StampaPeriodica ,
Una
volta
si
diceva
:
«
i
Goncourt
»
,
né
l
'
un
fratello
si
distingueva
dall
'
altro
;
le
loro
opere
andavano
innanzi
al
pubblico
,
le
loro
lettere
pervenivano
agli
amici
firmate
con
ambedue
i
nomi
,
Giulio
ed
Edmondo
;
tracciavano
insieme
il
piano
de
'
loro
lavori
,
poi
ci
pensavano
ognun
da
sé
,
scrivevano
ciascuno
per
conto
proprio
:
ma
dalla
consuetudine
degli
studi
comuni
,
dalla
convivenza
non
interrotta
,
tale
era
uscita
una
conformità
intellettuale
e
morale
che
non
di
rado
l
'
uno
e
l
'
altro
,
rispetto
a
un
istesso
argomento
,
sentivano
e
scrivevano
ad
un
modo
.
Frutti
di
questo
doppio
e
pur
simile
lavoro
diuturno
furono
Germinie
Lacerteux
,
Manette
Salomon
,
Renée
Mauperin
,
de
'
più
notevoli
romanzi
di
questo
tempo
,
e
l
'
Henriette
Marechal
,
audacissimo
dramma
,
caduto
all
'
Odeon
tra
'
fischi
della
masnada
guidata
da
un
oscuro
abitatore
del
quartier
latino
,
avvocato
senza
clienti
,
il
Gambetta
;
non
perché
il
dramma
gli
paresse
cattivo
,
ma
perché
gli
autori
andavano
in
casa
della
Principessa
Matilde
.
La
recente
caduta
di
lui
non
ebbe
forse
causa
diversa
:
alla
più
parte
di
coloro
che
gli
si
scandagliarono
contro
non
parve
forse
il
suo
governo
peggiore
d
'
un
altro
:
intollerabile
bensì
ch
'
egli
preferisse
le
nuove
sale
lucenti
del
Palazzo
Borbone
ai
biliardi
affumicati
del
Caffè
di
Madrid
!
Un
giorno
,
saranno
dodici
anni
fra
poco
,
quella
feconda
comunione
fu
spezzata
ad
un
tratto
.
Il
più
giovine
de
'
fratelli
,
Giulio
,
morì
:
morì
della
malattia
della
quale
morremo
noi
tutti
,
qualunque
sia
l
'
occasione
ch
'
essa
scelga
a
percuoterci
,
qualunque
sia
il
nome
onde
la
battezzino
i
medici
:
morì
per
la
perpetua
tensione
dello
spirito
,
per
lo
sforzo
senza
riposo
,
per
la
fatica
del
maneggiare
la
penna
,
assai
più
grave
arnese
a
chi
l
'
ha
sempre
fra
mano
che
la
marra
o
la
vanga
.
Quel
giorno
anche
Teofilo
Gautier
il
quale
aveva
insegnato
colla
parola
e
coll
'
esempio
che
bisogna
serbare
il
pudore
della
commozione
pianse
in
pubblico
dietro
al
feretro
,
dal
villino
d
'
Auteil
al
cimitero
di
Montmartre
:
pianse
un
amico
morto
giovane
e
due
baldi
intelletti
perduti
.
Due
;
e
il
vaticinio
si
avverò
:
i
libri
pubblicati
da
Edmondo
dopo
quel
tempo
son
difatti
libri
incompiuti
:
la
Fille
Eliza
,
i
Frères
Zemganno
,
questa
stessa
Faustin
appaiono
quasi
materiali
aspettanti
invano
chi
scelga
con
giudizio
e
disponga
con
ordine
;
libri
accozzati
,
non
discussi
.
Si
direbbe
che
,
assuefatto
ai
consigli
del
morto
,
il
superstite
reputi
quasi
irriverente
chiedere
consiglio
a
sé
stesso
intorno
all
'
opera
propria
!
O
c
'
è
forse
un
'
altra
ragione
.
Un
quindici
anni
fa
,
prima
assai
che
le
battaglie
parlamentari
chiamassero
sotto
le
bandiere
anche
me
milite
debole
e
pigro
,
accompagnai
un
amico
,
gentiluomo
di
casata
antica
,
lindo
,
elegante
,
pieno
di
delicature
,
in
un
suo
giro
elettorale
.
Che
triste
fatica
!
Gli
toccava
perorare
nelle
stalle
,
banchettare
nelle
bettole
,
baciare
sul
viso
inzavardato
i
bambini
del
collegio
,
stringere
mani
!
...
che
,
in
barba
alla
legge
,
lasciarono
certo
più
d
'
un
segno
sopra
la
scheda
.
Che
vuoi
?
mormorava
contrito
Oramai
ci
sono
,
bisogna
starci
.
La
sera
,
subito
appena
fermato
il
legno
alla
porta
di
casa
,
non
scendeva
,
schizzava
:
e
senza
ascoltare
neppure
uno
dei
molti
che
gli
s
'
affollavano
intorno
,
colle
braccia
tese
in
alto
correva
su
per
le
scale
gridando
a
squarciagola
:
sapone
,
sapone
,
sapone
!
Tale
,
secondo
me
,
il
Goncourt
.
Egli
è
dei
pochi
per
i
quali
lo
Zola
abbia
consentito
a
scerpare
una
fronda
da
quella
pianta
di
alloro
sotto
cui
si
sdraia
persuaso
.
S
'
è
oramai
rassegnato
a
eseguire
in
tutto
e
per
tutto
gli
ordini
del
maestro
;
s
'
è
imposto
di
cercare
i
documenti
umani
nei
lupanari
,
nei
circhi
,
nelle
taverne
,
nei
camerini
delle
prime
e
delle
seconde
donne
;
e
lo
fa
:
ma
il
farlo
ripugna
a
lui
uomo
elegante
,
educato
alla
castigatezza
del
linguaggio
,
assuefatto
alle
contegnose
reticenze
della
gente
per
bene
.
Sopporta
per
rifornire
l
'
archivio
delle
sue
note
il
lezzo
di
certe
alcove
,
il
tanfo
di
certi
palcoscenici
,
ma
tornato
a
casa
,
in
quella
casa
ch
'
egli
stesso
ha
descritta
,
tra
le
acque
forti
dell
'
Eisen
e
le
porcellane
di
Sèvres
,
fra
i
quadri
del
Watteau
e
i
ricami
di
Maria
Lezinska
,
non
gli
basta
l
'
animo
a
rimuginare
quella
sozza
congerie
.
Lo
nausea
quel
dovere
incastonare
in
un
dialogo
ordinato
con
laboriosa
economia
la
frase
ch
'
ei
non
pronunzierebbe
neanche
innanzi
al
suo
servitore
:
e
non
scerne
,
non
dispone
,
non
sintetizza
:
scodella
addirittura
i
suoi
taccuini
:
onde
la
mancanza
di
quella
lenta
elaborazione
che
conservando
trasforma
e
impiccolisce
il
volume
aumentando
la
massa
,
e
dalla
materia
greggia
che
è
a
disposizione
di
tutti
trae
per
il
paziente
ingegno
d
'
uno
solo
l
'
opera
d
'
arte
.
Così
può
giudicare
chi
conosce
l
'
indole
e
le
costumanze
dell
'
uomo
,
ma
può
anche
sbagliare
;
e
ad
ogni
modo
qui
dell
'
uomo
non
si
tratta
,
si
tratta
del
libro
.
Discorriamo
del
libro
.
Una
attrice
,
la
Faustin
,
s
'
innamorò
di
un
inglese
il
quale
sul
più
bello
fu
costretto
a
partire
per
l
'
Indie
.
La
Faustin
pianse
,
inconsolabile
dell
'
abbandono
:
nondimeno
accolse
le
offerte
di
un
banchiere
ricco
a
milioni
che
rovina
il
prossimo
per
sodisfare
ogni
più
bizzarro
capriccio
di
lei
.
Se
essa
chiedesse
la
luna
,
Blancheron
troverebbe
il
modo
di
comprargliela
.
Tempo
perso
:
per
far
ch
'
egli
faccia
,
a
cancellare
dalla
mente
della
Faustin
l
'
imagine
di
William
Rayne
non
ci
riesce
.
Quell
'
imagine
la
segue
fino
presso
il
dotto
solitario
che
vive
chiuso
in
una
soffitta
sei
mesi
dell
'
anno
tra
centinaia
d
'
uccelli
gorgheggianti
e
volanti
e
dov
'
ella
va
a
farsi
leggere
Euripide
in
greco
:
la
segue
fin
nella
sala
d
'
armi
dov
'
ella
entra
per
caso
e
dove
le
acri
esalazioni
di
sudore
ond
'
è
impregnata
la
stanza
le
mettono
addosso
il
prurito
di
darsi
lì
per
lì
al
maestro
di
scherma
;
la
segue
a
cena
dove
così
incantevole
le
suona
agli
orecchi
la
voce
del
giovinotto
il
quale
le
siede
accanto
,
che
ella
gli
dà
non
richiesta
,
un
appuntamento
;
e
dove
un
'
ora
dopo
si
scorda
perfino
d
'
aver
discorso
con
lui
.
E
intanto
s
'
approssima
la
recita
della
Fedra
,
prova
solenne
.
L
'
inglese
quando
si
dice
il
caso
!
torna
giusto
in
quel
punto
;
cerca
della
Faustin
,
la
ritrova
,
la
consola
,
l
'
ama
come
quando
partì
.
Ella
che
recita
la
Fedra
non
più
per
il
pubblico
ma
per
lui
,
si
palesa
naturalmente
attrice
grandissima
degna
di
succedere
alla
Duchesnois
,
alla
Clairon
,
alla
Rachel
;
così
l
'
Inghilterra
stitica
tanto
ne
'
trattati
di
commercio
dà
senza
saperlo
alla
Francia
una
gloria
di
più
.
Licenziato
con
parole
che
nel
Racine
non
si
trovano
,
il
Blancheron
non
hanno
forse
un
'
anima
i
banchieri
?
si
affoga
.
Ma
l
'
inglese
è
geloso
:
geloso
di
tutti
e
specialmente
dei
palchi
,
dei
posti
distinti
e
della
platea
:
e
l
'
attrice
all
'
apice
della
gloria
e
della
fortuna
si
ritira
dal
teatro
e
va
con
lui
a
stabilirsi
in
una
villa
presso
il
lago
di
Costanza
.
Se
i
lettori
non
lo
avessero
indovinato
,
aggiungerei
che
nelle
solitudini
di
Lindau
una
fiera
battaglia
si
combatte
tra
l
'
attrice
e
la
donna
:
quella
vogliosa
di
nuovi
trionfi
,
questa
risoluta
a
non
dare
dispiaceri
all
'
uomo
che
adora
.
L
'
attrice
passa
gl
'
interi
giorni
a
rimpiangere
:
come
passi
la
donna
le
notte
intere
il
Goncourt
dice
con
molta
crudezza
di
parole
e
precisa
abbondanza
di
particolari
.
In
una
di
quelle
notti
William
è
colto
da
una
malattia
fulminea
,
strana
,
qualificata
per
tale
anche
dal
medico
di
Lindau
,
che
nemmen
lui
l
'
ha
mai
vista
,
né
l
'
ha
mai
trovata
descritta
ne
'
libri
.
Come
è
indietro
la
scienza
!
Sebbene
amante
appassionata
di
William
,
disperata
di
salvarlo
e
desolata
di
perderlo
,
la
Faustin
non
può
dimenticarsi
d
'
essere
attrice
:
e
mentre
egli
sta
per
morire
,
ella
presso
al
letto
e
davanti
allo
specchio
osserva
ed
imita
le
contrazioni
del
muscolo
risorio
e
del
gran
zigomatico
che
danno
alla
faccia
del
moribondo
aspetti
paurosamente
grotteschi
.
Impara
l
'
arte
e
mettila
da
parte
.
L
'
altro
la
scorge
:
suona
,
raccogliendo
le
forze
estreme
,
il
campanello
,
e
al
cameriere
che
si
presenta
ordina
:
Turn
out
that
woman
.
Mandate
via
questa
donna
.
Questa
,
sceverata
dalle
sconcezze
del
dialogo
,
dagli
episodi
nauseabondi
,
è
la
tela
di
un
romanzo
ordita
,
dice
,
sui
soliti
documenti
umani
.
Dice
e
sarà
:
ma
una
delle
due
:
o
il
Goncourt
ha
visto
male
,
o
non
ha
saputo
riprodurre
ciò
che
ha
visto
.
Metto
pegno
che
se
il
libro
andasse
per
le
mani
di
centomila
lettori
,
non
uno
penserebbe
«
quella
donna
l
'
ho
conosciuta
o
ne
ho
conosciuta
una
simile
.
»
Non
tutte
le
contradizioni
di
quel
carattere
si
posson
desumere
da
questo
sunto
brevissimo
;
ma
sono
tali
e
tante
che
mancherebbe
qui
lo
spazio
ad
enumerarle
.
Il
Goncourt
avverte
più
volte
:
la
Faustin
era
una
donna
nervosa
.
Me
ne
dispiace
tanto
:
ma
la
parola
che
non
ha
nessun
preciso
significato
nella
scienza
non
basta
nell
'
arte
a
scusare
così
gran
cumulo
d
'
inverisimiglianze
.
E
fosse
pur
vera
ogni
cosa
,
ecco
il
gran
guaio
dell
'
andare
a
scegliere
i
personaggi
del
romanzo
o
del
dramma
nella
teratologia
morale
.
I
tipi
,
i
caratteri
che
durano
nell
'
epopea
,
nel
dramma
,
nel
romanzo
,
durano
perché
sono
umani
:
e
sono
umani
perché
chi
li
consideri
anche
dopo
centinaia
d
'
anni
può
dire
a
se
stesso
:
«
Sì
;
quella
figura
l
'
ho
vista
:
di
faccia
,
di
profilo
,
di
scorcio
,
poco
importa
,
ma
l
'
ho
vista
:
i
sentimenti
che
quest
'
uomo
esprime
son
quelli
stessi
che
io
ho
provati
o
osservati
in
altri
:
gli
atti
che
compie
altri
li
compié
,
ed
io
intendo
come
e
perché
li
compiesse
.
»
Sopra
tali
figure
esercitano
i
secoli
il
loro
sindacato
:
ma
qui
?
Voi
dite
:
«
tutto
è
vero
dall
'
alfa
all
'
omega
.
»
E
chi
me
lo
accerta
?
Come
è
possibile
il
raffronto
?
Oggi
lo
dite
voi
ed
io
,
per
voi
,
credo
:
ma
fra
cinquant
'
anni
quando
né
voi
né
io
saremo
più
a
questo
mondo
,
quando
all
'
opera
vostra
mancherà
il
sussidio
della
vostra
parola
,
chi
crederà
al
vostro
vantato
scrupolo
d
'
osservatore
?
E
poi
,
chi
mi
sta
garante
che
abbiate
osservato
bene
,
bene
rappresentato
il
vero
?
Avete
visto
un
feto
con
trentacinque
gambe
?
Vi
siete
sbagliato
,
caro
mio
;
mostratemelo
nello
spirito
e
vi
crederò
.
Andiamo
innanzi
.
Poiché
lo
Zola
desidera
che
i
romanzi
sieno
processi
verbali
,
nulla
più
,
nulla
meno
,
questo
del
Goncourt
gli
piacerà
.
Per
oltre
trecento
pagine
l
'
autore
narra
,
descrive
ogni
minimo
atto
de
'
suoi
personaggi
.
Or
fra
questi
atti
ve
n
'
ha
,
com
'
è
naturale
,
che
son
comuni
a
tutti
gli
uomini
e
che
non
parrebbe
necessario
di
rilevare
.
Dalla
frettolosa
trasandataggine
del
Sue
e
del
Capendu
siamo
passati
all
'
eccesso
opposto
:
questi
null
'
altro
dicevano
de
'
loro
personaggi
se
non
quanto
si
riferisse
direttamente
e
immediatamente
all
'
azione
;
il
Goncourt
e
i
compagni
suoi
vogliono
che
se
ne
sappia
ogni
cosa
.
Ma
che
importa
,
Dio
buono
!
che
importa
mi
raccontiate
che
il
vostro
eroe
si
svegliò
la
mattina
,
s
'
infilò
gli
stivali
,
si
fece
il
fiocco
alla
cravatta
,
bevve
una
tazza
di
caffè
e
accese
un
sigaro
?
Che
importa
me
lo
descriviate
nell
'
atto
di
trarre
un
fiammifero
dalla
scatola
?
Che
giova
alla
identità
del
carattere
?
Il
più
onesto
padre
di
famiglia
e
il
più
sozzo
furfante
si
mettono
l
'
uno
e
l
'
altro
le
scarpe
,
e
accendono
tutti
due
i
fiammiferi
nel
medesimo
modo
.
Sarà
,
se
volete
,
roba
buona
per
voi
scrittore
,
pegno
della
vostra
diligenza
;
ma
risparmiatela
a
noi
che
del
carattere
non
vi
domandiamo
se
non
contrassegni
essenziali
.
A
che
serve
ch
'
io
sappia
,
per
dirne
una
,
che
nei
cocenti
spasmi
della
voluttà
alla
Faustin
scappò
detto
una
tal
volta
maman
?
E
se
avesse
detto
nonna
,
quale
sarebbe
il
divario
?
Ditemi
pure
,
per
darmi
un
segno
dell
'
opulenza
di
William
ch
'
egli
teneva
dodici
servitori
:
ma
non
mi
regalate
quattro
pagine
di
censimento
col
nome
e
gli
uffici
di
ciascuno
di
loro
.
Il
boy
faceva
le
commissioni
e
aveva
sedici
anni
:
il
footman
stava
nell
'
anticamera
e
aveva
delle
bellissime
gambe
.
E
va
bene
.
Ma
se
il
boy
con
un
anno
di
più
avesse
fatto
qualch
'
altra
cosa
,
se
madre
natura
fosse
stata
co
'
garetti
del
footman
meno
benigna
di
contorni
apollinei
,
la
gelosia
di
William
sarebbe
stata
minore
,
o
migliore
l
'
animo
della
Faustin
?
C
'
è
,
fo
per
saperlo
,
giacché
il
vostro
romanzo
è
scientifico
,
c
'
è
una
scienza
nuova
che
determina
i
rapporti
tra
i
sentimenti
dei
padroni
e
le
gambe
de
'
servitori
?
E
giacché
si
parla
di
scienza
,
questi
necessarii
portati
dell
'
atavismo
,
fondamento
dei
vostri
romanzi
,
sono
proprio
tenuti
dagli
scienziati
per
verità
indiscutibili
?
E
qual
è
il
fisiologo
che
insegna
,
ciò
che
voi
asserite
assiomaticamente
,
che
i
biondi
son
più
crudeli
de
'
bruni
?
Purché
con
questo
sconfinare
di
ogni
parte
dello
scibile
,
con
tanta
scienza
che
entra
nel
romanzo
,
un
po
'
di
romanzo
non
entri
nella
scienza
:
badiamo
!
Così
delle
descrizioni
.
S
'
intende
la
descrizione
là
dove
si
tratta
di
determinare
l
'
ambiente
,
perché
a
sua
volta
l
'
ambiente
determini
l
'
indole
,
le
consuetudini
del
personaggio
;
ma
il
descrivere
la
strada
che
questi
percorre
,
il
teatro
dove
va
,
la
bottega
del
sarto
da
cui
si
serve
è
inutile
,
e
per
giunta
noioso
.
Che
si
descriva
la
camera
,
tutta
quanta
la
casa
della
Faustin
,
passi
:
ma
perché
la
si
conduce
a
una
vendita
di
mobilia
usata
,
che
noi
ci
abbiamo
a
succiare
l
'
inventario
illustrato
delle
seggiole
e
dei
canapé
,
messi
all
'
incanto
,
come
se
non
si
fossero
visti
né
seggiole
,
né
canapé
,
né
incanti
in
vita
nostra
,
è
una
pretensione
curiosa
.
Di
questo
lo
Zola
ha
ormai
convenuto
:
ma
non
ne
sono
,
pare
,
persuasi
i
discepoli
.
Sola
originalità
degli
imitatori
,
la
esagerazione
.
E
quello
che
dei
luoghi
o
degli
oggetti
è
a
dire
anche
dalle
descrizioni
,
del
fisico
de
'
personaggi
.
La
Faustin
è
tratteggiata
cinque
volte
:
ora
ha
la
bocca
semi
-
aperta
semblable
à
une
fleur
rose
au
fond
de
laquelle
il
y
a
de
l
'
ombre
humide
;
ora
scollata
mostra
dans
la
courbe
suave
de
son
dos
,
près
de
l
'
attache
des
bras
deux
petites
fossettes
qui
rient
;
ora
fissa
gli
occhi
grigi
,
des
yeux
à
la
fois
obscurs
et
clairs
,
des
yeux
que
la
mauvaise
humeur
faisait
noirs
et
presque
méchants
,
des
yeux
que
la
sympathie
faisait
bleus
et
tout
doux
;
ora
finalmente
l
'
acconciatura
del
capo
donne
à
son
regard
cerné
et
souriant
un
rien
du
regard
d
'
un
demon
angélique
.
Occhi
grigi
che
diventano
neri
e
turchini
secondo
le
circostanze
e
hanno
sguardi
di
angelico
demonio
.
Riconosceteli
.
Ora
finalmente
si
disegnano
tutte
linee
del
suo
gracile
corpo
quand
'
ella
si
siede
accanto
ad
William
avec
le
frou
frou
que
fait
la
soie
de
la
robe
d
'
une
femme
heureuse
.
Donne
felici
vestite
di
seta
Che
per
la
via
della
pietà
passate
,
diteci
voi
qual
è
il
frou
frou
,
privilegio
delle
vostre
gonne
e
indizio
della
nostra
felicità
.
Taccio
de
'
personaggi
secondari
,
o
insulsi
o
grotteschi
;
né
domando
Dio
me
ne
guardi
al
lavoro
dell
'
arte
intenti
o
morali
o
civili
.
Ma
perché
(
ripeto
una
cosa
detta
le
mille
volte
e
che
certi
traviamenti
fanno
sempre
utile
a
dirsi
)
perché
condurci
sempre
tra
gli
sciocchi
o
i
marioli
,
tra
i
mezzani
e
le
cortigiane
,
senza
che
ci
sia
caso
di
imbattersi
in
una
persona
di
garbo
?
Sta
bene
il
vero
,
ma
il
vero
tutto
quanto
;
non
soltanto
la
realtà
più
disgustosa
e
più
scempia
.
Perché
non
guardare
che
uno
dei
tanti
aspetti
della
natura
,
perché
frugare
soltanto
e
sempre
in
un
cantuccio
del
mondo
?
Che
differenza
,
se
no
,
tra
gli
Arcadi
e
voi
?
Voi
cercate
le
sources
de
Balzac
,
voi
volete
sapere
e
dire
où
en
est
le
mouvement
que
l
'
auteur
de
la
Comédie
humaine
a
déterminé
dans
la
littérature
.
Ma
ha
egli
solamente
messo
al
mondo
il
Balzac
Madame
Marneffe
e
Vautrin
?
E
Orsola
Mirouet
,
e
la
Fosseuse
e
Eugenia
Grandet
e
Renée
de
Maucombe
,
e
Mademoiselle
d
'
Esgrignon
,
e
il
curato
Bonnet
e
Minoret
,
e
Giuseppe
Le
Bas
e
Benassis
e
i
due
Birotteau
?
Cito
i
primi
che
mi
tornano
alla
memoria
.
Il
Balzac
ha
tentato
gli
abissi
d
'
ogni
corruzione
nella
Recherche
de
l
'
absolu
,
è
salito
fino
in
troppo
alte
regioni
col
Lys
dans
la
Vallée
:
e
il
capitolo
più
vasto
e
più
vero
della
commedia
umana
,
Les
parents
pauvres
,
è
anche
il
capitolo
più
vario
.
Triste
anch
'
egli
,
lo
so
;
Shakespeare
e
Molière
furono
tristi
del
pari
;
sunt
lacrymae
rerum
;
non
è
gaio
il
mondo
,
né
possono
essere
allegri
gl
'
istoriografi
della
natura
e
della
società
:
ma
i
libri
loro
si
depongono
mal
volentieri
e
colle
lacrime
agli
occhi
,
i
vostri
si
buttan
via
schifati
e
sdegnosi
.
Gli
è
che
essi
vedevano
tutto
quanto
il
vero
:
voi
sperimentate
;
«
nous
experimentons
;
son
parole
dello
Zola
cela
veut
dire
que
nous
devons
pendant
longtemps
encore
employer
le
faux
pour
arriver
au
vrai
...
»
«
J
'
ai
fait
de
l
'
ordre
avec
du
désordre
»
diceva
il
cittadino
Caussidière
.
Paradossi
.
Per
la
via
del
falso
al
vero
non
ci
s
'
arriva
:
il
vero
è
:
e
quando
si
ha
l
'
ingegno
del
Goncourt
si
vede
e
si
riproduce
;
si
finisce
col
non
vederlo
più
quando
l
'
ingegno
ottenebrato
dalle
bizzose
cocciutaggini
della
scuola
,
si
strascica
dietro
alla
più
implacata
nemica
che
l
'
arte
abbia
la
moda
.
