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Se non tengo che raramente il vostro cortese invito , e se non frequento quest ’ anno le vostre veglie , che pure mi sono carissime , spero che non vorrete tacciarmi di malcreanza . Voi tutti ne sapete la cagione . Vi vorrà molto tempo prima che cessi il crepacuore che mi opprime ! Povero amico mio ! Povero Buonaiuto ! Come ti abbiamo perduto presto : e quanti , e quanto sinceramente , hanno pianto la tua perdita ! So che voi ne sentiste gran dolore quantunque egli non avesse mai dimorato a lungo in questi luoghi : ma nel paesello di B ... dove era sindaco , come sapete da sei anni , la morte del Buonaiuto fu considerata da tutti come una grossa sciagura capitata nella propria famiglia . E ne avean ben ragione ! Quale cambiamento per quel paese in soli sei anni ! Là davvero che si può dire sorta l ’ età dell ’ oro . E tutto per l ’ opera , o almeno per lo impulso , di un sol uomo ! Sei anni fa le condizioni di B ... eran sì tristi , che non si trovava chi volesse , neppure provvisoriamente , farvi da sindaco . L ’ ozio e l ’ infingardia tenevano quella gente nella miseria e nell ’ ignoranza , e non di rado la spingevano al delitto . Infatti se le case e le stalle talora vi erano mal sicure , i campi erano aperti a continue rapine : uomini , donne , ragazzi si vedevano andare in frotta , al tempo dei raccolti , farvi man bassa , caricarli sopra barrocci e trasportarli sfrontatamente , come avrebbe fatto una tribù selvaggia col bottino preso al nemico . Chi poi , per dignità , non credeva di poter prender parte attiva alla spedizione , la facea da manutengolo ; e mi rammento benissimo d ’ un tale , che non ha mai posseduto un palmo di terreno , e che pure vendeva ogni anno parecchie belle botti di vino , senza che i proprietari abbiano mai visto uno scudo dei suoi . Non vi parlerò dell ’ ignoranza che era nel paese di B ... So che vi fu da fare , e non poco , a trovare il numero sufficiente di letterati ( come li chiamano lassù ) ossia di persone che sapessero leggere , per comporre il Consiglio comunale ; e anzi per qualcuno ... ma basta non voglio dir altro . Intanto l ’ ozio , l ’ ignoranza , il ladroneccio erano guai così incarnati nelle abitudini di quel popolo , che non si sperava più ormai di poterli , per forza umana , estirpare . Di qui la difficoltà di trovare quel benedetto sindaco . Finalmente , come Dio volle , si pensò al Buonaiuto . Egli , che passava ogni anno l ’ autunno nella sua bella villa in vicinanza di B ... , ne conosceva , quant ’ ogni altro , le grosse miserie , e s ’ impose il gravissimo compito dì medicarle per quanto uomo potesse . E vi riuscì : ma pochi sanno quante lotte avesse a sostenere ; e non già coi vagabondi , cogli oziosi , coi ladri , ma coi pochi eletti , coi magnati del luogo , con quelli che avean sempre pianto , come Geremia , sui mali del paese , senza fare un passo , né spendere la croce di un centesimo per sollevarli . Anzi ora attraversavano , come meglio potevano , la via a quell ’ uomo , che lasciava gli agi della città e della famiglia , per sacrificarsi a migliorare le loro condizioni . È cosa inverosimile , ma pur vera ! Figuratevi che , nella prima riunione del consiglio , il Buonaiuto disse esser necessario pensare a istruire il popolo , e propose tre gradi e tre modi di istruzione . Uno pei bambini , uno per i giovinetti , il terzo per gli adulti . Fu una vera tempesta fra i consiglieri : alcuni dissero che il nuovo sindaco era matto , altri più penetranti , avendolo inteso citare ad esempio l ’ Inghilterra e la Prussia , pretesero che fosse affigliato alle sette , e che avesse in mira di tirare alla religione protestante quel fior di roba di cui vi ho di sopra parlato . Tutti poi convennero in questa sentenza : che l ’ istruzione era il modo di allontanare la gente dal lavoro , di farla insubordinata e ribelle ai propri padroni , ai quali , una volta istruita , si sarebbe creduta eguale : finalmente che l ’ istruzione dei contadini era da riguardarsi come l ’ inaugurazione del socialismo . Il Buonaiuto , come potete ben credere , a queste ragioni non diede peso più che tanto e , adoprandosi come privato se non come sindaco , ottenne dalla provincia , dal governo , da parecchi amici di fuori , e da qualche possidente del paese , i mezzi per porre in atto quel sistema d ’ istruzione che avea ideato . Il primo grado d ’ istruzione destinato come vi ho detto , ai bambini , è un ricovero e insieme una scuola . Vi sono ammessi dai tre ai cinque anni . Due brave donne ne hanno cura , li istruiscono nel leggere , nello scrivere , nel conteggio , nel catechismo . Il Buonaiuto poi avea composto una serie di racconti , che le maestre recitano ai loro piccoli alunni . Per ogni giorno della settimana vi è un racconto nuovo , e sempre con la sua morale . Ora si parla del villano che , stando in ozio , va in ruina : ora del cattivello che , rubando le pesche ad una povera donna le cagiona tanto danno e dolore che ammala seriamente . Altre volte sono le gesta del contadino , che lascia l ’ aratro e prende il fucile , incontrando allegro mille disagi e mille pericoli nelle guerre per l ’ indipendenza nazionale . Quanti racconti non avea tratti quel buon sindaco dal Vangelo ! Gesù che chiama intorno a sé i bambini per istruirli , Gesù che rampogna l ’ ipocrita , Gesù che caccia dal Tempio coloro che ne voleano fare una bottega ; e tanti altri soggetti tratti da quel gran Codice , istruiscono dilettando le tenere menti . A questa prima scuola i bambini restano sino a otto anni . Oltre l ’ istruzione poi , e oltre a una educazione che tende a farli giovanetti savi ed assestati , hanno ogni giorno una buona minestra e pei più poverelli vi è ancora non di rado qualche po ’ di vestiario . La scuola infantile in poco tempo fu piena : invece di due maestre ve ne vollero tre . Fu allora stabilito che i bambini poveri vi fossero ammessi gratuitamente , ma i figli dei benestanti pagassero una piccola pensione : che fu di fatto pagata e molto volentieri . D ’ allora in poi si poté largheggiare un po ’ più verso i primi : essendo i più agiati venuti in soccorso dei più bisognosi . Pel secondo grado d ’ istruzione fu istituita la Scuola comunale . I giovanetti vi sono ammessi di otto o dieci anni e la frequentano sino ai quattordici . I giorni e le ore dell ’ istruzione furon scelti per maniera che gli alunni potessero attendervi senza lasciare le più importanti faccende campestri . Così istruzione e lavoro vanno di pari passo ; e , anzi che darsi impaccio , si completano a vicenda . Questa scuola poi l ’ avea ordinata a modo suo : e certe sue idee , a dir il vero , mi andavano a genio . Parlandone un giorno , mi diceva : “ In Italia molti si dan pena e con ragione , per gli analfabeti , purtroppo frequentissimi , specialmente in campagna : ma pure a me , più ancora dell ’ analfabetismo , fa paura l ’ ignoranza . Poiché , ” soggiungeva , “ il sapere leggere e scrivere è un mezzo di istruire ma non costituisce l ’ istruzione . Ora ognuno , giusta la sua condizione , ha dritto , e obbligo nel tempo stesso , di essere istruito . Certo che l ’ istruzione ha da variare secondo lo stato della persona . Quale istruzione dunque si competerà al contadino ? Io penso , ” seguitava il Buonaiuto , “ che chiunque faccia parte di una nazione ( sia contadino o signore ) debba conoscere primieramente i doveri e i dritti che per tal ragione gli competono ; che debba cioè avere un ’ idea delle istituzioni che regolano la nazione stessa ; di ciò che esse concedono , o comandano : come pure della storia del proprio paese che non deve essere ignorata da chicchessia . Esercitando poi il contadino un ’ arte , che è l ’ agricoltura , deve conoscere perfettamente i principî che hanno da dirigerne e guidarne la pratica . ” Perciò l ’ istruzione del contadino egli la distingueva in civile e tecnica : e , in conformità di queste idee appunto , volle ordinata la sua scuola comunale . Venne allora il pensiero dei maestri e non fu poca cosa . Ma , tra che il sindaco era impegnato in quest ’ affare quanto non può dirsi , tra che parecchi amici lo aiutarono nel nobile compito , a capo a un anno si ebbero maestri , e ottimi : che voi tutti sapete qual credito si acquistassero in tempo brevissimo . E bene a ragione : poiché , se per molti riguardi stanno al pari dei migliori maestri che da noi si conoscano , mi pare che li superino poi tutti per un pregio , che è tutto loro proprio . Parlo dell ’ arte che hanno grandissima di accoppiare l ’ insegnamento all ’ educazione agraria . A ogni momento essi sanno trovare occasione per mettere in luce l ’ importanza che ha l ’ agricoltura nell ’ umana società , per provarvi che niuna arte si conviene meglio dell ’ agricoltura ad un libero ed onorato cittadino , per farvi comprendere la soddisfazione che quell ’ arte reca a chi l ’ esercita giudiziosamente , come pure gli onesti e sicuri guadagni di cui è sorgente inesauribile . In tal maniera quei bravi maestri affezionano i loro alunni ad un ’ arte , che si avvezzano a considerar nobile quanto ogni altra , e capace di procurar loro una vita agiata , onorata e indipendente . E neppure agli esercizi militari sono estranei quei maestri . Più volte gli ho visti insegnar il maneggio delle armi in modo da far invidia a un sergente dell ’ esercito . E questi esercizi militari ancora giovano agli alunni : li rendono intanto ordinati e composti : e , se in appresso avranno da prendere il fucile , non saranno più del tutto novizzi . Quel Buonaiuto le pensava tutte ! La Scuola comunale sta aperta nove mesi : i tre mesi di estate sono di vacanza . Durante il corso vi è un esame di profitto ogni tre mesi : in questa occasione vengono distribuiti dieci premi d ’ uno scudo l ’ uno ai migliori alunni ; ma non possono concorrere al premio che quelli che durante il trimestre non mancarono mai , neppure una volta , senza motivi giusti e giustificati , alla scuola . Il giovinetto arrivato al quattordicesimo anno dà un esame finale . Riceve poi un certificato nel quale è indicato l ’ esito di tutti gli esami subiti . Fra i giovani dell ’ ultimo anno si apre ancora un concorso , per conseguire la medaglia d ’ argento per merito distinto . Nella propria villa il Buonaiuto stabilì il terzo grado di istruzione per gli adulti . Consiste in quelle conferenze che si tengono , parte nella sala grande del castello , e parte in quel podere che chiamano , come sapete , il “ podere scuola . ” Al castello una volta era il povero sindaco che trattava dei doveri e dei dritti del cittadino , della storia patria , delle istituzioni che ci reggono , e di cose simili . Nel podere si sperimentano nuovi