StampaPeriodica ,
Sandro
,
dove
sei
?
E
dove
sei
cara
vecchia
sterlina
ceduta
a
prezzi
stracciati
?
Era
la
fine
di
giugno
del
1975
e
Sandro
Paternostro
mi
disse
:
compralo
.
Un
bellissimo
vassoio
inglese
del
'700
costava
poco
più
di
mezzo
milione
.
Per
me
,
redattore
ordinario
del
telegiornale
,
era
quasi
uno
stipendio
.
Perciò
non
lo
comprai
.
Nonostante
Sandro
,
che
aveva
fama
di
gran
fiuto
per
gli
affari
,
mi
implorasse
di
farlo
.
«
Compralo
e
poi
rivendilo
a
Bulgàri
»
.
Diceva
Bulgàri
,
con
l
'
accento
sbagliato
.
Lo
diceva
mentre
la
sua
vivacissima
bambina
rischiava
di
mandare
in
frantumi
antiche
porcellane
cinesi
esposte
alla
Grosvenor
House
,
mentre
l
'
inflessibile
moglie
tedesca
gli
ordinava
di
fermarsi
per
strada
a
comprare
un
pollo
da
portare
a
cena
e
mentre
la
sterlina
era
al
minimo
storico
sulla
lira
:
millecinquecento
lire
.
I
taxi
neri
portavano
la
scritta
«
For
hire
»
(
a
noleggio
)
,
le
cabine
rosse
del
telefono
facevano
impazzire
gli
stranieri
confusi
tra
scellini
del
vecchio
e
del
nuovo
sistema
di
conto
,
i
commessi
di
Liberty
misuravano
ancora
la
stoffa
a
yard
e
gli
italiani
compravano
tutto
a
prezzi
di
saldo
.
Da
allora
sono
tornato
a
Londra
molte
volte
,
il
mio
reddito
è
sensibilmente
migliorato
,
ma
per
la
prima
volta
nei
giorni
delle
vendite
natalizie
mi
sono
rifiutato
di
comprare
la
mia
amata
carta
da
Smythson
of
Bond
street
:
con
la
sterlina
a
3.200
lire
ogni
tanto
sbagliavo
i
conti
di
uno
zero
.
In
Gran
Bretagna
mi
sono
sentito
sempre
uomo
d
'
Oltremanica
:
stavolta
ero
un
extracomunitario
accattone
.
«
Lo
shopping
?
Meglio
a
Roma
e
a
Milano
»
mi
aveva
avvertito
Antonio
Caprarica
,
corrispondente
della
Rai
da
qui
.
Ma
non
immaginavo
questo
disastro.Ottenuta
al
prezzo
scontatissimo
di
600
mila
lire
per
notte
una
bella
stanza
d
'
albergo
a
Piccadilly
con
l
'
amata
vista
su
Green
Park
e
il
Big
Ben
sullo
sfondo
,
constato
che
la
prima
colazione
costa
60
mila
lire
,
assai
più
che
in
qualunque
albergo
italiano
a
cinque
stelle
.
Prenotando
con
un
modesto
anticipo
,
trovo
sorprendentemente
un
tavolo
al
Connaught
,
nell
'
omonimo
,
delizioso
albergo
di
Mayfair
:
resta
una
delle
migliori
tavole
d
'
Inghilterra
.
Il
servizio
è
efficiente
,
premuroso
,
cortese
e
assai
curato
nelle
forme
:
ma
i
camerieri
si
muovono
con
fretta
eccessiva
.
Sembrerebbero
italiani
,
se
non
fosse
che
gli
italiani
nei
nostri
migliori
ristoranti
,
dal
Pescatore
di
Canneto
sull
'
Oglio
a
Pinchiorri
di
Firenze
,
da
Santin
di
Cassinetta
a
Don
Alfonso
di
Sant
'
Agata
sui
Due
Golfi
,
non
corrono
e
sembrano
educati
alla
corte
d
'Inghilterra.Visto
che
i
piatti
alla
carta
richiedono
non
meno
di
45
minuti
,
chiedo
un
roast
-
beef
(
eccellente
)
al
carrello
.
Il
maître
strapazza
il
suo
assistente
che
non
sa
affettarlo
con
le
cadenze
religiose
richieste
,
mi
serve
un
contorno
di
asparagi
e
poi
dolce
e
caffè
.
Bevo
un
ottimo
Rioja
del
?94
,
vino
rosso
spagnolo
del
Nord
prodotto
al
confine
col
Paese
Basco
:
100
mila
lire
.
Per
capirci
,
un
Chianti
di
medio
calibro
costa
129
mila
lire
,
i
grandi
(
ma
non
grandissimi
)
toscani
e
piemontesi
stanno
intorno
alle
400
mila
.
Il
mio
conto
è
di
320
mila
lire
,
senza
piatto
d
'entrata.Bond
street
è
piena
di
tutte
le
principali
griffe
continentali
e
americane
.
Gli
italiani
la
fanno
da
padroni
ed
è
più
facile
fare
un
confronto
sui
prezzi
degli
stessi
oggetti
qui
e
là
:
a
Londra
costano
talvolta
il
doppio
,
quasi
sempre
il
triplo
che
da
noi
.
A
naso
ho
la
sensazione
che
il
potere
d
'
acquisto
della
sterlina
per
gli
inglesi
equivalga
alle
nostre
2.500
lire
,
con
una
sopravvalutazione
per
noi
del
30
per
cento
.
Amici
italiani
che
vivono
qui
da
molti
anni
con
posizioni
influenti
dicono
di
peggio
:
2.200
lire
,
equivalente
al
cambio
di
dieci
anni
fa
.
Se
un
cartello
dice
:
fate
un
'
offerta
di
2
sterline
,
chiede
di
fatto
5
mila
lire
.
Al
cambio
per
noi
fanno
6.500
.
Se
l
'
ingresso
a
una
mostra
d
'
arte
ci
costa
22
mila
lire
,
agli
inglesi
costa
15
mila
.
Come
in
tutte
le
grandi
città
europee
,
i
taxi
costano
meno
che
a
Roma
e
anche
meno
che
a
Milano
,
che
noi
romani
troviamo
in
questo
campo
(
l
'
unico
)
più
economica
della
capitale
.
Si
parte
da
5
mila
lire
e
con
15
mila
lire
si
fa
una
corsa
che
da
noi
costa
venti
.
Detto
questo
,
Londra
è
sempre
più
europea
(
cosa
che
ai
nostalgici
come
me
dispiace
un
poco
)
,
è
pulitissima
,
curatissima
,
elegante
,
anche
se
un
nostro
diplomatico
mi
parla
in
un
orecchio
di
terribili
e
durevoli
miserie
in
periferia
.
Chi
viene
dalla
Roma
del
Giubileo
,
dove
non
è
stata
fatta
nessuna
grande
opera
pubblica
,
resta
senza
fiato
dinanzi
alla
Great
Court
,
la
meravigliosa
struttura
architettonica
,
inaugurata
all
'
inizio
di
dicembre
dalla
regina
,
che
sposa
antico
e
postmoderno
nel
cuore
del
British
Museum
.
L
'
ingresso
è
libero
,
come
lo
è
nella
straordinaria
Reading
Room
circolare
che
ne
costituisce
il
cuore
.
Essa
raccoglie
decine
di
migliaia
di
volumi
specialistici
:
l
'
accesso
ai
computer
,
ora
gestito
dai
commessi
,
sarà
progressivamente
generalizzato
e
intanto
ciascuno
può
consultare
l
'
indice
generale
cartaceo
.
Ho
aperto
alla
voce
Leonardo
e
mi
son
piovute
addosso
22
pagine
con
l
'
elenco
delle
opere
disponibili
sull
'argomento.Gli
appassionati
di
Impressionismo
troveranno
una
buona
mostra
alla
National
Gallery
.
Ma
visto
che
ci
sono
,
non
trascurino
di
rivedere
,
se
già
la
conoscono
,
la
straordinaria
collezione
del
Rinascimento
italiano
(
anche
qui
l
'
ingresso
è
gratuito
)
.
Troveranno
una
novità
per
noi
dolorosa
:
un
piccolo
Cimabue
acquistato
quest
'
anno
all
'
asta
(
Vittorio
Sgarbi
mi
parla
di
una
ventina
di
miliardi
)
.
Entrambe
le
esposizioni
,
quella
fissa
e
quella
stagionale
,
sono
ordinate
benissimo
.
Un
'
altra
mostra
di
impressionisti
sta
alla
Courtauld
Gallery
,
uno
dei
paradisi
della
Somerset
House
,
bellissimo
palazzo
settecentesco
affacciato
sul
Tamigi
e
riaperto
da
poco
.
Ma
chi
ci
va
non
trascuri
la
splendida
collezione
di
quadri
antichi
di
Samuel
Courtauld
,
il
magnate
che
s
'
innamorò
del
Rinascimento
italiano
visitando
Firenze
esattamente
un
secolo
fa
e
avendo
parecchi
soldi
si
circondò
di
molti
Rubens
e
Bruegel
e
di
tanti
altri
gioielli
.
Chi
ama
l
'
arte
contemporanea
non
manchi
la
Tate
Modern
,
recentissima
filiazione
della
Tate
Gallery
.
Una
colossale
struttura
architettonica
d
'
avanguardia
offre
in
uno
spazio
immenso
il
meglio
del
postmoderno
.
L
'
ingresso
,
fortunatamente
per
noi
italiani
,
è
gratuito
.
Recuperiamo
così
nei
musei
un
briciolo
di
quel
che
abbiamo
speso
in
giro.Gli
esperti
dicono
che
prima
o
poi
la
sterlina
dovrà
dimagrire
e
i
negozianti
londinesi
sono
i
primi
ad
augurarselo
,
visto
che
trattano
la
«
Chelsea
pound
»
,
produttrice
a
Londra
di
prezzi
assai
più
alti
che
nel
resto
del
Regno
Unito
.
All
'
elegante
commessa
di
un
elegante
,
inglesissimo
negozio
ho
detto
:
«
Dite
a
Blair
che
a
questi
prezzi
non
ce
la
facciamo
»
.
Lei
ha
risposto
gelida
:
«
Sono
francese
,
detesto
Blair
,
rimpiango
De
Gaulle
»
.
StampaPeriodica ,
Quale
più
povero
,
quale
più
schiavo
di
colui
che
nemmeno
i
pensieri
ha
liberi
e
propri
:
in
ogni
atto
della
vita
è
costretto
reggersi
con
la
mente
altrui
?
P
.
GIORDANI
I
giornali
politici
,
di
cui
oggi
abbonda
l
Italia
,
sono
letti
da
chi
delle
curiosità
politiche
si
fa
un
passatempo
,
da
coloro
che
vi
desiderano
le
proprie
passioni
alimentate
e
difese
,
e
da
que
pochi
che
in
questi
specchi
e
interpretatori
dell
opinione
pubblica
ammirano
lo
svolgersi
successivo
dell
umano
progresso
.
Ma
delle
tante
famiglie
di
cui
si
compone
oggi
l
Italia
riunita
,
quante
sono
quelle
che
di
politica
tengano
proposito
nelle
conversazioni
serali
con
assennatezza
,
e
conoscenza
della
patria
storia
?
Pochissime
noi
crediamo
,
e
ci
si
fa
manifesto
dal
parteggiare
che
è
ancor
vivo
per
nostra
vergogna
in
Italia
:
mentre
a
voler
costituire
una
forte
nazione
fa
di
mestieri
che
la
concordia
con
l
educazione
politica
sorga
,
e
si
diffonda
nel
popolo
con
opportunità
e
saviezza
di
dottrine
che
fanno
gli
uomini
conoscitori
dei
propri
diritti
e
doveri
.
I
quali
doveri
son
quelli
che
temperano
i
troppo
accesi
desideri
,
non
sempre
richiesti
dai
tempi
,
ai
quali
,
come
ripeteva
sì
sovente
il
Machiavelli
,
è
pur
forza
si
obbedisca
dai
principi
e
dai
popoli
.
A
que
padri
di
famiglia
pertanto
che
o
non
conoscono
quanto
importi
questa
educazione
,
o
timorosi
ne
ricordano
il
nome
,
come
cagione
di
domestiche
sventure
nei
tempi
del
dispotismo
,
rammenteremo
che
la
massima
servile
di
obbedire
a
chi
regna
,
sì
sovente
loro
in
bocca
,
deve
intendersi
di
una
obbedienza
razionale
e
non
cieca
.
Ciascuno
ha
diritto
in
governo
libero
,
conoscere
come
siasi
provveduto
e
si
provvegga
alla
dignità
e
all
amministrazione
della
propria
patria
:
né
il
povero
perché
povero
ha
meno
bisogno
di
educarsi
ad
una
forte
politica
con
operosità
dignitosa
,
perché
esso
nella
sua
maggioranza
costituirà
un
giorno
l
opinione
e
la
forza
dell
Italia
nostra
.
Della
quale
i
generosi
giovani
non
potranno
dire
di
essere
utile
e
onorevole
parte
,
finché
non
sappiano
quanto
l
antica
sapienza
italiana
ci
tramandò
di
proficui
insegnamenti
per
educarci
a
magnanimi
sensi
,
per
destreggiarci
fra
le
astuzie
politiche
dei
potentati
che
ci
circondano
,
per
mantenerci
sempre
con
le
armi
e
col
senno
padroni
in
casa
nostra
.
Ma
se
nella
famiglia
non
si
è
provveduto
finora
a
questa
parte
di
educazione
,
alcuni
diranno
s
insegnerà
nelle
scuole
?
E
costoro
sappiano
che
nessuno
ci
pensò
mai
,
e
di
recente
alcuni
ispettori
nelle
provincie
meridionali
hanno
proibito
che
se
ne
parlasse
dai
maestri
e
dagli
scolari
.
La
famiglia
e
la
scuola
adunque
lasciano
questa
educazione
così
preziosa
in
popolo
libero
a
chiunque
la
vuol
rendere
stromento
della
propria
setta
;
e
le
piazze
,
i
caffé
,
e
le
società
spesso
con
principi
sovversivi
,
sono
le
tribune
,
i
libri
,
i
maestri
che
educano
politicamente
.
E
non
sarà
egli
tempo
e
opera
cittadina
in
tanta
ignoranza
,
e
pericoloso
silenzio
de
buoni
,
di
rimediarvi
con
un
giornale
che
a
queste
necessità
provvedesse
?
Ma
come
entrare
in
tante
famiglie
che
non
intendono
ancora
questo
benefizio
;
con
quale
autorità
far
prevalere
le
schiette
opinioni
liberali
,
fra
tanto
cozzo
di
opinioni
violente
di
parte
;
come
dare
il
di
sopra
alle
prime
dalle
quali
si
deriva
l
uniformità
e
la
potenza
della
volontà
che
si
commuove
ad
ogni
azione
generosa
?
