StampaPeriodica ,
Da
quando
la
stampa
periodica
è
divenuta
strumento
necessario
per
la
rapida
diffusione
di
un
'
idea
e
per
la
subitanea
affermazione
di
un
nome
,
i
giovani
,
in
cui
più
vivo
sia
l
'
interesse
per
i
problemi
della
cultura
e
più
imperioso
il
desiderio
di
esserne
apostoli
,
hanno
sempre
pensato
di
dar
vita
a
«
un
giornale
»
.
Il
difetto
di
tali
giornali
è
noto
:
quand
'
anche
non
siano
gli
imbarazzi
finanziari
a
por
fine
alla
loro
esistenza
,
la
mancanza
di
un
indirizzo
,
l
'
inesperienza
e
le
difficoltà
di
una
attività
continuata
dopo
i
primi
numeri
in
cui
si
sono
esaurite
le
idee
o
pseudo
-
idee
che
si
dovevano
bandire
e
che
avrebbero
dovuto
rivoluzionare
il
mondo
letterario
o
artistico
o
politico
,
le
delusioni
e
la
subentrata
indifferenza
dopo
i
primi
entusiasmi
,
sono
ragioni
più
che
sufficienti
per
condurli
ad
una
morte
ingloriosa
.
L
'
esperienza
di
tali
tentativi
ed
il
lungo
dubitare
sulla
nostra
maturità
crediamo
ci
siano
stati
utili
;
ed
ora
che
,
nonostante
tali
dubbi
ed
un
'
acuta
consapevolezza
dei
pericoli
insiti
nel
nostro
entusiasmo
,
siamo
venuti
nella
decisione
di
affrontare
il
giudizio
del
pubblico
,
contiamo
fermamente
d
'
avere
un
compito
da
assolvere
,
ancorché
a
prima
vista
modesto
,
nella
vita
spirituale
delle
giovani
generazioni
italiane
.
Il
nostro
giornale
,
giornale
di
giovani
,
ai
giovani
vuole
dirigersi
ed
è
anzi
sua
ragione
di
essere
l
'
esprimerne
gli
ideali
,
le
speranze
,
la
volontà
.
Noi
crediamo
infatti
che
esista
una
soluzione
di
continuità
nella
vita
intellettuale
italiana
,
le
cui
ragioni
facilmente
si
possono
trovare
nell
'
immane
cataclisma
spirituale
che
agitò
non
solo
il
nostro
paese
,
ma
tutta
la
vita
europea
;
prima
collo
sforzo
titanico
della
guerra
,
poi
col
disfattismo
imperversante
del
bolscevismo
.
A
nostro
avviso
infatti
,
gli
uomini
che
giovani
e
giovanissimi
vissero
quegli
anni
angosciosi
,
sono
stati
dalle
sofferenze
,
dal
rovinare
precipitoso
di
ideologie
,
che
sembravano
eterne
,
dall
'
immoralità
stessa
della
vita
,
che
sembrava
premiare
i
profittatori
,
i
facinorosi
e
perfino
i
traditori
della
patria
,
dalla
forzata
interruzione
della
loro
coltura
,
diremo
quasi
stroncati
o
per
lo
meno
resi
facile
preda
di
correnti
desolatamente
pessimistiche
e
deprimenti
ogni
spirito
di
iniziativa
.
Quelli
di
loro
che
per
singolare
fermezza
di
carattere
e
per
inalterabile
fiducia
nelle
forze
latenti
dello
spirito
italico
non
cedettero
alla
bufera
furono
pochi
;
e
quei
pochi
tra
i
primi
ad
unirsi
al
movimento
che
doveva
ridare
all
'
Italia
unità
ed
ordine
.
Ma
la
gran
massa
rimasta
estranea
,
se
anche
aderì
poi
al
Fascismo
,
perché
vide
in
esso
la
salvezza
e
l
'
avvenire
del
paese
,
se
anche
lavorò
per
le
sue
grandi
realizzazioni
pratiche
,
rimase
spiritualmente
inerte
.
E
noi
crediamo
che
questa
sia
la
ragione
per
cui
oggi
,
nonostante
ogni
forma
di
incoraggiamento
a
tante
manifestazioni
culturali
,
si
senta
lamentare
da
critici
ed
uomini
politici
la
scarsa
aderenza
dello
spirito
artistico
alla
vita
pur
così
vigorosa
e
piena
di
promesse
dell
'
Italia
d
'
oggi
.
Pensiamo
invece
che
solo
i
giovani
cui
il
destino
permise
di
vivere
la
loro
fanciullezza
ed
adolescenza
in
un
clima
più
favorevole
,
e
di
formare
la
loro
cultura
in
un
'
era
di
continuo
ed
ordinato
progresso
,
possano
col
loro
spirito
tutto
permeato
dai
nuovi
ideali
,
infondere
nelle
lettere
e
nelle
arti
il
sentimento
di
vita
dei
tempi
nostri
.
Ma
essi
,
che
non
vissero
le
eroiche
giornate
della
guerra
e
del
'22
,
ancora
non
molto
esperti
della
vita
politica
e
culturale
,
anelano
di
temprare
la
propria
coscienza
e
le
proprie
idee
,
ed
attraverso
una
comprensione
sempre
più
precisa
della
grandezza
del
Fascismo
,
riunirsi
spiritualmente
ai
loro
Padri
,
artefici
della
Rinascita
della
Patria
,
per
acquistare
la
maturità
politica
e
culturale
necessaria
a
raccoglierne
degnamente
la
successione
in
un
non
lontano
domani
.
Noi
riteniamo
col
nostro
giornale
di
poter
offrire
ai
giovani
un
campo
per
vagliare
le
proprie
forze
,
una
pedana
da
cui
essi
possano
meglio
spiccare
un
salto
verso
precise
realtà
,
e
non
nel
vuoto
delle
illusioni
.
E
ci
proponiamo
altresì
di
attestare
,
di
fronte
ai
nostri
maggiori
che
ci
osservano
vigili
e
ci
seguono
amorosamente
,
quale
grado
di
elevazione
culturale
e
di
formazione
politica
abbiano
raggiunto
i
giovani
cresciuti
nel
clima
della
Rivoluzione
Fascista
,
cercando
attraverso
l
'
entusiasmo
della
collaborazione
attiva
non
solo
di
aumentarlo
,
ma
anche
di
estenderlo
ad
una
massa
sempre
maggiore
,
concorrendo
in
questo
sforzo
con
altri
giornali
o
concorsi
già
a
nostra
disposizione
.
Questi
scopi
sono
implicitamente
legati
alla
collaborazione
più
vasta
possibile
dei
nostri
coetanei
.
Noi
apriamo
il
nostro
giornale
a
tutti
coloro
che
nella
loro
giovinezza
di
anni
o
di
spirito
sentono
di
avere
qualche
cosa
di
nuovo
da
dire
e
vogliano
esprimerlo
a
voce
alta
;
non
permetteremo
però
mai
che
esso
diventi
palestra
di
esibizionismi
e
di
scaramucce
personali
.
In
quanto
ai
più
vecchi
di
noi
,
pensiamo
che
il
loro
consiglio
ci
possa
sempre
essere
utile
ed
anzi
saremo
contenti
di
accoglierne
a
volte
sul
nostro
giornale
gli
scritti
atti
a
meglio
illuminarci
il
cammino
,
ad
appianare
difficoltà
,
collaborando
alla
nostra
conquista
.
Questi
gli
scopi
che
perseguiamo
con
tutta
la
nostra
forza
e
la
nostra
fede
;
per
renderci
degni
dei
nostri
padri
,
creatori
ed
apportatori
di
civiltà
,
e
per
raggiungere
i
quali
non
ci
parranno
mal
spese
le
ore
migliori
della
nostra
giovinezza
.
StampaPeriodica ,
Il
calcio
italiano
ha
conquistato
anche
il
titolo
olimpionico
.
Gli
atleti
della
sfera
di
cuoio
come
gli
schermidori
e
come
Ondina
Valla
ci
hanno
procurato
la
gioia
sublime
.
Quale
emozione
!
Il
giornalismo
italiano
è
,
in
fatto
di
Olimpiadi
,
in
sede
di
bilancio
.
E
voi
sapete
che
quando
si
tratta
di
tirare
le
somme
la
poesia
può
anche
patire
le
offese
più
gravi
.
Ma
qui
,
noi
,
ci
occupiamo
della
superba
e
affascinante
affermazione
dei
calciatori
in
maglia
azzurra
.
Sia
dunque
celebrata
la
vicenda
olimpica
,
capace
di
offrire
sensazioni
che
la
mente
e
il
cuore
non
dimenticheranno
.
Non
importa
avere
sofferto
.
Non
importa
la
partigianeria
delle
cento
e
più
migliaia
di
persone
che
hanno
gremito
lo
stadio
,
nel
pomeriggio
solatio
,
dopo
le
ostilità
invernali
e
temporalesche
della
giornata
di
ieri
.
La
folla
ha
simpatizzato
per
gli
austriaci
.
Non
conta
.
Anzi
viene
fatto
di
essere
lieti
che
tanta
gente
abbia
desiderato
il
successo
dei
nostri
rudi
e
meno
abili
avversari
.
Perché
il
giubilo
che
ci
ha
pervaso
al
termine
dei
tempi
supplementari
è
stato
insieme
espressivo
della
ammirazione
che
ci
trasportava
verso
gli
atleti
,
stremati
ma
pazzi
di
soddisfazione
,
e
dell
'
orgoglio
che
ognuno
degli
italiani
presenti
allo
spettacolo
emozionante
e
inobliabile
ha
provato
.
Dunque
il
pubblico
non
era
per
gli
azzurri
.
Il
particolare
non
è
risultato
sorprendente
.
Viceversa
è
l
'
esito
dell
'
incontro
che
deve
avere
lasciato
intontita
la
massa
imponente
.
La
quale
sarebbe
esplosa
se
l
'
arbitro
fosse
stato
posto
in
grado
di
lanciare
il
segnale
conclusivo
della
dura
tenzone
a
consacrazione
della
vittoria
degli
austriaci
.
No
,
non
è
stato
elegante
il
contegno
del
pubblico
,
che
ha
gremito
lo
stadio
per
la
finale
del
torneo
di
calcio
.
Nessuno
aveva
chiesto
l
'
applauso
di
sortita
,
né
gli
italiani
soffrivano
di
fegato
,
pur
avendo
constatato
che
tanta
gente
avrebbe
desiderato
l
'
affermazione
dei
nostri
avversari
.
Ma
sarebbe
stato
cavalleresco
che
come
avviene
dovunque
la
folla
,
arrendendosi
all
'
evidenza
,
constatando
cioè
che
attraverso
un
comportamento
corretto
gli
azzurri
apparivano
degni
del
successo
,
almeno
nella
stessa
misura
mi
limito
a
dire
dei
beniamini
,
avesse
moderata
la
propria
parzialità
.
La
squadra
austriaca
ha
raggiunto
la
finale
nel
modo
meno
convincente
cioè
in
virtù
dell
'
incidente
col
Perù
.
La
rappresentativa
italiana
non
aveva
imbrogliate
le
proprie
carte
,
mai
.
La
carta
appariva
leggermente
favorevole
ai
nostri
.
La
stampa
berlinese
,
invece
,
vedeva
equilibrato
,
in
modo
perfetto
,
il
combattimento
.
Gli
azzurri
hanno
dovuto
lottare
in
ambiente
avverso
.
E
hanno
avvertito
il
peso
dello
svantaggio
.
Dopo
i
primi
tre
quarti
dei
tempi
regolari
i
nostri
atleti
non
sono
riusciti
infatti
a
raggiungere
la
cifra
esatta
delle
loro
possibilità
.
Ciò
malgrado
,
alla
mezz
'
ora
del
secondo
tempo
,
essi
conducevano
in
vantaggio
.
La
rete
all
'
attivo
non
sembrò
galvanizzarli
.
E
gli
avversari
,
in
un
'
azione
tanto
abile
,
quanto
per
noi
sfortunata
,
pervenivano
al
pareggio
.
Rimanemmo
con
la
bocca
amara
,
più
che
altro
perché
era
andata
maturando
la
convinzione
che
gli
azzurri
avrebbero
potuto
e
dovuto
essere
in
possesso
di
un
ben
più
cospicuo
bottino
,
quando
l
'
Austria
è
riuscita
a
realizzare
la
propria
rete
.
Come
nell
'
incontro
con
la
Norvegia
,
la
nostra
squadra
ha
giocato
meglio
nei
primi
30
minuti
di
ciascuno
dei
tempi
.
E
come
contro
gli
americani
e
i
norvegesi
gli
azzurri
hanno
ripreso
quota
e
riaffermata
la
loro
classe
,
quando
la
battaglia
ha
assunto
l
'
aspetto
di
quasi
drammaticità
e
quando
,
stanchezza
per
stanchezza
,
gli
uomini
in
campo
hanno
dovuto
fare
appello
ad
ogni
più
riposta
energia
nell
'
intento
di
agguantare
la
vittoria
luminosa
.
La
soddisfazione
è
piena
.
Vi
erano
da
regolare
diversi
conti
.
A
parte
l
'
umore
,
la
tendenza
,
la
preferenza
della
folla
,
si
trattava
di
rinverdire
il
prestigio
del
calcio
italiano
.
Giorgio
Vaccaro
,
con
alto
spirito
sportivo
,
ha
accettato
come
direttore
di
incontro
l
'
arbitro
tedesco
signor
Bauwens
.
Questi
,
all
'
epoca
della
vittoriosa
conquista
da
parte
degli
italiani
del
titolo
di
campioni
del
mondo
di
calcio
,
era
stato
tra
i
più
violenti
capi
di
una
campagna
denigratoria
del
successo
degli
azzurri
.
Il
presidente
della
FIGC
e
segretario
del
coni
,
era
in
diritto
di
scansare
l
'
ostacolo
Bauwens
.
Non
ha
voluto
.
E
l
'
arbitro
tedesco
ha
saputo
condursi
in
modo
esemplare
.
Cioè
con
serena
imparzialità
,
senza
impressionarsi
delle
ondate
tempestose
del
pubblico
.
Ma
l
'
ambiente
non
si
prestava
a
impressioni
dubbie
.
Non
si
vedeva
bene
la
possibile
conferma
da
parte
dei
nostri
atleti
,
del
famoso
titolo
di
campioni
del
mondo
.
Gli
azzurri
si
sono
sbandati
a
più
riprese
,
come
giovani
puledri
estrosi
;
hanno
accusato
la
fatica
snervante
del
lungo
torneo
;
hanno
avvertito
le
condizioni
svantaggiose
create
dal
clima
eccezionale
e
tuttavia
,
con
stile
inconfondibile
,
sono
entrati
in
possesso
anche
del
titolo
di
campioni
olimpici
,
che
corrisponde
a
quello
di
campioni
del
mondo
dei
dilettanti
.
I
critici
arcigni
sono
serviti
.
La
clamorosa
affermazione
del
1934
a
Roma
è
,
in
certo
senso
,
ribadita
.
La
visione
dello
stadio
è
fuori
dallo
sguardo
.
Si
raccolgono
i
fili
della
matassa
.
Si
contengono
i
battiti
e
si
imprimono
nella
mente
le
fasi
alterne
e
il
film
della
dura
contesa
.
L
'
incontro
è
durato
due
ore
.
Due
tempi
normali
di
45
minuti
e
il
supplemento
della
mezz
'
ora
.
Quest
'
ultimo
per
la
necessità
di
assegnare
il
titolo
.
Ho
già
detto
che
nel
periodo
in
cui
hanno
dovuto
battersi
con
il
cuore
in
bocca
,
tutti
gli
italiani
hanno
saputo
rifulgere
anche
per
le
virtù
morali
del
loro
temperamento
.
Ma
il
gioco
della
nostra
squadra
è
stato
alterno
.
Migliore
nella
tecnica
e
nello
stile
,
nella
concezione
e
per
la
rapidità
delle
frasi
di
quello
degli
austriaci
,
ha
avuto
delle
disuguaglianze
nel
rendimento
.
Fasi
luminose
e
periodi
di
nebbia
.
La
pattuglia
ha
iniziato
in
sordina
,
attenendosi
agli
ordini
assennati
.
Manovrando
con
calma
durante
i
primi
30
minuti
di
gioco
,
gli
azzurri
hanno
illustrato
le
loro
possibilità
.
La
cifra
della
squadra
italiana
deve
essere
sembrata
,
anche
ai
ciechi
e
agli
ottusi
,
più
alta
di
quella
delle
camicie
bianche
di
Austria
.
Ma
il
trio
centrale
d
'
attacco
,
non
nella
migliore
giornata
,
non
è
riuscito
a
realizzare
durante
il
periodo
di
predominio
offensivo
,
tecnico
e
vorrei
quasi
dire
:
fatale
.
Eravamo
i
migliori
in
campo
.
Costringevamo
gli
avversari
in
difesa
affannosa
,
ma
non
mettevamo
in
rete
.
Anche
per
sfortuna
,
come
,
ad
esempio
,
quando
Marchini
si
è
visto
rimandare
dall
'
architrave
un
proiettile
non
altrimenti
parabile
.
La
squadra
austriaca
giocava
duro
.
Tirando
a
far
male
.
Cercando
di
mettere
fuori
di
combattimento
qualche
avversario
.
Venturini
,
Frossi
,
Bertoni
,
Foni
,
Gabriotti
potranno
,
in
proposito
,
raccontarvi
cose
interessanti
.
E
mostrarvi
le
loro
ferite
,
le
loro
sbucciature
,
le
loro
ecchimosi
.
Ma
oltre
al
lato
antipatico
,
la
compagine
avversa
metteva
in
mostra
una
difesa
solida
,
un
mediano
destro
,
un
'
ala
destra
,
un
mezzo
sinistro
e
un
'
ala
sinistra
di
qualità
più
che
notevoli
.
Tutti
gli
austriaci
erano
fisicamente
più
alti
e
robusti
dei
nostri
atleti
.
E
i
migliori
della
squadra
erano
impetuosi
,
veloci
,
ottimi
nel
tocco
del
pallone
,
lucidi
nei
passaggi
e
pronti
negli
spostamenti
.
Ragione
per
cui
le
azioni
in
controtempo
delle
maglie
bianche
risultavano
inquietanti
.
Venturini
era
emozionato
.
Foni
,
toccato
duro
all
'
inizio
,
e
toccato
di
proposito
da
un
avversario
scorretto
,
durava
fatica
a
riprendersi
.
Locatelli
aveva
da
vedersela
con
un
avversario
diretto
,
l
'
ala
destra
Werginz
,
che
si
slanciava
come
una
catapulta
.
Eppure
non
eravamo
inquieti
.
Perché
gli
austriaci
andavano
anche
palesandosi
stonati
,
scentrati
,
inesatti
nelle
azioni
a
rete
.
Non
ci
sentimmo
tranquilli
dopo
i
primi
45
minuti
.
Si
era
a
parità
con
un
bel
niente
di
fatto
,
a
reti
vergini
,
malgrado
la
complessiva
superiorità
italiana
.
Gli
azzurri
avevano
battuto
sei
o
sette
calci
d
'
angolo
contro
un
paio
a
favore
dei
rivali
;
ma
essi
avevano
giocato
in
favore
di
vento
e
di
sole
.
L
'
impressione
era
che
l
'
attacco
fosse
stato
impari
al
compito
:
inconclusivo
.
Nel
secondo
tempo
,
durante
i
primi
20
minuti
,
la
squadra
italiana
ha
affrettato
i
tempi
.
Ma
gli
austriaci
,
schierati
a
loro
volta
nella
metà
campo
favorevole
,
e
cioè
giocando
con
il
vento
nelle
anche
e
il
sole
alle
spalle
,
mostravano
le
unghie
.
Già
nel
finale
del
primo
tempo
Foni
,
Rava
,
Piccini
,
Locatelli
e
Baldo
,
avevano
avuto
lavoro
.
La
musica
si
ripeteva
.
E
forse
non
era
male
.
Perché
il
nostro
attacco
poteva
muoversi
e
tentare
di
distendersi
con
più
ampio
respiro
.
Gli
austriaci
si
ingolosivano
,
ma
battevano
contro
un
muro
.
Al
20'
,
ve
lo
dice
la
cronaca
,
una
azione
in
linea
:
Gabriotti
-
Bertoni
,
e
Frossi
coglieva
la
difesa
avversaria
in
condizioni
di
disagio
.
I
terzini
avevano
dovuto
ripiegare
furiosamente
.
Ma
Bertoni
,
riprendendo
la
sfera
indirizzatagli
da
Gabriotti
,
era
sgusciato
fra
i
due
pesanti
avversari
,
e
,
in
eccellente
posizione
,
aveva
scoccato
il
tiro
.
Il
gigantesco
guardiano
austriaco
riusciva
a
deviare
il
bolide
per
quel
tanto
che
permettesse
all
'
irriducibile
Frossi
di
scaraventare
definitivamente
a
rete
.
Quel
punto
avrebbe
dovuto
essere
,
attraverso
la
logica
del
facile
ragionamento
,
il
segnale
d
'
inizio
di
una
sempre
più
chiara
superiorità
degli
azzurri
.
Invece
è
cominciata
al
26'
la
febbre
terzana
.
Chi
può
dire
che
cosa
sia
passato
attraverso
le
file
dei
nostri
meravigliosi
ragazzi
?
Forse
l
'
assillante
responsabilità
della
vittoria
,
forse
la
stanchezza
che
ha
preso
alla
gola
qualcuno
degli
azzurri
,
forse
il
bruciore
delle
ferite
;
fatto
si
è
che
insieme
agli
sbandamenti
,
agli
errori
,
alle
sempre
maggiori
rudezze
degli
austriaci
percossi
dal
risultato
incontrovertibile
,
si
è
andata
delineando
la
fase
di
nebbia
nella
quale
gli
italiani
hanno
corso
il
pericolo
di
smarrirsi
.
Non
abbiamo
allora
saputo
approfittare
delle
situazioni
createsi
per
merito
e
capacità
dei
nostri
stessi
atleti
.
E
ancora
la
nostra
linea
di
attacco
ha
denunciato
le
proprie
incertezze
e
ancora
il
peso
della
fatica
è
caduto
sulle
spalle
dei
terzini
e
della
mediana
,
mentre
anche
Venturini
,
duramente
colpito
,
già
scosso
e
provato
,
cadeva
in
due
o
tre
errori
preoccupanti
.
Così
gli
austriaci
riprendevano
quota
.
E
scaturiva
dalla
loro
insistenza
all
'
attacco
il
pallone
da
rete
,
che
doveva
sorprendere
,
tra
lo
stupore
dei
giudici
sereni
e
per
la
felicità
di
100
mila
persone
,
il
nostro
sfortunato
portiere
.
Si
arrivava
al
termine
della
ripresa
un
po
'
stremati
da
ambo
le
parti
.
Vi
si
arrivava
dopo
una
decina
di
minuti
spesi
dagli
uni
e
dagli
altri
atleti
in
campo
in
un
gioco
temporeggiatore
e
statico
.
Gli
azzurri
hanno
conquistato
la
rete
del
trionfo
in
partenza
dei
tempi
supplementari
.
L
'
azione
che
ha
dato
la
corona
olimpica
agli
universitari
della
Nazionale
di
calcio
è
stata
brillante
,
irresistibile
.
Vi
ha
partecipato
l
'
intero
reparto
d
'
attacco
,
quasi
si
trattasse
di
riscattare
le
pause
,
le
incertezze
,
la
mancanza
di
mordente
dei
tempi
regolamentari
.
Gli
attori
della
scena
finale
sono
stati
Biagi
e
Gabriotti
,
mentre
Bertoni
imbrogliava
terzini
e
portiere
.
E
il
protagonista
dell
'
episodio
decisivo
sapeva
ancora
essere
quel
capriolo
,
un
po
'
pignolo
e
un
po
'
mastino
,
di
Frossi
.
La
squadra
austriaca
non
si
è
subitamente
arresa
al
secondo
colpo
di
maglio
.
Ha
tentato
invece
con
ogni
energia
di
controbilanciare
la
situazione
.
Tutto
è
stato
inutile
.
La
verità
è
che
non
vi
era
più
nulla
da
fare
nei
confronti
degli
azzurri
i
quali
sono
stati
i
migliori
in
campo
,
nettamente
,
durante
l
'
intero
periodo
dei
tempi
supplementari
.
Alla
distanza
gli
uomini
più
rudi
e
più
pesanti
,
i
meno
agili
e
i
meno
svelti
,
voglio
dire
gli
austriaci
,
erano
più
provati
degli
azzurri
.
Per
quanto
quasi
tutti
gli
atleti
apparissero
stremati
.
La
squadra
italiana
ha
vinto
meritatamente
.
La
corona
olimpica
non
si
è
concessa
in
forma
graziosa
.
Per
conquistarla
gli
azzurri
sono
stati
costretti
a
dare
fondo
alle
loro
più
riposte
energie
.
Perciò
mai
vittoria
è
apparsa
più
luminosa
,
più
entusiasmante
,
più
cara
al
nostro
cuore
di
italiani
e
di
sportivi
.
Undici
ragazzi
hanno
vinto
contro
undici
solidi
avversari
mai
complimentosi
,
mai
rassegnati
.
E
hanno
vinto
malgrado
il
parere
contrario
di
100
mila
simpatizzanti
dei
loro
avversari
.
È
stata
una
partita
di
calcio
e
una
battaglia
.
E
la
partita
ha
avuto
della
battaglia
tutti
i
pregi
e
le
caratteristiche
,
tutti
i
difetti
e
le
bizzarrie
.
StampaPeriodica ,
Chiedo
scusa
al
lettore
,
ma
per
una
volta
devo
cominciare
parlando
di
me
.
Sono
nato
a
Beirut
(
da
una
famiglia
ebraica
)
e
,
benché
risieda
in
Italia
fin
dalla
più
tenera
infanzia
,
il
nome
straniero
accompagnato
sui
documenti
d
'
identità
all
'
indicazione
di
quella
città
insanguinata
procura
immancabilmente
-
quando
io
li
debba
mostrare
ad
un
qualche
controllo
-
istintivi
sospetti
,
soste
prolungate
,
accurate
ispezioni
.
Per
una
volta
,
dunque
,
ho
utilizzato
il
mio
nome
e
il
mio
scomodo
luogo
di
nascita
a
un
utile
scopo
:
percorrere
l
'
Italia
(
Razzista
?
Spaventata
?
Generosa
?
Ospitale
?
)
lungo
l
'
itinerario
tipico
di
un
immigrato
clandestino
,
con
la
barba
lunga
ed
un
abbigliamento
adatto
.
È
una
striscia
di
mare
da
niente
,
solo
138
chilometri
,
ma
divide
il
Sud
dal
Nord
del
mondo
,
e
attraversarla
dalla
Tunisia
alla
Sicilia
è
un
po
'
come
passare
il
Rio
Grande
a
El
Paso
,
dal
Messico
al
Texas
.
Fra
qualche
settimana
Roma
imporrà
il
visto
-
e
allora
bisognerà
pagare
caro
i
pescherecci
disponibili
al
trasbordo
clandestino
-
ma
per
ora
lo
sbarco
a
Trapani
o
a
Palermo
richiede
in
tutto
poco
meno
di
cinquantamila
lire
per
il
biglietto
.
Basta
un
'
occhiata
veloce
al
registro
dei
ricercati
e
degli
indesiderabili
,
poi
il
timbro
d
'
ingresso
arriva
puntuale
sull
'
ennesimo
passaporto
tunisino
,
algerino
,
marocchino
.
Molti
marocchini
da
Trapani
prenderanno
il
pullman
per
Palermo
,
sperando
di
trovare
un
letto
al
loro
solito
albergo
Diana
di
via
Roma
e
ritirando
subito
i
primi
accendini
,
orologi
,
tappeti
dai
grossisti
di
via
Bandiera
,
quelli
che
in
pegno
ti
chiedono
il
passaporto
.
Quasi
tutti
i
tunisini
,
invece
,
cercheranno
di
rendere
meno
brusco
il
trapasso
andando
col
treno
a
far
sosta
nella
loro
colonia
di
Mazara
del
Vallo
.
Li
seguo
.
Penetro
le
viuzze
dietro
al
porto
dei
pescherecci
e
incontro
suor
Margherita
Fortuna
,
una
fiorentina
che
si
sforza
di
aiutare
gli
stranieri
clandestini
almeno
quando
sono
vecchi
o
malati
.
«
Sorella
,
non
c
'
è
un
centro
di
prima
accoglienza
,
un
dormitorio
?
»
«
Non
c
'
è
niente
,
bisogna
arrangiarsi
con
l
'
ospitalità
degli
altri
cinquemila
tunisini
già
entrati
nelle
case
abbandonate
o
affittate
dagli
italiani
.
»
«
Neanche
una
pensione
?
»
«
Una
volta
a
chi
arrivava
qui
senza
parenti
,
consigliavo
le
camere
di
una
signora
,
in
fondo
a
via
Giotto
.
Ma
poi
ci
ho
litigato
,
ammucchiava
la
gente
come
bestie
su
due
piani
abusivi
senza
vetri
e
senza
porte
,
gli
diceva
di
procurarsi
da
sé
brandine
e
pagliericci
e
per
giunta
si
lamentava
che
erano
sporchi
e
le
distruggevano
la
casa
.
»
Vado
in
via
Giotto
la
sera
di
lunedì
13
gennaio
e
trovo
uno
stabile
piuttosto
nuovo
,
anonimo
,
senza
insegne
,
lontano
dalle
case
fatiscenti
e
terremotate
della
vecchia
casbah
.
Sotto
il
portone
due
ragazzi
arabi
mi
confermano
che
lì
si
fa
pensione
e
che
la
proprietaria
è
una
vedova
energica
e
robusta
,
la
signora
Roccafiorita
.
Con
me
non
perde
tempo
:
«
Via
,
via
,
di
questi
tempi
non
ci
si
può
fidare
,
qui
siamo
tutti
parenti
,
prendo
solo
gente
conosciuta
»
.
Il
giorno
dopo
,
quando
riuscirò
a
entrarci
grazie
ai
buoni
uffici
di
un
vecchio
residente
,
troveranno
conferma
le
peggiori
descrizioni
della
suora
,
e
la
vedova
mostrerà
con
disappunto
l
'
ultimo
piano
diroccato
che
ora
tiene
vuoto
,
ma
che
vorrebbe
affittare
ad
una
famiglia
tunisina
con
donne
al
seguito
:
«
Gli
uomini
soli
bevono
,
litigano
,
si
picchiano
e
sfasciano
tutto
»
.
Intanto
lo
spilungone
dall
'
aria
molto
derelitta
e
dalla
pelle
molto
scura
che
mi
riaccompagna
verso
il
molo
giura
che
quella
lì
è
un
'
ottima
pensione
,
quasi
di
lusso
,
roba
da
diecimila
lire
a
notte
,
secondo
lui
.
In
quanti
per
stanza
?
Cinque
o
sei
,
ma
solo
di
nazionalità
tunisina
.
È
gentile
,
per
consolarmi
mi
offre
di
andare
a
dormire
nella
sua
stanza
dietro
al
porto
,
ma
-
lo
confesso
-
sono
impedito
dal
suo
indelebile
,
nauseabondo
odore
di
stiva
di
peschereccio
,
là
dove
forse
si
sbudellano
i
pesci
da
surgelare
.
Se
anche
questo
è
razzismo
,
ne
sarò
subito
punito
:
per
sbaglio
una
donna
mi
rovescia
addosso
sul
molo
l
'
acqua
in
cui
stavano
a
bagno
i
suoi
pesci
morti
.
Ora
la
mia
somiglianza
con
gli
immigrati
è
ancora
più
completa
.
Martedì
sera
,
14
gennaio
,
il
circolo
dei
biliardini
è
stranamente
meno
affollato
del
solito
.
«
Molti
ragazzi
preferiscono
non
rischiare
.
Sanno
che
la
nave
per
Tunisi
parte
il
mercoledì
,
e
dunque
se
la
polizia
ha
l
'
ordine
di
espellere
un
po
'
di
gente
viene
qui
a
fare
la
retata
una
sera
prima
»
mi
spiegano
.
Mohamed
Bazine
,
il
gestore
,
si
fa
chiamare
Roberto
e
mi
dà
buoni
consigli
.
Evitare
l
'
inutile
passeggio
lungo
il
molo
perché
tanto
sui
400
pescherecci
trovano
lavoro
solo
i
più
robusti
e
sperimentati
.
Meglio
provare
a
vendersi
la
mattina
presto
di
fronte
al
tabaccaio
di
Porta
Palermo
oppure
sulla
piazza
di
Campobello
per
una
giornata
di
lavoro
in
campagna
,
anche
se
non
è
la
stagione
migliore
.
A
meno
che
uno
abbia
la
forza
di
andare
a
tagliare
e
caricare
«
cantuni
»
,
cioè
massi
di
tufo
,
nelle
«
perriere
»
,
le
cave
tra
Marsala
e
Mazara
(
«
quelli
sono
come
gli
schiavi
»
mi
aveva
però
avvertito
suor
Margherita
,
pensando
agli
stranieri
che
poi
si
fermano
a
dormire
lì
di
fianco
alle
cave
,
nelle
grotte
o
nei
ruderi
di
muratura
)
.
«
Schiavi
?
Perché
offenderli
?
»
si
inquieta
Roberto
.
«
Nessuna
vita
è
schifosa
,
se
uno
se
la
sceglie
,
e
loro
,
soli
,
senza
famiglia
,
scelgono
di
risparmiare
.
Dormono
sulla
paglia
,
è
vero
,
col
tetto
aperto
,
ma
hanno
le
coperte
e
quindi
non
soffrono
il
freddo
.
»
L
'
indomani
un
nuovo
amico
,
Habib
,
mi
accompagnerà
a
Santo
Padre
delle
perriere
,
dove
la
terra
è
piena
di
buchi
come
una
gruviera
.
