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Marxismo contro miti vecchi e nuovi ( Agazzi Emilio , 1958 )
StampaPeriodica ,
Il dibattito su « socialismo e verità » che si è svolto sulle pagine di « Mondo Operaio » durante l ' anno 1957 ( E . Agazzi , Socialismo e verità , « Mondo Operaio » , 1957 n . 4; G . Petronio , Ideologia e politica , ibid . , n . 5; G . Tamburrano , Gli intellettuali e la « via democratica » , ibid . , n . 7-8; L . Della Mea , Conoscenza e partecipazione politica , ibid , n . 9; F . Diaz , Contro lo spirito di sistema , ibid . , n . 9; G . Giannantoni , La disputa sulla libertà , ibid . , n . 12 ) non ha , a dir vero , acquistato quella profondità e soprattutto quella varietà e ampiezza che ci si sarebbe potuto attendere , data l ' urgenza e l ' importanza fondamentale delle questioni in gioco . E anche questo può essere considerato un segno assai rivelatore di quel « ritardo della teoria sulla pratica » , di quella « inadeguatezza delle idee alla realtà » , che ad esempio Giuseppe Tamburrano e Luciano Della Mea hanno rilevato . Sarebbe stato non solo auspicabile , ma necessario , un gran numero di interventi , . e non soltanto da parte di intellettuali ( o di politici che sono anche intellettuali ) , ma altresì e soprattutto da parte degli uomini politici che più degli altri hanno il peso delle attuali responsabilità . Con questa considerazione , non voglio certo mantenere la distinzione tradizionale , giustamente deprecata da Della Mea , fra intellettuali e politici [ Mi è necessario rilevare che , contrariamente a quanto ritiene Della Mea non è stato affatto mia intenzione ( e credo neppure quella di Tamburrano ) distinguere rigidamente la funzione degli intellettuali da quella dei politici e dei militanti ; ritengo saper ormai riconoscere di primo acchito in ogni contrapposizione del genere un influsso di concezioni liberali ( Croce insegni ! ) . La funzione degli intellettuali non è quindi certo quella di « dare profondità e lungimiranza » alle « operazioni » dei politici , quasi insegnandole loro dall ' esterno : ma di sviluppare , collaborando con i politici e i militanti apportando in tale collaborazione il frutto delle loro specializzazioni tecniche , e ricevendone In possibilità di mantenere sempre la necessaria concretezza dell ' impegno pratico - politico ] . Ma , appunto , intendo indicare uno dei modi di avviare a quella feconda collaborazione , che sola permetterebbe di superare , nel campo della prassi sociale , tale distinzione , che di fatto tuttora sussiste anche all ' interno delle forze del movimento proletario . Di fatto intellettuali e politici sono ancora in una certa misura distinti fra loro , e insieme si distinguono ancora dai militanti di base ; il movimento deve operare in modo riti rendere tali distinzioni sempre meno pesanti e rigide , mediandole dialetticamente , in un processo di prassi sociale attraverso cui l ' intellettuale , collaborando col politico e il militante , riesca sempre più a divenire egli stesso politico , egli stesso elemento di base , nella stessa misura in cui gli altri divengono intellettuali . Una partecipazione più ampia e variata a questo stesso dibattito , presentando diversi punti di vista , permettendo di prendere coscienza di problemi ed aspetti che possono sfuggire alla prospettiva necessariamente unilaterale dei singoli , avrebbe indubbiamente potuto permettere di conseguire risultati più fecondi e impegnativi . Ad ogni modo , anche con queste limitazioni , qualche notevole indicazione sul piano della teoria è pur stata raggiunta , qualche problema fondamentale è stato posto , qualche antitesi si è venuta delineando . In primo luogo , possiamo constatare un generale accordo sulla necessità di abbandonare comode formule schematizzate e schematizzanti , per riprendere in esame i problemi del socialismo oggi . Tali problemi non sono stati sollevati di bel nuovo dalla crisi verificatasi nel movimento operaio internazionale ed italiano in seguito al XX Congresso del PCUS e al « rapporto Krutsciov » ( anche se possiamo ammettere che ne siano stati riattualizzati e riacutizzati ) . Un primo ordine di problemi da affrontare nuovamente è quindi quello derivante dalla fine dello stalinismo , col mito dello stato - guida e del modello unico di ogni partito socialista che aspiri a conquistare il potere e a divenire stato proletario , e dalla critica delle degenerazioni burocratiche dei paesi socialisti dell ' Europa orientale . Le stesse esperienze del mondo socialista hanno cioè reso necessaria una resa dei conti , un ' analisi critica degli aspetti positivi e negativi dei metodi seguiti e dei risultati raggiunti , onde eliminare il pericolo di ricalcare strade che si sono dimostrate inefficaci o dannose . Un secondo ordine di problemi , è quello aperto dallo sviluppo del neocapitalismo e dei nuovi metodi di lotta politica e sociale da esso elaborati : che rendono necessario adeguare la nostra lotta , nella strategia e nella tattica , a questa svolta decisiva nella politica dell ' avversario , il quale oggi tende a non servirsi più della carta fascista , ma , almeno nelle sue espressioni più oculate e quindi più subdole e pericolose , del « trasformismo » o « riformismo » . dell ' acquisizione di strati privilegiati dell ' aristocrazia operaia al consolidamento dell ' egemonia capitalistica , in compenso di concessioni che possono anche avere , per settori limitati , una abbastanza notevole ampiezza . In secondo luogo si è avuto , in generale , anche l ' accordo sulla esigenza di accettare il metodo democratico nella costruzione del socialismo . Tuttavia si è anche posto efficacemente in luce la necessità di non ipostatizzare determinati concetti storici della libertà e della democrazia in ideali eterni , in forme giuridiche dichiarate essenziali non a un certo tipo storico di democrazia , ma alla democrazia tout court . quasi a una idea perenne di democrazia , metastoricamente sottratta alle diverse vicissitudini delle società umane . Si è invece affermato quasi da tutti che il socialismo dovrà costruirsi passo a passo le garanzie giuridiche formali adatte al nuovo tipo di democrazia ( economico - sociale , e non meramente politica ) al quale esso si ispira . Con ciò si è dimostrato di saper respingere con argomenti estremamente efficaci l ' accusa tendenziosa degli avversari del socialismo , secondo la quale ( come sosteneva il Croce ) per i socialisti marxisti libertà e democrazia sarebbero idee borghesi da abbandonare : ciò che vogliamo abbandonare è invece soltanto la concezione e la pratica borghese della libertà e della democrazia , che non risultano in alcun modo soddisfacenti alle nuove esigenze espresse dal proletariato moderno : ciò che vogliamo edificare , sono appunto le tecniche concretamente atte a realizzare un nuovo tipo di democrazia „ la democrazia socialista . Per questo si è giustamente insistito sul carattere antisistematico e metodologico del materialismo storico , e quindi , implicitamente e anche in parte esplicitamente , sulla sua continua capacità di rielaborazione e correzione , non secondo un eclettico metodo di combinazione riformistica e revisionistica , ma attraverso la sempre maggiore consapevolezza che esso va prendendo del suo carattere , appunto , di metodologia scientifica . E nel rilievo sulla necessità di impedire ogni irrigidimento « sistematico » , attraverso un ' analisi concretamente storicistica della realtà sociale e politica ( resa possibile soltanto dal materialismo storico , che nelle sue più critiche formulazioni è la forma più aperta e avanzata di pensiero storicistico ) , appare implicita anche la condanna di quella vera e propria metafisicizzazione del metodo marxistico che è stato ( ed è tuttora ) il materialismo dialettico , nelle forme da esso assunte , e imposte , nell ' Unione Sovietica , e per procura all ' interno dei partiti di stretta osservanza staliniana . Il materialismo dialettico , in questa sua formulazione particolarmente sistematica , conduce a nuove forme di dogmatismo e di autoritarismo , che sono l ' antitesi completa di ciò che dobbiamo intendere per democrazia socialista . Un disaccordo , di fondamentale importanza , si è però manifestato intorno al problema delle « vie al socialismo » . Infatti Tamburrano al termine di una breve ma precisa analisi degli sviluppi del mondo capitalistico e della situazione politica internazionale , ha scritto : « I mutamenti avvenuti nel mondo borghese capitalistico , la partecipazione dei lavoratori alla costruzione dello Stato democratico , lo stretto legame tra attività dello Stato e del capitale , la importanza sempre maggiore di organismi ed istituti pubblici nella economia , le prospettive del progresso tecnico e della integrazione economica , le diverse condizioni internazionali e la fine dell ' epoca coloniale , hanno fatto tramontare il mito , che ieri fu tattica realistica , della conquista esterna e violenta dello Stato . Oggi la classe lavoratrice è già nell ' interno dello Stato democratico borghese : deve solo appropriarsi degli istituti politici ed economici del potere per usarlo allo scopo di creare la società socialista . È questo il senso dell ' accettazione del metodo democratico » . Ma non è questa proprio una ricaduta nel mito giusnaturalistico , criticato da Giannantoni , che nelle forme e negli istituti assunti dalla democrazia in una società classista borghese crede di dover trovare il modello perenne d ' ogni democrazia , indipendentemente dal carattere peculiare che essa assume nel suo qualificarsi variamente come democrazia borghese o proletaria ? Invero lo stesso Tamburrano dichiara che se in tal modo va risolto il problema del dominio , il problema dell ' egemonia , cioè quello della costruzione della società socialista , richiede la creazione di « istituzioni proletarie capaci di assumere in proprio la maggior parte delle iniziative » , e nel frattempo lo sviluppo dell ' azione educatrice delle masse attraverso organismi collettivi e l ' azione individuale , onde « preparare i quadri umani e gli strumenti organizzativi necessari alla costruzione socialista , per sviluppare il " consenso attivo " al socialismo nella società civile e farne un fatto popolare non solo come aspirazione ma nella sua concreta realizzazione » . Ma se la struttura politica dello Stato non è , rispetto alle forme economiche della produzione e alle forme sociali della proprietà , che una sovrastruttura ( la quale sarà certamente atta a garantire il buon funzionamento della società borghese di cui è frutto , ma non altrettanto a permettere la conquista del potere da parte di quelle classi che la società borghese stessa vuole anzitutto tenere perennemente in condizione subalterna ) , non è facile vedere come l ' accettazione del metodo democratico intesa in questo senso permetterà effettivamente la appropriazione degli istituti politici ed economici del potere . Onde la replica di Della Mea , che accusa questa posizione di apriorismo : la vita democratica al socialismo non può . pena il suo decadere a dogma antistorico , essere intesa come incondizionata accettazione delle forme storicamente assunte da una determinata società a struttura classista , ma soltanto come « ipotesi di lavoro » da verificare praticamente e scientificamente , nella prassi sociale , nell ' esercizio della lotta di classe . Evidentemente , anche questa proposizione andrà intesa in un senso assai circostanziato e determinato . Si vorrà dire , presumo , che date le nuove condizioni sviluppantisi oggi nello stesso mondo capitalistico . dati i nuovi metodi assunti oggi dall ' avversario di classe ( che non ricorre più alla soluzione antidemocratica del fascismo , ma a quella che , almeno formalmente , rispetta le regole democratiche del riformismo neocapitalistico ) , si può cercare di verificare l ' ipotesi che la conquista del potere da parte della classe operaia possa avvenire utilizzando le medesime forme istituzionali che oggi l ' avversario sta adoperando a suo vantaggio . Questa stessa ipotesi della possibilità della via democratica o pacifica al socialismo , se venisse generalizzata a qualunque tipo di tattica e strategia usala dall ' avversario e a qualunque situazione storica , assumerebbe anch ' essa l ' astrattezza di un dogma aprioristico e di una indebita sistematizzazione di esperienze circostanziate , e per di più sarebbe retrospettivamente falsificata proprio dal fatto che fino ad ora in nessun paese del mondo la società socialista ha potuto venir edificata attraverso una conquista « pacifica » del potere da parte del proletariato ( gli stati scandinavi non sono ancora affatto stati e società socialisti , anche se in essi la democrazia ha assunto decise tendenze sociali ) . La questione , decisiva , che a questo punto si pone , è questa : la svolta riformistica del neocapitalismo costituisce obiettivamente un ostacolo più o meno , difficile da superare , per il proletariato , sulla via della conquista del potere , di quello che era costituito dal totalitarismo fascista ? La risposta a questa domanda è di importanza essenziale : perché da essa dipende la decisione se il tentativo di seguire il metodo « pacifico » per conquistare il potere economico e politico possa costituire un ' ipotesi da verificare con un esperimento che costerebbe certamente anni di lunghe e difficili lotte , oppure un ' ulteriore maniera di perdere occasioni e di dilazionare il momento della costruzione del socialismo in un indeterminato e problematico futuro , acconciandosi per il presente a svolgere una funzione che , quali che fossero le formule e le fraseologie impiegate con maggiore o minore abilità rettorica per darle vernice di socialismo , non si differenzierebbe sostanzialmente da quella ormai tradizionalmente e miserevolmente svolta dalla socialdemocrazia tedesca o francese ( per non parlare neppure di quella italiana ) . Resta , certamente , il problema della maniera onde lo stesso proletariato potrà garantirsi contro le degenerazioni burocratiche ed antidemocratiche , una volta conquistato il potere ed iniziata la costruzione della società socialista : problema che non va certamente rinviato a dopo la conquista del potere , ma affrontato fin d ' ora , in modo da precludere l ' eventualità di ripetere gli aspetti negativi degli esperimenti sovietici , denunciati drammaticamente al XX Congresso del PCUS e tragicamente esplosi nella rivoluzione ungherese del 1956 . E in questo senso ci sembra sostanzialmente esatta l ' osservazione di Furio Diaz : « Oggi noi diciamo che , a seguito di certe esperienze della stessa conquista del potere da parte del movimento socialista , il rispetto di alcune forme democratiche e rappresentative , di certe norme di libertà individuale „ quali si sono affermate negli Stati borghesi , appare indispensabile per assicurare al socialismo stesso la sua vittoria , secondo quella istanza di democrazia e di superiore libertà umana che costituisce il suo vero fine » . Sostanzialmente esatta , ma solo se intesa nel senso che si tratta , appunto , di alcune forme democratiche e rappresentative , di certe norme di libertà individuale : non del sistema democratico borghese in blocco , quale si è attuato , ad esempio , in Italia attraverso vicende cui spesso la democrazia fu presente solo di nome . E , per di più , sottintendendo che , qualora le organizzazioni proletarie potessero elaborare fin d ' ora altri metodi di controllo democratico atti a garantirla contro ogni degenerazione totalitaria e burocratica , esse non avrebbero più alcun bisogno di rispettare le forme della democrazia borghese . Per il proletariato si tratta di conquistare il potere politico garantendosi contro ogni pericolo di cederlo nuovamente a gruppi burocratici provenienti dalle sue stesse organizzazioni . Ma questa è una questione che riguarda soltanto il proletariato e le sue organizzazioni , ed alla quale la borghesia capitalistica è del tutto estranea . Ed a questo problema , della elaborazione delle nuove istituzioni proletarie , ben diverso da quello della utilizzazione delle istituzioni borghesi da parte del proletariato , era dedicata una parte essenziale del libro di Guiducci , dal quale il dibattito ha preso le mosse : per la qual ragione esso conserva e probabilmente conserverà a lungo un valore di attualità .
