StampaPeriodica ,
Ogni
nuova
rivista
suole
affermare
nel
suo
presentarsi
ai
lettori
che
essa
si
sente
destinata
,
poco
meno
che
per
provvidenziale
missione
,
a
colmare
una
lacuna
.
Si
potrebbe
quindi
ragionevolmente
dubitare
che
una
lacuna
...
disponibile
sia
ormai
rimasta
per
noi
,
che
stiamo
per
iniziare
appena
oggi
la
nostra
vita
.
Ma
in
verità
il
compito
che
ci
proponiamo
non
ci
sembra
oggi
comune
ad
alcuna
altra
rivista
.
Ne
indicammo
,
in
un
primo
annunzio
di
tre
mesi
addietro
,
alcuni
punti
,
accennando
sommariamente
anche
certe
direttive
pratiche
cui
intendevamo
attenerci
.
Quella
sintesi
schematica
,
però
,
non
dava
i
tratti
caratteristici
del
programma
,
quale
è
venuto
successivamente
maturandosi
,
precisandosi
attraverso
più
concrete
discussioni
preparatorie
,
ed
insieme
allontanandosi
alquanto
dalle
linee
primitive
.
La
«
Cronaca
Sociale
»
nasce
dalla
iniziativa
e
si
alimenterà
precipuamente
dalla
collaborazione
di
un
gruppo
di
giovani
i
quali
vivendo
con
passione
di
fede
il
travaglio
fecondo
,
se
pur
talvolta
amaro
ed
ingrato
,
della
coscienza
politico
-
sociale
dei
cattolici
italiani
,
nell
'
attuale
periodo
storico
credono
di
potere
e
dovere
utilmente
contribuire
,
nel
limite
delle
loro
forze
modeste
,
a
determinarne
i
dati
,
ad
approfondirne
il
valore
,
ad
orientarne
i
resultati
.
Il
ciclo
della
perfetta
unità
di
spirito
e
di
organizzazione
dei
cattolici
nel
campo
politico
e
sociale
può
dirsi
chiuso
:
non
soltanto
in
Italia
,
ma
in
tutti
i
paesi
che
hanno
veduto
il
complesso
esperimento
della
loro
attività
nella
vita
pubblica
.
Era
allora
in
giuoco
la
difesa
dei
più
alti
e
gelosi
interessi
religiosi
,
e
dello
stesso
diritto
di
cittadinanza
dei
cattolici
come
nucleo
operante
nella
vita
degli
stati
moderni
,
contro
gli
assalti
combinati
del
liberalismo
e
del
socialismo
,
i
quali
avevano
derivato
da
tutto
quel
vasto
movimento
di
idee
e
di
fatti
,
cui
si
collegano
la
rivoluzione
francese
e
le
rivoluzioni
nazionali
,
l
'
assioma
ideologico
della
separazione
dei
fattori
etici
dai
problemi
sociali
e
dal
ferreo
giuoco
degli
interessi
economici
:
donde
il
consolidarsi
dei
vari
pregiudizi
anticlericali
o
,
peggio
,
antireligiosi
di
rea
memoria
.
Su
questo
terreno
di
lotta
,
nel
Belgio
come
in
Germania
,
in
Olanda
come
in
Austria
,
in
Italia
come
nella
stessa
Francia
,
la
tenace
multiforme
azione
dei
cattolici
,
di
cultura
,
di
propaganda
,
di
organizzazione
,
di
resistenza
ebbe
le
sue
pagine
eroiche
e
vinse
la
sua
battaglia
.
C
'
è
oggi
,
e
non
solo
in
Italia
,
una
mentalità
diversa
,
diremmo
più
rispettosa
e
comprensiva
,
certo
più
oggettiva
ed
aperta
,
dei
superiori
problemi
che
si
connettono
alla
vita
religiosa
ed
all
'
altissimo
magistero
della
Chiesa
cattolica
.
L
'
attività
pubblica
dei
cattolici
ha
potuto
così
procedere
oltre
la
primitiva
fondamentale
esigenza
di
difesa
;
e
le
si
sono
venuti
man
mano
ponendo
in
primo
piano
due
problemi
;
quello
morale
prima
che
politico
di
un
sempre
più
largo
sforzo
di
realizzazione
e
di
conquista
,
diretto
a
permeare
la
vita
sociale
,
con
la
maggior
profondità
ed
estensione
possibili
,
dei
grandi
insegnamenti
del
cattolicismo
(
nel
che
consiste
la
più
solida
efficienza
di
una
difesa
delle
idealità
religiose
)
;
l
'
altro
,
più
propriamente
politico
ma
a
larghe
essenziali
interferenze
coi
problemi
etici
e
sociali
,
di
una
presa
di
posizione
nei
confronti
della
concezione
,
della
organizzazione
,
delle
funzioni
dello
stato
moderno
,
dei
suoi
rapporti
con
i
diritti
dei
singoli
e
delle
collettività
(
la
cosidetta
«
crisi
della
democrazia
»
ne
ha
fatto
il
problema
centrale
del
riassestamento
interno
delle
nazioni
dopo
la
guerra
)
.
Dinanzi
a
questi
problemi
era
inevitabile
che
divergenze
di
pensiero
e
di
tattica
si
palesassero
sempre
più
definite
.
Certamente
non
è
casuale
che
ne
siano
solcate
da
tempo
,
se
non
anche
divise
,
le
compagini
più
ricche
di
esperienza
e
di
storia
come
quelle
dei
cattolici
belgi
,
olandesi
e
tedeschi
.
In
Italia
la
divisione
si
andava
già
palesando
durante
l
'
ultimo
periodo
della
fortuna
del
Partito
Popolare
,
che
rappresenta
indubbiamente
lo
sforzo
unitario
più
organico
del
passato
.
Si
è
rivelata
poi
via
via
in
tutta
la
sua
ampiezza
durante
il
consolidarsi
del
regime
fascista
,
il
quale
ha
operato
come
reagente
nella
indistinta
coscienza
collettiva
dei
maggiori
aggruppamenti
dei
cattolici
,
allo
stesso
modo
che
nelle
altre
correnti
politiche
.
Noi
sentiamo
di
rammaricarci
delle
forme
di
deplorevole
asprezza
che
il
dissenso
ha
rivestito
fra
noi
e
che
per
nostra
parte
studiosamente
eviteremo
:
non
del
dissenso
in
sé
.
Lungi
dal
temerne
chissà
quali
fatalissimi
effetti
,
noi
lo
giudichiamo
invece
utile
e
chiarificatore
per
dirla
con
una
parola
di
moda
;
e
lo
assumiamo
come
dato
acquisito
,
punto
di
partenza
per
impostare
il
nostro
programma
.
Siamo
qui
nel
dominio
di
questioni
opinabilissime
,
sulle
quali
non
ha
riflesso
decisivo
la
concordanza
intorno
alle
grandi
questioni
di
principio
che
sono
fuori
causa
per
tutti
i
cattolici
;
poiché
vi
«
giuocano
»
,
insieme
con
una
considerazione
assai
soggettiva
della
poliedrica
complessità
dei
fatti
politici
e
sociali
e
del
loro
mutevole
atteggiarsi
,
anche
gli
stretti
legami
che
questi
hanno
con
situazioni
,
interessi
,
preoccupazioni
di
carattere
«
materialistico
»
di
estrema
sensibilità
.
La
divisione
è
ormai
profonda
negli
atteggiamenti
politici
,
ma
non
è
meno
concreta
nel
campo
della
«
azione
sociale
»
che
forma
poi
il
substrato
dei
primi
,
e
si
può
sintetizzare
nei
due
termini
che
sono
d
'
uso
più
corrente
e
contengono
la
più
approssimativa
definizione
:
cattolici
democratici
di
fronte
a
cattolici
conservatori
.
Noi
siamo
,
convintamente
,
dei
primi
.
Ed
il
momento
ci
sembra
richieda
di
riprendere
e
sviluppare
quel
magnifico
fervore
di
studio
e
di
opere
che
in
un
altro
periodo
agitato
della
vita
italiana
,
attraverso
errori
generosi
e
deviazioni
tristissime
,
fecondò
il
primo
movimento
democratico
-
cristiano
.
Ma
aggiungiamo
subito
che
non
intendiamo
lasciarci
attrarre
dal
fascino
bruciante
delle
lotte
politiche
:
se
non
ne
potremo
naturalmente
prescindere
del
tutto
,
concentreremo
però
la
nostra
indagine
nel
cerchio
pur
vasto
dei
fatti
sociali
e
dei
problemi
morali
tecnici
,
economici
che
vi
si
collegano
.
Oggi
,
negate
come
sono
,
o
almeno
estremamente
ridotte
,
le
possibilità
di
ogni
attività
pratica
,
è
l
'
ora
del
raccoglimento
operoso
per
la
educazione
delle
coscienze
,
per
la
conquista
dei
convincimenti
meditati
e
consapevoli
,
contro
la
prevalente
opacità
intellettuale
e
morale
,
contro
l
'
acquiescenza
insincera
in
servigio
del
tornaconto
.
Ecco
il
compito
della
nostra
«
Cronaca
»
.
E
questo
agitare
idee
,
questa
approfondita
osservazione
dei
fatti
,
ricercati
col
sereno
disinteresse
di
chi
non
si
attende
effetti
o
successi
né
immediati
né
prossimi
,
sarà
perseguita
da
noi
non
col
metodo
freddo
ed
indifferente
di
chi
raccolga
ed
elenchi
materiale
di
studio
,
ma
secondo
una
coerente
linea
orientatrice
,
affinché
abbia
il
valore
formativo
che
ce
ne
ripromettiamo
.
Ciò
non
ci
tratterrà
certo
dal
valerci
anche
del
contributo
di
amici
,
noti
od
oscuri
,
che
vedono
le
cose
di
oggi
e
di
domani
sotto
un
angolo
visuale
diverso
dal
nostro
:
per
una
coltura
seria
viva
ed
aperta
giovano
le
larghe
informazioni
,
le
discussioni
,
gli
attriti
di
idee
.
Ma
ogni
problema
avrà
la
valutazione
che
risponde
alla
nostra
visione
della
realtà
e
delle
esigenze
ideali
di
un
movimento
cattolico
-
sociale
.
Le
nuove
informazioni
che
si
vanno
delineando
negli
spiriti
prima
che
nelle
vicende
esteriori
,
richiedono
omogeneità
di
pensiero
,
chiarezza
di
intendimenti
,
saldezza
di
fede
.
A
prepararle
,
soprattutto
nella
massa
giovanile
dei
cattolici
italiani
,
vuol
contribuire
questa
rivista
,
che
confidiamo
sarà
seguita
da
amici
non
scarsi
né
tepidi
.
E
Iddio
illumini
e
fecondi
l
'
opera
nostra
.
StampaPeriodica ,
Nulla
autorizza
a
credere
che
la
rivoluzione
sociale
in
occidente
abbia
a
cominciare
dall
'
Italia
.
La
rivoluzione
sociale
secondo
la
concezione
tradizionale
dovrebbe
consistere
nella
distruzione
della
società
capitalista
e
nazionale
e
nella
instaurazione
della
società
comunistica
e
internazionale
.
L
'
affare
,
quindi
,
non
riguarda
un
solo
paese
,
ma
tutti
i
paesi
o
almeno
tutti
quei
paesi
che
,
pure
essendo
perfettamente
autonomi
,
sono
tuttavia
legati
fra
di
loro
da
rapporti
politici
ed
economici
così
profondi
da
costituire
,
rispetto
ad
altri
gruppi
di
paesi
,
una
superiore
unità
economica
e
politica
.
Questo
è
appunto
il
caso
dei
paesi
dell
'
occidente
europeo
,
cioè
delle
vere
Nazioni
europee
,
il
cui
particolarismo
politico
ed
economico
è
per
l
'
appunto
un
riflesso
del
loro
comune
tipo
di
civiltà
,
vale
a
dire
della
civiltà
a
tipo
nazionale
,
che
tutti
hanno
adottata
.
La
maggiore
frequenza
di
conflitti
in
Europa
,
lungi
dall
'
attestare
una
minore
solidarietà
d
'
interessi
fra
Nazioni
in
confronto
di
altri
gruppi
di
Nazioni
,
attesta
invece
la
maggiore
somma
d
'
interessi
comuni
da
regolare
e
soprattutto
il
maggiore
dinamismo
politico
ed
economico
di
tutto
il
sistema
internazionale
,
che
esse
hanno
creato
.
Sono
parecchie
migliaia
d
'
anni
che
l
'
Europa
è
lacerata
da
guerre
,
eppure
essa
da
almeno
duemila
anni
rimane
alla
testa
della
civiltà
,
né
i
sentimenti
di
solidarietà
umana
e
di
simpatia
internazionale
hanno
fatto
qui
minori
progressi
che
negli
altri
continenti
dove
i
popoli
si
sono
composti
e
quasi
sepolti
in
perpetua
pace
.
Malgrado
le
guerre
,
o
,
forse
meglio
,
proprio
attraverso
le
guerre
,
i
popoli
d
'
Europa
hanno
creato
una
comune
civiltà
,
un
comune
sistema
politico
,
del
quale
sono
capisaldi
l
'
autonomia
nazionale
e
la
costituzione
capitalistica
,
che
tutti
sono
egualmente
interessati
a
difendere
e
a
conservare
.
La
trasformazione
di
tale
sistema
non
può
,
quindi
,
essere
affare
di
uno
soltanto
di
essi
,
ma
di
tutti
.
Che
poi
questo
paese
debba
essere
proprio
l
'
Italia
è
cosa
che
si
capisce
ancora
meno
.
Le
rivoluzioni
sociali
,
sul
tipo
di
quella
preconizzata
dai
socialisti
,
possono
essere
tentate
e
realizzate
,
senza
correre
un
grave
rischio
internazionale
,
soltanto
in
quei
grandi
paesi
che
costituiscono
un
sistema
economico
chiuso
,
una
società
che
basta
a
se
stessa
;
ma
una
iniziativa
rivoluzionaria
per
parte
di
paesi
che
non
bastano
a
se
stessi
,
ma
che
sono
fra
loro
legati
da
infiniti
rapporti
di
mutua
dipendenza
,
è
necessariamente
esposta
non
soltanto
a
gravi
rischi
nazionali
,
ma
anche
a
più
gravi
rischi
internazionali
.
Senonché
il
rischio
internazionale
non
lo
corre
il
solo
partito
rivoluzionario
disposto
a
trasformare
l
'
ordine
politico
e
sociale
ma
tutto
il
paese
,
nel
quale
quel
partito
abbia
preso
il
sopravvento
.
Ora
,
è
appunto
una
tale
possibilità
che
ci
spiega
il
perché
il
partito
socialista
italiano
,
almeno
nelle
apparenze
,
si
mostra
il
più
deciso
di
tutti
nel
proposito
di
prendere
l
'
iniziativa
di
una
rivoluzione
,
che
dovrebbe
sconvolgere
il
sistema
politico
ed
economico
di
tutta
l
'
Europa
.
I
suoi
precedenti
non
dimostrano
affatto
che
esso
sia
il
più
ardito
o
il
più
rivoluzionario
fra
tutti
i
partiti
socialisti
d
'
Europa
,
tuttavia
esso
è
oggi
il
più
convinto
e
il
più
temerario
assertore
della
rivoluzione
sociale
,
perché
,
facendo
ciò
,
esso
segue
il
suo
istinto
antinazionale
.
In
verità
,
ciò
che
esso
veramente
persegue
non
è
tanto
la
trasformazione
reale
della
società
capitalistica
,
quanto
il
proposito
di
vedere
esposta
l
'
Italia
alle
maggiori
complicazioni
internazionali
con
relativi
danni
politici
ed
economici
.
In
un
momento
di
estrema
sensibilità
politica
e
di
facili
ripercussioni
internazionali
,
per
cui
si
può
dire
che
il
principio
del
non
intervento
è
di
fatto
continuamente
violato
,
tanto
si
sono
fatti
frequenti
e
delicati
i
rapporti
fra
gli
Stati
,
i
partiti
socialisti
degli
altri
paesi
hanno
compreso
che
ogni
manifestazione
di
volontà
rivoluzionaria
da
parte
loro
non
poteva
raggiungere
altro
risultato
positivo
se
non
quello
di
creare
imbarazzi
al
proprio
paese
,
di
diminuirne
il
credito
e
d
'
incoraggiarne
i
nemici
;
in
una
parola
,
di
limitarne
l
'
efficienza
internazionale
;
epperò
essi
o
si
sono
apertamente
schierati
con
le
forze
nazionali
o
si
sono
frenati
nei
loro
impulsi
.
Nessuna
seria
manifestazione
di
volontà
rivoluzionaria
è
infatti
da
segnalare
negli
altri
grandi
Stati
d
'
Europa
,
compresa
la
vinta
Germania
;
si
può
anzi
dire
che
in
tutti
i
grandi
Stati
la
stessa
attività
ordinaria
del
movimento
socialista
abbia
subito
un
arresto
.
La
condotta
diversa
tenuta
dal
partito
socialista
italiano
dimostra
o
un
sentimento
affatto
opposto
o
la
più
assoluta
incomprensione
nei
suoi
capi
della
particolare
delicatezza
dell
'
attuale
momento
politico
internazionale
:
quindi
,
deliberata
volontà
di
nuocere
alla
Nazione
,
nel
primo
caso
;
perfetta
insensibilità
nazionale
,
nel
secondo
caso
.
Se
lo
spirito
rivoluzionario
dei
socialisti
italiani
non
fosse
inquinato
da
antipatriottismo
,
anzi
non
consistesse
tutto
nel
loro
antipatriottismo
,
essi
si
sarebbero
facilmente
accorti
che
non
esistono
ancora
le
condizioni
del
successo
per
un
moto
rivoluzionario
d
'
origine
italiana
e
che
pertanto
tutte
le
loro
buone
intenzioni
al
riguardo
non
possono
che
risolversi
in
semplici
atteggiamenti
di
spavalderia
rivoluzionaria
,
impotenti
a
trasformare
il
mondo
,
ma
efficacissimi
a
rovinare
l
'
Italia
.