StampaPeriodica ,
Il
primo
volume
di
poesie
,
pubblicato
due
anni
fa
da
Gabriele
D
'
Annunzio
,
ha
per
epigrafe
questi
due
versi
di
Felicia
Hemans
:
«
I
come
!
come
!
ye
have
call
'
d
me
long
,
I
come
o
'
er
the
mountains
with
light
and
song
.
»
Infatti
il
poeta
,
allora
appena
sedicenne
,
ci
veniva
dai
nativi
Abruzzi
,
ricco
di
luce
e
di
canto
e
già
in
quel
suo
primo
libro
,
fra
molte
reminiscenze
,
si
fanno
sentire
note
originali
,
fresche
di
giovanile
ispirazione
,
e
il
colorito
e
la
melodia
ne
sono
i
pregi
caratteristici
.
Era
molto
facile
appuntare
i
difetti
e
le
inesperienze
dell
'
artista
adolescente
,
in
quel
volumetto
:
ma
nessuno
poteva
in
buona
fede
mettere
in
dubbio
che
quelle
prime
note
uscivano
dall
'
anima
di
un
vero
poeta
;
e
quel
preludio
già
annunziava
una
nuova
voce
fra
tanti
echi
che
ci
assordiscono
e
ci
annoiano
da
dieci
anni
in
qua
.
Il
Canto
novo
pubblicato
oggi
mette
in
aperta
luce
i
pregi
del
D
'
Annunzio
,
e
i
difetti
.
È
dovere
della
critica
indicare
gli
uni
e
gli
altri
,
pesandoli
in
equa
bilancia
.
La
natura
è
stata
liberale
,
anzi
prodiga
di
doni
al
D
'
Annunzio
;
egli
ha
,
in
potenza
,
facoltà
poetiche
realmente
straordinarie
.
Immaginazione
,
osservazione
,
colorito
,
melodia
,
efficacia
di
parola
,
calore
di
simpatia
umana
,
vivo
sentimento
della
natura
,
entusiasmo
lirico
.
Ma
questi
doni
preziosi
,
uno
solo
dei
quali
è
bastato
a
molti
per
farsi
nome
in
Italia
,
ei
li
converte
spesso
in
difetti
con
l
'
abusarne
.
Egli
è
un
vero
figliuol
prodigo
della
poesia
.
Ha
come
una
plètora
di
immagini
e
di
colori
.
Ama
la
natura
di
un
amore
istintivo
,
sfrenato
.
Non
adora
l
'
arte
come
una
casta
vergine
,
ma
sembra
dirle
invece
:
Veni
et
inebriemur
uberibus
!
...
Vi
è
in
lui
una
esuberanza
,
un
'
ebbrezza
,
una
febbre
di
sensi
più
che
di
sentimenti
,
un
orgoglio
di
gioventù
e
di
salute
che
gli
dà
le
vertigini
e
le
comunica
ai
suoi
lettori
.
La
sua
poesia
e
la
sua
prosa
bisogna
leggerle
a
piccole
dosi
,
per
gustarle
e
apprezzarle
;
la
luce
dei
suoi
paesaggi
è
così
abbagliante
che
verrebbe
voglia
,
leggendo
,
di
mettersi
le
lenti
da
sole
.
Canto
novo
e
Terra
vergine
sono
una
vera
kermesse
di
immagini
,
di
colori
,
di
suoni
;
i
paesaggi
reali
e
fantastici
si
succedono
come
in
una
sfolgorante
galleria
;
profili
e
ritratti
di
pescatrici
e
di
montanari
,
di
pazzi
e
di
frati
,
di
bambine
e
di
vecchie
,
belli
e
grotteschi
,
strani
e
veri
,
vivi
sempre
e
indimenticabili
,
schizzati
spesso
alla
brava
,
a
pochi
tratti
,
ci
vengono
messi
sott
'
occhio
,
e
sono
direi
quasi
imposti
ai
nostri
sguardi
,
da
una
straordinaria
,
ma
spesso
abusata
,
potenza
di
colorito
.
Nel
Canto
novo
,
il
paesaggio
,
ora
reale
ora
fantastico
,
è
popolato
e
animato
da
figure
voluttuose
di
giovani
innamorati
,
dal
tragico
episodio
di
Rossaccio
,
dall
'
apparizione
finale
del
poeta
l
'
altero
fanciullo
che
cavalca
in
arme
brunita
per
la
scabra
compagna
,
e
si
affretta
alle
pugne
,
e
a
cui
arde
nell
'
occhio
di
falco
un
superbo
pensiero
...
Vi
sono
al
principio
del
volume
dei
notturni
di
una
ineffabile
melodia
Swinburniana
,
delle
misteriose
marine
a
lume
di
luna
,
murmuri
arcani
di
fronde
e
d
'
acque
,
che
fa
meraviglia
veder
espressi
e
fermati
nel
verso
.
Il
D
'
Annunzio
che
tanto
abusa
del
sole
,
appar
qui
come
trasfigurato
e
risponde
vittoriosamente
a
chi
lo
accusa
di
non
saper
descriver
altro
che
quello
che
salta
agli
occhi
.
«
O
falce
di
luna
calante
che
brilli
su
l
'
acque
deserte
,
o
falce
d
'
argento
,
qual
messe
di
sogni
ondeggia
al
tuo
mite
chiarore
qua
giù
!
Un
grande
arco
amazonio
di
rame
folgora
tra
lievi
nugole
;
ferme
la
barca
ha
l
'
àncore
nel
fondo
;
immobile
a
poppa
io
vigilo
.
Un
diadema
fulvido
da
'
l
cielo
irradia
l
'
acque
di
gemmee
faville
,
a
'
l
fondo
le
alighe
destate
anelano
un
raggio
.
Un
pallido
raggio
a
lor
giunge
;
guardano
le
malinconiche
su
per
lo
speglio
.
Venti
l
'
alighe
pregano
oh
,
date
palpiti
al
mare
!
dàtene
!
Una
biscia
azzurrognola
ricurva
luccica
nel
violaceo
lembo
del
cielo
;
cantici
umani
vengono
stanchi
per
Paure
.
O
pescatore
,
ammàina
!
dicon
quei
cantici
È
il
novilunio
;
di
sirene
un
esercito
sott
'
acqua
insidie
prepara
:
ammàina
!
Poche
pagine
dopo
,
ecco
un
paesaggio
meridionale
che
rassomiglia
a
un
luminoso
quadro
del
Michetti
,
col
quale
il
poeta
ha
molte
ed
evidenti
analogie
.
«
Come
gioconde
l
'
ombre
si
allungano
giù
dai
ciliegi
!
Dinanzi
l
'
arida
giallezza
de
'
liti
e
il
fiammante
,
a
'
l
sol
di
giugno
tacito
mare
;
lungi
,
su
'
l
cielo
chiaro
,
la
sagoma
di
Francavilla
,
netta
agilissima
tra
'
l
verde
;
più
lungi
,
sfumate
molli
caligini
di
viola
.
»
Ma
qui
,
nella
seconda
di
queste
strofe
,
abbiamo
l
'
esempio
di
una
caratteristica
della
poesia
e
della
prosa
del
D
'
Annunzio
la
quale
spesso
degenera
in
difetto
,
anzi
è
per
sé
stessa
un
difetto
,
voglio
dire
l
'
abitudine
di
servirsi
delle
parole
come
delle
tinte
di
una
tavolozza
,
violando
così
i
limiti
delle
due
arti
.
Questa
smania
coloritrice
lo
spinge
a
esprimere
anche
le
idee
puramente
letterarie
con
lo
stesso
metodo
con
cui
esprime
le
idee
puramente
plastiche
e
visuali
.
A
me
piacerebbe
che
qualche
volta
almeno
,
il
D
'
Annunzio
temperasse
il
bagliore
delle
sue
materiali
descrizioni
con
qualcuno
di
quelli
epiteti
che
uniscono
alla
sensazione
un
sentimento
,
e
da
cui
resulta
la
vera
impressione
poetica
:
qualche
cosa
come
il
noctis
signa
severa
di
Lucrezio
,
l
'
amica
silentia
lunae
di
Virgilio
,
e
tanti
altri
consimili
di
Dante
e
del
Petrarca
.
Talora
questa
abitudine
di
ricorrere
al
vocabolo
puramente
pittorico
,
e
di
dipingere
sempre
tutto
,
nuoce
all
'
effetto
di
alcune
delle
sue
più
belle
poesie
.
Per
esempio
,
nei
versi
dove
ci
descrive
il
povero
pescatore
che
seminudo
sopra
lo
scoglio
contempla
il
sughero
galleggiante
sull
'
acqua
verdastra
,
e
sta
lì
immobile
come
fuso
nel
bronzo
antico
,
e
gli
passan
vicine
le
barche
dei
signori
,
bianche
di
ombrelli
,
gettandogli
in
faccia
un
'
ondata
di
risa
e
allora
gli
balena
un
lampo
nei
torbidi
occhi
,
e
scricchiola
la
povera
canna
serrata
entro
il
convulso
pugno
d
'
acciajo
...
fra
tanti
belli
e
potenti
versi
stuona
orribilmente
,
al
mio
orecchio
,
il
verso
:
«
Gialla
è
la
canna
nel
ciel
turchino
.
»
Ma
io
non
mi
curo
saperlo
,
non
voglio
saperlo
,
in
tal
momento
,
cotesto
effetto
pittorico
.
Mi
interessa
solo
ciò
che
direttamente
riguarda
l
'
uomo
.
Se
la
canna
fa
una
macchia
gialla
sul
turchino
del
cielo
,
è
un
particolare
di
cui
deve
occuparsi
il
Michetti
pittore
,
non
il
D
'
Annunzio
poeta
.
E
per
l
'
appunto
in
questo
difetto
i
suoi
imitatori
(
ne
conta
già
parecchi
fra
i
giovani
)
si
sforzano
di
emularlo
,
di
sorpassarlo
.
E
così
leggiamo
settimanalmente
nei
varj
giornali
letterarj
d
'
Italia
bozzetti
e
novelle
pieni
di
mari
paonazzi
,
di
cieli
violacei
,
di
biacca
,
di
lacca
,
di
opale
,
di
oltremare
,
di
amatista
,
e
via
discorrendo
...
E
ciò
nuoce
al
D
'
Annunzio
nella
pubblica
opinione
più
dei
suoi
propri
difetti
,
che
son
sempre
largamente
compensati
da
singolari
pregi
.
Né
è
da
tacere
com
'
egli
,
così
avvezzo
alla
osservazione
e
alla
descrizione
del
caldo
paesaggio
abruzzese
,
abbia
saputo
veder
con
occhio
d
'
artista
e
di
poeta
le
linee
caratteristiche
del
paesaggio
fiorentino
;
per
esempio
in
queste
strofe
:
«
Oh
brevi
soste
là
tra
'
cinerei
olivi
,
e
al
piano
slanci
di
cupole
su
'
l
cielo
,
e
da
lungi
nevate
le
prime
vette
del
Casentino
!
Silenziose
l
'
acque
de
l
'
Africo
tra
l
'
erba
corta
scorreano
:
i
vetrici
chiazzati
di
musco
,
rossastri
,
senza
una
voce
tremuli
,
in
fila
;
senza
una
voce
in
fila
tremuli
i
pioppi
dentro
l
'
azzurro
ergeano
in
su
come
verghe
di
argento
lucide
a
'
l
sole
le
nude
rame
.
»
Ma
ciò
che
meglio
risponde
all
'
indole
dell
'
ingegno
poetico
del
D
'
Annunzio
la
sua
più
viva
simpatia
la
sua
più
costante
e
felice
ispirazione
è
il
mare
.
Egli
lo
ama
di
un
amore
passionato
:
lo
contempla
,
lo
vagheggia
,
lo
descrive
in
tutti
i
suoi
aspetti
,
in
tutte
le
stagioni
,
a
tutte
l
'
ore
.
Ha
per
lui
dei
gridi
d
'
entusiasmo
,
dei
sospiri
d
'
amante
.
Le
più
belle
poesie
di
Canto
novo
sono
delle
marine
.
È
una
nota
poetica
famigliare
a
qualche
vecchio
poeta
italiano
,
(
il
Marino
per
esempio
)
e
non
si
sa
perché
tanto
negletta
poi
dagli
scrittori
della
penisola
.
Leggendo
i
nostri
più
insigni
poeti
moderni
,
si
direbbe
che
vivono
tutti
nel
paese
più
continentale
d
'
Europa
;
che
non
esistono
né
il
Mediterraneo
né
l
'
Adriatico
.
Scelgo
qua
e
là
nel
volume
del
D
'
Annunzio
dei
versi
che
diano
un
'
idea
di
questa
ricca
e
caratteristica
vena
poetica
:
«
A
'
l
mare
,
a
'
l
mare
,
Lalla
,
al
mio
libero
,
tristo
,
fragrante
,
verde
Adriatico
,
a
'
l
mar
dei
poeti
,
al
presente
dio
che
mi
tempra
nervi
e
canzoni
!
....
freschissime
l
'
albe
di
giugno
surgono
:
brividi
e
fremiti
increspano
l
'
acque
;
cantano
a
'
l
vento
le
selve
in
fiore
.
Splendidamente
azzurro
s
'
affaccia
il
gran
mar
tra
li
ulivi
.
Si
frangono
l
'
acque
odorose
con
fievole
musica
a
'
l
lido
;
scintillano
l
'
Orse
nel
cielo
profondo
:
un
filo
di
luna
su
'
l
mar
tramontò
.
Io
veleggio
pe
'
l
golfo
si
come
un
buon
nauta
sannite
tra
'
delfini
scherzanti
,
greggia
a
le
muse
cara
.
Corrono
per
selve
di
rossi
coralli
le
nozze
,
via
per
le
vive
selve
corre
la
primavera
.
»
Il
mare
gli
suggerisce
talora
spaventose
e
tragiche
fantasie
:
questo
naufragio
per
esempio
,
che
sembra
visto
in
un
momento
di
lucida
intensa
visione
febbrile
,
e
che
vi
fa
raccapricciare
come
una
pagina
di
Edgardo
Poe
:
«
Ancora
,
ancor
su
l
'
ultima
bandiera
come
un
enorme
grappolo
vivente
,
i
naufraghi
per
entro
a
la
bufera
gittan
le
grida
disperatamente
.
E
in
vano
.
Scenderà
la
nave
nera
,
orrida
bara
,
in
grembo
a
la
muggente
profondità
de
l
'
acque
:
una
brughiera
d
'
alghe
l
'
aspetta
altissima
e
silente
.
I
polpi
guateran
con
li
affamati
occhi
da
la
giallastra
iride
immane
quel
tragico
viluppo
d
'
annegati
;
poi
lì
,
in
un
gioco
di
penombre
strane
,
come
serpi
staranno
aggrovigliati
tentacoli
di
polpi
a
membra
umane
.
»
La
prosa
di
Terra
vergine
ha
gli
stessi
pregi
e
anche
gli
stessi
difetti
dei
versi
di
Canto
novo
.
La
lingua
è
buona
generalmente
,
lo
stile
franco
e
sicuro
:
si
sente
che
l
'
autore
ha
vissuto
per
anni
interi
in
Toscana
.
Egli
non
dubita
,
non
tentenna
mai
nella
scelta
della
sua
frase
e
se
pecca
per
sovrabbondanza
di
epiteti
pittoreschi
,
non
pecca
mai
per
improprietà
di
vocabolo
.
Anche
nella
eccessività
delle
sue
descrizioni
resta
sempre
italiano
.
Ed
è
questo
uno
dei
più
grandi
pregi
del
D
'
Annunzio
,
tanto
più
notevole
quanto
oggi
è
più
raro
oggi
che
fra
noi
sembra
quasi
inevitabile
l
'
andare
sulla
falsariga
dei
Goncourt
o
dello
Zola
.
I
ritratti
,
i
paesaggi
,
son
fatti
generalmente
con
poche
parole
:
vi
è
troppo
colorito
,
troppo
sfolgorio
,
troppi
epiteti
,
ne
convengo
;
ma
in
compenso
non
vi
trovate
mai
quei
tremendi
cataloghi
e
inventari
che
tanto
ci
impazientiscono
quando
non
ci
addormentano
...
Nei
diversi
racconti
o
bozzetti
c
'
è
varietà
di
tipi
e
di
scene
;
da
Fra
Lucerta
a
Toto
dalla
Gatta
a
Lazzaro
:
ma
nell
'
insieme
si
rassomiglian
troppo
nella
fattura
,
per
dir
così
:
vi
è
in
tutti
una
troppo
costante
ricerca
e
preoccupazione
dell
'
effetto
.
Mi
piacerebbe
che
a
queste
calde
pagine
si
alternasse
qualche
pagina
di
tranquilla
analisi
,
di
semplice
narrazione
;
e
allora
mi
troverei
riposato
e
preparato
a
nuovi
effetti
.
Qui
invece
non
c
'
è
mai
né
crepuscolo
né
ombra
è
un
continuo
miraggio
,
un
lusso
abbagliante
di
colori
,
che
finisce
con
lo
stancarmi
.
-
Ma
d
'
altra
parte
,
quanta
originalità
d
'
invenzione
,
quanta
verità
ed
efficacia
,
in
questo
volume
!
Chi
potrà
scordarsi
,
una
volta
lettolo
,
di
Fra
Lucertola
nel
suo
chiostro
,
di
Fiora
e
Tulespre
alla
Pescara
,
di
Cincinnato
sulla
riva
del
mare
,
dell
'
omicidio
di
Dalfino
,
della
Gatta
che
pesca
e
canta
?
«
Nel
mare
ci
stava
dentro
tutta
la
mattinata
a
pescar
le
telline
,
ci
stava
anche
quando
le
onde
crescenti
le
spumavan
d
'
intorno
spruzzandole
la
gonna
succinta
,
e
la
facevano
traballare
;
e
in
quei
momenti
era
una
splendida
figura
anche
ne
'
cenci
,
mentre
i
gabbiani
sentendo
la
bufera
le
turbinavano
sul
capo
.
«
Non
era
triste
però
:
i
suoi
canti
avevano
una
monotonia
malinconica
,
ritmi
bizzarri
che
facean
pensare
agli
incantatori
egiziani
;
lei
li
diceva
guardando
una
nuvola
,
un
uccello
,
una
vela
,
con
le
pupille
sbarrate
,
quasi
attonite
,
affondando
nella
sabbia
la
sua
piccola
rete
,
senza
stancarsi
mai
.
«
Le
sue
compagne
cantavano
anche
loro
;
ma
a
volte
erano
vinte
da
un
senso
di
sgomento
,
di
solitudine
,
di
angoscia
,
a
quelle
note
,
a
quella
voce
;
e
tacevano
e
chinavano
il
capo
scottato
dal
solleone
,
e
provavano
più
gelidi
i
brividi
su
pe
'
ginocchi
,
più
doloroso
nelle
pupille
il
barbaglio
di
quell
'
incendio
:
e
tendevano
le
braccia
affrante
,
mentre
la
cantilena
della
Gatta
perdevasi
nella
immensa
afa
accidiosa
.
»
Verità
ed
efficacia
,
proprietà
e
precisione
,
nulla
manca
,
secondo
me
,
a
questa
pagina
di
prosa
e
notisi
che
di
simili
ve
ne
sono
parecchie
in
questo
volume
.
Talora
il
D
'
Annunzio
ci
sa
descrivere
una
scena
,
e
fare
un
quadro
o
un
ritratto
,
anche
in
pochissime
parole
.
Ecco
,
per
esempio
,
in
cinque
o
sei
righe
,
dipinto
il
mare
in
tempesta
ed
in
calma
:
«
Col
garbino
quella
notte
venne
anche
la
burrasca
;
e
il
mare
arrivava
fino
alle
case
,
con
certi
urli
da
far
rabbrividire
...
«
La
mattina
dopo
,
l
'
Adriatico
era
calmo
,
viscido
come
nafta
,
senza
l
'
anima
di
una
vela
,
muto
,
spietato
.
»
E
quanto
è
evidente
nella
sua
brevità
questa
descrizione
del
corpo
di
Zolfina
morta
di
tifo
.
«
Biasce
l
'
andò
a
vedere
la
sua
povera
morta
.
Guardò
istupidito
,
con
occhi
vitrei
,
la
bara
tutta
olezzante
di
fiori
freschi
,
fra
cui
si
allungava
quello
sfacelo
di
carni
giovani
,
quel
putridume
di
umori
già
fermentanti
sotto
la
candidezza
del
lino
.
»
I
tre
racconti
che
a
me
paiono
più
ricchi
di
solide
qualità
artistiche
,
sono
Fra
Lucerta
,
Cincinnato
,
e
la
Gatta
.
Il
più
semplice
,
il
più
commovente
,
un
vero
e
patetico
idillio
,
è
Toto
.
La
scena
d
'
amor
nascente
fra
Toto
e
la
Ninní
è
descritta
con
una
grazia
ed
una
freschezza
ingenuamente
rurali
.
La
fine
fa
piangere
:
quei
presentimenti
,
quei
terrori
dell
'
inverno
vicino
nei
due
poveri
ragazzi
abbandonati
quell
'
ultima
corsa
di
Toto
con
la
morticina
in
collo
,
non
si
dimentican
più
.
Toto
spande
un
'
ombra
di
soave
malinconia
fra
tanti
gridi
passionati
,
fra
tanto
sangue
,
fra
tanto
incendio
di
sole
che
avvampa
in
tutto
il
resto
del
libro
.
Vorrei
poter
cancellare
da
Canto
novo
e
da
Terra
vergine
alcune
espressioni
troppo
sensuali
che
a
me
paiono
inescusabili
.
Mi
limiterò
a
indicarne
e
deplorarne
due
o
tre
:
«
Il
petto
della
Zarra
ficcava
nel
sangue
la
smania
de
'
morsi
...
»
«
Tulespre
(
a
un
gesto
provocante
di
Fiora
)
sentì
l
'
odore
della
femmina
,
più
acuto
e
più
inebriante
che
l
'
odore
del
fieno
...
»
Queste
espressioni
sono
inoltre
di
cattivo
gusto
;
e
il
D
'
Annunzio
dovrebbe
d
'
ora
innanzi
guardarsene
,
anche
per
amore
dell
'
Arte
.
I
pregi
singolari
del
D
'
Annunzio
come
poeta
e
come
prosatore
,
sui
quali
volentieri
mi
son
trattenuto
,
sono
eclissati
,
come
più
volte
ho
detto
in
questo
mio
studio
,
da
vari
difetti
.
Ma
sarebbe
ingiusto
dimenticare
che
questi
ultimi
sono
in
gran
parte
inerenti
alla
giovanissima
età
dell
'
autore
.
A
diciotto
anni
,
con
quel
suo
temperamento
meridionale
,
e
con
quella
immaginazione
,
è
difficile
distinguersi
per
castigatezza
di
stile
,
sobrietà
di
colorito
,
armonia
di
composizione
,
profondità
di
psicologica
analisi
.
Egli
nuota
ora
in
piena
luce
di
sole
e
grida
ai
quattro
venti
che
è
pieno
di
salute
,
di
poesia
,
di
coraggio
e
di
vita
.
L
'
amore
,
la
natura
,
il
fresco
sorriso
della
sua
Lalla
,
i
fiori
selvaggi
dei
suoi
Abruzzi
,
il
verde
fragrante
Adriatico
,
sono
le
luminose
sue
ispirazioni
...
Pur
troppo
la
vita
gli
insegnerà
tante
cose
fosche
e
glaciali
e
l
'
iride
che
si
riflette
oggi
nelle
sue
pagine
sarà
offuscata
quando
la
vedrà
attraverso
le
inevitabili
lacrime
.
Ma
intanto
l
'
aura
di
giovinezza
che
emana
dalle
pagine
di
questi
due
volumi
come
da
un
giardino
di
rose
,
è
già
un
pregio
singolare
ed
anche
quando
il
D
'
Annunzio
ci
avrà
dato
,
come
gli
auguro
e
credo
,
cose
più
artisticamente
perfette
,
si
tornerà
sempre
volentieri
a
rileggere
alcune
strofe
del
Canto
novo
,
alcune
pagine
di
Terra
vergine
,
come
si
torna
volentieri
col
pensiero
alle
memorie
dei
nostri
primi
belli
anni
.
StampaPeriodica ,
Son
dieci
anni
,
che
non
rivedeva
Brusuglio
.
L
'
ultima
volta
che
son
venuto
a
vedervi
il
Manzoni
,
fu
nell
'
autunno
,
se
non
erro
,
del
1872;
ed
egli
non
mi
parve
quello
di
prima
.
Mi
soleva
fare
gran
festa
;
ma
non
so
come
,
mi
persuasi
che
me
ne
facesse
meno
.
Avevo
qualche
mese
prima
scritto
nella
Nuova
Antologia
del
Concilio
tenuto
in
Roma
da
Pio
IX
e
del
movimento
Vecchio
-
Cattolico
di
Germania
.
Egli
non
approvò
in
cuor
suo
ciò
che
io
dicevo
dell
'
uno
e
dell
'
altro
.
Mi
credette
ardito
più
del
dovere
nelle
censure
della
Chiesa
di
Roma
e
nel
patrocinio
della
nuova
eresia
.
