StampaPeriodica ,
Il
dibattito
su
«
socialismo
e
verità
»
che
si
è
svolto
sulle
pagine
di
«
Mondo
Operaio
»
durante
l
'
anno
1957
(
E
.
Agazzi
,
Socialismo
e
verità
,
«
Mondo
Operaio
»
,
1957
n
.
4;
G
.
Petronio
,
Ideologia
e
politica
,
ibid
.
,
n
.
5;
G
.
Tamburrano
,
Gli
intellettuali
e
la
«
via
democratica
»
,
ibid
.
,
n
.
7-8;
L
.
Della
Mea
,
Conoscenza
e
partecipazione
politica
,
ibid
,
n
.
9;
F
.
Diaz
,
Contro
lo
spirito
di
sistema
,
ibid
.
,
n
.
9;
G
.
Giannantoni
,
La
disputa
sulla
libertà
,
ibid
.
,
n
.
12
)
non
ha
,
a
dir
vero
,
acquistato
quella
profondità
e
soprattutto
quella
varietà
e
ampiezza
che
ci
si
sarebbe
potuto
attendere
,
data
l
'
urgenza
e
l
'
importanza
fondamentale
delle
questioni
in
gioco
.
E
anche
questo
può
essere
considerato
un
segno
assai
rivelatore
di
quel
«
ritardo
della
teoria
sulla
pratica
»
,
di
quella
«
inadeguatezza
delle
idee
alla
realtà
»
,
che
ad
esempio
Giuseppe
Tamburrano
e
Luciano
Della
Mea
hanno
rilevato
.
Sarebbe
stato
non
solo
auspicabile
,
ma
necessario
,
un
gran
numero
di
interventi
,
.
e
non
soltanto
da
parte
di
intellettuali
(
o
di
politici
che
sono
anche
intellettuali
)
,
ma
altresì
e
soprattutto
da
parte
degli
uomini
politici
che
più
degli
altri
hanno
il
peso
delle
attuali
responsabilità
.
Con
questa
considerazione
,
non
voglio
certo
mantenere
la
distinzione
tradizionale
,
giustamente
deprecata
da
Della
Mea
,
fra
intellettuali
e
politici
[
Mi
è
necessario
rilevare
che
,
contrariamente
a
quanto
ritiene
Della
Mea
non
è
stato
affatto
mia
intenzione
(
e
credo
neppure
quella
di
Tamburrano
)
distinguere
rigidamente
la
funzione
degli
intellettuali
da
quella
dei
politici
e
dei
militanti
;
ritengo
saper
ormai
riconoscere
di
primo
acchito
in
ogni
contrapposizione
del
genere
un
influsso
di
concezioni
liberali
(
Croce
insegni
!
)
.
La
funzione
degli
intellettuali
non
è
quindi
certo
quella
di
«
dare
profondità
e
lungimiranza
»
alle
«
operazioni
»
dei
politici
,
quasi
insegnandole
loro
dall
'
esterno
:
ma
di
sviluppare
,
collaborando
con
i
politici
e
i
militanti
apportando
in
tale
collaborazione
il
frutto
delle
loro
specializzazioni
tecniche
,
e
ricevendone
In
possibilità
di
mantenere
sempre
la
necessaria
concretezza
dell
'
impegno
pratico
-
politico
]
.
Ma
,
appunto
,
intendo
indicare
uno
dei
modi
di
avviare
a
quella
feconda
collaborazione
,
che
sola
permetterebbe
di
superare
,
nel
campo
della
prassi
sociale
,
tale
distinzione
,
che
di
fatto
tuttora
sussiste
anche
all
'
interno
delle
forze
del
movimento
proletario
.
Di
fatto
intellettuali
e
politici
sono
ancora
in
una
certa
misura
distinti
fra
loro
,
e
insieme
si
distinguono
ancora
dai
militanti
di
base
;
il
movimento
deve
operare
in
modo
riti
rendere
tali
distinzioni
sempre
meno
pesanti
e
rigide
,
mediandole
dialetticamente
,
in
un
processo
di
prassi
sociale
attraverso
cui
l
'
intellettuale
,
collaborando
col
politico
e
il
militante
,
riesca
sempre
più
a
divenire
egli
stesso
politico
,
egli
stesso
elemento
di
base
,
nella
stessa
misura
in
cui
gli
altri
divengono
intellettuali
.
Una
partecipazione
più
ampia
e
variata
a
questo
stesso
dibattito
,
presentando
diversi
punti
di
vista
,
permettendo
di
prendere
coscienza
di
problemi
ed
aspetti
che
possono
sfuggire
alla
prospettiva
necessariamente
unilaterale
dei
singoli
,
avrebbe
indubbiamente
potuto
permettere
di
conseguire
risultati
più
fecondi
e
impegnativi
.
Ad
ogni
modo
,
anche
con
queste
limitazioni
,
qualche
notevole
indicazione
sul
piano
della
teoria
è
pur
stata
raggiunta
,
qualche
problema
fondamentale
è
stato
posto
,
qualche
antitesi
si
è
venuta
delineando
.
In
primo
luogo
,
possiamo
constatare
un
generale
accordo
sulla
necessità
di
abbandonare
comode
formule
schematizzate
e
schematizzanti
,
per
riprendere
in
esame
i
problemi
del
socialismo
oggi
.
Tali
problemi
non
sono
stati
sollevati
di
bel
nuovo
dalla
crisi
verificatasi
nel
movimento
operaio
internazionale
ed
italiano
in
seguito
al
XX
Congresso
del
PCUS
e
al
«
rapporto
Krutsciov
»
(
anche
se
possiamo
ammettere
che
ne
siano
stati
riattualizzati
e
riacutizzati
)
.
Un
primo
ordine
di
problemi
da
affrontare
nuovamente
è
quindi
quello
derivante
dalla
fine
dello
stalinismo
,
col
mito
dello
stato
-
guida
e
del
modello
unico
di
ogni
partito
socialista
che
aspiri
a
conquistare
il
potere
e
a
divenire
stato
proletario
,
e
dalla
critica
delle
degenerazioni
burocratiche
dei
paesi
socialisti
dell
'
Europa
orientale
.
Le
stesse
esperienze
del
mondo
socialista
hanno
cioè
reso
necessaria
una
resa
dei
conti
,
un
'
analisi
critica
degli
aspetti
positivi
e
negativi
dei
metodi
seguiti
e
dei
risultati
raggiunti
,
onde
eliminare
il
pericolo
di
ricalcare
strade
che
si
sono
dimostrate
inefficaci
o
dannose
.
Un
secondo
ordine
di
problemi
,
è
quello
aperto
dallo
sviluppo
del
neocapitalismo
e
dei
nuovi
metodi
di
lotta
politica
e
sociale
da
esso
elaborati
:
che
rendono
necessario
adeguare
la
nostra
lotta
,
nella
strategia
e
nella
tattica
,
a
questa
svolta
decisiva
nella
politica
dell
'
avversario
,
il
quale
oggi
tende
a
non
servirsi
più
della
carta
fascista
,
ma
,
almeno
nelle
sue
espressioni
più
oculate
e
quindi
più
subdole
e
pericolose
,
del
«
trasformismo
»
o
«
riformismo
»
.
dell
'
acquisizione
di
strati
privilegiati
dell
'
aristocrazia
operaia
al
consolidamento
dell
'
egemonia
capitalistica
,
in
compenso
di
concessioni
che
possono
anche
avere
,
per
settori
limitati
,
una
abbastanza
notevole
ampiezza
.
In
secondo
luogo
si
è
avuto
,
in
generale
,
anche
l
'
accordo
sulla
esigenza
di
accettare
il
metodo
democratico
nella
costruzione
del
socialismo
.
Tuttavia
si
è
anche
posto
efficacemente
in
luce
la
necessità
di
non
ipostatizzare
determinati
concetti
storici
della
libertà
e
della
democrazia
in
ideali
eterni
,
in
forme
giuridiche
dichiarate
essenziali
non
a
un
certo
tipo
storico
di
democrazia
,
ma
alla
democrazia
tout
court
.
quasi
a
una
idea
perenne
di
democrazia
,
metastoricamente
sottratta
alle
diverse
vicissitudini
delle
società
umane
.
Si
è
invece
affermato
quasi
da
tutti
che
il
socialismo
dovrà
costruirsi
passo
a
passo
le
garanzie
giuridiche
formali
adatte
al
nuovo
tipo
di
democrazia
(
economico
-
sociale
,
e
non
meramente
politica
)
al
quale
esso
si
ispira
.
Con
ciò
si
è
dimostrato
di
saper
respingere
con
argomenti
estremamente
efficaci
l
'
accusa
tendenziosa
degli
avversari
del
socialismo
,
secondo
la
quale
(
come
sosteneva
il
Croce
)
per
i
socialisti
marxisti
libertà
e
democrazia
sarebbero
idee
borghesi
da
abbandonare
:
ciò
che
vogliamo
abbandonare
è
invece
soltanto
la
concezione
e
la
pratica
borghese
della
libertà
e
della
democrazia
,
che
non
risultano
in
alcun
modo
soddisfacenti
alle
nuove
esigenze
espresse
dal
proletariato
moderno
:
ciò
che
vogliamo
edificare
,
sono
appunto
le
tecniche
concretamente
atte
a
realizzare
un
nuovo
tipo
di
democrazia
la
democrazia
socialista
.
Per
questo
si
è
giustamente
insistito
sul
carattere
antisistematico
e
metodologico
del
materialismo
storico
,
e
quindi
,
implicitamente
e
anche
in
parte
esplicitamente
,
sulla
sua
continua
capacità
di
rielaborazione
e
correzione
,
non
secondo
un
eclettico
metodo
di
combinazione
riformistica
e
revisionistica
,
ma
attraverso
la
sempre
maggiore
consapevolezza
che
esso
va
prendendo
del
suo
carattere
,
appunto
,
di
metodologia
scientifica
.
E
nel
rilievo
sulla
necessità
di
impedire
ogni
irrigidimento
«
sistematico
»
,
attraverso
un
'
analisi
concretamente
storicistica
della
realtà
sociale
e
politica
(
resa
possibile
soltanto
dal
materialismo
storico
,
che
nelle
sue
più
critiche
formulazioni
è
la
forma
più
aperta
e
avanzata
di
pensiero
storicistico
)
,
appare
implicita
anche
la
condanna
di
quella
vera
e
propria
metafisicizzazione
del
metodo
marxistico
che
è
stato
(
ed
è
tuttora
)
il
materialismo
dialettico
,
nelle
forme
da
esso
assunte
,
e
imposte
,
nell
'
Unione
Sovietica
,
e
per
procura
all
'
interno
dei
partiti
di
stretta
osservanza
staliniana
.
Il
materialismo
dialettico
,
in
questa
sua
formulazione
particolarmente
sistematica
,
conduce
a
nuove
forme
di
dogmatismo
e
di
autoritarismo
,
che
sono
l
'
antitesi
completa
di
ciò
che
dobbiamo
intendere
per
democrazia
socialista
.
Un
disaccordo
,
di
fondamentale
importanza
,
si
è
però
manifestato
intorno
al
problema
delle
«
vie
al
socialismo
»
.
Infatti
Tamburrano
al
termine
di
una
breve
ma
precisa
analisi
degli
sviluppi
del
mondo
capitalistico
e
della
situazione
politica
internazionale
,
ha
scritto
:
«
I
mutamenti
avvenuti
nel
mondo
borghese
capitalistico
,
la
partecipazione
dei
lavoratori
alla
costruzione
dello
Stato
democratico
,
lo
stretto
legame
tra
attività
dello
Stato
e
del
capitale
,
la
importanza
sempre
maggiore
di
organismi
ed
istituti
pubblici
nella
economia
,
le
prospettive
del
progresso
tecnico
e
della
integrazione
economica
,
le
diverse
condizioni
internazionali
e
la
fine
dell
'
epoca
coloniale
,
hanno
fatto
tramontare
il
mito
,
che
ieri
fu
tattica
realistica
,
della
conquista
esterna
e
violenta
dello
Stato
.
Oggi
la
classe
lavoratrice
è
già
nell
'
interno
dello
Stato
democratico
borghese
:
deve
solo
appropriarsi
degli
istituti
politici
ed
economici
del
potere
per
usarlo
allo
scopo
di
creare
la
società
socialista
.
È
questo
il
senso
dell
'
accettazione
del
metodo
democratico
»
.
Ma
non
è
questa
proprio
una
ricaduta
nel
mito
giusnaturalistico
,
criticato
da
Giannantoni
,
che
nelle
forme
e
negli
istituti
assunti
dalla
democrazia
in
una
società
classista
borghese
crede
di
dover
trovare
il
modello
perenne
d
'
ogni
democrazia
,
indipendentemente
dal
carattere
peculiare
che
essa
assume
nel
suo
qualificarsi
variamente
come
democrazia
borghese
o
proletaria
?
Invero
lo
stesso
Tamburrano
dichiara
che
se
in
tal
modo
va
risolto
il
problema
del
dominio
,
il
problema
dell
'
egemonia
,
cioè
quello
della
costruzione
della
società
socialista
,
richiede
la
creazione
di
«
istituzioni
proletarie
capaci
di
assumere
in
proprio
la
maggior
parte
delle
iniziative
»
,
e
nel
frattempo
lo
sviluppo
dell
'
azione
educatrice
delle
masse
attraverso
organismi
collettivi
e
l
'
azione
individuale
,
onde
«
preparare
i
quadri
umani
e
gli
strumenti
organizzativi
necessari
alla
costruzione
socialista
,
per
sviluppare
il
"
consenso
attivo
"
al
socialismo
nella
società
civile
e
farne
un
fatto
popolare
non
solo
come
aspirazione
ma
nella
sua
concreta
realizzazione
»
.
Ma
se
la
struttura
politica
dello
Stato
non
è
,
rispetto
alle
forme
economiche
della
produzione
e
alle
forme
sociali
della
proprietà
,
che
una
sovrastruttura
(
la
quale
sarà
certamente
atta
a
garantire
il
buon
funzionamento
della
società
borghese
di
cui
è
frutto
,
ma
non
altrettanto
a
permettere
la
conquista
del
potere
da
parte
di
quelle
classi
che
la
società
borghese
stessa
vuole
anzitutto
tenere
perennemente
in
condizione
subalterna
)
,
non
è
facile
vedere
come
l
'
accettazione
del
metodo
democratico
intesa
in
questo
senso
permetterà
effettivamente
la
appropriazione
degli
istituti
politici
ed
economici
del
potere
.
Onde
la
replica
di
Della
Mea
,
che
accusa
questa
posizione
di
apriorismo
:
la
vita
democratica
al
socialismo
non
può
.
pena
il
suo
decadere
a
dogma
antistorico
,
essere
intesa
come
incondizionata
accettazione
delle
forme
storicamente
assunte
da
una
determinata
società
a
struttura
classista
,
ma
soltanto
come
«
ipotesi
di
lavoro
»
da
verificare
praticamente
e
scientificamente
,
nella
prassi
sociale
,
nell
'
esercizio
della
lotta
di
classe
.
Evidentemente
,
anche
questa
proposizione
andrà
intesa
in
un
senso
assai
circostanziato
e
determinato
.
Si
vorrà
dire
,
presumo
,
che
date
le
nuove
condizioni
sviluppantisi
oggi
nello
stesso
mondo
capitalistico
.
dati
i
nuovi
metodi
assunti
oggi
dall
'
avversario
di
classe
(
che
non
ricorre
più
alla
soluzione
antidemocratica
del
fascismo
,
ma
a
quella
che
,
almeno
formalmente
,
rispetta
le
regole
democratiche
del
riformismo
neocapitalistico
)
,
si
può
cercare
di
verificare
l
'
ipotesi
che
la
conquista
del
potere
da
parte
della
classe
operaia
possa
avvenire
utilizzando
le
medesime
forme
istituzionali
che
oggi
l
'
avversario
sta
adoperando
a
suo
vantaggio
.
Questa
stessa
ipotesi
della
possibilità
della
via
democratica
o
pacifica
al
socialismo
,
se
venisse
generalizzata
a
qualunque
tipo
di
tattica
e
strategia
usala
dall
'
avversario
e
a
qualunque
situazione
storica
,
assumerebbe
anch
'
essa
l
'
astrattezza
di
un
dogma
aprioristico
e
di
una
indebita
sistematizzazione
di
esperienze
circostanziate
,
e
per
di
più
sarebbe
retrospettivamente
falsificata
proprio
dal
fatto
che
fino
ad
ora
in
nessun
paese
del
mondo
la
società
socialista
ha
potuto
venir
edificata
attraverso
una
conquista
«
pacifica
»
del
potere
da
parte
del
proletariato
(
gli
stati
scandinavi
non
sono
ancora
affatto
stati
e
società
socialisti
,
anche
se
in
essi
la
democrazia
ha
assunto
decise
tendenze
sociali
)
.
La
questione
,
decisiva
,
che
a
questo
punto
si
pone
,
è
questa
:
la
svolta
riformistica
del
neocapitalismo
costituisce
obiettivamente
un
ostacolo
più
o
meno
,
difficile
da
superare
,
per
il
proletariato
,
sulla
via
della
conquista
del
potere
,
di
quello
che
era
costituito
dal
totalitarismo
fascista
?
La
risposta
a
questa
domanda
è
di
importanza
essenziale
:
perché
da
essa
dipende
la
decisione
se
il
tentativo
di
seguire
il
metodo
«
pacifico
»
per
conquistare
il
potere
economico
e
politico
possa
costituire
un
'
ipotesi
da
verificare
con
un
esperimento
che
costerebbe
certamente
anni
di
lunghe
e
difficili
lotte
,
oppure
un
'
ulteriore
maniera
di
perdere
occasioni
e
di
dilazionare
il
momento
della
costruzione
del
socialismo
in
un
indeterminato
e
problematico
futuro
,
acconciandosi
per
il
presente
a
svolgere
una
funzione
che
,
quali
che
fossero
le
formule
e
le
fraseologie
impiegate
con
maggiore
o
minore
abilità
rettorica
per
darle
vernice
di
socialismo
,
non
si
differenzierebbe
sostanzialmente
da
quella
ormai
tradizionalmente
e
miserevolmente
svolta
dalla
socialdemocrazia
tedesca
o
francese
(
per
non
parlare
neppure
di
quella
italiana
)
.
Resta
,
certamente
,
il
problema
della
maniera
onde
lo
stesso
proletariato
potrà
garantirsi
contro
le
degenerazioni
burocratiche
ed
antidemocratiche
,
una
volta
conquistato
il
potere
ed
iniziata
la
costruzione
della
società
socialista
:
problema
che
non
va
certamente
rinviato
a
dopo
la
conquista
del
potere
,
ma
affrontato
fin
d
'
ora
,
in
modo
da
precludere
l
'
eventualità
di
ripetere
gli
aspetti
negativi
degli
esperimenti
sovietici
,
denunciati
drammaticamente
al
XX
Congresso
del
PCUS
e
tragicamente
esplosi
nella
rivoluzione
ungherese
del
1956
.
E
in
questo
senso
ci
sembra
sostanzialmente
esatta
l
'
osservazione
di
Furio
Diaz
:
«
Oggi
noi
diciamo
che
,
a
seguito
di
certe
esperienze
della
stessa
conquista
del
potere
da
parte
del
movimento
socialista
,
il
rispetto
di
alcune
forme
democratiche
e
rappresentative
,
di
certe
norme
di
libertà
individuale
quali
si
sono
affermate
negli
Stati
borghesi
,
appare
indispensabile
per
assicurare
al
socialismo
stesso
la
sua
vittoria
,
secondo
quella
istanza
di
democrazia
e
di
superiore
libertà
umana
che
costituisce
il
suo
vero
fine
»
.