Quella voce dall'America ( Rossella Carlo , 1999 )
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Prima che la Cnn americana diventasse la tv globale , vista simultaneamente in tutto il mondo , l ' unico strumento di comunicazione ' worldwide ' era la britannica Bbc . Ancora oggi , in ogni angolo della Terra , ci sono milioni di persone che ogni giorno ascoltano via radio il World service La Bbc , che ora dispone anche di un canale televisivo come quello della Cnn ( ma molto migliore ) , era la voce dell ' impero ma anche della democrazia . Gli appassionati della Bbc , che da anni la stanno a sentire , conoscono un personaggio molto popolare della radio britannica : Alistair Cooke . Da 53 anni , da più di mezzo secolo , Cooke , che oggi ha 91 anni e vive in 5th . avenue a New York , legge una volta alla settimana la sua Letter from America . Dal 1946 ne ha scritte 2.600 . Sono il migliore strumento per capire l ' evolversi della storia e della vita americana , dal dopoguerra alla globalizzazione , alla formazione della superpotenza solitaria . Tutte le missive di Cooke sono state pubblicate e si trovano nelle librerie inglesi . Per molti sudditi di Sua maestà i volumetti di Cooke sono gli unici libri mai letti sui ' cugini ' d ' oltreoceano . Cooke ha toccato ogni aspetto della vita americana , dai principali eventi politici alla cronaca di ogni giorno , dal movimento per i diritti civili alla guerra in Vietnam , dalle mode alle manie , dai gossip ai piccoli , insignificanti avvenimenti personali che però spiegano bene il mondo in cui si vive . Cooke ha parlato di tutti , da Douglas Fairbanks a Monica Lewinsky , dalla sconfitta elettorale del suo amico Adlai Stevenson alla caduta del pugile Sugar Ray Robinson al Madison Square Garden nel 1962 ( ' Una delle più straordinarie descrizioni di quell ' avvenimento ' hanno affermato i critici ) . L ' ultimo libro di Cooke , Memories of the great and good , una raccolta di 23 profili americani , è stato pubblicato in ottobre ed è in testa alle classifiche inglesi , proprio al di sopra delle memorie dell ' ex primo ministro John Major . Lo stile di Cooke è elegante , spiritoso , chiarissimo . I maestri del giornalista britannico sono , a suo dire , Mark Twain , H.L. Menken , E.B. Wite , e due suoi professori a Cambridge , negli anni Venti , D.W. Brogan e Artur Quiller - Couch . Liberale autentico , Cooke , nel periodo della ' caccia alle streghe ' , scrisse un saggio indimenticabile sul processo ad Alger Hiss , una presunta spia sovietica : Generation on trial : Usa vs . Alger Hiss ( Knopf , 1950 ) . L ' esperienza di Cooke dimostra che per raccontare i paesi , soprattutto nell ' epoca della globalizzazione , dove sembra di sapere tutto attraverso la tv , bisogna viverci a lungo , parlare bene la lingua , avere tanti amici , conoscerne la storia , la letteratura , il teatro , il cinema , la musica , gli ambienti accademici e scientifici , l ' economia e le piccolezze della vita . I corrispondenti dei giornali , delle radio , delle tv , ma ora anche delle catene di Internet , debbono vivere a lungo nei posti per poterne scrivere con semplicità e assoluta competenza . Il giornalismo della globalizzazione non può permettersi di essere frettoloso e superficiale . L ' Italia , per esempio , ha avuto dagli Stati Uniti due corrispondenti molto simili a Cooke : Ruggero Orlando e Ugo Stille , più newyorkesi dei newyorkesi . Oggi i pochi columnist fortunati e bravi che vivono da lungo tempo nei posti sui quali scrivono sono Vittorio Zucconi , Tiziano Terzani , Bernardo Valli , Barbara Spinelli . Per loro fortuna e per fortuna dei loro giornali e dei loro lettori conoscono le minime sfaccettature della società americana ( Zucconi ) , asiatica ( Terzani ) , francese ed europea ( Spinelli e Valli ) . L ' esempio mirabile di Alistair Cooke dovrebbe insegnare qualcosa agli editori italiani , sempre così restii a investire sull ' estero . La loro parsimonia colpisce nell ' era della globalizzazione , quando tutto il mondo va raccontato con competenza e con stile .
StampaPeriodica ,
Nessun popolo in nessun tempo si è costituito in libertà ed ha durato in essa senza un ’ interna agitazione che lo costringa a pensare , a parlare e ad agire incessantemente per l ’ interesse patrio e per la sua indipendenza . La rassegnazione è sintomo precursore della schiavitù ; invece l ’ agitazione è il segno certo di vita , di progresso e d ’ incivilimento . I despoti vogliono la calma dei sepolcri ; gli uomini liberi amano il moto delle moltitudini , dei parlamenti e della stampa . Colui che consiglia la calma e la rassegnazione , fa opera trista e serve o scientemente o suo malgrado al dispotismo . Nei regni abituati al vivere libero , e là dove le istituzioni democratiche hanno profonde radici si trova una calma apparente , la quale però non è una cieca fiducia , una rassegnazione propria dei frati e dei trappisti ; ma è la calma di un popolo ch ’ è contento delle leggi sanzionate dalla sua libera volontà ; e se l ’ occhio dell ’ osservatore penetra dentro di quella operosa civiltà , vi troverà sempre il moto e l ’ agitazione , conseguenze immancabili o del timore di perdere il bene acquistato o del desiderio di acquistare nuovi beni favorevoli al suo progresso . Da lungo tempo l ’ Italia è agitata a cagione dello stato precario in cui si trova , e questo stato non solo mantiene una perenne agitazione nella penisola , ma la genera ancora presso altri popoli europei . Taluni asseriscono che Napoleone III , disse essere questo stato di agitazione in Italia che impedisce a lui di prendere una definitiva decisione , non volendo egli mostrare di cedere ad una pressione straniera ; il che sarebbe indizio certo che la sua volontà non è libera , ma violentata . Questa risposta somiglia a quella di un debitore che , chiamato in tribunale , perché adempia i suoi obblighi contratti , si rifiuta di pagare dicendo : “ Il mio creditore vuol forzarmi a pagare per via legale ; ebbene , io resisterò , perché non voglio che la mia volontà sia violentata , e tirerò innanzi la lite il più lungo tempo , possibile ; al mio difensore non mancano cavilli per isfuggire al rigore della legge . ” La questione romana è stata presentata da lungo tempo al supremo tribunale della pubblica opinione , la quale giudicò la caduta del potere temporale dei papi necessaria al ritorno della pura religione cristiana , necessaria alla costituzione dell ’ unità italiana . Il ritardo di questa caduta , derivato dalla presenza dei Francesi in Roma , è la sola causa dell ’ agitazione italiana , e di quel profondo turbamento delle coscienze , riconosciuto perfino dall ’ istesso Imperatore dei Francesi nel modo stesso con cui riconobbe i diritti degl ’ Italiani su Roma nella sua lettera ... Dov ’ è dunque questa pressione venuta da una forza straniera ? La pressione viene esercitata dalla situazione , e non cesserà se non quando cesserà la causa che la produce e che la manterrà sempre più viva ed energica . La nostra calma sarebbe il trionfo dei nostri nemici ; ma lo sperano invano . Qual ’ è la città , quale la provincia italiana che possa contentarsi dello stato presente ? L ’ agitazione , il malessere sono generali . Il ministero lo sa assai bene , vorrebbe in qualche modo mettervi un rimedio , e farsi perdonare i suoi errori ; ma si trova impotente in faccia al moto popolare . Da ciò nasce la sua incertezza , e il continuo cambiamento dei suoi disegni . Senza un programma , senza una politica ferma , vive nel provvisorio . L ’ agitazione crescerà per conseguenza , e lo vedremo alla riapertura del Parlamento . Come sperare la calma nell ’ urto di tante passioni che agiteranno l ’ assemblea ? Sorgeranno uno dopo l ’ altro terribili accusatori , e sorgeranno con lo Statuto alla mano . Il ministero preparerà i suoi difensori , e questi , irritati per le sconfitte ricevute dall ’ opinione del paese , crederanno di imporre con la loro eloquenza , e mostreranno una sicurezza che non sentono . L ’ agitazione scenderà dalla tribuna parlamentare nella stampa , e da essa si diffonderà nelle moltitudini . Questo quadro sembrerà spaventoso a molti ; per noi è un lieto augurio dell ’ avvenire , perché da essa nascerà la salute del paese . Il fiume corre rapido verso il mare , porta via i fanghi e purifica l ’ atmosfera ; le acque stagnanti sono causa d ’ infezioni e di sterilità . Ogni giorno vengono fuori nuovi progetti : la nostra patria è divenuta in mano dei progettisti una creta molle , atta a rappresentare tutte le figure possibili . Gli artisti sono al lavoro ; la dividono , la suddividono , tornano a rimpastarla ; una corona , due corone , tre e quattro corone di regnanti sorgono di varia grandezza , si compongono di vari cerchi ; in mezzo sta sempre la tiara . Viene un nuovo artista , un artista di cui non si faceva nessun conto , prende tutte le corone e ne forma una sola ; la tiara sparisce e al suo posto s ’ innalza una croce . Chi è quest ’ ultimo artista ? È il popolo italiano . Oggi si mette in campo l ’ idea di conciliare il Papa e l ’ Italia , di rinunziare a Roma per andare a Firenze . I progettisti lottano fra loro , è un vero pugilato . Arriva il popolo e grida : “ Uno è il Campidoglio , e la nostra capitale sta sulla vetta di quella collina consacrata dal sangue , e dai trionfi dei nostri antenati . ” L ’ agitazione italiana non si calmerà se non quando i decreti del Parlamento italiano porteranno inciso in caratteri d ’ oro : Dal Campidoglio ; e saranno firmati : Vittorio Emmanuele , Re d ’ Italia . I sospiri di tanti secoli , i martirî di tanti Italiani , meritano questo compenso . Siano rese grazie alla inflessibile resistenza di Luigi Napoleone : la questione romana per lui , ma suo malgrado , ha preso proporzioni gigantesche . È divenuta il pernio intorno a cui si aggirano le grandi quistioni sociali del nostro secolo , libertà di coscienza , libertà di stampa , diritto popolare , istruzione universale , risorgimento delle nazionalità , istituzioni democratiche , abolizione completa delle autocrazie , delle caste privilegiate ; l ’ impero della legge , e la pace europea verranno dietro la conquista di Roma sul Papato . I popoli hanno comprese queste verità , e perciò Roma sta sulla bocca di tutti . Napoleone III ha potuto dire all ’ autocrate russo a Sebastopoli : “ Arrestati ” ; ha potuto dire al gran Sultano : “ Riconosci la nazionalità rumena ” ; ma non potrà mai dire all ’ Europa : “ Io voglio che Roma resti al Papa per distruggere la sua gloria e il suo nome , ” ovvero : “ Io voglio che Roma sia la seconda città del mio impero , ” come disse suo zio . Si ricordi che da quella bestemmia uscita dalla bocca del gran Capitano cominciò la sua rovina . I preti romani l ’ attribuiscono alla vendetta celeste ; ma con più ragione e verità deve attribuirsi a quella ambizione che si manifestò in tutta la sua forza nella usurpazione di Roma . I sovrani si avvidero allora ch ’ egli mirava al dominio universale , si collegarono e lo distrussero . Vorrebbe forse il nipote ritentare la prova ? Entra forse nella sua politica di acquetare per ora il Papa e l ’ Italia , di addormentare queste due potenze per poter entrare tranquillo nel cuore dell ’ Alemagna e riprendere il titolo , che ebbe lo zio , di Protettore della Confederazione germanica ? Non lo crediamo né tanto malaccorto , né tanto possente . La storia non sarà una lettera morta per lui , e la crescente agitazione in Italia , propagata in Europa , gli proverà che la vita di questo popolo è risorta , e che , uscito una volta dal sepolcro , ha gettato lungi da sé il lenzuolo della morte per rivestire il manto reale .