Noi
avevamo
toccato
nel
programma
delle
Letture
serali
come
le
notizie
politiche
potevano
,
avverate
,
compendiarsi
in
modo
utile
,
e
abbiamo
procacciato
di
farlo
.
Ma
durante
l
anno
ci
siamo
persuasi
che
dovevamo
insegnare
con
gli
avvenimenti
,
e
non
contentarci
di
narrarli
:
in
guisa
che
la
parte
politica
,
e
non
soltanto
narrativa
,
vi
ha
prevalso
.
Per
che
non
volendo
che
l
una
cosa
nuoccia
all
altra
,
ossia
che
l
istruzione
e
l
educazione
morale
e
civile
,
scopo
principale
delle
Letture
serali
,
non
rimanesse
pienamente
conseguito
,
si
è
pensato
della
politica
farne
una
parte
apposita
.
Il
saggio
che
noi
diamo
è
nuovo
per
l
Italia
,
che
di
giornali
politici
educativi
non
ha
esempio
,
come
è
opera
pur
non
tentata
da
altri
il
modo
che
noi
terremo
nel
preparare
e
svolgere
questa
educazione
.
Essa
non
avrà
nulla
di
arido
e
di
pedantesco
,
ma
si
farà
autorevole
e
gradita
per
gli
esempi
della
storia
nostra
di
ogni
tempo
,
non
messi
a
pompa
di
erudizione
,
ma
a
proposito
,
come
fecero
i
grandi
nostri
politici
che
li
avevano
sempre
a
fondamento
de
loro
consigli
.
Vuol
bene
l
onestà
nostra
e
la
verità
,
che
noi
dichiariamo
come
questo
modo
di
insegnamento
politico
non
è
un
nostro
trovato
,
ma
si
una
delle
glorie
italiane
,
che
ebbe
per
padre
e
fondatore
il
Machiavelli
.
Fu
ben
egli
che
diede
il
primo
esempio
della
politica
sperimentale
,
e
che
la
fondò
fra
noi
:
come
fece
il
Galileo
un
secolo
circa
dopo
per
le
scienze
fisiche
.
In
questo
solo
dal
Machiavelli
discostandoci
,
che
mentre
egli
fondava
questa
scienza
a
beneficio
dei
governanti
,
per
scaltrirli
nel
maneggio
dei
pubblici
affari
,
noi
per
la
prima
volta
l
adoperiamo
a
beneficio
del
popolo
che
dagli
esempi
degli
antichi
,
paragonati
co
nostri
,
ne
caverà
utilissime
verità
e
insegnamenti
,
tal
che
giudicherà
rettamente
i
governanti
stessi
.
I
quali
spesso
saranno
o
ammoniti
o
fatti
animosi
non
soltanto
dalla
voce
nostra
,
ma
da
quella
stessa
del
Machiavelli
,
del
Guicciardini
,
del
Paruta
,
del
Giannotti
,
del
Sarpi
,
del
Nani
,
e
di
altri
valenti
che
prima
di
noi
si
fecero
insegnatori
di
questa
nobilissima
scienza
.
Tanto
che
una
verità
comprovata
dagli
esempi
,
confortata
dal
senno
di
tanti
grandi
,
se
verrà
chiamata
in
soccorso
per
governarne
gli
avvenimenti
in
mezzo
ai
quali
viviamo
,
sarà
bene
che
rampollerà
sano
criterio
,
e
darà
al
popolo
la
maturità
e
la
sicurezza
del
giudizio
.
A
questa
parte
piacevolmente
insegnativa
,
seguirà
una
narrazione
piena
di
ciò
che
accade
settimanalmente
tanto
in
Italia
che
fuori
,
dando
ad
essa
un
ordine
pensato
,
non
saltellante
per
notizie
accozzate
senza
ordine
.
Dalle
corrispondenze
si
caverà
la
parte
conghietturale
che
tanto
piace
agli
uomini
i
quali
vanno
studiosamente
in
cerca
del
probabile
,
e
spesso
dell
ignoto
.
Per
tal
modo
noi
speriamo
di
dare
delle
Letture
politiche
popolari
utili
alle
famiglie
di
ogni
condizione
.
E
riandando
spesso
le
cause
di
tante
secolari
sventure
,
togliere
quelle
divisioni
che
ci
indeboliscono
,
e
mettono
a
pericolo
l
unità
,
a
noi
sì
cara
.
Ci
confidiamo
eziandio
di
dare
un
libro
che
innamori
dell
antico
senno
la
gioventù
italiana
;
caro
e
desiderato
ai
maestri
per
educare
politicamente
i
loro
discepoli
nelle
ore
di
ricreazione
.
Ed
è
pur
così
che
accresceremo
la
riverenza
ed
il
culto
ai
nostri
grandi
scrittori
i
quali
,
mentre
oggi
in
Italia
sono
da
pochissimi
letti
e
meditati
,
presso
le
nazioni
veramente
libere
si
può
dire
che
vivano
sempre
e
seggano
nei
Consigli
de
ministri
,
tanto
sovente
vi
si
trovano
ricordati
con
riverenza
.
E
sarà
con
questa
stregua
che
noi
sovente
ci
proponiamo
di
misurare
i
provvedimenti
de
nostri
.
La
lingua
vera
italiana
che
è
stata
il
palladio
della
nostra
libertà
,
che
ci
ha
dato
l
unità
quando
eravamo
divisi
,
che
ci
ha
fatto
riconoscere
per
un
sol
popolo
dalle
Alpi
al
Lilibeo
,
e
ci
ha
renduto
nazionali
Dante
,
Machiavelli
,
Galileo
,
Vico
,
Alfieri
,
non
deve
essere
oggi
disconosciuta
da
quelli
che
hanno
l
obbligo
sacrosanto
di
scriverla
e
studiarla
italianamente
rivolgendo
la
libera
parola
al
popolo
italiano
risorto
.
Anche
con
questo
scopo
esamineremo
taluna
volta
gli
atti
del
governo
,
e
i
discorsi
del
Parlamento
e
se
troveremo
che
di
stile
e
di
lingua
abbiano
difetto
,
non
con
arrabbiata
pedanteria
,
ma
con
quella
urbanità
che
deve
essere
propria
degli
uomini
di
lettere
,
verremo
notando
i
modi
e
le
voci
non
proprie
,
e
principalmente
la
necessità
di
quello
stile
politico
vestito
di
forma
italiana
,
che
è
tutta
cosa
nostra
,
come
si
mostra
sì
splendido
nelle
storie
,
nelle
relazioni
,
istruzioni
politiche
,
e
nei
carteggi
di
principi
a
principi
del
secolo
XIV
,
XV
e
XVI
.
A
quest
opera
umile
,
ma
che
può
essere
feconda
di
grandissimi
beni
se
aiutata
dai
buoni
,
e
da
voi
principalmente
,
amici
e
diffonditori
delle
Letture
serali
,
danno
mano
scrittori
illustri
nostri
amici
,
di
cui
vedrete
i
nomi
,
i
quali
come
noi
sono
persuasi
che
è
solo
da
questa
educazione
politica
diffusa
largamente
che
può
risorgere
la
dignità
e
l
uniformità
del
pensiero
e
degli
affetti
patri
.
Ciò
che
abbiamo
fatto
nel
primo
anno
delle
Letture
,
e
questi
nostri
intendimenti
per
dare
un
compimento
ad
esse
e
un
più
largo
indirizzo
alla
parte
politica
,
ci
fanno
sperare
che
questa
nostra
proposta
sarà
bene
accolta
e
aiutata
da
tutti
quelli
che
vogliono
rendere
durevole
questa
nostra
redenzione
morale
e
politica
.
StampaPeriodica ,
Durante
un
mio
recente
soggiorno
a
Venezia
quello
che
mi
ha
colpito
di
più
non
è
stato
ciò
che
colà
si
costruisce
e
si
compie
di
nuovo
,
ma
ciò
che
si
restaura
e
si
vuole
restaurare
di
antico
.
L
'
opera
di
restaurazione
ha
assunto
una
estensione
illimitata
;
dai
monumenti
famosi
,
dai
palazzi
grandiosi
si
è
diffusa
ai
quadri
,
alle
statue
,
a
ogni
oggetto
d
'
arte
e
di
non
arte
;
dagli
uffici
a
tale
uopo
designati
,
dai
tecnici
esperti
in
tale
funzione
si
è
trasfusa
in
ogni
individuo
,
ha
invaso
ogni
studio
di
pittore
e
di
architetto
,
ogni
modesto
laboratorio
di
decoratore
,
di
marmista
,
di
falegname
,
di
verniciatore
,
ogni
bottega
di
rigattiere
;
è
diventata
una
febbre
,
una
mania
universale
.
Si
restaura
in
palazzo
ducale
e
nella
chiesa
di
San
Marco
,
nel
palazzo
reale
e
nel
palazzo
Dario
,
si
restaurano
le
Procuratie
e
la
Ca
'
d
'
Oro
,
si
restaura
all
'
Accademia
di
Belle
Arti
e
nella
Scuola
di
San
Rocco
,
si
restaura
nei
campi
e
nelle
calli
,
e
come
se
tanto
restauro
non
fosse
sufficiente
,
una
commissione
studia
i
restauri
da
effettuarsi
nelle
chiese
dei
Frari
e
di
San
Giovanni
e
Paolo
,
una
seconda
prepara
i
lavori
per
altri
edifici
,
e
così
via
.
Un
restauro
tira
l
'
altro
come
le
solite
ciliege
,
anzi
ne
tira
molti
altri
come
la
non
meno
solita
palla
di
neve
;
appena
si
pone
mano
a
un
lavoro
sorge
la
necessità
di
altri
lavori
imprevisti
ma
inevitabili
per
terminare
il
primo
,
e
appena
un
restauro
è
compiuto
bisogna
intraprenderne
dieci
altri
che
ne
sono
la
conseguenza
.
Il
proposito
,
lo
si
deve
riconoscere
subito
,
è
nella
maggior
parte
dei
casi
lodevolissimo
,
la
buona
fede
che
presiede
a
questi
sforzi
è
quasi
sempre
integra
;
vi
si
può
insinuare
talvolta
un
po
'
di
ambizione
,
vi
può
essere
magari
la
spinta
di
qualche
speranza
di
guadagno
,
ma
i
motivi
predominanti
sono
,
senza
dubbio
,
un
vivo
amore
per
l
'
avito
patrimonio
artistico
,
un
nobile
senso
di
rispetto
per
ciò
che
l
'
arte
ha
consacrato
,
e
una
fiducia
forse
eccessiva
nella
nostra
sapienza
e
nei
nostri
mezzi
per
ridare
una
vita
imperitura
a
ciò
che
sta
per
morire
.
E
questo
anzi
è
strano
.
Mentre
universalmente
si
ammette
che
l
'
opera
d
'
arte
è
quella
che
più
si
avvicina
all
'
opera
della
vita
e
per
caratteri
esterni
e
per
essenza
interiore
,
talché
il
capolavoro
è
ritenuto
il
solo
emulo
degno
di
ciò
che
vive
,
viceversa
allorché
si
tratta
di
restaurare
si
colloca
l
'
opera
d
'
arte
in
una
categoria
a
sé
,
in
una
categoria
d
'
eccezione
,
sottratta
a
tutte
le
leggi
della
vita
compresa
la
legge
suprema
e
inviolabile
della
morte
.
La
fatale
necessità
della
fine
pare
che
debba
essere
sospesa
di
fronte
all
'
opera
d
'
arte
,
per
la
quale
si
ritiene
possibile
il
miracolo
della
resurrezione
parziale
e
totale
;
e
ben
inteso
noi
soli
saremmo
i
dottori
forniti
di
tale
capacità
miracolosa
.
E
niuno
dei
nostri
restauratori
,
sia
il
dotto
architetto
,
sia
l
'
abile
pittore
,
sia
lo
studioso
degli
antichi
procedimenti
,
ha
mai
dubitato
che
l
'
edificio
rifatto
,
il
quadro
rinnovato
,
l
'
oggetto
rifabbricato
fossero
non
già
la
continuazione
rinfrescata
della
cosa
primitiva
,
ma
soltanto
un
simulacro
inerte
,
una
maschera
,
qualche
cosa
come
una
imagine
di
cera
in
confronto
dell
'
essere
vivente
,
oppure
un
'
altra
cosa
,
un
altro
essere
con
un
'
anima
differente
!
Poiché
i
moderni
restauratori
non
conoscono
né
le
trepidazioni
né
le
mezze
misure
,
quando
ci
si
mettono
vanno
fino
in
fondo
,
Non
si
limitano
a
qualche
ritocco
,
a
qualche
pulitura
,
a
qualche
rinforzatura
;
non
si
contentano
di
eliminare
le
cause
nocive
,
no
,
meschino
cómpito
sarebbe
questo
,
essi
vogliono
ricostituire
ciò
che
è
stato
danneggiato
,
ritrovare
ciò
che
si
è
perduto
,
ricostruire
ciò
che
è
stato
distrutto
,
rifare
,
ricreare
completamente
.
Ma
neanche
questo
li
appaga
,
non
basta
loro
rifare
e
ricreare
,
essi
vogliono
far
meglio
,
correggere
gli
errori
dei
padri
,
tener
conto
dei
progressi
del
buon
gusto
e
dell
'
estetica
.
E
questo
è
l
'
assurdo
.
Io
non
nego
che
si
possano
curare
i
monumenti
e
i
quadri
come
si
curano
gli
organismi
viventi
,
non
nego
che
vi
sia
un
'
arte
medica
che
possa
prolungare
talvolta
la
loro
vita
come
prolunga
,
in
date
circostanze
,
la
vita
degli
uomini
;
ma
non
si
può
fare
più
di
così
.
La
possibilità
del
restauratore
non
può
superare
quella
del
medico
.
Il
medico
può
togliere
una
causa
d
'
infezione
,
può
irrobustire
l
'
organismo
,
ma
non
può
arrestare
l
'
inesorabile
processo
della
decadenza
senile
,
il
chirurgo
può
evitare
la
morte
,
amputando
un
organo
malato
,
ma
non
può
rifare
l
'
organo
.
Il
restauratore
crede
di
essere
un
chirurgo
capace
non
solo
di
sostituire
l
'
organo
infermo
con
uno
sano
,
ma
con
uno
sano
migliore
di
quello
che
c
'
era
prima
.
A
operazione
compiuta
si
avvede
che
l
'
organo
nuovo
più
perfezionato
non
si
intona
con
tutto
il
rimanente
e
invece
di
pensare
che
la
sua
perfezione
artificiale
non
è
che
una
grossolana
imitazione
inanimata
in
confronto
del
corpo
vivo
,
egli
se
la
prende
con
ciò
che
resta
di
vivo
.