I
neri
,
sotto
l
'
occhio
vigile
dei
loro
padroncini
,
ne
scavano
le
pareti
con
la
sega
elettrica
fino
a
tagliare
dei
«
cantuni
»
da
costruzione
perfettamente
regolari
.
Poi
bisogna
sollevarli
con
delicatezza
uno
a
uno
(
pesano
decine
di
chili
)
,
levigarli
e
caricarli
a
mano
.
Si
lavora
dieci
ore
al
giorno
,
si
possono
guadagnare
duecentomila
lire
alla
settimana
.
Il
massimo
,
per
uno
straniero
.
Intanto
la
nostra
discussione
ha
attirato
Ayed
,
un
ragazzo
dalla
pelle
chiara
,
detto
Maradona
per
via
della
sua
pettinatura
.
Suo
cugino
è
in
mare
col
peschereccio
,
se
voglio
per
stanotte
c
'
è
un
letto
libero
,
all
'
ultimo
portone
di
via
Guido
Cavalcanti
.
«
Gheddafi
?
Chiddu
non
mi
piace
,
chiddu
tiniri
i
fimmine
divisi
dalli
masculi
...
»
Ayed
-
Maradona
,
aiuto
-
cuoco
in
un
ristorante
di
Marsala
,
ha
imparato
a
parlare
il
dialetto
ma
non
l
'
italiano
.
È
un
giovanotto
fortunato
,
Ayed
.
Il
suo
padrone
gli
passa
600
mila
lire
al
mese
,
d
'
estate
qualche
volta
lo
porta
con
la
Bmw
in
una
discoteca
di
Trapani
,
poi
lo
fa
dormire
nella
cucina
del
ristorante
.
In
cambio
,
se
arriva
l
'
ispezione
della
polizia
,
Ayed
dichiara
di
essere
solo
un
amico
.
Abita
in
una
casa
di
recente
costruzione
,
di
quelle
mai
del
tutto
completate
eppure
già
degradate
.
Nessun
armadio
,
pochi
indumenti
di
ricambio
appesi
al
muro
.
La
finestra
con
il
vetro
rotto
,
la
lampadina
nuda
che
pende
dal
soffitto
,
il
vecchio
frigorifero
arrugginito
.
Spoglio
più
ancora
di
una
cella
carceraria
,
è
un
dormitorio
occasionale
al
punto
che
Ayed
non
ha
un
giaciglio
suo
abituale
,
ma
sceglie
a
caso
fra
le
quattro
brandine
notte
per
notte
.
Notti
animate
da
arrivi
improvvisi
,
chiacchiere
e
risate
fino
alle
ore
piccole
quando
i
primi
cominciano
ad
alzarsi
per
cercare
«
servizio
»
.
E
poi
magari
il
rumore
di
un
sasso
lanciato
sulla
tapparella
:
allora
si
sbircia
per
controllare
chi
cerca
un
letto
nel
cuore
della
notte
e
se
è
una
persona
sgradita
si
fa
finta
che
non
ci
sia
nessuno
.
L
'
odore
di
fogna
che
viene
dalle
tubature
del
cesso
impregna
tutta
la
casa
.
Meglio
coricarsi
,
vestiti
e
con
le
coperte
fin
sulla
testa
a
proteggersi
dal
freddo
.
Domattina
sveglia
alle
cinque
e
mezza
per
cercare
«
servizio
»
.
Mercoledì
15
gennaio
,
prima
dell
'
alba
.
Ci
si
vende
sulla
piazza
di
Campobello
,
la
frazione
agricola
di
Mazara
,
sotto
il
cartello
dell
'
Agip
,
di
fianco
alla
locandina
dell
'
ennesimo
cinema
porno
oppure
di
fronte
,
dove
c
'
è
l
'
ingresso
della
Cassa
Rurale
.
Saremo
una
ventina
,
dritti
,
immobili
e
silenziosi
come
prostitute
.
Sto
con
alcuni
ragazzi
che
ho
visto
la
sera
prima
al
circolo
,
hanno
tutti
l
'
alito
inacidito
dal
vino
bevuto
di
prima
mattina
.
Io
preferisco
il
cappuccino
,
ma
quando
la
padrona
del
bar
Mericaff
si
accorge
che
sono
un
italiano
subito
si
sfoga
:
«
Io
ho
paura
,
non
se
ne
può
più
,
se
Iddio
facesse
la
grazia
di
lasciarcene
solo
qualcuno
di
quelli
bravi
,
selezionati
e
si
portasse
via
tutti
gli
altri
!
Questi
si
ubriacano
tutto
il
tempo
,
hanno
violentato
una
ragazza
»
.
«
Davvero
?
Qui
a
Campobello
?
»
«
No
,
a
Castelvetrano
,
ma
può
sempre
succedere
.
Non
sono
razzista
,
anch
'
io
sono
emigrata
in
Svizzera
e
però
lì
erano
duri
,
chi
sgarrava
veniva
sbattuto
via
.
»
Torno
sul
marciapiede
.
Una
131
che
ne
prende
su
tre
caricherebbe
anche
me
.
«
Quanto
?
»
«
Ventimila
come
tutti
gli
altri
,
è
un
lavoro
leggero
,
c
'
è
solo
da
potare
la
vite
.
»
«
No
,
è
poco
,
non
mi
va
»
.
E
gli
altri
si
voltano
stupiti
di
questa
rivolta
,
mentre
l
'
autista
neanche
mi
risponde
e
dà
un
'
accelerata
col
suo
carico
umano
infreddolito
.
A
chi
non
ci
sta
,
resta
una
sola
alternativa
:
salire
su
un
treno
ed
emigrare
ancora
più
a
nord
.
Ci
vogliono
più
di
venti
ore
di
viaggio
per
arrivare
a
Roma
,
capitale
dell
'
immigrazione
clandestina
(
con
i
suoi
presunti
centomila
irregolari
)
,
città
che
la
strage
di
Fiumicino
ha
reso
ostile
nei
confronti
di
chi
ha
la
pelle
nera
od
olivastra
e
che
comunque
non
è
più
da
tempo
in
grado
di
dare
lavoro
.
Chi
,
come
me
,
la
considera
solo
una
tappa
del
viaggio
verso
nord
,
non
può
che
mantenersi
a
ridosso
di
quell
'
epicentro
della
disperazione
che
è
la
stazione
Termini
.
Saremo
in
un
centinaio
a
dover
passare
la
notte
,
fortunatamente
tiepida
,
alla
stazione
.
Quasi
tutti
arabi
e
neri
,
ricomparsi
alla
spicciolata
nell
'
atrio
della
biglietteria
dopo
che
si
è
allontanata
la
speciale
roulotte
di
sorveglianza
piazzata
lì
di
fronte
dalla
polizia
.
Ma
alle
ventitré
i
barboni
italiani
,
sicuri
di
non
venir
più
disturbati
,
ed
esperti
conoscitori
di
ogni
anfratto
,
hanno
già
occupato
i
posti
migliori
.
In
via
Giolitti
,
quella
dell
'
air
terminal
,
hanno
trovato
degli
ottimi
cartoni
semi
-
nuovi
con
su
scritto
«
Fragile
»
.
A
vederli
si
direbbe
che
lì
dentro
non
c
'
è
nessuno
,
non
fosse
che
per
un
piede
che
spunta
.
Sull
'
altro
lato
,
invece
,
in
via
Marsala
,
gli
ambitissimi
balconcini
con
le
grate
di
aerazione
che
soffiavano
aria
calda
sono
stati
da
tempo
carognescamente
bloccati
con
obliqui
coperchi
di
lamiera
,
per
cui
nemmeno
un
equilibrista
ci
si
potrebbe
distendere
più
.
Restano
dunque
i
pur
sempre
comodi
sedili
di
plastica
dell
'
atrio
,
che
oltretutto
sono
al
chiuso
,
su
cui
accartocciarsi
,
magari
tirandosi
sulla
testa
un
maglione
a
collo
alto
fino
a
nasconderla
completamente
.
Di
fronte
ho
una
vecchia
eritrea
senza
calze
,
con
i
capelli
candidi
,
licenziata
l
'
anno
scorso
da
colf
.
Di
fianco
un
ragazzo
tunisino
che
domani
vuole
continuare
il
viaggio
,
non
sa
neppure
bene
lui
per
dove
,
e
quindi
trova
stupido
spendere
i
soldi
per
una
pensione
.
Siamo
tutti
disturbati
da
un
algerino
alto
e
robusto
che
non
smette
un
attimo
di
offrirci
sigarette
,
passeggia
con
la
bottiglia
in
mano
,
grida
in
un
miscuglio
di
francese
,
arabo
e
italiano
,
sputa
dappertutto
.
Sarà
la
nostra
colonna
sonora
molto
a
lungo
.
Ma
intanto
,
all
'
una
meno
dieci
,
i
primi
appisolamenti
sono
bruscamente
interrotti
da
un
ferroviere
che
si
mette
a
gridare
«
Fuori
!
»
,
«
Closed
»
.
Così
,
all
'
aperto
,
ricomincia
un
brulichio
umano
disperato
.
Si
tratta
di
resistere
tre
ore
:
alle
quattro
la
stazione
riapre
.
Ma
sono
le
ore
della
disperazione
,
è
qui
che
-
in
caso
di
freddo
e
pioggia
-
si
organizzano
le
comitive
per
cercare
rifugio
in
qualche
vagone
.
Passeggio
per
piazza
dei
Cinquecento
,
incontro
i
primi
omosessuali
che
vengono
fin
sotto
la
vetrata
di
Termini
,
là
dove
c
'
è
il
posteggio
dei
taxi
,
a
rimorchiare
con
sguardi
disperati
i
ragazzi
arabi
desiderosi
di
un
letto
purchessia
.
Davanti
al
tabaccaio
di
turno
,
urto
per
sbaglio
un
tipo
grande
e
grosso
:
«
Sta
'
attento
,
mao
mao
!
»
impreca
.
Quando
un
poliziotto
sardo
delle
tante
pattuglie
che
ronzano
per
la
piazza
mi
ferma
e
m
'
identifica
,
ricevo
la
seguente
spiegazione
:
«
È
ovvio
che
nella
sorveglianza
se
si
deve
chiudere
un
occhio
è
per
il
vecchietto
italiano
che
dorme
,
poverino
.
Per
gli
stranieri
invece
è
diverso
,
con
tutti
i
casini
che
stanno
facendo
di
questi
tempi
»
.
Alle
tre
siamo
quasi
tutti
accucciati
sotto
la
tettoia
,
anzi
,
chissà
come
,
stiamo
aumentando
di
numero
.
Le
grida
gutturali
dell
'
ubriaco
non
si
spengono
mai
.
Lui
,
un
posto
per
dormire
le
prossime
sere
l
'
ha
trovato
poco
più
tardi
,
quando
,
chissà
perché
,
s
'
è
avventato
su
uno
qualunque
dei
tanti
mucchi
di
cartone
e
ha
preso
a
calci
in
testa
un
barbone
italiano
.
Le
pantere
della
polizia
se
lo
sono
portato
via
,
insieme
a
un
distributore
di
giornali
che
farà
da
testimone
e
al
barbone
tutto
insanguinato
.
Ora
c
'
è
più
silenzio
.
L
'
ufficio
stranieri
della
questura
di
Milano
per
fortuna
non
richiede
le
famigerate
file
dalle
cinque
del
mattino
necessarie
a
Roma
.
Ma
pure
in
questi
giorni
vi
si
coglie
il
nervosismo
tipico
dei
reparti
sotto
pressione
.
Sento
protestare
nella
stanza
accanto
:
«
Ma
chi
è
che
ci
dà
certe
segnalazioni
?
Siamo
andati
in
quattro
pantere
a
piazza
Aspromonte
per
trovarci
solo
uno
jugoslavo
e
un
altro
straniero
segnato
sul
registro
.
Questo
è
spreco
!
»
.
C
'
è
chi
dice
che
dopo
la
strage
di
Fiumicino
le
espulsioni
di
stranieri
irregolari
sono
già
state
duemila
in
tutta
Italia
,
di
certo
solo
a
Milano
si
firmano
cinquemila
fogli
di
via
all
'
anno
(
ma
sono
quasi
tutti
solo
dei
pezzi
di
carta
:
se
non
viene
proprio
espulso
-
a
spese
dello
Stato
-
lo
straniero
mica
se
ne
va
)
.
Si
avverte
la
polemica
con
la
Curia
che
protegge
i
clandestini
:
«
Dandogli
da
dormire
anche
se
sono
fuorilegge
credono
di
aiutarli
,
e
invece
aiutano
chi
li
sfrutta
»
.
C
'
è
un
fondo
di
verità
anche
in
questi
discorsi
poco
pietosi
:
se
per
strada
forse
non
ho
incontrato
il
razzismo
classico
dei
tedeschi
e
dei
francesi
,
non
ci
sarà
invece
una
certa
predisposizione
allo
schiavismo
,
a
far
soldi
con
disinvoltura
sulla
disperazione
altrui
?
Me
lo
chiedo
dopo
essere
sceso
con
molti
altri
marocchini
dal
tram
33
davanti
alla
SOCOR
di
via
Morgagni
,
nei
pressi
della
casbah
di
Porta
Venezia
.
I
gestori
napoletani
buttano
a
piene
mani
sul
banco
orologi
,
pinze
per
batterie
,
calcolatorini
,
portachiavi
sonori
,
qualche
sveglia
...
I
marocchini
scelgono
con
una
cura
che
appare
patetica
,
visto
che
poi
tanto
riusciranno
a
vendere
quasi
solo
accendini
.
Dopo
che
hanno
chiuso
l
'
albergo
Nazionale
-
quello
la
cui
proprietaria
sequestrava
i
passaporti
dei
debitori
-
a
Sesto
San
Giovanni
mi
hanno
consigliato
l
'
alloggio
Il
Ponte
,
vicolo
Baldanza
.
Ma
il
proprietario
è
secco
:
«
Niente
stranieri
,
non
ne
prendo
più
.
Mi
dispiace
,
ci
saranno
anche
dei
bravi
ragazzi
,
ma
litigano
e
poi
danno
rogne
»
.
Dice
solo
una
mezza
verità
,
perché
lui
gli
stranieri
li
ha
cacciati
,
sì
,
quasi
tutti
,
meno
Franco
,
camera
numero
3
.
Franco
si
chiama
Busheib
Jakini
,
è
un
marocchino
di
Casablanca
senza
la
gamba
destra
che
cammina
per
Sesto
con
la
sua
stampella
arrugginita
,
e
che
da
anni
ogni
sera
gli
paga
14
mila
lire
di
pensione
.
Eppure
Franco
è
anche
un
fortunato
,
perché
lui
ormai
ha
il
suo
posto
di
vendita
fisso
alla
stazione
della
metropolitana
.
Vende
-
anzi
,
oggi
,
venerdì
17
gennaio
vendiamo
insieme
-
pullover
e
pantaloni
con
su
l
'
etichetta
di
Armani
o
Coveri
.
Il
prezzo
è
di
35
mila
lire
a
capo
,
a
meno
che
veda
un
poveretto
come
lui
,
e
allora
gli
fa
lo
sconto
.
Quando
ha
tolto
le
400
mila
e
più
della
pensione
,
di
lire
gliene
restano
appena
per
mangiare
.
Qualcuno
compra
per
amicizia
,
per
carità
.
Ma
non
adesso
,
che
sono
appena
passate
le
feste
.
Si
avvicina
un
giovanotto
dalla
giacca
a
vento
azzurra
:
«
Allora
Gheddafi
,
madonna
sei
proprio
identico
a
Gheddafi
,
non
ti
hanno
ancora
cacciato
via
?
»
.
«
Tu
parlare
sempre
fuori
posto
.
Gheddafi
ha
i
miliardi
,
io
non
ho
i
miliardi
.
»
«
Come
no
?
Chissà
perché
voi
marocchini
siete
come
gli
ebrei
,
avete
sempre
le
tasche
piene
di
questi
!
»
e
fa
il
segno
dei
quattrini
con
le
dita
,
mettendogli
l
'
altra
mano
sulla
spalla
.
Insiste
:
«
Ehi
,
Busheib
Jakini
,
dove
hai
messo
le
tue
quattordici
mogli
?
Non
sai
che
non
puoi
averne
più
di
quattro
,
che
se
no
ti
tagliano
il
"
zeb
"
?
E
cos
'
è
,
oggi
ti
sei
portato
l
'
amico
?
»
.
Ride
,
poi
timbra
il
biglietto
e
se
ne
va
.
«
Fa
così
tutti
i
giorni
,
due
volte
al
giorno
»
mi
confesserà
con
disagio
Franco
,
che
non
ha
altri
nemici
se
non
i
vigili
urbani
:
se
ti
sequestrano
la
merce
per
vendita
senza
licenza
,
con
quali
soldi
ne
comprerai
dell
'
altra
?
Per
questo
lui
,
che
è
mutilato
e
non
può
scappare
veloce
,
ha
scelto
í
pantaloni
al
posto
degli
accendini
.
Si
nascondono
in
valigia
molto
più
in
fretta
.
Al
mercato
di
Sesto
San
Giovanni
,
il
sabato
mattina
,
funziona
invece
un
buon
servizio
di
vedetta
.
Appena
un
vigile
compare
in
lontananza
,
la
merce
si
nasconde
dietro
un
'
auto
in
sosta
.
Ad
ogni
potenziale
acquirente
,
poi
,
vibra
un
«
pregoo
»
che
suona
come
un
'
implorazione
.
Così
,
gli
accendini
e
i
ricambi
di
gas
vanno
discretamente
.
E
stasera
si
andrà
tutti
in
mezzo
alla
folla
di
corso
Buenos
Aires
:
«
Dove
c
'
è
ressa
comprano
più
facilmente
»
.
Già
,
se
non
altro
per
eliminare
il
disagio
di
un
marocchino
sempre
intorno
.
Questo
disagio
dei
passanti
,
pietoso
o
disgustato
,
derivato
dal
contatto
con
una
realtà
sempre
più
invadente
oltreché
limitrofa
,
mi
appare
come
una
possibile
premessa
di
quel
nuovo
,
moderno
antisemitismo
,
che
del
semitismo
avversa
anche
il
ceppo
arabo
oltre
che
quello
ebraico
,
prendendo
le
distanze
da
un
mondo
considerato
inferiore
,
sporco
,
inquinante
.
«
Sì
,
qualche
volta
sono
stato
anche
da
fratel
Ettore
,
però
è
meglio
dormire
all
'
aperto
.
Lì
si
dorme
e
si
mangia
gratis
ma
c
'
è
della
brutta
gente
,
con
la
testa
mica
a
posto
»
mi
aveva
avvertito
Franco
.
Ma
la
sera
di
sabato
18
gennaio
vado
lo
stesso
in
via
Sammartini
,
proprio
sul
fondo
,
nel
ventre
oscuro
e
riparato
della
Stazione
Centrale
,
fra
sotterranei
e
binari
morti
,
là
dove
fratel
Ettore
,
a
differenza
di
quanto
accade
nel
dormitorio
comunale
di
viale
Ortles
,
non
chiede
agli
stranieri
se
hanno
il
permesso
di
soggiorno
.
C
'
è
una
specie
di
rete
di
pollaio
che
divide
i
barboni
buoni
da
quelli
cattivi
,
ubriachi
,
urlanti
.
Se
hai
l
'
aria
calma
,
gli
(
eroici
)
volontari
cattolici
aprono
con
cautela
un
lucchetto
e
ti
fanno
passare
.
Gli
altri
,
i
«
pericolosi
»
che
assediano
la
rete
,
ti
lanciano
sguardi
d
'
odio
e
alimentano
il
grande
falò
che
,
notte
dopo
notte
,
ha
rinsecchito
il
salice
piangente
sotto
cui
s
'
accovacciano
.
Vado
dentro
.
Sembra
una
caverna
,
questo
grande
archivolto
,
ex
rifugio
antiaereo
,
tappezzato
con
vari
spezzoni
di
linoleum
e
di
ondulex
,
con
sulla
destra
il
deposito
della
biancheria
sporca
,
sulla
sinistra
i
cessi
,
in
mezzo
i
tavoli
e
tutto
intorno
dei
divani
rimediati
chissà
dove
con
i
vecchi
che
ci
dormono
già
.
Questa
è
la
casa
dei
malati
di
mente
,
dei
vecchi
dalle
barbe
di
lunghezza
inverosimile
,
ma
soprattutto
degli
stranieri
annichiliti
dall
'
incapacità
di
vivere
.
C
'
è
l
'
egiziano
con
un
incredibile
orecchino
che
cerca
di
fregarmi
dalla
tasca
il
berretto
di
lana
.
Altri
si
disputano
una
sciarpa
per
la
notte
.
Un
tunisino
s
'
è
impietrito
davanti
alla
sala
dormitorio
,
con
un
sorriso
ebete
.
Ilsuo
amico
insiste
,
aspetta
che
entri
:
«
Ma
cosa
vuoi
?
Che
ti
spogli
io
?
Vuoi
dormire
in
piedi
?
»
.
Ma
quello
non
si
sposta
,
non
risponde
.
Già
per
due
sere
consecutive
sono
venuti
i
carabinieri
a
setacciare
gli
immigrati
clandestini
,
e
gli
ospiti
italiani
del
dormitorio
ne
sono
soddisfatti
:
«
Lo
vedi
quel
fazzoletto
nuovo
per
terra
?
Lo
ha
chiesto
uno
di
quelli
,
solo
che
non
sa
come
si
usa
e
lo
ha
subito
buttato
via
.
Cosa
credi
,
che
se
vado
a
chiederne
uno
io
me
lo
danno
,
il
fazzoletto
?
»
.
«
Io
facevo
il
cameriere
,
e
se
sono
finito
qui
è
perché
quelli
mi
hanno
rubato
il
lavoro
.
»
«
Si
vede
che
gli
italiani
ci
hanno
scritto
in
fronte
che
sanno
arrangiarsi
,
e
invece
gli
arabi
bisogna
aiutarli
.
»
«
Alla
Stazione
Centrale
da
quando
ci
sono
gli
stranieri
non
si
può
più
passare
la
notte
in
pace
,
ma
finalmente
la
polizia
ha
cominciato
a
beccarli
per
bene
!
»
Saremo
in
ottanta
,
nel
dormitorio
tappezzato
con
le
scritte
in
scotch
rosso
dei
dieci
comandamenti
,
quando
si
apre
una
porta
a
soffietto
e
appare
un
altare
ingenuamente
decorato
.
Non
so
se
sia
un
sacerdote
quello
strano
personaggio
,
piccolo
,
con
gli
occhi
a
mandorla
,
grembiule
blu
e
zuccotto
maghrebino
,
che
recita
in
mezzo
ai
clandestini
:
«
Al
termine
di
questo
giorno
rendiamo
grazie
a
Dio
per
quello
che
ci
ha
dato
»
.
StampaPeriodica ,
Dalle
recenti
pagine
dettate
dal
Duce
sulla
dottrina
del
fascismo
,
emerge
ancora
una
volta
come
il
fascismo
voglia
essere
,
contro
ogni
addormentamento
pacefondaio
,
societario
e
disarmistico
,
scuola
di
coraggio
,
di
virilità
,
di
combattimento
.
Non
che
il
fascismo
sia
insincero
quando
si
dispone
a
collaborare
a
Ginevra
,
a
Losanna
o
altrove
,
a
una
distensione
di
nervi
generale
,
da
conseguirsi
attraverso
una
psicologia
me
-
no
bellicosa
nel
campo
militare
e
navale
,
o
in
quello
commerciale
ed
economico
.
Ma
il
fascismo
non
scambia
il
contingente
con
l
'
eterno
,
ciò
che
si
può
desiderare
che
sia
,
come
acutamente
osserva
Maurizio
Maraviglia
,
con
ciò
che
è
,
nella
natura
degli
uomini
e
nella
ineluttabilità
,
sempre
ricorrente
,
dei
fatti
storici
.
Occorre
dunque
che
le
nuove
generazioni
,
senza
crescere
con
rapaci
e
turbolenti
istinti
da
lanzichenecchi
,
non
si
cullino
in
illusioni
di
lattemiele
,
ma
sappiano
che
nei
momenti
decisivi
per
la
vita
di
un
popolo
è
la
guerra
la
grande
vagliatrice
delle
virtù
e
delle
possibilità
avvenire
,
e
che
ad
essa
bisogna
essere
spiritualmente
pronti
come
ad
un
evento
che
come
sempre
fu
,
sempre
sarà
.
Ma
a
prescindere
da
questa
eventualità
che
potrebbe
essere
anche
remota
,
è
nella
generale
convinzione
che
se
nella
primissima
scuola
i
fondamenti
dell
'
educazione
possano
essere
impartiti
da
maestre
,
in
quanto
il
loro
tendenziale
spirito
materno
le
fa
più
vicine
ai
piccoli
fanciulli
,
col
crescer
questi
negli
anni
e
per
i
corsi
superiori
delle
scuole
elementari
necessitino
maestri
:
e
maestri
che
abbiano
ben
nette
e
ben
marcate
le
caratteristiche
della
virilità
.
Il
maestro
è
l
'
uomo
che
più
vive
a
contatto
coi
nostri
figli
:
il
padre
si
vede
fuggevolmente
a
pranzo
e
a
cena
,
indaffarato
com
'
è
,
e
preoccupato
com
'
è
da
mille
cure
.
Il
maestro
in
-
vece
segue
per
cinque
o
sei
ore
al
giorno
il
progressivo
sviluppo
,
fisico
,
sentimentale
e
intellettuale
del
fanciullo
:
e
ha
tutti
gli
elementi
quindi
per
poterne
correggere
,
plasmare
,
stimolare
o
contenere
i
nascenti
istinti
e
le
emergenti
attitudini
.
Ma
i
maestri
maschi
scarseggiano
:
ancora
oggi
,
per
quanto
la
valorizzazione
della
scuola
e
dell
'
insegnante
compiuta
dal
Regime
stia
dando
i
suoi
primi
cospicui
frutti
...
L
'
incremento
del
corpo
insegnante
maschile
,
però
,
per
quanto
promettente
,
è
lontano
ancora
dal
ritmo
sperato
:
bisogna
incoraggiare
i
nostri
giovani
alla
carriera
dell
'
insegnamento
;
rimuovere
il
pregiudizio
per
cui
il
titolo
di
maestro
pare
povera
cosa
,
tale
da
doversi
camuffare
,
quando
si
può
,
con
quello
di
"
professore
"
;
bisogna
mettere
in
evidenza
l
'
altissimo
compito
che
il
maestro
ha
nella
nuova
società
italiana
.
Per
il
maestro
di
domani
il
mio
pensiero
va
a
quei
mirabili
allievi
dell
'
Accademia
fascista
di
Educazione
fisica
che
io
amo
pensare
dritti
nell
'
anima
e
agili
di
pensiero
e
di
sentimento
come
dritti
ed
agili
sono
nelle
membra
e
nell
'
aspetto
.
Auspicherei
una
cernita
anche
fisica
dei
futuri
educatori
,
come
la
si
fa
per
gli
ufficiali
dell
'
Esercito
,
perché
da
deformità
o
insufficienze
fisiche
non
derivino
anchilosi
e
torpori
spirituali
che
si
riflettano
sulla
vivace
massa
dei
nostri
Balilla
.
E
considerando
il
diverso
portamento
esteriore
di
questi
ultimi
,
rilevato
in
un
recente
sfilamento
di
squadre
per
la
Capitale
,
a
seconda
che
la
squadra
fosse
preceduta
da
comandanti
-
maestri
in
gamba
o
da
maestri
rabberciati
alla
meglio
nella
loro
divisa
da
ufficiali
,
pensavo
se
non
fosse
giunta
l
'
ora
di
affrontare
radicalmente
il
problema
del
reclutamento
e
del
trattamento
dei
nostri
educa
-
tori
,
affidandolo
in
pieno
alla
bene
-
merita
Opera
Balilla
.
"
Ufficiali
dell
'
Opera
Balilla
"
:
questo
dovrebbe
essere
il
nuovo
titolo
accademico
dei
nostri
insegnanti
elementari
:
con
divisa
,
gradi
e
avanzamento
.
Elementi
sceltissimi
,
fisica
,
mente
e
spiritualmente
,
che
venissero
gradualmente
a
sostituire
i
vecchi
e
gli
inabili
...
Tra
la
dottrina
del
fascismo
quale
il
Duce
l
'
ha
enunciata
,
tutta
pervasa
da
una
incessante
ansia
di
supera
-
mento
,
e
lo
spirito
delle
generazioni
che
si
affacciano
oggi
alla
vita
,
la
distanza
non
è
più
quella
che
avrebbe
potuto
apparire
dieci
anni
or
so
-
no
,
d
'
accordo
.
Ma
la
distanza
è
tanta
ancora
,
e
ad
accorciarla
,
ad
affretta
-
re
il
maturarsi
di
quelle
virtù
che
dovranno
contraddistinguere
l
'
italiano
di
Mussolini
,
la
creazione
del
"
Maestro
"
che
quelle
virtù
in
sé
riassuma
per
poterle
e
saperle
trasfondere
nei
fanciulli
della
prima
scuola
,
appare
tra
le
necessità
più
urgenti
di
questa
nostra
epoca
travagliata
e
feconda
di
salutari
esperienze
.
StampaPeriodica ,
MAI
NELLA
STORIA
D
'
ITALIA
TANTO
potere
politico
si
è
concentrato
in
così
pochi
chilometri
quadrati
.
La
provincia
di
Avellino
sta
regalando
alla
patria
il
capo
del
governo
e
il
capo
del
maggiore
partito
:
Ciriaco
De
Mita
;
il
numero
due
del
maggiore
partito
,
Giuseppe
Gargani
;
il
capo
della
regione
più
importante
,
Enrico
De
Mita
,
presidente
del
Consiglio
regionale
della
Lombardia
;
il
capo
della
Rai
,
Biagio
Agnes
;
il
capo
dei
senatori
del
partito
di
maggioranza
,
Nicola
Mancino
;
il
vicepresidente
vicario
della
Camera
,
Gerardo
Bianco
;
un
potente
senatore
,
già
ministro
per
il
Mezzogiorno
,
Salverino
De
Vito
;
un
altro
senatore
,
autorevole
membro
della
direzione
del
maggiore
partito
,
Ortensio
Zecchino
.
Irpini
ad
honorem
per
contiguità
geografica
sono
altresì
il
portavoce
unico
del
partito
di
maggioranza
,
Clemente
Mastella
,
nonché
il
massimo
responsabile
dei
servizi
segreti
Angelo
Salma
.
Anche
il
direttore
de
L
'
Osservatore
Romano
,
Mario
Agnes
,
è
avellinese
.
Alcune
di
queste
cariche
si
assommano
nella
stessa
persona
,
altre
nella
stessa
famiglia
.
Il
quotidiano
di
Napoli
,
Il
Mattino
,
ha
rivelato
inoltre
,
domenica
11
dicembre
1988
,
che
la
Banca
popolare
d
'
Irpinia
-
di
cui
quasi
tutti
gli
eminenti
sopra
citati
sono
azionisti
-
sta
per
conquistare
la
leadership
sull
'
Italia
meridionale
.
Niente
male
,
per
una
provincia
che
non
arriva
a
500mila
abitanti
.
Nemmeno
Cavour
,
Francesco
Crispi
,
Giovanni
Giolitti
,
Benito
Mussolini
,
Alcide
De
Gasperi
,
Aldo
Moro
,
Bettino
Craxi
,
prima
di
Ciriaco
De
Mita
da
Nusco
,
avevano
mai
potuto
contare
su
una
squadra
così
imponente
di
conterranei
nei
posti
chiave
della
nazione
.
Cosicché
i
detrattori
di
De
Mita
parlano
adesso
di
"
clan
degli
avellinesi
"
,
mentre
i
suoi
ammiratori
si
compiacciono
per
l
'
inusitata
fertilità
dell
'
Irpinia
,
fino
a
ieri
oscura
e
povera
provincia
.
Siamo
andati
a
controllare
se
corrispondano
al
vero
alcune
maldicenze
.
Prima
fra
queste
,
che
i
63mila
miliardi
di
lire
stanziati
per
la
ricostruzione
in
Irpinia
del
1980
siano
troppi
e
malspesi
.
Poi
,
se
De
Mita
si
sia
arricchito
grazie
al
sisma
,
come
insinuano
i
comunisti
.
O
,
perlomeno
,
se
abbia
fatto
arricchire
parenti
e
amici
.
Certo
Nusco
non
è
meglio
collegata
oggi
al
resto
dell
'
Italia
di
quanto
lo
fosse
dieci
anni
fa
.
Di
treno
,
neanche
a
parlarne
:
non
solo
il
paesello
di
De
Mita
ma
Avellino
sono
pressoché
irraggiungibili
da
Napoli
in
ferrovia
,
a
meno
che
non
si
vogliano
spendere
giornate
per
percorrere
pochi
chilometri
.
La
caratteristica
dell
'
unica
ferrovia
irpina
è
avere
le
stazioni
piazzate
in
mezzo
al
nulla
,
a
vari
chilometri
di
distanza
dai
paesi
di
cui
pure
esibiscono
il
nome
.
In
corriera
la
situazione
non
migliora
:
le
2.500
lire
del
biglietto
Avellino
-
Nusco
garantiscono
solo
che
i
40
chilometri
del
tragitto
vengano
compiuti
in
circa
due
ore
.
Insomma
,
in
Irpinia
chi
non
ha
la
macchina
è
perduto
.
Per
fortuna
a
Nusco
il
visitatore
può
riposare
nel
nuovo
hotel
Colucci
,
tre
stelle
,
44
camere
.
Ammirando
dalla
terrazza
a
900
metri
di
altitudine
il
panorama
sul
massiccio
del
Vulture
,
i
monti
del
Matese
e
l
'
Appennino
Dauno
,
ci
consoliamo
per
il
freddo
(
nevica
già
da
metà
novembre
)
assaggiando
il
maiale
al
finocchietto
,
i
"
cicalucculi
"
,
ovvero
gli
gnocchi
,
nonché
il
leggendario
torrone
irpino
.
