StampaPeriodica ,
Se
non
tengo
che
raramente
il
vostro
cortese
invito
,
e
se
non
frequento
quest
anno
le
vostre
veglie
,
che
pure
mi
sono
carissime
,
spero
che
non
vorrete
tacciarmi
di
malcreanza
.
Voi
tutti
ne
sapete
la
cagione
.
Vi
vorrà
molto
tempo
prima
che
cessi
il
crepacuore
che
mi
opprime
!
Povero
amico
mio
!
Povero
Buonaiuto
!
Come
ti
abbiamo
perduto
presto
:
e
quanti
,
e
quanto
sinceramente
,
hanno
pianto
la
tua
perdita
!
So
che
voi
ne
sentiste
gran
dolore
quantunque
egli
non
avesse
mai
dimorato
a
lungo
in
questi
luoghi
:
ma
nel
paesello
di
B
...
dove
era
sindaco
,
come
sapete
da
sei
anni
,
la
morte
del
Buonaiuto
fu
considerata
da
tutti
come
una
grossa
sciagura
capitata
nella
propria
famiglia
.
E
ne
avean
ben
ragione
!
Quale
cambiamento
per
quel
paese
in
soli
sei
anni
!
Là
davvero
che
si
può
dire
sorta
l
età
dell
oro
.
E
tutto
per
l
opera
,
o
almeno
per
lo
impulso
,
di
un
sol
uomo
!
Sei
anni
fa
le
condizioni
di
B
...
eran
sì
tristi
,
che
non
si
trovava
chi
volesse
,
neppure
provvisoriamente
,
farvi
da
sindaco
.
L
ozio
e
l
infingardia
tenevano
quella
gente
nella
miseria
e
nell
ignoranza
,
e
non
di
rado
la
spingevano
al
delitto
.
Infatti
se
le
case
e
le
stalle
talora
vi
erano
mal
sicure
,
i
campi
erano
aperti
a
continue
rapine
:
uomini
,
donne
,
ragazzi
si
vedevano
andare
in
frotta
,
al
tempo
dei
raccolti
,
farvi
man
bassa
,
caricarli
sopra
barrocci
e
trasportarli
sfrontatamente
,
come
avrebbe
fatto
una
tribù
selvaggia
col
bottino
preso
al
nemico
.
Chi
poi
,
per
dignità
,
non
credeva
di
poter
prender
parte
attiva
alla
spedizione
,
la
facea
da
manutengolo
;
e
mi
rammento
benissimo
d
un
tale
,
che
non
ha
mai
posseduto
un
palmo
di
terreno
,
e
che
pure
vendeva
ogni
anno
parecchie
belle
botti
di
vino
,
senza
che
i
proprietari
abbiano
mai
visto
uno
scudo
dei
suoi
.
Non
vi
parlerò
dell
ignoranza
che
era
nel
paese
di
B
...
So
che
vi
fu
da
fare
,
e
non
poco
,
a
trovare
il
numero
sufficiente
di
letterati
(
come
li
chiamano
lassù
)
ossia
di
persone
che
sapessero
leggere
,
per
comporre
il
Consiglio
comunale
;
e
anzi
per
qualcuno
...
ma
basta
non
voglio
dir
altro
.
Intanto
l
ozio
,
l
ignoranza
,
il
ladroneccio
erano
guai
così
incarnati
nelle
abitudini
di
quel
popolo
,
che
non
si
sperava
più
ormai
di
poterli
,
per
forza
umana
,
estirpare
.
Di
qui
la
difficoltà
di
trovare
quel
benedetto
sindaco
.
Finalmente
,
come
Dio
volle
,
si
pensò
al
Buonaiuto
.
Egli
,
che
passava
ogni
anno
l
autunno
nella
sua
bella
villa
in
vicinanza
di
B
...
,
ne
conosceva
,
quant
ogni
altro
,
le
grosse
miserie
,
e
s
impose
il
gravissimo
compito
dì
medicarle
per
quanto
uomo
potesse
.
E
vi
riuscì
:
ma
pochi
sanno
quante
lotte
avesse
a
sostenere
;
e
non
già
coi
vagabondi
,
cogli
oziosi
,
coi
ladri
,
ma
coi
pochi
eletti
,
coi
magnati
del
luogo
,
con
quelli
che
avean
sempre
pianto
,
come
Geremia
,
sui
mali
del
paese
,
senza
fare
un
passo
,
né
spendere
la
croce
di
un
centesimo
per
sollevarli
.
Anzi
ora
attraversavano
,
come
meglio
potevano
,
la
via
a
quell
uomo
,
che
lasciava
gli
agi
della
città
e
della
famiglia
,
per
sacrificarsi
a
migliorare
le
loro
condizioni
.
È
cosa
inverosimile
,
ma
pur
vera
!
Figuratevi
che
,
nella
prima
riunione
del
consiglio
,
il
Buonaiuto
disse
esser
necessario
pensare
a
istruire
il
popolo
,
e
propose
tre
gradi
e
tre
modi
di
istruzione
.
Uno
pei
bambini
,
uno
per
i
giovinetti
,
il
terzo
per
gli
adulti
.
Fu
una
vera
tempesta
fra
i
consiglieri
:
alcuni
dissero
che
il
nuovo
sindaco
era
matto
,
altri
più
penetranti
,
avendolo
inteso
citare
ad
esempio
l
Inghilterra
e
la
Prussia
,
pretesero
che
fosse
affigliato
alle
sette
,
e
che
avesse
in
mira
di
tirare
alla
religione
protestante
quel
fior
di
roba
di
cui
vi
ho
di
sopra
parlato
.
Tutti
poi
convennero
in
questa
sentenza
:
che
l
istruzione
era
il
modo
di
allontanare
la
gente
dal
lavoro
,
di
farla
insubordinata
e
ribelle
ai
propri
padroni
,
ai
quali
,
una
volta
istruita
,
si
sarebbe
creduta
eguale
:
finalmente
che
l
istruzione
dei
contadini
era
da
riguardarsi
come
l
inaugurazione
del
socialismo
.
Il
Buonaiuto
,
come
potete
ben
credere
,
a
queste
ragioni
non
diede
peso
più
che
tanto
e
,
adoprandosi
come
privato
se
non
come
sindaco
,
ottenne
dalla
provincia
,
dal
governo
,
da
parecchi
amici
di
fuori
,
e
da
qualche
possidente
del
paese
,
i
mezzi
per
porre
in
atto
quel
sistema
d
istruzione
che
avea
ideato
.
Il
primo
grado
d
istruzione
destinato
come
vi
ho
detto
,
ai
bambini
,
è
un
ricovero
e
insieme
una
scuola
.
Vi
sono
ammessi
dai
tre
ai
cinque
anni
.
Due
brave
donne
ne
hanno
cura
,
li
istruiscono
nel
leggere
,
nello
scrivere
,
nel
conteggio
,
nel
catechismo
.
Il
Buonaiuto
poi
avea
composto
una
serie
di
racconti
,
che
le
maestre
recitano
ai
loro
piccoli
alunni
.
Per
ogni
giorno
della
settimana
vi
è
un
racconto
nuovo
,
e
sempre
con
la
sua
morale
.
Ora
si
parla
del
villano
che
,
stando
in
ozio
,
va
in
ruina
:
ora
del
cattivello
che
,
rubando
le
pesche
ad
una
povera
donna
le
cagiona
tanto
danno
e
dolore
che
ammala
seriamente
.
Altre
volte
sono
le
gesta
del
contadino
,
che
lascia
l
aratro
e
prende
il
fucile
,
incontrando
allegro
mille
disagi
e
mille
pericoli
nelle
guerre
per
l
indipendenza
nazionale
.
Quanti
racconti
non
avea
tratti
quel
buon
sindaco
dal
Vangelo
!
Gesù
che
chiama
intorno
a
sé
i
bambini
per
istruirli
,
Gesù
che
rampogna
l
ipocrita
,
Gesù
che
caccia
dal
Tempio
coloro
che
ne
voleano
fare
una
bottega
;
e
tanti
altri
soggetti
tratti
da
quel
gran
Codice
,
istruiscono
dilettando
le
tenere
menti
.
A
questa
prima
scuola
i
bambini
restano
sino
a
otto
anni
.
Oltre
l
istruzione
poi
,
e
oltre
a
una
educazione
che
tende
a
farli
giovanetti
savi
ed
assestati
,
hanno
ogni
giorno
una
buona
minestra
e
pei
più
poverelli
vi
è
ancora
non
di
rado
qualche
po
di
vestiario
.
La
scuola
infantile
in
poco
tempo
fu
piena
:
invece
di
due
maestre
ve
ne
vollero
tre
.
Fu
allora
stabilito
che
i
bambini
poveri
vi
fossero
ammessi
gratuitamente
,
ma
i
figli
dei
benestanti
pagassero
una
piccola
pensione
:
che
fu
di
fatto
pagata
e
molto
volentieri
.
D
allora
in
poi
si
poté
largheggiare
un
po
più
verso
i
primi
:
essendo
i
più
agiati
venuti
in
soccorso
dei
più
bisognosi
.
Pel
secondo
grado
d
istruzione
fu
istituita
la
Scuola
comunale
.
I
giovanetti
vi
sono
ammessi
di
otto
o
dieci
anni
e
la
frequentano
sino
ai
quattordici
.
I
giorni
e
le
ore
dell
istruzione
furon
scelti
per
maniera
che
gli
alunni
potessero
attendervi
senza
lasciare
le
più
importanti
faccende
campestri
.
Così
istruzione
e
lavoro
vanno
di
pari
passo
;
e
,
anzi
che
darsi
impaccio
,
si
completano
a
vicenda
.
Questa
scuola
poi
l
avea
ordinata
a
modo
suo
:
e
certe
sue
idee
,
a
dir
il
vero
,
mi
andavano
a
genio
.
Parlandone
un
giorno
,
mi
diceva
:
In
Italia
molti
si
dan
pena
e
con
ragione
,
per
gli
analfabeti
,
purtroppo
frequentissimi
,
specialmente
in
campagna
:
ma
pure
a
me
,
più
ancora
dell
analfabetismo
,
fa
paura
l
ignoranza
.
Poiché
,
soggiungeva
,
il
sapere
leggere
e
scrivere
è
un
mezzo
di
istruire
ma
non
costituisce
l
istruzione
.
Ora
ognuno
,
giusta
la
sua
condizione
,
ha
dritto
,
e
obbligo
nel
tempo
stesso
,
di
essere
istruito
.
Certo
che
l
istruzione
ha
da
variare
secondo
lo
stato
della
persona
.
Quale
istruzione
dunque
si
competerà
al
contadino
?
Io
penso
,
seguitava
il
Buonaiuto
,
che
chiunque
faccia
parte
di
una
nazione
(
sia
contadino
o
signore
)
debba
conoscere
primieramente
i
doveri
e
i
dritti
che
per
tal
ragione
gli
competono
;
che
debba
cioè
avere
un
idea
delle
istituzioni
che
regolano
la
nazione
stessa
;
di
ciò
che
esse
concedono
,
o
comandano
:
come
pure
della
storia
del
proprio
paese
che
non
deve
essere
ignorata
da
chicchessia
.
Esercitando
poi
il
contadino
un
arte
,
che
è
l
agricoltura
,
deve
conoscere
perfettamente
i
principî
che
hanno
da
dirigerne
e
guidarne
la
pratica
.
Perciò
l
istruzione
del
contadino
egli
la
distingueva
in
civile
e
tecnica
:
e
,
in
conformità
di
queste
idee
appunto
,
volle
ordinata
la
sua
scuola
comunale
.
Venne
allora
il
pensiero
dei
maestri
e
non
fu
poca
cosa
.
Ma
,
tra
che
il
sindaco
era
impegnato
in
quest
affare
quanto
non
può
dirsi
,
tra
che
parecchi
amici
lo
aiutarono
nel
nobile
compito
,
a
capo
a
un
anno
si
ebbero
maestri
,
e
ottimi
:
che
voi
tutti
sapete
qual
credito
si
acquistassero
in
tempo
brevissimo
.
E
bene
a
ragione
:
poiché
,
se
per
molti
riguardi
stanno
al
pari
dei
migliori
maestri
che
da
noi
si
conoscano
,
mi
pare
che
li
superino
poi
tutti
per
un
pregio
,
che
è
tutto
loro
proprio
.
Parlo
dell
arte
che
hanno
grandissima
di
accoppiare
l
insegnamento
all
educazione
agraria
.
A
ogni
momento
essi
sanno
trovare
occasione
per
mettere
in
luce
l
importanza
che
ha
l
agricoltura
nell
umana
società
,
per
provarvi
che
niuna
arte
si
conviene
meglio
dell
agricoltura
ad
un
libero
ed
onorato
cittadino
,
per
farvi
comprendere
la
soddisfazione
che
quell
arte
reca
a
chi
l
esercita
giudiziosamente
,
come
pure
gli
onesti
e
sicuri
guadagni
di
cui
è
sorgente
inesauribile
.
In
tal
maniera
quei
bravi
maestri
affezionano
i
loro
alunni
ad
un
arte
,
che
si
avvezzano
a
considerar
nobile
quanto
ogni
altra
,
e
capace
di
procurar
loro
una
vita
agiata
,
onorata
e
indipendente
.
E
neppure
agli
esercizi
militari
sono
estranei
quei
maestri
.
Più
volte
gli
ho
visti
insegnar
il
maneggio
delle
armi
in
modo
da
far
invidia
a
un
sergente
dell
esercito
.
E
questi
esercizi
militari
ancora
giovano
agli
alunni
:
li
rendono
intanto
ordinati
e
composti
:
e
,
se
in
appresso
avranno
da
prendere
il
fucile
,
non
saranno
più
del
tutto
novizzi
.
Quel
Buonaiuto
le
pensava
tutte
!
La
Scuola
comunale
sta
aperta
nove
mesi
:
i
tre
mesi
di
estate
sono
di
vacanza
.
Durante
il
corso
vi
è
un
esame
di
profitto
ogni
tre
mesi
:
in
questa
occasione
vengono
distribuiti
dieci
premi
d
uno
scudo
l
uno
ai
migliori
alunni
;
ma
non
possono
concorrere
al
premio
che
quelli
che
durante
il
trimestre
non
mancarono
mai
,
neppure
una
volta
,
senza
motivi
giusti
e
giustificati
,
alla
scuola
.
Il
giovinetto
arrivato
al
quattordicesimo
anno
dà
un
esame
finale
.
Riceve
poi
un
certificato
nel
quale
è
indicato
l
esito
di
tutti
gli
esami
subiti
.
Fra
i
giovani
dell
ultimo
anno
si
apre
ancora
un
concorso
,
per
conseguire
la
medaglia
d
argento
per
merito
distinto
.
Nella
propria
villa
il
Buonaiuto
stabilì
il
terzo
grado
di
istruzione
per
gli
adulti
.
Consiste
in
quelle
conferenze
che
si
tengono
,
parte
nella
sala
grande
del
castello
,
e
parte
in
quel
podere
che
chiamano
,
come
sapete
,
il
podere
scuola
.
Al
castello
una
volta
era
il
povero
sindaco
che
trattava
dei
doveri
e
dei
dritti
del
cittadino
,
della
storia
patria
,
delle
istituzioni
che
ci
reggono
,
e
di
cose
simili
.
Nel
podere
si
sperimentano
nuovi
strumenti
,
nuovi
concimi
,
nuove
piante
,
nuove
coltivazioni
.
Si
fanno
confronti
fra
i
nuovi
metodi
e
quelli
usati
nel
paese
,
e
si
cerca
di
stabilire
,
colle
cifre
alla
mano
,
quali
meritino
veramente
la
preferenza
.
Un
abile
agronomo
dirige
queste
conferenze
nelle
quali
ogni
contadino
fa
le
sue
osservazioni
,
e
non
di
rado
n
escono
di
quelle
che
fanno
prendere
il
tabacco
al
professore
,
prima
che
possa
rispondere
:
tanto
sono
giuste
e
sottili
!
