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LIVORNO ( BIANCO GIUSEPPE , 1921 )
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Lo storico congresso , come lo chiama la Libera Parola , di Livorno , ha confezionato il gran minestrone che già si prevedeva . La più grande gazzarra , che attraverso i secoli la storia abbia registrato , è quella di Livorno ... A Livorno il gran partito si è diviso in tre gruppi : due utopici e l ' altro rammollito ... I fascisti traggono profitto dalla scissione avvenuta a Livorno , non per condurre in salvo la barcaccia del capitalismo borghese , beni per far vedere con occhi e toccare con mano ai poveri operai , che ciecamente eseguivano gli ordini dei rivoluzionari d ' operetta , che il sole dell ' avvenire è già tramontato per sempre ... Tutto passa a questo mondo ! Rimane solo la storia che registrerà la data 20 gennaio dove a Livorno il pus ne è uscito con una formula elementare che ogni operaio può risolvere . Pus : 3 = 0 .
FAVOLE ( PASINETTI PIER MARIA , 1935 )
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I FIGLI DI SOFRONE . Il primo dei figli di Sofrone , raggiunta l ' età , incominciò a frequentare la scuola . Presto divenne il preferito ; la sua intelligenza e la sua ubbidienza conquistavano il cuore dei maestri ; egli divenne il primo della sua classe ed era citato ad esempio . Poco più tardi anche il secondo dei figli di Sofrone , raggiunta l ' età , venne mandato alla scuola . E per bontà ed ubbidienza superò anche il fratello maggiore : fu il primo della sua classe , e i maestri , dalla mattina alla sera , non facevano che tesserne le lodi . E così fu del terzo e del quarto dei figli di Sofrone , e via e via sino al dodicesimo : erano tutti infinitamente buoni e ubbidienti e studiosissimi , e ciascuno di loro era il primo della sua classe . Ma Sofrone aveva anche un tredicesimo figlio , il quale non somigliava punto ai fratelli , tanto che i concittadini usavano dire a Sofrone : Dodici dei tuoi figli sono modelli di virtù e di saggezza ; quant ' è peccato che il tuo tredicesimo , il piccolo Cràtilo , sia tanto dissimile da loro ! E Sofrone rispondeva con aria furba : Lo so , il mio piccolo disubbidisce me e i suoi maestri , li critica e non giura nelle loro parole , e alle volte mostra di farsi beffe di loro e persino di me . Nella sua mente noi siamo tutti quanti giudicati , ed egli è dissimile dai suoi fratelli in questo : che delle opinioni dei suoi maestri e mie egli non fa immediatamente le proprie , ma anzi vuole averne di sue , per le quali è talvolta punito e sovente biasimato . Ma se io avessi un capitale , io lo lascerei al mio ultimo figlio ; e se volete la mia opinione vi dirò che i resultati migliori li aspetto proprio dal piccolo Cràtilo : perché quei suoi dodici fratelli diverranno sì , certamente , dei bravi e onorati cittadini , ma a loro non apparterrà il domani ; mentre esso appartiene al mio tredicesimo , che è di quelli che più difficilmente raggiungono le cariche pubbliche , perché sono temuti , ma se un giorno vi giungono son loro che fanno la storia . E i cittadini più savi , molto ammiravano questa acuta risposta di Sofrone . LOTTE ANIMALI . La volpe , che temeva di esser fottuta dai suoi dipendenti , diceva sempre alla gente : Al mio servizio , io non voglio che dei somari . Poiché la volpe era ricca e temuta , avvenne persino che molti , per il vantaggio di mettersene al servizio , imparassero a ragliare . Il regno animale era pieno di ragli di prova , come quegli stanzoni dove i bandisti si esercitano . Frattanto il leone , assai più preveggente , raccoglieva intorno a sé bestie di ben altro genere , come leoncelli e tori . E quando si sentì forte abbastanza , decise di dar guerra alla volpe : la quale ordinò i suoi somari e tentò di resistere . Ma i somari fecero pessima prova , e il disastro appariva imminente . La volpe dovette ricorrere persino a quei molti che avevano imparato a ragliare per farsi pigliare al suo servizio , e dir loro che cercassero di usare di quelle doti , che avevano avute prima di farsi somari . Ma l ' abitudine al raglio era ormai tale , che anche questi altri fallirono . Onde il comando della situazione fu preso dal leone vittorioso , il quale ebbe a compagna una lupa .
STORIA DI CENTO PITTORI PIÙ UNO ( BIROLLI RENATO , 1935 )
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Il giovane pittore di provincia giunge nella grande città . Ecco che cosa avviene : 1 ) Evolversi della coscienza per lento e progressivo acclimatarsi ; 2 ) uscita dal gretto determinismo di luogo ; 3 ) partecipazione alle aspirazioni artistiche della nuova e più vasta collettività : tutti fatti positivi e che non gravano sulle spalle del padron di casa . E poiché alla coscienza morale di questo giovane s ' impone la liberazione , il suo travaglio sarà un certo qual modo necessario alla dinamica del centro artistico . Egli si libererà spontaneamente delle scorie , innocue alle grandi dominanti del momento . Se non lo farà , di lui non si sentirà più parlare . Passando da un clima all ' altro è necessario , è conveniente accettarne le caratteristiche ( almeno come reagente ) e chi passa da quota 10 a quota 90 deve convenire che vi si respira meglio . Il nuovo centro artistico gli apparirà esigente ; esso vuole riconoscersi al più presto nell ' opera del giovane venuto ; vuole che sia dei suoi , che non si attardi nei suoi dimessi costumi . Più tardi , se il giovane avrà genio , potrà concedersi ogni violenza . Il giovane , quando lascia le piccole città , o il borgo così uguali nel servire lo stesso pane vero alla stessa annoiata mensa è straricco di cognizioni inutili e dannose . Ha una cultura il cui senso può essere sbagliato . È antimodaiolo , ma nel senso di un conformismo tradizionalistico . Nel nuovo ambiente egli respira , per così dire , aria di speranza . Incominciano i più intimi confronti tra lui e gli altri . Se il giovane è intelligente e sincero , noterà l ' abisso da colmare . Poi vengono i confronti ufficiali . Batoste da ogni lato . Gli rimane per poco in petto l ' amore pei suoi vecchi feticci , i quali intristiscono nel ricordo e s ' allontanano dall ' affetto dei vivi . Ciò gli parrà dapprima ingiusto ma poi rinuncerà definitivamente al grigio e laido museo dei suoi falsi profeti : l ' immagine feeristica dell ' arte , i capricciosi sentimentalismi saranno finiti . In provincia gli poteva accadere di aver la possibilità manuale di dipingere 400 mq . di tela e non sfiorare mai un solo problema pittorico e peggio artistico . Egli era edotto ( con profonda conoscenza ) sui cromatismi atonali , sugli oggettivismi estemporanei , sul nichilismo naturalistico o tutt ' al più su quel novecentismo di maniera che nasconde sotto un contrasto tipografico di bianco e nero un nuovo e profondo materialismo , l ' equivoco fanciullesco della pittura = volume + peso . I cosidetti maestri provinciali , peggiori dei giovani , soffiano sull ' ignoranza , che è il loro fuoco divino . Non si avvedono di essere degli incivili senza barbarie . Il giovane che evade è invece un incivile che si condanna per un certo tempo alla barbarie . Da ciò ne deriva che gli sarà possibile partecipare in via assoluta al rinnovamento artistico . Egli apprende a sue spese vari postulati , cioè non allo stato di definizione ma di esperienza . Egli impara che le forme non sono che larve se vengano