StampaPeriodica ,
I
.
Fedele
Lampertico
,
nel
suo
libro
Lo
Statuto
e
il
Senato
,
cita
parole
scritte
da
me
in
questa
stessa
Rivista
più
di
tre
anni
fa
e
non
ne
par
contento
.
Io
,
dopo
avere
affermato
che
«
né
autorità
regia
,
né
Senato
,
né
potere
esecutivo
mantenessero
nessun
loro
diritto
di
rimpetto
alla
maggioranza
della
Camera
dei
deputati
»
aggiungeva
rispetto
al
Senato
,
ch
'
esso
«
rileggeva
ed
approvava
le
leggi
che
la
Camera
gli
mandava
,
per
cattive
che
fossero
.
»
Il
Lampertico
annota
:
«
Chiunque
abbia
letto
questo
studio
il
suo
con
animo
imparziale
avrà
riconosciuto
:
1°
che
non
dissimili
giudizi
si
sono
portati
sopra
il
Senato
sin
dai
primissimi
tempi
dello
Statuto
;
2°
che
se
allora
il
Senato
non
li
meritava
,
non
li
merita
adesso
(
pag
.
110
)
.
Ora
,
io
ho
letto
con
attenzione
il
pregevole
studio
del
Lampertico
,
ma
non
v
'
ho
trovato
punto
dimostrato
né
il
primo
punto
,
né
il
secondo
.
V
'
ho
trovato
,
invece
,
provato
che
il
Senato
,
non
per
colpa
dei
senatori
principalmente
,
ma
dei
Ministeri
,
soprattutto
dal
1876
in
qua
,
non
ha
compiuto
l
'
ufficio
suo
,
per
modo
che
se
ne
dichiari
contento
esso
stesso
o
possano
chiamarsene
contenti
gli
altri
.
Citerò
di
ricambio
lui
,
e
più
largamente
ch
'
egli
non
ha
fatto
me
:
«
Non
dobbiamo
dissimularci
,
scrive
nella
pagina
seguente
a
quella
da
cui
ho
citato
dianzi
,
che
le
leggi
,
bene
spesso
riducendosi
per
le
cagioni
generali
,
che
già
dicevamo
,
a
grandi
compromessi
e
transazioni
d
'
interessi
vari
,
più
volte
è
avvenuto
,
che
quelli
,
i
quali
erano
naturalmente
propensi
a
darvi
appoggio
,
insieme
ad
altri
,
che
sono
disposti
a
favorire
il
Governo
,
soverchiarono
più
volte
ogni
più
legittima
e
discreta
opposizione
.
»
Così
,
dunque
,
a
parer
del
Lampertico
,
si
forma
«
di
volta
in
volta
»
una
maggioranza
nel
Senato
;
e
si
vede
questa
«
rendere
impossibile
al
Senato
l
'
esercizio
delle
sue
attribuzioni
più
incontrastate
.
»
E
s
'
ha
l
'
effetto
che
«
allora
uomini
d
'
una
autorità
universalmente
riconosciuta
,
e
dagli
Uffici
del
Senato
chiamati
a
far
parte
dell
'
Ufficio
centrale
,
»
rimangono
«
soli
nella
loro
opposizione
»
e
il
Governo
riesce
a
impedire
al
Senato
«
di
rinviare
all
'
altra
Camera
persino
leggi
«
la
cui
dizione
»
si
riconosce
erronea
e
in
perfetta
contraddizione
«
coi
propri
intendimenti
.
»
(
pag
.
211
)
.
Non
si
crederebbe
;
nelle
parole
mie
censurate
dal
senatore
,
che
doveva
trovar
confutate
dallo
studio
di
lui
,
non
è
detto
nulla
di
altrettanto
grave
.
Anzi
il
senatore
ripete
più
in
là
«
crudamente
il
vero
.
Quando
il
deputato
va
a
deporre
la
pallottola
nell
'
urna
,
si
conforta
bene
spesso
nel
pensiero
,
che
alle
imperfezioni
della
legge
rimedierà
la
sapienza
del
Senato
;
è
l
'
espressione
dell
'
uso
.
E
molte
volte
questo
è
l
'
augurio
che
ad
alta
voce
non
si
peritano
di
esprimere
gli
stessi
ministri
.
Viene
la
legge
in
Senato
e
si
vuole
cioè
i
ministri
vogliono
che
la
legge
si
approvi
né
più
né
meno
come
al
Senato
è
venuta
dalla
Camera
dei
deputati
.
»
E
il
Senato
,
s
'
intende
,
cede
.
Io
potrei
citare
molte
altre
testimonianze
dello
stesso
genere
;
ed
avrò
forse
occasione
di
farlo
più
innanzi
.
Per
ora
mi
fermo
a
queste
.
Che
cosa
vogliono
dire
?
Vogliono
dire
che
il
Senato
,
per
la
composizione
sua
per
la
composizione
soprattutto
di
quella
tanta
parte
del
Senato
,
che
davvero
attende
all
'
ufficio
non
è
in
grado
,
a
dirla
altrimenti
,
d
'
incutere
ai
ministri
che
non
ne
vogliono
tener
conto
,
il
rispetto
delle
attribuzioni
sue
,
e
con
un
virile
esercizio
di
queste
,
mantenere
realmente
osservato
l
'
articolo
dello
Statuto
,
che
n
'
è
il
fondamento
,
quell
'
articolo
3
,
che
dichiara
il
potere
legislativo
collettivamente
esercitato
dal
Re
,
dal
Senato
e
dalla
Camera
dei
deputati
.
Se
la
parte
del
Re
non
è
rimasta
grande
,
quella
del
Senato
s
'
è
poco
meno
che
obliterata
.
Si
potrebbe
rassomigliare
a
quelle
membra
dell
'
organismo
animale
,
che
,
poiché
ci
sono
,
s
'
ha
a
dire
,
che
a
qualcosa
servissero
,
ma
ora
servono
poco
meno
che
a
nulla
,
anzi
addirittura
a
nulla
.
Dicevo
,
che
questo
si
può
affermare
con
più
precisione
non
di
tutto
il
Senato
,
ma
di
quella
parte
di
Senato
che
attende
all
'
ufficio
.
Giacché
,
dalle
tabelle
aggiunte
al
libro
,
di
cui
ho
fatto
mio
testo
,
appare
che
i
senatori
,
se
non
s
'
è
aggiunto
qualcuno
dopo
chiusa
la
XV
legislatura
,
sono
oggi
315
,
ed
erano
319
nel
1880;
ora
la
media
dei
presenti
nelle
adunanze
pubbliche
del
Senato
,
è
stata
dal
1874
al
1886
di
21
per
cento
,
e
non
mai
più
di
33
per
cento
,
e
persino
di
soli
14
per
cento
.
Il
che
vuol
dire
,
che
se
questa
piccola
minoranza
di
senatori
attivi
non
sa
,
né
può
,
per
il
modo
in
cui
risulta
composta
,
adempiere
,
a
detta
del
senatore
Lampertico
,
il
dover
suo
,
v
'
ha
poi
una
gran
maggioranza
di
senatori
che
restano
del
tutto
inoperosi
nelle
lor
case
,
e
non
si
curano
per
nulla
dell
'
ufficio
conferito
loro
dal
Re
,
e
le
più
volte
chiesto
,
implorato
con
grandi
preghiere
,
commendatizie
e
scongiuri
;
da
questo
molto
maggior
numero
il
titolo
è
tenuto
in
conto
di
una
mera
onorificenza
,
buona
a
dare
influenza
a
chi
n
'
è
insignito
,
a
rendergli
in
più
rispetti
più
comoda
la
vita
,
e
soprattutto
a
fornirlo
di
biglietti
,
che
permettano
di
viaggiare
gratuitamente
da
un
capo
all
'
altro
d
'
Italia
.
Bisogna
,
però
,
aggiungere
,
per
essere
schietti
,
che
può
essere
,
anzi
certamente
lo
spettacolo
di
quello
che
il
Senato
è
ridotto
a
fare
,
è
causa
,
che
il
numero
dei
senatori
renitenti
cresca
,
giacché
molti
,
non
avendo
in
sé
fiducia
di
potervi
rimediare
,
si
risolvono
a
non
prendervi
parte
essi
stessi
.
Di
certo
,
il
numero
cresce
;
dalla
I
alla
VII
legislatura
la
media
della
presenza
fu
di
52
,
il
massimo
di
59
,
il
minimo
di
46;
dalla
VIII
alla
XI
la
inedia
di
26
,
il
massimo
di
35
,
il
minimo
di
20
.
Ora
se
l
'
aumentare
del
numero
degli
inerti
ha
altre
ragioni
,
ha
anche
senza
dubbio
quella
che
dicevamo
;
e
ch
'
è
,
certo
,
la
più
onorevole
,
se
non
la
più
scusabile
di
tutte
.
Adunque
così
,
a
detta
del
senatore
Lampertico
,
sta
il
Senato
:
i
pochi
,
che
ci
vengono
,
non
possono
far
bene
;
e
i
più
non
ci
vengono
.
Davanti
allo
scadimento
di
un
grande
instituto
pubblico
,
si
sogliono
produrre
negli
animi
due
opposte
disposizioni
.
L
'
una
è
:
-
taciamo
;
ché
la
gente
non
se
ne
dovesse
accorgere
,
e
l
'
instituto
cadere
del
tutto
;
l
'
altra
è
:
-
parliamo
;
perché
coloro
a
cui
preme
,
ci
pensino
;
e
provvedano
a
cercar
mezzi
di
restituirlo
nel
vigore
di
prima
,
o
piuttosto
in
quello
che
gli
spetterebbe
per
ragion
di
diritto
e
di
utilità
.
La
seconda
disposizione
è
solo
efficace
e
vince
.
Non
può
,
quindi
,
non
esser
lodata
a
parer
mio
,
l
'
iniziativa
del
senatore
Alfieri
nella
tornata
del
16
dicembre
1881
,
in
cui
egli
presentò
al
Senato
la
mozione
,
che
la
Presidenza
nominasse
una
Giunta
di
cinque
senatori
incaricata
di
redigere
un
indirizzo
al
Re
,
perché
facesse
oggetto
d
'
esame
l
'
esercizio
della
regia
prerogativa
rispetto
al
Senato
e
vi
portasse
tutti
i
perfezionamenti
compatibili
con
lo
spirito
e
possibilmente
con
la
lettera
dello
Statuto
.
La
mozione
non
ebbe
per
allora
seguito
;
poiché
il
regolamento
,
come
suole
,
tanto
la
impedì
che
l
'
uccise
.
Ma
nella
tornata
del
31
marzo
1886
un
senatore
di
molto
minore
autorità
,
l
'
Alvisi
,
interrogò
il
Presidente
del
Consiglio
e
ministro
dell
'
interno
,
l
'
onorevole
Depretis
,
se
non
fosse
venuta
l
'
ora
di
pronunciare
nel
programma
per
l
'
elezioni
una
parola
sulla
possibile
riforma
del
Senato
;
e
il
Presidente
rispose
non
essere
egli
avverso
a
priori
,
di
proposito
deliberalo
,
ad
alcune
riforme
nell
'
organismo
dello
Stato
ma
,
doverne
venire
la
proposta
dallo
stesso
Corpo
,
in
cui
la
riforma
si
dovesse
fare
.
Le
quali
parole
parvero
,
quindi
,
un
invito
a
proporla
;
e
di
fatti
,
molti
senatori
si
disposero
a
consultarsene
tra
di
sé
e
v
'
invitarono
altri
con
lettera
a
stampa
dell'8
aprile
.
Nella
riunione
che
tennero
il
giorno
dopo
,
il
senatore
Cambray
-
Digny
ebbe
incarico
di
nominare
una
Commissione
di
sei
senatori
,
la
quale
formulasse
le
precise
proposte
,
che
la
riunione
più
larga
avrebbe
poi
discusse
e
votate
.
Furon
presentate
tali
proposte
il
1°
luglio
di
quest
'
anno
;
non
sappiamo
,
che
discussione
se
ne
facesse
;
ma
la
conclusione
fu
questa
,
che
la
Commissione
ebbe
molti
ringraziamenti
,
ma
non
quello
che
sarebbe
parso
il
migliore
,
l
'
adozione
di
qualcuna
delle
conclusioni
sue
.
La
riunione
,
anzi
,
se
ne
cavò
con
uno
di
quegli
ordini
del
giorno
,
come
noi
li
chiamiamo
malamente
,
che
affermano
molte
generalità
ragionevoli
,
ma
non
stringono
nulla
.
A
ogni
modo
s
'
affermava
di
nuovo
,
che
la
riforma
si
dovesse
fare
,
ma
s
'
affermava
anche
che
non
si
sapeva
in
che
dovesse
consistere
.
Pure
,
dalla
tornata
del
21
giugno
di
quest
'
anno
si
sarebbe
aspettato
di
più
.
In
questa
allo
stesso
senatore
Alvisi
era
parsa
buona
occasione
a
muovere
la
quistione
di
riforma
la
discussione
del
bilancio
di
spesa
per
il
Ministero
dell
'
interno
,
e
dai
discorsi
di
parecchi
senatori
,
che
attenuarono
,
confermarono
,
continuarono
le
parole
di
lui
,
si
sarebbe
potuto
arguire
,
che
le
idee
fossero
già
più
mature
e
sul
tenore
delle
riforme
e
sul
procedimento
a
seguire
,
che
dall
'
ordine
del
giorno
votato
poi
nella
riunione
privata
non
appare
.
L
'
onorevole
ministro
dell
'
interno
,
ch
'
era
questa
volta
l
onorevole
Crispi
,
si
contenne
,
nelle
dichiarazioni
ch
'
ebbe
a
fare
,
negli
stessi
termini
adoperati
più
di
un
anno
innanzi
dal
suo
predecessore
,
che
durava
del
resto
presidente
del
Consiglio
.
E
fu
prudenza
tanto
più
notevole
,
ch
'
egli
aveva
già
da
privato
scrittore
combattuto
la
nomina
regia
dei
senatori
,
e
propugnata
l
'
elezione
di
essi
per
parte
degli
stessi
elettori
che
eleggono
i
deputati
,
ma
a
doppio
grado
ed
in
appositi
collegi
elettorali
,
opinione
che
non
si
può
credere
né
priva
di
ragioni
,
né
eccessiva
,
perché
,
senza
dire
che
ha
illustri
ed
autorevoli
esempii
nel
Belgio
e
altrove
,
è
stata
quella
del
conte
di
Cavour
.
Intanto
la
sessione
ultima
del
Senato
,
nei
suoi
due
periodi
,
dal
10
giugno
1886
al
13
marzo
e
del
18
aprile
al
12
luglio
1887
non
ha
punto
mostrato
,
che
nessuna
delle
magagne
del
Senato
mostrasse
disposizione
a
risanare
,
sia
di
quelle
,
delle
quali
esso
ha
la
colpa
,
sia
di
quelle
,
molto
maggiori
di
gravità
e
di
numero
,
delle
quali
ha
colpa
il
Ministero
.
In
questo
intervallo
di
tempo
sono
stati
presentati
al
Senato
179
progetti
di
legge
;
ne
ha
piuttosto
approvati
che
discussi
170
.
Di
questi
soli
7
gli
erano
stati
presentati
in
iniziativa
,
tutti
,
eccetto
due
,
di
poca
importanza
.
E
si
badi
che
di
questi
sette
appunto
uno
dei
due
che
dicevo
di
maggiore
importanza
,
trasmesso
alla
Camera
,
non
è
stato
né
riferito
né
discusso
né
votato
da
questa
;
il
che
ha
reso
la
fatica
del
Senato
poco
meno
che
vana
.
Certo
quelli
che
il
Senato
non
ha
discusso
,
sono
stati
presentati
in
iniziativa
ad
esso
e
sono
di
grande
importanza
;
ma
in
quella
stessa
tornata
del
21
giugno
fu
benissimo
spiegato
dai
senatori
al
ministro
dell
'
interno
,
che
pareva
volesse
farne
loro
censura
,
come
non
era
stato
per
colpa
del
Senato
,
che
almeno
quattro
di
quei
progetti
di
legge
non
s
'
erano
potuti
discutere
,
bensì
per
colpa
delle
vicende
e
delle
mutazioni
dei
Ministeri
.
Invece
dalla
Camera
al
Senato
,
nello
stesso
periodo
sono
stati
trasmessi
163
progetti
di
legge
;
e
questi
il
Senato
gli
ha
approvati
tutti
,
senza
modificazione
di
sorta
,
eccetto
tre
soli
di
assai
piccola
importanza
con
modificazioni
di
poco
momento
che
la
Camera
ha
accolto
.
Ora
,
non
si
possono
fare
che
due
supposti
soli
;
l
'
uno
che
il
Senato
ha
inghiottito
si
gran
desinare
di
leggi
,
perché
gli
comparse
uscito
dalla
cucina
della
Camera
perfetto
o
quasi
perfetto
;
l
'
altro
che
l
'
ha
fatto
,
perché
,
qualunque
ne
fosse
il
suo
giudizio
,
la
piccola
assemblea
che
le
ha
votate
,
d
'
un
80
senatori
al
più
,
e
la
molto
più
piccola
che
le
ha
discusse
o
per
lo
più
sentite
soltanto
leggere
,
non
ha
avuto
modo
né
lena
di
rigettarne
,
indugiarne
,
modificarne
nessuna
.
Certo
la
seconda
ipotesi
n
'
è
la
vera
.
Talora
la
votazione
segreta
di
più
d
'
una
di
queste
leggi
è
stata
preceduta
dalla
votazione
palese
di
qualche
ordine
del
giorno
,
che
manifestava
gli
scrupoli
del
Senato
nell
'
accettarla
;
quantunque
non
ci
sia
rimedio
meno
razionale
e
meno
efficace
,
e
il
Senato
stesso
l
'
ha
toccato
con
mano
,
e
più
d
'
un
senatore
l
'
ha
avvertito
che
di
quegli
ordini
del
giorno
il
Ministero
,
che
v
'
assenti
per
trarsi
d
'
impaccio
più
presto
,
non
aveva
poi
tenuto
nessun
conto
.
Adunque
,
le
leggi
il
Senato
le
vota
assai
spesso
,
non
perché
buone
,
ma
quantunque
,
allo
stesso
parer
suo
,
cattive
:
e
questo
succede
,
perché
i
Ministeri
voglion
così
,
e
nel
Senato
attivo
non
v
'
è
forza
sufficiente
oramai
ad
opporsi
ad
un
volere
qualunque
del
Ministero
.
E
che
questa
forza
vi
manchi
,
non
può
essere
se
non
l
'
effetto
d
'
una
causa
sola
;
la
dipendenza
,
in
cui
sono
dal
Ministero
troppi
senatori
,
o
perché
impiegati
in
una
o
altra
amministrazione
o
perché
creature
sue
;
e
forse
d
'
un
altra
:
quella
natural
fiacchezza
,
che
invade
a
mano
a
mano
un
'
Assemblea
,
la
quale
si
sente
venir
meno
il
terreno
su
cui
si
regge
.
II
.
Il
male
è
riconosciuto
da
troppe
parti
,
perché
non
esista
;
e
mi
paiono
molto
strani
quei
senatori
,
che
da
una
parte
lo
confessano
,
e
dall
'
altra
si
lagnano
che
col
parlare
di
riforme
si
confermi
.
Poniamo
che
sia
stato
poco
prudente
parlare
di
riforme
:
ciò
non
fa
che
non
se
ne
sia
parlato
e
non
se
ne
parli
;
e
gli
scongiuri
non
bastano
a
cessarne
il
discorso
.
Vero
,
che
invocare
una
riforma
intanto
scema
credito
;
ma
,
per
ricuperare
il
credito
,
una
volta
che
la
riforma
si
sia
invocata
,
non
v
'
è
altro
modo
che
farla
.
Ora
,
che
riforma
dev
'
essere
?
Coloro
i
quali
si
occupano
di
riformare
in
parte
o
in
tutto
gli
Stati
,
sogliono
credere
,
che
ciò
che
preme
,
è
scuotere
i
congegni
.
Così
a
'
più
i
quali
hanno
trattato
e
trattano
le
questione
della
riforma
del
Senato
in
Italia
,
sembra
che
questa
debba
consistere
nel
mutare
il
modo
di
nomina
dei
senatori
:
e
non
già
perché
credono
che
così
si
avrebbero
senatori
migliori
degli
attuali
,
ma
perché
credono
,
che
dal
lor
modo
di
nominarli
verrebbe
più
forza
e
più
sentimento
di
forza
alla
Camera
di
cui
farebbero
parte
,
di
rimpetto
a
quella
dei
deputati
.
Vedremo
,
se
in
uno
o
in
altro
di
tali
congegni
proposti
vi
sia
la
virtù
,
che
se
ne
spera
.
A
ogni
modo
,
io
non
sono
inclinato
a
credere
,
che
la
vita
stia
nello
scheletro
;
m
'
è
parso
sempre
che
,
eccetto
casi
di
estrema
corruttela
e
il
presente
,
certo
,
è
tutt
'
altro
che
tale
,
la
riforma
efficace
si
compia
,
anziché
col
variare
qualche
giuntura
di
ossa
,
col
muovere
lo
spirito
del
paese
,
intorno
all
'
istituto
che
n
'
ha
bisogno
,
e
penetrarnelo
e
vivificarnelo
.
Ma
qui
è
la
principale
difficoltà
nostra
.
Lo
spirito
del
paese
,
di
certo
esiste
:
ma
come
muoverlo
?
Sarebbe
,
di
certo
,
l
'
ufficio
della
stampa
politica
.
Ma
la
stampa
,
almeno
la
quotidiana
,
se
togli
uno
o
due
giornali
ma
a
due
,
dubito
che
non
ci
s
'
arrivi
non
è
libera
in
Italia
.
La
stampa
è
libera
rispetto
alla
legge
;
ma
è
ligia
e
serva
dei
suoi
bisogni
,
e
degli
uomini
politici
ai
quali
è
addetta
.
Essa
dovrebb
'
essere
la
parola
del
paese
a
questi
;
è
la
parola
di
questi
al
paese
.
Se
deve
parlare
del
Senato
,
non
s
'
eleva
a
giudicarne
l
'
azione
,
secondo
conforme
o
no
al
carattere
suo
;
ma
lo
grida
patriottico
o
il
contrario
,
secondo
piace
o
no
,
e
giova
o
no
al
Ministero
che
il
giornale
porta
in
palma
di
mano
.
Sicché
dalla
stampa
il
paese
in
questo
rispetto
,
come
in
tanti
altri
,
non
che
essere
diretto
,
è
traviato
;
e
invece
d
'
unire
influenze
,
atte
a
correggere
e
rinvigorire
l
'
instituto
,
n
'
escono
di
quelle
atte
a
guastarlo
e
indebolirlo
peggio
.
Ciò
che
la
stampa
politica
quotidiana
non
vuol
fare
,
gli
scrittori
privati
non
possono
fare
.
La
mia
esperienza
mi
prova
che
nessun
libro
o
opuscolo
,
di
materia
soprattutto
politica
,
è
atto
a
richiamare
sopra
il
soggetto
che
tratta
,
una
larga
e
seria
attenzione
,
e
a
eccitare
intorno
ad
esso
una
discussione
ardente
e
feconda
.
Il
pubblico
italiano
mostra
avere
un
piccolissimo
gusto
di
tutto
quanto
concerne
l
'
organismo
dei
poteri
pubblici
.
A
ciascun
italiano
basta
di
ingegnarsi
a
cavare
da
quelli
che
ci
sono
,
il
maggior
profitto
che
può
per
sé
.
Sicché
,
davvero
,
libri
o
opuscoli
sul
Senato
,
come
se
ne
sono
letti
molti
e
ne
vengono
fuori
,
non
riusciranno
,
neanche
se
fossero
eccellenti
,
a
creare
intorno
al
Senato
un
'
atmosfera
in
cui
si
rinforzi
e
si
ritemperi
.
Siamo
dunque
,
costretti
a
cercare
soprattutto
i
rimedii
nel
giro
di
disposizioni
di
legge
o
di
provvedimenti
di
governo
,
sperando
,
per
attuarli
,
in
ministri
,
ai
quali
,
inspirati
da
un
alto
concetto
d
'
interesse
pubblico
,
piaccia
d
'
avere
ai
fianchi
un
Senato
meno
comodo
che
non
sia
il
presente
.
Per
ricercare
quali
queste
disposizioni
di
legge
o
provvedimenti
possono
essere
,
bisogna
prima
fissare
,
che
cosa
oggi
un
Senato
sia
.
Il
primo
movente
della
mozione
dell
'
Alfieri
citata
dianzi
fu
questo
,
che
,
come
la
Giunta
,
che
riferiva
sulla
legge
elettorale
del
gennaio
aveva
per
la
prima
avvertito
,
si
credette
vi
fosse
un
'
intima
relazione
tra
l
'
allargamento
del
suffragio
politico
,
e
una
costituzione
del
Senato
,
che
deve
a
questo
una
maggior
forza
dirimpetto
a
quella
,
che
da
un
più
diffuso
suffragio
veniva
sulla
Camera
dei
deputati
.
Io
non
credo
che
questa
relazione
ci
sia
.
Nel
Belgio
il
Senato
è
elettivo
,
e
il
suffragio
è
più
ristretto
che
in
qualunque
altro
Stato
costituzionale
.
In
Prussia
il
suffragio
è
universale
e
il
Senato
non
è
elettivo
.
Il
vero
è
che
più
è
esteso
il
suffragio
,
ond
'
esce
la
Camera
dei
deputati
,
e
più
è
difficile
costituire
un
'
altra
Camera
,
che
le
serva
di
freno
e
di
contrappeso
,
o
a
uno
qualsiasi
degli
altri
fini
,
per
cui
si
suol
dire
,
che
un
'
altra
Camera
ci
deve
essere
.
In
somma
,
più
diventa
democratica
la
Camera
dei
deputati
,
più
è
in
grado
di
presumere
ch
'
essa
rappresenti
tutto
il
popolo
e
più
ci
si
deve
aspettare
che
non
soffra
contradizione
al
voler
suo
,
una
volta
formato
ed
espresso
.
Se
la
Camera
dei
deputati
ha
vita
da
una
indistinta
totalità
di
elettori
,
da
poco
meno
che
tutta
intera
la
cittadinanza
raccolta
nei
collegi
,
non
può
avere
un
'
autorità
che
la
pareggi
,
nessun
'
Assemblea
che
si
fondi
sopra
una
parte
di
elettori
,
o
sopra
suffragi
,
attraverso
i
quali
la
volontà
di
elettori
si
manifesti
meno
immediatamente
,
liberamente
,
direttamente
.
Quest
'
altra
Assemblea
che
si
pretende
per
soprappiù
d
'
essere
un
Senato
,
e
superiore
alla
prima
,
parrà
un
'
oligarchia
alla
Camera
eletta
per
il
voto
di
tutti
.
Peggio
se
i
membri
di
quest
'
altra
Assemblea
devono
avere
prolificazioni
di
senno
e
di
capacità
,
che
i
primi
non
hanno
.
Sarà
questa
una
seconda
cagione
perché
la
democrazia
orgogliosa
della
Camera
dei
deputati
disdegni
e
non
tolleri
l
'
aristocrazia
paurosa
della
Camera
,
dei
senatori
.
Dicevo
paurosa
;
e
così
sarebbe
.
Avremmo
il
Senato
;
ma
a
un
patto
,
che
nessuno
degli
ufficii
del
Senato
sarebbe
adempiuto
.
Così
in
più
d
'
un
paese
monarchico
si
son
viste
e
si
vedranno
rimanere
le
monarchie
.
Forse
,
l
'
affermazione
mia
di
dianzi
che
nessuna
relazione
vi
sia
tra
l
'
allargamento
del
suffragio
e
la
costituzione
del
Senato
va
temperata
così
:
che
,
cioè
,
quanto
più
s
'
allarga
il
suffragio
da
cui
è
eletta
la
Camera
dei
deputati
,
tanto
meno
un
Senato
elettivo
è
possibile
.
Che
cosa
,
oggi
,
è
o
può
essere
in
realtà
il
Senato
?
Se
il
principal
contrassegno
di
un
'
Assemblea
politica
è
questo
ch
'
essa
possa
col
voto
suo
disfare
e
rifare
il
Ministero
,
il
Senato
non
è
più
tale
o
almeno
non
lo
è
nel
grado
in
cui
è
tale
la
Camera
dei
deputati
,
non
lo
è
che
nel
grado
in
cui
è
tale
una
Camera
di
deputati
in
un
regime
non
parlamentare
,
ma
meramente
costituzionale
,
come
,
per
esempio
,
il
prussiano
.
Certo
,
né
il
Senato
né
la
Camera
dei
deputati
del
Congresso
degli
Stati
Uniti
disfà
o
rifà
un
Ministero
;
ma
costà
il
potere
esecutivo
deriva
immediatamente
dal
popolo
,
e
sta
di
fianco
al
Congresso
,
non
dietro
di
esso
.
Nel
regime
parlamentare
,
secondo
il
tipo
inglese
a
cui
si
confà
il
nostro
,
l
'
Assemblea
,
che
non
ha
mai
avuto
,
o
,
nella
coscienza
sua
e
del
paese
,
ha
smarrito
il
diritto
d
'
influire
col
suo
voto
nella
composizione
del
Governo
,
non
è
politica
quanto
e
come
un
'
Assemblea
che
conserva
questo
diritto
.
Ed
è
ammesso
anche
che
un
Senato
non
potrebbe
alla
lunga
respingere
una
legge
,
che
la
Camera
dei
deputati
volesse
.
Se
il
Re
fosse
anch
'
egli
contrario
alla
legge
,
potrebbe
,
quando
trovi
ministri
che
consentano
con
lui
,
sciogliere
la
Camera
dei
deputati
,
ma
se
gli
elettori
rimandassero
la
stessa
,
o
ne
mandassero
una
,
che
,
rispetto
alla
legge
,
convenisse
colla
precedente
,
sarebbe
,
non
incostituzionale
,
ma
pericoloso
persistere
a
rifiutarla
,
e
non
si
dovrebbe
,
certo
,
se
non
in
un
estremo
caso
.
L
'
ufficio
ordinario
del
Senato
è
di
correggere
le
leggi
che
la
Camera
gli
trasmette
,
e
darle
modo
di
ripensarci
;
ovvero
,
di
prepararle
quelle
,
che
,
come
bisognose
di
maggiore
competenza
e
di
più
tranquilla
e
seria
discussione
,
il
Ministero
gli
commette
,
o
inizia
esso
stesso
.
Tutti
vedono
e
sentono
,
che
uno
dei
principali
difetti
del
sistema
parlamentare
è
la
grande
incompetenza
dei
ministri
,
talora
,
e
dei
deputati
,
spesso
,
nell
'
opera
delle
legislazioni
:
incompetenza
grande
,
sì
perché
la
pratica
manca
agli
uni
e
agli
altri
,
sì
perché
manca
loro
la
tecnica
di
ciascuna
materia
legislativa
,
e
sì
ancora
e
soprattutto
perché
sono
influiti
da
correnti
di
opinione
politiche
e
passeggiere
.
Questa
competenza
spetta
soprattutto
a
un
Senato
di
averla
,
e
di
darne
prova
.
Dico
di
darne
prova
;
giacché
averla
non
basta
.
Se
talora
le
Giunte
ragionano
con
molta
dottrina
e
di
bilanci
e
di
leggi
,
e
poi
le
votazioni
seguono
,
come
se
nessuna
osservazione
fosse
stata
fatta
,
è
competenza
che
non
serve
.
La
competenza
che
serve
,
è
quella
che
si
mostra
coi
voti
,
ed
è
accompagnata
dalla
fiducia
,
che
il
voto
conforme
a
coscienza
è
solo
adatto
a
indicare
.
La
fiducia
deve
essere
tanta
,
che
inspiri
a
ciascuno
la
risoluzione
di
compiere
il
dovere
proprio
,
senza
pensare
con
che
e
con
quanto
effetto
lo
faccia
.
Ora
,
a
quest
'
ufficio
bisogna
autorità
di
grado
e
di
dottrina
e
indipendenza
di
posto
e
di
carattere
.
Il
senatore
Lampertico
,
dottissimo
,
non
cita
nel
suo
libro
e
però
,
si
direbbe
che
ignora
un
detto
di
Montalambert
,
che
mi
pare
la
migliore
sentenza
che
sul
soggetto
presente
si
sia
pronunciata
:
Pour
que
le
Sénat
soit
quelque
chose
,
il
faut
que
chaque
sénateur
soit
quelqu
'
un
.
L
'
autorità
del
Senato
,
a
dirla
altrimenti
,
non
è
che
la
somma
delle
autorità
proprie
dei
singoli
uomini
che
lo
compongono
.
Nello
studio
del
Lampertico
,
v
'
hanno
molte
tabelle
utili
;
una
sarebbe
più
utile
di
tutte
;
quella
dei
nomi
di
senatori
morti
via
via
dal
1848
sinoggi
confrontati
coi
nomi
dei
senatori
che
si
sono
andati
surrogando
loro
via
via
.
Si
potrebbe
facilmente
giudicare
se
la
somma
dell
'
autorità
di
questi
secondi
nomi
è
pari
a
quella
dell
'
autorità
di
quei
primi
.
Se
è
pari
,
cerchiamo
altre
ragioni
della
necessità
d
'
una
riforma
del
Senato
;
se
non
è
pari
,
questa
basti
.
L
'
autorità
che
deriva
dai
servigi
resi
allo
Stato
,
dalla
lunga
esperienza
,
dall
'
ingegno
,
dalla
dottrina
,
è
l
'
ultima
contro
cui
la
democrazia
ricalcitra
,
quantunque
anche
contro
essa
infine
ricalcitri
.
Quest
'
autorità
,
che
non
si
scompagna
mai
o
di
rado
da
una
pari
dignità
di
condotta
e
da
una
grande
indipendenza
di
carattere
,
è
quella
che
bisogna
soprattutto
salvare
nel
Senato
,
se
si
vuoi
mantenerne
l
'
utilità
.
Ora
,
nessun
sistema
elettivo
è
atto
a
mantenergliela
.
Noi
vediamo
,
quanto
un
suffragio
,
diretto
,
immediato
,
largo
è
adatto
a
mantenerla
alla
Camera
dei
deputati
.
E
non
è
chiaro
a
tutti
ch
'
essa
ha
molto
più
potere
,
che
autorità
?
Ch
'
è
assai
più
temuta
che
rispettata
?
Un
suffragio
,
comunque
si
combini
,
ristretto
,
a
due
gradi
,
con
diverso
collegio
,
non
può
alla
prima
e
alla
lunga
,
eleggere
uomini
,
soprattutto
onorevoli
,
per
le
qualità
che
dicevo
.
Sarà
,
prima
o
poi
,
corrotto
da
influenze
diverse
.
Lascerà
prima
o
poi
per
terra
,
le
menti
più
elette
del
paese
,
le
coscienze
più
fiere
,
più
intemerate
:
e
poiché
elegge
a
tempo
,
lascierà
i
senatori
,
come
sono
i
deputati
,
soggetti
alla
peggiore
delle
servitù
,
alla
servitù
degli
elettori
,
a
seguire
quelli
,
che
son
presunti
averlo
scelto
a
guidare
.
Il
Senato
elettivo
,
comunque
eletto
,
sarà
una
Camera
dei
deputati
debole
,
senza
nessuna
della
qualità
che
gli
devono
appartenere
in
proprio
,
e
con
tutte
le
cattive
qualità
,
che
in
una
Camera
dei
deputati
non
è
possibile
,
che
prima
o
poi
non
s
'
insinuino
.
Il
problema
è
questo
:
avere
il
Senato
supremamente
autorevole
.