Per
l
'
avvenire
di
questa
non
sentiva
nessuna
fiducia
,
né
per
le
sue
dottrine
nessun
rispetto
.
L
'
infallibilità
del
Pontefice
,
com
'
era
stata
definita
dal
Concilio
,
a
lui
pareva
un
dottrina
logicamente
dedotta
e
necessaria
.
Il
dissenso
mio
con
lui
su
questi
punti
lo
faceva
con
me
meno
espansivo
del
solito
.
Pure
non
me
ne
parlò
;
ed
io
seppi
d
'
altra
parte
,
dimandando
,
donde
nascesse
quella
sua
taciturnità
meco
insolita
.
E
appunto
perché
insolita
,
e
perché
il
dissenso
con
uno
cui
voleva
bene
gli
era
stato
cagione
,
sinché
la
sua
salute
s
'
era
conservata
in
tutto
buona
,
non
già
di
tacere
,
ma
di
parlare
,
poiché
nessuno
amava
più
di
lui
il
discutere
e
il
conversare
,
appunto
perciò
,
dico
,
e
per
tutto
l
'
insieme
io
mi
persuasi
,
che
qualche
turbamento
vi
fosse
nell
'
intelletto
di
lui
.
Pure
lavorava
tuttora
,
ma
a
stento
;
e
si
lagnava
che
nello
scritto
a
cui
allora
attendeva
,
andasse
avanti
a
mala
pena
e
a
passi
di
formica
,
se
pure
.
Qualche
anno
prima
,
nell
'
ottobre
del
1868
,
nel
ricercare
un
libro
nella
sua
stanza
di
studio
era
caduto
dalla
sedia
su
cui
era
salito
,
per
non
aver
voluto
porre
il
piede
sul
sedile
di
paglia
,
temendo
di
sfondarlo
,
bensì
sullo
stretto
orlo
di
legno
,
a
cui
quello
è
inchiodato
.
Di
quella
caduta
pareva
risanato
affatto
,
come
poi
non
risanò
di
quella
sui
gradini
di
San
Fedele
.
Rifaceva
le
sue
passeggiate
solite
,
come
le
aveva
fatte
per
sessanta
anni
.
Poiché
non
v
'
era
uomo
di
più
tenaci
abitudini
delle
sue
.
Levatosi
la
mattina
alle
8
œ
,
usciva
di
stanza
subito
,
e
prendeva
in
sala
il
suo
cioccolatte
,
senza
pane
né
altro
.
Poi
,
accompagnato
da
qualcuno
,
faceva
il
lungo
giro
del
giardino
,
discorrendo
degli
alberi
che
trovava
lungo
il
cammino
,
piantati
tutti
da
lui
,
e
in
tempi
che
quelle
specie
eran
rare
od
uniche
in
Lombardia
,
e
ricordando
da
chi
gli
avesse
avuti
,
ovvero
parlando
di
qualunque
altro
soggetto
,
che
gli
occorresse
.
Dopo
il
qual
passeggio
si
ritirava
nella
sua
stanza
di
studio
,
e
vi
rimaneva
sino
a
venticinque
minuti
prima
dell
'
ora
del
desinare
;
che
era
le
cinque
.
Questi
venticinque
minuti
erano
impiegati
a
percorrere
dieci
volte
,
cinque
all
'
andare
e
cinque
al
tornare
,
un
viale
,
d
'
un
trecento
passi
,
ombreggiato
da
platani
,
sul
fianco
destro
della
casa
.
E
bisognava
spendervi
due
minuti
e
mezzo
per
lo
appunto
nell
'
andata
,
e
altrettanti
nel
ritorno
;
e
se
per
caso
si
fosse
affrettato
il
passo
,
il
Manzoni
,
coll
'
orologio
alla
mano
,
aspettava
,
prima
di
voltare
,
che
fosser
passati
.
Poi
s
'
andava
a
desinare
;
e
la
sera
si
conversava
sino
alle
undici
;
però
il
Manzoni
prendeva
sempre
seco
un
libro
,
per
lo
più
un
classico
,
e
quando
non
aveva
con
chi
conversare
o
la
conversazione
languiva
,
apriva
il
libro
e
leggicchiava
qua
e
là
.
E
talora
comunicava
le
osservazioni
che
gli
sorgevano
nello
spirito
a
chi
gli
stava
attorno
,
o
rientrava
con
quelle
nella
conversazione
.
La
sua
stanza
di
studio
è
rimasta
tale
e
quale
.
A
pian
terreno
,
non
ben
grande
,
con
due
cancellate
alle
finestre
che
guardano
nel
giardino
,
nel
fianco
destro
della
casa
,
è
tutta
intorno
intorno
circondata
di
scaffali
di
libri
,
che
vanno
sino
al
soffitto
.
La
più
parte
di
questi
erano
sempre
gli
stessi
,
ma
ogni
anno
nel
venire
a
villeggiare
il
Manzoni
ne
portava
di
nuovi
,
secondo
occorrevano
al
lavoro
cui
voleva
attendere
,
e
li
riportava
alla
fine
della
villeggiatura
a
Milano
.
Poiché
egli
è
morto
nella
città
,
i
libri
che
si
vedono
ora
nella
sua
stanza
di
Brusuglio
sono
di
quelli
che
vi
solevano
restar
sempre
;
i
classici
latini
dell
'
edizione
Bipontina
,
gli
italiani
della
milanese
,
un
Sant
'
Agostino
e
un
San
Giovanni
Crisostomo
della
Maurina
,
l
'
Enciclopedia
francese
,
la
Storia
Universale
tradotta
dall
'
inglese
e
pubblicata
in
molti
volumi
in
quarto
in
Venezia
,
il
Tillemont
,
e
molti
libri
di
agricoltura
.
Il
Manzoni
amava
i
libri
anche
nel
loro
di
fuori
;
sopra
alcuni
ha
notato
che
erano
rari
;
ma
ne
schiccherava
i
margini
;
né
v
'
è
edizione
,
per
bella
che
fosse
,
che
lo
trattenesse
dal
farlo
.
Stanza
di
studio
più
semplicemente
mobigliata
di
questa
non
si
può
pensare
.
Di
rimpetto
alla
porta
d
'
entrata
v
'
ha
tra
i
due
scaffali
di
libri
una
nicchia
nella
quale
i
palchetti
di
quelli
continuano
.
In
questa
v
'
è
la
sua
sedia
a
bracciuoli
,
e
dinanzi
un
tavolino
.
Davanti
alla
libreria
,
nella
parte
di
destra
,
un
altro
tavolino
,
quello
che
usò
nel
collegio
,
e
sopra
questo
una
bilancia
,
nella
quale
egli
soleva
pesare
gli
abiti
che
indossava
.
Poiché
era
minutissimo
nel
volerli
più
o
meno
grevi
o
leggieri
secondo
la
temperatura
non
del
giorno
solo
,
ma
dell
'
ora
;
sicché
si
vestiva
e
spogliava
più
volte
.
Davanti
alla
parete
sinistra
un
tavolino
tondo
.
Sparse
per
la
stanza
poche
sedie
,
qualcuna
a
bracciuoli
.
Quando
s
'
era
ritirato
in
cotesta
stanza
,
non
voleva
che
si
facesse
per
la
casa
nessun
rumore
che
potesse
giungere
sino
a
lui
.
Però
si
levava
da
tavolino
di
tratto
in
tratto
,
e
per
il
balcone
della
stanza
avanti
alla
sua
usciva
nel
giardino
e
passeggiava
lungo
le
mura
qualche
minuto
.
Suo
figlio
Pietro
aveva
la
stanza
vicino
alla
sua
;
e
il
padre
,
anche
quand
'
egli
era
andato
a
dormire
,
soleva
di
botto
svegliarlo
per
dimandargli
tale
o
talaltra
cosa
.
Pier
,
te
dormet
?
era
la
solita
dimanda
con
cui
principiava
a
svegliarlo
.
Onde
Pietro
non
aveva
altra
difesa
che
questa
:
buttare
dell
'
acqua
avanti
alla
porta
dello
studio
;
poiché
il
Manzoni
non
avrebbe
messo
il
piede
in
un
luogo
umido
a
nessun
patto
mai
;
sicché
quel
po
'
d
'
acqua
lo
forzava
a
tornarsene
e
a
rinviare
a
più
tardi
la
domanda
.
In
questa
stanza
il
Manzoni
ha
scritto
i
Promessi
sposi
;
e
per
non
dire
d
'
altro
,
il
Cinque
maggio
.
Il
quale
fu
scritto
in
una
notte
;
e
rimase
come
uscì
al
primo
getto
;
cosa
ben
rara
per
uno
scrittore
,
del
quale
credo
che
nessun
abbia
più
corretto
e
ricorretto
gli
scritti
suoi
,
sia
stato
più
difficile
a
contentarsi
di
ciò
che
avesse
scritto
alla
prima
,
e
solesse
ritornarvi
su
più
volte
.
Era
nel
giardino
colla
moglie
e
colla
madre
seduto
su
una
panca
,
quando
la
notizia
della
morte
di
Napoleone
giunse
a
Brusuglio
.
La
commozione
che
n
'
ebbe
fu
grande
;
ma
non
lo
distolse
dalle
sue
abitudini
solite
.
Desinò
secondo
l
'
usato
,
e
la
sera
la
musa
lo
prese
per
i
capelli
e
lo
forzò
a
scrivere
l
'
ode
concitata
più
che
altra
ode
sua
,
ed
inspirata
non
meno
dalla
grande
gloria
che
dalla
grande
sventura
.
Com
'
è
rimasta
intatta
la
sua
stanza
di
studio
,
così
anche
la
sua
stanza
da
letto
,
più
semplice
ancora
.
In
un
'
alcova
sta
il
letto
,
basso
,
di
legno
;
sulla
parete
un
crocifisso
;
qualche
sedia
di
qua
e
di
là
,
ed
un
tavolino
:
ecco
tutto
.
Ricordo
ancora
,
quando
,
venutolo
a
trovare
un
giorno
ch
'
egli
non
s
'
era
potuto
levare
,
per
ragione
della
caduta
nella
biblioteca
,
se
non
isbaglio
mi
fece
leggere
accanto
a
lui
l
'
introduzione
alle
considerazioni
sue
sulla
Rivoluzione
francese
,
opera
non
mai
finita
,
e
della
quale
la
parte
che
n
'
ha
lasciata
scritta
non
è
stata
ancor
pubblicata
.
Così
,
qui
a
Brusuglio
,
tutto
ancora
ricorda
il
Manzoni
.
Il
paese
deve
averne
obbligo
a
Pietro
Brambilla
,
un
cavalier
,
si
può
dire
,
che
tutta
Italia
onora
,
smarritosi
tra
i
banchieri
e
gli
uomini
di
finanza
,
dei
quali
nessuno
lo
supera
per
sagacia
ed
ingegno
,
ma
che
son
superati
tutti
da
lui
per
altezza
e
generosità
di
animo
.
Morto
Pietro
Manzoni
un
mese
prima
del
padre
Alessandro
,
Pietro
Brambilla
che
si
era
fidanzato
con
Vittoria
,
la
primogenita
di
Pietro
,
innanzi
che
questi
morisse
annunciò
pubblicamente
il
matrimonio
in
quel
tratto
di
tempo
così
triste
per
la
famiglia
tutta
,
che
scorse
tra
le
due
morti
,
e
consolò
colla
speranza
che
ai
figliuoli
e
a
'
nepoti
non
sarebbe
mancato
un
aiuto
e
una
guida
le
ultime
ore
del
padre
e
i
rari
momenti
di
lucido
intervallo
dell
'
avo
.
Pietro
Brambilla
ha
comperato
Brusuglio
,
e
lo
custodisce
come
ricordo
di
una
gloria
,
che
appartiene
ora
anche
a
lui
.
Questa
casa
,
questi
alberi
,
la
montagnola
alzata
in
fondo
al
giardino
collo
sterro
del
fosso
che
lo
circonda
da
tre
lati
,
la
vista
che
si
scovre
da
essa
del
monte
Rosa
e
dei
monti
del
lago
Maggiore
e
del
lago
di
Como
,
e
più
in
là
,
più
in
là
,
come
il
Manzoni
si
compiaceva
ad
indicare
a
parte
a
parte
,
non
sono
il
più
piccolo
lato
della
vita
e
dello
spirito
del
grande
scrittore
.
Si
sente
,
s
'
intende
sopratutto
qui
un
aspetto
suo
;
non
il
maggiore
,
ma
non
il
men
singolare
,
sopratutto
nella
storia
della
letteratura
nostra
;
l
'
aspetto
,
voglio
dire
,
del
gentiluomo
in
lui
.
Poiché
di
gentiluomini
letterati
ne
abbiamo
avuti
di
certo
altri
;
ma
letterato
gentiluomo
credo
che
sia
stato
il
primo
lui
.
E
a
certi
segni
si
dovrebbe
temere
non
che
sia
stato
anche
l
'
ultimo
,
poiché
ne
possiamo
ricordare
dopo
lui
qualche
altro
;
ma
se
il
seme
se
ne
debba
disperdere
.
Invece
il
bisogno
era
,
che
germogliasse
e
moltiplicasse
.
StampaPeriodica ,
Dicendo
le
ultime
parole
su
gli
avanzi
mortali
di
Giuseppe
Regaldi
,
che
la
città
e
la
Università
di
Bologna
onorando
e
commemorando
restituiscono
agli
affetti
de
'
suoi
e
della
terra
natale
,
io
farò
prova
di
vincere
la
tristezza
che
m
'
invade
dinanzi
al
mancare
di
questo
collega
che
anche
mi
fu
per
quindici
anni
amico
buono
,
al
disparire
di
questo
quasi
ultimo
raggio
della
poesia
de
'
nostri
padri
.
I
pianti
delle
prefiche
e
gli
strilli
dei
panegiristi
sono
per
i
morti
volgari
:
dalle
bare
degli
uomini
che
servirono
nobilmente
la
patria
sorge
il
documento
della
vita
loro
a
confortare
ad
ammonire
a
illuminare
i
superstiti
.
Se
bene
a
ripensare
che
della
gioventù
di
quest
'
uomo
,
il
quale
passò
biondo
cantore
fra
le
genti
latine
,
che
vedendolo
e
udendolo
si
domandavano
ammirate
Or
come
ritornano
gli
aedi
e
i
trovatori
nell
'
età
della
stampa
e
delle
gazzette
?
se
bene
,
dico
,
a
ripensare
che
di
quella
gioventù
ed
energia
di
spiriti
,
di
quell
'
espansione
dell
'
anima
,
di
quelle
gioie
,
di
quelle
glorie
,
di
quelli
amori
,
resta
a
pena
una
languida
memoria
,
e
che
sparirono
come
l
'
ombra
d
'
un
sogno
;
se
bene
,
a
ripensare
tutto
cotesto
,
la
tristezza
è
necessaria
e
profondamente
umana
.
Ma
lasciamo
alla
storia
letteraria
le
ricordanze
di
questo
ultimo
dei
trovatori
,
il
quale
fu
anche
egli
attratto
,
come
i
predecessori
suoi
del
medio
evo
,
dalla
visione
del
mistico
oriente
,
dal
desio
dei
pellegrinaggi
nella
terra
madre
dei
popoli
,
delle
religioni
e
delle
scienze
,
e
infine
,
come
i
trovatori
antichi
si
rendevano
a
Dio
raccogliendo
nella
solitudine
d
'
un
chiostro
l
'
età
sfiorita
,
si
raccolse
,
obbedendo
ai
tempi
,
in
miglior
solitudine
,
per
consacrare
alla
scienza
e
all
'
insegnamento
gli
anni
della
vita
matura
nell
'
esperienza
.
Alla
storia
letteraria
il
giudizio
e
la
lode
del
facile
poeta
ritemperato
nei
forti
studi
e
nei
fermi
ideali
.
A
noi
,
suoi
colleghi
ed
amici
,
a
voi
,
suoi
discepoli
,
la
testimonianza
del
culto
ch
'
egli
ebbe
per
l
'
arte
e
la
scienza
,
della
religione
ch
'
egli
portò
nell
'
adempimento
del
dovere
:
della
religione
del
dovere
,
che
è
la
qualità
più
alta
del
carattere
e
la
parte
più
nobile
della
vita
,
perché
la
più
disinteressata
.
Per
degnamente
apprezzare
la
coscienza
di
Giuseppe
Regaldi
e
trar
documenti
dal
suo
esempio
,
bisogna
aver
veduto
e
udito
come
cotesto
poeta
estemporaneo
si
fosse
condotto
a
pesare
,
infaticato
e
incontentabile
,
su
bilance
sempre
nuove
di
giudizio
e
disamina
,
non
pure
ogni
fatto
,
ogni
cifra
,
ogni
asserzione
,
ma
ogni
espressione
ed
ogni
parola
,
prima
di
pronunziarla
dalla
cattedra
o
di
consegnarla
al
libro
:
bisogna
aver
saputo
e
veduto
com
'
egli
,
così
innanzi
negli
anni
,
vegliasse
le
notti
o
sorgesse
con
l
'
alba
per
preparare
in
lunghe
cure
di
ricerche
e
raffronti
quelle
lezioni
di
storia
,
delle
quali
gli
uditori
ammiravano
la
colorita
facondia
.
Come
egli
,
già
strascinantesi
negli
ultimi
passi
della
vita
,
fosse
rigido
osservatore
dell
'
officio
suo
a
tutte
le
lezioni
,
nelle
ore
anche
men
comode
,
nelle
stagioni
anche
più
rigide
,
gli
studenti
lo
sanno
:
lo
sappiamo
,
con
dolore
,
noi
suoi
amici
,
che
in
vano
ci
adoperammo
a
persuaderlo
di
risparmiarsi
.
Il
voto
supremo
del
vecchio
era
finire
il
suo
Egitto
:
come
chiamava
egli
il
libro
,
pubblicato
nell
'
ultima
estate
,
ove
raccolse
le
sue
peregrinazioni
di
poeta
e
i
suoi
studi
di
professore
.
Gli
ultimi
due
anni
della
vita
egli
travagliò
intorno
all
'
Egitto
,
quasi
ricercando
dall
'
oriente
la
luce
che
gli
consolasse
e
riscaldasse
il
solitario
crepuscolo
.
Finito
il
suo
Egitto
,
al
Regaldi
parve
oramai
finita
la
parte
sua
nel
mondo
;
e
rassegnato
chinò
il
bianco
capo
sotto
il
volo
della
Parca
che
veniva
.
E
la
Parca
lo
toccò
pur
allora
uscito
dalle
soglie
dell
'
Università
,
dal
tempio
,
così
egli
diceva
,
della
sapienza
:
lo
toccò
e
gli
disse
:
Basta
,
buono
operaio
;
va
,
e
riposa
.
Or
ecco
quello
che
avanza
di
Giuseppe
Regaldi
.
La
spoglia
e
gli
affetti
ultimi
del
poeta
,
la
gentile
alterezza
della
sua
fama
,
alla
terra
nativa
:
le
sue
ispirazioni
e
gli
studi
alla
storia
letteraria
e
civile
d
'
Italia
:
a
noi
suoi
colleghi
ed
amici
,
la
memoria
,
sempre
onorata
,
sempre
cara
,
delle
virtù
sue
e
della
bontà
;
a
voi
,
giovani
,
l
'
ammaestramento
e
l
'
esempio
.
O
giovani
,
ogni
qual
volta
vi
avviene
(
in
questi
anni
ahi
troppo
spesso
)
di
assistere
al
passaggio
supremo
di
alcuno
dei
valenti
di
quella
generazione
che
cooperò
a
riconstituirvi
la
patria
,
a
riconstituire
di
tanti
volghi
dispersi
,
la
più
gloriosamente
dotata
delle
nazioni
latine
,
o
giovani
,
voi
dovete
pensare
:
pensare
quanto
voi
dovete
ai
vostri
maggiori
,
quanto
da
voi
aspetta
la
patria
.
I
vostri
maggiori
,
o
giovani
,
come
apprese
loro
il
padre
ideale
della
nuova
Italia
,
vollero
,
sempre
vollero
,
fortemente
vollero
;
e
vollero
le
nobili
e
alte
cose
.
Giuseppe
Regaldi
diceva
a
me
nelle
famigliari
conversazioni
,
e
lo
scrisse
per
avventura
in
alcun
de
'
suoi
libri
:
Io
ebbi
sempre
innanzi
tre
ideali
che
mi
si
andavano
a
grado
a
grado
allargando
nella
poesia
e
negli
studi
:
Dio
,
Patria
,
Umanità
.
Tre
grandi
ideali
in
vero
,
o
giovani
:
Dio
empié
la
storia
dei
popoli
semiti
:
la
Patria
fece
la
storia
di
Grecia
e
di
Roma
;
l
'
Umanità
va
informando
la
storia
nuova
iniziata
dal
pensiero
rivendicatosi
a
libertà
.
E
o
che
gl
'
ideali
della
Patria
e
dell
'
Umanità
si
voglia
considerare
come
trasformantisi
rispecchiati
nell
'
ideale
immanente
di
Dio
,
o
che
gl
'
ideali
di
Dio
e
della
Patria
si
considerino
come
trasformantisi
e
modificati
nell
'
ideale
permanente
dell
'
Umanità
,
il
vero
è
che
senza
ideali
le
civiltà
non
fioriscono
,
che
senza
ideali
non
v
'
è
disciplina
non
v
'
è
instituzione
.
L
'
arte
,
per
sé
sola
,
è
trastullo
inutile
:
la
scienza
,
fine
a
sé
stessa
,
è
inutile
tormento
:
ambedue
conspiranti
all
'
azione
fraternamente
umana
nella
luce
che
viene
dagli
esempi
degli
spiriti
magni
sono
la
corona
della
vita
.
Milizia
è
la
vita
degli
uomini
su
la
terra
sentenziò
il
savio
orientale
:
milizia
di
combattenti
per
il
vero
e
per
il
buono
,
dove
solo
è
la
felicità
.
E
se
questo
pensando
,
se
ripensando
al
passato
e
all
'
avvenire
d
'
Italia
,
con
una
mano
sul
cuore
,
voi
solleverete
un
momento
gli
occhi
al
cielo
della
patria
,
vi
parrà
,
o
giovani
,
vedere
i
vostri
padri
,
i
vostri
morti
,
accennarvi
dall
'
alto
e
inanimarvi
con
gli
scudi
circonfusi
di
gloria
e
rutilanti
di
luce
,
con
i
vessilli
sventolanti
vittoria
nell
'
azzurra
eternità
senza
passione
.
Bologna
,
16
Febbraio
1883
.
StampaPeriodica ,
Per
quindici
giorni
,
dalla
metà
alla
fine
di
novembre
scorso
,
tutta
Parigi
letteraria
si
è
occupata
di
questo
nuovo
poeta
.
Non
nuovo
affatto
.
Egli
era
l
'
idolo
,
il
maestro
le
maître
di
un
oscuro
cenacolo
letterario
composto
di
falsi
bohèmes
,
di
scrittori
falliti
,
di
chiacchieroni
d
'
arte
,
di
vagabondi
e
di
oziosi
nella
poesia
.
Quando
una
di
queste
piccole
accademie
si
forma
,
questi
spostati
,
questi
sognatori
inetti
,
questi
letterari
magniloquenti
e
impotenti
,
trovano
subito
un
genio
sconosciuto
da
poter
adorare
e
Parigi
è
piena
di
questi
cenacoli
stravaganti
,
vere
orgie
intellettuali
che
spossano
le
ultime
forze
di
quegli
ingegni
mediocri
.
Sarah
Bernhardt
ha
preso
con
due
ditini
della
sua
lunga
e
sottile
mano
il
poeta
ignoto
e
lo
ha
presentato
al
pubblico
di
Parigi
,
ai
cronisti
letterari
,
agli
scrittori
,
agli
editori
,
ai
direttori
di
teatro
.
Immediatamente
il
battesimo
letterario
è
caduto
sulla
fronte
del
poeta
in
forma
di
articoli
,
di
profili
,
di
cronache
,
di
indiscrezioni
,
di
novellette
.
Gli
è
che
questo
Rollinat
si
presta
meravigliosamente
all
'
articolo
.
Egli
comincia
dall
'
essere
impiegato
alle
pompe
funebri
,
il
che
gli
dà
subito
un
carattere
di
protagonista
d
'
Hoffmann
;
poi
ha
il
volto
pallido
,
una
criniera
leonina
foltissima
,
gli
occhi
neri
e
fatali
,
la
bocca
seria
,
pensosa
e
veste
di
nero
e
nel
ritratto
che
ho
qui
innanzi
è
avvolto
in
una
pelliccia
nera
.
Poi
egli
improvvisa
spesso
le
sue
poesie
,
in
un
salotto
tetro
,
coi
lumi
abbassati
,
tre
o
quattro
astanti
silenziosi
e
una
donna
magra
,
vestita
di
bianco
,
che
suoni
,
in
minore
,
una
polacca
malaticcia
di
Chopin
.
Poi
egli
siede
al
pianoforte
e
le
sue
poesie
le
canta
,
a
mezza
voce
,
sopra
ritmi
bizzarri
,
scotendo
la
grossa
testa
chiomata
,
ripetendo
malinconicamente
il
ritornello
musicale
e
poetico
.
