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LE MANIMORTE ( - , 1865 )
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I possessi di manomorta si distinguono in 4 categorie ; possessi demaniali , comunali , ecclesiastici , opere pie . Ecco la ripartizione secondo la rendita : Demanio nazionale , o possessi dello Stato , ha di rendita : L . 12.440.000 Comuni hanno di rendita : 15,000.000 Cassa ecclesiastica : 12.000.000 Clero secolare : 32.000.000 Corporazioni religiose : 8.560.000 Opere pie , come spedali , ecc . : 25.000.000 L . 105.000.000 Capitalizzando quella rendita si trova un capitale nelle manimorte di 1.783 milioni . La manomorta possiede male e tiene peggio , perché i suoi beni sono male amministrati e peggio coltivati ; se quell ’ enorme capitale fosse in mano dei privati verrebbe a due e tre volte più . In due modi si distrugge la manomorta ; o con l ’ incameramento o con i livelli che possono redimersi ; quest ’ ultimo modo già adottato in Toscana è ancora in vigore nelle provincie meridionali ; mancava solo la legge che rendesse redimibili i livelli , e così la proprietà di manomorta entra nell ’ industria privata . Il Parlamento ha già approvato una legge con la qualche chi vuole affrancare un canone è padrone . In Italia sono 47 arcivescovadi , 21.100 parocchie , molti seminari , parecchie abbadie ed altri benefizi . Ma nulla ancora si sa di preciso . La rendita fondiaria dei beni che possiede il clero per le provincie che attualmente fan parte del Regno d ’ Italia si valuta a 29 milioni ; ma la cifra si ritiene di sotto del vero ed è più vicina a 33 milioni ; nello specchio che sopra fu posto , 32 milioni . Nel 1855 furono soppressi nell ’ antico Stato del Piemonte 300 conventi con 5.172 religiosi di cui 3.334 mendicanti . Nell ’ Umbria e nelle Marche i conventi soppressi sono 707 che avevano più di 10.000 persone . Nelle provincie napolitane cessarono di esistere 1.167 case religiose ove abitavano 18.615 persone di cui 12.252 uomini e 6.363 donne ; più della metà erano mendicanti . Nell ’ Emilia esistono 177 conventi con 3.600 persone , in Toscana 312 conventi con 7.413 religiosi , di cui 3.138 maschi e 4.255 femmine . Senza contare la Sicilia , nelle provincie del Regno d ’ Italia vi sono 2.664 conventi con 44.800 persone , e queste sono cifre che fanno riflettere seriamente , perché in Italia vediamo la gente più volentieri darsi all ’ ozio del convento che al lavoro della terra e dell ’ industria . Mancano i dati statistici , perché non si sa ancora quanto posseggano le chiese e i conventi che tuttora sussistono e non si conosce ancora il numero delle persone che compongono il clero secolare e regolare , ma si può ritenere che possegga per più di 1.040 milioni di lire . Non sarà inutile il seguente confronto che raccomandiamo ai nostri lettori perché molto istruttivo . In Italia s ’ impiega 4 volte più braccia che in Inghilterra e il doppio che in Francia per coltivare la terra . In Italia 17 milioni sono occupati nell ’ agricoltura e 7 milioni per le altre industrie : produce 2 miliardi e 350 milioni , e consuma per 1 miliardo 665 milioni . L ’ Inghilterra impiega 12 milioni di abitanti e produce 4 miliardi e 500 milioni ; la Francia adopra nell ’ agricoltura 21 milioni di abitanti e produce per 5 miliardi . Da questi dati si rileva che l ’ Italia nell ’ agricoltura produce 4 sesti meno che l ’ Inghilterra e quasi 2 volte meno che la Francia . In Inghilterra si spende 40 franchi per ettaro e si ritrae 213 franchi . In Francia si spende 5 franchi e se ne ritrae 95 , in Italia se ne spendono 4 e se ne ritrae 79 : se l ’ Italia avesse l ’ attività e la sapienza inglese nei metodi di coltura , potrebbe con minor numero di braccia produrre 6 miliardi 500 milioni , mentre ora con maggior fatica ne produce appena un terzo del valore . Le ragioni di questa inferiorità si resumono in due specie ; le manomorte che tengono legate tante proprietà in mano dei comuni , delle opere pie e del clero : e queste la maggior parte nel Mezzogiorno d ’ Italia ; cause naturali sono poi il corso sregolato dei fiumi , le acque stagnanti e le molte manomorte che in Italia occupano un tredicesimo del suolo . Infine i pregiudizi e l ’ ignoranza delle classi agricole , la mancanza di vie . Da tutte queste ragioni si vede che noi Italiani abbiamo molto da fare avanti di giungere al punto a cui oggi sono giunte le altre nazioni più civili .
LA POLITICA DI LEONE XIII ( AMENDOLA GIOVANNI , 1915 )
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Il volume dei documenti Galimberti , recentemente pubblicati da Crispolto Crispolti e da Guido Aureli insieme ad una estesa introduzione storica destinata ad illuminarne il valore ed il significato , permette alla nostra curiosità di penetrare un po ' più addentro nella scena politica italiana degli anni che cominciano intorno all ' 80 e terminano intorno al '90 . Dicendo " scena politica italiana " si ha forse l ' aria di rimpiccolire a torto il teatro della politica vaticana : ma guardando le cose un po ' da vicino si vede che non impiccioliamo niente , poiché mentre da un lato i protagonisti della politica vaticana erano quasi tutti italiani negli anni a cui si riferiscono questi documenti , dall ' altro vedremo facilmente che la spina dorsale della politica di Leone XIII e di Rampolla contro la quale si erige la polemica di questa pubblicazione vindice della fama di Luigi Galimberti , si innesta su di un errore della politica italiana dopo il '70 ( quello stesso che abbiamo cercato di mettere in luce due settimane fa a proposito dell ' Archivio Crispi ) che perciò la gonfia bolla dell ' imperialismo pontificale si risolveva tutta in una fase negativa della nuova politica italiana . - Diamo dunque un ' occhiata assai rapida ai due campi , di qua e di là del Tevere : vediamo un po ' che cosa valessero , in Curia Romana o in Consiglio dei Ministri , i soliti nipoti di Machiavelli . Un giudizio demolitore del pontificato di Leone XIII è da parecchi anni superfluo . Lo hanno già dato , in Conclave , i cardinali chiamati ad eleggerne il successore : e quel giudizio è stato irrimediabilmente confermato dall ' opinione cattolica degli anni successivi alla elezione di Pio X . Appena morto il Pontefice tutto l ' edificio fastoso e barocco della fama decorativa di Leone XIII è sparito come per incanto . Pareva una solida costruzione da sfidare i secoli , tanto che gli esaltatori evocavano in suo onore le immagini più gloriose del Pontificato romano - Innocenzo III , ad esempio - ed invece si rivelò subito per un castelletto di carte , o per una nube effimera colorita come una chimera . L difficile evocare il ricordo di un ' altra fama declinata con altrettanta rapidità dopo la morte dell ' uomo che ne godé da vivo : forse per avvicinarsi al caso attuale , bisogna pensare ad uno scrittore che sparì dalla scena del mondo alt ' incirca negli stessi anni : Emile Zola . Come si spiega questo giudizio sommario che ha cancellato , in mezzo a tanto unanime consenso , le glorificazioni , durate venticinque anni , di un papato che parve glorioso ed ora sembra a tutti vano e decorativo ? È possibile spiegarlo pensando al pontificato di Leone XIII come ad una tesi di cui , ad onta di numerosi e caparbi tentativi , non si è saputa dare la dimostrazione . La tesi di Leone XIII era un ' eco delle tradizioni politiche dello Stato romano , boriosamente gonfiate con gli ideali universalistici della Chiesa medioevale : la mancata dimostrazione storica di questa tesi , cioè la sua mancata attuazione nel campo dei fatti , aprì gli occhi alla massa dei cattolici sulle condizioni della Chiesa , non dico dopo il '70 ma nel mondo moderno ; poté insomma operare in molti quell ' operazione di carattere a cui la tipica mentalità cattolica ostinatamente rifiuta . Poiché nella Curia di Roma vive ancora - e finché si vive si spera - una visione della storia moderna in cui sarebbe difficile a dire se sia più grande l ' incomprensione o l ' orgoglio ; una visione per la quale si concepisce tutto il moto moderno che parte dalla Riforma e passa per la Rivoluzione francese e per la rivendicazione delle nazionalità , come una deviazione dalla linea maestra del genere umano , alla quale si dovrà ( dopo una più o meno lunga cecità ) ritornare : ed alla Chiesa cattolica si dà la missione di aspettare in silenzio , conservando il patrimonio sacro dell ' ortodossia , riaffermando di continuo le proprie posizioni fondamentali senza mai rinunziare a nulla , in attesa del giorno in cui la restaurazione sarà piena e completa , così nell ' ordine dello spirito come in quello del mondo . Quella certa aria di grandiosità che circondò il pontificato di Leone XIII , e che trasse in inganno i suoi contemporanei , bisogna ricondurla a questa tradizione oramai secolare , alimentata dal tenace ed abile sforzo della Compagnia di Gesù , ed in cui non bisogna certo vedere nulla che rassomigli ad un ' azione personale . Sul fondamento di , questa tradizione , si svolse la politica del pontefice . La quale , se si guarda alla facciata , sembra vasta , multiforme e sollecita di ogni bisogno della chiesa : si svolge essa per lunga distesa delle questioni dello spirito fino a quelle della società ed alla diplomazia . Infatti il pontificato leonino sembra avere il suo fondamento nella restaurazione della filosofia tomistica quasiché il papa volesse incominciare dallo spirito e dalla cultura la sua opera di riedificazione . Viene poi la preoccupazione della pace religiosa ; unione delle Chiese orientali , liquidazione del Culturkampf . Indi la pace sociale interesse per le classi proletarie , fondazione della democrazia cristiana . Su questa triplice base spirituale sembra riposare la politica propriamente detta di Leone XIII : quale base sembrerebbe a prima vista più solida di questa per quell ' attività che la Chiesa , vivendo fra gli uomini , è costretta ad esercitare fra gli uomini ? E nessuno certamente vorrà negare a quel papa una certa larghezza d ' ingegno e di visione arricchita dalla cultura umanistica che gli fu propria ma nessuno altresì potrà riconoscergli la solidità dell ' intelletto politico e la profonda serietà degli scopi : quella serietà per la quale l ' individuo scompare , totalmente assimilato ed assorbito , nell ' opera della sua vita . Invece l ' immagine di Leone XIII , con la sua magnificenza di pose e di parole , non soltanto non è scomparsa nell ' opera del suo pontificato , ma è invece una delle pochissime cose che il suo pontificato abbia lasciato dietro di sé nel mondo . Il papa di Carpineto amava , come ogni buon italiano , la letteratura e i versi , e riuscì a fare della propria vita un discreto componimento letterario - latinamente rotondo - ma la vita , nella sua difficile ed ardua complessità , gli sfuggì quasi totalmente tanto che egli , nel . corso di pochi anni , finì per mummificarsi in un sogno impossibile il quale , se mettiamo da parte il valor letterario , si riduce a una bizza senile senza profondità e senza coscienza . Alla luce di questa bizza senile nella quale si rivelò presto il motivo fondamentale di tutta la sua attività , noi possiamo apprezzare il giusto valore delle sue iniziative filosofiche , spirituali e sociali . E questo valore è piccolo , perché quasi mai egli partecipa intimamente alle iniziative ch ' egli stesso prende : in esse ha l ' aria di veder soltanto strumenti di grandezza , élisir per il ritorno della vita gagliarda nel vecchio corpo della Chiesa , grande ma stanco . Così il neo - tomismo è ai suoi occhi un fondamento granitico su cui combattere il pensiero moderno insidiante , l ' unione delle Chiese è la