Sostanzialmente
esatta
,
ma
solo
se
intesa
nel
senso
che
si
tratta
,
appunto
,
di
alcune
forme
democratiche
e
rappresentative
,
di
certe
norme
di
libertà
individuale
:
non
del
sistema
democratico
borghese
in
blocco
,
quale
si
è
attuato
,
ad
esempio
,
in
Italia
attraverso
vicende
cui
spesso
la
democrazia
fu
presente
solo
di
nome
.
E
,
per
di
più
,
sottintendendo
che
,
qualora
le
organizzazioni
proletarie
potessero
elaborare
fin
d
'
ora
altri
metodi
di
controllo
democratico
atti
a
garantirla
contro
ogni
degenerazione
totalitaria
e
burocratica
,
esse
non
avrebbero
più
alcun
bisogno
di
rispettare
le
forme
della
democrazia
borghese
.
Per
il
proletariato
si
tratta
di
conquistare
il
potere
politico
garantendosi
contro
ogni
pericolo
di
cederlo
nuovamente
a
gruppi
burocratici
provenienti
dalle
sue
stesse
organizzazioni
.
Ma
questa
è
una
questione
che
riguarda
soltanto
il
proletariato
e
le
sue
organizzazioni
,
ed
alla
quale
la
borghesia
capitalistica
è
del
tutto
estranea
.
Ed
a
questo
problema
,
della
elaborazione
delle
nuove
istituzioni
proletarie
,
ben
diverso
da
quello
della
utilizzazione
delle
istituzioni
borghesi
da
parte
del
proletariato
,
era
dedicata
una
parte
essenziale
del
libro
di
Guiducci
,
dal
quale
il
dibattito
ha
preso
le
mosse
:
per
la
qual
ragione
esso
conserva
e
probabilmente
conserverà
a
lungo
un
valore
di
attualità
.
StampaPeriodica ,
Prima
che
la
Cnn
americana
diventasse
la
tv
globale
,
vista
simultaneamente
in
tutto
il
mondo
,
l
'
unico
strumento
di
comunicazione
'
worldwide
'
era
la
britannica
Bbc
.
Ancora
oggi
,
in
ogni
angolo
della
Terra
,
ci
sono
milioni
di
persone
che
ogni
giorno
ascoltano
via
radio
il
World
service
La
Bbc
,
che
ora
dispone
anche
di
un
canale
televisivo
come
quello
della
Cnn
(
ma
molto
migliore
)
,
era
la
voce
dell
'
impero
ma
anche
della
democrazia
.
Gli
appassionati
della
Bbc
,
che
da
anni
la
stanno
a
sentire
,
conoscono
un
personaggio
molto
popolare
della
radio
britannica
:
Alistair
Cooke
.
Da
53
anni
,
da
più
di
mezzo
secolo
,
Cooke
,
che
oggi
ha
91
anni
e
vive
in
5th
.
avenue
a
New
York
,
legge
una
volta
alla
settimana
la
sua
Letter
from
America
.
Dal
1946
ne
ha
scritte
2.600
.
Sono
il
migliore
strumento
per
capire
l
'
evolversi
della
storia
e
della
vita
americana
,
dal
dopoguerra
alla
globalizzazione
,
alla
formazione
della
superpotenza
solitaria
.
Tutte
le
missive
di
Cooke
sono
state
pubblicate
e
si
trovano
nelle
librerie
inglesi
.
Per
molti
sudditi
di
Sua
maestà
i
volumetti
di
Cooke
sono
gli
unici
libri
mai
letti
sui
'
cugini
'
d
'
oltreoceano
.
Cooke
ha
toccato
ogni
aspetto
della
vita
americana
,
dai
principali
eventi
politici
alla
cronaca
di
ogni
giorno
,
dal
movimento
per
i
diritti
civili
alla
guerra
in
Vietnam
,
dalle
mode
alle
manie
,
dai
gossip
ai
piccoli
,
insignificanti
avvenimenti
personali
che
però
spiegano
bene
il
mondo
in
cui
si
vive
.
Cooke
ha
parlato
di
tutti
,
da
Douglas
Fairbanks
a
Monica
Lewinsky
,
dalla
sconfitta
elettorale
del
suo
amico
Adlai
Stevenson
alla
caduta
del
pugile
Sugar
Ray
Robinson
al
Madison
Square
Garden
nel
1962
(
'
Una
delle
più
straordinarie
descrizioni
di
quell
'
avvenimento
'
hanno
affermato
i
critici
)
.
L
'
ultimo
libro
di
Cooke
,
Memories
of
the
great
and
good
,
una
raccolta
di
23
profili
americani
,
è
stato
pubblicato
in
ottobre
ed
è
in
testa
alle
classifiche
inglesi
,
proprio
al
di
sopra
delle
memorie
dell
'
ex
primo
ministro
John
Major
.
Lo
stile
di
Cooke
è
elegante
,
spiritoso
,
chiarissimo
.
I
maestri
del
giornalista
britannico
sono
,
a
suo
dire
,
Mark
Twain
,
H.L.
Menken
,
E.B.
Wite
,
e
due
suoi
professori
a
Cambridge
,
negli
anni
Venti
,
D.W.
Brogan
e
Artur
Quiller
-
Couch
.
Liberale
autentico
,
Cooke
,
nel
periodo
della
'
caccia
alle
streghe
'
,
scrisse
un
saggio
indimenticabile
sul
processo
ad
Alger
Hiss
,
una
presunta
spia
sovietica
:
Generation
on
trial
:
Usa
vs
.
Alger
Hiss
(
Knopf
,
1950
)
.
L
'
esperienza
di
Cooke
dimostra
che
per
raccontare
i
paesi
,
soprattutto
nell
'
epoca
della
globalizzazione
,
dove
sembra
di
sapere
tutto
attraverso
la
tv
,
bisogna
viverci
a
lungo
,
parlare
bene
la
lingua
,
avere
tanti
amici
,
conoscerne
la
storia
,
la
letteratura
,
il
teatro
,
il
cinema
,
la
musica
,
gli
ambienti
accademici
e
scientifici
,
l
'
economia
e
le
piccolezze
della
vita
.
I
corrispondenti
dei
giornali
,
delle
radio
,
delle
tv
,
ma
ora
anche
delle
catene
di
Internet
,
debbono
vivere
a
lungo
nei
posti
per
poterne
scrivere
con
semplicità
e
assoluta
competenza
.
Il
giornalismo
della
globalizzazione
non
può
permettersi
di
essere
frettoloso
e
superficiale
.
L
'
Italia
,
per
esempio
,
ha
avuto
dagli
Stati
Uniti
due
corrispondenti
molto
simili
a
Cooke
:
Ruggero
Orlando
e
Ugo
Stille
,
più
newyorkesi
dei
newyorkesi
.
Oggi
i
pochi
columnist
fortunati
e
bravi
che
vivono
da
lungo
tempo
nei
posti
sui
quali
scrivono
sono
Vittorio
Zucconi
,
Tiziano
Terzani
,
Bernardo
Valli
,
Barbara
Spinelli
.
Per
loro
fortuna
e
per
fortuna
dei
loro
giornali
e
dei
loro
lettori
conoscono
le
minime
sfaccettature
della
società
americana
(
Zucconi
)
,
asiatica
(
Terzani
)
,
francese
ed
europea
(
Spinelli
e
Valli
)
.
L
'
esempio
mirabile
di
Alistair
Cooke
dovrebbe
insegnare
qualcosa
agli
editori
italiani
,
sempre
così
restii
a
investire
sull
'
estero
.
La
loro
parsimonia
colpisce
nell
'
era
della
globalizzazione
,
quando
tutto
il
mondo
va
raccontato
con
competenza
e
con
stile
.
StampaPeriodica ,
Nessun
popolo
in
nessun
tempo
si
è
costituito
in
libertà
ed
ha
durato
in
essa
senza
un
interna
agitazione
che
lo
costringa
a
pensare
,
a
parlare
e
ad
agire
incessantemente
per
l
interesse
patrio
e
per
la
sua
indipendenza
.
La
rassegnazione
è
sintomo
precursore
della
schiavitù
;
invece
l
agitazione
è
il
segno
certo
di
vita
,
di
progresso
e
d
incivilimento
.
I
despoti
vogliono
la
calma
dei
sepolcri
;
gli
uomini
liberi
amano
il
moto
delle
moltitudini
,
dei
parlamenti
e
della
stampa
.
Colui
che
consiglia
la
calma
e
la
rassegnazione
,
fa
opera
trista
e
serve
o
scientemente
o
suo
malgrado
al
dispotismo
.
Nei
regni
abituati
al
vivere
libero
,
e
là
dove
le
istituzioni
democratiche
hanno
profonde
radici
si
trova
una
calma
apparente
,
la
quale
però
non
è
una
cieca
fiducia
,
una
rassegnazione
propria
dei
frati
e
dei
trappisti
;
ma
è
la
calma
di
un
popolo
ch
è
contento
delle
leggi
sanzionate
dalla
sua
libera
volontà
;
e
se
l
occhio
dell
osservatore
penetra
dentro
di
quella
operosa
civiltà
,
vi
troverà
sempre
il
moto
e
l
agitazione
,
conseguenze
immancabili
o
del
timore
di
perdere
il
bene
acquistato
o
del
desiderio
di
acquistare
nuovi
beni
favorevoli
al
suo
progresso
.
Da
lungo
tempo
l
Italia
è
agitata
a
cagione
dello
stato
precario
in
cui
si
trova
,
e
questo
stato
non
solo
mantiene
una
perenne
agitazione
nella
penisola
,
ma
la
genera
ancora
presso
altri
popoli
europei
.
Taluni
asseriscono
che
Napoleone
III
,
disse
essere
questo
stato
di
agitazione
in
Italia
che
impedisce
a
lui
di
prendere
una
definitiva
decisione
,
non
volendo
egli
mostrare
di
cedere
ad
una
pressione
straniera
;
il
che
sarebbe
indizio
certo
che
la
sua
volontà
non
è
libera
,
ma
violentata
.
Questa
risposta
somiglia
a
quella
di
un
debitore
che
,
chiamato
in
tribunale
,
perché
adempia
i
suoi
obblighi
contratti
,
si
rifiuta
di
pagare
dicendo
:
Il
mio
creditore
vuol
forzarmi
a
pagare
per
via
legale
;
ebbene
,
io
resisterò
,
perché
non
voglio
che
la
mia
volontà
sia
violentata
,
e
tirerò
innanzi
la
lite
il
più
lungo
tempo
,
possibile
;
al
mio
difensore
non
mancano
cavilli
per
isfuggire
al
rigore
della
legge
.
La
questione
romana
è
stata
presentata
da
lungo
tempo
al
supremo
tribunale
della
pubblica
opinione
,
la
quale
giudicò
la
caduta
del
potere
temporale
dei
papi
necessaria
al
ritorno
della
pura
religione
cristiana
,
necessaria
alla
costituzione
dell
unità
italiana
.
Il
ritardo
di
questa
caduta
,
derivato
dalla
presenza
dei
Francesi
in
Roma
,
è
la
sola
causa
dell
agitazione
italiana
,
e
di
quel
profondo
turbamento
delle
coscienze
,
riconosciuto
perfino
dall
istesso
Imperatore
dei
Francesi
nel
modo
stesso
con
cui
riconobbe
i
diritti
degl
Italiani
su
Roma
nella
sua
lettera
...
Dov
è
dunque
questa
pressione
venuta
da
una
forza
straniera
?
La
pressione
viene
esercitata
dalla
situazione
,
e
non
cesserà
se
non
quando
cesserà
la
causa
che
la
produce
e
che
la
manterrà
sempre
più
viva
ed
energica
.
La
nostra
calma
sarebbe
il
trionfo
dei
nostri
nemici
;
ma
lo
sperano
invano
.
Qual
è
la
città
,
quale
la
provincia
italiana
che
possa
contentarsi
dello
stato
presente
?
L
agitazione
,
il
malessere
sono
generali
.
Il
ministero
lo
sa
assai
bene
,
vorrebbe
in
qualche
modo
mettervi
un
rimedio
,
e
farsi
perdonare
i
suoi
errori
;
ma
si
trova
impotente
in
faccia
al
moto
popolare
.
Da
ciò
nasce
la
sua
incertezza
,
e
il
continuo
cambiamento
dei
suoi
disegni
.
Senza
un
programma
,
senza
una
politica
ferma
,
vive
nel
provvisorio
.
L
agitazione
crescerà
per
conseguenza
,
e
lo
vedremo
alla
riapertura
del
Parlamento
.
Come
sperare
la
calma
nell
urto
di
tante
passioni
che
agiteranno
l
assemblea
?
Sorgeranno
uno
dopo
l
altro
terribili
accusatori
,
e
sorgeranno
con
lo
Statuto
alla
mano
.
Il
ministero
preparerà
i
suoi
difensori
,
e
questi
,
irritati
per
le
sconfitte
ricevute
dall
opinione
del
paese
,
crederanno
di
imporre
con
la
loro
eloquenza
,
e
mostreranno
una
sicurezza
che
non
sentono
.
L
agitazione
scenderà
dalla
tribuna
parlamentare
nella
stampa
,
e
da
essa
si
diffonderà
nelle
moltitudini
.
Questo
quadro
sembrerà
spaventoso
a
molti
;
per
noi
è
un
lieto
augurio
dell
avvenire
,
perché
da
essa
nascerà
la
salute
del
paese
.
Il
fiume
corre
rapido
verso
il
mare
,
porta
via
i
fanghi
e
purifica
l
atmosfera
;
le
acque
stagnanti
sono
causa
d
infezioni
e
di
sterilità
.
Ogni
giorno
vengono
fuori
nuovi
progetti
:
la
nostra
patria
è
divenuta
in
mano
dei
progettisti
una
creta
molle
,
atta
a
rappresentare
tutte
le
figure
possibili
.
Gli
artisti
sono
al
lavoro
;
la
dividono
,
la
suddividono
,
tornano
a
rimpastarla
;
una
corona
,
due
corone
,
tre
e
quattro
corone
di
regnanti
sorgono
di
varia
grandezza
,
si
compongono
di
vari
cerchi
;
in
mezzo
sta
sempre
la
tiara
.
Viene
un
nuovo
artista
,
un
artista
di
cui
non
si
faceva
nessun
conto
,
prende
tutte
le
corone
e
ne
forma
una
sola
;
la
tiara
sparisce
e
al
suo
posto
s
innalza
una
croce
.
Chi
è
quest
ultimo
artista
?
È
il
popolo
italiano
.
Oggi
si
mette
in
campo
l
idea
di
conciliare
il
Papa
e
l
Italia
,
di
rinunziare
a
Roma
per
andare
a
Firenze
.
I
progettisti
lottano
fra
loro
,
è
un
vero
pugilato
.
Arriva
il
popolo
e
grida
:
Uno
è
il
Campidoglio
,
e
la
nostra
capitale
sta
sulla
vetta
di
quella
collina
consacrata
dal
sangue
,
e
dai
trionfi
dei
nostri
antenati
.
L
agitazione
italiana
non
si
calmerà
se
non
quando
i
decreti
del
Parlamento
italiano
porteranno
inciso
in
caratteri
d
oro
:
Dal
Campidoglio
;
e
saranno
firmati
:
Vittorio
Emmanuele
,
Re
d
Italia
.
I
sospiri
di
tanti
secoli
,
i
martirî
di
tanti
Italiani
,
meritano
questo
compenso
.
Siano
rese
grazie
alla
inflessibile
resistenza
di
Luigi
Napoleone
:
la
questione
romana
per
lui
,
ma
suo
malgrado
,
ha
preso
proporzioni
gigantesche
.
È
divenuta
il
pernio
intorno
a
cui
si
aggirano
le
grandi
quistioni
sociali
del
nostro
secolo
,
libertà
di
coscienza
,
libertà
di
stampa
,
diritto
popolare
,
istruzione
universale
,
risorgimento
delle
nazionalità
,
istituzioni
democratiche
,
abolizione
completa
delle
autocrazie
,
delle
caste
privilegiate
;
l
impero
della
legge
,
e
la
pace
europea
verranno
dietro
la
conquista
di
Roma
sul
Papato
.
I
popoli
hanno
comprese
queste
verità
,
e
perciò
Roma
sta
sulla
bocca
di
tutti
.
Napoleone
III
ha
potuto
dire
all
autocrate
russo
a
Sebastopoli
:
Arrestati
;
ha
potuto
dire
al
gran
Sultano
:
Riconosci
la
nazionalità
rumena
;
ma
non
potrà
mai
dire
all
Europa
:
Io
voglio
che
Roma
resti
al
Papa
per
distruggere
la
sua
gloria
e
il
suo
nome
,
ovvero
:
Io
voglio
che
Roma
sia
la
seconda
città
del
mio
impero
,
come
disse
suo
zio
.
Si
ricordi
che
da
quella
bestemmia
uscita
dalla
bocca
del
gran
Capitano
cominciò
la
sua
rovina
.
I
preti
romani
l
attribuiscono
alla
vendetta
celeste
;
ma
con
più
ragione
e
verità
deve
attribuirsi
a
quella
ambizione
che
si
manifestò
in
tutta
la
sua
forza
nella
usurpazione
di
Roma
.
I
sovrani
si
avvidero
allora
ch
egli
mirava
al
dominio
universale
,
si
collegarono
e
lo
distrussero
.
Vorrebbe
forse
il
nipote
ritentare
la
prova
?
Entra
forse
nella
sua
politica
di
acquetare
per
ora
il
Papa
e
l
Italia
,
di
addormentare
queste
due
potenze
per
poter
entrare
tranquillo
nel
cuore
dell
Alemagna
e
riprendere
il
titolo
,
che
ebbe
lo
zio
,
di
Protettore
della
Confederazione
germanica
?
Non
lo
crediamo
né
tanto
malaccorto
,
né
tanto
possente
.
La
storia
non
sarà
una
lettera
morta
per
lui
,
e
la
crescente
agitazione
in
Italia
,
propagata
in
Europa
,
gli
proverà
che
la
vita
di
questo
popolo
è
risorta
,
e
che
,
uscito
una
volta
dal
sepolcro
,
ha
gettato
lungi
da
sé
il
lenzuolo
della
morte
per
rivestire
il
manto
reale
.
StampaPeriodica ,
La
lettura
dei
giornali
,
i
discorsi
che
si
ascoltano
al
bar
;
le
notizie
degli
avvenimenti
mi
producono
,
in
questi
giorni
,
una
strana
impressione
.
Mi
pare
come
se
di
un
tratto
,
tra
le
monete
e
i
biglietti
di
banca
che
ci
scambiamo
quotidianamente
,
fossero
apparsi
denari
di
secoli
scorsi
e
di
stampi
antichi
,
denari
di
nazioni
estinte
e
di
conii
fuori
d
'
uso
,
che
si
conservano
come
curiosità
nei
musei
.
Mi
pare
come
se
alla
nostra
moneta
corrente
si
fosse
mescolata
una
ingente
quantità
di
moneta
fuori
corso
,
una
intera
raccolta
numismatica
.
Nel
nostro
vocabolario
vivo
dall
'
uso
e
nel
nostro
modo
di
agire
abituale
sono
spuntati
infatti
improvvisamente
numerosi
vocaboli
e
gesti
che
appartenevano
allo
stile
storico
e
alle
evocazioni
storiche
,
parole
che
non
si
adoperavano
più
o
si
adoperavano
ben
di
rado
,
perché
il
loro
contenuto
aveva
cessato
di
essere
una
realtà
presente
,
atti
che
non
si
compivano
più
perché
si
credeva
persino
che
ne
fosse
scomparsa
in
noi
la
possibilità
.
