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Londra, ma quanto mi costi ( Vespa Bruno , 2000 )
StampaPeriodica ,
Sandro , dove sei ? E dove sei cara vecchia sterlina ceduta a prezzi stracciati ? Era la fine di giugno del 1975 e Sandro Paternostro mi disse : compralo . Un bellissimo vassoio inglese del '700 costava poco più di mezzo milione . Per me , redattore ordinario del telegiornale , era quasi uno stipendio . Perciò non lo comprai . Nonostante Sandro , che aveva fama di gran fiuto per gli affari , mi implorasse di farlo . « Compralo e poi rivendilo a Bulgàri » . Diceva Bulgàri , con l ' accento sbagliato . Lo diceva mentre la sua vivacissima bambina rischiava di mandare in frantumi antiche porcellane cinesi esposte alla Grosvenor House , mentre l ' inflessibile moglie tedesca gli ordinava di fermarsi per strada a comprare un pollo da portare a cena e mentre la sterlina era al minimo storico sulla lira : millecinquecento lire . I taxi neri portavano la scritta « For hire » ( a noleggio ) , le cabine rosse del telefono facevano impazzire gli stranieri confusi tra scellini del vecchio e del nuovo sistema di conto , i commessi di Liberty misuravano ancora la stoffa a yard e gli italiani compravano tutto a prezzi di saldo . Da allora sono tornato a Londra molte volte , il mio reddito è sensibilmente migliorato , ma per la prima volta nei giorni delle vendite natalizie mi sono rifiutato di comprare la mia amata carta da Smythson of Bond street : con la sterlina a 3.200 lire ogni tanto sbagliavo i conti di uno zero . In Gran Bretagna mi sono sentito sempre uomo d ' Oltremanica : stavolta ero un extracomunitario accattone . « Lo shopping ? Meglio a Roma e a Milano » mi aveva avvertito Antonio Caprarica , corrispondente della Rai da qui . Ma non immaginavo questo disastro.Ottenuta al prezzo scontatissimo di 600 mila lire per notte una bella stanza d ' albergo a Piccadilly con l ' amata vista su Green Park e il Big Ben sullo sfondo , constato che la prima colazione costa 60 mila lire , assai più che in qualunque albergo italiano a cinque stelle . Prenotando con un modesto anticipo , trovo sorprendentemente un tavolo al Connaught , nell ' omonimo , delizioso albergo di Mayfair : resta una delle migliori tavole d ' Inghilterra . Il servizio è efficiente , premuroso , cortese e assai curato nelle forme : ma i camerieri si muovono con fretta eccessiva . Sembrerebbero italiani , se non fosse che gli italiani nei nostri migliori ristoranti , dal Pescatore di Canneto sull ' Oglio a Pinchiorri di Firenze , da Santin di Cassinetta a Don Alfonso di Sant ' Agata sui Due Golfi , non corrono e sembrano educati alla corte d 'Inghilterra.Visto che i piatti alla carta richiedono non meno di 45 minuti , chiedo un roast - beef ( eccellente ) al carrello . Il maître strapazza il suo assistente che non sa affettarlo con le cadenze religiose richieste , mi serve un contorno di asparagi e poi dolce e caffè . Bevo un ottimo Rioja del ?94 , vino rosso spagnolo del Nord prodotto al confine col Paese Basco : 100 mila lire . Per capirci , un Chianti di medio calibro costa 129 mila lire , i grandi ( ma non grandissimi ) toscani e piemontesi stanno intorno alle 400 mila . Il mio conto è di 320 mila lire , senza piatto d 'entrata.Bond street è piena di tutte le principali griffe continentali e americane . Gli italiani la fanno da padroni ed è più facile fare un confronto sui prezzi degli stessi oggetti qui e là : a Londra costano talvolta il doppio , quasi sempre il triplo che da noi . A naso ho la sensazione che il potere d ' acquisto della sterlina per gli inglesi equivalga alle nostre 2.500 lire , con una sopravvalutazione per noi del 30 per cento . Amici italiani che vivono qui da molti anni con posizioni influenti dicono di peggio : 2.200 lire , equivalente al cambio di dieci anni fa . Se un cartello dice : fate un ' offerta di 2 sterline , chiede di fatto 5 mila lire . Al cambio per noi fanno 6.500 . Se l ' ingresso a una mostra d ' arte ci costa 22 mila lire , agli inglesi costa 15 mila . Come in tutte le grandi città europee , i taxi costano meno che a Roma e anche meno che a Milano , che noi romani troviamo in questo campo ( l ' unico ) più economica della capitale . Si parte da 5 mila lire e con 15 mila lire si fa una corsa che da noi costa venti . Detto questo , Londra è sempre più europea ( cosa che ai nostalgici come me dispiace un poco ) , è pulitissima , curatissima , elegante , anche se un nostro diplomatico mi parla in un orecchio di terribili e durevoli miserie in periferia . Chi viene dalla Roma del Giubileo , dove non è stata fatta nessuna grande opera pubblica , resta senza fiato dinanzi alla Great Court , la meravigliosa struttura architettonica , inaugurata all ' inizio di dicembre dalla regina , che sposa antico e postmoderno nel cuore del British Museum . L ' ingresso è libero , come lo è nella straordinaria Reading Room circolare che ne costituisce il cuore . Essa raccoglie decine di migliaia di volumi specialistici : l ' accesso ai computer , ora gestito dai commessi , sarà progressivamente generalizzato e intanto ciascuno può consultare l ' indice generale cartaceo . Ho aperto alla voce Leonardo e mi son piovute addosso 22 pagine con l ' elenco delle opere disponibili sull 'argomento.Gli appassionati di Impressionismo troveranno una buona mostra alla National Gallery . Ma visto che ci sono , non trascurino di rivedere , se già la conoscono , la straordinaria collezione del Rinascimento italiano ( anche qui l ' ingresso è gratuito ) . Troveranno una novità per noi dolorosa : un piccolo Cimabue acquistato quest ' anno all ' asta ( Vittorio Sgarbi mi parla di una ventina di miliardi ) . Entrambe le esposizioni , quella fissa e quella stagionale , sono ordinate benissimo . Un ' altra mostra di impressionisti sta alla Courtauld Gallery , uno dei paradisi della Somerset House , bellissimo palazzo settecentesco affacciato sul Tamigi e riaperto da poco . Ma chi ci va non trascuri la splendida collezione di quadri antichi di Samuel Courtauld , il magnate che s ' innamorò del Rinascimento italiano visitando Firenze esattamente un secolo fa e avendo parecchi soldi si circondò di molti Rubens e Bruegel e di tanti altri gioielli . Chi ama l ' arte contemporanea non manchi la Tate Modern , recentissima filiazione della Tate Gallery . Una colossale struttura architettonica d ' avanguardia offre in uno spazio immenso il meglio del postmoderno . L ' ingresso , fortunatamente per noi italiani , è gratuito . Recuperiamo così nei musei un briciolo di quel che abbiamo speso in giro.Gli esperti dicono che prima o poi la sterlina dovrà dimagrire e i negozianti londinesi sono i primi ad augurarselo , visto che trattano la « Chelsea pound » , produttrice a Londra di prezzi assai più alti che nel resto del Regno Unito . All ' elegante commessa di un elegante , inglesissimo negozio ho detto : « Dite a Blair che a questi prezzi non ce la facciamo » . Lei ha risposto gelida : « Sono francese , detesto Blair , rimpiango De Gaulle » .
