StampaPeriodica ,
...
Da
veri
,
autentici
selvaggi
,
noi
vogliamo
escludere
dal
nostro
saluto
ogni
forma
di
esosa
cortigianeria
,
cominciando
piuttosto
a
porre
,
senza
preamboli
di
sorta
,
le
cosiddette
carte
in
tavola
,
e
a
mettere
alla
prova
i
vostri
ripetuti
propositi
di
chiarezza
,
di
incrollabile
intransigenza
.
Sì
,
onorevole
Farinacci
:
voi
siete
dei
nostri
,
o
meglio
siete
nostro
,
e
non
dovete
dimenticare
che
non
soltanto
le
Opposizioni
vi
hanno
,
in
questo
lasso
di
tempo
,
vilipeso
,
diffamato
e
deriso
,
ma
altresì
una
buona
parte
dei
fascisti
vi
ha
trattato
da
ras
fanatico
,
da
pazzo
criminale
o
da
incosciente
pappagallo
,
mentre
i
soli
squadristi
,
i
selvaggi
delle
province
,
vi
hanno
difeso
ed
hanno
opposto
il
vostro
nome
al
tradimento
dei
Ponzio
,
dei
Rocca
,
dei
Viola
e
alle
diatribe
noiose
dei
normalizzatori
.
Ora
questi
precedenti
vi
impongono
,
onorevole
Farinacci
,
di
ascoltare
attentamente
,
di
tenere
nel
debito
conto
le
parole
,
le
osservazioni
e
i
desiderii
nostri
.
E
vostro
preciso
obbligo
e
stretto
dovere
di
mantenervi
a
contatto
con
quella
santa
canaglia
di
cui
avete
esaltato
lo
spirito
di
sacrificio
e
la
volontà
rivoluzionaria
.
O
voi
farete
questo
e
mostrerete
di
essere
veramente
l
'
uomo
degno
della
situazione
o
voi
non
lo
farete
e
noi
saremo
autorizzati
a
ritenervi
e
a
proclamarvi
un
pagliaccio
.
E
bene
intenderci
alla
prima
,
con
franche
leali
parole
,
da
squadristi
a
squadrista
,
da
camerati
a
camerata
.
Perché
troppe
delusioni
-
e
voi
,
onorevole
Farinacci
,
lo
sapete
-
abbiamo
provate
e
troppi
uomini
che
supponevamo
semplici
e
incorruttibili
si
sono
ubriacati
del
potere
perdendo
la
loro
vecchia
anima
di
volontari
disinteressati
.
Guai
a
voi
,
quindi
,
se
doveste
far
la
fine
di
tanti
altri
,
se
dimenticaste
gli
sdegni
e
le
promesse
e
i
propositi
!
Guai
a
voi
,
anche
per
il
male
che
fareste
al
Fascismo
,
già
più
volte
amaramente
ferito
per
la
malafede
,
l
'
egoismo
e
l
'
ambizione
degli
uomini
!
...
StampaPeriodica ,
...
Le
forze
politiche
che
oggi
in
molti
paesi
sono
al
potere
,
e
in
altri
si
apprestano
ad
assumerlo
,
sono
animate
da
concezioni
prettamente
anticapitalistiche
:
hanno
un
ideale
del
benessere
che
non
si
concilia
con
l
'
ideale
carezzato
dal
capitalismo
liberale
;
credono
nei
doveri
sociali
della
proprietà
;
non
credono
più
alla
forza
delle
cose
e
tanto
meno
pensano
all
'
automatico
attuarsi
di
un
benefico
ordine
naturale
;
confidano
nella
energia
dell
'
uomo
e
l
'
ordine
non
lo
sanno
pensare
se
non
come
qualche
cosa
di
voluto
,
di
prodotto
,
non
di
subito
e
di
ricevuto
.
Desiderose
di
realizzare
il
proprio
ideale
politico
e
sociale
non
si
scoraggiano
per
le
difficoltà
;
rispettose
della
tradizione
non
ne
subiscono
il
peso
;
entusiaste
del
progresso
anche
meccanico
,
non
sanno
legarsi
ad
esso
senza
reagire
se
le
sue
mete
le
discostano
dai
propri
ideali
.
Questi
sono
gli
ideali
delle
forze
anticapitalistiche
che
oggi
operano
nel
mondo
.
E
questi
ideali
ricevono
la
migliore
accoglienza
da
parte
delle
folle
,
dal
momento
che
il
mercato
mondiale
si
fraziona
in
compartimenti
stagni
,
facendo
trionfare
il
principio
della
ragione
politica
su
quello
della
pura
ragione
economica
...
Si
può
ormai
concludere
che
in
molti
paesi
,
tra
cui
primo
l
'
Italia
,
si
sta
organizzando
la
società
secondo
fini
non
capitalistici
.
Si
può
aggiungere
che
in
qualche
paese
l
'
opera
di
ricostruzione
è
molto
avanzata
:
il
che
non
ci
esonera
dal
dire
che
essa
non
è
completata
,
sia
perché
resistono
ancora
gruppi
di
uomini
e
popoli
i
quali
conservano
fede
nel
capitalismo
,
sia
perché
,
anche
là
dove
le
aspirazioni
anticapitalistiche
son
diventate
programma
di
Governo
,
ancora
parecchi
istituti
pubblici
e
privati
non
sono
stati
armonizzati
con
le
nuove
finalità
.
Quindi
ci
sembra
di
poter
concludere
che
il
capitalismo
in
qualche
parte
del
mondo
è
al
declino
.
A
precisare
la
portata
di
questa
nostra
opinione
conviene
ricordare
che
fine
del
capitalismo
non
significa
fine
del
progresso
,
fine
delle
invenzioni
,
fine
della
civiltà
.
Questa
idea
è
soprattutto
chiara
per
quanto
riguarda
il
corporativismo
il
quale
supera
il
capitalismo
non
già
colla
negazione
o
la
distruzione
delle
macchine
,
ma
col
ristabilimento
dell
'
equilibrio
tra
l
'
uomo
ed
esse
...
Il
pessimismo
di
coloro
che
guardano
con
terrore
alla
fine
del
capitalismo
è
basato
su
diverse
curiose
concezioni
,
quali
,
ad
esempio
,
quella
che
il
presente
sia
sempre
il
culmine
dell
'
incivilimento
,
o
che
l
'
uomo
,
che
ci
ha
dato
costante
esempio
di
ricercare
il
miglioramento
delle
sue
condizioni
di
vita
,
ad
un
dato
momento
,
per
strana
aberrazione
,
cerchi
di
tornare
indietro
,
quasi
avesse
una
vaga
nostalgia
delle
foreste
vergini
o
delle
umide
palafitte
.
Chi
non
condivide
simili
infondate
supposizioni
non
può
essere
spaventato
dalla
constatazione
che
il
capitalismo
può
e
sta
per
tramontare
.
StampaPeriodica ,
L
'
imperativo
demografico
del
Duce
,
non
di
oggi
ma
dal
giorno
in
cui
assunse
il
timone
d
'
Italia
,
è
cosa
di
sì
vasta
e
capitale
importanza
per
cui
anche
la
donna
deve
sentirsene
parte
direttamente
in
causa
.
Anche
in
Italia
,
come
altrove
,
si
sposa
poco
.
Perché
?
Il
Camerata
Leone
Cantori
che
,
nel
numero
di
Aprile
,
commentando
il
discorso
quinquennale
del
Duce
,
scrisse
egli
pure
sull
'
argomento
,
sembra
-
va
quasi
voler
addossare
tutta
la
colpa
ai
soli
uomini
.
Non
è
esatto
.
La
colpa
è
in
parti
uguali
fra
l
'
uomo
e
la
donna
.
Se
il
futuro
marito
in
-
fatti
accusa
che
700
lire
mensili
non
bastano
egli
non
ha
tutti
i
torti
o
ha
torto
solo
per
metà
.
Siamo
in
sede
di
giustizia
e
giustizia
deve
esser
re
-
sa
a
tutti
:
quando
una
donna
entra
in
una
casa
ha
oggi
tante
e
tali
esigenze
che
davvero
le
700
lire
sono
piuttosto
pochine
...
Le
esigenze
della
donna
moderna
sono
troppe
e
l
'
uomo
,
per
non
essere
infelice
,
abbandona
gli
altari
che
consacrano
le
nozze
.
Settecento
lire
men
-
sili
,
per
un
artigiano
o
un
piccolo
impiegato
,
sono
più
che
bastevoli
a
mantenere
una
famiglia
.
Ma
come
e
quando
sono
bastevoli
?
In
rapporto
ad
una
vita
normale
senza
strappi
,
sopratutto
senza
troppo
affollarsi
di
desideri
e
di
falsi
bisogni
superiori
allo
stato
nel
quale
ciascuno
si
trova
.
Esiste
questo
rapporto
oggi
?
Per
l
'
uomo
?
Il
Cantori
ha
già
detto
di
no
.
Per
la
donna
?
Neppure
.
Una
donna
moderna
vuole
vestire
bene
anche
se
moglie
d
'
un
artigiano
,
competere
almeno
per
le
vie
con
la
donna
del
ricco
.
Vuole
inoltre
brillare
,
farsi
vedere
,
ammirare
e
se
possibile
magari
innocentemente
corteggiare
...
Con
500
lire
o
poco
più
la
famiglia
deve
pensare
alla
casa
,
al
vitto
,
ai
figli
e
alle
necessità
dell
'
uomo
che
egli
pure
vuole
e
deve
vestirsi
,
soddisfar
-
si
e
divertirsi
come
la
sua
compagna
.
Può
bastare
lo
stipendio
a
colmare
tutte
queste
esigenze
?
Evidentemente
no
.
Si
dirà
:
neghi
lo
sposo
alla
sua
donna
la
loro
soddisfazione
.
Si
pro
-
vi
!
La
pace
coniugale
è
rotta
...
Si
potrà
giungere
a
tanto
di
cambiare
la
donna
?
Una
cosa
è
però
certa
:
che
bisogna
aiutare
il
genere
umano
a
migliorarsi
e
a
credere
nelle
vere
gioie
della
vita
.
Dire
aiutare
significa
dire
semplificare
la
vita
moderna
,
sfrondarla
di
troppe
inutili
cure
e
ridicole
necessità
che
,
ogni
giorno
che
passa
,
rendono
l
'
uomo
sempre
più
schiavo
o
di
un
pezzo
di
stoffa
o
d
'
un
anello
o
di
un
paio
di
scarpe
.
Semplificare
la
vita
,
renderla
meno
artificiale
e
convenzionale
,
cioè
più
umana
,
meno
di
apparenze
e
più
di
sostanza
,
non
è
solo
corollario
di
un
problema
demografico
ma
anche
pregiudiziale
di
un
problema
morale
e
di
primato
di
popolo
.