Così
,
i
ministri
lo
rispetterebbero
:
e
lo
rispetterebbe
,
eccetto
in
casi
di
gran
commozione
pubblica
,
la
Camera
.
Così
,
i
diritti
e
gli
ufficii
che
lo
Statuto
gli
assegna
,
li
conserverebbe
tutti
;
e
non
rischierebbe
,
come
rischia
ora
,
di
vederseli
sottratti
dalla
Camera
,
più
per
opera
dei
ministri
che
per
volontà
di
questa
stessa
ed
esso
impotente
a
difenderli
.
Di
quello
che
l
'
autorità
sia
e
come
si
mantenga
i
Romani
furono
i
maestri
:
che
intesero
meglio
di
ogni
popolo
antico
come
dovess
'
essere
costituito
un
corpo
in
cui
l
'
autorità
,
qualunque
fossero
le
vicende
del
suo
potere
immediato
,
continuasse
a
risiedere
.
Due
modi
,
almeno
dacché
si
fu
sviluppata
la
libertà
popolare
,
vi
furono
per
entrare
nel
Senato
Romano
,
la
più
illustre
delle
assemblee
che
portarono
questo
e
quella
onde
è
stato
trasmesso
a
ogni
altra
;
l
'
uno
esservi
nominato
dal
censore
,
l
'
altro
,
avere
esercitato
una
magistratura
che
vi
desse
diritto
.
Il
censore
aveva
obbligo
di
nominarvi
i
cittadini
migliori
;
e
la
nomina
fatta
ogni
quinquennio
,
era
a
vita
,
purché
uno
non
si
rendesse
indegno
dell
'
onore
e
dell
'
ufficio
,
nel
qual
caso
il
censore
stesso
aveva
ogni
quinquennio
il
diritto
di
cacciarlo
via
.
E
questo
diritto
esisteva
anche
rispetto
a
quelli
,
che
la
magistratura
ricoperta
portava
per
sé
stessa
in
Senato
.
Le
quali
due
vie
di
pervenirvi
restaron
le
sole
,
anche
quando
la
repubblica
si
mutò
in
imperio
;
giacché
al
principe
,
come
tale
,
non
appartenne
altra
facoltà
in
ciò
,
se
non
quella
che
gli
veniva
dall
'
ufficio
che
rivestiva
di
censore
.
E
certo
,
al
Senato
rimase
tanta
autorità
,
dirimpetto
a
'
Comizii
popolari
,
che
possiamo
non
ostante
le
molte
differenze
ragguagliare
alla
nostra
assemblea
elettiva
,
se
poi
dirimpetto
agl
'
imperatori
e
alle
legioni
,
che
tempi
di
corruttele
e
di
abiezione
tristissimi
e
dentro
il
corpo
stesso
e
fuori
non
bastarono
a
levargli
in
tutto
autorità
e
credito
,
anzi
di
tratto
in
tratto
sin
quasi
agli
ultimi
anni
dell
'
impero
sconquassato
e
cadente
ne
mostrò
tanto
,
che
par
quasi
incredibile
e
maraviglioso
.
Dov
'
è
la
radice
di
un
consesso
così
durevole
?
In
questo
,
che
il
diritto
che
veniva
dalla
magistratura
ricoperta
,
era
per
sé
cagione
,
che
il
senatore
ascrivesse
a
sé
il
posto
conseguito
;
e
il
diritto
che
veniva
dalla
nomina
del
censore
,
suggellava
agli
occhi
della
cittadinanza
il
valore
della
persona
che
n
'
era
onorato
.
D
'
altra
parte
,
la
libertà
del
censore
nel
nominare
chi
gli
pareva
,
faceva
,
che
in
lui
fosse
grande
la
responsabilità
e
la
sentisse
tale
;
e
insieme
,
perché
il
censore
,
dopo
quello
e
alcuni
altri
atti
,
cessava
,
l
'
eletto
per
tal
modo
non
si
teneva
legato
a
lui
,
non
si
credeva
in
obbligo
né
aveva
modo
di
comportarsi
come
sua
creatura
.
E
infine
la
pratica
degli
affari
doveva
esser
grande
in
uomini
,
che
,
posti
così
alto
nella
stima
pubblica
,
non
potevano
rimanere
nell
'
ufficio
se
non
continuando
a
meritarlo
,
e
non
vi
erano
giunti
,
se
non
dopo
avere
atteso
per
lunghi
anni
a
'
pubblici
affari
o
avere
acquistato
riputazione
di
poterlo
fare
,
e
a
cui
non
era
lecito
di
riporre
la
dignità
nell
'
ozio
,
e
di
trarre
dall
'
onore
conferito
loro
dallo
Stato
il
vantaggio
di
non
adempirne
i
doveri
.
So
quanta
parte
di
questo
esempio
non
è
imitabile
;
e
so
ancora
,
come
,
non
ostante
congegni
così
in
genere
buoni
l
'
instituzione
ebbe
pure
periodi
di
gran
debolezza
o
corruzione
.
Nessuna
cosa
umana
e
per
nessun
mezzo
n
'
è
salva
.
Pure
qualcosa
di
imitabile
v
'
è
;
e
quanto
è
tale
,
su
nessuna
costituzione
di
Senato
s
'
innesta
meglio
,
che
su
quella
che
il
nostro
Statuto
vuole
.
Tutti
sanno
quale
questa
costituzione
sia
:
il
Re
nomina
i
senatori
.
L
'
ufficio
è
vitalizio
;
il
numero
non
è
limitato
.
Pure
il
diritto
di
nomina
del
Re
è
soggetto
a
due
condizioni
;
non
può
nominare
persone
che
abbiano
meno
di
quaranta
anni
;
non
può
nominare
persone
,
che
non
appartengano
a
una
o
a
più
di
ventuno
categorie
.
Le
categorie
sono
abbastanza
larghe
e
numerose
,
perché
al
Re
resti
facoltà
ampia
di
scelta
;
eppure
,
basta
che
vi
sieno
,
perché
al
Senato
appartenga
una
revisione
della
nomina
,
e
il
giudizio
se
la
nomina
non
esca
fuori
di
esse
.
Sicché
si
può
dire
,
che
sino
a
un
certo
punto
,
si
combina
il
diritto
di
nomina
del
Re
con
un
diritto
quasi
di
coortazione
per
parte
del
Senato
.
Le
categorie
formulate
,
com
'
era
naturale
,
in
conformità
dell
'
ordinamento
amministrativo
dello
Stato
nel
tempo
che
lo
Statuto
fu
pubblicato
e
scritto
,
hanno
ricevuto
via
via
quella
diversa
applicazione
,
che
le
mutazioni
dell
'
ordinamento
stesso
hanno
subito
dal
1848
sinoggi
.
Se
il
Senato
fosse
lasciato
più
libero
o
avesse
usato
più
della
sua
libertà
avrebbe
fatto
il
medesimo
rispetto
al
§
21;
cioè
,
via
via
che
il
sistema
d
'
imposta
è
mutato
e
le
imposte
sono
cresciute
,
avrebbe
accresciuta
la
quota
d
'
imposta
,
stata
necessaria
ad
abilitare
al
Senato
.
Se
l
Italia
non
possedesse
in
quelle
ventuno
categorie
un
trecento
persone
di
riconosciuta
e
rispettata
autorità
,
che
raccolte
insieme
dessero
per
sé
valore
al
consesso
di
cui
fanno
parte
,
sarebbe
da
disperare
del
paese
.
Ma
l
'
Italia
le
ha
,
di
certo
;
ciò
che
manca
,
è
chi
sappia
e
voglia
trovarle
.
Il
Re
,
dice
lo
Statuto
,
deve
trovarle
,
e
non
v
'
ha
,
senza
dubbio
,
ufficio
più
degno
,
più
proprio
del
Re
in
un
regime
parlamentare
.
Egli
è
il
solo
nello
Stato
,
che
,
pure
curando
il
buono
indirizzo
del
suo
governo
,
stia
e
si
senta
ed
è
sentito
di
sopra
a
'
partiti
che
l
'
agitano
ed
aspirano
a
guidarlo
.
Egli
è
il
solo
,
chiamatovi
naturalmente
a
riguardare
,
sciolto
da
ogni
ombra
di
parte
,
da
ogni
colore
al
perturbatore
e
ingannatore
,
il
merito
,
la
virtù
dell
'
ingegno
e
dell
'
animo
e
premiarlo
e
adoperarlo
.
Dicevo
,
proprio
ufficio
del
Senato
essere
oggi
la
revisione
dell
'
opera
legislativa
della
Camera
e
il
sindacato
amministrativo
del
Governo
,
senza
pretendere
l
'
efficacia
politica
di
quella
su
questo
.
Come
il
Senato
,
quindi
tanto
meglio
opera
quanto
più
nell
'
esercizio
della
sua
funzione
è
lontano
da
ogni
spirito
di
parte
,
così
il
Re
è
il
più
adatto
a
comporlo
,
perché
è
libero
sostanzialmente
da
ogni
spirito
di
parte
egli
stesso
.
Si
può
dire
,
che
il
Senato
effettua
nell
'
opinione
sua
di
revisione
e
di
sindacato
,
così
e
sin
dove
gli
spetta
,
il
criterio
stesso
del
Re
nel
comporlo
.
Ma
se
al
Re
s
'
addice
così
bene
,
così
appropriatamente
,
per
le
ragioni
che
dico
,
la
nomina
dei
senatori
,
è
naturale
,
ch
'
egli
si
dovrebbe
circondare
d
'
un
Consiglio
per
farlo
.
Per
quanta
sia
l
'
attenzione
d
'
un
principe
a
seguire
il
movimento
intellettuale
ed
economico
del
paese
,
non
è
possibile
,
che
ve
ne
ponga
tanta
da
bastare
lui
solo
a
ricercare
e
trovare
chi
più
vi
si
segnali
.
Quale
dev
'
essere
questo
Consiglio
?
Oggi
s
'
è
introdotta
questa
pratica
nei
paesi
latini
parlamentari
son
rimasti
,
del
resto
,
solo
due
che
unico
consiglio
del
Re
deva
e
possa
essere
il
Consiglio
dei
ministri
,
quel
Consiglio
che
il
Re
nomina
e
dimette
ad
arbitrio
dei
voti
delle
Camere
,
e
che
rappresenta
la
maggioranza
di
queste
.
Ora
,
questa
dottrina
è
falsa
;
e
la
consuetudine
che
n
'
è
nata
,
è
causa
,
che
il
Re
,
che
secondo
lo
Statuto
,
deve
nominare
i
senatori
,
non
ne
nomina
in
realtà
neanche
uno
,
ma
appone
semplicemente
la
firma
sua
alla
nomina
che
il
ministro
gli
propone
.
Sicché
questa
prerogativa
è
stata
affogata
,
ingoiata
dal
Gabinetto
,
come
ogni
altra
.
Non
è
parsa
un
'
eresia
giorni
sono
,
che
il
Re
potesse
non
sanzionare
una
legge
,
e
supremamente
,
audacemente
incostituzionale
fargliene
richiesta
?
Ai
Re
di
Stati
parlamentari
fa
comodo
rinunciare
praticamente
all
'
esercizio
della
prerogativa
,
rimettersene
d
'
ogni
cosa
a
'
ministri
;
ma
giunge
il
giorno
e
talora
all
'
improvviso
che
le
monarchie
parlamentari
,
così
spogliate
di
mano
in
mano
d
'
ogni
lor
propria
iniziativa
,
naufragano
.
Noi
abbiamo
convertita
la
dottrina
inglese
,
che
il
Re
non
può
peccare
,
in
quest
'
altra
che
il
Re
non
può
fare
,
una
dottrina
che
vale
che
il
Re
di
quello
che
faccia
,
non
risponde
lui
,
ma
altri
il
quale
vi
ha
acconsentito
,
per
lui
,
in
quest
'
altra
,
che
il
Re
non
ha
nulla
a
fare
,
altro
che
ad
applaudire
o
ad
essere
applaudito
.
Ma
i
Re
che
non
possono
fare
,
in
breve
o
alla
lunga
si
scopre
che
possono
non
essere
;
e
gli
applausi
cessano
:
e
si
ricordano
di
averne
avuti
,
leggendo
di
quelli
che
in
lor
vece
salutano
altri
.
E
quando
così
la
prerogativa
del
Re
di
nominare
i
senatori
è
abbandonata
in
tutto
al
Ministero
,
succede
,
che
la
composizione
del
Senato
muta
affatto
carattere
.
La
nomina
a
un
'
Assemblea
,
il
cui
carattere
politico
è
così
impallidito
è
fatta
soprattutto
per
una
ragione
politica
.
Un
motivo
,
che
se
non
è
in
tutto
illegittimo
,
è
pure
eccezionale
,
diventa
il
principale
della
scelta
.
Giacché
si
può
dare
,
che
,
come
in
Inghilterra
per
il
bill
di
riforma
elettorale
nel
1832
,
il
Re
debba
acconsentire
di
aggiungere
al
Senato
tanti
senatori
,
quanti
occorrono
perché
passi
una
legge
di
una
estrema
necessità
politica
,
alla
quale
il
Senato
,
così
com
'
è
,
è
avverso
;
ma
non
può
il
motivo
generale
,
perenne
,
quasi
unico
della
nomina
dei
senatori
,
formare
in
Senato
una
maggioranza
ligia
al
Ministero
.
Quando
ciò
succeda
,
l
'
autorità
del
Senato
,
se
anche
non
paia
tutta
spenta
,
subito
,
è
in
realtà
spenta
,
e
la
morte
almen
morale
segue
davvicino
la
malattie
.
Ora
,
da
quel
motivo
eccezionale
diventato
così
prevalente
e
quasi
assoluto
,
nascono
tutti
i
mali
del
Senato
,
tutti
quei
mali
a
'
quali
si
cerca
rimedio
.
Allora
,
i
Ministeri
nominano
senatori
non
i
deputati
,
che
sono
ancora
operosi
e
accreditati
nella
Camera
,
ma
quelli
,
per
lo
più
,
che
gli
elettori
hanno
rigettato
e
nel
cui
collegio
sperano
possa
riuscire
un
amico
loro
;
ovvero
gli
svogliati
d
'
ogni
lavoro
o
desiderosi
di
vita
pubblica
più
comoda
e
più
tranquilla
,
o
più
pieni
di
vanità
o
più
insistenti
a
voler
essere
messi
al
sicuro
;
in
somma
,
passa
alla
Camera
alta
,
lo
scarto
di
quella
che
si
dice
bassa
.
Il
medesimo
più
o
meno
ha
luogo
rispetto
a
tutte
le
amministrazioni
dello
Stato
.
I
Ministeri
,
di
solito
,
scelgono
non
i
migliori
,
ma
i
più
ligi
ad
esso
.
La
nomina
a
senatore
non
è
effetto
,
molte
volte
,
d
'
una
concordia
di
opinioni
tra
il
Ministero
e
l
'
eletto
,
ma
n
'
è
la
causa
.
Chi
è
nominato
,
si
crede
vincolato
a
chi
nomina
.
I
senatori
diventano
i
clienti
dei
ministri
.
Come
,
nelle
più
delle
categorie
,
l
'
entrata
in
Senato
non
dipende
dall
'
avere
rivestito
una
magistratura
,
ma
dalla
scelta
del
ministro
tra
i
molti
che
la
rivestono
,
e
,
dall
'
altra
parte
,
in
più
d
'
una
di
tali
magistrature
v
'
è
ancora
luogo
a
promozione
,
il
senatore
si
sente
legato
al
Ministero
,
sì
per
il
favore
della
scelta
e
sì
per
la
speranza
della
promozione
.
È
notorio
che
oramai
,
se
un
Ministero
potesse
temere
un
'
opposizione
al
Senato
da
mettergli
a
pericolo
una
legge
che
gli
preme
,
gli
basterebbe
un
giorno
per
chiamare
in
Roma
dalle
prefetture
,
dai
tribunali
,
dalle
cattedre
,
tanti
senatori
quanti
gli
occorrerebbero
e
più
ancora
per
sopraffarla
.
Il
peggio
strazio
è
fatto
delle
categorie
ultime
;
giacché
c
'
è
pure
una
virtù
di
rappresentanza
e
una
efficacia
d
'
influenza
nelle
ricchezze
;
mai
Ministeri
se
ne
servono
per
scegliere
a
senatori
quelli
,
che
,
non
avendo
altro
titolo
,
hanno
almen
quello
di
non
essere
troppo
poveri
.
Ed
è
naturale
,
poi
,
che
in
un
Senato
composto
così
accada
tutto
quello
,
che
il
senatore
Lampertico
dice
nelle
parole
citate
da
lui
a
principio
di
questo
scritto
.
È
meraviglioso
,
anzi
,
che
non
accada
peggio
.
Un
corpo
politico
non
ha
altra
difesa
dei
propri
diritti
che
in
sé
medesimo
.
I
ministri
possono
tutti
ripetere
di
volerli
rispettare
,
promettere
di
rispettarli
;
e
dirlo
di
buona
fede
;
ma
in
realtà
,
se
non
vi
sono
sforzati
,
non
lo
fanno
.
Se
non
vi
sono
sforzati
preferiscono
accumulare
leggi
nella
Camera
dei
deputati
,
e
presentarle
poi
in
un
mucchio
al
Senato
;
allargare
le
competenze
della
Camera
dei
deputati
,
e
restringere
quelle
del
Senato
.
Lasciando
interpretato
largamente
l
'
articolo
10
dello
Statuto
,
che
vuole
presentati
prima
alla
Camera
dei
deputati
soli
i
progetti
di
legge
che
importano
imposizione
di
tributi
,
approvazione
di
bilanci
e
dei
conti
dello
Stato
;
ottenere
per
votazione
di
bilancio
stanziamenti
di
fondi
,
che
si
dovrebbero
chiedere
per
legge
,
e
così
via
via
.
È
nella
natura
delle
cose
,
tanto
più
che
da
simili
abusi
non
potrebbe
trattenere
un
Ministero
se
non
sola
una
vera
e
profonda
e
sincera
cognizione
di
quello
che
sia
il
regime
parlamentare
,
e
come
si
deve
condurre
,
perché
duri
,
cognizione
che
non
ha
avuto
se
non
il
Cavour
,
il
quale
l
ha
praticata
anche
e
poi
il
Minghetti
che
non
l
'
ha
praticata
sempre
.
O
che
si
vuole
!
Pensino
i
senatori
,
che
prima
d
'
essere
ministri
,
sono
stati
i
più
clamorosi
contro
la
mala
condotta
dei
Ministeri
verso
il
Senato
,
diventati
ministri
non
solo
non
fanno
diversamente
,
ma
fanno
peggio
.
È
,
ripeto
,
nella
natura
delle
cose
.
Le
forze
politiche
tanto
valgono
,
quanto
mostrano
di
valere
.
Ed
il
patriottismo
di
ciascuno
sta
non
nel
lasciarsi
sopraffare
,
come
per
ispirito
partigiano
si
sente
dire
ora
dagli
uni
,
ora
dagli
altri
,
ma
nell
'
impedire
d
'
essere
sopraffatti
.
Giacché
,
ove
operino
altrimenti
,
apparecchiano
la
distruzione
delle
istituzioni
,
che
era
lor
obbligo
di
mantenere
,
e
che
s
'
immaginavano
,
forse
,
colle
lor
mollezze
di
mantenere
.
Concludo
.
La
riforma
del
Senato
non
s
'
otterrà
mediante
nessuna
modificazione
più
o
men
grave
di
articoli
dello
Statuto
,
né
la
richiede
.
Verrà
,
invece
,
naturalmente
ed
efficacemente
da
una
più
perfetta
osservanza
dello
Statuto
,
che
da
molti
anni
in
qua
,
soprattutto
,
non
si
vede
.
Verrà
dal
rinvigorimento
della
prerogativa
regia
,
rinvigorimento
,
del
resto
,
necessario
non
solo
in
questo
.
Verrà
dalla
diminuita
ingerenza
del
Gabinetto
,
pericolosa
sopratutto
,
perché
si
esercita
sotto
il
coverchio
della
prerogativa
,
e
si
libera
così
da
ogni
censura
.
Verrà
,
in
somma
,
dall
'
autorità
che
per
la
qualità
delle
persone
scelte
a
comporre
il
Senato
,
si
raccoglierà
in
questo
,
se
dev
'
essere
,
di
fatti
,
come
è
in
parole
il
primo
corpo
dello
Stato
.
E
queste
generalità
qui
mi
bastano
,
né
m
'
occorre
entrare
nelle
più
minute
quistioni
circa
il
modo
,
in
cui
il
Consiglio
che
aiuti
il
Re
a
nominare
i
senatori
dev
'
esser
composto
.
Meglio
un
Consiglio
di
senatori
stessi
,
uno
per
ciascuna
categoria
.
Certi
,
a
sentire
proposto
,
augurato
,
previsto
da
me
un
rinvigorimento
di
prerogativa
regia
,
avranno
riso
.
Io
non
credo
che
hanno
riso
a
ragione
.
Se
io
leggo
bene
nell
'
avvenire
non
mi
pare
che
le
monarchie
periranno
,
neanche
le
parlamentari
,
se
si
correggeno
.
Che
se
non
si
correggessero
,
delle
due
parti
cui
esse
si
compongono
,
monarchie
e
parlamenti
,
piuttosto
i
secondi
periranno
che
le
prime
.
StampaPeriodica ,
10
giugno
.
L
'
on
.
Tittoni
ha
dimostrata
la
sua
fierezza
commemorando
un
libertario
pericoloso
:
Giovanni
Pascoli
.
Tittoni
è
il
vero
terrore
dei
morti
.
Vettori
,
se
non
scende
l
'
Aventino
,
si
annoia
.
Fate
una
discesa
per
il
povero
cieco
.
Sappiamo
che
la
guerra
fu
fatta
quando
era
ministro
Salandra
.
Per
la
guerra
civile
un
ministro
qualunque
basta
.
Casertano
è
ormai
anch
'
egli
Gran
Cordone
.
Se
lo
meritava
.
Giordana
e
Vettori
seguono
la
stessa
tattica
:
mostrano
le
ferite
riportate
in
polemica
"
da
tutte
e
due
le
parti
.
"
Vettori
parlerebbe
diversamente
se
capisse
che
qui
non
si
tratta
di
crisi
ministeriale
,
ma
d
'
una
crisi
morale
che
investe
tutta
la
nazione
.
Il
7
giugno
v
'
è
stata
una
grande
dimostrazione
fascista
.
StampaPeriodica ,
La
Nuova
Antologia
vuol
rendere
anch
'
essa
il
suo
tributo
alla
memoria
di
Giuseppe
Garibaldi
.
Ed
il
suo
direttore
,
con
una
squisita
cortesia
,
della
quale
gli
son
grato
,
ha
invitato
me
,
che
non
sono
redattore
della
rinomata
effemeride
,
per
adempiere
tale
ufficio
.
Dopo
tutto
ciò
,
che
in
questi
giorni
fu
detto
e
scritto
di
Garibaldi
,
è
un
'
opera
assai
difficile
il
poterne
ancora
degnamente
ragionare
.
Non
già
che
il
tema
sia
esaurito
,
ma
perché
mi
sembri
esser
necessaria
un
'
abilità
,
che
confesso
di
non
avere
,
per
soddisfare
le
non
ordinarie
esigenze
dei
lettori
.
La
biografia
di
un
uomo
sia
pure
un
grande
statista
od
uno
scienziato
è
subito
fatta
.
Ma
non
si
può
tesser
la
vita
di
Garibaldi
senza
fare
la
storia
italiana
degli
ultimi
50
anni
.
E
non
basta
!
Se
Garibaldi
,
sin
dalla
sua
prima
giovinezza
,
ebbe
un
culto
per
la
patria
,
se
i
suoi
pensieri
,
i
suoi
studii
,
le
sue
cure
,
le
sue
opere
non
ebbero
altro
scopo
l
'
anima
sua
generosa
spaziava
nell
'
infinito
,
il
dovere
per
lui
non
aveva
limiti
di
territorio
,
egli
era
il
cavaliere
dell
'
umanità
.
Ed
allora
come
ricordare
questa
parte
della
sua
vita
senza
toccare
il
problema
ancora
insoluto
delle
nazionalità
,
senza
parlare
dei
popoli
,
che
lo
invocarono
nei
momenti
del
pericolo
,
che
sperarono
in
lui
,
ed
alla
difesa
dei
quali
egli
concorse
con
la
spada
o
con
la
parola
?
Nato
dal
popolo
,
educato
nei
principii
della
democrazia
in
un
paese
dove
infrenata
era
la
libertà
,
egli
intravide
la
istituzione
della
repubblica
con
un
Re
.
Ciò
parve
una
contraddizione
agl
'
ideologi
della
politica
:
ai
repubblicani
che
non
ritengono
possibile
e
duraturo
il
regime
da
essi
prediletto
senza
il
periodico
mutamento
delle
persone
nella
suprema
magistratura
dello
Stato
;
ai
monarchici
,
i
quali
presentono
la
instabilità
delle
dinastie
nel
trionfo
della
democrazia
.
Garibaldi
al
contrario
trovava
ad
armonizzare
nella
sua
mente
questi
due
estremi
,
Popolo
e
Re
.
Laonde
egli
non
credeva
tradire
la
sua
coscienza
,
quando
al
1859
ed
al
1860
scriveva
nella
sua
bandiera
il
motto
:
Italia
e
Vittorio
Emanuele
.
Molto
meno
credeva
poter
offendere
il
Re
,
quando
parlava
della
repubblica
italiana
e
del
suo
avvenire
.
Si
illudevano
intanto
,
quando
pei
loro
fini
particolari
,
i
monarchici
al
1859
si
vantavano
di
aver
conquistato
Garibaldi
;
e
più
tardi
,
al
1879
,
i
repubblicani
s
'
illusero
sperando
che
Garibaldi
fosse
ritornato
a
loro
e
ch
'
essi
avrebbero
potuto
valersi
di
lui
per
la
distruzione
della
monarchia
.
Io
non
so
come
sarà
governata
l
'
Europa
da
qui
a
50
anni
.
Penso
intanto
e
sono
profondamente
convinto
,
che
per
la
monarchia
del
diritto
divino
non
vi
sarà
posto
.
Quello
che
valgano
i
grandi
Stati
costituiti
in
repubblica
,
ve
ne
dà
un
esempio
la
Francia
;
e
però
per
dare
pace
duratura
alle
nazioni
,
non
ci
si
offre
che
un
solo
rimedio
,
ed
è
l
'
attuazione
del
concetto
garibaldino
di
un
Re
capo
della
democrazia
.
Fortunatamente
per
l
'
Italia
,
Garibaldi
si
è
fidato
ad
una
dinastia
,
la
quale
comprende
le
tendenze
dei
tempi
.
Essa
non
può
dimenticare
,
che
il
principato
nazionale
è
sorto
dai
plebisciti
,
e
che
tradirebbe
le
sue
origini
,
se
osasse
arrestare
il
progresso
.
Fin
qui
ho
definito
,
senza
volerlo
,
la
mente
politica
del
nostro
eroe
;
ma
ciò
non
basta
,
perché
il
quadro
sarebbe
incompleto
,
se
non
delineassi
l
'
uomo
nella
società
.
Noi
siamo
nel
secolo
delle
plebi
,
e
nessuno
più
di
Garibaldi
ne
presenti
il
prossimo
avvenimento
e
ne
patrocinò
la
redenzione
.
Ma
anche
in
questo
s
'
ingannarono
quei
socialisti
,
i
quali
avendolo
attirato
nei
congressi
internazionali
,
credettero
valersi
del
suo
nome
per
legittimare
le
loro
teorie
.
Le
sofferenze
dell
'
operaio
e
la
tirannide
della
borghesia
,
gli
scioperi
e
le
coalizioni
,
la
necessità
di
mettere
l
'
accordo
tra
coloro
che
lavorano
e
coloro
che
ne
profittano
,
erano
tanti
problemi
la
cui
soluzione
egli
spingeva
col
cuore
.
Ed
ammirava
il
lavoratore
della
terra
e
degli
opifizi
,
e
ne
onorava
i
sacrifizi
,
come
onorava
i
sacrifizi
dei
suoi
militi
sui
campi
di
battaglia
.
Quando
nel
1863
ferveva
il
brigantaggio
nelle
provincie
napolitane
e
le
Camere
discutevano
le
leggi
eccezionali
per
estirparlo
,
egli
osservava
che
n
'
erano
imputabili
il
Governo
e
la
borghesia
.
Il
suo
cuore
si
spezzava
alle
notizie
delle
stragi
e
del
sangue
versato
;
e
quando
gli
parlavano
di
quegli
sciagurati
,
i
quali
assaltavano
e
distruggevano
le
fattorie
,
scannavano
il
bestiame
,
bruciavano
gli
alberi
e
le
messi
,
egli
rispondeva
che
colà
era
una
questione
sociale
,
la
quale
non
si
poteva
risolvere
col
ferro
e
col
fuoco
.
Un
giorno
raccontandogli
uno
dei
suoi
amici
,
che
i
briganti
,
condannati
dai
consigli
di
guerra
,
affrontavano
imperterriti
la
morte
,
egli
ebbe
ad
esclamare
:
quanto
eroismo
miseramente
sciupato
!
cotesti
uomini
,
traviati
dal
delitto
,
sarebbero
stati
soldati
valorosi
all
'
appello
della
patria
!
Il
partito
internazionale
si
lusingò
un
momento
di
aver
l
'
ausilio
di
Garibaldi
,
dopo
che
egli
avea
consentito
di
recarsi
al
congresso
di
Ginevra
.
Nulla
di
più
assurdo
;
e
se
i
socialisti
non
se
ne
sono
convinti
,
basterebbe
ricordar
loro
il
fatto
,
che
Garibaldi
si
rifiutò
nel
1871
di
portare
la
sua
spada
in
difesa
della
Comune
di
Parigi
,
e
non
permise
di
andare
a
suo
figlio
Menotti
che
vi
era
stato
chiamato
.
Il
partito
internazionale
rinnega
la
patria
e
la
famiglia
.
Pe
'
suoi
apostoli
la
costituzione
spartana
è
un
rancidume
,
perché
essi
vogliono
abbattere
le
frontiere
domestiche
e
le
frontiere
nazionali
.
Le
frontiere
domestiche
e
le
frontiere
nazionali
erano
sacre
a
Garibaldi
.
Egli
aveva
una
venerazione
per
la
famiglia
;
e
la
patria
per
lui
era
una
religione
.
Garibaldi
voleva
l
indipendenza
e
la
libertà
di
tutti
i
popoli
;
ma
non
soffriva
che
l
Italia
perdesse
la
sua
autonomia
.
Quanto
egli
amasse
la
famiglia
,
lo
sanno
coloro
che
lo
videro
in
mezzo
a
'
suoi
cari
e
che
dal
1874
in
poi
assistettero
alle
lotte
del
suo
cuore
,
ardente
come
egli
era
di
assicurare
l
avvenire
a
'
suoi
bimbi
.
Il
ministro
Mancini
ed
io
abbiamo
preziosi
autografi
di
Garibaldi
,
diretti
a
noi
prima
e
dopo
la
celebrazione
del
suo
matrimonio
.
Scelgo
una
delle
sue
lettere
,
e
ne
fo
dono
ai
lettori
della
Nuova
Antologia
,
perché
nelle
parole
di
lui
si
rivela
la
grande
anima
dell
'
uomo
e
del
patriota
.
Agl
'
internazionalisti
varrà
di
lezione
.
«
Caprera
,
13
-
1880
.
Mio
carissimo
ed
illustre
Crispi
.
«
Da
molti
anni
vincolato
a
voi
nel
mutuo
amore
per
questa
nostra
Italia
e
che
ebbimo
la
fortuna
di
servire
insieme
sui
campi
di
battaglia
io
vi
devo
la
generosa
cooperazione
al
compimento
del
sacro
mio
dovere
,
che
mi
ha
costituito
oggi
felice
e
tranquillo
sulla
sorte
dei
miei
cari
.
«
Con
somma
gratitudine
sono
per
la
vita
«
vostro
G
.
GARIBALDI
.
»
Quando
fui
a
Caprera
pei
funerali
del
compianto
Eroe
la
vedova
mi
volle
nella
sua
camera
per
dirmi
,
che
egli
le
aveva
raccomandato
più
volte
di
ringraziare
gli
amici
di
quello
che
avevano
fatto
per
la
sua
famiglia
,
e
che
l
'
aveva
incaricata
di
dichiarar
loro
che
egli
moriva
tormentato
dal
pensiero
che
Nizza
apparteneva
ancora
ai
francesi
.
Coloro
che
dopo
la
sua
morte
han
parlato
e
scritto
di
Garibaldi
,
han
ricordato
le
cento
battaglie
da
lui
vinte
,
la
strategia
del
gran
capitano
,
la
preveggenza
e
la
calma
di
lui
sul
campo
di
battaglia
.
Io
non
sento
il
bisogno
di
ripetere
le
stesse
cose
,
perché
nulla
direi
di
nuovo
e
nulla
aggiungerei
a
ciò
che
tutti
sanno
.
Sul
campo
di
battaglia
Garibaldi
era
un
veggente
.
Il
suo
viso
splendeva
,
i
suoi
occhi
fulminei
sorridevano
,
egli
vedeva
tutto
,
prevedeva
tutto
,
nulla
gli
sfuggiva
;
avreste
detto
che
assistesse
ad
una
festa
,
ludum
bellicum
.
Era
un
eroe
?
No
,
più
che
un
eroe
;
egli
creava
gli
eroi
,
perché
accanto
a
lui
non
si
poteva
esser
codardi
.
E
la
codardia
fu
il
solo
peccato
che
Garibaldi
non
perdonava
.
Ricorderò
un
aneddoto
.
Il
26
giugno
1860
scoppiò
in
Palermo
una
di
quelle
agitazioni
che
si
dicono
dimostrazioni
popolari
.
Era
la
prima
del
genere
,
ma
sventuratamente
non
fu
l
'
ultima
,
perché
essa
fu
di
esempio
ai
partiti
,
i
quali
poscia
ne
usarono
e
ne
abusarono
.
Le
grida
di
morte
e
di
evviva
,
gli
schiamazzi
indescrivibili
giunsero
alle
orecchie
del
Dittatore
,
il
quale
ordinò
che
una
deputazione
si
presentasse
a
lui
per
informarlo
dei
desiderii
del
popolo
.
Quattro
o
cinque
tribuni
improvvisati
salirono
le
scale
del
palazzo
reale
e
furono
tosto
alla
presenza
di
Garibaldi
.
Ed
egli
:
-
Che
vuole
il
popolo
?
La
dimissione
del
ministero
.
Va
bene
.
Ma
chi
metterete
al
posto
di
coloro
che
oggi
governano
?
E
qui
uno
della
deputazione
tirò
fuori
una
carta
,
nella
quale
erano
scritti
sette
od
otto
nomi
.
Il
Dittatore
,
letto
il
nome
di
colui
ch
'
era
a
capo
della
lista
,
rispose
immantinente
:
Non
lo
voglio
,
perché
questo
fugge
nei
pericoli
,
e
noi
abbiamo
bisogno
di
persone
che
affrontino
il
fuoco
.
E
poiché
mi
è
caduta
dalla
penna
la
parola
dittatore
,
mi
permettano
i
lettori
che
io
ne
spieghi
il
significato
e
dica
in
qual
modo
Garibaldi
esercitò
il
suo
ufficio
sovrano
.
Ricordando
che
egli
era
un
soldato
,
e
che
l
'
unione
in
un
uomo
dei
poteri
civili
e
militari
mena
spesso
al
dispotismo
,
più
d
'
uno
potrebbe
in
questo
argomento
cadere
in
errore
.
Garibaldi
aveva
molta
dimestichezza
coi
classici
antichi
.
Egli
conosceva
a
menadito
la
storia
della
repubblica
romana
,
ed
ammirava
il
valore
e
la
sapienza
de
'
suoi
capitani
.
