StampaPeriodica ,
Vi
è
qualcuno
che
un
secolo
e
mezzo
prima
di
noi
ha
vissuto
la
nostra
vita
febrile
,
è
stato
invaso
dalla
nostra
inquieta
agitazione
,
ha
cercato
sempre
al
pari
di
noi
l
'
eccesso
,
ha
pensato
con
le
nostre
idee
,
ha
compiuto
i
medesimi
sforzi
nostri
per
raggiungere
la
vetta
ed
ha
sentito
come
noi
.
È
Giacomo
Casanova
,
colui
che
è
conosciuto
soltanto
come
il
famoso
avventuriero
veneziano
o
come
un
Don
Giovanni
di
facile
contentatura
,
mentre
meriterebbe
di
esserlo
come
il
più
grande
e
il
più
completo
precursore
dell
'
uomo
moderno
.
Ed
è
veramente
strano
in
tanta
smania
di
ricerche
storiche
come
questa
sua
qualità
tipica
ed
eminentissima
non
sia
stata
ancora
rilevata
,
come
in
lui
non
si
sia
veduta
questa
evidentissima
stoffa
di
uomo
nuovo
,
di
uomo
nostro
contemporaneo
che
egli
ha
affermato
nettamente
e
indelebilmente
in
duplice
guisa
,
come
uomo
e
come
artista
,
nella
sua
vita
e
nel
racconto
della
sua
vita
,
in
contrasto
netto
con
lo
sfondo
conservatore
e
tradizionale
della
sua
città
.
Ma
a
dir
vero
Casanova
,
se
è
nato
a
Venezia
,
non
è
veneziano
,
la
sua
nascita
a
Venezia
non
è
che
una
combinazione
,
egli
è
figlio
d
'
arte
,
e
in
ciò
già
si
mostra
uno
dei
suoi
aspetti
di
precursore
.
La
sua
patria
non
è
come
per
gli
altri
uomini
del
suo
tempo
una
città
,
un
borgo
,
una
breve
zona
di
terra
,
la
sua
patria
si
estende
fin
dove
arrivano
le
peregrinazioni
degli
artisti
italiani
da
teatro
di
allora
;
è
grande
come
l
'
Europa
,
è
stata
materialmente
Venezia
come
poteva
esserlo
qualsiasi
altra
capitale
europea
.
Casanova
adulto
è
quasi
sempre
in
istato
di
guerra
con
la
sua
città
natale
.
Fra
lui
e
Venezia
pare
esistere
una
specie
di
idiosincrasia
,
mentre
egli
viceversa
è
essenzialmente
cosmopolita
.
Egli
si
trova
a
suo
agio
a
Napoli
come
a
Parigi
,
a
Roma
come
a
Londra
,
a
Aix
come
a
Baden
,
a
Costantinopoli
come
a
Mosca
,
a
Corfù
come
ad
Amsterdam
.
Ha
un
portamento
internazionale
,
europeo
,
superiore
ai
singoli
usi
locali
,
che
va
bene
da
per
tutto
,
come
quello
della
odierna
alta
società
cosmopolita
che
passa
l
'
estate
in
Norvegia
,
l
'
inverno
al
Cairo
,
la
primavera
a
Parigi
e
l
'
autunno
nei
suoi
castelli
e
in
Italia
,
trovandosi
ovunque
come
in
casa
propria
.
Da
Venezia
il
Casanova
ha
tratto
soltanto
una
particolare
predilezione
per
le
forme
fastose
,
per
gli
adornamenti
,
per
gli
spensierati
svaghi
del
passato
.
Ma
il
precursore
ardito
e
geniale
si
rivela
subito
prepotentemente
in
lui
,
allorché
nella
lotta
per
la
vita
si
tratta
di
conquistarsi
un
posto
nel
mondo
.
Casanova
è
non
solo
quello
che
noi
chiamiamo
il
self
-
made
-
man
,
ma
il
precursore
,
il
primo
dei
self
-
made
-
men
moderni
ed
inoltre
egli
è
più
volte
il
self
-
made
-
man
di
se
stesso
.
Poiché
non
solo
egli
è
stato
costretto
a
rifarsi
da
capo
la
sua
posizione
a
partire
dal
nulla
per
arrivare
a
tutto
,
ma
questa
ricostruzione
egli
ha
operato
nelle
guise
più
diverse
per
differenti
personalità
.
Egli
riassume
in
sé
tutta
una
schiera
di
arrivisti
.
Dovendo
pur
sempre
prendere
le
mosse
da
zero
,
dal
niente
,
noi
lo
vediamo
già
in
buona
situazione
alla
corte
pontificia
,
poi
nelle
milizie
venete
,
poi
tra
i
patrizi
più
illustri
di
Venezia
,
poi
ancora
grande
finanziere
e
delegato
governativo
a
Parigi
,
ricco
banchiere
in
Olanda
,
intraprendente
industriale
a
Parigi
,
invincibile
e
temerario
giocatore
a
Aix
,
a
Milano
e
a
Genova
,
frequentatore
di
sovrani
e
di
nobili
,
gran
signore
nei
divertimenti
,
viaggiatore
instancabile
,
avventuriero
astutissimo
,
conversatore
arguto
e
desiderato
,
scrittore
colto
e
inspirato
.
In
ognuna
di
queste
direzioni
il
Casanova
ha
dovuto
sempre
mettersi
in
cammino
da
principio
.
Dell
'
edificio
elevato
precedentemente
al
sopraggiungere
della
catastrofe
nulla
restava
,
ogni
volta
l
'
uomo
precipitava
al
fondo
e
doveva
rifabbricare
dalle
fondamenta
,
ed
ogni
volta
egli
arrivava
alla
cima
.
Io
non
so
scorgere
altro
esempio
di
questo
gigantesco
lavoro
di
Sisifo
,
compiuto
sempre
con
successo
.
Sono
i
primi
passi
quelli
che
costano
,
sono
i
primi
quattrini
i
più
difficili
a
fare
,
e
il
Casanova
ad
ognuna
delle
sue
incarnazioni
doveva
appunto
cominciare
da
questi
durissimi
preliminari
.
Primo
dei
Robinson
,
nell
'
isola
deserta
e
ostile
in
cui
si
trovano
tutti
i
miserabili
,
tutti
i
naufraghi
della
vita
,
egli
si
è
trovato
in
ogni
periodo
della
sua
molteplice
esistenza
,
nella
condizione
peggiore
di
quella
dei
Robinson
da
romanzo
;
sprovvisto
di
tutto
,
mancando
persino
degli
avanzi
del
vascello
infranto
da
cui
trarre
il
primo
strumento
indispensabile
per
far
gli
altri
,
e
malgrado
ciò
egli
ha
saputo
sempre
farsi
tutto
.
Quei
meravigliosi
e
tenacissimi
nord
-
americani
,
che
si
ricompongono
anche
tre
o
quattro
volte
i
milioni
di
dollari
inghiottiti
nelle
tempeste
della
Borsa
,
sono
da
meno
di
lui
,
perché
eglino
ripercorrono
sempre
presso
a
poco
la
stessa
strada
,
mentre
il
Casanova
,
come
ho
detto
,
ad
ogni
rovescio
si
avviava
per
un
cammino
nuovo
e
toccava
un
nuovo
vertice
.
Ma
egli
è
qualcosa
di
più
e
assai
più
di
un
iniziatore
dell
'
arrivismo
,
egli
è
il
preannunziatore
della
vita
moderna
in
tutte
le
sue
faccie
,
è
il
primo
uomo
moderno
.
L
'
ansia
di
novità
,
il
desiderio
di
tutto
vedere
e
di
tutto
provare
,
l
'
incontentabilità
nostra
sono
già
acutissime
in
lui
.
Egli
ha
addirittura
la
frenesia
di
viaggiare
,
di
correre
,
di
passare
da
una
sensazione
all
'
altra
vertiginosamente
,
egli
fa
presentire
le
due
caratteristiche
dei
tempi
moderni
:
la
smania
dei
viaggi
e
la
cupidigia
della
velocità
.
Non
si
arresta
mai
,
gira
l
'
Europa
tre
o
quattro
volte
in
tutti
i
sensi
,
non
si
riposa
mai
,
se
non
viaggia
materialmente
,
viaggia
con
il
sentimento
,
con
la
fantasia
,
cacciandosi
volontariamente
nei
più
ardui
intrighi
quasi
a
sfogare
un
ardore
esuberante
;
nulla
lo
trattiene
,
neanche
la
felicità
,
neanche
la
ricchezza
.
A
Milano
e
ad
Amsterdam
ove
le
due
fortune
gli
si
offrivano
riunite
nelle
mani
di
due
belle
fanciulle
,
egli
pure
innamorato
,
pur
consapevole
della
importanza
della
rinuncia
,
rifiuta
e
se
ne
va
;
l
'
idea
di
un
vincolo
lo
esaspera
anche
se
contesto
di
rose
.
Egli
è
il
moto
perpetuo
,
oggi
sarebbe
un
esploratore
,
uno
chauffeur
avido
di
rapidità
,
al
suo
tempo
non
poteva
essere
che
un
avventuriero
vagabondo
,
quando
l
'
uomo
normale
doveva
accontentarsi
dei
confini
dentro
i
quali
poteva
andare
e
tornare
in
un
giorno
con
le
sue
gambe
o
quelle
del
suo
cavallo
.
Ma
il
Casanova
se
fu
un
avventuriero
riuscì
ad
essere
per
la
superiorità
del
suo
spirito
il
capo
schiera
,
l
'
iniziatore
di
quella
corrente
di
viaggiatori
,
di
turisti
che
ora
girano
il
mondo
osservando
e
studiando
tutto
ciò
che
presenta
di
bello
e
di
importante
storicamente
e
artisticamente
.
Casanova
non
viaggiava
solo
per
far
quattrini
e
per
sfuggire
alle
polizie
,
viaggiava
per
viaggiare
,
per
il
suo
diletto
,
per
soddisfare
un
bisogno
del
suo
spirito
,
e
tutto
vedeva
e
tutto
esaminava
e
tutto
annotava
,
talché
le
sue
Memorie
sono
per
una
parte
una
anticipazione
del
Baedeker
e
per
l
'
altra
un
grandioso
e
prezioso
rilievo
morale
,
politico
,
economico
,
artistico
dell
'
Europa
prima
della
Rivoluzione
francese
.
È
lo
spirito
moderno
che
freme
nel
Casanova
,
egli
non
è
soltanto
un
precursore
nella
sua
attività
esteriore
,
ma
in
quella
interiore
,
e
cioè
per
le
idee
e
i
sentimenti
.
Se
l
'
uomo
si
atteggia
a
alchimista
,
a
indovino
,
a
mago
,
se
pratica
la
cabbala
e
con
madame
d
'
Urfé
offre
sacrifici
alla
luna
e
ai
pianeti
,
se
interroga
l
'
oroscopo
prima
di
agire
e
si
mostra
superstizioso
,
egli
è
il
primo
a
ridere
delle
sue
operazioni
e
della
sua
personalità
sopranaturale
che
egli
si
affibbia
perché
sovente
non
può
farne
a
meno
,
per
necessità
di
vivere
,
perché
gli
altri
vogliono
essere
mistificati
.
Ma
come
un
perfetto
attore
che
recita
impareggiabilmente
la
propria
parte
talvolta
vi
prende
gusto
anche
lui
e
si
illude
col
proprio
artificio
.
Del
resto
quante
volte
egli
non
dice
dopo
che
i
fatti
hanno
dato
ragione
al
suo
oroscopo
,
che
lo
stesso
sarebbe
avvenuto
se
anche
l
'
oroscopo
avesse
preveduto
il
contrario
?
Ma
sottilmente
,
con
una
osservazione
veramente
moderna
,
egli
aggiunge
che
la
previsione
dell
'
oroscopo
,
quando
si
tratta
di
fatti
soggettivi
può
aver
fornito
uno
dei
tanti
motivi
al
determinarsi
dell
'
azione
in
quella
data
guisa
anziché
in
un
'
altra
.
E
in
ciò
ha
ragione
.
Ma
il
Casanova
del
resto
,
malgrado
l
'
educazione
ecclesiastica
,
è
un
irreligioso
.
Crede
in
Dio
,
ma
in
un
Dio
sommamente
vago
,
un
sommo
arbitro
di
tutti
i
destini
,
un
fato
superiore
che
egli
invoca
a
ogni
proposito
,
per
cavarsi
la
fame
,
come
per
la
buona
piega
di
una
avventura
amorosa
,
per
vincere
un
colpo
di
faraone
come
per
riuscir
salvo
in
un
duello
,
per
far
sì
che
non
si
riconosca
il
veleno
propinato
a
una
vecchia
monaca
come
per
iscampare
dai
Piombi
.
È
un
Dio
universale
,
ma
che
diventa
anche
un
Dio
personale
,
una
specie
di
demone
che
lo
consiglia
e
lo
spinge
nelle
sue
imprese
.
Ripugna
dall
'
ateismo
,
biasima
gli
scrupoli
,
ma
vuole
la
religione
per
il
popolo
.
La
sua
morale
è
opportunistica
ed
egoistica
,
egli
è
di
manica
estremamente
larga
con
sé
stesso
e
con
gli
altri
.
I
suoi
giudizi
morali
sono
tanto
moderni
che
si
identificano
con
quelli
che
tanto
comunemente
quanto
erroneamente
si
chiamano
nietzschiani
.
È
per
lui
bene
tutto
quello
che
profitta
,
che
fa
piacere
senza
nuocere
ad
altri
od
anche
quando
il
nocumento
altrui
è
inferiore
al
piacere
proprio
.
Con
questa
norma
fissa
egli
dirige
la
sua
vita
,
con
questa
massima
cerca
di
persuadere
le
sue
belle
quando
gli
si
mostrano
riluttanti
in
nome
del
dovere
,
e
cerca
di
tranquillare
se
stesso
quando
spoglia
con
la
magia
e
col
gioco
gli
imbecilli
.
Intanto
sarebbero
spogliati
egualmente
da
altri
che
non
farebbero
dei
quattrini
l
'
uso
giocondo
che
ne
fa
lui
,
ed
egli
tesse
l
'
elogio
della
prodigalità
,
del
lusso
,
di
tutto
ciò
che
esprime
una
pienezza
di
vita
.
L
'
inseguimento
dei
piaceri
è
la
sola
mèta
che
meriti
tutti
gli
sforzi
,
ciò
che
il
mondo
condanna
come
futilità
è
la
sola
occupazione
che
gli
sembra
seria
,
mentre
quelle
che
sono
considerate
come
occupazioni
serie
sono
le
vere
futilità
e
di
una
sola
cosa
teme
invecchiando
,
di
cambiar
parere
,
di
non
ritenere
cioè
come
le
uniche
cose
serie
le
care
futilità
di
una
volta
.
In
politica
egli
ha
una
visione
doppiamente
presaga
per
i
fatti
e
le
tendenze
.
In
ben
due
punti
delle
sue
memorie
egli
presente
il
rombo
lontano
della
rivoluzione
francese
e
ne
intuisce
il
formidabile
schianto
,
come
del
pari
capisce
la
debolezza
del
malgoverno
russo
e
l
'
imminente
tramonto
dello
Stato
veneziano
.
Circa
le
tendenze
è
quasi
un
liberale
,
ma
un
liberale
pratico
,
non
insegue
la
retorica
dei
principii
astratti
,
ma
ricava
le
sue
osservazioni
dai
singoli
avvenimenti
,
caso
per
caso
.
Sono
gli
stessi
favoritismi
da
lui
ottenuti
che
gli
porgono
materia
per
rilevare
la
dilapidazione
del
pubblico
denaro
,
la
corruzione
dei
funzionari
,
l
'
incapacità
dei
dirigenti
.
Da
qui
egli
trae
facilmente
i
criteri
a
cui
dovrebbe
ispirarsi
un
governo
saggio
,
criteri
che
poi
saranno
quelli
predicati
invano
dagli
uomini
migliori
della
rivoluzione
.
Ma
il
merito
più
grande
del
Casanova
,
il
suo
merito
non
equivoco
,
il
suo
titolo
non
contestabile
di
gloria
consiste
nella
sua
anticipazione
artistica
.
In
arte
egli
è
un
vero
e
grande
precursore
.
Egli
è
il
primo
romanziere
moderno
,
le
memorie
della
sua
vita
costituiscono
una
collana
di
singoli
romanzi
,
svolti
con
piena
maestria
,
completi
,
interessanti
e
differenti
l
'
uno
dall
'
altro
e
formano
un
solo
grandioso
romanzo
di
carattere
universale
che
ha
per
isfondo
l
'
Europa
e
conta
migliaia
di
personaggi
,
un
romanzo
mirabile
di
ambiente
,
di
costumi
,
di
avventura
e
di
psicologia
.
Il
Casanova
precorre
così
il
vero
romanzo
francese
in
un
tempo
in
cui
il
romanzo
non
ci
presenta
che
due
soli
artisti
il
Laclos
e
il
Rousseau
,
egli
il
Casanova
edifica
una
immensa
Comédie
humaine
40
anni
prima
di
Balzac
.
Quando
le
svenevolezze
di
Bernardin
de
Saint
Pierre
o
l
'
enfasi
retorica
degli
enciclopedisti
infestavano
il
racconto
,
falsavano
la
verità
,
deformavano
il
tipo
del
romanzo
,
il
Casanova
è
il
solo
narratore
,
è
il
solo
che
sa
raccontare
con
semplicità
,
con
sobrietà
,
con
franchezza
e
con
interesse
.
Egli
va
diritto
al
suo
scopo
,
qualche
breve
osservazione
qualche
tratto
significante
del
paesaggio
e
poi
la
narrazione
corre
via
con
vivacità
e
naturalezza
,
il
dialogo
si
schermisce
con
agilità
e
l
'
avvenimento
si
trova
inquadrato
nettamente
e
chiaramente
.
Per
un
lato
egli
riprende
la
tradizione
aristofanea
e
boccaccesca
,
per
l
'
altro
precede
e
anche
supera
tutte
le
arditezze
dei
veristi
.
Nessuno
dopo
di
lui
ha
osato
dire
quello
che
egli
ha
detto
,
nessuno
ha
osato
mostrarsi
a
nudo
come
egli
si
è
mostrato
,
spiegare
con
altrettanta
crudezza
i
moventi
delle
proprie
azioni
,
il
meccanismo
spesso
inconfessabile
del
proprio
io
.
Un
tale
ardimento
non
trova
riscontro
che
in
opere
assolutamente
diverse
dalla
sua
,
nelle
terribili
sfide
dello
Stirner
e
del
Nietzsche
.
Tale
è
l
'
uomo
che
non
si
è
pentito
mai
e
che
ha
cercato
di
goder
sempre
,
l
'
uomo
che
non
ha
commesso
mai
falli
,
perché
non
ha
mai
avuto
la
coscienza
di
commetterne
che
ha
considerato
la
vita
come
una
fonte
di
piacere
e
una
avventura
da
raccontare
piacevolmente
,
che
ha
vissuto
e
si
è
guardato
attentamente
a
vivere
,
attore
e
spettatore
simultaneo
della
sua
esistenza
.
Dal
neo
-
ellenismo
degli
esteti
alla
saggezza
di
Maeterlinck
,
il
cavaliere
di
Seingalt
aveva
già
discoperto
le
più
recondite
e
sottili
pieghe
dell
'
anima
moderna
,
e
anche
la
sua
inguaribile
imbecillità
,
impiantando
per
primo
il
gioco
del
lotto
,
nella
nazione
più
di
spirito
del
mondo
,
la
Francia
.
StampaPeriodica ,
1
.
L
'
unità
del
movimento
operaio
La
lotta
politica
in
Italia
continua
a
svolgersi
in
termini
confusi
,
per
il
prevalere
di
momenti
ideologici
su
quelli
pratici
,
o
almeno
per
l
'
ammantarsi
di
questi
entro
i
veli
nebulosi
di
quelli
.
Dico
nebulosi
,
perché
il
più
delle
volte
non
si
tratta
di
fermi
principi
teorici
,
ma
di
pure
formule
costruite
per
servire
agli
scopi
reali
dei
partiti
.
Nonostante
l
'
esperienza
poco
felice
degli
ultimi
quindici
anni
,
il
movimento
operaio
ed
in
ispecie
il
partito
comunista
,
non
risparmia
a
se
stesso
il
bizantinismo
delle
formule
,
anziché
compiere
un
vigoroso
riconoscimento
della
realtà
politica
e
tentare
di
trarre
da
essa
in
modo
chiaroveggente
la
direttiva
di
azione
.
L
'
eredità
del
passato
è
ancora
dentro
di
noi
,
dogmatismo
e
conformismo
non
sono
scomparsi
e
la
grande
lezione
della
storia
sembra
essere
passata
come
acque
cheta
su
di
una
pietra
levigata
.
Colpisce
a
questo
riguardo
una
frase
pronunciata
dal
compagno
Togliatti
a
Torino
,
commemorando
la
Rivoluzione
di
Ottobre
,
a
proposito
degli
errori
dello
stalinismo
:
«
noi
abbiamo
corretto
quegli
errori
»
.
Il
noi
è
espressivo
;
non
farò
a
Togliatti
l
'
ingiuria
di
credere
che
egli
abbia
voluto
riferirsi
all
'
opera
critica
dei
comunisti
italiani
o
a
lui
stesso
.
Il
noi
si
può
riferire
solo
ai
comunisti
sovietici
,
anzi
a
Krusciov
ed
alla
nuova
direzione
uscita
dal
XX
e
dal
XXII
.
Esso
implica
che
i
partiti
comunisti
,
o
molti
di
essi
registrano
ed
accolgono
,
in
genere
senza
alcuno
o
con
poco
impegno
critico
,
quanto
avviene
nel
partito
sovietico
,
considerato
pur
sempre
,
se
non
guida
,
certo
modello
ed
esempio
.
Ma
questa
gerarchia
,
subordinazione
o
peggio
era
l
'
essenza
dello
stalinismo
per
quanto
riguarda
i
rapporti
con
gli
stati
e
i
partiti
stranieri
,
anche
se
sarebbe
ingiusto
e
storicamente
falso
negare
la
profonda
differenza
tra
il
regime
ferreo
e
crudele
del
tempo
di
Stalin
e
quello
attuale
.
La
nostra
rivolta
,
che
ha
condotto
all
'
autonomia
del
partito
socialista
,
e
quella
di
molti
militanti
anche
comunisti
,
contro
questa
subordinazione
significa
una
vittoria
della
ragione
dell
'
uomo
contro
il
dogma
dell
'
infallibilità
del
regime
e
del
partito
.
Ma
il
comunismo
ufficiale
rifiuta
di
riconoscere
il
carattere
positivo
di
questa
rivendicazione
di
libertà
,
la
considera
revisionismo
od
opportunismo
,
creando
con
questo
la
prima
e
più
importante
causa
di
impossibilità
di
un
'
alleanza
organica
o
generale
.
La
stessa
concezione
dell
'
unità
di
classe
da
parte
dei
comunisti
pone
in
essere
una
seconda
causa
di
divisione
.
Essa
infatti
consiste
non
già
soltanto
nell
'
unità
dei
lavoratori
nelle
loro
lotte
sociali
contro
la
borghesia
,
ma
nella
vera
e
propria
unità
politica
e
tale
unità
politica
non
scaturisce
dal
superamento
delle
divergenze
,
dalla
elaborazione
di
una
nuova
linea
,
come
risultato
di
un
profondo
travaglio
dialettico
,
ma
dall
'
accettazione
più
o
meno
integrale
della
politica
dei
comunisti
da
parte
di
tutto
il
movimento
operaio
e
quindi
dalla
pretesa
implicita
od
esplicita
che
il
partito
socialista
faccia
propria
tale
politica
,
considerandola
come
la
più
propria
espressione
della
classe
operaia
.
Questa
concezione
rimane
dunque
pur
sempre
quella
dell
'
egemonia
del
partito
,
ma
in
tal
caso
non
si
comprende
perché
l
'
egemonia
debba
essere
dei
comunisti
e
non
debba
essere
dei
socialisti
,
i
quali
potrebbero
contestare
con
pari
legittimità
ai
comunisti
di
essere
contrari
all
'
unità
di
classe
perché
rifiutano
la
politica
socialista
o
rifiutano
di
considerarla
come
quella
generale
di
tutto
il
movimento
operaio
.
Credo
che
questa
concezione
dell
'
unità
di
classe
debba
considerarsi
non
solo
dal
lato
politico
,
ma
da
quello
storico
-
teorico
superata
.
Essa
è
stata
fortemente
intaccata
dall
'
esperienza
staliniana
,
che
era
poi
appunto
quella
dell
'
unità
a
qualsiasi
costo
.
Un
regime
ed
un
partito
,
che
non
riconoscano
la
legittimità
di
posizioni
differenziate
,
divergenti
e
perfino
contrapposte
,
non
solo
negano
la
realtà
,
che
è
multiforme
e
complessa
,
ma
rendono
impossibile
la
dialettica
della
democrazia
,
conducono
all
'
annullamento
dei
partiti
ed
alla
loro
soppressione
e
per
conseguenza
fatale
alla
soppressione
delle
correnti
all
'
interno
del
partito
che
sopravvive
,
e
quindi
alla
concezione
del
partito
monolitico
e
dello
stato
,
che
non
consente
libertà
ed
effettiva
partecipazione
collettiva
al
governo
di
un
popolo
.
Non
solo
quindi
non
giudichiamo
contraria
all
'
unità
di
classe
l
'
esistenza
di
più
partiti
o
di
più
correnti
all
'
interno
di
un
solo
partito
,
ma
utile
e
benefica
,
con
il
solo
limite
,
ovviamente
,
che
uno
di
questi
partiti
o
correnti
non
si
identifichi
mai
con
una
posizione
della
classe
contrapposta
.
Queste
considerazioni
potranno
sembrare
ardite
soltanto
a
chi
non
è
in
grado
di
trarre
dall
'
esperienza
della
storia
di
questo
mezzo
secolo
il
necessario
insegnamento
,
né
di
intravedere
i
nuovi
sviluppi
.
E
ormai
chiaro
che
una
crisi
,
anzi
una
divisione
profonda
sta
investendo
il
movimento
comunista
internazionale
.
Le
divergenze
ideologiche
o
politiche
non
sussistono
più
solo
tra
iugoslavi
e
sovietici
ed
anzi
da
questo
lato
esse
si
sono
attenuate
,
ma
tra
sovietici
e
cino
-
albanesi
,
per
non
parlare
che
di
quel
che
si
vede
apertamente
,
mentre
ciascuno
sa
che
in
tutti
i
partiti
comunisti
esistono
oggi
in
realtà
in
misura
più
o
meno
ampia
analoghe
divergenze
e
dissensi
.
Ora
noi
non
ci
auguriamo
affatto
che
il
dissidio
Mosca
-
Pechino
scoppi
in
forma
violenta
,
anche
per
le
conseguenze
nefaste
di
politica
internazionale
che
potrebbero
derivare
da
ciò
,
ma
non
possiamo
tacere
sull
'
assurda
pretesa
dei
comunisti
relativa
all
'
unità
del
movimento
operaio
,
quando
nel
loro
stesso
movimento
l
'
unità
politica
è
così
seriamente
minacciata
.
La
sola
unità
compatibile
con
una
concezione
democratica
del
socialismo
presuppone
il
riconoscimento
non
solo
della
possibilità
,
ma
dell
'
utilità
delle
divergenze
,
le
quali
devono
essere
assunte
come
punto
di
partenza
per
una
stimolante
ricerca
di
un
avanzamento
generale
del
potere
dei
lavoratori
.
E
molto
più
unitaria
una
politica
,
anche
se
condotta
da
un
solo
partito
,
la
quale
consegua
tale
risultato
,
anziché
una
politica
,
la
quale
sotto
specie
unitaria
non
lo
consegua
affatto
o
provochi
addirittura
un
arretramento
di
tale
potere
.
La
reale
sostanza
unitaria
di
una
politica
non
può
dunque
prescindere
da
questo
dato
di
giudizio
,
né
essere
minimamente
subordinata
al
fatto
che
esista
o
meno
un
accordo
dei
partiti
.
2
.
Centro
-
sinistra
Alla
luce
di
tali
considerazioni
occorre
giudicare
la
politica
socialista
rispetto
al
centro
-
sinistra
.
Si
tratta
di
una
difficile
politica
,
la
quale
ha
per
scopo
di
promuovere
il
rinnovamento
in
tutti
i
campi
mediante
un
incontro
fra
socialisti
,
cattolici
e
partiti
democratici
laici
.
Le
difficoltà
di
questa
politica
nascono
dal
fatto
che
questi
partiti
,
ed
in
ispecie
i
cattolici
ed
i
socialisti
,
muovono
da
punti
di
partenza
diversi
ed
opposti
e
mirano
a
fini
diversi
ed
opposti
per
quanto
riguarda
l
'
ordinamento
della
società
e
dello
stato
.
Non
sarebbe
necessario
dirlo
,
se
talvolta
nella
quotidiana
polemica
o
nell
'
ansia
di
procedere
oltre
non
si
dimenticasse
,
che
non
esistono
né
oggi
,
né
esisteranno
domani
le
condizioni
per
un
'
alleanza
organica
,
cioè
per
un
'
alleanza
generale
tra
questi
partiti
.
Essi
si
ispirano
ad
una
diversa
filosofia
,
hanno
posizioni
diverse
sui
problemi
religiosi
,
mirano
a
fini
lontani
diversi
,
l
'
uno
,
il
partito
socialista
,
all
'
abbattimento
della
società
divisa
in
classi
ed
alla
edificazione
del
socialismo
,
l
'
altro
,
la
democrazia
cristiana
nella
sua
parte
progressista
,
ad
una
società
nella
quale
,
attenuati
gli
egoismi
delle
classi
,
la
proprietà
individuale
venga
meglio
ripartita
.
Queste
diversità
profonde
,
che
però
non
impediscono
la
ricerca
di
un
accordo
su
programmi
definiti
,
si
manifestano
anche
quando
si
passa
ai
fini
prossimi
del
centro
sinistra
.
Prevale
nell
'
impostazione
che
viene
data
da
parte
dei
partiti
del
centro
sinistra
,
ed
in
ispecie
del
maggiore
di
essi
,
l
'
accentuazione
dell
'
anticomunismo
,
come
fine
di
tale
politica
,
e
per
conseguenza
la
tendenza
di
considerare
i
rapporti
con
il
partito
socialista
sotto
la
luce
esclusiva
del
maggior
o
minor
grado
di
rottura
con
il
partito
comunista
.
Questo
induce
ad
addentrarsi
nel
vero
e
proprio
labirinto
delle
garanzie
da
chiedere
ai
socialisti
,
come
se
in
questo
campo
vi
fossero
altre
garanzie
che
quelle
nascenti
dagli
sviluppi
di
una
politica
e
garanzie
necessarie
per
tutti
i
contraenti
!
Da
parte
nostra
,
invece
,
non
è
il
movente
dell
'
anticomunismo
che
guida
la
nostra
azione
,
ma
quello
di
ricercare
,
sul
presupposto
dell
'
autonomia
piena
del
PSI
,
una
intesa
per
rendere
possibili
il
consolidamento
della
democrazia
repubblicana
,
alcune
sostanziali
riforme
economico
-
sociali
,
l
'
innalzamento
culturale
e
civile
del
paese
,
un
avanzamento
generale
del
potere
economico
e
politico
dei
lavoratori
.
Stando
così
le
cose
sarebbe
un
errore
presentare
la
politica
del
centro
sinistra
come
continuità
del
passato
,
cioè
come
lo
sviluppo
attuale
del
centrismo
;
sarebbe
altrettanto
un
errore
da
parte
nostra
presentarla
come
una
vittoria
del
socialismo
.
Il
modo
giusto
di
presentare
tale
politica
da
parte
di
tutti
è
quello
di
definirla
un
compromesso
utile
in
una
determinata
fase
della
storia
,
nel
corso
della
quale
è
possibile
prescindere
dalle
divergenze
finali
di
fondo
,
ed
attenuare
quelle
politiche
contingenti
.
In
ogni
compromesso
ciascuna
delle
parti
rinuncia
a
far
valere
tutte
le
proprie
esigenze
,
nella
convinzione
che
questa
rinuncia
è
utile
e
necessaria
per
il
vantaggio
comune
e
quello
generale
del
popolo
.
La
natura
stessa
del
compromesso
è
tale
che
su
ciascuna
questione
,
anche
su
quelle
concordate
,
nascono
o
rinascono
divergenze
di
valutazione
,
di
opportunità
,
di
misura
e
così
via
.
Ma
se
permane
la
volontà
politica
per
sviluppare
un
'
azione
di
governo
,
destinata
ad
incidere
profondamente
sulla
vita
del
paese
e
sulla
stessa
natura
dei
rapporti
fra
lo
stato
e
le
classi
lavoratrici
,
allora
anche
queste
divergenze
possono
essere
superate
.
Detto
questo
,
aggiungiamo
ai
fini
delle
considerazioni
generali
dalle
quali
siamo
partiti
,
che
l
'
esperienza
condotta
finora
non
si
può
giudicare
in
modo
negativo
,
né
tanto
meno
come
rivolta
a
danneggiare
o
pregiudicare
il
potere
delle
classi
lavoratrici
,
sol
perché
essa
minaccia
di
limitare
l
'
influenza
politica
del
partito
comunista
.
In
primo
luogo
nel
corso
di
questo
ultimo
anno
vi
sono
state
grandiose
agitazioni
sindacali
dei
lavoratori
,
che
hanno
avuto
il
carattere
più
unitario
che
sia
mai
esistito
,
dalla
rottura
dell
'
unità
sindacale
in
poi
.
Questo
è
il
risultato
della
crescente
coscienza
delle
masse
,
che
occorre
battersi
uniti
per
vincere
la
resistenza
ostinata
dei
datori
di
lavoro
,
ma
è
anche
il
risultato
della
presenza
attiva
di
un
partito
socialista
autonomo
,
che
rassicura
le
altre
correnti
sindacali
sul
carattere
democratico
della
lotta
sindacale
.
Incontestabile
è
che
il
clima
politico
suscitato
dal
centro
sinistra
rincuora
le
masse
e
favorisce
oggettivamente
la
loro
lotta
.
Basterebbe
questo
per
esprimere
un
giudizio
positivo
.
Si
aggiunga
che
nello
spazio
di
pochi
mesi
di
governo
si
è
attuata
la
più
importante
riforma
democratica
dalla
Costituzione
in
poi
,
cioè
la
nazionalizzazione
dell
'
energia
elettrica
,
si
sta
per
istituire
la
scuola
media
unica
obbligatoria
,
anche
se
con
qualche
compromesso
secondario
sul
latino
,
si
sono
approvate
varie
leggi
sociali
attese
da
anni
.
Siamo
ora
entrati
in
tira
fase
conclusiva
e
,
come
era
da
attendersi
,
le
difficoltà
sono
cresciute
.
Rispetto
a
tali
difficoltà
il
partito
socialista
sta
operando
con
fermezza
e
responsabilità
,
allo
scopo
di
superare
gli
ostacoli
,
ottenere
la
conferma
degli
impegni
assunti
,
giungere
all
'
approvazione
delle
leggi
sull
'
agricoltura
e
sulle
regioni
nel
poco
tempo
che
rimane
alla
presente
legislatura
.
Nessuno
può
dunque
seriamente
accusare
il
partito
socialista
di
aver
abbandonato
le
sue
originarie
esigenze
programmatiche
,
poste
come
condizione
dell
'
appoggio
al
governo
di
centro
sinistra
.