Questo
è
pressappoco
il
piano
dell
insegnamento
da
quel
bravo
uomo
ideato
e
messo
in
pratica
.
Ma
nel
paese
di
B
...
non
si
trattava
solo
d
istruire
il
popolo
,
si
trattava
di
provvedere
ai
grossi
guai
dell
ozio
,
del
vagabondaggio
;
della
miseria
e
dei
vizi
che
ne
sono
la
necessaria
conseguenza
.
Veramente
molta
gente
,
anche
di
buona
volontà
,
davvero
mancava
di
lavoro
:
si
pensò
a
provvederlene
.
Il
Buonaiuto
istituì
un
Comitato
,
che
disse
di
provvidenza
.
Questo
cominciò
subito
a
far
pratiche
presso
molti
ricchi
proprietari
,
e
con
società
intraprenditrici
di
lavori
agrari
,
e
non
passò
molto
tempo
,
che
la
domanda
di
giornalieri
superò
il
numero
di
quelli
che
il
comitato
avea
disponibili
.
Partirono
delle
famiglie
intere
,
accettando
lavoro
per
qualche
mese
.
Ora
vanno
via
anche
molte
mamme
,
e
lasciano
in
paese
i
bambini
,
che
,
potendo
star
tutto
il
giorno
alla
scuola
infantile
,
sono
volentieri
accolti
dai
vicini
per
la
notte
,
a
fronte
di
un
tenue
compenso
,
e
ancora
gratuitamente
.
Le
spese
del
viaggio
dei
lavoratori
sono
anticipate
dal
comitato
,
e
sono
trattenute
dai
nuovi
padroni
sui
salari
.
I
nostri
contadini
se
ne
tornano
poi
col
loro
gruzzolo
,
dopo
aver
vissuto
bene
e
onestamente
,
lavorando
qualche
mese
.
E
il
bello
è
che
,
dopo
i
primi
anni
,
quasi
tutti
trovarono
lavoro
nel
comune
.
Molti
dei
nostri
proprietari
infatti
,
che
non
ne
volean
sapere
di
quella
gente
scioperata
,
l
accetta
volentieri
ora
che
si
è
fatta
laboriosa
,
attenta
,
e
,
quel
che
più
conta
,
onestissima
.
Giacché
sapete
cosa
fece
il
Buonaiuto
?
I
laboriosi
li
soccorse
in
ogni
modo
;
gli
scioperati
li
raccomandò
alla
benemerita
Arma
:
così
ognuno
intese
,
che
era
meglio
lavorare
all
aria
libera
,
che
ammuffire
nelle
prigioni
.
I
più
tristi
a
mano
a
mano
si
fecero
buoni
lavoratori
.
Assicurato
il
lavoro
,
e
assicurata
qualche
lira
alle
saccocce
dei
giornalieri
,
il
solito
Comitato
di
provvidenza
,
diretto
dal
buon
Sindaco
,
volle
istituire
fra
loro
una
specie
di
società
di
mutuo
soccorso
,
onde
provvedere
alle
malattie
e
alla
vecchiaia
.
Fu
aperta
una
cassa
presso
il
comune
,
nella
quale
gli
uomini
versavano
quattro
soldi
ogni
settimana
,
le
donne
due
.
Le
somme
raccolte
,
benché
tenui
,
si
trovò
il
modo
di
non
lasciarle
infruttifere
.
Per
essere
ammessi
nella
società
vi
sono
certe
regole
,
che
ora
è
inutile
ridire
.
Quello
che
è
certo
è
,
che
l
appartenervi
è
una
gran
bella
cosa
.
Se
v
ammalate
,
v
è
chi
pensa
a
medico
,
a
medicine
,
a
un
vitto
appropriato
,
per
tutto
il
tempo
della
malattia
e
della
convalescenza
.
E
fino
i
vostri
lavori
,
se
ne
avete
di
urgenti
,
e
che
la
vostra
famiglia
non
possa
compirli
in
tempo
da
sé
,
si
fanno
eseguire
dalla
società
.
Che
se
il
socio
divenga
inabile
al
lavoro
per
vecchiaia
,
ecco
che
gli
viene
un
soccorso
giornaliero
per
fin
che
vive
.
Col
sacrifizio
adunque
di
pochi
centesimi
alla
settimana
,
rinunziando
a
qualche
bicchier
di
vino
,
o
a
qualche
sigaro
,
il
più
povero
giornaliero
si
assicura
un
buon
mantenimento
per
i
casi
di
malattia
e
per
la
vecchiaia
.
Il
Comitato
di
provvidenza
poi
le
immagina
tutte
per
ingrossare
la
cassa
della
Società
dei
lavoratori
rurali
.
Or
sono
esposizioni
agrarie
,
per
visitare
le
quali
si
paga
qualche
soldo
:
e
questo
va
alla
cassa
.
Ora
sono
recite
,
o
balli
,
presso
qualcuno
dei
villeggianti
,
che
danno
motivo
a
riunire
qualche
scudo
.
Insomma
il
capitale
si
è
andato
accrescendo
ben
presto
,
e
molti
soci
hanno
già
provato
i
buoni
effetti
dell
associazione
a
cui
appartengono
.
Non
contento
di
tutto
questo
,
il
Comitato
di
provvidenza
istituì
ancora
un
magazzino
di
derrate
a
pro
dei
giornalieri
.
Pensò
il
comitato
che
le
derrate
più
necessarie
alla
vita
,
costano
più
caro
ai
poveri
che
ai
ricchi
.
Questi
ultimi
fanno
le
loro
provviste
per
tempo
,
e
all
ingrosso
:
i
primi
comprano
al
minuto
e
dì
per
dì
.
Ora
sapete
cosa
fece
il
Buonaiuto
,
capo
del
comitato
?
Al
momento
dei
raccolti
andò
dai
principali
possidenti
della
villa
,
e
li
persuase
a
mandare
ai
magazzini
del
comune
,
chi
un
carro
di
legna
,
chi
un
carro
di
fascine
.
Chi
si
obbligò
a
mandare
qualche
sacco
di
granaglie
:
un
altro
qualche
misura
di
vinello
.
Tutti
poi
si
contentarono
di
ritirare
il
prezzo
stabilito
delle
loro
derrate
alla
primavera
,
compita
la
vendita
.
Per
tal
maniera
durante
l
inverno
i
poveri
giornalieri
hanno
i
generi
più
necessari
,
a
un
prezzo
mitissimo
,
se
si
confronta
con
quello
che
avrebbero
dovuto
pagare
senza
il
magazzino
provvidenza
.
Tutti
questi
vantaggi
hanno
quegli
che
appartengono
alla
società
di
mutuo
soccorso
.
Ma
per
mantenersi
in
questa
,
bisogna
filar
dritto
:
ve
l
assicuro
.
Chi
si
ubriaca
,
chi
ama
andar
a
zonzo
anziché
lavorare
,
chi
non
manda
i
suoi
figli
a
scuola
,
chi
non
mantiene
il
buon
ordine
nella
sua
famiglia
,
chi
fa
male
azioni
,
è
cacciato
dalla
società
;
avesse
in
cassa
mille
lire
,
perde
tutto
,
e
chi
è
cancellato
una
volta
,
torna
difficilmente
in
catalogo
.
Ma
ognuno
bada
bene
di
non
inceppare
in
questo
guaio
;
sin
ora
neppur
uno
meritò
non
solo
tal
punizione
,
ma
neppure
un
rimprovero
del
comitato
.
Finalmente
non
è
ultimo
merito
del
comitato
stesso
la
vigilanza
che
esercita
,
con
tanta
attività
,
sulla
nettezza
,
e
sulla
salubrità
delle
case
e
degli
alimenti
:
soprattutto
quando
v
è
minaccia
di
qualcuno
di
quei
brutti
mali
che
fanno
tanto
guasto
dove
capitano
,
e
segnatamente
se
trovano
la
gente
mal
nutrita
,
le
abitazioni
sporche
,
le
aie
sudice
,
i
cortili
ingombri
da
materie
fermentanti
,
o
da
acque
che
ristagnano
e
imputridiscono
,
ma
nulla
di
tutto
ciò
voi
trovate
nel
paesello
di
B
...
,
che
vi
si
presenta
povero
,
ma
lindo
e
netto
come
uno
specchio
.
E
a
chi
si
deve
tutto
ciò
?
A
un
buon
sindaco
,
al
nostro
buon
amico
,
al
povero
Buonaiuto
.
E
sì
che
non
era
uno
di
quegli
che
attualmente
si
chiamano
grandi
uomini
:
tutt
altro
.
Egli
non
aveva
mai
pubblicato
opere
o
memorie
sulle
miserie
del
popolo
,
né
sul
suo
miglioramento
.
Anzi
,
se
non
sbaglio
,
egli
non
fece
stampar
mai
una
riga
:
tranne
i
manifesti
del
municipio
.
Egli
non
era
di
quegli
che
studiano
in
tanti
libroni
l
educazione
del
popolo
,
come
farebbero
per
l
educazione
dei
bachi
da
seta
.
Probabilmente
egli
non
sapeva
come
si
fa
a
educare
il
popolo
in
Germania
,
in
Svizzera
,
in
Inghilterra
:
ma
seppe
educarlo
mirabilmente
nel
piccolo
paesello
di
B
...
Per
il
miglioramento
del
popolo
,
egli
mi
diceva
spesso
,
non
ho
che
due
libri
:
in
uno
studio
il
male
,
nell
altro
cerco
i
rimedi
.
I
mali
li
studio
nel
popolo
stesso
:
i
rimedi
li
cerco
nel
mio
cuore
.
E
davvero
che
questo
metodo
diede
dei
buoni
frutti
.
Ma
intanto
!
...
Egli
è
a
godere
il
premio
delle
sue
buone
opere
:
ai
suoi
amici
non
resta
che
il
piangerne
la
perdita
irreparabile
.
StampaPeriodica ,
Io
credo
che
non
vi
sia
città
la
quale
si
trovi
nelle
condizioni
di
Venezia
.
È
tale
la
stranezza
di
ciò
che
avviene
nell
'
incantevole
reggia
,
sollevata
dal
sogno
di
un
nume
sul
mare
,
da
turbare
anche
il
discernimento
del
più
lucido
ed
acuto
osservatore
.
Gli
occhi
vigili
di
tutto
il
mondo
sembrano
continuamente
appuntati
su
Venezia
,
a
guardia
della
sua
immunità
e
inviolabilità
.
Se
si
osa
smuovere
una
pietra
,
se
si
ardisce
di
proporre
qualche
innovazione
,
si
levano
lagni
proteste
divieti
da
tutte
le
terre
,
da
tutte
le
classi
di
persone
,
tanto
che
Venezia
non
pare
più
degli
Italiani
e
neppure
dei
Veneziani
,
ma
uno
di
quegli
Stati
incapaci
di
governarsi
da
sé
e
per
i
quali
le
varie
potenze
costituiscono
una
specie
di
consiglio
internazionale
di
tutela
,
come
l
'
isola
di
Creta
.
Tutto
il
mondo
interviene
nelle
faccende
di
Venezia
;
ognuno
che
sgorbia
una
tela
o
sciupa
del
marmo
,
ognuno
che
sa
tenere
una
penna
in
mano
,
ognuno
che
si
è
procurato
il
lusso
di
visitare
Venezia
o
ne
ha
soltanto
sentito
parlare
,
si
attribuisce
il
diritto
di
trattare
gli
affari
di
Venezia
come
suoi
affari
personali
.
Tutti
poi
,
a
conferma
delle
squisite
doti
di
sensibilità
,
di
raffinatezza
,
di
gusto
artistico
,
dei
loro
spiriti
,
si
credono
investiti
della
missione
di
difendere
Venezia
contro
i
supposti
vandali
che
ne
insidiano
perennemente
la
divina
bellezza
.
Tanta
universale
premura
è
toccante
ma
non
è
sempre
divertente
.
A
Venezia
poi
non
si
intende
che
discutere
di
arte
,
se
ne
parla
sempre
,
la
si
mette
avanti
in
ogni
caso
,
non
ci
si
preoccupa
che
dell
'
arte
e
della
bellezza
;
è
in
nome
dell
'
arte
che
si
propugnano
e
si
condannano
tutte
le
iniziative
.
La
si
nomina
tanto
e
gli
echi
rispondono
da
tutte
le
parti
del
mondo
,
la
si
fa
intervenire
in
tutte
le
faccende
peggio
della
politica
con
tanta
insistenza
,
se
ne
fa
un
tale
abuso
dell
'
arte
che
a
Venezia
si
direbbe
essere
tutto
subordinato
all
'
arte
,
industria
,
comodità
,
ricchezza
,
igiene
,
tutto
.
L
'
arte
è
su
tutte
le
bocche
,
l
'
arte
è
invocata
a
ogni
istante
,
l
'
arte
è
la
norma
suprema
di
Venezia
,
la
bellezza
vi
primeggia
su
ogni
altro
scopo
.
Si
vive
adunque
solo
di
arte
a
Venezia
!
In
questa
terra
privilegiata
ogni
cura
volgare
è
adunque
abolita
,
ogni
misera
competizione
sul
genere
di
quelle
che
affliggono
gli
altri
comuni
d
'
Italia
è
qui
scomparsa
.
Come
una
volta
in
Atene
e
a
Firenze
le
uniche
gare
fra
i
cittadini
sono
rivolte
al
conseguimento
della
bellezza
.
Oh
la
più
felice
fra
tutte
le
città
!
Sembrerebbe
infatti
che
dati
tanti
amorevoli
ed
alacri
difensori
,
dato
l
'
assoluto
predominio
acquistatovi
dall
'
arte
,
Venezia
dovesse
essere
più
di
qualsiasi
altra
città
,
sicuramente
al
riparo
da
ogni
manomissione
,
da
ogni
tormento
degli
uomini
e
del
tempo
,
dovesse
essere
gelosamente
conservata
e
custodita
contro
ogni
offesa
.
Sembrerebbe
che
a
Venezia
nulla
si
facesse
se
non
ispirato
da
puri
criteri
d
'
arte
,
che
l
'
arte
vi
si
respirasse
con
l
'
aria
,
che
ciò
che
altrove
è
opera
utilitaria
dell
'
industria
e
del
commercio
si
trasformasse
a
Venezia
in
opera
di
bellezza
.
Sembrerebbe
che
Venezia
,
patria
esclusiva
dell
'
arte
,
fosse
l
'
asilo
immune
da
tutte
le
brutture
,
da
tutte
le
profanazioni
che
altrove
si
commettono
per
avidità
di
guadagno
,
per
le
necessità
della
vita
moderna
.
Sembrerebbe
infine
che
a
Venezia
non
potesse
aver
diritto
di
entrata
se
non
ciò
che
è
bello
ed
artistico
e
che
fosse
inesorabilmente
respinto
anche
ogni
più
utile
trovata
del
progresso
se
in
contrasto
con
questo
rigoroso
programma
di
bellezza
.
E
così
si
dice
e
si
crede
e
le
apparenze
sono
tali
che
tutti
ne
sono
persuasi
.
L
'
assordante
coro
che
predica
e
decide
in
nome
dell
'
arte
non
lascia
più
intendere
altra
voce
.
Il
culto
della
bellezza
sembra
spinto
a
tal
segno
da
essere
non
solo
creduto
sincero
,
ma
ritenuto
tirannico
fanatico
e
come
tale
molesto
e
irritante
.
Per
poco
io
non
sono
stato
addirittura
aggredito
da
un
pacifico
negoziante
il
quale
proprio
in
me
,
soltanto
perché
son
solito
scrivere
di
arte
e
perché
in
quel
momento
non
trovavo
troppo
opportuna
l
'
idea
di
un
grande
banchetto
pro
Calabria
in
Piazza
San
Marco
,
era
persuaso
di
scorgere
uno
dei
tanti
maniaci
esteti
,
sistematici
oppositori
di
ogni
libera
attività
veneziana
.