LA NUMISMATICA IN CIRCOLAZIONE ( MORASSO MARIO , 1914 )
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La lettura dei giornali , i discorsi che si ascoltano al bar ; le notizie degli avvenimenti mi producono , in questi giorni , una strana impressione . Mi pare come se di un tratto , tra le monete e i biglietti di banca che ci scambiamo quotidianamente , fossero apparsi denari di secoli scorsi e di stampi antichi , denari di nazioni estinte e di conii fuori d ' uso , che si conservano come curiosità nei musei . Mi pare come se alla nostra moneta corrente si fosse mescolata una ingente quantità di moneta fuori corso , una intera raccolta numismatica . Nel nostro vocabolario vivo dall ' uso e nel nostro modo di agire abituale sono spuntati infatti improvvisamente numerosi vocaboli e gesti che appartenevano allo stile storico e alle evocazioni storiche , parole che non si adoperavano più o si adoperavano ben di rado , perché il loro contenuto aveva cessato di essere una realtà presente , atti che non si compivano più perché si credeva persino che ne fosse scomparsa in noi la possibilità . Spie , fucilazioni sommarie , prigionieri di guerra , paesi incendiati , città rase al suolo , ostaggi , esodo di intere cittadinanze , pozzi avvelenati , navi colate a picco , soldati che sparano dietro trincee di cadaveri , requisizioni , e tante altre locuzioni somiglianti che ora si incontrano ripetute decine di volte su ogni colonna di giornale come se le guerre puniche o il premere dei barbari sul Danubio , o la guerra dei trent ' anni , o la carica napoleonica , o più semplicemente il libretto dell ' Aida fossero divenute la cronaca della nostra attività normale , ecco tutta una bizzarra e anacronistica intrusione di parole e di cose a cui non sono ancora riuscito ad abituarmi . Ogni volta che incontro una di queste anticaglie rimodernate , uno di questi fantasmi rimpolpati ne provo un senso di stupore . Penso se per un fenomeno straordinario sono io che vado rivivendo a ritroso nei residui di ricordi di qualche mia vita precedente o è il mondo che ha fatto un salto all ' indietro di parecchi secoli . Si è per avventura svaligiato qualche museo egizio , assiro o romano o magari preistorico ed i cimeli ne sono stati posti in circolazione ? Fino a un mese fa nessuno avrebbe mai sognato di scorgere nel forestiero una spia da impiccare e nel medico uno spargitore di tifo da fucilare dopo averlo obbligato a scavarsi la fossa . Chi avesse osato temere la carestia del pane , la penuria del carbone sarebbe stato visitato dal medico provinciale come un probabile paranoico candidato al manicomio . E se appunto le parole che significano questo insieme di attitudini e di imprese erano quasi cadute dall ' uso , le attitudini e le imprese designate dalle parole stesse non solo erano uscite dalla attualità ma lo parevano anche dalla realtà . Il solo nominare spie e ostaggi , carestia e saccheggio ci faceva immediatamente risalire col pensiero ad altre età ben lontane e diverse da noi , come il nominare la lebbra e la peste , ci riportava a condizioni di civiltà e di esistenza ormai oltrepassate e di cui ci sembrava impossibile il ritorno . Con la nostra coltura scientifica , col nostro sottile spirito critico , con la nostra raffinata sensibilità , con la nostra delicata urbanità , con la nostra tolleranza e bonomia borghese , e col nostro progresso umanitario come avrebbero potuto risorgere e coesistere , non dico le cose e le opere , ma le idee e le immagini rappresentate nelle parole e nelle frasi sopra indicate ? Pareva un anacronismo inconcepibile . L ' uomo odierno come aveva cambiato di foggia di vestire , di mezzi di locomozione , di armi e di linguaggio in confronto dell ' uomo antico , così credeva di aver cambiato di sentimento e di intelletto . Come aveva relegato nelle gallerie e nei musei gli elmi e le colubrine , le portantine e gli strumenti di tortura così era persuaso di aver relegato per sempre tra le pagine della storia le azioni e le usanze , i flagelli e la barbarie contemporanei di quelli arnesi disusati . Come aveva abbracciato nuovi sistemi filosofici , come aveva adottato nuove opinioni politiche , come si era munito di nuove istituzioni sociali , a cominciare dalla organizzazione internazionale del traffico e del credito per finire a tutte le leggi e le opere di bontà e di previdenza , a tutte le assicurazioni contro le miserie umane , così si era illuso di aver edificato barriere e trincee insormontabili contro un ritorno offensivo dei peggiori malanni che avevano insidiato e attristato l ' esistenza dei nostri antenati . Rimanevano le armi , è vero , anzi aumentavano di giorno in giorno nell ' Europa pacifica , e divenivano ognor più precise e micidiali , ma appunto per questo pareva che avessero mutato la loro natura barbara di un tempo . Non avevano più l ' aspetto di spietati arnesi di morte branditi da selvaggi sanguinari ; erano congegni meccanici complicati ed esatti , costruiti sul tipo dei nostri più delicati meccanismi da gabinetto , e al pari di questi maneggiati da uomini instrutti , consapevoli della loro fine struttura e della loro formidabile potenza . Queste belle e polite armi , portate da automobili e da aeroplani , collocate su magnifiche e gigantesche navi , che sono il compendio supremo della genialità creativa umana , adoperate da uomini tecnici e rigorosi , più con il calcolo matematico e con il meticoloso lavorio del cervello , che con il concitato impeto dei muscoli , queste armi che erano uno dei più mirabili prodotti della nostra maestria nelle arti della pace , come potevano essere il veicolo per il ritorno della barbarie bellicosa ? Non erano desse la difesa fondamentale della civiltà , il presidio inespugnabile dei tesori ideali e materiali accumulati dal progresso , il più saldo baluardo della pace europea ? Così si è affermato e ripetuto , e un famoso scrittore di cose militari , seguito da innumerevoli aderenti , il Bloch , è arrivato a proclamare l ' impossibilità della guerra come una conseguenza necessaria della tremenda efficacia delle armi moderne . Orbene ecco che pochi giorni , quasi si potrebbe dire poche ore , sono stati sufficienti ad abbattere , a schiantare , a soffiar via tutto questo grandioso monumento mondiale elevato durante mezzo secolo di sforzi pacifici come se fosse stato uno di quelli effimeri scenari , una di quelle fragili impalcature di tela e di gesso che divampano in incendio al finale di qualche spettacolosa film cinematografica . Avvenuta quella mezza dozzina e più di dichiarazioni di guerra che hanno posto a soqquadro il mondo , iniziate le mobilitazioni , insieme ai treni , carichi di soldati , partenti dalle metropoli verso le frontiere , anche gli spiriti degli uomini hanno preso la rincorsa verso le frontiere della civiltà contemporanea . Oltre alla mobilitazione militare è avvenuta immediatamente una mobilitazione economica e spirituale . Se l ' uomo si è spogliato del suo vestito di pacifico borghese per indossare l ' assisa del milite , si è altresì spogliato delle sue vedute , delle sue fiducie , della sua calma di industriale o di professionista , di scienziato o di artista , si è spogliato di tutto il suo corredo di istruzione , di scetticismo , di esperienza e di sentimentalismo di borghese civilizzato del placido secolo ventesimo per assumere le previsioni e le diffidenze , la credulità e i sospetti la mentalità e il contegno di un europeo contemporaneo di Benvenuto Cellini . Questo cambiamento a vista mi rende ancora attonito adesso . È stato così rapido e così facile da sorprendere anche coloro che , al pari di me , non avevano mai accordato soverchia importanza allo spolverìo luccicante di civilizzazione con cui l ' umanità ostentava di incipriarsi . È certo che gli uomini hanno più rapidamente cambiato di idee e di atteggiamenti morali che di uniforme e di strumenti . In un attimo il passato recente , ciò che costituiva lo ieri è sprofondato come inghiottito nel baratro aperto dalla guerra ; le nostre preoccupazioni , le nostre predilezioni , le nostre stesse occupazioni più importanti di cui si intesseva la trama della nostra esistenza sono state troncate e dimenticate , ciò che fino al momento prima teneva desto tutto il nostro interesse , un momento dopo non ci interessava più . Dall ' oggi al domani quasi tutti i legami che congiungevano o allacciavano la continuità della nostra vita individuale e collettiva sono stati recisi , come se fossimo stati trasportati di colpo su un altro pianeta o meglio ancora come se bruscamente fossero stati asportati dalle successioni del tempo tre o quattro secoli e saldate insieme le due estremità recise . È sparito tutto il passato recente ed è risalito a galla tutto il passato lontano ! Io non mi sarei mai aspettato una trasformazione così immediata e subitanea e soprattutto non mi sarei mai aspettato che il mondo moderno , il mondo delle banche , del socialismo , del pacifismo , dell ' intellettualismo , quello appunto che insisteva sulla sua modernità , sulla sua differenziazione dal mondo antico , che traeva tanto vanto dalla sua novità , e così implacabilmente tuonava contro ogni timore di reazione , avrebbe opposto una così debole difesa , una così insignificante resistenza al suo annientamento . Si è rassegnato a scomparire , si è acconciato quasi di buon grado a togliersi di mezzo , a non farsi più né vedere né sentire come se fosse un intruso o uno straniero , gli stessi suoi più eloquenti più convinti e anche più arditi patrocinatori lo hanno abbandonato , sono passati dall ' altra parte . Hervé invoca la magnanima ombra di Deroulêde , Liebknecht gli risponde arruolandosi volontario . Dove è mai scampato il derelitto ? Ha forse trovato rifugio nell ' Italia neutrale ? Per certi segni parrebbe lecito dubitarne .
Gli intellettuali e la 'via democratica' ( Tamburrano Giuseppe , 1957 )
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È opinione diffusa che gli avvenimenti successivi alla morte di Stalin nell ' interno degli Stati comunisti abbiano messo in luce qui in Italia le differenze esistenti tra il pensiero e la prassi socialista e il pensiero e la prassi comunista . Da ciò le diverse reazioni nei due partiti sul Rapporto Krusciov e la rivoluzione ungherese e da ciò anche il fenomeno di attrazione che il PSI esercita sui comunisti che si sono staccati dal PCI in tempi remoti ( USI ) o recenti . Sotto questo profilo anche l ' opuscolo di Giolitti sarebbe niente altro che un fenomeno di maturazione delle idee dell ' autore in senso socialista . Questa tesi è superficiale perché ipostatizza due realtà ideologiche e le cristallizza in un contrasto teorico insanabile creando uno schema astratto laddove è una realtà in movimento che si esprime in giudizi e pensieri ancora contraddittori . in posizioni ideologiche ancora in ritardo ed arretrate od ancora confuse , realtà che però è sostanzialmente unitaria e che quindi prima o poi dovrà esprimersi in una « coscienza » di se stessa cioè in una soprastruttura ideologica fondamentalmente unitaria . La discussione e la critica possono aiutare molto questo riadeguamento dell ' idea alla nuova realtà . Il giudizio che sono stati gli avvenimenti del mondo comunista a far sorgere l ' esigenza democratica nel campo socialista non coglie il senso profondo delle cose . All ' origine di quegli avvenimenti vi è una realtà nuova , specie in URSS , che in un lungo attrito con istituti e mentalità superate ha finito con l ' aprirsi le prime breccie , ed una realtà nuova del mondo capitalistico che sollecita i partiti che si richiamano al socialismo , dai socialdemocratici ai comunisti a ripensare ideologie e programmi , tattica e strategia . Il fatto che questa realtà nuova spinga da una parte a ricercare il sentiero della democrazia e dall ' altra a superare il riformismo cioè a battere una strada che il nostro partito ha già imboccata coerentemente non deve essere per noi solo motivo di orgoglio , ma incentivo a discutere e a chiarire i termini dei problemi , a studiare il mondo contemporaneo , la nuova fase economica e politica del capitalismo , la nuova fase economica e politica dei paesi socialisti , i fermenti ideali che sorgono nel campo comunista e socialdemocratico per aiutare questo processo di incalcolabile portata storica in fondo al quale può essere la unità politica ed ideologica di tutti i lavoratori , cioè la sicura vittoria del socialismo . Il capitalismo moderno è entrato in una fase completamente diversa : esso non è più il capitalismo della impresa proprietà del singolo capitano dell ' industria che agisce sul mercato della libera concorrenza : dalle « Armonie economiche » di Bastiat a « Capitalismo , socialismo e democrazia » di Schumpeter il passo è lunghissimo . Oggi domina il capitale finanziario che regola la vita di immensi trusts , domina una particolare burocrazia industriale , i managers ed il capitalismo si intrecciano in complicati rapporti con lo Stato dominandoli in modo del tutto nuovo . La direzione burocratica , il predominio del capitale finanziario e lo stesso rapporto tra attività statale ( vigilanza controllo , partecipazione azionaria ) e attività capitalistica privata indirizzano la lotta delle masse lavoratrici verso obiettivi diversi ( per es. la determinazione dell ' indirizzo di governo per intervenire nell ' economia attraverso le aziende statali ) con metodi diversi . Lo stesso rapporto di classe è mutato : al posto del brutale sfruttamento vi è lo sfruttamento edulcorato del paternalismo : incentivi , premi , relazione umane . Per questo anche la lotta sindacale i cui problemi in Italia sono complicati dalla presenza di un forte sindacato cattolico , deve necessariamente mutare obiettivi e metodi . A questi mutamenti già in atto bisogna aggiungere quelli importantissimi che deriveranno dalla istituzione del Mercato Comune e dall ' automazione . Il Mercato Comune quasi sicuramente determinerà gli accordi di cartello per regolare la concorrenza tra industrie dei vari paesi e quindi farà sorgere il pericolo della creazione di immensi monopoli europei contro i quali sarà necessaria non solo l ' azione degli organi della Comunità , che perciò dovranno essere forniti di autorità sufficiente , ma anche l ' azione unita dei lavoratori dei sei Paesi e quindi l ' incontro tra i vari sindacati e Partiti socialisti . L ' automazione d ' altra parte farà sorgere l ' alternativa : ulteriore disoccupazione o riduzione degli orari di lavoro senza intaccare il salario anzi aumentandolo e creerà pertanto nuovi motivi di lotta e di unità sindacale e la necessità dell ' intervento dello Stato il quale - e questo dipende dalla forza delle masse operaie - potrà indirizzarsi in un senso