi , e riti suoi propri . Può accadere , per esempio , che il forestiero si senta chiedere i documenti , non appena scende di macchina ed entra in un bar per prendere il caffè . « Lei , permetta , quale attività svolge ? Può dimenticarla ? Su che cosa intende scrivere ? Quale è il suo giornale ? » Sono domande che un brigadiere dei carabinieri , a Niccioleta , rivolge con estrema naturalezza . La Montecatini , qui , nei suoi locali , ha una stazione dei carabinieri , ha le guardie di pubblica sicurezza , ed ha anche tuia sua milizia privata , di guardie giurate , con una loro divisa nera , che fan servizio dentro la miniera , intorno alla miniera , in paese . La strada che conduce ai pozzi è sbarrata ad un tratto da una traversa bianca e nera ; accanto c ' è una garitta , con dentro la guardia per controllare chi entra e chi esce . Non si passa di là senza il permesso del direttore : alla fine dei turni suona la sirena ed i minatori escono alla spicciolata oltre la barriera . Son diversi dal cliché usuale che del minatore ciascuno di noi , anche inconsapevolmente , si porta in testa , il cliché del minatore grande e membruto , come lo si vede nei manifesti di propaganda . La cronaca recente , fra l ' altro , si è occupata del caso del giovane Milo Malagoli , un ragazzo alto oltre due metri e grosso in proporzione , il « gigante di Niccioleta » , come è stato definito . Ma in realtà nessun minatore somiglia al Malagoli . Quasi tutti di statura inferiore alla media ( le grandi stature , oltre tutto , sono antieconomiche nei lavori del sottosuolo ) son uomini pallidi e curvi , dal passo pesante e stanco : vestiti senza uniformità , portano spesso in testa un elmetto di materia plastica , foggiato come quello d ' acciaio dei soldati inglesi . Al vecchio tascapane si va sostituendo la « panierina » , una cassetta di zinco , con una tracolla di tela , che serve per portare il pasto . Fino ad un paio di anni or sono era caratteristico , in mano agli operai alla fine dei turni , il « tròppolo » , cioè un pezzo di legno , frammento delle armature di galleria , che la società concedeva ogni giorno a ciascun dipendente : doveva servire per gli usi domestici , per il riscaldamento o la cucina . Ora prelevare il « tròppolo » è proibito , e le guardie giurate qualche volta ispezionano persino i tascapane e le panierine , perché dalla miniera non deve uscire niente . E non deve entrare nulla che non sia mano d ' opera e materiale di lavoro . Subito dopo la fine della guerra era relativamente facile accedere ai piazzali , alla laveria , alle officine , persino alla grande galleria di accesso al pozzo maggiore . Ricordo che fu sufficiente la parola di un operaio , e l ' approvazione di un sorvegliante . Oggi non c ' è da sperarlo : il direttore dirà che occorre il permesso della direzione centrale , e farà anche intendere , in tutta confidenza , che è inutile chiederlo . Bisogna contentarsi di raggiungere il ciglio della collina : di fronte , oltre la vallata , sul fianco ripido del colle contrapposto , si addossa tutto l ' apparato della laveria . In alto i rompitori che frantumano il minerale , più giù tutta la serie dei canali e dei traballatori . La pirite è un bisolfuro di ferro , che cristallizza in dodecaedri , di color giallo lucido ; nel passato veniva usata solo per costruire acciarini , ma oggi , con il processo delle camere di piombo , fornisce l ' acido solforico , elemento fondamentale per fabbricare , fra l ' altro , esplosivi e concimi chimici . La miniera di Niccioleta , sul versante meridionale delle Colline Metallifere ( una vasta zona montuosa al confine fra le province di Siena , Pisa e Grosseto ) , è solo una delle cinque che lavorano nella zona : le altre sono a Boccheggiano , Gerfalco , Ravi , Gavorrano e recenti sondaggi , anche superficiali , han dimostrato che la pirite si trova un po ' dappertutto , sì che non è azzardato ritenere che le cinque miniere lavorino su di un unico enorme giacimento , di capacità pressoché inesauribile . Del resto la pirite si estrae anche all ' isola del Giglio , ed al non lontano promontorio dell ' Argentario si è localizzato un giacimento che potrebbe dare non meno di dieci milioni di tonnellate . Allo stato attuale delle cose il giacimento maremmano produce oltre l ' ottanta per cento della pirite italiana , che è quasi completamente nelle mani della Montecatini . La miniera di Niccioleta produce quasi un terzo esatto della pirite maremmana . Nel 1953 la produzione è stata di 436.969,90 tonnellate . Ciò equivale , al netto , a un prodotto di circa 250mila tonnellate « mercantili » , commerciabili . Non è difficile calcolare i costi di produzione . Le maestranze impiegate raggiungono il numero di 1.441 dipendenti . Ecco le loro tabelle salariali : Donne : 16-18 anni , lire 573; 18-20 anni , 650,80; terza categoria , 755,80; seconda categoria , 803,50; prima categoria , 847,20 . Uomini : 16-18 anni , lire 681,80; 18-20 anni , 866,50; manovali adulti , 928,80; operai comuni , 995,20; operai qualificati , 1.055,50; operai specializzati , 1.184,10 . A queste somme va aggiunta un ' indennità di caro - pane variabile da 20 a 60 lire giornaliere , proporzionalmente alle condizioni di lavoro , ed una indennità di sottosuolo ( che spetta solo agli interni ) di 92 lire . Non si è potuto appurare quale sia lo stipendio degli impiegati ; ma un calcolo generale piuttosto largo , e ammesso come verosimile dalla società , ci fa ritenere che il costo complessivo ( retribuzioni ed oneri sociali ) sia , per ogni dipendente , di 2.200 lire per giornata lavorativa . Fa , in tutto , un onere mensile di 79.255.000lire , ed annuo di 951.060.000lire . Gli altri costi , eccedenti la mano d ' opera , non sono , naturalmente , resi noti , ma si possono valutare in non più del 35 per cento dei costi totali , che salgono così a 1.463.169.228 lire . Il calcolo si fa più difficile quando si tratti di mettere a confronto i costi di produzione con il ricavato . La Montecatini dichiara ufficialmente che la pirite si vende a 7 000 lire la tonnellata ; su questa base si deduce un ricavo annuo di 1.712.921 lire dalla sola miniera di Niccioleta ; ciò che dà un profitto che si aggira sul quarto di miliardo . Ma il fatto è che la Montecatini non vende la pirite , ma la utilizza nei suoi stessi stabilimenti , sì che il vero profitto si realizza solo alla fine del ciclo di produzione , nella vendita dei concimi chimici . Il prezzo serve solo per battere l ' eventuale concorrenza di altri produttori di pirite : è il caso della miniera del Giglio , che la Montecatini ha assorbito con quel sistema ; e la Marchi di Ravi , come la STIMA di Gerfalco ( che possiedono , del resto , le miniere più piccole ) reggono solo finché e come la Montecatini vuole . Che il profitto si realizzi solo alla fine del ciclo produttivo è confermato dall ' alto prezzo dei concimi chimici ( fino a 22mila lire il quintale ) e , di conseguenza , dallo scarso uso che ne fa l ' agricoltura italiana : 16 milioni di quintali annui contro una media europea di almeno 50 . Il profitto della Montecatini , a Niccioleta , non dovrebbe essere in realtà inferiore al triplo di quello qui calcolato sui dati ufficiali , ed in tutta la Maremma dovrebbe aggirarsi sui 2 miliardi annui . La miniera , in Maremma , ha preso dall ' agricoltura la mano d ' opera , e sull ' agricoltura preme per realizzare i suoi profitti . Sui minatori e sul loro modo di vita c ' è un altro pregiudizio , assai diffuso nel ceto piccolo borghese paesano e cittadino : lo abbiamo sentito ripetere , anche in buona fede , da oratori di vari partiti , durante l ' ultima campagna elettorale . I minatori sarebbero dei privilegiati , rispetto alle altre categorie di lavoratori maremmani : « Hanno persino la radio , la cucina economica e la " Lambretta " : Dunque ( e questa è la conclusione politica che se ne trae ) perché si lamentano , perché si agitano ? » . Ora , è indubbio che , rispetto all ' anteguerra , e con la potente spinta che seguì la liberazione , i minatori realizzarono grandi progressi : si rivalutarono i salari , e si ebbero , come si hanno oggi , punte che si avvicinano alle 70-75mila lire mensili . Va tenuto presente , però , che tali limiti massimi sono accessibili ad un esiguo drappello di cottimisti , che tiran fuori dal monte quantità di pirite superiori alla norma : un lavoro arduo ed estenuante . I salari fondamentali , che son poi quelli della maggioranza , parlano chiaro : il privilegio non c ' è . C ' è invece il rischio , ed il peso di un lavoro professionalmente assai pericoloso . Gli incidenti non mancano in nessuna miniera , e nel caso della pirite è presente un altro pericolo , quello della silicosi , che attacca immancabilmente tutti gli operai interni . La perforazione delle pareti di « piastra » , cioè degli scisti permici che separano i filoni di pirite , provoca un sottile e denso pulviscolo che , respirato , attacca meccanicamente i polmoni ( lei minatori , provocando irritazione e traumi : conseguenza collaterale , la tubercolosi . La capacità respiratoria ne risulta diminuita ( una percentuale ciel 35 per cento dà diritto alla pensione ) . L ' uso della maschera può attenuarne gli effetti , ma non può impedire il passaggio dei granelli silicei di più minute proporzioni , uno o due micron , che son poi i più pericolosi . Una statistica del settembre 1953 ci dà , fra i tbc del Sanatorio di Grosseto , una percentuale di minatori variante dal 18 al 25 per cento . Si può dire , semmai , che in Maremma il minatore è l ' operaio più moderno ( e la sua retribuzione è quindi superiore a quella dell ' operaio tradizionale , il bracciante ) più evoluto e più combattivo . Staccato a forza dall ' agricoltura , abbandona necessariamente la tipica mentalità del contadino toscano , che ancora permane , in qualche misura , fra gli operai più anziani , e trascina con sé nella lotta anche alcuni gruppi di tecnici . Ecco una ultima serie di cifre . Si tratta dei risultati nella elezione della commissione interna ( sempre nel 1953 ) : su 1168 voti validi degli operai , 887 ( con 7 seggi in commissione ) sono andati alla CGIL , 284 alla UIL ( 2 seggi ) ; su 49 voti validi dei tecnici , 34 alla CGIL , e 15 alla UIL ; su 17 voti validi degli impiegati amministratori , 17 alla UIL ( la CGIL non ha presentato la lista ) . Ed è anche ovvio che un mutamento nel modo di vita si sta in effetti realizzando : se i più anziani non conoscono altra « cultura » che non sia il bicchiere di vino all ' osteria e la partita a briscola , i giovani cercano di allargare il proprio interesse umano e sociale . La tanto deprecata « lambretta » , che agli occhi dei piccoli borghesi rappresenta lo scandalo maggiore , è in fondo una innocente evasione dalla bettola , dall ' abbruttimento ( anch ' esso scandaloso , per la gente per bene ) . Ma dove c ' è maggior coesione , e dove son possibili rapporti umani con i ceti più evoluti , ecco sorgere biblioteche , circoli del cinema , iniziative di carattere culturale . La Montecatini se n ' è accorta , e dal canto suo organizza i suoi circoli , peraltro riservati a dirigenti ed a impiegati . A Massa Marittima , una antica cittadina piena di tesori d ' arte medievale , e che oggi è in certo senso la capitale della Maremma mineraria , gli operai hanno realizzato concreti e solidi rapporti di alleanza con certi gruppi di intellettuali . Il loro circolo ha un ' attiva e ben fornita bibliotechina , e gestisce anche il maggior cinema cittadino . Spesso organizzano conferenze , letture , dibattiti culturali . Il responsabile del circolo , che è un giovane universitario , mi mostra orgoglioso le statistiche delle letture : in testa è Vasco Pratolini , che lo scorso anno venne quassù di persona , per parlare del suo lavoro . Ora che è uscito il film di Lizzani sulle Cronache di poveri amanti , il circolo minatori intende farne una presentazione di gala , invitando il regista e gli attori . Dopo tutto , chissà che a qualcuno non venga in mente di girare un film proprio in quest ' ambiente ?
