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PROEMIO ( - , 1926 )
StampaPeriodica ,
Ogni nuova rivista suole affermare nel suo presentarsi ai lettori che essa si sente destinata , poco meno che per provvidenziale missione , a colmare una lacuna . Si potrebbe quindi ragionevolmente dubitare che una lacuna ... disponibile sia ormai rimasta per noi , che stiamo per iniziare appena oggi la nostra vita . Ma in verità il compito che ci proponiamo non ci sembra oggi comune ad alcuna altra rivista . Ne indicammo , in un primo annunzio di tre mesi addietro , alcuni punti , accennando sommariamente anche certe direttive pratiche cui intendevamo attenerci . Quella sintesi schematica , però , non dava i tratti caratteristici del programma , quale è venuto successivamente maturandosi , precisandosi attraverso più concrete discussioni preparatorie , ed insieme allontanandosi alquanto dalle linee primitive . La « Cronaca Sociale » nasce dalla iniziativa e si alimenterà precipuamente dalla collaborazione di un gruppo di giovani i quali vivendo con passione di fede il travaglio fecondo , se pur talvolta amaro ed ingrato , della coscienza politico - sociale dei cattolici italiani , nell ' attuale periodo storico credono di potere e dovere utilmente contribuire , nel limite delle loro forze modeste , a determinarne i dati , ad approfondirne il valore , ad orientarne i resultati . Il ciclo della perfetta unità di spirito e di organizzazione dei cattolici nel campo politico e sociale può dirsi chiuso : non soltanto in Italia , ma in tutti i paesi che hanno veduto il complesso esperimento della loro attività nella vita pubblica . Era allora in giuoco la difesa dei più alti e gelosi interessi religiosi , e dello stesso diritto di cittadinanza dei cattolici come nucleo operante nella vita degli stati moderni , contro gli assalti combinati del liberalismo e del socialismo , i quali avevano derivato da tutto quel vasto movimento di idee e di fatti , cui si collegano la rivoluzione francese e le rivoluzioni nazionali , l ' assioma ideologico della separazione dei fattori etici dai problemi sociali e dal ferreo giuoco degli interessi economici : donde il consolidarsi dei vari pregiudizi anticlericali o , peggio , antireligiosi di rea memoria . Su questo terreno di lotta , nel Belgio come in Germania , in Olanda come in Austria , in Italia come nella stessa Francia , la tenace multiforme azione dei cattolici , di cultura , di propaganda , di organizzazione , di resistenza ebbe le sue pagine eroiche e vinse la sua battaglia . C ' è oggi , e non solo in Italia , una mentalità diversa , diremmo più rispettosa e comprensiva , certo più oggettiva ed aperta , dei superiori problemi che si connettono alla vita religiosa ed all ' altissimo magistero della Chiesa cattolica . L ' attività pubblica dei cattolici ha potuto così procedere oltre la primitiva fondamentale esigenza di difesa ; e le si sono venuti man mano ponendo in primo piano due problemi ; quello morale prima che politico di un sempre più largo sforzo di realizzazione e di conquista , diretto a permeare la vita sociale , con la maggior profondità ed estensione possibili , dei grandi insegnamenti del cattolicismo ( nel che consiste la più solida efficienza di una difesa delle idealità religiose ) ; l ' altro , più propriamente politico ma a larghe essenziali interferenze coi problemi etici e sociali , di una presa di posizione nei confronti della concezione , della organizzazione , delle funzioni dello stato moderno , dei suoi rapporti con i diritti dei singoli e delle collettività ( la cosidetta « crisi della democrazia » ne ha fatto il problema centrale del riassestamento interno delle nazioni dopo la guerra ) . Dinanzi a questi problemi era inevitabile che divergenze di pensiero e di tattica si palesassero sempre più definite . Certamente non è casuale che ne siano solcate da tempo , se non anche divise , le compagini più ricche di esperienza e di storia come quelle dei cattolici belgi , olandesi e tedeschi . In Italia la divisione si andava già palesando durante l ' ultimo periodo della fortuna del Partito Popolare , che rappresenta indubbiamente lo sforzo unitario più organico del passato . Si è rivelata poi via via in tutta la sua ampiezza durante il consolidarsi del regime fascista , il quale ha operato come reagente nella indistinta coscienza collettiva dei maggiori aggruppamenti dei cattolici , allo stesso modo che nelle altre correnti politiche . Noi sentiamo di rammaricarci delle forme di deplorevole asprezza che il dissenso ha rivestito fra noi e che per nostra parte studiosamente eviteremo : non del dissenso in sé . Lungi dal temerne chissà quali fatalissimi effetti , noi lo giudichiamo invece utile e chiarificatore per dirla con una parola di moda ; e lo assumiamo come dato acquisito , punto di partenza per impostare il nostro programma . Siamo qui nel dominio di questioni opinabilissime , sulle quali non ha riflesso decisivo la concordanza intorno alle grandi questioni di principio che sono fuori causa per tutti i cattolici ; poiché vi « giuocano » , insieme con una considerazione assai soggettiva della poliedrica complessità dei fatti politici e sociali e del loro mutevole atteggiarsi , anche gli stretti legami che questi hanno con situazioni , interessi , preoccupazioni di carattere « materialistico » di estrema sensibilità . La divisione è ormai profonda negli atteggiamenti politici , ma non è meno concreta nel campo della « azione sociale » che forma poi il substrato dei primi , e si può sintetizzare nei due termini che sono d ' uso più corrente e contengono la più approssimativa definizione : cattolici democratici di fronte a cattolici conservatori . Noi siamo , convintamente , dei primi . Ed il momento ci sembra richieda di riprendere e sviluppare quel magnifico fervore di studio e di opere che in un altro periodo agitato della vita italiana , attraverso errori generosi e deviazioni tristissime , fecondò il primo movimento democratico - cristiano . Ma aggiungiamo subito che non intendiamo lasciarci attrarre dal fascino bruciante delle lotte politiche : se non ne potremo naturalmente prescindere del tutto , concentreremo però la nostra indagine nel cerchio pur vasto dei fatti sociali e dei problemi morali tecnici , economici che vi si collegano . Oggi , negate come sono , o almeno estremamente ridotte , le possibilità di ogni attività pratica , è l ' ora del raccoglimento operoso per la educazione delle coscienze , per la conquista dei convincimenti meditati e consapevoli , contro la prevalente opacità intellettuale e morale , contro l ' acquiescenza insincera in servigio del tornaconto . Ecco il compito della nostra « Cronaca » . E questo agitare idee , questa approfondita osservazione dei fatti , ricercati col sereno disinteresse di chi non si attende effetti o successi né immediati né prossimi , sarà perseguita da noi non col metodo freddo ed indifferente di chi raccolga ed elenchi materiale di studio , ma secondo una coerente linea orientatrice , affinché abbia il valore formativo che ce ne ripromettiamo . Ciò non ci tratterrà certo dal valerci anche del contributo di amici , noti od oscuri , che vedono le cose di oggi e di domani sotto un angolo visuale diverso dal nostro : per una coltura seria viva ed aperta giovano le larghe informazioni , le discussioni , gli attriti di idee . Ma ogni problema avrà la valutazione che risponde alla nostra visione della realtà e delle esigenze ideali di un movimento cattolico - sociale . Le nuove informazioni che si vanno delineando negli spiriti prima che nelle vicende esteriori , richiedono omogeneità di pensiero , chiarezza di intendimenti , saldezza di fede . A prepararle , soprattutto nella massa giovanile dei cattolici italiani , vuol contribuire questa rivista , che confidiamo sarà seguita da amici non scarsi né tepidi . E Iddio illumini e fecondi l ' opera nostra .
PRELUDI COLLABORAZIONISTI ( MARAVIGLIA MAURIZIO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Nulla autorizza a credere che la rivoluzione sociale in occidente abbia a cominciare dall ' Italia . La rivoluzione sociale secondo la concezione tradizionale dovrebbe consistere nella distruzione della società capitalista e nazionale e nella instaurazione della società comunistica e internazionale . L ' affare , quindi , non riguarda un solo paese , ma tutti i paesi o almeno tutti quei paesi che , pure essendo perfettamente autonomi , sono tuttavia legati fra di loro da rapporti politici ed economici così profondi da costituire , rispetto ad altri gruppi di paesi , una superiore unità economica e politica . Questo è appunto il caso dei paesi dell ' occidente europeo , cioè delle vere Nazioni europee , il cui particolarismo politico ed economico è per l ' appunto un riflesso del loro comune tipo di civiltà , vale a dire della civiltà a tipo nazionale , che tutti hanno adottata . La maggiore frequenza di conflitti in Europa , lungi dall ' attestare una minore solidarietà d ' interessi fra Nazioni in confronto di altri gruppi di Nazioni , attesta invece la maggiore somma d ' interessi comuni da regolare e soprattutto il maggiore dinamismo politico ed economico di tutto il sistema internazionale , che esse hanno creato . Sono parecchie migliaia d ' anni che l ' Europa è lacerata da guerre , eppure essa da almeno duemila anni rimane alla testa della civiltà , né i sentimenti di solidarietà umana e di simpatia internazionale hanno fatto qui minori progressi che negli altri continenti dove i popoli si sono composti e quasi sepolti in perpetua pace . Malgrado le guerre , o , forse meglio , proprio attraverso le guerre , i popoli d ' Europa hanno creato una comune civiltà , un comune sistema politico , del quale sono capisaldi l ' autonomia nazionale e la costituzione capitalistica , che tutti sono egualmente interessati a difendere e a conservare . La trasformazione di tale sistema non può , quindi , essere affare di uno soltanto di essi , ma di tutti . Che poi questo paese debba essere proprio l ' Italia è cosa che si capisce ancora meno . Le rivoluzioni sociali , sul tipo di quella preconizzata dai socialisti , possono essere tentate e realizzate , senza correre un grave rischio internazionale , soltanto in quei grandi paesi che costituiscono un sistema economico chiuso , una società che basta a se stessa ; ma una iniziativa rivoluzionaria per parte di paesi che non bastano a se stessi , ma che sono fra loro legati da infiniti rapporti di mutua dipendenza , è necessariamente esposta non soltanto a gravi rischi nazionali , ma anche a più gravi rischi internazionali . Senonché il rischio internazionale non lo corre il solo partito rivoluzionario disposto a trasformare l ' ordine politico e sociale ma tutto il paese , nel quale quel partito abbia preso il sopravvento . Ora , è appunto una tale possibilità che ci spiega il perché il partito socialista italiano , almeno nelle apparenze , si mostra il più deciso di tutti nel proposito di prendere l ' iniziativa di una rivoluzione , che dovrebbe sconvolgere il sistema politico ed economico di tutta l ' Europa . I suoi precedenti non dimostrano affatto che esso sia il più ardito o il più rivoluzionario fra tutti i partiti socialisti d ' Europa , tuttavia esso è oggi il più convinto e il più temerario assertore della rivoluzione sociale , perché , facendo ciò , esso segue il suo istinto antinazionale . In verità , ciò che esso veramente persegue non è tanto la trasformazione reale della società capitalistica , quanto il proposito di vedere esposta l ' Italia alle maggiori complicazioni internazionali con relativi danni politici ed economici . In un momento di estrema sensibilità politica e di facili ripercussioni internazionali , per cui si può dire che il principio del non intervento è di fatto continuamente violato , tanto si sono fatti frequenti e delicati i rapporti fra gli Stati , i partiti socialisti degli altri paesi hanno compreso che ogni manifestazione di volontà rivoluzionaria da parte loro non poteva raggiungere altro risultato positivo se non quello di creare imbarazzi al proprio paese , di diminuirne il credito e d ' incoraggiarne i nemici ; in una parola , di limitarne l ' efficienza internazionale ; epperò essi o si sono apertamente schierati con le forze nazionali o si sono frenati nei loro impulsi . Nessuna seria manifestazione di volontà rivoluzionaria è infatti da segnalare negli altri grandi Stati d ' Europa , compresa la vinta Germania ; si può anzi dire che in tutti i grandi Stati la stessa attività ordinaria del movimento socialista abbia subito un arresto . La condotta diversa tenuta dal partito socialista italiano dimostra o un sentimento affatto opposto o la più assoluta incomprensione nei suoi capi della particolare delicatezza