E
nessuno
potrà
sostenere
onestamente
che
questo
programma
di
governo
non
solo
non
costituisca
in
modo
oggettivo
un
avanzamento
del
potere
delle
classi
lavoratrici
,
ma
addirittura
sia
il
contrario
di
questo
,
cioè
sia
il
loro
indebolimento
per
colpa
del
partito
socialista
.
I
comunisti
e
quanti
,
in
modo
demagogico
o
perfino
provocatorio
,
formulano
questa
critica
dovrebbero
dimostrare
in
primo
luogo
che
questi
provvedimenti
non
valgono
nulla
e
sono
in
realtà
diretti
contro
i
lavoratori
,
dimostrazione
impossibile
,
che
coprirebbe
di
ridicolo
chiunque
si
accingesse
a
tarla
.
Essi
dovrebbero
poi
dimostrare
che
esisteva
alla
politica
del
centro
sinistra
un
'
alternativa
vera
,
cioè
realizzabile
,
e
non
già
una
semplice
alternativa
di
opposizione
agitatoria
,
senza
probabilità
di
successo
.
Domandiamo
ai
critici
comunisti
e
non
comunisti
quale
sarebbe
la
condizione
del
paese
,
se
il
partito
socialista
non
avesse
appoggiato
il
governo
del
centro
sinistra
.
Oggi
non
avremmo
avuto
i
provvedimenti
dei
quali
abbiamo
parlato
e
non
saremmo
in
condizione
di
chiedere
l
'
attuazione
di
quelli
che
rimangono
,
senza
parlare
del
clima
generale
,
che
avrebbe
potuto
anche
essere
quello
del
clerico
-
fascismo
;
avremmo
conservato
ai
grandi
monopoli
elettrici
e
complessivamente
alle
forze
della
conservazione
italiana
intatto
il
proprio
potere
.
A
quei
comunisti
,
per
fortuna
pochi
,
e
con
molte
contraddizioni
,
che
ci
accusano
di
avere
subordinato
il
partito
socialista
al
capitalismo
ed
ai
monopoli
,
rispondiamo
che
l
'
unica
grande
riforma
antimonopolistica
è
stata
quella
voluta
e
resa
possibile
dai
socialisti
.
Se
davvero
si
attuerà
la
minaccia
di
portare
questa
denuncia
davanti
alle
masse
,
allora
saremo
noi
a
denunciare
il
settarismo
e
la
faziosità
politica
di
chi
,
agendo
come
agisce
,
e
mirando
ad
impedire
al
partito
socialista
di
svolgere
la
sua
politica
,
diviene
in
modo
oggettivo
il
migliore
alleato
della
destra
economica
,
vero
e
proprio
puntello
della
conservazione
italiana
.
Naturalmente
ciò
non
significa
che
la
politica
di
centro
sinistra
sia
il
meglio
desiderabile
;
essa
è
semplicemente
il
meglio
possibile
,
anche
se
persistono
forti
elementi
di
freno
e
di
equivoco
.
L
'
idea
della
continuità
,
cara
più
del
giusto
ai
dirigenti
democristiani
,
indebolisce
davanti
al
paese
il
carattere
nuovo
di
una
politica
,
che
pure
tutti
individuano
come
tale
,
non
fosse
altro
che
per
il
fatto
che
essa
è
condotta
con
l
'
appoggio
dei
socialisti
.
Un
'
impostazione
meno
moderata
,
meno
timorosa
di
scoprirsi
verso
destra
,
meno
preoccupata
di
perdere
il
carattere
tradizionale
di
difesa
conservatrice
della
società
,
sarebbe
certo
più
positiva
e
porrebbe
in
risalto
più
nettamente
i
lati
positivi
della
svolta
.
L
'
insistenza
con
la
quale
si
esalta
il
motivo
anticomunista
e
si
afferma
di
tendere
all
'
isolamento
dei
comunisti
,
è
fonte
per
noi
di
preoccupazioni
.
Non
contestiamo
alla
DC
il
diritto
di
sviluppare
la
sua
polemica
ideologica
contro
i
comunisti
,
sul
piano
della
lotta
delle
idee
e
su
quello
propriamente
politico
,
e
non
su
quello
dell
'
impiego
discriminatorio
del
potere
verso
i
singoli
.
Ma
riteniamo
che
il
problema
della
democrazia
italiana
non
si
risolva
con
l
'
isolamento
dei
comunisti
.
Esso
si
risolverà
il
giorno
in
cui
vi
sarà
da
parte
di
tutti
adesione
sincera
alla
democrazia
ed
ai
suoi
metodi
,
almeno
come
noi
li
concepiamo
nella
nostra
esperienza
storico
-
culturale
.
Questo
problema
può
essere
di
scarso
valore
politico
in
un
paese
dove
i
comunisti
sono
piccoli
gruppi
trascurabili
,
ma
è
della
massima
importanza
laddove
essi
sono
un
grande
partito
con
molti
milioni
di
seguaci
,
radicato
nella
realtà
del
paese
in
modo
tale
,
che
nessun
terremoto
ideologico
esterno
,
come
la
demolizione
di
Stalin
o
la
insurrezione
ungherese
,
ne
ha
potuto
scuotere
sostanzialmente
la
forza
.
Nel
grande
contrasto
che
si
profila
nel
movimento
comunista
internazionale
i
partiti
democratici
ed
in
ispecie
il
partito
socialista
non
possono
considerare
di
secondaria
importanza
,
anche
per
le
conseguenze
di
politica
estera
,
il
fatto
che
prevalgano
le
tendenze
moderate
e
rinnovatrici
o
quelle
estremiste
e
massimaliste
.
Per
evitare
l
'
errore
di
favorire
in
modo
indiretto
queste
ultime
,
essi
devono
valutare
giustamente
l
'
entità
del
problema
e
darsi
una
adeguata
politica
.
3
.
Politica
internazionale
Nella
politica
internazionale
le
considerazioni
,
che
abbiamo
svolto
finora
,
acquistano
il
maggior
rilievo
.
Sorprende
che
La
Pravda
in
modo
così
superficiale
e
seguendo
le
esasperazioni
polemiche
dei
comunisti
o
provocazioni
vere
e
proprie
diffuse
entro
il
nostro
partito
,
abbia
scritto
che
esso
o
la
sua
maggioranza
,
-
di
«
destra
»
naturalmente
secondo
l
'
uso
terminologico
proprio
dei
periodi
di
inasprimento
polemico
,
-
siano
passati
all
'
atlantismo
.
Si
è
preso
come
pretesto
la
crisi
cubana
.
In
questa
crisi
il
partito
socialista
ha
mirato
a
distinguere
il
problema
dell
'
indipendenza
di
Cuba
e
del
suo
diritto
a
sviluppare
la
rivoluzione
sociale
come
meglio
aggrada
al
suo
popolo
,
anche
se
non
si
può
essere
soddisfatti
della
decisione
di
rinviare
o
sopprimere
una
consultazione
popolare
,
da
quello
dello
scontro
tra
i
blocchi
.
Per
quanto
riguarda
il
primo
aspetto
del
problema
,
il
partito
socialista
ha
manifestato
la
sua
solidarietà
con
il
popolo
cubano
,
ha
espresso
la
sua
riprovazione
del
blocco
americano
come
atto
unilaterale
e
destinato
ad
aggravare
la
tensione
,
non
ha
mancato
di
ricordare
le
responsabilità
della
politica
statunitense
.
Ma
il
partito
socialista
,
essendo
neutralista
e
contrario
ai
blocchi
,
non
poteva
ignorare
che
l
'
installazione
di
basi
missilistiche
in
prossimità
delle
coste
americane
,
diveniva
un
momento
dello
scontro
tra
i
blocchi
,
qualunque
fosse
il
motivo
che
determinò
il
governo
sovietico
a
tale
decisione
.
Per
questo
esso
fin
dall
'
inizio
domandò
che
il
governo
italiano
appoggiasse
un
«
onesto
compromesso
»
all
'
ONU
.
Ed
un
onesto
compromesso
in
altro
non
poteva
consistere
che
nella
garanzia
dell
'
indipendenza
cubana
e
nella
eliminazione
delle
basi
missilistiche
.
I
comunisti
e
con
essi
rilevanti
settori
del
nostro
partito
videro
soltanto
il
primo
dato
del
problema
,
non
il
secondo
,
perché
essi
si
considerano
parte
di
un
blocco
,
o
per
dir
meglio
interamente
solidali
con
un
blocco
.
Essi
quindi
prima
negarono
l
'
esistenza
delle
basi
missilistiche
,
del
che
non
potevano
saper
nulla
per
conoscenza
diretta
,
considerarono
il
blocco
americano
come
l
'
inizio
dell
'
aggressione
imperialistica
contro
Cuba
e
quindi
impostarono
la
loro
campagna
in
questo
senso
,
non
senza
i
consueti
attacchi
ai
socialisti
.
Sarebbe
molto
ardito
sostenere
,
dopo
le
sagge
ed
altamente
responsabili
decisioni
di
Krusciov
ed
il
ritiro
delle
basi
,
che
i
comunisti
avessero
avuto
ragione
e
noi
torto
.
Ma
forse
è
ancora
più
ardito
sperare
che
qualcuno
riconosca
questa
nuova
lezione
e
divenga
più
cauto
,
anche
se
continuerà
a
parlare
in
nome
dell
'
unità
.
Ma
il
problema
è
più
ampio
;
riguarda
la
valutazione
della
politica
neutralista
e
l
'
atteggiamento
che
verso
di
essa
hanno
i
comunisti
.
Mentre
risulta
un
chiaro
contrasto
di
posizioni
tra
Krusciov
,
che
esalta
Nheru
come
campione
della
pace
ed
i
comunisti
cinesi
che
aggrediscono
l
'
India
,
questa
grande
nazione
ex
coloniale
,
paci
.
lista
e
neutralista
,
per
una
questione
di
frontiera
,
regolabile
in
via
pacifica
,
non
risulta
più
altrettanto
chiara
la
logica
che
spinge
i
comunisti
italiani
,
e
sulla
loro
scorta
anche
La
Pravda
a
formulare
aspre
critiche
contro
il
Partito
Socialista
,
colpevole
soltanto
di
rifiutare
la
contrapposizione
dei
blocchi
ed
ispirarsi
ad
una
politica
neutralista
.
In
questa
politica
è
invece
necessario
persistere
perché
essa
corrisponde
agli
interessi
del
movimento
operaio
,
alle
necessità
della
pace
mondiale
ed
alle
tradizioni
del
nostro
partito
.
Certo
esiste
il
problema
della
conciliabilità
di
una
politica
neutralista
con
quella
del
governo
di
centro
sinistra
oggi
e
più
ancora
domani
.
Su
questo
problema
soffiano
tutti
,
perché
in
esso
i
comunisti
vogliono
trovare
la
scintilla
,
che
fa
divampare
il
rogo
destinato
a
bruciare
le
eresie
degli
autonomisti
,
e
più
proficuamente
la
destra
per
rovesciare
e
distruggere
il
centro
sinistra
.
Ma
con
buona
pace
di
tutti
noi
crediamo
che
siano
possibili
ragionevoli
soluzioni
.
Il
neutralismo
del
PSI
,
che
non
implica
la
denuncia
attuale
delle
alleanze
e
della
NATO
,
è
compatibile
,
come
si
è
più
volte
detto
ed
anche
recentemente
dimostrato
,
con
una
interpretazione
distensiva
e
non
oltranzista
degli
obblighi
nascenti
dall
'
alleanza
.
Esso
ha
possibilità
reali
di
influire
in
questo
positivo
senso
,
il
che
del
resto
è
risultato
chiaro
anche
nelle
recenti
posizioni
del
governo
italiano
.
A
parte
il
fatto
che
questo
è
stato
sottoposto
agli
aspri
attacchi
della
destra
,
che
lo
accusa
appunto
di
neutralismo
,
bisogna
ricordare
che
la
solidarietà
dell
'
Italia
all
'
America
venne
data
per
il
ricorso
all
'
ONU
e
non
per
il
blocco
,
che
venne
auspicato
un
negoziato
tra
sovietici
ed
americani
,
che
si
diedero
istruzioni
ai
rappresentanti
italiani
all
'
ONU
di
appoggiare
la
ricerca
di
un
compromesso
,
che
infine
furono
esercitate
pressioni
diplomatiche
in
questo
senso
,
mentre
appariva
chiaro
che
l
'
Italia
si
allineava
sulle
posizioni
più
moderate
,
come
quella
inglese
.
Certo
non
è
molto
,
ma
è
pure
qualcosa
e
comunque
è
qualcosa
di
concreto
sul
piano
della
politica
di
stato
.
Rimane
da
dimostrare
che
maggiori
risultati
nella
difesa
della
pace
si
conseguirebbero
con
l
'
antica
politica
,
le
manifestazioni
dei
partigiani
della
pace
,
le
proteste
unitarie
e
così
via
,
altro
che
sul
terreno
della
propaganda
.
E
questo
è
tutto
il
senso
della
nostra
adesione
al
centro
sinistra
,
cioè
realizzare
quel
che
è
possibile
e
non
rinunciare
a
quel
che
è
possibile
sotto
il
pretesto
di
volere
oggi
cose
che
si
sanno
impossibili
,
e
che
quindi
rimangono
parole
,
o
peggio
,
allineamento
del
movimento
operaio
con
la
politica
dei
blocchi
.
StampaPeriodica ,
Nelle
prigioni
nascono
e
si
affermano
parole
nuove
.
Il
detenuto
che
viene
spedito
in
un
altro
carcere
è
'
sballato
'
,
'
impacchettato
'
.
Oppure
si
dice
che
'
l
'
hanno
partito
'
.
Cambia
il
gergo
,
ma
il
recluso
resta
sempre
un
pacco
.
Se
i
linguisti
lo
sapessero
,
e
in
particolare
i
vocabolaristi
,
farebbero
carte
false
per
venire
in
galera
.
Intanto
,
i
luoghi
chiusi
funzionano
come
isole
per
la
lingua
,
producendo
un
lessico
e
un
gergo
peculiare
,
e
conservando
intatte
parole
e
forme
dal
contagio
con
la
lingua
di
fuori
.
Benché
minata
dalla
presenza
della
tv
e
dal
tramonto
della
malavita
tradizionale
e
dei
suoi
gerghi
,
questa
capacità
di
autosufficienza
e
di
congelamento
linguistico
resta
notevole
.
Al
tempo
stesso
,
le
galere
,
'
isolate
'
dal
mondo
fuori
,
tengono
una
comunicazione
fra
loro
,
assicurata
non
solo
dall
'
alto
-
le
autorità
e
i
regolamenti
,
e
i
loro
idiomi
,
spesso
agghiaccianti
,
spesso
esilaranti
-
ma
anche
,
orizzontalmente
,
dai
travasi
di
prigionieri
dentro
il
così
detto
'
circuito
carcerario
'
.
Norma
non
estirpabile
dell
'
amministrazione
carceraria
è
infatti
una
specie
di
moto
perpetuo
per
cui
i
detenuti
vengono
trasferiti
da
un
carcere
all
'
altro
,
come
patelle
staccate
dallo
scoglio
,
per
evitare
che
ci
si
attacchino
troppo
.
Questo
maniacale
moto
perpetuo
produce
l
'
effetto
di
far
tornare
periodicamente
le
cose
al
punto
di
partenza
.
Così
,
l
'
innovazione
linguistica
sorta
nella
prigione
X
,
e
dimostrata
capace
di
successo
,
si
trasferisce
,
viaggiando
addosso
al
detenuto
,
come
un
pidocchio
mutante
,
nella
prigione
Y
,
e
in
un
giro
breve
di
tempo
,
mentre
il
mondo
di
fuori
non
ne
sa
niente
,
il
mondo
di
dentro
aggiorna
il
suo
magazzino
linguistico
.
L
'
esempio
che
voglio
illustrare
è
proprio
quello
della
parola
che
designa
il
trasferimento
.
Il
termine
più
ricorrente
è
:
sballare
.
In
subordine
:
impacchettare
.
È
chiara
la
parentela
fra
i
due
verbi
.
Il
loro
successo
era
legato
alla
capacità
di
cogliere
due
aspetti
essenziali
del
trasferimento
penitenziario
.
Il
primo
,
che
il
suo
oggetto
non
è
una
persona
,
ma
un
pacco
;
il
secondo
,
che
la
dislocazione
dell
'
oggetto
avviene
in
modo
brusco
e
burocraticamente
brutale
,
come
quando
si
dà
un
calcio
a
un
barattolo
su
una
strada
di
periferia
.
Sballare
,
e
il
suo
contrario
,
imballare
,
descrivono
l
'
oggetto
(
l
'
'
unità
detenuta
'
,
sic
)
incartato
e
legato
come
un
salame
,
e
buttato
,
più
che
verso
la
destinazione
ulteriore
,
lì
,
fuori
dai
piedi
,
qui
.
Significazione
indispensabile
,
perché
il
trasferimento
di
un
detenuto
somiglia
,
rudezza
a
parte
,
a
una
prestidigitazione
,
a
un
illusionismo
:
un
momento
fa
c
'
era
,
ora
non
c
'
è
più
.
Sballato
,
scomparso
.
Non
ha
avuto
il
tempo
di
salutare
,
non
gli
si
è
detto
perché
,
né
dove
sta
andando
.
Qualcuno
,
al
passeggio
,
dice
:
'
Ma
il
tale
,
oggi
,
non
scende
?
'
.
E
un
altro
,
con
un
po
'
di
rammarico
,
o
neanche
,
risponde
:
'
L
'
hanno
sballato
'
.
Si
fa
la
mattina
presto
,
quando
tutti
dormono
,
o
sono
chiusi
.
C
'
era
una
volta
Gigino
e
Gigetto
,
via
Gigino
,
via
Gigetto
.
A
volte
,
altrettanto
inopinatamente
,
torna
Gigino
,
torna
Gigetto
.
Il
detenuto
ora
graziato
dopo
trent
'
anni
di
galera
,
ne
aveva
girate
una
cinquantina
.
Il
tempo
di
attaccare
una
cartolina
di
ragazza
al
muro
e
via
,
al
prossimo
scoglio
.
Ora
,
sempre
di
più
,
sento
impiegare
il
verbo
'
partire
'
,
in
una
sua
forma
transitiva
.
Un
grido
nella
mattina
:
'
Mi
stanno
partendo
'
.
Una
domanda
al
passeggio
:
'
Ma
Gigino
dov
'
è
?
'
.
'
L
'
hanno
partito
'
.
Trovo
questa
variazione
molto
interessante
.
È
chiara
la
sua
matrice
meridionale
:
ma
già
la
ripetono
anche
detenuti
italiani
che
meridionali
non
sono
,
per
non
dire
degli
stranieri
,
che
non
hanno
alcun
pregiudizio
ad
accogliere
e
ripetere
una
forma
ascoltata
,
da
qualunque
parte
provenga
.
Meridionale
è
l
'
impiego
transitivo
dei
verbi
di
moto
:
scendimi
la
valigia
,
escimi
la
bicicletta
.
Se
di
'
partire
'
transitivo
,
fuori
,
gli
esempi
mancano
,
è
perché
alla
gente
di
fuori
non
capita
spesso
di
essere
impacchettati
e
spediti
con
un
calcio
da
un
'
altra
parte
:
cioè
di
'
venire
partiti
'
.
Un
trasferimento
di
fuori
,
non
so
,
da
un
provveditorato
all
'
altro
,
avviene
in
forme
meno
brusche
.
L
'
estremizzazione
di
attività
-
in
chi
parte
qualcuno
-
e
passività
-
in
chi
viene
partito
-
è
affare
di
carcere
.
Uno
è
un
po
'
indocile
,
e
l
'
occhio
clinico
dei
compagni
,
e
la
testa
scossa
,
prevedono
:
'
A
questo
lo
partono
subito
'
.
Se
non
sapessi
che
bisogna
guardarsi
dalle
etimologie
grossolane
,
se
non
ricordassi
Varrone
dagli
anni
della
scuola
(
che
avevano
pure
loro
delle
belle
parole
-
timbro
:
promosso
,
bocciato
,
'
mandato
a
ottobre
'
)
,
mi
piacerebbe
suggerire
un
'
analogia
di
'
mi
stanno
partendo
'
col
verbo
partorire
:
per
sottolineare
,
invece
,
che
l
'
ottimistica
idea
di
essere
dati
alla
luce
,
messi
al
mondo
,
la
perigliosa
e
non
richiesta
espulsione
dal
grembo
.
Un
rifiuto
,
piuttosto
che
un
'
ammissione
,
che
in
carcere
si
ripete
all
'
infinito
.
Infine
,
partire
è
un
po
'
morire
.
Morire
era
,
fino
a
poco
fa
,
anche
transitivo
,
ma
nel
senso
di
ammazzare
.
'
Ohimè
,
che
m
'
hai
morto
'
.
Più
affascinanti
sono
quelle
lingue
in
cui
morire
è
riflessivo
:
morirsi
.
Sembrano
più
consapevoli
del
fatto
che
morire
è
un
tornare
dentro
,
e
che
quando
si
muore
,
si
muore
soli
.
Questo
avviene
in
Abruzzo
.
'
Quiju
s
'
è
mortu
'
,
il
tale
è
morto
.
Ne
Ji
Raccunti
de
Cazzirru
dell
'
aquilano
Giuseppe
Placidi
,
leggo
:
'
Me
sembra
ieri
che
s
'
è
mortu
ju
poru
Luiggi
,
oi
'
.
(
Non
so
se
rientri
in
questo
uso
il
romanesco
'
sinnò
me
moro
'
,
più
parente
del
traslato
morire
d
'
amore
,
o
dalle
risate
)
.
Con
ciò
si
conclude
il
mio
avviso
ai
linguisti
,
Crusca
e
gli
altri
,
che
vorranno
apprezzare
la
comunicazione
e
passarla
sotto
i
loro
ferri
.
Io
,
da
dilettante
,
sto
meditando
il
colpo
grosso
.
Chi
non
ha
desiderato
di
coniare
,
di
creare
,
una
parola
nuova
e
inaudita
,
piena
di
vocali
,
come
quella
di
Hamsun
in
Fame
?
Una
parola
bellissima
,
come
'
idea
'
,
oppure
un
nome
di
ragazza
,
come
Anahita
.
Peccato
che
ci
siano
già
.
Io
oggi
posso
inventare
la
mia
,
e
metterla
in
circolazione
nel
mio
piccolo
.
Di
qui
,
la
gente
via
via
partita
la
porterà
in
giro
nel
circuito
.
Quanto
al
mondo
di
fuori
,
prima
o
poi
qualcuno
dovrà
pur
uscire
e
portarsela
dietro
,
la
parola
nuova
.
StampaPeriodica ,
Montecitorio
non
è
un
'
altura
naturale
,
come
il
Palatino
,
come
il
Campidoglio
,
come
i
sette
e
più
colli
di
cui
imparammo
i
nomi
a
scuola
e
che
non
sapremmo
ricordare
in
fila
,
come
quel
signore
d
'
una
nota
commedia
francese
non
sapeva
,
sebbene
fosse
uno
dei
pilastri
del
Ministero
della
pubblica
istruzione
,
ricordare
tutt
'
e
nove
i
nomi
delle
Muse
.
Montecitorio
ha
un
'
origine
che
lo
avvicina
un
po
'
a
quei
rialzi
di
terra
,
quali
se
ne
vedono
ne
'
suburbii
delle
città
e
nelle
strade
esterne
dei
piccoli
paesi
,
che
crebbero
d
'
immondizie
e
di
rottami
a
poco
a
poco
.
Il
vento
vi
adunava
la
polvere
,
la
pioggia
mutava
la
polvere
in
fango
:
poi
il
vento
vi
portava
semi
rapiti
all
'
onesta
zolla
o
all
'
albero
cresciuto
nell
'
antico
campo
e
la
pioggia
vi
nutriva
le
tenui
radici
appena
nate
;
e
il
tempo
aumentava
,
arrotondava
,
consolidava
quel
mucchio
,
dandogli
una
specie
di
ambizione
,
conferendogli
qualche
privilegio
della
fatte
disuguaglianza
;
e
i
monelli
vi
correvano
su
,
vi
si
facevano
insigni
di
statura
sopra
i
compagni
rimasti
alle
brevi
pendici
e
sopra
i
passanti
che
calcavano
la
bassa
massicciata
della
via
,
e
vi
svolgevano
rumorose
battaglie
perché
,
addormentatisi
la
sera
coi
pugni
chiusi
e
i
capelli
sugli
occhi
,
le
madri
fossero
obbligate
come
nella
storia
del
mondo
a
rattoppare
gli
strappi
dei
vestiti
e
a
rimettere
i
bottoni
.
Sul
luogo
dove
oggi
sorge
il
palladio
delle
nostre
liberali
istituzioni
si
bruciavano
anticamente
,
con
la
debita
solennità
,
i
cadaveri
delle
famiglie
imperiali
.
Il
mucchio
s
'
era
già
formato
con
rottami
di
non
so
che
vetusti
edifizi
;
ma
quando
,
in
un
modo
o
nell
'
altro
,
un
'
altezza
c
'
è
,
diventa
pregevole
.
E
vi
ardevano
quei
roghi
.
Poi
venne
l
'
età
barbara
,
l
'
età
simboleggiata
dagli
animali
e
dai
pastori
sparsi
tra
le
rovine
;
e
quando
il
fato
abbassa
la
storia
degli
uomini
innalza
il
livello
delle
loro
sedi
.
Quando
Roma
era
di
parecchi
secoli
più
giù
,
doveva
essere
di
parecchi
metri
più
su
,
e
Montecitorio
specialmente
.
Adesso
però
,
tra
la
maggiore
grandezza
d
'
Italia
e
il
solido
selciato
,
si
è
fermato
e
nessuno
pensa
che
sia
un
'
altura
,
dirò
così
,
artificiale
,
nata
non
dalle
inquietudini
della
natura
ma
dalla
poca
civiltà
degli
abitanti
.
Però
non
sono
sicuro
che
l
'
origine
sia
proprio
questa
.
L
'
archeologia
è
una
scienza
difficile
,
che
s
'
innalza
coi
rottami
delle
ipotesi
.
A
poco
a
poco
,
una
piccola
questione
si
gonfia
in
una
cospicua
letteratura
e
fa
il
suo
bravo
monte
,
dove
si
può
scavare
per
tirar
fuori
qualche
vecchia
ipotesi
e
rimetterle
una
testa
che
non
era
la
sua
e
appiccicarle
un
braccio
nuovo
,
con
un
gesto
diverso
.
E
il
monte
si
consolida
perché
gli
studiosi
ci
costruiscono
come
la
famiglia
Ludovisi
fece
costruire
sul
campo
delle
apoteosi
imperiali
,
dall
'
inevitabile
Bernini
,
nella
seconda
metà
del
secolo
decimosettimo
,
il
palazzo
che
ora
ospita
i
luminari
della
Nazione
ci
costruiscono
i
titoli
per
per
avere
le
cattedre
e
i
libri
per
farli
comprare
dalle
pudiche
biblioteche
.
Ma
l
'
archeologia
è
una
bella
scienza
,
che
a
Roma
si
respira
nell
'
aria
e
uno
può
anche
portarsela
,
senza
avvedersene
,
dentro
il
palazzo
ed
esercitarla
guardandosi
intorno
da
un
banco
un
po
'
tranquillo
.
Là
,
veramente
,
tutto
è
nuovo
:
l
'
aula
,
appena
costruita
,
la
legislatura
,
appena
inaugurata
,
la
coscienza
dei
legislatori
,
appena
sfornata
dalle
elezioni
.
L
'
aula
è
grandiosa
,
specialmente
per
chi
,
arrivato
all
'
albergo
gremito
,
ha
avuto
per
grazia
la
concessione
di
farsi
mettere
un
letto
in
uno
stanzino
da
bagno
.
Il
pittore
Sartorio
vi
ha
dipinto
in
alto
,
fra
il
lucernario
e
le
tribune
,
un
fregio
dove
sono
quadrupedi
,
uomini
e
donne
.
Le
donne
devono
essere
la
parte
più
simbolica
,
perché
(
vedete
ingiustizia
delle
femministe
sempre
pronte
a
lamentarsi
degli
uomini
)
ogni
volta
che
gli
uomini
hanno
sentito
il
bisogno
di
dipingere
o
di
scolpire
un
'
idea
hanno
immaginato
una
donna
e
l
'
hanno
immaginata
piuttosto
nuda
,
con
qualche
velo
che
un
vento
diverso
da
tutti
i
venti
,
un
vento
addetto
alla
Società
per
la
difesa
della
morale
,
dispone
con
saggia
opportunità
:
in
medio
virtus
.
Non
intendo
narrare
quel
fregio
.
Là
dentro
nessuno
ci
ha
mai
badato
,
e
io
neppure
.
Nelle
arti
che
hanno
valore
tra
i
settori
dei
deputati
e
il
banco
dei
ministri
la
pittura
non
ha
posto
,
sebbene
il
pittore
non
abbia
mi
pare
dimenticato
il
luogo
che
la
sua
opera
doveva
adornare
.
E
,
se
permettete
,
mi
spiego
.
Roma
aveva
il
Senato
,
dove
si
discorreva
,
si
votava
,
s
'
intrigava
,
si
litigava
anche
qualche
volta
;
ma
i
senatori
,
se
non
altro
per
animi
proprio
,
credevano
che
il
Senato
fosse
tra
le
più
grandi
e
le
più
solenni
cose
della
terra
e
si
davano
,
anche
tra
l
infuriare
delle
passioni
,
un
certo
contegno
.
(
Le
matrone
povere
diavole
non
assistevano
alle
sedute
,
ma
rimanevano
in
casa
a
filare
la
lana
.
Quando
,
col
progredire
della
civiltà
,
mostrarono
di
scaldarsi
per
gli
spettacoli
drammatici
,
preferirono
di
affollare
i
gradini
dei
circhi
dove
i
gladiatori
combattevano
tra
loro
e
con
le
belve
)
,
Pensate
soltanto
al
giorno
memorabile
in
cui
Cicerone
prese
Catilina
di
fronte
col
famoso
«
quousque
tandem
»
.
Un
'
inezia
,
un
movimento
oratorio
,
un
fremito
lungo
i
seggi
.
Adesso
Cicerone
si
scaglierebbe
nell
'
emiciclo
urlando
contro
quel
mascalzone
di
Catilina
,
il
quale
non
lo
aspetterebbe
sul
suo
banco
ma
gli
si
avventerebbe
addosso
;
e
i
partigiani
di
Cicerone
e
i
partigiani
di
Catilina
si
darebbero
pugni
da
far
tremare
,
in
un
'
osteria
suburbana
,
i
bicchieri
e
le
bottiglie
sui
tavoli
e
l
'
oste
per
la
sorte
delle
bottiglie
e
dei
bicchieri
.
E
poi
dicono
che
la
terra
si
raffredda
!
Non
c
'
era
neanche
il
campanello
del
presidente
allora
,
quel
campanello
che
adesso
,
sopra
le
ingiurie
,
squilla
talvolta
con
un
ritmo
che
ricorda
(
mi
si
perdoni
il
sacrilego
ravvicinamento
)
l
'
«
Elevazione
»
.
E
allora
gli
artisti
scolpivano
fregi
in
cui
c
'
era
,
sì
,
movimento
,
c
'
erano
guerrieri
,
cavalli
,
insegne
,
tutto
quello
che
occorreva
e
magari
qualche
cosa
di
più
,
ma
con
una
certa
compostezza
,
con
un
ordine
tradizionale
,
tanto
che
adesso
i
provinciali
e
gli
stranieri
i
quali
vanno
ancora
pe
'
Musei
(
i
romani
e
i
legislatori
loro
ospiti
vanno
all
'
Aragno
e
al
Pincio
)
capiscono
press
'
a
poco
che
hanno
davanti
agli
occhi
un
corteo
di
romani
antichi
e
se
ne
contentano
.
Il
fregio
dell
'
aula
di
Montecitorio
,
invece
,
è
complicato
e
agitato
.
Non
si
sa
bene
che
cosa
vi
succede
e
perché
le
donne
stanno
così
vicine
ai
cavalli
mezzo
imbizzarriti
e
dove
va
tutta
quella
gente
e
con
che
intenzioni
e
per
che
ragioni
s
'
è
messa
in
cammino
così
alla
rinfusa
:
se
è
un
accampamento
di
zingari
disfatto
in
tutta
fretta
o
la
folla
di
attori
e
di
comparse
d
'
un
dramma
cinematografico
,
arrivati
in
costume
sulla
riva
del
mare
ed
eccitati
dal
sentirsi
in
folla
prima
che
una
voce
abbia
autorevolmente
gridato
:
Si
gira
!
Si
sa
soltanto
che
è
una
o
più
allegorie
e
che
vi
manca
la
calma
.
Come
sotto
,
fra
i
legislatori
;
dove
non
si
vedono
,
è
vero
,
dei
quadrupedi
(
sebbene
quasi
ogni
giorno
taluni
si
mettano
a
gridare
perché
pretendono
di
vederne
sui
banchi
degli
avversarii
)
ma
succede
assai
spesso
una
confusione
violenta
che
non
si
capisce
perché
succeda
,
e
potrebbe
anche
far
pensare
a
qualche
cosa
di
molto
grave
nella
storia
del
popolo
italiano
.
Invece
,
la
gravità
è
relativa
:
voglio
dire
che
è
gravita
soltanto
per
Montecitorio
e
per
dieci
minuti
.
La
confusione
si
ripete
,
rinasce
dalle
proprie
ceneri
o
si
riproduce
per
partenogenesi
,
come
certe
alghe
d
'
acque
stagnanti
,
e
per
geminazione
,
come
i
pòlipi
,
E
non
c
'
è
neanche
la
soddisfazione
di
credere
che
sia
un
'
allegoria
.
Scendiamo
.
Fu
subito
scoperto
che
l
'
aula
era
sorda
.
E
non
occorre
dire
se
in
un
paese
spiritoso
come
l
'
Italia
si
tardasse
a
osservare
che
l
'
aula
era
degna
d
'
invidia
.
Si
affermò
poi
che
l
'
aula
non
era
sorda
,
ma
anzi
d
'
un
'
acustica
stupenda
,
che
bisognava
moderare
perché
invece
d
'
essere
stupenda
diventasse
semplicemente
buona
.
Secondo
quest
'
affermazione
,
accade
all
'
aula
ciò
che
accade
alle
persone
di
grandissimo
ingegno
e
di
straordinaria
coltura
,
che
parlano
magnificamente
ma
non
si
riesce
a
capire
che
cosa
vogliano
dire
;
o
come
a
quegli
oratori
velocissimi
,
che
non
si
confondono
mai
,
ma
si
confondono
invece
gli
uditori
,
che
non
riescono
a
seguire
il
corso
vertiginoso
della
loro
eloquenza
.
Eccessi
opposti
hanno
talora
identici
effetti
:
chi
ci
rimane
male
è
l
'
uomo
comune
.
Anche
le
sale
dove
si
radunano
i
deputati
de
'
varii
uffici
sono
talmente
sonore
che
si
stenta
a
intendersi
.
Forse
l
'
architetto
pensò
che
per
intendersi
ci
sono
i
corridoi
...
A
ogni
modo
,
l
'
architetto
ebbe
in
mente
di
far
cosa
degna
della
più
grande
Italia
.
I
milioni
spesi
in
quell
'
omaggio
al
gusto
dei
nostri
amici
dell
'
America
del
Sud
che
è
il
monumento
a
Vittorio
Emanuele
gl
'
impedivano
di
dormire
;
e
ne
furono
spesi
tanti
e
non
s
'
è
forse
ancora
finito
nel
rinnovamento
della
Camera
,
che
egli
riacquistò
il
sonno
.