espresse nello stesso ciclo fenomenico della natura : poi che l ' arte è un ' espressione etica e una esperienza . Egli spregia anche le generiche idealizzazioni plastiche di ogni neoclassicismo , che fanno dell ' arte un orrido ( apparentemente bello ) museo d ' atteggiamenti già noti . Tutto ciò che un tempo aveva sembianze di sublime raggiungimento , ora non è che la fattispecie plastica della rettorica . Anche la vita dell ' artista gli si presenta come azione . Le proposizioni si disgrovigliano dalla complicata sintassi . Il giovane sprovincializzato abbandona i suoi amori di ieri : la ricerca atmosferica , il taglio da natura , tutte insomma le cattive interpretazioni dell ' impressionismo . Vede i moderni . Perché dalla città nativa non gli riusciva di capirli ? Ora gli appaiono nuovi e ossessi quei gialli , quei rossi , quegli azzurri e come ispirati a sensi stranieri al comune . L ' equilibrio formale lo vede risolversi in se stesso , cioè entro i confini del quadro . Non deve immaginare più un mondo troppo traslato per capire queste nuove espressioni dell ' arte . Non deve chieder in prestito più nulla alla letteratura , alla storia , ecc . S ' egli pensa alla struttura d ' un uomo e alla struttura d ' un uomo e alle vere generatrici dell ' emozione , s ' accorge che tutto ciò che è fondamentale in natura , tutto ciò che è primordiale , cioè necessario , qui tenta d ' essere espresso . Lo turba il coraggio di una sincerità così disperata , capace di classificar l ' uomo per gli elementi che lo compongono innanzitutto . E la natura ? si domanda ancora una volta . Va dagli antichi . S ' accorge che , attraverso le epoche , v ' è qualcosa che domina al di fuori e al disopra di ogni contingenza storica . Essi esprimono dei valori assoluti perché autonomi , perché conchiusi in sé stessi , non ripiegati ma asserviti ad una grande intenzione . E se gli appaiono in così nuova grandezza , come fossero preesistiti alla creazione del mondo per suggerirne gli aspetti più enormi , è perché ogni intenzione armonizzatrice del ritmo spirituale , ebbe la sua realizzazione . Oggi , molti moderni , restano a mezz ' aria cosicché l ' intenzione rimane polemica e difficilmente si eleva ad arte . Un colore o una linea , sono in pochi a farli funzionare . Li accennano e lì per lì si disamorano d ' una conclusione ben chiara . Il nostro giovane pittore s ' avvede che la storicità d ' una opera è un dato involontario che l ' artista non cerca . Un nuovo vero sorge dal colore e dal disegno , sorge dalla forma . Essere naturali in arte è una fatalità dell ' artista , non è un ricordo del vero . Molti problemi gli si presentano ancora . Egli intuisce la tabe dell ' astrattismo che crede nel parallelismo di velocità tra pensiero e realizzazione . Il pensiero corre più avanti e l ' artista per seguirlo non insiste in profondità . Non si sofferma più sull ' opera . Presunzione estensiva . Così tutto si anemizza , si svuota . Il giovane intravvede una nuova generazione di creatori lenti , che non è sinonimo di tardi . Il pittore rifà le sue cognizioni critiche e si viene formando una nuova personalità spirituale . Egli rivendica i dati elementari ed eterni della pittura . Per questi motivi la storia del giovane provinciale è un episodio di civiltà , cioè di moralità . Poi la sua storia diventa un ' altra , ma non muta mai quello che è il ritmo incalzante di ricerca . Persiste in lui il meraviglioso retaggio degli anni senza tregua . La maturità non è più un invecchiamento , è una conquista .
POSIZIONE DI GIOVANI ( GUTTUSO RENATO , 1935 )
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Le statistiche sono in genere affari dei posteri . E solo alla fine di un secolo le somme vanno tirate e i bilanci conclusi . Perciò i giovani oggi non amano le cifre incolonnate di una partita doppia che ancora non è affatto chiusa . Chi , come noi , si formò nel tempo inquieto , è portato invece a scorticarsi e a riguardarsi dentro perché tempo inquieto vuol dire , per chi lo intende , tempo delle più assolute responsabilità . Noi , a nostro rischio , e pagando sempre con il nostro denaro abbiamo accertato questa nostra responsabilità e se non abbiamo fissato le posizioni definitive delle nostre aspirazioni con grandi manifesti e programmi è appunto perché la nostra posizione sta nella libertà certa dei nostri sviluppi . Attraverso il tenace sondaggio però dei punti sono stati fissati , sopratutto nei riguardi delle nostre relazioni con la tradizione . La storia non è una vecchia cosa da imparare a memoria con mentalità da neoclassico né da ripudiare con mentalità futurista mentalità entrambe viete e definitivamente superate ; la storia è un fatto appartenente alla nostra personalità e solo in questo senso importante e continuativo . Esiste in quanto serve alla nostra costruzione e noi siamo parte di essa . Non si può pensare alle interruzioni dei teorici né alla decorrenza ; non esistono periodi d ' oro né di bronzo , ma solo delle leggi misteriose per le quali il miracolo del genio viene a regolare le fasi di un ingranaggio . Si tratta allora solo di gente che è nota per il fatto dell ' arte e di gente che non è nota per questo . Pubblico , acquisti , congregazioni , critiche , col fatto dell ' arte abbiamo appreso che non c ' entrano . Subito che si guarda alla natura del fenomeno artistico alla sua posizione ed al suo svolgersi nel tempo . Una curiosa clausura che permetta tutti i contratti e le più assurde contaminazioni , in osmosi regolate e continue . Dal niente non può nascere l ' arte ; ma pure nessun incidente apparente la provoca , in conseguenza non crediamo alle scuole , ma all ' aria , al colore del cielo che ogni uomo apprende a suo modo come la sua costruzione comanda . Siamo portati perciò a dare massima importanza agli individui ed ai loro particolari contributi , non crediamo all ' arte di masse , né ai fenomeni popolareschi se non come fenomeni singoli , del resto lontanissimi dalla massa e considerati forme inferiori dai più . Non è più il tempo delle classifiche e delle categorie ; siamo stanchi delle definizioni , dei partiti presi e dei dogmi . Solo quando la libertà diventa una legge si può essere , nel nostro senso liberi ; per questo abbiamo fatto legge libertà più assoluta , libertà che non vuol dire anarchia . Solo così la storia può rimanere viva ed attuale , finché noi siamo vivi ed in atto . Così la storia diviene esperienza insieme alla nostra vita e noi non si diventa dei musei . Il museo è fermo , l ' artista è in movimento ; il documento è cronaca , la storia è vita . Così nella nostra curiosa libertà abbiamo scoperto il filo vivo della continuità e siamo diventati frutto di tutto quello che ci è servito . Naturalmente solo da una esperienza può nascere una selezione e si possono scoprire quei fatti già avvenuti nel passato che noi sentiamo vivere in noi ed accertiamo necessari al vivere della nostra arte . In questo senso la tradizione è legata all ' individuo secondo le reazioni che nell ' individuo provoca ; così ognuno di noi ha la sua tradizione se è vero che ha la sua arte . Ma la gioia di noi giovani è un ' altra , che è anche la nostra nuova forza , l ' esserci trovati in più d ' uno da Milano a Roma a Palermo a Venezia , ognuno nel suo mondo , vicini l ' uno all ' altro in una costellazione che diventa ogni tanto , all ' improvviso più ricca e più lucente .