costituzione di un maggior impero per la sua potestà spirituale e la stessa democrazia cristiana ( forse il più geniale dei suoi disegni ) vale più come un ' arma di battaglia che come una rivelazione morale e sentimentale dell ' uomo . Tutte queste grandi mosse , che potevano far pensare alla fondazione di un pontificato nuovo stile - il pontificato spirituale - misero capo invece in brevissimo tempo ad un sogno ben piccino : il sogno della restaurazione temporale . L ' universalità del cattolicismo medioevale si risolveva rapidamente in un legittimismo , nemmeno nazionale . Orbene : il pontificato di Leone XIII sembra muoversi fra il contrasto di due tendenze , di due volontà , di due uomini , - Galimberti e Rampolla . Tale almeno è il presupposto del volume di cui ci stiamo occupando , gli autori del quale sembrano credere che , se la politica del Galimberti avesse potuto prevalere , il valore del pontificato sarebbe stato diverso . La lettura dei documenti contenuti nel volume a dir vero non autorizza né smentisce questa opinione ; poiché essi ci rappresentano un Galimberti che adottava , per l ' esecuzione della politica papale , strumenti diversi , talora opposti , a quelli scelti dal Rampolla : ma lasciano poi impregiudicata la questione di sapere se il Galimberti , pur scegliendo strumenti diversi , avrebbe poi saputo o potuto trasformare la politica papale in qualche cosa di diverso da quel meschino tentativo di restaurazione temporale ch ' essa era in sostanza . Ad ogni modo gli episodi del contrasto fra i due politici di Curia ci offrono il modo di vedere su quale base effimera poggiasse la politica del Vaticano . L ' animo di Leone , essendosi determinato nel fine da raggiungere , doveva ancora fissarsi sui mezzi più opportuni per ottenerlo più speditamente . Nell ' attesa di potersi decidere , egli incominciò col voler rialzare il prestigio della Chiesa . La questione del Culturkampf era ancora aperta : egli si propose di chiuderla , instaurando la pace religiosa in Germania ; si proponeva insieme , e attraverso i necessari contatti col Cancelliere tedesco , di saggiare le sue disposizioni di spirito riguardo alla questione romana . Era opportuno l ' intervento diretto della Curia nella battaglia che Windthorst andava conducendo da tanti anni con indomita energia ? È difficile esprimere su questo punto un ' opinione recisa ; ma i dubbi che possono sorgere intorno a ciò sono piuttosto rinforzati che dissipati dagli AA . , che pure hanno tanto a cuore la fama del Galimberti : il quale fu lo strumento efficace degli accordi che si stabilirono fra il Papa e Bismarck . Questi , infatti , al tempo dell ' elezione di Leone XIII , era piuttosto stanco ed annoiato della lotta da lui suscitata , e cercava più che altro il modo di ritirarsene senza che fosse avvertita questa sua ritirata . Windthorst , che teneva il campo senza paura , lo avrebbe probabilmente costretto a svelare le proprie intenzioni . Ma venne l ' intervento del Papa ; ed ecco aprirsi un nuovo gioco diplomatico che doveva fornire a Bismarck il terreno propizio per mascherare il proprio insuccesso , e per sfruttare le velleità papali a profitto di altre necessità della politica tedesca . Il Papa , in sostanza , veniva col suo intervento a pregiudicare le condizioni della Chiesa in Germania , a beneficio di una ipotetica risoluzione della questione romana ; e Galimberti , in questo episodio , ci appare dalla sua . Ora , proprio in questa liquidazione del Culturkampf , iniziata per volontà del papa ed effettuata dal Galimberti con l ' aiuto dello Schlozer e del Kopp , si gettavano le basi del colossale insuccesso della politica vaticana in quel periodo . Per persuadersi di ciò bisogna seguire in tutte le sue fasi la prima missione del Galimberti a Berlino . Le istruzioni pontificie ch ' egli aveva ricevuto gli facevano obbligo " di scandagliare destramente l ' animo del Cancelliere : " su la opportunità e i vantaggi di una rappresentanza pontificia in Berlino ; " su l ' opinione che il Principe nutriva verso l ' Italia , e se disposto , e quando e come , a ristabilire il Pontefice nei suoi temporali diritti ; " su la parte che all ' azione del Papa avrebbe potuto esser riservata nelle vertenze europee ; " su la possibilità che un ' azione di tal natura fosse invocata in ordine all ' Alsazia - Lorena " . ( p . 113 ) . Di qui si vede che , chi si recava a negoziare a Berlino la pace religiosa teneva in pectore la questione romana ; e si trovava quindi in condizione psicologica tale da poter essere indotto a stabilire una compensazione fra gli svantaggi che potevano incontrare in un campo e gli ipotetici vantaggi che si potevano sperare nell ' altro . Così Windthorst fu piegato ; il calore spirituale che animava l ' opposizione tedesca allo stato prussiano e protestante fu intiepidito dalla diplomazia romana , che aveva sulle rive della Sprea uno dei suoi migliori rappresentanti nel Galimberti . E che cosa portò questi a Roma , in cambio , dal Cancelliere tedesco ? Il Galimberti stesso s ' incarica di dircelo . " Il principe portò il suo discorso sul dono da farsi al Papa per il Giubileo sacerdotale : se convenisse donare un busto dell ' Imperatore , un triregno o una mitria . E dal discorso del Giubileo , passando a più notevole materia venimmo a parlare della triplice alleanza . Il cancelliere illustrò il suo oggetto : essere la " difesa contro attacchi esterni " e lasciar quindi libera internamente la questione romana . Disse che soltanto il pensiero al Papa lo aveva tenuto in sospeso se stipularla o no . Se l ' Italia desse Roma al Papa , niuno sarebbe stato più felice del Cancelliere : perché , cessato il dissidio tra il Papato e l ' Italia , questa sarebbe stata più forte . Se poi egli vedesse il prevalere delle " idee repubblicane " e l ' Italia piegare verso la Repubblica e perciò verso la Francia egli non esiterebbe a favorire il ritorno del dominio temporale del Papa ; non solo , ma anche degli antichi sovrani spodestati . " Alle mie osservazioni sulla situazione anormale del Papato , alle dimostrazioni che cagionerebbero al Papato le scissure , ai principi opposti dello Stato e Chiesa e quindi alle inevitabili collisioni che avrebbero potuto inevitabilmente verificarsi , il Principe di Bismarck rispose : " comprendo che senza territorio non v ' ha indipendenza , non v ' ha sovranità reale . Ma chaque jour a son travail " ( pag . 134 ) . Era molto ? era poco ? Doveva passare qualche anno prima che i politici di Curia riuscissero a rispondere a queste domande . Ma quando poterono rispondere dovettero riconoscere che Bismarck nell ' 88 ebbe un accenno a riprendere il giuoco dell ' 82 , quando , esaurite le buone ragioni che dovevano indurre l ' Italia ad aderire alla Triplice , e vedendo che quasi non bastava la stessa occupazione di Tunisi a dissipare la francofilia congenita della monarchia italiana , pensò di ricorrere alle minaccie , e sollevò lo spauracchio della questione romana . L ' Italia che non aveva compreso le ragioni serie , capì il pericolo e andò a Vienna . Orbene ; negli anni che seguirono l ' adesione dell ' Italia alla Triplice il problema dell ' equilibrio europeo occupò sempre più la mente oli Bismarck , come si vede chiaramente dai suoi Ricordi : si trattava perciò oli dare alla sua creazione solidità e vitalità . Nell ' 87 , prima della politica di Crispi e dopo la chicane di Robilant , l ' Italia era ancora nella Triplice un elemento incerto : bisognava consolidarlo . La chiusura del Culfurkampf , offrì a Bismarck l ' occasione di lusingare al tempo stesso le velleità papali , ottenendone in cambio patti migliori , e di ridar vita al fantasma della questione romana : ottimo motivo di riflessione per gli uomini politici del Quirinale . Poco dopo infatti Crispi si precipitava a Friedrichsruh : seguiva a breve scadenza la rottura dei trattati di commercio con la Francia , e l ' Italia era condotta a prendere il suo posto attivo nell ' alleanza . In Vaticano , non troppo più tardi doveva avvenire il contrario . Disilluso amaramente il vecchio Papa con la visita di Guglielmo II , che si risolse in un oltraggio alla sua dignità - un oltraggio che gli A A . del volume non esitano a paragonare allo schiaffo di Nogaret a Bonifazio VIII - la politica vaticana si gettò in braccio alla Francia , dalla quale soltanto si aspettò oramai la realizzazione dei suoi sogni temporalistici . Cominciò allora il periodo della grande tensione fra l ' Italia e il Vaticano . In questo modo Bismarck era giunto a creare una vera e propria " questione romana " nel seno dello stato italiano : una questione che , per il propendere del Vaticano verso la Francia , faceva necessariamente dell ' Italia una alleata sicura e fedele della politica tedesca . Bisogna riconoscere che , nell ' un campo come nell ' altro , i " nipoti di Machiavelli " non ci fanno una troppo bella figura . Ma chi fa la figura peggiore è certamente il Vaticano , il cui gioco politico è evidentemente inconsapevole delle condizioni che lo rendono possibile : nasce cioè da un ' errore dell ' Italia ed ha invece l ' aria di riposare su solide basi autonome e di muovere alla conquista del mondo . Basta ricondursi una diecina d ' anni indietro dal tempo di questi avvenimenti per vedere che , se la politica italiana si fosse svolta logicamente a suo tempo secondo la linea dei veri interessi nazionali , tutto questo divertimento politico di Leone XIII sarebbe divenuto impossibile . Bisogna cioè retrocedere fino alla vigilia del Congresso di Berlino , quando la Germania ci offriva l ' Albania in cambio della Bosnia , e l ' alleanza difensiva contro la Francia che avrebbe reso impossibile Tunisi : ed allora si intende come un ' adesione tempestiva all ' amicizia tedesca avrebbe non soltanto allontanato da noi quei danni e quelle minacce la cui eliminazione diventò poi la mèta faticosa della politica italiana , ma ci avrebbe persuaso per tempo che lo Stato italiano non aveva oramai più nulla a temere dal Vaticano , la cui ostilità efficace si era esaurita nel lungo sforzo secolare contro l ' unità italiana : che anzi lo Stato italiano era chiamato a succedere ad altri stati nell ' esercizio di un ' influenza preponderante sulla politica della Santa Sede . La questione romana non avrebbe potuto essere galvanizzata nemmeno per burla se ciò non fosse stato consono in qualche modo ai disegni di Bismarck : e spettava all ' Italia di fare in modo che tale consonanza non ci fosse ; tanto più che poteva farlo riconoscendo e servendo i suoi reali interessi politici . Gli uomini di Stato italiani , invece , alla visione di quegli interessi furono ciechi : e ci volle la paura per aprir loro gli occhi , e per spingere la Dinastia trepidante sulla via di Vienna . Credevano un po ' tutti - come chi poco ragiona e poco intende - alle fantasime dell ' immaginazione impressionata ; credevano così , più che alla voce dell ' interesse nazionale , allo spettro della questione romana : e ci volevano il conclave di Pio X e il cervello prosaico di Giolitti per lasciar dissipare certe paure , e per mostrare la funzione che poteva avere l ' Italia nella vita stessa del Vaticano ! CRISPOLTO CRISPOLTI e GUIDO AURELI .. - La politica di Leone XIII da Luigi Galimberti a Mariano Rampolla , su documenti inediti . Roma , Bontempelli e Invernizzi . 1912 . Un vol . di pag . 586 , L . 15 . - - Alcuni dei documenti pubblicati nel volume hanno una reale importanza . Si legge con molto profitto l ' introduzione storica , scritta da chi possiede una vera conoscenza dell ' ambiente vaticano , ed un buon colpo d ' occhio sulla politica europea degli ultimi cinquant ' anni .