o nell ' altro . Queste prospettive esigono che la lotta dei lavoratori si svolga non solo nelle fabbriche e nelle campagne ma anche nelle istituzioni politiche che vanno giudicate non più come tribuna di agitazione e di denuncia ma come roccaforti del potere capitalistico da espugnare e utilizzare per intervenire nella economia ed espropriare progressivamente il capitale . La nuova fase capitalistica è evidente anche nelle manifestazioni internazionali . L ' imperialismo non è più quello analizzato da Lenin . Lo sviluppo delle interne contraddizioni , lo svincolarsi dalla morsa coloniale di immense moltitudini e la potenza dell ' URSS in questo dopoguerra hanno trasformato l ' imperialismo colonialista in un suo succedaneo che ha perduto moltissimi ( lei caratteri del suo progenitore . Il capitale internazionale si apre la strada per conquistare mercati di materie prime e di consumo non più con le armi e con l ' assoggettamento politico militare dei paesi arretrati . La tragicommedia di Suez e gli ultimi bagliori colonialistici in Algeria lo dimostrano . Esso si rivolge agli « aiuti » ed alle integrazioni economiche . Perciò la tesi della rottura dell ' anello più debole della catena imperialistica è superata : oggi si pone il problema di affiancare la lotta dei popoli ex coloniali perché gli « aiuti » siano di carattere esclusivamente economico e non contengano condizioni politiche e siano amministrati da un organismo internazionale a cui partecipi anche l ' URSS ( piano laburista per il Medio Oriente ) . Mutamenti non meno profondi si stanno d ' altra parte verificando nel mondo comunista . Il tramonto di certe condizioni politiche ( accerchiamento capitalistico e relativa debolezza dell ' URSS ) e lo sviluppo della maturità tecnica e politica dei ceti produttivi e di direzione intermedia hanno fatto nascere l ' esigenza di mutare il centralismo burocratico e dispotico a favore della decentralizzazione , dell ' autonomia ed in ultima analisi della democratizzazione economica e politica della società sovietica . I sentimenti nazionali e la reazione ad uno schema di collettivizzazione imposto e non necessario operano del resto nelle democrazie popolari , dove più e dove meno , nello stesso senso dell ' autonomia : democratizzazione e via nazionale al socialismo . Queste nuove forze sono spinte dalla tendenza interna a liberare il blocco comunista dalle sovrastrutture oppressive interne ai singoli stati e dal rigido vincolo interstatale e mentre all ' interno si irrobustiscono le autonomie collettive e individuali nei rapporti tra stati prendono vigore le autonomie delle singole società nazionali e forme nuove di collaborazione internazionale . Da ciò nasce la prospettiva del superamento dei blocchi non solo sul piano diplomatico ma anche sul piano politico - economico . È infatti difficile non immaginare in un domani diverse relazioni non solo diplomatiche , ma anche economiche , tra una Europa occidentale socialista e la Polonia di Gomulka o la Jugoslavia dei Consigli operai . È anche importante anche se meno appariscente il cammino percorso nei settori più seri della socialdemocrazia . E valga l ' esempio laburista . I passi avanti di questo partito non sono stati compiuti solo nel settore della politica estera ma anche in quello ideologico . La produzione letteraria socialista di questi ultimi anni si è arricchita di temi inconsueti nella letteratura laburista . « I nuovi saggi fabiani » ( tradotti da Comunità nel '53 ) che rappresentano il pensiero , continuamente aggiornato , del movimento socialista inglese , contengono spunti nuovi che , se sviluppati , trasformeranno il riformismo laburista in socialismo autentico anche se tipico e adatto alla società inglese . In questo volume si analizzano le cause della crisi laburista e se ne indicano due : 1 ) l ' accentramento burocratico che « diede l ' impressione che il socialismo fosse una faccenda riservata al Governo operante attraverso l ' esistente Servizio » ( Saggio di K.H.S. Crossman , pag. 37 ) e che fece trascurare l ' iniziativa produttrice delle Trade Unions , dei socialisti municipali , delle cooperative , « così il primo stadio del socialismo fu realizzato essenzialmente da funzionari antisocialisti e da membri neutri del Servizio Civile ( ibidem ) ; 2 ) l ' assenza di dottrina e di princìpi per « il Partito laburista ... ha incapsulato la teoria in una serie di misure pratiche , e una volta compiute queste riforme , non gli è restata per l ' azione altra guida che la tradizione interpretabile in una quantità di modi contrastanti ( stesso saggio p . 6 ) . Da queste critiche che riecheggiano quelle avanzate sempre dai socialisti marxisti , si deducono conclusioni tipicamente marxiste ( anche se la polemica col marxismo è costante ) come quella del passaggio inevitabile dal capitalismo al socialismo ( Saggio di C.A.R. Crosland p . 51 ) o quella addirittura leninista della guerra come necessità dell ' imperialismo capitalista ( Saggio di John Strachey p . 240 ) per giungere a porre la prospettiva della realizzazione della società senza classi ( per esempio il saggio di Roy Jenkins , pagine 97-100 ) . Indubbiamente non solo i laburisti ma anche la socialdemocrazia tedesca ( non mette conto nemmeno di parlare di Guy Mollet e di Saragat per quanto sembra che si prepari per loro il giusto destino ) restano ancora lontani dalle posizioni del socialismo marxista , ma la loro visione politica dei rapporti internazionali e i progressi ideologici già compiuti creano le occasioni e il terreno per un proficuo dialogo . Le lacerazioni profonde tra socialdemocrazia e comunisti trovarono la loro causa prima di tutto in una certa situazione mondiale e nelle necessità insite nella situazione russa prerivoluzionaria . Oggi le diverse condizioni oggettive e il riesame critico delle due esperienze : la laburista e la sovietica tendono a creare un clima diverso e a far riaffiorare la matrice comune . Si comprende quindi come la Carta di Francoforte sia tremendamente inadeguata quanto lo stalinismo e come il professor Cole faccia ricerche e distinzioni sulle affinità e differenze tra comunismo e socialismo mentre Gomulka inizia un nuovo esperimento di regime socialista e Mao ammette che fioriscano « cento fiori » . Occorre quindi studiare con spirito pratico le modificazioni , già avvenute nella realtà , dei processi storici e delle coscienze e quelle che riserva l ' avvenire , e prepararsi in tempo ; occorre discutere i problemi connessi con la prospettiva dell ' unità di tutti i lavoratori , e sui temi e le soluzioni che ne scaturiscono battersi con chiarezza c senza timidezza . La svolta storica nella lotta per il socialismo va compresa ed aiutata con convinzione profonda e con coraggio . Gramsci intuì nel carcere che le condizioni della lotta proletaria in Occidente erano diverse da quelle orientali : « Mi pare che Ilic aveva compreso che occorreva un mutamento dalla guerra manovrata applicata vittoriosamente in Oriente nel 1917 alla guerra di posizione che era la sola possibile in Occidente , solo che Ilici non ebbe il tempo di approfondire la sua formula , pur tenendo conto che egli poteva approfondirla solo teoricamente mentre il compito fondamentale era nazionale cioè domandava una ricognizione del terreno e una fissazione degli elementi di trincea e di fortezza rappresentati dagli elementi di società civile . In Oriente lo Stato era tutto , la società civile era primordiale e gelatinosa : nell ' Occidente tra Stato e società civile c ' era un giusto rapporto e nel tremolio dello Stato si scorgeva subito una robusta struttura della società civile . Lo Stato era solo una trincea avanzata , dietro cui stava una robusta catena di fortezze e di case matte » ( Note su Machiavelli , p . 68 - Einaudi , 1953 ) . Oggi tale diversità è ancor più profonda . I mutamenti avvenuti nel mondo borghese capitalistico , la partecipazione dei lavoratori alla costruzione dello Stato democratico , lo stretto legame tra attività dello Stato e del capitale , l ' importanza sempre maggiore di organismi ed istituti pubblici nella economia , le prospettive del progresso tecnico e della integrazione economica , le diverse condizioni internazionali e la fine della epoca coloniale , hanno fatto tramontare il mito , che ieri fu tattica realistica , della conquista esterna e violenta dello Stato . Oggi la classe lavoratrice è già nell ' interno dello Stato democratico borghese : deve solo appropriarsi degli istituti politici cd economici del potere per usarlo allo scopo di creare la società socialista . È questo il senso dell ' accettazione del metodo democratico . Ma se il problema politico del « dominio » , per usare i termini gramsciani , è risolto in questo senso , resta il problema dell ' egemonia , cioè il problema che in termmini moderni potremmo chiamare della costruzione burocratica del socialismo o della : una edificazione dal basso . Schumpeter afferma che inevitabilmente il socialismo sarà costruito burocraticamente . I laburisti si sono posti il dilemma . Roy Jenkins si domanda « se la società che va nascendo dal capitalismo deve essere una società socialistica democratica , cooperativa o una società burocratica , controllata da un ' élite privilegiata che goda di un livello di vita radicalmente diverso da quello della nassa della popolazione » . Una costruzione burocratica attraverso gli istituti esistenti e con altri istituti centralizzati anche se accompagnata dalle garanzie democratiche formali produrrà sempre uno Stato accentrato ed il socialismo potrà divenire impopolare . Bisogna creare istituzioni proletarie capaci di assumere in proprio la maggior parte delle iniziative , e intanto sviluppare attraverso organismi collettivi e attraverso il lavoro individuale l ' azione educatrice delle masse , per preparare i quadri umani e gli strumenti organizzativi necessari alla costruzione socialista , per sviluppare il « consenso attivo » ( che è la finalità dell ' egemonia gramsciana ) al socialismo nella società civile e farne un fatto popolare non solo come aspirazione ma nella sua concreta realizzazione . Il PSI ha la fortuna di essere già su posizioni su cui in un futuro che speriamo non molto lontano si potrà ricondurre ad unità tutta la classe lavoratrice : ma manca ancora la chiarezza e la decisione di farle valere . La chiarezza e la decisione spetta agli intellettuali raggiungerle ; perciò gli intellettuali devono affiancare i politici ( come giustamente propone Agazzi ) per dare alle loro « operazioni » un senso profondo e lungimirante . Il caso del politico puro Cavour che fa l ' unità di Italia senza proporsela è un caso e non una legge storica . Ma gli intellettuali devono sostanziare la loro ricerca con l ' amore per il reale , dimensionandola sui movimenti reali e facendo oggetto di studio non astrazioni o schemi ideologici ma la concretezza del vivente . come lo scienziato studia per il tecnico elaborando teorie a scopi di applicazione pratica . È un ' opera lunga e paziente che deve superare incomprensioni e faziosità ma l ' obiettivo è troppo seducente per farsi prendere dallo scoraggiamento e non è tanto utopistico per rimandarlo a tempi migliori .
Un parlamento sospetto ( Rossella Carlo , 1999 )
StampaPeriodica ,
In un mondo globalizzato , anche nel crimine , dove le mafie costituiscono una reale minaccia , alcuni personaggi della delinquenza organizzata russa hanno trovato un sistema per sfuggire alla giustizia : farsi eleggere al parlamento . Secondo la costituzione , che da sei anni vige a Mosca , nessun membro del parlamento può essere arrestato , nonostante abbia commesso crimini che nulla hanno a che vedere con gli affari politici . Un deputato , in Russia , è una specie di dio intoccabile . Anche se ammazza la moglie non gli succede nulla . Nelle ultime elezioni per il rinnovo della Duma , 6 mila candidati hanno concorso per 450 seggi . Il 30 per cento secondo i calcoli di Alexander Gurov , un ex poliziotto d ' assalto , anche lui in lizza , ha precedenti penali o è noto per i suoi contatti col crimine organizzato . " Il mondo della criminalità ha lanciato un assalto alla Duma " spiega Gurov . Implicata nei grandi scandali internazionali ( dal Russiagate che ha visto coinvolta la famiglia di Boris Eltsin ai misteriosi delitti non ancora del tutto chiariti come quello del banchiere Edmond Safra ) , potente in paesi potenti ( negli Stati Uniti , i mafiosi russi hanno spodestato gli italiani ) , inserita in tutti i paradisi fiscali del mondo , la mafia russa è una piovra che ben si nasconde negli infiniti meandri della globalizzazione . E per espandersi ancora ha bisogno di controllare tutti gli apparati dello stato , compreso il parlamento . Pur se molti politici onesti della Russia desiderano veramente un sistema pulito , liberale e occidentale , la legge sull ' immunità costituisce una pesante barriera contro una società normale , regolata da leggi normali . Appare quindi incredibile ai russi perbene che 105 candidati alla Duma siano già stati condannati come criminali e che molti di loro siano addirittura ricercati dalla polizia . Solo pochissimi mafiosi di grande notorietà sono stati esclusi dalle liste . E ' il caso di Sergei Mikhailov , considerato il capo di una delle cosche più potenti e già arrestato per riciclaggio in Svizzera . Il motivo per escluderlo non è stata la fedina penale , ma il passaporto greco . E ' rimasto invece in lizza Yuri Shutov , un ' politico ' di San Pietroburgo che gareggia per la Duma dalla cella del carcere . Shutov è stato arrestato lo scorso febbraio perché implicato negli omicidi di due politici e di due uomini d ' affari , oltre che in una serie di reati minori . Ha presentato la sua candidatura anche il cantante Josif Kobzon , deputato uscente , detto ' il Frank Sinatra russo ' . Nel 1995 gli fu negato il visto d ' ingresso negli Stati Uniti perché l ' Fbi lo riteneva " legato " alla mafia russa . Le regole sull ' immunità non si applicano solo alla Duma , la camera bassa , ma anche al Consiglio della federazione ( 178 membri ) , la camera alta , cui appartengono il sindaco di Mosca e i governatori regionali . In queste settimane di campagna elettorale l ' immunità parlamentare è stata messa sotto accusa da pochi politici e da un solo intellettuale : Alexander Solgenitsin , dissidente ai tempi di Stalin e di Breznev . " La Duma non può diventare un rifugio per i ricercati " ha gridato il premio Nobel alla tv . Ma il suo appello è caduto nel vuoto . E soprattutto non è stato ascoltato al Cremlino . Anche uno dei più cari amici di famiglia di Eltsin , Boris Berezovsky , campione della globalizzazione alla russa , già accusato di riciclaggio , è candidato a questo allegro parlamento .