strumenti , nuovi concimi , nuove piante , nuove coltivazioni . Si fanno confronti fra i nuovi metodi e quelli usati nel paese , e si cerca di stabilire , colle cifre alla mano , quali meritino veramente la preferenza . Un abile agronomo dirige queste conferenze nelle quali ogni contadino fa le sue osservazioni , e non di rado n ’ escono di quelle che fanno prendere il tabacco al professore , prima che possa rispondere : tanto sono giuste e sottili ! Questo è pressappoco il piano dell ’ insegnamento da quel bravo uomo ideato e messo in pratica . Ma nel paese di B ... non si trattava solo d ’ istruire il popolo , si trattava di provvedere ai grossi guai dell ’ ozio , del vagabondaggio ; della miseria e dei vizi che ne sono la necessaria conseguenza . Veramente molta gente , anche di buona volontà , davvero mancava di lavoro : si pensò a provvederlene . Il Buonaiuto istituì un Comitato , che disse di provvidenza . Questo cominciò subito a far pratiche presso molti ricchi proprietari , e con società intraprenditrici di lavori agrari , e non passò molto tempo , che la domanda di giornalieri superò il numero di quelli che il comitato avea disponibili . Partirono delle famiglie intere , accettando lavoro per qualche mese . Ora vanno via anche molte mamme , e lasciano in paese i bambini , che , potendo star tutto il giorno alla scuola infantile , sono volentieri accolti dai vicini per la notte , a fronte di un tenue compenso , e ancora gratuitamente . Le spese del viaggio dei lavoratori sono anticipate dal comitato , e sono trattenute dai nuovi padroni sui salari . I nostri contadini se ne tornano poi col loro gruzzolo , dopo aver vissuto bene e onestamente , lavorando qualche mese . E il bello è che , dopo i primi anni , quasi tutti trovarono lavoro nel comune . Molti dei nostri proprietari infatti , che non ne volean sapere di quella gente scioperata , l ’ accetta volentieri ora che si è fatta laboriosa , attenta , e , quel che più conta , onestissima . Giacché sapete cosa fece il Buonaiuto ? I laboriosi li soccorse in ogni modo ; gli scioperati li raccomandò alla benemerita Arma : così ognuno intese , che era meglio lavorare all ’ aria libera , che ammuffire nelle prigioni . I più tristi a mano a mano si fecero buoni lavoratori . Assicurato il lavoro , e assicurata qualche lira alle saccocce dei giornalieri , il solito Comitato di provvidenza , diretto dal buon Sindaco , volle istituire fra loro una specie di società di mutuo soccorso , onde provvedere alle malattie e alla vecchiaia . Fu aperta una cassa presso il comune , nella quale gli uomini versavano quattro soldi ogni settimana , le donne due . Le somme raccolte , benché tenui , si trovò il modo di non lasciarle infruttifere . Per essere ammessi nella società vi sono certe regole , che ora è inutile ridire . Quello che è certo è , che l ’ appartenervi è una gran bella cosa . Se v ’ ammalate , v ’ è chi pensa a medico , a medicine , a un vitto appropriato , per tutto il tempo della malattia e della convalescenza . E fino i vostri lavori , se ne avete di urgenti , e che la vostra famiglia non possa compirli in tempo da sé , si fanno eseguire dalla società . Che se il socio divenga inabile al lavoro per vecchiaia , ecco che gli viene un soccorso giornaliero per fin che vive . Col sacrifizio adunque di pochi centesimi alla settimana , rinunziando a qualche bicchier di vino , o a qualche sigaro , il più povero giornaliero si assicura un buon mantenimento per i casi di malattia e per la vecchiaia . Il Comitato di provvidenza poi le immagina tutte per ingrossare la cassa della Società dei lavoratori rurali . Or sono esposizioni agrarie , per visitare le quali si paga qualche soldo : e questo va alla cassa . Ora sono recite , o balli , presso qualcuno dei villeggianti , che danno motivo a riunire qualche scudo . Insomma il capitale si è andato accrescendo ben presto , e molti soci hanno già provato i buoni effetti dell ’ associazione a cui appartengono . Non contento di tutto questo , il Comitato di provvidenza istituì ancora un magazzino di derrate a pro dei giornalieri . Pensò il comitato che le derrate più necessarie alla vita , costano più caro ai poveri che ai ricchi . Questi ultimi fanno le loro provviste per tempo , e all ’ ingrosso : i primi comprano al minuto e dì per dì . Ora sapete cosa fece il Buonaiuto , capo del comitato ? Al momento dei raccolti andò dai principali possidenti della villa , e li persuase a mandare ai magazzini del comune , chi un carro di legna , chi un carro di fascine . Chi si obbligò a mandare qualche sacco di granaglie : un altro qualche misura di vinello . Tutti poi si contentarono di ritirare il prezzo stabilito delle loro derrate alla primavera , compita la vendita . Per tal maniera durante l ’ inverno i poveri giornalieri hanno i generi più necessari , a un prezzo mitissimo , se si confronta con quello che avrebbero dovuto pagare senza il magazzino provvidenza . Tutti questi vantaggi hanno quegli che appartengono alla società di mutuo soccorso . Ma per mantenersi in questa , bisogna filar dritto : ve l ’ assicuro . Chi si ubriaca , chi ama andar a zonzo anziché lavorare , chi non manda i suoi figli a scuola , chi non mantiene il buon ordine nella sua famiglia , chi fa male azioni , è cacciato dalla società ; avesse in cassa mille lire , perde tutto , e chi è cancellato una volta , torna difficilmente in catalogo . Ma ognuno bada bene di non inceppare in questo guaio ; sin ora neppur uno meritò non solo tal punizione , ma neppure un rimprovero del comitato . Finalmente non è ultimo merito del comitato stesso la vigilanza che esercita , con tanta attività , sulla nettezza , e sulla salubrità delle case e degli alimenti : soprattutto quando v ’ è minaccia di qualcuno di quei brutti mali che fanno tanto guasto dove capitano , e segnatamente se trovano la gente mal nutrita , le abitazioni sporche , le aie sudice , i cortili ingombri da materie fermentanti , o da acque che ristagnano e imputridiscono , ma nulla di tutto ciò voi trovate nel paesello di B ... , che vi si presenta povero , ma lindo e netto come uno specchio . E a chi si deve tutto ciò ? A un buon sindaco , al nostro buon amico , al povero Buonaiuto . E sì che non era uno di quegli che attualmente si chiamano grandi uomini : tutt ’ altro . Egli non aveva mai pubblicato opere o memorie sulle miserie del popolo , né sul suo miglioramento . Anzi , se non sbaglio , egli non fece stampar mai una riga : tranne i manifesti del municipio . Egli non era di quegli che studiano in tanti libroni l ’ educazione del popolo , come farebbero per l ’ educazione dei bachi da seta . Probabilmente egli non sapeva come si fa a educare il popolo in Germania , in Svizzera , in Inghilterra : ma seppe educarlo mirabilmente nel piccolo paesello di B ... “ Per il miglioramento del popolo , ” egli mi diceva spesso , “ non ho che due libri : in uno studio il male , nell ’ altro cerco i rimedi . I mali li studio nel popolo stesso : i rimedi li cerco nel mio cuore . ” E davvero che questo metodo diede dei buoni frutti . Ma intanto ! ... Egli è a godere il premio delle sue buone opere : ai suoi amici non resta che il piangerne la perdita irreparabile .
QUELLO CHE SUCCEDE A VENEZIA ( MORASSO MARIO , 1905 )
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Io credo che non vi sia città la quale si trovi nelle condizioni di Venezia . È tale la stranezza di ciò che avviene nell ' incantevole reggia , sollevata dal sogno di un nume sul mare , da turbare anche il discernimento del più lucido ed acuto osservatore . Gli occhi vigili di tutto il mondo sembrano continuamente appuntati su Venezia , a guardia della sua immunità e inviolabilità . Se si osa smuovere una pietra , se si ardisce di proporre qualche innovazione , si levano lagni proteste divieti da tutte le terre , da tutte le classi di persone , tanto che Venezia non pare più degli Italiani e neppure dei Veneziani , ma uno di quegli Stati incapaci di governarsi da sé e per i quali le varie potenze costituiscono una specie di consiglio internazionale di tutela , come l ' isola di Creta . Tutto il mondo interviene nelle faccende di Venezia ; ognuno che sgorbia una tela o sciupa del marmo , ognuno che sa tenere una penna in mano , ognuno che si è procurato il lusso di visitare Venezia o ne ha soltanto sentito parlare , si attribuisce il diritto di trattare gli affari di Venezia come suoi affari personali . Tutti poi , a conferma delle squisite doti di sensibilità , di raffinatezza , di gusto artistico , dei loro spiriti , si credono investiti della missione di difendere Venezia contro i supposti vandali che ne insidiano perennemente la divina bellezza . Tanta universale premura è toccante ma non è sempre divertente . A Venezia poi non si intende che discutere di arte , se ne parla sempre , la si mette avanti in ogni caso , non ci si preoccupa che dell ' arte e della bellezza ; è in nome dell ' arte che si propugnano e si condannano tutte le iniziative . La si nomina tanto e gli echi rispondono da tutte le parti del mondo , la si fa intervenire in tutte le faccende peggio della politica con tanta insistenza , se ne fa un tale abuso dell ' arte che a Venezia si direbbe essere tutto subordinato all ' arte , industria , comodità , ricchezza , igiene , tutto . L ' arte è su tutte le bocche , l ' arte è invocata a ogni istante , l ' arte è la norma suprema di Venezia , la bellezza vi primeggia su ogni altro scopo . Si vive adunque solo di arte a Venezia ! In questa terra privilegiata ogni cura volgare è adunque abolita , ogni misera competizione sul genere di quelle che affliggono gli altri comuni d ' Italia è qui scomparsa . Come una volta in Atene e a Firenze le uniche gare fra i cittadini sono rivolte al conseguimento della bellezza . Oh la più felice fra tutte le città ! Sembrerebbe infatti che dati tanti amorevoli ed alacri difensori , dato l ' assoluto predominio acquistatovi dall ' arte , Venezia dovesse essere più di qualsiasi altra città , sicuramente al riparo da ogni manomissione , da ogni tormento degli uomini e del tempo , dovesse essere gelosamente conservata e custodita contro ogni offesa . Sembrerebbe che a Venezia nulla si facesse se non ispirato da puri criteri d ' arte , che l ' arte vi si respirasse con l ' aria , che ciò che altrove è opera utilitaria dell ' industria e del commercio si trasformasse a Venezia in opera di bellezza . Sembrerebbe che Venezia , patria esclusiva dell ' arte , fosse l ' asilo immune da tutte le brutture , da tutte le profanazioni che altrove si commettono per avidità di guadagno , per le necessità della vita moderna . Sembrerebbe infine che a Venezia non potesse aver diritto di entrata se non ciò che