Si
sarebbero
cioè
accorti
come
se
ne
sono
accorti
i
loro
compagni
negli
altri
paesi
che
il
voler
far
passare
l
'
Italia
per
un
paese
rivoluzionario
non
giova
alla
società
comunista
,
loro
patria
futura
,
ma
nuoce
infinitamente
all
'
Italia
,
loro
patria
presente
;
e
che
,
infine
,
se
anche
l
'
Italia
dovesse
partorire
,
per
strane
incidenze
di
circostanze
,
una
società
comunista
,
il
suo
sarebbe
un
parto
prematuro
e
non
vitale
,
accompagnato
da
un
puerperio
pericolosissimo
,
dal
quale
difficilmente
essa
si
rileverebbe
o
ne
resterebbe
debilitata
per
sempre
.
Questa
strana
ottusità
di
spirito
rivoluzionario
non
si
spiega
che
con
una
perfetta
lucidezza
di
spirito
antinazionale
.
Ma
oltre
a
questa
anomalia
generale
che
si
riscontra
nella
posizione
fondamentale
del
socialismo
italiano
,
vi
sono
altri
fatti
che
stanno
a
dimostrare
come
gli
atteggiamenti
rivoluzionari
dei
socialisti
italiani
non
sono
l
'
espressione
genuina
del
loro
antipatriottismo
.
Fatto
tipico
in
proposito
è
l
'
attitudine
da
essi
assunta
verso
la
Repubblica
dei
Soviety
.
I
socialisti
italiani
,
come
è
noto
,
sono
in
guerra
con
Lenin
.
Chiamati
a
compiere
il
loro
dovere
rivoluzionario
,
essi
vi
si
sono
rifiutati
.
In
fondo
hanno
disertato
ancora
una
volta
.
Dopo
la
guerra
,
hanno
disertato
anche
la
rivoluzione
,
dando
al
mondo
la
prova
definitiva
della
loro
incoercibile
vigliaccheria
.
Sono
stati
quindi
espulsi
dalla
terza
Internazionale
.
Che
cosa
non
abbiano
allora
scritto
e
detto
contro
Lenin
e
la
Russia
bolscevica
è
facile
immaginarselo
,
quando
si
pensi
alla
loquacità
dell
'
immortale
Tersite
,
in
cui
la
lingua
tiene
luogo
di
fegato
.
Ma
lo
straordinario
è
questo
:
che
mentre
essi
sono
nemici
di
Lenin
e
ne
dicono
corna
,
pretendono
che
l
'
Italia
gli
abbia
ad
essere
alleata
e
che
tutti
gli
italiani
si
inchinino
a
lui
.
In
tutti
gli
altri
paesi
,
dove
i
socialisti
non
litigano
con
Lenin
,
nessuno
s
'
è
mai
sognato
di
pretendere
dal
proprio
governo
il
riconoscimento
della
Repubblica
dei
Soviety
.
Solo
da
noi
la
situazione
si
capovolge
:
il
riconoscimento
della
Repubblica
dei
Soviety
da
parte
dell
'
Italia
,
anche
a
costo
di
metterle
contro
mezzo
mondo
,
viene
richiesto
proprio
da
coloro
che
si
sono
ribellati
a
Lenin
e
ne
sono
stati
ignominiosamente
frustati
e
sconfessati
.
Questo
contegno
,
che
sarebbe
semplicemente
assurdo
anche
se
si
volesse
spiegarlo
come
un
episodio
di
tattica
rivoluzionaria
,
diventa
perfettamente
logico
,
se
si
ammette
che
i
socialisti
vogliono
non
tanto
giovare
alla
Russia
o
compiere
un
semplice
atto
rivoluzionario
,
quanto
nuocere
all
'
Italia
e
compiere
comunque
un
atto
di
politica
antinazionale
.
La
prova
del
loro
antipatriottismo
è
questa
volta
irrefragabile
.
Ora
si
domanda
:
come
è
che
l
'
ottimismo
delle
sfere
ufficiali
della
politica
italiana
non
si
arrende
dinnanzi
a
prove
così
palmari
,
e
coltiva
invece
ancora
l
'
illusione
di
addomesticare
i
socialisti
e
cerca
di
propiziarseli
offrendo
loro
di
collaborare
nel
governo
dello
Stato
?
Sono
ancora
numerosi
coloro
che
saluterebbero
come
una
data
fausta
per
la
patria
il
giorno
in
cui
Turati
e
Modigliani
diventassero
ministri
.
In
verità
,
se
grande
è
la
protervia
antinazionale
dei
socialisti
,
incomparabilmente
più
grande
è
la
cecità
e
l
'
incoscienza
di
quasi
tutti
i
partiti
costituzionali
,
che
si
dicono
e
si
considerano
anche
partiti
nazionali
.
Il
fenomeno
merita
di
essere
studiato
.
In
Italia
esistono
due
miti
,
che
sono
nello
stesso
tempo
espressione
e
«
alibi
»
alla
nostra
debolezza
di
carattere
.
Il
mito
del
buon
senso
italiano
e
il
mito
dell
'
indefinita
capacità
di
assimilazione
delle
nostre
istituzioni
.
Quanto
più
un
uomo
od
un
partito
si
manifesta
avverso
all
'
ordine
costituito
,
tanto
più
si
ha
il
dovere
di
non
disturbarlo
e
di
blandirlo
,
perché
bisogna
aver
fiducia
nel
buon
senso
italiano
e
nel
potere
di
attrazione
delle
nostre
istituzioni
.
Il
sistema
,
non
neghiamo
,
poteva
anche
apparire
giusto
,
quando
la
lotta
politica
si
svolgeva
nell
'
ambito
di
una
ristretta
cerchia
di
elementi
nazionali
e
gli
uomini
e
i
partiti
,
per
quanto
profondamente
divisi
intorno
alle
forme
ed
ai
mezzi
da
adoperare
,
erano
tuttavia
concordi
circa
i
fini
da
raggiungere
.
Finché
il
denominatore
comune
dei
partiti
rimaneva
l
'
Italia
,
finché
il
buon
senso
italiano
non
escludeva
il
senso
nazionale
,
si
poteva
benissimo
dare
alla
condotta
politica
dei
partiti
di
governo
un
tono
meno
intransigente
e
augurarsi
che
le
istituzioni
assimilassero
elementi
sempre
nuovi
e
assicurassero
al
governo
energie
sempre
più
fresche
.
Ma
quando
la
realtà
politica
è
totalmente
mutata
,
quando
la
lotta
politica
ha
preso
il
carattere
di
un
duello
a
morte
fra
l
'
elemento
nazionale
e
l
'
elemento
antinazionale
,
ostinarsi
nella
politica
del
figliuol
prodigo
,
non
è
più
calcolo
politico
,
ma
aberrazione
suicida
.
L
'
errore
politico
fondamentale
delle
nostre
classi
dirigenti
e
dei
nostri
partiti
di
governo
,
che
si
traduce
in
un
difetto
cronico
dello
Stato
italiano
,
consiste
appunto
in
questo
:
nel
volere
perpetuare
una
credenza
e
un
sistema
di
governo
,
che
sono
in
assoluto
contrasto
con
la
realtà
attuale
della
vita
italiana
.
La
realtà
politica
attuale
del
nostro
paese
è
inutile
dissimularselo
è
caratterizzata
dalla
presenza
di
una
poderosa
forza
antinazionale
,
che
si
chiama
socialismo
.
Se
altrove
il
socialismo
ha
avuto
prevalentemente
caratteri
sindacali
,
in
Italia
,
per
la
particolarità
della
sua
evoluzione
storica
,
ha
preso
carattere
prevalentemente
antinazionale
.
La
comparsa
del
socialismo
in
Italia
segna
la
resurrezione
dell
'
elemento
antinazionale
della
vecchia
Italia
,
che
sembrava
completamente
disperso
e
annientato
durante
il
processo
della
sua
ricostituzione
politica
.
Questo
elemento
meno
attivo
prima
della
guerra
è
diventato
attivissimo
dopo
la
guerra
.
La
guerra
ha
potenziato
tutte
le
energie
italiane
:
così
le
nazionali
come
le
antinazionali
:
quelle
hanno
acquistato
nella
guerra
la
coscienza
della
loro
forza
,
queste
del
loro
numero
.
Ora
il
numero
può
anche
diventare
forza
quando
non
trova
resistenza
nello
Stato
e
nelle
classi
che
devono
spalleggiare
lo
Stato
.
E
quale
resistenza
si
può
sperare
in
chi
ritiene
non
solo
possibile
,
ma
utile
una
collaborazione
di
questo
elemento
nel
governo
dello
stesso
Stato
,
che
dovrebbe
annientarlo
;
che
stima
anzi
essere
questo
il
solo
modo
di
utilizzare
una
forza
che
altrimenti
sarebbe
pericolosa
;
in
chi
in
una
parola
considera
l
'
attuale
partito
socialista
come
l
'
antico
partito
d
'
azione
?
Ma
il
credere
che
lo
stesso
rimedio
adoperato
per
ridurre
l
'
indisciplina
dell
'
antico
partito
d
'
azione
possa
essere
ancora
efficace
per
domare
e
trasformare
la
coscienza
e
l
'
azione
antinazionali
del
socialismo
italiano
è
ingenuità
massima
e
pericolosissimo
errore
.
Ora
i
socialisti
pretendono
andare
al
potere
mantenendo
integra
la
loro
pregiudiziale
formalmente
internazionale
,
sostanzialmente
antinazionale
.
Per
essi
l
'
entrata
al
governo
è
un
fatto
semplicemente
politico
,
anzi
puramente
amministrativo
,
niente
affatto
morale
.
La
conquista
del
governo
dello
Stato
,
mentre
ancora
dura
l
'
ordinamento
capitalistico
e
nazionale
della
società
,
non
deve
affatto
significare
adesione
a
questo
ordinamento
,
ma
equivalere
alla
conquista
di
un
municipio
;
deve
esser
fatta
nell
'
esclusivo
interesse
del
partito
,
per
dotare
il
partito
di
un
nuovo
strumento
di
forza
da
impiegare
precisamente
contro
l
'
ordinamento
sociale
e
giuridico
,
che
lo
Stato
dovrebbe
rappresentare
e
difendere
.
Lo
Stato
,
al
cui
governo
i
socialisti
intendono
e
desiderano
collaborare
,
non
è
lo
Stato
nazionale
ma
lo
Stato
anazionale
;
lo
Stato
realmente
,
cioè
non
soltanto
giuridicamente
ma
anche
politicamente
,
superiore
a
tutti
i
partiti
,
anche
a
quelli
nazionali
;
indifferente
a
tutte
le
idealità
,
vuoto
di
qualsiasi
contenuto
politico
,
che
può
,
quindi
,
diventare
preda
di
qualsiasi
partito
,
esser
diretto
verso
qualsiasi
mèta
politica
.
Anche
verso
una
politica
antinazionale
,
perché
la
Nazione
non
è
un
valore
assoluto
per
tutti
i
cittadini
,
né
un
imperativo
categorico
per
lo
Stato
:
la
Nazione
è
semplicemente
un
'
idealità
di
partito
e
un
mito
politico
sfruttato
dalla
classe
borghese
per
dare
alla
sua
dominazione
una
base
più
stabile
.
E
verso
questa
idealità
lo
Stato
deve
mantenere
la
stessa
posizione
di
superiore
indifferenza
come
verso
qualsiasi
altra
idealità
di
partito
.
Il
socialismo
spinge
agli
estremi
la
concezione
agnostica
e
relativistica
dell
'
ideologia
liberale
e
ne
trae
conseguenze
politiche
insospettate
alla
coscienza
liberale
.
Inquadra
il
suo
antinazionalismo
nel
sistema
dialettico
del
liberalismo
e
afferma
il
suo
diritto
a
distruggere
ciò
che
storicamente
è
stato
edificato
dal
partito
liberale
,
in
nome
degli
stessi
principi
liberali
.
Orbene
,
i
partiti
borghesi
e
nazionali
,
anche
quando
non
possono
più
negare
l
'
esistenza
di
un
tale
spirito
nei
loro
tanto
attesi
collaboratori
,
non
sanno
risolversi
ad
abbandonare
l
'
impresa
,
a
cui
si
sono
messi
,
di
attrarre
i
socialisti
al
potere
;
perché
lo
straordinario
è
questo
:
che
mentre
i
socialisti
,
consci
della
propria
forza
,
credono
di
poter
conquistare
il
potere
,
i
vecchi
borghesi
,
consci
delle
loro
debolezze
,
credono
di
potere
col
potere
conquistare
i
socialisti
.
I
borghesi
ritengono
che
,
una
volta
cascati
nel
potere
,
i
socialisti
hanno
finito
di
essere
tali
e
devono
per
necessità
incanalarsi
nella
tradizione
nazionale
e
nella
politica
dell
'
ordine
,
perché
secondo
il
loro
fiducioso
scetticismo
la
politica
nazionale
e
dell
'
ordine
non
ha
bisogno
di
alcuna
attiva
partecipazione
morale
e
di
alcuna
adesione
spirituale
,
ma
è
un
fatto
meramente
passivo
,
che
l
'
esercizio
del
potere
porta
con
sé
,
meccanicamente
.
Così
alla
frode
palese
dei
socialisti
si
contrappone
la
frode
sottintesa
dei
vecchi
partiti
borghesi
.
I
socialisti
concepiscono
la
loro
collaborazione
al
governo
borghese
come
un
cavallo
di
Troia
da
introdurre
nella
roccaforte
della
dominazione
capitalistica
,
i
borghesi
concepiscono
il
governo
collaborazionista
come
una
trappola
per
i
socialisti
.
Ora
quale
giudizio
si
deve
dare
,
quale
fiducia
si
può
avere
in
un
governo
simile
,
che
dovrebbe
sorgere
sulla
base
di
una
duplice
frode
?
L
'
avere
concepita
e
accarezzata
l
'
idea
di
una
simile
mostruosità
dimostra
quanto
sia
grande
la
deficienza
del
sentimento
morale
nelle
classi
politiche
della
vecchia
Italia
.
Ma
vi
è
un
altro
lato
della
questione
che
non
può
essere
trascurato
,
un
lato
veramente
decisivo
per
la
possibilità
d
'
una
politica
collaborazionista
:
quello
parlamentare
.
Contro
l
'
interesse
nazionale
sta
la
necessità
parlamentare
di
non
tenere
eternamente
all
'
opposizione
un
partito
forte
di
ben
cento
venti
o
cento
quaranta
deputati
,
opposizione
che
renderebbe
precaria
e
tribolata
la
vita
di
qualsiasi
governo
.
Secondo
la
logica
e
l
'
esempio
di
tutti
gli
altri
paesi
a
regime
parlamentare
,
sarebbero
le
necessità
parlamentari
ad
adattarsi
e
subordinarsi
agli
interessi
nazionali
;
in
Italia
,
invece
,
è
l
'
interesse
nazionale
che
viene
ad
essere
risoluto
nell
'
interesse
ad
una
quieta
vita
parlamentare
e
si
vede
ostacolo
insormontabile
a
raggiungere
questa
quiete
nell
'
esistenza
di
un
'
opposizione
di
centoventi
deputati
.
Dunque
l
'
interesse
a
non
veder
compromessa
la
vita
economica
e
sabotata
la
vita
nazionale
dell
'
Italia
è
nulla
,
di
fronte
all
'
interesse
di
rendere
tranquilla
l
'
esistenza
di
un
ministero
e
di
stabilire
una
perfetta
cordialità
di
rapporti
fra
gl
'
inquilini
di
Montecitorio
,
e
la
presenza
di
un
centinaio
di
energumeni
nell
'
aula
non
offre
altra
via
di
scampo
se
non
quella
di
dare
loro
in
pascolo
l
'
Italia
?
Le
vecchie
caste
dominanti
non
potrebbero
offrire
un
documento
maggiore
della
loro
perfetta
insensibilità
nazionale
e
della
loro
insanabile
accidia
politica
.
Quando
si
è
giunti
a
tali
estremi
,
non
si
può
parlare
di
conflitto
fra
politica
nazionale
e
regime
,
ma
si
deve
parlare
di
un
conflitto
ben
più
profondo
:
fra
lo
spirito
nazionale
e
il
nostro
temperamento
politico
o
meglio
il
temperamento
delle
caste
parlamentari
dominanti
nella
nostra
vita
politica
.
StampaPeriodica ,
Piccola
borghesia
Gli
avvenimenti
del
2-3
dicembre
sono
un
episodio
culminante
della
lotta
delle
classi
.
La
lotta
non
fu
tra
proletari
e
capitalisti
(
questa
lotta
si
svolge
organicamente
,
come
lotta
per
i
salari
e
per
gli
orari
e
come
lavorìo
tenace
e
paziente
per
la
creazione
di
un
apparecchio
di
governo
della
produzione
e
delle
masse
di
uomini
che
sostituisca
l
'
attuale
apparecchio
di
Stato
borghese
)
;
fu
tra
proletari
e
piccoli
e
medi
borghesi
.
La
lotta
è
stata
,
in
ultima
analisi
,
per
la
difesa
dello
Stato
liberale
democratico
dalle
strettoie
in
cui
lo
tiene
prigioniero
una
parte
della
classe
borghese
,
la
peggiore
,
la
più
vile
,
la
più
inutile
,
la
più
parassitaria
:
la
piccola
e
media
borghesia
,
la
borghesia
"
intellettuale
"
(
detta
"
intellettuale
"
perché
entrata
in
possesso
,
attraverso
la
facile
e
scorrevole
carriera
della
scuola
media
,
di
piccoli
e
medi
titoli
di
studio
generali
)
,
la
borghesia
dei
funzionari
pubblici
padre
-
figlio
,
dei
bottegai
,
dei
piccoli
proprietari
industriali
e
agricoli
,
commercianti
in
città
usurai
nelle
campagne
.
