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Ne ha una ? Sente il bisogno d ' averne una ? Non si direbbe . Il fatto è curioso , perché è in questo campo che ci sarebbe modo di illustrare uno dei più begli esempi storici di lotta di classi . Una campagna antiprotezionista , potrebbe riportare il partito ad uno dei momenti della sua vita migliore . In essa possono essere ugualmente utilizzabili le particolari conoscenze e competenze dei tecnici e l ' idealismo scientifico dei dottrinari . In essa potrebbe anche il partito socialista , o per meglio dire potrebbero i suoi studiosi , aver occasione di innestare sul vecchio tronco della dottrina qualche ramo novello , estirpandone qualcuno fattosi secco e non più rispondente alle mutate condizioni delle cose e della scienza . Tale campagna segnerebbe inoltre l ' inizio dell ' entrata del proletariato nella politica commerciale , che , come già la scienza delle finanze e il diritto civile , comincerebbe a recar l ' impronta della nuova classe ; e forse in giorni non lontani potrebbe avverarsi il vaticinio di Luigi Luzzatti , di trattati internazionali in cui la merce lavoro fosse riguardata almeno come tutte le altre , almeno come un elemento nuovo da considerarsi . L ' emigrazione così sarebbe fin d ' ora un elemento greggio destinato un giorno ad aver cittadinanza negli accordi internazionali . Questa campagna non mancherebbe anche del fascino d ' una certa grandiosità , che le viene dall ' essere ora questione non solo italiana , ma mondiale . Essa fu la base dell ' ultimo referendum svizzero e delle ultime elezioni germaniche ; lo sarà delle prossime elezioni inglesi e della futura campagna presidenziale americana .... E avrebbe , poi , particolarmente per noi , il pregio incommensurabile di essere il naturale complemento della lotta di questi ultimi anni per l ' incremento dei salari . E non a caso diciamo complemento . Infatti , ad es . , nell ' industria del cotone i profitti sono ora del 12 , del 16 , del 18%; mentre , nei primi anni , senza protezione quest ' industria non avrebbe potuto reggersi , ora è esportatrice ; ciò nonostante i salari degli operai del cotone non si sono sensibilmente accresciuti . I cotonieri si sono previdentemente organizzati contro le coalizioni operaie . Orbene , l ' industria del cotone , inaggredibile da questo lato , lo è da quello della protezione , di cui oggi più non abbisogna . E così dicasi per l ' industria del ferro . Riducendo il dazio sul ferro , indirettamente si riduce il costo di produzione di tutti i prodotti industriali , il loro costo di trasporto , ecc . , si dà impulso all ' intensificazione dei traffici ; e si lascia così un margine per future conquiste dirette o indirette di più alti salari . In genere , con questa campagna si avrebbe un ' ottima occasione di allargare gli orizzonti mentali della classe lavoratrice , di persuaderla che il problema sociale diventa un problema di distribuzione solo a condizione che in ogni momento esso sia risolto nel senso che assicuri la massima produttività ; ossia , perché ogni fattore abbia la massima rimunerazione , bisogna che la sua produttività sia stata massima , essendo che in un sistema catallattico , come insegna il Clark , ognuno si ha precisamente quanto produce . Direi anzi , che il valore pedagogico di questa campagna supererebbe tutti gli altri suoi pregi , principalmente perché essa educa ad un tempo a valutare i vantaggi immediati , a riconoscere la necessità delle limitazioni pratiche , e mantiene sempre limpida innanzi a noi la visione della meta più lontana . L ' episodio e il tutto si rischiarano a vicenda . Detto così della convenienza e della opportunità di detta campagna , accenniamo brevemente ai limiti a cui , secondo noi , dovrebbe restringersi , perché l ' efficacia ne riesca massima . Uno dei più competenti trattatisti di politica commerciale , il Fontana - Russo , così riassume i risultati dello studio sull ' Italia e sul suo regime doganale : « Illeciti sono i profitti di quei manifatturieri i quali , non più bisognosi di tutela , continuano l ' esercizio delle industrie all ' ombra di essa , devolvendo a proprio vantaggio gli effetti della protezione . Se questo stato di cose è tollerabile , e forse necessario , quando le fabbriche muovono i primi loro passi nel cammino industriale , esso diviene ingiusto , economicamente pericoloso e socialmente iniquo , allorquando la operosità manifatturiera si svolge in pieno rigoglio senza nulla invidiare alla grande industria estera . In Italia poi , ove misere sono le condizioni dei consumi , il fenomeno di cui ora si discute acquista forme e proporzioni più pericolose e più gravi . Convinti che la produzione più in Italia che all ' estero meriti speciali riguardi , noi non vogliamo togliere ogni valore protettivo alle gabelle di confine , ma vorremmo che esse si riducessero ad una giusta ed onesta proporzione , non dimenticando che alle cause sfavorevoli in cui si svolge l ' operosità manifatturiera , bisogna collegare quelle che danno ad essa speciali vantaggi ( basso livello dei salari in Italia ) . « Alcuni rami dell ' industria italiana hanno raggiunto tal grado di perfezionamento , da far ritenere inopportuna e nociva buona parte della tutela goduta . Le fabbriche di cotonerie , per es . , dimostrano di poter vivere e prosperare senza la protezione , che ne stimolò l ' attività , rinvigorendone l ' organismo . La diminuita importazione , l ' aumento rapido dell ' esportazione e i tentativi già fatti per limitare la produzione sono prove evidenti che l ' industria cotoniera può fare ormai da sé , senza timori di sopraffazioni da parte delle cotonerie forestiere . Anche l ' industria serica , la quale ha sempre manifestato forti attitudini liberali e che parecchi setaioli vorrebbero sottoporre ad un regime di libero scambio , in alcuni suoi rami gode tutela soverchia . Lo stesso si può dire dell ' industria della carta e delle pelli . Per la lana , una riduzione è da invocarsi per opposte ragioni . Tali sono i bisogni di questa industria e tali le condizioni in cui essa svolge l ' operosità sua , che essa non sente gli stimoli della tutela . La protezione non è medicina che possa guarire ogni male ; essa non può risuscitare gli organi afflitti da troppo gravi infermità costituzionali . « La tutela non è divenuta soverchia solo per certi rami dell ' attività manufattrice , ma altresì per qualcuna delle industrie che si collegano all ' economia agraria . Tale è il caso del caseificio . I centri manifatturieri sono anche grandi consumatori di derrate agrarie , e , a mezzo dei consumi , fanno sentire all ' agricoltura i benefici della loro prosperità economica . In Italia , senza dubbio , questa capacità di consumo , specie se comparata agli esempi forestieri , non è gran cosa . Ma essa , ad ogni modo , non tralascia di assorbire buona parte dei prodotti del suolo , i quali , invece di correr l ' alea dell ' esportazione verso l ' estero , è sempre meglio che trovino in paese sicuro consumo . « Naturalmente le riduzioni delle tariffe industriali , che noi vagheggiamo e che s ' impongono come una ragione grave di giustizia , dovrebbero servire a sospingere verso l ' estero i nostri prodotti agrari . Tale è la struttura dell ' Italia economica e tali furono gli effetti del protezionismo doganale , che il nostro Mezzogiorno non può aspirare a divenir paese industriale . Ormai è troppo tardi ; le fabbriche settentrionali hanno già ammortizzato i capitali d ' esercizio ; esse conoscono le risorse tutte del regime manifatturiero e soffocherebbero ben presto gli opifizi nuovi che , per necessità di cose , dovrebbero produrre a più caro prezzo . « Di fronte a questa condizione di cose , due misure s ' impongono : ridurre , mediante contrattazioni con l ' estero , la soverchia protezione di cui godono alcune industrie , e servirsi di questa riduzione per sospingere verso l ' estero i prodotti agricoli . Così facendo , la parte meridionale d ' Italia diverrebbe un campo sempre più utile all ' operosità manifatturiera del Settentrione , che ora ha anzi da lagnarsi per la scarsa capacità di acquisto del Sud » . Queste vedute del Fontana - Russo , notevoli e sintomatiche in quanto egli affetta disprezzo per i principi e le teorie astratte e crede che la protezione abbia giovato allo sviluppo industriale italiano , affrettandolo se non provocandolo . Vedute notevoli , perché mostrano che , indipendentemente dal modo di giudicare le esperienze passate , vi sono amici anche in campi sotto qualche aspetto avversari . Chi , da opposta banda , ha primo alzato la voce contro il sistema doganale vigente con maggiore autorità e larghezza di vedute sintetiche , è stato di poi l ' on . De Viti De Marco nel suo discorso di Lecce e nella sua conferenza di Napoli ( 19 aprile 1903 ) , dichiarando che il nostro grande interesse è quello di combattere il protezionismo su tutta la linea . Per l ' argomento che ci riguarda , le ragioni liberistiche rafforzano e rendono più efficaci , sotto lo schema di una teoria , le risultanze empiriche del Fontana - Russo . È dunque ad esse che dobbiamo chiedere buona parte dell ' efficacia della campagna da aprirsi ; ad esse , che in fin dei conti non sono che assiomatiche verità logiche . Immaginate che in centinaia di conferenze e di opuscoli si insegni a distinguere tra interesse di una industria e interesse della industria nazionale ; a tener presenti le ripercussioni tra le vicende di una e di tutte le altre industrie ; a vedere che i prodotti si scambino coi prodotti e che è falso che gli stranieri ci spoglino del nostro oro , sì che la importazione di beni esteri in Italia equivale a domanda reale di prodotti italiani e solo nominalmente a domanda di oro ; a capire che , col metodo della cosidetta reciprocità , si agisce come se l ' esportazione dei nostri prodotti dipendesse soltanto dall ' inasprimento delle tariffe forestiere e non anche da quello delle nostre , si che le due tariffe agiscono come due cause indipendenti di effetti che si sommano ; e , pur prescindendo dai risultati immediati , avrete aperta la via a una risoluzione non più segreta ed oligarchica ma profondamente democratica nel metodo e nel contenuto di esso problema . Se c ' è cosa che intralci la via ad una politica positiva del partito socialista , gli è proprio la quasi assoluta ignoranza di ciò che è economia , di ciò che è legge naturale nei fenomeni economici . E ci si presenta l ' occasione più propizia per cominciare ad ovviarvi . Ma il partito socialista alle ragioni tecniche degli empirici e a quelle astratte dei liberisti può aggiungere delle proprie ; può , anzi , inquadrar quelle nella visione internazionalistica dei rapporti , che il monopolio è a fondamento di ogni fenomeno di distribuzione della ricchezza . Perfino ciò che di vero e di buono è in un ben inteso unitarismo patriottico s ' accorderebbe meglio con uno schema di questa agitazione socialisticamente inasprito , che con ogni altro . Ed allora , ecco i motivi della campagna , ecco lo schema che , secondo noi , quando sia convenientemente svolto dai singoli propagandisti , può riuscire più efficace : a ) In Italia , come in ogni collettività , non tutti partecipano alla gestione degli interessi collettivi , e , tra coloro che vi partecipano , coloro che detengono il monopolio della coltura , della ricchezza e del potere prevalgono su gli altri , fino a che questi non ne li spoglino . Di qui una concorrenza tra le classi per la distruzione del monopolio altrui prima e per l ' erezione d ' un monopolio proprio poi . Fino ad oggi il monopolio fu tenuto dai gruppi più forti ( li industriali e di agrarii . b ) Questo monopolio si è esplicato per mezzo specialmente del protezionismo ad oltranza , consacrato nella tariffa del 1887 tuttora vigente . Esso , nel mentre affrettava lo sviluppo , del resto già iniziato prima , di alcune industrie manifatturiere , e mentre poco o nulla influiva su altre , sacrificava allo sviluppo industriale buona parte dei prodotti agricoli del Mezzogiorno ( vini , frutta , agrumi ) , non proteggendo che la cerealicoltura col più alto dazio sul grano che esista in Europa . Tutto ciò , oltre a favorire produzioni d ' un genere a scapito di altre , oltre a determinare artificialmente investimenti di capitale in industrie e in colture in cui la mano d ' opera richiesta è minore , elevava tutto il costo della vita in Italia . Il propagandista qui dovrebbe elencare gli effetti della protezione sul ferro nell ' alto costo dei trasporti terrestri e marittimi ; quelli della protezione sul cotone e sulla lana nel prezzo degli abiti , delle lenzuola , delle valigie , dei manufatti d ' ogni specie ; quelli della protezione dei prodotti chimici nel prezzo delle medicine , dei concimi , ecc . Dovrebbe dimostrare come , dove tutto è protetto in una certa misura , gli effetti della protezione reciprocamente si annullano , o piuttosto non rappresentano che una passività . È questo il punto saliente dell ' efficacia dimostrativa di questa propaganda , culminante nell ' affermazione che questa perdita secca è pressoché tutta sopportata dai poveri ( costretti all ' uso di prodotti inferiori ) , nel mentre i vantaggi toccarono solo ai produttori protetti . c ) Ciononostante , vi furono miglioramenti agricoli e industriali , e si è arrivati a un punto in cui molte industrie più non abbisognano ( almeno nella misura attuale ) di protezione ; anzi non possono estendere i loro sbocchi nel paese se non a condizione che nel Sud i prodotti agricoli ( vini , frutta , agrumi ) si estendano sempre più a spese dei cereali e possano essere esportati in crescente quantità ; e non possono crescere i loro sbocchi all ' estero se non a patto di consentire a una importazione di merci alimentari meno care che da noi . Ne segue la giustificazione d ' una lotta contro tutto l ' attuale sistema protettivo ed ispirata al ristabilimento dell ' equilibrio turbato dal protezionismo , mutatis mutandis . Ora gli sbocchi esteri ai prodotti agricoli attualmente in incremento nell ' Italia del Sud non si possono ottenere che mediante trattati commerciali in cui si riduca almeno sino a L . 