-
Ma
non
si
potrà
infine
far
più
nulla
in
questa
città
,
egli
gridava
brandendo
la
forchetta
come
un
'
arme
minacciosa
,
non
si
potrà
più
muovere
un
dito
senza
il
consenso
degli
artisti
i
quali
viceversa
nulla
fanno
per
la
città
?
Dovremo
morir
di
fame
,
dovremo
far
di
Venezia
l
'
ultima
città
del
mondo
in
omaggio
all
'
arte
?
Non
si
può
più
toccare
un
sasso
,
non
si
può
suggerire
un
mutamento
senza
sentirsi
gridare
la
croce
addosso
,
come
se
tutto
fosse
sacro
e
intangibile
!
-
No
,
egregio
signore
,
ella
può
serbare
tutta
la
sua
calma
.
Se
a
parole
pare
che
le
cose
stiano
così
,
in
pratica
,
ella
lo
sa
meglio
di
me
,
è
tutto
differente
.
È
proprio
Venezia
,
dove
più
si
parla
di
arte
fino
a
stancare
,
la
città
dove
meno
è
tenuta
in
conto
;
è
proprio
Venezia
la
città
lasciata
maggiormente
in
balìa
del
primo
guastatore
venuto
,
soltanto
che
si
presenti
in
nome
dell
'
industria
,
e
dove
più
impunemente
si
possa
demolire
e
deturpare
.
Mentre
,
declamando
retoricamente
per
l
'
arte
,
si
proibiscono
e
si
arrestano
le
intraprese
veramente
utili
,
davanti
alle
quali
anche
l
'
arte
potrebbe
sopportare
qualche
sacrificio
;
per
trascuraggine
,
per
indifferenza
,
per
gretteria
,
si
distrugge
,
si
mutila
,
si
rovina
senza
necessità
.
Mentre
per
favorire
il
forestiero
visitatore
dei
monumenti
e
delle
bellezze
veneziane
sembra
quasi
che
Venezia
rinunci
alla
sua
fierezza
,
alla
sua
dignità
e
al
suo
sviluppo
,
in
realtà
non
concede
al
forestiero
neanche
quella
elementare
assistenza
che
egli
ormai
è
abituato
a
trovare
dovunque
.
Citerò
rapidamente
alcuni
esempi
.
Non
si
voleva
il
ponte
tra
Venezia
e
la
terra
ferma
;
soltanto
per
averlo
proposto
si
è
scatenata
una
tempesta
;
sembrava
che
una
minaccia
esiziale
fosse
sospesa
su
Venezia
,
sulla
sua
incolumità
,
sulla
sua
poesia
,
sulla
sua
dolce
laguna
.
Ebbene
di
ponti
se
ne
son
fatti
due
fra
l
'
acquiescenza
di
tutti
,
poiché
tali
si
possono
qualificare
le
condutture
dell
'
energia
elettrica
,
costruite
in
laguna
con
una
siffatta
abbondanza
di
fondazioni
in
muratura
e
di
torri
metalliche
come
non
sarebbe
stata
necessaria
per
fare
un
ponte
effettivo
.
A
Parigi
città
eminentemente
moderna
e
industriale
è
vietato
,
soltanto
per
ragioni
estetiche
,
di
tendere
fili
metallici
sulle
strade
;
talché
persino
i
trams
elettrici
non
possono
avere
conduttura
aerea
,
ma
debbono
attingere
l
'
elettricità
da
un
cavo
sotterraneo
;
a
Venezia
,
ove
questo
divieto
sarebbe
stato
indispensabile
,
non
solo
per
l
'
estetica
ma
per
la
conservazione
,
data
la
vetustà
fragile
degli
edifizi
,
si
intrecciano
in
aria
ogni
sorta
di
cavi
e
di
cordoni
metallici
.
All
'
antica
rete
telegrafica
e
telefonica
si
è
aggiunta
quella
nuova
per
la
distribuzione
dell
'
energia
elettrica
e
si
è
proceduto
senza
riguardo
alcuno
,
come
se
si
trattasse
di
una
stazione
ferroviaria
.
Ora
poi
si
stanno
collocando
nuovi
cavi
telefonici
,
grossi
come
gomene
di
piroscafi
,
tanto
che
ognuno
contiene
cento
fili
;
ed
ho
veduto
io
tenderli
ed
agganciarli
su
sostegni
di
ferro
infissi
negli
angoli
marmorei
dei
palazzi
del
quattrocento
.
Pensate
all
'
effetto
disastroso
delle
vibrazioni
,
di
quel
lungo
e
pesante
cordone
sospeso
,
trasmesse
dal
sostegno
metallico
all
'
angolo
su
cui
poggia
!
Ma
neanche
nella
più
industriale
e
barbara
città
americana
si
procederebbe
in
tal
guisa
!
L
'
incuria
e
l
'
abbandono
in
cui
giacciono
i
monumenti
affidati
adesso
a
maggior
numero
di
commissioni
vigilanti
che
non
siano
i
visitatori
,
sono
indescrivibili
.
A
persuadersene
basta
far
una
corsa
ai
Frari
,
al
chiostro
dell
'
Abbazia
,
alla
desolata
e
sconciata
chiesa
di
S
.
Gregorio
.
Circa
i
forestieri
mi
limito
a
dire
che
a
una
certa
ora
della
sera
e
durante
tutta
la
notte
,
quando
appunto
arrivano
alcuni
fra
i
treni
più
frequentati
dai
forestieri
,
come
il
treno
di
Milano
delle
4.25
,
proprio
alla
stazione
non
esiste
più
vigilanza
di
sorta
.
Ogni
segno
di
ordine
civile
,
di
potestà
pubblica
è
abolito
;
non
esistono
più
né
leggi
né
guardie
;
la
sola
legge
è
l
'
arbitrio
dei
facchini
e
dei
gondolieri
che
assalgono
e
insultano
i
forestieri
e
si
rifiutano
con
male
parole
di
prestare
servizio
al
forestiero
che
ha
la
disgrazia
di
non
andare
a
uno
degli
hôtels
più
di
lusso
.
Guai
a
lui
se
ha
la
pretesa
di
alloggiare
in
un
albergo
di
secondo
ordine
o
in
una
casa
privata
!
È
trattato
peggio
di
un
cane
.
La
verità
è
che
se
tutti
discutono
a
strillano
,
e
mostrano
di
sdegnarsi
o
di
cadere
in
deliquio
soltanto
se
una
foglia
si
muove
a
Venezia
,
facendo
dell
'
arte
la
più
asfissiante
delle
oppressioni
,
niuno
è
sincero
;
si
tratta
di
gente
che
si
arrampica
su
Venezia
,
che
sfrutta
davvero
Venezia
,
per
farsi
notare
con
poca
fatica
.
Niuno
se
ne
occupa
sul
serio
quando
dalla
pubblicità
di
un
articolo
o
di
un
discorso
si
deve
passare
al
lavoro
vero
e
raccolto
:
i
difensori
allora
si
dileguano
,
si
lascia
fare
ogni
cosa
come
su
terra
da
saccheggio
.
Venezia
mi
ha
lasciato
una
profonda
impressione
di
tristezza
proprio
in
questi
giorni
in
cui
si
teneva
fra
le
sue
mura
il
supremo
concilio
dell
'
arte
,
in
cui
tutti
i
suoi
immancabili
brevettati
difensori
erano
accorsi
al
suo
invito
.
Non
mi
è
mai
sembrata
più
abbandonata
.
StampaPeriodica ,
La
più
singolare
protesta
che
sinora
ci
sia
toccato
di
registrare
in
un
congresso
di
organismi
politici
è
certamente
quella
messa
in
atto
dai
giovani
democristiani
a
Bari
nel
corso
del
loro
VIII
Convegno
Nazionale
:
un
sistematico
boicottaggio
della
discussione
per
tutta
la
durata
della
prima
giornata
.
I
giovani
democristiani
non
volevano
discutere
,
si
rifiutavano
di
dar
corso
al
dibattito
su
una
relazione
ritenuta
insoddisfacente
.
E
tuttavia
l
'
atteggiamento
dei
delegati
solo
in
piccola
parte
era
diretto
contro
il
gruppo
dirigente
uscente
:
esso
più
ancora
investiva
e
colpiva
il
partito
di
cui
i
giovani
avvertivano
con
stizza
e
timore
le
pressioni
palesi
e
i
sotterranei
ricatti
politici
.
Sicché
mal
ne
incolse
all
'
incauto
presidente
che
reiteratamente
incitava
i
delegati
a
prendere
la
parola
,
perché
un
congressista
,
vincendo
ogni
ritegno
,
con
chiara
,
limpida
voce
rimbeccò
che
«
inutile
era
discutere
quando
ogni
cosa
era
già
statu
decisa
a
Roma
presso
la
direzione
del
partito
»
.
Questo
atteggiamento
veniva
,
però
,
interamente
rovesciato
l
'
indomani
quando
l
'
opposizione
di
sinistra
trasformò
la
protesta
morale
in
uno
dei
più
duri
attacchi
al
gruppo
dirigente
che
la
storia
del
movimento
giovanile
DC
.
forse
ricordi
.
Le
violenze
verbali
,
non
disgiunte
da
rigorose
analisi
politiche
,
dei
vari
delegati
spinsero
gli
osservatori
esterni
a
considerare
gli
oppositori
dei
«
votati
»
alla
«
bruciatura
»
politica
;
gente
,
cioè
,
decisa
,
ad
ogni
costo
,
a
vuotare
in
una
sola
volta
tutto
il
sacco
delle
amarezze
,
delle
delusioni
,
dei
risentimenti
accumulati
nel
giro
degli
ultimi
anni
.
Ed
invece
la
battaglia
dell
'
opposizione
che
apparve
disordinata
,
all
'
inizio
-
e
in
parte
lo
fu
-
che
non
seppe
sempre
interamente
prospettare
soluzioni
alla
crisi
politica
dei
gruppi
giovanili
,
che
fu
di
volta
in
volta
o
troppo
astratta
o
troppo
imprecisa
,
ma
che
costantemente
fu
sostenuta
da
un
entusiasmo
senza
limiti
e
da
una
inebriante
passione
politica
,
riuscì
a
scuotere
dal
torpore
buona
parte
dei
convegnisti
(
quelli
,
per
intenderci
,
liberi
dall
'
ipoteca
del
partito
e
dalle
piccole
e
grandi
cariche
,
nel
sottogoverno
)
e
a
determinare
,
in
definitiva
,
quell
'
insperato
risultato
elettorale
che
decretò
la
sconfitta
morale
del
gruppo
dirigente
.
La
vittoria
di
De
Stefanis
(
da
tutti
prevista
di
dimensioni
esorbitanti
)
con
un
solo
voto
di
maggioranza
viene
,
infatti
,
a
dare
conferma
di
questo
dato
di
fatto
.
Prima
di
giungere
,
però
,
a
delle
valutazioni
politiche
del
convegno
giovanile
DC
.
di
Bari
,
ci
sembra
opportuno
fare
un
rapido
excursus
della
storia
dei
gruppi
giovanili
DC
.
di
questi
ultimi
anni
,
per
individuare
attraverso
la
ricostruzione
dei
fatti
(
le
uniche
cose
valide
nella
lotta
politica
)
i
motivi
che
hanno
determinato
questa
lunga
crisi
di
giovani
democristiani
.
I
giovani
con
Dossetti
contro
De
Gasperi
Nella
storia
del
movimento
giovanile
DC
.
possiamo
riscontrare
,
in
sostanza
,
due
fasi
importanti
.
La
prima
risale
al
periodo
degasperiano
e
si
chiude
nel
1948
.
Fu
quello
il
periodo
della
strutturazione
dei
gruppi
giovanili
,
una
strutturazione
che
avvenne
,
però
,
senza
la
diretta
partecipazione
della
base
.
De
Gasperi
concepì
il
movimento
giovanile
come
una
espressione
settoriale
del
partito
e
,
nella
pratica
,
impedì
la
libera
ed
autonoma
espressione
delle
forze
giovanili
.
Questo
atteggiamento
del
vecchio
leader
DC
.
portò
i
giovani
ad
incontrarsi
e
ad
assorbire
il
dossettismo
e
ad
assumere
una
posizione
antidegasperiana
che
durò
fino
al
1951
,
cioè
fino
al
giorno
della
crisi
del
dossettismo
.
Rotti
gli
argini
fra
cui
De
Gasperi
voleva
ad
ogni
costo
restringerli
essi
si
immersero
in
un
impegno
politico
e
dottrinario
di
notevole
dimensione
.
Attraverso
questo
impegno
i
giovani
realizzarono
quanto
non
erano
stati
capaci
di
fare
prima
,
attraverso
le
formule
organizzative
che
De
Gasperi
mantenne
sempre
nelle
angustie
del
tecnicismo
e
del
burocratismo
;
si
calarono
cioè
,
nelle
realtà
provinciali
e
comunali
e
scoprirono
il
mondo
del
lavoro
con
le
sue
ansie
,
le
sue
lotte
,
le
sue
rivendicazioni
.
Questo
contatto
con
la
realtà
doveva
,
però
,
inevitabilmente
portare
i
giovani
ad
abbandonare
l
'
astrattismo
politico
e
la
teorizzazione
della
lotta
politica
proprio
del
dossettismo
.
Il
loro
nuovo
atteggiamento
critico
contribuì
non
poco
,
a
mio
avviso
,
alla
successiva
crisi
politica
del
dossettismo
e
a
quella
personale
di
Dossetti
stesso
.
In
quel
periodo
,
all
'
incirca
,
Galloni
fondava
Per
l
'
Azione
,
la
rivista
ideologica
dei
giovani
DC
.
Attraverso
quella
rivista
i
giovani
precisavano
meglio
i
loro
orientamenti
fino
a
giungere
,
dopo
il
definitivo
ritiro
di
Dossetti
dalla
vita
politica
attiva
,
a
sperimentare
nuove
forme
politiche
.
Nasceva
,
così
,
la
corrente
di
«
Iniziativa
Democratica
»
che
,
contrariamente
a
quanto
comunemente
ritenuto
,
ricevette
il
primo
impulso
dai
giovani
,
fra
cui
si
distinsero
,
al
centro
,
Galloni
,
Zaccagnini
,
Malfatti
,
Morlino
,
Ciccardini
e
nelle
province
Bolardi
(
a
Reggio
Emilia
)
;
Guerzoni
(
a
Modena
)
;
Di
Capua
(
a
Bologna
)
;
Artusi
(
a
Forlì
)
;
Speranza
(
a
Firenze
)
.
Solo
più
tardi
si
impadronivano
di
«
Iniziativa
Democratica
»
Fanfani
e
Rumor
.
In
quel
periodo
Guido
Gonella
assumeva
la
Segreteria
del
Partito
,
ma
i
giovani
furono
diffidenti
verso
il
nuovo
segretario
.
Questa
diffidenza
doveva
tramutarsi
,
nel
giro
di
pochi
mesi
,
in
un
vero
e
proprio
conflitto
fra
movimento
giovanile
(
che
si
era
stretto
intorno
a
Malfatti
)
e
partito
.
Era
il
tempo
in
cui
Il
Mondo
definiva
i
giovani
DC
i
cattolici
giacobini
;
era
il
tempo
in
cui
i
giovani
conobbero
i
maggiori
successi
all
'
interno
del
partito
.
Ma
l
'
errore
di
Malfatti
fu
proprio
questo
:
di
far
convergere
l
'
attenzione
del
movimento
giovanile
esclusivamente
sul
partito
e
di
non
considerare
quello
che
avveniva
al
di
fuori
negli
altri
movimenti
giovanili
,
tra
la
gioventù
italiana
.
Malfatti
indubbiamente
riuscì
a
dare
un
indirizzo
al
movimento
giovanile
all
'
interno
della
DC
,
ma
fu
incapace
di
impostare
un
discorso
alla
gioventù
,
fu
incapace
,
cioè
,
di
compiere
,
dopo
la
caduta
del
dossettismo
,
una
chiara
scelta
politica
e
sociale
nel
paese
.