dell ' attuale momento politico internazionale : quindi , deliberata volontà di nuocere alla Nazione , nel primo caso ; perfetta insensibilità nazionale , nel secondo caso . Se lo spirito rivoluzionario dei socialisti italiani non fosse inquinato da antipatriottismo , anzi non consistesse tutto nel loro antipatriottismo , essi si sarebbero facilmente accorti che non esistono ancora le condizioni del successo per un moto rivoluzionario d ' origine italiana e che pertanto tutte le loro buone intenzioni al riguardo non possono che risolversi in semplici atteggiamenti di spavalderia rivoluzionaria , impotenti a trasformare il mondo , ma efficacissimi a rovinare l ' Italia . Si sarebbero cioè accorti come se ne sono accorti i loro compagni negli altri paesi che il voler far passare l ' Italia per un paese rivoluzionario non giova alla società comunista , loro patria futura , ma nuoce infinitamente all ' Italia , loro patria presente ; e che , infine , se anche l ' Italia dovesse partorire , per strane incidenze di circostanze , una società comunista , il suo sarebbe un parto prematuro e non vitale , accompagnato da un puerperio pericolosissimo , dal quale difficilmente essa si rileverebbe o ne resterebbe debilitata per sempre . Questa strana ottusità di spirito rivoluzionario non si spiega che con una perfetta lucidezza di spirito antinazionale . Ma oltre a questa anomalia generale che si riscontra nella posizione fondamentale del socialismo italiano , vi sono altri fatti che stanno a dimostrare come gli atteggiamenti rivoluzionari dei socialisti italiani non sono l ' espressione genuina del loro antipatriottismo . Fatto tipico in proposito è l ' attitudine da essi assunta verso la Repubblica dei Soviety . I socialisti italiani , come è noto , sono in guerra con Lenin . Chiamati a compiere il loro dovere rivoluzionario , essi vi si sono rifiutati . In fondo hanno disertato ancora una volta . Dopo la guerra , hanno disertato anche la rivoluzione , dando al mondo la prova definitiva della loro incoercibile vigliaccheria . Sono stati quindi espulsi dalla terza Internazionale . Che cosa non abbiano allora scritto e detto contro Lenin e la Russia bolscevica è facile immaginarselo , quando si pensi alla loquacità dell ' immortale Tersite , in cui la lingua tiene luogo di fegato . Ma lo straordinario è questo : che mentre essi sono nemici di Lenin e ne dicono corna , pretendono che l ' Italia gli abbia ad essere alleata e che tutti gli italiani si inchinino a lui . In tutti gli altri paesi , dove i socialisti non litigano con Lenin , nessuno s ' è mai sognato di pretendere dal proprio governo il riconoscimento della Repubblica dei Soviety . Solo da noi la situazione si capovolge : il riconoscimento della Repubblica dei Soviety da parte dell ' Italia , anche a costo di metterle contro mezzo mondo , viene richiesto proprio da coloro che si sono ribellati a Lenin e ne sono stati ignominiosamente frustati e sconfessati . Questo contegno , che sarebbe semplicemente assurdo anche se si volesse spiegarlo come un episodio di tattica rivoluzionaria , diventa perfettamente logico , se si ammette che i socialisti vogliono non tanto giovare alla Russia o compiere un semplice atto rivoluzionario , quanto nuocere all ' Italia e compiere comunque un atto di politica antinazionale . La prova del loro antipatriottismo è questa volta irrefragabile . Ora si domanda : come è che l ' ottimismo delle sfere ufficiali della politica italiana non si arrende dinnanzi a prove così palmari , e coltiva invece ancora l ' illusione di addomesticare i socialisti e cerca di propiziarseli offrendo loro di collaborare nel governo dello Stato ? Sono ancora numerosi coloro che saluterebbero come una data fausta per la patria il giorno in cui Turati e Modigliani diventassero ministri . In verità , se grande è la protervia antinazionale dei socialisti , incomparabilmente più grande è la cecità e l ' incoscienza di quasi tutti i partiti costituzionali , che si dicono e si considerano anche partiti nazionali . Il fenomeno merita di essere studiato . In Italia esistono due miti , che sono nello stesso tempo espressione e « alibi » alla nostra debolezza di carattere . Il mito del buon senso italiano e il mito dell ' indefinita capacità di assimilazione delle nostre istituzioni . Quanto più un uomo od un partito si manifesta avverso all ' ordine costituito , tanto più si ha il dovere di non disturbarlo e di blandirlo , perché bisogna aver fiducia nel buon senso italiano e nel potere di attrazione delle nostre istituzioni . Il sistema , non neghiamo , poteva anche apparire giusto , quando la lotta politica si svolgeva nell ' ambito di una ristretta cerchia di elementi nazionali e gli uomini e i partiti , per quanto profondamente divisi intorno alle forme ed ai mezzi da adoperare , erano tuttavia concordi circa i fini da raggiungere . Finché il denominatore comune dei partiti rimaneva l ' Italia , finché il buon senso italiano non escludeva il senso nazionale , si poteva benissimo dare alla condotta politica dei partiti di governo un tono meno intransigente e augurarsi che le istituzioni assimilassero elementi sempre nuovi e assicurassero al governo energie sempre più fresche . Ma quando la realtà politica è totalmente mutata , quando la lotta politica ha preso il carattere di un duello a morte fra l ' elemento nazionale e l ' elemento antinazionale , ostinarsi nella politica del figliuol prodigo , non è più calcolo politico , ma aberrazione suicida . L ' errore politico fondamentale delle nostre classi dirigenti e dei nostri partiti di governo , che si traduce in un difetto cronico dello Stato italiano , consiste appunto in questo : nel volere perpetuare una credenza e un sistema di governo , che sono in assoluto contrasto con la realtà attuale della vita italiana . La realtà politica attuale del nostro paese è inutile dissimularselo è caratterizzata dalla presenza di una poderosa forza antinazionale , che si chiama socialismo . Se altrove il socialismo ha avuto prevalentemente caratteri sindacali , in Italia , per la particolarità della sua evoluzione storica , ha preso carattere prevalentemente antinazionale . La comparsa del socialismo in Italia segna la resurrezione dell ' elemento antinazionale della vecchia Italia , che sembrava completamente disperso e annientato durante il processo della sua ricostituzione politica . Questo elemento meno attivo prima della guerra è diventato attivissimo dopo la guerra . La guerra ha potenziato tutte le energie italiane : così le nazionali come le antinazionali : quelle hanno acquistato nella guerra la coscienza della loro forza , queste del loro numero . Ora il numero può anche diventare forza quando non trova resistenza nello Stato e nelle classi che devono spalleggiare lo Stato . E quale resistenza si può sperare in chi ritiene non solo possibile , ma utile una collaborazione di questo elemento nel governo dello stesso Stato , che dovrebbe annientarlo ; che stima anzi essere questo il solo modo di utilizzare una forza che altrimenti sarebbe pericolosa ; in chi in una parola considera l ' attuale partito socialista come l ' antico partito d ' azione ? Ma il credere che lo stesso rimedio adoperato per ridurre l ' indisciplina dell ' antico partito d ' azione possa essere ancora efficace per domare e trasformare la coscienza e l ' azione antinazionali del socialismo italiano è ingenuità massima e pericolosissimo errore . Ora i socialisti pretendono andare al potere mantenendo integra la loro pregiudiziale formalmente internazionale , sostanzialmente antinazionale . Per essi l ' entrata al governo è un fatto semplicemente politico , anzi puramente amministrativo , niente affatto morale . La conquista del governo dello Stato , mentre ancora dura l ' ordinamento capitalistico e nazionale della società , non deve affatto significare adesione a questo ordinamento , ma equivalere alla conquista di un municipio ; deve esser fatta nell ' esclusivo interesse del partito , per dotare il partito di un nuovo strumento di forza da impiegare precisamente contro l ' ordinamento sociale e giuridico , che lo Stato dovrebbe rappresentare e difendere . Lo Stato , al cui governo i socialisti intendono e desiderano collaborare , non è lo Stato nazionale ma lo Stato anazionale ; lo Stato realmente , cioè non soltanto giuridicamente ma anche politicamente , superiore a tutti i partiti , anche a quelli nazionali ; indifferente a tutte le idealità , vuoto di qualsiasi contenuto politico , che può , quindi , diventare preda di qualsiasi partito , esser diretto verso qualsiasi mèta politica . Anche verso una politica antinazionale , perché la Nazione non è un valore assoluto per tutti i cittadini , né un imperativo categorico per lo Stato : la Nazione è semplicemente un ' idealità di partito e un mito politico sfruttato dalla classe borghese per dare alla sua dominazione una base più stabile . E verso questa idealità lo Stato deve mantenere la stessa posizione di superiore indifferenza come verso qualsiasi altra idealità di partito . Il socialismo spinge agli estremi la concezione agnostica e relativistica dell ' ideologia liberale e ne trae conseguenze politiche insospettate alla coscienza liberale . Inquadra il suo antinazionalismo nel sistema dialettico del liberalismo e afferma il suo diritto a distruggere ciò che storicamente è stato edificato dal partito liberale , in nome degli stessi principi liberali . Orbene , i partiti borghesi e nazionali , anche quando non possono più negare l ' esistenza di un tale spirito nei loro tanto attesi collaboratori , non sanno risolversi ad abbandonare l ' impresa , a cui si sono messi , di attrarre i socialisti al potere ; perché lo straordinario è questo : che mentre i socialisti , consci della propria forza , credono di poter conquistare il potere , i vecchi borghesi , consci delle loro debolezze , credono di potere col potere conquistare i socialisti . I borghesi ritengono che , una volta cascati nel potere , i socialisti hanno finito di essere tali e devono per necessità incanalarsi nella tradizione nazionale e nella politica dell ' ordine , perché secondo il loro fiducioso scetticismo la politica nazionale e dell ' ordine non ha bisogno di alcuna attiva partecipazione morale e di alcuna adesione spirituale , ma è un fatto meramente passivo , che l ' esercizio del potere porta con sé , meccanicamente . Così alla frode palese dei socialisti si contrappone la frode sottintesa dei vecchi partiti borghesi . I socialisti concepiscono la loro collaborazione al governo borghese come un cavallo di Troia da introdurre nella roccaforte della dominazione capitalistica , i borghesi concepiscono il governo collaborazionista come una trappola per i socialisti . Ora quale giudizio si deve dare , quale fiducia si può avere in un governo simile , che dovrebbe sorgere sulla base di una duplice frode ? L ' avere concepita e accarezzata l ' idea di una simile mostruosità dimostra quanto sia grande la deficienza del sentimento morale nelle classi politiche della vecchia Italia . Ma vi è un altro lato della questione che non può essere trascurato , un lato veramente decisivo per la possibilità d ' una politica collaborazionista : quello parlamentare . Contro l ' interesse nazionale sta la necessità parlamentare di non tenere eternamente all ' opposizione un partito forte di ben cento venti o cento quaranta deputati , opposizione che renderebbe precaria e tribolata la vita di qualsiasi governo . Secondo la logica e l ' esempio di tutti gli altri paesi a regime parlamentare , sarebbero le necessità parlamentari ad adattarsi e subordinarsi agli interessi nazionali ; in Italia , invece , è l ' interesse nazionale che viene ad essere risoluto nell ' interesse ad una quieta vita parlamentare e si vede ostacolo insormontabile a raggiungere questa quiete nell ' esistenza di un ' opposizione di centoventi deputati . Dunque l ' interesse a non veder compromessa la vita economica e sabotata la vita nazionale dell ' Italia è nulla , di fronte all ' interesse di rendere tranquilla l ' esistenza di un ministero e di stabilire una perfetta cordialità di rapporti fra gl ' inquilini di Montecitorio , e la presenza di un centinaio di energumeni nell ' aula non offre altra via di scampo se non quella di dare loro in pascolo l ' Italia ? Le vecchie caste dominanti non potrebbero offrire un documento maggiore della loro perfetta insensibilità nazionale e della loro insanabile accidia politica . Quando si è giunti a tali estremi , non si può parlare di conflitto fra politica nazionale e regime , ma si deve parlare di un conflitto ben più profondo : fra lo spirito nazionale e il nostro temperamento politico o meglio il temperamento delle caste parlamentari dominanti nella nostra vita politica .
