StampaPeriodica ,
Con
questo
titolo
e
col
sottotitolo
«
tentativo
di
conciliazione
»
Saverio
Merlino
ha
pubblicato
nella
Revue
Socialiste
di
Parigi
un
articolo
,
che
la
Direzione
di
quella
Rivista
chiama
una
contribuzione
alla
sintesi
delle
dottrine
socialiste
.
E
contribuzione
a
detta
sintesi
lo
sarà
forse
,
poichè
ogni
studio
delle
varie
dottrine
rischiara
l
argomento
,
tende
a
toglier
di
mezzo
i
dissensi
che
non
hanno
ragione
di
essere
,
e
può
menare
alla
conciliazione
se
arriva
a
stabilire
che
differenze
sostanziali
non
ne
esistono
.
Ma
il
fine
pratico
che
Merlino
si
proponeva
,
quello
cioè
di
dimostrare
che
le
dottrine
dei
socialisti
democratici
e
dei
socialisti
anarchici
,
lungi
dall
essere
inconciliabili
,
si
correggono
e
si
completano
a
vicenda
,
è
certamente
mancato
,
poiché
egli
mette
male
la
questione
,
e
confonde
dottrine
e
partiti
in
un
modo
che
fa
davvero
meraviglia
in
un
uomo
di
mente
così
lucida
e
così
bene
informato
come
è
Merlino
.
L
articolo
si
divide
in
due
parti
.
Nella
prima
Merlino
parla
della
differenza
tra
comunismo
e
collettivismo
,
pigliando
queste
parole
nel
senso
,
diremo
così
,
classico
che
esse
avevano
per
tutti
al
tempo
dell
Internazionale
:
vale
a
dire
,
Comunismo
,
come
il
sistema
,
in
cui
tutto
,
strumenti
e
prodotti
di
lavoro
,
è
a
disposizione
di
tutti
,
senza
tener
calcolo
del
contributo
di
ciascuno
all
opera
collettiva
,
conforme
alla
formula
«
da
ciascuno
secondo
le
sue
forze
e
a
ciascuno
secondo
i
suoi
bisogni
»
;
Collettivismo
,
come
il
sistema
in
cui
,
stabilita
l
eguaglianza
di
condizioni
,
garantito
a
tutti
l
uso
delle
materie
prime
e
degli
strumenti
di
lavoro
,
ciascuno
è
padrone
del
prodotto
del
suo
lavoro
.
Egli
sostiene
che
tanto
il
Comunismo
quanto
il
Collettivismo
,
se
interpretati
in
un
modo
stretto
,
assoluto
,
sono
l
uno
e
l
altro
impossibili
o
non
soddisfacenti
,
e
fa
molte
osservazioni
giuste
,
che
abbiamo
fatto
anche
noi
in
questo
giornale
o
altrove
.
E
conchiude
che
col
contemperamento
dell
un
sistema
coll
altro
facendo
distinzione
tra
relazioni
sociali
necessarie
e
fondamentali
e
rapporti
volontari
e
variabili
tra
gl
individui
si
può
arrivare
ad
«
una
buona
organizzazione
sociale
che
non
soffochi
l
energia
dell
individuo
levandogli
ogni
iniziativa
ed
ogni
libertà
d
azione
,
e
che
nello
stesso
tempo
assicuri
il
funzionamento
armonico
delle
attività
individuali
»
,
o
,
in
altri
termini
,
che
concili
la
libertà
individuale
colla
necessaria
solidarietà
sociale
.
La
questione
è
molto
interessante
e
può
essere
,
ed
è
stata
,
oggetto
di
utile
discussione
;
ma
non
ha
nulla
a
vedere
colle
differenze
che
dividono
democratici
e
anarchici
.
Vi
possono
essere
,
e
vi
sono
stati
e
vi
sono
,
anarchici
collettivisti
e
anarchici
comunisti
,
al
pari
che
democratici
collettivisti
e
democratici
comunisti
.
Negli
ultimi
anni
i
socialisti
democratici
,
chiamandosi
insistentemente
collettivisti
,
sono
riusciti
ad
identificare
quasi
il
collettivismo
colla
democrazia
socialista
;
ma
in
questo
senso
il
Collettivismo
più
che
un
sistema
di
distribuzione
dei
prodotti
del
lavoro
,
è
il
sistema
della
organizzazione
socialista
per
opera
dello
Stato
e
non
è
più
il
Collettivismo
di
cui
discute
Merlino
in
paragone
col
Comunismo
.
Per
gli
anarchici
,
la
sintesi
e
la
conciliazione
tra
Collettivismo
e
Comunismo
si
può
dire
già
un
fatto
compiuto
,
poiché
nessuno
più
interpreta
quei
sistemi
in
un
modo
stretto
e
assoluto
;
e
lo
prova
il
fatto
che
,
almeno
come
partito
militante
,
essi
si
denominano
generalmente
coll
appellativo
comprensivo
di
socialisti
anarchici
,
lasciando
alle
discussioni
teoriche
dell
oggi
ed
agli
esperimenti
pratici
di
domani
la
scelta
tra
i
vari
modi
di
organizzazione
del
lavoro
e
di
distribuzione
dei
prodotti
.
Nella
seconda
parte
del
suo
articolo
Merlino
parla
della
necessità
di
un
organizzazione
permanente
degli
interessi
collettivi
,
e
delle
forme
che
assumerà
tale
organizzazione
;
ed
arriva
ad
una
conciliazione
verbale
,
che
in
realtà
lascia
la
questione
al
punto
di
prima
.
Egli
parla
dei
grandi
interessi
sociali
,
che
eccedono
l
interesse
e
la
vita
stessa
dell
individuo
,
ed
a
cui
bisogna
che
provveda
la
collettività
;
cerca
qual
è
la
forma
politica
che
può
dare
una
più
sincera
espressione
della
volontà
collettiva
e
meglio
evitare
ogni
pericolo
di
oppressione
,
e
conchiude
:
«
Né
governo
centralizzato
né
amministrazione
diretta
.
L
organizzazione
politica
della
società
socialista
deve
consistere
nel
riconoscimento
dei
diritti
e
libertà
intangibili
dell
individuo
(
diritto
all
uso
degli
strumenti
collettivi
del
lavoro
,
diritto
d
associazione
,
d
istruzione
,
libertà
di
pensiero
,
di
parola
,
di
stampa
,
di
scelta
di
lavoro
,
ecc
.
)
e
nell
organizzazione
degli
interessi
collettivi
per
delegazione
ad
amministratori
capaci
,
revocabili
e
responsabili
,
che
agiscano
sotto
il
sindacato
diretto
del
popolo
,
gli
sottomettano
i
loro
atti
più
importanti
(
referendum
)
e
restino
separati
ed
indipendenti
l
uno
dall
altro
,
affinché
non
vi
sia
coalizione
per
l
esercizio
di
un
autorità
simile
all
autorità
governativa
attuale
»
.
«
L
essenza
della
democrazia
sta
nell
assenza
di
una
tale
coalizione
,
e
nella
ricerca
delle
forme
di
amministrazione
che
lasciano
il
meno
possibile
all
arbitrio
degli
amministratori
.
In
questo
senso
non
v
è
differenza
sostanziale
tra
democrazia
e
anarchia
.
Governo
del
popolo
niente
oligarchia
significa
in
sostanza
non
governo
.
Il
governo
di
tutti
in
generale
(
democrazia
)
equivale
al
governo
di
nessuno
in
particolare
(
anarchia
)
»
.
Ancora
una
volta
Merlino
è
fuori
della
questione
.
Il
modo
di
organizzare
od
amministrare
gl
interessi
collettivi
è
questione
importantissima
e
troppo
trascurata
,
come
giustamente
osserva
il
Merlino
,
dai
socialisti
di
tutte
le
scuole
.
Ma
se
s
intende
paragonare
le
soluzioni
dei
democratici
a
quelle
degli
anarchici
,
in
vista
di
una
possibile
conciliazione
,
bisogna
rimontare
alla
differenza
sostanziale
che
divide
le
due
scuole
,
e
non
già
fermarsi
a
discutere
sul
valore
relativo
dei
vari
sistemi
rappresentativi
,
del
referendum
,
del
diritto
d
iniziativa
,
del
governo
diretto
,
del
centralismo
,
del
federalismo
,
ecc
.
E
la
differenza
sostanziale
è
questa
:
autorità
o
libertà
,
coazione
o
consenso
,
obbligatorietà
o
(
ci
si
perdonino
i
neologismi
)
volontarietà
.
È
su
questa
questione
fondamentale
del
supremo
principio
regolatore
dei
rapporti
interumani
che
bisogna
intendersi
,
o
almeno
discutere
,
tra
democratici
e
anarchici
;
poichè
,
se
non
vi
è
intesa
su
di
essa
,
non
vi
può
essere
intesa
sulle
questioni
speciali
di
organizzazione
,
e
quand
anche
si
arrivasse
ad
un
accordo
a
parole
,
come
quello
a
cui
arriverebbe
Merlino
,
si
scoprirebbe
presto
che
l
accordo
s
è
fatto
adoperando
le
stesse
parole
in
sensi
diversi
.
Scendiamo
alla
pratica
.
Supposto
che
domani
il
popolo
fosse
padrone
di
sè
(
non
si
allarmi
il
Fisco
,
poichè
si
tratta
di
semplici
supposizioni
)
dovrà
esso
nominare
un
potere
costituente
,
che
decreterà
una
nuova
costituzione
,
che
farà
la
legge
,
che
organizzerà
la
nuova
società
?
Oppure
la
nuova
organizzazione
sociale
dovrà
sorgere
,
dal
basso
all
alto
,
per
opera
di
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
,
senza
che
a
nessun
o
sia
dato
il
diritto
di
comandare
e
d
imporre
?
In
altri
termini
,
per
servirci
della
frase
consacrata
,
bisogna
conquistare
,
oppure
abolire
i
pubblici
poteri
?
Si
può
parteggiare
per
l
uno
o
l
altro
metodo
,
si
può
anche
cercare
qualche
cosa
d
intermedio
,
come
pare
desidererebbe
Merlino
,
ma
non
si
può
,
quando
ci
cerca
di
arrivare
ad
una
conciliazione
tra
democratici
ed
anarchici
,
tacere
quello
che
è
il
loro
dissenso
fondamentale
.
E
per
oggi
basta
.
Ritorneremo
sulle
dottrine
e
sulle
tendenze
di
Merlino
,
quando
ci
occuperemo
,
in
uno
dei
prossimi
numeri
,
del
suo
libro
recente
:
«
Pro
e
contro
il
socialismo
»
.
StampaPeriodica ,
Italia
mia
!
anche
ingrati
,
coloro
che
ti
rinnegarono
e
non
pugnaron
mai
per
te
!
Ora
che
la
patria
è
salvata
,
dagl
'
italiani
bastardi
non
si
vuol
più
pensare
a
chi
la
salvò
combattendo
,
non
si
vuoi
più
ricordare
il
martirio
di
coloro
che
sacrificarono
le
balde
giovinezze
per
l
'
amore
di
questa
terra
santa
,
di
questa
terra
irradiata
da
sole
magnifico
,
la
quale
diede
al
mondo
pensatori
,
artisti
,
scopritori
,
inventori
e
poeti
che
offuscano
l
'
umanità
intera
.