Per
la
sanità
e
la
moltiplicazione
della
razza
occorre
spezzare
l
'
attrazione
,
il
fascino
e
il
soggiogamento
delle
tentacolari
metropoli
ove
maggiori
sono
i
desideri
e
continuamente
mutevoli
,
e
più
infiniti
i
così
detti
bisogni
non
naturali
ma
"civili."
Sotto
questo
punto
di
vista
,
l
'
anti
-
urbanesimo
di
Mussolini
è
come
il
San
Giovanni
che
annunciava
e
preparava
la
strada
di
Cristo
!
StampaPeriodica ,
Domani
verranno
premiate
le
madri
italiane
di
più
numerosa
figliolanza
;
domani
il
Duce
consegnerà
il
brevetto
della
nuova
nobiltà
fascista
al
-
le
madri
prolifiche
.
Vedo
una
piccola
smorfia
sulla
sua
bellissima
bocca
,
signora
.
Non
neghi
.
Il
gesto
fugace
è
stato
una
confessione
.
Ella
non
riconosce
e
non
ama
questa
nobiltà
,
per
-
ché
il
suo
ideale
di
sposa
è
il
figlio
unico
,
e
la
coppia
il
massimo
sacrificio
a
cui
una
donna
"
che
si
rispetta
"
può
giungere
,
ed
oltre
il
quale
discende
la
scala
dei
valori
estetici
e
mora
-
li
fino
al
limite
dell
'
istinto
animale
irresponsabile
.
Siamo
d
'
accordo
?
E
allora
,
signora
,
mi
permetta
qualche
osservazione
.
L
'
ideale
della
donna
"
che
si
rispetta
"
è
la
conservazione
estetica
del
corpo
.
Prolungare
più
che
si
può
il
fasci
-
no
della
bellezza
fisica
;
piacere
ed
essere
attraenti
a
quarant
'
anni
come
a
venti
,
a
cinquanta
come
a
trenta
.
Lo
uomo
non
può
comprendere
il
tormento
della
giovinezza
che
sfiorisce
,
perché
egli
piace
anche
coi
capelli
grigi
e
le
rughe
sul
volto
;
ma
per
la
donna
è
la
grande
tragedia
:
invecchiare
,
invecchiare
rapidamente
;
e
contro
il
destino
inesorabile
del
tempo
essa
lotta
con
tenacia
,
con
ogni
cura
paziente
e
minuziosa
,
con
pena
,
con
eroismo
perfino
;
l
'
eroismo
che
l
'
induce
ad
affrontare
i
ferri
del
chirurgo
per
cancellare
le
rughe
e
ridonare
al
volto
una
falsa
gioventù
.
Essere
piacente
.
A
quale
scopo
?
Ecco
il
punto
.
Piacere
per
piacere
.
Eppure
,
signora
,
se
le
dicessi
:
"
la
donna
è
soltanto
uno
strumento
di
piace
-
re
"
ella
s
'
offenderebbe
,
e
avrebbe
ragione
.
È
legge
di
natura
che
la
donna
piaccia
per
attrarre
e
suscitare
l
'
amore
,
perché
in
lei
si
compia
il
destino
della
generazione
ch
'
è
vita
e
perpetuità
della
specie
.
Ma
se
la
donna
rifugge
volontariamente
dalla
maternità
,
ella
stessa
si
pone
al
livello
volgare
d
'
un
semplice
strumento
di
piacere
.
E
allora
,
signora
bella
,
non
sono
le
madri
generosamente
prolifiche
che
scendono
la
scala
dei
valori
femminili
,
ma
son
proprio
le
altre
,
quelle
che
si
credono
più
in
alto
;
sono
esse
le
femmine
.
Ma
quanto
durerà
la
loro
illusione
estetica
?
Nulla
è
più
triste
e
pietoso
e
ridicolo
di
una
donna
che
non
abbia
il
senso
,
la
misura
e
la
dignità
dei
propri
anni
.
Ogni
stagione
ha
i
suoi
fiori
e
ogni
età
la
sua
bellezza
,
e
sul
volto
della
donna
,
man
mano
che
impallidisce
e
s
'
offusca
la
bellezza
dei
vent
'
anni
,
un
'
altra
spirituale
bellezza
si
può
accendere
:
l
'
aureola
della
maternità
...
StampaPeriodica ,
La
razza
bianca
muore
!
Ha
mai
pensato
nessuno
al
terribile
dramma
,
allo
spaventoso
cataclisma
anzi
,
che
si
racchiude
dietro
queste
brevi
parole
?
...
Ecco
il
punto
centrale
,
la
chiave
di
tutta
la
questione
.
Perché
non
nascono
figli
?
Perché
vi
è
fiacchezza
di
spirito
e
carne
.
Non
vi
sono
altre
cause
:
o
ammettere
questo
o
demolire
la
logica
e
,
forse
anche
,
la
psicologia
e
la
fisiologia
.
Ebbene
,
egregi
signori
,
se
vero
può
essere
che
un
solo
uomo
forte
e
sano
può
compiere
miracoli
,
aggiungiamo
noi
anche
senza
scienza
e
progresso
,
cosa
volete
che
possa
fare
un
simile
naufrago
della
salute
fisica
e
morale
?
Ecco
perché
la
fine
non
nascendo
figli
in
maniera
superiore
all
'
attuale
è
per
noi
decretata
in
maniera
irrevocabile
:
perché
oltre
alla
deficenza
del
numero
,
procede
,
di
pari
passo
,
e
in
proporzione
geometrica
,
la
deficenza
qualitativa
.
Conclusa
in
questa
maniera
la
nostra
storia
,
che
cosa
serve
allora
la
macchina
,
che
cosa
serve
l
'
industria
,
che
cosa
serve
la
scienza
,
che
cosa
serve
il
progresso
?
Risponderemo
noi
:
semplicemente
a
prolungare
di
uno
due
tre
quattro
secoli
l
'
agonia
di
un
morituro
!
StampaPeriodica ,
Chi
è
stato
a
tradirlo
?
Dove
è
stato
ucciso
?
Come
?
E
quando
?
La
grande
maggioranza
dei
siciliani
non
crede
alla
descrizione
ufficiale
del
conflitto
nel
quale
ha
trovato
la
morte
Salvatore
Giuliano
.
E
anche
noi
dobbiamo
confessare
di
avere
inutilmente
tentato
di
mettere
d
'
accordo
parecchi
particolari
di
quella
relazione
con
i
luoghi
;
le
circostanze
,
il
racconto
di
chi
quella
notte
vegliava
a
pochi
passi
di
distanza
dal
tragico
cortile
in
cui
si
è
svolto
l
'
epilogo
del
dramma
o
è
stato
svegliato
dal
fracasso
delle
fucilate
.
Tutto
ciò
si
chiamerà
forse
cercare
il
pelo
nell
'
uovo
,
ma
l
'
esame
delle
incongruenze
,
dei
punti
oscuri
dei
dubbi
che
inevitabilmente
nascono
nella
mente
di
chi
abbia
tentato
sul
posto
di
ricostruire
la
scena
non
cesserà
per
questo
di
essere
interessante
.
A
Castelvetrano
,
alle
15,15
del
5
luglio
,
il
capitano
Perenze
,
il
brigadiere
Catalano
,
i
carabinieri
Renzi
e
Giuffrida
(
dice
la
relazione
ufficiale
)
hanno
riconosciuto
da
lontano
il
capobanda
mentre
assieme
a
uno
dei
suoi
uomini
percorreva
la
via
Gagini
.
Vistisi
sorpresi
,
i
due
si
sono
dati
alla
fuga
in
direzioni
diverse
e
il
gregario
è
riuscito
facilmente
a
dileguarsi
.
Giuliano
invece
è
stato
inseguito
attraverso
le
vie
della
città
.
Contro
di
lui
è
stato
fatto
fuoco
,
ripetutamente
,
un
proiettile
lo
ha
raggiunto
alla
spalla
,
il
fuggitivo
ha
risposto
a
sua
volta
con
la
pistola
e
col
mitra
.
Giunto
in
via
Mannone
,
il
brigante
ha
sperato
di
trovare
scampo
entrando
in
un
cortile
,
e
là
,
mentre
tentava
di
dare
la
scalata
al
muro
di
cinta
,
oltre
il
quale
c
'
è
un
piccolo
orto
e
poi
la
campagna
,
è
stato
freddato
con
una
raffica
di
mitra
dal
capitano
.
Dunque
nessuno
poteva
immaginare
in
anticipo
che
Salvatore
Giuliano
sarebbe
entrato
in
quel
cortile
.
Eppure
parecchi
civili
delle
case
confinanti
affermano
d
'
aver
inteso
fin
dalla
mezzanotte
un
rumore
di
tegole
smosse
e
un
bisbigliare
come
se
vi
fosse
gente
sui
tetti
.
Stettero
un
poco
in
ascolto
,
ma
quello
strano
trambusto
dopo
un
quarto
d
'
ora
si
chetò
.
Nessuno
diede
peso
alla
cosa
e
di
lì
a
poco
in
via
Mannone
tutti
ripresero
a
dormire
,
eccetto
tre
uomini
che
per
le
esigenze
del
loro
mestiere
dovevano
già
essere
a
bottega
:
il
proprietario
e
i
due
garzoni
del
forno
Lo
Bello
,
che
è
sullo
stesso
lato
della
strada
a
20
metri
dall
'
ingresso
del
cortile
.
Era
una
notte
afosa
,
e
nell
'
interno
del
panificio
il
caldo
era
insopportabile
.
I
due
garzoni
che
avevano
finito
di
impastare
il
pane
e
aspettavano
che
lievitasse
erano
usciti
sulla
via
e
stavano
chiacchierando
accovacciati
sul
marciapiedi
,
con
le
schiene
nude
appoggiate
agli
stipiti
.
Ma
la
prima
sigaretta
che
essi
avevano
acceso
non
era
ancora
finita
quando
due
carabinieri
,
spuntando
dall
'
ombra
,
si
avvicinarono
e
intimarono
di
ritirarsi
e
di
sprangare
la
porta
.
L
'
ingiunzione
era
stata
fatta
con
il
tono
di
chi
non
ammette
repliche
.
È
molto
probabile
tuttavia
che
il
mattino
seguente
le
clienti
del
fornaio
Lo
Bello
abbiano
trovato
da
ridire
sulla
confezione
del
pane
.
La
curiosità
di
sapere
quello
che
stava
per
accadere
sulla
strada
non
poteva
certo
permettere
ai
panettieri
di
attendere
con
diligenza
al
consueto
lavoro
.
Avevano
lasciato
i
battenti
un
pochino
socchiusi
e
di
tanto
in
tanto
andavano
ad
origliare
.