Egli
ricordava
sovente
,
che
in
tempo
di
guerra
la
salute
della
patria
era
dovuta
alla
dittatura
.
Il
12
maggio
1860
,
alle
4
e
mezzo
del
mattino
,
uscivamo
da
Marsala
per
avviarci
verso
i
monti
vicini
.
Precedevamo
Garibaldi
,
io
ed
un
altro
condottiere
dei
Mille
.
Il
mio
compagno
impegnò
il
suo
discorso
sulla
necessità
della
costituzione
del
nuovo
governo
,
e
consigliava
la
formazione
di
comitati
secondo
lo
stile
del
1848
.
Ed
il
Generale
:
-
Oh
!
mio
buon
amico
!
io
non
sono
del
vostro
avviso
.
Coi
comitati
avremmo
il
disordine
.
Un
solo
,
un
solo
dev
'
essere
alla
testa
del
governo
.
Dopo
questa
sentenza
fu
fatto
il
silenzio
.
La
sera
pernottammo
a
Rampangallo
ed
il
13
,
verso
le
7
pom
.
,
abbiamo
fatto
il
nostro
ingresso
a
Salemi
.
Il
14
fu
fatto
il
decreto
,
col
quale
Garibaldi
dichiarava
di
assumere
la
dittatura
in
nome
di
Vittorio
Emanuele
Re
d
'
Italia
.
Il
15
maggio
abbiamo
vinto
i
Borbonici
a
Calatafimi
,
il
21
ci
siamo
battuti
presso
Monreale
e
San
Martino
,
il
27
siamo
entrati
in
Palermo
,
il
3
giugno
abbiamo
ricostituito
il
governo
con
la
nomina
dei
segretari
di
Stato
pei
vari
rami
della
pubblica
amministrazione
.
Prima
di
giungere
a
Palermo
un
solo
segretario
di
Stato
era
agli
ordini
del
Generale
.
La
dittatura
liberò
la
Sicilia
e
le
provincie
napolitane
,
e
fondò
l
'
unità
della
patria
italiana
.
Nissuno
dirà
,
che
con
tanta
autorità
esercitata
da
un
sol
uomo
,
la
libertà
ne
fosse
stata
offesa
.
Quantunque
non
aiutato
dalle
Assemblee
,
Garibaldi
,
governando
,
cercò
d
'
interpretare
il
pensiero
del
popolo
.
Nissuno
avrebbe
detto
che
quello
fosse
un
regime
militare
,
perché
in
nissun
caso
fu
vista
la
spada
dominatrice
e
tiranna
.
Garibaldi
era
accessibile
a
tutti
,
poveri
e
ricchi
,
plebei
e
borghesi
;
ed
il
diritto
di
stampa
e
quello
di
riunione
non
furono
frenati
da
legge
alcuna
.
In
tutta
la
Sicilia
non
vennero
eseguite
che
tre
sentenze
di
morte
:
un
ribaldo
fu
fucilato
perché
durante
la
guerra
aveva
messo
a
sacco
e
fuoco
alcuni
comuni
della
provincia
di
Palermo
;
altri
due
furono
fucilati
nella
provincia
di
Trapani
,
colpevoli
di
assassinii
e
di
rapine
.
Garibaldi
non
trovò
ostacoli
nell
'
esercizio
delle
sue
funzioni
.
Appena
nel
giugno
1860
i
Borbonici
ebbero
lasciato
Palermo
,
tutto
procedette
come
nei
tempi
normali
:
le
imposte
furono
riscosse
senza
difficoltà
,
i
commerci
ripresero
il
loro
movimento
,
i
cittadini
ritornarono
alle
loro
abituali
occupazioni
.
Quello
che
maravigliò
gli
uomini
d
'
affari
,
fu
il
pagamento
delle
cedole
del
debito
pubblico
,
ordinato
sin
dai
primi
giorni
del
nuovo
governo
e
regolarmente
eseguito
.
I
Siciliani
,
i
quali
ricordavano
il
governo
parlamentare
del
1848
,
i
disordini
d
'
allora
,
le
difficoltà
finanziarie
e
politiche
,
non
sapevano
darsi
ragione
come
da
Garibaldi
si
fosse
mantenuto
tanto
ordine
con
tanta
libertà
.
Era
la
dittatura
con
tutti
i
beneficii
senza
i
suoi
vizi
,
l
'
unità
del
potere
illuminata
dalla
pubblica
opinione
,
la
sovranità
della
nazione
senza
violenze
e
senza
i
traviamenti
della
passione
.
Fin
qui
l
'
uomo
di
Stato
ed
il
capitano
;
ma
non
certo
avrei
compiuto
il
debito
mio
senza
aver
penetrato
nei
penetrali
del
suo
gabinetto
e
senza
aver
detto
quello
che
era
Garibaldi
tra
le
quattro
mura
.
La
reggia
di
Palermo
e
quella
di
Napoli
non
turbarono
la
mente
sua
,
ed
a
Palermo
e
a
Napoli
egli
aveva
scelto
una
modesta
cameretta
e
dormiva
in
un
letticciuolo
non
dissimile
da
quello
nel
quale
ultimamente
giaceva
nella
sua
Caprera
.
Ed
in
tanta
potenza
egli
non
dimenticò
gli
amici
,
non
i
compagni
de
'
suoi
primi
anni
,
non
i
patrioti
coi
quali
aveva
avuto
comunanza
di
aspirazioni
e
di
affetti
.
Il
3
ottobre
1860
Giorgio
Pallavicino
fu
nominato
prodittatore
nelle
provincie
napoletane
.
Prima
che
ricevesse
il
decreto
egli
l
ebbe
da
me
nel
pomeriggio
di
quel
giorno
aveva
fatto
stampare
nei
giornali
una
lettera
a
Mazzini
,
nella
quale
lo
consigliava
ad
allontanarsi
dalle
provincie
meridionali
,
dicendogli
che
la
sua
presenza
creava
imbarazzi
e
metteva
a
repentaglio
quella
concordia
che
tanto
era
necessaria
al
trionfo
della
causa
italiana
.
Quella
lettera
ferì
gravemente
il
cuore
di
Garibaldi
.
La
coincidenza
di
quelle
parole
col
contemporaneo
decreto
,
che
investiva
Pallavicino
dei
supremi
poteri
dello
Stato
,
avrebbe
potuto
suscitar
dubbi
che
Garibaldi
voleva
dissipati
.
Volle
veder
Mazzini
per
potersi
spiegare
con
lui
,
e
Mazzini
venne
a
Caserta
la
sera
del
4
ottobre
.
Garibaldi
era
nel
letto
,
e
i
due
,
appena
furon
vicini
,
si
strinsero
cordialmente
la
mano
come
amici
che
si
vedono
la
prima
volta
dopo
lunga
e
penosa
lontananza
.
Garibaldi
fu
il
primo
a
parlare
:
Spero
che
non
vorrete
lasciar
Napoli
dopo
i
consigli
che
vi
furon
dati
.
La
lettera
di
Pallavicino
è
un
'
aberrazione
;
e
capirete
,
che
io
non
posso
diffidare
di
voi
,
né
supporre
che
la
vostra
presenza
in
Napoli
sia
d
'
imbarazzo
al
trionfo
della
causa
nazionale
,
per
la
quale
ambidue
abbiam
lavorato
.
Generale
,
io
era
sicuro
dell
'
animo
vostro
;
ma
la
lettera
ha
fatto
profonda
impressione
nel
paese
,
perché
scritta
dal
vostro
prodittatore
.
Pallavicino
è
da
poche
ore
prodittatore
,
e
quello
ch
'
egli
ha
scritto
è
di
sua
competenza
,
e
non
può
essere
un
atto
di
governo
.
Comunque
sia
,
io
domando
che
non
vi
moviate
,
e
vi
assicuro
che
nessuno
oserà
portarvi
molestia
.
Mazzini
e
Garibaldi
,
dopo
questo
incidente
personale
,
scambiarono
poche
altre
parole
sulle
condizioni
d
'
Italia
,
sulla
necessità
di
compiere
l
'
opera
nazionale
.
Verso
le
8
pomeridiane
,
l
antico
triumviro
si
levò
,
e
congedatosi
riprese
la
via
di
Napoli
.
Questo
episodio
,
ignoto
a
molti
,
compie
il
ritratto
del
nostro
eroe
.
Il
dottor
Riboli
,
il
quale
nella
sua
permanenza
a
Caprera
nel
1861
,
studiò
fisicamente
Garibaldi
,
scriveva
,
che
la
craniologia
della
di
lui
testa
presentava
un
fenomeno
originale
dei
più
rari
,
anzi
senza
precedenti
;
l
'
armonia
di
tutti
gli
organi
perfetta
,
e
la
risultante
matematica
del
loro
insieme
la
quale
indicava
:
l
'
abnegazione
anzitutto
,
e
ovunque
la
prudenza
,
il
sangue
freddo
,
l
'
austerità
naturale
dei
costumi
,
la
meditazione
quasi
continua
,
l
eloquenza
grave
ed
esatta
,
la
lealtà
dominante
.
StampaPeriodica ,
Del
genio
militare
e
del
patriotta
si
è
tanto
parlato
e
scritto
;
e
queste
«
Memorie
»
del
resto
offrono
così
poche
novità
e
,
fuori
delle
sue
gesta
militari
,
tacciono
anzi
o
lasciano
nell
'
ombra
tanta
parte
della
sua
vita
pubblica
e
privata
,
che
mi
parrebbe
inutile
parlarne
dal
punto
di
vista
biografico
.
Più
interessante
forse
potrebb
'
essere
uno
studio
psicologico
sull
'
uomo
,
coi
documenti
ch
'
egli
stesso
qua
e
là
,
indirettamente
,
lascia
intravvedere
,
sulla
sua
tempra
fisica
e
morale
.
E
ad
uno
studio
di
questo
genere
queste
Memorie
si
prestano
invece
mirabilmente
.
Per
solito
nelle
autobiografie
degli
uomini
più
o
meno
celebri
,
se
si
eccettuano
le
Confessioni
di
S
.
Agostino
,
di
Rousseau
e
di
pochissimi
altri
,
lo
scrittore
sente
troppo
di
essere
davanti
al
pubblico
;
ed
è
quindi
troppo
preoccupato
dell
'
effetto
che
intende
produrre
e
del
giudizio
dei
suoi
lettori
,
perché
egli
si
lasci
andare
alla
schietta
e
spontanea
descrizione
dei
suoi
pregi
e
difetti
.
Troppo
spesso
l
'
autobiografo
non
è
che
l
'
avvocato
di
sé
stesso
,
come
,
per
esempio
,
nel
«
Memoriale
di
S
.
Elena
»
,
Napoleone
I
.
Ed
anche
quando
lo
scrittore
si
attenga
alla
più
scrupolosa
sincerità
,
il
solo
fatto
ch
'
egli
descriva
direttamente
le
proprie
virtù
o
i
propri
difetti
,
ci
offre
una
verità
psicologica
,
piuttosto
soggettiva
e
personale
,
che
oggettiva
.
Garibaldi
invece
,
nelle
sue
Memorie
,
non
pensa
nemmeno
per
sogno
a
fare
il
suo
ritratto
morale
:
egli
narra
semplicemente
dei
fatti
«
della
maggior
parte
dei
quali
(
come
dice
nella
prefazione
)
fu
testimonio
oculare
.
»
È
soltanto
dagli
scatti
generosi
del
suo
sentimento
,
che
erompe
dinnanzi
agli
spettacoli
maestosi
della
natura
o
si
commove
alla
bellezza
di
una
donna
o
si
elettrizza
nell
'
amore
dell
'
ignoto
e
nella
sete
di
avventure
o
si
afferma
a
magnanima
difesa
degli
stessi
nemici
,
se
ridotti
all
'
impotenza
,
o
si
eleva
alle
aspirazioni
patriottiche
ed
umanitarie
;
è
soltanto
dalle
sue
osservazioni
incidentali
sugli
uomini
e
sulle
cose
o
sulla
politica
dei
popoli
o
sulla
strategia
militare
o
sulla
fortuna
,
ch
'
egli
chiama
più
volte
la
sua
fedele
alleata
;
è
allora
soltanto
,
che
l
'
uomo
inconsciamente
si
rivela
qual
è
ed
il
lettore
sagace
,
dagli
spiragli
aperti
qua
e
là
tra
le
pagine
,
ne
intravede
l
'
anima
colle
sue
luci
sfolgoranti
e
le
sue
penombre
.
Non
altrimenti
l
'
occhio
esperto
del
clinico
trae
,
ben
più
che
dalla
diretta
autobiografia
del
malato
,
da
pochi
sintomi
isolati
ed
oggettivi
la
diagnosi
completa
;
e
lo
sguardo
acuto
del
marinaio
intravede
dalle
poche
punte
di
scogli
,
sparsi
a
fior
d
'
acqua
,
tutta
l
'
estensione
di
un
continente
sommerso
.
A
rendere
meno
difficile
e
più
sicuro
questo
saggio
di
osservazione
psicologica
,
per
trarre
i
lineamenti
caratteristici
di
una
delle
più
grandi
figure
del
mondo
,
lascieremo
allo
stesso
Garibaldi
il
magistero
della
parola
.
A
noi
riserbiamo
il
compito
modesto
di
raccogliere
e
ordinare
questi
frammenti
psicologici
,
sparsi
qua
e
là
;
come
l
'
artista
veneziano
,
con
un
disegno
regolatore
,
compone
i
variopinti
frammenti
di
vetro
,
in
un
mosaico
,
che
artisticamente
ritragga
qualche
storica
figura
.
E
sarà
questo
uno
dei
più
utili
insegnamenti
,
che
noi
trarremo
dalle
sue
Memorie
;
perché
nulla
vi
è
forse
di
più
fecondo
,
per
l
'
educazione
sociale
,
quanto
il
ravvivare
l
'
ammirazione
e
l
'
esempio
degli
eroi
popolari
,
non
tanto
nelle
loro
doti
più
abbaglianti
della
vita
militare
,
quanto
e
più
nello
specchio
delle
loro
intime
energie
morali
,
che
sono
l
'
anima
stessa
e
perenne
dell
'
umanità
.
Non
alto
di
statura
,
come
molti
dei
grandi
capitani
da
Giulio
Cesare
a
Napoleone
I
,
Garibaldi
ebbe
in
dono
,
oltre
la
testa
e
gli
occhi
soprattutto
,
di
potenza
magnetica
,
una
straordinaria
robustezza
di
fibra
,
che
sorresse
sempre
,
come
solida
impalcatura
,
lo
smagliante
edificio
della
sua
fortunosa
esistenza
.
Nelle
sue
Memorie
abbondano
le
prove
di
privazioni
e
fatiche
,
da
lui
sopportate
,
che
avrebbero
ucciso
qualunque
uomo
non
fosse
di
eccezionale
vigoria
fisiologica
:
e
più
gravi
e
più
dolorose
sono
quelle
sofferte
nell
'
America
Meridionale
.
Al
capitolo
XI
descrive
lo
stato
,
in
cui
fu
trascinato
davanti
a
Millan
,
comandante
di
Gualeguay
ed
esclama
:
«
Sentomi
raccapricciare
ogni
volta
mi
rammento
la
sventuratissima
circostanza
della
mia
vita
.
»
Fu
per
due
ore
sospeso
in
aria
,
legato
per
le
mani
...
«
il
mio
corpo
ardeva
come
una
fornace
....
quando
mi
sciolsero
ero
svenuto
,
diventato
un
cadavere
!
Avevo
attraversato
54
miglia
di
paese
paludoso
,
ove
le
zanzare
sono
insoffribili
nella
stagione
in
cui
eravamo
.
Colle
mani
e
coi
piedi
legati
,
avevo
indurato
le
tremende
percosse
del
moschito
.
»
Presso
la
estancia
di
Bento
Gonçales
,
mentre
aveva
il
comando
di
due
barconi
nel
Camacuan
,
doveva
coi
suoi
compagni
spingere
questi
barconi
a
forza
di
spalle
,
perché
l
'
acqua
del
fiume
era
bassa
«
e
noi
eravamo
obbligati
allora
di
passare
così
nell
'
acqua
,
alle
volte
,
tutta
una
notte
,
non
trovando
riparo
all
'
acqua
del
mare
e
sovente
a
quella
più
fredda
della
pioggia
....
Allora
era
un
vero
tormento
e
bisognava
certo
una
fervida
gioventù
per
sostenersi
e
non
soccombere
»
(
pag
.
41
)
.
Fervida
gioventù
e
più
fervida
energia
psichica
,
per
la
quale
egli
ed
i
suoi
compagni
,
nella
disastrosa
ritirata
verso
Lages
,
vissero
«
per
quattro
giorni
senza
trovar
altro
cibo
che
radici
di
piante
»
e
pur
faticando
per
aprirsi
il
sentiero
«
fra
la
gigantesca
taquara
ammonticchiata
fra
i
pini
colossali
.
»
(
pag
.
72
)
.
Così
,
nelle
battaglie
,
la
fame
e
la
sete
non
erano
estinte
per
intere
giornate
,
e
nel
suo
primo
ritorno
in
Italia
(
1848
)
«
fece
tutta
la
campagna
di
Lombardia
tormentato
dalle
febbri
»
(
pag
.
205
)
;
e
poi
,
esiliato
e
viaggiante
nell
'
America
centrale
coll
'
amico
Carpanetto
,
fu
assalito
«
dalle
terribili
febbri
endemiche
,
che
mi
colpirono
come
un
fulmine
e
mi
prostrarono
»
(
pag
.
268
)
.
Robustezza
di
fibra
fisica
e
morale
,
che
non
gli
venne
meno
neppure
negli
anni
più
avanzati
,
come
ad
Aspromonte
,
dove
a
57
anni
e
col
dolore
delle
lotte
fraterne
,
sofferse
la
fame
«
con
marcie
disastrose
per
sentieri
quasi
impraticabili
,
»
dove
«
alcune
patate
non
mature
furono
raccolte
e
crude
servirono
d
'
alimento
»
(
pagina
403
)
.
A
62
anni
nella
romantica
sua
fuga
da
Caprera
«
indebolito
dagli
anni
e
dai
malanni
»
ma
infiammato
dalla
sua
fede
«
O
Roma
o
morte
»
guada
il
canale
tra
Caprera
e
l
'
isola
della
Maddalena
e
passa
«
tra
scogli
e
cespugli
,
cogli
stivali
pieni
d
'
acqua
»
(
pag
.
430
)
.
E
tre
anni
dopo
,
questo
vecchio
già
tormentato
e
corroso
dall
'
artrite
,
offre
alla
Francia
«
ciò
che
restava
di
lui
»
e
una
notte
di
quell
'
inverno
rigidissimo
,
a
Dijon
,
dato
l
'
allarme
per
la
presenza
dei
Prussiani
,
si
alza
e
corre
agli
avamposti
«
con
le
vie
cristallizzate
dal
ghiaccio
e
mentre
nevicava
»
(
pag
.
476
)
.
In
uomini
di
questa
tempra
,
che
alla
congenita
robustezza
organica
,
aggiungono
l
'
abitudine
delle
battaglie
,
delle
stragi
,
del
sangue
,
quale
meraviglia
se
il
cuore
si
indurisce
e
il
sentimento
si
raffredda
,
se
pure
non
è
atrofico
già
fin
dalla
nascita
,
come
per
esempio
in
Napoleone
I
?
Ai
documenti
scientifici
del
Taine
,
per
questo
riguardo
,
sulla
atrofia
del
senso
morale
in
quel
grande
genio
militare
e
sulla
enorme
sproporzione
di
sviluppo
tra
la
sua
intelligenza
meravigliosa
e
multiforme
ed
i
suoi
sentimenti
aridi
e
ristretti
,
poco
tolgono
di
valore
le
risposte
,
inspirate
soltanto
dalla
pietà
del
parentado
.
Garibaldi
invece
,
ed
è
questa
una
delle
più
splendide
sue
doti
umane
,
a
quella
robustezza
ferrigna
del
corpo
univa
una
mitezza
ed
una
gentilezza
così
espansiva
di
sentimento
,
una
tale
bontà
di
cuore
,
tanta
ricchezza
di
affetti
delicati
,
che
io
non
so
se
l
'
ammirazione
debba
essere
maggiore
per
il
suo
genio
intellettuale
o
piuttosto
per
questa
prevalenza
in
lui
delle
energie
sentimentali
,
che
sono
tanto
meno
appariscenti
delle
doti
mentali
,
ma
pure
sono
l
'
efflorescenza
più
bella
,
più
nobile
,
più
feconda
della
vita
umana
.
Qualche
compagno
di
Garibaldi
mi
ha
detto
però
,
che
anche
lui
,
nei
momenti
più
decisivi
della
battaglia
,
incitava
alla
strage
con
tutta
la
mimica
della
vera
ferocia
;
ma
questa
osservazione
,
se
dimostra
come
nella
guerra
(
e
così
nei
delitti
di
sangue
per
impeto
di
passione
)
ritornino
a
galla
gli
istinti
più
primitivi
e
selvaggi
anche
negli
uomini
più
miti
,
nulla
toglie
allo
stato
normale
dei
sentimenti
,
passato
l
'
uragano
psicologico
della
battaglia
.
E
la
conferma
si
ha
infatti
da
tutti
quelli
che
,
come
Napoleone
I
,
non
solo
perdevano
i
sentimenti
più
umani
nell
'
eruzione
delle
passioni
più
basse
,
ma
non
li
riacquistavano
né
li
avevano
poi
,
nelle
fasi
più
tranquille
della
vita
,
tranne
la
vernice
,
per
calcolo
mentale
e
tornaconto
sociale
,
delle
più
esterne
convenienze
.
Già
le
sue
Memorie
cominciano
con
un
capitolo
dedicato
ai
genitori
,
che
commuove
per
la
delicatezza
squisita
del
sentimento
,
pure
ripetendo
il
fenomeno
comune
che
i
figli
sentono
più
dolce
e
vivo
il
ricordo
della
madre
,
mentre
per
le
figlie
accade
spesso
del
padre
.
Non
solo
,
perché
la
trasmissione
ereditaria
organica
e
psichica
più
comunemente
si
alterna
per
sesso
dai
genitori
ai
figli
;
ma
anche
perché
negli
affetti
,
che
sono
come
l
'
ombra
dell
'
amore
,
le
profonde
ed
inconscie
affinità
sessuali
operano
come
i
poli
opposti
nella
corrente
elettrica
.
«
Alla
pietà
di
mia
madre
verso
il
prossimo
,
all
'
indole
sua
benefica
e
caritatevole
,
alla
compassione
sua
,
gentile
per
il
tapino
,
per
il
sofferente
non
devo
io
forse
la
poca
carità
patria
,
che
mi
valse
la
simpatia
e
l
'
affetto
dei
miei
infelici
ma
buoni
concittadini
?
«
Oh
!
abbenché
non
superstizioso
certamente
,
non
di
rado
,
nel
più
arduo
della
strepitosa
mia
esistenza
,
sorto
illeso
dai
frangenti
dell
'
Oceano
,
dalle
grandini
del
campo
di
battaglia
,
mi
si
presentava
genuflessa
,
curva
al
cospetto
dell
'
Infinito
,
l
'
amorevole
mia
genitrice
,
implorandolo
per
la
vita
del
nato
dalle
sue
viscere
.
Ed
io
,
benché
poco
credente
all
'
efficacia
della
preghiera
,
n
'
ero
commosso
,
felice
,
o
meno
sventurato
»
(
pag
.
6
)
.
A
parte
le
indagini
psicologiche
,
che
si
potrebbero
fare
sopra
questo
indizio
di
fenomeni
allucinativi
,
così
frequenti
nei
genii
,
è
solo
nelle
opere
predilette
dalla
natura
che
si
riscontrano
simili
armonie
,
chi
pensi
che
quella
pagina
fu
scritta
da
uno
dei
più
grandi
guerrieri
del
mondo
.
E
appena
messo
il
piede
di
ritorno
sul
suolo
d
'
Italia
,
il
suo
pensiero
vola
ancora
alla
madre
.
«
Io
corsi
ad
abbracciare
i
miei
bimbi
e
colei
che
avevo
afflitto
tanto
coll
'
avventurosa
mia
vita
.
Povera
madre
!
La
più
calda
delle
mie
brame
fu
certamente
quella
di
abbellire
e
consolare
i
vostri
ultimi
giorni
;
la
più
calda
delle
vostre
era
naturalmente
di
vedermi
tranquillo
accanto
a
voi
.
Ma
come
si
può
sperare
in
un
periodo
di
quiete
e
goder
del
bene
di
consolarvi
nella
cadente
e
dolorosa
vecchiaia
,
in
questa
terra
di
preti
e
di
ladri
!
»
(
pag
.
189
)
.
E
non
è
solo
per
la
madre
e
per
i
figli
che
il
suo
cuore
ha
i
palpiti
più
generosi
;
benché
egli
non
ami
parlare
di
sé
come
uomo
,
pure
in
queste
Memorie
ne
sono
frequenti
le
prove
.
Fanciullo
ancora
,
egli
si
getta
in
un
fosso
e
salva
una
donna
,
che
vi
era
miseramente
caduta
(
pag
.
7
)
.
Giovinetto
,
assiste
dalla
sua
nave
ad
«
un
tremendo
naufragio
,
la
cui
memoria
gli
rimane
incancellabile
.
»
Impedito
dalla
tempesta
infuriata
a
soccorrere
i
naufraghi
«
alcune
lagrime
sgorgarono
dagli
occhi
»
(
pag
.
12
)
.
Poco
dopo
,
nel
porto
di
Marsiglia
si
getta
in
mare
«
tutto
vestito
di
gala
per
scendere
a
terra
»
e
salva
un
fanciullo
(
pag
.
14
)
e
prodiga
poi
,
giorno
e
notte
,
le
sue
cure
ai
colpiti
dal
colera
(
pag
.
15
)
.
Nel
fanciullo
lampeggia
l
'
uomo
disse
il
poeta
con
felice
intuizione
psicologica
,
che
dovrebbe
trovare
più
feconda
ed
assidua
applicazione
,
che
non
abbia
,
nei
nostri
sistemi
pedagogici
:
e
questa
generosità
di
sentimenti
,
questo
«
cuore
di
angelo
e
di
leone
»
,
com
'
egli
dice
dell
'
americano
Juan
de
la
Cruz
(
pag
.
139
)
,
questa
innata
prevalenza
dell
'
altruismo
sull
'
egoismo
,
che
irradiano
l
'
alba
della
vita
di
Garibaldi
,
con
quella
precocità
non
patologica
,
che
è
propria
dei
genii
,
risplendono
poi
per
tutto
il
ciclo
delle
sue
vicende
e
fra
gli
orrori
delle
battaglie
come
fra
le
ebbrezze
della
vittoria
,
sotto
la
magica
camicia
rossa
come
sotto
il
poncho
leggendario
palpita
sempre
un
cuore
umano
,
nel
più
alto
,
nel
più
nobile
senso
della
parola
.
Corsaro
,
sotto
la
bandiera
del
Rio
Grande
,
catturata
una
sumaca
carica
di
caffé
,
egli
ordina
ai
suoi
compagni
,
che
siano
«
sbarcati
passeggieri
ed
equipaggio
,
dando
loro
la
lancia
della
lumaca
e
permettendo
loro
d
'
imbarcare
,
oltre
le
proprie
suppellettili
,
ogni
vivere
di
loro
piacimento
»
(
pag
.
17
)
.
Imbarcato
sul
piccolo
legno
Rio
Pardo
,
nella
spedizione
di
Santa
Caterina
,
egli
è
rovesciato
in
mare
dalla
tempesta
.
«
Il
legno
fu
capovolto
sulla
destra
ed
io
,
che
mi
trovavo
in
quel
momento
alla
sommità
dell
'
albero
di
trinchetto
,
fui
lanciato
per
ciò
da
quella
parte
,
a
certa
distanza
.
Io
ricordo
bene
che
,
abbenché
in
pericolosissima
circostanza
,
non
pensai
alla
morte
;
ma
sapevo
di
aver
molti
compagni
non
marinai
e
prostrati
dal
mal
di
mare
e
ciò
mi
martoriava
,
sicché
cercai
di
raccogliere
quanti
remi
ed
altri
oggetti
galleggianti
mi
fu
possibile
,
avvicinarli
a
bordo
e
raccomandare
a
tutti
di
prenderne
uno
per
sorreggersi
ed
agevolarsi
a
guadagnar
la
costa
.
»
Un
'
ondata
terribile
li
sommerge
tutti
ed
il
suo
primo
pensiero
,
ritornando
a
galla
,
fu
per
l
'
amico
suo
Luigi
Cariglia
:
«
quando
ricomparvi
,
stordito
dal
colpo
e
dai
vortici
,
che
mi
soffocavano
,
era
scomparso
lo
sfortunato
amico
mio
per
sempre
!
»
Raggiunta
a
fatica
,
la
sponda
,
egli
si
rivolge
e
vede
un
altro
suo
amico
,
Edoardo
Matru
,
che
a
stento
si
regge
nuotando
.
«
Io
amavo
Edoardo
come
un
fratello
e
mi
affannò
oltremodo
la
disperata
sua
condizione
.
Io
mi
slanciai
verso
il
mio
caro
,
per
porgergli
un
legno
che
aveva
servito
a
salvarmi
....
»
(
pag
.
49
)
.
E
sebbene
egli
,
in
questa
pagina
stessa
,
malinconicamente
dica
:
«
mi
sembrava
in
quei
tempi
essere
io
più
sensibile
e
generoso
!
Anche
il
cuore
indurisce
e
inaridiscono
gli
anni
e
i
malanni
!
»
;
pure
,
per
tutta
la
sua
vita
continuano
queste
prove
di
un
angelico
cuore
.
Ecco
com
'
egli
parla
del
saccheggio
di
Imiriù
:
«
Io
desidero
per
me
ed
a
chiunque
altro
non
abbia
dimenticato
di
essere
uomo
,
di
non
essere
obbligato
a
dar
sacco
.
Credo
che
,
per
quanto
vi
sieno
delle
prolisse
relazioni
di
tali
misfatti
,
impossibile
sia
narrarne
minutamente
tutte
le
sozzure
e
nefandità
.
Io
non
ho
avuto
mai
una
giornata
di
tanto
rammarico
e
di
tanta
nausea
per
l
'
umana
famiglia
!
Il
mio
fastidio
e
la
fatica
sofferta
,
in
quel
giorno
nefasto
,
per
raffrenare
almeno
le
violenze
contro
le
persone
,
furono
immensi
e
vi
pervenni
,
credo
,
a
furia
di
sciabolate
e
non
curando
la
mia
vita
»
(
pag
.
61
)
.
È
questa
sublime
altezza
di
sentimento
che
fa
dire
a
Garibaldi
di
un
tenente
di
Montevideo
,
suo
compagno
:
«
codesto
nostro
ufficiale
era
d
'
un
valore
brillante
,
ma
sventuratamente
troppo
sanguinario
»
(
pag
.
141
)
.
E
persino
nel
furore
ebbro
della
battaglia
questa
sua
indole
così
umana
predominava
il
facile
ritorno
degli
istinti
più
lontani
nella
lenta
,
millenaria
elevazione
nostra
dai
nostri
preistorici
progenitori
.
Il
carattere
di
ogni
uomo
fu
giustamente
paragonato
ad
una
successiva
stratificazione
,
in
cui
per
ogni
fase
della
vita
individuale
e
per
ogni
generazione
della
vita
sociale
si
aggiungono
gli
strati
più
recenti
e
più
alti
della
nostra
moralità
;
e
si
elidono
via
via
gli
strati
più
bassi
e
più
profondi
,
rispondenti
alla
vita
preistorica
della
nostra
specie
,
che
sono
il
plasma
originario
ed
inconscio
di
ogni
coscienza
.
Nelle
circostanze
ordinarie
dell
'
esistenza
di
ogni
uomo
,
la
sua
condotta
si
determina
secondo
queste
più
recenti
energie
morali
,
che
perciò
sono
le
prime
a
spegnersi
quando
,
per
esempio
,
una
malattia
mentale
determini
nel
carattere
personale
un
processo
di
degenerazione
.
Nelle
circostanze
eccezionali
poi
,
come
lo
scoppio
di
una
passione
violenta
od
una
battaglia
tra
il
rombo
ed
i
gaz
delle
armi
e
le
grida
di
vittoria
o
di
dolore
e
le
reciproche
suggestioni
,
è
soltanto
nelle
tempre
eccezionali
,
di
più
alta
moralità
,
che
gli
strati
più
profondi
e
meno
umani
non
erompono
,
ma
restano
nel
fondo
,
repressi
dalla
energia
dei
sentimenti
altruistici
,
più
recenti
.
Al
combattimento
del
Dayman
(
Montevideo
)
«
un
nemico
,
a
cui
era
stato
ammazzato
il
cavallo
,
caduto
,
combatté
a
piedi
contro
chi
lo
aveva
rovesciato
e
malgoverno
ne
faceva
quando
giunse
un
altro
de
'
vincitori
,
poi
un
altro
,
finalmente
contro
sei
pugnava
quel
prode
e
,
in
ginocchio
,
perché
ferito
in
una
coscia
:
tardi
io
giunsi
per
salvare
la
vita
di
un
tant
'
uomo
»
(
pag
.
175
)
.
A
Como
,
nel
1848
,
egli
salva
dal
furore
popolare
il
vecchio
generale
Zucchi
,
che
fuggiva
in
Isvizzera
(
pag
.
196
)
.
A
Varese
,
nel
1859
,
fa
raccogliere
i
prigionieri
austriaci
;
e
questi
«
che
giustamente
potevano
pagare
col
loro
sangue
quello
de
'
nostri
preziosi
compagni
assassinati
dall
'
Austria
,
Ciceruacchio
,
Ugo
Bassi
e
tanti
altri
,
furono
invece
trattati
con
cure
forse
più
gentili
ancora
di
quelle
che
si
ebbero
i
nostri
!
Ciò
non
monta
!
L
'
Italia
ben
fa
di
essere
umana
coi
suoi
carnefici
!
Il
perdono
è
l
'
appannaggio
dei
grandi
»
(
pag
.
291
)
.
A
Palermo
,
così
scrive
con
affetto
paterno
de
'
suoi
volontari
:
«
Allora
cominciò
un
periodo
di
riposo
e
tutti
ne
avevano
bisogno
,
massime
i
Mille
.
Poveri
giovani
!
la
parte
eletta
di
tutte
le
popolazioni
italiane
,
non
avvezzi
ai
disagi
,
alle
privazioni
,
gran
parte
studenti
e
laureati
»
(
pag
.
365
)
.
A
Monterotondo
,
la
guarnigione
nemica
rimase
prigioniera
nel
castello
:
«
il
prode
maggiore
Testori
,
poco
prima
della
resa
dei
nemici
,
aveva
presa
la
determinazione
di
mettersi
allo
scoperto
alzando
una
bandiera
bianca
,
per
intimar
loro
di
arrendersi
;
ma
quei
mercenari
,
violando
ogni
diritto
di
guerra
,
lo
fucilarono
con
vari
colpi
e
lo
lasciarono
cadavere
.
Ebbi
un
'
immensa
fatica
,
dopo
tanti
e
siffatti
atti
di
barbarie
per
parte
di
codesti
sgherri
dell
'
Inquisizione
,
a
salvar
loro
la
vita
,
essendo
i
nostri
irritatissimi
contro
di
loro
»
(
pag
.
438
)
.
Ed
in
Garibaldi
non
è
solo
questa
magnanimità
,
che
dava
alla
leggenda
popolare
l
'
idea
«
di
Cristo
redivivo
,
»
ma
la
gentilezza
quasi
verginale
dei
sentimenti
più
delicati
e
che
più
fanno
contrasto
colla
sua
tempra
d
'
acciaio
.