è bello ed artistico e che fosse inesorabilmente respinto anche ogni più utile trovata del progresso se in contrasto con questo rigoroso programma di bellezza . E così si dice e si crede e le apparenze sono tali che tutti ne sono persuasi . L ' assordante coro che predica e decide in nome dell ' arte non lascia più intendere altra voce . Il culto della bellezza sembra spinto a tal segno da essere non solo creduto sincero , ma ritenuto tirannico fanatico e come tale molesto e irritante . Per poco io non sono stato addirittura aggredito da un pacifico negoziante il quale proprio in me , soltanto perché son solito scrivere di arte e perché in quel momento non trovavo troppo opportuna l ' idea di un grande banchetto pro Calabria in Piazza San Marco , era persuaso di scorgere uno dei tanti maniaci esteti , sistematici oppositori di ogni libera attività veneziana . - Ma non si potrà infine far più nulla in questa città , egli gridava brandendo la forchetta come un ' arme minacciosa , non si potrà più muovere un dito senza il consenso degli artisti i quali viceversa nulla fanno per la città ? Dovremo morir di fame , dovremo far di Venezia l ' ultima città del mondo in omaggio all ' arte ? Non si può più toccare un sasso , non si può suggerire un mutamento senza sentirsi gridare la croce addosso , come se tutto fosse sacro e intangibile ! - No , egregio signore , ella può serbare tutta la sua calma . Se a parole pare che le cose stiano così , in pratica , ella lo sa meglio di me , è tutto differente . È proprio Venezia , dove più si parla di arte fino a stancare , la città dove meno è tenuta in conto ; è proprio Venezia la città lasciata maggiormente in balìa del primo guastatore venuto , soltanto che si presenti in nome dell ' industria , e dove più impunemente si possa demolire e deturpare . Mentre , declamando retoricamente per l ' arte , si proibiscono e si arrestano le intraprese veramente utili , davanti alle quali anche l ' arte potrebbe sopportare qualche sacrificio ; per trascuraggine , per indifferenza , per gretteria , si distrugge , si mutila , si rovina senza necessità . Mentre per favorire il forestiero visitatore dei monumenti e delle bellezze veneziane sembra quasi che Venezia rinunci alla sua fierezza , alla sua dignità e al suo sviluppo , in realtà non concede al forestiero neanche quella elementare assistenza che egli ormai è abituato a trovare dovunque . Citerò rapidamente alcuni esempi . Non si voleva il ponte tra Venezia e la terra ferma ; soltanto per averlo proposto si è scatenata una tempesta ; sembrava che una minaccia esiziale fosse sospesa su Venezia , sulla sua incolumità , sulla sua poesia , sulla sua dolce laguna . Ebbene di ponti se ne son fatti due fra l ' acquiescenza di tutti , poiché tali si possono qualificare le condutture dell ' energia elettrica , costruite in laguna con una siffatta abbondanza di fondazioni in muratura e di torri metalliche come non sarebbe stata necessaria per fare un ponte effettivo . A Parigi città eminentemente moderna e industriale è vietato , soltanto per ragioni estetiche , di tendere fili metallici sulle strade ; talché persino i trams elettrici non possono avere conduttura aerea , ma debbono attingere l ' elettricità da un cavo sotterraneo ; a Venezia , ove questo divieto sarebbe stato indispensabile , non solo per l ' estetica ma per la conservazione , data la vetustà fragile degli edifizi , si intrecciano in aria ogni sorta di cavi e di cordoni metallici . All ' antica rete telegrafica e telefonica si è aggiunta quella nuova per la distribuzione dell ' energia elettrica e si è proceduto senza riguardo alcuno , come se si trattasse di una stazione ferroviaria . Ora poi si stanno collocando nuovi cavi telefonici , grossi come gomene di piroscafi , tanto che ognuno contiene cento fili ; ed ho veduto io tenderli ed agganciarli su sostegni di ferro infissi negli angoli marmorei dei palazzi del quattrocento . Pensate all ' effetto disastroso delle vibrazioni , di quel lungo e pesante cordone sospeso , trasmesse dal sostegno metallico all ' angolo su cui poggia ! Ma neanche nella più industriale e barbara città americana si procederebbe in tal guisa ! L ' incuria e l ' abbandono in cui giacciono i monumenti affidati adesso a maggior numero di commissioni vigilanti che non siano i visitatori , sono indescrivibili . A persuadersene basta far una corsa ai Frari , al chiostro dell ' Abbazia , alla desolata e sconciata chiesa di S . Gregorio . Circa i forestieri mi limito a dire che a una certa ora della sera e durante tutta la notte , quando appunto arrivano alcuni fra i treni più frequentati dai forestieri , come il treno di Milano delle 4.25 , proprio alla stazione non esiste più vigilanza di sorta . Ogni segno di ordine civile , di potestà pubblica è abolito ; non esistono più né leggi né guardie ; la sola legge è l ' arbitrio dei facchini e dei gondolieri che assalgono e insultano i forestieri e si rifiutano con male parole di prestare servizio al forestiero che ha la disgrazia di non andare a uno degli hôtels più di lusso . Guai a lui se ha la pretesa di alloggiare in un albergo di secondo ordine o in una casa privata ! È trattato peggio di un cane . La verità è che se tutti discutono a strillano , e mostrano di sdegnarsi o di cadere in deliquio soltanto se una foglia si muove a Venezia , facendo dell ' arte la più asfissiante delle oppressioni , niuno è sincero ; si tratta di gente che si arrampica su Venezia , che sfrutta davvero Venezia , per farsi notare con poca fatica . Niuno se ne occupa sul serio quando dalla pubblicità di un articolo o di un discorso si deve passare al lavoro vero e raccolto : i difensori allora si dileguano , si lascia fare ogni cosa come su terra da saccheggio . Venezia mi ha lasciato una profonda impressione di tristezza proprio in questi giorni in cui si teneva fra le sue mura il supremo concilio dell ' arte , in cui tutti i suoi immancabili brevettati difensori erano accorsi al suo invito . Non mi è mai sembrata più abbandonata .
I giovani DC tra De Gasperi e Fanfani ( Balzamo Vincenzo , 1957 )
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La più singolare protesta che sinora ci sia toccato di registrare in un congresso di organismi politici è certamente quella messa in atto dai giovani democristiani a Bari nel corso del loro VIII Convegno Nazionale : un sistematico boicottaggio della discussione per tutta la durata della prima giornata . I giovani democristiani non volevano discutere , si rifiutavano di dar corso al dibattito su una relazione ritenuta insoddisfacente . E tuttavia l ' atteggiamento dei delegati solo in piccola parte era diretto contro il gruppo dirigente uscente : esso più ancora investiva e colpiva il partito di cui i giovani avvertivano con stizza e timore le pressioni palesi e i sotterranei ricatti politici . Sicché mal ne incolse all ' incauto presidente che reiteratamente incitava i delegati a prendere la parola , perché un congressista , vincendo ogni ritegno , con chiara , limpida voce rimbeccò che « inutile era discutere quando ogni cosa era già statu decisa a Roma presso la direzione del partito » . Questo atteggiamento veniva , però , interamente rovesciato l ' indomani quando l ' opposizione di sinistra trasformò la protesta morale in uno dei più duri attacchi al gruppo dirigente che la storia del movimento giovanile DC . forse ricordi . Le violenze verbali , non disgiunte da rigorose analisi politiche , dei vari delegati spinsero gli osservatori esterni a considerare gli oppositori dei « votati » alla « bruciatura » politica ; gente , cioè , decisa , ad ogni costo , a vuotare in una sola volta tutto il sacco delle amarezze , delle delusioni , dei risentimenti accumulati nel giro degli ultimi anni . Ed invece la battaglia dell ' opposizione che apparve disordinata , all ' inizio - e in parte lo fu - che non seppe sempre interamente prospettare soluzioni alla crisi politica dei gruppi giovanili , che fu di volta in volta o troppo astratta o troppo imprecisa , ma che costantemente fu sostenuta da un entusiasmo senza limiti e da una inebriante passione politica , riuscì a scuotere dal torpore buona parte dei convegnisti ( quelli , per intenderci , liberi dall ' ipoteca del partito e dalle piccole e grandi cariche , nel sottogoverno ) e a determinare , in definitiva , quell ' insperato risultato elettorale che decretò la sconfitta morale del gruppo dirigente . La vittoria di De Stefanis ( da tutti prevista di dimensioni esorbitanti ) con un solo voto di maggioranza viene , infatti , a dare conferma di questo dato di fatto . Prima di giungere , però , a delle valutazioni politiche del convegno giovanile DC . di Bari , ci sembra opportuno fare un rapido excursus della storia dei gruppi giovanili DC . di questi ultimi anni , per individuare attraverso la ricostruzione dei fatti ( le uniche cose valide nella lotta politica ) i motivi che hanno determinato questa lunga crisi di giovani democristiani . I giovani con Dossetti contro De Gasperi Nella storia del movimento giovanile DC . possiamo riscontrare , in sostanza , due fasi importanti . La prima risale al periodo degasperiano e si chiude nel 1948 . Fu quello il periodo della strutturazione dei gruppi giovanili , una strutturazione che avvenne , però , senza la diretta partecipazione della base . De Gasperi concepì il movimento giovanile come una espressione settoriale del partito e , nella pratica , impedì la libera ed autonoma espressione delle forze giovanili . Questo atteggiamento del vecchio leader DC . portò i giovani ad incontrarsi e ad assorbire il dossettismo e ad assumere una posizione antidegasperiana che durò fino al 1951 , cioè fino al giorno della crisi del dossettismo . Rotti gli argini fra cui De Gasperi voleva ad ogni costo restringerli essi si immersero in un impegno politico e dottrinario di notevole dimensione . Attraverso questo impegno i giovani realizzarono quanto non erano stati capaci di fare prima , attraverso le formule organizzative che De Gasperi mantenne sempre nelle angustie del tecnicismo e del burocratismo ; si calarono cioè , nelle realtà provinciali e comunali e scoprirono il mondo del lavoro con le sue ansie , le sue lotte , le sue rivendicazioni . Questo contatto con la realtà doveva , però , inevitabilmente portare i giovani ad abbandonare l ' astrattismo politico e la teorizzazione della lotta politica proprio del dossettismo . Il loro nuovo atteggiamento critico contribuì non poco , a mio avviso , alla successiva crisi politica del dossettismo e a quella personale di Dossetti stesso . In quel periodo , all ' incirca , Galloni fondava Per l ' Azione , la rivista ideologica dei giovani DC . Attraverso