LE NOSTRE INTENZIONI ( GIGLI OTTAVIO , 1863 )
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Quale più povero , quale più schiavo di colui che nemmeno i pensieri ha liberi e propri : in ogni atto della vita è costretto reggersi con la mente altrui ? P . GIORDANI I giornali politici , di cui oggi abbonda l ’ Italia , sono letti da chi delle curiosità politiche si fa un passatempo , da coloro che vi desiderano le proprie passioni alimentate e difese , e da que ’ pochi che in questi specchi e interpretatori dell ’ opinione pubblica ammirano lo svolgersi successivo dell ’ umano progresso . Ma delle tante famiglie di cui si compone oggi l ’ Italia riunita , quante sono quelle che di politica tengano proposito nelle conversazioni serali con assennatezza , e conoscenza della patria storia ? Pochissime noi crediamo , e ci si fa manifesto dal parteggiare che è ancor vivo per nostra vergogna in Italia : mentre a voler costituire una forte nazione fa di mestieri che la concordia con l ’ educazione politica sorga , e si diffonda nel popolo con opportunità e saviezza di dottrine che fanno gli uomini conoscitori dei propri diritti e doveri . I quali doveri son quelli che temperano i troppo accesi desideri , non sempre richiesti dai tempi , ai quali , come ripeteva sì sovente il Machiavelli , è pur forza si obbedisca dai principi e dai popoli . A que ’ padri di famiglia pertanto che o non conoscono quanto importi questa educazione , o timorosi ne ricordano il nome , come cagione di domestiche sventure nei tempi del dispotismo , rammenteremo che la massima servile di obbedire a chi regna , sì sovente loro in bocca , deve intendersi di una obbedienza razionale e non cieca . Ciascuno ha diritto in governo libero , conoscere come siasi provveduto e si provvegga alla dignità e all ’ amministrazione della propria patria : né il povero perché povero ha meno bisogno di educarsi ad una forte politica con operosità dignitosa , perché esso nella sua maggioranza costituirà un giorno l ’ opinione e la forza dell ’ Italia nostra . Della quale i generosi giovani non potranno dire di essere utile e onorevole parte , finché non sappiano quanto l ’ antica sapienza italiana ci tramandò di proficui insegnamenti per educarci a magnanimi sensi , per destreggiarci fra le astuzie politiche dei potentati che ci circondano , per mantenerci sempre con le armi e col senno padroni in casa nostra . Ma se nella famiglia non si è provveduto finora a questa parte di educazione , alcuni diranno s ’ insegnerà nelle scuole ? E costoro sappiano che nessuno ci pensò mai , e di recente alcuni ispettori nelle provincie meridionali hanno proibito che se ne parlasse dai maestri e dagli scolari . La famiglia e la scuola adunque lasciano questa educazione così preziosa in popolo libero a chiunque la vuol rendere stromento della propria setta ; e le piazze , i caffé , e le società spesso con principi sovversivi , sono le tribune , i libri , i maestri che educano politicamente . E non sarà egli tempo e opera cittadina in tanta ignoranza , e pericoloso silenzio de ’ buoni , di rimediarvi con un giornale che a queste necessità provvedesse ? Ma come entrare in tante famiglie che non intendono ancora questo benefizio ; con quale autorità far prevalere le schiette opinioni liberali , fra tanto cozzo di opinioni violente di parte ; come dare il di sopra alle prime dalle quali si deriva l ’ uniformità e la potenza della volontà che si commuove ad ogni azione generosa ? Noi avevamo toccato nel programma delle Letture serali come le notizie politiche potevano , avverate , compendiarsi in modo utile , e abbiamo procacciato di farlo . Ma durante l ’ anno ci siamo persuasi che dovevamo insegnare con gli avvenimenti , e non contentarci di narrarli : in guisa che la parte politica , e non soltanto narrativa , vi ha prevalso . Per che non volendo che l ’ una cosa nuoccia all ’ altra , ossia che l ’ istruzione e l ’ educazione morale e civile , scopo principale delle Letture serali , non rimanesse pienamente conseguito , si è pensato della politica farne una parte apposita . Il saggio che noi diamo è nuovo per l ’ Italia , che di giornali politici educativi non ha esempio , come è opera pur non tentata da altri il modo che noi terremo nel preparare e svolgere questa educazione . Essa non avrà nulla di arido e di pedantesco , ma si farà autorevole e gradita per gli esempi della storia nostra di ogni tempo , non messi a pompa di erudizione , ma a proposito , come fecero i grandi nostri politici che li avevano sempre a fondamento de ’ loro consigli . Vuol bene l ’ onestà nostra e la verità , che noi dichiariamo come questo modo di insegnamento politico non è un nostro trovato , ma si una delle glorie italiane , che ebbe per padre e fondatore il Machiavelli . Fu ben egli che diede il primo esempio della politica sperimentale , e che la fondò fra noi : come fece il Galileo un secolo circa dopo per le scienze fisiche . In questo solo dal Machiavelli discostandoci , che mentre egli fondava questa scienza a beneficio dei governanti , per scaltrirli nel maneggio dei pubblici affari , noi per la prima volta l ’ adoperiamo a beneficio del popolo che dagli esempi degli antichi , paragonati co ’ nostri , ne caverà utilissime verità e insegnamenti , tal che giudicherà rettamente i governanti stessi . I quali spesso saranno o ammoniti o fatti animosi non soltanto dalla voce nostra , ma da quella stessa del Machiavelli , del Guicciardini , del Paruta , del Giannotti , del Sarpi , del Nani , e di altri valenti che prima di noi si fecero insegnatori di questa nobilissima scienza . Tanto che una verità comprovata dagli esempi , confortata dal senno di tanti grandi , se verrà chiamata in soccorso per governarne gli avvenimenti in mezzo ai quali viviamo , sarà bene che rampollerà sano criterio , e darà al popolo la maturità e la sicurezza del giudizio . A questa parte piacevolmente insegnativa , seguirà una narrazione piena di ciò che accade settimanalmente tanto in Italia che fuori , dando ad essa un ordine pensato , non saltellante per notizie accozzate senza ordine . Dalle corrispondenze si caverà la parte conghietturale che tanto piace agli uomini i quali vanno studiosamente in cerca del probabile , e spesso dell ’ ignoto . Per tal modo noi speriamo di dare delle Letture politiche popolari utili alle famiglie di ogni condizione . E riandando spesso le cause di tante secolari sventure , togliere quelle divisioni che ci indeboliscono , e mettono a pericolo l ’ unità , a noi sì cara . Ci confidiamo eziandio di dare un libro che innamori dell ’ antico senno la gioventù italiana ; caro e desiderato ai maestri per educare politicamente i loro discepoli nelle ore di ricreazione . Ed è pur così che accresceremo la riverenza ed il culto ai nostri grandi scrittori i quali , mentre oggi in Italia sono da pochissimi letti e meditati , presso le nazioni veramente libere si può dire che vivano sempre e seggano nei Consigli de ’ ministri , tanto sovente vi si trovano ricordati con riverenza . E sarà con questa stregua che noi sovente ci proponiamo di misurare i provvedimenti de ’ nostri . La lingua vera italiana che è stata il palladio della nostra libertà , che ci ha dato l ’ unità quando eravamo divisi , che ci ha fatto riconoscere per un sol popolo dalle Alpi al Lilibeo , e ci ha renduto nazionali Dante , Machiavelli , Galileo , Vico , Alfieri , non deve essere oggi disconosciuta da quelli che hanno l ’ obbligo sacrosanto di scriverla e studiarla italianamente rivolgendo la libera parola al popolo italiano risorto . Anche con questo scopo esamineremo taluna volta gli atti del governo , e i discorsi del Parlamento e se troveremo che di stile e di lingua abbiano difetto , non con arrabbiata pedanteria , ma con quella urbanità che deve essere propria degli uomini di lettere , verremo notando i modi e le voci non proprie , e principalmente la necessità di quello stile politico vestito di forma italiana , che è tutta cosa nostra , come si mostra sì splendido nelle storie , nelle relazioni , istruzioni politiche , e nei carteggi di principi a principi del secolo XIV , XV e XVI . A quest ’ opera umile , ma che può essere feconda di grandissimi beni se aiutata dai buoni , e da voi principalmente , amici e diffonditori delle Letture serali , danno mano scrittori illustri nostri amici , di cui vedrete i nomi , i quali come noi sono persuasi che è solo da questa educazione politica diffusa largamente che può risorgere la dignità e l ’ uniformità del pensiero e degli affetti patri . Ciò che abbiamo fatto nel primo anno delle Letture , e questi nostri intendimenti per dare un compimento ad esse e un più largo indirizzo alla parte politica , ci fanno sperare che questa nostra proposta sarà bene accolta e aiutata da tutti quelli che vogliono rendere durevole questa nostra redenzione morale e politica .
StampaPeriodica ,
Durante un mio recente soggiorno a Venezia quello che mi ha colpito di più non è stato ciò che colà si costruisce e si compie di nuovo , ma ciò che si restaura e si vuole restaurare di antico . L ' opera di restaurazione ha assunto una estensione illimitata ; dai monumenti famosi , dai palazzi grandiosi si è diffusa ai quadri , alle statue , a ogni oggetto d ' arte e di non arte ; dagli uffici a tale uopo designati , dai tecnici esperti in tale funzione si è trasfusa in ogni individuo , ha invaso ogni studio di pittore e di architetto , ogni modesto laboratorio di decoratore , di marmista , di falegname , di verniciatore , ogni bottega di rigattiere ; è diventata una febbre , una mania universale . Si restaura in palazzo ducale e nella chiesa di San Marco , nel palazzo reale e nel palazzo Dario , si restaurano le Procuratie e la Ca ' d ' Oro , si restaura all ' Accademia di Belle Arti e nella Scuola di San Rocco , si restaura nei campi e nelle calli , e come se tanto restauro non fosse sufficiente , una commissione studia i restauri da effettuarsi nelle chiese dei Frari e di San Giovanni e Paolo , una seconda prepara i lavori per altri edifici , e così via . Un restauro tira l ' altro come le solite ciliege , anzi ne tira molti altri come la non meno solita palla di neve ; appena si pone mano a un lavoro sorge la necessità di altri lavori imprevisti ma inevitabili per terminare il primo , e appena un restauro è compiuto bisogna intraprenderne dieci altri che ne sono la conseguenza . Il proposito , lo si deve riconoscere subito , è nella maggior parte dei casi lodevolissimo , la buona fede che presiede a questi sforzi è quasi sempre integra ; vi si può insinuare talvolta un po ' di ambizione , vi può essere magari la spinta di qualche speranza di guadagno , ma i motivi predominanti sono , senza dubbio , un vivo amore per l ' avito patrimonio artistico , un nobile senso di rispetto per ciò che l ' arte ha consacrato , e una fiducia forse eccessiva nella nostra sapienza e nei nostri mezzi per ridare una vita imperitura a ciò che sta per morire . E questo anzi è strano . Mentre universalmente si ammette che l ' opera d ' arte è quella che più si avvicina all ' opera della vita e per caratteri esterni e per essenza interiore , talché il capolavoro è ritenuto il solo emulo degno di ciò che vive , viceversa allorché si tratta di restaurare si colloca l ' opera d ' arte in una categoria a sé , in una categoria d ' eccezione , sottratta a tutte le leggi della vita compresa la legge suprema e inviolabile della morte . La fatale necessità della fine pare che debba essere sospesa di fronte all ' opera d ' arte , per la quale si ritiene possibile il miracolo della resurrezione parziale e totale ; e ben inteso noi soli saremmo i dottori forniti di tale capacità miracolosa . E niuno dei nostri restauratori , sia il dotto architetto , sia l ' abile pittore , sia lo studioso degli antichi procedimenti , ha mai dubitato che l ' edificio rifatto , il quadro rinnovato , l ' oggetto rifabbricato fossero non già la continuazione rinfrescata della cosa primitiva , ma soltanto un simulacro inerte , una maschera , qualche cosa come una imagine di cera in confronto dell ' essere vivente , oppure un ' altra cosa , un altro essere con un ' anima differente ! Poiché i moderni restauratori non conoscono né le trepidazioni né le mezze misure , quando ci si mettono vanno fino in fondo , Non si limitano a qualche ritocco , a qualche pulitura , a qualche rinforzatura ; non si contentano di eliminare le cause nocive , no , meschino cómpito sarebbe questo , essi vogliono ricostituire ciò che è stato danneggiato , ritrovare ciò che si è perduto , ricostruire ciò che è stato distrutto , rifare , ricreare completamente . Ma neanche questo li appaga , non basta loro rifare e ricreare , essi vogliono far meglio , correggere gli errori dei padri , tener conto dei progressi del buon gusto e dell ' estetica . E questo è l ' assurdo . Io non nego che si possano curare i monumenti e i quadri come si curano gli organismi viventi , non nego che vi sia un ' arte medica che possa prolungare talvolta la loro vita come prolunga , in date circostanze , la vita degli uomini ; ma non si può fare più di così . La possibilità del restauratore non può superare quella del medico . Il medico può togliere una causa d ' infezione , può irrobustire l ' organismo , ma non può arrestare l ' inesorabile processo della decadenza senile , il chirurgo può evitare la morte , amputando un organo malato , ma non può rifare l ' organo . Il restauratore crede di essere un chirurgo capace non solo di sostituire l ' organo infermo con uno sano , ma con uno sano migliore di quello che c ' era prima . A operazione compiuta si avvede che l ' organo nuovo più perfezionato non si intona con tutto il rimanente e invece di pensare che la sua perfezione artificiale non è che una grossolana imitazione inanimata in confronto del corpo vivo , egli se la prende con ciò che resta di vivo . Dopo aver tagliata una gamba e dopo averla surrogata con una di legno , taglia anche l ' altra e la sostituisce col legno perché non vi siano discordanze , e dalle gambe passa poi alle braccia , a tutto il corpo , fino ad avere un completo fantoccio di legno in cambio dell ' uomo vivo . E allora esclama : Ho compiuto il prodigio della resurrezione ! Allorché tutti i restauri saranno terminati , tutti i monumenti rifabbricati e tutti i quadri ridipinti , le città e le gallerie non saranno più che un vasto museo Grevin dell ' arte dove invece dei capolavori veri , scomparsi per sempre , resteranno le riproduzioni nuove . La prova ? Andiamo a cercarla a ... Metz . La cattedrale di Metz , una magnifica chiesa di stile ogivale fiorito , è l ' edificio che in questi ultimi anni è stato restaurato con più cura , con più diligenza e con più mezzi , e naturalmente è quello che è stato più sfigurato . Nel 1877 un incendio aveva arso il tetto della cattedrale , si doveva ricostruirlo ; era naturale che il nuovo tetto dovesse essere eguale all ' antico , ma il coscienzioso restauratore , l ' architetto Tornow , rilevò che gli antichi costruttori avevano commesso imperdonabili errori di stile e di estetica , avevano fatto il tetto troppo basso e senza grazia . E giacché il fuoco aveva consumato i loro sbagli , il nuovo costruttore avveduto non doveva ripeterli , ma fare il tetto più alto secondo tutte le regole e in conformità allo stile del monumento . Il ragionamento non faceva una grinza , ma il nuovo tetto , una volta terminato , ne faceva molte , deformava tutto l ' aspetto della chiesa , invece di isveltirla la schiacciava . Chi va a pensarle tutte ? Ai fianchi della chiesa stanno due torri non molto alte , bene intonate con l ' antica tettoia bassa , ma sorpassate dalla nuova tettoia elevata ; da qui l ' impressione di pesantezza . Il restauratore non si scoraggiò per questo . Le torri sembravano diminuite ... ebbene ne rialzeremo una ; sulla torre del Capitolo erigeremo una freccia di pietra simile a quella dell ' altra torre . E il lavoro fu cominciato , ma la torre si rifiutò di sostenere il peso imprevisto e si fendette . Neanche di fronte a questa contrarietà il Tornow si perdette d ' animo . Ebbene , non si può inalzare la torre , inalzeremo la chiesa , costruiremo un pinacolo centrale , una specie di campanile sull ' incontro delle due navate come a Parigi e ad Amiens . Ed ecco come si rimette in pristino un monumento ! La cattedrale di Metz è lontana , ma la triste istoria del suo restauro potrebbe con lievi varianti essere quella del nostri monumenti . Un illustre pittore narrandomi di un restauro provvidenziale eseguito da un amico suo sopra un magnifico Tintoretto , mi diceva che il restauratore era rimasto soddisfattissimo , poiché durante l ' abbondante lavatura del quadro , un intero braccio era sparito ed egli aveva potuto ridipingerlo correggendo alcuni errori di disegno e di prospettiva commessi dal Tintoretto ! Vero che il braccio nuovo appariva mostruoso , ma era esatto ! Dopo di che siano lodati gli umili fraticelli che affumicavano i quadri con i ceri dell ' altare , siano lodati i soldati brutali e i burocratici ignari che passavano la calce sugli affreschi preziosi dei conventi e delle chiese , siano lodati gli avidi speculatori che seppellivano i ruderi augusti sotto le nuove caserme ! Meglio , meglio assai queste tombe premature per i capolavori anziché le contraffazioni degli odierni restauratori . L ' anima dei capolavori non si rinnova , come non si rinnova la vita degli organismi .
SCIOPERO A SESTO SAN GIOVANNI ( Bianciardi Luciano , 1954 )
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MILANO , giugno - Sono stati lieti , quasi festosi i giorni di Sesto San Giovanni . L ' annuncio dello sciopero è giunto come una notizia attesa come la conferma di una determinazione che era già maturata negli operai : ne parlavano a voce alta nei loro circoli a pranzo , per strada , nella sala d ' aspetto della stazione e sul marciapiede mentre aspettavano il treno . Si affollavano intorno a noi : gli operai ed i loro dirigenti politici e sindacali sapevano di avere di fronte i « giornalisti di Roma » e volevano che riportassimo a casa , con le notizie , una buona impressione di Sesto San Giovanni . La mattina dello sciopero erano tutti al loro posto di agitazione , durante la notte pochi avevano potuto dormire , perché in poche ore avevano dovuto organizzare i picchetti , stampare i manifesti , fare le scritte . Ma erano contenti : facevano siepe dinnanzi all ' ingresso degli stabilimenti , fronteggiati dallo schieramento della polizia . Non ci furono incidenti : anche per i crumiri sparuti e visibilmente convinti di star facendo una cattiva figura , ci furono solo lunghi , pazienti discorsi , ed appena qualche lazzo . « Venduti , cornuti e sordomuti » gridavano a tratti , e cioè incapaci di sentire e di giustificarsi . Volevano chiarire alcune cose , anche a noi : il ridicolo degli aumenti accettati dai sindacati scissionisti , la grave provocazione politica contenuta nell ' accordo « truffa » , il fatto che l ' accordo si firmasse a Milano , l ' ignobile connubio con i fascisti della CISNAL . « Quel di Loreto » , diceva un vecchio operaio . E per tutto il giorno fu un febbrile spandersi di notizie , un accorrere di staffette improvvisate che venivano al « rondò » da ogni parte di Sesto , dalla Breda , dai Magneti , dalla Ercole Marelli , dalla Falk : i dirigenti raccoglievano le notizie , i dati percentuali ( uno di loro manovrava rapidamente un regolo calcolatore ) e ce ne spiegavano il significato in termini definitivi . Il loro linguaggio , rigidamente politico , e che in altra situazione avrebbe anche potuto apparire schematico , pareva qui perfettamente giustificato . E un linguaggio sorto da questi luoghi , un linguaggio carico di storia . Un secolo fa , Sesto era ancora un borgo di campagna , buono per la villeggiatura della borghesia milanese : il clima era mite , « il beato di Sesto aer sereno » che piacque al Monti ( oggi è diverso , vi domina l ' afa caliginosa di tutti i centri industriali ) . Anche i più giovani ricordano i tempi del tram a cavalli , che proprio qui davanti faceva un largo giro , per rientrare a Milano : ne è rimasta traccia nel nome di questa piazza , che ancor oggi si chiama « rondò » . Il primo inizio dell ' attività industriale è del 1840 , con le filande dei Puricelli Guerra e dei Gaslini . Ma è stato nel ventennio , con due guerre mondiali e l ' autarchia , che Sesto si è enormemente accresciuta : dai 4189 abitanti del 1861 siamo oggi a quasi 50mila : il terzo comune di tutta la provincia , dopo Milano e Monza , più di duemilasettecento abitanti per chilometro quadrato . In quel periodo si formò la fortuna dei Falk , una famiglia di ingegneri tedeschi , sagaci organizzatori di matrimoni a sfondo industriale , dei Breda e dei Marelli . Ercole Marelli si chiama una delle vie cittadine . Le maestranze impiegate raggiunsero persino le 40 mila unità , prima della smobilitazione della Breda : a quel tempo , cioè negli anni successivi al '47 , ci fu una lotta assai dura , di cui restano palesi tracce nelle grandi scritte che ancora restano sui muri : incitano gli operai a salvare la Breda , e con essa l ' economia lombarda . Ne furono licenziati l0mila , che oggi si son riversati nell ' edilizia , o sono stati riassunti a termine ( veri contratti capestro ) o son finiti nella miseranda schiera dei venditori ambulanti e nel declassamento . Ne abbiamo conosciuto uno , un ragazzo della Breda , che ha fatto un po ' tutti i mestieri , ed ora è finito male ; ma lo racconta con una residua fierezza , né diserta il suo circolo , e partecipa moralmente allo sciopero . Gli operai di Sesto son oggi 30 000 circa , di cui seimila donne . Di essi 6946 lavorano alla Falk , che oggi è il complesso più forte , e non solo numericamente . 