Le
incertezze
del
gruppo
di
Malfatti
ebbero
come
prima
conseguenza
una
divisione
fra
i
cosiddetti
teorici
-
quelli
cioè
che
discutevano
(
senza
realizzare
)
esclusivamente
di
alta
strategia
politica
-
e
i
cosiddetti
avanguardisti
quelli
,
cioè
,
che
volevano
impegnare
i
gruppi
giovanili
soltanto
nelle
attività
sportive
e
ricreative
,
trasferendo
anche
nell
'
organizzazione
giovanile
democristiana
,
il
tipico
metodo
parrocchiale
di
organizzazione
della
gioventù
.
Nel
Paese
,
intanto
,
la
situazione
politica
generale
diviene
sempre
più
tesa
.
I
partiti
e
i
movimenti
giovanili
si
impegnano
in
grosse
battaglie
;
le
masse
popolari
premono
e
si
mobilitano
in
lotte
di
vasto
respiro
nelle
fabbriche
e
nelle
campagne
.
Nelle
scuole
i
gruppi
studenteschi
rafforzano
le
loro
posizioni
e
sviluppano
la
loro
problematica
politica
e
culturale
(
vedi
i
congressi
dell
'
UGI
e
dell
'
UNURI
di
Milano
,
di
Montecatini
,
di
Grado
)
.
Il
movimento
giovanile
democristiano
resta
al
di
fuori
di
questi
fermenti
ed
è
letteralmente
paralizzato
dalle
incertezze
interne
e
dalla
polemica
col
partito
.
Crede
di
sanare
i
contrasti
non
assumendo
alcuna
chiara
posizione
e
attuando
la
politica
del
caso
per
caso
.
Ma
all
'
interno
gli
iscritti
rumoreggiano
e
si
verificano
le
prime
clamorose
defezioni
.
I
teorici
e
gli
avanguardisti
Bartolo
Ciccardini
,
uno
dei
massimi
dirigenti
giovanili
,
fonda
la
rivista
Terza
Generazione
(
1952
)
e
mette
in
discussione
tutto
il
passato
del
movimento
giovanile
nello
stesso
tempo
tende
a
riqualificare
tutta
l
'
opera
di
De
Gasperi
.
La
sua
critica
,
che
peraltro
è
astratta
e
scarsamente
positiva
,
urta
suscettibilità
personali
oltre
che
politiche
,
per
cui
è
costretto
ad
abbandonare
il
partito
.
Lo
segue
il
giovane
Grazzini
.
Il
gruppo
dirigente
,
per
arginare
le
frane
e
per
colmare
il
vuoto
politico
,
tenta
il
discorso
ideologico
.
È
il
momento
dei
saggi
teorici
sulle
strutture
e
sullo
Stato
.
Ciò
non
fa
che
approfondire
il
distacco
fra
i
teorici
e
i
pratici
.
Si
cade
nell
'
immobilismo
politico
,
e
il
linguaggio
dei
dirigenti
diviene
sempre
più
incomprensibile
per
la
base
;
un
po
'
dovunque
si
formano
gruppi
di
élites
,
che
sovente
assumono
la
fisionomia
di
veri
e
propri
cenacoli
per
iniziati
.
Dall
'
altro
lato
i
cosiddetti
pratici
non
trovarono
altro
mezzo
per
inserirsi
nella
realtà
nazionale
che
quello
di
agganciarsi
a
questo
o
a
quel
parlamentare
,
a
questo
o
a
quell
'
uomo
di
governo
.
Suona
,
così
,
l
'
ora
di
Fanfani
che
si
presenta
ai
giovani
in
veste
di
uomo
dai
programmi
scientifici
.
Egli
ha
intuito
l
'
ansia
di
concretezza
dei
giovani
e
spera
di
avvincerli
col
suo
dinamismo
politico
ed
organizzativo
;
considera
,
inoltre
,
maturati
i
tempi
per
trasformare
la
corrente
di
iniziativa
democratica
ed
opera
per
avere
i
giovani
dalla
sua
parte
.
In
questo
clima
confuso
si
arriva
al
congresso
di
Roma
del
1952
.
Fanfani
preme
con
sempre
maggiore
energia
sui
giovani
,
i
quali
,
disorientati
,
finiscono
per
crollare
e
arrivano
sino
ad
accettare
la
legge
maggioritaria
,
giustificandola
con
la
necessità
di
impedire
un
'
alleanza
a
destra
della
democrazia
cristiana
.
Franco
Boiardi
e
Di
Capua
si
oppongono
a
questa
capitolazione
,
ma
ormai
i
gruppi
giovanili
non
hanno
più
iniziativa
.
La
sconfitta
elettorale
del
7
giugno
accelera
il
processo
di
disfacimento
.
Dovremo
giungere
al
1954
perché
un
gruppo
deciso
e
preparato
(
Speranza
,
Chiarante
,
Magni
,
Boiardi
,
Di
Capua
,
Paglietti
)
riesca
ad
entrare
nel
Consiglio
Nazionale
e
a
tentare
la
salvezza
attraverso
una
rapida
preparazione
di
quadri
e
l
'
istituzione
di
centri
di
studio
.
Nel
paese
,
intanto
,
il
Partito
Socialista
Italiano
ha
impostato
la
politica
della
apertura
a
sinistra
che
i
giovani
democristiani
guardano
con
simpatia
.
L
'
attività
dei
nuovi
consiglieri
porta
i
gruppi
giovanili
ad
una
grande
affermazione
nel
congresso
di
Napoli
-
circa
un
quinto
dei
delegati
sono
giovani
-
e
attraverso
il
voto
dei
giovani
vincono
la
loro
battaglia
congressuale
Malfatti
,
Chiarante
e
Galloni
.
Vince
,
però
,
anche
Fanfani
,
che
instaura
nei
confronti
dei
giovani
un
metodo
duro
.
Con
Fanfani
,
ormai
,
si
discute
solo
su
posizioni
di
forza
.
E
i
giovani
non
sono
forti
.
Al
contrario
,
non
hanno
sanato
le
antiche
e
gravi
debolezze
politiche
e
strutturali
del
passato
.
Amareggiato
dalla
sconfitta
del
7
giugno
e
dall
'
esito
del
Congresso
di
Napoli
,
De
Gasperi
comincia
intanto
a
comprendere
la
realtà
giovanile
che
si
agita
nel
suo
partito
.
Per
il
vecchio
statista
è
come
una
rivelazione
.
La
seconda
generazione
(
quella
che
è
al
governo
e
sulla
quale
egli
aveva
posto
ogni
fiducia
)
lo
ha
praticamente
abbandonato
.
Egli
allora
capisce
il
grosso
errore
di
non
aver
saputo
gettare
un
ponte
verso
le
nuove
generazioni
.
Uomo
accorto
ed
intelligente
,
De
Gasperi
riuscì
finalmente
a
comprendere
quali
immense
energie
egli
avesse
trascurato
ed
umiliato
in
tutti
quegli
anni
che
aveva
avuto
in
mano
il
partito
e
,
con
pronta
intuizione
,
cercò
di
superare
la
frattura
e
di
legare
finalmente
la
prima
alla
terza
generazione
.
Fissò
anche
per
l
'
estate
un
incontro
a
Sella
con
i
giovani
.
Voleva
discutere
con
loro
;
voleva
conoscere
,
le
loro
ansie
,
le
loro
aspirazioni
.
Come
ebbe
a
dire
ad
un
suo
collaboratore
voleva
provare
anch
'
egli
ad
imparare
dai
giovani
.
Ma
era
ormai
troppo
tardi
.
Una
settimana
prima
dell
'
incontro
,
De
Gasperi
moriva
.
Il
pugno
di
ferro
di
Fanfani
Il
movimento
giovanile
,
così
,
perduta
questa
occasione
,
resta
sempre
più
imbrigliato
nelle
maglie
del
gioco
di
partito
.
Invano
Boiardi
,
Di
Capua
,
Magri
,
Chiarante
chiedono
al
movimento
giovanile
di
riunire
le
residue
forze
per
rivolgersi
non
più
al
partito
ma
alle
masse
giovanili
,
invano
chiedono
che
sul
piano
politico
generale
i
giovani
DC
.
si
facciano
accusatori
dell
'
integralismo
fanfaniano
e
propugnatori
di
nuove
alleanze
della
DC
verso
sinistra
.
Il
loro
discorso
resta
contraddittorio
(
si
pronunciano
per
nuove
alleanze
a
sinistra
ma
non
sanno
decidersi
ad
accogliere
la
politica
di
apertura
a
sinistra
verso
la
quale
continuano
a
dimostrare
solo
«
simpatia
»
)
.
Di
queste
contraddizioni
approfitta
Fanfani
che
taglia
i
fondi
al
movimento
giovanile
,
provoca
,
con
l
'
aiuto
dello
stesso
Malfatti
,
le
dimissioni
di
tutto
l
'
esecutivo
giovanile
,
impone
la
gestione
commissariale
.
Sul
nome
del
commissario
,
però
,
Fanfani
è
costretto
a
cedere
.
L
'
uomo
di
fiducia
da
lui
proposto
non
viene
accettato
dai
giovani
che
fanno
cadere
la
loro
scelta
su
Ferragni
.
Ferragni
ignora
i
problemi
politici
e
i
problemi
dei
giovani
.
Cerca
di
non
dispiacere
né
a
Dio
né
«
ai
nemici
sui
»
e
procede
,
con
snervante
prudenza
,
in
un
lavoro
strettamente
burocratico
.
Il
generoso
tentativo
di
Boni
e
di
Cabras
di
ridare
vigore
al
movimento
giovanile
attraverso
una
intensa
attività
nel
campo
studentesco
è
destinato
a
fallire
,
come
è
destinata
a
fallire
l
'
azione
della
rivista
Il
Ribelle
e
il
Conformista
che
nasce
come
giornale
di
opposizione
.
Al
congresso
di
Firenze
del
1955
,
del
movimento
giovanile
DC
.
non
resta
che
una
pallida
testimonianza
politica
e
morale
.
La
nomina
di
Ernesto
G
.
Laura
non
porterà
alcun
mutamento
.
I
più
attivi
,
intanto
,
abbandonano
la
lotta
.
Gli
altri
vengono
circondati
da
un
ambiente
ostile
di
partito
.
Cadono
,
così
,
le
ultime
riserve
verso
Fanfani
.
Qualche
critica
viene
ancora
fatta
ma
non
ai
estrinseca
mai
in
forme
politiche
.
Ormai
i
giovani
democristiani
vivono
completamente
staccati
dalla
realtà
in
cui
si
dibattono
le
nuove
generazioni
;
sono
estranei
ad
ogni
problematica
genuinamente
giovanile
;
sono
assenti
da
ogni
lotta
giovanile
.
In
questo
clima
si
è
giunti
al
recente
convegno
nazionale
di
Bari
dove
la
maggioranza
si
è
accorta
che
un
muro
di
diffidenza
la
divideva
dalla
gioventù
italiana
e
dalla
stessa
base
giovanile
democristiana
.
Ma
Fanfani
non
può
permettersi
il
lusso
di
perdere
la
sua
maggioranza
e
decide
di
offrire
al
convegno
la
testa
del
solo
Ernesto
G
.
Laura
.
Spera
,
così
di
mantenere
lo
statu
quo
e
di
creare
una
stabile
maggioranza
intorno
a
De
Stefanis
.
I
fatti
,
però
,
lo
smentiranno
:
contro
ogni
previsione
,
come
dicevamo
all
'
inizio
,
l
'
opposizione
di
sinistra
si
afferma
clamorosamente
e
manca
il
completo
successo
per
un
soffio
.
È
chiaro
che
a
Bari
l
'
opposizione
non
abbia
ancora
saputo
tenere
un
compiuto
discorso
politico
.
Le
amare
esperienze
di
questi
anni
non
hanno
ancora
liberato
la
sinistra
giovanile
democristiana
dalla
sua
tendenza
a
teorizzare
e
quindi
a
scivolare
su
un
terreno
di
élites
.
Ha
però
saputo
bene
individuare
la
causa
di
tutte
le
disgrazie
del
movimento
giovanile
,
quali
la
mancanza
di
autonomia
e
lo
slegame
con
le
masse
giovanili
e
,
in
generale
,
con
le
masse
lavoratrici
del
paese
.
Per
i
giovani
democristiani
l
'
autonomia
,
perciò
,
resta
oggi
l
'
unica
via
di
scampo
.
Liberarsi
dal
conformismo
fanfaniano
,
svincolarsi
dal
paternalismo
di
partito
,
riprendere
un
contatto
alla
base
con
i
giovani
;
non
ci
sono
altre
soluzioni
.
È
,
del
resto
,
questo
un
discorso
che
oggi
dovrebbero
fare
un
po
'
tutti
i
movimenti
giovanili
.
StampaPeriodica ,
Il
voto
di
protesta
s
'
insinua
dappertutto
,
dissolve
schieramenti
tradizionali
,
amplifica
le
voci
più
diverse
.
E
mai
come
questa
volta
i
primi
commenti
hanno
sottolineato
questo
carattere
del
voto
.
Protestano
gli
operai
di
Marghera
e
i
piemontesi
delle
valli
,
cacciatori
di
Reggio
Calabria
e
giovani
al
primo
voto
,
ecologisti
e
adoratori
di
Cicciolina
.
Ma
è
tutta
vera
protesta
?
Quale
denominatore
comune
si
può
offrire
a
interessi
e
a
gruppi
tanto
diversi
?
Ci
si
può
fermare
al
confronto
tra
le
varie
liste
o
si
deve
guardare
al
modo
nel
quale
sono
state
indirizzate
le
preferenze
?
Una
novità
comunque
c
'
è
.
Quello
che
nelle
ultime
occasioni
era
stato
il
comportamento
di
protesta
per
eccellenza
,
l
'
astensionismo
elettorale
e
il
voto
bianco
o
nullo
,
non
riceve
più
il
favore
dei
cittadini
.
Cresce
il
numero
già
altissimo
dei
votanti
,
le
schede
bianche
e
nulle
sembrano
in
diminuzione
.
Questo
vuol
dire
che
l
'
offerta
elettorale
,
rappresentata
dalle
liste
in
competizione
,
è
apparsa
questa
volta
più
allettante
che
in
passato
,
capace
di
interpretare
meglio
le
spinte
dell
'
elettorato
.
Ma
che
tipo
di
spinte
?
Attenzione
,
dice
più
d
'
uno
:
sono
spinte
localistiche
,
corporative
,
razziste
addirittura
.
Nel
programma
delle
liste
locali
piemontesi
non
c
'
erano
forse
le
proposte
di
non
pagare
la
quota
delle
imposte
che
va
a
favore
del
Mezzogiorno
e
il
rifiuto
di
avere
insegnanti
o
impiegati
meridionali
?
Voti
del
genere
esprimono
certamente
una
protesta
,
che
si
dirige
verso
l
'
intero
sistema
dei
partiti
ed
esaspera
interessi
particolaristici
.
E
sulla
stessa
linea
si
trovano
quelli
che
,
a
Reggio
Calabria
,
formano
e
votano
una
lista
per
dare
la
caccia
al
falco
pecchiaiolo
.
Questa
protesta
,
però
,
non
ha
nulla
a
che
vedere
con
il
voto
dato
alle
liste
verdi
.
Qui
si
ritrova
il
rifiuto
di
un
ambiente
pesantemente
degradato
.
Ma
la
motivazione
fondamentale
è
l
'
affermazione
positiva
di
nuovi
valori
,
in
grado
di
fornire
alla
politica
la
capacità
di
interpretare
meglio
le
esigenze
del
mondo
di
oggi
e
di
domani
.
E
il
voto
ai
radicali
e
al
loro
ultimo
emblema
elettorale
,
Cicciolina
?