Dopo
aver
tagliata
una
gamba
e
dopo
averla
surrogata
con
una
di
legno
,
taglia
anche
l
'
altra
e
la
sostituisce
col
legno
perché
non
vi
siano
discordanze
,
e
dalle
gambe
passa
poi
alle
braccia
,
a
tutto
il
corpo
,
fino
ad
avere
un
completo
fantoccio
di
legno
in
cambio
dell
'
uomo
vivo
.
E
allora
esclama
:
Ho
compiuto
il
prodigio
della
resurrezione
!
Allorché
tutti
i
restauri
saranno
terminati
,
tutti
i
monumenti
rifabbricati
e
tutti
i
quadri
ridipinti
,
le
città
e
le
gallerie
non
saranno
più
che
un
vasto
museo
Grevin
dell
'
arte
dove
invece
dei
capolavori
veri
,
scomparsi
per
sempre
,
resteranno
le
riproduzioni
nuove
.
La
prova
?
Andiamo
a
cercarla
a
...
Metz
.
La
cattedrale
di
Metz
,
una
magnifica
chiesa
di
stile
ogivale
fiorito
,
è
l
'
edificio
che
in
questi
ultimi
anni
è
stato
restaurato
con
più
cura
,
con
più
diligenza
e
con
più
mezzi
,
e
naturalmente
è
quello
che
è
stato
più
sfigurato
.
Nel
1877
un
incendio
aveva
arso
il
tetto
della
cattedrale
,
si
doveva
ricostruirlo
;
era
naturale
che
il
nuovo
tetto
dovesse
essere
eguale
all
'
antico
,
ma
il
coscienzioso
restauratore
,
l
'
architetto
Tornow
,
rilevò
che
gli
antichi
costruttori
avevano
commesso
imperdonabili
errori
di
stile
e
di
estetica
,
avevano
fatto
il
tetto
troppo
basso
e
senza
grazia
.
E
giacché
il
fuoco
aveva
consumato
i
loro
sbagli
,
il
nuovo
costruttore
avveduto
non
doveva
ripeterli
,
ma
fare
il
tetto
più
alto
secondo
tutte
le
regole
e
in
conformità
allo
stile
del
monumento
.
Il
ragionamento
non
faceva
una
grinza
,
ma
il
nuovo
tetto
,
una
volta
terminato
,
ne
faceva
molte
,
deformava
tutto
l
'
aspetto
della
chiesa
,
invece
di
isveltirla
la
schiacciava
.
Chi
va
a
pensarle
tutte
?
Ai
fianchi
della
chiesa
stanno
due
torri
non
molto
alte
,
bene
intonate
con
l
'
antica
tettoia
bassa
,
ma
sorpassate
dalla
nuova
tettoia
elevata
;
da
qui
l
'
impressione
di
pesantezza
.
Il
restauratore
non
si
scoraggiò
per
questo
.
Le
torri
sembravano
diminuite
...
ebbene
ne
rialzeremo
una
;
sulla
torre
del
Capitolo
erigeremo
una
freccia
di
pietra
simile
a
quella
dell
'
altra
torre
.
E
il
lavoro
fu
cominciato
,
ma
la
torre
si
rifiutò
di
sostenere
il
peso
imprevisto
e
si
fendette
.
Neanche
di
fronte
a
questa
contrarietà
il
Tornow
si
perdette
d
'
animo
.
Ebbene
,
non
si
può
inalzare
la
torre
,
inalzeremo
la
chiesa
,
costruiremo
un
pinacolo
centrale
,
una
specie
di
campanile
sull
'
incontro
delle
due
navate
come
a
Parigi
e
ad
Amiens
.
Ed
ecco
come
si
rimette
in
pristino
un
monumento
!
La
cattedrale
di
Metz
è
lontana
,
ma
la
triste
istoria
del
suo
restauro
potrebbe
con
lievi
varianti
essere
quella
del
nostri
monumenti
.
Un
illustre
pittore
narrandomi
di
un
restauro
provvidenziale
eseguito
da
un
amico
suo
sopra
un
magnifico
Tintoretto
,
mi
diceva
che
il
restauratore
era
rimasto
soddisfattissimo
,
poiché
durante
l
'
abbondante
lavatura
del
quadro
,
un
intero
braccio
era
sparito
ed
egli
aveva
potuto
ridipingerlo
correggendo
alcuni
errori
di
disegno
e
di
prospettiva
commessi
dal
Tintoretto
!
Vero
che
il
braccio
nuovo
appariva
mostruoso
,
ma
era
esatto
!
Dopo
di
che
siano
lodati
gli
umili
fraticelli
che
affumicavano
i
quadri
con
i
ceri
dell
'
altare
,
siano
lodati
i
soldati
brutali
e
i
burocratici
ignari
che
passavano
la
calce
sugli
affreschi
preziosi
dei
conventi
e
delle
chiese
,
siano
lodati
gli
avidi
speculatori
che
seppellivano
i
ruderi
augusti
sotto
le
nuove
caserme
!
Meglio
,
meglio
assai
queste
tombe
premature
per
i
capolavori
anziché
le
contraffazioni
degli
odierni
restauratori
.
L
'
anima
dei
capolavori
non
si
rinnova
,
come
non
si
rinnova
la
vita
degli
organismi
.
StampaPeriodica ,
MILANO
,
giugno
-
Sono
stati
lieti
,
quasi
festosi
i
giorni
di
Sesto
San
Giovanni
.
L
'
annuncio
dello
sciopero
è
giunto
come
una
notizia
attesa
come
la
conferma
di
una
determinazione
che
era
già
maturata
negli
operai
:
ne
parlavano
a
voce
alta
nei
loro
circoli
a
pranzo
,
per
strada
,
nella
sala
d
'
aspetto
della
stazione
e
sul
marciapiede
mentre
aspettavano
il
treno
.
Si
affollavano
intorno
a
noi
:
gli
operai
ed
i
loro
dirigenti
politici
e
sindacali
sapevano
di
avere
di
fronte
i
«
giornalisti
di
Roma
»
e
volevano
che
riportassimo
a
casa
,
con
le
notizie
,
una
buona
impressione
di
Sesto
San
Giovanni
.
La
mattina
dello
sciopero
erano
tutti
al
loro
posto
di
agitazione
,
durante
la
notte
pochi
avevano
potuto
dormire
,
perché
in
poche
ore
avevano
dovuto
organizzare
i
picchetti
,
stampare
i
manifesti
,
fare
le
scritte
.
Ma
erano
contenti
:
facevano
siepe
dinnanzi
all
'
ingresso
degli
stabilimenti
,
fronteggiati
dallo
schieramento
della
polizia
.
Non
ci
furono
incidenti
:
anche
per
i
crumiri
sparuti
e
visibilmente
convinti
di
star
facendo
una
cattiva
figura
,
ci
furono
solo
lunghi
,
pazienti
discorsi
,
ed
appena
qualche
lazzo
.
«
Venduti
,
cornuti
e
sordomuti
»
gridavano
a
tratti
,
e
cioè
incapaci
di
sentire
e
di
giustificarsi
.
Volevano
chiarire
alcune
cose
,
anche
a
noi
:
il
ridicolo
degli
aumenti
accettati
dai
sindacati
scissionisti
,
la
grave
provocazione
politica
contenuta
nell
'
accordo
«
truffa
»
,
il
fatto
che
l
'
accordo
si
firmasse
a
Milano
,
l
'
ignobile
connubio
con
i
fascisti
della
CISNAL
.
«
Quel
di
Loreto
»
,
diceva
un
vecchio
operaio
.
E
per
tutto
il
giorno
fu
un
febbrile
spandersi
di
notizie
,
un
accorrere
di
staffette
improvvisate
che
venivano
al
«
rondò
»
da
ogni
parte
di
Sesto
,
dalla
Breda
,
dai
Magneti
,
dalla
Ercole
Marelli
,
dalla
Falk
:
i
dirigenti
raccoglievano
le
notizie
,
i
dati
percentuali
(
uno
di
loro
manovrava
rapidamente
un
regolo
calcolatore
)
e
ce
ne
spiegavano
il
significato
in
termini
definitivi
.
Il
loro
linguaggio
,
rigidamente
politico
,
e
che
in
altra
situazione
avrebbe
anche
potuto
apparire
schematico
,
pareva
qui
perfettamente
giustificato
.
E
un
linguaggio
sorto
da
questi
luoghi
,
un
linguaggio
carico
di
storia
.
Un
secolo
fa
,
Sesto
era
ancora
un
borgo
di
campagna
,
buono
per
la
villeggiatura
della
borghesia
milanese
:
il
clima
era
mite
,
«
il
beato
di
Sesto
aer
sereno
»
che
piacque
al
Monti
(
oggi
è
diverso
,
vi
domina
l
'
afa
caliginosa
di
tutti
i
centri
industriali
)
.
Anche
i
più
giovani
ricordano
i
tempi
del
tram
a
cavalli
,
che
proprio
qui
davanti
faceva
un
largo
giro
,
per
rientrare
a
Milano
:
ne
è
rimasta
traccia
nel
nome
di
questa
piazza
,
che
ancor
oggi
si
chiama
«
rondò
»
.
Il
primo
inizio
dell
'
attività
industriale
è
del
1840
,
con
le
filande
dei
Puricelli
Guerra
e
dei
Gaslini
.
Ma
è
stato
nel
ventennio
,
con
due
guerre
mondiali
e
l
'
autarchia
,
che
Sesto
si
è
enormemente
accresciuta
:
dai
4189
abitanti
del
1861
siamo
oggi
a
quasi
50mila
:
il
terzo
comune
di
tutta
la
provincia
,
dopo
Milano
e
Monza
,
più
di
duemilasettecento
abitanti
per
chilometro
quadrato
.
In
quel
periodo
si
formò
la
fortuna
dei
Falk
,
una
famiglia
di
ingegneri
tedeschi
,
sagaci
organizzatori
di
matrimoni
a
sfondo
industriale
,
dei
Breda
e
dei
Marelli
.
Ercole
Marelli
si
chiama
una
delle
vie
cittadine
.
Le
maestranze
impiegate
raggiunsero
persino
le
40
mila
unità
,
prima
della
smobilitazione
della
Breda
:
a
quel
tempo
,
cioè
negli
anni
successivi
al
'47
,
ci
fu
una
lotta
assai
dura
,
di
cui
restano
palesi
tracce
nelle
grandi
scritte
che
ancora
restano
sui
muri
:
incitano
gli
operai
a
salvare
la
Breda
,
e
con
essa
l
'
economia
lombarda
.
Ne
furono
licenziati
l0mila
,
che
oggi
si
son
riversati
nell
'
edilizia
,
o
sono
stati
riassunti
a
termine
(
veri
contratti
capestro
)
o
son
finiti
nella
miseranda
schiera
dei
venditori
ambulanti
e
nel
declassamento
.
Ne
abbiamo
conosciuto
uno
,
un
ragazzo
della
Breda
,
che
ha
fatto
un
po
'
tutti
i
mestieri
,
ed
ora
è
finito
male
;
ma
lo
racconta
con
una
residua
fierezza
,
né
diserta
il
suo
circolo
,
e
partecipa
moralmente
allo
sciopero
.
Gli
operai
di
Sesto
son
oggi
30
000
circa
,
di
cui
seimila
donne
.
Di
essi
6946
lavorano
alla
Falk
,
che
oggi
è
il
complesso
più
forte
,
e
non
solo
numericamente
.
6700
alla
Breda
,
5200
alla
Ercole
Marelli
,
4800
alla
Magneti
.
Gli
altri
son
distribuiti
nelle
fabbriche
minori
(
minori
solo
per
modo
di
dire
,
perché
spesso
superano
i
duemila
dipendenti
,
cioè
alla
OSVA
,
alla
Pirelli
,
ecc
.
)
.
Non
tutti
gli
operai
abitano
a
Sesto
:
alla
fine
del
turno
prendono
il
treno
per
Milano
,
per
Monza
,
e
addirittura
per
i
paesi
del
Cremasco
,
del
Bergamasco
,
della
Brianza
,
vanno
a
Brugherio
,
Usmate
,
Agrate
.
I
brianzoli
sono
gli
operai
più
recenti
,
quasi
tutti
ex
contadini
,
e
si
distinguono
facilmente
dagli
altri
,
non
solo
per
il
loro
dialetto
cupo
ed
incomprensibile
,
ma
anche
per
una
sostanziale
differenza
nell
'
aspetto
fisico
,
nel
modo
di
vestire
,
di
muoversi
,
di
gestire
.
Lavorano
quasi
tutti
alla
Falk
,
nel
reparto
siderurgico
.
La
Falk
infatti
ha
un
ciclo
di
lavorazione
completo
,
dalla
siderurgia
alla
metallurgia
,
e
produce
ghisa
,
ferro
,
acciaio
,
laminati
.
La
Breda
ha
quattro
reparti
distinti
,
anche
nella
produzione
:
macchine
elettriche
il
primo
,
materiale
ferroviario
il
secondo
;
il
terzo
,
che
si
chiama
eufemisticamente
sezione
fucina
,
è
in
realtà
di
produzione
bellica
,
soprattutto
proiettili
da
cannone
,
mentre
il
quarto
è
un
reparto
siderurgico
.
Apparecchi
elettrici
ed
elettrodomestici
si
producono
nei
due
stabilimenti
Marelli
.
Le
paghe
medie
degli
operai
di
Sesto
superano
spesso
quelle
di
altre
maestranze
.
Un
operaio
di
medio
livello
,
con
moglie
e
due
figli
,
riceve
oggi
735
007
lire
annue
(
nel
computo
è
compreso
,
oltre
alla
paga
base
,
il
caropane
,
la
gratifica
natalizia
,
gli
assegni
familiari
,
l
'
indennità
di
mensa
,
insomma
qualsiasi
somma
percepita
a
qualsiasi
titolo
)
.
Confrontata
con
la
paga
del
primo
luglio
1938
,
che
era
di
8095,20
questa
(
l
'
oggi
appare
rivalutata
nella
misura
di
90,80
volte
.
Se
alla
paga
sommiamo
gli
oneri
sociali
,
troveremo
che
un
operaio
medio
costa
annualmente
alla
ditta
920
183
lire
,
contro
le
9042
del
1938;
la
rivalutazione
,
in
questo
caso
,
è
di
101,76
volte
.
Questa
differenza
di
dieci
punti
significa
che
la
rivalutazione
dei
salari
non
è
stata
congrua
,
rispetto
alle
richieste
rivalutative
degli
enti
statali
di
assistenza
sociale
.
Ed
ecco
la
situazione
degli
impiegati
e
dei
tecnici
(
complessivamente
circa
diecimila
dipendenti
,
a
Sesto
)
:
13.283,30
lire
nel
1938
contro
10.194,65
lire
di
oggi
(
si
parla
sempre
di
impiegato
medio
con
carico
familiare
tipico
,
cioè
moglie
e
due
figli
)
.
