StampaPeriodica ,
Lo
storico
congresso
,
come
lo
chiama
la
Libera
Parola
,
di
Livorno
,
ha
confezionato
il
gran
minestrone
che
già
si
prevedeva
.
La
più
grande
gazzarra
,
che
attraverso
i
secoli
la
storia
abbia
registrato
,
è
quella
di
Livorno
...
A
Livorno
il
gran
partito
si
è
diviso
in
tre
gruppi
:
due
utopici
e
l
'
altro
rammollito
...
I
fascisti
traggono
profitto
dalla
scissione
avvenuta
a
Livorno
,
non
per
condurre
in
salvo
la
barcaccia
del
capitalismo
borghese
,
beni
per
far
vedere
con
occhi
e
toccare
con
mano
ai
poveri
operai
,
che
ciecamente
eseguivano
gli
ordini
dei
rivoluzionari
d
'
operetta
,
che
il
sole
dell
'
avvenire
è
già
tramontato
per
sempre
...
Tutto
passa
a
questo
mondo
!
Rimane
solo
la
storia
che
registrerà
la
data
20
gennaio
dove
a
Livorno
il
pus
ne
è
uscito
con
una
formula
elementare
che
ogni
operaio
può
risolvere
.
Pus
:
3
=
0
.
FAVOLE ( PASINETTI PIER MARIA , 1935 )
StampaPeriodica ,
I
FIGLI
DI
SOFRONE
.
Il
primo
dei
figli
di
Sofrone
,
raggiunta
l
'
età
,
incominciò
a
frequentare
la
scuola
.
Presto
divenne
il
preferito
;
la
sua
intelligenza
e
la
sua
ubbidienza
conquistavano
il
cuore
dei
maestri
;
egli
divenne
il
primo
della
sua
classe
ed
era
citato
ad
esempio
.
Poco
più
tardi
anche
il
secondo
dei
figli
di
Sofrone
,
raggiunta
l
'
età
,
venne
mandato
alla
scuola
.
E
per
bontà
ed
ubbidienza
superò
anche
il
fratello
maggiore
:
fu
il
primo
della
sua
classe
,
e
i
maestri
,
dalla
mattina
alla
sera
,
non
facevano
che
tesserne
le
lodi
.
E
così
fu
del
terzo
e
del
quarto
dei
figli
di
Sofrone
,
e
via
e
via
sino
al
dodicesimo
:
erano
tutti
infinitamente
buoni
e
ubbidienti
e
studiosissimi
,
e
ciascuno
di
loro
era
il
primo
della
sua
classe
.
Ma
Sofrone
aveva
anche
un
tredicesimo
figlio
,
il
quale
non
somigliava
punto
ai
fratelli
,
tanto
che
i
concittadini
usavano
dire
a
Sofrone
:
Dodici
dei
tuoi
figli
sono
modelli
di
virtù
e
di
saggezza
;
quant
'
è
peccato
che
il
tuo
tredicesimo
,
il
piccolo
Cràtilo
,
sia
tanto
dissimile
da
loro
!
E
Sofrone
rispondeva
con
aria
furba
:
Lo
so
,
il
mio
piccolo
disubbidisce
me
e
i
suoi
maestri
,
li
critica
e
non
giura
nelle
loro
parole
,
e
alle
volte
mostra
di
farsi
beffe
di
loro
e
persino
di
me
.
Nella
sua
mente
noi
siamo
tutti
quanti
giudicati
,
ed
egli
è
dissimile
dai
suoi
fratelli
in
questo
:
che
delle
opinioni
dei
suoi
maestri
e
mie
egli
non
fa
immediatamente
le
proprie
,
ma
anzi
vuole
averne
di
sue
,
per
le
quali
è
talvolta
punito
e
sovente
biasimato
.
Ma
se
io
avessi
un
capitale
,
io
lo
lascerei
al
mio
ultimo
figlio
;
e
se
volete
la
mia
opinione
vi
dirò
che
i
resultati
migliori
li
aspetto
proprio
dal
piccolo
Cràtilo
:
perché
quei
suoi
dodici
fratelli
diverranno
sì
,
certamente
,
dei
bravi
e
onorati
cittadini
,
ma
a
loro
non
apparterrà
il
domani
;
mentre
esso
appartiene
al
mio
tredicesimo
,
che
è
di
quelli
che
più
difficilmente
raggiungono
le
cariche
pubbliche
,
perché
sono
temuti
,
ma
se
un
giorno
vi
giungono
son
loro
che
fanno
la
storia
.
E
i
cittadini
più
savi
,
molto
ammiravano
questa
acuta
risposta
di
Sofrone
.
LOTTE
ANIMALI
.
La
volpe
,
che
temeva
di
esser
fottuta
dai
suoi
dipendenti
,
diceva
sempre
alla
gente
:
Al
mio
servizio
,
io
non
voglio
che
dei
somari
.
Poiché
la
volpe
era
ricca
e
temuta
,
avvenne
persino
che
molti
,
per
il
vantaggio
di
mettersene
al
servizio
,
imparassero
a
ragliare
.
Il
regno
animale
era
pieno
di
ragli
di
prova
,
come
quegli
stanzoni
dove
i
bandisti
si
esercitano
.
Frattanto
il
leone
,
assai
più
preveggente
,
raccoglieva
intorno
a
sé
bestie
di
ben
altro
genere
,
come
leoncelli
e
tori
.
E
quando
si
sentì
forte
abbastanza
,
decise
di
dar
guerra
alla
volpe
:
la
quale
ordinò
i
suoi
somari
e
tentò
di
resistere
.
Ma
i
somari
fecero
pessima
prova
,
e
il
disastro
appariva
imminente
.
La
volpe
dovette
ricorrere
persino
a
quei
molti
che
avevano
imparato
a
ragliare
per
farsi
pigliare
al
suo
servizio
,
e
dir
loro
che
cercassero
di
usare
di
quelle
doti
,
che
avevano
avute
prima
di
farsi
somari
.
Ma
l
'
abitudine
al
raglio
era
ormai
tale
,
che
anche
questi
altri
fallirono
.
Onde
il
comando
della
situazione
fu
preso
dal
leone
vittorioso
,
il
quale
ebbe
a
compagna
una
lupa
.
StampaPeriodica ,
Il
giovane
pittore
di
provincia
giunge
nella
grande
città
.
Ecco
che
cosa
avviene
:
1
)
Evolversi
della
coscienza
per
lento
e
progressivo
acclimatarsi
;
2
)
uscita
dal
gretto
determinismo
di
luogo
;
3
)
partecipazione
alle
aspirazioni
artistiche
della
nuova
e
più
vasta
collettività
:
tutti
fatti
positivi
e
che
non
gravano
sulle
spalle
del
padron
di
casa
.
E
poiché
alla
coscienza
morale
di
questo
giovane
s
'
impone
la
liberazione
,
il
suo
travaglio
sarà
un
certo
qual
modo
necessario
alla
dinamica
del
centro
artistico
.
Egli
si
libererà
spontaneamente
delle
scorie
,
innocue
alle
grandi
dominanti
del
momento
.
Se
non
lo
farà
,
di
lui
non
si
sentirà
più
parlare
.
Passando
da
un
clima
all
'
altro
è
necessario
,
è
conveniente
accettarne
le
caratteristiche
(
almeno
come
reagente
)
e
chi
passa
da
quota
10
a
quota
90
deve
convenire
che
vi
si
respira
meglio
.
Il
nuovo
centro
artistico
gli
apparirà
esigente
;
esso
vuole
riconoscersi
al
più
presto
nell
'
opera
del
giovane
venuto
;
vuole
che
sia
dei
suoi
,
che
non
si
attardi
nei
suoi
dimessi
costumi
.
Più
tardi
,
se
il
giovane
avrà
genio
,
potrà
concedersi
ogni
violenza
.
Il
giovane
,
quando
lascia
le
piccole
città
,
o
il
borgo
così
uguali
nel
servire
lo
stesso
pane
vero
alla
stessa
annoiata
mensa
è
straricco
di
cognizioni
inutili
e
dannose
.
Ha
una
cultura
il
cui
senso
può
essere
sbagliato
.
È
antimodaiolo
,
ma
nel
senso
di
un
conformismo
tradizionalistico
.
Nel
nuovo
ambiente
egli
respira
,
per
così
dire
,
aria
di
speranza
.
Incominciano
i
più
intimi
confronti
tra
lui
e
gli
altri
.
Se
il
giovane
è
intelligente
e
sincero
,
noterà
l
'
abisso
da
colmare
.
Poi
vengono
i
confronti
ufficiali
.
Batoste
da
ogni
lato
.
Gli
rimane
per
poco
in
petto
l
'
amore
pei
suoi
vecchi
feticci
,
i
quali
intristiscono
nel
ricordo
e
s
'
allontanano
dall
'
affetto
dei
vivi
.
Ciò
gli
parrà
dapprima
ingiusto
ma
poi
rinuncerà
definitivamente
al
grigio
e
laido
museo
dei
suoi
falsi
profeti
:
l
'
immagine
feeristica
dell
'
arte
,
i
capricciosi
sentimentalismi
saranno
finiti
.
In
provincia
gli
poteva
accadere
di
aver
la
possibilità
manuale
di
dipingere
400
mq
.
di
tela
e
non
sfiorare
mai
un
solo
problema
pittorico
e
peggio
artistico
.
