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StampaPeriodica ,
Con grande sorpresa gli italiani appresero , ai primi di luglio , che Mussolini e Turati si stessero abbracciando ! E come mai ? Perché ? Ma se , nel mentre in prima pagina i giornali raccontavano gli abbracci , le altre erano piene di racconti di nuove aggressioni proditorie esercitate per parte di socialisti e di comunisti , fratelli Siamesi , in danno di fascisti ! Ma se , il giorno istesso degli abbracci , l ' Avanti ! con bella insolenza , respingeva ogni amorevole contatto ! È Mussolini sempre compos suis ? Non conosce le trappole del collega sornione ? Si ostina egli ad allungare la serie delle sue gaffes ? Ma , allora , chi gliele sta facendo fare ? Non vede egli che risultati seguono dalle sue improntitudini ? Queste erano le meraviglie alle quali assistevamo , questi i quesiti che gli italiani si ponevano . Da allora sono passati alcuni giorni ; bolcevismo e nittismo sono risorti , sfacciati come nel 1919; ed è ora di parlare chiaro , ma chiaro assai . È troppo preziosa per il rinascimento morale ed economico del paese l ' opera dei Fasci perché non meriti esame ogni attentato disgregatore della loro compagine , o deviatore della loro funzione nazionale . È gioventù troppo bella quella che sotto questa bandiera riuscì a riunirsi perché sia acconsentito di assistere impassibile alla delusione da cui sarà colta dopo di essere stata traviata . È anche figura di combattente troppo bella quella dello stesso Mussolini per tollerare che la sfruttino i compari della plutocrazia demagogica ed i parassiti del proletariato . È dovere di segnalare a fascisti e a Mussolini lo sfruttamento di cui sono oggetto , la ingenuità con la quale ne restano vittime , e lo scredito che li attende , scredito che li ridurrà a spauracchi , rivestiti di stracci , che non sbarreranno più la via agli astuti imbroglioni della banca giudaica , ai pescicani industriali in procinto di fallire ed agli operai fannulloni e viziati che tutti fanno a combutta per spogliare a mezzo del Governo , delle sue imprese , dei suoi contratti e favori , coloro che del proprio lavoro e talento , e dell ' uso dei propri risparmi , traggono onesto sostentamento . ... Il primo effetto della gaffe di Mussolini fu dunque quella di far uscire di nuovo dalle loro tane le bande dei pregiudicati , dei ladri , degli accoltellatori , che formano l ' esercito bolcevico . Il secondo effetto della gaffe fu quello di tornare a porre a repentaglio l ' unione fascista . Fu impossibile ai principali Fasci locali di seguire colui che vorrebbe esserne il duce generale . E con ragione . Non sono essi sotto l ' influenza della plutocrazia demagogica sionista , e se questa può far fare delle gaffes al Mussolini , essa non può ottenere che i Fasci non si rendano conto delle gaffes e si comportino come fanno le masse pecorine del proletariato ! Queste non ragionano , perché sono gregge incolto , stimolato da istinto di rapina . Si promette loro del bottino e seguono il ciarlatano ! I fascisti , invece , sono gioventù borghese . Hanno spirito critico . Non lavorano per la pancia , ma per un ideale . Non cercano preda , ma vogliono la grandezza della Patria . Possono errare nell ' accogliere una teoria ; le teorie sono modelli mentali per l ' accasellamento dei fatti e perciò ognora mutevoli ; ma non possono cambiare i sentimenti e da nobili diventare vili , da generosi egocentrici , da patriottici socialistici . ... Passiamo adesso per un momento all ' esame della situazione della plutocrazia demagogica e vedremo come il suo interesse collima con quello socialista . E per non stare sulle generali , procediamo per via di esempii . È fallita l ' ulva . Di chi il danno ? Degli azionisti ! Ma chi sono ? Credete che siano il pubblico ? Manco per sogno ! Nel pubblico c ' è poca roba . ... Ma , si dirà , va bene per l ' ulva , è un caso speciale , tanto più che il Governo le tolse 150 milioni di sopra - profitti di guerra , che ora si vede dove stessero ! No , Mussolini mio , l ' istessa storia la vedrai con Ansaldo . Vedrai che pace e che amore ti offriranno i vari Modigliani , Treves , mentre per la platea fingeranno clamorosa guerra . Vedrai che bocche , atteggiate a culo di gallina , ti faranno i vari Della Torre e gli altri fratelli in Sion e Oriente . Perché la cosa è questa . Se quei ragazzi che ti si schierano attorno sapessero capire altrettanto bene quanto sanno sentire rettamente , se l ' intelligenza avessero fine e la cultura soda quanto hanno il cuore puro e ricco di note , l ' Italia non fallirebbe , l ' Italia non sarebbe presa dallo straniero a pedate , l ' Italia non sarebbe sfruttata , oltre le sue forze , oltre il suo enorme coraggio , oltre la impareggiabile sua probità e laboriosità , dalla canaglia bolcevica , dai sornioni socialisti e dal farabuttismo plutocratico . Ma , il primo a non capire , sei te , Mussolini !