Qui
di
protesta
non
c
'
è
nulla
.
C
'
è
un
puro
sberleffo
alle
istituzioni
,
che
in
altri
casi
si
è
espresso
scrivendo
sulla
scheda
frasi
variamente
oltraggiose
.
Su
questa
base
mi
sembra
che
sia
stata
costruita
una
operazione
consapevole
e
mirata
di
discredito
del
Parlamento
.
Già
durante
la
campagna
elettorale
si
è
irriso
a
una
possibile
maggioranza
di
alternativa
"
da
Natta
a
Cicciolina
"
.
Domani
sarà
facile
ridicolizzare
la
richiesta
di
portare
il
governo
in
Parlamento
per
discutere
qualche
serio
problema
.
Immagino
già
la
battuta
:
"
Vogliamo
discutere
di
queste
cose
con
Cicciolina
?
"
.
Un
'
altra
pietruzza
sarà
così
stata
portata
alla
costruzione
di
chi
vuol
liberarsi
dell
'
ingombro
del
Parlamento
per
adottare
modi
di
governo
sempre
più
sbrigativi
e
autoritari
.
Una
prima
analisi
del
voto
ci
dice
pure
che
,
per
esempio
,
i
verdi
hanno
trovato
consensi
nei
quartieri
operai
dove
è
stata
secca
la
perdita
comunista
.
Una
protesta
contro
il
degrado
ambientale
di
zone
come
Marghera
?
Certamente
.
Ma
anche
un
modo
di
sottolineare
il
distacco
da
un
partito
non
più
ritenuto
il
difensore
di
fasce
sociali
deboli
.
Ecco
,
allora
,
un
paradosso
di
queste
elezioni
.
Il
sistema
politico
si
articola
,
dà
ingresso
in
Parlamento
a
interessi
nuovi
,
ma
non
riesce
a
offrire
rappresentanza
adeguata
a
interessi
"
vecchi
"
,
se
così
si
possono
definire
quelli
di
una
parte
della
tradizionale
classe
operaia
.
Il
voto
per
il
Pci
si
segnala
anche
per
il
largo
consenso
ricevuto
dagli
indipendenti
.
Questo
vuol
dire
adesione
alla
scelta
di
apertura
alla
società
fatta
dal
Pci
.
Ma
non
c
'
è
pure
protesta
contro
uomini
e
apparati
di
partito
,
giudicati
dallo
stesso
elettorato
comunista
non
adeguati
a
quel
rinnovamento
che
le
candidature
indipendenti
vorrebbero
simboleggiare
?
Come
rispondere
al
diffuso
malessere
espresso
da
questi
diversi
voti
?
Con
una
legge
elettorale
che
impedisca
ai
gruppi
minori
di
entrare
in
Parlamento
?
Attenzione
,
però
.
Se
il
sistema
politico
è
malato
,
la
cura
non
può
consistere
soltanto
nel
rompere
il
termometro
.
StampaPeriodica ,
Non
con
pompose
parole
e
vane
promesse
vogliamo
tessere
il
nostro
programma
,
il
titolo
di
questo
periodico
parla
abbastanza
per
sé
.
Ora
che
l
Italia
,
mercè
la
costanza
di
quel
Re
che
seppe
guadagnarsi
il
titolo
di
Galantuomo
,
è
fatta
libera
ed
indipendente
da
ogni
straniero
,
è
uopo
che
gli
uomini
di
cuore
procurino
ad
essa
un
altro
bene
;
le
nostre
finanze
sono
depresse
,
le
arti
abbandonate
,
le
scienze
,
fatte
poche
onorevoli
eccezioni
,
dimenticate
;
le
amministrazioni
sconvolte
;
l
agricoltura
negletta
;
le
industrie
cadenti
;
il
commercio
quasi
atonico
:
tutto
conviene
che
torni
all
ordine
,
a
quell
ordine
che
fece
dell
Italia
la
Regina
del
mondo
;
e
nulla
ci
manca
perché
a
quel
primiero
ordine
noi
possiamo
conseguire
,
avvegnaché
questa
lingua
di
terra
benedetta
da
Dio
tutto
possiede
per
lo
scopo
,
e
un
cielo
prediletto
,
ed
un
terreno
fertile
,
e
sorgenti
di
materie
prime
,
e
più
che
tutto
vale
,
una
scintilla
di
genio
in
tutti
i
suoi
abitanti
.
Perché
adunque
non
ci
troviamo
in
florido
stato
?
Perché
prima
che
il
magnanimo
Carlo
Alberto
concedesse
lo
Statuto
,
e
prima
che
tutta
Italia
fosse
riunita
in
una
sola
famiglia
ponevano
ostacolo
i
retrogradi
governi
,
perché
per
ottenere
l
intiera
libertà
i
già
liberi
dovettero
sacrificare
e
vita
e
capitali
e
tutto
;
perché
infine
ed
è
conseguenza
de
retrogradi
governi
,
di
cui
dissi
più
sopra
,
esistono
in
Italia
più
di
12
milioni
di
analfabeti
,
di
Italiani
cioè
che
non
sanno
né
leggere
,
né
scrivere
.
Pur
troppo
in
quella
classe
che
chiamasi
popolo
,
son
compresi
tutti
questi
inalfabeti
;
ed
è
questo
popolo
che
costituisce
la
ricchezza
d
una
nazione
:
è
dalla
sua
mente
,
dalle
sue
braccia
,
dal
suo
lavoro
che
ne
scaturiscono
le
arti
,
le
industrie
,
il
commercio
,
insomma
tutto
l
immenso
guadagno
che
sostiene
le
nazioni
.
Or
bene
di
questo
popolo
una
gran
parte
è
analfabeta
e
quindi
non
può
da
per
sé
istruirsi
;
un
altra
parte
,
ed
è
assai
piccola
,
sa
leggere
e
scrivere
più
o
meno
bene
,
ma
come
può
istruirsi
?
Coi
libri
gli
è
vero
;
ma
oltrecché
pochissimi
sono
scritti
popolarmente
,
in
modo
cioè
che
possano
essere
compresi
colla
scarsa
dote
di
cognizioni
,
pochissimi
sono
accessibili
alla
borsa
del
popolano
o
dell
operaio
che
non
può
toglier
gran
somma
allo
scarso
guadagno
.
Ed
ecco
la
ragione
del
nostro
periodico
.
Abbiamo
un
governo
liberale
,
non
abbiamo
più
alcun
nemico
a
scacciare
,
possiamo
conservare
la
nostra
pace
,
ebbene
,
scacciamo
l
ignoranza
,
facciamo
disparire
que
12
milioni
d
analfabeti
,
e
l
Italia
sarà
davvero
!
Detta
la
ragione
del
nostro
periodico
ecco
due
parole
sul
modo
che
lo
condurremo
.
In
una
prima
parte
tratteremo
degli
studi
economici
sociali
,
i
quali
daranno
ai
nostri
lettori
delle
idee
abbastanza
chiare
intorno
alla
religione
,
alla
politica
,
intorno
ai
propri
diritti
,
ed
ai
propri
doveri
.
Tratteremo
in
una
seconda
parte
delle
scienze
e
delle
arti
applicate
ed
esposte
in
modo
facile
e
piano
,
non
dimenticando
di
enunciare
le
scoperte
e
le
invenzioni
.
In
una
terza
daremo
una
breve
rassegna
politica
tanto
perché
anche
il
popolano
sappia
quali
cose
si
fanno
attorno
a
sé
in
questa
società
di
cui
egli
è
sostegno
.
Dichiariamo
però
che
non
sarà
che
una
cronaca
perché
è
nostra
opinione
che
finché
abbia
acquistato
quel
grado
d
istruzione
indispensabile
per
rettamente
giudicare
con
cognizione
di
causa
,
il
popolano
e
l
operaio
non
debbano
ingerirsi
di
politica
.
Sappiano
che
sia
la
politica
,
che
succede
in
essa
,
esercitino
i
loro
diritti
politici
,
ma
non
vadano
più
in
là
;
quando
avranno
acquistate
le
necessarie
cognizioni
,
oh
allora
entrino
in
campo
,
sono
cittadini
pur
essi
e
ne
han
pieno
diritto
.
Dichiariamo
altresì
che
sulla
nostra
bandiera
politica
sta
scritto
:
Libertà
,
giustizia
,
Italia
una
sotto
Vittorio
Emmanuele
II
;
e
non
ci
lasceremo
attrarre
da
questo
o
quel
partito
.
Daremo
infine
una
raccolta
di
notizie
varie
,
nelle
quali
raduneremo
tutto
ciò
che
stimeremo
utile
pel
nostro
buon
popolo
.
Lo
ripetiamo
,
il
titolo
spiega
il
programma
,
e
questo
titolo
,
speriamo
,
ce
lo
guadagneremo
.
Saremo
amici
davvero
,
vogliateci
controcambiare
col
perdono
dell
amicizia
,
e
credeteci
.
StampaPeriodica ,
Bisogna
vederla
quando
io
la
invito
a
una
gita
sul
mio
minuscolo
automobile
ove
a
stento
posso
trovare
un
posticino
e
non
molto
comodo
per
lei
!
La
gioia
entra
in
lei
e
la
anima
come
la
brezza
nella
vela
.
Il
suo
volto
si
increspa
di
sorriso
,
i
suoi
occhioni
azzurri
si
rischiarano
e
brillano
,
le
sue
manine
paffute
battono
l
'
una
contro
.
l
'
altra
giocondamente
.
Non
fa
tardare
mai
il
consentimento
,
non
è
mai
di
mala
voglia
,
non
ha
mai
alcuno
di
quelli
impicci
femminili
che
capitano
espressamente
per
mandare
a
monte
i
divertimenti
meglio
improvvisati
.
È
sempre
pronta
e
felice
.
Non
c
'
è
mai
pericolo
che
l
'
invito
la
contrarii
.
La
sua
gioia
si
muta
poi
in
fervore
.
Ella
si
veste
,
si
appresta
in
due
minuti
,
provvede
a
tutto
ciò
che
le
occorre
,
nulla
dimentica
.
Anzi
ricorda
a
me
le
cose
necessarie
;
va
lei
alla
ricerca
degli
strumenti
che
possono
abbisognare
alla
nostra
macchina
.
Pensa
alla
chiave
inglese
e
all
'
oleatore
,
si
mette
in
tasca
del
filo
di
ferro
,
delle
pezze
di
gomma
per
medicare
le
ferite
dei
pneumatici
,
mi
domanda
se
ho
preso
la
manopola
e
la
spina
per
il
contatto
elettrico
,
e
fila
giù
per
le
scale
prima
ancora
che
io
mi
sia
calcato
sulle
orecchie
il
berretto
.
Nel
portico
di
casa
ella
entra
in
funzioni
.
Si
tratta
di
estrarre
il
nostro
sbuffante
veicolo
dalla
sua
cella
.
Ella
non
si
rifiuta
alla
fatica
!
Eccola
affaccendata
a
tirare
una
ruota
perché
la
macchina
possa
svoltare
dall
'
andito
,
e
poi
afferrata
all
'
asse
posteriore
per
trattenerla
nella
scesa
dei
due
gradini
che
ci
separano
dalla
strada
.
Siamo
quasi
al
punto
;
ella
ispeziona
un
istante
il
motore
,
toglie
via
un
po
'
di
fango
disseccato
dal
lucido
recipiente
della
benzina
,
dà
due
o
tre
colpetti
al
galleggiante
del
carburatore
,
come
ha
veduto
fare
da
me
,
per
assicurarsi
che
la
benzina
è
arrivata
,
un
ultimo
sguardo
a
tutto
l
'
insieme
e
...
in
sella
.
-
È
bella
è
,
la
nostra
quaranta
cavalli
!
ella
esclama
con
un
sorrisetto
di
orgoglio
.
Non
occorre
che
io
dica
che
il
modesto
ruotabile
che
viene
pomposamente
gratificato
di
una
cifra
così
ingente
di
cavalli
,
non
arriva
a
quattro
.
Ma
il
mio
camerata
in
gonnella
è
ottimista
e
poi
sente
l
'
amor
proprio
del
proprietario
,
così
da
moltiplicare
per
dieci
la
forza
del
motore
.
Io
mi
arrampico
per
primo
,
mi
accomodo
in
sella
,
dispongo
le
manette
del
gaz
e
della
accensione
per
la
partenza
e
poi
l
'
aiuto
a
salire
.
L
'
impresa
non
è
facile
,
sempre
per
la
ristrettezza
del
posto
.
L
'
afferro
sotto
le
braccia
la
sollevo
,
ella
sgambetta
in
aria
,
finché
si
appoggia
più
che
non
si
sieda
,
su
un
mio
ginocchio
,
punta
i
piedi
sulla
forcella
della
ruota
davanti
,
si
calca
il
berretto
sugli
occhi
facendo
sporgere
ben
innanzi
la
visiera
,
si
accomoda
i
grossi
occhiali
sul
nasino
,
e
quando
è
convinta
che
la
sua
tenuta
da
chauffeuse
è
perfetta
domanda
:
Andiamo
?
Posso
mettere
il
contatto
?
-
Via
!
rispondo
.
Gravemente
ella
gira
la
manopola
,
compresa
del
miracolo
animatorio
che
sta
per
compiersi
,
mentre
con
l
'
altra
mano
si
trattiene
,
aggrappandosi
,
al
mio
braccio
.
Siamo
in
un
momento
critico
.
Il
demarrage
della
macchina
non
è
tra
i
più
facili
,
io
debbo
prima
che
il
motore
si
avvii
dare
due
o
tre
colpi
di
pedale
.
Per
questo
movimento
un
po
'
brusco
ella
che
non
aveva
altro
sostegno
che
il
mio
ginocchio
destro
,
si
trova
improvvisamente
sbalzata
su
e
giù
alternativamente
come
se
navigasse
su
un
cattivo
battello
attraverso
la
Manica
,
durante
una
raffica
.
Ma
neanche
questo
sballottamento
la
mette
di
cattivo
umore
,
tutto
al
più
le
sue
dita
si
contraggono
più
strettamente
sul
mio
braccio
per
conservare
l
'
equilibrio
.
Per
fortuna
la
raffica
dura
poco
,
il
motore
inizia
la
serie
confortante
dei
suoi
scoppi
regolari
che
diventano
sempre
più
frequenti
come
gli
spari
di
molti
fucili
a
ripetizione
.
Quello
strepitio
ritmico
che
fa
voltare
i
passanti
con
un
viso
arcigno
giunge
alle
nostre
orecchie
dolce
come
una
musica
.
Non
arriviamo
come
quel
tale
chauffeur
maniaco
a
preferirlo
a
un
motivo
del
Parsifal
,
tuttavia
in
quell
'
istante
ci
riempie
di
contentezza
.
È
il
segnale
che
tutto
va
bene
.
E
non
è
poco
!
Veramente
io
mi
sono
affrettato
troppo
a
rallegrarmi
,
poiché
a
cento
metri
da
casa
,
proprio
mentre
ci
si
presenta
un
'
ardua
salita
sento
che
il
motore
cala
e
crepita
più
sordamente
.
Capisco
che
nella
precedente
agitazione
delle
sue
gonne
si
deve
essere
spostata
la
manetta
del
gaz
,
forse
si
è
quasi
chiusa
.
Ma
io
non
la
vedo
.
E
muovere
le
braccia
è
pericoloso
poiché
ella
vi
si
appoggia
.
D
'
altra
parte
non
c
'
è
da
esitare
.
-
Stai
attenta
,
debbo
regolare
l
'
ammissione
del
gaz
!
Ella
ha
capito
,
lascia
andar
le
braccia
,
si
afferra
al
manubrio
.
Io
corro
alla
ricerca
della
manetta
ribelle
,
la
apro
,
si
riparte
a
grande
velocità
.
La
salita
è
superata
,
siamo
in
cima
,
ella
si
rivolge
,
nel
suo
viso
scintilla
la
soddisfazione
della
vittoria
.
