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IL PRECURSORE. GIACOMO CASANOVA ( MORASSO MARIO , 1905 )
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Vi è qualcuno che un secolo e mezzo prima di noi ha vissuto la nostra vita febrile , è stato invaso dalla nostra inquieta agitazione , ha cercato sempre al pari di noi l ' eccesso , ha pensato con le nostre idee , ha compiuto i medesimi sforzi nostri per raggiungere la vetta ed ha sentito come noi . È Giacomo Casanova , colui che è conosciuto soltanto come il famoso avventuriero veneziano o come un Don Giovanni di facile contentatura , mentre meriterebbe di esserlo come il più grande e il più completo precursore dell ' uomo moderno . Ed è veramente strano in tanta smania di ricerche storiche come questa sua qualità tipica ed eminentissima non sia stata ancora rilevata , come in lui non si sia veduta questa evidentissima stoffa di uomo nuovo , di uomo nostro contemporaneo che egli ha affermato nettamente e indelebilmente in duplice guisa , come uomo e come artista , nella sua vita e nel racconto della sua vita , in contrasto netto con lo sfondo conservatore e tradizionale della sua città . Ma a dir vero Casanova , se è nato a Venezia , non è veneziano , la sua nascita a Venezia non è che una combinazione , egli è figlio d ' arte , e in ciò già si mostra uno dei suoi aspetti di precursore . La sua patria non è come per gli altri uomini del suo tempo una città , un borgo , una breve zona di terra , la sua patria si estende fin dove arrivano le peregrinazioni degli artisti italiani da teatro di allora ; è grande come l ' Europa , è stata materialmente Venezia come poteva esserlo qualsiasi altra capitale europea . Casanova adulto è quasi sempre in istato di guerra con la sua città natale . Fra lui e Venezia pare esistere una specie di idiosincrasia , mentre egli viceversa è essenzialmente cosmopolita . Egli si trova a suo agio a Napoli come a Parigi , a Roma come a Londra , a Aix come a Baden , a Costantinopoli come a Mosca , a Corfù come ad Amsterdam . Ha un portamento internazionale , europeo , superiore ai singoli usi locali , che va bene da per tutto , come quello della odierna alta società cosmopolita che passa l ' estate in Norvegia , l ' inverno al Cairo , la primavera a Parigi e l ' autunno nei suoi castelli e in Italia , trovandosi ovunque come in casa propria . Da Venezia il Casanova ha tratto soltanto una particolare predilezione per le forme fastose , per gli adornamenti , per gli spensierati svaghi del passato . Ma il precursore ardito e geniale si rivela subito prepotentemente in lui , allorché nella lotta per la vita si tratta di conquistarsi un posto nel mondo . Casanova è non solo quello che noi chiamiamo il self - made - man , ma il precursore , il primo dei self - made - men moderni ed inoltre egli è più volte il self - made - man di se stesso . Poiché non solo egli è stato costretto a rifarsi da capo la sua posizione a partire dal nulla per arrivare a tutto , ma questa ricostruzione egli ha operato nelle guise più diverse per differenti personalità . Egli riassume in sé tutta una schiera di arrivisti . Dovendo pur sempre prendere le mosse da zero , dal niente , noi lo vediamo già in buona situazione alla corte pontificia , poi nelle milizie venete , poi tra i patrizi più illustri di Venezia , poi ancora grande finanziere e delegato governativo a Parigi , ricco banchiere in Olanda , intraprendente industriale a Parigi , invincibile e temerario giocatore a Aix , a Milano e a Genova , frequentatore di sovrani e di nobili , gran signore nei divertimenti , viaggiatore instancabile , avventuriero astutissimo , conversatore arguto e desiderato , scrittore colto e inspirato . In ognuna di queste direzioni il Casanova ha dovuto sempre mettersi in cammino da principio . Dell ' edificio elevato precedentemente al sopraggiungere della catastrofe nulla restava , ogni volta l ' uomo precipitava al fondo e doveva rifabbricare dalle fondamenta , ed ogni volta egli arrivava alla cima . Io non so scorgere altro esempio di questo gigantesco lavoro di Sisifo , compiuto sempre con successo . Sono i primi passi quelli che costano , sono i primi quattrini i più difficili a fare , e il Casanova ad ognuna delle sue incarnazioni doveva appunto cominciare da questi durissimi preliminari . Primo dei Robinson , nell ' isola deserta e ostile in cui si trovano tutti i miserabili , tutti i naufraghi della vita , egli si è trovato in ogni periodo della sua molteplice esistenza , nella condizione peggiore di quella dei Robinson da romanzo ; sprovvisto di tutto , mancando persino degli avanzi del vascello infranto da cui trarre il primo strumento indispensabile per far gli altri , e malgrado ciò egli ha saputo sempre farsi tutto . Quei meravigliosi e tenacissimi nord - americani , che si ricompongono anche tre o quattro volte i milioni di dollari inghiottiti nelle tempeste della Borsa , sono da meno di lui , perché eglino ripercorrono sempre presso a poco la stessa strada , mentre il Casanova , come ho detto , ad ogni rovescio si avviava per un cammino nuovo e toccava un nuovo vertice . Ma egli è qualcosa di più e assai più di un iniziatore dell ' arrivismo , egli è il preannunziatore della vita moderna in tutte le sue faccie , è il primo uomo moderno . L ' ansia di novità , il desiderio di tutto vedere e di tutto provare , l ' incontentabilità nostra sono già acutissime in lui . Egli ha addirittura la frenesia di viaggiare , di correre , di passare da una sensazione all ' altra vertiginosamente , egli fa presentire le due caratteristiche dei tempi moderni : la smania dei viaggi e la cupidigia della velocità . Non si arresta mai , gira l ' Europa tre o quattro volte in tutti i sensi , non si riposa mai , se non viaggia materialmente , viaggia con il sentimento , con la fantasia , cacciandosi volontariamente nei più ardui intrighi quasi a sfogare un ardore esuberante ; nulla lo trattiene , neanche la felicità , neanche la ricchezza . A Milano e ad Amsterdam ove le due fortune gli si offrivano riunite nelle mani di due belle fanciulle , egli pure innamorato , pur consapevole della importanza della rinuncia , rifiuta e se ne va ; l ' idea di un vincolo lo esaspera anche se contesto di rose . Egli è il moto perpetuo , oggi sarebbe un esploratore , uno chauffeur avido di rapidità , al suo tempo non poteva essere che un avventuriero vagabondo , quando l ' uomo normale doveva accontentarsi dei confini dentro i quali poteva andare e tornare in un giorno con le sue gambe o quelle del suo cavallo . Ma il Casanova se fu un avventuriero riuscì ad essere per la superiorità del suo spirito il capo schiera , l ' iniziatore di quella corrente di viaggiatori , di turisti che ora girano il mondo osservando e studiando tutto ciò che presenta di bello e di importante storicamente e artisticamente . Casanova non viaggiava solo per far quattrini e per sfuggire alle polizie , viaggiava per viaggiare , per il suo diletto , per soddisfare un bisogno del suo spirito , e tutto vedeva e tutto esaminava e tutto annotava , talché le sue Memorie sono per una parte una anticipazione del Baedeker e per l ' altra un grandioso e prezioso rilievo morale , politico , economico , artistico dell ' Europa prima della Rivoluzione francese . È lo spirito moderno che freme nel Casanova , egli non è soltanto un precursore nella sua attività esteriore , ma in quella interiore , e cioè per le idee e i sentimenti . Se l ' uomo si atteggia a alchimista , a indovino , a mago , se pratica la cabbala e con madame d ' Urfé offre sacrifici alla luna e ai pianeti , se interroga l ' oroscopo prima di agire e si mostra superstizioso , egli è il primo a ridere delle sue operazioni e della sua personalità sopranaturale che egli si affibbia perché sovente non può farne a meno , per necessità di vivere , perché gli altri vogliono essere mistificati . Ma come un perfetto attore che recita impareggiabilmente la propria parte talvolta vi prende gusto anche lui e si illude col proprio artificio . Del resto quante volte egli non dice dopo che i fatti hanno dato ragione al suo oroscopo , che lo stesso sarebbe avvenuto se anche l ' oroscopo avesse preveduto il contrario ? Ma sottilmente , con una osservazione veramente moderna , egli aggiunge che la previsione dell ' oroscopo , quando si tratta di fatti soggettivi può aver fornito uno dei tanti motivi al determinarsi dell ' azione in quella data guisa anziché in un ' altra . E in ciò ha ragione . Ma il Casanova del resto , malgrado l ' educazione ecclesiastica , è un irreligioso . Crede in Dio , ma in un Dio sommamente vago , un sommo arbitro di tutti i destini , un fato superiore che egli invoca a ogni proposito , per cavarsi la fame , come per la buona piega di una avventura amorosa , per vincere un colpo di faraone come per riuscir salvo in un duello , per far sì che non si riconosca il veleno propinato a una vecchia monaca come per iscampare dai Piombi . È un Dio universale , ma che diventa anche un Dio personale , una specie di demone che lo consiglia e lo spinge nelle sue imprese . Ripugna dall ' ateismo , biasima gli scrupoli , ma vuole la religione per il popolo . La sua morale è opportunistica ed egoistica , egli è di manica estremamente larga con sé stesso e con gli altri . I suoi giudizi morali sono tanto moderni che si identificano con quelli che tanto comunemente quanto erroneamente si chiamano nietzschiani . È per lui bene tutto quello che profitta , che fa piacere senza nuocere ad altri od anche quando il nocumento altrui è inferiore al piacere proprio . Con questa norma fissa egli dirige la sua vita , con questa massima cerca di persuadere le sue belle quando gli si mostrano riluttanti in nome del dovere , e cerca di tranquillare se stesso quando spoglia con la magia e col gioco gli imbecilli . Intanto sarebbero spogliati egualmente da altri che non farebbero dei quattrini l ' uso giocondo che ne fa lui , ed egli tesse l ' elogio della prodigalità , del lusso , di tutto ciò che esprime una pienezza di vita . L ' inseguimento dei piaceri è la sola mèta che meriti tutti gli sforzi , ciò che il mondo condanna come futilità è la sola occupazione che gli sembra seria , mentre quelle che sono considerate come occupazioni serie sono le vere futilità e di una sola cosa teme invecchiando , di cambiar parere , di non ritenere cioè come le uniche cose serie le care futilità di una volta . In politica egli ha una visione doppiamente presaga per i fatti e le tendenze . In ben due punti delle sue memorie egli presente il rombo lontano della rivoluzione francese e ne intuisce il formidabile schianto , come del pari capisce la debolezza del malgoverno russo e l ' imminente tramonto dello Stato veneziano . Circa le tendenze è quasi un liberale , ma un liberale pratico , non insegue la retorica dei principii astratti , ma ricava le sue osservazioni dai singoli avvenimenti , caso per caso . Sono gli stessi favoritismi da lui ottenuti che gli porgono materia per rilevare la dilapidazione del pubblico denaro , la corruzione dei funzionari , l ' incapacità dei dirigenti . Da qui egli trae facilmente i criteri a cui dovrebbe ispirarsi un governo saggio , criteri che poi saranno quelli predicati invano dagli uomini migliori della rivoluzione . Ma il merito più grande del Casanova , il suo merito non equivoco , il suo titolo non contestabile di gloria consiste nella sua anticipazione artistica . In arte egli è un vero e grande precursore . Egli è il primo romanziere moderno , le memorie della sua vita costituiscono una collana di singoli romanzi , svolti con piena maestria , completi , interessanti e differenti l ' uno dall ' altro e formano un solo grandioso romanzo di carattere universale che ha per isfondo l ' Europa e conta migliaia di personaggi , un romanzo mirabile di ambiente , di costumi , di avventura e di psicologia . Il Casanova precorre così il vero romanzo francese in un tempo in cui il romanzo non ci presenta che due soli artisti il Laclos e il Rousseau , egli il Casanova edifica una immensa Comédie humaine 40 anni prima di Balzac . Quando le svenevolezze di Bernardin de Saint Pierre o l ' enfasi retorica degli enciclopedisti infestavano il racconto , falsavano la verità , deformavano il tipo del romanzo , il Casanova è il solo narratore , è il solo che sa raccontare con semplicità , con sobrietà , con franchezza e con interesse . Egli va diritto al suo scopo , qualche breve osservazione qualche tratto significante del paesaggio e poi la narrazione corre via con vivacità e naturalezza , il dialogo si schermisce con agilità e l ' avvenimento si trova inquadrato nettamente e chiaramente . Per un lato egli riprende la tradizione aristofanea e boccaccesca , per l ' altro precede e anche supera tutte le arditezze dei veristi . Nessuno dopo di lui ha osato dire quello che egli ha detto , nessuno ha osato mostrarsi a nudo come egli si è mostrato , spiegare con altrettanta crudezza i moventi delle proprie azioni , il meccanismo spesso inconfessabile del proprio io . Un tale ardimento non trova riscontro che in opere assolutamente diverse dalla sua , nelle terribili sfide dello Stirner e del Nietzsche . Tale è l ' uomo che non si è pentito mai e che ha cercato di goder sempre , l ' uomo che non ha commesso mai falli , perché non ha mai avuto la coscienza di commetterne che ha considerato la vita come una fonte di piacere e una avventura da raccontare piacevolmente , che ha vissuto e si è guardato attentamente a vivere , attore e spettatore simultaneo della sua esistenza . Dal neo - ellenismo degli esteti alla saggezza di Maeterlinck , il cavaliere di Seingalt aveva già discoperto le più recondite e sottili pieghe dell ' anima moderna , e anche la sua inguaribile imbecillità , impiantando per primo il gioco del lotto , nella nazione più di spirito del mondo , la Francia .
Questioni di oggi ( De Martino Francesco , 1962 )
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1 . L ' unità del movimento operaio La lotta politica in Italia continua a svolgersi in termini confusi , per il prevalere di momenti ideologici su quelli pratici , o almeno per l ' ammantarsi di questi entro i veli nebulosi di quelli . Dico nebulosi , perché il più delle volte non si tratta di fermi principi teorici , ma di pure formule costruite per servire agli scopi reali dei partiti . Nonostante l ' esperienza poco felice degli ultimi quindici anni , il movimento operaio ed in ispecie il partito comunista , non risparmia a se stesso il bizantinismo delle formule , anziché compiere un vigoroso riconoscimento della realtà politica e tentare di trarre da essa in modo chiaroveggente la direttiva di azione . L ' eredità del passato è ancora dentro di noi , dogmatismo e conformismo non sono scomparsi e la grande lezione della storia sembra essere passata come acque cheta su di una pietra levigata . Colpisce a questo riguardo una frase pronunciata dal compagno Togliatti a Torino , commemorando la Rivoluzione di Ottobre , a proposito degli errori dello stalinismo : « noi abbiamo corretto quegli errori » . Il noi è espressivo ; non farò a Togliatti l ' ingiuria di credere che egli abbia voluto riferirsi all ' opera critica dei comunisti italiani o a lui stesso . Il noi si può riferire solo ai comunisti sovietici , anzi a Krusciov ed alla nuova direzione uscita dal XX e dal XXII . Esso implica che i partiti comunisti , o molti di essi registrano ed accolgono , in genere senza alcuno o con poco impegno critico , quanto avviene nel partito sovietico , considerato pur sempre , se non guida , certo modello ed esempio . Ma questa gerarchia , subordinazione o peggio era l ' essenza dello stalinismo per quanto riguarda i rapporti con gli stati e i partiti stranieri , anche se sarebbe ingiusto e storicamente falso negare la profonda differenza tra il regime ferreo e crudele del tempo di Stalin e quello attuale . La nostra rivolta , che ha condotto all ' autonomia del partito socialista , e quella di molti militanti anche comunisti , contro questa subordinazione significa una vittoria della ragione dell ' uomo contro il dogma dell ' infallibilità del regime e del partito . Ma il comunismo ufficiale rifiuta di riconoscere il carattere positivo di questa rivendicazione di libertà , la considera revisionismo od opportunismo , creando con questo la prima e più importante causa di impossibilità di un ' alleanza organica o generale . La stessa concezione dell ' unità di classe da parte dei comunisti pone in essere una seconda causa di divisione . Essa infatti consiste non già soltanto nell ' unità dei lavoratori nelle loro lotte sociali contro la borghesia , ma nella vera e propria unità politica e tale unità politica non scaturisce dal superamento delle divergenze , dalla elaborazione di una nuova linea , come risultato di un profondo travaglio dialettico , ma dall ' accettazione più o meno integrale della politica dei comunisti da parte di tutto il movimento operaio e quindi dalla pretesa implicita od esplicita che il partito socialista faccia propria tale politica , considerandola come la più propria espressione della classe operaia . Questa concezione rimane dunque pur sempre quella dell ' egemonia del partito , ma in tal caso non si comprende perché l ' egemonia debba essere dei comunisti e non debba essere dei socialisti , i quali potrebbero contestare con pari legittimità ai comunisti di essere contrari all ' unità di classe perché rifiutano la politica socialista o rifiutano di considerarla come quella generale di tutto il movimento operaio . Credo che questa concezione dell ' unità di classe debba considerarsi non solo dal lato politico , ma da quello storico - teorico superata . Essa è stata fortemente intaccata dall ' esperienza staliniana , che era poi appunto quella dell ' unità a qualsiasi costo . Un regime ed un partito , che non riconoscano la legittimità di posizioni differenziate , divergenti e perfino contrapposte , non solo negano la realtà , che è multiforme e complessa , ma rendono impossibile la dialettica della democrazia , conducono all ' annullamento dei partiti ed alla loro soppressione e per conseguenza fatale alla soppressione delle correnti all ' interno del partito che sopravvive , e quindi alla concezione del partito monolitico e dello stato , che non consente libertà ed effettiva partecipazione collettiva al governo di un popolo . Non solo quindi non giudichiamo contraria all ' unità di classe l ' esistenza di più partiti o di più correnti all ' interno di un solo partito , ma utile e benefica , con il solo limite , ovviamente , che uno di questi partiti o correnti non si identifichi mai con una posizione della classe contrapposta . Queste considerazioni potranno sembrare ardite soltanto a chi non è in grado di trarre dall ' esperienza della storia di questo mezzo secolo il necessario insegnamento , né di intravedere i nuovi sviluppi . E ormai chiaro che una crisi , anzi una divisione profonda sta investendo il movimento comunista internazionale . Le divergenze ideologiche o politiche non sussistono più solo tra iugoslavi e sovietici ed anzi da questo lato esse si sono attenuate , ma tra sovietici e cino - albanesi , per non parlare che di quel che si vede apertamente , mentre ciascuno sa che in tutti i partiti comunisti esistono oggi in realtà in misura più o meno ampia analoghe divergenze e dissensi . Ora noi non ci auguriamo affatto che il dissidio Mosca - Pechino scoppi in forma violenta , anche per le conseguenze nefaste di politica internazionale che potrebbero derivare da ciò , ma non possiamo tacere sull ' assurda pretesa dei comunisti relativa all ' unità del movimento operaio , quando nel loro stesso movimento l ' unità politica è così seriamente minacciata . La sola unità compatibile con una concezione democratica del socialismo presuppone il riconoscimento non solo della possibilità , ma dell ' utilità delle divergenze , le quali devono essere assunte come punto di partenza per una stimolante ricerca di un avanzamento generale del potere dei lavoratori . E molto più unitaria una politica , anche se condotta da un solo partito , la quale consegua tale risultato , anziché una politica , la quale sotto specie unitaria non lo consegua affatto o provochi addirittura un arretramento di tale potere . La reale sostanza unitaria di una politica non può dunque prescindere da questo dato di giudizio , né essere minimamente subordinata al fatto che esista o meno un accordo dei partiti . 2 . Centro - sinistra Alla luce di tali considerazioni occorre giudicare la politica socialista rispetto al centro - sinistra . Si tratta di una difficile politica , la quale ha per scopo di promuovere il rinnovamento in tutti i campi mediante un incontro fra socialisti , cattolici e partiti democratici laici . Le difficoltà di questa politica nascono dal fatto che questi partiti , ed in ispecie i cattolici ed i socialisti , muovono da punti di partenza diversi ed opposti e mirano a fini diversi ed opposti per quanto riguarda l ' ordinamento della società e dello stato . Non sarebbe necessario dirlo , se talvolta nella quotidiana polemica o nell ' ansia di procedere oltre non si dimenticasse , che non esistono né oggi , né esisteranno domani le condizioni per un ' alleanza organica , cioè per un ' alleanza generale tra questi partiti . Essi si ispirano ad una diversa filosofia , hanno posizioni diverse sui problemi religiosi , mirano a fini lontani diversi , l ' uno , il partito socialista , all ' abbattimento della società divisa in classi ed alla edificazione del socialismo , l ' altro , la democrazia cristiana nella sua parte progressista , ad una società nella quale , attenuati gli egoismi delle classi , la proprietà individuale venga meglio ripartita . Queste diversità profonde , che però non impediscono la ricerca di un accordo su programmi definiti , si manifestano anche quando si passa ai fini prossimi del centro sinistra . Prevale nell ' impostazione che viene data da parte dei partiti del centro sinistra , ed in ispecie del maggiore di essi , l ' accentuazione dell ' anticomunismo , come fine di tale politica , e per conseguenza la tendenza di considerare i rapporti con il partito socialista sotto la luce esclusiva del maggior o minor grado di rottura con il partito comunista . Questo induce ad addentrarsi nel vero e proprio labirinto delle garanzie da chiedere ai socialisti , come se in questo campo vi fossero altre garanzie che quelle nascenti dagli sviluppi di una politica e garanzie necessarie per tutti i contraenti ! Da parte nostra , invece , non è il movente dell ' anticomunismo che guida la nostra azione , ma quello di ricercare , sul presupposto dell ' autonomia piena del PSI , una intesa per rendere possibili il consolidamento della democrazia repubblicana , alcune sostanziali riforme economico - sociali , l ' innalzamento culturale e civile del paese , un avanzamento generale del potere economico e politico dei lavoratori . Stando così le cose sarebbe un errore presentare la politica del centro sinistra come continuità del passato , cioè come lo sviluppo attuale del centrismo ; sarebbe altrettanto un errore da parte nostra presentarla come una vittoria del socialismo . Il modo giusto di presentare tale politica da parte di tutti è quello di definirla un compromesso utile in una determinata fase della storia , nel corso della quale è possibile prescindere dalle divergenze finali di fondo , ed attenuare quelle politiche contingenti . In ogni compromesso ciascuna delle parti rinuncia a far valere tutte le proprie esigenze , nella convinzione che questa rinuncia è utile e necessaria per il vantaggio comune e quello generale del popolo . La natura stessa del compromesso è tale che su ciascuna questione , anche su quelle concordate , nascono o rinascono divergenze di valutazione , di opportunità , di misura e così via . Ma se permane la volontà politica per sviluppare un ' azione di governo , destinata ad incidere profondamente sulla vita del paese e sulla stessa natura dei rapporti fra lo stato e le classi lavoratrici , allora anche queste divergenze possono essere superate . Detto questo , aggiungiamo ai fini delle considerazioni generali dalle quali siamo partiti , che l ' esperienza condotta finora non si può giudicare in modo negativo , né tanto meno come rivolta a danneggiare o pregiudicare il potere delle classi lavoratrici , sol perché essa minaccia di limitare l ' influenza politica del partito comunista . In primo luogo nel corso di questo ultimo anno vi sono state grandiose agitazioni sindacali dei lavoratori , che hanno avuto il carattere più unitario che sia mai esistito , dalla rottura dell ' unità sindacale in poi . Questo è il risultato della crescente coscienza delle masse , che occorre battersi uniti per vincere la resistenza ostinata dei datori di lavoro , ma è anche il risultato della presenza attiva di un partito socialista autonomo , che rassicura le altre correnti sindacali sul carattere democratico della lotta sindacale . Incontestabile è che il clima politico suscitato dal centro sinistra rincuora le masse e favorisce oggettivamente la loro lotta . Basterebbe questo per esprimere un giudizio positivo . Si aggiunga che nello spazio di pochi mesi di governo si è attuata la più importante riforma democratica dalla Costituzione in poi , cioè la nazionalizzazione dell ' energia elettrica , si sta per istituire la scuola media unica obbligatoria , anche se con qualche compromesso secondario sul latino , si sono approvate varie leggi sociali attese da anni . Siamo ora entrati in tira fase conclusiva e , come era da attendersi , le difficoltà sono cresciute . Rispetto a tali difficoltà il partito socialista sta operando con fermezza e responsabilità , allo scopo di superare gli ostacoli , ottenere la conferma degli impegni assunti , giungere all ' approvazione delle leggi sull ' agricoltura e sulle regioni nel poco tempo che rimane alla presente legislatura . Nessuno può dunque seriamente accusare il partito socialista di aver abbandonato le sue originarie esigenze programmatiche , poste come condizione dell ' appoggio al governo di centro sinistra . E nessuno potrà sostenere onestamente che questo programma di governo non solo non costituisca in modo oggettivo un avanzamento del potere delle classi lavoratrici , ma addirittura sia il contrario di questo , cioè sia il loro indebolimento per colpa del partito socialista . I comunisti e quanti , in modo demagogico o perfino provocatorio , formulano questa critica dovrebbero dimostrare in primo luogo che questi provvedimenti non valgono nulla e sono in realtà diretti contro i lavoratori , dimostrazione impossibile , che coprirebbe di ridicolo chiunque si accingesse a tarla . Essi dovrebbero poi dimostrare che esisteva alla politica del centro sinistra un ' alternativa vera , cioè realizzabile , e non già una semplice alternativa di opposizione agitatoria , senza probabilità di successo . Domandiamo ai critici comunisti e non comunisti quale sarebbe la condizione del paese , se il partito socialista non avesse appoggiato il governo del centro sinistra . Oggi non avremmo avuto i provvedimenti dei quali abbiamo parlato e non saremmo in condizione di chiedere l ' attuazione di quelli che rimangono , senza parlare del clima generale , che avrebbe potuto anche essere quello del clerico - fascismo ; avremmo conservato ai grandi monopoli elettrici e complessivamente alle forze della conservazione italiana intatto il proprio potere . A quei comunisti , per fortuna pochi , e con molte contraddizioni , che ci accusano di avere subordinato il partito socialista al capitalismo ed ai monopoli , rispondiamo che l ' unica grande riforma antimonopolistica è stata quella voluta e resa possibile dai socialisti . Se davvero si attuerà la minaccia di portare questa denuncia davanti alle masse , allora saremo noi a denunciare il settarismo e la faziosità politica di chi , agendo come agisce , e mirando ad impedire al partito socialista di svolgere la sua politica , diviene in modo oggettivo il migliore alleato della destra economica , vero e proprio puntello della conservazione italiana . Naturalmente ciò non significa che la politica di centro sinistra sia il meglio desiderabile ; essa è semplicemente il meglio possibile , anche se persistono forti elementi di freno e di equivoco . L ' idea della continuità , cara più del giusto ai dirigenti democristiani , indebolisce davanti al paese il carattere nuovo di una politica , che pure tutti individuano come tale , non fosse altro che per il fatto che essa è condotta con l ' appoggio dei socialisti . Un ' impostazione meno moderata , meno timorosa di scoprirsi verso destra , meno preoccupata di perdere il carattere tradizionale di difesa conservatrice della società , sarebbe certo più positiva e porrebbe in risalto più nettamente i lati positivi della svolta . L ' insistenza con la quale si esalta il motivo anticomunista e si afferma di tendere all ' isolamento dei comunisti , è fonte per noi di preoccupazioni . Non contestiamo alla DC il diritto di sviluppare la sua polemica ideologica contro i comunisti , sul piano della lotta delle idee e su quello propriamente politico , e non su quello dell ' impiego discriminatorio del potere verso i singoli . Ma riteniamo che il problema della democrazia italiana non si risolva con l ' isolamento dei comunisti . Esso si risolverà il giorno in cui vi sarà da parte di tutti adesione sincera alla democrazia ed ai suoi metodi , almeno come noi li concepiamo nella nostra esperienza storico - culturale . Questo problema può essere di scarso valore politico in un paese dove i comunisti sono piccoli gruppi trascurabili , ma è della massima importanza laddove essi sono un grande partito con molti milioni di seguaci , radicato nella realtà del paese in modo tale , che nessun terremoto ideologico esterno , come la demolizione di Stalin o la insurrezione ungherese , ne ha potuto scuotere sostanzialmente la forza . Nel grande contrasto che si profila nel movimento comunista internazionale i partiti democratici ed in ispecie il partito socialista non possono considerare di secondaria importanza , anche per le conseguenze di politica estera , il fatto che prevalgano le tendenze moderate e rinnovatrici o quelle estremiste e massimaliste . Per evitare l ' errore di favorire in modo indiretto queste ultime , essi devono valutare giustamente l ' entità del problema e darsi una adeguata politica . 3 . Politica internazionale Nella politica internazionale le considerazioni , che abbiamo svolto finora , acquistano il maggior rilievo . Sorprende che La Pravda in modo così superficiale e seguendo le esasperazioni polemiche dei comunisti o provocazioni vere e proprie diffuse entro il nostro partito , abbia scritto che esso o la sua maggioranza , - di « destra » naturalmente secondo l ' uso terminologico proprio dei periodi di inasprimento polemico , - siano passati all ' atlantismo . Si è preso come pretesto la crisi cubana . In questa crisi il partito socialista ha mirato a distinguere il problema dell ' indipendenza di Cuba e del suo diritto a sviluppare la rivoluzione sociale come meglio aggrada al suo popolo , anche se non si può essere soddisfatti della decisione di rinviare o sopprimere una consultazione popolare , da quello dello scontro tra i blocchi . Per quanto riguarda il primo aspetto del problema , il partito socialista ha manifestato la sua solidarietà con il popolo cubano , ha espresso la sua riprovazione del blocco americano come atto unilaterale e destinato ad aggravare la tensione , non ha mancato di ricordare le responsabilità della politica statunitense . Ma il partito socialista , essendo neutralista e contrario ai blocchi , non poteva ignorare che l ' installazione di basi missilistiche in prossimità delle coste americane , diveniva un momento dello scontro tra i blocchi , qualunque fosse il motivo che determinò il governo sovietico a tale decisione . Per questo esso fin dall ' inizio domandò che il governo italiano appoggiasse un « onesto compromesso » all ' ONU . Ed un onesto compromesso in altro non poteva consistere che nella garanzia dell ' indipendenza cubana e nella eliminazione delle basi missilistiche . I comunisti e con essi rilevanti settori del nostro partito videro soltanto il primo dato del problema , non il secondo , perché essi si considerano parte di un blocco , o per dir meglio interamente solidali con un blocco . Essi quindi prima negarono l ' esistenza delle basi missilistiche , del che non potevano saper nulla per conoscenza diretta , considerarono il blocco americano come l ' inizio dell ' aggressione imperialistica contro Cuba e quindi impostarono la loro campagna in questo senso , non senza i consueti attacchi ai socialisti . Sarebbe molto ardito sostenere , dopo le sagge ed altamente responsabili decisioni di Krusciov ed il ritiro delle basi , che i comunisti avessero avuto ragione e noi torto . Ma forse è ancora più ardito sperare che qualcuno riconosca questa nuova lezione e divenga più cauto , anche se continuerà a parlare in nome dell ' unità . Ma il problema è più ampio ; riguarda la valutazione della politica neutralista e l ' atteggiamento che verso di essa hanno i comunisti . Mentre risulta un chiaro contrasto di posizioni tra Krusciov , che esalta Nheru come campione della pace ed i comunisti cinesi che aggrediscono l ' India , questa grande nazione ex coloniale , paci . lista e neutralista , per una questione di frontiera , regolabile in via pacifica , non risulta più altrettanto chiara la logica che spinge i comunisti italiani , e sulla loro scorta anche La Pravda a formulare aspre critiche contro il Partito Socialista , colpevole soltanto di rifiutare la contrapposizione dei blocchi ed ispirarsi ad una politica neutralista . In questa politica è invece necessario persistere perché essa corrisponde agli interessi del movimento operaio , alle necessità della pace mondiale ed alle tradizioni del nostro partito . Certo esiste il problema della conciliabilità di una politica neutralista con quella del governo di centro sinistra oggi e più ancora domani . Su questo problema soffiano tutti , perché in esso i comunisti vogliono trovare la scintilla , che fa divampare il rogo destinato a bruciare le eresie degli autonomisti , e più proficuamente la destra per rovesciare e distruggere il centro sinistra . Ma con buona pace di tutti noi crediamo che siano possibili ragionevoli soluzioni . Il neutralismo del PSI , che non implica la denuncia attuale delle alleanze e della NATO , è compatibile , come si è più volte detto ed anche recentemente dimostrato , con una interpretazione distensiva e non oltranzista degli obblighi nascenti dall ' alleanza . Esso ha possibilità reali di influire in questo positivo senso , il che del resto è risultato chiaro anche nelle recenti posizioni del governo italiano . A parte il fatto che questo è stato sottoposto agli aspri attacchi della destra , che lo accusa appunto di neutralismo , bisogna ricordare che la solidarietà dell ' Italia all ' America venne data per il ricorso all ' ONU e non per il blocco , che venne auspicato un negoziato tra sovietici ed americani , che si diedero istruzioni ai rappresentanti italiani all ' ONU di appoggiare la ricerca di un compromesso , che infine furono esercitate pressioni diplomatiche in questo senso , mentre appariva chiaro che l ' Italia si allineava sulle posizioni più moderate , come quella inglese . Certo non è molto , ma è pure qualcosa e comunque è qualcosa di concreto sul piano della politica di stato . Rimane da dimostrare che maggiori risultati nella difesa della pace si conseguirebbero con l ' antica politica , le manifestazioni dei partigiani della pace , le proteste unitarie e così via , altro che sul terreno della propaganda . E questo è tutto il senso della nostra adesione al centro sinistra , cioè realizzare quel che è possibile e non rinunciare a quel che è possibile sotto il pretesto di volere oggi cose che si sanno impossibili , e che quindi rimangono parole , o peggio , allineamento del movimento operaio con la politica dei blocchi .
La neolingua della galera ( Sofri Adriano , 1999 )
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Nelle prigioni nascono e si affermano parole nuove . Il detenuto che viene spedito in un altro carcere è ' sballato ' , ' impacchettato ' . Oppure si dice che ' l ' hanno partito ' . Cambia il gergo , ma il recluso resta sempre un pacco . Se i linguisti lo sapessero , e in particolare i vocabolaristi , farebbero carte false per venire in galera . Intanto , i luoghi chiusi funzionano come isole per la lingua , producendo un lessico e un gergo peculiare , e conservando intatte parole e forme dal contagio con la lingua di fuori . Benché minata dalla presenza della tv e dal tramonto della malavita tradizionale e dei suoi gerghi , questa capacità di autosufficienza e di congelamento linguistico resta notevole . Al tempo stesso , le galere , ' isolate ' dal mondo fuori , tengono una comunicazione fra loro , assicurata non solo dall ' alto - le autorità e i regolamenti , e i loro idiomi , spesso agghiaccianti , spesso esilaranti - ma anche , orizzontalmente , dai travasi di prigionieri dentro il così detto ' circuito carcerario ' . Norma non estirpabile dell ' amministrazione carceraria è infatti una specie di moto perpetuo per cui i detenuti vengono trasferiti da un carcere all ' altro , come patelle staccate dallo scoglio , per evitare che ci si attacchino troppo . Questo maniacale moto perpetuo produce l ' effetto di far tornare periodicamente le cose al punto di partenza . Così , l ' innovazione linguistica sorta nella prigione X , e dimostrata capace di successo , si trasferisce , viaggiando addosso al detenuto , come un pidocchio mutante , nella prigione Y , e in un giro breve di tempo , mentre il mondo di fuori non ne sa niente , il mondo di dentro aggiorna il suo magazzino linguistico . L ' esempio che voglio illustrare è proprio quello della parola che designa il trasferimento . Il termine più ricorrente è : sballare . In subordine : impacchettare . È chiara la parentela fra i due verbi . Il loro successo era legato alla capacità di cogliere due aspetti essenziali del trasferimento penitenziario . Il primo , che il suo oggetto non è una persona , ma un pacco ; il secondo , che la dislocazione dell ' oggetto avviene in modo brusco e burocraticamente brutale , come quando si dà un calcio a un barattolo su una strada di periferia . Sballare , e il suo contrario , imballare , descrivono l ' oggetto ( l ' ' unità detenuta ' , sic ) incartato e legato come un salame , e buttato , più che verso la destinazione ulteriore , lì , fuori dai piedi , qui . Significazione indispensabile , perché il trasferimento di un detenuto somiglia , rudezza a parte , a una prestidigitazione , a un illusionismo : un momento fa c ' era , ora non c ' è più . Sballato , scomparso . Non ha avuto il tempo di salutare , non gli si è detto perché , né dove sta andando . Qualcuno , al passeggio , dice : ' Ma il tale , oggi , non scende ? ' . E un altro , con un po ' di rammarico , o neanche , risponde : ' L ' hanno sballato ' . Si fa la mattina presto , quando tutti dormono , o sono chiusi . C ' era una volta Gigino e Gigetto , via Gigino , via Gigetto . A volte , altrettanto inopinatamente , torna Gigino , torna Gigetto . Il detenuto ora graziato dopo trent ' anni di galera , ne aveva girate una cinquantina . Il tempo di attaccare una cartolina di ragazza al muro e via , al prossimo scoglio . Ora , sempre di più , sento impiegare il verbo ' partire ' , in una sua forma transitiva . Un grido nella mattina : ' Mi stanno partendo ' . Una domanda al passeggio : ' Ma Gigino dov ' è ? ' . ' L ' hanno partito ' . Trovo questa variazione molto interessante . È chiara la sua matrice meridionale : ma già la ripetono anche detenuti italiani che meridionali non sono , per non dire degli stranieri , che non hanno alcun pregiudizio ad accogliere e ripetere una forma ascoltata , da qualunque parte provenga . Meridionale è l ' impiego transitivo dei verbi di moto : scendimi la valigia , escimi la bicicletta . Se di ' partire ' transitivo , fuori , gli esempi mancano , è perché alla gente di fuori non capita spesso di essere impacchettati e spediti con un calcio da un ' altra parte : cioè di ' venire partiti ' . Un trasferimento di fuori , non so , da un provveditorato all ' altro , avviene in forme meno brusche . L ' estremizzazione di attività - in chi parte qualcuno - e passività - in chi viene partito - è affare di carcere . Uno è un po ' indocile , e l ' occhio clinico dei compagni , e la testa scossa , prevedono : ' A questo lo partono subito ' . Se non sapessi che bisogna guardarsi dalle etimologie grossolane , se non ricordassi Varrone dagli anni della scuola ( che avevano pure loro delle belle parole - timbro : promosso , bocciato , ' mandato a ottobre ' ) , mi piacerebbe suggerire un ' analogia di ' mi stanno partendo ' col verbo partorire : per sottolineare , invece , che l ' ottimistica idea di essere dati alla luce , messi al mondo , la perigliosa e non richiesta espulsione dal grembo . Un rifiuto , piuttosto che un ' ammissione , che in carcere si ripete all ' infinito . Infine , partire è un po ' morire . Morire era , fino a poco fa , anche transitivo , ma nel senso di ammazzare . ' Ohimè , che m ' hai morto ' . Più affascinanti sono quelle lingue in cui morire è riflessivo : morirsi . Sembrano più consapevoli del fatto che morire è un tornare dentro , e che quando si muore , si muore soli . Questo avviene in Abruzzo . ' Quiju s ' è mortu ' , il tale è morto . Ne Ji Raccunti de Cazzirru dell ' aquilano Giuseppe Placidi , leggo : ' Me sembra ieri che s ' è mortu ju poru Luiggi , oi ' . ( Non so se rientri in questo uso il romanesco ' sinnò me moro ' , più parente del traslato morire d ' amore , o dalle risate ) . Con ciò si conclude il mio avviso ai linguisti , Crusca e gli altri , che vorranno apprezzare la comunicazione e passarla sotto i loro ferri . Io , da dilettante , sto meditando il colpo grosso . Chi non ha desiderato di coniare , di creare , una parola nuova e inaudita , piena di vocali , come quella di Hamsun in Fame ? Una parola bellissima , come ' idea ' , oppure un nome di ragazza , come Anahita . Peccato che ci siano già . Io oggi posso inventare la mia , e metterla in circolazione nel mio piccolo . Di qui , la gente via via partita la porterà in giro nel circuito . Quanto al mondo di fuori , prima o poi qualcuno dovrà pur uscire e portarsela dietro , la parola nuova .
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Montecitorio non è un ' altura naturale , come il Palatino , come il Campidoglio , come i sette e più colli di cui imparammo i nomi a scuola e che non sapremmo ricordare in fila , come quel signore d ' una nota commedia francese non sapeva , sebbene fosse uno dei pilastri del Ministero della pubblica istruzione , ricordare tutt ' e nove i nomi delle Muse . Montecitorio ha un ' origine che lo avvicina un po ' a quei rialzi di terra , quali se ne vedono ne ' suburbii delle città e nelle strade esterne dei piccoli paesi , che crebbero d ' immondizie e di rottami a poco a poco . Il vento vi adunava la polvere , la pioggia mutava la polvere in fango : poi il vento vi portava semi rapiti all ' onesta zolla o all ' albero cresciuto nell ' antico campo e la pioggia vi nutriva le tenui radici appena nate ; e il tempo aumentava , arrotondava , consolidava quel mucchio , dandogli una specie di ambizione , conferendogli qualche privilegio della fatte disuguaglianza ; e i monelli vi correvano su , vi si facevano insigni di statura sopra i compagni rimasti alle brevi pendici e sopra i passanti che calcavano la bassa massicciata della via , e vi svolgevano rumorose battaglie perché , addormentatisi la sera coi pugni chiusi e i capelli sugli occhi , le madri fossero obbligate come nella storia del mondo a rattoppare gli strappi dei vestiti e a rimettere i bottoni . Sul luogo dove oggi sorge il palladio delle nostre liberali istituzioni si bruciavano anticamente , con la debita solennità , i cadaveri delle famiglie imperiali . Il mucchio s ' era già formato con rottami di non so che vetusti edifizi ; ma quando , in un modo o nell ' altro , un ' altezza c ' è , diventa pregevole . E vi ardevano quei roghi . Poi venne l ' età barbara , l ' età simboleggiata dagli animali e dai pastori sparsi tra le rovine ; e quando il fato abbassa la storia degli uomini innalza il livello delle loro sedi . Quando Roma era di parecchi secoli più giù , doveva essere di parecchi metri più su , e Montecitorio specialmente . Adesso però , tra la maggiore grandezza d ' Italia e il solido selciato , si è fermato e nessuno pensa che sia un ' altura , dirò così , artificiale , nata non dalle inquietudini della natura ma dalla poca civiltà degli abitanti . Però non sono sicuro che l ' origine sia proprio questa . L ' archeologia è una scienza difficile , che s ' innalza coi rottami delle ipotesi . A poco a poco , una piccola questione si gonfia in una cospicua letteratura e fa il suo bravo monte , dove si può scavare per tirar fuori qualche vecchia ipotesi e rimetterle una testa che non era la sua e appiccicarle un braccio nuovo , con un gesto diverso . E il monte si consolida perché gli studiosi ci costruiscono come la famiglia Ludovisi fece costruire sul campo delle apoteosi imperiali , dall ' inevitabile Bernini , nella seconda metà del secolo decimosettimo , il palazzo che ora ospita i luminari della Nazione ci costruiscono i titoli per per avere le cattedre e i libri per farli comprare dalle pudiche biblioteche . Ma l ' archeologia è una bella scienza , che a Roma si respira nell ' aria e uno può anche portarsela , senza avvedersene , dentro il palazzo ed esercitarla guardandosi intorno da un banco un po ' tranquillo . Là , veramente , tutto è nuovo : l ' aula , appena costruita , la legislatura , appena inaugurata , la coscienza dei legislatori , appena sfornata dalle elezioni . L ' aula è grandiosa , specialmente per chi , arrivato all ' albergo gremito , ha avuto per grazia la concessione di farsi mettere un letto in uno stanzino da bagno . Il pittore Sartorio vi ha dipinto in alto , fra il lucernario e le tribune , un fregio dove sono quadrupedi , uomini e donne . Le donne devono essere la parte più simbolica , perché ( vedete ingiustizia delle femministe sempre pronte a lamentarsi degli uomini ) ogni volta che gli uomini hanno sentito il bisogno di dipingere o di scolpire un ' idea hanno immaginato una donna e l ' hanno immaginata piuttosto nuda , con qualche velo che un vento diverso da tutti i venti , un vento addetto alla Società per la difesa della morale , dispone con saggia opportunità : in medio virtus . Non intendo narrare quel fregio . Là dentro nessuno ci ha mai badato , e io neppure . Nelle arti che hanno valore tra i settori dei deputati e il banco dei ministri la pittura non ha posto , sebbene il pittore non abbia mi pare dimenticato il luogo che la sua opera doveva adornare . E , se permettete , mi spiego . Roma aveva il Senato , dove si discorreva , si votava , s ' intrigava , si litigava anche qualche volta ; ma i senatori , se non altro per animi proprio , credevano che il Senato fosse tra le più grandi e le più solenni cose della terra e si davano , anche tra l ’ infuriare delle passioni , un certo contegno . ( Le matrone povere diavole non assistevano alle sedute , ma rimanevano in casa a filare la lana . Quando , col progredire della civiltà , mostrarono di scaldarsi per gli spettacoli drammatici , preferirono di affollare i gradini dei circhi dove i gladiatori combattevano tra loro e con le belve ) , Pensate soltanto al giorno memorabile in cui Cicerone prese Catilina di fronte col famoso « quousque tandem » . Un ' inezia , un movimento oratorio , un fremito lungo i seggi . Adesso Cicerone si scaglierebbe nell ' emiciclo urlando contro quel mascalzone di Catilina , il quale non lo aspetterebbe sul suo banco ma gli si avventerebbe addosso ; e i partigiani di Cicerone e i partigiani di Catilina si darebbero pugni da far tremare , in un ' osteria suburbana , i bicchieri e le bottiglie sui tavoli e l ' oste per la sorte delle bottiglie e dei bicchieri . E poi dicono che la terra si raffredda ! Non c ' era neanche il campanello del presidente allora , quel campanello che adesso , sopra le ingiurie , squilla talvolta con un ritmo che ricorda ( mi si perdoni il sacrilego ravvicinamento ) l ' « Elevazione » . E allora gli artisti scolpivano fregi in cui c ' era , sì , movimento , c ' erano guerrieri , cavalli , insegne , tutto quello che occorreva e magari qualche cosa di più , ma con una certa compostezza , con un ordine tradizionale , tanto che adesso i provinciali e gli stranieri i quali vanno ancora pe ' Musei ( i romani e i legislatori loro ospiti vanno all ' Aragno e al Pincio ) capiscono press ' a poco che hanno davanti agli occhi un corteo di romani antichi e se ne contentano . Il fregio dell ' aula di Montecitorio , invece , è complicato e agitato . Non si sa bene che cosa vi succede e perché le donne stanno così vicine ai cavalli mezzo imbizzarriti e dove va tutta quella gente e con che intenzioni e per che ragioni s ' è messa in cammino così alla rinfusa : se è un accampamento di zingari disfatto in tutta fretta o la folla di attori e di comparse d ' un dramma cinematografico , arrivati in costume sulla riva del mare ed eccitati dal sentirsi in folla prima che una voce abbia autorevolmente gridato : Si gira ! Si sa soltanto che è una o più allegorie e che vi manca la calma . Come sotto , fra i legislatori ; dove non si vedono , è vero , dei quadrupedi ( sebbene quasi ogni giorno taluni si mettano a gridare perché pretendono di vederne sui banchi degli avversarii ) ma succede assai spesso una confusione violenta che non si capisce perché succeda , e potrebbe anche far pensare a qualche cosa di molto grave nella storia del popolo italiano . Invece , la gravità è relativa : voglio dire che è gravita soltanto per Montecitorio e per dieci minuti . La confusione si ripete , rinasce dalle proprie ceneri o si riproduce per partenogenesi , come certe alghe d ' acque stagnanti , e per geminazione , come i pòlipi , E non c ' è neanche la soddisfazione di credere che sia un ' allegoria . Scendiamo . Fu subito scoperto che l ' aula era sorda . E non occorre dire se in un paese spiritoso come l ' Italia si tardasse a osservare che l ' aula era degna d ' invidia . Si affermò poi che l ' aula non era sorda , ma anzi d ' un ' acustica stupenda , che bisognava moderare perché invece d ' essere stupenda diventasse semplicemente buona . Secondo quest ' affermazione , accade all ' aula ciò che accade alle persone di grandissimo ingegno e di straordinaria coltura , che parlano magnificamente ma non si riesce a capire che cosa vogliano dire ; o come a quegli oratori velocissimi , che non si confondono mai , ma si confondono invece gli uditori , che non riescono a seguire il corso vertiginoso della loro eloquenza . Eccessi opposti hanno talora identici effetti : chi ci rimane male è l ' uomo comune . Anche le sale dove si radunano i deputati de ' varii uffici sono talmente sonore che si stenta a intendersi . Forse l ' architetto pensò che per intendersi ci sono i corridoi ... A ogni modo , l ' architetto ebbe in mente di far cosa degna della più grande Italia . I milioni spesi in quell ' omaggio al gusto dei nostri amici dell ' America del Sud che è il monumento a Vittorio Emanuele gl ' impedivano di dormire ; e ne furono spesi tanti e non s ' è forse ancora finito nel rinnovamento della Camera , che egli riacquistò il sonno . Il fatto ha qualche cosa di patetico . Alla facciata del Bernini ( che provvide alla durata della sua fama facendo cose ben più lodevoli ) fu contrapposta la nuova facciata , d ' una bruttezza che attira l ' attenzione . Così la Camera ha due facce , con grande spesa : vi sono deputati che ne precedettero o ne seguirono l ' esempio senza spesa alcuna , simili a quella terra dell ' età saturnia che produceva spontaneamente ogni ben del dio . Rientriamo . Tutto è nuovo : la legislatura è appena inaugurata . Si discute la risposta al discorso della Corona interminabilmente . Sediamoci . Tutto è nuovo : la coscienza dei legislatori è appena sfornata dalle elezioni . Forse non è cotta bene e non ha quindi preso una forma sicura , ma è calda ; così calda che sarebbe forse imprudente metterci il dito . E allora , l ' archeologia ? Ecco . Trovai là un pezzo antico e che poteva dirsi raro : un deputato che non ci teneva a farsi innanzi , ad aver voce , nonché nei dibattiti dell ' aula , nelle deliberazioni del gruppo nei quale si era inscritto . Era un vecchio . C ' erano la dentro vecchi e giovani , deputati di molte o di parecchie legislature e una folla di deputati nuovi , appena apparsi sull ' orizzonte delle nostre fortune costituzionali . Il vecchio deputato da vent ' anni non aveva mai aperto bocca per manifestare una sua opinione ed era stato sempre ministeriale . Ragionava così ... Cioè , non ragionava , ma sentiva , nel tardo crepuscolo del suo cervello , così : Io sono una bestia . Non occorre che lo gridi e vorrei impedire che gli altri lo dicessero ; ma sono una bestia . Adesso poi gli anni mi hanno oscurato quasi del tutto quello spirito che nella seconda metà del secolo scorso aveva almeno la bellezza è il caso di dire dell ' asino : un certo vigor di vita che si profondeva in sorrisi e in saluti e nel piacere di accostare le donne . Oh , lieti tempi della mia maturità nella città nativa , quando di maggio si apriva il teatro comunale per la « stagione lirica » e arrivavano le prime donne , le seconde e le coriste e io ero nel palchetto di proscenio e gettavo il fazzoletto ! Dolci convegni ; ebrezza di udir parole carezzevoli con un accento che mi pareva esotico perché s ' era formato lungo i pioppi della pingue pianura padana ! E a Roma , certe sere , sentirsi chiamare onorevole da una bocca fieramente rossa , sentirsi vellicare le narici da un profumo che le nostre signore di provincia non oseranno mai portare , essere l ' uomo che dà un calcio all ' avarizia , una volta tanto , e ripensa non so che follie di non so che Sardanapalo , davanti a un ' aranciata e a un ' etèra che ha anche lei un ' aranciata davanti , e io le pago tutt ' e due , anzi tutt ' e tre . Mia madre , la mia santa madre , aveva un anello di ferro con cui misurava le uova che i contadini dei nostri poderi dovevano portarle per regolare tributo : quelle che non passavano dall ' anello le teneva , quelle che passavano le restituiva perché gliene portassero di più grosse . Io nacqui con quell ' anello nel cuore . Fui cauto nello spendere . Sono ricco . Sono anche avvocato ; ma chi non diventa , volendo , avvocato ? Non feci mai nulla , finché mi parve che potessi degnamente rappresentare l ' oziosa borghesia della mia città e il popolo che nei giorni delle elezioni si contentava d ' una modesta distribuzione di biglietti da cinque lire . E fui eletto deputato . E qui non do fastidio a nessuno ... Mio caro collega lo interrompo , che par proprio vero tu sei modesto e hai torto . Quelle che sembravano quasi vergogne non far mai un discorso , neanche di cinque minuti , e votar sempre per il Ministero sono due grandi virtù , che si vanno perdendo . Per parlare bisogna sapere , e pochi sanno ; ma udire e giudicare è una rispettabile maniera di adempiere il proprio dovere . Qui moltissimi parlano per ripetere press ' a poco ciò che altri hanno già detto o per introdurre nel giudizio altrui una variazione che è secondaria quando non è balorda ; e così non si conclude nulla . Una volta il numero dei taciturni , cui un sorridente disprezzo faceva iniquamente offesa , era grande e la Camera talora pareva una nobile espressione della vita nazionale ; adesso di taciturni non ci siamo che tu , io e tre o quattro altri , e la Camera è il bersaglio d ' ogni scherno e d ' ogni vituperio . Non dovrei lodarti della tua dolce ostinazione a votare sempre in favore del Ministero e sempre in favore di tutti i Ministeri , perché io sono un deputato d ' opposizione ; ma penso che tu hai , senza accorgertene , un grande principio politico e io rispetto tutti i grandi principii . Tu pensi che se la maggioranza della Camera dà vita a un Ministero ci devono essere delle buone ragioni . Sei ottimista e credi nella saggezza degli uomini . Un uomo regolato e tranquillo vive con la maggioranza e secondo la maggioranza perché non si può negare che nelle minoranze c ' è sempre qualche cosa di rivoluzionario . D ' altra parte , un deputato che è sempre ministeriale è sempre antiministeriale ... Mi pare che il mio collega mi guardi con un certo sforzo dietro gli occhiali . Io gli divento come l ' acustica stupenda di quest ' aula sorda . Mi spiego . Quel collega laggiù , che si ripromette di diventar quanto prima Presidente del Consiglio , cacciando dalla vetta del potere il Presidente del Consiglio che ora è sicuro del tuo voto , è anche lui sicuro del tuo voto appena avrà vinto la battaglia . Tu non sei l ' uomo della prima linea . Ci sono gli altri per questo . Ma tu sei la riserva dell ' opposizione per quando si tratterà di rafforzarsi sulle posizioni conquistate . Sacro elemento della continuità nelle mutazioni , io ti saluto . Vedi . Avvengono ogni tanto delle rivoluzioni , dei colpi di Stato , degli sconvolgimenti che avvelenano l ' aria di dubbi asfissianti ; ma l ' impiegato che la mattina alla solita ora si siede al solito tavolo per fare il solito lavoro , senza badare se i colori della bandiera sono mutati , se il leone ha preso il posto dell ' aquila negli stemmi , se il Re ha un altro nome o se il Regno è diventato Repubblica , quell ' impiegato è il punto di sutura nella ferita , è la passerella sopra il torrente , è la Necessità che domina la Fortuna e le permette di scapricciarsi senza rovinare ogni cosa . Uno ama una donna . L ' ama in modo che tutti i suoi pensieri ardono e splendono di lei . Ella è entrata nella sua vita quasi come una cometa nell ' atmosfera della Terra . Che avverrà ? Non sa . Ma a mezzogiorno . si siede a tavola per la colazione . Alle diciannove e mezzo si siede a tavola per il pranzo . Va dal barbiere . Prende l ' ombrello quando piove . Capisci ? Tu sei i due pasti giornalieri , il barbiere , l ' ombrello : il quotidiano fatale , che non si può saltare senza spezzarsi le gambe . « Natura non tacit saltus » . Guardati nello specchio . Tu sei la Natura . Lucrezio potrebbe cantarti ne ' suoi esametri densi e gagliardi e Giambattista Vico potrebbe dirti qualche cosa di più , o Ricorso ! Pittaco di Mitilene , che fu uno dei sette savi dell ' antica Grecia , doveva differire da te soltanto perché non portava gli occhiali . E non riuscì a inventarli . Se tu non hai inventata la polvere , siete pari . Invece , quanti parlatori ! Per suggerire la risposta al discorso della Corona , che falange di suggeritori ! Passano i giorni e si parla . Passano le settimane e si parla . Finiscono le vacanze di fin d ' anno e si ricomincia a parlare . E non a proposito di qualche cosa , veramente , ma a proposito di tutto . Ogni ora , ogni ora e mezzo qualcuno si alza e comincia : Onorevoli colleghi ... L ' usciere è già arrivato col vassoio dell ' acqua e dello zucchero , utile a , rinfrescar la gola asciugata dal flusso dell ' eloquenza , la quale sembra portar già con sé passando dalla bocca quell ' aridità che si riversa poi nella storia del Parlamento , ma più utile alle pause in cui la memoria annaspa cercando altra stoppa da filare . Onorevoli colleghi ... Ve ne sono che . cominciano col mettersi disinvoltamente le mani nelle tasche dei calzoni ; ve ne sono che incrociano le braccia o puntano i pugni sul banco . Molti hanno i loro foglietti di appunti , e allora soltanto la mano sinistra è in tasca o chiusa con le nocche sul banco : la destra brancica le carte . Ve ne sono che cominciano girando fieramente lo sguardo sui settori come per prenderne possesso o per tenere a freno con l ' occhio le belve del serraglio ; ve ne sono che si fissano subito sulle persone del Governo e non le abbandonano più , implacabili come se ne scrutassero le colpe con l ' acume spietato di Minosse , o disperate , come se su qualche lucido cranio vedessero riflessa la prosa che hanno studiata nel segreto d ' una stanza e temessero , distogliendosi da quello specchio , di non legger più avanti . Ve ne sono di esperti , sicuri di sé , avvezzi all ' uditorio , padroni ; che si ispirano alle proprie parole e sono con licenza parlando la Musa di se stessi ; ve ne sono di timidi , di novizi , angosciati dal continuo sospetto dell ' interruzione o dalla preoccupazione d ' una qualche goffaggine su cui quelle belve sornione s ' avventino d ' un tratto , con tutti i denti scoperti dalla sghignazzata come dallo sbadiglio o dal ringhio della fame . Onorevoli colleghi ... Gli onorevoli colleghi si regolano . Se il cantore è celebre stanno ad ascoltare con attenzione e i più zelanti prendono i posti liberi più vicini , nei banchi o agli angoli dell ' emiciclo . Il Presidente del Consiglio è volto verso di lui ; gli altri ministri anche ; appena i più vecchi , ogni tanto , si alzano ed escono perché la vecchiaia è incontinente nel malinconico diritto delle sue debolezze . Il cantore assapora il mezzo trionfo e osa : il cantore socialista sopra tutti . Quando osa troppo , scoppia un piccolo clamore di protesta contro il quale si leva subito più alto il clamore dei compagni . Il protagonista della tragedia riprende il discorso sul cadente borbottio della strofe e dell ' antistrofe , gettando qualche avvocatesca ironia agli avversarii , che , un po ' spaventati della propria audacia , si riaccucciano in rispettoso silenzio . Se il cantore è mediocre , ma è un exministro e ha degli amici , gli amici gli fanno un po ' di pubblico accennando benevoli consensi col capo , porgendogli ogni tanto , come uno zuccherino , la parola d ' approvazione , movendogli incontro , alla fine , per stringergli la mano . Colui che ha finito d ' illuminare una questione nella quale immancabilmente si contiene una particella dell ' ardua felicità nazionale , sorride , ringrazia , modesto per forza . Spera che i giornali gli siano benigni nei resoconti , e la patria , se non vuol proprio fare la grossa spesa d un sentimento di gratitudine , si compiaccia d ' accorgersi o di ricordarsi della sua esistenza nel concilio dei pensosi legislatori . Se il cantore è noto per la sua nativa potenza d ' annoiare , ognuno si rallegra d ' avere un po ' di tempo libero : chi per andare al caffè chiamato , con esemplare cura d ' italianità , « buvette » , chi per far quattro chiacchiere nella sala dei passi perduti ( ma da per tutto si perde qualche cosa , e i passi sono il meno ) , chi per uscire a sbrigare qualche faccenda , chi per andarsene del tutto , in pace col dovere , che non può estendersi sino all ' obbligo di ascoltare un seccatore innocuo ( pei seccatori nocivi occorre un altro contegno ) , chi per mettersi a scrivere delle lettere . L ' oratore noioso è il solo veramente intrepido : fa il deserto , e il deserto chiama regno del pensiero . Non bada o non gl ' importa che non l ' ascoltino : il suo nome sarà nei giornali e la gazzetta settimanale del suo collegio e dei suo partito riceverà il testo dell ' orazione e abbondanti notizie sulla rispettosa attenzione della Camera . Se il cantore è un novizio , pochi si fermano ; e tra quei pochi sono : i più feroci compagni di gruppo , che aspettano di vederlo dimenarsi , pulcino atterrito , nella stoppa della propria confusione o arrossire e impallidire sotto i frizzi ; qualche collega che va a pranzo con lui la sera , e i deputati che formano il vago tribunale dell ' eloquenza . Questi deputati sono di solito anziani , incapaci di mettere insieme quattro periodi decenti , grossi d ' orecchio e di cervello , ma che hanno il privilegio e il merito d ' aver udito oratori insigni delle varie parti della Camera : simili a quegli abbonati barbogi dei teatri d ' opera , che ricordano Tamagno e conoscono Caruso , confrontano , sentenziano e portano in giro la propria sentenza , compresi della importanza del bel canto . Ai di sotto del bene e del male , sono senza gelosia . Abbiano udito la più temeraria tesi , i più impudenti sofismi o la retorica più ventosa , non si curano che del « parlar bene » . E i giorni passano , e passano le settimane e i mesi , e non si conchiude una legge e non si porta a maturità un provvedimento , e non si fa un passo innanzi . Si parla , bene o male ; se male , la platea ride o torce il muso ; se bene metteva conto d ' andare a teatro e di ricevere un ' indennità per andarvi come il popolo perditempo della gloriosa democrazia ateniese . Onorevoli colleghi ... Ciò che fu già detto è ripetuto , ciò che fu ripetuto è riecheggiato , ciò che fu riecheggiato è ricordato . E ' come la ruminazione bovina in quattro stomachi o quarantaquattro . Per suggerire la risposta al discorso della Corona sono trenta , anzi quaranta , anzi sessanta . Per discutere la politica generale del Governo sono trentacinque , anzi cinquanta . Per riprendere , dopo un mese , la discussione della politica generale sono quaranta , anzi cinquantacinque ; anzi sessantotto . Ogni querimonia od ogni appello , ogni ansia od ogni dolore , ogni bisogno od ogni protesta arriva dalla Nazione e balza nell ' aula come una palla gittata dall ' alto : subito i cani vi si gettano sopra , afferrandola e lasciandola rimbalzare , ansando dietro chi l ' ha presa per prenderla a lor volta . E la palla rotola a sinistra , schizza a destra , salta al centro ; e i giorni passano , e passano le settimane , e quando il gioco è finito , la palla è tutta biasciata , è sgonfiata ed è dimenticata in qualche angolo , mentre una nuova palla piomba già e rimbalza in aria , elastica ed eccitante . Qualche volta non è la solita palla . Qualche volta in quel luogo chiuso sembra che i vani delle tribune siano come improvvisi finestroni aperti sulla vita di tutti e che dietro grandi vetri appaia il cielo con nuvole galoppanti sotto le sferze dei venti . Lampeggia e il tuono fa tremare i vetri , contro i quali il vento cozza come una catapulta . Se entrasse , con un vortice d ' ira ? Se soffiasse via le carte dai banchi dei ministri ? Se facesse precipitar giù , dietro quei banchi , il campanello dall ' alto seggio del presidente , giù con un rotolio lamentoso , e poi il silenzio delle voci sonore che si schiantano ? Oh , guardate : che luce livida , che riflessi violenti e che ombre funebri ! Udite ? C ' e un rombo lontano , c ' è un clamore sordo . La cronaca deve avere un accesso di nevrastenia . La gente deve avere un momento di quella stanchezza che esaspera . Se nell ' aria scura , per un miracolo come quello della Santa Casa di Loreto , ma un miracolo di collera e di disperata insofferenza , l ' uragano la prendesse su , questa mole nella cui cavità le vespe danno a intendere di voler fare il miele e la cera , e la portasse via dall ' altura dei rottami e delle combustioni e la scaraventasse in mezzo all ' Italia lontana , con un gran fracasso e uno scossone di bastimento colpito dalla mareggiata ? Ora qualcuno parla con una certa serietà . Si direbbe che dagli opposti banchi gli avversaria si guardino in viso , un po ' smarriti . Bisognerebbe forse cominciar a lavorare C ' è troppo sdegno fuori e il disprezzo è un volto ove il sorriso s ' è spento d ' un colpo , come una lampada a un soffio veemente che è passato . Bisognerebbe forse non gnazzare , così , nella propria saliva , non nuotarvi come le anatre nelle pozze opache d ' un cortile . L ' Italia urla ... Una risatina secca ali urta , come un colpetto di gomito in un fianco . Sei tu ? E ' il mio nemico interno . Già . Chi vuoi che sia ? Sono io . Volevo dirti : non prendere le cose sul tragico . Questa antitesi fra il Paese e il Parlamento è un ' immagine puramente retorica ... Con volto cupo , disegno un fregio geometrico in cui si legano per le punte laterali alcune stelle di quattro punte . La maggior parte della carta stemmata che lo Stato fornisce ai legislatori nell ' aula serve a disegnar greche , a figurar pupazzi , a cercar motivi di monogrammi , a tracciare parole e frasi idiote come quelle che si leggono stampate sulle pagine degli esercizi calligrafici , a costruire barchette od ochette secondo la diversa ingegnosità dei costruttori e a scrivere lettere agli elettori e ai sottosegretarii . Con volto cupo , disegno e mi irrito contro questo cinico pensiero che il mio nemico interno mi suggerisce . Non avertene a male , via . Per andare alla ricerca dell ' assoluto , come ti piace , vecchio bambino , di far ancora assai spesso , non era il caso di venirtene proprio da queste parti Mi dai l ' impressione di uno che ha preso sul serio i propri discorsi elettorali . Il Paese ! Vuoi farmi il piacere di passar un momento dalla sintesi all ' analisi ? Ecco . L ' Italia , tu dici , è piena di scandalo e di sdegno per questa legislatura che evapora in ciarle e si sconnette in tumulti . Ma l ' Italia è un ' espressione geografica ... Non sapevo di avere in me un piccolo Metternich ! - Calma . Tra noi possiamo parlarci senza ipocrisia . Ognuno di questi deputati ha degli elettori disposti a passare dalla severità generale all ' indulgenza particolare . Il tempo che si perde è una colpa generale ; l ' insistenza presso il Ministro dei lavori pubblici per far costruire una strada carrozzabile tra Roccavetera e Casalmolino è un merito particolare . Due traslochi d ' impiegati , una nuova fermata della diligenza automobile , qualche domanda di grazia e alcune cartoline illustrate coi più cordiali saluti compensano ampiamente il voto favorevole dato a un Ministero impopolare e anche l ' approvazione d ' un aumento della tassa dì successione . Lui , l ' onorevole , non poteva si sa - comportarsi diversamente : nell ' interesse stesso della provincia . Una volta , quando c ' era il collegio uninominale , esisteva nel collegio un partito avversario pieno di vigile rancore e sì badava di più alla condotta del deputato ; adesso quasi da per tutto ogni corrente d ' idee .. E poi pretendi ch ' io ho un debole per la retorica ! ... Toccato . Ogni corrente di interessi comunali e intercomunali ha nella lista degli eletti almeno un proprio rappresentante , e quindi le disapprovazioni severe e i biasimi di lunga durata sono diventati rarissimi . L ' Italia condanna , ma gl ' italiani assolvono . Ti rendi conto della distinzione ? - Così .. Ostinato . Dietro questi signori che ti paiono dimenticare , anzi tradire , la Nazione , ci sono milioni d ' imbecilli , d ' ingenui , d ' ignoranti , d ' illusi , di furbi , d ' indifferenti che sono responsabili di quel che accade in quest ' aula e nei palazzi dei Ministeri . E sono i milioni di elettori . L ' Italia è un caro e grande paese , ma l ' Italia in tempo di elezioni è un ... Basta . Ti consiglio di non prendere le cose sul tragico . Piuttosto , guarda là , a sinistra , colui che s ' alza a parlare . E ' l ' on Argonauta . - Cioè ? E ' un deputato di prima legislatura . Parla perché non ne può fare a meno . Un discorso non è quasi mai necessario alla patria , ma è sempre necessario all ' oratore . Egli è della compagnia degli Argonauti . Partenza sulla nave leggendaria ... il vello d ' oro ... Già . Non ha niente da dire e preferirebbe , a quest ' ora , di trovarsi al Pincio dove c ' è tutto quel ben di Dio di signore e signorine , parecchie delle quali sono rive a cui si approda facilmente Ma i suoi elettori aspettano . Gli elettori , presi tutti insieme in ciò che tu chiami il Paese , deplorano vivamente la loquacità dei deputati ; ma gli elettori presi gruppo per gruppo , in ogni collegio , pretendono che il loro deputato si faccia sentire , si distingua dagli altri , mostri d ' aver insigni opinioni sui principali problemi che affaticano la vita nazionale e quindi questa assemblea . Si deve capire che quando parla lui parla qualcuno . E , naturalmente , se tutti obbedissero ai gruppi d ' italiani , la loquacità sarebbe anche più abbondante e funesta , e gl ' italiani tutti insieme sarebbero anche più scandolezzati e malcontenti . Ah , mio Dio ! E adesso dovrei star a sentire colui che tu chiami l ' on . Argonauta ? Non importa . Ma guardalo . Il guerriero era formidabile e magnifico laggiù , nel suo collegio ! Andava dicendo per città e villaggi che la Camera non doveva essere più eccetera eccetera ; doveva invece , finalmente , essere eccetera eccetera ... Ti prego ! Oh , povero ragazzo : lo so , anche tu hai detto qualche cosa di simile . Che vuoi farci ? Iddio ti perdonerà perché era la prima volta perché non persevererai nel peccato . Va , e non peccare più disse il Signore alla dona adultera . Dunque , lo ascoltavano , lo applaudivano . Ecco uno dicevano con cui dovranno fare i conti a Montecitorio . Egli sudava e s ' imporporava . Gli occhi gli ardevano d ' una fiamma ch ' era alimentata a gara dalla fede e dallo spirito della giusta battaglia . Aveva l ' aria di scavar , come Romolo , il solco della Città nuova , già sacra ai grandi destini . Quando fu eletto , si profuse in ringraziamenti e aggiunse promesse a promesse . Ed è , bada , uno che vuol far carriera , che crede d ' avere sposata la Politica , che alla Camera ci vuol tornare , dopo questa legislatura . Quando partì per Roma , la gazzetta settimanale del capoluogo annunziò il sabato prima la partenza . Gli dettero un banchetto a cui furono invitate anche le signore . Gli offrirono dei fiori . Quando fece il brindisi di risposta alla dozzina di brindisi d ' augurio e di saluto vide bocche che si aprivano sotto la sua eloquenza come sotto la cannella d ' una fontana , vide occhi lucenti femminili che parevano dirgli : La gloria e il mio cuore ! Nelle famiglie amiche calcolavano in sua presenza quantotempo avrebbe dovuto aspettare per diventar ministro . Fateci sentire qualche cosa di grande , onorevole ! Ricordate che questo povero paese ha bisogno di uomini come voi ! Chi sa , onorevole , le signore delle tribune , quando parlerete ! Parlerete subito ? Presto vi dovremo dire Eccellenza . Egli sorrideva , un po ' commosso , con dentro un piccolo tremore , come di uno che ha firmato una grossa cambiale e comincia a pensare che bisognerà pagarla . Non sempre si può rinnovarla alla scadenza . Quando si recò alla stazione , gl ' intimi erano con lui . Sulla via , saluti e sorrisi . Sul piazzale , dei crocchi . A Roma , a Roma ! Egli salì sulla e nave piena di fati , eroe della gloriosa avventura . Dalla riva i greci applaudivano . L ' aria intorno era essa stessa armoniosa e mossa da un soffio epico , come la cetra d ' Orfeo . Oh , il a vento da poppa nella vela gonfia ! Oh , l ' odore dei lauri e l ' inebriante azzurro ! In vettura , signori ! - - - Povero Argonauta ! Eccolo là . Come quel cavaliere della novella , è entrato nella gabbia delle fiere per raccogliervi il guanto che la bella dama Fortuna vi ha gittato con un sorriso . Parla ; andrà fino in fondo . Riparlerà . Riparlerà ancora . E tutti gli argonauti . Parleranno per ciò che il Governo non fa ; parleranno per ciò che il Governo fa male ; parleranno per ciò che il Governo fa bene . Hai visto come corrono a inscriversi appena una discussione si annunzia ? Nessuno vuol essere lasciato da parte , nessuno vuoi essere soverchiato . I vecchi si stupiscono di questa baldanza . Già : adesso i bambini nascono con gli occhi aperti . C ' è una certa cosa che un italiano si dice non fa mai solo . Dev ' essere il discorso , o qualche cosa che gli somiglia ... Che succede ora ? - Niente . Il Tumulto . Questa legislatura è così ; ogni tanto dalle sue viscere che tende la congestione si sprigiona , subitaneo e infrenabile , il tumulto . Naturalmente , si sprigiona sempre dall ' estrema sinistra . I deputati della rivoluzione sono ebbri della vittoria , si sentono in molti , si sentono davanti ai deputati della borghesia moritura e sono feroci . Più gli altri si mostrano pacifici e più come sempre succede essi si mostrano bellicosi . Sono in agguato di pretesti . I più violenti li puntano , come la selvaggina . Li vedono batter l ' ali timidamente dai più innocenti e più circospetti discorsi degli avversari e subito si slanciano . Di solito la scena comincia così . Parla un borghese ; un socialista lo interrompe . Se il borghese non rimbecca , se nessuno dei borghesi fiata , l ' oratore prosegue . Ma , subito dopo , altra interruzione . Se qualcuno dice soltanto : Smettetela ! riceve una scarica d ' ingiurie . I vocaboli preferiti dagli araldi della nuova civiltà sono troppo noti perché abbiano bisogno d ' essere qui ripetuti . Una stessa terminologia determina un singolare avvicinamento tra l ' aula del Parlamento e le pareti interne degli orinatoi . Oppure comincia così . Parla un socialista , e quando ne dice una un po ' troppo più grossa delle altre , da qualche banco borghese si leva , ma sempre con una certa timidezza , un « Euh ! » irriverente . Allora otto , dieci , venti compagni dell ' oratore tirano a vituperii . Come si vede , la diversità d ' origine è appena iniziale . La parola più nobile è : « assassini » ; la più turpe ... Oh , ce ne sono parecchie che possono considerarsi ugualmente le più turpi . Il Presidente stende la mano al campanello , le rare volte che ha avuto l ' ingenuità di posarlo , perché di solito non ne distacca la mano . E lo agita , a piccole scosse . Nessuno se ne dà per inteso . Anche se i borghesi , pavidi , si sono rifugiati dietro il muro trasparente del silenzio , gli altri continuano , eccitandosi da soli . Vi dev ' essere capitato qualche volta di passare per una via malfamata , dove un gruppo di indigeni si diverte a vilipendere i passanti e infurierebbe per una risposta sdegnosa ma si irrita anche della mancanza d ' una risposta ; ingigantite le proporzioni , ricordatevi che quei legislatori dell ' estrema hanno il culto della libertà e capirete le somiglianze e le differenze . Gli indigeni delle via malfamate sono più semplici , più vicini alla natura ( quella , s ' intende , della giungla ) . Ma il tumulto non è che al suo inizio . Dopo un minuto , se il silenzio degli avversarii non è immediato e panico , la tempesta si scatena . Un po ' per volta , nel corso della breve legislatura , il numero degli aggressori professionali andò scemando , ma quel che rimaneva era sempre sufficiente per divertir le signore delle tribune e per far arrossire le figure di bronzo della patacca simbolica dietro il seggio del Presidente . Nei primi mesi , però , fu la grande orchestra : ottanta o cento professori . Quelli che stanno scrivendo o conversando dolcemente hanno appena il tempo di alzar la testa o di voltarsi e di domandare ai vicini : Che c ' è ? Ch ' è successo ? che già il clamore è enorme , il vocio frenetico . Bocche sgangherate , facce arrossate , corpi protesi , braccia alzate , gesti veementi . Non si capisce più niente . Molti degli schiamazzatori non sanno neanche loro perché il tumulto è scoppiato ; ma che importa ? È il rumore che li inebria . A star attenti , se ne coglie sempre qualcuno che si dispera di non riuscire a far intendere la sua ingiuria che gli sembra particolarmente spiritosa , e la ripete , e la ripete , con una ostinazione ambiziosa , cercando di cogliere nel tumulto una fessura di stanchezza per inserirvela . Poi , quando vede che non c ' è nulla da fare , si calma e si mette a sedere con un sorriso di gentile malinconia . Ma la terra in serbo per un ' altra volta . Non so se anche nel suo gruppo usano mandare le interruzioni e le apostrofi andate a male ai giornalisti del partito , su , nella tribuna della stampa , perché almeno la Nazione non ne rimanga defraudata . L ' usanza è certo assai diffusa tra i deputati borghesi . Se qualche ardente patriota , per esempio , ha gridato più volte , con l ' indice puntato verso la estrema sinistra : Voi siete al servizio dello straniero ! oppure : Siete al di sotto dei carri ! e teme che lassù non se ne siano accorti ( alle volte è proprio il meglio quello che si perde ) , prende uno di quei foglietti su cui si disegnano le greche o con cui si fanno le ochette , vi annota le memorabili parole , preme un bottone che fa squillare il lontano campanello sul capo d ' un usciere e al brav ' uomo che arriva con una dignitosa tranquillità inutilmente esemplare consegna la busta per il redattore del tale o tal altro giornale . Laggiù , nella boscosa Calabria , o lassù , nella ricca di vigne e di verzieri graziosa Toscana , domani molti cittadini diranno : Hai visto , l ' on . Argonauta ? Bene , perdio ! A quella gente là bisogna dirla come va detta . - Non è il vello d ' oro , ma è qualche cosa . Il giorno dopo si ricomincia . Ho nella memoria certe piazze di villaggi , che s ' aprono di fianco alla strada grande , la quale è la stessa strada provinciale . Dal lato della strada alcune case e casette con piccole botteghe ; sul largo la chiesa e due o tre grosse porte di case contadinesche , spalancate su vasti cortili , dove si vedono carri e carretti con le stanghe in aria , un asino o un mulo legato a un anello ; donne che lavano un po ' di biancheria di lattanti o móndano il riso , e bambini tra un razzolar di galline . Sulla piazza un gruppo di ragazzi e un cane sonnolento che va intorno con le orecchie basse . Arriva un carro , sfangando da una stradicciola sull ' altro fianco della chiesa , con un carico di fieno e in cima al fieno un cagnetto petulante . Il cagnetto si mette ad abbaiare stizzosamente . Allora il cane sonnolento si scuote , s ' avvicina alzando il muso , risponde con un cupo brontolio . L ' altro replica , più stridulo , più violento . Il cane , giù , alza il tono . Un altro cane spunta da una cascina , un altro da un ' altra , correndo . E si slanciano ad abbaiare verso il carro . I ragazzi più audaci si avvicinano ai cani . Altri ragazzi sbucano dalle porte . Cani ancora : tutti i cani del villaggio galoppano verso la piazza , entrano nel mucchio : fanno la rivoluzione . Si dice , non è vero ? quando c ' è un grande schiamazzo : È una rivoluzione . I bottegai appaiono sull ' uscio delle botteghe ; le donne vengono avanti per vedere dove sono i loro figliuoli . Abbaiamenti , maledizioni , urla , sassate . Brutte bestie ! Il carrettiere fa schioccare la frusta , ma non serve , perché le bestie si scansano un poco , poi si riavventano . E si buttano una sull ' altra , si mordicchiano , si rotolano nella polvere . Il prevosto appare sulla soglia della chiesa , dietro il sacrestano . Che succede ? Ma che hanno ? Ma che li piglia ? Il carrettiere sferza i due sfiancati cavalli ; il carro va , i cani dietro ; i più pigri rimangono un po ' distanti , i più ostinati e furibondi saltano verso il mucchio di fieno e ricadono sulle zampe senza smettere d ' abbaiare . Leggero , fioco , in quel pandemonio , il tintinnio delle sonagliere ; e il cagnetto accenna col capo , gli occhi lustri di stizza , come per dire : Sì , abbaio ancora ... canaglia ! Poi la calma ritorna e presso il paracarro d ' uno di quei portoni tozzi un bimbo si accoccola , tranquillo , profittando di aver le brachette aperte di dietro . Penso che dovrò vivere , chi sa ? due anni , forse tre , con costoro . Guardo la banda dei precursori d ' un ' epoca nuova , nel momento in cui il tumulto è più forte . Alcuni scuotono con la testa il grosso ciuffo di capelli che ricade sulla fronte da un lato , e se lo cacciano dagli occhi con un frequente gesto della mano o spingono la testa indietro . Altri si spenzolano dal banco . Qualcuno sta seduto ; grida qualche cosa , col dito puntato , poi tace ; poi grida qualche altra cosa , poi tace di nuovo . I raffinati sorridono , ma con un certo impaccio . Vi sono alcuni ceffi che non vorreste incontrare all ' angolo della vostra via , rincasando dopo la mezzanotte : uno col naso schiacciato , informe . Un altro sembra aver le mascelle tenute insieme da un rude meccanismo , che le divide e le riunisce rigidamente . Il mento s ' alza , il collo si piega indietro : la bocca s ' apre e si chiude , s ' apre e si chiude , presto presto . Si vede che la molla è dura . Poi , tac , le mascelle si serrano , il mento va un po ' più su e si ferma . La carica è finita . E , quando il tumulto langue , i più selvaggi , quelli che hanno più urlato e lasciato sgorgar dalle fauci un più tetro flotto di sozzure , alzano gli occhi verso le tribune delle famiglie , dove le donne sono più numerose degli uomini , e guardano ... E guardano , come i giocolieri quando hanno finito un bell ' esercizio e , un po ' ansando , fissano il pubblico che li deve ammirare . Onorevoli colleghi ... Discorsi da comizi , conferenze da università popolari , arringhe da corti d ' assise , relazioni da assemblee d ' azionisti , dichiarazioni da soci che vogliono scindere le responsabilità d ' una impresa assai dubbia , recitazioni di lezioncine preparate per far alzare dal professore il voto trimestrale ; ah Dio ! per settimane . Concioni per lo sdegno , dissertazioni per l ' approfondimento delle conoscenze , aggiunte per il completamento dei capitoli di storia , fatte da collega a collega dello stesso gruppo , con l ' amabilità con cui un amico dà un ultimo tocco alla cravatta dell ' amico che si volge dallo specchio ; lunghe parlate che sembrano i testi , brevi parlate che sembrano le note , in un carattere più minuto ; filippiche , esortazioni ; interpolazioni , messe là con più o meno scaltrezza da un compagno di gruppo per diminuire le sporgenze a cui gli avversarii si potrebbero appigliare ; parole , parole , parole , oh Dio , interminabilmente . « La cosa in sé » non esiste , soverchiata del tutto dal calcolo di tacere o di parlare , come in Borsa , quando si offre , perché c ' è speranza di guadagno , e quando si sta da parte , perché c ' è timore di perdita o soltanto perché l ' affare è incerto . Ogni tanto , ma proprio ogni tanto tempo , una persona per bene dice il suo parere perché crede che certe cose si debbano sapere o perché , a ogni modo , è convinto di portare all ' assemblea un vero elemento di giudizio , un non trascurabile argomento di riflessione . E ogni tanto i ministri che furono , ma di cui si pensa che saranno ancora , fanno cadere dall ' alto ( nulla è più relativo dell ' altezza ) la loro saggezza temprata nell ' esperienza della difficile arte di governo . Onorevoli colleghi ... E le interrogazioni ! Ogni giorno , per un ' ora e più , a principio della seduta , i sottosegretarii devono spiegare perché il maresciallo dei carabinieri di Fontanella si permise dì mandar a chiamare in caserma l ' assessore anziano o perché il prefetto della provincia di Passaro ha mandato una lettera di biasimo al segretario comunale di Fornaci o perché si è permesso al sindaco di San Calogero di lasciar abitare la maestra del villaggio nella città vicina , con grave danno della rigidezza d ' orario . Il Governo si è occupato di ciò ; e gli risulta con certezza che la maestra arriva sempre in scuola alle otto precise ... Non è vero ! La mattina dell'11 d ' aprile ... Già , ma quella mattina ella fu presa improvvisamente da un leggero malessere , di cui informò anzi il medico condotto . Il medico condotto è del partito del sindaco : la sua testimonianza non è che un atto di connivenza partigiana ... Un ' ora al giorno , tutti i giorni ; e il lunedì per quattro ore almeno di seguito . Le interrogazioni servono per gli elettori . O servono per dimostrare la sensibilità dei deputati di fronte a improvvise cause di turbamento della pubblica opinione . « S ' interroga il ministro degl ' interni per sapere in qual modo intende ristabilire il rispetto delle pubbliche libertà » , a proposito del segretario della lega dei venditori di anelli per chiavi , arrestato durante un comizio e non ancora rilasciato . Tutti interrogano , a proposito di tutto : le serve in portineria . I giornali delle grandi città talvolta , i giornaletti delle sottoprefetture sempre , pubblicano il testo delle interrogazioni , e si capisce così che il deputato veglia . Bisogna aspettare il turno , per lo svolgimento , salve alcune speciali occasioni . Ma spesso quando arriva il turno d ' un ' interrogazione , il deputato che l ' ha presentata non c ' è , e non se ne parla più . Non è una cosa molto grave . Dopo un ' ora e più , quando ha sufficientemente aleggiato nell ' aula la speranza che la carrozza postale di Montecalvo faccia due volte al giorno il servizio e quando , pur troppo , si è confitto nel cuore dei legislatori il dubbio pungente che l ' aumento di sussidio alla linea automobilistica di Val d ' Anfossa sia stato negato per l ' implacabile spirito di sopraffazione dell ' Italia settentrionale sull ’ Italia meridionale , si ritorna alla discussione sulla politica generale del Governo . Avanti ... Onorevoli colleghi ... Parla un deputato dell ' ordine , con qualche disordine nelle idee e nella sintassi . Poi parla un deputato del disordine , con un bell ' ordine di argomenti tutti estremamente facili e semplici , dai quali risulta che tutto va male e andrà peggio fino a quando il socialismo , per mezzo della rivoluzione , cambierà il ferro in oro , l ' inferno in paradiso e il furfante in galantuomo . Non è vero che la vita sia complicata . Le complicazioni le fa il regime borghese . La vita è turbata dallo spirito malefico del capitale . Sopprimete il capitale e la vita diventa regolare e tranquilla come la tavola pitagorica . È terribile , pei pochi lettori di libri , star ad ascoltare questi lettori di giornali . Ma alla Camera sì viene per parlare . Bisogna parlare . Onorevoli colleghi , ( mi sembra d ' essere là , vicino alla scaletta , in piedi , e aver davanti il vassoio con la bottiglia dell ' acqua e la coppetta dello zucchero ) gli orologi dell ' aula segnano le diciotto . A quest ' ora , poiché siamo ancora in inverno , le vie di Roma sono illuminate dalla luce elettrica . Spero che i colleghi dell ' estrema sinistra non vogliano attribuire alla maledetta guerra il rapido tramonto del sole nella stagione invernale o almeno aggiungere alle altre delusioni derivate dalla guerra il perdurare del passato nel ritmo delle stagioni . A quest ' ora il corso è pieno di gente che passeggia : belle donne , contente di vivere , e uomini che si godono la vista delle belle donne . Le grandi rovine dell ' Urbe s ' intagliano nere nel cupo azzurro del cielo dove s ' affollano le stelle delle sere senza luna . I treni corrono verso le città da cui siamo venuti . Ondeggia la nebbia sui fiumi . Cantano lungo le vie maestre , per vincere la malinconia della sera , gli uomini che affrettano il passo verso le case dove i fanciulli stanchi e affamati rientrano nelle cucine . Voglio dirvi che in queste tre ore l ' anima mia ma sì ! è andata a fare un ' inchiesta . Laggiù , in un campo , un contadino riconduceva con lento passo i buoi verso la stalla . Io gli dissi che un progetto di legge può essere tirato in lungo per mesi e mesi o anche rimandato da una legislatura all ' altra , sebbene si pretenda che quella legge , in una forma o in un ' altra , sia necessaria alla nazione . Egli mi disse che bisogna seminare in quei dati giorni , perché dopo non serve più seminare e , non seminando in tempo , si perde un raccolto . Non è lecito perdere per negligenza un raccolto . E quando il fieno è maturo , bisogna falciarlo . Se si tarda è sciupato in parte e il danno s ' avverte nel fare il conto della vendita . Io gli dissi che per decidere se un atto o un proposito del Governo è biasimevole o lodevole , opportuno o deprecabile , si può discorrere un giorno o una settimana o anche due mesi , quando una parte della Camera delibera di mettersi di traverso . Egli mi disse che un giorno di pioggia è una benedizione , due giorni vanno bene , tre guastano . L ' acqua è una cosa santa ; ma se il terreno ne riceve troppa il seme marcisce . Io gli dissi che i deputati hanno una singolare qualità di lavoro , per cui non si guarda che cosa la giornata abbia prodotto , mentre gli uomini di tutti gli altri mestieri devono avere scavato un solco , mondato una pianta , costruito un arnese , insegnato una verità , spazzata una strada , seppellito un morto , raccolto una creatura viva dalla ferita d ' una maternità dolorante e felice . Egli mi disse che fare le leggi e giudicare la condotta d ' un Governo doveva , però , essere una cosa seria . Intanto eravamo arrivati alla sua casa . Sulla soglia , appoggiata allo stipite , era una donna , che guardava un ragazzetto ricondurre , correndo , due pecore . Quando vide il marito , gli mosse incontro . Era incinta e appoggiava le mani sul ventre . Io dissi al contadino che la cosa più seria era preparare per il raccolto , che viene sempre nel tempo aspettato , un campo e una donna . Egli mi disse con umile gentilezza che i signori sanno molte cose . Io gli dissi che vi sono molti signori i quali sanno confondere le cause e gli effetti e più conoscono quest ' arte e più possono aver fortuna presso i loro simili , anche quando sono dissimili , ma se il bifolco semina un frumento gramo , gramo sarà il frumento che maturerà sotto il sole di giugno . Onorevoli colleghi , il contadino si guarda dal seminare il frumento di cattiva qualità e trova per ogni giorno un lavoro , per ogni palmo di terra un fascio d ' erba o i frutti d ' una pianta . E quando qualcuno , ignaro o stolto , gli cammina sul seminato , s ' indigna e grida . Non pare a voi di calpestare talvolta ciò che nasce o ciò che matura ? Oh , dopo quattro ore di seduta , a Montecitorio , desiderio irriverente e disperato di respirare in una tepida stalla l ' odore dello strame e del latte ! - Ma no . Ma se la seduta è tolta Ma laggiù , sotto il seggio del Presidente , gli allegri legislatori stabiliscono il « lavoro » di domani ! E su un banco di sinistra , in alto , ecco il cranio lucente e immobile di quel deputato sardo dal volto lungo , dal silenzio inviolabile , che tutti giorni scrive lettere , scrive , scrive , senza mai alzar la testa , ultimo a raccogliere le sue carte nell ' aula già quasi deserta . « Caro amico , il sottosegretario delle poste e telegrafi ... » . Risponde a tutti , cerca di servir tutti . Tesse la sua tela di ragno fra i lontani elettori e il mito del Governo . Onesto uomo ; ma non gli sarà perdonato di aver voluto fare con coscienza la sua piccola parte e di non aver pronunziato discorsi sulla questione sociale e sull ' importanza che avrà la Sardegna nell ' Europa di domani . L ' Italia è ubbriaca e gonfia di parole e Montecitorio è il suo « vomitorium » .
StampaPeriodica ,
Voi dite che questa grande invenzione che è la TV ancora sta aspettando che qualcuno inventi l ' opera televisiva , l ' opera adatta , cioè , al mezzo televisivo e soltanto a questo , e non presa in prestito , che so , dal teatro o dal cinema ? Briganti ! Dimenticate l ' originale televisivo " . Qualche maligno potrebbe credere che con questa denominazione si voglia alludere a un qualsiasi lavoro , di qualsiasi genere , scritto , o composto , per la TV . No , perché con tal criterio la denominazione potrebbe adottarsi di diritto anche per un servizio di viaggio , per un ' inchiesta , un balletto , o qualsiasi cosa , insomma , sol che risponda al requisito puramente accessorio , esteriore e accidentale di essere stato scritto o composto o comunque fatto per essere incluso nei programmi TV . Invece , come avrete notato , la denominazione è strettamente riservata a un solo tipo di componimento . Bisogna dedurne che con essa i programmisti TV intendano designare un nuovo genere letterario . Non film , non commedia o dramma , altrimenti si chiamerebbe film , o commedia , o dramma . Ma " originale televisivo " . L ' originale televisivo " è il nuovo genere letterario nato dalla TV . E , vista la novità del mezzo , bisogna dire : la grande novità del secolo , in fatto di spettacolo . La grande invenzione . Il nuovo linguaggio ultramoderno . Come esistono il dramma per il teatro , il film per il cinema , il melodramma per l ' apparato operistico , così esiste l ' originale televisivo " per la TV : un tipo di lavoro che si differenzia dagli altri destinati ad altri mezzi d ' espressione e adatto soltanto al mezzo televisivo . L ' ultima parola , in fatto di novità . L ' ultimo grido del secolo . Qualcosa da stare , sul terreno artistico , al livello dei veicoli spaziali , dei razzi interplanetari sul terreno dei mezzi di trasporto . Perché quale mezzo di espressione potrebbe permetterci di vedere quel che sta avvenendo in questo preciso momento qui , là , a cento , a mille chilometri di distanza un luogo dall ' altro , contemporaneamente , nello stesso momento in cui avviene nei vari luoghi ? Dunque , novità senza precedenti , novità strabilianti , e ben a ragione i programmisti della TV hanno voluto designarla con uno speciale appellativo , riservando a essa quello ambizioso di " originale televisivo " . Difatti , che cos ' è in pratica un " originale televisivo " ? Una cosa originalissima , nuova di zecca , che non s ' era mai vista . Figuratevi un po ' : è nientemeno una serie di scene recitate da attori e da attrici , che dicono delle battute , e attraverso le quali si svolge e , possibilmente , si conclude una vicenda . Tutte cose che non s ' erano mai viste né a teatro né al cinema . Cose che si possono fare soltanto mercé la televisione e perciò formanti quello che si chiama l ' originale televisivo " . Se non fosse stata inventata la televisione , non avremmo mai avuto idea , pensate , di queste cose . Da secoli l ' uomo aveva da dire qualcosa che gli urgeva dentro , ma non riusciva a esprimerlo coi mezzi esistenti . Si scervellava , si sforzava . Niente . Mancava il mezzo ad hoc . Finalmente , s ' inventa la televisione e , là ! , ecco la nuova opera d ' arte . Ora ci sarebbe da domandarsi che differenza c ' è , secondo i programmisti della TV , fra un comune filmetto o una comunissima commediola tradizionale , e quello che pomposamente essi annunziano e definiscono come " originale televisivo " . O che differenza c ' è fra questo e un comunissimo raccontino sceneggiato . Forse , l ' unica differenza è che un " originale televisivo " è una specie di filmetto un po ' più pecione dei comuni filmetti , e che perciò non osa attribuirsi la qualifica di filmetto ; o è una commediolina un po ' più scema delle usuali commedioline del suo genere e che perciò non ardisce definirsi commediolina : o è un raccontino sceneggiato un po ' più scemeggiato d ' altri manufatti del genere , e che perciò pudicamente cela il vero essere suo . Quindi , in tutti questi casi : " originale televisivo " . Ma lasciamo a quei programmisti i misteri della loro estetica televisiva , limitandoci a esclamare : povera TV , in che mani sei capitata . E passiamo a esaminare brevemente l ' ultimo " originale televisivo " programmato : Il destino numero uno , due , tre di Paolo Emilio D ' Emilio . È un forte lavoro di pensiero , imperniato sui refusi , o svarioni tipografici , detti anche " perle giapponesi " ; questi errori di stampa per cui , a esempio , la casa del cavalier X viene allietata dalla nascita di un vispo e baffuto bimbo , o il commendator Y decede per improvviso malumore . Tizio mangia il cane quotidiano , Caio s ' invaghisce d ' una signorina elefante e il torpedone coi giganti passa festosamente sul conte , eccetera eccetera . Molti profondi lavori sono stati scritti su questi importanti temi , ma di solito la questione veniva trattata da capi scarichi con una deplorevole leggerezza , non consona all ' austerità dell ' assunto . Giustamente perciò l ' autore del lavoro in esame prende la cosa sul dovuto tragico : il giovine correttore di bozze d ' un giornale , non riuscendo a corrispondere telefonicamente con la sua bella , ne ha le facoltà visive talmente menomate che lascia passare tre svarioni . Così capita che l ' indomani : a ) la giovane Roberta legge sul giornale che , invece d ' un qualsiasi a lei ignoto Alberto Maria Rossi s ' è sposato con altra ragazza l ' a lei noto , anzi notissimo , Alberto Maria Bossi , il quale altri non è che il suo fidanzato ; secondo giornale , " l ' amato e amante giovane , che sposo andar dovea " , con lei , è invece andato sposo con l ' altra ed è partito in viaggio di nozze ; b ) in casa della giovane Lorenza , sempre a causa dell ' infernale correttore , si sparge la notizia che , invece di un certo a essi ignoto Gianfranco Carabelli , è stato arrestato per furto l ' a essi noto Gianfranco Sarabelli , aspirante alla di lei mano ; c ) l ' impiegato Rossinis crede di aver vinto venti milioni al lotto , mercé un errato quarantasette che il diabolico correttore ha lasciato passare invece di un trentasette . I tre refusi non avrebbero gravi conseguenze se , purtroppo , non capitassero proprio in un paese dove il telefono serve soltanto a ottenebrare le facoltà visive dei correttori di bozze , ma non viene minimamente usato per accertarsi se un fidanzato , che magari s ' è visto poche ore prima , è realmente partito in viaggio di nozze con un ' altra , o se veramente è stato arrestato per furto in una gioielleria . Pertanto Roberta si disamora ; i parenti di Lorenza , appena letta la notizia dell ' arresto , lungi dal formare un numero telefonico , non foss ' altro che per domandare come si sono svolti i fatti , decidono di partire tutti , seduta stante , per un lontano paese , di abbandonare focolare , amici , patria , dicendo : " Quando torneremo , tutti avranno dimenticato questa brutta faccenda " ( per fortuna , pare non ci fosse immediatamente un treno pronto , sicché poi l ' equivoco ha modo di chiarirsi ) ; e l ' impiegato Rossinis calca il cestino della carta straccia in testa al capufficio . È anche un paese dove a nessuno passa nemmeno lontanamente per la testa che possano darsi casi di omonimia . Ed è infine un paese nel quale i giornali li leggono soltanto le fidanzate e i loro amici e parenti , ma non i fidanzati . Se lì , infatti , anche questi avessero la lodevole o , secondo i casi , pericolosa abitudine di dare un ' occhiata alla cronaca cittadina , essi potrebbero immediatamente tranquillizzare le rispettive fidanzate circa altri eventuali matrimoni o furti con scasso , attribuiti loro dai giornali . Fortunatamente , poi , tutto s ' accomoda , perché l ' originale televisivo finisce e si passa ad altra trasmissione . Bravi tutti gli attori e il regista Vaccari .