In
tutto
nell
'
hotel
ci
sono
due
ospiti
:
tecnici
romagnoli
per
la
zona
industriale
.
C
'
è
più
gente
d
'
estate
?
«
No
,
è
sempre
cose
>
,
risponde
il
proprietario
,
desolato
.
La
carenza
di
turisti
non
gli
ha
impedito
però
di
chiedere
un
contributo
di
13
miliardi
di
lire
per
la
ricostruzione
.
Oltre
al
contributo
a
fondo
perduto
del
75
per
cento
per
le
nuove
iniziative
industriali
(
l
'
aiuto
più
alto
mai
concesso
dopo
una
calamità
nel
mondo
occidentale
)
,
la
legge
pro
terremotati
provvede
anche
a
regalare
soldi
a
non
meglio
precisate
"
imprese
di
servizi
per
le
infrastrutture
"
alle
aree
industriali
.
Sui
tavoli
dell
'
Italtecna
(
il
consorzio
Iri
-
Italstat
,
quindi
Dc
,
che
dovrebbe
garantire
"
l
'
alta
vigilanza
sull
'
esecuzione
degli
interventi
"
)
è
così
piovuta
una
valanga
di
richieste
di
finanziamenti
per
alberghi
,
imprese
di
trasporti
e
perfino
per
un
centro
commerciale
per
la
vendita
di
prodotti
in
pelle
che
la
signora
Teresa
D
'
Argenio
sarebbe
lieta
di
aprire
in
Avellino
città
.
Una
città
dove
,
come
denuncia
Maurizio
Galasso
del
Wwf
,
dopo
il
terremoto
c
'
è
stata
una
rovinosa
speculazione
edilizia
:
«
E
adesso
vogliono
costruire
un
'
autostrada
che
funzionerà
da
tangenziale
per
arrivare
a
un
megacentro
commerciale
completato
da
tempo
ma
mai
aperto
.
Rovineranno
una
delle
ultime
aree
verdi
»
.
Naturalmente
,
tutto
il
fervore
economico
che
si
è
impossessato
dell
'
Irpinia
provoca
anche
benefici
indiretti
:
è
il
famoso
"
indotto
"
,
parola
magica
che
i
politici
locali
spiattellano
quando
si
fa
loro
presente
che
il
costo
per
ogni
posto
di
lavoro
creato
finora
è
di
2
miliardi
e
mezzo
di
lire
e
di
circa
un
miliardo
a
persona
.
Cifra
smentita
dal
responsabile
(
avellinese
)
dell
'
Ufficio
che
eroga
i
fondi
,
Elveno
Pastorelli
:
secondo
lui
il
costo
per
addetto
sarà
meno
di
300
milioni
di
lire
.
Ma
solo
quando
(
e
se
)
le
imprese
cominceranno
a
produrre
.
Per
ora
la
realtà
è
assai
più
preoccupante
:
«
Soldi
spesi
,
un
migliaio
di
miliardi
di
lire
.
Industrie
insediate
a
oggi
:
57
.
Posti
di
lavoro
:
380
,
invece
dei
3.500
promessi
.
Per
ottenere
il
costo
pro
capite
basta
fare
una
divisione
»
,
spiega
secco
Angelo
Giusto
,
responsabile
enti
locali
del
Pci
irpino
.
Il
quale
desume
i
suoi
dati
dalla
relazione
presentata
dallo
stesso
Pastorelli
al
Parlamento
nel
settembre
1988
,
e
aggiornata
al
luglio
1988
.
È
questa
,
ovvero
esiste
già
,
la
relazione
invocata
da
Bettino
Craxi
lunedì
12
dicembre
1988
al
posto
della
commissione
d
'
inchiesta
voluta
dalle
opposizioni
,
dal
Pli
e
accettata
perfino
dai
democristiani
.
E
l
'
indotto
?
Un
piccolo
esempio
è
il
dépliant
dell
'
hotel
Colucci
di
Nusco
,
stampato
dalla
Poligrafica
irpina
.
Questa
è
una
delle
14
industrie
che
si
sono
stabilite
nella
zona
industriale
di
Nusco
.
«
La
ricostruzione
è
stata
una
manna
»
,
spiega
Gerardo
Calabrese
,
il
proprietario
,
«
perché
prima
operavamo
già
qui
,
ma
ci
mancavano
le
infrastrutture
:
strade
,
telefoni
,
l
'
elettricità
andava
via
20
volte
al
giorno
.
Adesso
si
può
lavorare
»
.
LA
POLIGRAFICA
HA
28
DIPENDENTI
,
un
fatturato
di
circa
2
miliardi
di
lire
l
'
anno
,
e
ha
ricevuto
un
contributo
di
5
miliardi
e
mezzo
.
Accanto
c
'
è
la
Dielve
,
che
produce
vetro
ultraresistente
per
l
'
Enel
:
«
Abbiamo
iniziato
due
mesi
fa
,
abbiamo
70
dipendenti
»
,
dice
l
'
ingegner
Carmine
Tirri
.
Otto
miliardi
di
lire
li
ha
avuti
la
Dietalat
,
il
cui
stabilimento
scintilla
sotto
il
sole
di
fronte
a
un
prato
dove
pascolano
le
pecore
.
Questo
è
il
più
grosso
regalo
che
Calisto
Tanzi
,
il
padrone
della
Parmalat
e
di
Odeon
tv
,
abbia
fatto
al
suo
amico
Ciriaco
:
58
nuschesi
da
due
anni
sfornano
focaccine
e
pizze
.
Veramente
l
'
impegno
era
per
101
dipendenti
,
ma
la
legge
consente
che
il
70
per
cento
del
totale
possa
essere
raggiunto
nello
spazio
di
quattro
anni
.
«
E
adesso
»
,
annuncia
Sergio
Piccini
,
portavoce
della
Parmalat
,
«
con
il
lancio
della
tortafrutta
faremo
35
assunzioni
a
tempo
determinato
»
.
Un
regalo
ancora
più
grande
,
però
,
è
stato
Ciriaco
a
farlo
.
A
se
stesso
:
la
più
imponente
delle
otto
nuove
aree
industriali
in
provincia
di
Avellino
sarà
questa
di
Nusco
,
con
200
miliardi
di
lire
di
contributi
alle
14
aziende
(
che
promettono
a
pieno
regime
980
addetti
)
,
accompagnati
da
investimenti
in
superstrade
,
elettrodotti
,
acquedotti
.
Inoltre
sono
vicinissime
a
Nusco
anche
altre
due
aree
industriali
:
quelle
di
Sant
'
Angelo
dei
Lombardi
(
due
imprese
,
178
addetti
,
29
miliardi
di
lire
di
contributi
)
e
Morra
De
Sanctis
(
cinque
imprese
,
594
addetti
,
95
miliardi
di
lire
)
.
Guarda
caso
,
a
Morra
De
Sanctis
è
nato
Giuseppe
Gargani
,
53
anni
,
da
sempre
fedelissimo
di
De
Mita
,
presidente
della
commissione
Giustizia
alla
Camera
(
nel
1987
)
,
e
soprattutto
-
da
quando
in
aprile
Ciriaco
è
diventato
presidente
del
Consiglio
-
coordinatore
della
segreteria
Dc
.
Cioè
,
numero
due
del
partito
.
A
Morra
si
è
verificato
l
'
ormai
celebre
fiasco
della
Tormene
,
che
avrebbe
dovuto
produrre
barche
in
un
cantiere
piantato
in
mezzo
ad
aspre
montagne
.
Costo
per
il
contribuente
:
più
di
4
miliardi
di
lire
.
Ma
neanche
le
altre
tre
iniziative
(
Fisa
,
Flexplan
e
Teletecnica
)
hanno
avuto
sorte
migliore
:
nonostante
abbiano
ingoiato
16
miliardi
di
lire
di
contributi
,
rimangono
fantasmi
.
Allora
l
'
anno
scorso
è
intervenuta
,
provvidenziale
,
l
'
Aeritalia
di
Napoli
(
che
nella
lottizzazione
delle
Partecipazioni
statali
spetta
alla
Dc
)
,
la
quale
,
in
cambio
di
75
miliardi
di
lire
,
promette
di
creare
360
posti
di
lavoro
.
A
Sant
'
Angelo
dei
Lombardi
si
sono
installate
due
aziende
:
la
Ferrero
,
che
dà
lavoro
a
127
persone
(
contributo
:
24
miliardi
di
lire
)
e
la
Ifs
(
Industria
filtri
Sud
)
.
I
capannoni
di
quest
'
ultima
sono
terminati
,
perfetto
è
il
raccordo
stradale
:
peccato
che
non
ci
sia
alcun
segno
di
vita
.
La
Ferrero
,
invece
,
la
scorsa
settimana
si
è
assunta
anche
un
altro
incarico
molto
importante
perla
provincia
di
Avellino
:
sollecitata
dal
prefetto
Raffaele
Sbrescia
e
dalla
Coldiretti
,
si
è
impegnata
a
comprare
ben
ottantamila
quintali
di
nocciole
(
materia
prima
della
Nutella
)
dai
diecimila
contadini
irpini
che
negli
ultimi
due
anni
sono
stati
messi
in
crisi
dalla
concorrenza
turca
.
Così
,
grazie
alla
piemontese
Ferrero
,
gli
alberi
di
nocciole
irpini
non
saranno
tagliati
.
Un
'
altra
grande
industria
del
Nord
che
è
calata
in
provincia
di
Avellino
approfittando
dei
contributi
post
terremoto
è
l
'
altoatesina
Zuegg
.
Si
è
stabilita
nell
'
area
industriale
di
San
Mango
sul
Calore
,
vicina
,
questa
,
al
paese
di
Montefalcione
,
dove
è
nato
Nicola
Mancino
,
presidente
dei
senatori
de
da
quattro
anni
e
capogruppo
al
consiglio
comunale
di
Avellino
.
A
San
Mango
,
però
,
per
ora
tutto
tace
.
La
Zuegg
offre
solo
lavori
stagionali
ai
suoi
40
addetti
che
producono
marmellate
.
Ma
anche
le
altre
nove
industrie
non
sono
ancora
in
produzione
,
nonostante
i
129
miliardi
di
lire
di
finanziamenti
a
fondo
perduto
e
i
capannoni
che
sono
quasi
tutti
già
pronti
.
«
Inizieremo
l
'
attività
entro
la
fine
dell
'
anno
»
,
promette
Helmut
Kling
,
un
imprenditore
tedesco
che
ha
ricevuto
22
miliardi
di
lire
per
il
suo
calzaturificio
,
dove
dovrebbero
lavorare
200
persone
.
Il
problema
è
che
il
signor
Kling
ha
già
un
calzaturificio
a
Mercogliano
,
nella
zona
industriale
di
Avellino
.
Adesso
vorrebbe
che
una
cinquantina
dei
suoi
160
operai
di
Mercogliano
si
trasferissero
a
San
Mango
,
che
dista
30
chilometri
,
per
avviare
gli
impianti
.
I
sindacati
e
anche
il
sindaco
di
Mercogliano
lo
accusano
di
stare
preparando
la
chiusura
o
la
vendita
del
vecchio
impianto
,
per
trasferirsi
nel
nuovo
.
In
pratica
,
un
rinnovo
degli
impianti
a
spese
dello
Stato
.
Kling
nega
,
e
assicura
di
volersi
tenere
entrambi
gli
stabilimenti
.
Nella
zona
industriale
di
Lacedonia
il
caso
più
significativo
è
quello
della
Mulat
.
Siamo
nel
feudo
del
senatore
dc
Salverino
De
Vito
,
62
anni
,
non
rimpianto
ministro
per
il
Mezzogiorno
fino
all
'
anno
scorso
.
De
Vito
è
anche
sindaco
di
Bisaccia
,
comune
dove
nel
1987
c
'
erano
ancora
450
famiglie
in
container
.
Quattro
anni
fa
la
Mulat
,
un
'
azienda
che
impacchetta
latte
(
tedesco
:
quello
munto
dalle
vacche
locali
è
considerato
troppo
acido
)
,
ha
chiesto
e
ottenuto
20
miliardi
di
lire
promettendo
98
posti
di
lavoro
.
Ebbene
,
oggi
i
23
dipendenti
sono
in
cassa
integrazione
,
e
il
proprietario
vuole
chiudere
.
Il
proprietario
è
il
fratello
del
segretario
regionale
della
Dc
campana
,
l
'
avellinese
Antonio
Argenziano
.
Anzi
,
proprio
segretario
no
:
è
"
coordinatore
della
segreteria
"
,
in
attesa
che
l
'
attuale
segretario
,
il
senatore
Ortensio
Zecchino
di
Ariano
Irpino
(
demitiano
di
ferro
)
si
faccia
più
in
là
.
MA
ZECCHINO
TITUBA
,
NON
VUOLE
mollare
la
poltrona
:
meglio
il
partito
o
lo
Stato
?
E
allora
,
per
tener
calmo
lo
scalpitante
Argenziano
,
gli
regala
una
seconda
poltrona
:
consigliere
di
amministrazione
della
Usi
di
Ariano
Irpino
.
Non
è
finita
.
Argenziano
di
poltrone
ne
ha
quattro
.
È
anche
responsabile
enti
locali
della
Dc
di
Avellino
,
e
soprattutto
presidente
della
potente
Asi
(
Associazione
sviluppo
industriale
)
,
la
quale
vorrebbe
prendere
in
gestione
le
aree
industriali
.
Così
forse
potrà
fare
altri
favori
alla
Mulat
di
suo
fratello
.
Nel
turbinio
della
vita
politica
irpina
c
'
è
stata
la
nomina
del
socialista
Pasquale
Ferrara
a
vicepresidente
dellAsi
.
Lo
ha
messo
lì
non
il
Psi
,
ma
la
Dc
:
Ferrara
era
consigliere
comunale
di
Avellino
,
mala
prima
non
eletta
socialista
,
Enza
Battista
,
aveva
fatto
ricorso
per
brogli
.
Allora
il
capogruppo
dc
Mancino
,
piuttosto
che
rischiare
di
perdere
la
maggioranza
assoluta
conquistata
nel
1985
,
si
è
trasformato
in
paciere
per
le
liti
socialiste
:
ha
fatto
entrare
la
Battista
in
consiglio
comunale
tacitandola
,
e
ha
ricompensato
Ferrara
con
la
vicepresidenza
dell
'
Asi
.
Ecco
,
la
Dc
di
Avellino
è
una
macchina
così
oliata
e
perfetta
da
poter
risolvere
persino
le
liti
altrui
.
Ai
recalcitranti
promette
posti
,
gli
irriducibili
sono
emarginati
.
I
figli
e
i
giovani
,
se
fedeli
,
vengono
ricompensati
:
così
Biagio
Agnes
da
Serino
ha
assunto
al
suo
Tgl
Francesco
Pionati
,
figlio
dell
'
ex
sindaco
dc
di
Avellino
Giovanni
Pionati
,
nonché
Gigi
Marzullo
,
irpino
noto
più
come
accompagnatore
della
first
baby
Antonia
De
Mita
che
per
la
sua
attività
giornalistica
.
L
'
unico
ribelle
è
rimasto
Giuseppe
De
Mita
,
nipote
di
Ciriaco
.
La
sua
tremenda
colpa
?
Democristiano
,
ma
andreottiano
.
StampaPeriodica ,
NEW
YORK
,
ottobre
-
Caro
direttore
,
devo
assolutamente
parlarti
di
Nixon
perché
sono
stata
alcuni
giorni
con
lui
e
Mi
auguro
che
la
sorpresa
non
ti
turbi
troppo
.
Tu
sai
bene
che
l
'
uomo
non
è
mai
stato
il
mio
principe
azzurro
.
Però
mi
avevano
detto
che
il
Nixon
1968
era
un
nuovo
Nixon
e
come
potevo
resistere
alla
tentazione
di
seguirlo
,
ascoltarlo
?
Poteva
anche
darsi
che
gli
sentissi
dire
«
non
voglio
più
bene
al
generalissimo
Franco
»
,
oppure
«
basta
con
le
differenze
razziali
»
,
oppure
«
io
sono
con
i
giovani
dai
capelli
lunghi
»
.
Ti
pare
?
La
psicanalisi
fa
miracoli
,
a
volte
.
E
,
mi
avevano
detto
,
il
miracolo
del
nuovo
Nixon
si
deve
alla
psicanalisi
.
Ricorderai
infatti
che
dopo
la
sconfitta
subita
nel
1960
a
opera
di
John
Kennedy
,
al
povero
Nixon
non
gliene
andò
più
una
bene
.
Si
presentò
candidato
a
governatore
della
California
e
perse
clamorosamente
.
Cercò
la
nomina
del
Partito
Repubblicano
per
battere
Johnson
,
e
gli
preferirono
Goldwater
.
Sicché
alla
fine
decise
di
recarsi
da
uno
psicanalista
e
sapere
che
cosa
vi
fosse
di
sbagliato
in
lui
(
il
che
richiese
moltissimo
tempo
)
e
Richard
Nixon
uscì
dalle
sue
mani
completamente
cambiato
.
Ciò
gli
permise
:
1
)
di
tornare
alla
professione
legale
e
fare
un
mucchio
di
soldi
in
Wall
Street
;
2
)
essere
scelto
come
candidato
alle
elezioni
del
prossimo
autunno
.
Episodio
,
quest
'
ultimo
,
che
La
Stampa
di
Torino
ha
giustamente
definito
la
resurrezione
più
grossa
dopo
quella
di
«
Lazzaro
»
.
Be
'
,
i
Lazzari
hanno
sempre
sedotto
.
Così
saltai
su
un
aereo
e
mi
recai
a
Santa
Barbara
,
in
California
,
dove
Nixon
stava
tenendo
la
campagna
elettorale
e
dove
ebbi
la
mia
prima
sorpresa
.
Sai
,
perché
?
Perché
era
sabato
e
il
sabato
,
come
la
domenica
,
il
signor
Nixon
non
si
fa
vedere
:
riposa
.
Il
suo
dottore
esige
così
.
Affinché
non
si
stanchi
.
Per
la
stessa
ragione
però
il
suo
dottore
esige
che
egli
riposi
altri
due
giorni
dopo
avere
lavorato
il
lunedì
il
martedì
il
mercoledì
,
il
signor
Nixon
riposa
il
giovedì
e
il
venerdì
:
insomma
se
ne
sta
senza
far
nulla
quattro
giorni
su
sette
e
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Accidenti
dirai
tu
,
mica
grullo
:
magari
lo
potessi
far
io
.
D
'
accordo
.
Ma
tu
,
scusa
,
non
vuoi
mica
avere
in
mano
il
destino
dell
'
America
e
in
certo
senso
del
mondo
.
E
se
il
signor
Nixon
riposa
quattro
giorni
su
sette
ora
che
è
candidato
,
che
diavolo
farà
quando
sarà
presidente
e
si
stancherà
davvero
?
Riposerà
sette
giorni
su
sette
?
Mi
sembra
un
po
'
strano
e
,
comunque
sia
,
egli
continuò
a
riposarsi
non
fino
a
domenica
sera
ma
fino
alle
sei
di
lunedì
pomeriggio
,
ora
in
cui
giunse
alla
base
militare
aerea
di
El
Toro
per
darmi
una
seconda
sorpresa
:
la
sua
paura
di
essere
ucciso
.
D
'
accordo
anche
su
questo
:
mi
rendo
bene
conto
che
quanto
a
fucilate
,
revolverate
,
eccetera
,
i
leader
americani
sono
più
sicuri
in
Vietnam
che
negli
Stati
Uniti
.
Però
tutti
quelli
che
hanno
ammazzato
negli
ultimi
anni
e
negli
ultimi
mesi
,
John
Kennedy
,
Bob
Kennedy
,
Malcom
X
,
Martin
Luther
King
,
appartenevano
all
'
altra
parte
della
barricata
.
Onestamente
non
vedo
i
motivi
di
tanta
paura
.
E
poi
si
torna
al
discorso
di
prima
:
se
fa
'
così
ora
,
che
diavolo
farà
da
presidente
?
Farà
assaggiare
il
cibo
a
un
cane
tutte
le
volte
che
mangia
?
Terrà
una
guardia
del
corpo
nel
letto
?
Io
quando
mi
trovai
sotto
gli
occhi
quelle
decine
e
decine
di
agenti
del
servizio
segreto
,
rimasi
di
sasso
.
Li
riconoscevi
bene
dal
bottone
giallo
,
verde
e
nero
che
portavano
alla
giacchetta
,
particolare
che
li
rendeva
nient
'
affatto
segreti
,
e
con
quei
bottoni
stavano
dappertutto
:
perfino
nel
gabinetto
delle
signore
(
lo
so
perché
ci
andai
e
ne
trovai
uno
che
volle
vedere
i
miei
documenti
)
,
perfino
sui
due
elicotteri
che
volavano
bassi
sulla
base
di
El
Toro
cercando
(
suppongo
)
artiglieria
pesante
nascosta
dai
vietcong
.
Poi
l
'
aereo
di
Nixon
atterrò
,
Nixon
ne
scese
,
essi
formarono
come
quella
nuvola
intorno
a
lui
,
e
attraverso
quella
nuvola
vidi
,
per
la
prima
volta
nella
mia
vita
,
il
quasi
-
certo
futuro
presidente
degli
Stati
Uniti
.
Fammi
subito
dire
che
le
fotografie
e
la
televisione
lo
aiutano
molto
:
visto
da
vicino
non
dice
nulla
di
buono
.
Tanto
per
cominciare
,
ha
quella
faccia
tutta
spostata
a
destra
come
se
gli
avessero
sbattuto
sopra
un
'
usciata
:
e
ciò
ti
dà
un
certo
malessere
.
Poi
assomiglia
a
un
commissario
sovietico
:
e
ciò
ti
mette
addosso
l
'
agitazione
.
Sul
serio
:
c
'
è
qualcosa
in
comune
tra
lui
e
i
capi
russi
cui
è
sempre
piaciuto
,
del
resto
.
La
sua
ineleganza
,
ecco
,
la
sua
camminata
pesante
,
la
sua
gelida
consapevolezza
di
poter
fare
di
te
ciò
che
vuole
:
democrazia
o
no
.
Ti
sorride
ad
esempio
e
nello
stesso
momento
in
cui
ti
sorride
capisci
che
non
gli
importa
un
bel
nulla
di
sapere
cosa
vuoi
e
cosa
pensi
perché
in
cuor
suo
ha
già
deciso
cosa
devi
volere
e
pensare
,
cosa
ti
darà
in
conseguenza
.
Guarda
mi
venne
addosso
un
nervoso
che
mi
girai
subito
verso
sua
moglie
,
a
proposito
della
quale
non
saprei
cosa
dire
.
Fuorché
questo
anche
a
lei
le
fotografie
giovano
molto
.
In
quelle
sembra
chissà
che
,
in
persona
non
sa
proprio
di
nulla
e
l
'
unica
cosa
che
ti
colpisce
in
lei
è
l
'
orchidea
che
porta
sulla
spalla
sinistra
:
un
'
orchidea
grossa
come
un
cavolfiore
.
Qualcuno
deve
averle
detto
che
l
'
orchidea
fa
la
signora
e
lei
non
vi
rinuncia
:
del
resto
in
America
piace
così
.
Le
donne
dicevano
:
«
Isn
'
t
she
an
elegant
lady
?
Non
è
una
dama
elegante
?
»
.
C
'
erano
molte
donne
ad
attenderli
,
per
lo
più
mogli
degli
ufficiali
di
El
Toro
.
S
'
eran
portate
dietro
i
bambini
e
,
come
si
usava
da
noi
trenta
o
quarant
'
anni
fa
,
non
farmi
dire
per
chi
,
li
porgevano
a
Nixon
:
perché
li
baciasse
.
Ne
baciò
tanti
.
Poi
,
quando
n
'
ebbe
baciati
abbastanza
,
salì
su
un
'
auto
blindata
e
partì
:
per
recarsi
a
scambiare
le
idee
col
suo
amico
Bebe
Rebozo
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Bebe
,
che
gli
americani
pronunciano
Bibi
,
è
un
banchiere
cubano
i
cui
interessi
nell
'
America
Latina
sono
forti
quanto
la
sua
influenza
in
Wall
Street
.
Forse
per
questo
non
molla
mai
Nixon
e
Nixon
non
molla
mai
lui
:
dove
vedi
l
'
uno
c
'
è
l
'
altro
.
L
'
opinione
di
tutti
è
che
se
Nixon
andrà
alla
Casa
Bianca
,
Bebe
detto
Bibi
diverrà
per
lui
ciò
che
Ted
Sorensen
e
Arthur
Schlesinger
erano
per
John
Kennedy
.
L
'
ho
conosciuto
,
sai
,
e
me
l
'
hanno
presentato
.
Ha
due
occhi
spietati
.
I
giornalisti
che
lo
conoscono
bene
sostengono
che
infatti
è
crudele
.
Se
un
giornalista
scrive
male
di
Nixon
,
Bebe
detto
Bibi
corre
a
dargli
la
mano
e
gliela
stringe
così
:
con
la
sinistra
gli
cerca
i
nervi
del
polso
e
glieli
schiaccia
,
con
la
destra
gli
afferra
le
dita
e
gliele
piega
all
'
indietro
:
finché
il
disgraziato
urla
di
dolore
.
Io
non
ci
credo
,
intendiamoci
:
ma
sembra
che
una
volta
lo
abbia
fatto
anche
a
Nixon
,
per
punirlo
di
uno
sbaglio
che
Nixon
aveva
commesso
.
Ora
ti
racconto
lo
sbaglio
che
qui
è
arcinoto
.
Come
sai
,
Nixon
ha
due
figlie
:
Julie
e
Tricia
,
entrambe
in
età
da
marito.Julie
è
già
a
posto
,
graziaddio
,
perchè
fidanzata
sin
dalla
più
tenera
infanzia
con
un
nipote
di
Eisenhower
che
presto
sposerà
.
Tricia
invece
non
è
fidanzata
con
nessuno
,
il
che
è
una
preoccupazione
.
Un
giorno
Nixon
le
chiede
:
«
Ma
non
ce
l
'
hai
un
ragazzo
Tricia
?
»
.
E
Tricia
sospira
,
risponde
che
ce
l
'
aveva
ma
l
'
ha
lasciata
.
«
Per
chi
?
»
.
Per
nessuna
,
risponde
Tricia
,
per
andarsene
volontario
in
Vietnam
.
Passa
un
po
'
di
tempo
e
Nixon
le
chiede
:
«
Tricia
,
che
ne
è
di
quel
ragazzo
in
Vietnam
?
»
Tricia
sospira
e
risponde
ma
pensa
papà
,
sembra
che
vi
sia
morto
.
Esclamazioni
di
sorpresa
,
di
dolore
,
e
poi
proprio
in
quei
giorni
la
rivista
Mc
Calls
chiede
a
Nixon
un
articolo
su
«
I
nostri
ragazzi
in
Vietnam
»
.
Nixon
accetta
e
cosa
ti
mette
insieme
?
Proprio
la
storia
del
ragazzo
di
Tricia
.
La
scrive
anche
benino
,
con
la
retorica
giusta
.
Questo
ragazzo
che
parte
per
il
Vietnam
,
mentre
Tricia
piange
.
Questo
ragazzo
che
alla
fine
muore
,
mentre
Tricia
piange
.
Piangono
anche
alcune
decine
di
milioni
di
americani
leggendola
:
avresti
pianto
anche
tu
,
direttore
,
perché
era
commovente
davvero
.
E
tale
resta
fino
al
giorno
in
cui
,
chi
l
'
avrebbe
detto
,
Mc
Calls
riceve
una
letterina
di
questo
ragazzo
:
con
l
'
ingiunzione
che
sia
pubblicata
.
Il
signor
Nixon
,
dice
il
ragazzo
,
deve
aver
preso
un
abbaglio
.
O
deve
essere
stato
male
informato
da
Tricia
.
Perché
non
solo
lui
è
vivo
:
in
Vietnam
non
ci
è
mai
andato
o
non
ci
andrebbe
nemmeno
se
ce
lo
mandassero
a
calci
.
Tricia
smise
di
vederla
,
è
ben
vero
:
ma
perché
gli
piaceva
di
più
un
'
altra
che
ora
ha
sposato
e
con
la
quale
è
felice
.
Il
signor
Nixon
farebbe
meglio
a
controllare
le
cose
prima
di
fare
certe
figure
e
,
se
continua
a
far
certe
figure
,
cosa
c
'
è
di
nuovo
nel
nuovo
Nixon
?
Dopo
il
colloquio
con
Bebe
-
Bibi
Rebozo
,
ritrovai
Nixon
a
Yorba
Linda
:
il
sobborgo
di
Los
Angeles
dove
Nixon
nacque
cinquantasei
anni
fa
e
dove
Nixon
giunse
con
un
corteo
di
poliziotti
che
sarebbe
bastato
a
Johnson
.
Un
mucchio
di
gente
era
lì
ad
attenderlo
,
in
massima
parte
massaie
coi
bigodini
in
testa
e
i
pargoli
in
braccio
.
C
'
erano
anche
alcuni
ragazzi
come
il
ragazzo
di
Tricia
,
però
alzavan
cartelli
con
la
fotografia
di
Eugene
Mc
Carthy
.
Uno
agitava
un
foglio
sul
quale
era
scritto
:
«
Nixon
?
Humphrey
?
Wallace
?
Sono
contento
di
non
avere
ventun
anni
»
.
Con
ciò
alludendo
al
fatto
che
non
poteva
votare
perché
in
America
non
si
vota
fino
a
ventun
anni
.
Perbacco
,
vorrei
proprio
sapere
se
Nixon
lo
vide
quel
foglio
.
Ma
forse
non
lo
vide
:
era
troppo
occupato
a
parlare
dei
giorni
in
cui
abitava
a
Yorba
Linda
e
sognava
orizzonti
più
vasti
,
o
dei
giorni
in
cui
sua
moglie
era
maestra
di
scuola
a
Yorba
Linda
e
vinse
un
maiale
in
premio
.
O
forse
vinse
un
premio
per
un
maiale
.
Che
aveva
allevato
.
Non
capii
,
non
ricordo
,
le
ultime
parole
si
persero
tra
gli
urli
della
folla
che
i
poliziotti
e
gli
agenti
del
servizio
segreto
spingevano
per
preparare
un
passaggio
a
Nixon
,
che
doveva
visitare
la
casa
in
cui
nacque
.
La
casa
era
di
legno
,
modesta
.
Dinanzi
c
'
era
una
lapide
su
cui
avevan
scolpito
:
«
Casa
Natale
Di
Richard
Nixon
Che
Grazie
Alla
Devozione
Per
Il
Suo
Paese
Salì
Alla
Vicepresidenza
Degli
Stati
Uniti
.
1952-1960»
.
Sai
quelle
lapidi
che
noi
dedichiamo
ai
padri
della
patria
e
agli
eroi
:
però
dopo
che
sono
morti
da
tempo
.
Io
la
guardavo
,
perplessa
,
e
la
domanda
del
ragazzo
di
Tricia
mi
pungeva
il
cervello
:
ostinata
.
Ma
cosa
c
'
è
nel
nuovo
Nixon
?
Nemmeno
i
palloncini
gli
fecero
festa
La
risposta
venne
ore
dopo
,
al
comizio
che
Nixon
tenne
all
'
auditorium
di
Disneyland
per
diecimila
persone
:
tutte
bianche
.
Infatti
non
ho
mai
visto
un
negro
in
questa
campagna
repubblicana
e
in
particolare
con
Nixon
.
Sembra
che
i
negri
non
lo
amino
affatto
e
che
il
sentimento
sia
ricambiato
da
Nixon
il
quale
non
li
assume
neanche
come
autisti
o
sguatteri
.
Tale
particolare
ad
ogni
modo
esula
da
ciò
che
voglio
dirti
,
e
ciò
che
voglio
dirti
è
che
un
comizio
di
Nixon
merita
d
'
essere
visto
.
Non
solo
perché
le
ideologie
non
vi
sono
mai
discusse
:
gli
americani
come
Nixon
sono
tipi
pratici
e
non
si
perdono
mai
nei
meandri
della
dialettica
e
della
filosofia
che
del
resto
ignorano
.
Ma
soprattutto
perché
lo
spettacolo
assomiglia
a
un
carnevale
.
Le
bandiere
americane
erano
rette
da
strane
bambine
con
strani
vestiti
e
strani
cappelli
,
le
Nixonette
,
e
sui
cappelli
era
scritto
«
Io
voglio
bene
a
Nixon
»
.
L
'
esecuzione
delle
musiche
era
affidata
a
strani
giovanotti
vestiti
con
strane
uniformi
che
ricordavano
molto
i
costumi
dell
'
operetta
La
vedova
allegra
:
sai
quelli
con
gli
alamari
d
'
oro
e
le
piume
.
Del
resto
anche
i
motivi
che
suonavano
erano
più
o
meno
i
motivi
di
La
vedova
allegra
.
Ovunque
pendevan
cartelli
di
questo
tenore
:
«
Dai
,
Dick
dai
!
»
.
«
Forza
,
Dick
corri
!
»
.
«
Io
amo
Dick
.
Snoopy
ama
Dick
»
(
Snoopy
è
un
personaggio
di
Charlie
Brown
)
.
«
Pat
come
prima
signora
»
.
L
'
intera
faccenda
era
abbastanza
buffa
,
eppure
ti
metteva
addosso
una
tale
tristezza
.
Forse
perché
almeno
tre
quarti
della
folla
era
composta
da
persone
anziane
.
Non
ho
mai
visto
tante
persone
anziane
come
a
quel
comizio
di
Nixon
.
Avresti
detto
a
osservarlo
che
la
popolazione
tra
i
vent
'
anni
e
i
quaranta
era
scomparsa
da
Disneyland
.
Giacché
avevo
ragione
io
,
direttore
,
quando
dicevo
che
ascoltare
Nixon
è
come
tornare
indietro
di
almeno
quindici
anni
,
cioè
ai
tempi
di
Eisenhower
,
della
Guerra
Fredda
,
della
Grande
Paura
.
