StampaPeriodica ,
Ne
ha
una
?
Sente
il
bisogno
d
'
averne
una
?
Non
si
direbbe
.
Il
fatto
è
curioso
,
perché
è
in
questo
campo
che
ci
sarebbe
modo
di
illustrare
uno
dei
più
begli
esempi
storici
di
lotta
di
classi
.
Una
campagna
antiprotezionista
,
potrebbe
riportare
il
partito
ad
uno
dei
momenti
della
sua
vita
migliore
.
In
essa
possono
essere
ugualmente
utilizzabili
le
particolari
conoscenze
e
competenze
dei
tecnici
e
l
'
idealismo
scientifico
dei
dottrinari
.
In
essa
potrebbe
anche
il
partito
socialista
,
o
per
meglio
dire
potrebbero
i
suoi
studiosi
,
aver
occasione
di
innestare
sul
vecchio
tronco
della
dottrina
qualche
ramo
novello
,
estirpandone
qualcuno
fattosi
secco
e
non
più
rispondente
alle
mutate
condizioni
delle
cose
e
della
scienza
.
Tale
campagna
segnerebbe
inoltre
l
'
inizio
dell
'
entrata
del
proletariato
nella
politica
commerciale
,
che
,
come
già
la
scienza
delle
finanze
e
il
diritto
civile
,
comincerebbe
a
recar
l
'
impronta
della
nuova
classe
;
e
forse
in
giorni
non
lontani
potrebbe
avverarsi
il
vaticinio
di
Luigi
Luzzatti
,
di
trattati
internazionali
in
cui
la
merce
lavoro
fosse
riguardata
almeno
come
tutte
le
altre
,
almeno
come
un
elemento
nuovo
da
considerarsi
.
L
'
emigrazione
così
sarebbe
fin
d
'
ora
un
elemento
greggio
destinato
un
giorno
ad
aver
cittadinanza
negli
accordi
internazionali
.
Questa
campagna
non
mancherebbe
anche
del
fascino
d
'
una
certa
grandiosità
,
che
le
viene
dall
'
essere
ora
questione
non
solo
italiana
,
ma
mondiale
.
Essa
fu
la
base
dell
'
ultimo
referendum
svizzero
e
delle
ultime
elezioni
germaniche
;
lo
sarà
delle
prossime
elezioni
inglesi
e
della
futura
campagna
presidenziale
americana
....
E
avrebbe
,
poi
,
particolarmente
per
noi
,
il
pregio
incommensurabile
di
essere
il
naturale
complemento
della
lotta
di
questi
ultimi
anni
per
l
'
incremento
dei
salari
.
E
non
a
caso
diciamo
complemento
.
Infatti
,
ad
es
.
,
nell
'
industria
del
cotone
i
profitti
sono
ora
del
12
,
del
16
,
del
18%;
mentre
,
nei
primi
anni
,
senza
protezione
quest
'
industria
non
avrebbe
potuto
reggersi
,
ora
è
esportatrice
;
ciò
nonostante
i
salari
degli
operai
del
cotone
non
si
sono
sensibilmente
accresciuti
.
I
cotonieri
si
sono
previdentemente
organizzati
contro
le
coalizioni
operaie
.
Orbene
,
l
'
industria
del
cotone
,
inaggredibile
da
questo
lato
,
lo
è
da
quello
della
protezione
,
di
cui
oggi
più
non
abbisogna
.
E
così
dicasi
per
l
'
industria
del
ferro
.
Riducendo
il
dazio
sul
ferro
,
indirettamente
si
riduce
il
costo
di
produzione
di
tutti
i
prodotti
industriali
,
il
loro
costo
di
trasporto
,
ecc
.
,
si
dà
impulso
all
'
intensificazione
dei
traffici
;
e
si
lascia
così
un
margine
per
future
conquiste
dirette
o
indirette
di
più
alti
salari
.
In
genere
,
con
questa
campagna
si
avrebbe
un
'
ottima
occasione
di
allargare
gli
orizzonti
mentali
della
classe
lavoratrice
,
di
persuaderla
che
il
problema
sociale
diventa
un
problema
di
distribuzione
solo
a
condizione
che
in
ogni
momento
esso
sia
risolto
nel
senso
che
assicuri
la
massima
produttività
;
ossia
,
perché
ogni
fattore
abbia
la
massima
rimunerazione
,
bisogna
che
la
sua
produttività
sia
stata
massima
,
essendo
che
in
un
sistema
catallattico
,
come
insegna
il
Clark
,
ognuno
si
ha
precisamente
quanto
produce
.
Direi
anzi
,
che
il
valore
pedagogico
di
questa
campagna
supererebbe
tutti
gli
altri
suoi
pregi
,
principalmente
perché
essa
educa
ad
un
tempo
a
valutare
i
vantaggi
immediati
,
a
riconoscere
la
necessità
delle
limitazioni
pratiche
,
e
mantiene
sempre
limpida
innanzi
a
noi
la
visione
della
meta
più
lontana
.
L
'
episodio
e
il
tutto
si
rischiarano
a
vicenda
.
Detto
così
della
convenienza
e
della
opportunità
di
detta
campagna
,
accenniamo
brevemente
ai
limiti
a
cui
,
secondo
noi
,
dovrebbe
restringersi
,
perché
l
'
efficacia
ne
riesca
massima
.
Uno
dei
più
competenti
trattatisti
di
politica
commerciale
,
il
Fontana
-
Russo
,
così
riassume
i
risultati
dello
studio
sull
'
Italia
e
sul
suo
regime
doganale
:
«
Illeciti
sono
i
profitti
di
quei
manifatturieri
i
quali
,
non
più
bisognosi
di
tutela
,
continuano
l
'
esercizio
delle
industrie
all
'
ombra
di
essa
,
devolvendo
a
proprio
vantaggio
gli
effetti
della
protezione
.
Se
questo
stato
di
cose
è
tollerabile
,
e
forse
necessario
,
quando
le
fabbriche
muovono
i
primi
loro
passi
nel
cammino
industriale
,
esso
diviene
ingiusto
,
economicamente
pericoloso
e
socialmente
iniquo
,
allorquando
la
operosità
manifatturiera
si
svolge
in
pieno
rigoglio
senza
nulla
invidiare
alla
grande
industria
estera
.
In
Italia
poi
,
ove
misere
sono
le
condizioni
dei
consumi
,
il
fenomeno
di
cui
ora
si
discute
acquista
forme
e
proporzioni
più
pericolose
e
più
gravi
.
Convinti
che
la
produzione
più
in
Italia
che
all
'
estero
meriti
speciali
riguardi
,
noi
non
vogliamo
togliere
ogni
valore
protettivo
alle
gabelle
di
confine
,
ma
vorremmo
che
esse
si
riducessero
ad
una
giusta
ed
onesta
proporzione
,
non
dimenticando
che
alle
cause
sfavorevoli
in
cui
si
svolge
l
'
operosità
manifatturiera
,
bisogna
collegare
quelle
che
danno
ad
essa
speciali
vantaggi
(
basso
livello
dei
salari
in
Italia
)
.
«
Alcuni
rami
dell
'
industria
italiana
hanno
raggiunto
tal
grado
di
perfezionamento
,
da
far
ritenere
inopportuna
e
nociva
buona
parte
della
tutela
goduta
.
Le
fabbriche
di
cotonerie
,
per
es
.
,
dimostrano
di
poter
vivere
e
prosperare
senza
la
protezione
,
che
ne
stimolò
l
'
attività
,
rinvigorendone
l
'
organismo
.
La
diminuita
importazione
,
l
'
aumento
rapido
dell
'
esportazione
e
i
tentativi
già
fatti
per
limitare
la
produzione
sono
prove
evidenti
che
l
'
industria
cotoniera
può
fare
ormai
da
sé
,
senza
timori
di
sopraffazioni
da
parte
delle
cotonerie
forestiere
.
Anche
l
'
industria
serica
,
la
quale
ha
sempre
manifestato
forti
attitudini
liberali
e
che
parecchi
setaioli
vorrebbero
sottoporre
ad
un
regime
di
libero
scambio
,
in
alcuni
suoi
rami
gode
tutela
soverchia
.
Lo
stesso
si
può
dire
dell
'
industria
della
carta
e
delle
pelli
.
Per
la
lana
,
una
riduzione
è
da
invocarsi
per
opposte
ragioni
.
Tali
sono
i
bisogni
di
questa
industria
e
tali
le
condizioni
in
cui
essa
svolge
l
'
operosità
sua
,
che
essa
non
sente
gli
stimoli
della
tutela
.
La
protezione
non
è
medicina
che
possa
guarire
ogni
male
;
essa
non
può
risuscitare
gli
organi
afflitti
da
troppo
gravi
infermità
costituzionali
.
«
La
tutela
non
è
divenuta
soverchia
solo
per
certi
rami
dell
'
attività
manufattrice
,
ma
altresì
per
qualcuna
delle
industrie
che
si
collegano
all
'
economia
agraria
.
Tale
è
il
caso
del
caseificio
.
I
centri
manifatturieri
sono
anche
grandi
consumatori
di
derrate
agrarie
,
e
,
a
mezzo
dei
consumi
,
fanno
sentire
all
'
agricoltura
i
benefici
della
loro
prosperità
economica
.
In
Italia
,
senza
dubbio
,
questa
capacità
di
consumo
,
specie
se
comparata
agli
esempi
forestieri
,
non
è
gran
cosa
.
Ma
essa
,
ad
ogni
modo
,
non
tralascia
di
assorbire
buona
parte
dei
prodotti
del
suolo
,
i
quali
,
invece
di
correr
l
'
alea
dell
'
esportazione
verso
l
'
estero
,
è
sempre
meglio
che
trovino
in
paese
sicuro
consumo
.
«
Naturalmente
le
riduzioni
delle
tariffe
industriali
,
che
noi
vagheggiamo
e
che
s
'
impongono
come
una
ragione
grave
di
giustizia
,
dovrebbero
servire
a
sospingere
verso
l
'
estero
i
nostri
prodotti
agrari
.
Tale
è
la
struttura
dell
'
Italia
economica
e
tali
furono
gli
effetti
del
protezionismo
doganale
,
che
il
nostro
Mezzogiorno
non
può
aspirare
a
divenir
paese
industriale
.
Ormai
è
troppo
tardi
;
le
fabbriche
settentrionali
hanno
già
ammortizzato
i
capitali
d
'
esercizio
;
esse
conoscono
le
risorse
tutte
del
regime
manifatturiero
e
soffocherebbero
ben
presto
gli
opifizi
nuovi
che
,
per
necessità
di
cose
,
dovrebbero
produrre
a
più
caro
prezzo
.
«
Di
fronte
a
questa
condizione
di
cose
,
due
misure
s
'
impongono
:
ridurre
,
mediante
contrattazioni
con
l
'
estero
,
la
soverchia
protezione
di
cui
godono
alcune
industrie
,
e
servirsi
di
questa
riduzione
per
sospingere
verso
l
'
estero
i
prodotti
agricoli
.
Così
facendo
,
la
parte
meridionale
d
'
Italia
diverrebbe
un
campo
sempre
più
utile
all
'
operosità
manifatturiera
del
Settentrione
,
che
ora
ha
anzi
da
lagnarsi
per
la
scarsa
capacità
di
acquisto
del
Sud
»
.
Queste
vedute
del
Fontana
-
Russo
,
notevoli
e
sintomatiche
in
quanto
egli
affetta
disprezzo
per
i
principi
e
le
teorie
astratte
e
crede
che
la
protezione
abbia
giovato
allo
sviluppo
industriale
italiano
,
affrettandolo
se
non
provocandolo
.
Vedute
notevoli
,
perché
mostrano
che
,
indipendentemente
dal
modo
di
giudicare
le
esperienze
passate
,
vi
sono
amici
anche
in
campi
sotto
qualche
aspetto
avversari
.
Chi
,
da
opposta
banda
,
ha
primo
alzato
la
voce
contro
il
sistema
doganale
vigente
con
maggiore
autorità
e
larghezza
di
vedute
sintetiche
,
è
stato
di
poi
l
'
on
.
De
Viti
De
Marco
nel
suo
discorso
di
Lecce
e
nella
sua
conferenza
di
Napoli
(
19
aprile
1903
)
,
dichiarando
che
il
nostro
grande
interesse
è
quello
di
combattere
il
protezionismo
su
tutta
la
linea
.
Per
l
'
argomento
che
ci
riguarda
,
le
ragioni
liberistiche
rafforzano
e
rendono
più
efficaci
,
sotto
lo
schema
di
una
teoria
,
le
risultanze
empiriche
del
Fontana
-
Russo
.
È
dunque
ad
esse
che
dobbiamo
chiedere
buona
parte
dell
'
efficacia
della
campagna
da
aprirsi
;
ad
esse
,
che
in
fin
dei
conti
non
sono
che
assiomatiche
verità
logiche
.
Immaginate
che
in
centinaia
di
conferenze
e
di
opuscoli
si
insegni
a
distinguere
tra
interesse
di
una
industria
e
interesse
della
industria
nazionale
;
a
tener
presenti
le
ripercussioni
tra
le
vicende
di
una
e
di
tutte
le
altre
industrie
;
a
vedere
che
i
prodotti
si
scambino
coi
prodotti
e
che
è
falso
che
gli
stranieri
ci
spoglino
del
nostro
oro
,
sì
che
la
importazione
di
beni
esteri
in
Italia
equivale
a
domanda
reale
di
prodotti
italiani
e
solo
nominalmente
a
domanda
di
oro
;
a
capire
che
,
col
metodo
della
cosidetta
reciprocità
,
si
agisce
come
se
l
'
esportazione
dei
nostri
prodotti
dipendesse
soltanto
dall
'
inasprimento
delle
tariffe
forestiere
e
non
anche
da
quello
delle
nostre
,
si
che
le
due
tariffe
agiscono
come
due
cause
indipendenti
di
effetti
che
si
sommano
;
e
,
pur
prescindendo
dai
risultati
immediati
,
avrete
aperta
la
via
a
una
risoluzione
non
più
segreta
ed
oligarchica
ma
profondamente
democratica
nel
metodo
e
nel
contenuto
di
esso
problema
.
Se
c
'
è
cosa
che
intralci
la
via
ad
una
politica
positiva
del
partito
socialista
,
gli
è
proprio
la
quasi
assoluta
ignoranza
di
ciò
che
è
economia
,
di
ciò
che
è
legge
naturale
nei
fenomeni
economici
.
E
ci
si
presenta
l
'
occasione
più
propizia
per
cominciare
ad
ovviarvi
.
Ma
il
partito
socialista
alle
ragioni
tecniche
degli
empirici
e
a
quelle
astratte
dei
liberisti
può
aggiungere
delle
proprie
;
può
,
anzi
,
inquadrar
quelle
nella
visione
internazionalistica
dei
rapporti
,
che
il
monopolio
è
a
fondamento
di
ogni
fenomeno
di
distribuzione
della
ricchezza
.
Perfino
ciò
che
di
vero
e
di
buono
è
in
un
ben
inteso
unitarismo
patriottico
s
'
accorderebbe
meglio
con
uno
schema
di
questa
agitazione
socialisticamente
inasprito
,
che
con
ogni
altro
.
Ed
allora
,
ecco
i
motivi
della
campagna
,
ecco
lo
schema
che
,
secondo
noi
,
quando
sia
convenientemente
svolto
dai
singoli
propagandisti
,
può
riuscire
più
efficace
:
a
)
In
Italia
,
come
in
ogni
collettività
,
non
tutti
partecipano
alla
gestione
degli
interessi
collettivi
,
e
,
tra
coloro
che
vi
partecipano
,
coloro
che
detengono
il
monopolio
della
coltura
,
della
ricchezza
e
del
potere
prevalgono
su
gli
altri
,
fino
a
che
questi
non
ne
li
spoglino
.
Di
qui
una
concorrenza
tra
le
classi
per
la
distruzione
del
monopolio
altrui
prima
e
per
l
'
erezione
d
'
un
monopolio
proprio
poi
.
Fino
ad
oggi
il
monopolio
fu
tenuto
dai
gruppi
più
forti
(
li
industriali
e
di
agrarii
.
b
)
Questo
monopolio
si
è
esplicato
per
mezzo
specialmente
del
protezionismo
ad
oltranza
,
consacrato
nella
tariffa
del
1887
tuttora
vigente
.
Esso
,
nel
mentre
affrettava
lo
sviluppo
,
del
resto
già
iniziato
prima
,
di
alcune
industrie
manifatturiere
,
e
mentre
poco
o
nulla
influiva
su
altre
,
sacrificava
allo
sviluppo
industriale
buona
parte
dei
prodotti
agricoli
del
Mezzogiorno
(
vini
,
frutta
,
agrumi
)
,
non
proteggendo
che
la
cerealicoltura
col
più
alto
dazio
sul
grano
che
esista
in
Europa
.
Tutto
ciò
,
oltre
a
favorire
produzioni
d
'
un
genere
a
scapito
di
altre
,
oltre
a
determinare
artificialmente
investimenti
di
capitale
in
industrie
e
in
colture
in
cui
la
mano
d
'
opera
richiesta
è
minore
,
elevava
tutto
il
costo
della
vita
in
Italia
.
Il
propagandista
qui
dovrebbe
elencare
gli
effetti
della
protezione
sul
ferro
nell
'
alto
costo
dei
trasporti
terrestri
e
marittimi
;
quelli
della
protezione
sul
cotone
e
sulla
lana
nel
prezzo
degli
abiti
,
delle
lenzuola
,
delle
valigie
,
dei
manufatti
d
'
ogni
specie
;
quelli
della
protezione
dei
prodotti
chimici
nel
prezzo
delle
medicine
,
dei
concimi
,
ecc
.
Dovrebbe
dimostrare
come
,
dove
tutto
è
protetto
in
una
certa
misura
,
gli
effetti
della
protezione
reciprocamente
si
annullano
,
o
piuttosto
non
rappresentano
che
una
passività
.
È
questo
il
punto
saliente
dell
'
efficacia
dimostrativa
di
questa
propaganda
,
culminante
nell
'
affermazione
che
questa
perdita
secca
è
pressoché
tutta
sopportata
dai
poveri
(
costretti
all
'
uso
di
prodotti
inferiori
)
,
nel
mentre
i
vantaggi
toccarono
solo
ai
produttori
protetti
.
c
)
Ciononostante
,
vi
furono
miglioramenti
agricoli
e
industriali
,
e
si
è
arrivati
a
un
punto
in
cui
molte
industrie
più
non
abbisognano
(
almeno
nella
misura
attuale
)
di
protezione
;
anzi
non
possono
estendere
i
loro
sbocchi
nel
paese
se
non
a
condizione
che
nel
Sud
i
prodotti
agricoli
(
vini
,
frutta
,
agrumi
)
si
estendano
sempre
più
a
spese
dei
cereali
e
possano
essere
esportati
in
crescente
quantità
;
e
non
possono
crescere
i
loro
sbocchi
all
'
estero
se
non
a
patto
di
consentire
a
una
importazione
di
merci
alimentari
meno
care
che
da
noi
.
Ne
segue
la
giustificazione
d
'
una
lotta
contro
tutto
l
'
attuale
sistema
protettivo
ed
ispirata
al
ristabilimento
dell
'
equilibrio
turbato
dal
protezionismo
,
mutatis
mutandis
.
Ora
gli
sbocchi
esteri
ai
prodotti
agricoli
attualmente
in
incremento
nell
'
Italia
del
Sud
non
si
possono
ottenere
che
mediante
trattati
commerciali
in
cui
si
riduca
almeno
sino
a
L
.