quella rivista i giovani precisavano meglio i loro orientamenti fino a giungere , dopo il definitivo ritiro di Dossetti dalla vita politica attiva , a sperimentare nuove forme politiche . Nasceva , così , la corrente di « Iniziativa Democratica » che , contrariamente a quanto comunemente ritenuto , ricevette il primo impulso dai giovani , fra cui si distinsero , al centro , Galloni , Zaccagnini , Malfatti , Morlino , Ciccardini e nelle province Bolardi ( a Reggio Emilia ) ; Guerzoni ( a Modena ) ; Di Capua ( a Bologna ) ; Artusi ( a Forlì ) ; Speranza ( a Firenze ) . Solo più tardi si impadronivano di « Iniziativa Democratica » Fanfani e Rumor . In quel periodo Guido Gonella assumeva la Segreteria del Partito , ma i giovani furono diffidenti verso il nuovo segretario . Questa diffidenza doveva tramutarsi , nel giro di pochi mesi , in un vero e proprio conflitto fra movimento giovanile ( che si era stretto intorno a Malfatti ) e partito . Era il tempo in cui Il Mondo definiva i giovani DC i cattolici giacobini ; era il tempo in cui i giovani conobbero i maggiori successi all ' interno del partito . Ma l ' errore di Malfatti fu proprio questo : di far convergere l ' attenzione del movimento giovanile esclusivamente sul partito e di non considerare quello che avveniva al di fuori negli altri movimenti giovanili , tra la gioventù italiana . Malfatti indubbiamente riuscì a dare un indirizzo al movimento giovanile all ' interno della DC , ma fu incapace di impostare un discorso alla gioventù , fu incapace , cioè , di compiere , dopo la caduta del dossettismo , una chiara scelta politica e sociale nel paese . Le incertezze del gruppo di Malfatti ebbero come prima conseguenza una divisione fra i cosiddetti teorici - quelli cioè che discutevano ( senza realizzare ) esclusivamente di alta strategia politica - e i cosiddetti avanguardisti quelli , cioè , che volevano impegnare i gruppi giovanili soltanto nelle attività sportive e ricreative , trasferendo anche nell ' organizzazione giovanile democristiana , il tipico metodo parrocchiale di organizzazione della gioventù . Nel Paese , intanto , la situazione politica generale diviene sempre più tesa . I partiti e i movimenti giovanili si impegnano in grosse battaglie ; le masse popolari premono e si mobilitano in lotte di vasto respiro nelle fabbriche e nelle campagne . Nelle scuole i gruppi studenteschi rafforzano le loro posizioni e sviluppano la loro problematica politica e culturale ( vedi i congressi dell ' UGI e dell ' UNURI di Milano , di Montecatini , di Grado ) . Il movimento giovanile democristiano resta al di fuori di questi fermenti ed è letteralmente paralizzato dalle incertezze interne e dalla polemica col partito . Crede di sanare i contrasti non assumendo alcuna chiara posizione e attuando la politica del caso per caso . Ma all ' interno gli iscritti rumoreggiano e si verificano le prime clamorose defezioni . I teorici e gli avanguardisti Bartolo Ciccardini , uno dei massimi dirigenti giovanili , fonda la rivista Terza Generazione ( 1952 ) e mette in discussione tutto il passato del movimento giovanile nello stesso tempo tende a riqualificare tutta l ' opera di De Gasperi . La sua critica , che peraltro è astratta e scarsamente positiva , urta suscettibilità personali oltre che politiche , per cui è costretto ad abbandonare il partito . Lo segue il giovane Grazzini . Il gruppo dirigente , per arginare le frane e per colmare il vuoto politico , tenta il discorso ideologico . È il momento dei saggi teorici sulle strutture e sullo Stato . Ciò non fa che approfondire il distacco fra i teorici e i pratici . Si cade nell ' immobilismo politico , e il linguaggio dei dirigenti diviene sempre più incomprensibile per la base ; un po ' dovunque si formano gruppi di élites , che sovente assumono la fisionomia di veri e propri cenacoli per iniziati . Dall ' altro lato i cosiddetti pratici non trovarono altro mezzo per inserirsi nella realtà nazionale che quello di agganciarsi a questo o a quel parlamentare , a questo o a quell ' uomo di governo . Suona , così , l ' ora di Fanfani che si presenta ai giovani in veste di uomo dai programmi scientifici . Egli ha intuito l ' ansia di concretezza dei giovani e spera di avvincerli col suo dinamismo politico ed organizzativo ; considera , inoltre , maturati i tempi per trasformare la corrente di iniziativa democratica ed opera per avere i giovani dalla sua parte . In questo clima confuso si arriva al congresso di Roma del 1952 . Fanfani preme con sempre maggiore energia sui giovani , i quali , disorientati , finiscono per crollare e arrivano sino ad accettare la legge maggioritaria , giustificandola con la necessità di impedire un ' alleanza a destra della democrazia cristiana . Franco Boiardi e Di Capua si oppongono a questa capitolazione , ma ormai i gruppi giovanili non hanno più iniziativa . La sconfitta elettorale del 7 giugno accelera il processo di disfacimento . Dovremo giungere al 1954 perché un gruppo deciso e preparato ( Speranza , Chiarante , Magni , Boiardi , Di Capua , Paglietti ) riesca ad entrare nel Consiglio Nazionale e a tentare la salvezza attraverso una rapida preparazione di quadri e l ' istituzione di centri di studio . Nel paese , intanto , il Partito Socialista Italiano ha impostato la politica della apertura a sinistra che i giovani democristiani guardano con simpatia . L ' attività dei nuovi consiglieri porta i gruppi giovanili ad una grande affermazione nel congresso di Napoli - circa un quinto dei delegati sono giovani - e attraverso il voto dei giovani vincono la loro battaglia congressuale Malfatti , Chiarante e Galloni . Vince , però , anche Fanfani , che instaura nei confronti dei giovani un metodo duro . Con Fanfani , ormai , si discute solo su posizioni di forza . E i giovani non sono forti . Al contrario , non hanno sanato le antiche e gravi debolezze politiche e strutturali del passato . Amareggiato dalla sconfitta del 7 giugno e dall ' esito del Congresso di Napoli , De Gasperi comincia intanto a comprendere la realtà giovanile che si agita nel suo partito . Per il vecchio statista è come una rivelazione . La seconda generazione ( quella che è al governo e sulla quale egli aveva posto ogni fiducia ) lo ha praticamente abbandonato . Egli allora capisce il grosso errore di non aver saputo gettare un ponte verso le nuove generazioni . Uomo accorto ed intelligente , De Gasperi riuscì finalmente a comprendere quali immense energie egli avesse trascurato ed umiliato in tutti quegli anni che aveva avuto in mano il partito e , con pronta intuizione , cercò di superare la frattura e di legare finalmente la prima alla terza generazione . Fissò anche per l ' estate un incontro a Sella con i giovani . Voleva discutere con loro ; voleva conoscere , le loro ansie , le loro aspirazioni . Come ebbe a dire ad un suo collaboratore voleva provare anch ' egli ad imparare dai giovani . Ma era ormai troppo tardi . Una settimana prima dell ' incontro , De Gasperi moriva . Il pugno di ferro di Fanfani Il movimento giovanile , così , perduta questa occasione , resta sempre più imbrigliato nelle maglie del gioco di partito . Invano Boiardi , Di Capua , Magri , Chiarante chiedono al movimento giovanile di riunire le residue forze per rivolgersi non più al partito ma alle masse giovanili , invano chiedono che sul piano politico generale i giovani DC . si facciano accusatori dell ' integralismo fanfaniano e propugnatori di nuove alleanze della DC verso sinistra . Il loro discorso resta contraddittorio ( si pronunciano per nuove alleanze a sinistra ma non sanno decidersi ad accogliere la politica di apertura a sinistra verso la quale continuano a dimostrare solo « simpatia » ) . Di queste contraddizioni approfitta Fanfani che taglia i fondi al movimento giovanile , provoca , con l ' aiuto dello stesso Malfatti , le dimissioni di tutto l ' esecutivo giovanile , impone la gestione commissariale . Sul nome del commissario , però , Fanfani è costretto a cedere . L ' uomo di fiducia da lui proposto non viene accettato dai giovani che fanno cadere la loro scelta su Ferragni . Ferragni ignora i problemi politici e i problemi dei giovani . Cerca di non dispiacere né a Dio né « ai nemici sui » e procede , con snervante prudenza , in un lavoro strettamente burocratico . Il generoso tentativo di Boni e di Cabras di ridare vigore al movimento giovanile attraverso una intensa attività nel campo studentesco è destinato a fallire , come è destinata a fallire l ' azione della rivista Il Ribelle e il Conformista che nasce come giornale di opposizione . Al congresso di Firenze del 1955 , del movimento giovanile DC . non resta che una pallida testimonianza politica e morale . La nomina di Ernesto G . Laura non porterà alcun mutamento . I più attivi , intanto , abbandonano la lotta . Gli altri vengono circondati da un ambiente ostile di partito . Cadono , così , le ultime riserve verso Fanfani . Qualche critica viene ancora fatta ma non ai estrinseca mai in forme politiche . Ormai i giovani democristiani vivono completamente staccati dalla realtà in cui si dibattono le nuove generazioni ; sono estranei ad ogni problematica genuinamente giovanile ; sono assenti da ogni lotta giovanile . In questo clima si è giunti al recente convegno nazionale di Bari dove la maggioranza si è accorta che un muro di diffidenza la divideva dalla gioventù italiana e dalla stessa base giovanile democristiana . Ma Fanfani non può permettersi il lusso di perdere la sua maggioranza e decide di offrire al convegno la testa del solo Ernesto G . Laura . Spera , così di mantenere lo statu quo e di creare una stabile maggioranza intorno a De Stefanis . I fatti , però , lo smentiranno : contro ogni previsione , come dicevamo all ' inizio , l ' opposizione di sinistra si afferma clamorosamente e manca il completo successo per un soffio . È chiaro che a Bari l ' opposizione non abbia ancora saputo tenere un compiuto discorso politico . Le amare esperienze di questi anni non hanno ancora liberato la sinistra giovanile democristiana dalla sua tendenza a teorizzare e quindi a scivolare su un terreno di élites . Ha però saputo bene individuare la causa di tutte le disgrazie del movimento giovanile , quali la mancanza di autonomia e lo slegame con le masse giovanili e , in generale , con le masse lavoratrici del paese . Per i giovani democristiani l ' autonomia , perciò , resta oggi l ' unica via di scampo . Liberarsi dal conformismo fanfaniano , svincolarsi dal paternalismo di partito , riprendere un contatto alla base con i giovani ; non ci sono altre soluzioni . È , del resto , questo un discorso che oggi dovrebbero fare un po ' tutti i movimenti giovanili .