Bambino
,
«
raccolto
un
giorno
al
di
fuori
un
grillo
e
portatolo
in
casa
,
ruppi
al
poverello
una
gamba
nel
maneggiarlo
;
me
ne
addolorai
talmente
che
,
rinchiusomi
nella
mia
stanza
,
io
piansi
amaramente
per
più
ore
»
(
pag
.
7
)
.
All
'
estremo
opposto
della
scala
psicologica
,
fino
a
toccare
la
zona
della
pazzia
morale
,
stanno
i
tormenti
che
molti
bambini
e
fanciulli
amano
dare
a
piccoli
animali
.
Molti
anni
dopo
,
nell
'
America
meridionale
,
ecco
i
suoi
sentimenti
:
«
L
'
Hervidero
era
pure
un
Saladero
a
tempi
floridi
,
cioè
sito
dove
si
salava
carne
,
macellando
centinaia
d
'
animali
ogni
giorno
.
E
le
sventure
sofferte
da
codeste
popolazioni
saranno
esse
una
vendetta
per
i
gran
patimenti
inflitti
alle
altre
razze
animali
?
Io
credo
la
morte
una
semplice
transizione
della
materia
,
a
cui
conviene
conformarsi
pacatamente
,
anzi
famigliarizzarsi
con
essa
.
Ma
i
patimenti
inflitti
da
un
essere
all
'
altro
!
Oh
!
io
credo
che
esistendo
una
vendetta
della
natura
,
essa
deve
essere
applicata
ai
ministri
del
rogo
,
delle
torture
e
di
qualunque
sofferenza
inflitta
ad
animale
qualunque
»
(
pag
.
146
)
.
Perciò
egli
,
come
tutti
i
grandi
tipi
di
bontà
umana
,
avvolgeva
nel
suo
sentimento
pietoso
ogni
essere
vivente
,
e
nelle
sue
Memorie
ha
parole
soavissime
di
ricordo
e
di
rimpianto
per
i
suoi
amici
perduti
,
e
così
,
per
esempio
,
ha
pure
un
ricordo
affettuoso
pel
suo
«
cane
da
caccia
,
Castore
»
,
che
fu
obbligato
a
lasciare
in
Tangeri
«
e
quel
mio
fedele
compagno
ne
morì
di
dolore
»
(
pagina
267
)
.
Così
narra
di
sé
a
Palermo
,
nel
padiglione
del
palazzo
reale
:
«
di
là
potei
bearmi
dello
spettacolo
che
presenta
un
grande
e
fervidissimo
popolo
nelle
sue
emozioni
.
I
liberati
(
dalle
carceri
di
Castellamare
)
furono
portati
in
trionfo
verso
la
mia
abitazione
da
una
folla
immensa
,
frenetica
per
la
libertà
acquistata
dai
suoi
carissimi
.
Io
m
'
ebbi
un
tesoro
di
gratitudine
da
loro
ed
una
lagrima
inumidì
la
mia
guancia
»
(
pag
.
365
)
.
E
questa
semplicità
grande
,
primitiva
di
nobilissimi
sentimenti
,
così
rara
in
un
uomo
che
abbia
avuto
un
'
esistenza
come
la
sua
,
trabocca
in
una
pagina
eloquente
,
da
lui
dedicata
ai
Cairoli
.
«
Fra
i
morti
vi
era
pure
un
figlio
,
il
primo
ch
'
ella
perdette
,
di
quella
donna
,
per
cui
la
posterità
confonderà
questo
periodo
di
miserie
coi
giorni
più
gloriosi
di
Sparta
e
Roma
!
Un
figlio
dell
'
incomparabile
madre
dei
Cairoli
,
la
matrona
pavese
.
Ernesto
,
il
più
giovane
de
'
tre
,
ch
'
essa
aveva
mandati
,
cadeva
combattendo
,
rotto
il
petto
da
piombo
austriaco
,
sul
cadavere
d
'
un
tamburino
nemico
,
ch
'
egli
aveva
ucciso
di
baionetta
.
Mi
passò
per
la
mente
tutta
la
afflizione
di
quella
madre
sì
buona
,
sì
affettuosa
per
i
suoi
figli
e
per
chi
aveva
la
fortuna
di
avvicinarla
!
Il
mio
sguardo
s
'
incontrò
lo
stesso
giorno
con
lo
sguardo
del
maggior
fratello
,
Benedetto
,
valoroso
e
modesto
ufficiale
,
caro
come
tutta
quella
cara
famiglia
:
i
suoi
occhi
si
fissaron
nei
miei
,
ma
una
sola
parola
non
uscì
da
ambedue
.
Solo
io
lessi
in
quel
malinconico
sguardo
«
Mia
madre
!
»
e
pensai
io
pure
a
tutta
la
somma
di
dolori
che
si
preparavano
a
quella
generosa
!
E
quanti
altri
,
di
cui
non
conoscevo
le
madri
,
giacevano
su
quel
campo
di
strage
,
o
mutilati
o
morenti
col
desiderio
di
vedere
ancora
una
volta
la
desolata
genitrice
.
Poveri
giovani
!
o
piuttosto
felici
giovani
!
il
cui
sangue
riscattava
l
'
Italia
da
lungo
servaggio
e
per
sempre
!
«
Le
generose
donne
di
Varese
supplivano
all
'
assenza
dei
parenti
.
Donne
italiane
!
io
scrivo
commosso
,
vedete
;
e
lo
credereste
?
ho
pianto
nel
narrarvi
della
Cairoli
.
Sarà
debolezza
:
prendetela
come
volete
,
eppure
ne
ho
già
veduti
dei
campi
di
battaglia
e
feriti
e
morenti
e
cadaveri
;
e
mi
sento
ancora
,
permettetene
la
presunzione
,
non
più
forte
come
lo
ero
a
vent
'
anni
,
ma
fervido
d
'
animo
come
io
era
allora
,
ove
si
tratti
di
tempestare
per
questa
sacra
terra
!
Dio
mi
conceda
di
chiuder
gli
occhi
pronunciando
come
ultimo
accento
:
«
Essa
è
libera
tutta
!
»
(
pag
.
292
)
.
L
'
intima
costituzione
psicologica
di
un
uomo
è
come
un
brillante
dalle
cento
faccette
e
non
si
può
bene
conoscere
se
non
osservando
prima
ogni
lato
singolarmente
,
per
raccoglierne
poi
nella
nostra
mente
l
'
immagine
complessa
.
E
questa
immagine
è
tanto
più
vera
e
duratura
e
benefica
per
noi
stessi
,
per
quanto
non
rimane
nei
contorni
vaghi
e
nebulosi
di
un
'
ammirazione
feticista
e
leggendaria
,
ma
risalta
invece
dalla
conoscenza
sicura
delle
linee
precise
,
onde
natura
si
compiacque
plasmarne
la
meravigliosa
figura
.
Un
altro
dei
lati
tanto
simpatici
nella
psicologia
di
Garibaldi
è
una
specie
di
misticismo
naturale
,
che
non
si
cristallizza
nelle
forme
esterne
di
questo
o
quel
culto
religioso
,
ma
si
espande
libero
per
tutta
la
natura
vivente
e
vi
circonda
uomini
e
cose
di
una
dolce
,
e
spesso
melanconica
,
aureola
di
poesia
e
di
idealismo
,
feconda
di
morali
energie
.
Nel
cap
.
V
ecco
com
'
egli
narra
del
suo
incontro
con
Rossetti
a
Rio
Janeiro
:
«
Rossetti
,
che
non
avevo
mai
veduto
,
ma
che
avrei
distinto
in
qualunque
moltitudine
per
quell
'
attrazione
reciproca
e
benevola
della
simpatia
,
m
'
incontrò
al
Largo
do
Passo
.
Gli
occhi
nostri
s
'
incontrarono
e
non
sembrò
per
la
prima
volta
,
com
'
era
realmente
.
Ci
sorridemmo
reciprocamente
e
fummo
fratelli
per
la
vita
,
per
la
vita
inseparabili
.
Non
sarà
questa
una
delle
tante
emanazioni
di
quell
'
intelligenza
infinita
,
che
può
probabilmente
animare
lo
spazio
,
i
mondi
e
gli
insetti
che
brulicano
sulla
loro
superficie
?
Perché
devo
io
privarmi
della
voluttà
gentile
che
mi
bea
,
pensando
alla
corrispondenza
degli
affetti
materni
rientrati
nell
'
infinita
sorgente
da
dove
scaturirono
,
ed
a
quelli
del
mio
carissimo
Rossetti
?
»
(
pag
.
15
)
.
E
a
pag
.
113
,
parlando
della
terribile
sconfitta
toccata
ai
repubblicani
di
Montevideo
sulle
sponde
dell
'
Arroyo
Grande
,
mentre
egli
mandava
invano
esploratori
a
battere
il
campo
,
così
scrive
:
«
Vi
è
qualche
cosa
,
oltre
l
'
intelligenza
,
nell
'
essere
nostro
che
non
si
sa
discernere
,
non
si
sa
spiegare
,
ma
esiste
ed
i
suoi
effetti
,
benché
confusi
,
sono
un
vaticinio
,
intendasi
come
si
vuole
tale
parola
.
Un
vaticinio
che
vi
reca
contento
od
amarezza
,
forse
quella
scintilla
infinitesima
,
emanata
dall
'
Infinito
,
e
che
risiede
nella
misera
nostra
scorza
,
ma
immortale
come
l
Infinito
,
presente
oltre
il
contatto
dei
nostri
sensi
ed
oltre
la
portata
della
nostra
vista
.
«
Nulla
si
scorgeva
in
quelle
deserte
campagne
;
quel
giorno
però
aveva
alquanto
di
solenne
,
di
tetro
,
di
desolato
!
come
il
cuore
di
coloro
che
spiravano
o
languivano
sul
campo
di
battaglia
,
calpestati
dal
soldato
insolente
!
dall
'
ugne
del
destriero
vincitore
,
giubilante
per
i
patimenti
,
per
le
torture
,
per
la
morte
del
vinto
!
Gloria
!
Eroismo
!
Vittoria
!
si
chiamano
cotesti
macelli
!
Ed
inni
e
Te
Deum
si
fanno
cantare
da
alcuni
mercenari
chercuti
!
Pochissimi
infatti
furono
i
risparmiati
in
quella
terribile
pugna
ed
il
presentimento
di
un
fiero
disastro
da
noi
sentito
,
nulla
aveva
di
esagerato
»
.
È
per
questa
indefinita
e
quasi
inconscia
poesia
della
vita
,
effetto
in
massima
parte
di
speciali
condizioni
fisiologiche
,
che
varia
con
esse
(
e
perciò
ottimismo
e
pessimismo
non
sono
che
questione
di
temperamento
)
;
è
per
questa
«
gioia
della
vita
»
che
Garibaldi
sentiva
potente
nell
'
animo
anche
la
poesia
della
natura
,
in
lui
certo
rafforzata
nei
primi
anni
di
gioventù
dai
lunghi
viaggi
di
mare
,
così
favorevoli
,
per
chi
vi
è
congenitamente
disposto
,
alle
dolci
fantasie
ed
ai
sogni
delle
anime
delicate
.
Ed
è
bello
,
nelle
sue
Memorie
,
il
contrasto
,
che
egli
pone
spesso
,
senz
'
artificio
,
fra
il
terrore
delle
gesta
guerresche
e
l
'
armonia
negli
spettacoli
della
natura
:
tra
la
rabbia
degli
uomini
e
la
quiete
solenne
delle
cose
.
«
Quanto
è
bello
lo
stallone
della
Pampa
!
Le
sue
labbra
non
sentirono
giammai
il
freddo
ribrezzo
del
freno
e
la
lucidissima
schiena
,
giammai
calcata
dal
fetido
sedere
dell
'
uomo
,
brilla
allo
splendore
del
sole
quanto
un
diamante
.
La
sua
splendida
ma
non
pettinata
criniera
batte
i
fianchi
,
quando
il
superbo
,
raccogliendo
le
sparse
giumente
o
fuggendo
la
persecuzione
dell
'
uomo
,
avanza
la
velocità
del
vento
.
Il
naturale
suo
calzare
,
non
mai
imbrattato
nella
stalla
dell
'
uomo
,
è
più
lucido
dell
'
avorio
e
la
ricchissima
coda
svolazza
al
soffio
del
pampero
,
riparando
il
generoso
animale
dal
disturbo
degli
insetti
.
Vero
sultano
del
deserto
,
egli
sceglie
la
più
vaga
delle
odalische
senza
il
servile
e
schifoso
ministero
della
più
degradata
delle
creature
,
l
'
eunuco
.
«
Chi
si
farà
un
'
idea
dell
'
emozione
sentita
dal
corsaro
di
25
anni
in
mezzo
a
quella
fiera
natura
,
vista
per
la
prima
volta
!
«
Oggi
20
dicembre
1871
,
rannicchiato
al
focolare
ed
irrigidito
nelle
membra
,
io
ricordo
commosso
quelle
scene
d
'
una
vita
passata
;
in
cui
tutto
sorrideva
,
al
cospetto
del
più
stupendo
spettacolo
ch
'
io
m
'
abbia
veduto
.
Io
sono
decrepito
!
Ma
ove
saranno
quei
superbi
stalloni
,
i
tori
,
le
gazzelle
,
gli
struzzi
che
tanto
abbellivano
e
vivificavano
quelle
amenissime
colline
?
I
loro
discendenti
pascoleranno
senza
dubbio
quei
ricchissimi
fieni
,
finché
il
vapore
ed
il
ferro
giungano
ad
accrescere
la
ricchezza
del
suolo
,
ma
ad
impoverire
queste
meravigliose
scene
della
natura
!
(
pag
.
21
)
.
«
Noi
percorrevamo
amenissime
colline
,
circa
a
due
miglia
dalle
sponde
del
Dayman
.
Eravi
l
'
erba
sporgente
appena
,
verdissima
,
dalla
superficie
del
terreno
,
ondulato
come
l
'
Oceano
in
tutta
la
sua
pacifica
maestà
,
quando
non
è
sconvolto
dalle
tempeste
.
Una
sola
pianta
,
un
arbusto
solo
non
presentava
ostacolo
in
quei
bellissimi
campi
.
Sarebbe
stato
un
sito
ameno
per
un
banchetto
,
ma
in
quel
giorno
lo
fu
di
strage
»
(
pag
.
172
)
.
Descrivendo
quella
miracolosa
fuga
nella
Romagna
,
dove
morì
di
stenti
la
sua
eroica
Anita
,
Garibaldi
narra
di
sé
e
dei
compagni
fuggenti
invano
nell
'
Adriatico
ai
soldati
austriaci
.
«
Noi
seguimmo
tutto
quel
resto
della
giornata
la
costa
italiana
,
ad
una
certa
distanza
,
con
vento
favorevole
.
La
notte
pure
si
presentò
bellissima
.
Era
plenilunio
ed
io
vidi
alzare
con
un
senso
dispiacevole
la
compagna
dei
naviganti
,
ch
'
io
aveva
contemplata
tante
volte
col
culto
di
un
adoratore
!
Bella
come
non
l
'
aveva
veduta
mai
,
ma
per
noi
sventuratamente
troppo
bella
!
E
la
luna
ci
fu
fatale
in
quella
notte
!
»
(
pag
.
249
)
.
Ed
in
lui
questa
poesia
delle
cose
non
è
sterile
romanticismo
ma
è
forte
senso
della
vita
mondiale
,
che
abbraccia
pur
sempre
l
'
umanità
,
a
cui
egli
dedicò
l
'
esistenza
.
Garibaldi
ama
i
monti
,
perché
«
non
sono
i
monti
l
'
albergo
,
il
santuario
della
libertà
dei
popoli
?
Gli
Americani
,
gli
Svizzeri
,
i
Greci
tennero
i
monti
quando
furono
soverchiati
dalle
ordinate
coorti
dei
dominatori
»
(
pag
.
332
)
.
Ma
dove
questo
connubio
felice
della
poesia
della
natura
col
sentimento
umanitario
si
mostra
più
eloquente
è
nella
descrizione
dell
'
imbarco
dei
Mille
.
«
O
notte
del
5
maggio
,
rischiarata
dal
fuoco
di
mille
luminari
con
cui
l
'
Onnipotente
adornò
lo
spazio
,
l
Infinito
!
Bella
,
tranquilla
solenne
,
di
quella
solennità
che
fa
palpitare
le
anime
generose
che
si
lanciano
all
'
emancipazione
degli
schiavi
.
«
Tali
erano
i
Mille
.
«
Adunati
sulle
spiagge
dell
'
orientale
Liguria
,
raccolti
in
gruppi
,
cupi
,
penetrati
della
grande
impresa
,
ma
fieri
d
'
esservi
caduti
in
sorte
,
succedan
pure
i
disagi
e
il
martirio
.
«
Bella
la
notte
del
gran
concetto
.
Tu
rumoreggiavi
nelle
fila
di
quei
superbi
,
con
quell
'
armonia
indefinita
,
sublime
,
con
cui
gli
eletti
sono
beati
contemplando
nello
spazio
interminato
l
'
Infinito
!
Io
l
'
ho
sentita
quell
'
armonia
in
tutte
le
notti
che
si
somigliano
alla
notte
di
Quarto
,
di
Reggio
,
di
Palermo
,
del
Volturno
.
E
chi
dubita
della
vittoria
quando
portati
sulle
ali
del
dovere
e
della
coscienza
,
si
è
sospinti
ad
affrontare
i
pericoli
,
la
morte
come
il
bacio
delizioso
della
tua
donna
?
»
(
pag
.
338
)
.
Così
dal
letto
di
morte
,
Garibaldi
vedendo
due
capinere
sul
balcone
della
finestra
,
onde
egli
dà
l
'
ultimo
saluto
all
'
infinito
del
mare
e
del
cielo
,
le
indica
ai
presenti
come
le
anime
delle
sue
bambine
,
sepolte
a
Caprera
!
Eterna
fiamma
di
poesia
,
che
nel
cuore
dell
'
eroe
,
ribellandosi
alla
legge
comune
della
decadenza
senile
,
per
cui
molti
muoiono
assai
prima
dell
'
ultimo
sospiro
,
si
spense
solo
coll
'
acquetarsi
dell
'
ultimo
battito
.
Ed
ecco
perché
una
nota
di
dolce
tristezza
,
che
spesso
ritorna
in
queste
Memorie
,
è
il
pensiero
delle
sepolture
.
Mortalmente
ferito
sopra
un
barcone
,
navigando
nel
Plata
,
egli
vide
«
la
salma
di
Fiorentino
(
un
suo
compagno
ucciso
dai
nemici
)
sepolta
nelle
onde
,
destino
solito
dei
marinari
e
con
le
cerimonie
solite
in
simili
circostanze
,
cioè
un
saluto
affettuoso
dei
suoi
concittadini
.
«
Assicuro
per
parte
mia
che
tal
genere
d
'
inumazione
non
mi
piacque
,
e
siccome
la
stessa
sorte
mi
aspettava
probabilmente
fra
poco
,
senza
potermi
opporre
al
sistema
di
sepoltura
del
mio
compagno
,
mi
contentai
di
chiamare
il
mio
carissimo
Luigi
Carniglia
per
trattenerlo
all
'
uopo
.
Fra
i
periodi
rettorici
dell
'
inchiesta
mia
,
naturalmente
breve
,
all
'
incomparabile
amico
,
io
recitava
a
lui
i
bei
versi
di
Ugo
Foscolo
;
«
Un
sasso
!
che
distingua
le
mie
dalle
infinite
ossa
che
in
terra
e
in
mar
semina
morte
!
»
«
Ed
il
mio
caro
piangeva
,
promettendomi
di
non
seppellirmi
nelle
onde
.
Chi
sa
se
lui
stesso
avrebbe
potuto
mantenere
la
promessa
ed
il
mio
cadavere
avria
sfamato
alcuni
lupi
marini
o
qualche
iakaré
dell
'
immenso
Plata
»
(
pag
.
28
)
.
E
per
tutte
queste
Memorie
,
quando
narra
la
morte
di
un
amico
,
di
un
commilitone
sui
campi
di
battaglia
,
sempre
egli
deplora
che
un
sasso
non
ne
ricordi
il
nome
ai
venturi
.
E
così
dello
stesso
Carniglia
egli
esclama
:
«
O
Luigi
!
le
tue
ossa
,
sparse
negli
abissi
dell
'
oceano
,
meritavano
un
monumento
ove
il
proscritto
riconoscente
potesse
un
giorno
ricambiarti
di
una
lagrima
sulla
sacra
terra
italiana
!
»
(
pag
.
29
)
.
Dopo
la
battaglia
di
Sant
'
Antonio
,
«
siccome
straordinario
era
stato
il
combattimento
,
solenne
mi
sembrò
dovesse
essere
l
'
inumazione
dei
cadaveri
.
Mi
ricordai
allora
d
'
aver
veduto
i
tumuli
dei
campi
di
battaglia
nell
'
Oriente
e
sulla
collina
che
domina
il
Salto
,
già
stata
teatro
di
pugne
gloriose
,
si
scavò
una
fossa
per
tutte
le
salme
indistintamente
,
quindi
una
cestella
di
terra
per
ogni
individuo
coperse
le
reliquie
di
amici
e
nemici
e
s
'
innalzò
il
tumulo
che
ognor
si
scerne
,
signoreggiato
da
una
croce
,
sulla
quale
leggonsi
le
seguenti
parole
:
Legione
Italiana
Marina
e
cavalleria
orientale
8
febbraio
1846
»
(
pag
.
167
)
.
In
altra
occasione
,
alla
Laguna
,
«
seguitando
il
nemico
a
fulminarci
con
le
sue
artiglierie
,
io
,
quasi
solo
,
dovetti
incendiare
la
piccola
nostra
flottiglia
.
Ebbi
pure
a
sopportare
il
doloroso
spettacolo
dell
'
incendio
de
'
cadaveri
dei
miei
fratelli
d
'
armi
,
impossibilitato
di
dar
loro
altro
genere
di
sepoltura
e
far
loro
gli
onori
che
meritavano
»
(
pag
.
64
)
.
Il
racconto
della
battaglia
del
Volturno
comincia
così
:
«
Da
Annibale
,
vincitore
delle
superbe
legioni
,
ai
giorni
nostri
quelle
campagne
non
avevan
certo
veduto
più
fiero
conflitto
ed
il
bifolco
,
passando
l
'
aratro
su
quelle
zolle
ubertose
,
urterà
,
per
molto
tempo
ancora
,
nei
teschi
dalla
rabbia
umana
seminati
»
(
pag
.
387
)
.
Poesia
della
morte
,
che
a
lui
dettava
il
desiderio
insoddisfatto
,
che
la
sua
salma
fosse
consumata
dalle
fiamme
di
un
verde
rogo
della
sua
Caprera
al
cospetto
del
cielo
e
del
mare
.
E
i
soli
libri
che
si
trovarono
al
suo
letto
di
morte
sono
I
Sepolcri
di
Foscolo
e
l
'
albo
dei
Mille
.
Ma
il
lato
che
più
risplende
di
questa
gentilezza
di
sentimento
in
Garibaldi
è
l
'
attrazione
per
la
donna
;
dalla
passione
ardente
,
entusiastica
per
la
sua
Anita
,
alla
simpatia
rispettosa
per
Dona
Manuelita
de
Saenz
,
l
'
amica
di
Bolivar
«
il
grande
liberatore
dell
'
America
Centrale
,
»
condannata
al
letto
da
molti
anni
;
dalla
venerazione
soave
per
la
madre
,
all
'
omaggio
cavalleresco
per
la
bellezza
delle
tre
donzelle
nella
estancia
di
Dona
Ana
;
dalla
forte
,
gioconda
espansione
erotica
,
che
è
una
nota
differenziale
tra
gli
uomini
d
'
azione
e
gli
uomini
del
pensiero
,
alla
idealizzazione
più
alta
della
donna
amata
.
Nelle
manifestazioni
dei
sentimenti
,
degli
affetti
,
delle
passioni
,
che
sono
l
'
oggetto
di
questo
saggio
psicologico
,
l
'
attrazione
per
la
donna
occupa
lo
stesso
grado
prevalente
,
per
la
frequenza
e
varietà
delle
prove
,
che
nelle
manifestazioni
delle
sue
idee
tiene
lo
anticlericalismo
.
Già
due
allusioni
fugaci
,
forse
inconsciamente
sfuggite
alla
sua
penna
,
lasciano
intravvedere
questa
potenza
che
l
'
amore
ebbe
sopra
Garibaldi
,
com
'
esso
del
resto
ha
su
tutti
gli
uomini
del
suo
tipo
psicologico
,
da
Gesù
in
poi
.
Ricordando
con
giovanile
entusiasmo
la
nave
Costanza
,
«
su
cui
doveva
solcare
il
Mediterraneo
,
quindi
il
Mar
Nero
,
per
la
prima
volta
»
egli
esclama
:
«
Gli
ampi
tuoi
fianchi
,
la
snella
tua
alberatura
,
la
spaziosa
tua
tolda
e
fino
il
tuo
pettoruto
busto
di
donna
,
rimarranno
impressi
sempre
nella
mia
immaginazione
»
(
pag
.
9
)
.
Ed
ecco
qual
'
è
la
pittoresca
descrizione
,
ch
'
egli
fa
dell
'
uomo
e
della
donna
,
che
più
sembrano
avere
le
sue
simpatie
:
«
Il
matrero
è
il
vero
tipo
dell
'
uomo
indipendente
:
e
perché
dovrà
egli
vivere
tra
una
società
corrotta
,
nella
dipendenza
di
un
prete
che
l
inganna
e
d
'
un
tiranno
che
gavazza
nel
lusso
e
nelle
gozzoviglie
,
col
frutto
delle
sue
fatiche
,
quando
può
sussistere
nei
campi
vergini
e
sterminati
di
un
nuovo
mondo
,
libero
come
l
'
aquila
ed
il
leone
,
riposando
la
chiomata
sua
testa
in
grembo
alla
donna
del
suo
cuore
,
quando
stanco
o
volando
col
selvaggio
suo
destriero
nelle
pampas
immense
in
cerca
d
'
uno
squisito
alimento
per
lui
e
per
la
sua
cara
?
»
«
Il
matrero
ha
un
'
amante
,
da
cui
è
generalmente
adorato
e
che
divide
i
suoi
disagi
,
i
suoi
pericoli
,
con
egual
coraggio
.
Oh
!
la
donna
!
che
essere
straordinario
!
Essa
più
perfetta
dell
'
uomo
,
è
pure
d
'
indole
più
avventurosa
,
più
cavalleresca
di
lui
!
ma
l
'
educazione
servile
a
cui
è
dannata
,
fa
sì
che
meno
frequenti
ne
siano
gli
esempi
»
(
pag
.
139
)
.
Ed
anche
altrove
dice
«
la
donna
,
la
più
perfetta
delle
creature
,
checché
ne
presumano
gli
uomini
»
(
pag
.
13
)
.
«
Una
donna
!
sì
una
donna
!
giacché
sempre
la
considerai
la
più
perfetta
delle
creature
;
e
,
checché
ne
dicano
,
infinitamente
più
facile
di
trovare
un
cuore
amante
fra
esse
»
(
pag
.
55
)
.
E
le
donne
d
'
Italia
egli
spesso
ricorda
,
per
il
loro
patriottismo
,
perché
molte
volte
,
come
narra
delle
Lombarde
,
«
le
donne
,
le
vergini
,
lasciando
da
parte
il
naturale
ritegno
,
si
lanciavano
al
collo
dei
rozzi
militi
con
effervescenza
febbrile
.
Non
eran
però
tutti
rozzi
i
miei
compagni
,
perché
molti
appartenevano
a
distinte
famiglie
»
(
pag
.
285
)
.
Al
ritorno
da
Lugano
de
'
Legionari
italiani
,
dopo
l
'
armistizio
di
Salasco
,
«
scorgevansi
ovunque
quelle
bellissime
nostre
donne
sporgenti
dai
balconi
delle
case
,
con
quei
volti
graziosissimi
,
così
animati
come
se
avessero
voluto
volare
per
raggiungere
i
prodi
,
che
non
disperavano
di
strappare
agli
oppressori
i
loro
focolari
»
(
pag
.
198
)
.
E
poi
,
ritornato
in
Lombardia
coi
Cacciatori
delle
Alpi
,
celebra
l
'
amor
patrio
delle
«
generose
donne
di
Varese
»
e
si
rivolge
alle
donne
italiane
,
parlando
della
Cairoli
,
come
più
sopra
è
riferito
;
e
più
innanzi
celebra
le
donne
Palermitane
,
che
«
furono
sublimi
di
patriottico
slancio
,
animando
i
Mille
coi
plausi
,
coi
gesti
,
cogli
evviva
»
(
pag
.
359
)
.
E
quando
egli
rivolge
il
pensiero
commosso
ai
suoi
volontari
,
caduti
per
l
'
Italia
,
manda
loro
questo
saluto
:
«
le
donne
delle
venture
generazioni
italiane
insegneranno
ai
loro
bimbi
le
vostre
gesta
gloriose
ed
a
benedire
i
santi
vostri
nomi
»
(
pag
.
297
)
.
In
queste
Memorie
sono
pure
personalmente
ricordate
parecchie
donne
o
per
la
pietà
dimostrata
verso
i
combattenti
,
come
«
la
signora
Alleman
,
angelo
virtuoso
di
bontà
,
che
calpestò
il
timore
,
che
tutti
aveva
invaso
e
venne
in
soccorso
del
torturato
!
(
prigioniero
di
Millan
)
.
Io
di
nulla
mancai
nella
mia
prigione
,
grazie
alla
incomparabile
mia
benefattrice
»
(
pag
.
33
)
.
E
la
signora
Luigia
Sauvaigo
di
Nizza
,
«
madre
modello
delle
madri
»
(
pag
.
13
)
e
la
signora
Laura
Mantegazza
,
la
quale
«
quando
non
erano
ancor
terminate
le
fucilate
,
apparve
in
una
barca
,
traversando
il
lago
(
di
Como
)
,
raccolse
indistintamente
tutti
i
feriti
,
che
condusse
e
curò
in
casa
sua
.
Sia
essa
benedetta
da
tutti
»
(
pag
.
200
)
.
E
non
mancano
gli
omaggi
amorosi
,
per
esempio
,
quando
,
direttosi
per
caso
ad
un
'
abitazione
isolata
,
trovò
«
in
quel
deserto
del
territorio
orientale
la
moglie
di
un
uomo
forse
semi
-
selvaggio
,
che
era
una
bella
giovane
,
con
regolare
educazione
e
poetessa
.
Nell
'
età
mia
certo
si
compiace
uno
a
trovare
della
poesia
ovunque
e
si
crederebbe
la
circostanza
narrata
un
parto
della
fantasia
,
anziché
realtà
.
Dopo
d
'
avermi
presentato
le
poesie
di
Quintana
,
ciò
che
servì
di
materia
a
conversazione
,
la
graziosa
mia
ospite
volle
recitarmi
alcune
composizioni
sue
e
confesso
ne
fui
ammirato
!
»
(
pag
.
24
)
.
Poi
una
delle
tre
figlie
di
Dona
Ana
,
«
Manuela
,
signoreggiava
assolutamente
l
'
anima
mia
.
Io
mai
cessai
d
'
amarla
benché
senza
speranza
,
essendo
essa
fidanzata
ad
un
figlio
del
presidente
.
Io
adoravo
il
bello
ideale
in
quell
'
angelica
creatura
e
nulla
aveva
di
profano
l
'
amor
mio
.
In
occasione
d
'
un
combattimento
,
ov
'
io
ero
stato
creduto
morto
,
conobbi
non
esser
io
indifferente
a
quell
'
angelica
creatura
e
ciò
bastò
a
consolarmi
dell
'
impossibilità
di
possederla
.
D
'
altronde
bellissime
sono
le
Riograndesi
in
generale
,
come
bella
la
popolazione
.
Non
indifferenti
erano
pure
le
schiave
di
colore
,
che
si
trovavano
in
quei
compitissimi
stabilimenti
»
(
pag
.
40
)
.
E
perfino
alle
sue
imprese
di
guerra
s
'
intrecciò
l
'
amore
.
«
Chi
mi
aveva
informato
di
tutto
questo
era
stata
una
coraggiosa
ed
avvenente
fanciulla
,
che
mi
comparve
in
un
legno
,
sulla
strada
da
Rubarolo
a
Varese
,
come
una
visione
,
mentre
io
marciavo
colla
brigata
su
quella
città
per
attaccarvi
Urban
.
Quella
bella
fanciulla
era
partita
da
Como
per
annunciarmi
lo
stato
deplorevole
in
cui
la
città
si
trovava
e
sollecitare
quindi
il
mio
ritorno
»
(
pag
.
301
)
.
Ma
gli
episodi
,
che
in
queste
Memorie
,
dove
non
sono
narrate
le
private
vicende
di
famiglia
,
attestano
come
ardente
fosse
l
'
attrazione
di
Garibaldi
per
la
donna
,
sono
gli
accenni
sparsi
qua
e
là
sulla
eroica
Anita
.
In
un
capitolo
,
dal
titolo
«
Innamorato
,
»
egli
narra
il
primo
incontro
;
ma
poi
non
vi
sono
che
,
di
tanto
in
tanto
,
dei
ricordi
isolati
sulle
gesta
di
Anita
,
fino
alla
sua
morte
durante
la
fuga
,
in
Romagna
.
Raccogliamo
questi
ricordi
,
per
vedere
quanto
nobili
e
focosi
,
delicati
e
profondi
fossero
i
palpiti
di
Garibaldi
per
la
donna
del
suo
cuore
,
che
la
leggenda
popolare
ricorda
amazzone
imperterrita
,
sfidante
a
fianco
del
suo
eroe
i
pericoli
delle
sante
battaglie
per
la
libertà
della
Patria
!
A
pag
.
45
,
alludendo
alla
signorina
Manuela
,
che
ho
già
rammentata
,
egli
scrive
:
«
Noi
intanto
celebravamo
la
nostra
vittoria
contro
l
Impero
del
Brasile
,
godendo
d
'
esser
salvi
da
una
tempesta
di
non
poco
momento
.
Alla
estancia
di
donna
Antonia
,
una
vergine
,
a
12
miglia
di
distanza
,
chiedeva
delle
mie
nuove
con
molto
interesse
ed
io
n
'
ero
ben
felice
.
«
Sì
!
bellissima
figlia
del
Continente
(
provincia
del
Rio
Grande
)
io
ero
felice
di
appartenerti
,
comunque
fosse
!
Tu
destinata
a
donna
di
un
altro
!
a
me
serbava
la
sorte
altra
Brasiliana
,
unica
per
me
al
mondo
,
ch
'
io
piango
oggi
e
che
piangerò
tutta
la
vita
!
Quella
pure
mi
conobbe
nella
sventura
,
naufragò
!
e
più
che
del
mio
merito
,
forse
della
sventura
s
'
invaghì
e
la
sventura
me
la
consacrò
per
sempre
!
»
Incaricato
dal
generale
Canabarro
di
«
uscire
dalla
Laguna
con
tre
legni
armati
per
assaltare
la
bandiera
imperiale
nelle
coste
del
Brasile
»
,
Garibaldi
si
accinse
all
'
opera
.
«
In
questo
periodo
di
tempo
ebbe
luogo
uno
dei
fatti
primordiali
della
mia
vita
.
«
Io
giammai
avevo
pensato
al
matrimonio
e
me
ne
credevo
inadeguato
per
troppa
indipendenza
d
'
indole
e
propensione
a
carriera
avventurosa
.