Il
costo
totale
di
un
impiegato
medio
,
compresi
gli
oneri
sociali
,
è
oggi
di
1.297.092
lire
,
contro
le
13.342,72
del
1938
.
La
rivalutazione
degli
stipendi
si
è
fatta
quindi
nella
misura
di
75,75
volte
,
quella
dei
costi
totali
invece
nella
misura
di
84,54
volte
.
Lo
scarto
fra
l
'
una
e
l
'
altra
rivalutazione
rimane
perciò
costante
;
ma
in
linea
generale
è
chiaro
che
gli
impiegati
non
hanno
realizzato
i
progressi
degli
operai
,
e
sono
proporzionalmente
trattati
peggio
.
Ciò
dipende
dalla
loro
minore
combattività
e
da
un
malinteso
spirito
di
categoria
,
che
li
stacca
spesso
dalle
lotte
delle
maestranze
:
le
direzioni
degli
stabilimenti
mirano
a
conservare
e
peggiorare
questa
situazione
.
Un
recente
viaggio
«
d
'
istruzione
»
in
America
a
cui
hanno
partecipato
tecnici
ed
impiegati
della
Falk
mirava
proprio
a
questo
.
Questo
va
tenuto
presente
,
se
si
vuol
comprendere
la
situazione
sindacale
di
Sesto
.
Su
di
essa
influiscono
numerosi
e
diversi
elementi
:
l
'
origine
sociale
delle
maestranze
,
la
provenienza
geografica
,
il
tipo
della
lavorazione
.
Diamo
una
scorsa
ai
risultati
più
recenti
per
la
elezione
della
commissione
interna
.
Cerchiamo
di
interpretarli
:
all
'
osservatore
astratto
può
forse
sembrare
strano
che
l
'
UIL
,
sia
quasi
sempre
assente
dalla
competizione
elettorale
per
la
CI
.
L
'
opinione
diffusa
è
che
la
socialdemocrazia
milanese
dovrebbe
ottenere
ben
altri
risultati
;
ma
è
un
'
opinione
astratta
.
In
realtà
i
voti
che
Saragat
raccoglie
nel
milanese
son
voti
di
bottegai
e
di
impiegati
.
Il
padronato
industriale
punta
sulla
CISL
,
la
quale
ha
alle
sue
spalle
il
peso
della
tradizione
cattolica
e
dell
'
appoggio
del
clero
.
Non
a
caso
le
percentuali
più
alte
son
quelle
ottenute
alla
Falk
,
ed
in
particolare
nei
reparti
siderurgici
,
che
occupano
prevalentemente
maestranze
della
Brianza
,
cattoliche
e
di
recente
origine
contadina
.
I
dirigenti
della
Falk
conoscono
benissimo
l
'
importanza
di
queste
cose
,
e
perciò
finanziano
le
parrocchie
,
ottenendo
in
cambio
pubblici
elogi
dall
'
altare
,
ogni
domenica
al
momento
del
Vangelo
.
Per
questo
si
son
preoccupati
di
far
giungere
gratuitamente
ad
ogni
operaio
una
copia
di
Nuovi
martiri
cristiani
del
Pisoni
,
insieme
,
naturalmente
,
a
Ho
scelto
la
libertà
.
La
punta
massima
raggiunta
dalla
CISL
la
troviamo
alla
Falk
Ge.Va
.
:
una
sigla
che
significa
«
servizi
generali
e
vari
»
,
cioè
mensa
,
pulizia
dei
reparti
,
magazzinaggio
ecc.
È
insomma
il
reparto
più
lontano
dalla
produzione
,
meno
legato
al
ritmo
del
lavoro
complessivo
,
quello
che
raccoglie
in
più
larga
misura
raccomandati
e
confidenti
del
padrone
.
Nello
schieramento
padronale
è
alla
Falk
il
punto
più
avanzato
,
quello
su
cui
si
concentra
tutta
la
spinta
organizzata
di
ogni
genere
di
pressioni
,
della
corruzione
,
della
propaganda
differenziata
.
Falk
si
pone
più
di
ogni
altro
il
problema
dei
cosiddetti
human
relations
,
e
lo
risolve
da
par
suo
:
ha
creato
due
villaggi
operai
,
l
'
Edison
e
il
Diaz
:
può
minacciare
di
sfratto
gli
operai
che
si
rendano
sgraditi
.
Ha
organizzato
un
asilo
infantile
,
di
tipo
montessoriano
:
l
'
importanza
di
iniziative
verso
l
'
infanzia
non
può
sfuggire
a
nessuno
,
se
si
pensa
che
un
sesto
delle
maestranze
è
costituito
da
donne
.
Svolge
attività
assistenziale
e
«
culturale
»
,
cioè
gite
,
squadre
sportive
,
qualche
mostra
di
pittura
.
In
genere
i
padroni
non
si
pongono
mai
seriamente
il
problema
di
una
vita
culturale
fra
gli
operai
:
la
cultura
,
qualunque
essa
sia
,
è
sempre
in
qualche
modo
rivoluzionaria
.
A
detta
di
qualche
operaio
,
oggi
si
fa
meno
,
in
quel
settore
,
che
sotto
il
fascismo
.
La
mediocre
leggenda
della
«
Stalingrado
d
'
Italia
»
(
che
,
guardata
da
vicino
,
non
significa
assolutamente
nulla
)
è
di
elaborazione
padronale
,
ed
infatti
si
è
diffusa
attraverso
la
stampa
milanese
.
Gli
operai
,
in
qualche
misura
,
han
commesso
l
'
ingenuità
di
accettarla
.
L
'
azione
repressiva
si
svolge
in
forme
ormai
consuete
,
nelle
fabbriche
italiane
:
c
'
è
il
tempo
di
polizia
(
«
un
reggimento
»
,
dicono
gli
operai
)
organizzato
alla
militare
,
con
una
bella
divisa
di
panno
blu
;
si
convocano
le
mogli
degli
operai
per
premere
sui
mariti
,
si
punisce
e
si
licenzia
per
aver
propagato
«
notizie
false
e
tendenziose
»
,
cioè
per
aver
criticato
l
'
opera
delle
direzioni
.
Si
taralo
firmare
,
specialmente
alle
donne
,
contratti
contenenti
clausole
che
impegnano
a
non
partecipare
a
scioperi
,
o
addirittura
a
non
prendere
marito
.
I
Falk
sono
ormai
specializzati
,
in
questo
tipo
di
attività
.
Per
questo
,
in
quei
giorni
lieti
e
quasi
festosi
di
Sesto
San
Giovanni
,
le
notizie
che
venivano
dai
cancelli
della
Falk
erano
le
più
attese
:
le
percentuali
furono
buone
sin
dal
mattino
,
ma
crebbero
nel
pomeriggio
e
raggiunsero
nell
'
ultimo
turno
punte
mai
viste
.
Allora
han
fatto
festa
,
perché
i
«
falchetti
»
si
eran
comportati
bene
.
Siamo
rientrati
a
Milano
con
il
treno
:
tram
ed
autobus
crumiri
passavano
rari
,
tristi
ed
affollati
,
col
fattorino
scortato
dalla
polizia
.
Davanti
al
finestrino
scorreva
il
duro
paesaggio
di
Sesto
,
le
alte
muraglie
plumbee
,
i
massicci
edifici
degli
stabilimenti
,
la
lunga
strada
di
Monza
che
taglia
in
due
l
'
abitato
.
È
un
luogo
comune
quello
che
fa
di
Sesto
la
periferia
industriale
di
Milano
.
Forse
era
vero
sino
a
qualche
anno
fa
:
Sesto
è
cresciuta
a
casaccio
,
case
e
fabbriche
accavallate
ai
fianchi
di
un
'
unica
via
congestionata
di
traffico
;
la
stazione
ferroviaria
è
rimasta
quella
di
un
tempo
,
un
casotto
giallo
,
come
di
villaggio
campagnolo
.
I
diretti
neppure
si
fermano
,
sferragliano
fischiando
tra
le
banchine
affollate
di
operai
in
attesa
.
Ma
qualcosa
,
e
non
solo
dal
punto
di
vista
urbanistico
,
sta
cambiando
.
Gli
amministratori
del
comune
vogliono
far
di
Sesto
una
cittadina
moderna
,
con
una
sua
precisa
fisionomia
.
Per
questo
hanno
riorganizzato
i
servizi
pubblici
,
le
fognature
e
le
strade
,
han
costruito
i
marciapiedi
(
e
questa
è
stata
una
grossa
novità
per
tutti
)
hanno
aperto
al
pubblico
un
bel
parco
verde
,
ed
hanno
acquistato
la
villa
Zorn
per
farne
un
centro
di
riposo
e
di
svago
.
A
villa
Zorn
è
ospitata
la
biblioteca
di
Sesto
,
che
è
una
grata
eccezione
nel
panorama
generale
delle
biblioteche
italiane
(
istituti
settecenteschi
ancora
,
nella
struttura
e
nel
funzionamento
)
.
La
biblioteca
di
Sesto
,
che
ha
appena
tre
anni
di
vita
,
è
un
centro
di
diffusione
culturale
,
dove
si
tengono
conferenze
,
discussioni
,
mostre
di
arte
,
scuole
di
pittura
,
audizioni
musicali
.
Si
potrebbe
pensare
che
tutto
questo
non
è
poi
di
grande
utilità
,
visto
che
la
capitale
lombarda
è
a
dieci
minuti
di
treno
.
Ma
il
bibliotecario
,
che
è
un
giovane
insegnante
cattolico
,
spiega
che
è
giusto
ed
indispensabile
,
invece
,
questo
legame
culturale
degli
operai
(
e
di
tutti
)
con
la
vita
di
Sesto
,
con
il
lavoro
e
la
produzione
di
Sesto
.
Vogliono
creare
il
centro
civico
,
in
una
grande
nuovissima
piazza
che
farà
centro
intorno
alla
casa
comunale
e
che
si
chiamerà
«
Piazza
della
Resistenza
»
.
Stanno
per
ottenere
dal
Ministero
dell
'
Interno
il
titolo
di
città
,
e
ne
sono
orgogliosi
.
In
altra
situazione
sarebbe
ovvio
pensare
ad
una
forma
provinciale
di
campanilismo
,
ma
Sesto
è
diverso
.
Un
giovane
funzionario
comunista
mi
fa
vedere
la
raccolta
di
un
settimanale
che
un
gruppo
di
operai
fondò
e
diresse
fino
a
qualche
anno
fa
.
È
un
foglio
agile
ed
elegante
,
persino
pretenzioso
,
forse
.
Sesto
Rondò
,
e
cioè
vuol
alludere
sin
dal
titolo
,
ad
un
aspetto
antico
e
tradizionale
della
vita
sestese
.
Questo
non
è
,
ripetiamo
,
campanilismo
o
nostalgia
assurda
,
oltre
tutto
,
in
uomini
giovani
e
seriamente
moderni
come
son
questi
.
La
verità
è
che
Sesto
conquista
in
questo
modo
la
sua
maturità
,
staccandosi
,
anche
nel
costume
,
dal
feudo
del
capitale
milanese
:
ora
che
si
son
fatti
adulti
i
cittadini
di
Sesto
vogliono
essere
tali
.
Non
sono
più
di
periferia
di
Milano
.
StampaPeriodica ,
Perché
il
tradimento
dei
professori
è
ritenuto
peggiore
e
'
senz
'
altro
più
colpevole
'
di
quello
della
gente
comune
?
Lo
spiega
il
diario
di
un
grande
filologo
ebreo
tedesco
,
Victor
Klemperer
.
Victor
Klemperer
era
un
professore
di
filologia
nell
'
università
di
Dresda
.
Suo
fratello
Otto
era
un
celebre
direttore
d
'
orchestra
.
Siccome
erano
di
famiglia
ebraica
,
negli
anni
30
non
poterono
più
essere
tedeschi
.
Otto
andò
in
esilio
.
Victor
fu
cacciato
dall
'
università
,
cacciato
da
casa
,
assegnato
al
lavoro
obbligatorio
-
spazzino
,
scaricatore
in
fabbriche
e
altri
simili
-
costretto
a
indossare
la
stella
gialla
.
Gli
era
vietato
possedere
libri
e
leggere
giornali
,
o
prendere
un
autobus
.
Ma
Victor
fu
molto
fortunato
.
Prima
per
aver
militato
nella
guerra
del
'14
,
poi
perché
aveva
una
moglie
ariana
,
e
alla
fine
per
il
disordine
dei
catastrofici
bombardamenti
su
Dresda
,
riuscì
a
scampare
alla
deportazione
e
a
sopravvivere
.
In
tutti
quegli
anni
si
impegnò
sistematicamente
,
perfino
un
po
'
pedantescamente
,
a
studiare
le
mutazioni
che
il
Terzo
Reich
imponeva
alla
lingua
tedesca
:
chiamò
questa
neolingua
Lti
,
'
Lingua
tertii
imperii
'
.
Pubblicò
questo
trattatello
sulla
persecuzione
nel
1947
,
nella
Dresda
ormai
appartenente
alla
Repubblica
democratica
tedesca
.
La
traduzione
italiana
(
di
Paola
Buscaglione
:
eccellente
)
è
stata
appena
pubblicata
dalla
Giuntina
.
'
Scrupoloso
e
non
geniale
'
(
così
lo
elogia
Michele
Ranchetti
nella
prefazione
)
il
diario
di
Victor
Klemperer
dà
una
idea
esatta
e
turbante
della
vita
ordinaria
nella
persecuzione
'
minore
'
:
sulla
quale
lo
sterminio
incombeva
,
ma
capricciosamente
dilazionato
.
Fra
le
osservazioni
più
specifiche
di
Klemperer
segnalerò
il
destino
delle
parole
'
fanatico
'
e
'
fanatismo
'
,
che
il
nazismo
capovolge
rendendole
sinonimi
di
virtù
.
E
anche
l
'
auge
della
'
weltanschauung
'
(
la
visione
del
mondo
)
,
che
spodesta
la
filosofia
e
sostituisce
con
una
venatura
magico
-
intuitiva
il
rispetto
per
il
pensiero
e
il
linguaggio
chiaro
e
distinto
.
Molte
preziose
notizie
si
troveranno
in
questo
taccuino
di
filologo
,
che
si
applica
,
con
la
testa
bassa
,
a
una
lingua
che
,
per
volontà
di
dominio
,
'
si
è
votata
alla
povertà
'
.
Ma
si
troverà
anche
una
testimonianza
illuminante
su
un
rovello
grande
e
ancora
da
esplorare
:
la
viltà
,
non
genericamente
degli
'
intellettuali
'
,
ma
di
quella
loro
aristocrazia
del
lustro
e
del
reddito
che
era
l
'
insegnamento
universitario
.