Protesta e sberleffo ( Rodotà Stefano , 1987 )
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Il voto di protesta s ' insinua dappertutto , dissolve schieramenti tradizionali , amplifica le voci più diverse . E mai come questa volta i primi commenti hanno sottolineato questo carattere del voto . Protestano gli operai di Marghera e i piemontesi delle valli , cacciatori di Reggio Calabria e giovani al primo voto , ecologisti e adoratori di Cicciolina . Ma è tutta vera protesta ? Quale denominatore comune si può offrire a interessi e a gruppi tanto diversi ? Ci si può fermare al confronto tra le varie liste o si deve guardare al modo nel quale sono state indirizzate le preferenze ? Una novità comunque c ' è . Quello che nelle ultime occasioni era stato il comportamento di protesta per eccellenza , l ' astensionismo elettorale e il voto bianco o nullo , non riceve più il favore dei cittadini . Cresce il numero già altissimo dei votanti , le schede bianche e nulle sembrano in diminuzione . Questo vuol dire che l ' offerta elettorale , rappresentata dalle liste in competizione , è apparsa questa volta più allettante che in passato , capace di interpretare meglio le spinte dell ' elettorato . Ma che tipo di spinte ? Attenzione , dice più d ' uno : sono spinte localistiche , corporative , razziste addirittura . Nel programma delle liste locali piemontesi non c ' erano forse le proposte di non pagare la quota delle imposte che va a favore del Mezzogiorno e il rifiuto di avere insegnanti o impiegati meridionali ? Voti del genere esprimono certamente una protesta , che si dirige verso l ' intero sistema dei partiti ed esaspera interessi particolaristici . E sulla stessa linea si trovano quelli che , a Reggio Calabria , formano e votano una lista per dare la caccia al falco pecchiaiolo . Questa protesta , però , non ha nulla a che vedere con il voto dato alle liste verdi . Qui si ritrova il rifiuto di un ambiente pesantemente degradato . Ma la motivazione fondamentale è l ' affermazione positiva di nuovi valori , in grado di fornire alla politica la capacità di interpretare meglio le esigenze del mondo di oggi e di domani . E il voto ai radicali e al loro ultimo emblema elettorale , Cicciolina ? Qui di protesta non c ' è nulla . C ' è un puro sberleffo alle istituzioni , che in altri casi si è espresso scrivendo sulla scheda frasi variamente oltraggiose . Su questa base mi sembra che sia stata costruita una operazione consapevole e mirata di discredito del Parlamento . Già durante la campagna elettorale si è irriso a una possibile maggioranza di alternativa " da Natta a Cicciolina " . Domani sarà facile ridicolizzare la richiesta di portare il governo in Parlamento per discutere qualche serio problema . Immagino già la battuta : " Vogliamo discutere di queste cose con Cicciolina ? " . Un ' altra pietruzza sarà così stata portata alla costruzione di chi vuol liberarsi dell ' ingombro del Parlamento per adottare modi di governo sempre più sbrigativi e autoritari . Una prima analisi del voto ci dice pure che , per esempio , i verdi hanno trovato consensi nei quartieri operai dove è stata secca la perdita comunista . Una protesta contro il degrado ambientale di zone come Marghera ? Certamente . Ma anche un modo di sottolineare il distacco da un partito non più ritenuto il difensore di fasce sociali deboli . Ecco , allora , un paradosso di queste elezioni . Il sistema politico si articola , dà ingresso in Parlamento a interessi nuovi , ma non riesce a offrire rappresentanza adeguata a interessi " vecchi " , se così si possono definire quelli di una parte della tradizionale classe operaia . Il voto per il Pci si segnala anche per il largo consenso ricevuto dagli indipendenti . Questo vuol dire adesione alla scelta di apertura alla società fatta dal Pci . Ma non c ' è pure protesta contro uomini e apparati di partito , giudicati dallo stesso elettorato comunista non adeguati a quel rinnovamento che le candidature indipendenti vorrebbero simboleggiare ? Come rispondere al diffuso malessere espresso da questi diversi voti ? Con una legge elettorale che impedisca ai gruppi minori di entrare in Parlamento ? Attenzione , però . Se il sistema politico è malato , la cura non può consistere soltanto nel rompere il termometro .
PROGRAMMA ( LA DIREZIONE , 1867 )
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Non con pompose parole e vane promesse vogliamo tessere il nostro programma , il titolo di questo periodico parla abbastanza per sé . Ora che l ’ Italia , mercè la costanza di quel Re che seppe guadagnarsi il titolo di Galantuomo , è fatta libera ed indipendente da ogni straniero , è uopo che gli uomini di cuore procurino ad essa un altro bene ; le nostre finanze sono depresse , le arti abbandonate , le scienze , fatte poche onorevoli eccezioni , dimenticate ; le amministrazioni sconvolte ; l ’ agricoltura negletta ; le industrie cadenti ; il commercio quasi atonico : tutto conviene che torni all ’ ordine , a quell ’ ordine che fece dell ’ Italia la Regina del mondo ; e nulla ci manca perché a quel primiero ordine noi possiamo conseguire , avvegnaché questa lingua di terra benedetta da Dio tutto possiede per lo scopo , e un cielo prediletto , ed un terreno fertile , e sorgenti di materie prime , e più che tutto vale , una scintilla di genio in tutti i suoi abitanti . Perché adunque non ci troviamo in florido stato ? Perché prima che il magnanimo Carlo Alberto concedesse lo Statuto , e prima che tutta Italia fosse riunita in una sola famiglia ponevano ostacolo i retrogradi governi , perché per ottenere l ’ intiera libertà i già liberi dovettero sacrificare e vita e capitali e tutto ; perché infine ed è conseguenza de ’ retrogradi governi , di cui dissi più sopra , esistono in Italia più di 12 milioni di analfabeti , di Italiani cioè che non sanno né leggere , né scrivere . Pur troppo in quella classe che chiamasi popolo , son compresi tutti questi inalfabeti ; ed è questo popolo che costituisce la ricchezza d ’ una nazione : è dalla sua mente , dalle sue braccia , dal suo lavoro che ne scaturiscono le arti , le industrie , il commercio , insomma tutto l ’ immenso guadagno che sostiene le nazioni . Or bene di questo popolo una gran parte è analfabeta e quindi non può da per sé istruirsi ; un ’ altra parte , ed è assai piccola , sa leggere e scrivere più o meno bene , ma come può istruirsi ? Coi libri gli è vero ; ma oltrecché pochissimi sono scritti popolarmente , in modo cioè che possano essere compresi colla scarsa dote di cognizioni , pochissimi sono accessibili alla borsa del popolano o dell ’ operaio che non può toglier gran somma allo scarso guadagno . Ed ecco la ragione del nostro periodico . Abbiamo un governo liberale , non abbiamo più alcun nemico a scacciare , possiamo conservare la nostra pace , ebbene , scacciamo l ’ ignoranza , facciamo disparire que ’ 12 milioni d ’ analfabeti , e l ’ Italia sarà davvero ! Detta la ragione del nostro periodico ecco due parole sul modo che lo condurremo . In una prima parte tratteremo degli studi economici sociali , i quali daranno ai nostri lettori delle idee abbastanza chiare intorno alla religione , alla politica , intorno ai propri diritti , ed ai propri doveri . Tratteremo in una seconda parte delle scienze e delle arti applicate ed esposte in modo facile e piano , non dimenticando di enunciare le scoperte e le invenzioni . In una terza daremo una breve rassegna politica tanto perché anche il popolano sappia quali cose si fanno attorno a sé in questa società di cui egli è sostegno . Dichiariamo però che non sarà che una cronaca perché è nostra opinione che finché abbia acquistato quel grado d ’ istruzione indispensabile per rettamente giudicare con cognizione di causa , il popolano e l ’ operaio non debbano ingerirsi di politica . Sappiano che sia la politica , che succede in essa , esercitino i loro diritti politici , ma non vadano più in là ; quando avranno acquistate le necessarie cognizioni , oh allora entrino in campo , sono cittadini pur essi e ne han pieno diritto . Dichiariamo altresì che sulla nostra bandiera politica sta scritto : Libertà , giustizia , Italia una sotto Vittorio Emmanuele II ; e non ci lasceremo attrarre da questo o quel partito . Daremo infine una raccolta di notizie varie , nelle quali raduneremo tutto ciò che stimeremo utile pel nostro buon popolo . Lo ripetiamo , il titolo spiega il programma , e questo titolo , speriamo , ce lo guadagneremo . Saremo amici davvero , vogliateci controcambiare col perdono dell ’ amicizia , e credeteci .
LA MIA COMPAGNA ( MORASSO MARIO , 1905 )
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Bisogna vederla quando io la invito a una gita sul mio minuscolo automobile ove a stento posso trovare un posticino e non molto comodo per lei ! La gioia entra in lei e la anima come la brezza nella vela . Il suo volto si increspa di sorriso , i suoi occhioni azzurri si rischiarano e brillano , le sue manine paffute battono l ' una contro . l ' altra giocondamente . Non fa tardare mai il consentimento , non è mai di mala voglia , non ha mai alcuno di quelli impicci femminili che capitano espressamente per mandare a monte i divertimenti meglio improvvisati . È sempre pronta e felice . Non c ' è mai pericolo che l ' invito la contrarii . La sua gioia si muta poi in fervore . Ella si veste , si appresta in due minuti , provvede a tutto ciò che le occorre , nulla dimentica . Anzi ricorda a me le cose necessarie ; va lei alla ricerca degli strumenti che possono abbisognare alla nostra macchina . Pensa alla chiave inglese e all ' oleatore , si mette in tasca del filo di ferro , delle pezze di gomma per medicare le ferite dei pneumatici , mi domanda se ho preso la manopola e la spina per il contatto elettrico , e fila giù per le scale prima ancora che io mi sia calcato sulle orecchie il berretto . Nel portico di casa ella entra in funzioni . Si tratta di estrarre il nostro sbuffante veicolo dalla sua cella . Ella non si rifiuta alla fatica ! Eccola affaccendata a tirare una ruota perché la macchina possa svoltare dall ' andito , e poi afferrata all ' asse posteriore per trattenerla nella scesa dei due gradini che ci separano dalla strada . Siamo quasi al punto ; ella ispeziona un istante il motore , toglie via un po ' di fango disseccato dal lucido recipiente della benzina , dà due o tre colpetti al galleggiante del carburatore , come ha veduto fare da me , per assicurarsi che la benzina è arrivata , un ultimo sguardo a tutto l ' insieme e ... in sella . - È bella è , la nostra quaranta cavalli ! ella esclama con un sorrisetto di orgoglio . Non occorre che io dica che il modesto ruotabile che viene pomposamente gratificato di una cifra così ingente di cavalli , non arriva a quattro . Ma il mio camerata in gonnella è ottimista e poi sente l ' amor proprio del proprietario , così da moltiplicare per dieci la forza del motore . Io mi arrampico per primo , mi accomodo in sella , dispongo le manette del gaz e della accensione per la partenza e poi l ' aiuto a salire . L ' impresa non è facile , sempre per la ristrettezza del posto . L ' afferro sotto le braccia la sollevo , ella sgambetta in aria , finché si appoggia più che non si sieda , su un mio ginocchio , punta i piedi sulla forcella della ruota davanti , si calca il berretto sugli occhi facendo sporgere ben innanzi la visiera , si accomoda i grossi occhiali sul nasino , e quando è convinta che la sua tenuta da chauffeuse è perfetta domanda : Andiamo ? Posso mettere il contatto ? - Via ! rispondo . Gravemente ella gira la manopola , compresa del miracolo animatorio che sta per