Aver
una
donna
,
dei
figli
,
sembravami
cosa
interamente
disdicevole
a
chi
s
'
era
consacrato
assolutamente
ad
un
principio
,
che
per
quanto
eccellente
,
non
mi
avrebbe
permesso
,
propugnandolo
col
fervore
di
cui
mi
sentivo
capace
,
la
quiete
e
stabilità
necessarie
ad
un
padre
di
famiglia
.
Il
destino
decise
in
altro
modo
.
Colla
perdita
di
Luigi
,
Edoardo
e
degli
altri
miei
conterranei
ero
rimasto
in
un
desolato
isolamento
;
sembravami
esser
solo
nel
mondo
.
Nessuno
più
scorgevo
di
tanti
amici
che
quasi
mi
tenevan
luogo
di
patria
,
in
quelle
lontane
regioni
.
Nessuna
intimità
coi
miei
nuovi
compagni
che
appena
conoscevo
e
non
un
amico
di
cui
ho
sempre
sentito
il
bisogno
nella
mia
vita
....
«
Io
passeggiavo
sul
cassero
della
Itaparica
ravvolgendomi
nei
miei
tetri
pensieri
e
dopo
ragionamenti
d
'
ogni
specie
conchiusi
finalmente
di
cercarmi
una
donna
,
per
trarmi
da
una
noiosa
e
insopportabile
condizione
.
«
Gettai
a
caso
lo
sguardo
verso
le
abitazioni
della
Barra
(
collina
all
'
entrata
della
Laguna
)
.
Là
coll
'
aiuto
del
canocchiale
che
abitualmente
tenevo
alla
mano
,
scopersi
una
giovane
,
ordinai
mi
trasportassero
in
terra
nella
direzione
di
lei
.
Sbarcai
ed
avviandomi
verso
la
casa
ove
dovea
trovarsi
l
'
oggetto
del
mio
viaggio
,
non
mi
era
possibile
rinvenirlo
,
quando
m
'
incontrai
con
un
individuo
del
luogo
,
che
avevo
conosciuto
ai
primi
momenti
dell
'
arrivo
nostro
.
Egli
invitommi
a
prender
caffè
nella
di
lui
casa
;
entrammo
e
la
prima
persona
che
si
affacciò
al
mio
sguardo
,
era
quella
il
di
cui
aspetto
mi
aveva
fatto
sbarcare
.
Era
Anita
!
la
madre
dei
miei
figli
!
La
compagna
della
mia
vita
,
nella
buona
e
cattiva
fortuna
!
La
donna
il
di
cui
coraggio
io
mi
sono
desiderato
tante
volte
!
Restammo
entrambi
estatici
e
silenziosi
,
guardandoci
reciprocamente
,
come
due
persone
che
non
si
vedono
per
la
prima
volta
e
che
cercano
nei
lineamenti
l
uno
dell
'
altro
qualche
cosa
che
agevoli
una
reminiscenza
.
«
La
salutai
finalmente
,
e
le
dissi
:
Tu
devi
esser
mia
.
Parlava
poco
il
portoghese
ed
articolai
le
proterve
parole
in
italiano
.
Comunque
,
io
fui
magnetico
nella
mia
insolenza
.
Aveva
stretto
un
nodo
,
sancito
una
sentenza
,
che
la
sola
morte
poteva
infrangere
!
Io
avevo
incontrato
un
proibito
tesoro
,
ma
pure
un
tesoro
di
gran
prezzo
!
!
!
«
Se
vi
fu
colpa
io
l
'
ebbi
intiera
!
E
...
vi
fu
colpa
!
Sì
...
si
rannodavano
due
cuori
con
amore
immenso
e
s
'
infrangeva
l
'
esistenza
di
un
innocente
!
Essa
è
morta
!
Io
infelice
!
E
lui
vendicato
...
Sì
!
vendicato
!
Io
conobbi
il
gran
male
che
feci
,
il
dì
in
cui
,
sperando
ancora
di
riaverla
in
vita
,
io
stringeva
il
polso
di
un
cadavere
,
e
piangeva
il
pianto
della
disperazione
.
Io
errai
grandemente
ed
errai
solo
!
»
(
pag
.
55-56
)
.
Dopo
questo
racconto
,
improntato
alla
più
spontanea
sincerità
,
la
narrazione
delle
vicende
di
guerra
,
per
poco
interrotta
,
riprende
il
sopravvento
,
e
nel
turbinoso
incalzarsi
degli
eventi
,
la
figura
di
Anita
compare
soltanto
di
quando
in
quando
,
per
qualche
accenno
fugace
,
illuminata
sempre
dal
grande
amore
e
dall
'
ammirazione
del
suo
Garibaldi
.
Poco
dopo
,
nel
combattimento
navale
del
Rio
Pardo
,
comandato
da
Garibaldi
contro
le
navi
brasiliane
,
«
la
tolda
nostra
era
coperta
di
cadaveri
e
di
mutilati
,
crivellati
i
fianchi
del
Rio
Pardo
.
Si
era
decisi
di
pugnare
fino
alla
morte
,
e
tal
decisione
era
corroborata
dall
'
aspetto
imponente
dell
'
amazzone
brasiliana
Anita
!
che
non
solo
non
volle
sbarcare
,
ma
prese
parte
gloriosa
all
'
arduo
conflitto
»
(
pag
.
59
)
.
In
altra
pugna
navale
contro
gli
imperiali
«
io
scesi
la
montagna
e
fui
celeremente
al
mio
posto
a
bordo
del
Rio
Pardo
,
e
giunsi
che
già
l
'
incomparabile
mia
Anita
,
con
la
solita
intrepidezza
,
aveva
sparato
la
prima
cannonata
,
puntata
da
lei
stessa
,
ed
animando
con
la
voce
le
ciurme
sbigottite
.
»
Essendo
di
troppo
superiori
le
forze
nemiche
,
Garibaldi
chiese
rinforzo
al
generale
Canabarro
,
ma
«
ebbi
in
risposta
di
dar
fuoco
ai
legni
nostri
e
ritirarmi
con
la
gente
in
terra
.
In
tale
missione
avevo
mandato
Anita
,
ingiungendole
di
non
tornare
a
bordo
;
ma
essa
non
mandò
,
tornò
con
la
risposta
;
e
veramente
io
dovetti
all
'
ammirabile
sangue
freddo
della
giovine
eroina
di
poter
salvare
le
munizioni
da
guerra
»
(
pag
.
64
)
.
E
la
presenza
della
sua
compagna
non
solo
gli
raddoppia
l
'
entusiasmo
di
guerra
,
ma
gli
fa
bella
la
vita
stessa
di
privazioni
e
attraenti
i
pericoli
.
«
Tra
le
peripezie
non
poche
della
mia
vita
procellosa
,
io
non
ho
mancato
d
'
avere
bei
momenti
,
e
tale
era
quello
in
cui
,
alla
testa
di
pochi
uomini
,
avanzo
di
molte
pugne
(
contro
i
brasiliani
)
,
e
che
giustamente
avevano
meritato
il
titolo
di
valorosi
,
io
marciava
a
cavallo
con
accanto
la
donna
del
mio
cuore
,
degna
della
universale
ammirazione
...
E
che
m
'
importava
il
non
aver
altre
vesti
che
quelle
che
mi
coprivano
il
corpo
e
di
servire
una
povera
Repubblica
che
a
nessuno
poteva
dare
un
soldo
?
...
La
mia
Anita
era
il
mio
tesoro
,
non
men
fervida
di
me
per
la
sacrosanta
causa
dei
popoli
e
per
una
vita
avventurosa
.
Essa
si
era
figurata
le
battaglie
come
un
trastullo
e
i
disagi
della
vita
del
campo
come
un
passatempo
.
»
Ma
ben
presto
all
'
eroina
delle
battaglie
succede
la
madre
.
«
In
quel
tempo
(
16
settembre
1840
)
la
mia
Anita
ebbe
il
suo
primo
nato
,
Menotti
,
la
cui
esistenza
era
un
vero
miracolo
,
poiché
nel
decorso
della
gravidanza
la
coraggiosissima
donna
avea
assistito
a
molte
pugne
,
sopportato
molte
privazioni
e
disagi
ed
una
caduta
da
cavallo
,
per
cui
il
bambino
nacque
con
un
'
ammaccatura
nella
testa
.
Anita
partorì
in
casa
d
'
un
abitante
di
quelle
campagne
,
nelle
vicinanze
di
un
piccolo
villaggio
chiamato
Mustarda
ed
ebbe
tutte
le
cure
immaginabili
da
codesta
generosissima
famiglia
per
nome
Costa
.
Io
sarò
riconoscente
a
quella
buona
gente
tutta
la
vita
.
Ma
alla
mia
povera
Anita
,
dodici
giorni
dopo
il
parto
,
toccò
di
fuggire
,
col
suo
pargolo
sul
davanti
della
sella
,
affrontando
tempi
tempestosi
...
Anita
abbrividiva
all
'
idea
di
perdere
il
nostro
Menotti
,
che
salvammo
per
un
miracolo
!
Nel
più
arduo
della
strada
ed
al
passo
de
'
torrenti
io
portava
il
mio
caro
figlio
di
tre
mesi
in
un
fazzoletto
a
tracolla
,
procurando
di
riscaldarmelo
al
seno
e
coll
'
alito
.
Siccome
si
procedeva
avanti
senza
trovar
mai
la
fine
della
piccada
,
io
rimasi
nella
selva
coi
due
muli
e
mandai
Anita
col
mio
assistente
ed
il
bambino
,
acciocché
alternando
i
due
cavalli
che
ci
rimanevano
,
essa
procurasse
di
uscire
al
chiaro
,
cioè
fuori
della
foresta
,
ove
trovare
alcuni
alimenti
per
sé
e
per
il
pargoletto
.
I
due
cavalli
che
alternativamente
portavano
Anita
,
ed
il
coraggio
sublime
di
quella
valorosa
mia
compagna
salvaronmi
ciò
che
di
più
caro
io
aveva
nella
vita
.
Essa
giunse
fuori
della
piccada
e
per
fortuna
,
vi
trovò
alcuni
de
'
miei
militi
con
un
fuoco
acceso
.
I
miei
compagni
,
a
cui
era
riuscito
d
'
asciugare
alcuni
cenci
,
presero
il
bambino
che
tutti
amavano
,
l
'
involsero
,
lo
riscaldarono
e
lo
tornarono
in
vita
,
quando
la
povera
madre
già
poco
sperava
di
quella
tenera
esistenza
»
(
pag
.
87-88-91-92
)
.
È
a
Nizza
,
dopo
queste
disastrose
peripezie
,
che
noi
ritroviamo
fatto
ricordo
di
Anita
.
Appena
ritornato
in
Italia
,
la
prima
volta
,
Garibaldi
corre
alla
sua
casa
:
«
Anita
mia
ed
i
miei
bimbi
,
partiti
d
'
America
alcuni
mesi
prima
,
erano
lì
riuniti
alla
vecchia
mia
genitrice
ch
'
io
idolatravo
e
che
non
vedevo
da
quattordici
anni
»
(
pag
.
188
)
.
E
più
non
ricompare
la
simpatica
figura
se
non
nella
miracolosa
ritirata
,
dopo
la
caduta
della
Repubblica
di
Roma
:
e
ricompare
per
l
'
ultima
volta
,
perché
furono
quelli
gli
ultimi
travagliati
momenti
di
sua
vita
.
Essa
più
debole
,
perché
in
istato
di
gravidanza
,
soggiacque
agli
stenti
,
alle
paure
,
alla
sete
...
«
La
mia
buona
Anita
,
ad
onta
delle
mie
raccomandazioni
per
farla
rimanere
aveva
deciso
d
'
accompagnarmi
.
L
'
osservazione
che
io
avrei
da
affrontare
una
vita
tremenda
di
disagi
,
di
privazioni
e
di
pericoli
frammezzo
a
tanti
nemici
,
era
stata
piuttosto
di
stimolo
alla
coraggiosa
donna
ed
invano
feci
osservare
ad
essa
il
trovarsi
in
istato
di
gravidanza
»
(
pag
.
240
)
.
Arrivati
nella
ospitale
Repubblica
di
S
.
Marino
«
un
carissimo
e
ben
doloroso
impaccio
era
la
mia
Anita
,
avanzata
in
gravidanza
ed
inferma
;
io
la
supplicavo
di
rimanere
in
quella
terra
di
rifugio
,
ove
un
asilo
almeno
per
lei
poteva
credersi
assicurato
e
dove
gli
abitanti
ci
avevano
mostrato
molta
amorevolezza
.
Invano
!
quel
cuore
virile
e
generoso
si
sdegnava
a
qualunque
delle
mie
ammonizioni
su
tale
assunto
e
m
'
imponeva
silenzio
colle
parole
:
«
Tu
vuoi
lasciarmi
.
»
Io
determinai
di
uscire
da
S
.
Marino
verso
la
metà
della
notte
e
di
guadagnare
qualche
porto
nell
'
Adriatico
,
ove
potersi
imbarcare
per
Venezia
»
(
pag
.
246
)
.
«
Il
giorno
era
già
avanzato
quando
salpammo
(
in
alcuni
barconi
)
da
Cesenatico
.
S
'
io
non
fossi
stato
addolorato
dalla
situazione
della
mia
Anita
,
che
trovavasi
in
uno
stato
deplorabile
,
soffrendo
immensamente
,
avrei
potuto
dire
che
superate
tante
difficoltà
e
sulla
via
di
salvazione
,
la
condizione
nostra
poteva
chiamarsi
fortunata
,
ma
i
patimenti
della
mia
cara
compagna
erano
troppo
forti
e
più
forte
era
tuttora
il
mio
rammarico
di
non
poter
sollevarla
....
Delle
mancanze
di
viveri
la
principale
era
l
'
acqua
e
la
mia
sofferente
donna
aveva
una
sete
divorante
,
indizio
non
dubbio
dell
'
interno
suo
male
!
»
(
pag
.
248
)
.
Costretti
a
ritornare
a
terra
,
perché
scoperti
per
il
plenilunio
e
cannoneggiati
da
una
nave
austriaca
,
Ugo
Bassi
e
Ciceruacchio
coi
due
figli
e
sei
altri
compagni
vanno
in
cerca
di
rifugio
e
invece
sono
presi
e
fucilati
,
nove
subito
e
Ugo
Bassi
poi
a
Bologna
.
«
Io
rimasi
nella
vicinanza
del
mare
in
un
campo
di
melica
colla
mia
Anita
e
col
tenente
Leggiero
,
indivisibile
mio
compagno
...
Le
ultime
parole
della
donna
del
mio
cuore
erano
state
per
i
suoi
figli
,
ch
'
essa
presentì
di
non
più
rivedere
!
»
(
pag
.
251
)
.
Il
tenente
Leggiero
s
'
avanzò
nell
'
interno
per
scoprir
case
e
trovò
il
colonnello
Nino
Bonnet
,
domiciliato
e
possidente
in
quei
dintorni
«
uno
dei
miei
più
distinti
ufficiali
,
ferito
a
Roma
nell
'
assedio
»
dice
Garibaldi
e
prosegue
:
«
Coraggioso
ed
intelligente
il
Bonnet
,
con
gran
pericolo
di
sé
stesso
,
cercò
e
trovò
chi
cercava
.
Una
volta
trovato
un
tale
ausiliario
io
mi
rimisi
intieramente
all
'
arbitrio
suo
e
ciò
fu
naturalmente
la
salvezza
nostra
.
Egli
propose
subito
di
appressarsi
ad
una
casipola
,
che
si
trovava
nelle
vicinanze
per
trovarvi
qualche
ristoro
all
'
infelice
mia
compagna
.
Ci
avvicinammo
sostenendo
Anita
in
due
ed
a
stento
giungemmo
a
quella
casa
di
povera
gente
,
ove
trovammo
acqua
,
necessità
prima
della
soffrente
e
non
so
che
altro
...
Di
lì
traversammo
parte
delle
valli
di
Comacchio
ed
avvicinammo
la
Mandriola
,
ove
si
doveva
trovare
un
medico
.
Giungemmo
alla
Mandriola
e
stava
Anita
coricata
su
d
'
un
materazzo
nel
barroccio
che
l
'
avea
condotta
.
Dissi
allora
al
dottor
Zannini
,
giunto
pure
in
quel
momento
:
«
Guardate
di
salvare
questa
donna
.
»
Il
dottore
a
me
:
«
Procuriamo
di
trasportarla
in
letto
.
»
Noi
quattro
allora
prendemmo
ognuno
un
angolo
del
materazzo
e
la
trasportammo
nel
letto
d
'
una
stanza
della
casa
,
che
si
trovava
a
capo
d
'
una
scaletta
della
stessa
.
Nel
posare
la
mia
donna
in
letto
mi
sembrò
di
scoprire
nel
suo
volto
l
'
espressione
della
morte
.
Le
presi
il
polso
...
più
non
batteva
!
Avevo
davanti
a
me
la
madre
dei
miei
figli
,
ch
'
io
tanto
amava
,
cadavere
!
...
Essi
mi
chiederanno
della
loro
genitrice
al
primo
incontro
!
Io
piansi
amaramente
la
perdita
della
mia
Anita
!
di
colei
che
mi
fu
compagna
inseparabile
nelle
più
avventurose
circostanze
della
mia
vita
!
Raccomandai
alla
buona
gente
che
mi
circondava
di
dar
sepoltura
a
quel
cadavere
e
mi
allontanai
,
sollecitato
dalla
stessa
gente
di
casa
,
ch
'
io
compromettevo
rimanendo
più
tempo
.
M
'
avviai
brancolando
per
Sant
'
Alberto
con
una
guida
che
mi
condusse
in
casa
d
'
un
sarto
,
povero
ma
onesto
e
generoso
»
(
pag
.
252
)
.
A
rendere
meno
incompleta
la
figura
psicologica
di
Garibaldi
,
rimangono
da
ritrarre
,
in
queste
Memorie
,
le
sue
attitudini
e
le
sue
qualità
,
non
più
nell
'
intimità
personale
del
sentimento
,
ma
nella
esteriorità
dei
suoi
rapporti
cogli
altri
uomini
e
coll
'
ambiente
,
in
cui
egli
manifestò
le
potenze
maravigliose
della
sua
tempra
morale
.
I
due
caratteri
predominanti
di
Garibaldi
,
come
cittadino
fra
cittadini
,
si
riassumono
in
ciò
,
ch
'
egli
fu
un
uomo
d
'
azione
e
più
specialmente
quel
tipo
caratteristico
di
uomo
d
'
azione
che
è
,
non
il
militare
del
tipo
di
Moltke
,
ma
l
'
avventuriero
di
guerra
,
nel
senso
nobile
della
parola
.
E
poiché
questo
iato
della
grande
figura
è
assai
noto
,
come
più
direttamente
connesso
colle
sue
imprese
militari
,
basterà
rilevarne
dalle
sue
Memorie
i
documenti
psicologici
più
caratteristici
.
Gli
uomini
si
possono
,
nella
psicologia
sociale
,
classificare
in
due
tipi
ben
distinti
,
per
prevalenza
evidente
delle
loro
energie
,
che
raramente
si
congiungono
,
in
grado
elevatissimo
,
nella
stessa
persona
:
l
'
uomo
del
pensiero
e
l
'
uomo
d
'
azione
.
Nella
storia
del
risorgimento
italiane
,
Mazzini
e
Garibaldi
personificano
mirabilmente
questi
due
tipi
ed
è
questa
una
delle
non
ultime
ragioni
del
loro
antagonismo
,
che
in
queste
Memorie
sopravvive
,
spesso
molto
acuto
.
Garibaldi
è
essenzialmente
un
uomo
d
'
azione
e
presenta
tutti
i
caratteri
salienti
,
organici
e
psichici
di
questo
tipo
antropologico
,
che
sente
l
'
antipatia
più
spiccata
per
«
i
dottrinari
,
assuefatti
ad
argomentare
con
lunghe
ciarle
,
ma
non
ad
oprare
gagliardamente
»
(
pag
.
276
)
.
Egli
ha
quello
spirito
delle
avventure
,
che
si
chiama
l
'
amore
dell
'
ignoto
:
la
sua
giovinezza
,
come
egli
dice
,
era
«
ardente
di
lanciarsi
nelle
avventure
dell
'
incognito
»
(
pag
.
9
)
e
ripete
altrove
:
«
l
'
indole
mia
propensa
alle
avventure
»
(
pag
.
38
e
55
)
e
parla
del
«
solletico
provato
all
'
idea
della
grandezza
dell
'
impresa
»
(
pag
.
100
)
e
allude
alla
sua
«
irrequietezza
naturale
ed
abituale
»
(
pag
.
265
)
quando
a
New
-
York
,
stanco
di
fabbricare
candele
,
voleva
cambiar
mestiere
.
Perciò
Garibaldi
,
quando
la
guerra
non
ne
occupava
la
traboccante
energia
,
ha
esercitato
i
più
diversi
mestieri
:
marinaio
e
corsaro
,
precettore
di
ragazzi
a
Costantinopoli
(
pag
.
13
)
e
a
Montevideo
(
pag
.
96
)
;
sensale
mercantile
e
domatore
di
puledri
(
pag
.
96
)
;
truppiere
o
conduttore
di
bovi
(
pag
.
95
)
e
fabbricante
di
candele
(
pag
.
265
)
e
finalmente
agricoltore
nella
sua
Caprera
,
com
'
egli
stesso
dettò
nella
scheda
del
censimento
italiano
.
Ma
la
sua
indole
avventurosa
aveva
come
bussola
infallibile
e
dote
preziosa
un
acutissimo
senso
pratico
della
vita
,
carattere
fortunato
della
razza
ligure
fra
gli
italiani
e
che
manca
spesso
agli
uomini
troppo
esclusivamente
pensatori
.
Ed
aveva
soprattutto
un
potere
simpatico
e
fascinatore
sui
propri
simili
,
unito
ad
una
sicura
,
penetrante
conoscenza
degli
uomini
,
che
gli
furono
certo
alleati
potenti
nelle
tante
vittorie
ottenute
.
Del
suo
fascino
sui
compagni
di
battaglia
,
ch
'
egli
sapeva
trasformare
in
eroi
colla
potenza
ammaliatrice
dello
sguardo
,
della
voce
,
dell
'
esempio
,
è
superfluo
recar
prove
.
E
sugli
stessi
nemici
,
anche
per
la
leggenda
onde
il
suo
nome
era
circondato
,
basta
l
'
esempio
del
suo
ingresso
a
Napoli
,
nel
60
,
che
,
come
egli
dice
,
«
ha
più
del
portentoso
che
della
realtà
.
Accompagnato
da
pochi
aiutanti
,
io
passai
framezzo
alle
truppe
borboniche
ancora
padrone
,
le
quali
mi
presentavano
l
'
armi
con
più
ossequio
certamente
,
che
non
lo
facevano
in
quei
tempi
ai
loro
generali
»
(
pag
.
380
)
.
Ed
era
nei
momenti
più
ardui
e
decisivi
,
ch
'
egli
appunto
sapeva
cogliere
il
lato
psicologico
,
per
cui
ogni
uomo
od
ogni
raccolta
di
uomini
più
facilmente
cede
alle
nostre
suggestioni
,
strappando
così
la
vittoria
al
destino
dubbioso
.
Nella
ritirata
verso
Lages
,
visto
che
«
molti
dei
compagni
scoraggiavansi
,
altri
disertavano
»
li
riunì
ed
«
energicamente
imposi
loro
che
meglio
era
manifestarsi
apertamente
sulla
volontà
di
accompagnarmi
e
che
liberi
si
lasciavano
coloro
che
volessero
andarsene
.
Tale
risoluzione
fu
efficacissima
;
da
quel
momento
non
vi
furono
più
diserzioni
»
(
pag
.
72
)
.
Ed
è
straordinaria
questa
sua
acutezza
di
intuizione
psicologica
,
là
dove
parla
del
panico
in
guerra
.
In
più
luoghi
ne
riporta
degli
esempi
(
pag
.
71
,
244
,
346
,
377
,
449
)
;
ma
il
più
caratteristico
è
quello
della
ritirata
verso
Autun
,
dopo
l
'
assalto
dei
Prussiani
a
Lantenay
.
«
In
certi
casi
conviene
agire
coll
'
animale
uomo
come
si
agisce
coll
'
animale
bue
...
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
e
che
corra
a
sua
voglia
.
Guai
a
voi
se
commetteste
l
'
imprudenza
di
attraversare
la
sua
via
,
egli
vi
rovescerà
cavalli
e
cavalieri
,
come
mi
successe
a
Velletri
nel
1849
,
ove
salvai
la
mia
pelle
,
nera
di
contusioni
,
per
un
miracolo
.
Rompe
?
Lasciatelo
rompere
,
fuggire
,
precipitarsi
;
non
te
ne
incaricare
e
contentatevi
di
tenervi
su
di
un
fianco
o
alla
coda
;
egli
troverà
un
ostacolo
,
lo
fermerà
un
fiume
,
una
montagna
,
la
fame
,
la
sete
,
od
una
nuova
paura
,
più
prossima
o
maggiore
di
quella
che
lo
fece
fuggire
.
Allora
è
tempo
:
riordina
come
puoi
gli
animali
uomini
,
procura
di
trovar
per
loro
da
mangiare
,
da
bere
,
da
riposarsi
;
e
quando
siano
satolli
,
riposati
e
rialzati
di
morale
,
essi
si
ricorderanno
di
una
vergognosa
fuga
,
del
dovere
calpestato
e
della
gloria
!
La
peggiore
d
'
ogni
pazzia
umana
!
«
Lo
stesso
succede
coi
bovi
,
meno
che
questi
bruti
non
pensano
alla
gloria
,
per
fortuna
nostra
;
guidati
da
più
cavalieri
i
bovi
si
spaventano
per
una
qualunque
causa
:
un
tuono
,
un
lampo
,
una
bufera
od
altro
,
e
cominciano
a
correre
con
quella
velocità
di
cui
sono
capaci
gli
animali
selvaggi
.
Il
savio
conduttore
non
è
sì
stupido
di
comandare
ai
suoi
uomini
di
fermarsi
,
attraversando
loro
la
via
,
giacché
sarebbe
rovina
certa
.
Ma
li
seguita
,
ponendosi
su
di
un
fianco
o
di
dietro
,
senza
perderli
di
vista
,
finché
un
ostacolo
qualunque
si
presenta
ai
fuggenti
:
un
fiume
,
un
bosco
,
un
monte
;
allora
la
testa
di
colonna
si
ferma
,
si
rigira
e
tutto
il
resto
si
rigira
e
si
ferma
.
«
A
quel
punto
l
'
avveduto
condottiero
ordina
ai
suoi
cavalieri
di
circondare
la
truppa
dei
bovi
ridivenuti
docili
come
agnelli
;
e
così
i
bruti
tornano
sotto
il
dominio
del
loro
tiranno
,
l
'
uomo
,
che
non
so
se
valga
più
di
loro
»
(
pag
.
465
)
.
A
parte
le
punte
d
'
amarezza
contro
gli
uomini
,
che
non
si
sentono
nelle
pagine
giovanili
delle
Memorie
,
questo
brano
è
certo
una
delle
più
caratteristiche
prove
di
quella
,
che
chiamerei
la
strategia
psicologica
di
Garibaldi
.
Questa
profonda
e
geniale
conoscenza
degli
uomini
,
però
,
e
dei
loro
difetti
non
intaccò
,
non
corrose
per
nulla
la
nobiltà
e
magnanimità
della
grande
anima
sua
.
Egli
,
noncurante
delle
ricchezze
,
come
dimostrò
per
tutta
la
vita
(
e
perciò
si
confessa
«
inadatto
al
commercio
,
»
pag
.
16
e
267
)
,
anziché
giungere
al
disprezzo
pessimista
per
l
'
umanità
,
conclude
:
«
Gli
uomini
gli
ho
piuttosto
compianti
che
odiati
,
rimontando
alle
cause
del
male
,
cioè
all
'
egoismo
della
sciagurata
nostra
natura
»
(
pag
.
73
)
.
Perciò
egli
,
equanime
sempre
,
dichiara
sinceramente
,
che
una
delle
ragioni
della
sconfitta
di
Mentana
fu
«
che
i
volontari
,
demoralizzati
per
il
gran
numero
di
diserzioni
,
non
si
mostrarono
in
quel
giorno
degni
della
loro
fama
.
Distinti
ufficiali
ed
un
pugno
di
prodi
che
li
seguivano
,
spargevano
il
loro
sangue
prezioso
senza
cedere
un
palmo
di
terreno
;
ma
la
massa
non
era
dei
soliti
nostri
intemerati
.
Essa
cedeva
superbe
posizioni
,
senza
opporre
quella
resistenza
che
io
mi
potevo
aspettare
»
(
pag
.
446
)
.
Perciò
egli
,
colla
stessa
equanimità
,
riconosce
e
proclama
in
più
luoghi
delle
sue
Memorie
i
meriti
strategici
ed
il
valore
personale
dei
nemici
;
come
del
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
43
,
45
)
;
del
generale
argentino
Brown
(
pag
.
104
)
;
dei
cavalieri
americani
,
che
dice
:
«
non
secondi
a
nessuno
in
ogni
specie
di
combattimento
e
insuperabili
poi
nel
perseguire
un
nemico
sconfitto
e
catturarlo
»
(
pag
.
174
)
.
Così
egli
riconosce
il
valore
delle
truppe
borboniche
,
che
a
Milazzo
di
cinque
o
seimila
Garibaldini
ne
misero
mille
fuori
di
combattimento
(
pag
.
368
)
e
la
forza
straordinaria
di
disciplina
e
freddo
coraggio
delle
truppe
prussiane
(
pag
.
463
)
.
E
così
nell
'
appendice
sulla
battaglia
di
Custoza
,
egli
proclama
,
che
«
l
'
arciduca
Alberto
d
'
Austria
fu
il
solo
e
vero
generale
di
quella
battaglia
»
e
fu
quegli
che
decise
della
vittoria
(
pag
.
485
)
.
Equanimità
,
che
diede
il
famoso
«
obbedisco
»
all
'
ordine
di
ritirarsi
dal
Tirolo
,
come
già
in
circostanze
di
tanto
minori
e
men
dolorose
,
egli
aveva
obbedito
«
sebbene
a
malincuore
»
al
generale
Pacheco
nel
fatto
d
'
arme
del
Passo
della
Bajada
(
pag
.
130
)
.
Come
uomo
di
guerra
,
e
specialmente
in
quella
forma
caratteristica
della
guerriglia
,
che
ebbe
in
Garibaldi
il
suo
tipo
perfetto
,
egli
presenta
nelle
sue
Memorie
,
oltre
l
'
avversione
al
militarismo
,
giacché
egli
«
non
aveva
attitudine
alla
organizzazione
degli
eserciti
»
(
pag
.
124
)
ed
aveva
«
un
'
antipatia
nata
per
il
mestiere
del
soldato
»
(
pag
.
431
)
«
con
scarse
cognizioni
di
teorie
militari
»
(
pag
.
192
)
,
presenta
tre
qualità
psicologiche
,
che
sopra
le
altre
sue
doti
guerresche
prevalgono
decisamente
.
Una
fiducia
grande
in
sé
stesso
un
miracoloso
occhio
strategico
,
per
cogliere
ed
attuare
e
sorreggere
,
colla
rapidità
del
lampo
,
il
piano
di
battaglia
e
infine
una
fede
illimitata
nella
propria
fortuna
.
La
prima
e
l
'
ultima
di
queste
doti
sono
,
per
Garibaldi
come
per
ogni
altro
grande
uomo
,
il
segreto
dei
loro
successi
,
ch
'
essi
strappano
veramente
alla
fortuna
,
colla
pertinacia
del
proposito
e
lo
slancio
dei
colpi
opportuni
.
«
Il
mio
animo
non
era
dato
alla
disperazione
,
ciò
che
non
mi
è
mai
succeduto
»
(
pag
.
99
)
e
ripete
più
innanzi
:
«
Mai
si
deve
disperare
nelle
battaglie
e
nella
politica
,
particolarmente
quando
si
propugna
la
causa
della
giustizia
»
(
pag
.
128
)
.
Colla
propria
sicurezza
egli
s
'
imponeva
al
nemico
e
colla
fede
nella
vittoria
,
vinceva
.
«
Bisognava
però
vincere
:
e
questo
proposito
era
il
fatale
animatore
di
quella
stupenda
campagna
(
dei
Mille
)
ove
nei
più
seri
dei
nostri
combattimenti
,
come
Milazzo
e
il
Volturno
,
fummo
perdenti
per
più
di
metà
della
giornata
e
dove
,
a
forza
di
costanza
,
non
disperando
giammai
,
si
pervenne
a
sconfiggere
un
nemico
superiore
in
tutto
(
pag
.
370
)
«
Pertinacia
e
costanza
nelle
battaglie
,
ecco
una
delle
chiavi
della
vittoria
!
Ma
la
gente
è
stanca
e
grida
:
Siamo
stanchi
ed
affamati
!
Sì
!
Ebbene
,
andate
in
cerca
di
cibo
e
di
riposo
:
il
nemico
verrà
avanti
,
vi
mangierà
i
viveri
raccolti
e
il
riposo
ve
lo
darà
col
calcio
del
fucile
»
(
pag
.
476
)
.
E
lo
ripete
a
pag
.
36
,
44
,
83
,
475
.
Del
suo
miracoloso
,
rapidissimo
occhio
di
guerra
non
è
possibile
dar
qui
le
prove
,
perché
si
dovrebbe
riferire
il
racconto
di
quasi
tutti
i
fatti
d
'
arme
,
a
cui
Garibaldi
prese
parte
e
nei
quali
,
quasi
sempre
,
la
decisione
della
vittoria
fu
data
da
qualche
suo
espediente
strategico
dell
'
ultima
ora
o
da
qualche
sua
mossa
od
incitazione
quando
le
sorti
della
battaglia
si
trovano
al
punto
critico
,
in
cui
possono
risolversi
nell
'
un
senso
e
nell
'
altro
.
Più
interessante
,
psicologicamente
,
è
la
convinzione
che
Garibaldi
ebbe
sempre
di
essere
il
beniamino
della
fortuna
...
e
in
parte
lo
fu
veramente
,
se
pensiamo
che
in
una
lunga
vita
attraverso
cento
fatti
d
'
armi
,
in
terra
e
per
mare
,
una
sola
volta
fu
ferito
mortalmente
,
in
America
,
e
sul
suo
cadavere
furono
riscontrate
dieci
sole
ferite
,
di
cui
più
profonda
quella
d
'
Aspromonte
e
se
pensiamo
,
com
'
egli
dice
,
che
«
nella
mia
prolissa
carriera
militare
,
io
mai
sia
stato
fatto
prigionierio
,
ad
onta
di
essermi
trovato
tante
volte
in
pericolosissimo
stato
»
(
pag
.
30
)
.
Già
sino
dai
primi
capitoli
,
parlando
del
generale
del
Rio
Grande
,
Bento
Gonçales
,
ch
'
egli
chiama
«
il
tipo
del
guerriero
brillante
e
magnanimo
,
»
Garibaldi
osserva
:
«
Eppure
con
tante
doti
,
Bento
fu
sventurato
nelle
battaglie
,
ciò
che
mi
ha
fatto
supporre
sempre
contribuire
la
fortuna
per
una
gran
parte
negli
eventi
della
guerra
»
(
pag
.
36
)
e
di
lui
ripete
più
innanzi
«
quel
sommo
,
dotato
di
tutte
le
qualità
del
gran
capitano
,
meno
la
fortuna
.
»
(
pag
.
79
)
.
Però
devesi
notare
che
delle
fortune
di
guerra
sono
diverse
le
specie
.
C
'
è
la
vera
e
propria
fortuna
del
caso
come
c
'
è
una
cosiddetta
fortuna
,
che
però
non
è
altro
se
non
l
'
imperizia
del
nemico
o
il
lampo
di
genio
di
un
grande
capitano
.