Formule e sostanza della politica unitaria ( Panzieri Raniero , 1957 )
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Il contesto delle vicende contingenti , delle occasioni politiche in cui si è verificato negli scorsi mesi il superamento « ufficiale » delle formule e schemi rigidi dell ' unità d ' azione , ha reso difficile , anche per osservatori attenti e spregiudicati , di coglierne il valore politico e ideologico , il significato positivo . Quell ' atto veniva quasi a configurarsi come la chiusura di una parentesi , un « ritorno » ( in particolare ad una autonomia che si presumeva smarrita dal Partito socialista ) , anziché essere considerato come la conclusione , sul piano delle formule e dei simboli , del processo reale di formazione della politica unitaria , il cui contrassegno fondamentale sempre era consistito nel contrasto con una impostazione formale e « diplomatica » dei rapporti tra i due partiti proletari e con la concezione dogmatica del partito che quella impostazione presupponeva . La politica unitaria aveva come nucleo essenziale appunto il superamento della concezione dei partiti operai come formazioni chiuse , portatrici ciascuna di una propria « verità di classe » , depositaria ciascuna di un immobile verbo marxista , cioè il superamento della deformazione dogmatica e burocratica del partito quale rappresentanza ipostatizzata della classe . La negazione di questa concezione metafisica , quasi religiosa , antimarxista del partito proletario significava al tempo stesso affermazione di esso come funzione e strumento della classe , anzi del movimento della classe operaia . Gli equivoci sorti intorno al superamento del patto di unità d ' azione - formula da . sempre contrastante con la sostanza della politica unitaria - hanno impedito che se ne annessero le naturali conseguenze , di un rafforzamento dell ' azione unitaria con una dialettica più agile e non pira formalisticamente impacciata tra i partiti e le organizzazioni operaie , dunque anche mediante un aperto confronto critico degli atteggiamenti e delle idee volti a interpretare le esigenze del movimento reale . Vogliamo cogliere il segno e la possibilità di un nuovo orientamento , di un nuovo rapporto critico tra PSI e PCI rispondente all ' essenza della politica unitaria , in alcuni aspetti dell ' ultima sessione del C.C. comunista . I problemi sottolineati dall ' uscita dal PCI di numerosi intellettuali e lavoratori sono stati riconosciuti , specialmente nella relazione di Giorgio Aprendola , ma si sano manifestate tendenze a individuarne l ' origine nello ammorbidimento della politica e della disciplina . Accenniamo qui a qualche punto che ci sembra meriti una impegnativa discussione . Nella relazione di Amendola , ad esempio , si richiama la necessità di un ' opposizione larga e articolata alla Democrazia Cristiana ma nello stesso tempo si rivolgono alla politica del Partito socialista accuse troppo sommarie di inconseguenza , addirittura in rapporto a presunti possibili accordi post - elettorali con la Democrazia Cristiana : eventualità che la politica socialista , dopo le cadute illusioni di Pralognan , concede soltanto sul piano di una alternativa di classe , di un completo ripudio dell ' indirizzo attuale della Democrazia Cristiana . Nelle relazioni e in quasi tutti gli interventi si fa poi riferimento alla parola d ' ordine del Partito comunista come forza più coerente di opposizione , ecc. ecc . , con il richiamo implicito a una investitura e supremazia stabilita a priori : si evoca così in qualche modo il Partito - guida . Gravi questioni vengono sollevate e finalmente messe a fuoco dal giusto rifiuto dello schema astratto della « lotta su due fronti » nel Partito , schema che presuppone una linea « vera » , sempre in possesso del gruppo dirigente , e in pratica si risolve nel favorire le tendenze conservatrici . Contro quella formula , Amendola ed altri hanno sostenuto che l ' unità del partito si difende e si ottiene sul terreno reale e verificabile della lotta per l ' attuazione della linea politica e hanno respinto le classificazioni di comodo tra revisionisti e settari , intellettuali e operai , ecc. Amendola ha quindi anche proposto di giudicare coloro che sono usciti dal PCI secondo la concreta posizione che ciascuno assume nella lotta di classe . Ma come si conciliano questi importanti riferimenti a una concezione non dogmatica del partito con la ripetizione meccanica , in nessun modo approfondita , della formula del centralismo e della necessità disciplinare ? Né lo sforzo di affermazione di un nuovo quadro « giovane » sostituisce il mancato approfondimento dei problemi del centralismo democratico , della formazione democratica del partito . Intorno a un problema fra tutti fondamentale ci è infine parso particolarmente insufficiente e « cauto » il dibattito , cioè sulla questione del diminuito peso specifico della classe operaia nella lotta politica , per ripetere l ' espressione usata da Togliatti . Il problema è stato collegato a quello delle trasformazioni tecnico - industriali , delle nuove organizzazioni aziendali , ecc . , soltanto per ridurre il significato che la considerazione di questi fenomeni può assumere per una ripresa dell ' azione operaia . Anzi , la valutazione del neo - capitalismo è stata individuata soltanto come base del neo - riformismo . Ma la riaffermazione dell ' autonomia operaia , senza la ricerca di nuove forme di azione e di organizzazione che assicurino la presenza e il controllo operaio nei modi odierni della produzione , resta un richiamo del tutto esterno e sterile .
Se scompare la Farnesina dell'Eni ( Rossella Carlo , 2000 )
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Da quasi cinquant ' anni l ' Eni è una delle poche aziende italiane globalizzate . Alla fine degli anni Cinquanta l ' Ente nazionale idrocarburi , allora guidato dalla mano felice di Enrico Mattei , divenne una temibile potenza nel campo petrolifero ed energetico . Tanto potente da costringere i nemici ' amerikani ' di Mattei a tessere contro di lui un ' orribile congiura sfociata nella esplosione in volo dell ' aereo del presidente a Bascapè . L ' Eni , grazie al sostegno del premier Amintore Fanfani e all ' appoggio della sinistra Dc , aveva sviluppato nel mondo , soprattutto in quello arabo , una sua diplomazia molto efficiente . Al Quai d ' Orsay e al Foreign Office ancora ricordano l ' impegno dell ' apparato Eni a favore dell ' Fln algerino e dei movimenti indipendentisti in Africa occidentale . La politica estera dell ' ente , in quei tempi , i tempi dei cosiddetti ' mau mau della Farnesina ' , era in completa sintonia con quella del ministero degli Esteri . Fu questa la felice stagione della politica mediterranea dell ' Italia , tanto criticata a Washington , a Parigi e a Londra . Da allora l ' Eni ha sempre avuto un forte apparato all ' estero , guidato da personaggi di primissimo ordine , veri antesignani della globalizzazione e della mondializzazione . Per chi in questi ultimi decenni ha viaggiato fra Il Cairo e Caracas , Hong Kong e Teheran , Baghdad e Lagos , gli uomini dell ' Eni hanno sempre rappresentato un interessante punto di riferimento . Alla struttura internazionale dell ' Eni si è sempre appoggiato Franco Bernabè . Anche su questo apparato voleva fondare la sua strategia di suprema globalizzazione e mondializzazione del gruppo petrolifero un uomo di altissimo valore internazionale come l ' ambasciatore Renato Ruggiero , ex presidente dell ' Eni . Ma con una nota del 3 agosto 1999 ( quando era amministratore delegato ) Vittorio Mincato ha abolito la famosa direzione esteri , ha messo gli uffici di Londra , Vienna , Riyad , Istanbul , Tokyo e Singapore alle dipendenze del direttore generale della divisione Agip Luciano Sgubini ( da sempre critico verso la struttura diplomatica dell ' Eni e sostenitore di quella più commerciale dell ' Agip ) e si è preso direttamente carico delle sedi di New York e Mosca . E come risulta , da pochi giorni Sgubini ha addirittura deciso , d ' accordo con l ' attuale presidente Mincato , di dare il colpo finale alla ' Farnesina ' dell ' Eni e di chiudere definitivamente alcune sedi in Asia , Africa ed Europa ( i nomi sono ancora segreti ) e di richiamare in patria uomini di grande esperienza . In un momento tanto importante per le alleanze internazionali il vertice dell ' Eni si preoccupa di ridurre quelle rappresentanze all ' estero dove si possono trovare futuri partner e possibili convergenze . Tale comportamento appare , a dir poco , strano . Tutto ciò fa però capire meglio il mistero delle dimissioni di Ruggiero . L ' ambasciatore , uomo dai grandi orizzonti e dalle grandi strategie , si sentiva un po ' limitato nella sua azione da quel certo provincialismo che lo circondava . Proprio la soppressione , fortemente voluta da Mincato , della direzione esteri dell ' Eni gli aveva fatto capire che era giunto il momento di mollare . Così vanno le cose in Italia , un paese dove si parla a vanvera di globalizzazione ma si fa poco per sostenerne i protagonisti .