Lezione di pittura a Venezia ( Sgarbi Vittorio , 1999 )
StampaPeriodica ,
Già quando cominciai i miei studi sulla pittura veneta tra Quattro e Cinquecento , che vuol dire , come vedremo , tutto , cioè l ' essenza della pittura , già allora , quasi trent ' anni fa , una mostra come quella di Palazzo Grassi , Il Rinascimento a Venezia e la pittura del Nord ai tempi di Bellini , Dürer e Tiziano , sarebbe sembrata impossibile , e persino impensabile . Resta , è vero , il tabù di Giorgione ( non è esposto alcun dipinto , ma soltanto un disegno del grande pittore , i cui capolavori sono pure a portata di mano , all ' Accademia di Venezia ) ; ma per il resto è presente tutto , il ' tout Venise ' e non con testimonianze marginali ma con i capolavori più emozionanti . Qualunque storico dell ' arte avrebbe voluto mettere insieme tanti capolavori , più per realizzare un sogno che per dimostrare una tesi , ma nessuno avrebbe potuto immaginare che , una volta messi uno vicino all ' altro , i dipinti avrebbero raccontato una storia così sorprendente . Nessuna storia scritta , nessun catalogo possono restituire l ' emozione di alcuni accostamenti , di alcune sequenze che dimostrano in modo inconfutabile ciò che si era soltanto intuito o immaginato . Un tripudio di delicatissime tavole , dopo il primo assaggio di un maestoso trittico di Giovanni di Alemagna e Antonio Vivarini , ci accoglie nella seconda ( in reatà prima ) intensissima sala : solo ritratti , da Petrus Christus , a Hans Memling , a Giovanni Bellini , a Lorenzo Lotto , attraverso Antonello da Messina . Sono personaggi , uomini veri , ricchi mercanti , giovani innamorati , fino al romantico Vescovo De ' Rossi del Lotto . In questa stanza si comprende , come mai prima , il tanto conclamato rapporto tra fiamminghi e veneziani , tra Nord Europa e Nord Italia . Due ' anime belle ' del Nord - est che dialogano e s ' intrecciano attraverso la mediazione di un meridionale , di un raffinatissimo ' terrone ' siciliano : Antonello da Messina . Come in una dissolvenza fotografica , i tratti del giovane uomo di Petrus Christus si confondono con quelli del Bernardo De ' Rossi di Lorenzo Lotto : carnagioni levigate , umori malinconici , ma soprattutto una profonda verità , prima interiore che esteriore . Questi ritratti sembrano definire uno spirito europeo , una nuova dimensione dell ' uomo , che domina il mondo con intelligenza e determinazione . Ecco , dunque , l ' uomo europeo . A Venezia identifichiamo i limiti del suo orizzonte , tra intelligenza e furbizia : quello disegnato nello sguardo obliquo e nelle sopracciglia volte all ' insù dell ' Uomo di Antonello . Superata la barriera di questi sguardi intrecciati , ritroviamo un altro incastro perfetto ( fino all ' errore di attribuire a un anonimo padovano il dipinto di un fiammingo in Italia ) nella serie di Crocefissioni di un seguace di Van Eyck , di Bellini e di Antonello da Messina , tutte composte secondo un medesimo schema e le medesime proporzioni . I rapporti tra le figure della sacra rappresentazione e il paesaggio sono perfettamente bilanciati , fino alla suprema armonia geometrica , una ' armonia mundi ' , del capolavoro di Antonello nel museo di Anversa dove , nonostante l ' imminenza della passione , la natura sembra prevalere sulla storia . Proprio come ancora oggi si avverte scendendo in Sicilia , dove l ' energia della natura prevale sul destino degli uomini ( si leggano le pagine bellissime del Gattopardo ) . Ancora diversa è la scelta di Bellini nella Crocefissione , proveniente da Prato , dove la natura e il paesaggio , pur forti e rigogliosi , sono segnati da una traccia profonda del passaggio dell ' uomo : lapidi , iscrizioni , architetture documentano una storia da cui dipende la Crocefissione di Cristo , ineluttabilmente . Abbiamo così indicato alcune varianti psicologiche di uno stesso impianto compositivo . Un altro aspetto sorprendente della mostra è l ' intuizione delle diverse grandezze di Antonello e di Bellini . I capolavori del primo sono monadi , universi compiuti e incomunicanti fino a quel teorema , sintesi di spazio italiano e di ambiente fiammingo , che è il San Girolamo nello studio proveniente dalla National Gallery di Londra ( dal cui prototipo derivano alcune scene d ' interno di Carpaccio , come nella Nascita della Vergine ) . I capolavori di Bellini hanno una continuità ideale , un respiro lungo che determinano una vertigine , uno schiacciamento del tempo . È emozionante trovarsi nello spazio delimitato da due opere di Giovanni Bellini eseguite a cinquant ' anni di distanza : la giovanile Trasfigurazione del Correr , in una natura mantegnesca , prontamente ammorbidita , e la Pietà dell ' Accademia , come un drammaticissimo Vesperbild in un coltivatissimo giardino chiuso dalla veduta di città . Due artisti , due stili , due sentimenti della natura in un solo uomo che ha raffinato la sua visione del mondo senza limitarla , accogliendo gli stimoli dei nouveaux philosophes sulla scena veneziana da Giorgione a Dürer , a Lotto , a Tiziano . Naturale che in questo fertilissimo clima possano muoversi tra leggenda e mistero , tra storia e natura , le Cortigiane del Carpaccio nel loro ritrovato ambiente : una terrazza in laguna sul cui sfondo si agitano gli attori di una caccia in valle . Altro miracolo impensabile negli anni Settanta , quando il dogma dell ' inamovibilità delle tavole aveva quasi un risvolto ideologico . Adesso da Malibu arriva un quadro , anche illegalmente esportato . E come non ci sono dogane , controlli e rivendicazioni , tanto meno ci sono ragioni tecniche che ostacolino il ricongiungimento di due parti ( e anche di due quarti ) di una stessa tavola . Insieme con il fiore che li riunisce esse appaiono indiscutibilmente nate dalla stessa mente e dalla stessa idea dello spazio , che fu già indicata e anticipata con diverso spirito dal grande Giovanni Bellini nella Allegoria degli Uffizi ( quella che io considero una ' ricreazione ' di Santi e Madonne dopo la posa per una Sacra Conversazione ) . Addirittura , visibili anche dietro , le due tavole ricongiunte sono unite pure da un sottile filo concettuale : in una , quella di Malibu , un ' trompe - l ' oeil ' con nastri e cerelacche ; nell ' altra , cerelacche e nastri veri applicati nel tempo . La mostra cresce ancora nell ' offerta di emozioni , avviandoci nella zona calda , dominata da una sequenza di capolavori ( Mantegna , Cima da Conegliano , ancora Bellini , ancora Lorenzo Lotto ) , Albrecht Dürer presente con due opere capitali , rigorosamente su tavola , l ' uno del primo , l ' altro del secondo viaggio italiano : la Madonna con il Bambino tornita nelle forme come una scultura , in particolare nel bambino , quasi d ' alabastro , smagliante nei colori , illuminata nel fondo da una luce già elettrica . Il dipinto era il gioiello più prezioso ( e più difeso ) della collezione di Luigi Magnani , un quadro mitico scoperto in un convento di clausura di Bagnacavallo . Degno di Raffaello e di originalissima composizione è il Cristo fra i dottori dello stesso Dürer , risolto nell ' idea di una ruota di personaggi caricaturali e deformi intorno a un nodo di mani , motivo originalissimo e senza precedenti . A partire da questa opera , molto verrà dal più eretico dei pittori veneziani : Lorenzo Lotto , di cui è pur presente un capolavoro giovanile nato più nello spirito di Dürer che in quello di Giorgione e Bellini : Allegoria della virtù e del vizio . E siamo sempre agli inizi del Cinquecento . Altri capolavori si affollano nelle sale per documentare altri cent ' anni di pittura tra Venezia e il Nord Europa : Tiziano , Bassano , Veronese , Tintoretto . Ma forse il più commovente , sintesi perfetta di cultura veneziana e civiltà olandese , è la Venere tenera e infantile di Lambert Sustris , che non teme il confronto con un analogo Tiziano . E se Sustris può apparire più desiderabile di Tiziano , possiamo essere certi che questa mostra è perfettamente riuscita .
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La civilizzazione del popolo è la conseguenza di sua istruzione . Sinora il popolo è stato manodotto con l ’ esempio e con l ’ entusiasmo , oggi è chiamato a concorrere al grande edifizio della restaurazione italiana col senno e col braccio . Guai se sarà soverchiato da una casta , o sperperato dalla influenza molteplice degli utopisti . Popolo napoletano , è tuo retaggio il discernimento . La Grecia civilizzatrice di Europa che diede leggi a ’ popoli liberi , per mantenersi in libertà , spediva qui i suoi figli ; essi furono gli avi tuoi . Il sangue greco si confuse col sangue latino ; la Magna Grecia col Lazio addivenne una sola famiglia di eroi e di sapienti . Tu puoi vantare anzi di ogni altra parte d ’ Italia più grandi uomini , e in numero maggiore , e sino nell ’ ultima classe ricordi un uomo , che fé tremare lo straniero , e con la parola reggere da sovrano la moltitudine sollevata nel pieno del suo furore . Gli aurei secoli di Napoli ritorneranno se con efficacia il saggio governo attuerà il progetto della istruzione , e il popolo corrisponderà . Cessi la servile imitazione nelle arti , il genio d ’ inventare è il carattere esclusivamente del popolo italiano ; giovani , istruitevi e sarete padri di nuove invenzioni . La natura è indefinitivamente modificabile , sono inesauribili i suoi tesori , li scuopre l ’ istruzione . Che dirà lo straniero ? L ’ Italia sa imbrandire solamente la spada per distruggere , non sa edificare su i frantumi aborriti ed abbellirsi ? Alle guerre succede spesso l ’ ignoranza , da questa prende motivo il dispotismo per dominare ; l ’ Arabo guerriero e capo di religione brutale vietava a ’ suoi seguaci l ’ istruirsi per corroborare la sua autocrazia . E che ? sul terreno della libertà combatterete per un concetto del quale ignorate la natura ? I giovani che compongono l ’ eletto ceto della Guardia Nazionale garanzia del popolo e del re se trascureranno la scienza delle leggi , e d ’ istruirsi fin dove si estende il reciproco dritto del popolo e dell ’ imperante saranno ciechi strumenti egualmente della giustizia e della ingiustizia . Fin da oggi la patria dimanda alla gioventù : che farai un giorno per me ? Quale storia aggiungerai a quelle , onde la mia grandezza rifulge ? Giovani andate a raccogliere nelle scuole le gemme ed inghirlandate la fronte della nostra madre l ’ Italia . È vero : spetta al governo incoraggiare le scienze e le arti ; ma deve concorrervi ancora l ’ opera de ’ cittadini agiati . Un governo è senza dubbio eccellente allorché progredisce l ’ economia sociale del paese . Noi non siamo parteggiani di alcun sistema , solo facciamo riflettere che i due primi produttori , e principali obbietti dell ’ economia sono agricoltura ed arti . Il commercio suppone la fecondità ; perché si abbia la prima e si realizzi la seconda conviene si attivi l ’ emulazione dell ’ una , la perfezione delle altre . L ’ esposizioni annuali delle più importanti produzioni agricole ed artistiche sono commendabili , le onorificenze sono una spinta efficace , ma non conseguono oggi il fine completamente . La classe degli agricoltori è la classe più povera e più disprezzata , quantunque ella sia la prima produttrice . Manca il denaro a chi volesse industriarsi a migliorare il suo fondo . Il governo pensi soccorrerli anticipandogliene le spese da rivalersene dalle derrate ; formandosi a tale oggetto un monte in ciascuno de ’ comuni a benefizio del colono più industrioso . Vi sono degli artigiani che potrebbero avvanzarsi nel loro mestiere ; ma la loro opera è disprezzata perché manca di quell ’ apparecchio e di quei finimenti , che trovansi ne ’ lavori de ’ forestieri . I cittadini capitalisti invece d ’ impiegare ad usura il loro denaro con discapito notabilissimo della società , se sono amanti del lustro della loro patria aiutino gli artigiani , si formi una società ausiliatrice di essi , ed orni le nostre abitazioni il lavoro dell ’ Italiano , ci vesta l ’ industriosa mano del connazionale . Il frutto della terra esuberante , la materia grezza che supera , esca da ’ nostri porti , e vi entri quella che a noi manca , e sarà più il denaro che entrerà nella penisola , che quello che uscirà ; poiché di derrate abbondiamo più dello straniero : ed un tempo le nostre manifatture saranno ricercate dalla Francia ed invidiate dalla Gran Brettagna : all ’ uopo proporremo di tratto in tratto al diletto popolo taluni progetti economici . Se all ’ egoismo desolatore succederà la filantropia vera non finta , pratica non teorica , ne ’ fatti non già ne ’ detti , Italia si dimenticherà delle lacrime della sua vedovanza e giubilerà al riaprirsi a ’ figli suoi un ’ era di prosperità e di grandezza .