PAROLE SEMPLICI ( VARESE CLAUDIO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Quando alle pure parole di « cultura » , « intellettuale » , « scienza » , « arte » Si aggiunge l ' aggettivo impegnante di « fascista » spesso , per non dire quasi sempre , fiorisce sulle labbra dell ' ascoltatore scaltrito di ogni più esperta coltura un sorriso di compatimento se non proprio di disprezzo ; tantoché ancora oggi intellettuale fascista è per moltissimi sinonimo di facilone , di superficiale , di arruffone , o di ingenuo in buona fede . Perché capita agli intellettuali fascisti questa sorte poco benigna ? Si usa dire con una corrente formula che la coltura in quanto tale è disinteressata e vergine , di ogni politico e pratico contatto ; e che non si può sotto pena di vanificare il sostantivo , valersi dell ' aggettivo . Si usa dire troppo di frequente anche da molti uomini forniti di distintivo , che il Fascismo è anticultura , che il Fascismo non ha bisogno di idee , che gli intellettuali sono in quanto intellettuali tutti per lo meno sospetti di antifascismo , e che ogni preoccupazione a questo riguardo è inutile perché il vero fascista non deve navigare nel nebuloso cielo della teoria che non serve a nulla . Molti poi , che sono fascisti anche di limpida fede , usano tacere la loro qualità di fascisti quando agitano problemi culturali o peggio la dimenticano nella loro vita intellettuale anche se poi la ricordano in parole vane e sonore . Io voglio dire alcune semplici parole da studente universitario ai miei colleghi studenti universitari , parole che le osservazioni che mi son venuto formando nel considerare un po ' l ' ambiente nostro mi spingono a dire . È vero che la cultura è pura e che cioè nella sua libera consapevolezza non può essere pavesata di drappi e di fiamme nere e tricolori , ma è anche vero che quella cultura , se è fatta e attuata da uomini che sono intimamente fascisti , sarà necessariamente significativa del fascismo : anzi contro quella torbida vena di improvvisazione e di enfasi è bene riaffermare , secondo l ' esempio di parole che sono a noi care per la voce che le ha pronunciate , che anche nel contrasto culturale il Fascismo deve affermarsi sopra tutto come serietà e come chiara coscienza , senza confusioni e senza leggerezze . Non è necessario per chi sia nel fascismo con tutta la sua sincerità spirituale abbandonarsi , al termine di ogni indagine , a rettoriche gonfiezze e a sforzature falsamente patriottiche e ridicolosamente regimistiche . Quando S . E . Bottai ha con parola severa e con acume di studioso veramente fascista , tenuto a noi studenti quella lucida lezione di diritto corporativo , io ho pensato che se tanto si parla di stile fascista , stile fascista è quello che segna la linea del pensiero di S . E . Bottai e che significa ammonimento a parlare solo di quello che si è veramente pensato e capito : studiare , pensare , scrivere perché il Fascismo si valga del nostro lavoro e non pretendere che il nostro lavoro si valga del Fascismo per farsi stimare quello che non è . Se tutti i fascisti che lavorano a dissodare le terre della cultura non avranno ritegno né estrinseco né interiore a sentirsi nella temperie del fascismo , e se tutti quelli , che pur essendo fascisti di provata fede non sono preparati per una serietà di pensiero si ritireranno in uffici più adatti , non ci sarà più nessun rispetto umano che terrà lontano un intellettuale dal sentirsi intellettuale fascista ... Non vogliamo riagitare la questione che ha infierito su Riviste e Giornali non molto tempo fa a proposito del clima spirituale del Regime , della possibilità e del valore di un ' arte fascista e di una cultura fascista . Ma è certo che se esiste il Fascismo come un motivo storico che si sta svolgendo , noi che siamo nel Fascismo e che anzi siamo , tutti quanti , il fascismo , pensando , scrivendo , non potremo fare a meno di creare una cultura che sia del Fascismo espressione . Ma occorre però che noi , che bene o male studiamo e che siamo fascisti tesserati , non ci limitiamo alla esteriore accettazione del regime , e alla tessera , ma che ne sentiamo come interiori le necessità culturali , e che abbiamo l ' orgoglio intellettuale oltre che sentimentale di essere fascisti . Non è necessario perciò scalmanarsi in feroci esclusioni e in entusiastiche e vociferanti esaltazioni ; non è necessario per esempio dire che la cultura fascista non può essere che futurista e soltanto futurista , come non è necessario dire che non può essere che nazionalista e soltanto nazionalista . In quanto il fascismo è il fascismo e non il futurismo o nazionalismo , bisogna avvertire che la nuova cultura non può irrigidirsi su questi schemi che sono stati completati , trasformati , arricchiti e che debbono tutt ' al più restare solo con valore di particolari e legittime preferenze . Mi pare che occorra innanzitutto agire , lavorare , e che poi sarà facile e gradita opera andare rintracciando in quanto sarà stato raggiunto questo spunto più insistente o questo colore più acceso : una cosa sola è necessaria in questa nostra fatica che si svolge come fatica idealmente vibrante nella nostra storia fascista , e questa cosa necessaria si chiama tradizione italiana . Tradizione italiana che non dev ' essere schematizzazione , non deve essere passiva accettazione , ma dev ' essere ampiezza di orizzonti e spregiudicatezza assoluta senza quei timori che solo la fede malcerta ispira : tradizione italiana che deve farsi tale proprio nel contrasto con le altre tradizioni nazionali e con le altre culture delle quali bisogna tener conto perché non si possa all ' estero rimproverare come sempre si è fatto , che gli italiani non hanno più raggiunto il livello culturale europeo . Queste parole io dico come segno di una mia esigenza e come invito a me e ai miei colleghi , non come disconoscimento , ma come affermazione di quello che sin ' ora è stato fatto dai maggiori di noi .
StampaPeriodica ,
Carissimi compagni , Mi rallegro della prossima pubblicazione del giornale « L ’ Agitazione » , e vi auguro di cuore il più completo successo . Il vostro giornale compare in un momento in cui grande ne è la necessità , ed io spero che esso potrà essere un organo serio di discussione e di propaganda , ed un mezzo efficace per raccogliere e ricongiungere le sparse file del nostro partito . Potete contare sul mio concorso per tutto ciò che le forze mie , deboli purtroppo , mi permetteranno . Per questa volta , tanto per isgombrarmi il terreno alla futura collaborazione , vi scriverò sopra alcuni punti che , se in certo modo mi riguardano personalmente , non sono senza portata sulla propaganda generale . L ’ amico nostro Merlino , che come sapete , si perde ora nell ’ inane tentativo di voler conciliare l ’ anarchia col parlamentarismo , in una sua lettera al « Messaggero » volendo sostenere che « il parlamentarismo non è destinato a sparire interamente e qualche cosa ne rimarrà anche nella società che noi vagheggiamo » , ricorda uno scritto da me inviato alla Conferenza anarchica di Chicago del 1893 , in cui io sostenevo che « per talune cose il parere della maggioranza dovrà necessariamente prevalere a quello della minoranza » . La cosa è vera , nè le mie idee sono oggi diverse da quelle espresse nello scritto di cui si tratta . Ma Merlino , riportando una mia frase staccata per sostenere una tesi diversa da quella che sostenevo io , lascia nell ’ ombra e nell ’ equivoco quello che io veramente intendevo . Ecco : v ’ erano a quell ’ epoca molti anarchici , e ve n ’ è ancora un poco , che scambiando la forma colla sostanza e badando più alle parole che alle cose , si erano formati una specie di « rituale del vero anarchico » che inceppava la loro azione , e li trascinava a sostenere cose assurde e grottesche . Così essi , partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d ’ imporre la sua volontà alla minoranza , ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all ’ unanimità dei concorrenti . Confondendo il voto politico , che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione , ritenevano anti - anarchica ogni specie di votazione . Così , si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale , o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento ; la gente veniva , ascoltava i discorsi dei promotori , ascoltava quelli dei contraddittori , e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione , perché