FATTI DI ROMA ( - , 1867 )
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Proseguiamo ad illustrare i fatti avvenuti recentemente nelle provincie soggette al Papa . Dopo l ’ assalto dato alla rocca di Monterotondo e la capitolazione della guarnigione pontificia , Garibaldi si avanzò co ’ suoi alla volta di Roma e s ’ accampò alla Cecchina , a venti minuti di distanza dalla città eterna . Prima di giungervi corse un grave pericolo alla villa Grazioli , ove si portò a fare una ricognizione . Questa villa , che gli si era detto essere stata abbandonata , conteneva parecchi volontari pontifici che scaricarono i revolver contro lui e contro i suoi uffiziali , ma senza riuscir a ferir alcuno . Ma mentre era accampato alla Cecchina il 30 ottobre , la situazione mutava faccia completamente a Roma . La mattina del 31 , alle 9 antim . , un contadino giunse al galoppo e disse poche e rapide parole al generale . Il messaggio fu presto noto a tutti : “ i Francesi erano a Roma ! ” V ’ erano difatti , e lo stupore , a questa notizia , fu grande non meno a Roma che nel campo garibaldino . Al Vaticano erano giunte tante notizie contradditorie che non si credeva più all ’ arrivo delle truppe francesi , tantoché fino all ’ ultimo momento non furono preparati alloggi . Ma l ’ entrata del 29° fanteria , nel pomeriggio del 30 , rassicurò il partito clericale . Un migliaio di persone l ’ aspettava alla stazione della ferrovia . Appena entrati i Francesi , la città , che era muta come una tomba , si rianimò d ’ un tratto , e gli ecclesiastici rari ne ’ giorni precedenti , scesero in gran numero nelle strade . La città sembrò svegliarsi da un sonno profondo : “ ma , ” dice una corrispondenza , “ quella folla era agitata sì , ma silenziosa . ” Il generale De Failly , comandante il corpo di spedizione francese , pubblicò tosto il proclama seguente : Romani . L ’ imperatore Napoleone manda di nuovo un corpo di spedizione a Roma per proteggere il Santo Padre ed il trono pontificio contro gli attacchi armati di bande rivoluzionarie . Voi ci conoscete da lungo tempo : come sempre , veniamo a compiere una missione tutta morale e disinteressata . Vi aiuteremo a stabilire la fiducia e la sicurezza . I nostri soldati continueranno a rispettare le vostre persone , le vostre costumanze e le vostre leggi ; il passato ve ne è garante . DE FAILLY Era tempo che i Francesi giungessero . Il governo pontificio non sussisteva più che a Roma ed a Civitavecchia . Le truppe e le autorità papaline avevano abbandonato quasi tutte le altre città , e queste avevano tosto inalberato la bandiera tricolore . Persin ne ’ paesi contigui a Roma , ad Albano , a Marino , a Castelgandolfo si era proclamato il Governo provvisorio . Sul palazzo pontificio di Castelgandolfo la bandiera italiana fu impennata dal custode stesso del palazzo . Ad Albano era stato eletto dittatore il signor Persi , a Velletri il conte Ettore Borgia . In Roma stessa il moto del 22 ottobre aveva provato che l ’ insurrezione possedeva forze non scarse . Le truppe del papa erano ridotte ad asserragliare le porte minacciate dagli avamposti garibaldini . La caserma Serristori , di cui presentiamo il triste aspetto dopo lo scoppio del 22 ottobre , mostra qual era l ’ accanimento degl ’ insorti . Fortunatamente i Zuavi erano in campagna e morirono soltanto parecchi suonatori della banda . La caserma scoppiò per essere stato introdotto sotterraneamente un barile di polvere , che venne acceso al momento dell ’ insurrezione .
IMPASSIBILITÀ DEL WORDSWORTH ( CECCHI EMILIO , 1915 )
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.... Una strada , una bracciante che passa , e un canto di uccello , di prosaico tordo nel silenzio mattinale : questo canto suscita la visione di una terra lontana e di una casa desiderata ( La povera Susanna , 1797 ) . La determinatezza irriducibile dell ' elemento di ricordo , svegliato alla suggestione del canto dell ' uccello , esprime la semplicità spirituale e a un tempo la intensità di affetti della povera Susanna . La sua vita interiore si scuopre un istante : e non c ' è dentro che una immagine di montagna sagliente , quei volumi di vapori , quel fiume , quei pascoli verdi . È una coscienza che , rotto il velo del dolore monotono e privato di ogni poesia , è natura ; inesplicabile , solida e solenne come la natura . La lirica consiste di questa rivelazione , di questo transito dalla sentimentale vuotezza presente , all ' assoluto di questa natura che colma d ' un tratto tutta la realtà interiore ; e del riflesso nuovo da questa natura chiusa , cementata dentro l ' anima , che non può aprirsi neppure a lei come i nostri fulgidi . ma morti e privi di contenuto , ricordi della prima infanzia , del riflesso nuovo sulla vuotezza e tristezza presente . Questo trasalire e poi ricomporsi nella prima atona calma , induce un turbamento che oltrepassa i meri termini della rappresentazione e dà il senso dell ' intiera serie spirituale . Fra i due termini della rappresentazione è lo spazio che la coscienza del lettore riempie del suo moto , nell ' attuare la poesia ; e la esattezza con la quale essi son posti è tale che quasi senza determinazione esplicita dànno il colore dell ' ora , l ' ambiente e il movimento drammatico del personaggio . Lo scatto sentimentale si prolunga e diffonde come dall ' impulso di movimento cennato nel gesto di una statua si crea tutto un mondo di azioni . La tormentosa coscienza della vita concepita come una serie limitata , irrevocabile , basta a suggerire un ' armonia più larga . Le più forti poesie del Wordsworth son quelle nelle quali il contrasto è semplicemente necessitato ; senza ragioni aneddotiche , ridotto quasi a pura essenza plastica : quando da una attitudine agevole e ferma della figura , la scena naturale e la situazione sentimentale sono evocate nella massima compenetrazione ed immediatezza ; mai , forse , come nella Mietitrice solitaria ( 1803-1805 ) . Non si può immaginar poesia più diversa da quella del Coleridge nella qualità dei mezzi , con certe analogie di significati . Non c ' è movimento qui : la figura è in una ferma postura , curva come una mietitrice del Millet o una pastora del Segantini , e una vita diafana e densa si diffonde da lei con la lenta oscillazione del canto per tutto il paese . Questa tozzezza , questa fissità , si ritrovano in tutte le creature del Wordsworth ; più difficile sarebbe riconoscere spiegatamente perché la sua poesia dia evocazioni simili , corpose , massicce , in atteggiamenti scolturali riposati . Nel paese è come il profilo d ' una visione ; un ' ombra di giganteschi dorsi d ' isole di basalto , che campeggiano sur un vuoto di mare , risonando i varchi delle isole come d ' un canto di cuculo nella penombra serotina : il fantastico dentro il reale , come il ricordo di un sogno , in un arresto della percezione : un affioramento dell ' inconscio , o una di quelle associazioni che , negli spiriti infantili , si costituiscono di elementi remoti . In questa come in qualche altra lirica , le linee dei colli , la distesa dei campi , sembran modellate in vista di esprimere una colossale implorazione religiosa : e su queste linee campeggia la figura umana , come interprete d ' un mistero ; in una attitudine sacrificante , insieme rivelata e ingigantita dal mondo intorno . Dietro ad essa , all ' orizzonte , il monte vaporato del respiro delle nubi è come un altare parato d ' incenso per le offerte sante . E nelle foreste gli alberi si incurvano sulla sua testa quasi arcate gotiche di cattedrali , mentre in fondo al verde le cascate dei fiumi suonano come canne d ' organo nascoste . Tutto ciò , suggerito per scarne evocazioni e , dicevamo , senza movimento , attraverso un processo addirittura opposto a quello della poesia coleridgiana . Quivi è tutto un tremare , uno spezzarsi , uno scattare , un ondare e rapprendersi negli arresti e nelle risoluzioni del ritmo ; un isolarsi di ciascuna linea di movimento nell ' intento del massimo significato particolare ; uno sforzarsi di ciascun epiteto nell ' intensità suprema del proprio colore . Ma nel Wordsworth non sono né colori , né fratture , né esclamativi . L ' arte del Wordsworth aspira alla prosa ; la struttura di ciascun verso sembra tendere a sciogliere il carattere di verso , e far che ogni successione di tempi passi dissimulatamente nell ' altra come un respiro di prosa fluisce nell ' altro quasi senza cesura : niente del balzante strano impeto del Coleridge , il quale ha bisogno sempre un poco di inebbriare per ottenere consenso . Wordsworth vuole persuadere gravemente ; e il suo ritmo è quieto e suasivo , forte e regolare . La sua arte sopratutto vuol dare impressione di solidità e di organismo , a costo di sembrar troppo massiccia e pesante . Pare si possa girar intorno a una sua strofe , come intorno a un bel pezzo di scoltura , dove non sono anfratti né vuoti morti e l ' aria e la luce avvolgono facilmente da tutte le parti . E quando nella Prefazione e nelle Appendici egli respinse la necessità della forma metrica e della dizion poetica , dette le esagerazioni teoriche della sua pratica di nudità e indifferenza , la quale era stata eccellente . Il Coleridge passò nella tradizione inglese principalmente per la squisitezza dell ' esempio tecnico e del gusto letterario ; ma il Wordsworth poco poteva insegnare ad artisti come il Keats e lo stesso Shelley , mentre da lui si comunicava loro una parte della intuizion vitale . L ' errore del Coleridge poteva essere di finire nel meramente esornativo , nel piacevole per sé stesso , nello smalto e nel cammeo . L ' errore del Wordsworth fu a così dire di natura scientifica , e consisté nell ' organizzazione forzosa di una sorta di positivismo , di psicologismo poetico , poste in relazione di dipendenza empirica e non di sviluppo genetico l ' arte e l ' esperienza . E se a tali opposizioni formali si volessero addossare diversità di carattere e di vita , si ripenserebbe il Coleridge perduto in mille progetti , intralciato dalla propria ricchezza ; e il Wordsworth che chiuso nel disegno preciso dei propri fini tratta la poesia con la rude decisione con la quale si tratta l ' azione pratica , sfrutta il proprio patrimonio poetico con freddezza quasi filistea ; non si abbandona e fa della vita la metodica incubazione della sua arte . Non c ' è in lui imprevisto , anzi derivazione , deduzione : il Coleridge simile ad un castello devastato da tutti i venti : egli che vuol precedere logicamente e criticamente la propria facoltà poetica , e nello stesso tempo la schematizza e la impoverisce . Se si vuol trovare un compagno al Wordsworth , in Inghilterra più vicino di tutti , non negli errori fortunatamente , gli troviamo Giovanni Constable . Nel Constable mette capo la tradizione paesistica inglese , discesa dal Rembrandt , l ' Hobbema e gli altri olandesi . Ma nel Constable in confronto al Wordsworth delle liriche più belle , c ' è un minor distacco dal particolare oggettivo ; e per quanto ogni suo quadro sia costruito potentemente , architettato con genio , si è a contatto di serie di elementi d ' una vita , individuale esuberante fra i quali la figura umana resta subordinata , un poco come nelle Stagioni del Thompson . Nei quadri del Constable , nella vita naturale entrano i segni delle opere dell ' uomo , i ponti , i molini , le barche , i solchi , i ripari : ma tutte queste cose diventate natura greggia , bruti oggetti , come i sassi , gli alberi , le foglie . L ' animazione , il consenso totale è più spesso ottenuto per mezzo della rappresentazione di veementi crisi atmosferiche : le fronde sotto il vento rovesciate