AVVENIMENTI DEL 2-3 DICEMBRE 1919 ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
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Piccola borghesia Gli avvenimenti del 2-3 dicembre sono un episodio culminante della lotta delle classi . La lotta non fu tra proletari e capitalisti ( questa lotta si svolge organicamente , come lotta per i salari e per gli orari e come lavorìo tenace e paziente per la creazione di un apparecchio di governo della produzione e delle masse di uomini che sostituisca l ' attuale apparecchio di Stato borghese ) ; fu tra proletari e piccoli e medi borghesi . La lotta è stata , in ultima analisi , per la difesa dello Stato liberale democratico dalle strettoie in cui lo tiene prigioniero una parte della classe borghese , la peggiore , la più vile , la più inutile , la più parassitaria : la piccola e media borghesia , la borghesia " intellettuale " ( detta " intellettuale " perché entrata in possesso , attraverso la facile e scorrevole carriera della scuola media , di piccoli e medi titoli di studio generali ) , la borghesia dei funzionari pubblici padre - figlio , dei bottegai , dei piccoli proprietari industriali e agricoli , commercianti in città usurai nelle campagne . Questa lotta si è svolta nell ' unica forma in cui poteva svolgersi : disordinatamente , tumultuosamente , con una razzìa condotta per le strade e per le piazze al fine di liberare le strade e le piazze da una invasione di locuste putride e voraci . Ma questa lotta , indirettamente sia pure , era connessa all ' altra lotta , alla superiore lotta di classi tra proletari e capitalisti : la piccola e media borghesia è infatti la barriera di umanità corrotta , dissoluta , putrescente con cui il capitalismo difende il suo potere economico e politico , umanità servile , abietta , umanità di sicari e di lacché , divenuta oggi la " serva padrona " che vuole prelevare sulla produzione taglie superiori non solo alla massa di salario percepita dalla classe lavoratrice , ma alle stesse taglie prelevate dai capitalisti ; espellerla dal campo sociale , come si espelle una volata di locuste da un campo semidistrutto , col ferro e col fuoco , significa alleggerire l ' apparato nazionale di produzione e di scambio da una plumbea bardatura che lo soffoca e gli impedisce di funzionare , significa purificare l ' ambiente sociale e trovarsi contro l ' avversario specifico : la classe dei capitalisti proprietari dei mezzi di produzione e di scambio . La guerra ha messo in valore la piccola e media borghesia . Nella guerra e per la guerra , l ' apparecchio capitalistico di governo economico e di governo politico si è militarizzato : la fabbrica è diventata una caserma , la città è diventata una caserma , la nazione è diventata una caserma . Tutte le attività di interesse generale sono state nazionalizzate , burocratizzate , militarizzate . Per attuare questa mostruosa costruzione lo Stato e le minori associazioni capitalistiche fecero la mobilitazione in massa della piccola e media borghesia . Senza che avessero una preparazione culturale e spirituale , decine e decine di migliaia di individui furono fatti affluire dal fondo dei villaggi e delle borgate meridionali , dai retrobottega degli esercizi paterni , dai banchi invano scaldati delle scuole medie e superiori , dalle redazioni dei giornali di ricatto , dalle rigatterie dei sobborghi cittadini , da tutti i ghetti dove marcisce e si decompone la poltroneria , la vigliaccheria , la boria dei frantumi e dei detriti sociali depositati da secoli di servilismo e di dominio degli stranieri e dei preti sulla nazione italiana ; e fu loro dato uno stipendio da indispensabili e insostituibili , e fu loro affidato il governo delle masse di uomini , nelle fabbriche , nelle città , nelle caserme , nelle trincee del fronte . Bene armati , ben pasciuti , non sottoposti a nessun controllo , nella possibilità di soddisfare impunemente le tre passioni che i pessimisti reputano originarie e insopprimibili della natura umana : la passione del potere assoluto sugli altri uomini , la passione di possedere molte donne , la passione di possedere molti quattrini per comprare piaceri e lusso , queste decine e decine di migliaia di corrotti , di poltroni , di dissoluti si tengono stretti al mostruoso apparato militare - burocratico costruito durante la guerra . Vogliono continuare a governare le masse di uomini , ad essere investiti di una assoluta verità sulla vita e sulla morte delle masse di uomini ; organizzano pogroms contro i proletari , contro i socialisti , tengono le piazze e le vie sotto un regime di terrore . Le elezioni parlamentari hanno mostrato che le masse di uomini vogliono essere guidate e governate da socialisti , che le masse di uomini vogliono una costituzione sociale in cui chi non produce , chi non lavora , non mangia . Questi signori , che continuano a prelevare sul reddito della produzione nazionale e sul credito estero dello Stato una taglia di un miliardo al mese , che gridano sui tetti la loro passione nazionalista e si fanno mantenere dalla patria , che per mantenerli nell ' ozio , nel lusso , nel piacere si vende agli americani , questi signori , interroriti per l ' imminente pericolo , hanno organizzato subito i pogroms , contro i deputati socialisti . E dalle officine , dai cantieri , dai laboratori , dagli arsenali di tutte le città italiane , subito , come una parola d ' ordine , appunto come succedeva in Russia e in Polonia quando i cento Neri tentavano scatenare pogroms gli ebrei , per annegare in una palude di barbarie e di dissolutezza ogni piccolo anelito di libertà , subito gli operai irruppero nelle vie centrali della città e spazzarono via le locuste piccolo - borghesi , gli organizzatori di pogroms i professionisti della poltroneria . E ' stato questo un episodio , in fondo , di " liberalismo " . Si era formato un modo di guadagno senza lavoro , senza responsabilità , senza alee ; oggi questo modo di guadagno ha anch ' esso le sue alee , le sue preoccupazioni , i suoi pericoli . Lotta di classe , guerra di contadini . Il caso ha voluto che le giornate di sciopero e di gravi tumulti in tutta l ' Italia superiore o media coincidessero con lo scoppio spontaneo di una insurrezione di popolo in una zona tipica dell ' Italia meridionale , nel territorio di Andria . L ' attenzione che si è prestata all ' insurrezione del proletariato delle città contro quella parte della casta piccolo - borghese che ha acquistato durante la guerra una fisionomia militaristica , e ora non vuol perderla , e contro la polizia , ha deviato gli sguardi da Andria , ha impedito che si desse l ' esatto rilievo agli avvenimenti di laggiù , che essi fossero apprezzati nel loro giusto valore . Noi speriamo di poter fornire ai nostri lettori importanti dati di osservazione diretta delle cause e dello svolgimento dei fatti , e ci limitiamo per ora a notare come il caso , facendo coincidere le due sommosse , abbia fornito quasi un modello di ciò che dovrà essere la rivoluzione italiana . Da una parte il proletariato nel senso stretto della parola , cioè gli operai dell ' industria e dell ' agricoltura specializzata , dall ' altra i contadini poveri : ecco le due ali dell ' esercito rivoluzionario . Gli operai di città sono rivoluzionari per educazione , li ha resi tali lo svolgimento della coscienza e la formazione della persona nella fabbrica , cellula dello sfruttamento del lavoro ; gli operai di città guardano oggi alla fabbrica come al luogo in cui si deve iniziare la liberazione , al centro di irradiazione del movimento di riscossa : perciò il loro movimento è sano , è forte e sarà vittorioso . Gli operai sono destinati ad essere , nella insurrezione cittadina , l ' elemento estremo e ordinatore a un tempo , quello che non lascerà che la macchina messa in moto si arresti e la terrà sulla giusta via ; essi rappresentano sin d ' ora l ' intervento nella rivoluzione delle grandi masse , e personificano in modo vivente l ' interesse e la volontà delle masse stesse . Nelle campagne dobbiamo contare soprattutto sull ' azione e sull ' appoggio dei contadini poveri , dei " senza terra " . Essi saranno spinti a muoversi dal bisogno di risolvere il problema della vita , come ieri i contadini di Andria , dal bisogno di lottare per il pane , non solo , ma dallo stesso continuo bisogno , dal pericolo sempre incombente della morte per la fame o per il piombo , saranno obbligati a far pressione sulle altre parti della popolazione agricola , per costringerle a creare anche nelle campagne un organismo di controllo , il consiglio dei contadini , pur lasciando sussistere le forme intermedie di appropriazione privata del terreno ( piccola proprietà ) , farà opera di coesione e di trasformazione psicologica e tecnica , sarà la base della vita comune nelle campagne , il centro attraverso il quale gli elementi rivoluzionari potranno far valere in modo continuo e concreto la loro volontà . Oggi bisogna che anche i contadini sappiano quello che vi è da fare , che l ' azione loro getti radici profonde e tenaci , aderendo come quella degli operai , al processo produttivo della ricchezza . Come gli uni guardano alla fabbrica , gli altri debbono incominciare a guardare al campo come alla futura comunità di lavoro . La sommossa di Andria ci dice che il problema è maturo : è il problema , in fondo , di tutto il Mezzogiorno italiano , il problema della effettiva conquista della terra da parte di chi la lavora . Il nostro Partito ha l ' obbligo di porselo e di risolverlo . La conquista della terra si prepara oggi con le stesse armi con le quali gli operai preparano la conquista della fabbrica , cioè formando gli organismi che permettano alla massa che lavora di governarsi da sé , sul luogo del suo lavoro . Il movimento degli operai e quello dei contadini confluiscono naturalmente in una sola direzione , nella creazione degli organi del potere proletario . La rivoluzione russa ha trovato appunto la sua forza e la sua salvezza nel fatto che in Russia operai e contadini , partendo da punti opposti , mossi da sentimenti diversi , si ritrovarono riuniti per uno scopo comune , in una lotta unica , perché entrambi si convinsero alla prova di non potersi liberare dall ' oppressione dei padroni , se non dando alla propria organizzazione di conquista una forma che permettesse di eliminare direttamente lo sfruttatore dal campo della produzione . Questa forma fu il Consiglio , fu il Soviet . La lotta di classe e la guerra dei contadini unirono in tal modo le loro sorti in modo inscindibile ed ebbero un esito comune nella costituzione di un organismo direttivo di tutta la vita del paese . Da noi il problema si pone negli stessi termini . L ' operaio e il contadino debbono collaborare in modo concreto inquadrando le loro forze in uno stesso organismo . La sommossa li ha trovati uniti e concordi . Il controllo della fabbrica e la conquista delle terre debbono essere un problema unico . Settentrione e Mezzogiorno debbono compiere insieme lo stesso lavoro , preparare insieme la trasformazione della nazione in comunità produttiva . Deve apparire sempre più chiaro che soltanto i lavoratori sono oggi in grado di risolvere e in un modo " unitario " il problema del Mezzogiorno ; il problema dell ' unità che tre generazioni borghesi hanno lasciato insoluto , verrà risolto dagli operai e dai contadini collaboranti in una forma di politica comune , nella forma politica nella quale essi riusciranno ad organizzare e a rendere vittoriosa la loro dittatura .