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Si torna a discutere sulla consistenza per non dire sulla esistenza della lingua italiana ! Era tempo ! Da qualche anno la formidabile questione era stata lasciata in disparte , non era più stata dibattuta . Non si poteva certo confidare che la pace avesse quetato le instancabili ire delle fazioni avverse , piuttosto c ' era da temere in qualche cataclisma , quasi era più credibile che la lingua italiana fosse davvero per iscomparire . Fortunatamente ecco che ad avvertirci della sua prosperosa vitalità la disputa tanto pratica ed opportuna si è novamente accesa , ed oggi si incomincia a dissertare con una freschezza e una abbondanza spontanea di argomentazioni , fra l ' attenta meraviglia degli ascoltatori , come se non se ne fosse mai trattato , come se si fosse proposto il più inaudito problema sul misterioso avvenire . Ora si apre un bel periodo di nudrite discussioni , in confronto delle quali impallidirà il ricordo delle dense orazioni che reciprocamente si lanciavano quelli eroici dottori della scolastica contrastanti intorno alla gerarchia degli angeli . Nel mondo germoglia bensì qualche cosa di nuovo , c ' è pur qualche novità presso di noi che vorrebbe richiedere il nostro pensiero e la nostra opera ; taluni quesiti anche fastidiosi cercano di occupare la nostra perspicacia , ma tutto ciò sta per passare in seconda linea , un ' ansia ben più urgente ci scuote senza tregua , noi dobbiamo sapere se vi è o no una lingua italiana , e se vi è dobbiamo sapere che cosa è e come sta . Mentre l ' Europa si dilaniava con guerre atroci e non si sapeva neanche con qualche approssimazione se la durata della propria vita avrebbe toccato il domani , bisognava a qualunque costo , assolutamente , acquistare la certezza se il tale ordine di cherubini era o no superiore al tale altro di serafini . Oggi in cui noi ci troviamo in uno dei supremi momenti della storia , in cui stiamo sulla vetta di un valico millenario di civiltà , in cui sotto altre forme sta per riapparire , mediante le macchine , una condizione straordinaria di vita sociale , verificatasi con la schiavitù soltanto una volta nel lungo cammino umano , oggi infine in cui sta per deliberarsi l ' impero del mondo noi siamo presi da una irresistibile urgenza , quella di accertarci se abbiamo o no una favella , se quelle che ci escono di bocca sono parole di un idioma o rauchi suoni di uno strano e innominabile gergo . Noi dobbiamo essere ben sicuri del fatto nostro , della nostra situazione e delle nostre rendite se ci è dato di concederci il lusso di tali esclusive preoccupazioni . Ma non per niente Roma , che è stata la culla della più interminabile stirpe di verbosi grammatici , che vanta accanto al Corpus juris , la mole degli scritti grammaticali su cui si eleva il greve edificio di Prisciano , non per niente Roma è divenuta , se non il centro , la capitale d ' Italia . La questione sull ' esistenza della lingua italiana oltre che la questione princeps di tutta la nostra letteratura , è stata e pare che continui ad essere il più chiaro sintomo della vitalità del nostro idioma la manifestazione più caratteristica della nostra attività letteraria . Quasi si potrebbe affermare che la lingua italiana è sorta per dar luogo alla questione sulla sua esistenza , questione la quale ha assunto un interesse maggiore del suo oggetto , talché come si è continuato a disputare dell ' esistenza di un idioma italico quando questo c ' era , se ne continuerà ancora a discutere quando non ci sarà più . Si è cominciato a porre in dubbio che la lingua italiana esistesse fino da quando essa trionfalmente si affermò nella vita col più imperituro monumento , col massimo capolavoro mondiale la Divina Commedia , e colui istesso che la aveva tratta dal gorgo dell ' anima collettiva e la aveva di un tratto spiegata limpida e perfetta e di universale potenza , come dopo secoli di elaborazione , colui istesso che la aveva in un sol libro inventata completa e magnifica , fu altresì il primo a iniziarne la discussione . Accanto alla Divina Commedia non si deve dimenticare il De vulgari eloquentia . E da allora il dubbio più non disparve , la contesa più non si estinse , e tanto più le voci si levarono alte e tanto più il dibattito fu vivace in quanto la lingua così affermata e negata dava prova più luminosa della sua vita energica e feconda . Ad ogni generazione letteraria la contesa rinasce , ad ogni nuovo scrittore si sente il bisogno di chiedere se la lingua che viene adoperata è o no italiana . Così si è fatto da Dante fino a Carducci e a D ' Annunzio attraverso il Petrarca , l ' Ariosto , il Marino , l ' Alfieri , il Manzoni , così si fa oggi in cui , mancando una qualche nuova grandiosa affermazione individuale , si ha nel miglioramento generale dell ' eloquio una attestazione collettiva di italianità . Ben si può ritenere che la maggior parte delle opere scritte in italiano trattano se l ' italiano esista o no , e dopo sette secoli di duello verbale , dopo sette secoli di parlatura e di scrittura italiane , la questione non si è inoltrata d ' una linea verso il suo risolvimento , siamo ancora come al primo giorno e oggi la si sta ripresentando tal quale . Già ne abbiamo avuto il preannuncio in due lavori differenti per indole e qualità dei rispettivi autori , ma concordi nel significato . Appartiene il primo a un giovane scrittore , un narratore arguto , uno spirito delicato e profondo , una coscienza retta e nitida in cui le cose e le idee si rispecchiano con intatta purezza , Alfredo Panzini , ed è il Dizionario moderno ; appartiene il secondo a uno scrittore non più giovane , un espositore facile e schietto , un rappresentatore abile ed evidentissimo , Edmondo De Amicis , ed è l ' Idioma gentile . Il Panzini premette al suo Dizionario ciò che il De Amicis svolge nel suo Idioma , l ' uno sfiora in poche righe ciò che l ' altro studia in un capitolo , ambedue rimettono in discussione i capi saldi della lingua , i punti più notevoli intorno a cui anche in passato si era aggirata la famosa controversia : opposizione della lingua ai dialetti - sua attitudine alla rappresentazione della vita - lingua scritta e lingua parlata - intromissione di parole nuove straniere - stato presente della lingua - sua attitudine ad evolversi . Ambedue ricercano ciò che si può dire e non si può dire , e perché si può o non si può , ambedue riprendono gli eleganti dibattimenti dei puristi , ambedue s ' intrattengono sull ' uso e sul non uso , sulla sanzione popolare e sulla lingua preziosa , ambedue cercano di difendere e di celebrare e persino di far conoscere la vera lingua italiana , la bella lingua della patria , come se già presentissero gli attacchi degli avversari . Da qui al ristabilirsi della disputa in tutta la sua pienezza non vi è che un passo . E il passo si compirà . Come già vi è chi asserisce che non esiste una letteratura nazionale , come testé tra l ' Ojetti e il Bracco si è discusso intorno all ' esistenza di un teatro nazionale , domani nelle ricerche e nelle critiche che si faranno circa i due libri sopranominati si dirà dagli uni che noi non abbiamo una lingua nazionale e dagli altri che non l ' abbiamo mai avuta più di adesso splendida e sonora . Io stesso , che pur mi domando quasi irosamente , che cosa sia infine questa serie di parole che ci esce dalla bocca e dalla penna e che non si può ragionevolmente attribuire al turco , al cinese , all ' ottentotto , io stesso , malgrado le mie intenzioni in contrario , sono portato invincibilmente a discutere su questo rompicapo , a aprire anzi il fuoco della discussione . Ma io non voglio imporre alcun apprezzamento decisivo né infliggere alcuna esumazione storica di precedenti . Io mi limiterò a una osservazione particolare che è di solito trascurata . Si è già in passato accennato alla perniciosa antitesi verificantesi presso di noi tra lingua scritta e lingua parlata in causa dei dialetti , del poco onore in cui è tenuto un bel parlare e della tendenza delle classi signorili a usare una lingua straniera . Ma di questa antitesi che è il fondamento e il movente di tutta la questione non è stata calcolata tutta la portata . Manca a noi e in genere a tutti i popoli moderni la serenità contemplativa dei Greci antichi in cospetto e sotto le spire delle passioni , manca a noi il dominio estetico delle passioni e perciò ci manca la grande arte tragica , la quale consiste essenzialmente nella rappresentazione estetica e quindi impassibile del più veemente furore . Era proprio il gesto più delirante , l ' agonia convulsa del guerriero ferito , lo schianto della madre orbata del figlio , che il Greco voleva vedere espresso nell ' atteggiamento più nobile e armonioso ; era l ' impeto delle più terribili furie del sentimento che il Greco voleva ascoltare rivelato nel discorso più illustre e perfetto , col massimo decoro verbale . La lingua artistica , la lingua letteraria era per il Greco dei tempi di Sofocle la lingua più fervida di vita , la lingua della passione . Per noi è l ' opposto ; il linguaggio letterario ci disturba e ci contraria nella espressione della passione ; nei momenti tragici quanto più il discorso è incoerente e rozzo e la parola si riadduce all ' urlo primordiale tanto più ci piacciono . Da qui l ' opposizione fra lingua scritta e parlata , poiché gli scrittori anche nelle scene di passione serbano una certa dignità di linguaggio a cui nella azione diretta l ' uomo rinuncia e da cui repugna . Ma altrove , in Inghilterra e in Francia , tale opposizione è meno sentita per l ' identità fondamentale delle due forme di espressione letteraria e parlata , di cui l ' una è soltanto più raffinata dell ' altra ; presso di noi invece diventa antitesi irrimediabile , diventa differenza irreducibile , poiché le due forme di espressione si traducono in due lingue differenti : lingua scritta o italiano , lingua parlata o dialetto . L ' inglese e il francese per quanto avverta che la scena di passione ascoltata in teatro o letta in un romanzo ha una struttura verbale diversa da quella della istessa scena nella vita reale , non ne è urtato ; si tratta in fondo della stessa lingua e le differenze non sono che di grado ; l ' ascoltatore o il lettore italiano invece si trova di fronte a un parlare che non è il suo , che non è quello che egli adopera nella vita vera , e perciò è portato a ritenere che la lingua scritta o letteraria non sia la sua lingua , non sia una lingua naturale , ma un artificio , una convenzione che si può modificare ad arbitrio , che si può respingere od accettare . Su questo strano , ma inevitabile concetto che noi abbiamo del nostro idioma , lasciate lavorare i retori ! Non si stancheranno più , e ancora il meno che possano fare si è di negare la lingua di cui si valgono per la loro negazione .