E
nelle
Memorie
di
Garibaldi
quelle
ch
'
egli
chiama
sue
fortune
sono
dell
'
una
e
dell
'
altra
specie
.
Così
la
vittoria
di
Varese
ebbe
per
ragion
principale
l
imperizia
del
generale
austriaco
Urban
,
che
,
invece
di
attaccare
alle
spalle
,
al
nord
di
Biumo
«
attaccò
il
toro
per
le
corna
e
fu
tanto
meglio
per
noi
»
(
pag
.
288
)
.
E
alla
grande
,
decisiva
battaglia
del
Volturno
«
per
fortuna
nostra
,
fu
difettoso
il
piano
di
battaglia
dei
generali
borbonici
:
essi
ci
dettero
una
battaglia
parallela
(
assalendo
di
fronte
)
potendo
darcela
obliqua
»
(
pag
.
393
)
.
E
Garibaldi
dice
,
che
«
da
Epaminonda
,
nelle
battaglie
di
Leuttra
e
di
Mantinea
,
sino
ai
generali
prussiani
del
70
,
la
regola
delle
battaglie
oblique
è
stata
sempre
incontrastabile
ed
ha
prodotto
vittorie
sempre
;
e
gli
Austriaci
vinsero
a
Custoza
appunto
perché
all
'
errore
dei
generali
italiani
di
dividere
il
loro
esercito
in
due
,
si
aggiunse
l
'
arte
dell
'
Arciduca
Alberto
di
attaccarlo
obliquamente
»
(
pag
.
484
)
.
Così
ancora
se
a
Digione
Garibaldi
vinse
i
prussiani
,
fu
,
secondo
lui
,
perché
«
nella
guerra
domina
signora
la
fortuna
e
noi
fummo
veramente
favoriti
da
essa
,
avendoci
il
nemico
nel
20
gennaio
attaccato
dalla
parte
di
ponente
,
sicché
si
può
dire
che
attaccò
il
toro
per
le
corna
»
(
pag
.
478
)
.
Tutto
dunque
non
dipende
realmente
dalla
fortuna
,
ma
come
poi
dice
lo
stesso
Garibaldi
(
a
proposito
della
battaglia
di
Caserta
)
,
«
nelle
combinazioni
di
guerra
bisogna
essere
secondati
dalla
fortuna
o
da
un
genio
molto
superiore
»
(
pag
.
397
)
.
Così
egli
chiama
,
modestamente
,
una
fortuna
l
'
aver
potuto
prendere
,
nella
Laguna
,
le
armi
e
le
munizioni
mandate
dai
Brasiliani
;
ma
la
verità
è
che
Garibaldi
,
con
marcie
rapidissime
,
trovossi
alla
Laguna
prima
che
i
Brasiliani
lo
sapessero
(
pag
.
53
)
.
Altre
volte
la
fortuna
vera
furono
il
suo
coraggio
e
la
sua
presenza
di
spirito
,
che
è
propria
dei
veri
uomini
d
'
azione
,
quando
Garibaldi
in
una
piccola
lancia
,
davanti
all
'
isola
della
Libertà
(
Montevideo
)
si
trova
,
di
notte
,
improvvisamente
in
mezzo
ai
legni
da
guerra
«
tanto
vicini
che
la
sentinella
di
prora
d
'
uno
di
quelli
ci
gridò
:
«
Chi
viva
?
»
«
Zitti
,
io
dissi
alla
mia
gente
;
era
senza
dubbio
la
squadra
nemica
.
Sommessamente
parlando
,
io
eccitai
a
raddoppiare
la
voga
e
far
sui
remi
meno
rumore
possibile
,
ma
mi
aspettavo
una
grandine
di
fucilate
dopo
l
intimazione
fatta
dalla
sentinella
;
invece
miracolosamente
scansammo
»
(
pag
.
126
)
.
Certo
«
la
fortuna
,
in
cui
non
ho
mancato
d
'
aver
sempre
qualche
fede
»
(
pag
.
246
)
ha
favorito
qualche
volta
Garibaldi
.
Per
esempio
,
nella
ritirata
attraverso
la
foresta
,
quando
Anita
ebbe
Menotti
,
egli
«
viaggiando
solo
per
giorni
interi
coll
'
acqua
fino
alla
pancia
del
cavallo
»
per
andare
alla
Settembrina
a
comprarvi
«
alcune
cosarelle
di
panni
»
da
regalare
alla
sua
donna
,
udì
delle
fucilate
dalla
parte
onde
era
partito
.
«
Nel
ritorno
seppi
la
causa
delle
fucilate
ed
il
tristissimo
caso
accaduto
al
capitano
Massimo
ed
ai
suoi
bravi
liberti
,
subito
dopo
la
mia
partenza
da
quella
casa
,
»
dove
furono
sorpresi
ed
uccisi
tutti
dal
generale
brasiliano
Moringue
(
pag
.
149
)
.
All
'
assalto
di
Palermo
«
posando
a
terra
la
sella
della
mia
cavalla
Marsala
e
le
pistoliere
,
una
pistola
percosse
nel
suolo
e
prese
fuoco
;
la
palla
mi
sfiorò
il
piede
destro
,
portando
via
un
pezzo
della
parte
inferiore
del
calzone
.
Le
fortune
non
vengono
mai
sole
,
dissi
tra
me
»
(
pag
.
358
)
.
All
'
assalto
di
Reggio
,
tutta
una
colonna
di
duemila
uomini
sparò
per
isbaglio
in
una
sola
volta
i
fucili
.
«
Io
,
che
mi
trovavo
a
cavallo
,
in
mezzo
a
quel
quadrato
in
tempesta
,
mi
gettai
giù
,
e
non
mi
toccò
che
una
sola
palla
nel
cappello
»
(
pag
.
377
)
.
Al
Volturno
,
egli
,
andato
in
carrozza
a
Sant
'
Angelo
,
fu
«
accolto
da
una
grandine
di
palle
nemiche
;
il
mio
cocchiere
fu
ucciso
,
la
carrozza
crivellata
di
palle
,
ed
io
coi
miei
aiutanti
fummo
obbligati
di
scendere
»
(
pag
.
389
)
.
E
nella
sua
romanzesca
evasione
da
Caprera
«
una
circostanza
imprevista
,
che
mi
favorì
molto
,
fu
la
seguente
:
Maurizio
,
assistente
mio
,
era
andato
alla
Maddalena
in
quel
giorno
e
verso
quell
'
ora
tornava
in
Caprera
.
Un
po
'
allegro
forse
non
badò
al
«
chi
viva
»
delle
barche
da
guerra
,
che
incrociavano
numerose
nel
canale
della
Moneta
,
che
separa
la
Maddalena
dalla
Caprera
,
e
coteste
barche
lo
fulminarono
di
fucilate
,
che
felicemente
non
lo
colpirono
.
Per
combinazione
ciò
succedeva
mentre
io
stavo
operando
la
mia
traversata
,
favorito
pure
dal
vento
di
scirocco
,
le
cui
piccole
ondate
servivano
mirabilmente
a
nascondere
il
Beccaccino
,
che
appena
usciva
d
'
un
palmo
dalla
superficie
del
mare
.
La
mia
pratica
acquistata
nei
fiumi
dell
'
America
,
con
le
canoe
indiane
che
si
governano
con
un
remo
solo
,
mi
valse
sommamente
.
Io
avevo
un
remo
o
pala
di
circa
un
metro
,
con
cui
potevo
remare
con
tanto
rumore
quanto
ne
fanno
gli
acquatici
.
«
Dunque
mentre
la
maggior
parte
dei
miei
custodi
si
precipitavano
su
Maurizio
,
io
tranquillamente
traversavo
lo
stretto
della
Moneta
ed
approdavo
nell
'
isoletta
divisa
dalla
Maddalena
da
un
piccolo
canale
guadabile
»
(
pag
.
429
)
.
Gli
è
che
,
in
realtà
,
più
che
la
fortuna
,
a
cui
Garibaldi
modestamente
assegna
tanta
parte
dei
suoi
successi
,
era
suo
alleato
potente
quello
che
egli
stesso
chiama
«
il
fatale
animatore
»
delle
sue
imprese
:
l
'
amor
patrio
e
la
convinzione
profonda
di
combattere
sempre
per
una
causa
santa
.
StampaPeriodica ,
Un
problema
si
impone
oggi
assillante
a
ogni
socialista
che
senta
vivo
il
senso
della
responsabilità
storica
che
incombe
sulla
classe
lavoratrice
e
sul
Partito
che
della
missione
di
questa
classe
rappresenta
la
consapevolezza
critica
e
operante
.
Come
dominare
le
immense
forze
sociali
che
la
guerra
ha
scatenato
?
Come
disciplinarle
e
dar
loro
una
forma
politica
che
contenga
in
sé
la
virtù
di
svilupparsi
normalmente
,
di
integrarsi
continuamente
,
fino
a
diventare
l
'
ossatura
dello
Stato
socialista
nel
quale
si
incarnerà
la
dittatura
del
proletariato
?
Come
saldare
il
presente
all
'
avvenire
,
soddisfacendo
le
urgenti
necessità
del
presente
e
utilmente
lavorando
per
creare
e
"
anticipare
"
l
'
avvenire
?
Questo
scritto
vuole
essere
uno
stimolo
a
pensare
e
ad
operare
;
vuole
essere
un
invito
ai
migliori
e
più
consapevoli
operai
perché
riflettano
e
,
ognuno
nella
sfera
della
propria
competenza
e
della
propria
azione
,
collaborino
alla
soluzione
del
problema
,
facendo
convergere
sui
termini
di
esso
l
'
attenzione
dei
compagni
e
delle
associazioni
.
Solo
da
un
lavoro
comune
e
solidale
di
rischiaramento
,
di
persuasione
e
di
educazione
reciproca
nascerà
l
'
azione
concreta
di
costruzione
.
Lo
Stato
socialista
esiste
già
potenzialmente
negli
istituti
di
vita
sociale
caratteristici
della
classe
lavoratrice
sfruttata
.
Collegare
tra
di
loro
questa
istituti
,
coordinarli
e
subordinarli
in
una
gerarchia
di
competenze
e
di
poteri
,
accentrarli
fortemente
,
pur
rispettando
le
necessarie
autonomie
e
articolazioni
,
significa
creare
già
fin
d
'
ora
una
vera
e
propria
democrazia
operaia
,
in
contrapposizione
efficiente
ed
attiva
con
lo
Stato
borghese
,
preparata
già
fin
d
'
ora
a
sostituire
lo
Stato
borghese
in
tutte
le
sue
funzioni
essenziali
di
gestione
e
di
dominio
del
patrimonio
nazionale
.
Il
movimento
operaio
è
oggi
diretto
dal
Partito
socialista
e
dalla
Confederazione
del
Lavoro
;
ma
l
'
esercizio
del
potere
sociale
del
Partito
e
della
Confederazione
si
attua
,
per
la
grande
massa
lavoratrice
,
indirettamente
,
per
forza
di
prestigio
e
d
'
entusiasmo
,
per
pressione
autoritaria
,
per
inerzia
persino
.
La
sfera
di
prestigio
del
Partito
si
amplia
quotidianamente
,
attinge
strati
popolari
finora
inesplorati
,
suscita
consenso
e
desiderio
di
lavorare
proficuamente
per
l
'
avvento
del
comunismo
in
gruppi
e
individui
finora
assenti
dalla
lotta
politica
.
E
'
necessario
dare
una
forma
politica
e
una
disciplina
permanente
a
queste
energie
disordinate
e
caotiche
,
assorbirle
,
comporle
e
potenziarle
,
fare
della
classe
proletaria
e
semiproletaria
una
società
organizzata
che
si
educhi
,
che
si
faccia
una
esperienza
,
che
acquisti
una
consapevolezza
responsabile
dei
doveri
che
incombono
alle
classi
arrivate
al
potere
dello
Stato
.
Il
Partito
socialista
e
i
sindacati
professionali
non
possono
assorbire
tutta
la
classe
lavoratrice
,
che
attraverso
un
lavorio
di
anni
e
di
decine
di
anni
.
Essi
non
si
identificheranno
immediatamente
con
lo
Stato
proletario
;
nelle
Repubbliche
comuniste
infatti
essi
continuano
a
sussistere
indipendentemente
dallo
Stato
,
come
istituti
di
propulsione
(
il
Partito
)
o
di
controllo
e
di
realizzazione
parziale
(
i
sindacati
)
.
Il
Partito
deve
continuare
ad
essere
l
'
organo
di
educazione
comunista
,
il
focolare
della
fede
,
il
depositario
della
dottrina
,
il
potere
supremo
che
armonizza
e
conduce
alla
meta
le
forze
organizzate
e
disciplinate
della
classe
operaia
e
contadina
.
Appunto
per
svolgere
rigidamente
questo
suo
ufficio
,
il
Partito
non
può
spalancare
le
porte
all
'
invasione
di
nuovi
aderenti
,
non
abituati
all
'
esercizio
della
responsabilità
e
della
disciplina
.
Ma
la
vita
sociale
della
classe
lavoratrice
è
ricca
di
istituti
,
si
articola
in
molteplici
attività
.
Questi
istituti
e
queste
attività
bisogna
appunto
sviluppare
,
organizzare
complessivamente
,
collegare
in
un
sistema
vasto
e
agilmente
articolato
che
assorba
e
disciplini
l
'
intera
la
classe
lavoratrice
.
L
'
officina
con
le
sue
commissioni
interne
,
i
circoli
socialisti
,
le
comunità
contadine
,
sono
i
centri
di
vita
proletaria
nei
quali
occorre
direttamente
lavorare
.
Le
commissioni
interne
sono
organi
di
democrazia
operaia
che
occorre
liberare
dalle
limitazioni
imposte
dagli
imprenditori
,
e
ai
quali
occorre
infondere
vita
nuova
ed
energia
.
Oggi
le
commissioni
interne
limitano
il
potere
del
capitalista
nella
fabbrica
e
svolgono
funzioni
di
arbitrato
e
di
disciplina
.
Sviluppate
ed
arricchite
,
dovranno
essere
domani
gli
organi
di
potere
proletario
che
sostituisce
il
capitalista
in
tutte
le
sue
funzioni
utili
di
direzione
e
di
amministrazione
.
Già
fin
d
'
ora
gli
operai
dovrebbero
procedere
alla
elezione
di
vaste
assemblee
di
delegati
,
scelti
fra
i
migliori
e
più
consapevoli
compagni
,
sulla
parola
d
'
ordine
:
"
Tutto
il
potere
dell
'
officina
ai
comitati
d
'
officina
"
,
coordinata
all
'
altra
:
"
Tutto
il
potere
dello
Stato
ai
Consigli
operai
e
contadini
"
.
Un
vasta
campo
di
propaganda
concreta
rivoluzionaria
si
aprirebbe
per
i
comunisti
organizzati
nel
Partito
e
nei
circoli
rionali
.
I
circoli
,
d
'
accordo
con
le
sezioni
urbane
,
dovrebbero
fare
un
censimento
delle
forze
operaie
della
zona
,
e
diventare
la
sede
del
consiglio
rionale
dei
delegati
dell
'
officina
,
il
ganglio
che
annoda
e
accentra
tutte
le
energie
proletarie
del
rione
.
I
sistemi
elettorali
potrebbero
variare
a
seconda
della
vastità
delle
officine
:
si
dovrebbe
cercare
però
di
far
eleggere
un
delegato
ogni
15
operai
divisi
per
categoria
(
come
si
fa
nelle
officine
inglesi
)
,
arrivando
,
per
elezioni
graduali
,
a
un
comitato
di
delegati
di
fabbrica
che
comprenda
rappresentanti
di
tutto
il
complesso
del
lavoro
(
operai
,
impiegati
,
tecnici
)
.
Nel
comitato
rionale
dovrebbe
tendersi
a
incorporare
delegati
anche
delle
altre
categorie
di
lavoratori
abitanti
nel
rione
:
camerieri
,
vetturini
,
tranvieri
,
ferrovieri
,
spazzini
,
impiegati
,
privati
,
commessi
,
ecc
.
Il
comitato
rionale
dovrebbe
essere
emanazione
di
tutta
la
classe
lavoratrice
abitante
nel
rione
,
emanazione
e
legittima
e
autorevole
,
capace
di
far
rispettare
una
disciplina
,
investita
del
potere
,
spontaneamente
delegato
,
ed
ordinare
la
cessazione
immediata
e
integrale
di
ogni
lavoro
in
tutto
il
rione
.
I
comitati
rionali
si
ingrandirebbero
in
commissariati
urbani
,
controllati
e
disciplinati
dal
Partito
socialista
e
dalle
federazioni
di
mestiere
.
Un
tale
sistema
di
democrazia
operaia
(
integrato
con
organizzazioni
equivalenti
di
contadini
)
darebbe
una
forma
e
una
disciplina
alle
masse
,
sarebbe
una
magnifica
scuola
di
esperienza
politica
e
amministrativa
,
inquadrerebbe
le
masse
fino
all
'
ultimo
uomo
,
abituandole
alla
tenacia
e
alla
perseveranza
,
abituandole
a
considerarsi
come
un
esercito
in
campo
che
ha
bisogno
di
una
ferma
coesione
se
non
vuole
essere
distrutto
e
ridotto
in
schiavitù
.
Ogni
fabbrica
costruirebbe
uno
o
più
reggimenti
di
questo
esercito
,
coi
suoi
caporali
,
coi
suoi
servizi
di
collegamento
,
con
la
sua
ufficialità
,
col
suo
stato
maggiore
,
poteri
delegati
per
libera
elezione
,
non
imposti
autoritariamente
.
Attraverso
i
comizi
,
tenuti
all
'
interno
dell
'
officina
,
con
l
'
opera
incessante
di
propaganda
e
di
persuasione
sviluppata
dagli
elementi
più
consapevoli
,
si
otterrebbe
una
trasformazione
radicale
della
psicologia
operaia
,
si
renderebbe
la
massa
meglio
preparata
e
capace
all
'
esercizio
del
potere
,
si
diffonderebbe
una
coscienza
dei
doveri
e
dei
diritti
del
compagno
e
del
lavoratore
,
concreta
ed
efficiente
perché
generata
spontaneamente
dall
'
esperienza
viva
e
storica
.
Abbiamo
già
detto
:
questi
rapidi
appunti
si
propongono
solo
di
stimolare
il
pensiero
e
all
'
azione
.
Ogni
aspetto
del
problema
meriterebbe
una
vasta
e
profonda
trattazione
,
delucidazioni
,
integrazioni
sussidiarie
e
coordinate
.
Ma
la
soluzione
concreta
e
integrale
dei
problemi
di
vita
socialista
può
essere
data
solo
dalla
pratica
comunista
:
la
discussione
in
comune
,
che
modifica
simpaticamente
le
coscienze
unificandole
e
colmandole
di
entusiasmo
operoso
.
Dire
la
verità
,
arrivare
insieme
alla
verità
,
è
compiere
azione
comunista
e
rivoluzionaria
.
La
formula
"
dittatura
del
proletariato
"
deve
finire
di
essere
solo
una
formula
,
un
'
occasione
per
sfoggiare
fraseologia
rivoluzionaria
.
Chi
vuole
il
fine
,
deve
volere
anche
i
mezzi
.
La
dittatura
del
proletariato
è
l
'
instaurazione
di
un
nuovo
Stato
,
tipicamente
proletario
,
nel
quale
confluiscono
le
esperienze
istituzionali
della
classe
oppressa
,
nel
quale
la
vita
sociale
della
classe
operaia
e
contadina
diventa
sistema
diffuso
e
fortemente
organizzato
.
Questo
Stato
non
si
improvvisa
:
i
comunisti
bolscevichi
russi
per
otto
mesi
lavorano
a
diffondere
e
far
diventare
concreta
la
parola
d
'
ordine
:
tutto
il
potere
ai
Soviet
,
ed
i
Soviet
erano
noti
agli
operai
russi
fin
dal
1905
.
I
comunisti
devono
far
tesoro
dell
'
esperienza
russa
ed
economizzare
tempo
e
lavoro
:
l
'
opera
di
ricostruzione
domanderà
per
sé
tanto
tempo
e
tanto
lavoro
,
che
ogni
giorno
e
ogni
atto
dovrebbe
poterle
essere
destinato
.
StampaPeriodica ,
Leopardi
tornato
di
Bologna
in
Recanati
gli
undici
di
novembre
del
1826
vi
dimorò
sino
al
23
aprile
del
1827
.
Cosa
fece
in
questo
tempo
?
Curò
la
stampa
del
suo
Petrarca
,
lavorò
intorno
alla
Crestomazia
,
oltre
cose
di
minor
momento
.
Appena
fu
in
Recanati
,
già
desiderava
Bologna
.
Il
17
dicembre
scriveva
al
Brighenti
:
«
sento
qui
un
poco
men
freddo
che
a
Bologna
,
di
corpo
;
ma
d
'
animo
ho
un
freddo
,
che
mi
ammazza
,
e
ogni
ora
mi
par
mille
di
fuggir
via
.
»
Quel
freddo
dell
'
animo
era
la
tristezza
di
una
«
solitudine
continua
e
assoluta
,
»
come
scrive
il
9
febbraio
.
E
s
'
aiuta
,
scrivendo
lettere
,
o
qualche
articolo
per
il
Nuovo
Ricoglitore
,
cercando
spesso
notizie
letterarie
,
ricordando
con
desiderio
gli
amici
e
le
amiche
di
Bologna
,
sopratutto
il
Brighenti
e
il
buon
Pepoli
e
l
'
amorosa
Antonietta
Tommasini
.
S
'
affaticò
tanto
intorno
alla
Crestomazia
,
che
a
'
primi
di
marzo
aveva
già
fatto
lo
spoglio
di
oltre
settanta
autori
.
Aggiungi
le
correzioni
di
stampa
delle
Operette
morali
che
il
fido
Stella
pubblicava
in
Milano
.
E
se
si
pon
mente
che
qualche
dolcezza
gli
dovea
pur
venire
dall
'
usanza
domestica
,
volendo
egli
un
gran
bene
alla
Paolina
e
a
Carlo
,
e
che
di
salute
non
era
male
,
cessatogli
anche
quel
mal
d
'
intestini
che
lo
travagliava
a
Bologna
;
si
vede
che
quel
suo
freddo
d
'
animo
e
quella
sua
tristezza
di
solitudine
non
si
deve
poi
prendere
alla
lettera
.
Potea
ben
sentirsi
tristo
in
certi
momenti
;
ma
la
tristezza
non
era
il
suo
stato
normale
in
quel
soggiorno
di
Recanati
.
E
si
vede
anche
dallo
stile
sciolto
e
ricordevole
,
se
non
affettuoso
,
ch
'
è
nelle
sue
lettere
.
Di
una
qualche
importanza
sono
le
due
ultime
lettere
che
tutta
quella
compagnia
di
letterati
ch
'
erano
intorno
al
Vieusseux
,
e
di
cui
dice
:
sono
tutti
molto
sociali
,
e
generalmente
pensano
e
valgono
assai
più
de
'
bolognesi
.
Tra
quelli
era
Giordani
e
Piccolini
e
Frullani
e
Capponi
e
Lambruschini
e
Montani
.
Più
tardi
conobbe
il
signor
Manzoni
,
col
quale
si
trattenne
a
lungo
:
«
Uomo
pieno
di
amabilità
e
degno
della
sua
fama
.
»
Impressioni
molto
vive
non
pare
che
riceva
dalle
amichevoli
e
interessanti
conversazioni
,
di
cui
non
è
cenno
nemmeno
ai
più
famigliari
.
Dice
a
Brighenti
:
«
Io
vivo
molto
malinconico
,
non
ostante
le
molte
gentilezze
usatemi
da
questi
letterati
:
tra
'
quali
tutti
i
primarii
,
compreso
Niccolini
.
Scrive
al
papà
che
ha
fatto
conoscenza
e
amicizia
col
famoso
Manzoni
di
Milano
,
della
cui
ultima
opera
tutta
l
'
Italia
parla
.
Esposizione
secca
del
fatto
,
quasi
egli
fosse
marmo
,
quantunque
indovini
la
sua
soddisfazione
della
visita
del
Niccolini
,
e
della
conoscenza
col
Manzoni
.
Questo
stato
marmoreo
è
detto
dall
'
autore
stoico
de
'
Dialoghi
indifferenza
filosofica
,
ed
è
quel
medesimo
che
giovane
,
quando
sentiva
più
,
chiamava
con
disperata
energia
ferreo
sopore
.
Talora
se
ne
stanca
,
e
presente
e
chiama
la
morte
.
«
Sono
stanco
della
vita
,
scrive
al
Puccinotti
,
stanco
della
indifferenza
filosofica
,
che
è
il
solo
rimedio
de
'
mali
e
della
noia
,
ma
che
infine
annoia
essa
medesima
.
Non
ho
altri
disegni
,
altre
speranze
che
di
morire
.
»
Il
ferreo
sopore
era
pur
poetico
,
perché
congiunto
con
la
fresca
rimembranza
di
un
altro
stato
,
e
col
sentimento
e
il
dolore
della
privazione
.
L
'
indifferenza
filosofica
è
affatto
prosaica
,
divenuta
un
'
abitudine
contro
la
noia
,
ed
essa
medesima
noiosa
.
In
qualche
momento
d
'
umor
nero
Leopardi
si
ribella
contro
l
abitudine
,
sente
il
peso
dell
'
indifferenza
,
e
può
dire
:
«
certo
è
che
un
morto
passa
la
sua
giornata
meglio
di
me
.
Quel
passar
la
giornata
con
le
braccia
in
croce
,
quell
'
ozio
più
tristo
assai
della
morte
,
a
cui
lo
costringe
il
mal
d
'
occhi
,
è
talora
più
forte
della
sua
indifferenza
filosofica
,
e
gli
abbuia
la
vita
,
non
sì
che
gli
dia
virtù
di
farne
una
rappresentazione
poetica
,
come
fece
già
del
ferreo
sopore
.
Ma
in
generale
la
sua
vita
è
tollerabile
,
messe
le
distrazioni
che
gli
venivano
dalle
molte
conoscenze
e
da
'
buoni
amici
,
e
più
in
là
dalla
vista
di
Firenze
,
quando
lo
stato
degli
occhi
gli
consentiva
uscire
di
giorno
.
Nelle
sue
lettere
troviamo
un
umore
uguale
e
prosaico
,
simile
allo
stato
ordinario
della
più
parte
degli
uomini
,
ciò
ch
'
egli
chiama
indifferenza
;
il
quale
gli
vieta
o
gl
'
inaridisce
le
impressioni
,
così
tardo
il
sentire
,
come
è
tardo
il
suo
respiro
e
la
sua
digestione
.
Scrivendo
al
carissimo
signor
Padre
il
4
ottobre
,
sappiamo
che
gli
occhi
sono
migliorati
e
che
comincia
a
uscire
di
giorno
.
Ma
s
'
affanna
pe
'
quartieri
d
'
inverno
,
perché
il
clima
di
Firenze
non
è
molto
freddo
,
ma
è
infestato
continuamente
da
venti
e
da
nebbie
,
come
a
Recanati
,
e
il
vento
è
suo
capitale
nemico
.
Cerca
un
clima
caldo
.
Stella
offre
Como
.
Ma
è
troppo
lontano
.
Pensa
a
Roma
.
Ma
il
lungo
viaggio
e
la
lontananza
dal
mondo
civilizzato
ne
lo
distoglie
.
Si
risolve
per
Massa
di
Carrara
,
clima
ottimo
,
simile
a
quel
di
Nizza
;
non
vi
nevica
mai
,
si
esce
e
si
passeggia
senza
ferraiuolo
,
in
mezzo
alla
piazza
pubblica
crescono
degli
aranci
piantati
in
terra
.
Ma
in
sul
più
bello
muta
pensiero
,
ed
eccolo
a
Pisa
,
spintovi
da
Giordani
,
ch
'
era
tornato
di
colà
contentissimo
.
Partì
da
Firenze
la
mattina
del
9
novembre
,
e
fu
a
Pisa
la
sera
,
viaggio
di
cinquanta
miglia
.
Scrive
alla
Paolina
:
«
Sono
rimasto
incantato
di
Pisa
per
il
clima
:
se
dura
così
,
sarà
una
beatitudine
.
Qui
ho
trovato
tanto
caldo
che
ho
dovuto
gettare
il
ferraiuolo
e
alleggerirmi
di
panni
....
Lung
'
Arno
è
uno
spettacolo
così
bello
,
così
ampio
,
così
magnifico
,
così
gaio
,
così
ridente
,
che
innamora
....
vi
si
passeggia
poi
nell
'
inverno
con
gran
piacere
,
perché
v
'
è
quasi
sempre
un
'
aria
di
primavera
;
vi
brilla
un
sole
bellissimo
tra
le
dorature
de
'
caffé
,
delle
botteghe
piene
di
galanterie
e
nelle
invetriate
de
'
palazzi
e
delle
case
,
tutte
di
bella
architettura
....
un
misto
di
città
grande
e
di
città
piccola
,
di
cittadino
e
di
villereccio
,
un
misto
così
romantico
che
non
ho
mai
veduto
altrettanto
.
A
tutte
le
altre
bellezze
si
aggiunge
la
bella
lingua
.
E
poi
vi
si
aggiunge
che
io
,
grazie
a
Dio
,
sto
bene
,
che
mangio
con
appetito
,
che
ho
una
camera
a
ponente
che
guarda
sopra
un
orto
,
con
una
grande
apertura
tanto
che
si
arriva
a
vedere
l
'
orizzonte
.
»
Queste
impressioni
ripete
,
ora
l
'
una
,
ora
l
'
altra
,
e
quasi
con
le
stesse
parole
,
agli
amici
.
Pisa
è
un
paradiso
,
il
clima
è
divino
.
Il
padre
lo
esortava
a
tornare
in
Recanati
.
Egli
negava
,
descrivendo
la
sua
vita
in
Pisa
«
Qui
non
v
'
è
mai
vento
,
mai
nebbia
:
v
'
è
sempre
ombra
,
e
se
s
'
hanno
giornate
piovose
,
è
ben
difficile
che
non
trovi
un
intervallo
di
tempo
da
poter
passeggiare
.
Infatti
,
dacché
sono
in
Pisa
non
è
passato
giorno
che
io
non
abbia
passeggiato
per
due
in
tre
ore
:
cosa
per
me
necessarissima
,
e
la
cui
mancanza
è
la
mia
morte
;
perché
il
continuo
esercizio
de
'
nervi
e
muscoli
del
capo
,
senza
il
corrispondente
esercizio
di
quelli
delle
altre
parti
del
corpo
,
produce
quello
squilibrio
totale
nella
macchina
,
che
è
la
rovina
infallibile
degli
studiosi
,
come
io
ho
veduto
in
me
per
così
lunga
esperienza
.
Qui
per
tutto
decembre
abbiamo
avuto
ed
abbiamo
una
temperatura
tale
,
che
io
mi
debbo
difendere
dal
caldo
più
che
dal
freddo
.
Oltre
la
passeggiata
del
giorno
,
esco
anche
la
sera
spesso
senza
ferraiuolo
;
leggo
e
scrivo
a
finestre
aperte
.
»
A
Paolina
scrive
:
«
Ho
qui
parecchi
amici
,
e
più
ne
avrei
se
volessi
far
visite
,
perché
da
per
tutto
m
'
è
usata
assai
buona
accoglienza
.
»
In
casa
Cioni
conobbe
il
Colletta
,
e
conobbe
anche
il
Carmignani
,
e
dice
al
padre
:
«
qui
tutti
mi
vogliono
bene
,
e
quelli
che
parrebbe
dovessero
guardarmi
con
più
gelosia
,
sono
i
miei
panegiristi
ed
introduttori
,
e
mi
stanno
sempre
attorno
.
»
Questo
non
vuol
dire
che
a
volta
non
si
lagni
del
mal
di
nervi
,
e
dello
stomaco
e
degli
intestini
,
e
che
trema
da
mattina
a
sera
,
e
che
non
può
studiare
.
All
'
Antonietta
dice
:
«
Questi
miei
nervi
non
mi
lasciano
più
speranza
;
né
il
mangiar
poco
,
né
il
mangiar
molto
,
né
il
vino
,
né
l
'
acqua
,
né
il
passeggiare
le
mezze
giornate
,
né
lo
star
sempre
in
riposo
,
in
somma
,
nessuna
dieta
e
nessun
metodo
mi
giova
.
Non
posso
fissare
la
mente
in
un
pensiero
serio
per
un
solo
minuto
,
senza
sentirmi
muovere
una
convulsione
interna
.
»
Il
cinque
maggio
del
1828
scrive
a
Giordani
:
«
La
mia
vita
è
noia
e
pena
:
pochissimo
posso
studiare
,
e
quel
pochissimo
è
noia
medesimamente
....
la
mia
salute
è
sempre
tale
da
,
farmi
impossibile
ogni
godimento
:
ogni
menomo
piacere
mi
ammazzerebbe
:
se
non
voglio
morire
,
bisogna
ch
'
io
non
viva
.
»
In
questo
modo
di
scrivere
c
'
è
del
nuovo
:
non
sono
le
solite
lamentanze
,
a
cui
l
'
indifferenza
filosofica
toglieva
ogni
colore
;
c
'
è
qui
dentro
il
sospiro
e
la
lacrima
,
c
'
è
la
partecipazione
dell
'
anima
.
Il
perfetto
scrittore
italiano
,
come
Giordani
lo
aveva
preconizzato
,
continua
così
:
«
questo
anno
passato
(
in
Firenze
)
tu
mi
hai
potuto
conoscere
meglio
che
per
l
addietro
:
hai
potuto
vedere
ch
'
io
non
sono
nulla
;
questo
io
ti
aveva
già
predicato
più
volte
;
questo
è
quello
ch
'
io
predico
a
tutti
quelli
che
desiderano
di
aver
notizia
dell
'
esser
mio
.
Ma
tu
non
devi
perciò
scemarmi
la
tua
benevolenza
,
la
quale
è
fondata
sulle
qualità
del
mio
cuore
,
e
su
quell
'
amore
antico
e
tenero
ch
'
io
ti
giurai
nel
primo
fiore
de
'
miei
poveri
anni
,
e
che
ti
ho
serbato
e
ti
serberò
fino
alla
morte
.
E
sappi
,
o
ricordati
,
che
fuori
della
mia
famiglia
,
tu
sei
il
solo
uomo
,
il
cui
amore
mi
sia
paruto
tale
da
servirmene
come
di
un
'
ara
di
rifugiò
,
una
colonna
dove
la
stanca
mia
vita
s
'
appoggia
.
»
Nel
1819
diceva
:
«
io
sono
già
vissuto
,
»
e
scriveva
gl
'
idillii
;
nel
1828
dice
:
«
io
non
sono
nulla
,
»
e
indovini
dalla
forma
insolitamente
colorita
che
già
risorge
,
già
ha
sacrificato
alla
Musa
.
Ci
è
il
sentimento
della
sua
infelicità
,
non
sonnolento
nella
sua
indifferenza
filosofica
,
ma
vivo
e
poetico
,
e
lo
vedi
in
quell
'
amore
tenero
giurato
nel
primo
fiore
de
'
poveri
anni
,
in
quell
'
ara
di
rifugio
,
in
quella
colonna
a
cui
s
'
appoggia
la
stanca
vita
.
Giordani
non
ne
capì
nulla
;
non
capì
che
il
fuoco
dalla
cenere
divampava
,
e
gli
risponde
i
soliti
conforti
.
La
dimora
in
Firenze
,
le
nuove
amicizie
,
le
illustri
conoscenze
,
le
interessanti
conversazioni
,
il
vivo
di
una
lingua
divina
,
non
gli
furono
inutili
,
e
fiorirono
insieme
con
la
salute
sotto
il
dolce
calore
del
clima
pisano
.