5
al
quintale
il
dazio
sul
grano
,
come
avviamento
all
'
abolizione
totale
del
dazio
;
in
cui
si
riduca
pure
notevolmente
il
dazio
sul
ferro
,
per
diminuire
il
costo
dei
trasporti
,
e
si
falcidii
d
'
assai
quello
sul
petrolio
,
di
tanta
utilità
per
le
classi
povere
,
specie
del
Sud
.
Ia
questa
guisa
le
sorti
del
Mezzogiorno
e
della
nuova
Italia
sudamericana
si
farebbero
sempre
più
solidali
,
e
la
cresciuta
produzione
meridionale
,
consentendo
una
intensificazione
di
traffici
con
l
'
industria
nordica
,
diverrebbe
un
potente
fattore
per
la
risoluzione
del
problema
più
grave
che
ora
tutti
affanna
,
e
che
solo
il
lavoro
paziente
di
anni
e
di
anni
potrà
torre
di
mezzo
.
Solo
per
questa
via
una
Italia
economica
comincerà
ad
avere
esistenza
organica
,
e
solo
a
questo
prezzo
non
sarà
crudele
ironia
parlare
di
istruire
nuovi
organismi
di
credito
agrario
.
Infatti
,
siccome
il
capitale
disponibile
corre
verso
gli
impieghi
più
rimunerativi
,
e
questi
non
sono
oggi
gli
agricoli
,
così
,
acciocché
un
organismo
di
credito
agrario
non
rappresenti
una
passività
o
un
trasferimento
puro
e
semplice
di
capitali
da
uno
ad
un
altro
impiego
,
è
indispensabile
che
gli
impieghi
agricoli
diventino
i
più
rimunerativi
e
sia
,
per
così
dire
,
messa
in
.
funzione
la
pompa
aspirante
d
'
oltre
Oceano
.
Solo
per
questa
via
ancora
,
anche
nel
Sud
sorgerà
un
vero
e
proprio
proletariato
,
che
porrà
termine
,
per
le
leggi
stesse
della
sua
esistenza
e
del
suo
sviluppo
,
allo
spagnolesco
feudalismo
politico
che
rende
colà
un
puro
flatus
votis
ogni
preteso
accenno
a
democrazia
.
Dove
poco
si
produce
,
poco
o
nulla
si
ha
da
dividere
e
da
lottare
per
dividere
.
Il
problema
dello
sviluppo
d
'
un
socialismo
meridionale
è
essenzialmente
quello
dello
sviluppo
di
una
produzione
meridionale
secondo
tutti
i
dettami
della
scienza
agraria
moderna
.
d
)
Il
quarto
punto
del
nostro
schema
dovrebbe
riguardare
le
confutazioni
dei
più
noti
sofismi
protezionistici
riediti
in
nuova
veste
per
la
circostanza
:
la
paura
della
disoccupazione
,
la
dipendenza
dallo
straniero
in
caso
di
guerra
,
ecc
.
Per
1'
Italia
,
anzi
,
una
maggiore
reale
indipendenza
si
acquista
promuovendo
i
più
economici
impieghi
dell
'
energia
elettrica
,
la
navigazione
interna
,
e
così
via
.
E
tutto
ciò
più
che
mai
s
'
inquadrerebbe
in
quella
funzione
di
rimozione
dei
veli
cuoprenti
ogni
politica
di
classe
,
che
è
l
'
essenza
stessa
della
scienza
economica
,
e
contribuirebbe
a
fare
sempre
più
una
realtà
di
quel
concetto
dello
Stato
,
superiore
a
ogni
dominazione
di
classe
,
che
finora
non
fu
che
un
'
astrazione
,
precisamente
perché
solo
alcuni
interessi
vi
erano
rappresentati
,
non
equilibrati
da
altri
.
Il
quadro
,
come
si
vede
,
può
essere
grandioso
,
e
chi
non
è
cosciente
di
questa
grandiosità
non
sente
il
momento
storico
che
1'
Italia
attraversa
,
non
sente
che
per
1'
Italia
va
approssimandosi
un
momento
simile
a
quello
che
provocò
il
mutamento
d
'
indirizzo
della
politica
commerciale
inglese
verso
la
metà
del
secolo
scorso
.
Le
organizzazioni
proletarie
,
cui
pare
di
non
aver
nulla
da
fare
,
potrebbero
far
proprio
questo
compito
e
formare
il
centro
di
un
colossale
e
irresistibile
esercito
,
alle
cui
ale
sarebbero
la
piccola
borghesia
,
le
industrie
e
le
colture
dimandanti
nuovi
mercati
.
Ponete
,
per
es
.
,
che
in
ogni
piccola
città
,
in
ogni
villaggio
,
ogni
domenica
un
propagandista
faccia
il
conto
di
quanto
alla
fin
d
'
anno
ognuno
paga
in
tributo
ai
produttori
protetti
,
in
più
del
valore
delle
scarpe
,
delle
calze
,
della
camicia
,
degli
abiti
,
del
pane
,
del
petrolio
,
dello
zucchero
,
del
caffè
,
e
che
ciò
duri
per
quattro
o
cinque
anni
e
sia
la
piattaforma
di
due
lotte
elettorali
;
e
si
può
metter
pegno
che
il
protezionismo
italiano
è
sconfitto
.
In
Italia
tutti
sono
penetrati
da
un
tale
spirito
di
tolleranza
e
di
equanimità
che
resistenze
fortissime
non
si
incontrano
pressoché
mai
;
è
forse
per
questo
anzi
che
tutto
dura
poco
ed
è
vero
ancora
oggi
ciò
che
cantava
il
Tasso
che
...
alla
virtù
latina
o
nulla
manca
o
sol
la
disciplina
.
E
nel
nostro
caso
la
fede
poserebbe
su
fatti
,
avrebbe
il
sussidio
delle
cose
,
non
sarebbe
un
pleonastico
epifenomeno
,
ma
una
efflorescenza
degli
interessi
industriali
ed
agricoli
,
una
vera
e
propria
epigenesi
della
nostra
struttura
economica
e
della
fase
che
attraversa
.
Perché
il
partito
socialista
non
la
fa
sua
?
È
vero
che
da
qualche
tempo
sembra
disoccupato
e
invecchiato
precocemente
.
Ma
gli
è
appunto
perché
s
'
è
troppo
chiuso
in
sé
,
perché
s
'
è
appartato
dalla
bufera
che
mai
non
resta
a
lui
d
'
intorno
.
Torni
all
'
antico
,
ritocchi
,
come
Anteo
,
la
terra
che
gli
fu
madre
,
e
gli
ritornerà
anche
,
con
la
giovinezza
,
la
fede
.
StampaPeriodica ,
Forse
è
proprio
vero
anche
della
Pedagogia
quello
che
un
personaggio
di
Sardou
diceva
dell
'
arte
:
sono
argomenti
in
cui
si
può
esprimere
liberamente
qualunque
giudizio
con
la
certezza
di
avere
sempre
ragione
.
Questo
melanconico
dubbio
mi
sorgeva
nell
'
animo
leggendo
le
ultime
discussioni
parlamentari
sul
bilancio
della
P.I.
Ché
questa
volta
non
abbiamo
assistito
solo
alla
consueta
spezzatura
di
lancia
del
marchese
Lucifero
in
favore
del
femminismo
;
ed
ancora
alle
più
consuete
raccomandazioni
di
onorevoli
,
assunti
per
ragioni
professionali
a
patroni
e
santi
protettori
di
speciali
classi
diseredate
.
Questa
volta
parecchi
deputati
hanno
sentito
il
bisogno
,
in
sede
di
bilancio
,
di
fare
un
loro
bravo
sermone
a
onore
e
gloria
della
pedagogia
scientifica
.
E
tutti
,
l
'
on
.
Rattone
,
l
'
on
.
Podrecca
,
l
'
on
.
Schanzer
,
l
'
on
.
Comandini
,
pur
esponendo
le
idee
più
opposte
,
hanno
meritato
quelle
cordiali
strette
di
mano
e
vivissime
approvazioni
,
di
cui
la
Camera
è
generosa
nelle
questioni
di
cui
le
importa
un
bel
niente
.
E
la
ragione
,
per
cui
in
materia
didattica
si
può
avere
sempre
ragione
e
riscuotere
vivissime
approvazioni
e
strette
di
mano
pure
esponendo
indifferentemente
le
idee
più
diverse
,
è
semplicemente
questa
:
che
il
valore
dell
'
insegnamento
,
come
di
ogni
attività
spirituale
,
consiste
nel
modo
intrinseco
con
cui
l
'
insegnamento
viene
attuato
,
e
non
è
determinabile
secondo
norme
astratte
e
principi
generali
.
Tutte
le
norme
e
tutti
i
principi
,
sono
divagazioni
superflue
,
che
ridotte
ad
un
contenuto
concreta
significano
solo
che
bisogna
insegnare
bene
.
Il
che
è
sublimamente
vero
.
Il
bene
,
ancora
adesso
come
ai
tempi
di
Aristotele
,
ha
la
disgrazia
o
la
fortuna
di
avere
a
lato
due
opposti
mali
.
Perciò
i
discorsi
didattici
di
ogni
specie
,
così
quelli
dei
ministri
,
come
quelli
dei
deputati
,
come
quelli
dei
professori
,
non
possono
essere
il
più
delle
volte
che
semplici
dilettazioni
,
in
cui
si
inveisce
o
contro
l
'
uno
o
contro
l
'
altro
male
e
si
fa
l
'
apologia
di
'
quella
santa
sola
virtù
che
sta
nel
mezzo
.
Nelle
sedute
dei
professori
,
in
principio
d
'
anno
,
se
non
è
noioso
,
è
quasi
divertente
ascoltare
la
lettura
dei
programmi
didattici
,
con
cui
ciascun
insegnante
fa
sapere
che
egli
non
stancherà
troppo
i
suoi
alunni
e
non
li
stancherà
troppo
poco
,
che
nel
suo
insegnamento
non
sarà
né
troppo
umile
né
troppo
sublime
,
che
eviterà
gli
ardui
voti
ma
non
si
contenterà
di
strisciare
troppo
terra
terra
,
che
insomma
farà
del
suo
meglio
per
fare
bene
.
Ma
per
essere
giusti
,
bisogna
convenire
che
talvolta
un
insegnante
approfittando
di
quel
po
'
di
libertà
che
gli
è
concessa
ed
arrischiandosi
a
qualche
personale
iniziativa
,
scende
dalle
vuote
astrattezze
a
qualche
concetto
concreto
:
ed
allora
può
dar
motivo
ad
una
discussione
interessante
,
e
può
anche
provare
la
soddisfazione
di
aver
torto
.
Ma
nei
recenti
discorsi
pedagogici
dei
nostri
onorevoli
,
di
concreto
non
c
'
era
proprio
nulla
.
Ed
ecco
perché
hanno
detto
tutti
delle
cose
inesorabilmente
giuste
.
S
'
alza
per
primo
l
'
on
.
Rattone
e
con
le
statistiche
e
con
gli
ultimi
risultati
della
scienza
nientemeno
positiva
,
dimostra
che
non
si
deve
rovinare
la
salute
dei
ragazzi
facendoli
studiare
troppo
.
Ed
a
parte
la
scienza
positiva
e
la
statistica
,
chi
avrebbe
mai
cuore
di
dargli
torto
?
Ma
sorge
,
secondo
,
l
'
on
.
Comandini
:
e
combatte
il
Rattone
,
sostenendo
la
tesi
reciproca
,
che
cioè
è
vero
che
i
ragazzi
non
bisogna
ammazzarli
coi
libri
,
bisogna
però
anche
farli
studiare
perché
non
crescano
asini
.
E
non
si
può
a
meno
di
concludere
come
quel
tale
sindaco
del
Daniele
Cortis
:
anca
vu
,
avi
razon
.
Se
non
ché
,
s
'
alza
,
terzo
,
l
'
on
.
Podrecca
ed
annuncia
una
cosa
anche
più
ragionevole
dell
'
on
.
Comandini
e
dell
'
on
.
Rattone
:
anch
'
egli
teme
il
sovraccarico
intellettuale
,
perché
sa
che
per
avere
delle
opinioni
,
ad
es
.
in
fatto
di
geografia
della
Libia
,
non
è
poi
necessario
aver
studiato
molto
;
ma
soprattutto
egli
vuole
che
nella
scuola
s
'
introducano
metodi
e
sistemi
adeguati
e
razionali
.
Ed
ecco
un
'
altra
verità
sacrosanta
,
a
cui
devono
inchinarsi
Rattone
e
Comandini
e
tutti
i
pedagogisti
della
terra
.
Finalmente
l
'
on
.
Schanzer
è
preoccupato
da
un
altro
timore
:
invece
del
sovraccarico
intellettuale
,
egli
teme
che
nella
scuola
media
l
'
antico
riesca
a
sopraffare
il
moderno
.
Il
che
sarebbe
certamente
grave
.
Peccato
che
non
ci
fosse
alla
Camera
un
rappresentante
dell
'
Atene
a
Roma
per
denunziare
l
'
altro
pericolo
altrettanto
imminente
ed
altrettanto
grave
che
la
modernità
riesca
a
sopraffare
l
'
antichità
,
che
è
sempre
moderna
,
poiché
lo
spirito
non
ha
tempo
.
Ma
c
'
è
mancato
poco
che
questa
parte
l
'
abbia
fatta
lo
stesso
on
.
Schanzer
;
quando
s
'
è
dichiarato
scontento
dei
licei
moderni
.
Ed
ora
,
se
noi
volessimo
stringere
in
breve
quello
che
abbiamo
appreso
sui
problemi
della
scuola
media
da
questi
eminenti
legiferatori
ed
illustri
luminari
della
pubblica
opinione
,
che
in
tanto
argomento
hanno
sentito
il
bisogno
di
esprimere
i
profondi
pensamenti
del
loro
pensiero
,
dovremmo
concludere
così
:
che
ci
vuole
l
'
antico
fino
ad
un
certo
punto
,
bisogna
fare
studiare
le
speranze
della
patria
fino
ad
un
certo
punto
e
farle
riposare
fino
ad
un
certo
punto
,
usare
fino
ad
un
certo
punto
metodi
persuasivi
e
fino
a
un
certo
punto
metodi
costrittivi
;
ed
è
necessaria
una
severità
indulgente
ed
una
indulgenza
severa
:
bisogna
tenere
quella
via
giusta
,
che
fuori
di
tutte
le
metafore
e
di
tutte
le
frasi
generiche
ed
indeterminate
vuoi
dire
insegnare
bene
.
B
.
G
.
...
e
potremmo
concludere
eziandio
con
un
'
altra
considerazione
:
che
i
signori
deputati
farebbero
bene
a
non
mettere
becco
in
quei
soggetti
,
sui
quali
non
possono
spifferare
solennemente
visibili
luoghi
comuni
,
quando
non
corrono
pericolo
di
dire
addirittura
delle
vere
e
proprie
asinità
.
Ognuno
faccia
il
suo
mestiere
.
Il
mestiere
dei
deputati
non
è
quello
di
fare
concioni
pedagogiche
;
ma
quello
di
non
perturbare
la
scuola
con
inframmettenze
importune
a
favore
quasi
sempre
degli
insegnanti
peggiori
e
di
non
approvare
leggi
,
che
non
stanno
né
in
ciclo
né
in
terra
.
Il
mestiere
dei
professori
è
che
facciano
essi
sul
serio
,
minuto
per
minuto
,
della
pedagogia
concreta
ed
applicata
,
senza
prendere
in
nessuna
considerazione
le
chiacchiere
dei
politicanti
(
L
Unità
)
StampaPeriodica ,
Una
delle
affermazioni
che
più
urtano
in
questi
tempi
taluni
individui
sensibili
alla
correttezza
del
linguaggio
costituzionale
e
giuridico
,
è
la
definizione
di
Stato
fascista
che
è
invalsa
ufficialmente
nelle
sfere
governative
;
e
non
si
può
negare
che
in
realtà
tale
definizione
non
contenga
in
sé
l
'
errore
fondamentale
di
attribuire
allo
Stato
la
funzione
non
di
rappresentare
,
o
meglio
di
essere
la
organizzazione
politica
di
tutta
la
collettività
,
bensì
di
rappresentare
e
di
essere
un
partito
vittorioso
,
fattosi
dominatore
su
tutti
gli
altri
,
e
che
nell
'
esercizio
di
tale
dominio
intende
imporre
i
suoi
criteri
,
i
suoi
postulati
,
i
suoi
metodi
.
Anche
non
si
può
negare
che
la
definizione
di
Stato
fascista
,
e
magari
la
semplice
affermazione
di
esso
,
è
in
contrasto
coi
principii
essenziali
del
diritto
pubblico
moderno
,
secondo
i
quali
i
partiti
sono
nello
Stato
,
ma
non
sono
mai
lo
Stato
,
ed
hanno
e
devono
avere
al
contrario
dinnanzi
allo
Stato
una
posizione
di
assoluta
uguaglianza
;
donde
l
'
obbligo
del
partito
o
dei
partiti
vittoriosi
,
che
abbiano
cioè
conquistato
il
potere
,
di
non
governare
come
partito
o
come
partiti
,
bensì
come
espressione
di
tutto
il
popolo
,
serbando
assoluta
imparzialità
nell
'
amministrazione
non
soltanto
in
riguardo
alle
persone
,
ma
pure
agli
organismi
in
cui
tali
persone
si
riuniscono
per
perseguire
determinati
fini
politici
anche
in
contrasto
col
governo
del
momento
.
Forse
però
se
non
ci
fossero
dei
fatti
per
sé
gravi
indubbiamente
,
quale
specialmente
l
'
esistenza
e
il
funzionamento
,
di
fianco
al
Consiglio
dei
ministri
,
di
un
Supremo
Consiglio
fascista
che
sembra
troppo
spesso
essere
il
governo
vero
l
'
uso
e
financo
la
ostentazione
della
espressione
Stato
fascista
sarebbe
più
che
altro
una
questione
di
convenienza
,
su
cui
si
potrebbe
sorpassare
.
Non
possiamo
infatti
dimenticare
che
altre
espressioni
analoghe
hanno
avuto
ed
hanno
tuttora
corso
;
invochiamo
noi
difatti
lo
Stato
cristiano
;
e
dopo
lo
Stato
cristiano
e
prima
dello
Stato
fascista
abbiamo
avuto
lo
Stato
liberale
,
lo
Stato
democratico
senza
contare
il
rischio
corso
di
avere
uno
Stato
socialista
e
forse
comunista
;
certo
queste
formule
non
hanno
mai
avuto
l
'
imperiosità
quasi
esclusivista
che
ha
l
'
espressione
inaugurata
dal
fascismo
;
ma
d
'
altra
parte
è
d
'
uopo
riconoscere
che
se
il
fascismo
vuole
che
lo
Stato
sia
e
si
affermi
oggi
fascista
,
ciò
è
in
quanto
essenza
politica
del
fascismo
è
proprio
una
rivendicazione
dello
Stato
nella
sua
assoluta
supremazia
fino
alla
negazione
della
sua
neutralità
di
fronte
ai
partiti
,
e
fino
alla
proclamazione
del
suo
diritto
e
del
suo
dovere
di
difendersi
,
ed
al
bisogno
di
offendere
.
Vada
dunque
per
lo
Stato
fascista
;
e
non
formalizziamocene
troppo
;
badiamo
alla
sostanza
più
che
alle
parole
,
teniamo
conto
delle
circostanze
storiche
e
psicologiche
che
hanno
creato
in
Italia
la
situazione
odierna
,
e
preoccupiamoci
piuttosto
di
vedere
e
di
sapere
se
lo
Stato
fascista
,
al
pari
di
uno
Stato
cristiano
,
di
uno
Stato
liberale
,
di
uno
Stato
democratico
,
ed
a
differenza
di
uno
Stato
socialista
o
comunista
imperniantesi
sulla
dittatura
di
una
classe
,
possa
e
voglia
essere
uno
Stato
di
diritto
,
e
cioè
uno
Stato
che
garantisca
la
parità
dei
cittadini
,
la
incolumità
della
loro
vita
e
dei
loro
beni
materiali
e
spirituali
,
e
in
specie
della
libertà
rettamente
intesa
,
si
capisce
.