Il
fatto
ha
qualche
cosa
di
patetico
.
Alla
facciata
del
Bernini
(
che
provvide
alla
durata
della
sua
fama
facendo
cose
ben
più
lodevoli
)
fu
contrapposta
la
nuova
facciata
,
d
'
una
bruttezza
che
attira
l
'
attenzione
.
Così
la
Camera
ha
due
facce
,
con
grande
spesa
:
vi
sono
deputati
che
ne
precedettero
o
ne
seguirono
l
'
esempio
senza
spesa
alcuna
,
simili
a
quella
terra
dell
'
età
saturnia
che
produceva
spontaneamente
ogni
ben
del
dio
.
Rientriamo
.
Tutto
è
nuovo
:
la
legislatura
è
appena
inaugurata
.
Si
discute
la
risposta
al
discorso
della
Corona
interminabilmente
.
Sediamoci
.
Tutto
è
nuovo
:
la
coscienza
dei
legislatori
è
appena
sfornata
dalle
elezioni
.
Forse
non
è
cotta
bene
e
non
ha
quindi
preso
una
forma
sicura
,
ma
è
calda
;
così
calda
che
sarebbe
forse
imprudente
metterci
il
dito
.
E
allora
,
l
'
archeologia
?
Ecco
.
Trovai
là
un
pezzo
antico
e
che
poteva
dirsi
raro
:
un
deputato
che
non
ci
teneva
a
farsi
innanzi
,
ad
aver
voce
,
nonché
nei
dibattiti
dell
'
aula
,
nelle
deliberazioni
del
gruppo
nei
quale
si
era
inscritto
.
Era
un
vecchio
.
C
'
erano
la
dentro
vecchi
e
giovani
,
deputati
di
molte
o
di
parecchie
legislature
e
una
folla
di
deputati
nuovi
,
appena
apparsi
sull
'
orizzonte
delle
nostre
fortune
costituzionali
.
Il
vecchio
deputato
da
vent
'
anni
non
aveva
mai
aperto
bocca
per
manifestare
una
sua
opinione
ed
era
stato
sempre
ministeriale
.
Ragionava
così
...
Cioè
,
non
ragionava
,
ma
sentiva
,
nel
tardo
crepuscolo
del
suo
cervello
,
così
:
Io
sono
una
bestia
.
Non
occorre
che
lo
gridi
e
vorrei
impedire
che
gli
altri
lo
dicessero
;
ma
sono
una
bestia
.
Adesso
poi
gli
anni
mi
hanno
oscurato
quasi
del
tutto
quello
spirito
che
nella
seconda
metà
del
secolo
scorso
aveva
almeno
la
bellezza
è
il
caso
di
dire
dell
'
asino
:
un
certo
vigor
di
vita
che
si
profondeva
in
sorrisi
e
in
saluti
e
nel
piacere
di
accostare
le
donne
.
Oh
,
lieti
tempi
della
mia
maturità
nella
città
nativa
,
quando
di
maggio
si
apriva
il
teatro
comunale
per
la
«
stagione
lirica
»
e
arrivavano
le
prime
donne
,
le
seconde
e
le
coriste
e
io
ero
nel
palchetto
di
proscenio
e
gettavo
il
fazzoletto
!
Dolci
convegni
;
ebrezza
di
udir
parole
carezzevoli
con
un
accento
che
mi
pareva
esotico
perché
s
'
era
formato
lungo
i
pioppi
della
pingue
pianura
padana
!
E
a
Roma
,
certe
sere
,
sentirsi
chiamare
onorevole
da
una
bocca
fieramente
rossa
,
sentirsi
vellicare
le
narici
da
un
profumo
che
le
nostre
signore
di
provincia
non
oseranno
mai
portare
,
essere
l
'
uomo
che
dà
un
calcio
all
'
avarizia
,
una
volta
tanto
,
e
ripensa
non
so
che
follie
di
non
so
che
Sardanapalo
,
davanti
a
un
'
aranciata
e
a
un
'
etèra
che
ha
anche
lei
un
'
aranciata
davanti
,
e
io
le
pago
tutt
'
e
due
,
anzi
tutt
'
e
tre
.
Mia
madre
,
la
mia
santa
madre
,
aveva
un
anello
di
ferro
con
cui
misurava
le
uova
che
i
contadini
dei
nostri
poderi
dovevano
portarle
per
regolare
tributo
:
quelle
che
non
passavano
dall
'
anello
le
teneva
,
quelle
che
passavano
le
restituiva
perché
gliene
portassero
di
più
grosse
.
Io
nacqui
con
quell
'
anello
nel
cuore
.
Fui
cauto
nello
spendere
.
Sono
ricco
.
Sono
anche
avvocato
;
ma
chi
non
diventa
,
volendo
,
avvocato
?
Non
feci
mai
nulla
,
finché
mi
parve
che
potessi
degnamente
rappresentare
l
'
oziosa
borghesia
della
mia
città
e
il
popolo
che
nei
giorni
delle
elezioni
si
contentava
d
'
una
modesta
distribuzione
di
biglietti
da
cinque
lire
.
E
fui
eletto
deputato
.
E
qui
non
do
fastidio
a
nessuno
...
Mio
caro
collega
lo
interrompo
,
che
par
proprio
vero
tu
sei
modesto
e
hai
torto
.
Quelle
che
sembravano
quasi
vergogne
non
far
mai
un
discorso
,
neanche
di
cinque
minuti
,
e
votar
sempre
per
il
Ministero
sono
due
grandi
virtù
,
che
si
vanno
perdendo
.
Per
parlare
bisogna
sapere
,
e
pochi
sanno
;
ma
udire
e
giudicare
è
una
rispettabile
maniera
di
adempiere
il
proprio
dovere
.
Qui
moltissimi
parlano
per
ripetere
press
'
a
poco
ciò
che
altri
hanno
già
detto
o
per
introdurre
nel
giudizio
altrui
una
variazione
che
è
secondaria
quando
non
è
balorda
;
e
così
non
si
conclude
nulla
.
Una
volta
il
numero
dei
taciturni
,
cui
un
sorridente
disprezzo
faceva
iniquamente
offesa
,
era
grande
e
la
Camera
talora
pareva
una
nobile
espressione
della
vita
nazionale
;
adesso
di
taciturni
non
ci
siamo
che
tu
,
io
e
tre
o
quattro
altri
,
e
la
Camera
è
il
bersaglio
d
'
ogni
scherno
e
d
'
ogni
vituperio
.
Non
dovrei
lodarti
della
tua
dolce
ostinazione
a
votare
sempre
in
favore
del
Ministero
e
sempre
in
favore
di
tutti
i
Ministeri
,
perché
io
sono
un
deputato
d
'
opposizione
;
ma
penso
che
tu
hai
,
senza
accorgertene
,
un
grande
principio
politico
e
io
rispetto
tutti
i
grandi
principii
.
Tu
pensi
che
se
la
maggioranza
della
Camera
dà
vita
a
un
Ministero
ci
devono
essere
delle
buone
ragioni
.
Sei
ottimista
e
credi
nella
saggezza
degli
uomini
.
Un
uomo
regolato
e
tranquillo
vive
con
la
maggioranza
e
secondo
la
maggioranza
perché
non
si
può
negare
che
nelle
minoranze
c
'
è
sempre
qualche
cosa
di
rivoluzionario
.
D
'
altra
parte
,
un
deputato
che
è
sempre
ministeriale
è
sempre
antiministeriale
...
Mi
pare
che
il
mio
collega
mi
guardi
con
un
certo
sforzo
dietro
gli
occhiali
.
Io
gli
divento
come
l
'
acustica
stupenda
di
quest
'
aula
sorda
.
Mi
spiego
.
Quel
collega
laggiù
,
che
si
ripromette
di
diventar
quanto
prima
Presidente
del
Consiglio
,
cacciando
dalla
vetta
del
potere
il
Presidente
del
Consiglio
che
ora
è
sicuro
del
tuo
voto
,
è
anche
lui
sicuro
del
tuo
voto
appena
avrà
vinto
la
battaglia
.
Tu
non
sei
l
'
uomo
della
prima
linea
.
Ci
sono
gli
altri
per
questo
.
Ma
tu
sei
la
riserva
dell
'
opposizione
per
quando
si
tratterà
di
rafforzarsi
sulle
posizioni
conquistate
.
Sacro
elemento
della
continuità
nelle
mutazioni
,
io
ti
saluto
.
Vedi
.
Avvengono
ogni
tanto
delle
rivoluzioni
,
dei
colpi
di
Stato
,
degli
sconvolgimenti
che
avvelenano
l
'
aria
di
dubbi
asfissianti
;
ma
l
'
impiegato
che
la
mattina
alla
solita
ora
si
siede
al
solito
tavolo
per
fare
il
solito
lavoro
,
senza
badare
se
i
colori
della
bandiera
sono
mutati
,
se
il
leone
ha
preso
il
posto
dell
'
aquila
negli
stemmi
,
se
il
Re
ha
un
altro
nome
o
se
il
Regno
è
diventato
Repubblica
,
quell
'
impiegato
è
il
punto
di
sutura
nella
ferita
,
è
la
passerella
sopra
il
torrente
,
è
la
Necessità
che
domina
la
Fortuna
e
le
permette
di
scapricciarsi
senza
rovinare
ogni
cosa
.
Uno
ama
una
donna
.
L
'
ama
in
modo
che
tutti
i
suoi
pensieri
ardono
e
splendono
di
lei
.
Ella
è
entrata
nella
sua
vita
quasi
come
una
cometa
nell
'
atmosfera
della
Terra
.
Che
avverrà
?
Non
sa
.
Ma
a
mezzogiorno
.
si
siede
a
tavola
per
la
colazione
.
Alle
diciannove
e
mezzo
si
siede
a
tavola
per
il
pranzo
.
Va
dal
barbiere
.
Prende
l
'
ombrello
quando
piove
.
Capisci
?
Tu
sei
i
due
pasti
giornalieri
,
il
barbiere
,
l
'
ombrello
:
il
quotidiano
fatale
,
che
non
si
può
saltare
senza
spezzarsi
le
gambe
.
«
Natura
non
tacit
saltus
»
.
Guardati
nello
specchio
.
Tu
sei
la
Natura
.
Lucrezio
potrebbe
cantarti
ne
'
suoi
esametri
densi
e
gagliardi
e
Giambattista
Vico
potrebbe
dirti
qualche
cosa
di
più
,
o
Ricorso
!
Pittaco
di
Mitilene
,
che
fu
uno
dei
sette
savi
dell
'
antica
Grecia
,
doveva
differire
da
te
soltanto
perché
non
portava
gli
occhiali
.
E
non
riuscì
a
inventarli
.
Se
tu
non
hai
inventata
la
polvere
,
siete
pari
.
Invece
,
quanti
parlatori
!
Per
suggerire
la
risposta
al
discorso
della
Corona
,
che
falange
di
suggeritori
!
Passano
i
giorni
e
si
parla
.
Passano
le
settimane
e
si
parla
.
Finiscono
le
vacanze
di
fin
d
'
anno
e
si
ricomincia
a
parlare
.
E
non
a
proposito
di
qualche
cosa
,
veramente
,
ma
a
proposito
di
tutto
.
Ogni
ora
,
ogni
ora
e
mezzo
qualcuno
si
alza
e
comincia
:
Onorevoli
colleghi
...
L
'
usciere
è
già
arrivato
col
vassoio
dell
'
acqua
e
dello
zucchero
,
utile
a
,
rinfrescar
la
gola
asciugata
dal
flusso
dell
'
eloquenza
,
la
quale
sembra
portar
già
con
sé
passando
dalla
bocca
quell
'
aridità
che
si
riversa
poi
nella
storia
del
Parlamento
,
ma
più
utile
alle
pause
in
cui
la
memoria
annaspa
cercando
altra
stoppa
da
filare
.
Onorevoli
colleghi
...
Ve
ne
sono
che
.
cominciano
col
mettersi
disinvoltamente
le
mani
nelle
tasche
dei
calzoni
;
ve
ne
sono
che
incrociano
le
braccia
o
puntano
i
pugni
sul
banco
.
Molti
hanno
i
loro
foglietti
di
appunti
,
e
allora
soltanto
la
mano
sinistra
è
in
tasca
o
chiusa
con
le
nocche
sul
banco
:
la
destra
brancica
le
carte
.
Ve
ne
sono
che
cominciano
girando
fieramente
lo
sguardo
sui
settori
come
per
prenderne
possesso
o
per
tenere
a
freno
con
l
'
occhio
le
belve
del
serraglio
;
ve
ne
sono
che
si
fissano
subito
sulle
persone
del
Governo
e
non
le
abbandonano
più
,
implacabili
come
se
ne
scrutassero
le
colpe
con
l
'
acume
spietato
di
Minosse
,
o
disperate
,
come
se
su
qualche
lucido
cranio
vedessero
riflessa
la
prosa
che
hanno
studiata
nel
segreto
d
'
una
stanza
e
temessero
,
distogliendosi
da
quello
specchio
,
di
non
legger
più
avanti
.
Ve
ne
sono
di
esperti
,
sicuri
di
sé
,
avvezzi
all
'
uditorio
,
padroni
;
che
si
ispirano
alle
proprie
parole
e
sono
con
licenza
parlando
la
Musa
di
se
stessi
;
ve
ne
sono
di
timidi
,
di
novizi
,
angosciati
dal
continuo
sospetto
dell
'
interruzione
o
dalla
preoccupazione
d
'
una
qualche
goffaggine
su
cui
quelle
belve
sornione
s
'
avventino
d
'
un
tratto
,
con
tutti
i
denti
scoperti
dalla
sghignazzata
come
dallo
sbadiglio
o
dal
ringhio
della
fame
.
Onorevoli
colleghi
...
Gli
onorevoli
colleghi
si
regolano
.
Se
il
cantore
è
celebre
stanno
ad
ascoltare
con
attenzione
e
i
più
zelanti
prendono
i
posti
liberi
più
vicini
,
nei
banchi
o
agli
angoli
dell
'
emiciclo
.
Il
Presidente
del
Consiglio
è
volto
verso
di
lui
;
gli
altri
ministri
anche
;
appena
i
più
vecchi
,
ogni
tanto
,
si
alzano
ed
escono
perché
la
vecchiaia
è
incontinente
nel
malinconico
diritto
delle
sue
debolezze
.
Il
cantore
assapora
il
mezzo
trionfo
e
osa
:
il
cantore
socialista
sopra
tutti
.
Quando
osa
troppo
,
scoppia
un
piccolo
clamore
di
protesta
contro
il
quale
si
leva
subito
più
alto
il
clamore
dei
compagni
.
Il
protagonista
della
tragedia
riprende
il
discorso
sul
cadente
borbottio
della
strofe
e
dell
'
antistrofe
,
gettando
qualche
avvocatesca
ironia
agli
avversarii
,
che
,
un
po
'
spaventati
della
propria
audacia
,
si
riaccucciano
in
rispettoso
silenzio
.
Se
il
cantore
è
mediocre
,
ma
è
un
exministro
e
ha
degli
amici
,
gli
amici
gli
fanno
un
po
'
di
pubblico
accennando
benevoli
consensi
col
capo
,
porgendogli
ogni
tanto
,
come
uno
zuccherino
,
la
parola
d
'
approvazione
,
movendogli
incontro
,
alla
fine
,
per
stringergli
la
mano
.
Colui
che
ha
finito
d
'
illuminare
una
questione
nella
quale
immancabilmente
si
contiene
una
particella
dell
'
ardua
felicità
nazionale
,
sorride
,
ringrazia
,
modesto
per
forza
.
Spera
che
i
giornali
gli
siano
benigni
nei
resoconti
,
e
la
patria
,
se
non
vuol
proprio
fare
la
grossa
spesa
d
un
sentimento
di
gratitudine
,
si
compiaccia
d
'
accorgersi
o
di
ricordarsi
della
sua
esistenza
nel
concilio
dei
pensosi
legislatori
.
Se
il
cantore
è
noto
per
la
sua
nativa
potenza
d
'
annoiare
,
ognuno
si
rallegra
d
'
avere
un
po
'
di
tempo
libero
:
chi
per
andare
al
caffè
chiamato
,
con
esemplare
cura
d
'
italianità
,
«
buvette
»
,
chi
per
far
quattro
chiacchiere
nella
sala
dei
passi
perduti
(
ma
da
per
tutto
si
perde
qualche
cosa
,
e
i
passi
sono
il
meno
)
,
chi
per
uscire
a
sbrigare
qualche
faccenda
,
chi
per
andarsene
del
tutto
,
in
pace
col
dovere
,
che
non
può
estendersi
sino
all
'
obbligo
di
ascoltare
un
seccatore
innocuo
(
pei
seccatori
nocivi
occorre
un
altro
contegno
)
,
chi
per
mettersi
a
scrivere
delle
lettere
.
L
'
oratore
noioso
è
il
solo
veramente
intrepido
:
fa
il
deserto
,
e
il
deserto
chiama
regno
del
pensiero
.
Non
bada
o
non
gl
'
importa
che
non
l
'
ascoltino
:
il
suo
nome
sarà
nei
giornali
e
la
gazzetta
settimanale
del
suo
collegio
e
dei
suo
partito
riceverà
il
testo
dell
'
orazione
e
abbondanti
notizie
sulla
rispettosa
attenzione
della
Camera
.
Se
il
cantore
è
un
novizio
,
pochi
si
fermano
;
e
tra
quei
pochi
sono
:
i
più
feroci
compagni
di
gruppo
,
che
aspettano
di
vederlo
dimenarsi
,
pulcino
atterrito
,
nella
stoppa
della
propria
confusione
o
arrossire
e
impallidire
sotto
i
frizzi
;
qualche
collega
che
va
a
pranzo
con
lui
la
sera
,
e
i
deputati
che
formano
il
vago
tribunale
dell
'
eloquenza
.
Questi
deputati
sono
di
solito
anziani
,
incapaci
di
mettere
insieme
quattro
periodi
decenti
,
grossi
d
'
orecchio
e
di
cervello
,
ma
che
hanno
il
privilegio
e
il
merito
d
'
aver
udito
oratori
insigni
delle
varie
parti
della
Camera
:
simili
a
quegli
abbonati
barbogi
dei
teatri
d
'
opera
,
che
ricordano
Tamagno
e
conoscono
Caruso
,
confrontano
,
sentenziano
e
portano
in
giro
la
propria
sentenza
,
compresi
della
importanza
del
bel
canto
.
Ai
di
sotto
del
bene
e
del
male
,
sono
senza
gelosia
.
Abbiano
udito
la
più
temeraria
tesi
,
i
più
impudenti
sofismi
o
la
retorica
più
ventosa
,
non
si
curano
che
del
«
parlar
bene
»
.
E
i
giorni
passano
,
e
passano
le
settimane
e
i
mesi
,
e
non
si
conchiude
una
legge
e
non
si
porta
a
maturità
un
provvedimento
,
e
non
si
fa
un
passo
innanzi
.
Si
parla
,
bene
o
male
;
se
male
,
la
platea
ride
o
torce
il
muso
;
se
bene
metteva
conto
d
'
andare
a
teatro
e
di
ricevere
un
'
indennità
per
andarvi
come
il
popolo
perditempo
della
gloriosa
democrazia
ateniese
.
Onorevoli
colleghi
...
Ciò
che
fu
già
detto
è
ripetuto
,
ciò
che
fu
ripetuto
è
riecheggiato
,
ciò
che
fu
riecheggiato
è
ricordato
.
E
'
come
la
ruminazione
bovina
in
quattro
stomachi
o
quarantaquattro
.
Per
suggerire
la
risposta
al
discorso
della
Corona
sono
trenta
,
anzi
quaranta
,
anzi
sessanta
.
Per
discutere
la
politica
generale
del
Governo
sono
trentacinque
,
anzi
cinquanta
.
Per
riprendere
,
dopo
un
mese
,
la
discussione
della
politica
generale
sono
quaranta
,
anzi
cinquantacinque
;
anzi
sessantotto
.
Ogni
querimonia
od
ogni
appello
,
ogni
ansia
od
ogni
dolore
,
ogni
bisogno
od
ogni
protesta
arriva
dalla
Nazione
e
balza
nell
'
aula
come
una
palla
gittata
dall
'
alto
:
subito
i
cani
vi
si
gettano
sopra
,
afferrandola
e
lasciandola
rimbalzare
,
ansando
dietro
chi
l
'
ha
presa
per
prenderla
a
lor
volta
.
E
la
palla
rotola
a
sinistra
,
schizza
a
destra
,
salta
al
centro
;
e
i
giorni
passano
,
e
passano
le
settimane
,
e
quando
il
gioco
è
finito
,
la
palla
è
tutta
biasciata
,
è
sgonfiata
ed
è
dimenticata
in
qualche
angolo
,
mentre
una
nuova
palla
piomba
già
e
rimbalza
in
aria
,
elastica
ed
eccitante
.
Qualche
volta
non
è
la
solita
palla
.
Qualche
volta
in
quel
luogo
chiuso
sembra
che
i
vani
delle
tribune
siano
come
improvvisi
finestroni
aperti
sulla
vita
di
tutti
e
che
dietro
grandi
vetri
appaia
il
cielo
con
nuvole
galoppanti
sotto
le
sferze
dei
venti
.
Lampeggia
e
il
tuono
fa
tremare
i
vetri
,
contro
i
quali
il
vento
cozza
come
una
catapulta
.
Se
entrasse
,
con
un
vortice
d
'
ira
?
Se
soffiasse
via
le
carte
dai
banchi
dei
ministri
?
Se
facesse
precipitar
giù
,
dietro
quei
banchi
,
il
campanello
dall
'
alto
seggio
del
presidente
,
giù
con
un
rotolio
lamentoso
,
e
poi
il
silenzio
delle
voci
sonore
che
si
schiantano
?
Oh
,
guardate
:
che
luce
livida
,
che
riflessi
violenti
e
che
ombre
funebri
!
Udite
?
C
'
e
un
rombo
lontano
,
c
'
è
un
clamore
sordo
.
La
cronaca
deve
avere
un
accesso
di
nevrastenia
.
La
gente
deve
avere
un
momento
di
quella
stanchezza
che
esaspera
.
Se
nell
'
aria
scura
,
per
un
miracolo
come
quello
della
Santa
Casa
di
Loreto
,
ma
un
miracolo
di
collera
e
di
disperata
insofferenza
,
l
'
uragano
la
prendesse
su
,
questa
mole
nella
cui
cavità
le
vespe
danno
a
intendere
di
voler
fare
il
miele
e
la
cera
,
e
la
portasse
via
dall
'
altura
dei
rottami
e
delle
combustioni
e
la
scaraventasse
in
mezzo
all
'
Italia
lontana
,
con
un
gran
fracasso
e
uno
scossone
di
bastimento
colpito
dalla
mareggiata
?
Ora
qualcuno
parla
con
una
certa
serietà
.
Si
direbbe
che
dagli
opposti
banchi
gli
avversaria
si
guardino
in
viso
,
un
po
'
smarriti
.
Bisognerebbe
forse
cominciar
a
lavorare
C
'
è
troppo
sdegno
fuori
e
il
disprezzo
è
un
volto
ove
il
sorriso
s
'
è
spento
d
'
un
colpo
,
come
una
lampada
a
un
soffio
veemente
che
è
passato
.
Bisognerebbe
forse
non
gnazzare
,
così
,
nella
propria
saliva
,
non
nuotarvi
come
le
anatre
nelle
pozze
opache
d
'
un
cortile
.
L
'
Italia
urla
...
Una
risatina
secca
ali
urta
,
come
un
colpetto
di
gomito
in
un
fianco
.
Sei
tu
?
E
'
il
mio
nemico
interno
.
Già
.
Chi
vuoi
che
sia
?
Sono
io
.
Volevo
dirti
:
non
prendere
le
cose
sul
tragico
.
Questa
antitesi
fra
il
Paese
e
il
Parlamento
è
un
'
immagine
puramente
retorica
...
Con
volto
cupo
,
disegno
un
fregio
geometrico
in
cui
si
legano
per
le
punte
laterali
alcune
stelle
di
quattro
punte
.
La
maggior
parte
della
carta
stemmata
che
lo
Stato
fornisce
ai
legislatori
nell
'
aula
serve
a
disegnar
greche
,
a
figurar
pupazzi
,
a
cercar
motivi
di
monogrammi
,
a
tracciare
parole
e
frasi
idiote
come
quelle
che
si
leggono
stampate
sulle
pagine
degli
esercizi
calligrafici
,
a
costruire
barchette
od
ochette
secondo
la
diversa
ingegnosità
dei
costruttori
e
a
scrivere
lettere
agli
elettori
e
ai
sottosegretarii
.
Con
volto
cupo
,
disegno
e
mi
irrito
contro
questo
cinico
pensiero
che
il
mio
nemico
interno
mi
suggerisce
.
Non
avertene
a
male
,
via
.
Per
andare
alla
ricerca
dell
'
assoluto
,
come
ti
piace
,
vecchio
bambino
,
di
far
ancora
assai
spesso
,
non
era
il
caso
di
venirtene
proprio
da
queste
parti
Mi
dai
l
'
impressione
di
uno
che
ha
preso
sul
serio
i
propri
discorsi
elettorali
.
Il
Paese
!
Vuoi
farmi
il
piacere
di
passar
un
momento
dalla
sintesi
all
'
analisi
?
Ecco
.
L
'
Italia
,
tu
dici
,
è
piena
di
scandalo
e
di
sdegno
per
questa
legislatura
che
evapora
in
ciarle
e
si
sconnette
in
tumulti
.
Ma
l
'
Italia
è
un
'
espressione
geografica
...
Non
sapevo
di
avere
in
me
un
piccolo
Metternich
!
-
Calma
.
Tra
noi
possiamo
parlarci
senza
ipocrisia
.
Ognuno
di
questi
deputati
ha
degli
elettori
disposti
a
passare
dalla
severità
generale
all
'
indulgenza
particolare
.
Il
tempo
che
si
perde
è
una
colpa
generale
;
l
'
insistenza
presso
il
Ministro
dei
lavori
pubblici
per
far
costruire
una
strada
carrozzabile
tra
Roccavetera
e
Casalmolino
è
un
merito
particolare
.
Due
traslochi
d
'
impiegati
,
una
nuova
fermata
della
diligenza
automobile
,
qualche
domanda
di
grazia
e
alcune
cartoline
illustrate
coi
più
cordiali
saluti
compensano
ampiamente
il
voto
favorevole
dato
a
un
Ministero
impopolare
e
anche
l
'
approvazione
d
'
un
aumento
della
tassa
dì
successione
.
Lui
,
l
'
onorevole
,
non
poteva
si
sa
-
comportarsi
diversamente
:
nell
'
interesse
stesso
della
provincia
.
Una
volta
,
quando
c
'
era
il
collegio
uninominale
,
esisteva
nel
collegio
un
partito
avversario
pieno
di
vigile
rancore
e
sì
badava
di
più
alla
condotta
del
deputato
;
adesso
quasi
da
per
tutto
ogni
corrente
d
'
idee
..
E
poi
pretendi
ch
'
io
ho
un
debole
per
la
retorica
!
...
Toccato
.
Ogni
corrente
di
interessi
comunali
e
intercomunali
ha
nella
lista
degli
eletti
almeno
un
proprio
rappresentante
,
e
quindi
le
disapprovazioni
severe
e
i
biasimi
di
lunga
durata
sono
diventati
rarissimi
.
L
'
Italia
condanna
,
ma
gl
'
italiani
assolvono
.
Ti
rendi
conto
della
distinzione
?
-
Così
..
Ostinato
.
Dietro
questi
signori
che
ti
paiono
dimenticare
,
anzi
tradire
,
la
Nazione
,
ci
sono
milioni
d
'
imbecilli
,
d
'
ingenui
,
d
'
ignoranti
,
d
'
illusi
,
di
furbi
,
d
'
indifferenti
che
sono
responsabili
di
quel
che
accade
in
quest
'
aula
e
nei
palazzi
dei
Ministeri
.
E
sono
i
milioni
di
elettori
.
L
'
Italia
è
un
caro
e
grande
paese
,
ma
l
'
Italia
in
tempo
di
elezioni
è
un
...
Basta
.
Ti
consiglio
di
non
prendere
le
cose
sul
tragico
.
Piuttosto
,
guarda
là
,
a
sinistra
,
colui
che
s
'
alza
a
parlare
.
E
'
l
'
on
Argonauta
.
-
Cioè
?
E
'
un
deputato
di
prima
legislatura
.
Parla
perché
non
ne
può
fare
a
meno
.
Un
discorso
non
è
quasi
mai
necessario
alla
patria
,
ma
è
sempre
necessario
all
'
oratore
.
Egli
è
della
compagnia
degli
Argonauti
.
Partenza
sulla
nave
leggendaria
...
il
vello
d
'
oro
...
Già
.
Non
ha
niente
da
dire
e
preferirebbe
,
a
quest
'
ora
,
di
trovarsi
al
Pincio
dove
c
'
è
tutto
quel
ben
di
Dio
di
signore
e
signorine
,
parecchie
delle
quali
sono
rive
a
cui
si
approda
facilmente
Ma
i
suoi
elettori
aspettano
.
Gli
elettori
,
presi
tutti
insieme
in
ciò
che
tu
chiami
il
Paese
,
deplorano
vivamente
la
loquacità
dei
deputati
;
ma
gli
elettori
presi
gruppo
per
gruppo
,
in
ogni
collegio
,
pretendono
che
il
loro
deputato
si
faccia
sentire
,
si
distingua
dagli
altri
,
mostri
d
'
aver
insigni
opinioni
sui
principali
problemi
che
affaticano
la
vita
nazionale
e
quindi
questa
assemblea
.
Si
deve
capire
che
quando
parla
lui
parla
qualcuno
.
E
,
naturalmente
,
se
tutti
obbedissero
ai
gruppi
d
'
italiani
,
la
loquacità
sarebbe
anche
più
abbondante
e
funesta
,
e
gl
'
italiani
tutti
insieme
sarebbero
anche
più
scandolezzati
e
malcontenti
.
Ah
,
mio
Dio
!
E
adesso
dovrei
star
a
sentire
colui
che
tu
chiami
l
'
on
.
Argonauta
?
Non
importa
.
Ma
guardalo
.
Il
guerriero
era
formidabile
e
magnifico
laggiù
,
nel
suo
collegio
!
Andava
dicendo
per
città
e
villaggi
che
la
Camera
non
doveva
essere
più
eccetera
eccetera
;
doveva
invece
,
finalmente
,
essere
eccetera
eccetera
...
Ti
prego
!
Oh
,
povero
ragazzo
:
lo
so
,
anche
tu
hai
detto
qualche
cosa
di
simile
.
Che
vuoi
farci
?
Iddio
ti
perdonerà
perché
era
la
prima
volta
perché
non
persevererai
nel
peccato
.
Va
,
e
non
peccare
più
disse
il
Signore
alla
dona
adultera
.
Dunque
,
lo
ascoltavano
,
lo
applaudivano
.
Ecco
uno
dicevano
con
cui
dovranno
fare
i
conti
a
Montecitorio
.
Egli
sudava
e
s
'
imporporava
.
Gli
occhi
gli
ardevano
d
'
una
fiamma
ch
'
era
alimentata
a
gara
dalla
fede
e
dallo
spirito
della
giusta
battaglia
.
Aveva
l
'
aria
di
scavar
,
come
Romolo
,
il
solco
della
Città
nuova
,
già
sacra
ai
grandi
destini
.
Quando
fu
eletto
,
si
profuse
in
ringraziamenti
e
aggiunse
promesse
a
promesse
.
Ed
è
,
bada
,
uno
che
vuol
far
carriera
,
che
crede
d
'
avere
sposata
la
Politica
,
che
alla
Camera
ci
vuol
tornare
,
dopo
questa
legislatura
.
Quando
partì
per
Roma
,
la
gazzetta
settimanale
del
capoluogo
annunziò
il
sabato
prima
la
partenza
.
Gli
dettero
un
banchetto
a
cui
furono
invitate
anche
le
signore
.
Gli
offrirono
dei
fiori
.
Quando
fece
il
brindisi
di
risposta
alla
dozzina
di
brindisi
d
'
augurio
e
di
saluto
vide
bocche
che
si
aprivano
sotto
la
sua
eloquenza
come
sotto
la
cannella
d
'
una
fontana
,
vide
occhi
lucenti
femminili
che
parevano
dirgli
:
La
gloria
e
il
mio
cuore
!
Nelle
famiglie
amiche
calcolavano
in
sua
presenza
quantotempo
avrebbe
dovuto
aspettare
per
diventar
ministro
.
Fateci
sentire
qualche
cosa
di
grande
,
onorevole
!
Ricordate
che
questo
povero
paese
ha
bisogno
di
uomini
come
voi
!
Chi
sa
,
onorevole
,
le
signore
delle
tribune
,
quando
parlerete
!
Parlerete
subito
?
Presto
vi
dovremo
dire
Eccellenza
.
Egli
sorrideva
,
un
po
'
commosso
,
con
dentro
un
piccolo
tremore
,
come
di
uno
che
ha
firmato
una
grossa
cambiale
e
comincia
a
pensare
che
bisognerà
pagarla
.
Non
sempre
si
può
rinnovarla
alla
scadenza
.
Quando
si
recò
alla
stazione
,
gl
'
intimi
erano
con
lui
.
Sulla
via
,
saluti
e
sorrisi
.
Sul
piazzale
,
dei
crocchi
.
A
Roma
,
a
Roma
!
Egli
salì
sulla
e
nave
piena
di
fati
,
eroe
della
gloriosa
avventura
.
Dalla
riva
i
greci
applaudivano
.
L
'
aria
intorno
era
essa
stessa
armoniosa
e
mossa
da
un
soffio
epico
,
come
la
cetra
d
'
Orfeo
.
Oh
,
il
a
vento
da
poppa
nella
vela
gonfia
!
Oh
,
l
'
odore
dei
lauri
e
l
'
inebriante
azzurro
!
In
vettura
,
signori
!
-
-
-
Povero
Argonauta
!
Eccolo
là
.
Come
quel
cavaliere
della
novella
,
è
entrato
nella
gabbia
delle
fiere
per
raccogliervi
il
guanto
che
la
bella
dama
Fortuna
vi
ha
gittato
con
un
sorriso
.
Parla
;
andrà
fino
in
fondo
.
Riparlerà
.
Riparlerà
ancora
.
E
tutti
gli
argonauti
.
Parleranno
per
ciò
che
il
Governo
non
fa
;
parleranno
per
ciò
che
il
Governo
fa
male
;
parleranno
per
ciò
che
il
Governo
fa
bene
.
Hai
visto
come
corrono
a
inscriversi
appena
una
discussione
si
annunzia
?
Nessuno
vuol
essere
lasciato
da
parte
,
nessuno
vuoi
essere
soverchiato
.
I
vecchi
si
stupiscono
di
questa
baldanza
.
Già
:
adesso
i
bambini
nascono
con
gli
occhi
aperti
.
C
'
è
una
certa
cosa
che
un
italiano
si
dice
non
fa
mai
solo
.
Dev
'
essere
il
discorso
,
o
qualche
cosa
che
gli
somiglia
...
Che
succede
ora
?
-
Niente
.
Il
Tumulto
.
Questa
legislatura
è
così
;
ogni
tanto
dalle
sue
viscere
che
tende
la
congestione
si
sprigiona
,
subitaneo
e
infrenabile
,
il
tumulto
.
Naturalmente
,
si
sprigiona
sempre
dall
'
estrema
sinistra
.