I NUOTATORI ( MESIRCA GIUSEPPE , 1935 )
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È questo un fiume che nasce sui monti per il confluire di vari torrenti e attraverso la pianura finisce nel mare . Ma mentre appena formato è impetuoso , profondo e freschissimo per l ' ombra delle gole che impediscono al sole di toccare le acque , nella pianura s ' allarga e rallenta il suo corso sino a raggiungere in certi punti la calma e il tepore dei laghi . È qui , verso l ' estate , che s ' inizia la stagione dei bagni e si prolunga ininterrotta sino alla fine di settembre . Bastano infatti i primi segni del caldo , quali il canto della cicala e l ' ingiallire del frumento nei campi , perché le sue rive si popolino di gente . Son per lo più ragazzi dai dodici ai vent ' anni che abitano vicino al fiume in case poste oltre gli argini . Essi s ' alzano prestissimo , quando ancora il cielo è oscuro e solo a oriente appare l ' aurora come un fuoco . È la madre che li sveglia dai loro sonni nei grandi letti di piuma , gridando inesorabile ad ogni indugio , mentre apre la finestra e mostra il giorno che sorge . Comincia così il loro lavoro che si prolunga per tutta la mattina nei campi o nel fiume a raccogliere sassi , finché a mezzogiorno , quando il sole è alto nel cielo , consumato in fretta il pasto , sono liberi e vanno nel fiume a bagnarsi . Il luogo per nuotare vien scelto quasi sempre in certi gomiti dove la corrente per il continuo sbattere dell ' acqua contro le rive ha roso la terra sino a formare larghi bacini che ben s ' adattano ai loro volubili gusti . Essi giungono a piedi scalzi su piccole strade polverose , i calzoni tenuti fermi da una cinghia , la maglietta aperta sul petto , un grande cappello che dà ombra al viso , e subito si spogliano per indossare certe mutande di tela a righe colorate tolte furtivamente alla sorella o alla madre . In questo fiume la consuetudine del nuoto viene trasmessa di generazione in generazione come un esercizio indispensabile a cui nessun giovane valido può sottrarsi , pena lo scredito presso tutti i dintorni . Basta osservare i più esperti che fanno prodigi di bravura per essere ammirati . Eccoli che s ' avvicinano al fiume . Sono giovani di statura non molto alta , dalle membra armoniose , che camminano dondolandosi nei fortissimi fianchi mentre muovono all ' intorno l ' occhio nero e vivace . Essi scendono prima vicino alla sponda per bagnarsi il petto e le braccia , e dopo , saliti rabbrividendo su una pietra , s ' abbandonano alla corrente con una lieve spinta del piede . Ma è solo quando sono giunti in mezzo al fiume che mettono in opera tutte quelle segrete manovre ch ' essi hanno imparato con la lunga abitudine . Di solito battono i piedi per avere una vigorosa spinta in avanti , mentre le mani facilitano l ' avanzare , una allungandosi quasi adagiata sull ' acqua , l ' altra sotto il petto che seconda il movimento delle gambe , e in tal modo procedono con estrema velocità , compiendo lunghi tratti senza avvertire la minima stanchezza . Sono questi primi saggi degli esperti che spingono gli altri ad imitarli , ed infatti , mentre quelli , raggiunta la riva , salgono a riposarsi sull ' erba , tutti si spogliano in fretta come presi da una vera smania dell ' acqua . Cominciano così i lunghi nuoti , interrotti dai tuffi degli azzardati che vanno a gara a chi resiste più a lungo muovendosi sotto lo specchio verde dell ' acqua come bianchi fantasmi , mentre gli esperti dall ' alto correggono i movimenti sbagliati che essi compiono nella foga , dimenticando i principi che stanno a base del tradizionale esercizio . Ma ecco comparire sull ' argine altri ragazzi che sino allora sono stati in giro a pescare in certi angoli segreti del fiume , e vengono avanti tenendo in mano un pesce come tanti Tobioli . Al loro richiamo tutti escono dall ' acqua e si riuniscono negli spiazzi erbosi che l ' argine forma digradando verso la riva . Al centro stanno gli anziani e all ' intorno i più giovani che ascoltano attenti . Di solito parlano di affari compiuti in famiglia , commentandoli variamente secondo il loro punto di vista , ma dopo tutti i discorsi convergono ad un unico tema l ' amore , di cui hanno una certa esperienza . Le loro donne sono giovani contadine dei dintorni , conosciute l ' inverno prima durante le lunghe veglie nelle stalle . Essi parlano con loro alla sera , dopo cena , attendendole nelle svolte delle piccole strade di campagna , in quell ' ora deserte . Ognuno racconta dell ' amata certi suoi atti che più gli sono rimasti fissi in mente , come il modo goloso con cui offre la bocca per essere baciata o delicate stravaganze che ella compie nell ' amoroso convegno . Poi , eccitati , perdono ogni ritegno , le parole , dapprima rattenute da un vago pudore , sboccano libere e oscene , e ridono ad alta voce dandosi grandi colpi alle spalle , mentre i giovanetti , maturatisi durante l ' anno , gustano profondamente quei discorsi , accendendosi in volto per l ' emozione . Solo quando il sole comincia a declinare e la sera s ' annuncia col canto dei grilli tra l ' erba , o quando per l ' afa il tuono rompe il silenzio verso i monti , essi ritornano a casa . Così dura la stagione dei bagni sino a settembre , finché , all ' inizio della vendemmia , le rive si fanno a poco a poco deserte , mentre i nuotatori , dimentichi del fiume , pigiano l ' uva nei grandi tini , inebriati dall ' odore del mosto .