LANA E SILENZIO ( Bianciardi Luciano , 1954 )
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Valdagno , aprile - Il palazzotto dei conti di Valdagno è una moderna costruzione massiccia di pietra biancastra , con due avancorpi che sporgono e fan pensare a torri d ' angolo rimaste incomplete , ed una decorazione di falsi merli . Grandi alberi verdi chiudono la corte silenziosa , dove si intravedono due grossi cani che si disputano un osso ed a tratti la divisa di tela coloniale di una guardia giurata . Gira tutto intorno un alto muro , rotto a tratti da cancelli chiusi . Il castello si leva sulla cima di una breve collinetta , che domina il grigio complesso degli stabilimenti , e la cittadina , distesa sulle rive dell ' Agno , un torrentaccio sassoso che percorre tutta la vallata , per gettarsi da sinistra nel Bacchiglione . Valdagno deve il suo nome alla posizione centrale in questa lunga vallata verde , chiusa in fondo alla mole grigia del Pasubio . Sulla destra c ' è il paese vecchio , sulla sinistra la cittadina nuova , tutta lucida , pulita ed anonima . Si chiama Valdagno Nuova : qui sorgono i grossi edifici che capitano le istituzioni sociali di Marzotto , le scuole , tutte intestate a V.E. Marzotto ( fa eccezione il Liceo Classico , che , grazie alle celebrazioni di un centenario , ha avuto in sorte il nome del Trissino ) , lo stadio dei fiori , la tenuta « Favorita » , la grande piazza chiusa in fondo dal cinema Rivoli , di cui scintilla al sole l ' immensa facciata di maiolica verde . Un vento freddo che vien giù dalle piccole Dolomiti infila le strade ed il lungofiume , deserti . I locali pubblici sono vuoti : il vasto salone del circolo ENAL è pieno di tavoli e di poltroncine nichelate , disposte in bell ' ordine geometrico , ma non c ' è nessuno a sedere . Due operai in un angolo , giocano silenziosamente a carte . Di sopra c ' è la palestra e la piscina coperta , da qualche tempo chiusa , e forse per sempre . Un giovane negoziante mi spiega che nessuno la frequenta mai , che con gli incassi non recuperavano nemmeno un decimo delle spese per riscaldare l ' acqua , e perciò han deciso di chiuderla . Anche lo spazio delle bocce è deserto . B mezzogiorno di domenica , ed a Valdagno nuova non si vede nessuno . Da qualsiasi parte il visitatore giunga a Valdagno , non mancherà di scontrarsi con l ' onda circolare del mito dei Marzotto : i loro stabilimenti , le loro previdenze sociali , l ' impresa agricola di Portogruaro , la squadra di calcio in serie D , le rendite immense . La scuderia di macchine da corsa , il premio letterario , gli alberghi Jolly , i saponi di bellezza , l ' alta dichiarazione di redditi , il figlio più giovane che danza con la Pampanini . L ' onda del mito qualche volta ci arriva anche riflessa , ed ecco infatti cosa scrive su di un numero di Le Monde ( 4 novembre '53 ) Marcel Chaminade : « Tutto è chiaro e pulito , immacolato , come un giocattolo nuovo appena tirato fuori dalla scatola . Un giocattolo nuovo , appunto , che non diverte nessuno . Questa cittadina lucida , anonima e triste ci sembra di conoscerla già , di averla letta da qualche parte : ecco , pare una cittadina sovietica , conce la descriverebbe un " liberale di sinistra " . La fortuna di Marzotto cominciò più di cento anni or sono , nel 1838 , quando il fondatore , nonno ed omonimo dell ' attuale conte di Valdagno , mise su una piccola fabbrica di 12 operai , con un capitale di 2.000 lire ; a quel tempo Valdagno era un paesino di 3.000 abitanti . Quarant ' anni dopo la popolazione era raddoppiata , e gli operai erano saliti a 400 . Tre anni più tardi , nel 1879 , un altro stabilimento fu aperto nella frazione di Maglio , ed al principio del secolo l ' industria di Marzotto aveva già una consistenza notevole , con 1.700 operai , che salivano a 3.000 nel 1920 ed a 6.000 nel 1931 , quando si aprirono altri stabilimenti a Manerbio , Brugherio , Mortara . Finalmente , all ' inizio della seconda guerra mondiale , si aprivano anche le fabbriche di Brebbio e di Pisa . Oggi , Valdagno , con le vicine frazioni , è una cittadina di quasi trentamila abitanti , che lavorano tutti , direttamente o no , per i Marzotto . Gli stabilimenti producono diciassette chilometri di tessuti al giorno , impiegando oltre 7000 operai e 500 impiegati . Gli operai sono quasi tutti di recente origine contadina ; molti conservano una loro piccola proprietà al paese di provenienza , Cornedo , Castelgamberto , Trissino , Brogliano , Recoaro : quasi duemilacinquecento in tutto , che ogni giorno vengono al lavoro con il treno di Marzotto , o con gli autobus di Marzotto . Agli inizi del '52 la direzione mise in programma il licenziamento di 1500 operai : impianti più moderni consentivano la stessa produzione con 6.000 operai . I licenziamenti non si fecero , ma in cambio oggi metà del personale lavora ad orario ridotto , 4 o 6 ore : sono i reparti di filatura , cardatura , pettinatura , mentre i tessitori lavorano a pieno regime , anzi , hanno turni quotidiani di nove ore . Il lavoro dei tessitori è pagato in ragione di 46,70 lire per ora , oltre la contingenza , purché sia raggiunta la norma giornaliera di 30mila battiti : sopra la norma si retribuisce il cottimo , sotto la norma si applicano multe . In complesso , lavorando a ritmo di cottimo , l ' operaio qualificato Lorenzo Griffani mi dice che raggiungeva , con moglie ed un figlio a carico , le 45.000 lire mensili . Il giovane Carpanini , che fa i il magazziniere , e che è stato campione veneto dei pesi piuma , mi mostra il foglio paga : mamma e sorella a carico , il totale è di 35.929 lire . Si tratta insomma dei minimi contrattuali . Diversa è la situazione degli impiegati , che si staccano nettamente dagli operai per una sorta di partecipazione agli utili , per mezzo di un premio mensile di produzione . Un impiegato amministrativo , diti categoria , riceve ogni mese circa 60mila lire , oltre al premio che si aggira sulle 15mila . Man mano che si sale nella scala gerarchica dell ' apparato burocratico , che è massiccio , e forse sproporzionato ( 500 impiegati , oltre a 200 guardie giurate ) crescono anche gli stipendi , in misura geometrica , e di conseguenza cresce anche il tono della vita e del costume . Gli impiegati di grado più alto ed i dirigenti di azienda hanno le loro villette , dai nomi esotici ( « Candia » , « Capri » , « Marocco » ) possiedono una macchina , frequentano locali riservati , si cimentano , ogni domenica , nel tiro a volo , in cima al monte Miravalle . Agli operai sono riservate le istituzioni sociali e ricreative , il maggior vanto sociale dei Marzotto . Alcune sono a Valdagno , come la maternità , l ' asilo nido , l ' orfanotrofio , la poliambulanza , la casa di riposo , il ricreatorio femminile , il circolo operaio , la scuola di musica , solfeggio , canto e giardinaggio ; altre sono in montagna , come la colonia alpina « Dolomiti » , od al mare come il villaggio di Fesolo . Grande posto si è fatto alle istituzioni sportive : la palestra , la squadra ciclistica , quella di hockey a rotelle , quella di pallacanestro , il circolo alpinistico , i campi di tennis , la sezione di scherma , il gruppo pugilistico , le due piscine per il nuoto ed i tuffi , le bocce ed il ping - pong . In complesso circa 400 giovani sono interessati a questa attività sportiva . Stranamente limitata è invece la piccola e disorganica biblioteca del CRAL : 4.100 volumi , in gran parte di inferiore od infima narrativa : una recente deliberazione consiliare l ' ha tolta al circolo operaio , per costituire il primo nucleo della Biblioteca Comunale , che si chiamerà , naturalmente , «V.E . Marzotto » . Tutto il complesso di attività sociali e ricreative ha avuto , nel '49-'50 , un bilancio di circa 120 milioni , coperti per due terzi dai rimborsi degli operai , per un terzo dalla direzione . Ogni operaio ha diritto ad un appartamento di quattro o cinque stanze , per cui paga 60.000 lire annue : il licenziamento provoca automaticamente , a distanza di quattro mesi , la rescissione del contratto d ' affitto . Su che cosa si fonda , in definitiva , il mito dei Marzotto , perché tale , ormai , lo possiamo considerare ? Marzotto ha potuto creare la sua industria , con i suoi metodi , in questa lontana valle del vicentino , quasi ai confini con il Trentino ; i suoi esperimenti in altre parti d ' Italia , per esempio in Toscana , hanno dato , e non poteva essere diversamente , risultati negativi . Ha potuto far questo in una provincia italiana storicamente assuefatta alla scarsa autonomia , ed alla soggezione , fosse quella dei Longobardi , dei Da Romano , di Padova , di Venezia , degli Asburgo . L ' infanzia della Controriforma , ed in generale del clero cattolico , si è fatta e si fa sentire in maniera determinante . Le crociate antiblasfeme che ancor oggi si organizzano con successo nel vicentino , sarebbero incomprensibili in altre parti d ' Italia . I cartelli che propongono di sostituire la bestemmia con espressioni foneticamente simili , ma innocue ( Orcocane , Sallustio , Sacripante ) farebbero ridere altrove : qui le prendon sul serio , pro o contro , quasi tutti . E Marzotto non a caso ha affidato a preti e monache la direzione dei suoi istituti sociali . A Valdagno si contano otto parrocchie , ciascuna con almeno tre sacerdoti . l ; arcipretura è una carica assai ambita , anche perché due ex arcipreti sono diventati vescovi a Reggio Emilia ed a Pordenone . La popolazione , come si è detto , è tutta di formazione contadina : ancor oggi si dice , fra gli operai , « andare a far opera » per significare « recarsi in fabbrica » : un ' espressione tolta di peso dal gergo della campagna . « Servo » e « serva » per « operaio « è di uso comune ; e per nulla offensivo . Non c ' è un tono di rimpianto in questa frase , che leggiamo in una pubblicazione ufficiale commemorativa : « L ' arte della lana aveva ottenuto dalla chiesa che i preti raccomandassero dall ' altare il lavoro bel fatto - pena - in caso contrario - un ' ammonizione , una seconda ammonizione e poi addirittura la scomunica , oltre a una multa da portare in chiesa , specialmente se s ' era commesso il reato di annaspare la matassa con più di un filo » . La corporazione della lana appunto : si tende , licenziando un operaio , a sostituirgli un altro membro della sua stessa famiglia , meglio se dell ' altro sesso : la percentuale delle donne supera già largamente la metà , e tende a crescere . Le donne , oltre che economicamente più utili , sono anche più facili a governare ; gli uomini è meglio che restino legati alla terra , a coltivare il poderetto . In seno alla corporazione si tende a creare la casta chiusa : in questo senso vogliono avere le alte retribuzioni degli impiegati , ed i risultati finora raggiunti , cioè l ' isolamento rispetto agli operai , ne sono una conferma . Nell ' interno della categoria si mira a diffondere uno spirito particolare . La direzione ha redatto una sorta di vademecum dell ' impiegata modello , con una serie di consigli , seguiti da un quiz sul quale l ' impiegata può controllare il suo grado di perfezione , e cercare di elevarlo : « Se non ti senti