DELL'ISTRUZIONE ( - , 1865 )
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Così nell ’ ordine fisico , come nell ’ ordine morale , vi hanno alcune verità che paiono dimostrate da se medesime : a questo genere di verità appartiene la necessità dell ’ istruzione . Chi nega l ’ istruzione , nega l ’ essenza stessa della natura umana ; nega Dio ed il mondo . Se l ’ uomo ha gli occhi per vedere , le orecchie per udire , la lingua per discorrere , le braccia per lavorare e i piedi per recarsi da un luogo all ’ altro , avrà egli per nulla l ’ intelletto ? Ma allora bisognerebbe dire che la materia è più perfetta dello spirito , perché la materia è attiva , mentre lo spirito sarebbe inerte , o bisognerebbe per lo meno pronunziare una bestemmia , dicendo che Dio ci ha dato l ’ intelletto per giuoco e per illusione . Vedete a quali ridicoli assurdi ci condurrebbe il non ammettere la necessità dell ’ istruzione . Da ciò nasce che i governi più dispotici e più immorali non ebbero mai l ’ ardimento di svellerla di mezzo ai popoli ; e questo è un omaggio ch ’ essi le tributarono . Ma è nell ’ ordine della creazione che la luce fughi le tenebre , che il gelo sia disciolto dal calore , che dove una cosa è , l ’ altra non possa essere . Ora i governi dispotici ed immorali , che non hanno forza che basti per bandire l ’ istruzione , se ne fanno un ’ arma in loro propria difesa ; vale a dire che , non potendo distruggerla , ne falsano il carattere . Tutti noi uscimmo dalle scuole che i nostri vecchi reggitori ci aprirono . Orbene , che cosa imparavamo in quelle scuole ? Io non accenno né a luoghi , né a persone . Era spesso un prete ignorante ed arcigno , che c ’ infondeva la sapienza del pappagallo , a suon di nerbate , a forza di strapparci gli orecchi ed i capelli ; a furia di porci ginocchioni in un angolo , sui gusci di noce . Dapprima si imparava il catechismo , al catechismo succedeva l ’ uffizio della Madonna , all ’ uffizio della Madonna il Poretti , al Poretti il Nuovo Metodo ; e in fine di molti anni , noi uscivamo dottori , coll ’ orgoglio di saperne quanto i maestri che nulla sapevano . Tutto il nostro patrimonio intellettuale era nel cantare a sproposito i mattutini ed i vespri , nel servire la messa al parroco , e nello scrivere , con una mezza dozzina d ’ errori per ogni periodo , una letteruccia al padre , all ’ amico , o all ’ amante . Di educazione morale , non era parola : il paradiso e l ’ inferno formavano il nostro tesoro ; e in ricambio imparavamo a notare e a rivelare le mancanze dei nostri condiscepoli : il mestiere dello spione ! Conveniamone pur francamente , le nostre scuole non solo non ci rischiaravano l ’ intelletto , ma ci aiutavano a spegnere la fiaccola della natura e il senso comune . Nemmeno nei collegi aristocratici e negli istituti di un ordine più elevato l ’ istruzione camminava di miglior passo . Ci si trascinava per lunghi anni tra gli ispidi campi della lingua latina , fraintesa parimenti dagl ’ insegnanti e dagli scolari : ci si facevano rompere le dita a scandire versi che non potevamo comprendere ; e tra la morta e la viva , tutt ’ e due le lingue ci rimanevano egualmente indigeste . E la morale ? Era tenuto in maggior fama di pietà e rettitudine chi sapesse fare con più ipocrisia il segno della croce ; e le nostre patenti erano nella polizza della confessione mensile , scroccata ad un prete . Non si voleva fare di noi degli onesti , ma dei bacchettoni ; non si voleva educare alla patria dei leoni che sapessero difenderla , ma dei lyons ( leggi pecore ) che sapessero obbedire . I professori sbracciavansi ad esaltare le virtù di Bruto , di Scevola , di Camillo , e ci recitavano ogni dì il panegirico delle glorie greche e romane ; poi , se osavamo pronunziare quei nomi fuor della scuola , ci erano addosso gli aguzzini della polizia e dovevamo beverci le reprimende e le minaccie di Sua Eccellenza il signor governatore . È ben vero che anche di mezzo a queste pastoie uscivano di tanto in tanto alcuni uomini egregi , ma gli è che in quegli uomini ha potuto più la natura che l ’ educazione ; gli è che l ’ intelletto umano è più forte delle catene in cui lo si tenta costringere . E quei pochi uomini egregi qual premio ne avevano ? Chi menò in patria una vita di oppressione e di stento ? Chi mangiò il pane dell ’ esilio e morì in terra straniera ? Chi languì nelle carceri e lasciò l ’ anima sulle forche ? Il ventuno e il trentuno parlano chiaramente ! Ora noi vedremo spiegarsi davanti ai nostri occhi il magnifico quadro della nostra rigenerazione ; vedemmo gli ordini antichi cedere il posto ai nuovi ; vedemmo cangiarsi intieramente la faccia del paese : e per dirla con una immagine , noi ci coricammo schiavi e sorgemmo liberi , ci addormentammo sudditi e ci svegliammo popolo . Comprendiamo noi davvero tutto il benefizio di questa mutazione ? Gli effetti della libertà sono di due sorta : materiali e morali : effetti che riguardano il senso , ed effetti che riguardano l ’ animo . Una guerra utilmente e gloriosamente sostenuta ; le mene dei partiti avversi al bene della patria nostra ; l ’ inclemenza delle stagioni che pregiudicò l ’ agricoltura ; le malferme condizioni politiche dell ’ Europa , che attraversarono il commercio e l ’ industria e aggravarono la pubblica finanza e quindi le fortune cittadine ; tutto ciò ci impedì finora di sentire gli effetti materiali della libertà ; ed ecco perché i pregiudicati e gl ’ ignoranti la osteggiano . Una falsa educazione ed una istruzione inefficace ci tolsero di sentirne pienamente gli effetti morali ; ed ecco perché i pregiudicati e gl ’ ignoranti bestemmiano la libertà , che non conoscono o non vogliono conoscere . Onde non accada di perdere il prezioso tesoro che ci venne affidato , istruiamoci : la libertà è un vello d ’ oro , cui la sola istruzione saprà custodire . Mentre il nostro paese si va solcando di strade ferrate , che congiungono e assorellano tra loro le varie provincie ; mentre i fili telegrafici mettono la nostra patria in così rapida comunicazione col restante d ’ Europa e con le altre parti del mondo ; mentre i nostri desideri e i nostri voti possono avere un appoggio nel giornalismo e un ’ eco nella rappresentanza nazionale ; mentre il commercio e l ’ industria procedono in mezzo a noi così meravigliosamente ; mentre le classi operaie si raccolgono in una associazione nazionale ; negheremo noi che anche a dispetto delle cause accidentali e passeggere , non vi siano tra noi effetti materiali della libertà ? E dinanzi a questo slancio generoso della materia , sopporteremo noi che la mente sola resti indietro ? Continueremo ancora a trascurare la nostra istruzione politica e civile ? La voce di Ezechiele ha fatto risorgere i cadaveri : la voce della libertà , che è più potente di ogni altra , non trarrà noi pure dalla tomba dell ’ ignoranza , in cui i nostri tiranni ci collocarono vivi ? E finora non toccammo che dell ’ istruzione considerata nei suoi rapporti colla politica : che diremo noi dunque dell ’ istruzione considerata nei suoi rapporti colla società e colla vita domestica e individuale ? Un uomo senza istruzione non è utile né agli altri , né a se medesimo . Egli non è utile agli altri , perché a nessuno può cadere in mente di rivolgersi a lui . Sarà ricco ? e allora si farà capo , non a lui , sibbene alle sue dovizie : sarà artefice ? sarà cittadino ? ma allora si farà capo non a lui , sibbene all ’ opera sua materiale . Nell ’ uno e nell ’ altro caso , non è l ’ uomo che si cerca , non è l ’ uomo che si desidera , non è l ’ uomo che si vuole , ma è qualche cosa fuori di lui : perché l ’ uomo è nello spirito , non nella carne , e perché non vi fu divario tra il suo lavoro e quello della bestia , in cui , come dice il Vangelo , non è intelletto . Egli non sarà dunque nel mondo che una macchina vivente , perché una macchina potrà tenere luogo di lui . L ’ uomo senza istruzione non è utile a se medesimo . È egli ricco ? Ebbene , mangierà squisitamente : ma anche i bruti possono fare lo stesso . Viaggierà ; ma le bellezze dell ’ universo gli saranno incomprensibili . Si gitterà nel mondo ; ma gli uomini onesti lo compiangeranno , le donne non ameranno lui sibbene il suo oro , gli amici si vergogneranno di lui , i nemici lo copriranno di ridicolo . È artefice ? È contadino ? Artefice , non conoscerà e non comprenderà i nuovi progressi dell ’ arte , e non giungerà mai a volgere in meglio la sua sorte . Contadino , vivrà e morrà stupidamente , come il bue ch ’ egli guida . Contadino poi od artefice , l ’ uomo senza istruzione si troverà mille volte al giorno nella condizione di dover arrossire ; mille volte al giorno dovrà svelare altrui i propri segreti , per comunicare coi parenti e cogli amici lontani ; mille volte al giorno , nonostante la sua naturale preveggenza e la sua malizia , sarà lo zimbello del prossimo . Viene voglia a qualcuno di dargli ad intendere che i diavoli mettono le anime arrosto come le castagne ? ed egli sel crede . Salta il grillo ad un buontempone di fargli bevere che i morti parlano e camminano ? ed egli sel crede . Un birbante gli dice che i medici avvelenano i poveri colpiti dal colera per distruggere la razza ? ed egli sel crede . I preti lo spaventano e lo rubano in vita ed in morte ; i ciarlatani lo baloccano e gli vendono la panacea ; il giuoco del lotto lo mette in camicia , ed egli recita continuamente nella commedia umana la parte del buffone . Vedemmo che cosa sia in società l ’ uomo senza istruzione : vediamo ora che cosa è l ’ uomo istruito e civile . La fortuna gli fu essa prodiga del suo sorriso ? Ebbene , l ’ uomo istruito farà un savio e filantropico uso delle sue ricchezze ; perocché egli sa come beneficando si provveda allo scopo per cui dalla Provvidenza si donano ; e sa che il ricco non è un feudatario , ma un amministratore del patrimonio sociale . Per lui , i beni del mondo sono il mezzo non il fine della felicità avvegnacché la felicità non abbia la sua sede nel senso fisico , ma nelle soddisfazioni della coscienza e nei godimenti del cuore . La fortuna gli fu essa invece matrigna anziché madre ? Ebbene , l ’ uomo istrutto abbraccierà un ’ arte o un mestiere per vivere , e quell ’ arte , o quel mestiere avranno ai suoi occhi maggior pregio dei tesori della terra , perché egli saprà esercitarli degnamente , e perché andrà persuaso che il pane guadagnato col sudore della propria fronte è di gran lunga più onorato e più dolce di quello di cui non si conosce né il prezzo né l ’ origine . Nascere fra gli agi è opera della fortuna : nascere in povertà e sapere bastare a se medesimo è opera della virtù : se doveste scegliere tra la fortuna e la virtù ondeggiereste voi un istante ? Talvolta voi vedete salutato e accarezzato il ricco idiota ; ma sono i suoi denari quelli che si accarezzano e si salutano . Il povero istrutto , ha una qualità che i danari non daranno mai e che nessuna forza gli potrà togliere : voglio dire il sentimento della propria dignità . I beni della terra passano ; i beni dell ’ intelletto restano ; e il povero istrutto , messo a confronto col ricco ignorante , avrà sempre il doppio vantaggio di essere e di sapersi migliore . Non si ripeta dunque più mai quella sciocca bestemmia che l ’ oro è tutto : vi ha una cosa che l ’ oro non può comprare e invece l ’ istruzione lo può : e questa è la stima universale .