Avevo
ragione
io
a
dire
che
accettarlo
significa
non
rendersi
conto
di
quel
che
è
successo
in
questi
quindici
anni
.
Perbacco
!
In
ogni
parte
del
mondo
nascono
fermenti
nuovi
,
i
vecchi
valori
vengono
riesaminati
,
perfino
il
modo
di
discutere
è
cambiato
,
si
inneggia
ai
cecoslovacchi
,
i
Beatles
vengono
onorati
dalle
regine
.
Ma
in
quel
comizio
non
te
ne
ricordavi
:
congelato
dentro
un
passato
decrepito
,
sentivi
gli
occhi
riempirsi
di
lacrime
.
Meno
male
che
i
palloncini
provocarono
qualche
risata
.
I
palloncini
sai
,
fanno
parte
del
cerimoniale
nixoniano
.
Secondo
quel
cerimoniale
erano
stati
chiusi
dentro
grandi
reti
sospese
al
soffitto
e
le
reti
dovevano
aprirsi
all
'
arrivo
di
Nixon
affinché
i
palloncini
cadessero
giù
in
una
pioggia
colorata
e
leggera
:
a
simboleggiare
la
gioia
.
Ma
quando
Nixon
arrivò
la
reti
non
si
aprirono
per
niente
.
Tecnici
e
volontari
tiravano
le
funi
,
scuotevano
le
reti
,
lanciavano
ordini
colmi
di
imbarazzo
,
di
rabbia
.
Nixon
puntava
il
dito
al
soffitto
per
darsi
un
contegno
,
la
signora
Nixon
si
torceva
le
mani
per
superare
l
'
angoscia
:
ma
tutto
ciò
che
accadeva
era
la
liberazione
di
un
palloncino
che
ogni
tanto
scendeva
giù
come
un
orfano
.
E
la
faccenda
durò
fino
al
momento
in
cui
Nixon
mormorò
:
«
To
hell
with
them
»
,
all
'
inferno
,
poi
pronunciò
quel
discorso
che
è
sempre
lo
stesso
discorso
ovunque
vada
e
a
chiunque
parli
.
Ma
riguarda
anche
noi
.
Molto
da
vicino
.
«
La
guerra
nel
Vietnam
la
risolvo
a
modo
mio
»
Disse
anzitutto
ordine
e
legge
:
due
parole
bellissime
quando
non
suonino
come
una
sacra
minaccia
.
Perché
,
accidenti
,
la
legge
è
sacra
e
l
'
ordine
è
una
necessità
:
ma
che
razza
di
legge
è
una
legge
che
ti
nega
il
diritto
di
cambiare
la
legge
,
che
razza
di
ordine
è
un
ordine
che
ti
nega
la
libertà
di
protestare
?
La
voce
dell
'
America
,
questa
America
che
ormai
invade
le
nostre
vite
,
ci
piaccia
o
no
,
non
è
forse
nata
da
quel
diritto
e
da
quella
libertà
?
E
poi
disse
basta
con
le
critiche
agli
Stati
Uniti
,
bisogna
restaurare
nel
mondo
il
rispetto
per
gli
Stati
Uniti
,
la
guida
degli
Stati
Uniti
.
E
poi
disse
basta
,
con
queste
chiacchiere
sul
Vietnam
,
se
le
trattative
di
Parigi
sono
a
un
punto
morto
,
quando
lui
viene
letto
lui
dice
ad
Hanoi
mi
avete
stufato
,
la
guerra
la
risolvo
da
me
a
modo
mio
cioè
con
la
forza
.
A
questo
punto
sentii
un
brivido
nella
schiena
.
Stavo
per
abbandonarmi
ad
atroci
pensieri
,
quando
il
signor
Nixon
si
mise
a
parlare
di
noi
.
E
disse
che
gli
americani
erano
stufi
,
sì
stufi
,
di
morire
per
gli
europei
,
spendere
i
soldi
per
gli
europei
,
lavorare
per
gli
europei
,
fare
l
'
elemosina
agli
europei
.
E
i
diecimila
si
alzarono
in
piedi
,
applaudendo
,
inneggiando
,
bravo
Dick
,
giusto
Dick
,
e
allora
neanche
quello
che
mi
era
sembrato
buffo
,
come
le
nixonette
,
i
suonatori
,
i
palloncini
,
mi
parve
più
buffo
.
Mi
parve
anzi
tragico
,
mi
parve
senza
speranza
,
e
abbandonai
quel
comizio
,
e
lasciai
la
campagna
elettorale
di
Nixon
.
Lo
rividi
a
uno
di
quei
pranzi
che
il
Partito
repubblicano
organizza
per
raccogliere
fondi
destinati
a
far
eleggere
Nixon
.
Il
pranzo
si
svolgeva
a
New
York
,
all
'
hotel
Americana
.
Il
prezzo
per
ogni
coperto
era
di
mille
dollari
:
oltre
seicentoventimila
lire
italiane
.
Mi
recai
a
dare
uno
sguardo
e
devo
ammettere
che
a
condurmi
lì
fu
principalmente
la
curiosità
di
sapere
cosa
si
mangia
con
seicentoventimila
lire
a
testa
.
Uova
d
'
oro
?
Insalata
di
rubini
e
smeraldi
?
L
'
aria
profumava
di
soldi
,
di
sogni
grinzosi
,
e
il
salone
era
pieno
dei
soliti
vecchi
.
Mi
avvicinai
a
un
tavolo
,
agguantai
un
menu
,
e
diceva
:
antipasto
di
granchio
,
filetto
con
broccoli
,
mousse
di
albicocca
.
Nient
'
altro
e
ti
giuro
,
sentii
fame
per
loro
:
poveri
nixoniani
.
E
sentii
fame
per
molte
altre
cose
,
ad
esempio
per
l
'
America
che
abbiamo
amato
tanto
e
vorremmo
ancora
amare
.
E
ora
,
direttore
,
ti
saluto
.
Sono
stata
superficiale
?
Forse
,
senz
'
altro
.
Ma
il
soggetto
non
meritava
di
più
.
Le
inchieste
Gallup
danno
la
vittoria
di
Nixon
per
certa
,
e
la
signora
Nixon
annuncia
che
alla
Casa
Bianca
le
piacerebbe
mettere
ovunque
i
tappeti
da
parete
a
parete
«
perché
lei
nella
vita
è
sempre
stata
per
i
tappeti
da
parete
a
parete
»
.
Gliene
mandiamo
uno
in
regalo
?
Giusto
per
dimostrarle
che
non
siamo
i
miserabili
che
a
suo
marito
dice
.
Affezionatamente
tua
.
StampaPeriodica ,
CAPE
KENNEDY
,
dicembre
-
Per
andare
sulla
Luna
si
parte
da
qui
:
un
punto
del
nostro
pianeta
che
un
tempo
chiamavano
Cape
Canaveral
ed
ora
chiamano
Cape
Kennedy
,
dal
nome
dell
'
uomo
che
pagò
con
la
vita
anche
il
sogno
di
navigare
gli
spazi
.
La
regione
dove
esso
si
trova
è
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Florida
,
è
baciata
da
un
'
estate
perpetua
,
ed
è
considerata
il
grosso
laboratorio
scientifico
dell
'
emisfero
occidentale
.
Dico
occidentale
perché
per
andare
sulla
Luna
si
parte
,
chiunque
lo
sa
,
anche
da
un
altro
punto
del
nostro
pianeta
:
quello
nella
regione
indicata
sulle
mappe
terrestri
come
Kazahstan
.
Lì
però
bisogna
parlare
benissimo
il
russo
,
essere
iscritti
al
partito
locale
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
della
Florida
.
Tutto
il
contrario
di
ciò
che
accade
in
Florida
dove
bisogna
parlare
benissimo
inglese
,
non
essere
iscritti
al
partito
suddetto
,
e
impegnarsi
a
non
fare
la
spia
a
quelli
del
Kazahstan
.
Tra
le
due
regioni
v
'
è
infatti
una
concorrenza
spietata
,
paragonabile
a
quella
delle
compagnie
aeree
che
fanno
lo
stesso
tragitto
,
con
l
'
aggravante
che
il
biglietto
non
è
utilizzabile
su
entrambe
le
compagnie
,
come
s
'
usa
nei
viaggi
terrestri
:
o
si
parte
di
qui
o
si
parte
di
là
.
Secondo
me
è
meglio
di
qui
:
il
razzoporto
è
eccellente
,
circondato
da
dodicimila
chilometri
di
mare
profondo
dove
le
astronavi
possono
precipitare
senza
colpir
l
'
abitato
,
e
la
preparazione
psicologica
addirittura
perfetta
.
Coperto
da
un
sudario
di
sabbia
,
di
asfalto
,
di
sale
marino
,
il
luogo
è
così
brutto
che
quando
ci
sei
non
ti
resta
che
andare
sulla
Luna
dove
,
se
non
è
meglio
,
peggio
non
è
.
Non
a
caso
scienziati
prolissi
lo
portano
a
esempio
della
prossima
stazione
spaziale
.
Estinti
i
sugheri
,
le
palme
,
i
lillà
,
le
trecentoventotto
specie
di
alberi
che
lo
ossigenavano
,
vi
trionfano
le
piante
di
plastica
;
i
prati
sintetici
si
comprano
al
supermarket
come
la
stoffa
.
Estinti
i
coccodrilli
,
i
topi
,
le
zanzare
,
vi
sopravvivono
solo
i
pescicani
impiegati
dalla
NASA
per
divorare
i
curiosi
che
bagnan
nel
mare
anziché
nelle
piscine
,
e
ciò
che
qui
chiamano
uccelli
non
sono
gli
uccelli
ma
i
razzi
o
i
missili
:
sicché
chi
va
a
caccia
e
dice
"
ho
preso
un
uccello
"
finisce
immediatamente
in
galera
.
I
motel
,
che
sono
alberghi
per
l
'
uomo
e
l
'
automobile
,
hanno
nomi
come
Satellite
,
Vanguard
,
Polaris
e
non
dispongono
di
camerieri
ma
di
esperti
robot
:
robot
per
lucidare
le
scarpe
,
robot
per
far
i
caffè
,
robot
per
massaggiare
chi
è
stanco
.
I
giocattoli
sono
quelli
che
i
figli
dei
cosmopionieri
useranno
nelle
colonie
lunari
destinate
a
sorgere
sulla
Vallata
della
Eterna
Luce
:
tutine
spaziali
,
bombolette
di
ossigeno
,
astronavicelle
che
prendono
il
volo
per
mezzo
di
batterie
solari
.
Le
cartoline
da
spedire
agli
amici
non
riproducono
paesaggi
ma
razzi
,
missili
,
depositi
di
kerosene
,
astronauti
chiusi
nelle
capsule
Mercury
;
la
Terra
che
noi
conoscemmo
è
dimenticata
da
tempo
e
nella
desolata
pianura
si
scorgono
solo
le
torri
di
lancio
:
cattedrali
di
un
'
era
che
ha
sostituto
la
liturgia
con
la
tecnica
.
IL
CONTO
ALLA
ROVESCIA
Ma
cosa
succede
quando
l
'
uomo
da
un
porto
allo
spazio
spicca
il
volo
verso
l
'
immensità
?
Sui
brividi
del
conto
alla
rovescia
e
sulla
partenza
per
la
Luna
parla
David
Morris
,
medico
della
NASA
.
"
HANNO
tutti
paura
quando
sono
lassù
.
Nessuno
resiste
all
'
angoscia
della
voce
che
conta
a
rovescio
prima
che
esploda
l
'
enorme
fiammata
.
Più
i
numeri
scendono
meno
sette
meno
sei
meno
cinque
meno
quattro
meno
tre
più
i
battiti
del
cuore
salgono
.
Shepard
,
che
era
salito
scherzando
,
mantenne
ottanta
pulsazioni
al
minuto
durante
la
conta
finale
:
ma
quando
arrivò
il
meno
sette
le
pulsazioni
gli
salirono
a
novanta
,
al
meno
quattro
erano
a
novantacinque
,
allo
zero
erano
a
cento
.
Poi
si
accesero
i
fuochi
e
le
pulsazioni
salirono
a
centonove
.
Poi
il
razzo
partì
e
le
pulsazioni
salirono
a
centoquindici
,
centoventi
,
centoventicinque
,
centotrenta
,
centotrentacinque
,
centotrentotto
.
Per
un
lungo
minuto
,
il
minuto
durante
il
quale
si
ignora
se
il
razzo
continuerà
a
salire
o
scoppierà
,
le
sue
pulsazioni
rimasero
a
centotrentotto
.
Sono
uomini
come
gli
altri
,
mi
creda
.
Per
me
c
'
è
solo
un
giorno
in
cui
son
diversi
dagli
altri
,
superuomini
forse
.
Ed
è
la
vigilia
della
partenza
:
quando
vanno
a
dormire
,
tranquilli
,
si
addormentano
immediatamente
,
tranquilli
,
poi
all
'
alba
che
potrebb
'
essere
la
loro
ultima
alba
si
svegliano
riposati
e
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
"
.
E
quando
partirono
per
la
Luna
,
dottore
?
Anche
allora
si
svegliarono
contenti
come
se
andassero
a
caccia
di
folaghe
?
"
Sicuro
.
Il
sistema
è
lo
stesso
e
non
dimentichi
che
sono
soldati
:
andare
sulla
Luna
per
loro
è
come
andare
alla
guerra
,
ma
con
meno
probabilità
di
morire
.
Si
rendono
conto
,
evidente
,
che
rischiamo
di
andare
a
morire
:
tuttavia
sanno
bene
che
non
li
faremmo
andar
su
se
le
probabilità
di
salvezza
non
fossero
al
99,99
per
cento
.
Una
cosmonave
è
meno
pericolosa
degli
aerei
supersonici
che
erano
abituati
a
collaudare
,
e
da
terra
li
seguiamo
secondo
per
secondo
,
possiamo
portar
loro
soccorso
.
Perché
dovrebbero
essere
meno
tranquilli
?
"
.
Perché
vanno
sulla
Luna
,
dottore
.
"
Sciocchezze
.
Anche
sulla
Luna
li
seguiamo
,
le
ho
detto
:
mentre
atterrano
,
scendono
,
si
spostano
"
.
Dottore
scherziamo
?
Un
uomo
ha
aperto
una
capsula
e
scende
su
un
mondo
dove
nessuno
è
mai
stato
:
ed
egli
lo
sa
.
Appoggia
i
piedi
dove
nessuno
li
ha
mai
appoggiati
,
gira
gli
occhi
dove
nessuno
li
ha
mai
girati
:
ed
egli
lo
sa
.
Lentamente
,
cautamente
,
fa
il
primo
passo
;
l
'
umanità
intera
,
coloro
che
sono
morti
,
fa
quel
passo
con
lui
:
ed
egli
lo
sa
.
Non
v
'
è
scoperta
di
isola
,
né
di
oceano
,
né
di
continente
in
questo
pianeta
che
possa
paragonarsi
a
quel
primo
lentissimo
,
cautissimo
passo
:
ed
egli
lo
sa
.
L
'
oggetto
dal
quale
è
disceso
potrebbe
non
ripartire
mai
più
,
condannarlo
a
morire
su
questo
deserto
e
lontano
centinaia
di
migliaia
di
miglia
da
casa
:
ed
egli
lo
sa
.
Dottore
,
lei
crede
davvero
che
le
sue
pulsazioni
non
supereranno
le
centotrentotto
al
minuto
?
Ma
cos
'
è
,
quest
'
uomo
,
un
robot
?
"
Gli
astronauti
"
,
dice
il
dottore
,
"
non
sono
robot
.
Non
volevamo
robot
"
.
StampaPeriodica ,
Alle
4.57
del
21
luglio
1969
l
'
uomo
ha
messo
piede
sulla
Luna
.
È
cominciata
così
una
nuova
era
nella
storia
umana
:
la
conquista
degli
altri
mondi
,
la
scalata
ai
corpi
celesti
,
l
'
assalto
allo
spazio
.
Non
più
prigioniero
del
proprio
pianeta
,
l
'
uomo
si
è
proiettato
verso
approdi
ignoti
.
Finita
la
preistoria
spaziale
,
si
entrava
nell
'
era
cosmica
.
Di
questa
grandiosa
avventura
che
ha
portato
l
'
uomo
a
violare
il
pianeta
proibito
,
L
'
Europeo
forniva
una
cronaca
destinata
a
diventare
storia
.
Saranno
queste
parole
,
udite
nel
corso
della
lunga
"
notte
della
Luna
"
,
a
raccontare
nei
secoli
l
'
avventura
più
grande
dell
'
uomo
del
nostro
tempo
.
È
una
cronaca
vissuta
minuto
per
minuto
sul
luogo
stesso
dal
quale
veniva
comandata
la
missione
lunare
,
al
fianco
degli
uomini
che
a
400mila
chilometri
di
distanza
governavano
l
'
astronave
da
Terra
;
e
racconta
,
attraverso
le
parole
testuali
dei
protagonisti
,
ciò
che
è
avvenuto
in
quelle
ore
che
hanno
cambiato
il
destino
dell
'
umanità
.
Ora
che
lo
spettacolo
paradossale
è
finito
,
il
dramma
concluso
,
e
i
confini
della
nostra
intelligenza
e
della
nostra
storia
si
sono
allargati
fino
al
Mare
della
Tranquillità
,
ci
sentiamo
come
assuefatti
all
'
idea
di
possedere
la
Luna
e
quasi
sorridiamo
delle
nostre
ansie
e
dei
nostri
timori
:
non
era
poi
così
difficile
,
dicono
alcuni
,
si
accende
un
fiammifero
e
via
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
al
miracolo
d
'
essere
usciti
dalla
nostra
prigione
di
azzurro
per
approdare
a
quell
'
isola
brutta
:
presto
ce
ne
scorderemo
,
come
abbiamo
scordato
il
miracolo
del
primo
pesce
che
uscì
dalle
acque
per
approdare
alla
terra
e
diventare
un
uomo
.
Ripetere
la
sfida
non
ci
sembra
più
un
rischio
blasfemo
,
e
della
meravigliosa
avventura
non
resterà
presto
che
una
carnevalata
intorno
a
due
piloti
cui
abbiamo
già
regalato
la
patente
di
eroi
,
l
'
immagine
sui
francobolli
,
il
nome
nei
libri
di
scuola
,
un
posto
nella
storia
.
Forse
il
successo
ci
ha
fatto
perdere
il
senso
delle
proporzioni
,
forse
ciò
che
è
avvenuto
è
troppo
grande
per
esser
giudicato
da
noi
:
così
come
quel
pesce
non
si
rese
conto
di
uscire
dall
'
acqua
per
diventare
uomo
,
noi
non
ci
rendiamo
conto
di
avere
toccato
un
altro
pianeta
per
diventare
qualcosa
che
non
sappiamo
nemmeno
immaginare
.
Il
giudizio
spetterà
ai
figli
dei
figli
dei
nostri
figli
.
A
noi
contemporanei
,
a
noi
spettatori
,
resta
solo
da
narrare
ciò
che
abbiamo
visto
e
udito
ora
con
orgoglio
ora
con
vergogna
.
Giacché
siamo
composti
dell
'
uno
e
dell
'
altra
,
e
anche
nel
viaggio
verso
la
Luna
gli
uomini
hanno
dimostrato
la
loro
bellezza
e
la
loro
bruttezza
,
che
è
come
dire
la
loro
umanità
.
Ecco
dunque
la
cronaca
di
quei
due
incredibili
giorni
e
di
quell
'
incredibile
notte
come
li
ho
visti
a
Houston
,
Texas
,
dal
momento
in
cui
la
prima
astronave
terrestre
si
posò
sulla
Luna
,
il
20
luglio
1969
,
fino
al
momento
in
cui
ne
ripartì
,
il
21
luglio
1969
.
The
Eagle
has
landed
,
l
'
Aquila
è
atterrata
C
'
era
stata
quest
'
ultima
notte
durante
la
quale
neanche
Neil
Armstrong
e
Buzz
Aldrin
e
Michael
Collins
erano
riusciti
a
dormire
bene
e
avevano
sonnecchiato
per
poco
più
di
quattr
'
ore
:
secondo
i
dati
forniti
dai
cervelli
elettronici
che
da
bordo
raccontano
tutto
al
Centro
controllo
.
La
notte
fra
il
sabato
19
luglio
e
domenica
20
luglio
.
I
tre
astronauti
si
erano
svegliati
alle
cinque
del
mattino
,
ora
di
Houston
,
dopo
avere
orbitato
l
'
altra
faccia
della
Luna
,
ed
era
subito
cominciato
un
dialogo
tecnico
,
parametri
e
traiettorie
e
costanti
,
condotto
dal
Capsule
Communicator
che
per
il
momento
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
,
e
dopo
quel
dialogo
era
seguita
la
lettura
delle
notizie
terrestri
,
accolta
con
un
distacco
quasi
sgarbato
.
«
Buzz
,
tuo
figlio
Andy
ha
fatto
il
giro
della
Nasa
ieri
pomeriggio
e
suo
zio
Bob
l
'
ha
accompagnato
a
visitare
anche
il
laborato
»
.
«
Grazie
»
,
lo
aveva
interrotto
seccamente
Aldrin
.
Nessuna
notizia
sembrava
interessarli
,
divertirli
,
commuoverli
,
nemmeno
quella
che
in
tutte
le
chiese
del
mondo
si
pregasse
per
loro
o
che
Richard
Nixon
avesse
ordinato
una
funzione
speciale
alla
Casa
Bianca
,
o
che
la
loro
squadra
preferita
di
baseball
,
la
National
League
,
si
apprestasse
a
giocare
a
Washington
con
l
'
American
League
,
o
che
il
titolo
di
miss
Universo
fosse
stato
vinto
da
una
filippina
di
18
anni
battendo
miss
Finlandia
e
miss
Australia
.
S
'
erano
decongelati
un
pochino
solo
quando
Ron
Evans
aveva
raccontato
la
leggenda
di
Chan
Go
:
«
Attenti
,
la
ragazza
è
cinese
e
si
chiama
Chan
Go
.
Vive
sulla
Luna
da
4mila
anni
,
rubò
a
suo
marito
la
pillola
dell
'
immortalità
.
È
facile
trovarla
perché
se
ne
sta
con
un
grande
coniglio
all
'
ombra
di
un
albero
di
cannella
»
.
Con
la
sua
voce
di
pietra
,
Aldrin
aveva
risposto
:
«
Okay
,
Ron
.
Cercheremo
di
trovare
la
ragazza
con
il
coniglio
»
.
Era
arrivata
questa
domenica
,
ma
non
una
domenica
come
le
altre
,
cioè
spensierata
,
rilassata
,
festosa
.
Alle
8
,
anziché
i
soliti
programmi
a
quiz
,
la
televisione
aveva
cominciato
a
trasmettere
servizi
speciali
che
davano
l
'
immagine
della
nostra
galassia
,
della
Via
Lattea
,
del
nostro
sistema
solare
,
mentre
una
voce
leggeva
la
Genesi
:
"
E
in
principio
Dio
creò
il
Cielo
e
la
Terra
,
e
la
Terra
era
vuota
e
senza
forme
,
e
l
'
oscurità
era
sospesa
sul
cielo
e
la
terra
"
.
Del
resto
molti
,
quella
mattina
,
citavano
la
Genesi
:
preti
cattolici
e
pastori
presbiteriani
,
metodisti
,
episcopali
.
A
Houston
le
chiese
erano
piene
,
impiegati
della
Nasa
scienziati
astronauti
:
v
'
è
un
momento
in
cui
la
tecnologia
non
basta
più
a
dare
agli
uomini
fiducia
in
se
stessi
e
la
loro
sapienza
si
scioglie
in
debolezza
.
Li
vedevi
entrare
e
uscire
dalle
chiese
,
quegli
uomini
,
tutti
compunti
,
tutti
tesi
nell
'
ansia
.
L
'
angoscia
era
aggravata
da
un
cielo
livido
che
annunciava
la
pioggia
e
verso
mezzogiorno
c
'
era
stato
uno
scroscio
rabbioso
,
scalognatore
.
Nessuno
si
sentiva
ottimista
,
tranquillo
.
Nell
'
edificio
dove
la
Nasa
ospitava
la
sala
stampa
i
giornalisti
passeggiavano
impazienti
.
Uno
ripeteva
:
«
Non
la
so
scrivere
questa
cosa
,
non
la
so
scrivere
.
Non
è
una
storia
da
giornalisti
,
ci
vorrebbe
Omero
»
.
In
città
,
le
sole
persone
che
dimostrassero
serenità
erano
le
mogli
di
Armstrong
,
Aldrin
e
Collins
.
Addestrate
dai
loro
mariti
,
«
la
Luna
è
una
normale
conquista
della
tecnologia
»
,
erano
giunte
a
quel
giorno
con
la
principale
preoccupazione
di
apparire
graziose
in
tv
e
una
,
la
moglie
di
Aldrin
,
aveva
fatto
a
tale
scopo
una
cura
dimagrante
.
Grazie
a
essa
aveva
potuto
esibirsi
in
costume
da
bagno
sui
bordi
della
sua
piscina
,
offrendosi
alla
folla
e
alle
macchine
da
presa
della
Cbs
dinanzi
alle
quali
aveva
scherzato
,
sorriso
,
spiegato
che
i
tre
sarebbero
allunali
e
tornati
.
Cosa
di
cui
neanche
Wernher
Von
Braun
sembrava
sicuro
.
Nell
'
ultima
conferenza
stampa
gli
era
sfuggita
una
frase
:
«
Siamo
abbastanza
maturi
da
sopportare
lo
shock
se
la
missione
non
sarà
completata
»
.
Alla
caffetteria
della
Nasa
,
dove
era
sceso
per
mangiare
un
panino
mischiato
alla
folla
,
Von
Braun
era
apparso
cupo
e
aveva
rifiutato
di
firmare
una
fotografia
del
Saturno
.
E
così
siamo
giunti
al
pomeriggio
fatale
,
quello
in
cui
due
uomini
del
nostro
pianeta
avrebbero
tentato
di
sbarcare
sulla
Luna
.
Erano
due
uomini
che
nessuno
aveva
scelto
perché
migliori
degli
altri
e
il
loro
unico
merito
consisteva
nell
'
essere
bravi
piloti
,
ma
non
migliori
di
altri
.
Umanamente
non
valevano
granché
.
Privi
di
fantasia
e
di
umiltà
,
prima
della
partenza
si
erano
mostrati
arroganti
,
durante
il
volo
non
si
erano
resi
simpatici
:
mai
una
frase
dettata
dal
cuore
,
un
motto
scherzoso
,
un
'
osservazione
geniale
.
Avevano
visto
la
Terra
che
si
allontanava
centinaia
di
migliaia
di
miglia
e
tal
privilegio
s
'
era
risolto
in
un
'
arida
lezione
di
geografia
:
«
Vedo
a
destra
la
penisola
dello
Yucatán
,
a
sinistra
la
Florida
»
.
Qualcuno
li
aveva
definiti
"
unmanned
crew
"
,
equipaggio
senz
'
uomo
,
il
termine
che
si
usa
per
le
astronavi
che
non
hanno
persone
a
bordo
.
Amareggiato
e
deluso
dal
loro
silenzio
,
li
perdonavi
solo
sapendo
che
avevano
paura
,
ma
neanche
ciò
bastava
ad
amarli
mentre
l
'
ora
si
avvicinava
.
L
'
ora
era
fra
le
3
e
le
3
e
mezzo
.
Quelle
due
macchine
straordinarie
chiamate
Lem
e
capsula
Apollo
si
erano
ormai
staccate
:
l
'
Apollo
orbitava
la
Luna
con
Mike
Collins
,
il
Lem
si
abbassava
sul
Mare
della
Tranquillità
con
Armstrong
e
Aldrin
.
Ma
non
si
chiamavano
più
Apollo
e
Lem
:
il
primo
lo
avevano
ribattezzato
Columbia
,
dal
nome
del
razzo
di
Jules
Verne
,
il
secondo
Eagle
,
cioè
aquila
:
simbolo
amato
dai
militari
.
Nel
distintivo
fatto
disegnare
dai
tre
si
vedeva
un
'
aquila
che
scende
con
le
ali
spiegate
e
gli
artigli
spalancati
fra
i
crateri
della
Luna
.
Osservandolo
,
alcuni
avevano
ricordato
che
l
'
impegno
di
sbarcare
sulla
Luna
entro
il
1970
era
stato
assunto
da
John
Fitzgerald
Kennedy
dopo
la
crisi
di
Cuba
,
anzi
dopo
la
Baia
dei
Porci
,
per
scopi
strettamente
politici
.
C
'
era
bisogno
di
una
grossa
impresa
che
restituisse
prestigio
e
rispetto
agli
Stati
Uniti
e
la
Luna
era
apparsa
la
soluzione
più
facile
e
più
clamorosa
.
Lo
stesso
Lyndon
Johnson
aveva
confermato
ciò
in
una
trasmissione
televisiva
.
Poi
,
d
'
un
tratto
,
scoppiarono
le
3
del
pomeriggio
.
D
'
un
tratto
,
come
questo
viaggio
che
avevamo
atteso
per
anni
e
a
cui
,
tuttavia
,
non
eravamo
ancora
preparati
.
Sai
,
come
quando
nasce
un
bambino
e
per
nove
mesi
lo
si
vede
crescere
nel
ventre
,
si
sa
che
dal
ventre
dovrà
uscire
,
ma
arriva
il
momento
e
ti
coglie
una
specie
di
sorpresa
,
di
panico
,
nasce
il
bambino
,
è
appena
nato
il
bambino
e
ci
accorgiamo
che
non
siamo
pronti
a
riceverlo
.
Non
successe
nulla
di
straordinario
che
ci
desse
l
'
allarme
,
non
suonò
un
campanello
,
non
gracchiò
un
altoparlante
per
dirci
che
erano
le
tre
,
forse
non
guardammo
nemmeno
l
'
orologio
.
Ma
all
'
improvviso
ci
accorgemmo
che
l
'
ora
era
giunta
e
tutto
cambia
.
Non
ci
importò
più
che
la
Luna
rappresentasse
un
volgare
scopo
politico
,
non
ci
importò
più
che
i
due
uomini
scelti
dal
caso
fossero
antipatici
.
La
Luna
divenne
qualcosa
di
religioso
e
i
due
uomini
divennero
qualcosa
di
santo
:
un
simbolo
di
tutti
noi
,
vivi
o
morti
,
buoni
e
cattivi
,
stupidi
e
intelligenti
,
noi
pesci
che
cerchiamo
sempre
altre
spiagge
senza
sapere
perché
.
E
ovunque
passò
come
un
brivido
,
lo
stesso
che
in
quel
momento
scuoteva
chiunque
ascoltasse
una
radio
,
nel
mondo
,
o
sedesse
dinanzi
a
un
televisore
,
o
sapesse
quel
che
stava
accadendo
.
Le
macchine
da
presa
della
tv
erano
puntate
sul
Centro
controllo
dove
si
dirigono
le
operazioni
di
volo
.
Il
Centro
controllo
si
affollò
e
dietro
un
vetro
apparve
Von
Braun
,
con
il
capo
chino
e
le
braccia
conserte
come
se
pregasse
.
Ai
tavoli
coi
monitor
e
i
cervelli
elettronici
gli
ingegneri
e
gli
astronauti
e
i
tecnici
si
accomodarono
meglio
le
cuffie
.
Ron
Evans
si
alzò
e
lasciò
il
posto
a
Charlie
Duke
(
astronauta
che
fungeva
da
"
capcom
"
,
capsule
communicator
,
cioè
colui
che
aveva
il
compito
di
comunicare
direttamente
con
l
'
equipaggio
.
Fu
pilota
del
modulo
lunare
di
Apollo
16
e
decimo
uomo
a
mettere
piede
sulla
Luna
nel
1972
,
ndr
)
.
Accanto
a
lui
c
'
era
soltanto
Pete
Conrad
,
il
comandante
del
prossimo
equipaggio
destinato
alla
Luna
in
novembre
.
Immobili
,
tutti
e
due
,
tirati
.
Nella
sala
stampa
invece
si
raddoppiò
il
trambusto
,
spostare
di
sedie
,
squillare
di
telefoni
,
battere
di
telescriventi
,
urla
isteriche
.
Chi
chiamava
Tokyo
,
chi
Berlino
,
chi
Roma
,
chi
Praga
,
chi
Rio
de
Janeiro
!
«
Press
emergency
,
press
emergency
call
!
Chiamata
stampa
di
emergenza
!
Emergenza
!
»
,
oppure
:
«
Il
cavo
!
Il
cavo
!
»
,
altri
defluirono
verso
l
'
auditorium
.
C
'
era
questo
auditorium
,
che
è
immenso
,
e
c
'
era
questo
schermo
che
è
enorme
:
quattro
metri
per
sei
.
Si
fece
buio
,
si
accese
lo
schermo
,
e
non
vi
apparve
nulla
per
chi
non
sapesse
,
ma
vi
apparve
qualcosa
di
tremendo
per
chi
sapesse
:
i
numeri
della
conta
a
rovescio
.
Le
ore
,
i
minuti
,
i
secondi
.
Le
ore
erano
ormai
a
zero
,
i
minuti
erano
dieci
,
i
secondi
spaccavano
senza
darli
il
tempo
di
leggerli
:
macchie
luminose
tremanti
come
le
nostre
mani
,
i
nostri
ginocchi
.
E
l
'
audio
martellò
,
nel
silenzio
,
poi
diffuse
una
voce
che
era
la
voce
di
Charlie
Duke
,
un
'
altra
voce
che
era
la
voce
di
Armstrong
.
Giungeva
disturbata
da
sibili
,
fischi
,
400mila
chilometri
laggiù
nel
cosmo
,
ma
si
capiva
tutto
ciò
che
diceva
,
e
quel
dialogo
,
Dio
quel
dialogo
,
noi
che
lo
udimmo
non
lo
scorderemo
mai
.