Belve
infernali
perché
non
si
vuol
ricordare
il
macello
di
Empoli
che
trascinò
nella
tomba
nove
eroi
,
strappandoli
alle
madri
pietose
che
avevano
seminato
nei
cuori
dei
loro
figli
sentimenti
nobili
d
'
italianità
.
Non
si
vuoi
rievocare
con
senso
di
dolore
l
'
eccidio
di
Modena
e
di
Sarzana
,
il
tradimento
fatto
al
piccolo
e
caro
Gambacciani
mentre
ritornava
calmo
e
sereno
alla
casa
paterna
.
Ma
la
ferita
che
ha
lasciato
nel
nostro
cuore
la
morte
del
fiero
Italo
,
ci
ricorda
ogni
momento
come
egli
seppe
difendere
il
suo
gagliardetto
davanti
ai
comunisti
e
come
seppe
morire
da
eroe
,
col
nome
d
'
Italia
sulle
labbra
,
prima
che
negare
la
sua
fede
fascista
.
Nella
nostra
storia
stà
scritta
la
malevola
imboscata
del
Porto
di
Mezzo
che
assassinò
l
'
atletico
Saccardi
:
storia
che
non
ci
farà
mai
dimenticare
tutto
quello
che
il
Saccardi
fece
per
la
sua
,
per
la
nostra
bella
patria
,
fino
ad
offrirle
la
vita
.
Non
dimenticheremo
nessun
eroe
,
ogni
martire
sia
per
noi
uno
sprone
che
ci
spinga
ad
amare
sempre
più
il
nostro
bel
paese
:
"
sogno
più
bello
fra
tutti
i
sogni
,
desiderio
più
di
tutti
struggente
!
"
Fascisti
!
nei
vostri
fasci
regni
sempre
l
'
amore
e
l
'
unione
.
Le
vostre
giovinezze
siano
sempre
unite
e
concordi
,
e
non
abbandonatevi
a
fatti
che
potrebbero
chiamarvi
violenti
.
I
vostri
cuori
esultano
di
amor
patriottico
:
accendeteli
ogni
giorno
alla
fiaccola
della
Patria
e
i
destini
d
'
Italia
raggiungerete
.
Un
'
italiana
StampaPeriodica ,
Mai
come
in
questo
momento
è
stato
vivo
e
palpitante
il
problema
della
Dalmazia
,
della
sua
italianità
e
dei
sacrosanti
diritti
che
l
'
Italia
ha
su
quella
terra
che
è
indiscutibilmente
terra
italiana
geograficamente
,
linguisticamente
,
politicamente
e
sopratutto
storicamente
.
In
cento
e
cento
città
d
'
Italia
esistono
o
vanno
sorgendo
Comitati
«
Pro
Dalmazia
»
organizzati
a
cura
delle
locali
sezioni
dell
'
Associazione
dei
Volontari
di
Guerra
;
in
tutte
le
città
universitarie
,
in
seno
ai
G.U.F.
sono
sorti
i
Comitati
Universitari
«
Pro
Dalmazia
Italiana
»
;
ovunque
è
un
meraviglioso
destarsi
di
una
passione
che
anima
e
fa
fremere
al
pensiero
dei
fratelli
nostri
che
l
'
ignavia
e
l
'
ignominia
di
governi
passati
lasciarono
al
governo
,
più
duro
e
più
inumano
di
quanto
non
fosse
quello
dell
'
Austria
-
Ungheria
,
di
quell
'
accozzaglia
di
popoli
d
'
ogni
colore
e
senza
vera
e
propria
nazionalità
che
va
sotto
il
nome
di
Regno
S
.
C
.
S
.
Poiché
anche
Pisa
ha
ora
il
suo
Comitato
Universitario
«
Pro
Dalmazia
»
,
accanto
a
quello
sorto
a
cura
dei
Volontari
di
Guerra
,
Comitato
la
cui
opera
si
annunzia
attivissima
,
mi
sia
dato
di
ricordare
qui
come
spetti
a
Pisa
,
e
più
propriamente
all
'
Ateneo
Pisano
il
vanto
di
avere
,
nel
1918
,
iniziato
quel
movimento
di
Italianità
purissima
dal
quale
è
poi
scaturita
la
complessa
organica
azione
che
ora
si
va
svolgendo
a
favore
della
Dalmazia
Italiana
.
Durante
la
guerra
già
si
erano
avute
delle
manifestazioni
per
la
Dalmazia
Italiana
;
ma
tali
manifestazioni
,
pur
essendo
l
'
indice
di
quella
che
era
l
'
anima
degli
italiani
,
avevano
sempre
avuto
un
carattere
spiccatamente
personale
;
numerose
poi
erano
state
le
pubblicazioni
fatte
al
fine
di
far
conoscere
a
tutta
la
Nazione
il
problema
dalmata
e
le
giuste
rivendicazioni
dell
'
Italia
.
Pisa
,
seguendo
la
meravigliosa
tradizione
di
patriottismo
per
la
quale
aveva
dato
i
suoi
gloriosi
Caduti
a
Curtatone
e
Montanara
e
per
la
quale
avrebbe
poi
dato
cinque
purissimi
Martiri
alla
causa
della
Rivoluzione
Fascista
,
non
poteva
non
essere
anche
in
tale
occasione
attivo
focolaio
di
un
ideale
così
altamente
patriottico
.
Era
la
fine
del
1918
,
il
tempo
in
cui
i
nostri
uomini
di
Stato
,
vigliacchi
e
rinunziatori
,
non
osavano
difendere
i
nostri
secolari
diritti
;
il
tempo
in
cui
il
più
autorevole
dei
nostri
giornali
giungeva
alla
ignobiltà
di
affermare
che
la
Dalmazia
non
era
Italiana
né
geograficamente
né
storicamente
.
Stanchi
e
storditi
dalla
lunga
lotta
sostenuta
gli
italiani
non
avevano
ancora
saputo
ritrovare
il
loro
orientamento
e
poco
o
nulla
si
occupavano
di
difendere
i
diritti
che
la
nostra
vittoria
aveva
sanciti
.
La
Dalmazia
doveva
essere
terra
italiana
a
quanto
pretendevano
alcuni
che
uno
scrittore
della
rivista
inglese
«
The
New
Europe
»
ebbe
a
chiamare
facenti
parte
di
«
una
minuscola
e
screditata
combriccola
»
.
Ma
così
non
era
;
gli
Italiani
,
considerati
nella
loro
parte
migliore
e
intellettuale
,
sentivano
che
la
Dalmazia
doveva
essere
italiana
.
La
«
minuscola
e
screditata
combriccola
»
fu
dimostrato
essere
legione
,
legione
seguita
spiritualmente
da
tutto
il
popolo
italiano
che
pur
nulla
poteva
se
i
governi
nostri
del
tempo
a
tutto
rinunziavano
.
La
scintilla
partì
dall
'
Ateneo
Pisano
per
opera
del
Prof
.
Italo
Giglioli
il
quale
già
sin
dal
maggio
1918
aveva
,
tenendo
pubbliche
conferenze
,
agitato
il
problema
della
Dalmazia
dimostrando
la
necessità
della
rivendicazione
di
tale
terra
all
'
Italia
.
Egli
era
stato
chiamato
a
collaborare
alla
succitata
rivista
inglese
,
e
italianissimamente
si
accingeva
ad
esporre
,
con
una
serie
di
articoli
,
quali
fossero
le
aspirazioni
dell
'
Italia
nel
nuovo
assetto
dell
'
Europa
:
rivendicazione
di
tutta
la
Dalmazia
,
fino
alle
Bocche
di
Cattaro
,
oltre
che
del
Trentino
,
dell
'
Alto
Adige
,
di
Gorizia
,
Trieste
e
dell
'
Istria
con
Fiume
.
Questo
si
accingeva
a
fare
il
prof
.
Giglioli
quando
la
rivista
inglese
pubblicò
l
'
articolo
in
cui
appartenenti
a
minuscola
e
screditata
combriccola
erano
chiamati
gli
italiani
che
osavano
parlare
di
rivendicazione
Dalmata
.
Per
dimostrare
quanto
fosse
errato
ciò
che
la
rivista
inglese
diceva
,
il
prof
.
Giglioli
tenne
immediatamente
una
magnifica
conferenza
vibrante
di
italianità
e
scrisse
al
Presidente
Wilson
l
'
indirizzo
che
qui
mi
piace
riportare
:
«
I
sottoscritti
professori
e
studenti
antica
Università
di
Galileo
in
Pisa
unanimi
acclamando
Presidente
Wilson
,
vindice
libertà
con
civiltà
,
ricordano
millenaria
indistruttibile
italianità
della
Dalmazia
,
reclamano
unione
Dalmazia
tutta
all
'
Italia
,
nella
comunanza
della
lingua
,
delle
arti
,
della
civiltà
»
.
Tale
indirizzo
fu
firmato
da
79
professori
dell
'
Università
e
delle
Scuole
Medie
di
Pisa
e
da
ben
229
studenti
universitari
,
vale
a
dire
da
tutti
quelli
che
erano
in
Pisa
poiché
gli
altri
non
erano
ancora
tornati
dal
servizio
militare
.
Contemporaneamente
,
a
cura
del
Circolo
Universitario
Pisano
,
fu
pubblicato
un
Numero
Unico
dal
titolo
«
La
diana
della
Vittoria
»
nel
quale
erano
alcuni
scritti
riferentisi
alla
Dalmazia
,
alla
sua
italianità
e
alle
giuste
rivendicazioni
dell
'
Italia
.
Importantissimo
fra
gli
altri
lo
scritto
«
Fiume
e
Dalmazia
»
del
prof
.
Giglioli
;
scritto
che
fu
poi
stampato
a
parte
in
opuscoletto
e
diramato
in
tutti
i
centri
Universitari
d
'
Italia
,
insieme
all
'
indirizzo
inviato
al
Presidente
Wilson
,
con
l
'
invito
e
la
raccomandazione
di
agitare
ovunque
la
questione
Dalmata
.
L
'
iniziativa
ebbe
il
più
largo
successo
sì
che
poco
dopo
,
nel
gennaio
1919
,
il
prof
.
Giglioli
in
una
vibrante
lettera
di
sdegno
e
di
protesta
indirizzata
al
Direttore
della
New
Europe
,
rassegnando
le
dimissioni
da
collaboratore
della
Rivista
,
poté
dimostrare
che
la
«
minuscola
e
screditata
combriccola
»
era
la
più
gran
parte
degli
intellettuali
d
'
Italia
.
A
questo
proposito
mi
piace
pure
ricordare
che
a
cura
del
Comitato
Pisano
della
«
Dante
Alighieri
»
fu
trasmesso
un
voto
alle
LL
.
EE
.
Orlando
e
Sonnino
,
voto
firmato
dalle
più
cospicue
autorità
cittadine
,
per
ricordare
quali
fossero
i
sacri
diritti
dell
'
Italia
di
Vittorio
Veneto
non
ostante
gli
accordi
del
Trattato
di
Londra
.