compiersi , mentre con l ' altra mano si trattiene , aggrappandosi , al mio braccio . Siamo in un momento critico . Il demarrage della macchina non è tra i più facili , io debbo prima che il motore si avvii dare due o tre colpi di pedale . Per questo movimento un po ' brusco ella che non aveva altro sostegno che il mio ginocchio destro , si trova improvvisamente sbalzata su e giù alternativamente come se navigasse su un cattivo battello attraverso la Manica , durante una raffica . Ma neanche questo sballottamento la mette di cattivo umore , tutto al più le sue dita si contraggono più strettamente sul mio braccio per conservare l ' equilibrio . Per fortuna la raffica dura poco , il motore inizia la serie confortante dei suoi scoppi regolari che diventano sempre più frequenti come gli spari di molti fucili a ripetizione . Quello strepitio ritmico che fa voltare i passanti con un viso arcigno giunge alle nostre orecchie dolce come una musica . Non arriviamo come quel tale chauffeur maniaco a preferirlo a un motivo del Parsifal , tuttavia in quell ' istante ci riempie di contentezza . È il segnale che tutto va bene . E non è poco ! Veramente io mi sono affrettato troppo a rallegrarmi , poiché a cento metri da casa , proprio mentre ci si presenta un ' ardua salita sento che il motore cala e crepita più sordamente . Capisco che nella precedente agitazione delle sue gonne si deve essere spostata la manetta del gaz , forse si è quasi chiusa . Ma io non la vedo . E muovere le braccia è pericoloso poiché ella vi si appoggia . D ' altra parte non c ' è da esitare . - Stai attenta , debbo regolare l ' ammissione del gaz ! Ella ha capito , lascia andar le braccia , si afferra al manubrio . Io corro alla ricerca della manetta ribelle , la apro , si riparte a grande velocità . La salita è superata , siamo in cima , ella si rivolge , nel suo viso scintilla la soddisfazione della vittoria . - Hai visto , ella dice , come va bene ? Corre è ? È forte ! Non ha neanche sentito la salita . Come è bravo , poverino . E nella sua effusione ella parla alla macchina come ad un vecchio ( e non ha torto ) e fidato amico : " Caro , mi piaci tanto tanto ! " E così dicendo carezza con la mano il manubrio . La mossa è stata un po ' azzardata , ha cambiato le nostre condizioni di stabilità . Sento la mia compagna che scivola giù pian piano dal ginocchio . Decisamente la nostra vettura non è fatta per due . Ella però sta in guardia e , da svelto acrobata , puntellandosi con braccia e mani al manubrio come i ginnasti quando girano attorno alla sbarra si ricolloca ridendo su quell ' incerto sedile che è il mio ginocchio indolenzito . Ora si marcia , siamo usciti dalla città , davanti a noi si apre una lunga strada diritta , fiancheggiata da grandi platani . Sembra di camminare in un bel viale . Non ci sono né bestie né uomini in vista . Posso affidare una parte della manovra alla mia compagna che ne freme di voglia . Già si è voltata parecchie volte per mostrarmi il suo visetto desideroso e i suoi occhi interrogativi . Ella palpita di aspettazione . Niuna cosa le potrebbe fare maggior piacere del consentimento che io sto per darle . - Vuoi guidar tu ? io le chieggo . Non ho ancora finita la domanda che ella mi risponde con tre sì uno più giulivo dell ' altro . - Stai attenta al contatto , io l ' avverto . Se vuoi fermare non hai che da voltarla in dentro . Ma ella lo sa e questa volta mi risponde un sì quasi indispettito , mentre si impadronisce del manubrio che le sue manine di fata non riescono neppure a stringere interamente . Per ogni buon fine io rallento un po ' l ' andatura , ma ella vuol correre , e mi incita : Via , via ! Metto un po ' di avance , la corsa si accelera . Via , via ! ella ripete . Ed ella è veramente bellissima così infervorata dalla ebbrezza della corsa . Dà gioia a vederla . Ma ancora più ammirevole è la sua posa , è l ' intensità della sua attenzione . Pare un corridore su un formidabile arnese di velocità . Il corpo è incurvato sulle braccia fissate alle estremità del manubrio , il capo col berretto calato sotto le orecchie e con gli occhiali che lo ricoprono per metà è tutto proteso in avanti con un gesto risoluto e scrutatore . Ella vibra all ' unisono con la macchina , le due vite si fondono in una . Io non la ho mai veduta così assorta , io son sicuro che non passa in lei una sola sensazione estranea al suo atto . Ha posto tutta sé stessa in quella funzione , come se compisse qualche cosa di solenne , di decisivo , qualche cosa che la innalza ad una altezza sconosciuta . Il mondo , io compreso , è scomparso per lei . E per richiamarla a me e alla realtà medito un piccolo tranello . Senza che però ella mi sproni , aumento io la velocità , metto progressivamente più avance . Come un sensibile puledro la macchina sente la spinta , il suo galoppo si fa più rapido , lo strepito del motore si è convertito in un ronzio . Si vola . Naturalmente i miei piedi sono sul freno e una mia mano di nascosto tiene il manubrio . Ah ecco che essa si volta , nulla dice , si rivolta ancora , non vorrebbe farlo parere . Non ride più , il suo suddito è diventato ora più forte di lei . Ella ne ha la coscienza vaga e nel suo voltarsi verso di me vi è come la richiesta di un supplemento di autorità . Finalmente si decide : Non ti pare che vada troppo presto ? E con la manina fa compiere un mezzo giro alla manopola e toglie l ' accensione . Il piccolo gesto le ha ridato tutta la fiducia , le ha mostrato tutta la sua potenza , poiché è stato sufficiente a tagliare il tendine del mostro dianzi indomabile . E sotto gli occhiali che le nascondono mezzo viso scorgo i suoi occhi lampeggiare di fierezza , come prima stavano per inumidirsi di lacrime . Mi avvedo ora che mi sono dimenticato di presentarvi la mia incomparabile compagna . Riparo alla dimenticanza . Ha cinque anni . È mia figlia .
Ideologia e politica ( Petronio Giuseppe , 1957 )
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Agazzi ci invita a discutere , e dunque discutiamo . Benché io , almeno questa volta , vorrei intervenire non tanto per offrire delle soluzioni ai problemi che egli ha indicati , quanto per mettere in guardia da soluzioni oggi correnti e dalla tendenza a innovare a casaccio , per impulsi viscerali non ben controllati o per ragioni di tattica spicciola . Perché se aggiornare e rinnovare l ' ideologia è necessario , continuamente necessario , è pure vero che innovare frettolosamente , senza una analisi a fondo delle situazioni nuove e senza salde basi ideologiche , può essere assai pericoloso . Non ci meraviglieremo perciò , né ci dorremo , se la svolta politica avutasi nel mondo socialista con il XX congresso del PCUS prima , con il Rapporto Krusciov dopo , con gli avvenimenti polacchi e ungheresi più tardi , ha condotto al riesame di alcuni punti anche essenziali , della ideologia a cui fino allora si era ispirato il movimento socialista . La nuova situazione , richiedendo una politica nuova , richiede , ovviamente nuove basi teoriche . Ci dorremo però che la nuova teorizzazione sia stata , il più delle volte , superficiale e improvvisata , senza né saldi fondamenti ideologici , né un esame serio della situazione obbiettiva . E i danni di una teorizzazione errata o insufficiente sono gravi ; da una parte , l ' elaborazione superficiale di nuove tesi ideologiche è spia di un ' azione politica incerta : dall ' altra , poiché le teorie , nate dalla prassi , influiscono a loro volta sulla prassi . teorizzare male ed in fretta induce ad un ' attività politica incontrollata e malsicura . Non è il caso certo , di esaminare qui tutte le tesi che sono venute affiorando in quest ' ultimo anno . Io vorrei limitarmi perciò ad indicarne talune e a sottolinearne i lati deboli , per invitare ad un approfondimento ulteriore . E sarò , per ovvia forza di cose , quanto più schematico mi sarà possibile essere . * * * Generalmente diffusa è ora la tesi della cosiddetta accettazione del metodo democratico . Una tesi , questa , che esprime non solo un ' esigenza politica ( convinzione che la conquista del potere sia possibile , oggi , solo per via democratica , sicché occorre resistere ad ogni tentazione rivoluzionaria ) quanto anche un ' esigenza morale , come una ribellione della coscienza al regime dittatoriale di Stalin e alle degenerazioni del socialismo verificatesi nelle democrazie popolari . Quella tesi , però , formulata così genericamente , è equivoca , e tanto più equivoca diventa quando la si accompagni con alcuni avverbi o aggettivi ; accettazione permanente . accettazione assoluta , ecc. del metodo democratico . E occorre chiedersi che cosa , in una tal frase . significhino i termini metodo democratico . Tesi fondamentale dell ' ideologia marxista è che le forme politiche siano sovrastrutture in funzione delle strutture sociali . Secondo il marxismo perciò nessuna forma politica ha un valore universale , né nel tempo né nello spazio , ché ognuna di esse riflette , in una società classista , la situazione obbiettiva di quel determinato paese , in quella determinata età storica . La democrazia borghese , quindi , non è che lo strumento politico che la classe borghese ha forgiato a perpetuare il suo predominio di classe , anche se finge , con interessato pudore , di affermare o difendere valori universali . Citare passi marxisti che confermino questa teoria è inutile , tanto essi sono frequenti e tanto essa è al cuore del pensiero marxista . Per cui potrebbe dirsi che negarla significa non negare questo o quel punto del marxismo , rivedere in un senso o nell ' altro il marxismo , ma mettersene fuori . negare tutto quanto e il sistema ed il metodo . Che significa allora accettazione della democrazia o del metodo democratico ? Nega forse il marxismo che la democrazia esista ? O afferma che la democrazia sia solo un ' invenzione borghese ? È ovvio che il marxismo non solo non nega , ma anzi riafferma l ' esistenza della democrazia , nel senso che esso afferma esistere certi principi di giustizia e di eguaglianza tra gli uomini , che vanno non proclamati soltanto , ma realizzati nella prassi : ponendo a suo scopo ultimo e massimo la disalienazione dell ' uomo , il marxismo anzi pone a suo scopo proprio la realizzazione di una effettiva universale democrazia . Ma la democrazia può assumere , deve assumere , di età in età , di paese in paese , le forme più varie , e non deve , forse non può , coincidere con le forme politiche della democrazia borghese , proprio perché quelle sono state elaborate a mantenere il dominio borghese sulle classi lavoratrici . E per realizzare una effettiva democrazia può essere necessario negare e distruggere le forme ed i metodi con i quali la democrazia borghese si è espressa . È , insomma , come per la morale . Ché quando Lenin afferma che la morale è un fatto di classe , non nega al socialismo un ' esigenza morale , ma nega che la morale di un mondo socialista debba coincidere con quella morale che si è venuto costruendo il mondo borghese . Che significa , allora , accettazione della democrazia ? Se con queste espressioni si intende ribadire che il Partito socialista italiano riafferma la sua volontà di dar luogo ad una società democratica , cioè egualitaria , non si dice nulla di nuovo e si ripetono verità lapalissiane . Se si intende chiarire polemicamente che i socialisti italiani non ritengono esemplare l ' esperienza sovietica , ma mirano ad uno stato socialista in cui più e meglio l ' esigenza democratica sia realizzata , la frase ha un senso . Ma se si intenda affermare che il socialismo italiano mira a conquistare il potere attraverso una