Questa
lotta
si
è
svolta
nell
'
unica
forma
in
cui
poteva
svolgersi
:
disordinatamente
,
tumultuosamente
,
con
una
razzìa
condotta
per
le
strade
e
per
le
piazze
al
fine
di
liberare
le
strade
e
le
piazze
da
una
invasione
di
locuste
putride
e
voraci
.
Ma
questa
lotta
,
indirettamente
sia
pure
,
era
connessa
all
'
altra
lotta
,
alla
superiore
lotta
di
classi
tra
proletari
e
capitalisti
:
la
piccola
e
media
borghesia
è
infatti
la
barriera
di
umanità
corrotta
,
dissoluta
,
putrescente
con
cui
il
capitalismo
difende
il
suo
potere
economico
e
politico
,
umanità
servile
,
abietta
,
umanità
di
sicari
e
di
lacché
,
divenuta
oggi
la
"
serva
padrona
"
che
vuole
prelevare
sulla
produzione
taglie
superiori
non
solo
alla
massa
di
salario
percepita
dalla
classe
lavoratrice
,
ma
alle
stesse
taglie
prelevate
dai
capitalisti
;
espellerla
dal
campo
sociale
,
come
si
espelle
una
volata
di
locuste
da
un
campo
semidistrutto
,
col
ferro
e
col
fuoco
,
significa
alleggerire
l
'
apparato
nazionale
di
produzione
e
di
scambio
da
una
plumbea
bardatura
che
lo
soffoca
e
gli
impedisce
di
funzionare
,
significa
purificare
l
'
ambiente
sociale
e
trovarsi
contro
l
'
avversario
specifico
:
la
classe
dei
capitalisti
proprietari
dei
mezzi
di
produzione
e
di
scambio
.
La
guerra
ha
messo
in
valore
la
piccola
e
media
borghesia
.
Nella
guerra
e
per
la
guerra
,
l
'
apparecchio
capitalistico
di
governo
economico
e
di
governo
politico
si
è
militarizzato
:
la
fabbrica
è
diventata
una
caserma
,
la
città
è
diventata
una
caserma
,
la
nazione
è
diventata
una
caserma
.
Tutte
le
attività
di
interesse
generale
sono
state
nazionalizzate
,
burocratizzate
,
militarizzate
.
Per
attuare
questa
mostruosa
costruzione
lo
Stato
e
le
minori
associazioni
capitalistiche
fecero
la
mobilitazione
in
massa
della
piccola
e
media
borghesia
.
Senza
che
avessero
una
preparazione
culturale
e
spirituale
,
decine
e
decine
di
migliaia
di
individui
furono
fatti
affluire
dal
fondo
dei
villaggi
e
delle
borgate
meridionali
,
dai
retrobottega
degli
esercizi
paterni
,
dai
banchi
invano
scaldati
delle
scuole
medie
e
superiori
,
dalle
redazioni
dei
giornali
di
ricatto
,
dalle
rigatterie
dei
sobborghi
cittadini
,
da
tutti
i
ghetti
dove
marcisce
e
si
decompone
la
poltroneria
,
la
vigliaccheria
,
la
boria
dei
frantumi
e
dei
detriti
sociali
depositati
da
secoli
di
servilismo
e
di
dominio
degli
stranieri
e
dei
preti
sulla
nazione
italiana
;
e
fu
loro
dato
uno
stipendio
da
indispensabili
e
insostituibili
,
e
fu
loro
affidato
il
governo
delle
masse
di
uomini
,
nelle
fabbriche
,
nelle
città
,
nelle
caserme
,
nelle
trincee
del
fronte
.
Bene
armati
,
ben
pasciuti
,
non
sottoposti
a
nessun
controllo
,
nella
possibilità
di
soddisfare
impunemente
le
tre
passioni
che
i
pessimisti
reputano
originarie
e
insopprimibili
della
natura
umana
:
la
passione
del
potere
assoluto
sugli
altri
uomini
,
la
passione
di
possedere
molte
donne
,
la
passione
di
possedere
molti
quattrini
per
comprare
piaceri
e
lusso
,
queste
decine
e
decine
di
migliaia
di
corrotti
,
di
poltroni
,
di
dissoluti
si
tengono
stretti
al
mostruoso
apparato
militare
-
burocratico
costruito
durante
la
guerra
.
Vogliono
continuare
a
governare
le
masse
di
uomini
,
ad
essere
investiti
di
una
assoluta
verità
sulla
vita
e
sulla
morte
delle
masse
di
uomini
;
organizzano
pogroms
contro
i
proletari
,
contro
i
socialisti
,
tengono
le
piazze
e
le
vie
sotto
un
regime
di
terrore
.
Le
elezioni
parlamentari
hanno
mostrato
che
le
masse
di
uomini
vogliono
essere
guidate
e
governate
da
socialisti
,
che
le
masse
di
uomini
vogliono
una
costituzione
sociale
in
cui
chi
non
produce
,
chi
non
lavora
,
non
mangia
.
Questi
signori
,
che
continuano
a
prelevare
sul
reddito
della
produzione
nazionale
e
sul
credito
estero
dello
Stato
una
taglia
di
un
miliardo
al
mese
,
che
gridano
sui
tetti
la
loro
passione
nazionalista
e
si
fanno
mantenere
dalla
patria
,
che
per
mantenerli
nell
'
ozio
,
nel
lusso
,
nel
piacere
si
vende
agli
americani
,
questi
signori
,
interroriti
per
l
'
imminente
pericolo
,
hanno
organizzato
subito
i
pogroms
,
contro
i
deputati
socialisti
.
E
dalle
officine
,
dai
cantieri
,
dai
laboratori
,
dagli
arsenali
di
tutte
le
città
italiane
,
subito
,
come
una
parola
d
'
ordine
,
appunto
come
succedeva
in
Russia
e
in
Polonia
quando
i
cento
Neri
tentavano
scatenare
pogroms
gli
ebrei
,
per
annegare
in
una
palude
di
barbarie
e
di
dissolutezza
ogni
piccolo
anelito
di
libertà
,
subito
gli
operai
irruppero
nelle
vie
centrali
della
città
e
spazzarono
via
le
locuste
piccolo
-
borghesi
,
gli
organizzatori
di
pogroms
i
professionisti
della
poltroneria
.
E
'
stato
questo
un
episodio
,
in
fondo
,
di
"
liberalismo
"
.
Si
era
formato
un
modo
di
guadagno
senza
lavoro
,
senza
responsabilità
,
senza
alee
;
oggi
questo
modo
di
guadagno
ha
anch
'
esso
le
sue
alee
,
le
sue
preoccupazioni
,
i
suoi
pericoli
.
Lotta
di
classe
,
guerra
di
contadini
.
Il
caso
ha
voluto
che
le
giornate
di
sciopero
e
di
gravi
tumulti
in
tutta
l
'
Italia
superiore
o
media
coincidessero
con
lo
scoppio
spontaneo
di
una
insurrezione
di
popolo
in
una
zona
tipica
dell
'
Italia
meridionale
,
nel
territorio
di
Andria
.
L
'
attenzione
che
si
è
prestata
all
'
insurrezione
del
proletariato
delle
città
contro
quella
parte
della
casta
piccolo
-
borghese
che
ha
acquistato
durante
la
guerra
una
fisionomia
militaristica
,
e
ora
non
vuol
perderla
,
e
contro
la
polizia
,
ha
deviato
gli
sguardi
da
Andria
,
ha
impedito
che
si
desse
l
'
esatto
rilievo
agli
avvenimenti
di
laggiù
,
che
essi
fossero
apprezzati
nel
loro
giusto
valore
.
Noi
speriamo
di
poter
fornire
ai
nostri
lettori
importanti
dati
di
osservazione
diretta
delle
cause
e
dello
svolgimento
dei
fatti
,
e
ci
limitiamo
per
ora
a
notare
come
il
caso
,
facendo
coincidere
le
due
sommosse
,
abbia
fornito
quasi
un
modello
di
ciò
che
dovrà
essere
la
rivoluzione
italiana
.
Da
una
parte
il
proletariato
nel
senso
stretto
della
parola
,
cioè
gli
operai
dell
'
industria
e
dell
'
agricoltura
specializzata
,
dall
'
altra
i
contadini
poveri
:
ecco
le
due
ali
dell
'
esercito
rivoluzionario
.
Gli
operai
di
città
sono
rivoluzionari
per
educazione
,
li
ha
resi
tali
lo
svolgimento
della
coscienza
e
la
formazione
della
persona
nella
fabbrica
,
cellula
dello
sfruttamento
del
lavoro
;
gli
operai
di
città
guardano
oggi
alla
fabbrica
come
al
luogo
in
cui
si
deve
iniziare
la
liberazione
,
al
centro
di
irradiazione
del
movimento
di
riscossa
:
perciò
il
loro
movimento
è
sano
,
è
forte
e
sarà
vittorioso
.
Gli
operai
sono
destinati
ad
essere
,
nella
insurrezione
cittadina
,
l
'
elemento
estremo
e
ordinatore
a
un
tempo
,
quello
che
non
lascerà
che
la
macchina
messa
in
moto
si
arresti
e
la
terrà
sulla
giusta
via
;
essi
rappresentano
sin
d
'
ora
l
'
intervento
nella
rivoluzione
delle
grandi
masse
,
e
personificano
in
modo
vivente
l
'
interesse
e
la
volontà
delle
masse
stesse
.
Nelle
campagne
dobbiamo
contare
soprattutto
sull
'
azione
e
sull
'
appoggio
dei
contadini
poveri
,
dei
"
senza
terra
"
.
Essi
saranno
spinti
a
muoversi
dal
bisogno
di
risolvere
il
problema
della
vita
,
come
ieri
i
contadini
di
Andria
,
dal
bisogno
di
lottare
per
il
pane
,
non
solo
,
ma
dallo
stesso
continuo
bisogno
,
dal
pericolo
sempre
incombente
della
morte
per
la
fame
o
per
il
piombo
,
saranno
obbligati
a
far
pressione
sulle
altre
parti
della
popolazione
agricola
,
per
costringerle
a
creare
anche
nelle
campagne
un
organismo
di
controllo
,
il
consiglio
dei
contadini
,
pur
lasciando
sussistere
le
forme
intermedie
di
appropriazione
privata
del
terreno
(
piccola
proprietà
)
,
farà
opera
di
coesione
e
di
trasformazione
psicologica
e
tecnica
,
sarà
la
base
della
vita
comune
nelle
campagne
,
il
centro
attraverso
il
quale
gli
elementi
rivoluzionari
potranno
far
valere
in
modo
continuo
e
concreto
la
loro
volontà
.
Oggi
bisogna
che
anche
i
contadini
sappiano
quello
che
vi
è
da
fare
,
che
l
'
azione
loro
getti
radici
profonde
e
tenaci
,
aderendo
come
quella
degli
operai
,
al
processo
produttivo
della
ricchezza
.
Come
gli
uni
guardano
alla
fabbrica
,
gli
altri
debbono
incominciare
a
guardare
al
campo
come
alla
futura
comunità
di
lavoro
.
La
sommossa
di
Andria
ci
dice
che
il
problema
è
maturo
:
è
il
problema
,
in
fondo
,
di
tutto
il
Mezzogiorno
italiano
,
il
problema
della
effettiva
conquista
della
terra
da
parte
di
chi
la
lavora
.
Il
nostro
Partito
ha
l
'
obbligo
di
porselo
e
di
risolverlo
.
La
conquista
della
terra
si
prepara
oggi
con
le
stesse
armi
con
le
quali
gli
operai
preparano
la
conquista
della
fabbrica
,
cioè
formando
gli
organismi
che
permettano
alla
massa
che
lavora
di
governarsi
da
sé
,
sul
luogo
del
suo
lavoro
.
Il
movimento
degli
operai
e
quello
dei
contadini
confluiscono
naturalmente
in
una
sola
direzione
,
nella
creazione
degli
organi
del
potere
proletario
.
La
rivoluzione
russa
ha
trovato
appunto
la
sua
forza
e
la
sua
salvezza
nel
fatto
che
in
Russia
operai
e
contadini
,
partendo
da
punti
opposti
,
mossi
da
sentimenti
diversi
,
si
ritrovarono
riuniti
per
uno
scopo
comune
,
in
una
lotta
unica
,
perché
entrambi
si
convinsero
alla
prova
di
non
potersi
liberare
dall
'
oppressione
dei
padroni
,
se
non
dando
alla
propria
organizzazione
di
conquista
una
forma
che
permettesse
di
eliminare
direttamente
lo
sfruttatore
dal
campo
della
produzione
.
Questa
forma
fu
il
Consiglio
,
fu
il
Soviet
.
La
lotta
di
classe
e
la
guerra
dei
contadini
unirono
in
tal
modo
le
loro
sorti
in
modo
inscindibile
ed
ebbero
un
esito
comune
nella
costituzione
di
un
organismo
direttivo
di
tutta
la
vita
del
paese
.
Da
noi
il
problema
si
pone
negli
stessi
termini
.
L
'
operaio
e
il
contadino
debbono
collaborare
in
modo
concreto
inquadrando
le
loro
forze
in
uno
stesso
organismo
.
La
sommossa
li
ha
trovati
uniti
e
concordi
.
Il
controllo
della
fabbrica
e
la
conquista
delle
terre
debbono
essere
un
problema
unico
.
Settentrione
e
Mezzogiorno
debbono
compiere
insieme
lo
stesso
lavoro
,
preparare
insieme
la
trasformazione
della
nazione
in
comunità
produttiva
.
Deve
apparire
sempre
più
chiaro
che
soltanto
i
lavoratori
sono
oggi
in
grado
di
risolvere
e
in
un
modo
"
unitario
"
il
problema
del
Mezzogiorno
;
il
problema
dell
'
unità
che
tre
generazioni
borghesi
hanno
lasciato
insoluto
,
verrà
risolto
dagli
operai
e
dai
contadini
collaboranti
in
una
forma
di
politica
comune
,
nella
forma
politica
nella
quale
essi
riusciranno
ad
organizzare
e
a
rendere
vittoriosa
la
loro
dittatura
.
StampaPeriodica ,
Sono
molti
gli
uomini
«
equilibrati
»
che
imputano
come
difetto
al
fascismo
la
rigida
intransigenza
,
costantemente
riaffermata
:
e
lo
vorrebbero
un
po
'
meno
...
rubesto
e
categorico
,
un
po
'
più
domestico
e
conciliante
.
Costoro
non
credono
nel
fascismo
,
non
ne
hanno
compreso
lo
spirito
,
e
,
consapevolmente
o
no
,
ne
desiderano
l
'
esaurimento
progressivo
.
Perché
il
fascismo
possedendo
una
propria
soluzione
integrale
dei
problemi
politici
e
sociali
,
intendendo
di
attuarla
,
obbedisce
con
la
sua
intransigenza
ad
una
legge
precisa
del
suo
sforzo
di
realizzazione
,
attua
la
condizione
necessaria
per
raggiungere
i
resultati
.
Parliamo
,
s
'
intende
,
di
intransigenza
sostanziale
,
di
quella
cioè
che
può
accettare
contatti
e
adesioni
per
contingenze
immediate
,
ma
gli
uni
e
le
altre
fa
convergere
ai
propri
fini
.
Non
si
contrastano
infatti
,
nelle
consuetudini
pratiche
del
fascismo
,
le
iscrizioni
insincere
o
quelle
di
ufficio
:
la
sua
dottrina
e
il
suo
metodo
non
ne
soffrono
deviazioni
o
attenuazioni
.
Sono
gli
altri
che
transigono
,
non
esso
.
Il
suo
Duce
sente
nettamente
questa
esigenza
della
sua
«
missione
»
e
dirige
con
lineare
inesorabilità
la
rotta
,
contro
tutte
le
tentatrici
convenienze
occasionali
.
Sono
di
ieri
le
sue
riaffermazioni
del
carattere
fascista
integrale
delle
Corporazioni
,
che
sembrano
una
risposta
alle
riserve
della
Azione
Cattolica
,
sebbene
egli
professi
una
grandissima
considerazione
per
la
importanza
religiosa
e
sociale
della
Chiesa
.
Non
è
forse
vero
che
tutti
i
movimenti
che
non
siano
meramente
intellettuali
debbono
riconoscere
la
stessa
legge
,
se
vogliono
adempiere
concretamente
alla
loro
missione
storica
?
Quando
infatti
alcuno
di
essi
si
lascia
permeare
da
spirito
di
transigenza
e
di
adattamento
anche
illudendosi
di
contenerne
le
applicazioni
nel
metodo
di
azione
,
che
agevoli
la
sua
progressiva
conquista
,
i
fatti
si
incaricano
di
dimostrare
che
con
ciò
stesso
il
movimento
rinunzia
ad
esercitare
un
influsso
decisivo
nella
vita
di
un
paese
.
È
lecito
,
senza
sentirsi
accusare
di
faziosità
,
di
sovversivismo
e
di
non
so
quali
altre
orribili
peccata
,
rintracciare
la
riprova
di
tale
verità
nelle
vicende
del
movimento
sociale
-
cristiano
d
'
Italia
?
Che
di
una
stasi
dolorosa
questo
soffra
,
non
ci
pare
invenzione
o
accentuazione
di
malevolo
pessimismo
.
I
dirigenti
della
stessa
Azione
Cattolica
la
avvertono
:
in
ogni
adunanza
si
levano
voci
a
lamentarla
;
la
incertezza
e
il
disagio
si
riflettono
nel
giornalismo
cattolico
,
e
qualcuno
degli
spiriti
più
pensosi
se
ne
va
già
preoccupando
come
di
una
«
crisi
»
(
non
è
questo
il
titolo
di
un
recente
studio
del
Bondioli
?
)
.
La
influenza
sociale
dell
'
opera
nostra
è
ridotta
al
minimo
:
ogni
sforzo
dei
vari
centri
direttivi
perde
la
maggior
parte
della
sua
efficacia
nella
inerzia
spesso
indifferente
della
periferia
.