Poi
egli
è
nevrotico
,
come
sono
tutti
un
po
'
,
a
Parigi
,
da
Sarah
Bernhardt
a
Barbey
d
'
Aurevilly
,
da
Luisa
Michel
a
Sardou
,
da
Cassagnac
a
Rochefort
.
Salvo
che
Rollinat
è
molto
nevrotico
;
anzi
il
suo
grosso
volume
di
poesie
,
uscito
dieci
giorni
fa
,
dall
'
editore
Charpentier
,
è
intitolato
:
les
névroses
.
Il
contenuto
di
questa
sua
forma
poetica
è
il
fantastico
.
Rollinat
ha
dovuto
leggere
e
rileggere
,
sempre
,
Edgardo
Poe
,
tanto
sono
forti
in
lui
le
influenze
del
grande
scrittore
americano
.
Ma
il
fantastico
di
Poe
ha
un
tale
carattere
di
lucidità
,
una
costruzione
così
matematica
,
una
evidenza
così
netta
e
così
terribile
talvolta
,
da
rimanere
una
forma
aristocratica
e
squisitamente
sensibile
dell
'
arte
.
Quest
'
uomo
mezzo
pazzo
,
mezzo
alcoolizzato
,
portava
nelle
sue
mostruose
concezioni
una
profondità
d
'
analisi
fredda
,
un
lavorío
tranquillo
e
impersonale
,
rigido
,
inflessibile
.
Era
il
sogno
squadrato
e
misurato
col
compasso
;
il
paradosso
immenso
dimostrato
,
l
'
impossibile
che
pareva
realtà
,
l
'
incubo
disegnato
nei
suoi
contorni
precisi
,
la
follia
diventata
logica
.
Il
più
solido
ragionatore
non
resiste
alla
prolungata
lettura
di
Poe
,
tanto
lo
seduce
,
lo
conquide
l
'
efficacia
assoluta
,
precisa
di
quel
fantastico
.
Invece
il
fantastico
di
Rollinat
,
fabbricato
su
ricordi
di
Poe
e
di
Hoffmann
,
è
un
vagabondaggio
di
sogni
paurosi
che
lasciano
glaciale
il
lettore
,
è
una
vecchia
ridda
di
spettri
troppo
conosciuti
,
è
l
'
incubo
convenzionale
o
cercato
troppo
o
assolutamente
nebuloso
.
Il
fantastico
in
poesia
,
come
il
paesaggio
in
pittura
,
è
una
forma
altissima
,
accessibile
solo
alle
nature
più
elette
.
Chi
vi
si
arrischia
senza
queste
acute
,
raffinate
,
tormentose
qualità
d
'
intelligenza
,
corre
il
grave
pericolo
di
essere
volgare
.
Così
Rollinat
.
Immediatamente
dopo
l
'
imitazione
di
Poe
,
viene
quella
di
Baudelaire
anzi
,
questa
seconda
più
chiara
,
trattandosi
di
poeta
e
poeta
.
Come
Baudelaire
,
Rollinat
canta
i
cieli
clorotici
,
le
donne
-
serpenti
,
le
apparizioni
notturne
,
le
vergini
anemiche
dalle
labbra
bianche
,
i
paesaggi
metallici
e
senz
'
aria
.
Egli
ha
come
Baudelaire
la
passione
piena
di
terrore
pei
gatti
,
egli
ha
come
Baudelaire
la
passione
voluttuosa
pei
profumi
.
Di
Baudelaire
egli
imita
la
forma
del
periodo
,
il
verso
finale
d
'
ogni
poesia
,
il
titolo
,
tanto
che
molti
pezzi
delle
Névroses
sembrano
decalcati
su
quelli
dei
Fleurs
du
mal
.
Ma
le
qualità
simpatiche
di
Baudelaire
,
quella
brevità
quasi
sdegnosa
dell
'
artista
che
non
vuole
far
dilagare
la
forza
del
pensiero
nel
flusso
della
parola
,
quella
misura
del
colore
e
del
sentimento
,
quella
cesellatura
della
forma
come
un
gioiello
del
Cellini
mancano
nel
Rollinat
.
Quello
che
Baudelaire
dice
in
quattordici
versi
,
pieni
di
senso
intimo
nella
scelta
delle
parole
,
quasi
nella
loro
posizione
,
Rollinat
lo
allunga
in
quindici
strofe
,
perdendo
così
ogni
efficacia
.
La
poesia
Réversibilité
di
Baudelaire
che
comincia
:
Ange
plein
de
gaieté
,
connaissez
-
vous
l
'
angoisse
?
si
sperde
miserabilmente
nell
'
Introuvable
di
Rollinat
.
È
come
un
motivo
saliente
,
concentrato
e
vivo
,
su
cui
uno
scolaro
esagera
una
quantità
di
variazioni
insistenti
salendo
alle
ottave
acute
,
scendendo
a
quelle
gravi
,
dando
prima
l
'
oppressione
,
poi
la
nausea
all
'
uditorio
.
La
fierezza
di
Baudelaire
che
consisteva
nel
non
concedere
nulla
alla
rettorica
,
nulla
all
'
effetto
teatrale
,
nulla
al
pubblico
,
scompare
in
Rollinat
.
Egli
si
preoccupa
del
lettore
,
teme
che
egli
non
comprenda
bene
,
ritorna
su
quello
che
ha
detto
,
lo
spiega
,
lo
infiora
e
giù
i
trilli
,
le
appoggiature
,
gli
allargamenti
sul
motivo
conosciuto
.
L
'
opera
di
Baudelaire
ha
questa
impronta
quasi
selvaggia
del
poeta
che
scrive
per
i
pochi
e
del
resto
non
si
cura
:
è
un
'
opera
orgogliosa
ed
aspra
,
piena
di
fermezza
nei
suoi
pregi
.
Invece
l
'
opera
di
Rollinat
è
molliccia
,
molto
facile
,
indulgente
alla
sciocchezza
dei
lettori
,
piena
di
concessioni
borghesi
.
Poi
,
in
questo
grosso
volume
straripa
un
subbiettivismo
affogante
.
Questo
poeta
non
sa
vedere
,
pensare
,
ideare
,
niente
fuori
di
sé
.
Il
suo
ideale
è
nell
'
anima
propria
,
anzi
nelle
proprie
sensazioni
,
sottomesse
a
un
'
osservazione
,
che
è
quasi
sempre
ammirazione
.
Sue
le
lagrime
,
i
sorrisi
,
i
singhiozzi
,
gli
strappi
,
i
sussulti
,
gli
incubi
,
i
succubi
,
le
paure
,
le
follie
il
mondo
intorno
non
esiste
,
altri
viventi
non
esistono
,
altri
cuori
non
battono
.
Mai
l
'
egoismo
sensuale
trovò
tanto
largamente
la
forma
poetica
.
Mentre
nei
veri
e
forti
poeti
vi
è
la
tendenza
all
'
irradiazione
,
in
Rollinat
vi
è
la
tendenza
a
una
restrizione
assoluta
nel
proprio
individuo
.
Egli
non
ha
il
disdegno
dell
'
umanità
che
può
essere
sorgente
di
buona
poesia
,
ma
ne
ha
la
dimenticanza
.
Anche
i
suoi
paesaggi
sono
subbiettivi
,
uno
tutto
rosso
,
l
'
altro
tutto
verde
,
l
'
altro
tutto
bigio
,
come
egli
li
vede
,
in
una
specie
di
sogno
fantastico
,
che
è
il
Daltonismo
della
immaginazione
.
E
finalmente
quello
che
dà
un
carattere
di
monotonia
,
di
romanza
per
camera
,
è
il
ritornello
continuo
,
è
la
ripetizione
costante
dell
'
ultimo
verso
alla
fine
di
ogni
quartina
,
di
ogni
ottava
,
è
questo
martellamento
fastidioso
che
rammenta
i
componimentini
poetici
recitati
dai
bimbi
per
l
'
onomastico
del
nonno
.
Gli
è
che
Rollinat
ha
da
cantare
i
suoi
versi
.
Eppure
,
questo
libro
di
versi
,
non
è
scritto
senza
un
singolare
ingegno
poetico
.
Qua
e
là
sgorga
una
nota
pura
e
originale
,
trapela
un
raggio
sottile
e
acuto
di
luce
propria
.
In
sostanza
quello
che
guasta
questo
libro
è
la
ricerca
affannata
del
bizzarro
,
la
volontà
di
fare
l
'
orrido
a
ogni
costo
,
il
desiderio
di
stordire
con
l
'
immane
,
con
l
'
inaudito
è
il
partito
preso
dello
scrittore
,
la
rovina
dell
'
opera
.
Manca
a
Rollinat
la
serenità
larga
dell
'
artista
,
gli
manca
l
'
indipendenza
.
Avido
di
successo
,
egli
lo
domanda
a
tutte
le
stravaganze
e
a
tutti
i
pimenti
.
Senza
questa
sciagurata
tendenza
,
egli
sarebbe
un
altro
Coppée
,
vale
a
dire
un
poeta
armonioso
,
delicato
,
placidamente
lacrimoso
e
roseamente
innamorato
,
miniaturista
elegante
,
sinfonia
in
tôno
minore
,
gruppo
di
fiori
dai
profumo
blandi
.
Attraverso
les
névroses
si
scatena
una
danza
macabra
di
scheletri
e
vi
si
respira
un
forte
odore
di
acido
fenico
.
Vi
si
sente
dentro
l
'
impiegato
alla
pompe
funebri
.
StampaPeriodica ,
La
nostra
generazione
,
non
voglio
negarlo
,
avrà
tutte
le
virtù
;
certo
,
crede
d
'
averne
molte
che
non
ebbero
le
generazioni
passate
:
ma
una
ve
n
'
ha
che
nei
nostri
padri
fu
tanto
forte
e
a
noi
pare
sia
stata
negata
inesorabilmente
:
la
compassione
.
La
nostra
generazione
ha
troppa
fretta
,
perché
gli
rimanga
tempo
da
compatire
;
se
nella
corsa
vertiginosa
che
la
sospinge
in
alto
i
deboli
rimangono
a
mezza
strada
spossati
,
non
sarà
certo
ora
che
li
raccoglieremo
pietosamente
per
metterli
bocconi
a
bisdosso
dei
muli
dell
'
ambulanza
:
chi
muore
giace
;
le
file
che
incalzano
non
sanno
guardarsi
i
piedi
,
e
passano
sopra
.
Si
cammina
,
non
v
'
è
da
dubitare
;
e
non
mi
parrebbe
strano
se
una
delle
prossime
legislature
cercasse
d
'
avvalorare
la
legge
suprema
della
vita
ordinando
la
soppressione
assoluta
dei
deboli
:
qualche
cosa
da
sostituire
al
Taigeta
si
troverebbe
.
Certo
,
la
nuova
vita
sociale
,
che
offre
ogni
altezza
libera
a
chi
la
vuoi
raggiungere
,
doveva
,
animata
dalle
idee
nuove
,
portare
a
queste
conseguenze
;
ma
nell
'
insolita
ferocia
entra
senza
dubbio
per
un
pochino
anche
la
reazione
contro
la
troppo
tenerezza
di
cuore
dei
padri
.
Gran
parte
del
romanticismo
non
fu
,
a
guardarlo
bene
,
che
una
società
di
mutuo
soccorso
fra
i
deboli
:
uniti
,
essi
capirono
che
avrebbero
fatto
passare
la
propria
fiacchezza
come
una
tirannia
.
Oh
la
bella
schiera
di
fatali
dalle
bionde
capigliature
spioventi
che
il
vento
dell
'
ispirazione
sollevava
e
agitava
!
povere
arpe
eolie
,
essi
aspettavano
la
mano
invisibile
che
flagellasse
le
corde
tese
oltre
l
'
ordinario
;
gentili
giovinette
angelicate
,
essi
reclinavano
la
testa
sul
braccio
manco
levato
,
e
i
lunghi
capelli
raccolti
in
sette
corde
d
'
oro
,
poi
riuniti
tutti
fra
un
dito
e
l
'
altro
del
piede
,
facevano
l
'
arpa
divina
su
cui
la
mano
destra
doveva
correre
guidata
dall
'
alto
.
Ora
,
all
'
esigenza
del
pubblico
ci
vuol
altro
.
Si
guardi
il
Carducci
in
Italia
;
si
guardi
Zola
in
Francia
.
Se
qualche
atteggiamento
speciale
ce
li
raffigura
nella
loro
lotta
col
pubblico
,
essi
non
possono
apparire
che
atleti
:
hanno
le
maniche
rimboccate
fino
all
'
ascella
,
e
le
loro
braccia
si
gonfiano
di
muscoli
michelangioleschi
a
domar
le
sette
teste
dell
'
idra
ribelle
.
Col
pubblico
,
insomma
,
gli
scrittori
ora
son
uomini
,
e
cercano
di
vincere
;
quarant
'
anni
sono
eran
donne
,
e
come
le
donne
si
corazzavano
di
debolezza
.
Ma
la
lotta
,
per
questo
,
non
è
che
assai
più
pericolosa
.
Guai
se
gli
atleti
vacillano
!
Guai
se
un
di
quei
tremiti
istantanei
e
irragionevoli
,
che
hanno
anche
i
più
gagliardi
,
pervade
loro
le
braccia
e
le
fa
sentire
ai
vinti
infiacchite
:
la
riscossa
è
pronta
,
e
alla
riscossa
segue
la
vendetta
feroce
,
implacabile
.
Perché
,
anche
la
tirannìa
intellettuale
è
una
tirannìa
,
e
delle
più
difficili
a
sopportare
:
se
gli
uomini
riescono
a
scuoterla
,
non
v
'
ha
dubbio
,
si
vendicano
Contro
Zola
questa
vendetta
comincia
di
già
:
in
Francia
non
ancora
,
perché
la
Francia
è
stata
più
lenta
a
piegare
;
ma
proprio
e
specialmente
in
Italia
dove
il
fiero
novelliere
ebbe
più
pronta
e
intera
vittoria
.
Si
loda
,
sì
ancora
,
per
forza
d
'
inerzia
;
ma
si
compra
anche
,
più
che
per
ammirare
per
giudicare
.
Si
giudica
anzi
,
senza
comprare
e
senza
leggere
;
si
condanna
anche
a
torto
,
solo
perché
si
sente
venuta
l
'
ora
di
condannare
.
E
questo
è
il
peggiore
dei
sintomi
:
vuoi
dire
che
all
'
accusato
non
si
concede
difesa
,
che
,
consenta
o
no
la
giustizia
apparente
,
la
giustizia
suprema
vuole
inesorabilmente
così
.
La
nuova
generazione
italiana
ha
addosso
una
gran
fregola
novellistica
;
ella
si
sente
,
e
forse
ha
,
linfa
bastante
a
buttate
vigorose
e
durevoli
:
ma
per
questo
,
ella
sente
,
è
necessario
l
'
affrancamento
dalla
servitù
zoliana
;
per
questo
è
necessario
che
Zola
cada
.
Contro
una
forza
di
questo
genere
non
v
'
è
remissione
:
expedit
ut
moriatur
unus
homo
pro
populo
.
Ma
bisogna
anche
dire
che
Zola
fa
per
conto
suo
tutto
il
possibile
per
affrettare
la
morte
.
Non
giova
ch
'
egli
si
mantenga
all
'
altezza
acquistata
:
uno
scrittore
che
non
aggiunge
ogni
primavera
nuove
penne
e
più
forti
alle
sue
ali
,
è
caduto
.
La
Page
d
'
amour
,
Nana
,
Pot
-
Bouille
furon
tutte
battute
d
'
ala
per
reggersi
;
ora
Au
bonheur
des
dames
è
lo
stesso
:
il
pubblico
non
vuol
altro
;
egli
sa
oramai
che
al
forte
novelliere
manca
la
forza
che
un
nuovo
slancio
gli
chiederebbe
.
Quest
'
ultimo
romanzo
(
come
del
resto
quasi
tutti
gli
altri
di
Zola
,
ed
è
naturale
)
sfuma
al
racconto
:
se
ne
dà
il
primo
schema
con
una
frase
:
la
lotta
del
gran
commercio
col
piccolo
.
Il
gran
commercio
,
polipo
immane
,
conoscitore
sicuro
di
tutte
le
debolezze
moderne
applica
ad
ognuna
di
esse
le
sue
ventose
,
e
tira
a
suo
profitto
il
danno
comune
:
intorno
i
piccoli
commercianti
,
retti
soli
dall
'
abitudine
,
sdegnando
ogni
lusinga
intesa
a
mantenere
fedele
la
donna
muoiono
a
uno
a
uno
d
'
inedia
e
le
donne
li
abbandonano
attratte
in
folla
dal
fascino
del
gran
seduttore
.
Mouret
stesso
,
il
protagonista
,
lo
mostra
all
'
opera
.
«
Prima
di
tutto
è
la
potenza
moltiplicata
dell
'
accumulazione
,
tutte
le
merci
radunate
in
un
luogo
a
sostenersi
e
a
incalzarsi
;
mai
mancanze
,
sempre
l
'
articolo
della
stagione
è
là
:
l
'
avventrice
si
trova
stretta
,
compra
il
panno
qui
,
là
il
filo
,
in
un
altro
luogo
il
mantello
;
si
veste
,
poi
trova
cose
non
prevedute
,
cede
al
bisogno
dell
'
inutile
e
dell
'
elegante
.
Poi
la
marca
a
prezzi
fissi
.
La
gran
rivoluzione
parte
da
questa
novità
.
Se
il
vecchio
commercio
,
il
commercio
minuto
agonizza
,
è
perché
non
può
sostenere
la
lotta
al
ribasso
intrapresa
dalla
marca
.
Ora
la
concorrenza
avviene
sotto
gli
occhi
stessi
del
pubblico
:
un
'
occhiata
alle
vetrine
stabilisce
i
prezzi
,
ogni
magazzino
ribassa
contentandosi
del
minore
guadagno
possibile
:
nessuna
truffa
,
non
arricchimenti
meditati
a
lungo
sur
un
genere
venduto
il
doppio
del
costo
,
ma
operazioni
correnti
,
un
tanto
per
cento
regolare
defalcato
da
tutti
i
generi
;
la
fortuna
affidata
al
buon
andamento
d
'
una
vendita
,
tanto
più
larga
quanto
si
faceva
alla
luce
.
La
rivoluzione
metteva
lo
scompiglio
nella
piazza
,
trasformava
Parigi
,
perché
era
fatta
con
la
carne
e
col
sangue
della
donna
.
Questa
l
'
anima
del
gran
mostro
:
chi
glie
la
infonde
è
Mouret
.
Agitato
da
quest
'
anima
,
esso
cresce
fino
a
proporzioni
inaudite
.
Tutte
le
lusinghe
per
le
quali
si
può
attirare
la
donna
esso
le
sfoggia
;
tutte
le
vie
per
le
quali
l
'
oro
può
rifluire
alle
sue
vene
le
trova
:
e
il
suo
sangue
poi
serve
a
nutrire
tutto
un
popolo
di
larve
umane
,
un
gran
falanstèro
,
che
nella
mente
di
Zola
sarebbe
un
'
immagine
delle
famiglie
operaie
che
avrà
la
società
di
quest
'
altro
secolo
.
A
capo
,
Mouret
.
Ma
dal
basso
,
dalla
rovina
generale
del
commercio
minuto
si
leva
una
cara
e
soave
immagine
di
giovinetta
.
Fattasi
forte
della
sua
debolezza
ella
entra
fra
quel
popolo
di
larve
maligne
e
lo
domina
;
rassegnata
e
costante
,
ferma
,
incrollabile
sotto
la
grazia
apparente
delle
maniere
essa
sale
sempre
più
alto
,
fino
a
che
non
arriva
alle
braccia
aperte
di
Mouret
,
divenuta
«
onnipotente
»
.
Zola
,
certo
,
non
ci
ha
pensato
,
si
potrebbe
giurare
;
ma
la
distribuzione
delle
masse
di
quest
'
azione
richiama
,
a
rovescio
,
la
distribuzione
del
Ruy
-
Blas
.
Là
è
la
nobiltà
che
crolla
,
finita
,
di
contro
all
'
ascensione
del
popolo
;
solo
della
nobiltà
una
donna
rimane
alta
su
le
ruine
,
e
dal
popolo
si
stacca
un
uomo
,
un
servo
,
che
sale
tanto
da
arrivar
fino
a
lei
.
Questo
raffronto
non
è
senza
ragione
:
non
se
n
'
abbia
a
male
il
mio
amico
Renier
,
ma
l
'
idea
prima
di
questo
romanzo
sperimentale
è
romantica
.
Proprio
così
.
Nella
maggior
parte
dei
romanzi
di
Zola
c
'
è
il
mostro
che
divora
l
'
uomo
.
C
'
è
un
'
azione
meccanica
o
una
macchina
che
prende
gli
uomini
e
li
assorbe
,
costituendone
e
crescendone
la
propria
azione
,
o
adoperandoli
come
ordigni
.
La
piena
trascinatrice
o
la
macchina
:
nel
corso
dei
fatti
umani
,
Zola
non
intende
,
non
vede
,
non
riproduce
altro
.
Ora
questo
male
posa
sopra
una
concezione
debole
e
falsa
del
mondo
,
non
solo
umano
,
ma
organico
;
da
una
concezione
di
quel
mondo
puramente
e
rudimentalmente
meccanica
.
Nella
Conquête
de
Plassans
,
per
esempio
,
è
l
'
invasione
clericale
bonapartista
che
si
ripercuote
in
una
famiglia
;
nella
Curée
è
lo
sbrigliamento
degli
appetiti
,
lo
strepito
,
delle
mascelle
di
centomila
cani
affamati
che
assorda
Parigi
e
lo
copre
;
nel
Ventre
de
Paris
sono
i
grandi
mercati
;
nel
Pot
-
Bouille
la
casa
borghese
;
nel
Bonheur
des
dames
il
magazzino
titanico
.
Si
vedano
i
titoli
,
per
esempio
:
non
paia
pedanterìa
;
in
un
'
opera
d
'
immaginazione
i
titoli
rappresentano
generalmente
l
'
immagine
nella
quale
lo
scrittore
raccoglie
tutta
la
vita
dell
'
opera
.
Gli
altri
novellieri
,
generalmente
,
si
tengono
al
nome
del
protagonista
;
se
fanno
prevalere
l
'
analisi
psicologica
,
dànno
al
libro
il
nome
della
malattia
presa
in
esame
.
Zola
no
:
dà
il
nome
della
cosa
,
il
nome
dell
'
azione
che
domina
nel
racconto
senza
contrasto
,
il
nome
della
macchina
trionfatrice
.
E
questo
concetto
della
vita
,
scientificamente
falso
,
se
n
'
avveda
egli
o
no
,
gli
si
fa
sempre
più
fermo
e
sicuro
.
Nel
penultimo
romanzo
,
Pot
-
Bouille
,
è
la
casa
che
vive
,
non
gli
uomini
.
L
'
anima
della
casa
viene
alle
penombra
del
grande
scalone
silenzioso
,
trasfusa
dalle
grandi
porte
lucide
,
dietro
le
quali
s
'
intravedono
abissi
d
'
onestà
.
Letto
il
romanzo
,
di
quelle
donne
,
di
quegli
uomini
,
che
cosa
rimane
?
Nulla
.
Il
frutto
è
fresco
e
colorito
di
fuori
:
chi
lo
spacchi
e
apra
a
una
a
una
le
loggie
che
chiudono
i
semi
,
trova
in
tutte
una
famiglia
di
vermi
.
Tutto
il
romanzo
dà
l
'
impressione
del
brulicame
d
'
una
gran
verminaia
,
d
'
un
rosichío
senza
posa
di
boccucce
nere
.
Così
nel
Bonheur
des
dames
.
La
vita
è
lontana
,
molto
lontana
,
da
tutti
quei
piccoli
commercianti
,
da
tutti
quei
commessi
senza
numero
,
code
di
rondine
che
si
muovono
,
da
tutte
quelle
venditrici
,
abiti
di
seta
ripieni
.
Non
è
neppure
in
Dionisia
,
neppure
in
Mouret
.
Dionisia
non
è
veduta
,
è
voluta
;
Mouret
è
una
personificazione
.
Ciascuno
di
questi
uomini
sacrifica
la
sua
animuccia
primitiva
alla
grande
anima
del
magazzino
:
son
ordigni
,
non
uomini
,
ed
entrano
tutti
nel
moto
della
gran
macchina
:
le
loro
voci
muoiono
;
il
rombo
assordante
del
grande
arnese
le
assorbe
.
Ora
questa
,
come
costruzione
fantastica
potrà
anche
piacere
,
potrà
anche
esser
bella
:
anche
questa
è
mitologia
;
mitologia
che
non
oltrepassa
la
concezione
meccanica
,
che
non
arriva
alla
concezione
umana
,
frutto
insomma
di
mente
ristretta
:
ma
non
importa
;
come
ogni
mitologia
,
è
discutibile
ed
accettabile
.
Non
ci
si
domandi
però
se
lì
noi
troviamo
riprodotta
la
vita
:
risponderemmo
di
no
.