Egli
era
edotto
(
con
profonda
conoscenza
)
sui
cromatismi
atonali
,
sugli
oggettivismi
estemporanei
,
sul
nichilismo
naturalistico
o
tutt
'
al
più
su
quel
novecentismo
di
maniera
che
nasconde
sotto
un
contrasto
tipografico
di
bianco
e
nero
un
nuovo
e
profondo
materialismo
,
l
'
equivoco
fanciullesco
della
pittura
=
volume
+
peso
.
I
cosidetti
maestri
provinciali
,
peggiori
dei
giovani
,
soffiano
sull
'
ignoranza
,
che
è
il
loro
fuoco
divino
.
Non
si
avvedono
di
essere
degli
incivili
senza
barbarie
.
Il
giovane
che
evade
è
invece
un
incivile
che
si
condanna
per
un
certo
tempo
alla
barbarie
.
Da
ciò
ne
deriva
che
gli
sarà
possibile
partecipare
in
via
assoluta
al
rinnovamento
artistico
.
Egli
apprende
a
sue
spese
vari
postulati
,
cioè
non
allo
stato
di
definizione
ma
di
esperienza
.
Egli
impara
che
le
forme
non
sono
che
larve
se
vengano
espresse
nello
stesso
ciclo
fenomenico
della
natura
:
poi
che
l
'
arte
è
un
'
espressione
etica
e
una
esperienza
.
Egli
spregia
anche
le
generiche
idealizzazioni
plastiche
di
ogni
neoclassicismo
,
che
fanno
dell
'
arte
un
orrido
(
apparentemente
bello
)
museo
d
'
atteggiamenti
già
noti
.
Tutto
ciò
che
un
tempo
aveva
sembianze
di
sublime
raggiungimento
,
ora
non
è
che
la
fattispecie
plastica
della
rettorica
.
Anche
la
vita
dell
'
artista
gli
si
presenta
come
azione
.
Le
proposizioni
si
disgrovigliano
dalla
complicata
sintassi
.
Il
giovane
sprovincializzato
abbandona
i
suoi
amori
di
ieri
:
la
ricerca
atmosferica
,
il
taglio
da
natura
,
tutte
insomma
le
cattive
interpretazioni
dell
'
impressionismo
.
Vede
i
moderni
.
Perché
dalla
città
nativa
non
gli
riusciva
di
capirli
?
Ora
gli
appaiono
nuovi
e
ossessi
quei
gialli
,
quei
rossi
,
quegli
azzurri
e
come
ispirati
a
sensi
stranieri
al
comune
.
L
'
equilibrio
formale
lo
vede
risolversi
in
se
stesso
,
cioè
entro
i
confini
del
quadro
.
Non
deve
immaginare
più
un
mondo
troppo
traslato
per
capire
queste
nuove
espressioni
dell
'
arte
.
Non
deve
chieder
in
prestito
più
nulla
alla
letteratura
,
alla
storia
,
ecc
.
S
'
egli
pensa
alla
struttura
d
'
un
uomo
e
alla
struttura
d
'
un
uomo
e
alle
vere
generatrici
dell
'
emozione
,
s
'
accorge
che
tutto
ciò
che
è
fondamentale
in
natura
,
tutto
ciò
che
è
primordiale
,
cioè
necessario
,
qui
tenta
d
'
essere
espresso
.
Lo
turba
il
coraggio
di
una
sincerità
così
disperata
,
capace
di
classificar
l
'
uomo
per
gli
elementi
che
lo
compongono
innanzitutto
.
E
la
natura
?
si
domanda
ancora
una
volta
.
Va
dagli
antichi
.
S
'
accorge
che
,
attraverso
le
epoche
,
v
'
è
qualcosa
che
domina
al
di
fuori
e
al
disopra
di
ogni
contingenza
storica
.
Essi
esprimono
dei
valori
assoluti
perché
autonomi
,
perché
conchiusi
in
sé
stessi
,
non
ripiegati
ma
asserviti
ad
una
grande
intenzione
.
E
se
gli
appaiono
in
così
nuova
grandezza
,
come
fossero
preesistiti
alla
creazione
del
mondo
per
suggerirne
gli
aspetti
più
enormi
,
è
perché
ogni
intenzione
armonizzatrice
del
ritmo
spirituale
,
ebbe
la
sua
realizzazione
.
Oggi
,
molti
moderni
,
restano
a
mezz
'
aria
cosicché
l
'
intenzione
rimane
polemica
e
difficilmente
si
eleva
ad
arte
.
Un
colore
o
una
linea
,
sono
in
pochi
a
farli
funzionare
.
Li
accennano
e
lì
per
lì
si
disamorano
d
'
una
conclusione
ben
chiara
.
Il
nostro
giovane
pittore
s
'
avvede
che
la
storicità
d
'
una
opera
è
un
dato
involontario
che
l
'
artista
non
cerca
.
Un
nuovo
vero
sorge
dal
colore
e
dal
disegno
,
sorge
dalla
forma
.
Essere
naturali
in
arte
è
una
fatalità
dell
'
artista
,
non
è
un
ricordo
del
vero
.
Molti
problemi
gli
si
presentano
ancora
.
Egli
intuisce
la
tabe
dell
'
astrattismo
che
crede
nel
parallelismo
di
velocità
tra
pensiero
e
realizzazione
.
Il
pensiero
corre
più
avanti
e
l
'
artista
per
seguirlo
non
insiste
in
profondità
.
Non
si
sofferma
più
sull
'
opera
.
Presunzione
estensiva
.
Così
tutto
si
anemizza
,
si
svuota
.
Il
giovane
intravvede
una
nuova
generazione
di
creatori
lenti
,
che
non
è
sinonimo
di
tardi
.
Il
pittore
rifà
le
sue
cognizioni
critiche
e
si
viene
formando
una
nuova
personalità
spirituale
.
Egli
rivendica
i
dati
elementari
ed
eterni
della
pittura
.
Per
questi
motivi
la
storia
del
giovane
provinciale
è
un
episodio
di
civiltà
,
cioè
di
moralità
.
Poi
la
sua
storia
diventa
un
'
altra
,
ma
non
muta
mai
quello
che
è
il
ritmo
incalzante
di
ricerca
.
Persiste
in
lui
il
meraviglioso
retaggio
degli
anni
senza
tregua
.
La
maturità
non
è
più
un
invecchiamento
,
è
una
conquista
.
StampaPeriodica ,
Le
statistiche
sono
in
genere
affari
dei
posteri
.
E
solo
alla
fine
di
un
secolo
le
somme
vanno
tirate
e
i
bilanci
conclusi
.
Perciò
i
giovani
oggi
non
amano
le
cifre
incolonnate
di
una
partita
doppia
che
ancora
non
è
affatto
chiusa
.
Chi
,
come
noi
,
si
formò
nel
tempo
inquieto
,
è
portato
invece
a
scorticarsi
e
a
riguardarsi
dentro
perché
tempo
inquieto
vuol
dire
,
per
chi
lo
intende
,
tempo
delle
più
assolute
responsabilità
.
Noi
,
a
nostro
rischio
,
e
pagando
sempre
con
il
nostro
denaro
abbiamo
accertato
questa
nostra
responsabilità
e
se
non
abbiamo
fissato
le
posizioni
definitive
delle
nostre
aspirazioni
con
grandi
manifesti
e
programmi
è
appunto
perché
la
nostra
posizione
sta
nella
libertà
certa
dei
nostri
sviluppi
.
Attraverso
il
tenace
sondaggio
però
dei
punti
sono
stati
fissati
,
sopratutto
nei
riguardi
delle
nostre
relazioni
con
la
tradizione
.
La
storia
non
è
una
vecchia
cosa
da
imparare
a
memoria
con
mentalità
da
neoclassico
né
da
ripudiare
con
mentalità
futurista
mentalità
entrambe
viete
e
definitivamente
superate
;
la
storia
è
un
fatto
appartenente
alla
nostra
personalità
e
solo
in
questo
senso
importante
e
continuativo
.
Esiste
in
quanto
serve
alla
nostra
costruzione
e
noi
siamo
parte
di
essa
.
Non
si
può
pensare
alle
interruzioni
dei
teorici
né
alla
decorrenza
;
non
esistono
periodi
d
'
oro
né
di
bronzo
,
ma
solo
delle
leggi
misteriose
per
le
quali
il
miracolo
del
genio
viene
a
regolare
le
fasi
di
un
ingranaggio
.
Si
tratta
allora
solo
di
gente
che
è
nota
per
il
fatto
dell
'
arte
e
di
gente
che
non
è
nota
per
questo
.
Pubblico
,
acquisti
,
congregazioni
,
critiche
,
col
fatto
dell
'
arte
abbiamo
appreso
che
non
c
'
entrano
.
Subito
che
si
guarda
alla
natura
del
fenomeno
artistico
alla
sua
posizione
ed
al
suo
svolgersi
nel
tempo
.
Una
curiosa
clausura
che
permetta
tutti
i
contratti
e
le
più
assurde
contaminazioni
,
in
osmosi
regolate
e
continue
.
Dal
niente
non
può
nascere
l
'
arte
;
ma
pure
nessun
incidente
apparente
la
provoca
,
in
conseguenza
non
crediamo
alle
scuole
,
ma
all
'
aria
,
al
colore
del
cielo
che
ogni
uomo
apprende
a
suo
modo
come
la
sua
costruzione
comanda
.