StampaPeriodica ,
Sono ormai note anche agli ingenui quali siano state le vere cause che hanno spinto tante nazioni contro l ' Italia . Non certo per la difesa di viete formule quali gli ideali societari , è stato messo in moto il macchinoso congegno delle sanzioni , ma un ' altra ragione ben altrimenti importante ne è stata la causa : l ' odio per il Fascismo . È opportuno notare che si è voluto dare in certi ambienti esteri interessati , quasi una giustificazione di ciò facendo sottilmente notare che la lotta era rivolta non contro l ' Italia ma contro il Fascismo ; quasi che Italia e Fascismo non fossero tutt ' una cosa , due unità inscindibili , da tempo completamente amalgamate . È stato già notato che la lotta contro l ' Italia è la lotta di vari internazionalismi contro l ' universalismo fascista . Infatti , alla testa sebbene non apertamente degli incendiari nazionalismi sono la internazionale rossa e la internazionale massonica ; queste , sebbene discordanti fra di loro per principi e per scopi , sentendosi troppo deboli per potere combattere da sole il Fascismo , si sono alleate . Quale la causa di questa subdola alleanza ? L ' essersi accorti che il Fascismo ha in sé dei principi atti a far loro perdere ogni speranza di supremazia futura , perché sono principi universali basantisi non su utopistiche idealità di fratellanza ma su realistici sistemi di collaborazione , necessariamente nazionali dapprima , ma inevitabilmente universali in un secondo tempo . Infatti la vera potenza del fascismo sta nella giustizia sociale ; il non aver trascurato l ' uomo e l ' averlo messo anzi nel quadro dell ' attività della nazione senza tralasciare come i vari internazionalismi , di teorie perciò unilaterali i fattori economici , sono i meriti grandissimi della rivoluzione , la quale quindi è , e tende ad esserlo sempre più , rivoluzione sociale universale . Perciò è falso voler credere che il Fascismo possa esaurire in uno sterile nazionalismo , secondo l ' opinione generalmente seguita all ' estero . Le sue possibilità vanno molto oltre sì che non è un illudersi il pensare ad una collaborazione fra Stati sulla base di principi fondamentali al Fascismo . Alle due precedenti internazionali un ' altra se ne è aggiunta , mossa non tanto da ideali più o meno umanitari , quanto dal materiale interesse : quello dei padroni dell ' alta finanza e delle più grandi imprese belliche , dei massimi esponenti della plutocrazia egoista che temono sì in un prossimo avvenire la rivoluzione corporativa ma più che altro ha l ' interesse immediato di far scoppiare una guerra . Ora tutto questo imponente spiegamento di forze per cercare di abbattere la nostra rivoluzione ci è cagione di grande orgoglio perché è il riconoscimento sia pure forzato che gli stessi nemici fanno della potenza e della vitalità del Fascismo .
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La successione alla carica di capo del governo . Il Villari , però , da questa sua messa a punto , trae una deduzione troppo facile e superficiale , ed errata , quindi , come vogliamo dimostrare . Secondo l ' articolista , la affermazione di cui sopra « vale a dimostrare che il Segretario del Partito è colui che in caso di vacanza deve presiedere al governo dello Stato » . Questa « dimostrazione » del Villari , in sé , può essere diversamente intesa . Essa può significare che appena si verifica la vacanza il Segretario del P.N.F. assuma di diritto l ' interim , e limitatamente al momento , della carica di Capo del Governo . E ciò non sarebbe possibile , né avrebbe senso e valore allo stato attuale della legislazione . Ma non è questa la tesi dell ' A . Oppure , essa si riferisce ad una vera e propria successione alla carica di Capo del Governo , appena si verifica la vacanza . Ed il Villari proprio questa tesi sostiene , come anche chiaramente si intende da quanto egli aggiunge subito sotto : « Concludendo , è possibile stabilirne anche in sede di teoria dello Stato fascista questa gerarchia : il Segretario del Partito è il futuro capo del Fascismo ( Duce in potenza ) , il Duce - Capo del Fascismo è il futuro Capo del Governo . Quando il Duce è Capo del Governo il Segretario del Partito è come il Vice Duce , vale a dire il Vice Capo del Governo » . Noi non siamo , in questa conclusione , affatto d ' accordo coll ' articolista di Fronte Unico ( fra parentesi , diremo che questa gerarchia che egli costruisce , parlando di un Duce in potenza e di un Vice Duce oltre che errata , non ci pare molto ... seria . Essa poi solleverebbe anche diverse questioni sostanziali ) . Non siamo d ' accordo col Villari , ed a lui , infatti controbattiamo richiamandoci alle positive disposizioni della legge fascista , e precisamente all ' art . 5 dello Statuto del P.N.F. anche da lui invocato , ma non rettamente , ci pare , inteso , all ' art . 2 della legge sulle Attribuzioni e Prerogative del Capo del Governo , del 24 dic . 1925 , ed infine all ' art . 13 della legge 9 dic . 1928 sul Gran Consiglio del Fascismo . Il capo del governo e il partito . Innanzi tutto , notiamo l ' art . 1 dello Statuto del Partito in cui si afferma che « Il Partito Nazionale Fascista è una milizia civile , agli ordini del Duce , al servizio dello Stato Fascista » . L ' art . 5 dice : « Il P.N.F. attraverso i gerarchi e gli organi collegiali , svolge la sua attività sotto la guida del Duce e secondo le direttive segnate dal Gran Consiglio » , e continua quindi con la lista dei Gerarchi e degli organi collegiali , in testa alla quale , Primo Gerarca , figura il Segretario del P.N.F. Ora , per valutare la figura giuridica del Segretario del P.N.F. , qualificato « primo gerarca » del Partito stesso , bisogna intenderci sul valore intrinseco del nome e della persona di Gerarca . Noi , tenendo presente che il P.N.F. è milizia agli ordini del Duce ; che la attività svolta dal Partito avviene sotto la guida del Duce , e i gerarchi , numerosi , sono solo gli esecutori è significativa la espressione , « attraverso i gerarchi e gli organi collegiali » dell ' art . 