Davanti
ai
'
segnati
'
i
banchi
diventano
ogni
giorno
più
vuoti
,
fino
all
'
espulsione
(
nel
1935
)
.
Il
francesista
Victor
Klemperer
ricorda
gli
antichi
versi
di
Rutebeuf
sugli
'
amis
que
vent
emporte
et
il
ventait
devant
ma
porte
'
:
'
Il
vento
ha
soffiato
davanti
alla
mia
porta
.
Però
non
voglio
essere
ingiusto
:
ho
trovato
amici
fedeli
e
coraggiosi
,
soltanto
che
fra
loro
non
c
'
erano
appunto
i
colleghi
e
i
collaboratori
più
stretti
'
.
Licenziando
il
suo
diario
,
Victor
Klemperer
guardava
indietro
i
'
tradimenti
a
perdita
d
'
occhio
'
di
letterati
,
poeti
,
giornalisti
,
professori
universitari
.
'
Peggiore
'
,
quell
'
ambiente
di
studenti
e
professori
,
'
della
gente
comune
,
e
senz
'
altro
più
colpevole
'
.
Klemperer
,
cui
le
circostanze
suggerivano
un
'
ammirazione
per
la
Russia
e
il
suo
regime
,
scriveva
contemporaneamente
a
Vasilij
Grossman
,
la
cui
titanica
opera
(
Tutto
scorre
,
ma
soprattutto
Vita
e
destino
,
usciti
ambedue
postumi
)
ha
al
centro
la
debolezza
,
l
'
abiezione
,
il
tradimento
-
e
anche
la
resistenza
-
dei
maestri
,
degli
accademici
,
letterati
e
scienziati
,
nell
'
Unione
Sovietica
staliniana
.
Forse
i
professori
universitari
devono
essere
più
coraggiosi
,
o
più
dignitosi
,
degli
operai
o
degli
impiegati
di
banca
?
Certamente
no
,
immagino
che
abbiate
già
risposto
.
Forse
sì
.
O
almeno
la
loro
è
una
prostituzione
più
indecorosa
.
Ben
prima
del
'68
,
quando
nessuno
avrebbe
immaginato
la
rivolta
studentesca
contro
l
'
accademia
e
i
suoi
baroni
,
c
'
era
già
fra
i
giovani
un
'
insofferenza
contro
le
carriere
universitarie
.
Non
era
universale
,
ma
neanche
era
soltanto
questione
di
individui
eccentrici
.
Era
un
'
impazienza
morale
,
o
moralistica
,
come
volete
:
non
c
'
è
differenza
,
all
'
inizio
.
Aspirare
alla
carriera
universitaria
(
eufemismi
:
alla
ricerca
,
alla
docenza
)
costava
servilismo
,
cortigianeria
,
conformismo
,
rivalità
sleale
o
meschina
.
Fra
i
miei
(
più
o
meno
)
coetanei
,
potrei
citare
un
certo
numero
di
persone
che
per
questo
esclusero
dal
proprio
orizzonte
la
carriera
universitaria
,
magari
per
tornarci
molto
più
tardi
,
quando
sia
loro
che
l
'
università
erano
un
'
altra
cosa
.
Non
ho
nostalgia
di
quel
moralismo
,
e
tanto
meno
penso
che
quei
disertori
di
concorsi
fossero
perciò
più
stimabili
di
altri
.
La
questione
che
resta
è
quella
della
viltà
della
categoria
intellettuale
privilegiata
costituita
dai
professori
universitari
.
Si
sono
appena
ricordate
(
altro
che
'68
)
le
leggi
razziste
del
fascismo
,
sessant
'
anni
fa
.
Nell
'
università
italiana
,
passarono
tra
viltà
e
soddisfazione
:
non
tanto
di
fanatici
,
quanto
di
aspiranti
ai
posti
che
si
erano
liberati
.
In
appendice
al
suo
L
'
università
italiana
e
le
leggi
antiebraiche
(
Editori
Riuniti
1997
)
Roberto
Finzi
pubblica
i
96
nomi
di
professori
'
ebrei
'
espulsi
.
E
che
nomi
!
Più
del
7
per
cento
delle
cattedre
.
Ernesto
Rossi
,
dalla
galera
,
commentò
:
'
Una
manna
per
tutti
i
candidati
che
si
affolleranno
ora
ai
concorsi
'
.
StampaPeriodica ,
In
una
corrispondenza
di
Roma
del
giornale
La
Stampa
leggiamo
.
Per
cura
dell
eminentissimo
Riario
Sforza
si
è
stabilito
che
ogni
prima
domenica
di
tutti
i
mesi
si
esponga
il
Venerabile
,
si
celebri
la
messa
,
vi
sia
la
predica
ed
in
ultimo
la
benedizione
nella
chiesa
nazionale
sotto
il
titolo
Spirito
Santo
dei
Napoletani
,
e
che
gli
emigrati
,
specialmente
la
parte
più
colta
,
assistano
a
queste
funzioni
.
Domenica
3
corrente
cominciò
questa
pratica
,
ed
il
noto
P
.
Curci
,
gesuita
,
tenne
il
primo
discorso
,
il
quale
avendo
fatto
impallidire
per
più
volte
Francesco
II
,
lasciò
scandalizzato
l
uditorio
,
e
specialmente
i
seguaci
dei
fratelli
Ulloa
.
Il
cennato
padre
esordì
dicendo
che
,
invitato
qual
connazionale
a
parlare
ai
fratelli
,
esso
credendo
di
dirigere
le
sue
parole
ai
veri
emigrati
,
e
non
a
coloro
che
per
proprio
interesse
si
sono
volontariamente
condannati
all
esilio
e
di
questi
si
augurava
di
non
riconoscere
neppur
uno
fra
gli
astanti
,
avrebbe
seguito
la
verità
,
né
si
sarebbe
lasciato
imporre
dalla
reale
presenza
(
perché
anche
Francesco
era
presente
)
qualora
il
suo
dire
si
giudicasse
troppo
spinto
nel
vero
.
Dopo
questo
esordio
ha
detto
che
grave
peccato
pesa
sulla
coscienza
della
emigrazione
pel
sangue
che
scorre
nelle
Due
Sicilie
,
poiché
non
volendo
questa
riconoscere
lo
stato
delle
cose
europee
,
non
volendo
ritenere
che
la
restaurazione
del
loro
sovrano
dipende
unicamente
dalle
mani
di
Dio
,
il
quale
solo
può
pacificare
l
Europa
ed
abbattere
le
rivoluzioni
,
si
pasce
d
illusione
,
si
sforza
di
tradurle
in
atto
e
quindi
spinge
con
la
parola
in
Roma
e
con
gli
scritti
che
fa
giungere
in
Napoli
,
gente
al
macello
,
ecc
.
,
ecc
.
Quindi
incalzando
l
argomento
,
è
passato
a
dimostrare
che
più
si
va
in
alto
più
cresce
il
peccato
,
poiché
la
diplomazia
napoletana
e
la
nobiltà
che
sono
state
la
causa
di
fare
accrescere
di
due
terzi
l
emigrazione
in
Roma
,
dopo
la
caduta
di
Gaeta
,
si
sono
date
ai
divertimenti
,
alle
crapule
,
non
si
mostrano
avide
di
altro
che
di
onori
,
hanno
abbandonata
la
classe
povera
della
immigrazione
riducendola
al
suicidio
per
la
fame
,
se
carità
di
Roma
non
la
soccorresse
in
parte
:
che
questo
procedere
era
detestabile
anche
presso
la
società
.
Il
secondo
periodo
del
discorso
si
è
basato
sulle
scissure
della
emigrazione
stessa
ed
ha
dimostrato
che
queste
esistono
nel
basso
e
medio
ceto
per
l
esempio
de
nobili
,
i
quali
hanno
piazzato
,
ognuno
alla
loro
volta
,
una
polizia
l
uno
sull
altro
,
l
altro
sull
uno
,
ecc
.
,
ecc
.
In
fine
ha
concluso
che
egli
non
sarebbe
entrato
nei
fatti
particolari
di
nessuno
,
ma
che
nel
discorso
venturo
avrebbe
parlato
in
modo
da
essere
capito
da
tutti
per
quella
parte
che
riguarda
ciascuno
,
e
che
questo
dovere
glielo
imponeva
la
coscienza
,
poiché
essendo
anch
esso
napoletano
,
sentiva
le
vergogne
che
hanno
ricolmato
quel
popolo
per
opera
del
contegno
del
sovrano
.
La
predica
del
Curci
toccò
le
fibre
di
tutti
eccetto
quelle
degli
ex
-
ministri
di
Ferdinando
II
e
de
pochi
loro
seguaci
.
Ma
in
particolar
modo
quelle
di
Antonio
Ulloa
che
s
intitola
direttore
della
guerra
il
quale
portandosi
dopo
la
predica
in
casa
della
duchessa
o
contessa
di
S
.
Cesario
eruttava
veleno
contro
il
Curci
ed
i
gesuiti
in
genere
,
e
diceva
che
se
l
Inghilterra
si
mostra
titubante
per
l
accettazione
delle
promesse
fattele
,
purché
ripristini
il
regno
di
Napoli
coi
Borboni
,
a
lui
non
sembrava
difficile
che
fosse
opera
gesuitica
e
che
guai
a
loro
ed
ai
Borboni
se
Napoleone
giungesse
a
conoscere
queste
promesse
e
la
loro
vastità
.
StampaPeriodica ,
Il
nuovo
chiostro
-
Gli
effetti
del
verismo
-
L
'
arte
e
la
vita
contemporanea
-
Alla
ricerca
dell
'
automobile
-
La
locomozione
meccanica
e
gli
artisti
Io
credo
di
aver
oggi
quello
che
si
dice
un
'
idea
buona
e
pratica
,
destinata
a
far
della
strada
.
Io
ho
osservato
che
l
'
uomo
è
terribilmente
seccato
e
contrariato
da
tutti
quei
meravigliosi
progressi
scientifici
e
meccanici
che
egli
,
retore
impenitente
,
finge
con
tanta
eloquenza
di
magnificare
.
L
'
uomo
in
apparenza
si
vanta
delle
sue
invenzioni
,
delle
sue
macchine
,
dei
suoi
apparecchi
perfezionati
,
ostenta
come
titoli
di
nobiltà
le
sue
locomotive
,
i
suoi
automobili
,
le
sue
dinamo
,
i
suoi
telegrafi
,
le
sue
officine
,
i
suoi
piroscafi
,
ma
in
fondo
è
irritatissimo
di
tutte
queste
cose
che
gli
impongono
una
vita
tanto
dura
ed
estenuante
.
Le
diavolerie
meccaniche
;
questa
in
verità
è
l
'
ossessione
dell
'
uomo
moderno
,
il
quale
tornerebbe
tanto
volentieri
alla
consuetudine
semplice
e
lenta
di
una
volta
;
talché
il
suo
più
dolce
sogno
è
forse
quello
di
poter
trovare
un
angolo
quieto
e
silenzioso
,
un
recesso
isolato
e
lontano
ove
non
passino
né
treni
né
automobili
,
ove
non
arrivino
dispacci
e
giornali
,
ove
non
si
senta
altro
rumore
che
quello
del
vento
,
ove
sia
possibile
rinnovare
l
'
antica
e
tranquilla
esistenza
patriarcale
.
Passati
di
moda
e
chiusi
i
monasteri
chi
darà
all
'
uomo
moderno
,
dall
'
insoddisfatto
desiderio
di
solitudine
,
il
suo
nuovo
chiostro
?
Io
mi
sento
da
tanto
.
Vi
è
chi
per
isfuggire
dal
tumulto
e
dagli
urti
della
nostra
civiltà
brutale
e
vertiginosa
si
sottomette
a
ogni
genere
di
privazioni
e
di
sacrifici
;
si
arrampica
su
per
le
vette
pericolose
dei
monti
,
si
confina
nei
paesi
più
inospiti
,
erra
per
la
campagna
e
per
gli
oceani
o
per
i
deserti
e
i
ghiacci
polari
come
un
'
anima
in
pena
,
mentre
il
sospirato
porto
pare
che
gli
sfugga
dinanzi
sempre
.
Ma
questi
sono
tormenti
inutili
,
poiché
a
tutti
gli
esuli
volontari
io
posso
indicare
la
beata
riva
,
l
'
ideale
asilo
,
ben
vicino
,
e
a
cui
l
'
approdo
è
consentito
senza
disturbo
alcuno
.
Pare
incredibile
ma
così
è
;
ciò
che
l
'
uomo
va
a
cercare
a
costo
di
mille
fatiche
,
gli
sta
d
'
accanto
,
ed
è
la
pittura
moderna
che
glielo
offre
.
Si
entri
in
un
qualsiasi
recinto
ove
siano
adunate
opere
di
pittura
moderna
,
sia
in
Italia
sia
all
'
estero
,
e
lo
scopo
sarà
immediatamente
raggiunto
;
l
'
anima
più
desiderosa
di
solitudine
e
di
pace
vi
troverà
il
suo
supremo
conforto
.
Ogni
più
fantastico
sogno
di
isolamento
,
di
esistenza
romita
e
pura
sarà
trasformato
in
realtà
.
Il
breve
passaggio
attraverso
la
porta
sarà
come
il
varco
miracoloso
attraverso
il
Lete
e
lo
Stige
.
In
quel
ricovero
artistico
tutta
la
civiltà
sarà
obliata
e
scomparsa
,
sarà
come
se
non
fosse
mai
esistita
,
sembrerà
di
essere
entrati
in
un
altro
mondo
o
di
vivere
in
un
'
altra
età
,
senza
neanche
più
l
'
ombra
di
un
utensile
meccanico
,
di
un
palo
telegrafico
,
di
un
qualsiasi
segno
di
tutto
l
'
odierno
meccanicismo
.
Con
pochi
metri
e
pochi
centesimi
si
sarà
effettuato
il
più
straordinario
dei
viaggi
,
un
viaggio
al
cui
confronto
diventano
puerilità
quelli
del
Verne
,
un
viaggio
come
quello
dell
'
eroe
del
Wells
sulla
macchina
del
tempo
,
un
viaggio
cioè
da
un
mondo
ad
un
altro
,
da
una
civiltà
ad
un
'
altra
,
dal
secolo
nostro
ai
secoli
che
furono
.
Altro
che
chiostro
!
questo
è
il
rifugio
magico
,
il
castello
addormentato
,
ove
la
vita
si
svolge
sempre
eguale
,
immutabile
,
come
veramente
si
svolse
dalle
origini
fino
a
tutta
la
durata
del
regno
del
cavallo
;
questo
è
l
'
Eden
sicuro
e
incontaminato
,
l
'
Arcadia
mite
e
leggiadra
che
ci
ha
apprestato
la
pittura
moderna
durante
la
sua
irrequieta
rinnovazione
.