Spie
,
fucilazioni
sommarie
,
prigionieri
di
guerra
,
paesi
incendiati
,
città
rase
al
suolo
,
ostaggi
,
esodo
di
intere
cittadinanze
,
pozzi
avvelenati
,
navi
colate
a
picco
,
soldati
che
sparano
dietro
trincee
di
cadaveri
,
requisizioni
,
e
tante
altre
locuzioni
somiglianti
che
ora
si
incontrano
ripetute
decine
di
volte
su
ogni
colonna
di
giornale
come
se
le
guerre
puniche
o
il
premere
dei
barbari
sul
Danubio
,
o
la
guerra
dei
trent
'
anni
,
o
la
carica
napoleonica
,
o
più
semplicemente
il
libretto
dell
'
Aida
fossero
divenute
la
cronaca
della
nostra
attività
normale
,
ecco
tutta
una
bizzarra
e
anacronistica
intrusione
di
parole
e
di
cose
a
cui
non
sono
ancora
riuscito
ad
abituarmi
.
Ogni
volta
che
incontro
una
di
queste
anticaglie
rimodernate
,
uno
di
questi
fantasmi
rimpolpati
ne
provo
un
senso
di
stupore
.
Penso
se
per
un
fenomeno
straordinario
sono
io
che
vado
rivivendo
a
ritroso
nei
residui
di
ricordi
di
qualche
mia
vita
precedente
o
è
il
mondo
che
ha
fatto
un
salto
all
'
indietro
di
parecchi
secoli
.
Si
è
per
avventura
svaligiato
qualche
museo
egizio
,
assiro
o
romano
o
magari
preistorico
ed
i
cimeli
ne
sono
stati
posti
in
circolazione
?
Fino
a
un
mese
fa
nessuno
avrebbe
mai
sognato
di
scorgere
nel
forestiero
una
spia
da
impiccare
e
nel
medico
uno
spargitore
di
tifo
da
fucilare
dopo
averlo
obbligato
a
scavarsi
la
fossa
.
Chi
avesse
osato
temere
la
carestia
del
pane
,
la
penuria
del
carbone
sarebbe
stato
visitato
dal
medico
provinciale
come
un
probabile
paranoico
candidato
al
manicomio
.
E
se
appunto
le
parole
che
significano
questo
insieme
di
attitudini
e
di
imprese
erano
quasi
cadute
dall
'
uso
,
le
attitudini
e
le
imprese
designate
dalle
parole
stesse
non
solo
erano
uscite
dalla
attualità
ma
lo
parevano
anche
dalla
realtà
.
Il
solo
nominare
spie
e
ostaggi
,
carestia
e
saccheggio
ci
faceva
immediatamente
risalire
col
pensiero
ad
altre
età
ben
lontane
e
diverse
da
noi
,
come
il
nominare
la
lebbra
e
la
peste
,
ci
riportava
a
condizioni
di
civiltà
e
di
esistenza
ormai
oltrepassate
e
di
cui
ci
sembrava
impossibile
il
ritorno
.
Con
la
nostra
coltura
scientifica
,
col
nostro
sottile
spirito
critico
,
con
la
nostra
raffinata
sensibilità
,
con
la
nostra
delicata
urbanità
,
con
la
nostra
tolleranza
e
bonomia
borghese
,
e
col
nostro
progresso
umanitario
come
avrebbero
potuto
risorgere
e
coesistere
,
non
dico
le
cose
e
le
opere
,
ma
le
idee
e
le
immagini
rappresentate
nelle
parole
e
nelle
frasi
sopra
indicate
?
Pareva
un
anacronismo
inconcepibile
.
L
'
uomo
odierno
come
aveva
cambiato
di
foggia
di
vestire
,
di
mezzi
di
locomozione
,
di
armi
e
di
linguaggio
in
confronto
dell
'
uomo
antico
,
così
credeva
di
aver
cambiato
di
sentimento
e
di
intelletto
.
Come
aveva
relegato
nelle
gallerie
e
nei
musei
gli
elmi
e
le
colubrine
,
le
portantine
e
gli
strumenti
di
tortura
così
era
persuaso
di
aver
relegato
per
sempre
tra
le
pagine
della
storia
le
azioni
e
le
usanze
,
i
flagelli
e
la
barbarie
contemporanei
di
quelli
arnesi
disusati
.
Come
aveva
abbracciato
nuovi
sistemi
filosofici
,
come
aveva
adottato
nuove
opinioni
politiche
,
come
si
era
munito
di
nuove
istituzioni
sociali
,
a
cominciare
dalla
organizzazione
internazionale
del
traffico
e
del
credito
per
finire
a
tutte
le
leggi
e
le
opere
di
bontà
e
di
previdenza
,
a
tutte
le
assicurazioni
contro
le
miserie
umane
,
così
si
era
illuso
di
aver
edificato
barriere
e
trincee
insormontabili
contro
un
ritorno
offensivo
dei
peggiori
malanni
che
avevano
insidiato
e
attristato
l
'
esistenza
dei
nostri
antenati
.
Rimanevano
le
armi
,
è
vero
,
anzi
aumentavano
di
giorno
in
giorno
nell
'
Europa
pacifica
,
e
divenivano
ognor
più
precise
e
micidiali
,
ma
appunto
per
questo
pareva
che
avessero
mutato
la
loro
natura
barbara
di
un
tempo
.
Non
avevano
più
l
'
aspetto
di
spietati
arnesi
di
morte
branditi
da
selvaggi
sanguinari
;
erano
congegni
meccanici
complicati
ed
esatti
,
costruiti
sul
tipo
dei
nostri
più
delicati
meccanismi
da
gabinetto
,
e
al
pari
di
questi
maneggiati
da
uomini
instrutti
,
consapevoli
della
loro
fine
struttura
e
della
loro
formidabile
potenza
.
Queste
belle
e
polite
armi
,
portate
da
automobili
e
da
aeroplani
,
collocate
su
magnifiche
e
gigantesche
navi
,
che
sono
il
compendio
supremo
della
genialità
creativa
umana
,
adoperate
da
uomini
tecnici
e
rigorosi
,
più
con
il
calcolo
matematico
e
con
il
meticoloso
lavorio
del
cervello
,
che
con
il
concitato
impeto
dei
muscoli
,
queste
armi
che
erano
uno
dei
più
mirabili
prodotti
della
nostra
maestria
nelle
arti
della
pace
,
come
potevano
essere
il
veicolo
per
il
ritorno
della
barbarie
bellicosa
?
Non
erano
desse
la
difesa
fondamentale
della
civiltà
,
il
presidio
inespugnabile
dei
tesori
ideali
e
materiali
accumulati
dal
progresso
,
il
più
saldo
baluardo
della
pace
europea
?
Così
si
è
affermato
e
ripetuto
,
e
un
famoso
scrittore
di
cose
militari
,
seguito
da
innumerevoli
aderenti
,
il
Bloch
,
è
arrivato
a
proclamare
l
'
impossibilità
della
guerra
come
una
conseguenza
necessaria
della
tremenda
efficacia
delle
armi
moderne
.
Orbene
ecco
che
pochi
giorni
,
quasi
si
potrebbe
dire
poche
ore
,
sono
stati
sufficienti
ad
abbattere
,
a
schiantare
,
a
soffiar
via
tutto
questo
grandioso
monumento
mondiale
elevato
durante
mezzo
secolo
di
sforzi
pacifici
come
se
fosse
stato
uno
di
quelli
effimeri
scenari
,
una
di
quelle
fragili
impalcature
di
tela
e
di
gesso
che
divampano
in
incendio
al
finale
di
qualche
spettacolosa
film
cinematografica
.
Avvenuta
quella
mezza
dozzina
e
più
di
dichiarazioni
di
guerra
che
hanno
posto
a
soqquadro
il
mondo
,
iniziate
le
mobilitazioni
,
insieme
ai
treni
,
carichi
di
soldati
,
partenti
dalle
metropoli
verso
le
frontiere
,
anche
gli
spiriti
degli
uomini
hanno
preso
la
rincorsa
verso
le
frontiere
della
civiltà
contemporanea
.
Oltre
alla
mobilitazione
militare
è
avvenuta
immediatamente
una
mobilitazione
economica
e
spirituale
.
Se
l
'
uomo
si
è
spogliato
del
suo
vestito
di
pacifico
borghese
per
indossare
l
'
assisa
del
milite
,
si
è
altresì
spogliato
delle
sue
vedute
,
delle
sue
fiducie
,
della
sua
calma
di
industriale
o
di
professionista
,
di
scienziato
o
di
artista
,
si
è
spogliato
di
tutto
il
suo
corredo
di
istruzione
,
di
scetticismo
,
di
esperienza
e
di
sentimentalismo
di
borghese
civilizzato
del
placido
secolo
ventesimo
per
assumere
le
previsioni
e
le
diffidenze
,
la
credulità
e
i
sospetti
la
mentalità
e
il
contegno
di
un
europeo
contemporaneo
di
Benvenuto
Cellini
.
Questo
cambiamento
a
vista
mi
rende
ancora
attonito
adesso
.
È
stato
così
rapido
e
così
facile
da
sorprendere
anche
coloro
che
,
al
pari
di
me
,
non
avevano
mai
accordato
soverchia
importanza
allo
spolverìo
luccicante
di
civilizzazione
con
cui
l
'
umanità
ostentava
di
incipriarsi
.
È
certo
che
gli
uomini
hanno
più
rapidamente
cambiato
di
idee
e
di
atteggiamenti
morali
che
di
uniforme
e
di
strumenti
.
In
un
attimo
il
passato
recente
,
ciò
che
costituiva
lo
ieri
è
sprofondato
come
inghiottito
nel
baratro
aperto
dalla
guerra
;
le
nostre
preoccupazioni
,
le
nostre
predilezioni
,
le
nostre
stesse
occupazioni
più
importanti
di
cui
si
intesseva
la
trama
della
nostra
esistenza
sono
state
troncate
e
dimenticate
,
ciò
che
fino
al
momento
prima
teneva
desto
tutto
il
nostro
interesse
,
un
momento
dopo
non
ci
interessava
più
.
Dall
'
oggi
al
domani
quasi
tutti
i
legami
che
congiungevano
o
allacciavano
la
continuità
della
nostra
vita
individuale
e
collettiva
sono
stati
recisi
,
come
se
fossimo
stati
trasportati
di
colpo
su
un
altro
pianeta
o
meglio
ancora
come
se
bruscamente
fossero
stati
asportati
dalle
successioni
del
tempo
tre
o
quattro
secoli
e
saldate
insieme
le
due
estremità
recise
.
È
sparito
tutto
il
passato
recente
ed
è
risalito
a
galla
tutto
il
passato
lontano
!
Io
non
mi
sarei
mai
aspettato
una
trasformazione
così
immediata
e
subitanea
e
soprattutto
non
mi
sarei
mai
aspettato
che
il
mondo
moderno
,
il
mondo
delle
banche
,
del
socialismo
,
del
pacifismo
,
dell
'
intellettualismo
,
quello
appunto
che
insisteva
sulla
sua
modernità
,
sulla
sua
differenziazione
dal
mondo
antico
,
che
traeva
tanto
vanto
dalla
sua
novità
,
e
così
implacabilmente
tuonava
contro
ogni
timore
di
reazione
,
avrebbe
opposto
una
così
debole
difesa
,
una
così
insignificante
resistenza
al
suo
annientamento
.
Si
è
rassegnato
a
scomparire
,
si
è
acconciato
quasi
di
buon
grado
a
togliersi
di
mezzo
,
a
non
farsi
più
né
vedere
né
sentire
come
se
fosse
un
intruso
o
uno
straniero
,
gli
stessi
suoi
più
eloquenti
più
convinti
e
anche
più
arditi
patrocinatori
lo
hanno
abbandonato
,
sono
passati
dall
'
altra
parte
.
Hervé
invoca
la
magnanima
ombra
di
Deroulêde
,
Liebknecht
gli
risponde
arruolandosi
volontario
.
Dove
è
mai
scampato
il
derelitto
?
Ha
forse
trovato
rifugio
nell
'
Italia
neutrale
?
Per
certi
segni
parrebbe
lecito
dubitarne
.
StampaPeriodica ,
È
opinione
diffusa
che
gli
avvenimenti
successivi
alla
morte
di
Stalin
nell
'
interno
degli
Stati
comunisti
abbiano
messo
in
luce
qui
in
Italia
le
differenze
esistenti
tra
il
pensiero
e
la
prassi
socialista
e
il
pensiero
e
la
prassi
comunista
.
Da
ciò
le
diverse
reazioni
nei
due
partiti
sul
Rapporto
Krusciov
e
la
rivoluzione
ungherese
e
da
ciò
anche
il
fenomeno
di
attrazione
che
il
PSI
esercita
sui
comunisti
che
si
sono
staccati
dal
PCI
in
tempi
remoti
(
USI
)
o
recenti
.
Sotto
questo
profilo
anche
l
'
opuscolo
di
Giolitti
sarebbe
niente
altro
che
un
fenomeno
di
maturazione
delle
idee
dell
'
autore
in
senso
socialista
.
Questa
tesi
è
superficiale
perché
ipostatizza
due
realtà
ideologiche
e
le
cristallizza
in
un
contrasto
teorico
insanabile
creando
uno
schema
astratto
laddove
è
una
realtà
in
movimento
che
si
esprime
in
giudizi
e
pensieri
ancora
contraddittori
.
in
posizioni
ideologiche
ancora
in
ritardo
ed
arretrate
od
ancora
confuse
,
realtà
che
però
è
sostanzialmente
unitaria
e
che
quindi
prima
o
poi
dovrà
esprimersi
in
una
«
coscienza
»
di
se
stessa
cioè
in
una
soprastruttura
ideologica
fondamentalmente
unitaria
.
La
discussione
e
la
critica
possono
aiutare
molto
questo
riadeguamento
dell
'
idea
alla
nuova
realtà
.
Il
giudizio
che
sono
stati
gli
avvenimenti
del
mondo
comunista
a
far
sorgere
l
'
esigenza
democratica
nel
campo
socialista
non
coglie
il
senso
profondo
delle
cose
.
All
'
origine
di
quegli
avvenimenti
vi
è
una
realtà
nuova
,
specie
in
URSS
,
che
in
un
lungo
attrito
con
istituti
e
mentalità
superate
ha
finito
con
l
'
aprirsi
le
prime
breccie
,
ed
una
realtà
nuova
del
mondo
capitalistico
che
sollecita
i
partiti
che
si
richiamano
al
socialismo
,
dai
socialdemocratici
ai
comunisti
a
ripensare
ideologie
e
programmi
,
tattica
e
strategia
.
Il
fatto
che
questa
realtà
nuova
spinga
da
una
parte
a
ricercare
il
sentiero
della
democrazia
e
dall
'
altra
a
superare
il
riformismo
cioè
a
battere
una
strada
che
il
nostro
partito
ha
già
imboccata
coerentemente
non
deve
essere
per
noi
solo
motivo
di
orgoglio
,
ma
incentivo
a
discutere
e
a
chiarire
i
termini
dei
problemi
,
a
studiare
il
mondo
contemporaneo
,
la
nuova
fase
economica
e
politica
del
capitalismo
,
la
nuova
fase
economica
e
politica
dei
paesi
socialisti
,
i
fermenti
ideali
che
sorgono
nel
campo
comunista
e
socialdemocratico
per
aiutare
questo
processo
di
incalcolabile
portata
storica
in
fondo
al
quale
può
essere
la
unità
politica
ed
ideologica
di
tutti
i
lavoratori
,
cioè
la
sicura
vittoria
del
socialismo
.
Il
capitalismo
moderno
è
entrato
in
una
fase
completamente
diversa
:
esso
non
è
più
il
capitalismo
della
impresa
proprietà
del
singolo
capitano
dell
'
industria
che
agisce
sul
mercato
della
libera
concorrenza
:
dalle
«
Armonie
economiche
»
di
Bastiat
a
«
Capitalismo
,
socialismo
e
democrazia
»
di
Schumpeter
il
passo
è
lunghissimo
.
Oggi
domina
il
capitale
finanziario
che
regola
la
vita
di
immensi
trusts
,
domina
una
particolare
burocrazia
industriale
,
i
managers
ed
il
capitalismo
si
intrecciano
in
complicati
rapporti
con
lo
Stato
dominandoli
in
modo
del
tutto
nuovo
.
La
direzione
burocratica
,
il
predominio
del
capitale
finanziario
e
lo
stesso
rapporto
tra
attività
statale
(
vigilanza
controllo
,
partecipazione
azionaria
)
e
attività
capitalistica
privata
indirizzano
la
lotta
delle
masse
lavoratrici
verso
obiettivi
diversi
(
per
es.
la
determinazione
dell
'
indirizzo
di
governo
per
intervenire
nell
'
economia
attraverso
le
aziende
statali
)
con
metodi
diversi
.
Lo
stesso
rapporto
di
classe
è
mutato
:
al
posto
del
brutale
sfruttamento
vi
è
lo
sfruttamento
edulcorato
del
paternalismo
:
incentivi
,
premi
,
relazione
umane
.
Per
questo
anche
la
lotta
sindacale
i
cui
problemi
in
Italia
sono
complicati
dalla
presenza
di
un
forte
sindacato
cattolico
,
deve
necessariamente
mutare
obiettivi
e
metodi
.
A
questi
mutamenti
già
in
atto
bisogna
aggiungere
quelli
importantissimi
che
deriveranno
dalla
istituzione
del
Mercato
Comune
e
dall
'
automazione
.
Il
Mercato
Comune
quasi
sicuramente
determinerà
gli
accordi
di
cartello
per
regolare
la
concorrenza
tra
industrie
dei
vari
paesi
e
quindi
farà
sorgere
il
pericolo
della
creazione
di
immensi
monopoli
europei
contro
i
quali
sarà
necessaria
non
solo
l
'
azione
degli
organi
della
Comunità
,
che
perciò
dovranno
essere
forniti
di
autorità
sufficiente
,
ma
anche
l
'
azione
unita
dei
lavoratori
dei
sei
Paesi
e
quindi
l
'
incontro
tra
i
vari
sindacati
e
Partiti
socialisti
.
L
'
automazione
d
'
altra
parte
farà
sorgere
l
'
alternativa
:
ulteriore
disoccupazione
o
riduzione
degli
orari
di
lavoro
senza
intaccare
il
salario
anzi
aumentandolo
e
creerà
pertanto
nuovi
motivi
di
lotta
e
di
unità
sindacale
e
la
necessità
dell
'
intervento
dello
Stato
il
quale
-
e
questo
dipende
dalla
forza
delle
masse
operaie
-
potrà
indirizzarsi
in
un
senso
o
nell
'
altro
.
Queste
prospettive
esigono
che
la
lotta
dei
lavoratori
si
svolga
non
solo
nelle
fabbriche
e
nelle
campagne
ma
anche
nelle
istituzioni
politiche
che
vanno
giudicate
non
più
come
tribuna
di
agitazione
e
di
denuncia
ma
come
roccaforti
del
potere
capitalistico
da
espugnare
e
utilizzare
per
intervenire
nella
economia
ed
espropriare
progressivamente
il
capitale
.
La
nuova
fase
capitalistica
è
evidente
anche
nelle
manifestazioni
internazionali
.
L
'
imperialismo
non
è
più
quello
analizzato
da
Lenin
.