Acquista
un
'
alacrità
insolita
.
Messa
da
banda
col
consenso
dello
Stella
l
Enciclopedia
,
non
senza
avere
accumulato
materiali
per
nuovi
lavori
che
gli
giravano
in
mente
,
e
posta
mano
alla
Crestomazia
poetica
,
l
'
ebbe
condotta
a
termine
in
poco
tempo
.
E
insieme
l
'
immaginazione
gli
si
è
svegliata
,
la
facoltà
del
sogno
ritorna
,
il
passato
gli
si
ripresenta
vivo
,
quel
lungo
torpore
ch
'
egli
chiamava
indifferenza
è
cessato
.
I
nervi
lo
molestano
,
ma
il
sangue
circola
più
libero
,
più
vivace
,
tra
quell
'
aria
pura
,
e
gli
rimette
in
moto
tutte
le
sue
facoltà
.
Le
sue
passeggiate
diventano
poetiche
;
la
via
deliziosa
per
la
quale
suole
andare
è
battezzata
dalla
sua
immaginazione
,
è
chiamata
la
via
delle
rimembranze
.
E
così
camminando
sogna
a
occhi
aperti
,
s
'
abbandona
all
'
onda
delle
sue
immaginazioni
,
gli
pare
d
'
esser
tornato
al
suo
buon
tempo
antico
,
come
il
25
febbraio
scrive
alla
Paolina
.
E
il
due
maggio
le
fa
questa
confidenza
:
«
io
ho
finita
oramai
la
Crestomazia
poetica
,
e
dopo
due
anni
ho
fatto
de
'
versi
quest
'
aprile
,
ma
versi
all
'
antica
,
e
con
quel
mio
cuore
d
'
una
volta
.
»
Ciò
che
non
gl
'
impedisce
di
scrivere
tre
giorni
dopo
al
Giordani
quella
trista
lettera
:
«
io
non
sono
nulla
!
»
Leopardi
è
risorto
e
canta
il
suo
risorgimento
.
E
che
è
questo
risorgimento
di
Leopardi
?
Forse
è
divenuto
felice
?
No
.
Anzi
è
più
vivace
la
coscienza
della
sua
infelicità
.
Mancano
,
il
sento
,
all
'
anima
,
Alta
,
gentile
e
pura
La
sorte
,
e
la
natura
Il
mondo
e
la
beltà
.
Forse
gli
volse
un
riso
la
speranza
?
No
.
Anzi
la
sua
trafittura
è
d
'
averla
perduta
per
sempre
Ahi
della
speme
il
viso
Io
non
vedrò
mai
più
.
Sono
mutate
le
sue
idee
sul
mondo
?
L
'
immagine
,
l
errore
sono
non
più
errore
,
ma
cosa
salda
;
sono
la
verità
?
No
.
Dalle
mie
vaghe
immagini
So
ben
ch
'
ella
discorda
,
So
che
natura
è
sorda
,
Che
miserar
non
sa
.
Che
non
del
ben
.
Sollecita
Fu
,
ma
dell
'
esser
solo
.
La
morte
della
speranza
,
l
impura
vista
della
infausta
verità
.
il
sentimento
della
sua
infelicità
non
è
qui
affievolito
,
anzi
vi
è
ribadito
e
illuminato
.
Perché
dunque
si
sente
risorto
?
Cosa
è
risorto
in
lui
?
La
facoltà
di
sentire
,
di
cui
parlava
a
Iacopsenn
,
o
come
ora
dice
,
il
cuore
.
E
perché
la
vita
non
è
a
suo
avviso
altro
che
facoltà
di
sentire
,
d
'
immaginare
,
d
'
amare
,
è
in
lui
risorta
la
vita
;
si
sentiva
morto
,
ora
torna
a
vivere
.
E
canta
la
risurrezione
della
sua
immaginazione
,
del
suo
sentire
.
Risorgono
i
dolci
affanni
,
i
teneri
moti
della
prima
età
;
rivede
la
bella
natura
,
così
come
la
vedeva
allora
,
inesperto
delle
cose
;
e
ora
,
malgrado
l
esperienza
della
vita
e
la
vista
della
verità
,
sente
con
maraviglia
in
sé
rivivere
gl
'
inganni
aperti
e
noti
.
Questa
rappresentazione
del
suo
nuovo
stato
acquista
rilievo
da
quello
stato
di
sopore
,
ove
le
stesse
cose
gli
comparivano
innanzi
morte
.
Ed
hai
una
rappresentazione
,
in
antitesi
,
della
natura
,
così
come
compariva
a
lui
in
quel
doppio
stato
,
morta
e
viva
.
Queste
cose
non
le
dice
già
con
quel
disordine
,
con
quella
veemenza
,
con
quell
'
improvviso
,
ch
'
è
la
parola
dell
'
entusiasmo
giovanile
.
Ha
racquistato
i
moti
e
i
sensi
della
gioventù
,
ma
non
l
'
ingenuità
di
quella
;
ora
sa
troppo
,
e
parla
con
ironia
della
sorda
Natura
,
che
pure
allora
benediva
:
Pur
che
ci
lasci
al
duolo
Or
d
'
altro
a
lei
non
cal
.
Il
suo
piacere
non
è
puro
e
non
è
intero
.
Qui
non
c
'
è
l
'
inno
E
non
c
'
è
l
'
ode
.
Il
piacere
è
contenuto
dal
sapere
,
dalla
presenza
del
vero
,
che
vi
apparisce
come
fosca
nuvola
in
cielo
sereno
,
con
questo
che
la
nuvola
qui
è
l
'
immutabile
verità
e
il
cielo
è
la
mutabile
apparenza
.
Che
importa
?
Se
l
'
apparenza
dura
,
non
chiamerà
spietato
l
'
autore
della
vita
.
Non
è
una
riconciliazione
,
è
una
concessione
.
Consente
solo
di
non
chiamarlo
spietato
,
e
sub
conditione
,
se
.
La
situazione
poetica
non
è
nel
primo
momento
dell
'
entusiasmo
,
quando
egli
si
sente
rivivere
,
ma
in
un
momento
posteriore
o
di
riflessione
,
interrogando
sé
stesso
,
riandando
la
sua
vita
,
e
descrivendo
e
spiegando
il
nuovo
uomo
che
s
'
è
formato
in
lui
.
Perciò
la
poesia
prende
una
forma
storica
e
riflessiva
.
Non
si
dipinge
egli
nel
punto
che
piange
e
ammira
e
il
cuore
gli
batte
.
Ha
pianto
,
ha
mirato
,
ha
palpitato
.
Ora
ci
riflette
sopra
.
La
mente
rimane
sovrana
,
e
distribuisce
con
ordine
e
con
chiarezza
tutte
le
parti
,
con
orditura
semplice
,
con
moto
diritto
e
soave
,
senza
indugio
e
senza
fretta
.
Non
c
'
è
immagine
e
non
impressione
così
viva
che
lo
svii
e
gli
rompa
il
filo
del
pensiero
.
Le
rimembranze
non
s
'
affollano
,
e
non
s
'
incalzano
,
ma
si
svolgono
l
'
una
dall
'
altra
,
come
onde
di
mare
.
Diresti
che
riviva
la
sua
vita
nella
sua
naturale
successione
.
I
dolci
affanni
della
prima
età
,
e
quando
mancarono
,
il
dolore
della
mancanza
,
e
quando
mancò
il
dolore
,
una
tristezza
ch
'
era
ancora
dolore
,
e
infine
il
sopore
,
abbandonata
ogni
resistenza
:
Quasi
perduto
e
morto
Il
cor
s
'
abbandonò
;
questi
vari
stati
della
vita
gli
tornano
innanzi
l
'
uno
appresso
all
'
altro
,
l
'
uno
uscito
dall
'
altro
.
Si
può
credere
ci
sia
un
po
'
di
sottigliezza
in
quel
dolore
che
manca
,
e
nel
pianto
del
dolore
mancato
,
che
è
una
tristezza
,
la
quale
è
ancora
dolore
.
Ma
chi
ha
studiato
bene
tutte
le
diverse
stazioni
del
suo
martirio
,
vedrà
che
Leopardi
è
qui
non
meno
acuto
che
vero
esploratore
del
suo
passato
.
La
finezza
e
profondità
dell
'
osservazione
ti
costringe
a
pensare
per
coglier
bene
così
delicate
gradazioni
tra
dolore
,
tristezza
e
sopore
;
e
pensando
,
gusti
il
piacere
intellettuale
di
scoprirle
vere
.
Tu
senti
,
e
acquisti
insieme
un
abito
riflessivo
che
ti
dispone
a
spiegare
quello
che
senti
.
E
tale
appunto
è
il
carattere
di
questa
poesia
.
Or
che
gli
sta
tutto
il
passato
innanzi
,
l
'
uomo
nuovo
ricorda
quale
gli
appariva
il
mondo
allora
,
e
lo
rifà
co
'
più
brillanti
colori
di
una
fantasia
ridesta
.
Quella
natura
che
non
valse
a
trarlo
dal
duro
sopore
,
era
pure
così
bella
,
il
canto
della
rondine
,
la
squilla
vespertina
,
il
fuggitivo
sole
,
una
candida
ignuda
mano
,
e
ora
la
rivede
con
sentimento
nuovo
,
e
l
'
accompagna
co
'
più
cari
vezzi
dell
'
immaginazione
.
Questa
rappresentazione
vivace
dà
rilievo
a
quello
stato
d
'
insensibilità
ch
'
egli
caratterizza
in
pochi
indimenticabili
tratti
,
con
una
chiarezza
uguale
alla
finezza
.
Certi
contrasti
e
certi
epiteti
,
come
l
'
età
decrepita
e
l
'
aprile
degli
anni
,
i
giorni
fugaci
e
brevi
,
imprimono
in
questa
rappresentazione
il
moto
del
sentimento
.
Con
quel
grido
di
maraviglia
e
di
tenera
commozione
che
il
cieco
senza
speranza
rivede
improvviso
il
sole
,
con
quel
sentimento
prorompe
qui
il
grido
del
redivivo
.
Non
ci
è
gradazione
,
non
c
'
è
a
poco
a
poco
;
il
passaggio
è
brusco
,
violento
,
.
come
innanzi
un
miracolo
.
Non
è
una
evoluzione
,
come
si
dice
oggi
;
è
una
rivoluzione
:
Chi
dalla
grave
,
immemore
Quiete
or
mi
ridesta
?
Che
virtù
nova
è
questa
,
Questa
ch
'
io
sento
in
me
?
Quasi
non
crede
agli
occhi
suoi
;
non
crede
quasi
a
'
proprii
moti
.
Dunque
è
vero
?
Dunque
il
cuore
è
risorto
?
Oh
sì
.
E
raccoglie
e
accumula
le
nuove
bellezze
e
le
nuove
impressioni
con
così
precipitevole
impeto
ritmico
,
che
pare
voglia
tutto
in
un
sorso
assaporare
il
suo
godimento
.
Qui
è
il
tuono
più
alto
del
sentimento
,
che
va
lentamente
digradando
.
Comparisce
il
crudo
fato
,
il
tristo
secolo
,
l
'
ignuda
gloria
,
la
bellezza
vuota
.
In
lui
non
ci
è
altro
di
risorto
che
il
cuore
,
se
pure
....
E
in
questo
se
vanisce
il
canto
,
quasi
in
un
sospiro
malinconico
di
una
mezza
soddisfazione
.
Qui
tutto
è
vero
,
tutto
è
a
posto
.
Forse
ci
è
di
troppo
l
'
insistenza
sulla
vacuità
della
donna
,
dove
sospetti
qualche
ricordo
personale
,
che
intorbida
le
proporzioni
dell
'
armonia
,
chi
sa
!
un
momento
di
cattivo
umore
contro
le
fiorentine
,
al
quale
dà
sfogo
in
una
lettera
,
o
il
disprezzo
di
quella
strega
bolognese
,
di
cui
scrive
a
Papadopoli
.
È
un
reliquato
,
come
dicono
i
medici
,
nella
vita
nuova
.
E
ci
trovi
insieme
un
presentimento
dell
'
Aspasia
.
In
questo
Risorgimento
non
solo
l
'
asprezza
,
il
latinismo
,
la
solennità
è
liquefatta
,
ma
anche
il
metro
e
il
ritmo
.
Hai
settenarii
metastasiani
,
de
'
quali
il
primo
versetto
sdrucciola
nel
secondo
,
richiamato
dalla
rima
nel
terzo
,
che
va
a
declinare
subitamente
nel
quarto
,
formando
periodetti
liquidi
,
veloci
,
e
talora
con
ripigliate
,
di
una
movenza
melodiosa
.
Le
immagini
sono
vaghe
,
e
le
diresti
note
musicali
,
se
nella
loro
generalità
non
fossero
precise
.
E
sono
tutte
attirate
in
un
movimento
ritmico
,
che
accompagnato
dal
gioco
vario
degli
accenti
esprime
le
gradazioni
del
sentimento
.
Chi
ha
studiato
bene
il
meccanismo
de
'
nostri
versi
,
e
soprattutto
del
nostro
potentissimo
settenario
,
in
cui
la
posizione
dell
'
accento
quasi
senza
limite
ti
dà
le
più
varie
intonazioni
,
ammirerà
gli
effetti
musicali
che
ha
saputo
cavarne
il
poeta
,
come
nota
della
intensità
e
della
velocità
delle
impressioni
.
Perciò
questa
si
può
chiamare
la
poesia
del
sentimento
o
del
cuore
.
Essa
è
il
preludio
musicale
alle
nuove
poesie
,
alla
sua
terza
maniera
.
StampaPeriodica ,
La
lotta
di
classe
internazionale
è
culminata
nella
vittoria
degli
operai
e
contadini
di
due
proletariati
internazionali
.
In
Russia
e
in
Ungheria
gli
operai
e
i
contadini
hanno
instaurato
la
dittatura
proletaria
e
tanto
in
Russia
che
in
Ungheria
la
dittatura
dovette
sostenere
un
'
aspra
battaglia
non
solo
contro
la
classe
borghese
,
ma
anche
contro
i
sindacati
:
il
conflitto
tra
la
dittatura
e
i
sindacati
fu
anzi
una
delle
cause
della
caduta
del
Soviet
ungherese
,
poiché
i
sindacati
,
se
mai
apertamente
tentarono
di
rovesciare
la
dittatura
,
operarono
sempre
come
organismi
"
disfattisti
"
della
rivoluzione
e
incessantemente
seminarono
lo
sconforto
e
la
vigliaccheria
tra
gli
operai
e
i
soldati
rossi
.
Un
esame
anche
rapido
,
delle
ragioni
e
delle
condizioni
di
questo
conflitto
non
può
non
essere
utile
all
'
educazione
rivoluzionaria
delle
masse
,
le
quali
,
se
devono
convincersi
che
il
sindacato
è
forse
l
'
organismo
proletario
più
importante
della
rivoluzione
comunista
,
perché
su
di
esso
deve
fondarsi
la
socializzazione
dell
'
industria
,
perché
esso
deve
creare
le
condizioni
in
cui
l
'
impresa
privata
sparisce
e
non
può
più
rinascere
,
devono
anche
convincersi
della
necessità
di
creare
,
prima
della
rivoluzione
,
le
condizioni
psicologiche
e
obiettive
nelle
quali
sia
impossibile
ogni
conflitto
e
ogni
dualismo
di
potere
tra
i
vari
organismi
in
cui
si
incarni
la
lotta
della
classe
proletaria
contro
il
capitalismo
.
La
lotta
di
classe
ha
assunto
in
tutti
i
paesi
d
'
Europa
e
del
mondo
un
carattere
nettamente
rivoluzionario
.
La
concezione
,
che
è
propria
della
III
Internazionale
,
secondo
la
quale
la
lotta
di
classe
deve
essere
rivolta
all
'
instaurazione
della
dittatura
proletaria
,
ha
il
sopravvento
sulla
ideologia
democratica
e
si
diffonde
irresistibilmente
nelle
masse
.
I
Partiti
socialisti
aderiscono
alla
III
Internazionale
o
almeno
si
atteggiano
secondo
i
principi
fondamentali
elaborati
al
Congresso
di
Mosca
;
i
sindacati
invece
sono
rimasti
fedeli
alla
"
vera
democrazia
"
e
non
trascurano
nessuna
occasione
per
indurre
o
costringere
gli
operai
a
dichiararsi
avversari
della
dittatura
e
non
attuare
manifestazioni
di
solidarietà
con
la
Russia
dei
Soviet
.
Questo
atteggiamento
dei
sindacati
fu
rapidamente
superato
in
Russia
,
poiché
allo
sviluppo
delle
organizzazioni
di
mestiere
e
d
'
industria
si
accompagnò
parallelamente
e
con
ritmo
più
accelerato
lo
sviluppo
dei
Consigli
d
'
officina
;
esso
ha
invece
eroso
la
base
del
potere
proletario
in
Ungheria
,
ha
determinato
in
Germania
immani
carneficine
di
operai
comunisti
e
la
nascita
del
fenomeno
Noske
,
ha
determinato
in
Francia
il
fallimento
dello
sciopero
generale
del
20-21
luglio
e
il
consolidarsi
del
regime
di
Clemenceau
,
ha
impedito
finora
ogni
intervento
diretto
degli
operai
inglesi
nella
lotta
politica
e
minaccia
di
scindere
profondamente
e
pericolosamente
le
forze
proletarie
in
tutti
i
paesi
.
I
Partiti
Socialisti
acquistano
sempre
più
un
profilo
nettamente
rivoluzionario
e
internazionalista
;
i
sindacati
invece
tendono
a
incarnare
la
teoria
(
!
)
e
la
tattica
dell
'
opportunismo
riformista
e
a
diventare
organismi
meramente
nazionali
.
Ne
nasce
uno
stato
di
cose
insostenibile
,
una
condizione
di
confusione
permanente
e
di
debolezza
cronica
per
la
classe
lavoratrice
,
che
aumentano
lo
squilibrio
generale
della
società
e
favoriscono
il
pullulare
dei
fermenti
di
disgregazione
morale
e
di
imbarbarimento
.
I
sindacati
hanno
organizzato
gli
operai
secondo
i
principi
della
lotta
di
classe
e
sono
stati
essi
stessi
le
prime
forme
organiche
di
questa
lotta
.
Gli
organizzatori
hanno
sempre
detto
che
solo
la
lotta
di
classe
può
condurre
il
proletariato
alla
sua
emancipazione
e
che
l
'
organizzazione
sindacale
ha
precisamente
il
fine
di
sopprimere
il
profitto
individuale
e
lo
sfruttamento
dell
'
uomo
sull
'
uomo
,
poiché
essa
si
propone
di
eliminare
il
capitalista
(
il
proprietario
privato
)
dal
processo
industriale
di
produzione
e
di
eliminare
quindi
le
classi
.
Ma
i
sindacati
non
potevano
attuare
immediatamente
questo
fine
e
pertanto
essi
rivolsero
tutta
la
loro
forza
al
fine
immediato
di
migliorare
le
condizioni
di
vita
del
proletariato
,
domandando
più
alti
salari
,
diminuiti
orari
di
lavoro
,
un
corpo
di
legislazione
sociale
.
I
movimenti
successero
ai
movimenti
,
gli
scioperi
agli
scioperi
,
la
condizione
di
vita
dei
lavoratori
divenne
relativamente
migliore
.
Ma
tutti
i
risultati
,
tutte
le
vittorie
dell
'
azione
sindacale
si
fondano
sulle
basi
antiche
:
il
principio
della
proprietà
privata
resta
intatto
e
forte
,
l
'
ordine
della
produzione
capitalistica
e
lo
sfruttamento
dell
'
uomo
sull
'
uomo
restano
intatti
e
anzi
si
complicano
in
forme
nuove
.
La
giornata
di
otto
ore
,
l
'
aumento
del
salario
,
i
benefici
della
legislazione
sociale
non
toccano
il
profitto
;
gli
squilibri
che
immediatamente
l
'
azione
sindacale
determina
nel
saggio
del
profitto
si
compongono
e
trovano
una
sistemazione
nuova
nel
gioco
della
libera
concorrenza
per
le
nazioni
a
economia
mondiale
come
l
'
Inghilterra
e
la
Germania
,
nel
protezionismo
per
le
nazioni
a
economia
limitata
come
la
Francia
e
l
'
Italia
.
Il
capitalismo
cioè
riversa
o
sulle
masse
amorfe
nazionali
o
sulle
masse
coloniali
le
accresciute
spese
generali
della
produzione
industriale
.
L
'
azione
sindacale
si
rivela
così
assolutamente
incapace
a
superare
nel
suo
dominio
e
con
i
suoi
mezzi
,
la
società
capitalista
,
si
rivela
incapace
a
condurre
il
proletariato
alla
sua
emancipazione
,
a
condurre
il
proletariato
all
'
attuazione
del
fine
alto
e
universale
che
si
era
inizialmente
proposto
.
Secondo
le
dottrine
sindacaliste
,
i
sindacati
avrebbero
dovuto
servire
a
educare
gli
operai
alla
gestione
della
produzione
.
Poiché
i
sindacati
di
industria
,
si
disse
,
sono
un
riflesso
integrale
di
una
determinata
industria
,
essi
diventeranno
i
quadri
della
competenza
operaia
per
la
gestione
di
quella
determinata
industria
;
le
cariche
sindacali
serviranno
a
rendere
possibile
una
scelta
degli
operai
migliori
,
dei
più
studiosi
,
dei
più
intelligenti
,
dei
più
atti
a
impadronirsi
del
complesso
meccanismo
della
produzione
e
degli
scambi
.
I
leaders
operai
dell
'
industria
del
cuoio
saranno
i
più
capaci
a
gestire
questa
industria
,
e
così
per
l
'
industria
metallurgica
,
per
l
'
industria
del
libro
,
ecc
.
Illusione
colossale
.
La
scelta
dei
leaders
sindacali
non
avvenne
mai
per
criteri
di
competenza
industriale
,
ma
di
competenza
meramente
giuridica
,
burocratica
o
demagogica
.
E
quanto
più
le
organizzazioni
andarono
ingrandendosi
,
quanto
più
frequente
fu
il
loro
intervento
nella
lotta
di
classe
,
quanto
più
diffusa
e
profonda
la
loro
azione
,
e
tanto
più
divenne
necessario
ridurre
l
'
ufficio
dirigente
a
ufficio
puramente
amministrativo
e
contabile
,
tanto
più
la
capacità
tecnica
industriale
divenne
un
non
valore
ed
ebbe
il
sopravvento
la
capacità
burocratica
e
commerciale
.
Si
venne
così
costituendo
una
vera
e
propria
casta
di
funzionari
e
giornalisti
sindacali
,
con
una
psicologia
di
corpo
assolutamente
in
contrasto
con
la
psicologia
degli
operai
,
la
quale
ha
finito
con
l
'
assumere
in
confronto
alla
massa
operaia
la
stessa
posizione
della
burocrazia
governativa
in
confronto
dello
Stato
parlamentare
:
è
la
burocrazia
che
regna
e
governa
.
La
dittatura
proletaria
vuole
sopprimere
l
'
ordine
della
produzione
capitalistica
,
vuole
sopprimere
la
proprietà
privata
,
perché
solo
così
può
essere
soppresso
lo
sfruttamento
dell
'
uomo
sull
'
uomo
.
La
dittatura
proletaria
vuole
sopprimere
la
differenza
delle
classi
,
vuole
sopprimere
la
lotta
delle
classi
,
perché
solo
così
può
essere
completa
l
'
emancipazione
sociale
della
classe
lavoratrice
.
Per
ottenere
questo
fine
il
Partito
comunista
educa
il
proletariato
a
organizzare
la
sua
potenza
di
classe
,
a
servirsi
di
questa
potenza
armata
per
dominare
la
classe
borghese
e
determinare
le
condizioni
in
cui
la
classe
sfruttatrice
sia
soppressa
e
non
possa
rinascere
.
Il
compito
del
Partito
comunista
nella
dittatura
è
dunque
questo
:
organizzare
potentemente
e
definitivamente
la
classe
degli
operai
e
contadini
in
classe
dominante
,
controllare
che
tutti
gli
organismi
del
nuovo
Stato
svolgano
realmente
opera
rivoluzionaria
,
e
rompere
i
diritti
e
i
rapporti
antichi
inerenti
al
principio
della
proprietà
privata
.
Ma
quest
'
azione
distruttiva
e
di
controllo
deve
essere
immediatamente
accompagnata
da
un
'
opera
positiva
di
creazione
di
produzione
.
Se
quest
'
opera
non
riesce
,
è
vana
la
forza
politica
,
la
dittatura
non
può
reggersi
:
nessuna
società
può
reggersi
senza
la
produzione
,
e
tanto
meno
la
dittatura
che
,
attuandosi
nelle
condizioni
di
sfacelo
economico
prodotto
da
cinque
anni
di
guerra
esasperata
e
da
mesi
e
mesi
di
terrorismo
armato
borghese
,
ha
bisogno
anzi
di
una
intensa
produzione
.
Ed
ecco
il
vasto
e
magnifico
compito
che
dovrebbe
aprirsi
all
'
attività
dei
sindacati
d
'
industria
.
Essi
appunto
dovranno
attuare
la
socializzazione
,
essi
dovranno
iniziare
un
ordine
nuovo
di
produzione
,
in
cui
l
'
impresa
sia
basata
non
sulla
volontà
di
lucro
del
proprietario
,
ma
sull
'
interesse
solidale
della
comunità
sociale
che
per
ogni
branca
industriale
esce
dall
'
indistinto
generico
e
si
concreta
nel
sindacato
operaio
corrispondente
.
Nel
Soviet
ungherese
i
sindacati
si
sono
astenuti
da
ogni
lavoro
creatore
.
Politicamente
i
funzionari
sindacali
suscitarono
continui
ostacoli
alla
dittatura
,
costituendo
uno
Stato
nello
Stato
,
economicamente
rimasero
inerti
:
più
di
una
volta
le
fabbriche
dovettero
essere
socializzate
contro
la
volontà
dei
sindacati
.
Ma
i
leaders
delle
organizzazioni
ungheresi
erano
limitati
spiritualmente
,
avevano
una
psicologia
burocratico
-
riformista
,
e
temevano
continuamente
di
perdere
il
potere
che
avevano
fino
ad
allora
esercitato
sugli
operai
.
Poiché
la
funzione
per
cui
il
sindacato
si
era
sviluppato
fino
alla
dittatura
era
inerente
al
predominio
della
classe
borghese
,
e
poiché
i
funzionari
non
avevano
una
capacità
tecnica
industriale
,
essi
sostenevano
l
'
immaturità
della
classe
proletaria
alla
gestione
diretta
della
produzione
,
essi
sostenevano
la
"
vera
"
democrazia
,
cioè
la
conservazione
della
borghesia
nelle
sue
posizioni
principali
di
classe
proletaria
,
essi
volevano
perpetuare
ed
esasperare
l
'
era
dei
concordati
,
dei
contratti
di
lavoro
,
della
legislazione
sociale
,
per
essere
in
grado
di
far
valere
la
loro
competenza
.
Essi
volevano
che
si
attendesse
la
...
rivoluzione
internazionale
,
non
potendo
comprendere
che
la
rivoluzione
internazionale
si
manifestava
appunto
in
Ungheria
con
la
rivoluzione
ungherese
,
in
Russia
con
la
rivoluzione
russa
,
in
tutta
l
'
Europa
con
gli
scioperi
generali
,
con
i
pronunciamenti
militari
,
con
le
condizioni
di
vita
rese
impossibili
alla
classe
lavoratrice
dalle
conseguenze
della
guerra
.
StampaPeriodica ,
Il
Divo
,
che
si
fa
fotografare
più
di
un
attore
cinematografico
,
prende
spesso
l
'
aria
atroce
,
ma
più
spesso
ha
l
'
aria
comica
.
Egli
è
,
secondo
la
definizione
di
un
grande
scrittore
inglese
,
un
tragico
buffone
.
È
stata
fatta
in
tante
pubblicazioni
una
raccolta
di
scritti
di
Mussolini
contro
Dio
,
apologie
di
reato
,
esaltazioni
dei
delitti
anarchici
,
ecc
.
Ma
ciò
che
sarebbe
più
interessante
è
la
raccolta
degli
spropositi
.
Nella
sua
movimentata
vita
di
agitatore
e
di
avventuriero
,
Mussolini
non
ha
mai
avuto
tempo
di
studiare
.
La
sua
educazione
mentale
è
stata
fatta
sulle
edizioni
illustrate
di
Perino
,
sui
manualetti
a
3
e
5
soldi
dell
'
editore
Sonzogno
.
Come
tutti
gli
autodidatti
,
però
,
Mussolini
parla
di
tutto
.
È
l
'
uomo
che
ha
studiato
sui
libri
che
fanno
la
storia
universale
a
volo
di
uccello
.
Annunzia
(
e
non
fa
)
uno
studio
su
Machiavelli
,
parla
di
Platone
,
disserta
di
filosofia
,
cita
frasi
latine
ignorando
il
latino
.
L
'
ultimo
discorso
del
26
maggio
è
una
vera
enciclopedia
di
spropositi
.
Ne
prendiamo
qualcuno
a
volo
.
A
giustificare
i
delitti
del
fascismo
,
Mussolini
è
ricorso
agli
esempi
della
rivoluzione
francese
.
"
Garnier
a
Nantes
"
egli
ha
detto
,
"
prometteva
di
uccidere
tutti
gli
uomini
di
ingegno
.
"
Chi
era
Garnier
?
Il
Ministero
degli
esteri
francese
nel
suo
Bulletin
de
la
presse
étrangère
del
6
giugno
ha
pubblicato
il
discorso
di
Mussolini
integralmente
e
vicino
al
nome
di
Garnier
ha
messo
un
punto
interrogativo
.
In
quale
manualetto
di
Sonzogno
,
Mussolini
ha
trovato
Garnier
?
E
chi
è
costui
?
Le
parole
riprodotte
dal
Divo
fan
pensare
piuttosto
alla
prosa
di
Augusto
Turati
e
di
de
Vecchi
,
che
a
quella
di
un
rivoluzionario
francese
.
Nello
stesso
discorso
Mussolini
,
riproducendo
male
alcuni
dati
statistici
,
ha
voluto
mostrare
di
essere
un
tecnico
di
demografia
.
L
'
Italia
che
ha
un
breve
suolo
,
egli
ha
detto
,
deve
aver
presto
60
milioni
di
abitanti
.
"
Se
si
diminuisce
,
signori
,
non
si
fa
l
'
Impero
,
si
diventa
una
colonia
.
"
(
In
parentesi
:
Si
diminuisce
,
signori
..
,
quale
stile
da
baraccone
!
)
È
vero
invece
che
i
paesi
che
han
fatto
l
'
Impero
,
la
Francia
e
l
'
Inghilterra
,
hanno
un
minimo
di
natalità
e
che
il
massimo
di
natalità
è
in
Bulgaria
!
Ma
Mussolini
ricorre
subito
alla
storia
,
e
vuol
dar
prova
di
avere
ancora
le
reminiscenze
dei
manuali
Sonzogno
:
"
Quand
'
è
,
"
egli
esclama
tra
l
'
ammirazione
dei
vari
Casertano
che
ora
compongono
in
regime
fascista
la
così
detta
Camera
italiana
che
la
Francia
domina
il
mondo
?
Quando
poche
famiglie
di
baroni
normanni
erano
così
numerose
che
bastavano
a
comporre
un
esercito
.
Quando
,
durante
il
periodo
brillante
della
Monarchia
,
la
Francia
avea
questa
orgogliosa
divisa
:
Egale
à
plusieurs
e
quando
accanto
a
40
o
45
milioni
di
francesi
non
c
'
erano
che
pochi
milioni
di
tedeschi
,
pochi
milioni
di
italiani
,
pochi
milioni
di
spagnuoli
.
"
Tante
parole
,
tanti
spropositi
.
Mussolini
suppone
(
ecco
un
errore
storico
che
farebbe
riprovare
un
alunno
di
ginnasio
)
che
i
normanni
siano
andati
da
prima
in
Francia
e
che
dalla
Francia
abbiano
fatto
le
loro
grandi
conquiste
e
suppone
che
i
normanni
siano
stati
dei
patriarchi
guerrieri
,
circondati
da
famiglie
numerosissime
di
almeno
settanta
,
ottanta
figli
.
Vi
è
un
'
asinità
maggiore
?
Supporre
che
la
Francia
del
secolo
decimosettimo
e
decimottavo
,
avesse
da
40
a
45
milioni
di
uomini
e
fosse
circondata
da
pochi
milioni
di
italiani
,
tedeschi
e
spagnuoli
,
è
documento
di
ignoranza
assoluta
.
Se
Mussolini
avesse
letto
il
libro
di
Levasseur
:
Histoire
de
la
population
française
saprebbe
che
la
Francia
del
secolo
decimosettimo
aveva
meno
di
16
milioni
di
abitanti
,
meno
di
20
al
principio
del
secolo
decimottavo
e
meno
che
25
al
tempo
della
rivoluzione
francese
e
di
Napoleone
.
D
'
altra
parte
,
tedeschi
,
italiani
e
spagnuoli
non
erano
pochi
milioni
,
ma
assolutamente
o
proporzionalmente
assai
più
numerosi
dei
francesi
.
La
Norvegia
e
la
Danimarca
da
cui
vennero
i
grandi
conquistatori
normanni
non
avevano
,
al
tempo
delle
maggiori
conquiste
,
che
una
piccolissima
popolazione
,
nel
complesso
forse
appena
un
milione
e
mezzo
di
uomini
e
conquistavano
popoli
numerosissimi
dall
'
Inghilterra
al
mezzogiorno
d
'
Italia
.
E
pensare
che
l
'
ignoranza
del
Divo
è
superata
solo
dalla
ignoranza
di
molti
fascisti
i
quali
dicono
che
l
'
Italia
deve
pensare
solo
con
il
cervello
di
Mussolini
!
StampaPeriodica ,
In
marzo
1829
scrivendo
Leopardi
a
Colletta
pone
tra
i
suoi
castelli
in
aria
in
primo
luogo
Storia
di
un
'
anima
,
romanzo
che
avrebbe
poche
avventure
estrinseche
,
e
queste
sarebbero
delle
più
ordinarie
;
ma
racconterebbe
le
vicende
interne
di
un
animo
nato
nobile
e
tenero
dal
tempo
delle
prime
ricordanze
fino
alla
morte
.
Or
questa
Storia
di
un
'
anima
non
era
altro
che
la
storia
della
sua
anima
,
le
cui
note
fondamentali
sono
nel
Risorgimento
dove
con
vivace
profondità
è
rappresentata
tutta
la
sua
vita
intima
.
Il
mondo
nella
sua
mente
è
già
fissato
,
ridotto
a
domma
,
il
cui
catechismo
è
nel
Risorgimento
.
Egli
è
giunto
alla
conclusione
della
infelicità
universale
ed
irrimediabile
come
ha
dimostrato
già
nei
suoi
dialoghi
.
Ora
non
discute
più
,
non
dimostra
,
non
lotta
,
non
s
'
illude
.
Quel
mondo
,
chiaro
e
fisso
come
un
assioma
,
diviene
il
dato
e
l
antecedente
di
ogni
sua
concezione
.
E
lo
tratta
come
cosa
sua
,
e
lo
situa
e
lo
fa
suonare
cavandone
tutte
le
note
,
che
l
istrumento
può
dare
.
Questo
concetto
del
mondo
non
gli
viene
innanzi
così
improvviso
che
induca
nel
suo
essere
una
mutazione
violenta
.
Ci
è
giunto
per
gradazioni
quasi
insensibili
e
quando
si
ci
è
trovato
in
mezzo
,
gli
è
parso
un
fatto
quasi
naturale
ed
ordinario
.