Si
potrebbe
dire
sinteticamente
che
l
'
azione
sociale
cristiana
ha
perduto
l
'
iniziativa
della
battaglia
per
la
sua
espansione
conquistatrice
ed
è
ridotta
ad
una
penosa
difesa
..
.
Per
comprendere
le
cause
,
ed
inquadrarle
storicamente
nelle
varie
vicende
,
possono
giovare
alcuni
dati
cronologici
.
S
'
intende
che
la
breve
indagine
e
le
considerazioni
conseguenti
non
sono
riferibili
al
cattolicesimo
e
alla
Chiesa
come
confessione
e
Società
religiosa
:
questa
obbedisce
alle
esigenze
storiche
del
suo
altissimo
magistero
,
rimanendo
estranea
e
superiore
alle
vicende
interne
di
ogni
regime
.
Noi
parliamo
qui
della
posizione
nella
vita
pubblica
del
laicato
cattolico
.
Il
primo
sorgere
,
l
'
affermarsi
,
l
'
irrobustirsi
di
un
movimento
cattolico
,
avvengono
in
una
atmosfera
di
crudo
contrasto
con
tutte
le
altre
concezioni
,
con
tutti
gli
altri
movimenti
del
periodo
immediatamente
successivo
alla
unificazione
dello
Stato
.
Era
un
contrasto
che
ferveva
soprattutto
intorno
ad
una
questione
di
vasta
portata
religiosa
e
politica
ma
definita
e
circoscritta
;
che
si
traduceva
soprattutto
in
un
atteggiamento
di
resistenza
,
il
Non
expedit
.
Ma
la
delimitazione
degli
opposti
campi
era
netta
e
rigidamente
mantenuta
.
Si
venne
poi
affacciando
in
tutta
la
sua
imponenza
il
fenomeno
sociale
:
le
classi
lavoratrici
,
attraverso
il
socialismo
,
minacciavano
l
'
ordine
costituito
,
nell
'
economia
e
nella
politica
.
Il
grido
di
dolore
di
tanti
umili
,
in
condizione
poco
meno
che
servile
,
fu
raccolto
dai
cattolici
di
tutti
i
paesi
.
Echeggiò
nel
mondo
la
Rerum
Novarum
.
Il
periodo
dal
1891
(
Rerum
Novarum
)
al
1904
(
Nuovo
ordinamento
della
Azione
Cattolica
)
segna
l
'
affermarsi
progressivo
e
l
'
espandersi
come
azione
di
conquista
morale
della
democrazia
cristiana
.
Dal
1904
all
'
inizio
della
guerra
europea
,
si
va
accentuando
con
le
prime
attività
elettorali
dei
cattolici
la
scarsa
risonanza
della
loro
azione
nelle
masse
popolari
(
tutti
ormai
convengono
che
la
«
Unione
Popolare
»
non
fu
mai
un
organismo
vitale
,
e
che
la
«
Unione
Economico
-
Sociale
»
assistette
,
piuttosto
che
presiedere
collaborando
attivamente
,
ad
un
certo
sviluppo
del
movimento
sindacale
ed
economico
ristretto
a
talune
zone
dell
'
Italia
settentrionale
)
.
Dal
1918
al
1922
si
riprendono
e
con
rapido
progredire
si
affermano
indirettamente
,
attraverso
il
Partito
Popolare
e
le
tre
Confederazioni
«
bianche
»
l
'
attività
e
la
capacità
di
espansione
del
movimento
sociale
cristiano
.
Nella
vicenda
contemporanea
,
ancora
in
sviluppo
,
il
ripiegamento
della
azione
politica
e
sociale
e
il
ritorno
alla
azione
cattolica
di
preparazione
,
di
cultura
,
di
difesa
,
coincidono
col
riapparire
che
abbiamo
rilevato
di
un
inquietante
disinteresse
e
di
un
oscuro
disagio
in
larghi
strati
delle
masse
cattoliche
.
Un
costante
dato
di
fatto
,
a
cui
non
si
può
dare
s
'
intende
il
valore
di
un
elemento
per
sé
solo
esauriente
della
interpretazione
degli
avvenimenti
,
ma
che
balza
significativamente
in
rilievo
,
è
che
il
ristagnare
e
lo
isterilirsi
della
azione
sociale
cristiana
nella
vita
pubblica
ha
coinciso
con
l
'
adattamento
di
essa
a
situazioni
e
criteri
politici
(
partecipazione
a
sostegno
di
candidature
liberali
e
conservatrici
,
intese
clericomoderate
,
patto
Gentiloni
;
incertezze
ed
acquiescenze
contemporanee
ecc
.
)
;
mentre
il
vigoreggiare
della
forza
di
penetrazione
morale
,
della
fede
ardente
ed
operosa
,
dello
spirito
di
proselitismo
,
si
è
manifestato
,
in
misura
più
o
meno
profonda
,
nei
periodi
di
intransigenza
sostanziale
,
ed
anche
formale
,
nei
quali
i
cattolici
sociali
sentivano
di
costituire
essi
un
centro
di
polarizzazione
per
le
energie
volte
al
sano
progresso
civile
.
In
questa
ora
grigia
,
riandare
con
la
memoria
agli
anni
fervidi
che
seguirono
la
Rerum
Novarum
,
sonanti
di
contrasti
e
di
polemiche
interne
,
spesso
acerbissime
,
ma
ricchi
di
quel
fermento
spirituale
che
diede
poi
la
fioritura
meravigliosa
ahi
,
troppo
breve
!
della
democrazia
cristiana
;
fa
oggi
l
'
effetto
di
guardare
a
tempi
eroici
.
Si
rievocano
con
ammirazione
commossa
anche
coloro
che
come
l
'
Olgiati
sono
severi
nel
giudizio
complessivo
.
E
con
animo
non
dissimile
si
può
ricordare
la
ripresa
della
azione
sotto
le
bandiere
popolari
e
sindacali
bianche
.
Perché
,
se
di
un
movimento
così
complesso
è
lecito
dare
valutazioni
diverse
ed
opposte
,
nessuno
potrebbe
in
buona
fede
disconoscerne
il
fondo
ed
il
carattere
di
potente
rinascita
dello
spirito
cristiano
contro
il
materialismo
settario
della
pratica
liberale
,
della
massoneria
,
del
socialismo
rivoluzionario
.
Anche
nel
'19-20
,
come
venticinque
anni
addietro
,
non
ci
si
batteva
sulle
posizioni
,
ma
si
attaccavano
gli
avversari
nei
loro
domini
,
si
voleva
conquistare
e
si
rischiava
anche
la
vita
,
con
serenità
,
con
disinteresse
,
con
spirito
di
sacrificio
,
con
entusiasmo
:
lo
sa
chi
ha
affrontato
le
folle
imbestiate
dalla
propaganda
rivoluzionaria
del
'19
e
del
'20
.
L
'
ambizione
o
il
desiderio
di
profitto
personale
non
danno
un
tale
ardore
di
proselitismo
!
Oggi
i
cauti
ripiegamenti
,
le
accortezze
diplomatiche
,
i
distinguo
sapienti
,
la
predicata
pazienza
dell
'
attesa
,
l
'
accettazione
dei
fatti
compiuti
,
intristiscono
l
'
impulso
della
azione
,
la
fiducia
nelle
capacità
realizzatrici
del
nostro
programma
.
Risuona
con
troppo
debole
eco
l
'
appello
al
sacrificio
dei
pochi
che
sono
rimasti
sulla
linea
della
battaglia
:
quello
spirito
eroico
che
fu
animatore
delle
nostre
giovinezze
sembra
passato
ad
altri
.
Non
intenda
taluno
che
noi
vogliamo
ignorare
le
necessità
del
momento
,
limitatrici
ferree
dell
'
azione
:
quella
che
preoccupa
non
è
l
'
inattività
pratica
,
esteriore
,
organizzativa
,
bensì
l
'
inerzia
e
l
'
acquiescenza
degli
spiriti
...
Sugli
elementi
che
vi
hanno
condotto
,
i
fatti
vanno
ormai
fornendo
una
esperienza
che
non
sarebbe
lecito
svalutare
come
prematura
e
provvisoria
.
Si
può
dire
con
esattezza
storica
che
degli
stati
d
'
animo
delineatisi
nel
campo
dei
cattolici
italiani
,
quello
che
fin
qui
ha
determinato
la
figura
,
l
'
atteggiamento
,
la
funzione
complessiva
del
loro
movimento
nella
vita
pubblica
,
è
stata
la
tendenza
che
ama
definirsi
realistica
;
la
quale
difetta
di
quella
intima
fede
nella
virtù
rigeneratrice
(
o
almeno
nelle
possibilità
di
attuazione
)
del
cristianesimo
totale
,
che
crea
la
esigenza
di
una
posizione
tutta
propria
,
contrapposta
ad
ogni
altra
dottrina
o
metodo
politico
-
sociale
.
Uno
stato
d
'
animo
orientato
piuttosto
alla
difesa
ed
alla
conservazione
di
posizioni
acquisite
;
che
cerca
nella
intesa
con
altre
correnti
le
quali
abbiano
preoccupazioni
conservatrici
analoghe
,
se
pure
in
altro
campo
,
la
possibilità
di
affermarsi
con
la
maggior
efficacia
nella
vita
pubblica
;
che
obbedisce
quindi
a
sensazioni
più
strettamente
politiche
,
ed
è
in
conseguenza
più
legato
ai
fenomeni
ed
alle
esigenze
dell
'
ora
,
e
condotto
a
cercare
soluzioni
politiche
di
equilibrio
,
aderendo
alle
situazioni
prevalenti
,
per
evitarne
(
si
dice
)
il
maggior
male
e
trarne
il
massimo
vantaggio
.
È
faziosità
o
incomprensione
ogni
intransigenza
;
è
fanatico
irrigidimento
ogni
resistenza
tenace
sulle
linee
del
programma
integrale
.
Saggio
e
doveroso
distinguere
il
nucleo
di
verità
in
certe
dottrine
,
ed
aiutarne
la
estrinsecazione
specialmente
quando
l
'
equilibrio
di
tale
modo
di
pensare
contempera
felicemente
la
fedeltà
astratta
ai
principi
e
il
vantaggioso
adattarsi
alle
esigenze
pratiche
dell
'
ora
.
Dalla
meno
intima
e
calda
fiducia
nelle
capacità
conquistatrici
della
propria
dottrina
,
si
è
indotti
a
ritenere
meglio
rispondente
agli
interessi
dell
'
ordine
sociale
e
della
religione
stessa
regimi
,
sistemi
,
metodi
di
autorità
;
si
accettano
le
direttive
teoriche
della
scuola
sociale
cristiana
,
ma
non
per
la
convinzione
intima
e
profonda
di
un
diritto
e
di
una
capacità
delle
classi
lavoratrici
ad
elevare
se
stesse
,
a
conquistarsi
una
partecipazione
più
equa
alla
vita
economica
e
politica
di
ogni
paese
;
bensì
piuttosto
perché
l
'
indulgere
alle
aspirazioni
insopprimibili
dei
lavoratori
è
il
mezzo
migliore
,
l
'
unico
mezzo
efficace
forse
,
a
contrastare
la
propaganda
socialista
.
In
questa
atmosfera
si
è
formata
la
coscienza
collettiva
del
movimento
sociale
cristiano
in
Italia
.
I
periodi
nei
quali
è
prevalsa
la
concezione
integrale
del
programma
,
o
sono
stati
arrestati
nel
loro
momento
più
fecondo
da
deviazioni
dolorose
(
murrismo
)
,
o
furono
troppo
brevi
perché
potessero
esaurirsi
le
tracce
della
mentalità
prima
predominante
ed
imprimersi
le
caratteristiche
rinnovate
di
un
pensiero
e
di
una
azione
pubblica
,
autonoma
e
organicamente
definita
(
partito
popolare
)
.
Con
ciò
noi
non
vogliamo
dimenticare
che
la
tendenza
transigente
o
realistica
,
impersonata
in
gruppi
ed
in
uomini
di
grande
autorità
nel
campo
nostro
,
ebbe
una
parte
notevole
nel
travaglio
di
superamento
della
immobilità
astensionista
di
così
lunghi
anni
.
Ma
intendiamo
constatare
l
'
influsso
negativo
che
in
seguito
ne
derivò
,
avendo
concentrato
essa
l
'
attenzione
dei
cattolici
sulla
utilità
appariscente
dei
successi
immediati
e
ritardato
la
formazione
di
una
coscienza
sociale
e
politica
compiuta
in
sé
,
autonoma
nella
sua
visione
ed
azione
,
fidente
nelle
sue
capacità
rinnovatrici
.
Cosicché
il
contatto
con
la
realtà
della
vita
pubblica
produsse
in
larghe
zone
del
campo
sociale
-
cristiano
quegli
assorbimenti
dalle
dottrine
liberali
e
nazionalistiche
,
che
sono
i
precedenti
lontani
ma
diretti
delle
presenti
deviazioni
verso
il
fascismo
.
Cito
il
giudizio
di
uno
scrittore
non
sospetto
,
il
Bondioli
,
di
cui
ho
ricordato
lo
studio
sul
giornalismo
cattolico
:
(
l
'
opera
di
questo
)
«
ammirevole
sotto
molti
aspetti
,
non
fu
sempre
ricca
di
intima
unità
e
di
sistematicità
;
mancò
soprattutto
di
una
grande
idea
che
dominasse
i
momenti
della
loro
attività
che
oscillò
quasi
completamente
,
per
le
necessità
storiche
dell
'
ora
,
tra
la
questione
sociale
ed
il
Non
expedit
.
Al
giornalismo
nostro
restò
quindi
quasi
ignota
una
visione
cattolica
della
politica
estera
e
della
politica
coloniale
;
perciò
la
guerra
libica
non
ebbe
sui
giornali
del
famoso
"
trust
"
grosoliano
che
ripercussioni
pecuniarie
per
il
finanziamento
fatto
dal
Banco
di
Roma
,
e
la
neutralità
agli
inizi
della
guerra
europea
trovò
negli
stessi
fogli
una
difesa
incerta
e
puramente
sentimentale
»
.
E
il
Partito
Popolare
(
è
dovere
di
imparzialità
ammetterlo
)
di
tali
precedenti
soffrì
,
nella
scarsa
omogeneità
della
sua
compagine
,
nella
impreparazione
intellettuale
delle
sue
masse
ed
anche
di
molti
,
di
troppi
del
suo
...
stato
maggiore
;
ed
in
quella
morale
di
alcuni
migliori
i
quali
furono
alieni
da
responsabilità
decisive
perché
considerarono
il
nostro
movimento
collaboratore
di
altri
e
non
centro
polarizzatore
per
virtù
del
proprio
programma
e
della
propria
forza
morale
,
sociale
e
politica
.
Ed
oggi
...
Oggi
siamo
giunti
a
tanto
da
dover
quasi
volgerci
agli
avversari
per
vedere
delineate
con
netta
franchezza
,
con
risoluta
precisione
,
le
differenze
e
le
antitesi
che
danno
i
tratti
salienti
della
nostra
dottrina
sociale
,
nel
dilagare
di
così
pavide
e
insincere
constatazioni
di
convergenze
.
Quali
elucubrazioni
e
quanti
distinguo
sulla
libertà
e
sulla
autorità
!
Non
conta
che
le
due
vuote
formule
debbano
essere
riferite
ad
una
definita
concezione
dello
Stato
,
per
avere
un
significato
ed
un
valore
concreto
:
questa
o
la
si
ignora
o
la
si
contraddice
in
via
di
pura
dissertazione
teorica
.
Scriveva
«
L
'
Ordine
»
di
Como
intorno
all
'
intervista
recente
dell
'
on
.
Mussolini
:
«
È
detto
nell
'
intervista
che
la
libertà
individuale
è
una
concessione
dello
Stato
anziché
un
diritto
inerente
all
'
individuo
...
Tutti
i
sistemi
di
statolatria
poggiano
su
questo
principio
:
l
'
uomo
è
nulla
fuori
dello
Stato
,
il
cittadino
,
quelle
libertà
che
ha
,
le
ha
dallo
Stato
perché
lo
Stato
è
l
'
unica
fonte
del
diritto
,
perché
lo
Stato
è
tutto
.
La
Chiesa
dice
di
no
,
la
dottrina
sociale
cattolica
dice
di
no
,
il
diritto
naturale
dice
di
no
.
L
'
individuo
è
preesistente
allo
Stato
il
quale
se
un
giorno
scompaia
come
vogliono
i
socialisti
o
non
scompaia
è
questione
che
ora
non
importa
.
Ma
questo
è
certo
che
,
esistendo
prima
dello
Stato
,
ed
esistendo
completo
nella
sua
personalità
,
l
'
individuo
non
ha
avuto
bisogno
di
attendere
dallo
Stato
la
concessione
di
quelle
libertà
che
sono
inerenti
alla
sua
natura
.
Ogni
associazione
limita
le
libertà
individuali
:
la
limitazione
è
compensata
da
altri
beni
.
A
questa
limitazione
ha
tanto
più
diritto
lo
Stato
che
deve
provvedere
all
'
interesse
comune
,
al
benessere
comune
:
limitazione
che
non
può
essere
arbitraria
,
che
non
può
essere
fatta
per
ragioni
di
fazione
,
che
deve
trovare
la
sua
giustificazione
in
un
bene
reale
da
raggiungere
,
impossibile
a
raggiungersi
senza
di
essa
.
Ma
come
il
diritto
alla
limitazione
non
significa
facoltà
alla
soppressione
completa
,
così
suppone
la
preesistenza
di
queste
libertà
»
.
E
del
«
nazionalismo
»
si
definiscono
e
ridefiniscono
con
teorica
cautela
le
caratteristiche
non
confondibili
col
«
patriottismo
»
ammesso
e
alimentato
dal
sentimento
religioso
.
Rispondeva
di
questi
giorni
«
L
'
Unità
Cattolica
»
ai
tedesco
-
nazionali
prussiani
:
«
Per
quanto
talvolta
si
sia
con
intento
approfittato
di
essa
per
giuocare
sull
'
equivoco
,
non
ci
sembra
possibile
confondere
nazionalismo
con
patriottismo
.