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Le storie televisive dell ' ispettore Derrick sono molto seguite . A lume di buon senso critico , non ci sarebbero ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere . il protagonista ha lo sguardo acquoso , il sorriso triste di un vedovo sin dalla nascita , veste male con cravatte orribili , come del resto anche i suoi comprimari ; gli interni avrebbero piombato lo scomparso Aiazzone in un inguaribile sconforto , e gli esterni sono quanto di peggio la Baviera può offrire ( e dire che avrebbe di meglio ) . Rimarrebbe da pensare che lo schema poliziesco delle vicende sia originale e che Derrick conquisti il suo pubblico dando prova di facoltà mentali fuori dal comune . Ora lo schema , rispetto alle storie poliziesche di una volta , mostra un tratto di stagionatissima novità , già ampiamente sfruttata dalla serie del tenente Colombo : il pubblico sa subito chi è il colpevole e come ha fatto a delinquere . Il gusto consiste nel vedere come il poliziotto , che non sa , indovina e - disponendo di scarsissime prove - conduce il colpevole a tradirsi . Ma Colombo , peggio vestito di Derrick , si muove con i suoi modi proletari in un mondo di californiani belli e potenti , che lo trattano come una pezza da piedi ( e lui li incoraggia ) , sicuri che quello scarto di remote immigrazioni non riuscirà a rompere la loro guardia , e a infrangere la barriera della loro arroganza . Colombo li mette con le spalle al muro con alcuni trucchi psicologici di perfida raffinatezza , trae dalla manica un asso di denari insospettato , e li conduce a perdizione proprio sfruttando la loro sicumera . l pubblico gode di questa lotta tra il pigmeo e il gigante dai piedi d ' argilla e va a dormire con la sensazione che qualcuno , modesto e onesto come loro , li abbia vendicati , punendo personaggi odiosamente ricchi , belli , bravi e potenti . Derrick invece no . Quasi sempre ha a che fare con gente più modesta e peggio vestita di lui , psichicamente instabile , intimidita da un rappresentante della legge , come accade a ogni buon tedesco . I suoi colpevoli appaiono così spudoratamente colpevoli che lo capisce di solito persino Harri ( e pare strano che la polizia bavarese non faccia almeno un test d ' intelligenza prima di assumere qualcuno ) , crollano quasi subito , bastava dargli uno spintone . Eppure Derrick funziona e non facciamo gli snob : non ce ne perdiamo uno . È uscito da poco Le passioni nel serial TV ( Nuova Eri ) dove Pier Luigi Basso , Omar Calabrese , Francesco Marsciani e Orsola Mattioli si occupano delle strategie passionali messe in opera da Beautiful , Twin Peaks e , appunto , Derrick . Di quest ' ultimo si occupa Marsciani . Non posso seguire passo per passo la sua analisi , che dura una trentina di pagine , ma essa certamente risponde agli interrogativi che ponevo sopra . Queste storie non scelgono mai casi eccezionali , ma vicende di cui si occupa anche la cronaca dei giornali , e che potrebbero accadere a noi , o ai nostri vicini di casa ; per cui è fondamentale che non vi appaiano né figure eroiche né figure troppo antieroiche ( e cioè malvagi a tutto tondo ) . Sia il nemico che il collaboratore della giustizia sono sempre divisi tra passioni opposte , desiderio di giustizia e di vendetta personale , colpa e comprensibile debolezza . I luoghi non debbono essere troppo riconoscibili , per non restringere le possibilità d ' identificazione da parte di ciascuno , ma debbono ricordare ambienti familiari a tutti . Non me n ' ero accorto , ma pare che , a mano a mano che la serie va avanti , i personaggi usino sempre automobili ultimo modello , in modo che lo spettatore ritrovi sempre un ' atmosfera di attualità quotidiana ( Derrick non può permettersi il catorcio di Colombo ) . Derrick arriva a intuire la verità non perché sia diabolicamente intelligente , ma perché è sensibile all ' interlocutore , non ne diffida mai completamente , prende sul serio i suoi patemi - e pensiamo quanto diverso sia Colombo , che invece diffida sempre . Certo anche a Colombo , come a Derrick , alla fine dispiace di aver rovinato il colpevole ; ma a Colombo dispiace perché in fondo , in questa lotta di reciproche astuzie , l ' avversario - così diverso da lui - gli era diventato quasi simpatico ; Derrick soffre alla fine perché il colpevole lo ama sin dall ' inizio , lo sente dei suoi . Riassumendo i vari contributi del libro , Calabrese conclude che Derrick è un mediatore tra realtà e immaginario perché rende normali le sensazioni interne al narrato e invoca una normalità parallela nei suoi spettatori " è il trionfo della mediocrità , intesa appunto come ` stare nel mezzo ' , e diventa valore invece che anonimato . " E allora si capisce perché ha successo : costituisce la quintessenza di ogni spettacolo televisivo , anche di quelli che mettono in scena personaggi reali , amati solo se si dimostrano trionfalmente più mediocri del più mediocre tra gli spettatori .
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Nella chiesa dei Padri Serviti d ’ Alessandria in Piemonte è adorata una Madonna detta delle sette spade . Contemporaneamente lo stesso culto d ’ Iperdulia è tributato nella cattedrale ad un ’ altra Madonna chiamata dei sette dolori , che secondo la filologia teologica sono sinonime . Un bel mattino una pinzochera usciva dalla cattedrale , e recavasi a visitare una sua sorella che anch ’ essa ritornava dal venerare la Madonna dei Servi . “ Benvenuta sorella , che buon vento ? ” “ Vengo dai Servi . ” “ Ed io dalla cattedrale . Che Madonna ! Che cara Madonna ! Fa proprio pietà . La pare una viva che dà i tratti ... ” “ È vero , ” rispose la sorella , “ ma la mia Vergine della cattedrale è più ricca , e quel che più conta , è la vera Addolorata . Quella dei Servi è una copia , quella del vescovo è proprio l ’originale.” “ Vecchia storia ! Se fosse vera , farebbe miracoli ; ma ella non ha neppure un cuore d ’ argento : vedo qualche voto di cera , ma ... ” “ Lo so , ” rispose la devota dei Serviti , “ lo so il perché : il vescovo , da vero despota , da vero ladro , ha spogliato l ’ altare della mia Madonna . ” “ Calunnia , calunnia ! Se il vescovo l ’ ha spogliata , è perché la tua Madonna volle fare come il corvo della favola , che si vestì colle penne del pavone ... E poi , se fosse stata la vera Madonna , perché lasciò fare al vescovo un peccato mortale , un sacrilegio ? ” “ Sei un ’ipocrita.” “ Sei una bugiarda . ” “ Pregherò la mia Madonna che ti cacci una spada nel cuore per punire la tua mala lingua . ” “ Ed io pregherò la mia che ti faccia morire di dolore . ” “ Esci da casa mia . ” E così dicendo la bacchettona dei Servi , prese per un braccio la devota della cattedrale , la quale con carità veramente cristiana le misurò uno schiaffo , che le fu tosto restituito : poi vennero a ’ capelli , a graffiature di volto , e le due beghine , edificando il vicinato , per difendere ciascuna l ’ onore della sua Madonna , dimostrarono quanto sia vera quella religione che tollera la concorrenza delle Madonne .
LA LINGUA DELL'AVVENIRE ( MORASSO MARIO , 1905 )
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Mi è capitato sotto gli occhi il menu di un banchetto esperantista , banchetto cioè in cui gli intervenuti parlano un linguaggio capito solo da loro , l ' Esperanto , ma che in avvenire dovrà essere la lingua universale perché tutti gli uomini possano intendersi . I commensali hanno incominciato dal supo , sono passati al Pleuronekto , alle Kaponinoi , si sono deliziati con un gelato di Frigusta , hanno assorbito il Kafo e si sono esilarati col Campano . Io mi figuro che soltanto per il fatto che la zuppa ha cambiato genere diventando supo , e che le pollanche hanno cambiato quasi sesso diventando Kaponinoi , queste vivande debbono aver avuto un sapore nuovo e straordinariamente squisito per i convitati . Basta assai meno per illudere quell ' allocco che si chiama uomo , anzi viro in Esperanto . Gli esperantisti poi sono uomini di una specie particolare . Si dànno certi generi di tendenze , di inclinazioni , di scopi a cui non ci si può abbandonare impunemente e di cui la presenza , meglio di un abito rosso o giallo , fa dell ' uomo una bestia a parte , non compresa nelle solite classificazioni zoologiche . Si tratta della bestia maniaca , qualche cosa che va tra il ridicolo e il seccatore , tra l ' antico tipo dell ' inventore e quello più moderno dell ' apostolo di una delle tante melensaggini umanitarie . In fondo è un essere innocuo ma guai a toccarlo nella sua mania , allora egli sente l ' obbligo di vuotarsi per intero , come un otre gonfio in cui si sia fatto un foro . Quando un individuo comincia a dar segni di una di tali predilezioni , sia quella della lingua unica , o quella del vegetarianismo , o quella della riforma dell ' ortografia o del sistema planetario , non vi è più rimedio ; il suo destino è prestabilito , egli precipiterà fino in fondo . Della sua lingua universale o del suo sistema di alimentazione farà il fine della sua vita , sarà persuaso che la salvezza dell ' universo è strettamente collegata al trionfo del suo metodo , e a poco a poco dall ' una di tali manie passerà all ' altra , ne farà un sistema completo , troverà che la lingua universale non si può scompagnare dal vegetarianismo , dalla propaganda contro l ' alcool , dalla federazione europea e dalla pace perpetua . A questo punto il male sarà irrimediabile , il processo normale sarà invertito ; non sarà più la lingua universale che deve giovare all ' uomo , ma l ' uomo che deve sacrificarsi a una qualsiasi di queste utopie o a tutte insieme . La lingua universale è uno di quei tanti germogli rachitici e tardivi rispuntati sul vecchio tronco quasi inaridito della rivoluzione francese . Essa ha il suo fondamento in quello stesso stato di spirito in cui allignarono tutte le riforme rivoluzionarie , e cioè nella credenza di poter da un momento all ' altro , con un ragionamento dottrinario e con un tratto di penna , abolire il passato e riplasmare uomo e società a seconda di un tipo astratto . Ed essa fa parte di quella regolamentazione scientifica con cui l ' uomo , infervorato dai primi successi delle scienze positive , si è illuso , parecchi anni or sono , di imbrigliare l ' avvenire . Lingua , religione , scrittura , ordinamento del calendario , costumanze festive , cose che si possono cambiare come si cambia d ' abito . Le ragioni storiche e naturali per cui si sono così costituite durante i secoli non contano , basta sapere che sono procedimenti empirici , in cui lo scienziato moderno ha scoperto un cumulo di errori , di incongruenze , di perdite di tempo , e che quindi si debbono sostituire con un nuovo ordinamento , creato di sana pianta al lume della scienza e perciò al buio dei fatti e della vita . La logica deve trionfar della natura , che diamine ! E così mentre a Parigi si radunano coloro che vogliono abolire le vecchie feste , come il Natale , la Pasqua , Ognissanti , ecc . , divenute insignificanti ed assurde per surrogarvi le feste umane e scientifiche della famiglia , del lavoro , del ricordo , della generazione , a Boulogne - sur - mer si sono riuniti quelli che ai nostri antiquati idiomi , pieni di complicazioni , di irregolarità , di lungaggini e di difficoltà inutili vogliono surrogare la lingua universale , una lingua creata di sana pianta da un medico , una lingua quindi perfettamente scientifica . La balordaggine della sostituzione è evidente . Si vuole abolire un prodotto naturale come la lingua , formatosi esclusivamente sotto l ' influsso delle necessità cui doveva soddisfare e poi continuamente aggiustato , tornito , manipolato dall ' uso , sempre per corrispondere meglio a queste necessità delle quali l ' uomo è quasi l ' inconsapevole strumento , per mettere al suo posto un pasticcio stridente e ripugnante costruito da un tale in relazione a una data teoria astratta . Al prodotto della necessità istessa che si è proprio direttamente creata il suo strumento e della quale l ' uomo non è stato che l ' esecutore si nega la praticità per riconoscerla alla costruzione puramente cervellotica di un uomo solo ? Del resto questa costruzione si condanna da sé . Come non poteva essere altrimenti questa lingua inventata , sia il Volapuck passato già di moda , sia l ' Esperanto un po ' più recente , sta alle lingue naturali , come un burattino sta a un uomo , come un fiore di lana sta a un fiore fresco . Questa lingua inventata è peggio di qualsiasi povero dialetto barbarico , è una ignobile parodia dei linguaggi parlati , è un informe ammasso di consonanti aspre , di suoni rauchi e di parole degradate . Per voler semplificare artificialmente , per voler togliere le difficoltà ortografiche e grammaticali rispondenti a necessità psicologiche , non si è fatto che avvilire , mortificare e spogliare i vocaboli e le locuzioni dei vari idiomi , adunando tutto un miserevole insieme di tronconi ispidi , di frammenti mutilati , di esseri spelati che muovono a compassione e ribrezzo . Questa lingua dell ' avvenire , questo ignobile gergo , ove il k , l ' j e l ' u sono le lettere predominanti , ove non si incontrano che gruppi di sk , di kr , di tk o di kt , ove ascoltiamo guaiti , latrati , miagolii come questi malgrandan , maldikulon , famekonitaj , forflugis , samspecai , kreskas , kvindek , kvankam , ove per dire : " Io era di quelli che lo hanno ricevuto alla stazione del Nord " , si bestemmia : " Mi estis unu el tiuj kiuj antauiris linje la Norda Stacidomo " , questo gergo peggiore di quello dei carcerati deve essere la favella dei nostri figli , la favella che la nostra scienza lascia loro in eredità per ripudiare l ' eredità della natura ? Ah no , no davvero ! Salvo che l ' uomo non sia in uno stato di ubriachezza permanente o non abbia la paralisi fin dalla nascita questa non sarà certo la sua lingua futura . La lingua dell ' avvenire non differirà gran che dalla lingua del presente , come questa è la continuazione della lingua del passato . La pluralità linguistica che risale fino ai più remoti confini della storia non cesserà nel futuro , non vi è ragione alcuna perché l ' ossatura del linguaggio , perdurata attraverso i millenni , cambi improvvisamente oggi o da qui a qualche diecina di anni . Il bisogno di intendersi fra gli uomini parlanti diverse favelle sussisteva in passato come esiste oggi , e forse era più forte in passato che non nell ' oggi , data la maggior facilità odierna per l ' uomo di apprendere altre lingue oltre la propria . Non si dà oggi quasi persona colta o che ne abbia di bisogno la quale non conosca quelle tre o quattro lingue con cui può farsi capire in tutto il mondo , mentre anticamente era un ' impresa assai ardua e che richiedeva mezzi ingenti o combinazioni speciali quella di imparare una lingua straniera . D ' altro canto come nell ' antichità classica con due sole lingue , la greca e la latina , che erano le lingue dei dominatori , si provvedeva a tutte le evenienze internazionali , così adesso con tre - francese , inglese e tedesco - si può far lo stesso . Ora vi sono più numerosi bisogni di comunicazione , che debbono anche soddisfarsi molto più rapidamente , e questo è vero , ma non è affatto vero che l ' uomo abbia tutto a sacrificare a questa ansia di rapidità come un affamato che non può concedersi alcuna distrazione , poiché il tempo disponibile neanche gli basta alla conquista del cibo . Sono le civiltà iniziali che richiedono la massima rapidità e in cui tutto deve essere consacrato a un fine immediatamente utile ; i popoli moderni si sono trovati e si trovano ancora in parte in questa fase , avendo dovuto crearsi , al pari dei singoli individui , una nuova fortuna e tutti i mezzi per ottenerla nel nuovo ambiente industriale , una volta che gli antichi privilegi , le antiche posizioni non erano più riconosciuti . Da qui la smania di rapidità da cui è stata invasa l ' età moderna ; ma adesso i primi gradini son già saliti , tutto il nuovo corredo occorrente alle trasformate attività sociali è quasi compiuto , molte fortune sono già fatte , molte posizioni eminenti sono state riconquistate , non vi è più necessità di affannarsi tanto . Infatti , se nelle industrie , se nella locomozione si continua a ricercare la velocità , nella vita questa spinta si è già rallentata . La ricchezza conseguita non solo elimina il bisogno di rapidità , ma anzi ricomincia a far prediligere delle forme di perditempo , di indugio per la ricerca di effetti di eleganza o di bellezza più o meno bene intesa . L ' industriale yankee adotterà una macchina per abbreviare di qualche secondo il tempo necessario a scavare i denti di un ingranaggio , adopererà la stenografia e la macchina da scrivere per la sua corrispondenza commerciale , ma trascorrerà poi due mesi in ozio a bordo del suo yacht , e per scrivere una lettera ad una signora dell ' aristocrazia impiegherà tanto tempo quanto gli basterebbe a scrivere a mano tutta la sua corrispondenza commerciale , unicamente per dare alla sua calligrafia un aspetto eccentrico , nobile , artistico . Il progredire della civiltà , sia pure civiltà mercantile , implicando aumento di ricchezza e di lusso , non solo non porterà all ' uso di alcune di queste brutte e artificiose semplificazioni della lingua e della scrittura , ma anzi produrrà una maggior ricercatezza , una maggior complicazione e varietà sia nella scrittura , sia nella lingua . Come aumenterà il lusso materiale , talché , e già lo si scorge , invece di una specie di bassa uniforme comune a tutti , pronosticata da qualche visionario sarto socialista , si avranno abiti e vesti sempre più sfarzosi , sempre più adornati e diversi gli uni dagli altri , così si accrescerà anche il lusso spirituale ; l ' uomo terrà sempre più a dimostrare un favellare fiorito , magari complicato e prezioso , che lo distingua dagli altri , per la vanità di apparire originale , raffinato e bene informato delle mode . E la moda sarà sempre più mutevole e capricciosa . Quindi non solo non si adotterà alcuno di questi corrotti gerghi convenzionali , ma anzi nulla sarà più detestato , come di pessimo gusto , di queste misure livellatrici ed egualitarie ; salvo il caso che la moda , in qualche suo pervertimento momentaneo , ritrovando in taluno di essi tanta assurdità e tanta contorsione quanta non le sarebbe dato di rinvenire in alcuna lingua vivente , non gli accordi una voga fittizia , come quella della crinolina . Nell ' avvenire si avrà bensì una specie di linguaggio industriale unico , ma sarà un linguaggio esclusivamente tecnico , da paragonarsi a quello delle formule matematiche ; si avrà pure una lingua più diffusa delle altre , più importante delle altre e sarà quella del popolo che la imporrà con la forza delle sue armi e delle sue macchine , e sarà la lingua inglese o la lingua tedesca , da paragonarsi alla lingua latina nel mondo antico ; e si avrà infine l ' identica varietà delle lingue inferiori , lentamente modificate dalla moda e da altri fattori sociali . In questo grande gioco di forze non vi è posto né per l ' Esperanto , né per alcun altro di questi contraffatti mostriciattoli sorti dalla aberrazione umana .