Ci
saremmo
molto
turbati
,
più
tardi
,
a
vederlo
uscire
dal
Lem
e
camminare
sulla
Luna
.
Però
mai
quanto
nei
dieci
minuti
o
dieci
secondi
che
precedettero
l
'
allunaggio
.
Se
chiedi
a
chi
c
'
era
:
«
Tu
hai
pianto
di
più
al
momento
in
cui
Armstrong
ha
allungato
il
piede
o
al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
?
»
,
la
risposta
è
identica
:
«
Al
momento
in
cui
il
Lem
si
è
posato
»
.
Le
tre
e
17
minuti
e
dieci
secondi
del
20
luglio
1969
,
ora
di
Houston
.
Vogliamo
riascoltare
gli
ultimi
14
secondi
prima
che
quel
bambino
nascesse
?
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
qui
Houston
.
Tutto
pronto
per
l
'
atterraggio
.
Chiudo
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Roger
.
Capito
.
Pronto
per
l
'
atterraggio
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
»
.
Armstrong
:
«
Allarme
12
.
12.01»
.
Charlie
Duke
:
«12.01»
.
Armstrong
:
«
Siamo
pronti
.
Stai
lì
,
pronti
.
2mila
piedi
.
2mila
piedi
nell
'
Ags
.
47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Calato
»
.
Armstrong
:
«47°»
.
Charlie
Duke
:
«
Aquila
,
siete
perfetti
.
Siete
sul
go
.
Go
!
»
Armstrong
:
«35°
750
,
si
scende
giù
a
23;
700
piedi
,
21
e
giù
.
36°
,
600
piedi
,
giù
a
19;
510
piedi
,
giù
a
30
giù
a
30
giù
a
15;
400
piedi
,
giù
a
9
8
,
avanti
.
350
,
giù
a
4;
330
,
giù
a
3
e
mezzo
.
L
'
ago
è
tutto
teso
sulla
velocità
orizzontale
300
piedi
,
giù
a
3
e
mezzo
giù
1
al
minuto
.
1
,
1
e
mezzo
giù
vedo
la
nostra
ombra
laggiù
50
,
giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
19
,
avanti
.
Altitudine
velocità
3
e
mezzo
,
giù
,
220
piedi
.
13
,
avanti
11
,
avanti
scende
proprio
bene
,
bene
.
200
piedi
,
4
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
170
.
6
e
mezzo
e
giù
.
5
e
mezzo
e
giù
.
9
.
avanti
.
5
per
cento
,
quantità
luce
705
piedi
,
tutto
va
bene
.
Giù
a
metà
,
6
»
.
Charlie
Duke
:
«60
secondi
,
Neil
»
Armstrong
:
«
Accese
luci
.
Giù
a
2
,
2
e
mezzo
.
Avanti
avanti
!
Bene
!
40
piedi
,
giù
a
due
e
mezzo
stiamo
sollevando
polvere
30
piedi
2
e
mezzo
giù
c
'
è
un
'
ombra
debole
debole
.
4
avanti
4
avanti
,
stiamo
piegandoci
un
poco
a
destra
6
giù
»
.
Charlie
Duke
:
«30
secondi
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Avanti
ci
stiamo
spostando
a
destra
contatto
luce
.
Okay
.
Chiudo
i
motori
.
Chiudo
il
controllo
automatico
.
Chiudo
il
motore
di
discesa
.
Motori
chiusi
.
Siamo
sul
413»
.
Charlie
Duke
:
«
Ti
leggiamo
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
L
'
Aquila
ha
atterrato
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Tranquillità
,
ti
leggiamo
da
Terra
.
C
'
è
un
bel
mucchio
di
tipi
qui
che
stanno
per
diventare
blu
.
Ma
respiriamo
di
nuovo
.
Grazie
infinite
»
.
Nell
'
auditorium
,
e
anche
nel
Centro
controllo
,
le
parole
di
Charlie
Duke
non
le
udì
nessuno
.
Perché
dopo
il
messaggio
di
Armstrong
,
«
qui
base
della
Tranquillità
,
l
'
Aquila
ha
atterrato
»
,
la
tensione
si
ruppe
e
salì
al
cielo
un
applauso
che
era
l
'
applauso
più
fragoroso
e
più
lungo
che
avessi
mai
udito
,
e
insieme
all
'
applauso
un
concerto
di
singhiozzi
,
di
urli
,
di
esclamazioni
dove
il
sollievo
si
univa
alla
gioia
,
la
gioia
allo
stupore
,
lo
stupore
all
'
orgoglio
,
e
ciò
non
soltanto
nell
'
auditorium
,
ma
nei
corridoi
,
nelle
cabine
radio
,
nelle
stanze
delle
telescriventi
,
negli
uffici
,
nello
stesso
Centro
controllo
dove
mi
dicono
che
Von
Braun
piangesse
come
un
bambino
.
E
piangeva
Wally
Schirra
,
e
molti
degli
astronauti
,
e
i
direttori
di
volo
.
Il
volto
di
Pete
Conrad
aveva
il
colore
del
gesso
,
quello
di
Alan
Bean
che
scenderà
con
lui
era
terreo
.
Si
alzò
Charlie
Duke
,
lasciò
il
posto
a
Ron
Evans
,
spalancò
la
porta
del
Centro
controllo
,
entrò
nel
recinto
dei
Vip
e
aggrappandosi
a
tutti
balbettava
:
«
We
did
it
,
we
dit
it
!
Ce
l
'
abbiamo
fatta
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Poi
Duke
uscì
dal
recinto
dei
Vip
,
si
mise
a
correre
per
le
stanze
,
per
gli
edifici
,
ripeteva
«
we
did
it
,
we
did
it
,
o
God
God
God
!
Dio
Dio
Dio
!
»
.
Questi
uomini
forti
,
sempre
freddi
e
sempre
distaccati
,
questi
uomini
sempre
convinti
che
una
ruota
debba
girare
per
il
semplice
fatto
che
è
una
ruota
.
Ci
volle
un
bel
po
'
perché
si
ricomponessero
,
ci
ricomponessimo
,
e
ripensassimo
alla
voce
con
cui
Armstrong
aveva
detto
«
l
'
Aquila
è
atterrata
»
.
Una
voce
soffice
,
tranquilla
,
priva
di
qualsiasi
emozione
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
informò
che
al
momento
dell
'
atterraggio
il
polso
di
Armstrong
era
salito
a
156
.
Lui
che
non
va
mai
oltre
i
70
,
i
90
.
Ma
dalla
voce
non
sembrava
davvero
,
e
con
quel
tono
soffice
,
tranquillo
,
privo
di
qualsiasi
emozione
,
continuò
a
dare
le
informazioni
,
spiegò
il
punto
in
cui
era
atterrato
,
un
triangolo
compreso
fra
una
collina
chiamata
Zampa
di
gatto
,
una
montagna
chiamata
Ultima
freccia
e
un
cratere
detto
Zeta
.
Finalmente
lasciò
che
Aldrin
descrivesse
ciò
che
vedeva
dal
finestrino
del
Lai
.
Era
tornato
Charlie
Duke
;
il
dialogo
è
con
Charlie
Duke
.
Aldrin
:
«
Houston
,
deve
esservi
apparsa
una
fase
finale
molto
lunga
.
Lo
è
stata
.
Il
sistema
automatico
ci
stava
portando
dritti
in
un
campo
di
football
,
voglio
dire
un
cratere
che
aveva
l
'
ampiezza
di
un
campo
di
football
,
con
un
gran
numero
di
massi
enormi
,
circa
il
diametro
di
uno
dei
crateri
minori
,
sicché
abbiamo
dovuto
controllare
la
discesa
a
mano
e
cercare
una
zona
ragionevolmente
buona
in
quel
campo
di
rocce
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
.
Ricevuto
.
Era
bello
da
qui
,
Tranquillità
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Ora
entriamo
nei
dettagli
di
ciò
che
vedo
intorno
a
me
.
Be
'
,
sembra
una
collezione
di
ogni
specie
di
rocce
per
ciò
che
riguarda
la
forma
,
l
'
angolosità
,
la
granulosità
.
Sono
estremamente
varie
.
I
colori
cambiano
parecchio
a
seconda
di
come
li
guardi
nella
luce
.
In
genere
non
sembra
esserci
molto
colore
,
direi
niente
affatto
colore
.
Però
sembra
che
alcune
delle
rocce
e
dei
massi
,
e
anche
di
questi
ve
ne
sono
parecchi
vicini
a
noi
,
sembra
che
alcuni
abbiano
colori
interessanti
.
Chiudo
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
ricevuto
.
Ci
sembra
che
tutto
vada
bene
,
Tranquillità
.
Ora
vi
lasciamo
lavorare
sulla
conta
a
rovescio
simulata
e
poi
ci
riparliamo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Questo
16G
è
proprio
come
un
aeroplano
»
.
Charlie
Duke
:
«
Roger
,
roger
.
Tranquillità
,
dovete
sapere
che
in
questa
stanza
c
'
è
un
mucchio
di
facce
sorridenti
,
e
anche
in
tutto
il
mondo
»
.
Aldrin
:
«
Due
sono
anche
qui
dentro
»
.
Charlie
Duke
:
«
È
stato
un
gran
bel
lavoro
,
ragazzi
»
.
Fu
a
questo
punto
che
intervenne
la
voce
fra
divertita
e
mortificata
di
Collins
:
«
Non
dimenticatevi
di
qualcuno
che
è
dentro
questa
capsula
»
.
Quel
Collins
sempre
messo
da
parte
e
destinato
a
essere
messo
da
parte
,
quel
Collins
che
se
ne
andava
solo
intorno
alla
Luna
.
Nessuno
gli
rispose
.
Il
dialogo
fra
il
Centro
controllo
e
il
Lem
continuò
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Avete
atterrato
con
un
'
inclinazione
di
4
gradi
e
mezzo
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Sì
,
è
confermato
dai
nostri
strumenti
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
qui
Columbia
,
Houston
!
Non
potreste
mettermi
in
contatto
con
loro
?
»
,
disse
Collins
,
commovente
come
la
sua
solitudine
.
«
Okay
,
Columbia
.
Ora
ti
ci
mettiamo
»
,
disse
Charlie
Duke
.
«
Di
'
qualcosa
che
possano
udire
,
Mike
.
Chiudo
»
.
«
Qui
Columbia
.
Cosa
devo
dire
?
»
.
«
Qualcosa
che
possano
udire
,
qualcosa
.
Chiudo
»
.
«
Roger
.
Base
della
Tranquillità
,
qui
Columbia
.
Ragazzi
,
visto
di
quassù
è
stato
proprio
straordinario
.
Avete
fatto
un
lavoro
straordinario
,
ragazzi
»
.
«
Grazie
,
Mike
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Ora
tieni
stretta
quella
base
in
orbita
,
tienila
pronta
per
noi
»
.
«
Lo
farò
,
Buzz
,
lo
farò
»
.
Poi
intervenne
di
nuovo
Armstrong
.
«
Houston
,
qui
base
della
Tranquillità
.
I
ragazzi
a
Terra
avevano
detto
di
non
essere
certi
che
ce
l
'
avremmo
fatta
e
invece
eravamo
un
po
'
preoccupati
dal
sistema
di
allarme
,
questo
sì
.
Proprio
durante
la
discesa
,
e
a
parte
il
momento
in
cui
dovevamo
scegliere
un
buon
posto
per
atterrare
,
voglio
dire
a
parte
una
buona
occhiata
ai
crateri
nella
fase
finale
,
non
m
'
è
riuscito
di
identificare
bene
quel
che
c
'
era
all
'
orizzonte
»
.
Charlie
Duke
:
«
Non
te
la
prendere
,
Neil
.
A
quello
ci
pensiamo
ora
.
Chiudo
»
.
«
Può
interessarti
sapere
che
non
ho
notato
e
non
noto
difficoltà
alcuna
nell
'
adattarmi
a
un
sesto
di
gravità
.
Direi
anzi
che
mi
riesce
naturale
,
spontaneo
,
muovermi
in
un
sesto
di
gravità
»
.
«
Roger
,
ricevuto
.
Bene
.
Chiudo
»
.
«
Houston
,
ora
ti
do
le
informazioni
.
La
mia
sinistra
è
praticamente
poco
sopra
il
livello
di
un
grande
numero
di
crateri
il
cui
diametro
va
dai
cinque
ai
50
piedi
.
Vedo
anche
molte
vette
montagnose
alte
dai
20
ai
30
piedi
.
E
migliaia
,
letteralmente
migliaia
di
minuscoli
crateri
larghi
un
piede
o
due
.
Di
fronte
a
me
,
a
qualche
centinaio
di
piedi
,
vi
sono
alcuni
blocchi
di
roccia
irta
e
angolosa
,
dai
bordi
appuntiti
,
alti
circa
due
piedi
.
E
c
'
è
una
collina
sul
nostro
orizzonte
,
proprio
in
linea
diretta
con
i
due
finestrini
.
Giudicarne
la
distanza
è
impossibile
,
ma
direi
un
miglio
o
mezzo
miglio
»
.
Mike
Collins
:
«
Sembra
molto
meglio
di
ieri
,
Neil
,
quando
si
guardava
in
quell
'
angolatura
bassa
del
Sole
.
Ieri
il
terreno
appariva
accidentato
come
una
pannocchia
di
granoturco
»
.
«
Era
davvero
accidentato
,
Mike
.
Nella
zona
di
atterraggio
era
estremamente
punteggiato
di
crateri
e
di
pietre
.
Alcune
pietre
più
grandi
di
cinque
o
10
piedi
»
.
«
Nel
dubbio
,
atterra
lungo
»
.
(
È
una
espressione
dei
piloti
:
«
When
in
doubt
,
land
long
»
.
Gran
parte
delle
loro
frasi
erano
nel
linguaggio
dei
piloti
:
per
esempio
non
dicevano
«
non
preoccuparti
»
,
dicevano
«
niente
sudore
,
no
sweat
»
.
E
non
dicevano
«
chiudo
»
,
dicevano
«
break
,
break
,
rompi
,
rompi
»
)
.
«
È
quel
che
abbiamo
fatto
,
Mike
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Vorremmo
che
tu
mettessi
in
funzione
il
memory
E
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Per
te
abbiamo
un
P22
,
se
sei
pronto
a
ricevere
»
.
Mike
Collins
:
«
Sissignore
,
ai
tuoi
ordini
»
.
Armstrong
:
«
Dunque
,
dicevo
,
direi
che
il
colore
della
superficie
intorno
a
noi
è
paragonabile
a
quello
che
abbiamo
osservato
in
orbita
:
a
10°
di
angolatura
del
Sole
.
È
un
colore
sostanzialmente
senza
colore
,
grigio
bianco
,
molto
bianco
,
e
il
grigio
è
gessoso
quando
guardi
alla
fase
zero
.
Però
quando
guardi
a
un
'
inclinazione
di
90°
è
un
grigio
molto
più
scuro
,
è
un
grigio
cinereo
,
color
della
cenere
.
Alcune
delle
rocce
che
sono
state
investite
o
rotte
dal
razzo
sono
all
'
esterno
di
un
color
grigio
chiaro
e
all
'
interno
di
un
grigio
scuro
,
scurissimo
,
quelle
rotte
,
mi
spiego
.
Sembrano
basalto
»
.
Interruzione
di
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Per
favore
depressurizzate
di
nuovo
il
carburante
e
l
'
ossigeno
.
Stanno
salendo
troppo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
carburante
e
ossigeno
in
partenza
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ho
detto
che
potete
aprire
sia
il
carburante
che
l
'
ossigeno
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
,
okay
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
,
ripeto
:
depressurizzate
il
carburante
.
Depressurizzate
,
depressurizzate
!
Sta
aumentando
rapidamente
di
pressione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Ma
noi
segniamo
30
Psi
del
carburante
e
30
di
ossigeno
»
.
(
Psi
significa
Pound
square
inch
,
cioè
libbre
ogni
pollice
quadrato
)
.
Charlie
Duke
:
«
Noi
leggiamo
qualcosa
di
diverso
sui
nostri
strumenti
.
Per
favore
,
depressurizzate
il
carburante
e
l
'
ossigeno
ho
detto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
depressurizziamo
.
Teniamo
aperto
.
Ora
l
'
ago
segna
21
Psi
.
E
ora
20
.
E
ora
15
.
E
ora
0»
.
Charlie
Duke
:
«
Bene
,
chiudi
,
grazie
»
.
Armstrong
:
«
Chiuso
.
Dai
finestrini
non
abbiamo
potuto
vedere
le
stelle
,
avevamo
la
visiera
dell
'
elmetto
calata
.
Ora
Buzz
tenta
di
vederle
con
le
lenti
ottiche
,
io
sto
guardando
la
Terra
.
È
grande
e
lucente
e
bella
»
.
Charlie
Duke
:
«
Tranquillità
dev
'
essere
proprio
un
gran
bello
spettacolo
.
Chiudo
.
Columbia
,
qui
Houston
.
Mancano
due
minuti
al
vostro
Los
.
(
Loss
of
signal
,
cioè
perdita
di
contatto
con
la
Terra
,
quando
l
'
astronave
passa
dall
'
altra
parte
della
Luna
.
Mike
Collins
stava
infatti
dirigendosi
verso
l
'
altra
faccia
della
Luna
)
.
«
Mike
,
sei
proprio
bello
mentre
te
ne
vai
sopra
la
collina
.
Chiudo
»
.
Collins
:
«
Okay
grazie
.
Sono
contento
di
sapere
che
anch
'
io
funziono
bene
.
Avete
nulla
da
suggerire
?
La
posizione
che
tengo
mi
sembra
giusta
»
.
Charlie
Duke
:
«
Perfetta
.
Mike
»
.
Collins
:
«
Sarebbe
anche
ora
di
mangiare
,
no
?
»
.
Charlie
Duke
:
«
Ripeti
»
.
Collins
:
«
Be
'
,
non
importa
»
.
Charlie
Duke
:
«
Mike
,
tieni
quella
posizione
.
È
buona
»
.
Collins
:
«
Grazie
»
.
E
sparì
dall
'
altra
parte
della
Luna
,
a
volare
solo
in
quel
nulla
fatto
di
silenzio
.
Per
un
'
ora
non
avrebbe
potuto
comunicare
con
nessuno
,
sapere
ciò
che
accadeva
ad
Armstrong
e
a
Aldrin
,
dire
quel
che
accadeva
a
lui
,
per
esempio
,
se
avesse
potuto
dire
l
'
invidia
,
la
malinconia
che
provava
a
pensare
di
non
poter
scendere
sopra
la
Luna
,
lui
:
essere
arrivato
fin
quasi
a
toccarla
e
non
toccarla
,
girarci
intorno
come
Caino
e
perdersi
tutta
la
gloria
,
rendendosi
conto
che
quando
parlavano
a
lui
era
quasi
per
gentilezza
,
di
lui
non
si
curavano
affatto
o
ben
poco
,
tutta
l
'
attenzione
era
per
Armstrong
e
Aldrin
,
e
a
lui
era
toccato
proprio
il
lavoro
peggiore
:
povero
Mike
.
Poi
,
erano
ormai
le
4
e
mezzo
del
pomeriggio
,
il
medico
di
volo
annunciò
che
Armstrong
e
Aldrin
si
sarebbero
messi
a
mangiare
,
subito
dopo
a
dormire
.
Uscimmo
,
dall
'
auditorium
.
La
pioggia
era
cessata
,
colava
a
picco
un
sole
bollente
,
accecante
;
e
la
Nasa
brulicava
di
folla
.
In
segno
di
festa
avevano
improvvisamente
aperto
i
cancelli
,
e
sotto
una
copia
del
Lem
,
in
mezzo
al
prato
dell
'
edificio
numero
uno
,
erano
accampati
una
dozzina
di
neri
,
giunti
apposta
da
Washington
per
dimostrare
contro
il
viaggio
sulla
Luna
e
sfruttare
la
presenza
dei
giornalisti
.
Si
riparavano
dal
sole
con
ombrelli
neri
e
battendo
le
nocche
sull
'
asta
dell
'
ombrello
cantavano
:
«
Hanno
la
Luna
in
mano
,
hanno
Neil
Armstrong
in
mano
,
hanno
Buzz
Aldrin
in
mano
,
hanno
il
Vietnam
in
mano
,
hanno
i
bambini
che
muoiono
di
fame
in
mano
,
hanno
la
potenza
in
mano
,
hanno
l
'
ingiustizia
in
mano
»
.
La
maggior
parte
erano
donne
ben
vestite
o
grasse
,
e
c
'
era
anche
una
ragazza
bianca
con
i
capelli
biondi
e
i
blue
-
jeans
.
Arrivò
la
polizia
;
dolcemente
,
per
non
dare
scandali
,
li
invitò
ad
andarsene
.
Alle
cinque
e
mezzo
si
seppe
che
Armstrong
e
Aldrin
non
sarebbero
andati
a
dormire
dopo
mangiato
:
per
la
prima
volta
avevano
infranto
il
programma
e
dimostrato
qualcosa
di
umano
,
l
'
impazienza
.
E
con
impazienza
avevano
chiesto
il
permesso
di
prepararsi
a
uscire
subito
sulla
Luna
e
il
permesso
gli
era
stato
accordato
.
L
'
avvenimento
era
atteso
per
le
otto
e
mezzo
di
sera
e
quel
giornalista
ripeteva
:
«
Io
non
ci
riesco
,
io
non
ci
riesco
.
Ci
vuole
Omero
»
.
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
,
sono
ai
piedi
della
scaletta
A
Houston
,
quella
sera
,
non
si
vedeva
la
Luna
.
Era
coperta
da
nubi
fitte
,
nuovamente
gonfie
di
pioggia
.
E
in
quel
cielo
senza
Luna
,
nuovamente
gonfio
di
pioggia
,
arrivarono
le
otto
e
mezzo
che
divennero
presto
le
nove
:
alle
otto
e
mezzo
Armstrong
e
Aldrin
non
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Le
nove
divennero
presto
le
nove
e
mezzo
:
neanche
alle
nove
erano
ancora
pronti
a
uscire
.
Alle
nove
e
mezzo
il
Centro
controllo
annunciò
che
erano
pronti
e
mancava
circa
un
quarto
d
'
ora
all
'
apertura
dello
sportello
.
Allora
nell
'
auditorium
ci
mettemmo
a
fissare
l
'
enorme
schermo
dove
si
avvicendavano
,
allineate
,
le
informazioni
dei
cervelli
elettronici
.
L
'
informazione
che
ci
interessava
era
al
penultimo
rigo
,
dove
stava
scritto
Plss
.
Significa
:
Post
landing
survival
system
,
ed
è
in
sostanza
il
contenitore
di
ossigeno
che
gli
astronauti
si
attaccano
dietro
le
spalle
e
poi
mettono
in
funzione
al
momento
in
cui
la
cabina
del
Lem
viene
depressurizzata
e
lo
sportello
si
apre
.
Accanto
alla
parola
Plss
leggevi
,
fino
alle
9.45
,
00
:
00,00
.
Ma
alle
9.45
l
'
ultimo
zero
divenne
un
uno
e
poi
un
due
e
poi
un
tre
e
i
secondi
divennero
con
velocità
pazza
minuti
e
sapemmo
che
la
cabina
era
stata
depressurizzata
,
lo
sportello
aperto
.
In
principio
ci
furono
solo
le
voci
.
Infatti
la
macchina
da
presa
della
televisione
era
chiusa
in
un
settore
del
Lem
che
poteva
essere
azionato
solo
dall
'
esterno
e
,
per
azionarlo
,
Armstrong
doveva
uscire
,
poi
scendere
fino
a
metà
scaletta
.
Le
voci
giungevano
a
noi
molto
nitide
e
non
eran
le
solite
voci
di
pietra
,
erano
voci
molto
preoccupate
,
molto
incerte
.
Soprattutto
quella
di
Armstrong
che
finalmente
tremava
come
deve
tremare
la
voce
di
un
uomo
che
la
prima
volta
mette
piede
sulla
Luna
.
Tremavamo
anche
noi
,
però
.
Dio
,
come
tremavamo
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Bene
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Quasi
pronti
per
andare
giù
a
prendere
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
È
giù
il
mio
indicatore
?
Okay
,
ora
siamo
pronti
ad
agganciare
Lec
»
(
Launch
escape
control
,
cioè
la
corda
per
calare
le
scatole
di
alluminio
e
gli
strumenti
)
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
che
vai
giù
,
Neil
,
metti
il
sacchetto
così
,
È
meglio
.
Neil
,
te
lo
sei
legato
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
,
ora
bisogna
agganciare
questo
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Questo
lascialo
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
la
visiera
,
Neil
.
Abbassala
.
Neil
,
stai
voltando
le
spalle
alla
passerella
della
scaletta
.
Avanti
.
Su
.
Bene
.
L
'
hai
trovata
un
po
'
più
verso
di
me
.
Neil
ora
dritto
.
Giù
riposati
un
poco
»
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
si
guida
un
cieco
che
impara
a
camminare
nel
buio
.
Affettuosamente
,
prolissamente
.
Lo
guidava
nel
modo
in
cui
i
pesci
guidarono
il
pesce
che
uscì
in
cerca
della
riva
asciutta
,
allargando
le
branchie
per
respirare
l
'
ossigeno
.
E
la
riva
era
questa
distesa
di
sabbia
sconosciuta
grigia
e
ostile
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Neil
,
te
la
stai
cavando
proprio
bene
,
Neil
.
Torna
verso
di
me
ancora
un
poco
.
Okay
,
giù
.
Muoviti
Tira
giù
a
sinistra
okay
.
Ora
va
meglio
.
Sei
sulla
piattaforma
.
Metti
il
piede
sinistro
un
po
'
a
destra
.
Così
.
Bene
.
Girati
un
poco
a
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
,
ora
controllo
questi
sacchetti
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Non
subito
,
aspetta
.
I
sacchetti
dopo
.
Girati
un
po
'
a
destra
.
Ecco
,
ora
va
meglio
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Va
bene
così
?
»
.
Cercava
l
'
approvazione
dell
'
altro
come
un
bambino
e
all
'
improvviso
persino
la
sua
voce
sembrava
quella
di
un
bambino
.
Così
mite
,
esitante
,
gentile
.
«
Va
bene
così
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Benissimo
,
Neil
.
Hai
molto
posto
alla
tua
sinistra
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Come
me
la
cavo
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Bene
,
ti
ho
detto
.
Bene
.
Ora
li
vuoi
quei
sacchetti
?
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Sì
.
Dammeli
.
Okay
,
Houston
.
Sono
sulla
passerella
.
I
am
on
the
porch
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Resta
un
minuto
dove
sei
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ho
bisogno
di
allentare
un
poco
la
corda
,
Neil
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Hai
bisogno
di
allentarla
,
Buzz
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Aspetta
un
minuto
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
tutto
è
bello
e
pieno
di
sole
qui
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Vuoi
tirare
un
poco
più
su
lo
sportello
aperto
?
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Ora
lo
tiro
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
la
Mesa
è
venuta
giù
bene
»
.
(
La
Mesa
è
il
Modularized
equipment
stowage
assembly
,
cioè
il
pacco
che
contiene
le
batterie
per
l
'
erogazione
dell
'
ossigeno
e
per
la
camera
da
presa
della
tv
,
gli
utensili
per
raccattare
le
rocce
,
e
i
sacchetti
per
i
campioni
lunari
eccetera
)
.
Bruce
McCandless
,
dal
Centro
controllo
:
«
Qui
Houston
.
Neil
,
prendiamo
nota
e
aspettiamo
la
televisione
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
.
Prova
il
contatto
radio
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
La
radio
funziona
,
ti
udiamo
bene
e
chiaro
.
Chiudo
.
Buzz
,
qui
Houston
.
Prova
anche
tu
la
radio
e
verifica
il
circuito
tivù
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Roger
.
Circuito
tivù
aperto
»
.
Armstrong
dovette
aprirlo
,
allungando
la
mano
sinistra
,
proprio
mentre
parlava
con
Houston
perché
in
quel
preciso
momento
gli
schermi
si
illuminarono
e
vedemmo
ciò
che
vedeste
voi
,
ciò
che
vide
tutto
il
mondo
,
vedemmo
la
zampa
del
Lem
,
e
la
parte
inferiore
del
Lem
,
e
l
'
orizzonte
della
Luna
.
E
poi
vedemmo
quel
piede
,
quel
grande
piede
che
scendeva
a
cercare
il
piolo
della
scaletta
,
era
un
piede
sinistro
e
scendeva
così
lento
,
così
cauto
,
ma
allo
stesso
tempo
così
deciso
.
E
dal
Centro
controllo
Bruce
McCandless
gridò
:
«
Man
!
Riceviamo
un
'
immagine
sulla
tivù
!
Oh
,
man
!
»
.
E
Aldrin
,
tutto
contento
,
rispose
:
«
Bella
immagine
,
eh
?
»
,
e
Bruce
McCandless
aggiunse
:
«
Neil
,
Neil
!
Ti
vediamo
scendere
per
la
scala
a
pioli
!
»
.
Erano
le
9.56
,
ora
di
Houston
.
E
nell
'
auditorium
tutti
ripetevano
con
Bruce
McCandless
:
«
Man
!
Oh
,
man
!
»
.
Che
vuol
dire
uomo
.
Uomo
,
non
Dio
.
E
mentre
invocavano
l
'
uomo
invece
di
Dio
,
Armstrong
risalì
di
due
o
tre
scalini
,
a
provare
se
ciò
gli
costava
fatica
,
ma
non
gli
costava
nessuna
fatica
e
riprese
a
scendere
cauto
,
deciso
.
E
presto
lo
vedemmo
tutto
intero
,
prima
la
tuta
bianca
e
poi
il
casco
:
fu
all
'
ultimo
piolo
dove
ebbe
un
momento
di
esitazione
perché
l
'
ultimo
piolo
è
assai
alto
,
per
scendere
sopra
il
piattello
della
zampa
del
Lem
bisogna
fare
quasi
un
saltino
,
e
sembrò
quasi
che
gli
mancasse
il
coraggio
di
fare
il
saltino
,
il
coraggio
di
uscire
dall
'
acqua
,
lasciare
l
'
ultima
onda
e
gettarsi
sopra
la
riva
.
Ma
poi
il
coraggio
gli
venne
,
e
si
buttò
giù
e
fu
dentro
il
piattello
.
E
le
sue
prime
parole
sulla
Luna
furono
queste
:
«
Sono
ai
piedi
della
scaletta
,
I
am
at
the
foot
of
the
ladder
i
piedi
del
Lem
sono
affondati
nella
superficie
per
circa
uno
,
due
pollici
la
superficie
tuttavia
appare
molto
,
molto
granulosa
quando
ti
avvicini
.
È
come
polvere
.
Fine
,
molto
fine
.
Ora
esco
dal
piattello
del
Lem
»
.
È
questo
che
disse
.
La
frase
su
cui
fecero
i
titoli
la
disse
dopo
.
La
frase
che
tutti
avevano
tentato
di
indovinare
,
cosa
dirà
Neil
al
momento
di
fare
il
primo
passo
sopra
la
Luna
,
dirà
fantastico
,
dirà
perbacco
ragazzi
,
e
lo
avevano
tormentato
tanto
,
povero
Armstrong
,
lo
avevano
esasperato
al
punto
che
per
non
deludere
l
'
attesa
lui
ci
aveva
pensato
,
alla
frase
,
e
l
'
aveva
trovata
,
e
l
'
aveva
confidata
a
una
sola
persona
:
sua
madre
.
L
'
ha
raccontato
lei
stessa
:
«
Venne
a
domandarmi
cosa
ne
pensavo
,
sembrava
così
preoccupato
,
e
io
gli
dissi
che
mi
sembrava
un
bel
discorso
.
Allora
mi
fece
giurare
che
non
l
'
avrei
detto
a
nessuno
»
.
Non
era
un
gran
bel
discorso
,
ammettiamolo
.
Era
una
frase
retorica
,
e
suonava
un
pochino
falsa
,
un
pochino
buffa
,
dentro
il
suo
gergo
tecnico
da
pilota
.
Oh
,
quasi
ne
fosse
cosciente
,
Armstrong
la
pronunciò
molto
in
fretta
,
in
un
sussurro
carico
di
imbarazzo
:
«
That
'
s
one
small
step
for
man
,
one
giant
leap
for
mankind
.
Questo
è
un
piccolo
passo
per
l
'
uomo
,
è
un
salto
gigantesco
per
l
'
umanità
»
.
Però
si
riprese
immediatamente
,
tornò
immediatamente
se
stesso
,
e
ciò
accadde
quando
staccò
le
mani
dal
Lem
e
andò
avanti
,
e
incominciò
a
spiegare
quel
che
vedeva
:
«
La
superficie
è
fine
e
polverosa
,
posso
sollevarla
con
la
punta
delle
mie
scarpe
:
aderisce
alla
suola
e
ai
lati
delle
mie
scarpe
in
strati
simili
a
polvere
di
carbone
.
Affondo
solo
in
una
piccola
frazione
di
pollice
,
forse
l
'
ottava
parte
di
un
pollice
.
Ma
posso
vedere
le
impronte
delle
mie
scarpe
e
i
miei
passi
sopra
la
sabbia
»
.
E
poi
accadde
qualcosa
di
molto
imprevisto
,
di
molto
fantastico
:
si
mise
a
correre
,
proprio
a
correre
.
Si
allontanava
come
spinto
dal
vento
e
come
spinto
dal
vento
tornava
:
improvviso
,
leggero
.
E
Bruce
McCandless
esclamò
:
«
Neil
!
Neil
!
»
.
Non
se
l
'
aspettava
nessuno
.
Sulla
Terra
è
così
difficile
muoversi
con
quella
tuta
addosso
:
pesa
80
chili
ed
è
più
rigida
di
uno
scafandro
.
Naturalmente
alla
Nasa
avevano
calcolato
che
sulla
Luna
essa
avrebbe
pesato
neanche
13
chili
e
mezzo
,
cioè
un
sesto
,
però
anche
il
corpo
avrebbe
pesato
un
sesto
,
e
così
avevan
concluso
,
il
rapporto
sarebbe
rimasto
identico
.