5 delle direttive del Duce e Capo del Governo ; ricordando ancora che per l ' art . 2 della legge 24 dic . 1925 , n . 2263 , è il Capo del Governo responsabile verso il Re dell ' indirizzo generale politico del Governo , mentre i Ministri sono responsabili verso il Re , sì , ma più immediatamente verso il Capo del Governo tenendo presente tutto ciò concludiamo che la figura del Segretario del Partito manca , di fronte al Gran Consiglio del Fascismo , alla Corona , alla Nazione , di quella autonomia di funzioni e di responsabilità e ancora a prescindere dall ' art . 13 della legge sul Gran Consiglio , pure chiaro in materia , e di cui diremo sotto che il Villari implicitamente afferma esistere , quando sostiene come abbiamo visto , che in caso di vacanza il Segretario del Partito è colui che deve presiedere al Governo dello Stato , e afferma , sotto , che « la riforma costituzionale dovrà tenere presente questa realtà non solo rivoluzionaria ma anche giuridica » . Si può dire subito in che consista l ' errore fondamentale del Villari . Egli ha confuso e male inteso elementi politici con elementi giuridici , senza considerare le positive disposizioni della legge fascista . Politicamente , la figura del Segretario del Partito nella vita della Nazione si pone certo con fondamentale importanza , per il fascio di attività cui egli si trova preposto , attività , quelle del Partito , che non solo investono tutti gli aspetti della vita sociale , ma sono anche in contatto con i nuovi e vecchi organi dello Stato . Ma giuridicamente , siamo lì : ci sono la legge sul Capo del Governo , lo Statuto del Partito , c ' è la legge sul Gran Consiglio la quale all ' art . 13 precisa e dispone : « Il Gran Consiglio ... forma e tiene aggiornata la lista dei nomi da presentare alla Corona in caso di vacanza per la nomina del Capo del Governo ... » . Il segretario del partito nazionale fascista . Secondo noi , dunque , la figura del Segretario del Partito non ha , soprattutto in senso giuridico , quella autonomia , quella personale rappresentatività del P.N.F. , di fronte al Capo dello Stato , che sarebbe innanzitutto intrinsecamente necessaria perché il Segretario del P.N.F. in caso di vacanza si ponesse come colui che deve presiedere al Governo dello Stato . Anche dal punto di vista della figura del primo gerarca del Partito noi vediamo delinearsi la fondamentale caratteristica dello Stato Fascista : quella del concentramento della direzione del Governo nella unica persona del Capo del Governo stesso . E su proposta di questi che i ministri vengono eletti . Egli ne dirige e coordina l ' opera , mentre egli solo è responsabile verso la Corona dell ' indirizzo politico del Governo . I Ministri , quindi , e così il Segretario del P.N.F. , Primo Gerarca del Partito stesso e Ministro , nel compimento del proprio mandato prima di tutto devono godere la fiducia del Capo del Governo , di fronte al quale sono responsabili . Il Capo del Governo resta Capo del Partito . Ed anche qui il Segretario del Partito è un suo fiduciario , di cui egli si serve nell ' opera attiva di direzione del Partito . Il Segretario del Partito non esprime in sé la forza del partito di fronte alla Corona , in caso di vacanza . Di questa forza , nel momento della successione al Capo del Governo , è portatore il Gran Consiglio del Fascismo , il quale infatti presenterà alla Corona la lista dei nomi per la nomina a Capo del Governo . Ed è questo il modo con cui il Partito Fascista si assicura l ' effettiva continuità di Governo dello Stato . Che il Segretario del Partito sia de jure Segretario del Gran Consiglio si capisce benissimo , e non è certo da questo fatto che si possono trarre le conclusioni cui arriva il Villari nel suo studio . In quanto il Segretario del Partito sia delegato a convocarlo e presiederlo , questa pure è una logica possibilità per la posizione , importante e di primaria fiducia da parte del Capo del Governo , in cui si trova il Segretario del Partito . Resta il caso di vacanza della carica . Che il Segretario del Partito in questa situazione delicata sia chiamato , di diritto , pare , a convocare e presiedere il Gran Consiglio , è , siamo d ' accordo , di estrema importanza . Vogliamo anche dire però che dato che il Gran Consiglio dev ' essere pure convocato e presieduto , è naturale che lo sia dal Segretario del Partito , sempre quale primo gerarca del Partito stesso . Ma questo fatto non ha alcuna conseguenza giuridica per quel che riguarda la successione . La successione alla carica di Capo del Governo è molto semplice avverrà secondo la legge già posta , secondo cioè l ' art . 13 della legge sul Gran Consiglio , organo costituzionale dello Stato . Che poi il Segretario del Partito sia uno dei designati della lista , questa sarà una possibilità come un ' altra . Notiamo anche che il fatto di presiedere , nel tempo di vacanza , il Gran Consiglio non influisce sulla composizione della lista . Né in senso giuridico , come abbiamo detto . E neppure in senso politico , in quanto che la lista non viene composta al tempo della vacanza della carica , ma il Gran Consiglio già prima la forma e tiene aggiornata . Il Villari discute a lungo sulla ragione della nomina a Ministro del Segretario del Partito . A noi essa sembra chiara e semplice , quanto profonda nel suo significato e nel suo valore . Intanto , per permettere la normale partecipazione del Segretario del Partito ai Consigli dei Ministri . Poi , ad esprimere , nel Segretario del Partito Nazionale Fascista , Ministro del Governo del Re , la conquista , politica e giuridica , dello Stato da parte del Partito . Il Partito Fascista , giunto al Governo , realizzò , per mezzo di leggi , una trasformazione della struttura dello Stato . L ' elemento politico è determinatore della realizzazione giuridica . Non solo . Ma la forza politica si concreta in realtà giuridica . Così , ecco il Partito Nazionale Fascista divenire elemento essenziale dello Stato Fascista , e il suo primo Gerarca essere nominato Ministro .