Socialismo e centro-sinistra ( Are Giuseppe , 1962 )
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Come dobbiamo giudicare il centro - sinistra in rapporto ai fini socialisti del nostro partito ? Quali risultati e vantaggi dobbiamo ripromettercene per poterlo considerare un concreto avanzamento verso il socialismo ? È per noi uno scopo plausibile e ragionevole l ' unificazione politica del movimento operaio in un solo partito ? Ecco le questioni che stanno in fondo alla polemica svoltasi fra Paolicchi e Settembrini sulle pagine di questa rivista . Credo che questa polemica abbia sin d ' ora almeno due meriti incontestabili : la volontà di sottrarre questi temi alle molte improvvisazioni giornalistiche e propagandistiche che vi hanno sparso sopra una cortina fumogena , e il fermo proposito di avviare una ricerca cooperante intorno ad essi , senza troppi riguardi per i codificati luoghi comuni di corrente . Il che ha avuto subito dei resultati positivi . Il primo è che , finalmente , si stabilisce e si accetta come base di discussione che , comunque sia , in Italia oggi non si può andare avanti se non passando attraverso il centro - sinistra . Il secondo è d ' avere concordemente sbarazzato il terreno dal dilemma , fuorviante finché svolto come esercitazione definitoria - nominalistica : assestamento neo - capitalistico o avvio al socialismo ? Sicché in luogo di sentir disquisire , con pudibondo settarismo , se convenga al movimento operaio impegnarsi come forza di sostegno o con dirette responsabilità politiche in una operazione riformistica che negli intendimenti dei nostri interlocutori mira certamente a indebolire le forze socialiste , potremo ormai discutere concretamente di ciò che ci convenga fare perché , malgrado quegli intendimenti , la svolta si risolva invece nella creazione di strumenti e di condizioni che accelerino e facilitino l ' assunzione del potere da parte di queste forze . Senonché la polemica ha anche mostrato come , pur quando si ristabilisca l ' accordo su questi punti e pur all ' interno di una comune accettazione della svolta , non sian pochi i temi su cui permangono dissensi abbastanza rilevanti : temi su cui , fra l ' altro , regna talora nelle nostre file una pericolosa confusione . Che si deve pensare quando fra noi , sia pure in dibattiti orali , si è costretti a dover prendere seriamente in considerazione timori e preoccupazioni di compagni che si domandano se , per avventura , il rapido possente sviluppo delle lotte di massa non rischi di scuotere le basi della nuova formula governativa ; sicché ( talora neppure ci si accontenta di sottintenderlo ) il nostro compito dovrebbe essere un po ' quello di Ferrer , onde evitare che scelte travagliate o scosse troppo rudi facciano mancare prematuramente il terreno sotto i piedi alla storica svolta , spaurendo quei nostri partners che , invece , dall ' esperimento si ripromettono un temperamento della lotta di classe , e fornendo loro pretesti per ritrarsene e lasciare a mezzo l ' esecuzione degli impegni ? E che dire di quei compagni che assegnano alla nuova formula una prospettiva pluridecennale e vanno additando le tappe che essa potrebbe percorrere , poniamo , fra quindici anni ? O dei diffusi , più o meno ingenui , entusiasmi per l ' « apertura » , la a modernità » etc . , di molti gruppi cattolici ? Non v ' è dubbio che è in atto nel partito , o almeno in certi suoi settori , una pericolosa contaminazione dei nostri fini specificamente socialisti con quelli che al centro - sinistra assegnano invece le forze politiche con cui stiamo collaborando . Se è così , urge fra noi una rigorosa opera correttiva ; ed è auspicabile che la polemica iniziata offra il destro a numerosi e autorevoli interventi chiarificatori su queste questioni . Non vedo perché si dovrebbe lasciare solo ai compagni della sinistra l ' esclusiva di denunziare e criticare gli equivoci che possono rampollare da una indiscriminata adesione al nuovo corso . Ecco intanto un punto preliminare . Il centro - sinistra non è il socialismo , consentono Paolicchi e Settembrini . Ciò implica per entrambi , se non erro , che esso deve essere considerato una fase il più possibile transitoria , giustificabile in quanto generi appunto condizioni più idonee alla nostra lotta socialista . Vedremo più avanti quali conseguenze si possono ricavare da queste premesse . Per il momento è il caso invece di chiedersi se vi può essere qualcosa in comune fra questa tesi e quella adombrata su questa stessa rivista dal compagno De Martino ( n . 3 , 1962 , pp. 1-4 ) . Parte questi dalla generica premessa che tutte le conquiste democratiche costituiscono progressi verso il socialismo ; e sostiene più avanti che oggi la lotta per la democrazia si può e si deve condurre in Italia col partito cattolico ; poiché fra noi e questo non vi sono insuperabili antagonismi di classe . Così poste , queste affermazioni possono avere una sola conclusione , non espressa dall ' autore ma evidente dal contesto : che ormai noi possiamo condurre ( o addirittura stiamo già conducendo ? ) una lotta per il socialismo in solidale concordia con la democrazia cristiana , senza trovare in questo partito alcun impedimento sostanziale e senza che si renda necessaria una radicale modificazione della sua struttura e dei suoi programmi . Il De Martino si è irritato per un fraintendimento del Settembrini ; ma quale altro succo si può ricavare da questo , e ancor più dall ' altro suo articolo in cui egli si compiace visibilmente che nelle ultime elezioni la democrazia cristiana non abbia sostanzialmente perso voti ? ( Mondo operaio , 1962 , n . 6 , pp. 1-2 ) . È evidente in ogni caso che per lui la riduzione del peso elettorale della democrazia cristiana ha cessato di essere , almeno dichiaratamente , un compito preminente della nostra lotta , una condizione preliminare per un ulteriore sviluppo della democrazia in Italia . Se la DC è una forza democratica sostanzialmente omogenea a noi ecco che una prosecuzione indefinita e un ' estensione quantitativa della nostra collaborazione con essa è ipotizzabile come condizione idonea e sufficiente a pacifiche e definitive conquiste democratiche , e non solo democratiche ma socialiste . De Martino replica a Settembrini di essere ben consapevole del vario prevalere , all ' interno della DC e del movimento cattolico , di correnti di volta in volta democratiche o conservatrici , o anche reazionarie . Ciò che importa però - egli implica - è creare le condizioni per un trionfo delle prime ; e la condizione massima è evidente , anche per lui , un atteggiamento nostro che offra ad esse la possibilità di collaborare , e dal quale possano trarre coraggio e forza . Non credo però che si possa ricavare grande profitto da questa generalità sulla quale tutti possiamo essere d ' accordo . Si tratta infatti di vedere cosa possiamo aspettarci concretamente dalla democrazia cristiana finché essa mantiene il suo quadro interclassista . È certamente possibile che la DC assuma un atteggiamento assai più sollecito e attivo verso i problemi delle classi lavoratrici ; è possibile che essa porti avanti alcune riforme , anche affrontando attriti con quelle frazioni del capitalismo nazionale che testardamente tentassero di ostacolare questo suo disegno . È possibile che essa giunga a liquidare gradualmente il personale politico più provinciale e inadatto a interpretare una società tecnicamente avanzata , o lo releghi in posizioni marginali . È possibile anche , lì dentro , che in certe circoscritte situazioni di punta trionfino posizioni come quelle di Donat Cattin , quando il seguire una strada diversa rischierebbe di far franare la base elettorale del partito . Ma una cosa non è possibile alla DC finché essa , nella selezione del personale politico , nel quadro ideologico etc . , manterrà fermo il suo interclassismo programmatico : non è possibile il coordinamento istituzionale e organico di tutto il partito alle esigenze del mondo del lavoro , in modo da assegnare ad esso la supremazia nei fini sociali e da condurlo alla direzione politica ed economica della società nazionale . E ciò non è possibile perché l ' interclassismo della DC non è il tentativo di trovare una mediazione e un raccordo fra gli interessi di diverse classi lavoratrici ( in questo senso anche il PSI e il PCI sono interclassisti , ed è bene che lo siano ) , ma è una mediazione programmatica fra gli interessi delle classi lavoratrici da un Iato e quelli , dall ' altro , delle oligarchie capitalistiche , non solo , ma anche , per molti aspetti , delle retrive e parassitarie aggressioni d ' interessi . Non vi è nessuna possibilità che questa forma di interclassismo venga mai abbandonata spontaneamente dai gruppi dirigenti della DC . E ciò per una ragione elementare forse ma sostanziale : che nessuna forza politica molla mai spontaneamente lo strumento precipuo del proprio potere elettorale . Né va dimenticato un altro limite delle possibilità democratiche della DC : che essa istituzionalmente , come partito di cattolici , si fa strumento per la conformazione della compagine sociale a fini eterogenei normativamente fissati dalla Chiesa ai credenti per es. sul piano del costume ( ma non solo su quello ) . Perciò essa rappresenta positivamente un ostacolo alla attuazione di alcune conquiste civili che , farebbe bene sentirlo rammentare ogni tanto dalla nostra stampa , costituiscono fattori irrinunziabili di una evoluzione , non dico socialista , ma autenticamente democratica della società italiana : il divorzio e la supremazia della scuola statale laica , tanto per fare qualche esempio . Questione del tutto diversa è naturalmente la possibilità che i cattolici , anche moltissimi cattolici , raggiungano individualmente per autonomo processo di coscienza , posizioni avanzatissime nelle materie sociali e politiche ; che essi giungano anzi a porsi il problema dello svincolamento dalle direttive politiche - sociologiche della Chiesa , qualora queste sembrino loro sacrificare esigenze insopprimibili dello sviluppo sociale , con grave danno per la stessa influenza evangelica della Chiesa . Personalmente penso anzi che In visione religiosa del mondo contenga in sé indefinite capacità di alimentare la rivolta della coscienza morale contro l ' ingiustizia e l ' oppressione : ciò naturalmente non vale per i sepolcri imbiancati e i mercanti nel tempio . Evoluzioni cosiffatte però non sono possibili entro il quadro interclassista della DC : esse non vi si sviluppano per partenogenesi . Anzi incontrano là dentro il terreno più ostico e spinoso . È nostro compito centrale , evidentemente , rendere possibile quel trionfo definitivo e irreversibile delle tendenze democratiche del cattolicesimo italiano , che non è attuabile per maturazione autonoma della democrazia cristiana . Paolicchi afferma che nostro scopo è promuovere , mediante il centro - sinistra , una modificazione del generale quadro politico italiano ; e precisa che però non possiamo determinare se questo debba avvenire per mutamento degli indirizzi dei partiti o per ridimensionamento elettorale . Ecco il primo dei due punti su cui non sono d ' accordo con le idee da lui espresse . Altra cosa è poter prevedere un risultato , altra formulare con rigore un fine politico e perséguirlo con ogni sforzo . Ritengo che per quanto riguarda la DC il fine da perseguire come condizione essenziale per modificare sostanzialmente a nostro vantaggio il quadro politico italiano sia il ridimensionamento elettorale . Senza di questo , non solo non possiamo estendere la fiducia nelle possibilità democratiche della DC alla fase del passaggio al socialismo ( sul che Paolicchi è d ' accordo ) ; ma dobbiamo limitarla drasticamente anche per la fase attuale di riforme democratiche o d ' avvio e preparazione degli strumenti per la programmazione economica . Per ridimensionamento intendo appunto la riduzione della base sociologica ed elettorale del partito cattolico a termini che rendano possibile quel trionfo definitivo e irreversibile dei nuclei democratici , a cui ho fatto cenno . Questo era sessanta anni fa il programma del Murri : non vedo perché non debba essere per noi uno scopo da perseguire ad ogni costo . Ogni contatto che forze esterne hanno stabilito col movimento cattolico nel suo insieme prendendolo come interlocutore globalmente valido , senza prefiggersi e perseguire tale fine , ha finito per concludersi non già con un rafforzamento bensì con un indebolimento e un soffocamento dei nuclei più avanzati operanti nel suo interno . Sarebbe paradossale se , partiti dal giusto concetto di dar forza e coraggio alla sinistra cattolica , finissimo per creare le condizioni per una sua ennesima sconfitta . Per chiarir questo punto occorre ( mettendo da parte le sviolinate sulla « lealtà » di Moro etc . ) determinare con precisione , e dire chiaramente al partito che cosa si propone la democrazia cristiana e cosa si aspetta dall ' attuale esperimento . La pronta , entusiastica risposta che si ode di frequente nelle nostre file è : riscoprendo la sua vocazione democratica e popolare , essa si propone alcune fondamentali riforme etc. Cerchiamo di non confondere i mezzi col fine . Finché ha potuto governare senza quelle riforme la DC ne ha fatto volentieri a meno : i gruppi politici , si sa , sono particolarmente immobilisti . In realtà , fa sorridere doverlo rammentare e non vederlo invece quotidianamente scritto sull ' Avanti ! , la DC si prefigge mediante tali riforme , di conservare e , se possibile , estendere il proprio controllo sulle leve del potere statale e sulle varie istanze della società civile ; e sarebbe assai inetta se invece si prefiggesse il contrario ! Le riforme appunto a questo le servono : a edificare una base più salda e normale al proprio predominio politico , liquidando quanto più è possibile delle tare , disfunzioni , anchilosi del sistema capitalistico che cominciavano a rendere precaria la stabilità del potere . Certo per effettuare tale dislocazione essa deve patteggiare con noi ; deve anche suscitare i furori di molti nuclei capitalistici . Ma questo rientra tra i mezzi non tra i fini . In ogni caso il suo scopo , dichiarato del resto , è ristabilire su basi nuove e più avanzate la propria funzione mediatrice fra classi antagonistiche . Se si potesse compendiare in un quadro sommario l ' ideale normativo che guida il ceto dirigente democristiano , il modello sociale che questo pone come termine dell ' esperimento in corso , credo che l ' immagine che si ricava dalla Mater et Magistra possa essere assai indicativa a tal fine . Una società indubbiamente diversa da quella patriarcale vagheggiata fino a qualche tempo fa , economicamente sviluppata , tecnicamente efficiente , con settori di economia pubblica atti a fungere da regolatori e garanti del più organico e stabile funzionamento di una macchina economica rimasta privatistica nelle sue mura maestre ; una società con benessere diffuso , in cui possano sussistere forse anche particolari forme di intervento conclusivo degli organismi sindacali dei lavoratori ; ma in cui più estesamente ed efficacemente che mai , tutto il complesso delle differenti istanze sociali sia , per così dire , gestito e regiato da una sorta di tecnocrazia di formazione cattolica , garante del mantenimento dell ' equilibrio politico interclassista , capace di riassumere e di conciliare con un compromesso permanente le istanze democratiche delle classi lavoratrici e l ' impalcatura gerarchico - autoritaria e antidemocratica imposta dal collegamento organico con le grandi centrali del potere economico . Non è difficile scorgere che questo modello presenta tutti i caratteri di una delle tipiche società opulente dell ' occidente , economicamente efficienti ma socialmente e politicamente sclerotiche , rigidamente classiste e gerarchizzate : una società corporativa ad alto livello insomma , di un corporativismo che non ha bisogno di ricorrere alle forme esternamente coattive di quello fascista . La condizione suprema per realizzare questo schema è naturalmente che la DC e la classe dirigente cattolica mantengano saldamente in pugno per tutta la fase del trapasso , tutte le leve veramente determinanti del potere e insieme gli strumenti formativi e orientativi dello spirito pubblico . Su tali condizioni la DC non ammette transazioni . Non occorre ricordare la ferrea intransigenza di cui ha dato prova in occasione dell ' elezione presidenziale . Fare certe riforme è un conto : servono a noi è vero ma servono anche ad essa , ciascuno le interpreti come gli garba ; mollare strumenti reali del potere è un altro , e su questo non si discute . Ma un esempio vivente è la sua politica scolastica , perché nella creazione del suo tipo di scuola , di una scuola conforme alla sua ideologia , essa scorge non a torto la condizione principale per la formazione di una classe dirigente atta ai compiti che si prefigge . La scuola italiana , si sa , è una ruina mesta . La DC vuole però in primo luogo far passare il principio della libertà e parità della scuola confessionale ; questo è per lei il fine essenziale dinanzi al quale l ' apprestamento di una riforma e di un risanamento organico dell ' edificio scolastico ( di cui ogni mese che passa fa crollare irrimediabilmente un nuovo muro ) è una cosa che può aspettare indefinitamente , se per intraprendere oggi l ' opera di ricostruzione bisogna accedere a un compromesso sui principi con forze di orientamento opposto . E infatti , come se i quindici anni di sgretolamento e di crisi non bastassero , l ' inizio di organici provvedimenti di riforma scolastica viene rimandato al '65 , garantendosi intanto alcuni precedenti preziosi perché in quel momento la riforma possa corrispondere interamente ai fini suddetti . Il mantenimento dell ' egemonia politica è un principio sacramentale per la democrazia cristiana , e condiziona non solo i fini generali che essa assegna alla svolta intrapresa , ma anche i modi in cui questa avviene , le cautele e le ambiguità attraverso cui procede . La svolta , si è detto , significa per la DC una dislocazione delle basi del potere , promuovendo nuove riforme di direzione e liquidando quelle tare funzionali del sistema economico che rischiavano di vanificare la possibilità di una direzione politica interclassista . Se il trasferimento delle basi del potere , negli intendimenti del partito cattolico , si proponesse , sia pur mantenendo in vita centri autonomi di gestione economica privatistica , il che è certo inevitabile in una economia mista , di ingabbiarne però saldamente l ' arbitrio entro un quadro vincolante che riservi allo stato la fissazione dei fini produttivi generali e delle fondamentali scelte sociali e la coordinazione di questi agli interessi delle classi lavoratrici ; se insomma il trasferimento delle basi del potere accettasse a cuor leggero la rottura del quadro interclassista del partito , l ' operato della DC sarebbe assai più rapido , deciso , rettilineo . Invece essa non vuole né può permettersi di perdere i contatti con nessuna frazione del corpo sociale , e soprattutto non vuole urtarne troppe nello stesso momento . Irrita gli elettrici ma deve rassicurare gli altri che ormai di nazionalizzazioni non se ne parlerà più ; e questo potrebbe anche giustificarsi tatticamente in particolari circostanze . Ma ciò che più urta in questa tortuosa , equilibristica opera di riassestamento politico è il vedere da molti segni che non sono solo i grandi monopoli i gruppi con cui la DC non vuol perdere i contatti : ma sono tanti e tali settori della società italiana da indurre a chiedersi quale potrà essere mai il rinnovamento prefigurato da consimili complicità , tolleranze , solidarietà persistenti . La DC ha bisogno di non perdere le simpatie della parte più intimamente reazionaria della polizia e delle forze armale e dà la medaglia ai fucilatovi di Modena ; ha bisogno di non perdere i contatti rum le peggiori clientele camorristiche , e fa la giunta coi lamini ; ha bisogno di essere sostenuta persino dalle infime sottospecie di capitalismo parassitario e cerca dii farsi perdonare la nazionalizzazione dell ' energia difendendo a suon di mitra dagli operai in sciopero un industrialotto di provincia . E non vorrei anticipare giudizi su ciò che essa sarà capace di fare contro i criminali che si arricchiscono mediante l ' avvelenamento sistematico di milioni di consumatori . Quando questo scritto uscirà tutti avranno avuto modo di giudicare quanto del fervore verbale di questi giorni potrà essere trapassato nella legge che si sta predisponendo contro le frodi alimentari . I fini specifici che la DC propone all ' operazione in corso , i modi attraverso cui tenta di raggiungerli , confermano che la permanenza del piano politico interclassista limita le possibilità democratiche di questo partito non solo per la fase in cui potremo affrontare la costruzione delle basi di un regime socialista , ma anche nel breve esperi mento attuale . Sembrerebbe a questo punto che ci trovassimo risospinti nel bel mezzo delle vecchie discussioni sulla DC come pericolosa interprete nel suo complesso del più ingannevole e più agguerrito piano neocapitalistico etc. etc. Sembrerebbe che si ritornasse all ' alternativa secondo cui i partiti sono o conservatori o socialisti ; al che Paolicchi osserva giustamente che vi sono molte possibilità intermedie e che la realtà non è così schematica . Ma è un discorso interamente diverso quello che qui si sta facendo . Io do per scontata la volontà democratica di una parte della DC , di quella parte , poniamo , più direttamente collegata al mondo del lavoro , più capace di intendere e soffrire i problemi del mondo di oggi ; non credo che per questa parte si possa parlare neppure di un piano machiavellico per disfare il movimento operaio . Ciò che contesto e nego recisamente è : 1 ) che essa abbia raggiunto la coscienza che la condizione essenziale per la vittoria delle proprie esigenze sia la dissociazione dalla parte conservatrice e reazionaria del proprio partito ; che insomma essa sia uscita dal cerchio magico della sociologia interclassista ; 2 ) che sia possibile un avanzamento reale della democrazia nel nostro paese . la creazione di una società e di uno stato autenticamente democratici , senza che sia frantumato per sempre nelle mani della destra lo strumento formidabile che le è dato dal poter coordinare in permanenza entro un solo partito politico le spinte delle classi lavoratrici e l ' egemonia dei monopoli . Non nego che un partito di cattolici possa e debba essere partner inevitabile , anzi necessario , nella lotta per la democrazia , nella lotta stessa per il socialismo . Nego invece che esso possa essere un partito interclassista nel senso in cui lo è la DC . Finché l ' ipotesi della rottura di questo interclassismo non è giunta a diventare un piano politico consapevole da parte dei cattolici democratici ogni chiarificazione là dentro incontrerà dei limiti invalicabili . Se questi limiti sono veri , che senso ha allora , come fa De Martino , dire che fra noi e la DC , data la base di massa di questo partito , non esistono insuperabili contrasti di classe , e che la stessa sociologia cristiana non può essere considerata da noi marxisti alla stregua del liberalismo tradizionale ? Se contrasti di classe non esistono fra noi e la DC perché la dentro ci sono contadini , operai etc. allora non ne esistono neppure fra noi e il MSI . Non è la base sociologica che decide della natura di un partito quanto piuttosto i metodi di direzione , le finalità politiche , il carattere del personale dirigente . Finché la DC è un partito interclassista e tulle le sue scelte politiche , anche la nazionalizzazione dell ' energia , sono coordinate al mantenimento di questo quadro interclassistico del potere , è mai possibile affermare che non vi sono insanabili contrasti fra noi ed essa ? E non riconosce altrove De Martino che dentro la DC vi è una lotta incessante fra correnti democratiche e reazionarie ? A che serve dimenticare che la caratteristica paradossale dell ' attuale esperimento è che il nostro partner principale è nel contempo il nostro principale avversario finché rimane il ricettacolo dei gruppi più strenuamente e irriducibilmente ostili a uno sviluppo democratico e socialista della società italiana ? Vogliamo nascondere che la nostra alleanza con esso non si giustifica se non è ogni momento volta consapevolmente a far esplodere la contraddizione immanente in questa bivalenza ? Circa poi la speciale considerazione che meriterebbe la sociologia cattolica in confronto a quella liberale , vogliamo trascurare che , in fin dei conti , di questo vituperato liberalismo il socialismo costituisce pur sempre la più legittima filiazione storica ; che senza le conquiste fondamentali che il liberalismo ha realizzato nel campo delle libertà civili non esiste democrazia modernamente intesa ; che senza tali conquiste un ideale di giustizia sociale , come quello del cattolicesimo sociale , specie nella sua forma italiana , tende a ridursi a una norma di pura giustizia distributiva che dista dal socialismo certo assai più del liberalismo nelle sue forme più mature dell ' occidente ; che infine la sociologia cattolica , ove riuscisse a confermare incontrastatamente un corpo sociale , non lascerebbe posto appunto a più d ' una di quelle conquiste liberali che per noi sono parte integrante di un programma socialista , che , come appunto la supremazia della scuola laica , il divorzio etc . , sono inscindibili da ogni democrazia seria ? Vi sono certo molte vie di mezzo fra un partito reazionario e uno socialista : la DC non è né l ' uno né l ' altro , certo . Ma allora determiniamo chiaramente che cosa implica avere a che fare con un partito interclassista , quali limiti e quali possibilità si prospettano . I limiti sono ben noti - si afferma solitamente - ; le possibilità sono quelle di mandare avanti certe riforme e , soprattutto , di rafforzare e incoraggiare la sinistra cattolica a liberarsi dall ' ipoteca conservatrice . Le tendenze negative implicite nell ' interclassismo - questo è l ' argomento più divulgato - sono bilanciate nella misura in cui la DC è costretta a contrattare con noi , a concedere qualcosa alle spinte democratiche interpretate da noi e dalla sua sinistra , nella misura in cui è condizionata dalla necessità di collaborare con il PSI e la sinistra democratica . Noi possiamo così influire in modo sostanziale sulle scelte del governo e giungere a una graduale neutralizzazione delle forze antidemocratiche insite nella DC . Intanto è essenziale non perdere i contatti con essa . Se questa è la nostra prospettiva politica è intanto evidente che condizione essenziale per la sua attuazione ( condizione non propagandistica ma politica ) è proclamare ai quattro venti che la collaborazione con la DC non è per noi un fine ma un mezzo e che la prosecuzione organica dell ' esperimento è per noi condizionata rigorosamente a una scelta politica definitiva da parte di questo partito . Ma vediamo concretamente come può attuarsi questo piano , questa forma di condizionamento della DC . L ' attuale formula di governo è palesemente una combinazione in cui una minoranza vuole e promuove attivamente delle riforme , e una maggioranza le tollera passivamente e ostilmente , solo finché abbia la garanzia che esse non lederanno certi interessi fondamentali di cui si sente interprete , non comprometteranno un certo equilibrio , non trasferiranno irrimediabilmente certe leve del potere . La politica della direzione DC consiste proprio nel promuovere quelle riforme dando nel contempo queste garanzie . La principale di queste garanzie è , come si sa , l ' affermazione di non voler essere condizionata ma di voler condizionare , l ' insistenza che , attraverso questa via , si mira a un indebolimento dell ' opposizione , a un nuovo rafforzamento del partito , etc. La nostra possibilità di