Or
qui
la
questione
si
riduce
a
termini
semplici
,
che
non
è
tuttavia
inopportuno
ricordare
.
La
libertà
in
atto
non
esiste
(
esiste
potenzialmente
)
come
elemento
assoluto
della
vita
civile
;
essa
è
in
atto
un
elemento
relativo
,
in
quanto
ha
bisogno
di
essere
definita
e
fissata
dalle
leggi
;
si
può
ammettere
che
il
cittadino
rinunci
a
fare
molte
cose
,
e
che
lo
Stato
gli
imponga
,
nell
'
interesse
comune
,
tali
rinuncie
;
ma
attraverso
il
diritto
scritto
,
che
sarà
tanto
più
perfetto
quanto
più
potrà
avvicinarsi
al
diritto
ideale
,
o
meglio
all
'
idea
-
diritto
;
ma
ammettere
non
si
può
che
le
rinuncie
,
le
restrizioni
,
le
imposizioni
non
siano
codificate
,
cioè
precostituite
e
rese
note
al
cittadino
,
ed
uguali
per
tutti
;
questo
è
chiaro
;
fuori
di
un
tale
principio
non
esistono
che
l
'
arbitrio
,
la
sopraffazione
,
la
tirannide
;
ed
è
quindi
aperta
la
via
alla
ribellione
.
Leggi
dunque
,
quali
esse
siano
;
ma
leggi
generali
,
leggi
che
prevedano
e
regolino
i
fatti
sociali
,
e
che
si
applichino
senza
considerazione
di
individui
,
di
classi
,
di
partiti
,
di
interessi
.
Questo
e
solo
questo
è
lo
Stato
civile
,
e
può
allora
essere
uno
Stato
di
diritto
,
sia
esso
e
voglia
chiamarsi
Stato
cristiano
,
fascista
,
liberale
,
democratico
,
socialista
,
ecc
.
Ma
chi
farà
le
leggi
?
Ecco
l
'
altra
fondamentale
questione
intorno
a
cui
è
maturata
tutta
la
evoluzione
politica
del
mondo
in
ogni
età
.
Teoricamente
,
poiché
la
esigenza
prima
della
società
,
anzi
la
condizione
imprescindibile
della
sua
esistenza
,
e
in
certo
modo
il
suo
vero
fine
,
è
l
'
ordine
,
non
v
'
è
motivo
di
escludere
che
si
diano
stadii
di
civiltà
(
certo
si
son
dati
)
nei
quali
l
'
ordine
dipende
dalla
potestà
di
un
solo
,
re
o
non
re
;
ma
sarebbe
un
regresso
inconcepibile
e
ad
ogni
modo
ingiustificabile
,
che
si
negasse
la
partecipazione
del
popolo
,
cioè
della
collettività
,
alla
legiferazione
attraverso
organi
rappresentativi
;
la
sovranità
popolare
è
un
errore
e
una
menzogna
se
si
intende
come
una
astrazione
non
vincolata
alle
necessità
dell
'
ordine
sociale
;
ma
è
una
conquista
sacrosanta
se
esprima
il
diritto
del
popolo
di
darsi
,
mediante
istituti
ed
uomini
liberamente
scelti
(
poco
importano
alla
tesi
il
come
e
il
quando
)
le
forme
e
le
garanzie
dell
'
ordine
stesso
;
in
altre
parole
:
la
sovranità
popolare
è
un
'
arma
pericolosa
se
la
società
dovesse
servirsene
per
il
suicidio
,
ma
è
un
'
arma
legittima
se
la
società
sappia
servirsene
per
la
propria
difesa
e
tutela
.
Leggi
dunque
,
ripetiamo
;
leggi
emananti
dalla
volontà
popolare
organizzata
in
modo
che
possa
e
debba
esprimersi
in
conformità
delle
esigenze
dell
'
ordine
sociale
;
ma
non
basta
:
leggi
che
siano
applicate
ed
eseguite
e
fatte
valere
esclusivamente
da
organi
dello
Stato
imparziali
e
inaccessibili
alle
utilità
dei
singoli
o
delle
fazioni
.
Lo
Stato
di
diritto
pertanto
,
sia
cristiano
,
fascista
,
liberale
,
socialista
,
democratico
,
ecc
.
,
non
potrà
mai
realizzarsi
secondo
i
postulati
della
più
elementare
civiltà
,
se
non
abbia
un
corpo
di
funzionari
amministrativi
,
una
magistratura
,
una
polizia
,
un
esercito
,
aperti
a
tutti
i
cittadini
degni
,
dipendenti
esclusivamente
dallo
Stato
e
dai
suo
poteri
politici
,
sottratti
nonché
al
dominio
,
alle
influenze
di
partiti
,
di
fazioni
,
di
sette
più
o
meno
occulte
,
ed
operanti
essi
medesimi
nell
'
ambito
di
leggi
ben
definite
.
Se
questo
lo
Stato
fascista
vorrà
e
saprà
darci
come
esito
finale
della
sua
conquista
,
poco
importerà
che
si
chiami
così
;
sia
pure
lo
Stato
fascista
,
purché
sia
prima
di
tutto
,
e
sopratutto
,
e
solamente
lo
Stato
.
StampaPeriodica ,
Words
as
a
Tartar
s
bow
do
shoot
back
upon
the
understanding
[
le
parole
,
come
l
arco
dei
Tartari
,
colpiscono
indietro
sul
nostro
comprendere
]
Fr
.
Bacon
(
Adv
.
of
learn
,
XIV
(
II
)
)
La
difficoltà
di
descrivere
,
rappresentare
,
classificare
le
attitudini
e
le
operazioni
mentali
senza
ricorrere
a
metafore
desunte
dal
mondo
fisico
da
lungo
tempo
ha
richiamato
l
attenzione
dei
filosofi
.
Essi
non
hanno
mancato
di
utilizzar
questo
fatto
per
cavarne
,
a
seconda
delle
loro
speciali
preferenze
,
le
conclusioni
più
opposte
e
disparate
.
Così
mentre
il
Locke
(
Essay
III
,
I
,
§
5
)
vede
in
esso
una
prova
e
una
verifica
della
sua
tesi
che
tutte
le
nostre
nozioni
hanno
origine
dalle
impressioni
dei
sensi
,
il
Leibniz
invece
cerca
trarne
partito
in
favore
della
primordialità
delle
intuizioni
spaziali
(
direzione
,
distanza
,
moto
ecc
.
:
Nouveaux
Essais
,
III
,
I
,
§
5
)
.
L
esame
dei
vantaggi
e
degli
inconvenienti
che
l
impiego
di
queste
metafore
presenta
,
offre
nondimeno
un
campo
di
ricerca
che
si
può
dire
quasi
affatto
inesplorato
.
La
recente
pubblicazione
di
un
volume
(
Lady
Victoria
Welby
,
What
is
Meaning
?
,
London
,
Macmillan
,
1903
)
nel
quale
è
richiamata
attenzione
all
importanza
di
questo
genere
di
ricerche
,
mi
dà
occasione
di
esprimere
in
proposito
qualche
osservazione
.
Benché
di
questo
argomento
non
abbiano
mancato
di
occuparsi
i
cultori
di
quel
ramo
di
psicologia
applicata
che
i
greci
chiamavano
la
retorica
,
pure
le
loro
trattazioni
,
dato
il
fine
pratico
che
avevano
in
vista
,
non
potevano
che
riferirsi
,
quasi
esclusivamente
,
all
impiego
delle
metafore
come
mezzo
di
persuasione
o
di
allettamento
,
e
solo
incidentalmente
al
loro
ufficio
nella
prova
e
nella
ricerca
.
Ciò
non
toglie
che
anche
in
esse
si
trovino
osservazioni
di
non
trascurabile
portata
filosofica
,
come
ad
esempio
quella
con
la
quale
Aristotele
,
precorrendo
il
concetto
moderno
del
simbolismo
come
un
mezzo
per
economizzare
il
pensiero
,
afferma
che
la
causa
,
per
la
quale
le
metafore
e
i
paragoni
piacciono
e
predispongono
l
ascoltatore
in
favore
di
chi
li
fa
,
è
che
essi
lo
mettono
in
grado
di
schivare
della
fatica
,
utilizzando
in
certo
modo
le
cognizioni
che
già
possiede
,
per
l
acquisto
e
l
ordinamento
di
quelle
che
si
vogliono
comunicare
.
A
chi
si
proponga
un
indagine
sistematica
sull
uso
delle
metafore
come
mezzi
di
rappresentazione
dei
fatti
mentali
si
presentano
due
vie
da
seguire
.
Allo
stesso
modo
come
,
in
idrodinamica
,
volendo
studiare
l
andamento
di
un
liquido
in
moto
,
si
può
prendere
a
considerare
una
determinata
sezione
della
vena
fluida
,
determinando
la
velocità
e
la
direzione
delle
varie
porzioni
di
liquido
che
passano
successivamente
per
essa
,
oppure
considerare
,
invece
,
una
data
porzione
del
liquido
,
determinando
la
velocità
e
le
direzioni
che
essa
assume
successivamente
nell
attraversare
le
successive
sezioni
,
così
anche
qui
,
o
si
può
partire
dalla
considerazione
di
una
determinata
immagine
,
esaminando
quali
siano
i
vari
fatti
mentali
che
essa
può
essere
adoperata
a
rappresentare
,
oppure
partire
da
un
determinato
processo
mentale
,
e
passare
in
rassegna
le
diverse
immagini
suscettibili
di
rappresentarlo
.
La
convenienza
di
seguire
l
una
piuttosto
che
l
altra
di
queste
due
vie
è
soggetta
a
variare
a
seconda
dei
casi
.
È
naturale
che
i
vantaggi
di
seguire
la
prima
si
presentino
tanto
più
grandi
quanto
più
numerose
sono
le
diverse
applicazioni
possibili
di
una
data
immagine
ai
processi
mentali
,
mentre
la
seconda
via
è
tanto
più
opportuna
a
seguire
quanto
più
numerose
sono
le
immagini
diverse
mediante
le
quali
uno
stesso
procedimento
mentale
è
stato
,
o
può
essere
,
rappresentato
.
I
casi
di
questa
seconda
specie
si
presentano
come
assai
più
importanti
di
quelli
della
prima
per
chi
,
oltre
che
dall
interesse
puramente
teorico
di
approfondire
l
analisi
del
meccanismo
dei
processi
mentali
,
sia
mosso
anche
dall
intento
,
relativamente
pratico
,
di
ricavare
,
da
tale
analisi
,
delle
norme
atte
a
regolare
il
gioco
delle
attività
dello
spirito
e
a
disciplinare
il
loro
svolgimento
.
È
quindi
ad
essi
che
sarà
rivolta
specialmente
attenzione
nelle
seguenti
osservazioni
,
nelle
quali
,
appunto
per
tale
ragione
,
il
procedimento
seguito
sarà
il
secondo
dei
due
che
ho
sopra
distinti
.
Il
miglior
modo
di
far
rilevare
la
portata
filosofica
,
che
le
ricerche
sopraddette
sono
atte
ad
assumere
,
mi
sembra
sia
quello
di
presentarne
l
applicazione
a
qualche
esempio
concreto
.
Quello
che
si
presenta
come
più
opportuno
a
tale
scopo
è
quello
delle
metafore
rappresentatrici
dell
operazione
del
dedurre
.
I
vari
tipi
di
immagini
,
adoperate
per
esprimere
il
fatto
che
una
data
affermazione
è
deducibile
da
un
altra
,
si
possono
classificare
grossolanamente
sotto
i
tre
seguenti
capi
:
1
.
quelle
nelle
quali
si
ricorre
al
concetto
di
appoggio
,
o
a
quello
di
sostegno
,
come
avviene
,
ad
esempio
,
quando
si
dice
che
date
conclusioni
si
basano
o
si
fondano
su
date
premesse
,
oppure
dipendono
(
o
anche
pendono
)
da
esse
,
o
si
riattaccano
ad
esse
.
È
così
che
si
parla
dei
fondamenti
della
geometria
,
delle
basi
della
morale
ecc
.
;
2
.
quelle
che
si
riferiscono
alla
relazione
di
contenere
,
o
includere
.
Queste
si
suddividono
in
due
gruppi
,
a
seconda
che
la
conclusione
si
riguardi
come
contenuta
nelle
premesse
,
oppure
,
al
rovescio
,
queste
ultime
si
riguardino
come
contenute
nella
conclusione
,
riguardando
invece
la
deduzione
come
un
analisi
,
o
una
riduzione
,
come
un
operazione
,
cioè
,
analoga
a
quella
di
un
chimico
che
decompone
un
corpo
nei
suoi
elementi
.
Nel
primo
caso
le
premesse
sono
concepite
come
implicanti
,
nel
secondo
come
esplicanti
(
spieganti
)
la
conclusione
che
da
esse
si
deduce
;
3
.
le
metafore
del
salire
e
dello
scendere
,
come
quando
si
parla
di
conseguenze
che
discendono
da
dati
principi
,
o
dei
principi
ai
quali
si
risale
,
o
come
quando
si
paragona
il
corso
del
ragionamento
a
quello
di
un
fiume
,
e
si
parla
di
proposizioni
che
derivano
(
déecoulent
)
o
sgorgano
o
erompono
o
emanano
ecc
.
dalle
premesse
da
cui
sono
tratte
.
A
questo
stesso
gruppo
,
o
al
precedente
,
si
possono
aggregare
anche
le
metafore
a
base
biologica
,
nelle
quali
si
concepiscono
le
conseguenze
di
date
premesse
come
generate
dalle
medesime
o
le
premesse
come
delle
radici
o
dei
semi
,
ecc
.
Una
caratteristica
del
primo
gruppo
di
metafore
,
di
quelle
cioè
che
rappresentano
il
dedurre
come
un
appoggiare
o
appendere
un
affermazione
ad
un
altra
,
consiste
in
ciò
che
esse
si
prestano
a
dar
corpo
a
una
delle
più
radicali
obbiezioni
che
possono
essere
sollevate
contro
la
deduzione
come
mezzo
di
prova
,
all
obbiezione
cioè
che
Leibniz
qualificava
(
con
un
immagine
che
si
riferisce
,
come
vedremo
,
al
secondo
gruppo
di
metafore
da
noi
considerate
)
col
nome
di
difficultas
Paschaliana
de
resolutione
continuata
.
Questa
obbiezione
-
che
certamente
Pascal
non
è
stato
il
primo
a
sollevare
e
che
non
ha
mai
cessato
di
essere
enunciata
,
sotto
le
forme
più
diverse
,
a
cominciare
da
quando
il
concetto
della
deduzione
come
forma
speciale
di
ragionamento
si
presentò
alla
mente
dei
primi
sofisti
greci
-
consiste
nell
osservare
che
tutti
i
processi
,
nei
quali
si
cerca
provare
qualche
affermazione
deducendola
da
altre
,
si
devono
basare
in
ultima
analisi
su
delle
affermazioni
che
alla
loro
volta
non
possono
essere
dedotte
da
alcun
altra
,
,
su
affermazioni
,
cioè
,
che
non
possono
essere
provate
se
non
ricorrendo
a
qualche
altro
procedimento
(
induzione
,
intuizione
,
ecc
.
)
di
cui
la
deduzione
non
può
garantire
la
validità
(
l
obbiezione
è
espressa
colla
massima
energia
da
Aristotele
,
Analyt
.
Poster
.
,
lib
.
I
,
cap
.
3
)
.
La
certezza
,
quindi
,
che
compete
alle
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
,
per
quanto
rigoroso
,
non
può
in
alcun
modo
esser
ritenuta
superiore
a
quella
che
siamo
disposti
ad
attribuire
a
delle
affermazioni
non
giustificabili
per
mezzo
di
deduzione
,
di
modo
che
la
deduzione
,
lungi
dal
dover
essere
riguardata
come
il
tipo
dei
processi
mentali
che
conducono
a
conclusioni
sicure
,
sarebbe
da
riguardare
solo
come
un
mezzo
per
fare
partecipare
un
maggior
numero
di
affermazioni
alla
certezza
che
,
indipendentemente
affatto
da
ogni
ragionamento
deduttivo
,
alcune
nostre
credenze
già
possederebbero
.
Chi
deduce
non
sarebbe
quindi
un
produttore
,
ma
un
distributore
di
certezze
,
un
rivenditore
al
minuto
di
una
merce
che
la
sua
attività
non
contribuisce
in
alcun
modo
a
produrre
.
A
quali
artifici
fossero
costretti
a
ricorrere
quelli
tra
i
filosofi
ai
quali
premeva
difendere
la
dignità
e
il
valore
probativo
della
deduzione
contro
l
obbiezione
suddetta
,
si
vedrà
meglio
quando
passeremo
ad
esaminare
il
secondo
gruppo
di
metafore
rappresentatrici
della
deduzione
,
quelle
cioè
che
potremmo
caratterizzare
come
le
metafore
chimiche
.
Ciò
che
per
ora
importa
notare
è
che
,
qualunque
opinione
si
possa
avere
sull
esistenza
o
no
di
premesse
che
non
abbiano
bisogno
di
essere
alla
loro
volta
provate
,
essa
non
può
affatto
pregiudicare
la
questione
del
maggiore
o
minor
valore
della
deduzione
,
considerata
anche
soltanto
come
mezzo
di
accertamento
delle
nostre
cognizioni
.
Non
ostante
,
infatti
,
le
suggestioni
contrarie
,
derivanti
dalle
immagini
che
rappresentano
le
premesse
come
delle
colonne
o
degli
uncini
da
cui
le
conclusioni
sono
sostenute
,
i
vantaggi
che
si
ricavano
,
in
riguardo
alla
certezza
delle
nostre
opinioni
,
dal
riconoscere
che
una
proposizione
è
deducibile
da
altre
,
non
consistono
sempre
,
né
esclusivamente
,
nel
fatto
che
essa
venga
in
tal
modo
a
fruire
della
maggior
certezza
di
cui
queste
ultime
godono
.
Il
caso
opposto
,
quello
cioè
nel
quale
la
verità
e
la
certezza
delle
conclusioni
,
deducibili
da
date
premesse
,
serve
ad
accrescere
e
a
consolidare
la
certezza
delle
premesse
medesime
,
non
è
né
meno
frequente
né
meno
importante
a
considerare
.
I
due
vantaggi
si
riscontrano
,
anzi
,
ben
raramente
disgiunti
l
uno
dall
altro
,
in
quanto
non
v
è
ramo
di
ricerca
(
neppure
la
geometria
)
nel
quale
le
premesse
siano
così
indubitabilmente
sicure
da
non
poter
ricevere
qualche
ulteriore
plausibilità
dal
fatto
di
condurre
a
conclusioni
approssimativamente
verificabili
,
mentre
non
v
è
nessun
fatto
(
ad
eccezione
,
forse
,
delle
cosiddette
testimonianze
della
coscienza
,
escludenti
ogni
elemento
di
previsione
)
la
cui
credibilità
non
possa
eventualmente
essere
accresciuta
dal
fatto
di
essere
in
accordo
con
le
conseguenze
di
qualche
teoria
anteriormente
accettata
.
Il
che
è
tanto
vero
che
,
quando
ci
troviamo
davanti
a
fatti
eccezionalmente
strani
(
cioè
troppo
in
contrasto
con
quelli
che
le
nostre
prevenzioni
ci
condurrebbero
ad
aspettare
)
,
quelle
constatazioni
,
o
testimonianze
stesse
,
che
basterebbero
a
farceli
credere
se
il
suddetto
contrasto
non
sussistesse
,
sono
spesso
insufficienti
a
con
vincerci
della
loro
realtà
:
come
avviene
,
per
esempio
,
nei
casi
ai
quali
si
applica
la
celebre
argomentazione
di
Hume
sui
miracoli
.