Lo
sviluppo
delle
interne
contraddizioni
,
lo
svincolarsi
dalla
morsa
coloniale
di
immense
moltitudini
e
la
potenza
dell
'
URSS
in
questo
dopoguerra
hanno
trasformato
l
'
imperialismo
colonialista
in
un
suo
succedaneo
che
ha
perduto
moltissimi
(
lei
caratteri
del
suo
progenitore
.
Il
capitale
internazionale
si
apre
la
strada
per
conquistare
mercati
di
materie
prime
e
di
consumo
non
più
con
le
armi
e
con
l
'
assoggettamento
politico
militare
dei
paesi
arretrati
.
La
tragicommedia
di
Suez
e
gli
ultimi
bagliori
colonialistici
in
Algeria
lo
dimostrano
.
Esso
si
rivolge
agli
«
aiuti
»
ed
alle
integrazioni
economiche
.
Perciò
la
tesi
della
rottura
dell
'
anello
più
debole
della
catena
imperialistica
è
superata
:
oggi
si
pone
il
problema
di
affiancare
la
lotta
dei
popoli
ex
coloniali
perché
gli
«
aiuti
»
siano
di
carattere
esclusivamente
economico
e
non
contengano
condizioni
politiche
e
siano
amministrati
da
un
organismo
internazionale
a
cui
partecipi
anche
l
'
URSS
(
piano
laburista
per
il
Medio
Oriente
)
.
Mutamenti
non
meno
profondi
si
stanno
d
'
altra
parte
verificando
nel
mondo
comunista
.
Il
tramonto
di
certe
condizioni
politiche
(
accerchiamento
capitalistico
e
relativa
debolezza
dell
'
URSS
)
e
lo
sviluppo
della
maturità
tecnica
e
politica
dei
ceti
produttivi
e
di
direzione
intermedia
hanno
fatto
nascere
l
'
esigenza
di
mutare
il
centralismo
burocratico
e
dispotico
a
favore
della
decentralizzazione
,
dell
'
autonomia
ed
in
ultima
analisi
della
democratizzazione
economica
e
politica
della
società
sovietica
.
I
sentimenti
nazionali
e
la
reazione
ad
uno
schema
di
collettivizzazione
imposto
e
non
necessario
operano
del
resto
nelle
democrazie
popolari
,
dove
più
e
dove
meno
,
nello
stesso
senso
dell
'
autonomia
:
democratizzazione
e
via
nazionale
al
socialismo
.
Queste
nuove
forze
sono
spinte
dalla
tendenza
interna
a
liberare
il
blocco
comunista
dalle
sovrastrutture
oppressive
interne
ai
singoli
stati
e
dal
rigido
vincolo
interstatale
e
mentre
all
'
interno
si
irrobustiscono
le
autonomie
collettive
e
individuali
nei
rapporti
tra
stati
prendono
vigore
le
autonomie
delle
singole
società
nazionali
e
forme
nuove
di
collaborazione
internazionale
.
Da
ciò
nasce
la
prospettiva
del
superamento
dei
blocchi
non
solo
sul
piano
diplomatico
ma
anche
sul
piano
politico
-
economico
.
È
infatti
difficile
non
immaginare
in
un
domani
diverse
relazioni
non
solo
diplomatiche
,
ma
anche
economiche
,
tra
una
Europa
occidentale
socialista
e
la
Polonia
di
Gomulka
o
la
Jugoslavia
dei
Consigli
operai
.
È
anche
importante
anche
se
meno
appariscente
il
cammino
percorso
nei
settori
più
seri
della
socialdemocrazia
.
E
valga
l
'
esempio
laburista
.
I
passi
avanti
di
questo
partito
non
sono
stati
compiuti
solo
nel
settore
della
politica
estera
ma
anche
in
quello
ideologico
.
La
produzione
letteraria
socialista
di
questi
ultimi
anni
si
è
arricchita
di
temi
inconsueti
nella
letteratura
laburista
.
«
I
nuovi
saggi
fabiani
»
(
tradotti
da
Comunità
nel
'53
)
che
rappresentano
il
pensiero
,
continuamente
aggiornato
,
del
movimento
socialista
inglese
,
contengono
spunti
nuovi
che
,
se
sviluppati
,
trasformeranno
il
riformismo
laburista
in
socialismo
autentico
anche
se
tipico
e
adatto
alla
società
inglese
.
In
questo
volume
si
analizzano
le
cause
della
crisi
laburista
e
se
ne
indicano
due
:
1
)
l
'
accentramento
burocratico
che
«
diede
l
'
impressione
che
il
socialismo
fosse
una
faccenda
riservata
al
Governo
operante
attraverso
l
'
esistente
Servizio
»
(
Saggio
di
K.H.S.
Crossman
,
pag.
37
)
e
che
fece
trascurare
l
'
iniziativa
produttrice
delle
Trade
Unions
,
dei
socialisti
municipali
,
delle
cooperative
,
«
così
il
primo
stadio
del
socialismo
fu
realizzato
essenzialmente
da
funzionari
antisocialisti
e
da
membri
neutri
del
Servizio
Civile
(
ibidem
)
;
2
)
l
'
assenza
di
dottrina
e
di
princìpi
per
«
il
Partito
laburista
...
ha
incapsulato
la
teoria
in
una
serie
di
misure
pratiche
,
e
una
volta
compiute
queste
riforme
,
non
gli
è
restata
per
l
'
azione
altra
guida
che
la
tradizione
interpretabile
in
una
quantità
di
modi
contrastanti
(
stesso
saggio
p
.
6
)
.
Da
queste
critiche
che
riecheggiano
quelle
avanzate
sempre
dai
socialisti
marxisti
,
si
deducono
conclusioni
tipicamente
marxiste
(
anche
se
la
polemica
col
marxismo
è
costante
)
come
quella
del
passaggio
inevitabile
dal
capitalismo
al
socialismo
(
Saggio
di
C.A.R.
Crosland
p
.
51
)
o
quella
addirittura
leninista
della
guerra
come
necessità
dell
'
imperialismo
capitalista
(
Saggio
di
John
Strachey
p
.
240
)
per
giungere
a
porre
la
prospettiva
della
realizzazione
della
società
senza
classi
(
per
esempio
il
saggio
di
Roy
Jenkins
,
pagine
97-100
)
.
Indubbiamente
non
solo
i
laburisti
ma
anche
la
socialdemocrazia
tedesca
(
non
mette
conto
nemmeno
di
parlare
di
Guy
Mollet
e
di
Saragat
per
quanto
sembra
che
si
prepari
per
loro
il
giusto
destino
)
restano
ancora
lontani
dalle
posizioni
del
socialismo
marxista
,
ma
la
loro
visione
politica
dei
rapporti
internazionali
e
i
progressi
ideologici
già
compiuti
creano
le
occasioni
e
il
terreno
per
un
proficuo
dialogo
.
Le
lacerazioni
profonde
tra
socialdemocrazia
e
comunisti
trovarono
la
loro
causa
prima
di
tutto
in
una
certa
situazione
mondiale
e
nelle
necessità
insite
nella
situazione
russa
prerivoluzionaria
.
Oggi
le
diverse
condizioni
oggettive
e
il
riesame
critico
delle
due
esperienze
:
la
laburista
e
la
sovietica
tendono
a
creare
un
clima
diverso
e
a
far
riaffiorare
la
matrice
comune
.
Si
comprende
quindi
come
la
Carta
di
Francoforte
sia
tremendamente
inadeguata
quanto
lo
stalinismo
e
come
il
professor
Cole
faccia
ricerche
e
distinzioni
sulle
affinità
e
differenze
tra
comunismo
e
socialismo
mentre
Gomulka
inizia
un
nuovo
esperimento
di
regime
socialista
e
Mao
ammette
che
fioriscano
«
cento
fiori
»
.
Occorre
quindi
studiare
con
spirito
pratico
le
modificazioni
,
già
avvenute
nella
realtà
,
dei
processi
storici
e
delle
coscienze
e
quelle
che
riserva
l
'
avvenire
,
e
prepararsi
in
tempo
;
occorre
discutere
i
problemi
connessi
con
la
prospettiva
dell
'
unità
di
tutti
i
lavoratori
,
e
sui
temi
e
le
soluzioni
che
ne
scaturiscono
battersi
con
chiarezza
c
senza
timidezza
.
La
svolta
storica
nella
lotta
per
il
socialismo
va
compresa
ed
aiutata
con
convinzione
profonda
e
con
coraggio
.
Gramsci
intuì
nel
carcere
che
le
condizioni
della
lotta
proletaria
in
Occidente
erano
diverse
da
quelle
orientali
:
«
Mi
pare
che
Ilic
aveva
compreso
che
occorreva
un
mutamento
dalla
guerra
manovrata
applicata
vittoriosamente
in
Oriente
nel
1917
alla
guerra
di
posizione
che
era
la
sola
possibile
in
Occidente
,
solo
che
Ilici
non
ebbe
il
tempo
di
approfondire
la
sua
formula
,
pur
tenendo
conto
che
egli
poteva
approfondirla
solo
teoricamente
mentre
il
compito
fondamentale
era
nazionale
cioè
domandava
una
ricognizione
del
terreno
e
una
fissazione
degli
elementi
di
trincea
e
di
fortezza
rappresentati
dagli
elementi
di
società
civile
.
In
Oriente
lo
Stato
era
tutto
,
la
società
civile
era
primordiale
e
gelatinosa
:
nell
'
Occidente
tra
Stato
e
società
civile
c
'
era
un
giusto
rapporto
e
nel
tremolio
dello
Stato
si
scorgeva
subito
una
robusta
struttura
della
società
civile
.
Lo
Stato
era
solo
una
trincea
avanzata
,
dietro
cui
stava
una
robusta
catena
di
fortezze
e
di
case
matte
»
(
Note
su
Machiavelli
,
p
.
68
-
Einaudi
,
1953
)
.
Oggi
tale
diversità
è
ancor
più
profonda
.
I
mutamenti
avvenuti
nel
mondo
borghese
capitalistico
,
la
partecipazione
dei
lavoratori
alla
costruzione
dello
Stato
democratico
,
lo
stretto
legame
tra
attività
dello
Stato
e
del
capitale
,
l
'
importanza
sempre
maggiore
di
organismi
ed
istituti
pubblici
nella
economia
,
le
prospettive
del
progresso
tecnico
e
della
integrazione
economica
,
le
diverse
condizioni
internazionali
e
la
fine
della
epoca
coloniale
,
hanno
fatto
tramontare
il
mito
,
che
ieri
fu
tattica
realistica
,
della
conquista
esterna
e
violenta
dello
Stato
.
Oggi
la
classe
lavoratrice
è
già
nell
'
interno
dello
Stato
democratico
borghese
:
deve
solo
appropriarsi
degli
istituti
politici
cd
economici
del
potere
per
usarlo
allo
scopo
di
creare
la
società
socialista
.
È
questo
il
senso
dell
'
accettazione
del
metodo
democratico
.
Ma
se
il
problema
politico
del
«
dominio
»
,
per
usare
i
termini
gramsciani
,
è
risolto
in
questo
senso
,
resta
il
problema
dell
'
egemonia
,
cioè
il
problema
che
in
termmini
moderni
potremmo
chiamare
della
costruzione
burocratica
del
socialismo
o
della
:
una
edificazione
dal
basso
.
Schumpeter
afferma
che
inevitabilmente
il
socialismo
sarà
costruito
burocraticamente
.
I
laburisti
si
sono
posti
il
dilemma
.
Roy
Jenkins
si
domanda
«
se
la
società
che
va
nascendo
dal
capitalismo
deve
essere
una
società
socialistica
democratica
,
cooperativa
o
una
società
burocratica
,
controllata
da
un
'
élite
privilegiata
che
goda
di
un
livello
di
vita
radicalmente
diverso
da
quello
della
nassa
della
popolazione
»
.
Una
costruzione
burocratica
attraverso
gli
istituti
esistenti
e
con
altri
istituti
centralizzati
anche
se
accompagnata
dalle
garanzie
democratiche
formali
produrrà
sempre
uno
Stato
accentrato
ed
il
socialismo
potrà
divenire
impopolare
.
Bisogna
creare
istituzioni
proletarie
capaci
di
assumere
in
proprio
la
maggior
parte
delle
iniziative
,
e
intanto
sviluppare
attraverso
organismi
collettivi
e
attraverso
il
lavoro
individuale
l
'
azione
educatrice
delle
masse
,
per
preparare
i
quadri
umani
e
gli
strumenti
organizzativi
necessari
alla
costruzione
socialista
,
per
sviluppare
il
«
consenso
attivo
»
(
che
è
la
finalità
dell
'
egemonia
gramsciana
)
al
socialismo
nella
società
civile
e
farne
un
fatto
popolare
non
solo
come
aspirazione
ma
nella
sua
concreta
realizzazione
.
Il
PSI
ha
la
fortuna
di
essere
già
su
posizioni
su
cui
in
un
futuro
che
speriamo
non
molto
lontano
si
potrà
ricondurre
ad
unità
tutta
la
classe
lavoratrice
:
ma
manca
ancora
la
chiarezza
e
la
decisione
di
farle
valere
.
La
chiarezza
e
la
decisione
spetta
agli
intellettuali
raggiungerle
;
perciò
gli
intellettuali
devono
affiancare
i
politici
(
come
giustamente
propone
Agazzi
)
per
dare
alle
loro
«
operazioni
»
un
senso
profondo
e
lungimirante
.
Il
caso
del
politico
puro
Cavour
che
fa
l
'
unità
di
Italia
senza
proporsela
è
un
caso
e
non
una
legge
storica
.
Ma
gli
intellettuali
devono
sostanziare
la
loro
ricerca
con
l
'
amore
per
il
reale
,
dimensionandola
sui
movimenti
reali
e
facendo
oggetto
di
studio
non
astrazioni
o
schemi
ideologici
ma
la
concretezza
del
vivente
.
come
lo
scienziato
studia
per
il
tecnico
elaborando
teorie
a
scopi
di
applicazione
pratica
.
È
un
'
opera
lunga
e
paziente
che
deve
superare
incomprensioni
e
faziosità
ma
l
'
obiettivo
è
troppo
seducente
per
farsi
prendere
dallo
scoraggiamento
e
non
è
tanto
utopistico
per
rimandarlo
a
tempi
migliori
.
StampaPeriodica ,
In
un
mondo
globalizzato
,
anche
nel
crimine
,
dove
le
mafie
costituiscono
una
reale
minaccia
,
alcuni
personaggi
della
delinquenza
organizzata
russa
hanno
trovato
un
sistema
per
sfuggire
alla
giustizia
:
farsi
eleggere
al
parlamento
.
Secondo
la
costituzione
,
che
da
sei
anni
vige
a
Mosca
,
nessun
membro
del
parlamento
può
essere
arrestato
,
nonostante
abbia
commesso
crimini
che
nulla
hanno
a
che
vedere
con
gli
affari
politici
.
Un
deputato
,
in
Russia
,
è
una
specie
di
dio
intoccabile
.
Anche
se
ammazza
la
moglie
non
gli
succede
nulla
.
Nelle
ultime
elezioni
per
il
rinnovo
della
Duma
,
6
mila
candidati
hanno
concorso
per
450
seggi
.
Il
30
per
cento
secondo
i
calcoli
di
Alexander
Gurov
,
un
ex
poliziotto
d
'
assalto
,
anche
lui
in
lizza
,
ha
precedenti
penali
o
è
noto
per
i
suoi
contatti
col
crimine
organizzato
.
"
Il
mondo
della
criminalità
ha
lanciato
un
assalto
alla
Duma
"
spiega
Gurov
.
Implicata
nei
grandi
scandali
internazionali
(
dal
Russiagate
che
ha
visto
coinvolta
la
famiglia
di
Boris
Eltsin
ai
misteriosi
delitti
non
ancora
del
tutto
chiariti
come
quello
del
banchiere
Edmond
Safra
)
,
potente
in
paesi
potenti
(
negli
Stati
Uniti
,
i
mafiosi
russi
hanno
spodestato
gli
italiani
)
,
inserita
in
tutti
i
paradisi
fiscali
del
mondo
,
la
mafia
russa
è
una
piovra
che
ben
si
nasconde
negli
infiniti
meandri
della
globalizzazione
.
E
per
espandersi
ancora
ha
bisogno
di
controllare
tutti
gli
apparati
dello
stato
,
compreso
il
parlamento
.
Pur
se
molti
politici
onesti
della
Russia
desiderano
veramente
un
sistema
pulito
,
liberale
e
occidentale
,
la
legge
sull
'
immunità
costituisce
una
pesante
barriera
contro
una
società
normale
,
regolata
da
leggi
normali
.
Appare
quindi
incredibile
ai
russi
perbene
che
105
candidati
alla
Duma
siano
già
stati
condannati
come
criminali
e
che
molti
di
loro
siano
addirittura
ricercati
dalla
polizia
.
Solo
pochissimi
mafiosi
di
grande
notorietà
sono
stati
esclusi
dalle
liste
.
E
'
il
caso
di
Sergei
Mikhailov
,
considerato
il
capo
di
una
delle
cosche
più
potenti
e
già
arrestato
per
riciclaggio
in
Svizzera
.
Il
motivo
per
escluderlo
non
è
stata
la
fedina
penale
,
ma
il
passaporto
greco
.
E
'
rimasto
invece
in
lizza
Yuri
Shutov
,
un
'
politico
'
di
San
Pietroburgo
che
gareggia
per
la
Duma
dalla
cella
del
carcere
.
Shutov
è
stato
arrestato
lo
scorso
febbraio
perché
implicato
negli
omicidi
di
due
politici
e
di
due
uomini
d
'
affari
,
oltre
che
in
una
serie
di
reati
minori
.
Ha
presentato
la
sua
candidatura
anche
il
cantante
Josif
Kobzon
,
deputato
uscente
,
detto
'
il
Frank
Sinatra
russo
'
.
Nel
1995
gli
fu
negato
il
visto
d
'
ingresso
negli
Stati
Uniti
perché
l
'
Fbi
lo
riteneva
"
legato
"
alla
mafia
russa
.
Le
regole
sull
'
immunità
non
si
applicano
solo
alla
Duma
,
la
camera
bassa
,
ma
anche
al
Consiglio
della
federazione
(
178
membri
)
,
la
camera
alta
,
cui
appartengono
il
sindaco
di
Mosca
e
i
governatori
regionali
.
In
queste
settimane
di
campagna
elettorale
l
'
immunità
parlamentare
è
stata
messa
sotto
accusa
da
pochi
politici
e
da
un
solo
intellettuale
:
Alexander
Solgenitsin
,
dissidente
ai
tempi
di
Stalin
e
di
Breznev
.
"
La
Duma
non
può
diventare
un
rifugio
per
i
ricercati
"
ha
gridato
il
premio
Nobel
alla
tv
.
Ma
il
suo
appello
è
caduto
nel
vuoto
.
E
soprattutto
non
è
stato
ascoltato
al
Cremlino
.
Anche
uno
dei
più
cari
amici
di
famiglia
di
Eltsin
,
Boris
Berezovsky
,
campione
della
globalizzazione
alla
russa
,
già
accusato
di
riciclaggio
,
è
candidato
a
questo
allegro
parlamento
.
StampaPeriodica ,
Così
nell
ordine
fisico
,
come
nell
ordine
morale
,
vi
hanno
alcune
verità
che
paiono
dimostrate
da
se
medesime
:
a
questo
genere
di
verità
appartiene
la
necessità
dell
istruzione
.
Chi
nega
l
istruzione
,
nega
l
essenza
stessa
della
natura
umana
;
nega
Dio
ed
il
mondo
.