rispecchian variamente come un giuoco di onde tutto il cielo : il disotto delle foglie splende bianco come le spume sulle attorte colonne glauche , e alla chiara pace d ' un ' acqua tra glabre foglie stillanti risponde lontano il brillar della luce , attraverso i nuvoli rossi , di fondo . all ' aria argentata dopo il rovescio . Nel Constable c ' è una maschia e sana dilettazione negli oggetti che nel Wordsworth maturo manca , e nel giovine Wordsworth degli Schizzi descrittivi e della Passeggiata serotina non è tanto tranquilla e disciplinata . E se usciamo d ' Inghilterra e pensiamo ad altri grandi paesisti contemporanei , il Corot ha un paese fantastico e musicale : paese da Claudio Gellée romantico , fatto per le danze delle ninfe , dei fauni , nei prati plumbei di rugiada sotto velature e penombre molli : paese per la gioia contemplativa di spiriti malinconici e sognanti , non per la vita dura e combattuta . Bisogna accostarsi risolutamente al Millet : nel Millet , insieme alla simpatia naturale , è la profonda simpatia umana : dall ' episodico , nel Millet come nel Wordsworth superiore , è estratta una sostanza poetica eterna : presentate le figure nella loro essenziale semplicità e nella corposità massima , immerse in una luminosità diffusa , come se la cupola del cielo fosse la cupola di un tempio che i riverberi del sole fonde per oscillazioni blande fino a una mistica penombra . Le creature , nel Millet come nel Wordsworth , hanno qualche cosa della solenne rudezza e pesantezza delle linee dei monti e degli orizzonti , sembrano statue scolpite nella materia stessa della natura , corpi impastati della massa terrestre e ancora in essa implicati ; aggravate dalla fatica del lavoro , legate alla terra da una mistica affezione per gli animali . Certo , non son molte le liriche del Wordsworth che si mantengono in questa energica purezza : Lucy Gray con l ' effetto solenne della distesa nevosa nella quale la piccola Lucia si è spersa ; V ' era un ragazzo e voi lo conosceste bene , o balze ; I tassi ; I mendicanti e Gli zingari , dove il carattere aneddotico è più calcato e l ' impressione meno schietta e resistente ; il poemetto Michele . In alcune , un paesaggio deserto , per la repente animazione d ' un ricordo , per la suggestione d ' un grido d ' uccello , si riempie di palpitazione cordiale , e la solitudine v ' inspira il senso opposto a quello della solitudine : il senso d ' una presenza . Come un ' acqua intorno a una statua limpida di vetro sommersa , l ' atmosfera circola fasciando un ' invisibile creatura . Son paesaggi vuoti nei quali è sospesa una ansietà acuta , come se la natura , al cenno della magia poetica , fosse divenuta il calco , l ' impronta negativa d ' un ' anima ormai esulata ; in ogni aspetto , in ogni fremito , in ogni accenno , vibrando una sostenuta evocazione umana . Nelle sequele ritmiche del breve ciclo per Lucia morta , alle quali è veramente fraterna la lirica Al cuculo ( Oh , giocondo nuovo venuto , etc . ) , sotto la volta aerea creata d ' incanto dal grido dell ' uccello primaverile , si esala perdutamente il senso di una felicità remota , e lo smarrimento della natura che rinnova è raggelato dal fantasma di una adolescenza che non tornerà più . .... Così il Wordsworth rivelò nella vita comune , piccola , una latente religiosità rimasta per secoli nascosta sotto il tritume delle dilettazioni idilliche . Un bifolco , una contadinella , diventavano per lui grandiosi come Giasone e Clitennestra ; egli sapeva che nelle loro anime semplici accadevano oscuri mutamenti , si levavano intuizioni repentine non meno cariche delle sorti del mondo di quelle che i vecchi poeti cantavano nei cicli mitici ed eroici . Nella coscienza fresca quasi foglia d ' erba d ' un bambino , leggeva segni misteriosi come di primitive cosmogonie . Il silenzio , l ' oscurità , l ' immobilità , il sentimento d ' un luogo particolare , come la astratta desolazione d ' una interminabile strada bianca ( Pater ) , la verde pace del grembo d ' una collina , il timbro solare dell ' ora , per lui diventavano una immediata sostanza musica , cui non restava che essere un poco rilevata d ' alcune parole di canto , come nel blocco di certe statue arcaiche sembra il lavoro della natura abbia dovuto appena esser sottolineato dalla mano dell ' uomo . Nessuno se non certi paesisti modernissimi trasferì la intima realtà della cosa , l ' essenza vitale della cosa nell ' arte così intatta mente . Nelle sue più belle poesie i suggerimenti mistici sono offerti attraverso un appello , una concentrazion sensuale . Egli fa diventar sublime una figura , comunicandole una sorta di perennità arborea , realizzandola come traverso l ' ignara staticità del minerale . Le influenze della natura tranquillizzano nella sua arte la coscienza umana e le dànno qualcosa della naturale placidezza , mentre essa offre alla natura qualcosa del suo pathos . Questa tranquillità , questa fiducia d ' abbandono , nel mondo romantico percosso di ansietà biblica , rischiarato di fuochi d ' incendio all ' orizzonte , e davanti al quale ci sentiamo ancora smarriti , ci fanno considerare le sue figure , e con esse il loro creatore , quasi d ' un ' intima natura superiore alla nostra . Il Berenson ha ricordato Wordsworth parlando di Piero dei Franceschi . E si potrebbero trasferire al Wordsworth , in accezione estetica , alcune frasi morali di Seneca nella quarantunesima a Lucilio . Soltanto il Keats nell ' Iperione ottenne effetti d ' altrettanta solennità , attraverso un distacco , una impersonalità non minori ; ma non per esprimere la fiducia , la pace degli uomini per l ' accordo dell ' anima con la natura , sibbene , con un ' ampiezza angosciosa di vibrazione musicale che fa pensare al Wagner nel principio dell ' atto terzo del Sigfrido e nel Crepuscolo , il dolore degli Dei decaduti ....
La questione dei fumetti ( Jotti Nilde , 1951 )
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Il dibattito sulla stampa a fumetti per i ragazzi , che ha avuto luogo alla Camera dei deputati , ha suscitato un interesse notevole ed è stato a sua volta il risultato di un movimento di opinione pubblica abbastanza largo , creato nel Paese attorno a questa questione . La legge discussa nel Parlamento , e che si riduce a una serie di misure degne di un dispotismo illuminato e a una proposta di sequestro preventivo , è da respingersi perché reazionaria e inefficace . Inconsistente è l ' argomentazione che misure simili , attraverso le quali la stampa per bambini e ragazzi dovrebbe essere « moralizzata » , potrebbero influire nel ridurre la delinquenza giovanile e far sparire certe forme di degenerazione e delitto dei giovani , di cui si sono avuti di recente , in Italia e altrove . esempi numerosi e pietosi . La delinquenza dei minori è un fatto sociale le cui origini lontane e vicine sono da cercare ben più profondamente , e in altre direzioni vitali . La stampa che i giovanissimi e i giovani leggono è , se mai , uno degli aspetti della loro vita , e non è certo l ' aspetto determinante di quegli orientamenti della mente e del costume , che certo contribuisce ( vogliamo ammetterlo ) sia a rendere manifesti che a rendere più acuti . La radice vera di questi orientamenti bisogna cercarla molto più a fondo , da un lato nelle condizioni materiali dell ' esistenza , nelle catastrofi a cui la politica fatta dai governi e dalle classi ha portato le associazioni umane , gli Stati . e dall ' altro lato nello spirito generale che in queste associazioni umane , qui in Occidente . cioè nei paesi dove dominano ancora i capitalisti , è diffuso dappertutto e si respira La stampa che i giovanissimi e i giovani ricevono , cercano , leggono , è uno degli elementi della cultura che oggi esiste in queste parti del mondo . Vale dunque la pena , sotto questo aspetto , di discuterne . Il dibattito non è nuovo , del resto , anche se oggi prende forme acute . Quando sorsero , nella Francia del Seicento , « i racconti di fate » , la reazione moralistica contro questo genere di letteratura per l ' infanzia fu vivace . La storia del gatto degli stivali fu denunciata come istigazione alla malafede , esaltazione del brigantaggio , della rapina . Da quella polemica si può datare l ' origine di quella noiosissima , stomachevole letteratura per l ' infanzia e la giovinezza che , per insegnare la virtù , elabora il tipo del ragazzo virtuoso , ma cretino e lo fa muovere in un mondo di stoppa dipinta e di lattemiele , di enti e moralità non reali , lontani tanto dalla vita che veramente si vive quanto dai sogni della fantasia popolare . I libri di scuola appartengono quasi tutti a questa famiglia , purtroppo , e neanche il Cuore se ne stacca . La tradizione della letteratura per i ragazzi , è , da un lato , quella dei racconti popolari ingenuamente fantastici , che sotto la fantasia nascondono una concezione vigorosa e semplice del mondo , delle sue difficoltà , delle sue stranezze , e dall ' altro lato è quella realistica , che racconta e fa capire la vita così com ' è e insegna ad affrontarla con calma . In Pinocchio le due correnti felicemente si congiungono e per questo Pinocchio è una grande , classica opera d ' arte . Che cosa è , oggi , il fumetto , e da che parte viene ? È un modo di raccontare per immagini una storia rappresentata nei momenti più salienti : non vi è commento scritto , soltanto alcune parole che escono in una nuvoletta di fumo dalla bocca dei protagonisti . È comparso in America nel 1894 . lanciato da Hearst , il più grande editore di giornali del mondo , padrone di centinaia di fogli collegati a catena e di conseguenza dell ' opinione pubblica degli Stati Uniti . All ' inizio la cosa suscitò proteste , ma in breve i fumetti divennero una delle maggiori fonti di reddito per il monopolio di Hearst . Il racconto è sempre avventuroso e vi si esaltano la violenza , la brutalità , la lotta fra gli uomini , l ' istinto sessuale . Qui si apre una questione , che è poi al fondo di tutto il dibattito . Si fa distinzione fra la forma del fumetto e il contenuto del racconto a fumetti . Si sostiene che ciò che rende dannosa la stampa a fumetti sarebbe il suo contenuto e non la sua forma . Per difendere questa posizione si sono persino andati a cercare precedenti nella storia della pittura e dei suoi mezzi espressivi ; si sono disturbati Giotto e Simone Martini e i primitivi che affrescando le mura delle Chiese del '200 e del '300 avrebbero tenuto a battesimo , essi , il fumetto . Questa affermazione ci sembra , oltre che irriverente , assai superficiale . Basti pensare che si tratta di pittura e non di letteratura , e che per « raccontare quelle storie sacre í cui episodi erano il soggetto di famosi affreschi in serie , i papi facevano scrivere codici preziosi e non solo dipingere i muri delle chiese . D ' altra parte gli affreschi di Giotto sulla vita di San Francesco o di Gesù , ad esempio , non sono immagini che si svolgano l ' una dopo l ' altra , concatenate per dare il senso di un racconto : sono episodi salienti di una vita , qualche volta non disposti neppure in ordine di tempo , ma raffigurati così come la fantasia dell ' artista li ha visti . Ancor oggi , dopo tanti secoli , un pittore che volesse raffigurare la vita di un grande , non potrebbe che seguire la stessa strada , perché questa è la sola via delle arti figurative , e non farebbe , con ciò , una narrazione a fumetti . I fumetti sono un ' altra cosa ; non sono una serie di quadri dedicati a diversi episodi di una storia , ma il racconto della storia stessa , fatto con disegni rudimentali e battute di dialogo adattate a