E
in
tal
conclusione
ci
avevan
descritto
i
movimenti
di
Armstrong
sulla
Luna
come
visti
al
rallentatore
:
ecco
invece
che
Armstrong
correva
.
Balzi
e
lanci
che
avevano
qualcosa
di
assurdo
,
ricordavano
Charlot
nelle
sue
farse
mute
,
per
qualche
secondo
su
al
Centro
controllo
temettero
quasi
che
fosse
impazzito
e
quando
capirono
d
'
essersi
sbagliati
,
d
'
aver
mal
calcolalo
l
'
effetto
di
un
sesto
di
gravità
,
cominciarono
a
ridere
divertiti
,
liberati
,
tanto
più
che
la
voci
di
Armstrong
era
davvero
tranquilla
mentre
diceva
:
«
Al
contrario
di
ciò
che
ci
aspettavamo
sembra
non
esserci
difficoltà
alcuna
a
muoverci
qui
.
Forse
è
perfino
più
semplice
di
quanto
lo
fosse
nei
simulatori
,
non
dà
proprio
nessuna
noia
camminare
in
un
sesto
di
gravità
»
.
E
poi
:
«
Il
moto
di
discesa
non
ha
lasciato
nessun
cratere
.
Di
nessuna
forma
,
di
nessuna
ampiezza
.
Il
suolo
sotto
il
motore
è
solo
un
poco
più
chiaro
per
lo
spazio
di
un
piede
.
Siamo
in
un
posto
molto
piano
,
posso
vedere
alcune
tracce
di
raggi
che
emanano
dal
motore
di
discesa
,
ma
assolutamente
insignificanti
.
Okay
,
Buzz
,
siamo
pronti
per
portare
giù
la
macchina
fotografica
»
.
«
Pronti
»
,
rispose
Aldrin
.
«
Sembra
che
tutto
risulti
facile
e
uniforme
,
Neil
»
.
«
Abbastanza
,
Buzz
.
Ma
è
molto
buio
qui
quando
si
è
nell
'
ombra
,
e
mi
è
difficile
vedere
se
cammino
bene
.
Mi
farò
strada
verso
la
luce
del
Sole
stando
attento
a
non
guardare
direttamente
nel
Sole
»
.
Aldrin
gli
calò
la
macchina
fotografica
,
attraverso
la
corda
.
Lui
la
prese
e
continuò
a
descrivere
con
la
precisione
di
un
cronista
radiofonico
.
«
Ora
guardo
il
Lem
stando
direttamente
nell
'
ombra
e
vedo
Buzz
nello
sportello
.
Evitando
il
Sole
vedo
tutto
molto
bene
.
La
luce
è
sufficientemente
chiara
,
si
riflette
nel
Lem
,
e
ogni
immagine
è
nitida
Ora
mi
muovo
e
prendo
le
prime
fotografie
.
Okay
,
ora
mi
accingo
a
prendere
un
campione
del
suolo
»
.
Volò
verso
il
pacco
degli
utensili
,
ne
estrasse
il
bussolottino
per
raccogliere
il
suolo
destinato
ai
geologi
.
Allungò
il
manico
e
chinandosi
un
poco
si
accinse
a
tuffarlo
nella
superficie
sabbiosa
.
«
Interessante
!
Molto
interessante
!
È
superficie
così
morbida
eppure
,
qua
e
là
,
usando
l
'
utensile
per
raccogliere
il
campione
del
suolo
,
trovo
una
superficie
durissima
.
Sembra
materiale
identico
a
quello
sabbioso
,
eppure
è
molto
coesivo
.
Ora
provo
a
raccattare
anche
un
sasso
.
Ecco
un
paio
di
sassi
»
.
«
A
giudicare
di
qui
,
sembrano
belli
anche
i
sassi
.
Neil
»
,
disse
Aldrin
.
«
Questo
posto
ha
una
sua
bellezza
,
Buzz
.
Assomiglia
molto
al
deserto
degli
Stati
Uniti
.
È
deserto
,
sì
,
ma
è
molto
bello
.
Houston
,
dovete
sapere
che
molte
rocce
,
qui
,
le
rocce
dure
,
sembrano
vescicolari
.
(
Piccole
rocce
rotonde
,
di
origine
vulcanica
.
Chiamate
così
perché
presentano
cavità
provocate
dall
'
esplosione
interna
dei
gas
)
.
Di
origine
vulcanica
,
penso
.
E
ce
n
'
è
una
che
sembra
una
specie
di
monocristallo
»
.
Nel
giro
di
20
minuti
aveva
acquistato
una
straordinaria
confidenza
in
se
stesso
,
si
era
completamente
assuefatto
alla
Luna
.
E
noi
con
lui
.
Niente
più
tremiti
ormai
,
niente
più
paura
:
a
vederlo
così
tranquillo
,
quasi
dimenticavi
che
lo
spettacolo
paradossale
si
svolgeva
lassù
,
ti
sembrava
d
'
essere
al
cinematografo
a
guardare
un
film
di
fantascienza
,
e
a
poco
a
poco
anche
il
film
non
ti
stupiva
più
,
anzi
diventava
credibile
,
normale
,
ovvio
.
Qualcuno
,
accanto
a
me
,
sbadigliò
.
Qualche
altro
disse
che
gli
era
venuta
voglia
di
andare
a
bere
un
caffè
:
tanto
,
cosa
si
perdeva
?
Be
'
,
scende
Aldrin
,
gli
venne
risposto
.
E
lui
alzò
le
spalle
,
se
ne
andò
a
bere
il
caffè
.
Aldrin
,
lo
capivi
dal
fatto
che
non
si
muovesse
dalla
passerella
,
fremeva
di
impazienza
.
Dopo
tutto
avrebbe
dovuto
essere
lui
il
primo
uomo
a
camminare
sulla
Luna
,
mica
Neil
Armstrong
.
Secondo
i
piani
della
Nasa
infatti
il
privilegio
spettava
al
pilota
del
Lem
,
non
al
comandante
della
missione
,
ed
era
stato
Armstrong
a
puntare
i
piedi
,
a
pretendere
di
mutare
le
precedenze
,
sicché
Aldrin
aveva
dovuto
chinare
il
capo
,
accettare
.
Per
alcuni
mesi
ciò
aveva
causato
tra
i
due
astronauti
un
'
ostilità
sorda
e
sebbene
negli
ultimi
tempi
essa
si
fosse
un
poco
allentata
,
neanche
alla
vigilia
della
partenza
era
scomparsa
del
tutto
.
E
chi
li
conosce
comprese
che
in
quel
momento
,
sulla
Luna
,
essa
rifioriva
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
«
Sì
,
ma
aspetta
un
secondo
.
Prima
lascio
scorrere
la
corda
.
Okay
?
»
.
«
Okay
.
L
'
hai
scorsa
,
Neil
.
Ora
sei
pronto
a
farmi
scendere
?
»
.
«
Sì
,
un
attimo
»
.
Ce
li
faranno
vedere
molto
amici
quando
,
insieme
,
li
porteranno
in
giro
per
questa
Terra
.
Ce
li
racconteranno
fratelli
,
possono
non
esser
fratelli
due
uomini
che
sono
stati
insieme
sulla
Luna
?
Certo
.
Loro
due
ad
esempio
non
lo
sono
per
niente
.
Toccava
a
Aldrin
,
che
era
ai
comandi
del
Lem
,
e
non
a
Armstrong
,
dire
:
«
Qui
,
base
della
Tranquillità
;
l
'
Aquila
è
atterrata
»
,
e
sulla
Luna
toccavano
a
Aldrin
tante
altre
piccole
o
meno
piccole
cose
che
invece
Neil
Armstrong
volle
fare
da
sé
.
Vedi
,
nemmeno
a
contatto
con
l
'
infinito
un
uomo
diventa
grande
se
in
lui
non
v
'
è
grandezza
.
Andar
sulla
Luna
non
ci
rende
certo
migliori
.
«
Neil
,
sei
pronto
a
farmi
uscire
?
»
.
Armstrong
:
«
Tenterò
di
sorvegliare
il
tuo
Plss
.
Ma
hai
visto
che
razza
di
difficoltà
ho
avuto
prima
?
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
La
macchina
da
presa
è
nella
posizione
giusta
?
»
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Mi
pare
che
il
tuo
Plss
vada
bene
.
Prosegui
.
Le
scarpe
ora
sono
proprie
al
limite
della
soglia
.
Okay
;
ora
lascia
scivolare
giù
il
Plss
.
Ecco
,
bravo
,
bene
.
Perfetto
»
.
Avresti
detto
che
Armstrong
contribuisse
a
sdrammatizzare
,
qualsiasi
fosse
la
ragione
.
Ma
non
era
stato
lui
il
primo
,
il
primo
,
il
primo
?
E
per
quanto
fosse
difficile
trovare
la
passerella
e
la
scala
non
era
stato
lui
ad
affrontare
per
primo
la
passerella
e
la
scala
?
Non
era
tutto
più
semplice
,
ora
,
per
Buzz
?
«
Okay
,
Buzz
.
Sei
proprio
al
limite
della
passerella
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Però
rientro
con
un
piccolo
movimento
del
piede
all
'
inizio
della
passerella
.
Piego
un
poco
le
spalle
spero
di
andare
bene
perché
voglio
chiudere
un
po
'
lo
sportello
.
Stando
attento
a
non
bloccarci
fuori
,
però
»
.
Armstrong
:
«
Questa
mi
sembra
una
gran
bella
idea
.
Attento
a
non
chiuderci
fuori
»
.
Lo
disse
con
ironia
,
o
forse
con
umorismo
,
ma
Aldrin
non
è
molto
sensibile
né
all
'
una
né
all
'
altro
.
E
non
raccolse
.
«
Questa
è
la
nostra
casa
per
le
prossime
ore
,
Neil
.
Voglio
averne
cura
»
.
Chiuse
un
po
'
lo
sportello
,
tornò
.
«
Okay
,
Neil
.
Sono
sul
primo
scalino
e
posso
vedere
i
piattelli
delle
zampe
del
Lem
.
Ora
sono
sul
secondo
scalino
,
ora
sul
terzo
.
È
molto
semplice
scendere
»
.
Armstrong
:
«
Sì
l
'
ho
trovato
molto
comodo
e
anche
camminare
,
anche
camminare
è
molto
comodo
.
Hai
ancora
tre
passi
da
scendere
e
poi
quello
lungo
»
.
Aldrin
:
«
Okay
lascio
il
piede
dov
'
è
abbasso
l
'
altro
metto
le
mani
su
un
piolo
ora
faccio
lo
stesso
con
»
.
Armstrong
:
«
Ecco
bene
.
Giù
Abbassa
ancora
il
piede
giù
ce
l
'
hai
fatta
.
È
un
bel
saltino
,
eh
?
Circa
tre
piedi
»
.
E
Aldrin
fu
a
terra
;
pieno
di
esclamazioni
gioiose
.
«
Bello
!
Bello
!
»
.
Armstrong
:
«
Non
è
straordinaria
questa
vista
?
Proprio
una
vista
magnifica
»
.
Aldrin
:
«
Magnifica
è
la
definizione
giusta
,
Neil
»
.
E
anche
lui
fece
i
primi
passi
,
e
provò
a
correre
e
gli
piacque
,
e
continuò
.
Anche
lui
notò
che
la
superficie
era
sabbiosa
,
porosa
,
anche
lui
si
mise
presto
a
raccogliere
gli
esemplari
di
suolo
e
di
sassi
,
e
tale
era
la
disinvoltura
con
cui
si
muovevano
entrambi
che
sembrava
andassero
in
cerca
di
funghi
,
in
una
campagna
priva
di
alberi
,
immersa
in
un
silenzio
rotto
solo
dal
frinire
dei
grilli
.
«
Tu
le
hai
trovate
le
rocce
rosse
?
»
.
«
Sì
.
Sono
piccole
e
scintillano
si
direbbe
biotite
»
.
Riempirono
la
prima
scatola
,
fissarono
alla
gamba
del
Lem
la
famosa
placca
che
dice
:
«
Due
uomini
giunti
dal
pianeta
Terra
misero
piede
per
la
prima
volta
sopra
la
Luna
,
nel
luglio
del
1969
dopo
Cristo
»
.
E
spostarono
la
macchina
da
presa
della
tv
e
la
misero
abbastanza
lontana
perché
si
vedesse
il
Lem
per
intero
,
loro
insieme
al
Lem
,
e
di
tanto
in
tanto
Armstrong
ci
regalava
una
lezioncina
di
geologia
,
spiegando
le
rocce
che
vedevano
,
le
colline
,
i
crateri
,
mentre
Aldrin
tentava
di
dire
la
sua
senza
troppo
successo
giacché
il
comandante
gli
portava
sempre
via
la
parola
.
Ma
poi
accadde
il
colpo
di
scena
che
avrebbe
causato
il
dramma
.
Accadde
45
minuti
dall
'
uscita
di
Armstrong
,
quando
Collins
riapparve
all
'
orizzonte
,
sorgendo
come
una
stella
.
«
Houston
,
Houston
!
Qui
Columbia
,
Columbia
!
Che
succede
laggiù
?
»
.
«
Procede
tutto
bene
,
splendidamente
.
Credo
che
fra
poco
pianteranno
la
bandiera
»
,
rispose
Bruce
McCandless
.
«
Straordinario
,
straordinario
!
»
.
«
Mike
,
tu
sei
l
'
unica
persona
al
mondo
che
non
possa
vederli
in
tivù
»
.
«
Non
importa
,
non
importa
.
Sono
contento
lo
stesso
.
Funziona
bene
la
tivù
?
»
.
«
È
bellissima
,
Mike
.
Davvero
bellissima
»
.
«
Oh
,
come
sono
contento
!
Hanno
abbastanza
luce
?
»
.
«
Sì
,
sì
Mike
.
E
ora
hanno
tirato
fuori
la
bandiera
.
Puoi
vedere
le
stelle
e
le
strisce
della
nostra
bandiera
sulla
superficie
lunare
»
.
«
Che
bellezza
,
Bruce
,
che
bellezza
!
»
.
Armstrong
e
Aldrin
avevano
tirato
fuori
la
bandiera
americana
,
una
normale
bandiera
di
stoffa
ma
sostenuta
da
una
intelaiatura
di
fili
d
'
alluminio
.
E
con
non
pochi
sforzi
,
a
furia
di
martellate
,
l
'
avevan
piantata
proprio
dinanzi
al
Lem
.
Lì
ora
stava
,
rigida
come
una
bandiera
di
latta
,
a
nutrire
la
nostra
sorpresa
giacché
c
'
eran
state
tante
discussioni
sull
'
opportunità
di
portarla
o
no
sulla
Luna
e
sembrava
che
avessero
vinto
quelli
secondo
i
quali
la
cosa
non
sarebbe
apparsa
di
eccessivo
buon
gusto
.
La
sorpresa
più
grossa
però
non
fu
nemmeno
la
bandiera
,
che
,
buon
gusto
o
no
,
gli
americani
avevano
tutto
il
diritto
di
tirare
fuori
.
O
il
colpo
di
scena
che
resterà
alla
storia
come
la
telefonata
lunare
di
Nixon
.
Voci
eran
corse
,
negli
ultimi
giorni
,
sulla
possibilità
che
essa
avvenisse
:
ma
neanche
i
pochi
che
ci
avevano
creduto
si
aspettavano
un
intervento
così
discutibile
.
Sicché
ecco
Buzz
Aldrin
e
Neil
Armstrong
sugli
attenti
,
ecco
Neil
Armstrong
che
risponde
con
il
suo
discorsino
imparato
a
memoria
perché
lui
prima
della
partenza
sapeva
,
ecco
Buzz
Aldrin
che
risponde
col
saluto
militare
portando
la
mano
destra
al
casco
,
e
la
macchina
da
presa
che
inquadra
loro
due
,
il
Lem
,
la
bandiera
.
Nell
'
auditorium
si
udì
un
lamento
soffocato
:
«
Oh
,
no
!
»
,
e
qualcuno
osservò
,
finalmente
,
quanto
è
umiliante
pensare
che
quei
due
uomini
scelti
a
rappresentare
tutti
gli
uomini
erano
stati
volontari
in
Corea
,
dove
avevano
gettato
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
su
villaggi
indifesi
.
Qualcuno
osservò
,
umilmente
,
che
in
quel
momento
,
proprio
in
quel
momento
,
centinaia
di
creature
stavano
morendo
in
Vietnam
;
uccise
dagli
uomini
che
son
tanto
bravi
,
tanto
intelligenti
,
tanto
coraggiosi
,
sanno
andare
sulla
Luna
e
sbarcarci
e
camminarci
,
poi
sulla
Terra
si
ammazzano
come
le
bestie
.
Solo
qualcuno
,
si
intende
,
infatti
la
gran
maggioranza
degli
americani
seduti
dinanzi
alla
televisione
apprezzarono
molto
la
trovata
di
Nixon
,
e
anche
nell
'
auditorium
balzarono
in
piedi
applaudendo
,
un
applauso
più
lungo
di
quello
scoppiato
otto
ore
prima
per
l
'
allunaggio
.
Labbra
tremanti
,
occhi
lucidi
,
lacrime
,
e
il
primo
a
commuoversi
fu
proprio
Armstrong
:
come
dimostrò
la
sua
voce
rotta
da
un
principio
di
pianto
,
e
il
suo
cuore
prese
a
battere
quasi
impazzito
sicché
le
pulsazioni
salirono
da
90
a
125
e
poi
a
150
.
Come
quelle
di
Aldrin
,
oltre
tutto
causando
un
consumo
maggiore
di
ossigeno
:
mentre
la
cerimonia
rubava
minuti
preziosi
e
preparava
il
dramma
che
nessuno
avrebbe
notato
ma
che
per
un
pelo
rischiò
di
lasciarli
lì
sulla
Luna
.
Quattro
minuti
son
tanti
quando
vai
sulla
Luna
con
molte
cose
da
fare
e
una
scorta
limitata
di
ossigeno
.
L
'
intrusione
di
Nixon
era
appena
cessata
che
i
due
astronauti
si
accorsero
di
aver
perso
tempo
eccessivo
.
Allora
,
colti
da
una
fretta
che
gli
ignari
scambiarono
per
euforia
,
si
precipitarono
a
fare
le
cose
,
dare
le
informazioni
che
non
avevano
ancora
dato
:
con
un
'
intesa
che
ormai
metteva
da
parte
ogni
rivalità
,
od
ostilità
.
Aldrin
:
«
Vorrei
dimostrare
i
vari
modi
che
una
persona
ha
di
camminare
sulla
superficie
della
Luna
.
Okay
,
questo
è
il
passo
del
canguro
:
saltare
a
piedi
uniti
in
avanti
.
Così
si
evita
di
ruotare
il
corpo
muovendo
un
piede
per
volta
.
Bisogna
stare
attenti
a
tenere
la
rotta
che
segue
il
centro
di
massa
:
a
volte
ci
vuole
la
distanza
di
due
o
tre
passi
per
ricadere
sui
piedi
.
Non
mi
sembra
una
soluzione
buona
come
si
credeva
»
.
Armstrong
:
«
Il
salto
del
canguro
funziona
,
ma
non
mi
sembra
buono
come
il
modo
convenzionale
spostando
un
piede
dopo
l
'
altro
.
È
difficile
dire
cosa
è
meglio
,
ma
a
mio
parere
il
meglio
è
il
passo
normale
che
uso
ora
.
Ci
si
stanca
un
po
'
dopo
qualche
decina
di
metri
,
ma
forse
dipende
da
questa
tuta
,
non
dal
passo
»
.
Aldrin
:
«
Il
colore
blu
delle
mie
scarpe
è
completamente
scomparso
sotto
questo
colore
del
suolo
che
gli
si
è
appiccicato
.
E
che
non
saprei
come
descrivere
.
Diciamo
un
marrone
cenere
.
Copre
gran
parte
delle
mie
scarpe
di
piccolissime
particelle
»
.
Armstrong
:
«
Queste
rocce
sembrano
di
basalto
e
probabilmente
contengono
il
due
per
cento
di
minerali
bianchi
:
questi
cristalli
bianchi
.
Credo
che
i
crateri
piccoli
siano
il
risultato
di
piccoli
meteoriti
,
che
hanno
colpito
la
superficie
»
.
Ma
erano
indietro
di
tante
cose
da
fare
.
La
raccolta
dei
sassi
con
cui
riempire
la
seconda
scatola
.
L
'
impianto
degli
strumenti
scientifici
per
misurare
il
vento
solare
,
per
trasmettere
le
scosse
sismiche
alla
Terra
,
per
raccattare
le
possibili
spore
sospese
nel
vuoto
.
Altre
fotografie
.
E
dopo
ci
sarebbe
stato
da
sistemare
a
bordo
le
scatole
,
e
Neil
Armstrong
era
lì
da
un
'
ora
e
40
,
Buzz
Aldrin
da
un
'
ora
e
20
,
ben
presto
sarebbe
scaduto
il
periodo
di
tempo
consentito
dal
Plss
.
In
tale
consapevolezza
si
affaccendavano
come
laboriose
formiche
,
ma
neanche
questo
bastava
,
dovettero
chiedere
,
un
supplemento
di
15
minuti
che
il
Centro
controllo
accordò
.
A
condizione
che
fossero
15
minuti
per
Armstrong
,
dieci
per
Aldrin
,
e
non
di
più
.
Di
qui
il
dramma
.
Armstrong
:
«
Houston
,
qui
Neil
,
di
quanto
siamo
in
ritardo
,
ora
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Presto
non
avrete
che
dieci
minuti
per
completare
tutte
le
operazioni
sulla
superficie
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Capisco
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vi
interesserà
sapere
,
Neil
,
che
il
sismografo
appena
piazzato
ci
ha
trasmesso
qualche
segnale
da
cui
risultano
brevi
oscillazioni
»
.
Armstrong
:
«
Bene
.
Ma
siamo
indietro
.
Buzz
sta
piantando
il
tubo
per
estrarre
dal
sottosuolo
il
campione
di
Luna
»
.
Aldrin
:
«
Houston
,
spero
che
vediate
la
fatica
,
è
duro
a
piantare
questo
tubo
nel
suolo
,
farlo
scendere
di
cinque
pollici
non
è
facile
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
,
Bruce
.
Ora
lo
tiro
fuori
.
Strano
!
Sembra
quasi
bagnato
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
qui
Houston
»
.
Aldrin
:
«
Un
minuto
,
un
minuto
Bruce
!
»
.
Armstrong
:
«
Houston
,
aspettate
un
minuto
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorremmo
che
prendeste
un
altro
campione
del
sottosuolo
e
sistemaste
lo
strumento
per
il
vento
solare
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
.
Intanto
tu
potresti
occuparti
delle
rocce
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Speriamo
di
averne
il
tempo
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
qui
Houston
.
Vi
restano
all
'
incirca
tre
minuti
,
Buzz
.
Dovete
terminare
tutto
entro
tre
minuti
.
Chiudo
»
.
Aldrin
:
«
Roger
.
Capisco
»
.
Facevano
pena
,
si
soffriva
per
loro
.
Vederli
affannati
così
per
riprendere
il
tempo
perduto
nelle
cerimonie
presidenziali
,
negli
alzabandiera
.
E
quell
'
ossigeno
che
diminuiva
diminuiva
.
Per
la
fatica
e
la
preoccupazione
le
pulsazioni
di
entrambi
erano
salite
a
ben
165
.
Bruce
McCandless
:
«
Buzz
,
Buzz
,
manca
un
minuto
!
»
.
Aldrin
:
«
Roger
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
è
tempo
di
chiudere
la
vostra
Eva
».(Extra
vehicular
activity
,
cioè
l
'
attività
all
'
esterno
del
Lem
)
.
Bruce
McCandless
:
«
Vorrei
ricordarvi
anche
di
togliere
i
film
dalle
macchine
fotografiche
e
dalle
macchine
da
presa
prima
di
tornare
sul
Lem
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Ne
hai
qualcuno
con
te
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
No
,
le
macchine
sono
sotto
la
Mesa
,
devo
prendere
i
film
quando
ripongo
le
scatole
.
Ora
raccolgo
diversi
frammenti
di
roccia
vescicolare
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Devi
fare
in
fretta
,
Neil
.
In
fretta
»
.
Aldrin
:
«
Quelle
rocce
,
non
le
hai
mica
documentate
,
Neil
?
»
.
(
Nel
programma
era
richiesto
che
almeno
una
parte
delle
rocce
raccolte
fossero
catalogate
con
la
descrizione
del
punto
in
cui
erano
state
raccolte
e
l
'
enumerazione
delle
pietre
nelle
immediate
vicinanze
)
.
Armstrong
:
«
Ancora
no
»
.
Aldrin
:
«
Temo
che
non
ce
ne
sia
più
il
tempo
,
Neil
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
e
Buzz
,
guardiamo
di
fare
presto
con
quei
film
da
togliere
alle
macchine
e
con
la
chiusura
delle
scatole
che
contengono
le
rocce
.
Siamo
davvero
in
ritardo
,
Neil
e
Buzz
.
Vogliamo
lasciare
un
po
'
di
margine
a
quell
'
ossigeno
che
vi
portate
addosso
»
.
Armstrong
:
«
Roger
»
.
Aldrin
:
«
Aiutami
,
Neil
.
Infilami
questo
in
tasca
mentre
io
mi
avvio
verso
la
scaletta
,
io
lo
reggo
,
tu
aprimi
la
tasca
»
.
Armstrong
:
«
Lascia
andare
la
tasca
»
.
Aldrin
:
«
Fatto
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Adios
,
amigo
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Bruce
,
vuoi
nulla
prima
che
salga
?
»
.
Bruce
McCandless
:
«
No
»
.
Aldrin
:
«
Su
vieni
,
Neil
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
:
«
Neil
,
hai
preso
»
.
Armstrong
:
«
Sì
sì
.
È
lì
,
è
lì
»
.
Aldrin
:
«
Hai
tolto
i
film
?
»
Armstrong
:
«
Sì
sì
»
.
Aldrin
:
«
Okay
,
vado
avanti
»
.
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Aldrin
salì
su
per
la
scaletta
facendo
un
salto
che
lo
portò
quasi
al
terzo
scalino
.
Su
,
in
volo
come
un
angelo
.
Armstrong
invece
restò
giù
a
fissare
alla
terra
il
cavo
di
alluminio
.
Poi
Aldrin
fu
sulla
passerella
e
cominciò
a
far
scorrere
la
corda
per
tirar
su
le
scatole
.
Tutte
le
macchine
da
presa
,
le
macchine
fotografiche
,
gli
utensili
,
erano
stati
abbandonati
dentro
un
'
altra
scatola
che
sarebbe
rimasta
per
sempre
ai
piedi
del
Lem
.
Il
peso
doveva
essere
equilibrato
fino
all
'
ultimo
grammo
e
le
rocce
pesavano
abbastanza
da
compensar
tutto
ciò
che
veniva
buttato
via
.
Aldrin
:
«
Lascia
andare
ora
,
Neil
,
non
penare
più
.
Lascia
andare
,
ci
penso
io
a
questo
.
Tu
affrettati
»
.
Armstrong
:
«
Allora
mentre
ti
occupi
di
quello
io
tolgo
i
fili
della
Hasselblad
»
.
Bruce
McCandless
:
«
Neil
,
qui
Houston
.
Vogliamo
un
controllo
dell
'
Emu
.
Chiudo
.
(
Extravehicular
mobility
unity
,
cioè
il
contenitore
dell
'
ossigeno
che
si
portano
alle
spalle
)
.
Armstrong
:
«
Roger
.
Tre
virgola
otto
.
Ho
54
sul
due
e
nessuna
bandiera
»
(
La
bandiera
è
un
segno
di
allarme
che
si
accende
quando
qualcosa
non
va
.
Ad
esempio
l
'
ossigeno
)
.
Aldrin
:
«
Anch
'
io
»
.
Bruce
Me
Candless
:
«
Ve
la
cavate
ancora
bene
con
il
Plss
.
Ma
svelti
!
»
.
Aldrin
:
«
Come
va
.
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Okay
.
Ho
agganciato
anche
la
seconda
scatola
e
puoi
tirarla
su
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Porgimela
e
io
la
tiro
.
Bene
,
così
,
piano
»
.
Armstrong
:
«
Un
momento
,
un
momento
.
Buzz
»
.
Aldrin
:
«
Okay
.
Presa
.
Ti
senti
meglio
ora
,
Neil
?
»
.
Armstrong
:
«
Andiamo
,
andiamo
,
Buzz
!
»
.
Armstrong
salì
sulla
scaletta
senza
quel
volo
di
angelo
.
Si
arrampicò
velocemente
piolo
per
piolo
,
e
fu
sulla
passerella
.
Ora
le
loro
scorte
di
ossigeno
stavano
davvero
per
estinguersi
.
Le
avevano
pompate
per
ben
due
ore
e
40
minuti
,
il
tempo
limite
.
Un
po
'
di
più
e
sarebbero
soffocati
.
Li
vedemmo
sparire
dentro
il
Lem
e
di
nuovo
essi
diventarono
due
voci
e
basta
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Okay
,
inarca
la
schiena
,
Neil
.
Bene
.
C
'
è
posto
,
c
'
è
posto
.
Metti
la
testa
giù
,
così
.
Muovi
il
piede
dallo
sportello
»
.
Voce
di
Armstrong
:
«
Okay
»
.
Voce
di
Aldrin
:
«
Lo
sportello
è
chiuso
a
scatto
e
sprangato
.
Siamo
dentro
,
al
sicuro
»
.
Era
mezzanotte
passata
,
vedemmo
chiudere
quello
sportello
e
poi
udimmo
Bruce
McCandless
che
ne
informava
Mike
Collins
:
«
Columbia
,
Columbia
,
qui
Houston
,
l
'
equipaggio
della
base
della
Tranquillità
è
rientrato
nel
Lem
e
ha
ripressurizzato
la
cabina
.
Tutto
è
andato
splendidamente
.
Chiudo
»
.
E
Mike
Collins
rispose
:
«
Alleluia
»
.
Anche
l
'
antenna
televisiva
e
la
camera
da
presa
erano
state
abbandonate
sulla
superficie
lunare
.
Così
,
dopo
che
lo
sportello
fu
chiuso
,
la
televisione
continuò
a
trasmettere
l
'
immagine
ferma
di
quella
bandiera
e
del
Lem
.
Li
guardavi
,
soli
in
mezzo
a
quelle
rocce
,
e
ti
sembrava
di
aver
vissuto
un
sogno
di
cui
restava
solo
una
fotografia
.
Poi
anche
il
contatto
con
la
televisione
fu
tolto
e
sullo
schermo
non
ci
fu
più
nulla
e
ci
dissero
che
Armstrong
e
Aldrin
s
'
erano
messi
a
dormire
.
We
did
it
,
ce
l
'
abbiamo
fatta
L
'
alba
si
levò
con
l
'
angoscia
,
quel
lunedì
21
luglio
.
A
mezzogiorno
e
55
il
Lem
avrebbe
acceso
i
motori
e
il
destino
dei
primi
due
uomini
giunti
alla
Luna
si
sarebbe
deciso
,
insieme
alla
loro
leggenda
.
Vie
di
mezzo
non
ne
esistevano
:
o
il
Lem
si
alzava
o
non
si
alzava
.
Se
non
si
alzava
,
o
si
alzava
male
,
non
c
'
era
nulla
da
fare
fuorché
sperare
che
morissero
bene
e
senza
troppe
sofferenze
.
A
Houston
si
riempirono
di
nuovo
le
chiese
,
due
astronauti
cattolici
furono
visti
entrare
,
quasi
di
nascosto
,
nella
chiesa
di
Nassau
Bay
,
andare
dritti
all
'
altare
dove
il
prete
celebrava
la
messa
e
comunicarsi
.
Uno
era
Richard
Gordon
cioè
colui
che
nell
'
Apollo
12
prenderà
il
posto
di
Mike
Collins
.
Aveva
sempre
detto
di
nutrire
nel
Lem
la
più
totale
fiducia
,
ma
come
gli
altri
sapeva
che
se
teoricamente
non
c
'
era
ragione
per
cui
il
Lem
non
si
alzasse
,
praticamente
ciò
era
possibile
:
il
Lem
non
era
mai
stato
collaudato
sulla
Luna
,
cioè
in
condizioni
totalmente
diverse
come
la
mancanza
di
atmosfera
e
la
diversa
gravità
.
Dalla
chiesa
,
Gordon
andò
direttamente
al
Centro
controllo
,
dove
presto
arrivò
anche
Pete
Conrad
,
il
comandante
dell
'
Apollo
12
,
e
senza
una
parola
,
pallido
,
egli
sedette
accanto
al
Capsule
Communicator
che
di
nuovo
era
l
'
astronauta
Ron
Evans
.
Il
Centro
controllo
era
pieno
come
il
pomeriggio
dell
'
allunaggio
,
Ron
Evans
stava
comunicando
con
Mike
Collins
che
aveva
appena
concluso
la
sua
ventitreesima
orbita
intorno
alla
Luna
:
l
'
uomo
più
solo
dell
'
intero
universo
.
Alla
ventunesima
orbita
,
Collins
aveva
esclamato
a
Ron
Evans
:
«
Mi
sto
affezionando
al
registratore
come
a
una
persona
,
perché
quando
sono
dall
'
altra
parte
è
l
'
unico
che
mi
ascolti
.
Ron
,
solo
Adamo
fu
così
solo
prima
di
me
.
Ma
lui
stava
nel
paradiso
terrestre
»
.
Armstrong
e
Aldrin
furono
svegliati
alle
otto
,
ora
di
Houston
.
Dai
computer
si
sapeva
che
avevano
fatto
un
buon
sonno
e
che
non
c
'
era
stato
bisogno
di
pillole
tranquillanti
:
la
fatica
degli
ultimi
30
minuti
sopra
la
Luna
li
aveva
stroncati
,
insieme
all
'
emozione
.