Come
già
era
avvenuto
in
altre
occasioni
Pisa
e
il
suo
Ateneo
avevano
gettato
il
buon
seme
;
i
nostri
rappresentanti
nei
congressi
per
la
pace
di
nulla
si
curarono
e
l
'
Italia
del
1918
,
vittoriosa
come
nessun
'
altra
Nazione
,
si
ripresentò
ai
congressi
internazionali
,
dove
sarebbero
dovuti
essere
proclamati
e
difesi
i
suoi
diritti
sacri
ed
intangibili
,
debole
e
mendicante
come
si
era
presentata
a
quelli
che
avevano
preceduto
la
guerra
.
Nell
'
attuale
risvegliarsi
di
ogni
più
puro
e
santo
sentimento
d
'
Italianità
gli
Universitari
fascisti
Pisani
debbono
fare
quanto
fecero
,
e
più
,
i
compagni
che
nel
nostro
glorioso
Ateneo
ci
precedettero
;
e
tutto
debbono
fare
per
la
Dalmazia
Italiana
avendo
nell
'
animo
una
certezza
:
quella
che
il
Governo
di
Benito
Mussolini
saprà
fare
quanto
gli
altri
governi
non
seppero
o
non
vollero
mai
fare
:
ridare
all
'
Italia
quella
che
Tommaseo
,
il
più
grande
degli
Italiani
dalmati
,
chiamò
la
«
seconda
Italia
»
.
StampaPeriodica ,
Forse
m
inganno
,
ma
mi
pare
che
voi
vi
sforziate
,
involontariamente
,
ad
esagerare
il
vostro
dissenso
dai
socialisti
democratici
,
per
paura
che
cessando
il
dissenso
,
cessi
anche
per
voi
ogni
ragione
di
esistere
come
partito
distinto
.
Ora
,
che
esista
o
no
il
partito
Anarchico
,
o
qualsiasi
altro
partito
,
a
me
pare
debba
interessarci
mediocremente
.
Tutto
ciò
che
noi
abbiamo
il
diritto
e
il
dovere
di
desiderare
è
che
quella
parte
di
vero
,
che
c
è
nelle
nostre
dottrine
,
si
faccia
strada
fra
le
moltitudini
,
e
primieramente
tra
quelli
che
sono
più
vicini
a
noi
,
i
socialisti
militanti
.
Se
domani
i
socialisti
democratici
accettassero
la
parte
giusta
delle
nostre
idee
,
noi
potremmo
anche
rassegnarci
a
morire
come
partito
.
Avremmo
compiuta
la
nostra
missione
.
Al
postutto
,
i
partiti
non
sono
destinati
a
durare
eternamente
;
pur
troppo
hanno
una
vita
breve
e
precaria
,
servono
ad
affermare
e
divulgare
certe
idee
,
e
per
lo
più
scompaiono
o
si
trasformano
prima
che
quelle
si
attuino
.
Nel
caso
nostro
,
piuttosto
che
avere
un
partito
che
tira
il
socialismo
da
una
parte
,
e
un
altro
che
lo
tira
dall
altra
,
facendolo
a
brani
,
esagerando
entrambi
e
combattendosi
talvolta
ingiustamente
,
io
preferirei
un
partito
solo
che
rimanesse
nella
verità
.
Nè
mi
preoccupa
quello
che
voi
dite
.
Se
domani
i
socialisti
democratici
,
andando
al
potere
volessero
imporsi
e
tiranneggiare
,
là
,
dentro
il
partito
socialista
,
non
fuori
voi
dovreste
combatterli
.
In
tal
modo
avreste
fatto
meglio
che
prepararvi
a
combattere
la
tirannia
socialista
,
l
avreste
prevenuta
e
impedita
.
A
me
insomma
non
garba
che
noi
regoliamo
il
nostro
modo
di
pensare
e
la
nostra
propaganda
in
opposizione
a
quello
che
pensano
o
dicono
o
diranno
e
faranno
i
socialisti
democratici
;
mi
parrebbe
di
fare
come
quei
due
individui
che
camminassero
a
braccetto
,
e
di
cui
l
uno
zoppicasse
da
una
gamba
e
l
altro
credesse
,
per
fargli
equilibrio
,
di
dover
zoppicare
dall
altra
.
Lasciamo
questi
giuochi
di
equilibrio
e
andiamo
diritti
,
perdio
,
alla
nostra
mèta
.
Dunque
esaminiamo
la
questione
della
conciliazione
fra
collettivismo
,
comunismo
,
democrazia
socialista
ed
anarchismo
,
senza
il
partito
preso
di
non
riescirvi
.
Voi
dite
che
la
«
sintesi
e
conciliazione
tra
comunismo
e
collettivismo
,
per
gli
anarchici
si
può
dire
un
fatto
compiuto
»
,
tanto
vero
che
essi
si
chiamano
oggi
,
in
gran
parte
,
anarchici
socialisti
.
Dunque
siamo
d
accordo
.
Io
però
vi
fo
notare
che
molti
anarchici
si
chiamano
oggi
socialisti
e
non
comunisti
nè
collettivisti
,
non
perchè
siano
convinti
,
come
son
convinto
io
,
che
comunismo
e
collettivismo
non
possono
star
da
sè
,
ma
devono
completarsi
a
vicenda
,
ma
piuttosto
perchè
o
sono
incerti
,
o
pur
essendo
comunisti
e
collettivisti
in
pectore
,
non
credono
la
questione
tanto
importante
da
doverne
fare
un
casus
belli
.
Per
essi
è
una
questione
di
tolleranza
reciproca
:
io
invece
parto
dalla
critica
del
collettivismo
e
del
comunismo
per
arrivare
ad
un
terzo
sistema
,
o
sistema
misto
.
Voi
vedete
la
differenza
.
Ad
ogni
modo
voi
riconoscete
che
la
discussione
che
io
ho
fatta
in
proposito
nell
articolo
della
Revue
Socialiste
è
interessante
ed
utile
.
Ma
ecco
che
la
preoccupazione
di
confondervi
coi
socialisti
democratici
vi
assale
,
e
voi
soggiungete
:
«
ma
(
la
questione
)
non
ha
nulla
a
vedere
colle
differenze
che
dividono
democratici
ed
anarchici
»
.
Come
se
io
nel
mio
articolo
mi
fossi
proposto
di
trattare
soltanto
di
queste
divergenze
!
Ma
il
collettivismo
dei
socialisti
democratici
voi
dite
più
che
un
sistema
di
distribuzione
dei
prodotti
del
lavoro
,
è
il
sistema
dell
organizzazione
socialista
per
opera
dello
Stato
.
È
un
asserzione
,
ne
converrete
con
me
,
un
po
troppo
cruda
,
e
che
mette
in
un
fascio
i
socialisti
democratici
coi
socialisti
di
Stato
.
I
socialisti
democratici
respingono
e
combattono
il
socialismo
di
stato
,
e
bisogna
tener
loro
conto
,
almeno
della
buona
intenzione
.
Il
collettivismo
per
essi
non
è
il
sistema
dello
Stato
grande
capitalista
e
grande
anzi
unico
proprietario
;
ma
è
il
sistema
in
cui
la
società
(
nella
sua
grande
capacità
collettiva
)
amministra
il
patrimonio
pubblico
dei
mezzi
di
produzione
e
forma
il
piano
generale
di
produzione
distribuendo
i
prodotti
in
ragione
del
lavoro
di
ciascuno
.
Che
questo
sistema
possa
menare
,
contro
la
volontà
dei
suoi
sostenitori
,
ad
una
specie
di
socialismo
di
stato
,
è
un
altra
questione
:
dipende
dalla
modalità
del
sistema
,
dal
modo
con
cui
funziona
questa
società
nella
sua
capacità
collettiva
,
dal
come
sarà
organizzata
.
Sarà
organizzata
a
stato
?
Sarà
una
semplice
federazione
di
associazioni
?
Quali
saranno
le
attribuzioni
e
quale
sarà
la
composizione
dell
amministrazione
collettiva
?
Qui
sta
la
questione
,
ma
un
amministrazione
generale
degli
interessi
collettivi
e
indivisibili
voi
ne
avete
convenuto
altra
volta
ci
ha
da
essere
.
I
socialisti
democratici
hanno
il
torto
,
secondo
me
,
di
accreditare
il
sospetto
che
essi
vogliano
nè
più
nè
meno
che
un
grande
stato
come
quando
dimostrano
la
loro
gioia
per
ogni
nuovo
acquisto
od
intrapresa
che
fa
lo
stato
.
Quando
una
rete
di
ferrovie
,
per
es
.
passa
da
una
società
privata
allo
stato
,
essi
battono
le
mani
;
perchè
dicono
che
dallo
stato
alla
collettività
socialistica
è
poi
breve
il
varco
.
Ora
questo
può
essere
,
come
io
ritengo
,
un
errore
,
ma
è
tutt
altra
cosa
dal
dire
che
lo
stato
debba
organizzare
esso
definitivamente
la
produzione
e
attuare
il
socialismo
.
Siamo
sempre
lì
.
Voi
vi
sforzate
(
involontariamente
sempre
)
di
far
apparire
i
socialisti
democratici
il
più
che
potete
reazionari
,
per
accrescere
la
distanza
tra
essi
e
voi
e
poter
dire
che
essi
sono
agli
antipodi
da
voi
,
o
almeno
dovrebbero
.
Questo
partito
preso
si
vede
anche
più
chiaramente
nella
confutazione
che
voi
fate
della
seconda
parte
del
mio
articolo
.
Io
sostenevo
e
qui
veramente
si
trattava
di
conciliare
il
socialismo
democratico
e
l
anarchico
che
insomma
la
libertà
non
può
mai
essere
illimitata
,
e
che
un
organizzazione
degli
interessi
collettivi
ci
vuole
,
e
che
in
quest
organizzazione
è
insita
sempre
una
certa
coazione
;
che
bisogna
fare
in
modo
che
la
coazione
sia
minima
e
l
organizzazione
sia
la
più
libertaria
e
decentrata
possibile
,
e
che
i
socialisti
democratici
in
ciò
sono
d
accordo
con
noi
;
quindi
una
vera
opposizione
d
idee
tra
essi
e
noi
non
c
è
,
ma
dobbiamo
studiare
insieme
i
modi
pratici
di
conciliare
gl
interessi
generali
e
indivisibili
della
collettività
con
la
libertà
dell
individuo
.
Il
referendum
,
il
sindacato
pubblico
e
la
revocabilità
degli
amministratori
,
ecc
.
possono
essere
un
modo
di
tenere
gli
amministratori
soggetti
agli
amministrati
,
impedendo
la
formazione
di
un
potere
governante
:
studiamo
dunque
queste
modalità
e
attuiamo
,
per
così
dire
,
l
anarchia
per
mezzo
della
democrazia
.
Voi
anche
questa
volta
non
negate
che
la
questione
della
modalità
dell
organizzazione
degl
interessi
collettivi
è
importantissima
e
merita
di
essere
approfondita
;
ma
ad
un
tratto
rivive
in
voi
il
vecchio
Adamo
,
l
anarchico
che
cerca
a
tutti
i
costi
il
socialista
autoritario
da
combattere
e
voi
dite
che
«
bisogna
rimontare
alla
differenza
sostanziale
che
divide
le
due
scuole
e
questa
è
:
autorità
o
libertà
,
coazione
o
consenso
,
obbligatorietà
o
volontarietà
»
.