IL 'DRAMMA DI CRISPI' ( AMBROSINI LUIGI , 1915 )
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All ' ultima pagina della nuova vita di Crispi , di Gualtiero Castellini ( Barbèra , Firenze ) mi sono rivolto questa domanda : È qui dunque posto nei suoi termini e risolto il problema di Crispi ? È questo il caso ( il dramma , la tragedia , come dicono ) del grand ' uomo misconosciuto e negato , dello statista sfortunato e glorioso ? Ho risposto , senza esitazione , no . E allora , ecco un libro che bisognerà riscrivere . Accingendosi a narrare la vita di Francesco Crispi , il Castellini s ' era proposto d ' essere equo . Egli avrebbe voluto accettare tutto l ' uomo , il suo bene e il suo male , grandezze , debolezze e miserie . In Crispi fervono le une e le altre , stranamente commiste . Il giovane biografo avrebbe , da un tale contrasto , cavata una figura viva e vibrante , tanto più attraente quanto più agitata e complessa . Il dramma crispino si sarebbe così risolto in una franca narrazione d ' arte e di storia . La nuova generazione sente che questo tributo a Francesco Crispi bisogna renderlo , e Gualtiero Castellini si è messo al lavoro con questo animo . Egli aveva dinanzi un materiale ormai copioso : le pubblicazioni ultime del Palamenghi , che di Crispi documentano la vita e l ' opera dai primi agli ultimi anni . Non rinunziare all ' esame critico di quelle pagine ; semplificarle e ridurle a più corrente unità ; dalla loro mole trarre , con parsimonia frequente di tratti , una figura unica , dominante : questa la prima mossa del diligente lettore e scrittore di cose del nostro Risorgimento . Quanto poi all ' effetto , si capisce che il Castellini ha creduto non pure di essere stato imparziale , ma di averci dato un Crispi rivissuto e senziente , che si agita e agisce , tratto tratto inquieto e volontario , umiliato , scontento e trionfante , combattente e combattuto ; cospiratore ed esule , errabondo e povero , con la Sicilia per la rivoluzione , con Mazzini per la repubblica , con Garibaldi per la monarchia , con la monarchia per l ' unità e per l ' Italia ; con la sinistra parlamentare contro la destra e con la destra contro la sinistra ; in realtà sempre coi pochi contro le maggioranze , cogli audaci contro gli incerti , per le idee contro tutti i pericoli ; per la giustizia , la libertà , la grandezza , l ' avvenire contro il passato , contro la meschinità , l ' asservimento comune . E così , passo passo , il rivoluzionario si muta nel conservatore e il democratico cede all ' imperialista . Non sono pel Castellini mutamenti leggeri e tradimenti ; è una evoluzione naturale e profonda . L ' Italia non l ' accetta e non la comprende . Ed ecco il grande uomo impigliato in una lotta spossante contro il suo tempo ; irretito in un equivoco immane ; preso in un dramma straziante . Ma la sua forza si esprime dalla bassura degli anni , sormonta la viltà degli animi e domina sventure e miserie . Soli i grandi spiriti - Carducci e Oriani - lo comprendono e lo esaltano . Egli è un precursore : tornando a lui possiamo salutarlo padre e maestro . Tale è il Crispi che il Castellini ha veduto : questa la moralità o lezione che si dovrebbe cavare dal suo libro . Francamente , una tale lezione non ci appaga . E diciamo pure che siamo noiati di questo ingenuo semplicismo dei nuovi crispini , che seguitano imperturbati a porre il dramma dell ' uomo fuori dell ' uomo , facendo ricadere sul tempo la colpa della catastrofe , il danno e la vergogna . Crispi , in sostanza dicono costoro , sarebbe stato un grande ministro , se l ' Italia fosse stata un ' altra nazione , meno pavida e meno meschina . - Nossignori , diciamo noi ; Crispi fu indubbiamente un grand ' uomo , ma non fu e non poteva essere un grande uomo di stato ; poiché il concetto di uomo di stato , cioè di uomo che governa , non può essere posto all ' infuori della vita attuale della nazione . Non si può essere grandi statisti in astratto : lo si è sempre e unicamente in concreto , non per quei tali disegni aerei che si fanno , ma per quelle tali azioni che si promovono e si conducono al fine . Si è grandi politici non in quanto si hanno alte e nobili idee , ma in quanto praticamente si fa la grande politica di un popolo , in quanto si opera non soli ma nella nazione e con la nazione , in quanto ci si trasfonde in essa e nelle sue sorti , in quanto si realizza il realizzabile nelle forme solide dello spazio e del tempo . Nessuno statista ha mai vissuto fuori della sua età . Il politico vero non è se non colui che riesce a fare i conti con gli uomini della sua generazione . In politica si deve antivedere e precorrere , ma bisogna anzi tutto coesistere ; avere il senso profondo e preciso del presente , la facoltà di sentire quello che è , quello che accade . Non si governa una nazione e non la si lancia ai suoi lontani destini , se non si governano gli uomini stessi che vivono intorno a voi e con voi , se non si persuadono , non si vincono e non si rendono tranquilli e sicuri . Diceva il Machiavelli che gli uomini si fanno governare facilmente quando sentono di essere governati bene . E quel che accade dei popoli accade dei parlamenti . Chi naviga vuole aver fiducia nel proprio pilota ; chi combatte vuol credere nel proprio duce . Tutte le maggioranze servono a qualche minoranza ; ogni minoranza fa capo ad un uomo o a pochi uomini . Per tal modo Cavour è il parlamento , Cavour è il Piemonte . Parlamento e paese sono due realtà ch ' egli accetta e delle quali si serve , come di due forze reali e concrete . Lo statista ha bisogna di realizzare ; gli ci vogliono degli uomini intorno , dei suoi simili e eguali , degli amici e anche dei nemici , delle passioni e delle volontà , delle altre idee e delle altre anime ; gli ci vuole la collaborazione e il contrasto , il consenso e la lotta , la lode e l ' insulto insomma tutto il possibile , tutto l ' attuale ; la materia informe ma viva da plasmare , l ' elemento della sua opera , la realtà diversa , avversa e nemica . Chi riesce a vincere questa opposizione naturale e continua ; chi riesce a persuadere e ad attrarre , chi impone la volontà propria alle altrui dominando le passioni e servendosene , quello è il politico vero , l ' uomo di stato inconcusso . Chi si perde per via , chi combatte fino a un certo punto e poi cede , chi si stanca e si lamenta , chi concepisce l ' avversario come un negatore , la lotta come una diminuzione , la battaglia come un insulto e un ' offesa , costui non trionfa , non è uomo di stato , ha del politico l ' ambizione , l ' orgoglio e qualche altra parte più nobile , ma la nazione non si fida in lui , non gli si concede intera , lo cerca e lo sfugge , lo esalta per poi condannarlo , lo mette alla prova e lo liquida , salvo poi a riconoscere più tardi , lui morto , i meriti che aveva e l ' intenzioni . Ma questo ultimo è Crispi : il primo è Cavour . L ' uno e l ' altro ebbero il loro dramma , i loro drammi , le angosce , i dolori , le grandi speranze e i timori , le audacie e le sconfitte ; ma la diversità delle due razze si sente definitivamente e sull ' ultimo , quando l ' uno ha concluso e l ' altro non ha che tentato . L ' errore , dunque , del Castellini , è nell ' avere voluto creare il dramma di Crispi , in una troppo comoda antitesi fra l ' uomo e il suo tempo . Non si è avveduto che così facendo egli distruggeva senz ' altro il concetto di uomo politico , e ci dava un Crispi inferiore al reale , e dal reale molto diverso . Sempre le ragioni della fortuna o sfortuna del politico sono da cercare nel politico stesso . E mai forse come per certi uomini il biografo deve rifuggire dalle astrattezze . Considerate bene Francesco Crispi ; studiate la sua psicologia , scomponete in lucida analisi le parti del suo ingegno e dell ' animo : troverete in quelle , senza andare più oltre , le ragioni profonde della sua sorte e della sua tempestosa carriera . Uomo d ' intuito e di audacia Crispi è grande nel 60 , quando riesce a persuadere e trarsi dietro Garibaldi . Allora s ' incorpora con qualcuno , allora anima e collabora , si getta in una grande impresa comune , si fonde in uno sforzo collettivo , suscita un gran fatto , crea e conclude . Il suo vero anno è quello . Con ammirazione invidiosa l ' aveva capito anche il Palamenghi , il quale tuttavia gonfiò di vanità la sua glorificazione , opponendo a Crispi Cavour stesso , in pagine così scarse d ' intelligenza storica . Quasi che ci fosse bisogno di dimostrare , che , voluta o no da Cavour , l ' impresa dei Mille è tutta rivoluzionaria e garibaldina , siciliana ed eroica . Lo sbarco . di Marsala è un episodio che non rientra nell ' orbita liberale , diplomatica e parlamentare cavouriana . Ne è fuori , come lo sbarco dei fratelli Bandiera , come la difesa di Roma , come la ritirata di Garibaldi . Fu la più grande avventura della rivoluzione ; e il Risorgimento non fu soltanto liberale , fu anche rivoluzionario ; non fu solo preparazione , ma anche avventura , non fu tutto diplomazia , ma anche negazione della diplomazia , e se anche fu nei principii ultimi unitario , ebbe forza dalle regioni , da Napoli , dalle Romagne , dal Veneto , da Milano , da Palermo . Crispi siciliano disegna e impone l ' impresa di Sicilia ; fa realmente , fortunatamente quello che Cavour non fece . E in quell ' ora della Storia d ' Italia , egli conta anche più di Cavour , è più necessario di lui , è più attivo e conclusivo , sollevato dalla sorte più in alto . Egli allora , e non Cavour , crea la nuova situazione , compie il gran fatto , e con altri uomini scrive un capitolo , di cui poi Cavour dovrà prendere visione . Ma in troppi altri momenti della sua vita , Crispi , che pure ha lo stesso fuoco nell ' anima , non riesce a chiudersi in un simile cerchio di collaborazione energica e fattiva . Pare che lotti contro tutto e contro tutti , non sa egli medesimo dove siano e quanti siano gli amici e i nemici . È un uomo d ' energia , indubbiamente , ma di una energia in potenza , elementare e confusa , che quasi si identifica con la irrequietudine naturale della fibra , e sfoca dell ' orgoglio , nel sentimento della sua persona , quasi nell ' eco del suo grande nome . " Io sono Crispi " . Il sentimento dell ' io è in lui così forte e prepotente , che gli impedisce di pensare con calma e avvedutezza alle necessità pratiche della sua vita politica , a farsi degli amici fedeli , a costituirsi un gruppo d ' uomini sui quali contare al momento buono , per farsi strada al potere , per organizzare una qualunque parte che gli creda , che lo porti e lo difenda . Ha una bella parola nel 64 , quando dice : " la Monarchia ci ha uniti ; la Repubblica ci dividerebbe " . È uno di quei motti realistici e realizzatori che fanno onore all ' ingegno non meno che al carattere di un uomo . Non è uno scatto , ma una confessione franca , un riconoscimento esplicito , e insieme , un proposito . Ci si sente del coraggio , della lealtà , una sincerità e serietà schietta , quasi un rinnovamento e ringiovanimento dell ' uomo . È l ' anno nel quale Crispi scrivendo agli amici di Sicilia , li ammonisce : " Il tempo delle rivoluzioni è finito " . Lui , l ' uomo della più grande - e così recente - rivoluzione italiana - è ormai per un ' altra opera , per un ' altra necessità . Supera contemporaneamente Aspromonte e Mentana . Entra nella tradizione e pratica cavouriana della libertà e del governo . Eppure , spogliato anche di queste che ormai erano ideologie , il fondo di ideologo permane in lui . Fino al 76 non va al potere perché non vuol servire agli uomini di destra . L ' esempio di Cavour , che comincia con Balbo e con d ' Azeglio , cioè comincia come può , per giungere a Rattazzi , cioè dove vuole , non gli dice nulla , non gli insegna nulla Egli aveva l ' ambizione dell ' uomo di stato , non aveva l ' animo né il metodo . Si direbbe che destra e sinistra siano per lui due realtà che si escludono a vicenda , quasi due antitesi che non ammettono sintesi . O da una parte o dall ' altra . Proprio allora che i partiti stavano per fondersi e confondersi e si preparava l ' equivoco della sinistra , Crispi crede ancora alla profonda diversità delle due fazioni , che un genio come Cavour avrebbe entrambe dissolte in un ' unità e potenza nuova e sovrana . E che vuol dire che nel 76 , quando la destra cade e va su la sinistra , neanche allora Crispi riesce a essere capo della sua parte ; ma Depretis gli prende la mano , e gli passa innanzi e il vecchio combattente di sinistra dovrà poi combattere la sinistra , mentre avrebbe potuto vincere finalmente e sinistra e destra superandole nell ' armonia di una situazione politica tutta sua ? Per esser e detti grandi bisogna anche in politica , come in arte , creare . In politica si creano delle situazioni . Quando Crispi le ha create ? Egli si è sempre lamentato che le situazioni non esistessero per lui e prima di lui . Appunto , la differenza di temperamento , che è poi differenza di classe , fra un Cavour e un Crispi noi possiamo vederla nel diverso loro sentimento parlamentare . Cavour accetta il parlamento e vuol governare con esso : si capisce che sforza la situazione dei partiti e solidifica la propria maggioranza ; ma riesce a tanto perché obbliga il parlamento a una grande creazione storica , e la storia è mutamento insieme e coerenza . Tutto varia e la variazione assume un significato e valore unico , continuo . Ma Crispi disprezza il parlamento , ed è un parlamentare inferiore a Depretis . Non domina neanche da vicino , non riesce a organizzare ; non è la mano abile che mette a posto le cose dal di dentro a una a una , giorno per giorno ; non è lo spirito animatore che soffia la nuova vita e impone la nuova legge dal di fuori , con alito potente e fecondo . C ' è in Crispi una attitudine scontinua , e sempre eccessiva ; una volontà imperiosa e rilassata , un non so che che non dura , non s ' impone , non scava ; non lega , non germina . C ' è del meccanico e dell ' inconsulto nel suo modo di fare e di agire . Lo si direbbe una ruota vertiginosa e potente , che frulla troppo spesso a vuoto , che non ingrana . La gran macchina non riceve da lui che delle scosse brusche , mentre vorrebbe la sicurezza del moto lento e continuo . Di qui la sua presa di potere tarda , la sua posizione instabile sempre , l ' impossibilità di governare a lungo , di crearsi egli stesso le condizioni favorevoli , di attuare i propri disegni o di politica esterna o di interna : una rottura perpetua di continuità , responsabilità assunte da altri , eredità lasciate a mezzo , occasioni di non capire . e non essere capito , il non potere dar corpo a una creazione intera , solida , una , i la fama equivoca sempre al paro della potenza , l ' alterno dibattersi fra la lode e l ' insulto , fra la gloria e l ' infamia . Il suo destino , insomma . Ora , tutta la fortuna politica di Crispi pende dalla sua psicologia . Il Castellini ha avuto torto nel non dare ad essa il valore che ha , nel non accettare l ' uomo in tutta la sua realtà precisa . E il compito non era difficile . Ci sono troppi fatti che si impongono da soli , anche nel Crispi eroico , nella mente dei mille , che urta sempre qualcuno , che si allontana e allontana , che non diffonde quella simpatia naturale , umana che facevano sentire un Cavour un Mazzini un Garibaldi . Francesco Crispi è sempre agitato , affaticato , e scorato più spesso che non si vorrebbe . Egli avrà più tardi della politica disgusti così lunghi e pesanti che impressionano . Lo stesso biografo deve dire a un punto ch ' egli giungerà al potere " già stanco e completamente deluso " . Ma lo dice , passando , senza pure accorgersi della enormità di questa constatazione . Pensate un poco a dire una cosa simile di Cavour ! Ma gli è che Crispi ha la carne più debole , la fibra meno schietta ; non era quell ' uomo forte che si vorrebbe far credere . In troppe delle sue azione c ' è l ' angolosità del vecchio , l ' acidità del deluso , la prepotenza egoistica di chi ha del rancore contro la fortuna , e sente il fallimento di gran parte della propria vita . Ecco perché alla camera non rispetteranno neanche la sua canizie . La sua vita privata sarà per lui una cagione di affanno e di lotte ; lo si può assalire da tutte le parti , lo si combatte con l ' urlo , con la contumelia , col disprezzo . Egli non riesce a vincere , non domina . Anche quando cerca di superare l ' età eroica con un giudizio , quando dice che l ' Italia fu fatta troppo presto , per rendersi conto dei difetti di improvvisazione che sono negli uomini e nelle circostanze , egli stesse poi non sfugge alla condanna , egli stesso è un improvvisatore , un uomo del passato , un audace , un iniziatore , un ribelle ; ma i suoi principi conservatori , le sue idealità imperialistiche sono altrettante improvvisazioni , sono atti d ' audacia e di ribellione , sono sforzi di generosità e di eroismo ; l ' Italia non li sente , l ' Italia non era pronta ad accettare quella nuova politica per la stessa ragione per la quale Crispi non era capace di imporla . E non poteva imporla per una ragione semplicissima : perché non l ' aveva . È l ' ora di dire tutta la verità : Crispi non era un politico . E non è la nostra ammirazione per Cavour che ci accechi . Non ci serviamo del parallelo Crispi - Cavour per esaltare l ' uno e negare l ' altro . Ma è che quando si è capito Cavour ci si è impadroniti del concetto stesso dell ' uomo di stato , si possiede nella mente una forma , la sua forma ; e quando si è capito Crispi si vede che questa forma esemplare non rientra in lui , non vale per lui . Cavour è grande perché ha il genio , ma è un politico perché ha il metodo . Crispi fu grande perché ebbe ingegno ; non fu politico perché non ebbe nessun metodo . Noi non siamo francofili - e del resto questo non conta - ; ma l ' odio che nutrì Crispi per la Francia fu essenzialmente impolitico , non apparteneva a nessuna concezione originale e stabile e completa della nostra politica . Era una rancura generosa , ma sterile in uno statista . Cavour odia l ' Austria , ma non l ' odia così . Starei quasi per dire che il suo odio non conta . L ' Austria per lui diventa un problema : egli ne accetta tutti i termini per risolverlo a proprio favore . L ' Austria gli serve , egli se ne serve . Crispi è troppo personale ; è troppo pieno di passione comune , troppo soggettivo .. Manca di una qualità suprema dello statista : l ' oggettività . - Tunisi ? Sta bene ; ma Tunisi è del pari una offesa della Francia e una vergogna dell ' Italia . È una umiliazione della Francia e un errore nostro da noi voluto . Bisognava essere al potere per non volere quell ' errore , per impedirlo . Bisognava , una volta avvenuto , cavare da esso l ' occasione per rovesciare la parte di coloro che l ' avevano permesso ; bisognava , appunto sentirlo non a parole ma di fatto come una negazione di italianità : e di fronte a quella negazione bisognava afferrare e creare la nuova realtà e necessità nazionale . Cavour avrebbe fatto così . Cavour non era al potere al tempo di Novara ; disse poi che se fosse stato al potere non si sarebbe giunti a Novara ; il fatto è che giunto al potere si servì di quella esperienza , si fece un programma sulla base del risorgimento da quella caduta . E ci dava la spedizione di Crimea , la partecipazione al Congresso di Parigi , l ' alleanza con la Francia , la guerra del 59 . - - Che cosa ci dà Crispi ? Dopo Tunisi , vergogna di altri , Crispi ci dà il fenomeno Baratieri , questo generale che sotto il suo governo viene a Roma e si enebria di acclamazioni e di champagne ; e volere o non , sotto Crispi si giunge ad Adua . - Fortuna ? disgrazia ? Parole vane . Baratieri e Adua sotto il governo di Crispi sono due realtà . Sono la politica . Sono , purtroppo , qualche cosa di più : la storia . Di fronte alla quale , così terribile , il Castellini sente il bisogno di ripararsi dietro le trincee di una distinzione che regge quanto uno schermo di carta . E dice : ma il dramma di Crispi è proprio questo : ch ' egli non fu capito dai suoi contemporanei e non fu appoggiato da loro . Se lo avessero capito lo avrebbero aiutato , non l ' avrebbero maledetto . Sofisma . Ma quando Cavour fece la spedizione di Crimea , la nazione , il popolo , allora non lo capirono . E Cavour la fece lo stesso ; perché capiva lui , perché prevedeva lui . E il popolo capì molto dopo , ma capì , finalmente . Ora l ' Italia non capì Crispi perché Crispi non aveva in antecedenza capito l ' Italia : Crispi era generoso , ma era anche megalomane ; non conosceva il paese ; non sentiva come si vorrebbe far credere , i tempi nuovi . Per esempio non capì nulla del socialismo . E pure il socialismo era il principio di una realtà con la quale occorreva assolutamente fare i conti , alla quale bisognava far fronte , che si doveva accettare politicamente , che non si poteva né sopprimere né soffocare , perché era una evoluzione , una novità della vita sociale , un segno dei tempi , una nuova anima dei tempi . Quando Crispi vi dice : è finito il tempo delle rivoluzioni , ha ragione se intende la rivoluzione borghese , la rivoluzione per i principî , la rivoluzione ideologica ; ma questo è il massimo sforzo ch ' egli fa , non giunge , non può giungere ad ammettere che si prepari un ' altra rivoluzione d ' ordine sociale , economico , che non viene dal Risorgimento , ma nasce dopo il Risorgimento , e avrà altre parole , altra fede . Quale è l ' opera sociale di Crispi ? Perché il Castellini non ce la illustra ? Ma perché è povera , perché non è l ' opera di un grande , di un precursore . Vedete anche una volta come il paragone di Crispi con Cavour non regga : Cavour ha un ' opera sociale mirabile , miracolosa , che ha un ' unità , una complessità , un seguito storico di prim ' ordine . Crispi non regge al rapporto più approssimativo e benevolo . La sua politica sociale fu ben poca cosa , quando non fu errore e fallimento . E torniamo così al punto dal quale siamo mossi , cioè al difetto in Crispi di una visione armonica e piena della realtà italiana , della vita nazionale , politica e economica e sociale ; al suo fare spezzato e scontinuo , saltuario e smodato , senza unità , senza organicità , senza metodo , opportunità e misura . Questa è la verità vera di Crispi ; la sua essenza ; un vuoto arido nel centro di un terreno duro e a tratti rifiorente di vegetazione magnifica e lussuosa : un pezzo della sua Sicilia vulcanica e inghirlandata , affocata e fiorita , devastata e ridente , saporosa e fruttuosa ; mentre Cavour ridesta l ' immagine della fertile vallata padana , dell ' humus secolare dolce e profondo , ricco , inesausto , e del placido e enorme fluire del gran fiume , che cammina queto tra le fertili sponde e dilaga a tratti impetuoso , mareggiante nelle molte vicissitudini del cammino e del tempo ; ma cammina e giunge . Sono due umanità profondamente diverse . L ' esempio del politico vero , per noi è in uno soltanto . Tutto il resto è biografia , è riconoscimento di meriti ; è ricordo delle mestizie e miserie dei tempi , è dolore risentito e vissuto ; è sempre - intendiamoci - storia e vita del nostro paese e però sacra ; ma , insomma , quell ' ideale di grandezza , quell ' ammonimento quasi di gloria , quella intenzione , pur nobile , di revisione di giudizi , io , in Crispi e nei crispini novissimi , non la sento e non la giustifico . E confermato dall ' esperienza di queste pagine , séguito a credere che , in genere , le fame politiche non si riabilitano , come le fame poetiche , a distanza di un lustro .
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Quando in Italia si parla di « tecniche nuove » s ' intende ciò che in altri paesi è una fase superata , cioè la introduzione di sistemi meccanizzati e la razionalizzazione dei metodi di produzione . Le punte realmente automatizzate sono rare ; anche se esse tendono , sotto la pressione internazionale , a divenire la norma e sin da ora costituiscono il punto di convergenza e di moto dei fenomeni economici italiani . Si hanno cioè - volendo ragionare per schemi - contemporaneamente tre epoche economiche : una precapitalista , una capitalista e una neocapitalista . Ai vecchi problemi sociali ed economici si aggiungono perciò nuovi problemi , in un ' accelerazione del processo di trapasso da epoca a epoca , che rende esplosiva tutta la situazione . D ' altra parte è inevitabile una razionalizzazione economico - produttiva che crei le condizioni per il susseguente sviluppo dell ' automazione ; e - benché ciò non sia inevitabile - questa razionalizzazione potrà difficilmente effettuarsi senza una radicale modificazione delle strutture politico - sociali che corrispondono ad un vecchio ordinamento produttivo . Se questa modificazione - che comporta una « democratizzazione » del potere capitalista , cioè una sua trasformazione da potere impositivo a leadership - si appuntano gli aspetti politici del fenomeno . Il fenomeno della « democratizzazione » costituisce d ' altra parte la base stessa sulla quale , in altri paesi , si sviluppa l ' automazione . Il processo tecnologico assume ovunque il carattere di un ' ulteriore concentrazione economica ; ovunque significa « liberazione » di manodopera e , di conseguenza , ovunque esso pone il problema del potere , cioè del controllo del fenomeno e dei suoi risultati . Ma ciò che distingue , specialmente nella fase di preparazione , i paesi avanzati dai paesi arretrati è la esistenza di controlli ancor prima economico - sociali che politici e legislativi . È cioè lo stadio di « democratizzazione » e di sviluppo economico cui è giunto il capitalismo che impone regole al tempo stesso economiche e politiche , inevitabili se il grande capitale vuole mantenere il suo potere e le condizioni del suo stesso sviluppo . La « democratizzazione » non si riferisce infatti tanto al meccanismo legislativo , burocratico e politico , quanto ad un determinato stadio di sviluppo economico , di cui sono espressione il pieno impiego , la politica organica degli alti salari , la perequazione tra industria ed agricoltura , la funzionalità economica dello Stato , e la capacità del grande capitale di manovrare questa funzionalità in modo da coprire . oltre al proprio e in funzione del proprio , un vasto settore di interessi sociali . I controlli perciò non agiscono come limitazioni meccaniche ed esterne alla sfera economica , ma come condizioni del funzionamento stesso del sistema e del mantenimento del relativo potere capitalista . Il sistema capitalista non cessa , ma deve giustificarsi come una condizione valida al di là del proprio limite ; il potere capitalista non decade , ma deve esplicarsi come leadership , anziché come imposizione . D ' altra parte , benché tutto il meccanismo sia in funzione dell ' esistenza e della conservazione di un sistema , esso non è una pura proiezione paternalista . Anzi - ed è questo il suo aspetto fondamentale e la condizione del suo funzionamento - un forte ed autonomo movimento operaio è insieme una delle componenti del meccanismo e uno dei possibili momenti di superamento . Conseguenza di lunghe lotte sociali , la « democratizzazione » capitalistica si mantiene solo grazie ad una costante pressione sociale , punta della quale è il movimento operaio . Il giuoco perciò è dialettico . La lotta di classe non si spegne per il fatto di svolgersi nell ' ambito del sistema ; si arricchisce anzi , nei suoi aspetti migliori , del fatto che il movimento operaio è profondamente inserito come forza economica nell ' insieme dei fenomeni economico - produttivi e può condizionarli mentre la sua dinamica lo porta ad una mutazione qualitativa del sistema ed alla conquista dei controlli economici e politici . Così il grande capitale non rinuncia al tentativo di disgregare l ' opposizione operaia ; ma non può ricorrere - se non bloccando e disgregando le basi stesse su cui si fonda - ai metodi di polizia e di corruzione . Il tentativo di deviazione degli effetti sociali e politici del processo tecnologico tentativo implicito nella logica capitalistica - si pone di conseguenza ad un livello più elevato , nel campo delle modificazioni di struttura , anziché al livello della disgregazione pura e semplice . La « democratizzazione » non costituisce , di per sé , un fattore automaticamente risolutore e immutabile , le soluzioni di forza non essendo mai inevitabili ; ma permette di condizionare l ' introduzione e i primi sviluppi del processo tecnologico e stabilisce le condizioni di uno sviluppo dialettico . Ora , è chiaro che in Italia una evoluzione del genere - se è problema di una moderna politica della classe operaia - è anche espressione di rinnovamento di una classe dirigente che voglia uscire dalle tradizionali condizioni di paternalismo . Ma è anche chiaro che il potere degli stessi gruppi capitalistici avanzati - ciò che intendiamo per « grande capitale » - è ancora potere legato al paternalismo e tale vuole rimanere . in altre parole , il problema che si pone non è quello di un ennesimo trasformismo della vecchia classe dirigente : la « democratizzazione » del capitalismo italiano è , per le condizioni storiche della nostra società . sostituzione dell ' attuale classe dirigente con gruppi nuovi . La caratteristica fondamentale del fenomeno italiano - la logica del grande capitale italiano - sta invece nel fatto che . mentre una parte del capitalismo nazionale tenta di mantenere il processo nell ' ambito delle inevitabili trasformazioni tecnologiche , i gruppi più avanzati ( il neocapitalismo ) accettano la necessità di una « democratizzazione » - specialmente nei suoi aspetti economici e sociali - alla condizione di farne ancora una volta una concessione paternalista . Di operare cioè tutto il processo in prima persona , evitando gli aspetti