Non
ci
si
domandi
se
lì
noi
troviamo
arte
vera
;
risponderemmo
di
no
.
Che
i
novellieri
ci
diano
gli
uomini
vivi
,
e
noi
nelle
sue
novelle
troveremo
la
vita
;
che
li
facciano
immortali
con
gli
uomini
,
e
ci
troveremo
l
'
arte
.
Il
rombo
ci
darà
la
voce
d
'
un
alveare
;
a
darci
la
voce
degli
uomini
,
non
basta
:
per
questo
,
bisogna
ch
'
essi
parlino
,
bisogna
che
si
mostrino
e
operino
nel
dramma
.
Qui
lo
svolgimento
del
dramma
è
impedito
e
soffocato
dallo
strepito
disarmonico
dell
'
orchestra
.
StampaPeriodica ,
Luigi
Capuana
è
un
vecchio
giovine
,
o
,
se
vi
piace
meglio
,
un
giovine
vecchio
;
e
a
chi
lo
conosca
pel
complesso
della
sua
molta
attività
di
novellatore
e
di
critico
,
fa
una
strana
maraviglia
lo
spettacolo
di
quella
bella
maturità
vigorosa
improntata
nella
testa
calva
e
nel
poco
pelame
bianco
.
La
sua
persona
inclinante
sensibilmente
alla
pinguedine
parrebbe
in
punto
di
precipitare
nella
vecchiaia
adiposa
e
sonnacchiosa
;
ma
sotto
quell
'
apparenza
senile
si
sente
la
forza
del
sistema
muscolare
nel
pieno
rigoglio
dello
sviluppo
organico
,
e
dagli
occhietti
grigi
balena
la
gioventù
dello
spirito
.
Luigi
Capuana
è
giunto
,
ora
alla
perfezione
della
sua
costituzione
fisica
e
mentale
:
vi
è
giunto
col
sacrifizio
dei
suoi
capelli
e
della
barba
.
È
colpa
del
pelo
,
morto
troppo
presto
,
o
del
Capuana
,
maturato
con
troppa
lentezza
?
Io
non
ho
mai
veduto
la
sua
fede
di
nascita
,
e
non
credo
che
lo
stato
civile
sia
un
utile
elemento
di
critica
.
Certo
questo
singolare
scrittore
sta
ora
nel
sommo
della
sua
curva
,
e
le
ultime
opere
del
suo
intelletto
hanno
la
franchezza
robusta
della
virilità
piena
.
Non
piccolo
segno
questo
di
serietà
e
di
forte
tempra
artistica
in
un
paese
ove
da
vent
'
anni
in
qua
i
novellatori
vanno
innanzi
con
le
bende
sugli
occhi
,
deviando
e
tentennando
,
senza
sapere
quello
che
si
vogliono
,
né
quel
che
si
facciano
,
senz
'
altro
pensiero
che
di
una
faticosa
e
vana
produzione
di
materia
grezza
,
pubblicando
ad
un
tempo
un
libro
ove
qualche
barlume
d
'
arte
trapela
e
un
altro
che
non
è
se
non
lo
sforzo
della
più
abietta
e
più
miserabile
necessità
industriale
.
Il
Capuana
non
ha
avuto
mai
sdrucciolamenti
,
né
pencolamenti
,
né
pentimenti
;
ma
un
pensiero
solo
,
anzi
un
solo
caldissimo
e
purissimo
sentimento
di
religioso
amore
per
l
'
arte
lo
ha
tratto
sempre
più
in
alto
,
dalle
prime
prove
,
romantiche
tuttavia
e
mal
sicure
,
dei
Ritratti
di
donna
e
di
Giacinta
,
alle
opere
quasi
perfette
di
C
'
era
una
volta
e
di
Homo
.
Il
Capuana
ha
avuto
una
maturità
lenta
e
faticosa
.
A
lui
non
concessero
i
numi
una
materia
cerebrale
spumante
per
la
fermentazione
precoce
,
ed
effervescente
in
una
bella
fumata
di
vario
colore
,
graziosa
e
leziosa
e
capziosa
al
contrasto
dei
raggi
solari
,
né
volle
il
divo
Apolline
assentirgli
quel
facile
e
prezioso
talento
di
assimilazione
,
pel
quale
tanti
cervellini
mascolini
e
femminili
assorbono
tanto
materiale
d
'
importazione
francese
,
e
con
poca
fatica
di
ruminamento
lo
rivomitano
maldigerito
e
sporco
ancora
dei
colori
repubblicani
.
Egli
è
giunto
all
'
altezza
presente
non
senza
molto
sforzo
della
volontà
e
una
assai
pertinace
tensione
di
tutta
la
sua
attività
vitale
.
Non
si
è
ritrovato
sbalestrato
in
alto
per
un
capriccio
della
fortuna
o
del
favor
popolare
;
ma
ci
è
giunto
per
proposito
deliberato
,
arrampicandosi
.
Per
questo
,
mentre
gli
altri
che
pur
non
sono
rimasti
in
terra
,
si
guardano
intorno
sbigottiti
per
l
'
altezza
e
già
colti
dalla
vertigine
,
egli
sta
sicuro
e
spazia
intorno
tranquillamente
,
poiché
sa
il
terreno
,
e
la
via
fatta
,
e
quella
che
ancora
resta
a
fare
.
Guardatelo
nella
vita
privata
.
Non
cerca
i
convegni
,
ove
tra
il
fumo
dei
cattivi
sigari
,
nel
cemento
dell
'
adulazione
reciproca
,
si
gettano
e
si
ribadiscono
le
reputazioni
traballanti
.
Egli
vive
solitario
,
o
esercitando
quell
'
attività
non
usurpata
dall
'
arte
a
benefizio
del
comune
,
della
patria
Mineo
,
o
a
Roma
,
tra
pochi
amici
non
investiti
di
nessuna
potestà
sacerdotale
e
non
turiferarii
,
né
torcieri
,
né
vessilliferi
.
Egli
studia
e
lavora
,
e
fuma
sigarette
tranquillamente
,
estraneo
al
rimescolìo
delle
mediocrità
impazienti
nell
'
ambizione
,
gittando
senza
strepiti
e
senza
spavalderie
una
base
veramente
solida
al
futuro
romanzamento
italiano
.
Per
le
quali
cose
,
il
Capuana
non
può
essere
giudicato
equamente
da
un
libro
solo
;
ma
è
necessario
seguirlo
a
traverso
tutta
la
sua
attività
critica
e
risalire
tutta
la
curva
della
sua
ascensione
narrativa
per
abbracciare
l
'
efficace
opera
di
ammaestramento
e
di
moralizzamento
ch
'
egli
ha
fatto
e
va
tuttavia
facendo
nell
'
arte
del
novellatore
.
Egli
è
stato
dei
primi
a
gittar
le
grida
contro
l
'
empirismo
dell
'
arte
costituzionale
;
e
,
venuto
di
Sicilia
rozzo
ancora
e
immaturo
,
e
in
molta
parte
impreparato
e
ineducato
,
si
gittò
a
combattere
a
mezza
spada
con
quei
brillanti
spiriti
,
che
tra
l
'
accasermamento
italiano
in
Firenze
andavano
rivendendo
a
buon
mercato
le
scolature
del
Figaro
,
che
nella
rocca
di
Milano
abbandonata
dal
Manzoni
nelle
mani
dei
Farisei
costruivano
teoriche
estetiche
ed
etiche
tra
le
piramidi
del
Gorgonzola
e
le
cataste
dello
Stracchino
.
In
una
prefazione
che
il
buon
Leopoldo
Marenco
pose
innanzi
a
certa
sua
commedia
,
si
domanda
al
lettore
con
un
tono
tra
di
maraviglia
dispettosa
e
di
compassione
stizzosa
se
conoscono
un
certo
Capuana
che
osa
dir
male
di
lui
,
Leopoldo
Marenco
,
grande
ciambellano
della
pastorelleria
comica
e
del
lattime
teatrale
e
conferitore
patentato
di
speroni
d
'
oro
in
cartone
dipinto
a
tutti
gli
attori
giovani
del
felice
regno
d
'
Italia
.
E
si
seccavano
,
a
Firenze
e
a
Milano
,
di
questo
barbuto
nero
che
veniva
a
intorbidare
la
soave
persuasione
del
rinascimento
spirituale
crescente
all
'
ombra
del
gran
caprifico
della
Costituzione
;
poiché
temevano
una
novità
nella
loro
arte
da
rigattieri
peggio
d
'
una
riforma
dello
Statuto
,
e
un
pungiglione
critico
più
che
tutti
gli
assilli
repubblicani
.
Leone
Fortis
lo
guardò
come
il
cane
della
favola
quando
si
vide
insidiato
il
mucchio
della
paglia
,
e
Paolo
Ferrari
sudò
freddo
pel
tremito
e
per
l
'
orrore
vedendo
la
prima
volta
quella
barba
siciliana
.
Tutti
così
,
questi
robivecchi
provveditori
di
materiale
scenico
e
di
bambagia
gazzettiera
!
Non
hanno
nemmeno
la
virtù
della
resistenza
;
ma
si
oppongono
col
peso
della
loro
inerzia
,
e
brontolano
,
percossi
dalla
paura
e
dallo
stupore
.
Così
,
quando
Paolo
Ferrari
vide
nelle
vetrine
dei
librai
milanesi
il
libretto
di
Luigi
Lodi
consacrato
a
lui
,
si
voltò
a
Leone
Fortis
con
un
'
aria
d
'
uomo
infastidito
,
dicendo
:
Sarà
uno
dei
soliti
adulatori
.
Ma
come
ne
ebbe
letto
due
pagine
,
la
faccia
gli
diventò
verde
,
e
le
braccia
gli
cascarono
lungo
i
fianchi
,
e
il
libro
cadde
per
terra
.
E
pure
,
in
questo
ambiente
lombardo
riescì
il
Capuana
a
piantare
una
incudine
;
e
battendo
,
battendo
,
battendo
,
e
sempre
più
liberando
se
stesso
dalle
scorie
,
fu
il
primo
e
più
efficace
predicatore
dei
canoni
naturalisti
;
e
certamente
giovò
assai
a
fermare
sull
'
orlo
del
precipizio
il
suo
compatriota
Giovanni
Verga
,
che
da
principio
cedeva
troppo
volentieri
alle
furie
del
suo
intelletto
caldissimo
.
Il
Verga
giova
anch
'
esso
non
poco
a
porre
in
miglior
luce
il
Capuana
;
poiché
quel
siciliano
lombardizzato
e
incivilito
,
dopo
aver
gittato
molto
calore
della
fantasia
e
molto
fremito
nervoso
ad
aliare
un
alito
afrodisiaco
in
certa
bambagina
avviluppata
intorno
ad
esili
scheletri
narrativi
,
dopo
aver
buttato
le
ultime
scorie
romantiche
in
certi
strani
compiacimenti
di
lascivia
idilliaca
,
pareva
che
dovesse
morire
di
spinite
mentale
;
quando
,
inaspettatamente
,
ricomparve
rinnovato
,
riapparve
in
forma
d
'
un
uomo
maturo
e
del
più
serio
fra
i
nostri
artisti
leggieri
.
E
la
gente
,
maravigliando
,
se
bene
i
Malavoglia
seccassero
alquanto
i
lettori
,
lo
contrappose
ai
naturalisti
francesi
;
e
lo
vide
sempre
più
ascendere
sino
alla
gloria
delle
Novelle
rusticane
,
gridando
quasi
al
miracolo
.
E
nessuno
pensò
che
forse
una
buona
parte
del
miracolo
si
doveva
a
quel
singolare
martellatore
di
Luigi
Capuana
,
il
quale
,
dopo
aver
predicato
il
vangelo
naturalista
,
aveva
dedicato
ad
Emilio
Zola
un
romanzo
,
il
primo
romanzo
sperimentale
e
veramente
serio
stampato
in
Italia
dopo
il
Manzoni
.
La
grande
fortuna
di
Zola
in
Italia
procede
segnatamente
dal
Capuana
;
il
quale
,
mentre
i
capelli
cadevano
e
andavano
sempre
più
brizzolandosi
,
studiava
la
letteratura
contemporanea
in
Italia
e
in
Francia
con
più
di
serietà
,
che
non
i
farfallini
fanfulleggianti
che
camparono
quindici
anni
sul
panciotto
rosso
di
Teofilo
Gautier
e
sulle
bricciche
di
Alfonso
Karr
.
Di
più
egli
ebbe
una
fortunata
intuizione
;
una
di
quelle
intuizioni
che
non
possono
lampeggiare
se
non
in
un
intelletto
veramente
materiato
d
'
arte
.
Intese
tutto
il
beneficio
che
potrebbe
venire
all
'
arte
narrativa
dallo
studio
del
materiale
popolaresco
;
e
con
tanto
amore
studiò
e
si
compenetrò
delle
forme
e
dello
spirito
dell
'
arte
del
popolo
che
nel
1879
,
pubblicando
le
poesie
siciliane
di
Paolo
Maura
poté
aggiungervene
in
fine
due
che
paiono
affatto
simili
alle
popolari
,
che
ha
potuto
nell
'
autunno
scorso
pubblicare
un
libro
di
fiabe
,
le
quali
,
come
già
ho
avuto
occasione
di
dire
,
a
me
paiono
una
cosa
perfetta
.
E
nel
nuovo
volume
di
novelle
intitolato
Homo
!
che
certamente
con
le
Rusticane
del
Verga
è
il
migliore
libro
narrativo
pubblicato
in
Italia
dopo
i
Promessi
Sposi
,
l
'
utilità
degli
studi
di
letteratura
popolare
appare
evidente
.
Per
esempio
,
una
delle
novelle
,
Comparatico
,
che
io
senza
esitare
giudico
meravigliosa
,
è
tale
da
stare
gloriosamente
anche
nel
Decamerone
o
tra
le
più
perfette
cose
di
Balzac
,
è
un
rifacimento
in
prosa
italiana
d
'
una
storia
in
poesia
siciliana
che
il
Capuana
,
con
una
straordinaria
imitazione
dello
stile
e
dell
'
andamento
popolaresco
scrisse
,
nel
1868
,
e
presentò
al
Vigo
,
che
,
senza
punto
avvedersi
dell
'
inganno
,
la
stampò
nella
sua
Raccolta
amplissima
di
canti
popolari
siciliani
.
Confrontino
i
lettori
la
novella
e
la
storia
,
e
leggano
gli
altri
racconti
di
questo
volume
così
maschiamente
palpitante
di
umanità
,
così
vivo
,
così
forte
,
così
originale
;
e
mi
sappiano
dire
se
ho
avuto
torto
io
di
collocare
il
Capuana
sopra
tutti
quanti
gli
altri
romanzatori
d
'
Italia
.
StampaPeriodica ,
Un
arguto
e
gentile
scrittore
di
questo
giornale
due
settimane
fa
mi
domandava
:
«
Fa
il
piacere
,
lei
,
d
'
insegnarmi
che
cosa
è
un
poeta
porco
?
di
darmi
i
segni
caratteristici
,
o
,
alla
maniera
che
dicono
gli
impiegati
di
polizia
,
i
connotati
del
poeta
porco
?
»
E
soggiungeva
:
«
Se
si
parla
del
Casti
o
del
Batacchi
,
quell
'
aggettivo
viene
spontaneo
sulle
labbra
anche
a
me
;
ma
quando
siamo
in
presenza
di
un
artista
,
il
quale
crede
mostrare
serenamente
le
qualità
del
suo
ingegno
,
del
suo
gusto
e
del
suo
stile
,
quando
stiamo
a
sentire
un
periodo
o
una
strofa
magnifica
di
proprietà
,
di
fantasimi
e
di
armonia
,
ecc
.
,
ecc
.
,
come
faremo
e
in
che
modo
dovremo
fare
per
sapere
quando
comincia
la
porcheria
?
»
ecc
.
,
ecc
.
Poi
,
più
giù
,
detto
come
il
poeta
da
me
chiamato
porco
era
Gabriele
D
'
Annunzio
,
e
il
libro
pel
quale
io
lo
avevo
chiamato
porco
l
'
Intermezzo
di
rime
,
assicurava
i
lettori
di
aver
cercato
pagina
per
pagina
,
da
verso
a
verso
,
entro
l
'
elegante
volumetto
,
e
di
non
aver
trovato
nulla
,
proprio
nulla
,
né
di
porco
né
di
sporco
.
Queste
parole
io
me
le
sono
dovute
rileggere
più
volte
per
convincermi
che
c
'
era
proprio
scritto
quello
che
ci
leggevo
.
E
quando
mi
sono
convinto
,
ho
detto
fra
me
:
Che
giova
dare
al
mio
egregio
contradittore
le
spiegazioni
ch
'
egli
mi
chiede
?
che
giova
cercare
di
fargli
intendere
che
cosa
sono
la
decenza
e
la
moralità
nell
'
arte
?
che
giova
dargli
i
segni
caratteristici
del
poeta
porco
;
se
,
quando
io
glie
li
avrò
dati
,
lui
,
facendomi
una
risata
sul
viso
,
mi
risponderà
:
«
To
'
,
ma
questo
è
il
poeta
che
io
chiamo
verecondo
?
»
Posta
in
questi
,
che
sono
i
veri
suoi
termini
,
la
questione
è
bell
'
e
finita
.
Non
resta
che
citare
i
versi
pei
quali
io
chiamo
inverecondo
il
poeta
che
al
mio
contradittore
pare
verecondo
,
e
rimettersi
al
giudizio
delle
poche
persone
culte
e
serie
che
,
come
il
mio
contradittore
dice
,
sono
tuttavia
in
Italia
.
Apriamo
dunque
l
'
Intermezzo
di
rime
,
apriamolo
,
non
precisamente
dove
l
'
aprì
il
mio
contradittore
,
e
citiamo
:
Noi
ci
fermammo
.
A
noi
sovra
il
capo
il
fulgore
piovea
placido
e
fresco
;
ne
le
carni
un
languore
novo
metteane
,
quasi
penetrasse
la
cute
ammollendo
le
vene
.
Ora
un
desìo
di
acute
voluttà
mi
pungeva
,
innanzi
a
quella
bianca
vergine
inconsapevole
Io
sono
tanto
stanca
ella
disse
,
piegando
ne
la
persona
...
Oh
come
si
scoperse
la
gola
tra
l
'
onda
de
le
chiome
e
le
iridi
si
persero
,
fiori
ne
'
l
latte
,
in
fondo
a
'
l
cerchio
de
le
pàlpebre
!
Oh
come
il
sen
rotondo
sgorgò
fuor
de
la
tunica
!
Io
mi
sentii
su
li
occhi
scendere
un
denso
velo
;
e
le
caddi
ai
ginocchi
Adagio
a
'
ma
'
passi
.
Certi
dibattimenti
nei
tribunali
si
fanno
a
porte
chiuse
;
e
qui
non
c
'
è
porte
da
chiudere
;
qui
siamo
in
piazza
.
No
,
io
non
andrò
innanzi
nella
citazione
;
io
debbo
rispetto
ai
miei
lettori
ed
a
me
;
io
non
debbo
contaminare
di
citazioni
immonde
l
'
onesta
mia
prosa
.
Ma
a
tutto
c
'
è
il
suo
rimedio
:
sèguiti
la
citazione
il
mio
contradittore
;
lui
,
al
quale
paiono
verecondi
versi
ch
'
io
debbo
per
verecondia
tacere
,
non
può
averci
difficoltà
;
séguiti
dunque
a
citare
fino
a
tutta
la
pagina
34;
citi
,
se
non
gli
basta
,
qualche
ottava
della
Venere
d
'
acqua
dolce
,
fermandosi
specialmente
alla
pagina
65
:
e
,
terminate
le
citazioni
,
ripeta
in
cospetto
delle
poche
persone
culte
e
serie
che
ci
sono
tuttavia
in
Italia
la
sua
affermazione
,
che
cioè
entro
l
'
elegante
volumetto
egli
non
ha
trovato
niente
né
di
porco
né
di
sporco
;
la
ripeta
,
e
ripeta
poi
la
domanda
:
«
Che
sia
io
il
poco
pulito
animale
?
»
Quando
le
poche
persone
culte
e
serie
che
sono
tuttavia
in
Italia
gli
avranno
risposto
,
mi
faccia
poi
sapere
la
risposta
;
con
la
quale
rimarrà
completamente
esaurita
e
risolta
,
senza
disputa
nessuna
,
la
nostra
questione
.
Ma
no
,
veda
,
mio
bravo
signor
Lodi
,
nei
versi
del
D
'
Annunzio
che
io
ho
stigmatizzati
non
è
questione
di
nudità
,
com
'
Ella
sembrò
credere
,
o
volle
forse
far
credere
.
Il
sonetto
che
Ella
riporta
,
come
uno
dei
più
nudi
e
dei
meno
belli
(
anche
a
me
piace
assai
poco
)
,
non
mi
dà
molta
noia
:
ciò
che
nei
versi
del
D
'
Annunzio
mi
dà
noia
,
ciò
che
fece
traboccare
il
mio
sdegno
,
ora
,
dopo
quelle
citazioni
,
lo
avrà
,
spero
,
capito
anche
Lei
:
caso
mai
non
lo
avesse
capito
bene
,
ci
torneremo
sopra
.
Il
nudo
,
quando
è
fuso
in
bronzo
,
o
scolpito
in
marmo
,
mi
dà
tanto
poca
noia
,
che
io
non
solo
non
pensai
a
scandalizzarmi
,
com
'
Ella
nota
,
davanti
al
Nettuno
del
Giambologna
,
ma
non
ci
pensai
nemmeno
nelle
gallerie
di
Firenze
e
di
Roma
,
e
nel
museo
di
Napoli
,
dove
del
nudo
,
come
Lei
sa
,
ce
n
'
è
da
cavarsene
la
voglia
.
Veda
,
però
,
proprio
al
museo
di
Napoli
,
che
ebbi
la
fortuna
di
visitare
parecchi
anni
sono
in
compagnia
di
un
illustre
personaggio
,
il
senatore
Fiorelli
che
ci
accompagnava
,
dopo
che
avemmo
veduto
tutto
,
trasse
fuori
da
una
stanza
,
chiusa
al
pubblico
,
un
piccolo
gruppo
,
dinanzi
al
quale
io
restai
meravigliato
:
poche
opere
d
'
arte
avevo
vedute
di
tanta
perfezione
.
«
Oh
perché
dirà
Lei
se
quel
gruppo
è
tanto
bello
,
lo
tengono
chiuso
?
»
E
veda
,
rispondo
io
,
quel
gruppo
è
molto
meno
nudo
delle
altre
statue
,
perché
rappresenta
una
capra
,
che
,
come
Lei
sa
,
non
ha
bisogno
,
per
vestirsi
,
d
'
incomodare
la
sarta
,
e
un
satiro
,
che
per
buona
parte
del
corpo
è
vestito
anche
lui
,
vestito
di
un
abito
non
confezionato
a
Parigi
,
ma
insomma
vestito
.
E
veda
ancora
:
né
il
satiro
né
la
capra
non
mostrano
nessuna
di
quelle
parti
per
le
quali
fu
inventata
la
foglia
di
fico
.
«
Oh
dunque
?
»
Ecco
:
il
satiro
però
e
la
capra
stanno
fra
loro
in
una
certa
posizione
,
fanno
fra
loro
una
certa
faccenda
,
naturali
l
'
una
e
l
'
altra
fra
maschio
e
femmina
,
ma
che
tuttavia
le
leggi
e
le
usanze
della
nostra
civiltà
non
vogliono
,
per
molte
buone
ragioni
,
che
sieno
esposte
né
fatte
,
vuoi
realmente
,
vuoi
per
rappresentazione
artistica
,
sotto
gli
occhi
del
pubblico
.
Qui
,
vede
,
proprio
qui
,
mio
bravo
signor
Lodi
,
sta
il
punto
delicato
e
culminante
della
questione
:
qui
,
proprio
qui
,
comincia
,
anzi
è
cominciata
,
e
ci
siamo
proprio
in
mezzo
,
la
porcheria
dell
'
artista
che
crede
mostrare
serenamente
le
qualità
del
suo
ingegno
,
del
suo
gusto
e
del
suo
stile
;
qui
,
proprio
qui
,
io
potrei
cominciare
a
darle
(
se
oramai
non
fosse
inutile
)
i
connotati
del
poeta
porco
.
Io
non
sono
mica
un
impiegato
di
polizia
,
che
non
sappia
il
suo
mestiere
:
lo
so
almeno
tanto
bene
,
quanto
sanno
il
loro
gl
'
impiegati
,
diremo
così
,
di
pornografia
.
Mi
permetta
,
mio
bravo
signor
Lodi
,
Lei
che
ha
fatto
tante
domande
a
me
,
che
ne
faccia
una
io
a
Lei
.
Ecco
:
dica
,
Le
piacerebbe
,
Le
parrebbe
innocuo
,
decente
,
morale
,
che
quel
mirabile
gruppo
della
capra
e
del
satiro
,
riprodotto
in
terra
cotta
od
in
bronzo
,
stèsse
esposto
nelle
vetrine
del
Janetti
,
a
Roma
,
a
Torino
,
a
Firenze
,
dove
fanciulli
,
giovinetti
e
ragazze
potessero
liberamente
ammirarlo
?