I
deputati
della
rivoluzione
sono
ebbri
della
vittoria
,
si
sentono
in
molti
,
si
sentono
davanti
ai
deputati
della
borghesia
moritura
e
sono
feroci
.
Più
gli
altri
si
mostrano
pacifici
e
più
come
sempre
succede
essi
si
mostrano
bellicosi
.
Sono
in
agguato
di
pretesti
.
I
più
violenti
li
puntano
,
come
la
selvaggina
.
Li
vedono
batter
l
'
ali
timidamente
dai
più
innocenti
e
più
circospetti
discorsi
degli
avversari
e
subito
si
slanciano
.
Di
solito
la
scena
comincia
così
.
Parla
un
borghese
;
un
socialista
lo
interrompe
.
Se
il
borghese
non
rimbecca
,
se
nessuno
dei
borghesi
fiata
,
l
'
oratore
prosegue
.
Ma
,
subito
dopo
,
altra
interruzione
.
Se
qualcuno
dice
soltanto
:
Smettetela
!
riceve
una
scarica
d
'
ingiurie
.
I
vocaboli
preferiti
dagli
araldi
della
nuova
civiltà
sono
troppo
noti
perché
abbiano
bisogno
d
'
essere
qui
ripetuti
.
Una
stessa
terminologia
determina
un
singolare
avvicinamento
tra
l
'
aula
del
Parlamento
e
le
pareti
interne
degli
orinatoi
.
Oppure
comincia
così
.
Parla
un
socialista
,
e
quando
ne
dice
una
un
po
'
troppo
più
grossa
delle
altre
,
da
qualche
banco
borghese
si
leva
,
ma
sempre
con
una
certa
timidezza
,
un
«
Euh
!
»
irriverente
.
Allora
otto
,
dieci
,
venti
compagni
dell
'
oratore
tirano
a
vituperii
.
Come
si
vede
,
la
diversità
d
'
origine
è
appena
iniziale
.
La
parola
più
nobile
è
:
«
assassini
»
;
la
più
turpe
...
Oh
,
ce
ne
sono
parecchie
che
possono
considerarsi
ugualmente
le
più
turpi
.
Il
Presidente
stende
la
mano
al
campanello
,
le
rare
volte
che
ha
avuto
l
'
ingenuità
di
posarlo
,
perché
di
solito
non
ne
distacca
la
mano
.
E
lo
agita
,
a
piccole
scosse
.
Nessuno
se
ne
dà
per
inteso
.
Anche
se
i
borghesi
,
pavidi
,
si
sono
rifugiati
dietro
il
muro
trasparente
del
silenzio
,
gli
altri
continuano
,
eccitandosi
da
soli
.
Vi
dev
'
essere
capitato
qualche
volta
di
passare
per
una
via
malfamata
,
dove
un
gruppo
di
indigeni
si
diverte
a
vilipendere
i
passanti
e
infurierebbe
per
una
risposta
sdegnosa
ma
si
irrita
anche
della
mancanza
d
'
una
risposta
;
ingigantite
le
proporzioni
,
ricordatevi
che
quei
legislatori
dell
'
estrema
hanno
il
culto
della
libertà
e
capirete
le
somiglianze
e
le
differenze
.
Gli
indigeni
delle
via
malfamate
sono
più
semplici
,
più
vicini
alla
natura
(
quella
,
s
'
intende
,
della
giungla
)
.
Ma
il
tumulto
non
è
che
al
suo
inizio
.
Dopo
un
minuto
,
se
il
silenzio
degli
avversarii
non
è
immediato
e
panico
,
la
tempesta
si
scatena
.
Un
po
'
per
volta
,
nel
corso
della
breve
legislatura
,
il
numero
degli
aggressori
professionali
andò
scemando
,
ma
quel
che
rimaneva
era
sempre
sufficiente
per
divertir
le
signore
delle
tribune
e
per
far
arrossire
le
figure
di
bronzo
della
patacca
simbolica
dietro
il
seggio
del
Presidente
.
Nei
primi
mesi
,
però
,
fu
la
grande
orchestra
:
ottanta
o
cento
professori
.
Quelli
che
stanno
scrivendo
o
conversando
dolcemente
hanno
appena
il
tempo
di
alzar
la
testa
o
di
voltarsi
e
di
domandare
ai
vicini
:
Che
c
'
è
?
Ch
'
è
successo
?
che
già
il
clamore
è
enorme
,
il
vocio
frenetico
.
Bocche
sgangherate
,
facce
arrossate
,
corpi
protesi
,
braccia
alzate
,
gesti
veementi
.
Non
si
capisce
più
niente
.
Molti
degli
schiamazzatori
non
sanno
neanche
loro
perché
il
tumulto
è
scoppiato
;
ma
che
importa
?
È
il
rumore
che
li
inebria
.
A
star
attenti
,
se
ne
coglie
sempre
qualcuno
che
si
dispera
di
non
riuscire
a
far
intendere
la
sua
ingiuria
che
gli
sembra
particolarmente
spiritosa
,
e
la
ripete
,
e
la
ripete
,
con
una
ostinazione
ambiziosa
,
cercando
di
cogliere
nel
tumulto
una
fessura
di
stanchezza
per
inserirvela
.
Poi
,
quando
vede
che
non
c
'
è
nulla
da
fare
,
si
calma
e
si
mette
a
sedere
con
un
sorriso
di
gentile
malinconia
.
Ma
la
terra
in
serbo
per
un
'
altra
volta
.
Non
so
se
anche
nel
suo
gruppo
usano
mandare
le
interruzioni
e
le
apostrofi
andate
a
male
ai
giornalisti
del
partito
,
su
,
nella
tribuna
della
stampa
,
perché
almeno
la
Nazione
non
ne
rimanga
defraudata
.
L
'
usanza
è
certo
assai
diffusa
tra
i
deputati
borghesi
.
Se
qualche
ardente
patriota
,
per
esempio
,
ha
gridato
più
volte
,
con
l
'
indice
puntato
verso
la
estrema
sinistra
:
Voi
siete
al
servizio
dello
straniero
!
oppure
:
Siete
al
di
sotto
dei
carri
!
e
teme
che
lassù
non
se
ne
siano
accorti
(
alle
volte
è
proprio
il
meglio
quello
che
si
perde
)
,
prende
uno
di
quei
foglietti
su
cui
si
disegnano
le
greche
o
con
cui
si
fanno
le
ochette
,
vi
annota
le
memorabili
parole
,
preme
un
bottone
che
fa
squillare
il
lontano
campanello
sul
capo
d
'
un
usciere
e
al
brav
'
uomo
che
arriva
con
una
dignitosa
tranquillità
inutilmente
esemplare
consegna
la
busta
per
il
redattore
del
tale
o
tal
altro
giornale
.
Laggiù
,
nella
boscosa
Calabria
,
o
lassù
,
nella
ricca
di
vigne
e
di
verzieri
graziosa
Toscana
,
domani
molti
cittadini
diranno
:
Hai
visto
,
l
'
on
.
Argonauta
?
Bene
,
perdio
!
A
quella
gente
là
bisogna
dirla
come
va
detta
.
-
Non
è
il
vello
d
'
oro
,
ma
è
qualche
cosa
.
Il
giorno
dopo
si
ricomincia
.
Ho
nella
memoria
certe
piazze
di
villaggi
,
che
s
'
aprono
di
fianco
alla
strada
grande
,
la
quale
è
la
stessa
strada
provinciale
.
Dal
lato
della
strada
alcune
case
e
casette
con
piccole
botteghe
;
sul
largo
la
chiesa
e
due
o
tre
grosse
porte
di
case
contadinesche
,
spalancate
su
vasti
cortili
,
dove
si
vedono
carri
e
carretti
con
le
stanghe
in
aria
,
un
asino
o
un
mulo
legato
a
un
anello
;
donne
che
lavano
un
po
'
di
biancheria
di
lattanti
o
móndano
il
riso
,
e
bambini
tra
un
razzolar
di
galline
.
Sulla
piazza
un
gruppo
di
ragazzi
e
un
cane
sonnolento
che
va
intorno
con
le
orecchie
basse
.
Arriva
un
carro
,
sfangando
da
una
stradicciola
sull
'
altro
fianco
della
chiesa
,
con
un
carico
di
fieno
e
in
cima
al
fieno
un
cagnetto
petulante
.
Il
cagnetto
si
mette
ad
abbaiare
stizzosamente
.
Allora
il
cane
sonnolento
si
scuote
,
s
'
avvicina
alzando
il
muso
,
risponde
con
un
cupo
brontolio
.
L
'
altro
replica
,
più
stridulo
,
più
violento
.
Il
cane
,
giù
,
alza
il
tono
.
Un
altro
cane
spunta
da
una
cascina
,
un
altro
da
un
'
altra
,
correndo
.
E
si
slanciano
ad
abbaiare
verso
il
carro
.
I
ragazzi
più
audaci
si
avvicinano
ai
cani
.
Altri
ragazzi
sbucano
dalle
porte
.
Cani
ancora
:
tutti
i
cani
del
villaggio
galoppano
verso
la
piazza
,
entrano
nel
mucchio
:
fanno
la
rivoluzione
.
Si
dice
,
non
è
vero
?
quando
c
'
è
un
grande
schiamazzo
:
È
una
rivoluzione
.
I
bottegai
appaiono
sull
'
uscio
delle
botteghe
;
le
donne
vengono
avanti
per
vedere
dove
sono
i
loro
figliuoli
.
Abbaiamenti
,
maledizioni
,
urla
,
sassate
.
Brutte
bestie
!
Il
carrettiere
fa
schioccare
la
frusta
,
ma
non
serve
,
perché
le
bestie
si
scansano
un
poco
,
poi
si
riavventano
.
E
si
buttano
una
sull
'
altra
,
si
mordicchiano
,
si
rotolano
nella
polvere
.
Il
prevosto
appare
sulla
soglia
della
chiesa
,
dietro
il
sacrestano
.
Che
succede
?
Ma
che
hanno
?
Ma
che
li
piglia
?
Il
carrettiere
sferza
i
due
sfiancati
cavalli
;
il
carro
va
,
i
cani
dietro
;
i
più
pigri
rimangono
un
po
'
distanti
,
i
più
ostinati
e
furibondi
saltano
verso
il
mucchio
di
fieno
e
ricadono
sulle
zampe
senza
smettere
d
'
abbaiare
.
Leggero
,
fioco
,
in
quel
pandemonio
,
il
tintinnio
delle
sonagliere
;
e
il
cagnetto
accenna
col
capo
,
gli
occhi
lustri
di
stizza
,
come
per
dire
:
Sì
,
abbaio
ancora
...
canaglia
!
Poi
la
calma
ritorna
e
presso
il
paracarro
d
'
uno
di
quei
portoni
tozzi
un
bimbo
si
accoccola
,
tranquillo
,
profittando
di
aver
le
brachette
aperte
di
dietro
.
Penso
che
dovrò
vivere
,
chi
sa
?
due
anni
,
forse
tre
,
con
costoro
.
Guardo
la
banda
dei
precursori
d
'
un
'
epoca
nuova
,
nel
momento
in
cui
il
tumulto
è
più
forte
.
Alcuni
scuotono
con
la
testa
il
grosso
ciuffo
di
capelli
che
ricade
sulla
fronte
da
un
lato
,
e
se
lo
cacciano
dagli
occhi
con
un
frequente
gesto
della
mano
o
spingono
la
testa
indietro
.
Altri
si
spenzolano
dal
banco
.
Qualcuno
sta
seduto
;
grida
qualche
cosa
,
col
dito
puntato
,
poi
tace
;
poi
grida
qualche
altra
cosa
,
poi
tace
di
nuovo
.
I
raffinati
sorridono
,
ma
con
un
certo
impaccio
.
Vi
sono
alcuni
ceffi
che
non
vorreste
incontrare
all
'
angolo
della
vostra
via
,
rincasando
dopo
la
mezzanotte
:
uno
col
naso
schiacciato
,
informe
.
Un
altro
sembra
aver
le
mascelle
tenute
insieme
da
un
rude
meccanismo
,
che
le
divide
e
le
riunisce
rigidamente
.
Il
mento
s
'
alza
,
il
collo
si
piega
indietro
:
la
bocca
s
'
apre
e
si
chiude
,
s
'
apre
e
si
chiude
,
presto
presto
.
Si
vede
che
la
molla
è
dura
.
Poi
,
tac
,
le
mascelle
si
serrano
,
il
mento
va
un
po
'
più
su
e
si
ferma
.
La
carica
è
finita
.
E
,
quando
il
tumulto
langue
,
i
più
selvaggi
,
quelli
che
hanno
più
urlato
e
lasciato
sgorgar
dalle
fauci
un
più
tetro
flotto
di
sozzure
,
alzano
gli
occhi
verso
le
tribune
delle
famiglie
,
dove
le
donne
sono
più
numerose
degli
uomini
,
e
guardano
...
E
guardano
,
come
i
giocolieri
quando
hanno
finito
un
bell
'
esercizio
e
,
un
po
'
ansando
,
fissano
il
pubblico
che
li
deve
ammirare
.
Onorevoli
colleghi
...
Discorsi
da
comizi
,
conferenze
da
università
popolari
,
arringhe
da
corti
d
'
assise
,
relazioni
da
assemblee
d
'
azionisti
,
dichiarazioni
da
soci
che
vogliono
scindere
le
responsabilità
d
'
una
impresa
assai
dubbia
,
recitazioni
di
lezioncine
preparate
per
far
alzare
dal
professore
il
voto
trimestrale
;
ah
Dio
!
per
settimane
.
Concioni
per
lo
sdegno
,
dissertazioni
per
l
'
approfondimento
delle
conoscenze
,
aggiunte
per
il
completamento
dei
capitoli
di
storia
,
fatte
da
collega
a
collega
dello
stesso
gruppo
,
con
l
'
amabilità
con
cui
un
amico
dà
un
ultimo
tocco
alla
cravatta
dell
'
amico
che
si
volge
dallo
specchio
;
lunghe
parlate
che
sembrano
i
testi
,
brevi
parlate
che
sembrano
le
note
,
in
un
carattere
più
minuto
;
filippiche
,
esortazioni
;
interpolazioni
,
messe
là
con
più
o
meno
scaltrezza
da
un
compagno
di
gruppo
per
diminuire
le
sporgenze
a
cui
gli
avversarii
si
potrebbero
appigliare
;
parole
,
parole
,
parole
,
oh
Dio
,
interminabilmente
.
«
La
cosa
in
sé
»
non
esiste
,
soverchiata
del
tutto
dal
calcolo
di
tacere
o
di
parlare
,
come
in
Borsa
,
quando
si
offre
,
perché
c
'
è
speranza
di
guadagno
,
e
quando
si
sta
da
parte
,
perché
c
'
è
timore
di
perdita
o
soltanto
perché
l
'
affare
è
incerto
.
Ogni
tanto
,
ma
proprio
ogni
tanto
tempo
,
una
persona
per
bene
dice
il
suo
parere
perché
crede
che
certe
cose
si
debbano
sapere
o
perché
,
a
ogni
modo
,
è
convinto
di
portare
all
'
assemblea
un
vero
elemento
di
giudizio
,
un
non
trascurabile
argomento
di
riflessione
.
E
ogni
tanto
i
ministri
che
furono
,
ma
di
cui
si
pensa
che
saranno
ancora
,
fanno
cadere
dall
'
alto
(
nulla
è
più
relativo
dell
'
altezza
)
la
loro
saggezza
temprata
nell
'
esperienza
della
difficile
arte
di
governo
.
Onorevoli
colleghi
...
E
le
interrogazioni
!
Ogni
giorno
,
per
un
'
ora
e
più
,
a
principio
della
seduta
,
i
sottosegretarii
devono
spiegare
perché
il
maresciallo
dei
carabinieri
di
Fontanella
si
permise
dì
mandar
a
chiamare
in
caserma
l
'
assessore
anziano
o
perché
il
prefetto
della
provincia
di
Passaro
ha
mandato
una
lettera
di
biasimo
al
segretario
comunale
di
Fornaci
o
perché
si
è
permesso
al
sindaco
di
San
Calogero
di
lasciar
abitare
la
maestra
del
villaggio
nella
città
vicina
,
con
grave
danno
della
rigidezza
d
'
orario
.
Il
Governo
si
è
occupato
di
ciò
;
e
gli
risulta
con
certezza
che
la
maestra
arriva
sempre
in
scuola
alle
otto
precise
...
Non
è
vero
!
La
mattina
dell'11
d
'
aprile
...
Già
,
ma
quella
mattina
ella
fu
presa
improvvisamente
da
un
leggero
malessere
,
di
cui
informò
anzi
il
medico
condotto
.
Il
medico
condotto
è
del
partito
del
sindaco
:
la
sua
testimonianza
non
è
che
un
atto
di
connivenza
partigiana
...
Un
'
ora
al
giorno
,
tutti
i
giorni
;
e
il
lunedì
per
quattro
ore
almeno
di
seguito
.
Le
interrogazioni
servono
per
gli
elettori
.
O
servono
per
dimostrare
la
sensibilità
dei
deputati
di
fronte
a
improvvise
cause
di
turbamento
della
pubblica
opinione
.
«
S
'
interroga
il
ministro
degl
'
interni
per
sapere
in
qual
modo
intende
ristabilire
il
rispetto
delle
pubbliche
libertà
»
,
a
proposito
del
segretario
della
lega
dei
venditori
di
anelli
per
chiavi
,
arrestato
durante
un
comizio
e
non
ancora
rilasciato
.
Tutti
interrogano
,
a
proposito
di
tutto
:
le
serve
in
portineria
.
I
giornali
delle
grandi
città
talvolta
,
i
giornaletti
delle
sottoprefetture
sempre
,
pubblicano
il
testo
delle
interrogazioni
,
e
si
capisce
così
che
il
deputato
veglia
.
Bisogna
aspettare
il
turno
,
per
lo
svolgimento
,
salve
alcune
speciali
occasioni
.
Ma
spesso
quando
arriva
il
turno
d
'
un
'
interrogazione
,
il
deputato
che
l
'
ha
presentata
non
c
'
è
,
e
non
se
ne
parla
più
.
Non
è
una
cosa
molto
grave
.
Dopo
un
'
ora
e
più
,
quando
ha
sufficientemente
aleggiato
nell
'
aula
la
speranza
che
la
carrozza
postale
di
Montecalvo
faccia
due
volte
al
giorno
il
servizio
e
quando
,
pur
troppo
,
si
è
confitto
nel
cuore
dei
legislatori
il
dubbio
pungente
che
l
'
aumento
di
sussidio
alla
linea
automobilistica
di
Val
d
'
Anfossa
sia
stato
negato
per
l
'
implacabile
spirito
di
sopraffazione
dell
'
Italia
settentrionale
sull
Italia
meridionale
,
si
ritorna
alla
discussione
sulla
politica
generale
del
Governo
.
Avanti
...
Onorevoli
colleghi
...
Parla
un
deputato
dell
'
ordine
,
con
qualche
disordine
nelle
idee
e
nella
sintassi
.
Poi
parla
un
deputato
del
disordine
,
con
un
bell
'
ordine
di
argomenti
tutti
estremamente
facili
e
semplici
,
dai
quali
risulta
che
tutto
va
male
e
andrà
peggio
fino
a
quando
il
socialismo
,
per
mezzo
della
rivoluzione
,
cambierà
il
ferro
in
oro
,
l
'
inferno
in
paradiso
e
il
furfante
in
galantuomo
.
Non
è
vero
che
la
vita
sia
complicata
.
Le
complicazioni
le
fa
il
regime
borghese
.
La
vita
è
turbata
dallo
spirito
malefico
del
capitale
.
Sopprimete
il
capitale
e
la
vita
diventa
regolare
e
tranquilla
come
la
tavola
pitagorica
.
È
terribile
,
pei
pochi
lettori
di
libri
,
star
ad
ascoltare
questi
lettori
di
giornali
.
Ma
alla
Camera
sì
viene
per
parlare
.
Bisogna
parlare
.
Onorevoli
colleghi
,
(
mi
sembra
d
'
essere
là
,
vicino
alla
scaletta
,
in
piedi
,
e
aver
davanti
il
vassoio
con
la
bottiglia
dell
'
acqua
e
la
coppetta
dello
zucchero
)
gli
orologi
dell
'
aula
segnano
le
diciotto
.
A
quest
'
ora
,
poiché
siamo
ancora
in
inverno
,
le
vie
di
Roma
sono
illuminate
dalla
luce
elettrica
.
Spero
che
i
colleghi
dell
'
estrema
sinistra
non
vogliano
attribuire
alla
maledetta
guerra
il
rapido
tramonto
del
sole
nella
stagione
invernale
o
almeno
aggiungere
alle
altre
delusioni
derivate
dalla
guerra
il
perdurare
del
passato
nel
ritmo
delle
stagioni
.
A
quest
'
ora
il
corso
è
pieno
di
gente
che
passeggia
:
belle
donne
,
contente
di
vivere
,
e
uomini
che
si
godono
la
vista
delle
belle
donne
.
Le
grandi
rovine
dell
'
Urbe
s
'
intagliano
nere
nel
cupo
azzurro
del
cielo
dove
s
'
affollano
le
stelle
delle
sere
senza
luna
.
I
treni
corrono
verso
le
città
da
cui
siamo
venuti
.
Ondeggia
la
nebbia
sui
fiumi
.
Cantano
lungo
le
vie
maestre
,
per
vincere
la
malinconia
della
sera
,
gli
uomini
che
affrettano
il
passo
verso
le
case
dove
i
fanciulli
stanchi
e
affamati
rientrano
nelle
cucine
.
Voglio
dirvi
che
in
queste
tre
ore
l
'
anima
mia
ma
sì
!
è
andata
a
fare
un
'
inchiesta
.
Laggiù
,
in
un
campo
,
un
contadino
riconduceva
con
lento
passo
i
buoi
verso
la
stalla
.
Io
gli
dissi
che
un
progetto
di
legge
può
essere
tirato
in
lungo
per
mesi
e
mesi
o
anche
rimandato
da
una
legislatura
all
'
altra
,
sebbene
si
pretenda
che
quella
legge
,
in
una
forma
o
in
un
'
altra
,
sia
necessaria
alla
nazione
.
Egli
mi
disse
che
bisogna
seminare
in
quei
dati
giorni
,
perché
dopo
non
serve
più
seminare
e
,
non
seminando
in
tempo
,
si
perde
un
raccolto
.
Non
è
lecito
perdere
per
negligenza
un
raccolto
.
E
quando
il
fieno
è
maturo
,
bisogna
falciarlo
.
Se
si
tarda
è
sciupato
in
parte
e
il
danno
s
'
avverte
nel
fare
il
conto
della
vendita
.
Io
gli
dissi
che
per
decidere
se
un
atto
o
un
proposito
del
Governo
è
biasimevole
o
lodevole
,
opportuno
o
deprecabile
,
si
può
discorrere
un
giorno
o
una
settimana
o
anche
due
mesi
,
quando
una
parte
della
Camera
delibera
di
mettersi
di
traverso
.
Egli
mi
disse
che
un
giorno
di
pioggia
è
una
benedizione
,
due
giorni
vanno
bene
,
tre
guastano
.
L
'
acqua
è
una
cosa
santa
;
ma
se
il
terreno
ne
riceve
troppa
il
seme
marcisce
.
Io
gli
dissi
che
i
deputati
hanno
una
singolare
qualità
di
lavoro
,
per
cui
non
si
guarda
che
cosa
la
giornata
abbia
prodotto
,
mentre
gli
uomini
di
tutti
gli
altri
mestieri
devono
avere
scavato
un
solco
,
mondato
una
pianta
,
costruito
un
arnese
,
insegnato
una
verità
,
spazzata
una
strada
,
seppellito
un
morto
,
raccolto
una
creatura
viva
dalla
ferita
d
'
una
maternità
dolorante
e
felice
.
Egli
mi
disse
che
fare
le
leggi
e
giudicare
la
condotta
d
'
un
Governo
doveva
,
però
,
essere
una
cosa
seria
.
Intanto
eravamo
arrivati
alla
sua
casa
.
Sulla
soglia
,
appoggiata
allo
stipite
,
era
una
donna
,
che
guardava
un
ragazzetto
ricondurre
,
correndo
,
due
pecore
.
Quando
vide
il
marito
,
gli
mosse
incontro
.
Era
incinta
e
appoggiava
le
mani
sul
ventre
.
Io
dissi
al
contadino
che
la
cosa
più
seria
era
preparare
per
il
raccolto
,
che
viene
sempre
nel
tempo
aspettato
,
un
campo
e
una
donna
.
Egli
mi
disse
con
umile
gentilezza
che
i
signori
sanno
molte
cose
.
Io
gli
dissi
che
vi
sono
molti
signori
i
quali
sanno
confondere
le
cause
e
gli
effetti
e
più
conoscono
quest
'
arte
e
più
possono
aver
fortuna
presso
i
loro
simili
,
anche
quando
sono
dissimili
,
ma
se
il
bifolco
semina
un
frumento
gramo
,
gramo
sarà
il
frumento
che
maturerà
sotto
il
sole
di
giugno
.
Onorevoli
colleghi
,
il
contadino
si
guarda
dal
seminare
il
frumento
di
cattiva
qualità
e
trova
per
ogni
giorno
un
lavoro
,
per
ogni
palmo
di
terra
un
fascio
d
'
erba
o
i
frutti
d
'
una
pianta
.
E
quando
qualcuno
,
ignaro
o
stolto
,
gli
cammina
sul
seminato
,
s
'
indigna
e
grida
.
Non
pare
a
voi
di
calpestare
talvolta
ciò
che
nasce
o
ciò
che
matura
?
Oh
,
dopo
quattro
ore
di
seduta
,
a
Montecitorio
,
desiderio
irriverente
e
disperato
di
respirare
in
una
tepida
stalla
l
'
odore
dello
strame
e
del
latte
!
-
Ma
no
.
Ma
se
la
seduta
è
tolta
Ma
laggiù
,
sotto
il
seggio
del
Presidente
,
gli
allegri
legislatori
stabiliscono
il
«
lavoro
»
di
domani
!
E
su
un
banco
di
sinistra
,
in
alto
,
ecco
il
cranio
lucente
e
immobile
di
quel
deputato
sardo
dal
volto
lungo
,
dal
silenzio
inviolabile
,
che
tutti
giorni
scrive
lettere
,
scrive
,
scrive
,
senza
mai
alzar
la
testa
,
ultimo
a
raccogliere
le
sue
carte
nell
'
aula
già
quasi
deserta
.
«
Caro
amico
,
il
sottosegretario
delle
poste
e
telegrafi
...
»
.
Risponde
a
tutti
,
cerca
di
servir
tutti
.
Tesse
la
sua
tela
di
ragno
fra
i
lontani
elettori
e
il
mito
del
Governo
.
Onesto
uomo
;
ma
non
gli
sarà
perdonato
di
aver
voluto
fare
con
coscienza
la
sua
piccola
parte
e
di
non
aver
pronunziato
discorsi
sulla
questione
sociale
e
sull
'
importanza
che
avrà
la
Sardegna
nell
'
Europa
di
domani
.
L
'
Italia
è
ubbriaca
e
gonfia
di
parole
e
Montecitorio
è
il
suo
«
vomitorium
»
.
StampaPeriodica ,
Voi
dite
che
questa
grande
invenzione
che
è
la
TV
ancora
sta
aspettando
che
qualcuno
inventi
l
'
opera
televisiva
,
l
'
opera
adatta
,
cioè
,
al
mezzo
televisivo
e
soltanto
a
questo
,
e
non
presa
in
prestito
,
che
so
,
dal
teatro
o
dal
cinema
?
Briganti
!
Dimenticate
l
'
originale
televisivo
"
.
Qualche
maligno
potrebbe
credere
che
con
questa
denominazione
si
voglia
alludere
a
un
qualsiasi
lavoro
,
di
qualsiasi
genere
,
scritto
,
o
composto
,
per
la
TV
.
No
,
perché
con
tal
criterio
la
denominazione
potrebbe
adottarsi
di
diritto
anche
per
un
servizio
di
viaggio
,
per
un
'
inchiesta
,
un
balletto
,
o
qualsiasi
cosa
,
insomma
,
sol
che
risponda
al
requisito
puramente
accessorio
,
esteriore
e
accidentale
di
essere
stato
scritto
o
composto
o
comunque
fatto
per
essere
incluso
nei
programmi
TV
.
Invece
,
come
avrete
notato
,
la
denominazione
è
strettamente
riservata
a
un
solo
tipo
di
componimento
.
Bisogna
dedurne
che
con
essa
i
programmisti
TV
intendano
designare
un
nuovo
genere
letterario
.
Non
film
,
non
commedia
o
dramma
,
altrimenti
si
chiamerebbe
film
,
o
commedia
,
o
dramma
.
Ma
"
originale
televisivo
"
.
L
'
originale
televisivo
"
è
il
nuovo
genere
letterario
nato
dalla
TV
.
E
,
vista
la
novità
del
mezzo
,
bisogna
dire
:
la
grande
novità
del
secolo
,
in
fatto
di
spettacolo
.
La
grande
invenzione
.
Il
nuovo
linguaggio
ultramoderno
.
Come
esistono
il
dramma
per
il
teatro
,
il
film
per
il
cinema
,
il
melodramma
per
l
'
apparato
operistico
,
così
esiste
l
'
originale
televisivo
"
per
la
TV
:
un
tipo
di
lavoro
che
si
differenzia
dagli
altri
destinati
ad
altri
mezzi
d
'
espressione
e
adatto
soltanto
al
mezzo
televisivo
.
L
'
ultima
parola
,
in
fatto
di
novità
.
L
'
ultimo
grido
del
secolo
.
Qualcosa
da
stare
,
sul
terreno
artistico
,
al
livello
dei
veicoli
spaziali
,
dei
razzi
interplanetari
sul
terreno
dei
mezzi
di
trasporto
.
Perché
quale
mezzo
di
espressione
potrebbe
permetterci
di
vedere
quel
che
sta
avvenendo
in
questo
preciso
momento
qui
,
là
,
a
cento
,
a
mille
chilometri
di
distanza
un
luogo
dall
'
altro
,
contemporaneamente
,
nello
stesso
momento
in
cui
avviene
nei
vari
luoghi
?
Dunque
,
novità
senza
precedenti
,
novità
strabilianti
,
e
ben
a
ragione
i
programmisti
della
TV
hanno
voluto
designarla
con
uno
speciale
appellativo
,
riservando
a
essa
quello
ambizioso
di
"
originale
televisivo
"
.
Difatti
,
che
cos
'
è
in
pratica
un
"
originale
televisivo
"
?
Una
cosa
originalissima
,
nuova
di
zecca
,
che
non
s
'
era
mai
vista
.
Figuratevi
un
po
'
:
è
nientemeno
una
serie
di
scene
recitate
da
attori
e
da
attrici
,
che
dicono
delle
battute
,
e
attraverso
le
quali
si
svolge
e
,
possibilmente
,
si
conclude
una
vicenda
.
Tutte
cose
che
non
s
'
erano
mai
viste
né
a
teatro
né
al
cinema
.
Cose
che
si
possono
fare
soltanto
mercé
la
televisione
e
perciò
formanti
quello
che
si
chiama
l
'
originale
televisivo
"
.
Se
non
fosse
stata
inventata
la
televisione
,
non
avremmo
mai
avuto
idea
,
pensate
,
di
queste
cose
.
Da
secoli
l
'
uomo
aveva
da
dire
qualcosa
che
gli
urgeva
dentro
,
ma
non
riusciva
a
esprimerlo
coi
mezzi
esistenti
.
Si
scervellava
,
si
sforzava
.
Niente
.
Mancava
il
mezzo
ad
hoc
.
Finalmente
,
s
'
inventa
la
televisione
e
,
là
!
,
ecco
la
nuova
opera
d
'
arte
.
Ora
ci
sarebbe
da
domandarsi
che
differenza
c
'
è
,
secondo
i
programmisti
della
TV
,
fra
un
comune
filmetto
o
una
comunissima
commediola
tradizionale
,
e
quello
che
pomposamente
essi
annunziano
e
definiscono
come
"
originale
televisivo
"
.
O
che
differenza
c
'
è
fra
questo
e
un
comunissimo
raccontino
sceneggiato
.
Forse
,
l
'
unica
differenza
è
che
un
"
originale
televisivo
"
è
una
specie
di
filmetto
un
po
'
più
pecione
dei
comuni
filmetti
,
e
che
perciò
non
osa
attribuirsi
la
qualifica
di
filmetto
;
o
è
una
commediolina
un
po
'
più
scema
delle
usuali
commedioline
del
suo
genere
e
che
perciò
non
ardisce
definirsi
commediolina
:
o
è
un
raccontino
sceneggiato
un
po
'
più
scemeggiato
d
'
altri
manufatti
del
genere
,
e
che
perciò
pudicamente
cela
il
vero
essere
suo
.
Quindi
,
in
tutti
questi
casi
:
"
originale
televisivo
"
.
Ma
lasciamo
a
quei
programmisti
i
misteri
della
loro
estetica
televisiva
,
limitandoci
a
esclamare
:
povera
TV
,
in
che
mani
sei
capitata
.
E
passiamo
a
esaminare
brevemente
l
'
ultimo
"
originale
televisivo
"
programmato
:
Il
destino
numero
uno
,
due
,
tre
di
Paolo
Emilio
D
'
Emilio
.
È
un
forte
lavoro
di
pensiero
,
imperniato
sui
refusi
,
o
svarioni
tipografici
,
detti
anche
"
perle
giapponesi
"
;
questi
errori
di
stampa
per
cui
,
a
esempio
,
la
casa
del
cavalier
X
viene
allietata
dalla
nascita
di
un
vispo
e
baffuto
bimbo
,
o
il
commendator
Y
decede
per
improvviso
malumore
.
Tizio
mangia
il
cane
quotidiano
,
Caio
s
'
invaghisce
d
'
una
signorina
elefante
e
il
torpedone
coi
giganti
passa
festosamente
sul
conte
,
eccetera
eccetera
.
Molti
profondi
lavori
sono
stati
scritti
su
questi
importanti
temi
,
ma
di
solito
la
questione
veniva
trattata
da
capi
scarichi
con
una
deplorevole
leggerezza
,
non
consona
all
'
austerità
dell
'
assunto
.
Giustamente
perciò
l
'
autore
del
lavoro
in
esame
prende
la
cosa
sul
dovuto
tragico
:
il
giovine
correttore
di
bozze
d
'
un
giornale
,
non
riuscendo
a
corrispondere
telefonicamente
con
la
sua
bella
,
ne
ha
le
facoltà
visive
talmente
menomate
che
lascia
passare
tre
svarioni
.
Così
capita
che
l
'
indomani
:
a
)
la
giovane
Roberta
legge
sul
giornale
che
,
invece
d
'
un
qualsiasi
a
lei
ignoto
Alberto
Maria
Rossi
s
'
è
sposato
con
altra
ragazza
l
'
a
lei
noto
,
anzi
notissimo
,
Alberto
Maria
Bossi
,
il
quale
altri
non
è
che
il
suo
fidanzato
;
secondo
giornale
,
"
l
'
amato
e
amante
giovane
,
che
sposo
andar
dovea
"
,
con
lei
,
è
invece
andato
sposo
con
l
'
altra
ed
è
partito
in
viaggio
di
nozze
;
b
)
in
casa
della
giovane
Lorenza
,
sempre
a
causa
dell
'
infernale
correttore
,
si
sparge
la
notizia
che
,
invece
di
un
certo
a
essi
ignoto
Gianfranco
Carabelli
,
è
stato
arrestato
per
furto
l
'
a
essi
noto
Gianfranco
Sarabelli
,
aspirante
alla
di
lei
mano
;
c
)
l
'
impiegato
Rossinis
crede
di
aver
vinto
venti
milioni
al
lotto
,
mercé
un
errato
quarantasette
che
il
diabolico
correttore
ha
lasciato
passare
invece
di
un
trentasette
.