L
'
una
è
la
dottrina
che
fa
dello
Stato
il
centro
,
lo
scopo
e
il
principio
di
ogni
attività
umana
e
di
ogni
autorità
sociale
:
che
tutto
subordina
senza
eccezioni
all
'
interesse
dello
Stato
annientando
l
'
individuo
di
fronte
all
'
organismo
della
collettività
politica
cui
appartiene
:
che
nel
campo
dei
rapporti
internazionali
considera
i
principii
etici
che
per
consuetudine
o
per
convenzione
lo
disciplinano
solamente
in
funzione
di
peculiari
interessi
politici
e
non
come
espressione
di
una
coscienza
giuridica
universale
,
di
una
morale
superiore
e
intangibile
»
.
Ma
far
discendere
dalle
nuvole
dei
principi
applicazioni
coraggiose
e
coerenti
è
ben
altra
cosa
.
La
rivalutazione
del
fattore
religioso
non
importa
se
a
servizio
della
nazione
anziché
delle
anime
;
l
'
ossequio
esteriore
che
circonda
la
Chiesa
non
importa
se
per
trarne
un
elemento
di
prestigio
anziché
il
pensiero
e
la
pratica
del
cristianesimo
;
il
rispetto
a
qualunque
ordine
costituito
come
canone
inderogabile
del
buon
costume
cattolico
;
la
lotta
antidemocratica
e
antisocialista
che
sembra
eliminare
per
sempre
i
pericoli
della
«
volontà
popolare
»
e
togliere
l
'
incomodo
di
influenzarla
e
attrarla
al
proprio
pensiero
con
lo
spirito
e
la
attività
di
proselitismo
,
sono
i
motivi
di
fatto
che
dominano
le
questioni
di
principio
.
Tenersi
a
queste
è
settarismo
torbido
e
cieco
:
saggezza
,
equilibrio
,
sana
preoccupazione
degli
interessi
più
eccelsi
consigliano
di
procedere
al
rimorchio
ed
all
'
ombra
dei
potenti
dell
'
ora
.
E
saggio
è
veramente
risparmiare
la
esemplificazione
dimostrativa
.
I
cattolici
,
sentenziò
(
ci
pare
)
Napoleone
,
e
potrebbe
ripetere
un
osservatore
contemporaneo
,
sono
nati
per
servire
...
Ma
nelle
anime
soprattutto
dei
giovani
non
è
sopito
l
'
anelito
della
fede
operosa
ed
entusiastica
.
Tornare
alla
Rerum
Novarum
,
si
invoca
da
più
parti
,
guardando
ad
essa
come
all
'
appello
di
un
`
Grande
Capo
per
un
apostolato
di
conquista
.
La
Chiesa
madre
in
mezzo
ai
popoli
ed
alle
classi
,
prigionieri
dei
loro
egoismi
feroci
,
a
dire
la
parola
della
carità
e
della
giustizia
che
essa
sola
può
pronunziare
.
E
quanti
credono
nella
feconda
,
perenne
modernità
del
cattolicesimo
,
soldati
della
buona
battaglia
combattuta
prima
nella
coscienza
che
nella
azione
!
È
da
questa
aspirazione
,
contenuta
dalla
inerzia
o
dalla
acquiescenza
e
dal
calcolo
vile
,
da
questo
riprepararsi
della
consapevolezza
piena
della
missione
cattolica
nella
vita
degli
stati
,
che
discende
il
disagio
di
cui
parlavamo
in
principio
:
senso
di
inferiorità
di
fronte
ai
problemi
formidabili
dell
'
ora
.
Ha
scritto
un
giornale
fascista
che
il
«
cattolico
-
cittadino
non
potrà
non
essere
un
ribelle
sostanziale
,
anche
se
rende
omaggio
alle
istituzioni
del
suo
ambiente
e
del
suo
tempo
»
.
Non
ci
spaventiamo
della
definizione
né
identifichiamola
con
la
violenza
illegale
del
sovversivismo
.
Ma
non
è
forse
il
cristianesimo
una
perenne
protesta
contro
la
ingiustizia
,
una
insonne
volontà
di
bene
,
un
moralismo
sociale
operante
incessantemente
per
una
rinnovazione
delle
coscienze
e
degli
istituti
?
E
non
è
colpa
non
domandare
alla
fede
quanto
essa
avrebbe
potuto
dare
anche
nella
vita
collettiva
se
noi
ne
avessimo
approfondito
e
reso
attivi
i
rapporti
con
tutte
le
esigenze
dell
'
ordine
morale
,
intellettuale
,
politico
,
sociale
?
In
cospetto
di
una
terribile
esperienza
,
quale
è
quella
del
Messico
,
il
problema
delle
affermazioni
integrali
si
pone
di
nuovo
.
«
Bisogna
che
i
cattolici
di
ogni
paese
comprendano
l
'
impellente
necessità
di
ribellarsi
alla
forma
di
colpevole
passività
dai
nostri
avversari
caldeggiata
,
tendente
ad
affidare
nelle
mani
degli
altri
la
difesa
delle
nostre
più
gelose
aspirazioni
.
Il
cattolico
deve
preoccuparsi
di
costituire
una
forza
collettiva
da
opporre
ai
fautori
delle
tenebre
,
nascosti
sotto
le
vesti
più
svariate
.
E
questa
linea
di
assoluta
autonomia
,
che
prevede
una
ferma
e
fervida
coscienza
delle
proprie
capacità
sociali
,
deve
essere
maestra
in
tutte
le
attività
.
Lo
Stato
non
urterà
più
contro
la
Chiesa
,
solo
quando
guarderà
a
questa
come
all
'
ispiratrice
di
ogni
più
nobile
attività
umana
e
quando
ad
Essa
subordinerà
i
suoi
fini
;
ora
ciò
è
possibile
solo
con
uno
Stato
cattolico
e
lo
Stato
cattolico
non
sarà
attuato
se
non
da
cattolici
operanti
.
Mirare
quindi
alla
conquista
dello
Stato
:
ecco
un
compito
che
se
fino
ad
oggi
poteva
sembrare
un
'
eresia
,
oggi
si
impone
ad
ogni
cattolico
d
'
azione
.
Intensificare
l
'
azione
religiosa
,
curare
la
formazione
degli
spiriti
sulla
base
dell
'
insegnamento
cristiano
,
ma
dopo
quest
'
opera
di
preparazione
,
non
abbandonarsi
a
sperare
dagli
altri
la
realizzazione
dei
nostri
sogni
,
ma
buttarsi
audacemente
nell
'
agone
,
perché
il
nostro
programma
abbia
in
noi
,
che
ne
siamo
i
più
fedeli
interpreti
,
i
suoi
esecutori
»
.
Noi
non
sapremmo
concludere
in
altro
modo
migliore
che
con
queste
parole
di
uno
scrittore
cattolico
,
pensoso
delle
vicende
ammonitrici
e
dei
doveri
imperiosi
che
ne
discendono
.
StampaPeriodica ,
L
'
organizzazione
proletaria
che
si
riassume
,
come
espressione
totale
della
massa
operaia
e
contadina
,
negli
uffici
centrali
della
Confederazione
del
Lavoro
,
attraversa
una
crisi
costituzionale
simile
per
natura
alla
crisi
in
cui
vanamente
si
dibatte
lo
Stato
democratico
parlamentare
.
La
crisi
è
crisi
di
potere
e
di
sovranità
.
La
soluzione
dell
'
una
sarà
soluzione
dell
'
altra
,
poiché
,
risolvendo
il
problema
della
volontà
di
potenza
nell
'
ambito
della
loro
organizzazione
di
classe
,
i
lavoratori
arriveranno
a
creare
l
'
impalcatura
organica
del
loro
Stato
e
vittoriosamente
la
contrapporranno
allo
Stato
parlamentare
.
Gli
operai
sentono
che
il
complesso
della
"
loro
"
organizzazione
è
diventato
tale
enorme
apparato
,
che
ha
finito
per
ubbidire
a
leggi
proprie
,
intime
alla
sua
struttura
e
al
suo
complicato
funzionamento
,
ma
estranee
alla
massa
che
ha
acquistato
coscienza
dalla
sua
missione
storica
di
classe
rivoluzionaria
.
Sentono
che
la
loro
volontà
di
potenza
non
riesce
ad
esprimersi
,
in
un
senso
netto
e
preciso
,
attraverso
le
attuali
gerarchie
istituzionali
.
Sentono
che
anche
in
casa
loro
,
nella
casa
che
hanno
costruito
tenacemente
,
con
sforzi
pazienti
cementandola
col
sangue
e
le
lacrime
,
la
macchina
schiaccia
l
'
uomo
,
il
funzionarismo
isterilisce
lo
spirito
creatore
e
il
dilettantismo
banale
e
verbalistico
tenta
invano
di
nascondere
l
'
assenza
di
concetti
precisi
sulle
necessità
della
produzione
industriale
e
la
nessuna
comprensione
della
psicologia
delle
masse
proletarie
.
Gli
operai
si
irritano
per
queste
condizioni
di
fatto
,
ma
sono
individualmente
impotenti
a
modificarle
;
le
parole
e
le
volontà
dei
singoli
uomini
sono
troppo
piccola
cosa
in
confronto
delle
leggi
ferree
inerenti
alla
struttura
dell
'
apparato
sindacale
.
I
leaders
dell
'
organizzazione
non
si
accorgono
di
questa
crisi
profonda
e
diffusa
.
Quanto
più
chiaramente
appare
che
la
classe
operaia
non
è
composta
in
forme
aderenti
alla
sua
reale
struttura
storica
,
quanto
più
risulta
che
la
classe
operaia
non
è
inquadrata
in
una
confederazione
che
incessantemente
si
adatti
alle
leggi
che
governano
l
'
intimo
processo
di
sviluppo
storico
reale
della
classe
stessa
;
tanto
più
questi
leaders
si
ostinano
nella
cecità
e
si
sforzano
di
comporre
"
giuridicamente
"
i
dissidi
e
i
conflitti
.
Spiriti
eminentemente
burocratici
,
essi
credono
che
una
condizione
obiettiva
,
radicata
nella
psicologia
quale
si
sviluppa
nelle
esperienze
vive
dell
'
officina
,
possa
essere
superata
con
un
discorso
che
muove
gli
affetti
,
e
con
un
ordine
del
giorno
votato
all
'
unanimità
in
un
'
assemblea
abbruttita
dal
frastuono
e
dalle
lungaggini
oratorie
.
Oggi
essi
si
sforzano
di
porsi
all
'
altezza
dei
tempi
"
e
,
tanto
per
dimostrare
che
sono
anche
capaci
di
"
meditare
aspramente
"
,
rivogano
le
vecchie
e
logore
ideologie
sindacaliste
,
insistendo
penosamente
nello
stabilire
rapporti
di
identità
tra
il
Soviet
e
il
sindacato
,
insistendo
penosamente
nell
'
affermare
che
il
sistema
attuale
di
organizzazione
sindacale
costituisce
il
sistema
di
forze
in
cui
deve
incarnarsi
la
dittatura
proletaria
.
Il
sindacato
,
nella
forma
in
cui
esiste
attualmente
nei
paesi
dell
'
Europa
occidentale
,
è
un
tipo
di
organizzazione
non
solo
diverso
essenzialmente
dal
Soviet
,
ma
diverso
anche
,
e
in
modo
notevole
,
dal
sindacato
quale
sempre
più
viene
sviluppandosi
nella
repubblica
comunista
rossa
.
I
sindacati
di
mestiere
,
le
Camere
del
Lavoro
,
le
federazioni
industriali
,
la
Confederazione
Generale
del
Lavoro
sono
il
tipo
di
organizzazione
proletaria
specifico
del
periodo
della
storia
dominato
dal
capitale
.
In
un
certo
senso
si
può
sostenere
che
esso
è
parte
integrante
della
società
capitalistica
,
e
ha
una
funzione
che
è
inerente
al
regime
di
proprietà
privata
.
In
questo
periodo
,
nel
quale
gli
individui
valgono
in
quanto
sono
proprietari
di
merce
e
commerciano
la
loro
proprietà
,
anche
gli
operai
hanno
dovuto
ubbidire
alle
leggi
ferree
della
necessità
generale
e
sono
diventati
mercanti
dell
'
unica
loro
proprietà
,
la
forza
-
lavoro
e
l
'
intelligenza
professionale
.
Più
esposti
ai
rischi
della
concorrenza
,
gli
operai
hanno
accumulato
la
loro
proprietà
in
"
ditte
"
sempre
più
vaste
e
comprensive
,
hanno
creato
questo
enorme
apparato
di
concentrazione
di
carne
da
fatica
,
hanno
imposto
prezzi
e
orari
e
hanno
disciplinato
il
mercato
.
Hanno
assunto
dal
di
fuori
o
hanno
espresso
dal
loro
seno
un
personale
d
'
amministrazione
di
fiducia
,
esperto
in
questo
genere
di
speculazioni
,
in
grado
di
dominare
le
condizioni
del
mercato
,
capace
di
stipular
contratti
,
di
valutare
le
alee
commerciali
,
di
iniziare
operazioni
economicamente
utili
.
La
natura
essenziale
del
sindacato
è
concorrentista
,
non
è
comunista
.
Il
sindacato
non
può
essere
strumento
di
rinnovazione
radicale
della
società
:
esso
può
offrire
al
proletariato
dei
provetti
burocrati
,
degli
esperti
tecnici
in
questioni
industriali
d
'
indole
generale
,
non
può
essere
la
base
del
potere
proletario
.
Esso
non
offre
nessuna
possibilità
di
scelta
delle
individualità
proletarie
capaci
e
degne
di
dirigere
la
società
,
da
esso
non
possono
esprimersi
le
gerarchie
in
cui
si
incarni
lo
slancio
vitale
,
il
ritmo
del
progresso
della
società
comunista
.
La
dittatura
proletaria
può
incarnarsi
in
un
tipo
di
organizzazione
che
sia
specifico
dell
'
attività
propria
dei
produttori
e
non
dei
salariati
,
schiavi
del
capitale
.
Il
Consiglio
di
fabbrica
è
la
cellula
prima
di
questa
organizzazione
.
Poiché
nel
Consiglio
tutte
le
branche
del
lavoro
sono
rappresentate
,
proporzionalmente
al
contributo
che
ogni
mestiere
e
ogni
branca
di
lavoro
dà
alla
elaborazione
dell
'
oggetto
che
la
fabbrica
produce
per
la
collettività
,
l
'
istituzione
è
di
classe
,
è
sociale
.
La
sua
ragion
d
'
essere
è
nel
lavoro
,
è
nella
produzione
industriale
,
in
un
fatto
cioè
permanente
e
non
già
nel
salario
,
nella
divisione
delle
classi
,
in
un
fatto
cioè
transitorio
e
che
appunto
si
vuole
superare
.
Perciò
il
Consiglio
realizza
l
'
unità
della
classe
lavoratrice
,
dà
alle
masse
una
coesione
e
una
forma
che
sono
della
stessa
natura
della
coesione
e
della
forma
che
la
massa
assume
nell
'
organizzazione
generale
della
società
.
Il
Consiglio
di
fabbrica
è
il
modello
dello
Stato
proletario
.
Tutti
i
problemi
che
sono
inerenti
all
'
organizzazione
dello
Stato
proletario
,
sono
inerenti
all
'
organizzazione
del
Consiglio
.
Nell
'
uno
e
nell
'
altro
il
concetto
di
cittadino
decade
,
e
subentra
il
concetto
di
compagno
:
la
collaborazione
per
produrre
bene
e
utilmente
sviluppa
la
solidarietà
,
moltiplica
i
legami
di
affetto
e
fratellanza
.
Ognuno
è
indispensabile
,
ognuno
è
al
suo
posto
,
e
ognuno
ha
una
funzione
e
un
posto
.
Anche
il
più
ignorante
e
il
più
arretrato
degli
operai
,
anche
il
più
vanitoso
e
il
più
"
civile
"
degli
ingegneri
finisce
col
convincersi
di
questa
verità
nelle
esperienze
dell
'
organizzazione
di
fabbrica
:
tutti
finiscono
per
acquistare
una
coscienza
comunista
per
comprendere
il
gran
passo
in
avanti
che
l
'
economia
comunista
rappresenta
sull
'
economia
capitalistica
.
Il
Consiglio
è
il
più
idoneo
organo
di
educazione
reciproca
e
di
sviluppo
del
nuovo
spirito
sociale
che
il
proletariato
sia
riuscito
a
esprimere
dall
'
esperienza
viva
e
feconda
della
comunità
di
lavoro
.
La
solidarietà
operaia
che
nel
sindacato
si
sviluppava
nella
lotta
contro
il
capitalismo
,
nella
sofferenza
e
nel
sacrificio
,
nel
Consiglio
è
positiva
,
è
permanente
,
è
incarnata
anche
nel
più
trascurabile
dei
momenti
della
produzione
industriale
,
è
contenuta
nella
coscienza
gioiosa
di
essere
un
tutto
organico
,
un
sistema
omogeneo
e
compatto
che
lavorando
utilmente
,
che
producendo
disinteressatamente
la
ricchezza
sociale
,
afferma
la
sua
sovranità
,
attua
il
suo
potere
e
la
sua
libertà
creatrice
della
storia
.
L
'
esistenza
di
una
organizzazione
,
nella
quale
la
classe
lavoratrice
sia
inquadrata
nella
sua
omogeneità
di
classe
produttrice
,
e
la
quale
renda
possibile
una
spontanea
e
libera
fioritura
di
gerarchie
e
di
individualità
degne
e
capaci
,
avrà
riflessi
importanti
e
fondamentali
nella
costituzione
e
nello
spirito
che
anima
l
'
attività
dei
sindacati
.
Il
Consiglio
di
fabbrica
si
fonda
anch
'
esso
sul
mestiere
.