dialettici che supererebbero nettamente il paternalismo e imporrebbero un mutamento delle condizioni del potere . Sotto questo profilo è comprensibile ciò che , altrimenti , apparirebbe un comportamento illogico sulla scena politica e sulla scena sindacale . La contrapposizione tra queste due posizioni - senza calcolare quella dei gruppi parassitari e redditieri condannati ( pre - capitalismo ) - corrisponde infatti a due soluzioni politiche del problema . La prima si risolve in un regime a carattere salazarista - dittatura formalmente parlamentare - che permette cauti spostamenti purché non urtino le condizioni del regime ; la seconda accetta e ricerca una politica governativa pianificatrice , vuole uno sviluppo economico generale , propone una modificazione di strutture . Purché la natura del suo potere non si modifichi e , di conseguenza , nessuna opposizione organizzata possa funzionare nell ' ambito economico - sociale dove si determinano il potere e le condizioni del suo esercizio . Si spiegano cioè le resistenze di gran parte dello schieramento capitalista alla evoluzione politica e sociale in corso ; e la propensione di un ' altra parte a soluzioni pescate nell ' ambito della socialdemocrazia tradizionale . I gruppi più avanzati , infatti , non esitano a favorire soluzioni socialdemocratiche - sino a rivestirsi essi stessi di panni « socialisti » - ed arrivare a ciò che Gramsci chiamava la « razionalizzazione demografica » e alla programmazione economica . Ma ciò non deve significare autonomia operaia poiché questa autonomia è la condizione fondamentale dell ' inserimento della classe operaia nel fenomeno produttivo e nelle strutture aziendali e rappresenterebbe così il polo dialettico di una reale ed obiettiva « democratizzazione » . Dietro all ' anticomunismo e alla proclamata ricerca di un movimento operaio « democratico » esiste perciò soltanto la volontà di evitare le contropartite sindacali . specialmente nell ' azienda . di un eventuale sviluppo politico a carattere socialdemocratico moderno . cosicché questo , isolato sul piano politico , non esce dall ' ambito del paternalismo . Il rammodernamento delle strutture economiche e una maggiore funzionalità delle strutture politiche non vengono dunque negati ; ma debbono essere operati solo in concomitanza di un disgregamento sociale ottenuto attraverso la fabbrica e il piano sindacale . Ora , la disgregazione del movimento operaio è nella logica del capitalismo ovunque . Ma la caratteristica di questa logica applicata alla situazione italiana è che , per mantenere la natura astorica del suo potere . il grande capitale deve avvalersi delle condizioni stesse di sperequazione economica e di arretratezza sociale che costituiscono i maggiori ostacoli allo sviluppo produttivistico . Il mantenimento del paternalismo presuppone infatti il mantenimento delle sue condizioni storiche . Ma poiché queste contrastano con gli obiettivi produttivistici . la soluzione viene cercata non nella distruzione pura e semplice del movimento operaio . quanto nella enucleazione di aristocrazie operaie privilegiate e legate alle posizioni della conservazione paternalista . Il grande capitale si crea cioè un suo mercato privilegiato ; e , scimmiottando i movimenti operai « democratici » , si forma la opposizione di comodo . Sarebbe perciò un errore vedere nel grande capitale un peso inerte ; o negare che esso intenda procedere a modificazioni di struttura . Se esistono forti contrasti in seno allo schieramento capitalista . ciò non toglie che la dinamica del processo favorisce i gruppi orientati verso soluzioni non meno politico - sociali che economiche . Per il raggiungimento di queste soluzioni , anzi , il grande capitale mette in gioco un dinamismo e possibilità tali da assorbire in potenza tutti i possibili sviluppi riformistici tradizionali in campo politico e in campo sindacale . Cioè tutti quegli sviluppi che non tocchino , né in senso rivoluzionario , né in senso evolutivo , il nucleo paternalista del suo potere . La formazione di aristocrazie operaie conservatrici è dunque il momento fondamentale dell ' azione del grande capitale . Essa si manifesta in forme note , la repressione , la discriminazione , la rappresaglia individuale , l ' esautoramento e la subordinazione degli organismi operai di fabbrica . Queste forme sono sempre presenti , come mezzi indispensabili alla politica paternalista . Anche dove questa si tinge di socialismo e queste forme sono meno evidenti , non è possibile evitare discriminazioni e ' esautoramento degli organismi di rappresentanza operaia . Ma questi mezzi sono intesi ad accelerare gli effetti di altre condizioni a carattere strutturale che rappresentano il fondo dell ' azione padronale . La sperequazione tra livello dei salari e livello dei profitti è la condizione fondamentale . La politica salariale dei grandi complessi - cioè la concessione paternalista di salari aziendali - è ben lontana dal rappresentare un ' organica politica di alti salari , cioè una politica con precisi intenti economici , inquadrabili in un sistema in sviluppo . Essa è in realtà una politica di corruzione che gioca sui livelli salariali inferiori cd è intesa ad ottenere specialmente - anche se non esclusivamente - la esclusione di ogni controllo e di ogni lotta nella fabbrica nel periodo dell ' aggiustamento e della razionalizzazione dei metodi produttivi . Sull ' allargamento della forbice profitti - salari , d ' altra parte , si fonda tutta la politica del grande capitale ; intesa a sfruttare la sperequazione economica , per trarre quei profitti differenziali che costituiscono il nerbo della sua politica . Complementare al divario profitti - salari è la sperequazione tra livelli salariali nelle varie aziende . Attraverso i meccanismi confindustriali , i rapporti contrattuali e le influenze dirette , il grande capitale può ottenere una cristallizzazione dei minimi salariali , cristallizzazione necessaria allo sviluppo del sistema dei salari aziendali e dei profitti differenziali . La depressione salariale dà infatti rilievo al salario aziendale senza che ne risulti menomato lo sfruttamento capitalistico . Oltre a ciò il rapporto costi - prezzi ricade a tutto favore del grande complesso produttivo che , anche in questo senso , approfondisce a proprio vantaggio la sperequazione economica . A questi strumenti economici si accompagnano azioni più propriamente sociologiche , collegate alla razionalizzazione dei sistemi produttivi . La dequalificazione e il rinnovo - oltre agli spostamenti interni - di manodopera sono infatti un altro elemento di fondo . Si dovrebbe chiarire il termine di « dequalificazione » , poiché la tendenza è alla sostituzione di una qualificazione individuale con una qualificazione di nassa che l ' uso generico di « dequalificazione » tende a nascondere . È comunque importante notare che , presso i grandi complessi , avviene un forte ricambio di manodopera reso possibile dalla capacità di istruire nell ' azienda stessa la manodopera non qualificata per compiti particolari , spesso non ripetibili altrove , che cioè non costituiscono « mestiere » . A ciò si aggiunge il fatto che la nuova manodopera è preferibilmente scelta tra lavoratori alla prima generazione operaia , legati alla crisi della piccola proprietà contadina o provenienti da regioni tradizionalmente « depresse » . Si comprende facilmente che cosa ci si attenda da un ' azione complessa , della quale abbiamo indicato soltanto i momenti fondamentali . Non si tratta soltanto degli effetti psicologici del divario di condizione salariale . Una differenza tra livelli salariali - anche nella particolare condizione economico - sociale italiana - non provoca , di per sé , fratture effettive , strutturali , della classe operaia . Il fatto è che la differenza tra livelli salariali è uno degli aspetti di una sperequazione economica generale e di un metodo che investe tutta la economia italiana . Qualora perciò il lavoratore si renda conto che la sua possibilità di ottenere miglioramenti del salario diretto ed indiretto con relativa facilità , è condizionata da questa condizione sperequativa , è cioè correlata alla depressione salariale generale . e accetti con ciò il punto di vista del grande capitale , egli porrà la sua rivendicazione come spartizione della torta e la sua « democraticità » sarà così completa . Il tentativo mira cioè ad ottenere - in forme adeguate alla nostra epoca ed alla situazione italiana - la ripetizione del fenomeno provocato dalla formazione dell ' American Federation of Labor , quando l ' aristocrazia operaia americana - formata dagli skilled - decise di separarsi dal grosso della classe operaia . Tuttavia - ammesso che il confronto sia possibile - esiste un elemento di profonda differenziazione . Gli skilled americani avevano , proprio in virtù di una loro abilità professionale che li spingeva a distinguersi „ una forza contrattuale che l ' attuale condizione produttiva non permette e che , comunque , non caratterizza la aristocrazia operaia italiana . Questo elemento muta totalmente le condizioni e le prospettive del fenomeno . Le aristocrazie operaie italiane non possono riprodurre la caratteristica fondamentale del fenomeno americano , cioè la autonomia , operante anche nei momenti peggiori . fondata stilla abilità professionale . Esse sono perciò da un lato abbandonate allo strapotere paternalista e dall ' altro non possono separarsi totalmente dalla classe operaia . dalla necessità cioè di trovare in essa la forza contrattuale di cui mancano . Il grande capitale non può perciò arrestare la sua azione ad un momento di pretesa « democraticità » del movimento operaio - che potrebbe coincidere con la sparizione delle organizzazioni di classe - riservandosi di trattare , su un piano interclassista , con organizzazioni coadiuvanti ma autonome . In quel momento infatti i gruppi operai esclusi si troverebbero a dover di nuovo agire secondo una capacità contrattuale che deriva esclusivamente dalla solidarietà di classe e perciò ricostruirebbero immediatamente anche la capacità contrattuale degli strati operai non privilegiati . La logica del grande capitale non può dunque essere che la logica della stratificazione : la logica degli elefanti addomesticati . La distruzione del movimento operaio - cioè la sparizione delle sue organizzazioni - gli renderebbe impossibile quell ' azione di pressione sui partiti e sulla socialdemocrazia politica che gli occorre per la realizzazione demografica e per la programmazione economica . Ma l ' autonomia operaia in un modo qualsiasi e sul filo di una qualsiasi politica , rappresenterebbe il crollo della sua politica e conseguentemente del potere paternalista . In Italia perciò la lotta per il potere - ché tale è la lotta per il controllo del fenomeno tecnologico - assume toni drammatici . Porre la questione come necessità di arrivare comunque ad una programmazione economica . significa rimanere ancora in ritardo rispetto ai termini effettivi della questione . La lotta é contro il paternalismo in lobbia o in cravatta rossa ; ma è anche contro le soluzioni capitaliste più arretrate . È contro le interpretazioni riformistiche della socialdemocrazia ; ma è anche contro le interpretazioni pseudo - rivoluzionarie che favoriscono i gruppi capitalistici retrivi . Contro il collaborazionismo operaio che svuota di senso una lotta moderna ; ma è anche contro le impostazioni della mitologia massimalista che affossano il movimento operaio nell ' impotenza e , dietro ai verbalismi , svirilizzano proprio la lotta di classe come fenomeno storico , non come proiezione mitica .
Miracolo sulle rive del Tago ( Rossella Carlo , 2000 )
StampaPeriodica ,
Viviane , la proprietaria del ristorante A Travessa , ritrovo dei deputati a due passi dall ' assemblea nazionale portoghese , ha scovato un bel sistema per offrire pesce fresco ai suoi clienti . " Ho distribuito dei telefonini ai pescatori . Così mi chiamano dalle barche e mi dicono cosa hanno pescato in quel momento " . Il telefonino sui pescherecci è uno dei tanti simboli del nuovo Portogallo globalizzato ed europeo , passato in 25 anni dal quasi Medioevo del dottor Antonio de Oliveira Salazar al gsm bi - banda dell ' epoca socialista - democratica di Antonio Guterres . Il nuovo monumento di Lisbona , quello che tutti i tassisti consigliano di vedere , non è più la torre di Belem , che veglia ai bordi del Tago su un impero definitivamente scomparso . Ma è lo shopping center Colombo , un miraggio americano , un simbolo della globalizzazione commerciale , atterrato alla periferia della capitale . Un inviato di Le Figaro lo ha visitato e ne è rimasto stupefatto : 6 mila posti per parcheggiare le auto , 50 ristoranti , 450 negozi , apertura senza sosta per 365 giorni l ' anno , migliaia di clienti e di famiglie in visita , inebriati dal consumismo e dal miracolo portoghese . Anche se gli stipendi sono bassi ( il salario medio raggiunge appena 1.350.000 lire al mese lorde e quello di un quadro i 3 milioni ) , a dispetto di un sistema sociale arcaico ( non c ' è nulla fra il medico privato a 90 mila lire minime per visita e l ' ospedale pubblico dove si aspetta anni per essere operati ) , i 10 milioni di portoghesi consumano e si indebitano , visto che hanno una grande fiducia nel futuro del loro paese . La disoccupazione è al minimo storico , i posti di lavoro sono in continua crescita e l ' Europa non smette di pompare denaro nell ' economia . Il Portogallo , che dall'1 gennaio 2000 ha la presidenza semestrale dell ' Unione Europea , deve tutto all ' Europa . Agli inizi degli anni 80 , un quinquennio o poco più dalla rivoluzione dei garofani che cancellò definitivamente il regime salazarista , i lusitani guardavano ancora al mare . Oggi hanno scoperto , come nel Quindicesimo secolo , un nuovo continente , più redditizio delle Indie . Gli aiuti provenienti da Bruxelles coprono il 12 per cento del bilancio nazionale portoghese . Dal 1995 a oggi , per esempio , più di 35 mila miliardi di lire sono arrivati a Lisbona . E altrettanti ne arriveranno da qui al 2006 , quando i piani di assistenza avranno termine e il Portogallo dovrà camminare sulle proprie gambe . Almeno 110 mila posti di lavoro sono stati creati grazie all ' Europa . Coi fondi dell ' Unione si sono costruiti ponti , strade , autostrade , infrastrutture tecnologiche . Oggi i principali investimenti dello stato sono rivolti a migliorare la situazione delle zone rurali e poverissime dell ' interno . Non un escudo è stato sprecato o rubato . Non vi sono stati casi vergognosi di spreco , alla maniera della nostra Cassa del Mezzogiorno . La classe dei paesi si vede anche dalla gestione degli aiuti internazionali . Non a caso i grandi gruppi dell ' economia globalizzata preferiscono il Portogallo all ' Italia . Sulle rive del Tago ci sono più efficienza e onestà che su quelle del Tevere .