StampaPeriodica ,
Sono molti gli uomini « equilibrati » che imputano come difetto al fascismo la rigida intransigenza , costantemente riaffermata : e lo vorrebbero un po ' meno ... rubesto e categorico , un po ' più domestico e conciliante . Costoro non credono nel fascismo , non ne hanno compreso lo spirito , e , consapevolmente o no , ne desiderano l ' esaurimento progressivo . Perché il fascismo possedendo una propria soluzione integrale dei problemi politici e sociali , intendendo di attuarla , obbedisce con la sua intransigenza ad una legge precisa del suo sforzo di realizzazione , attua la condizione necessaria per raggiungere i resultati . Parliamo , s ' intende , di intransigenza sostanziale , di quella cioè che può accettare contatti e adesioni per contingenze immediate , ma gli uni e le altre fa convergere ai propri fini . Non si contrastano infatti , nelle consuetudini pratiche del fascismo , le iscrizioni insincere o quelle di ufficio : la sua dottrina e il suo metodo non ne soffrono deviazioni o attenuazioni . Sono gli altri che transigono , non esso . Il suo Duce sente nettamente questa esigenza della sua « missione » e dirige con lineare inesorabilità la rotta , contro tutte le tentatrici convenienze occasionali . Sono di ieri le sue riaffermazioni del carattere fascista integrale delle Corporazioni , che sembrano una risposta alle riserve della Azione Cattolica , sebbene egli professi una grandissima considerazione per la importanza religiosa e sociale della Chiesa . Non è forse vero che tutti i movimenti che non siano meramente intellettuali debbono riconoscere la stessa legge , se vogliono adempiere concretamente alla loro missione storica ? Quando infatti alcuno di essi si lascia permeare da spirito di transigenza e di adattamento anche illudendosi di contenerne le applicazioni nel metodo di azione , che agevoli la sua progressiva conquista , i fatti si incaricano di dimostrare che con ciò stesso il movimento rinunzia ad esercitare un influsso decisivo nella vita di un paese . È lecito , senza sentirsi accusare di faziosità , di sovversivismo e di non so quali altre orribili peccata , rintracciare la riprova di tale verità nelle vicende del movimento sociale - cristiano d ' Italia ? Che di una stasi dolorosa questo soffra , non ci pare invenzione o accentuazione di malevolo pessimismo . I dirigenti della stessa Azione Cattolica la avvertono : in ogni adunanza si levano voci a lamentarla ; la incertezza e il disagio si riflettono nel giornalismo cattolico , e qualcuno degli spiriti più pensosi se ne va già preoccupando come di una « crisi » ( non è questo il titolo di un recente studio del Bondioli ? ) . La influenza sociale dell ' opera nostra è ridotta al minimo : ogni sforzo dei vari centri direttivi perde la maggior parte della sua efficacia nella inerzia spesso indifferente della periferia . Si potrebbe dire sinteticamente che l ' azione sociale cristiana ha perduto l ' iniziativa della battaglia per la sua espansione conquistatrice ed è ridotta ad una penosa difesa .. . Per comprendere le cause , ed inquadrarle storicamente nelle varie vicende , possono giovare alcuni dati cronologici . S ' intende che la breve indagine e le considerazioni conseguenti non sono riferibili al cattolicesimo e alla Chiesa come confessione e Società religiosa : questa obbedisce alle esigenze storiche del suo altissimo magistero , rimanendo estranea e superiore alle vicende interne di ogni regime . Noi parliamo qui della posizione nella vita pubblica del laicato cattolico . Il primo sorgere , l ' affermarsi , l ' irrobustirsi di un movimento cattolico , avvengono in una atmosfera di crudo contrasto con tutte le altre concezioni , con tutti gli altri movimenti del periodo immediatamente successivo alla unificazione dello Stato . Era un contrasto che ferveva soprattutto intorno ad una questione di vasta portata religiosa e politica ma definita e circoscritta ; che si traduceva soprattutto in un atteggiamento di resistenza , il Non expedit . Ma la delimitazione degli opposti campi era netta e rigidamente mantenuta . Si venne poi affacciando in tutta la sua imponenza il fenomeno sociale : le classi lavoratrici , attraverso il socialismo , minacciavano l ' ordine costituito , nell ' economia e nella politica . Il grido di dolore di tanti umili , in condizione poco meno che servile , fu raccolto dai cattolici di tutti i paesi . Echeggiò nel mondo la Rerum Novarum . Il periodo dal 1891 ( Rerum Novarum ) al 1904 ( Nuovo ordinamento della Azione Cattolica ) segna l ' affermarsi progressivo e l ' espandersi come azione di conquista morale della democrazia cristiana . Dal 1904 all ' inizio della guerra europea , si va accentuando con le prime attività elettorali dei cattolici la scarsa risonanza della loro azione nelle masse popolari ( tutti ormai convengono che la « Unione Popolare » non fu mai un organismo vitale , e che la « Unione Economico - Sociale » assistette , piuttosto che presiedere collaborando attivamente , ad un certo sviluppo del movimento sindacale ed economico ristretto a talune zone dell ' Italia settentrionale ) . Dal 1918 al 1922 si riprendono e con rapido progredire si affermano indirettamente , attraverso il Partito Popolare e le tre Confederazioni « bianche » l ' attività e la capacità di espansione del movimento sociale cristiano . Nella vicenda contemporanea , ancora in sviluppo , il ripiegamento della azione politica e sociale e il ritorno alla azione cattolica di preparazione , di cultura , di difesa , coincidono col riapparire che abbiamo rilevato di un inquietante disinteresse e di un oscuro disagio in larghi strati delle masse cattoliche . Un costante dato di fatto , a cui non si può dare s ' intende il valore di un elemento per sé solo esauriente della interpretazione degli avvenimenti , ma che balza significativamente in rilievo , è che il ristagnare e lo isterilirsi della azione sociale cristiana nella vita pubblica ha coinciso con l ' adattamento di essa a situazioni e criteri politici ( partecipazione a sostegno di candidature liberali e conservatrici , intese clericomoderate , patto Gentiloni ; incertezze ed acquiescenze contemporanee ecc . ) ; mentre il vigoreggiare della forza di penetrazione morale , della fede ardente ed operosa , dello spirito di proselitismo , si è manifestato , in misura più o meno profonda , nei periodi di intransigenza sostanziale , ed anche formale , nei quali i cattolici sociali sentivano di costituire essi un centro di polarizzazione per le energie volte al sano progresso civile . In questa ora grigia , riandare con la memoria agli anni fervidi che seguirono la Rerum Novarum , sonanti di contrasti e di polemiche interne , spesso acerbissime , ma ricchi di quel fermento spirituale che diede poi la fioritura meravigliosa ahi , troppo breve ! della democrazia cristiana ; fa oggi l ' effetto di guardare a tempi eroici . Si rievocano con ammirazione commossa anche coloro che come l ' Olgiati sono severi nel giudizio complessivo . E con animo non dissimile si può ricordare la ripresa della azione sotto le bandiere popolari e sindacali bianche . Perché , se di un movimento così complesso è lecito dare valutazioni diverse ed opposte , nessuno potrebbe in buona fede disconoscerne il fondo ed il carattere di potente rinascita dello spirito cristiano contro il materialismo settario della pratica liberale , della massoneria , del socialismo rivoluzionario . Anche nel '19-20 , come venticinque anni addietro , non ci si batteva sulle posizioni , ma si attaccavano gli avversari nei loro domini , si voleva conquistare e si rischiava anche la vita , con serenità , con disinteresse , con spirito di sacrificio , con entusiasmo : lo sa chi ha affrontato le folle imbestiate dalla propaganda rivoluzionaria del '19 e del '20 . L ' ambizione o il desiderio di profitto personale non danno un tale ardore di proselitismo ! Oggi i cauti ripiegamenti , le accortezze diplomatiche , i distinguo sapienti , la predicata pazienza dell ' attesa , l ' accettazione dei fatti compiuti , intristiscono l ' impulso della azione , la fiducia nelle capacità realizzatrici del nostro programma . Risuona con troppo debole eco l ' appello al sacrificio dei pochi che sono rimasti sulla linea della battaglia : quello spirito eroico che fu animatore delle nostre giovinezze sembra passato ad altri . Non intenda taluno che noi vogliamo ignorare le necessità del momento , limitatrici ferree dell ' azione : quella che preoccupa non è l ' inattività pratica , esteriore , organizzativa , bensì l ' inerzia e l ' acquiescenza degli spiriti ... Sugli elementi che vi hanno condotto , i fatti vanno ormai fornendo una esperienza che non sarebbe lecito svalutare come prematura e provvisoria . Si può dire con esattezza storica che degli stati d ' animo delineatisi nel campo dei cattolici italiani , quello che fin qui ha determinato la figura , l ' atteggiamento , la funzione complessiva del loro movimento nella vita pubblica , è stata la tendenza che ama definirsi realistica ; la quale difetta di quella intima fede nella virtù rigeneratrice ( o almeno nelle possibilità di attuazione ) del cristianesimo totale , che crea la esigenza di una posizione tutta propria , contrapposta ad ogni altra dottrina o metodo politico - sociale . Uno stato d ' animo orientato piuttosto alla difesa ed alla conservazione di posizioni acquisite ; che cerca nella intesa con altre correnti le quali abbiano preoccupazioni conservatrici analoghe , se pure in altro campo , la possibilità di affermarsi con la maggior efficacia nella vita pubblica ; che obbedisce quindi a sensazioni più strettamente politiche , ed è in conseguenza più legato ai fenomeni ed alle esigenze dell ' ora , e condotto a cercare soluzioni politiche di equilibrio , aderendo alle situazioni prevalenti , per evitarne ( si dice ) il maggior male e trarne il massimo vantaggio . È faziosità o incomprensione ogni intransigenza ; è fanatico irrigidimento ogni resistenza tenace sulle linee del programma integrale . Saggio e doveroso distinguere il nucleo di verità in certe dottrine , ed aiutarne la estrinsecazione specialmente quando l ' equilibrio di tale modo di pensare contempera felicemente la fedeltà astratta ai principi e il vantaggioso adattarsi alle esigenze pratiche dell ' ora . Dalla meno intima e calda fiducia nelle capacità conquistatrici della propria dottrina , si è indotti a ritenere meglio rispondente agli interessi dell ' ordine sociale e della religione stessa regimi , sistemi , metodi di autorità ; si accettano le direttive teoriche della scuola sociale cristiana , ma non per la convinzione intima e profonda di un diritto e di una capacità delle classi lavoratrici ad elevare se stesse , a conquistarsi una partecipazione più equa alla vita economica e politica di ogni paese ; bensì piuttosto perché l ' indulgere alle aspirazioni insopprimibili dei lavoratori è il mezzo migliore , l ' unico mezzo efficace forse , a contrastare la propaganda socialista . In questa atmosfera si è formata la coscienza collettiva del movimento sociale cristiano in Italia . I periodi nei quali è prevalsa la concezione integrale del programma , o sono stati arrestati nel loro momento più fecondo da deviazioni dolorose ( murrismo ) , o furono troppo brevi perché potessero esaurirsi le tracce della mentalità prima predominante ed imprimersi le caratteristiche rinnovate di un pensiero e di una azione pubblica , autonoma e organicamente definita ( partito popolare ) . Con ciò noi non vogliamo dimenticare che la tendenza transigente o realistica , impersonata in gruppi ed in uomini di grande autorità nel campo nostro , ebbe una parte notevole nel travaglio di superamento della immobilità astensionista di così lunghi anni . Ma intendiamo constatare l ' influsso negativo che in seguito ne derivò , avendo concentrato essa l ' attenzione dei cattolici sulla utilità appariscente dei successi immediati e ritardato la formazione di una coscienza sociale e politica compiuta in sé , autonoma nella sua visione ed azione , fidente nelle sue capacità rinnovatrici . Cosicché il contatto con la realtà della vita pubblica produsse in larghe zone del campo sociale - cristiano quegli assorbimenti dalle dottrine liberali e nazionalistiche , che sono i precedenti lontani ma diretti delle presenti deviazioni verso il fascismo . Cito il giudizio di uno scrittore non sospetto , il Bondioli , di cui ho ricordato lo studio sul giornalismo cattolico : ( l ' opera di questo ) « ammirevole sotto molti aspetti , non fu sempre ricca di intima unità e di sistematicità ; mancò soprattutto di una grande idea che dominasse i momenti della loro attività che oscillò quasi completamente , per le necessità storiche dell ' ora , tra la questione sociale ed il Non expedit . Al giornalismo nostro restò quindi quasi ignota una visione cattolica della politica estera e della politica coloniale ; perciò la guerra libica non ebbe sui giornali del famoso " trust " grosoliano che ripercussioni pecuniarie per il finanziamento fatto dal Banco di Roma , e la neutralità agli inizi della guerra europea trovò negli stessi fogli una difesa incerta e puramente sentimentale » . E il Partito Popolare ( è dovere di imparzialità ammetterlo ) di tali precedenti soffrì , nella scarsa omogeneità della sua compagine , nella impreparazione intellettuale delle sue masse ed anche di molti , di troppi del suo ... stato maggiore ; ed in quella morale di alcuni migliori i quali furono alieni da responsabilità decisive perché considerarono il nostro movimento collaboratore di altri e non centro polarizzatore per virtù del proprio programma e della propria forza morale , sociale e politica . Ed oggi ... Oggi siamo giunti a tanto da dover quasi volgerci agli avversari per vedere delineate con netta franchezza , con risoluta precisione , le differenze e le antitesi che danno i tratti salienti della nostra dottrina sociale , nel dilagare di così pavide e insincere constatazioni di convergenze . Quali elucubrazioni e quanti distinguo sulla libertà e sulla autorità ! Non conta che le due vuote formule debbano essere riferite ad una definita concezione dello Stato , per avere un significato ed un valore concreto : questa o la si ignora o la si contraddice in via di pura dissertazione teorica . Scriveva « L ' Ordine » di Como intorno all ' intervista recente dell ' on . Mussolini : « È detto nell ' intervista che la libertà individuale è una concessione dello Stato anziché un diritto inerente all ' individuo ... Tutti i sistemi di statolatria poggiano su questo principio : l ' uomo è nulla fuori dello Stato , il cittadino , quelle libertà che ha , le ha dallo Stato perché lo Stato è l ' unica fonte del diritto , perché lo Stato è tutto . La Chiesa dice di no , la dottrina sociale cattolica dice di no , il diritto naturale dice di no . L ' individuo è preesistente allo Stato il quale se un giorno scompaia come vogliono i socialisti o non scompaia è questione che ora non importa . Ma questo è certo che , esistendo prima dello Stato , ed esistendo completo nella sua personalità , l ' individuo non ha avuto bisogno di attendere dallo Stato la concessione di quelle libertà che sono inerenti alla sua natura . Ogni associazione limita le libertà individuali : la limitazione è compensata da altri beni . A questa limitazione ha tanto più diritto lo Stato che deve provvedere all ' interesse comune , al benessere comune : limitazione che non può essere arbitraria , che non può essere fatta per ragioni di fazione , che deve trovare la sua giustificazione in un bene reale da raggiungere , impossibile a raggiungersi senza di essa . Ma come il diritto alla limitazione non significa facoltà alla soppressione completa , così suppone la preesistenza di queste libertà » . E del « nazionalismo » si definiscono e ridefiniscono con teorica cautela le caratteristiche non confondibili col « patriottismo » ammesso e alimentato dal sentimento religioso . Rispondeva di questi giorni « L ' Unità Cattolica » ai tedesco - nazionali prussiani : « Per quanto talvolta si sia con intento approfittato di essa per giuocare sull ' equivoco , non ci sembra possibile confondere nazionalismo con patriottismo . L ' una è la dottrina che fa dello Stato il centro , lo scopo e il principio di ogni attività umana e di ogni autorità sociale : che tutto subordina senza eccezioni all ' interesse dello Stato annientando l ' individuo di fronte all ' organismo della collettività politica cui appartiene : che nel campo dei rapporti internazionali considera i principii etici che per consuetudine o per convenzione lo disciplinano solamente in funzione di peculiari interessi politici e non come espressione di una coscienza giuridica universale , di una morale superiore e