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Vogliamo riassumere in questa « rassegna della stampa » i notevoli contributi che Critica fascista ha portato nel corso di quest ' anno al problema dei giovani in quanto problema della formazione di una classe dirigente . Nel caso più fortunato questo problema è posto direttamente dal giovane ed allora non è semplicemente problema della « caccia » a qualche dignità nelle organizzazioni ; è problema di quelli « che intendono mettersi al centro stesso del mondo ideale creato dagli anziani , per rivederne carte ed orientamenti . Giudicano costoro , che i posti , le funzioni , le cariche , le responsabilità di comando in mano dei giovani sono meno che niente , se non servono a rinnovare esperienze , metodi , sistemi , impostazioni formali e sostanziali dei problemi , che sempre mutano nel volgere degli eventi e delle generazioni » . Ma per riuscire a questo la loro attività deve essere concreta , costruttiva « poiché è da stolti uscirsene fuori con un frondismo generico , allusivo , farcito di ammiccamenti caricaturali a questo o a quel tipo di gerarca pretenzioso , a questo o quel sedicente Padre Eterno della scienza » . Forse la ramanzina è troppo violenta perché si è portati nei primi passi , nel prendere cognizione del mondo che ci circonda , a questo atteggiamento , che diviene inconcludente solo in quanto sia fine a se stesso . Ma purtroppo la nostra storia ci insegna che troppo spesso uno sforzo generoso si è risolto in qualche insignificante « pasquinata » ! Ma se tutto il problema stesse qui , non ci si spiegherebbe quel certo che di stanco e di acre che lo accompagna sempre : il problema è più grave , poiché sono pochi i giovani che vanno incontro alle loro responsabilità . Molti , i più , trascorrono quieti , nel conformismo di una vita limitata , e perciò il problema dei giovani è più un problema di carenza , che ingigantisce allora fino a quello della formazione della classe dirigente . Formazione di una classe dirigente . Camillo Pellizzi , ricercando nella Critica fascista del 15-6-XV , un rimedio a questo stato di cose , si sente attratto verso i metodi dei colleges inglesi e vorrebbe associare alle scuole , dalle elementari all ' università , un complesso di esercitazioni . In esse il giovane dovrebbe educarsi « alla deliberazione responsabile , alla valutazione equa delle diverse opinioni , alla disciplina del dibattito » . Confessiamo che , per quanto questo ideale di dolce Accademia possa sedurci in qualche momento di nostalgia melanconica , non ci sentiamo di appoggiare una proposta che all ' atto pratico si ridurrebbe ad una mera classe di retorica o a qualche istituzione del tipo dei boy scouts . Ma , a parte la facile ironia , a cosa condurrebbe la proposta del Pellizzi ? Agostino Nasti , nella Critica fascista dell'1-7-XV , afferma che « quel sistema da sé solo , potrebbe essere , date le caratteristiche dell ' ingegno italiano ( brillantezza , facilità , attitudine alla retorica ) , un mezzo di esercizio della sola intelligenza e corruttore della personalità morale » . Si finirebbe così per cadere nuovamente in quella dittatura di funzionari , che Pellizzi ritiene essere « fenomeno di cui la storia ha vari esempi : e sono tutti esempi a ben guardare di decadenza » . Noi non vogliamo con questo spezzare la lancia contro la discussione , la libera discussione . Noi vogliamo soltanto mettere in guardia contro l ' abuso di essa , abuso che ci condurrebbe in questo caso ad una sterile , esangue ed organizzata esercitazione . In essa la borghesia , feconda soltanto di funzionari e di burocrati , diguazzerebbe contenta e soddisfatta , seguitando ad inquinare ed a monopolizzare la classe dirigente italiana . Il fondamentale problema è invece come dice Nasti quello di immettere nella classe dirigente italiana il popolo ed egli vorrebbe che il « Pellizzi chiarisse se è d ' accordo sulla necessità di questo rinsanguamento della classe politica italiana , sulla necessità , cioè , che questa sia apertissima , che si faciliti l ' ingresso in essa di uomini espressi dal popolo e che sia necessario quindi pensare al modo di preparare questi elementi popolari , che non sono preparati dall ' ambiente familiare e nemmeno nelle scuole , perché frequentano solo le elementari » . Sindacati e classe dirigente . Ma per la scelta di questi elementi egli non ritiene sufficiente la « scuola » sindacale e si chiede angosciato : « Dovremo sempre essere un popolo di prim ' ordine guidato da una mediocre classe dirigente ? » . Indubbiamente , pensando al modo con cui oggi funzionano i sindacati , non è possibile sperare che da essi si esprima facilmente questa nuova classe dirigente . Ma noi non condividiamo l ' estrema punta di angoscia del Nasti e pensiamo invece che lo sforzo nostro debba rivolgersi proprio verso l ' organizzazione sindacale . Essa ha molti difetti e tutti lo confessano . Longo , per es . , in Critica fascista dell'1-6-XV , insiste « sulla necessità ed urgenza di approfondire ed intensificare l ' opera di educazione sindacale delle masse lavoratrici » poiché « i giovani lavoratori , in genere , non si interessano abbastanza del sindacato e della vita sindacale » . Ma senza sperare in una formazione spontanea di questa classe dirigente attraverso i sindacati , noi crediamo che questa sia ancora l ' unica via e ce la indica la coscienza , che abbiamo della maturità dell ' operaio italiano , maturità fatta di cosciente responsabilità e di disciplinata decisione . Il nostro sforzo deve mirare a liberare da impacci burocratici ed organizzativi queste forze che sole ci permetteranno la formazione di quella classe dirigente unitaria che non porti più in sé « le conseguenze della divisione politica e non soltanto in senso territoriale che precedette l ' unificazione dell ' Italia » . Avviso agli universitari . E nel paragrafo precedente abbiamo parlato , a ragion veduta , del sindacato come dell ' unica via per la formazione della classe dirigente , poiché , se l ' universitario non vorrà morire nella burocrazia o nel frazionariato , egli dovrà finire collo spogliarsi di molte delle sue soprastrutture e dovrà soprattutto avvicinarsi alla classe operaia avvicinarlesi nel sindacato , nel gruppo rionale , nel dopolavoro . Ma egli è ancora molto distante da questo suo imprescindibile compito . Vediamo , infatti , i resoconti del Convegno di dottrina del fascismo , ai Littoriali di quest ' anno . In esso troppo si è teorizzato astrattamente e formalmente . Giancarlo Ballarati , Littore di quest ' anno , in Critica fascista dell'1-5-XV , chiama « negativo e sterile quell ' aspetto del convegno , che si è posto alla astratta ricerca della determinazione di una personalità ideale e di un concetto speculativo dello Stato , perché si compiva l ' opera vana della giustificazione del punto di partenza , rivendicando lo Stato come interiorità e spiritualità ciò che è presupposto ormai pacifico , e caratteristica propria anche a forme non fasciste di Stato » . Lasciamo da parte l ' invito , che credo imbarazzante , a tirar fuori quelle altre forme non fasciste di Stato e concordiamo senz ' altro nel ritenere sterile questo circolo vizioso della giustificazione del punto di partenza . Ma crede forse il camerata Ballarati che questo Stato interiore e spirituale sia presupposto ormai pacifico ? Se lo è per alcuno , lo sarà per gli ondivaghi filosofanti , per quelli che , come vedo riportato nel successivo articolo di Vincenzo Buonassisi « credono che l ' Impero esistesse entro di noi prima che disponessimo di un sol metro quadrato di territorio » . Noi crediamo invece che la discussione teorica sia utilissima e necessaria , purché esca dall ' esoterismo di questo Stato in interiore hominis . È l ' avviso che noi dobbiamo ricavare da questa lunga polemica e specie dalle parole di Nasti , è quello di rompere una buona volta col pacifico vivacchiare e profittare del « pane della scienza » . Si afferma l ' identità del pensare e del fare per poi solo pensare o meglio arzigogolare schemi .