il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno ... e votare non era anarchico . Un circolo voleva fare un manifesto : v ’ erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci ; si discuteva a non finire , ma non si riusciva mai a sapere l ’ opinione predominante , perché era proibito il votare , e quindi o il manifesto non si pubblicava , o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano ; il circolo si scindeva quando non v ’ era in realtà nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile . E una conseguenza di questi usi , che dicevano essere garanzie di libertà , era che solo alcuni , meglio dotati di facoltà oratorie , facevano e disfacevano , mentre quelli che non sapevano o non osavano parlare in pubblico , e che sono sempre la grande maggioranza , non contavano proprio nulla . Mentre poi l ’ altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico , era che gli anarchici non si credevano legati dalla solidarietà operaia , ed in tempo di sciopero andavano a lavorare , perché lo sciopero era stato votato a maggioranza e contro il loro parere . E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti , sedicenti anarchici , che domandavano e ricevevano denari dai padroni – potrei citare i nomi occorrendo – per combattere uno sciopero in nome dell ’ anarchia . Contro queste e simili aberrazioni era diretto lo scritto che io mandai a Chicago . Io sostenevo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando tutti sono unanimemente d ’ accordo . Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili , mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi ; e che , se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d ’ accordo sui vantaggi di una data cosa , ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito . Così , per esempio , se si trattasse di fare una ferrovia , vi sarebbero certamente mille opinioni diverse sul tracciato della linea , sul materiale , sul tipo di macchine e di vagoni , sul posto delle stazioni , ecc . , e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno : ma se la ferrovia si vuol fare bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti , nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato , traslocare le stazioni e cambiare le macchine . E poiché di scegliere si tratta è meglio che siano contenti i più che i meno , salvo naturalmente a dare ai meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare di diventare la maggioranza . Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee , o nelle quali le differenze d ’ opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo , o in cui il dovere di solidarietà impone l ’ unione , è ragionevole , giusto , necessario che la minoranza ceda alla maggioranza . Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà , determinata dalla coscienza della necessità ; non deve essere un principio , una legge , che s ’ applica per conseguenza in tutti i casi , anche quando la necessità realmente non c ’ è . Ed in questo consiste la differenza tra l ’ anarchia e una forma di governo qualunque . Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri . Entro in un caffè , trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro , dove magari c ’ è una corrente d ’ aria che mi fa male . Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate , ed io mi tengo lontano , magari con incomodo mio , per non incomodar loro . Ma questo io lo fo perché me lo impongono il mio istinto d ’ uomo sociale , la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti ; quelli che io incomoderei , mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v ’ è ad essere uno zotico . Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual ’ è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè , nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell ’ educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società in mezzo a cui vivo . Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo ? Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo , riuniti in corpo legislativo fanno , a maggioranza di voti , le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre . È un avanzo di questa bella roba , che Merlino vorrebbe conservata anche in Anarchia ? Oppure , poiché in Parlamento si parla , e si discute e si delibera , e questo si farà sempre in qualsiasi società possibile , Merlino chiama questo un avanzo di parlamentarismo ? Ma ciò sarebbe davvero giuocar sulle parole , e Merlino è capace di altri e ben più seri procedimenti di discussione . Non si ricorda il Merlino quando polemizzando insieme contro quegli anarchici che sono avversi ad ogni congresso perché appunto ritengono i congressi una forma di parlamentarismo , noi sostenevamo che l ’ essenza del parlamentarismo sta nel fatto che i parlamenti fanno ed impongono leggi , mentre un congresso anarchico non fa che discutere e proporre delle risoluzioni , che non hanno valore esecutivo se non dopo l ’ approvazione dei mandanti e solo per coloro che le approvano ? O che le parole hanno cambiato di significato ora che Merlino ha cambiato d ’ idee ? Osvaldo Gnocchi Viani , parlando nella « Lotta di Classe » della discussione fra me e Merlino a proposito della lotta elettorale , dice che noi , Merlino ed io , « ci siamo staccati dallo stipite anarchico - individualista ed abbiamo fatto un ’ evoluzione verso il metodo dell ’ organizzazione e dell ’ azione politica » e quindi conchiude che Merlino ed io abbiamo fatto un ’ evoluzione dello stesso genere , e che solo differiamo perché l ’ uno ha corso più dell ’ altro , ed io non so e non voglio « lasciarmi andare fin là » cioè fino ad accettare la tattica elettorale . Tutti questi spropositi si capirebbero in uno che fosse completamente ignaro della storia del movimento nostro in Italia ; ma in Gnocchi Viani fan meraviglia davvero , e fan vedere come il partito preso può ottenebrare il giudizio anche negli uomini meglio informati , e , d ’ ordinario , più sereni ed equanimi . Staccati dallo stipite anarchico - indidualista ! Ma quando mai Merlino ed io siamo stati individualisti ? E che cosa è mai questo stipite anarchico - individualista ? In Italia per molto tempo tutti gli anarchici furono socialisti , anzi il socialismo vi è nato anarchico , or sono già quasi trent ’ anni . Gnocchi Viani se ne deve ricordare . L ’ individualismo cosiddetto anarchico venne molto più tardi e ci ebbe sempre avversari , tanto Merlino che io . Evoluzione verso il metodo dell ’ organizzazione e dell ’ azione politica ! Ma chi di noi ha mai cessato dal riconoscere e propugnare la suprema necessità della organizzazione , e quella della lotta politica ? Sulla prima questione noi abbiamo sempre sostenuto che l ’ abolizione del governo e del capitalismo è possibile solo quando il popolo , organizzandosi , si metta in grado di provvedere a quelle funzioni sociali a cui provvedono oggi , sfruttandole a loro vantaggio , i governanti e i capitalisti . Quindi non volendo governo , noi abbiamo una ragione di più di tutti gli altri per essere caldi partigiani dell ’ organizzazione . E sulla seconda questione , chi più di noi ha sostenuto che alla lotta contro il capitalismo bisogna unire la lotta contro lo Stato , vale a dire la lotta politica ? Oggi v ’ è una scuola che per lotta politica intende la conquista dei pubblici poteri mediante le elezioni ; ma Gnocchi Viani non può ignorare che la logica impone altri metodi di combattimento a chi vuole abolire il governo e non già occuparlo . Merlino ed io ci siamo trovati d ’ accordo nel segnalare gli errori che , secondo noi , si erano infiltrati nelle teorie anarchiche ed i mali che avevano afflitto il nostro partito , e Merlino ci ha messo , mi compiaccio di riconoscerlo , più attività che non abbia fatto io . Ma , quando i mali da noi lamentati sono già quasi da tutti riconosciuti , quando gli errori incominciano ad essere respinti e l ’ organizzazione del partito incomincia sul serio , allietandoci di belle speranze , Merlino crede di scorgere la salvezza nella tattica elettorale , che è stata già per lunga esperienza così grande jattura per la causa socialista , e ci lascia . Tanto peggio . Noi continueremo lo stesso senza di lui . Questo non significa essere andati un po ’ più o un po ’ meno avanti sulla stessa via , ma aver percorso insieme una certa strada , e poi giunti al bivio , essersi separati , l ’ uno pigliando da una parte e l ’ uno dall ’ altra . Non pare così anche a Gnocchi Viani ?