intangibile » . Ma far discendere dalle nuvole dei principi applicazioni coraggiose e coerenti è ben altra cosa . La rivalutazione del fattore religioso non importa se a servizio della nazione anziché delle anime ; l ' ossequio esteriore che circonda la Chiesa non importa se per trarne un elemento di prestigio anziché il pensiero e la pratica del cristianesimo ; il rispetto a qualunque ordine costituito come canone inderogabile del buon costume cattolico ; la lotta antidemocratica e antisocialista che sembra eliminare per sempre i pericoli della « volontà popolare » e togliere l ' incomodo di influenzarla e attrarla al proprio pensiero con lo spirito e la attività di proselitismo , sono i motivi di fatto che dominano le questioni di principio . Tenersi a queste è settarismo torbido e cieco : saggezza , equilibrio , sana preoccupazione degli interessi più eccelsi consigliano di procedere al rimorchio ed all ' ombra dei potenti dell ' ora . E saggio è veramente risparmiare la esemplificazione dimostrativa . I cattolici , sentenziò ( ci pare ) Napoleone , e potrebbe ripetere un osservatore contemporaneo , sono nati per servire ... Ma nelle anime soprattutto dei giovani non è sopito l ' anelito della fede operosa ed entusiastica . Tornare alla Rerum Novarum , si invoca da più parti , guardando ad essa come all ' appello di un ` Grande Capo per un apostolato di conquista . La Chiesa madre in mezzo ai popoli ed alle classi , prigionieri dei loro egoismi feroci , a dire la parola della carità e della giustizia che essa sola può pronunziare . E quanti credono nella feconda , perenne modernità del cattolicesimo , soldati della buona battaglia combattuta prima nella coscienza che nella azione ! È da questa aspirazione , contenuta dalla inerzia o dalla acquiescenza e dal calcolo vile , da questo riprepararsi della consapevolezza piena della missione cattolica nella vita degli stati , che discende il disagio di cui parlavamo in principio : senso di inferiorità di fronte ai problemi formidabili dell ' ora . Ha scritto un giornale fascista che il « cattolico - cittadino non potrà non essere un ribelle sostanziale , anche se rende omaggio alle istituzioni del suo ambiente e del suo tempo » . Non ci spaventiamo della definizione né identifichiamola con la violenza illegale del sovversivismo . Ma non è forse il cristianesimo una perenne protesta contro la ingiustizia , una insonne volontà di bene , un moralismo sociale operante incessantemente per una rinnovazione delle coscienze e degli istituti ? E non è colpa non domandare alla fede quanto essa avrebbe potuto dare anche nella vita collettiva se noi ne avessimo approfondito e reso attivi i rapporti con tutte le esigenze dell ' ordine morale , intellettuale , politico , sociale ? In cospetto di una terribile esperienza , quale è quella del Messico , il problema delle affermazioni integrali si pone di nuovo . « Bisogna che i cattolici di ogni paese comprendano l ' impellente necessità di ribellarsi alla forma di colpevole passività dai nostri avversari caldeggiata , tendente ad affidare nelle mani degli altri la difesa delle nostre più gelose aspirazioni . Il cattolico deve preoccuparsi di costituire una forza collettiva da opporre ai fautori delle tenebre , nascosti sotto le vesti più svariate . E questa linea di assoluta autonomia , che prevede una ferma e fervida coscienza delle proprie capacità sociali , deve essere maestra in tutte le attività . Lo Stato non urterà più contro la Chiesa , solo quando guarderà a questa come all ' ispiratrice di ogni più nobile attività umana e quando ad Essa subordinerà i suoi fini ; ora ciò è possibile solo con uno Stato cattolico e lo Stato cattolico non sarà attuato se non da cattolici operanti . Mirare quindi alla conquista dello Stato : ecco un compito che se fino ad oggi poteva sembrare un ' eresia , oggi si impone ad ogni cattolico d ' azione . Intensificare l ' azione religiosa , curare la formazione degli spiriti sulla base dell ' insegnamento cristiano , ma dopo quest ' opera di preparazione , non abbandonarsi a sperare dagli altri la realizzazione dei nostri sogni , ma buttarsi audacemente nell ' agone , perché il nostro programma abbia in noi , che ne siamo i più fedeli interpreti , i suoi esecutori » . Noi non sapremmo concludere in altro modo migliore che con queste parole di uno scrittore cattolico , pensoso delle vicende ammonitrici e dei doveri imperiosi che ne discendono .
SINDACATI E CONSIGLI ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
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L ' organizzazione proletaria che si riassume , come espressione totale della massa operaia e contadina , negli uffici centrali della Confederazione del Lavoro , attraversa una crisi costituzionale simile per natura alla crisi in cui vanamente si dibatte lo Stato democratico parlamentare . La crisi è crisi di potere e di sovranità . La soluzione dell ' una sarà soluzione dell ' altra , poiché , risolvendo il problema della volontà di potenza nell ' ambito della loro organizzazione di classe , i lavoratori arriveranno a creare l ' impalcatura organica del loro Stato e vittoriosamente la contrapporranno allo Stato parlamentare . Gli operai sentono che il complesso della " loro " organizzazione è diventato tale enorme apparato , che ha finito per ubbidire a leggi proprie , intime alla sua struttura e al suo complicato funzionamento , ma estranee alla massa che ha acquistato coscienza dalla sua missione storica di classe rivoluzionaria . Sentono che la loro volontà di potenza non riesce ad esprimersi , in un senso netto e preciso , attraverso le attuali gerarchie istituzionali . Sentono che anche in casa loro , nella casa che hanno costruito tenacemente , con sforzi pazienti cementandola col sangue e le lacrime , la macchina schiaccia l ' uomo , il funzionarismo isterilisce lo spirito creatore e il dilettantismo banale e verbalistico tenta invano di nascondere l ' assenza di concetti precisi sulle necessità della produzione industriale e la nessuna comprensione della psicologia delle masse proletarie . Gli operai si irritano per queste condizioni di fatto , ma sono individualmente impotenti a modificarle ; le parole e le volontà dei singoli uomini sono troppo piccola cosa in confronto delle leggi ferree inerenti alla struttura dell ' apparato sindacale . I leaders dell ' organizzazione non si accorgono di questa crisi profonda e diffusa . Quanto più chiaramente appare che la classe operaia non è composta in forme aderenti alla sua reale struttura storica , quanto più risulta che la classe operaia non è inquadrata in una confederazione che incessantemente si adatti alle leggi che governano l ' intimo processo di sviluppo storico reale della classe stessa ; tanto più questi leaders si ostinano nella cecità e si sforzano di comporre " giuridicamente " i dissidi e i conflitti . Spiriti eminentemente burocratici , essi credono che una condizione obiettiva , radicata nella psicologia quale si sviluppa nelle esperienze vive dell ' officina , possa essere superata con un discorso che muove gli affetti , e con un ordine del giorno votato all ' unanimità in un ' assemblea abbruttita dal frastuono e dalle lungaggini oratorie . Oggi essi si sforzano di porsi all ' altezza dei tempi " e , tanto per dimostrare che sono anche capaci di " meditare aspramente " , rivogano le vecchie e logore ideologie sindacaliste , insistendo penosamente nello stabilire rapporti di identità tra il Soviet e il sindacato , insistendo penosamente nell ' affermare che il sistema attuale di organizzazione sindacale costituisce il sistema di forze in cui deve incarnarsi la dittatura proletaria . Il sindacato , nella forma in cui esiste attualmente nei paesi dell ' Europa occidentale , è un tipo di organizzazione non solo diverso essenzialmente dal Soviet , ma diverso anche , e in modo notevole , dal sindacato quale sempre più viene sviluppandosi nella repubblica comunista rossa . I sindacati di mestiere , le Camere del Lavoro , le federazioni industriali , la Confederazione Generale del Lavoro sono il tipo di organizzazione proletaria specifico del periodo della storia dominato dal capitale . In un certo senso si può sostenere che esso è parte integrante della società capitalistica , e ha una funzione che è inerente al regime di proprietà privata . In questo periodo , nel quale gli individui valgono in quanto sono proprietari di merce e commerciano la loro proprietà , anche gli operai hanno dovuto ubbidire alle leggi ferree della necessità generale e sono diventati mercanti dell ' unica loro proprietà , la forza - lavoro e l ' intelligenza professionale . Più esposti ai rischi della concorrenza , gli operai hanno accumulato la loro proprietà in " ditte " sempre più vaste e comprensive , hanno creato questo enorme apparato di concentrazione di carne da fatica , hanno imposto prezzi e orari e hanno disciplinato il mercato . Hanno assunto dal di fuori o hanno espresso dal loro seno un personale d ' amministrazione di fiducia , esperto in questo genere di speculazioni , in grado di dominare le condizioni del mercato , capace di stipular contratti , di valutare le alee commerciali , di iniziare operazioni economicamente utili . La natura essenziale del sindacato è concorrentista , non è comunista . Il sindacato non può essere strumento di rinnovazione radicale della società : esso può offrire al proletariato dei provetti burocrati , degli esperti tecnici in questioni industriali d ' indole generale , non può essere la base del potere proletario . Esso non offre nessuna possibilità di scelta delle individualità proletarie capaci e degne di dirigere la società , da esso non possono esprimersi le gerarchie in cui si incarni lo slancio vitale , il ritmo del progresso della società comunista . La dittatura proletaria può incarnarsi in un tipo di organizzazione che sia specifico dell ' attività propria dei produttori e non dei salariati , schiavi del capitale . Il Consiglio di fabbrica è la cellula prima di questa organizzazione . Poiché nel Consiglio tutte le branche del lavoro sono rappresentate , proporzionalmente al contributo che ogni mestiere e ogni branca di lavoro dà alla elaborazione dell ' oggetto che la fabbrica produce per la collettività , l ' istituzione è di classe , è sociale . La sua ragion d ' essere è nel lavoro , è nella produzione industriale , in un fatto cioè permanente e non già nel salario , nella divisione delle classi , in un fatto cioè transitorio e che appunto si vuole superare . Perciò il Consiglio realizza l ' unità della classe lavoratrice , dà alle masse una coesione e una forma che sono della stessa natura della coesione e della forma che la massa assume nell ' organizzazione generale della società . Il Consiglio di fabbrica è il modello dello Stato proletario . Tutti i problemi che sono inerenti all ' organizzazione dello Stato proletario , sono inerenti all ' organizzazione del Consiglio . Nell ' uno e nell ' altro il concetto di cittadino decade , e subentra il concetto di compagno : la collaborazione per produrre bene e utilmente sviluppa la solidarietà , moltiplica i legami di affetto e fratellanza . Ognuno è indispensabile , ognuno è al suo posto , e ognuno ha una funzione e un posto . Anche il più ignorante e il più arretrato degli operai , anche il più vanitoso e il più " civile " degli ingegneri finisce col convincersi di questa verità nelle esperienze dell ' organizzazione di fabbrica : tutti finiscono per acquistare una coscienza comunista per comprendere il gran passo in avanti che l ' economia comunista rappresenta sull ' economia capitalistica . Il Consiglio è il più idoneo organo di educazione reciproca e di sviluppo del nuovo spirito sociale che il proletariato sia riuscito a esprimere dall ' esperienza viva e feconda della comunità di lavoro . La solidarietà operaia che nel sindacato si sviluppava nella lotta contro il capitalismo , nella sofferenza e nel sacrificio , nel Consiglio è positiva , è permanente , è incarnata anche nel più trascurabile dei momenti della produzione industriale , è contenuta nella coscienza gioiosa di essere un tutto organico , un sistema omogeneo e compatto che lavorando utilmente , che producendo disinteressatamente la ricchezza sociale , afferma la sua sovranità , attua il suo potere e la sua libertà creatrice della storia . L ' esistenza di una organizzazione , nella quale la classe lavoratrice sia inquadrata nella sua omogeneità di classe produttrice , e la quale renda possibile una spontanea e libera fioritura di gerarchie e di individualità degne e capaci , avrà riflessi importanti e fondamentali nella costituzione e nello spirito che anima l ' attività dei sindacati . Il Consiglio di fabbrica si fonda anch ' esso sul mestiere . In ogni reparto gli operai si distinguono in squadre e ogni squadra è una unità di lavoro ( di mestiere ) : il Consiglio è costituito appunto dai commissari che gli operai eleggono per mestiere ( squadra ) di reparto . Ma il sindacato si basa sull ' individuo , il Consiglio si basa sull ' unità organica e concreta del mestiere che si attua nel disciplinamento del processo industriale . La squadra ( il mestiere ) sente di essere distinta nel copro omogeneo della classe , ma nel momento stesso si sente ingranata nel sistema di disciplina e di ordine che rende possibile , con l ' esatto e preciso suo funzionamento , lo sviluppo della produzione . Come interesse economico e politico il mestiere è parte indistinta e solidale perfettamente col corpo della classe ; se ne distingue come interesse tecnico e come sviluppo del particolare strumento che adopera nel lavoro . Allo stesso modo tutte le industrie sono omogenee e solidali nel fine di realizzare una perfetta produzione , distribuzione e accumulazione sociale della ricchezza ; ma ogni industria ha interessi distinti per quanto riguarda l ' organizzazione tecnica della sua specifica attività . L ' esistenza del Consiglio dà agli operai la diretta responsabilità della produzione , li conduce a migliorare il lavoro , instaura una disciplina cosciente e volontaria , crea la psicologia del produttore , del creatore di storia . Gli operai portano nel sindacato questa nuova coscienza e dalla semplice attività di lotta di classe , il sindacato si dedica al lavoro fondamentale di imprimere alla vita economica e alla tecnica del lavoro una nuova configurazione , si dedica a elaborare la forma di vita economica e di tecnica professionale che è propria della civiltà comunista . In questo senso i sindacati , che sono costituiti con gli operai migliori e più consapevoli , attuano il momento supremo della lotta di classe e della dittatura del proletariato : essi creano le condizioni obiettive in cui le classi non possono più esistere né rinascere . Questo fanno in Russia i sindacati di industria . Essi sono diventati gli organismi in cui tutte le singole imprese di una certa industria si amalgamano , si connettono , si articolano , formando una grande unità industriale . Le concorrenze sperperatrici vengono eliminate , i grandi servizi amministrativi , di rifornimento , di distribuzione e di accumulamento , vengono unificati in grandi centrali . I sistemi di lavoro , i segreti di fabbricazione , le nuove applicazioni diventano immediatamente comuni a tutta l ' industria . La molteplicità di funzioni burocratiche e disciplinari inerente ai rapporti di proprietà privata e alla impresa individuale , viene ridotta alle pure necessità industriali . L ' applicazione dei principi sindacali all ' industria tessile ha permesso in Russia una riduzione burocratica da 100.000 impiegati a 3.500 . L ' organizzazione per fabbrica compone la classe ( tutta la classe ) in una unità omogenea e cosa che aderisce plasticamente al processo industriale di produzione e lo domina per impadronirsene definitivamente . Nell ' organizzazione per fabbrica si incarna dunque la dittatura proletaria , lo Stato comunista che distrugge il dominio di classe nelle superstrutture politiche e nei suoi ingranaggi generali . I sindacati di mestiere e di industria sono le solide vertebre del gran corpo proletario . Essi elaborano le esperienze individuali e locali , e le accumulano , attuando quel conguagliamento nazionale delle condizioni di lavoro e di produzione sul quale concretamente si basa l ' uguaglianza comunista . Ma perché sia possibile imprimere ai sindacati questa direzione positivamente classista e comunista è necessario che gli operai rivolgano tutta la loro volontà e la loro fede al consolidamento e alla diffusione dei Consigli , all ' unificazione organica della classe lavoratrice . Su questo fondamentale omogeneo e solido fioriranno e si svilupperanno tutte le superiori strutture della dittatura e dell ' economia comunista .