Siamo
portati
perciò
a
dare
massima
importanza
agli
individui
ed
ai
loro
particolari
contributi
,
non
crediamo
all
'
arte
di
masse
,
né
ai
fenomeni
popolareschi
se
non
come
fenomeni
singoli
,
del
resto
lontanissimi
dalla
massa
e
considerati
forme
inferiori
dai
più
.
Non
è
più
il
tempo
delle
classifiche
e
delle
categorie
;
siamo
stanchi
delle
definizioni
,
dei
partiti
presi
e
dei
dogmi
.
Solo
quando
la
libertà
diventa
una
legge
si
può
essere
,
nel
nostro
senso
liberi
;
per
questo
abbiamo
fatto
legge
libertà
più
assoluta
,
libertà
che
non
vuol
dire
anarchia
.
Solo
così
la
storia
può
rimanere
viva
ed
attuale
,
finché
noi
siamo
vivi
ed
in
atto
.
Così
la
storia
diviene
esperienza
insieme
alla
nostra
vita
e
noi
non
si
diventa
dei
musei
.
Il
museo
è
fermo
,
l
'
artista
è
in
movimento
;
il
documento
è
cronaca
,
la
storia
è
vita
.
Così
nella
nostra
curiosa
libertà
abbiamo
scoperto
il
filo
vivo
della
continuità
e
siamo
diventati
frutto
di
tutto
quello
che
ci
è
servito
.
Naturalmente
solo
da
una
esperienza
può
nascere
una
selezione
e
si
possono
scoprire
quei
fatti
già
avvenuti
nel
passato
che
noi
sentiamo
vivere
in
noi
ed
accertiamo
necessari
al
vivere
della
nostra
arte
.
In
questo
senso
la
tradizione
è
legata
all
'
individuo
secondo
le
reazioni
che
nell
'
individuo
provoca
;
così
ognuno
di
noi
ha
la
sua
tradizione
se
è
vero
che
ha
la
sua
arte
.
Ma
la
gioia
di
noi
giovani
è
un
'
altra
,
che
è
anche
la
nostra
nuova
forza
,
l
'
esserci
trovati
in
più
d
'
uno
da
Milano
a
Roma
a
Palermo
a
Venezia
,
ognuno
nel
suo
mondo
,
vicini
l
'
uno
all
'
altro
in
una
costellazione
che
diventa
ogni
tanto
,
all
'
improvviso
più
ricca
e
più
lucente
.
StampaPeriodica ,
È
questo
un
fiume
che
nasce
sui
monti
per
il
confluire
di
vari
torrenti
e
attraverso
la
pianura
finisce
nel
mare
.
Ma
mentre
appena
formato
è
impetuoso
,
profondo
e
freschissimo
per
l
'
ombra
delle
gole
che
impediscono
al
sole
di
toccare
le
acque
,
nella
pianura
s
'
allarga
e
rallenta
il
suo
corso
sino
a
raggiungere
in
certi
punti
la
calma
e
il
tepore
dei
laghi
.
È
qui
,
verso
l
'
estate
,
che
s
'
inizia
la
stagione
dei
bagni
e
si
prolunga
ininterrotta
sino
alla
fine
di
settembre
.
Bastano
infatti
i
primi
segni
del
caldo
,
quali
il
canto
della
cicala
e
l
'
ingiallire
del
frumento
nei
campi
,
perché
le
sue
rive
si
popolino
di
gente
.
Son
per
lo
più
ragazzi
dai
dodici
ai
vent
'
anni
che
abitano
vicino
al
fiume
in
case
poste
oltre
gli
argini
.
Essi
s
'
alzano
prestissimo
,
quando
ancora
il
cielo
è
oscuro
e
solo
a
oriente
appare
l
'
aurora
come
un
fuoco
.
È
la
madre
che
li
sveglia
dai
loro
sonni
nei
grandi
letti
di
piuma
,
gridando
inesorabile
ad
ogni
indugio
,
mentre
apre
la
finestra
e
mostra
il
giorno
che
sorge
.
Comincia
così
il
loro
lavoro
che
si
prolunga
per
tutta
la
mattina
nei
campi
o
nel
fiume
a
raccogliere
sassi
,
finché
a
mezzogiorno
,
quando
il
sole
è
alto
nel
cielo
,
consumato
in
fretta
il
pasto
,
sono
liberi
e
vanno
nel
fiume
a
bagnarsi
.
Il
luogo
per
nuotare
vien
scelto
quasi
sempre
in
certi
gomiti
dove
la
corrente
per
il
continuo
sbattere
dell
'
acqua
contro
le
rive
ha
roso
la
terra
sino
a
formare
larghi
bacini
che
ben
s
'
adattano
ai
loro
volubili
gusti
.
Essi
giungono
a
piedi
scalzi
su
piccole
strade
polverose
,
i
calzoni
tenuti
fermi
da
una
cinghia
,
la
maglietta
aperta
sul
petto
,
un
grande
cappello
che
dà
ombra
al
viso
,
e
subito
si
spogliano
per
indossare
certe
mutande
di
tela
a
righe
colorate
tolte
furtivamente
alla
sorella
o
alla
madre
.
In
questo
fiume
la
consuetudine
del
nuoto
viene
trasmessa
di
generazione
in
generazione
come
un
esercizio
indispensabile
a
cui
nessun
giovane
valido
può
sottrarsi
,
pena
lo
scredito
presso
tutti
i
dintorni
.
Basta
osservare
i
più
esperti
che
fanno
prodigi
di
bravura
per
essere
ammirati
.
Eccoli
che
s
'
avvicinano
al
fiume
.
Sono
giovani
di
statura
non
molto
alta
,
dalle
membra
armoniose
,
che
camminano
dondolandosi
nei
fortissimi
fianchi
mentre
muovono
all
'
intorno
l
'
occhio
nero
e
vivace
.
Essi
scendono
prima
vicino
alla
sponda
per
bagnarsi
il
petto
e
le
braccia
,
e
dopo
,
saliti
rabbrividendo
su
una
pietra
,
s
'
abbandonano
alla
corrente
con
una
lieve
spinta
del
piede
.
Ma
è
solo
quando
sono
giunti
in
mezzo
al
fiume
che
mettono
in
opera
tutte
quelle
segrete
manovre
ch
'
essi
hanno
imparato
con
la
lunga
abitudine
.
Di
solito
battono
i
piedi
per
avere
una
vigorosa
spinta
in
avanti
,
mentre
le
mani
facilitano
l
'
avanzare
,
una
allungandosi
quasi
adagiata
sull
'
acqua
,
l
'
altra
sotto
il
petto
che
seconda
il
movimento
delle
gambe
,
e
in
tal
modo
procedono
con
estrema
velocità
,
compiendo
lunghi
tratti
senza
avvertire
la
minima
stanchezza
.
Sono
questi
primi
saggi
degli
esperti
che
spingono
gli
altri
ad
imitarli
,
ed
infatti
,
mentre
quelli
,
raggiunta
la
riva
,
salgono
a
riposarsi
sull
'
erba
,
tutti
si
spogliano
in
fretta
come
presi
da
una
vera
smania
dell
'
acqua
.
Cominciano
così
i
lunghi
nuoti
,
interrotti
dai
tuffi
degli
azzardati
che
vanno
a
gara
a
chi
resiste
più
a
lungo
muovendosi
sotto
lo
specchio
verde
dell
'
acqua
come
bianchi
fantasmi
,
mentre
gli
esperti
dall
'
alto
correggono
i
movimenti
sbagliati
che
essi
compiono
nella
foga
,
dimenticando
i
principi
che
stanno
a
base
del
tradizionale
esercizio
.
Ma
ecco
comparire
sull
'
argine
altri
ragazzi
che
sino
allora
sono
stati
in
giro
a
pescare
in
certi
angoli
segreti
del
fiume
,
e
vengono
avanti
tenendo
in
mano
un
pesce
come
tanti
Tobioli
.
Al
loro
richiamo
tutti
escono
dall
'
acqua
e
si
riuniscono
negli
spiazzi
erbosi
che
l
'
argine
forma
digradando
verso
la
riva
.
Al
centro
stanno
gli
anziani
e
all
'
intorno
i
più
giovani
che
ascoltano
attenti
.
Di
solito
parlano
di
affari
compiuti
in
famiglia
,
commentandoli
variamente
secondo
il
loro
punto
di
vista
,
ma
dopo
tutti
i
discorsi
convergono
ad
un
unico
tema
l
'
amore
,
di
cui
hanno
una
certa
esperienza
.
Le
loro
donne
sono
giovani
contadine
dei
dintorni
,
conosciute
l
'
inverno
prima
durante
le
lunghe
veglie
nelle
stalle
.
Essi
parlano
con
loro
alla
sera
,
dopo
cena
,
attendendole
nelle
svolte
delle
piccole
strade
di
campagna
,
in
quell
'
ora
deserte
.
Ognuno
racconta
dell
'
amata
certi
suoi
atti
che
più
gli
sono
rimasti
fissi
in
mente
,
come
il
modo
goloso
con
cui
offre
la
bocca
per
essere
baciata
o
delicate
stravaganze
che
ella
compie
nell
'
amoroso
convegno
.