-
Hai
visto
,
ella
dice
,
come
va
bene
?
Corre
è
?
È
forte
!
Non
ha
neanche
sentito
la
salita
.
Come
è
bravo
,
poverino
.
E
nella
sua
effusione
ella
parla
alla
macchina
come
ad
un
vecchio
(
e
non
ha
torto
)
e
fidato
amico
:
"
Caro
,
mi
piaci
tanto
tanto
!
"
E
così
dicendo
carezza
con
la
mano
il
manubrio
.
La
mossa
è
stata
un
po
'
azzardata
,
ha
cambiato
le
nostre
condizioni
di
stabilità
.
Sento
la
mia
compagna
che
scivola
giù
pian
piano
dal
ginocchio
.
Decisamente
la
nostra
vettura
non
è
fatta
per
due
.
Ella
però
sta
in
guardia
e
,
da
svelto
acrobata
,
puntellandosi
con
braccia
e
mani
al
manubrio
come
i
ginnasti
quando
girano
attorno
alla
sbarra
si
ricolloca
ridendo
su
quell
'
incerto
sedile
che
è
il
mio
ginocchio
indolenzito
.
Ora
si
marcia
,
siamo
usciti
dalla
città
,
davanti
a
noi
si
apre
una
lunga
strada
diritta
,
fiancheggiata
da
grandi
platani
.
Sembra
di
camminare
in
un
bel
viale
.
Non
ci
sono
né
bestie
né
uomini
in
vista
.
Posso
affidare
una
parte
della
manovra
alla
mia
compagna
che
ne
freme
di
voglia
.
Già
si
è
voltata
parecchie
volte
per
mostrarmi
il
suo
visetto
desideroso
e
i
suoi
occhi
interrogativi
.
Ella
palpita
di
aspettazione
.
Niuna
cosa
le
potrebbe
fare
maggior
piacere
del
consentimento
che
io
sto
per
darle
.
-
Vuoi
guidar
tu
?
io
le
chieggo
.
Non
ho
ancora
finita
la
domanda
che
ella
mi
risponde
con
tre
sì
uno
più
giulivo
dell
'
altro
.
-
Stai
attenta
al
contatto
,
io
l
'
avverto
.
Se
vuoi
fermare
non
hai
che
da
voltarla
in
dentro
.
Ma
ella
lo
sa
e
questa
volta
mi
risponde
un
sì
quasi
indispettito
,
mentre
si
impadronisce
del
manubrio
che
le
sue
manine
di
fata
non
riescono
neppure
a
stringere
interamente
.
Per
ogni
buon
fine
io
rallento
un
po
'
l
'
andatura
,
ma
ella
vuol
correre
,
e
mi
incita
:
Via
,
via
!
Metto
un
po
'
di
avance
,
la
corsa
si
accelera
.
Via
,
via
!
ella
ripete
.
Ed
ella
è
veramente
bellissima
così
infervorata
dalla
ebbrezza
della
corsa
.
Dà
gioia
a
vederla
.
Ma
ancora
più
ammirevole
è
la
sua
posa
,
è
l
'
intensità
della
sua
attenzione
.
Pare
un
corridore
su
un
formidabile
arnese
di
velocità
.
Il
corpo
è
incurvato
sulle
braccia
fissate
alle
estremità
del
manubrio
,
il
capo
col
berretto
calato
sotto
le
orecchie
e
con
gli
occhiali
che
lo
ricoprono
per
metà
è
tutto
proteso
in
avanti
con
un
gesto
risoluto
e
scrutatore
.
Ella
vibra
all
'
unisono
con
la
macchina
,
le
due
vite
si
fondono
in
una
.
Io
non
la
ho
mai
veduta
così
assorta
,
io
son
sicuro
che
non
passa
in
lei
una
sola
sensazione
estranea
al
suo
atto
.
Ha
posto
tutta
sé
stessa
in
quella
funzione
,
come
se
compisse
qualche
cosa
di
solenne
,
di
decisivo
,
qualche
cosa
che
la
innalza
ad
una
altezza
sconosciuta
.
Il
mondo
,
io
compreso
,
è
scomparso
per
lei
.
E
per
richiamarla
a
me
e
alla
realtà
medito
un
piccolo
tranello
.
Senza
che
però
ella
mi
sproni
,
aumento
io
la
velocità
,
metto
progressivamente
più
avance
.
Come
un
sensibile
puledro
la
macchina
sente
la
spinta
,
il
suo
galoppo
si
fa
più
rapido
,
lo
strepito
del
motore
si
è
convertito
in
un
ronzio
.
Si
vola
.
Naturalmente
i
miei
piedi
sono
sul
freno
e
una
mia
mano
di
nascosto
tiene
il
manubrio
.
Ah
ecco
che
essa
si
volta
,
nulla
dice
,
si
rivolta
ancora
,
non
vorrebbe
farlo
parere
.
Non
ride
più
,
il
suo
suddito
è
diventato
ora
più
forte
di
lei
.
Ella
ne
ha
la
coscienza
vaga
e
nel
suo
voltarsi
verso
di
me
vi
è
come
la
richiesta
di
un
supplemento
di
autorità
.
Finalmente
si
decide
:
Non
ti
pare
che
vada
troppo
presto
?
E
con
la
manina
fa
compiere
un
mezzo
giro
alla
manopola
e
toglie
l
'
accensione
.
Il
piccolo
gesto
le
ha
ridato
tutta
la
fiducia
,
le
ha
mostrato
tutta
la
sua
potenza
,
poiché
è
stato
sufficiente
a
tagliare
il
tendine
del
mostro
dianzi
indomabile
.
E
sotto
gli
occhiali
che
le
nascondono
mezzo
viso
scorgo
i
suoi
occhi
lampeggiare
di
fierezza
,
come
prima
stavano
per
inumidirsi
di
lacrime
.
Mi
avvedo
ora
che
mi
sono
dimenticato
di
presentarvi
la
mia
incomparabile
compagna
.
Riparo
alla
dimenticanza
.
Ha
cinque
anni
.
È
mia
figlia
.
StampaPeriodica ,
Agazzi
ci
invita
a
discutere
,
e
dunque
discutiamo
.
Benché
io
,
almeno
questa
volta
,
vorrei
intervenire
non
tanto
per
offrire
delle
soluzioni
ai
problemi
che
egli
ha
indicati
,
quanto
per
mettere
in
guardia
da
soluzioni
oggi
correnti
e
dalla
tendenza
a
innovare
a
casaccio
,
per
impulsi
viscerali
non
ben
controllati
o
per
ragioni
di
tattica
spicciola
.
Perché
se
aggiornare
e
rinnovare
l
'
ideologia
è
necessario
,
continuamente
necessario
,
è
pure
vero
che
innovare
frettolosamente
,
senza
una
analisi
a
fondo
delle
situazioni
nuove
e
senza
salde
basi
ideologiche
,
può
essere
assai
pericoloso
.
Non
ci
meraviglieremo
perciò
,
né
ci
dorremo
,
se
la
svolta
politica
avutasi
nel
mondo
socialista
con
il
XX
congresso
del
PCUS
prima
,
con
il
Rapporto
Krusciov
dopo
,
con
gli
avvenimenti
polacchi
e
ungheresi
più
tardi
,
ha
condotto
al
riesame
di
alcuni
punti
anche
essenziali
,
della
ideologia
a
cui
fino
allora
si
era
ispirato
il
movimento
socialista
.
La
nuova
situazione
,
richiedendo
una
politica
nuova
,
richiede
,
ovviamente
nuove
basi
teoriche
.
Ci
dorremo
però
che
la
nuova
teorizzazione
sia
stata
,
il
più
delle
volte
,
superficiale
e
improvvisata
,
senza
né
saldi
fondamenti
ideologici
,
né
un
esame
serio
della
situazione
obbiettiva
.
E
i
danni
di
una
teorizzazione
errata
o
insufficiente
sono
gravi
;
da
una
parte
,
l
'
elaborazione
superficiale
di
nuove
tesi
ideologiche
è
spia
di
un
'
azione
politica
incerta
:
dall
'
altra
,
poiché
le
teorie
,
nate
dalla
prassi
,
influiscono
a
loro
volta
sulla
prassi
.
teorizzare
male
ed
in
fretta
induce
ad
un
'
attività
politica
incontrollata
e
malsicura
.
Non
è
il
caso
certo
,
di
esaminare
qui
tutte
le
tesi
che
sono
venute
affiorando
in
quest
'
ultimo
anno
.
Io
vorrei
limitarmi
perciò
ad
indicarne
talune
e
a
sottolinearne
i
lati
deboli
,
per
invitare
ad
un
approfondimento
ulteriore
.
E
sarò
,
per
ovvia
forza
di
cose
,
quanto
più
schematico
mi
sarà
possibile
essere
.
*
*
*
Generalmente
diffusa
è
ora
la
tesi
della
cosiddetta
accettazione
del
metodo
democratico
.
Una
tesi
,
questa
,
che
esprime
non
solo
un
'
esigenza
politica
(
convinzione
che
la
conquista
del
potere
sia
possibile
,
oggi
,
solo
per
via
democratica
,
sicché
occorre
resistere
ad
ogni
tentazione
rivoluzionaria
)
quanto
anche
un
'
esigenza
morale
,
come
una
ribellione
della
coscienza
al
regime
dittatoriale
di
Stalin
e
alle
degenerazioni
del
socialismo
verificatesi
nelle
democrazie
popolari
.
Quella
tesi
,
però
,
formulata
così
genericamente
,
è
equivoca
,
e
tanto
più
equivoca
diventa
quando
la
si
accompagni
con
alcuni
avverbi
o
aggettivi
;
accettazione
permanente
.
accettazione
assoluta
,
ecc.
del
metodo
democratico
.
E
occorre
chiedersi
che
cosa
,
in
una
tal
frase
.
significhino
i
termini
metodo
democratico
.
Tesi
fondamentale
dell
'
ideologia
marxista
è
che
le
forme
politiche
siano
sovrastrutture
in
funzione
delle
strutture
sociali
.
Secondo
il
marxismo
perciò
nessuna
forma
politica
ha
un
valore
universale
,
né
nel
tempo
né
nello
spazio
,
ché
ognuna
di
esse
riflette
,
in
una
società
classista
,
la
situazione
obbiettiva
di
quel
determinato
paese
,
in
quella
determinata
età
storica
.
La
democrazia
borghese
,
quindi
,
non
è
che
lo
strumento
politico
che
la
classe
borghese
ha
forgiato
a
perpetuare
il
suo
predominio
di
classe
,
anche
se
finge
,
con
interessato
pudore
,
di
affermare
o
difendere
valori
universali
.
Citare
passi
marxisti
che
confermino
questa
teoria
è
inutile
,
tanto
essi
sono
frequenti
e
tanto
essa
è
al
cuore
del
pensiero
marxista
.
Per
cui
potrebbe
dirsi
che
negarla
significa
non
negare
questo
o
quel
punto
del
marxismo
,
rivedere
in
un
senso
o
nell
'
altro
il
marxismo
,
ma
mettersene
fuori
.
negare
tutto
quanto
e
il
sistema
ed
il
metodo
.
Che
significa
allora
accettazione
della
democrazia
o
del
metodo
democratico
?
Nega
forse
il
marxismo
che
la
democrazia
esista
?
O
afferma
che
la
democrazia
sia
solo
un
'
invenzione
borghese
?
È
ovvio
che
il
marxismo
non
solo
non
nega
,
ma
anzi
riafferma
l
'
esistenza
della
democrazia
,
nel
senso
che
esso
afferma
esistere
certi
principi
di
giustizia
e
di
eguaglianza
tra
gli
uomini
,
che
vanno
non
proclamati
soltanto
,
ma
realizzati
nella
prassi
:
ponendo
a
suo
scopo
ultimo
e
massimo
la
disalienazione
dell
'
uomo
,
il
marxismo
anzi
pone
a
suo
scopo
proprio
la
realizzazione
di
una
effettiva
universale
democrazia
.
Ma
la
democrazia
può
assumere
,
deve
assumere
,
di
età
in
età
,
di
paese
in
paese
,
le
forme
più
varie
,
e
non
deve
,
forse
non
può
,
coincidere
con
le
forme
politiche
della
democrazia
borghese
,
proprio
perché
quelle
sono
state
elaborate
a
mantenere
il
dominio
borghese
sulle
classi
lavoratrici
.
E
per
realizzare
una
effettiva
democrazia
può
essere
necessario
negare
e
distruggere
le
forme
ed
i
metodi
con
i
quali
la
democrazia
borghese
si
è
espressa
.
È
,
insomma
,
come
per
la
morale
.
Ché
quando
Lenin
afferma
che
la
morale
è
un
fatto
di
classe
,
non
nega
al
socialismo
un
'
esigenza
morale
,
ma
nega
che
la
morale
di
un
mondo
socialista
debba
coincidere
con
quella
morale
che
si
è
venuto
costruendo
il
mondo
borghese
.
Che
significa
,
allora
,
accettazione
della
democrazia
?
Se
con
queste
espressioni
si
intende
ribadire
che
il
Partito
socialista
italiano
riafferma
la
sua
volontà
di
dar
luogo
ad
una
società
democratica
,
cioè
egualitaria
,
non
si
dice
nulla
di
nuovo
e
si
ripetono
verità
lapalissiane
.
Se
si
intende
chiarire
polemicamente
che
i
socialisti
italiani
non
ritengono
esemplare
l
'
esperienza
sovietica
,
ma
mirano
ad
uno
stato
socialista
in
cui
più
e
meglio
l
'
esigenza
democratica
sia
realizzata
,
la
frase
ha
un
senso
.
Ma
se
si
intenda
affermare
che
il
socialismo
italiano
mira
a
conquistare
il
potere
attraverso
una
lotta
che
accetti
tutte
le
regole
del
gioco
politico
elaborate
dalla
borghesia
,
e
che
si
impegna
a
mantenere
domani
e
dopodomani
tutte
le
forme
politiche
borghesi
,
allora
si
dice
qualcosa
di
estremamente
grave
e
pericoloso
.
Perché
dir
ciò
significa
accettare
tout
court
la
tesi
essenziale
del
mondo
borghese
secondo
cui
esso
ha
elaborato
una
civiltà
politica
essenzialmente
democratica
,
tale
che
si
possa
sì
realizzarla
veramente
e
interamente
,
come
la
borghesia
non
ha
fatto
,
ma
sia
impossibile
modificarla
.
Vuoi
dire
,
cioè
,
che
basta
realizzare
le
premesse
borghesi
e
sostituire
le
classi
lavoratrici
a
quelle
capitalistiche
nella
direzione
dello
Stato
,
per
ottenere
il
socialismo
.
Il
quale
,
quindi
,
consisterebbe
nella
sostituzione
di
una
classe
all
'
altra
nell
'
interno
del
sistema
borghese
,
e
non
nella
costruzione
di
un
nuovo
sistema
politico
,
democratico
anche
esso
,
ma
differente
dall
'
altro
,
come
quello
che
nasce
naturalmente
e
necessariamente
dalle
esigenze
di
una
società
senza
classi
.
Parliamo
pure
,
dunque
,
di
accettazione
del
metodo
democratico
,
ma
precisiamo
.
Intendiamo
dire
che
vogliamo
costringere
la
borghesia
capitalistica
a
realizzare
quella
democrazia
che
essa
proclama
nella
teoria
e
nelle
costituzioni
,
per
metterla
così
alla
prova
e
smascherarne
l
'
innata
vocazione
autoritaria
?
Vogliamo
dire
che
intendiamo
servirci
del
metodo
democratico
,
delle
armi
,
cioè
,
che
la
democrazia
borghese
ci
offre
,
per
conquistare
il
potere
e
rinnovare
poi
dall
'
interno
lo
stato
borghese
?