5 al quintale il dazio sul grano , come avviamento all ' abolizione totale del dazio ; in cui si riduca pure notevolmente il dazio sul ferro , per diminuire il costo dei trasporti , e si falcidii d ' assai quello sul petrolio , di tanta utilità per le classi povere , specie del Sud . Ia questa guisa le sorti del Mezzogiorno e della nuova Italia sudamericana si farebbero sempre più solidali , e la cresciuta produzione meridionale , consentendo una intensificazione di traffici con l ' industria nordica , diverrebbe un potente fattore per la risoluzione del problema più grave che ora tutti affanna , e che solo il lavoro paziente di anni e di anni potrà torre di mezzo . Solo per questa via una Italia economica comincerà ad avere esistenza organica , e solo a questo prezzo non sarà crudele ironia parlare di istruire nuovi organismi di credito agrario . Infatti , siccome il capitale disponibile corre verso gli impieghi più rimunerativi , e questi non sono oggi gli agricoli , così , acciocché un organismo di credito agrario non rappresenti una passività o un trasferimento puro e semplice di capitali da uno ad un altro impiego , è indispensabile che gli impieghi agricoli diventino i più rimunerativi e sia , per così dire , messa in . funzione la pompa aspirante d ' oltre Oceano . Solo per questa via ancora , anche nel Sud sorgerà un vero e proprio proletariato , che porrà termine , per le leggi stesse della sua esistenza e del suo sviluppo , allo spagnolesco feudalismo politico che rende colà un puro flatus votis ogni preteso accenno a democrazia . Dove poco si produce , poco o nulla si ha da dividere e da lottare per dividere . Il problema dello sviluppo d ' un socialismo meridionale è essenzialmente quello dello sviluppo di una produzione meridionale secondo tutti i dettami della scienza agraria moderna . d ) Il quarto punto del nostro schema dovrebbe riguardare le confutazioni dei più noti sofismi protezionistici riediti in nuova veste per la circostanza : la paura della disoccupazione , la dipendenza dallo straniero in caso di guerra , ecc . Per 1' Italia , anzi , una maggiore reale indipendenza si acquista promuovendo i più economici impieghi dell ' energia elettrica , la navigazione interna , e così via . E tutto ciò più che mai s ' inquadrerebbe in quella funzione di rimozione dei veli cuoprenti ogni politica di classe , che è l ' essenza stessa della scienza economica , e contribuirebbe a fare sempre più una realtà di quel concetto dello Stato , superiore a ogni dominazione di classe , che finora non fu che un ' astrazione , precisamente perché solo alcuni interessi vi erano rappresentati , non equilibrati da altri . Il quadro , come si vede , può essere grandioso , e chi non è cosciente di questa grandiosità non sente il momento storico che 1' Italia attraversa , non sente che per 1' Italia va approssimandosi un momento simile a quello che provocò il mutamento d ' indirizzo della politica commerciale inglese verso la metà del secolo scorso . Le organizzazioni proletarie , cui pare di non aver nulla da fare , potrebbero far proprio questo compito e formare il centro di un colossale e irresistibile esercito , alle cui ale sarebbero la piccola borghesia , le industrie e le colture dimandanti nuovi mercati . Ponete , per es . , che in ogni piccola città , in ogni villaggio , ogni domenica un propagandista faccia il conto di quanto alla fin d ' anno ognuno paga in tributo ai produttori protetti , in più del valore delle scarpe , delle calze , della camicia , degli abiti , del pane , del petrolio , dello zucchero , del caffè , e che ciò duri per quattro o cinque anni e sia la piattaforma di due lotte elettorali ; e si può metter pegno che il protezionismo italiano è sconfitto . In Italia tutti sono penetrati da un tale spirito di tolleranza e di equanimità che resistenze fortissime non si incontrano pressoché mai ; è forse per questo anzi che tutto dura poco ed è vero ancora oggi ciò che cantava il Tasso che ... alla virtù latina o nulla manca o sol la disciplina . E nel nostro caso la fede poserebbe su fatti , avrebbe il sussidio delle cose , non sarebbe un pleonastico epifenomeno , ma una efflorescenza degli interessi industriali ed agricoli , una vera e propria epigenesi della nostra struttura economica e della fase che attraversa . Perché il partito socialista non la fa sua ? È vero che da qualche tempo sembra disoccupato e invecchiato precocemente . Ma gli è appunto perché s ' è troppo chiuso in sé , perché s ' è appartato dalla bufera che mai non resta a lui d ' intorno . Torni all ' antico , ritocchi , come Anteo , la terra che gli fu madre , e gli ritornerà anche , con la giovinezza , la fede .
PEDAGOGIA PARLAMENTARE ( GIULIANO BALBINO , 1913 )
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Forse è proprio vero anche della Pedagogia quello che un personaggio di Sardou diceva dell ' arte : sono argomenti in cui si può esprimere liberamente qualunque giudizio con la certezza di avere sempre ragione . Questo melanconico dubbio mi sorgeva nell ' animo leggendo le ultime discussioni parlamentari sul bilancio della P.I. Ché questa volta non abbiamo assistito solo alla consueta spezzatura di lancia del marchese Lucifero in favore del femminismo ; ed ancora alle più consuete raccomandazioni di onorevoli , assunti per ragioni professionali a patroni e santi protettori di speciali classi diseredate . Questa volta parecchi deputati hanno sentito il bisogno , in sede di bilancio , di fare un loro bravo sermone a onore e gloria della pedagogia scientifica . E tutti , l ' on . Rattone , l ' on . Podrecca , l ' on . Schanzer , l ' on . Comandini , pur esponendo le idee più opposte , hanno meritato quelle cordiali strette di mano e vivissime approvazioni , di cui la Camera è generosa nelle questioni di cui le importa un bel niente . E la ragione , per cui in materia didattica si può avere sempre ragione e riscuotere vivissime approvazioni e strette di mano pure esponendo indifferentemente le idee più diverse , è semplicemente questa : che il valore dell ' insegnamento , come di ogni attività spirituale , consiste nel modo intrinseco con cui l ' insegnamento viene attuato , e non è determinabile secondo norme astratte e principi generali . Tutte le norme e tutti i principi , sono divagazioni superflue , che ridotte ad un contenuto concreta significano solo che bisogna insegnare bene . Il che è sublimamente vero . Il bene , ancora adesso come ai tempi di Aristotele , ha la disgrazia o la fortuna di avere a lato due opposti mali . Perciò i discorsi didattici di ogni specie , così quelli dei ministri , come quelli dei deputati , come quelli dei professori , non possono essere il più delle volte che semplici dilettazioni , in cui si inveisce o contro l ' uno o contro l ' altro male e si fa l ' apologia di ' quella santa sola virtù che sta nel mezzo . Nelle sedute dei professori , in principio d ' anno , se non è noioso , è quasi divertente ascoltare la lettura dei programmi didattici , con cui ciascun insegnante fa sapere che egli non stancherà troppo i suoi alunni e non li stancherà troppo poco , che nel suo insegnamento non sarà né troppo umile né troppo sublime , che eviterà gli ardui voti ma non si contenterà di strisciare troppo terra terra , che insomma farà del suo meglio per fare bene . Ma per essere giusti , bisogna convenire che talvolta un insegnante approfittando di quel po ' di libertà che gli è concessa ed arrischiandosi a qualche personale iniziativa , scende dalle vuote astrattezze a qualche concetto concreto : ed allora può dar motivo ad una discussione interessante , e può anche provare la soddisfazione di aver torto . Ma nei recenti discorsi pedagogici dei nostri onorevoli , di concreto non c ' era proprio nulla . Ed ecco perché hanno detto tutti delle cose inesorabilmente giuste . S ' alza per primo l ' on . Rattone e con le statistiche e con gli ultimi risultati della scienza nientemeno positiva , dimostra che non si deve rovinare la salute dei ragazzi facendoli studiare troppo . Ed a parte la scienza positiva e la statistica , chi avrebbe mai cuore di dargli torto ? Ma sorge , secondo , l ' on . Comandini : e combatte il Rattone , sostenendo la tesi reciproca , che cioè è vero che i ragazzi non bisogna ammazzarli coi libri , bisogna però anche farli studiare perché non crescano asini . E non si può a meno di concludere come quel tale sindaco del Daniele Cortis : anca vu , avi razon . Se non ché , s ' alza , terzo , l ' on . Podrecca ed annuncia una cosa anche più ragionevole dell ' on . Comandini e dell ' on . Rattone : anch ' egli teme il sovraccarico intellettuale , perché sa che per avere delle opinioni , ad es . in fatto di geografia della Libia , non è poi necessario aver studiato molto ; ma soprattutto egli vuole che nella scuola s ' introducano metodi e sistemi adeguati e razionali . Ed ecco un ' altra verità sacrosanta , a cui devono inchinarsi Rattone e Comandini e tutti i pedagogisti della terra . Finalmente l ' on . Schanzer è preoccupato da un altro timore : invece del sovraccarico intellettuale , egli teme che nella scuola media l ' antico riesca a sopraffare il moderno . Il che sarebbe certamente grave . Peccato che non ci fosse alla Camera un rappresentante dell ' Atene a Roma per denunziare l ' altro pericolo altrettanto imminente ed altrettanto grave che la modernità riesca a sopraffare l ' antichità , che è sempre moderna , poiché lo spirito non ha tempo . Ma c ' è mancato poco che questa parte l ' abbia fatta lo stesso on . Schanzer ; quando s ' è dichiarato scontento dei licei moderni . Ed ora , se noi volessimo stringere in breve quello che abbiamo appreso sui problemi della scuola media da questi eminenti legiferatori ed illustri luminari della pubblica opinione , che in tanto argomento hanno sentito il bisogno di esprimere i profondi pensamenti del loro pensiero , dovremmo concludere così : che ci vuole l ' antico fino ad un certo punto , bisogna fare studiare le speranze della patria fino ad un certo punto e farle riposare fino ad un certo punto , usare fino ad un certo punto metodi persuasivi e fino a un certo punto metodi costrittivi ; ed è necessaria una severità indulgente ed una indulgenza severa : bisogna tenere quella via giusta , che fuori di tutte le metafore e di tutte le frasi generiche ed indeterminate vuoi dire insegnare bene . B . G . ... e potremmo concludere eziandio con un ' altra considerazione : che i signori deputati farebbero bene a non mettere becco in quei soggetti , sui quali non possono spifferare solennemente visibili luoghi comuni , quando non corrono pericolo di dire addirittura delle vere e proprie asinità . Ognuno faccia il suo mestiere . Il mestiere dei deputati non è quello di fare concioni pedagogiche ; ma quello di non perturbare la scuola con inframmettenze importune a favore quasi sempre degli insegnanti peggiori e di non approvare leggi , che non stanno né in ciclo né in terra . Il mestiere dei professori è che facciano essi sul serio , minuto per minuto , della pedagogia concreta ed applicata , senza prendere in nessuna considerazione le chiacchiere dei politicanti ( L ’ Unità )
NOMI E COSE ( VINCI G. , 1923 )
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Una delle affermazioni che più urtano in questi tempi taluni individui sensibili alla correttezza del linguaggio costituzionale e giuridico , è la definizione di Stato fascista che è invalsa ufficialmente nelle sfere governative ; e non si può negare che in realtà tale definizione non contenga in sé l ' errore fondamentale di attribuire allo Stato la funzione non di rappresentare , o meglio di essere la organizzazione politica di tutta la collettività , bensì di rappresentare e di essere un partito vittorioso , fattosi dominatore su tutti gli altri , e che nell ' esercizio di tale dominio intende imporre i suoi criteri , i suoi postulati , i suoi metodi . Anche non si può negare che la definizione di Stato fascista , e magari la semplice affermazione di esso , è in contrasto coi principii essenziali del diritto pubblico moderno , secondo i quali i partiti sono nello Stato , ma non sono mai lo Stato , ed hanno e devono avere al contrario dinnanzi allo Stato una posizione di assoluta uguaglianza ; donde l ' obbligo del partito o dei partiti vittoriosi , che abbiano cioè conquistato il potere , di non governare come partito o come partiti , bensì come espressione di tutto il popolo , serbando assoluta imparzialità nell ' amministrazione non soltanto in riguardo alle persone , ma pure agli organismi in cui tali persone si riuniscono per perseguire determinati fini politici anche in contrasto col governo del momento . Forse però se non ci fossero dei fatti per sé gravi indubbiamente , quale specialmente l ' esistenza e il funzionamento , di fianco al Consiglio dei ministri , di un Supremo Consiglio fascista che sembra troppo spesso essere il governo vero l ' uso e financo la ostentazione della espressione Stato fascista sarebbe più che altro una questione di convenienza , su cui si potrebbe sorpassare . Non possiamo infatti dimenticare che altre espressioni analoghe hanno avuto ed hanno tuttora corso ; invochiamo noi difatti lo Stato cristiano ; e dopo lo Stato cristiano e prima dello Stato fascista abbiamo avuto lo Stato liberale , lo Stato democratico senza contare il rischio corso di avere uno Stato socialista e forse comunista ; certo queste formule non hanno mai avuto l ' imperiosità quasi esclusivista che ha l ' espressione inaugurata dal fascismo ; ma d ' altra parte è d ' uopo riconoscere che se il fascismo vuole che lo Stato sia e si affermi oggi fascista , ciò è in quanto essenza politica del fascismo è proprio una rivendicazione dello Stato nella sua assoluta supremazia fino alla negazione della sua neutralità di fronte ai partiti , e fino alla proclamazione del suo diritto e del suo dovere di difendersi , ed al bisogno di offendere . Vada dunque per lo Stato fascista ; e non formalizziamocene troppo ; badiamo alla sostanza più che alle parole , teniamo conto delle circostanze storiche e psicologiche che hanno creato in Italia la situazione odierna , e preoccupiamoci piuttosto di vedere e di sapere se lo Stato fascista , al pari di uno Stato cristiano , di uno Stato liberale , di uno Stato democratico , ed a differenza di uno Stato socialista o comunista imperniantesi sulla dittatura di una classe , possa e voglia essere uno Stato di diritto , e cioè uno Stato che garantisca la parità dei cittadini , la incolumità della loro vita e dei loro beni materiali e spirituali , e in specie della libertà rettamente intesa , si capisce . Or qui la questione si riduce a termini semplici , che non è tuttavia inopportuno ricordare . La libertà in atto non esiste ( esiste potenzialmente ) come elemento assoluto della vita civile ; essa è in atto un elemento relativo , in quanto ha bisogno di essere definita e fissata dalle leggi ; si può ammettere che il cittadino rinunci a fare molte cose , e che lo Stato gli imponga , nell ' interesse comune , tali rinuncie ; ma attraverso il diritto scritto , che sarà tanto più perfetto quanto più potrà avvicinarsi al diritto ideale , o meglio all ' idea - diritto ; ma ammettere non si può che le rinuncie , le restrizioni , le imposizioni non siano codificate , cioè precostituite e rese note al cittadino , ed uguali per tutti ; questo è chiaro ; fuori di un tale principio non esistono che l ' arbitrio , la sopraffazione , la tirannide ; ed è quindi aperta la via alla ribellione . Leggi dunque , quali esse siano ; ma leggi generali , leggi che prevedano e regolino i fatti sociali , e che si applichino senza considerazione di individui , di classi , di partiti , di interessi . Questo e solo questo è lo Stato civile , e può allora essere uno Stato di diritto , sia esso e voglia chiamarsi Stato cristiano , fascista , liberale , democratico , socialista , ecc . Ma chi farà le leggi ? Ecco l ' altra fondamentale questione intorno a cui è maturata tutta la evoluzione politica del mondo in ogni età . Teoricamente , poiché la esigenza prima della società , anzi la condizione imprescindibile della sua esistenza , e in certo modo il suo vero fine , è l ' ordine , non v ' è motivo di escludere che si diano stadii di civiltà ( certo si son dati ) nei quali l ' ordine dipende dalla potestà di un solo , re o non re ; ma sarebbe un regresso inconcepibile e ad ogni modo ingiustificabile , che si negasse la partecipazione del popolo , cioè della collettività , alla legiferazione attraverso organi rappresentativi ; la sovranità popolare è un errore e una menzogna se si intende come una astrazione non vincolata alle necessità dell ' ordine sociale ; ma è una conquista sacrosanta se esprima il diritto del popolo di darsi , mediante istituti ed uomini liberamente scelti ( poco importano alla tesi il come e il quando ) le forme e le garanzie dell ' ordine stesso ; in altre parole : la sovranità popolare è un ' arma pericolosa se la società dovesse servirsene per il suicidio , ma è un ' arma legittima se la società sappia servirsene per la propria difesa e tutela . Leggi dunque , ripetiamo ; leggi emananti dalla volontà popolare organizzata in modo che possa e debba esprimersi in conformità delle esigenze dell ' ordine sociale ; ma non basta : leggi che siano applicate ed eseguite e fatte valere esclusivamente da organi dello Stato imparziali e inaccessibili alle utilità dei singoli o delle fazioni . Lo Stato di diritto pertanto , sia cristiano , fascista , liberale , socialista , democratico , ecc . , non potrà mai realizzarsi secondo i postulati della più elementare civiltà , se non abbia un corpo di funzionari amministrativi , una magistratura , una polizia , un esercito , aperti a tutti i cittadini degni , dipendenti esclusivamente dallo Stato e dai suo poteri politici , sottratti nonché al dominio , alle influenze di partiti , di fazioni , di sette più o meno occulte , ed operanti essi medesimi nell ' ambito di leggi ben definite . Se questo lo Stato fascista vorrà e saprà darci come esito finale della sua conquista , poco importerà che si chiami così ; sia pure lo Stato fascista , purché sia prima di tutto , e sopratutto , e solamente lo Stato .