Poi
,
eccitati
,
perdono
ogni
ritegno
,
le
parole
,
dapprima
rattenute
da
un
vago
pudore
,
sboccano
libere
e
oscene
,
e
ridono
ad
alta
voce
dandosi
grandi
colpi
alle
spalle
,
mentre
i
giovanetti
,
maturatisi
durante
l
'
anno
,
gustano
profondamente
quei
discorsi
,
accendendosi
in
volto
per
l
'
emozione
.
Solo
quando
il
sole
comincia
a
declinare
e
la
sera
s
'
annuncia
col
canto
dei
grilli
tra
l
'
erba
,
o
quando
per
l
'
afa
il
tuono
rompe
il
silenzio
verso
i
monti
,
essi
ritornano
a
casa
.
Così
dura
la
stagione
dei
bagni
sino
a
settembre
,
finché
,
all
'
inizio
della
vendemmia
,
le
rive
si
fanno
a
poco
a
poco
deserte
,
mentre
i
nuotatori
,
dimentichi
del
fiume
,
pigiano
l
'
uva
nei
grandi
tini
,
inebriati
dall
'
odore
del
mosto
.
StampaPeriodica ,
Sono
ormai
note
anche
agli
ingenui
quali
siano
state
le
vere
cause
che
hanno
spinto
tante
nazioni
contro
l
'
Italia
.
Non
certo
per
la
difesa
di
viete
formule
quali
gli
ideali
societari
,
è
stato
messo
in
moto
il
macchinoso
congegno
delle
sanzioni
,
ma
un
'
altra
ragione
ben
altrimenti
importante
ne
è
stata
la
causa
:
l
'
odio
per
il
Fascismo
.
È
opportuno
notare
che
si
è
voluto
dare
in
certi
ambienti
esteri
interessati
,
quasi
una
giustificazione
di
ciò
facendo
sottilmente
notare
che
la
lotta
era
rivolta
non
contro
l
'
Italia
ma
contro
il
Fascismo
;
quasi
che
Italia
e
Fascismo
non
fossero
tutt
'
una
cosa
,
due
unità
inscindibili
,
da
tempo
completamente
amalgamate
.
È
stato
già
notato
che
la
lotta
contro
l
'
Italia
è
la
lotta
di
vari
internazionalismi
contro
l
'
universalismo
fascista
.
Infatti
,
alla
testa
sebbene
non
apertamente
degli
incendiari
nazionalismi
sono
la
internazionale
rossa
e
la
internazionale
massonica
;
queste
,
sebbene
discordanti
fra
di
loro
per
principi
e
per
scopi
,
sentendosi
troppo
deboli
per
potere
combattere
da
sole
il
Fascismo
,
si
sono
alleate
.
Quale
la
causa
di
questa
subdola
alleanza
?
L
'
essersi
accorti
che
il
Fascismo
ha
in
sé
dei
principi
atti
a
far
loro
perdere
ogni
speranza
di
supremazia
futura
,
perché
sono
principi
universali
basantisi
non
su
utopistiche
idealità
di
fratellanza
ma
su
realistici
sistemi
di
collaborazione
,
necessariamente
nazionali
dapprima
,
ma
inevitabilmente
universali
in
un
secondo
tempo
.
Infatti
la
vera
potenza
del
fascismo
sta
nella
giustizia
sociale
;
il
non
aver
trascurato
l
'
uomo
e
l
'
averlo
messo
anzi
nel
quadro
dell
'
attività
della
nazione
senza
tralasciare
come
i
vari
internazionalismi
,
di
teorie
perciò
unilaterali
i
fattori
economici
,
sono
i
meriti
grandissimi
della
rivoluzione
,
la
quale
quindi
è
,
e
tende
ad
esserlo
sempre
più
,
rivoluzione
sociale
universale
.
Perciò
è
falso
voler
credere
che
il
Fascismo
possa
esaurire
in
uno
sterile
nazionalismo
,
secondo
l
'
opinione
generalmente
seguita
all
'
estero
.
Le
sue
possibilità
vanno
molto
oltre
sì
che
non
è
un
illudersi
il
pensare
ad
una
collaborazione
fra
Stati
sulla
base
di
principi
fondamentali
al
Fascismo
.
Alle
due
precedenti
internazionali
un
'
altra
se
ne
è
aggiunta
,
mossa
non
tanto
da
ideali
più
o
meno
umanitari
,
quanto
dal
materiale
interesse
:
quello
dei
padroni
dell
'
alta
finanza
e
delle
più
grandi
imprese
belliche
,
dei
massimi
esponenti
della
plutocrazia
egoista
che
temono
sì
in
un
prossimo
avvenire
la
rivoluzione
corporativa
ma
più
che
altro
ha
l
'
interesse
immediato
di
far
scoppiare
una
guerra
.
Ora
tutto
questo
imponente
spiegamento
di
forze
per
cercare
di
abbattere
la
nostra
rivoluzione
ci
è
cagione
di
grande
orgoglio
perché
è
il
riconoscimento
sia
pure
forzato
che
gli
stessi
nemici
fanno
della
potenza
e
della
vitalità
del
Fascismo
.
StampaPeriodica ,
La
successione
alla
carica
di
capo
del
governo
.
Il
Villari
,
però
,
da
questa
sua
messa
a
punto
,
trae
una
deduzione
troppo
facile
e
superficiale
,
ed
errata
,
quindi
,
come
vogliamo
dimostrare
.
Secondo
l
'
articolista
,
la
affermazione
di
cui
sopra
«
vale
a
dimostrare
che
il
Segretario
del
Partito
è
colui
che
in
caso
di
vacanza
deve
presiedere
al
governo
dello
Stato
»
.
Questa
«
dimostrazione
»
del
Villari
,
in
sé
,
può
essere
diversamente
intesa
.
Essa
può
significare
che
appena
si
verifica
la
vacanza
il
Segretario
del
P.N.F.
assuma
di
diritto
l
'
interim
,
e
limitatamente
al
momento
,
della
carica
di
Capo
del
Governo
.
E
ciò
non
sarebbe
possibile
,
né
avrebbe
senso
e
valore
allo
stato
attuale
della
legislazione
.
Ma
non
è
questa
la
tesi
dell
'
A
.
Oppure
,
essa
si
riferisce
ad
una
vera
e
propria
successione
alla
carica
di
Capo
del
Governo
,
appena
si
verifica
la
vacanza
.
Ed
il
Villari
proprio
questa
tesi
sostiene
,
come
anche
chiaramente
si
intende
da
quanto
egli
aggiunge
subito
sotto
:
«
Concludendo
,
è
possibile
stabilirne
anche
in
sede
di
teoria
dello
Stato
fascista
questa
gerarchia
:
il
Segretario
del
Partito
è
il
futuro
capo
del
Fascismo
(
Duce
in
potenza
)
,
il
Duce
-
Capo
del
Fascismo
è
il
futuro
Capo
del
Governo
.
Quando
il
Duce
è
Capo
del
Governo
il
Segretario
del
Partito
è
come
il
Vice
Duce
,
vale
a
dire
il
Vice
Capo
del
Governo
»
.
Noi
non
siamo
,
in
questa
conclusione
,
affatto
d
'
accordo
coll
'
articolista
di
Fronte
Unico
(
fra
parentesi
,
diremo
che
questa
gerarchia
che
egli
costruisce
,
parlando
di
un
Duce
in
potenza
e
di
un
Vice
Duce
oltre
che
errata
,
non
ci
pare
molto
...
seria
.
Essa
poi
solleverebbe
anche
diverse
questioni
sostanziali
)
.
Non
siamo
d
'
accordo
col
Villari
,
ed
a
lui
,
infatti
controbattiamo
richiamandoci
alle
positive
disposizioni
della
legge
fascista
,
e
precisamente
all
'
art
.
5
dello
Statuto
del
P.N.F.
anche
da
lui
invocato
,
ma
non
rettamente
,
ci
pare
,
inteso
,
all
'
art
.
2
della
legge
sulle
Attribuzioni
e
Prerogative
del
Capo
del
Governo
,
del
24
dic
.
1925
,
ed
infine
all
'
art
.
13
della
legge
9
dic
.
1928
sul
Gran
Consiglio
del
Fascismo
.
Il
capo
del
governo
e
il
partito
.
Innanzi
tutto
,
notiamo
l
'
art
.
1
dello
Statuto
del
Partito
in
cui
si
afferma
che
«
Il
Partito
Nazionale
Fascista
è
una
milizia
civile
,
agli
ordini
del
Duce
,
al
servizio
dello
Stato
Fascista
»
.
L
'
art
.
5
dice
:
«
Il
P.N.F.
attraverso
i
gerarchi
e
gli
organi
collegiali
,
svolge
la
sua
attività
sotto
la
guida
del
Duce
e
secondo
le
direttive
segnate
dal
Gran
Consiglio
»
,
e
continua
quindi
con
la
lista
dei
Gerarchi
e
degli
organi
collegiali
,
in
testa
alla
quale
,
Primo
Gerarca
,
figura
il
Segretario
del
P.N.F.
Ora
,
per
valutare
la
figura
giuridica
del
Segretario
del
P.N.F.
,
qualificato
«
primo
gerarca
»
del
Partito
stesso
,
bisogna
intenderci
sul
valore
intrinseco
del
nome
e
della
persona
di
Gerarca
.