O
intendiamo
dire
che
il
Parlamento
,
quale
esso
oggi
ì
,
e
i
Comuni
,
le
Province
,
le
Regioni
,
e
tutte
le
altre
istituzioni
dello
Stato
di
oggi
,
sono
strumenti
eterni
ed
universali
,
i
soli
possibili
,
di
una
democrazia
non
solo
borghese
ma
socialista
?
Diciamo
quel
che
vogliamo
ognuno
quel
che
crede
,
ma
,
per
carità
,
precisiamo
.
Si
tratta
,
veramente
,
di
essere
o
di
non
essere
più
marxisti
.
*
*
*
Peggio
ancora
è
per
l
'
altra
formula
,
ancora
più
equivoca
,
della
solidarietà
di
classe
sostituita
a
quella
della
politica
unitaria
.
Ché
qui
,
veramente
,
si
bara
al
gioco
.
La
situazione
obbiettiva
è
questa
.
In
Italia
vi
è
un
partito
socialista
-
il
PSI
-
il
quale
ha
ai
suoi
fianchi
,
accanto
a
sé
,
,
due
altri
partiti
:
quello
comunista
,
quello
socialdemocratico
(
fingiamo
,
per
facilitare
il
discorso
,
che
il
PSDI
sia
un
vero
sano
partito
socialdemocratico
)
.
Il
PSI
non
può
non
porsi
il
problema
dei
suoi
rapporti
con
questi
due
partiti
,
a
rischio
di
non
definire
non
solo
la
sua
politica
,
ma
le
ragioni
stesse
del
suo
essere
.
Negli
anni
passati
,
essendo
il
PSDI
al
governo
dall
'
altra
parte
della
barricata
in
un
periodo
di
guerra
-
calda
o
fredda
che
fosse
,
era
guerra
-
il
solo
problema
che
si
ponesse
al
PSI
era
quello
dei
suoi
rapporti
con
il
PCI
.
A
tale
problema
fu
risposto
con
la
formula
-
teorizzata
da
Rodolfo
Morandi
-
della
politica
unitaria
.
Può
darsi
che
tale
formula
sia
oggi
superata
e
non
corrisponda
più
alle
esigenze
attuali
;
può
darsi
anche
che
essa
fosse
errata
anche
in
passato
;
ma
attuale
o
no
.
esatta
o
errata
,
essa
era
una
soluzione
a
quel
problema
,
rispondeva
,
bene
o
male
,
alla
domanda
che
il
partito
si
poneva
.
La
formula
,
invece
,
della
solidarietà
di
classe
non
è
né
attuale
né
intellettuale
,
né
esatta
né
errata
,
perché
non
risponde
a
quella
domanda
,
non
è
una
soluzione
di
quel
problema
.
Essa
significa
,
infatti
,
che
i
socialisti
,
e
il
partito
in
cui
si
organizzano
,
si
sentono
legati
da
una
solidarietà
attiva
a
tutti
gli
appartenenti
alla
classe
lavoratrice
.
dato
che
,
quale
che
sia
la
loro
posizione
politica
hanno
comuni
esigenze
di
classe
.
La
formula
,
quindi
,
indica
una
generica
solidarietà
con
i
lavoratori
iscritti
al
PCI
come
con
quelli
iscritti
al
MSI
,
alla
DC
,
ai
partiti
monarchici
,
non
indica
in
alcun
modo
quali
debbano
essere
i
rapporti
fra
il
PSI
in
quanto
organizzazione
di
lavoratori
socialisti
e
il
PCI
,
in
questo
esso
pure
organizzazione
di
lavoratori
socialisti
.
È
una
formula
vuota
,
e
perciò
equivoca
,
e
perciò
pericolosa
,
perché
può
contrabbandare
qualsiasi
soluzione
e
mascherare
,
dietro
la
sua
pretenziosa
genericità
anche
l
'
anticomunismo
più
acido
.
Anche
qui
,
dunque
,
è
necessario
sfuggire
alla
tentazione
-
così
forte
-
di
coprire
con
una
formula
verbale
l
'
assenza
di
una
politica
o
,
peggio
una
politica
equivoca
.
O
,
con
altre
parole
,
si
tratta
di
sostituire
a
delle
formule
verbali
,
e
perciò
vuote
,
una
formula
che
esprime
una
politica
chiaramente
veduta
e
voluta
.
Un
terzo
rischio
su
cui
vorrei
richiamare
l
'
attenzione
è
quello
del
parlare
come
ora
si
va
facendo
,
di
apartiticità
(
o
apartitarietà
)
della
cultura
,
e
finanche
di
cultura
senza
aggettivi
,
senza
chiarire
che
cosa
precisamente
si
intenda
.
La
formula
leninista
della
partiticità
della
cultura
può
essere
assunta
,
ed
è
stata
assunta
infatti
,
almeno
in
due
sensi
.
Può
essere
intesa
cioè
nel
senso
che
vi
sia
una
cultura
di
partito
,
per
cui
questo
abbia
la
facoltà
e
il
diritto
di
intervenire
nell
'
attività
intellettuale
dei
suoi
membri
,
dirimendo
questioni
specificamente
culturali
.
In
questo
senso
,
essa
è
,
ovviamente
,
falsa
e
va
respinta
,
come
abbiamo
già
fatto
,
e
come
è
sempre
necessario
ribadire
,
con
tutta
energia
:
una
direzione
o
un
comitato
centrale
,
composti
come
sono
di
politici
e
di
tecnici
di
ogni
genere
,
non
hanno
alcuna
autorità
per
decidere
di
questioni
culturali
;
e
d
'
altra
parte
,
nemmeno
un
congresso
o
convegno
d
'
intellettuali
,
o
addirittura
di
specialisti
di
una
determinata
materia
,
ha
il
diritto
di
decidere
in
una
questione
controversa
o
di
formulare
tesi
che
acquistino
così
un
crisma
ufficiale
:
a
meno
di
non
mutare
il
Partito
in
una
chiesa
e
un
convegno
d
'
intellettuali
in
un
concilio
ecumenico
.
Ma
quella
formula
può
significare
anche
che
la
cultura
non
è
,
idealisticamente
,
un
mero
fatto
intellettuale
,
sibbene
è
una
sovrastruttura
,
e
quindi
un
fatto
politico
,
di
classe
.
E
in
questo
senso
,
quella
formula
è
non
più
leninista
,
ma
marxista
,
e
fa
corpo
,
indissolubilmente
,
con
le
tesi
essenziali
del
pensiero
marxista
.
In
questo
senso
quella
formula
dice
che
la
cultura
oggi
dominante
in
Italia
riflette
le
esigenze
e
quindi
lo
spirito
della
società
borghese
,
e
per
questo
suo
spirito
borghese
è
obbiettivamente
un
ostacolo
alla
costruzione
di
una
società
socialista
.
per
cui
questa
non
può
realizzarsi
senza
che
si
realizzi
anche
una
cultura
socialista
,
la
quale
rifletta
le
esigenze
e
quindi
lo
spirito
delle
classi
lavoratrici
.
E
significa
quella
formula
che
ogni
intellettuale
,
in
una
società
divisa
in
classi
,
riporta
nella
sua
attività
intellettuale
-
nelle
più
profonde
caratteristiche
di
questa
-
la
propria
posizione
politica
,
per
cui
un
intellettuale
socialista
si
deve
sforzare
di
legare
armonicamente
tra
loro
la
sua
attività
di
cittadino
e
quella
d
'
intellettuale
,
e
non
può
,
senza
una
stridente
dannosa
contraddizione
interiore
,
aderire
a
correnti
di
pensiero
che
riflettano
una
concezione
borghese
del
mondo
.
Può
accadere
,
certo
,
che
egli
non
avverta
il
contrasto
,
ma
solo
perché
non
analizza
sufficientemente
se
stesso
e
le
sue
attività
,
e
,
così
facendo
,
non
dà
alla
sua
classe
e
al
movimento
socialista
tutto
l
'
apporto
che
potrebbe
dargli
operando
altrimenti
.
Certo
,
anche
questo
principio
della
partiticità
-
nel
senso
ora
chiarito
di
politicità
-
della
cultura
può
esser
negato
,
ma
solo
a
patto
che
,
ancora
una
volta
,
si
abbia
coscienza
di
mettersi
così
fuori
del
pensiero
marxista
.
Cosa
che
ognuno
ha
il
diritto
di
fare
,
ma
purché
lo
dichiari
,
e
non
con
formule
equivoche
che
rischino
di
persuadere
o
di
trascinare
,
senza
che
se
ne
rendano
conto
,
i
più
sprovveduti
.
Ché
se
poi
nemmeno
chi
formula
tali
tesi
si
rende
conto
del
loro
valore
,
il
pericolo
è
ancora
più
grave
,
ché
una
confusione
ideologica
non
può
non
generare
una
confusione
politica
:
se
non
sempre
ad
una
ideologia
chiara
si
accompagna
una
politica
chiara
,
sempre
,
credo
,
ad
una
ideologia
confusa
si
accompagna
una
politica
confusa
,
con
tutte
le
sue
conseguenze
.
StampaPeriodica ,
Quando
Lata
Krishnan
incontrò
Ajav
Shah
,
a
Londra
nel
1986
,
si
accorse
di
avere
con
lui
qualcosa
in
comune
.
Le
loro
famiglie
avevano
lasciato
l
'
Africa
orientale
fra
la
fine
degli
anni
Sessanta
e
la
metà
degli
anni
Settanta
,
quando
si
scatenò
un
'
ondata
di
razzismo
contro
gli
immigrati
di
origine
indiana
.
Il
dittatore
ugandese
Idi
Amin
Dada
,
infatti
,
aveva
cacciato
dal
suo
paese
chiunque
avesse
nelle
vene
anche
una
sola
goccia
di
sangue
asiatico
.
Krishnan
e
Shah
si
sposarono
e
decisero
subito
di
andarsene
dall
'
Inghilterra
e
raggiungere
la
California
.
Approdarono
a
Fremont
,
nella
Silicon
valley
.
Col
loro
amico
Mukesh
Patel
,
anche
lui
profugo
dell
'
Uganda
,
fondarono
la
Smart
Modular
,
un
'
azienda
che
produce
moduli
per
la
memoria
dei
computer
.
La
'
new
economy
'
ha
portato
fortuna
ai
tre
.
Nel
1998
la
Smart
Modular
Technologies
ha
guadagnato
51,48
milioni
di
dollari
.
Oltre
al
quartier
generale
di
Fremont
,
la
compagnia
ha
costruito
un
centro
di
design
a
Bangalore
in
India
,
e
altri
laboratori
a
Portorico
,
in
Scozia
e
in
Malesia
.
Quando
Tau
Dang
scappò
dal
Vietnam
nella
seconda
metà
degli
anni
Ottanta
pensava
di
fare
fortuna
in
America
.
Approdò
con
la
famiglia
nella
zona
est
di
San
José
in
California
.
Fece
tanti
lavori
.
Alla
fine
si
dedicò
all
'
assemblaggio
,
a
domicilio
,
di
componenti
per
i
computer
.
Oggi
la
sua
abitazione
è
un
piccolo
laboratorio
.
I
figli
,
la
moglie
,
la
nuora
e
i
nipoti
lavorano
almeno
12
ore
al
giorno
.
Con
notevoli
sacrifici
non
hanno
raggiunto
la
grande
ricchezza
,
ma
si
sono
garantiti
il
benessere
e
la
sicurezza
.
Un
figlio
di
Tau
Dang
frequenta
l
'
università
a
Palo
Alto
e
fra
poco
,
se
avrà
fortuna
,
potrà
diventare
uno
dei
nuovi
miliardari
dei
computer
.
Lata
Krishnan
,
Ajav
Shah
,
Mukesh
Patel
,
Tau
Dang
sono
alcuni
di
quei
profughi
che
anni
fa
vedemmo
in
tv
fuggire
,
coi
loro
fagotti
e
le
facce
impaurite
,
dalle
guerre
e
dalle
persecuzioni
.
Accade
anche
oggi
,
è
appena
successo
in
Kosovo
,
di
guardare
le
scene
dell
'
esodo
e
di
immaginare
soltanto
sventure
e
destini
crudeli
per
quelli
che
sono
costretti
a
lasciare
la
loro
casa
e
il
loro
paese
.
Centinaia
di
migliaia
di
uomini
,
donne
e
bambini
ogni
anno
,
al
mondo
,
diventano
profughi
.
Piangono
,
soffrono
,
a
volte
muoiono
di
stenti
o
di
malattie
.
Ma
dentro
chi
sopravvive
al
disastro
si
sviluppa
la
forza
della
speranza
,
la
voglia
di
farcela
,
di
resistere
,
di
trovare
a
tutti
i
costi
una
nuova
vita
.
E
'
sempre
stato
così
.
Per
questa
ragione
i
profughi
vanno
accolti
con
generosità
,
aiutati
a
migliorare
,
inseriti
nella
comunità
.
L
'
America
è
un
paese
forte
perché
costruito
da
immigrati
,
da
disperati
,
da
gente
fuggita
da
tutti
i
razzismi
e
da
tutte
le
persecuzioni
di
questo
e
dell
'
altro
secolo
.
L
'
era
della
globalizzazione
è
fatta
di
aperture
e
non
di
chiusure
.
La
società
multietnica
e
multirazziale
è
più
produttiva
e
creativa
dei
mondi
chiusi
e
provinciali
.
Pensare
di
non
poter
convivere
con
gli
'
altri
'
,
che
hanno
diverse
abitudini
,
religioni
e
culture
,
è
assurdo
,
ingiusto
e
antieconomico
.
Gli
asiatici
,
scappati
dall
'
Uganda
e
sparsi
fra
la
Gran
Bretagna
e
gli
Stati
Uniti
,
hanno
fatto
in
gran
parte
fortuna
,
si
sono
arricchiti
e
hanno
arricchito
i
paesi
che
li
hanno
ospitati
.
All
'
inizio
sono
finiti
nelle
terribili
periferie
urbane
della
Londra
anni
Settanta
.
Ma
poi
,
piano
piano
,
hanno
risalito
la
china
.
Grazie
alla
loro
forza
e
a
quella
del
libero
mercato
.
StampaPeriodica ,
L
istruzione
è
la
vita
dell
uomo
.
Mosè
Le
nobili
prerogative
che
lo
Stato
garantisce
al
libero
cittadino
non
possono
essere
rettamente
esercitate
se
non
da
popolo
che
sia
convenientemente
istruito
ed
educato
.
Le
istituzioni
in
mezzo
alle
quali
viviamo
,
accordando
diritti
preziosissimi
al
popolo
,
formano
una
necessità
di
più
,
potendo
gli
ultimi
divenire
istrumento
di
danno
e
di
pericolo
pubblico
anziché
di
benefizio
sociale
dove
le
plebi
siano
ignoranti
e
corrotte
.
Persuadetevi
,
amici
miei
,
che
l
istruzione
soltanto
è
destinata
a
togliere
quelle
distinzioni
irragionevoli
e
odiose
che
cagionano
rancori
e
disordini
nelle
società
,
quelle
barriere
fastose
che
l
aristocrazia
tiene
ancora
sollevate
contro
il
popolo
che
vive
dell
opera
manuale
;
essa
ci
premunisce
e
ci
difende
contro
la
malignità
e
contro
la
frode
,
essa
infine
solamente
,
compie
sulla
terra
il
programma
evangelico
della
uguaglianza
civile
.
La
vita
,
la
forza
,
la
grandezza
e
la
prosperità
d
una
nazione
si
misura
assai
meglio
dal
numero
delle
intelligenze
che
essa
possiede
,
che
dal
numero
delle
braccia
,
e
un
popolo
tanto
si
eleva
sui
fastosi
gradini
della
scala
dell
umanità
,
quanto
più
è
perfetta
e
disseminata
fra
i
suoi
cittadini
la
cognizione
del
diritto
e
del
dovere
:
anco
la
prosperità
materiale
aumenta
notabilmente
a
seconda
che
si
propaga
il
beneficio
dell
istruzione
applicata
ai
vari
rami
della
industria
,
perocché
l
impiego
della
forza
nel
lavoro
è
produttivo
soltanto
in
proporzione
dell
intelletto
che
lo
dirige
.