questi disegni . Non sono una storia dipinta ; sono piuttosto una lingua scritta per immagini . Se si vuol trovare un precedente , non è tra le pitture che bisogna cercare , ma se mai riferirsi alla scrittura ideografica , per geroglifici , cioè dei periodi di civiltà meno sviluppata . Se si fa attenzione , infatti , se si confrontano un grande numero di racconti a fumetti , si vede che le immagini sono ridotte come tipo e come numero ; sono su per giù tutte eguali , perché il disegno trascura del tutto i particolari e coglie soltanto pochissimi elementi della figura . Le donne dei fumetti hanno tutte le stesse natiche a semiluni , i seni che sporgono , la veste attillata , un dito di coscia che vien fuori , ecc. Dei movimenti e atti del corpo umano rimangono solo alcuni , quello del dare uno schiaffo o un calcio , sparare un colpo , afferrare un altro per il collo , mettersi a fuggire , spaccarsi la testa o simili . Chi sia abituato alle normali vignette e al modo normale di raccontare , nel fumetto non capisce nulla . Ci si trova di fronte a una notazione abbreviata , che colpisce invece , attira e lega la mente di chi non è ancora arrivato o non è ancora assuefatto al modo di esporre e ragionare discorsivo , dove ciò che conta non è una serie continua di gesti o di frasi folgoranti , ma è il nesso logico e il complesso dei particolari , è il concatenamento dei fatti e delle cose , rapido o lento , tranquillo o tumultuoso , ma sempre guidato secondo uno sviluppo coerente , organico , di immagini e di concetti . Il confronto con certe scritture primitive vale quindi nel senso che , come queste scritture sono ferme al primo degli elementi della espressione scritta , che è una immagine stereotipa , ma non giungono alle superiori forme di organizzazione della lingua e della sua traduzione in segni , così il fumetto riduce la rappresentazione della realtà a un certo , limitato numero di segni visivi chiarissimi ma primitivi , e sopprime tutto il resto , che è la vera creazione e conquista dell ' ingegno umano sulla via , non diciamo dell ' arte , ma della espressione consapevole . Si dice che i fumetti piacciono ai bambini , ed è naturale , appunto perché la mente del bambino è primitiva . Il bambino vede e conosce senza comprendere , cioè senza riuscire a cogliere esattamente il legame tra i particolari e il nesso degli avvenimenti e delle cose . Una immagine primitiva o una serie di immagini primitive , semplici , urtanti , suscita in lui un ricordo di cose già viste , lo orienta verso certi pensieri . Per questo il libro per bambini dovrà sempre essere illustrato . Benissimo illustrati e a colori sono i bei libri che si pubblicano per i bambini nell ' Unione Sovietica . Ma l ' illustrazione deve avere i suoi particolari , orientare alla ricerca di essi e , se legata a un racconto , deve esserlo in modo da spingere il bambino a scoprire i nessi tra i fatti , il legame logico che tiene uniti gli avvenimenti nella realtà . Tutto questo nel fumetto non c ' è e non ci può essere . Il fumetto afferra la mente attraverso poche immagini e sostituisce una serie violenta di queste immagini alla ricerca dei particolari , di una logica e di un processo discorsivo . Le poche parole illustrative sono una molla , essa pure primitiva , che spinge da una immagine all ' altra una mente che non lavora , non riflette , si impigrisce e arrugginisce mentre , d ' altra parte , le vengono fatte passare davanti , come strumento di avventura , le più portentose conquiste della tecnica . La osservazione dei fumetti è quindi cosa profondamente diversa dalla lettura . Non sostituisce la lettura , la sopprime . La gioventù che si nutre di fumetti è una gioventù che non legge e questa assenza di lettura nel senso proprio della parola non è l ' ultima tra le cause di irrequietezza , di scarsa riflessività , di deficiente contatto col mondo circostante e quindi di tendenza alla violenza , alla brutalità , all ' avventura fuori della legge e solidarietà degli uomini . L ' educazione al ragionamento e alla riflessione che si ottiene con l ' attenzione prestata al racconto scritto , non ha soltanto il valore di una preparazione letteraria , non è soltanto educazione dell ' intelletto , ma disciplina interiore degli istinti primitivi , animaleschi . Questa analisi del fumetto , che credo esatta , induce alla conclusione cui volevo arrivare , che il contenuto e la forma non sono qui separabili . Perché i fumetti narrano a preferenza ed esclusivamente , anzi , storie orripilanti di gente che corre la stupida avventura della violenza e della brutalità , che è continuamente in guerra contro i propri simili , che ogni contrasto tende a risolvere con la frode . col pugno al plesso solare o con la pistola , che non ha nemmeno il tempo di nutrir sentimenti , valutare , riflettere ? È il modo stesso del racconto che impone questo , perché esige che i protagonisti siano di continuo - ad ogni nuova figura - impegnati in un gesto e atto violento , se no la serie non interessa , non resiste . Ricordate la figura quasi idilliaca dell ' inglese o dello svizzero sperduto nell ' isola deserta , che a poco a poco riconquista gli Infiniti strumenti materiali della civiltà e prende coscienza del proprio limite e del proprio valore ? Nel fumetto la sua storia diventa un ' allucinante serie di urti brutali e ridicoli ( vince sempre lui ! ) ed egli un energumeno senz ' anima , bestia in lotta contro altre bestie . Ed è per tutto questo che il fumetto è stato inventato in America e viene dall ' America . Esso è adeguato a quel complesso di aspetti negativi , repellenti persino , a etti purtroppo sembra oggi ridursi la civiltà del Paese che fu di Walt Whitman e di Mark Twain . È un mondo dominato dalla preoccupazione del successo materiale che consente di viver bene e infischiarsi del resto . Ciò che si oppone al successo materiale , trattisi di un concorrente o di una legge morale , di una banda di malfattori o della polizia , di una organizzazione di operai o della indipendenza di un popolo , deve essere battuto , stroncato . Ha ragione il più forte . Ha ragione chi riesce a farla franca , ad aprirsi la strada con qualsiasi mezzo , a vincere , a fare l ' affare , ad accumulare più denaro . È scomparsa anche la vernice religiosa dei primi pionieri ; è rimasta la ferocia cinica con la quale , pur non smettendo mai di leggere la Bibbia e di predicarla , annientarono fisicamente un popolo intiero per estendere le loro fattorie . Ingenuità e brutalità , assenza di profonde tradizioni culturali e umanistiche completano il quadro . L ' eroe di questo mondo non può essere che il bandito ( il gangster ) , ed è bandito anche quando è un grande finanziere o un capo di poliziotti o il presidente della repubblica . Vita e storia di questo eroe si colano nel fumetto aderendo perfettamente a quella forma . La massa di poveretti che la società condanna allo stento e al travaglio di una vita oscura , senza soddisfazioni , penosa nel lavoro e paurosa nella disoccupazione , coltiva e sogna , da lontano , la figura di questo eroe . Guarda il fumetto , vaneggia colpi di borsa e colpi di pistola che lo facciano diventare qualcuno , avere una donna come quelle , riuscire . È logico che il fumetto sia stato lanciato da Hearst , imperialista cinico e fascista . Se il popolo non pensa , non riflette , rimane estraneo alla cultura , alimentando in sé in nodo grottesco una voglia assurda di danaro , di eleganza femminile , di avventure e di successo , tanto di guadagnato per i capitalisti . Questo popolo troverà maggiori , alle volte insuperabili difficoltà per riorganizzarsi , far valere i suoi interessi , disprezzare e ridurre alla ragione i suoi padroni . Se qualcuno , esaltato o depresso , scantona e non ha successo , c ' è il bastone di gomma e la rivoltella dell ' agente , - come nei fumetti , precisamente . Da noi vi fu una timida comparsa di questo genere di pubblicazioni per la gioventù nel 1936 , e ora ve ne è una vera invasione , tra i ragazzi e i giovani . Naturalmente , la cosa fa parte di tutto lo straripare di ammirazione ed esaltazione per ciò che vien dall ' America , dato che dall ' America è giunta l ' investitura del potere per i governanti attuali . Vi è poi la decadenza generale della istruzione familiare e scolastica della cultura . Vi è una estrema incertezza e contraddittorietà nelle tradizioni , nei motivi stessi dell ' orientamento morale che si cerca di dare ai giovani . Oggi la coltivazione di un senso patriottico , per esempio , quale viene fatta dal De Amicis , nel Cuore , collegandosi alla tradizione risorgimentale , può essere continuata soltanto esaltando la resistenza e la guerra dei partigiani . Ma i partigiani sono , per l ' opinione ufficiale , per il predicatore pagato dalla Confindustria , delinquenti , assassini da mettere in prigione o al bando . Il fascismo , poi , come esaltarlo se è quello che ci portò alle catastrofi peggiori ? Si crea un vuoto , sensibile nei giovani molto più che negli adulti . Qualcuno pensa che si possa riempire questo vuoto con una predicazione religiosa ; ma anche qui si apre un violento contrasto , perché della religione è stato fatto il fondamento palese dell ' ordine politico e sociale odierno , così ingiusto , così offensivo per ogni persona di intelligenza e di cuore . Se poi si esaminano le condizioni sociali si ha un quadro molto svariato , ma impressionante , di aspri squilibri , di contraddizioni dolorose . La vita quotidiana è molto triste per intieri gruppi di cittadini e di famiglie , e quindi anche di ragazzi , di giovani . Mancando prospettive reali di miglioramento , si è spinti alla evasione . Pensate al ragazzetto che non va più a scuola e non sa come , dove , quando lavorerà ; alla bambina che dopo la quinta elementare , se l ' ha fatta , sa che starà a casa ad attendere se le riesce di trovare un marito decente ( e se questo non viene , dove andrà , farà la domestica , la segretaria d ' ufficio , di che vivrà , chi le vorrà bene ? ) . Ma anche chi lavora , ma non fa parte né dei ricchi né dei privilegiati , che prospettiva ha , tra l ' iniziativa privata che non accoglie se non per eccezione , e l ' impiego di Stato gramo , uggioso , di vita stentata ? Tutto questo crea un terreno di malcontento e di squilibrio morale , dove l ' ideale diventa facilmente l ' avventura irreale , in cui l ' impiegata costringe il padrone a sposarla , o diventa stella di cinematografo ; il giovane si fa strada a cazzotti ; vi è sempre un violento fortunato che alla fine si fa un sacco di quattrini ; ci si esercita al tiro al bersaglio contro le pelli rosse o nere e così avanti . Tutto questo appaga un segreto istinto di ribellione contro la società , ma è un abbietto e pericoloso surrogato della lotta reale per aprirsi una strada , per trasformare la società , migliorare il mondo , creare per tutti le condizioni di una esistenza felice . Decadenza , corruzione , delinquenza dei giovani e dilagare del fumetto sono dunque fatti collegati , ma non come l ' effetto e la causa , bensì come manifestazioni diverse di una realtà unica . Proibire i fumetti , dunque , controllarli a mezzo di una commissione di gente per bene , lasciar circolare soltanto quelli che sian fatti dalle organizzazioni cattoliche ? Sono tutti palliativi , pretesti e in parte anche ingiustizie e soprusi . Bisogna affrontare e risolvere tutta la questione dell ' orientamento ideale e pratico , dalla educazione , dello sviluppo intellettuale e morale dei giovani . Ma non lo si fa , se non si mette il dito sulla piaga , che è di ordine economico , sociale e anche politico .