Se
l
uomo
ha
gli
occhi
per
vedere
,
le
orecchie
per
udire
,
la
lingua
per
discorrere
,
le
braccia
per
lavorare
e
i
piedi
per
recarsi
da
un
luogo
all
altro
,
avrà
egli
per
nulla
l
intelletto
?
Ma
allora
bisognerebbe
dire
che
la
materia
è
più
perfetta
dello
spirito
,
perché
la
materia
è
attiva
,
mentre
lo
spirito
sarebbe
inerte
,
o
bisognerebbe
per
lo
meno
pronunziare
una
bestemmia
,
dicendo
che
Dio
ci
ha
dato
l
intelletto
per
giuoco
e
per
illusione
.
Vedete
a
quali
ridicoli
assurdi
ci
condurrebbe
il
non
ammettere
la
necessità
dell
istruzione
.
Da
ciò
nasce
che
i
governi
più
dispotici
e
più
immorali
non
ebbero
mai
l
ardimento
di
svellerla
di
mezzo
ai
popoli
;
e
questo
è
un
omaggio
ch
essi
le
tributarono
.
Ma
è
nell
ordine
della
creazione
che
la
luce
fughi
le
tenebre
,
che
il
gelo
sia
disciolto
dal
calore
,
che
dove
una
cosa
è
,
l
altra
non
possa
essere
.
Ora
i
governi
dispotici
ed
immorali
,
che
non
hanno
forza
che
basti
per
bandire
l
istruzione
,
se
ne
fanno
un
arma
in
loro
propria
difesa
;
vale
a
dire
che
,
non
potendo
distruggerla
,
ne
falsano
il
carattere
.
Tutti
noi
uscimmo
dalle
scuole
che
i
nostri
vecchi
reggitori
ci
aprirono
.
Orbene
,
che
cosa
imparavamo
in
quelle
scuole
?
Io
non
accenno
né
a
luoghi
,
né
a
persone
.
Era
spesso
un
prete
ignorante
ed
arcigno
,
che
c
infondeva
la
sapienza
del
pappagallo
,
a
suon
di
nerbate
,
a
forza
di
strapparci
gli
orecchi
ed
i
capelli
;
a
furia
di
porci
ginocchioni
in
un
angolo
,
sui
gusci
di
noce
.
Dapprima
si
imparava
il
catechismo
,
al
catechismo
succedeva
l
uffizio
della
Madonna
,
all
uffizio
della
Madonna
il
Poretti
,
al
Poretti
il
Nuovo
Metodo
;
e
in
fine
di
molti
anni
,
noi
uscivamo
dottori
,
coll
orgoglio
di
saperne
quanto
i
maestri
che
nulla
sapevano
.
Tutto
il
nostro
patrimonio
intellettuale
era
nel
cantare
a
sproposito
i
mattutini
ed
i
vespri
,
nel
servire
la
messa
al
parroco
,
e
nello
scrivere
,
con
una
mezza
dozzina
d
errori
per
ogni
periodo
,
una
letteruccia
al
padre
,
all
amico
,
o
all
amante
.
Di
educazione
morale
,
non
era
parola
:
il
paradiso
e
l
inferno
formavano
il
nostro
tesoro
;
e
in
ricambio
imparavamo
a
notare
e
a
rivelare
le
mancanze
dei
nostri
condiscepoli
:
il
mestiere
dello
spione
!
Conveniamone
pur
francamente
,
le
nostre
scuole
non
solo
non
ci
rischiaravano
l
intelletto
,
ma
ci
aiutavano
a
spegnere
la
fiaccola
della
natura
e
il
senso
comune
.
Nemmeno
nei
collegi
aristocratici
e
negli
istituti
di
un
ordine
più
elevato
l
istruzione
camminava
di
miglior
passo
.
Ci
si
trascinava
per
lunghi
anni
tra
gli
ispidi
campi
della
lingua
latina
,
fraintesa
parimenti
dagl
insegnanti
e
dagli
scolari
:
ci
si
facevano
rompere
le
dita
a
scandire
versi
che
non
potevamo
comprendere
;
e
tra
la
morta
e
la
viva
,
tutt
e
due
le
lingue
ci
rimanevano
egualmente
indigeste
.
E
la
morale
?
Era
tenuto
in
maggior
fama
di
pietà
e
rettitudine
chi
sapesse
fare
con
più
ipocrisia
il
segno
della
croce
;
e
le
nostre
patenti
erano
nella
polizza
della
confessione
mensile
,
scroccata
ad
un
prete
.
Non
si
voleva
fare
di
noi
degli
onesti
,
ma
dei
bacchettoni
;
non
si
voleva
educare
alla
patria
dei
leoni
che
sapessero
difenderla
,
ma
dei
lyons
(
leggi
pecore
)
che
sapessero
obbedire
.
I
professori
sbracciavansi
ad
esaltare
le
virtù
di
Bruto
,
di
Scevola
,
di
Camillo
,
e
ci
recitavano
ogni
dì
il
panegirico
delle
glorie
greche
e
romane
;
poi
,
se
osavamo
pronunziare
quei
nomi
fuor
della
scuola
,
ci
erano
addosso
gli
aguzzini
della
polizia
e
dovevamo
beverci
le
reprimende
e
le
minaccie
di
Sua
Eccellenza
il
signor
governatore
.
È
ben
vero
che
anche
di
mezzo
a
queste
pastoie
uscivano
di
tanto
in
tanto
alcuni
uomini
egregi
,
ma
gli
è
che
in
quegli
uomini
ha
potuto
più
la
natura
che
l
educazione
;
gli
è
che
l
intelletto
umano
è
più
forte
delle
catene
in
cui
lo
si
tenta
costringere
.
E
quei
pochi
uomini
egregi
qual
premio
ne
avevano
?
Chi
menò
in
patria
una
vita
di
oppressione
e
di
stento
?
Chi
mangiò
il
pane
dell
esilio
e
morì
in
terra
straniera
?
Chi
languì
nelle
carceri
e
lasciò
l
anima
sulle
forche
?
Il
ventuno
e
il
trentuno
parlano
chiaramente
!
Ora
noi
vedremo
spiegarsi
davanti
ai
nostri
occhi
il
magnifico
quadro
della
nostra
rigenerazione
;
vedemmo
gli
ordini
antichi
cedere
il
posto
ai
nuovi
;
vedemmo
cangiarsi
intieramente
la
faccia
del
paese
:
e
per
dirla
con
una
immagine
,
noi
ci
coricammo
schiavi
e
sorgemmo
liberi
,
ci
addormentammo
sudditi
e
ci
svegliammo
popolo
.
Comprendiamo
noi
davvero
tutto
il
benefizio
di
questa
mutazione
?
Gli
effetti
della
libertà
sono
di
due
sorta
:
materiali
e
morali
:
effetti
che
riguardano
il
senso
,
ed
effetti
che
riguardano
l
animo
.
Una
guerra
utilmente
e
gloriosamente
sostenuta
;
le
mene
dei
partiti
avversi
al
bene
della
patria
nostra
;
l
inclemenza
delle
stagioni
che
pregiudicò
l
agricoltura
;
le
malferme
condizioni
politiche
dell
Europa
,
che
attraversarono
il
commercio
e
l
industria
e
aggravarono
la
pubblica
finanza
e
quindi
le
fortune
cittadine
;
tutto
ciò
ci
impedì
finora
di
sentire
gli
effetti
materiali
della
libertà
;
ed
ecco
perché
i
pregiudicati
e
gl
ignoranti
la
osteggiano
.
Una
falsa
educazione
ed
una
istruzione
inefficace
ci
tolsero
di
sentirne
pienamente
gli
effetti
morali
;
ed
ecco
perché
i
pregiudicati
e
gl
ignoranti
bestemmiano
la
libertà
,
che
non
conoscono
o
non
vogliono
conoscere
.
Onde
non
accada
di
perdere
il
prezioso
tesoro
che
ci
venne
affidato
,
istruiamoci
:
la
libertà
è
un
vello
d
oro
,
cui
la
sola
istruzione
saprà
custodire
.
Mentre
il
nostro
paese
si
va
solcando
di
strade
ferrate
,
che
congiungono
e
assorellano
tra
loro
le
varie
provincie
;
mentre
i
fili
telegrafici
mettono
la
nostra
patria
in
così
rapida
comunicazione
col
restante
d
Europa
e
con
le
altre
parti
del
mondo
;
mentre
i
nostri
desideri
e
i
nostri
voti
possono
avere
un
appoggio
nel
giornalismo
e
un
eco
nella
rappresentanza
nazionale
;
mentre
il
commercio
e
l
industria
procedono
in
mezzo
a
noi
così
meravigliosamente
;
mentre
le
classi
operaie
si
raccolgono
in
una
associazione
nazionale
;
negheremo
noi
che
anche
a
dispetto
delle
cause
accidentali
e
passeggere
,
non
vi
siano
tra
noi
effetti
materiali
della
libertà
?
E
dinanzi
a
questo
slancio
generoso
della
materia
,
sopporteremo
noi
che
la
mente
sola
resti
indietro
?
Continueremo
ancora
a
trascurare
la
nostra
istruzione
politica
e
civile
?
La
voce
di
Ezechiele
ha
fatto
risorgere
i
cadaveri
:
la
voce
della
libertà
,
che
è
più
potente
di
ogni
altra
,
non
trarrà
noi
pure
dalla
tomba
dell
ignoranza
,
in
cui
i
nostri
tiranni
ci
collocarono
vivi
?
E
finora
non
toccammo
che
dell
istruzione
considerata
nei
suoi
rapporti
colla
politica
:
che
diremo
noi
dunque
dell
istruzione
considerata
nei
suoi
rapporti
colla
società
e
colla
vita
domestica
e
individuale
?
Un
uomo
senza
istruzione
non
è
utile
né
agli
altri
,
né
a
se
medesimo
.
Egli
non
è
utile
agli
altri
,
perché
a
nessuno
può
cadere
in
mente
di
rivolgersi
a
lui
.
Sarà
ricco
?
e
allora
si
farà
capo
,
non
a
lui
,
sibbene
alle
sue
dovizie
:
sarà
artefice
?
sarà
cittadino
?
ma
allora
si
farà
capo
non
a
lui
,
sibbene
all
opera
sua
materiale
.
Nell
uno
e
nell
altro
caso
,
non
è
l
uomo
che
si
cerca
,
non
è
l
uomo
che
si
desidera
,
non
è
l
uomo
che
si
vuole
,
ma
è
qualche
cosa
fuori
di
lui
:
perché
l
uomo
è
nello
spirito
,
non
nella
carne
,
e
perché
non
vi
fu
divario
tra
il
suo
lavoro
e
quello
della
bestia
,
in
cui
,
come
dice
il
Vangelo
,
non
è
intelletto
.
Egli
non
sarà
dunque
nel
mondo
che
una
macchina
vivente
,
perché
una
macchina
potrà
tenere
luogo
di
lui
.
L
uomo
senza
istruzione
non
è
utile
a
se
medesimo
.
È
egli
ricco
?
Ebbene
,
mangierà
squisitamente
:
ma
anche
i
bruti
possono
fare
lo
stesso
.
Viaggierà
;
ma
le
bellezze
dell
universo
gli
saranno
incomprensibili
.
Si
gitterà
nel
mondo
;
ma
gli
uomini
onesti
lo
compiangeranno
,
le
donne
non
ameranno
lui
sibbene
il
suo
oro
,
gli
amici
si
vergogneranno
di
lui
,
i
nemici
lo
copriranno
di
ridicolo
.
È
artefice
?
È
contadino
?
Artefice
,
non
conoscerà
e
non
comprenderà
i
nuovi
progressi
dell
arte
,
e
non
giungerà
mai
a
volgere
in
meglio
la
sua
sorte
.
Contadino
,
vivrà
e
morrà
stupidamente
,
come
il
bue
ch
egli
guida
.
Contadino
poi
od
artefice
,
l
uomo
senza
istruzione
si
troverà
mille
volte
al
giorno
nella
condizione
di
dover
arrossire
;
mille
volte
al
giorno
dovrà
svelare
altrui
i
propri
segreti
,
per
comunicare
coi
parenti
e
cogli
amici
lontani
;
mille
volte
al
giorno
,
nonostante
la
sua
naturale
preveggenza
e
la
sua
malizia
,
sarà
lo
zimbello
del
prossimo
.
Viene
voglia
a
qualcuno
di
dargli
ad
intendere
che
i
diavoli
mettono
le
anime
arrosto
come
le
castagne
?
ed
egli
sel
crede
.
Salta
il
grillo
ad
un
buontempone
di
fargli
bevere
che
i
morti
parlano
e
camminano
?
ed
egli
sel
crede
.
Un
birbante
gli
dice
che
i
medici
avvelenano
i
poveri
colpiti
dal
colera
per
distruggere
la
razza
?
ed
egli
sel
crede
.
I
preti
lo
spaventano
e
lo
rubano
in
vita
ed
in
morte
;
i
ciarlatani
lo
baloccano
e
gli
vendono
la
panacea
;
il
giuoco
del
lotto
lo
mette
in
camicia
,
ed
egli
recita
continuamente
nella
commedia
umana
la
parte
del
buffone
.
Vedemmo
che
cosa
sia
in
società
l
uomo
senza
istruzione
:
vediamo
ora
che
cosa
è
l
uomo
istruito
e
civile
.
La
fortuna
gli
fu
essa
prodiga
del
suo
sorriso
?
Ebbene
,
l
uomo
istruito
farà
un
savio
e
filantropico
uso
delle
sue
ricchezze
;
perocché
egli
sa
come
beneficando
si
provveda
allo
scopo
per
cui
dalla
Provvidenza
si
donano
;
e
sa
che
il
ricco
non
è
un
feudatario
,
ma
un
amministratore
del
patrimonio
sociale
.
Per
lui
,
i
beni
del
mondo
sono
il
mezzo
non
il
fine
della
felicità
avvegnacché
la
felicità
non
abbia
la
sua
sede
nel
senso
fisico
,
ma
nelle
soddisfazioni
della
coscienza
e
nei
godimenti
del
cuore
.
La
fortuna
gli
fu
essa
invece
matrigna
anziché
madre
?
Ebbene
,
l
uomo
istrutto
abbraccierà
un
arte
o
un
mestiere
per
vivere
,
e
quell
arte
,
o
quel
mestiere
avranno
ai
suoi
occhi
maggior
pregio
dei
tesori
della
terra
,
perché
egli
saprà
esercitarli
degnamente
,
e
perché
andrà
persuaso
che
il
pane
guadagnato
col
sudore
della
propria
fronte
è
di
gran
lunga
più
onorato
e
più
dolce
di
quello
di
cui
non
si
conosce
né
il
prezzo
né
l
origine
.
Nascere
fra
gli
agi
è
opera
della
fortuna
:
nascere
in
povertà
e
sapere
bastare
a
se
medesimo
è
opera
della
virtù
:
se
doveste
scegliere
tra
la
fortuna
e
la
virtù
ondeggiereste
voi
un
istante
?
Talvolta
voi
vedete
salutato
e
accarezzato
il
ricco
idiota
;
ma
sono
i
suoi
denari
quelli
che
si
accarezzano
e
si
salutano
.
Il
povero
istrutto
,
ha
una
qualità
che
i
danari
non
daranno
mai
e
che
nessuna
forza
gli
potrà
togliere
:
voglio
dire
il
sentimento
della
propria
dignità
.
I
beni
della
terra
passano
;
i
beni
dell
intelletto
restano
;
e
il
povero
istrutto
,
messo
a
confronto
col
ricco
ignorante
,
avrà
sempre
il
doppio
vantaggio
di
essere
e
di
sapersi
migliore
.
Non
si
ripeta
dunque
più
mai
quella
sciocca
bestemmia
che
l
oro
è
tutto
:
vi
ha
una
cosa
che
l
oro
non
può
comprare
e
invece
l
istruzione
lo
può
:
e
questa
è
la
stima
universale
.
StampaPeriodica ,
All
'
ultima
pagina
della
nuova
vita
di
Crispi
,
di
Gualtiero
Castellini
(
Barbèra
,
Firenze
)
mi
sono
rivolto
questa
domanda
:
È
qui
dunque
posto
nei
suoi
termini
e
risolto
il
problema
di
Crispi
?
È
questo
il
caso
(
il
dramma
,
la
tragedia
,
come
dicono
)
del
grand
'
uomo
misconosciuto
e
negato
,
dello
statista
sfortunato
e
glorioso
?
Ho
risposto
,
senza
esitazione
,
no
.
E
allora
,
ecco
un
libro
che
bisognerà
riscrivere
.
Accingendosi
a
narrare
la
vita
di
Francesco
Crispi
,
il
Castellini
s
'
era
proposto
d
'
essere
equo
.
Egli
avrebbe
voluto
accettare
tutto
l
'
uomo
,
il
suo
bene
e
il
suo
male
,
grandezze
,
debolezze
e
miserie
.
In
Crispi
fervono
le
une
e
le
altre
,
stranamente
commiste
.
Il
giovane
biografo
avrebbe
,
da
un
tale
contrasto
,
cavata
una
figura
viva
e
vibrante
,
tanto
più
attraente
quanto
più
agitata
e
complessa
.
Il
dramma
crispino
si
sarebbe
così
risolto
in
una
franca
narrazione
d
'
arte
e
di
storia
.
La
nuova
generazione
sente
che
questo
tributo
a
Francesco
Crispi
bisogna
renderlo
,
e
Gualtiero
Castellini
si
è
messo
al
lavoro
con
questo
animo
.
Egli
aveva
dinanzi
un
materiale
ormai
copioso
:
le
pubblicazioni
ultime
del
Palamenghi
,
che
di
Crispi
documentano
la
vita
e
l
'
opera
dai
primi
agli
ultimi
anni
.
Non
rinunziare
all
'
esame
critico
di
quelle
pagine
;
semplificarle
e
ridurle
a
più
corrente
unità
;
dalla
loro
mole
trarre
,
con
parsimonia
frequente
di
tratti
,
una
figura
unica
,
dominante
:
questa
la
prima
mossa
del
diligente
lettore
e
scrittore
di
cose
del
nostro
Risorgimento
.
Quanto
poi
all
'
effetto
,
si
capisce
che
il
Castellini
ha
creduto
non
pure
di
essere
stato
imparziale
,
ma
di
averci
dato
un
Crispi
rivissuto
e
senziente
,
che
si
agita
e
agisce
,
tratto
tratto
inquieto
e
volontario
,
umiliato
,
scontento
e
trionfante
,
combattente
e
combattuto
;
cospiratore
ed
esule
,
errabondo
e
povero
,
con
la
Sicilia
per
la
rivoluzione
,
con
Mazzini
per
la
repubblica
,
con
Garibaldi
per
la
monarchia
,
con
la
monarchia
per
l
'
unità
e
per
l
'
Italia
;
con
la
sinistra
parlamentare
contro
la
destra
e
con
la
destra
contro
la
sinistra
;
in
realtà
sempre
coi
pochi
contro
le
maggioranze
,
cogli
audaci
contro
gli
incerti
,
per
le
idee
contro
tutti
i
pericoli
;
per
la
giustizia
,
la
libertà
,
la
grandezza
,
l
'
avvenire
contro
il
passato
,
contro
la
meschinità
,
l
'
asservimento
comune
.
E
così
,
passo
passo
,
il
rivoluzionario
si
muta
nel
conservatore
e
il
democratico
cede
all
'
imperialista
.
Non
sono
pel
Castellini
mutamenti
leggeri
e
tradimenti
;
è
una
evoluzione
naturale
e
profonda
.