Noi
,
tenendo
presente
che
il
P.N.F.
è
milizia
agli
ordini
del
Duce
;
che
la
attività
svolta
dal
Partito
avviene
sotto
la
guida
del
Duce
,
e
i
gerarchi
,
numerosi
,
sono
solo
gli
esecutori
è
significativa
la
espressione
,
«
attraverso
i
gerarchi
e
gli
organi
collegiali
»
dell
'
art
.
5
delle
direttive
del
Duce
e
Capo
del
Governo
;
ricordando
ancora
che
per
l
'
art
.
2
della
legge
24
dic
.
1925
,
n
.
2263
,
è
il
Capo
del
Governo
responsabile
verso
il
Re
dell
'
indirizzo
generale
politico
del
Governo
,
mentre
i
Ministri
sono
responsabili
verso
il
Re
,
sì
,
ma
più
immediatamente
verso
il
Capo
del
Governo
tenendo
presente
tutto
ciò
concludiamo
che
la
figura
del
Segretario
del
Partito
manca
,
di
fronte
al
Gran
Consiglio
del
Fascismo
,
alla
Corona
,
alla
Nazione
,
di
quella
autonomia
di
funzioni
e
di
responsabilità
e
ancora
a
prescindere
dall
'
art
.
13
della
legge
sul
Gran
Consiglio
,
pure
chiaro
in
materia
,
e
di
cui
diremo
sotto
che
il
Villari
implicitamente
afferma
esistere
,
quando
sostiene
come
abbiamo
visto
,
che
in
caso
di
vacanza
il
Segretario
del
Partito
è
colui
che
deve
presiedere
al
Governo
dello
Stato
,
e
afferma
,
sotto
,
che
«
la
riforma
costituzionale
dovrà
tenere
presente
questa
realtà
non
solo
rivoluzionaria
ma
anche
giuridica
»
.
Si
può
dire
subito
in
che
consista
l
'
errore
fondamentale
del
Villari
.
Egli
ha
confuso
e
male
inteso
elementi
politici
con
elementi
giuridici
,
senza
considerare
le
positive
disposizioni
della
legge
fascista
.
Politicamente
,
la
figura
del
Segretario
del
Partito
nella
vita
della
Nazione
si
pone
certo
con
fondamentale
importanza
,
per
il
fascio
di
attività
cui
egli
si
trova
preposto
,
attività
,
quelle
del
Partito
,
che
non
solo
investono
tutti
gli
aspetti
della
vita
sociale
,
ma
sono
anche
in
contatto
con
i
nuovi
e
vecchi
organi
dello
Stato
.
Ma
giuridicamente
,
siamo
lì
:
ci
sono
la
legge
sul
Capo
del
Governo
,
lo
Statuto
del
Partito
,
c
'
è
la
legge
sul
Gran
Consiglio
la
quale
all
'
art
.
13
precisa
e
dispone
:
«
Il
Gran
Consiglio
...
forma
e
tiene
aggiornata
la
lista
dei
nomi
da
presentare
alla
Corona
in
caso
di
vacanza
per
la
nomina
del
Capo
del
Governo
...
»
.
Il
segretario
del
partito
nazionale
fascista
.
Secondo
noi
,
dunque
,
la
figura
del
Segretario
del
Partito
non
ha
,
soprattutto
in
senso
giuridico
,
quella
autonomia
,
quella
personale
rappresentatività
del
P.N.F.
,
di
fronte
al
Capo
dello
Stato
,
che
sarebbe
innanzitutto
intrinsecamente
necessaria
perché
il
Segretario
del
P.N.F.
in
caso
di
vacanza
si
ponesse
come
colui
che
deve
presiedere
al
Governo
dello
Stato
.
Anche
dal
punto
di
vista
della
figura
del
primo
gerarca
del
Partito
noi
vediamo
delinearsi
la
fondamentale
caratteristica
dello
Stato
Fascista
:
quella
del
concentramento
della
direzione
del
Governo
nella
unica
persona
del
Capo
del
Governo
stesso
.
E
su
proposta
di
questi
che
i
ministri
vengono
eletti
.
Egli
ne
dirige
e
coordina
l
'
opera
,
mentre
egli
solo
è
responsabile
verso
la
Corona
dell
'
indirizzo
politico
del
Governo
.
I
Ministri
,
quindi
,
e
così
il
Segretario
del
P.N.F.
,
Primo
Gerarca
del
Partito
stesso
e
Ministro
,
nel
compimento
del
proprio
mandato
prima
di
tutto
devono
godere
la
fiducia
del
Capo
del
Governo
,
di
fronte
al
quale
sono
responsabili
.
Il
Capo
del
Governo
resta
Capo
del
Partito
.
Ed
anche
qui
il
Segretario
del
Partito
è
un
suo
fiduciario
,
di
cui
egli
si
serve
nell
'
opera
attiva
di
direzione
del
Partito
.
Il
Segretario
del
Partito
non
esprime
in
sé
la
forza
del
partito
di
fronte
alla
Corona
,
in
caso
di
vacanza
.
Di
questa
forza
,
nel
momento
della
successione
al
Capo
del
Governo
,
è
portatore
il
Gran
Consiglio
del
Fascismo
,
il
quale
infatti
presenterà
alla
Corona
la
lista
dei
nomi
per
la
nomina
a
Capo
del
Governo
.
Ed
è
questo
il
modo
con
cui
il
Partito
Fascista
si
assicura
l
'
effettiva
continuità
di
Governo
dello
Stato
.
Che
il
Segretario
del
Partito
sia
de
jure
Segretario
del
Gran
Consiglio
si
capisce
benissimo
,
e
non
è
certo
da
questo
fatto
che
si
possono
trarre
le
conclusioni
cui
arriva
il
Villari
nel
suo
studio
.
In
quanto
il
Segretario
del
Partito
sia
delegato
a
convocarlo
e
presiederlo
,
questa
pure
è
una
logica
possibilità
per
la
posizione
,
importante
e
di
primaria
fiducia
da
parte
del
Capo
del
Governo
,
in
cui
si
trova
il
Segretario
del
Partito
.
Resta
il
caso
di
vacanza
della
carica
.
Che
il
Segretario
del
Partito
in
questa
situazione
delicata
sia
chiamato
,
di
diritto
,
pare
,
a
convocare
e
presiedere
il
Gran
Consiglio
,
è
,
siamo
d
'
accordo
,
di
estrema
importanza
.
Vogliamo
anche
dire
però
che
dato
che
il
Gran
Consiglio
dev
'
essere
pure
convocato
e
presieduto
,
è
naturale
che
lo
sia
dal
Segretario
del
Partito
,
sempre
quale
primo
gerarca
del
Partito
stesso
.
Ma
questo
fatto
non
ha
alcuna
conseguenza
giuridica
per
quel
che
riguarda
la
successione
.
La
successione
alla
carica
di
Capo
del
Governo
è
molto
semplice
avverrà
secondo
la
legge
già
posta
,
secondo
cioè
l
'
art
.
13
della
legge
sul
Gran
Consiglio
,
organo
costituzionale
dello
Stato
.
Che
poi
il
Segretario
del
Partito
sia
uno
dei
designati
della
lista
,
questa
sarà
una
possibilità
come
un
'
altra
.
Notiamo
anche
che
il
fatto
di
presiedere
,
nel
tempo
di
vacanza
,
il
Gran
Consiglio
non
influisce
sulla
composizione
della
lista
.
Né
in
senso
giuridico
,
come
abbiamo
detto
.
E
neppure
in
senso
politico
,
in
quanto
che
la
lista
non
viene
composta
al
tempo
della
vacanza
della
carica
,
ma
il
Gran
Consiglio
già
prima
la
forma
e
tiene
aggiornata
.
Il
Villari
discute
a
lungo
sulla
ragione
della
nomina
a
Ministro
del
Segretario
del
Partito
.
A
noi
essa
sembra
chiara
e
semplice
,
quanto
profonda
nel
suo
significato
e
nel
suo
valore
.
Intanto
,
per
permettere
la
normale
partecipazione
del
Segretario
del
Partito
ai
Consigli
dei
Ministri
.
Poi
,
ad
esprimere
,
nel
Segretario
del
Partito
Nazionale
Fascista
,
Ministro
del
Governo
del
Re
,
la
conquista
,
politica
e
giuridica
,
dello
Stato
da
parte
del
Partito
.
Il
Partito
Fascista
,
giunto
al
Governo
,
realizzò
,
per
mezzo
di
leggi
,
una
trasformazione
della
struttura
dello
Stato
.
L
'
elemento
politico
è
determinatore
della
realizzazione
giuridica
.
Non
solo
.
Ma
la
forza
politica
si
concreta
in
realtà
giuridica
.
Così
,
ecco
il
Partito
Nazionale
Fascista
divenire
elemento
essenziale
dello
Stato
Fascista
,
e
il
suo
primo
Gerarca
essere
nominato
Ministro
.
StampaPeriodica ,
Vogliamo
riassumere
in
questa
«
rassegna
della
stampa
»
i
notevoli
contributi
che
Critica
fascista
ha
portato
nel
corso
di
quest
'
anno
al
problema
dei
giovani
in
quanto
problema
della
formazione
di
una
classe
dirigente
.