Così
non
sarà
esagerato
dire
che
l
'
aria
lacerata
dal
primo
sparo
vibrava
ancora
quando
gli
occhi
dei
fornai
erano
già
incollati
alla
fessura
.
Sembrò
loro
che
la
via
fosse
deserta
...
Non
videro
dunque
entrare
nessuno
nel
cortile
.
Scorsero
invece
un
uomo
che
ne
usciva
,
che
passò
correndo
sotto
un
lampione
.
Lo
videro
di
spalle
per
un
attimo
e
tutto
quello
che
seppero
dire
di
lui
è
che
si
trattava
di
un
uomo
forse
giovane
,
tarchiato
,
che
camminava
a
piedi
nudi
.
Ma
vedremo
dopo
quale
parte
attribuisca
la
fantasia
popolare
a
questo
personaggio
.
Nessuno
ha
sentito
La
via
Mannone
parte
dalla
piazza
del
mercato
,
taglia
in
linea
retta
il
rione
orientale
del
paese
e
finisce
nella
campagna
.
Nel
tratto
che
va
dal
mercato
al
cortile
non
ci
sono
trasversali
.
Da
che
parte
ci
arrivò
Giuliano
fuggendo
da
via
Gagini
?
Dal
mercato
dopo
aver
attraversato
la
piazza
della
torre
,
dove
sono
ininterrottamente
di
fazione
due
agenti
,
dal
corso
dove
a
qualunque
ora
c
'
è
sempre
gente
scamiciata
che
passeggia
,
dal
verziere
dove
c
'
è
un
grande
negozio
di
fruttivendolo
che
resta
aperto
tutta
la
notte
con
le
luci
accese
e
dove
attorno
ai
banchi
e
ai
cumuli
di
ceste
che
non
vengono
mai
rimossi
passeggiano
continuamente
i
guardiani
?
Evidentemente
no
,
perché
nessuno
ha
visto
né
lui
né
gli
inseguitori
.
Allora
è
venuto
dalla
via
Gioberti
,
che
è
dalla
parte
opposta
e
,
giunto
al
crocicchio
di
dove
poteva
scorgere
davanti
a
sé
le
prime
siepi
e
i
primi
alberi
della
campagna
,
ha
piegato
invece
in
via
Mannone
verso
il
centro
del
paese
.
L
'
illogicità
di
questa
decisione
stupisce
molti
.
Il
lettore
tuttavia
non
ci
faccia
troppo
caso
perché
sono
tante
le
ragioni
che
possono
avere
spinto
il
fuggitivo
ad
abbandonare
la
via
più
facile
per
quella
più
rischiosa
.
È
stato
detto
piuttosto
che
la
sparatoria
era
cominciata
in
via
Gagini
ed
era
continuata
da
una
parte
e
dall
'
altra
lungo
tutto
il
percorso
.
Ma
per
quanto
si
siano
interrogati
molti
abitanti
di
quella
zona
non
si
è
trovato
nessuno
che
ricordasse
di
aver
udito
un
solo
sparo
.
Eppure
le
finestre
erano
spalancate
per
il
caldo
opprimente
.
La
notte
in
quel
rione
è
silenziosa
.
Una
pistolettata
o
una
scarica
di
mitra
avrebbero
dovuto
destare
anche
chi
ha
il
sonno
più
duro
.
Gli
abitanti
di
via
Mannone
invece
hanno
sentito
.
La
loro
testimonianza
però
è
in
contrasto
con
la
versione
ufficiale
.
Non
aveva
l
'
orologio
Questa
dice
che
il
brigante
esplose
52
colpi
col
moschetto
mitragliatore
,
che
al
53
°
si
inceppò
.
Giuliano
buttò
a
terra
il
mitra
quando
era
già
nel
cortile
e
impugnò
la
pistola
,
ma
il
capitano
dei
carabinieri
lo
prevenne
scaricandogli
addosso
per
primo
un
intero
caricatore
del
suo
Thompson
.
Gli
spari
insomma
avrebbero
dovuto
susseguirsi
in
quest
'
ordine
:
raffiche
di
mitra
più
o
meno
lontane
(
Giuliano
che
spara
sulla
strada
)
,
altra
raffica
dopo
una
pausa
di
silenzio
(
Perenze
che
fa
fuoco
all
'
ingresso
del
cortile
)
;
subito
dopo
forse
qualche
colpo
di
pistola
(
Giuliano
che
,
prima
di
stramazzare
a
terra
,
tenta
l
'
ultima
difesa
)
,
forse
il
Thompson
che
risponde
ancora
(
Perenze
che
ha
innestato
il
caricatore
nuovo
)
.
Invece
gli
abitanti
di
via
Mannone
(
trascureremo
i
nomi
della
gente
minuta
facile
ad
accettare
ed
a
ripetere
come
esperienza
propria
il
racconto
altrui
e
citeremo
soltanto
il
pretore
di
Castelvetrano
,
avvocato
Giovanni
De
Simone
e
il
colonnello
a
riposo
Santorre
Vizzinisi
)
sono
unanimi
nel
ripetere
che
si
sentirono
prima
cinque
o
sei
colpi
di
pistola
sparati
sotto
l
'
arco
di
ingresso
o
nel
cortile
,
poi
due
raffiche
di
mitra
distanziate
da
un
breve
intervallo
.
Subito
dopo
si
udì
la
voce
del
capitano
che
gridava
a
qualcuno
di
portare
un
po
'
d
'
acqua
per
il
ferito
e
il
furioso
martellare
del
calcio
del
moschetto
alla
porta
dell
'
unica
abitazione
che
si
apre
sul
cortile
.
Parleremo
in
seguito
dell
'
interpretazione
che
la
fantasia
dei
diffidenti
siciliani
dà
a
questo
particolare
.
Sarà
bene
tuttavia
citare
sin
d
'
ora
l
'
obiezione
più
comune
:
che
i
feriti
siano
tormentati
dalla
sete
è
una
di
quelle
nozioni
elementari
che
anche
il
più
rozzo
dei
pastori
possiede
.
È
tra
l
'
altro
un
vecchio
motivo
della
retorica
popolare
.
Ma
questa
arsura
viene
immediatamente
appena
uno
è
colpito
,
oppure
è
conseguenza
del
dissanguamento
,
della
febbre
provocata
dalle
ferite
e
sopraggiunge
dopo
un
certo
periodo
di
tempo
?
E
perché
Giuliano
non
aveva
un
soldo
addosso
?
Perché
portava
una
semplice
canottiera
,
lui
così
ambizioso
e
a
suo
modo
elegante
?
Perché
non
aveva
l
'
orologio
al
polso
,
quel
grosso
cronometro
d
'
oro
per
il
quale
aveva
una
bambinesca
affezione
e
,
lo
hanno
testimoniato
molti
,
era
l
'
ultima
cosa
che
si
togliesse
coricandosi
,
la
prima
che
cercasse
al
risveglio
?
C
'
erano
poi
altri
particolari
che
alimentavano
il
dubbio
e
,
apparentemente
,
con
maggiore
evidenza
:
alcune
ferite
,
specie
quella
sotto
l
'
ascella
destra
,
sembravano
tumefatte
come
se
risalissero
a
qualche
tempo
prima
;
altre
erano
a
contorni
nitidi
e
apparivano
più
fresche
.
Due
o
tre
pallottole
lo
avevano
raggiunto
al
fianco
e
avevan
prodotto
quei
fori
grandi
a
contorni
irregolari
tipici
dei
colpi
sparati
a
bruciapelo
:
altre
erano
entrate
nella
carne
lasciando
un
forellino
minuscolo
perfettamente
rotondo
.
Il
tessuto
della
canottiera
appariva
intriso
di
sangue
dal
fianco
alla
metà
della
schiena
,
e
sotto
quella
grossa
macchia
(
aveva
oltre
due
palmi
di
diametro
)
non
c
'
erano
ferite
.
Era
logico
pensare
che
il
corpo
del
bandito
anziché
bocconi
fosse
rimasto
per
qualche
tempo
in
posizione
supina
,
perché
tutto
quel
sangue
doveva
essere
sgorgato
dalle
ferite
sotto
l
'
ascella
e
certamente
era
sceso
,
non
poteva
essere
andato
in
su
.
Le
avventure
di
Paperino
Da
Trapani
a
Sciacca
,
a
Santa
Ninfa
,
a
Partanna
non
c
'
è
uno
che
non
sorrida
quando
gli
si
parla
del
famoso
furgone
sul
quale
gli
uomini
del
colonnello
Luca
,
travestiti
da
cinematografari
,
percorrevano
le
campagne
e
sostavano
nei
paesi
fingendo
di
girare
un
documentario
,
perché
Salvatore
Giuliano
,
tradito
dall
'
ambizione
e
dalla
smania
di
pubblicità
,
lasciasse
le
sue
montagne
e
cadesse
nella
trappola
.
Per
quanto
avesse
incollato
su
una
fiancata
due
grosse
strisce
con
le
scritte
:
«
Gazzetta
dello
Sport
»
,
«
Il
Paese
»
,
e
su
una
terza
striscia
di
carta
dipinta
a
mano
che
attraversava
di
sbieco
il
lato
opposto
si
leggesse
«
Le
avventure
di
Paperino
»
,
tutti
,
anche
i
ragazzini
,
sapevano
che
si
trattava
di
una
radio
trasmittente
mobile
della
polizia
capace
di
collegare
Trapani
a
Palermo
.
Cosa
che
tra
l
'
altro
era
dimostrata
con
evidenza
dall
'
antenna
molto
alta
che
non
si
poteva
certo
né
sopprimere
né
camuffare
.
Proprio
Giuliano
avrebbe
dovuto
farsi
ingannare
da
un
trucco
così
grossolano
?
E
allora
?
È
forse
possibile
rispondere
alle
domande
che
sono
state
poste
al
principio
del
discorso
?
Si
può
tentare
.
Per
un
buon
tratto
di
strada
cammineremo
su
un
terreno
sicuro
e
,
quando
usciremo
dalla
realtà
della
cronaca
per
riferire
le
congetture
che
molti
fanno
,
avvertiremo
onestamente
il
lettore
.
È
certo
che
non
si
manca
affatto
di
rispetto
al
colonnello
Luca
né
a
chi
sulla
scala
gerarchica
sta
più
in
alto
o
più
in
basso
di
lui
dicendo
che
la
relazione
ufficiale
sulla
morte
di
Salvatore
Giuliano
è
camuffata
,
reticente
su
certi
punti
,
su
altri
imprecisa
.
Poco
o
molto
,
tutti
i
rapporti
che
la
polizia
rende
noti
al
pubblico
devono
essere
necessariamente
così
.