FORMENTINI UBALDO ( LA CRISI MINISTERIALE E LA COSTITUZIONE , 1922 )
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Io non voglio qui entrare nella polemica che si è svolta in questi giorni sulla crisi ministeriale e sul suo andamento , né sentenziare sulla ragione o sul torto dei vari gruppi , sull ' andare a destra o a sinistra . Certi argomenti sono bastoni da pollaio , non si toccano senza insudiciarsi . E neanche è il mio mestiere di far la morale ai deputati , altro solito modo di ragionare intorno ai medesimi soggetti . Ecco l ' Italia , sulla fine del gennaio scorso , era governata da un Gabinetto mantenuto dall ' unione di due partiti , il popolare e il democratico ; quest ' ultimo anzi , da poco costituito dopo laboriose fatiche , col giusto proposito , per sé e per gli altri salutare , di conseguire in contratti del genere , resi inevitabili dalla composizione politica della Camera , una personalità e dei diritti che non aveva mai avuto fino ad allora . Per figurarsi la possibilità di un cambiamento di Governo un osservatore spassionato avrebbe atteso la manifestazione di un formale disaccordo fra i due gruppi associati , l ' esposizione da una parte e dall ' altra dei rispettivi punti di vista , un dibattito che avesse denunziato i motivi della crisi indicandone insieme la coerente soluzione . Oppure , avrebbe cercato le rivelazioni concrete di un dissidio interno in uno dei partiti al potere ; o la comparsa di un problema saliente di politica interna o estera , il cui scioglimento disordinando repentinamente la struttura e l ' equilibrio dei gruppi , avesse reso inevitabile il cambiamento immediato dell ' indirizzo politico . Nulla di tutto questo , lo sappiamo , in Italia , al momento in cui la crisi si è determinata . Anzi , rifacendo a rovescio il corso dei casi sopra esposti , in politica interna niente di nuovo ; in politica estera , al contrario , dimostrata la opportunità della permanenza del Ministero ; nel seno dei partiti la pace . Infine , quanto ai rapporti fra popolari e democratici , se discussioni sono sorte ciò è stato dopo la crisi e in conseguenza del suo svolgimento , non prima ; e in ogni modo la fondamentale e sostanziale esigenza della reciproca intesa non è mai stata , né prima né dopo , negata . Anzi decisioni ufficiali di parte socialista , di poco precedenti all ' inizio della crisi , avevano riconfermato necessità del detto connubio , escludendo l ' unica soluzione diversa che apparisse praticamente possibile . Ciononostante abbiamo avuto la crisi ed è superfluo dir come . Le crisi ministeriali in Italia , e in generale nei paesi di governo parlamentare , rappresentano una specie di rissa fra individui e bande , rette , con rapide e casuali coalizioni , defezioni e vicendevoli ricatti , e la loro tipica manifestazione è questa che tutte le soluzioni , anche le più opposte e contradditorie , vi appaiono egualmente possibili . Così anche in quest ' ultima abbiamo visto apparire e scomparire un Ministero di sinistra appoggiato ai socialisti , un blocco dei partiti costituzionali contro popolari e socialisti ; un Ministero presieduto da un popolare e altre combinazioni . Il risultato è sempre quello , a cui suol riuscire una fazione tumultuosa : c ' è un gruppo , a sorte , che vince provvisoriamente , e l ' altro che s ' acqueta con l ' intento di ricominciare una zuffa alla prima occasione . Questa volta si è dato il caso che i contendenti hanno impattato la partita e il Re ha mandato il Gabinetto dimissionario a districare la questione in seduta della Camera . Ebbene in questa crisi , di nuovo ( i casi analoghi sono abbastanza remoti ) non c ' è stato proprio che il gesto reale . In verità il sistema delle crisi extra - parlamentari è antico . E non è vero che dipenda dalla proporzionale , perché il fenomeno si è notato ben prima di questo cambiamento , non è vero che sia conseguenza della guerra , perché in realtà la situazione parlamentare attuale ha radici in una serie di situazioni analoghe precedenti ; e la cosa stupefacente è al contrario che un fatto tragico e grande come la guerra nulla abbia mutato . Direi che l ' inizio dell ' esperimento coincide con la salita al potere della sinistra ; ma voglio tralasciare , per il momento , questa indagine storica . La semplice speculazione della crisi attuale , in sé , è sufficiente a darci la fisionomia del fatto costituzionale di cui è rivelatrice . Si è detto contro Bonomi , quel che si è detto contro tanti altri : che il suo . governo era debole . Una definizione chiara , concreta e persuasiva del " governo forte " io non l ' ho mai letta nei libri e nei giornali . Molti , materialisticamente , intendono un governo che usa le mitragliatrici , altri all ' opposto fanno uscire questa forza da chi sa quali sortilegi . Ma un governo forte non è che un governo obbedito . E un popolo non può obbedire se prima non obbediscono i deputati , insomma se il Parlamento è fazioso . Questa è la situazione sotto l ' aspetto psicologico . La manifestazione concreta è la assoluta instabilità , e impermanenza dei Gabinetti . Un Gabinetto che deve spendere la maggior parte della sua esistenza a difendersi dagli avversari o a conciliarseli , vive soltanto a patto di non comandare . Ubbidisce e non è ubbidito . Non è questa la condizione in cui hanno governato tutti i Gabinetti che si sono succeduti al potere in Italia per un lungo periodo di anni ? Abbiamo , è vero , l ' esempio di un governo abbastanza duraturo impersonato in Giolitti . Ma se si guarda un po ' addentro la storia del periodo giolittiano , anche in questo quanti accidenti ! Infine sembra che tutta l ' abilità di quel gran demagogo sia stata spesa nell ' assicurarsi questa permanenza al potere , più che nel far trionfare un determinato disegno politico . Questo sforzo denunzia la debolezza dell ' organo . Insomma noi non abbiamo mai avuto un governo , come lo hanno avuto nei periodi corrisponderti , per esempio , l ' Inghilterra e la Germania . Ora , che il lasso di vita assegnato ordinariamente dal nostro costume politico ai Gabinetti , sia già per sé insufficiente a consentire lo svolgimento di un ' opera complessa e ordinata di legislazione e di amministrazione , mi par facile giudicare . E se la cosa poteva riuscire indifferente , o quasi , in tempi andati , quando il campo delle attività dello Stato era limitato , sempre più grave diventa col trascendere smisurato di quelle pubbliche funzioni . Ma se non governa il Gabinetto , governano gli uffici i quali non muoiono e non mutano . Il governo burocratico è la rigorosa conseguenza dei fenomeni parlamentari osservati . Questo è il fatto : e non è questione di andare a destra o a sinistra ! Per ciò non è vero che lo Stato sia debole : è fortissimo e diventa sempre più forte ( in tutto dipendiamo da lui , anche per star di casa ) ; la verità è che certi poteri dello Stato sono straordinariamente indeboliti di fronte a certi altri . Primo problema : rinforzare il Gabinetto . Premetto che secondo le mie previsioni , per tutto quello che ho già osservato e per varie altre ragioni , il governo parlamentare è destinato a passare in una fase di decadenza . Quali altri organi costituzionali siano per crescergli intorno e in quali rapporti con lui , non posso spiegare in due parole . Tuttavia , decada o no il Parlamento , esso vivrà ancora certamente a lungo , e avrà sempre una grande importanza : quindi , chiunque per caso sia giunto alla stessa conclusione da me accennata , non è perciò dispensato dall ' occuparsene . Per studiare i rimedi , tralasciamo in primo luogo tutti quelli che non interessano propriamente l ' arte politica , in quanto si rivolgono a modificare certi difetti dell ' educazione e dello spirito pubblico corrispondenti ai mali da correggere . Bisognerebbe rifarsi dalla scuola elementare , anzi dalla balia . Limitiamoci a considerare i risultati che si possono ottenere con provvedimenti d ' ordine giuridico . Una legge e un regolamento in primo luogo obbligano positivamente le persone a fare determinate cose . Ma questo sarebbe poco ; il loro principale effetto è di influire sulla psicologia umana : di creare cioè dei sentimenti e dei costumi . Per esempio , un Governo costituzionalmente forte sarebbe quello combinato di persone estranee al Parlamento , o comunque scelte all ' infuori dalle maggioranze parlamentari ; un Gabinetto fiduciario di un Principe forte . Questo è stato il sistema della Germania Imperiale e ha fatto lunga e buona esperienza . Si potrebbe anzi provare che quell ' esperienza ha giovato anche al Governo di tipo parlamentare che la Rivoluzione ha sostituito al primo , appunto nel senso di mantenere un costume politico rispondente alle esigenze dello spirito nazionale da cui la forma precedente era stata determinata . Circa venticinque anni fa in Italia sorse , a proposito della forza e della debolezza del Governo , lo stesso problema che noi oggi tentiamo risolvere , per le stesse ragioni e gli stessi termini ( ecco la prova della sua antichità ) . Il Sonnino tentò , in pratica ed in teoria , di trasportare , in Italia , il sistema germanico . Non riuscì e non occorre spiegare le ragioni perché non poteva riuscire . Basterà dire che la proposta di Sonnino significava " la reazione " e quindi ha prodotto tutte le conseguenze che questa parola suole produrre sull ' animo e sulla fantasia degli italiani . Se oggi uno ripetesse una proposta simile , sarebbe egualmente " la reazione " coi conseguenti effetti . Appunto , tenendo conto di questi riflessi psicologici del diritto pubblico , molto più conveniente alle idee e sentimenti prevalenti nel nostro Paese , appare una soluzione formalmente opposta . Nel sistema parlamentare , che è il nostro , si sa che il Re nomina i ministri ascoltando e interpretando la volontà parlamentare . Il Gabinetto si presenta alla Camera e chiede un volto di fiducia che solo gli dà l ' effettiva autorità di governare . Questo è il nostro costume politico , jus traditum . Ora si tratterebbe di rendere positiva questa norma , con lo stabilire che il Ministero debba essere formalmente investito dei suoi poteri da un ' apposita disposizione legislativa : una lex de imperio . Si noti che in Italia manca anche una legge organica dei Ministeri cosicché specialmente nella pratica di questi ultimi anni , la istituzione , lo smembramento , la soppressione di Dicasteri , è stata sempre attuata nel periodo di formazione del Gabinetto , senza preventiva autorizzazione del potere legislativo . Questa legge pertanto , oltre a istituire il rito per il conferimento ai Ministri delle funzioni esecutive che loro spettano , fisserebbe e distribuirebbe anche , legalmente , le varie competenze . Per metterci d ' accordo con la tradizione giuridica richiameremo la distinzione fra il Gabinetto come consilium principis e i singoli Ministeri come organi definiti dall ' Amministrazione . Il campo proprio della legge che invochiamo sarebbe precisamente quest ' ultimo , escludendo il pericolo che una nuova facoltà data alla Camera in tal senso , la erigesse in permanenza in Assemblea Costituente . Un tal sistema esigerebbe uguale procedimento anche per stabilire la cessazione dei poteri ministeriali . Vuol dire che , in caso di dimissioni , i Ministri dovrebbero chiedere alla Camera la procedura formale di esonero , in altro caso questa sarebbe provocata di iniziativa parlamentare . Quali gli effetti sperabili dalla riforma ? Nulla più di quanto è sperabile da un provvedimento coattivo . Nessuna legge può imporre ai Deputati di essere dei galantuomini , né tanto meno stabilire sanzioni al riguardo . Non si può proibire a Cocco - Ortu di personificare la " democrazia " . Ma la crisi avrebbe sempre , necessariamente , un processo parlamentare , quindi uno svolgimento controllato dal pubblico . Non si fa in seduta quello che si fa nelle . conventicole . Una disciplina crea delle e idee delle abitudini . Insomma l ' atto di cambiare e quindi di istituire un Governo , verrebbe ad acquistare ciò che nella sciagurata pratica del nostro Parlamento ha perduto : la serietà . Certamente l ' attuazione pratica di un ' idea come questa richiede una più precisa e circostanziata disamina . Bisognerebbe vedere se proprio la procedura formale legislativa convenisse a provvedimenti di tal natura , o se non fosse il caso di stabilire un processo sui generis . Ma lasciamo , per ora , l ' idea greggia com ' é . Piuttosto preoccupiamoci della rispettabile opinione di quella parte che nella riforma potrebbe scorgere una inquietante sfigurazione del potere regio . In pratica la competenza del Re rimarrebbe tal quale . La possibilità di uno scontro fra la volontà della Camera legiferante de imperio , e quella del Re , nell ' atto di nominare o di accogliere le dimissioni del Ministero , sarebbero sostanzialmente quelle che ora si presentano per effetto di un voto politico della Camera . Teoricamente il Re avrebbe nel nuovo sistema , come nell ' attuale , la facoltà di aprire un conflitto con la Camera , rinviandole un Ministero formalmente destituito , come ora un Ministero destituito da un voto politico ; infine avrebbe sempre il potere sommo della provocatio ad popolum . Soltanto è vero che una simile riforma sarebbe difficile accordare con la lettera dello Statuto . Ma tutta la pratica costituzionale da cui la riforma procederebbe , è stata in realtà , una deroga al Patto . Infatti quando Sonnino pensò dì cambiar sistema di governo nel senso accennato più sopra , disse semplicemente : torniamo allo Statuto . Ora , è facil cosa , non lo nego , che una . proposta come la mia assuma colore demagogico : ma alla fine non si tratterebbe che di disciplinare positivamente una norma elaborata dalla consuetudine costante di mezzo secolo , e di cui la Monarchia stessa sarebbe stata la squisita istitutrice .
StampaPeriodica ,
Ci sono nel " Manifesto " della Rivoluzione Liberale alcuni sviluppi che sembrano e devono essere soprattutto personali , corrispondendo ad un necessario processo di realizzazione letteraria e stilistica . Su tali concetti , che hanno avuto virtù di suscitare l ' ironia dell ' amico Ansaldo , l ' autore non chiede una adesione politica ; li presenta come spiegazioni di stati d ' animo , descrizioni di atteggiamenti , non limitati a un puro senso biografico , ma ribelli ad ogni carattere sistematico . Né di ciò si vuol discutere , né ricercare analoghi elementi personali , facilmente contestabili in nome di altre esperienze - negli scritti di Burzio , di Formentini , di Ansaldo qui pubblicati . Sotto l ' ottimismo storicistico del Burzio ( incline , per amore alla tradizione riformista a misconoscere le leggi autonomistiche della vita moderna , altra volta , nello studio sulla Democrazia , affermate ) sotto il realismo di Formentini ( che dall ' autocritica è tratto a diffidare di ogni azione ) ; sotto lo scetticismo di Ansaldo ( statico spettatore ) - è agevole osservare un intimo consenso - più o meno specifico - alle premesse e agli intenti del criticato Manifesto . A questo consenso è giusto corrispondere chiarendoci e riesaminandoci , per evitare qualunque incertezza potesse essere sorta dalle antitesi della discussione . E anzitutto qual è il senso della nostra pretesa di aderire alla storia ? La critica del concetto presentata dal Formentini è validissima , ma non si può rivolgere contro di noi . Aderisce alla storia anche chi vi repugna . E la storia è sempre diversa da quella che è presente alla mente di chi si propone di aderirvi . Le due affermazioni opposte sono tutte e due vere . Il presente è e non è nella storia . Perché la storia è insopprimibile , è unità di fatto e di farsi e di non fatto ; ma dalla storia non si deduce - ossia dalla storia non si astrae . L ' azione deve vivere di storia ( di concretezza ) ; ma come azione è qualcosa di nuovo , che al passato non si riduce , libero ; nasce impreveduta , crea valori imprevedibili ; ma poiché alla storia invano si repugna , questo nuovo ha il suo significato in quanto si sforza di sottoporre a sé tutto il passato . Da questa relazione soltanto ( che è quanto dire : da nulla di arbitrario ) nasce l ' avvenire . Quello che il Burzio chiama nostro schema di interpretazione del Risorgimento non è storia del Risorgimento , ma , in un senso molto preciso , storia nostra . Le nostre esigenze nascono da situazioni determinate e solo nel mondo da cui nascono si spiegano . Sarebbe ingenuo pensare che queste esigenze nascano sole , che il mondo , ove hanno luogo , vi si esaurisca creandole . Nel Risorgimento c ' è il nostro Risorgimento e quello di Burzio ; c ' è il riformismo e la rivoluzione : e il Risorgimento dello storico li comprende tutti . La verità della nostra interpretazione è condizionata dalla nostra azione : la legittimità di questa è nella continuità di una tradizione . È vero , perciò che nel Manifesto storia e propositi si generano reciprocamente - condizionati da una nostra volontà . A chi critica la nostra storia del Risorgimento si risponde che essa non è una storia : anche se il farla fosse nei nostri intenti ( in altra ora ) non abbiamo mai creduto che la si potesse preannunciare in un articolo ( sia pure lunghissimo , come alcuno ha protestato ! ) . Mazzini , Cavour , Ferrari e tanti altri uomini idee e forze sono state deliberatamente sacrificate per segnare con semplicità le linee di una crisi attuale , delle direzioni di pensiero che si pretendono continuare . Ma l ' affermazione fondamentale da noi storicamente ed empiricamente commentata , non ha bisogno di prove storiche perché è creatrice della storia , è la verità di tutti i processi vitali : la negazione del riformismo in nome dell ' autonomia delle forze , il necessario riconoscimento della spontaneità rivoluzionaria dei movimenti popolari è concetto a cui crediamo e di cui siamo pronti a dare dimostrazione scientifica se mai qualche ingenuo ne sentisse il bisogno . Abbiamo visto questo principio sostanziale della lotta politica in Italia individuato in elementi ideali e pratici caratteristici del nostro tempo . E qui è dovere fissare i limiti dell ' azione cui si è pensato . Esaltatori della lotta politica , consci che una lotta politica in Italia è stata sinora , per molteplici e chiarite ragioni , soffocata , il problema centrale dello Stato ci è parso problema di adesione del popolo alla vita dell ' organismo sociale , problema di educazione politica autonoma ( non di scuola ) , esercizio di libertà , necessità di conflitti , di intransigenze suscitatrici di una fede laica . Economicamente - diciamo pure con Ansaldo , - creare lo spirito capitalistico . Ci permetta l ' amico Ansaldo : ciò non ha nulla a che fare col protestantesimo e col circolo di cultura religiosa - in Italia il protestantismo non può essere che un momento dello sviluppo cattolico . No , qui il problema è di iniziativa economica e di attività libertaria . I partiti intransigenti , i partiti di masse ( contadini e operai ) operano secondo la linea che noi seguiamo , concludono a un ' opera liberale . In questa premessa l ' identità di Stato liberale ( liberistico ) e di Stato etico , che non convince il Burzio è per sé chiara . Ma a questo punto la rivoluzione reca un ' esigenza , determina dei problemi . II problema essenziale è un problema di espressione , di tecnica realizzatrice . Occorre che il popolo abbia il suo governo , occorre creare una classe dirigente che viva di esso , che aderisca alla sua spontaneità , che corrisponda alla sua libertà . Il compito è parso al nostro Sarmati antitetico colla premessa : il Governo nasce colla rivoluzione , non astratto da essa , non preparato preventivamente . Ma oggi siamo in una crisi rivoluzionaria ; noi sorgiamo dalla rivoluzione dopo aver , lavorato , lavorando con essa e non é certo l ' Ordine Nuovo che possa rimproverarci astensione o indifferenza . Tra il nostro atteggiamento di critici e le nostre conclusioni di pratici c ' è invero una contraddizione tragica , ma vitale : la contraddizione implicita nell ' azione , che é stata tra Cavour pensatore e Cavour ministro , che c ' è tra Nitti capo di governo e Nitti scrittore di economia o di sociologia . Il problema rivoluzionario sarà pure a un certo punto problema di uomini : noi prepariamo gli uomini che sappiano allora accettare la rivoluzione e operare realisticamente . In questo senso le premesse ci conducono a un compito tecnico , diciamo pure al problemismo , cui accenna Formentini . Ma la premessa deve restare ben chiara anche se è lontana : non si tratta del semplice problema di cultura che scorge Burzio . Il risultato si è che mentre pensiamo ad agitare delle forze ( indirettamente o direttamente ) possiamo sembrare ai frettolosi dei riformisti , perché ci occupiamo dei problemi attuali , perché suggeriamo riforme e proponiamo soluzioni . L ' importante si è che questa tecnica non distrugga quell ' autonomia di che siamo ben convinti : e non ci toccano , perché si elidono da sé , le accuse opposte di conservatori e di rivoluzionari che vengono mosse al nostro realismo . Noi non crediamo alla validità delle riforme e invochiamo e favoriamo nuove libere forze : non crediamo alle formule e vi contrapponiamo l ' immensità del reale . Determinare i limiti e i modi della conservazione del resto è stato sempre il compito tecnico dei rivoluzionari . Senonché dice Formentini , che tra i tre amici è il più vicino al nostro pensiero , il problema presente è il collaborazionismo e uno spirito realista deve fare i suoi conti con esso . La funzione transitoria del collaborazionismo socialista è posta dal F . stesso eccellentemente : nonostante i promotori concluderà anch ' esso ad arricchire il trionfo liberale dei popolo , a liquidare i miti e i riformismi . Il nostro atteggiamento deve essere di netta opposizione per ovvie ragioni d ' indole economica , e per una netta antitesi d ' ordine politico : precisamente da un tal fenomeno dipende la validità , il momento del successo della nostra affermazione liberista . In questi termini il nostro proposito di coltura politica ha la sua definizione esplicita : in una interpretazione di forze e in un ' esigenza di tecnica che ognuno di noi sente come problema morale . Non è il luogo di rimproverare utopie , non siamo in nessun mondo fantastico : ci disponiamo serenamente , con l ' ascetismo che opportunamente richiede ( e si chiede ) il nostro collaboratore Formentini a un compito che sappiamo grave , impopolare . Ansaldo non crede che sulla nostra via si possa trovare il successo , non crede che del problema ci sia una soluzione . Il suo scetticismo si aggrappa alla storia , da ciò che non c ' è stato deduce ciò che non ci sarà mai . Il che è manifestamente antistorico . Col metodo di Ansaldo era agevole negli anni del Risorgimento negare la legittimità degli sforzi unitari . L ' unità d ' Italia non c ' è mai stata , dunque non ci sarà . É un argomento che prova troppo e che cade da sé . Non si capisce come da tutto il sottile e profondo discorso con cui egli commenta il nostro manifesto possa derivare una conclusione imprecisa che non risolve le esigenze accettate . La classe di mandarini amministratori sarà sempre in antitesi con un popolo che sta sorgendo a vita economica e a vita politica ( e questo fatto s ' è provato nel Manifesto ) : dunque la soluzione provvisoria si negherà in altre soluzioni più vitali . Le esperienze dei Comuni , del Rinascimento , del Risorgimento non sono storie di fallimenti , ma indicazioni di stati d ' animo , di insopprimibili aspirazioni . Non è da chiedersi se noi saremo capaci di continuarle , di concluderle : certo l ' impresa è la più realistica che oggi si possa pensare ; di quel temerario realismo , che sa vedere e creare la realtà dove altri chiacchiera , pavido , di utopia . Per questo l ' abbiamo posta come compito della nostra vita .