Ora
finalmente
si
capisce
dove
tendevano
le
audaci
riforme
degli
impressionisti
e
a
che
miravano
le
ribellioni
di
tutti
i
veristi
,
di
tutti
gli
ardenti
innamorati
della
realtà
e
della
vita
.
Come
sono
stati
misconosciuti
!
Pensare
che
fino
a
ieri
erano
ritenuti
come
i
più
acerrimi
nemici
della
tradizione
pittorica
,
come
altrettanti
anarchici
distruttori
di
tutto
il
passato
,
di
tutti
gli
schemi
,
di
tutte
le
formule
,
di
tutti
i
"
soggetti
"
omai
abituali
e
piacevoli
,
invasati
dall
'
idea
fissa
di
portare
la
realtà
,
la
natura
,
la
vita
,
dalle
vibrazioni
di
un
raggio
di
sole
o
dai
riflessi
lividi
della
luce
elettrica
al
maestoso
spettacolo
di
energia
di
una
stazione
ferroviaria
o
di
una
officina
elettrica
nel
quadro
!
C
'
è
voluta
proprio
tutta
la
malignità
dei
critici
per
travisare
così
le
loro
intenzioni
.
La
verità
è
che
la
vita
moderna
non
è
mai
stata
più
completamente
esclusa
dalla
rappresentazione
pittorica
come
dopo
la
prevalenza
del
verismo
e
la
vittoria
delle
nuove
tendenze
sull
'
accademia
.
Io
ricordo
infatti
la
strana
sensazione
provata
una
volta
passando
dalla
Avenue
des
Champs
Elysées
al
Grand
Palais
ove
erano
raccolte
le
tele
del
Salon
.
Non
mai
due
visioni
più
diverse
e
contrastanti
erano
state
così
contigue
e
si
erano
succedute
a
più
breve
distanza
dinanzi
ai
miei
occhi
.
Se
non
identità
,
avrebbe
dovuto
esservi
tra
l
'
una
e
l
'
altra
almeno
una
certa
somiglianza
;
si
trattava
della
vita
moderna
più
tipica
fervida
e
ricca
e
della
pittura
pure
moderna.più
libera
e
innovatrice
eseguita
in
mezzo
a
quella
vita
,
fiorita
dentro
a
quel
fervore
;
quest
'
ultima
avrebbe
dovuto
essere
una
specie
di
specchio
della
prima
;
ebbene
,
ne
era
invece
la
negazione
;
nulla
di
ciò
che
stava
nell
'
una
si
rinveniva
nell
'
altra
,
nulla
di
ciò
che
si
vedeva
nella
strada
si
scorgeva
sulle
tele
.
Ciò
che
si
poteva
discernere
sulle
tele
,
tranne
le
acconciature
di
qualche
ritratto
,
apparteneva
all
'
oggi
come
a
due
secoli
addietro
,
era
di
Parigi
come
della
più
rustica
borgata
alpestre
,
anzi
più
di
questa
che
di
quella
.
In
altre
parole
in
quelle
gallerie
polverose
e
fredde
,
tappezzate
di
quadri
,
Parigi
era
scomparsa
,
era
scomparsa
la
metropoli
più
vivace
della
vita
moderna
,
con
tutte
le
sue
folle
frettolose
,
con
tutti
i
suoi
rapidi
cortei
di
automobili
,
con
tutte
le
sue
cinture
ferroviarie
,
con
i
suoi
viadotti
per
i
treni
elettrici
,
con
tutta
la
sua
animazione
meccanica
;
era
scomparsa
bruscamente
come
cambia
uno
scenario
a
teatro
,
ed
era
stata
sostituita
da
zone
di
pianura
o
di
montagna
deserte
,
da
villaggi
,
da
casolari
,
da
stalli
di
pastori
fra
cui
si
aggiravano
sperduti
alcuni
tipi
parigini
dal
viso
sgomento
,
come
gli
ultimi
mascherotti
all
'
alba
delle
Ceneri
.
Qua
e
là
qualche
gruppo
storico
,
qualche
frammento
di
vita
passata
:
una
lotta
di
gladiatori
nel
circo
,
un
episodio
guerresco
dei
tempi
di
Napoleone
,
oppure
la
dimora
chimerica
intravista
nel
sogno
.
Che
cosa
può
esservi
di
più
distante
dalla
vita
moderna
di
questa
pittura
moderna
?
Vi
è
tra
le
sale
di
una
Esposizione
di
pittura
e
una
grande
strada
,
un
boulevard
di
Parigi
,
un
divario
maggiore
che
fra
lo
Strand
ove
si
accentra
il
maggior
movimento
londinese
e
una
galleria
del
British
Museum
.
Testé
alla
Mostra
di
Venezia
questa
sensazione
si
è
ripetuta
e
si
è
fatta
più
precisa
.
Malgrado
che
Venezia
,
per
la
sua
struttura
singolare
sia
la
città
ove
tanti
ordegni
e
tanti
aspetti
della
vita
moderna
non
hanno
potuto
entrare
,
sia
la
città
che
più
ha
resistito
a
quei
mutamenti
i
quali
hanno
cambiato
il
tipo
delle
metropoli
europee
e
che
ha
mantenuto
quindi
in
maggior
proporzione
intatto
il
suo
carattere
,
la
sua
suppellettile
e
le
sue
usanze
di
una
volta
,
malgrado
che
per
Venezia
non
circolino
né
biciclette
né
automobili
,
e
la
gondola
secolare
fiancheggi
il
mostruoso
piroscafo
e
sulle
spalle
delle
donne
perduri
l
'
antico
scialle
,
mentre
non
si
scorge
una
sola
casacca
di
chauffeur
,
malgrado
ciò
;
malgrado
questa
atmosfera
immutata
ab
antiquo
,
tuttavia
la
pittura
adunata
nelle
sale
dell
'
Esposizione
resta
sempre
isolata
e
assai
più
differente
e
distante
anche
da
questa
scarsa
vita
moderna
dei
cimeli
raccolti
nel
Museo
Correr
.
Questo
dissidio
che
già
mi
aveva
colpito
due
anni
or
sono
,
mi
è
apparso
ora
ancor
più
profondo
e
reciso
.
Perché
?
Perché
poi
aumenta
invece
di
diminuire
?
Io
non
sapeva
da
prima
rendermene
ragione
;
i
pittori
dovevano
pur
vivere
in
mezzo
a
noi
,
dovevano
sia
pur
alla
lunga
accorgersi
dei
cambiamenti
avvenuti
,
assuefarsi
alle
nuove
forme
,
accostarsi
ai
nostri
strumenti
;
eglino
già
rappresentavano
l
'
uomo
e
la
donna
non
solo
negli
acconciamenti
alla
moda
e
negli
ambienti
contemporanei
,
ma
anche
nel
loro
spirito
particolare
,
già
riproducevano
qualche
veduta
delle
nostre
nuove
città
,
già
il
loro
colorito
sentimentale
si
intonava
alle
nostre
commozioni
o
raffinate
o
eccessive
,
già
sapevano
misurare
le
nostre
passioni
;
ma
tutto
questo
non
bastava
,
tutto
questo
non
avvicinava
di
una
linea
la
pittura
alla
vita
;
anzi
il
dissidio
si
è
aumentato
ed
aumenta
vieppiù
fino
a
portarci
a
una
separazione
definitiva
.
L
'
enigma
pertanto
si
addensava
e
si
imbrogliava
,
quando
me
ne
ha
offerto
la
chiave
,
l
'
esclamazione
casuale
di
un
pittore
mio
conoscente
.
Sapendo
le
mie
simpatie
automobilistiche
,
mentre
si
chiacchierava
sulle
novità
e
sul
valore
della
Esposizione
egli
interruppe
d
'
un
tratto
il
suo
ragionare
per
dirmi
:
Toh
!
Hai
visto
?
Non
un
quadro
di
automobili
in
tutta
l
'
Esposizione
!
Al
momento
,
se
pur
riconobbi
l
'
esattezza
della
osservazione
,
non
mi
vi
fermai
sopra
.
Soltanto
alcun
tempo
dopo
,
ricordandola
,
mi
apparve
d
'
improvviso
come
il
nodo
della
questione
che
mi
aveva
tanto
preoccupato
.
Certo
in
tutta
l
'
Esposizione
non
si
scorge
un
solo
quadro
che
riproduca
l
'
automobile
o
fermo
o
in
corsa
,
come
non
ve
ne
sono
che
riproducano
il
treno
,
la
locomotiva
,
il
vagone
,
il
tranvai
,
niuno
insomma
dei
tanti
sistemi
di
locomozione
meccanica
;
come
non
se
ne
vedevano
nelle
Esposizioni
passate
,
come
non
se
ne
trovavano
nel
Salon
di
Parigi
,
come
,
tranne
forse
qualche
rarissima
eccezione
,
non
ne
esistono
in
tutta
la
pittura
moderna
.
Il
pittore
moderno
,
il
quale
per
necessità
o
per
diletto
va
in
ferrovia
,
in
tram
,
in
automobile
,
in
battello
a
motore
e
non
si
acconcerebbe
certo
a
farne
senza
,
nella
sua
arte
ignora
completamente
tutti
questi
arnesi
,
si
comporta
come
se
non
fossero
mai
esistiti
e
lo
stesso
contegno
attribuisce
alle
cose
da
lui
dipinte
.
Il
pittore
e
il
suo
mondo
dipinto
non
conoscono
che
la
marcia
a
piedi
e
la
trazione
animale
.
Ecco
ormai
risolto
il
problema
.
Se
la
pittura
moderna
è
tanto
lontana
da
noi
,
se
essa
è
tanto
separata
e
diversa
dalla
vita
moderna
,
così
da
sembrare
la
raffigurazione
di
un
'
altra
vita
e
di
un
altro
mondo
,
e
se
una
tal
separazione
cresce
vieppiù
,
malgrado
gli
sforzi
in
contrario
,
si
è
unicamente
per
la
esclusione
di
tutti
i
nostri
mezzi
meccanici
di
locomozione
.
Mi
pare
di
scorgere
qualche
gesto
di
incredulità
;
forse
questa
conclusione
sembra
eccessiva
.
Se
taluno
dubita
pensi
un
po
'
con
me
.
Se
in
qualche
cosa
noi
abbiamo
conseguito
un
progresso
decisivo
sui
nostri
predecessori
,
se
in
qualche
cosa
noi
siamo
diversi
,
non
solo
per
quantità
o
per
grado
,
ma
per
qualità
e
sostanza
dai
nostri
antenati
,
è
precisamente
nei
mezzi
di
locomozione
;
ogni
altro
progresso
può
essere
più
o
meno
autentico
,
questo
è
il
solo
indiscutibile
.
Ciò
che
ha
creato
una
condizione
di
cose
assolutamente
nuova
,
ciò
che
ha
cambiato
la
faccia
del
mondo
e
ha
rinnovato
la
vita
e
ha
spostato
l
'
indirizzo
della
civiltà
,
ciò
che
ha
posto
fra
noi
e
tutto
quanto
ci
ha
preceduto
una
demarcazione
incancellabile
,
che
ha
si
può
dire
diviso
la
storia
umana
in
due
êre
distintissime
,
e
ciò
che
nel
proprio
complesso
ha
subìto
la
massima
e
più
vasta
trasformazione
,
ciò
è
costituito
dai
moderni
sistemi
di
locomozione
e
di
comunicazione
.
In
questo
campo
nulla
è
rimasto
di
vecchio
,
tutto
si
è
cambiato
.
Tutte
le
altre
innovazioni
,
tutte
le
altre
scoperte
passano
in
seconda
linea
di
fronte
a
questa
della
locomozione
meccanica
.
Il
mondo
e
il
ritmo
della
vita
conservatisi
quasi
uniformi
dalle
origini
fino
alla
prima
locomotiva
hanno
fatto
da
qui
un
salto
enorme
;
il
mondo
che
fu
sempre
lo
stesso
fino
a
un
secolo
fa
è
da
allora
diventato
un
altro
.
Non
con
la
scoperta
della
polvere
,
della
stampa
e
dell
'
America
,
ma
dall
'
inizio
della
locomozione
meccanica
comincia
l
'
età
nuova
.
La
locomozione
meccanica
svolta
fino
alla
meravigliosa
perfezione
dell
'
automobile
per
cui
la
velocità
è
alla
portata
di
tutti
e
diventa
una
docile
facoltà
della
volontà
individuale
,
per
cui
ogni
resistenza
è
tolta
,
ogni
vincolo
spezzato
,
per
cui
l
'
uomo
è
il
più
rapido
e
quindi
il
più
libero
fra
i
viventi
,
ecco
il
presente
e
l
'
avvenire
,
la
conquista
umana
della
terra
,
del
mare
,
del
cielo
!
Anche
il
Wells
ha
posto
come
fondamento
delle
sue
Anticipazioni
,
i
nostri
nuovi
mezzi
di
locomozione
,
non
solo
perché
costituiscono
la
novità
più
distintiva
del
nostro
tempo
,
ma
perché
esercitano
il
massimo
potere
trasformatore
su
tutta
la
civiltà
.
Tolta
la
locomozione
meccanica
manca
il
rilievo
tipico
della
nostra
età
e
il
mondo
ricasca
nella
sua
consuetudine
antica
.
Ora
la
pittura
moderna
,
che
pur
ha
tenuto
conto
di
tanti
altri
elementi
secondari
di
modernità
,
elementi
spirituali
e
sentimentali
,
ha
lasciato
interamente
nell
'
oblio
questo
,
il
più
importante
,
quello
che
dà
l
'
impronta
alla
vita
moderna
.
Ed
è
per
questo
che
sebbene
la
pittura
non
disdegni
i
nostri
abbigliamenti
,
i
nostri
caffè
e
i
nostri
teatri
,
le
nostre
passeggiate
,
sebbene
la
pittura
interpreti
,
anche
esagerando
,
i
tratti
salienti
dell
'
uomo
e
della
donna
moderni
,
sebbene
nelle
sale
veneziane
l
'
Anglada
ci
mostri
le
notturne
creature
del
lusso
e
della
gioia
,
gli
artificiali
fiori
venefici
e
inebrianti
dei
restaurants
,
dei
music
-
halls
,
dei
teatri
parigini
,
e
il
Brangwin
ci
illustri
nelle
sue
composizioni
decorative
l
'
opera
solenne
e
gigantesca
dei
nostri
lavoratori
:
non
arriva
mai
a
darci
la
sensazione
della
vita
moderna
ed
anzi
se
ne
distacca
ognor
più
.
Essa
dimentica
l
'
essenziale
per
l
'
accessorio
,
dimentica
quello
che
è
unicamente
del
nostro
tempo
,
per
quello
che
può
essere
anche
di
altri
tempi
,
e
lo
dimentica
quando
la
sua
importanza
si
moltiplica
di
giorno
in
giorno
;
la
separazione
quindi
tra
la
pittura
e
la
vita
non
può
che
accrescersi
.