Vi
sono
circostanze
che
non
possono
essere
rivelate
,
promesse
che
è
giusto
mantenere
,
uomini
che
bisogna
salvare
dalla
vendetta
.
Perfino
davanti
al
giudice
e
nei
casi
più
gravi
la
legge
concede
al
funzionario
di
polizia
il
diritto
di
tacere
la
verità
:
quando
gli
si
chiede
il
nome
del
confidente
,
di
chi
lo
ha
messo
sulle
tracce
,
lo
ha
aiutato
a
formulare
l
'
accusa
,
ad
arrestare
il
colpevole
.
Il
furgone
con
l
'
etichetta
«
Le
avventure
di
Paperino
»
non
ha
alcuna
parte
nel
dramma
.
Il
più
grande
aiuto
allo
sterminio
della
banda
di
Montelepre
e
del
suo
capo
è
venuto
dalla
mafia
,
ed
è
chiaro
che
ciò
non
significa
affatto
che
la
polizia
abbia
sollecitato
o
anche
incoraggiato
quell
'
aiuto
.
L
'
alleanza
tra
Giuliano
e
i
mafiosi
era
nata
naturalmente
al
principio
della
carriera
del
brigante
.
Turiddu
aveva
bisogno
dell
'
appoggio
dell
'
«
onorata
società
»
e
a
quegli
altri
era
comodo
speculare
sulla
paura
che
il
nome
del
brigante
incuteva
.
Ma
poi
i
capimafia
,
che
erano
stati
i
primi
esattori
della
banda
,
esagerarono
.
Imposero
riscatti
che
erano
cinque
volte
superiori
a
quelli
che
il
bandito
intendeva
richiedere
e
intascarono
la
differenza
.
Cominciarono
a
molestare
,
sempre
trincerandosi
dietro
quel
terribile
nome
,
alcuni
che
avevano
reso
grossi
servigi
a
Giuliano
e
che
ne
avevano
avuto
promesse
di
protezione
.
Il
contrasto
si
aggravò
al
punto
che
Turiddu
,
assieme
a
pochi
dei
suoi
uomini
,
tra
i
più
fedeli
,
scese
sulla
piazza
di
Partinico
e
in
pieno
giorno
vi
uccise
a
pistolettate
i
più
alti
capi
dell
'
associazione
criminosa
e
segreta
.
Le
vittime
non
avevano
però
un
grosso
prestigio
oltre
l
'
ambito
del
loro
paese
,
perché
oggi
non
esiste
più
una
mafia
unica
che
abbia
giurisdizione
su
tutta
l
'
isola
,
ma
tante
mafie
locali
autonome
e
spesso
nemiche
.
Forse
il
brigante
sperava
di
giocare
su
queste
rivalità
territoriali
e
in
parte
ci
riuscì
:
infatti
fu
condannato
a
morte
dalla
sola
mafia
di
Partinico
mentre
le
altre
sembrò
che
continuassero
ad
essergli
amiche
;
e
invece
era
soltanto
una
maniera
di
temporeggiare
aspettando
il
momento
opportuno
per
liberarsi
di
lui
.
Per
cinque
anni
i
rapporti
tra
le
due
forze
della
delinquenza
siciliana
seguirono
così
alterne
vicende
:
Giuliano
,
per
tenersi
buoni
quei
pericolosi
vicini
si
buttò
talvolta
in
imprese
rischiose
dalle
quali
non
avrebbe
potuto
trarre
un
utile
diretto
(
tra
le
altre
si
dice
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
)
:
la
mafia
gli
guardò
le
spalle
,
lo
garantì
dalle
delazioni
.
Ma
è
difficile
che
due
galli
nello
stesso
pollaio
possano
vivere
uno
accanto
all
'
altro
senza
cavarsi
gli
occhi
.
L
'
equilibrio
era
mantenuto
soltanto
dalla
straordinaria
potenza
di
Giuliano
.
Il
giorno
che
questa
decadde
,
la
sentenza
di
Partinico
fu
omologata
e
sottoscritta
da
tutte
le
mafie
.
Si
ricordi
tra
l
'
altro
che
proprio
in
questi
giorni
si
sta
svolgendo
a
Viterbo
il
processo
per
l
'
eccidio
di
Portella
della
Ginestra
.
Si
voleva
prendere
Giuliano
,
ma
era
sempre
rischioso
mandargli
un
sicario
secondo
il
classico
sistema
.
Per
farlo
cadere
cominciarono
a
togliere
la
protezione
ai
suoi
rompendo
la
legge
dell
'
omertà
.
Imposero
che
quelli
della
banda
,
dovunque
fossero
,
dovessero
essere
segnalati
alla
polizia
.
Così
uno
a
uno
furono
arrestati
molti
dei
fuorilegge
,
i
più
sicuri
scherani
della
banda
di
Montelepre
.
Quasi
sempre
chi
si
lasciava
scappare
una
preziosa
confidenza
non
era
un
affiliato
alla
mafia
,
ma
era
stato
costretto
dalla
mafia
a
ingoiare
la
paura
e
farsi
delatore
.
Il
27
giugno
scorso
,
poco
prima
di
mezzogiorno
,
un
carrettiere
mafioso
che
percorreva
la
provinciale
per
Trapani
con
un
carico
di
pomodori
,
giunto
in
località
Lo
Zucco
,
a
pochi
chilometri
da
Partinico
,
vide
sbucare
da
un
cespuglio
due
uomini
che
gli
mossero
incontro
e
gli
intimarono
di
fermarsi
.
Erano
Frank
Mannino
e
Nunzio
Badalamenti
,
l
'
amministratore
e
il
più
spietato
sicario
della
banda
Giuliano
,
che
ormai
poteva
disporre
di
non
più
di
sette
od
otto
gregari
.
I
tre
si
conoscevano
da
molto
tempo
,
perché
il
carrettiere
aveva
avuto
modo
in
passato
di
rendere
qualche
buon
servigio
ai
briganti
.
Mannino
e
Badalamenti
erano
usciti
dal
nascondiglio
avendo
appunto
ravvisato
in
lui
un
amico
.
Domandarono
:
«
Va
verso
Castelvetrano
vossìa
?
»
.
L
'
uomo
rispose
di
sì
.
I
briganti
gli
chiesero
allora
di
nasconderli
sul
carro
e
di
portarli
fino
alle
porte
del
paese
.
Così
furono
vuotate
due
ceste
(
quelle
che
si
usano
in
Sicilia
per
il
trasporto
dei
pomodori
sono
molto
grandi
,
a
tronco
dicono
,
alte
un
metro
e
cinquanta
,
e
larghe
alla
sommità
quasi
altrettanto
)
.
I
banditi
vi
si
accovacciarono
dentro
e
furono
coperti
coi
pomodori
.
Là
sotto
è
chiaro
che
riuscivano
a
respirare
ma
non
potevano
certo
vedere
.
E
di
lì
a
poco
,
quando
sentirono
il
cavallo
fermarsi
;
accettarono
per
vere
le
rassicuranti
spiegazioni
del
carrettiere
.
Il
veicolo
invece
sì
trovava
in
quel
momento
davanti
alla
caserma
dei
carabinieri
di
Alcamo
e
non
è
necessario
dire
come
finisse
la
storia
.
La
polizia
tenne
segreto
l
'
accaduto
,
Giuliano
non
seppe
che
altri
due
dei
suoi
uomini
erano
caduti
in
trappola
.
Ora
bisognerà
passare
sul
terreno
delle
congetture
.
Mannino
e
Badalamenti
andavano
a
Castelvetrano
.
A
fare
che
cosa
?
Conoscendo
l
'
epilogo
di
questa
storia
è
facile
arguire
che
ci
andassero
convocati
dal
loro
capo
e
quindi
che
sapessero
dove
questi
si
teneva
nascosto
.
In
carcere
possono
essere
stati
indotti
a
cantare
.
Uno
dei
due
(
Mannino
?
)
può
essersi
lasciato
convincere
a
tradire
il
suo
capo
,
a
consegnarlo
vivo
o
morto
.
Ecco
chi
era
il
compagno
di
Giuliano
la
notte
del
5
luglio
,
e
che
si
sia
parlato
di
quella
sua
misteriosa
scomparsa
subito
dopo
l
'
avvistamento
della
pattuglia
è
cosa
ovvia
.
Può
darsi
invece
che
la
verità
sia
un
'
altra
.
Il
traditore
non
si
sarebbe
affatto
allontanato
dal
suo
capo
,
ma
gli
sarebbe
stato
al
fianco
facendogli
da
guida
.
Lo
ha
portato
in
trappola
nel
luogo
prestabilito
,
dove
i
carabinieri
lo
attendevano
in
agguato
.
Giunti
i
due
sulla
soglia
del
cortile
la
situazione
si
faceva
oltremodo
difficile
e
pericolosa
:
se
la
guida
continuava
a
stare
vicina
al
capo
,
c
'
era
modo
di
finire
sotto
le
pallottole
degli
agenti
;
se
proprio
in
quel
momento
tentava
di
sganciarsi
da
lui
,
c
'
era
caso
che
,
intuendo
il
tradimento
,
Giuliano
facesse
fuoco
su
di
lui
.
Il
modo
migliore
di
cavarsela
per
un
'
anima
perversa
era
di
sparare
a
bruciapelo
sulla
pistola
del
capo
.
Ecco
così
spiegata
la
sequenza
dei
colpi
,
le
ferite
più
grosse
,
slabbrate
,
al
fianco
,
l
'
ombra
che
esce
di
corsa
dal
cortile
e
si
avvia
verso
la
campagna
,
dove
l
'
attende
un
'
auto
della
polizia
,
è
comprensibile
la
sua
fretta
di
tornare
in
carcere
.
Ma
la
grossa
macchia
di
sangue
sulla
schiena
,
la
tumefazione
di
alcune
ferite
e
la
freschezza
di
altre
,
l
'
essere
Giuliano
in
maglietta
senza
denaro
e
senza
orologio
sono
circostanze
che
non
si
spiegano
affatto
con
questa
storia
.
Allora
facciamo
un
passo
più
in
là
e
ascoltiamo
le
congetture
di
qualcuno
a
cui
non
piace
di
mettere
il
morso
alla
propria
fantasia
.
Mannino
o
Badalamenti
,
o
chiunque
sia
stato
il
traditore
,
entrò
nella
camera
dov
'
era
nascosto
Salvatore
Giuliano
,
ma
gli
mancò
il
coraggio
di
svegliarlo
e
di
condurlo
fuori
.
Preferì
sparargli
a
bruciapelo
nel
sonno
.
Poi
,
si
sa
:
a
nessuno
poteva
far
piacere
che
si
venisse
a
conoscere
un
così
brutto
episodio
.