L
'
Italia
non
l
'
accetta
e
non
la
comprende
.
Ed
ecco
il
grande
uomo
impigliato
in
una
lotta
spossante
contro
il
suo
tempo
;
irretito
in
un
equivoco
immane
;
preso
in
un
dramma
straziante
.
Ma
la
sua
forza
si
esprime
dalla
bassura
degli
anni
,
sormonta
la
viltà
degli
animi
e
domina
sventure
e
miserie
.
Soli
i
grandi
spiriti
-
Carducci
e
Oriani
-
lo
comprendono
e
lo
esaltano
.
Egli
è
un
precursore
:
tornando
a
lui
possiamo
salutarlo
padre
e
maestro
.
Tale
è
il
Crispi
che
il
Castellini
ha
veduto
:
questa
la
moralità
o
lezione
che
si
dovrebbe
cavare
dal
suo
libro
.
Francamente
,
una
tale
lezione
non
ci
appaga
.
E
diciamo
pure
che
siamo
noiati
di
questo
ingenuo
semplicismo
dei
nuovi
crispini
,
che
seguitano
imperturbati
a
porre
il
dramma
dell
'
uomo
fuori
dell
'
uomo
,
facendo
ricadere
sul
tempo
la
colpa
della
catastrofe
,
il
danno
e
la
vergogna
.
Crispi
,
in
sostanza
dicono
costoro
,
sarebbe
stato
un
grande
ministro
,
se
l
'
Italia
fosse
stata
un
'
altra
nazione
,
meno
pavida
e
meno
meschina
.
-
Nossignori
,
diciamo
noi
;
Crispi
fu
indubbiamente
un
grand
'
uomo
,
ma
non
fu
e
non
poteva
essere
un
grande
uomo
di
stato
;
poiché
il
concetto
di
uomo
di
stato
,
cioè
di
uomo
che
governa
,
non
può
essere
posto
all
'
infuori
della
vita
attuale
della
nazione
.
Non
si
può
essere
grandi
statisti
in
astratto
:
lo
si
è
sempre
e
unicamente
in
concreto
,
non
per
quei
tali
disegni
aerei
che
si
fanno
,
ma
per
quelle
tali
azioni
che
si
promovono
e
si
conducono
al
fine
.
Si
è
grandi
politici
non
in
quanto
si
hanno
alte
e
nobili
idee
,
ma
in
quanto
praticamente
si
fa
la
grande
politica
di
un
popolo
,
in
quanto
si
opera
non
soli
ma
nella
nazione
e
con
la
nazione
,
in
quanto
ci
si
trasfonde
in
essa
e
nelle
sue
sorti
,
in
quanto
si
realizza
il
realizzabile
nelle
forme
solide
dello
spazio
e
del
tempo
.
Nessuno
statista
ha
mai
vissuto
fuori
della
sua
età
.
Il
politico
vero
non
è
se
non
colui
che
riesce
a
fare
i
conti
con
gli
uomini
della
sua
generazione
.
In
politica
si
deve
antivedere
e
precorrere
,
ma
bisogna
anzi
tutto
coesistere
;
avere
il
senso
profondo
e
preciso
del
presente
,
la
facoltà
di
sentire
quello
che
è
,
quello
che
accade
.
Non
si
governa
una
nazione
e
non
la
si
lancia
ai
suoi
lontani
destini
,
se
non
si
governano
gli
uomini
stessi
che
vivono
intorno
a
voi
e
con
voi
,
se
non
si
persuadono
,
non
si
vincono
e
non
si
rendono
tranquilli
e
sicuri
.
Diceva
il
Machiavelli
che
gli
uomini
si
fanno
governare
facilmente
quando
sentono
di
essere
governati
bene
.
E
quel
che
accade
dei
popoli
accade
dei
parlamenti
.
Chi
naviga
vuole
aver
fiducia
nel
proprio
pilota
;
chi
combatte
vuol
credere
nel
proprio
duce
.
Tutte
le
maggioranze
servono
a
qualche
minoranza
;
ogni
minoranza
fa
capo
ad
un
uomo
o
a
pochi
uomini
.
Per
tal
modo
Cavour
è
il
parlamento
,
Cavour
è
il
Piemonte
.
Parlamento
e
paese
sono
due
realtà
ch
'
egli
accetta
e
delle
quali
si
serve
,
come
di
due
forze
reali
e
concrete
.
Lo
statista
ha
bisogna
di
realizzare
;
gli
ci
vogliono
degli
uomini
intorno
,
dei
suoi
simili
e
eguali
,
degli
amici
e
anche
dei
nemici
,
delle
passioni
e
delle
volontà
,
delle
altre
idee
e
delle
altre
anime
;
gli
ci
vuole
la
collaborazione
e
il
contrasto
,
il
consenso
e
la
lotta
,
la
lode
e
l
'
insulto
insomma
tutto
il
possibile
,
tutto
l
'
attuale
;
la
materia
informe
ma
viva
da
plasmare
,
l
'
elemento
della
sua
opera
,
la
realtà
diversa
,
avversa
e
nemica
.
Chi
riesce
a
vincere
questa
opposizione
naturale
e
continua
;
chi
riesce
a
persuadere
e
ad
attrarre
,
chi
impone
la
volontà
propria
alle
altrui
dominando
le
passioni
e
servendosene
,
quello
è
il
politico
vero
,
l
'
uomo
di
stato
inconcusso
.
Chi
si
perde
per
via
,
chi
combatte
fino
a
un
certo
punto
e
poi
cede
,
chi
si
stanca
e
si
lamenta
,
chi
concepisce
l
'
avversario
come
un
negatore
,
la
lotta
come
una
diminuzione
,
la
battaglia
come
un
insulto
e
un
'
offesa
,
costui
non
trionfa
,
non
è
uomo
di
stato
,
ha
del
politico
l
'
ambizione
,
l
'
orgoglio
e
qualche
altra
parte
più
nobile
,
ma
la
nazione
non
si
fida
in
lui
,
non
gli
si
concede
intera
,
lo
cerca
e
lo
sfugge
,
lo
esalta
per
poi
condannarlo
,
lo
mette
alla
prova
e
lo
liquida
,
salvo
poi
a
riconoscere
più
tardi
,
lui
morto
,
i
meriti
che
aveva
e
l
'
intenzioni
.
Ma
questo
ultimo
è
Crispi
:
il
primo
è
Cavour
.
L
'
uno
e
l
'
altro
ebbero
il
loro
dramma
,
i
loro
drammi
,
le
angosce
,
i
dolori
,
le
grandi
speranze
e
i
timori
,
le
audacie
e
le
sconfitte
;
ma
la
diversità
delle
due
razze
si
sente
definitivamente
e
sull
'
ultimo
,
quando
l
'
uno
ha
concluso
e
l
'
altro
non
ha
che
tentato
.
L
'
errore
,
dunque
,
del
Castellini
,
è
nell
'
avere
voluto
creare
il
dramma
di
Crispi
,
in
una
troppo
comoda
antitesi
fra
l
'
uomo
e
il
suo
tempo
.
Non
si
è
avveduto
che
così
facendo
egli
distruggeva
senz
'
altro
il
concetto
di
uomo
politico
,
e
ci
dava
un
Crispi
inferiore
al
reale
,
e
dal
reale
molto
diverso
.
Sempre
le
ragioni
della
fortuna
o
sfortuna
del
politico
sono
da
cercare
nel
politico
stesso
.
E
mai
forse
come
per
certi
uomini
il
biografo
deve
rifuggire
dalle
astrattezze
.
Considerate
bene
Francesco
Crispi
;
studiate
la
sua
psicologia
,
scomponete
in
lucida
analisi
le
parti
del
suo
ingegno
e
dell
'
animo
:
troverete
in
quelle
,
senza
andare
più
oltre
,
le
ragioni
profonde
della
sua
sorte
e
della
sua
tempestosa
carriera
.
Uomo
d
'
intuito
e
di
audacia
Crispi
è
grande
nel
60
,
quando
riesce
a
persuadere
e
trarsi
dietro
Garibaldi
.
Allora
s
'
incorpora
con
qualcuno
,
allora
anima
e
collabora
,
si
getta
in
una
grande
impresa
comune
,
si
fonde
in
uno
sforzo
collettivo
,
suscita
un
gran
fatto
,
crea
e
conclude
.
Il
suo
vero
anno
è
quello
.
Con
ammirazione
invidiosa
l
'
aveva
capito
anche
il
Palamenghi
,
il
quale
tuttavia
gonfiò
di
vanità
la
sua
glorificazione
,
opponendo
a
Crispi
Cavour
stesso
,
in
pagine
così
scarse
d
'
intelligenza
storica
.
Quasi
che
ci
fosse
bisogno
di
dimostrare
,
che
,
voluta
o
no
da
Cavour
,
l
'
impresa
dei
Mille
è
tutta
rivoluzionaria
e
garibaldina
,
siciliana
ed
eroica
.
Lo
sbarco
.
di
Marsala
è
un
episodio
che
non
rientra
nell
'
orbita
liberale
,
diplomatica
e
parlamentare
cavouriana
.
Ne
è
fuori
,
come
lo
sbarco
dei
fratelli
Bandiera
,
come
la
difesa
di
Roma
,
come
la
ritirata
di
Garibaldi
.
Fu
la
più
grande
avventura
della
rivoluzione
;
e
il
Risorgimento
non
fu
soltanto
liberale
,
fu
anche
rivoluzionario
;
non
fu
solo
preparazione
,
ma
anche
avventura
,
non
fu
tutto
diplomazia
,
ma
anche
negazione
della
diplomazia
,
e
se
anche
fu
nei
principii
ultimi
unitario
,
ebbe
forza
dalle
regioni
,
da
Napoli
,
dalle
Romagne
,
dal
Veneto
,
da
Milano
,
da
Palermo
.
Crispi
siciliano
disegna
e
impone
l
'
impresa
di
Sicilia
;
fa
realmente
,
fortunatamente
quello
che
Cavour
non
fece
.
E
in
quell
'
ora
della
Storia
d
'
Italia
,
egli
conta
anche
più
di
Cavour
,
è
più
necessario
di
lui
,
è
più
attivo
e
conclusivo
,
sollevato
dalla
sorte
più
in
alto
.
Egli
allora
,
e
non
Cavour
,
crea
la
nuova
situazione
,
compie
il
gran
fatto
,
e
con
altri
uomini
scrive
un
capitolo
,
di
cui
poi
Cavour
dovrà
prendere
visione
.
Ma
in
troppi
altri
momenti
della
sua
vita
,
Crispi
,
che
pure
ha
lo
stesso
fuoco
nell
'
anima
,
non
riesce
a
chiudersi
in
un
simile
cerchio
di
collaborazione
energica
e
fattiva
.
Pare
che
lotti
contro
tutto
e
contro
tutti
,
non
sa
egli
medesimo
dove
siano
e
quanti
siano
gli
amici
e
i
nemici
.
È
un
uomo
d
'
energia
,
indubbiamente
,
ma
di
una
energia
in
potenza
,
elementare
e
confusa
,
che
quasi
si
identifica
con
la
irrequietudine
naturale
della
fibra
,
e
sfoca
dell
'
orgoglio
,
nel
sentimento
della
sua
persona
,
quasi
nell
'
eco
del
suo
grande
nome
.
"
Io
sono
Crispi
"
.
Il
sentimento
dell
'
io
è
in
lui
così
forte
e
prepotente
,
che
gli
impedisce
di
pensare
con
calma
e
avvedutezza
alle
necessità
pratiche
della
sua
vita
politica
,
a
farsi
degli
amici
fedeli
,
a
costituirsi
un
gruppo
d
'
uomini
sui
quali
contare
al
momento
buono
,
per
farsi
strada
al
potere
,
per
organizzare
una
qualunque
parte
che
gli
creda
,
che
lo
porti
e
lo
difenda
.
Ha
una
bella
parola
nel
64
,
quando
dice
:
"
la
Monarchia
ci
ha
uniti
;
la
Repubblica
ci
dividerebbe
"
.
È
uno
di
quei
motti
realistici
e
realizzatori
che
fanno
onore
all
'
ingegno
non
meno
che
al
carattere
di
un
uomo
.
Non
è
uno
scatto
,
ma
una
confessione
franca
,
un
riconoscimento
esplicito
,
e
insieme
,
un
proposito
.
Ci
si
sente
del
coraggio
,
della
lealtà
,
una
sincerità
e
serietà
schietta
,
quasi
un
rinnovamento
e
ringiovanimento
dell
'
uomo
.
È
l
'
anno
nel
quale
Crispi
scrivendo
agli
amici
di
Sicilia
,
li
ammonisce
:
"
Il
tempo
delle
rivoluzioni
è
finito
"
.
Lui
,
l
'
uomo
della
più
grande
-
e
così
recente
-
rivoluzione
italiana
-
è
ormai
per
un
'
altra
opera
,
per
un
'
altra
necessità
.
Supera
contemporaneamente
Aspromonte
e
Mentana
.
Entra
nella
tradizione
e
pratica
cavouriana
della
libertà
e
del
governo
.
Eppure
,
spogliato
anche
di
queste
che
ormai
erano
ideologie
,
il
fondo
di
ideologo
permane
in
lui
.
Fino
al
76
non
va
al
potere
perché
non
vuol
servire
agli
uomini
di
destra
.
L
'
esempio
di
Cavour
,
che
comincia
con
Balbo
e
con
d
'
Azeglio
,
cioè
comincia
come
può
,
per
giungere
a
Rattazzi
,
cioè
dove
vuole
,
non
gli
dice
nulla
,
non
gli
insegna
nulla
Egli
aveva
l
'
ambizione
dell
'
uomo
di
stato
,
non
aveva
l
'
animo
né
il
metodo
.
Si
direbbe
che
destra
e
sinistra
siano
per
lui
due
realtà
che
si
escludono
a
vicenda
,
quasi
due
antitesi
che
non
ammettono
sintesi
.
O
da
una
parte
o
dall
'
altra
.
Proprio
allora
che
i
partiti
stavano
per
fondersi
e
confondersi
e
si
preparava
l
'
equivoco
della
sinistra
,
Crispi
crede
ancora
alla
profonda
diversità
delle
due
fazioni
,
che
un
genio
come
Cavour
avrebbe
entrambe
dissolte
in
un
'
unità
e
potenza
nuova
e
sovrana
.
E
che
vuol
dire
che
nel
76
,
quando
la
destra
cade
e
va
su
la
sinistra
,
neanche
allora
Crispi
riesce
a
essere
capo
della
sua
parte
;
ma
Depretis
gli
prende
la
mano
,
e
gli
passa
innanzi
e
il
vecchio
combattente
di
sinistra
dovrà
poi
combattere
la
sinistra
,
mentre
avrebbe
potuto
vincere
finalmente
e
sinistra
e
destra
superandole
nell
'
armonia
di
una
situazione
politica
tutta
sua
?
Per
esser
e
detti
grandi
bisogna
anche
in
politica
,
come
in
arte
,
creare
.
In
politica
si
creano
delle
situazioni
.
Quando
Crispi
le
ha
create
?
Egli
si
è
sempre
lamentato
che
le
situazioni
non
esistessero
per
lui
e
prima
di
lui
.
Appunto
,
la
differenza
di
temperamento
,
che
è
poi
differenza
di
classe
,
fra
un
Cavour
e
un
Crispi
noi
possiamo
vederla
nel
diverso
loro
sentimento
parlamentare
.
Cavour
accetta
il
parlamento
e
vuol
governare
con
esso
:
si
capisce
che
sforza
la
situazione
dei
partiti
e
solidifica
la
propria
maggioranza
;
ma
riesce
a
tanto
perché
obbliga
il
parlamento
a
una
grande
creazione
storica
,
e
la
storia
è
mutamento
insieme
e
coerenza
.
Tutto
varia
e
la
variazione
assume
un
significato
e
valore
unico
,
continuo
.
Ma
Crispi
disprezza
il
parlamento
,
ed
è
un
parlamentare
inferiore
a
Depretis
.
Non
domina
neanche
da
vicino
,
non
riesce
a
organizzare
;
non
è
la
mano
abile
che
mette
a
posto
le
cose
dal
di
dentro
a
una
a
una
,
giorno
per
giorno
;
non
è
lo
spirito
animatore
che
soffia
la
nuova
vita
e
impone
la
nuova
legge
dal
di
fuori
,
con
alito
potente
e
fecondo
.
C
'
è
in
Crispi
una
attitudine
scontinua
,
e
sempre
eccessiva
;
una
volontà
imperiosa
e
rilassata
,
un
non
so
che
che
non
dura
,
non
s
'
impone
,
non
scava
;
non
lega
,
non
germina
.
C
'
è
del
meccanico
e
dell
'
inconsulto
nel
suo
modo
di
fare
e
di
agire
.
Lo
si
direbbe
una
ruota
vertiginosa
e
potente
,
che
frulla
troppo
spesso
a
vuoto
,
che
non
ingrana
.
La
gran
macchina
non
riceve
da
lui
che
delle
scosse
brusche
,
mentre
vorrebbe
la
sicurezza
del
moto
lento
e
continuo
.
Di
qui
la
sua
presa
di
potere
tarda
,
la
sua
posizione
instabile
sempre
,
l
'
impossibilità
di
governare
a
lungo
,
di
crearsi
egli
stesso
le
condizioni
favorevoli
,
di
attuare
i
propri
disegni
o
di
politica
esterna
o
di
interna
:
una
rottura
perpetua
di
continuità
,
responsabilità
assunte
da
altri
,
eredità
lasciate
a
mezzo
,
occasioni
di
non
capire
.
e
non
essere
capito
,
il
non
potere
dar
corpo
a
una
creazione
intera
,
solida
,
una
,
i
la
fama
equivoca
sempre
al
paro
della
potenza
,
l
'
alterno
dibattersi
fra
la
lode
e
l
'
insulto
,
fra
la
gloria
e
l
'
infamia
.
Il
suo
destino
,
insomma
.
Ora
,
tutta
la
fortuna
politica
di
Crispi
pende
dalla
sua
psicologia
.
Il
Castellini
ha
avuto
torto
nel
non
dare
ad
essa
il
valore
che
ha
,
nel
non
accettare
l
'
uomo
in
tutta
la
sua
realtà
precisa
.
E
il
compito
non
era
difficile
.
Ci
sono
troppi
fatti
che
si
impongono
da
soli
,
anche
nel
Crispi
eroico
,
nella
mente
dei
mille
,
che
urta
sempre
qualcuno
,
che
si
allontana
e
allontana
,
che
non
diffonde
quella
simpatia
naturale
,
umana
che
facevano
sentire
un
Cavour
un
Mazzini
un
Garibaldi
.
Francesco
Crispi
è
sempre
agitato
,
affaticato
,
e
scorato
più
spesso
che
non
si
vorrebbe
.
Egli
avrà
più
tardi
della
politica
disgusti
così
lunghi
e
pesanti
che
impressionano
.
Lo
stesso
biografo
deve
dire
a
un
punto
ch
'
egli
giungerà
al
potere
"
già
stanco
e
completamente
deluso
"
.
Ma
lo
dice
,
passando
,
senza
pure
accorgersi
della
enormità
di
questa
constatazione
.
Pensate
un
poco
a
dire
una
cosa
simile
di
Cavour
!
Ma
gli
è
che
Crispi
ha
la
carne
più
debole
,
la
fibra
meno
schietta
;
non
era
quell
'
uomo
forte
che
si
vorrebbe
far
credere
.