Nel
caso
più
fortunato
questo
problema
è
posto
direttamente
dal
giovane
ed
allora
non
è
semplicemente
problema
della
«
caccia
»
a
qualche
dignità
nelle
organizzazioni
;
è
problema
di
quelli
«
che
intendono
mettersi
al
centro
stesso
del
mondo
ideale
creato
dagli
anziani
,
per
rivederne
carte
ed
orientamenti
.
Giudicano
costoro
,
che
i
posti
,
le
funzioni
,
le
cariche
,
le
responsabilità
di
comando
in
mano
dei
giovani
sono
meno
che
niente
,
se
non
servono
a
rinnovare
esperienze
,
metodi
,
sistemi
,
impostazioni
formali
e
sostanziali
dei
problemi
,
che
sempre
mutano
nel
volgere
degli
eventi
e
delle
generazioni
»
.
Ma
per
riuscire
a
questo
la
loro
attività
deve
essere
concreta
,
costruttiva
«
poiché
è
da
stolti
uscirsene
fuori
con
un
frondismo
generico
,
allusivo
,
farcito
di
ammiccamenti
caricaturali
a
questo
o
a
quel
tipo
di
gerarca
pretenzioso
,
a
questo
o
quel
sedicente
Padre
Eterno
della
scienza
»
.
Forse
la
ramanzina
è
troppo
violenta
perché
si
è
portati
nei
primi
passi
,
nel
prendere
cognizione
del
mondo
che
ci
circonda
,
a
questo
atteggiamento
,
che
diviene
inconcludente
solo
in
quanto
sia
fine
a
se
stesso
.
Ma
purtroppo
la
nostra
storia
ci
insegna
che
troppo
spesso
uno
sforzo
generoso
si
è
risolto
in
qualche
insignificante
«
pasquinata
»
!
Ma
se
tutto
il
problema
stesse
qui
,
non
ci
si
spiegherebbe
quel
certo
che
di
stanco
e
di
acre
che
lo
accompagna
sempre
:
il
problema
è
più
grave
,
poiché
sono
pochi
i
giovani
che
vanno
incontro
alle
loro
responsabilità
.
Molti
,
i
più
,
trascorrono
quieti
,
nel
conformismo
di
una
vita
limitata
,
e
perciò
il
problema
dei
giovani
è
più
un
problema
di
carenza
,
che
ingigantisce
allora
fino
a
quello
della
formazione
della
classe
dirigente
.
Formazione
di
una
classe
dirigente
.
Camillo
Pellizzi
,
ricercando
nella
Critica
fascista
del
15-6-XV
,
un
rimedio
a
questo
stato
di
cose
,
si
sente
attratto
verso
i
metodi
dei
colleges
inglesi
e
vorrebbe
associare
alle
scuole
,
dalle
elementari
all
'
università
,
un
complesso
di
esercitazioni
.
In
esse
il
giovane
dovrebbe
educarsi
«
alla
deliberazione
responsabile
,
alla
valutazione
equa
delle
diverse
opinioni
,
alla
disciplina
del
dibattito
»
.
Confessiamo
che
,
per
quanto
questo
ideale
di
dolce
Accademia
possa
sedurci
in
qualche
momento
di
nostalgia
melanconica
,
non
ci
sentiamo
di
appoggiare
una
proposta
che
all
'
atto
pratico
si
ridurrebbe
ad
una
mera
classe
di
retorica
o
a
qualche
istituzione
del
tipo
dei
boy
scouts
.
Ma
,
a
parte
la
facile
ironia
,
a
cosa
condurrebbe
la
proposta
del
Pellizzi
?
Agostino
Nasti
,
nella
Critica
fascista
dell'1-7-XV
,
afferma
che
«
quel
sistema
da
sé
solo
,
potrebbe
essere
,
date
le
caratteristiche
dell
'
ingegno
italiano
(
brillantezza
,
facilità
,
attitudine
alla
retorica
)
,
un
mezzo
di
esercizio
della
sola
intelligenza
e
corruttore
della
personalità
morale
»
.
Si
finirebbe
così
per
cadere
nuovamente
in
quella
dittatura
di
funzionari
,
che
Pellizzi
ritiene
essere
«
fenomeno
di
cui
la
storia
ha
vari
esempi
:
e
sono
tutti
esempi
a
ben
guardare
di
decadenza
»
.
Noi
non
vogliamo
con
questo
spezzare
la
lancia
contro
la
discussione
,
la
libera
discussione
.
Noi
vogliamo
soltanto
mettere
in
guardia
contro
l
'
abuso
di
essa
,
abuso
che
ci
condurrebbe
in
questo
caso
ad
una
sterile
,
esangue
ed
organizzata
esercitazione
.
In
essa
la
borghesia
,
feconda
soltanto
di
funzionari
e
di
burocrati
,
diguazzerebbe
contenta
e
soddisfatta
,
seguitando
ad
inquinare
ed
a
monopolizzare
la
classe
dirigente
italiana
.
Il
fondamentale
problema
è
invece
come
dice
Nasti
quello
di
immettere
nella
classe
dirigente
italiana
il
popolo
ed
egli
vorrebbe
che
il
«
Pellizzi
chiarisse
se
è
d
'
accordo
sulla
necessità
di
questo
rinsanguamento
della
classe
politica
italiana
,
sulla
necessità
,
cioè
,
che
questa
sia
apertissima
,
che
si
faciliti
l
'
ingresso
in
essa
di
uomini
espressi
dal
popolo
e
che
sia
necessario
quindi
pensare
al
modo
di
preparare
questi
elementi
popolari
,
che
non
sono
preparati
dall
'
ambiente
familiare
e
nemmeno
nelle
scuole
,
perché
frequentano
solo
le
elementari
»
.
Sindacati
e
classe
dirigente
.
Ma
per
la
scelta
di
questi
elementi
egli
non
ritiene
sufficiente
la
«
scuola
»
sindacale
e
si
chiede
angosciato
:
«
Dovremo
sempre
essere
un
popolo
di
prim
'
ordine
guidato
da
una
mediocre
classe
dirigente
?
»
.
Indubbiamente
,
pensando
al
modo
con
cui
oggi
funzionano
i
sindacati
,
non
è
possibile
sperare
che
da
essi
si
esprima
facilmente
questa
nuova
classe
dirigente
.
Ma
noi
non
condividiamo
l
'
estrema
punta
di
angoscia
del
Nasti
e
pensiamo
invece
che
lo
sforzo
nostro
debba
rivolgersi
proprio
verso
l
'
organizzazione
sindacale
.
Essa
ha
molti
difetti
e
tutti
lo
confessano
.
Longo
,
per
es
.
,
in
Critica
fascista
dell'1-6-XV
,
insiste
«
sulla
necessità
ed
urgenza
di
approfondire
ed
intensificare
l
'
opera
di
educazione
sindacale
delle
masse
lavoratrici
»
poiché
«
i
giovani
lavoratori
,
in
genere
,
non
si
interessano
abbastanza
del
sindacato
e
della
vita
sindacale
»
.
Ma
senza
sperare
in
una
formazione
spontanea
di
questa
classe
dirigente
attraverso
i
sindacati
,
noi
crediamo
che
questa
sia
ancora
l
'
unica
via
e
ce
la
indica
la
coscienza
,
che
abbiamo
della
maturità
dell
'
operaio
italiano
,
maturità
fatta
di
cosciente
responsabilità
e
di
disciplinata
decisione
.
Il
nostro
sforzo
deve
mirare
a
liberare
da
impacci
burocratici
ed
organizzativi
queste
forze
che
sole
ci
permetteranno
la
formazione
di
quella
classe
dirigente
unitaria
che
non
porti
più
in
sé
«
le
conseguenze
della
divisione
politica
e
non
soltanto
in
senso
territoriale
che
precedette
l
'
unificazione
dell
'
Italia
»
.
Avviso
agli
universitari
.
E
nel
paragrafo
precedente
abbiamo
parlato
,
a
ragion
veduta
,
del
sindacato
come
dell
'
unica
via
per
la
formazione
della
classe
dirigente
,
poiché
,
se
l
'
universitario
non
vorrà
morire
nella
burocrazia
o
nel
frazionariato
,
egli
dovrà
finire
collo
spogliarsi
di
molte
delle
sue
soprastrutture
e
dovrà
soprattutto
avvicinarsi
alla
classe
operaia
avvicinarlesi
nel
sindacato
,
nel
gruppo
rionale
,
nel
dopolavoro
.
Ma
egli
è
ancora
molto
distante
da
questo
suo
imprescindibile
compito
.
Vediamo
,
infatti
,
i
resoconti
del
Convegno
di
dottrina
del
fascismo
,
ai
Littoriali
di
quest
'
anno
.
In
esso
troppo
si
è
teorizzato
astrattamente
e
formalmente
.
Giancarlo
Ballarati
,
Littore
di
quest
'
anno
,
in
Critica
fascista
dell'1-5-XV
,
chiama
«
negativo
e
sterile
quell
'
aspetto
del
convegno
,
che
si
è
posto
alla
astratta
ricerca
della
determinazione
di
una
personalità
ideale
e
di
un
concetto
speculativo
dello
Stato
,
perché
si
compiva
l
'
opera
vana
della
giustificazione
del
punto
di
partenza
,
rivendicando
lo
Stato
come
interiorità
e
spiritualità
ciò
che
è
presupposto
ormai
pacifico
,
e
caratteristica
propria
anche
a
forme
non
fasciste
di
Stato
»
.