Ora
io
torno
a
quello
che
dissi
altra
volta
,
in
certe
cose
d
interesse
comune
e
indivisibile
l
obbligatorietà
è
inevitabile
.
Volontarietà
,
libertà
,
consenso
,
sono
principii
incompleti
,
che
non
ci
possono
dare
da
sè
soli
,
nè
ora
,
nè
per
molti
secoli
avvenire
,
tutta
l
organizzazione
sociale
.
D
altra
parte
non
è
esatto
che
i
socialisti
democratici
siano
fautori
di
autorità
,
di
coazione
,
di
obbligatorietà
su
tutta
la
linea
,
che
non
riconoscano
il
gran
valore
del
principio
di
libertà
.
Non
è
dunque
vero
che
voi
rappresentiate
un
principio
e
i
socialisti
democratici
rappresentino
il
principio
opposto
:
voi
tutta
la
libertà
,
essi
tutta
l
autorità
.
La
questione
è
di
più
e
di
meno
,
o
piuttosto
dei
modi
di
applicazione
;
ed
ecco
perchè
io
vorrei
tirarvi
giù
dalle
empiree
sfere
dei
principii
astratti
ed
indurvi
a
discutere
le
modalità
dell
organizzazione
sociale
,
sicuro
come
sono
che
su
questo
terreno
tutti
i
socialisti
tacitamente
s
intenderebbero
.
Ma
voi
ricalcitrate
,
perchè
,
come
ho
detto
fin
da
principio
ritenete
che
la
vostra
missione
è
di
combattere
la
futura
tirannia
socialistica
,
invece
di
prevenirla
.
Voi
dite
:
supposto
che
il
popolo
domani
abbia
il
sopravvento
sul
governo
,
i
socialisti
democratici
vorranno
fargli
nominare
un
potere
costituente
che
farà
la
legge
e
organizzerà
le
cose
a
suo
talento
.
Noi
,
socialisti
anarchici
,
dovremo
,
potendo
,
impedire
tutto
ciò
e
far
sorgere
la
nuova
organizzazione
sociale
«
dal
basso
all
alto
per
opera
di
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
»
.
Ma
anche
per
il
periodo
rivoluzionario
vale
la
regola
che
ci
vuole
un
organizzazione
,
il
più
possibile
libertaria
,
a
base
di
volontà
popolare
,
ma
pur
capace
di
dar
corpo
e
vita
all
ammasso
informe
di
volontà
,
d
interessi
e
di
desideri
che
si
agiteranno
sopratutto
in
tale
momento
.
Un
potere
costituente
dispotico
non
solo
provocherebbe
discordie
e
reazioni
,
ma
neppure
riuscirebbe
ad
organizzare
la
vasta
e
complicata
economia
sociale
.
Ma
tanto
meno
vi
riuscirebbe
il
popolo
in
massa
,
adunato
casualmente
nei
clubs
e
per
le
strade
.
Possibile
che
non
ci
riesca
di
guardarci
,
da
una
parte
e
dall
altra
,
dalle
esagerazioni
?
StampaPeriodica ,
Che
cosa
sei
tu
e
che
cosa
rappresenti
?
Te
stesso
.
Nient
'
altro
.
La
prova
delle
urne
ti
ha
dato
la
sensibile
dimostrazione
che
né
la
tua
frazione
comunista
né
l
'
altro
socialismo
massimalista
,
benché
annacquato
di
bissolatismo
all
'
ultima
ora
,
siete
l
'
espressione
dell
'
anima
cremonese
!
Contro
di
voi
si
è
eretto
il
fascismo
!
Ed
il
fascismo
ha
vinto
meravigliosamente
,
splendidamente
vinto
!
...
Voi
socialcomunistipussisti
siete
stati
vinti
,
disfatti
da
noi
!
Dunque
non
vi
rimane
che
una
via
:
andarvene
...
Non
ve
ne
vorrete
andare
?
Vi
faremo
andar
via
noi
con
metodi
che
...
sono
persuasivi
.
Ed
anzitutto
vi
avvertiamo
:
1
.
Che
non
vogliamo
più
vedere
né
nastri
,
né
bandiere
rosse
,
né
simboli
soviettisti
.
2
.
Che
se
non
penserete
a
farli
togliere
,
ci
penseremo
noi
coi
mezzi
più
efficaci
,
quei
mezzi
che
fanno
e
faranno
sempre
ottima
prova
!
A
noi
dunque
Pozzoli
!
StampaPeriodica ,
Nella
breve
prefazione
al
suo
interessantissimo
libro
«
La
Corsica
vista
da
un
vagabondo
»
(
Ed
.
Giusti
-
Livorno
)
,
Minuto
Grosso
termina
con
questa
frase
:
«
Italiani
,
una
dolcissima
terra
vi
attende
!
Italiani
,
andate
in
Corsica
!
»
.
L
'
invocazione
giunge
quanto
mai
opportuna
.
Gli
Italiani
ignorano
la
Corsica
non
solo
materialmente
,
ma
soprattutto
moralmente
.
Da
pochi
anni
soltanto
e
naturalmente
per
merito
del
fascismo
sono
sorti
in
Italia
piccoli
centri
di
propaganda
Corsa
:
segnatamente
a
Livorno
e
a
Milano
.
Ma
la
grande
massa
della
popolazione
ignora
la
Corsica
;
non
si
interessa
di
questa
«
isola
di
bellezza
»
pur
tanto
vicina
a
noi
e
non
sa
che
su
questa
terra
vivono
altri
nostri
fratelli
che
di
noi
hanno
la
stessa
lingua
armoniosa
e
di
noi
la
stessa
grande
madre
.
Ora
tutto
ciò
è
un
male
.
Bisogna
che
l
'
Italia
fascista
e
segnatamente
le
classi
più
intellettuali
si
sveglino
da
questo
torpore
vergognoso
:
bisogna
che
l
'
Italia
guardi
con
affetto
a
questa
sua
figlia
;
bisogna
che
l
'
Italia
s
'
interessi
di
un
problema
còrso
,
e
di
un
irredentismo
còrso
così
come
s
'
interessa
di
un
problema
Dalmata
,
e
di
un
irredentismo
Dalmata
.
Sembra
quasi
impossibile
pensare
che
quella
grande
massa
bruna
che
si
erge
sull
'
orizzonte
del
mare
della
costa
toscana
sia
francese
;
è
doloroso
pensare
che
questo
azzurro
lago
italiano
che
si
chiama
mare
Tirreno
abbia
una
soluzione
di
continuità
proprio
in
quell
'
isola
che
per
tante
ragioni
è
forse
la
più
italiana
di
tutte
le
altre
.
E
queste
tante
ragioni
sono
geografiche
,
sono
geologiche
,
sono
storiche
,
artistiche
,
linguistiche
.
Per
andare
da
Livorno
a
Bastia
non
occorrono
più
di
tre
ore
di
navigazione
;
la
conformazione
geologica
della
Corsica
è
del
tutto
simile
a
quella
della
Sardegna
e
di
molte
altre
regioni
italiane
del
versante
tirrenico
;
la
Corsica
in
tutti
i
tempi
è
sempre
stata
al
fianco
dell
'
Italia
;
l
'
arte
Corsa
ha
i
suoi
più
gloriosi
monumenti
nelle
chiese
della
repubblica
Pisana
;
infine
il
dialetto
Corso
è
il
più
italiano
e
vorrei
dire
il
più
toscano
di
tutti
gli
altri
dialetti
d
'
Italia
.
Non
è
vero
che
i
Corsi
d
'
oggi
siano
antiitaliani
,
ossia
francesi
.
Vi
è
la
classe
degli
impiegati
importata
dalla
Francia
e
che
per
ragioni
facili
a
comprendersi
è
fedelissima
alla
nostra
graziosa
cugina
;
ma
la
grande
maggioranza
della
popolazione
è
autonomista
;
e
le
classi
più
intellettuali
si
orientano
tutte
decisamente
verso
la
grande
madre
comune
:
Roma
.
I
Corsi
se
hanno
un
malato
in
casa
non
lo
mandano
nelle
cliniche
di
Marsiglia
,
ma
in
quelle
di
Livorno
e
di
Pisa
,
e
gli
studenti
Corsi
frequentano
più
volentieri
le
nostre
Università
di
quelle
francesi
.
Come
tutti
sanno
,
la
Francia
tiene
la
Corsica
in
uno
stato
di
completo
abbandono
come
la
meno
redditizia
delle
sue
colonie
.
La
Francia
si
serve
della
Corsica
come
vivaio
di
uomini
giovani
e
di
soldati
;
ma
proibisce
ai
Corsi
di
parlare
la
lingua
italiana
,
trascura
i
suoi
bisogni
,
ignora
le
sue
necessità
.
Malservita
da
lente
linee
di
navigazione
,
povera
di
ferrovie
e
di
strade
,
immiserita
da
vaste
zone
di
malaria
,
mancante
assolutamente
di
ogni
industria
e
con
una
agricoltura
ancora
allo
stato
primitivo
,
la
Corsica
sente
fiaccarsi
le
sue
energie
e
morire
le
sue
volontà
in
questo
stato
di
abbandono
in
cui
la
tiene
il
governo
di
Parigi
;
proprio
quando
ha
davanti
agli
occhi
l
'
esempio
luminoso
della
Sardegna
che
per
virtù
del
fascismo
,
bonifica
i
suoi
terreni
,
apre
strade
,
canali
,
ferrovie
,
crea
laghi
artificiali
,
popola
le
sue
campagne
,
si
rinnova
materialmente
e
spiritualmente
in
un
fervore
di
vita
che
è
un
sicuro
auspicio
per
l
'
avvenire
.
Attraverso
la
stampa
,
abbiamo
potuto
conoscere
anche
noi
il
malcontento
e
la
sorda
ribellione
che
serpeggiano
giustamente
nell
'
isola
bella
e
dimenticata
;
e
il
nostro
cuore
si
è
rivolto
con
più
accorato
affetto
verso
quei
nostri
fratelli
disgraziati
.
Oggi
la
Francia
,
che
vede
sfuggirsi
inesorabilmente
l
'
anima
della
Corsica
,
tenta
la
sua
ultima
carta
;
e
mentre
proibisce
la
diffusione
della
lingua
e
dei
giornali
italiani
nell
'
isola
,
cerca
di
creare
con
una
propaganda
subdola
e
maligna
una
coscienza
antiitaliana
e
antifascista
nei
Corsi
,
facendo
loro
credere
in
un
'
Italia
di
mire
imperialistiche
su
l
'
isola
medesima
.
Al
tempo
stesso
essa
arma
le
coste
e
fortifica
i
porti
corsi
contro
di
noi
;
e
manda
a
presidiare
l
'
isola
i
reggimenti
dei
Senegalesi
.
Tutto
questo
lascia
,
come
sempre
,
perfettamente
tranquilla
l
'
Italia
fascista
che
non
agogna
grandi
imperi
come
certe
...
repubbliche
democratiche
,
ma
che
però
guarda
con
vigile
amore
ai
suoi
figli
più
infelici
.