I TROPI DELLA LOGICA ( VAILATI GIOVANNI , 1905 )
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Words as a Tartar ’ s bow do shoot back upon the understanding [ le parole , come l ’ arco dei Tartari , colpiscono indietro sul nostro comprendere ] Fr . Bacon ( Adv . of learn , XIV ( II ) ) La difficoltà di descrivere , rappresentare , classificare le attitudini e le operazioni mentali senza ricorrere a metafore desunte dal mondo fisico da lungo tempo ha richiamato l ’ attenzione dei filosofi . Essi non hanno mancato di utilizzar questo fatto per cavarne , a seconda delle loro speciali preferenze , le conclusioni più opposte e disparate . Così mentre il Locke ( Essay III , I , § 5 ) vede in esso una prova e una verifica della sua tesi “ che tutte le nostre nozioni hanno origine dalle impressioni dei sensi ” , il Leibniz invece cerca trarne partito in favore della primordialità delle intuizioni spaziali ( direzione , distanza , moto ecc . : Nouveaux Essais , III , I , § 5 ) . L ’ esame dei vantaggi e degli inconvenienti che l ’ impiego di queste metafore presenta , offre nondimeno un campo di ricerca che si può dire quasi affatto inesplorato . La recente pubblicazione di un volume ( Lady Victoria Welby , What is Meaning ? , London , Macmillan , 1903 ) nel quale è richiamata attenzione all ’ importanza di questo genere di ricerche , mi dà occasione di esprimere in proposito qualche osservazione . Benché di questo argomento non abbiano mancato di occuparsi i cultori di quel ramo di psicologia applicata che i greci chiamavano la retorica , pure le loro trattazioni , dato il fine pratico che avevano in vista , non potevano che riferirsi , quasi esclusivamente , all ’ impiego delle metafore come mezzo di persuasione o di allettamento , e solo incidentalmente al loro ufficio nella prova e nella ricerca . Ciò non toglie che anche in esse si trovino osservazioni di non trascurabile portata filosofica , come ad esempio quella con la quale Aristotele , precorrendo il concetto moderno del simbolismo come un mezzo per economizzare il pensiero , afferma che la causa , per la quale le metafore e i paragoni piacciono e predispongono l ’ ascoltatore in favore di chi li fa , è che essi lo mettono in grado di schivare della fatica , utilizzando in certo modo le cognizioni che già possiede , per l ’ acquisto e l ’ ordinamento di quelle che si vogliono comunicare . A chi si proponga un ’ indagine sistematica sull ’ uso delle metafore come mezzi di rappresentazione dei fatti mentali si presentano due vie da seguire . Allo stesso modo come , in idrodinamica , volendo studiare l ’ andamento di un liquido in moto , si può prendere a considerare una determinata sezione della vena fluida , determinando la velocità e la direzione delle varie porzioni di liquido che passano successivamente per essa , oppure considerare , invece , una data porzione del liquido , determinando la velocità e le direzioni che essa assume successivamente nell ’ attraversare le successive sezioni , così anche qui , o si può partire dalla considerazione di una determinata immagine , esaminando quali siano i vari fatti mentali che essa può essere adoperata a rappresentare , oppure partire da un determinato processo mentale , e passare in rassegna le diverse immagini suscettibili di rappresentarlo . La convenienza di seguire l ’ una piuttosto che l ’ altra di queste due vie è soggetta a variare a seconda dei casi . È naturale che i vantaggi di seguire la prima si presentino tanto più grandi quanto più numerose sono le diverse applicazioni possibili di una data immagine ai processi mentali , mentre la seconda via è tanto più opportuna a seguire quanto più numerose sono le immagini diverse mediante le quali uno stesso procedimento mentale è stato , o può essere , rappresentato . I casi di questa seconda specie si presentano come assai più importanti di quelli della prima per chi , oltre che dall ’ interesse puramente teorico di approfondire l ’ analisi del meccanismo dei processi mentali , sia mosso anche dall ’ intento , relativamente pratico , di ricavare , da tale analisi , delle norme atte a regolare il gioco delle attività dello spirito e a disciplinare il loro svolgimento . È quindi ad essi che sarà rivolta specialmente attenzione nelle seguenti osservazioni , nelle quali , appunto per tale ragione , il procedimento seguito sarà il secondo dei due che ho sopra distinti . Il miglior modo di far rilevare la portata filosofica , che le ricerche sopraddette sono atte ad assumere , mi sembra sia quello di presentarne l ’ applicazione a qualche esempio concreto . Quello che si presenta come più opportuno a tale scopo è quello delle metafore rappresentatrici dell ’ operazione del dedurre . I vari tipi di immagini , adoperate per esprimere il fatto che una data affermazione è deducibile da un ’ altra , si possono classificare grossolanamente sotto i tre seguenti capi : 1 . quelle nelle quali si ricorre al concetto di appoggio , o a quello di sostegno , come avviene , ad esempio , quando si dice che date conclusioni si “ basano ” o si “ fondano ” su date premesse , oppure “ dipendono ” ( o anche “ pendono ” ) da esse , o si “ riattaccano ” ad esse . È così che si parla dei “ fondamenti ” della geometria , delle “ basi ” della morale ecc . ; 2 . quelle che si riferiscono alla relazione di contenere , o includere . Queste si suddividono in due gruppi , a seconda che la conclusione si riguardi come contenuta nelle premesse , oppure , al rovescio , queste ultime si riguardino come contenute nella conclusione , riguardando invece la deduzione come un ’ analisi , o una riduzione , come un ’ operazione , cioè , analoga a quella di un chimico che decompone un corpo nei suoi elementi . Nel primo caso le premesse sono concepite come implicanti , nel secondo come esplicanti ( spieganti ) la conclusione che da esse si deduce ; 3 . le metafore del salire e dello scendere , come quando si parla di conseguenze che “ discendono ” da dati principi , o dei principi ai quali si “ risale ” , o come quando si paragona il “ corso ” del ragionamento a quello di un fiume , e si parla di proposizioni che “ derivano ” ( déecoulent ) o “ sgorgano ” o “ erompono ” o “ emanano ” ecc . dalle premesse da cui sono “ tratte ” . A questo stesso gruppo , o al precedente , si possono aggregare anche le metafore a base biologica , nelle quali si concepiscono le conseguenze di date premesse come “ generate ” dalle medesime o le premesse come delle “ radici ” o dei “ semi ” , ecc . Una caratteristica del primo gruppo di metafore , di quelle cioè che rappresentano il dedurre come un “ appoggiare ” o “ appendere ” un ’ affermazione ad un ’ altra , consiste in ciò che esse si prestano a dar corpo a una delle più radicali obbiezioni che possono essere sollevate contro la deduzione come mezzo di prova , all ’ obbiezione cioè che Leibniz qualificava ( con un ’ immagine che si riferisce , come vedremo , al secondo gruppo di metafore da noi considerate ) col nome di “ difficultas Paschaliana de resolutione continuata ” . Questa obbiezione - che certamente Pascal non è stato il primo a sollevare e che non ha mai cessato di essere enunciata , sotto le forme più diverse , a cominciare da quando il concetto della deduzione come forma speciale di ragionamento si presentò alla mente dei primi sofisti greci - consiste nell ’ osservare che tutti i processi , nei quali si cerca provare qualche affermazione deducendola da altre , si devono basare in ultima analisi su delle affermazioni che alla loro volta non possono essere dedotte da alcun ’ altra , , su affermazioni , cioè , che non possono essere provate se non ricorrendo a qualche altro procedimento ( induzione , intuizione , ecc . ) di cui la deduzione non può garantire la validità ( l ’ obbiezione è espressa colla massima energia da Aristotele , Analyt . Poster . , lib . I , cap . 3 ) . La certezza , quindi , che compete alle conclusioni di un ragionamento deduttivo , per quanto rigoroso , non può in alcun modo esser ritenuta superiore a quella che siamo disposti ad attribuire a delle affermazioni non giustificabili per mezzo di deduzione , di modo che la deduzione , lungi dal dover essere riguardata come il tipo dei processi mentali che conducono a conclusioni sicure , sarebbe da riguardare solo come un mezzo per fare partecipare un maggior numero di affermazioni alla certezza che , indipendentemente affatto da ogni ragionamento deduttivo , alcune nostre credenze già possederebbero . Chi deduce non sarebbe quindi un produttore , ma un distributore di certezze , un rivenditore al minuto di una merce che la sua attività non contribuisce in alcun modo a produrre . A quali artifici fossero costretti a ricorrere quelli tra i filosofi ai quali premeva difendere la dignità e il valore probativo della deduzione contro l ’ obbiezione suddetta , si vedrà meglio quando passeremo ad esaminare il secondo gruppo di metafore rappresentatrici della deduzione , quelle cioè che potremmo caratterizzare come le metafore chimiche . Ciò che per ora importa notare è che , qualunque opinione si possa avere sull ’ esistenza o no di premesse che non abbiano bisogno di essere alla loro volta provate , essa non può affatto pregiudicare la questione del maggiore o minor valore della deduzione , considerata anche soltanto come mezzo di accertamento delle nostre cognizioni . Non ostante , infatti , le suggestioni contrarie , derivanti dalle immagini che rappresentano le premesse come delle “ colonne ” o degli “ uncini ” da cui le conclusioni sono sostenute , i vantaggi che si ricavano , in riguardo alla certezza delle nostre opinioni , dal riconoscere che una proposizione è deducibile da altre , non consistono sempre , né esclusivamente , nel fatto che essa venga in tal modo a fruire della maggior certezza di cui queste ultime godono . Il caso opposto , quello cioè nel quale la verità e la certezza delle conclusioni , deducibili da date premesse , serve ad accrescere e a consolidare la certezza delle premesse medesime , non è né meno frequente né meno importante a considerare . I due vantaggi si riscontrano , anzi , ben raramente disgiunti l ’ uno dall ’ altro , in quanto non v ’ è ramo di ricerca ( neppure la geometria ) nel quale le premesse siano così indubitabilmente sicure da non poter ricevere qualche ulteriore plausibilità dal fatto di condurre a conclusioni approssimativamente verificabili , mentre non v ’ è nessun fatto ( ad eccezione , forse , delle cosiddette testimonianze della coscienza , escludenti ogni elemento di previsione ) la cui credibilità non possa eventualmente essere accresciuta dal fatto di essere in accordo con le conseguenze di qualche teoria anteriormente accettata . Il che è tanto vero che , quando ci troviamo davanti a fatti eccezionalmente strani ( cioè troppo in contrasto con quelli che le nostre prevenzioni ci condurrebbero ad aspettare ) , quelle constatazioni , o testimonianze stesse , che basterebbero a farceli credere se il suddetto contrasto non sussistesse , sono spesso insufficienti a con vincerci della loro realtà : come avviene , per esempio , nei casi ai quali si applica la celebre argomentazione di Hume sui miracoli . La relazione tra le premesse e le conclusioni di un ragionamento deduttivo non è quindi correttamente descritta dal dire che queste si appoggiano su quelle , a meno che , all ’ immagine volgare di un oggetto appoggiato a un altro , si sostituisca l ’ altra , , più generale e più scientificamente precisa , di due corpi che si attraggano e dei quali quindi ciascuno , quando sia a contatto con l ’ altro in modo che si eserciti pressione tra loro , può esser riguardato come sostegno dell ’ altro . Il domandarsi allora su che cosa poggiano le verità fondamentali , alle quali un dato ordine di deduzioni dà luogo , apparirebbe non meno irragionevole del chiedere , per esempio , perché la terra resti sospesa nel vuoto e perché non abbia bisogno di sostegni che la sorreggano ( a quei logici poi che , estendendo la stessa immagine del ‘ sostegno ’ ' anche al caso dell ’ induzione , vanno cercando il “ fondamento ” di questa ultima , si potrebbe far notare come un ’ induzione con fondamento , cioè per la quale si fosse in grado di addurre qualche ragione “ giustificante ” la conclusione che con essa si trae dai fatti osservati , cesserebbe per ciò solo di essere un ’ induzione , per diventare una deduzione , sia pure “ appoggiata ” a qualche altra induzione anteriore . A meno di chiamar fondamenti di un induzione i fatti particolari dalla cui constatazione essa prende le mosse si deve ammettere che l ’ induzione è , per definizione , un ragionamento senza fondamenti ) . Analoghe osservazioni si applicano all ’ immagine che rappresenta le conclusioni come attaccate alle premesse per mezzo del filo del ragionamento . Anche con questa immagine , infatti , la diffusione e la comunicazione della certezza sono concepite come effettuantisi in una sola direzione , cioè dalle premesse alle