I
tre
refusi
non
avrebbero
gravi
conseguenze
se
,
purtroppo
,
non
capitassero
proprio
in
un
paese
dove
il
telefono
serve
soltanto
a
ottenebrare
le
facoltà
visive
dei
correttori
di
bozze
,
ma
non
viene
minimamente
usato
per
accertarsi
se
un
fidanzato
,
che
magari
s
'
è
visto
poche
ore
prima
,
è
realmente
partito
in
viaggio
di
nozze
con
un
'
altra
,
o
se
veramente
è
stato
arrestato
per
furto
in
una
gioielleria
.
Pertanto
Roberta
si
disamora
;
i
parenti
di
Lorenza
,
appena
letta
la
notizia
dell
'
arresto
,
lungi
dal
formare
un
numero
telefonico
,
non
foss
'
altro
che
per
domandare
come
si
sono
svolti
i
fatti
,
decidono
di
partire
tutti
,
seduta
stante
,
per
un
lontano
paese
,
di
abbandonare
focolare
,
amici
,
patria
,
dicendo
:
"
Quando
torneremo
,
tutti
avranno
dimenticato
questa
brutta
faccenda
"
(
per
fortuna
,
pare
non
ci
fosse
immediatamente
un
treno
pronto
,
sicché
poi
l
'
equivoco
ha
modo
di
chiarirsi
)
;
e
l
'
impiegato
Rossinis
calca
il
cestino
della
carta
straccia
in
testa
al
capufficio
.
È
anche
un
paese
dove
a
nessuno
passa
nemmeno
lontanamente
per
la
testa
che
possano
darsi
casi
di
omonimia
.
Ed
è
infine
un
paese
nel
quale
i
giornali
li
leggono
soltanto
le
fidanzate
e
i
loro
amici
e
parenti
,
ma
non
i
fidanzati
.
Se
lì
,
infatti
,
anche
questi
avessero
la
lodevole
o
,
secondo
i
casi
,
pericolosa
abitudine
di
dare
un
'
occhiata
alla
cronaca
cittadina
,
essi
potrebbero
immediatamente
tranquillizzare
le
rispettive
fidanzate
circa
altri
eventuali
matrimoni
o
furti
con
scasso
,
attribuiti
loro
dai
giornali
.
Fortunatamente
,
poi
,
tutto
s
'
accomoda
,
perché
l
'
originale
televisivo
finisce
e
si
passa
ad
altra
trasmissione
.
Bravi
tutti
gli
attori
e
il
regista
Vaccari
.
StampaPeriodica ,
Le
storie
televisive
dell
'
ispettore
Derrick
sono
molto
seguite
.
A
lume
di
buon
senso
critico
,
non
ci
sarebbero
ragioni
per
cui
Derrick
dovrebbe
piacere
.
il
protagonista
ha
lo
sguardo
acquoso
,
il
sorriso
triste
di
un
vedovo
sin
dalla
nascita
,
veste
male
con
cravatte
orribili
,
come
del
resto
anche
i
suoi
comprimari
;
gli
interni
avrebbero
piombato
lo
scomparso
Aiazzone
in
un
inguaribile
sconforto
,
e
gli
esterni
sono
quanto
di
peggio
la
Baviera
può
offrire
(
e
dire
che
avrebbe
di
meglio
)
.
Rimarrebbe
da
pensare
che
lo
schema
poliziesco
delle
vicende
sia
originale
e
che
Derrick
conquisti
il
suo
pubblico
dando
prova
di
facoltà
mentali
fuori
dal
comune
.
Ora
lo
schema
,
rispetto
alle
storie
poliziesche
di
una
volta
,
mostra
un
tratto
di
stagionatissima
novità
,
già
ampiamente
sfruttata
dalla
serie
del
tenente
Colombo
:
il
pubblico
sa
subito
chi
è
il
colpevole
e
come
ha
fatto
a
delinquere
.
Il
gusto
consiste
nel
vedere
come
il
poliziotto
,
che
non
sa
,
indovina
e
-
disponendo
di
scarsissime
prove
-
conduce
il
colpevole
a
tradirsi
.
Ma
Colombo
,
peggio
vestito
di
Derrick
,
si
muove
con
i
suoi
modi
proletari
in
un
mondo
di
californiani
belli
e
potenti
,
che
lo
trattano
come
una
pezza
da
piedi
(
e
lui
li
incoraggia
)
,
sicuri
che
quello
scarto
di
remote
immigrazioni
non
riuscirà
a
rompere
la
loro
guardia
,
e
a
infrangere
la
barriera
della
loro
arroganza
.
Colombo
li
mette
con
le
spalle
al
muro
con
alcuni
trucchi
psicologici
di
perfida
raffinatezza
,
trae
dalla
manica
un
asso
di
denari
insospettato
,
e
li
conduce
a
perdizione
proprio
sfruttando
la
loro
sicumera
.
l
pubblico
gode
di
questa
lotta
tra
il
pigmeo
e
il
gigante
dai
piedi
d
'
argilla
e
va
a
dormire
con
la
sensazione
che
qualcuno
,
modesto
e
onesto
come
loro
,
li
abbia
vendicati
,
punendo
personaggi
odiosamente
ricchi
,
belli
,
bravi
e
potenti
.
Derrick
invece
no
.
Quasi
sempre
ha
a
che
fare
con
gente
più
modesta
e
peggio
vestita
di
lui
,
psichicamente
instabile
,
intimidita
da
un
rappresentante
della
legge
,
come
accade
a
ogni
buon
tedesco
.
I
suoi
colpevoli
appaiono
così
spudoratamente
colpevoli
che
lo
capisce
di
solito
persino
Harri
(
e
pare
strano
che
la
polizia
bavarese
non
faccia
almeno
un
test
d
'
intelligenza
prima
di
assumere
qualcuno
)
,
crollano
quasi
subito
,
bastava
dargli
uno
spintone
.
Eppure
Derrick
funziona
e
non
facciamo
gli
snob
:
non
ce
ne
perdiamo
uno
.
È
uscito
da
poco
Le
passioni
nel
serial
TV
(
Nuova
Eri
)
dove
Pier
Luigi
Basso
,
Omar
Calabrese
,
Francesco
Marsciani
e
Orsola
Mattioli
si
occupano
delle
strategie
passionali
messe
in
opera
da
Beautiful
,
Twin
Peaks
e
,
appunto
,
Derrick
.
Di
quest
'
ultimo
si
occupa
Marsciani
.
Non
posso
seguire
passo
per
passo
la
sua
analisi
,
che
dura
una
trentina
di
pagine
,
ma
essa
certamente
risponde
agli
interrogativi
che
ponevo
sopra
.
Queste
storie
non
scelgono
mai
casi
eccezionali
,
ma
vicende
di
cui
si
occupa
anche
la
cronaca
dei
giornali
,
e
che
potrebbero
accadere
a
noi
,
o
ai
nostri
vicini
di
casa
;
per
cui
è
fondamentale
che
non
vi
appaiano
né
figure
eroiche
né
figure
troppo
antieroiche
(
e
cioè
malvagi
a
tutto
tondo
)
.
Sia
il
nemico
che
il
collaboratore
della
giustizia
sono
sempre
divisi
tra
passioni
opposte
,
desiderio
di
giustizia
e
di
vendetta
personale
,
colpa
e
comprensibile
debolezza
.
I
luoghi
non
debbono
essere
troppo
riconoscibili
,
per
non
restringere
le
possibilità
d
'
identificazione
da
parte
di
ciascuno
,
ma
debbono
ricordare
ambienti
familiari
a
tutti
.
Non
me
n
'
ero
accorto
,
ma
pare
che
,
a
mano
a
mano
che
la
serie
va
avanti
,
i
personaggi
usino
sempre
automobili
ultimo
modello
,
in
modo
che
lo
spettatore
ritrovi
sempre
un
'
atmosfera
di
attualità
quotidiana
(
Derrick
non
può
permettersi
il
catorcio
di
Colombo
)
.
Derrick
arriva
a
intuire
la
verità
non
perché
sia
diabolicamente
intelligente
,
ma
perché
è
sensibile
all
'
interlocutore
,
non
ne
diffida
mai
completamente
,
prende
sul
serio
i
suoi
patemi
-
e
pensiamo
quanto
diverso
sia
Colombo
,
che
invece
diffida
sempre
.
Certo
anche
a
Colombo
,
come
a
Derrick
,
alla
fine
dispiace
di
aver
rovinato
il
colpevole
;
ma
a
Colombo
dispiace
perché
in
fondo
,
in
questa
lotta
di
reciproche
astuzie
,
l
'
avversario
-
così
diverso
da
lui
-
gli
era
diventato
quasi
simpatico
;
Derrick
soffre
alla
fine
perché
il
colpevole
lo
ama
sin
dall
'
inizio
,
lo
sente
dei
suoi
.
Riassumendo
i
vari
contributi
del
libro
,
Calabrese
conclude
che
Derrick
è
un
mediatore
tra
realtà
e
immaginario
perché
rende
normali
le
sensazioni
interne
al
narrato
e
invoca
una
normalità
parallela
nei
suoi
spettatori
"
è
il
trionfo
della
mediocrità
,
intesa
appunto
come
`
stare
nel
mezzo
'
,
e
diventa
valore
invece
che
anonimato
.
"
E
allora
si
capisce
perché
ha
successo
:
costituisce
la
quintessenza
di
ogni
spettacolo
televisivo
,
anche
di
quelli
che
mettono
in
scena
personaggi
reali
,
amati
solo
se
si
dimostrano
trionfalmente
più
mediocri
del
più
mediocre
tra
gli
spettatori
.
StampaPeriodica ,
Nella
chiesa
dei
Padri
Serviti
d
Alessandria
in
Piemonte
è
adorata
una
Madonna
detta
delle
sette
spade
.
Contemporaneamente
lo
stesso
culto
d
Iperdulia
è
tributato
nella
cattedrale
ad
un
altra
Madonna
chiamata
dei
sette
dolori
,
che
secondo
la
filologia
teologica
sono
sinonime
.
Un
bel
mattino
una
pinzochera
usciva
dalla
cattedrale
,
e
recavasi
a
visitare
una
sua
sorella
che
anch
essa
ritornava
dal
venerare
la
Madonna
dei
Servi
.
Benvenuta
sorella
,
che
buon
vento
?
Vengo
dai
Servi
.
Ed
io
dalla
cattedrale
.
Che
Madonna
!
Che
cara
Madonna
!
Fa
proprio
pietà
.
La
pare
una
viva
che
dà
i
tratti
...
È
vero
,
rispose
la
sorella
,
ma
la
mia
Vergine
della
cattedrale
è
più
ricca
,
e
quel
che
più
conta
,
è
la
vera
Addolorata
.
Quella
dei
Servi
è
una
copia
,
quella
del
vescovo
è
proprio
l
originale.
Vecchia
storia
!
Se
fosse
vera
,
farebbe
miracoli
;
ma
ella
non
ha
neppure
un
cuore
d
argento
:
vedo
qualche
voto
di
cera
,
ma
...
Lo
so
,
rispose
la
devota
dei
Serviti
,
lo
so
il
perché
:
il
vescovo
,
da
vero
despota
,
da
vero
ladro
,
ha
spogliato
l
altare
della
mia
Madonna
.
Calunnia
,
calunnia
!
Se
il
vescovo
l
ha
spogliata
,
è
perché
la
tua
Madonna
volle
fare
come
il
corvo
della
favola
,
che
si
vestì
colle
penne
del
pavone
...
E
poi
,
se
fosse
stata
la
vera
Madonna
,
perché
lasciò
fare
al
vescovo
un
peccato
mortale
,
un
sacrilegio
?
Sei
un
ipocrita.
Sei
una
bugiarda
.
Pregherò
la
mia
Madonna
che
ti
cacci
una
spada
nel
cuore
per
punire
la
tua
mala
lingua
.
Ed
io
pregherò
la
mia
che
ti
faccia
morire
di
dolore
.
Esci
da
casa
mia
.
E
così
dicendo
la
bacchettona
dei
Servi
,
prese
per
un
braccio
la
devota
della
cattedrale
,
la
quale
con
carità
veramente
cristiana
le
misurò
uno
schiaffo
,
che
le
fu
tosto
restituito
:
poi
vennero
a
capelli
,
a
graffiature
di
volto
,
e
le
due
beghine
,
edificando
il
vicinato
,
per
difendere
ciascuna
l
onore
della
sua
Madonna
,
dimostrarono
quanto
sia
vera
quella
religione
che
tollera
la
concorrenza
delle
Madonne
.
StampaPeriodica ,
Mi
è
capitato
sotto
gli
occhi
il
menu
di
un
banchetto
esperantista
,
banchetto
cioè
in
cui
gli
intervenuti
parlano
un
linguaggio
capito
solo
da
loro
,
l
'
Esperanto
,
ma
che
in
avvenire
dovrà
essere
la
lingua
universale
perché
tutti
gli
uomini
possano
intendersi
.
I
commensali
hanno
incominciato
dal
supo
,
sono
passati
al
Pleuronekto
,
alle
Kaponinoi
,
si
sono
deliziati
con
un
gelato
di
Frigusta
,
hanno
assorbito
il
Kafo
e
si
sono
esilarati
col
Campano
.
Io
mi
figuro
che
soltanto
per
il
fatto
che
la
zuppa
ha
cambiato
genere
diventando
supo
,
e
che
le
pollanche
hanno
cambiato
quasi
sesso
diventando
Kaponinoi
,
queste
vivande
debbono
aver
avuto
un
sapore
nuovo
e
straordinariamente
squisito
per
i
convitati
.
Basta
assai
meno
per
illudere
quell
'
allocco
che
si
chiama
uomo
,
anzi
viro
in
Esperanto
.
Gli
esperantisti
poi
sono
uomini
di
una
specie
particolare
.
Si
dànno
certi
generi
di
tendenze
,
di
inclinazioni
,
di
scopi
a
cui
non
ci
si
può
abbandonare
impunemente
e
di
cui
la
presenza
,
meglio
di
un
abito
rosso
o
giallo
,
fa
dell
'
uomo
una
bestia
a
parte
,
non
compresa
nelle
solite
classificazioni
zoologiche
.
Si
tratta
della
bestia
maniaca
,
qualche
cosa
che
va
tra
il
ridicolo
e
il
seccatore
,
tra
l
'
antico
tipo
dell
'
inventore
e
quello
più
moderno
dell
'
apostolo
di
una
delle
tante
melensaggini
umanitarie
.
In
fondo
è
un
essere
innocuo
ma
guai
a
toccarlo
nella
sua
mania
,
allora
egli
sente
l
'
obbligo
di
vuotarsi
per
intero
,
come
un
otre
gonfio
in
cui
si
sia
fatto
un
foro
.
Quando
un
individuo
comincia
a
dar
segni
di
una
di
tali
predilezioni
,
sia
quella
della
lingua
unica
,
o
quella
del
vegetarianismo
,
o
quella
della
riforma
dell
'
ortografia
o
del
sistema
planetario
,
non
vi
è
più
rimedio
;
il
suo
destino
è
prestabilito
,
egli
precipiterà
fino
in
fondo
.
Della
sua
lingua
universale
o
del
suo
sistema
di
alimentazione
farà
il
fine
della
sua
vita
,
sarà
persuaso
che
la
salvezza
dell
'
universo
è
strettamente
collegata
al
trionfo
del
suo
metodo
,
e
a
poco
a
poco
dall
'
una
di
tali
manie
passerà
all
'
altra
,
ne
farà
un
sistema
completo
,
troverà
che
la
lingua
universale
non
si
può
scompagnare
dal
vegetarianismo
,
dalla
propaganda
contro
l
'
alcool
,
dalla
federazione
europea
e
dalla
pace
perpetua
.
A
questo
punto
il
male
sarà
irrimediabile
,
il
processo
normale
sarà
invertito
;
non
sarà
più
la
lingua
universale
che
deve
giovare
all
'
uomo
,
ma
l
'
uomo
che
deve
sacrificarsi
a
una
qualsiasi
di
queste
utopie
o
a
tutte
insieme
.
La
lingua
universale
è
uno
di
quei
tanti
germogli
rachitici
e
tardivi
rispuntati
sul
vecchio
tronco
quasi
inaridito
della
rivoluzione
francese
.
Essa
ha
il
suo
fondamento
in
quello
stesso
stato
di
spirito
in
cui
allignarono
tutte
le
riforme
rivoluzionarie
,
e
cioè
nella
credenza
di
poter
da
un
momento
all
'
altro
,
con
un
ragionamento
dottrinario
e
con
un
tratto
di
penna
,
abolire
il
passato
e
riplasmare
uomo
e
società
a
seconda
di
un
tipo
astratto
.
Ed
essa
fa
parte
di
quella
regolamentazione
scientifica
con
cui
l
'
uomo
,
infervorato
dai
primi
successi
delle
scienze
positive
,
si
è
illuso
,
parecchi
anni
or
sono
,
di
imbrigliare
l
'
avvenire
.
Lingua
,
religione
,
scrittura
,
ordinamento
del
calendario
,
costumanze
festive
,
cose
che
si
possono
cambiare
come
si
cambia
d
'
abito
.
Le
ragioni
storiche
e
naturali
per
cui
si
sono
così
costituite
durante
i
secoli
non
contano
,
basta
sapere
che
sono
procedimenti
empirici
,
in
cui
lo
scienziato
moderno
ha
scoperto
un
cumulo
di
errori
,
di
incongruenze
,
di
perdite
di
tempo
,
e
che
quindi
si
debbono
sostituire
con
un
nuovo
ordinamento
,
creato
di
sana
pianta
al
lume
della
scienza
e
perciò
al
buio
dei
fatti
e
della
vita
.
La
logica
deve
trionfar
della
natura
,
che
diamine
!
E
così
mentre
a
Parigi
si
radunano
coloro
che
vogliono
abolire
le
vecchie
feste
,
come
il
Natale
,
la
Pasqua
,
Ognissanti
,
ecc
.
,
divenute
insignificanti
ed
assurde
per
surrogarvi
le
feste
umane
e
scientifiche
della
famiglia
,
del
lavoro
,
del
ricordo
,
della
generazione
,
a
Boulogne
-
sur
-
mer
si
sono
riuniti
quelli
che
ai
nostri
antiquati
idiomi
,
pieni
di
complicazioni
,
di
irregolarità
,
di
lungaggini
e
di
difficoltà
inutili
vogliono
surrogare
la
lingua
universale
,
una
lingua
creata
di
sana
pianta
da
un
medico
,
una
lingua
quindi
perfettamente
scientifica
.
La
balordaggine
della
sostituzione
è
evidente
.
Si
vuole
abolire
un
prodotto
naturale
come
la
lingua
,
formatosi
esclusivamente
sotto
l
'
influsso
delle
necessità
cui
doveva
soddisfare
e
poi
continuamente
aggiustato
,
tornito
,
manipolato
dall
'
uso
,
sempre
per
corrispondere
meglio
a
queste
necessità
delle
quali
l
'
uomo
è
quasi
l
'
inconsapevole
strumento
,
per
mettere
al
suo
posto
un
pasticcio
stridente
e
ripugnante
costruito
da
un
tale
in
relazione
a
una
data
teoria
astratta
.
Al
prodotto
della
necessità
istessa
che
si
è
proprio
direttamente
creata
il
suo
strumento
e
della
quale
l
'
uomo
non
è
stato
che
l
'
esecutore
si
nega
la
praticità
per
riconoscerla
alla
costruzione
puramente
cervellotica
di
un
uomo
solo
?
Del
resto
questa
costruzione
si
condanna
da
sé
.
Come
non
poteva
essere
altrimenti
questa
lingua
inventata
,
sia
il
Volapuck
passato
già
di
moda
,
sia
l
'
Esperanto
un
po
'
più
recente
,
sta
alle
lingue
naturali
,
come
un
burattino
sta
a
un
uomo
,
come
un
fiore
di
lana
sta
a
un
fiore
fresco
.
Questa
lingua
inventata
è
peggio
di
qualsiasi
povero
dialetto
barbarico
,
è
una
ignobile
parodia
dei
linguaggi
parlati
,
è
un
informe
ammasso
di
consonanti
aspre
,
di
suoni
rauchi
e
di
parole
degradate
.
Per
voler
semplificare
artificialmente
,
per
voler
togliere
le
difficoltà
ortografiche
e
grammaticali
rispondenti
a
necessità
psicologiche
,
non
si
è
fatto
che
avvilire
,
mortificare
e
spogliare
i
vocaboli
e
le
locuzioni
dei
vari
idiomi
,
adunando
tutto
un
miserevole
insieme
di
tronconi
ispidi
,
di
frammenti
mutilati
,
di
esseri
spelati
che
muovono
a
compassione
e
ribrezzo
.
Questa
lingua
dell
'
avvenire
,
questo
ignobile
gergo
,
ove
il
k
,
l
'
j
e
l
'
u
sono
le
lettere
predominanti
,
ove
non
si
incontrano
che
gruppi
di
sk
,
di
kr
,
di
tk
o
di
kt
,
ove
ascoltiamo
guaiti
,
latrati
,
miagolii
come
questi
malgrandan
,
maldikulon
,
famekonitaj
,
forflugis
,
samspecai
,
kreskas
,
kvindek
,
kvankam
,
ove
per
dire
:
"
Io
era
di
quelli
che
lo
hanno
ricevuto
alla
stazione
del
Nord
"
,
si
bestemmia
:
"
Mi
estis
unu
el
tiuj
kiuj
antauiris
linje
la
Norda
Stacidomo
"
,
questo
gergo
peggiore
di
quello
dei
carcerati
deve
essere
la
favella
dei
nostri
figli
,
la
favella
che
la
nostra
scienza
lascia
loro
in
eredità
per
ripudiare
l
'
eredità
della
natura
?
Ah
no
,
no
davvero
!
Salvo
che
l
'
uomo
non
sia
in
uno
stato
di
ubriachezza
permanente
o
non
abbia
la
paralisi
fin
dalla
nascita
questa
non
sarà
certo
la
sua
lingua
futura
.
La
lingua
dell
'
avvenire
non
differirà
gran
che
dalla
lingua
del
presente
,
come
questa
è
la
continuazione
della
lingua
del
passato
.
La
pluralità
linguistica
che
risale
fino
ai
più
remoti
confini
della
storia
non
cesserà
nel
futuro
,
non
vi
è
ragione
alcuna
perché
l
'
ossatura
del
linguaggio
,
perdurata
attraverso
i
millenni
,
cambi
improvvisamente
oggi
o
da
qui
a
qualche
diecina
di
anni
.
Il
bisogno
di
intendersi
fra
gli
uomini
parlanti
diverse
favelle
sussisteva
in
passato
come
esiste
oggi
,
e
forse
era
più
forte
in
passato
che
non
nell
'
oggi
,
data
la
maggior
facilità
odierna
per
l
'
uomo
di
apprendere
altre
lingue
oltre
la
propria
.
Non
si
dà
oggi
quasi
persona
colta
o
che
ne
abbia
di
bisogno
la
quale
non
conosca
quelle
tre
o
quattro
lingue
con
cui
può
farsi
capire
in
tutto
il
mondo
,
mentre
anticamente
era
un
'
impresa
assai
ardua
e
che
richiedeva
mezzi
ingenti
o
combinazioni
speciali
quella
di
imparare
una
lingua
straniera
.
D
'
altro
canto
come
nell
'
antichità
classica
con
due
sole
lingue
,
la
greca
e
la
latina
,
che
erano
le
lingue
dei
dominatori
,
si
provvedeva
a
tutte
le
evenienze
internazionali
,
così
adesso
con
tre
-
francese
,
inglese
e
tedesco
-
si
può
far
lo
stesso
.
Ora
vi
sono
più
numerosi
bisogni
di
comunicazione
,
che
debbono
anche
soddisfarsi
molto
più
rapidamente
,
e
questo
è
vero
,
ma
non
è
affatto
vero
che
l
'
uomo
abbia
tutto
a
sacrificare
a
questa
ansia
di
rapidità
come
un
affamato
che
non
può
concedersi
alcuna
distrazione
,
poiché
il
tempo
disponibile
neanche
gli
basta
alla
conquista
del
cibo
.
Sono
le
civiltà
iniziali
che
richiedono
la
massima
rapidità
e
in
cui
tutto
deve
essere
consacrato
a
un
fine
immediatamente
utile
;
i
popoli
moderni
si
sono
trovati
e
si
trovano
ancora
in
parte
in
questa
fase
,
avendo
dovuto
crearsi
,
al
pari
dei
singoli
individui
,
una
nuova
fortuna
e
tutti
i
mezzi
per
ottenerla
nel
nuovo
ambiente
industriale
,
una
volta
che
gli
antichi
privilegi
,
le
antiche
posizioni
non
erano
più
riconosciuti
.
Da
qui
la
smania
di
rapidità
da
cui
è
stata
invasa
l
'
età
moderna
;
ma
adesso
i
primi
gradini
son
già
saliti
,
tutto
il
nuovo
corredo
occorrente
alle
trasformate
attività
sociali
è
quasi
compiuto
,
molte
fortune
sono
già
fatte
,
molte
posizioni
eminenti
sono
state
riconquistate
,
non
vi
è
più
necessità
di
affannarsi
tanto
.
Infatti
,
se
nelle
industrie
,
se
nella
locomozione
si
continua
a
ricercare
la
velocità
,
nella
vita
questa
spinta
si
è
già
rallentata
.
La
ricchezza
conseguita
non
solo
elimina
il
bisogno
di
rapidità
,
ma
anzi
ricomincia
a
far
prediligere
delle
forme
di
perditempo
,
di
indugio
per
la
ricerca
di
effetti
di
eleganza
o
di
bellezza
più
o
meno
bene
intesa
.
L
'
industriale
yankee
adotterà
una
macchina
per
abbreviare
di
qualche
secondo
il
tempo
necessario
a
scavare
i
denti
di
un
ingranaggio
,
adopererà
la
stenografia
e
la
macchina
da
scrivere
per
la
sua
corrispondenza
commerciale
,
ma
trascorrerà
poi
due
mesi
in
ozio
a
bordo
del
suo
yacht
,
e
per
scrivere
una
lettera
ad
una
signora
dell
'
aristocrazia
impiegherà
tanto
tempo
quanto
gli
basterebbe
a
scrivere
a
mano
tutta
la
sua
corrispondenza
commerciale
,
unicamente
per
dare
alla
sua
calligrafia
un
aspetto
eccentrico
,
nobile
,
artistico
.
Il
progredire
della
civiltà
,
sia
pure
civiltà
mercantile
,
implicando
aumento
di
ricchezza
e
di
lusso
,
non
solo
non
porterà
all
'
uso
di
alcune
di
queste
brutte
e
artificiose
semplificazioni
della
lingua
e
della
scrittura
,
ma
anzi
produrrà
una
maggior
ricercatezza
,
una
maggior
complicazione
e
varietà
sia
nella
scrittura
,
sia
nella
lingua
.
Come
aumenterà
il
lusso
materiale
,
talché
,
e
già
lo
si
scorge
,
invece
di
una
specie
di
bassa
uniforme
comune
a
tutti
,
pronosticata
da
qualche
visionario
sarto
socialista
,
si
avranno
abiti
e
vesti
sempre
più
sfarzosi
,
sempre
più
adornati
e
diversi
gli
uni
dagli
altri
,
così
si
accrescerà
anche
il
lusso
spirituale
;
l
'
uomo
terrà
sempre
più
a
dimostrare
un
favellare
fiorito
,
magari
complicato
e
prezioso
,
che
lo
distingua
dagli
altri
,
per
la
vanità
di
apparire
originale
,
raffinato
e
bene
informato
delle
mode
.
E
la
moda
sarà
sempre
più
mutevole
e
capricciosa
.
Quindi
non
solo
non
si
adotterà
alcuno
di
questi
corrotti
gerghi
convenzionali
,
ma
anzi
nulla
sarà
più
detestato
,
come
di
pessimo
gusto
,
di
queste
misure
livellatrici
ed
egualitarie
;
salvo
il
caso
che
la
moda
,
in
qualche
suo
pervertimento
momentaneo
,
ritrovando
in
taluno
di
essi
tanta
assurdità
e
tanta
contorsione
quanta
non
le
sarebbe
dato
di
rinvenire
in
alcuna
lingua
vivente
,
non
gli
accordi
una
voga
fittizia
,
come
quella
della
crinolina
.
Nell
'
avvenire
si
avrà
bensì
una
specie
di
linguaggio
industriale
unico
,
ma
sarà
un
linguaggio
esclusivamente
tecnico
,
da
paragonarsi
a
quello
delle
formule
matematiche
;
si
avrà
pure
una
lingua
più
diffusa
delle
altre
,
più
importante
delle
altre
e
sarà
quella
del
popolo
che
la
imporrà
con
la
forza
delle
sue
armi
e
delle
sue
macchine
,
e
sarà
la
lingua
inglese
o
la
lingua
tedesca
,
da
paragonarsi
alla
lingua
latina
nel
mondo
antico
;
e
si
avrà
infine
l
'
identica
varietà
delle
lingue
inferiori
,
lentamente
modificate
dalla
moda
e
da
altri
fattori
sociali
.
In
questo
grande
gioco
di
forze
non
vi
è
posto
né
per
l
'
Esperanto
,
né
per
alcun
altro
di
questi
contraffatti
mostriciattoli
sorti
dalla
aberrazione
umana
.
StampaPeriodica ,
Come
dobbiamo
giudicare
il
centro
-
sinistra
in
rapporto
ai
fini
socialisti
del
nostro
partito
?
Quali
risultati
e
vantaggi
dobbiamo
ripromettercene
per
poterlo
considerare
un
concreto
avanzamento
verso
il
socialismo
?
È
per
noi
uno
scopo
plausibile
e
ragionevole
l
'
unificazione
politica
del
movimento
operaio
in
un
solo
partito
?
Ecco
le
questioni
che
stanno
in
fondo
alla
polemica
svoltasi
fra
Paolicchi
e
Settembrini
sulle
pagine
di
questa
rivista
.
Credo
che
questa
polemica
abbia
sin
d
'
ora
almeno
due
meriti
incontestabili
:
la
volontà
di
sottrarre
questi
temi
alle
molte
improvvisazioni
giornalistiche
e
propagandistiche
che
vi
hanno
sparso
sopra
una
cortina
fumogena
,
e
il
fermo
proposito
di
avviare
una
ricerca
cooperante
intorno
ad
essi
,
senza
troppi
riguardi
per
i
codificati
luoghi
comuni
di
corrente
.
Il
che
ha
avuto
subito
dei
resultati
positivi
.
Il
primo
è
che
,
finalmente
,
si
stabilisce
e
si
accetta
come
base
di
discussione
che
,
comunque
sia
,
in
Italia
oggi
non
si
può
andare
avanti
se
non
passando
attraverso
il
centro
-
sinistra
.
Il
secondo
è
d
'
avere
concordemente
sbarazzato
il
terreno
dal
dilemma
,
fuorviante
finché
svolto
come
esercitazione
definitoria
-
nominalistica
:
assestamento
neo
-
capitalistico
o
avvio
al
socialismo
?
Sicché
in
luogo
di
sentir
disquisire
,
con
pudibondo
settarismo
,
se
convenga
al
movimento
operaio
impegnarsi
come
forza
di
sostegno
o
con
dirette
responsabilità
politiche
in
una
operazione
riformistica
che
negli
intendimenti
dei
nostri
interlocutori
mira
certamente
a
indebolire
le
forze
socialiste
,
potremo
ormai
discutere
concretamente
di
ciò
che
ci
convenga
fare
perché
,
malgrado
quegli
intendimenti
,
la
svolta
si
risolva
invece
nella
creazione
di
strumenti
e
di
condizioni
che
accelerino
e
facilitino
l
'
assunzione
del
potere
da
parte
di
queste
forze
.
Senonché
la
polemica
ha
anche
mostrato
come
,
pur
quando
si
ristabilisca
l
'
accordo
su
questi
punti
e
pur
all
'
interno
di
una
comune
accettazione
della
svolta
,
non
sian
pochi
i
temi
su
cui
permangono
dissensi
abbastanza
rilevanti
:
temi
su
cui
,
fra
l
'
altro
,
regna
talora
nelle
nostre
file
una
pericolosa
confusione
.
Che
si
deve
pensare
quando
fra
noi
,
sia
pure
in
dibattiti
orali
,
si
è
costretti
a
dover
prendere
seriamente
in
considerazione
timori
e
preoccupazioni
di
compagni
che
si
domandano
se
,
per
avventura
,
il
rapido
possente
sviluppo
delle
lotte
di
massa
non
rischi
di
scuotere
le
basi
della
nuova
formula
governativa
;
sicché
(
talora
neppure
ci
si
accontenta
di
sottintenderlo
)
il
nostro
compito
dovrebbe
essere
un
po
'
quello
di
Ferrer
,
onde
evitare
che
scelte
travagliate
o
scosse
troppo
rudi
facciano
mancare
prematuramente
il
terreno
sotto
i
piedi
alla
storica
svolta
,
spaurendo
quei
nostri
partners
che
,
invece
,
dall
'
esperimento
si
ripromettono
un
temperamento
della
lotta
di
classe
,
e
fornendo
loro
pretesti
per
ritrarsene
e
lasciare
a
mezzo
l
'
esecuzione
degli
impegni
?
E
che
dire
di
quei
compagni
che
assegnano
alla
nuova
formula
una
prospettiva
pluridecennale
e
vanno
additando
le
tappe
che
essa
potrebbe
percorrere
,
poniamo
,
fra
quindici
anni
?
O
dei
diffusi
,
più
o
meno
ingenui
,
entusiasmi
per
l
'
«
apertura
»
,
la
a
modernità
»
etc
.
,
di
molti
gruppi
cattolici
?
Non
v
'
è
dubbio
che
è
in
atto
nel
partito
,
o
almeno
in
certi
suoi
settori
,
una
pericolosa
contaminazione
dei
nostri
fini
specificamente
socialisti
con
quelli
che
al
centro
-
sinistra
assegnano
invece
le
forze
politiche
con
cui
stiamo
collaborando
.
Se
è
così
,
urge
fra
noi
una
rigorosa
opera
correttiva
;
ed
è
auspicabile
che
la
polemica
iniziata
offra
il
destro
a
numerosi
e
autorevoli
interventi
chiarificatori
su
queste
questioni
.
Non
vedo
perché
si
dovrebbe
lasciare
solo
ai
compagni
della
sinistra
l
'
esclusiva
di
denunziare
e
criticare
gli
equivoci
che
possono
rampollare
da
una
indiscriminata
adesione
al
nuovo
corso
.
Ecco
intanto
un
punto
preliminare
.
Il
centro
-
sinistra
non
è
il
socialismo
,
consentono
Paolicchi
e
Settembrini
.
Ciò
implica
per
entrambi
,
se
non
erro
,
che
esso
deve
essere
considerato
una
fase
il
più
possibile
transitoria
,
giustificabile
in
quanto
generi
appunto
condizioni
più
idonee
alla
nostra
lotta
socialista
.
Vedremo
più
avanti
quali
conseguenze
si
possono
ricavare
da
queste
premesse
.