Io
non
voglio
già
affermare
con
ciò
che
il
pittore
moderno
per
essere
tale
non
debba
dipingere
che
automobili
e
treni
,
voglio
dire
che
egli
deve
far
loro
nell
'
arte
quel
posto
che
tali
strumenti
occupano
nella
vita
;
allora
la
sua
arte
sarà
lo
specchio
della
vita
moderna
.
E
per
dipingerli
,
per
trovare
la
loro
linea
di
bellezza
,
la
sola
che
meriti
di
essere
artisticamente
raffigurata
,
per
ottenere
cioè
la
loro
espressione
artistica
che
è
la
sintesi
della
loro
vita
,
egli
deve
conoscerli
ed
amarli
,
comprenderne
le
energie
e
i
grandi
destini
.
Altrimenti
non
farà
che
immagini
goffe
,
simulacri
inerti
o
disegni
tecnici
.
Poiché
purtroppo
nulla
vi
è
di
più
imbarazzato
e
puerile
e
di
meno
esatto
dei
nostri
pittori
quando
si
mettono
a
dipingere
qualche
brano
di
vita
tipicamente
moderno
.
Guai
se
gli
storici
futuri
dovessero
descrivere
lo
stato
delle
nostre
industrie
unicamente
sulle
rappresentazioni
decorative
del
Puvis
de
Chavannes
e
del
Brangwin
,
e
cito
i
migliori
.
I
grandi
maestri
del
passato
,
i
sommi
artefici
avvivatori
del
quattrocento
e
del
cinquecento
,
e
il
puro
e
ingenuo
Carpaccio
per
primo
,
creavano
simultaneamente
il
capolavoro
e
il
documento
storico
,
fondevano
la
precisione
con
la
bellezza
.
E
non
solo
esprimevano
così
alla
perfezione
il
loro
tempo
,
ma
traducevano
in
aspetti
e
in
forme
del
loro
tempo
anche
le
visioni
e
gli
spettacoli
del
passato
,
preferivano
la
loro
lingua
viva
ad
ogni
altra
,
erano
testimoni
insospettabili
e
traduttori
meravigliosi
.
StampaPeriodica ,
A
Viareggio
tutti
sanno
dirci
che
la
stagione
finisce
a
Ferragosto
,
immancabilmente
:
infatti
,
nei
giorni
che
precedettero
la
premiazione
,
il
tempo
fu
quanto
mai
instabile
e
minaccioso
.
La
stessa
temperie
negli
androni
del
Grand
Hotel
Royal
,
dove
la
giuria
sedeva
in
permanenza
:
notizie
nuove
e
contraddittorie
filtravano
d
'
ora
in
ora
,
ed
almeno
due
volte
al
giorno
giungeva
,
nemmeno
troppo
attenuata
,
l
'
eco
di
scontri
verbali
,
discussioni
,
litigi
.
Ad
un
certo
momento
la
situazione
fu
così
calda
che
(
incredibile
a
dirsi
)
Luigi
Russo
fu
chiamato
a
far
da
paciere
.
Calmissimi
e
ridenti
erano
invece
Ungaretti
e
Jahier
:
avevano
avuto
in
dono
due
bei
pugnali
da
pesca
subacquea
,
li
portavano
appesi
alla
cintura
,
a
tratti
sguainandoli
ed
urlando
.
Era
triste
invece
,
con
in
volto
un
'
espressione
muta
ed
abbottonata
,
Ignazio
Weiss
,
direttore
della
pubblicità
olivettiana
,
membro
della
giuria
e
occhio
di
lince
:
pareva
costantemente
in
timorosa
attesa
di
qualche
spiacevole
sinistro
.
Si
sbottonò
(
ma
solo
uno
spiraglio
)
la
mattina
precedente
la
premiazione
,
a
Collodi
.
La
giuria
era
salita
lassù
per
una
visita
allo
storico
giardino
,
ed
al
non
meno
famoso
bozzetto
per
il
monumento
a
Pinocchio
.
Nel
giardino
c
'
è
anche
un
labirinto
verde
,
che
conduce
ad
un
grande
albero
di
magnolia
:
erano
tutti
entusiasti
,
e
Weiss
sorrise
.
Ma
,
incautamente
,
era
passato
accanto
a
certi
ben
celati
zampilli
di
un
gioco
d
'
acqua
:
Repaci
,
che
lo
sorvegliava
da
un
ponticello
sovrastante
,
azionò
la
leva
e
lo
bagnò
nei
pantaloni
.
Allora
Weiss
si
riabbottonò
.
La
sera
del
premio
la
giuria
era
schierata
al
completo
sudi
un
palchetto
,
sotto
la
luce
di
due
grossi
riflettori
:
somigliavano
straordinariamente
alle
caricature
di
Uberto
Bonetti
,
appese
tutte
in
giro
,
in
cornici
di
cartapesta
dorata
.
C
'
era
un
pubblico
assortito
ed
elegante
:
due
avvocati
di
Pisa
,
il
maestro
calzettaio
Pilade
Franceschi
,
Carlo
Levi
,
alcune
poetesse
.
Poi
la
massa
:
salumai
di
Firenze
,
figli
e
nipoti
di
arrisicatori
livornesi
,
qualche
vitellone
,
industriali
milanesi
,
fabbricanti
di
polveri
insetticide
con
moglie
e
figlie
in
gran
toilette
.
Ascoltarono
tutti
pazientemente
la
relazione
della
giuria
:
due
milioni
,
un
milione
,
mezzo
milione
,
un
quarto
di
milione
,
gli
assegni
passavano
dalle
mani
di
Repaci
a
quelle
dei
premiati
.
Parlò
Carlo
Levi
,
ricordando
Rocco
Scotellaro
,
parlò
Raimondi
,
parlò
Giarrizzo
,
che
fece
una
dichiarazione
di
fede
in
Croce
,
Omodeo
,
De
Ruggiero
e
Chabod
,
parlò
Luporini
,
parlò
la
Giorgetti
,
rifiutando
la
parola
,
parlò
anche
Montella
,
che
raccontò
come
era
venuto
a
sapere
del
premio
toccatogli
,
e
di
come
se
lo
vide
dimezzare
fra
le
mani
,
all
'
ultimo
momento
.
Parlò
Mondadori
e
parlò
Paone
,
parlarono
tutti
,
insomma
,
anche
perché
la
relazione
della
giuria
fu
letta
a
brani
.
Poi
dettero
il
via
a
Nino
Taranto
,
anche
lui
parziale
vincitore
del
premio
Viareggio
:
si
ebbe
infatti
quattrocento
carte
da
mille
per
alcune
sue
vecchie
macchiette
,
pornografiche
nella
forma
e
qualunquiste
nel
contenuto
.
Ma
la
gente
era
lietissima
,
applaudiva
,
mostrava
di
capire
i
doppi
sensi
e
chiese
perfino
alcuni
bis
.
Comunque
Taranto
si
inseriva
da
par
suo
nella
«
napoletanità
»
del
ventiquattresimo
«
Viareggio
»
:
dai
contadini
lucani
ai
parenti
pugliesi
,
giù
,
giù
attraverso
i
proverbi
siciliani
,
fino
a
Carlo
Mazza
,
si
è
creduto
forse
di
riaffermare
l
'
impegno
meridionale
della
nostra
cultura
d
'
oggi
.
Poi
le
danze
:
si
pensò
bene
di
organizzare
un
supplemento
di
premio
,
per
la
donna
più
bella
,
più
elegante
,
più
intelligente
.
Consegnarono
vasi
da
fiori
,
un
paralume
di
tulle
rosa
,
boccette
di
profumo
e
di
lozione
per
dopobarba
.
Ma
finalmente
esplose
il
temporale
,
pieno
e
festoso
,
un
temporale
,
come
dicono
a
Viareggio
,
senza
babbo
né
mamma
.
Alle
tre
in
punto
un
fulmine
guastò
l
'
impianto
elettrico
e
la
gente
,
rimasta
al
buio
,
sfollò
lentamente
.
Quelli
dell
'
orchestra
riposero
in
fretta
gli
strumenti
nei
loro
astucci
e
se
ne
andarono
sbadigliando
.
In
albergo
rimasero
solo
alcuni
quarantenni
industriali
padani
,
con
le
loro
giovani
donne
dipinte
:
ordinarono
un
risotto
.
L
'
acquazzone
cresceva
,
denso
e
pieno
,
battendo
la
scenografia
dei
lungomare
viareggini
,
ripulendo
ogni
cosa
,
così
freddo
e
sonoro
nel
gran
silenzio
della
notte
oscura
.
La
stagione
era
finita
davvero
.
StampaPeriodica ,
Indro
Montanelli
ha
rivendicato
l
'
intenzione
di
disporre
di
sé
anche
al
momento
della
propria
morte
e
si
è
augurato
di
trovare
un
medico
ad
aiutarlo
.
Ha
spiegato
di
non
voler
accettare
la
degradazione
fisica
e
tantomeno
morale
.
In
apparenza
,
si
è
trattato
di
un
intervento
sull
'
eutanasia
.
Ma
solo
in
apparenza
,
come
ha
mostrato
Lalla
Romano
,
la
quale
ha
sostenuto
l
'
opinione
di
Montanelli
,
dichiarando
la
propria
avversione
(
se
ho
capito
bene
)
alle
discussioni
categoriali
,
in
particolare
su
una
nozione
carica
di
ombre
come
quella
di
eutanasia
;
e
soprattutto
ha
trasferito
la
riflessione
sul
rifiuto
della
sofferenza
,
della
rassegnazione
alla
sofferenza
,
e
di
qualunque
sua
valorizzazione
.
Per
questo
rifiuto
,
ha
detto
,
«
non
possiamo
dirci
cristiani
»
.
Mi
pare
un
punto
molto
importante
e
complicato
.
Esso
eccede
il
tema
del
triste
diritto
a
decidere
di
sé
anche
per
la
propria
morte
,
che
riconosco
senz
'
altro
.
È
invece
il
punto
del
significato
della
sofferenza
e
,
anzitutto
,
se
la
sofferenza
abbia
un
significato
.
Di
recente
,
Paolo
Flores
è
intervenuto
con
passione
contro
il
divieto
religioso
o
legale
al
suicidio
assistito
e
contro
il
suo
pregiudizio
profondo
:
il
«
dovere
»
della
sofferenza
.
«
La
condanna
a
una
sofferenza
...
senza
fine
,
senza
scopo
,
senza
riscatto
.
Insensata
,
innanzitutto
(
a
meno
che
non
soccorra
la
fede
di
chi
considera
la
sofferenza
un
bene
in
sé
,
ovviamente
)
.
Nella
malattia
terminale
non
c
'
è
più
nulla
,
infatti
,
oltre
la
sofferenza
stessa
.
Quando
l
'
anestesia
era
ancora
e
solo
qualche
sorsata
di
acquavite
,
le
mostruose
sofferenze
di
un
'
amputazione
possedevano
il
senso
della
differenza
capitale
:
quella
tra
la
vita
e
la
morte
.
L
'
agonia
irreversibile
del
malato
terminale
è
,
invece
,
semplice
certezza
di
tortura
a
morte
»
.
Flores
,
che
ha
dovuto
pensare
a
ciò
di
cui
parla
,
parla
tuttavia
della
malattia
terminale
:
che
non
è
l
'
orizzonte
esclusivo
della
discussione
ora
riaccesa
.
In
una
vecchiezza
che
immagina
il
modo
della
propria
fine
,
la
malattia
terminale
è
la
vita
stessa
che
si
approssima
al
suo
compimento
,
e
minaccia
la
perdita
di
sé
.
Con
questa
forte
differenza
,
resta
il
problema
posto
da
quell
'
inciso
:
«
A
meno
che
non
soccorra
la
fede
di
chi
considera
la
sofferenza
un
bene
in
sé
,
ovviamente
»
.
Esso
vuol
dire
,
com
'
è
davvero
ovvio
,
che
il
diritto
al
«
suicidio
assistito
»
è
appunto
solo
un
diritto
e
non
un
opposto
dovere
,
e
che
non
può
coinvolgere
se
non
la
libera
volontà
delle
persone
,
senza
di
che
diventa
un
fanatismo
opposto
e
abominevole
,
come
la
decisione
di
Stato
,
o
medicale
,
o
di
qualunque
altra
autorità
o
convenienza
fuori
delle
persone
,
a
metter
fine
a
vite
«
inutili
»
.
Pascal
pregava
«
pour
demander
à
Dieu
le
bon
usage
des
maladies
»
:
«
Fate
che
io
mi
senta
in
questa
malattia
come
in
una
specie
di
morte
,
separato
dal
mondo
,
privo
di
tutto
,
solo
in
vostra
presenza
...
»
.
La
domanda
delicata
è
un
'
altra
:
solo
la
fede
può
indurre
a
considerare
la
sofferenza
«
un
bene
in
sé
»
?
Anche
a
Flores
la
questione
non
sfugge
,
benché
non
vi
veda
che
un
espediente
estremo
del
bigottismo
per
replicare
alla
perdita
di
autorità
dogmatica
della
gerarchia
ecclesiastica
.
È
la
questione
della
«
natura
»
,
del
«
lasciare
che
la
natura
faccia
il
suo
corso
»
.
In
suo
nome
,
e
ipocritamente
,
dice
Flores
,
si
rifiuta
il
farmaco
che
«
in
una
volta
»
abbrevi
la
sofferenza
insopportabile
,
e
si
somministrano
i
farmaci
che
,
pur
micidiali
,
accorciano
la
vita
in
una
specie
di
eutanasia
al
rallentatore
.
Lasciar
fare
alla
natura
imporrebbe
,
per
coerenza
,
di
rinunciare
a
ogni
vaccino
,
a
ogni
antibiotico
.
Che
cosa
,
se
non
un
'
ipocrisia
,
separa
l
'
omissione
,
l
'
astensione
dall
'
accanimento
terapeutico
,
la
spina
staccata
,
dall
'
azione
(
una
flebo
attaccata
,
una
compressa
fornita
)
che
ottiene
lo
stesso
risultato
?
Io
sono
,
tremando
,
d
'
accordo
.
Ma
ho
fatto
in
tempo
ad
appartenere
a
una
cultura
umana
millenaria
,
solo
da
poco
abbandonata
,
per
la
quale
(
non
solo
nella
sua
versione
cristiana
)
il
timore
nei
confronti
della
violazione
della
«
natura
»
,
il
senso
del
sacrilegio
,
era
forte
e
profondo
.
Si
sentiva
che
una
febbre
doveva
alzarsi
e
bruciare
,
prima
di
ricadere
.