di farlo non elogiare il tuo superiore , perché noi qui non ti si dice di essere ipocrita ; ma se ricorderai che gli elogi schietti fanno sempre piacere a tutti , non lascerai occasione favorevole per parlare bene di lui » . E più avanti : « Se devi rispondere al telefono ricordati che in quel momento tu sei la voce della ditta e quindi devi dare ad essa la massima musicalità » . La norma che riguarda il parlare al telefono è seguita da un ' altra , che raccomanda il silenzio : « Una buona norma per vivere tranquilla è tacere . Taci sui tuoi dispiaceri personali , sui pettegolezzi d ' ufficio e non di ufficio . TACI PRINCIPALMENTE sui segreti del tuo lavoro . Se vieni a conoscenza di qualche notizia o di qualche rapporto confidenziale non divulgarlo . Questa è una buona norma per far carriera e per farsi benvolere » . L ' opuscolo è dedicato « a tutte le impiegate d ' Italia » che desiderano « far carriera e guadagnare » . È l ' unica vera forma di cultura che Marzotto riesca ad elaborare . Del premio letterario che è una manifestazione grossolana , mastoide e culturalmente insignificante , anche se ben dotata di milioni , gli operai non hanno avuto tempo e modo di occuparsi . Ricordano appena che quella sera , sulla piazza principale , c ' erano molte macchine in più e che a notte alta arrivò Alida Valli . Mettere Marzotto sulla stessa linea di Olivetti o di Pellizzari sarebbe un grave errore d ' impostazione . Sugli operai si agisce fomentando un facile campanilismo . Le imprese sociali son quasi tutte ristrette alla valle dell ' Agro , e son tutte di chiaro intento propagandistico : la squadra di calcio che gioca in serie il è ciò che entusiasma i tifosi valdagnesi , e si realizzano infatti incassi da grande città . Quando c ' è la partita con la squadra di Vicenza , comperata di recente dalle lane Rossi , un ' industria concorrente , alla normale onda di tifo della provincia contro il capoluogo si accavallano motivi di rivalità industriale . La fortuna politica di uno dei Marzotto , recentemente eletto alla Camera , si fonda anche su questo : « Se Marzotto non vince , porta via gli stabilimenti » . La campagna fu condotta in maniera che è rimasta proverbiale , a base di fiaschi di vino , pacchetti di sigarette , e democratiche manate sulle spalle . Tutto il resto è magnificenza , che sta fra il fasto di una corte rinascimentale e gli hobbies di un industriale americaneggiante ; chi ritiene che , con la candidatura del figlio Vittorio , il vecchio conte abbia voluto crearsi una piattaforma per sostenere la sua politica industriale , probabilmente sbaglia . Marzotto , che riceve normalmente in casa sua onorevoli , ministri , alti prelati , e persino il presidente della Repubblica , ha ben altre maniglie a portata di mano . La realtà è che il conte ha aspirato invano , per anni , durante e dopo il fascismo , al laticlavio : non ottenendolo , la presenza alla Camera di uno dei figli lo compensa in qualche modo della sua assenza fra i padri coscritti . Anche le prodezze automobilistiche di Giannino , che han scandalizzato la ben pensante borghesia vicentina , a conti fatti sono una forma di magnificenza che si traduce in mito , ed in tanta efficace pubblicità . Un giovane intellettuale di Valdagno , che è consigliere comunale di parte socialdemocratica , mi dice che i bilanci del comune son sempre in sospeso perché non si sa quanto pagherà il maggior contribuente : il conte infatti non riceve , come tutti i cittadini , la normale cartella delle imposte , compilata dall ' ufficio . Lui stesso stabilisce quanto darà ; ed ogni anno aggiunge , munificamente , un regalo extra , per far la scuola nuova , od illuminare una strada . La lotta politica a Valdagno è scialba , ed in pratica i partiti politici , eccettuato quello comunista , che è un gruppo piuttosto piccolo , ma abbastanza attivo , non esistono . La Democrazia cristiana ha il suo punto di forza nell ' azione delle parrocchie : ottenne più di 10mila voti nel '45 , ma il 7 giugno se li vide dimezzare dalla concorrenza dei liberali , e cioè da Marzotto , la cui presenza nella campagna elettorale determinò anche lo sfasciamento dei socialdemocratici , che puntarono nelle amministrative del '51 e avevano avuto più di 3.000 suffragi , e si son ridotti a prenderne 162 . I 5.370 voti di Marzotto sono chiaramente voti padronali ; il Blocco Nazionale , infatti , non ottenne , il 18 aprile , più di 200 voti . I partiti di sinistra hanno ottenuto circa duemila voti , quattrocento in più rispetto al 18 aprile . Ed ecco la situazione sindacale . Nelle ultime elezioni , per la Commissione Interna , si sono avuti 5.605 votanti ( altissimo perciò il numero degli astenuti ) e 4.989 voti validi ( 260 schede nulle e 356 bianche ) . La CISL ha raccolto 2205 voti ; 1941 sono andati alla FIOT ( aderente alla CGIL ) : 343 ad una lista indipendente , chiaramente sostenuta dalla direzione ; per la prima volta , e solo nella sezione elettorale di Valdagno , ha fatto capolino la lista fascista della CISNAL , ottenendo 305 voti . I seggi in Commissione Interna sono così divisi : 10 alla CISL , 9 alla CGIL , 2 agli indipendenti ed 1 alla CISNAL . La lista indipendente , come era da prevedersi , ha avuto largo successo ( quasi la maggioranza ) fra gli impiegati . I poteri della Commissione Interna , come sta accadendo in quasi tutte le industrie italiane , si van restringendo : uno dei membri della vecchia CI , l ' operaio specializzato Lorenzo Griffani , è stato sospeso di recente per aver attaccato la direzione sudi un foglio di partito . Aspetta il licenziamento . Manca qualsiasi forma di direzione operaia nelle istituzioni sociali e ricreative ; al Circolo ENAL non elegge un comitato direttivo sin dal 1945 ed a conti fatti è questa la ragione per cui gli operai non si divertono con il giocattolo n uovo di papà Marzotto . A mano a mano che diventano maggiorenni , decidono di scegliere da sé i loro divertimenti e tutta la loro vita .
La California non è l'Italia ( Vespa Bruno , 2000 )
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« Spiega perché la California non è l ' Italia » mi dice Carlo Rossella , mutuando il titolo di un libro di Franco Tatò . « Ma resto soltanto tre giorni ... » . « Scegli qualche tema che ti colpisce e scrivi una specie di diario » insiste . E mi fa sentire , si passi il paragone immodesto , come Montanelli quando nel'52 il Corriere lo mandò a raccontare New York . Gaetano Afeltra , allora redattore capo e anima del giornale , aveva fatto il suo viaggio più lungo da Amalfi a Milano . « Eppure » scrisse Montanelli « eccomi al Waldorf Astoria ad aspettare che Gaetanino mi chiami da Milano per sapere da che parte devo cominciare per render chiara l ' America , la mia America , ai lettori » . Il problema è che allora l ' America , a cominciare da Afeltra , non la conosceva nessuno . Adesso la California la conoscono in molti . Il tentativo , dunque , è pericoloso . Comunque , proviamo . Le città . Los Angeles è fatta a misura d ' auto . Sarà un caso , ma il pomeriggio in cui sono andato a spasso in centro , diciamo così , i pedoni erano scomparsi . Sbucano dai garage sotterranei , entrano in uffici e negozi e arrivederci . La via Monte Napoleone di Beverly Hills si chiama Rodeo drive , è piena di raffinate luci natalizie e di negozi di balocchi per grandi : vestiti , orologi , oggetti più diversi con una sola cosa in comune : il lusso sfrenato . Le grandi griffe italiane dominano il quartiere . Se sapete quanto costa una borsa in Italia , entrate a domandare : vi chiederanno il triplo . Accidenti all ' euro , qui siamo poveri in canna . Chiedo a un amico come mai qui non esiste il problema del parcheggio . « Vengono a fare spese con l ' autista » risponde . Se a Los Angeles si va dal pienone delle autostrade urbane al deserto dei quartieri chic , San Francisco è tutt ' altra storia . A Chinatown trovate più cinesi che a Pechino , a North Beach siete in Italia . Il vecchio Caffè Trieste è un ' istituzione , il sabato si suona e si canta , una signora sta scrivendo un libro sulla storia vissuta tra questi tavoli . Alla chiesa di San Pietro e Paolo dicono messa in italiano e in cinese . Ho incontrato due sposi che salivano sulla carrozzella bianca . Per i parenti c ' era una limousine bianca lunga quanto un bus . L ' ambiente . A Beverly Hills e a Bel Air , dove vivono gli attori più ricchi di Hollywood , lavorano 20 mila giardinieri e si vede . Per chilometri incontri solo siepi bellissime e piante d ' ogni specie che segnano il confine tra una invisibile villa e l ' altra . Se dimentichi di comprare il pane , devi provvedere con l ' elicottero . Le spiagge di Malibu e di Santa Monica in questa stagione sono incantevoli : nelle ore più calde si può prendere il sole in costume . Anche se nei giorni feriali non c ' è quasi nessuno , la vigilanza è strettissima . Sulla sabbia non trovi un pezzo di carta o una cicca nemmeno se bandisci un concorso internazionale . Ogni trenta metri c ' è un bidone per i rifiuti . Per chi sporca la multa è di mille dollari , 2 milioni e 300 mila lire . Noi siamo più poveri . Ma se multassero di mezzo milione chi getta una busta di plastica in mare o un cartoccio sulla sabbia , l ' Italia diventerebbe un altro paese . Le donne . Sono stato alla festa per i quarant ' anni di attività di Valentino . Mi ha detto Flavio Briatore , che accompagnava la bellissima Naomi : « Celebriamo un mito . Reggere quarant ' anni in quest ' ambiente è straordinario » . Valentino qui è a casa sua più che a Roma . Come Pavarotti . Venerato da donne bellissime , si gode un successo costruito abito dopo abito . Non sono pratico di dive e di modelle , fino a Claudia Schiffer arrivo da solo , poi chiedo a qualche Virgilio di condurmi per mano in questo mondo fatato . Quella è Anjelica Huston , quello schianto è Charlize Theron , ma sì , la donna - Martini . Bellissima Ivonne Sciò come Jennifer Beals ( Flashdance ) ed Elisabeth Hurley . Bella la Herzigova , ma lì giochiamo in casa . Giudizio complessivo : alte come giraffe , splendide , sederi e tette perfetti . Ma tutte uguali , meglio le italiane . Musei . Il nuovo Getty Center di Los Angeles lascia senza fiato . Mai visto niente di più bello e funzionale . Non si paga il biglietto , come nei nostri musei siciliani , e questo non sta bene perché l ' arte costa e non si regala . ( Perché nella romana San Luigi dei Francesi non si recinge un settore di preghiera e non si chiede un biglietto per vedere e mantenere gli straordinari Caravaggio ? ) . Ma il vecchio Getty e i suoi eredi hanno voluto donare questo splendore agli Stati Uniti e a caval donato ... Non ci sono impianti di allarme visibili , la vigilanza è strettissima , ma discreta e cortese . I custodi sono assai meno colti dei nostri : a Brera o al Poldi Pezzoli possono farsi scoperte magnifiche . Negli Usa si investe molto in cultura perché il fisco è generoso . Premia i Paul Getty , ma rende integralmente detraibili anche le centomila lire della tessera di socio del Moma a New York . In Italia , dove l ' arte potrebbe mantenerci tutti da signori , il fisco è miope . Per usare un eufemismo .