«
Pensare
alla
Corsica
»
ecco
il
nostro
programma
in
risposta
ai
cannoni
del
bieco
livore
francese
.
«
Pensare
alla
Corsica
:
amare
la
Corsica
»
.
Col
pensiero
del
fratello
che
sogna
colui
che
è
della
sua
stessa
origine
e
che
è
lontano
,
coll
'
amore
del
fratello
che
tende
le
braccia
verso
colui
che
parla
il
suo
stesso
dolcissimo
idioma
,
e
che
a
lui
si
rivolge
con
affetto
nella
speranza
e
nella
certezza
di
un
avvenire
migliore
.
StampaPeriodica ,
Abbiamo
pubblicato
qui
sopra
la
risposta
che
Merlino
ci
ha
mandato
alla
critica
che
noi
facemmo
di
un
suo
articolo
pubblicato
nella
Revue
socialiste
,
perché
i
lettori
possano
più
facilmente
farsi
un
opinione
loro
propria
.
Replicherò
il
più
brevemente
possibile
,
per
non
cominciare
una
nuova
e
lunga
polemica
,
né
per
dar
fondo
ad
argomenti
sui
quali
dovremo
ritornare
continuamente
,
perché
sono
la
materia
della
nostra
propaganda
,
ma
semplicemente
per
rimettere
a
posto
quelle
cose
,
che
Merlino
,
secondo
noi
,
ha
spostato
.
Premettiamo
un
osservazione
.
Noi
non
sappiamo
bene
se
Merlino
continui
o
no
a
chiamarsi
anarchico
.
Il
certo
è
,
e
ce
ne
duole
,
che
se
egli
si
dice
ancora
anarchico
,
non
intende
più
l
anarchia
come
l
intendono
gli
anarchici
,
fra
cui
egli
militava
fino
a
non
molto
tempo
fa
.
E
,
perciò
,
il
noi
ed
il
nostro
,
che
Merlino
adopera
ancora
,
va
accolto
con
riserva
.
Avevamo
creduto
che
Merlino
sarebbe
riuscito
a
formare
un
terzo
partito
,
intermedio
tra
i
marxisti
e
noi
qualche
cosa
come
gli
Allemanisti
francesi
;
e
ce
ne
saremmo
rallegrati
,
poiché
ciò
avrebbe
dato
una
organizzazione
propria
a
quegli
elementi
che
stanno
a
disagio
nel
Partito
Socialista
Italiano
,
ed
avrebbe
segnato
un
passo
avanti
nell
evoluzione
del
socialismo
in
Italia
,
mentre
d
altra
parte
quegli
anarchici
che
avessero
potuto
aderire
al
nuovo
partito
non
sarebbero
stati
,
in
generale
,
che
degl
individui
già
sul
punto
di
abbandonarci
e
che
avremmo
in
ogni
modo
perduti
.
Ma
incominciamo
a
temere
,
per
sintomi
molteplici
e
vari
,
che
anche
questa
era
un
illusione
.
Merlino
,
quando
avrà
perduto
ogni
speranza
di
convertire
gli
anarchici
e
di
far
loro
accettare
,
con
delle
attenuazioni
che
secondo
noi
non
hanno
alcun
valore
pratico
,
le
idee
ed
il
metodo
dei
socialisti
democratici
,
passerà
senz
altro
nelle
file
di
questi
ultimi
.
Ed
allora
forse
,
subendo
la
suggestione
del
nuovo
ambiente
,
dirà
che
gli
anarchici
non
esistono
.
Vorremmo
ingannarci
.
Ed
ora
rispondiamo
a
Merlino
,
cercando
di
seguire
il
suo
scritto
paragrafo
per
paragrafo
.
Merlino
dice
che
noi
ci
sforziamo
di
esagerare
il
nostro
dissenso
coi
socialisti
democratici
.
L
accusa
sarebbe
ben
altrimenti
giusta
se
fosse
invertita
.
Sono
i
socialisti
democratici
che
continuamente
e
disonestamente
si
sforzano
di
travisare
le
nostre
idee
,
per
poter
poi
dire
che
noi
non
siamo
socialisti
,
e
negare
la
parentela
intellettuale
e
morale
che
li
unisce
a
noi
.
Ancora
l
altro
giorno
l
Avanti
!
negava
ogni
rapporto
tra
anarchismo
e
socialismo
,
e
diceva
di
noi
quello
che
avrebbe
potuto
dire
di
un
partito
di
piccoli
borghesi
che
si
rivoltasse
violentemente
contro
l
aumento
delle
tasse
e
la
concorrenza
dei
grossi
capitalisti
:
così
che
uno
potrebbe
prendere
per
anarchici
i
padroni
macellai
e
fornai
di
Napoli
e
Palermo
,
quando
protestano
e
resistono
contro
il
calmiere
municipale
!
E
l
Avanti
!
è
ancora
uno
degli
organi
meno
intolleranti
che
vanta
il
partito
socialista
democratico
!
Noi
vogliamo
essere
un
Partito
separato
,
non
per
il
piacere
di
distinguerci
dagli
altri
,
ma
perché
realmente
abbiamo
idee
e
metodi
diversi
dagli
altri
partiti
esistenti
.
E
respingiamo
assolutamente
la
supposizione
che
noi
esageriamo
in
un
senso
per
fare
equilibrio
alle
esagerazioni
opposte
degli
altri
.
Noi
sosteniamo
quel
che
sosteniamo
,
perché
crediamo
che
sia
la
verità
,
e
non
per
altra
ragione
.
Se
ci
accorgessimo
che
nel
nostro
programma
v
è
una
parte
d
errore
,
noi
ci
affretteremmo
a
sbarazzarcene
;
e
quando
anche
gli
altri
modificassero
le
loro
idee
in
modo
da
incontrarsi
con
noi
,
allora
...
noi
e
gli
altri
costituiremmo
naturalmente
un
partito
solo
.
Ora
come
ora
,
le
idee
sono
differenti
,
ed
è
giusto
e
necessario
che
vi
siano
Partiti
differenti
.
Noi
non
vogliamo
soltanto
resistere
alla
possibile
tirannia
dei
socialisti
al
potere
:
noi
vogliamo
far
si
che
il
popolo
si
rifiuti
a
nominare
o
a
riconoscere
dei
nuovi
governanti
,
e
pensi
da
se
stesso
ad
organizzarsi
localmente
e
federalisticamente
,
senza
tener
conto
delle
leggi
e
di
decreti
di
un
nuovo
governo
,
e
resistendo
colla
forza
contro
ciò
che
gli
si
volesse
imporre
per
forza
.
E
se
,
per
mancanza
di
forza
sufficiente
,
non
potessimo
raggiungere
subito
questo
nostro
scopo
,
allora
in
attesa
di
divenir
più
forti
,
eserciteremmo
quell
azione
,
moderatrice
o
eccitatrice
secondo
i
casi
,
che
esercitano
i
partiti
di
opposizione
quando
non
si
lasciano
corrompere
ed
assorbire
.
Il
consiglio
di
Merlino
,
di
entrare
nel
partito
socialista
democratico
per
poter
prevenire
la
tirannia
dei
socialisti
al
potere
equivale
a
quello
di
divenire
,
p
.
es
.
monarchici
o
repubblicani
per
evitare
che
la
monarchia
o
la
repubblica
fossero
troppo
reazionarie
.
Quest
ultimo
consiglio
sarebbe
giustificato
,
se
dato
a
chi
è
disposto
ad
accomodarsi
con
la
monarchia
o
la
repubblica
,
come
sarebbe
giustificato
quello
di
Merlino
se
noi
accettassimo
il
principio
di
un
governo
socialista
e
ci
dicessimo
anarchici
solo
allo
scopo
di
prevenire
che
quel
governo
fosse
troppo
autoritario
.
Ma
quello
non
è
il
caso
.
Quel
che
dice
Merlino
che
molti
anarchici
si
dicono
oggi
genericamente
socialisti
e
non
già
comunisti
o
collettivisti
non
perché
vogliono
un
sistema
misto
quale
lo
desidera
Merlino
,
ma
perché
,
o
sono
incerti
o
non
danno
importanza
alla
questione
,
o
non
vogliono
farne
una
ragione
di
divisione
,
è
vero
.
Noi
stessi
siamo
propriamente
comunisti
,
alla
sola
condizione
(
sottintesa
,
perché
senza
di
essa
non
potrebbe
esserci
anarchia
)
che
il
comunismo
sia
volontario
ed
organizzato
in
modo
che
ammetta
la
possibilità
di
vivere
secondo
altri
sistemi
.
Ma
siccome
il
collettivismo
dei
collettivisti
anarchici
è
anch
esso
(
necessariamente
,
se
no
non
sarebbe
anarchico
)
sottoposto
alla
stessa
condizione
,
la
differenza
si
riduce
ad
una
questione
di
organizzazione
pratica
che
deve
esser
risolta
mediante
accordi
,
e
non
può
dar
luogo
alla
costituzione
di
due
partiti
separati
ed
avversi
.
Questo
però
,
come
dicemmo
,
non
ha
nulla
da
fare
colle
differenze
tra
anarchici
e
democratici
,
che
sono
quelle
che
qui
c
interessano
.
Il
«
collettivismo
»
dei
socialisti
democratici
,
a
differenza
del
collettivismo
dell
Internazionale
,
non
pregiudica
la
questione
del
modo
di
distribuzione
dei
prodotti
,
poiché
vi
sono
molti
democratici
che
si
dicono
collettivisti
,
e
vogliono
che
detta
distribuzione
sia
fatta
in
ragione
dei
bisogni
.
Merlino
dice
che
noi
confondiamo
i
socialisti
democratici
con
i
socialisti
di
Stato
,
e
noi
infatti
crediamo
che
tali
essi
siano
,
quantunque
non
li
confondiamo
certo
con
quei
borghesi
che
si
chiamano
anche
socialisti
di
Stato
e
vogliono
fare
solamente
un
po
di
«
socialismo
»
a
scopo
fiscale
,
o
a
scopo
di
allontanare
o
scongiurare
il
pericolo
del
socialismo
vero
.
I
socialisti
democratici
combattono
questa
specie
di
falso
socialismo
;
e
se
,
per
evitare
equivoci
,
respingono
(
e
non
tutti
)
il
nome
di
socialisti
di
Stato
,
ciò
non
toglie
che
essi
vogliono
che
la
nuova
società
sia
organizzata
e
diretta
dallo
Stato
,
vale
a
dire
dal
governo
.
Merlino
ha
un
modo
curioso
di
conciliare
le
opinioni
.
Esprime
quello
che
dovremmo
pensar
noi
e
quello
che
dovrebbero
pensare
i
socialisti
democratici
,
ed
arriva
facilmente
all
accordo
,
poiché
in
realtà
egli
dice
ciò
che
pensa
lui
secondo
che
si
piazza
da
differenti
punti
di
vista
,
e
non
già
quello
che
pensiamo
noi
o
i
democratici
.
Così
egli
dice
che
«
i
socialisti
democratici
hanno
il
torto
di
accreditare
il
sospetto
che
essi
vogliono
né
più
né
meno
che
un
grande
Stato
»
,
ecc
..