6700 alla Breda , 5200 alla Ercole Marelli , 4800 alla Magneti . Gli altri son distribuiti nelle fabbriche minori ( minori solo per modo di dire , perché spesso superano i duemila dipendenti , cioè alla OSVA , alla Pirelli , ecc . ) . Non tutti gli operai abitano a Sesto : alla fine del turno prendono il treno per Milano , per Monza , e addirittura per i paesi del Cremasco , del Bergamasco , della Brianza , vanno a Brugherio , Usmate , Agrate . I brianzoli sono gli operai più recenti , quasi tutti ex contadini , e si distinguono facilmente dagli altri , non solo per il loro dialetto cupo ed incomprensibile , ma anche per una sostanziale differenza nell ' aspetto fisico , nel modo di vestire , di muoversi , di gestire . Lavorano quasi tutti alla Falk , nel reparto siderurgico . La Falk infatti ha un ciclo di lavorazione completo , dalla siderurgia alla metallurgia , e produce ghisa , ferro , acciaio , laminati . La Breda ha quattro reparti distinti , anche nella produzione : macchine elettriche il primo , materiale ferroviario il secondo ; il terzo , che si chiama eufemisticamente sezione fucina , è in realtà di produzione bellica , soprattutto proiettili da cannone , mentre il quarto è un reparto siderurgico . Apparecchi elettrici ed elettrodomestici si producono nei due stabilimenti Marelli . Le paghe medie degli operai di Sesto superano spesso quelle di altre maestranze . Un operaio di medio livello , con moglie e due figli , riceve oggi 735 007 lire annue ( nel computo è compreso , oltre alla paga base , il caropane , la gratifica natalizia , gli assegni familiari , l ' indennità di mensa , insomma qualsiasi somma percepita a qualsiasi titolo ) . Confrontata con la paga del primo luglio 1938 , che era di 8095,20 questa ( l ' oggi appare rivalutata nella misura di 90,80 volte . Se alla paga sommiamo gli oneri sociali , troveremo che un operaio medio costa annualmente alla ditta 920 183 lire , contro le 9042 del 1938; la rivalutazione , in questo caso , è di 101,76 volte . Questa differenza di dieci punti significa che la rivalutazione dei salari non è stata congrua , rispetto alle richieste rivalutative degli enti statali di assistenza sociale . Ed ecco la situazione degli impiegati e dei tecnici ( complessivamente circa diecimila dipendenti , a Sesto ) : 13.283,30 lire nel 1938 contro 10.194,65 lire di oggi ( si parla sempre di impiegato medio con carico familiare tipico , cioè moglie e due figli ) . Il costo totale di un impiegato medio , compresi gli oneri sociali , è oggi di 1.297.092 lire , contro le 13.342,72 del 1938 . La rivalutazione degli stipendi si è fatta quindi nella misura di 75,75 volte , quella dei costi totali invece nella misura di 84,54 volte . Lo scarto fra l ' una e l ' altra rivalutazione rimane perciò costante ; ma in linea generale è chiaro che gli impiegati non hanno realizzato i progressi degli operai , e sono proporzionalmente trattati peggio . Ciò dipende dalla loro minore combattività e da un malinteso spirito di categoria , che li stacca spesso dalle lotte delle maestranze : le direzioni degli stabilimenti mirano a conservare e peggiorare questa situazione . Un recente viaggio « d ' istruzione » in America a cui hanno partecipato tecnici ed impiegati della Falk mirava proprio a questo . Questo va tenuto presente , se si vuol comprendere la situazione sindacale di Sesto . Su di essa influiscono numerosi e diversi elementi : l ' origine sociale delle maestranze , la provenienza geografica , il tipo della lavorazione . Diamo una scorsa ai risultati più recenti per la elezione della commissione interna . Cerchiamo di interpretarli : all ' osservatore astratto può forse sembrare strano che l ' UIL , sia quasi sempre assente dalla competizione elettorale per la CI . L ' opinione diffusa è che la socialdemocrazia milanese dovrebbe ottenere ben altri risultati ; ma è un ' opinione astratta . In realtà i voti che Saragat raccoglie nel milanese son voti di bottegai e di impiegati . Il padronato industriale punta sulla CISL , la quale ha alle sue spalle il peso della tradizione cattolica e dell ' appoggio del clero . Non a caso le percentuali più alte son quelle ottenute alla Falk , ed in particolare nei reparti siderurgici , che occupano prevalentemente maestranze della Brianza , cattoliche e di recente origine contadina . I dirigenti della Falk conoscono benissimo l ' importanza di queste cose , e perciò finanziano le parrocchie , ottenendo in cambio pubblici elogi dall ' altare , ogni domenica al momento del Vangelo . Per questo si son preoccupati di far giungere gratuitamente ad ogni operaio una copia di Nuovi martiri cristiani del Pisoni , insieme , naturalmente , a Ho scelto la libertà . La punta massima raggiunta dalla CISL la troviamo alla Falk Ge.Va . : una sigla che significa « servizi generali e vari » , cioè mensa , pulizia dei reparti , magazzinaggio ecc. È insomma il reparto più lontano dalla produzione , meno legato al ritmo del lavoro complessivo , quello che raccoglie in più larga misura raccomandati e confidenti del padrone . Nello schieramento padronale è alla Falk il punto più avanzato , quello su cui si concentra tutta la spinta organizzata di ogni genere di pressioni , della corruzione , della propaganda differenziata . Falk si pone più di ogni altro il problema dei cosiddetti human relations , e lo risolve da par suo : ha creato due villaggi operai , l ' Edison e il Diaz : può minacciare di sfratto gli operai che si rendano sgraditi . Ha organizzato un asilo infantile , di tipo montessoriano : l ' importanza di iniziative verso l ' infanzia non può sfuggire a nessuno , se si pensa che un sesto delle maestranze è costituito da donne . Svolge attività assistenziale e « culturale » , cioè gite , squadre sportive , qualche mostra di pittura . In genere i padroni non si pongono mai seriamente il problema di una vita culturale fra gli operai : la cultura , qualunque essa sia , è sempre in qualche modo rivoluzionaria . A detta di qualche operaio , oggi si fa meno , in quel settore , che sotto il fascismo . La mediocre leggenda della « Stalingrado d ' Italia » ( che , guardata da vicino , non significa assolutamente nulla ) è di elaborazione padronale , ed infatti si è diffusa attraverso la stampa milanese . Gli operai , in qualche misura , han commesso l ' ingenuità di accettarla . L ' azione repressiva si svolge in forme ormai consuete , nelle fabbriche italiane : c ' è il tempo di polizia ( « un reggimento » , dicono gli operai ) organizzato alla militare , con una bella divisa di panno blu ; si convocano le mogli degli operai per premere sui mariti , si punisce e si licenzia per aver propagato « notizie false e tendenziose » , cioè per aver criticato l ' opera delle direzioni . Si taralo firmare , specialmente alle donne , contratti contenenti clausole che impegnano a non partecipare a scioperi , o addirittura a non prendere marito . I Falk sono ormai specializzati , in questo tipo di attività . Per questo , in quei giorni lieti e quasi festosi di Sesto San Giovanni , le notizie che venivano dai cancelli della Falk erano le più attese : le percentuali furono buone sin dal mattino , ma crebbero nel pomeriggio e raggiunsero nell ' ultimo turno punte mai viste . Allora han fatto festa , perché i « falchetti » si eran comportati bene . Siamo rientrati a Milano con il treno : tram ed autobus crumiri passavano rari , tristi ed affollati , col fattorino scortato dalla polizia . Davanti al finestrino scorreva il duro paesaggio di Sesto , le alte muraglie plumbee , i massicci edifici degli stabilimenti , la lunga strada di Monza che taglia in due l ' abitato . È un luogo comune quello che fa di Sesto la periferia industriale di Milano . Forse era vero sino a qualche anno fa : Sesto è cresciuta a casaccio , case e fabbriche accavallate ai fianchi di un ' unica via congestionata di traffico ; la stazione ferroviaria è rimasta quella di un tempo , un casotto giallo , come di villaggio campagnolo . I diretti neppure si fermano , sferragliano fischiando tra le banchine affollate di operai in attesa . Ma qualcosa , e non solo dal punto di vista urbanistico , sta cambiando . Gli amministratori del comune vogliono far di Sesto una cittadina moderna , con una sua precisa fisionomia . Per questo hanno riorganizzato i servizi pubblici , le fognature e le strade , han costruito i marciapiedi ( e questa è stata una grossa novità per tutti ) hanno aperto al pubblico un bel parco verde , ed hanno acquistato la villa Zorn per farne un centro di riposo e di svago . A villa Zorn è ospitata la biblioteca di Sesto , che è una grata eccezione nel panorama generale delle biblioteche italiane ( istituti settecenteschi ancora , nella struttura e nel funzionamento ) . La biblioteca di Sesto , che ha appena tre anni di vita , è un centro di diffusione culturale , dove si tengono conferenze , discussioni , mostre di arte , scuole di pittura , audizioni musicali . Si potrebbe pensare che tutto questo non è poi di grande utilità , visto che la capitale lombarda è a dieci minuti di treno . Ma il bibliotecario , che è un giovane insegnante cattolico , spiega che è giusto ed indispensabile , invece , questo legame culturale degli operai ( e di tutti ) con la vita di Sesto , con il lavoro e la produzione di Sesto . Vogliono creare il centro civico , in una grande nuovissima piazza che farà centro intorno alla casa comunale e che si chiamerà « Piazza della Resistenza » . Stanno per ottenere dal Ministero dell ' Interno il titolo di città , e ne sono orgogliosi . In altra situazione sarebbe ovvio pensare ad una forma provinciale di campanilismo , ma Sesto è diverso . Un giovane funzionario comunista mi fa vedere la raccolta di un settimanale che un gruppo di operai fondò e diresse fino a qualche anno fa . È un foglio agile ed elegante , persino pretenzioso , forse . Sesto Rondò , e cioè vuol alludere sin dal titolo , ad un aspetto antico e tradizionale della vita sestese . Questo non è , ripetiamo , campanilismo o nostalgia assurda , oltre tutto , in uomini giovani e seriamente moderni come son questi . La verità è che Sesto conquista in questo modo la sua maturità , staccandosi , anche nel costume , dal feudo del capitale milanese : ora che si son fatti adulti i cittadini di Sesto vogliono essere tali . Non sono più di periferia di Milano .