Forse
anche
colui
che
ospitava
il
brigante
era
a
parte
del
primitivo
progetto
,
aveva
aderito
a
facilitare
la
cattura
e
non
si
poteva
ripagarlo
lasciandogli
in
casa
il
cadavere
(
quel
cadavere
)
fino
al
momento
in
cui
sarebbero
venuti
il
giudice
,
i
fotografi
,
i
becchini
.
Allora
lo
portarono
nel
cortile
di
via
Mannone
.
Spararono
.
Il
capitano
andò
a
bussare
alla
porta
e
gridò
che
gli
portassero
dell
'
acqua
per
un
ferito
perché
tutti
sentissero
che
Giuliano
non
era
morto
ancora
.
Queste
storie
si
sentono
raccontare
ad
ogni
ora
del
giorno
e
della
notte
per
le
strade
della
Sicilia
.
È
difficile
accertarle
.
Però
uno
che
sia
stato
sul
luogo
,
che
si
sia
chinato
a
guardare
il
corpo
di
Salvatore
Giuliano
steso
bocconi
in
mezzo
al
cortile
,
che
abbia
chiacchierato
un
poco
con
la
gente
di
via
Mannone
,
è
costretto
,
di
tanto
in
tanto
,
a
pensarci
.
StampaPeriodica ,
Otto
anni
fa
il
Duce
ha
rivelato
e
imposto
all
'
attenzione
pubblica
il
problema
demografico
;
da
otto
anni
Egli
combatte
energicamente
,
e
si
può
dire
quotidiana
-
mente
,
una
strenua
battaglia
per
l
'
incremento
delle
razze
,
smantellando
pregiudizi
e
stolide
dottrine
,
smascherando
errori
ed
egoismi
che
minacciano
l
'
esistenza
dei
popoli
...
Non
è
nuovo
il
problema
,
ma
spetta
al
Duce
il
merito
d
'
averlo
risollevato
,
mentre
i
valori
spirituali
scemati
e
l
'
individualismo
imperante
nelle
nazioni
di
più
raffinata
civiltà
,
isteriliscono
ognor
più
le
fonti
della
procreazione
e
fanno
dell
'
individuo
il
nemico
della
specie
.
Nessun
codice
positivo
condanna
la
limitazione
volontaria
delle
nascite
e
v
'
è
anzi
una
dottrina
a
pretese
moralistiche
la
dottrina
di
quel
Malthus
,
scrive
il
Duce
nel
suo
ultimo
articolo
,
che
"
non
doveva
credere
eccessivamente
alle
sue
troppo
catastrofiche
e
cervellotiche
previsioni
e
lo
dimostra
il
fatto
che
egli
ebbe
ben
quattordici
figli
"
v
'
è
una
dottrina
che
la
giustifica
;
ma
la
dottrina
è
passata
di
moda
ed
oggi
or
-
mai
,
di
fronte
alle
conseguenze
che
dovunque
sono
gravi
e
minacciose
,
la
limitazione
delle
nascite
appare
un
delitto
contro
la
specie
umana
e
contro
quella
ci
-
viltà
che
con
essa
si
pretenderebbe
difendere
e
portare
ad
un
livello
essenziale
...
Mussolini
,
unico
fra
gli
uomini
di
Stato
,
ha
veduto
il
pericolo
e
coraggiosamente
lo
addita
ai
popoli
d
'
alta
civiltà
.
Per
l
'
Italia
,
come
per
gli
altri
paesi
abitati
da
gente
di
razza
bianca
Egli
ha
scritto
nel
recente
articolo
apparso
sui
giornali
dell
"
'
Universal
Service
"
è
una
questione
di
vita
o
di
morte
.
"
Si
tratta
di
sapere
se
davanti
al
progredire
in
numero
ed
espansione
delle
razze
gialle
e
nere
,
la
ci
-
viltà
dell
'
uomo
bianco
è
destinata
a
sparire
.
"
Conclusione
ben
grave
,
che
però
non
è
apparsa
esagerata
a
nessuno
,
e
tanto
me
-
no
alla
Francia
cui
lo
scritto
era
particolarmente
rivolto
,
e
che
con
i
commenti
dei
suoi
giornali
ha
dimostrato
d
'
intendere
il
nobilissimo
significato
dell
'
avvertimento
del
Duce
,
amichevole
richiamo
a
un
dovere
e
ad
una
necessità
europea
.
Cosí
,
mentre
in
Germania
imperversa
una
minacciosa
dottrina
razzista
che
pretenderebbe
di
imporre
al
mondo
la
domi
-
nazione
dei
crani
dolicocefali
e
degli
oc
-
chi
azzurri
eletti
da
non
si
sa
qual
privilegio
divino
,
da
Roma
parte
un
'
alta
parola
europea
e
universale
:
se
le
nazioni
vogliono
essere
libere
e
indipendenti
,
ammonisce
Mussolini
,
devono
creare
dei
figli
,
alimentare
perennemente
la
propria
giovinezza
,
essere
forti
di
numero
e
fisicamente
e
moralmente
sane
.
Ed
ecco
un
'
altra
allarmante
manifestazione
di
quell
'
imperialismo
italiano
che
provoca
tante
irritate
e
mordenti
scompostezze
nei
giganti
di
Berlino
...
StampaPeriodica ,
Il
Fascismo
ha
tributato
per
bocca
del
suo
Duce
il
grande
premio
al
popolo
delle
rivoluzioni
.
Tutte
le
masse
rivoluzionarie
del
mondo
moderno
hanno
trovato
la
loro
forza
nella
stirpe
ed
i
loro
avversari
nei
violatori
della
stirpe
.
Di
questa
verità
la
storia
dell
'
ultimo
secolo
di
vita
italiana
è
il
più
chiaro
esempio
perché
la
stirpe
nostra
è
la
più
genuina
e
la
più
forte
.
Se
noi
guardiamo
alla
prima
internazionale
troviamo
che
il
primo
paese
a
staccarsi
dal
blocco
anglo
-
tedesco
cui
parzialmente
aderivano
tutti
i
paesi
europei
,
Francia
e
Spagna
comprese
e
varie
nazioni
americane
,
fu
proprio
l
'
Italia
.
Quel
buon
diavolaccio
di
Bakunin
aveva
un
bel
gridare
agli
amici
di
Marx
ed
Engels
che
l
'
Italia
in
realtà
faceva
parte
della
internazionale
;
Engels
cercò
invano
un
pied
-
à
-
terre
a
Lodi
,
chiedendo
per
il
socialismo
italiano
fondi
ai
compagni
d
'
oltreoceano
;
dopo
pochi
mesi
di
movimento
separatista
Bakunin
stesso
fu
coinvolto
nella
potenza
della
stirpe
che
innanzi
tutto
chiedeva
una
sua
civiltà
.
E
'
questo
un
fenomeno
molto
significativo
.
Gli
interessi
economici
del
lavoro
erano
comuni
a
tutti
i
popoli
;
in
nome
di
questa
comunità
il
materialista
Marx
minava
l
'
integrità
delle
nazioni
.
Ma
il
popolo
,
la
potenza
integrale
,
la
sintesi
di
tutte
le
forze
,
non
chiedeva
soltanto
pane
e
riposo
;
la
sua
forza
contro
le
ingiustizie
sociali
era
in
sostanza
vivificata
dai
motivi
interiori
che
esso
non
conosceva
ma
da
cui
era
fatalmente
guidato
che
si
riassumono
nella
stirpe
.
La
sete
di
tutta
una
civiltà
nuova
,
aderente
alle
esigenze
insopprimibili
di
queste
fondamenta
spirituali
ed
eterne
,
mosse
i
socialisti
italiani
a
staccarsi
dalla
prima
internazionale
.
Se
si
considerano
le
rivoluzioni
di
popolo
,
oltre
le
contingenze
e
nel
loro
significato
reale
,
si
troverà
che
sono
tutte
mosse
da
questa
grande
forza
,
madre
della
vera
civiltà
e
del
vero
progresso
.
Eterno
tutore
della
stirpe
è
il
popolo
.
Essere
fuori
o
contro
il
popolo
significa
essere
fuori
o
contro
la
stirpe
.
Delle
violazioni
alla
stirpe
delle
Nazioni
si
potrebbe
parlare
a
lungo
;
sempre
si
troverà
alla
conclusione
una
rivoluzione
e
quindi
il
tentativo
di
costruire
un
nuovo
Stato
.
In
realtà
,
la
politica
precedente
alla
Rivoluzione
francese
(
e
si
possono
risalire
vari
secoli
con
la
constatazione
)
fu
,
nella
generalità
,
retta
da
norme
di
corte
che
,
senza
impronta
di
popolo
,
senza
religiosità
di
Patria
,
potevano
essere
trasportate
in
un
massimario
da
applicarsi
a
tutte
le
monarchie
e
gli
imperi
,
indistintamente
.
L
'
idea
imperiale
del
dominio
,
in
questo
suo
carattere
,
poteva
facilmente
trovare
una
universalità
.
L
'
errore
fondamentale
di
essa
era
il
suo
principio
fondamentale
.
Il
popolo
al
servizio
dello
Stato
per
la
grandezza
della
famiglia
regnante
e
per
la
gloria
del
trono
.
Resta
,
ad
esempio
,
un
interrogativo
la
grandezza
dell
'
impero
di
Filippo
di
Spagna
;
il
sole
rotava
perennemente
sopra
di
esso
,
ma
non
illuminava
una
sua
civiltà
.
La
voce
del
sovrano
non
era
la
voce
di
un
popolo
e
la
sua
potenza
non
era
la
potenza
di
una
stirpe
.
Quel
popolo
e
quella
stirpe
che
conquistarono
la
grandezza
a
Roma
.
Quando
il
Re
Sole
diceva
"
lo
Stato
sono
io
"
escludeva
ogni
volontà
che
non
fosse
sua
,
mozzava
il
capo
al
suo
popolo
.
Non
parlava
in
suo
nome
perché
era
da
esso
totalmente
staccato
,
continuando
una
tradizione
che
aveva
finito
per
togliere
al
popolo
ogni
facoltà
volitiva
,
ogni
ideale
di
grandezza
e
di
bene
.
Per
deficienza
di
stirpe
,
la
Spagna
non
ebbe
la
sua
rivoluzione
e
per
la
medesima
ragione
,
come
conseguenza
immediata
,
l
'
impero
di
Filippo
degenerò
in
una
nazione
mediocrissima
.
I
recenti
moti
insurrezionali
non
hanno
nessun
carattere
rivoluzionario
.