lotta che accetti tutte le regole del gioco politico elaborate dalla borghesia , e che si impegna a mantenere domani e dopodomani tutte le forme politiche borghesi , allora si dice qualcosa di estremamente grave e pericoloso . Perché dir ciò significa accettare tout court la tesi essenziale del mondo borghese secondo cui esso ha elaborato una civiltà politica essenzialmente democratica , tale che si possa sì realizzarla veramente e interamente , come la borghesia non ha fatto , ma sia impossibile modificarla . Vuoi dire , cioè , che basta realizzare le premesse borghesi e sostituire le classi lavoratrici a quelle capitalistiche nella direzione dello Stato , per ottenere il socialismo . Il quale , quindi , consisterebbe nella sostituzione di una classe all ' altra nell ' interno del sistema borghese , e non nella costruzione di un nuovo sistema politico , democratico anche esso , ma differente dall ' altro , come quello che nasce naturalmente e necessariamente dalle esigenze di una società senza classi . Parliamo pure , dunque , di accettazione del metodo democratico , ma precisiamo . Intendiamo dire che vogliamo costringere la borghesia capitalistica a realizzare quella democrazia che essa proclama nella teoria e nelle costituzioni , per metterla così alla prova e smascherarne l ' innata vocazione autoritaria ? Vogliamo dire che intendiamo servirci del metodo democratico , delle armi , cioè , che la democrazia borghese ci offre , per conquistare il potere e rinnovare poi dall ' interno lo stato borghese ? O intendiamo dire che il Parlamento , quale esso oggi ì , e i Comuni , le Province , le Regioni , e tutte le altre istituzioni dello Stato di oggi , sono strumenti eterni ed universali , i soli possibili , di una democrazia non solo borghese ma socialista ? Diciamo quel che vogliamo „ ognuno quel che crede , ma , per carità , precisiamo . Si tratta , veramente , di essere o di non essere più marxisti . * * * Peggio ancora è per l ' altra formula , ancora più equivoca , della solidarietà di classe sostituita a quella della politica unitaria . Ché qui , veramente , si bara al gioco . La situazione obbiettiva è questa . In Italia vi è un partito socialista - il PSI - il quale ha ai suoi fianchi , accanto a sé , , due altri partiti : quello comunista , quello socialdemocratico ( fingiamo , per facilitare il discorso , che il PSDI sia un vero sano partito socialdemocratico ) . Il PSI non può non porsi il problema dei suoi rapporti con questi due partiti , a rischio di non definire non solo la sua politica , ma le ragioni stesse del suo essere . Negli anni passati , essendo il PSDI al governo dall ' altra parte della barricata in un periodo di guerra - calda o fredda che fosse , era guerra - il solo problema che si ponesse al PSI era quello dei suoi rapporti con il PCI . A tale problema fu risposto con la formula - teorizzata da Rodolfo Morandi - della politica unitaria . Può darsi che tale formula sia oggi superata e non corrisponda più alle esigenze attuali ; può darsi anche che essa fosse errata anche in passato ; ma attuale o no . esatta o errata , essa era una soluzione a quel problema , rispondeva , bene o male , alla domanda che il partito si poneva . La formula , invece , della solidarietà di classe non è né attuale né intellettuale , né esatta né errata , perché non risponde a quella domanda , non è una soluzione di quel problema . Essa significa , infatti , che i socialisti , e il partito in cui si organizzano , si sentono legati da una solidarietà attiva a tutti gli appartenenti alla classe lavoratrice . dato che , quale che sia la loro posizione politica hanno comuni esigenze di classe . La formula , quindi , indica una generica solidarietà con i lavoratori iscritti al PCI come con quelli iscritti al MSI , alla DC , ai partiti monarchici , non indica in alcun modo quali debbano essere i rapporti fra il PSI in quanto organizzazione di lavoratori socialisti e il PCI , in questo esso pure organizzazione di lavoratori socialisti . È una formula vuota , e perciò equivoca , e perciò pericolosa , perché può contrabbandare qualsiasi soluzione e mascherare , dietro la sua pretenziosa genericità anche l ' anticomunismo più acido . Anche qui , dunque , è necessario sfuggire alla tentazione - così forte - di coprire con una formula verbale l ' assenza di una politica o , peggio una politica equivoca . O , con altre parole , si tratta di sostituire a delle formule verbali , e perciò vuote , una formula che esprime una politica chiaramente veduta e voluta . Un terzo rischio su cui vorrei richiamare l ' attenzione è quello del parlare come ora si va facendo , di apartiticità ( o apartitarietà ) della cultura , e finanche di cultura senza aggettivi , senza chiarire che cosa precisamente si intenda . La formula leninista della partiticità della cultura può essere assunta , ed è stata assunta infatti , almeno in due sensi . Può essere intesa cioè nel senso che vi sia una cultura di partito , per cui questo abbia la facoltà e il diritto di intervenire nell ' attività intellettuale dei suoi membri , dirimendo questioni specificamente culturali . In questo senso , essa è , ovviamente , falsa e va respinta , come abbiamo già fatto , e come è sempre necessario ribadire , con tutta energia : una direzione o un comitato centrale , composti come sono di politici e di tecnici di ogni genere , non hanno alcuna autorità per decidere di questioni culturali ; e d ' altra parte , nemmeno un congresso o convegno d ' intellettuali , o addirittura di specialisti di una determinata materia , ha il diritto di decidere in una questione controversa o di formulare tesi che acquistino così un crisma ufficiale : a meno di non mutare il Partito in una chiesa e un convegno d ' intellettuali in un concilio ecumenico . Ma quella formula può significare anche che la cultura non è , idealisticamente , un mero fatto intellettuale , sibbene è una sovrastruttura , e quindi un fatto politico , di classe . E in questo senso , quella formula è non più leninista , ma marxista , e fa corpo , indissolubilmente , con le tesi essenziali del pensiero marxista . In questo senso quella formula dice che la cultura oggi dominante in Italia riflette le esigenze e quindi lo spirito della società borghese , e per questo suo spirito borghese è obbiettivamente un ostacolo alla costruzione di una società socialista . per cui questa non può realizzarsi senza che si realizzi anche una cultura socialista , la quale rifletta le esigenze e quindi lo spirito delle classi lavoratrici . E significa quella formula che ogni intellettuale , in una società divisa in classi , riporta nella sua attività intellettuale - nelle più profonde caratteristiche di questa - la propria posizione politica , per cui un intellettuale socialista si deve sforzare di legare armonicamente tra loro la sua attività di cittadino e quella d ' intellettuale , e non può , senza una stridente dannosa contraddizione interiore , aderire a correnti di pensiero che riflettano una concezione borghese del mondo . Può accadere , certo , che egli non avverta il contrasto , ma solo perché non analizza sufficientemente se stesso e le sue attività , e , così facendo , non dà alla sua classe e al movimento socialista tutto l ' apporto che potrebbe dargli operando altrimenti . Certo , anche questo principio della partiticità - nel senso ora chiarito di politicità - della cultura può esser negato , ma solo a patto che , ancora una volta , si abbia coscienza di mettersi così fuori del pensiero marxista . Cosa che ognuno ha il diritto di fare , ma purché lo dichiari , e non con formule equivoche che rischino di persuadere o di trascinare , senza che se ne rendano conto , i più sprovveduti . Ché se poi nemmeno chi formula tali tesi si rende conto del loro valore , il pericolo è ancora più grave , ché una confusione ideologica non può non generare una confusione politica : se non sempre ad una ideologia chiara si accompagna una politica chiara , sempre , credo , ad una ideologia confusa si accompagna una politica confusa , con tutte le sue conseguenze .
La lezione dei profughi ( Rossella Carlo , 1999 )
StampaPeriodica ,
Quando Lata Krishnan incontrò Ajav Shah , a Londra nel 1986 , si accorse di avere con lui qualcosa in comune . Le loro famiglie avevano lasciato l ' Africa orientale fra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta , quando si scatenò un ' ondata di razzismo contro gli immigrati di origine indiana . Il dittatore ugandese Idi Amin Dada , infatti , aveva cacciato dal suo paese chiunque avesse nelle vene anche una sola goccia di sangue asiatico . Krishnan e Shah si sposarono e decisero subito di andarsene dall ' Inghilterra e raggiungere la California . Approdarono a Fremont , nella Silicon valley . Col loro amico Mukesh Patel , anche lui profugo dell ' Uganda , fondarono la Smart Modular , un ' azienda che produce moduli per la memoria dei computer . La ' new economy ' ha portato fortuna ai tre . Nel 1998 la Smart Modular Technologies ha guadagnato 51,48 milioni di dollari . Oltre al quartier generale di Fremont , la compagnia ha costruito un centro di design a Bangalore in India , e altri laboratori a Portorico , in Scozia e in Malesia . Quando Tau Dang scappò dal Vietnam nella seconda metà degli anni Ottanta pensava di fare fortuna in America . Approdò con la famiglia nella zona est di San José in California . Fece tanti lavori . Alla fine si dedicò all ' assemblaggio , a domicilio , di componenti per i computer . Oggi la sua abitazione è un piccolo laboratorio . I figli , la moglie , la nuora e i nipoti lavorano almeno 12 ore al giorno . Con notevoli sacrifici non hanno raggiunto la grande ricchezza , ma si sono garantiti il benessere e la sicurezza . Un figlio di Tau Dang frequenta l ' università a Palo Alto e fra poco , se avrà fortuna , potrà diventare uno dei nuovi miliardari dei computer . Lata Krishnan , Ajav Shah , Mukesh Patel , Tau Dang sono alcuni di quei profughi che anni fa vedemmo in tv fuggire , coi loro fagotti e le facce impaurite , dalle guerre e dalle persecuzioni . Accade anche oggi , è appena successo in Kosovo , di guardare le scene dell ' esodo e di immaginare soltanto sventure e destini crudeli per quelli che sono costretti a lasciare la loro casa e il loro paese . Centinaia di migliaia di uomini , donne e bambini ogni anno , al mondo , diventano profughi . Piangono , soffrono , a volte muoiono di stenti o di malattie . Ma dentro chi sopravvive al disastro si sviluppa la forza della speranza , la voglia di farcela , di resistere , di trovare a tutti i costi una nuova vita . E ' sempre stato così . Per questa ragione i profughi vanno accolti con generosità , aiutati a migliorare , inseriti nella comunità . L ' America è un paese forte perché costruito da immigrati , da disperati , da gente fuggita da tutti i razzismi e da tutte le persecuzioni di questo e dell ' altro secolo . L ' era della globalizzazione è fatta di aperture e non di chiusure . La società multietnica e multirazziale è più produttiva e creativa dei mondi chiusi e provinciali . Pensare di non poter convivere con gli ' altri ' , che hanno diverse abitudini , religioni e culture , è assurdo , ingiusto e antieconomico . Gli asiatici , scappati dall ' Uganda e sparsi fra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti , hanno fatto in gran parte fortuna , si sono arricchiti e hanno arricchito i paesi che li hanno ospitati . All ' inizio sono finiti nelle terribili periferie urbane della Londra anni Settanta . Ma poi , piano piano , hanno risalito la china . Grazie alla loro forza e a quella del libero mercato .