Sulla viltà dei docenti universitari ( Sofri Adriano , 1998 )
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Perché il tradimento dei professori è ritenuto peggiore e ' senz ' altro più colpevole ' di quello della gente comune ? Lo spiega il diario di un grande filologo ebreo tedesco , Victor Klemperer . Victor Klemperer era un professore di filologia nell ' università di Dresda . Suo fratello Otto era un celebre direttore d ' orchestra . Siccome erano di famiglia ebraica , negli anni 30 non poterono più essere tedeschi . Otto andò in esilio . Victor fu cacciato dall ' università , cacciato da casa , assegnato al lavoro obbligatorio - spazzino , scaricatore in fabbriche e altri simili - costretto a indossare la stella gialla . Gli era vietato possedere libri e leggere giornali , o prendere un autobus . Ma Victor fu molto fortunato . Prima per aver militato nella guerra del '14 , poi perché aveva una moglie ariana , e alla fine per il disordine dei catastrofici bombardamenti su Dresda , riuscì a scampare alla deportazione e a sopravvivere . In tutti quegli anni si impegnò sistematicamente , perfino un po ' pedantescamente , a studiare le mutazioni che il Terzo Reich imponeva alla lingua tedesca : chiamò questa neolingua Lti , ' Lingua tertii imperii ' . Pubblicò questo trattatello sulla persecuzione nel 1947 , nella Dresda ormai appartenente alla Repubblica democratica tedesca . La traduzione italiana ( di Paola Buscaglione : eccellente ) è stata appena pubblicata dalla Giuntina . ' Scrupoloso e non geniale ' ( così lo elogia Michele Ranchetti nella prefazione ) il diario di Victor Klemperer dà una idea esatta e turbante della vita ordinaria nella persecuzione ' minore ' : sulla quale lo sterminio incombeva , ma capricciosamente dilazionato . Fra le osservazioni più specifiche di Klemperer segnalerò il destino delle parole ' fanatico ' e ' fanatismo ' , che il nazismo capovolge rendendole sinonimi di virtù . E anche l ' auge della ' weltanschauung ' ( la visione del mondo ) , che spodesta la filosofia e sostituisce con una venatura magico - intuitiva il rispetto per il pensiero e il linguaggio chiaro e distinto . Molte preziose notizie si troveranno in questo taccuino di filologo , che si applica , con la testa bassa , a una lingua che , per volontà di dominio , ' si è votata alla povertà ' . Ma si troverà anche una testimonianza illuminante su un rovello grande e ancora da esplorare : la viltà , non genericamente degli ' intellettuali ' , ma di quella loro aristocrazia del lustro e del reddito che era l ' insegnamento universitario . Davanti ai ' segnati ' i banchi diventano ogni giorno più vuoti , fino all ' espulsione ( nel 1935 ) . Il francesista Victor Klemperer ricorda gli antichi versi di Rutebeuf sugli ' amis que vent emporte et il ventait devant ma porte ' : ' Il vento ha soffiato davanti alla mia porta . Però non voglio essere ingiusto : ho trovato amici fedeli e coraggiosi , soltanto che fra loro non c ' erano appunto i colleghi e i collaboratori più stretti ' . Licenziando il suo diario , Victor Klemperer guardava indietro i ' tradimenti a perdita d ' occhio ' di letterati , poeti , giornalisti , professori universitari . ' Peggiore ' , quell ' ambiente di studenti e professori , ' della gente comune , e senz ' altro più colpevole ' . Klemperer , cui le circostanze suggerivano un ' ammirazione per la Russia e il suo regime , scriveva contemporaneamente a Vasilij Grossman , la cui titanica opera ( Tutto scorre , ma soprattutto Vita e destino , usciti ambedue postumi ) ha al centro la debolezza , l ' abiezione , il tradimento - e anche la resistenza - dei maestri , degli accademici , letterati e scienziati , nell ' Unione Sovietica staliniana . Forse i professori universitari devono essere più coraggiosi , o più dignitosi , degli operai o degli impiegati di banca ? Certamente no , immagino che abbiate già risposto . Forse sì . O almeno la loro è una prostituzione più indecorosa . Ben prima del '68 , quando nessuno avrebbe immaginato la rivolta studentesca contro l ' accademia e i suoi baroni , c ' era già fra i giovani un ' insofferenza contro le carriere universitarie . Non era universale , ma neanche era soltanto questione di individui eccentrici . Era un ' impazienza morale , o moralistica , come volete : non c ' è differenza , all ' inizio . Aspirare alla carriera universitaria ( eufemismi : alla ricerca , alla docenza ) costava servilismo , cortigianeria , conformismo , rivalità sleale o meschina . Fra i miei ( più o meno ) coetanei , potrei citare un certo numero di persone che per questo esclusero dal proprio orizzonte la carriera universitaria , magari per tornarci molto più tardi , quando sia loro che l ' università erano un ' altra cosa . Non ho nostalgia di quel moralismo , e tanto meno penso che quei disertori di concorsi fossero perciò più stimabili di altri . La questione che resta è quella della viltà della categoria intellettuale privilegiata costituita dai professori universitari . Si sono appena ricordate ( altro che '68 ) le leggi razziste del fascismo , sessant ' anni fa . Nell ' università italiana , passarono tra viltà e soddisfazione : non tanto di fanatici , quanto di aspiranti ai posti che si erano liberati . In appendice al suo L ' università italiana e le leggi antiebraiche ( Editori Riuniti 1997 ) Roberto Finzi pubblica i 96 nomi di professori ' ebrei ' espulsi . E che nomi ! Più del 7 per cento delle cattedre . Ernesto Rossi , dalla galera , commentò : ' Una manna per tutti i candidati che si affolleranno ora ai concorsi ' .
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In una corrispondenza di Roma del giornale La Stampa leggiamo . “ Per cura dell ’ eminentissimo Riario Sforza si è stabilito che ogni prima domenica di tutti i mesi si esponga il Venerabile , si celebri la messa , vi sia la predica ed in ultimo la benedizione nella chiesa nazionale sotto il titolo Spirito Santo dei Napoletani , e che gli emigrati , specialmente la parte più colta , assistano a queste funzioni . ” Domenica 3 corrente cominciò questa pratica , ed il noto P . Curci , gesuita , tenne il primo discorso , il quale avendo fatto impallidire per più volte Francesco II , lasciò scandalizzato l ’ uditorio , e specialmente i seguaci dei fratelli Ulloa . Il cennato padre esordì dicendo che , invitato qual connazionale a parlare ai fratelli , esso credendo di dirigere le sue parole ai veri emigrati , e non a coloro che per proprio interesse si sono volontariamente condannati all ’ esilio e di questi si augurava di non riconoscere neppur uno fra gli astanti , avrebbe seguito la verità , né si sarebbe lasciato imporre dalla reale presenza ( perché anche Francesco era presente ) qualora il suo dire si giudicasse troppo spinto nel vero . Dopo questo esordio ha detto che grave peccato pesa sulla coscienza della emigrazione pel sangue che scorre nelle Due Sicilie , poiché non volendo questa riconoscere lo stato delle cose europee , non volendo ritenere che la restaurazione del loro sovrano dipende unicamente dalle mani di Dio , il quale solo può pacificare l ’ Europa ed abbattere le rivoluzioni , si pasce d ’ illusione , si sforza di tradurle in atto e quindi spinge con la parola in Roma e con gli scritti che fa giungere in Napoli , gente al macello , ecc . , ecc . Quindi incalzando l ’ argomento , è passato a dimostrare che più si va in alto più cresce il peccato , poiché la diplomazia napoletana e la nobiltà che sono state la causa di fare accrescere di due terzi l ’ emigrazione in Roma , dopo la caduta di Gaeta , si sono date ai divertimenti , alle crapule , non si mostrano avide di altro che di onori , hanno abbandonata la classe povera della immigrazione riducendola al suicidio per la fame , se carità di Roma non la soccorresse in parte : che questo procedere era detestabile anche presso la società . Il secondo periodo del discorso si è basato sulle scissure della emigrazione stessa ed ha dimostrato che queste esistono nel basso e medio ceto per l ’ esempio de ’ nobili , i quali hanno piazzato , ognuno alla loro volta , una polizia l ’ uno sull ’ altro , l ’ altro sull ’ uno , ecc . , ecc . In fine ha concluso che egli non sarebbe entrato nei fatti particolari di nessuno , ma che nel discorso venturo avrebbe parlato in modo da essere capito da tutti per quella parte che riguarda ciascuno , e che questo dovere glielo imponeva la coscienza , poiché essendo anch ’ esso napoletano , sentiva le vergogne che hanno ricolmato quel popolo per opera del contegno del sovrano . La predica del Curci toccò le fibre di tutti eccetto quelle degli ex - ministri di Ferdinando II e de ’ pochi loro seguaci . Ma in particolar modo quelle di Antonio Ulloa che s ’ intitola direttore della guerra il quale portandosi dopo la predica in casa della duchessa o contessa di S . Cesario eruttava veleno contro il Curci ed i gesuiti in genere , e diceva che se l ’ Inghilterra si mostra titubante per l ’ accettazione delle promesse fattele , purché ripristini il regno di Napoli coi Borboni , a lui non sembrava difficile che fosse opera gesuitica e che guai a loro ed ai Borboni se Napoleone giungesse a conoscere queste promesse e la loro vastità .
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Il nuovo chiostro - Gli effetti del verismo - L ' arte e la vita contemporanea - Alla ricerca dell ' automobile - La locomozione meccanica e gli artisti Io credo di aver oggi quello che si dice un ' idea buona e pratica , destinata a far della strada . Io ho osservato che l ' uomo è terribilmente seccato e contrariato da tutti quei meravigliosi progressi scientifici e meccanici che egli , retore impenitente , finge con tanta eloquenza di magnificare . L ' uomo in apparenza si vanta delle sue invenzioni , delle sue macchine , dei suoi apparecchi perfezionati , ostenta come titoli di nobiltà le sue locomotive , i suoi automobili , le sue dinamo , i suoi telegrafi , le sue officine , i suoi piroscafi , ma in fondo è irritatissimo di tutte queste cose che gli impongono una vita tanto dura ed estenuante . Le diavolerie meccaniche ; questa in verità è l ' ossessione dell ' uomo moderno , il quale tornerebbe tanto volentieri alla consuetudine semplice e lenta di una volta ; talché il suo più dolce sogno è forse quello di poter trovare un angolo quieto e silenzioso , un recesso isolato e lontano ove non passino né treni né automobili , ove non arrivino dispacci e giornali , ove non si senta altro rumore che quello del vento , ove sia possibile rinnovare l ' antica e tranquilla esistenza patriarcale . Passati di moda e chiusi i monasteri chi darà all ' uomo moderno , dall ' insoddisfatto desiderio di solitudine , il suo nuovo chiostro ? Io mi sento da tanto . Vi è chi per isfuggire dal tumulto e dagli urti della nostra civiltà brutale e vertiginosa si sottomette a ogni genere di privazioni e di sacrifici ; si arrampica su per le vette pericolose dei monti , si confina nei paesi più inospiti , erra per la campagna e per gli oceani o per i deserti e i ghiacci polari come un ' anima in pena , mentre il sospirato porto pare che gli sfugga dinanzi sempre . Ma questi sono tormenti inutili , poiché a tutti gli esuli volontari io posso indicare la beata riva , l ' ideale asilo , ben vicino , e a cui l ' approdo è consentito senza disturbo alcuno . Pare incredibile ma così è ; ciò che l ' uomo va a cercare a costo di mille fatiche , gli sta d ' accanto , ed è la pittura moderna che glielo offre . Si entri in un qualsiasi recinto ove siano adunate opere di pittura moderna , sia in Italia sia all ' estero , e lo scopo sarà immediatamente raggiunto ; l ' anima più desiderosa di solitudine e di pace vi troverà il suo supremo conforto . Ogni più fantastico sogno di isolamento , di esistenza romita e pura sarà trasformato in realtà . Il breve passaggio attraverso la porta sarà come il varco miracoloso attraverso il Lete e lo Stige . In quel ricovero artistico tutta la civiltà sarà obliata e scomparsa , sarà come se non fosse mai esistita , sembrerà di essere entrati in un altro mondo o di vivere in un ' altra età , senza neanche più l ' ombra di un utensile meccanico , di un palo telegrafico , di un qualsiasi segno di tutto l ' odierno meccanicismo . Con pochi metri e pochi centesimi si sarà effettuato il più straordinario dei viaggi , un viaggio al cui confronto diventano puerilità quelli del Verne , un viaggio come quello dell ' eroe del Wells sulla macchina