Ma
è
proprio
soltanto
un
sospetto
?
Noi
ameremmo
sentirlo
dire
dai
socialisti
democratici
autentici
.
È
così
pure
,
egli
dice
che
noi
non
rappresentiamo
il
principio
di
libertà
,
perché
egli
(
Merlino
)
crede
che
«
volontarietà
,
libertà
,
consenso
sono
principii
incompleti
che
non
ci
possono
dare
da
sè
soli
,
né
ora
né
per
molti
secoli
avvenire
,
tutta
l
organizzazione
sociale
»
.
Fino
a
che
egli
dice
che
noi
ci
sbagliamo
,
sta
bene
;
ma
dire
che
noi
non
pensiamo
in
quel
dato
modo
,
che
noi
non
rappresentiamo
le
idee
che
difendiamo
,
perché
egli
le
crede
sbagliate
,
è
di
una
logica
singolare
.
Il
fatto
è
che
noi
crediamo
appunto
che
tutta
l
organizzazione
possa
e
debba
ora
,
non
tra
molti
secoli
uscire
dalla
libertà
,
e
che
quindi
la
differenza
tra
noi
ed
i
democratici
resta
intera
,
fino
a
quando
Merlino
non
ci
abbia
persuasi
che
abbiamo
torto
,
e
fatto
abbandonare
il
programma
anarchico
.
Per
ora
la
differenza
diminuisce
solo
fra
Merlino
ed
i
democratici
,
a
misura
che
aumenta
fra
Merlino
e
noi
.
Bisogna
che
gl
interessi
collettivi
indivisibili
siano
collettivamente
amministrati
:
siamo
d
accordo
.
La
questione
sta
nel
modo
come
quest
amministrazione
può
esser
condotta
senza
ledere
il
diritto
eguale
di
ciascuno
,
e
senza
servire
di
pretesto
e
di
occasione
per
costituire
un
potere
che
imponga
a
tutti
la
propria
volontà
.
Per
i
democratici
è
la
legge
,
fatta
dai
deputati
eletti
a
suffragio
universale
,
quella
che
deve
provvedere
alla
necessaria
amministrazione
degl
interessi
collettivi
;
per
noi
è
il
libero
patto
tra
gl
interessati
,
o
,
all
occasione
,
la
libera
acquiescenza
alle
iniziative
che
i
fatti
mostrano
utili
a
tutti
.
Noi
non
solo
non
vogliamo
,
ma
non
crediamo
possibile
un
metodo
di
ricostruzione
sociale
intermedio
,
che
non
sia
né
l
azione
libera
delle
associazioni
che
si
vanno
man
mano
accordando
e
federando
,
né
l
azione
dittatoriale
di
un
governo
forte
.
Ma
Merlino
c
invita
a
scendere
dalle
«
empiree
sfere
dei
principii
astratti
»
e
discutere
le
modalità
della
organizzazione
sociale
.
Noi
non
domandiamo
di
meglio
,
e
perciò
volevamo
cominciare
dall
assodare
quale
deve
essere
praticamente
il
punto
di
partenza
della
nuova
organizzazione
:
l
elezione
di
una
Costituente
,
o
la
negazione
di
ogni
potere
costituente
delegato
?
La
«
conquista
dei
pubblici
poteri
»
,
o
la
loro
abolizione
?
I
socialisti
democratici
mirano
ad
un
futuro
Parlamento
,
o
ad
una
futura
dittatura
,
che
abolisca
le
leggi
esistenti
e
ne
faccia
delle
nuove
;
e
perciò
sono
logici
quando
abituano
la
gente
a
considerare
il
voto
come
un
mezzo
onnipotente
di
emancipazione
.
Noi
invece
miriamo
all
abolizione
dei
Parlamenti
e
di
ogni
altra
specie
di
potere
legislativo
,
e
perciò
vogliamo
,
per
gli
scopi
attuali
e
per
i
futuri
,
che
il
popolo
si
rifiuti
di
nominare
e
di
riconoscere
dei
legislatori
.
Se
Merlino
riesce
a
metterci
d
accordo
avrà
fatto
una
fatica
d
Ercole
...
ma
noi
crediamo
ch
egli
perda
il
tempo
.
L
accordo
coi
socialisti
democratici
,
ed
anche
coi
semplici
repubblicani
,
lo
vorremmo
anche
noi
,
ma
non
nel
senso
di
rinunziare
ciascuno
ad
una
parte
delle
sue
idee
e
fondere
i
vari
programmi
in
un
programma
intermedio
.
Vorremmo
l
accordo
in
quelle
cose
in
cui
i
vari
partiti
possono
agire
insieme
senza
rinunziare
alle
loro
idee
particolari
,
quali
sarebbero
,
nel
caso
concreto
,
l
organizzazione
economica
,
la
resistenza
degli
operai
contro
i
capitalisti
,
la
resistenza
popolare
contro
il
governo
.
Su
questo
terreno
Merlino
ha
già
reso
dei
servizi
e
,
se
rinunciasse
alla
fisima
di
convertirsi
al
parlamentarismo
(
poiché
,
in
fondo
in
fondo
è
sempre
quella
la
questione
)
potrebbe
renderne
di
ben
più
grandi
.
StampaPeriodica ,
Noi
fascisti
abbiamo
vinto
!
Nessuno
lo
può
negare
...
Non
è
più
il
tempo
delle
transazioni
o
delle
accomodazioni
.
Noi
fascisti
ora
diciamo
agli
agricoltori
che
già
ci
hanno
fissato
il
perticato
da
distribuire
ai
lavoratori
:
non
dimenticate
perché
noi
ci
ricordiamo
.
A
quelli
che
ancora
non
si
sono
pronunciati
:
spicciatevi
con
le
buone
se
non
vorrete
decidervi
per
forza
...
Ricordate
:
come
il
bastone
fascista
ha
saputo
trionfare
della
bagordia
pussista
,
così
lo
stesso
bastone
saprà
far
venire
alla
ragione
anche
gli
agricoltori
,
o
meglio
i
malpensanti
.
StampaPeriodica ,
Tutti
sanno
che
la
Dalmazia
è
quella
regione
costiera
della
penisola
Balcanica
che
scende
dal
sud
-
est
di
Fiume
fino
a
poco
più
in
giù
delle
Bocche
di
Cattaro
,
ma
pochi
sono
quelli
perfettamente
convinti
che
quella
terra
è
italianissima
almeno
quanto
le
altre
regioni
,
che
costituiscon
presentemente
il
nostro
Stato
.
La
storia
,
l
'
arte
e
il
residuo
martoriato
di
un
popolo
valoroso
ma
sottomesso
da
più
di
un
secolo
all
'
avvizzimento
delle
sue
più
sacre
aspirazioni
ci
dicono
chiaramente
che
la
Dalmazia
è
terra
anch
'
essa
di
passione
di
una
nobile
moltitudine
di
connazionali
,
che
attende
trepidante
da
più
di
un
secolo
la
diana
della
nostra
redenzione
.
Gli
italiani
che
vivono
una
vita
di
sacrificio
e
di
oscuro
eroismo
sull
'
altra
riva
del
nostro
Adriatico
,
soffrono
ancora
gli
insulti
e
le
prepotenze
degli
stranieri
burberi
e
insensibili
,
sono
disprezzati
e
malmenati
come
una
odiosa
schiera
di
malati
contagiosi
e
costretti
a
reprimere
in
singulti
di
dolorosa
commozione
il
nome
sacro
della
patria
.
Chi
ha
voglia
di
sincerarsi
di
questo
esoso
dato
di
fatto
,
legga
i
ricordi
di
Giulio
Menini
,
comandante
del
nostro
incrociatore
«
Puglia
»
,
che
per
un
anno
stette
ancorato
nel
porto
di
Spalato
,
nell
'
immediato
dopo
guerra
,
a
difesa
degli
italiani
colà
residenti
,
osservando
però
che
quelle
duecento
e
tante
pagine
di
commovente
narrazione
,
valgono
per
un
anno
solo
e
per
una
sola
città
,
in
un
'
epoca
in
cui
il
prestigio
dell
'
Italia
pareva
essere
all
'
acme
della
situazione
e
il
popolo
avversario
ancora
sotto
l
'
incubo
della
immane
sconfitta
.
Immaginatevi
ora
ciò
che
ne
potrebbe
venir
fuori
se
si
fosse
in
grado
di
raccogliere
tutto
quello
che
soffrirono
i
dalmatini
in
tanti
anni
di
oppressione
e
in
tutte
le
città
dalmate
.
Il
ricordo
più
commovente
e
più
significante
della
preziosa
opera
del
Menini
,
è
quello
dell
'
assassinio
del
comandante
Gulli
e
del
motorista
Rossi
,
figure
eroiche
di
soldati
sacrificati
per
la
causa
dalmatica
.
Quei
pochi
che
sono
al
corrente
di
questi
fatti
si
danno
da
fare
alacremente
per
divulgare
in
mezzo
al
popolo
italiano
questa
santa
idea
e
fondano
le
associazioni
Pro
Dalmazia
per
raccogliere
nel
suo
seno
tutta
la
balda
gioventù
studiosa
e
non
studiosa
,
allo
scopo
di
mantenere
sempre
viva
e
accesa
la
fiaccola
della
fede
e
per
assicurare
i
fratelli
gementi
dell
'
altra
sponda
,
esprimendo
loro
la
solidarietà
nel
patimento
,
l
'
aiuto
e
persino
il
sacrifizio
della
vita
,
se
la
necessità
lo
richiedesse
,
per
il
loro
riscatto
.
E
non
è
molto
,
in
verità
,
se
si
pensa
che
essi
solo
per
dirsi
nostri
fratelli
sono
esposti
da
oltre
un
secolo
e
in
ogni
momento
al
disprezzo
e
alle
insolenze
più
inaudite
,
quando
non
sono
addirittura
malmenati
e
bastonati
.
E
l
'
unico
loro
conforto
è
quello
di
sapersi
italiani
!
E
se
per
caso
qualche
patriota
capita
fra
loro
,
quali
feste
,
quali
cure
gli
prodigano
!
È
cosa
da
non
aversi
idea
.
E
vedere
le
lacrime
amare
che
versano
per
la
Patria
perduta
eppure
tanto
vicina
è
commovente
davvero
.
E
dire
che
noi
appena
appena
ci
ricordiamo
di
loro
!
Questa
è
la
macchia
che
deve
scomparire
fra
noi
ed
è
perciò
necessario
renderci
pienamente
coscienti
e
consapevoli
di
tutto
quello
che
soffrono
i
nostri
fratelli
non
solo
,
ma
anche
di
mantenerci
sempre
pronti
per
difenderli
,
nel
caso
disgraziatamente
non
raro
,
con
proteste
e
minacce
all
'
oppressore
che
deve
intendere
una
buona
volta
che
l
'
italianità
di
quelle
terre
è
finita
per
essere
lettera
morta
e
incompresa
in
Patria
.