In
ogni
reparto
gli
operai
si
distinguono
in
squadre
e
ogni
squadra
è
una
unità
di
lavoro
(
di
mestiere
)
:
il
Consiglio
è
costituito
appunto
dai
commissari
che
gli
operai
eleggono
per
mestiere
(
squadra
)
di
reparto
.
Ma
il
sindacato
si
basa
sull
'
individuo
,
il
Consiglio
si
basa
sull
'
unità
organica
e
concreta
del
mestiere
che
si
attua
nel
disciplinamento
del
processo
industriale
.
La
squadra
(
il
mestiere
)
sente
di
essere
distinta
nel
copro
omogeneo
della
classe
,
ma
nel
momento
stesso
si
sente
ingranata
nel
sistema
di
disciplina
e
di
ordine
che
rende
possibile
,
con
l
'
esatto
e
preciso
suo
funzionamento
,
lo
sviluppo
della
produzione
.
Come
interesse
economico
e
politico
il
mestiere
è
parte
indistinta
e
solidale
perfettamente
col
corpo
della
classe
;
se
ne
distingue
come
interesse
tecnico
e
come
sviluppo
del
particolare
strumento
che
adopera
nel
lavoro
.
Allo
stesso
modo
tutte
le
industrie
sono
omogenee
e
solidali
nel
fine
di
realizzare
una
perfetta
produzione
,
distribuzione
e
accumulazione
sociale
della
ricchezza
;
ma
ogni
industria
ha
interessi
distinti
per
quanto
riguarda
l
'
organizzazione
tecnica
della
sua
specifica
attività
.
L
'
esistenza
del
Consiglio
dà
agli
operai
la
diretta
responsabilità
della
produzione
,
li
conduce
a
migliorare
il
lavoro
,
instaura
una
disciplina
cosciente
e
volontaria
,
crea
la
psicologia
del
produttore
,
del
creatore
di
storia
.
Gli
operai
portano
nel
sindacato
questa
nuova
coscienza
e
dalla
semplice
attività
di
lotta
di
classe
,
il
sindacato
si
dedica
al
lavoro
fondamentale
di
imprimere
alla
vita
economica
e
alla
tecnica
del
lavoro
una
nuova
configurazione
,
si
dedica
a
elaborare
la
forma
di
vita
economica
e
di
tecnica
professionale
che
è
propria
della
civiltà
comunista
.
In
questo
senso
i
sindacati
,
che
sono
costituiti
con
gli
operai
migliori
e
più
consapevoli
,
attuano
il
momento
supremo
della
lotta
di
classe
e
della
dittatura
del
proletariato
:
essi
creano
le
condizioni
obiettive
in
cui
le
classi
non
possono
più
esistere
né
rinascere
.
Questo
fanno
in
Russia
i
sindacati
di
industria
.
Essi
sono
diventati
gli
organismi
in
cui
tutte
le
singole
imprese
di
una
certa
industria
si
amalgamano
,
si
connettono
,
si
articolano
,
formando
una
grande
unità
industriale
.
Le
concorrenze
sperperatrici
vengono
eliminate
,
i
grandi
servizi
amministrativi
,
di
rifornimento
,
di
distribuzione
e
di
accumulamento
,
vengono
unificati
in
grandi
centrali
.
I
sistemi
di
lavoro
,
i
segreti
di
fabbricazione
,
le
nuove
applicazioni
diventano
immediatamente
comuni
a
tutta
l
'
industria
.
La
molteplicità
di
funzioni
burocratiche
e
disciplinari
inerente
ai
rapporti
di
proprietà
privata
e
alla
impresa
individuale
,
viene
ridotta
alle
pure
necessità
industriali
.
L
'
applicazione
dei
principi
sindacali
all
'
industria
tessile
ha
permesso
in
Russia
una
riduzione
burocratica
da
100.000
impiegati
a
3.500
.
L
'
organizzazione
per
fabbrica
compone
la
classe
(
tutta
la
classe
)
in
una
unità
omogenea
e
cosa
che
aderisce
plasticamente
al
processo
industriale
di
produzione
e
lo
domina
per
impadronirsene
definitivamente
.
Nell
'
organizzazione
per
fabbrica
si
incarna
dunque
la
dittatura
proletaria
,
lo
Stato
comunista
che
distrugge
il
dominio
di
classe
nelle
superstrutture
politiche
e
nei
suoi
ingranaggi
generali
.
I
sindacati
di
mestiere
e
di
industria
sono
le
solide
vertebre
del
gran
corpo
proletario
.
Essi
elaborano
le
esperienze
individuali
e
locali
,
e
le
accumulano
,
attuando
quel
conguagliamento
nazionale
delle
condizioni
di
lavoro
e
di
produzione
sul
quale
concretamente
si
basa
l
'
uguaglianza
comunista
.
Ma
perché
sia
possibile
imprimere
ai
sindacati
questa
direzione
positivamente
classista
e
comunista
è
necessario
che
gli
operai
rivolgano
tutta
la
loro
volontà
e
la
loro
fede
al
consolidamento
e
alla
diffusione
dei
Consigli
,
all
'
unificazione
organica
della
classe
lavoratrice
.
Su
questo
fondamentale
omogeneo
e
solido
fioriranno
e
si
svilupperanno
tutte
le
superiori
strutture
della
dittatura
e
dell
'
economia
comunista
.
StampaPeriodica ,
Io
non
voglio
qui
entrare
nella
polemica
che
si
è
svolta
in
questi
giorni
sulla
crisi
ministeriale
e
sul
suo
andamento
,
né
sentenziare
sulla
ragione
o
sul
torto
dei
vari
gruppi
,
sull
'
andare
a
destra
o
a
sinistra
.
Certi
argomenti
sono
bastoni
da
pollaio
,
non
si
toccano
senza
insudiciarsi
.
E
neanche
è
il
mio
mestiere
di
far
la
morale
ai
deputati
,
altro
solito
modo
di
ragionare
intorno
ai
medesimi
soggetti
.
Ecco
l
'
Italia
,
sulla
fine
del
gennaio
scorso
,
era
governata
da
un
Gabinetto
mantenuto
dall
'
unione
di
due
partiti
,
il
popolare
e
il
democratico
;
quest
'
ultimo
anzi
,
da
poco
costituito
dopo
laboriose
fatiche
,
col
giusto
proposito
,
per
sé
e
per
gli
altri
salutare
,
di
conseguire
in
contratti
del
genere
,
resi
inevitabili
dalla
composizione
politica
della
Camera
,
una
personalità
e
dei
diritti
che
non
aveva
mai
avuto
fino
ad
allora
.
Per
figurarsi
la
possibilità
di
un
cambiamento
di
Governo
un
osservatore
spassionato
avrebbe
atteso
la
manifestazione
di
un
formale
disaccordo
fra
i
due
gruppi
associati
,
l
'
esposizione
da
una
parte
e
dall
'
altra
dei
rispettivi
punti
di
vista
,
un
dibattito
che
avesse
denunziato
i
motivi
della
crisi
indicandone
insieme
la
coerente
soluzione
.
Oppure
,
avrebbe
cercato
le
rivelazioni
concrete
di
un
dissidio
interno
in
uno
dei
partiti
al
potere
;
o
la
comparsa
di
un
problema
saliente
di
politica
interna
o
estera
,
il
cui
scioglimento
disordinando
repentinamente
la
struttura
e
l
'
equilibrio
dei
gruppi
,
avesse
reso
inevitabile
il
cambiamento
immediato
dell
'
indirizzo
politico
.
Nulla
di
tutto
questo
,
lo
sappiamo
,
in
Italia
,
al
momento
in
cui
la
crisi
si
è
determinata
.
Anzi
,
rifacendo
a
rovescio
il
corso
dei
casi
sopra
esposti
,
in
politica
interna
niente
di
nuovo
;
in
politica
estera
,
al
contrario
,
dimostrata
la
opportunità
della
permanenza
del
Ministero
;
nel
seno
dei
partiti
la
pace
.
Infine
,
quanto
ai
rapporti
fra
popolari
e
democratici
,
se
discussioni
sono
sorte
ciò
è
stato
dopo
la
crisi
e
in
conseguenza
del
suo
svolgimento
,
non
prima
;
e
in
ogni
modo
la
fondamentale
e
sostanziale
esigenza
della
reciproca
intesa
non
è
mai
stata
,
né
prima
né
dopo
,
negata
.
Anzi
decisioni
ufficiali
di
parte
socialista
,
di
poco
precedenti
all
'
inizio
della
crisi
,
avevano
riconfermato
necessità
del
detto
connubio
,
escludendo
l
'
unica
soluzione
diversa
che
apparisse
praticamente
possibile
.
Ciononostante
abbiamo
avuto
la
crisi
ed
è
superfluo
dir
come
.
Le
crisi
ministeriali
in
Italia
,
e
in
generale
nei
paesi
di
governo
parlamentare
,
rappresentano
una
specie
di
rissa
fra
individui
e
bande
,
rette
,
con
rapide
e
casuali
coalizioni
,
defezioni
e
vicendevoli
ricatti
,
e
la
loro
tipica
manifestazione
è
questa
che
tutte
le
soluzioni
,
anche
le
più
opposte
e
contradditorie
,
vi
appaiono
egualmente
possibili
.
Così
anche
in
quest
'
ultima
abbiamo
visto
apparire
e
scomparire
un
Ministero
di
sinistra
appoggiato
ai
socialisti
,
un
blocco
dei
partiti
costituzionali
contro
popolari
e
socialisti
;
un
Ministero
presieduto
da
un
popolare
e
altre
combinazioni
.
Il
risultato
è
sempre
quello
,
a
cui
suol
riuscire
una
fazione
tumultuosa
:
c
'
è
un
gruppo
,
a
sorte
,
che
vince
provvisoriamente
,
e
l
'
altro
che
s
'
acqueta
con
l
'
intento
di
ricominciare
una
zuffa
alla
prima
occasione
.
Questa
volta
si
è
dato
il
caso
che
i
contendenti
hanno
impattato
la
partita
e
il
Re
ha
mandato
il
Gabinetto
dimissionario
a
districare
la
questione
in
seduta
della
Camera
.
Ebbene
in
questa
crisi
,
di
nuovo
(
i
casi
analoghi
sono
abbastanza
remoti
)
non
c
'
è
stato
proprio
che
il
gesto
reale
.
In
verità
il
sistema
delle
crisi
extra
-
parlamentari
è
antico
.
E
non
è
vero
che
dipenda
dalla
proporzionale
,
perché
il
fenomeno
si
è
notato
ben
prima
di
questo
cambiamento
,
non
è
vero
che
sia
conseguenza
della
guerra
,
perché
in
realtà
la
situazione
parlamentare
attuale
ha
radici
in
una
serie
di
situazioni
analoghe
precedenti
;
e
la
cosa
stupefacente
è
al
contrario
che
un
fatto
tragico
e
grande
come
la
guerra
nulla
abbia
mutato
.
Direi
che
l
'
inizio
dell
'
esperimento
coincide
con
la
salita
al
potere
della
sinistra
;
ma
voglio
tralasciare
,
per
il
momento
,
questa
indagine
storica
.
La
semplice
speculazione
della
crisi
attuale
,
in
sé
,
è
sufficiente
a
darci
la
fisionomia
del
fatto
costituzionale
di
cui
è
rivelatrice
.
Si
è
detto
contro
Bonomi
,
quel
che
si
è
detto
contro
tanti
altri
:
che
il
suo
.
governo
era
debole
.
Una
definizione
chiara
,
concreta
e
persuasiva
del
"
governo
forte
"
io
non
l
'
ho
mai
letta
nei
libri
e
nei
giornali
.
Molti
,
materialisticamente
,
intendono
un
governo
che
usa
le
mitragliatrici
,
altri
all
'
opposto
fanno
uscire
questa
forza
da
chi
sa
quali
sortilegi
.
Ma
un
governo
forte
non
è
che
un
governo
obbedito
.
E
un
popolo
non
può
obbedire
se
prima
non
obbediscono
i
deputati
,
insomma
se
il
Parlamento
è
fazioso
.
Questa
è
la
situazione
sotto
l
'
aspetto
psicologico
.
La
manifestazione
concreta
è
la
assoluta
instabilità
,
e
impermanenza
dei
Gabinetti
.
Un
Gabinetto
che
deve
spendere
la
maggior
parte
della
sua
esistenza
a
difendersi
dagli
avversari
o
a
conciliarseli
,
vive
soltanto
a
patto
di
non
comandare
.
Ubbidisce
e
non
è
ubbidito
.
Non
è
questa
la
condizione
in
cui
hanno
governato
tutti
i
Gabinetti
che
si
sono
succeduti
al
potere
in
Italia
per
un
lungo
periodo
di
anni
?
Abbiamo
,
è
vero
,
l
'
esempio
di
un
governo
abbastanza
duraturo
impersonato
in
Giolitti
.
Ma
se
si
guarda
un
po
'
addentro
la
storia
del
periodo
giolittiano
,
anche
in
questo
quanti
accidenti
!
Infine
sembra
che
tutta
l
'
abilità
di
quel
gran
demagogo
sia
stata
spesa
nell
'
assicurarsi
questa
permanenza
al
potere
,
più
che
nel
far
trionfare
un
determinato
disegno
politico
.
Questo
sforzo
denunzia
la
debolezza
dell
'
organo
.
Insomma
noi
non
abbiamo
mai
avuto
un
governo
,
come
lo
hanno
avuto
nei
periodi
corrisponderti
,
per
esempio
,
l
'
Inghilterra
e
la
Germania
.
Ora
,
che
il
lasso
di
vita
assegnato
ordinariamente
dal
nostro
costume
politico
ai
Gabinetti
,
sia
già
per
sé
insufficiente
a
consentire
lo
svolgimento
di
un
'
opera
complessa
e
ordinata
di
legislazione
e
di
amministrazione
,
mi
par
facile
giudicare
.
E
se
la
cosa
poteva
riuscire
indifferente
,
o
quasi
,
in
tempi
andati
,
quando
il
campo
delle
attività
dello
Stato
era
limitato
,
sempre
più
grave
diventa
col
trascendere
smisurato
di
quelle
pubbliche
funzioni
.
Ma
se
non
governa
il
Gabinetto
,
governano
gli
uffici
i
quali
non
muoiono
e
non
mutano
.
Il
governo
burocratico
è
la
rigorosa
conseguenza
dei
fenomeni
parlamentari
osservati
.
Questo
è
il
fatto
:
e
non
è
questione
di
andare
a
destra
o
a
sinistra
!
Per
ciò
non
è
vero
che
lo
Stato
sia
debole
:
è
fortissimo
e
diventa
sempre
più
forte
(
in
tutto
dipendiamo
da
lui
,
anche
per
star
di
casa
)
;
la
verità
è
che
certi
poteri
dello
Stato
sono
straordinariamente
indeboliti
di
fronte
a
certi
altri
.
Primo
problema
:
rinforzare
il
Gabinetto
.
Premetto
che
secondo
le
mie
previsioni
,
per
tutto
quello
che
ho
già
osservato
e
per
varie
altre
ragioni
,
il
governo
parlamentare
è
destinato
a
passare
in
una
fase
di
decadenza
.
Quali
altri
organi
costituzionali
siano
per
crescergli
intorno
e
in
quali
rapporti
con
lui
,
non
posso
spiegare
in
due
parole
.
Tuttavia
,
decada
o
no
il
Parlamento
,
esso
vivrà
ancora
certamente
a
lungo
,
e
avrà
sempre
una
grande
importanza
:
quindi
,
chiunque
per
caso
sia
giunto
alla
stessa
conclusione
da
me
accennata
,
non
è
perciò
dispensato
dall
'
occuparsene
.
Per
studiare
i
rimedi
,
tralasciamo
in
primo
luogo
tutti
quelli
che
non
interessano
propriamente
l
'
arte
politica
,
in
quanto
si
rivolgono
a
modificare
certi
difetti
dell
'
educazione
e
dello
spirito
pubblico
corrispondenti
ai
mali
da
correggere
.
Bisognerebbe
rifarsi
dalla
scuola
elementare
,
anzi
dalla
balia
.
Limitiamoci
a
considerare
i
risultati
che
si
possono
ottenere
con
provvedimenti
d
'
ordine
giuridico
.
Una
legge
e
un
regolamento
in
primo
luogo
obbligano
positivamente
le
persone
a
fare
determinate
cose
.
Ma
questo
sarebbe
poco
;
il
loro
principale
effetto
è
di
influire
sulla
psicologia
umana
:
di
creare
cioè
dei
sentimenti
e
dei
costumi
.
Per
esempio
,
un
Governo
costituzionalmente
forte
sarebbe
quello
combinato
di
persone
estranee
al
Parlamento
,
o
comunque
scelte
all
'
infuori
dalle
maggioranze
parlamentari
;
un
Gabinetto
fiduciario
di
un
Principe
forte
.
Questo
è
stato
il
sistema
della
Germania
Imperiale
e
ha
fatto
lunga
e
buona
esperienza
.
Si
potrebbe
anzi
provare
che
quell
'
esperienza
ha
giovato
anche
al
Governo
di
tipo
parlamentare
che
la
Rivoluzione
ha
sostituito
al
primo
,
appunto
nel
senso
di
mantenere
un
costume
politico
rispondente
alle
esigenze
dello
spirito
nazionale
da
cui
la
forma
precedente
era
stata
determinata
.
Circa
venticinque
anni
fa
in
Italia
sorse
,
a
proposito
della
forza
e
della
debolezza
del
Governo
,
lo
stesso
problema
che
noi
oggi
tentiamo
risolvere
,
per
le
stesse
ragioni
e
gli
stessi
termini
(
ecco
la
prova
della
sua
antichità
)
.
Il
Sonnino
tentò
,
in
pratica
ed
in
teoria
,
di
trasportare
,
in
Italia
,
il
sistema
germanico
.
Non
riuscì
e
non
occorre
spiegare
le
ragioni
perché
non
poteva
riuscire
.