Per
il
momento
è
il
caso
invece
di
chiedersi
se
vi
può
essere
qualcosa
in
comune
fra
questa
tesi
e
quella
adombrata
su
questa
stessa
rivista
dal
compagno
De
Martino
(
n
.
3
,
1962
,
pp.
1-4
)
.
Parte
questi
dalla
generica
premessa
che
tutte
le
conquiste
democratiche
costituiscono
progressi
verso
il
socialismo
;
e
sostiene
più
avanti
che
oggi
la
lotta
per
la
democrazia
si
può
e
si
deve
condurre
in
Italia
col
partito
cattolico
;
poiché
fra
noi
e
questo
non
vi
sono
insuperabili
antagonismi
di
classe
.
Così
poste
,
queste
affermazioni
possono
avere
una
sola
conclusione
,
non
espressa
dall
'
autore
ma
evidente
dal
contesto
:
che
ormai
noi
possiamo
condurre
(
o
addirittura
stiamo
già
conducendo
?
)
una
lotta
per
il
socialismo
in
solidale
concordia
con
la
democrazia
cristiana
,
senza
trovare
in
questo
partito
alcun
impedimento
sostanziale
e
senza
che
si
renda
necessaria
una
radicale
modificazione
della
sua
struttura
e
dei
suoi
programmi
.
Il
De
Martino
si
è
irritato
per
un
fraintendimento
del
Settembrini
;
ma
quale
altro
succo
si
può
ricavare
da
questo
,
e
ancor
più
dall
'
altro
suo
articolo
in
cui
egli
si
compiace
visibilmente
che
nelle
ultime
elezioni
la
democrazia
cristiana
non
abbia
sostanzialmente
perso
voti
?
(
Mondo
operaio
,
1962
,
n
.
6
,
pp.
1-2
)
.
È
evidente
in
ogni
caso
che
per
lui
la
riduzione
del
peso
elettorale
della
democrazia
cristiana
ha
cessato
di
essere
,
almeno
dichiaratamente
,
un
compito
preminente
della
nostra
lotta
,
una
condizione
preliminare
per
un
ulteriore
sviluppo
della
democrazia
in
Italia
.
Se
la
DC
è
una
forza
democratica
sostanzialmente
omogenea
a
noi
ecco
che
una
prosecuzione
indefinita
e
un
'
estensione
quantitativa
della
nostra
collaborazione
con
essa
è
ipotizzabile
come
condizione
idonea
e
sufficiente
a
pacifiche
e
definitive
conquiste
democratiche
,
e
non
solo
democratiche
ma
socialiste
.
De
Martino
replica
a
Settembrini
di
essere
ben
consapevole
del
vario
prevalere
,
all
'
interno
della
DC
e
del
movimento
cattolico
,
di
correnti
di
volta
in
volta
democratiche
o
conservatrici
,
o
anche
reazionarie
.
Ciò
che
importa
però
-
egli
implica
-
è
creare
le
condizioni
per
un
trionfo
delle
prime
;
e
la
condizione
massima
è
evidente
,
anche
per
lui
,
un
atteggiamento
nostro
che
offra
ad
esse
la
possibilità
di
collaborare
,
e
dal
quale
possano
trarre
coraggio
e
forza
.
Non
credo
però
che
si
possa
ricavare
grande
profitto
da
questa
generalità
sulla
quale
tutti
possiamo
essere
d
'
accordo
.
Si
tratta
infatti
di
vedere
cosa
possiamo
aspettarci
concretamente
dalla
democrazia
cristiana
finché
essa
mantiene
il
suo
quadro
interclassista
.
È
certamente
possibile
che
la
DC
assuma
un
atteggiamento
assai
più
sollecito
e
attivo
verso
i
problemi
delle
classi
lavoratrici
;
è
possibile
che
essa
porti
avanti
alcune
riforme
,
anche
affrontando
attriti
con
quelle
frazioni
del
capitalismo
nazionale
che
testardamente
tentassero
di
ostacolare
questo
suo
disegno
.
È
possibile
che
essa
giunga
a
liquidare
gradualmente
il
personale
politico
più
provinciale
e
inadatto
a
interpretare
una
società
tecnicamente
avanzata
,
o
lo
releghi
in
posizioni
marginali
.
È
possibile
anche
,
lì
dentro
,
che
in
certe
circoscritte
situazioni
di
punta
trionfino
posizioni
come
quelle
di
Donat
Cattin
,
quando
il
seguire
una
strada
diversa
rischierebbe
di
far
franare
la
base
elettorale
del
partito
.
Ma
una
cosa
non
è
possibile
alla
DC
finché
essa
,
nella
selezione
del
personale
politico
,
nel
quadro
ideologico
etc
.
,
manterrà
fermo
il
suo
interclassismo
programmatico
:
non
è
possibile
il
coordinamento
istituzionale
e
organico
di
tutto
il
partito
alle
esigenze
del
mondo
del
lavoro
,
in
modo
da
assegnare
ad
esso
la
supremazia
nei
fini
sociali
e
da
condurlo
alla
direzione
politica
ed
economica
della
società
nazionale
.
E
ciò
non
è
possibile
perché
l
'
interclassismo
della
DC
non
è
il
tentativo
di
trovare
una
mediazione
e
un
raccordo
fra
gli
interessi
di
diverse
classi
lavoratrici
(
in
questo
senso
anche
il
PSI
e
il
PCI
sono
interclassisti
,
ed
è
bene
che
lo
siano
)
,
ma
è
una
mediazione
programmatica
fra
gli
interessi
delle
classi
lavoratrici
da
un
Iato
e
quelli
,
dall
'
altro
,
delle
oligarchie
capitalistiche
,
non
solo
,
ma
anche
,
per
molti
aspetti
,
delle
retrive
e
parassitarie
aggressioni
d
'
interessi
.
Non
vi
è
nessuna
possibilità
che
questa
forma
di
interclassismo
venga
mai
abbandonata
spontaneamente
dai
gruppi
dirigenti
della
DC
.
E
ciò
per
una
ragione
elementare
forse
ma
sostanziale
:
che
nessuna
forza
politica
molla
mai
spontaneamente
lo
strumento
precipuo
del
proprio
potere
elettorale
.
Né
va
dimenticato
un
altro
limite
delle
possibilità
democratiche
della
DC
:
che
essa
istituzionalmente
,
come
partito
di
cattolici
,
si
fa
strumento
per
la
conformazione
della
compagine
sociale
a
fini
eterogenei
normativamente
fissati
dalla
Chiesa
ai
credenti
per
es.
sul
piano
del
costume
(
ma
non
solo
su
quello
)
.
Perciò
essa
rappresenta
positivamente
un
ostacolo
alla
attuazione
di
alcune
conquiste
civili
che
,
farebbe
bene
sentirlo
rammentare
ogni
tanto
dalla
nostra
stampa
,
costituiscono
fattori
irrinunziabili
di
una
evoluzione
,
non
dico
socialista
,
ma
autenticamente
democratica
della
società
italiana
:
il
divorzio
e
la
supremazia
della
scuola
statale
laica
,
tanto
per
fare
qualche
esempio
.
Questione
del
tutto
diversa
è
naturalmente
la
possibilità
che
i
cattolici
,
anche
moltissimi
cattolici
,
raggiungano
individualmente
per
autonomo
processo
di
coscienza
,
posizioni
avanzatissime
nelle
materie
sociali
e
politiche
;
che
essi
giungano
anzi
a
porsi
il
problema
dello
svincolamento
dalle
direttive
politiche
-
sociologiche
della
Chiesa
,
qualora
queste
sembrino
loro
sacrificare
esigenze
insopprimibili
dello
sviluppo
sociale
,
con
grave
danno
per
la
stessa
influenza
evangelica
della
Chiesa
.
Personalmente
penso
anzi
che
In
visione
religiosa
del
mondo
contenga
in
sé
indefinite
capacità
di
alimentare
la
rivolta
della
coscienza
morale
contro
l
'
ingiustizia
e
l
'
oppressione
:
ciò
naturalmente
non
vale
per
i
sepolcri
imbiancati
e
i
mercanti
nel
tempio
.
Evoluzioni
cosiffatte
però
non
sono
possibili
entro
il
quadro
interclassista
della
DC
:
esse
non
vi
si
sviluppano
per
partenogenesi
.
Anzi
incontrano
là
dentro
il
terreno
più
ostico
e
spinoso
.
È
nostro
compito
centrale
,
evidentemente
,
rendere
possibile
quel
trionfo
definitivo
e
irreversibile
delle
tendenze
democratiche
del
cattolicesimo
italiano
,
che
non
è
attuabile
per
maturazione
autonoma
della
democrazia
cristiana
.
Paolicchi
afferma
che
nostro
scopo
è
promuovere
,
mediante
il
centro
-
sinistra
,
una
modificazione
del
generale
quadro
politico
italiano
;
e
precisa
che
però
non
possiamo
determinare
se
questo
debba
avvenire
per
mutamento
degli
indirizzi
dei
partiti
o
per
ridimensionamento
elettorale
.
Ecco
il
primo
dei
due
punti
su
cui
non
sono
d
'
accordo
con
le
idee
da
lui
espresse
.
Altra
cosa
è
poter
prevedere
un
risultato
,
altra
formulare
con
rigore
un
fine
politico
e
perséguirlo
con
ogni
sforzo
.
Ritengo
che
per
quanto
riguarda
la
DC
il
fine
da
perseguire
come
condizione
essenziale
per
modificare
sostanzialmente
a
nostro
vantaggio
il
quadro
politico
italiano
sia
il
ridimensionamento
elettorale
.
Senza
di
questo
,
non
solo
non
possiamo
estendere
la
fiducia
nelle
possibilità
democratiche
della
DC
alla
fase
del
passaggio
al
socialismo
(
sul
che
Paolicchi
è
d
'
accordo
)
;
ma
dobbiamo
limitarla
drasticamente
anche
per
la
fase
attuale
di
riforme
democratiche
o
d
'
avvio
e
preparazione
degli
strumenti
per
la
programmazione
economica
.
Per
ridimensionamento
intendo
appunto
la
riduzione
della
base
sociologica
ed
elettorale
del
partito
cattolico
a
termini
che
rendano
possibile
quel
trionfo
definitivo
e
irreversibile
dei
nuclei
democratici
,
a
cui
ho
fatto
cenno
.
Questo
era
sessanta
anni
fa
il
programma
del
Murri
:
non
vedo
perché
non
debba
essere
per
noi
uno
scopo
da
perseguire
ad
ogni
costo
.
Ogni
contatto
che
forze
esterne
hanno
stabilito
col
movimento
cattolico
nel
suo
insieme
prendendolo
come
interlocutore
globalmente
valido
,
senza
prefiggersi
e
perseguire
tale
fine
,
ha
finito
per
concludersi
non
già
con
un
rafforzamento
bensì
con
un
indebolimento
e
un
soffocamento
dei
nuclei
più
avanzati
operanti
nel
suo
interno
.
Sarebbe
paradossale
se
,
partiti
dal
giusto
concetto
di
dar
forza
e
coraggio
alla
sinistra
cattolica
,
finissimo
per
creare
le
condizioni
per
una
sua
ennesima
sconfitta
.
Per
chiarir
questo
punto
occorre
(
mettendo
da
parte
le
sviolinate
sulla
«
lealtà
»
di
Moro
etc
.
)
determinare
con
precisione
,
e
dire
chiaramente
al
partito
che
cosa
si
propone
la
democrazia
cristiana
e
cosa
si
aspetta
dall
'
attuale
esperimento
.
La
pronta
,
entusiastica
risposta
che
si
ode
di
frequente
nelle
nostre
file
è
:
riscoprendo
la
sua
vocazione
democratica
e
popolare
,
essa
si
propone
alcune
fondamentali
riforme
etc.
Cerchiamo
di
non
confondere
i
mezzi
col
fine
.
Finché
ha
potuto
governare
senza
quelle
riforme
la
DC
ne
ha
fatto
volentieri
a
meno
:
i
gruppi
politici
,
si
sa
,
sono
particolarmente
immobilisti
.
In
realtà
,
fa
sorridere
doverlo
rammentare
e
non
vederlo
invece
quotidianamente
scritto
sull
'
Avanti
!
,
la
DC
si
prefigge
mediante
tali
riforme
,
di
conservare
e
,
se
possibile
,
estendere
il
proprio
controllo
sulle
leve
del
potere
statale
e
sulle
varie
istanze
della
società
civile
;
e
sarebbe
assai
inetta
se
invece
si
prefiggesse
il
contrario
!
Le
riforme
appunto
a
questo
le
servono
:
a
edificare
una
base
più
salda
e
normale
al
proprio
predominio
politico
,
liquidando
quanto
più
è
possibile
delle
tare
,
disfunzioni
,
anchilosi
del
sistema
capitalistico
che
cominciavano
a
rendere
precaria
la
stabilità
del
potere
.
Certo
per
effettuare
tale
dislocazione
essa
deve
patteggiare
con
noi
;
deve
anche
suscitare
i
furori
di
molti
nuclei
capitalistici
.
Ma
questo
rientra
tra
i
mezzi
non
tra
i
fini
.
In
ogni
caso
il
suo
scopo
,
dichiarato
del
resto
,
è
ristabilire
su
basi
nuove
e
più
avanzate
la
propria
funzione
mediatrice
fra
classi
antagonistiche
.
Se
si
potesse
compendiare
in
un
quadro
sommario
l
'
ideale
normativo
che
guida
il
ceto
dirigente
democristiano
,
il
modello
sociale
che
questo
pone
come
termine
dell
'
esperimento
in
corso
,
credo
che
l
'
immagine
che
si
ricava
dalla
Mater
et
Magistra
possa
essere
assai
indicativa
a
tal
fine
.
Una
società
indubbiamente
diversa
da
quella
patriarcale
vagheggiata
fino
a
qualche
tempo
fa
,
economicamente
sviluppata
,
tecnicamente
efficiente
,
con
settori
di
economia
pubblica
atti
a
fungere
da
regolatori
e
garanti
del
più
organico
e
stabile
funzionamento
di
una
macchina
economica
rimasta
privatistica
nelle
sue
mura
maestre
;
una
società
con
benessere
diffuso
,
in
cui
possano
sussistere
forse
anche
particolari
forme
di
intervento
conclusivo
degli
organismi
sindacali
dei
lavoratori
;
ma
in
cui
più
estesamente
ed
efficacemente
che
mai
,
tutto
il
complesso
delle
differenti
istanze
sociali
sia
,
per
così
dire
,
gestito
e
regiato
da
una
sorta
di
tecnocrazia
di
formazione
cattolica
,
garante
del
mantenimento
dell
'
equilibrio
politico
interclassista
,
capace
di
riassumere
e
di
conciliare
con
un
compromesso
permanente
le
istanze
democratiche
delle
classi
lavoratrici
e
l
'
impalcatura
gerarchico
-
autoritaria
e
antidemocratica
imposta
dal
collegamento
organico
con
le
grandi
centrali
del
potere
economico
.
Non
è
difficile
scorgere
che
questo
modello
presenta
tutti
i
caratteri
di
una
delle
tipiche
società
opulente
dell
'
occidente
,
economicamente
efficienti
ma
socialmente
e
politicamente
sclerotiche
,
rigidamente
classiste
e
gerarchizzate
:
una
società
corporativa
ad
alto
livello
insomma
,
di
un
corporativismo
che
non
ha
bisogno
di
ricorrere
alle
forme
esternamente
coattive
di
quello
fascista
.
La
condizione
suprema
per
realizzare
questo
schema
è
naturalmente
che
la
DC
e
la
classe
dirigente
cattolica
mantengano
saldamente
in
pugno
per
tutta
la
fase
del
trapasso
,
tutte
le
leve
veramente
determinanti
del
potere
e
insieme
gli
strumenti
formativi
e
orientativi
dello
spirito
pubblico
.
Su
tali
condizioni
la
DC
non
ammette
transazioni
.
Non
occorre
ricordare
la
ferrea
intransigenza
di
cui
ha
dato
prova
in
occasione
dell
'
elezione
presidenziale
.
Fare
certe
riforme
è
un
conto
:
servono
a
noi
è
vero
ma
servono
anche
ad
essa
,
ciascuno
le
interpreti
come
gli
garba
;
mollare
strumenti
reali
del
potere
è
un
altro
,
e
su
questo
non
si
discute
.
Ma
un
esempio
vivente
è
la
sua
politica
scolastica
,
perché
nella
creazione
del
suo
tipo
di
scuola
,
di
una
scuola
conforme
alla
sua
ideologia
,
essa
scorge
non
a
torto
la
condizione
principale
per
la
formazione
di
una
classe
dirigente
atta
ai
compiti
che
si
prefigge
.
La
scuola
italiana
,
si
sa
,
è
una
ruina
mesta
.
La
DC
vuole
però
in
primo
luogo
far
passare
il
principio
della
libertà
e
parità
della
scuola
confessionale
;
questo
è
per
lei
il
fine
essenziale
dinanzi
al
quale
l
'
apprestamento
di
una
riforma
e
di
un
risanamento
organico
dell
'
edificio
scolastico
(
di
cui
ogni
mese
che
passa
fa
crollare
irrimediabilmente
un
nuovo
muro
)
è
una
cosa
che
può
aspettare
indefinitamente
,
se
per
intraprendere
oggi
l
'
opera
di
ricostruzione
bisogna
accedere
a
un
compromesso
sui
principi
con
forze
di
orientamento
opposto
.
E
infatti
,
come
se
i
quindici
anni
di
sgretolamento
e
di
crisi
non
bastassero
,
l
'
inizio
di
organici
provvedimenti
di
riforma
scolastica
viene
rimandato
al
'65
,
garantendosi
intanto
alcuni
precedenti
preziosi
perché
in
quel
momento
la
riforma
possa
corrispondere
interamente
ai
fini
suddetti
.
Il
mantenimento
dell
'
egemonia
politica
è
un
principio
sacramentale
per
la
democrazia
cristiana
,
e
condiziona
non
solo
i
fini
generali
che
essa
assegna
alla
svolta
intrapresa
,
ma
anche
i
modi
in
cui
questa
avviene
,
le
cautele
e
le
ambiguità
attraverso
cui
procede
.
La
svolta
,
si
è
detto
,
significa
per
la
DC
una
dislocazione
delle
basi
del
potere
,
promuovendo
nuove
riforme
di
direzione
e
liquidando
quelle
tare
funzionali
del
sistema
economico
che
rischiavano
di
vanificare
la
possibilità
di
una
direzione
politica
interclassista
.
Se
il
trasferimento
delle
basi
del
potere
,
negli
intendimenti
del
partito
cattolico
,
si
proponesse
,
sia
pur
mantenendo
in
vita
centri
autonomi
di
gestione
economica
privatistica
,
il
che
è
certo
inevitabile
in
una
economia
mista
,
di
ingabbiarne
però
saldamente
l
'
arbitrio
entro
un
quadro
vincolante
che
riservi
allo
stato
la
fissazione
dei
fini
produttivi
generali
e
delle
fondamentali
scelte
sociali
e
la
coordinazione
di
questi
agli
interessi
delle
classi
lavoratrici
;
se
insomma
il
trasferimento
delle
basi
del
potere
accettasse
a
cuor
leggero
la
rottura
del
quadro
interclassista
del
partito
,
l
'
operato
della
DC
sarebbe
assai
più
rapido
,
deciso
,
rettilineo
.
Invece
essa
non
vuole
né
può
permettersi
di
perdere
i
contatti
con
nessuna
frazione
del
corpo
sociale
,
e
soprattutto
non
vuole
urtarne
troppe
nello
stesso
momento
.
Irrita
gli
elettrici
ma
deve
rassicurare
gli
altri
che
ormai
di
nazionalizzazioni
non
se
ne
parlerà
più
;
e
questo
potrebbe
anche
giustificarsi
tatticamente
in
particolari
circostanze
.
Ma
ciò
che
più
urta
in
questa
tortuosa
,
equilibristica
opera
di
riassestamento
politico
è
il
vedere
da
molti
segni
che
non
sono
solo
i
grandi
monopoli
i
gruppi
con
cui
la
DC
non
vuol
perdere
i
contatti
:
ma
sono
tanti
e
tali
settori
della
società
italiana
da
indurre
a
chiedersi
quale
potrà
essere
mai
il
rinnovamento
prefigurato
da
consimili
complicità
,
tolleranze
,
solidarietà
persistenti
.
La
DC
ha
bisogno
di
non
perdere
le
simpatie
della
parte
più
intimamente
reazionaria
della
polizia
e
delle
forze
armale
e
dà
la
medaglia
ai
fucilatovi
di
Modena
;
ha
bisogno
di
non
perdere
i
contatti
rum
le
peggiori
clientele
camorristiche
,
e
fa
la
giunta
coi
lamini
;
ha
bisogno
di
essere
sostenuta
persino
dalle
infime
sottospecie
di
capitalismo
parassitario
e
cerca
dii
farsi
perdonare
la
nazionalizzazione
dell
'
energia
difendendo
a
suon
di
mitra
dagli
operai
in
sciopero
un
industrialotto
di
provincia
.
E
non
vorrei
anticipare
giudizi
su
ciò
che
essa
sarà
capace
di
fare
contro
i
criminali
che
si
arricchiscono
mediante
l
'
avvelenamento
sistematico
di
milioni
di
consumatori
.
Quando
questo
scritto
uscirà
tutti
avranno
avuto
modo
di
giudicare
quanto
del
fervore
verbale
di
questi
giorni
potrà
essere
trapassato
nella
legge
che
si
sta
predisponendo
contro
le
frodi
alimentari
.
I
fini
specifici
che
la
DC
propone
all
'
operazione
in
corso
,
i
modi
attraverso
cui
tenta
di
raggiungerli
,
confermano
che
la
permanenza
del
piano
politico
interclassista
limita
le
possibilità
democratiche
di
questo
partito
non
solo
per
la
fase
in
cui
potremo
affrontare
la
costruzione
delle
basi
di
un
regime
socialista
,
ma
anche
nel
breve
esperi
mento
attuale
.
Sembrerebbe
a
questo
punto
che
ci
trovassimo
risospinti
nel
bel
mezzo
delle
vecchie
discussioni
sulla
DC
come
pericolosa
interprete
nel
suo
complesso
del
più
ingannevole
e
più
agguerrito
piano
neocapitalistico
etc.
etc.
Sembrerebbe
che
si
ritornasse
all
'
alternativa
secondo
cui
i
partiti
sono
o
conservatori
o
socialisti
;
al
che
Paolicchi
osserva
giustamente
che
vi
sono
molte
possibilità
intermedie
e
che
la
realtà
non
è
così
schematica
.
Ma
è
un
discorso
interamente
diverso
quello
che
qui
si
sta
facendo
.
Io
do
per
scontata
la
volontà
democratica
di
una
parte
della
DC
,
di
quella
parte
,
poniamo
,
più
direttamente
collegata
al
mondo
del
lavoro
,
più
capace
di
intendere
e
soffrire
i
problemi
del
mondo
di
oggi
;
non
credo
che
per
questa
parte
si
possa
parlare
neppure
di
un
piano
machiavellico
per
disfare
il
movimento
operaio
.
Ciò
che
contesto
e
nego
recisamente
è
:
1
)
che
essa
abbia
raggiunto
la
coscienza
che
la
condizione
essenziale
per
la
vittoria
delle
proprie
esigenze
sia
la
dissociazione
dalla
parte
conservatrice
e
reazionaria
del
proprio
partito
;
che
insomma
essa
sia
uscita
dal
cerchio
magico
della
sociologia
interclassista
;
2
)
che
sia
possibile
un
avanzamento
reale
della
democrazia
nel
nostro
paese
.
la
creazione
di
una
società
e
di
uno
stato
autenticamente
democratici
,
senza
che
sia
frantumato
per
sempre
nelle
mani
della
destra
lo
strumento
formidabile
che
le
è
dato
dal
poter
coordinare
in
permanenza
entro
un
solo
partito
politico
le
spinte
delle
classi
lavoratrici
e
l
'
egemonia
dei
monopoli
.
Non
nego
che
un
partito
di
cattolici
possa
e
debba
essere
partner
inevitabile
,
anzi
necessario
,
nella
lotta
per
la
democrazia
,
nella
lotta
stessa
per
il
socialismo
.
Nego
invece
che
esso
possa
essere
un
partito
interclassista
nel
senso
in
cui
lo
è
la
DC
.
Finché
l
'
ipotesi
della
rottura
di
questo
interclassismo
non
è
giunta
a
diventare
un
piano
politico
consapevole
da
parte
dei
cattolici
democratici
ogni
chiarificazione
là
dentro
incontrerà
dei
limiti
invalicabili
.
Se
questi
limiti
sono
veri
,
che
senso
ha
allora
,
come
fa
De
Martino
,
dire
che
fra
noi
e
la
DC
,
data
la
base
di
massa
di
questo
partito
,
non
esistono
insuperabili
contrasti
di
classe
,
e
che
la
stessa
sociologia
cristiana
non
può
essere
considerata
da
noi
marxisti
alla
stregua
del
liberalismo
tradizionale
?
Se
contrasti
di
classe
non
esistono
fra
noi
e
la
DC
perché
la
dentro
ci
sono
contadini
,
operai
etc.
allora
non
ne
esistono
neppure
fra
noi
e
il
MSI
.
Non
è
la
base
sociologica
che
decide
della
natura
di
un
partito
quanto
piuttosto
i
metodi
di
direzione
,
le
finalità
politiche
,
il
carattere
del
personale
dirigente
.
Finché
la
DC
è
un
partito
interclassista
e
tulle
le
sue
scelte
politiche
,
anche
la
nazionalizzazione
dell
'
energia
,
sono
coordinate
al
mantenimento
di
questo
quadro
interclassistico
del
potere
,
è
mai
possibile
affermare
che
non
vi
sono
insanabili
contrasti
fra
noi
ed
essa
?
E
non
riconosce
altrove
De
Martino
che
dentro
la
DC
vi
è
una
lotta
incessante
fra
correnti
democratiche
e
reazionarie
?
A
che
serve
dimenticare
che
la
caratteristica
paradossale
dell
'
attuale
esperimento
è
che
il
nostro
partner
principale
è
nel
contempo
il
nostro
principale
avversario
finché
rimane
il
ricettacolo
dei
gruppi
più
strenuamente
e
irriducibilmente
ostili
a
uno
sviluppo
democratico
e
socialista
della
società
italiana
?
Vogliamo
nascondere
che
la
nostra
alleanza
con
esso
non
si
giustifica
se
non
è
ogni
momento
volta
consapevolmente
a
far
esplodere
la
contraddizione
immanente
in
questa
bivalenza
?
Circa
poi
la
speciale
considerazione
che
meriterebbe
la
sociologia
cattolica
in
confronto
a
quella
liberale
,
vogliamo
trascurare
che
,
in
fin
dei
conti
,
di
questo
vituperato
liberalismo
il
socialismo
costituisce
pur
sempre
la
più
legittima
filiazione
storica
;
che
senza
le
conquiste
fondamentali
che
il
liberalismo
ha
realizzato
nel
campo
delle
libertà
civili
non
esiste
democrazia
modernamente
intesa
;
che
senza
tali
conquiste
un
ideale
di
giustizia
sociale
,
come
quello
del
cattolicesimo
sociale
,
specie
nella
sua
forma
italiana
,
tende
a
ridursi
a
una
norma
di
pura
giustizia
distributiva
che
dista
dal
socialismo
certo
assai
più
del
liberalismo
nelle
sue
forme
più
mature
dell
'
occidente
;
che
infine
la
sociologia
cattolica
,
ove
riuscisse
a
confermare
incontrastatamente
un
corpo
sociale
,
non
lascerebbe
posto
appunto
a
più
d
'
una
di
quelle
conquiste
liberali
che
per
noi
sono
parte
integrante
di
un
programma
socialista
,
che
,
come
appunto
la
supremazia
della
scuola
laica
,
il
divorzio
etc
.
,
sono
inscindibili
da
ogni
democrazia
seria
?
Vi
sono
certo
molte
vie
di
mezzo
fra
un
partito
reazionario
e
uno
socialista
:
la
DC
non
è
né
l
'
uno
né
l
'
altro
,
certo
.
Ma
allora
determiniamo
chiaramente
che
cosa
implica
avere
a
che
fare
con
un
partito
interclassista
,
quali
limiti
e
quali
possibilità
si
prospettano
.
I
limiti
sono
ben
noti
-
si
afferma
solitamente
-
;
le
possibilità
sono
quelle
di
mandare
avanti
certe
riforme
e
,
soprattutto
,
di
rafforzare
e
incoraggiare
la
sinistra
cattolica
a
liberarsi
dall
'
ipoteca
conservatrice
.
Le
tendenze
negative
implicite
nell
'
interclassismo
-
questo
è
l
'
argomento
più
divulgato
-
sono
bilanciate
nella
misura
in
cui
la
DC
è
costretta
a
contrattare
con
noi
,
a
concedere
qualcosa
alle
spinte
democratiche
interpretate
da
noi
e
dalla
sua
sinistra
,
nella
misura
in
cui
è
condizionata
dalla
necessità
di
collaborare
con
il
PSI
e
la
sinistra
democratica
.
Noi
possiamo
così
influire
in
modo
sostanziale
sulle
scelte
del
governo
e
giungere
a
una
graduale
neutralizzazione
delle
forze
antidemocratiche
insite
nella
DC
.
Intanto
è
essenziale
non
perdere
i
contatti
con
essa
.
Se
questa
è
la
nostra
prospettiva
politica
è
intanto
evidente
che
condizione
essenziale
per
la
sua
attuazione
(
condizione
non
propagandistica
ma
politica
)
è
proclamare
ai
quattro
venti
che
la
collaborazione
con
la
DC
non
è
per
noi
un
fine
ma
un
mezzo
e
che
la
prosecuzione
organica
dell
'
esperimento
è
per
noi
condizionata
rigorosamente
a
una
scelta
politica
definitiva
da
parte
di
questo
partito
.
Ma
vediamo
concretamente
come
può
attuarsi
questo
piano
,
questa
forma
di
condizionamento
della
DC
.
L
'
attuale
formula
di
governo
è
palesemente
una
combinazione
in
cui
una
minoranza
vuole
e
promuove
attivamente
delle
riforme
,
e
una
maggioranza
le
tollera
passivamente
e
ostilmente
,
solo
finché
abbia
la
garanzia
che
esse
non
lederanno
certi
interessi
fondamentali
di
cui
si
sente
interprete
,
non
comprometteranno
un
certo
equilibrio
,
non
trasferiranno
irrimediabilmente
certe
leve
del
potere
.
La
politica
della
direzione
DC
consiste
proprio
nel
promuovere
quelle
riforme
dando
nel
contempo
queste
garanzie
.
La
principale
di
queste
garanzie
è
,
come
si
sa
,
l
'
affermazione
di
non
voler
essere
condizionata
ma
di
voler
condizionare
,
l
'
insistenza
che
,
attraverso
questa
via
,
si
mira
a
un
indebolimento
dell
'
opposizione
,
a
un
nuovo
rafforzamento
del
partito
,
etc.
La
nostra
possibilità
di
condizionamento
giunge
quindi
lino
a
un
preciso
limite
:
quello
dato
dalla
necessità
,
e
dalla
volontà
insieme
,
della
direzione
DC
di
non
rompere
questo
equilibrio
e
di
non
indebolire
così
la
forza
complessiva
del
partito
.
Queste
garanzie
fornite
alla
maggioranza
che
segue
con
le
buone
disposizioni
che
tutti
sanno
,
consistono
non
in
proclamazioni
e
contentini
verbali
,
ma
bensì
nel
non
toccare
realmente
certi
punti
,
nel
non
andare
realmente
oltre
certi
limiti
,
etc.
Non
la
spartizione
del
potere
con
forze
che
abbiano
fini
diversi
e
che
usino
il
potere
per
realizzarli
,
ma
l
'
associazione
di
altre
forze
a
un
tipo
di
potere
mediatore
ed
equilibratore
come
quello
che
è
indispensabile
alla
DC
per
poter
continuare
a
dare
quelle
garanzie
:
ecco
la
chiave
di
volta
di
questo
piano
politico
.
In
questa
concezione
ogni
rapporto
con
forze
esterne
non
può
e
non
deve
significare
in
nessun
modo
una
rottura
con
la
palude
interna
del
partito
.
Chi
vuole
contrattare
stabilmente
con
noi
deve
contrattare
,
attraverso
la
nostra
direzione
,
con
l
'
estrema
destra
del
nostro
partito
:
questa
è
la
formula
della
segreteria
attuale
di
Moro
.
Fino
a
quando
può
durare
questo
rapporto
mediato
,
fra
il
partito
socialista
e
l
'
estrema
destra
dorotea
?
Indefinitamente
senza
dubbio
,
se
uno
dei
due
interlocutori
intende
rinunziare
a
difendere
precisi
interessi
di
classe
e
può
farlo
impunemente
.
Non
molto
a
lungo
in
caso
contrario
.
La
DC
può
urtarsi
con
De
Biasi
,
ma
non
può
fare
ciò
che
non
sia
almeno
tollerato
dalla
sua
destra
;
e
ciò
che
non
può
essere
tollerato
da
questa
(
e
quindi
dalla
DC
finché
vuoi
rimanere
unita
)
è
tutto
ciò
appunto
che
corre
il
rischio
di
mettere
fuori
dall
'
orbita
del
partito
quelle
forze
sociali
alle
quali
essa
non
può
rinunziare
senza
divenire
un
partito
di
lavoratori
e
non
più
,
quale
è
,
un
partito
che
aduna
e
concilia
lavoratori
e
capitalisti
.
Inversamente
ciò
che
essa
chiede
ai
suoi
collaboratori
,
o
almeno
ciò
che
vuole
ottenere
dalla
collaborazione
a
sinistra
,
è
l
'
eliminazione
del
pericolo
che
lo
schieramento
delle
classi
lavoratrici
divenga
così
forte
da
far
tracollare
da
questa
parte
l
'
equilibrio
del
potere
annullando
la
sua
funzione
di
arbitra
e
mediatrice
.
Ecco
perché
essa
insiste
ossessivamente
per
una
«
chiarificazione
»
da
parte
nostra
.
E
si
sa
in
che
cosa
consisterebbe
tale
«
chiarificazione
»
:
in
una
ulteriore
rottura
dell
'
unità
sindacale
che
renderebbe
ancora
più
debole
la
forza
d
'
urto
contrattuale
e
soprattutto
politica
,
e
la
coscienza
di
classe
del
movimento
operaio
e
faciliterebbe
le
forme
di
compromesso
corporativo
di
certo
sindacalismo
;
nell
'
impegno
di
far
giunte
solo
con
la
DC
,
il
che
ci
impedirebbe
ogni
forma
di
alternativa
qualora
,
per
esempio
,
fare
un
'
amministrazione
con
essa
ci
dovesse
assoggettare
all
'
umiliante
dovere
di
fare
manifesti
in
cui
ci
associano
alla
proclamata
difesa
dei
valori
spirituali
,
contro
il
materialismo
etc
.
;
nella
delega
totale
della
politica
estera
alla
DC
;
e
così
via
.
La
chiarificazione
le
deve
dare
la
garanzia
che
noi
ci
associamo
alla
sua
formula
di
mediazione
interclassista
,
rinunziando
sia
ad
aumentare
con
il
libero
giuoco
e
la
manovra
politica
il
nostro
peso
comparativo
nell
'
alleanza
,
sia
,
ancor
di
più
,
a
fare
della
fase
attuale
la
piattaforma
per
la
preparazione
di
forme
socialiste
di
gestione
della
società
e
dello
stato
.