conclusioni : non si tien conto , cioè , del fatto , che la deduzione può servire anche allo scopo opposto , allo stesso modo come la corda colla quale si legano tra loro degli alpinisti in una ascensione pericolosa serve tanto a garantire la sicurezza dell ’ ultimo come del primo di essi , o di qualunque altro di quelli che ne sono avvinti . I processi deduttivi , nei quali la certezza delle affermazioni , che si prendono come punto di partenza , prevale su quella delle conclusioni alle quali esse conducono , si qualificano ordinariamente col nome di dimostrazioni , mentre quelli nei quali il contrario avviene , nei quali , cioè , dei fatti sicuri sono riattaccati a premesse discutibili , si qualificano ordinariamente col nome di spiegazioni . Ma tanto gli uni quanto gli altri sono egualmente processi deduttivi , ed in ambedue i casi si ha egualmente bisogno di tutto l ’ apparato e di tutti i sussidi dai quali l ’ operazione del dedurre può essere facilitata e garantita . Si può anzi affermare che l ’ aver preso coscienza di ciò - l ’ aver cioè riconosciuto che , anche quando le premesse di un ragionamento deduttivo sono meno certe delle eventuali conseguenze che se ne traggono , rimane nondimeno importante procedere con rigore , con coerenza , con precisione - costituisca una delle principali caratteristiche dell ’ attitudine del pensiero scientifico moderno di fronte a quella tipicamente rappresentata dal pensiero greco . Questo infatti , mentre manifestava il massimo ardire costruttivo in quei campi nei quali , come nella geometria , la certezza del punto di partenza raggiungeva il massimo grado , nei campi invece nei quali , come nella fisica e nella meccanica , tale fatto non avveniva , non riesciva sollevarsi che di poco ( eccetto in parte nell ’ astronomia ) al di sopra di un empirismo grossolano , incapace di vedere tra i fatti altre connessioni che quelle che si presentano spontaneamente a chi li osserva passivamente senza giovarsi di qualsiasi preconcetto ordinatore o selettivo . Passando ora al secondo gruppo di metafore , e anzitutto a quelle che rappresentano la deduzione come un processo diretto a estrarre dalle premesse ciò che vi è già contenuto , la prima osservazione da fare è che anche esse , come quelle del gruppo precedente , tendono indebitamente a deprimere e sminuire l ’ importanza della deduzione rispetto agli altri processi di ragionamento o di ricerca . Dire infatti che le conclusioni di un ragionamento deduttivo si trovano già , sia pure implicitamente , contenute nelle premesse , differisce ben poco dal dire che le prime , non solo non affermano niente di più , ma , anzi , affermano qualcosa di meno , di quanto nelle premesse stesse si trovi già asserito . È noto il modo col quale il primo gran teorico della deduzione , Aristotele , ha tentato di parare a questa obbiezione . Egli ricorre ad un altro paragone , basato sul suo favorito contrasto tra forma e materia . Paragona , cioè , il lavoro di chi deduce a quello dello scultore che , pur levando da un masso alcune delle sue parti , ottiene qualche cosa che vale più del masso medesimo . Se , invece di una statua , egli avesse parlato d ’ uno strumento o d ’ un ’ arma , per esempio d ’ una lente o d ’ un pugnale , costruiti parimenti col levare , da una data porzione di materia prima , delle parti la cui presenza sarebbe d ’ ostacolo allo scopo al quale lo strumento o l ’ arma devono servire , il paragone sarebbe stato ancora meglio adatto a porre in luce l ’ ufficio della deduzione come attività organizzatrice delle cognizioni in vista del raggiungimento di fini determinati , non escluso s ’ intende quello di guidare alla ricerca dell ’ acquisto di nuove cognizioni ( “ La parte val meglio del tutto ” è uno dei proverbi che più frequentemente ricorrono nei dialoghi di Platone ) . Il contrasto fra il processo di deduzione e gli altri , puramente o predominantemente passivi , di osservazione , di contemplazione , di registrazione dei dati dell ’ esperienza o dell ’ intuizione , , potrebbe infatti essere paragonato a quello che intercede tra le operazioni di censimento , dirette solo a riconoscere e descrivere lo stato della popolazione in un dato paese e tempo , e quelle di coscrizione , aventi invece in vista di scegliere e determinare quella parte di una data popolazione che è valida a portare le armi ( sul significato , originariamente militare , del termine greco indicante l ’ ordinamento deduttivo di una data trattazione , è da vedere l ’ interessante monografia di H . Diels , Elementum , Teubner , 1899 ) . Ma anche in un altro senso , affatto opposto al precedente , come già si accennò indietro , le immagini riferentisi al contenere sono suscettibili di rappresentare la relazione fra le premesse e le conclusioni di un ragionamento deduttivo . Si può cioè riguardare le premesse , dalle quali una data conclusione è dedotta , non come includenti o implicanti la conclusione stessa , ma al contrario come gli elementi più semplici di cui essa si compone , e nei quali essa può venir risoluta . È l ’ immagine preferita da Platone quando nel Teeteto ( 206–8 ) paragona le premesse fondamentali delle singole scienze alle lettere dell ’ alfabeto ( grecata ) , dalla cui combinazione risultano le sillabe , le parole , le frasi . Ed era naturale che , come lo dimostra il titolo stesso dell ’ opera d ’ Euclide , , questa immagine trovasse speciale favore fra i geometri , in quanto nessun ’ altra è così atta a ribattere l ’ obbiezione di cui abbiamo parlato indietro . Alla luce , infatti , di questo paragone , tale obbiezione compare come poco meno assurda di quella che si volesse sollevare contro l ’ ingegno o l ’ originalità di un poeta osservando che tutte le parole da lui adoperate sono già registrate nel dizionario ( sull ’ origine della parola latina scelta - da Lucrezio e da Cicerone - per tradurre il termine greco stichium , lo stesso Diels ha un ’ ipotesi ingegnosa che può sembrar strana a chi non conosca le prove che egli adduce per sostenerla . Con elementa i latini avrebbero indicato originalmente i pezzetti di avorio - elepenta , elephanta - di cui si servivano gli intarsiatori . Anche Quintiliano parla - I , I . 26 - delle “ eburneas literarum formas ” che erano in uso per insegnare l ’ alfabeto ai bambini ) . A questo notevole vantaggio che la rappresentazione , che abbiamo chiamata chimica , della deduzione offre di fronte agli altri modi di rappresentazione , prima esaminati , si contrappone tuttavia un inconveniente che è interessante notare . Essa tende cioè a fare attribuire alla distinzione tra verità semplici e verità complesse un valore assai superiore a quello che essa merita , e a presentare come l ’ ideale supremo della ricerca scientifica la determinazione di verità assolutamente primordiali , indecomponibili , atomiche , atte a generare tutte le altre mediante i loro vari aggruppamenti . È nel Leibniz soprattutto che questa idea si presenta sotto la forma più classica , ed è noto il suo paragone delle verità ai numeri , ciascuno dei quali , se non è un numero primo esso stesso , è sempre decomponibile , e in un solo modo , in una determinata serie di fattori primi . Si viene con ciò a perdere di vista che , alla domanda se una data proposizione sia dimostrabile o no , si può dare diversa risposta a seconda della scelta che si faccia delle altre proposizioni di cui si intende permettere l ’ uso nella dimostrazione che se ne richiede . Il che vuoi dire che la semplicità o complessità di una data affermazione sono qualche cosa di estremamente relativo , qualche cosa che dipende dal proposito al quale l ’ affermazione stessa si riferisce , dal luogo dove la si enuncia , dall ’ indole della trattazione di cui fa parte , ecc . Se si vuol quindi continuare a parlare della deduzione come di un ’ analisi , bisogna ben tener presente come le proprietà di cui tale analisi gode sono ben diverse da quelle proprie dell ’ analisi chimica , nella quale non potrebbe certamente presentarsi il caso che , tra i composti di un dato corpo , si trovassero anche gli elementi di cui esso si compone . È da notare , a tale riguardo , la perfetta analogia tra il processo di deduzione e quello di “ definizione ” . Il domandare se una data proposizione è dimostrabile o no , o se un dato concetto è definibile o no , senza indicare , nel primo caso quali sono le premesse che si accettano , e , nel secondo , quali sono i concetti che si presuppongono dati , non ha maggior senso del domandarsi se un dato corpo si muove o sta fermo , senza indicare quali sono gli altri corpi dai quali intendiamo considerare le sue successive distanze . Il concetto della definizione come un processo di decomposizione , o analisi , delle nozioni nei loro elementi più semplici e più generali porta immediatamente a porre in contrasto la relazione in cui questi si trovano , di fronte alle nozioni che concorrono a costituire , con quella , inversa , in cui si trovano invece gli individui , rappresentati da un dato concetto , di fronte a quelli , più numerosi , rappresentati dai concetti più generali mediante i quali esso è definito . Di qui la distinzione , tanto importante nella logica , tra l ’ estensione e la comprensione d ’ un dato concetto , così chiaramente caratterizzata già da Aristotele ( Metafisica , lib . IV , cap . 25 : “ Le specie sono dette essere parti del genere ... il genere anche detto parte della specie ... ” ) . Anche le metafore del terzo gruppo , quelle cioè che qualificano il passare dalle premesse alla conclusione come un discendere , e il ricercare le premesse d ’ una conclusione come un ascendere o un risalire , hanno questo di comune con quelle del tipo ora esaminato , che esse sono applicabili a rappresentare , oltre che il processo di deduzione , anche quello di definizione . Questo è infatti spesso caratterizzato anche come consistente nel risalire dalle intuizioni particolari ai concetti più generali sotto i quali esse rientrano . Di questa ultima immagine non è che una variante quella rappresentata dal cosidetto albero di Porfirio , nel quale le successive diramazioni , che si staccano dal tronco , rappresentano le nozioni sempre più determinate che si ottengono introducendo gradualmente , nella classe più generale e comprensiva possibile , quella cioè delle cose esistenti , un numero sempre più grande di specificazioni e qualificazioni , finché si arrivi alle nozioni corrispondenti ai singoli individui o a dati fatti particolari . Un inconveniente non trascurabile che sorge da questo doppio impiego delle metafore dei due ultimi gruppi sopra considerati , dal fatto cioè che esse servono , nello stesso tempo , a esprimere le relazioni tra le premesse e le conclusioni e quelle tra una nozione e le altre più generali che vi sono comprese , sta in ciò , che esse vengono in tal modo a favorire l ’ idea che il dedurre sia un passare dal generale al particolare , e a far riguardare la maggior generalità delle premesse di fronte alle conclusioni come una caratteristica essenziale del ragionamento deduttivo . È difficile spiegare per quale altra via questo modo di concepire la deduzione possa avere acquistato favore quando si pensa alla frequenza con la quale i processi dimostrativi in cui avviene precisamente il contrario ( nei quali cioè le conclusioni comprendono alcune delle premesse come casi particolari ) si presentino nella scienza deduttiva per eccellenza , la matematica ( il campo stesso della logica pura ne offre esempi tipici , come è stato recentemente rilevato dal Couturat , Congrès de Genève ) . Per quanto tuttavia riguarda le immagini che rappresentano la deduzione come un ascendere ai principi , il suddetto inconveniente è largamente compensato dalla corrispondenza che esse stabiliscono tra la condizione di chi si colloca al “ punto di vista ” dei principi generali , e quella di chi , osservando un panorama da un ’ altura , è in grado di riconoscere con un solo sguardo , fra le varie parti e regioni che gli stanno davanti , delle relazioni che sfuggirebbero , o non potrebbero esser rilevate che con molta fatica , da chi si trovasse più basso . Un concetto analogo è anche espresso dalle frasi che caratterizzano il processo di dimostrazione , o di spiegazione , come un processo di rischiaramento ( Erklärung ) , in quanto anche la presenza della luce ha l ’ effetto di render possibile ad un tratto il riconoscimento delle posizioni rispettive degli oggetti illuminati , posizioni che in mancanza di essa non potrebbero essere determinate che con l ’ assoggettarsi agli urti e alle collisioni accompagnanti inevitabilmente i tentativi di mettersi successivamente in contatto con ciascuno di essi . Di fronte a quest ’ ultima metafora , tuttavia , quella prima considerata del salire presenta il vantaggio di suggerire , oltre al concetto di vedere , anche quello del comandare e del potere , come quando si parla di alture dalle quali si domina una data regione ( a commanding view ) .