La
Dalmazia
conserva
la
stessa
toponomastica
delle
incantevoli
terre
d
'
Italia
e
nel
diretto
confronto
colla
sua
riva
opposta
nell
'
Adriatico
ha
la
prevalenza
per
il
fatto
che
mentre
la
costa
italiana
si
prolunga
generalmente
bassa
,
uniforme
e
pressoché
importuosa
,
quella
dalmatica
invece
è
infinitamente
più
ricca
di
frastagliamenti
che
la
rendono
pittoresca
e
ammirata
come
e
forse
più
delle
coste
settentrionali
della
Scandinavia
.
La
Dalmazia
è
cinta
in
tutta
la
sua
lunghezza
da
una
collana
di
bellissime
,
numerose
,
lussureggianti
isole
,
sicché
svariato
e
magnifico
è
il
colpo
d
'
occhio
che
dal
monte
aspro
e
scosceso
scendente
improvvisamente
a
picco
del
mare
profondo
,
si
porta
alla
collina
ricca
di
vegetazione
che
degradando
dolcemente
s
'
adagia
dirimpetto
nello
stesso
mare
;
dall
'
impetuoso
ruscello
che
dopo
diverse
centinaia
di
metri
s
'
ingolfa
gorgogliosamente
in
uno
stretto
canale
,
alla
rumorosa
cascata
d
'
acqua
che
uscendo
da
un
antro
nero
del
monte
si
getta
nel
laghetto
sottostante
;
e
tutto
questo
completato
da
una
cornice
di
vegetazione
rigogliosa
e
abbondante
e
sotto
un
cielo
non
meno
sereno
,
azzurro
e
scintillante
del
nostro
.
Ebbene
questa
nostra
bella
regione
può
essere
visitata
da
tutti
i
popoli
del
mondo
tranquillamente
,
fuorché
da
noi
italiani
.
E
il
motivo
è
giustificato
.
Infatti
gli
jugoslavi
temono
maledettamente
gli
italiani
e
perciò
vogliono
che
in
Italia
si
continui
a
dimenticare
che
la
Dalmazia
è
stata
ed
è
tuttora
terra
prettamente
italiana
,
unicamente
per
il
timore
che
noi
,
freschi
e
ben
coscienti
degli
eventi
,
un
giorno
possiamo
giustamente
pigliar
possesso
di
un
bene
toltoci
da
loro
con
inganno
e
cacciarli
nelle
loro
dimore
che
sono
i
monti
e
le
steppe
,
abbastanza
capaci
di
contenerli
comodamente
.
Essi
sanno
che
l
'
Italia
non
ha
terra
sufficiente
per
permettersi
più
a
lungo
il
lusso
di
dar
loro
dimora
gratis
nella
sua
casa
e
appunto
perciò
si
dimenano
e
urlano
come
se
fossero
sui
carboni
accesi
.
Lo
sanno
bene
perché
,
più
fortunati
di
noi
,
la
storia
di
quella
regione
l
'
hanno
sott
'
occhio
in
ogni
momento
,
guardando
le
mura
,
le
chiese
,
le
case
e
persino
le
fortezze
con
le
quali
ci
minacciano
.
È
noto
che
ci
sono
stati
tanti
e
purtroppo
ce
ne
sono
ancora
che
hanno
detto
la
Dalmazia
non
essere
terra
italiana
.
Ebbene
costoro
o
sono
delle
persone
ignorantissime
educate
attraverso
le
bambinesche
corbellerie
della
scuola
jugoslava
,
falsa
e
bugiarda
più
di
quegli
dei
di
dantesca
memoria
,
o
evidentemente
sono
dei
politicanti
francofili
.
Per
entrambe
queste
categorie
è
superfluo
ogni
commento
.
Però
a
illustrare
la
volpesca
sagacia
della
politica
francese
basta
rammentare
la
metamorfosi
completa
nelle
loro
vedute
da
Napoleone
,
che
il
19
febbraio
1806
faceva
lanciare
un
proclama
dal
generale
Dumas
ai
cittadini
di
Zara
e
che
incominciava
precisamente
così
:
Dalmati
!
L
'
Imperatore
Napoleone
,
Re
d
'
Italia
,
vostro
Re
,
vi
rende
alla
vostra
patria
.
Egli
vi
ha
fissato
i
vostri
destini
:
il
trattato
di
Presburgo
garantisce
la
riunione
della
Dalmazia
al
Regno
d
'
Italia
;
ai
ministri
francesi
del
1920
che
negavano
ogni
diritto
di
italianità
in
quella
terra
.
Una
spregiudicatezza
così
enorme
per
i
francesi
transeat
,
ma
per
quel
famoso
Salvemini
...
non
me
la
so
capire
.
Vero
è
che
i
francesi
si
burlarono
di
lui
e
della
sua
ignoranza
facendolo
complice
dei
loro
misfatti
a
nostro
danno
.
Ed
è
per
obbligo
di
riconoscenza
che
se
lo
tengono
ospite
in
Francia
!
Se
Salvemini
invece
di
occuparsi
troppo
della
Francia
e
della
sua
Rivoluzione
si
fosse
occupato
della
Dalmazia
avrebbe
saputo
che
il
popolo
dalmatino
ebbe
origine
comune
coi
popoli
italiani
delle
coste
adriatiche
e
con
questi
ebbe
vita
comune
durante
e
dopo
l
'
imperio
romano
nel
mondo
allora
noto
.
Avrebbe
saputo
anche
che
il
re
barbaro
Atalarico
,
riconoscendo
lealmente
la
romanità
della
regione
,
emanò
un
editto
scritto
per
mano
di
Cassiodoro
e
che
cominciava
:
Universis
Romanis
per
Italiam
et
Dalmatiam
constitutis
;
avrebbe
saputo
che
i
dalmati
solevano
esclamare
:
Ab
ira
Almissanorum
libera
nos
,
Domine
!
,
quando
erano
minacciati
dalla
feroce
cupidigia
dei
barbari
croati
che
avevano
come
loro
sede
Almissa
,
cittadina
posta
sul
fiume
Tizio
(
Cetina
)
;
avrebbe
saputo
che
S
.
Girolamo
,
che
negli
scatti
d
'
ira
esclamava
:
Parce
mihi
,
quia
Dalmata
sum
,
Domine
!
,
e
S
.
Marino
,
che
fondò
la
nostra
millenaria
repubblica
,
erano
non
solo
dalmati
,
ma
anche
più
italiani
di
lui
;
e
infine
avrebbe
saputo
della
preghiera
che
il
romano
popolo
di
Salona
scolpì
sull
'
architrave
del
tempio
distrutto
con
la
città
dall
'
orda
barbara
croata
e
ora
rinvenuto
negli
scavi
:
Deus
noster
,
propitius
esto
Reipublicae
Romanorum
!
.
Quelli
che
pregavano
così
erano
dalmatini
che
sentivano
,
come
ancora
ora
,
pieno
e
cosciente
il
sentimento
della
propria
Patria
.
Le
biblioteche
dalmate
contengono
un
'
infinità
di
documenti
scritti
esclusivamente
in
latino
o
in
dialetto
veneziano
o
in
italiano
,
che
testimoniano
alla
luce
del
sole
l
'
italianità
della
Dalmazia
.
Salvemini
prima
di
vomitare
tanti
turpi
sacrilegi
contro
di
essa
avrebbe
dovuto
consumare
prima
la
sua
vita
a
consultare
tutti
gli
archivi
delle
biblioteche
dalmate
!
Le
opere
d
'
arte
della
Dalmazia
sono
meravigliosi
frutti
di
artisti
autoctoni
dalmati
.
Artisti
di
anima
e
di
ingegno
italiani
.
E
l
'
arte
in
Dalmazia
ebbe
il
suo
largo
sviluppo
quando
questa
nostra
regione
a
modello
delle
regioni
sorelle
d
'
Italia
,
si
governò
a
comune
libero
e
indipendente
in
ogni
sua
città
.
Gli
architetti
più
insigni
furono
:
Radovano
,
Buvina
,
Giorgio
Orsini
detto
da
Sebenico
,
Luciano
Laurana
,
Giovanni
da
Traù
detto
il
Dalmata
,
Andrea
Alessi
ed
altri
.
Questi
stessi
per
lo
più
,
come
suole
,
furono
anche
scultori
,
però
quello
che
s
'
elevò
al
disopra
di
tutti
fu
Francesco
da
Laurana
,
fratello
di
Luciano
.
Qualche
toscano
adornò
colle
sue
opere
la
Dalmazia
,
e
fra
questi
celebri
sono
:
Niccolò
Fiorentino
e
Michelozzo
,
e
inoltre
Onofrio
di
Giordano
della
Cava
che
però
era
del
napoletano
.
Fra
i
pittori
ricorderemo
il
Meldola
,
lo
Squarcina
,
Francesco
Salghetti
Drioli
ed
altri
.
Chi
volesse
farsi
una
cultura
completa
dell
'
opera
d
'
arte
dalmatica
non
ha
che
da
leggere
la
meravigliosa
opera
di
Alessandro
Dudan
,
ferventissimo
patriota
dalmata
di
vecchia
data
.
Ma
come
se
tutto
questo
non
bastasse
,
la
redenzione
della
Dalmazia
ce
la
chiede
anche
il
senso
della
nostra
sicurezza
nazionale
.
Poiché
se
vogliamo
davvero
che
l
'
Adriatico
sia
il
mare
nostrum
per
eccellenza
,
dobbiamo
costantemente
pensare
a
far
nostra
quella
costa
frastagliata
e
insidiosa
costa
al
grado
estremo
per
la
nostra
marina
in
caso
di
guerra
.
Le
migliaia
di
isole
,
di
canali
,
di
porti
e
di
nascondigli
di
ogni
genere
che
sembrano
fatti
apposta
dalla
Natura
per
darci
noia
continuamente
e
nello
stesso
tempo
per
farci
pensare
sempre
ad
essa
,
rendono
sicuro
quel
popolo
,
venutoci
dall
'
interno
e
che
non
ha
avuto
mai
un
mare
,
il
quale
suole
ripetere
che
non
ha
bisogno
di
flotta
per
la
sua
difesa
perché
gli
bastano
le
isole
soltanto
.
E
se
la
Jugoslavia
ha
la
possibilità
di
costruirsi
una
flotta
potente
,
come
è
suo
desiderio
,
si
viene
alla
sorprendente
per
quanto
comica
constatazione
che
il
regno
trino
è
veramente
lo
spauracchio
dell
'
obbrobrioso
impero
Austro
-
Ungarico
,
che
torna
a
darci
noia
con
immensa
consolazione
della
nostra
cosidetta
sorella
latina
,
e
quel
ch
'
è
peggio
dopo
aver
sofferto
la
perdita
di
mezzo
milione
di
uomini
per
toglierci
quella
seccatura
di
triste
ricordo
.
E
nel
subdolo
e
raccapricciante
intento
di
toglierci
la
Dalmazia
non
solo
aderirono
gli
alleati
dell
'
intesa
unanimemente
,
ma
anche
i
famigerati
componenti
del
governo
rosso
sostenuti
dall
'
assordante
coro
delle
ubbriache
bestialità
che
Salvemini
e
compagni
andavano
scrivendo
sui
vari
giornali
e
predicando
nelle
varie
città
e
che
erano
citate
dagli
jugoslavi
prima
e
dagli
alleati
poi
come
vangelo
di
spontanea
confessione
rinunziatrice
dell
'
intero
popolo
d
'
Italia
.