La
relazione
tra
le
premesse
e
le
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
non
è
quindi
correttamente
descritta
dal
dire
che
queste
si
appoggiano
su
quelle
,
a
meno
che
,
all
immagine
volgare
di
un
oggetto
appoggiato
a
un
altro
,
si
sostituisca
l
altra
,
,
più
generale
e
più
scientificamente
precisa
,
di
due
corpi
che
si
attraggano
e
dei
quali
quindi
ciascuno
,
quando
sia
a
contatto
con
l
altro
in
modo
che
si
eserciti
pressione
tra
loro
,
può
esser
riguardato
come
sostegno
dell
altro
.
Il
domandarsi
allora
su
che
cosa
poggiano
le
verità
fondamentali
,
alle
quali
un
dato
ordine
di
deduzioni
dà
luogo
,
apparirebbe
non
meno
irragionevole
del
chiedere
,
per
esempio
,
perché
la
terra
resti
sospesa
nel
vuoto
e
perché
non
abbia
bisogno
di
sostegni
che
la
sorreggano
(
a
quei
logici
poi
che
,
estendendo
la
stessa
immagine
del
sostegno
'
anche
al
caso
dell
induzione
,
vanno
cercando
il
fondamento
di
questa
ultima
,
si
potrebbe
far
notare
come
un
induzione
con
fondamento
,
cioè
per
la
quale
si
fosse
in
grado
di
addurre
qualche
ragione
giustificante
la
conclusione
che
con
essa
si
trae
dai
fatti
osservati
,
cesserebbe
per
ciò
solo
di
essere
un
induzione
,
per
diventare
una
deduzione
,
sia
pure
appoggiata
a
qualche
altra
induzione
anteriore
.
A
meno
di
chiamar
fondamenti
di
un
induzione
i
fatti
particolari
dalla
cui
constatazione
essa
prende
le
mosse
si
deve
ammettere
che
l
induzione
è
,
per
definizione
,
un
ragionamento
senza
fondamenti
)
.
Analoghe
osservazioni
si
applicano
all
immagine
che
rappresenta
le
conclusioni
come
attaccate
alle
premesse
per
mezzo
del
filo
del
ragionamento
.
Anche
con
questa
immagine
,
infatti
,
la
diffusione
e
la
comunicazione
della
certezza
sono
concepite
come
effettuantisi
in
una
sola
direzione
,
cioè
dalle
premesse
alle
conclusioni
:
non
si
tien
conto
,
cioè
,
del
fatto
,
che
la
deduzione
può
servire
anche
allo
scopo
opposto
,
allo
stesso
modo
come
la
corda
colla
quale
si
legano
tra
loro
degli
alpinisti
in
una
ascensione
pericolosa
serve
tanto
a
garantire
la
sicurezza
dell
ultimo
come
del
primo
di
essi
,
o
di
qualunque
altro
di
quelli
che
ne
sono
avvinti
.
I
processi
deduttivi
,
nei
quali
la
certezza
delle
affermazioni
,
che
si
prendono
come
punto
di
partenza
,
prevale
su
quella
delle
conclusioni
alle
quali
esse
conducono
,
si
qualificano
ordinariamente
col
nome
di
dimostrazioni
,
mentre
quelli
nei
quali
il
contrario
avviene
,
nei
quali
,
cioè
,
dei
fatti
sicuri
sono
riattaccati
a
premesse
discutibili
,
si
qualificano
ordinariamente
col
nome
di
spiegazioni
.
Ma
tanto
gli
uni
quanto
gli
altri
sono
egualmente
processi
deduttivi
,
ed
in
ambedue
i
casi
si
ha
egualmente
bisogno
di
tutto
l
apparato
e
di
tutti
i
sussidi
dai
quali
l
operazione
del
dedurre
può
essere
facilitata
e
garantita
.
Si
può
anzi
affermare
che
l
aver
preso
coscienza
di
ciò
-
l
aver
cioè
riconosciuto
che
,
anche
quando
le
premesse
di
un
ragionamento
deduttivo
sono
meno
certe
delle
eventuali
conseguenze
che
se
ne
traggono
,
rimane
nondimeno
importante
procedere
con
rigore
,
con
coerenza
,
con
precisione
-
costituisca
una
delle
principali
caratteristiche
dell
attitudine
del
pensiero
scientifico
moderno
di
fronte
a
quella
tipicamente
rappresentata
dal
pensiero
greco
.
Questo
infatti
,
mentre
manifestava
il
massimo
ardire
costruttivo
in
quei
campi
nei
quali
,
come
nella
geometria
,
la
certezza
del
punto
di
partenza
raggiungeva
il
massimo
grado
,
nei
campi
invece
nei
quali
,
come
nella
fisica
e
nella
meccanica
,
tale
fatto
non
avveniva
,
non
riesciva
sollevarsi
che
di
poco
(
eccetto
in
parte
nell
astronomia
)
al
di
sopra
di
un
empirismo
grossolano
,
incapace
di
vedere
tra
i
fatti
altre
connessioni
che
quelle
che
si
presentano
spontaneamente
a
chi
li
osserva
passivamente
senza
giovarsi
di
qualsiasi
preconcetto
ordinatore
o
selettivo
.
Passando
ora
al
secondo
gruppo
di
metafore
,
e
anzitutto
a
quelle
che
rappresentano
la
deduzione
come
un
processo
diretto
a
estrarre
dalle
premesse
ciò
che
vi
è
già
contenuto
,
la
prima
osservazione
da
fare
è
che
anche
esse
,
come
quelle
del
gruppo
precedente
,
tendono
indebitamente
a
deprimere
e
sminuire
l
importanza
della
deduzione
rispetto
agli
altri
processi
di
ragionamento
o
di
ricerca
.
Dire
infatti
che
le
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
si
trovano
già
,
sia
pure
implicitamente
,
contenute
nelle
premesse
,
differisce
ben
poco
dal
dire
che
le
prime
,
non
solo
non
affermano
niente
di
più
,
ma
,
anzi
,
affermano
qualcosa
di
meno
,
di
quanto
nelle
premesse
stesse
si
trovi
già
asserito
.
È
noto
il
modo
col
quale
il
primo
gran
teorico
della
deduzione
,
Aristotele
,
ha
tentato
di
parare
a
questa
obbiezione
.
Egli
ricorre
ad
un
altro
paragone
,
basato
sul
suo
favorito
contrasto
tra
forma
e
materia
.
Paragona
,
cioè
,
il
lavoro
di
chi
deduce
a
quello
dello
scultore
che
,
pur
levando
da
un
masso
alcune
delle
sue
parti
,
ottiene
qualche
cosa
che
vale
più
del
masso
medesimo
.
Se
,
invece
di
una
statua
,
egli
avesse
parlato
d
uno
strumento
o
d
un
arma
,
per
esempio
d
una
lente
o
d
un
pugnale
,
costruiti
parimenti
col
levare
,
da
una
data
porzione
di
materia
prima
,
delle
parti
la
cui
presenza
sarebbe
d
ostacolo
allo
scopo
al
quale
lo
strumento
o
l
arma
devono
servire
,
il
paragone
sarebbe
stato
ancora
meglio
adatto
a
porre
in
luce
l
ufficio
della
deduzione
come
attività
organizzatrice
delle
cognizioni
in
vista
del
raggiungimento
di
fini
determinati
,
non
escluso
s
intende
quello
di
guidare
alla
ricerca
dell
acquisto
di
nuove
cognizioni
(
La
parte
val
meglio
del
tutto
è
uno
dei
proverbi
che
più
frequentemente
ricorrono
nei
dialoghi
di
Platone
)
.
Il
contrasto
fra
il
processo
di
deduzione
e
gli
altri
,
puramente
o
predominantemente
passivi
,
di
osservazione
,
di
contemplazione
,
di
registrazione
dei
dati
dell
esperienza
o
dell
intuizione
,
,
potrebbe
infatti
essere
paragonato
a
quello
che
intercede
tra
le
operazioni
di
censimento
,
dirette
solo
a
riconoscere
e
descrivere
lo
stato
della
popolazione
in
un
dato
paese
e
tempo
,
e
quelle
di
coscrizione
,
aventi
invece
in
vista
di
scegliere
e
determinare
quella
parte
di
una
data
popolazione
che
è
valida
a
portare
le
armi
(
sul
significato
,
originariamente
militare
,
del
termine
greco
indicante
l
ordinamento
deduttivo
di
una
data
trattazione
,
è
da
vedere
l
interessante
monografia
di
H
.
Diels
,
Elementum
,
Teubner
,
1899
)
.
Ma
anche
in
un
altro
senso
,
affatto
opposto
al
precedente
,
come
già
si
accennò
indietro
,
le
immagini
riferentisi
al
contenere
sono
suscettibili
di
rappresentare
la
relazione
fra
le
premesse
e
le
conclusioni
di
un
ragionamento
deduttivo
.
Si
può
cioè
riguardare
le
premesse
,
dalle
quali
una
data
conclusione
è
dedotta
,
non
come
includenti
o
implicanti
la
conclusione
stessa
,
ma
al
contrario
come
gli
elementi
più
semplici
di
cui
essa
si
compone
,
e
nei
quali
essa
può
venir
risoluta
.
È
l
immagine
preferita
da
Platone
quando
nel
Teeteto
(
2068
)
paragona
le
premesse
fondamentali
delle
singole
scienze
alle
lettere
dell
alfabeto
(
grecata
)
,
dalla
cui
combinazione
risultano
le
sillabe
,
le
parole
,
le
frasi
.
Ed
era
naturale
che
,
come
lo
dimostra
il
titolo
stesso
dell
opera
d
Euclide
,
,
questa
immagine
trovasse
speciale
favore
fra
i
geometri
,
in
quanto
nessun
altra
è
così
atta
a
ribattere
l
obbiezione
di
cui
abbiamo
parlato
indietro
.
Alla
luce
,
infatti
,
di
questo
paragone
,
tale
obbiezione
compare
come
poco
meno
assurda
di
quella
che
si
volesse
sollevare
contro
l
ingegno
o
l
originalità
di
un
poeta
osservando
che
tutte
le
parole
da
lui
adoperate
sono
già
registrate
nel
dizionario
(
sull
origine
della
parola
latina
scelta
-
da
Lucrezio
e
da
Cicerone
-
per
tradurre
il
termine
greco
stichium
,
lo
stesso
Diels
ha
un
ipotesi
ingegnosa
che
può
sembrar
strana
a
chi
non
conosca
le
prove
che
egli
adduce
per
sostenerla
.
Con
elementa
i
latini
avrebbero
indicato
originalmente
i
pezzetti
di
avorio
-
elepenta
,
elephanta
-
di
cui
si
servivano
gli
intarsiatori
.
Anche
Quintiliano
parla
-
I
,
I
.
26
-
delle
eburneas
literarum
formas
che
erano
in
uso
per
insegnare
l
alfabeto
ai
bambini
)
.
A
questo
notevole
vantaggio
che
la
rappresentazione
,
che
abbiamo
chiamata
chimica
,
della
deduzione
offre
di
fronte
agli
altri
modi
di
rappresentazione
,
prima
esaminati
,
si
contrappone
tuttavia
un
inconveniente
che
è
interessante
notare
.
Essa
tende
cioè
a
fare
attribuire
alla
distinzione
tra
verità
semplici
e
verità
complesse
un
valore
assai
superiore
a
quello
che
essa
merita
,
e
a
presentare
come
l
ideale
supremo
della
ricerca
scientifica
la
determinazione
di
verità
assolutamente
primordiali
,
indecomponibili
,
atomiche
,
atte
a
generare
tutte
le
altre
mediante
i
loro
vari
aggruppamenti
.
È
nel
Leibniz
soprattutto
che
questa
idea
si
presenta
sotto
la
forma
più
classica
,
ed
è
noto
il
suo
paragone
delle
verità
ai
numeri
,
ciascuno
dei
quali
,
se
non
è
un
numero
primo
esso
stesso
,
è
sempre
decomponibile
,
e
in
un
solo
modo
,
in
una
determinata
serie
di
fattori
primi
.
Si
viene
con
ciò
a
perdere
di
vista
che
,
alla
domanda
se
una
data
proposizione
sia
dimostrabile
o
no
,
si
può
dare
diversa
risposta
a
seconda
della
scelta
che
si
faccia
delle
altre
proposizioni
di
cui
si
intende
permettere
l
uso
nella
dimostrazione
che
se
ne
richiede
.
Il
che
vuoi
dire
che
la
semplicità
o
complessità
di
una
data
affermazione
sono
qualche
cosa
di
estremamente
relativo
,
qualche
cosa
che
dipende
dal
proposito
al
quale
l
affermazione
stessa
si
riferisce
,
dal
luogo
dove
la
si
enuncia
,
dall
indole
della
trattazione
di
cui
fa
parte
,
ecc
.
Se
si
vuol
quindi
continuare
a
parlare
della
deduzione
come
di
un
analisi
,
bisogna
ben
tener
presente
come
le
proprietà
di
cui
tale
analisi
gode
sono
ben
diverse
da
quelle
proprie
dell
analisi
chimica
,
nella
quale
non
potrebbe
certamente
presentarsi
il
caso
che
,
tra
i
composti
di
un
dato
corpo
,
si
trovassero
anche
gli
elementi
di
cui
esso
si
compone
.
È
da
notare
,
a
tale
riguardo
,
la
perfetta
analogia
tra
il
processo
di
deduzione
e
quello
di
definizione
.
Il
domandare
se
una
data
proposizione
è
dimostrabile
o
no
,
o
se
un
dato
concetto
è
definibile
o
no
,
senza
indicare
,
nel
primo
caso
quali
sono
le
premesse
che
si
accettano
,
e
,
nel
secondo
,
quali
sono
i
concetti
che
si
presuppongono
dati
,
non
ha
maggior
senso
del
domandarsi
se
un
dato
corpo
si
muove
o
sta
fermo
,
senza
indicare
quali
sono
gli
altri
corpi
dai
quali
intendiamo
considerare
le
sue
successive
distanze
.
Il
concetto
della
definizione
come
un
processo
di
decomposizione
,
o
analisi
,
delle
nozioni
nei
loro
elementi
più
semplici
e
più
generali
porta
immediatamente
a
porre
in
contrasto
la
relazione
in
cui
questi
si
trovano
,
di
fronte
alle
nozioni
che
concorrono
a
costituire
,
con
quella
,
inversa
,
in
cui
si
trovano
invece
gli
individui
,
rappresentati
da
un
dato
concetto
,
di
fronte
a
quelli
,
più
numerosi
,
rappresentati
dai
concetti
più
generali
mediante
i
quali
esso
è
definito
.
Di
qui
la
distinzione
,
tanto
importante
nella
logica
,
tra
l
estensione
e
la
comprensione
d
un
dato
concetto
,
così
chiaramente
caratterizzata
già
da
Aristotele
(
Metafisica
,
lib
.
IV
,
cap
.
25
:
Le
specie
sono
dette
essere
parti
del
genere
...
il
genere
anche
detto
parte
della
specie
...
)
.
Anche
le
metafore
del
terzo
gruppo
,
quelle
cioè
che
qualificano
il
passare
dalle
premesse
alla
conclusione
come
un
discendere
,
e
il
ricercare
le
premesse
d
una
conclusione
come
un
ascendere
o
un
risalire
,
hanno
questo
di
comune
con
quelle
del
tipo
ora
esaminato
,
che
esse
sono
applicabili
a
rappresentare
,
oltre
che
il
processo
di
deduzione
,
anche
quello
di
definizione
.
Questo
è
infatti
spesso
caratterizzato
anche
come
consistente
nel
risalire
dalle
intuizioni
particolari
ai
concetti
più
generali
sotto
i
quali
esse
rientrano
.
Di
questa
ultima
immagine
non
è
che
una
variante
quella
rappresentata
dal
cosidetto
albero
di
Porfirio
,
nel
quale
le
successive
diramazioni
,
che
si
staccano
dal
tronco
,
rappresentano
le
nozioni
sempre
più
determinate
che
si
ottengono
introducendo
gradualmente
,
nella
classe
più
generale
e
comprensiva
possibile
,
quella
cioè
delle
cose
esistenti
,
un
numero
sempre
più
grande
di
specificazioni
e
qualificazioni
,
finché
si
arrivi
alle
nozioni
corrispondenti
ai
singoli
individui
o
a
dati
fatti
particolari
.
Un
inconveniente
non
trascurabile
che
sorge
da
questo
doppio
impiego
delle
metafore
dei
due
ultimi
gruppi
sopra
considerati
,
dal
fatto
cioè
che
esse
servono
,
nello
stesso
tempo
,
a
esprimere
le
relazioni
tra
le
premesse
e
le
conclusioni
e
quelle
tra
una
nozione
e
le
altre
più
generali
che
vi
sono
comprese
,
sta
in
ciò
,
che
esse
vengono
in
tal
modo
a
favorire
l
idea
che
il
dedurre
sia
un
passare
dal
generale
al
particolare
,
e
a
far
riguardare
la
maggior
generalità
delle
premesse
di
fronte
alle
conclusioni
come
una
caratteristica
essenziale
del
ragionamento
deduttivo
.
È
difficile
spiegare
per
quale
altra
via
questo
modo
di
concepire
la
deduzione
possa
avere
acquistato
favore
quando
si
pensa
alla
frequenza
con
la
quale
i
processi
dimostrativi
in
cui
avviene
precisamente
il
contrario
(
nei
quali
cioè
le
conclusioni
comprendono
alcune
delle
premesse
come
casi
particolari
)
si
presentino
nella
scienza
deduttiva
per
eccellenza
,
la
matematica
(
il
campo
stesso
della
logica
pura
ne
offre
esempi
tipici
,
come
è
stato
recentemente
rilevato
dal
Couturat
,
Congrès
de
Genève
)
.
Per
quanto
tuttavia
riguarda
le
immagini
che
rappresentano
la
deduzione
come
un
ascendere
ai
principi
,
il
suddetto
inconveniente
è
largamente
compensato
dalla
corrispondenza
che
esse
stabiliscono
tra
la
condizione
di
chi
si
colloca
al
punto
di
vista
dei
principi
generali
,
e
quella
di
chi
,
osservando
un
panorama
da
un
altura
,
è
in
grado
di
riconoscere
con
un
solo
sguardo
,
fra
le
varie
parti
e
regioni
che
gli
stanno
davanti
,
delle
relazioni
che
sfuggirebbero
,
o
non
potrebbero
esser
rilevate
che
con
molta
fatica
,
da
chi
si
trovasse
più
basso
.
Un
concetto
analogo
è
anche
espresso
dalle
frasi
che
caratterizzano
il
processo
di
dimostrazione
,
o
di
spiegazione
,
come
un
processo
di
rischiaramento
(
Erklärung
)
,
in
quanto
anche
la
presenza
della
luce
ha
l
effetto
di
render
possibile
ad
un
tratto
il
riconoscimento
delle
posizioni
rispettive
degli
oggetti
illuminati
,
posizioni
che
in
mancanza
di
essa
non
potrebbero
essere
determinate
che
con
l
assoggettarsi
agli
urti
e
alle
collisioni
accompagnanti
inevitabilmente
i
tentativi
di
mettersi
successivamente
in
contatto
con
ciascuno
di
essi
.
Di
fronte
a
quest
ultima
metafora
,
tuttavia
,
quella
prima
considerata
del
salire
presenta
il
vantaggio
di
suggerire
,
oltre
al
concetto
di
vedere
,
anche
quello
del
comandare
e
del
potere
,
come
quando
si
parla
di
alture
dalle
quali
si
domina
una
data
regione
(
a
commanding
view
)
.