Il
nipote
del
Re
Sole
subì
le
conseguenze
più
atroci
di
tutto
il
male
che
era
stato
fatto
alla
morale
di
un
grande
popolo
quale
è
il
francese
;
la
potente
voce
della
stirpe
,
lanciata
attraverso
il
cielo
di
Parigi
,
agitò
il
popolo
vero
,
autentico
,
quello
che
soffre
per
secoli
e
secoli
ereditando
dai
padri
e
lasciando
ai
figli
non
altro
che
stenti
ed
umiliazioni
;
questo
popolo
volle
il
suo
Stato
e
per
un
breve
periodo
lo
ottenne
;
fino
a
quando
fu
in
esso
presente
la
fiamma
d
'
origine
.
Più
tardi
,
il
nuovo
Stato
,
non
sufficientemente
organizzato
a
conte
-
nere
,
ad
essere
il
popolo
in
subbuglio
di
Francia
,
perdette
il
contatto
diretto
con
esso
;
si
iniziò
il
parlamentarismo
:
si
costituirono
membra
-
ne
intellettualoidi
,
borghesi
,
tra
governo
e
popolo
e
da
questa
situazione
poco
chiara
ed
affatto
decisiva
è
nata
la
Francia
del
tempo
nostro
.
E
gli
Italiani
?
Che
cosa
facevano
gli
Italiani
?
Venezia
e
Genova
ave
-
vano
piegate
le
vele
,
e
la
stirpe
italica
costruiva
la
nazione
.
Effettivamente
questo
nostro
popolo
trovò
sempre
una
sua
grandezza
anche
attraverso
i
tempi
più
ardui
.
Ma
la
grande
violazione
moderna
alla
stirpe
dei
popoli
ha
coinvolto
anche
la
nazione
italiana
.
Quando
si
costituì
il
potere
plutocratico
si
formò
una
forza
internazionale
,
operante
fuori
dell
'
etica
delle
nazioni
.
Ancora
una
volta
gli
uomini
furono
il
mezzo
per
la
ricchezza
,
non
il
suo
fine
.
Si
è
pensato
,
dalla
potenza
economica
dei
capitalisti
,
dalla
temporanea
scomparsa
nella
società
di
valori
morali
,
rivendicati
con
i
primi
sfortunati
moti
rivoluzionari
contro
i
dispotismi
ed
i
circoli
chiusi
,
che
l
'
umanità
prendesse
definitivamente
la
strada
di
una
nuova
civiltà
prostrata
ai
piedi
del
vitello
d
'
oro
.
In
sostanza
si
elaborava
,
in
altro
campo
,
materia
per
un
massimario
universale
di
norme
di
dominio
;
il
sangue
blu
internazionalizzato
era
sostituito
dall
'
oro
,
potenza
internazionale
.
I
regni
erano
quelli
del
petrolio
,
del
ferro
e
del
carbone
.
Ancora
una
volta
al
popolo
fu
negata
la
sua
vita
e
la
stirpe
fu
violata
.
Di
quest
'
epoca
è
il
materialismo
storico
.
Di
quest
'
epoca
è
sintomatico
un
solo
fenomeno
:
da
un
lato
il
potenziamento
progressivo
del
capitalismo
attraverso
l
'
attività
svolta
in
campo
internazionale
;
dall
'
altro
il
continuo
fallimento
dei
tentativi
di
internazionalizzare
i
motivi
rivoluzionari
del
lavoro
.
Questo
fenomeno
è
sintomatico
perché
sta
a
dire
chiaramente
che
in
realtà
non
erano
interessi
economici
soltanto
che
il
popolo
doveva
riscattare
;
era
violata
una
morale
,
una
tradizione
,
la
religione
della
Patria
.
Quanto
alla
rivoluzione
socialista
in
campo
internazionale
,
non
fu
possibile
mai
nemmeno
un
tentativo
.
La
forza
delle
rivoluzioni
è
nella
stirpe
;
e
dovranno
formarsi
i
nazionalismi
;
la
guerra
dovrà
accendere
il
concetto
di
Patria
perché
il
popolo
possa
compiere
la
sua
rivoluzione
.
In
nome
della
stirpe
si
può
parlare
di
una
rivoluzione
russa
,
di
una
rivoluzione
tedesca
e
di
una
rivoluzione
italiana
.
A
distanza
di
pochi
anni
l
'
una
dall
'
altra
,
contro
gli
stessi
avversari
,
questi
tre
grandi
avvenimenti
storici
si
sono
risolti
in
ordinamenti
ed
in
concezioni
chiaramente
distinte
da
un
paese
all
'
altro
.
Ogni
popolo
ha
voluto
il
suo
Stato
,
lo
Stato
della
sua
stirpe
;
ed
in
Italia
,
possiamo
affermarlo
oggi
con
orgoglio
,
lo
scopo
è
stato
raggiunto
.
Qui
è
la
grandezza
della
nostra
rivoluzione
.
Bastano
queste
parole
pronunciate
da
Mussolini
in
questi
ultimi
tempi
:
"
nella
concezione
fascista
il
popolo
è
Stato
e
lo
Stato
è
popolo
...
,
"
"
Noi
non
permetteremo
mai
che
sia
alterato
,
anche
di
una
linea
,
questo
carattere
tipicamente
,
fondamentalmente
popolare
della
rivoluzione
del
-
le
Camicie
nere
...
,
"
"...la
rivoluzione
delle
Camicie
nere
tende
ad
elevare
il
lavoro
,
riconoscendolo
in
tutti
i
suoi
elementi
come
il
fattore
fondamentale
di
tutta
la
vita
sociale
...
,
"
"
...
il
popolo
italiano
entrerà
intimamente
nella
vita
della
Nazione
e
nella
vita
dello
Stato
,
sino
a
riassumere
nelle
sue
mani
il
suo
destino
.
"
Bisogna
guardarsi
da
un
pericolo
che
non
ci
sembra
molto
lontano
;
è
necessario
evitare
tutte
le
incrostazioni
e
le
membrane
che
possono
,
in
qualsiasi
modo
,
allontanare
la
vera
volontà
del
popolo
dallo
Stato
fascista
;
che
possono
dar
luogo
a
delle
false
interpretazioni
delle
sue
reali
necessità
e
condizioni
.
Le
legittime
rappresentanze
del
popolo
sono
chiamate
a
svolgere
una
attività
delicatissima
e
sopratutto
sincera
;
il
loro
compito
sociale
esige
molte
rinunce
;
bisogna
avere
il
coraggio
di
dire
quanto
si
fa
e
quanto
non
si
fa
ancora
e
di
riconoscere
senza
palliativi
di
sorta
le
ingiustizie
che
la
civiltà
fascista
deve
eliminare
.
Questo
attende
il
popolo
dalle
sue
legittime
rappresentanze
;
questo
vuole
lo
Stato
per
il
suo
progressivo
perfezionamento
.
Un
altro
pericolo
è
il
parlamentarismo
.
Non
è
necessario
entrare
a
Montecitorio
per
fare
del
parlamentarismo
;
anzi
,
per
dodici
anni
,
a
Montecitorio
non
ne
è
stato
fatto
.
Si
va
costituendo
invece
,
particolarmente
nell
'
ambiente
pubblicistico
,
una
specie
di
parlamentarismo
dilettante
pericoloso
e
disonesto
.
Disonesto
sia
di
fronte
al
popolo
che
di
fronte
allo
Stato
.
D
'
altra
parte
,
perché
il
popolo
possa
degnamente
riassumere
nelle
sue
mani
il
suo
destino
è
necessario
educarlo
,
portarlo
ad
una
nuova
dignità
.
Tradurre
nei
fatti
la
formula
"
il
popolo
è
Stato
"
significa
realizzare
in
uno
Stato
la
potenza
di
una
stirpe
e
compiere
l
'
azione
rivoluzionaria
decisiva
che
sola
può
risolvere
la
questione
sociale
che
da
secoli
agita
il
mondo
.
StampaPeriodica ,
Il
problema
dei
rapporti
tra
Fascismo
e
Religione
,
praticamente
risolto
nel
suo
aspetto
storico
con
gli
Accordi
Lateranensi
del
1929
,
rima
-
ne
tuttora
aperto
in
non
pochi
spiriti
,
la
cui
raffinata
sensibilità
diventa
inquietudine
per
la
mancanza
di
una
esatta
comprensione
di
almeno
uno
dei
termini
del
problema
stesso
.
E
purtroppo
qualche
volta
avviene
che
tali
rapporti
si
presentino
loro
sotto
forma
di
insanabile
dissidio
per
cui
si
determinano
posizioni
ed
atteggiamenti
che
non
possono
non
produrre
una
certa
sorpresa
.
Vero
è
che
non
manca
in
taluni
di
questi
spiriti
inquieti
una
tal
quale
abilità
dialettica
,
per
cui
alla
Religione
si
sostituisce
la
filosofia
cattolica
,
il
che
è
cosa
ben
diversa
.
Ciò
non
impedisce
però
che
essi
,
superando
audacemente
certe
necessarie
distinzioni
,
si
riducano
a
formulare
proposizioni
di
estrema
gravità
,
come
questa
che
è
apparsa
giorni
fa
nella
pagina
dedicata
ai
problemi
filosofici
di
un
quotidiano
di
Lombardia
:
"
Il
Cattolicesimo
,
così
com
'
è
non
soddisfa
la
parte
migliore
degli
Italiani
.
"
L
'
affermazione
,
indubbiamente
gravissima
data
anche
l
'
autorità
del
foglio
che
l
'
ha
ospitata
,
presenta
subito
però
il
punto
vulnerabile
,
per
cui
non
appare
difficile
ribatterla
.
A
parte
il
fatto
che
il
Cattolicesimo
,
anche
così
com
'
è
,
soddisfa
la
stragrande
maggioranza
degli
Italiani
non
esclusi
i
loro
capi
responsabili
ai
quali
si
farebbe
un
grave
torto
se
li
si
escludesse
dall
'
appartenere
alla
"
parte
migliore
degli
Italiani
"
dalla
sopra
citata
affermazione
si
dovrebbe
dedurre
che
per
riconciliare
la
"
parte
migliore
degli
Italiani
"
al
Cattolicesimo
bisognerebbe
che
questo
si
riformasse
,
visto
che
la
causa
del
dissidio
sta
proprio
nella
sua
attuale
formazione
.
La
cosa
è
antica
più
che
non
si
creda
,
e
viene
ripetuta
almeno
ogni
venticinquennio
,
ogni
qual
volta
cioè
si
determini
una
situazione
che
,
sconvolgendo
il
calmo
fluire
degli
avvenimenti
,
ripropone
allo
spirito
il
problema
dell
'
attualità
del
Cattolicesimo
.