Mi
risponda
schietto
e
franco
,
dimenticando
,
se
è
possibile
,
la
cattiva
causa
e
il
cattivo
poeta
che
ha
preso
a
difendere
;
mi
risponda
come
farebbe
a
caso
vergine
,
dopo
avere
interrogato
soltanto
la
sua
educazione
e
i
suoi
sentimenti
di
cittadino
onesto
,
che
desidera
alla
patria
una
generazione
d
'
uomini
sani
e
forti
di
corpo
e
di
mente
,
non
isfiaccolati
e
stupiditi
dalla
venere
terrena
e
solitaria
.
Se
Lei
mi
risponde
,
come
credo
,
di
no
(
e
me
lo
fanno
credere
i
nobili
sensi
e
il
forte
amor
patrio
pei
quali
mi
piacquero
parecchi
suoi
articoli
del
Don
Chisciotte
)
,
Lei
deve
anche
,
per
inesorabile
necessità
di
logica
,
convenire
che
è
tutt
'
altro
che
innocua
,
decente
e
morale
la
esposizione
che
il
D
'
Annunzio
ha
fatto
de
'
suoi
erotismi
nell
'
Intermezzo
di
rime
.
Andiamo
,
via
:
descrivere
tutte
le
particolarità
più
lascive
che
precedono
accompagnano
e
seguono
il
congresso
amoroso
di
un
giovinotto
con
una
signorina
che
gentilmente
si
presta
,
questo
Lei
lo
chiama
malinconie
profonde
,
amori
ardenti
e
nudità
candide
,
nobilmente
umane
,
che
non
hanno
mai
offeso
la
verecondia
di
alcuno
?
Andiamo
,
via
;
queste
cose
non
si
dicono
nemmeno
per
ridere
:
se
non
sapessi
che
Lei
è
uno
scrittore
onesto
e
gentile
,
quasi
quasi
crederei
che
,
scrivendole
,
avesse
voluto
farsi
beffe
de
'
suoi
lettori
e
di
me
.
Lei
finge
di
non
capire
la
cagione
del
mio
sdegno
per
il
richiamo
a
Virgilio
.
Ma
come
!
Sentirsi
nelle
membra
i
fremiti
della
libidine
per
il
ricordo
di
una
avventura
amorosa
,
prendere
cotesti
fremiti
per
ispirazione
poetica
,
e
apostrofare
il
gentile
poeta
mantovano
:
olà
,
dammi
tu
la
tua
arte
,
sì
ch
'
io
racconti
ai
bravi
giovinetti
italiani
,
ammiratori
dei
miei
versi
e
frequentatori
dei
postriboli
,
come
qualmente
io
mi
presi
diletto
della
bianca
vergine
inconsapevole
(
fra
parentesi
le
raccomando
quella
po
'
po
'
d
'
inconsapevolezza
..
come
!
far
questo
non
è
per
Lei
un
profanare
l
'
arte
e
Virgilio
?
Mi
scusi
,
ma
non
Le
credo
:
e
da
Lei
difensore
di
una
causa
spallata
m
'
appello
a
Lei
scrivente
senza
nessuna
causa
da
difendere
.
«
Ma
se
il
grande
Mantovano
,
dice
Lei
,
invitava
sotto
l
'
ombre
compiacenti
dei
faggi
i
giovanetti
pastori
,
perché
non
potrà
il
D
'
Annunzio
chiamare
nel
silenzio
odoroso
d
'
un
bosco
una
fanciulla
innamorata
?
»
Non
confondiamo
:
io
non
ho
mai
negato
al
D
'
Annunzio
il
diritto
di
chiamare
nel
silenzio
odoroso
dei
boschi
quante
fanciulle
gli
pare
;
gli
ho
solamente
negato
(
che
è
cosa
molto
diversa
)
il
diritto
di
raccontare
in
poesia
quel
che
va
a
fare
con
loro
,
quando
va
a
far
cose
che
non
si
ridicono
fra
la
gente
per
bene
.
Certi
amori
,
abbominevoli
per
noi
,
non
avevano
niente
di
turpe
per
gli
antichi
greci
e
romani
.
Anche
di
ciò
va
tenuto
conto
.
Tuttavia
io
non
mi
ricordo
che
nelle
ecloghe
di
Virgilio
ci
sia
nulla
che
faccia
arrossire
una
persona
beneducata
.
Veda
:
se
il
D
'
Annunzio
,
invece
di
descrivere
i
carnosi
fiori
del
petto
di
Yella
,
drizzantisi
al
lascivo
tentare
delle
sue
dita
,
si
fosse
contentato
,
come
il
pastore
Coridone
apostrofante
il
formoso
Alessi
,
di
sfogare
gli
ardori
suoi
parlando
di
pecore
e
di
capretti
,
di
noci
e
di
corbezzole
,
di
latte
e
di
cacio
fresco
;
o
se
,
magari
,
si
fosse
messo
a
sedere
sull
'
erba
,
lui
da
una
parte
e
la
sua
Yella
dall
'
altra
,
e
lì
,
Arcades
ambo
Et
cantare
pares
et
respondere
parati
,
avessero
intonato
un
duetto
a
uso
Coridone
e
Tirsi
(
il
D
'
Annunzio
,
secondo
me
,
sarebbe
stato
meglio
in
carattere
)
;
io
,
veda
,
invece
di
rinfrescare
queste
che
Lei
chiama
anticaglie
polemiche
,
e
mettere
Lei
nell
'
impaccio
di
domandarmi
i
connotati
del
poeta
porco
,
sarei
stato
zitto
zitto
a
sentire
,
facendo
molto
volentieri
la
parte
di
Melibeo
.
Mi
spiego
?
La
questione
non
è
del
fatto
amoroso
,
ma
della
parte
di
esso
che
si
racconta
,
e
del
modo
come
si
racconta
.
Pare
a
Lei
che
in
ciò
siavi
nessun
punto
di
contatto
fra
le
ecloghe
di
Virgilio
e
il
Peccato
di
maggio
e
la
Venere
d
'
acqua
dolce
?
Chiedo
perdono
agli
ammiratori
del
poeta
latino
della
sacrilega
domanda
a
cui
la
discussione
m
'
ha
condotto
.
Io
diceva
dunque
che
nei
versi
del
D
'
Annunzio
non
è
questione
di
nudità
,
e
che
della
nudità
sola
io
non
sono
molto
facile
a
scandalizzarmi
.
Mi
pare
d
'
aver
dimostrato
e
chiarito
tanto
quanto
quel
ch
'
io
diceva
:
tuttavia
,
se
il
signor
Lodi
permette
,
mi
proverò
a
chiarirlo
anche
meglio
.
Aggiungo
che
,
quando
la
rappresentazione
del
modo
non
è
fatta
a
sfogo
ed
eccitamento
di
sensualità
(
che
subito
si
conosce
)
,
io
non
me
ne
scandalizzo
niente
affatto
;
come
non
mi
scandalizzo
niente
affatto
se
prosatori
e
poeti
nominano
a
tempo
e
luogo
,
senza
reticenze
vigliacche
,
senza
impiastricciamenti
ipocriti
di
circonlocuzioni
e
di
metafore
,
cose
e
parole
che
fanno
arricciare
il
naso
alle
schifiltose
damine
.
Quando
il
Carducci
mandò
al
Fanfulla
della
Domenica
la
poesia
A
proposito
del
processo
Fadda
,
una
certa
strofe
diceva
:
Poi
se
un
puttin
di
bronzo
avvien
che
mostri
Un
po
'
di
pipi
al
sole
,
Protesterete
con
furor
d
'
inchiostri
,
Con
fulmin
di
parole
.
Il
Martini
,
allora
direttore
del
giornale
,
pregò
con
un
telegramma
il
Carducci
di
levare
quel
pipi
,
che
avrebbe
,
si
capiva
,
offeso
la
verecondia
delle
schifiltose
damine
,
le
quali
,
si
può
giurare
,
non
si
offendono
oggi
,
e
non
si
sarebbero
offese
allora
,
delle
nudità
candide
nobilmente
umane
,
come
dice
Lei
,
del
D
'
Annunzio
.
Io
son
fatto
d
'
una
pasta
molto
diversa
,
e
molto
più
rozza
,
s
'
intende
;
io
non
mi
scandalizzai
niente
affatto
di
quel
pipi
;
e
al
Carducci
che
me
ne
domandava
,
risposi
:
oh
lascialo
stare
!
Ma
il
Carducci
lo
levò
,
perché
non
metteva
il
conto
di
scontentare
per
così
poco
il
Martini
,
il
quale
dal
suo
punto
di
vista
aveva
centomila
ragioni
.
Intende
Lei
,
signor
Lodi
,
perché
io
,
che
non
mi
scandalizzai
di
quel
pipi
,
che
,
senza
turarmi
il
naso
,
leggo
in
Dante
la
parola
merda
,
che
non
mi
scandalizzo
al
resupina
jacens
,
con
quel
che
segue
,
di
Giovenale
,
chiamo
,
peggio
che
indecenti
,
oscene
e
corruttrici
certe
poesie
del
D
'
Annunzio
?
Se
non
lo
intende
ancora
,
cercherò
di
farglielo
intendere
con
un
esempio
.
E
giacché
ho
nominato
Giovenale
,
pigliamo
l
'
esempio
da
lui
.
Giovenale
dunque
e
il
D
'
Annunzio
(
chieggo
perdono
di
mettere
accanto
questi
due
nomi
)
descrivono
entrambi
il
petto
ignudo
d
'
una
donna
.
Tunc
nuda
papillis
prostitit
auratis
,
dice
con
le
parole
proprie
il
grande
poeta
latino
,
parlando
di
Messalina
:
il
piccolo
poeta
italiano
,
parlando
di
Yella
,
dice
,
come
vedemmo
,
con
una
similitudine
barocca
,
che
le
punte
del
suo
petto
si
dirizzavano
,
come
carnosi
fiori
,
ecc
.
La
rappresentazione
del
poeta
latino
per
me
è
moralissima
;
quella
dell
'
italiano
è
immorale
:
per
le
damine
,
la
cui
verecondia
sarebbe
stata
offesa
da
quel
po
'
di
pipi
del
puttino
di
bronzo
,
deve
,
io
credo
,
essere
perfettamente
il
contrario
.
Lei
,
signor
Lodi
,
dica
,
da
qual
parte
si
mette
?
Da
qualunque
parte
si
metta
,
non
Le
farò
il
torto
di
spiegarle
la
differenza
che
passa
fra
il
fatto
del
poeta
latino
e
quello
dell
'
italiano
.
A
Lei
parve
di
cogliermi
in
contradizione
perché
io
,
denunziante
al
procuratore
del
re
e
della
questura
la
poesia
del
D
'
Annunzio
,
non
denunziai
anche
quella
di
altri
poeti
ai
quali
dissi
mancare
il
senso
della
verecondia
.
Anzi
,
nota
Lei
«
ch
'
io
promisi
di
tradurre
le
Odi
amatorie
d
'
Orazio
»
;
e
noto
che
io
tradussi
parecchie
poesie
del
Heine
,
poeti
ambedue
non
verecondi
.
Scrissi
anche
,
è
vero
,
com
'
Ella
ricorda
,
che
«
la
verecondia
non
entra
per
nulla
nel
merito
artistico
di
un
poeta
e
dell
'
opera
sua
;
che
il
difetto
della
verecondia
nel
Byron
,
nel
De
Musset
,
nel
Heine
,
fu
parte
della
loro
sincerità
;
e
che
perciò
essi
rimangono
grandi
poeti
,
e
la
storia
del
loro
cuore
c
'
interessa
.
»
Dalle
quali
mie
parole
Ella
si
fa
strada
a
domandare
:
«
Se
interessa
ai
critici
di
ricercare
come
i
poeti
morti
sentirono
l
'
amore
,
perché
sarà
negato
ai
poeti
vivi
di
raccontarcelo
essi
stessi
?
»
Adagio
un
po
'
.
Qui
bisogna
distinguere
:
i
poeti
morti
son
morti
,
e
i
vivi
son
vivi
:
i
morti
non
si
può
fare
che
non
sieno
stati
ciò
che
furono
:
ai
vivi
,
se
non
ci
pare
che
siano
quel
che
vorremmo
,
abbiamo
il
diritto
,
e
in
certi
casi
il
dovere
,
di
dirlo
.
La
sincerità
è
una
bella
cosa
;
l
'
amo
anch
'
io
,
non
solo
nei
poeti
,
come
fu
notato
da
Lei
,
ma
in
tutti
gli
uomini
;
sotto
certe
condizioni
però
.
Se
io
,
puta
caso
,
conoscessi
un
giovinetto
dedito
all
'
ubriachezza
,
o
al
rubare
,
o
allo
scrivere
cose
oscene
(
io
qui
considero
lo
scrivere
non
come
opera
d
'
arte
,
ma
come
un
'
altra
azione
umana
qualunque
,
onesta
o
disonesta
)
,
io
non
mi
sentirei
mica
di
dirgli
:
figliuolo
mio
,
bisogna
esser
sinceri
,
fa
'
quello
a
che
ti
porta
la
tua
natura
,
cioè
séguita
ad
ubriacarti
,
o
a
rubare
,
o
a
scrivere
cose
oscene
,
gli
direi
piuttosto
:
quel
che
tu
fai
è
male
,
cerca
di
correggerti
.
Io
,
critico
,
studio
tutti
i
fatti
e
i
sentimenti
umani
rappresentati
dalla
parola
,
così
la
magnanimità
di
Dante
e
del
Petrarca
come
le
infamie
dell
'
Aretino
;
ma
io
,
uomo
,
desidero
ai
tempi
miei
(
poiché
desiderarlo
ai
passati
non
giova
)
dei
poeti
che
si
rassomiglino
piuttosto
agli
amanti
di
Beatrice
e
di
Laura
che
all
'
autore
dei
sonetti
illustranti
le
tavole
di
Giulio
Romano
.
Ho
detto
che
bisogna
distinguere
:
e
distinguo
anche
(
oh
come
distinguo
!
)
fra
i
grandi
poeti
che
dissi
mancare
di
verecondia
e
il
D
'
Annunzio
.
E
noto
che
,
quando
accennai
questo
difetto
in
essi
della
verecondia
,
lo
chiamai
difetto
,
non
pregio
.
In
Orazio
,
nel
Heine
e
nel
Byron
,
quel
che
c
'
è
di
men
verecondo
sono
quasi
sempre
accenni
fugaci
,
cui
spesso
scusa
od
attenua
lo
scherzo
o
la
satira
;
e
non
hanno
perciò
nel
lettore
anche
giovane
alcuna
trista
,
efficacia
:
in
ogni
modo
quelli
accenni
rimangono
come
piccole
macchie
in
grandi
opere
,
i
cui
intendimenti
sono
spesso
nobili
ed
alti
,
non
mai
corruttori
;
mentre
nelle
poesie
del
D
'
Annunzio
di
cui
ci
occupiamo
,
l
'
argomento
principale
,
lo
scopo
unico
di
tutta
l
'
arte
,
di
tutto
il
lavoro
dello
scrittore
,
è
la
pittura
della
sensualità
nelle
sue
manifestazioni
più
basse
.
Tutto
quel
che
c
'
è
nel
Peccato
di
maggio
,
è
preparazione
,
è
frangia
e
cornice
della
descrizione
dal
fatto
erotico
;
son
pennellate
di
colori
accesi
messe
nei
fondo
del
quadro
per
dare
risalto
agli
sdilinquimenti
afrodisiaci
della
coppia
in
amore
.
Quanto
al
De
Musset
,
non
l
'
ho
nominato
con
gli
altri
,
perché
lui
ha
veramente
la
gran
colpa
di
essere
un
po
'
il
babbo
di
tutta
questa
poesia
del
senso
,
che
,
oltre
farci
schifo
e
dispetto
,
ci
secca
maledettamente
con
la
monotonia
dei
suoi
fantasmi
,
dei
suoi
suoni
,
dei
suoi
colori
.
Il
linguaggio
di
essa
sta
tutto
in
dieci
paginette
del
vocabolario
;
il
cielo
nel
quale
spazia
servirebbe
egregiamente
di
sfondo
al
palcoscenico
di
un
teatrino
di
marionette
.
Ma
almeno
nel
De
Musset
,
oltre
i
fremiti
e
gli
spasimi
del
senso
,
c
'
è
anche
il
sentimento
ed
il
pensiero
,
che
mancano
affatto
nei
nostri
poetini
sensualisti
.
E
'
mi
fanno
l
'
effetto
di
giovani
scostumati
che
,
avendo
qualche
suono
musicale
negli
orecchi
,
e
qualche
diecina
di
aggettivi
luccicanti
nella
memoria
,
ma
niente
nel
cervello
e
nel
cuore
,
mettono
in
versi
le
loro
porcherie
e
credono
fare
della
poesia
.
Io
inchino
molto
a
credere
che
questa
brutta
fioritura
di
poesia
sensualistica
sia
indizio
,
non
solo
di
decadenza
morale
e
letteraria
come
fu
sempre
,
ma
fisica
.
Un
medico
e
scienziato
amico
mio
mi
faceva
osservare
che
uno
dei
segni
più
certi
e
costanti
di
rammollimento
cerebrale
negli
infelici
che
ne
sono
minacciati
è
il
mostrare
le
parti
pudende
.
Parlando
della
poesia
sensualistica
del
D
'
Annunzio
,
io
non
ho
voluto
affatto
entrare
nel
merito
letterario
di
essa
e
nella
questione
dell
'
arte
;
io
l
'
ho
,
come
dissi
,
considerata
semplicemente
come
un
'
azione
umana
,
secondo
i
criteri
dell
'
onesto
e
del
disonesto
.
Ciò
deve
apparire
evidente
in
questa
mia
chiacchierata
;
ma
mi
piace
dichiararlo
esplicitamente
e
richiamarci
sopra
l
'
attenzione
del
mio
gentile
contradittore
;
perché
,
caso
mai
gli
saltasse
in
testa
di
rispondermi
,
e
'
dovrebbe
non
uscire
dal
campo
morale
,
e
sforzarsi
di
mostrarmi
,
solamente
in
quello
,
non
dico
l
'
onestà
,
ma
la
non
disonestà
del
Peccato
di
maggio
e
della
Venere
d
'
acqua
dolce
.
Quanto
al
merito
letterario
di
queste
e
delle
altre
poesie
del
D
'
Annunzio
,
i
lettori
si
saranno
accorti
ch
'
io
sono
molte
miglia
lontano
dagli
apprezzamenti
e
dal
giudizio
del
mio
bravo
signor
Lodi
:
ma
,
quando
anche
lui
avesse
ragione
ed
io
torto
,
ciò
non
farebbe
nulla
alla
presente
questione
.
Le
due
poesie
del
D
'
Annunzio
potrebbero
,
come
opera
d
'
arte
,
essere
perfette
quanto
il
gruppo
della
capra
e
del
satiro
;
resterebbero
sempre
,
secondo
me
,
due
azioni
disoneste
.
L
'
arte
e
la
poesia
furono
sempre
uno
dei
più
costanti
affetti
,
una
delle
più
care
consolazioni
della
mia
vita
;
ma
se
dovessero
condurmi
ad
amare
,
o
anche
solamente
a
scusare
e
tollerare
la
disonestà
,
preferirei
diventare
analfabeta
.
StampaPeriodica ,
Comincerò
poiché
la
bontà
nella
vita
mi
piace
quanto
,
e
forse
più
,
la
nudità
bella
nell
'
arte
comincerò
dal
ringraziare
il
Chiarini
,
il
Nencioni
ed
anche
il
Panzacchi
,
che
con
me
sono
stati
tanto
buoni
.
Quattro
settimane
fa
,
colla
serena
sfacciataggine
d
'
una
scolaro
irrequieto
,
buttavo
giù
dalle
colonne
di
questa
Domenica
una
manata
di
punti
interrogativi
tutti
peccaminosamente
impertinenti
,
li
buttavo
via
per
l
'
Italia
,
implorando
una
risposta
,
che
sarebbe
stata
una
lezione
per
me
,
e
che
vale
assai
meglio
per
molti
ingegni
che
affaticano
nelle
prime
prove
dell
'
arte
.
La
mia
superbia
era
grande
,
lo
confesserò
:
confidavo
che
la
risposta
e
la
lezione
mi
anzi
ci
sarebbero
venute
dal
Chiarini
,
il
quale
,
per
ufficio
da
lungo
tempo
esercitato
,
ha
,
purtroppo
,
dovuto
piegar
l
'
animo
e
fortificar
la
pazienza
nell
'
insegnare
ai
ragazzi
.
Invece
oltre
ogni
misura
d
'
onesta
superbia
anche
il
Nencioni
ed
il
Panzacchi
hanno
voluto
mostrare
che
le
mie
domande
non
erano
del
tutto
inutili
,
hanno
voluto
,
con
affetto
paziente
,
discutere
le
mie
impertinenze
,
e
,
aggiungendo
bontà
a
bontà
,
i
due
primi
hanno
scritto
parole
cortesi
per
me
,
mentre
l
'
autore
del
Piccolo
romanziere
,
con
non
meno
gradita
cortesia
ha
tentato
di
nascondere
alla
gente
il
nome
di
così
grande
e
impudente
peccatore
.
Il
quale
si
proverà
ora
a
ribattere
,
ritornando
a
commettere
il
suo
peccato
,
non
per
amore
di
sudiceria
o
per
orgoglio
maniaco
;
ma
per
il
culto
,
coraggioso
,
e
un
po
'
anche
doveroso
,
che
ha
serbato
sempre
alle
sue
idee
,
unica
proprietà
e
consolazione
più
alta
ed
assidua
della
propria
giovinezza
.
Al
peccatore
pare
che
la
serena
confessione
e
la
costanza
del
peccato
siano
la
risposta
più
degna
alla
bontà
di
cui
tre
uomini
illustri
lo
hanno
onorato
.
Almeno
,
potranno
dire
:
costui
non
è
vigliacco
;
ha
delle
opinioni
e
le
proclama
in
faccia
a
tutti
,
le
difende
anche
contro
noi
.
E
compiuto
il
dovere
,
veniamo
alla
discussione
.
Quattro
settimane
fa
,
dunque
,
io
chiedeva
:
«
Quale
e
com
'
è
la
poesia
porca
?
»
Avevo
sentito
il
Chiarini
invocare
contro
di
lei
l
'
opera
vigile
e
ammanettatrice
della
Questura
,
ed
io
,
che
nel
Codice
non
aveva
trovato
nessun
articolo
,
nella
collezione
degli
Atti
ufficiali
nessuna
istruzione
sull
'
argomento
,
del
ministro
per
l
'
interno
ai
suoi
agenti
,
mi
andava
ripetendo
:
«
Assolutamente
bisogna
sapere
quando
un
autore
ha
il
dovere
di
consegnarsi
spontaneamente
al
procuratore
del
Re
;
quando
il
lettore
,
da
cittadino
onesto
,
deve
presentare
formale
querela
e
richiamare
sopra
un
libro
e
sopra
un
foglio
l
'
attenzione
,
disgraziatamente
distratta
,
delle
autorità
»
.
V
'
è
una
letteratura
chiamiamola
così
oscena
,
e
di
lei
so
benissimo
l
'
essenza
e
le
forme
:
c
'
è
una
legge
severa
che
la
definisce
con
assai
precisione
e
manda
i
suoi
dilettanti
alla
Corte
d
'
assise
,
che
sono
puniti
con
lodevole
sollecitudine
.
Ma
quest
'
arte
porca
,
che
i
magistrati
lasciano
tranquillamente
correre
per
la
Penisola
,
che
i
legislatori
non
hanno
posta
tra
i
reati
,
di
cui
si
è
sempre
parlato
,
in
mille
modi
per
mille
diversi
interessi
,
da
tutti
,
ma
che
non
si
è
mai
giunti
a
precisare
in
qual
guisa
sia
fatta
,
di
che
materia
consista
,
quest
'
arte
laida
e
perversa
per
cui
il
traduttore
di
Heine
si
commuove
e
si
sdegna
,
quale
è
,
e
com
'
è
conformata
?
La
mia
domanda
voleva
una
risposta
sollecita
e
piena
,
se
non
altro
per
ragioni
di
pubblica
utilità
.
Ma
i
tre
valenti
scrittori
non
rispondono
alla
mia
interrogazione
limitata
e
precisa
:
essi
mi
rivolgono
per
contro
dei
ragionamenti
vari
e
ricchi
di
erudizione
,
di
sentimento
,
di
critica
,
di
morale
;
ma
alla
definizione
esatta
non
arrivano
;
ma
alla
conclusione
sola
che
a
me
pareva
necessaria
si
ricusano
.
Tuttavia
,
per
la
gravità
dell
'
argomento
,
industriamoci
alla
meglio
:
cerchiamo
,
dalle
molte
descrizioni
che
i
miei
ammonitori
fanno
della
gran
colpevole
,
i
caratteri
suoi
sostanziali
,
quelli
che
realmente
costituiscono
il
suo
reato
.
Il
Panzacchi
dice
:
La
poesia
della
libidine
corrompe
l
'
arte
.