L
uomo
non
si
spoglia
dei
suoi
vizi
e
dei
suoi
difetti
se
non
alla
scuola
del
dovere
;
per
essa
ama
la
fatica
perché
a
cotesta
scuola
v
impara
che
il
lavoro
non
lo
degrada
,
ma
lo
nobilita
;
che
la
sua
missione
è
bella
e
onorata
,
e
che
il
suo
sudore
è
degno
di
benedizione
.
È
così
che
dirozzato
nei
costumi
si
fa
più
morigerato
,
più
obbediente
alle
leggi
,
apprezza
l
economia
,
né
spreca
nei
bagordi
,
o
profonde
nei
giuochi
il
suo
salario
,
cercando
invece
onesto
sostentamento
coi
mezzi
che
gli
somministra
una
onorata
fatica
:
è
così
finalmente
che
scema
le
sue
inesorabili
cifre
,
la
luttuosa
tabella
dei
resti
e
delle
delinquenze
!
Un
popolo
tanto
può
quanto
sa
,
diceva
saviamente
Bacone
;
nella
civile
convivenza
dei
giorni
nostri
,
tutta
fondata
sull
industria
e
sul
lavoro
non
più
empirico
e
manuale
come
una
volta
,
questa
bella
sentenza
ha
raddoppiato
d
importanza
.
La
storia
dei
progressi
delle
scienze
e
delle
arti
è
piena
d
esempi
di
gente
nata
in
umile
condizione
e
costretta
a
vivere
dei
prodotti
della
fatica
che
per
qualche
accidentalità
essendo
giunta
a
godere
del
benefizio
d
una
benché
tarda
e
scarsa
istruzione
o
per
la
lettura
di
qualche
buon
libro
si
aperse
poi
da
se
stessa
un
ampia
via
colla
sola
forza
del
proprio
ingegno
e
venne
ad
eguagliare
e
superare
anco
coloro
che
fin
dall
infanzia
e
sotto
valenti
maestri
s
erano
consacrati
allo
studio
delle
migliori
discipline
;
per
non
rammentarvi
nomi
stranieri
,
vi
citerò
mille
italiani
da
Giotto
al
Tintoretto
,
da
Canova
a
Rossini
,
a
Revelli
,
a
Rubini
:
essi
son
là
col
loro
nome
a
far
fede
che
per
un
solo
di
questi
uomini
straordinari
che
nel
corso
di
un
secolo
si
sottraesse
per
opera
nostra
all
oblio
in
cui
lo
avvolgerebbe
l
ignoranza
,
noi
dovremmo
ritenere
bene
impiegati
e
tempo
e
cure
e
spese
di
fronte
ai
vantaggi
incalcolabili
che
ingegni
così
privilegiati
arrecano
alla
società
.
Avviene
dei
popoli
come
del
suolo
;
se
non
si
sanno
sfruttare
tutte
le
sue
parti
e
i
vari
strati
che
lo
compongono
,
resta
inutile
l
opera
della
creazione
,
che
vi
può
aver
deposto
i
germi
più
preziosi
.
Bisogna
dunque
smuovere
questo
terreno
,
ricercarlo
fin
per
entro
le
sue
viscere
,
e
allora
si
riesce
a
trovare
nel
suo
seno
che
pareva
sterile
,
l
oro
e
il
diamante
;
mentre
la
piana
e
dura
superficie
non
dava
che
mala
erba
,
la
svolta
gleba
ci
ha
rivelato
i
suoi
tesori
.
Il
genio
,
amici
miei
,
è
sparso
in
tutte
le
classi
della
società
e
non
sono
gli
agi
o
la
fortuna
che
ci
destinano
alla
conquista
dell
intelligenza
:
amici
operai
,
istruitevi
dunque
,
e
dopo
l
indipendenza
del
nostro
paese
,
diamo
mano
a
far
l
Italia
morale
:
or
che
siamo
emancipati
politicamente
dallo
straniero
,
emancipiamoci
moralmente
dalla
ignoranza
.
StampaPeriodica ,
Dalla
costante
fisiologica
posta
dal
Quinton
nel
suo
studio
L
'
eau
de
mer
milieu
organique
,
Remy
de
Gourmont
,
negli
ultimi
fascicoli
del
Mercure
de
France
,
tenta
di
ricavare
una
specie
di
costante
intellettuale
da
servire
come
premessa
alla
storia
della
civilizzazione
.
Le
belle
ricerche
del
Quinton
sono
ormai
note
:
esse
tendono
a
stabilire
che
la
cellula
organica
è
immersa
in
un
ambiente
che
si
mantiene
tuttora
eguale
a
quello
marino
primitivo
,
in
cui
la
cellula
stessa
ha
preso
origine
.
Mutate
le
condizioni
esterne
è
l
'
organismo
vivente
più
evoluto
che
artificialmente
crea
le
condizioni
per
conservare
in
se
stesso
l
'
identità
con
l
'
ambiente
che
lo
ha
visto
nascere
.
L
'
organismo
atto
a
progredire
non
si
adatta
alle
trasformazioni
,
si
ribella
,
reagisce
,
vuol
restare
integro
,
e
migliora
se
medesimo
per
far
fronte
al
peggioramento
delle
circostanze
.
Il
De
Gourmont
,
non
a
torto
,
ritiene
questo
principio
della
permanenza
(
constance
)
dell
'
ambiente
organico
,
suscettibile
di
vaste
applicazioni
anche
nel
campo
morale
,
e
ne
illustra
brillantemente
una
egli
stesso
,
concludendo
alla
permanenza
di
uno
stesso
livello
di
capacità
psichica
umana
attraverso
le
varie
età
storiche
,
col
mostrare
la
quasi
identità
delle
manifestazioni
intellettuali
dell
'
uomo
dai
secoli
più
remoti
fino
ad
oggi
.
A
tale
scopo
osserva
che
l
'
uomo
odierno
non
è
intellettualmente
diverso
dal
suo
lontano
progenitore
.
La
più
grande
fra
le
moderne
scoperte
non
differisce
,
come
quantità
e
qualità
di
energia
psichica
atta
a
produrla
,
dalle
più
antiche
.
Il
che
prova
che
l
'
uomo
è
sempre
stato
ed
è
un
animale
inventivo
,
un
animale
di
genio
,
che
il
genio
è
una
facoltà
primordiale
pressoché
invariabile
.
Le
prodigiose
scoperte
e
invenzioni
meccaniche
dell
'
oggi
riallacciano
l
'
uomo
contemporaneo
all
'
uomo
del
bronzo
e
della
pietra
;
l
'
invenzione
della
stampa
corrisponde
a
quella
della
scrittura
,
sembra
l
'
opera
della
stessa
persona
rediviva
.
La
costanza
del
genio
inventivo
è
nettamente
raffigurata
da
cinque
o
sei
grandi
fatti
preistorici
,
storici
,
contemporanei
equivalenti
.
L
'
idea
di
decadenza
deve
quindi
essere
esclusa
,
la
linea
della
civiltà
è
una
linea
ondulata
di
cui
le
sommità
sono
quasi
eguali
,
come
sono
eguali
gli
avvallamenti
.
Il
progresso
è
una
semplice
addizione
di
resultati
,
di
effetti
,
non
una
mèta
prestabilita
,
non
uno
scopo
insito
nello
spirito
,
nelle
cause
e
nel
meccanismo
della
vita
,
questo
è
sempre
identico
a
se
stesso
.
Il
De
Gourmont
,
oltre
a
quelli
da
me
riferiti
,
cita
altri
esempi
in
sostegno
del
suo
asserto
,
tratti
dall
'
astronomia
e
dalla
poesia
,
e
sfiora
incidentalmente
talune
importanti
questioni
,
come
quella
della
formazione
del
linguaggio
,
che
egli
chiama
un
fatto
meramente
naturale
e
non
una
invenzione
umana
,
e
come
quella
sulla
natura
del
genio
,
che
,
a
suo
avviso
,
è
un
fatto
primitivo
,
precedente
,
per
così
dire
,
all
'
intelligenza
,
è
una
forma
di
intelligenza
rimasta
invariabile
,
che
si
manifesta
sporadicamente
e
sempre
eguale
a
se
medesima
.
A
talune
di
queste
idee
io
vorrei
apporre
qualche
nota
in
margine
,
sia
a
conferma
sia
come
obiezione
.
Là
dove
ci
si
offre
la
prova
della
costanza
del
genio
poetico
si
dice
:
"
La
poésie
a
évolué
,
comme
évoluait
la
sensibilité
,
base
des
moeurs
,
mais
le
genie
poétique
,
par
exemple
,
d
'
Homère
à
Victor
Hugo
,
est
demeuré
fixe
:
ni
progrès
ni
déchéance
;
constance
absolue
"
.
Tanto
che
il
De
Gourmont
è
inclinato
a
pensare
che
un
tal
genio
non
abbia
alcun
rapporto
ben
definito
con
la
civilizzazione
.
Non
sorge
desso
dal
bel
mezzo
della
barbarie
proto
ellenica
?
Allo
stesso
modo
non
poté
sorgere
dal
seno
di
una
barbarie
ancor
più
rude
,
nell
'
ambiente
megalitico
,
in
quello
maddaleniano
?
Ecco
qui
delle
espressioni
che
mi
suonano
male
.
Fra
tante
affermazioni
di
identità
,
di
permanenza
,
di
costanza
,
questa
barbarie
protoellenica
mi
fa
l
'
effetto
di
una
grossolana
stonatura
.
Forse
il
De
Gourmont
crede
ancora
a
tutte
quelle
geometriche
ricorrenze
e
correlatività
di
fasi
e
di
stadi
stabilite
dai
primi
neofiti
dell
'
evoluzionismo
secondo
i
quali
,
con
esatta
corrispondenza
,
noi
possiamo
scorgere
,
attraverso
la
distesa
dei
popoli
storici
,
una
scala
di
tipi
eguale
a
quella
in
cui
si
dispongono
le
popolazioni
odierne
giusta
il
loro
grado
di
civiltà
?
Crede
ancora
che
la
serie
che
va
dal
civilissimo
anglo
-
sassone
al
selvaggio
papuasico
trovi
il
suo
preciso
riscontro
nella
serie
che
va
dall
'
inglese
contemporaneo
al
primo
egiziano
o
cinese
,
o
assiro
,
o
ittita
apparso
all
'
orizzonte
della
storia
?
Crede
che
veramente
la
Grecia
omerica
corrisponda
allo
stato
barbarico
dei
Galla
,
come
Roma
repubblicana
a
un
villaggio
di
pellirosse
,
come
l
'
Europa
feudale
all
'
Abissinia
di
Menelik
?
Non
lo
posso
ammettere
.
Egli
però
cade
nel
pregiudizio
comune
,
contrario
del
resto
alla
sua
stessa
tesi
:
che
la
odierna
gerarchia
dei
popoli
determinata
dal
grado
di
civiltà
fosse
diversa
nell
'
antichità
,
nel
senso
che
lo
stato
degli
odierni
selvaggi
,
di
quelli
che
noi
chiamiamo
barbari
,
fosse
in
antico
uno
stato
normale
e
generale
.
Barbari
sarebbero
stati
i
Greci
omerici
,
barbari
gli
Egiziani
di
Ramses
,
barbari
gli
assiri
del
palazzo
di
Korsabad
,
barbari
i
romani
di
Cesare
,
barbari
in
mezzo
agli
altri
barbari
poco
dissimili
.
Il
salto
attuale
di
civiltà
fra
noi
civilizzati
e
i
selvaggi
sarebbe
adunque
mancato
allora
,
salvo
che
i
selvaggi
di
allora
fossero
ancora
più
selvaggi
in
proporzione
,
e
cioè
vere
scimmie
nella
selva
,
visto
che
si
dice
esservi
maggior
distanza
fra
un
civile
europeo
e
un
ottentotto
che
fra
un
ottentotto
e
uno
chimpanzé
.
Ma
ciò
è
in
contraddizione
con
tutta
la
storia
.
Le
popolazioni
selvagge
,
per
tutte
le
notizie
che
noi
ne
abbiamo
,
erano
prima
quelle
che
sono
ora
,
sono
rimaste
immutate
.
Il
che
fra
l
'
altro
è
una
seria
garanzia
per
dire
che
analogamente
le
popolazioni
segnate
nella
storia
,
come
le
memorabili
depositarie
e
portatrici
della
civiltà
,
debbono
sostanzialmente
essere
perdurate
eguali
almeno
come
attitudine
,
come
qualità
,
come
valore
,
come
capacità
potenziale
.
Il
salto
di
civiltà
né
si
è
accresciuto
né
è
diminuito
;
la
stessa
distanza
irreduttibile
era
fra
un
greco
dei
tempi
d
'
Omero
e
i
barbari
di
allora
,
malgrado
la
rozza
civiltà
omerica
,
come
è
fra
un
europeo
civile
e
i
barbari
odierni
.
Le
popolazioni
che
a
turno
hanno
occupato
il
punto
più
in
vista
della
storia
e
hanno
salito
le
vette
della
civiltà
,
costituiscono
una
élite
,
un
filone
che
è
sempre
stato
nettamente
isolato
e
distinto
come
è
oggi
,
in
mezzo
al
torrente
dell
'
umanità
.
Per
questo
filone
non
si
può
parlare
di
barbarie
e
di
civiltà
,
di
passaggio
dall
'
una
all
'
altra
.
Esso
è
sempre
stato
il
rappresentante
della
civiltà
,
la
civiltà
stessa
,
come
il
rimanente
del
genere
umano
è
sempre
stato
la
barbarie
.
Il
fatto
sorprendente
pertanto
di
un
Omero
che
scaturisce
completo
da
un
ambiente
di
barbarie
,
fatto
che
poteva
dar
adito
alle
ipotesi
più
meravigliose
e
audaci
sulla
primordialità
del
genio
poetico
,
così
da
supporre
una
Iliade
o
una
Divina
Commedia
nel
primo
barlume
di
intelligenza
umana
,
non
sussiste
.
Omero
non
sorge
affatto
nella
barbarie
,
come
non
vi
sorgono
né
Dante
,
né
Shakespeare
,
come
non
vi
è
sorto
mai
alcun
grande
poeta
,
e
le
popolazioni
selvagge
pure
antiche
non
ne
hanno
infatti
alcuno
.
Omero
sorge
nel
filone
incaricato
della
civiltà
,
sorge
anzi
come
Dante
e
Shakespeare
in
quel
punto
del
filone
che
sta
determinando
nella
linea
ondulata
della
civiltà
una
delle
più
alte
ondulazioni
,
è
un
messaggero
,
un
araldo
,
un
presagio
dell
'
ascesa
.
Omero
sorge
in
un
ambiente
tanto
civile
in
mezzo
alla
sua
Grecia
primitiva
,
quanto
Victor
Hugo
nella
Francia
moderna
.
Perché
l
'
esempio
avesse
valore
dimostrativo
,
giusta
lo
scopo
del
De
Gourmont
,
non
una
delle
sette
città
dell
'
Ellade
,
ma
qualche
ignoto
abituro
della
barbara
Scizia
o
delle
spiagge
libiche
o
dell
'
avida
Etiopia
avrebbe
dovuto
dare
i
natali
al
cantore
di
Achille
.
Su
questa
permanenza
quindi
non
mi
sembra
che
ci
sia
da
contare
.
Ma
per
una
permanenza
incerta
che
sparisce
,
ne
appare
una
certissima
e
ben
altrimenti
importante
con
la
mia
osservazione
.
La
permanenza
cioè
di
questa
magnifica
corrente
umana
,
che
dai
primordi
fino
ad
oggi
attraversa
l
'
oceano
grigio
della
umanità
,
senza
confondervisi
,
senza
mescolarvisi
o
smarrirsi
,
eguale
a
se
stessa
,
semenzaio
del
genio
,
organo
della
civiltà
.