Democrazia direttissima ( Rossella Carlo , 2000 )
StampaPeriodica ,
Renaissance Books è un editore di Los Angeles molto aperto al nuovo e all ' anticonvenzionale . Pubblica libri di politologia e di storia . Non poteva che essere Renaissance Books a stampare Vote.com, il saggio dissacrante e provocatorio di Dick Morris dedicato al rapporto fra Internet e politica . Nell ' era della globalizzazione e dei " webbies " , i consumatori di Internet , la lettura di Vote.com diventa un obbligo per politici , giornalisti , ricercatori , cultori di una nuova rivoluzione basata sull ' uso di Internet nei rapporti fra cittadini e stato , oppure fra uomini della terra e futuro governo mondiale . Dick Morris è da vent ' anni amico di Bill Clinton e lo ha consigliato durante momenti difficili . La specialità di Morris sono le campagne elettorali e di opinione , dirette a convincere la gente che un presidente è buono , che una legge è giusta , che l ' avversario è un imbecille . In Vote.com Morris spiega come il grande capitale , i lobbisti , i media , il Congresso degli Usa e quello dei singoli stati americani stiano perdendo la loro influenza e come Internet possa ridare potere al popolo . Per Morris gli 80 milioni di americani che sono collegati a Internet rappresentano il " quinto potere " , una nuova forza capace di trasformare la politica , una sorta di " comitato " di cittadini " online " . Per Morris tutto ciò è il sogno della democrazia diretta di Thomas Jefferson , quella dei " town meeting " . La velocità e l ' interattività di Internet possono trasformare la democrazia Usa in un sistema di politica istantanea attraverso il metodo dei referendum popolari condotti per via telematica . La filosofia di Internet , così come la spiega Morris , è quella di eliminare gli intermediari . Le azioni si comprano e si vendono direttamente , senza pagare commissioni . I biglietti aerei si acquistano online , senza far guadagnare un dollaro agli agenti di viaggio . I libri si fanno arrivare a casa attraverso Amazon . E ' dunque inevitabile che anche le intermediazioni nel campo della politica finiscano con l ' essere eliminate . Sinora il pubblico di Internet ha ricevuto notizie e informazioni politiche di ogni genere : un input colossale e continuo . Ma l ' output , la manifestazione efficace delle proprie opinioni , è confinato al voto per la nomina dei propri rappresentanti nelle istituzioni o del presidente degli Stati Uniti . Secondo Morris Internet permette al cittadino di rovesciare tutto e di esprimersi direttamente , in tempo reale , su qualsiasi problema . In tal modo la capacità della gente di influire , di condizionare , di orientare le decisioni della politica di Washington e dei governi locali sale in modo esponenziale . Morris e la moglie Eileen McGann stanno per aprire un sito che si chiama Vote.com . L ' obiettivo è di incoraggiare i webbies a votare , di informare dei risultati i congressmen , i senatori , i governatori e il presidente . Appena i cittadini votano via Internet su una legge o un provvedimento i politici interessati ne conoscono immediatamente l ' opinione . Resta difficile per un rappresentante del popolo approvare una norma al Congresso se i milioni di abbonati a Internet hanno espresso parere contrario . La macchina descritta da Morris è infernale per il futuro della vecchia politica e delle vecchie istituzioni . Il " quinto potere " è davvero alle porte , anche in Italia , dove la politica è molto più decrepita e ingessata che negli Usa .
LA FAME ( - , 1868 )
StampaPeriodica ,
È un triste soggetto la fame ; molti si sdegneranno perché noi ne facciamo argomento di un articolo , molti passeranno a leggere le altre pagine senza curarsene . Nondimeno questo argomento è per tutti coloro che hanno cuore un argomento pieno di un doloroso interesse ; quella parte della stampa che ha coscienza della propria missione pubblica da più d ’ un mese le notizie terribili di questo flagello , e discute i mezzi di rimediarvi . Dappertutto , in Algeria , in Russia , in Francia , nella civilissima Inghilterra , in alcune provincie della Prussia la miseria miete ogni giorno centinaia di vittime . Intanto che i governi pensano a nuovi riordinamenti di eserciti , a provigioni di fortezze , a probabilità di collisioni imminenti , nelle città più popolose , nelle capitali più ricche di alcuni Stati si muore di fame . La carità privata è muta come la carità pubblica ; mentre le popolazioni attendono eccitamenti dai governi , la miseria penetra in tutte le provincie e la classe povera è decimata dal freddo e dalla fame . Questa terribile questione diventerà fra poco la questione della massima importanza in Europa . Essa comincia a soverchiare le questioni politiche che annuvolano l ’ orizzonte europeo . Il Siècle del 12 dice a questo proposito che i mali provenienti dalla scarsità del raccolto si aggravano in ogni parte . In Parigi l ’ amministrazione dell ’ assistenza pubblica provvede notte e giorno a riparare alle deplorabili conseguenze della assoluta miseria che piglia un ’ estensione spaventevole . Anche nei dipartimenti si costituiscono associazioni per questo scopo . Anche in Russia ed in alcune provincie della Prussia , dice il Times , è impossibile che una parte della popolazione possa evitare di morire di fame . In Prussia , secondo il citato giornale , regna quella malattia terribile che i fogli tedeschi annunziano col nome di tifo della fame . In diversi luoghi la miseria è giunta a tal punto che si dovettero istituire commissioni di beneficenza che forniscono ogni giorno gli alimenti e gli abiti ai moltissimi che ne hanno il più stretto bisogno . L ’ Opinion Nationale del 12 riporta tristissime notizie sul flagello della fame che infierisce in Algeria . Ecco una sua corrispondenza da Kandouri in data 1 gennaio : “ La miseria continua ostinata fra gli Arabi . I particolari di questa calamità sono orribili . Gli uomini scacciano dalle lor tende le donne ed i figli per non aver più modo di alimentarli , e le infelici creature errano lungamente per provvedersi un cibo qualunque . In tutti i villaggi chiusi da mura vi sono guardie destinate a respingere chiunque tentasse di entrarvi per calmare la fame . Si fanno vivi sforzi per scongiurare il male ma tutto è impossibile . Si è constatato inoltre che gli affamati ai quali fu somministrato il cibo , muoiono a capo di otto giorni perché il loro stomaco non è più in grado di sostenere alcun nutrimento . ” Trattando dei disastri che la fame cagiona in varie parti d ’ Europa , e dei pericoli maggiori che all ’ Europa tutta sovrastano in forza di questo flagello , il Siècle del 12 pronuncia queste assennate parole : “ E non è egli doloroso pensare che in mezzo a queste grida strazianti delle moltitudini , vi sono persone che si occupano unicamente di armamenti e di future battaglie ? Tutte le nazioni , tutti i governi non dovrebbero invece unirsi per dichiarare la guerra alla miseria ed alla fame ? ” I particolari della fame in Prussia diventano ancora più desolanti . Il freddo è giunto a 26° e 28° . A Danzica si sono istituite delle distribuzioni di minestre calde , e le porzioni furono dovute aumentare da 1000 a 1500 . Da Tilsit in Russia si scrive che le autorità diedero ricovero nelle prigioni di polizia agli operai senza tetto , i quali poi ogni mattina ricominciano la dolorosa istoria del cercar lavoro senza frutto . In Finlandia e nel Governo di Perm , gl ’ infelici muoiono lentamente di fame a centinaia ; la peste siberica distrusse in gran parte il bestiame ed i cavalli . È stato impossibile di far la seminagione nei campi al finire dell ’ anno ; di modo che non si ha in quelle provincie nemmeno la speranza di vedere la prossima raccolta por fine alle sofferenze del paese . La posizione è ad un incirca tanto spaventevole nel governo d ’ Arkangeli . Il pane triplicò di valore , e si prevede l ’ epoca sfortunatamente prossima in cui sarà impossibile ottenerne a nessun prezzo . Il console inglese ad Arkangeli lo dimostra in una lettera indirizzata al Times : “ È assolutamente impossibile , ” dice , “ che il governo e la carità possano soccorrere tante miserie ; il flagello è troppo grande , le provincie che esso desola sono troppo lontane dalle parti ricche dell ’ impero , perché questi sforzi possano produrre risultati di qualche importanza . ” Le notizie che giungono dall ’ Africa e dall ’ Oriente sono le mille volte più spaventose . Il 3 dicembre scorso furono trovati a Mascara dieci cadaveri di morti di fame . All ’ indomani quattordici , nel giorno susseguente venticinque . “ Altri morti , ” scrive un corrispondente dell ’ Echo d ’ Orma , “ giacevano dentro delle buche , in fondo dei precipizi , lungo le strade , nei ruscelli , e specialmente in un luogo detto il ricovero di Sidi - Bouas , specie di necropoli , tomba anticipata ove si trascinavano tutti quegli infelici che sentivano prossimo il loro fine . I più robusti europei non vivrebbero più di quarantott ’ ore in quel luogo . Centinaia di questi paria errano come fantasmi , attorno alle fortificazioni della città , nella quale è assai difficile penetrare essendo stata data la consegna a ciascuna sentinella di impedire l ’ accesso a qualunque indigeno avente apparenza di mendicante . ” I tribunali correzionali a Parigi , qualunque sia il sentimento di pietà che è loro imposto da tanta miseria , sono obbligati a condannare alla prigione molti sventurati accusati di mendicità e di vagabondaggio . Un giornale parigino racconta che un povero giovine non aveva trovato altro mezzo per satollare la fame che quello di recarsi in una bettola a mangiare senza pagare , e attendervi l ’ arrivo della polizia che gli procurò almeno nelle carceri un luogo ove