In
troppe
delle
sue
azione
c
'
è
l
'
angolosità
del
vecchio
,
l
'
acidità
del
deluso
,
la
prepotenza
egoistica
di
chi
ha
del
rancore
contro
la
fortuna
,
e
sente
il
fallimento
di
gran
parte
della
propria
vita
.
Ecco
perché
alla
camera
non
rispetteranno
neanche
la
sua
canizie
.
La
sua
vita
privata
sarà
per
lui
una
cagione
di
affanno
e
di
lotte
;
lo
si
può
assalire
da
tutte
le
parti
,
lo
si
combatte
con
l
'
urlo
,
con
la
contumelia
,
col
disprezzo
.
Egli
non
riesce
a
vincere
,
non
domina
.
Anche
quando
cerca
di
superare
l
'
età
eroica
con
un
giudizio
,
quando
dice
che
l
'
Italia
fu
fatta
troppo
presto
,
per
rendersi
conto
dei
difetti
di
improvvisazione
che
sono
negli
uomini
e
nelle
circostanze
,
egli
stesse
poi
non
sfugge
alla
condanna
,
egli
stesso
è
un
improvvisatore
,
un
uomo
del
passato
,
un
audace
,
un
iniziatore
,
un
ribelle
;
ma
i
suoi
principi
conservatori
,
le
sue
idealità
imperialistiche
sono
altrettante
improvvisazioni
,
sono
atti
d
'
audacia
e
di
ribellione
,
sono
sforzi
di
generosità
e
di
eroismo
;
l
'
Italia
non
li
sente
,
l
'
Italia
non
era
pronta
ad
accettare
quella
nuova
politica
per
la
stessa
ragione
per
la
quale
Crispi
non
era
capace
di
imporla
.
E
non
poteva
imporla
per
una
ragione
semplicissima
:
perché
non
l
'
aveva
.
È
l
'
ora
di
dire
tutta
la
verità
:
Crispi
non
era
un
politico
.
E
non
è
la
nostra
ammirazione
per
Cavour
che
ci
accechi
.
Non
ci
serviamo
del
parallelo
Crispi
-
Cavour
per
esaltare
l
'
uno
e
negare
l
'
altro
.
Ma
è
che
quando
si
è
capito
Cavour
ci
si
è
impadroniti
del
concetto
stesso
dell
'
uomo
di
stato
,
si
possiede
nella
mente
una
forma
,
la
sua
forma
;
e
quando
si
è
capito
Crispi
si
vede
che
questa
forma
esemplare
non
rientra
in
lui
,
non
vale
per
lui
.
Cavour
è
grande
perché
ha
il
genio
,
ma
è
un
politico
perché
ha
il
metodo
.
Crispi
fu
grande
perché
ebbe
ingegno
;
non
fu
politico
perché
non
ebbe
nessun
metodo
.
Noi
non
siamo
francofili
-
e
del
resto
questo
non
conta
-
;
ma
l
'
odio
che
nutrì
Crispi
per
la
Francia
fu
essenzialmente
impolitico
,
non
apparteneva
a
nessuna
concezione
originale
e
stabile
e
completa
della
nostra
politica
.
Era
una
rancura
generosa
,
ma
sterile
in
uno
statista
.
Cavour
odia
l
'
Austria
,
ma
non
l
'
odia
così
.
Starei
quasi
per
dire
che
il
suo
odio
non
conta
.
L
'
Austria
per
lui
diventa
un
problema
:
egli
ne
accetta
tutti
i
termini
per
risolverlo
a
proprio
favore
.
L
'
Austria
gli
serve
,
egli
se
ne
serve
.
Crispi
è
troppo
personale
;
è
troppo
pieno
di
passione
comune
,
troppo
soggettivo
..
Manca
di
una
qualità
suprema
dello
statista
:
l
'
oggettività
.
-
Tunisi
?
Sta
bene
;
ma
Tunisi
è
del
pari
una
offesa
della
Francia
e
una
vergogna
dell
'
Italia
.
È
una
umiliazione
della
Francia
e
un
errore
nostro
da
noi
voluto
.
Bisognava
essere
al
potere
per
non
volere
quell
'
errore
,
per
impedirlo
.
Bisognava
,
una
volta
avvenuto
,
cavare
da
esso
l
'
occasione
per
rovesciare
la
parte
di
coloro
che
l
'
avevano
permesso
;
bisognava
,
appunto
sentirlo
non
a
parole
ma
di
fatto
come
una
negazione
di
italianità
:
e
di
fronte
a
quella
negazione
bisognava
afferrare
e
creare
la
nuova
realtà
e
necessità
nazionale
.
Cavour
avrebbe
fatto
così
.
Cavour
non
era
al
potere
al
tempo
di
Novara
;
disse
poi
che
se
fosse
stato
al
potere
non
si
sarebbe
giunti
a
Novara
;
il
fatto
è
che
giunto
al
potere
si
servì
di
quella
esperienza
,
si
fece
un
programma
sulla
base
del
risorgimento
da
quella
caduta
.
E
ci
dava
la
spedizione
di
Crimea
,
la
partecipazione
al
Congresso
di
Parigi
,
l
'
alleanza
con
la
Francia
,
la
guerra
del
59
.
-
-
Che
cosa
ci
dà
Crispi
?
Dopo
Tunisi
,
vergogna
di
altri
,
Crispi
ci
dà
il
fenomeno
Baratieri
,
questo
generale
che
sotto
il
suo
governo
viene
a
Roma
e
si
enebria
di
acclamazioni
e
di
champagne
;
e
volere
o
non
,
sotto
Crispi
si
giunge
ad
Adua
.
-
Fortuna
?
disgrazia
?
Parole
vane
.
Baratieri
e
Adua
sotto
il
governo
di
Crispi
sono
due
realtà
.
Sono
la
politica
.
Sono
,
purtroppo
,
qualche
cosa
di
più
:
la
storia
.
Di
fronte
alla
quale
,
così
terribile
,
il
Castellini
sente
il
bisogno
di
ripararsi
dietro
le
trincee
di
una
distinzione
che
regge
quanto
uno
schermo
di
carta
.
E
dice
:
ma
il
dramma
di
Crispi
è
proprio
questo
:
ch
'
egli
non
fu
capito
dai
suoi
contemporanei
e
non
fu
appoggiato
da
loro
.
Se
lo
avessero
capito
lo
avrebbero
aiutato
,
non
l
'
avrebbero
maledetto
.
Sofisma
.
Ma
quando
Cavour
fece
la
spedizione
di
Crimea
,
la
nazione
,
il
popolo
,
allora
non
lo
capirono
.
E
Cavour
la
fece
lo
stesso
;
perché
capiva
lui
,
perché
prevedeva
lui
.
E
il
popolo
capì
molto
dopo
,
ma
capì
,
finalmente
.
Ora
l
'
Italia
non
capì
Crispi
perché
Crispi
non
aveva
in
antecedenza
capito
l
'
Italia
:
Crispi
era
generoso
,
ma
era
anche
megalomane
;
non
conosceva
il
paese
;
non
sentiva
come
si
vorrebbe
far
credere
,
i
tempi
nuovi
.
Per
esempio
non
capì
nulla
del
socialismo
.
E
pure
il
socialismo
era
il
principio
di
una
realtà
con
la
quale
occorreva
assolutamente
fare
i
conti
,
alla
quale
bisognava
far
fronte
,
che
si
doveva
accettare
politicamente
,
che
non
si
poteva
né
sopprimere
né
soffocare
,
perché
era
una
evoluzione
,
una
novità
della
vita
sociale
,
un
segno
dei
tempi
,
una
nuova
anima
dei
tempi
.
Quando
Crispi
vi
dice
:
è
finito
il
tempo
delle
rivoluzioni
,
ha
ragione
se
intende
la
rivoluzione
borghese
,
la
rivoluzione
per
i
principî
,
la
rivoluzione
ideologica
;
ma
questo
è
il
massimo
sforzo
ch
'
egli
fa
,
non
giunge
,
non
può
giungere
ad
ammettere
che
si
prepari
un
'
altra
rivoluzione
d
'
ordine
sociale
,
economico
,
che
non
viene
dal
Risorgimento
,
ma
nasce
dopo
il
Risorgimento
,
e
avrà
altre
parole
,
altra
fede
.
Quale
è
l
'
opera
sociale
di
Crispi
?
Perché
il
Castellini
non
ce
la
illustra
?
Ma
perché
è
povera
,
perché
non
è
l
'
opera
di
un
grande
,
di
un
precursore
.
Vedete
anche
una
volta
come
il
paragone
di
Crispi
con
Cavour
non
regga
:
Cavour
ha
un
'
opera
sociale
mirabile
,
miracolosa
,
che
ha
un
'
unità
,
una
complessità
,
un
seguito
storico
di
prim
'
ordine
.
Crispi
non
regge
al
rapporto
più
approssimativo
e
benevolo
.
La
sua
politica
sociale
fu
ben
poca
cosa
,
quando
non
fu
errore
e
fallimento
.
E
torniamo
così
al
punto
dal
quale
siamo
mossi
,
cioè
al
difetto
in
Crispi
di
una
visione
armonica
e
piena
della
realtà
italiana
,
della
vita
nazionale
,
politica
e
economica
e
sociale
;
al
suo
fare
spezzato
e
scontinuo
,
saltuario
e
smodato
,
senza
unità
,
senza
organicità
,
senza
metodo
,
opportunità
e
misura
.
Questa
è
la
verità
vera
di
Crispi
;
la
sua
essenza
;
un
vuoto
arido
nel
centro
di
un
terreno
duro
e
a
tratti
rifiorente
di
vegetazione
magnifica
e
lussuosa
:
un
pezzo
della
sua
Sicilia
vulcanica
e
inghirlandata
,
affocata
e
fiorita
,
devastata
e
ridente
,
saporosa
e
fruttuosa
;
mentre
Cavour
ridesta
l
'
immagine
della
fertile
vallata
padana
,
dell
'
humus
secolare
dolce
e
profondo
,
ricco
,
inesausto
,
e
del
placido
e
enorme
fluire
del
gran
fiume
,
che
cammina
queto
tra
le
fertili
sponde
e
dilaga
a
tratti
impetuoso
,
mareggiante
nelle
molte
vicissitudini
del
cammino
e
del
tempo
;
ma
cammina
e
giunge
.
Sono
due
umanità
profondamente
diverse
.
L
'
esempio
del
politico
vero
,
per
noi
è
in
uno
soltanto
.
Tutto
il
resto
è
biografia
,
è
riconoscimento
di
meriti
;
è
ricordo
delle
mestizie
e
miserie
dei
tempi
,
è
dolore
risentito
e
vissuto
;
è
sempre
-
intendiamoci
-
storia
e
vita
del
nostro
paese
e
però
sacra
;
ma
,
insomma
,
quell
'
ideale
di
grandezza
,
quell
'
ammonimento
quasi
di
gloria
,
quella
intenzione
,
pur
nobile
,
di
revisione
di
giudizi
,
io
,
in
Crispi
e
nei
crispini
novissimi
,
non
la
sento
e
non
la
giustifico
.
E
confermato
dall
'
esperienza
di
queste
pagine
,
séguito
a
credere
che
,
in
genere
,
le
fame
politiche
non
si
riabilitano
,
come
le
fame
poetiche
,
a
distanza
di
un
lustro
.
StampaPeriodica ,
Quando
in
Italia
si
parla
di
«
tecniche
nuove
»
s
'
intende
ciò
che
in
altri
paesi
è
una
fase
superata
,
cioè
la
introduzione
di
sistemi
meccanizzati
e
la
razionalizzazione
dei
metodi
di
produzione
.
Le
punte
realmente
automatizzate
sono
rare
;
anche
se
esse
tendono
,
sotto
la
pressione
internazionale
,
a
divenire
la
norma
e
sin
da
ora
costituiscono
il
punto
di
convergenza
e
di
moto
dei
fenomeni
economici
italiani
.
Si
hanno
cioè
-
volendo
ragionare
per
schemi
-
contemporaneamente
tre
epoche
economiche
:
una
precapitalista
,
una
capitalista
e
una
neocapitalista
.
Ai
vecchi
problemi
sociali
ed
economici
si
aggiungono
perciò
nuovi
problemi
,
in
un
'
accelerazione
del
processo
di
trapasso
da
epoca
a
epoca
,
che
rende
esplosiva
tutta
la
situazione
.
D
'
altra
parte
è
inevitabile
una
razionalizzazione
economico
-
produttiva
che
crei
le
condizioni
per
il
susseguente
sviluppo
dell
'
automazione
;
e
-
benché
ciò
non
sia
inevitabile
-
questa
razionalizzazione
potrà
difficilmente
effettuarsi
senza
una
radicale
modificazione
delle
strutture
politico
-
sociali
che
corrispondono
ad
un
vecchio
ordinamento
produttivo
.
Se
questa
modificazione
-
che
comporta
una
«
democratizzazione
»
del
potere
capitalista
,
cioè
una
sua
trasformazione
da
potere
impositivo
a
leadership
-
si
appuntano
gli
aspetti
politici
del
fenomeno
.
Il
fenomeno
della
«
democratizzazione
»
costituisce
d
'
altra
parte
la
base
stessa
sulla
quale
,
in
altri
paesi
,
si
sviluppa
l
'
automazione
.
Il
processo
tecnologico
assume
ovunque
il
carattere
di
un
'
ulteriore
concentrazione
economica
;
ovunque
significa
«
liberazione
»
di
manodopera
e
,
di
conseguenza
,
ovunque
esso
pone
il
problema
del
potere
,
cioè
del
controllo
del
fenomeno
e
dei
suoi
risultati
.
Ma
ciò
che
distingue
,
specialmente
nella
fase
di
preparazione
,
i
paesi
avanzati
dai
paesi
arretrati
è
la
esistenza
di
controlli
ancor
prima
economico
-
sociali
che
politici
e
legislativi
.
È
cioè
lo
stadio
di
«
democratizzazione
»
e
di
sviluppo
economico
cui
è
giunto
il
capitalismo
che
impone
regole
al
tempo
stesso
economiche
e
politiche
,
inevitabili
se
il
grande
capitale
vuole
mantenere
il
suo
potere
e
le
condizioni
del
suo
stesso
sviluppo
.
La
«
democratizzazione
»
non
si
riferisce
infatti
tanto
al
meccanismo
legislativo
,
burocratico
e
politico
,
quanto
ad
un
determinato
stadio
di
sviluppo
economico
,
di
cui
sono
espressione
il
pieno
impiego
,
la
politica
organica
degli
alti
salari
,
la
perequazione
tra
industria
ed
agricoltura
,
la
funzionalità
economica
dello
Stato
,
e
la
capacità
del
grande
capitale
di
manovrare
questa
funzionalità
in
modo
da
coprire
.
oltre
al
proprio
e
in
funzione
del
proprio
,
un
vasto
settore
di
interessi
sociali
.
I
controlli
perciò
non
agiscono
come
limitazioni
meccaniche
ed
esterne
alla
sfera
economica
,
ma
come
condizioni
del
funzionamento
stesso
del
sistema
e
del
mantenimento
del
relativo
potere
capitalista
.
Il
sistema
capitalista
non
cessa
,
ma
deve
giustificarsi
come
una
condizione
valida
al
di
là
del
proprio
limite
;
il
potere
capitalista
non
decade
,
ma
deve
esplicarsi
come
leadership
,
anziché
come
imposizione
.
D
'
altra
parte
,
benché
tutto
il
meccanismo
sia
in
funzione
dell
'
esistenza
e
della
conservazione
di
un
sistema
,
esso
non
è
una
pura
proiezione
paternalista
.
Anzi
-
ed
è
questo
il
suo
aspetto
fondamentale
e
la
condizione
del
suo
funzionamento
-
un
forte
ed
autonomo
movimento
operaio
è
insieme
una
delle
componenti
del
meccanismo
e
uno
dei
possibili
momenti
di
superamento
.
Conseguenza
di
lunghe
lotte
sociali
,
la
«
democratizzazione
»
capitalistica
si
mantiene
solo
grazie
ad
una
costante
pressione
sociale
,
punta
della
quale
è
il
movimento
operaio
.
Il
giuoco
perciò
è
dialettico
.
La
lotta
di
classe
non
si
spegne
per
il
fatto
di
svolgersi
nell
'
ambito
del
sistema
;
si
arricchisce
anzi
,
nei
suoi
aspetti
migliori
,
del
fatto
che
il
movimento
operaio
è
profondamente
inserito
come
forza
economica
nell
'
insieme
dei
fenomeni
economico
-
produttivi
e
può
condizionarli
mentre
la
sua
dinamica
lo
porta
ad
una
mutazione
qualitativa
del
sistema
ed
alla
conquista
dei
controlli
economici
e
politici
.
Così
il
grande
capitale
non
rinuncia
al
tentativo
di
disgregare
l
'
opposizione
operaia
;
ma
non
può
ricorrere
-
se
non
bloccando
e
disgregando
le
basi
stesse
su
cui
si
fonda
-
ai
metodi
di
polizia
e
di
corruzione
.
Il
tentativo
di
deviazione
degli
effetti
sociali
e
politici
del
processo
tecnologico
tentativo
implicito
nella
logica
capitalistica
-
si
pone
di
conseguenza
ad
un
livello
più
elevato
,
nel
campo
delle
modificazioni
di
struttura
,
anziché
al
livello
della
disgregazione
pura
e
semplice
.
La
«
democratizzazione
»
non
costituisce
,
di
per
sé
,
un
fattore
automaticamente
risolutore
e
immutabile
,
le
soluzioni
di
forza
non
essendo
mai
inevitabili
;
ma
permette
di
condizionare
l
'
introduzione
e
i
primi
sviluppi
del
processo
tecnologico
e
stabilisce
le
condizioni
di
uno
sviluppo
dialettico
.
Ora
,
è
chiaro
che
in
Italia
una
evoluzione
del
genere
-
se
è
problema
di
una
moderna
politica
della
classe
operaia
-
è
anche
espressione
di
rinnovamento
di
una
classe
dirigente
che
voglia
uscire
dalle
tradizionali
condizioni
di
paternalismo
.
Ma
è
anche
chiaro
che
il
potere
degli
stessi
gruppi
capitalistici
avanzati
-
ciò
che
intendiamo
per
«
grande
capitale
»
-
è
ancora
potere
legato
al
paternalismo
e
tale
vuole
rimanere
.
in
altre
parole
,
il
problema
che
si
pone
non
è
quello
di
un
ennesimo
trasformismo
della
vecchia
classe
dirigente
:
la
«
democratizzazione
»
del
capitalismo
italiano
è
,
per
le
condizioni
storiche
della
nostra
società
.
sostituzione
dell
'
attuale
classe
dirigente
con
gruppi
nuovi
.
La
caratteristica
fondamentale
del
fenomeno
italiano
-
la
logica
del
grande
capitale
italiano
-
sta
invece
nel
fatto
che
.
mentre
una
parte
del
capitalismo
nazionale
tenta
di
mantenere
il
processo
nell
'
ambito
delle
inevitabili
trasformazioni
tecnologiche
,
i
gruppi
più
avanzati
(
il
neocapitalismo
)
accettano
la
necessità
di
una
«
democratizzazione
»
-
specialmente
nei
suoi
aspetti
economici
e
sociali
-
alla
condizione
di
farne
ancora
una
volta
una
concessione
paternalista
.
Di
operare
cioè
tutto
il
processo
in
prima
persona
,
evitando
gli
aspetti
dialettici
che
supererebbero
nettamente
il
paternalismo
e
imporrebbero
un
mutamento
delle
condizioni
del
potere
.