ALBERTO MORAVIA ( COLAGROSSO CESCO , 1934 )
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In Anno XII « Giornalaio » , a proposito di un articolo di Luigi Chiarini sui « Doveri della critica » , nel quale il critico del settimanale letterario romano si scagliava contro il romanzo Gli indifferenti di Alberto Moravia , fu messo in sospetto che questo accanimento derivasse da ragioni non puramente critico - letterarie : e « Giornalaio » promise di leggere il libro e darne giudizio . « Giornalaio » mi ha passato l ' incarico : ho letto il libro del Moravia , che in questi mesi ha avuto una ristampa a prezzo popolare e ho finito l ' ultima pagina con una smorfia di disgusto . Una domanda mi si è subito affacciata alla mente : perché è stato scritto questo libro ? Questione grave , questa , a mio parere , e che naturalmente nemmeno lo stesso autore sa risolvere : perché è stato scritto questo libro ? Storia bassa , misera , di un uomo che , amante di una signora ormai anziana , si innamora casualmente della figlia di quella ; storia di un fratello che per un posto o per la salvezza del patrimonio farebbe il ruffiano , mercanteggerebbe la carne della sorella ; storia di una donna depravata che crede di redimersi amando un ragazzo : ma è amore di carne . E intanto lo scrittore si trastulla tra queste condizioni dei personaggi , si diverte ad affondarli sempre più nel fango della passione dell ' odio e dell ' interesse , sino alla fine ; ma non lo fa per poi sollevarli e portarli ad una soluzione morale , vittoriosa : tutto finisce in basso , sempre più in basso . Lo so : la questione è se arte è morale . Questione vecchia , sempre dibattuta e ancor oggi purtroppo portata avanti . Ma al giorno d ' oggi in Italia i giovani sanno una sola cosa : che Fascismo è morale ; che l ' arte deve essere fascista e perciò morale . E tutto questo non è detto per ripararsi dietro lo scudo dell ' aggettivo « fascista » ; perché chi ha compreso i fini puramente etici del Regime non può non rendersi conto dell ' incoraggiamento che esso sta dando alla letteratura ; ma ad una condizione : che sia morale . E morale non vuol dire che in un romanzo non vi sia un adulterio od uno stupro , che in un quadro non vi sia l ' effigie del piacere ; ma morale vuol dire giusta misura delle cose , vuol dire , insomma , che adulteri , stupri e passioni carnali non diventino il pernio su cui si faccia ruotare tutta una letteratura falsa , viziata , corrosiva . Leggendo questo libro del Moravia vien subito su un senso di rammarico per quest ' autore e per quest ' arte sprecata . Vi è in lui dell ' ingegno e abilità tecnica ; se invece di partire da uno stato d ' animo superficiale egli facesse sorgere il suo romanzo da un sentimento spiccatamente spirituale , il Moravia riuscirebbe un buon autore . Ma a quanto pare egli fa l ' indiano . Ne sia prova una sua novella pubblicata ultimamente su Oggi ( 19 novembre XII ) ; altrettanto pessimismo , altrettanto vizio , altrettanta falsità . Bisogna convincersi che l ' arte è sempre morale .
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La trappola fu tesa con diabolica abilità . Un morto , un morto insperato , non uno dei soliti morti , aveva offerto l ' agognata occasione per vibrare il colpo di mazza decisivo contro Roberto Farinacci e il fascio cremonese ... Roberto Farinacci ha smontato la trappola , ha mandato all ' aria i ben architettati progetti avversari , ha salvato il Fascismo rendendolo ormai tetragono ad ogni assalto nemico per quanto subdolo possa essere nell ' avvenire . Infatti avversioni e cose ponevano a Roberto Farinacci questo dilemma : o assumere la responsabilità completa del fatto così come appariva dalla partigiana versione di esso o scindere questa responsabilità ... Senonché il fatto di S . Vito si riduce ad un luttuoso fatto di cronaca da cui esula ogni premeditazione omicida ... Ed il fascismo ne esce incontaminato e puro ! Con felice intuizione adunque Farinacci ha assunto la responsabilità dell ' operato del fascio , superando il primo comma del dilemma . Se invece Farinacci avesse declinato ogni responsabilità allora gli avversari avrebbero gridato ai quattro venti : ecco il vile ... Egli non è vile , né moralmente né fisicamente . La nobiltà del suo carattere è la forza indiscutibile e preminente della sua personalità ... Ed il fascismo è con lui più vivo che mai ! E non morrà !
ESPERIENZE INTELLETTUALI ( FERRAÙ SANDRO , 1935 )
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Un giorno , mi lessero dei brani di Federico Guglielmo Nietzsche . In quel tempo , mi affannavo dietro Arturo Schopenhauer e Feuerbach . Di Schopenhauer avevo avuto Pensieri e Frammenti nella edizione universale Sonzogno . Nella edizione Laterza , avevo letto Aforismi sulla saggezza della vita . E stavo finendo il suo capolavoro Parerga e Paralipomena . Questo « crescendo » di letture , sul filosofo dalle tendenze buddhistiche , mi aveva entusiasmato . Ma , nel fondo , non ero persuaso di Schopenhauer : se la sua dialettica mi attraeva , il suo pessimismo mi respingeva . Ho sempre profondamente disprezzato i pessimisti : sono coloro che non sanno cosa sia la luce . Torno a Nietzsche : mi lessero i soliti brani contro le donne , sulla superiorità dell ' uomo , sulla « plenitudine dell ' io » ( la frase è di Novalis ) , sulla durezza dell ' animo , sulle sue aspirazioni ad una guerra non troppo bene identificata . Nietzsche mi si presentò come un frutto strano : dolce per le sue immagini , la sua poesia ; acre per il suo imperialismo latente . Vi era in lui una doppia faccia : poeta esteriormente , guerriero interiormente . Mi sembrava che non fosse sincero . Mi capitò , allora , il capolavoro del filosofo di Roncken : Così parlò Zarathustra . L ' edizione era Barion : economica . Tradotta male , con errori , non sempre chiara . La lessi . A sbalzi . Dopo , conobbi La gaia scienza nella traduzione di Antonio Cippico , edizione Bocca . E ancora : Al di là del Bene e del Male , Aurora , Il Crepuscolo degli Idoli , L ' Anticristo . Senza ordine di data o di sviluppo filosofico . Come tutti gli scrittori personali , Nietzsche attrae perché si è curiosi di sapere « cosa dice » : lo stesso succede quando si legge un libro di Papini . Per questo , lo cercavo . Ma mi respingeva : egli scriveva troppe volte « io » : e le persone che scrivono troppe volte « io » , come D ' Annunzio , non le tollero . Tuttavia , lentamente Nietzsche si impossessò di me . Era un forte , dicevo in me . Ebbi allora un libriccino , credo , di Darchini : Nietzsche e la sua vita . C ' erano le solite cose : la teoria del superuomo , il desiderio di guerra , ecc . Seppi che , a ventisei anni , era già professore a Basilea : che adorava la sorella Elisabetta e la madre . Che era un puro . Il mio orizzonte si schiarì . Dopo qualche tempo , vi fu una violenta sterzata che mi costrinse a veder sconvolte le mie deduzioni . Studiando il periodo romantico , ebbi fra le mani uno dei libri di Max Nordau : Degenerazione , nella edizione Bocca . L ' autore ungherese passava in rassegna tutti i grandi autori da Dante Gabriele Rossetti a Nietzsche , dimostrando la loro degenerazione intellettuale e psichica . Tutto allora mi apparve , nella filosofia e nella letteratura , come malato : ero fra una fioritura di anormali e di pazzi . Questo fu l ' inizio del mio allontanamento . Vidi nel filosofo di Roncken uno dei propugnatori di quella forma di pazzo imperialismo e di kultur che ci erano costati una guerra ; le sue idee sul « superuomo » mi apparivano ridicole e degne solo di stare sulla bocca di Stelio Effrena del Fuoco dannunziano . Volevo un mondo sereno : e odiavo quella mania di sterminio , di odio , di disprezzo , di egotismo , di « rassentiment » che aleggiava nella sua prosa . Dovetti soltanto convenire che le teorie di Nietzsche avevano prodotto una grande figura artistica : il Martin Eden di London . Tralasciai per qualche tempo Nietzsche : e guardai la sua Nascita della tragedia in seguito al centenario wagneriano . Rientrai più tardi nell ' orbita degli studi precedenti . E lessi Nietzsche en Italie , edizione Bernard Grasset . Autore Guy de Pourtalès . Fu allora che Nietzsche mi apparve sotto un altro aspetto . Lo seguii nelle sue peregrinazioni a Genova , a Venezia , a Sorrento , a Roma , dove era sempre solo e assetato di solitudine . Conobbi finalmente , in lui , « l ' uomo » . Lo vidi così , a Genova , esser chiamato per la sua bontà « il piccolo santo » ; a Venezia piangere per una dolce canzone cantata , di notte , da un rematore lagunare ; a Roma , amare Lou Salomé : e poi girare sempre torturato , scrivendo furiosamente , costruendo nella fantasia quello che gli mancava nella realtà . In ultimo , lo vidi ripiegare a Torino , nel 1888 , fino alla pazzia . Nello stesso tempo , lessi Il tradimento dei chierici di Julien Benda . Un altro nemico . In modo spietato . Benda denuncia Nietzsche . Questi ha creato la crudeltà , la mania della guerra , l ' odio , creando sbandamenti e dissoluzione . L ' ordine , a contatto delle sue teorie , si disintegra . Fu il colpo di grazia : il Nietzsche filosofo scomparve dal mio orizzonte . Mi sentii sereno solo dinanzi alla logica serena e piana di Enrico James . In quei giorni , leggevo i suoi Saggi pragmatisti . Il pragmatismo , ponendo e risolvendo soltanto i problemi pratici , mi allontanò da tutta quella fioritura di teorie , di paradossi , di demenze e di sublimi verità che formano l ' opera di Nietzsche . La calma di James , mi rendeva insopportabile le urla della prosa Nietzscheana . Fu allora che io ricercai Nietzsche fuori delle sue opere . Considerai queste come elementi superficiali e non necessarie per una sua classificazione . Esse divennero , per me , qualcosa di irreale , di molto lontano . Dentro di me , mi apparve soltanto quel Nietzsche che , a Torino , vedendo un povero cavallo battuto , gli si buttò al collo impedendo al conducente di percuoterlo ancora ; poi ancora quel Nietzsche che , a letto , roso dall ' amore e dalla febbre , vedeva la propria nullità di amante . Mi apparve Nietzsche con i suoi occhi vitrei e un po ' fissi , vicino alla madre : non più con l ' aria da matador della filosofia , ma con qualcosa di umano ; oppure piegato a scrivere pagine su pagine , con la follia alle spalle ; o commosso nel sentire il Preludio del « Parsifal » di quel Riccardo Wagner che egli giurava di odiare . Insomma , quel Nietzsche pieno di contraddizioni , e di una profonda umanità che egli invano cercava di occultare . In lui ho visto così non soltanto l ' intelligenza , ma anche « l ' uomo » palpitante sotto il dolore , povero di dolcezze e ricco solo di una intristita e dolorante umanità .