del tempo , un viaggio cioè da un mondo ad un altro , da una civiltà ad un ' altra , dal secolo nostro ai secoli che furono . Altro che chiostro ! questo è il rifugio magico , il castello addormentato , ove la vita si svolge sempre eguale , immutabile , come veramente si svolse dalle origini fino a tutta la durata del regno del cavallo ; questo è l ' Eden sicuro e incontaminato , l ' Arcadia mite e leggiadra che ci ha apprestato la pittura moderna durante la sua irrequieta rinnovazione . Ora finalmente si capisce dove tendevano le audaci riforme degli impressionisti e a che miravano le ribellioni di tutti i veristi , di tutti gli ardenti innamorati della realtà e della vita . Come sono stati misconosciuti ! Pensare che fino a ieri erano ritenuti come i più acerrimi nemici della tradizione pittorica , come altrettanti anarchici distruttori di tutto il passato , di tutti gli schemi , di tutte le formule , di tutti i " soggetti " omai abituali e piacevoli , invasati dall ' idea fissa di portare la realtà , la natura , la vita , dalle vibrazioni di un raggio di sole o dai riflessi lividi della luce elettrica al maestoso spettacolo di energia di una stazione ferroviaria o di una officina elettrica nel quadro ! C ' è voluta proprio tutta la malignità dei critici per travisare così le loro intenzioni . La verità è che la vita moderna non è mai stata più completamente esclusa dalla rappresentazione pittorica come dopo la prevalenza del verismo e la vittoria delle nuove tendenze sull ' accademia . Io ricordo infatti la strana sensazione provata una volta passando dalla Avenue des Champs Elysées al Grand Palais ove erano raccolte le tele del Salon . Non mai due visioni più diverse e contrastanti erano state così contigue e si erano succedute a più breve distanza dinanzi ai miei occhi . Se non identità , avrebbe dovuto esservi tra l ' una e l ' altra almeno una certa somiglianza ; si trattava della vita moderna più tipica fervida e ricca e della pittura pure moderna.più libera e innovatrice eseguita in mezzo a quella vita , fiorita dentro a quel fervore ; quest ' ultima avrebbe dovuto essere una specie di specchio della prima ; ebbene , ne era invece la negazione ; nulla di ciò che stava nell ' una si rinveniva nell ' altra , nulla di ciò che si vedeva nella strada si scorgeva sulle tele . Ciò che si poteva discernere sulle tele , tranne le acconciature di qualche ritratto , apparteneva all ' oggi come a due secoli addietro , era di Parigi come della più rustica borgata alpestre , anzi più di questa che di quella . In altre parole in quelle gallerie polverose e fredde , tappezzate di quadri , Parigi era scomparsa , era scomparsa la metropoli più vivace della vita moderna , con tutte le sue folle frettolose , con tutti i suoi rapidi cortei di automobili , con tutte le sue cinture ferroviarie , con i suoi viadotti per i treni elettrici , con tutta la sua animazione meccanica ; era scomparsa bruscamente come cambia uno scenario a teatro , ed era stata sostituita da zone di pianura o di montagna deserte , da villaggi , da casolari , da stalli di pastori fra cui si aggiravano sperduti alcuni tipi parigini dal viso sgomento , come gli ultimi mascherotti all ' alba delle Ceneri . Qua e là qualche gruppo storico , qualche frammento di vita passata : una lotta di gladiatori nel circo , un episodio guerresco dei tempi di Napoleone , oppure la dimora chimerica intravista nel sogno . Che cosa può esservi di più distante dalla vita moderna di questa pittura moderna ? Vi è tra le sale di una Esposizione di pittura e una grande strada , un boulevard di Parigi , un divario maggiore che fra lo Strand ove si accentra il maggior movimento londinese e una galleria del British Museum . Testé alla Mostra di Venezia questa sensazione si è ripetuta e si è fatta più precisa . Malgrado che Venezia , per la sua struttura singolare sia la città ove tanti ordegni e tanti aspetti della vita moderna non hanno potuto entrare , sia la città che più ha resistito a quei mutamenti i quali hanno cambiato il tipo delle metropoli europee e che ha mantenuto quindi in maggior proporzione intatto il suo carattere , la sua suppellettile e le sue usanze di una volta , malgrado che per Venezia non circolino né biciclette né automobili , e la gondola secolare fiancheggi il mostruoso piroscafo e sulle spalle delle donne perduri l ' antico scialle , mentre non si scorge una sola casacca di chauffeur , malgrado ciò ; malgrado questa atmosfera immutata ab antiquo , tuttavia la pittura adunata nelle sale dell ' Esposizione resta sempre isolata e assai più differente e distante anche da questa scarsa vita moderna dei cimeli raccolti nel Museo Correr . Questo dissidio che già mi aveva colpito due anni or sono , mi è apparso ora ancor più profondo e reciso . Perché ? Perché poi aumenta invece di diminuire ? Io non sapeva da prima rendermene ragione ; i pittori dovevano pur vivere in mezzo a noi , dovevano sia pur alla lunga accorgersi dei cambiamenti avvenuti , assuefarsi alle nuove forme , accostarsi ai nostri strumenti ; eglino già rappresentavano l ' uomo e la donna non solo negli acconciamenti alla moda e negli ambienti contemporanei , ma anche nel loro spirito particolare , già riproducevano qualche veduta delle nostre nuove città , già il loro colorito sentimentale si intonava alle nostre commozioni o raffinate o eccessive , già sapevano misurare le nostre passioni ; ma tutto questo non bastava , tutto questo non avvicinava di una linea la pittura alla vita ; anzi il dissidio si è aumentato ed aumenta vieppiù fino a portarci a una separazione definitiva . L ' enigma pertanto si addensava e si imbrogliava , quando me ne ha offerto la chiave , l ' esclamazione casuale di un pittore mio conoscente . Sapendo le mie simpatie automobilistiche , mentre si chiacchierava sulle novità e sul valore della Esposizione egli interruppe d ' un tratto il suo ragionare per dirmi : Toh ! Hai visto ? Non un quadro di automobili in tutta l ' Esposizione ! Al momento , se pur riconobbi l ' esattezza della osservazione , non mi vi fermai sopra . Soltanto alcun tempo dopo , ricordandola , mi apparve d ' improvviso come il nodo della questione che mi aveva tanto preoccupato . Certo in tutta l ' Esposizione non si scorge un solo quadro che riproduca l ' automobile o fermo o in corsa , come non ve ne sono che riproducano il treno , la locomotiva , il vagone , il tranvai , niuno insomma dei tanti sistemi di locomozione meccanica ; come non se ne vedevano nelle Esposizioni passate , come non se ne trovavano nel Salon di Parigi , come , tranne forse qualche rarissima eccezione , non ne esistono in tutta la pittura moderna . Il pittore moderno , il quale per necessità o per diletto va in ferrovia , in tram , in automobile , in battello a motore e non si acconcerebbe certo a farne senza , nella sua arte ignora completamente tutti questi arnesi , si comporta come se non fossero mai esistiti e lo stesso contegno attribuisce alle cose da lui dipinte . Il pittore e il suo mondo dipinto non conoscono che la marcia a piedi e la trazione animale . Ecco ormai risolto il problema . Se la pittura moderna è tanto lontana da noi , se essa è tanto separata e diversa dalla vita moderna , così da sembrare la raffigurazione di un ' altra vita e di un altro mondo , e se una tal separazione cresce vieppiù , malgrado gli sforzi in contrario , si è unicamente per la esclusione di tutti i nostri mezzi meccanici di locomozione . Mi pare di scorgere qualche gesto di incredulità ; forse questa conclusione sembra eccessiva . Se taluno dubita pensi un po ' con me . Se in qualche cosa noi abbiamo conseguito un progresso decisivo sui nostri predecessori , se in qualche cosa noi siamo diversi , non solo per quantità o per grado , ma per qualità e sostanza dai nostri antenati , è precisamente nei mezzi di locomozione ; ogni altro progresso può essere più o meno autentico , questo è il solo indiscutibile . Ciò che ha creato una condizione di cose assolutamente nuova , ciò che ha cambiato la faccia del mondo e ha rinnovato la vita e ha spostato l ' indirizzo della civiltà , ciò che ha posto fra noi e tutto quanto ci ha preceduto una demarcazione incancellabile , che ha si può dire diviso la storia umana in due êre distintissime , e ciò che nel proprio complesso ha subìto la massima e più vasta trasformazione , ciò è costituito dai moderni sistemi di locomozione e di comunicazione . In questo campo nulla è rimasto di vecchio , tutto si è cambiato . Tutte le altre innovazioni , tutte le altre scoperte passano in seconda linea di fronte a questa della locomozione meccanica . Il mondo e il ritmo della vita conservatisi quasi uniformi dalle origini fino alla prima locomotiva hanno fatto da qui un salto enorme ; il mondo che fu sempre lo stesso fino a un secolo fa è da allora diventato un altro . Non con la scoperta della polvere , della stampa e dell ' America , ma dall ' inizio della locomozione meccanica comincia l ' età nuova . La locomozione meccanica svolta fino alla meravigliosa perfezione dell ' automobile per cui la velocità è alla portata di tutti e diventa una docile facoltà della volontà individuale , per cui ogni resistenza è tolta , ogni vincolo spezzato , per cui l ' uomo è il più rapido e quindi il più libero fra i viventi , ecco il presente e l ' avvenire , la conquista umana della terra , del mare , del cielo ! Anche il Wells ha posto come fondamento delle sue Anticipazioni , i nostri nuovi mezzi di locomozione , non solo perché costituiscono la novità più distintiva del nostro tempo , ma perché esercitano il massimo potere trasformatore su tutta la civiltà . Tolta la locomozione meccanica manca il rilievo tipico della nostra età e il mondo ricasca nella sua consuetudine antica . Ora la pittura moderna , che pur ha tenuto conto di tanti altri elementi secondari di modernità , elementi spirituali e sentimentali , ha lasciato interamente nell ' oblio questo , il più importante , quello che dà l ' impronta alla vita moderna . Ed è per questo che sebbene la pittura non disdegni i nostri abbigliamenti , i nostri caffè e i nostri teatri , le nostre passeggiate , sebbene la pittura interpreti , anche esagerando , i tratti salienti dell ' uomo e della donna moderni , sebbene nelle sale veneziane l ' Anglada ci mostri le notturne creature del lusso e della gioia , gli artificiali fiori venefici e inebrianti dei restaurants , dei music - halls , dei teatri parigini , e il Brangwin ci illustri nelle sue composizioni decorative l ' opera solenne e gigantesca dei nostri lavoratori : non arriva mai a darci la sensazione della vita moderna ed anzi se ne distacca ognor più . Essa dimentica l ' essenziale per l ' accessorio , dimentica quello che è unicamente del nostro tempo , per quello che può essere anche di altri tempi , e lo dimentica quando la sua importanza si moltiplica di giorno in giorno ; la separazione quindi tra la pittura e la vita non può che accrescersi . Io non voglio già affermare con ciò che il pittore moderno per essere tale non debba dipingere che automobili e treni , voglio dire che egli deve far loro nell ' arte quel posto che tali strumenti occupano nella vita ; allora la sua arte sarà lo specchio della vita moderna . E per dipingerli , per trovare la loro linea di bellezza , la sola che meriti di essere artisticamente raffigurata , per ottenere cioè la loro espressione artistica che è la sintesi della loro vita , egli deve conoscerli ed amarli , comprenderne le energie e i grandi destini . Altrimenti non farà che immagini goffe , simulacri inerti o disegni tecnici . Poiché purtroppo nulla vi è di più imbarazzato e puerile e di meno esatto dei nostri pittori quando si mettono a dipingere qualche brano di vita tipicamente moderno . Guai se gli storici futuri dovessero descrivere lo stato delle nostre industrie unicamente sulle rappresentazioni decorative del Puvis de Chavannes e del Brangwin , e cito i migliori . I grandi maestri del passato , i sommi artefici avvivatori del quattrocento e del cinquecento , e il puro e ingenuo Carpaccio per primo , creavano simultaneamente il capolavoro e il documento storico , fondevano la precisione con la bellezza . E non solo esprimevano così alla perfezione il loro tempo , ma traducevano in aspetti e in forme del loro tempo anche le visioni e gli spettacoli del passato , preferivano la loro lingua viva ad ogni altra , erano testimoni insospettabili e traduttori meravigliosi .