dormire al coperto . Le Progès du Nord racconta questo fatto . Un operaio senza lavoro , certo Francesco Casse è venuto da Roubaix a Lille con intenzione di commettervi un delitto onde procurarsi un asilo contro il freddo e contro la fame . A questo scopo egli si era appostato vicino al Caffé Marsa , e nell ’ istante in cui vi passava un brigadiere di polizia , egli diede un colpo di bastone nelle lastre , dicendo : “ Ora conducetemi con voi . ” Questo infelice è stato condannato ad un mese di carcere e a 25 lire d ’ ammenda . A Londra ove la ricchezza è sì grande ma sì mal divisa , questi fatti si moltiplicano ogni giorno ; la statistica di coloro che muoiono di fame ha cifre ancora più spaventose di quelle delle provincie più povere . Non ha guari il coroner ha fatto un ’ inchiesta sul cadavere di un uomo chiamato Pritchard , che è morto di fame . Il 30 novembre il signor Ellis , che abita a Bromley , seppe che una famiglia che stava in Eggleton road al n ° 28 era nella più grande miseria . Ellis andò immediatamente alla casa indicata , bussò più volte alla porta , ma nessuno aprì . Pregò i vicini a chiamare da una finestra di dentro , ma invano : finalmente disse loro di fargli sapere se qualcuno entrava o usciva dalla casa . Dopo due giorni un bambino andò a cercarlo dicendogli che se voleva , poteva andare al n ° 28 in Eggleton road e gli sarebbe stato aperto . Ellis tenne dietro al fanciullo . La prima stanza era vuota e la divideva da una camera un tramezzo di legno sottile e screpolato . La porta della cucina era chiusa ; aprendola , Ellis non vide nulla perché le imposte erano serrate . Quando si mosse per cercare una finestra urtò in qualche cosa che era per terra , ma alla meglio poté aprire e allora vide un desolante spettacolo . La sala era piccola , umida , fredda , vi era un focolare , ma senza fuoco . Per terra era disteso un uomo , e poco discosto si scorgeva il corpo di una donna , in un angolo v ’ erano cinque bambini semivestiti , stretti e accasciati sopra una specie di pagliariccio . Uno di loro era una bambina di nove o dieci anni che stringeva tra le braccia un bambinello di dieci mesi . L ’ Ellis prima di indagare se era in mezzo ai morti o ai vivi , mandò subito in traccia di sua moglie , che corse recando acquavite , dei cibi e delle coperte . Essa si dette attorno per somministrare i primi soccorsi , mentre il marito andò a chiamare un medico ; ma quando tornarono , l ’ uomo aveva cessato di vivere ; e secondo il parere del dottore , la donna avrebbe mandato l ’ ultimo respiro se tardava un ’ ora il soccorso . Presto però la casa mutò d ’ aspetto mercè le sollecitudini di quelle persone caritatevoli . Fu acceso un buon fuoco , e la infelice madre , messa in un letto rifatto di nuovo , dopo alcune ore di ansia , tornò alla vita . I quattro bambini furono condotti all ’ asilo dei poveri ( Workhouse ) di Poplar , e la bambina rimase con sua madre . Alle molte domande che le furono rivolte rispose : “ Venerdì mattina papà ci dette un po ’ di pane , ma il babbo e la mamma non ne potettero mangiare perché erano malati , malati molto . Il giorno dopo nostro padre era a sedere nella poltrona , ci chiese qualche cosa da mangiare , ma non si aveva nulla da dargli , tutto quel che avevamo in casa era finito . Egli cominciò a pregare per noi tutti , poi si distese sul pavimento e non si alzò più ; dormiva senza dubbio . ” Ciò detto cadde in delirio e incominciò ad urlare : “ Date del pane al fratellino piccino , dategli del pane ! ” Pritchard era un mercante di zigari . Quando cominciò aveva in commercio un capitale di 75.000 franchi , ma mise la sua firma sulla cambiale di un amico , questi non pagò ed egli fu costretto a fallire . Da quel momento cominciò a poco a poco la miseria . Quando glielo concedeva la salute Pritchard andava a vendere per le case una certa polvere che fabbricava , ma raramente gli veniva fatto di raccogliere un poco di denaro . La povertà aumentava sempre più , da ultimo si nutriva con un sol tozzo di pane che spezzava insieme alla sua famiglia . Ecco cosa accadde a Londra , e disgraziatamente è un caso tra mille . Noi viviamo fortunatamente in una terra privilegiata ; nondimeno il numero di coloro che soffrono i rigori del freddo e della fame , è abbastanza considerevole . Raccogliendo e ponendo sotto gli occhi dei lettori queste notizie , non intendiamo accennare a rimedi , ché non siamo da tanto ; non intendiamo dare eccitamenti , ché ove il senso di carità esiste , agisce da sé e non esige impulsi o consigli . Ricordiamo soltanto a coloro che vivono nell ’ agiatezza che vi sono migliaia di loro simili che muoiono di freddo e di fame . La loro carità , se può , li soccorra .
NOLITE NIMIUM IUDICARE ( CROCE BENEDETTO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Si suol ripetere che la storiografia moderna ha discacciato dalla storia i giudizii morali ; e la cosa , enunciata a questo modo , o così semplicisticamente intesa , non regge né in diritto né in fatto . Se la moralità è una delle forme necessarie dello spirito umano , come mai la storia potrebbe intendere le cose umane senza insieme giudicare della moralità degli atti ? La pretesa sarebbe assurda . E che sia assurda si vede non solo dal nostro continuo giudicare la moralità degli altri ( di che si potrebbe , in certa misura e per carità cristiana , far anche di meno ) , ma ( e di questo non si può far di meno ) dal continuo giudicare sotto l ' aspetto morale noi stessi , in quel che abbiamo voluto ed operato , per conoscere , confortare , rimproverare , raddrizzare la nostra azione . Non sono codesti " pezzi di storia " , che costruiamo a ogni istante , pezzi di storia compresi e giudicati in tutti i loro aspetti , e non meno energicamente nell ' aspetto morale ? Sono stati scritti perfino libri per narrare sé stessi , moralmente giudicandosi , come le Confessioni di Sant ' Agostino o il Secretum del Petrarca . Ma queste tante narrazioni storiche , rischiarate dal giudizio morale , che noi facciamo di noi stessi e degli uomini coi quali collaboriamo o combattiamo , sebbene siano storia non meno reale e perfetta , e non meno per noi importante , di qualunque gran volume di storia , appartengono di solito a quelle parti della storia , che vengono più rapidamente dimenticate : vita quotidiana sorpassata da vita quotidiana , vita individuale sostituita da nuova vita individuale . Quel che si chiama storia in senso specifico ed eminente si volge invece , soprattutto , a ciò che , sebbene anche transeunte , è più duraturo nell ' interesse e nella memoria : ai sistemi di pensiero , alle opere dell ' arte , ai , costumi , istituti e indirizzi pratici , che il genere umano è venuto producendo , e che viene sempre cangiando ma in relazione al già prodotto , con logica coerenza : nelle quali contemplazioni e meditazioni i meriti e i demeriti , le glorie e le miserie individuali sono gettati nello sfondo , non perché si neghi loro realtà ed efficacia , ma perché non è quello il punto che veramente ora importa e che costituisce problema . La storiografia moderna , in apparenza , rigetta il giudizio morale , ma in realtà non fa altro che diventare più seriamente e altamente storiografia , più rispondente ai grandi interessi generali della società umana . I vecchi storici , che aspiravano ad imitare il giudice delle anime all ' entrata dell ' Inferno o Il Padre eterno del giudizio universale , e minacciavano ai colpevoli " il giudizio della storia " , ci sembrano ora piuttosto poeti ( quando non erano retori ) che storici : e non Tacito , ma Polibio è , per noi moderni , il veramente grande tra gli storici antichi . E c ' è poi un ' altra ragione , che consiglia quella relativa astensione dai giudizii morali nella storia : una ragione che si congiunge con la precedente . Appunto perché tanta parte delle agitazioni delle coscienze individuali è cosa che importa al solo individuo che vive ed opera , ed è rapidamente dimenticata dagli altri o dall ' individuo medesimo , accade che per giudicare della moralità dei personaggi storici manchino , o siano insufficienti , i documenti , ì documenti intimi , che sono quelli che ci vorrebbero . E quando io leggo le conclusioni recise degli storici che condannano il tale e tal altro personaggio sia nel complesso della sua vita sia in determinati avvenimenti , quasi sempre scuoto la testa , e dico tra me : - Ma bisognerebbe per lo meno ascoltare l ' accusato ! Come ? la società non condanna nessun ladro o assassino , sia pure còlto in flagrante , senza averne ascoltate le difese e le controdifese e le aggiunte difese ; e gli storici su pochi frammenti scritti e su molte dicerie si permettono di condannare gli uomini , e i grandi uomini , sol perché sono passati alla storia ? - E quando poi leggo certe glorificazioni morali celebrate dagli storici , mi torna assai spesso in mente un quadro di Eustachio Lesueur , che vidi più di venti anni fa al Louvre , dove è rappresentata la scena di quel dottore morto in fama di santità , che in chiesa , dove ne è stato trasportato il cadavere , tra la buona gente pregante e osannante , si rizza col petto sul catafalco , tendendo le mani e supplicando : - Cessate le preghiere ! Io sono dannato . Nondimeno , si dirà , l ' uomo ha bisogno di certi simboli del bene e del male , di Catone virtuoso , di Catilina infame , di Armodio vendicatore di libertà ; ha bisogno degli eroi di Plutarco e dei santi della Leggenda aurea . Questo è un altro conto . Stiamo creando tante figure simboliche nelle commozioni della presente guerra europea , che non mi può venire in mente di negare né il bisogno , né il fatto , né la necessità e razionalità del bisogno e del fatto . Ma io parlavo di storia e di verità .