I FASCISTI A DANTE ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
I fascisti dell ' Emilia e della Romagna si sono recati a Ravenna con una marcia di tre giorni per giungere alla tomba del Poeta coi segni di una rude e nobile stanchezza di fanti . Fu questo un pellegrinaggio di fede simile a quello dei veri e proprii pellegrini che a grandi tappe attraversavano i continenti per prosternarsi e santificarsi davanti al sepolcro di Cristo . Fu una bella marcia forzata di giovani , di una massa fiorente di letizia e di orgoglio scaturita dalla sempre nuova matrice della nostra razza che ha la virtù di non invecchiare giammai . I preti dopo d ' aver messo la Divina Commedia all ' indice , si sono ora impadroniti di Dante , che fu indubbiamente cattolico , e tentano di farne il loro eroe ... nazionale . I fascisti invece , prescindendo da ogni elemento religioso e basandosi sull ' atteggiamento civile di Dante verso la Patria , vogliono esaltare in Dante il Patriota ... Noi fascisti ne : l intendiamo certamente prendere occasione dal centenario Dantesco per trarre da esso nostri particolari vantaggi o motivo d ' orgoglio . Dante non appartiene né ai fascisti , né ai socialisti , né ai preti : appartiene prima di tutto all ' Italia e poi all ' Arte , alla Poesia , alla Storia . Il fascismo , prima di essere un partito politico in antitesi con altri partiti , è un atteggiamento di spiriti eletti rivolti sopratutto ad esaltare tutto ciò che può essere ragione di onore e di orgoglio per la nostra Patria e per la nostra razza . Perciò i fascisti , prescindendo da ogni ragione politica cui sono stati sospinti per forza di tempi , commemorano nel Divino Poeta l ' Uomo che può essere considerato come il purissimo simbolo della Patria , che nel Suo nome si afferma e si esalta .
ATTIVITÀ SINDACALE ( SPIRALI ANTONINO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Presso il nostro Gruppo Universitario Fascista con recente provvedimento è stato istituito l ' Ufficio Sindacale il quale inizierà lo svolgimento del suo programma . Sono sicuro che all ' Ufficio aderiranno parecchi Universitari studiosi e desiderosi di approfondire le loro conoscenze nel Diritto Corporativo . Più che allo studio teorico dei grandi problemi sociali , economici e politici , l ' Ufficio Sindacale mira ad addestrare i Goliardi nella pratica della vita organizzativa e dell ' attività intersindacale , favorendo la loro partecipazione a tutte le discussioni di carattere tecnico e giuridico . Compito quindi dell ' Ufficio Sindacale dovrà essere la formazione di una coscienza , di una mentalità sindacale negli studenti universitari . È stato giustamente notato che gli Universitari in gran parte sono assenti dal movimento sindacale e corporativo . Quest ' assenteismo da parte della Gioventù Universitaria deve scomparire : i dubbiosi e gli scettici più o meno eterni dovranno convincersi una buona volta che il Fascismo ha costruito il grandioso edificio corporativo sull ' infaticabile ed infallibile spirito italico e dovranno decidersi a considerare la realtà dei fatti e non le semplici promesse di un tempo passato . Il Regime Fascista con la conciliazione e collaborazione fra capitale e lavoro ha assicurato quella pace e quella sicurezza che mai prima d ' ora era stato possibile raggiungere . La conciliazione e la collaborazione attuata dal Regime Fascista non è rivolta al soddisfacimento di un unico interesse ma alla composizione ed alla fusione di tutti gli interessi . Bisogna dunque penetrare nella massa universitaria , smuoverla dal suo assenteismo , dalla sua noncuranza se domani si vorrà avere dei dirigenti sindacali maturi nella dottrina e nello spirito . Studiare , non solo , e partecipare al movimento sindacale , vuol dire perfezionarlo , farlo progredire , e di questi compiti tutti i giovani universitari dovrebbero sentire tutta la responsabilità , tutto l ' interesse . Occorre quindi serietà , riflessione , siile da parte della Gioventù studiosa di oggi se vuole essere domani quella classe di dirigenti che il Fascismo si sforza di formare per arrivare alle supreme conquiste . La buona volontà , l ' amore , l ' attaccamento alla nostra Organizzazione di cui è animato il Goliardismo Pisano mi fa sperare che anche in questo ramo di attività del nostro G . U . F . si otterranno fecondi risultati e che domani anche Pisa sarà in grado di offrire al Sindacalismo Fascista dei giovani degnamente istruiti , competenti e preparati a dare il loro contributo al perfezionamento ed all ' attuazione integrale dell ' economia corporativa .
StampaPeriodica ,
Sotto questo titolo riceviamo da Saverio Merlino l ’ articolo seguente , che pubblichiamo con piacere . Il Merlino può essere sicuro di trovare sempre in noi la serenità e l ’ amore impregiudicato della verità , che egli desidera . D ’ altronde , noi conveniamo con lui che spesso gli anarchici si sono mostrati intolleranti e troppo pronti alle ire ed ai sospetti ; ma non bisognerebbe poi , nell ’ entusiasmo dei mea culpa , pigliare tutti i torti per noi e dimenticare che l ’ esempio e la provocazione ci sono venuti il più sovente dagli altri . Senza rimontare ai tempi di Bakunin ed alle infami calunnie ed invereconde menzogne che ancora si raccontano ai giovani che non sanno la storia nostra , ci basti ricordare la condotta dei socialisti democratici negli ultimi Congressi Internazionali verso gli anarchici , e certi articoli apparsi , non è gran tempo , nella stampa socialista democratica di vari paesi . In ogni modo , cerchiamo , se ci riesce , di esser giusti noi , checchè facciano e dicano i nostri avversarii . Ecco l ’ articolo di Merlino : Vediamo un po ’ se è possibile continuare a discutere serenamente senza ire nè sospetti , come abbiamo principiato . Sarebbe una cosa quasi nuova e di così lieto augurio , che io dovrei rallegrarmi di avere offerto ai miei amici l ’ opportunità di dimostrare che il partito anarchico comincia ad educarsi all ’ osservanza dei principi che professa . E prima di tutto , sono io anarchico ? Rispondo : se l ’ astensionismo è dogma di fede anarchica , no . Ma io non credo al dogma . Non credo contrari ai principi nostri la difesa e l ’ esercizio dei nostri diritti – neppure dei minimi . Non credo che esercitando il diritto di voto , che ci viene consentito , noi si rinunzi ai diritti maggiori , che ci vengono negati e che dobbiamo rivendicare . Credo che l ’ agitazione elettorale ci offra modi e opportunità di propaganda , a cui sarebbe follia rinunciare , specialmente in questo quarto d ’ ora e in Italia dove quasi ogni altra affermazione ci è interdetta , e credo che non se ne possa trarre tutto il profitto possibile quando si sostiene l ’ astensione . ( Di ciò abbiamo fatto