Alle
prime
battute
con
Evans
apparvero
riposati
,
tranquilli
.
Le
pulsazioni
erano
normali
:
tra
i
70
e
gli
80
.
«
Come
si
dorme
lassù
?
»
,
chiese
Evans
.
«
Oh
,
non
c
'
è
male
»
,
rispose
Aldrin
,
«
se
si
è
molto
stanchi
si
dorme
benissimo
.
Neil
si
è
fatto
una
specie
di
amaca
tra
lo
sportello
e
il
coperchio
del
motore
,
io
mi
sono
raggomitolato
sul
pavimento
.
Ho
le
ossa
malconce
ma
mi
sento
benissimo
»
.
Vi
fu
un
'
ora
di
dialogo
strettamente
tecnico
,
e
poi
Aldrin
passò
la
parola
a
Neil
Armstrong
che
fece
una
specie
di
riassunto
della
sera
avanti
.
Molti
ebbero
l
'
impressione
che
egli
volesse
spiegare
tutto
prima
del
decollo
e
nel
caso
che
il
decollo
non
fosse
avvenuto
.
Parlava
preciso
,
cattedratico
.
Di
nuovo
descrisse
i
tipi
di
roccia
osservati
e
raccolti
,
in
gran
parte
basalto
,
in
buona
parte
monocristalli
,
di
nuovo
sottolineò
la
straordinaria
varietà
delle
forme
e
dei
tipi
,
di
nuovo
elencò
i
crateri
e
quello
vicino
al
quale
si
era
posato
.
«
Bella
descrizione
,
Neil
»
,
interruppe
Ron
Evans
,
«
ma
ce
le
dirai
a
Terra
queste
»
.
«
Lasciami
continuare
»
,
rispose
Neil
Armstrong
.
Egli
pensava
che
la
tragedia
potesse
anche
avvenire
.
Ma
con
una
freddezza
che
all
'
allunaggio
non
aveva
mostrato
.
Con
altrettanta
freddezza
si
congratulò
con
il
Centro
controllo
che
era
finalmente
riuscito
a
individuare
il
punto
esatto
in
cui
avevano
stabilito
la
base
,
pochi
metri
a
ovest
del
cratere
Juliette
,
e
spiegò
che
con
gli
strumenti
di
bordo
lui
non
c
'
era
riuscito
,
poi
rifiutò
le
notizie
del
giorno
.
E
l
'
ora
difficile
,
la
più
difficile
,
giunse
.
L
'
ora
in
cui
due
tonnellate
e
mezzo
di
carburanti
avrebbero
incominciato
a
bruciare
nel
motore
d
'
attesa
del
Lem
e
a
spingerlo
verticalmente
a
una
velocità
di
6,068
piedi
al
secondo
,
fino
a
portarlo
a
60mila
piedi
dalla
superficie
lunare
,
metterlo
in
orbita
,
farlo
agganciare
all
'
astronave
di
Collins
,
iniziare
il
lungo
viaggio
di
ritorno
alla
Terra
.
Ora
tutti
potevano
udire
,
i
misteri
erano
finiti
.
E
le
voci
erano
limpide
mentre
i
numeri
della
conta
a
rovescio
si
vedevano
veloci
sul
monitor
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
vi
mancano
dieci
minuti
e
tutto
va
bene
.
Potete
inserire
il
modulo
automatico
»
.
Buzz
Aldrin
:
«
Roger
.
Inserito
modulo
automatico
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Ambedue
le
batterie
Ed
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Neil
,
ti
leggo
sul
Vhf
e
hai
l
'
aria
di
sentirti
a
posto
»
.
Neil
Armstrong
:
«
Sissignore
,
non
potrebbe
andar
meglio
»
.
Ron
Evans
:
«
Tranquillità
,
qui
Houston
.
Meno
due
minuti
e
tutto
va
bene
»
.
Aldrin
:
«
Controllate
la
direzione
di
guida
sull
'
Ags
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Tutti
i
segnali
di
navigazione
sono
sul
"
go
"
.
Chiudo
»
.
Ron
Evans
:
«
Qui
Houston
.
Tranquillità
:
meno
50
secondi
.
Pronti
per
l
'
accensione
.
Chiudo
»
.
Armstrong
:
«
Pronti
per
l
'
accensione
»
.
Aldrin
:
«
Avanti
.
Otto
.
Sette
.
Sei
.
Cinque
.
Quattro
.
Motore
di
ascesa
inserito
.
Tre
.
Due
.
Uno
.
Accendo
.
Su
!
Eccolo
là
il
nostro
cratere
»
.
Armstrong
:
«
Mille
piedi
.
Duemila
,
Duemiladuecento
.
Tremila
.
Ce
l
'
abbiamo
fatta
!
»
.
Ron
Evans
:
«
Dio
ti
ringrazio
.
Il
mondo
intero
,
ragazzi
,
vi
stava
tirando
su
.
Dio
,
ti
ringrazio
»
.
Più
tardi
il
medico
di
volo
ci
informò
che
le
pulsazioni
di
Aldrin
erano
un
poco
salite
,
ma
quelle
di
Armstrong
erano
rimaste
rigorosamente
ferme
a
80
.
Più
tardi
ci
dissero
che
Ron
Evans
era
sudato
,
in
preda
a
un
tremito
convulso
.
E
con
lui
Pete
Conrad
,
il
suo
equipaggio
e
anche
Von
Braun
e
Chris
Kraft
(
uno
dei
top
manager
del
Centro
,
ndr
)
e
molti
altri
.
Più
tardi
ci
dissero
che
è
più
pericoloso
decollare
con
un
aereo
di
linea
dagli
aeroporti
di
Roma
o
New
York
che
con
il
Lem
dalla
Luna
e
alle
4
e
35
del
pomeriggio
ci
dissero
che
neppure
il
docking
con
l
'
Apollo
aveva
presentato
problemi
:
stavano
tornando
a
casa
.
E
fu
tutto
.
Semplicemente
.
Così
.
Sarà
altrettanto
semplice
,
d
'
ora
innanzi
,
il
nostro
destino
?
StampaPeriodica ,
Invece
di
mandargli
i
fiori
,
ho
fatto
stampare
5mila
manifesti
per
il
giorno
del
suo
funerale
.
Li
ho
fatti
stampare
con
la
fotografia
che
a
me
piace
di
più
,
e
con
una
delle
sue
poesie
che
a
me
sono
più
care
,
e
con
una
frase
che
mi
venne
spontanea
quando
seppi
che
lo
avevano
ammazzato
ma
ora
la
ripetono
tutti
come
uno
slogan
.
La
fotografia
è
quella
che
gli
scattarono
il
giorno
in
cui
fu
eletto
deputato
,
e
sorride
il
sorriso
di
un
bambino
felice
,
e
alza
il
pugno
in
segno
di
vittoria
.
La
poesia
è
quella
che
dice
:
«
Non
piangere
per
me
/
Sappi
che
muoio
/
Non
puoi
aiutarmi
/
Ma
guarda
quel
fiore
/
quello
che
appassisce
ti
dico
/
Annaffialo
»
.
La
frase
che
ora
tutti
ripetono
come
uno
slogan
è
questa
:
«
Nel
1968
Alessandro
Panagulis
fu
condannato
a
morte
perché
cercava
la
libertà
.
Nel
1976
Alessandro
Panagulis
è
morto
perché
cercava
la
verità
e
l
'
aveva
trovata
»
.
Tu
sai
di
quale
verità
sto
parlando
.
In
Grecia
lui
la
trovò
soprattutto
a
proposito
dell
'
Esa
e
delle
responsabilità
sulla
invasione
di
Cipro
.
Me
ne
parlò
subito
,
con
gli
occhi
che
gli
ridevano
di
gioia
fanciullesca
.
A
Roma
,
mi
pare
.
«
Altro
che
rapporto
Pike
,
altro
che
rapporto
Church
»
,
mi
disse
.
Erano
documenti
autografi
,
firmati
dagli
stessi
responsabili
.
«
Ma
come
li
userai
?
»
.
Rispose
:
«
Pubblicherò
un
settimanale
.
Il
primo
numero
avrà
in
copertina
la
lettera
autografa
del
personaggio
più
compromesso
.
Al
secondo
numero
mi
fermeranno
,
forse
.
Ma
ormai
avrò
fatto
sapere
l
'
essenziale
»
.
Per
un
mese
non
discutemmo
d
'
altro
.
Si
accorse
ben
presto
che
non
avrebbe
mai
trovato
quei
soldi
,
o
non
abbastanza
in
tempo
,
e
così
si
decise
a
dare
alcuni
documenti
a
Ta
Nea
,
un
quotidiano
di
Atene
.
Erano
i
documenti
meno
sensazionali
,
gli
hors
d
'
uvre
.
Suscitarono
lo
stesso
un
inferno
,
e
alla
sesta
puntata
Averoff
intervenne
:
la
magistratura
proibì
di
continuare
le
pubblicazioni
.
Averoff
:
il
ministro
della
Difesa
.
Il
suo
nemico
.
Mentre
la
pubblicazione
avveniva
,
Alekos
(
Panagulis
,
ndr
)
era
in
Italia
.
Arrivando
mi
aveva
detto
d
'
esser
venuto
per
scrivere
un
libro
.
Ma
io
avevo
capito
subito
che
la
ragione
era
un
'
altra
,
che
aveva
bisogno
di
stare
qualche
settimana
lontano
dalla
Grecia
dove
si
sentiva
in
pericolo
.
Non
gliene
chiesi
conferma
perché
sapevo
che
non
gli
piaceva
farmi
partecipe
di
certe
preoccupazioni
e
angosciarmi
.
Abitava
a
casa
mia
,
naturalmente
.
Ed
era
sempre
così
inquieto
.
Doveva
tornare
in
Grecia
dopo
30
giorni
.
Al
trentesimo
giorno
disse
:
«
Posso
rimandare
la
partenza
di
24
ore
»
.
Al
trentunesimo
giorno
disse
:
«
In
fondo
posso
rimandarla
anche
di
48»
.
Al
trentaduesimo
giorno
disse
:
«
Potrei
rimandarla
anche
d
'
una
settimana
»
.
E
allora
fui
certa
che
in
Grecia
stava
rischiando
davvero
la
vita
.
Ma
non
lo
pregai
di
restare
in
Italia
.
Era
una
di
quelle
creature
che
bisogna
lasciar
morire
se
hanno
deciso
di
morire
.
Perché
,
se
l
'
hanno
deciso
,
vuol
dire
che
è
giusto
così
.
Una
dura
lezione
che
avevo
imparato
quand
'
era
in
esilio
in
Italia
,
nel
1973
e
nel
1974
,
e
lottava
contro
i
colonnelli
.
Ogni
tanto
spariva
.
Andava
in
Grecia
,
grazie
a
un
passaporto
falso
.
Scendeva
all
'
aeroporto
di
Atene
,
con
quei
baffi
e
con
quella
pipa
che
lo
facevano
riconoscere
tra
mille
,
e
fieramente
passava
tra
le
maglie
della
polizia
,
sotto
gli
sguardi
di
coloro
che
volevano
ammazzarlo
.
Quando
lo
accompagnavo
all
'
aeroporto
,
non
mi
chiedevo
mai
se
sarebbe
tornato
.
Mi
limitavo
a
sperare
che
tornasse
.
Tornava
sempre
,
ridendo
.
No
,
in
certi
casi
anche
piangendo
.
Come
la
volta
in
cui
aveva
trovato
tutte
le
porte
chiuse
.
Gli
amici
che
ora
si
definiscono
tali
e
piangono
lacrime
di
coccodrillo
sfruttando
la
sua
morte
(
come
quel
Papandreu
che
egli
non
rispettava
)
non
gli
aprivano
dicendo
:
«
Ho
famiglia
»
.
Tornò
anche
dalla
Spagna
,
dov
'
era
andato
con
un
altro
passaporto
falso
per
aiutare
la
resistenza
contro
Franco
.
Tornava
sempre
.
E
questa
volta
non
è
tornato
.
Dovevamo
vederci
a
Roma
lo
stesso
giorno
in
cui
avverranno
i
suoi
funerali
.
A
Roma
avrebbe
portato
le
fotocopie
dei
documenti
,
per
metterli
al
sicuro
in
Europa
.
Alla
fine
di
aprile
lo
chiamai
ad
Atene
da
New
York
.
Gli
chiesi
:
«
Come
va
?
»
.
Rispose
:
«
Molto
male
»
.
«
Perché
?
»
.
«
Sono
molto
,
molto
triste
.
E
molto
,
molto
preoccupato
»
.
Per
divertirlo
gli
raccontai
che
i
fascisti
di
Imperia
mi
avevano
condannata
a
morte
.
Invece
non
si
divertì
.
Rispose
:
«
Anche
me
»
.
Replicai
,
tentando
dell
'
umorismo
:
«
I
fascisti
d
'
Imperia
?
!
»
.
E
lui
:
«
No
,
i
fascisti
di
qui
»
.
E
io
:
«
Per
i
documenti
?
»
.
«
Già
»
.
Da
New
York
lo
chiamai
di
nuovo
il
giorno
in
cui
partii
per
rientrare
in
Italia
.
Era
venerdì
30
aprile
,
poche
ore
prima
della
sua
morte
.
Il
suo
tono
era
strano
.
No
,
non
strano
.
Triste
.
No
,
non
triste
.
Rassegnato
.
Sussurrai
:
«
Stai
attento
»
.
E
con
quel
tono
triste
,
no
,
rassegnato
,
replicò
:
«
Tanto
,
se
vogliono
farlo
,
lo
fanno
»
.
L
'
indomani
mattina
ero
a
Roma
.
Pensai
di
avvertirlo
per
confermare
il
nostro
appuntamento
.
Allungai
la
mano
verso
il
telefono
e
,
prima
che
sollevassi
il
ricevitore
,
il
telefono
squillò
.
Era
l
'
ex
avvocato
di
Costantino
di
Grecia
.
Sembrava
sconvolto
.
Quasi
strillò
:
«
Cosa
può
dirmi
sulla
morte
di
Panagulis
?
»
.
Paradossalmente
,
rimasi
calma
.
Stupidamente
risposi
:
«
Panagulis
sta
benissimo
.
Ci
ho
parlato
poche
ore
fa
»
.
E
lui
:
«
No
,
no
,
sembra
proprio
che
sia
morto
.
In
un
incidente
automobilistico
»
.
Composi
due
numeri
:
uno
a
Milano
e
uno
a
Roma
.
A
Milano
mi
dissero
che
,
in
realtà
,
la
voce
era
corsa
ma
la
radio
non
l
'
aveva
confermata
.
A
Roma
mi
dissero
:
«
Un
momento
,
ora
controlliamo
»
.
Erano
quelli
dell
'
Ansa
.
«
Sì
,
purtroppo
è
vero
»
.
Allora
chiamai
un
taxi
e
corsi
di
nuovo
all
'
aeroporto
.
Sull
'
aereo
sono
stati
gentili
.
Mi
hanno
dato
un
posto
lontano
da
tutti
:
perché
potessi
piangere
in
pace
,
suppongo
.
Invece
non
ho
pianto
.
Quello
è
successo
dopo
,
quand
'
ero
proprio
sola
.
Anche
lui
faceva
così
.
All
'
aeroporto
di
Atene
c
'
erano
ad
aspettarmi
i
suoi
amici
.
C
'
erano
anche
i
fotografi
che
mi
sparavano
addosso
fucilate
di
luce
,
e
io
mi
vergognavo
,
mi
sentivo
ridicola
,
mi
sembrava
d
'
essere
la
vedova
nazionale
.
Io
e
gli
amici
siamo
saltati
in
macchina
.
Diretti
all
'
obitorio
.
Sulla
strada
che
porta
in
città
,
a
un
certo
punto
,
c
'
era
una
grande
folla
.
Ho
chiesto
perché
e
mi
hanno
detto
:
«
È
successo
lì
»
.
Allora
ho
fatto
fermare
la
macchina
e
sono
passata
attraverso
la
folla
,
pentendomi
subito
perché
molti
sussurravano
:
«
Fallatzi
,
Fallatzi
»
e
si
scostavano
come
intimiditi
.
Il
luogo
era
circondato
da
un
cordone
di
poliziotti
,
e
al
di
là
del
cordone
c
'
era
un
mucchio
di
ferri
contorti
color
verde
pisello
.
Due
poliziotti
m
'
hanno
fermato
con
la
brutalità
dei
poliziotti
:
mettendomi
le
mani
addosso
.
Non
ricordo
bene
quel
che
è
successo
,
ma
gli
amici
dicono
che
ho
buttato
un
poliziotto
per
terra
,
e
ho
spinto
l
'
altro
molto
lontano
.
Poi
sono
stata
davanti
a
quel
mucchietto
di
ferri
color
verde
pisello
...
E
questi
erano
la
sua
Primavera
,
la
sua
Fiat
.
Erano
tre
anni
che
aspettavo
,
voglio
dire
che
temevo
,
questo
momento
.
Erano
tre
anni
che
dicevo
a
me
stessa
:
prima
o
poi
succederà
.
Aveva
sempre
avuto
fortuna
.
Era
sfuggito
alla
fucilazione
;
era
sopravvissuto
a
torture
inumane
;
era
divenuto
un
poeta
proprio
attraverso
quelle
;
era
uscito
dopo
cinque
anni
da
un
carcere
atroce
dove
sembrava
dovesse
restare
tutta
la
vita
o
morirci
;
era
passato
indenne
attraverso
insidie
,
attentati
;
era
stato
eletto
deputato
nell
'
anniversario
della
sua
condanna
a
morte
;
era
amato
,
venerato
,
adulato
da
alcuni
fino
all
'
eccesso
.
Ma
io
non
mi
facevo
illusioni
.
Del
resto
non
faceva
nulla
per
evitarlo
.
Lo
sfidava
ogni
giorno
quel
suo
destino
di
finire
ammazzato
.
Forse
non
riesco
a
esprimermi
.
Capisci
,
non
sono
molto
lucida
.
Non
dormo
da
quattro
notti
e
anche
se
cerco
di
non
darlo
a
vedere
perché
detesto
il
dolore
esibito
,
dentro
sono
un
unico
urlo
.
Ciò
che
cerco
di
spiegarti
è
difficile
.
Ma
può
riassumersi
così
:
non
c
'
è
stupore
in
me
.
O
meglio
,
uno
stupore
c
'
è
:
quello
di
non
essere
anch
'
io
in
una
cella
frigorifera
di
quell
'
obitorio
.
E
non
sono
certa
di
sentirne
sollievo
.
Quante
volte
,
insieme
,
siamo
stati
inseguiti
da
un
'
automobile
che
voleva
ammazzarci
.
La
prima
volta
fu
nel
settembre
del
1973
,
dodici
giorni
dopo
ch
'
egli
era
uscito
dal
carcere
di
Boyati
.
Praticamente
,
m
'
ero
trasferita
ad
Atene
:
non
solo
perché
lui
me
l
'
aveva
chiesto
,
non
solo
perché
volevo
stargli
vicino
,
ma
perché
mi
sembrava
di
aiutarlo
con
la
mia
presenza
.
Mi
sembrava
che
avrebbero
esitato
a
ucciderlo
se
,
per
uccidere
lui
,
dovevano
uccidere
anche
me
.
Abitavo
nella
sua
casa
di
Glifada
.
Un
giorno
gli
dissi
che
non
conoscevo
Creta
.
E
mi
portò
a
Creta
.
A
Creta
dissi
che
volevo
vedere
la
reggia
di
Cnosso
.
E
mi
portò
a
Cnosso
.
Anzi
,
ci
portò
un
suo
amico
,
avvocato
.
Con
l
'
automobile
.
Ci
accorgemmo
presto
che
un
'
altra
automobile
ci
seguiva
,
con
due
tipi
dalla
faccia
di
poliziotto
.
Dunque
questa
macchina
ci
seguiva
e
,
a
volte
,
accelerava
buttandosi
contro
di
noi
.
Noi
riuscivamo
sempre
a
cavarcela
andando
più
forte
ma
a
un
certo
punto
quelli
presero
ad
accostarsi
sulla
nostra
fiancata
di
sinistra
,
e
a
spingerci
verso
il
precipizio
.
Ci
salvò
,
per
miracolo
,
un
'
altra
macchina
della
polizia
.
Salto
gli
altri
episodi
per
non
diventare
monotona
.
Te
ne
aggiungo
uno
e
basta
:
quello
che
avvenne
nel
settembre
dell
'
anno
scorso
.
Nel
settembre
o
in
estate
?
Eravamo
andati
a
cena
,
io
e
Alekos
,
in
una
trattoria
dove
si
mangia
il
pesce
.
Qui
ci
raggiunse
una
telefonata
.
Un
'
automobile
nera
,
gli
dissero
,
passava
da
ore
dinanzi
al
Politecnico
e
a
intervalli
buttava
una
bomba
.
La
polizia
non
interveniva
.
Alekos
ascoltò
con
calma
e
rispose
:
«
Andrò
a
dare
un
'
occhiata
»
.
Erano
i
giorni
in
cui
si
temeva
un
nuovo
colpo
di
Stato
.
Aveva
preso
in
affitto
una
Peugeot
.
Procedeva
come
un
macinino
di
Stan
Laurel
e
Oliver
Hardy
.
E
ciò
lo
divertiva
perché
diceva
che
io
ero
Stan
Laurel
e
lui
Oliver
Hardy
,
cioè
due
disgraziati
che
si
mettevano
sempre
nei
guai
.
Tossendo
e
sputando
,
la
nostra
Peugeot
giunse
dinanzi
al
Politecnico
.
Qui
ci
fermammo
e
Alekos
interrogò
gli
studenti
.
Stava
interrogandoli
quando
la
macchina
nera
apparì
.
Aveva
una
targa
del
corpo
diplomatico
,
cd.
A
bordo
c
'
erano
quattro
uomini
dal
volto
di
fascisti
.
Alekos
mi
ordinò
perentorio
:
«
Andiamo
»
.
Risalii
sulla
Peugeot
,
e
lui
con
me
.
Partimmo
e
l
'
automobile
nera
era
ormai
lontana
.
Ma
presto
riapparve
,
dietro
di
noi
e
...
A
un
certo
punto
non
fu
più
chiaro
chi
seguiva
e
chi
era
inseguito
.
La
sola
differenza
era
che
loro
inseguivano
noi
per
ammazzarci
e
noi
inseguivamo
loro
per
capire
chi
fossero
e
portarli
dalla
polizia
.
L
'
agonia
durò
due
ore
e
mezzo
.
L
'
automobile
nera
ci
condusse
molto
lontano
,
quasi
fino
al
tempio
di
Sugno
.
A
un
certo
punto
,
devo
ammetterlo
,
ebbi
molta
paura
.
E
non
mi
vergognai
di
gridarlo
a
quest
'
uomo
che
non
aveva
paura
di
nulla
,
mai
.
Lui
non
rispose
nemmeno
.
Ma
il
macinino
di
Stan
Laurel
e
Oliver
Hardy
si
comportò
in
modo
glorioso
.
La
trappola
che
ci
avevano
teso
scattò
solo
alla
fine
,
dopo
che
uno
dei
quattro
fascisti
era
sceso
dall
'
automobile
nera
per
dileguarsi
.
L
'
automobile
nera
finse
di
lasciarsi
inseguire
e
,
in
piena
città
,
imboccò
un
vicolo
cieco
.
Appena
me
ne
accorsi
,
dissi
ad
Alekos
:
«
Siamo
in
trappola
»
.
Lui
rispose
freddo
:
«
Lo
so
»
.
Allora
aggiunsi
:
«
Torniamo
indietro
»
.
E
lui
:
«
È
troppo
tardi
»
.
L
'
automobile
nera
entrò
dentro
un
garage
,
in
fondo
al
vicolo
cieco
.
Si
fermò
,
i
tre
scesero
e
si
piazzarono
in
mezzo
al
garage
ad
aspettarci
.
Alekos
fermò
la
Peugeot
accanto
all
'
automobile
nera
e
mi
disse
:
«
Tu
resta
in
macchina
»
.
Poi
scese
andandogli
incontro
.
Lo
seguii
immediatamente
.
Alekos
si
avvicinò
al
tipo
più
minaccioso
e
sempre
freddo
,
sempre
calmo
,
gli
tirò
la
cravatta
.
Poi
mormorò
,
in
greco
e
in
italiano
:
«
Vedi
,
questi
sono
fascisti
greci
.
E
non
hanno
coglioni
»
.
L
'
uomo
col
pacchetto
posò
la
mano
destra
sopra
il
pacchetto
.
Poi
,
all
'
improvviso
,
si
buttò
in
ginocchio
e
cominciò
a
implorare
pietà
:
«
Alekos
,
noi
ti
ammiriamo
,
ti
rispettiamo
.
Sei
Panagulis
.
È
stato
tutto
un
equivoco
»
.
E
Alekos
:
«
Meglio
.
Gli
equivoci
si
chiariscono
dinanzi
alla
polizia
»
.
Non
mi
crederai
ma
riuscì
a
farsi
seguire
,
stavolta
,
per
portarli
al
Politecnico
e
consegnarli
alla
polizia
.
La
targa
cd
era
una
targa
falsa
e
...
Vedi
,
siamo
qui
nella
sua
stanza
,
io
sto
qui
a
parlarti
distesa
sul
suo
letto
,
e
non
riesco
a
credere
che
sia
morto
davvero
.
Eppure
l
'
ho
visto
morto
.
Non
ci
riesco
,
malgrado
tutto
ciò
che
ti
ho
detto
prima
,
perché
lui
si
comportava
come
se
fosse
immortale
.
Eppure
parlava
sempre
di
morte
.
Le
sue
poesie
parlavano
sempre
di
morte
,
di
morti
.
Quando
poi
aveva
la
febbre
...
Lo
coglievano
febbri
violente
,
assai
spesso
.
Le
torture
subite
lo
avevano
rovinato
.
Una
volta
,
a
Firenze
,
lo
portai
a
fare
una
radiografia
per
vedere
se
quelle
febbri
dipendevano
dai
reni
o
dai
polmoni
.
E
il
radiologo
,
stupefatto
,
esclamò
:
«
Ma
è
tutto
rotto
quest
'
uomo
!
Non
ha
nemmeno
una
costola
intatta
!
Ma
cosa
gli
hanno
fatto
?
!
»
.
Queste
febbri
arrivavano
anche
a
41
,
41
e
mezzo
.
Tremando
diceva
:
«
Muoio
,
Stavolta
muoio
,
Oriana
»
.
Però
lo
diceva
ridendo
.
Temeva
la
morte
o
no
?
È
una
domanda
che
mi
sono
posta
spesso
,
senza
darvi
risposta
.
Ma
ora
posso
dare
una
risposta
.
Non
temeva
la
morte
.
Parlava
della
morte
,
ridendo
,
perché
sapeva
che
sarebbe
giunta
assai
presto
:
come
una
beffa
.
Un
giorno
gli
lessi
la
mano
.
Aveva
una
mano
strana
,
anzi
terrificante
.
Sulle
palme
c
'
erano
solo
tre
segni
.
Quello
del
cuore
,
quello
dell
'
intelligenza
,
quello
della
vita
.
Quello
del
cuore
e
quello
dell
'
intelligenza
erano
senza
fine
,
quello
della
vita
si
interrompeva
bruscamente
.
Provai
un
brivido
a
guardarlo
e
gli
dissi
:
«
Vivrai
fino
a
cent
'
anni
!
»
.
Spalancò
la
bocca
immensa
in
una
immensa
risata
ed
esclamò
:
«
Bugiarda
!
Io
non
diventerò
mai
vecchio
e
l
'
hai
visto
»
.
Gli
dispiaceva
,
sai
.
Perché
il
sogno
di
Alessandro
Panagulis
era
diventare
vecchio
.
Vecchio
e
curvo
come
Ferruccio
Parri
che
amava
e
ammirava
.
Per
questo
si
vestiva
quasi
sempre
da
vecchio
.
Abiti
severi
,
grigi
o
blu
,
camicie
:
bianche
o
color
pastello
,
e
sempre
la
cravatta
.
Per
questo
portava
i
baffi
e
fumava
la
pipa
.
Con
quelle
boccate
lunghe
,
lente
,
da
vecchio
.
Per
questo
camminava
a
passi
così
grevi
,
cardinalizi
.
Io
lo
prendevo
in
giro
.
Sapevo
quanto
gli
piacesse
Makarios
,
quanto
ne
ammirasse
la
ieraticità
,
e
quando
correvo
(
tu
lo
sai
,
io
corro
sempre
)
gli
strillavo
con
impazienza
:
«
E
dai
,
corri
!
Non
fare
il
Makarios
!
»
.
Un
giorno
mi
disse
:
«
Lasciami
fare
.
Ci
ho
messo
tanto
a
imparare
a
camminare
come
un
vecchio
»
.
Poi
ebbe
una
pausa
e
aggiunse
:
«
E
a
pensare
come
un
vecchio
»
.
Anche
la
sua
saggezza
era
saggezza
da
vecchio
.
E
le
sue
profezie
erano
le
profezie
di
un
vecchio
.
Te
le
declamava
lentamente
,
mordendo
la
pipa
,
e
a
volte
erano
profezie
così
paradossali
che
non
lo
contraddicevi
solo
per
il
rispetto
che
suscita
un
vecchio
.
Io
sono
...
io
ero
un
poco
più
vecchia
di
lui
,
eppure
dinanzi
a
lui
,
con
lui
,
mi
sentivo
più
giovane
di
lui
.
Mi
suscitava
rispetto
,
capisci
?
Infatti
tenevo
sempre
conto
dei
suoi
rimproveri
.
Però
era
anche
un
bambino
,
e
ora
non
so
come
metterla
insieme
questa
storia
del
bambino
e
del
vecchio
.
Le
sue
esplosioni
di
gioia
,
ad
esempio
,
erano
esplosioni
da
bambino
.
Quand
'
era
felice
,
saltava
e
giocava
come
un
bambino
:
fino
a
irritarmi
.
Anche
i
suoi
dispetti
erano
dispetti
da
bambino
.
O
da
vecchio
?
Anche
i
suoi
capricci
.
E
le
sue
disperazioni
erano
disperazioni
da
bambino
.
O
da
vecchio
?
Così
le
sue
allegrie
.
Se
tu
sapessi
quant
'
era
allegro
,
buffo
,
divertente
.
Io
non
ho
mai
riso
tanto
come
in
questi
tre
anni
con
Alekos
.
Riso
o
sofferto
?
Diventava
la
stessa
cosa
con
lui
.
Guardiamo
se
posso
spiegarmi
.
Non
c
'
è
nulla
di
più
odioso
,
secondo
me
,
di
un
eroe
.
E
Panagulis
era
un
eroe
.
Ma
era
un
eroe
che
ride
.
Soprattutto
di
se
stesso
.
Si
prendeva
sempre
in
giro
.
Questo
è
il
ritratto
di
un
bambino
o
di
un
vecchio
;
io
temo
che
sia
il
ritratto
di
un
genio
.
Ci
ho
messo
tanto
a
capire
che
era
un
genio
.
Mi
rifiutavo
di
ammetterlo
,
anche
per
riuscire
a
tenergli
testa
.
Avevo
dinanzi
a
me
,
accanto
a
me
,
un
mito
delle
folle
.
E
,
sia
istintivamente
che
razionalmente
,
respingevo
quel
mito
.
Cercavo
di
ridurlo
a
dimensioni
umane
che
in
realtà
non
aveva
.
Perché
tutto
in
lui
era
eccessivo
.
Di
male
c
'
era
così
poco
in
lui
.
I
suoi
difetti
erano
tanto
piccoli
quanto
le
sue
virtù
erano
grandi
.
E
quando
i
suoi
difetti
ti
esasperavano
,
non
avevi
che
ricordare
le
sue
virtù
.
Ad
esempio
la
sua
bontà
,
malamente
nascosta
dietro
gli
atteggiamenti
bruschi
.
Ricordi
quando
perdonò
ai
suoi
torturatori
e
chiese
che
Papadopulos
,
Makaresos
,
Pattakos
,
Joannidis
non
fossero
condannati
a
morte
?
Era
ossessionato
dalla
libertà
,
lo
sanno
tutti
,
ma
anche
dalla
moralità
.
E
questo
non
lo
sanno
tutti
.
Diceva
,
pensa
,
che
la
politica
è
moralità
.
Per
questo
fece
la
sua
campagna
elettorale
con
poche
lire
,
pubblicizzato
soltanto
da
qualche
manifesto
grande
come
un
francobollo
,
e
dai
suoi
discorsi
pronunciati
senza
retorica
e
senza
lusinghe
.
Parlava
alla
folla
con
voce
bassa
,
dicendo
che
lui
non
prometteva
miracoli
perché
i
miracoli
non
esistevano
.
Non
ho
mai
visto
qualcuno
chiedere
d
'
essere
eletto
a
quel
modo
,
cioè
maltrattando
in
tal
modo
i
suoi
possibili
elettori
,
fustigandoli
,
rimproverandoli
.
Era
un
uomo
indulgente
con
tutti
,
capiva
come
nessuno
le
debolezze
e
le
colpe
che
nascono
con
la
vita
.
Eppure
diventava
rigido
come
un
angelo
vendicatore
quando
toccava
il
tema
della
moralità
.
Io
gli
dicevo
:
«
Fai
la
politica
come
un
predicatore
»
.
E
lui
rispondeva
:
«
No
,
faccio
la
politica
come
un
poeta
»
.
Un
poeta
che
ride
.
Una
volta
si
trovò
nel
mezzo
di
una
manifestazione
di
ostetriche
che
facevano
anche
lo
sciopero
della
fame
.
Così
ordinò
a
sua
madre
di
portare
alle
ostetriche
un
soccorso
di
uova
sode
.
Sua
madre
giunse
mentre
la
polizia
le
attaccava
.
Così
lui
agguantò
il
cesto
delle
uova
sode
e
con
quelle
,
una
a
una
,
si
mise
a
bombardare
i
rappresentanti
dell
'
ordine
.