Come
è
noto
,
il
problema
è
sempre
stato
risolto
nel
senso
che
il
Cattolicesimo
nulla
mai
ha
dovuto
mutare
dei
suoi
fondamenti
essenziali
,
immutabili
perché
divini
e
capaci
quindi
di
aderire
ad
ogni
atteggiamento
dello
spirito
umano
,
fondamentalmente
uno
pur
nella
diversità
dei
tempi
e
dei
luoghi
.
Se
mai
la
Chiesa
cattolica
,
che
del
Cattolicesimo
è
la
espressione
vivente
e
tangibile
,
è
venuta
via
via
interpretando
lo
spirito
dei
tempi
e
senza
nulla
mutare
nella
sua
base
dommatica
e
nella
sua
struttura
gerarchica
,
ha
sapientemente
temperato
la
sua
disciplina
per
accostarsi
il
più
possibile
all
'
anima
dei
popoli
.
Il
reclamare
un
rinnovamento
del
Cattolicesimo
quasi
che
esso
più
non
risponda
alle
esigenze
dell
'
anima
moderna
ed
alla
situazione
creata
dall
'
avvento
di
una
particolare
prassi
politica
,
è
per
lo
meno
ingenuo
e
denuncia
una
imperfetta
cognizione
del
Cattolicesimo
stesso
,
domma
,
morale
,
gerarchia
.
Questo
nella
migliore
e
più
benevola
delle
ipotesi
,
perché
altrimenti
si
dovrebbe
vedere
nella
strana
richiesta
una
mentalità
idealistica
o
una
manovra
protestantica
.
Che
cosa
si
vuol
dire
con
frasi
come
queste
:
"
Il
Cristianesimo
approfondito
che
sia
nel
suo
significato
metafisico
potrebbe
essere
ancora
una
ricca
miniera
di
verità
:
a
questo
approfondimento
difficilmente
la
Chiesa
potrebbe
risolversi
con
qualche
risultato
se
non
colla
cooperazione
dello
Stato
"
?
A
parte
la
confusione
tra
Cattolicesimo
e
Cristianesimo
,
è
evidente
qui
la
mentalità
da
teologo
progressista
e
la
tendenza
alla
nazionalizzazione
della
Religione
:
cose
che
,
perfettamente
comprensibili
nella
Germania
nazista
,
urtano
fatalmente
in
Italia
contro
il
buon
senso
latino
e
la
romana
chiarezza
di
giudizio
di
nostra
gente
.
Per
fortuna
degli
Italiani
,
Mussolini
ha
in
proposito
idee
molto
più
chiare
e
non
pretende
affatto
,
non
solo
di
fare
della
politica
anticattolica
contro
tutti
gli
interessi
del
Fascismo
,
ma
neppure
di
sostituirsi
alla
Chiesa
in
quella
funzione
squisitamente
educatrice
che
le
è
propria
per
divino
mandato
e
per
intima
essenza
.
I
Patti
Lateranensi
ed
i
conseguenti
accordi
del
3
settembre
1931
hanno
ormai
chiarito
nella
coscienza
degli
Italiani
le
rispettive
posizioni
della
Chiesa
e
dello
Stato
,
così
che
ogni
equivoco
non
è
ormai
più
possibile
.
E
neppure
è
necessario
che
la
Chiesa
rinunci
ad
ogni
sua
azione
entro
il
territorio
nazionale
per
dedicarsi
secondo
il
consiglio
che
le
vien
rivolto
dal
quotidiano
in
questione
ad
una
più
vasta
propaganda
oltre
confine
.
Non
vediamo
quali
"
continue
e
pericolose
collisioni
"
possano
nascere
in
Italia
dal
fatto
che
la
Chiesa
svolge
la
sua
benefica
azione
educatrice
anche
tra
le
file
delle
organizzazioni
del
Regime
e
cerca
di
permeare
dello
spirito
cattolico
ogni
forma
di
attività
nazionale
.
Il
sottile
ed
acuto
articolista
del
quotidiano
lombardo
può
accarezzare
la
speranza
che
"
potrà
cessare
il
Cattolicesimo
,
"
pur
consolandosi
che
"
il
suo
apporto
dottrinale
non
avrà
per
questo
esaurito
il
suo
processo
"
;
qui
sta
,
secondo
noi
,
l
'
errore
fondamentale
di
identificare
il
Cattolicesimo
con
un
qualsiasi
sistema
filosofico
destinato
ad
esaurirsi
col
tempo
.
L
'
Italia
fascista
ha
ben
altre
convinzioni
:
per
cui
non
è
errato
il
ritenere
che
il
Fascismo
,
nel
suo
slancio
vitale
e
nel
suo
anelito
verso
l
'
eterno
,
abbia
proprio
voluto
appoggiarsi
a
quell
'
istituto
che
,
solo
,
ha
la
promessa
infallibile
della
perennità
.
StampaPeriodica ,
Non
dimentico
mai
,
caro
Luigi
Lodi
,
d
'
avere
avuto
la
fortuna
d
'
incontrare
lei
,
al
primo
principio
della
mia
vita
di
scrittore
;
né
dimentico
la
cordiale
fiducia
con
cui
ella
accolse
nella
Nuova
Rassegna
i
miei
scritti
,
e
i
consigli
che
mi
dette
,
e
l
'
ospitalità
in
quelle
stanze
agli
Uffici
del
Vicario
dove
nel
tardo
pomeriggio
o
dopo
il
teatro
si
raccoglieva
il
meglio
delle
lettere
d
'
allora
e
,
dal
vicino
Montecitorio
,
quei
pochi
del
Parlamento
i
quali
stimavano
o
mostravano
di
stimare
anche
i
giornalisti
che
non
scrivevano
di
politica
;
e
allora
,
in
una
parentesi
tra
il
Don
Chisciotte
e
il
Giorno
,
anche
lei
,
direttore
della
Nuova
Rassegna
,
poco
se
ne
occupava
.
Non
dico
che
da
parte
nostra
,
vecchi
e
giovani
,
la
stima
di
quei
parlamentari
fosse
sempre
ricambiata
,
ma
anche
negli
epigrammi
la
forma
era
salva
.
Adesso
,
leggendo
il
suo
libro
Giornalisti
,
pel
quale
una
sola
critica
le
farei
,
d
'
averci
dipinto
tutti
con
troppa
benevolenza
,
quei
tempi
mi
sono
tornati
così
vivi
alla
memoria
che
mi
sembra
,
finché
il
libro
mi
sta
aperto
davanti
agli
occhi
,
di
ringiovanire
.
Carducci
,
D
'
Annunzio
,
Martini
,
Pascarella
,
Yorick
,
Turco
,
Vassallo
,
Vamba
,
Boutet
,
Carletta
e
,
da
Napoli
,
Matilde
Serao
,
Scarfoglio
,
Di
Giacomo
,
Bracco
e
,
da
Milano
,
Giacosa
,
Praga
,
Rovetta
e
,
da
Bologna
,
Panzacchi
e
Guerrini
;
lasciando
ultimi
Febea
e
Morello
soltanto
per
dire
che
non
mi
so
dar
pace
a
vederli
,
sani
e
vegeti
come
sono
,
chiusi
nel
silenzio
:
tutti
sono
passati
allora
per
quelle
stanze
e
sono
adesso
affettuosamente
ricordati
in
queste
sue
pagine
.
Ad
aver
tempo
scriverei
nei
margini
,
accanto
ai
ricordi
e
ai
giudizi
suoi
,
i
giudizi
e
ricordi
miei
.
Ma
non
sono
ancora
arrivato
al
placido
distacco
che
è
il
premio
della
sua
età
,
e
non
vedrei
,
a
cominciare
da
me
stesso
,
tutto
in
roseo
come
ella
vede
.
Cominciavo
allora
a
collaborare
alla
Tribuna
.
Seguii
Vincenzo
Morello
quando
fondò
il
Giornale
.
Tornai
con
lui
quando
ella
creò
il
Giorno
e
vi
iniziai
una
rubrica
intitolata
Cose
viste
.
Ma
ormai
avevo
cominciato
a
mandare
articoli
al
Corriere
della
sera
,
e
presto
,
dopo
un
anno
o
due
nel
nuovo
Giornale
d
'
Italia
,
m
'
allontanai
purtroppo
per
sempre
dal
giornalismo
romano
.
A
Roma
i
giornali
lombardi
erano
ancora
,
verso
il
1895
,
più
stimati
che
ammirati
:
giornali
di
provincia
,
pensavamo
,
e
imprese
industriali
prima
che
fogli
vivi
,
e
scritti
male
,
si
diceva
anche
prima
di
leggerli
.
Scarfoglio
invece
e
Morello
,
per
non
dir
dei
minori
,
ci
rappresentavano
con
lei
i
giornalisti
d
'
assalto
e
di
critica
,
scintillanti
di
brio
,
e
di
trovate
quando
erano
all
'
opposizione
,
svogliati
ed
opachi
appena
dovevano
difendere
un
ministro
o
un
ministero
;
e
tutti
e
tre
,
anche
se
condannati
all
'
articolo
quotidiano
,
orgogliosi
della
propria
cultura
letteraria
,
delle
proprie
amicizie
e
predilezioni
letterarie
.
Immaginare
un
articolo
loro
sulla
prima
colonna
del
Corriere
della
sera
era
come
immaginare
la
fontana
di
Piazza
Navona
,
tutta
scrosci
,
brilli
e
capricci
,
in
piazza
della
Scala
davanti
alla
compassata
fabbrica
del
Piermarini
.
Lei
poi
era
,
per
noi
giovani
,
l
'
amico
devoto
di
Giosuè
Carducci
,
quello
che
poteva
avvicinano
quando
voleva
,
che
conosceva
i
piccoli
segreti
della
sua
vita
,
pronto
a
sposare
non
solo
gli
odi
di
lui
ma
anche
le
antipatie
.
E
che
ella
,
taciturno
com
'
è
sempre
stato
,
quasi
mai
ce
ne
parlasse
,
questo
aumentava
il
nostro
rispetto
per
quella
sua
fedeltà
.
Noi
,
s
'
intende
,
s
'
era
per
Gabriele
d
'
Annunzio
,
ma
a
dannunzieggiare
sui
giornali
presto
ci
s
'
accorse
ch
'
era
come
indossar
la
marsina
per
andare
a
vogar
giù
nel
Tevere
.
Così
ci
si
tagliava
in
due
:
nelle
novelle
e
nei
romanzi
,
si
mirava
al
D
'
Annunzio
;
negli
articoli
,
quando
si
poteva
,
al
Carducci
e
,
i
più
cauti
,
al
Martini
;
insomma
,
scrittori
a
fette
.
Chi
mi
guarì
,
fu
proprio
lei
,
con
una
pazienza
inesauribile
.