Lasciamo
da
parte
l
'
invito
,
che
credo
imbarazzante
,
a
tirar
fuori
quelle
altre
forme
non
fasciste
di
Stato
e
concordiamo
senz
'
altro
nel
ritenere
sterile
questo
circolo
vizioso
della
giustificazione
del
punto
di
partenza
.
Ma
crede
forse
il
camerata
Ballarati
che
questo
Stato
interiore
e
spirituale
sia
presupposto
ormai
pacifico
?
Se
lo
è
per
alcuno
,
lo
sarà
per
gli
ondivaghi
filosofanti
,
per
quelli
che
,
come
vedo
riportato
nel
successivo
articolo
di
Vincenzo
Buonassisi
«
credono
che
l
'
Impero
esistesse
entro
di
noi
prima
che
disponessimo
di
un
sol
metro
quadrato
di
territorio
»
.
Noi
crediamo
invece
che
la
discussione
teorica
sia
utilissima
e
necessaria
,
purché
esca
dall
'
esoterismo
di
questo
Stato
in
interiore
hominis
.
È
l
'
avviso
che
noi
dobbiamo
ricavare
da
questa
lunga
polemica
e
specie
dalle
parole
di
Nasti
,
è
quello
di
rompere
una
buona
volta
col
pacifico
vivacchiare
e
profittare
del
«
pane
della
scienza
»
.
Si
afferma
l
'
identità
del
pensare
e
del
fare
per
poi
solo
pensare
o
meglio
arzigogolare
schemi
.
StampaPeriodica ,
Relazione
di
un
esperimento
.
Quale
documentazione
dell
'
articolo
comparso
nel
numero
ultimo
«
Universitari
e
operai
»
,
pubblichiamo
la
relazione
di
conversazioni
svoltesi
al
Dopo
Lavoro
Poligrafici
«
F
.
Corridoni
»
di
Padova
,
di
un
gruppo
di
operai
e
un
gruppo
di
fascisti
universitari
.
Queste
conversazioni
sono
state
improntate
dal
massimo
cameratismo
.
Entrambi
i
gruppi
hanno
voluto
scambiarsi
qualcosa
;
gli
universitari
dare
un
ordine
,
una
inquadratura
ideale
ai
problemi
politici
e
sociali
che
nascono
nella
classe
operaia
,
perché
essa
acquisti
una
maggiore
consapevolezza
di
se
stessa
,
gli
operai
han
voluto
rimpolpare
di
vita
concreta
gli
ideali
e
gli
schemi
portati
dagli
universitari
,
perché
essi
vivano
un
'
esperienza
più
aderente
alla
realtà
.
Le
discussioni
,
sebbene
calorose
,
sono
state
serene
e
obbiettive
.
Volutamente
non
è
stato
fissato
un
programma
preciso
;
ma
di
volta
in
volta
sono
stati
proposti
per
la
riunione
successiva
quei
temi
e
quei
problemi
,
che
,
nella
discussione
,
si
erano
mostrati
più
interessanti
.
Il
pretesto
per
iniziare
le
conversazioni
è
stato
offerto
dal
pensiero
politico
e
sociale
del
Mazzini
.
Questa
prima
riunione
è
stata
particolarmente
vivace
;
si
tratta
di
fare
amicizia
,
di
conoscersi
reciprocamente
e
di
superare
i
dissensi
per
poter
giungere
a
una
vera
collaborazione
.
Obiezioni
operaie
.
Gli
operai
,
pur
riconoscendo
che
sarebbe
desiderabile
il
formarsi
di
una
élite
operaia
che
fosse
educata
alla
responsabilità
politica
immessa
nella
classe
dirigente
,
vollero
far
sentire
agli
universitari
che
il
problema
urta
poi
nella
realtà
contro
difficoltà
gravissime
,
e
specialmente
gli
operai
più
anziani
,
che
la
vita
politica
di
altri
tempi
aveva
amareggiato
,
vollero
,
accentuando
magari
nel
calore
polemico
le
tinte
,
che
i
giovani
universitari
e
gli
operai
si
rendessero
ben
conto
di
esse
e
delle
loro
gravità
.
Ne
risultarono
osservazioni
che
possono
sembrare
improntate
ad
un
amaro
scetticismo
,
ma
che
volevano
avere
invece
solo
la
funzione
igienica
e
ritemprante
di
una
doccia
fredda
;
e
ciò
risultò
dalla
stessa
confessione
dei
critici
più
severi
,
e
dal
fatto
che
la
fede
dei
più
giovani
non
fu
affatto
turbata
.
In
ogni
modo
fu
obiettato
innanzitutto
che
le
prime
difficoltà
nascono
proprio
dalla
stessa
mentalità
della
classe
operaia
.
L
'
operaio
cioè
non
sa
diventare
dirigente
restando
operaio
.
E
ciò
vale
sia
nel
campo
più
precisamente
tecnico
che
in
quello
politico
.
L
'
operaio
dotato
di
intelligenza
e
di
qualità
direttive
tende
non
solo
a
differenziarsi
dagli
altri
operai
,
ma
a
staccarsi
da
essi
,
tende
a
diventare
borghese
.
Le
cause
fondamentali
di
questa
mentalità
sono
da
ricercarsi
:
sia
nella
vita
che
l
'
operaio
conduce
,
la
quale
per
la
sua
durezza
è
tale
da
educarlo
all
'
egoismo
anziché
alla
collaborazione
;
sia
nell
'
ambiente
sociale
troppo
gretto
che
diffida
di
ogni
personalità
che
voglia
elevarsi
e
la
contrasta
;
sia
nella
poca
considerazione
che
in
tale
ambiente
ha
la
cultura
e
nella
reale
difficoltà
per
un
lavoratore
di
studiare
e
di
orientarsi
da
solo
;
e
infine
nella
gelosia
con
cui
l
'
operaio
che
non
fatica
è
asceso
ai
massimi
limiti
della
sua
categoria
,
difende
le
sue
conquiste
economiche
e
sociali
;
gelosia
tanto
più
viva
quanto
più
lenta
e
difficile
è
tale
ascensione
.
Per
tutte
queste
difficoltà
che
sorgono
in
seno
alla
classe
operaia
è
oltremodo
difficile
elevarla
,
ed
è
quasi
impossibile
anzi
,
poiché
questa
classe
è
destinata
a
perdere
,
man
mano
che
in
essa
si
formano
i
suoi
elementi
migliori
che
non
formeranno
l
'
élite
della
classe
operaia
,
ma
passeranno
nella
diversa
classe
borghese
della
quale
assumono
colla
più
grande
naturalezza
la
mentalità
e
che
essi
rinsanguano
di
continuo
con
nuove
forze
.
Altre
osservazioni
mirano
invece
a
dimostrare
le
difficoltà
intrinseche
che
ostacolano
una
superiore
educazione
politica
della
classe
operaia
.
Si
faceva
osservare
che
la
causa
è
da
ricercarsi
non
solo
nella
mentalità
egoistica
dell
'
operaio
,
ma
nella
complessa
struttura
economica
e
sociale
di
una
società
che
è
tuttora
prevalentemente
borghese
.
In
essa
infatti
il
problema
della
classe
dirigente
è
sentito
essenzialmente
come
proprio
,
in
modo
quasi
esclusivo
,
della
classe
borghese
.
Si
richiedono
infatti
studi
lunghi
,
complessi
e
non
sempre
utili
che
sono
preclusi
all
'
operaio
che
ha
scarsi
mezzi
economici
;
la
successione
ai
posti
dirigenti
è
governata
da
un
notevole
automatismo
per
cui
si
stabilisce
quasi
una
specie
di
eredità
nella
direzione
;
la
sempre
crescente
disciplina
della
vita
economica
costringe
maggiormente
l
'
operaio
nella
sua
categoria
e
in
seno
ad
essa
gli
è
preclusa
ogni
ascesa
al
di
là
di
certi
limiti
molto
ristretti
.
Queste
difficoltà
esteriori
non
sono
infine
l
'
ultima
ragione
del
formarsi
di
quella
mentalità
egoistica
di
cui
sopra
,
e
del
poco
amore
dell
'
operaio
per
la
sua
classe
.
Tutto
ciò
è
causa
ancora
di
una
sempre
più
viva
consapevolezza
negli
operai
,
e
specialmente
nei
più
dotati
,
di
un
dualismo
di
classe
.
Il
fascismo
ha
superato
la
lotta
di
classe
e
tuttavia
questo
sentimento
così
vivo
della
dualità
delle
classi
e
del
loro
equilibrio
di
fatto
genera
un
senso
di
disorientamento
.
StampaPeriodica ,
La
Mostra
d
'
Arte
organizzata
dal
nostro
G.U.F.
ci
fa
conoscere
due
giovani
artisti
che
sono
qualche
cosa
di
più
di
semplici
«
promesse
»
:
Antonio
Zancanaro
e
Arrigo
Episcopi
.
Formatisi
entrambi
in
modo
indipendente
da
ogni
indirizzo
scolastico
,
rivelano
una
loro
personalità
precisa
,
una
originalità
che
invano
noi
potremmo
cercare
in
altri
giovani
.
Lontani
da
ogni
Accademia
o
Cenacolo
essi
esprimono
con
piena
sincerità
la
loro
visione
del
mondo
e
della
vita
,
non
costretti
in
alcuna
formula
,
non
snaturati
da
alcuna
imitazione
.