PROGRAMMA ( GIGLI OTTAVIO , 1862 )
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Ma non parmi abbia coraggio chi si sforza di non vedere il proprio male , bensì chi vede , il guarda ; e ci proveda ; né ha poi amore , o almeno amore virile , chi illude l ’ infermo , e lo ninna quasi fanciullo , ma colui che gli palesa le infermità , quali ei le vede , studiandole sinceramente , attentamente ... C . Balbo Molto si è fatto per dare a questa Italia libertà , indipendenza ; ma non possiamo dire che fra tante meraviglie di valore militare e di senno civile , noi siamo giunti al compimento de ’ nostri desideri , e il magnanimo re nostro Vittorio Emanuele ben rispondeva il primo dell ’ anno alla deputazione della Camera de ’ deputati : “ Signori , voi molto avete fatto , ma resta molto da fare . ” Resta , dirà taluno , che l ’ esercito debba esser potente ed in punto di guerra , che le leggi uniformi e omogenee fortifichino l ’ interno ordinamento , che il commercio , e l ’ industrie si accrescano , la finanza trovi modo di non ricorrere a prestiti , e si valga delle nazionali ricchezze , vi sia la concordia delle parti per essere rispettati e temuti . Ma v ’ è pure un ’ altra necessità , ricorderemo noi , alla quale non si pensa come si dovrebbe , ed è il perno di tutta questa mole a cui si vuol dare un moto che è la vita della nazione . Essa consiste nell ’ intelligenze illuminate , e nei cuori educati a virtù . Noi abbiamo detestato e rotto il passato col disfare le dinastie nemiche della nazionalità , ci siamo stretti intorno al trono di un Re Galantuomo ; il sentimento del vero e del giusto ci ha condotto a questo , ci ha fatto essere Italiani ; alla parola l ’ Italia deve essere una nazione ; ma i mali che ci vennero dalle cadute signorie sono come per incanto finiti col proclamarci nazione ? Non ci illudiamo : al male che è nelle generazioni corrotte non si rimedia se non studiandolo nelle cause , e mettendo ogni cura la più efficace perché sieno tolte . Non bisogna che fra noi ripetiamo : tutto è fatto , andiamo avanti così ; ma bisogna fare ed aprire , se occorre , colle nostre stesse mani le piaghe che devono esser sanate . Duole certo di dover palesare cose che toccano l ’ amor proprio di una nazione , come a dire , che in Italia vi è molta ignoranza nel popolo minuto ; ma è una verità ch ’ è innanzi a tutti colle testimonianze statistiche , e ciascuno può vedere come la nostra educazione ed istruzione si trovi in proporzioni d ’ assai al di sotto con gli altri popoli civili . Ma per noi questa vergogna non è nostra , e non siam noi che ne dobbiamo arrossire , ma sì quelli che nell ’ imbestiare la specie umana credettero di aver trovato il mezzo di dominare sicuri ed onnipotenti . Se adunque abbiamo la certezza che le classi più numerose e più infime sieno in tale stato di dover essere rendute ai benefici della morale e dell ’ istruzione che , come diceva il Romagnosi , son loro dovuti per diritto naturale ; se la plebe è la parte più sacra della nazione perché è la più degna insieme e la più misera , potremo noi in questo rinnovamento italiano rimanere inoperosi e non rivolgere tutte le nostre cure a sì alto fine ? Né le cure divise de ’ governi , de ’ privati e del clero bastano a mettere vita e ordine a questo concetto di redenzione intellettuale e morale , ed eccone le prove . Niuna parte d ’ Italia ebbe come in Toscana , uomini più egregi per virtù di animo e per senno illuminato e operoso : questi mali che noi lamentiamo , essi videro , e cercarono alleviare : pensarono di propagare con i giornali i sani principi pedagogici , i racconti morali , le virtù cittadine , le scuole di ogni maniera ; mostrarono la necessità delle scuole normali , e fecer note tutte le istituzioni di istruzione educativa d ’ oltre monte e d ’ Italia , ed essi promossero , fondarono asili , scuole serali , di mutuo soccorso , e Casse di risparmio . In Piemonte si gareggiò d ’ uguale virtù . Giornali più popolari sminuzzarono al popolo il pane dell ’ intelletto e i dettami della sana morale . I nomi dei direttori e collaboratori dei giornali La Guida dell ’ Educatore , Le Letture popolari , e le Letture di famiglia rimarranno con fama e riconoscenza postuma ; nel Lombardo Veneto ove lo stesso governo come nel Piemonte non avversava , ma favoriva l ’ istruzione elementare , molti uomini eminenti in carità ed in lettere diedero prova d ’ infaticabile volontà a fare il bene e divulgarlo , e così avvenne nelle province romane : non parliamo del Regno di Napoli e dei Ducati perché ivi l ’ ignoranza era tenuta come dogma di governo . Ma tanto senno , tante civili virtù , tanta carità operatrice che valse al finale compimento di questo nazionale beneficio ? In Piemonte quando erano quattro milioni , dall ’ illustre Aporti fu dimostrato che non presa la proporzione di una sesta parte della popolazione ( che tale sarebbe rappresentata dai fanciulli dai due ai sette anni ) , ma la ventesima , ve ne sarebbero stati 200 mila da educare : e di questi quanti se n ’ educavano ? appena 13.956 ! Ed è da notare che il Piemonte per le istituzioni degli asili e delle scuole d ’ infanzia , era innanzi alle altre parti d ’ Italia : da ciò argomentate lo stato del nostro povero popolo , come le statistiche parziali delle altre provincie cel dimostrano . Venuti ora i tempi in cui molti di questi benemeriti hanno in mano la educazione , e l ’ istruzione pubblica delle loro province , promossero utili leggi , fondarono scuole normali , ma l ’ opera si renderà sempre inefficace se tutti i buoni , se tutti quelli che vogliono fare di questa Italia una nazione , che resti eterna , non si collegano insieme in una volontà , in una azione di far possibile questa rigenerazione d ’ animi ed intelletti : e si persuadano , che è pur carità verso il prossimo , come vuole il nostro divino Maestro , il quale dice , l ’ amore che dobbiamo portarci l ’ uno l ’ altro non ha da consistere in sole parole , né fermarsi nella sola lingua , ma deve essere un amore anche di fatti . Le scuole comunali , gli asili infantili , le scuole serali domenicali sono adunque tutti mezzi atti a risolvere il gran problema , ma devono essere riuniti , e mossi da un ’ azione promotrice e direttiva , che non può essere se non nella maggioranza de ’ cittadini , che nel fare il bene non si propone le sole città , i borghi popolosi , ma le campagne , e ovunque siano uomini da rendere alla patria utili cittadini e cristiani . Così , per l ’ azione collettiva d ’ un gran popolo , pensava l ’ illustre ministro inglese Russell , il quale nel pubblico Parlamento asseriva che i sussidi del governo verso l ’ educazione pubblica potevano accrescersi , ma non si dovesse dipartire menomamente dal principio fondamentale dell ’ azione volontaria dei cittadini ; ché da questa sorgente aveva fiducia di vedere nel futuro scaturire l ’ educazione del popolo . Non per scimiottare estere nazioni noi rechiamo l ’ esempio inglese , ma perché è il più adatto a confortarci a fare pel popolo , e riuscire bene , come avviene in Inghilterra . Noi non porremo qui la quistione se meglio sia la istruzione lasciata libera , o obbligatoria , che ancora non è risoluta fra le nazioni civili , e gli uomini più illuminati . Diremo soltanto che quelle nazioni erano nazioni quando si proponevano e discutevano leggi per sì alto intendimento ; ma che noi siamo per esserlo e a tal fine il modo più sicuro e onnipotente è l ’ educazione del popolo : ricorderemo che l ’ Italia , la quale si è fatta libera in grandissima parte , per il senno , la costanza , la prudenza e il valore del popolo , deve essa stessa provvedere a questo suo diritto , che si è fatto una necessità politica . Bisogna adunque concludere che se una società nazionale raccogliesse le sparte forze , si giovasse di tutti i soccorsi , e da proprietari in campagna cavasse danaro o case , dai contadini , che è possibile , retribuzioni in natura o in denaro , e così dagli artigiani capi di bottega , dalle comuni , che troverebbero largo compenso nel render più sano , morale , istruito il suo popolo , si desse qualche soccorso ; se finalmente ad ogni onesto cittadino fosse permesso di concorrervi , sia pure con un franco all ’ anno , chi dubita che noi non avremmo lo stesso fine glorioso delle società inglesi ? Chi dubita che il Parlamento nostro non la soccorresse con generosità come fece la inglese ? Nei tempi del dispotismo il riunirsi per qualsiasi proposta onorevole e utile alla patria adombrava , era pericolo e spesso costava carcere , esilio ; ed ora essendo liberi , perché non iniziamo questa santa associazione ? Ma intanto per riunire cotali forze , condurle diremo quasi armate in legioni combattenti contro l ’ ignoranza e ’ l vizio , bisognava inalzare un ’ insegna che ci avesse riuniti , che ci avesse fatti conoscere , e direi quasi contare . Questa è il giornale che proponiamo il quale s ’ intitola : Letture Serali pel Popolo . Il minimo prezzo , d ’ esempio unico , che costerà ( per quattro fogli di otto pagine a stampa con incisioni ) poco più di venti centesimi al mese , e le utili materie adatte all ’ intelligenza del popolo , lo faranno entrare in tutte le casipole , in tutte le botteghe , in tutti i focolari de ’ contadini . Ma in questo primo suo apparire ha bisogno che tutti coloro , che si sentono accesi del bene del suo simile procaccino il maggior numero possibile di lettori o di benefattori che si propongano di divulgarlo . E i comuni stessi che hanno cominciato a farsi diffonditori delle scuole serali , potrebbero incoraggiare queste letture prendendone un numero di esemplari , i quali , con i racconti morali ed altre letture educative servirebbero nelle scuole di serale lettura . Noi rivolgeremo spesso le nostre cure ai contadini , che son parte sì eletta di noi stessi ; ma siccome crediamo che l ’ educazione debba precedere l ’ istruzione o almeno andar di pari passo con essa , così il nostro giornale , che si propone di correggere i mali abiti dell ’ animo , potrà essere per tutto quel popolo che vive nella medesima ignoranza e ne ’ costumi corrotto . L ’ istruzione elementare vi si troverà graduata , per quanto può esserlo in un giornale , in guisa da tornare utile a tutti . Gli scrittori non vogliono andar nominati per dotti , ma stimati utili per scelta di materie , per chiarezza di stile e proprietà di lingua idonea allo scopo che si sono proposti . E conoscendone le difficoltà , taluna volta si varranno di scritti d ’ illustri Italiani , che destinati a fruttificare nelle generazioni crescenti , rimangono o ignoranti o in mano di pochi . Noi non accoglieremo nel nostro giornale né polemiche , né garrula e vana letteratura . Ci studieremo di togliere al popolo i suoi pregiudizi , faremo noti gli esempi di virtù cittadine , le istituzioni di beneficenza e di pubblica carità , ridesteremo i sentimenti che più onorano l ’ umana natura , mostreremo come l ’ amore del prossimo , della patria , dell ’ ordine e del lavoro rendano tranquilla e cara la vita . Queste letture avranno due rubriche nuove nei giornali popolari in Italia , e di cui crediamo utile mostrare l ’ opportunità e l ’ importanza . Per la parte morale si è usato spesso far dei racconti che trattando