StampaPeriodica ,
La
società
umana
o
meglio
le
società
umane
,
perché
l
'
umanità
non
può
certo
essere
considerata
,
se
non
in
via
utopistica
,
come
una
collettività
unica
,
mentre
in
fatto
essa
vive
in
famiglie
diverse
,
di
popoli
e
nazioni
,
aventi
ciascuna
una
personalità
propria
guardata
nelle
sue
origini
,
nel
suo
sviluppo
storico
,
nei
suoi
ordinamenti
essenziali
e
definitivi
,
presenta
due
aspetti
contemporanei
e
concomitanti
,
ma
che
non
possono
confondersi
l
'
uno
coll
'
altro
,
in
quanto
,
se
è
vero
che
si
sovrappongono
,
è
vero
anche
che
essi
rispondono
a
due
distinte
fasi
della
evoluzione
sociale
e
a
due
diversi
bisogni
della
vita
collettiva
;
e
questi
due
aspetti
possono
definirsi
l
'
uno
civile
l
'
altro
politico
;
abbiamo
cioè
la
società
(
o
le
società
per
il
detto
sopra
)
civile
e
la
società
politica
,
che
è
quanto
dire
l
'
organamento
rivolto
ai
fini
della
elevazione
individuale
e
famigliare
,
e
l
'
organamento
diretto
a
regolare
la
convivenza
degli
individui
e
delle
famiglie
fra
loro
e
la
loro
difesa
interna
ed
esterna
.
La
difficoltà
di
questa
classificazione
che
logicamente
non
può
non
essere
accolta
come
base
di
un
razionale
sistema
di
sociologia
nasce
da
ciò
,
che
essa
prende
la
sua
nomenclatura
da
parole
che
hanno
lo
stesso
significato
originario
,
e
che
contempla
sotto
due
forme
una
stessa
entità
collettiva
,
mentre
ambedue
le
forme
hanno
il
medesimo
oggetto
,
o
meglio
un
oggetto
che
il
linguaggio
comune
suole
indicare
colla
stessa
parola
.
Infatti
civile
deriva
da
civitas
,
e
politico
da
pòlis
;
le
quali
due
parole
,
una
latina
e
l
'
altra
greca
,
significano
la
stessa
cosa
,
significano
cioè
l
'
aggregazione
di
individui
e
di
famiglie
in
una
società
retta
da
costumi
e
da
leggi
comuni
:
la
civitas
e
la
pòlis
poi
,
la
società
civile
e
la
società
politica
tendono
ugualmente
a
procurare
quello
stato
di
benessere
morale
e
materiale
che
si
definisce
la
civiltà
.
Ma
per
la
praticità
delle
trattazioni
e
delle
discussioni
bisogna
pur
dare
alle
parole
un
valore
convenzionale
prescindendo
dai
richiami
etimologici
:
è
del
resto
naturale
che
pochissime
parole
siano
bastate
nei
primi
stadii
della
vita
collettiva
a
designare
una
quantità
di
fatti
,
di
idee
,
di
rapporti
,
che
poi
,
attraverso
l
'
elaborazione
letteraria
e
dottrinale
,
si
sono
differenziati
,
ed
hanno
formato
materia
di
diversi
capitoli
della
scienza
sociologica
,
anzi
perfino
di
diverse
scienze
.
Comunque
per
le
poche
cose
che
vogliamo
dire
in
questo
articolo
allo
scopo
di
fissare
,
o
meglio
di
richiamare
,
principii
che
nell
'
ora
attuale
,
in
Italia
e
fuori
d
'
Italia
,
ci
sembrano
più
che
mai
obliterati
o
malamente
intesi
,
noi
siamo
indotti
a
considerare
,
almeno
per
un
momento
,
separati
i
due
aspetti
civile
e
politico
delle
società
umane
,
assegnando
loro
come
campo
di
efficienza
rispettivamente
l
'
individuo
e
la
famiglia
alla
società
civile
,
la
nazione
alla
società
politica
,
la
quale
prende
praticamente
nome
di
Stato
.
È
superfluo
avvertire
che
questa
considerazione
separata
è
puramente
dialettica
,
e
che
essa
non
intende
fare
delle
due
società
dei
compartimenti
stagni
,
non
comunicanti
fra
di
loro
;
dicemmo
anzi
già
che
tanto
comunicano
che
si
sovrappongono
,
e
ciò
per
la
elementare
ragione
che
lo
Stato
è
la
somma
degli
individui
e
delle
famiglie
e
che
gli
individui
e
le
famiglie
vivono
nello
Stato
,
al
quale
come
danno
tributo
e
sangue
occorrendo
,
così
chiedono
tutela
e
difesa
.
Ciò
premesso
pare
a
noi
potersi
e
doversi
affermare
che
la
società
civile
poggia
su
due
cardini
che
non
sono
quelli
sui
quali
poggia
la
società
politica
;
affermazione
che
non
è
trascurabile
in
quanto
conduce
a
precisare
ed
a
chiarire
molte
difficoltà
che
gli
studiosi
di
sociologia
,
a
seconda
delle
scuole
a
cui
appartengono
,
incontrano
sul
loro
cammino
.
I
cardini
della
società
civile
sono
la
religione
e
l
'
istruzione
:
almeno
noi
teniamo
che
la
religione
e
la
istruzione
debbano
essere
i
cardini
della
società
civile
.
Noi
infatti
siamo
convinti
che
(
a
parte
casi
individuali
)
nessun
uomo
possa
avere
quel
tanto
di
moralità
indispensabile
a
fare
di
lui
un
galantuomo
,
a
renderlo
padrone
dei
suoi
istinti
inferiori
e
delle
sue
passioni
,
all
'
infuori
di
una
nozione
sistematica
di
ciò
che
chiamasi
religione
;
vale
a
dire
all
'
infuori
dei
postulati
circa
l
'
esistenza
di
un
Dio
creatore
,
legislatore
e
giudice
,
e
di
una
vita
oltremondana
in
cui
ci
sarà
premio
o
castigo
a
seconda
delle
opere
compiute
;
non
solo
;
ma
siamo
pure
convinti
che
nessuna
religione
possa
esistere
senza
un
culto
,
e
nessun
culto
senza
una
chiesa
,
e
nessuna
chiesa
senza
una
gerarchia
:
conseguentemente
per
noi
l
'
uomo
areligioso
astrattamente
considerato
non
è
uomo
civile
,
perché
sarà
necessariamente
uomo
amorale
,
vale
a
dire
svincolato
da
leggi
che
non
corrispondano
al
suo
egoismo
.
Discorso
identico
s
'
ha
da
fare
per
la
famiglia
:
essa
è
tutto
un
complesso
di
obbligazioni
,
di
doveri
,
di
affetti
,
di
sacrifici
,
di
interessi
che
importano
la
necessità
di
un
governo
domestico
,
di
una
autorità
regolatrice
,
ma
che
sopratutto
importano
una
coscienza
;
e
soltanto
nella
religione
questa
coscienza
può
attingere
la
ragione
d
'
essere
come
soltanto
la
religione
può
imporre
le
sanzioni
atte
a
guidarla
e
a
dominarla
.
Ma
l
'
uomo
civile
non
ha
soltanto
bisogno
di
essere
religioso
:
ha
bisogno
anche
,
nei
successivi
stadii
del
suo
sviluppo
,
di
essere
istruito
,
di
conoscere
cioè
il
mondo
dei
fenomeni
e
le
leggi
della
natura
,
di
esplicare
le
proprie
attitudini
estetiche
,
di
applicare
alla
ricerca
del
vero
e
del
bello
le
proprie
energie
intellettuali
,
di
comunicare
coi
suoi
simili
;
ecco
perché
,
secondo
noi
,
il
dovere
della
istruzione
precede
ed
eccede
l
'
organizzazione
politica
,
come
il
diritto
d
'
insegnare
precede
ed
eccede
l
'
azione
dello
Stato
:
lo
Stato
non
ha
di
fronte
al
problema
della
istruzione
altre
funzioni
che
quelle
di
aiuto
,
di
vigilanza
,
di
integrazione
:
la
scuola
,
al
pari
della
chiesa
,
al
pari
della
casa
,
è
anteriore
intesa
come
tipo
realizzatore
di
un
bisogno
della
civiltà
agli
istituti
in
cui
si
incarna
la
potestà
più
propriamente
politica
,
perché
la
scuola
corrisponde
ad
un
bisogno
che
interessa
la
vita
umana
in
uno
stadio
che
precorre
ideologicamente
se
non
storicamente
il
formarsi
e
l
'
organizzarsi
dello
Stato
.
Altri
sono
i
cardini
della
società
politica
;
parliamo
,
si
capisce
,
di
una
società
politica
(
come
già
prima
di
una
società
civile
)
rispondente
ad
un
grado
di
progresso
sociale
avanzato
.
E
diremmo
che
tali
cardini
debbano
essere
stabiliti
nel
soddisfacimento
dei
due
maggiori
bisogni
che
l
'
uomo
politicamente
ordinato
non
può
fare
a
meno
di
sentire
quando
non
li
sentisse
si
dovrebbe
considerarlo
inferiore
o
regredito
nella
sua
sensibilità
politica
e
sente
infatti
,
perfino
talora
esagerando
e
seguendo
traccie
fallaci
per
raggiungerli
:
vogliam
dire
la
libertà
e
la
giustizia
.
Libertà
:
vale
a
dire
parificazione
di
tutti
i
cittadini
nel
diritto
di
far
prevalere
,
attraverso
le
forme
e
per
le
vie
legali
,
i
propri
criterii
circa
la
gestione
della
cosa
pubblica
;
autorità
dei
governanti
fondata
sul
consenso
spontaneo
e
razionale
della
maggioranza
dei
cittadini
nell
'
orbita
dei
postulati
essenziali
alla
conservazione
dell
'
ordine
sociale
,
giuridico
ed
economico
;
potere
esecutivo
distinto
dal
potere
legislativo
;
un
solo
esercito
a
servizio
della
nazione
;
indipendenza
dello
Stato
dai
partiti
;
funzione
moderatrice
della
corona
a
difesa
della
costituzione
contro
gli
arbitrii
o
le
debolezze
del
potere
esecutivo
,
contro
le
esorbitanze
del
potere
legislativo
,
contro
ogni
sopraffazione
di
partiti
o
di
classi
.
Giustizia
:
vale
a
dire
applicazione
imparziale
e
sollecita
delle
leggi
a
tutela
delle
ragioni
private
,
a
repressione
dei
reati
,
a
garanzia
della
probità
nella
amministrazione
pubblica
;
applicazione
fatta
da
organi
inaccessibili
alle
pressioni
dei
politicanti
,
delle
sette
,
delle
fazioni
.
Effettivamente
senza
libertà
e
senza
giustizia
nessun
ordinamento
politico
può
accettarsi
per
buono
e
per
degno
di
esseri
intelligenti
,
se
anche
accada
talvolta
che
momentanee
contingenze
storiche
giustifichino
regimi
o
dominii
di
fatto
fondati
sulla
costrizione
violenta
delle
volontà
e
sul
disconoscimento
,
o
sulla
mancata
tutela
,
dei
diritti
individuali
o
sociali
.
Strane
confusioni
si
sono
vedute
spesso
nella
storia
dei
popoli
,
in
periodi
susseguiti
a
grandi
sommovimenti
,
o
militari
od
economici
,
o
ad
opera
di
personalità
dominatrici
comparse
sulla
scena
politica
;
e
in
sensi
opposti
,
si
badi
bene
;
perché
l
'
antitesi
della
libertà
e
della
giustizia
non
sono
soltanto
la
teocrazia
o
la
monarchia
assoluta
o
l
'
oligarchia
,
la
Bastiglia
e
le
lettres
de
cachet
,
ma
sono
pure
le
demagogie
e
le
dittature
proletarie
,
i
tribunali
straordinari
rivoluzionarii
e
i
Comitati
di
salute
pubblica
.
Importa
perciò
che
i
migliori
cittadini
considerino
come
l
'
ottimo
fra
i
governi
,
quello
il
quale
mantenga
libera
la
religione
,
libera
l
'
istruzione
,
libera
la
stampa
,
liberi
i
comizi
elettorali
,
indipendente
la
magistratura
,
uguale
la
legge
per
tutti
,
e
non
consenta
a
nessun
partito
la
sopraffazione
armata
o
non
armata
,
ma
tutti
obblighi
a
rispettare
le
leggi
dello
Stato
deliberate
o
consentite
dalle
rappresentanze
popolari
costituzionalmente
formate
.
Senza
libertà
e
senza
giustizia
cioè
senza
leggi
oneste
onestamente
applicate
la
vita
politica
non
vale
la
pena
di
essere
vissuta
;
e
le
nazioni
non
possono
sperare
sorti
tranquille
e
prospere
,
perché
ripetiamolo
alla
società
politica
la
libertà
e
la
giustizia
sono
essenziali
,
come
sono
essenziali
alla
società
civile
la
religione
e
l
'
istruzione
,
e
agli
individui
l
'
aria
e
la
luce
.
StampaPeriodica ,
Tre
,
quattro
,
cinque
argomenti
che
,
per
la
qualità
degli
individui
e
per
la
importanza
che
mi
pareva
avessero
le
cose
,
io
sottoposi
questa
mattina
all
'
esame
e
alla
virtù
condensatrice
del
dottor
Paulo
Post
,
furono
accolti
da
una
alzata
di
spalle
appena
appena
sdegnosa
e
da
un
sorriso
di
compatimento
,
che
voleva
dire
:
Ma
che
!
Lei
ci
crede
?
Il
dubbio
,
o
piuttosto
,
il
timore
ch
'
io
(
come
veleno
che
sta
in
ogni
coda
)
espressi
nella
fine
del
mio
articolo
precedente
,
che
cioè
molti
eroi
dei
giorni
nostri
e
molte
questioni
e
politiche
e
sociali
e
letterarie
,
che
oggi
tanto
ci
appassionano
e
a
cui
diamo
tanto
peso
e
tanto
valore
,
sottoposti
al
cannocchiale
rivoltato
del
mio
dottore
,
non
sarebbero
più
veduti
,
si
avverava
purtroppo
.
Ma
come
!
mi
provai
a
protestare
.
È
mai
possibile
che
siano
davvero
come
nulla
uomini
di
tanto
bella
reputazione
,
dottor
mio
?
Ci
pensi
un
po
'
!
Si
sforzi
di
vederli
...
Il
dottor
Paulo
Post
chiuse
gli
occhi
,
a
questa
mia
esortazione
;
chinò
il
capo
sul
petto
,
e
si
mise
a
recitare
a
lento
,
con
una
voce
che
pareva
arrivasse
da
lontano
:
Fu
don
Valeriano
Castiglione
uomo
celeberrimo
;
esaltato
a
gara
dai
più
grandi
letterati
;
conteso
dai
più
grandi
personaggi
del
suo
tempo
.
E
di
magnifiche
lodi
lo
onorò
papa
Urbano
VIII
;
e
il
cardinal
Borghese
e
il
viceré
di
Napoli
,
don
Pietro
di
Toledo
,
lo
sollecitarono
a
descrivere
,
il
primo
i
fatti
del
pontefice
Paolo
V
,
l
'
altro
le
guerre
del
re
cattolico
in
Italia
;
e
l
'
uno
e
l
'
altro
invano
.
Fu
da
Luigi
XIII
,
re
di
Francia
,
per
suggerimento
del
cardinal
di
Richelieu
,
nominato
suo
istoriografo
;
e
nominato
istoriografo
eziandio
fu
da
Carlo
Emanuele
duca
di
Savoja
.
In
lode
di
lui
,
per
tralasciare
altre
gloriose
testimonianze
,
la
duchessa
Cristina
,
figlia
del
cristianissimo
re
Enrico
IV
,
poté
in
un
diploma
,
con
molti
altri
titoli
,
annoverare
«
la
certezza
della
fama
ch
'
egli
ottiene
in
Italia
,
di
primo
scrittore
de
'
nostri
tempi
»
.
Il
dottor
Paulo
Post
,
recitato
questo
passo
,
aprì
gli
occhi
,
alzò
il
capo
,
e
mi
disse
:
Veda
,
veda
così
nella
storia
,
caro
signore
,
i
suoi
letterati
d
'
oggi
di
più
bella
reputazione
:
Gabriele
d
'
Annunzio
,
poniamo
;
e
mi
sappia
dire
se
,
volendo
così
glorificarlo
,
per
la
certezza
della
fama
ch
'
egli
ottiene
in
Italia
,
di
primo
scrittore
de
'
nostri
tempi
,
non
possa
avvenire
che
da
qui
a
tre
secoli
si
debba
per
avventura
rider
di
lui
,
così
come
noi
oggi
ridiamo
del
celeberrimo
don
Valeriano
Castiglione
,
ornamento
e
splendore
della
biblioteca
dell
'
impareggiabile
don
Ferrante
manzoniano
.
Lei
rimanga
qui
e
lo
veda
là
,
il
suo
D
'
Annunzio
.
Nel
seicento
?
Tre
secoli
indietro
.
Io
lo
vedo
là
,
e
tuttavia
come
se
questi
tre
secoli
per
lui
non
fossero
di
già
passati
.
In
somma
,
presente
e
nel
seicento
.
Guardi
bene
,
caro
signore
,
perché
è
qui
la
vera
essenza
della
mia
filosofia
.
Lo
vede
?
Davanti
a
lei
,
e
accanto
a
don
Valeriano
Castiglione
.
E
ora
non
le
sembra
che
sia
per
lo
meno
prudente
non
tenerlo
in
quel
conto
,
in
cui
don
Ferrante
teneva
il
Castiglione
ai
suoi
giorni
?
Sarà
così
,
diss
'
io
.
Lasciamo
stare
il
D
'
Annunzio
.
Volentieri
io
vedrei
da
lontano
,
caro
dottore
,
qualcuna
delle
più
vive
questioni
sociali
del
momento
.
Per
esempio
,
il
feminismo
.
Mi
aspettavo
un
'
altra
alzata
di
spalle
appena
appena
sdegnosa
,
un
altro
sorriso
di
compatimento
.
Invece
,
il
dottor
Paulo
Post
con
una
certa
inquietudine
volse
il
capo
indietro
,
dal
vecchio
seggiolone
di
cuojo
in
cui
stava
sprofondato
innanzi
a
me
,
presso
la
finestra
dello
studio
,
e
chiamò
:
Pietra
!
Una
voce
gutturale
,
maschile
,
rispose
con
mio
grande
stupore
dal
fondo
dello
studio
,
ove
tra
scaffali
pieni
zeppi
di
libri
troneggiava
una
mastodontica
scrivania
sovraccarica
anch
'
essa
tutt
'
intorno
di
libri
e
di
carta
ammucchiata
.
Parla
pure
,
papà
disse
quella
voce
.
Non
sospettavo
nello
studio
la
presenza
di
un
altro
essere
vivente
.
Mia
figlia
,
la
seconda
,
mi
spiegò
il
dottore
.
Attende
da
alcuni
giorni
a
riordinare
il
mio
schedario
.
Non
vorrei
parlare
innanzi
a
lei
su
l
'
argomento
ch
'
ella
mi
propone
.
Feminista
?
domandai
io
con
una
certa
grazia
timida
e
confusa
.
Sissignore
!
mi
rispose
con
fermezza
,
balzando
da
tutta
quella
babilonia
di
libri
e
di
carta
,
una
testa
rossa
,
arruffata
,
con
gli
occhiali
a
staffa
,
che
le
ingrandivano
enormemente
e
confusamente
gli
occhi
.
Restai
un
po
'
sbigottito
.