la prova in questi giorni qui a Roma , dove presentando la candidatura Galleani , abbiamo potuto tenere comizi , diffondere manifesti , guadagnarci la simpatia di molti che ci erano ostili o indifferenti come non avremmo mai potuto fare se fossimo rimasti astensionisti ) . Del resto non credo alla conquista dei poteri pubblici : sostengo che tanto la lotta per la libertà , quanto quella per l ’ emancipazione economica debba essere combattuta principalmente fuori del Parlamento . L ’ opera dei deputati operai , socialisti e rivoluzionarii la ritengo utile non per se stessa ma in aiuto alla lotta extraparlamentare . E se così pensando non mi trovo perfettamente d ’ accordo nè con gli anarchici nè coi socialisti democratici me ne duole sinceramente : ma posso io disdirmi ? Ma ormai pro e contro la partecipazione alle elezioni mi pare che si sia detto a un dipresso tutto quello che si poteva dire : ed io mi compiaccio che la disputa sia stata da Malatesta sollevata nella sfera dei principii : ed anche per questo non mi pento di averla suscitata . Non si può negare che attorno ai nostri principii – che son veri , se rettamente interpretati – son pullulati molti errori e molti sofismi . Uno di questi è che gli uomini debbano far tutto da sè , individualmente ; che un uomo non debba farsi mai rappresentare da un altro , che le minoranze non debbano cedere alle maggioranze ( essendo più probabile che s ’ ingannino queste che quelle ) ; che nella società futura gli uomini si troveranno miracolosamente d ’ accordo , o se non i dissidenti si separeranno e ciascuno agirà a sua guisa : che ogni altra condotta sarebbe contraria ai nostri principii . Io vorrei qui ripetere parola per parola le giustissime e lucidissime considerazioni che fa Malatesta ( e non per la prima volta ) contro codesto modo d ’ intendere l ’ anarchia nel n . 1 dell ’ « Agitazione » , concludendo col dire : « Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee , o nelle quali le differenze d ’ opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo , ed in cui il dovere di solidarietà impone l ’ unione , è ragionevole , giusto , necessario che la minoranza ceda alla maggioranza » . In due punti però io credo di dissentire da lui : in primo luogo , Malatesta sembra credere che le cose nelle quali per le varie ragioni da lui adottate è necessità convenire sieno tutte cose di poco momento . Si vede dagli esempi che adduce . Vado in caffè : trovo i posti migliori occupati ; devo rassegnarmi a stare sull ’ uscio , o andar via . Vedo persone parlar sommessamente : devo allontanarmi per non essere indiscreto e via dicendo . Io invece credo ( e forse anche Malatesta lo crede , ma non lo dice ) che tra le questioni nelle quali converrà l ’ accordo e quindi , se non è possibile essere tutti della stessa opinione , è necessario cercare un compromesso , ve ne sono delle gravissime : e sono tali propriamente tutte le questioni sull ’ organizzazione generale della società e tutti i grandi interessi pubblici . Vi può essere nella società qualcuno che ritenga giusta la vendetta : ma la maggioranza degli uomini ha diritto di decidere che è ingiusta e d ’ impedirla . Vi può essere una minoranza , che preferisca di organizzare l ’ industria dei trasporti per le vie ferrate in modo cooperativistico , o collettivistico , o comunistico , od in un altro modo : ma l ’ organizzazione non potendo essere che una , è necessità che prevalga il parere dei più . Vi può essere uno che ritenga addirittura una vessazione il provvedimento tale , adottato per impedire il diffondersi di una malattia contagiosa : ma la società ha diritto di premunirsi dai mali epidemici . Il secondo dissenso tra Malatesta e me è in questo , che io non credo di poter profetare che nella società futura la minoranza sempre e in tutti i casi si arrenderà volentieri al parere della maggioranza , Malatesta invece dice : « Ma questo cedere della minoranza dev ’ essere effetto della libera volontà determinata dalla coscienza della necessità » . E se questa volontà non c ’ è , se questa coscienza della necessità nella minoranza non c ’ è , se anzi la minoranza è convinta di fare il suo dovere resistendo ? Evidentemente la maggioranza , non volendo subire la volontà della minoranza , farà la legge , darà alla propria deliberazione ( come dice Malatesta a proposito dei Congressi ) un valore esecutivo . Malatesta dice anzi di più : e , a proposito di chi trova il posto preferito al caffè occupato , o di chi deve allontanarsi da un colloquio confidenziale dice : « Se io facessi altrimenti , quelli che io incomoderei mi farebbero sentire , in un modo o in un altro il danno che vi è ad essere uno zotico » . Ed ecco una coazione . E si tratta , negli esempi addotti , di rapporti individuali e di questioni di pochissimo rilievo . Figuriamoci se si trattasse di una grave questione di pubblico interesse , come quelle a cui ho accennato io più sopra ! Sta bene che la coazione debba essere minima , e possibilmente più morale che fisica , e che si debbano rispettare i diritti delle minoranze , ed ammettere in taluni casi perfino la secessione della minoranza dissidente . Ma insomma è questione di più e di meno , di modalità e non di principii . Nei casi , in cui ciò sia utile e necessario , dico io , non è contrario ai principi anarchici nè addivenire ad una votazione , nè provvedere all ’ esecuzione delle deliberazioni prese : e quando queste cose non si possono fare ( per ragion di numero o di capacità ) dagli interessati direttamente , non è contrario ai principi anarchici che , prese le debite precauzioni contro i possibili abusi , si deleghino ad altri . Quindi io conchiudo : O si crede nell ’ armonia provvidenziale che regnerebbe nella società futura : ed allora ha torto Malatesta ed hanno ragione gl ’ individualisti . O Malatesta ha ragione ed allora non si ha più diritto di dire che ogni rappresentanza , ogni atto con cui il popolo confida ad altri la cura dei suoi interessi , sia contrario ai nostri principi . A questo dilemma mi pare difficile di sfuggire .
DISARMARE! ( PAPINI GIOVANNI , 1921 )
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... L ' importante è sopprimere e sopraffare coll ' odio e coll ' armi gli avversari . Non vale che il fine di tutti quanti sia unico , che il metodo sia sempre lo stesso da tutte due le parti . Non vale che l ' odio partorisca odio anche maggiore , che il sangue chiami altro sangue , che i morti chiedano , come vittime espiatorie , altri morti . La pazzia che succede alle lunghe febbri ci possiede tutti e non v ' è chi vada per la strada senza sospettare nel passante un nemico e senza temere , certi giorni , la scheggia d ' una bomba o un proiettile che ( sbagli la mira ...