Perciò
non
ci
è
alcuna
proporzione
tra
un
concetto
così
disperato
e
la
sua
vita
divenuta
per
l
'
abitudine
cosa
tollerabile
.
Non
è
che
i
suoi
mali
fossero
diminuiti
;
ma
l
uso
quotidiano
ne
aveva
rintuzzato
il
sentimento
.
E
non
gli
mancavano
conforti
preziosissimi
,
soprattutto
quello
dell
'
amicizia
,
che
raddolcivano
la
sua
ipocondria
.
Molte
donne
gli
furono
amiche
vere
,
come
l
'
Adelaide
Maestri
e
la
patriottica
Antonietta
,
e
la
Lenzoni
,
e
più
tardi
la
Paolina
Ranieri
.
Anche
di
alcune
letterate
ebbe
l
amicizia
come
fu
della
Franceschi
e
della
Malvezzi
.
Furono
relazioni
brevi
,
perché
l
'
ultima
volta
che
manda
un
saluto
alla
Franceschi
per
mezzo
del
bravo
Puccinotti
,
dice
:
se
se
ne
cura
;
e
di
un
lavoro
della
Malvezzi
parla
con
compassione
sprezzante
:
Povera
donna
!
lo
avevo
già
letto
.
Pare
che
la
nobile
signora
volesse
fargli
correggere
il
manoscritto
,
e
che
egli
se
ne
schermisse
.
Pure
,
non
gli
bastava
l
'
amicizia
,
voleva
l
amore
,
e
facilmente
si
illudeva
e
si
impaniava
facendo
triste
esperienza
delle
donne
,
e
volgendo
talora
l
'
amore
in
disgusto
.
Così
fu
con
la
Bolognese
,
intorno
alla
quale
scherzava
Papadopoli
:
né
incontrò
meglio
in
Firenze
;
anzi
scrive
a
Giordani
:
«
Questi
viottoli
,
che
si
chiamano
strade
mi
affogano
:
questo
sudiciume
universale
mi
ammorba
;
queste
donne
sciocchissime
,
ignorantissime
e
superbe
mi
fanno
ira
.
»
Scrive
all
'
Antonietta
:
«
Io
non
ho
bisogno
di
stima
,
né
di
gloria
,
né
di
altre
cose
simili
,
ma
ho
bisogno
d
'
amore
.
»
E
ne
ha
bisogno
tale
,
che
talora
con
gli
amici
e
con
le
amiche
prende
linguaggio
d
'
amore
,
col
Giordani
,
col
fratello
Carlo
,
con
la
Tommasini
,
con
l
'
Adelaide
.
Questo
non
era
artifizio
ed
abitudine
di
frase
,
come
fu
in
Pietro
Giordani
,
ma
sfogo
inconscio
di
un
cuore
vergine
.
E
meritò
di
avere
intorno
a
sé
non
solo
ammiratori
,
ma
amici
veri
e
caldi
come
il
Giordani
,
il
Pepoli
,
il
Tommasini
,
il
Brighenti
,
il
Puccinotti
,
il
Papadopoli
,
lo
Stella
,
il
Capponi
,
il
Ranieri
,
il
Colletta
.
Così
si
era
ito
formando
intorno
al
caro
sventurato
un
ambiente
morale
,
che
gli
ammolliva
il
carattere
,
e
gli
concedeva
una
espansione
socevole
.
Non
è
a
credere
che
questi
amici
fossero
tutti
concordi
nelle
opinioni
;
anzi
Leopardi
,
in
mezzo
a
loro
,
spesse
volte
si
sentiva
solo
.
Un
vincolo
letterario
c
'
era
.
I
suoi
amici
stimavano
perfetto
esemplare
di
lingua
le
sue
Operette
morali
,
trombettiere
Giordani
;
e
non
videro
con
piacere
conferito
il
premio
alla
Storia
d
'
America
del
Botta
dagli
Accademici
della
Crusca
,
i
quali
pregiarono
più
l
affettazione
e
l
esagerazione
dell
'
uno
che
la
modesta
naturalezza
dell
'
altro
.
Ma
se
lodavano
assai
le
sue
prose
e
poesie
,
soprattutto
per
odore
di
classicismo
o
come
dicevano
per
bontà
di
stile
e
di
lingua
,
in
tutto
l
altro
erano
distantissimi
dal
loro
amico
.
In
quel
tempo
gli
animi
piegati
dalla
reazione
che
successe
al
ventuno
già
si
andavano
rialzando
,
massimamente
in
Toscana
,
dove
parecchi
esuli
o
emigrati
illustri
si
erano
raccolti
militando
attorno
al
Vieusseux
coi
letterati
nativi
.
Sotto
a
quel
mite
governo
si
rinfrancavano
.
E
già
l
Antologia
avea
preso
molta
voga
:
ove
scrivevano
i
migliori
non
senza
qualche
allusione
politica
.
E
Colletta
scriveva
le
sue
vendicatrici
storie
,
e
Niccolini
le
tragedie
.
Si
formava
una
letteratura
,
la
cui
eco
trasmessa
dalle
sètte
s
'
insinuava
all
'
orecchio
penetrando
nelle
scuole
e
ne
'
convegni
in
tutte
le
parti
d
'
Italia
.
Il
programma
dell
'
azione
immediata
aveva
cesso
il
luogo
al
programma
educativo
o
evulativo
,
come
si
direbbe
oggi
,
e
con
questo
intento
Leopardi
più
giovine
aveva
scritto
le
canzoni
alla
Paolina
ed
al
Vincitore
del
pallone
.
I
due
programmi
erano
uno
negli
spiriti
,
sicché
si
andava
dall
'
uno
all
'
altro
secondo
l
occasione
.
Le
menti
si
volgevano
a
nuovi
studi
,
alle
scienze
storiche
,
all
'
economia
,
alla
statistica
e
cercavano
miglioramenti
civili
o
,
come
si
dice
oggi
,
sociali
,
vietati
i
politici
.
In
luogo
di
libertà
si
dicea
civiltà
e
cultura
;
sotto
altri
nomi
era
la
stessa
musica
;
le
più
umili
e
le
più
audaci
aspirazioni
si
comprendevano
tutte
sotto
il
nome
di
progresso
.
Comparvero
liberali
e
democratici
anche
tra
'
cattolici
,
come
il
Tommasèo
e
il
Manzoni
.
Pur
allora
erano
usciti
i
Promessi
Sposi
e
il
successo
era
universale
.
La
finezza
italiana
capiva
e
celebrava
tutti
,
così
il
religioso
Manzoni
,
come
l
'
ateo
Giordani
,
e
così
i
moderati
come
i
settarii
e
i
rivoluzionarii
.
Or
questo
movimento
degli
spiriti
non
trovava
più
forza
capace
di
riceverlo
nell
'
anima
stanca
di
Leopardi
.
Da
questo
lato
si
può
dire
veramente
che
egli
era
vissuto
.
Biasima
un
suo
concittadino
morto
per
l
indipendenza
greca
.
Antonietta
gli
scrive
una
lettera
con
ardore
patriottico
,
ed
egli
la
loda
augurando
sentimenti
simili
alle
donne
italiane
,
ma
con
stile
rimesso
ed
ordinario
;
il
cantore
di
Paolina
non
ci
è
più
.
A
lui
,
che
era
giunto
al
concetto
della
infelicità
universale
,
quelle
economie
e
statistiche
,
quelle
riforme
civili
,
quelle
teorie
di
progresso
e
di
felicità
di
popoli
,
movevano
il
riso
e
gli
doveva
far
male
quella
sicumera
,
quella
burbanza
de
'
più
a
sciorinar
dottrine
venute
in
moda
.
Ecco
in
che
modo
scrive
da
Firenze
a
Giordani
1828
:
«
Mi
comincia
a
stomacare
il
superbo
disprezzo
che
qui
si
professa
d
'
ogni
bello
e
di
ogni
letteratura
;
massimamente
,
che
non
mi
entra
poi
nel
cervello
che
la
sommità
di
ogni
sapere
umano
stia
nel
saper
la
politica
e
la
statistica
.
Anzi
,
considerando
filosoficamente
l
'
inutilità
quasi
perfetta
degli
studii
fatti
dall
'
età
di
Solone
in
poi
per
ottenere
la
perfezione
degli
stati
civili
e
la
felicità
dei
popoli
,
mi
viene
un
poco
da
ridere
di
questo
furore
di
calcoli
e
di
arzigogoli
politici
e
legislativi
,
e
umilmente
domando
se
la
felicità
de
'
popoli
si
può
dare
senza
la
felicità
degli
individui
.
I
quali
sono
condannati
alla
infelicità
dalla
natura
e
non
dagli
uomini
né
dal
caso
;
e
per
conforto
di
questa
infelicità
inevitabile
mi
par
che
vagliano
sopra
ogni
cosa
gli
studii
del
bello
,
gli
affetti
,
le
immaginazioni
e
le
illusioni
.
Così
avviene
che
il
dilettevole
mi
pare
utile
sopra
tutti
gli
utili
,
e
la
letteratura
utile
più
veramente
e
certamente
di
tutte
queste
discipline
secchissime
,
le
quali
,
anche
ottenendo
i
loro
fini
,
gioverebbero
pochissimo
alla
felicità
vera
degli
uomini
che
sono
individui
e
non
popoli
,
ma
quando
poi
gli
ottengono
questi
loro
fini
?
Amerò
che
me
lo
insegni
uno
de
'
nostri
professori
di
scienze
storiche
.
»
Qui
ci
è
in
germe
la
Palinodia
.
Con
questa
disposizione
di
animo
e
con
queste
opinioni
si
può
facilmente
intendere
che
la
corda
patriottica
non
rendeva
più
suono
,
credendo
egli
così
poco
alla
felicità
dei
popoli
come
a
quella
degli
individui
.
La
guerra
greca
,
la
rivoluzione
francese
,
i
moti
italici
,
i
Tedeschi
nello
stato
papale
,
sono
cose
quasi
a
lui
indifferenti
.
Essendo
così
scarsa
comunione
intellettuale
tra
lui
e
i
suoi
amici
,
si
potea
credere
che
non
gli
fosse
molto
cara
quella
compagnia
.
Pure
lì
era
il
suo
conforto
.
Tornato
di
Pisa
in
Firenze
,
vi
si
sentiva
come
in
un
deserto
,
quando
gli
mancava
Vieusseux
e
la
sua
compagnia
;
l
amicizia
copriva
qualsiasi
difformità
di
sentimenti
.
Già
non
potea
dissimulare
a
sé
stesso
quanto
di
nobile
era
in
quelle
loro
aspirazioni
;
poi
per
indole
era
tollerantissimo
e
dolcissimo
;
nelle
conversazioni
non
aveva
né
pretensioni
né
ostinazioni
,
e
non
puntigli
e
non
dispetti
come
era
del
Tommasèo
,
si
accomodava
col
silenzio
alle
opinioni
altrui
,
nemico
di
dispute
e
di
brighe
,
e
inetto
a
far
proseliti
,
a
far
valere
i
suoi
concetti
.
I
sentimenti
del
Manzoni
stavano
a
gran
distanza
dai
suoi
,
pur
sempre
lo
nomina
con
lode
.
Scrive
al
padre
sempre
misurato
e
accorto
,
e
talora
con
linguaggio
e
con
sentire
paterno
per
non
dispiacergli
.
Il
padre
trova
ne
'
dialoghi
del
figlio
troppo
abuso
di
miti
e
di
forme
velate
;
e
il
figlio
risponde
debolmente
a
difesa
quasi
assentendo
.
Lo
Stella
gli
comunica
le
critiche
milanesi
dei
suoi
dialoghi
,
e
lui
risponde
pacato
:
«
Non
mi
riesce
impreveduto
:
che
i
miei
principii
sieno
negativi
,
io
non
me
ne
avveggo
;
ma
ciò
non
mi
farebbe
gran
meraviglia
,
perché
mi
ricordo
di
quel
detto
di
Bayle
che
in
religione
e
in
morale
la
ragione
non
può
edificare
ma
solo
distruggere
.
»
Così
non
venne
mai
meno
l
'
amicizia
tra
quei
nobili
intelletti
dei
quali
alcuni
volevano
la
fede
riconciliata
con
la
ragione
,
altri
predicavano
la
ragione
creatrice
e
madre
del
progresso
e
guardavano
con
affettuosa
sollecitudine
al
povero
Leopardi
,
che
affermava
la
negazione
e
il
mistero
universale
.
Dissentendo
s
'
amavano
e
si
stimavano
.
Singolare
fu
l
amicizia
verso
di
lui
di
due
illustri
medici
,
il
Tommasini
ed
il
Puccinotti
,
che
dovevano
ben
ridere
di
quel
mondo
teologico
metafisico
,
che
era
il
pensiero
massonico
e
filosofico
del
secolo
,
e
credevano
più
alla
forza
della
materia
che
della
fede
o
della
ragione
.
Leopardi
aveva
in
molta
reverenza
il
Tommasini
e
si
sentiva
stretto
verso
il
Puccinotti
di
un
affetto
eguale
all
'
ammirazione
.
Questo
era
quello
stato
tollerabile
ed
ordinario
di
vita
,
che
egli
chiama
indifferenza
filosofica
.
L
'
ambiente
contrario
in
mezzo
al
quale
viveva
,
quelli
studii
statistici
,
quelle
teorie
di
progresso
,
quelle
vanterie
patriottiche
lo
trovavano
triste
o
ironico
con
qualche
sforzo
mal
riuscito
di
buon
umore
.
Si
deve
a
questo
stato
psicologico
l
'
ispirazione
,
dalla
quale
uscì
la
Palinodia
.
E
forse
in
questo
tempo
concepiva
e
abbozzava
i
Paralipomeni
,
ai
quali
metteva
mano
più
tardi
.
L
'
indifferenza
era
quella
quietudine
,
che
nasce
da
uno
stato
di
cose
tenuto
inevitabile
,
effetto
dell
'
assuefazione
e
della
prostrazione
morale
.
È
la
sorte
spesso
dei
vecchi
,
che
lasciano
correre
le
cose
così
come
vanno
conservando
in
sé
le
antiche
opinioni
,
senza
colore
e
senza
efficacia
.
E
Leopardi
in
verità
era
invecchiato
sotto
il
peso
della
sua
tristezza
.
In
quello
stato
di
apatia
morbosa
,
che
egli
chiama
indifferenza
,
il
suo
intelletto
rimane
solitario
e
come
ripiegato
in
sé
in
un
ambiente
non
simpatico
,
anzi
contrario
.
Questa
era
la
sua
individualità
e
originalità
,
che
lo
rendeva
singolare
dalle
genti
.
Il
suo
Risorgimento
non
mutò
il
suo
essere
dirimpetto
a
questo
mondo
esteriore
;
ma
gli
dava
la
forza
di
allontanarlo
da
sé
,
come
cosa
estranea
,
e
rimanere
concentrato
in
quel
solitario
suo
pensiero
,
che
tornava
a
vivere
innanzi
alla
sua
immaginazione
;
ritornava
l
'
antico
io
con
quel
suo
cuore
di
una
volta
.
Risorto
dalla
sua
apatia
,
riacquistata
la
facoltà
di
immaginare
e
di
amare
si
sentì
redivivo
al
cospetto
del
Fato
e
della
Natura
con
quell
'
amore
dei
campi
,
con
quel
bisogno
di
amare
e
di
fantasticare
,
con
quel
dolore
della
speranza
scomparsa
e
della
giovinezza
spenta
da
cui
erano
usciti
gli
idilli
.
La
società
in
mezzo
a
cui
era
vissuto
non
lasciava
traccia
nel
suo
spirito
;
gli
era
passata
innanzi
come
ombra
.
Di
vivo
,
di
presente
non
c
'
era
che
lui
co
'
suoi
ideali
e
l
'
universo
coi
suoi
misteri
.
Risorto
era
il
poeta
dell
'
Infinito
e
del
Sogno
e
della
Sera
;
nessun
vestigio
rimaneva
più
del
poeta
,
delle
canzoni
.
Tutto
quel
moto
di
erudizione
,
e
di
patriottismo
che
lo
aveva
tirato
fuori
di
sé
,
e
gittatolo
in
mezzo
all
'
Italia
moderna
ed
antica
,
in
mezzo
ai
patriarchi
e
alle
favole
,
in
mezzo
ai
Bruti
ed
alle
Saffo
,
alle
Virginie
e
ai
Simonidi
,
non
rende
più
una
favilla
.
Giovine
,
avea
creduto
all
'
opinione
volgare
,
che
il
gran
genere
nella
lirica
fosse
la
canzone
e
sperava
affaticandosi
in
quello
di
perpetuare
il
suo
nome
.
Ora
sente
che
l
eccellenza
non
è
nel
genere
e
lasciando
lì
canzoni
,
idilli
,
elegie
,
inni
,
chiama
le
sue
poesie
canti
,
parola
generica
,
che
comprende
tutti
i
generi
perché
non
ne
comprende
nessuno
.
Egli
è
vero
che
aveva
in
serbo
per
un
'
altra
edizione
due
nuove
canzoni
e
non
furono
più
pubblicate
e
debbono
forse
essere
,
tra
le
carte
da
lui
rifiutate
.
Finite
sono
le
canzoni
e
finite
con
esse
le
contraddizioni
ed
i
tentennamenti
nel
pensiero
,
la
crudità
e
la
spessezza
nei
concetti
,
la
solennità
e
sonorità
nella
frase
,
gli
involucri
mitici
e
storici
,
il
colorito
locale
,
le
varie
apparenze
di
un
mondo
esteriore
,
un
certo
non
so
che
di
denso
e
nebuloso
,
tutte
cose
che
qua
e
là
si
notano
nelle
canzoni
.
L
'
uomo
ha
gittato
via
una
parte
di
sé
,
quasi
mutilando
sé
stesso
;
ma
condensando
in
quello
che
rimane
,
tutta
la
vita
e
tutta
la
luce
.
Abbiamo
in
questo
mondo
concentrato
del
dolore
e
del
mistero
situazioni
nette
e
decise
,
spesso
originali
e
interessanti
,
chiarezza
e
coesione
nel
pensiero
,
formazioni
intere
e
diafane
,
semplicità
e
proprietà
nel
linguaggio
,
espansione
ed
emozione
nello
stile
,
nessun
vestigio
di
imitazioni
,
di
costruzioni
e
di
reminiscenze
.
Quell
'
umor
denso
di
una
malinconia
nera
e
solida
si
era
liquefatto
in
quella
malinconia
dolce
,
che
sfugge
la
sventura
reale
e
cerca
asilo
nell
'
immaginazione
.
Il
mondo
esterno
non
era
stato
mai
per
lui
cosa
solida
;
ora
è
cancellata
ogni
orma
di
questo
o
quel
mondo
storico
e
anche
della
società
contemporanea
.
Vive
coi
suoi
fantasmi
e
coi
suoi
ideali
solitario
;
vive
nella
sua
immaginazione
forte
e
calda
.
Leopardi
ritrova
così
sé
stesso
quale
la
natura
lo
aveva
fatto
e
quale
si
era
rivelato
negli
idilli
.
Ritorna
il
pittore
dell
'
anima
sua
con
un
senso
più
spiccato
di
vivo
e
di
moderno
.
La
semplicità
,
la
grazia
,
l
'
ingenuità
,
la
dolcezza
,
che
si
ammirano
negli
idilli
e
che
gli
venivano
non
pur
dalla
sua
natura
ma
dal
suo
lungo
uso
degli
scrittori
greci
,
sono
ora
qualità
spesso
congiunte
con
un
brio
di
espansione
,
con
un
calore
,
con
una
disinvoltura
,
che
lo
rivelano
moderno
.
Il
commercio
dei
vivi
,
la
dimora
nelle
principali
città
italiane
non
fu
senza
effetto
.
Soprattutto
dové
giovargli
la
civilizzatissima
Firenze
alla
quale
contrappone
Roma
così
lontana
dal
mondo
civilizzato
.
Quel
dolce
parlar
toscano
così
vivace
,
e
nella
sua
semplicità
così
pieno
di
grazia
,
quella
dimestichezza
di
conversazioni
con
gli
uomini
più
celebri
,
quel
suo
affiatarsi
con
gli
scrittori
più
recenti
come
Goethe
,
Byron
,
Sismondi
,
Manzoni
,
fino
quegli
studii
della
Crestomazia
poetica
che
gli
misero
innanzi
antologie
di
altri
paesi
come
quella
del
Brancia
,
non
furono
senza
efficacia
su
di
un
'
anima
delicata
,
aperta
alle
impressioni
.
Giovarono
forse
anche
i
lunghi
suoi
colloqui
col
Manzoni
,
che
dovettero
stornarlo
da
quelle
forme
solenni
e
clamorose
,
le
quali
egli
aveva
ereditato
dall
'
uso
dei
Latini
,
da
Monti
e
da
Foscolo
.
Tra
i
libri
acquistati
o
donati
in
Firenze
,
de
'
quali
pensava
arricchire
la
biblioteca
paterna
,
c
'
erano
le
opere
del
Manzoni
,
che
egli
promette
in
dono
al
fratello
più
piccolo
.
Ma
più
che
altro
dové
giovargli
la
separazione
della
sua
anima
da
tutti
gli
accidenti
del
mondo
esterno
e
il
suo
ritiro
assoluto
in
sé
stesso
.
Terminata
la
Crestomazia
poetica
prende
commiato
dallo
Stella
ponendo
fine
a
questi
lavori
di
pazienza
,
ancoraché
abbia
innanzi
ricchi
materiali
intatti
e
mulini
progetti
che
egli
medesimo
chiama
castelli
in
aria
.
Consegnando
i
suoi
manoscritti
al
Sinner
aveva
già
lasciati
per
sempre
gli
studii
ed
i
libri
,
vietatogli
dalla
cattiva
salute
.
Nella
sua
vita
solitaria
e
monotona
ci
sono
intervalli
felicissimi
nei
quali
si
rivela
il
poeta
che
fantastica
sopra
sé
stesso
alzandosi
all
'
universo
,
o
fantastica
sull
'
universo
con
ritorni
frequenti
in
sé
stesso
.
La
bellezza
,
l
'
amore
,
la
rimembranza
,
l
'
uccello
,
il
fiore
,
la
lapide
sepolcrale
,
non
l
'
interessano
solo
per
sé
,
ma
come
motivo
al
perpetuo
ritornello
di
sé
e
dell
'
universo
;
sono
le
variazioni
di
quella
formidabile
ripetizione
.
Vita
idillica
se
mai
ci
fu
,
nobilitata
dall
'
altezza
del
pensiero
,
dall
'
orgoglio
dell
'
uomo
nel
dolore
,
dalla
perfetta
sincerità
del
sentire
.
Il
concetto
stesso
dell
'
arte
gli
si
era
purificato
.
Quell
'
arte
per
sé
stessa
,
quel
puro
gioco
dell
'
immaginazione
,
quell
'
andar
cercando
forme
e
modelli
gli
doveva
parere
una
profanazione
.
Era
salito
a
quel
punto
di
perfezione
,
che
la
forma
non
ha
più
valore
per
sé
e
non
è
che
voce
immediata
di
quel
di
dentro
.
L
'
uomo
era
venuto
nella
piena
coscienza
e
nel
pieno
possesso
di
sé
.
Si
può
credere
che
nota
dominante
di
questo
mondo
psicologico
chiuso
in
sé
con
frequente
ritorno
degli
stessi
pensieri
e
sentimenti
,
fondato
sulla
infelicità
universale
,
sia
tristezza
e
monotonia
.
Ma
il
poeta
ha
ricuperato
il
suo
cuore
e
con
esso
la
facoltà
di
immaginare
e
di
sentire
.
Questo
regno
della
morte
e
del
nulla
è
pieno
di
luce
e
di
calore
.
Il
poeta
doveva
sentirsi
felice
in
quei
rari
momenti
,
che
poteva
cantare
la
sua
infelicità
;
e
felice
tu
lo
senti
nel
brio
e
nella
eloquenza
della
sua
rappresentazione
.
Riempie
di
luce
i
sepolcri
,
inspira
la
vita
nei
morti
,
anima
le
rimembranze
,
ricrea
l
amore
con
un
tripudio
di
gioventù
.
Niente
è
più
triste
e
niente
è
più
gioioso
.
E
la
tristezza
della
morte
ed
è
la
gioia
dell
'
amore
fuso
insieme
in
una
sola
persona
poetica
,
come
non
sai
.
Appartengono
a
questo
tempo
Silvia
,
le
Ricordanze
,
Quiete
dopo
la
tempesta
,
il
Sabato
del
Villaggio
,
il
Canto
notturno
di
un
pastore
errante
nell
'
Asia
,
poesie
nuove
,
che
comparvero
oltre
il
Risorgimento
nella
edizione
del
Piatti
in
Firenze
,
e
forse
anche
il
Passero
solitario
e
il
Consalvo
.
Questi
caratteri
si
mantengono
anche
nelle
altre
poesie
publicate
nell
'
edizione
di
Napoli
,
e
tutte
insieme
costituiscono
il
nuovo
Leopardi
.
StampaPeriodica ,
Cosa
domanda
ancora
la
storia
al
proletariato
russo
per
legittimare
e
rendere
permanenti
le
sue
conquiste
?
Quale
altra
taglia
di
sangue
e
di
sacrifizio
pretende
ancora
questa
sovrana
assoluta
del
destino
degli
uomini
?
Le
difficoltà
e
le
obiezioni
che
la
rivoluzione
proletaria
deve
superare
si
sono
rilevate
immensamente
superiori
a
quelle
di
ogni
altra
rivoluzione
del
passato
.
Queste
tendevano
solo
a
correggere
la
forma
della
proprietà
privata
e
nazionale
dei
mezzi
di
produzione
e
di
scambio
;
toccavano
una
parte
limitata
degli
aggregati
umani
.
La
rivoluzione
proletaria
è
la
massima
rivoluzione
:
poiché
vuole
abolire
la
proprietà
privata
e
nazionale
,
e
abolire
le
classi
,
essa
coinvolge
tutti
gli
uomini
,
non
solo
una
parte
di
essi
.
Obbliga
tutti
gli
uomini
a
muoversi
,
a
intervenire
nella
lotta
,
a
parteggiare
esplicitamente
.
Trasforma
la
società
fondamentalmente
:
da
organismo
pluricellulare
;
pone
a
base
della
società
nuclei
già
organici
di
società
stessa
.
Costringe
tutta
la
società
a
identificarsi
con
lo
Stato
,
vuole
che
tutti
gli
uomini
siano
consapevolezza
spirituale
e
storica
.
Perciò
la
rivoluzione
proletaria
è
sociale
:
perciò
deve
superare
difficoltà
e
obiezioni
inaudite
,
perciò
la
storia
domanda
per
il
suo
buon
riuscimento
taglie
mostruose
come
quelle
che
il
popolo
russo
è
costretto
a
pagare
.
La
rivoluzione
russa
ha
trionfato
finora
di
tutte
le
obiezioni
della
storia
.
Ha
rivelato
al
popolo
russo
una
aristocrazia
di
statisti
che
nessun
'
altra
nazione
possiede
;
sono
un
paio
di
migliaia
di
uomini
che
tutta
la
vita
hanno
dedicato
allo
studio
(
sperimentale
)
delle
scienze
politiche
ed
economiche
,
che
durante
decine
d
'
anni
d
'
esilio
hanno
analizzato
e
sviscerato
tutti
i
problemi
della
rivoluzione
,
che
nella
lotta
,
nel
duello
impari
contro
la
potenza
dello
zarismo
,
si
sono
temprati
un
carattere
d
'
acciaio
,
che
,
vivendo
a
contato
con
tutte
le
forme
della
civiltà
capitalistica
d
'
Europa
,
d
'
Asia
,
d
'
America
,
immergendosi
nelle
correnti
mondiali
dei
traffici
e
della
storia
,
hanno
acquistato
una
coscienza
di
responsabilità
esatta
e
precisa
,
fredda
e
tagliente
come
la
spada
dei
conquistatori
d
'
imperi
.
I
comunisti
russi
sono
un
ceto
dirigente
di
primo
ordine
.
Lenin
si
è
rivelato
,
testimoni
tutti
quelli
che
lo
hanno
avvicinato
,
il
più
grande
statista
dell
'
Europa
contemporanea
;
l
'
uomo
che
sprigiona
il
prestigio
,
che
infiamma
e
disciplina
i
popoli
;
l
'
uomo
che
riesce
,
nel
suo
vasto
cervello
,
a
dominare
tutte
le
energie
sociali
del
mondo
che
possono
essere
rivolte
a
benefizio
della
rivoluzione
;
che
tiene
in
iscacco
e
batte
i
più
raffinati
e
volpisti
statisti
della
routine
borghese
.
Ma
altro
è
la
dottrina
comunista
,
il
partito
politico
che
la
propugna
,
la
classe
operaia
che
la
incarna
consapevolmente
,
e
altro
è
l
'
immenso
popolo
russo
,
disfatto
,
disorganizzato
,
gettato
in
un
cupo
abisso
di
miseria
,
di
barbarie
,
di
anarchia
,
di
dissoluzione
da
una
guerra
lunga
e
disastrosa
.
La
grandezza
politica
,
il
capolavoro
storico
dei
bolscevichi
in
ciò
appunto
consiste
:
nell
'
aver
risollevato
il
gigante
caduto
,
nell
'
aver
ridato
(
o
dato
per
la
prima
volta
)
una
forma
concreta
e
dinamica
a
questo
sfacelo
,
a
questo
caos
;
nell
'
aver
saputo
saldare
la
dottrina
comunista
con
la
coscienza
collettiva
del
popolo
russo
,
nell
'
aver
gettato
le
solide
fondamenta
sulle
quali
la
società
comunista
ha
iniziato
il
suo
processo
di
sviluppo
storico
,
nell
'
avere
,
in
una
parola
,
tradotto
storicamente
nella
realtà
sperimentale
la
formula
marxista
della
dittatura
del
proletariato
.
La
rivoluzione
è
tale
e
non
una
vuota
gonfiezza
della
retorica
demagogica
,
quando
si
incarna
in
un
tipo
di
Stato
,
quando
diventa
un
sistema
organizzato
del
potere
.
Non
esiste
società
se
non
in
uno
Stato
,
che
è
la
sorgente
e
il
fine
di
ogni
diritto
e
di
ogni
dovere
,
che
è
garanzia
di
permanenza
e
di
successo
di
ogni
attività
sociale
.
La
rivoluzione
proletaria
è
tale
quando
dà
vita
e
s
'
incarna
in
uno
Stato
tipicamente
proletario
,
custode
del
diritto
proletario
,
che
svolge
le
sue
funzioni
essenziali
come
emanazione
della
vita
e
della
potenza
proletaria
.
I
bolscevichi
hanno
dato
forma
statale
alle
esperienze
storiche
della
classe
operaia
e
contadina
internazionale
;
hanno
sistemato
in
organismo
complesso
e
agilmente
articolato
la
sua
vita
più
intima
,
la
sua
tradizione
e
la
sua
storia
spirituale
e
sociale
più
profonda
e
amata
.
Hanno
rotto
col
passato
,
ma
hanno
continuato
il
passato
;
hanno
spezzato
una
tradizione
,
ma
hanno
sviluppato
ed
arricchito
la
tradizione
vitale
della
classe
proletaria
,
operaia
e
contadina
.
In
ciò
sono
stati
rivoluzionari
,
perciò
hanno
instaurato
l
'
ordine
e
la
disciplina
nuovi
.
La
rottura
è
irrevocabile
,
perché
tocca
l
'
essenziale
della
storia
,
è
senza
possibilità
di
ritorni
indietro
,
che
altrimenti
un
immane
disastro
piomberebbe
sulla
società
russa
.
Ed
ecco
iniziarsi
un
formidabile
duello
con
tutte
le
necessità
della
storia
,
dalle
più
elementari
alle
più
complesse
,
che
occorreva
incorporare
nel
nuovo
Stato
proletario
.
Bisognava
conquistare
al
nuovo
Stato
la
maggioranza
leale
del
popolo
russo
.
Bisognava
rivelare
al
popolo
russo
che
il
nuovo
Stato
era
il
suo
Stato
,
la
sua
vita
,
il
suo
spirito
,
la
sua
tradizione
,
il
suo
patrimonio
più
prezioso
.
Lo
Stato
dei
Soviet
aveva
un
ceto
dirigente
,
il
Partito
comunista
bolscevico
;
aveva
l
'
appoggio
di
una
minoranza
sociale
rappresentante
la
consapevolezza
di
classe
,
degli
interessi
vitali
e
permanenti
di
tutta
la
classe
,
gli
operai
dell
'
industria
.
Esso
è
divenuto
lo
Stato
di
tutto
il
popolo
russo
e
ciò
ha
ottenuto
la
tenace
perseveranza
del
Partito
comunista
,
la
fede
e
la
lealtà
entusiastiche
degli
operai
,
l
'
assidua
e
incessante
opera
di
propaganda
,
di
rischiaramento
,
di
educazione
degli
uomini
eccezionali
del
comunismo
russo
,
condotti
dalla
volontà
chiara
e
rettilinea
del
maestro
di
tutti
,
Nicola
Lenin
.
Il
Soviet
si
è
dimostrato
immortale
come
la
forma
di
società
organizzata
che
aderisce
plasticamente
ai
multiformi
bisogni
(
economici
e
politici
)
permanenti
e
vitali
della
grande
massa
del
popolo
russo
,
che
incarna
e
soddisfa
le
aspirazioni
e
le
speranze
di
tutti
gli
oppressi
del
mondo
.
La
guerra
lunga
e
disgraziata
aveva
lasciato
una
triste
eredità
di
miseria
,
di
barbarie
,
di
anarchia
;
l
'
organizzazione
dei
servizi
sociali
era
sfatta
;
la
compagine
umana
stessa
si
era
ridotta
a
un
'
orda
nomade
di
senza
lavoro
,
senza
volontà
,
senza
disciplina
,
materia
opaca
di
un
'
immensa
decomposizione
.
Il
nuovo
Stato
raccoglie
dalle
macerie
i
frantumi
logori
della
società
e
li
ricompone
,
li
rinsalda
:
ricrea
una
fede
,
una
disciplina
,
un
'
anima
,
una
volontà
di
lavoro
e
di
progresso
.
Compito
che
potrebbe
essere
gloria
di
un
'
intera
generazione
.
Non
basta
.
La
storia
non
è
contenta
di
questa
prova
.
Nemici
formidabili
si
drizzano
implacabilmente
contro
il
nuovo
Stato
.
Si
batte
moneta
falsa
per
corrompere
il
cittadino
,
si
stuzzica
il
suo
stomaco
affamato
.
La
Russia
viene
tagliata
da
ogni
sbocco
al
mare
,
da
ogni
traffico
,
da
ogni
solidarietà
:
viene
privata
dell
'
Ucraina
,
del
bacino
del
Donetz
,
della
Siberia
,
di
ogni
mercato
di
materia
prime
e
di
viveri
.
Su
un
fronte
di
diecimila
chilometri
bande
di
armati
minacciano
l
'
invasione
:
sollevazioni
,
tradimenti
,
vandalismi
,
atti
di
terrorismo
e
sabotaggio
vengono
pagati
.
Le
vittorie
più
clamorose
si
tramutano
,
per
tradimento
,
in
rovesci
subitanei
.
Non
importa
.
Il
potere
dei
Soviet
resiste
:
dal
caos
della
disfatta
crea
un
esercito
potente
che
diviene
la
spina
dorsale
dello
Stato
proletario
.
Premuto
da
forze
antagonistiche
immani
trova
in
sé
il
vigore
intellettuale
e
la
plasticità
storica
per
adattarsi
alla
necessità
della
contingenza
,
senza
snaturarsi
,
senza
compromettere
il
felice
processo
di
sviluppo
verso
il
comunismo
.