Il
capo
della
polizia
lo
riconobbe
.
Lo
affrontò
e
gli
disse
:
«
Onorevole
Panagulis
,
sono
il
colonnello
Tal
dei
Tali
»
.
Alekos
posò
l
'
uovo
sodo
,
gli
si
avvicinò
,
gli
strappò
le
spalline
coi
gradi
,
e
rispose
:
«
Ora
non
lo
è
più
.
L
'
ho
degradato
»
.
Gli
intentarono
un
processo
per
questo
.
Ma
l
'
intero
Parlamento
votò
quasi
all
'
unanimità
perché
il
processo
non
avvenisse
.
Dico
«
quasi
all
'
unanimità
»
perché
ci
fu
un
voto
contrario
:
il
suo
.
E
lui
lo
motivò
dicendo
:
«
Sì
,
l
'
ho
degradato
.
Ma
non
era
mica
legale
.
Farsi
la
legge
da
soli
è
un
dovere
quando
la
legge
non
c
'
è
perché
la
democrazia
non
esiste
.
Ma
ora
la
democrazia
esiste
.
Be
'
...
comunque
esiste
un
Parlamento
»
.
Mi
dicono
(
e
credo
sia
vero
)
che
durante
l
'
episodio
delle
ostetriche
il
presidente
del
Parlamento
gli
chiedesse
esasperato
:
«
Scusi
,
onorevole
.
Ma
cosa
c
'
entra
,
lei
,
con
le
ostetriche
?
»
.
E
Alekos
:
«
Mi
hanno
fatto
nascere
,
signor
presidente
.
E
a
me
piace
tanto
essere
nato
.
Peccato
che
abbiano
fatto
nascere
anche
lei
»
.
Si
divertiva
anche
a
fare
il
deputato
.
Si
divertiva
a
fare
tutto
.
Trasformava
ogni
suo
problema
personale
in
una
burla
da
Ulisse
.
Era
Ulisse
.
La
sua
Itaca
non
esisteva
.
Per
lui
esisteva
soltanto
il
viaggio
.
E
a
interrompere
il
viaggio
,
la
vita
,
può
essere
solo
la
morte
.
Il
concetto
che
esprime
nella
più
bella
delle
sue
poesie
,
Taxidi
.
Quella
che
mi
ha
dedicato
.
Il
concetto
,
anche
,
che
mi
regalò
con
una
frase
che
ho
messo
nel
mio
libro
Lettera
a
un
bambino
mai
nato
.
Quella
che
dice
:
«
Benedetto
colui
che
può
dirsi
:
io
voglio
camminare
,
non
voglio
arrivare
.
Maledetto
colui
che
s
'
impone
:
voglio
arrivare
fin
là
.
Arrivare
è
morire
,
durante
il
cammino
puoi
concederti
solo
fermate
»
.
E
sua
anche
la
frase
che
chiude
il
libro
:
«
Perché
la
vita
non
muore
»
.
Me
la
gridò
una
notte
,
in
questa
stanza
,
arrabbiato
perché
facevo
morire
la
protagonista
del
libro
.
Solo
con
una
persona
non
si
divertì
mai
:
col
ministro
della
Difesa
Averoff
.
Quello
che
ha
dichiarato
stamani
:
«
Io
non
permetto
nemmeno
che
il
mio
nome
venga
citato
nella
storia
dei
documenti
scoperti
dal
signor
Panagulis
»
.
Quello
che
oggi
non
si
è
presentato
in
Parlamento
dove
l
'
intera
seduta
era
dedicata
alla
commemorazione
di
Panagulis
.
Quello
che
dice
:
«
Voglio
quei
documenti
e
li
avrò
»
.
Del
resto
non
fu
Averoff
a
sollecitare
la
sentenza
della
magistratura
che
ne
interrompeva
e
ne
proibiva
la
pubblicazione
?
L
'
inimicizia
,
mi
pare
,
scoppiò
quando
Alekos
scrisse
per
L
'
Europeo
un
articolo
dove
indicava
in
Averoff
l
'
elemento
più
reazionario
dell
'
attuale
governo
e
l
'
uomo
più
legato
alla
Cia
.
Lo
indicava
anche
come
l
'
ideatore
e
il
direttore
del
colpo
di
Stato
andato
a
monte
verso
la
fine
del
1975
.
Averoff
tentò
di
prenderla
sportivamente
.
Cercò
di
farlo
incontrare
e
ammansire
,
si
dice
,
con
la
sua
bella
figliola
.
Una
extraparlamentare
di
lusso
,
ovviamente
di
estrema
sinistra
.
Ma
il
tentativo
non
riuscì
.
Allora
Averoff
attese
d
'
incontrarlo
nei
corridoi
del
Parlamento
.
Gli
andò
incontro
a
braccia
spalancate
,
un
sorriso
mellifluo
sotto
i
baffetti
alla
Charlot
,
e
:
«
Alessandro
carissimo
,
ma
cos
'
è
questa
incomprensione
tra
noi
?
Siamo
due
persone
intelligenti
,
civili
,
quindi
capaci
di
trovare
un
punto
di
intesa
.
Perché
non
discuterne
?
Parliamone
a
cena
»
.
E
Alekos
:
«
Signor
ministro
,
i
problemi
del
popolo
non
si
discutono
a
cena
.
Si
discutono
in
Parlamento
»
.
Incominciò
a
quel
modo
la
lunga
,
spietata
serie
delle
sue
interrogazioni
al
signor
ministro
.
Alekos
le
chiamava
domandine
.
Solo
nei
casi
più
gravi
,
domande
.
E
,
nei
casi
gravissimi
,
superdomande
.
Quasi
a
ogni
telefonata
mi
diceva
:
«
Stamani
il
domandiere
ha
fatto
arrabbiare
di
nuovo
Averoff
»
.
All
'
inizio
Averoff
rispose
con
grande
indulgenza
.
Ma
poi
divenne
sempre
meno
indulgente
.
Diciamo
subito
che
io
non
so
niente
di
quel
che
è
successo
negli
ultimi
giorni
tra
Alekos
e
Averoff
.
Non
ero
ad
Atene
.
Però
mi
è
stato
detto
che
avvenne
una
telefonata
assai
drammatica
,
la
settimana
scorsa
,
tra
i
due
.
Alekos
disse
:
«
Signor
ministro
,
lei
mi
minaccia
.
Io
non
la
minaccio
,
ma
lei
mi
minaccia
»
.
Lo
disse
tre
volte
.
Me
lo
ha
confermato
anche
un
eminente
uomo
politico
spiegandomi
che
ad
Atene
l
'
episodio
è
conosciuto
da
tutti
.
L
'
eminente
uomo
politico
al
quale
alludevo
poco
fa
sostiene
addirittura
che
stare
in
casa
di
Alekos
è
follia
.
Non
dimentichiamo
che
,
quando
Alekos
era
vivo
,
la
porta
è
stata
forzata
più
volte
.
E
più
volte
vi
hanno
lasciato
minacce
scritte
o
stampate
,
anche
in
italiano
,
con
la
firma
Ordine
Nero
.
L
'
eminente
uomo
politico
ha
preso
l
'
iniziativa
di
chiedere
che
sul
marciapiede
sosti
,
giorno
e
notte
,
una
guardia
in
uniforme
.
Affacciati
alla
finestra
.
Guardalo
:
è
quello
lì
,
poveretto
.
Scommetto
che
muore
di
sonno
e
mi
maledice
.
E
poi
perché
questa
sollecitudine
viene
esibita
con
tanto
ritardo
e
per
me
?
Perché
non
imposero
ad
Alekos
d
'
esser
protetto
da
un
poliziotto
sul
marciapiede
,
anzi
da
un
poliziotto
che
lo
seguisse
in
automobile
per
impedire
che
qualche
automobile
tentasse
di
buttarlo
fuori
strada
come
a
Creta
,
come
a
Sugno
?
Lo
sapevano
bene
quanto
fosse
minacciato
.
No
,
no
,
lungi
dal
sembrarmi
follia
,
stare
qui
a
me
sembra
un
dovere
.
Bisogna
pure
che
qualcuno
dimostri
come
in
questa
stanza
resti
accesa
una
luce
anche
ora
.
Magari
,
alzando
lo
sguardo
verso
queste
finestre
,
chi
passa
è
portato
a
pensare
che
Alekos
è
ancora
qui
:
coi
suoi
documenti
.
E
comunque
,
finché
resto
ad
Atene
,
per
i
suoi
funerali
,
mi
sembra
di
aiutarlo
a
ricordare
che
è
vivo
.
Vivo
quanto
quei
documenti
che
non
ha
fatto
in
tempo
a
consegnarmi
in
fotocopia
,
che
non
so
dove
siano
,
ma
che
prima
o
poi
verranno
fuori
.
Vedrai
.
E
allora
anche
in
Parlamento
se
ne
dovrà
parlare
,
e
nessuno
potrà
permettersi
d
'
essere
assente
:
come
ha
fatto
ieri
Averoff
.
A
proposito
:
lo
sai
che
il
lunedì
3
maggio
Alekos
avrebbe
rivolto
un
'
interrogazione
a
Karamanlis
,
per
quei
documenti
?
Era
la
sua
ultima
carta
.
E
,
vedi
caso
,
lo
hanno
ammazzato
proprio
la
notte
tra
venerdì
e
sabato
.
Ti
ripeteranno
fino
alla
nausea
che
fu
un
incidente
.
Te
lo
dimostreranno
con
un
capro
espiatorio
.
Magari
con
un
giovanottello
che
piange
raccontando
d
'
aver
commesso
un
errore
di
guida
ed
esser
colpevole
solo
di
omissione
di
soccorso
.
Succede
sempre
così
.
Ma
non
ci
credere
,
mai
.
Testimoni
hanno
visto
,
e
le
perizie
tecniche
lo
hanno
dimostrato
.
Almeno
un
'
automobile
(
sembra
infatti
che
fossero
due
)
lo
seguiva
e
lo
provocava
,
mentre
lui
scappava
invano
.
Era
un
'
auto
che
andava
più
forte
della
sua
.
Lo
colpì
una
prima
volta
di
dietro
(
è
dimostrato
dalle
perizie
)
,
poi
gli
si
affiancò
sulla
sinistra
e
prese
a
spingerlo
verso
il
margine
della
strada
:
più
volte
.
Lui
si
trovava
nella
corsia
centrale
,
fu
presto
obbligato
a
buttarsi
sulla
corsia
di
destra
.
E
,
da
questa
,
sullo
spiazzato
che
si
stendeva
oltre
il
marciapiede
.
Obbligato
a
spostarsi
o
buttato
?
Diciamo
buttato
.
Alekos
tentò
di
riprendersi
.
Aveva
riflessi
prontissimi
.
Ma
lo
spazio
era
stretto
,
le
luci
della
Texaco
abbagliavano
,
e
certo
non
vide
che
lo
spiazzato
s
'
interrompeva
su
un
vuoto
che
era
la
corsia
d
'
ingresso
a
un
garage
.
Una
corsia
in
discesa
,
ripida
,
e
limitata
dal
muro
contro
cui
si
schiacciò
.
Si
schiacciò
con
tale
violenza
che
la
sua
Primavera
divenne
corta
corta
.
Dicono
che
sia
morto
sul
colpo
.
Lo
spero
.
Io
continuo
a
chiedere
ai
medici
e
agli
esperti
:
se
ne
sarà
accorto
che
non
sarebbe
diventato
mai
vecchio
?
E
loro
mi
rispondono
no
,
non
ne
ha
avuto
il
tempo
,
è
precipitato
e
si
è
schiacciato
nel
giro
di
mezzo
secondo
,
un
terzo
di
secondo
,
è
svenuto
nello
stesso
momento
in
cui
questo
è
avvenuto
.
Lo
spero
.
Il
suo
assassino
,
intanto
,
girava
con
una
svolta
a
U
,
per
tornare
di
nuovo
in
città
.
Ed
erano
le
una
e
52
del
mattino
di
sabato
primo
maggio
festa
dei
lavoratori
.
Lunedì
mattina
Alekos
avrebbe
dovuto
rivolgere
un
'
interrogazione
a
Karamanlis
sulla
faccenda
dei
documenti
.
Per
insultarlo
anche
da
morto
ti
diranno
anche
quale
percentuale
di
alcool
gli
hanno
trovato
nel
sangue
:
omettendo
di
chiarire
,
s
'
intende
,
che
era
una
percentuale
minima
,
ancora
al
di
sotto
di
quella
consentita
dalla
legge
.
Quella
sera
aveva
bevuto
,
insieme
ad
altri
quattro
,
solo
una
bottiglia
di
vino
.
I
quattro
erano
quattro
vecchi
,
amici
suoi
.
Erano
rimasti
insieme
fino
a
mezzanotte
e
mezzo
,
forse
di
più
.
Poi
lui
li
aveva
accompagnati
a
casa
,
uno
a
uno
.
La
tragedia
è
successa
all
'
una
e
52
mentre
tornava
verso
Glifada
:
per
dormire
a
casa
di
sua
madre
.
Quando
temeva
d
'
esser
aggredito
,
preferiva
dormire
laggiù
.
Ho
detto
tornava
perché
il
ristorante
dove
aveva
mangiato
è
a
Glifada
.
Ed
è
lo
stesso
,
all
'
aperto
,
dove
andò
dopo
esser
uscito
dalla
prigione
,
la
prima
volta
che
rientrò
in
un
ristorante
.
Ci
andammo
insieme
.
Scendendo
dal
taxi
diceva
:
«
Sono
molto
felice
,
I
am
very
happy
»
.
Poi
,
quando
entrammo
,
fu
chiaro
quanto
gli
costasse
ogni
piccola
felicità
.
Il
fatto
di
sentirsi
riconosciuto
,
guardato
,
additato
,
come
l
'
attentatore
di
Papadopulos
,
l
'
eroe
del
nostro
tempo
,
lo
riempiva
d
'
imbarazzo
e
di
angoscia
.
Procedeva
confuso
tra
i
tavoli
,
stringendomi
forte
la
mano
,
quasi
vi
si
volesse
aggrappare
.
Una
volta
seduto
,
si
mise
a
fissare
la
tovaglia
.
Ci
misi
tanto
a
fargli
sollevare
lo
sguardo
verso
il
cielo
per
dimostrargli
che
non
era
più
in
prigione
,
e
che
in
cielo
c
'
eran
le
stelle
.
Tu
non
crederai
a
ciò
che
sto
per
raccontarti
,
lo
so
.
Dirai
che
è
teatro
.
Ma
tutto
ciò
che
accadeva
con
lui
,
e
a
lui
,
era
anche
teatro
.
A
un
certo
punto
,
quella
sera
,
cadde
una
stella
.
E
io
feci
a
tempo
a
esprimere
un
desiderio
:
che
vivesse
ancora
un
po
'
.
Quest
'
uomo
scomodo
,
diverso
da
tutti
,
dai
più
accettabile
solo
da
morto
.
Dopo
aver
visto
la
sua
Primavera
ridotta
a
un
mucchio
di
ferri
contorti
,
sono
risalita
in
macchina
e
sono
andata
all
'
obitorio
.
Anche
dinanzi
a
questo
c
'
era
una
gran
folla
.
E
,
tra
la
folla
,
c
'
erano
i
medici
e
gli
avvocati
giunti
dall
'
Italia
per
una
superperizia
.
Per
vederlo
ci
voleva
il
permesso
del
ministro
della
Giustizia
da
cui
dipendeva
l
'
arrivo
di
due
funzionari
di
nonsoché
.
I
due
funzionari
erano
attesi
da
un
'
ora
e
mezzo
.
Ho
chiesto
il
numero
del
signor
ministro
e
sono
andata
a
telefonargli
da
una
cabina
.
Non
sono
stata
gentile
.
Gli
ho
detto
che
sarei
entrata
in
quell
'
obitorio
coi
suoi
funzionari
o
senza
i
suoi
funzionari
.
L
'
interno
dell
'
obitorio
era
una
scatola
bianca
e
illuminata
da
luci
vivide
,
al
neon
.
Da
un
lato
c
'
era
un
cassone
di
metallo
con
nove
sportelli
.
Nel
primo
sportello
in
basso
,
a
sinistra
,
c
'
era
Alessandro
Panagulis
:
hanno
detto
.
Ho
sentito
una
grande
stanchezza
.
Mi
sono
appoggiata
al
muro
.
Mi
ha
scosso
il
lampo
di
un
flash
.
Hanno
fatto
chiudere
la
finestra
,
e
poi
ci
hanno
mostrato
le
fotografie
di
Alekos
dopo
l
'
autopsia
.
Così
ci
avrebbe
fatto
meno
impressione
vederlo
,
si
sono
giustificati
.
Nelle
fotografie
Alekos
era
disteso
sopra
una
tavola
,
nudo
,
come
quando
lo
torturavano
nel
1968
alla
centrale
della
polizia
militare
.
La
sola
differenza
,
suppongo
,
era
che
qui
non
aveva
le
mani
e
i
piedi
legati
.
Molte
fotografie
offrivano
particolari
raccapriccianti
delle
sue
ferite
.
Altre
,
i
suoi
organi
estratti
.
Il
medico
greco
ci
ha
spiegato
che
gli
era
scoppiato
il
cuore
,
che
il
fegato
s
'
era
rotto
in
19
punti
,
che
la
milza
non
esisteva
più
,
che
il
femore
destro
s
'
era
frantumato
in
mille
pezzetti
,
che
il
polmone
destro
era
ridotto
a
uno
straccio
.
E
così
mi
sono
ricordata
di
un
'
altra
sua
poesia
.
Quella
che
dice
:
«
Non
ti
capisco
Dio
/
Dimmi
di
nuovo
/
Mi
chiedi
di
ringraziarti
/
o
di
scusarti
?
»
.
Mi
sono
anche
ricordata
di
com
'
era
quando
rideva
,
e
quando
saltava
,
e
quando
giocava
,
tutto
contento
d
'
essere
nato
.
E
il
giorno
in
cui
l
'
avevo
accompagnato
,
per
la
prima
volta
dopo
anni
di
calvario
,
a
nuotare
,
nel
mare
.
E
il
giorno
in
cui
aveva
giurato
come
deputato
in
Parlamento
e
dallo
scanno
si
era
girato
a
guardarmi
lassù
sulle
tribune
,
frenando
un
sorriso
,
perché
sapevo
che
le
sue
suole
erano
consumate
e
temevo
che
alzandosi
scivolasse
.
Ma
io
mi
sono
pentita
di
esser
lì
e
ho
avuto
tanta
voglia
di
scappare
per
non
vederlo
come
nelle
fotografie
dell
'
autopsia
.
Invece
loro
hanno
aperto
lo
sportello
della
prima
cella
frigorifera
in
basso
a
sinistra
,
e
hanno
tirato
fuori
una
lastra
di
metallo
su
cui
stava
un
fagotto
insanguinato
.
E
hanno
aperto
il
fagotto
e
hanno
scoperto
Alekos
che
dormiva
serio
serio
,
con
un
visino
bianco
bianco
.
Mi
sono
inginocchiata
davanti
a
lui
e
gli
ho
accarezzato
i
capelli
.
Erano
molto
freddi
,
e
ho
ritirato
la
mano
.
Non
posso
dirti
altro
.
O
forse
non
voglio
.
Dovrei
raccontarti
,
altrimenti
,
qual
è
l
'
odore
dell
'
odio
.
StampaPeriodica ,
Un
elenco
di
dieci
morti
misteriose
.
La
sensazione
che
scorrendo
quei
nomi
si
stia
toccando
un
filo
rosso
sangue
.
Il
sospetto
che
quelle
morti
siano
tutte
legate
alla
tragedia
di
Ustica
e
vadano
quindi
ad
aggiungersi
alle
81
persone
uccise
a
bordo
del
DC-9
dell
'
Itavia
il
27
giugno
di
12
anni
fa
.
L
'
angoscia
che
dei
misteri
di
Ustica
si
possa
anche
morire
:
perché
chi
sa
non
parla
e
chi
potrebbe
parlare
deve
tacere
per
sempre
.
Ma
chi
uccide
i
testimoni
?
Con
un
meticoloso
lavoro
di
inchiesta
L
'
Europeo
ha
ricostruito
la
storia
di
quelle
dieci
morti
.
Di
quegli
uomini
venuti
in
contatto
con
i
segreti
di
Ustica
.
Tutti
morti
in
circostanze
drammatiche
.
Tranne
uno
,
sono
tutti
militari
dell
'
Aeronautica
,
sette
ufficiali
e
due
sottufficiali
.
Inoltre
la
loro
tragica
fine
si
colloca
negli
stessi
luoghi
dove
in
questi
anni
si
è
dipanato
il
filo
dell
'
inchiesta
su
quella
strage
.
I
misteri
di
Poggio
Ballone
.
Sono
sei
le
morti
che
ruotano
attorno
ai
misteri
del
"
radar
dimenticato
"
di
Poggio
Ballone
,
il
centro
dell
'
Aeronautica
militare
che
sorge
su
una
collina
,
pochi
chilometri
a
nord
di
Grosseto
.
Per
otto
anni
è
stato
nascosto
ai
magistrati
che
proprio
quel
radar
puntato
sul
Tirreno
aveva
visto
tutto
la
notte
della
strage
.
E
quando
nel
1988
i
giudici
Vittorio
Bucarelli
e
Giorgio
Santacroce
,
fino
al
1990
titolari
dell
'
inchiesta
,
chiesero
l
'
elenco
del
personale
in
servizio
la
notte
della
tragedia
,
si
accorsero
che
due
nomi
erano
stati
omessi
:
quelli
del
capitano
Maurizio
Gari
e
del
maresciallo
Mario
Alberto
Dettori
.
Entrambi
erano
in
servizio
la
sera
del
27
giugno
1980
.
Gari
era
il
"
master
controller
"
nella
sala
radar
di
Poggio
Ballone
,
cioè
il
responsabile
della
sala
stessa
.
Dettori
procedeva
invece
all
'
identificazione
dei
velivoli
che
solcavano
il
cielo
.
Entrambi
sono
morti
:
Maurizio
Gari
il
9
maggio
1981
è
stato
stroncato
da
un
infarto
,
nonostante
avesse
soltanto
32
anni
e
,
a
detta
dei
familiari
,
godesse
di
ottima
salute
.
Alberto
Mario
Dettori
è
stato
invece
trovato
impiccato
a
un
albero
il
30
marzo
1987
.
La
mattina
dopo
la
strage
di
Ustica
alla
moglie
e
alla
cognata
il
maresciallo
era
apparso
molto
scosso
.
«
È
successo
un
casino
,
per
poco
non
scoppia
la
guerra
»
,
aveva
confidato
alle
due
donne
,
«
siamo
ancora
in
emergenza
»
.
Prima
di
morire
Dettori
era
stato
sei
mesi
in
Francia
,
alla
base
di
Montangel
,
per
un
corso
di
aggiornamento
.
Da
lì
era
tornato
nervoso
e
spaventato
.
Che
cosa
avevano
visto
di
tanto
inconfessabile
la
notte
di
Ustica
Gari
e
Dettori
?
Perché
i
loro
nomi
erano
stati
cancellati
dall
'
elenco
dei
militari
in
servizio
?
Ma
prima
ancora
un
altro
importante
testimone
era
scomparso
:
1'8
agosto
1980
,
a
neppure
due
mesi
dalla
strage
,
l
'
auto
sulla
quale
,
assieme
alla
moglie
e
ai
due
figli
,
viaggiava
il
colonnello
Giorgio
Teoldi
si
schianta
lungo
la
via
Aurelia
.
Teoldi
era
il
comandante
dell
'
aeroporto
militare
di
Grosseto
,
competente
sul
sito
radar
di
Poggio
Ballone
.
Il
colonnello
porta
nella
tomba
un
altro
mistero
i
cui
contorni
sono
venuti
alla
luce
solo
di
recente
:
la
sera
della
strage
di
Ustica
,
proprio
mentre
il
DC-9
è
in
volo
,
tre
aerei
da
guerra
,
due
TF-104
biposto
e
un
F-104
monoposto
,
erano
decollati
proprio
dall
'
aeroporto
di
Grosseto
.
Teoldi
,
in
quanto
responsabile
delle
piste
di
Grosseto
,
non
poteva
ignorare
lo
scopo
delle
loro
missioni
.
Ma
c
'
è
di
più
.
Proprio
su
uno
dei
TF-104
erano
in
volo
i
capitani
Ivo
Nutarelli
e
Mario
Naldini
,
anch
'
essi
morti
,
assieme
all
'
altro
capitano
Giorgio
Alessio
,
tutti
e
tre
della
pattuglia
acrobatica
delle
Frecce
Tricolori
,
il
28
agosto
1988
nella
tragedia
di
Ramstein
,
in
Germania
,
che
provocò
un
'
altra
strage
:
51
morti
,
oltre
400
feriti
.
La
possibilità
che
esista
un
legame
tra
Ustica
e
Ramstein
è
incredibile
anche
se
i
Verdi
tedeschi
e
alcune
inchieste
giornalistiche
del
quotidiano
berlinese
Tageszeitunge
del
settimanale
Del
.
Spiegel
hanno
recentemente
parlato
di
sabotaggio
degli
aerei
.
Prove
?
Nessuna
.
Ufficialmente
la
causa
di
questa
tragedia
è
stata
attribuita
a
un
errore
di
manovra
del
solista
Ivo
Nutarelli
,
un
pilota
peraltro
espertissimo
,
con
4.200
ore
di
volo
,
che
avrebbe
commesso
un
tragico
sbaglio
nell
'
esecuzione
del
cardioide
,
proprio
quella
che
viene
ritenuta
una
delle
acrobazie
più
semplici
.
La
coincidenza
allarmante
è
che
Nutarelli
e
Naldini
sono
morti
una
settimana
prima
della
data
fissata
dai
giudici
che
volevano
interrogarli
sulla
loro
missione
la
sera
di
Ustica
.
L
'
interrogativo
è
:
i
due
ufficiali
dell
'
Aeronautica
videro
o
intuirono
qualcosa
che
aveva
a
che
fare
col
DC-9
dell
'
Itavia
?
Lo
strano
attentato
delle
Br
Sempre
nella
zona
di
Grosseto
,
nel
1984
,
ecco
un
altro
misterioso
incidente
stradale
.
La
vittima
è
Giovanni
Finetti
,
sindaco
di
Grosseto
.
Poco
dopo
la
strage
di
Ustica
,
Fin
etti
raccolse
le
confidenze
di
alcuni
militari
della
Vam
(
Vigilanza
aeronautica
militare
)
secondo
le
quali
due
caccia
si
erano
levati
in
volo
dalla
base
di
Grosseto
per
inseguire
e
abbattere
un
MiG
libico
.
Nella
battaglia
aerea
sarebbe
rimasto
colpito
il
DC-9
.
Sulla
base
di
queste
voci
,
Finetti
avrebbe
preso
a
interessarsi
della
strage
di
Ustica
e
sarebbe
morto
pochi
giorni
dopo
aver
detto
in
giro
che
era
sua
intenzione
rivolgersi
alla
magistratura
.
Un
attentato
anomalo
.
11
20
marzo
1987
muore
a
Roma
,
in
un
attentato
terroristico
,
il
generale
dell
'
Aeronautica
Licio
Giorgieri
.
Due
killer
in
moto
lo
freddano
a
bordo
della
sua
auto
.
Giorgieri
era
il
responsabile
degli
armamenti
dell
'
aviazione
e
stava
lavorando
al
progetto
europeo
delle
"
guerre
stellari
"
.
Almeno
è
questo
il
motivo
per
cui
le
Unità
combattenti
comuniste
(
Ucc
)
con
un
volantino
rivendicano
l
'
omicidio
.
Il
delitto
Giorgieri
appare
subito
un
delitto
terrorista
anomalo
.
Viene
giudicato
dagli
esperti
come
il
colpo
di
coda
dell
'
eversione
rossa
.
Siamo
infatti
in
un
periodo
in
cui
i
terroristi
nostrani
hanno
ormai
da
tempo
deposto
le
armi
.
Anche
la
moglie
del
generale
fin
da
subito
dichiara
di
non
credere
alla
matrice
dell
'
omicidio
.
La
vicenda
acquista
contorni
ancor
più
sospetti
quando
si
apprende
che
a
far
sgominare
la
banda
degli
assassini
del
generale
,
al
quale
solo
pochi
giorni
prima
era
stata
negata
la
scorta
,
è
un
giovane
terrorista
che
lavora
come
archivista
al
ministero
dell
'
Interno
.
E
fa
clamore
la
decisione
di
un
giudice
di
scarcerare
gli
assassini
di
Giorgieri
,
condannati
a
pene
pesantissime
,
appena
tre
anni
dopo
.
Pochi
sanno
che
all
'
epoca
della
strage
di
Ustica
Giorgieri
faceva
parte
dei
vertici
del
Rai
,
il
Registro
aeronautico
italiano
,
la
struttura
che
per
prima
fu
investita
dalla
tragedia
,
quando
ancora
si
pensava
che
la
caduta
del
DC-9
fosse
da
attribuire
a
un
cedimento
strutturale
.
E
responsabile
del
Rai
all
'
epoca
era
il
generale
Saverio
Rana
.
Fu
proprio
Rana
,
pochi
giorni
dopo
l
'
incidente
,
che
ipotizzò
al
ministro
dei
Trasporti
Rino
Formica
la
presenza
di
un
caccia
accanto
al
DC-9
.
Rana
,
anch
'
egli
morto
d
'
infarto
,
aveva
a
disposizione
tre
fotocopie
di
tracciati
radar
.
Da
chi
le
aveva
avute
?
Forse
proprio
da
Giorgieri
?
Dell
'
omicidio
Giorgieri
si
è
occupato
in
passato
anche
il
giudice
Santacroce
.
Per
quale
motivo
?
Un
pezzo
di
motore
nella
bara
Il
giallo
nel
giallo
di
Ustica
è
rappresentato
da
un
MiG
libico
,
ufficialmente
trovato
il
18
luglio
nel
vallone
di
Timpa
della
Magara
in
provincia
di
Catanzaro
.
Sul
fatto
che
quell
'
aereo
da
guerra
straniero
sia
precipitato
sulla
Sila
la
stessa
notte
della
caduta
del
DC-9
ormai
non
ci
sono
più
dubbi
.
1
resti
di
quel
MiG-23
,
su
incarico
dei
servizi
segreti
,
vennero
recuperati
in
tutta
fretta
e
trasportati
all
'
aeroporto
di
Pratica
di
Mare
(
Roma
)
dalla
ditta
fratelli
Argento
di
Gizzeria
Marina
.
E
proprio
a
Gizzeria
Marina
muore
il
14
agosto
1988
il
maresciallo
dell
'
Aeronautica
Ugo
Zammarelli
.
Stava
camminando
con
un
'
amica
sul
lungomare
quando
entrambi
vengono
investiti
ad
altissima
velocità
da
un
'
Honda
600
con
in
sella
due
giovani
tossicomani
.
Ma
mentre
i
corpi
dei
due
ragazzi
appaiono
sfracellati
,
i
cadaveri
di
Zammarelli
e
dell
'
amica
sono
perfettamente
integri
.
Nessuna
autopsia
viene
fatta
.
Ma
stranamente
i
bagagli
del
maresciallo
,
che
ufficialmente
si
trovava
a
Gizzeria
in
vacanza
,
spariscono
dal
suo
albergo
.
Si
scopre
che
Zammarelli
,
in
forza
alla
base
Nato
di
Decimomannu
,
in
Sardegna
,
non
era
in
Calabria
per
diletto
,
ma
stava
conducendo
un
'
indagine
proprio
sul
MiG
libico
caduto
sulla
Sila
.
Un
suo
amico
,
Gaetano
Sconzo
,
giornalista
dell
'
Ora
di
Palermo
,
sul
suo
giornale
riporta
alcune
confidenze
di
Zammarelli
:
stava
indagando
su
Ustica
ma
temeva
per
la
sua
vita
.
Un
altro
maresciallo
dell
'
Aeronautica
,
che
forse
aveva
a
che
fare
con
la
strage
di
Ustica
,
è
misteriosamente
morto
di
recente
.
A
39
anni
Antonio
Muzio
è
stato
freddato
con
tre
colpi
di
pistola
al
ventre
il
1°
febbraio
de11991
nella
sua
abitazione
di
Pizzo
Calabro
.
Il
fatto
singolare
è
che
la
pistola
era
la
sua
,
ma
per
gli
inquirenti
è
escluso
il
suicidio
.
Fino
al
1985
Muzio
aveva
lavorato
all
'
aeroporto
di
Lamezia
Terme
,
uno
scalo
direttamente
coinvolto
nella
vicenda
del
MiG
libico
,
del
suo
recupero
sulla
Sila
e
della
sua
restituzione
a
Gheddafi
.
E
dove
sono
stati
custoditi
la
scatola
nera
del
MiG
e
i
nastri
di
registrazione
dei
voli
.
L
'
ultima
vittima
di
Ustica
?
Il
suo
cadavere
è
stato
appena
sepolto
.
Sandro
Marcucci
,
47
anni
,
ex
colonnello
pilota
della
46'
Aerobrigata
di
stanza
a
Pisa
,
è
precipitato
con
un
Piper
antincendio
il
2
febbraio
scorso
.
Marcucci
era
un
pilota
provetto
.
Eppure
si
è
schiantato
sulle
Alpi
Apuane
come
fosse
un
pivellino
.
L
'
aereo
è
bruciato
.
C
'
è
chi
giura
di
aver
visto
l
'
aereo
perdere
stranamente
quota
e
all
'
improvviso
.
Poi
,
mistero
nel
mistero
,
nella
sua
bara
viene
trovato
un
pezzo
del
motore
:
è
tutto
fuso
,
tranne
un
tubicino
di
gomma
.
Il
fuoco
ha
sciolto
il
metallo
,
ma
non
la
gomma
.
Ma
chi
l
'
ha
nascosto
accanto
alle
sue
spoglie
?