I CARDINI ( VINCI G. , 1923 )
StampaPeriodica ,
La società umana o meglio le società umane , perché l ' umanità non può certo essere considerata , se non in via utopistica , come una collettività unica , mentre in fatto essa vive in famiglie diverse , di popoli e nazioni , aventi ciascuna una personalità propria guardata nelle sue origini , nel suo sviluppo storico , nei suoi ordinamenti essenziali e definitivi , presenta due aspetti contemporanei e concomitanti , ma che non possono confondersi l ' uno coll ' altro , in quanto , se è vero che si sovrappongono , è vero anche che essi rispondono a due distinte fasi della evoluzione sociale e a due diversi bisogni della vita collettiva ; e questi due aspetti possono definirsi l ' uno civile l ' altro politico ; abbiamo cioè la società ( o le società per il detto sopra ) civile e la società politica , che è quanto dire l ' organamento rivolto ai fini della elevazione individuale e famigliare , e l ' organamento diretto a regolare la convivenza degli individui e delle famiglie fra loro e la loro difesa interna ed esterna . La difficoltà di questa classificazione che logicamente non può non essere accolta come base di un razionale sistema di sociologia nasce da ciò , che essa prende la sua nomenclatura da parole che hanno lo stesso significato originario , e che contempla sotto due forme una stessa entità collettiva , mentre ambedue le forme hanno il medesimo oggetto , o meglio un oggetto che il linguaggio comune suole indicare colla stessa parola . Infatti civile deriva da civitas , e politico da pòlis ; le quali due parole , una latina e l ' altra greca , significano la stessa cosa , significano cioè l ' aggregazione di individui e di famiglie in una società retta da costumi e da leggi comuni : la civitas e la pòlis poi , la società civile e la società politica tendono ugualmente a procurare quello stato di benessere morale e materiale che si definisce la civiltà . Ma per la praticità delle trattazioni e delle discussioni bisogna pur dare alle parole un valore convenzionale prescindendo dai richiami etimologici : è del resto naturale che pochissime parole siano bastate nei primi stadii della vita collettiva a designare una quantità di fatti , di idee , di rapporti , che poi , attraverso l ' elaborazione letteraria e dottrinale , si sono differenziati , ed hanno formato materia di diversi capitoli della scienza sociologica , anzi perfino di diverse scienze . Comunque per le poche cose che vogliamo dire in questo articolo allo scopo di fissare , o meglio di richiamare , principii che nell ' ora attuale , in Italia e fuori d ' Italia , ci sembrano più che mai obliterati o malamente intesi , noi siamo indotti a considerare , almeno per un momento , separati i due aspetti civile e politico delle società umane , assegnando loro come campo di efficienza rispettivamente l ' individuo e la famiglia alla società civile , la nazione alla società politica , la quale prende praticamente nome di Stato . È superfluo avvertire che questa considerazione separata è puramente dialettica , e che essa non intende fare delle due società dei compartimenti stagni , non comunicanti fra di loro ; dicemmo anzi già che tanto comunicano che si sovrappongono , e ciò per la elementare ragione che lo Stato è la somma degli individui e delle famiglie e che gli individui e le famiglie vivono nello Stato , al quale come danno tributo e sangue occorrendo , così chiedono tutela e difesa . Ciò premesso pare a noi potersi e doversi affermare che la società civile poggia su due cardini che non sono quelli sui quali poggia la società politica ; affermazione che non è trascurabile in quanto conduce a precisare ed a chiarire molte difficoltà che gli studiosi di sociologia , a seconda delle scuole a cui appartengono , incontrano sul loro cammino . I cardini della società civile sono la religione e l ' istruzione : almeno noi teniamo che la religione e la istruzione debbano essere i cardini della società civile . Noi infatti siamo convinti che ( a parte casi individuali ) nessun uomo possa avere quel tanto di moralità indispensabile a fare di lui un galantuomo , a renderlo padrone dei suoi istinti inferiori e delle sue passioni , all ' infuori di una nozione sistematica di ciò che chiamasi religione ; vale a dire all ' infuori dei postulati circa l ' esistenza di un Dio creatore , legislatore e giudice , e di una vita oltremondana in cui ci sarà premio o castigo a seconda delle opere compiute ; non solo ; ma siamo pure convinti che nessuna religione possa esistere senza un culto , e nessun culto senza una chiesa , e nessuna chiesa senza una gerarchia : conseguentemente per noi l ' uomo areligioso astrattamente considerato non è uomo civile , perché sarà necessariamente uomo amorale , vale a dire svincolato da leggi che non corrispondano al suo egoismo . Discorso identico s ' ha da fare per la famiglia : essa è tutto un complesso di obbligazioni , di doveri , di affetti , di sacrifici , di interessi che importano la necessità di un governo domestico , di una autorità regolatrice , ma che sopratutto importano una coscienza ; e soltanto nella religione questa coscienza può attingere la ragione d ' essere come soltanto la religione può imporre le sanzioni atte a guidarla e a dominarla . Ma l ' uomo civile non ha soltanto bisogno di essere religioso : ha bisogno anche , nei successivi stadii del suo sviluppo , di essere istruito , di conoscere cioè il mondo dei fenomeni e le leggi della natura , di esplicare le proprie attitudini estetiche , di applicare alla ricerca del vero e del bello le proprie energie intellettuali , di comunicare coi suoi simili ; ecco perché , secondo noi , il dovere della istruzione precede ed eccede l ' organizzazione politica , come il diritto d ' insegnare precede ed eccede l ' azione dello Stato : lo Stato non ha di fronte al problema della istruzione altre funzioni che quelle di aiuto , di vigilanza , di integrazione : la scuola , al pari della chiesa , al pari della casa , è anteriore intesa come tipo realizzatore di un bisogno della civiltà agli istituti in cui si incarna la potestà più propriamente politica , perché la scuola corrisponde ad un bisogno che interessa la vita umana in uno stadio che precorre ideologicamente se non storicamente il formarsi e l ' organizzarsi dello Stato . Altri sono i cardini della società politica ; parliamo , si capisce , di una società politica ( come già prima di una società civile ) rispondente ad un grado di progresso sociale avanzato . E diremmo che tali cardini debbano essere stabiliti nel soddisfacimento dei due maggiori bisogni che l ' uomo politicamente ordinato non può fare a meno di sentire quando non li sentisse si dovrebbe considerarlo inferiore o regredito nella sua sensibilità politica e sente infatti , perfino talora esagerando e seguendo traccie fallaci per raggiungerli : vogliam dire la libertà e la giustizia . Libertà : vale a dire parificazione di tutti i cittadini nel diritto di far prevalere , attraverso le forme e per le vie legali , i propri criterii circa la gestione della cosa pubblica ; autorità dei governanti fondata sul consenso spontaneo e razionale della maggioranza dei cittadini nell ' orbita dei postulati essenziali alla conservazione dell ' ordine sociale , giuridico ed economico ; potere esecutivo distinto dal potere legislativo ; un solo esercito a servizio della nazione ; indipendenza dello Stato dai partiti ; funzione moderatrice della corona a difesa della costituzione contro gli arbitrii o le debolezze del potere esecutivo , contro le esorbitanze del potere legislativo , contro ogni sopraffazione di partiti o di classi . Giustizia : vale a dire applicazione imparziale e sollecita delle leggi a tutela delle ragioni private , a repressione dei reati , a garanzia della probità nella amministrazione pubblica ; applicazione fatta da organi inaccessibili alle pressioni dei politicanti , delle sette , delle fazioni . Effettivamente senza libertà e senza giustizia nessun ordinamento politico può accettarsi per buono e per degno di esseri intelligenti , se anche accada talvolta che momentanee contingenze storiche giustifichino regimi o dominii di fatto fondati sulla costrizione violenta delle volontà e sul disconoscimento , o sulla mancata tutela , dei diritti individuali o sociali . Strane confusioni si sono vedute spesso nella storia dei popoli , in periodi susseguiti a grandi sommovimenti , o militari od economici , o ad opera di personalità dominatrici comparse sulla scena politica ; e in sensi opposti , si badi bene ; perché l ' antitesi della libertà e della giustizia non sono soltanto la teocrazia o la monarchia assoluta o l ' oligarchia , la Bastiglia e le lettres de cachet , ma sono pure le demagogie e le dittature proletarie , i tribunali straordinari rivoluzionarii e i Comitati di salute pubblica . Importa perciò che i migliori cittadini considerino come l ' ottimo fra i governi , quello il quale mantenga libera la religione , libera l ' istruzione , libera la stampa , liberi i comizi elettorali , indipendente la magistratura , uguale la legge per tutti , e non consenta a nessun partito la sopraffazione armata o non armata , ma tutti obblighi a rispettare le leggi dello Stato deliberate o consentite dalle rappresentanze popolari costituzionalmente formate . Senza libertà e senza giustizia cioè senza leggi oneste onestamente applicate la vita politica non vale la pena di essere vissuta ; e le nazioni non possono sperare sorti tranquille e prospere , perché ripetiamolo alla società politica la libertà e la giustizia sono essenziali , come sono essenziali alla società civile la religione e l ' istruzione , e agli individui l ' aria e la luce .
FEMINISMO ( PIRANDELLO LUIGI , 1909 )
StampaPeriodica ,
Tre , quattro , cinque argomenti che , per la qualità degli individui e per la importanza che mi pareva avessero le cose , io sottoposi questa mattina all ' esame e alla virtù condensatrice del dottor Paulo Post , furono accolti da una alzata di spalle appena appena sdegnosa e da un sorriso di compatimento , che voleva dire : Ma che ! Lei ci crede ? Il dubbio , o piuttosto , il timore ch ' io ( come veleno che sta in ogni coda ) espressi nella fine del mio articolo precedente , che cioè molti eroi dei giorni nostri e molte questioni e politiche e sociali e letterarie , che oggi tanto ci appassionano e a cui diamo tanto peso e tanto valore , sottoposti al cannocchiale rivoltato del mio dottore , non sarebbero più veduti , si avverava purtroppo . Ma come ! mi provai a protestare . È mai possibile che siano davvero come nulla uomini di tanto bella reputazione , dottor mio ? Ci pensi un po ' ! Si sforzi di vederli ... Il dottor Paulo Post chiuse gli occhi , a questa mia esortazione ; chinò il capo sul petto , e si mise a recitare a lento , con una voce che pareva arrivasse da lontano : Fu don Valeriano Castiglione uomo celeberrimo ; esaltato a gara dai più grandi letterati ; conteso dai più grandi personaggi del suo tempo . E di magnifiche lodi lo onorò papa Urbano VIII ; e il cardinal Borghese e il viceré di Napoli , don Pietro di Toledo , lo sollecitarono a descrivere , il primo i fatti del pontefice Paolo V , l ' altro le guerre del re cattolico in Italia ; e l ' uno e l ' altro invano . Fu da Luigi XIII , re di Francia , per suggerimento del cardinal di Richelieu , nominato suo istoriografo ; e nominato istoriografo eziandio fu da Carlo Emanuele duca di Savoja . In lode di lui , per tralasciare altre gloriose testimonianze , la duchessa Cristina , figlia del cristianissimo re Enrico IV , poté in un diploma , con molti altri titoli , annoverare « la certezza della fama ch ' egli ottiene in Italia , di primo scrittore de ' nostri tempi » . Il dottor Paulo Post , recitato questo passo , aprì gli occhi , alzò il capo , e mi disse : Veda , veda così nella storia , caro signore , i suoi letterati d ' oggi di più bella reputazione : Gabriele d ' Annunzio , poniamo ; e mi sappia dire se , volendo così glorificarlo , per la certezza della fama ch ' egli ottiene in Italia , di primo scrittore de ' nostri tempi , non possa avvenire che da qui a tre secoli si debba per avventura rider di lui , così come noi oggi ridiamo del