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È stato giustamente affermato che uno dei problemi da risolvere per la realizzazione integrale dell ' ordinamento corporativo e l ' educazione della mentalità di molti italiani al fenomeno sindacale . Il Sindacalismo è un fenomeno necessario proprio di tutte le Società e di tutti i tempi . Nella società contemporanea l ' associazione della classe , è un fatto innegabile ed inevitabile , in quanto la tutela necessaria dell ' interesse collettivo esige che i singoli individui riuniscano le proprie forze per realizzare i propri fini . Muovendo dal concetto che il Sindacalismo è un fenomeno necessario , ne deriva che lo Stato deve dare all ' organizzazione sindacale un ordinamento giuridico per sottoporne il riconoscimento a certe condizioni , per determinare la capacità giuridica , le responsabilità , i diritti e gli obblighi della associazione sindacale . E non deve restringersi il concetto del sindacalismo così da ridurlo alla sola considerazione dell ' associazione dei lavoratori manuali , ma è giusto e logico che esso si estenda a tutte le organizzazioni delle forze produttive del paese sia che si tratti di lavoratori intellettuali , degli artisti e dei datori di lavoro o imprenditori . Si può affermare che il Sindacalismo come espressione dei desideri e delle aspirazioni delle masse operaie sia nato da quando la società moderna pose essa stessa il problema del lavoro . Il Fascismo attraverso il proprio Sindacalismo affrontò il problema del lavoro , secondo un punto di vista nettamente realistico . Innanzitutto rivelò che le ideologie internazionalistiche propugnate dal sindacalismo socialista , in tanto sono realizzabili , in quanto abbia a sussistere nella realtà uno stato di eguale potenza economica tra paese e paese e quindi tra classe e classe dei singoli paesi . Ma quando come effettivamente è nella dura realtà , i beni economici per le leggi naturali che sfuggono all ' umano controllo sono distribuiti in diversa proporzione fra i popoli , come è possibile stabilire una intesa perfetta tra classi e classi ? Di fronte a questo stato di fatto il Sindacalismo fascista affermò che per i popoli i quali , come nel nostro , sono poveri di materie prime e viceversa , per naturale compenso fecondi di razza , la tutela delle classi lavoratrici non può compiersi se non nell ' ambito della Nazione . Tra le varie classi esiste in altre parole , una ragione superiore di solidarietà , la quale sovrasta i contrasti di categoria , la solidarietà cioè di una nazione proletaria , che deve lottare per la sua esistenza contro paesi più ricchi ed economicamente più forti e fortunati . Così la caratteristica del Sindacalismo fascista è la caratteristica nazionale . Il Sindacalismo Fascista ha affrontato il problema partendo da un principio di uguaglianza sociale . Esso ha affermato che di fronte allo Stato tutte le classi vengono a porsi su di uno stesso piano ; non vi sono i più forti e più deboli , i più organizzati ed i meno organizzati ; vi sono unicamente le varie categorie di produttori . Questa uguaglianza giuridica che allinea ugualmente tutte le classi , impone già di per se stessa un metodo di lotta per lo meno diverso da quello del passato , poiché i vari ceti si trovano ad avere un uguale potere . Organo integratore delle associazioni sindacali è la Corporazione . Esclusi i Sindacati misti , comprendenti cioè al tempo stesso datori di lavoro e lavoratori sorgeva il problema del collegamento fra le associazioni formate , come vuole la legge , da soli datori di lavoro o da soli lavoratori ; problema di grande rilevanza , perché trattasi di riunire i fattori della produzione , di collegarli in vista di interessi generali , nazionali , e della necessità che essi procedano sempre d ' accordo . La Corporazione quale è considerata e regolata dal nuovo ordinamento forma come il coronamento di un edificio nel quale i piani sottostanti sono costituiti dalle associazioni sindacali unitarie , o di primo grado , e dalle associazioni sindacali di grado superiore . Si hanno così organi centrali di collegamento , o corporativi che posseggono carattere nazionale ( Organi di Stato ) . E qui è il punto essenziale che distingue la Corporazione dal Sindacato . La Corporazione è un tutto di cui il Sindacato è una parte . Il Sindacato ha una azione parziale , la Corporazione una azione generale , coordinatrice , unitaria . In generale si fa una tale confusione tra corporazione e sindacato da ritenere che siano omonimi e che , quindi , stato corporativo e stato sindacale siano tutt ' uno giungendo così a non distinguere la profonda differenza tra un ordinamento statale che abbia per base il Sindacato , ossia la classe , ed un ordinamento statale che abbia per base la Corporazione , ossia l ' organizzazione integrale di tutti i fattori della produzione : il capitale ed il lavoro . A tipo di ordinamento di stato sindacale può essere citato , pure in senso relativo , quello bolscevico della Russia mentre l ' ordinamento corporativo è una tra le più essenziali caratteristiche dello Stato Fascista , e basta questo confronto per porre in rilievo , la necessità di conoscere a fondo , nella sostanza e nello spirito , prima ancora che nelle forme esteriori l ' ordinamento corporativo del nostro paese . Con questi chiarimenti non può sussistere alcuna giustificata ignoranza circa l ' essenza dell ' ordinamento corporativo e circa i rapporti tra corporazione e sindacato . La corporazione non esclude il sindacato : lo supera . Il Sindacato rappresenta la classe dei datori di lavoro o dei lavoratori . Come tale collabora nell ' interesse della classe che rappresenta . La Corporazione è costituita invece dalla categoria , nei diversi raggruppamenti di datori di lavoro e lavoratori ; per questa sua costituzione , è portata a vedere gli interessi della produzione non da un punto di vista unilaterale e parziale ma sotto l ' aspetto generale comune ai suoi raggruppamenti . E attraverso il superiore organo di collegamento le corporazioni vengono a trovarsi sul piano generale degli interessi nazionali , nei quali si uniscono e si confondono gli interessi particolari , della classe e della categoria come nella Nazione si uniscono e si confondono le classi e le categorie . Al di sopra di ogni interesse , di ogni egoismo è l ' idea di Patria , intesa non già come una nebulosa inafferrabile , ma come una realtà viva ed operante , costituita di tutto il complesso organismo nazionale , di cui ogni cittadino è nel contempo creatore e creatura . Questo è un concetto che credo abbiano nella mente tutti anche se le lotte e le concezioni politiche che il Fascismo ha superate parvero per un momento farcelo dimenticare . Stato vuol dire Nazione , Nazione vuol dire Patria , Patria vuol dire la nostra terra , ed il complesso degli interessi