La
testa
scomparve
subito
,
per
fortuna
,
dietro
i
libri
;
e
di
là
,
come
da
sotterra
,
la
voce
gutturale
,
maschile
,
ripeté
:
Parla
pure
,
papà
:
non
ti
sento
.
Ecco
,
disse
allora
il
dottor
Paulo
Post
è
una
faccenda
,
questa
,
un
po
'
complicata
.
Il
feminismo
è
,
al
pari
di
tante
e
tant
'
altre
cose
,
una
costruzione
ideale
dei
nostri
giorni
.
Prendiamo
,
caro
signore
,
una
vescica
e
riempiamola
di
vento
.
Abbiamo
un
bel
palloncino
.
Diamogli
un
po
'
di
filo
,
e
lasciamolo
lì
per
aria
,
così
gonfio
,
un
giorno
.
Il
giorno
dopo
,
lo
troveremo
un
po
'
meno
gonfio
,
e
via
via
ancor
meno
dopo
il
secondo
,
dopo
il
terzo
,
dopo
il
quarto
giorno
.
Il
filo
s
'
allenta
sempre
più
e
il
palloncino
,
via
via
più
piccolo
e
più
raggrinzito
,
s
'
abbassa
,
finché
casca
giù
,
di
nuovo
vescica
sgonfiata
.
Questa
vescica
,
che
diviene
palloncino
e
poi
pellacchia
di
nuovo
,
non
è
però
soltanto
il
feminismo
,
signor
mio
!
È
la
sorte
di
tutte
le
composizioni
ideali
.
Si
reggono
,
stanno
in
aria
,
finché
son
piene
di
vento
,
cioè
del
sentimento
nostro
.
Man
mano
,
col
tempo
,
questo
sentimento
,
di
cui
noi
le
abbiamo
riempite
,
vien
meno
,
sfuma
.
La
storia
è
piena
di
tutti
questi
palloncini
sgonfiati
,
che
lei
può
magari
rigonfiare
con
l
'
arte
soffiandovi
dentro
il
suo
sentimento
,
cioè
un
altro
po
'
di
vento
con
cui
le
donne
hanno
riempito
questo
loro
palloncino
del
feminismo
.
Pietra
!
chiamò
di
nuovo
,
a
questo
punto
,
il
dottor
Paulo
Post
.
Oh
Dio
,
papà
smaniò
dietro
la
scrivania
la
figliuola
.
Ti
ho
detto
,
parla
pure
,
non
ti
sento
!
E
va
bene
!
Allora
riprese
il
dottore
vediamo
se
questo
vento
è
sbuffo
di
stizza
,
vapor
di
testa
o
respiro
di
buon
senso
.
La
vita
è
oggi
,
si
sa
,
difficilissima
.
Tutto
è
caro
!
Ogni
professione
,
ogni
impiego
offre
guadagni
mediocri
e
insufficienti
.
Ora
le
donne
,
signor
mio
,
han
compreso
bene
,
poverine
,
la
ragione
per
cui
diventa
loro
di
giorno
in
giorno
più
difficile
il
trovar
marito
.
Il
veder
frustrata
,
intanto
,
la
loro
naturale
inclinazione
(
perché
come
l
'
uomo
desidera
la
donna
,
la
donna
desidera
l
'
uomo
,
per
quanto
spesso
apertamente
non
lo
possa
o
non
lo
voglia
dire
)
,
il
dover
soffocare
il
loro
bisogno
istintivo
,
le
ha
un
po
esasperate
e
le
fa
un
po
'
farneticare
.
Ma
tutta
questa
loro
rivolta
ideale
contro
i
così
detti
pregiudizii
sociali
,
tutte
queste
loro
prediche
fervorose
per
la
così
detta
emancipazione
della
donna
,
che
altro
sono
in
fondo
se
non
una
sdegnosa
mascherata
del
bisogno
fisiologico
,
che
si
muove
sotto
?
Le
donne
vogliono
lavorare
per
trovar
marito
,
signor
mio
.
È
un
rimedio
,
questo
,
suggerito
dal
loro
naturale
buon
senso
.
Ma
,
ahimè
,
il
buon
senso
,
il
buon
senso
è
nemico
della
poesia
!
E
anche
questo
capiscono
le
donne
:
capiscono
cioè
che
una
donna
,
la
quale
lavori
come
un
uomo
,
fra
uomini
,
fuori
di
casa
,
non
è
più
considerata
dalla
maggioranza
come
l
'
ideale
delle
mogli
,
e
si
ribellano
contro
a
questo
modo
di
considerare
,
che
frustra
il
loro
rimedio
,
e
lo
chiamano
pregiudizio
.
Ecco
il
loro
torto
,
in
fondo
in
fondo
scusabile
però
.
Supporre
che
la
donna
,
praticando
continuamente
con
gli
uomini
alla
fine
si
debba
immascolinar
troppo
;
prevedere
che
la
casa
,
senza
più
le
cure
assidue
,
intelligenti
,
amorose
della
donna
debba
perdere
quella
poesia
intima
e
cara
,
che
è
la
maggiore
attrattiva
del
matrimonio
per
l
'
uomo
;
supporre
che
la
donna
,
cooperando
anch
'
essa
col
proprio
guadagno
al
mantenimento
della
casa
,
non
debba
aver
più
per
l
'
uomo
quella
devozione
e
quel
rispetto
,
di
cui
tanto
essa
si
compiace
:
non
sono
pregiudizii
;
sono
tristi
necessità
per
cui
la
composizione
ideale
del
feminismo
si
scompone
e
si
scioglie
nella
questione
più
vasta
delle
tristissime
condizioni
economiche
e
sociali
dei
giorni
nostri
.
Si
scioglie
,
senza
lasciar
residui
,
signor
mio
,
creda
pure
.
Soltanto
,
quel
po
'
di
pellacchia
sgonfiata
...
Vorrei
io
dissi
piano
,
in
un
orecchio
al
dottore
,
prima
d
'
alzarmi
per
tòr
commiato
vorrei
ora
sentir
come
la
vede
la
signorina
sua
figliuola
...
Caro
signore
mi
rispose
aprendo
le
braccia
,
il
dottor
Paulo
Post
.
Le
donne
non
possono
veder
da
lontano
questa
questione
.
O
potrebbero
a
un
solo
patto
:
che
avessero
cioè
il
marito
vicino
,
mi
spiego
?
Io
scappo
ancora
.
StampaPeriodica ,
Non
abbiamo
voluto
finora
interloquire
nella
polemica
suscitata
dall
'
onesto
e
brillante
Mikros
direttore
della
«
Unità
Cattolica
»
a
proposito
della
liceità
di
un
accordo
elettorale
fra
cattolici
e
socialisti
,
per
due
ragioni
;
in
primis
perché
ci
pare
ormai
molto
lontano
l
'
evento
di
elezioni
generali
in
Italia
,
e
molto
improbabile
che
se
l
'
evento
si
verificasse
ciò
avvenga
in
condizioni
tali
da
permettere
libertà
di
movimenti
ai
partiti
di
opposizione
,
e
quindi
sicurezza
per
essi
di
parteciparvi
;
in
secondo
luogo
perché
una
lunga
esperienza
ci
dimostra
nulla
esservi
di
più
vacuo
che
certe
dissertazioni
cosiddette
morali
o
religiose
quando
coprono
più
o
meno
velatamente
semplici
opportunità
politiche
:
noi
siamo
abbastanza
vecchi
per
ricordare
i
tempi
in
cui
taluni
teologi
,
del
giornalismo
e
della
cattedra
,
dichiaravano
peccato
il
liberalismo
(
parecchi
conservano
ancora
il
famoso
opuscolo
del
padre
Sardà
tradotto
e
diffuso
anche
in
Italia
e
dichiarato
il
non
plus
ultra
dell
'
ortodossia
,
la
norma
perenne
e
indeclinabile
)
;
i
tempi
in
cui
conseguentemente
si
escludeva
che
un
cattolico
potesse
dar
il
voto
a
un
liberale
,
perché
sarebbe
stato
stile
dell
'
epoca
una
specie
di
conventus
fra
Cristo
e
Belial
:
ebbene
,
sanno
tutti
che
le
cose
mutarono
in
pochi
anni
talmente
,
che
ben
presto
l
'
appoggio
elettorale
dei
cattolici
ai
liberali
non
solo
moderati
ma
di
sinistra
,
divenne
la
regola
contro
i
socialisti
;
e
fu
gran
fatica
per
taluni
veggenti
,
trattati
da
principio
come
ribelli
,
il
porre
un
freno
a
questa
corsa
della
paura
,
ammonendo
che
se
era
giustissimo
stringere
alleanze
per
difendersi
da
un
pericolo
minacciante
,
occorreva
però
farlo
con
dignità
e
con
profitto
,
valorizzando
cioè
le
proprie
forze
attraverso
una
organizzazione
autonoma
e
una
rappresentanza
diretta
;
sono
questi
ribelli
che
salvarono
l
'
azione
pubblica
dei
cattolici
dal
naufragio
,
e
che
resero
possibile
,
a
giorni
maturi
,
il
Partito
popolare
.
E
state
sicuri
giovani
amici
,
che
se
camperete
una
ventina
d
'
anni
,
sentirete
coloro
stessi
i
quali
oggi
si
fanno
il
segno
della
croce
,
e
gridano
allo
scandalo
,
di
fronte
alla
ipotesi
che
,
per
difendere
la
libertà
in
Italia
i
popolari
in
taluni
collegi
debbano
ricevere
voti
da
elettori
socialisti
e
in
altri
darne
a
candidati
idem
predicare
magari
il
dovere
di
appoggiare
i
socialisti
per
stornare
il
trionfo
dei
comunisti
.
Tutto
ciò
diciamo
,
non
per
cavarne
una
conclusione
,
ma
per
spiegare
il
nostro
scetticismo
circa
l
'
efficacia
di
dibattiti
sul
tema
in
questione
condotti
sub
specie
aeternitatis
,
mentre
si
tratta
sempre
di
problemi
da
esaminarsi
in
ordine
alle
contingenze
storiche
.
Però
,
poiché
si
insiste
da
varii
amici
a
chiederci
un
pensiero
preciso
sul
punto
accreditato
da
Mikros
,
e
cioè
sulla
tesi
che
,
quando
fosse
l
'
ora
,
spetterà
alla
Azione
cattolica
,
cioè
alla
organizzazione
ufficiale
guidata
e
ispirata
dalla
Santa
Sede
,
il
dirci
come
e
per
chi
e
contro
chi
dovremo
votare
(
si
capisce
che
una
simile
trovata
non
si
oserebbe
neppure
immaginarla
se
fossero
in
gioco
non
i
cattolici
d
'
Italia
,
ma
quelli
di
una
qualunque
altra
nazione
!
)
superando
il
nostro
scetticismo
ci
proveremo
a
formulare
,
brevemente
come
è
nostro
uso
,
alcune
proposizioni
,
così
,
per
comodo
dialettico
;
e
naturalmente
senza
la
minima
pretesa
di
dettar
legge
,
e
neppure
di
far
da
maestri
a
nessuno
.
Dunque
:
I
.
La
morale
cattolica
contiene
principi
generali
circa
la
liceità
delle
azioni
umane
che
sono
perfettamente
applicabili
anche
alla
politica
:
tra
questi
principii
ve
ne
sono
due
che
paiono
contraddittorii
,
ma
che
invece
si
completano
a
vicenda
:
il
primo
dice
non
doversi
e
non
potersi
fare
il
male
per
averne
un
bene
;
l
'
altro
dice
doversi
in
presenza
di
due
mali
ugualmente
probabili
contenerci
in
modo
da
evitare
che
sopravvenga
quello
più
grave
.
II
.
I
cattolici
,
come
cittadini
,
sono
liberi
di
apprezzare
il
bene
,
il
male
,
il
maggiore
o
minor
male
,
in
rapporto
alla
visione
e
alla
concezione
che
essi
abbiano
del
pubblico
interesse
in
un
determinato
momento
storico
,
s
'
intende
quando
questo
loro
apprezzamento
non
importi
la
lesione
o
l
'
obliterazione
di
un
principio
assoluto
;
e
liberi
quindi
di
aderire
a
quel
partito
che
meglio
risponda
alle
loro
idee
:
naturalmente
però
saranno
meglio
in
grado
di
influire
e
di
operare
se
si
tengano
stretti
in
un
partito
unico
,
e
adottino
un
unico
programma
concreto
,
una
unica
tattica
caso
per
caso
.
III
.
Nell
'
esercizio
del
voto
politico
o
amministrativo
,
ogni
partito
deve
essere
arbitro
di
decidere
la
propria
condotta
:
è
chiaro
che
un
partito
nel
quale
siano
raccolti
a
preferenza
i
cattolici
terrà
conto
nel
deciderla
anche
di
convenienze
morali
a
cui
altri
partiti
possano
invece
essere
indifferenti
.
Che
se
la
condotta
del
partito
non
tranquillasse
taluni
dei
suoi
aderenti
,
suscitando
i
cosiddetti
casi
di
coscienza
,
ciascuno
provvederà
a
risolverli
colle
norme
volute
dalla
disciplina
e
dalla
prassi
religiosa
.
IV
.
Ove
esistano
organizzazioni
cattoliche
ufficiali
,
se
queste
credessero
di
dover
prendere
posizione
in
competizioni
elettorali
,
sia
pure
sotto
forma
di
proclamazioni
di
principio
,
nessuno
potrebbe
vietare
ai
cattolici
membri
di
qualsiasi
partito
di
scostarsi
dal
partito
stesso
,
per
aderire
alla
Azione
cattolica
;
ma
viceversa
nessuno
potrebbe
imporlo
,
senza
tramutare
la
questione
di
coscienza
personale
in
questione
di
responsabilità
politica
collettiva
.
Non
è
già
che
con
queste
parole
si
affermi
legittimo
il
conflitto
fra
coscienza
e
dovere
religioso
e
coscienza
e
dovere
civile
;
no
:
si
esclude
invece
che
un
tale
conflitto
possa
esistere
come
conflitto
d
'
ordine
pubblico
e
generale
anziché
come
conflitto
puramente
individuale
.
La
conclusione
?
La
conclusione
non
può
essere
che
l
'
applicazione
,
e
l
'
applicazione
non
si
fa
che
ai
casi
concreti
:
la
faremo
dunque
a
suo
tempo
:
oggi
non
sarebbe
che
pericoloso
gioco
d
'
ipotesi
.
StampaPeriodica ,
Il
sindacato
non
è
questa
o
quella
definizione
del
sindacato
:
il
sindacato
diventa
una
determinata
definizione
e
cioè
assume
una
determinata
figura
storica
in
quanto
le
forze
e
la
volontà
operaie
che
lo
costituiscono
gli
imprimono
quell
'
indirizzo
e
pongono
alla
sua
azione
quel
fine
che
sono
affermati
nella
definizione
.
Obiettivamente
il
sindacato
è
la
forma
che
la
merce
-
lavoro
assume
e
sola
può
assumere
in
regime
capitalista
quando
si
organizza
per
dominare
il
mercato
:
questa
forma
è
un
ufficio
costituito
di
funzionari
,
tecnici
(
quando
sono
tecnici
)
dell
'
organizzazione
,
specialisti
(
quando
sono
specialisti
)
nell
'
arte
di
concentrare
e
di
guidare
le
forze
operaie
in
modo
da
stabilire
con
la
potenza
del
capitale
un
equilibrio
vantaggioso
alla
classe
operaia
.
Lo
sviluppo
dell
'
organizzazione
sindacale
è
caratterizzato
da
questi
due
fatti
:
1
)
il
sindacato
abbraccia
una
sempre
maggior
quantità
di
effettivi
operai
,
cioè
incorpora
nella
disciplina
della
sua
forma
una
sempre
maggior
quantità
di
effettivi
operai
;
2
)
il
sindacato
concentra
e
generalizza
la
sua
forma
fino
a
riporre
in
un
ufficio
centrale
il
potere
della
disciplina
e
del
movimento
:
esso
cioè
si
stacca
dalle
masse
che
ha
irregimentato
,
si
pone
fuori
dal
gioco
dei
capricci
,
delle
velleità
delle
volubilità
che
sono
proprie
delle
grandi
masse
tumultuose
.
Così
il
sindacato
diventa
capace
a
contrarre
patti
,
ad
assumersi
impegni
:
così
esso
costringe
l
'
imprenditore
ad
accettare
una
legalità
che
è
condizionata
dalla
fiducia
che
l
'
imprenditore
ha
nella
capacità
del
sindacato
di
ottenere
da
parte
delle
masse
operaie
il
rispetto
degli
obblighi
contratti
.
L
'
avvento
di
una
legalità
industriale
è
stata
una
grande
conquista
della
classe
operaia
,
ma
essa
non
è
l
'
ultima
e
definitiva
conquista
:
la
legalità
industriale
ha
migliorato
le
condizioni
della
vita
materiale
della
classe
operaia
,
ma
essa
non
è
più
che
un
compromesso
,
che
è
stato
necessario
compiere
,
che
sarà
necessario
sopportare
fin
quando
i
rapporti
di
forza
saranno
sfavorevoli
alla
classe
operaia
.
Se
i
funzionari
dell
'
organizzazione
sindacale
considerano
la
legalità
industriale
come
un
compromesso
necessario
,
ma
non
perpetuamente
,
se
essi
rivolgono
tutti
i
mezzi
di
cui
il
sindacato
può
disporre
per
migliorare
i
rapporti
di
forza
in
senso
favorevole
alla
classe
operaia
,
se
essi
svolgono
tutto
il
lavoro
di
preparazione
spirituale
e
materiale
necessario
perché
la
classe
operaia
possa
in
un
momento
determinato
iniziare
un
'
offensiva
vittoriosa
contro
il
capitale
e
sottometterlo
alla
sua
legge
,
allora
il
sindacato
è
uno
strumento
rivoluzionario
,
allora
la
disciplina
sindacale
,
per
quanto
è
rivolta
a
far
rispettare
dagli
operai
la
legalità
industriale
,
è
la
disciplina
rivoluzionaria
.
I
rapporti
che
devono
intercorrere
tra
sindacato
e
Consiglio
di
fabbrica
debbono
essere
considerati
da
questo
punto
di
vista
:
dal
giudizio
che
si
dà
sulla
natura
e
il
valore
della
legalità
industriale
.
Il
Consiglio
è
la
negazione
della
legalità
industriale
,
tende
ad
annientarla
in
ogni
istante
,
tende
incessantemente
a
condurre
la
classe
operaia
alla
conquista
del
potere
industriale
,
a
far
diventare
la
classe
operaia
la
fonte
del
potere
industriale
.
Il
sindacato
è
un
elemento
della
legalità
,
e
deve
proporsi
di
farla
rispettare
dai
suoi
organizzati
.
Il
sindacato
è
responsabile
verso
gli
industriali
,
ma
è
responsabile
verso
i
suoi
organizzati
:
esso
garantisce
la
continuità
del
lavoro
e
del
salario
,
e
cioè
del
pane
e
del
tetto
,
all
'
operaio
e
alla
famiglia
dell
'
operaio
.
Il
Consiglio
tende
,
per
la
sua
spontaneità
rivoluzionaria
,
a
scatenare
in
ogni
momento
la
guerra
delle
classi
;
il
sindacato
,
per
la
sua
forma
burocratica
,
tende
a
non
lasciare
che
la
guerra
di
classe
venga
mai
scatenata
.
I
rapporti
tra
le
due
istituzioni
devono
tendere
a
creare
una
situazione
in
cui
non
avvenga
che
un
impulso
capriccioso
del
Consiglio
determini
un
passo
indietro
della
classe
operaia
,
determini
una
sconfitta
della
classe
operaia
,
una
situazione
cioè
in
cui
il
Consiglio
accetti
e
faccia
propria
la
disciplina
del
sindacato
,
e
a
creare
una
situazione
in
cui
il
carattere
rivoluzionario
del
Consiglio
abbia
un
influsso
sul
sindacato
,
sia
un
reagente
che
dissolva
la
burocrazia
e
il
funzionarismo
sindacale
.