E
il
grido
dei
dalmati
fu
allora
soffocato
crudelmente
!
E
a
Parigi
ci
privarono
anche
della
Dalmazia
,
accordataci
dal
trattato
di
Londra
del
1915
!
E
così
gli
alleati
stessi
vennero
a
dare
ragione
a
quel
Cancelliere
tedesco
che
prima
di
loro
disse
e
considerò
i
trattati
come
altrettanti
fogli
di
carta
qualunque
!
Invano
una
schiera
di
invitti
eroi
cercò
di
conservare
la
Dalmazia
,
ché
la
serie
degli
avvenimenti
vergognosi
di
quell
'
epoca
si
accavallarono
l
'
un
dietro
l
'
altro
come
disposti
da
una
mano
perfida
e
implacabile
,
e
si
dovette
lasciare
l
'
amata
terra
all
'
odioso
nemico
che
scontò
la
sua
ira
bestiale
,
perseguitando
i
nostri
connazionali
,
singhiozzanti
per
l
'
abbandono
dei
loro
bramati
fratelli
.
L
'
ingiuria
ignominiosa
alla
nostra
stirpe
e
lo
scempio
alla
nostra
dignità
di
grande
nazione
era
così
perpetrato
ignominiosamente
.
E
appena
a
stento
si
riuscì
a
salvare
Fiume
la
olocausta
,
l
'
indomita
Zara
e
l
'
isola
di
Lagosta
in
cambio
di
Lissa
!
E
in
Jugoslavia
ebbero
ferma
convinzione
della
nostra
debolezza
e
anche
oggi
credono
e
lo
ripetono
con
un
sorriso
di
scherno
beffardo
che
noi
siamo
gli
eroi
di
Caporetto
,
ignorando
o
fingendo
di
non
conoscere
la
solenne
pedata
di
Vittorio
Veneto
!
Ecco
la
falsa
luce
dalla
quale
siamo
visti
da
quel
popolo
fanatico
e
megalomane
,
che
ha
la
baldanza
sfacciata
di
parlare
abitualmente
contro
l
'
Italia
,
e
di
attizzare
il
fuoco
dell
'
odio
della
sua
gioventù
striminzita
,
esortandola
a
liberare
i
croati
irredenti
dell
'
Istria
e
della
Venezia
Giulia
!
E
naturalmente
non
sanno
che
l
'
Italia
del
Duce
,
la
nuova
,
la
vera
Italia
,
è
stata
formata
dalla
generosa
coscienza
del
manipolo
audace
di
eroi
della
marcia
di
Ronchi
e
della
marcia
su
Roma
,
che
seppero
temerariamente
sfidare
le
minacce
di
tutti
e
,
quel
ch
'
è
più
,
infondere
il
senso
del
terrore
nei
codardi
croati
della
Dalmazia
!
E
non
sanno
i
meschini
che
il
fango
,
che
un
tempo
li
favoriva
,
dei
rinnegati
incoscienti
e
dei
gretti
calunniatori
,
è
stato
cacciato
per
sempre
dalla
nostra
terra
,
e
che
al
loro
posto
è
stata
sostituita
la
forte
e
sana
gioventù
italica
di
oggi
che
,
udendo
la
voce
possente
e
autoritaria
della
razza
antica
,
si
è
proposta
di
lavare
col
valore
e
colla
giustizia
,
l
'
onta
impressa
dai
nemici
ai
nostri
più
sacrosanti
diritti
.
StampaPeriodica ,
Per
una
deferenza
personale
,
che
qualcuno
ha
voluto
rimproverarci
e
di
cui
non
ci
pentiamo
,
e
per
l
onesto
desiderio
di
far
udire
ai
nostri
lettori
le
due
campane
e
metterli
in
grado
di
poter
giudicare
con
piena
cognizione
,
noi
aprimmo
a
Merlino
le
nostre
colonne
.
Egli
preferì
dichiararsi
offeso
della
critica
del
Malatesta
e
troncar
la
polemica
...
per
andarci
poi
ad
attaccare
,
incidentalmente
,
in
nota
ad
un
suo
articolo
pubblicato
nella
rivista
del
Colajanni
.
E
questo
è
nel
suo
diritto
.
Egli
può
attaccarci
e
criticarci
quando
e
dove
gli
pare
;
ma
però
non
dovrebbe
credersi
in
diritto
di
falsare
le
nostre
idee
,
che
egli
conosce
,
poiché
non
è
ancora
molto
tempo
che
insieme
a
noi
le
professava
e
difendeva
.
Nella
nota
sopraccennata
egli
dice
:
«
Solo
qualche
anarchico
amorfista
può
dire
con
Malatesta
:
Noi
anarchici
vogliamo
che
il
popolo
conquisti
la
libertà
e
faccia
quello
che
vuole
»
.
Lasciamo
stare
,
perché
non
importa
alla
questione
,
se
si
tratta
di
qualche
o
di
molti
o
di
tutti
gli
anarchici
.
Ma
perché
mai
Merlino
ci
chiama
amorfisti
?
Storicamente
,
questa
parola
è
stata
adoperata
o
per
indicare
un
modo
speciale
di
concepire
le
relazioni
tra
uomini
e
donne
,
o
,
più
comunemente
,
per
distinguere
i
partigiani
di
certe
concezioni
individualistiche
della
vita
sociale
,
che
ebbero
voga
negli
anni
scorsi
fra
anarchici
e
che
a
noi
sembrarono
,
d
accordo
allora
col
Merlino
,
delle
aberrazioni
.
E
in
quel
senso
l
appellativo
di
amorfisti
,
in
bocca
a
Merlino
e
diretto
a
noi
non
è
che
un
gratuito
insulto
.
Etimologicamente
poi
,
amorfista
vuol
dire
che
non
ammette
forme
.
Che
cosa
autorizza
il
Merlino
a
pensare
che
noi
abbiam
perduto
il
ben
dell
intelletto
al
punto
di
creder
possibile
l
esistenza
di
una
società
,
di
una
cosa
qualunque
,
che
non
abbia
una
qualsiasi
forma
?
Amorfisti
,
perché
vogliamo
che
le
forme
che
assumerà
la
vita
sociale
siano
il
risultato
della
volontà
popolare
,
della
volontà
di
tutti
gl
interessati
?
Ma
dunque
il
Merlino
vuole
che
qualcuno
le
imponga
al
popolo
contro
o
senza
la
volontà
del
popolo
stesso
?
E
le
conservi
con
la
forza
anche
quando
avran
cessato
di
rispondere
ai
bisogni
ed
al
volere
degl
interessati
?
Discutiamo
fin
da
ora
dei
vari
problemi
che
possono
presentarsi
nella
vita
sociale
e
delle
varie
soluzioni
possibili
;
facciam
pure
dei
progetti
sul
modo
di
amministrare
gl
interessi
generali
ed
indivisibili
del
consorzio
umano
;
prepariamo
nelle
associazioni
e
federazioni
operaie
gli
elementi
della
riorganizzazione
futura
:
tutto
questo
è
utile
,
è
indispensabile
,
perché
il
popolo
abbia
una
volontà
illuminata
e
possa
attuarla
.
Ma
insistiamo
perché
la
riorganizzazione
sociale
si
faccia
dal
basso
all
alto
,
per
il
concorso
attivo
di
tutti
gl
interessati
,
senza
che
nessuno
,
individuo
o
gruppo
,
minoranza
o
maggioranza
,
despota
o
rappresentante
,
possa
imporre
con
la
forza
alla
gente
quello
che
la
gente
non
vuole
accettare
.
Merlino
ci
presenta
una
specie
di
schema
di
costituzione
politica
.
«
Bisogna
distinguere
»
egli
dice
,
«
le
faccende
più
importanti
e
di
cui
tutti
più
o
meno
s
intendono
,
e
,
queste
farle
decidere
direttamente
dal
popolo
nei
Clubs
o
Associazioni
,
i
cui
delegati
si
riunirebbero
,
come
nelle
Convenzioni
americane
,
unicamente
per
concretare
la
soluzione
definitiva
in
conformità
dei
mandati
ricevuti
.
Per
faccende
meno
importanti
e
per
quelle
che
richiedono
speciali
cognizioni
,
costituire
Amministrazioni
speciali
senza
legame
gerarchico
tra
loro
soggette
al
sindacato
popolare
»
.
«
Avanti
tutto
il
popolo
deve
concorrere
alla
nomina
degli
amministratori
pubblici
;
poi
questi
devono
offrire
guarentigie
di
capacità
,
inoltre
vi
devono
essere
regole
di
amministrazione
che
impediscano
gli
arbitrii
e
i
favoritismi
;
gli
amministratori
devono
rimanere
uguali
a
tutti
gli
altri
cittadini
e
ricevere
in
compenso
delle
loro
fatiche
un
trattamento
approssimativamente
uguale
a
quello
che
i
cittadini
tutti
ricavano
dal
loro
lavoro
;
infine
gl
interessati
devono
potersi
opporre
agli
atti
ingiusti
degli
amministratori
pubblici
e
chiamare
questi
ultimi
a
render
conto
pubblicamente
dell
opera
loro
»
.
«
Bisogna
,
sulla
base
dell
uguaglianza
delle
condizioni
economiche
,
elevare
un
sistema
di
amministrazione
pubblica
emanante
direttamente
dal
popolo
e
non
soggetto
a
nessun
centro
di
governo
»
.
Ma
come
si
deve
arrivare
a
questa
e
a
qualsiasi
altro
modo
di
amministrazione
degl
interessi
collettivi
?
Ecco
per
noi
la
questione
importante
.
Deve
la
nuova
costituzione
sociale
esser
formulata
di
getto
da
una
costituente
nazionale
o
internazionale
,
ed
imposta
a
tutti
?
O
deve
essere
il
risultato
graduale
,
sempre
modificabile
,
della
vita
stessa
di
una
società
d
individui
economicamente
e
politicamente
eguali
e
liberi
?
Deve
il
popolo
,
dopo
abbattuto
il
governo
,
nominarne
un
altro
,
il
qual
poi
dovrebbe
,
secondo
l
utopia
dei
socialisti
democratici
,
eliminare
se
stesso
;
o
deve
distruggere
completamente
il
meccanismo
autoritario
dello
Stato
e
formare
un
regime
libero
per
mezzo
della
libertà
?
Questo
Merlino
non
dice
,
e
questo
è
il
punto
di
divisione
tra
socialisti
democratici
e
socialisti
anarchici
.
Nella
sua
conferenza
di
domenica
a
Roma
,
Merlino
avrebbe
,
secondo
il
resoconto
dell
Avanti
!
combattuto
gli
anarchici
liberisti
assoluti
(
ecco
ancora
degli
appellativi
di
sapore
equivoco
)
,
«
perché
col
loro
sistema
i
prepotenti
avrebbero
modo
di
schiacciare
i
più
deboli
ed
i
più
docili
»
.
Dunque
Merlino
per
mettere
un
freno
ai
prepotenti
vorrebbe
...
mandarli
al
potere
!
O
crede
egli
che
al
potere
vi
andrebbero
i
più
deboli
,
ed
i
più
docili
?
O
santa
ingenuità
!