delle nostre famiglie e di noi stessi . Finché abbiamo nel sangue l ' affetto per la nostra famiglia e ci sentiamo pronti , ove occorra , a sacrificare ad essi i nostri interessi particolari , necessariamente dobbiamo sentire lo stesso vincolo di affetto e di subordinazione verso la Patria , che non è che il complesso di tutte le famiglie nostre e degli interessi relativi . Da questa premessa ne discende logicamente che il vero interesse individuale o di classe non può non identificarsi in quello di tutta la collettività , che la sorte di ognuno è strettamente legata alla sorte di tutti coloro che vivono nella stessa terra , hanno lo stesso sangue , sono retti dalle stesse leggi . Se taluno può a volte ritenere il proprio interesse contrario a quello della collettività , ciò deriva da una concezione contraria ai principi del Fascismo che vuole sviluppati nel popolo i valori spirituali ed il senso del dovere civico . La Corporazione che il nuovo ordinamento sindacale permette di instaurare , potrà essere infatti l ' espressione più feconda , più fattiva , più utile della collaborazione tra gli agenti della produzione e potrà avere il carattere veramente associativo delle energie tutte cooperanti alla prosperità nazionale , perché in essa e per essa gli egoismi , gli interessi , le aspirazioni , le tendenze di categoria o di classe dovranno sottomettersi alla legge inflessibile dell ' utilità e del bene nazionale che lo Stato ha il compito di fare imperare su tutti e contro tutti . Il Fascismo pone dei principi , dei capisaldi , delle norme che valgono a far sorgere un edificio nuovo , equilibrato organicamente ideato , nel quale trovano posto le organizzazioni sindacali di datori di lavoro e di lavoratori manuali ed intellettuali : le Corporazioni , che collegano le une alle altre ; la Magistratura , che quando lo necessiti la mancata conciliazione risolve le controversie nel lavoro . È questa costruzione giuridica , economica , sociale che ogni italiano ha il dovere oggidì di conoscere almeno nelle sue linee generali ; è questo nuovo ordinamento economico dello Stato che , mentre costituisce un titolo di onore del Fascismo e un esperimento di grande portata nazionale , viene a formare anche lo strumento fondamentale dello sviluppo ulteriore della economia nazionale ; è questa nuova concezione dei compiti della Rivoluzione Fascista che devesi seguire con interesse , con amore e con passione nella sua graduale incessante attuazione .
SOCIETÀ AUTORITARIA E SOCIETÀ ANARCHICA ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
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Merlino dice senza dubbio molte cose giustissime e che diciamo anche noi ; ma nell ’ affermare delle idee generali , sulle necessità della vita sociale , perde di vista , a parer nostro , la differenza tra autoritarismo ed anarchismo e le ragioni della differenza . Così che tutto il suo argomentare potrebbe servire benissimo per sostenere la necessità di un governo , e quindi l ’ impossibilità dell ’ anarchia . Stabiliamo subito quali sono i punti in cui siamo d ’ accordo , acciò né il Merlino né altri , cui piaccia polemizzare con noi , perda il tempo a combattere in noi idee che non sono nostre , e riesca così a sfondare delle porte aperte . Noi pensiamo che in molti casi la minoranza anche se convinta di aver ragione , deve cedere alla maggioranza , perché altrimenti non vi sarebbe vita sociale possibile – e fuori della società è impossibile ogni vita umana . E sappiamo benissimo che le cose in cui non si può raggiungere l ’ unanimità ed in cui è necessario che la minoranza ceda non sono le cose di poco momento ; ma anche , e specialmente , quelle di importanza vitale per l ’ economia della collettività . Noi non crediamo nel diritto divino delle maggioranze , ma nemmeno crediamo che le minoranze rappresentino , sempre , la ragione ed il progresso . Galileo aveva ragione contro tutti i suoi contemporanei ; ma vi sono oggi ancora alcuni che sostengono che la terra è piatta e che il sole le gira intorno , e nessuno vorrà dire che hanno ragione perché son diventati minoranza . Del resto , se è vero che i rivoluzionari sono sempre una minoranza , sono anche sempre in minoranza gli sfruttatori ed i birri . Così pure noi siamo d ’ accordo col Merlino nell ’ ammettere che è impossibile che ogni uomo faccia tutto da sè , e che , se anche fosse possibile , ciò sarebbe sommamente svantaggioso per tutti . Quindi ammettiamo la divisione del lavoro sociale , la delegazione delle funzioni e la rappresentanza delle opinioni e degli interessi propri affidata ad altri . E soprattutto respingiamo come falsa e perniciosa ogni idea di armonia provvidenziale e di ordine naturale nella società , poichè crediamo che la società umana e l ’ uomo sociale esso stesso siano il prodotto di una lotta lunga e faticosa contro la natura , e che se l ’ uomo cessasse dall ’ esercitare la sua volontà cosciente e si abbandonasse alla natura , ricadrebbe presto nella animalità e nella lotta brutale . Ma – e qui è la ragione per cui siamo anarchici – noi vogliamo che le minoranze cedano volontariamente quando così la richieda la necessità ed il sentimento della solidarietà . Vogliamo che la divisione del lavoro sociale non divida gli uomini in classi e faccia gli uni direttori e capi , esenti da ogni lavoro ingrato , e condanni gli altri ad esser le bestie da soma della società . Vogliamo che delegando ad altri una funzione , cioè incaricando altri di un dato lavoro , gli uomini non rinunzino alla propria sovranità , e che , ove occorra un rappresentante , questi sia il portaparola dei suoi mandanti o l ’ esecutore delle loro volontà , e non già colui che fa la legge e la fa accettare per forza , e crediamo che ogni organizzazione sociale non fondata sulla libera e cosciente volontà dei suoi membri conduce all ’ oppressione ed allo sfruttamento della massa da parte di una piccola minoranza . Ogni società autoritaria si mantiene per coazione . La società anarchica deve essere fondata sul libero accordo : in essa bisogna che gli uomini sentano vivamente ed accettino spontaneamente i doveri della vita sociale , e si sforzino di organizzare gl ’ interessi discordanti e di eliminare ogni motivo di lotta intestina ; o almeno che , se conflitti si producono , essi non siano mai di tale importanza da provocare la costituzione di un potere moderatore , che col pretesto di garantire la giustizia a tutti , ridurrebbe tutti in servitù . Ma se la minoranza non vuol cedere ? dice Merlino . E se la maggioranza vuol abusare della sua forza ? domandiamo noi . È chiaro che nell ’ un caso come nell ’ altro non v ’ è anarchia possibile . Per esempio noi non vogliamo polizia . Ciò suppone naturalmente che noi pensiamo che le nostre donne , i nostri bimbi e noi stessi possiamo andar per le strade senza che nessuno