condizionamento giunge quindi lino a un preciso limite : quello dato dalla necessità , e dalla volontà insieme , della direzione DC di non rompere questo equilibrio e di non indebolire così la forza complessiva del partito . Queste garanzie fornite alla maggioranza che segue con le buone disposizioni che tutti sanno , consistono non in proclamazioni e contentini verbali , ma bensì nel non toccare realmente certi punti , nel non andare realmente oltre certi limiti , etc. Non la spartizione del potere con forze che abbiano fini diversi e che usino il potere per realizzarli , ma l ' associazione di altre forze a un tipo di potere mediatore ed equilibratore come quello che è indispensabile alla DC per poter continuare a dare quelle garanzie : ecco la chiave di volta di questo piano politico . In questa concezione ogni rapporto con forze esterne non può e non deve significare in nessun modo una rottura con la palude interna del partito . Chi vuole contrattare stabilmente con noi deve contrattare , attraverso la nostra direzione , con l ' estrema destra del nostro partito : questa è la formula della segreteria attuale di Moro . Fino a quando può durare questo rapporto mediato , fra il partito socialista e l ' estrema destra dorotea ? Indefinitamente senza dubbio , se uno dei due interlocutori intende rinunziare a difendere precisi interessi di classe e può farlo impunemente . Non molto a lungo in caso contrario . La DC può urtarsi con De Biasi , ma non può fare ciò che non sia almeno tollerato dalla sua destra ; e ciò che non può essere tollerato da questa ( e quindi dalla DC finché vuoi rimanere unita ) è tutto ciò appunto che corre il rischio di mettere fuori dall ' orbita del partito quelle forze sociali alle quali essa non può rinunziare senza divenire un partito di lavoratori e non più , quale è , un partito che aduna e concilia lavoratori e capitalisti . Inversamente ciò che essa chiede ai suoi collaboratori , o almeno ciò che vuole ottenere dalla collaborazione a sinistra , è l ' eliminazione del pericolo che lo schieramento delle classi lavoratrici divenga così forte da far tracollare da questa parte l ' equilibrio del potere annullando la sua funzione di arbitra e mediatrice . Ecco perché essa insiste ossessivamente per una « chiarificazione » da parte nostra . E si sa in che cosa consisterebbe tale « chiarificazione » : in una ulteriore rottura dell ' unità sindacale che renderebbe ancora più debole la forza d ' urto contrattuale e soprattutto politica , e la coscienza di classe del movimento operaio e faciliterebbe le forme di compromesso corporativo di certo sindacalismo ; nell ' impegno di far giunte solo con la DC , il che ci impedirebbe ogni forma di alternativa qualora , per esempio , fare un ' amministrazione con essa ci dovesse assoggettare all ' umiliante dovere di fare manifesti in cui ci associano alla proclamata difesa dei valori spirituali , contro il materialismo etc . ; nella delega totale della politica estera alla DC ; e così via . La chiarificazione le deve dare la garanzia che noi ci associamo alla sua formula di mediazione interclassista , rinunziando sia ad aumentare con il libero giuoco e la manovra politica il nostro peso comparativo nell ' alleanza , sia , ancor di più , a fare della fase attuale la piattaforma per la preparazione di forme socialiste di gestione della società e dello stato . Si potrebbe affermare che , poiché noi stessi prevediamo una fase di economia mista , in cui per un certo tempo un forte settore statale dovrà pur convivere e armonizzarsi con una struttura economica ancora prevalentemente privatistica , una combinazione politica di questa fatta è l ' unica formula valida , visto che una costante conciliazione fra diversi interessi di classe dovrà pur essere esperita . Non c ' è dubbio che la fase dell ' economia programmata implica fatalmente un certo compromesso , una certa conciliazione di spinte differenti e spesso opposte . Ma a questo punto sorge veramente il problema del quadro politico in cui questa mutevole combinazione si svolge . Quale forza fornirà la cornice generale in cui la politica di piano dovrà attuarsi ? Sarà la programmazione democratica a condizionare l ' indirizzo del settore privato dell ' economia , o il settore privato a condizionare la programmazione e la politica di piano ? Non c ' è dubbio che la programmazione che noi vogliamo deve avere il proposito di rafforzare sempre più il settore pubblico e il potere di direzione politico - economica delle classi lavoratrici , intaccando in misura decisiva la logica dei monopoli e subordinando la loro tendenza al profitto ai fini d ' interesse sociale generale , determinati dalle forze che rappresentano direttamente le grandi masse dei lavoratori . E neppure c ' è dubbio che la programmazione , come è intesa dai monopoli ( nella misura in cui la parte più retriva della classe capitalistica non perde il senno al solo sentirne parlare ) , deve avere una funzione antitetica , cioè di facilitare lo svolgimento della logica interna e delle scelte del settore privato , di equilibrarlo e di garantirne il più stabile e continuo funzionamento . $ persino superfluo doverlo rammentare . Ora se fra questi due modi di pianificazione è chiara la nostra scelta non così si può dire della democrazia cristiana . Anzi ogni suo studio è stato posto sin qui nell ' evitare ogni chiarimento su questo punto ; di più , nell ' escludere ogni estensione dell ' intervento statale che possa « preoccupare gli operatori economici » . Come ha osservato Giolitti oggi tutti usano la parola piano , ma con contenuti e intendimenti non solo differenti ma spesso opposti . Né è certo casuale questo equivoco della democrazia cristiana . Ciascuno dei due tipi di programmazione implica una precisa scelta dì classe . E se è vero che più di un democristiano vuole una programmazione democratica , non è meno vero che una parte prevalente del partito sarebbe disposta a tutto pur d ' impedirla . Questo è però un punto su cui l ' equivoco direzionale non può essere mantenuto a lungo : nel senso che malgrado tutte le ambagi sibilline in cui sono specialisti Moro e compagni , dovrà essere deciso presto che strumenti mettere in opera per avviare la politica di piano . Ma qui certamente non vi sono vie di mezzo . Sceglierà la DC una programmazione democratica , acconsentirà anzi che noi operiamo all ' interno di questa politica con una precisa finalità socialista ? Allora sarebbe evidente che avrebbe scelto la rottura dell ' interclassismo e la messa fuori gioco di tutta la potentissima fortezza interna dorotea . Ma di questo non si vedono segni , finora , anzi i segni sono del tutto opposti . I segni inducono a pensare che essa si muova nel senso di voler associare noi al continuo condizionamento a cui la sua destra interna non rinunzierà mai a sottoporre tutta la linea del partito . Questa è stata finora tutta la politica di Moro . In questa direzione ci può essere anche una nostra collaborazione al potere , una nostra partecipazione ad esso ; ma non sarà una partecipazione per usarlo in conformità ai fini socialisti che ci sono propri , e ai quali non possiamo rinunziare senza perdere ogni giustificazione storica ( Giolitti ) . Sarà appunto una copertura del permanente monopolio del potere da parte di forze che sono e rimangono le avversarie dirette della democrazia e del socialismo . Non è infatti pensabile che una minoranza possa all ' interno di una compagine governativa condizionare seriamente la maggioranza . E maggioranza sarebbe infatti tutta la democrazia cristiana di fronte a noi , malgrado le velleità di tutti i possibili gruppi della sua sinistra , ove essa nel suo complesso rinunziasse a una misura per noi essenziale in seguito al veto della sua destra per non sacrificare l ' unità del partito . Il veto della sua destra diventerebbe rosi paralisi e Impedimento permanente di ogni nostra conquista e affermazione specifica all ' interno della compagine governativa , veto all ' esercizio del potere secondo le finalità democratiche e socialiste del nostro partito . Non dimentichiamo mai l ' avvertimento di Schumpeter che le riforme ricevono il carattere e l ' impronta assai più dalle intenzioni e dal personale con cui son fatte che dal loro contenuto . E , per lasciare anche da parte ogni altra considerazione , come potrebbe in condizioni siffatte una riforma avere un qualsiasi valore democratico e socialista , o almeno di avvio al socialismo , se , ad esempio viene esclusa a priori , non dalla volontà nostra ( potremmo magari illuderci di aver fatto un passo avanti nella direzione voluta ) ma dalla combinazione oggettiva delle forze , ogni possibilità di compiere un ' operazione sacrosanta , senza la quale anche grosse riforme diventano una burletta : di toglier cioè di mezzo concretamente un certo personale , di togliere ogni potere ai mille Tizio Caio e Sempronio che sono la negazione vivente di ogni riforma democratica , di spodestare il noto ladro x , il famigerato profittatore y , il mestatore z ? Se non è possibile colpire direttamente certi gruppi di potere e aggregati d ' interessi , perché colpirli significa appunto frantumare il coacervo democristiano che invece , illudendosi di modificarlo , si è accettato preventivamente di digerire in blocco ? Ultimata la fase delle cose effettivamente volute o almeno sopportate dalla DC nel suo insieme , il nostro posto là dentro sarebbe effettivamente un posto totalmente subalterno e di pura copertura a sinistra dei monopoli e delle forze clericali . Questa questione del personale è assai delicata e a trattarla a fondo si rischia di essere accusati di piccino moralismo e di ignoranza della dura realtà della politica . Non c ' è dubbio che nelle alleanze politiche non si può guardare tanto per il sottile a certe cose . Ma noi socialisti non possiamo e non dobbiamo dimenticare che la marcia per il socialismo o anche solo per una più compiuta democrazia nel nostro paese , il momento atteso per decenni in cui i rappresentanti del movimento operaio potranno per la prima volta nella storia italiana avere una certa influenza nella gestione del potere , il generale processo politico che a tale risultato dà luogo , non possono essere scompagnati dal proposito , e dalla lotta anche , per un rinnovamento del costume della classe dirigente , per una liquidazione del profondo malcostume politico e amministrativo che ha contraddistinto negli anni del monopolio democristiano la vita pubblica italiana . Non possiamo ignorare che abbiamo a che fare con una burocrazia largamente infetta dalla tabe della corruzione , del servilismo di fronte al potente , della parzialità , della inefficienza complice o colpevole . Non possiamo dimenticare che sotto i piedi del mondo ufficiale brulica intatto ( nulla è cambiato certo in dieci mesi ) tutto il verminaio della corruzione e del traffico sottogovernativo a cui tanti anni di governi centristi hanno dato vita . Non dimentichiamo neppure che quella parte della democrazia cristiana che rappresenta appunto il nucleo della resistenza e del condizionamento a destra dell ' attuale esperimento ( nucleo però che l ' interclassismo porterebbe a ranghi pieni in una fase successiva fors ' anche da noi voluta e intesa come fase di estensione delle conquiste democratiche ) , è folta di nomi che sono stati mescolati in tutti gli innumerevoli scandali che hanno deturpato la vita italiana da quindici anni a questa parte , di nomi su cui son potuti gravare , senza essere mai interamente dissipati , ignominiosi sospetti . Se l ' esperimento a cui stiamo avviandoci vuole avere un senso , se vuole rappresentare un fattore di innalzamento e di edificazione della coscienza etico - politica del paese e di rinnovamento della classe dirigente , non può non essere programmaticamente promotore e affermatore di una nuova moralità civile . Il popolo italiano non deve avere l ' ennesima conferma della sua secolare persuasione che , comunque vada , le canaglie , quando son potenti , rimangono sempre a galla . Il rigore morale deve cominciare a non essere ridicolo nel nostro paese , e a non trovare nella vita pubblica un teatro pressoché impraticabile per le proprie istanze . Le giovani generazioni non devono essere educate anch ' esse alla lezione del fortunato trasformismo dei potenti e dei disonesti . Ma vi è anche una ragione più strettamente politica . Un piano non può andare avanti senza un personale formato in un certo modo . Abbiamo bisogno di centinaia di migliaia di tecnici e di burocrati che sentano personalmente la necessità di certe scelte economiche , che abbiano dinanzi agli occhi una prospettiva diversa , un metro di valori diverso da quello della società attuale , che non siano ligi a tutti gli ossequi e a tutte le transazioni , ma siano capaci di imporre fermamente in tutte le istanze della macchina statale e dell ' organismo economico gli intendimenti e le finalità che noi vogliamo imprimere a un certo tipo di programmazione . Abbiamo bisogno di esecutori che credano nella pianificazione democratica e non la barattino con una bustarella . Nulla è più giusto a questo proposito di quanto ha scritto recentemente Giolitti : « Prima viene la scelta politica , che è anche - non esitiamo a dirlo - una scelta ideale . Partiamo dal rifiuto di questo tipo di società e tendiamo a una società radicalmente diversa , nella quale i valori determinanti siano quelli della libertà e della uguaglianza anziché quelli della ricchezza e della potenza . Se questa è un ' utopia , ebbene non abbiamo paura di dire che oggi il socialismo ha proprio bisogno di rinvigorire i suoi elementi di " utopia " , i suoi motivi ideali , il disegno finalistico di una nuova società , le priorità di ordine culturale e morale . Il rifiuto della alienazione , di cui tanto si parla anche a vanvera , è anzitutto un impulso morale , prima di essere una diagnosi scientifica della società industriale » . Ma considerazioni non meno gravi possono essere fatte per quanto riguarda la natura e il contenuto più specificamente economico della politica di piano . E si tratta di questioni che , pur concernendo misure che dovranno essere prese nella prossima legislatura , debbono essere discusse subito fra noi perché investono appunto l ' indirizzo programmatico con cui arriveremo alle elezioni . Queste questioni sono poste con la massima urgenza da una serie di processi degenerativi ormai chiaramente in atto nell ' economia italiana , dei quali non può sfuggire l ' effetto sconvolgente che esercitano su ogni possibilità di pianificazione democratica e di previsione programmata dei termini futuri dello sviluppo economico . Mi riferisco alla ben nota spinta al rialzo dei prezzi delle abitazioni e dei generi alimentari che sta corrodendo assai rapidamente una parte cospicua degli aumenti dei salari e degli stipendi realizzati dalle classi lavoratrici con le lotte di questo ultimo anno . Si può lasciare subito da parte per comodità la questione se e in quale misura in tali processi entri una precisa manovra di certe grandi forze economiche per esautorare il nuovo corso , fargli mancare il terreno sotto i piedi , creare un diffuso disagio di massa orientabile in senso qualunquistico o anti centro - sinistra . Quali strumenti si vanno approntando per bloccare l ' operare « spontaneo » di certe forze e per controllarne gli effetti eversivi su tutto l ' organismo economico , impedendo che una parte rilevante dei redditi di lavoro , anziché estendere e sostenere il mercato dei beni reali , o incoraggiare la formazione di nuovi orientamenti del mercato , venga assorbita dai lucri parassitari dei proprietari di aree e dei mediatori strozzini ? Esiste da parte della democrazia cristiana un piano preciso e la volontà di approntare gli strumenti per mettere interamente fuori causa come elementi con cui si debbano fare i conti i gruppi interamente parassitari , che appaiono sin d ' ora fattori di disturbo e di intralcio , non dico per una politica di piano , ma anche soltanto per una sana e normale economia di mercato ? Neutralizzazione che non può far parte della fase di programmazione in senso stretto , ma appunto di questa fase preliminare . E gli interrogativi si estendono e si aggravano per la fase successiva , quella della pianificazione vera e propria . Non possiamo nasconderci che una pianificazione che voglia sanare alcuni squilibri della società italiana che non tarderebbero neppure molti anni a rivelarsi rovinosamente un fattore di permanente degradazione e inferiorità della nostra società civile , deve invertire drasticamente e radicalmente alcune tendenze economiche di fondo imposte dai monopoli , deve affrontare di petto la forza di questi e piegarne senza compromessi gli orientamenti agli interessi collettivi interpretati dalle forze statali . Cito alla rinfusa alcuni fra i fatti che stanno rendendo sempre più incivile e disumana la nostra vita associata . Abbiamo la scuola più devastata d ' Europa , la più inetta per insufficienza di mezzi e fuga inarrestabile di personale a far fronte ai bisogni giganteschi che mille indagini hanno illustrato . Fra due anni il personale non basterà neppure ai quattro quinti delle scuole esistenti ! Abbiamo un sistema ospedaliero che è il peggiore d ' Europa . L ' inefficienza ed inadeguatezza dei nostri trasporti pubblici maciulla quotidianamente la vita di milioni di lavoratori . Abbiamo una burocrazia che per insufficienza di mezzi e per bassi stipendi non riesce neppure a costituire una rete di vigilanza organica sulle molte frodi con cui gli avvelenatori attentano alla vita dei cittadini . E dall ' altra parte abbiamo i televisori , le macchine , i consumi ostensivi che aumentano trionfalmente . Sono migliaia e migliaia di miliardi che debbono essere trasferiti nel giro di due e tre anni da un settore ad un altro , se si vogliono appena arginare gli effetti disastrosi che conseguirebbero alla prosecuzione delle tendenze attuali . Sono tendenze potentissime che debbono essere bloccate e invertite . E per questo occorre un potere politico che si faccia forte di una base salda ed entusiastica fra le classi lavoratrici interessate al nuovo corso e alla fissazione di nuovi fini sociali . Un partito interclassista che tutto subordini al mantenimento di rapporti organici di fiducia con il grande capitalismo , che abbia come fine essenziale la conservazione della maggioranza relativa dei suffragi , ha la capacità di spiegare questa energia ? Un governo dominato dalle finalità interclassiste del suo maggior membro può veramente piegare il capitalismo ad accettare che sia fissato in sede di commissione pianificatrice il livello e la qualità degli investimenti , le dimensioni dei profitti , le priorità fondamentali ? Di fronte a un partito che pensa seriamente di conciliare la programmazione statale con la libertà incontrastata dell ' iniziativa privata ( quando non si propone invece di non andare oltre un piano puramente orientativo ) come si fa a non sentirsi d ' accordo col prof. Corbino , quando scrive che queste le son tutte chiacchiere , e che in realtà non ci sono vie di mezzo e che in una economia mista l ' impianto globale delle scelte economiche , le scelte orientative , o le fa lo stato o le fanno gli imprenditori privati : o questi comandano allo Stato o lo Stato comanda a questi ? Credo che sia ora di trarre qualche conclusione . La chiave di volta di una retta valutazione dell ' attuale situazione politica e delle possibilità che si aprono al movimento operaio è nel giudizio sul carattere peculiare , sulla natura dell ' interclassismo democristiano . Lasciamo stare le definizioni o disquisizioni nominalistiche e facciamo la politica tenendo d ' occhio le realtà concrete ; perciò non impelaghiamoci nel disquisire se la DC sia un partito democratico o no . Ci servono giudizi pragmatici non definitori . Si sa che lì dentro , ci sono democratici e reazionari . Vediamo invece qual è l ' oggettivo operare di questo partito come risultato della combinazione di tendenze riassunte e regiate dalla direzione . Esso vuole certe riforme perché è dimostrata l ' impossibilità di continuare a governare senza di esse e senza una contrattazione col Partito Socialista . Esso sa anche che vi sono due possibili sbocchi di queste riforme . O un aumento del potere politico delle classi lavoratrici attraverso i partiti che più direttamente le rappresentano e che , qualora serbino fede alla propria ispirazione , attraverso queste riforme continuano a mirare alla società socialista , con tutto ciò che essa comporta ; oppure un nuovo equilibrio , in cui le concessioni fatte nel frattempo alle classi lavoratrici saranno servite non a potenziare queste ultime e ad aprire nuove strade per una marcia socialista , ma al contrario a far rinunziare la classe operaia a un rovesciamento radicale delle forme di potere pubblico e di gestione economica . La DC sa anche che , malgrado possibili attriti , non perderà l ' appoggio delle classi padronali , se almeno la parte più moderna di queste riesce ad avere nel corso del processo la certezza che esso si sta svolgendo in conformità dei propri interessi fondamentali , che cioè nel conto complessivo della partita esso non si risolverà in una perdita secca di potere e in un trasferimento di questo alle forze di classe più direttamente antagonistiche . Sa infine che , se tali classi avessero questa sensazione , avrebbe assai poco tempo per decidere se rinunziare al loro appoggio o dare invece l ' indirizzo richiesto all ' esperimento riformistico . Per questo essa preliminarmente ha scelto di non uscire dal quadro interclassista ; e , malgrado le intenzioni di molti suoi membri , l ' esperimento in corso mira appunto a far rinunziare la classe operaia a inserire nel processo concreto finalità che lo superino e predispongano strumenti socialisti . Il nostro compito non può essere soltanto aiutare a mandare avanti certe riforme nella situazione attuale pensando che , data la relativa debolezza del movimento operaio , è comunque già molto se riusciamo a promuovere uno svecchiamento della macchina , a creare certi strumenti che , anche se non usati ora in senso tendenzialmente socialista , rimarrebbero per sempre condizioni « oggettive » , « strutturali » del socialismo . Questo equivarrebbe a pensare che anche il rafforzamento dei monopoli sia un passo avanti « oggettivo » verso il socialismo . Io credo che sia meglio lasciare il più possibile in disparte questa sorta di metafisica strutturale . E penso molto rozzamente clic invece solo un aumento concreto di potere , l ' uso effettivo di certe leve del potere in conformità ai propri fini da parte di un partito socialista sia un passo avanti oggettivo verso il socialismo . Se le riforme non si risolvessero in un accrescimento del nostro potere , concretamente e attualmente esercitato , questo sarebbe un regresso non un avanzamento . La politica non ammette di tali sacrifici disinteressati ai processi oggettivi ! Ecco perché l ' attuale esperimento , per non risolversi in una nostra sconfitta , deve rispondere a questa precisa condizione politica : deve cioè garantirci in ogni sua tappa e realizzazione una limitazione del potere per le classi capitalistiche , una concreta autonoma affermazione del potere di classe , l ' uso democratico e con finalità socialiste degli strumenti messi in atto dalle riforme . Per questo verso l ' intenzione e le finalità che noi apportiamo nell ' esperimento in corso sono nettamente antitetiche a quelle della DC , in quanto nostra interlocutrice politicamente unita . Due sono le possibilità purché siano le nostre a trionfare : che la DC tutta le accetti nel suo complesso ; e vorrei dire a Paolicchi che una chiarificazione siffatta è impensabile nella DC ; oppure che le accetti quella parte di essa la quale per impianto ideologico o radici di classe , radicalismo di pensiero o chiarezza morale , o quel che si vuole , sia suscettibile di subire , sia pure travagliosamente e sotto l ' urgenza degli eventi , tale evoluzione . Per quanto difficile questa è l ' unica forma di chiarificazione interna della DC che noi dobbiamo prefiggerci . Infrangere il disegno interclassista della direzione moro - dorotea è la condizione principale perché l ' attuale processo politico si risolva in una vittoria per noi , in un passo avanti per la democrazia , in una effettiva liberazione delle forze democratiche insite nel movimento cattolico . Per questo non diciamo come fa De Martino , che la lotta è fra democratici laici e cattolici da un lato , e conservatori di tutti i registri dall ' altro ; questa affermazione impedisce assolutamente di veder chiaro che la sostanza della lotta è qualcosa che va ben al di là dell ' urto contingente fra chi vuole la nazionalizzazione dell ' energia e chi non la vuole . Poiché praticamente tutta la DC voterà questo provvedimento la lotta sarebbe quindi solo contro l ' estrema destra parlamentare ! C ' è da meravigliarsi poi se , prendendo sulla parola De Martino , si può argomentare che egli non fa nessuna distinzione di fini fra noi e la DC nel suo complesso ; che ritiene tutta la DC suscettibile di associarsi a una lotta democratica radicale ; che considera l ' alleanza organica con questo partito per un tempo indeterminato come unica prospettiva politica aperta dinanzi a noi ; che non vede più una necessità politica nella spaccatura della DC , e , via via , che ritiene tutte le concessioni che si possano fare ad essa come normali contrattazioni necessarie a perpetuare una alleanza i cui vantaggi superano largamente gli svantaggi ? Diciamo dunque che , se non abbiamo rinunziato alle prospettive socialiste , la vera lotta è oggi fra chi vuol avviare il centro - sinistra a una sconfitta del socialismo , a un inserimento delle sue istanze in un quadro tecnocratico - neocapitalistico , e chi invece vuole avviarlo e edificare le basi di un potere socialista . Condivido perciò quanto scrive il Settembrini : « Non ci sono vie di mezzo : se il PSI rinunzia a porsi l ' obbiettivo di spezzare la DC e a condizionare ad esso i suoi rapporti con questo partito , sarà fatalmente portato all ' estremo opposto , a preoccuparsi cioè di preservare l ' unità d0mocristiana da scosse che potrebbero esserle fatali , per non perdere un prezioso alleato » . L ' alleanza con la DC non è per noi un fine ma un mezzo , e sarebbe rovinoso se cedessimo su qualche punto fondamentale del nostro programma , se indulgessimo all ' interclassismo per non perdere un contatto e un ' alleanza politica con la quale speriamo di poter mandare comunque avanti una riforma iniziata . Non dimentichiamo che se la DC stenta ad andare avanti e molto rischia a farlo , assai di più rischierebbe ad affrontare il contraccolpo di dover frenare , arrestare , invertire il processo iniziato . In questo caso non dobbiamo esitare a lasciarla sola con le sue responsabilità dinanzi all ' opinione pubblica ; né a portare al limite della rottura il contrasto , anche se la DC ci invita alla moderazione e alla cautela agitando lo spettro di una crisi interna che potrebbe risospingerla verso il centrismo , paralizzare e sospendere le misure in corso , rispostarci tutti all ' immobilismo centrista . L ' immobilismo centrista non è più possibile e la DC lo sa bene . La brusca rottura su un veto della destra Non riporterebbe all ' immobilismo ma rinnoverebbe e aggraverebbe dinanzi alla DC , in condizioni più critiche che per il passato ( migliori per noi ) , la necessità di scelte più chiare e ne inasprirebbe la tensione interna . Dobbiamo far di tutto per accelerare non per ritardare o risparmiare alla DC il momento delle scelte decisive . Per questo non concordo con Paolicchi quando dice che le modificazioni che ci attendiamo dal centro - sinistra debbono avvenire in un arco di tempo necessariamente lungo . La rapidità del processo dipende grandemente da noi ; dipende dalla intensità o dalla potenza delle pressioni che