La
verecondia
e
la
nudità
non
sono
che
parte
accidentale
della
questione
.
Il
Chiarini
e
il
Nencioni
invece
l
'
accusano
unicamente
per
ragioni
di
verecondia
e
di
nudità
.
Il
primo
scrive
:
L
'
arte
invereconda
toglie
ai
giovanetti
la
gagliardìa
che
debbono
consacrare
alla
patria
.
Il
secondo
sentenzia
:
L
'
arte
nuda
corrompe
la
religione
della
donna
.
Andiamo
avanti
,
se
non
ci
riesce
ancora
di
capir
molto
:
cerchiamo
nelle
dissertazioni
dei
tre
critici
qualche
più
chiaro
contrassegno
.
Donde
è
nata
e
da
chi
è
stata
commessa
quest
'
arte
che
tante
cose
offende
e
tante
persone
?
Il
Panzacchi
risponde
:
È
un
'
invenzione
nuovissima
:
è
incominciata
,
verso
la
metà
del
secolo
,
in
Francia
.
No
,
ribatte
il
Chiarini
,
è
antica
:
infatti
debbo
riconoscere
che
Orazio
,
Heine
e
Byron
la
differenza
di
tempo
e
di
luogo
non
è
breve
da
poco
,
fuggevolmente
,
ne
fecero
.
Ma
il
Nencioni
entra
di
mezzo
ed
afferma
:
I
veramente
grandi
poeti
non
sono
mai
pornografici
;
come
non
lo
sono
mai
i
grandi
romanzieri
.
Byron
non
lo
è
mai
,
nemmeno
nel
Don
Giovanni
.
Continuiamo
pure
nelle
nostre
ricerche
:
se
ci
pare
di
trovare
un
po
'
di
confusione
,
d
'
indeterminatezza
e
di
contraddizione
al
principio
,
alla
fine
troveremo
la
chiarezza
,
la
precisione
e
l
'
ordine
;
la
verità
è
una
sola
,
e
vanno
ripetendo
da
un
pezzo
si
fa
strada
sempre
.
Il
Nencioni
nega
che
gli
artisti
amino
ora
la
nudità
e
che
il
pubblico
la
guardi
con
compiacenza
:
l
'
arte
sensualistica
,
assicura
,
volge
irreparabilmente
al
suo
termine
fra
l
'
abbandono
e
il
disgusto
di
tutti
.
Però
trova
che
il
D
'
Annunzio
scrive
ancora
de
'
bei
versi
,
concepisce
tuttavia
delle
immagini
forti
e
dilicate
,
ha
soffio
e
movimento
lirico
.
Il
Panzacchi
di
riscontro
giudica
che
la
lirica
della
libidine
egli
non
parla
del
romanzo
e
neppure
della
pittura
è
oggi
«
in
pieno
rigoglio
e
mostra
per
tutto
i
suoi
fiori
lussureggianti
al
sole
,
e
dà
al
capo
della
gente
con
gli
acuti
profumi
di
cui
impregna
per
largo
tratto
l
'
atmosfera
.
»
Il
Chiarini
,
da
ultimo
e
pel
conto
suo
,
nega
risolutamente
alle
poesie
del
D
'
Annunzio
ogni
merito
letterario
.
Finiamo
,
dopo
ciò
,
le
indagini
,
i
ravvicinamenti
,
i
confronti
:
tanto
non
verremmo
a
capo
di
sentirci
una
buona
volta
definire
che
cosa
è
e
dove
fiorisce
l
'
arte
porca
.
Uno
alla
nostra
curiosità
risponde
che
essa
è
soltanto
un
malanno
per
l
'
estetica
;
un
secondo
,
invece
,
che
è
unicamente
un
pericolo
alla
gagliardìa
della
gioventù
maschia
;
un
terzo
,
che
è
singolarmente
ed
essenzialmente
un
oltraggio
alla
religione
della
donna
.
Da
una
parte
si
scrive
che
è
nata
una
cinquantina
d
'
anni
fa
;
dall
'
altra
,
che
viveva
ancora
,
benché
più
debolmente
,
quando
sfolgorava
la
maestà
di
Roma
,
da
poco
divenuta
imperiale
.
Vi
è
chi
assicura
che
il
Byron
non
fu
mai
pornografico
,
e
chi
lo
ammette
;
chi
trova
delle
cose
buone
nell
'
Intermezzo
di
rime
,
e
chi
non
ve
ne
riconosce
una
sola
.
Né
basta
:
il
Nencioni
sentenzia
che
l
'
arte
della
voluttà
precipita
,
il
Panzacchi
che
è
in
pieno
rigoglio
:
oh
come
debbo
ritrovare
io
,
e
con
me
il
pubblico
e
gli
autori
,
la
definizione
che
sarebbe
utile
ed
urgente
di
avere
?
Dalle
ricerche
e
dai
riscontri
che
sono
andato
facendo
,
un
costrutto
,
però
,
intanto
ho
raccolto
,
ed
è
questo
:
che
la
poesia
invereconda
è
infinitamente
più
potente
,
per
gli
effetti
che
produce
,
dell
'
altra
,
la
sua
opposta
.
La
Marsigliese
,
l
'
inno
del
Mercantini
sono
certamente
liriche
vereconde
;
ebbene
,
io
so
di
parecchi
non
molti
volontari
nel
Tirolo
,
che
colla
camicia
rossa
sulle
spalle
,
con
Giuseppe
Garibaldi
presente
e
l
'
inno
del
Mercantini
sulle
labbra
,
non
sapevano
vincere
la
paura
,
e
scappavano
;
so
di
moltissimi
,
migliaia
e
migliaia
di
francesi
,
che
a
Sedan
,
a
Metz
,
a
Parigi
,
cantavano
il
glorioso
ritornello
della
Marsigliese
,
e
deponevano
le
armi
.
Basta
,
invece
,
qualche
sonetto
,
un
centinaio
o
due
di
martelliani
o
di
decasillabi
i
quali
si
discute
ancora
se
sieno
belli
o
no
,
se
vi
sia
o
no
chi
li
legga
,
bastano
essi
perché
la
estetica
della
nazione
sia
corrotta
,
la
gagliardìa
dei
maschi
sia
tolta
,
la
religione
della
donna
sia
profanata
.
Evidentemente
,
secondo
i
precetti
della
eloquenza
antica
,
quella
di
Demostene
e
di
Cicerone
,
l
'
arte
porca
avrebbe
ragione
dell
'
arte
pulita
.
Ma
a
me
non
preme
di
provare
molta
abilità
di
polemica
ai
miei
lettori
:
preme
invece
di
risolvere
una
questione
che
riguarda
l
'
arte
e
parrà
strano
la
educazione
civile
del
mio
paese
.
Confesserò
dunque
che
,
se
una
propria
definizione
manca
in
tutti
e
tre
gli
articoli
che
i
tre
illustri
avversari
della
nudità
hanno
scritto
,
in
quelli
però
del
Chiarini
e
del
Nencioni
qualche
più
sicuro
contrassegno
,
qualche
più
chiara
indicazione
c
'
è
.
Entrambi
,
d
'
accordo
,
dicono
:
Il
D
'
Annunzio
nell
'
Intermezzo
di
rime
uscito
ora
ha
scritto
delle
porcherie
.
Ma
però
quando
,
subito
di
poi
,
vengono
a
dire
dove
e
come
il
D
'
Annunzio
le
ha
scritte
,
tornano
a
non
andare
più
insieme
e
,
per
poco
,
non
si
voltano
le
spalle
.
Il
Chiarini
,
infatti
,
porta
come
documento
della
sua
accusa
venti
o
venticinque
martelliani
del
Peccato
di
maggio
;
il
Nencioni
addita
,
senza
attentarsi
a
riprodurla
,
un
'
ottava
e
un
terzo
della
Venere
d
'
acqua
dolce
.
Per
tutto
questo
,
mio
povero
e
roseo
Gabriele
,
sei
stato
svergognato
in
tutte
le
contrade
d
'
Italia
;
per
questo
si
è
minacciata
la
pace
dolce
,
legittima
,
consacrata
dai
costumi
e
dalle
leggi
,
che
ora
godi
;
per
questo
sul
tuo
capo
ricciuto
e
candido
si
è
invocata
l
'
eloquenza
dei
Pubblici
Ministeri
e
la
correzione
del
carcere
cellulare
!
Forse
vi
è
stato
eccesso
di
severità
.
Se
non
che
,
io
non
ho
a
fare
il
paladino
né
a
Gabriele
D
'
Annunzio
né
a
'
suoi
ultimi
versi
,
che
fra
l
'
altre
cose
mi
paiono
dei
men
belli
fra
quanti
egli
ha
pubblicati
da
quattro
anni
in
poi
;
io
mi
affatico
e
come
vedete
non
mi
diverto
alla
sudata
ricerca
di
quella
essenza
così
importante
alla
poesia
,
alla
pubblica
moralità
e
alla
personale
sicurezza
dei
poeti
.
Il
Chiarini
ed
il
Nencioni
hanno
disegnati
due
punti
precisi
di
lirica
infame
;
vediamo
pertanto
che
cosa
contengono
e
come
son
fatti
.
Per
ordine
,
cominciamo
dal
Peccato
di
maggio
.
L
'
autore
immagina
due
giovani
innamorati
,
belli
,
forti
,
che
passeggiano
per
un
bosco
.
È
il
plenilunio
reo
di
calendimaggio
il
sole
trionfale
discende
,
mentre
dalla
terra
fresca
,
verde
,
s
'
alza
,
nella
placidezza
odorosa
dei
campi
,
l
'
inno
della
primavera
.
E
tutto
uno
sbocciamento
intorno
:
la
grande
risurrezione
dell
'
anno
.
In
lui
scoppiano
più
ardenti
,
più
acuti
,
gli
ardori
del
senso
:
lei
,
fra
tanta
esuberanza
di
vita
,
ha
la
rivelazione
di
sé
:
è
soprafatta
da
un
desiderio
nuovo
,
da
un
tormento
infinito
di
carne
inappagata
e
intatta
che
scotta
...
Ma
sentite
i
versi
:
Io
sono
tanto
stanca
ella
disse
,
piegando
ne
la
persona
...
Oh
come
si
scoperse
la
gola
tra
l
'
onda
de
le
chiome
e
le
iridi
si
persero
,
fiori
ne
l
latte
,
in
fondo
a
l
cerchio
de
le
pàlpebre
!
Oh
come
il
sen
rotondo
sgorgò
fuor
de
la
tunica
!
Io
mi
sentii
su
li
occhi
scendere
un
denso
velo
;
e
le
caddi
ai
ginocchi
e
con
avide
mani
su
pe
l
suo
torso
ascesi
,
e
tremar
come
un
'
arpa
viva
il
suo
torso
intesi
.
Atterrita
a
quei
subiti
vibramenti
d
'
ignote
fibre
,
ella
con
aneliti
,
gemiti
,
con
immote
le
pupille
e
la
bocca
dilatata
,
pendeva
su
me
.
Ne
le
sue
giovini
carni
il
peccato
d
'
Eva
squillava
a
gran
martello
,
come
sopra
sonore
lamine
di
metallo
:
È
l
'
ora
de
l
'
amore
!
O
voi
tutti
,
vecchi
e
giovani
,
che
custodite
con
religione
d
'
amore
e
di
gratitudine
,
come
la
più
gagliarda
e
gelosa
lirica
della
vostra
esistenza
,
il
ricordo
dell
'
ora
felice
in
cui
una
giovinetta
,
inconscia
,
vinta
dal
prorompere
della
sua
vigorìa
insoddisfatta
,
del
suo
affetto
,
dell
'
istinto
umano
superiore
e
benefico
,
si
è
abbandonata
a
voi
stanca
,
oppressa
,
come
non
fu
mai
bella
;
voi
tutti
che
credete
quell
'
abbandono
,
quella
dedizione
ineffabile
,
buona
,
fatale
,
una
gioia
squillante
dell
'
anima
vostra
,
badate
al
Chiarini
che
vi
ammonisce
:
quel
ricordo
,
quella
lirica
,
quella
gioia
meno
dimenticabili
della
vostra
esistenza
sono
tante
porcherie
.
Perché
se
il
descriver
tutto
ciò
in
versi
,
il
che
vuol
dire
immaginarlo
soltanto
,
è
disonesto
,
a
commetterlo
in
verità
,
in
una
notte
stellata
o
sotto
un
sole
di
fuoco
,
deve
essere
assai
ancora
più
turpe
,
più
scellerato
,
più
porco
.
E
avete
inteso
;
perché
si
conservi
robusta
e
cresca
alla
patria
la
gioventù
che
la
deve
onorare
e
difendere
,
queste
cose
non
si
hanno
a
scrivere
,
e
molto
meno
quindi
a
fare
.
Oh
,
Origene
!
Passiamo
al
secondo
corpo
di
reato
:
un
'
ottava
più
un
quarto
e
cinque
sillabe
.
Il
D
'
Annunzio
omai
a
ricopiare
dei
versi
mi
stanco
racconta
un
bacio
dato
nel
modo
proprio
del
bacio
vero
.
C
'
è
una
statua
greca
,
ammirata
in
una
pubblica
galleria
,
di
su
le
più
pubbliche
incisioni
,
in
cui
la
rappresentazione
è
non
meno
esatta
ed
ha
sincerità
forse
maggiore
.
Ma
se
un
bacio
non
è
dato
in
fronte
,
come
nei
romanzi
di
cavalleria
gli
eroi
belli
ed
ingenui
baciavano
le
vergini
inconscie
,
e
,
purtroppo
,
clorotiche
,
se
non
è
dato
sulla
mano
,
come
ai
monsignori
,
è
una
sconcezza
e
offende
la
religione
delle
donne
.
Dopo
ciò
,
sentite
ancora
un
galantuomo
,
o
voi
che
mi
leggete
?
Io
per
me
scampo
alle
rimembranze
,
alle
curiosità
,
alla
discussione
,
come
gli
eruditi
alle
questioni
grosse
:
con
una
citazione
.
Eccola
qua
,
ed
è
di
autore
non
mai
sospettato
quale
corruttore
né
dalla
Corte
del
Re
né
dalla
Curia
Romana
:
Michele
de
Montaigne
.
Egli
ha
detto
,
molti
anni
fa
:
«
Qu
'
a
fait
l
'
action
génitale
aux
homme
,
si
naturelle
,
si
nécessaire
et
si
juste
,
pour
n
'
en
oser
parler
sans
vergogne
,
et
pour
l
'
exclure
des
propos
sérieux
et
réglés
?
»
Che
ha
fatto
,
domando
anch
'
io
,
dacché
,
dopo
questi
molti
anni
che
sono
passati
,
le
pretensioni
d
'
un
certo
pudore
e
le
proibizioni
di
certa
critica
rimangono
identiche
?
Ci
sono
stati
,
ci
sono
e
ci
saranno
dei
pittori
che
hanno
dipinto
il
tradimento
di
Giuda
il
più
abbietto
dei
tradimenti
leggendari
;
degli
storici
che
hanno
narrate
e
debitamente
documentate
le
turpitudini
di
Tiberio
,
le
pazzie
di
Nerone
,
le
ferocie
di
Caligola
;
dei
tragici
che
hanno
messo
sulla
scena
la
passione
ripugnante
di
Mirra
;
degli
epici
che
han
raccontato
come
un
padre
mangiasse
i
suoi
figli
;
dei
romanzieri
che
hanno
descritto
come
una
madre
vendesse
la
figlia
al
maggior
offerente
;
dei
lirici
che
hanno
dedicate
le
loro
strofe
al
disertore
,
alla
spia
,
al
più
furibondo
assassino
:
tutte
le
brutture
,
le
colpe
,
le
anormalità
dell
'
individuo
si
son
raccontate
,
documentate
,
analizzate
,
conservate
nei
quadri
,
nelle
statue
,
negli
archivi
,
nelle
storie
,
nei
romanzi
,
nei
poemi
,
di
generazione
in
generazione
,
di
secolo
in
secolo
;
ora
le
prodezze
di
Troppmann
,
di
Pietro
Ceneri
,
del
Cardinali
,
si
illustrano
di
vignette
realiste
sui
giornali
più
ricchi
ed
eleganti
:
nessuno
ha
mai
protestato
,
non
si
è
mai
indignato
contro
Tacito
o
contro
Dante
,
contro
Victor
Hugo
o
contro
i
gerenti
dell
'
Illustrazione
,
del
Gil
Blas
o
del
Figaro
;
non
ha
mai
invocato
l
'
opera
vindice
della
Questura
.
È
permesso
dunque
istruire
i
giovanetti
in
quanto
l
'
uomo
ha
commesso
di
più
sanguinoso
,
di
più
pazzo
,
di
più
stomachevole
,
di
più
codardo
,
durante
tutta
la
storia
dell
'
umanità
;
non
è
permesso
accennare
come
la
vita
della
umanità
si
consòli
nell
'
affetto
,
si
conservi
nella
moltiplicazione
.
Documentare
le
sozzurre
di
papa
Borgia
è
,
per
esempio
,
nobile
ufficio
di
storico
civile
;
rendere
omaggio
di
memoria
all
'
amore
che
è
sano
,
forte
,
necessario
è
azione
di
iniquo
e
si
deve
scontare
colla
galera
.
È
logica
questa
?
Se
non
che
,
osservate
:
la
logica
comune
non
presta
ubbidiente
il
suo
aiuto
alla
causa
,
in
questo
modo
definita
,
della
moralità
.
La
nudità
ampia
e
serena
,
dice
il
Nencioni
,
non
offende
il
pudore
;
ma
è
poi
offeso
dal
racconto
d
'
un
bacio
;
e
il
Chiarini
,
per
mostrarsi
meno
scrupoloso
ancora
,
racconta
come
egli
voleva
lasciare
al
puttin
di
marmo
,
che
è
nella
poesia
del
Carducci
per
il
processo
Fadda
,
anche
quella
cosellina
che
l
'
autore
vi
aveva
messa
ed
il
Martini
vi
tolse
.
Ma
perché
,
mio
buon
signore
,
gli
voleva
lasciare
quella
cosellina
,
se
poi
gli
era
proibito
il
peccato
reo
di
calendimaggio
?
Oh
,
per
me
sto
col
Martini
:
dati
questi
precetti
di
morale
,
egli
fu
più
giusto
e
pio
tagliando
via
subito
.
Nell
'
infanzia
il
pericolo
di
morte
è
meno
sicuro
.
Comunque
,
osserverò
che
un
grande
progresso
s
'
è
fatto
.
Senza
ricordare
più
lontani
esempi
;
non
sono
dieci
anni
che
il
poeta
porco
era
il
povero
Praga
,
già
morto
,
poveretto
,
di
romanticheria
e
di
tisi
;
più
tardi
il
porco
divenne
il
Carducci
,
benché
nota
egli
,
ripetendo
l
'
aggettivo
,
benché
abbia
scritto
l
'
Ideale
e
le
Primavere
elleniche
;
poi
capitò
al
Verga
,
al
Capuana
,
un
po
'
anche
al
Martini
ricordate
:
«
Il
peggio
passo
è
quel
dell
'
uscio
»
e
molto
,
moltissimo
,
ad
Olindo
Guerrini
.
Ma
allora
s
'
invocava
la
morale
,
la
rettorica
e
l
'
orror
della
carne
.
Il
Praga
aveva
dedicato
delle
strofe
a
una
cortigiana
morta
di
tifo
;
il
Carducci
,
a
parte
Satana
e
Dio
,
aveva
dei
gusti
barbari
di
stile
,
così
che
in
un
epodo
solenne
diceva
che
il
tradimento
e
la
vigliaccheria
a
un
certo
punto
della
storia
d
'
Italia
s
'
accoppiavano
pubblicamente
in
piazza
in
presenza
del
popolo
;
immagine
del
tutto
contraria
alla
dignità
dello
stile
lirico
e
al
buon
galateo
:
il
Verga
avea
narrato
,
benché
coperto
di
tutti
i
veli
in
cui
si
avvolge
ora
Tersicore
dea
al
cospetto
del
pubblico
,
la
passione
d
'
un
giovane
d
'
ingegno
per
una
ballerina
,
di
quelle
che
si
possono
,
con
gloria
dell
'
onestà
,
tirare
in
carrozza
a
forza
di
schiena
,
ma
non
si
debbono
amare
;
il
Capuana
era
reo
della
Giacinta
e
della
Fosca
;
il
Guerrini
dei
Postuma
,
dove
per
tutto
trionfa
l
'
amore
sensualistico
.
Insomma
:
quale
scrittore
durante
questo
secolo
non
è
stato
un
poco
porco
?
Anche
al
Manzoni
rimproverano
la
Monaca
di
Monza
.
Ma
allora
si
difendevano
delle
cose
grandi
e
vecchie
:
la
morale
buona
che
non
può
consentire
che
una
femmina
perduta
sia
amata
,
la
rettorica
buona
che
non
ammette
trivialità
,
il
candore
delle
modiste
,
delle
cameriere
,
delle
signorine
uscite
di
collegio
,
che
alla
vista
d
'
un
puttin
di
marmo
che
mostrasse
qualcosellina
al
sole
si
sarebbe
d
'
un
tratto
offuscato
e
perduto
;
allora
si
era
severi
,
ma
logici
:
Victor
Hugo
,
che
aveva
fatto
rispondere
in
quel
modo
Cambronne
,
era
un
porco
quanto
Musset
che
aveva
raccontato
l
'
amore
in
tutti
i
modi
.
Ora
abbiamo
una
morale
,
una
verecondia
,
un
candore
a
prezzi
ridotti
,
con
diminuzione
,
almeno
,
d
'
un
tanto
per
cento
.
La
nudità
non
entra
nella
questione
scrive
il
Panzacchi
.
E
che
importa
la
nudità
al
Nencioni
?
il
sonetto
del
D
'
Annunzio
,
per
esempio
,
che
io
citai
quattro
settimane
fa
...
Il
Chiarini
poi
è
anche
più
di
manica
larga
:
egli
racconta
che
nel
Museo
di
Napoli
vide
il
gruppo
del
satiro
e
della
capra
e
non
gridò
subito
:
porco
!
all
'
autore
,
che
certo
non
avrebbe
sentito
.
Si
possono
adesso
dire
tutte
le
cose
che
erano
vietate
dieci
,
cinque
anni
fa
,
e
tornare
a
scrivere
l
'
Eva
o
i
Postuma
magari
!
senza
che
nessuno
strilli
:
in
faccia
a
San
Pietro
si
potrebbe
mettere
una
bella
femmina
ignuda
,
si
potrebbe
anche
in
un
angolo
di
Montecitorio
simbolo
dell
'
ignoranza
serena
mettere
un
puttino
di
marmo
purché
fosse
assolutamente
piccino
e
non
si
trattasse
che
di
qualcosellina
:
il
livello
della
moralità
,
insomma
,
si
è
abbassato
,
anzi
è
dato
indietro
,
molto
indietro
.
Ed
in
pochi
anni
!
Fra
qualche
tempo
,
un
altro
decennio
al
più
,
ci
accorgeremo
che
in
qualche
luogo
è
sprofondato
ritirandosi
:
per
fermo
non
è
più
visibile
.
E
sulla
fossa
per
dove
sarà
scomparsa
quella
miseria
di
pudore
accademico
,
l
'
arte
e
la
civile
educazione
della
patria
esulteranno
,
perché
quel
giorno
tutti
noi
,
finalmente
,
saremo
più
sereni
,
più
schietti
,
più
nobilmente
innamorati
della
bellezza
e
della
vigorìa
umana
.
Perché
,
signori
miei
,
il
Boccaccio
era
un
porco
?
E
le
donne
e
gli
uomini
della
Repubblica
fiorentina
poco
dopo
appunto
gli
ordinamenti
di
giustizia
erano
tutti
porci
?
Perché
,
signori
,
l
'
Ariosto
era
un
maiale
,
e
come
lui
il
duca
e
il
cardinale
d
'
Este
,
ogni
gentiluomo
,
ogni
dama
che
capitasse
alla
Corte
di
Ferrara
?
Credete
voi
il
fiorentino
abbia
raccontata
l
'
astuzia
di
Peronella
o
l
'
incantagione
fatta
alla
coda
della
cavalla
,
che
il
ferrarese
abbia
rimate
le
maliarde
seduzioni
d
'
Alcina
o
le
varie
avventure
di
Giocondo
,
proprio
per
bassa
compiacenza
della
volgarità
sudicia
o
per
vendere
qualche
copia
di
più
del
Decamerone
o
dell
'
Orlando
furioso
?
E
notate
bene
:
le
novelle
di
Dioneo
erano
narrate
in
una
buona
società
del
Trecento
,
quella
buona
società
borghese
della
grande
Repubblica
che
edificò
tante
chiese
,
ributtò
l
'
imperatore
tedesco
più
durabilmente
che
non
avessero
fatto
i
Comuni
lombardi
segnatari
della
pace
di
Costanza
,
ed
infine
instaurò
la
nuova
storia
d
'
Italia
.
Le
dame
sentivano
Dioneo
fare
i
suoi
racconti
nudi
,
e
non
iscappavano
via
.