AMICI OPERAI ( BRUNI A. , 1867 )
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L ’ istruzione è la vita dell ’ uomo . Mosè Le nobili prerogative che lo Stato garantisce al libero cittadino non possono essere rettamente esercitate se non da popolo che sia convenientemente istruito ed educato . Le istituzioni in mezzo alle quali viviamo , accordando diritti preziosissimi al popolo , formano una necessità di più , potendo gli ultimi divenire istrumento di danno e di pericolo pubblico anziché di benefizio sociale dove le plebi siano ignoranti e corrotte . Persuadetevi , amici miei , che l ’ istruzione soltanto è destinata a togliere quelle distinzioni irragionevoli e odiose che cagionano rancori e disordini nelle società , quelle barriere fastose che l ’ aristocrazia tiene ancora sollevate contro il popolo che vive dell ’ opera manuale ; essa ci premunisce e ci difende contro la malignità e contro la frode , essa infine solamente , compie sulla terra il programma evangelico della uguaglianza civile . La vita , la forza , la grandezza e la prosperità d ’ una nazione si misura assai meglio dal numero delle intelligenze che essa possiede , che dal numero delle braccia , e un popolo tanto si eleva sui fastosi gradini della scala dell ’ umanità , quanto più è perfetta e disseminata fra i suoi cittadini la cognizione del diritto e del dovere : anco la prosperità materiale aumenta notabilmente a seconda che si propaga il beneficio dell ’ istruzione applicata ai vari rami della industria , perocché l ’ impiego della forza nel lavoro è produttivo soltanto in proporzione dell ’ intelletto che lo dirige . L ’ uomo non si spoglia dei suoi vizi e dei suoi difetti se non alla scuola del dovere ; per essa ama la fatica perché a cotesta scuola v ’ impara che il lavoro non lo degrada , ma lo nobilita ; che la sua missione è bella e onorata , e che il suo sudore è degno di benedizione . È così che dirozzato nei costumi si fa più morigerato , più obbediente alle leggi , apprezza l ’ economia , né spreca nei bagordi , o profonde nei giuochi il suo salario , cercando invece onesto sostentamento coi mezzi che gli somministra una onorata fatica : è così finalmente che scema le sue inesorabili cifre , la luttuosa tabella dei resti e delle delinquenze ! “ Un popolo tanto può quanto sa , ” diceva saviamente Bacone ; nella civile convivenza dei giorni nostri , tutta fondata sull ’ industria e sul lavoro non più empirico e manuale come una volta , questa bella sentenza ha raddoppiato d ’ importanza . La storia dei progressi delle scienze e delle arti è piena d ’ esempi di gente nata in umile condizione e costretta a vivere dei prodotti della fatica che per qualche accidentalità essendo giunta a godere del benefizio d ’ una benché tarda e scarsa istruzione o per la lettura di qualche buon libro si aperse poi da se stessa un ’ ampia via colla sola forza del proprio ingegno e venne ad eguagliare e superare anco coloro che fin dall ’ infanzia e sotto valenti maestri s ’ erano consacrati allo studio delle migliori discipline ; per non rammentarvi nomi stranieri , vi citerò mille italiani da Giotto al Tintoretto , da Canova a Rossini , a Revelli , a Rubini : essi son là col loro nome a far fede che per un solo di questi uomini straordinari che nel corso di un secolo si sottraesse per opera nostra all ’ oblio in cui lo avvolgerebbe l ’ ignoranza , noi dovremmo ritenere bene impiegati e tempo e cure e spese di fronte ai vantaggi incalcolabili che ingegni così privilegiati arrecano alla società . Avviene dei popoli come del suolo ; se non si sanno sfruttare tutte le sue parti e i vari strati che lo compongono , resta inutile l ’ opera della creazione , che vi può aver deposto i germi più preziosi . Bisogna dunque smuovere questo terreno , ricercarlo fin per entro le sue viscere , e allora si riesce a trovare nel suo seno che pareva sterile , l ’ oro e il diamante ; mentre la piana e dura superficie non dava che mala erba , la svolta gleba ci ha rivelato i suoi tesori . Il genio , amici miei , è sparso in tutte le classi della società e non sono gli agi o la fortuna che ci destinano alla conquista dell ’ intelligenza : amici operai , istruitevi dunque , e dopo l ’ indipendenza del nostro paese , diamo mano a far l ’ Italia morale : or che siamo emancipati politicamente dallo straniero , emancipiamoci moralmente dalla ignoranza .
StampaPeriodica ,
Dalla costante fisiologica posta dal Quinton nel suo studio L ' eau de mer milieu organique , Remy de Gourmont , negli ultimi fascicoli del Mercure de France , tenta di ricavare una specie di costante intellettuale da servire come premessa alla storia della civilizzazione . Le belle ricerche del Quinton sono ormai note : esse tendono a stabilire che la cellula organica è immersa in un ambiente che si mantiene tuttora eguale a quello marino primitivo , in cui la cellula stessa ha preso origine . Mutate le condizioni esterne è l ' organismo vivente più evoluto che artificialmente crea le condizioni per conservare in se stesso l ' identità con l ' ambiente che lo ha visto nascere . L ' organismo atto a progredire non si adatta alle trasformazioni , si ribella , reagisce , vuol restare integro , e migliora se medesimo per far fronte al peggioramento delle circostanze . Il De Gourmont , non a torto , ritiene questo principio della permanenza ( constance ) dell ' ambiente organico , suscettibile di vaste applicazioni anche nel campo morale , e ne illustra brillantemente una egli stesso , concludendo alla permanenza di uno stesso livello di capacità psichica umana attraverso le varie età storiche , col mostrare la quasi identità delle manifestazioni intellettuali dell ' uomo dai secoli più remoti fino ad oggi . A tale scopo osserva che l ' uomo odierno non è intellettualmente diverso dal suo lontano progenitore . La più grande fra le moderne scoperte non differisce , come quantità e qualità di energia psichica atta a produrla , dalle più antiche . Il che prova che l ' uomo è sempre stato ed è un animale inventivo , un animale di genio , che il genio è una facoltà primordiale pressoché invariabile . Le prodigiose scoperte e invenzioni meccaniche dell ' oggi riallacciano l ' uomo contemporaneo all ' uomo del bronzo e della pietra ; l ' invenzione della stampa corrisponde a quella della scrittura , sembra l ' opera della stessa persona rediviva . La costanza del genio inventivo è nettamente raffigurata da cinque o sei grandi fatti preistorici , storici , contemporanei equivalenti . L ' idea di decadenza deve quindi essere esclusa , la linea della civiltà è una linea ondulata di cui le sommità sono quasi eguali , come sono eguali gli avvallamenti . Il progresso è una semplice addizione di resultati , di effetti , non una mèta prestabilita , non uno scopo insito nello spirito , nelle cause e nel meccanismo della vita , questo è sempre identico a se stesso . Il De Gourmont , oltre a quelli da me riferiti , cita altri esempi in sostegno del suo asserto , tratti dall ' astronomia e dalla poesia , e sfiora incidentalmente talune importanti questioni , come quella della formazione del linguaggio , che egli chiama un fatto meramente naturale e non una invenzione umana , e come quella sulla natura del genio , che , a suo avviso , è un fatto primitivo , precedente , per così dire , all ' intelligenza , è una forma di intelligenza rimasta invariabile , che si manifesta sporadicamente e sempre eguale a se medesima . A talune di queste idee io vorrei apporre qualche nota in margine , sia a conferma sia come obiezione . Là dove ci si offre la prova della costanza del genio poetico si dice : " La poésie a évolué , comme évoluait la sensibilité , base des moeurs , mais le genie poétique , par exemple , d ' Homère à Victor Hugo , est demeuré fixe : ni progrès ni déchéance ; constance absolue " . Tanto che il De Gourmont è inclinato a pensare che un tal genio non abbia alcun rapporto ben definito con la civilizzazione . Non sorge desso dal bel mezzo della barbarie proto ellenica ? Allo stesso modo non poté sorgere dal seno di una barbarie ancor più rude , nell ' ambiente megalitico , in quello maddaleniano ? Ecco qui delle espressioni che mi suonano male . Fra tante affermazioni di identità , di permanenza , di costanza , questa barbarie protoellenica mi fa l ' effetto di una grossolana stonatura . Forse il De Gourmont crede ancora a tutte quelle geometriche ricorrenze e correlatività di fasi e di stadi stabilite dai primi neofiti dell ' evoluzionismo secondo i quali , con esatta corrispondenza , noi possiamo scorgere , attraverso la distesa dei popoli storici , una scala di tipi eguale a quella in cui si dispongono le popolazioni odierne giusta il loro grado di civiltà ? Crede ancora che la serie che va dal civilissimo anglo - sassone al selvaggio papuasico trovi il suo preciso riscontro nella serie che va dall ' inglese contemporaneo al primo egiziano o cinese , o assiro , o ittita apparso all ' orizzonte della storia ? Crede che veramente la Grecia omerica corrisponda allo stato barbarico dei Galla , come Roma repubblicana a un villaggio di pellirosse , come l ' Europa feudale all ' Abissinia di Menelik ? Non lo posso ammettere . Egli però cade nel pregiudizio comune , contrario del resto alla sua stessa tesi : che la odierna gerarchia dei popoli determinata dal grado di civiltà fosse diversa nell ' antichità , nel senso che lo stato degli odierni selvaggi , di quelli che noi chiamiamo barbari , fosse in antico uno stato normale e generale . Barbari sarebbero stati i Greci omerici , barbari gli Egiziani di Ramses , barbari gli assiri del palazzo di Korsabad , barbari i romani di Cesare , barbari in mezzo agli altri barbari poco dissimili . Il salto attuale di civiltà fra noi civilizzati e i selvaggi sarebbe adunque mancato allora , salvo che i selvaggi di allora fossero ancora più selvaggi in proporzione , e cioè vere scimmie nella selva , visto che si dice esservi maggior distanza fra un civile europeo e un ottentotto che fra un ottentotto e uno chimpanzé . Ma ciò è in contraddizione con tutta la storia . Le popolazioni selvagge , per tutte le notizie che noi ne abbiamo , erano prima quelle che sono ora , sono rimaste immutate . Il che fra l ' altro è una seria garanzia per dire che analogamente le popolazioni segnate nella storia , come le memorabili depositarie e portatrici della civiltà , debbono sostanzialmente essere perdurate eguali almeno come attitudine , come qualità , come valore , come capacità potenziale . Il salto di civiltà né si è accresciuto né è diminuito ; la stessa distanza irreduttibile era fra un greco dei tempi d ' Omero e i barbari di allora , malgrado la rozza civiltà omerica , come è fra un europeo civile e i barbari odierni . Le popolazioni che a turno hanno occupato il punto più in vista della storia e hanno salito le vette della civiltà , costituiscono una élite , un filone che è sempre stato nettamente isolato e distinto come è oggi , in mezzo al torrente dell ' umanità . Per questo filone non si può parlare di barbarie e di civiltà , di passaggio dall ' una all ' altra . Esso è sempre stato il rappresentante della civiltà , la civiltà stessa , come il rimanente del genere umano è sempre stato la barbarie . Il fatto sorprendente pertanto di un Omero che scaturisce completo da un ambiente di barbarie , fatto che poteva dar adito alle ipotesi più meravigliose e audaci sulla primordialità del genio poetico , così da supporre una Iliade o una Divina Commedia nel primo barlume di intelligenza umana , non sussiste . Omero non sorge affatto nella barbarie , come non vi sorgono né Dante , né Shakespeare , come non vi è sorto mai alcun grande poeta , e le popolazioni selvagge pure antiche non ne hanno infatti alcuno . Omero sorge nel filone incaricato della civiltà , sorge anzi come Dante e Shakespeare in quel punto del filone che sta determinando nella linea ondulata della civiltà una delle più alte ondulazioni , è un messaggero , un araldo , un presagio dell ' ascesa . Omero sorge in un ambiente tanto civile in mezzo alla sua Grecia primitiva , quanto Victor Hugo nella Francia moderna . Perché l ' esempio avesse valore dimostrativo , giusta lo scopo del De Gourmont , non una delle sette città dell ' Ellade , ma qualche ignoto abituro della barbara Scizia o delle spiagge libiche o dell ' avida Etiopia avrebbe dovuto dare i natali al cantore di Achille . Su questa permanenza quindi non mi sembra che ci sia da contare . Ma per una permanenza incerta che sparisce , ne appare una certissima e ben altrimenti importante con la mia osservazione . La permanenza cioè di questa magnifica corrente umana , che dai primordi fino ad oggi attraversa l ' oceano grigio della umanità , senza confondervisi , senza mescolarvisi o smarrirsi , eguale a se stessa , semenzaio del genio , organo della civiltà .