LA SERA DEL PREMIO ( Bianciardi Luciano , 1954 )
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A Viareggio tutti sanno dirci che la stagione finisce a Ferragosto , immancabilmente : infatti , nei giorni che precedettero la premiazione , il tempo fu quanto mai instabile e minaccioso . La stessa temperie negli androni del Grand Hotel Royal , dove la giuria sedeva in permanenza : notizie nuove e contraddittorie filtravano d ' ora in ora , ed almeno due volte al giorno giungeva , nemmeno troppo attenuata , l ' eco di scontri verbali , discussioni , litigi . Ad un certo momento la situazione fu così calda che ( incredibile a dirsi ) Luigi Russo fu chiamato a far da paciere . Calmissimi e ridenti erano invece Ungaretti e Jahier : avevano avuto in dono due bei pugnali da pesca subacquea , li portavano appesi alla cintura , a tratti sguainandoli ed urlando . Era triste invece , con in volto un ' espressione muta ed abbottonata , Ignazio Weiss , direttore della pubblicità olivettiana , membro della giuria e occhio di lince : pareva costantemente in timorosa attesa di qualche spiacevole sinistro . Si sbottonò ( ma solo uno spiraglio ) la mattina precedente la premiazione , a Collodi . La giuria era salita lassù per una visita allo storico giardino , ed al non meno famoso bozzetto per il monumento a Pinocchio . Nel giardino c ' è anche un labirinto verde , che conduce ad un grande albero di magnolia : erano tutti entusiasti , e Weiss sorrise . Ma , incautamente , era passato accanto a certi ben celati zampilli di un gioco d ' acqua : Repaci , che lo sorvegliava da un ponticello sovrastante , azionò la leva e lo bagnò nei pantaloni . Allora Weiss si riabbottonò . La sera del premio la giuria era schierata al completo sudi un palchetto , sotto la luce di due grossi riflettori : somigliavano straordinariamente alle caricature di Uberto Bonetti , appese tutte in giro , in cornici di cartapesta dorata . C ' era un pubblico assortito ed elegante : due avvocati di Pisa , il maestro calzettaio Pilade Franceschi , Carlo Levi , alcune poetesse . Poi la massa : salumai di Firenze , figli e nipoti di arrisicatori livornesi , qualche vitellone , industriali milanesi , fabbricanti di polveri insetticide con moglie e figlie in gran toilette . Ascoltarono tutti pazientemente la relazione della giuria : due milioni , un milione , mezzo milione , un quarto di milione , gli assegni passavano dalle mani di Repaci a quelle dei premiati . Parlò Carlo Levi , ricordando Rocco Scotellaro , parlò Raimondi , parlò Giarrizzo , che fece una dichiarazione di fede in Croce , Omodeo , De Ruggiero e Chabod , parlò Luporini , parlò la Giorgetti , rifiutando la parola , parlò anche Montella , che raccontò come era venuto a sapere del premio toccatogli , e di come se lo vide dimezzare fra le mani , all ' ultimo momento . Parlò Mondadori e parlò Paone , parlarono tutti , insomma , anche perché la relazione della giuria fu letta a brani . Poi dettero il via a Nino Taranto , anche lui parziale vincitore del premio Viareggio : si ebbe infatti quattrocento carte da mille per alcune sue vecchie macchiette , pornografiche nella forma e qualunquiste nel contenuto . Ma la gente era lietissima , applaudiva , mostrava di capire i doppi sensi e chiese perfino alcuni bis . Comunque Taranto si inseriva da par suo nella « napoletanità » del ventiquattresimo « Viareggio » : dai contadini lucani ai parenti pugliesi , giù , giù attraverso i proverbi siciliani , fino a Carlo Mazza , si è creduto forse di riaffermare l ' impegno meridionale della nostra cultura d ' oggi . Poi le danze : si pensò bene di organizzare un supplemento di premio , per la donna più bella , più elegante , più intelligente . Consegnarono vasi da fiori , un paralume di tulle rosa , boccette di profumo e di lozione per dopobarba . Ma finalmente esplose il temporale , pieno e festoso , un temporale , come dicono a Viareggio , senza babbo né mamma . Alle tre in punto un fulmine guastò l ' impianto elettrico e la gente , rimasta al buio , sfollò lentamente . Quelli dell ' orchestra riposero in fretta gli strumenti nei loro astucci e se ne andarono sbadigliando . In albergo rimasero solo alcuni quarantenni industriali padani , con le loro giovani donne dipinte : ordinarono un risotto . L ' acquazzone cresceva , denso e pieno , battendo la scenografia dei lungomare viareggini , ripulendo ogni cosa , così freddo e sonoro nel gran silenzio della notte oscura . La stagione era finita davvero .
Il significato della sofferenza ( Sofri Adriano , 1999 )
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Indro Montanelli ha rivendicato l ' intenzione di disporre di sé anche al momento della propria morte e si è augurato di trovare un medico ad aiutarlo . Ha spiegato di non voler accettare la degradazione fisica e tantomeno morale . In apparenza , si è trattato di un intervento sull ' eutanasia . Ma solo in apparenza , come ha mostrato Lalla Romano , la quale ha sostenuto l ' opinione di Montanelli , dichiarando la propria avversione ( se ho capito bene ) alle discussioni categoriali , in particolare su una nozione carica di ombre come quella di eutanasia ; e soprattutto ha trasferito la riflessione sul rifiuto della sofferenza , della rassegnazione alla sofferenza , e di qualunque sua valorizzazione . Per questo rifiuto , ha detto , « non possiamo dirci cristiani » . Mi pare un punto molto importante e complicato . Esso eccede il tema del triste diritto a decidere di sé anche per la propria morte , che riconosco senz ' altro . È invece il punto del significato della sofferenza e , anzitutto , se la sofferenza abbia un significato . Di recente , Paolo Flores è intervenuto con passione contro il divieto religioso o legale al suicidio assistito e contro il suo pregiudizio profondo : il « dovere » della sofferenza . « La condanna a una sofferenza ... senza fine , senza scopo , senza riscatto . Insensata , innanzitutto ( a meno che non soccorra la fede di chi considera la sofferenza un bene in sé , ovviamente ) . Nella malattia terminale non c ' è più nulla , infatti , oltre la sofferenza stessa . Quando l ' anestesia era ancora e solo qualche sorsata di acquavite , le mostruose sofferenze di un ' amputazione possedevano il senso della differenza capitale : quella tra la vita e la morte . L ' agonia irreversibile del malato terminale è , invece , semplice certezza di tortura a morte » . Flores , che ha dovuto pensare a ciò di cui parla , parla tuttavia della malattia terminale : che non è l ' orizzonte esclusivo della discussione ora riaccesa . In una vecchiezza che immagina il modo della propria fine , la malattia terminale è la vita stessa che si approssima al suo compimento , e minaccia la perdita di sé . Con questa forte differenza , resta il problema posto da quell ' inciso : « A meno che non soccorra la fede di chi considera la sofferenza un bene in sé , ovviamente » . Esso vuol dire , com ' è davvero ovvio , che il diritto al « suicidio assistito » è appunto solo un diritto e non un opposto dovere , e che non può coinvolgere se non la libera volontà delle persone , senza di che diventa un fanatismo opposto e abominevole , come la decisione di Stato , o medicale , o di qualunque altra autorità o convenienza fuori delle persone , a metter fine a vite « inutili » . Pascal pregava « pour demander à Dieu le bon usage des maladies » : « Fate che io mi senta in questa malattia come in una specie di morte , separato dal mondo , privo di tutto , solo in vostra presenza ... » . La domanda delicata è un ' altra : solo la fede può indurre a considerare la sofferenza « un bene in sé » ? Anche a Flores la questione non sfugge , benché non vi veda che un espediente estremo del bigottismo per replicare alla perdita di autorità dogmatica della gerarchia ecclesiastica . È la questione della « natura » , del « lasciare che la natura faccia il suo corso » . In suo nome , e ipocritamente , dice Flores , si rifiuta il farmaco che « in una volta » abbrevi la sofferenza insopportabile , e si somministrano i farmaci che , pur micidiali , accorciano la vita in una specie di eutanasia al rallentatore . Lasciar fare alla natura imporrebbe , per coerenza , di rinunciare a ogni vaccino , a ogni antibiotico . Che cosa , se non un ' ipocrisia , separa l ' omissione , l ' astensione dall ' accanimento terapeutico , la spina staccata , dall ' azione ( una flebo attaccata , una compressa fornita ) che ottiene lo stesso risultato ? Io sono , tremando , d ' accordo . Ma ho fatto in tempo ad appartenere a una cultura umana millenaria , solo da poco abbandonata , per la quale ( non solo nella sua versione cristiana ) il timore nei confronti della violazione della « natura » , il senso del sacrilegio , era forte e profondo . Si sentiva che una febbre doveva alzarsi e bruciare , prima di ricadere . Si sentiva che il dolore era parte della guarigione , e anzi ne era il prezzo . La « natura » , e per essa il tempo , il tempo che uccide , o risana , erano sentiti come inviolabili e pronti a prendersi la rivincita . L ' anestesia era sentita con vergogna come una debolezza da quella cultura virile , ma anche come un ' usurpazione . Quella cultura era spaventata e coraggiosa insieme , superstiziosa e nobile . Per essa Tolstoj avversava come immorale la cura del mal di denti e si teneva la sofferenza . Non ho nostalgia di quella cultura , al contrario . Bisogna che tutti gli esseri viventi vengano liberati quanto è possibile dal dolore e dalla debolezza . Ma so che nel modo di questa liberazione c ' è un prezzo alto . Che la longevità spinta in cerca dell ' immortalità e l ' anestesia universale possono storcere il disegno della vita umana in qualcosa di cattivo . Che nel modo della manipolazione della natura può esserci l ' eccesso e la ritorsione . Sia lode agli antibiotici : ma abbiamo imparato a temerne gli effetti di ritorno . La sanità personale , come l ' ecologia comune , non ci promettono più solo felicità e progresso , ma vulnerabilità e riparazione perpetua . Anche a non voler vedere la folla di persone condannate alla fame , all ' umiliazione e a una breve vita che riterremmo per noi peggiore della morte . Dunque : c ' è un significato nella sofferenza , e che significato è ? Io non lo so . Provo a immaginarlo , da molto lontano , immagino che l ' esperienza della sofferenza dia un solo acquisto : la comprensione della sofferenza altrui . La cognizione del dolore . Non è poco . Nel Cristianesimo c ' è anche questo , oltre al bigottismo della sofferenza salvifica ed espiatrice .