Il
Consiglio
vorrebbe
uscire
,
in
ogni
momento
,
dalla
legalità
industriale
:
il
Consiglio
è
la
massa
,
sfruttata
,
tiranneggiata
,
costretta
al
lavoro
servile
,
e
perciò
tende
a
universalizzare
ogni
ribellione
,
a
dare
valore
e
portata
risolutiva
a
ogni
suo
atto
di
potere
.
Il
sindacato
,
come
ufficio
responsabile
in
solido
della
legalità
,
tende
ad
universalizzare
e
perpetuare
la
legalità
.
I
rapporti
tra
sindacato
e
Consiglio
devono
creare
le
condizioni
in
cui
l
'
uscita
dalla
legalità
,
l
'
offensiva
della
classe
operaia
,
avvenga
quando
la
classe
operaia
ha
quel
minimo
di
preparazione
che
si
ritiene
indispensabile
per
vincere
durevolmente
.
I
rapporti
tra
sindacato
e
Consiglio
non
possono
essere
stabiliti
da
altro
legame
che
non
sia
questo
:
la
maggioranza
o
una
parte
cospicua
degli
elettori
del
Consiglio
sono
organizzati
nel
sindacato
.
Ogni
tentativo
di
legare
con
rapporti
di
dipendenza
gerarchica
i
due
istituti
non
può
condurre
che
all
'
annientamento
di
entrambi
.
Se
la
concezione
che
fa
del
Consiglio
un
mero
strumento
di
lotta
sindacale
si
materializza
in
una
disciplina
burocratica
e
in
una
facoltà
di
controllo
diretto
del
sindacato
sul
Consiglio
,
il
Consiglio
si
isterilisce
come
espansione
rivoluzionaria
,
come
forma
dello
sviluppo
reale
della
rivoluzione
proletaria
che
tende
spontaneamente
a
creare
nuovi
modi
di
produzione
e
di
lavoro
,
nuovi
modi
di
disciplina
,
che
tende
a
creare
la
società
comunista
.
Poiché
il
Consiglio
nasce
indipendentemente
dalla
posizione
che
la
classe
operaia
è
venuta
acquistando
nel
campo
della
produzione
industriale
,
poiché
il
Consiglio
è
una
necessità
storica
della
classe
operaia
,
il
tentativo
di
subordinarlo
gerarchicamente
al
sindacato
determinerebbe
prima
o
poi
un
cozzo
tra
le
due
istituzioni
.
La
forza
del
Consiglio
consiste
nel
fatto
che
esso
aderisce
alla
coscienza
della
massa
operaia
,
è
la
stessa
coscienza
della
massa
operaia
che
vuole
emanciparsi
autonomamente
,
che
vuole
affermare
la
sua
libertà
di
iniziativa
nella
creazione
della
storia
:
tutta
la
massa
partecipa
alla
vita
del
Consiglio
e
sente
di
essere
qualcosa
per
questa
attività
.
Alla
vita
del
sindacato
partecipa
un
numero
strettissimo
di
organizzati
;
la
forza
reale
del
sindacato
è
in
questo
fatto
,
ma
in
questo
fatto
è
anche
una
debolezza
che
può
essere
messa
alla
prova
senza
gravissimi
pericoli
.
Se
d
'
altronde
il
sindacato
poggiasse
direttamente
sui
Consigli
,
non
per
dominarli
,
ma
per
diventarne
la
forma
superiore
,
si
rifletterebbe
nel
sindacato
la
tendenza
propria
dei
Consigli
a
uscire
ogni
istante
dalla
legalità
industriale
,
a
scatenare
in
qualsiasi
momento
l
'
azione
risolutiva
della
guerra
di
classe
.
Il
sindacato
perderebbe
la
sua
capacità
a
contrarre
impegni
,
perderebbe
il
suo
carattere
di
forza
disciplinatrice
e
regolatrice
delle
forze
impulsive
della
classe
operaia
.
Se
gli
organizzati
stabiliscono
nel
sindacato
una
disciplina
rivoluzionaria
,
stabiliscono
una
disciplina
che
appaia
alla
massa
come
una
necessità
per
il
trionfo
della
rivoluzione
operaia
e
non
come
una
servitù
verso
il
capitale
,
questa
disciplina
verrà
indubbiamente
accettata
e
fatta
propria
dal
Consiglio
,
diverrà
la
forma
naturale
dell
'
azione
svolta
dal
Consiglio
.
Se
l
'
ufficio
del
sindacato
diventa
un
organismo
di
preparazione
rivoluzionaria
,
e
tale
appare
alle
masse
per
l
'
azione
che
riesce
a
svolgere
,
per
gli
uomini
che
lo
compongono
,
per
la
propaganda
che
sviluppa
,
allora
il
suo
carattere
concentrato
e
assoluto
sarà
visto
dalle
masse
come
una
maggiore
forza
rivoluzionaria
,
come
una
condizione
in
più
(
e
delle
più
importanti
)
per
il
successo
della
lotta
impegnata
a
fondo
.
Nella
realtà
italiana
,
il
funzionario
sindacale
concepisce
la
legalità
industriale
come
una
perpetuità
.
Egli
troppo
spesso
la
difende
da
un
punto
di
vista
che
è
lo
stesso
punto
di
vista
del
proprietario
.
Egli
vede
solo
caos
e
arbitrio
in
tutto
quanto
succede
tra
la
massa
operaia
:
egli
non
universalizza
l
'
atto
di
ribellione
dell
'
operaio
alla
disciplina
capitalistica
come
ribellione
,
ma
come
materialità
dell
'
atto
che
può
essere
in
sé
e
per
sé
triviale
.
Così
è
avvenuto
che
la
storiella
dell
'
"
impermeabile
del
facchino
"
abbia
avuto
la
stessa
diffusione
e
sia
stata
interpretata
dalla
stupidità
giornalistica
allo
stesso
modo
della
storiella
sulla
"
socializzazione
delle
donne
in
Russia
"
.
In
queste
condizioni
la
disciplina
sindacale
non
può
essere
che
un
servizio
reso
al
capitale
;
in
queste
condizioni
ogni
tentativo
di
subordinare
il
Consiglio
al
sindacato
non
può
essere
giudicato
che
reazionario
.
I
comunisti
,
in
quanto
vogliono
che
l
'
atto
rivoluzionario
sia
,
per
quanto
è
possibile
,
cosciente
e
responsabile
,
vogliono
una
scelta
,
per
quanto
può
essere
una
scelta
,
del
momento
di
scatenare
l
'
offensiva
operaia
rimanga
alla
parte
più
cosciente
e
responsabile
della
classe
operaia
,
a
quella
parte
che
è
organizzata
nel
Partito
socialista
e
che
più
attivamente
partecipa
alla
vita
dell
'
organizzazione
.
Perciò
i
comunisti
non
possono
volere
che
il
sindacato
perda
della
sua
energia
disciplinatrice
e
della
sua
concentrazione
sistematica
.
I
comunisti
,
costituendosi
in
gruppi
organizzati
permanentemente
nei
sindacati
e
nelle
fabbriche
,
devono
trasportare
nei
sindacati
e
nelle
fabbriche
le
loro
concezioni
,
le
tesi
,
la
tattica
della
III
Internazionale
,
devono
influenzare
la
disciplina
sindacale
e
determinare
i
fini
,
devono
influenzare
le
deliberazioni
dei
Consigli
di
fabbrica
e
far
diventare
coscienza
e
creazione
rivoluzionaria
gli
impulsi
alla
ribellione
che
scaturiscono
dalla
situazione
che
il
capitalismo
crea
alla
classe
operaia
.
I
comunisti
del
Partito
hanno
il
maggiore
interesse
,
perché
su
di
essi
pesa
la
maggiore
responsabilità
storica
,
a
suscitare
,
con
la
loro
azione
incessante
,
tra
i
diversi
istituti
della
classe
operaia
,
rapporti
di
compenetrazione
e
di
naturale
indipendenza
che
vivifichino
la
disciplina
e
l
'
organizzazione
con
lo
spirito
rivoluzionario
.
StampaPeriodica ,
Questa
lettera
aperta
che
l
'
on
.
Longinotti
in
data
30
aprile
u.s.
ha
diretto
al
Presidente
della
Giunta
Diocesana
di
Brescia
è
una
protesta
e
una
lezione
insieme
:
e
noi
la
raccogliamo
come
una
delle
poche
libere
voci
che
ancora
nel
campo
cattolico
devastato
dal
filofascismo
in
alto
e
in
basso
è
dato
qualche
volta
di
ascoltare
.
Mi
rivolgo
a
Lei
quale
capo
e
responsabile
dell
'
azione
cattolica
nella
nostra
Diocesi
per
richiamare
la
sua
attenzione
sopra
il
delinearsi
di
una
situazione
che
a
mio
credere
può
tornare
esiziale
alla
compagine
delle
nostre
forze
ed
alla
efficacia
concorde
delle
nostre
svariate
attività
nel
campo
del
bene
.
Io
mi
tengo
sicuro
ch
'
Ella
e
i
suoi
rispettabilissimi
Colleghi
non
vorranno
infliggermi
l
'
umiliazione
di
credere
che
i
miei
attuali
rilievi
e
le
mie
lagnanze
muovano
comunque
,
in
tutto
o
anche
solo
in
minima
parte
,
da
ragioni
o
peggio
ancora
da
risentimenti
personali
;
i
più
cordiali
rapporti
mi
legano
anzi
alle
persone
,
di
taluni
atti
delle
quali
intendo
occuparmi
sol
perché
rivelano
quello
stato
per
me
preoccupante
a
cui
ho
accennato
dapprincipio
.
Non
da
oggi
soltanto
io
ho
dolorosamente
notato
come
anche
nella
nostra
Diocesi
si
andasse
accennando
da
parte
di
molti
tra
gli
esponenti
più
zelanti
dell
'
azione
cattolica
un
contegno
di
distacco
,
di
coperto
e
poi
di
esplicito
sospetto
rasentante
l
'
ostilità
verso
gli
elementi
rappresentativi
del
movimento
politico
e
particolarmente
verso
i
deputati
al
Parlamento
.
A
questo
proposito
mi
preme
ben
chiaramente
avvertire
che
nessun
mandato
ho
chiesto
ai
miei
colleghi
di
parlare
anche
in
nome
loro
e
che
soltanto
mia
è
l
'
iniziativa
del
presente
scritto
.
Le
manifestazioni
esplicite
di
distacco
,
le
evidenti
preoccupazioni
di
evitarci
,
di
fare
a
meno
di
noi
come
di
amici
divenuti
molesti
o
pericolosi
sono
ancora
il
meno
se
è
vero
quel
che
mi
si
afferma
circa
tutta
una
campagna
diffusa
specialmente
tra
i
giovani
e
diretta
a
svalutare
,
quando
non
sia
a
deridere
,
la
nostra
azione
politica
quasi
imputandola
di
traviamento
della
gioventù
ch
'
essa
distoglierebbe
dalle
feconde
e
virtuose
opere
dell
'
azione
spirituale
.
Non
nego
per
trattare
,
come
mi
propongo
,
lo
spinoso
argomento
con
perfetta
equità
che
molto
di
codesto
diffuso
e
per
me
ingiusto
,
offensivo
e
pericoloso
stato
d
'
animo
è
dovuto
a
criteri
che
non
esito
a
definire
disorientanti
i
quali
oltrepassano
la
breve
cerchia
bresciana
e
che
possono
trovare
una
attenuante
solo
nell
'
eccezionale
periodo
che
traversano
in
Italia
gli
spiriti
,
le
situazioni
e
gli
ordinamenti
.
Ma
non
so
di
fronte
a
ciò
dimenticare
che
è
vanto
veramente
non
cancellabile
della
scuola
bresciana
che
nemmeno
in
quest
'
ora
di
ombre
vorrei
vedere
tradita
l
'
aver
saputo
temperare
,
col
buon
senso
,
la
acutezza
e
l
'
operoso
spirito
di
praticità
della
nostra
solida
razza
paesana
,
l
'
applicazione
di
direttive
che
interpretate
da
noi
portarono
il
nostro
movimento
alla
prosperità
che
ci
è
stata
invidiata
,
interpretate
da
altri
in
modo
diverso
od
opposto
si
rivelarono
sterili
spesso
di
successi
e
di
frutti
.
Qui
l
'
on
.
Longinotti
riferisce
alcuni
fatti
particolari
che
non
è
il
caso
per
noi
di
rilevare
;
indi
riprende
:
L
'
eccezionale
,
tragica
condizione
fatta
a
tutti
dall
'
attuale
regime
colle
sue
sopraffazioni
e
le
sue
seduzioni
,
colle
sue
violenze
e
le
sue
blandizie
dal
pugnale
al
Crocefisso
!
colla
persecuzione
veramente
spietata
contro
uomini
e
cose
che
rivelino
un
qualsiasi
sopravvivere
della
nostra
azione
sociale
e
della
nostra
azione
politica
(
il
che
dovrebbe
bastare
da
sé
a
dimostrarne
la
efficacia
e
la
temibilità
)
va
generando
in
moltissimi
amici
uno
strano
processo
di
revisione
nei
riguardi
di
queste
attività
fino
a
ieri
levate
alle
stelle
e
giustamente
ritenute
indispensabili
al
compiuto
raggiungimento
dei
fini
comuni
ed
ancor
oggi
ammirate
senza
riserve
tra
i
più
operosi
ed
evoluti
cattolici
dell
'
estero
.
In
altre
parole
,
l
'
attuale
situazione
,
fatta
di
bastonati
e
di
bastonatori
,
non
soltanto
consiglia
quegli
amici
nostri
a
subire
,
come
tutti
subiamo
,
quale
una
dura
violenza
a
cui
per
ora
non
è
possibile
sottrarsi
,
restrizioni
che
vengono
imposte
alle
nostre
più
sacre
libertà
di
cittadini
e
di
cattolici
,
ma
li
induce
a
dubitare
della
stessa
efficacia
dell
'
azione
sociale
e
dell
'
azione
politica
,
senza
mostrar
di
accorgersi
che
ciò
è
un
pavido
e
cieco
camminare
a
ritroso
di
qualche
decennio
sul
cammino
faticosamente
e
non
inutilmente
percorso
dai
cattolici
italiani
in
genere
e
da
quelli
bresciani
in
particolare
,
e
che
senza
una
vigorosa
azione
sociale
e
una
robusta
azione
politica
tutte
le
altre
forme
d
'
azione
,
anche
quelle
spiritualmente
preminenti
,
possono
venir
compromesse
od
anche
impedite
dalla
iniquità
delle
leggi
e
risolversi
in
vani
conati
di
riscossa
e
di
ricostruzione
facilmente
soffocabili
,
appena
dieno
ombra
,
dalla
onnipotenza
incontrollata
dei
poteri
centrali
.
E
voglio
aggiungere
che
questo
atteggiamento
di
dubbio
,
di
svalutazione
e
spesso
di
avversione
verso
l
'
azione
sociale
e
l
'
azione
politica
è
più
che
mai
irragionevole
a
Brescia
dove
sia
detto
a
comune
giustizia
nessuna
ragione
esse
han
dato
mai
di
lamentare
eccessi
e
inconvenienti
appena
appena
notevoli
.
Attesa
questa
visione
che
ho
della
nostra
attuale
situazione
,
Ella
non
si
meraviglierà
,
Signor
Presidente
,
se
io
mi
domando
quale
via
mi
segnino
la
mia
dignità
e
la
mia
coerenza
;
se
mi
domando
come
mai
il
resistere
ai
violenti
ci
abbia
di
un
colpo
tramutati
,
agli
occhi
di
molti
,
da
modesti
ma
incontaminati
uomini
politici
in
discussi
e
facili
politicanti
;
se
domando
ai
fratelli
benemeriti
della
propaganda
religiosa
qual
sorte
sia
serbata
,
nel
turbine
,
ai
più
ardimentosi
ed
ai
più
oscuri
gregari
della
nostra
flagellata
milizia
politica
,
ben
difficilmente
sceverabili
dalla
nostra
milizia
cattolica
,
ai
quali
si
volge
commossa
la
mia
ammirazione
e
vuol
essere
testimonianza
di
fraterna
solidarietà
questo
povero
scritto
:
se
cioè
debbano
attendersi
anche
a
Brescia
,
come
altrove
,
quando
si
rinnovi
contro
di
loro
una
violenza
,
la
instaurata
distinzione
inumana
e
codarda
tra
le
persone
e
le
cose
dell
'
azione
cattolica
che
si
protesta
debbano
venir
rispettate
ad
ogni
costo
,
e
quelle
dell
'
azione
politica
che
generosamente
si
abbandonano
alla
mercé
della
loro
sola
difesa
e
dell
'
odio
implacato
della
parte
dominante
.
Voglia
dirmi
chiaramente
la
Giunta
Diocesana
di
Brescia
se
ritiene
che
nel
nostro
campo
chi
attende
come
la
violenza
delle
attuali
circostanze
permette
all
'
azione
sociale
ed
all
'
azione
politica
sia
almeno
da
considerarsi
nella
stessa
trincea
di
quelli
che
provvedono
a
tranquille
e
pur
preziose
opere
di
propaganda
specificatamente
religiosa
,
e
questo
pure
serbando
la
giusta
divisione
tra
le
diverse
attività
ma
senza
perdere
di
vista
mai
l
'
unità
dello
spirito
informatore
e
il
fine
comune
la
salvezza
delle
anime
al
raggiungimento
del
quale
le
diverse
attività
cospirano
.
Voglia
dirmi
,
la
Giunta
Diocesana
,
se
ritiene
ugualmente
benemeriti
dell
'
opera
comune
coloro
che
attendono
e
lo
facessero
con
efficace
ardore
e
soprattutto
con
intelligenza
moltiplicati
!
a
educare
,
a
preparare
cristianamente
i
capi
e
le
masse
per
i
cimenti
futuri
,
e
coloro
che
intanto
son
chiamati
ad
affrontare
,
con
le
sole
forze
di
cui
dispongono
,
i
cimenti
presenti
,
perduti
i
quali
anche
il
domani
è
in
buona
parte
perduto
;
se
ritiene
ancora
che
dalla
fraterna
,
aperta
,
leale
,
cordiale
collaborazione
di
tutte
codeste
attività
,
e
soltanto
da
essa
,
possa
nascere
e
svolgersi
un
movimento
completo
,
equilibrato
,
fecondo
e
tale
da
fronteggiare
tutte
le
esigenze
e
tutti
i
pericoli
della
travagliata
epoca
nostra
.
Codesti
gravi
quesiti
,
dolorosamente
palpitanti
di
attualità
,
ho
sentito
il
dovere
di
porli
proprio
io
,
Signor
Presidente
,
ch
'
Ella
conosce
da
trent
'
anni
quale
milite
modesto
ma
fedele
dell
'
azione
cattolica
,
della
cui
funzione
fondamentale
di
formazione
cristiana
delle
anime
,
di
alimentatrice
indispensabile
e
costante
dello
spirito
di
ogni
nostra
milizia
io
non
ho
dubitato
un
istante
,
mai
;
che
solo
invoco
,
per
essa
,
che
al
fiore
della
intelligenza
e
dell
'
apostolato
di
tutti
i
cattolici
italiani
senza
diffidenze
ed
esclusioni
sia
consentito
l
'
altissimo
onore
di
offrire
collaborazione
ardente
e
fraterna
.