Quando
l
'
articolo
era
tutto
da
rifare
,
la
messaggera
era
Febea
la
quale
,
per
merito
dei
capelli
bianchi
fin
d
'
allora
o
incipriati
,
ci
parlava
maternamente
:
Non
v
'
inalberate
.
Gigi
assicura
che
le
stesse
cose
le
potete
dire
in
una
colonna
invece
che
in
due
.
La
massima
del
Carducci
,
adesso
tema
d
'
esame
anche
nei
ginnasi
,
che
chi
dice
in
venti
parole
quel
che
può
dire
in
dieci
,
è
un
uomo
capace
di
male
azioni
,
allora
era
nuova
e
,
ai
nostri
stomachi
dilatati
dagli
aggettivi
dei
dannunziani
,
indigesta
.
«
L
'
anima
di
lui
era
sempre
affettuosamente
aperta
alla
giovinezza
»
,
ella
dice
del
Carducci
:
ai
giovani
,
s
'
intende
,
che
possedessero
qualche
altra
qualità
oltre
quella
,
involontaria
,
della
giovinezza
.
Questa
dote
è
stata
anche
sua
,
caro
Lodi
,
e
a
me
è
venuta
da
lei
,
ché
i
direttori
di
giornali
o
di
riviste
impazienti
o
sdegnosi
davanti
ai
nomi
nuovi
mi
sembrano
simili
ai
nuovi
ricchi
che
vogliono
fabbricarsi
in
un
mese
un
parco
annoso
trapiantandovi
a
qualunque
prezzo
alberi
vecchi
:
ogni
mattina
nei
filari
si
trovano
un
morto
e
un
vuoto
.
Ho
detto
che
allora
il
miglior
giornalismo
di
Roma
e
di
Napoli
era
d
'
assalto
e
di
critica
.
A
leggere
adesso
nel
suo
libro
con
quanto
poche
migliaia
di
lire
si
fondava
,
in
due
stanze
e
con
due
redattori
,
un
giornale
,
e
a
pensare
al
grande
foglio
in
cui
ho
avuto
per
tanti
anni
la
fortuna
di
lavorare
al
sicuro
,
m
'
avvedo
che
nei
loro
giornali
era
ancora
un
riflesso
di
quelli
del
Risorgimento
fatti
per
un
uomo
o
per
un
'
idea
e
pronti
per
essi
a
morire
.
Certo
tanta
abnegazione
,
poiché
l
'
unità
era
raggiunta
e
ci
si
era
seduti
in
Roma
,
era
giù
di
moda
,
e
la
lotta
politica
ridotta
alla
gara
parlamentare
;
ma
il
tono
era
ancora
quello
,
ché
da
Crispi
a
Zanardelli
,
da
Minghetti
a
Fortis
,
da
Imbriani
a
Nicotera
,
molti
dei
capi
superstiti
erano
usciti
dai
tempi
eroici
delle
guerre
e
delle
congiure
,
ancora
cogli
stessi
fulmini
e
lampi
d
'
ira
e
d
'
odio
che
il
giornalismo
rifletteva
alla
meglio
.
Ma
intanto
,
proprio
in
quelli
anni
stanchi
,
noi
giovani
vivendo
accanto
a
loro
anziani
abbiamo
imparato
ad
avere
l
'
orgoglio
e
la
fede
della
nostra
professione
e
a
non
stimare
coloro
che
se
ne
giovano
pei
loro
fini
particolari
:
questo
per
diventar
deputato
o
consigliere
;
quello
per
aumentare
la
sua
clientela
d
'
avvocato
;
quell
'
altro
,
nella
chiusa
carriera
di
professore
,
per
essere
temuto
dai
colleghi
e
dai
superiori
.
È
d
'
allora
la
massima
che
il
giornalismo
porta
a
tutto
,
a
patto
d
'
uscirne
.
No
,
per
noi
fu
giornalista
soltanto
lo
scrittore
capace
di
anteporre
all
'
interesse
proprio
,
alla
propria
tranquillità
e
alla
propria
rinomanza
,
la
fama
e
la
fortuna
del
giornale
in
cui
scrive
;
di
amare
più
di
sé
stesso
i
propri
lettori
;
di
scrivere
per
loro
,
e
non
per
i
colleghi
;
di
vivere
giorno
per
giorno
,
ora
per
ora
,
con
l
'
intelligenza
,
gli
occhi
,
gli
orecchi
tesi
a
cogliere
l
'
attimo
che
passa
;
di
far
consistere
,
se
è
un
cronista
,
la
propria
felicità
nello
scoprire
ogni
mattina
qualche
cosa
di
nuovo
e
d
'
inedito
,
di
presentano
nel
modo
più
rapido
e
colorito
e
,
davanti
a
un
morto
prima
di
piangere
,
nel
pieno
d
'
una
festa
prima
di
divertirsi
,
capace
di
pensare
a
quel
che
ne
dovrà
subito
scrivere
,
per
fare
il
giorno
dopo
piangere
o
ridere
i
suoi
lettori
;
capace
d
'
avere
ogni
giorno
,
se
è
un
direttore
,
un
'
idea
migliore
di
quella
del
giorno
avanti
,
migliore
anche
per
la
semplice
ragione
che
quella
di
ieri
è
ormai
inutile
;
se
è
un
critico
,
ascoltando
una
commedia
,
guardando
un
quadro
,
leggendo
un
libro
,
capace
di
badare
solo
ai
propri
affetti
e
al
proprio
giudizio
e
a
quello
dei
commediografi
,
dei
pittori
,
degli
scrittori
,
ma
anche
agli
affetti
e
al
giudizio
del
pubblico
attorno
a
lui
,
e
non
solo
per
correggere
o
per
approvare
questo
giudizio
ma
anche
per
fare
la
cronaca
e
la
storia
del
gusto
,
cronaca
e
storia
ignorate
dai
critici
e
dai
professori
che
scrivono
solo
nei
libri
;
capace
infine
,
se
è
uno
scrittore
d
'
articoli
,
di
far
dimenticare
ogni
giorno
l
'
articolo
che
ha
scritto
il
giorno
prima
o
la
settimana
prima
,
scrivendone
un
altro
più
nuovo
e
più
vivo
e
attuale
perché
non
ha
animo
di
giornalista
chi
s
'
affida
al
suo
articolo
di
ieri
.
Molti
adesso
hanno
giustamente
rivendicato
all
'
articolo
di
giornale
la
dignità
letteraria
:
tra
i
più
recenti
rivendicatori
,
e
con
più
diritto
di
altri
,
Antonio
Baldini
.
Se
ben
ricordo
,
fin
,
nel
Petrarca
delle
Epistole
egli
è
andato
a
trovarci
un
antenato
,
e
ha
ragione
perché
anche
lì
spesso
si
tratta
dei
«
fatti
del
giorno
»
.
Ma
il
Petrarca
si
sceglieva
gli
argomenti
;
e
in
questo
,
almeno
in
questo
,
egli
non
era
giornalista
,
perché
al
giornalista
l
'
argomento
è
imposto
dalla
cronaca
,
e
in
un
giornale
ben
fatto
nemmeno
in
«
terza
pagina
»
una
riga
dovrebbe
apparire
che
non
fosse
legata
a
un
fatto
recente
e
recentissimo
,
magari
a
un
fatto
che
il
giornale
e
il
giornalista
preferirebbero
di
tacere
ai
lettori
.
Collaboravo
già
da
qualche
mese
al
Corriere
della
sera
quando
conobbi
Eugenio
Torelli
Viollier
.
S
'
era
,
credo
,
nel
1899
.
Il
Torelli
era
venuto
a
Roma
per
convincere
Domenico
Oliva
,
deputato
al
Parlamento
e
direttore
politico
del
Corriere
,
a
parlare
alla
Camera
contro
il
disegno
di
legge
del
generale
Pelloux
sulla
stampa
.
L
'
Oliva
per
disciplina
di
partito
non
acconsentì
,
e
Torelli
nominò
direttore
anche
politico
del
Corriere
Luigi
Albertini
che
da
più
d
'
un
anno
era
l
'
anima
del
giornale
.
Quel
giorno
in
un
salotto
del
vecchio
«
Albergo
di
Roma
»
a
San
Carlo
al
Corso
,
dai
mobili
di
legno
nero
coperti
di
velluto
rosso
come
nelle
sale
d
'
aspetto
di
prima
classe
,
Eugenio
Torelli
Viollier
,
adirato
per
quel
rifiuto
,
s
'
aprì
a
me
giovane
giornalista
con
un
calore
che
non
gli
vidi
più
nei
pochi
mesi
che
ancora
visse
.
Egli
non
riusciva
a
capire
che
il
direttore
d
'
un
grande
giornale
potesse
avere
anche
la
minore
ambizione
di
sedere
in
Parlamento
e
la
modestia
d
'
ubbidire
alle
deliberazioni
d
'
un
gruppo
parlamentare
.
Non
ricordo
più
come
venisse
a
quest
'
altro
argomento
,
ma
mi
ricordo
,
nel
vano
d
'
una
finestra
,
il
volto
di
lui
fine
e
nervoso
dentro
la
barba
a
ventaglio
,
e
gli
occhi
scintillanti
dietro
le
lenti
:
-
-
-
Sa
lei
in
che
cosa
si
distingue
un
grande
giornale
da
un
piccolo
giornale
?
La
tiratura
non
conta
,
l
'
abbondanza
e
prontezza
dei
servizi
non
contano
.
E
'
un
grande
giornale
quello
soltanto
che
pubblica
anche
le
notizie
che
gli
fanno
dispiacere
;
è
un
piccolo
giornale
quello
che
le
tace
.
Si
fermò
si
passò
la
mano
nella
barba
,
mi
venne
più
vicino
,
sorrise
:
-
-
-
S
'
intende
:
la
notizia
che
ci
dispiace
,
la
si
commenta
nel
modo
che
più
ci
piace
-
-
-
.
Per
la
verità
debbo
dire
che
il
giornalismo
romano
di
allora
,
giornalismo
tutto
di
parte
,
non
aveva
,
caro
Lodi
,
l
'
abitudine
di
rispettare
sempre
quella
massima
.
Mi
fermo
.
Non
vorrei
,
proprio
scrivendo
a
lei
per
ringraziarla
d
'
un
bel
libro
su
noi
o
sulla
nostra
professione
,
far
quei
commenti
in
margine
ai
quali
accennavo
pocanzi
,
a
rovesciare
su
queste
pagine
i
miei
ricordi
e
le
mie
convinzioni
di
scrittor
di
giornali
.
Se
un
giorno
lo
farò
,
auguro
a
me
stesso
d
'
avere
la
sua
lucida
memoria
e
la
sua
serenità
superiore
ormai
agli
uomini
e
ai
partiti
.
Creda
al
mio
memore
affetto
.
Ugo
Ojetti