Si
potrebbe
affermare
che
,
poiché
noi
stessi
prevediamo
una
fase
di
economia
mista
,
in
cui
per
un
certo
tempo
un
forte
settore
statale
dovrà
pur
convivere
e
armonizzarsi
con
una
struttura
economica
ancora
prevalentemente
privatistica
,
una
combinazione
politica
di
questa
fatta
è
l
'
unica
formula
valida
,
visto
che
una
costante
conciliazione
fra
diversi
interessi
di
classe
dovrà
pur
essere
esperita
.
Non
c
'
è
dubbio
che
la
fase
dell
'
economia
programmata
implica
fatalmente
un
certo
compromesso
,
una
certa
conciliazione
di
spinte
differenti
e
spesso
opposte
.
Ma
a
questo
punto
sorge
veramente
il
problema
del
quadro
politico
in
cui
questa
mutevole
combinazione
si
svolge
.
Quale
forza
fornirà
la
cornice
generale
in
cui
la
politica
di
piano
dovrà
attuarsi
?
Sarà
la
programmazione
democratica
a
condizionare
l
'
indirizzo
del
settore
privato
dell
'
economia
,
o
il
settore
privato
a
condizionare
la
programmazione
e
la
politica
di
piano
?
Non
c
'
è
dubbio
che
la
programmazione
che
noi
vogliamo
deve
avere
il
proposito
di
rafforzare
sempre
più
il
settore
pubblico
e
il
potere
di
direzione
politico
-
economica
delle
classi
lavoratrici
,
intaccando
in
misura
decisiva
la
logica
dei
monopoli
e
subordinando
la
loro
tendenza
al
profitto
ai
fini
d
'
interesse
sociale
generale
,
determinati
dalle
forze
che
rappresentano
direttamente
le
grandi
masse
dei
lavoratori
.
E
neppure
c
'
è
dubbio
che
la
programmazione
,
come
è
intesa
dai
monopoli
(
nella
misura
in
cui
la
parte
più
retriva
della
classe
capitalistica
non
perde
il
senno
al
solo
sentirne
parlare
)
,
deve
avere
una
funzione
antitetica
,
cioè
di
facilitare
lo
svolgimento
della
logica
interna
e
delle
scelte
del
settore
privato
,
di
equilibrarlo
e
di
garantirne
il
più
stabile
e
continuo
funzionamento
.
$
persino
superfluo
doverlo
rammentare
.
Ora
se
fra
questi
due
modi
di
pianificazione
è
chiara
la
nostra
scelta
non
così
si
può
dire
della
democrazia
cristiana
.
Anzi
ogni
suo
studio
è
stato
posto
sin
qui
nell
'
evitare
ogni
chiarimento
su
questo
punto
;
di
più
,
nell
'
escludere
ogni
estensione
dell
'
intervento
statale
che
possa
«
preoccupare
gli
operatori
economici
»
.
Come
ha
osservato
Giolitti
oggi
tutti
usano
la
parola
piano
,
ma
con
contenuti
e
intendimenti
non
solo
differenti
ma
spesso
opposti
.
Né
è
certo
casuale
questo
equivoco
della
democrazia
cristiana
.
Ciascuno
dei
due
tipi
di
programmazione
implica
una
precisa
scelta
dì
classe
.
E
se
è
vero
che
più
di
un
democristiano
vuole
una
programmazione
democratica
,
non
è
meno
vero
che
una
parte
prevalente
del
partito
sarebbe
disposta
a
tutto
pur
d
'
impedirla
.
Questo
è
però
un
punto
su
cui
l
'
equivoco
direzionale
non
può
essere
mantenuto
a
lungo
:
nel
senso
che
malgrado
tutte
le
ambagi
sibilline
in
cui
sono
specialisti
Moro
e
compagni
,
dovrà
essere
deciso
presto
che
strumenti
mettere
in
opera
per
avviare
la
politica
di
piano
.
Ma
qui
certamente
non
vi
sono
vie
di
mezzo
.
Sceglierà
la
DC
una
programmazione
democratica
,
acconsentirà
anzi
che
noi
operiamo
all
'
interno
di
questa
politica
con
una
precisa
finalità
socialista
?
Allora
sarebbe
evidente
che
avrebbe
scelto
la
rottura
dell
'
interclassismo
e
la
messa
fuori
gioco
di
tutta
la
potentissima
fortezza
interna
dorotea
.
Ma
di
questo
non
si
vedono
segni
,
finora
,
anzi
i
segni
sono
del
tutto
opposti
.
I
segni
inducono
a
pensare
che
essa
si
muova
nel
senso
di
voler
associare
noi
al
continuo
condizionamento
a
cui
la
sua
destra
interna
non
rinunzierà
mai
a
sottoporre
tutta
la
linea
del
partito
.
Questa
è
stata
finora
tutta
la
politica
di
Moro
.
In
questa
direzione
ci
può
essere
anche
una
nostra
collaborazione
al
potere
,
una
nostra
partecipazione
ad
esso
;
ma
non
sarà
una
partecipazione
per
usarlo
in
conformità
ai
fini
socialisti
che
ci
sono
propri
,
e
ai
quali
non
possiamo
rinunziare
senza
perdere
ogni
giustificazione
storica
(
Giolitti
)
.
Sarà
appunto
una
copertura
del
permanente
monopolio
del
potere
da
parte
di
forze
che
sono
e
rimangono
le
avversarie
dirette
della
democrazia
e
del
socialismo
.
Non
è
infatti
pensabile
che
una
minoranza
possa
all
'
interno
di
una
compagine
governativa
condizionare
seriamente
la
maggioranza
.
E
maggioranza
sarebbe
infatti
tutta
la
democrazia
cristiana
di
fronte
a
noi
,
malgrado
le
velleità
di
tutti
i
possibili
gruppi
della
sua
sinistra
,
ove
essa
nel
suo
complesso
rinunziasse
a
una
misura
per
noi
essenziale
in
seguito
al
veto
della
sua
destra
per
non
sacrificare
l
'
unità
del
partito
.
Il
veto
della
sua
destra
diventerebbe
rosi
paralisi
e
Impedimento
permanente
di
ogni
nostra
conquista
e
affermazione
specifica
all
'
interno
della
compagine
governativa
,
veto
all
'
esercizio
del
potere
secondo
le
finalità
democratiche
e
socialiste
del
nostro
partito
.
Non
dimentichiamo
mai
l
'
avvertimento
di
Schumpeter
che
le
riforme
ricevono
il
carattere
e
l
'
impronta
assai
più
dalle
intenzioni
e
dal
personale
con
cui
son
fatte
che
dal
loro
contenuto
.
E
,
per
lasciare
anche
da
parte
ogni
altra
considerazione
,
come
potrebbe
in
condizioni
siffatte
una
riforma
avere
un
qualsiasi
valore
democratico
e
socialista
,
o
almeno
di
avvio
al
socialismo
,
se
,
ad
esempio
viene
esclusa
a
priori
,
non
dalla
volontà
nostra
(
potremmo
magari
illuderci
di
aver
fatto
un
passo
avanti
nella
direzione
voluta
)
ma
dalla
combinazione
oggettiva
delle
forze
,
ogni
possibilità
di
compiere
un
'
operazione
sacrosanta
,
senza
la
quale
anche
grosse
riforme
diventano
una
burletta
:
di
toglier
cioè
di
mezzo
concretamente
un
certo
personale
,
di
togliere
ogni
potere
ai
mille
Tizio
Caio
e
Sempronio
che
sono
la
negazione
vivente
di
ogni
riforma
democratica
,
di
spodestare
il
noto
ladro
x
,
il
famigerato
profittatore
y
,
il
mestatore
z
?
Se
non
è
possibile
colpire
direttamente
certi
gruppi
di
potere
e
aggregati
d
'
interessi
,
perché
colpirli
significa
appunto
frantumare
il
coacervo
democristiano
che
invece
,
illudendosi
di
modificarlo
,
si
è
accettato
preventivamente
di
digerire
in
blocco
?
Ultimata
la
fase
delle
cose
effettivamente
volute
o
almeno
sopportate
dalla
DC
nel
suo
insieme
,
il
nostro
posto
là
dentro
sarebbe
effettivamente
un
posto
totalmente
subalterno
e
di
pura
copertura
a
sinistra
dei
monopoli
e
delle
forze
clericali
.
Questa
questione
del
personale
è
assai
delicata
e
a
trattarla
a
fondo
si
rischia
di
essere
accusati
di
piccino
moralismo
e
di
ignoranza
della
dura
realtà
della
politica
.
Non
c
'
è
dubbio
che
nelle
alleanze
politiche
non
si
può
guardare
tanto
per
il
sottile
a
certe
cose
.
Ma
noi
socialisti
non
possiamo
e
non
dobbiamo
dimenticare
che
la
marcia
per
il
socialismo
o
anche
solo
per
una
più
compiuta
democrazia
nel
nostro
paese
,
il
momento
atteso
per
decenni
in
cui
i
rappresentanti
del
movimento
operaio
potranno
per
la
prima
volta
nella
storia
italiana
avere
una
certa
influenza
nella
gestione
del
potere
,
il
generale
processo
politico
che
a
tale
risultato
dà
luogo
,
non
possono
essere
scompagnati
dal
proposito
,
e
dalla
lotta
anche
,
per
un
rinnovamento
del
costume
della
classe
dirigente
,
per
una
liquidazione
del
profondo
malcostume
politico
e
amministrativo
che
ha
contraddistinto
negli
anni
del
monopolio
democristiano
la
vita
pubblica
italiana
.
Non
possiamo
ignorare
che
abbiamo
a
che
fare
con
una
burocrazia
largamente
infetta
dalla
tabe
della
corruzione
,
del
servilismo
di
fronte
al
potente
,
della
parzialità
,
della
inefficienza
complice
o
colpevole
.
Non
possiamo
dimenticare
che
sotto
i
piedi
del
mondo
ufficiale
brulica
intatto
(
nulla
è
cambiato
certo
in
dieci
mesi
)
tutto
il
verminaio
della
corruzione
e
del
traffico
sottogovernativo
a
cui
tanti
anni
di
governi
centristi
hanno
dato
vita
.
Non
dimentichiamo
neppure
che
quella
parte
della
democrazia
cristiana
che
rappresenta
appunto
il
nucleo
della
resistenza
e
del
condizionamento
a
destra
dell
'
attuale
esperimento
(
nucleo
però
che
l
'
interclassismo
porterebbe
a
ranghi
pieni
in
una
fase
successiva
fors
'
anche
da
noi
voluta
e
intesa
come
fase
di
estensione
delle
conquiste
democratiche
)
,
è
folta
di
nomi
che
sono
stati
mescolati
in
tutti
gli
innumerevoli
scandali
che
hanno
deturpato
la
vita
italiana
da
quindici
anni
a
questa
parte
,
di
nomi
su
cui
son
potuti
gravare
,
senza
essere
mai
interamente
dissipati
,
ignominiosi
sospetti
.
Se
l
'
esperimento
a
cui
stiamo
avviandoci
vuole
avere
un
senso
,
se
vuole
rappresentare
un
fattore
di
innalzamento
e
di
edificazione
della
coscienza
etico
-
politica
del
paese
e
di
rinnovamento
della
classe
dirigente
,
non
può
non
essere
programmaticamente
promotore
e
affermatore
di
una
nuova
moralità
civile
.
Il
popolo
italiano
non
deve
avere
l
'
ennesima
conferma
della
sua
secolare
persuasione
che
,
comunque
vada
,
le
canaglie
,
quando
son
potenti
,
rimangono
sempre
a
galla
.
Il
rigore
morale
deve
cominciare
a
non
essere
ridicolo
nel
nostro
paese
,
e
a
non
trovare
nella
vita
pubblica
un
teatro
pressoché
impraticabile
per
le
proprie
istanze
.
Le
giovani
generazioni
non
devono
essere
educate
anch
'
esse
alla
lezione
del
fortunato
trasformismo
dei
potenti
e
dei
disonesti
.
Ma
vi
è
anche
una
ragione
più
strettamente
politica
.
Un
piano
non
può
andare
avanti
senza
un
personale
formato
in
un
certo
modo
.
Abbiamo
bisogno
di
centinaia
di
migliaia
di
tecnici
e
di
burocrati
che
sentano
personalmente
la
necessità
di
certe
scelte
economiche
,
che
abbiano
dinanzi
agli
occhi
una
prospettiva
diversa
,
un
metro
di
valori
diverso
da
quello
della
società
attuale
,
che
non
siano
ligi
a
tutti
gli
ossequi
e
a
tutte
le
transazioni
,
ma
siano
capaci
di
imporre
fermamente
in
tutte
le
istanze
della
macchina
statale
e
dell
'
organismo
economico
gli
intendimenti
e
le
finalità
che
noi
vogliamo
imprimere
a
un
certo
tipo
di
programmazione
.
Abbiamo
bisogno
di
esecutori
che
credano
nella
pianificazione
democratica
e
non
la
barattino
con
una
bustarella
.
Nulla
è
più
giusto
a
questo
proposito
di
quanto
ha
scritto
recentemente
Giolitti
:
«
Prima
viene
la
scelta
politica
,
che
è
anche
-
non
esitiamo
a
dirlo
-
una
scelta
ideale
.
Partiamo
dal
rifiuto
di
questo
tipo
di
società
e
tendiamo
a
una
società
radicalmente
diversa
,
nella
quale
i
valori
determinanti
siano
quelli
della
libertà
e
della
uguaglianza
anziché
quelli
della
ricchezza
e
della
potenza
.
Se
questa
è
un
'
utopia
,
ebbene
non
abbiamo
paura
di
dire
che
oggi
il
socialismo
ha
proprio
bisogno
di
rinvigorire
i
suoi
elementi
di
"
utopia
"
,
i
suoi
motivi
ideali
,
il
disegno
finalistico
di
una
nuova
società
,
le
priorità
di
ordine
culturale
e
morale
.
Il
rifiuto
della
alienazione
,
di
cui
tanto
si
parla
anche
a
vanvera
,
è
anzitutto
un
impulso
morale
,
prima
di
essere
una
diagnosi
scientifica
della
società
industriale
»
.
Ma
considerazioni
non
meno
gravi
possono
essere
fatte
per
quanto
riguarda
la
natura
e
il
contenuto
più
specificamente
economico
della
politica
di
piano
.
E
si
tratta
di
questioni
che
,
pur
concernendo
misure
che
dovranno
essere
prese
nella
prossima
legislatura
,
debbono
essere
discusse
subito
fra
noi
perché
investono
appunto
l
'
indirizzo
programmatico
con
cui
arriveremo
alle
elezioni
.
Queste
questioni
sono
poste
con
la
massima
urgenza
da
una
serie
di
processi
degenerativi
ormai
chiaramente
in
atto
nell
'
economia
italiana
,
dei
quali
non
può
sfuggire
l
'
effetto
sconvolgente
che
esercitano
su
ogni
possibilità
di
pianificazione
democratica
e
di
previsione
programmata
dei
termini
futuri
dello
sviluppo
economico
.
Mi
riferisco
alla
ben
nota
spinta
al
rialzo
dei
prezzi
delle
abitazioni
e
dei
generi
alimentari
che
sta
corrodendo
assai
rapidamente
una
parte
cospicua
degli
aumenti
dei
salari
e
degli
stipendi
realizzati
dalle
classi
lavoratrici
con
le
lotte
di
questo
ultimo
anno
.
Si
può
lasciare
subito
da
parte
per
comodità
la
questione
se
e
in
quale
misura
in
tali
processi
entri
una
precisa
manovra
di
certe
grandi
forze
economiche
per
esautorare
il
nuovo
corso
,
fargli
mancare
il
terreno
sotto
i
piedi
,
creare
un
diffuso
disagio
di
massa
orientabile
in
senso
qualunquistico
o
anti
centro
-
sinistra
.
Quali
strumenti
si
vanno
approntando
per
bloccare
l
'
operare
«
spontaneo
»
di
certe
forze
e
per
controllarne
gli
effetti
eversivi
su
tutto
l
'
organismo
economico
,
impedendo
che
una
parte
rilevante
dei
redditi
di
lavoro
,
anziché
estendere
e
sostenere
il
mercato
dei
beni
reali
,
o
incoraggiare
la
formazione
di
nuovi
orientamenti
del
mercato
,
venga
assorbita
dai
lucri
parassitari
dei
proprietari
di
aree
e
dei
mediatori
strozzini
?
Esiste
da
parte
della
democrazia
cristiana
un
piano
preciso
e
la
volontà
di
approntare
gli
strumenti
per
mettere
interamente
fuori
causa
come
elementi
con
cui
si
debbano
fare
i
conti
i
gruppi
interamente
parassitari
,
che
appaiono
sin
d
'
ora
fattori
di
disturbo
e
di
intralcio
,
non
dico
per
una
politica
di
piano
,
ma
anche
soltanto
per
una
sana
e
normale
economia
di
mercato
?
Neutralizzazione
che
non
può
far
parte
della
fase
di
programmazione
in
senso
stretto
,
ma
appunto
di
questa
fase
preliminare
.
E
gli
interrogativi
si
estendono
e
si
aggravano
per
la
fase
successiva
,
quella
della
pianificazione
vera
e
propria
.
Non
possiamo
nasconderci
che
una
pianificazione
che
voglia
sanare
alcuni
squilibri
della
società
italiana
che
non
tarderebbero
neppure
molti
anni
a
rivelarsi
rovinosamente
un
fattore
di
permanente
degradazione
e
inferiorità
della
nostra
società
civile
,
deve
invertire
drasticamente
e
radicalmente
alcune
tendenze
economiche
di
fondo
imposte
dai
monopoli
,
deve
affrontare
di
petto
la
forza
di
questi
e
piegarne
senza
compromessi
gli
orientamenti
agli
interessi
collettivi
interpretati
dalle
forze
statali
.
Cito
alla
rinfusa
alcuni
fra
i
fatti
che
stanno
rendendo
sempre
più
incivile
e
disumana
la
nostra
vita
associata
.
Abbiamo
la
scuola
più
devastata
d
'
Europa
,
la
più
inetta
per
insufficienza
di
mezzi
e
fuga
inarrestabile
di
personale
a
far
fronte
ai
bisogni
giganteschi
che
mille
indagini
hanno
illustrato
.
Fra
due
anni
il
personale
non
basterà
neppure
ai
quattro
quinti
delle
scuole
esistenti
!
Abbiamo
un
sistema
ospedaliero
che
è
il
peggiore
d
'
Europa
.
L
'
inefficienza
ed
inadeguatezza
dei
nostri
trasporti
pubblici
maciulla
quotidianamente
la
vita
di
milioni
di
lavoratori
.
Abbiamo
una
burocrazia
che
per
insufficienza
di
mezzi
e
per
bassi
stipendi
non
riesce
neppure
a
costituire
una
rete
di
vigilanza
organica
sulle
molte
frodi
con
cui
gli
avvelenatori
attentano
alla
vita
dei
cittadini
.
E
dall
'
altra
parte
abbiamo
i
televisori
,
le
macchine
,
i
consumi
ostensivi
che
aumentano
trionfalmente
.
Sono
migliaia
e
migliaia
di
miliardi
che
debbono
essere
trasferiti
nel
giro
di
due
e
tre
anni
da
un
settore
ad
un
altro
,
se
si
vogliono
appena
arginare
gli
effetti
disastrosi
che
conseguirebbero
alla
prosecuzione
delle
tendenze
attuali
.
Sono
tendenze
potentissime
che
debbono
essere
bloccate
e
invertite
.
E
per
questo
occorre
un
potere
politico
che
si
faccia
forte
di
una
base
salda
ed
entusiastica
fra
le
classi
lavoratrici
interessate
al
nuovo
corso
e
alla
fissazione
di
nuovi
fini
sociali
.
Un
partito
interclassista
che
tutto
subordini
al
mantenimento
di
rapporti
organici
di
fiducia
con
il
grande
capitalismo
,
che
abbia
come
fine
essenziale
la
conservazione
della
maggioranza
relativa
dei
suffragi
,
ha
la
capacità
di
spiegare
questa
energia
?
Un
governo
dominato
dalle
finalità
interclassiste
del
suo
maggior
membro
può
veramente
piegare
il
capitalismo
ad
accettare
che
sia
fissato
in
sede
di
commissione
pianificatrice
il
livello
e
la
qualità
degli
investimenti
,
le
dimensioni
dei
profitti
,
le
priorità
fondamentali
?
Di
fronte
a
un
partito
che
pensa
seriamente
di
conciliare
la
programmazione
statale
con
la
libertà
incontrastata
dell
'
iniziativa
privata
(
quando
non
si
propone
invece
di
non
andare
oltre
un
piano
puramente
orientativo
)
come
si
fa
a
non
sentirsi
d
'
accordo
col
prof.
Corbino
,
quando
scrive
che
queste
le
son
tutte
chiacchiere
,
e
che
in
realtà
non
ci
sono
vie
di
mezzo
e
che
in
una
economia
mista
l
'
impianto
globale
delle
scelte
economiche
,
le
scelte
orientative
,
o
le
fa
lo
stato
o
le
fanno
gli
imprenditori
privati
:
o
questi
comandano
allo
Stato
o
lo
Stato
comanda
a
questi
?
Credo
che
sia
ora
di
trarre
qualche
conclusione
.
La
chiave
di
volta
di
una
retta
valutazione
dell
'
attuale
situazione
politica
e
delle
possibilità
che
si
aprono
al
movimento
operaio
è
nel
giudizio
sul
carattere
peculiare
,
sulla
natura
dell
'
interclassismo
democristiano
.
Lasciamo
stare
le
definizioni
o
disquisizioni
nominalistiche
e
facciamo
la
politica
tenendo
d
'
occhio
le
realtà
concrete
;
perciò
non
impelaghiamoci
nel
disquisire
se
la
DC
sia
un
partito
democratico
o
no
.
Ci
servono
giudizi
pragmatici
non
definitori
.
Si
sa
che
lì
dentro
,
ci
sono
democratici
e
reazionari
.
Vediamo
invece
qual
è
l
'
oggettivo
operare
di
questo
partito
come
risultato
della
combinazione
di
tendenze
riassunte
e
regiate
dalla
direzione
.
Esso
vuole
certe
riforme
perché
è
dimostrata
l
'
impossibilità
di
continuare
a
governare
senza
di
esse
e
senza
una
contrattazione
col
Partito
Socialista
.
Esso
sa
anche
che
vi
sono
due
possibili
sbocchi
di
queste
riforme
.
O
un
aumento
del
potere
politico
delle
classi
lavoratrici
attraverso
i
partiti
che
più
direttamente
le
rappresentano
e
che
,
qualora
serbino
fede
alla
propria
ispirazione
,
attraverso
queste
riforme
continuano
a
mirare
alla
società
socialista
,
con
tutto
ciò
che
essa
comporta
;
oppure
un
nuovo
equilibrio
,
in
cui
le
concessioni
fatte
nel
frattempo
alle
classi
lavoratrici
saranno
servite
non
a
potenziare
queste
ultime
e
ad
aprire
nuove
strade
per
una
marcia
socialista
,
ma
al
contrario
a
far
rinunziare
la
classe
operaia
a
un
rovesciamento
radicale
delle
forme
di
potere
pubblico
e
di
gestione
economica
.
La
DC
sa
anche
che
,
malgrado
possibili
attriti
,
non
perderà
l
'
appoggio
delle
classi
padronali
,
se
almeno
la
parte
più
moderna
di
queste
riesce
ad
avere
nel
corso
del
processo
la
certezza
che
esso
si
sta
svolgendo
in
conformità
dei
propri
interessi
fondamentali
,
che
cioè
nel
conto
complessivo
della
partita
esso
non
si
risolverà
in
una
perdita
secca
di
potere
e
in
un
trasferimento
di
questo
alle
forze
di
classe
più
direttamente
antagonistiche
.
Sa
infine
che
,
se
tali
classi
avessero
questa
sensazione
,
avrebbe
assai
poco
tempo
per
decidere
se
rinunziare
al
loro
appoggio
o
dare
invece
l
'
indirizzo
richiesto
all
'
esperimento
riformistico
.
Per
questo
essa
preliminarmente
ha
scelto
di
non
uscire
dal
quadro
interclassista
;
e
,
malgrado
le
intenzioni
di
molti
suoi
membri
,
l
'
esperimento
in
corso
mira
appunto
a
far
rinunziare
la
classe
operaia
a
inserire
nel
processo
concreto
finalità
che
lo
superino
e
predispongano
strumenti
socialisti
.
Il
nostro
compito
non
può
essere
soltanto
aiutare
a
mandare
avanti
certe
riforme
nella
situazione
attuale
pensando
che
,
data
la
relativa
debolezza
del
movimento
operaio
,
è
comunque
già
molto
se
riusciamo
a
promuovere
uno
svecchiamento
della
macchina
,
a
creare
certi
strumenti
che
,
anche
se
non
usati
ora
in
senso
tendenzialmente
socialista
,
rimarrebbero
per
sempre
condizioni
«
oggettive
»
,
«
strutturali
»
del
socialismo
.
Questo
equivarrebbe
a
pensare
che
anche
il
rafforzamento
dei
monopoli
sia
un
passo
avanti
«
oggettivo
»
verso
il
socialismo
.
Io
credo
che
sia
meglio
lasciare
il
più
possibile
in
disparte
questa
sorta
di
metafisica
strutturale
.
E
penso
molto
rozzamente
clic
invece
solo
un
aumento
concreto
di
potere
,
l
'
uso
effettivo
di
certe
leve
del
potere
in
conformità
ai
propri
fini
da
parte
di
un
partito
socialista
sia
un
passo
avanti
oggettivo
verso
il
socialismo
.
Se
le
riforme
non
si
risolvessero
in
un
accrescimento
del
nostro
potere
,
concretamente
e
attualmente
esercitato
,
questo
sarebbe
un
regresso
non
un
avanzamento
.
La
politica
non
ammette
di
tali
sacrifici
disinteressati
ai
processi
oggettivi
!
Ecco
perché
l
'
attuale
esperimento
,
per
non
risolversi
in
una
nostra
sconfitta
,
deve
rispondere
a
questa
precisa
condizione
politica
:
deve
cioè
garantirci
in
ogni
sua
tappa
e
realizzazione
una
limitazione
del
potere
per
le
classi
capitalistiche
,
una
concreta
autonoma
affermazione
del
potere
di
classe
,
l
'
uso
democratico
e
con
finalità
socialiste
degli
strumenti
messi
in
atto
dalle
riforme
.
Per
questo
verso
l
'
intenzione
e
le
finalità
che
noi
apportiamo
nell
'
esperimento
in
corso
sono
nettamente
antitetiche
a
quelle
della
DC
,
in
quanto
nostra
interlocutrice
politicamente
unita
.
Due
sono
le
possibilità
purché
siano
le
nostre
a
trionfare
:
che
la
DC
tutta
le
accetti
nel
suo
complesso
;
e
vorrei
dire
a
Paolicchi
che
una
chiarificazione
siffatta
è
impensabile
nella
DC
;
oppure
che
le
accetti
quella
parte
di
essa
la
quale
per
impianto
ideologico
o
radici
di
classe
,
radicalismo
di
pensiero
o
chiarezza
morale
,
o
quel
che
si
vuole
,
sia
suscettibile
di
subire
,
sia
pure
travagliosamente
e
sotto
l
'
urgenza
degli
eventi
,
tale
evoluzione
.
Per
quanto
difficile
questa
è
l
'
unica
forma
di
chiarificazione
interna
della
DC
che
noi
dobbiamo
prefiggerci
.
Infrangere
il
disegno
interclassista
della
direzione
moro
-
dorotea
è
la
condizione
principale
perché
l
'
attuale
processo
politico
si
risolva
in
una
vittoria
per
noi
,
in
un
passo
avanti
per
la
democrazia
,
in
una
effettiva
liberazione
delle
forze
democratiche
insite
nel
movimento
cattolico
.
Per
questo
non
diciamo
come
fa
De
Martino
,
che
la
lotta
è
fra
democratici
laici
e
cattolici
da
un
lato
,
e
conservatori
di
tutti
i
registri
dall
'
altro
;
questa
affermazione
impedisce
assolutamente
di
veder
chiaro
che
la
sostanza
della
lotta
è
qualcosa
che
va
ben
al
di
là
dell
'
urto
contingente
fra
chi
vuole
la
nazionalizzazione
dell
'
energia
e
chi
non
la
vuole
.
Poiché
praticamente
tutta
la
DC
voterà
questo
provvedimento
la
lotta
sarebbe
quindi
solo
contro
l
'
estrema
destra
parlamentare
!
C
'
è
da
meravigliarsi
poi
se
,
prendendo
sulla
parola
De
Martino
,
si
può
argomentare
che
egli
non
fa
nessuna
distinzione
di
fini
fra
noi
e
la
DC
nel
suo
complesso
;
che
ritiene
tutta
la
DC
suscettibile
di
associarsi
a
una
lotta
democratica
radicale
;
che
considera
l
'
alleanza
organica
con
questo
partito
per
un
tempo
indeterminato
come
unica
prospettiva
politica
aperta
dinanzi
a
noi
;
che
non
vede
più
una
necessità
politica
nella
spaccatura
della
DC
,
e
,
via
via
,
che
ritiene
tutte
le
concessioni
che
si
possano
fare
ad
essa
come
normali
contrattazioni
necessarie
a
perpetuare
una
alleanza
i
cui
vantaggi
superano
largamente
gli
svantaggi
?
Diciamo
dunque
che
,
se
non
abbiamo
rinunziato
alle
prospettive
socialiste
,
la
vera
lotta
è
oggi
fra
chi
vuol
avviare
il
centro
-
sinistra
a
una
sconfitta
del
socialismo
,
a
un
inserimento
delle
sue
istanze
in
un
quadro
tecnocratico
-
neocapitalistico
,
e
chi
invece
vuole
avviarlo
e
edificare
le
basi
di
un
potere
socialista
.
Condivido
perciò
quanto
scrive
il
Settembrini
:
«
Non
ci
sono
vie
di
mezzo
:
se
il
PSI
rinunzia
a
porsi
l
'
obbiettivo
di
spezzare
la
DC
e
a
condizionare
ad
esso
i
suoi
rapporti
con
questo
partito
,
sarà
fatalmente
portato
all
'
estremo
opposto
,
a
preoccuparsi
cioè
di
preservare
l
'
unità
d0mocristiana
da
scosse
che
potrebbero
esserle
fatali
,
per
non
perdere
un
prezioso
alleato
»
.
L
'
alleanza
con
la
DC
non
è
per
noi
un
fine
ma
un
mezzo
,
e
sarebbe
rovinoso
se
cedessimo
su
qualche
punto
fondamentale
del
nostro
programma
,
se
indulgessimo
all
'
interclassismo
per
non
perdere
un
contatto
e
un
'
alleanza
politica
con
la
quale
speriamo
di
poter
mandare
comunque
avanti
una
riforma
iniziata
.
Non
dimentichiamo
che
se
la
DC
stenta
ad
andare
avanti
e
molto
rischia
a
farlo
,
assai
di
più
rischierebbe
ad
affrontare
il
contraccolpo
di
dover
frenare
,
arrestare
,
invertire
il
processo
iniziato
.
In
questo
caso
non
dobbiamo
esitare
a
lasciarla
sola
con
le
sue
responsabilità
dinanzi
all
'
opinione
pubblica
;
né
a
portare
al
limite
della
rottura
il
contrasto
,
anche
se
la
DC
ci
invita
alla
moderazione
e
alla
cautela
agitando
lo
spettro
di
una
crisi
interna
che
potrebbe
risospingerla
verso
il
centrismo
,
paralizzare
e
sospendere
le
misure
in
corso
,
rispostarci
tutti
all
'
immobilismo
centrista
.
L
'
immobilismo
centrista
non
è
più
possibile
e
la
DC
lo
sa
bene
.
La
brusca
rottura
su
un
veto
della
destra
Non
riporterebbe
all
'
immobilismo
ma
rinnoverebbe
e
aggraverebbe
dinanzi
alla
DC
,
in
condizioni
più
critiche
che
per
il
passato
(
migliori
per
noi
)
,
la
necessità
di
scelte
più
chiare
e
ne
inasprirebbe
la
tensione
interna
.
Dobbiamo
far
di
tutto
per
accelerare
non
per
ritardare
o
risparmiare
alla
DC
il
momento
delle
scelte
decisive
.
Per
questo
non
concordo
con
Paolicchi
quando
dice
che
le
modificazioni
che
ci
attendiamo
dal
centro
-
sinistra
debbono
avvenire
in
un
arco
di
tempo
necessariamente
lungo
.
La
rapidità
del
processo
dipende
grandemente
da
noi
;
dipende
dalla
intensità
o
dalla
potenza
delle
pressioni
che
la
società
potrà
esercitare
sul
governo
,
dalla
quantità
dei
nodi
che
verranno
al
pettine
in
un
breve
lasso
di
tempo
.
Oggi
in
tutti
i
settori
dell
'
apparato
economico
e
della
pubblica
amministrazione
sono
in
corso
potenti
azioni
rivendicative
.
E
non
a
caso
:
si
direbbe
che
mille
esigenze
,
mille
bisogni
delle
più
diverse
zone
sociali
,
compressi
e
sacrificati
da
anni
e
anni
di
immobilismo
conservatore
,
stiano
venendo
alla
ribalta
con
urgente
ed
esplosiva
contemporaneità
,
che
denunzia
non
-
come
si
pretende
-
un
'
obliqua
trama
di
non
meglio
identificati
provocatori
,
ma
piuttosto
quante
lacerazioni
,
squilibri
,
intralci
,
disfunzioni
abbia
accumulato
il
sistema
politico
edificato
dalla
democrazia
cristiana
,
e
quale
ottusa
incomprensione
questo
partito
abbia
opposto
alle
istanze
e
alle
necessità
di
sviluppo
e
adeguamento
istituzionale
poste
dall
'
evoluzione
economica
e
sociale
del
paese
.
Proprio
per
questa
ragione
non
vi
è
una
di
queste
lotte
che
non
contenga
in
germe
un
indefinito
potenziale
democratico
,
una
carica
politica
preziosa
per
noi
.
Oggettivamente
,
anche
quando
si
presentano
come
pure
lotte
rivendicative
ed
economico
-
corporative
,
queste
spinte
hanno
un
contenuto
politico
perché
rappresentano
la
prima
presa
di
coscienza
e
la
prima
forma
di
reazione
a
una
serie
di
situazioni
intollerabili
create
da
precise
scelte
politiche
,
rovinose
per
il
progresso
del
paese
,
compiute
in
passato
dalla
democrazia
cristiana
.
L
'
agitazione
degli
impiegati
dello
stato
è
oggettivamente
la
reazione
a
quella
situazione
di
precarietà
,
di
inefficienza
,
di
impotenza
e
confusione
in
cui
è
stato
lasciato
l
'
apparato
amministrativo
dello
Stato
,
e
di
cui
l
'
inferiorità
retributiva
dei
pubblici
impiegati
era
solo
l
'
aspetto
più
appariscente
:
condizioni
fin
troppo
scoperte
della
devastatoria
opera
di
intervento
,
pressione
,
deteriore
strumentalizzazione
politica
compiuta
dalla
DC
sulla
burocrazia
.
Gli
scioperi
dei
metalmeccanici
e
di
altre
categorie
della
classe
operaia
sono
stati
palesemente
una
rivolta
contro
il
sistema
della
pressione
discriminatoria
,
del
controllo
poliziesco
,
contro
il
clima
di
incivile
immunità
extracostituzionale
che
,
con
la
complicità
della
DC
e
in
nome
dell
'
anticomunismo
di
stato
,
è
stato
creato
nelle
fabbriche
.