Basterà
dire
che
la
proposta
di
Sonnino
significava
"
la
reazione
"
e
quindi
ha
prodotto
tutte
le
conseguenze
che
questa
parola
suole
produrre
sull
'
animo
e
sulla
fantasia
degli
italiani
.
Se
oggi
uno
ripetesse
una
proposta
simile
,
sarebbe
egualmente
"
la
reazione
"
coi
conseguenti
effetti
.
Appunto
,
tenendo
conto
di
questi
riflessi
psicologici
del
diritto
pubblico
,
molto
più
conveniente
alle
idee
e
sentimenti
prevalenti
nel
nostro
Paese
,
appare
una
soluzione
formalmente
opposta
.
Nel
sistema
parlamentare
,
che
è
il
nostro
,
si
sa
che
il
Re
nomina
i
ministri
ascoltando
e
interpretando
la
volontà
parlamentare
.
Il
Gabinetto
si
presenta
alla
Camera
e
chiede
un
volto
di
fiducia
che
solo
gli
dà
l
'
effettiva
autorità
di
governare
.
Questo
è
il
nostro
costume
politico
,
jus
traditum
.
Ora
si
tratterebbe
di
rendere
positiva
questa
norma
,
con
lo
stabilire
che
il
Ministero
debba
essere
formalmente
investito
dei
suoi
poteri
da
un
'
apposita
disposizione
legislativa
:
una
lex
de
imperio
.
Si
noti
che
in
Italia
manca
anche
una
legge
organica
dei
Ministeri
cosicché
specialmente
nella
pratica
di
questi
ultimi
anni
,
la
istituzione
,
lo
smembramento
,
la
soppressione
di
Dicasteri
,
è
stata
sempre
attuata
nel
periodo
di
formazione
del
Gabinetto
,
senza
preventiva
autorizzazione
del
potere
legislativo
.
Questa
legge
pertanto
,
oltre
a
istituire
il
rito
per
il
conferimento
ai
Ministri
delle
funzioni
esecutive
che
loro
spettano
,
fisserebbe
e
distribuirebbe
anche
,
legalmente
,
le
varie
competenze
.
Per
metterci
d
'
accordo
con
la
tradizione
giuridica
richiameremo
la
distinzione
fra
il
Gabinetto
come
consilium
principis
e
i
singoli
Ministeri
come
organi
definiti
dall
'
Amministrazione
.
Il
campo
proprio
della
legge
che
invochiamo
sarebbe
precisamente
quest
'
ultimo
,
escludendo
il
pericolo
che
una
nuova
facoltà
data
alla
Camera
in
tal
senso
,
la
erigesse
in
permanenza
in
Assemblea
Costituente
.
Un
tal
sistema
esigerebbe
uguale
procedimento
anche
per
stabilire
la
cessazione
dei
poteri
ministeriali
.
Vuol
dire
che
,
in
caso
di
dimissioni
,
i
Ministri
dovrebbero
chiedere
alla
Camera
la
procedura
formale
di
esonero
,
in
altro
caso
questa
sarebbe
provocata
di
iniziativa
parlamentare
.
Quali
gli
effetti
sperabili
dalla
riforma
?
Nulla
più
di
quanto
è
sperabile
da
un
provvedimento
coattivo
.
Nessuna
legge
può
imporre
ai
Deputati
di
essere
dei
galantuomini
,
né
tanto
meno
stabilire
sanzioni
al
riguardo
.
Non
si
può
proibire
a
Cocco
-
Ortu
di
personificare
la
"
democrazia
"
.
Ma
la
crisi
avrebbe
sempre
,
necessariamente
,
un
processo
parlamentare
,
quindi
uno
svolgimento
controllato
dal
pubblico
.
Non
si
fa
in
seduta
quello
che
si
fa
nelle
.
conventicole
.
Una
disciplina
crea
delle
e
idee
delle
abitudini
.
Insomma
l
'
atto
di
cambiare
e
quindi
di
istituire
un
Governo
,
verrebbe
ad
acquistare
ciò
che
nella
sciagurata
pratica
del
nostro
Parlamento
ha
perduto
:
la
serietà
.
Certamente
l
'
attuazione
pratica
di
un
'
idea
come
questa
richiede
una
più
precisa
e
circostanziata
disamina
.
Bisognerebbe
vedere
se
proprio
la
procedura
formale
legislativa
convenisse
a
provvedimenti
di
tal
natura
,
o
se
non
fosse
il
caso
di
stabilire
un
processo
sui
generis
.
Ma
lasciamo
,
per
ora
,
l
'
idea
greggia
com
'
é
.
Piuttosto
preoccupiamoci
della
rispettabile
opinione
di
quella
parte
che
nella
riforma
potrebbe
scorgere
una
inquietante
sfigurazione
del
potere
regio
.
In
pratica
la
competenza
del
Re
rimarrebbe
tal
quale
.
La
possibilità
di
uno
scontro
fra
la
volontà
della
Camera
legiferante
de
imperio
,
e
quella
del
Re
,
nell
'
atto
di
nominare
o
di
accogliere
le
dimissioni
del
Ministero
,
sarebbero
sostanzialmente
quelle
che
ora
si
presentano
per
effetto
di
un
voto
politico
della
Camera
.
Teoricamente
il
Re
avrebbe
nel
nuovo
sistema
,
come
nell
'
attuale
,
la
facoltà
di
aprire
un
conflitto
con
la
Camera
,
rinviandole
un
Ministero
formalmente
destituito
,
come
ora
un
Ministero
destituito
da
un
voto
politico
;
infine
avrebbe
sempre
il
potere
sommo
della
provocatio
ad
popolum
.
Soltanto
è
vero
che
una
simile
riforma
sarebbe
difficile
accordare
con
la
lettera
dello
Statuto
.
Ma
tutta
la
pratica
costituzionale
da
cui
la
riforma
procederebbe
,
è
stata
in
realtà
,
una
deroga
al
Patto
.
Infatti
quando
Sonnino
pensò
dì
cambiar
sistema
di
governo
nel
senso
accennato
più
sopra
,
disse
semplicemente
:
torniamo
allo
Statuto
.
Ora
,
è
facil
cosa
,
non
lo
nego
,
che
una
.
proposta
come
la
mia
assuma
colore
demagogico
:
ma
alla
fine
non
si
tratterebbe
che
di
disciplinare
positivamente
una
norma
elaborata
dalla
consuetudine
costante
di
mezzo
secolo
,
e
di
cui
la
Monarchia
stessa
sarebbe
stata
la
squisita
istitutrice
.
StampaPeriodica ,
Ci
sono
nel
"
Manifesto
"
della
Rivoluzione
Liberale
alcuni
sviluppi
che
sembrano
e
devono
essere
soprattutto
personali
,
corrispondendo
ad
un
necessario
processo
di
realizzazione
letteraria
e
stilistica
.
Su
tali
concetti
,
che
hanno
avuto
virtù
di
suscitare
l
'
ironia
dell
'
amico
Ansaldo
,
l
'
autore
non
chiede
una
adesione
politica
;
li
presenta
come
spiegazioni
di
stati
d
'
animo
,
descrizioni
di
atteggiamenti
,
non
limitati
a
un
puro
senso
biografico
,
ma
ribelli
ad
ogni
carattere
sistematico
.
Né
di
ciò
si
vuol
discutere
,
né
ricercare
analoghi
elementi
personali
,
facilmente
contestabili
in
nome
di
altre
esperienze
-
negli
scritti
di
Burzio
,
di
Formentini
,
di
Ansaldo
qui
pubblicati
.
Sotto
l
'
ottimismo
storicistico
del
Burzio
(
incline
,
per
amore
alla
tradizione
riformista
a
misconoscere
le
leggi
autonomistiche
della
vita
moderna
,
altra
volta
,
nello
studio
sulla
Democrazia
,
affermate
)
sotto
il
realismo
di
Formentini
(
che
dall
'
autocritica
è
tratto
a
diffidare
di
ogni
azione
)
;
sotto
lo
scetticismo
di
Ansaldo
(
statico
spettatore
)
-
è
agevole
osservare
un
intimo
consenso
-
più
o
meno
specifico
-
alle
premesse
e
agli
intenti
del
criticato
Manifesto
.
A
questo
consenso
è
giusto
corrispondere
chiarendoci
e
riesaminandoci
,
per
evitare
qualunque
incertezza
potesse
essere
sorta
dalle
antitesi
della
discussione
.
E
anzitutto
qual
è
il
senso
della
nostra
pretesa
di
aderire
alla
storia
?
La
critica
del
concetto
presentata
dal
Formentini
è
validissima
,
ma
non
si
può
rivolgere
contro
di
noi
.
Aderisce
alla
storia
anche
chi
vi
repugna
.
E
la
storia
è
sempre
diversa
da
quella
che
è
presente
alla
mente
di
chi
si
propone
di
aderirvi
.
Le
due
affermazioni
opposte
sono
tutte
e
due
vere
.
Il
presente
è
e
non
è
nella
storia
.
Perché
la
storia
è
insopprimibile
,
è
unità
di
fatto
e
di
farsi
e
di
non
fatto
;
ma
dalla
storia
non
si
deduce
-
ossia
dalla
storia
non
si
astrae
.
L
'
azione
deve
vivere
di
storia
(
di
concretezza
)
;
ma
come
azione
è
qualcosa
di
nuovo
,
che
al
passato
non
si
riduce
,
libero
;
nasce
impreveduta
,
crea
valori
imprevedibili
;
ma
poiché
alla
storia
invano
si
repugna
,
questo
nuovo
ha
il
suo
significato
in
quanto
si
sforza
di
sottoporre
a
sé
tutto
il
passato
.
Da
questa
relazione
soltanto
(
che
è
quanto
dire
:
da
nulla
di
arbitrario
)
nasce
l
'
avvenire
.
Quello
che
il
Burzio
chiama
nostro
schema
di
interpretazione
del
Risorgimento
non
è
storia
del
Risorgimento
,
ma
,
in
un
senso
molto
preciso
,
storia
nostra
.
Le
nostre
esigenze
nascono
da
situazioni
determinate
e
solo
nel
mondo
da
cui
nascono
si
spiegano
.
Sarebbe
ingenuo
pensare
che
queste
esigenze
nascano
sole
,
che
il
mondo
,
ove
hanno
luogo
,
vi
si
esaurisca
creandole
.
Nel
Risorgimento
c
'
è
il
nostro
Risorgimento
e
quello
di
Burzio
;
c
'
è
il
riformismo
e
la
rivoluzione
:
e
il
Risorgimento
dello
storico
li
comprende
tutti
.
La
verità
della
nostra
interpretazione
è
condizionata
dalla
nostra
azione
:
la
legittimità
di
questa
è
nella
continuità
di
una
tradizione
.
È
vero
,
perciò
che
nel
Manifesto
storia
e
propositi
si
generano
reciprocamente
-
condizionati
da
una
nostra
volontà
.
A
chi
critica
la
nostra
storia
del
Risorgimento
si
risponde
che
essa
non
è
una
storia
:
anche
se
il
farla
fosse
nei
nostri
intenti
(
in
altra
ora
)
non
abbiamo
mai
creduto
che
la
si
potesse
preannunciare
in
un
articolo
(
sia
pure
lunghissimo
,
come
alcuno
ha
protestato
!
)
.
Mazzini
,
Cavour
,
Ferrari
e
tanti
altri
uomini
idee
e
forze
sono
state
deliberatamente
sacrificate
per
segnare
con
semplicità
le
linee
di
una
crisi
attuale
,
delle
direzioni
di
pensiero
che
si
pretendono
continuare
.
Ma
l
'
affermazione
fondamentale
da
noi
storicamente
ed
empiricamente
commentata
,
non
ha
bisogno
di
prove
storiche
perché
è
creatrice
della
storia
,
è
la
verità
di
tutti
i
processi
vitali
:
la
negazione
del
riformismo
in
nome
dell
'
autonomia
delle
forze
,
il
necessario
riconoscimento
della
spontaneità
rivoluzionaria
dei
movimenti
popolari
è
concetto
a
cui
crediamo
e
di
cui
siamo
pronti
a
dare
dimostrazione
scientifica
se
mai
qualche
ingenuo
ne
sentisse
il
bisogno
.
Abbiamo
visto
questo
principio
sostanziale
della
lotta
politica
in
Italia
individuato
in
elementi
ideali
e
pratici
caratteristici
del
nostro
tempo
.
E
qui
è
dovere
fissare
i
limiti
dell
'
azione
cui
si
è
pensato
.
Esaltatori
della
lotta
politica
,
consci
che
una
lotta
politica
in
Italia
è
stata
sinora
,
per
molteplici
e
chiarite
ragioni
,
soffocata
,
il
problema
centrale
dello
Stato
ci
è
parso
problema
di
adesione
del
popolo
alla
vita
dell
'
organismo
sociale
,
problema
di
educazione
politica
autonoma
(
non
di
scuola
)
,
esercizio
di
libertà
,
necessità
di
conflitti
,
di
intransigenze
suscitatrici
di
una
fede
laica
.
Economicamente
-
diciamo
pure
con
Ansaldo
,
-
creare
lo
spirito
capitalistico
.
Ci
permetta
l
'
amico
Ansaldo
:
ciò
non
ha
nulla
a
che
fare
col
protestantesimo
e
col
circolo
di
cultura
religiosa
-
in
Italia
il
protestantismo
non
può
essere
che
un
momento
dello
sviluppo
cattolico
.
No
,
qui
il
problema
è
di
iniziativa
economica
e
di
attività
libertaria
.
I
partiti
intransigenti
,
i
partiti
di
masse
(
contadini
e
operai
)
operano
secondo
la
linea
che
noi
seguiamo
,
concludono
a
un
'
opera
liberale
.
In
questa
premessa
l
'
identità
di
Stato
liberale
(
liberistico
)
e
di
Stato
etico
,
che
non
convince
il
Burzio
è
per
sé
chiara
.
Ma
a
questo
punto
la
rivoluzione
reca
un
'
esigenza
,
determina
dei
problemi
.
II
problema
essenziale
è
un
problema
di
espressione
,
di
tecnica
realizzatrice
.
Occorre
che
il
popolo
abbia
il
suo
governo
,
occorre
creare
una
classe
dirigente
che
viva
di
esso
,
che
aderisca
alla
sua
spontaneità
,
che
corrisponda
alla
sua
libertà
.
Il
compito
è
parso
al
nostro
Sarmati
antitetico
colla
premessa
:
il
Governo
nasce
colla
rivoluzione
,
non
astratto
da
essa
,
non
preparato
preventivamente
.
Ma
oggi
siamo
in
una
crisi
rivoluzionaria
;
noi
sorgiamo
dalla
rivoluzione
dopo
aver
,
lavorato
,
lavorando
con
essa
e
non
é
certo
l
'
Ordine
Nuovo
che
possa
rimproverarci
astensione
o
indifferenza
.
Tra
il
nostro
atteggiamento
di
critici
e
le
nostre
conclusioni
di
pratici
c
'
è
invero
una
contraddizione
tragica
,
ma
vitale
:
la
contraddizione
implicita
nell
'
azione
,
che
é
stata
tra
Cavour
pensatore
e
Cavour
ministro
,
che
c
'
è
tra
Nitti
capo
di
governo
e
Nitti
scrittore
di
economia
o
di
sociologia
.
Il
problema
rivoluzionario
sarà
pure
a
un
certo
punto
problema
di
uomini
:
noi
prepariamo
gli
uomini
che
sappiano
allora
accettare
la
rivoluzione
e
operare
realisticamente
.
In
questo
senso
le
premesse
ci
conducono
a
un
compito
tecnico
,
diciamo
pure
al
problemismo
,
cui
accenna
Formentini
.
Ma
la
premessa
deve
restare
ben
chiara
anche
se
è
lontana
:
non
si
tratta
del
semplice
problema
di
cultura
che
scorge
Burzio
.
Il
risultato
si
è
che
mentre
pensiamo
ad
agitare
delle
forze
(
indirettamente
o
direttamente
)
possiamo
sembrare
ai
frettolosi
dei
riformisti
,
perché
ci
occupiamo
dei
problemi
attuali
,
perché
suggeriamo
riforme
e
proponiamo
soluzioni
.
L
'
importante
si
è
che
questa
tecnica
non
distrugga
quell
'
autonomia
di
che
siamo
ben
convinti
:
e
non
ci
toccano
,
perché
si
elidono
da
sé
,
le
accuse
opposte
di
conservatori
e
di
rivoluzionari
che
vengono
mosse
al
nostro
realismo
.
Noi
non
crediamo
alla
validità
delle
riforme
e
invochiamo
e
favoriamo
nuove
libere
forze
:
non
crediamo
alle
formule
e
vi
contrapponiamo
l
'
immensità
del
reale
.
Determinare
i
limiti
e
i
modi
della
conservazione
del
resto
è
stato
sempre
il
compito
tecnico
dei
rivoluzionari
.
Senonché
dice
Formentini
,
che
tra
i
tre
amici
è
il
più
vicino
al
nostro
pensiero
,
il
problema
presente
è
il
collaborazionismo
e
uno
spirito
realista
deve
fare
i
suoi
conti
con
esso
.
La
funzione
transitoria
del
collaborazionismo
socialista
è
posta
dal
F
.
stesso
eccellentemente
:
nonostante
i
promotori
concluderà
anch
'
esso
ad
arricchire
il
trionfo
liberale
dei
popolo
,
a
liquidare
i
miti
e
i
riformismi
.
Il
nostro
atteggiamento
deve
essere
di
netta
opposizione
per
ovvie
ragioni
d
'
indole
economica
,
e
per
una
netta
antitesi
d
'
ordine
politico
:
precisamente
da
un
tal
fenomeno
dipende
la
validità
,
il
momento
del
successo
della
nostra
affermazione
liberista
.
In
questi
termini
il
nostro
proposito
di
coltura
politica
ha
la
sua
definizione
esplicita
:
in
una
interpretazione
di
forze
e
in
un
'
esigenza
di
tecnica
che
ognuno
di
noi
sente
come
problema
morale
.