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Entrati nel 1849 gli austriaci in Toscana , ed occupata Firenze , quel Governo Granducale volse le sue mire a spegnere ogni favilla di libertà ; ma seguitando anche in questo l ’ antico fare lemme lemme , così ben cantato dal Giusti , procedé col piè di piombo , finché non ebbe coronata l ’ opera con uno spergiuro santificato dal Papa , abolendo lo Statuto . In quei mesi d ’ agonia i giornali liberi uno dopo l ’ altro cessarono le loro pubblicazioni ; e da ultimo il solo periodico , Il Nazionale , diretto da Celestino Bianchi , rimase intrepido battagliero sulla breccia , benché a più riprese strapazzato e ferito . Fu tempo di tenebre , di rammarico e di sgomento , ma ben si sentiva che se la paura delle baionette straniere poteva tener nascosto e compresso , non poteva però spegnere il fuoco sacro . Fra i segni che ne apparvero , se giudicare se ne dee dall ’ incontro , forse il più notabile fu la pubblicazione di certe lettere firmate Un provinciale , le quali destarono l ’ ira de ’ preti e l ’ entusiasmo dei liberali . L ’ autore di esse , professore Stanislao Bianciardi , fu richiesto da molti amici suoi di stamparle a parte , ma i tempi sempre peggiori impedirono l ’ adempimento di tal desiderio . Ora noi le riproduciamo , sicuri che i lettori nostri ce ne sapranno buon grado , e per l ’ argomento sempre nuovo e sempre più interessante in Italia , e pel modo in cui vien trattato . A lode del quale basti sapere come il celebre scrittore di commedie , avvocato cavalier Gherardi Del Testa , interrogato a chi dovesse quella sua vis comica la quale fa del suo dialogo un vero modello , rispose : “ alle opere di Luciano , ed alle Lettere di un provinciale . ” Tutto questo , non che a lode dello scrittore , vien da noi notato in omaggio del vero . L ’ amore del quale però ci costringe , e non l ’ avrà a male l ’ autor delle lettere , a dichiarare che quanto alla questione religiosa egli rimane alquanto indietro ai principi dal nostro periodico professati . Forse egli stesso , se avesse scritto in questi tempi più felici , avrebbe usato spesso espressioni diverse da quelle che allora gli uscirono dalla penna . Egli invita preti e secolari alla lettura libera del Libro , ed a quello solo obbedire in materia di fede ; e non è d ’ uopo dire che in ciò siamo con lui : ma quando ei dichiarasi cattolico sincero , e sembra pensare che il cattolicismo , riformato invero , potrebbe conciliarsi coll ’ esame libero della parola di Dio , ritenuta come sola autorevole , ci scusi , il buon provinciale , ma noi sospendiamo un poco il nostro consentimento . Cattolici nel vero , nel miglior senso della parola siamo anche noi ; anche noi crediamo alla Chiesa grande universale , di cui capo è Cristo , è ispirazione il Vangelo , è vita lo spirito che abita in essa ; ma cattolici nel senso ristretto , e come il Papa l ’ intende , cattolici romani , noi non siamo per certo : anzi , andiamo un passo più avanti , ed asseveriamo che né il nostro dabben provinciale , né il suo amico maestro , se vogliano essere coerenti coi propri loro principi , non sono , né possono essere in questo ristretto senso cattolici . Premessa questa breve dichiarazione lasciamo il campo al nostro buon Provinciale ; per udirlo parlare come parlava in Toscana tredici anni fa , quando gli era necessario pesare ogni parola , ogni sillaba per non compromettere le sorti del solo giornale che ancora era indipendente , ed esporre forse anche se medesimo , e quel che sarebbe stato più amaro , la propria famiglia , a qualche guaio non lieve . LA DIREZIONE Lettera prima Stimatissimo Signor Direttore , Io sono un uomo alla buona , ma cattolico e italiano sincero , e vorrei proprio di cuore che trionfasse sempre la mia religione e la mia patria . E però quando seppi nel mio ritiro che a Firenze avevano fondato una società per la diffusione de ’ buoni libri , n ’ ebbi tanto piacere . Io dissi fra me medesimo : quelli che dicono che fra i nostri preti non ci sono soggetti capaci , e che la religione cattolica non vuol discussioni , ora resteranno con tanto di naso . Venne la prima pubblicazione , e mi cascaron le braccia : quel tuono faceto e basso per trattare le questioni più gravi , quella leggerezza che appena tocca le cose : e poi mi parve che fosse una ripetizione del libercolino del Belli : rimasi scandalizzato e confuso . Vedremo quest ’ altra , dissi ; venne : si va di male in peggio . Io era là in Inghilterra quando fu pubblicato il libro di Moore : fece gran chiasso per via del nome del poeta , e perché , come sa , a quegl ’ inglesi le cose curiose , e , come dicono , eccentriche , vanno a sangue molto : e parve a tutti una cosa molto stramba che un uomo che non credeva a nulla , e che a leggere le sue opere parrebbe piuttosto , un maomettano , e un poeta da harem che un credente serio ; un uomo che non aveva parlato altro fino allora che di fiori , di ali , di sorrisi , di arrossimenti , di lacrime , e di baci : un uomo che era famoso più che altro per inventare e colorire a piacer suo i fatti con pennello aereo : un uomo tutto contrario , per esempio , al fare del nostro Manzoni , che è sempre nel vero , e anche di tutti gli altri grandi nostri ; un uomo tale , dico , che non credeva in nulla , avesse scritto in materia di religione . Anch ’ io che conosceva qualche altra opera di lui , ne rimasi : ma appena ebbi scorso que ’ suoi viaggi in cerca di una religione , mi capacitai che era una semplice bizzarria : e chi non lo credesse se ne avvede subito dal tuono scherzoso che domina quella opera fin dalle prime pagine . Anzi fra le altre in una rivista di Dublino , se non sbaglio , ne fu scritto una critica spiritosissima . Presto presto però , il libro , e le critiche tutte furono dimenticate , e almeno da 15 anni non se ne parla più . Un inglese molto dotto mi diceva tempo fa , che egli n ’ aveva udito parlare per la prima volta in Italia . E ora con questo po ’ po ’ di bisogno che ci è fra noi di buoni libri in fatto di religione , ora che si dovrebbe lavorare sul serio , i preti nostri vanno a mendicarne fra gli inglesi , e ci danno quel vecchiume come una perla rara ! io mi vergogno davvero . O che non c ’ è nessuno costà che scriva qualcosa di buono e di originale ? Voglion essere cose italiane di fisonomia , di genio , di lingua , e non traduzionucce di bizzarrie poetiche . Almeno avessero tradotto qualche cosa dal tedesco che ci è fior di roba ! ma un libro inglese , un libro di un poeta profano , un libro di Moore ! In verità , mi pare impossibile ! O costoro non hanno ingegno , o non hanno dottrina , o non hanno giudizio , o nulla di tutto ciò . Io mi contento di dire così , ma certi altri miei padroni , e li ho sentiti con questi orecchi , sa che cosa dicono ? Questo cattolicismo romano dev ’ essere la gran causa spallata , se in una Firenze non trova altro che di questa specie di avvocati ; mentre fra i loro avversari , specialmente di fuori via , ci son tanti e tanti uomini insigni per sapere , per fede , e per virtù . Se sapesse quel che io provo dentro di me all ’ udire questi discorsi ! E quegli uominoni , che purtroppo ho conosciuto anche io nella Svizzera , in Germania , in Francia e in Inghilterra , che diranno di noi ? Non ne abbiamo abbastanza de ’ motivi di vergogna ? Se vi par ben fatto , signor Direttore , stampate questa lettera : ma prima ripulitela un po ’ , giacché io l ’ ho scritta come Dio vuole . E dite ancora che noi non vogliamo forestierumi , né in religione , né in altro : italiani in tutto , italiani sempre . Che del resto io di queste controversie me ne voglio occupar sempre meno : mi pare che noi non abbiamo bisogno di questionare , ma di credere . Anzi , a dirla a voi , ogni sera qui ci riuniamo sette o otto amici e leggiamo un po ’ di Vangelo , e se ne discorre ; le domeniche poi un pezzo più lungo : ma mai e poi mai per far controversia : solamente per credere , e diventare più galantuomini . Quello , vedete , farebbe un libro bello davvero da pubblicarsi da cotesta società , perché si diffondesse per tutto ; e così smentire almeno l ’ accusa che certi capi scarichi danno ai nostri preti d ’ impedire o rendere difficilissima al popolo la lettura della parola di Dio . A noi quelle letturine ci fanno un gran bene , e a que ’ miei amici , che prima passavano la serata a giuocare a calabresella , ora se ne sono svogliati . Se venite per queste parti vedrete . Intanto ringraziamo il Signore , e vi saluto .