Sotto
questo
profilo
è
comprensibile
ciò
che
,
altrimenti
,
apparirebbe
un
comportamento
illogico
sulla
scena
politica
e
sulla
scena
sindacale
.
La
contrapposizione
tra
queste
due
posizioni
-
senza
calcolare
quella
dei
gruppi
parassitari
e
redditieri
condannati
(
pre
-
capitalismo
)
-
corrisponde
infatti
a
due
soluzioni
politiche
del
problema
.
La
prima
si
risolve
in
un
regime
a
carattere
salazarista
-
dittatura
formalmente
parlamentare
-
che
permette
cauti
spostamenti
purché
non
urtino
le
condizioni
del
regime
;
la
seconda
accetta
e
ricerca
una
politica
governativa
pianificatrice
,
vuole
uno
sviluppo
economico
generale
,
propone
una
modificazione
di
strutture
.
Purché
la
natura
del
suo
potere
non
si
modifichi
e
,
di
conseguenza
,
nessuna
opposizione
organizzata
possa
funzionare
nell
'
ambito
economico
-
sociale
dove
si
determinano
il
potere
e
le
condizioni
del
suo
esercizio
.
Si
spiegano
cioè
le
resistenze
di
gran
parte
dello
schieramento
capitalista
alla
evoluzione
politica
e
sociale
in
corso
;
e
la
propensione
di
un
'
altra
parte
a
soluzioni
pescate
nell
'
ambito
della
socialdemocrazia
tradizionale
.
I
gruppi
più
avanzati
,
infatti
,
non
esitano
a
favorire
soluzioni
socialdemocratiche
-
sino
a
rivestirsi
essi
stessi
di
panni
«
socialisti
»
-
ed
arrivare
a
ciò
che
Gramsci
chiamava
la
«
razionalizzazione
demografica
»
e
alla
programmazione
economica
.
Ma
ciò
non
deve
significare
autonomia
operaia
poiché
questa
autonomia
è
la
condizione
fondamentale
dell
'
inserimento
della
classe
operaia
nel
fenomeno
produttivo
e
nelle
strutture
aziendali
e
rappresenterebbe
così
il
polo
dialettico
di
una
reale
ed
obiettiva
«
democratizzazione
»
.
Dietro
all
'
anticomunismo
e
alla
proclamata
ricerca
di
un
movimento
operaio
«
democratico
»
esiste
perciò
soltanto
la
volontà
di
evitare
le
contropartite
sindacali
.
specialmente
nell
'
azienda
.
di
un
eventuale
sviluppo
politico
a
carattere
socialdemocratico
moderno
.
cosicché
questo
,
isolato
sul
piano
politico
,
non
esce
dall
'
ambito
del
paternalismo
.
Il
rammodernamento
delle
strutture
economiche
e
una
maggiore
funzionalità
delle
strutture
politiche
non
vengono
dunque
negati
;
ma
debbono
essere
operati
solo
in
concomitanza
di
un
disgregamento
sociale
ottenuto
attraverso
la
fabbrica
e
il
piano
sindacale
.
Ora
,
la
disgregazione
del
movimento
operaio
è
nella
logica
del
capitalismo
ovunque
.
Ma
la
caratteristica
di
questa
logica
applicata
alla
situazione
italiana
è
che
,
per
mantenere
la
natura
astorica
del
suo
potere
.
il
grande
capitale
deve
avvalersi
delle
condizioni
stesse
di
sperequazione
economica
e
di
arretratezza
sociale
che
costituiscono
i
maggiori
ostacoli
allo
sviluppo
produttivistico
.
Il
mantenimento
del
paternalismo
presuppone
infatti
il
mantenimento
delle
sue
condizioni
storiche
.
Ma
poiché
queste
contrastano
con
gli
obiettivi
produttivistici
.
la
soluzione
viene
cercata
non
nella
distruzione
pura
e
semplice
del
movimento
operaio
.
quanto
nella
enucleazione
di
aristocrazie
operaie
privilegiate
e
legate
alle
posizioni
della
conservazione
paternalista
.
Il
grande
capitale
si
crea
cioè
un
suo
mercato
privilegiato
;
e
,
scimmiottando
i
movimenti
operai
«
democratici
»
,
si
forma
la
opposizione
di
comodo
.
Sarebbe
perciò
un
errore
vedere
nel
grande
capitale
un
peso
inerte
;
o
negare
che
esso
intenda
procedere
a
modificazioni
di
struttura
.
Se
esistono
forti
contrasti
in
seno
allo
schieramento
capitalista
.
ciò
non
toglie
che
la
dinamica
del
processo
favorisce
i
gruppi
orientati
verso
soluzioni
non
meno
politico
-
sociali
che
economiche
.
Per
il
raggiungimento
di
queste
soluzioni
,
anzi
,
il
grande
capitale
mette
in
gioco
un
dinamismo
e
possibilità
tali
da
assorbire
in
potenza
tutti
i
possibili
sviluppi
riformistici
tradizionali
in
campo
politico
e
in
campo
sindacale
.
Cioè
tutti
quegli
sviluppi
che
non
tocchino
,
né
in
senso
rivoluzionario
,
né
in
senso
evolutivo
,
il
nucleo
paternalista
del
suo
potere
.
La
formazione
di
aristocrazie
operaie
conservatrici
è
dunque
il
momento
fondamentale
dell
'
azione
del
grande
capitale
.
Essa
si
manifesta
in
forme
note
,
la
repressione
,
la
discriminazione
,
la
rappresaglia
individuale
,
l
'
esautoramento
e
la
subordinazione
degli
organismi
operai
di
fabbrica
.
Queste
forme
sono
sempre
presenti
,
come
mezzi
indispensabili
alla
politica
paternalista
.
Anche
dove
questa
si
tinge
di
socialismo
e
queste
forme
sono
meno
evidenti
,
non
è
possibile
evitare
discriminazioni
e
'
esautoramento
degli
organismi
di
rappresentanza
operaia
.
Ma
questi
mezzi
sono
intesi
ad
accelerare
gli
effetti
di
altre
condizioni
a
carattere
strutturale
che
rappresentano
il
fondo
dell
'
azione
padronale
.
La
sperequazione
tra
livello
dei
salari
e
livello
dei
profitti
è
la
condizione
fondamentale
.
La
politica
salariale
dei
grandi
complessi
-
cioè
la
concessione
paternalista
di
salari
aziendali
-
è
ben
lontana
dal
rappresentare
un
'
organica
politica
di
alti
salari
,
cioè
una
politica
con
precisi
intenti
economici
,
inquadrabili
in
un
sistema
in
sviluppo
.
Essa
è
in
realtà
una
politica
di
corruzione
che
gioca
sui
livelli
salariali
inferiori
cd
è
intesa
ad
ottenere
specialmente
-
anche
se
non
esclusivamente
-
la
esclusione
di
ogni
controllo
e
di
ogni
lotta
nella
fabbrica
nel
periodo
dell
'
aggiustamento
e
della
razionalizzazione
dei
metodi
produttivi
.
Sull
'
allargamento
della
forbice
profitti
-
salari
,
d
'
altra
parte
,
si
fonda
tutta
la
politica
del
grande
capitale
;
intesa
a
sfruttare
la
sperequazione
economica
,
per
trarre
quei
profitti
differenziali
che
costituiscono
il
nerbo
della
sua
politica
.
Complementare
al
divario
profitti
-
salari
è
la
sperequazione
tra
livelli
salariali
nelle
varie
aziende
.
Attraverso
i
meccanismi
confindustriali
,
i
rapporti
contrattuali
e
le
influenze
dirette
,
il
grande
capitale
può
ottenere
una
cristallizzazione
dei
minimi
salariali
,
cristallizzazione
necessaria
allo
sviluppo
del
sistema
dei
salari
aziendali
e
dei
profitti
differenziali
.
La
depressione
salariale
dà
infatti
rilievo
al
salario
aziendale
senza
che
ne
risulti
menomato
lo
sfruttamento
capitalistico
.
Oltre
a
ciò
il
rapporto
costi
-
prezzi
ricade
a
tutto
favore
del
grande
complesso
produttivo
che
,
anche
in
questo
senso
,
approfondisce
a
proprio
vantaggio
la
sperequazione
economica
.
A
questi
strumenti
economici
si
accompagnano
azioni
più
propriamente
sociologiche
,
collegate
alla
razionalizzazione
dei
sistemi
produttivi
.
La
dequalificazione
e
il
rinnovo
-
oltre
agli
spostamenti
interni
-
di
manodopera
sono
infatti
un
altro
elemento
di
fondo
.
Si
dovrebbe
chiarire
il
termine
di
«
dequalificazione
»
,
poiché
la
tendenza
è
alla
sostituzione
di
una
qualificazione
individuale
con
una
qualificazione
di
nassa
che
l
'
uso
generico
di
«
dequalificazione
»
tende
a
nascondere
.
È
comunque
importante
notare
che
,
presso
i
grandi
complessi
,
avviene
un
forte
ricambio
di
manodopera
reso
possibile
dalla
capacità
di
istruire
nell
'
azienda
stessa
la
manodopera
non
qualificata
per
compiti
particolari
,
spesso
non
ripetibili
altrove
,
che
cioè
non
costituiscono
«
mestiere
»
.
A
ciò
si
aggiunge
il
fatto
che
la
nuova
manodopera
è
preferibilmente
scelta
tra
lavoratori
alla
prima
generazione
operaia
,
legati
alla
crisi
della
piccola
proprietà
contadina
o
provenienti
da
regioni
tradizionalmente
«
depresse
»
.
Si
comprende
facilmente
che
cosa
ci
si
attenda
da
un
'
azione
complessa
,
della
quale
abbiamo
indicato
soltanto
i
momenti
fondamentali
.
Non
si
tratta
soltanto
degli
effetti
psicologici
del
divario
di
condizione
salariale
.
Una
differenza
tra
livelli
salariali
-
anche
nella
particolare
condizione
economico
-
sociale
italiana
-
non
provoca
,
di
per
sé
,
fratture
effettive
,
strutturali
,
della
classe
operaia
.
Il
fatto
è
che
la
differenza
tra
livelli
salariali
è
uno
degli
aspetti
di
una
sperequazione
economica
generale
e
di
un
metodo
che
investe
tutta
la
economia
italiana
.
Qualora
perciò
il
lavoratore
si
renda
conto
che
la
sua
possibilità
di
ottenere
miglioramenti
del
salario
diretto
ed
indiretto
con
relativa
facilità
,
è
condizionata
da
questa
condizione
sperequativa
,
è
cioè
correlata
alla
depressione
salariale
generale
.
e
accetti
con
ciò
il
punto
di
vista
del
grande
capitale
,
egli
porrà
la
sua
rivendicazione
come
spartizione
della
torta
e
la
sua
«
democraticità
»
sarà
così
completa
.
Il
tentativo
mira
cioè
ad
ottenere
-
in
forme
adeguate
alla
nostra
epoca
ed
alla
situazione
italiana
-
la
ripetizione
del
fenomeno
provocato
dalla
formazione
dell
'
American
Federation
of
Labor
,
quando
l
'
aristocrazia
operaia
americana
-
formata
dagli
skilled
-
decise
di
separarsi
dal
grosso
della
classe
operaia
.
Tuttavia
-
ammesso
che
il
confronto
sia
possibile
-
esiste
un
elemento
di
profonda
differenziazione
.
Gli
skilled
americani
avevano
,
proprio
in
virtù
di
una
loro
abilità
professionale
che
li
spingeva
a
distinguersi
una
forza
contrattuale
che
l
'
attuale
condizione
produttiva
non
permette
e
che
,
comunque
,
non
caratterizza
la
aristocrazia
operaia
italiana
.
Questo
elemento
muta
totalmente
le
condizioni
e
le
prospettive
del
fenomeno
.
Le
aristocrazie
operaie
italiane
non
possono
riprodurre
la
caratteristica
fondamentale
del
fenomeno
americano
,
cioè
la
autonomia
,
operante
anche
nei
momenti
peggiori
.
fondata
stilla
abilità
professionale
.
Esse
sono
perciò
da
un
lato
abbandonate
allo
strapotere
paternalista
e
dall
'
altro
non
possono
separarsi
totalmente
dalla
classe
operaia
.
dalla
necessità
cioè
di
trovare
in
essa
la
forza
contrattuale
di
cui
mancano
.
Il
grande
capitale
non
può
perciò
arrestare
la
sua
azione
ad
un
momento
di
pretesa
«
democraticità
»
del
movimento
operaio
-
che
potrebbe
coincidere
con
la
sparizione
delle
organizzazioni
di
classe
-
riservandosi
di
trattare
,
su
un
piano
interclassista
,
con
organizzazioni
coadiuvanti
ma
autonome
.
In
quel
momento
infatti
i
gruppi
operai
esclusi
si
troverebbero
a
dover
di
nuovo
agire
secondo
una
capacità
contrattuale
che
deriva
esclusivamente
dalla
solidarietà
di
classe
e
perciò
ricostruirebbero
immediatamente
anche
la
capacità
contrattuale
degli
strati
operai
non
privilegiati
.
La
logica
del
grande
capitale
non
può
dunque
essere
che
la
logica
della
stratificazione
:
la
logica
degli
elefanti
addomesticati
.
La
distruzione
del
movimento
operaio
-
cioè
la
sparizione
delle
sue
organizzazioni
-
gli
renderebbe
impossibile
quell
'
azione
di
pressione
sui
partiti
e
sulla
socialdemocrazia
politica
che
gli
occorre
per
la
realizzazione
demografica
e
per
la
programmazione
economica
.
Ma
l
'
autonomia
operaia
in
un
modo
qualsiasi
e
sul
filo
di
una
qualsiasi
politica
,
rappresenterebbe
il
crollo
della
sua
politica
e
conseguentemente
del
potere
paternalista
.
In
Italia
perciò
la
lotta
per
il
potere
-
ché
tale
è
la
lotta
per
il
controllo
del
fenomeno
tecnologico
-
assume
toni
drammatici
.
Porre
la
questione
come
necessità
di
arrivare
comunque
ad
una
programmazione
economica
.
significa
rimanere
ancora
in
ritardo
rispetto
ai
termini
effettivi
della
questione
.
La
lotta
é
contro
il
paternalismo
in
lobbia
o
in
cravatta
rossa
;
ma
è
anche
contro
le
soluzioni
capitaliste
più
arretrate
.
È
contro
le
interpretazioni
riformistiche
della
socialdemocrazia
;
ma
è
anche
contro
le
interpretazioni
pseudo
-
rivoluzionarie
che
favoriscono
i
gruppi
capitalistici
retrivi
.
Contro
il
collaborazionismo
operaio
che
svuota
di
senso
una
lotta
moderna
;
ma
è
anche
contro
le
impostazioni
della
mitologia
massimalista
che
affossano
il
movimento
operaio
nell
'
impotenza
e
,
dietro
ai
verbalismi
,
svirilizzano
proprio
la
lotta
di
classe
come
fenomeno
storico
,
non
come
proiezione
mitica
.
StampaPeriodica ,
Viviane
,
la
proprietaria
del
ristorante
A
Travessa
,
ritrovo
dei
deputati
a
due
passi
dall
'
assemblea
nazionale
portoghese
,
ha
scovato
un
bel
sistema
per
offrire
pesce
fresco
ai
suoi
clienti
.
"
Ho
distribuito
dei
telefonini
ai
pescatori
.
Così
mi
chiamano
dalle
barche
e
mi
dicono
cosa
hanno
pescato
in
quel
momento
"
.
Il
telefonino
sui
pescherecci
è
uno
dei
tanti
simboli
del
nuovo
Portogallo
globalizzato
ed
europeo
,
passato
in
25
anni
dal
quasi
Medioevo
del
dottor
Antonio
de
Oliveira
Salazar
al
gsm
bi
-
banda
dell
'
epoca
socialista
-
democratica
di
Antonio
Guterres
.
Il
nuovo
monumento
di
Lisbona
,
quello
che
tutti
i
tassisti
consigliano
di
vedere
,
non
è
più
la
torre
di
Belem
,
che
veglia
ai
bordi
del
Tago
su
un
impero
definitivamente
scomparso
.
Ma
è
lo
shopping
center
Colombo
,
un
miraggio
americano
,
un
simbolo
della
globalizzazione
commerciale
,
atterrato
alla
periferia
della
capitale
.
Un
inviato
di
Le
Figaro
lo
ha
visitato
e
ne
è
rimasto
stupefatto
:
6
mila
posti
per
parcheggiare
le
auto
,
50
ristoranti
,
450
negozi
,
apertura
senza
sosta
per
365
giorni
l
'
anno
,
migliaia
di
clienti
e
di
famiglie
in
visita
,
inebriati
dal
consumismo
e
dal
miracolo
portoghese
.
Anche
se
gli
stipendi
sono
bassi
(
il
salario
medio
raggiunge
appena
1.350.000
lire
al
mese
lorde
e
quello
di
un
quadro
i
3
milioni
)
,
a
dispetto
di
un
sistema
sociale
arcaico
(
non
c
'
è
nulla
fra
il
medico
privato
a
90
mila
lire
minime
per
visita
e
l
'
ospedale
pubblico
dove
si
aspetta
anni
per
essere
operati
)
,
i
10
milioni
di
portoghesi
consumano
e
si
indebitano
,
visto
che
hanno
una
grande
fiducia
nel
futuro
del
loro
paese
.
La
disoccupazione
è
al
minimo
storico
,
i
posti
di
lavoro
sono
in
continua
crescita
e
l
'
Europa
non
smette
di
pompare
denaro
nell
'
economia
.
Il
Portogallo
,
che
dall'1
gennaio
2000
ha
la
presidenza
semestrale
dell
'
Unione
Europea
,
deve
tutto
all
'
Europa
.
Agli
inizi
degli
anni
80
,
un
quinquennio
o
poco
più
dalla
rivoluzione
dei
garofani
che
cancellò
definitivamente
il
regime
salazarista
,
i
lusitani
guardavano
ancora
al
mare
.
Oggi
hanno
scoperto
,
come
nel
Quindicesimo
secolo
,
un
nuovo
continente
,
più
redditizio
delle
Indie
.
Gli
aiuti
provenienti
da
Bruxelles
coprono
il
12
per
cento
del
bilancio
nazionale
portoghese
.
Dal
1995
a
oggi
,
per
esempio
,
più
di
35
mila
miliardi
di
lire
sono
arrivati
a
Lisbona
.
E
altrettanti
ne
arriveranno
da
qui
al
2006
,
quando
i
piani
di
assistenza
avranno
termine
e
il
Portogallo
dovrà
camminare
sulle
proprie
gambe
.
Almeno
110
mila
posti
di
lavoro
sono
stati
creati
grazie
all
'
Europa
.
Coi
fondi
dell
'
Unione
si
sono
costruiti
ponti
,
strade
,
autostrade
,
infrastrutture
tecnologiche
.
Oggi
i
principali
investimenti
dello
stato
sono
rivolti
a
migliorare
la
situazione
delle
zone
rurali
e
poverissime
dell
'
interno
.
Non
un
escudo
è
stato
sprecato
o
rubato
.
Non
vi
sono
stati
casi
vergognosi
di
spreco
,
alla
maniera
della
nostra
Cassa
del
Mezzogiorno
.
La
classe
dei
paesi
si
vede
anche
dalla
gestione
degli
aiuti
internazionali
.
Non
a
caso
i
grandi
gruppi
dell
'
economia
globalizzata
preferiscono
il
Portogallo
all
'
Italia
.
Sulle
rive
del
Tago
ci
sono
più
efficienza
e
onestà
che
su
quelle
del
Tevere
.