la società potrà esercitare sul governo , dalla quantità dei nodi che verranno al pettine in un breve lasso di tempo . Oggi in tutti i settori dell ' apparato economico e della pubblica amministrazione sono in corso potenti azioni rivendicative . E non a caso : si direbbe che mille esigenze , mille bisogni delle più diverse zone sociali , compressi e sacrificati da anni e anni di immobilismo conservatore , stiano venendo alla ribalta con urgente ed esplosiva contemporaneità , che denunzia non - come si pretende - un ' obliqua trama di non meglio identificati provocatori , ma piuttosto quante lacerazioni , squilibri , intralci , disfunzioni abbia accumulato il sistema politico edificato dalla democrazia cristiana , e quale ottusa incomprensione questo partito abbia opposto alle istanze e alle necessità di sviluppo e adeguamento istituzionale poste dall ' evoluzione economica e sociale del paese . Proprio per questa ragione non vi è una di queste lotte che non contenga in germe un indefinito potenziale democratico , una carica politica preziosa per noi . Oggettivamente , anche quando si presentano come pure lotte rivendicative ed economico - corporative , queste spinte hanno un contenuto politico perché rappresentano la prima presa di coscienza e la prima forma di reazione a una serie di situazioni intollerabili create da precise scelte politiche , rovinose per il progresso del paese , compiute in passato dalla democrazia cristiana . L ' agitazione degli impiegati dello stato è oggettivamente la reazione a quella situazione di precarietà , di inefficienza , di impotenza e confusione in cui è stato lasciato l ' apparato amministrativo dello Stato , e di cui l ' inferiorità retributiva dei pubblici impiegati era solo l ' aspetto più appariscente : condizioni fin troppo scoperte della devastatoria opera di intervento , pressione , deteriore strumentalizzazione politica compiuta dalla DC sulla burocrazia . Gli scioperi dei metalmeccanici e di altre categorie della classe operaia sono stati palesemente una rivolta contro il sistema della pressione discriminatoria , del controllo poliziesco , contro il clima di incivile immunità extracostituzionale che , con la complicità della DC e in nome dell ' anticomunismo di stato , è stato creato nelle fabbriche . Gli scioperi di tutte le categorie di insegnanti scaturivano dall ' indignazione per la distruzione e l ' umiliazione permanente della scuola in tutti i suoi ordini e gradi , perseguita da una classe politica inetta a comprendere che in questo settore si decide la sopravvivenza civile di una nazione . Tocca a noi far sì che questa nuova germinale coscienza politica delle classi lavoratrici , favorita indubbiamente dalla svolta , non trovi entro di questa la sua tomba . Ognuna di queste lotte è infatti suscettibile di ricevere una forma e un orientamento politico che possono essere decisivi per uno sviluppo democratico della situazione attuale : decisivi per favorire la creazione di una stabile base di massa alla prospettiva politica socialista che vogliamo e dobbiamo inserire in questo esperimento , e per condizionare in senso risolutamente rinnovatore l ' elaborazione delle misure riformatrici che si impongono , spazzando via tutti i compromessi , le frodi , le mutuazioni nominali e non di sostanza che i nostri interlocutori politici vorranno introdurvi . A nessuno che abbia seguito da vicino le lotte di quest ' anno può essere sfuggita la disponibilità politica , la rapida maturazione politica che le masse impegnate attraversavano , e il terreno fecondo che avrebbe potuto trovarvi una più decisa e coerente azione nostra . Mi limiterò ad esempi che ho potuto seguire direttamente . I cinque scioperi degli insegnanti che hanno avuto luogo quest ' anno sono stati preceduti da imponenti assemblee , fra le prime e le ultime delle quali ( da novembre a maggio ) fu possibile constatare un ' interessante evoluzione . Mentre nelle prime gran cura veniva posta nell ' evitare ogni riferimento extra - sindacale e nel sottolineare che la categoria si batteva soltanto per più decorosi stipendi ; via via che venivano in chiaro le ragioni squisitamente politiche della testarda resistenza del governo , le discussioni erano sempre più folte di voci che si levavano a denunziare il nesso fra le retribuzioni riservate agli insegnanti e lo stato generale della scuola , l ' assurdità dei programmi , il sovrappopolamento paralizzante delle classi , la mancanza di mezzi , l ' anchilosi burocratica , l ' irrazionalità vessatoria della legislazione sul personale , la piaga dei fuori ruolo , il sistema dei concorsi , etc . : insomma tutto quel complesso di condizioni con cui la DC ha deliberatamente devastato e umiliato per anni la scuola di stato . E alla fine le assemblee si risolvevano in veri processi alla DC e alla sua politica scolastica , durante i quali veniva subissato chiunque azzardasse qualche timida difesa di questa . Terreno su cui la nostra parola , se vi fosse stato un piano cosiffatto , avrebbe potuto far cadere proficuamente tutti i temi di una generale riforma scolastica democratica , imperniata sulla supremazia della scuola statale ; e avvalersi della spinta irresistibile che era sorta per creare una salda base ad una azione politica in questo senso . Invece in quei giorni , gli ultimi e decisivi della agitazione , agli insegnanti socialisti toccò affrontare umilianti discussioni interne sull ' asserito carattere provocatorio dello sciopero , sulle supposte mene delle destre che avrebbero mirato a far abortire con esso la storica svolta , sull ' opera mitigatrice che essi avrebbero dovuto sentire il dovere di esercitare fra gli scalmanati professori ; in quei giorni toccò loro arrabbattarsi per far assumere l ' impegno ( assunto ma non mantenuto ) di ritirare l ' appoggio socialista al progetto , esso si veramente provocatorio , del doposcuola ; e , per colmo di tutto , sentire da autorevolissima fonte del nostro partito , definire viziata da infantilismo e irresponsabilità l ' agitazione degli insegnanti . Così pure chi abbia assistito a una fra le assemblee di metalmeccanici , nelle quali appariva chiaro come la forza di lotta della classe operaia fosse sul punto di travolgere ogni equilibrismo moderatore delle centrali sindacali , non può non esserci domandato perché mai in questa atmosfera arroventata e propizia non si facesse cadere la richiesta del disarmo delle forze di polizia nei conflitti del lavoro , costringendo a un impegno preciso su ciò i sindacalisti democristiani in quelle sedi in cui ogni tentativo di scansare una scelta politica come quella sarebbe stato catastrofico per essi ; anziché limitarsi a platoniche dichiarazioni giornalistiche e agli appelli alla buona volontà altrui . Insomma in tutto il corso della lotta di classe , quale si sta svolgendo in questi ultimi mesi , possono essere coerentemente radicati temi e prospettive che rendano il più possibile rapida la maturazione della coscienza che è necessaria una svolta radicale nella vita politica italiana , e forniscano le premesse per una caratterizzazione non interclassistica o equilibristica ma democratica - socialista del nuovo corso politico . Per tutto questo però è necessaria la volontà precisa di non fare da paraurti alla DC , di non cavarle neppure una castagna dal fuoco ; è necessaria anzi , al contrario , la volontà di farle scontare duramente , ora che i nodi vengono al pettine , tutte le colpe politiche passate , di approfondire il solco fra essa e i lavoratori che cominciano a capire cosa c ' è da fare in Italia , di chiarire volta per volta il carattere compromissorio ed elusivo delle soluzioni che le vengono dettate dal suo piano inter - classistico , insomma indispensabile una netta delimitazione dei nostri fini specifici , un chiarimento della differenza qualitativa di essi rispetto a quelli della DC ; e non semplici varianti e correzioni marginali : elaborazione programmatica della quale non si vede ancora traccia fra noi . Senza questa contrapposizione , non puramente propagandistica ma politica , non esiste nessuna consistente possibilità di ridurre il peso elettorale della DC e di modificare apprezzabilmente il quadro politico italiano . La DC ha già detto ciò che non intende fare nella prossima legislatura ; tocca a noi dire che cosa pretendiamo che faccia se vuole avere il nostro appoggio . È evidente infatti che nessuno sviluppo serio dell ' esperimento in corso è possibile , qualora non si realizzino queste due condizioni fondamentali : una riduzione della DC e un parallelo aumento del complesso delle sinistre , in primo luogo ovviamente del nostro partito . Non occorre dimostrare che , con una DC in aumento e il nostro partito stazionario , si ridurrebbe a nulla la nostra forza contrattuale , all ' interno di un ' eventuale alleanza : là dentro potremmo anche starci , ma solo per coprire a sinistra la DC , come ha fatto per anni il partito socialdemocratico . Ma a ragion veduta ho detto « un aumento del complesso delle sinistre » . Entra qui inevitabilmente la questione della necessità di una alternativa a sinistra e della prospettiva di un partito unico della classe operaia , il secondo dei temi dibattuti nella polemica Paolicchi - Settembrini . Dovrebbe essere chiaro anche ai bambini che se diminuisce globalmente il peso delle sinistre , diminuisce proporzionalmente lo stimolo principale a ogni forma di dinamismo riformistico della democrazia cristiana e viene meno la giustificazione massima delle sue correnti di sinistra nel voler promuovere riforme che vengono , come si sa , concepite e presentate alla grande palude del partito come il mezzo più efficace per combattere il pericolo di una maggioranza socialista . E solo la concreta , permanente minaccia di una maggioranza alternativa di sinistra può piegare veramente la DC a patti in cui non sia essa sola a dettare le condizioni , in cui si possa sperare di introdurre e far rispettare alcuni capisaldi essenziali del nostro programma . E se è vero che nessuna possibilità neppure oggettiva , esisteva che una tale maggioranza toccasse il traguardo del 50% , finché lo schieramento delle sinistre serbava carattere frontista ed era sotto l ' egemonia di un partito comunista incapace di elaborare una via nazionale al socialismo ; se è vero che neppure noi stessi avremmo potuto permettere che tale schieramento giungesse al potere guidato da un PCI incapace di dare garanzie democratiche ai suoi stessi alleati ; è altresì vero però che il peso globale delle sinistre è , nel corso di quindici anni costantemente aumentato tendendo con lenta progressione proprio verso quella percentuale che la DC aveva ragione di ritenere catastrofica per il proprio monopolio del potere . Una DC che , con forze intatte , si trovasse dinanzi uno schieramento di voti a motivazione dichiaratamente socialista ridotto di numero , avrebbe bisogno di alleati forse , ma certo solo per farsene copertura . Non è un caso che lo scopo dichiarato e angosciosamente riproposto ogni giorno al dibattito interno della DC sia : o la riduzione totale delle forze complessive della sinistra , mediante ciò che si suol chiamare « riassorbimento democratico delle forze del PCI » ( e che è cosa del tutto diversa da quella che anche noi dobbiamo non solo volere ma procurare , e cioè la sottrazione delle masse comuniste all ' influenza del nullismo mitologico della loro direzione , a favore però di un ' effettiva lotta socialista ) ; o la messa fuori giuoco totale del PCI , mediante l ' approfondimento del solco esistente fra noi ed esso e l ' organico nostro inserimento in una maggioranza da essa condizionata : cose su cui non passa giorno che la DC non ci inviti ad impegnarci . Nell ' un caso e nell ' altro essa avrebbe la garanzia di conservare indefinitamente il potere ; poiché avrebbe indebolito o ulteriormente diviso , le forze complessive della classe operaia adunate sotto programmi e finalità socialiste : combinazione in cui essa scorge a ragione l ' unico antagonista reale nella lotta per il potere , temibile antagonista per l ' attrazione che gli ideali di rinnovamento sociale che gli non peculiari esercitano nella sua stessa base . La DC sa che , in un caso e nell ' altro , la nostra possibilità di influenza all ' interno di una alleanza con essa sarebbe ridotta a dimensioni irrisorie poiché noi avremmo cessato di costituire una forza che può molto chiedere perché può , volendo , puntare su un ' altra maggioranza potenziale . Quanto a noi , dovremmo tener costantemente presente che , se questo disegno della democrazia cristiana riuscisse , sarebbe per lungo tempo irrealizzabile quella che , al di là di tutte le illusioni , rimane la condizione massima e assolutamente imprescindibile , anzi l ' unica condizione pensabile per la fondazione di un regime socialista : e cioè la conquista di una maggioranza democratica di persone che , consapevolmente , intendono affidare il potere a partiti che in un modo o nell ' altro si rifacciano agli ideali e ai fini socialisti . Tatticamente e strategicamente noi socialisti abbiamo un preciso interesse al fallimento di questo disegno della DC . Se vogliamo mantenere aperta una prospettiva socialista , il nostro vero interesse è , al contrario , la massima estensione quantitativa e la massima unificazione qualitativa . negli intenti e nei procedimenti , delle forze che si richiamano agli ideali socialisti ; il nostro compito è operare perché un maggior numero di uomini lottino per fini socialisti e perché sempre minori siano fra essi i dissensi di metodo nell ' azione . Se è un preciso interesse per la DC mettere totalmente fuori giuoco la forza , malgrado tutto , socialista rappresentata dal PSI , è invece interesse di chi vuole il socialismo operare perché essa sia trascinata nel gioco in condizioni che travolgano e liquidino tutti gli ostacoli e gli impedimenti intollerabili che la sua struttura e la sua ideologia frappongono a una piena valorizzazione democratica e socialista delle masse popolari che essa raduna . Quando dico che bisogna trascinare nel gioco la forza comunista non intendo dire soltanto che bisogna saper utilizzare spregiudicatamente i suoi voti tutte le volte che ve ne fosse bisogno per promuovere una legge pericolante . Ma neppure intendo dire che si debba procurare di far entrare a tutti i costi i comunisti nell ' attuale contratto politico , il che , dato appunto il carattere di questo , non avrebbe senso . E condivido anzi pienamente il giudizio di Settembrini sulla inaccettabilità dei metodi ( sostanzialmente frontisti ) proposti e applicati dalla nostra sinistra per non isolare il PCT : in fondo ai quali vi è la giusta intuizione che sarebbe suicida , per chi vuole veramente il socialismo , cooperare allo sforzo democristiano per mettere totalmente fuori giuoco questa forza , ma nei quali , d ' altra parte , manca poi la coscienza che l ' unica condizione efficace per sbloccarla e ricoinvolgerla con qualche successo e in forma storicamente valida in una lotta reale per la democrazia e il socialismo , è un radicale rimaneggiamento dei suoi modi di direzione e una spietata revisione dell ' ideologia comunista ; e manca anche , troppo spesso , la volontà d ' operare con la necessaria intransigenza e severità critica per favorire , condizionare e imporre questo processo . Dirò di più : è inutile nascondersi come , sui temi fondamentali su cui la natura del PCI costituisce un ostacolo obbiettivo alla massima unità possibile di forze democratiche nella lotta per il socialismo , un vero processo di revisione rivoluzionaria dei miti attendistici , malgrado tutte le chiacchiere , non è neppure cominciata dentro quel partito . Esso è paralizzato ancora da quella che è stata chiamata l ' emiplegia della verità ; in mezzo a tutte le disinvolte giravolte tattiche , sostanzialmente intatti vi sono rimasti il servilismo verso L ' URSS e il cosiddetto « centralismo democratico » . Nessuna simpatia , nessun benevolo apprezzamento possono suscitare i suoi recentissimi adeguamenti sul MEC : anche stavolta il a passo avanti » comunista è stato compiuto quando già le forze antisocialiste d ' Europa ne avevano fatto dieci . E non possiamo farci alcuna illusione e tanto meno tentare alcuna giustificazione per questo partito , se pensiamo quale pauroso spreco di energie intellettuali è stato fatto là dentro fino all ' altro ieri per dimostrare a scientificamente » il contrario di ciò che i fatti rendevano evidente anche alle menti più sprovvedute , e a quale servile mansione siano state ridotte in questo modo le attitudini scientifiche che pur non mancano in esso ; se pensiamo che , per l ' ennesima volta , questa revisione è stata promossa e condizionata dalle mutate esigenze politiche del blocco sovietico ; e se consideriamo infine quale paurosa e talora immedicabile sedimentazione di incomprensioni ottuse , pregiudizi subalterni , disorientamenti e scoramenti , questo sistematico codismo critico lascia ogni volta fra la classe operaia . Non giova a nessuno nascondere o attenuare la gravità del male che paralizza il PCI , la sua colpevole renitenza a rendersi disponibile per una autentica lotta socialista . Ma questa renitenza non può giustificare in nessun modo una nostra associazione ai fini che la DC si prefigge nei confronti del partito comunista ; o anche solo una nostra neutralità di fronte ad essi . Oltre tutto , non dimentichiamolo , mettere fuori gioco un partito comunista non significa davvero sottrargli la base di massa , indebolirlo numericamente ; né , ancora meno poter seriamente agire su questa base per trasformarla in un fattore attivo di una via nazionale per il socialismo . Un partito comunista fuori giuoco , considerato elemento estraneo da non mettere in conto , più che mai arroccherebbe in un settarismo sterile masse fondamentali delle classi lavoratrici , più che mai si avvarrebbe delle vittorie elettorali che gli errori altrui saprebbero costantemente regalargli , per non cambiar nulla , per continuare a ritenere intangibili la propria struttura e la propria ideologia . Se lasciamo solo ad esso il compito di tener desta l ' agitazione nel paese , se rinunziamo a impegnare un diretto , serrato colloquio polemico con questo partito sui temi della via italiana al socialismo , e a mostrare alle masse che lo seguono che noi stiamo lottando non per isolarle ma per aprire ad esse strade nuove e migliori da quelle percorse dal PCI , noi contribuiamo insieme ad isolare questo partito ma anche a rafforzare la sua base di massa e la sua forza numerica . $ perfettamente legittimo operare per travasare voti ed energie dal PCI al nostro partito : ma anche per raggiungere questo scopo è un sistema sbagliato quello di isolarlo . L ' unico modo per rompere le barriere che impediscono a quei sette milioni di socialisti di contare per quanto potrebbero e dovrebbero nella vita politica italiana , è appunto mostrare ad essi che , non solo noi non ci associamo , neanche tatticamente , a un disegno di ulteriore divisione e indebolimento dello schieramento operaio e socialista , ma che , al contrario , abbiamo un piano strategico più avanzato dei loro dirigenti : e questo piano può essere solo quello di ricostruire a un livello più alto e maturo l ' unità politica della classe operaia . Questo è l ' unico tipo di pressione esterna che possa favorire e accelerare sostanziali processi di rinnovamento dentro il PCI : poiché solo esso chiarirebbe l ' assurdità di linee divisorie che già da oggi sono date non da alternative di politica interna ( cosa ha il PCI da contrapporre a noi in questo campo ? ) , ma da tutta una serie di miti assolutamente inutili alla via nazionale per il socialismo , inutili anzi a ciò che ai dirigenti comunisti sembra invece di poter tutelare con essi , cioè l ' internazionalismo proletario . Di fronte a un piano nostro ordinato a quel fine la base comunista scoprirebbe veramente che l ' unico residuo ostacolo a una maggioranza socialista in Italia è proprio il modo di organizzazione interna del proprio partito e la dipendenza dai suoi dirigenti dalla politica sovietica . Una pressione esterna sul PCI per l ' unità politica della classe operaia è oggi in Italia oggettivamente l ' unico modo di operare per spazzar via l ' ostacolo che In struttura e l ' ideologia di questo partito rappresentano alla via italiana per il socialismo . Perciò non solo essa sarebbe cosa del tutto diversa dal frontismo c dal fusionismo di cui parla Paolicchi : ma sarebbe appunto un coefficiente fondamentale per quella modificazione del generale quadro politico italiano che , come egli ben scrive , è indispensabile per aprire condizioni nuove e più favorevoli alla lotta socialista nel nostro paese . Che tutto questo non sia solo questione di tattica ; che anzi , al punto a cui è giunta la crisi e lo sfacelo di tutto il socialismo europeo , questo disegno politico imponga una revisione critica globale del contenuto intellettuale , dei metodi operativi , delle prospettive strategiche di tutte le forze socialiste ; che tale revisione debba farsi programmaticamente entro un quadro continentale , sotto pena di una sconfitta , ciò è una questione diversa : e anch ' essa deve essere discussa fra noi . Quanto prima cominceremo meglio sarà .
Paolina, io e la salubre Pisa ( Sofri Adriano , 1999 )
StampaPeriodica ,
La notizia di un convegno sull ' inquinamento atmosferico fa tornare alla mente le lettere della sorella nubile di Leopardi , reclusa dalla madre a Recanati . Che sognava l ' aria sana della cittá sull ' Arno . Come i detenuti di oggi . Pisano già da oltre due anni , leggo ogni giorno le cose locali sul Tirreno . Ora ho letto un annuncio del servizio ambiente della Provincia : " 29-30 gennaio 1999 . Prima Conferenza sulla qualità dell ' aria nella provincia di Pisa " . Sapete che fra gli effetti della galera c ' è di tramutare le cose più elementari in concessioni regolamentate , sicché l ' aria che si respira diventa " l ' ora d ' aria " : una specie di apnea a intervalli ossigenati . Così ritagliata , l ' aria viene convocata con un grido dell ' agente : " Aria " , e i detenuti si infilano nel loro sfiatatoio . Dunque , chi di noi più interessato alla qualità dell ' aria di Pisa ? Ma tutto questo è solo un pretesto per parlarvi di Paolina , la sorella nubile di Giacomo Leopardi , e dell ' aria di Pisa . ( Mi piace , " nubile " , altri la chiamarono zitella : destino più amaro , avendole Giacomo dedicato la precoce canzone Nelle nozze della sorella Paolina . Nubile vuol dire sposabile , e lei lo fu a lungo e invano , in trattative penose sulla dote , la quale bisognava che fosse appetitosa per quella giovane intelligente e bruttina , doppio difetto . E nubile fa pensare a qualcosa di lievemente annuvolato , una turbolenza in aria chiara , in quella creatura che scriveva : " Unico godimento mio in tutta la vita - quello di mirare il cielo sereno - sicché quando vedi nuvole di ' pure che la tua amica è più triste del solito " ) . Giacomo visse in una prigionia stretta in quella casa maniacale , e invano tentò di fuggirne con una vera evasione , di notte e con carte false . Figurarsi una figlia femmina , che solo il matrimonio avrebbe fatto uscire . " Quello che io posso vedere dalla finestra è sempre sorvegliato da mia madre , la quale gira per tutta la casa , si trova per tutto , e a tutte le ore " . Paolina restò ai suoi arresti domestici fino a un ' età anziana , e perfino il suo carteggio con poche amiche dovette essere clandestino , per scampare al rigore pazzesco della madre . Le lettere arrivavano a un bravo prete alla casa di fronte , lui esponeva una pianta alla finestra , e lei furtivamente andava a ritirarle . Una lettera le arrivò un giorno da Pisa , dove Giacomo era venuto a svernare , e restò memorabile , per quella sorella appassionata , e per tutti gli scolari a venire , e per Pisa . Era datata al 12 novembre 1827 : " Questo lung ' Arno è uno spettacolo così bello , così ampio , così magnifico , così gaio , così ridente , che innamora : non ho veduto niente di simile ... Vi si passeggia poi nell ' inverno con gran piacere , perché v ' è quasi sempre un ' aria di primavera ... " . Così l ' aria " balsamica " di Pisa soffiò fino alla galera domiciliare di Paolina , al suo " orrido e aborrito " Recanati , alla sua " infame aria , vera rovina per la salute , per i denti , per tutto " , " aria essiccatrice di polmoni " . Paolina si compiangeva , come quella che non aveva " per sollievo né un viaggio di Parigi e di Londra , e né pure quello di Sinigaglia ( Senigallia ) " ! Aveva i furori smaniosi e impossibili di ogni carcerato . " Non puoi credere quanto mi abbia tormentata sempre il pensiero che vi sia qualche cosa a questo mondo ch ' io non vi vedrò mai ! e se queste cose poi sono belle , belle assai , come le ghiacciaie della Svizzera , il cielo di Napoli , un ' aurora boreale e Pietroburgo ... " . Soffocò le illusioni d ' amore , e leggeva racconti di viaggi altrui : " Solo amerei che la mia catena fosse un tantino più lenta " . Studiava il Journal des Modes , leggeva il " suo " Stendhal , e traduceva una Vita di Mozart , che l ' avrà fatta pensare all ' affetto fra sorella e fratello , e incitata alla sua parolaccia più temeraria e cara : " Diavolo ! " . Tradusse anche , e questo è particolarmente commovente se si pensa alla sua clausura , il Viaggio notturno intorno alla mia camera di Joseph de Maistre . " Io non sono lieta e non posso esserla che in sogno " . La lettera dell ' adorato Giacomo dovette restarle fissa in mente . Quando una sua amica va ad abitare a Pisa , le invidia la sua fortuna : quella " deliziosa Città ... che in ogni stagione deve essere un soggiorno incantatore " ( 1829 ) . Là , " se io fossi indipendente , vorrei abitare perpetuamente " ( 1830 ) . E " godere di quel caro cielo , e di quell ' aria che io t ' invidio tanto " ( 1833 ) . A un ' altra amica , di passaggio a Pisa , aveva scritto : " Hai fatto bene a scegliere il tuo albergo lungo l ' Arno , del quale Giacomo mi ha fatto una descrizione incantevole " . Paolina uscì da Recanati solo dopo che tutti i suoi furono morti . Anzi , fece passare altri anni . " Io già lo so che mi sono ricalcati i miei ferri da me stessa " . E dopo che la casa - carcere fu prodigalmente rinnovata . " In questo momento alla porta del mio giardino si sta compiendo un bel lavoro - si fa una camera di cristallo per levarmi l ' aria cattiva che mi veniva da quella striscia di mare che si vedeva in quel punto " . Successe nel 1864 , quell ' ergastolo graziato : era una donna libera di 64 anni . Rinnovò il suo guardaroba e lo rese civettuolo . Andò in Emilia , in Umbria , nelle Puglie . Pensava a Napoli : " Spero alle prime benefiche aure di primavera di muovermi di qui e respirare l ' aria di Napoli " ; e finalmente ci andò , nel 1867 , a pregare sulla tomba di Giacomo . L ' anno dopo decise che avrebbe passato l ' inverno a Pisa . Scese all ' albergo sul lungarno , il Victoria , che è ancora lì , il più bello di Pisa . Non riuscì a svernare , ma per poco : morì a Pisa il 13 marzo del 1869 , " dei postumi di un ' infreddatura " presa in gita a Firenze , quando alla primavera mancavano otto giorni . " Ma io ... io non ho vissuto mai " . Ho un libro - antologia di Alessandro Agostinelli e Daniele Luti , Sotto il cielo di Pisa . Ci sono molte notizie sull ' aria di Pisa al tempo che fu . Carlo Goldoni : " L ' aria della città è considerata la migliore d ' Italia " . E Gabriele D ' Annunzio : " Pisa ... primaverile e tutta d ' argento " . Mi ha colpito soprattutto una riga di Charles Dickens : " Non c ' è altro che si muova in Pisa , eccetto l ' aria tiepida " . Noi abbiamo alcune ore d ' aria . A giorni alterni , in un cortile più piccolo e uno meno piccolo . Tre giorni quelli in attesa di giudizio , tre giorni quelli in attesa di niente . La domenica a turno . Ci diamo delle arie . Li chiamiamo l ' aria grande e l ' aria piccola .