E
quei
problemi
preoccupanti
ho
sentito
il
dovere
di
porli
proprio
io
,
non
dimentico
degli
unanimi
osanna
,
tra
i
quali
dal
libero
suffragio
dei
cattolici
apertissimamente
assenziente
la
stessa
autorità
religiosa
fummo
prescelti
a
un
duro
posto
di
avanguardia
per
tutti
e
di
più
alta
responsabilità
,
e
non
colpevole
di
aver
taciuto
mai
al
partito
politico
,
anche
nei
momenti
della
sua
più
ammirata
potenza
,
le
mie
aperte
riserve
circa
eccessive
tolleranze
nei
rapporti
di
taluni
gregari
e
degli
atteggiamenti
che
essi
andavano
assumendo
.
Ma
oggi
,
da
troppe
parti
,
non
si
domanda
fraternamente
al
partito
di
correggere
taluni
errori
in
cui
,
nella
sua
prorompente
giovinezza
può
esser
caduto
,
ma
dimenticando
un
passato
ancora
recente
,
chiudendo
gli
occhi
a
un
domani
che
può
non
esser
lontano
,
appare
consumata
saggezza
mostrare
di
considerarlo
malgrado
il
suo
programma
,
gli
uomini
che
lo
compongono
e
i
conclamanti
servizi
resi
alla
causa
al
livello
degli
altri
partiti
politici
per
ostentare
il
proprio
disinteressamento
per
tutti
;
comodissima
tattica
che
,
tra
l
'
altro
,
può
molto
giovare
a
tener
lontana
la
minacciosa
avversione
di
chi
tiene
il
potere
.
Io
rimango
fedele
,
anche
in
quest
'
ora
,
al
mio
passato
e
alla
mia
promessa
,
io
che
non
ho
risparmiate
le
oneste
critiche
restando
spesse
volte
quasi
solo
tra
il
coro
dei
plaudenti
;
e
chiudo
questo
scritto
accorato
domandando
alla
mia
Giunta
diocesana
con
la
sola
autorità
che
mi
viene
dall
'
esser
padre
di
sei
figli
se
ritiene
che
per
i
nostri
giovani
,
in
quest
'
ora
di
persecuzione
,
oltre
chiamarli
sotto
la
pacifica
tenda
dell
'
azione
religiosa
,
non
sia
spettacolo
altamente
fortificatore
degli
spiriti
quello
che
dà
la
nostra
insidiata
,
sospettata
,
combattuta
azione
politica
la
quale
,
sdegnando
le
facili
ricompense
che
le
verrebbero
prodigate
seguendo
men
aspra
e
men
diritta
via
,
insegna
a
resistere
anche
senza
speranza
umana
quando
la
violenza
vuol
farci
piegare
,
e
non
consente
agli
orpelli
onde
l
'
imperante
regime
cerca
sedurre
ed
asservire
la
Chiesa
,
di
spegnere
la
ribellione
e
la
protesta
che
dinanzi
alla
sanguinante
tirannia
,
allo
strazio
di
ogni
men
discutibile
libertà
cui
è
ridotto
tutto
un
popolo
,
prorompono
irrefrenabili
da
tante
libere
anime
non
ancora
immemori
dei
più
fieri
comandi
del
Cristianesimo
.
StampaPeriodica ,
Ebbene
,
quanto
ciò
durerà
,
sei
mesi
ancora
,
un
anno
forse
?
Ce
ne
sarà
sempre
abbastanza
perché
il
regime
ne
vada
crivellato
.
E
discuteremo
dopo
se
ciò
sia
un
bene
o
sia
un
male
,
se
a
noi
giova
o
a
noi
nuoce
dare
dei
fieri
colpi
di
temperino
al
regime
parlamentare
,
quintessenza
della
epoca
borghese
.
Confessiamo
per
il
momento
che
non
sapremmo
che
sostituire
al
regime
rappresentativo
,
poiché
alla
democrazia
diretta
non
credono
neppure
i
compagni
dell
'
azione
diretta
.
Or
dunque
,
quanto
durerà
l
'
agonia
di
questa
Camera
?
Quanto
durerà
la
sfacciata
onnipotenza
di
un
uomo
sulla
paralisi
del
sistema
?
L
'
uomo
non
sarebbe
un
uomo
se
non
ne
usasse
e
non
ne
abusasse
.
Ma
le
circostanze
della
dittatura
non
sono
da
accagionarsi
a
lui
.
Perciò
di
lui
non
si
può
dire
che
abbia
aspirato
alla
tirannide
.
Né
questo
eccesso
di
onore
,
né
questa
indegnità
.
La
tirannide
è
venuta
verso
di
lui
;
si
è
data
a
lui
come
un
'
amante
,
ed
egli
l
'
ha
presa
.
Non
altro
.
La
tirannide
si
chiama
due
volte
la
"
fatalità
storica
"
!
Prima
fatalità
storica
,
la
guerra
.
La
guerra
porta
alla
dittatura
,
infallibilmente
.
Anche
le
guerre
di
liberazione
sono
dittatorie
.
Cesare
è
Cesare
.
Figurarsi
le
guerre
di
conquista
!
La
dittatura
esce
dal
congegno
della
disciplina
militare
nell
'
ora
che
questa
esprime
la
sua
più
energica
potenza
di
azione
.
Perciò
la
democrazia
è
per
la
pace
;
è
contro
la
guerra
,
sempre
.
Tranne
la
democrazia
italiana
;
tranne
la
democrazia
napoleonica
,
plebiscitaria
e
imperiale
.
Il
motivo
è
troppo
vecchio
,
quasi
stantio
,
perché
occorra
svilupparlo
.
La
guerra
di
Libia
era
una
cosa
bastarda
,
mezzo
guerra
coloniale
,
mezzo
guerra
europea
.
Generalmente
la
guerra
scoppia
sul
fallimento
della
diplomazia
ed
è
sciolta
da
ogni
rapporto
con
la
diplomazia
.
Le
sciabole
hanno
sconfitto
gli
spadini
,
i
caschi
,
le
parrucche
,
i
cannoni
,
i
protocolli
.
Generalmente
.
Ma
noi
siamo
originali
.
La
nostra
guerra
è
stata
dominata
dai
diplomatici
.
Ogni
mossa
ci
fu
comandata
o
proibita
,
sempre
passata
al
vaglio
delle
cancellerie
.
Perciò
ci
mettemmo
tredici
mesi
a
conquistare
un
1200
chilometri
di
lungo
ed
un
15
chilometri
di
profondo
,
sopra
un
milione
e
mezzo
forse
di
chilometri
quadrati
,
che
avevamo
dichiarato
sulla
carta
di
nostra
sovranità
...
E
non
l
'
avremmo
fatta
finita
se
non
ci
si
mettevano
di
mezzo
i
banchieri
a
sconfiggere
generali
e
diplomatici
.
Però
la
guerra
di
Libia
è
stata
una
guerra
abbastanza
europea
,
perché
il
governo
fosse
legittimato
,
dalla
soggezione
alle
cancellerie
e
dall
'
imbarazzo
verso
le
aspettazioni
popolari
,
a
chiudere
la
Camera
ed
esercitare
il
potere
esecutivo
,
senza
il
controllo
parlamentare
.
Preso
l
'
abbrivio
,
si
è
trovato
che
il
sistema
era
comodo
anche
dopo
fatta
la
pace
,
se
la
guerra
continuava
sui
Balcani
!
Il
governo
disse
esplicitamente
che
la
Camera
riaperta
era
buona
per
gli
affari
interni
;
per
quelli
esteri
,
non
mai
.
Soccorreva
forse
all
'
on
.
Giolitti
la
dottrina
meravigliosa
,
svolta
ai
banchettanti
di
Torino
,
secondo
cui
la
politica
estera
di
un
paese
non
influisce
sulla
sua
politica
interna
.
Oh
!
no
!
Ne
domina
soltanto
tutta
la
politica
militare
e
quella
finanziaria
.
E
,
se
è
poco
,
scusate
.
La
dittatura
,
nata
dalla
guerra
nostra
,
si
rinforzava
della
guerra
altrui
e
della
crisi
europea
;
si
rinforzava
uscendo
dal
tipo
violento
,
straordinario
,
eccezionale
dei
pieni
poteri
e
della
Camera
chiusa
,
per
entrare
nel
tipo
più
mite
,
normale
ed
ordinario
dei
pieni
poteri
e
della
Camera
aperta
,
ma
non
funzionante
.
Rinviate
le
discussioni
incomode
sulla
crisi
internazionale
a
tempo
più
opportuno
,
si
metteva
la
Camera
davanti
alla
maestà
dei
fatti
compiuti
,
la
guerra
,
la
pace
,
il
rinnovamento
della
Triplice
Alleanza
.
La
Camera
non
reagisce
;
non
può
reagire
,
è
felice
di
non
reagire
;
tripudia
della
sua
decadenza
,
della
sua
abbiezione
,
perché
è
sotto
l
'
impero
della
seconda
"
fatalità
storica
,
che
fa
la
dittatura
;
la
fatalità
di
essere
,
non
una
Camera
di
deputati
,
ma
una
Camera
di
candidati
.
E
supplichevoli
!
...
Inutile
insistere
!
Di
questi
508
,
non
meno
forse
di
450
hanno
fatto
il
maggior
sacrifizio
di
sé
,
approvando
la
riforma
elettorale
.
L
'
hanno
approvata
in
una
fede
cieca
che
il
dittatore
avrebbe
sempre
,
in
ogni
caso
,
salvato
i
suoi
fedeli
.
Come
?
Non
se
lo
domandano
nemmeno
.
Il
governo
ha
tanti
mezzi
sul
suffragio
universale
o
semiuniversale
che
sia
!
La
fiducia
elettorale
di
costoro
nel
governo
,
in
genere
,
nell
'
on
.
Giolitti
,
in
ispecie
,
tocca
i
limiti
della
religione
,
del
misticismo
,
del
feticismo
.
È
vano
contestare
che
tal
fiducia
è
il
più
insigne
oltraggio
alla
onestà
del
governo
.
Essi
sanno
meglio
di
noi
che
debbono
pensare
al
riguardo
.
Essi
adorano
il
Nume
;
non
importa
loro
di
rispettarlo
.
L
'
onorevole
Giolitti
è
il
Mosè
che
li
tirerà
dalla
dura
terra
di
Egitto
e
farà
loro
passare
,
a
piedi
asciutti
,
il
mar
Rosso
del
suffragio
universale
.
Come
se
la
caverà
Mosè
,
è
affar
suo
;
ad
essi
basta
sapere
che
Mosè
compirà
il
miracolo
.
Ma
lo
compirà
,
s
'
intende
,
soltanto
per
i
meritevoli
,
cioè
,
per
coloro
che
avranno
sempre
tutto
approvato
senza
nulla
domandare
,
anzi
senza
mai
discutere
:
né
la
guerra
,
né
la
pace
,
né
l
'
estero
,
né
l
'
interno
;
né
la
polizia
,
né
la
finanza
;
nulla
.
Meglio
ancora
;
che
avranno
tutto
approvato
,
facendo
intendere
ad
altrui
che
il
discutere
è
il
crimenlese
parlamentare
più
vero
e
maggiore
.
Così
guadagnata
l
'
onnipotenza
e
paralizzato
il
controllo
,
la
dittatura
cresce
,
alimentandosi
di
se
stessa
.
Ed
ecco
i
sintomi
di
quella
malattia
che
lo
psichiatra
tedesco
definiva
la
cesarite
.
Cesare
,
convinto
di
essere
Domeneddio
,
in
ogni
estremo
solitario
censore
vede
il
congiurato
da
castigarsi
in
guisa
esemplare
.
Un
senatore
,
fruendo
della
invidiabile
posizione
per
cui
non
può
più
essere
candidato
,
ricordando
di
essere
un
ammiraglio
ed
un
uomo
di
guerra
,
accenna
nella
Camera
vitalizia
a
formulare
qualche
censura
sulle
operazioni
di
guerra
?
Taccia
l
'
anarchico
,
non
si
vergogna
il
senza
-
patria
?
E
il
richiamo
è
così
offensivo
della
personale
dignità
,
che
l
'
ammiraglio
non
ci
regge
e
si
rimette
a
sedere
-
Un
deputato
,
uno
dei
pochi
fuori
della
schiera
,
pure
essendo
ligio
come
non
si
potrebbe
essere
di
più
alle
patrie
istituzioni
,
ardisce
censurare
il
provvedimento
per
cui
si
aumenta
la
ricchezza
pubblica
aumentando
la
circolazione
dei
biglietti
(
teorica
del
torchietto
!
)
;
e
il
ministro
non
mancherà
bellamente
di
invitarlo
a
stare
zitto
,
poiché
errò
in
certi
calcoli
consegnati
qualche
anno
prima
in
una
intervista
con
un
giornale
!
L
'
insofferenza
del
controllo
diventa
impertinenza
.
È
nel
rito
.
La
dittatura
si
inebria
di
sé
:
convinta
di
tutto
potere
,
non
rifugge
,
nel
suo
puntiglio
di
onnipotenza
,
da
proporsi
l
'
impossibile
.
Credere
,
per
esempio
,
che
il
bilancio
italiano
comporti
senza
prestiti
o
senza
nuove
imposte
,
il
dispendio
di
oltre
un
miliardo
per
la
guerra
,
è
,
evidentemente
,
ubbia
cesarea
.
Il
governo
la
insegue
,
vi
si
infervora
,
e
contribuirà
al
dissesto
assoluto
del
bilancio
per
il
puntiglio
di
ostentare
che
non
mette
imposte
e
non
fa
debiti
.
Naturalmente
,
perché
la
realtà
è
insopprimibile
,
esso
fa
debiti
e
mette
imposte
:
ma
debiti
e
imposte
sono
coverti
da
finzioni
che
non
ingannano
gli
esperti
,
e
sono
il
portato
dei
pieni
poteri
.
Così
,
vere
nuove
imposte
"
per
impero
dittatorio
sono
gli
aumenti
negli
accertamenti
,
comandati
agli
esattori
,
oltre
quel
limite
di
onesta
transazione
tra
l
'
imponibile
potenziale
e
quello
reale
,
che
faceva
legge
tra
il
contribuente
e
il
fisco
.
E
veri
debiti
e
vere
imposte
insieme
sono
gli
anticipi
degli
istituti
di
emissione
e
l
'
aumento
della
circolazione
cartacea
,
che
spinge
all
'
aggio
,
deprezzando
la
moneta
.
Ma
questa
forma
di
imposta
,
colpisce
particolarmente
i
salari
dei
lavoratori
,
che
veggono
,
per
lo
stesso
tasso
,
scemare
la
potenza
acquisitiva
del
denaro
ricevuto
per
la
settimana
di
lavoro
...
E
allora
,
dal
chiuso
campo
borghese
,
chi
ha
interesse
a
rivoltarsi
ad
una
dittatura
,
che
si
fa
pesare
specialmente
sul
proletariato
;
ad
una
dittatura
di
classe
?
La
"
democrazia
"
no
,
per
centomila
buoni
motivi
,
di
cui
basta
addurre
il
primo
:
che
la
democrazia
non
c
'
è
.
Non
è
infatti
democrazia
quel
miserando
avanzo
nazionalista
che
inneggia
alla
guerra
e
,
per
coerenza
,
ai
postulati
della
guerra
,
che
sono
la
blague
,
il
bluff
,
la
vanità
dei
chilometri
quadrati
e
del
bilancio
nazionale
,
da
cui
sono
stornati
tutti
gli
stanziamenti
per
opere
di
civiltà
,
allo
scopo
di
vantare
la
guerra
fatta
senza
debiti
e
senza
imposte
:
storia
da
fare
sprofondare
dalla
invidia
la
nostra
cara
alleata
,
l
'
Austria
,
che
,
più
candida
,
ha
ordinato
,
con
la
mobilitazione
,
un
onesto
prestito
di
250
milioni
di
corone
!
Ah
!
la
democrazia
è
irredentista
,
sebbene
non
si
arrischi
a
parlare
contro
la
anticipazione
del
rinnovamento
della
Triplice
!
Ma
la
democrazia
conferisce
alla
dittatura
,
con
la
speranza
,
che
essa
divide
con
la
maggioranza
,
di
essere
tratta
in
salvo
nel
gran
cimento
elettorale
dall
'
on
.
Giolitti
.
E
questo
è
altro
dei
miracoli
che
si
attendono
dal
dittatore
,
che
egli
faccia
vincere
i
deputati
clericali
e
moderati
che
hanno
votato
per
lui
ed
anche
i
loro
avversari
democratici
e
,
magari
,
socialisti
-
riformisti
.
Per
intanto
,
tutti
,
dai
clericali
ai
socialisti
riformisti
,
gli
stanno
attorno
,
supplici
,
adoranti
.
Non
fosse
per
qualche
socialista
(
senza
qualifiche
!
)
e
per
qualche
ultimo
repubblicano
meno
di
tre
dozzine
di
deputati
in
tutto
la
Camera
italiana
darebbe
lo
spettacolo
,
unico
al
mondo
da
che
esistono
parlamenti
,
della
unanimità
.
Ora
,
una
dittatura
,
che
si
esprime
con
una
semi
-
universalità
di
consensi
parlamentari
,
non
infama
sé
,
infama
il
regime
parlamentare
.
Essa
sfrutta
la
situazione
;
l
'
usa
e
ne
abusa
.
È
umano
.
Se
di
suo
aggiunge
l
'
espressione
di
un
non
celato
fastidio
verso
cotesti
elemosinanti
;
se
,
a
cagion
d
'
esempio
,
ha
creduto
di
sopprimere
la
tradizionale
ora
di
udienza
ai
deputati
,
di
chi
la
colpa
?
Non
si
può
dire
che
i
modi
della
dittatura
,
onde
agonizza
il
sistema
rappresentativo
,
siano
balzati
interamente
dalla
mente
del
capo
del
governo
;
è
tutta
la
classe
borghese
che
ama
prostrarsi
in
sua
viziosa
libidine
,
in
sua
sadica
esaltazione
nazionalista
,
ai
piedi
del
conquistatore
,
il
quale
non
trattiene
neppure
l
'
ingiuria
pubblica
alla
gente
di
Borsa
,
che
della
gente
borghese
è
così
gran
parte
!
Ma
la
donna
che
ama
,
tutto
perdona
,
e
dai
mali
trattamenti
tira
materia
di
nuovo
ardore
,
di
altre
concupiscenze
.
È
l
'
uomo
forte
che
le
promette
gioie
violente
e
trionfi
clamorosi
sul
nemico
esterno
e
,
più
,
sul
nemico
interno
,
il
proletariato
,
che
la
femmina
borghesia
adora
nel
grosso
montanaro
,
sicuro
di
sé
,
che
fa
ballare
a
suo
talento
deputati
e
senatori
.
Perciò
questa
dittatura
è
veramente
di
classe
.
Se
il
regime
rappresentativo
rovina
,
è
la
borghesia
che
rovinato
lo
vuole
.
Noi
potremo
discutere
a
nostro
agio
,
se
ciò
è
un
bene
od
un
male
,
e
se
noi
sapremmo
sostituire
di
meglio
al
regime
parlamentare
,
quintessenza
dell
'
epoca
borghese
.
Oggi
non
v
'
ha
dubbio
la
dittatura
va
combattuta
dal
proletariato
come
l
'
espressione
storica
più
agguerrita
della
possanza
borghese
.
Se
c
'
è
contraddizione
nei
termini
tanto
peggio
per
la
dialettica
.
Nella
realtà
della
vita
,
contro
la
borghesia
e
contro
la
dittatura
il
proletariato
deve
anelare
di
ricostituire
,
col
suffragio
universale
,
nei
venturi
comizi
,
il
regime
rappresentativo
,
ricreando
dentro
di
esso
l
'
integrazione
di
una
potente
,
decisa
,
formidabile
opposizione
.
Opposizione
al
governo
;
opposizione
alla
classe
!
Al
lavoro
!