celeberrimo don Valeriano Castiglione , ornamento e splendore della biblioteca dell ' impareggiabile don Ferrante manzoniano . Lei rimanga qui e lo veda là , il suo D ' Annunzio . Nel seicento ? Tre secoli indietro . Io lo vedo là , e tuttavia come se questi tre secoli per lui non fossero di già passati . In somma , presente e nel seicento . Guardi bene , caro signore , perché è qui la vera essenza della mia filosofia . Lo vede ? Davanti a lei , e accanto a don Valeriano Castiglione . E ora non le sembra che sia per lo meno prudente non tenerlo in quel conto , in cui don Ferrante teneva il Castiglione ai suoi giorni ? Sarà così , diss ' io . Lasciamo stare il D ' Annunzio . Volentieri io vedrei da lontano , caro dottore , qualcuna delle più vive questioni sociali del momento . Per esempio , il feminismo . Mi aspettavo un ' altra alzata di spalle appena appena sdegnosa , un altro sorriso di compatimento . Invece , il dottor Paulo Post con una certa inquietudine volse il capo indietro , dal vecchio seggiolone di cuojo in cui stava sprofondato innanzi a me , presso la finestra dello studio , e chiamò : Pietra ! Una voce gutturale , maschile , rispose con mio grande stupore dal fondo dello studio , ove tra scaffali pieni zeppi di libri troneggiava una mastodontica scrivania sovraccarica anch ' essa tutt ' intorno di libri e di carta ammucchiata . Parla pure , papà disse quella voce . Non sospettavo nello studio la presenza di un altro essere vivente . Mia figlia , la seconda , mi spiegò il dottore . Attende da alcuni giorni a riordinare il mio schedario . Non vorrei parlare innanzi a lei su l ' argomento ch ' ella mi propone . Feminista ? domandai io con una certa grazia timida e confusa . Sissignore ! mi rispose con fermezza , balzando da tutta quella babilonia di libri e di carta , una testa rossa , arruffata , con gli occhiali a staffa , che le ingrandivano enormemente e confusamente gli occhi . Restai un po ' sbigottito . La testa scomparve subito , per fortuna , dietro i libri ; e di là , come da sotterra , la voce gutturale , maschile , ripeté : Parla pure , papà : non ti sento . Ecco , disse allora il dottor Paulo Post è una faccenda , questa , un po ' complicata . Il feminismo è , al pari di tante e tant ' altre cose , una costruzione ideale dei nostri giorni . Prendiamo , caro signore , una vescica e riempiamola di vento . Abbiamo un bel palloncino . Diamogli un po ' di filo , e lasciamolo lì per aria , così gonfio , un giorno . Il giorno dopo , lo troveremo un po ' meno gonfio , e via via ancor meno dopo il secondo , dopo il terzo , dopo il quarto giorno . Il filo s ' allenta sempre più e il palloncino , via via più piccolo e più raggrinzito , s ' abbassa , finché casca giù , di nuovo vescica sgonfiata . Questa vescica , che diviene palloncino e poi pellacchia di nuovo , non è però soltanto il feminismo , signor mio ! È la sorte di tutte le composizioni ideali . Si reggono , stanno in aria , finché son piene di vento , cioè del sentimento nostro . Man mano , col tempo , questo sentimento , di cui noi le abbiamo riempite , vien meno , sfuma . La storia è piena di tutti questi palloncini sgonfiati , che lei può magari rigonfiare con l ' arte soffiandovi dentro il suo sentimento , cioè un altro po ' di vento con cui le donne hanno riempito questo loro palloncino del feminismo . Pietra ! chiamò di nuovo , a questo punto , il dottor Paulo Post . Oh Dio , papà smaniò dietro la scrivania la figliuola . Ti ho detto , parla pure , non ti sento ! E va bene ! Allora riprese il dottore vediamo se questo vento è sbuffo di stizza , vapor di testa o respiro di buon senso . La vita è oggi , si sa , difficilissima . Tutto è caro ! Ogni professione , ogni impiego offre guadagni mediocri e insufficienti . Ora le donne , signor mio , han compreso bene , poverine , la ragione per cui diventa loro di giorno in giorno più difficile il trovar marito . Il veder frustrata , intanto , la loro naturale inclinazione ( perché come l ' uomo desidera la donna , la donna desidera l ' uomo , per quanto spesso apertamente non lo possa o non lo voglia dire ) , il dover soffocare il loro bisogno istintivo , le ha un po ’ esasperate e le fa un po ' farneticare . Ma tutta questa loro rivolta ideale contro i così detti pregiudizii sociali , tutte queste loro prediche fervorose per la così detta emancipazione della donna , che altro sono in fondo se non una sdegnosa mascherata del bisogno fisiologico , che si muove sotto ? Le donne vogliono lavorare per trovar marito , signor mio . È un rimedio , questo , suggerito dal loro naturale buon senso . Ma , ahimè , il buon senso , il buon senso è nemico della poesia ! E anche questo capiscono le donne : capiscono cioè che una donna , la quale lavori come un uomo , fra uomini , fuori di casa , non è più considerata dalla maggioranza come l ' ideale delle mogli , e si ribellano contro a questo modo di considerare , che frustra il loro rimedio , e lo chiamano pregiudizio . Ecco il loro torto , in fondo in fondo scusabile però . Supporre che la donna , praticando continuamente con gli uomini alla fine si debba immascolinar troppo ; prevedere che la casa , senza più le cure assidue , intelligenti , amorose della donna debba perdere quella poesia intima e cara , che è la maggiore attrattiva del matrimonio per l ' uomo ; supporre che la donna , cooperando anch ' essa col proprio guadagno al mantenimento della casa , non debba aver più per l ' uomo quella devozione e quel rispetto , di cui tanto essa si compiace : non sono pregiudizii ; sono tristi necessità per cui la composizione ideale del feminismo si scompone e si scioglie nella questione più vasta delle tristissime condizioni economiche e sociali dei giorni nostri . Si scioglie , senza lasciar residui , signor mio , creda pure . Soltanto , quel po ' di pellacchia sgonfiata ... Vorrei io dissi piano , in un orecchio al dottore , prima d ' alzarmi per tòr commiato vorrei ora sentir come la vede la signorina sua figliuola ... Caro signore mi rispose aprendo le braccia , il dottor Paulo Post . Le donne non possono veder da lontano questa questione . O potrebbero a un solo patto : che avessero cioè il marito vicino , mi spiego ? Io scappo ancora .
DE RERUM NATURA ( CIVITAS , 1925 )
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Non abbiamo voluto finora interloquire nella polemica suscitata dall ' onesto e brillante Mikros direttore della « Unità Cattolica » a proposito della liceità di un accordo elettorale fra cattolici e socialisti , per due ragioni ; in primis perché ci pare ormai molto lontano l ' evento di elezioni generali in Italia , e molto improbabile che se l ' evento si verificasse ciò avvenga in condizioni tali da permettere libertà di movimenti ai partiti di opposizione , e quindi sicurezza per essi di parteciparvi ; in secondo luogo perché una lunga esperienza ci dimostra nulla esservi di più vacuo che certe dissertazioni cosiddette morali o religiose quando coprono più o meno velatamente semplici opportunità politiche : noi siamo abbastanza vecchi per ricordare i tempi in cui taluni teologi , del giornalismo e della cattedra , dichiaravano peccato il liberalismo ( parecchi conservano ancora il famoso opuscolo del padre Sardà tradotto e diffuso anche in Italia e dichiarato il non plus ultra dell ' ortodossia , la norma perenne e indeclinabile ) ; i tempi in cui conseguentemente si escludeva che un cattolico potesse dar il voto a un liberale , perché sarebbe stato stile dell ' epoca una specie di conventus fra Cristo e Belial : ebbene , sanno tutti che le cose mutarono in pochi anni talmente , che ben presto l ' appoggio elettorale dei cattolici ai liberali non solo moderati ma di sinistra , divenne la regola contro i socialisti ; e fu gran fatica per taluni veggenti , trattati da principio come ribelli , il porre un freno a questa corsa della paura , ammonendo che se era giustissimo stringere alleanze per difendersi da un pericolo minacciante , occorreva però farlo con dignità e con profitto , valorizzando cioè le proprie forze attraverso una organizzazione autonoma e una rappresentanza diretta ; sono questi ribelli che salvarono l ' azione pubblica dei cattolici dal naufragio , e che resero possibile , a giorni maturi , il Partito popolare . E state sicuri giovani amici , che se camperete una ventina d ' anni , sentirete coloro stessi i quali oggi si fanno il segno della croce , e gridano allo scandalo , di fronte alla ipotesi che , per difendere la libertà in Italia i popolari in taluni collegi debbano ricevere voti da elettori socialisti e in altri darne a candidati idem predicare magari il dovere di appoggiare i socialisti per stornare il trionfo dei comunisti . Tutto ciò diciamo , non per cavarne una conclusione , ma per spiegare il nostro scetticismo circa l ' efficacia di dibattiti sul tema in questione condotti sub specie aeternitatis , mentre si tratta sempre di problemi da esaminarsi in ordine alle contingenze storiche . Però , poiché si insiste da varii amici a chiederci un pensiero preciso sul punto accreditato da Mikros , e cioè sulla tesi che , quando fosse l ' ora , spetterà alla Azione cattolica , cioè alla organizzazione ufficiale guidata e ispirata dalla Santa Sede , il dirci come e per chi e contro chi dovremo votare ( si capisce che una simile trovata non si oserebbe neppure immaginarla se fossero in gioco non i cattolici d ' Italia , ma quelli di una qualunque altra nazione ! ) superando il nostro scetticismo ci proveremo a formulare , brevemente come è nostro uso , alcune proposizioni , così , per comodo dialettico ; e naturalmente senza la minima pretesa di dettar legge , e neppure di far da maestri a nessuno . Dunque : I . La morale cattolica contiene principi generali circa la liceità delle azioni umane che sono perfettamente applicabili anche alla politica : tra questi principii ve ne sono due che paiono contraddittorii , ma che invece si completano a vicenda : il primo dice non doversi e non potersi fare il male per averne un bene ; l ' altro dice doversi in presenza di due mali ugualmente probabili contenerci in modo da evitare che sopravvenga quello più grave . II . I cattolici , come cittadini , sono liberi di apprezzare il bene , il male , il maggiore o minor male , in rapporto alla visione e alla concezione che essi abbiano del pubblico interesse in un determinato momento storico , s ' intende quando questo loro apprezzamento non importi la lesione o l ' obliterazione di un principio assoluto ; e liberi quindi di aderire a quel partito che meglio risponda alle loro idee : naturalmente però saranno meglio in grado di influire e di operare se si tengano stretti in un partito unico , e adottino un unico programma concreto , una unica tattica caso per caso . III . Nell ' esercizio del voto politico o amministrativo , ogni partito deve essere arbitro di decidere la propria condotta : è chiaro che un partito nel quale siano raccolti a preferenza i cattolici terrà conto nel deciderla anche di convenienze morali a cui altri partiti possano invece essere indifferenti . Che se la condotta del partito non tranquillasse taluni dei suoi aderenti , suscitando i cosiddetti casi di coscienza , ciascuno provvederà a risolverli colle norme volute dalla disciplina e dalla prassi religiosa . IV . Ove esistano organizzazioni cattoliche ufficiali , se queste credessero di dover prendere posizione in competizioni elettorali , sia pure sotto forma di proclamazioni di principio , nessuno potrebbe vietare ai cattolici membri di qualsiasi partito di scostarsi dal partito stesso , per aderire alla Azione cattolica ; ma viceversa nessuno potrebbe imporlo , senza tramutare la questione di coscienza personale in questione di responsabilità politica collettiva . Non è già che con queste parole si affermi legittimo il conflitto fra coscienza e dovere religioso e coscienza e dovere civile ; no : si esclude invece che un tale conflitto possa esistere come conflitto d ' ordine pubblico e generale anziché come conflitto puramente individuale . La conclusione ? La conclusione non può essere che l ' applicazione , e l ' applicazione non si fa che ai casi concreti : la faremo dunque a suo tempo : oggi non sarebbe che pericoloso gioco d ' ipotesi .