OPERAI E UNIVERSITARI ( LUCCINI ETTORE , 1937 )
StampaPeriodica ,
Relazione di un esperimento . Quale documentazione dell ' articolo comparso nel numero ultimo « Universitari e operai » , pubblichiamo la relazione di conversazioni svoltesi al Dopo Lavoro Poligrafici « F . Corridoni » di Padova , di un gruppo di operai e un gruppo di fascisti universitari . Queste conversazioni sono state improntate dal massimo cameratismo . Entrambi i gruppi hanno voluto scambiarsi qualcosa ; gli universitari dare un ordine , una inquadratura ideale ai problemi politici e sociali che nascono nella classe operaia , perché essa acquisti una maggiore consapevolezza di se stessa , gli operai han voluto rimpolpare di vita concreta gli ideali e gli schemi portati dagli universitari , perché essi vivano un ' esperienza più aderente alla realtà . Le discussioni , sebbene calorose , sono state serene e obbiettive . Volutamente non è stato fissato un programma preciso ; ma di volta in volta sono stati proposti per la riunione successiva quei temi e quei problemi , che , nella discussione , si erano mostrati più interessanti . Il pretesto per iniziare le conversazioni è stato offerto dal pensiero politico e sociale del Mazzini . Questa prima riunione è stata particolarmente vivace ; si tratta di fare amicizia , di conoscersi reciprocamente e di superare i dissensi per poter giungere a una vera collaborazione . Obiezioni operaie . Gli operai , pur riconoscendo che sarebbe desiderabile il formarsi di una élite operaia che fosse educata alla responsabilità politica immessa nella classe dirigente , vollero far sentire agli universitari che il problema urta poi nella realtà contro difficoltà gravissime , e specialmente gli operai più anziani , che la vita politica di altri tempi aveva amareggiato , vollero , accentuando magari nel calore polemico le tinte , che i giovani universitari e gli operai si rendessero ben conto di esse e delle loro gravità . Ne risultarono osservazioni che possono sembrare improntate ad un amaro scetticismo , ma che volevano avere invece solo la funzione igienica e ritemprante di una doccia fredda ; e ciò risultò dalla stessa confessione dei critici più severi , e dal fatto che la fede dei più giovani non fu affatto turbata . In ogni modo fu obiettato innanzitutto che le prime difficoltà nascono proprio dalla stessa mentalità della classe operaia . L ' operaio cioè non sa diventare dirigente restando operaio . E ciò vale sia nel campo più precisamente tecnico che in quello politico . L ' operaio dotato di intelligenza e di qualità direttive tende non solo a differenziarsi dagli altri operai , ma a staccarsi da essi , tende a diventare borghese . Le cause fondamentali di questa mentalità sono da ricercarsi : sia nella vita che l ' operaio conduce , la quale per la sua durezza è tale da educarlo all ' egoismo anziché alla collaborazione ; sia nell ' ambiente sociale troppo gretto che diffida di ogni personalità che voglia elevarsi e la contrasta ; sia nella poca considerazione che in tale ambiente ha la cultura e nella reale difficoltà per un lavoratore di studiare e di orientarsi da solo ; e infine nella gelosia con cui l ' operaio che non fatica è asceso ai massimi limiti della sua categoria , difende le sue conquiste economiche e sociali ; gelosia tanto più viva quanto più lenta e difficile è tale ascensione . Per tutte queste difficoltà che sorgono in seno alla classe operaia è oltremodo difficile elevarla , ed è quasi impossibile anzi , poiché questa classe è destinata a perdere , man mano che in essa si formano i suoi elementi migliori che non formeranno l ' élite della classe operaia , ma passeranno nella diversa classe borghese della quale assumono colla più grande naturalezza la mentalità e che essi rinsanguano di continuo con nuove forze . Altre osservazioni mirano invece a dimostrare le difficoltà intrinseche che ostacolano una superiore educazione politica della classe operaia . Si faceva osservare che la causa è da ricercarsi non solo nella mentalità egoistica dell ' operaio , ma nella complessa struttura economica e sociale di una società che è tuttora prevalentemente borghese . In essa infatti il problema della classe dirigente è sentito essenzialmente come proprio , in modo quasi esclusivo , della classe borghese . Si richiedono infatti studi lunghi , complessi e non sempre utili che sono preclusi all ' operaio che ha scarsi mezzi economici ; la successione ai posti dirigenti è governata da un notevole automatismo per cui si stabilisce quasi una specie di eredità nella direzione ; la sempre crescente disciplina della vita economica costringe maggiormente l ' operaio nella sua categoria e in seno ad essa gli è preclusa ogni ascesa al di là di certi limiti molto ristretti . Queste difficoltà esteriori non sono infine l ' ultima ragione del formarsi di quella mentalità egoistica di cui sopra , e del poco amore dell ' operaio per la sua classe . Tutto ciò è causa ancora di una sempre più viva consapevolezza negli operai , e specialmente nei più dotati , di un dualismo di classe . Il fascismo ha superato la lotta di classe e tuttavia questo sentimento così vivo della dualità delle classi e del loro equilibrio di fatto genera un senso di disorientamento .