Questa
lode
deve
essere
detta
per
entrambi
sebbene
la
loro
arte
presenti
aspetti
del
tutto
contrastanti
e
sebbene
molto
diversi
siano
i
valori
che
rappresentano
.
TONO
ZANCANARO
.
Tono
Zancanaro
è
il
più
maturo
e
completo
.
Egli
è
assolutamente
un
autodidatta
.
Viene
da
una
famiglia
di
artigiani
e
del
padre
meccanico
egli
ha
ereditato
l
'
amore
appassionato
al
lavoro
,
la
scrupolosa
e
faticosa
ricerca
della
perfezione
tecnica
,
l
'
onestà
più
assoluta
nel
produrre
,
nel
creare
.
Non
si
può
certo
rimproverare
a
Tono
Zancanaro
di
lavorare
poco
;
questa
mostra
ospita
più
di
cento
opere
in
bianco
e
nero
e
un
grandissimo
numero
di
schizzi
,
di
bozzetti
,
di
studi
,
e
il
tutto
è
prodotto
dal
metodico
lavoro
di
meno
d
'
un
anno
.
E
quello
che
più
stupisce
in
tanta
produzione
è
l
'
alto
livello
di
quasi
tutte
le
opere
,
la
continuità
dell
'
ispirazione
,
la
scrupolosa
rifinitura
di
ognuna
.
Questa
onestà
di
lavoro
è
la
prima
virtù
di
Zancanaro
ed
è
valida
testimonianza
della
serietà
e
profondità
del
suo
mondo
morale
ed
artistico
,
e
non
a
caso
abbiamo
voluto
sottolinearla
prima
di
passare
ad
una
valutazione
propriamente
artistica
,
perché
è
questa
stessa
profondità
morale
che
rende
viva
e
vera
la
sua
arte
.
Tono
Zancanaro
,
oggi
,
quando
come
mai
l
'
arte
italiana
appare
imprigionata
in
un
formalismo
vuoto
di
valori
spirituali
e
schiavo
dell
'
artificio
,
offre
a
chi
vuole
intenderlo
un
'
arte
che
è
l
'
espressione
vigorosa
di
una
visione
della
vita
sincera
e
profonda
.
La
sofferenza
che
si
legge
nelle
opere
di
Zancanaro
non
è
quella
che
tormenta
la
maggior
parte
degli
artisti
moderni
e
si
rivolge
tutta
alla
ricerca
di
nuove
espressioni
formali
o
tecniche
.
La
sua
sofferenza
è
per
la
vita
e
per
gli
uomini
che
sono
affaticati
dal
male
e
dal
dolore
.
Da
queste
sue
opere
si
capisce
che
per
lui
l
'
essenziale
è
intendere
le
cose
,
penetrare
la
realtà
e
la
vita
;
il
problema
di
esprimersi
si
risolve
allora
da
solo
:
la
tecnica
nascerà
spontaneamente
,
necessariamente
anzi
,
e
nuova
e
personale
come
nuova
e
personale
è
l
'
interpretazione
.
In
questa
sincera
ricerca
Zancanaro
esprime
la
sua
dolorosa
convinzione
:
che
il
male
,
il
brutto
,
sono
nella
radice
stessa
della
vita
e
deturpano
ed
avviliscono
la
bontà
,
la
bellezza
,
la
gioia
.
L
'
uomo
nella
sua
più
intima
essenza
è
fatto
per
il
bene
e
per
il
bello
,
ma
tutto
è
imperfezione
attorno
a
lui
e
la
sua
vita
non
può
per
ciò
non
essere
infelice
.
Zancanaro
ci
raffigura
il
più
delle
volte
uomini
o
immersi
nel
sonno
o
guardanti
lontano
con
l
'
occhio
assente
.
Ma
quel
sonno
è
piuttosto
tristissimo
abbandono
,
è
la
sofferenza
di
chi
è
vinto
e
privo
insieme
anche
di
quella
pace
e
di
quel
riposo
che
pur
consegue
alla
sconfitta
.
Questi
dormienti
esprimono
un
tormento
senza
fine
come
senza
fine
è
l
'
ansia
della
nostra
natura
per
il
bello
ed
il
buono
e
senza
risoluzione
è
la
contraddizione
che
ci
lega
al
male
e
al
dolore
.
Nei
paesaggi
Zancanaro
interpreta
in
modo
analogo
alla
vita
dell
'
uomo
la
vita
della
città
.
Così
preferisce
la
notte
;
le
vie
silenziose
,
tutte
contrasti
di
ombre
densissime
e
di
luci
improvvise
.
L
'
armonia
degli
elementi
architettonici
,
delle
masse
dei
muri
e
degli
alberi
si
smarrisce
nel
mistero
creato
dalle
ombre
che
si
annidano
dense
nel
fogliame
e
nei
portici
oscuri
e
profondi
.
Altre
opere
invece
manifestano
una
vivace
reazione
,
una
aspra
intolleranza
di
ciò
che
è
o
troppo
brutto
o
assurdo
,
e
l
'
arte
di
Zancanaro
si
esprime
allora
in
grotteschi
di
grande
efficacia
,
ma
a
volte
così
permeati
della
personalità
del
loro
autore
che
recano
simboli
probabilmente
comprensibili
a
lui
solo
.
È
attraverso
questo
profondo
e
doloroso
sentire
che
Zancanaro
ha
conquistato
la
sua
stessa
tecnica
,
onesta
,
vigorosa
,
sempre
più
espressiva
e
aderente
al
pensiero
.
Nessuna
imitazione
,
nessuna
corrente
accademica
.
Se
qualche
cosa
dai
moderni
artisti
italiani
egli
ha
appreso
,
è
da
Rosai
;
ma
non
in
modo
estrinseco
e
servile
.
Da
questo
nostro
pittore
,
che
egli
reputa
suo
maestro
ha
imparato
onestà
e
purezza
e
la
sincerità
nel
vedere
e
nell
'
esprimersi
.
ARRIGO
EPISCOPI
.
Con
un
'
arte
del
tutto
diversa
si
presenta
Arrigo
Episcopi
.
Egli
è
molto
più
giovane
,
ma
anche
meno
maturo
di
Tono
Zancanaro
,
e
tuttavia
anche
la
sua
pittura
è
caratterizzata
dalla
sincerità
.
Se
di
Zancanaro
si
potesse
dire
che
vede
tutto
troppo
sul
serio
,
di
Episcopi
bisognerebbe
affermare
che
nulla
egli
prenda
sul
serio
.
In
questa
scherzosità
che
rasenta
a
volte
la
presa
in
giro
è
del
resto
la
sua
originalità
,
la
sua
nota
schiettamente
personale
.
Episcopi
non
vuole
penetrare
oltre
la
corteccia
la
realtà
,
e
ciò
deliberatamente
.
Non
è
un
superficiale
pretenzioso
che
finga
con
veli
letterari
e
retorici
una
commozione
che
non
sente
;
egli
non
vuol
essere
commosso
,
forse
non
sa
commuoversi
,
e
facilmente
ride
di
ogni
istrioneria
,
di
ogni
posa
tragica
o
sentimentale
.
Molti
suoi
tratti
caratteristici
sono
del
resto
propri
di
gran
parte
della
nostra
gioventù
,
che
appare
fredda
,
ipercritica
,
motteggiatrice
.
Egli
volutamente
respinge
ogni
solennità
,
ma
esige
che
ciò
che
resta
abbia
i
segni
dell
'
intelligenza
e
dell
'
eleganza
,
appaghi
con
la
grazia
e
con
lo
scherzo
.
Tra
le
cose
sue
che
più
lo
rappresentano
son
certi
quadretti
acquarellati
con
molto
buon
gusto
,
popolati
da
infinite
figurine
disegnate
con
fresca
spontaneità
,
spesso
con
umorismo
facile
e
signorile
.
Ma
vi
sono
quadri
di
maggiore
respiro
,
e
particolarmente
notevoli
sono
i
ritratti
;
il
nostro
giovane
artista
sa
cogliere
ciò
che
vi
è
di
caratteristico
nei
suoi
modelli
,
con
acume
cui
non
va
disgiunta
una
certa
vena
di
composto
e
sereno
umorismo
che
anche
qui
rivela
il
suo
personalissimo
carattere
.
È
qui
che
Episcopi
esprime
col
più
bel
garbo
questa
sua
ferma
volontà
di
restare
alla
superficie
.
Eleganza
,
ordine
,
equilibrio
nel
disegno
e
nelle
tonalità
,
sono
le
doti
di
queste
sue
opere
e
sono
in
fondo
la
preoccupazione
più
viva
del
nostro
giovane
artista
.
Non
vogliamo
dire
con
ciò
che
egli
cada
in
quel
formalismo
,
in
quel
tecnicismo
che
più
sopra
abbiamo
rimproverato
a
troppi
dei
giovani
pittori
italiani
;
il
suo
spirito
critico
,
la
sua
immediatezza
lo
trattengono
da
questa
via
facile
.
Episcopi
,
se
scherza
su
tutto
,
l
'
arte
sua
però
la
prende
sul
serio
,
ed
egli
va
conquistando
con
sforzi
assidui
e
con
progressi
continui
la
sua
orginalità
e
la
sua
maturità
d
'
artista
.