SINDACATI E CONSIGLI ( GRAMSCI ANTONIO , 1920 )
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Il sindacato non è questa o quella definizione del sindacato : il sindacato diventa una determinata definizione e cioè assume una determinata figura storica in quanto le forze e la volontà operaie che lo costituiscono gli imprimono quell ' indirizzo e pongono alla sua azione quel fine che sono affermati nella definizione . Obiettivamente il sindacato è la forma che la merce - lavoro assume e sola può assumere in regime capitalista quando si organizza per dominare il mercato : questa forma è un ufficio costituito di funzionari , tecnici ( quando sono tecnici ) dell ' organizzazione , specialisti ( quando sono specialisti ) nell ' arte di concentrare e di guidare le forze operaie in modo da stabilire con la potenza del capitale un equilibrio vantaggioso alla classe operaia . Lo sviluppo dell ' organizzazione sindacale è caratterizzato da questi due fatti : 1 ) il sindacato abbraccia una sempre maggior quantità di effettivi operai , cioè incorpora nella disciplina della sua forma una sempre maggior quantità di effettivi operai ; 2 ) il sindacato concentra e generalizza la sua forma fino a riporre in un ufficio centrale il potere della disciplina e del movimento : esso cioè si stacca dalle masse che ha irregimentato , si pone fuori dal gioco dei capricci , delle velleità delle volubilità che sono proprie delle grandi masse tumultuose . Così il sindacato diventa capace a contrarre patti , ad assumersi impegni : così esso costringe l ' imprenditore ad accettare una legalità che è condizionata dalla fiducia che l ' imprenditore ha nella capacità del sindacato di ottenere da parte delle masse operaie il rispetto degli obblighi contratti . L ' avvento di una legalità industriale è stata una grande conquista della classe operaia , ma essa non è l ' ultima e definitiva conquista : la legalità industriale ha migliorato le condizioni della vita materiale della classe operaia , ma essa non è più che un compromesso , che è stato necessario compiere , che sarà necessario sopportare fin quando i rapporti di forza saranno sfavorevoli alla classe operaia . Se i funzionari dell ' organizzazione sindacale considerano la legalità industriale come un compromesso necessario , ma non perpetuamente , se essi rivolgono tutti i mezzi di cui il sindacato può disporre per migliorare i rapporti di forza in senso favorevole alla classe operaia , se essi svolgono tutto il lavoro di preparazione spirituale e materiale necessario perché la classe operaia possa in un momento determinato iniziare un ' offensiva vittoriosa contro il capitale e sottometterlo alla sua legge , allora il sindacato è uno strumento rivoluzionario , allora la disciplina sindacale , per quanto è rivolta a far rispettare dagli operai la legalità industriale , è la disciplina rivoluzionaria . I rapporti che devono intercorrere tra sindacato e Consiglio di fabbrica debbono essere considerati da questo punto di vista : dal giudizio che si dà sulla natura e il valore della legalità industriale . Il Consiglio è la negazione della legalità industriale , tende ad annientarla in ogni istante , tende incessantemente a condurre la classe operaia alla conquista del potere industriale , a far diventare la classe operaia la fonte del potere industriale . Il sindacato è un elemento della legalità , e deve proporsi di farla rispettare dai suoi organizzati . Il sindacato è responsabile verso gli industriali , ma è responsabile verso i suoi organizzati : esso garantisce la continuità del lavoro e del salario , e cioè del pane e del tetto , all ' operaio e alla famiglia dell ' operaio . Il Consiglio tende , per la sua spontaneità rivoluzionaria , a scatenare in ogni momento la guerra delle classi ; il sindacato , per la sua forma burocratica , tende a non lasciare che la guerra di classe venga mai scatenata . I rapporti tra le due istituzioni devono tendere a creare una situazione in cui non avvenga che un impulso capriccioso del Consiglio determini un passo indietro della classe operaia , determini una sconfitta della classe operaia , una situazione cioè in cui il Consiglio accetti e faccia propria la disciplina del sindacato , e a creare una situazione in cui il carattere rivoluzionario del Consiglio abbia un influsso sul sindacato , sia un reagente che dissolva la burocrazia e il funzionarismo sindacale . Il Consiglio vorrebbe uscire , in ogni momento , dalla legalità industriale : il Consiglio è la massa , sfruttata , tiranneggiata , costretta al lavoro servile , e perciò tende a universalizzare ogni ribellione , a dare valore e portata risolutiva a ogni suo atto di potere . Il sindacato , come ufficio responsabile in solido della legalità , tende ad universalizzare e perpetuare la legalità . I rapporti tra sindacato e Consiglio devono creare le condizioni in cui l ' uscita dalla legalità , l ' offensiva della classe operaia , avvenga quando la classe operaia ha quel minimo di preparazione che si ritiene indispensabile per vincere durevolmente . I rapporti tra sindacato e Consiglio non possono essere stabiliti da altro legame che non sia questo : la maggioranza o una parte cospicua degli elettori del Consiglio sono organizzati nel sindacato . Ogni tentativo di legare con rapporti di dipendenza gerarchica i due istituti non può condurre che all ' annientamento di entrambi . Se la concezione che fa del Consiglio un mero strumento di lotta sindacale si materializza in una disciplina burocratica e in una facoltà di controllo diretto del sindacato sul Consiglio , il Consiglio si isterilisce come espansione rivoluzionaria , come forma dello sviluppo reale della rivoluzione proletaria che tende spontaneamente a creare nuovi modi di produzione e di lavoro , nuovi modi di disciplina , che tende a creare la società comunista . Poiché il Consiglio nasce indipendentemente dalla posizione che la classe operaia è venuta acquistando nel campo della produzione industriale , poiché il Consiglio è una necessità storica della classe operaia , il tentativo di subordinarlo gerarchicamente al sindacato determinerebbe prima o poi un cozzo tra le due istituzioni . La forza del Consiglio consiste nel fatto che esso aderisce alla coscienza della massa operaia , è la stessa coscienza della massa operaia che vuole emanciparsi autonomamente , che vuole affermare la sua libertà di iniziativa nella creazione della storia : tutta la massa partecipa alla vita del Consiglio e sente di essere qualcosa per questa attività . Alla vita del sindacato partecipa un numero strettissimo di organizzati ; la forza reale del sindacato è in questo fatto , ma in questo fatto è anche una debolezza che può essere messa alla prova senza gravissimi pericoli . Se d ' altronde il sindacato poggiasse direttamente sui Consigli , non per dominarli , ma per diventarne la forma superiore , si rifletterebbe nel sindacato la tendenza propria dei Consigli a uscire ogni istante dalla legalità industriale , a scatenare in qualsiasi momento l ' azione risolutiva della guerra di classe . Il sindacato perderebbe la sua capacità a contrarre impegni , perderebbe il suo carattere di forza disciplinatrice e regolatrice delle forze impulsive della classe operaia . Se gli organizzati stabiliscono nel sindacato una disciplina rivoluzionaria , stabiliscono una disciplina che appaia alla massa come una necessità per il trionfo della rivoluzione operaia e non come una servitù verso il capitale , questa disciplina verrà indubbiamente accettata e fatta propria dal Consiglio , diverrà la forma naturale dell ' azione svolta dal Consiglio . Se l ' ufficio del sindacato diventa un organismo di preparazione rivoluzionaria , e tale appare alle masse per l ' azione che riesce a svolgere , per gli uomini che lo compongono , per la propaganda che sviluppa , allora il suo carattere concentrato e assoluto sarà visto dalle masse come una maggiore forza rivoluzionaria , come una condizione in più ( e delle più importanti ) per il successo della lotta impegnata a fondo . Nella realtà italiana , il funzionario sindacale concepisce la legalità industriale come una perpetuità . Egli troppo spesso la difende da un punto di vista che è lo stesso punto di vista del proprietario . Egli vede solo caos e arbitrio in tutto quanto succede tra la massa operaia : egli non universalizza l ' atto di ribellione dell ' operaio alla disciplina capitalistica come ribellione , ma come materialità dell ' atto che può essere in sé e per sé triviale . Così è avvenuto che la storiella dell ' " impermeabile del facchino " abbia avuto la stessa diffusione e sia stata interpretata dalla stupidità giornalistica allo stesso modo della storiella sulla " socializzazione delle donne in Russia " . In queste condizioni la disciplina sindacale non può essere che un servizio reso al capitale ; in queste condizioni ogni tentativo di subordinare il Consiglio al sindacato non può essere giudicato che reazionario . I comunisti , in quanto vogliono che l ' atto rivoluzionario sia , per quanto è possibile , cosciente e responsabile , vogliono una scelta , per quanto può essere una scelta , del momento di scatenare l ' offensiva operaia rimanga alla parte più cosciente e responsabile della classe operaia , a quella parte che è organizzata nel Partito socialista e che più attivamente partecipa alla vita dell ' organizzazione . Perciò i comunisti non possono volere che il sindacato perda della sua energia disciplinatrice e della sua concentrazione sistematica . I comunisti , costituendosi in gruppi organizzati permanentemente nei sindacati e nelle fabbriche , devono trasportare nei sindacati e nelle fabbriche le loro concezioni , le tesi , la tattica della III Internazionale , devono influenzare la disciplina sindacale e determinare i fini , devono influenzare le deliberazioni dei Consigli di fabbrica e far diventare coscienza e creazione rivoluzionaria gli impulsi alla ribellione che scaturiscono dalla situazione che il capitalismo crea alla classe operaia . I comunisti del Partito hanno il maggiore interesse , perché su di essi pesa la maggiore responsabilità storica , a suscitare , con la loro azione incessante , tra i diversi istituti della classe operaia , rapporti di compenetrazione e di naturale indipendenza che vivifichino la disciplina e l ' organizzazione con lo spirito rivoluzionario .
VOCE LIBERA ( - , 1925 )
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Questa lettera aperta che l ' on . Longinotti in data 30 aprile u.s. ha diretto al Presidente della Giunta Diocesana di Brescia è una protesta e una lezione insieme : e noi la raccogliamo come una delle poche libere voci che ancora nel campo cattolico devastato dal filofascismo in alto e in basso è dato qualche volta di ascoltare . Mi rivolgo a Lei quale capo e responsabile dell ' azione cattolica nella nostra Diocesi per richiamare la sua attenzione sopra il delinearsi di una situazione che a mio credere può tornare esiziale alla compagine delle nostre forze ed alla efficacia concorde delle nostre svariate attività nel campo del bene . Io mi tengo sicuro ch ' Ella e i suoi rispettabilissimi Colleghi non vorranno infliggermi l ' umiliazione di credere che i miei attuali rilievi e le mie lagnanze muovano comunque , in tutto o anche solo in minima parte , da ragioni o peggio ancora da risentimenti personali ; i più cordiali rapporti mi legano anzi alle persone , di taluni atti delle quali intendo occuparmi sol perché rivelano quello stato per me preoccupante a cui ho accennato dapprincipio . Non da oggi soltanto io ho dolorosamente notato come anche nella nostra Diocesi si andasse accennando da parte di molti tra gli esponenti più zelanti dell ' azione cattolica un contegno di distacco , di coperto e poi di esplicito sospetto rasentante l ' ostilità verso gli elementi rappresentativi del movimento politico e particolarmente verso i deputati al Parlamento . A questo proposito mi preme ben chiaramente avvertire che nessun mandato ho chiesto ai miei colleghi di parlare anche in nome loro e che soltanto mia è l ' iniziativa del presente scritto . Le manifestazioni esplicite di distacco , le evidenti preoccupazioni di evitarci , di fare a meno di noi come di amici divenuti molesti o pericolosi sono ancora il meno se è vero quel che mi si afferma circa tutta una campagna diffusa specialmente tra i giovani e diretta a svalutare , quando non sia a deridere , la nostra azione politica quasi imputandola di traviamento della gioventù ch ' essa distoglierebbe dalle feconde e virtuose opere dell ' azione spirituale . Non nego per trattare , come mi propongo , lo spinoso argomento con perfetta equità che molto di codesto diffuso e per me ingiusto , offensivo e pericoloso stato d ' animo è dovuto a criteri che non esito a definire disorientanti i quali oltrepassano la breve cerchia bresciana e che possono trovare una attenuante solo nell ' eccezionale periodo che traversano in Italia gli spiriti , le situazioni e gli ordinamenti . Ma non so di fronte a ciò dimenticare che è vanto veramente non cancellabile della scuola bresciana che nemmeno in quest ' ora di ombre vorrei vedere tradita l ' aver saputo temperare , col buon senso , la acutezza e l ' operoso spirito di praticità della nostra solida razza paesana , l ' applicazione di direttive che interpretate da noi portarono il nostro movimento alla prosperità che ci è stata invidiata , interpretate da altri in modo diverso od opposto si rivelarono sterili spesso di successi e di frutti . Qui l ' on . Longinotti riferisce alcuni fatti particolari che non è il caso per noi di rilevare ; indi riprende : L ' eccezionale , tragica condizione fatta a tutti dall ' attuale regime colle sue sopraffazioni e le sue seduzioni , colle sue violenze e le sue blandizie dal pugnale al Crocefisso ! colla persecuzione veramente spietata contro uomini e cose che rivelino un qualsiasi sopravvivere della nostra azione sociale e della nostra azione politica ( il che dovrebbe bastare da sé a dimostrarne la efficacia e la temibilità ) va generando in moltissimi amici uno strano processo di revisione nei riguardi di queste attività fino a ieri levate alle stelle e giustamente ritenute indispensabili al compiuto raggiungimento dei fini comuni ed ancor oggi ammirate senza riserve tra i più operosi ed evoluti cattolici dell ' estero . In altre parole , l ' attuale situazione , fatta di bastonati e di bastonatori , non soltanto consiglia quegli amici nostri a subire , come tutti subiamo , quale una dura violenza a cui per ora non è possibile sottrarsi , restrizioni che vengono imposte alle nostre più sacre libertà di cittadini e di cattolici , ma li induce a dubitare della stessa efficacia dell ' azione sociale e dell ' azione politica , senza mostrar di accorgersi che ciò è un pavido e cieco camminare a ritroso di qualche decennio sul cammino faticosamente e non inutilmente percorso dai cattolici italiani in genere e da quelli bresciani in particolare , e che senza una vigorosa azione sociale e una robusta azione politica tutte le altre forme d ' azione , anche quelle spiritualmente preminenti , possono venir compromesse od anche impedite dalla iniquità delle leggi e risolversi in vani conati di riscossa e di ricostruzione facilmente soffocabili , appena dieno ombra , dalla onnipotenza incontrollata dei poteri centrali . E voglio aggiungere che questo atteggiamento di dubbio , di svalutazione e spesso di avversione verso l ' azione sociale e l ' azione politica è più che mai irragionevole a Brescia dove sia detto a comune giustizia nessuna ragione esse han dato mai di lamentare eccessi e inconvenienti appena appena notevoli . Attesa questa visione che ho della nostra attuale situazione , Ella non si meraviglierà , Signor Presidente , se io mi domando quale via mi segnino la mia dignità e la mia coerenza ; se mi domando come mai il resistere ai violenti ci abbia di un colpo tramutati , agli occhi di molti , da modesti ma incontaminati uomini politici in discussi e facili politicanti ; se domando ai fratelli benemeriti della propaganda religiosa qual sorte sia serbata , nel turbine , ai più ardimentosi ed ai più oscuri gregari della nostra flagellata milizia politica , ben difficilmente sceverabili dalla nostra milizia cattolica , ai quali si volge commossa la mia ammirazione e vuol essere testimonianza di fraterna solidarietà questo povero scritto : se cioè debbano attendersi anche a Brescia , come altrove , quando si rinnovi contro di loro una violenza , la instaurata distinzione inumana e codarda tra le persone e le cose dell ' azione cattolica che si protesta debbano venir rispettate ad ogni costo , e quelle dell ' azione politica che generosamente si abbandonano alla mercé della loro sola difesa e dell ' odio implacato della parte dominante . Voglia dirmi chiaramente la Giunta Diocesana di Brescia se ritiene che nel nostro campo chi attende come la violenza delle attuali circostanze permette all ' azione sociale ed all ' azione politica sia almeno da considerarsi nella stessa trincea di quelli che provvedono a tranquille e pur preziose opere di propaganda specificatamente religiosa , e questo pure serbando la giusta divisione tra le diverse attività ma senza perdere di vista mai l ' unità dello spirito informatore e il fine comune la salvezza delle anime al raggiungimento del quale le diverse attività cospirano . Voglia dirmi , la Giunta Diocesana , se ritiene ugualmente benemeriti dell ' opera comune coloro che attendono e lo facessero con efficace ardore e soprattutto con intelligenza moltiplicati ! a educare , a preparare cristianamente i capi e le masse per i cimenti futuri , e coloro che intanto son chiamati ad affrontare , con le sole forze di cui dispongono , i cimenti presenti , perduti i quali anche il domani è in buona parte perduto ; se ritiene ancora che dalla fraterna , aperta , leale , cordiale collaborazione di tutte codeste attività , e soltanto da essa , possa nascere e svolgersi un movimento completo , equilibrato , fecondo e tale da fronteggiare tutte le esigenze e tutti i pericoli della travagliata epoca nostra . Codesti gravi quesiti , dolorosamente palpitanti di attualità , ho sentito il dovere di porli proprio io , Signor Presidente , ch ' Ella conosce da trent ' anni quale milite modesto ma fedele dell ' azione cattolica , della cui funzione fondamentale di formazione cristiana delle anime , di alimentatrice indispensabile e costante dello spirito di ogni nostra milizia io non ho dubitato un istante , mai ; che solo invoco , per essa , che al fiore della intelligenza e dell ' apostolato di tutti i cattolici italiani senza diffidenze ed esclusioni sia consentito l ' altissimo onore di offrire collaborazione ardente e fraterna . E quei problemi preoccupanti ho sentito il dovere di porli proprio io , non dimentico degli unanimi osanna , tra i quali dal libero suffragio dei cattolici apertissimamente assenziente la stessa autorità religiosa fummo prescelti a un duro posto di avanguardia per tutti e di più alta responsabilità , e non colpevole di aver taciuto mai al partito politico , anche nei momenti della sua più ammirata potenza , le mie aperte riserve circa eccessive tolleranze nei rapporti di taluni gregari e degli atteggiamenti che essi andavano assumendo . Ma oggi , da troppe parti , non si domanda fraternamente al partito di correggere taluni errori in cui , nella sua prorompente giovinezza può esser caduto , ma dimenticando un passato ancora recente , chiudendo gli occhi a un domani che può non esser lontano , appare consumata saggezza mostrare di considerarlo malgrado il suo programma , gli uomini che lo compongono e i conclamanti servizi resi alla causa al livello degli altri partiti politici per ostentare il proprio disinteressamento per tutti ; comodissima tattica che , tra l ' altro , può molto giovare a tener lontana la minacciosa avversione di chi tiene il potere . Io rimango fedele , anche in quest ' ora , al mio passato e alla mia promessa , io che non ho risparmiate le oneste critiche restando spesse volte quasi solo tra il coro dei plaudenti ; e chiudo questo scritto accorato domandando alla mia Giunta diocesana con la sola autorità che mi viene dall ' esser padre di sei figli se ritiene che per i nostri giovani , in quest ' ora di persecuzione , oltre chiamarli sotto la pacifica tenda dell ' azione religiosa , non sia spettacolo altamente fortificatore degli spiriti quello che dà la nostra insidiata , sospettata , combattuta azione politica la quale , sdegnando le facili ricompense che le verrebbero prodigate seguendo men aspra e men diritta via , insegna a resistere anche senza speranza umana quando la violenza vuol farci piegare , e non consente agli orpelli onde l ' imperante regime cerca sedurre ed asservire la Chiesa , di spegnere la ribellione e la protesta che dinanzi alla sanguinante tirannia , allo strazio di ogni men discutibile libertà cui è ridotto tutto un popolo , prorompono irrefrenabili da tante libere anime non ancora immemori dei più fieri comandi del Cristianesimo .