ci molesti , o almeno che se qualcuno volesse abusar su di noi della sua forza superiore , troveremmo nei vicini e nei passanti più valida protezione che non in un corpo di polizia appositamente stipendiato . Ma se invece delle bande di facinorosi van per le strade insultando e bastonando i più deboli di loro ed il pubblico assiste indifferente a tale spettacolo ? Allora naturalmente i deboli e quelli che amano la propria tranquillità invocherebbero la istituzione della polizia , e questa non mancherebbe di costituirsi . Si potrebbe forse sostenere che , date quelle circostanze , la polizia sarebbe il minore dei mali ; ma non si potrebbe certo dire che si sta in anarchia . La verità sarebbe che quando v ’ è tanti prepotenti da un lato e tanti vili dall ’ altro l ’ anarchia non è possibile . Quindi è che l ’ anarchico deve sentire fortemente il rispetto della libertà e del benessere degli altri , e deve fare di questo rispetto lo scopo precipuo della sua propaganda . Ma , si obbietterà , gli uomini oggi sono troppo egoisti , troppo intolleranti , troppo cattivi per rispettare i diritti degli altri e cedere volontariamente alle necessità sociali . Invero , noi abbiamo sempre riscontrato negli uomini , anche i più corrotti , tale un bisogno di essere stimati ed amati , e , in date circostanze , tanta capacità di sacrificio e tanta considerazione dei bisogni degli altri da sperare che , una volta distrutte con la proprietà individuale le cause permanenti dei più gravi antagonismi , non sarà difficile di ottenere la libera cooperazione di ciascuno al benessere di tutti . Comunque sia , noi anarchici non siamo tutta l ’ umanità e non possiamo certamente far da noi soli tutta la storia umana ; ma possiamo e dobbiamo lavorare per la realizzazione dei nostri ideali cercando di eliminare , il più possibile , la lotta e la coazione nella vita sociale . E dopo ciò ha ragione di sostenere Merlino che il parlamentarismo non può sparire completamente e che ve ne dovrà restare qualche cosa anche nella società da noi vagheggiata ? Noi crediamo che il chiamare parlamentarismo o avanzo di parlamentarismo quello scambio di servizi e quella distribuzione delle funzioni sociali senza di cui la società non potrebbe esistere , sia un alterare senza ragione il significato accettato delle parole , e non possa che oscurare e confondere la discussione . Il parlamentarismo è una forma di governo ; e un governo significa potere legislativo , potere esecutivo e potere giudiziario ; significa violenza , coazione , imposizione con la forza della volontà dei governanti ai governati . Un esempio chiarirà il nostro concetto . I vari Stati d ’ Europa e del mondo stanno in rapporto tra di loro , si fanno rappresentare gli uni presso gli altri , organizzano servizi internazionali , convocano congressi , fanno la pace o la guerra , senza che vi sia un governo internazionale , un potere legislativo che faccia la legge a tutti gli Stati , ed un potere esecutivo che a tutti l ’ imponga . Oggi i rapporti tra i diversi Stati sono ancora in molta parte fondati sulla violenza e sul sospetto . Alle sopravvivenze ataviche delle rivalità storiche , degli odi di razza e di religione e dello spirito di conquista , si aggiunge la concorrenza economica ogni giorno minacciati dalla guerra ed ogni giorno i grossi Stati fan violenza ai piccoli . Ma chi oserebbe sostenere che per rimediare a questo stato di cose bisognerebbe che ogni Stato nominasse dei rappresentanti , i quali , riunitisi stabilissero tra loro , a maggioranza di voti , i principi del diritto internazionale e le sanzioni penali contro i trasgressori e man mano legiferassero su tutte le questioni tra Stato e Stato ; ed avessero a loro disposizione una forza per far rispettare le loro decisioni ? Questo sarebbe il parlamentarismo esteso ai rapporti internazionali ; e lungi dall ’ armonizzare gl ’ interessi dei vari Stati e distruggere le cause dei conflitti , tenderebbe a consolidare il predominio dei più forti e creerebbe una nuova classe di sfruttatori e di oppressori internazionali . Qualche cosa di questo genere esiste di già in germe nel « concetto » delle grandi potenze , e tutti ne vediamo gli effetti liberticidi . Ed ancora due parole sulla questione dell ’ astensionismo elettorale . Merlino continua a parlare dell ’ attività propagandista che si può spiegare per mezzo delle elezioni ; ma non pensa a quello che si potrebbe fare se , respingendo la lotta elettorale , si portasse quell ’ attività sopra un altro campo più consono coi nostri principi e coi nostri fini . Merlino non crede nella conquista dei poteri pubblici ; ma noi non vorremmo questa conquista , né per noi né per altri , neanche se la credessimo possibile . Noi siamo avversari del principio di governo , e non crediamo che chi andasse al governo si affretterebbe poi a rinunziare al potere conquistato . I popoli che vogliono la libertà demoliscono le Bastiglie , i tiranni invece , domandano di entrarvi e fortificarvisi , colla scusa di difendere il popolo contro i nemici . Quindi noi non vogliamo che il popolo s ’ abitui a mandare al potere i suoi amici , o pretesi tali , e ad attendersi l ’ emancipazione dalla loro ascesa al potere . L ’ astensione per noi è una questione di tattica ; ma è tanto importante che , quando vi si rinunzia , si finisce col rinunziare anche ai principi . E ciò per la naturale connessione dei mezzi col fine . Merlino si duole di non essere completamente d ’ accordo né con noi né coi socialisti democratici ; ma dice che non si può disdire . Noi non gli domandiamo certamente di disdirsi , contro le sue convinzioni e contro la sua coscienza . Ma ci permettiamo di fargli un ’ osservazione . Una tattica , per buona che sia , non vale se non quando è accettata da coloro che dovrebbero praticarla . Ora , a ragione o a torto , noi e gli anarchici tutti , della tattica proposta dal Merlino non vogliamo saperne . Non è meglio che egli stia con noi con cui ha pur comuni gl ’ ideali e comuni ha pure i mezzi principali di lotta , anziché sciupare le sue forze in un tentativo che resterà sterile , ne siam sicuri , a meno che egli rinunzi all ’ anarchia e cerchi i suoi partigiani tra gli avversari nostri e suoi ?
RUIT HORA! ( - , 1921 )
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Fascisti in piedi ! Presentiamo le armi ai morti innocenti del Diana : riverenti inchiniamoci davanti alle vittime della follia anarchica ... I nostri volti contratti dal dolore e dall ' angoscia di quest ' ora rossa di sangue dicano ai feroci assassini il nostro fermo e irrevocabile proposito di vendicare i caduti . La sfida è gettata : raccoglietela , o belve umane , se ne avete il coraggio , uscite dall ' ombra paurosa e vile ; venite all ' aperto , smascheratevi e combattiamo la battaglia . Il dilemma è uno : o noi o voi ... o la vita o la morte ...