ARTISTI DEL G.U.F. ( E.L. , 1938 )
StampaPeriodica ,
La Mostra d ' Arte organizzata dal nostro G.U.F. ci fa conoscere due giovani artisti che sono qualche cosa di più di semplici « promesse » : Antonio Zancanaro e Arrigo Episcopi . Formatisi entrambi in modo indipendente da ogni indirizzo scolastico , rivelano una loro personalità precisa , una originalità che invano noi potremmo cercare in altri giovani . Lontani da ogni Accademia o Cenacolo essi esprimono con piena sincerità la loro visione del mondo e della vita , non costretti in alcuna formula , non snaturati da alcuna imitazione . Questa lode deve essere detta per entrambi sebbene la loro arte presenti aspetti del tutto contrastanti e sebbene molto diversi siano i valori che rappresentano . TONO ZANCANARO . Tono Zancanaro è il più maturo e completo . Egli è assolutamente un autodidatta . Viene da una famiglia di artigiani e del padre meccanico egli ha ereditato l ' amore appassionato al lavoro , la scrupolosa e faticosa ricerca della perfezione tecnica , l ' onestà più assoluta nel produrre , nel creare . Non si può certo rimproverare a Tono Zancanaro di lavorare poco ; questa mostra ospita più di cento opere in bianco e nero e un grandissimo numero di schizzi , di bozzetti , di studi , e il tutto è prodotto dal metodico lavoro di meno d ' un anno . E quello che più stupisce in tanta produzione è l ' alto livello di quasi tutte le opere , la continuità dell ' ispirazione , la scrupolosa rifinitura di ognuna . Questa onestà di lavoro è la prima virtù di Zancanaro ed è valida testimonianza della serietà e profondità del suo mondo morale ed artistico , e non a caso abbiamo voluto sottolinearla prima di passare ad una valutazione propriamente artistica , perché è questa stessa profondità morale che rende viva e vera la sua arte . Tono Zancanaro , oggi , quando come mai l ' arte italiana appare imprigionata in un formalismo vuoto di valori spirituali e schiavo dell ' artificio , offre a chi vuole intenderlo un ' arte che è l ' espressione vigorosa di una visione della vita sincera e profonda . La sofferenza che si legge nelle opere di Zancanaro non è quella che tormenta la maggior parte degli artisti moderni e si rivolge tutta alla ricerca di nuove espressioni formali o tecniche . La sua sofferenza è per la vita e per gli uomini che sono affaticati dal male e dal dolore . Da queste sue opere si capisce che per lui l ' essenziale è intendere le cose , penetrare la realtà e la vita ; il problema di esprimersi si risolve allora da solo : la tecnica nascerà spontaneamente , necessariamente anzi , e nuova e personale come nuova e personale è l ' interpretazione . In questa sincera ricerca Zancanaro esprime la sua dolorosa convinzione : che il male , il brutto , sono nella radice stessa della vita e deturpano ed avviliscono la bontà , la bellezza , la gioia . L ' uomo nella sua più intima essenza è fatto per il bene e per il bello , ma tutto è imperfezione attorno a lui e la sua vita non può per ciò non essere infelice . Zancanaro ci raffigura il più delle volte uomini o immersi nel sonno o guardanti lontano con l ' occhio assente . Ma quel sonno è piuttosto tristissimo abbandono , è la sofferenza di chi è vinto e privo insieme anche di quella pace e di quel riposo che pur consegue alla sconfitta . Questi dormienti esprimono un tormento senza fine come senza fine è l ' ansia della nostra natura per il bello ed il buono e senza risoluzione è la contraddizione che ci lega al male e al dolore . Nei paesaggi Zancanaro interpreta in modo analogo alla vita dell ' uomo la vita della città . Così preferisce la notte ; le vie silenziose , tutte contrasti di ombre densissime e di luci improvvise . L ' armonia degli elementi architettonici , delle masse dei muri e degli alberi si smarrisce nel mistero creato dalle ombre che si annidano dense nel fogliame e nei portici oscuri e profondi . Altre opere invece manifestano una vivace reazione , una aspra intolleranza di ciò che è o troppo brutto o assurdo , e l ' arte di Zancanaro si esprime allora in grotteschi di grande efficacia , ma a volte così permeati della personalità del loro autore che recano simboli probabilmente comprensibili a lui solo . È attraverso questo profondo e doloroso sentire che Zancanaro ha conquistato la sua stessa tecnica , onesta , vigorosa , sempre più espressiva e aderente al pensiero . Nessuna imitazione , nessuna corrente accademica . Se qualche cosa dai moderni artisti italiani egli ha appreso , è da Rosai ; ma non in modo estrinseco e servile . Da questo nostro pittore , che egli reputa suo maestro ha imparato onestà e purezza e la sincerità nel vedere e nell ' esprimersi . ARRIGO EPISCOPI . Con un ' arte del tutto diversa si presenta Arrigo Episcopi . Egli è molto più giovane , ma anche meno maturo di Tono Zancanaro , e tuttavia anche la sua pittura è caratterizzata dalla sincerità . Se di Zancanaro si potesse dire che vede tutto troppo sul serio , di Episcopi bisognerebbe affermare che nulla egli prenda sul serio . In questa scherzosità che rasenta a volte la presa in giro è del resto la sua originalità , la sua nota schiettamente personale . Episcopi non vuole penetrare oltre la corteccia la realtà , e ciò deliberatamente . Non è un superficiale pretenzioso che finga con veli letterari e retorici una commozione che non sente ; egli non vuol essere commosso , forse non sa commuoversi , e facilmente ride di ogni istrioneria , di ogni posa tragica o sentimentale . Molti suoi tratti caratteristici sono del resto propri di gran parte della nostra gioventù , che appare fredda , ipercritica , motteggiatrice . Egli volutamente respinge ogni solennità , ma esige che ciò che resta abbia i segni dell ' intelligenza e dell ' eleganza , appaghi con la grazia e con lo scherzo . Tra le cose sue che più lo rappresentano son certi quadretti acquarellati con molto buon gusto , popolati da infinite figurine disegnate con fresca spontaneità , spesso con umorismo facile e signorile . Ma vi sono quadri di maggiore respiro , e particolarmente notevoli sono i ritratti ; il nostro giovane artista sa cogliere ciò che vi è di caratteristico nei suoi modelli , con acume cui non va disgiunta una certa vena di composto e sereno umorismo che anche qui rivela il suo personalissimo carattere . È qui che Episcopi esprime col più bel garbo questa sua ferma volontà di restare alla superficie . Eleganza , ordine , equilibrio nel disegno e nelle tonalità , sono le doti di queste sue opere e sono in fondo la preoccupazione più viva del nostro giovane artista . Non vogliamo dire con ciò che egli cada in quel formalismo , in quel tecnicismo che più sopra abbiamo rimproverato a troppi dei giovani pittori italiani ; il suo spirito critico , la sua immediatezza lo trattengono da questa via facile . Episcopi , se scherza su tutto , l ' arte sua però la prende sul serio , ed egli va conquistando con sforzi assidui e con progressi continui la sua orginalità e la sua maturità d ' artista .