I MODI DELLA DITTATURA ( TREVES CLAUDIO , 1913 )
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Ebbene , quanto ciò durerà , sei mesi ancora , un anno forse ? Ce ne sarà sempre abbastanza perché il regime ne vada crivellato . E discuteremo dopo se ciò sia un bene o sia un male , se a noi giova o a noi nuoce dare dei fieri colpi di temperino al regime parlamentare , quintessenza della epoca borghese . Confessiamo per il momento che non sapremmo che sostituire al regime rappresentativo , poiché alla democrazia diretta non credono neppure i compagni dell ' azione diretta . Or dunque , quanto durerà l ' agonia di questa Camera ? Quanto durerà la sfacciata onnipotenza di un uomo sulla paralisi del sistema ? L ' uomo non sarebbe un uomo se non ne usasse e non ne abusasse . Ma le circostanze della dittatura non sono da accagionarsi a lui . Perciò di lui non si può dire che abbia aspirato alla tirannide . Né questo eccesso di onore , né questa indegnità . La tirannide è venuta verso di lui ; si è data a lui come un ' amante , ed egli l ' ha presa . Non altro . La tirannide si chiama due volte la " fatalità storica " ! Prima fatalità storica , la guerra . La guerra porta alla dittatura , infallibilmente . Anche le guerre di liberazione sono dittatorie . Cesare è Cesare . Figurarsi le guerre di conquista ! La dittatura esce dal congegno della disciplina militare nell ' ora che questa esprime la sua più energica potenza di azione . Perciò la democrazia è per la pace ; è contro la guerra , sempre . Tranne la democrazia italiana ; tranne la democrazia napoleonica , plebiscitaria e imperiale . Il motivo è troppo vecchio , quasi stantio , perché occorra svilupparlo . La guerra di Libia era una cosa bastarda , mezzo guerra coloniale , mezzo guerra europea . Generalmente la guerra scoppia sul fallimento della diplomazia ed è sciolta da ogni rapporto con la diplomazia . Le sciabole hanno sconfitto gli spadini , i caschi , le parrucche , i cannoni , i protocolli . Generalmente . Ma noi siamo originali . La nostra guerra è stata dominata dai diplomatici . Ogni mossa ci fu comandata o proibita , sempre passata al vaglio delle cancellerie . Perciò ci mettemmo tredici mesi a conquistare un 1200 chilometri di lungo ed un 15 chilometri di profondo , sopra un milione e mezzo forse di chilometri quadrati , che avevamo dichiarato sulla carta di nostra sovranità ... E non l ' avremmo fatta finita se non ci si mettevano di mezzo i banchieri a sconfiggere generali e diplomatici . Però la guerra di Libia è stata una guerra abbastanza europea , perché il governo fosse legittimato , dalla soggezione alle cancellerie e dall ' imbarazzo verso le aspettazioni popolari , a chiudere la Camera ed esercitare il potere esecutivo , senza il controllo parlamentare . Preso l ' abbrivio , si è trovato che il sistema era comodo anche dopo fatta la pace , se la guerra continuava sui Balcani ! Il governo disse esplicitamente che la Camera riaperta era buona per gli affari interni ; per quelli esteri , non mai . Soccorreva forse all ' on . Giolitti la dottrina meravigliosa , svolta ai banchettanti di Torino , secondo cui la politica estera di un paese non influisce sulla sua politica interna . Oh ! no ! Ne domina soltanto tutta la politica militare e quella finanziaria . E , se è poco , scusate . La dittatura , nata dalla guerra nostra , si rinforzava della guerra altrui e della crisi europea ; si rinforzava uscendo dal tipo violento , straordinario , eccezionale dei pieni poteri e della Camera chiusa , per entrare nel tipo più mite , normale ed ordinario dei pieni poteri e della Camera aperta , ma non funzionante . Rinviate le discussioni incomode sulla crisi internazionale a tempo più opportuno , si metteva la Camera davanti alla maestà dei fatti compiuti , la guerra , la pace , il rinnovamento della Triplice Alleanza . La Camera non reagisce ; non può reagire , è felice di non reagire ; tripudia della sua decadenza , della sua abbiezione , perché è sotto l ' impero della seconda " fatalità storica ” , che fa la dittatura ; la fatalità di essere , non una Camera di deputati , ma una Camera di candidati . E supplichevoli ! ... Inutile insistere ! Di questi 508 , non meno forse di 450 hanno fatto il maggior sacrifizio di sé , approvando la riforma elettorale . L ' hanno approvata in una fede cieca che il dittatore avrebbe sempre , in ogni caso , salvato i suoi fedeli . Come ? Non se lo domandano nemmeno . Il governo ha tanti mezzi sul suffragio universale o semiuniversale che sia ! La fiducia elettorale di costoro nel governo , in genere , nell ' on . Giolitti , in ispecie , tocca i limiti della religione , del misticismo , del feticismo . È vano contestare che tal fiducia è il più insigne oltraggio alla onestà del governo . Essi sanno meglio di noi che debbono pensare al riguardo . Essi adorano il Nume ; non importa loro di rispettarlo . L ' onorevole Giolitti è il Mosè che li tirerà dalla dura terra di Egitto e farà loro passare , a piedi asciutti , il mar Rosso del suffragio universale . Come se la caverà Mosè , è affar suo ; ad essi basta sapere che Mosè compirà il miracolo . Ma lo compirà , s ' intende , soltanto per i meritevoli , cioè , per coloro che avranno sempre tutto approvato senza nulla domandare , anzi senza mai discutere : né la guerra , né la pace , né l ' estero , né l ' interno ; né la polizia , né la finanza ; nulla . Meglio ancora ; che avranno tutto approvato , facendo intendere ad altrui che il discutere è il crimenlese parlamentare più vero e maggiore . Così guadagnata l ' onnipotenza e paralizzato il controllo , la dittatura cresce , alimentandosi di se stessa . Ed ecco i sintomi di quella malattia che lo psichiatra tedesco definiva la cesarite . Cesare , convinto di essere Domeneddio , in ogni estremo solitario censore vede il congiurato da castigarsi in guisa esemplare . Un senatore , fruendo della invidiabile posizione per cui non può più essere candidato , ricordando di essere un ammiraglio ed un uomo di guerra , accenna nella Camera vitalizia a formulare qualche censura sulle operazioni di guerra ? Taccia l ' anarchico , non si vergogna il senza - patria ? E il richiamo è così offensivo della personale dignità , che l ' ammiraglio non ci regge e si rimette a sedere - Un deputato , uno dei pochi fuori della schiera , pure essendo ligio come non si potrebbe essere di più alle “ patrie istituzioni ” , ardisce censurare il provvedimento per cui si aumenta la ricchezza pubblica aumentando la circolazione dei biglietti ( teorica del torchietto ! ) ; e il ministro non mancherà bellamente di invitarlo a stare zitto , poiché errò in certi calcoli consegnati qualche anno prima in una intervista con un giornale ! L ' insofferenza del controllo diventa impertinenza . È nel rito . La dittatura si inebria di sé : convinta di tutto potere , non rifugge , nel suo puntiglio di onnipotenza , da proporsi l ' impossibile . Credere , per esempio , che il bilancio italiano comporti senza prestiti o senza nuove imposte , il dispendio di oltre un miliardo per la guerra , è , evidentemente , ubbia cesarea . Il governo la insegue , vi si infervora , e contribuirà al dissesto assoluto del bilancio per il puntiglio di ostentare che non mette imposte e non fa debiti . Naturalmente , perché la realtà è insopprimibile , esso fa debiti e mette imposte : ma debiti e imposte sono coverti da finzioni che non ingannano gli esperti , e sono il portato dei pieni poteri . Così , vere “ nuove imposte " per impero dittatorio sono gli aumenti negli accertamenti , comandati agli esattori , oltre quel limite di onesta transazione tra l ' imponibile potenziale e quello reale , che faceva legge tra il contribuente e il fisco . E veri debiti e vere imposte insieme sono gli anticipi degli istituti di emissione e l ' aumento della circolazione cartacea , che spinge all ' aggio , deprezzando la moneta . Ma questa forma di imposta , colpisce particolarmente i salari dei lavoratori , che veggono , per lo stesso tasso , scemare la potenza acquisitiva del denaro ricevuto per la settimana di lavoro ... E allora , dal chiuso campo borghese , chi ha interesse a rivoltarsi ad una dittatura , che si fa pesare specialmente sul proletariato ; ad una dittatura di classe ? La " democrazia " no , per centomila buoni motivi , di cui basta addurre il primo : che la democrazia non c ' è . Non è infatti democrazia quel miserando avanzo nazionalista che inneggia alla guerra e , per coerenza , ai postulati della guerra , che sono la blague , il bluff , la vanità dei chilometri quadrati e del bilancio nazionale , da cui sono stornati tutti gli stanziamenti per opere di civiltà , allo scopo di vantare la guerra fatta senza debiti e senza imposte : storia da fare sprofondare dalla invidia la nostra cara alleata , l ' Austria , che , più candida , ha ordinato , con la mobilitazione , un onesto prestito di 250 milioni di corone ! Ah ! la democrazia è “ irredentista ” , sebbene non si arrischi a parlare contro la anticipazione del rinnovamento della Triplice ! Ma la democrazia conferisce alla dittatura , con la speranza , che essa divide con la maggioranza , di essere tratta in salvo nel gran cimento elettorale dall ' on . Giolitti . E questo è altro dei miracoli che si attendono dal dittatore , che egli faccia vincere i deputati clericali e moderati che hanno votato per lui ed anche i loro avversari democratici e , magari , socialisti - riformisti . Per intanto , tutti , dai clericali ai socialisti riformisti , gli stanno attorno , supplici , adoranti . Non fosse per qualche socialista ( senza qualifiche ! ) e per qualche ultimo repubblicano meno di tre dozzine di deputati in tutto la Camera italiana darebbe lo spettacolo , unico al mondo da che esistono parlamenti , della unanimità . Ora , una dittatura , che si esprime con una semi - universalità di consensi parlamentari , non infama sé , infama il regime parlamentare . Essa sfrutta la situazione ; l ' usa e ne abusa . È umano . Se di suo aggiunge l ' espressione di un non celato fastidio verso cotesti elemosinanti ; se , a cagion d ' esempio , ha creduto di sopprimere la tradizionale ora di udienza ai deputati , di chi la colpa ? Non si può dire che i modi della dittatura , onde agonizza il sistema rappresentativo , siano balzati interamente dalla mente del capo del governo ; è tutta la classe borghese che ama prostrarsi in sua viziosa libidine , in sua sadica esaltazione nazionalista , ai piedi del conquistatore , il quale non trattiene neppure l ' ingiuria pubblica alla gente di Borsa , che della gente borghese è così gran parte ! Ma la donna che ama , tutto perdona , e dai mali trattamenti tira materia di nuovo ardore , di altre concupiscenze . È l ' uomo forte che le promette gioie violente e trionfi clamorosi sul nemico esterno e , più , sul nemico interno , il proletariato , che la femmina borghesia adora nel grosso montanaro , sicuro di sé , che fa ballare a suo talento deputati e senatori . Perciò questa dittatura è veramente “ di classe ” . Se il regime rappresentativo rovina , è la borghesia che rovinato lo vuole . Noi potremo discutere a nostro agio , se ciò è un bene od un male , e se noi sapremmo sostituire di meglio al regime parlamentare , quintessenza dell ' epoca borghese . Oggi non v ' ha dubbio la dittatura va combattuta dal proletariato come l ' espressione storica più agguerrita della possanza borghese . Se c ' è contraddizione nei termini tanto peggio per la dialettica . Nella realtà della vita , contro la borghesia e contro la dittatura il proletariato deve anelare di ricostituire , col suffragio universale , nei venturi comizi , il regime rappresentativo , ricreando dentro di esso l ' integrazione di una potente , decisa , formidabile opposizione . Opposizione al governo ; opposizione alla classe ! Al lavoro !