Gli
scioperi
di
tutte
le
categorie
di
insegnanti
scaturivano
dall
'
indignazione
per
la
distruzione
e
l
'
umiliazione
permanente
della
scuola
in
tutti
i
suoi
ordini
e
gradi
,
perseguita
da
una
classe
politica
inetta
a
comprendere
che
in
questo
settore
si
decide
la
sopravvivenza
civile
di
una
nazione
.
Tocca
a
noi
far
sì
che
questa
nuova
germinale
coscienza
politica
delle
classi
lavoratrici
,
favorita
indubbiamente
dalla
svolta
,
non
trovi
entro
di
questa
la
sua
tomba
.
Ognuna
di
queste
lotte
è
infatti
suscettibile
di
ricevere
una
forma
e
un
orientamento
politico
che
possono
essere
decisivi
per
uno
sviluppo
democratico
della
situazione
attuale
:
decisivi
per
favorire
la
creazione
di
una
stabile
base
di
massa
alla
prospettiva
politica
socialista
che
vogliamo
e
dobbiamo
inserire
in
questo
esperimento
,
e
per
condizionare
in
senso
risolutamente
rinnovatore
l
'
elaborazione
delle
misure
riformatrici
che
si
impongono
,
spazzando
via
tutti
i
compromessi
,
le
frodi
,
le
mutuazioni
nominali
e
non
di
sostanza
che
i
nostri
interlocutori
politici
vorranno
introdurvi
.
A
nessuno
che
abbia
seguito
da
vicino
le
lotte
di
quest
'
anno
può
essere
sfuggita
la
disponibilità
politica
,
la
rapida
maturazione
politica
che
le
masse
impegnate
attraversavano
,
e
il
terreno
fecondo
che
avrebbe
potuto
trovarvi
una
più
decisa
e
coerente
azione
nostra
.
Mi
limiterò
ad
esempi
che
ho
potuto
seguire
direttamente
.
I
cinque
scioperi
degli
insegnanti
che
hanno
avuto
luogo
quest
'
anno
sono
stati
preceduti
da
imponenti
assemblee
,
fra
le
prime
e
le
ultime
delle
quali
(
da
novembre
a
maggio
)
fu
possibile
constatare
un
'
interessante
evoluzione
.
Mentre
nelle
prime
gran
cura
veniva
posta
nell
'
evitare
ogni
riferimento
extra
-
sindacale
e
nel
sottolineare
che
la
categoria
si
batteva
soltanto
per
più
decorosi
stipendi
;
via
via
che
venivano
in
chiaro
le
ragioni
squisitamente
politiche
della
testarda
resistenza
del
governo
,
le
discussioni
erano
sempre
più
folte
di
voci
che
si
levavano
a
denunziare
il
nesso
fra
le
retribuzioni
riservate
agli
insegnanti
e
lo
stato
generale
della
scuola
,
l
'
assurdità
dei
programmi
,
il
sovrappopolamento
paralizzante
delle
classi
,
la
mancanza
di
mezzi
,
l
'
anchilosi
burocratica
,
l
'
irrazionalità
vessatoria
della
legislazione
sul
personale
,
la
piaga
dei
fuori
ruolo
,
il
sistema
dei
concorsi
,
etc
.
:
insomma
tutto
quel
complesso
di
condizioni
con
cui
la
DC
ha
deliberatamente
devastato
e
umiliato
per
anni
la
scuola
di
stato
.
E
alla
fine
le
assemblee
si
risolvevano
in
veri
processi
alla
DC
e
alla
sua
politica
scolastica
,
durante
i
quali
veniva
subissato
chiunque
azzardasse
qualche
timida
difesa
di
questa
.
Terreno
su
cui
la
nostra
parola
,
se
vi
fosse
stato
un
piano
cosiffatto
,
avrebbe
potuto
far
cadere
proficuamente
tutti
i
temi
di
una
generale
riforma
scolastica
democratica
,
imperniata
sulla
supremazia
della
scuola
statale
;
e
avvalersi
della
spinta
irresistibile
che
era
sorta
per
creare
una
salda
base
ad
una
azione
politica
in
questo
senso
.
Invece
in
quei
giorni
,
gli
ultimi
e
decisivi
della
agitazione
,
agli
insegnanti
socialisti
toccò
affrontare
umilianti
discussioni
interne
sull
'
asserito
carattere
provocatorio
dello
sciopero
,
sulle
supposte
mene
delle
destre
che
avrebbero
mirato
a
far
abortire
con
esso
la
storica
svolta
,
sull
'
opera
mitigatrice
che
essi
avrebbero
dovuto
sentire
il
dovere
di
esercitare
fra
gli
scalmanati
professori
;
in
quei
giorni
toccò
loro
arrabbattarsi
per
far
assumere
l
'
impegno
(
assunto
ma
non
mantenuto
)
di
ritirare
l
'
appoggio
socialista
al
progetto
,
esso
si
veramente
provocatorio
,
del
doposcuola
;
e
,
per
colmo
di
tutto
,
sentire
da
autorevolissima
fonte
del
nostro
partito
,
definire
viziata
da
infantilismo
e
irresponsabilità
l
'
agitazione
degli
insegnanti
.
Così
pure
chi
abbia
assistito
a
una
fra
le
assemblee
di
metalmeccanici
,
nelle
quali
appariva
chiaro
come
la
forza
di
lotta
della
classe
operaia
fosse
sul
punto
di
travolgere
ogni
equilibrismo
moderatore
delle
centrali
sindacali
,
non
può
non
esserci
domandato
perché
mai
in
questa
atmosfera
arroventata
e
propizia
non
si
facesse
cadere
la
richiesta
del
disarmo
delle
forze
di
polizia
nei
conflitti
del
lavoro
,
costringendo
a
un
impegno
preciso
su
ciò
i
sindacalisti
democristiani
in
quelle
sedi
in
cui
ogni
tentativo
di
scansare
una
scelta
politica
come
quella
sarebbe
stato
catastrofico
per
essi
;
anziché
limitarsi
a
platoniche
dichiarazioni
giornalistiche
e
agli
appelli
alla
buona
volontà
altrui
.
Insomma
in
tutto
il
corso
della
lotta
di
classe
,
quale
si
sta
svolgendo
in
questi
ultimi
mesi
,
possono
essere
coerentemente
radicati
temi
e
prospettive
che
rendano
il
più
possibile
rapida
la
maturazione
della
coscienza
che
è
necessaria
una
svolta
radicale
nella
vita
politica
italiana
,
e
forniscano
le
premesse
per
una
caratterizzazione
non
interclassistica
o
equilibristica
ma
democratica
-
socialista
del
nuovo
corso
politico
.
Per
tutto
questo
però
è
necessaria
la
volontà
precisa
di
non
fare
da
paraurti
alla
DC
,
di
non
cavarle
neppure
una
castagna
dal
fuoco
;
è
necessaria
anzi
,
al
contrario
,
la
volontà
di
farle
scontare
duramente
,
ora
che
i
nodi
vengono
al
pettine
,
tutte
le
colpe
politiche
passate
,
di
approfondire
il
solco
fra
essa
e
i
lavoratori
che
cominciano
a
capire
cosa
c
'
è
da
fare
in
Italia
,
di
chiarire
volta
per
volta
il
carattere
compromissorio
ed
elusivo
delle
soluzioni
che
le
vengono
dettate
dal
suo
piano
inter
-
classistico
,
insomma
indispensabile
una
netta
delimitazione
dei
nostri
fini
specifici
,
un
chiarimento
della
differenza
qualitativa
di
essi
rispetto
a
quelli
della
DC
;
e
non
semplici
varianti
e
correzioni
marginali
:
elaborazione
programmatica
della
quale
non
si
vede
ancora
traccia
fra
noi
.
Senza
questa
contrapposizione
,
non
puramente
propagandistica
ma
politica
,
non
esiste
nessuna
consistente
possibilità
di
ridurre
il
peso
elettorale
della
DC
e
di
modificare
apprezzabilmente
il
quadro
politico
italiano
.
La
DC
ha
già
detto
ciò
che
non
intende
fare
nella
prossima
legislatura
;
tocca
a
noi
dire
che
cosa
pretendiamo
che
faccia
se
vuole
avere
il
nostro
appoggio
.
È
evidente
infatti
che
nessuno
sviluppo
serio
dell
'
esperimento
in
corso
è
possibile
,
qualora
non
si
realizzino
queste
due
condizioni
fondamentali
:
una
riduzione
della
DC
e
un
parallelo
aumento
del
complesso
delle
sinistre
,
in
primo
luogo
ovviamente
del
nostro
partito
.
Non
occorre
dimostrare
che
,
con
una
DC
in
aumento
e
il
nostro
partito
stazionario
,
si
ridurrebbe
a
nulla
la
nostra
forza
contrattuale
,
all
'
interno
di
un
'
eventuale
alleanza
:
là
dentro
potremmo
anche
starci
,
ma
solo
per
coprire
a
sinistra
la
DC
,
come
ha
fatto
per
anni
il
partito
socialdemocratico
.
Ma
a
ragion
veduta
ho
detto
«
un
aumento
del
complesso
delle
sinistre
»
.
Entra
qui
inevitabilmente
la
questione
della
necessità
di
una
alternativa
a
sinistra
e
della
prospettiva
di
un
partito
unico
della
classe
operaia
,
il
secondo
dei
temi
dibattuti
nella
polemica
Paolicchi
-
Settembrini
.
Dovrebbe
essere
chiaro
anche
ai
bambini
che
se
diminuisce
globalmente
il
peso
delle
sinistre
,
diminuisce
proporzionalmente
lo
stimolo
principale
a
ogni
forma
di
dinamismo
riformistico
della
democrazia
cristiana
e
viene
meno
la
giustificazione
massima
delle
sue
correnti
di
sinistra
nel
voler
promuovere
riforme
che
vengono
,
come
si
sa
,
concepite
e
presentate
alla
grande
palude
del
partito
come
il
mezzo
più
efficace
per
combattere
il
pericolo
di
una
maggioranza
socialista
.
E
solo
la
concreta
,
permanente
minaccia
di
una
maggioranza
alternativa
di
sinistra
può
piegare
veramente
la
DC
a
patti
in
cui
non
sia
essa
sola
a
dettare
le
condizioni
,
in
cui
si
possa
sperare
di
introdurre
e
far
rispettare
alcuni
capisaldi
essenziali
del
nostro
programma
.
E
se
è
vero
che
nessuna
possibilità
neppure
oggettiva
,
esisteva
che
una
tale
maggioranza
toccasse
il
traguardo
del
50%
,
finché
lo
schieramento
delle
sinistre
serbava
carattere
frontista
ed
era
sotto
l
'
egemonia
di
un
partito
comunista
incapace
di
elaborare
una
via
nazionale
al
socialismo
;
se
è
vero
che
neppure
noi
stessi
avremmo
potuto
permettere
che
tale
schieramento
giungesse
al
potere
guidato
da
un
PCI
incapace
di
dare
garanzie
democratiche
ai
suoi
stessi
alleati
;
è
altresì
vero
però
che
il
peso
globale
delle
sinistre
è
,
nel
corso
di
quindici
anni
costantemente
aumentato
tendendo
con
lenta
progressione
proprio
verso
quella
percentuale
che
la
DC
aveva
ragione
di
ritenere
catastrofica
per
il
proprio
monopolio
del
potere
.
Una
DC
che
,
con
forze
intatte
,
si
trovasse
dinanzi
uno
schieramento
di
voti
a
motivazione
dichiaratamente
socialista
ridotto
di
numero
,
avrebbe
bisogno
di
alleati
forse
,
ma
certo
solo
per
farsene
copertura
.
Non
è
un
caso
che
lo
scopo
dichiarato
e
angosciosamente
riproposto
ogni
giorno
al
dibattito
interno
della
DC
sia
:
o
la
riduzione
totale
delle
forze
complessive
della
sinistra
,
mediante
ciò
che
si
suol
chiamare
«
riassorbimento
democratico
delle
forze
del
PCI
»
(
e
che
è
cosa
del
tutto
diversa
da
quella
che
anche
noi
dobbiamo
non
solo
volere
ma
procurare
,
e
cioè
la
sottrazione
delle
masse
comuniste
all
'
influenza
del
nullismo
mitologico
della
loro
direzione
,
a
favore
però
di
un
'
effettiva
lotta
socialista
)
;
o
la
messa
fuori
giuoco
totale
del
PCI
,
mediante
l
'
approfondimento
del
solco
esistente
fra
noi
ed
esso
e
l
'
organico
nostro
inserimento
in
una
maggioranza
da
essa
condizionata
:
cose
su
cui
non
passa
giorno
che
la
DC
non
ci
inviti
ad
impegnarci
.
Nell
'
un
caso
e
nell
'
altro
essa
avrebbe
la
garanzia
di
conservare
indefinitamente
il
potere
;
poiché
avrebbe
indebolito
o
ulteriormente
diviso
,
le
forze
complessive
della
classe
operaia
adunate
sotto
programmi
e
finalità
socialiste
:
combinazione
in
cui
essa
scorge
a
ragione
l
'
unico
antagonista
reale
nella
lotta
per
il
potere
,
temibile
antagonista
per
l
'
attrazione
che
gli
ideali
di
rinnovamento
sociale
che
gli
non
peculiari
esercitano
nella
sua
stessa
base
.
La
DC
sa
che
,
in
un
caso
e
nell
'
altro
,
la
nostra
possibilità
di
influenza
all
'
interno
di
una
alleanza
con
essa
sarebbe
ridotta
a
dimensioni
irrisorie
poiché
noi
avremmo
cessato
di
costituire
una
forza
che
può
molto
chiedere
perché
può
,
volendo
,
puntare
su
un
'
altra
maggioranza
potenziale
.
Quanto
a
noi
,
dovremmo
tener
costantemente
presente
che
,
se
questo
disegno
della
democrazia
cristiana
riuscisse
,
sarebbe
per
lungo
tempo
irrealizzabile
quella
che
,
al
di
là
di
tutte
le
illusioni
,
rimane
la
condizione
massima
e
assolutamente
imprescindibile
,
anzi
l
'
unica
condizione
pensabile
per
la
fondazione
di
un
regime
socialista
:
e
cioè
la
conquista
di
una
maggioranza
democratica
di
persone
che
,
consapevolmente
,
intendono
affidare
il
potere
a
partiti
che
in
un
modo
o
nell
'
altro
si
rifacciano
agli
ideali
e
ai
fini
socialisti
.
Tatticamente
e
strategicamente
noi
socialisti
abbiamo
un
preciso
interesse
al
fallimento
di
questo
disegno
della
DC
.
Se
vogliamo
mantenere
aperta
una
prospettiva
socialista
,
il
nostro
vero
interesse
è
,
al
contrario
,
la
massima
estensione
quantitativa
e
la
massima
unificazione
qualitativa
.
negli
intenti
e
nei
procedimenti
,
delle
forze
che
si
richiamano
agli
ideali
socialisti
;
il
nostro
compito
è
operare
perché
un
maggior
numero
di
uomini
lottino
per
fini
socialisti
e
perché
sempre
minori
siano
fra
essi
i
dissensi
di
metodo
nell
'
azione
.
Se
è
un
preciso
interesse
per
la
DC
mettere
totalmente
fuori
giuoco
la
forza
,
malgrado
tutto
,
socialista
rappresentata
dal
PSI
,
è
invece
interesse
di
chi
vuole
il
socialismo
operare
perché
essa
sia
trascinata
nel
gioco
in
condizioni
che
travolgano
e
liquidino
tutti
gli
ostacoli
e
gli
impedimenti
intollerabili
che
la
sua
struttura
e
la
sua
ideologia
frappongono
a
una
piena
valorizzazione
democratica
e
socialista
delle
masse
popolari
che
essa
raduna
.
Quando
dico
che
bisogna
trascinare
nel
gioco
la
forza
comunista
non
intendo
dire
soltanto
che
bisogna
saper
utilizzare
spregiudicatamente
i
suoi
voti
tutte
le
volte
che
ve
ne
fosse
bisogno
per
promuovere
una
legge
pericolante
.
Ma
neppure
intendo
dire
che
si
debba
procurare
di
far
entrare
a
tutti
i
costi
i
comunisti
nell
'
attuale
contratto
politico
,
il
che
,
dato
appunto
il
carattere
di
questo
,
non
avrebbe
senso
.
E
condivido
anzi
pienamente
il
giudizio
di
Settembrini
sulla
inaccettabilità
dei
metodi
(
sostanzialmente
frontisti
)
proposti
e
applicati
dalla
nostra
sinistra
per
non
isolare
il
PCT
:
in
fondo
ai
quali
vi
è
la
giusta
intuizione
che
sarebbe
suicida
,
per
chi
vuole
veramente
il
socialismo
,
cooperare
allo
sforzo
democristiano
per
mettere
totalmente
fuori
giuoco
questa
forza
,
ma
nei
quali
,
d
'
altra
parte
,
manca
poi
la
coscienza
che
l
'
unica
condizione
efficace
per
sbloccarla
e
ricoinvolgerla
con
qualche
successo
e
in
forma
storicamente
valida
in
una
lotta
reale
per
la
democrazia
e
il
socialismo
,
è
un
radicale
rimaneggiamento
dei
suoi
modi
di
direzione
e
una
spietata
revisione
dell
'
ideologia
comunista
;
e
manca
anche
,
troppo
spesso
,
la
volontà
d
'
operare
con
la
necessaria
intransigenza
e
severità
critica
per
favorire
,
condizionare
e
imporre
questo
processo
.
Dirò
di
più
:
è
inutile
nascondersi
come
,
sui
temi
fondamentali
su
cui
la
natura
del
PCI
costituisce
un
ostacolo
obbiettivo
alla
massima
unità
possibile
di
forze
democratiche
nella
lotta
per
il
socialismo
,
un
vero
processo
di
revisione
rivoluzionaria
dei
miti
attendistici
,
malgrado
tutte
le
chiacchiere
,
non
è
neppure
cominciata
dentro
quel
partito
.
Esso
è
paralizzato
ancora
da
quella
che
è
stata
chiamata
l
'
emiplegia
della
verità
;
in
mezzo
a
tutte
le
disinvolte
giravolte
tattiche
,
sostanzialmente
intatti
vi
sono
rimasti
il
servilismo
verso
L
'
URSS
e
il
cosiddetto
«
centralismo
democratico
»
.
Nessuna
simpatia
,
nessun
benevolo
apprezzamento
possono
suscitare
i
suoi
recentissimi
adeguamenti
sul
MEC
:
anche
stavolta
il
a
passo
avanti
»
comunista
è
stato
compiuto
quando
già
le
forze
antisocialiste
d
'
Europa
ne
avevano
fatto
dieci
.
E
non
possiamo
farci
alcuna
illusione
e
tanto
meno
tentare
alcuna
giustificazione
per
questo
partito
,
se
pensiamo
quale
pauroso
spreco
di
energie
intellettuali
è
stato
fatto
là
dentro
fino
all
'
altro
ieri
per
dimostrare
a
scientificamente
»
il
contrario
di
ciò
che
i
fatti
rendevano
evidente
anche
alle
menti
più
sprovvedute
,
e
a
quale
servile
mansione
siano
state
ridotte
in
questo
modo
le
attitudini
scientifiche
che
pur
non
mancano
in
esso
;
se
pensiamo
che
,
per
l
'
ennesima
volta
,
questa
revisione
è
stata
promossa
e
condizionata
dalle
mutate
esigenze
politiche
del
blocco
sovietico
;
e
se
consideriamo
infine
quale
paurosa
e
talora
immedicabile
sedimentazione
di
incomprensioni
ottuse
,
pregiudizi
subalterni
,
disorientamenti
e
scoramenti
,
questo
sistematico
codismo
critico
lascia
ogni
volta
fra
la
classe
operaia
.
Non
giova
a
nessuno
nascondere
o
attenuare
la
gravità
del
male
che
paralizza
il
PCI
,
la
sua
colpevole
renitenza
a
rendersi
disponibile
per
una
autentica
lotta
socialista
.
Ma
questa
renitenza
non
può
giustificare
in
nessun
modo
una
nostra
associazione
ai
fini
che
la
DC
si
prefigge
nei
confronti
del
partito
comunista
;
o
anche
solo
una
nostra
neutralità
di
fronte
ad
essi
.
Oltre
tutto
,
non
dimentichiamolo
,
mettere
fuori
gioco
un
partito
comunista
non
significa
davvero
sottrargli
la
base
di
massa
,
indebolirlo
numericamente
;
né
,
ancora
meno
poter
seriamente
agire
su
questa
base
per
trasformarla
in
un
fattore
attivo
di
una
via
nazionale
per
il
socialismo
.
Un
partito
comunista
fuori
giuoco
,
considerato
elemento
estraneo
da
non
mettere
in
conto
,
più
che
mai
arroccherebbe
in
un
settarismo
sterile
masse
fondamentali
delle
classi
lavoratrici
,
più
che
mai
si
avvarrebbe
delle
vittorie
elettorali
che
gli
errori
altrui
saprebbero
costantemente
regalargli
,
per
non
cambiar
nulla
,
per
continuare
a
ritenere
intangibili
la
propria
struttura
e
la
propria
ideologia
.
Se
lasciamo
solo
ad
esso
il
compito
di
tener
desta
l
'
agitazione
nel
paese
,
se
rinunziamo
a
impegnare
un
diretto
,
serrato
colloquio
polemico
con
questo
partito
sui
temi
della
via
italiana
al
socialismo
,
e
a
mostrare
alle
masse
che
lo
seguono
che
noi
stiamo
lottando
non
per
isolarle
ma
per
aprire
ad
esse
strade
nuove
e
migliori
da
quelle
percorse
dal
PCI
,
noi
contribuiamo
insieme
ad
isolare
questo
partito
ma
anche
a
rafforzare
la
sua
base
di
massa
e
la
sua
forza
numerica
.
$
perfettamente
legittimo
operare
per
travasare
voti
ed
energie
dal
PCI
al
nostro
partito
:
ma
anche
per
raggiungere
questo
scopo
è
un
sistema
sbagliato
quello
di
isolarlo
.
L
'
unico
modo
per
rompere
le
barriere
che
impediscono
a
quei
sette
milioni
di
socialisti
di
contare
per
quanto
potrebbero
e
dovrebbero
nella
vita
politica
italiana
,
è
appunto
mostrare
ad
essi
che
,
non
solo
noi
non
ci
associamo
,
neanche
tatticamente
,
a
un
disegno
di
ulteriore
divisione
e
indebolimento
dello
schieramento
operaio
e
socialista
,
ma
che
,
al
contrario
,
abbiamo
un
piano
strategico
più
avanzato
dei
loro
dirigenti
:
e
questo
piano
può
essere
solo
quello
di
ricostruire
a
un
livello
più
alto
e
maturo
l
'
unità
politica
della
classe
operaia
.
Questo
è
l
'
unico
tipo
di
pressione
esterna
che
possa
favorire
e
accelerare
sostanziali
processi
di
rinnovamento
dentro
il
PCI
:
poiché
solo
esso
chiarirebbe
l
'
assurdità
di
linee
divisorie
che
già
da
oggi
sono
date
non
da
alternative
di
politica
interna
(
cosa
ha
il
PCI
da
contrapporre
a
noi
in
questo
campo
?
)
,
ma
da
tutta
una
serie
di
miti
assolutamente
inutili
alla
via
nazionale
per
il
socialismo
,
inutili
anzi
a
ciò
che
ai
dirigenti
comunisti
sembra
invece
di
poter
tutelare
con
essi
,
cioè
l
'
internazionalismo
proletario
.
Di
fronte
a
un
piano
nostro
ordinato
a
quel
fine
la
base
comunista
scoprirebbe
veramente
che
l
'
unico
residuo
ostacolo
a
una
maggioranza
socialista
in
Italia
è
proprio
il
modo
di
organizzazione
interna
del
proprio
partito
e
la
dipendenza
dai
suoi
dirigenti
dalla
politica
sovietica
.
Una
pressione
esterna
sul
PCI
per
l
'
unità
politica
della
classe
operaia
è
oggi
in
Italia
oggettivamente
l
'
unico
modo
di
operare
per
spazzar
via
l
'
ostacolo
che
In
struttura
e
l
'
ideologia
di
questo
partito
rappresentano
alla
via
italiana
per
il
socialismo
.
Perciò
non
solo
essa
sarebbe
cosa
del
tutto
diversa
dal
frontismo
c
dal
fusionismo
di
cui
parla
Paolicchi
:
ma
sarebbe
appunto
un
coefficiente
fondamentale
per
quella
modificazione
del
generale
quadro
politico
italiano
che
,
come
egli
ben
scrive
,
è
indispensabile
per
aprire
condizioni
nuove
e
più
favorevoli
alla
lotta
socialista
nel
nostro
paese
.
Che
tutto
questo
non
sia
solo
questione
di
tattica
;
che
anzi
,
al
punto
a
cui
è
giunta
la
crisi
e
lo
sfacelo
di
tutto
il
socialismo
europeo
,
questo
disegno
politico
imponga
una
revisione
critica
globale
del
contenuto
intellettuale
,
dei
metodi
operativi
,
delle
prospettive
strategiche
di
tutte
le
forze
socialiste
;
che
tale
revisione
debba
farsi
programmaticamente
entro
un
quadro
continentale
,
sotto
pena
di
una
sconfitta
,
ciò
è
una
questione
diversa
:
e
anch
'
essa
deve
essere
discussa
fra
noi
.
Quanto
prima
cominceremo
meglio
sarà
.
StampaPeriodica ,
La
notizia
di
un
convegno
sull
'
inquinamento
atmosferico
fa
tornare
alla
mente
le
lettere
della
sorella
nubile
di
Leopardi
,
reclusa
dalla
madre
a
Recanati
.
Che
sognava
l
'
aria
sana
della
cittá
sull
'
Arno
.
Come
i
detenuti
di
oggi
.
Pisano
già
da
oltre
due
anni
,
leggo
ogni
giorno
le
cose
locali
sul
Tirreno
.
Ora
ho
letto
un
annuncio
del
servizio
ambiente
della
Provincia
:
"
29-30
gennaio
1999
.
Prima
Conferenza
sulla
qualità
dell
'
aria
nella
provincia
di
Pisa
"
.
Sapete
che
fra
gli
effetti
della
galera
c
'
è
di
tramutare
le
cose
più
elementari
in
concessioni
regolamentate
,
sicché
l
'
aria
che
si
respira
diventa
"
l
'
ora
d
'
aria
"
:
una
specie
di
apnea
a
intervalli
ossigenati
.
Così
ritagliata
,
l
'
aria
viene
convocata
con
un
grido
dell
'
agente
:
"
Aria
"
,
e
i
detenuti
si
infilano
nel
loro
sfiatatoio
.
Dunque
,
chi
di
noi
più
interessato
alla
qualità
dell
'
aria
di
Pisa
?
Ma
tutto
questo
è
solo
un
pretesto
per
parlarvi
di
Paolina
,
la
sorella
nubile
di
Giacomo
Leopardi
,
e
dell
'
aria
di
Pisa
.
(
Mi
piace
,
"
nubile
"
,
altri
la
chiamarono
zitella
:
destino
più
amaro
,
avendole
Giacomo
dedicato
la
precoce
canzone
Nelle
nozze
della
sorella
Paolina
.
Nubile
vuol
dire
sposabile
,
e
lei
lo
fu
a
lungo
e
invano
,
in
trattative
penose
sulla
dote
,
la
quale
bisognava
che
fosse
appetitosa
per
quella
giovane
intelligente
e
bruttina
,
doppio
difetto
.
E
nubile
fa
pensare
a
qualcosa
di
lievemente
annuvolato
,
una
turbolenza
in
aria
chiara
,
in
quella
creatura
che
scriveva
:
"
Unico
godimento
mio
in
tutta
la
vita
-
quello
di
mirare
il
cielo
sereno
-
sicché
quando
vedi
nuvole
di
'
pure
che
la
tua
amica
è
più
triste
del
solito
"
)
.
Giacomo
visse
in
una
prigionia
stretta
in
quella
casa
maniacale
,
e
invano
tentò
di
fuggirne
con
una
vera
evasione
,
di
notte
e
con
carte
false
.
Figurarsi
una
figlia
femmina
,
che
solo
il
matrimonio
avrebbe
fatto
uscire
.
"
Quello
che
io
posso
vedere
dalla
finestra
è
sempre
sorvegliato
da
mia
madre
,
la
quale
gira
per
tutta
la
casa
,
si
trova
per
tutto
,
e
a
tutte
le
ore
"
.
Paolina
restò
ai
suoi
arresti
domestici
fino
a
un
'
età
anziana
,
e
perfino
il
suo
carteggio
con
poche
amiche
dovette
essere
clandestino
,
per
scampare
al
rigore
pazzesco
della
madre
.
Le
lettere
arrivavano
a
un
bravo
prete
alla
casa
di
fronte
,
lui
esponeva
una
pianta
alla
finestra
,
e
lei
furtivamente
andava
a
ritirarle
.
Una
lettera
le
arrivò
un
giorno
da
Pisa
,
dove
Giacomo
era
venuto
a
svernare
,
e
restò
memorabile
,
per
quella
sorella
appassionata
,
e
per
tutti
gli
scolari
a
venire
,
e
per
Pisa
.
Era
datata
al
12
novembre
1827
:
"
Questo
lung
'
Arno
è
uno
spettacolo
così
bello
,
così
ampio
,
così
magnifico
,
così
gaio
,
così
ridente
,
che
innamora
:
non
ho
veduto
niente
di
simile
...
Vi
si
passeggia
poi
nell
'
inverno
con
gran
piacere
,
perché
v
'
è
quasi
sempre
un
'
aria
di
primavera
...
"
.
Così
l
'
aria
"
balsamica
"
di
Pisa
soffiò
fino
alla
galera
domiciliare
di
Paolina
,
al
suo
"
orrido
e
aborrito
"
Recanati
,
alla
sua
"
infame
aria
,
vera
rovina
per
la
salute
,
per
i
denti
,
per
tutto
"
,
"
aria
essiccatrice
di
polmoni
"
.
Paolina
si
compiangeva
,
come
quella
che
non
aveva
"
per
sollievo
né
un
viaggio
di
Parigi
e
di
Londra
,
e
né
pure
quello
di
Sinigaglia
(
Senigallia
)
"
!
Aveva
i
furori
smaniosi
e
impossibili
di
ogni
carcerato
.
"
Non
puoi
credere
quanto
mi
abbia
tormentata
sempre
il
pensiero
che
vi
sia
qualche
cosa
a
questo
mondo
ch
'
io
non
vi
vedrò
mai
!
e
se
queste
cose
poi
sono
belle
,
belle
assai
,
come
le
ghiacciaie
della
Svizzera
,
il
cielo
di
Napoli
,
un
'
aurora
boreale
e
Pietroburgo
...
"
.
Soffocò
le
illusioni
d
'
amore
,
e
leggeva
racconti
di
viaggi
altrui
:
"
Solo
amerei
che
la
mia
catena
fosse
un
tantino
più
lenta
"
.
Studiava
il
Journal
des
Modes
,
leggeva
il
"
suo
"
Stendhal
,
e
traduceva
una
Vita
di
Mozart
,
che
l
'
avrà
fatta
pensare
all
'
affetto
fra
sorella
e
fratello
,
e
incitata
alla
sua
parolaccia
più
temeraria
e
cara
:
"
Diavolo
!
"
.
Tradusse
anche
,
e
questo
è
particolarmente
commovente
se
si
pensa
alla
sua
clausura
,
il
Viaggio
notturno
intorno
alla
mia
camera
di
Joseph
de
Maistre
.
"
Io
non
sono
lieta
e
non
posso
esserla
che
in
sogno
"
.
La
lettera
dell
'
adorato
Giacomo
dovette
restarle
fissa
in
mente
.
Quando
una
sua
amica
va
ad
abitare
a
Pisa
,
le
invidia
la
sua
fortuna
:
quella
"
deliziosa
Città
...
che
in
ogni
stagione
deve
essere
un
soggiorno
incantatore
"
(
1829
)
.
Là
,
"
se
io
fossi
indipendente
,
vorrei
abitare
perpetuamente
"
(
1830
)
.
E
"
godere
di
quel
caro
cielo
,
e
di
quell
'
aria
che
io
t
'
invidio
tanto
"
(
1833
)
.
A
un
'
altra
amica
,
di
passaggio
a
Pisa
,
aveva
scritto
:
"
Hai
fatto
bene
a
scegliere
il
tuo
albergo
lungo
l
'
Arno
,
del
quale
Giacomo
mi
ha
fatto
una
descrizione
incantevole
"
.
Paolina
uscì
da
Recanati
solo
dopo
che
tutti
i
suoi
furono
morti
.
Anzi
,
fece
passare
altri
anni
.
"
Io
già
lo
so
che
mi
sono
ricalcati
i
miei
ferri
da
me
stessa
"
.
E
dopo
che
la
casa
-
carcere
fu
prodigalmente
rinnovata
.
"
In
questo
momento
alla
porta
del
mio
giardino
si
sta
compiendo
un
bel
lavoro
-
si
fa
una
camera
di
cristallo
per
levarmi
l
'
aria
cattiva
che
mi
veniva
da
quella
striscia
di
mare
che
si
vedeva
in
quel
punto
"
.
Successe
nel
1864
,
quell
'
ergastolo
graziato
:
era
una
donna
libera
di
64
anni
.
Rinnovò
il
suo
guardaroba
e
lo
rese
civettuolo
.
Andò
in
Emilia
,
in
Umbria
,
nelle
Puglie
.
Pensava
a
Napoli
:
"
Spero
alle
prime
benefiche
aure
di
primavera
di
muovermi
di
qui
e
respirare
l
'
aria
di
Napoli
"
;
e
finalmente
ci
andò
,
nel
1867
,
a
pregare
sulla
tomba
di
Giacomo
.
L
'
anno
dopo
decise
che
avrebbe
passato
l
'
inverno
a
Pisa
.
Scese
all
'
albergo
sul
lungarno
,
il
Victoria
,
che
è
ancora
lì
,
il
più
bello
di
Pisa
.
Non
riuscì
a
svernare
,
ma
per
poco
:
morì
a
Pisa
il
13
marzo
del
1869
,
"
dei
postumi
di
un
'
infreddatura
"
presa
in
gita
a
Firenze
,
quando
alla
primavera
mancavano
otto
giorni
.
"
Ma
io
...
io
non
ho
vissuto
mai
"
.
Ho
un
libro
-
antologia
di
Alessandro
Agostinelli
e
Daniele
Luti
,
Sotto
il
cielo
di
Pisa
.
Ci
sono
molte
notizie
sull
'
aria
di
Pisa
al
tempo
che
fu
.
Carlo
Goldoni
:
"
L
'
aria
della
città
è
considerata
la
migliore
d
'
Italia
"
.
E
Gabriele
D
'
Annunzio
:
"
Pisa
...
primaverile
e
tutta
d
'
argento
"
.
Mi
ha
colpito
soprattutto
una
riga
di
Charles
Dickens
:
"
Non
c
'
è
altro
che
si
muova
in
Pisa
,
eccetto
l
'
aria
tiepida
"
.
Noi
abbiamo
alcune
ore
d
'
aria
.
A
giorni
alterni
,
in
un
cortile
più
piccolo
e
uno
meno
piccolo
.
Tre
giorni
quelli
in
attesa
di
giudizio
,
tre
giorni
quelli
in
attesa
di
niente
.
La
domenica
a
turno
.
Ci
diamo
delle
arie
.
Li
chiamiamo
l
'
aria
grande
e
l
'
aria
piccola
.