di qualche virtù domestica o pubblica da contrapporsi ai vizi , spesso si dialogavano con nomi presi a caso ; ma se in vece si ponesse da noi sotto le moralità alcun fatto vero accaduto ai nostri grandi capitani , scrittori , politici , popolani , non si avrebbe il doppio scopo di mettere negli animi le stesse massime con esempi veri ? non si potrebbe così via via venir raccontando la storia politica , artistica e letteraria della nostra patria ? Se per esempio sotto la rubrica La virtù infelice mettiamo Dante che cerca asilo e pane alla corte di Cangrande ; se sotto Memoria e riconoscenza si racconterà la visita del Boccaccio alla figlia di Dante monaca in Ravenna ; se sotto la rubrica Le ricompense delle corti agli scrittori , Torquato Tasso a Sant ’ Onofrio ; e così : Amate la verità innanzi la vita , Galileo e l ’ Inquisizione ; Il patibolo e la Patria , Mario Pagano ; Modestia e valore , Garibaldi ; con questi argomenti noi non metteremo amore e riverenza alla patria , al sapere , alla sventura ? Per la parte storica , che è maestra della vita , porremo sotto gli occhi i monumenti disegnati che visibilmente la raccontano , e che oggi al povero popolo che vi si aggira intorno nulla insegnano ; mentre sarebbero scaturigine di considerazioni opportune mettendo sotto gli occhi le nostre divisioni , le guerricciuole pestifere , donde le miserie e la schiavitù nostra passata : e così per contrapposto le grandi virtù antiche e moderne dei nostri liberi popoli . Daremo conto dei libri utili con una bibliografia , e in fine in una cronaca settimanale ragioneremo delle cose più importanti che sono in essa avvenute , traendone quella utilità di politica pratica , che può servire a dirigere l ’ opinione verso i nostri due precipui scopi , che sono la libertà e l ’ indipendenza . Né caldeggeremo più l ’ una che l ’ altra opinione , ma il vero e l ’ onesto , che sono le sole faville che devono tenere accesi gli animi del nostro popolo . Ecco lo scopo che si propone questo giornale , il quale crediamo si raccomandi ad ogni uomo onesto che sia nato in quest ’ Italia , e voglia vederla padrona di se stessa e felice . Né potremo giammai prometterci tanto bene , finché non sappiamo che l ’ educazione e l ’ istruzione non sia divenuta generale , e per esse conformi le forti e sante convinzioni che danno la tenacità de ’ generosi propositi e l ’ affetto e la riverenza verso la patria .
LA FUTURA QUARESIMA ( MORASSO MARIO , 1905 )
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Dovevano essere pur felici e giocondi i nostri avi lontani se hanno sentito il bisogno di instituire una stagione obbligatoria di penitenza , di mortificazione , di privazione ! Dovevano essere dotati anzitutto di una invidiabile spensieratezza e dovevano poi essere provveduti di ogni ricchezza in abbondanza e aver sempre la fortuna propizia , se è apparso loro come una necessità quasi sacra l ' astenersi , almeno per un breve periodo dell ' anno , dai consueti piaceri , dalle abituali delizie e il rinunziare durante alcuni giorni al buon umore e alle feste per mettersi volontariamente nelle condizioni dei miseri , degli afflitti , dei bisognosi . La gioia doveva essere l ' ospite assidua delle loro case e l ' ilare serenità delle loro anime se eglino sono giunti fino a sancire , come divino comandamento , l ' obbligo di allontanare per un dato tempo queste loro indivisibili e preziose compagne . Sulle loro mense e nelle loro dispense doveva essere ignota l ' inopia come al loro spirito il cruccio se hanno elevato fino a legge della Chiesa l ' atto del digiuno e dell ' ansia meditabonda durante alcuni giorni prefissi . Oh tavole adorne di ogni vivanda e imbandite per un perenne festino , tavole sempre copiose che soltanto un divino decreto aveva la forza di rendere deserte , oh appetiti sempre saziati di cui soltanto una sacra prescrizione poteva ritardare la sazietà , oh anime sgombre da cure , oh spiriti ridenti spiegati unicamente nella inconsapevole dolcezza di vivere cui soltanto un volere sovrumano poteva imporre temporaneamente una preoccupazione e un affanno ! E noi vantiamo il nostro progresso , i benefici della nostra umanitaria civiltà , noi ci illudiamo di aver accresciuto la felicità e la ricchezza ! Ma quando mai oggi si troverebbe un solo uomo , per quanto folle , che osasse proporre come un obbligo necessario soltanto qualche ora di privazione e di preoccupazione in più di quelle che già dobbiamo sopportare ? O tra noi e i nostri predecessori esiste una diversità materiale e morale così fatta da rendere gli uni opposti e incomprensibili agli altri , oppure l ' istituzione della Quaresima , di una stagione cioè in cui sono rese obbligatorie le condizioni di infelicità e di miseria , dimostra che il nostro progresso non è che una enorme perdita , e che i nostri padri stavano incomparabilmente meglio di noi . I doveri prescritti dalla Quaresima al credente vengono osservati durante tutto l ' anno dall ' uomo moderno in una misura ben più grave e profonda . L ' aver stabilito una Quaresima implica evidentemente che nel restante dell ' anno non era quaresima , ci si trovava cioè in uno stato se non contrario almeno differente da quello quaresimale . A noi invece non verrebbe certo neanche in mente di pensare a qualcosa di simile per la buona ragione che tutto l ' anno è per noi una quaresima . Noi siamo sempre in tetra quaresima . Noi non abbiamo bisogno di sguernire le nostre mense e di diminuire il nostro cibo poiché già esse sono troppo squallide e il cibo è sempre insufficiente ; non abbiamo bisogno di digiunare perché innumerevoli ventri digiunano quotidianamente contro volontà . Noi non dobbiamo certo costringerci volontariamente alla rinunzia poiché ogni istante che passa ci sforza nostro malgrado a rinunziare ai più ardenti desideri nostri ; e niuna legge deve intervenire per piegarci nella polvere e indurci alla mortificazione , perché noi stiamo costantemente curvi e la superbia è un lusso che noi abbiamo definitivamente abolito . E la penitenza e la macerazione meditativa di noi stessi occorre forse che ci siano comandate come esercizi eccezionali ? Ma la penitenza è il nostro abito normale , noi viviamo avvolti di tristezza , in una zona grigia in cui si spuntano come dardi senza impeto le nostre cupidigie , noi non facciamo che pentirci da mattina a sera e per quello che abbiamo compiuto , e per quello che non abbiamo compiuto e pratichiamo tutte le dure discipline della penitenza , costretti come siamo durante tutte le giornate della nostra esistenza a fare ciò che noi non vorremmo e a non fare ciò che a noi piacerebbe . E come si può parlare all ' uomo moderno di accrescere la sua attività interiore , di flettersi ancora maggiormente su se stesso quando egli è corroso dalla più tormentosa osservazione di se medesimo , quando è estenuato dal suo morboso sforzo spirituale o per riandare il passato o per speculare nell ' avvenire ? L ' uomo rumina oggi continuamente , dolorosamente se medesimo , tutte le sue facoltà psichiche sono sempre tese e sveglie e tutte fremono e partecipano al suo minimo atto . L ' uomo non alza più un dito spensieratamente , egli calcola , scruta , ricorda dal passato all ' avvenire , confronta e prevede , analizza fin le più remote radici dell ' essere suo , pesa i più sottili moventi , e il dubbio lo trattiene ancora . Oh non ha certo bisogno di proporsi estranei problemi da meditare o artificiosi casi di coscienza da indagare , o preoccupazioni lontane per affannarsi ; l ' uomo moderno vive in un perpetuo affanno . Non occorre che egli sogni la suprema ed eterna conquista del cielo per esercitare le sue virtù , per adempiere al suo officio umano e per dare una occupazione al suo spirito , poiché la più umile conquista terrena , le sole necessità della esistenza bastano adesso a questo scopo . L ' uomo non ha più un momento di tregua , la sua ansia è da lui indivisibile come la sua ombra , egli è continuamente in preda a ogni sorta di preoccupazioni , stia egli al sommo o all ' infimo non può più concedere un momento di sé a se stesso , al suo piacere , al suo riposo . L ' uomo non sa più né riposarsi né divertirsi ; sia nei riposi , sia nei divertimenti , sia quando giace stremato , sia quando mangia , sia quando cerca e crede di divertirsi , egli porta con sé tutti i suoi fastidi e tutti i suoi affanni e tutta la sua fatica e tutto il suo tedio che gli sono compagni inseparabili , che sono omai penetrati nelle sue ossa , nelle sue carni , nel suo sangue , che gli sono divenuti quasi indispensabili e da cui non può sicuramente allontanarsi anche se talvolta gliene prendesse voglia . Il riposo infatti non è più per l ' uomo un fatto naturale , la soddisfazione spontanea di un bisogno , una funzione istintiva , una condizione normale come lo è per tutti gli esseri viventi che si riposano sempre quando non agiscono nelle loro funzioni organiche del nutrimento e della riproduzione o in quelle della difesa . Per tutti gli animali il riposo è lo stato consuetudinario , è la regola che ha per eccezioni il lavoro del nutrimento e della difesa e il piacere della riproduzione . Per l ' uomo il riposo è divenuto l ' eccezione , è una cura , è una condizione forzata . L ' uomo deve costringersi a riposare e anche quando si costringe non è più capace di riposare bene , talché alla sua ignoranza e inettitudine hanno dovuto supplire i medici , studiando e prescrivendo metodi sani di riposo ; finché , segno caratteristico dei tempi , siamo ora arrivati al punto che , proprio in questi giorni , si è fondata a New York la scuola del sonno , ove si insegna a dormire ! E lo stesso si dica per il divertimento . Nulla vi è di più triste che l ' uomo moderno quando si diverte ; sia esso il macchinista torvamente seduto in una fosca e fetida osteria , sia il miliardario che si annoia in un teatro o in un salone da ballo . Ambedue in quel momento non sono che vuoti involucri corporei , la loro anima è assente , o per meglio dire la loro anima è unicamente occupata di sé e per quanto si forzi neanche si avvede delle cose intorno . Ambedue in quel momento non sono che la figurazione concreta di una dolorosa impossibilità . E come si è fatto per il sonno , così si dovrà fare per il divertimento , bisognerà insegnare all ' uomo a divertirsi , sarà necessario impartirgli una lunga istruzione perché egli impari nuovamente a sorridere . La strana aberrazione sarà per tanto completa ; l ' uomo avrà perduto la nozione dei suoi istinti , non saprà più fare ciò che avrebbe piacere di fare , ciò che corrisponderebbe alla sua stessa natura , mentre farà soltanto ciò che è più contrario alla sua indole , alla sua conformazione organica , alle sue inclinazioni naturali , cioè lavorare e affannarsi ; e quindi allora bisognerà insegnargli a soddisfare i suoi istinti col riposo ed il divertimento . L ' artificio penoso avendo preso il posto delle tendenze naturali , queste diverranno artifici che dovranno essere imposti con l ' educazione . Non la quaresima adunque per l ' uomo moderno , ma le nuove religioni gli imporranno con sacro obbligo e come azione devota , una stagione per il riposo e per il gioco . La quaresima sarà per l ' uomo futuro il carnevale .