Si
sentiva
che
il
dolore
era
parte
della
guarigione
,
e
anzi
ne
era
il
prezzo
.
La
«
natura
»
,
e
per
essa
il
tempo
,
il
tempo
che
uccide
,
o
risana
,
erano
sentiti
come
inviolabili
e
pronti
a
prendersi
la
rivincita
.
L
'
anestesia
era
sentita
con
vergogna
come
una
debolezza
da
quella
cultura
virile
,
ma
anche
come
un
'
usurpazione
.
Quella
cultura
era
spaventata
e
coraggiosa
insieme
,
superstiziosa
e
nobile
.
Per
essa
Tolstoj
avversava
come
immorale
la
cura
del
mal
di
denti
e
si
teneva
la
sofferenza
.
Non
ho
nostalgia
di
quella
cultura
,
al
contrario
.
Bisogna
che
tutti
gli
esseri
viventi
vengano
liberati
quanto
è
possibile
dal
dolore
e
dalla
debolezza
.
Ma
so
che
nel
modo
di
questa
liberazione
c
'
è
un
prezzo
alto
.
Che
la
longevità
spinta
in
cerca
dell
'
immortalità
e
l
'
anestesia
universale
possono
storcere
il
disegno
della
vita
umana
in
qualcosa
di
cattivo
.
Che
nel
modo
della
manipolazione
della
natura
può
esserci
l
'
eccesso
e
la
ritorsione
.
Sia
lode
agli
antibiotici
:
ma
abbiamo
imparato
a
temerne
gli
effetti
di
ritorno
.
La
sanità
personale
,
come
l
'
ecologia
comune
,
non
ci
promettono
più
solo
felicità
e
progresso
,
ma
vulnerabilità
e
riparazione
perpetua
.
Anche
a
non
voler
vedere
la
folla
di
persone
condannate
alla
fame
,
all
'
umiliazione
e
a
una
breve
vita
che
riterremmo
per
noi
peggiore
della
morte
.
Dunque
:
c
'
è
un
significato
nella
sofferenza
,
e
che
significato
è
?
Io
non
lo
so
.
Provo
a
immaginarlo
,
da
molto
lontano
,
immagino
che
l
'
esperienza
della
sofferenza
dia
un
solo
acquisto
:
la
comprensione
della
sofferenza
altrui
.
La
cognizione
del
dolore
.
Non
è
poco
.
Nel
Cristianesimo
c
'
è
anche
questo
,
oltre
al
bigottismo
della
sofferenza
salvifica
ed
espiatrice
.
StampaPeriodica ,
Entrati
nel
1849
gli
austriaci
in
Toscana
,
ed
occupata
Firenze
,
quel
Governo
Granducale
volse
le
sue
mire
a
spegnere
ogni
favilla
di
libertà
;
ma
seguitando
anche
in
questo
l
antico
fare
lemme
lemme
,
così
ben
cantato
dal
Giusti
,
procedé
col
piè
di
piombo
,
finché
non
ebbe
coronata
l
opera
con
uno
spergiuro
santificato
dal
Papa
,
abolendo
lo
Statuto
.
In
quei
mesi
d
agonia
i
giornali
liberi
uno
dopo
l
altro
cessarono
le
loro
pubblicazioni
;
e
da
ultimo
il
solo
periodico
,
Il
Nazionale
,
diretto
da
Celestino
Bianchi
,
rimase
intrepido
battagliero
sulla
breccia
,
benché
a
più
riprese
strapazzato
e
ferito
.
Fu
tempo
di
tenebre
,
di
rammarico
e
di
sgomento
,
ma
ben
si
sentiva
che
se
la
paura
delle
baionette
straniere
poteva
tener
nascosto
e
compresso
,
non
poteva
però
spegnere
il
fuoco
sacro
.
Fra
i
segni
che
ne
apparvero
,
se
giudicare
se
ne
dee
dall
incontro
,
forse
il
più
notabile
fu
la
pubblicazione
di
certe
lettere
firmate
Un
provinciale
,
le
quali
destarono
l
ira
de
preti
e
l
entusiasmo
dei
liberali
.
L
autore
di
esse
,
professore
Stanislao
Bianciardi
,
fu
richiesto
da
molti
amici
suoi
di
stamparle
a
parte
,
ma
i
tempi
sempre
peggiori
impedirono
l
adempimento
di
tal
desiderio
.
Ora
noi
le
riproduciamo
,
sicuri
che
i
lettori
nostri
ce
ne
sapranno
buon
grado
,
e
per
l
argomento
sempre
nuovo
e
sempre
più
interessante
in
Italia
,
e
pel
modo
in
cui
vien
trattato
.
A
lode
del
quale
basti
sapere
come
il
celebre
scrittore
di
commedie
,
avvocato
cavalier
Gherardi
Del
Testa
,
interrogato
a
chi
dovesse
quella
sua
vis
comica
la
quale
fa
del
suo
dialogo
un
vero
modello
,
rispose
:
alle
opere
di
Luciano
,
ed
alle
Lettere
di
un
provinciale
.
Tutto
questo
,
non
che
a
lode
dello
scrittore
,
vien
da
noi
notato
in
omaggio
del
vero
.
L
amore
del
quale
però
ci
costringe
,
e
non
l
avrà
a
male
l
autor
delle
lettere
,
a
dichiarare
che
quanto
alla
questione
religiosa
egli
rimane
alquanto
indietro
ai
principi
dal
nostro
periodico
professati
.
Forse
egli
stesso
,
se
avesse
scritto
in
questi
tempi
più
felici
,
avrebbe
usato
spesso
espressioni
diverse
da
quelle
che
allora
gli
uscirono
dalla
penna
.
Egli
invita
preti
e
secolari
alla
lettura
libera
del
Libro
,
ed
a
quello
solo
obbedire
in
materia
di
fede
;
e
non
è
d
uopo
dire
che
in
ciò
siamo
con
lui
:
ma
quando
ei
dichiarasi
cattolico
sincero
,
e
sembra
pensare
che
il
cattolicismo
,
riformato
invero
,
potrebbe
conciliarsi
coll
esame
libero
della
parola
di
Dio
,
ritenuta
come
sola
autorevole
,
ci
scusi
,
il
buon
provinciale
,
ma
noi
sospendiamo
un
poco
il
nostro
consentimento
.
Cattolici
nel
vero
,
nel
miglior
senso
della
parola
siamo
anche
noi
;
anche
noi
crediamo
alla
Chiesa
grande
universale
,
di
cui
capo
è
Cristo
,
è
ispirazione
il
Vangelo
,
è
vita
lo
spirito
che
abita
in
essa
;
ma
cattolici
nel
senso
ristretto
,
e
come
il
Papa
l
intende
,
cattolici
romani
,
noi
non
siamo
per
certo
:
anzi
,
andiamo
un
passo
più
avanti
,
ed
asseveriamo
che
né
il
nostro
dabben
provinciale
,
né
il
suo
amico
maestro
,
se
vogliano
essere
coerenti
coi
propri
loro
principi
,
non
sono
,
né
possono
essere
in
questo
ristretto
senso
cattolici
.
Premessa
questa
breve
dichiarazione
lasciamo
il
campo
al
nostro
buon
Provinciale
;
per
udirlo
parlare
come
parlava
in
Toscana
tredici
anni
fa
,
quando
gli
era
necessario
pesare
ogni
parola
,
ogni
sillaba
per
non
compromettere
le
sorti
del
solo
giornale
che
ancora
era
indipendente
,
ed
esporre
forse
anche
se
medesimo
,
e
quel
che
sarebbe
stato
più
amaro
,
la
propria
famiglia
,
a
qualche
guaio
non
lieve
.
LA
DIREZIONE
Lettera
prima
Stimatissimo
Signor
Direttore
,
Io
sono
un
uomo
alla
buona
,
ma
cattolico
e
italiano
sincero
,
e
vorrei
proprio
di
cuore
che
trionfasse
sempre
la
mia
religione
e
la
mia
patria
.
E
però
quando
seppi
nel
mio
ritiro
che
a
Firenze
avevano
fondato
una
società
per
la
diffusione
de
buoni
libri
,
n
ebbi
tanto
piacere
.
Io
dissi
fra
me
medesimo
:
quelli
che
dicono
che
fra
i
nostri
preti
non
ci
sono
soggetti
capaci
,
e
che
la
religione
cattolica
non
vuol
discussioni
,
ora
resteranno
con
tanto
di
naso
.
Venne
la
prima
pubblicazione
,
e
mi
cascaron
le
braccia
:
quel
tuono
faceto
e
basso
per
trattare
le
questioni
più
gravi
,
quella
leggerezza
che
appena
tocca
le
cose
:
e
poi
mi
parve
che
fosse
una
ripetizione
del
libercolino
del
Belli
:
rimasi
scandalizzato
e
confuso
.
Vedremo
quest
altra
,
dissi
;
venne
:
si
va
di
male
in
peggio
.
Io
era
là
in
Inghilterra
quando
fu
pubblicato
il
libro
di
Moore
:
fece
gran
chiasso
per
via
del
nome
del
poeta
,
e
perché
,
come
sa
,
a
quegl
inglesi
le
cose
curiose
,
e
,
come
dicono
,
eccentriche
,
vanno
a
sangue
molto
:
e
parve
a
tutti
una
cosa
molto
stramba
che
un
uomo
che
non
credeva
a
nulla
,
e
che
a
leggere
le
sue
opere
parrebbe
piuttosto
,
un
maomettano
,
e
un
poeta
da
harem
che
un
credente
serio
;
un
uomo
che
non
aveva
parlato
altro
fino
allora
che
di
fiori
,
di
ali
,
di
sorrisi
,
di
arrossimenti
,
di
lacrime
,
e
di
baci
:
un
uomo
che
era
famoso
più
che
altro
per
inventare
e
colorire
a
piacer
suo
i
fatti
con
pennello
aereo
:
un
uomo
tutto
contrario
,
per
esempio
,
al
fare
del
nostro
Manzoni
,
che
è
sempre
nel
vero
,
e
anche
di
tutti
gli
altri
grandi
nostri
;
un
uomo
tale
,
dico
,
che
non
credeva
in
nulla
,
avesse
scritto
in
materia
di
religione
.
Anch
io
che
conosceva
qualche
altra
opera
di
lui
,
ne
rimasi
:
ma
appena
ebbi
scorso
que
suoi
viaggi
in
cerca
di
una
religione
,
mi
capacitai
che
era
una
semplice
bizzarria
:
e
chi
non
lo
credesse
se
ne
avvede
subito
dal
tuono
scherzoso
che
domina
quella
opera
fin
dalle
prime
pagine
.
Anzi
fra
le
altre
in
una
rivista
di
Dublino
,
se
non
sbaglio
,
ne
fu
scritto
una
critica
spiritosissima
.
Presto
presto
però
,
il
libro
,
e
le
critiche
tutte
furono
dimenticate
,
e
almeno
da
15
anni
non
se
ne
parla
più
.
Un
inglese
molto
dotto
mi
diceva
tempo
fa
,
che
egli
n
aveva
udito
parlare
per
la
prima
volta
in
Italia
.
E
ora
con
questo
po
po
di
bisogno
che
ci
è
fra
noi
di
buoni
libri
in
fatto
di
religione
,
ora
che
si
dovrebbe
lavorare
sul
serio
,
i
preti
nostri
vanno
a
mendicarne
fra
gli
inglesi
,
e
ci
danno
quel
vecchiume
come
una
perla
rara
!
io
mi
vergogno
davvero
.
O
che
non
c
è
nessuno
costà
che
scriva
qualcosa
di
buono
e
di
originale
?
Voglion
essere
cose
italiane
di
fisonomia
,
di
genio
,
di
lingua
,
e
non
traduzionucce
di
bizzarrie
poetiche
.
Almeno
avessero
tradotto
qualche
cosa
dal
tedesco
che
ci
è
fior
di
roba
!
ma
un
libro
inglese
,
un
libro
di
un
poeta
profano
,
un
libro
di
Moore
!
In
verità
,
mi
pare
impossibile
!
O
costoro
non
hanno
ingegno
,
o
non
hanno
dottrina
,
o
non
hanno
giudizio
,
o
nulla
di
tutto
ciò
.
Io
mi
contento
di
dire
così
,
ma
certi
altri
miei
padroni
,
e
li
ho
sentiti
con
questi
orecchi
,
sa
che
cosa
dicono
?
Questo
cattolicismo
romano
dev
essere
la
gran
causa
spallata
,
se
in
una
Firenze
non
trova
altro
che
di
questa
specie
di
avvocati
;
mentre
fra
i
loro
avversari
,
specialmente
di
fuori
via
,
ci
son
tanti
e
tanti
uomini
insigni
per
sapere
,
per
fede
,
e
per
virtù
.
Se
sapesse
quel
che
io
provo
dentro
di
me
all
udire
questi
discorsi
!
E
quegli
uominoni
,
che
purtroppo
ho
conosciuto
anche
io
nella
Svizzera
,
in
Germania
,
in
Francia
e
in
Inghilterra
,
che
diranno
di
noi
?
Non
ne
abbiamo
abbastanza
de
motivi
di
vergogna
?
Se
vi
par
ben
fatto
,
signor
Direttore
,
stampate
questa
lettera
:
ma
prima
ripulitela
un
po
,
giacché
io
l
ho
scritta
come
Dio
vuole
.
E
dite
ancora
che
noi
non
vogliamo
forestierumi
,
né
in
religione
,
né
in
altro
:
italiani
in
tutto
,
italiani
sempre
.
Che
del
resto
io
di
queste
controversie
me
ne
voglio
occupar
sempre
meno
:
mi
pare
che
noi
non
abbiamo
bisogno
di
questionare
,
ma
di
credere
.
Anzi
,
a
dirla
a
voi
,
ogni
sera
qui
ci
riuniamo
sette
o
otto
amici
e
leggiamo
un
po
di
Vangelo
,
e
se
ne
discorre
;
le
domeniche
poi
un
pezzo
più
lungo
:
ma
mai
e
poi
mai
per
far
controversia
:
solamente
per
credere
,
e
diventare
più
galantuomini
.
Quello
,
vedete
,
farebbe
un
libro
bello
davvero
da
pubblicarsi
da
cotesta
società
,
perché
si
diffondesse
per
tutto
;
e
così
smentire
almeno
l
accusa
che
certi
capi
scarichi
danno
ai
nostri
preti
d
impedire
o
rendere
difficilissima
al
popolo
la
lettura
della
parola
di
Dio
.
A
noi
quelle
letturine
ci
fanno
un
gran
bene
,
e
a
que
miei
amici
,
che
prima
passavano
la
serata
a
giuocare
a
calabresella
,
ora
se
ne
sono
svogliati
.
Se
venite
per
queste
parti
vedrete
.
Intanto
ringraziamo
il
Signore
,
e
vi
saluto
.