Non
è
il
luogo
di
rimproverare
utopie
,
non
siamo
in
nessun
mondo
fantastico
:
ci
disponiamo
serenamente
,
con
l
'
ascetismo
che
opportunamente
richiede
(
e
si
chiede
)
il
nostro
collaboratore
Formentini
a
un
compito
che
sappiamo
grave
,
impopolare
.
Ansaldo
non
crede
che
sulla
nostra
via
si
possa
trovare
il
successo
,
non
crede
che
del
problema
ci
sia
una
soluzione
.
Il
suo
scetticismo
si
aggrappa
alla
storia
,
da
ciò
che
non
c
'
è
stato
deduce
ciò
che
non
ci
sarà
mai
.
Il
che
è
manifestamente
antistorico
.
Col
metodo
di
Ansaldo
era
agevole
negli
anni
del
Risorgimento
negare
la
legittimità
degli
sforzi
unitari
.
L
'
unità
d
'
Italia
non
c
'
è
mai
stata
,
dunque
non
ci
sarà
.
É
un
argomento
che
prova
troppo
e
che
cade
da
sé
.
Non
si
capisce
come
da
tutto
il
sottile
e
profondo
discorso
con
cui
egli
commenta
il
nostro
manifesto
possa
derivare
una
conclusione
imprecisa
che
non
risolve
le
esigenze
accettate
.
La
classe
di
mandarini
amministratori
sarà
sempre
in
antitesi
con
un
popolo
che
sta
sorgendo
a
vita
economica
e
a
vita
politica
(
e
questo
fatto
s
'
è
provato
nel
Manifesto
)
:
dunque
la
soluzione
provvisoria
si
negherà
in
altre
soluzioni
più
vitali
.
Le
esperienze
dei
Comuni
,
del
Rinascimento
,
del
Risorgimento
non
sono
storie
di
fallimenti
,
ma
indicazioni
di
stati
d
'
animo
,
di
insopprimibili
aspirazioni
.
Non
è
da
chiedersi
se
noi
saremo
capaci
di
continuarle
,
di
concluderle
:
certo
l
'
impresa
è
la
più
realistica
che
oggi
si
possa
pensare
;
di
quel
temerario
realismo
,
che
sa
vedere
e
creare
la
realtà
dove
altri
chiacchiera
,
pavido
,
di
utopia
.
Per
questo
l
'
abbiamo
posta
come
compito
della
nostra
vita
.
StampaPeriodica ,
In
Anno
XII
«
Giornalaio
»
,
a
proposito
di
un
articolo
di
Luigi
Chiarini
sui
«
Doveri
della
critica
»
,
nel
quale
il
critico
del
settimanale
letterario
romano
si
scagliava
contro
il
romanzo
Gli
indifferenti
di
Alberto
Moravia
,
fu
messo
in
sospetto
che
questo
accanimento
derivasse
da
ragioni
non
puramente
critico
-
letterarie
:
e
«
Giornalaio
»
promise
di
leggere
il
libro
e
darne
giudizio
.
«
Giornalaio
»
mi
ha
passato
l
'
incarico
:
ho
letto
il
libro
del
Moravia
,
che
in
questi
mesi
ha
avuto
una
ristampa
a
prezzo
popolare
e
ho
finito
l
'
ultima
pagina
con
una
smorfia
di
disgusto
.
Una
domanda
mi
si
è
subito
affacciata
alla
mente
:
perché
è
stato
scritto
questo
libro
?
Questione
grave
,
questa
,
a
mio
parere
,
e
che
naturalmente
nemmeno
lo
stesso
autore
sa
risolvere
:
perché
è
stato
scritto
questo
libro
?
Storia
bassa
,
misera
,
di
un
uomo
che
,
amante
di
una
signora
ormai
anziana
,
si
innamora
casualmente
della
figlia
di
quella
;
storia
di
un
fratello
che
per
un
posto
o
per
la
salvezza
del
patrimonio
farebbe
il
ruffiano
,
mercanteggerebbe
la
carne
della
sorella
;
storia
di
una
donna
depravata
che
crede
di
redimersi
amando
un
ragazzo
:
ma
è
amore
di
carne
.
E
intanto
lo
scrittore
si
trastulla
tra
queste
condizioni
dei
personaggi
,
si
diverte
ad
affondarli
sempre
più
nel
fango
della
passione
dell
'
odio
e
dell
'
interesse
,
sino
alla
fine
;
ma
non
lo
fa
per
poi
sollevarli
e
portarli
ad
una
soluzione
morale
,
vittoriosa
:
tutto
finisce
in
basso
,
sempre
più
in
basso
.
Lo
so
:
la
questione
è
se
arte
è
morale
.
Questione
vecchia
,
sempre
dibattuta
e
ancor
oggi
purtroppo
portata
avanti
.
Ma
al
giorno
d
'
oggi
in
Italia
i
giovani
sanno
una
sola
cosa
:
che
Fascismo
è
morale
;
che
l
'
arte
deve
essere
fascista
e
perciò
morale
.
E
tutto
questo
non
è
detto
per
ripararsi
dietro
lo
scudo
dell
'
aggettivo
«
fascista
»
;
perché
chi
ha
compreso
i
fini
puramente
etici
del
Regime
non
può
non
rendersi
conto
dell
'
incoraggiamento
che
esso
sta
dando
alla
letteratura
;
ma
ad
una
condizione
:
che
sia
morale
.
E
morale
non
vuol
dire
che
in
un
romanzo
non
vi
sia
un
adulterio
od
uno
stupro
,
che
in
un
quadro
non
vi
sia
l
'
effigie
del
piacere
;
ma
morale
vuol
dire
giusta
misura
delle
cose
,
vuol
dire
,
insomma
,
che
adulteri
,
stupri
e
passioni
carnali
non
diventino
il
pernio
su
cui
si
faccia
ruotare
tutta
una
letteratura
falsa
,
viziata
,
corrosiva
.
Leggendo
questo
libro
del
Moravia
vien
subito
su
un
senso
di
rammarico
per
quest
'
autore
e
per
quest
'
arte
sprecata
.
Vi
è
in
lui
dell
'
ingegno
e
abilità
tecnica
;
se
invece
di
partire
da
uno
stato
d
'
animo
superficiale
egli
facesse
sorgere
il
suo
romanzo
da
un
sentimento
spiccatamente
spirituale
,
il
Moravia
riuscirebbe
un
buon
autore
.
Ma
a
quanto
pare
egli
fa
l
'
indiano
.
Ne
sia
prova
una
sua
novella
pubblicata
ultimamente
su
Oggi
(
19
novembre
XII
)
;
altrettanto
pessimismo
,
altrettanto
vizio
,
altrettanta
falsità
.
Bisogna
convincersi
che
l
'
arte
è
sempre
morale
.
StampaPeriodica ,
La
trappola
fu
tesa
con
diabolica
abilità
.
Un
morto
,
un
morto
insperato
,
non
uno
dei
soliti
morti
,
aveva
offerto
l
'
agognata
occasione
per
vibrare
il
colpo
di
mazza
decisivo
contro
Roberto
Farinacci
e
il
fascio
cremonese
...
Roberto
Farinacci
ha
smontato
la
trappola
,
ha
mandato
all
'
aria
i
ben
architettati
progetti
avversari
,
ha
salvato
il
Fascismo
rendendolo
ormai
tetragono
ad
ogni
assalto
nemico
per
quanto
subdolo
possa
essere
nell
'
avvenire
.
Infatti
avversioni
e
cose
ponevano
a
Roberto
Farinacci
questo
dilemma
:
o
assumere
la
responsabilità
completa
del
fatto
così
come
appariva
dalla
partigiana
versione
di
esso
o
scindere
questa
responsabilità
...
Senonché
il
fatto
di
S
.
Vito
si
riduce
ad
un
luttuoso
fatto
di
cronaca
da
cui
esula
ogni
premeditazione
omicida
...
Ed
il
fascismo
ne
esce
incontaminato
e
puro
!
Con
felice
intuizione
adunque
Farinacci
ha
assunto
la
responsabilità
dell
'
operato
del
fascio
,
superando
il
primo
comma
del
dilemma
.
Se
invece
Farinacci
avesse
declinato
ogni
responsabilità
allora
gli
avversari
avrebbero
gridato
ai
quattro
venti
:
ecco
il
vile
...
Egli
non
è
vile
,
né
moralmente
né
fisicamente
.
La
nobiltà
del
suo
carattere
è
la
forza
indiscutibile
e
preminente
della
sua
personalità
...
Ed
il
fascismo
è
con
lui
più
vivo
che
mai
!
E
non
morrà
!
StampaPeriodica ,
Un
giorno
,
mi
lessero
dei
brani
di
Federico
Guglielmo
Nietzsche
.
In
quel
tempo
,
mi
affannavo
dietro
Arturo
Schopenhauer
e
Feuerbach
.
Di
Schopenhauer
avevo
avuto
Pensieri
e
Frammenti
nella
edizione
universale
Sonzogno
.
Nella
edizione
Laterza
,
avevo
letto
Aforismi
sulla
saggezza
della
vita
.
E
stavo
finendo
il
suo
capolavoro
Parerga
e
Paralipomena
.
Questo
«
crescendo
»
di
letture
,
sul
filosofo
dalle
tendenze
buddhistiche
,
mi
aveva
entusiasmato
.
Ma
,
nel
fondo
,
non
ero
persuaso
di
Schopenhauer
:
se
la
sua
dialettica
mi
attraeva
,
il
suo
pessimismo
mi
respingeva
.
Ho
sempre
profondamente
disprezzato
i
pessimisti
:
sono
coloro
che
non
sanno
cosa
sia
la
luce
.
Torno
a
Nietzsche
:
mi
lessero
i
soliti
brani
contro
le
donne
,
sulla
superiorità
dell
'
uomo
,
sulla
«
plenitudine
dell
'
io
»
(
la
frase
è
di
Novalis
)
,
sulla
durezza
dell
'
animo
,
sulle
sue
aspirazioni
ad
una
guerra
non
troppo
bene
identificata
.
Nietzsche
mi
si
presentò
come
un
frutto
strano
:
dolce
per
le
sue
immagini
,
la
sua
poesia
;
acre
per
il
suo
imperialismo
latente
.
Vi
era
in
lui
una
doppia
faccia
:
poeta
esteriormente
,
guerriero
interiormente
.
Mi
sembrava
che
non
fosse
sincero
.
Mi
capitò
,
allora
,
il
capolavoro
del
filosofo
di
Roncken
:
Così
parlò
Zarathustra
.
L
'
edizione
era
Barion
:
economica
.
Tradotta
male
,
con
errori
,
non
sempre
chiara
.
La
lessi
.
A
sbalzi
.
Dopo
,
conobbi
La
gaia
scienza
nella
traduzione
di
Antonio
Cippico
,
edizione
Bocca
.
E
ancora
:
Al
di
là
del
Bene
e
del
Male
,
Aurora
,
Il
Crepuscolo
degli
Idoli
,
L
'
Anticristo
.
Senza
ordine
di
data
o
di
sviluppo
filosofico
.
Come
tutti
gli
scrittori
personali
,
Nietzsche
attrae
perché
si
è
curiosi
di
sapere
«
cosa
dice
»
:
lo
stesso
succede
quando
si
legge
un
libro
di
Papini
.
Per
questo
,
lo
cercavo
.
Ma
mi
respingeva
:
egli
scriveva
troppe
volte
«
io
»
:
e
le
persone
che
scrivono
troppe
volte
«
io
»
,
come
D
'
Annunzio
,
non
le
tollero
.
Tuttavia
,
lentamente
Nietzsche
si
impossessò
di
me
.
Era
un
forte
,
dicevo
in
me
.
Ebbi
allora
un
libriccino
,
credo
,
di
Darchini
:
Nietzsche
e
la
sua
vita
.
C
'
erano
le
solite
cose
:
la
teoria
del
superuomo
,
il
desiderio
di
guerra
,
ecc
.
Seppi
che
,
a
ventisei
anni
,
era
già
professore
a
Basilea
:
che
adorava
la
sorella
Elisabetta
e
la
madre
.
Che
era
un
puro
.
Il
mio
orizzonte
si
schiarì
.
Dopo
qualche
tempo
,
vi
fu
una
violenta
sterzata
che
mi
costrinse
a
veder
sconvolte
le
mie
deduzioni
.
Studiando
il
periodo
romantico
,
ebbi
fra
le
mani
uno
dei
libri
di
Max
Nordau
:
Degenerazione
,
nella
edizione
Bocca
.
L
'
autore
ungherese
passava
in
rassegna
tutti
i
grandi
autori
da
Dante
Gabriele
Rossetti
a
Nietzsche
,
dimostrando
la
loro
degenerazione
intellettuale
e
psichica
.
Tutto
allora
mi
apparve
,
nella
filosofia
e
nella
letteratura
,
come
malato
:
ero
fra
una
fioritura
di
anormali
e
di
pazzi
.
Questo
fu
l
'
inizio
del
mio
allontanamento
.
Vidi
nel
filosofo
di
Roncken
uno
dei
propugnatori
di
quella
forma
di
pazzo
imperialismo
e
di
kultur
che
ci
erano
costati
una
guerra
;
le
sue
idee
sul
«
superuomo
»
mi
apparivano
ridicole
e
degne
solo
di
stare
sulla
bocca
di
Stelio
Effrena
del
Fuoco
dannunziano
.
Volevo
un
mondo
sereno
:
e
odiavo
quella
mania
di
sterminio
,
di
odio
,
di
disprezzo
,
di
egotismo
,
di
«
rassentiment
»
che
aleggiava
nella
sua
prosa
.
Dovetti
soltanto
convenire
che
le
teorie
di
Nietzsche
avevano
prodotto
una
grande
figura
artistica
:
il
Martin
Eden
di
London
.
Tralasciai
per
qualche
tempo
Nietzsche
:
e
guardai
la
sua
Nascita
della
tragedia
in
seguito
al
centenario
wagneriano
.
Rientrai
più
tardi
nell
'
orbita
degli
studi
precedenti
.
E
lessi
Nietzsche
en
Italie
,
edizione
Bernard
Grasset
.
Autore
Guy
de
Pourtalès
.
Fu
allora
che
Nietzsche
mi
apparve
sotto
un
altro
aspetto
.
Lo
seguii
nelle
sue
peregrinazioni
a
Genova
,
a
Venezia
,
a
Sorrento
,
a
Roma
,
dove
era
sempre
solo
e
assetato
di
solitudine
.
Conobbi
finalmente
,
in
lui
,
«
l
'
uomo
»
.
Lo
vidi
così
,
a
Genova
,
esser
chiamato
per
la
sua
bontà
«
il
piccolo
santo
»
;
a
Venezia
piangere
per
una
dolce
canzone
cantata
,
di
notte
,
da
un
rematore
lagunare
;
a
Roma
,
amare
Lou
Salomé
:
e
poi
girare
sempre
torturato
,
scrivendo
furiosamente
,
costruendo
nella
fantasia
quello
che
gli
mancava
nella
realtà
.
In
ultimo
,
lo
vidi
ripiegare
a
Torino
,
nel
1888
,
fino
alla
pazzia
.
Nello
stesso
tempo
,
lessi
Il
tradimento
dei
chierici
di
Julien
Benda
.
Un
altro
nemico
.
In
modo
spietato
.
Benda
denuncia
Nietzsche
.
Questi
ha
creato
la
crudeltà
,
la
mania
della
guerra
,
l
'
odio
,
creando
sbandamenti
e
dissoluzione
.
L
'
ordine
,
a
contatto
delle
sue
teorie
,
si
disintegra
.
Fu
il
colpo
di
grazia
:
il
Nietzsche
filosofo
scomparve
dal
mio
orizzonte
.
Mi
sentii
sereno
solo
dinanzi
alla
logica
serena
e
piana
di
Enrico
James
.
In
quei
giorni
,
leggevo
i
suoi
Saggi
pragmatisti
.
Il
pragmatismo
,
ponendo
e
risolvendo
soltanto
i
problemi
pratici
,
mi
allontanò
da
tutta
quella
fioritura
di
teorie
,
di
paradossi
,
di
demenze
e
di
sublimi
verità
che
formano
l
'
opera
di
Nietzsche
.
La
calma
di
James
,
mi
rendeva
insopportabile
le
urla
della
prosa
Nietzscheana
.
Fu
allora
che
io
ricercai
Nietzsche
fuori
delle
sue
opere
.
Considerai
queste
come
elementi
superficiali
e
non
necessarie
per
una
sua
classificazione
.
Esse
divennero
,
per
me
,
qualcosa
di
irreale
,
di
molto
lontano
.
Dentro
di
me
,
mi
apparve
soltanto
quel
Nietzsche
che
,
a
Torino
,
vedendo
un
povero
cavallo
battuto
,
gli
si
buttò
al
collo
impedendo
al
conducente
di
percuoterlo
ancora
;
poi
ancora
quel
Nietzsche
che
,
a
letto
,
roso
dall
'
amore
e
dalla
febbre
,
vedeva
la
propria
nullità
di
amante
.
Mi
apparve
Nietzsche
con
i
suoi
occhi
vitrei
e
un
po
'
fissi
,
vicino
alla
madre
:
non
più
con
l
'
aria
da
matador
della
filosofia
,
ma
con
qualcosa
di
umano
;
oppure
piegato
a
scrivere
pagine
su
pagine
,
con
la
follia
alle
spalle
;
o
commosso
nel
sentire
il
Preludio
del
«
Parsifal
»
di
quel
Riccardo
Wagner
che
egli
giurava
di
odiare
.
Insomma
,
quel
Nietzsche
pieno
di
contraddizioni
,
e
di
una
profonda
umanità
che
egli
invano
cercava
di
occultare
.
In
lui
ho
visto
così
non
soltanto
l
'
intelligenza
,
ma
anche
«
l
'
uomo
»
palpitante
sotto
il
dolore
,
povero
di
dolcezze
e
ricco
solo
di
una
intristita
e
dolorante
umanità
.