IRA E LACRIME A RIBOLLA ( Bianciardi Luciano , 1954 )
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Sono arrivato a Ribolla la mattina del 4 maggio alle undici . Due ore e mezza dopo la esplosione questo triste villaggio di minatori stenta ancora a credere . Per le strade si aggira una folla stordita , che si muove incerta qua e là , muta , senza saper che fare , dove andare . Non è facile capire quel che realmente è successo . Una piccola folla di donne si accalca dinanzi al cancello dell ' infermeria , ne esce un ' auto con a bordo un uomo svenuto , la testa reclinata sui cuscini : ma non è un ferito . Faceva parte delle prime squadre di soccorso , quelle che son calate giù all ' improvviso , senza mezzi di protezione , e dopo mezz ' ora son tornati fuori così , bianchi come cenci . Carabinieri , poliziotti , guardie giurate cercano di trattenere la gente , che man mano cresce e preme : è stata la prima cura della direzione , quella dell ' ordine pubblico . L ' allarme è venuto solo dopo le undici , e fino ad allora negli altri pozzi si è lavorato , come tutti i giorni . E quasi l ' una quando arrivano i respiratori dei vigili del fuoco , e si organizza il soccorso . Dalla lampisteria un altoparlante chiama a raccolta volontari , e la risposta è immediata : anche dalle altre miniere vengono giù con gli autocarri . Sfila , inquadrato , un gruppo di operai di Niccioleta : scenderanno fra poco , mi dice in fretta uno di loro . Ai pozzi si giunge per un viottolo tortuoso e pieno di fango , che a tratti traversa un campo di grano , e poi costeggia i binari dei décauville , i mucchi di detriti di miniera , dominati dalle alte impalcature scure degli ascensori . Questo è il « Raffo » , ad un chilometro in linea d ' aria si vede il « Camorra » . Qui si lavora febbrilmente : vibrano le corde d ' acciaio , ronzando , calano giù legname da armatura , tubi di aerazione , ed uomini . La gente sta a guardare in silenzio , un gruppo di donne , in piedi su di un greppo , attende . Un maresciallo dei carabinieri vuoi far sgombrare , alza la voce , ma nessuno lo ascolta . Lì accanto si vede un gran cartello giallo , ammonisce che è vietato scendere in miniera senza i pantaloni lunghi e la maglietta « almeno con le mezze maniche » . Un giovane ingegnere del Distretto Minerario è venuto su da Grosseto : gli hanno dato una tuta blu , le scarpe grosse da minatore , l ' elmetto di materia plastica , tutta roba nuova , con ancora le pieghe della stiratura sui pantaloni . Così , e con gli occhiali , è goffo e impacciato . C ' è anche il medico della miniera , con un largo mantello impermeabile , di tela cerata , e gli infermieri accanto all ' ambulanza , pronta , con lo sportellone aperto e la barella lì per terra . Quando suona il campanello dell ' arganista il silenzio si fa ancora più grave , perché vuoi dire che arriva la gabbia . La gabbia , affiorando , sferraglia contro le guide di acciaio e si blocca : ne scende un ragazzo , pallido in volto pur sotto la maschera di polvere nera , qualcuno gli si fa incontro , vuoi sapere cosa succede laggiù , ma la guardia della Montecatini lo afferra sotto il braccio e lo trascina , barcollante , dentro la cabina dell ' arganista , e grida : « Via , via ! » . Ma la voce si è già sparsa , arrivano tre corpi . Gli infermieri si avvicinano alla bocca del pozzo brandendo tre coperte di tipo militare . Il medico dà ordini a bassa voce . Appena la gabbia affiora di nuovo si fanno avanti , coprono qualcosa , è un cadavere , e lo trascinano come un sacco sulla barella . Riesco a vedere appena uno scarpone , uno solo . Dicono che al « Raffo » ne han tirati fuori altri quattro . Quando torno in paese si è scatenata l ' onda del terrore , e le donne son scese in strada , così come si trovavano , con quattro stracci addosso : urlano davanti alla saracinesca abbassata del garage , dove trasportano i cadaveri , man mano che li trovano . Due poliziotti , a tratti , alzano quanto basta perché entri un uomo , una barella . Un vecchio cammina avanti e indietro gridando solo una bestemmia , sempre quella . Fa : « Dio - lùpo , diolùpo , diolùpo » . Il lutto sul viso di tutti : amici , incontrandosi , appena si salutano con un cenno del capo . È arrivato il procuratore della Repubblica , con il giudice istruttore . Gli operai più anziani gli si fanno incontro per raccontare : « L ' avevamo detto tante volte , che doveva succedere , ed è successo » . Un vecchio parla di tempi passati : « Ci s ' aveva i nostri lavori belli comodi , freschi . Si stava tanto bene » . Vuoi dire gli anni della guerra . Cominciano ad arrivare i giornalisti , con le macchine fotografiche : erano nella zona per « Italic Sky » , le manovre di sbarco della NATO , ed hanno i rotolini già per metà impressionati coi reattori , i marines , i generali : chissà se qui in paese troveranno altra pellicola ? A tarda sera arrivano le autorità , visibilmente preoccupate per la grossa grana . Arriva anche il ministro Vigorelli : entra in direzione , fa dichiarazioni di cordoglio ai giornalisti e conclude promettendo « contribuzioni straordinarie e immediate varianti dalle 60 alle 100 mila lire . Naturalmente ciò non incide per niente sul trattamento previdenziale dell ' INAIL che resta invariato » . Dirige i lavori , giù ai pozzi , l ' ing. Carli , con il capo - servizio Marcon . Non si è ancora visto il direttore della miniera : dicono che è ammalato , che è a Milano , che è a Roma . Non si è visto il dott. Riccardi , capo dei servizi assistenziali . Un anno fa , al « Camorra » , arrestarono 45 operai che si erano calati giù e non volevano uscire , per protesta contro un ' ondata di licenziamenti . Riccardi , allora , al « Camorra » , diresse la polizia : volle che dal pozzo gli operai uscissero ammanettati , « per dare l ' esempio » . A notte comincia a piovere , e l ' alba si leva più livida e grigia su Ribolla . Giù ai pozzi han lavorato tutta la notte ed il numero dei cadaveri , nel garage , va crescendo ora per ora . Dopo l ' identificazione li incassano e li portano nel cinema . Son salito in galleria con Antonio Palandri , segretario della Federazione Minatori . Palandri è stato minatore , e qui lo conoscono tutti . Per le scale incontriamo una donna , quando lo vede si mette a piangere e lo abbraccia : « Le nostre lotte , Tonino , le nostre lotte » . Di quassù si vede tutta la sala : sotto lo schermo han montato un altarino , con due candele e un crocifisso , ai lati tutte bandiere rosse . Sopra ogni bara c ' è un mazzo di fiori , e l ' elmetto del minatore ucciso : si direbbe un manipolo di soldati , e forse è davvero così . Il dolore è più composto , qua dentro . Una sposa meridionale sfoga la sua pena con un lungo lamento ritmico , nel quale ricorda le virtù del suo uomo e gli chiede perdono di qualcosa . Quanti modi di piangere a Ribolla ! Una vecchia maremmana sta immobile , con gli occhi arrossati fissi nel vuoto . E sopra , accanto a noi , si addensa tutta la gente di Ravi , di Caldana , di Tatti , di Sassofortino , di Roccatederighi , di Roccastrada , di Montemassi , questi scuri paesi aggrappati alla vetta dei colli circostanti . Di là ogni mattina scendevano per il lavoro questi che son morti . Alla porta fan servizio d ' ordine i minatori , la polizia non c ' è più . Un telegramma del sindaco ha invitato i rappresentanti dei partiti politici , delle organizzazioni sindacali , di vari enti , per costituire un comitato che provveda alle onoranze . Infatti , a sera , arrivano quattro ragazzi : « Dicci » , dicono , « ACLI , CISL , PRI » . Il ragazzo del un giovane avvocato , spiega che i « saragattiani » non son venuti perché forse , a quell ' ora , in federazione non c ' era nessuno . Ha visto l ' avviso del telegramma infilato sotto la porta . Alle onoranze non parteciperà la Montecatini . La società offre « assegni assistenziali » di 500mila lire e di un milione , « secondo i relativi carichi familiari » . Comunica ai giornalisti che le spese dei funerali saranno a suo carico , « secondo una vecchia tradizione » . Ma il governo ha già comunicato che sarà lo Stato a pagare queste spese . Intanto si cominciano a vedere i manifesti listati a lutto : su quello dei repubblicani si legge : « Ancora una volta , nel crudo , necessario , eterno dialogo dell ' Uomo con la Materia , gli oscuri avamposti della insonne fatica son caduti nel puro silenzio dei martiri » . La mattina dei funerali è comparso il sole . La folla delle bandiere , le auto , i fiori , si vanno ammassando per le esequie . Riconosco la voce dell ' altoparlante che dirige ogni spostamento . E Ivo Tocco . Dice , a un certo punto : « I carabinieri tengano sgombro il marciapiede . Si presenti subito un commissario di Pubblica Sicurezza » . Ivo Tocco è un giovane funzionario comunista . Fa caldo , su questa collinetta di detriti della miniera : qua e là il terreno fuma , perché le scorie di minerale , al contatto con l ' aria , si incendiano . Alle spalle , là dietro si vede lontanissimo , il pozzo « Camorra » , davanti c ' è Montemassi . Stamani , venendo su , ho incontrato Bandinelli ! Mi ricordo che a Siena , una volta , Bandinelli parlava a una riunione in palazzo comunale , nella sala dove c ' è l ' affresco di Simone Martini , quello famoso di Guidoriccio da Fogliano che si reca all ' assedio di Montemassi . Mi chiedo perché sto pensando a queste cose . Le parole accorate di Di Vittorio calano sulla gran folla , e mi pare giusto che sia un contadino pugliese a parlare ai minatori maremmani . Non vogliono far parlare Viglianesi . Qua , per i minatori , l ' un , è il sindacato della Montecatini , e la Montecatini non è ai funerali . Nessuno , nemmeno le guardie giurate , ha voluto portare le sue corone . La direzione è presidiata dai carabinieri . Poi la cerimonia si scioglie : le bare partono con i furgoni , seguiti dalle auto piene di donne vestite di nero . La gente se ne va , in una grande confusione di grida , clacson , motori . Le auto nere targate Roma e Milano entrano nei cancelli della direzione : ne scendono industriali , prelati , ministri , sindacalisti liberi . Si torna alla normalità : partono i carabinieri ed arriva la « celere » . Mi trovo solo a girare per le strade polverose , e non riesco a credere che sia proprio tutto finito e che non ci sia niente da fare .