Il
canto
d
'
Alcina
e
quello
di
Giocondo
erano
letti
da
messer
Ludovico
Ariosto
,
che
dovette
mantener
fama
di
galantuomo
se
fu
mandato
a
nettare
dai
ladri
una
provincia
;
erano
letti
in
presenza
del
Duca
,
del
Cardinale
,
delle
dame
,
dei
gentiluomini
più
cospicui
di
Ferrara
,
degli
artisti
più
illustri
della
nazione
.
Il
Cardinale
,
col
suo
grasso
ghigno
di
prete
,
disse
una
volgarità
famosa
al
poeta
,
ma
chi
uscì
mai
fuori
a
gridare
:
«
Duca
,
fate
arrestare
costui
?
»
Così
pertanto
,
signori
,
rinasceva
e
cresceva
di
bellezza
,
di
ricchezza
,
di
giocondità
l
'
arte
e
la
storia
d
'
Italia
,
quando
noi
,
come
diceva
quello
a
Gino
,
noi
eravamo
grandi
e
al
di
là
del
mare
e
delle
Alpi
non
eran
nati
:
così
,
con
un
sorriso
luminoso
,
sereno
,
sicuro
,
il
popolo
nostro
benedetto
di
felicità
,
di
produzione
,
di
pensiero
,
toglieva
al
medio
evo
l
'
Europa
.
Che
grande
giocondità
d
'
opere
e
di
vita
in
quei
due
secoli
gloriosi
della
Rinascenza
!
Nulla
era
vietato
,
nulla
conteso
,
nulla
celato
;
nessuna
paura
,
nessuna
falsità
era
imposta
,
solo
l
'
amore
della
beltà
e
dell
'
ingegno
regnava
.
Il
mondo
sentiva
come
la
gioia
sonante
della
nuova
vita
che
si
riedificava
.
Ma
a
metà
del
Cinquecento
questa
espansione
solenne
di
letizia
finisce
,
e
l
'
arte
e
la
fortuna
della
patria
rovinano
:
è
venuto
giù
da
Trento
un
pauroso
suono
di
preghiere
barbare
e
di
minacce
:
uno
sgomento
di
persecuzione
di
morte
passa
sopra
la
Penisola
,
sul
cattolicesimo
:
escono
dai
monti
del
Tirolo
la
censura
,
l
'
Inquisizione
,
la
morale
rigida
e
falsa
,
il
Seicento
,
il
Seicento
tetro
,
abbrunato
,
piangente
,
che
sopprime
gloria
e
vita
italiana
.
Alle
statue
greche
si
pongon
le
camicie
di
piombo
;
sul
Decamerone
si
cala
la
falce
purificatrice
d
'
un
frate
fanatico
ed
ignorante
;
l
'
Orlando
è
squartato
,
messo
all
'
indice
il
Machiavelli
,
e
frà
Paolo
Sarpi
messo
in
premio
al
pugnale
di
tutti
gli
assassini
.
La
bellezza
è
peccato
,
la
forza
è
peccato
,
la
ribellione
a
tutte
le
servitù
è
peccato
:
ogni
umana
virtù
è
peccato
.
Quando
la
civiltà
riprende
assai
tardi
il
suo
cammino
e
il
suo
lavoro
,
quando
la
filosofia
e
la
poesia
annunziano
la
rivoluzione
,
Diderot
,
Voltaire
,
Beaumarchais
,
Mirabeau
scrivono
delle
novelle
,
dei
poemi
,
dei
madrigali
,
delle
commedie
scelleratamente
glorificatrici
della
carne
.
Perché
glorificare
la
carne
significa
innalzare
l
'
uomo
,
nel
sentimento
della
sua
forza
,
alla
sincerità
della
sua
vita
,
alla
giocondità
operosa
della
sua
mente
.
L
'
uomo
ritorni
libero
,
superiore
alle
minacce
,
agli
sgomenti
,
alla
falsità
che
l
'
educazione
cattolica
per
tre
secoli
gli
ha
depositato
nel
sangue
;
senta
che
essendo
amante
e
diventando
padre
,
non
compie
atto
vergognoso
,
ma
adempie
alla
più
nobile
delle
sue
attività
.
L
'
arte
,
quando
era
,
narrava
tutta
sinceramente
la
vita
del
paese
;
ci
dava
la
Commedia
e
il
Canzoniere
insieme
al
Decamerone
;
insieme
il
Mosè
e
la
Trasfigurazione
,
insieme
l
'
Orlando
e
la
Mandragora
.
Ora
noi
siamo
beneducati
;
viviamo
nell
'
osservanza
del
galateo
che
un
monsignore
dettò
e
degli
abati
ricorressero
;
i
critici
dicono
:
oibò
!
alla
carne
,
ai
fiori
,
alle
immagini
ardite
della
lirica
che
ci
rimane
tuttavia
;
chiamano
le
guardie
se
un
poeta
immagina
nuda
una
fanciulla
stupendamente
bella
,
e
la
fa
baciare
da
un
maschio
innamorato
più
giù
della
fronte
;
gridano
maledizione
agli
scultori
che
mettono
qualche
cosa
al
sole
di
quello
che
anche
i
puttini
di
marmo
debbono
avere
;
e
se
un
romanziere
narra
l
'
amore
come
lo
fantastichiamo
,
lo
vogliamo
,
lo
facciamo
tutti
,
quando
ci
riesce
,
i
critici
ringhiano
:
la
religione
della
donna
è
vituperata
,
la
gagliardìa
dei
giovani
corrotta
.
Pertanto
la
nostra
arte
è
falsa
,
come
la
nostra
vita
:
dovunque
trionfa
il
trasformismo
morale
e
politico
personificato
in
Sua
Eccellenza
Agostino
Depretis
.
Ebbene
;
io
preferisco
l
'
arte
che
fu
messa
all
'
indice
,
che
fu
maledetta
,
squartata
,
decimata
:
io
preferisco
l
'
arte
che
raccontava
tutto
,
che
tutto
ciò
che
era
umano
credeva
onesto
e
bello
,
ed
era
forte
e
gioconda
.
Così
propriamente
;
io
preferisco
i
letterati
,
la
borghesia
,
le
Corti
del
Cinquecento
a
quelle
d
'
ora
:
mi
dànno
torto
il
Panzacchi
,
il
Chiarini
,
il
Nencioni
?
A
qualcheduno
,
forse
,
interesserà
di
saperlo
.
Per
me
tanto
fa
,
anche
se
non
mi
dànno
ragione
:
sto
nella
mia
opinione
e
non
mi
credo
un
porco
.
Vorrei
scrivere
,
come
Zola
,
l
'
Assommoir
,
e
combattere
,
come
Byron
,
per
la
libertà
.
StampaPeriodica ,
Alcune
settimane
fa
in
questo
giornale
scrissi
alcune
righe
benevole
e
cortesi
di
annunzio
d
'
un
nuovo
romanzo
:
La
colpa
di
Bianca
.
Le
scrissi
perché
il
lavoro
mi
pareva
degno
di
un
po
'
di
lode
spontanea
e
sincera
,
perché
tra
pagina
e
pagina
credei
d
'
indovinare
che
l
'
autore
fosse
un
giovane
,
e
un
giovane
che
sarebbe
andato
col
tempo
molto
avanti
a
parecchie
delle
nostre
celebrità
vecchie
.
Quando
vidi
composto
quell
'
articoletto
breve
e
mal
riuscito
,
mi
sentii
lieto
come
se
avessi
compiuta
un
'
opera
buona
;
poi
il
giorno
dopo
,
naturalmente
,
non
ci
pensava
più
.
Cercava
fatti
atroci
e
aneddoti
ignorati
per
la
cronaca
varia
di
un
giornale
quotidiano
,
quando
il
gerente
,
che
a
quel
giornale
esercita
ancora
l
'
ufficio
di
usciere
,
mi
avvisò
come
chiedesse
di
me
lo
scrittore
della
Colpa
di
Bianca
,
il
signor
Chelli
.
Lo
feci
entrare
nel
salotto
,
solenne
e
molto
noto
in
Italia
,
della
redazione
,
un
salotto
a
giallo
svanito
sotto
gli
sgorbi
della
matita
e
le
ingiurie
del
tempo
,
coi
divani
ricoperti
di
tela
bigia
e
in
quel
momento
le
tendine
,
molto
fitte
,
abbassate
.
In
quella
oscurità
tetra
,
il
signor
Chelli
mi
apparve
più
grande
e
severo
,
nell
'
altezza
quadrata
della
persona
,
colla
barba
folta
,
nera
,
tutto
vestito
di
scuro
.
Non
aveva
nessuna
posa
:
non
diede
a
vedere
un
istante
solo
di
essere
persuaso
che
in
presenza
mia
doveva
mostrarsi
con
l
'
amabilità
strana
e
sgarbata
di
un
tale
che
si
crede
un
grande
scrittore
,
e
che
è
di
tutti
i
sonettisti
,
bozzettisti
,
corrispondenti
,
rivistai
,
di
tutti
,
infine
,
i
miserabili
che
ci
vengono
intorno
.
Mi
ringraziò
coll
'
effusione
schietta
,
luminosa
nella
faccia
ampia
e
pallida
,
di
uno
il
quale
sente
che
nell
'
applaudire
l
'
opera
sua
non
gli
avete
che
resa
giustizia
,
ma
il
quale
vi
è
tuttavia
riconoscente
,
perché
il
vostro
applauso
,
qualunque
esso
sia
,
gli
ha
fatto
bene
,
e
perché
poi
non
è
facile
sempre
ottener
giustizia
in
questo
mondo
.
Mai
una
sola
volta
il
signor
Chelli
,
in
quei
venti
minuti
che
stemmo
insieme
,
cercò
di
fare
effetto
con
un
'
osservazione
profonda
,
con
un
bel
periodo
o
con
una
freddura
lucidata
a
nuovo
:
rimase
sempre
quale
era
entrato
,
sereno
,
tranquillo
,
quasi
fiero
della
sua
goffaggine
di
uomo
che
lavora
tutto
il
giorno
,
modesto
pur
nella
sua
coscienza
sicura
di
poter
scrivere
qualche
cos
'
altro
di
più
buono
e
più
vero
ancora
.
Gli
chiesi
:
Che
cosa
fa
lei
,
quando
non
fa
dei
romanzi
?
L
'
impiegato
alla
Regìa
dei
tabacchi
:
un
ufficio
molto
faticoso
.
Ma
non
potrebbe
fare
appendici
ed
articoli
ad
un
giornale
?
C
'
è
un
mio
vecchio
scrupolo
che
me
lo
vieta
.
Sono
un
impiegato
del
Governo
e
non
mi
sento
così
libero
da
scrivere
in
giornali
,
che
,
una
volta
o
l
'
altra
,
si
possono
trovare
contro
il
Governo
.
È
una
sciocchezza
,
lo
capisco
,
ma
non
saprei
fare
in
modo
diverso
.
E
questa
ricca
miseria
della
lingua
scritta
,
aulica
e
fredda
,
non
mi
consente
di
serbare
al
dialogo
la
sua
spontaneità
disprezzatrice
dell
'
aggettivo
,
e
,
purtroppo
,
anche
della
grammatica
.
Ma
così
accade
a
noi
quando
vogliam
trascrivere
un
bel
discorso
che
abbiamo
sentito
,
c
'
imbrogliamo
nelle
frasi
e
precipitiamo
nelle
eleganze
dei
pezzi
scelti
per
antologia
.
Accompagnando
alla
porta
un
po
'
di
complimenti
s
'
aveva
pur
da
fare
il
signor
Chelli
,
andava
pensando
:
È
diverso
dagli
altri
,
più
schietto
,
più
forte
,
più
solo
:
forse
il
suo
libro
sarà
originale
.
Originale
forse
no
,
in
tutto
:
ma
il
romanzo
da
lui
pubblicato
ora
:
L
'
eredità
Ferramonti
,
è
molto
diverso
dagli
altri
che
si
stampano
in
Italia
.
Il
libro
,
questa
volta
,
e
per
caso
forse
molto
fortunato
e
raro
,
è
proprio
riuscito
come
l
'
autore
:
un
po
'
rude
,
un
po
'
disordinato
e
impacciato
nella
forma
,
non
ancora
,
artisticamente
,
compiuto
,
ma
più
schietto
,
più
forte
degli
altri
.
La
maggior
parte
,
anzi
quasi
tutti
i
nostri
scrittori
che
seguitano
a
intitolarsi
giovani
,
realisti
e
naturalisti
,
non
fanno
,
in
realtà
,
il
romanzo
moderno
e
della
vita
nostra
,
ma
la
novella
elegante
,
leggermente
scollacciata
e
tormentosamente
inverniciata
,
cesellata
e
miniata
della
romanticheria
francese
degli
anni
gloriosi
.
I
meglio
arditi
non
arrivano
neppure
a
Droz
nella
rappresentazione
esatta
della
famiglia
di
borghesia
ricca
:
essi
rimangono
ancora
fissati
nel
loro
ambiente
convenzionale
,
indefinito
,
campato
non
si
sa
come
,
dove
ci
sono
donne
nevrotiche
che
fanno
l
'
amore
diciamo
così
,
pulitamente
spasimando
fra
i
denti
arrotati
strofe
del
Leopardi
ed
emistichi
del
De
Musset
;
dove
i
capisezioni
e
gli
altri
impiegati
del
Ministero
parlano
,
come
i
personaggi
di
Paolo
Ferrari
,
a
sentenze
profonde
e
pompierate
antiche
;
dove
,
disposte
con
ordine
e
preparate
con
nota
sagacia
,
ci
sono
le
scene
delicate
e
le
scene
d
'
effetto
,
il
primo
bacio
e
l
'
adulterio
;
dove
tutte
le
donne
sono
divinamente
,
voluttuosamente
belle
,
e
tutti
gli
alberi
odorano
,
e
le
stelle
ammiccano
,
e
i
mobili
scricchiolano
,
dove
tutti
,
insomma
,
gli
esseri
e
le
cose
più
rispettabili
e
più
taciturne
mettono
una
parola
per
allungare
la
descrizione
;
la
descrizione
,
la
più
grossa
noia
cioè
del
romanzo
naturalista
francese
che
,
passando
in
Italia
,
nella
pretenziosità
tarda
dello
stile
,
è
diventata
più
scelleratamente
insopportabile
.
Ma
lo
scrittore
,
in
questi
romanzi
uscenti
fra
noi
,
colle
sue
vanità
di
periodi
tondi
,
d
'
aggettivi
personanti
,
si
mette
sempre
sulle
spalle
del
narratore
e
gli
calca
giù
il
capo
.
A
ogni
pagina
di
questo
romanzo
-
esperimento
,
vi
trovate
l
'
ometto
-
autore
fra
i
piedi
,
diritto
innanzi
a
voi
,
coll
'
indice
alzato
verso
il
cielo
della
sua
gloria
,
che
vi
ammonisce
strillando
:
State
a
sentire
che
descrizione
;
ma
ponete
mente
alla
delicatezza
del
dialogo
;
ma
ammirate
che
eloquenza
di
lirico
!
Il
che
infine
significa
questo
:
il
romanzo
adolescente
nostro
è
composto
con
un
processo
puramente
meccanico
di
molte
parti
diverse
fra
loro
,
preparate
da
lungo
tempo
,
con
istento
,
disorganiche
e
rettoriche
,
senza
il
senso
coraggioso
ed
arduo
della
realtà
nelle
sue
trivialità
fredde
,
nella
sua
monotonia
pallida
,
nelle
ignoranze
,
negli
agoismi
,
negli
abbandoni
rassegnati
,
nelle
virtù
inconscie
,
generose
ed
inutili
.
Concludendo
:
il
romanzo
fra
noi
non
è
ancora
un
quadro
luminoso
e
potente
;
è
sempre
il
quadretto
di
genere
leccato
,
sbiadente
,
consuetudinario
.
Il
Chelli
,
com
'
è
lui
nella
selvatichezza
piena
di
visioni
di
chi
vive
solo
,
non
ha
uno
di
questi
vizi
,
diremo
,
di
buona
società
,
di
queste
volgarità
che
paiono
eleganze
.
Egli
rimane
tutto
serio
,
gagliardo
,
senza
distrarsi
mai
,
senza
prolungarsi
a
sfogare
le
sue
ambizioni
;
per
molto
tempo
senza
disgustarsi
della
aridità
cui
si
è
condannato
,
senza
entusiasmarsi
di
sé
,
e
lasciarsi
trascinare
dalla
lascivia
degli
effetti
studiati
;
rimane
sempre
nel
suo
soggetto
duro
,
triste
,
senza
benedizione
di
gentilezza
che
pure
,
da
qualche
anno
,
dal
70
in
poi
,
dacché
sono
entrati
i
buzzarri
a
lavorare
,
a
volere
,
a
perseverare
,
acquista
,
per
l
'
incessante
disfacimento
d
'
ogni
giorno
,
come
una
solennità
tragica
:
la
borghesia
romana
.
Non
si
può
immaginare
nelle
altre
città
d
'
Italia
,
a
Milano
,
a
Torino
,
a
Genova
dove
arditamente
domina
e
muta
,
a
Napoli
dove
aumenta
colla
vigoria
più
della
parola
che
dell
'
ingegno
,
a
Firenze
dove
par
tiepida
ancora
del
gran
sole
antico
,
quando
tutto
il
popolo
era
cavaliere
,
e
nasconde
nella
cortesia
molle
del
linguaggio
fiorito
la
scurità
astuta
dei
propositi
,
non
s
'
immagina
dalle
altre
parti
della
Penisola
come
sia
stata
e
,
in
parte
,
rimanga
ancora
questa
borghesia
di
Roma
,
che
ha
formato
fino
al
70
una
gran
clientela
campante
sopra
i
propri
patroni
,
stanca
e
tuttavia
grassa
,
corrotta
inenarrabilmente
nell
'
intimità
sua
e
tuttavia
simulante
e
dissimulante
perfettamente
,
con
meravigliosa
arte
chiericale
,
ogni
virtù
ed
ogni
eccesso
.
Il
Chelli
ne
ha
dipinta
una
faccia
,
la
frazione
bottegaia
,
in
questa
Eredità
Ferramonti
,
con
precisione
di
particolari
,
con
felicità
d
'
intuito
e
una
serenità
,
una
serenità
superiore
,
inalterata
,
di
espositore
sano
e
tranquillo
,
che
non
lusinga
il
pubblico
,
non
vuol
trascinarlo
e
convincerlo
,
ma
fargli
toccare
la
verità
.
È
il
primo
romanzo
italiano
dell
'
ultima
maniera
,
in
cui
l
'
amore
non
sia
tutto
il
fondamento
,
anzi
in
cui
l
'
amore
non
è
se
non
un
episodio
senza
importanza
,
che
l
'
autore
non
mette
in
gran
luce
,
e
davanti
al
quale
lascia
vedere
una
gran
fretta
di
disimpacciarsene
e
tirar
di
lungo
.
E
così
doveva
essere
:
perché
a
questa
gente
di
bottega
,
abituata
da
ragazzi
a
raspare
i
soldi
dagli
angoli
oscuri
del
magazzino
e
nelle
saccocce
rattoppate
della
nonna
,
cresciuta
colla
sola
ambizione
e
il
solo
ideale
del
guadagno
,
a
questa
gente
il
gran
dramma
della
vita
è
l
'
acquisto
d
'
un
capitale
,
il
modo
di
lasciare
il
negozio
o
di
poterne
acquistare
uno
più
vasto
,
più
bello
,
più
vasto
e
più
bello
di
tutti
gli
altri
.
Ora
il
romanzo
del
Chelli
si
svolge
interamente
sopra
questa
base
:
ottenere
in
qualsiasi
guisa
i
danari
del
padre
Ferramonti
,
un
vecchio
dell
'
Arte
bianca
divenuto
quasi
milionario
da
cascherino
per
aver
avuti
pochi
scrupoli
di
commerciante
e
di
marito
,
e
che
finisce
,
a
settant
'
anni
,
solo
,
maledetto
e
insidiato
da
tutti
i
suoi
figli
che
egli
aveva
buttati
nella
via
,
poveri
.
L
'
ambiente
e
l
'
azione
sono
stati
,
pertanto
,
abilmente
trovati
dall
'
autore
.
I
personaggi
che
sono
così
logicamente
posati
sul
vero
,
senza
che
l
'
autore
debba
descriverli
colle
analisi
lunghe
ed
odiose
,
colle
parlate
magniloquenti
e
tediose
,
sono
lucidi
,
trasparenti
,
assolutamente
organici
ed
umani
.
La
moglie
di
Pippo
Ferramonti
,
Irene
figlia
di
negozianti
in
ferrarecce
,
è
una
figura
di
borghese
,
e
segnatamente
di
borghese
romana
,
che
ha
lo
splendore
resistente
d
'
un
quadro
del
Murillo
:
è
una
perfezione
di
egoismo
bottegaio
nella
candidezza
sorridente
d
'
una
beltà
bionda
.
L
'
autore
,
in
due
righe
di
ritratto
,
con
una
commozione
pel
soggetto
che
non
ha
più
di
poi
,
la
chiama
un
fiore
di
modestia
angelica
,
una
bellezza
di
signorina
.
Ed
è
lei
che
riempie
tutto
il
dramma
,
perché
è
la
sola
che
abbia
la
potenza
muscolare
della
sua
avidità
;
a
poco
a
poco
riunisce
tutti
i
fratelli
Ferramonti
nella
soggezione
di
lei
,
poi
,
a
un
tratto
,
presa
di
desiderio
inaspettato
,
si
butta
nella
braccia
del
cognato
e
consuma
,
in
casa
,
l
'
adulterio
più
abbietto
.
Ma
ancora
non
si
abbandona
intera
:
fa
delle
restrizioni
morali
,
comprime
le
eccitazioni
della
sua
carne
,
misura
con
l
'
avarizia
feroce
della
sua
razza
anche
le
felicità
concesse
al
suo
amante
:
quando
alla
fine
si
dedica
interamente
al
vecchio
Ferramonti
e
lo
possiede
e
crede
di
avere
in
mano
i
denaro
tutti
per
sé
,
allora
ha
come
un
sussulto
di
trionfo
,
sente
di
aver
compita
come
la
propria
liberazione
e
non
ne
vuoi
più
sapere
d
'
adulterio
,
d
'
abbracciamenti
,
d
'
amore
,
tutte
cose
sciocche
per
lei
.
Questa
figura
di
donna
così
poco
simpatica
e
sentimentale
,
ma
così
profondamente
vera
,
è
rappresentata
dal
Chelli
con
una
parsimonia
classica
di
colori
,
senza
mai
curarsi
se
sia
idealmente
bella
o
no
,
senza
alcuna
debolezza
di
ornamentazione
,
colla
rapidità
logica
della
narrazione
,
nella
realtà
misera
dell
'
ambiente
.
Ma
questa
secchezza
,
questo
disprezzo
dell
'
accademia
,
questa
tensione
del
Chelli
,
troppo
spesso
lasciano
intravedere
l
'
angustia
che
tormenta
lo
scrittore
:
nella
forma
più
assoluta
gli
manca
il
maneggio
dello
stile
.
Quando
a
quando
una
felice
e
calda
intuizione
d
'
artista
passa
attraverso
l
'
aridità
stecchita
del
racconto
,
ma
non
riesce
a
colorirsi
nella
frase
,
a
distendersi
nel
periodo
,
rimane
incompiuta
,
confusa
,
qualche
volta
anche
del
tutto
mutata
dall
'
incapacità
dello
scrittore
.
Il
quale
,
a
metà
del
libro
,
ha
sentito
egli
stesso
la
freddezza
dell
'
opera
sua
,
tratta
in
una
tinta
smorta
e
monotona
,
ed
ha
voluto
portarvi
come
uno
spirito
di
vita
nuova
,
rialzando
il
tono
in
cui
parlano
i
personaggi
:
così
ha
semplicemente
prodotta
una
dissonanza
,
l
'
unica
che
sia
nel
volume
e
la
più
dispiacevole
.
Ma
,
fatta
larga
parte
alla
poca
preparazione
del
Chelli
in
fatto
di
lingua
,
io
credo
che
la
colpa
del
poco
sangue
,
della
vita
scarsa
che
si
agita
nella
famiglia
Ferramonti
,
non
sia
sua
.
Egli
è
che
il
romanzo
sperimentale
,
così
grave
,
così
metodico
,
così
esattamente
emanante
dalla
commedia
a
tesi
e
dal
dramma
sociale
,
scompare
,
sfinito
dopo
pochi
anni
di
vita
,
come
quei
bambini
che
consumano
tutta
la
loro
vigorìa
nascente
in
una
morbosa
precocità
intellettuale
e
muoiono
anemici
ed
ebeti
.
Dal
Jach
siamo
scesi
all
'
Evangeliste
,
dal
Ventre
de
Paris
siamo
precipitati
al
Bonheur
des
dames
,
e
il
Nencioni
lieto
,
poveretto
,
per
la
moralità
ha
cantato
che
si
vendono
meno
copie
della
Nanà
che
l
'
anno
scorso
.
Benissimo
:
torniamo
a
leggere
Balzac
,
Manzoni
,
Dumas
,
Dickens
e
perché
no
?
a
quando
a
quando
anche
Paul
de
Kock
.