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StampaPeriodica ,
... Da veri , autentici selvaggi , noi vogliamo escludere dal nostro saluto ogni forma di esosa cortigianeria , cominciando piuttosto a porre , senza preamboli di sorta , le cosiddette carte in tavola , e a mettere alla prova i vostri ripetuti propositi di chiarezza , di incrollabile intransigenza . Sì , onorevole Farinacci : voi siete dei nostri , o meglio siete nostro , e non dovete dimenticare che non soltanto le Opposizioni vi hanno , in questo lasso di tempo , vilipeso , diffamato e deriso , ma altresì una buona parte dei fascisti vi ha trattato da ras fanatico , da pazzo criminale o da incosciente pappagallo , mentre i soli squadristi , i selvaggi delle province , vi hanno difeso ed hanno opposto il vostro nome al tradimento dei Ponzio , dei Rocca , dei Viola e alle diatribe noiose dei normalizzatori . Ora questi precedenti vi impongono , onorevole Farinacci , di ascoltare attentamente , di tenere nel debito conto le parole , le osservazioni e i desiderii nostri . E ’ vostro preciso obbligo e stretto dovere di mantenervi a contatto con quella santa canaglia di cui avete esaltato lo spirito di sacrificio e la volontà rivoluzionaria . O voi farete questo e mostrerete di essere veramente l ' uomo degno della situazione o voi non lo farete e noi saremo autorizzati a ritenervi e a proclamarvi un pagliaccio . E ’ bene intenderci alla prima , con franche leali parole , da squadristi a squadrista , da camerati a camerata . Perché troppe delusioni - e voi , onorevole Farinacci , lo sapete - abbiamo provate e troppi uomini che supponevamo semplici e incorruttibili si sono ubriacati del potere perdendo la loro vecchia anima di volontari disinteressati . Guai a voi , quindi , se doveste far la fine di tanti altri , se dimenticaste gli sdegni e le promesse e i propositi ! Guai a voi , anche per il male che fareste al Fascismo , già più volte amaramente ferito per la malafede , l ' egoismo e l ' ambizione degli uomini ! ...
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... Le forze politiche che oggi in molti paesi sono al potere , e in altri si apprestano ad assumerlo , sono animate da concezioni prettamente anticapitalistiche : hanno un ideale del benessere che non si concilia con l ' ideale carezzato dal capitalismo liberale ; credono nei doveri sociali della proprietà ; non credono più alla forza delle cose e tanto meno pensano all ' automatico attuarsi di un benefico ordine naturale ; confidano nella energia dell ' uomo e l ' ordine non lo sanno pensare se non come qualche cosa di voluto , di prodotto , non di subito e di ricevuto . Desiderose di realizzare il proprio ideale politico e sociale non si scoraggiano per le difficoltà ; rispettose della tradizione non ne subiscono il peso ; entusiaste del progresso anche meccanico , non sanno legarsi ad esso senza reagire se le sue mete le discostano dai propri ideali . Questi sono gli ideali delle forze anticapitalistiche che oggi operano nel mondo . E questi ideali ricevono la migliore accoglienza da parte delle folle , dal momento che il mercato mondiale si fraziona in compartimenti stagni , facendo trionfare il principio della ragione politica su quello della pura ragione economica ... Si può ormai concludere che in molti paesi , tra cui primo l ' Italia , si sta organizzando la società secondo fini non capitalistici . Si può aggiungere che in qualche paese l ' opera di ricostruzione è molto avanzata : il che non ci esonera dal dire che essa non è completata , sia perché resistono ancora gruppi di uomini e popoli i quali conservano fede nel capitalismo , sia perché , anche là dove le aspirazioni anticapitalistiche son diventate programma di Governo , ancora parecchi istituti pubblici e privati non sono stati armonizzati con le nuove finalità . Quindi ci sembra di poter concludere che il capitalismo in qualche parte del mondo è al declino . A precisare la portata di questa nostra opinione conviene ricordare che fine del capitalismo non significa fine del progresso , fine delle invenzioni , fine della civiltà . Questa idea è soprattutto chiara per quanto riguarda il corporativismo il quale supera il capitalismo non già colla negazione o la distruzione delle macchine , ma col ristabilimento dell ' equilibrio tra l ' uomo ed esse ... Il pessimismo di coloro che guardano con terrore alla fine del capitalismo è basato su diverse curiose concezioni , quali , ad esempio , quella che il presente sia sempre il culmine dell ' incivilimento , o che l ' uomo , che ci ha dato costante esempio di ricercare il miglioramento delle sue condizioni di vita , ad un dato momento , per strana aberrazione , cerchi di tornare indietro , quasi avesse una vaga nostalgia delle foreste vergini o delle umide palafitte . Chi non condivide simili infondate supposizioni non può essere spaventato dalla constatazione che il capitalismo può e sta per tramontare .
MOLTIPLICARSI ( DE'_CAROGLIO BIANCA , 1934 )
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L ' imperativo demografico del Duce , non di oggi ma dal giorno in cui assunse il timone d ' Italia , è cosa di sì vasta e capitale importanza per cui anche la donna deve sentirsene parte direttamente in causa . Anche in Italia , come altrove , si sposa poco . Perché ? Il Camerata Leone Cantori che , nel numero di Aprile , commentando il discorso quinquennale del Duce , scrisse egli pure sull ' argomento , sembra - va quasi voler addossare tutta la colpa ai soli uomini . Non è esatto . La colpa è in parti uguali fra l ' uomo e la donna . Se il futuro marito in - fatti accusa che 700 lire mensili non bastano egli non ha tutti i torti o ha torto solo per metà . Siamo in sede di giustizia e giustizia deve esser re - sa a tutti : quando una donna entra in una casa ha oggi tante e tali esigenze che davvero le 700 lire sono piuttosto pochine ... Le esigenze della donna moderna sono troppe e l ' uomo , per non essere infelice , abbandona gli altari che consacrano le nozze . Settecento lire men - sili , per un artigiano o un piccolo impiegato , sono più che bastevoli a mantenere una famiglia . Ma come e quando sono bastevoli ? In rapporto ad una vita normale senza strappi , sopratutto senza troppo affollarsi di desideri e di falsi bisogni superiori allo stato nel quale ciascuno si trova . Esiste questo rapporto oggi ? Per l ' uomo ? Il Cantori ha già detto di no . Per la donna ? Neppure . Una donna moderna vuole vestire bene anche se moglie d ' un artigiano , competere almeno per le vie con la donna del ricco . Vuole inoltre brillare , farsi vedere , ammirare e se possibile magari innocentemente corteggiare ... Con 500 lire o poco più la famiglia deve pensare alla casa , al vitto , ai figli e alle necessità dell ' uomo che egli pure vuole e deve vestirsi , soddisfar - si e divertirsi come la sua compagna . Può bastare lo stipendio a colmare tutte queste esigenze ? Evidentemente no . Si dirà : neghi lo sposo alla sua donna la loro soddisfazione . Si pro - vi ! La pace coniugale è rotta ... Si potrà giungere a tanto di cambiare la donna ? Una cosa è però certa : che bisogna aiutare il genere umano a migliorarsi e a credere nelle vere gioie della vita . Dire aiutare significa dire semplificare la vita moderna , sfrondarla di troppe inutili cure e ridicole necessità che , ogni giorno che passa , rendono l ' uomo sempre più schiavo o di un pezzo di stoffa o d ' un anello o di un paio di scarpe . Semplificare la vita , renderla meno artificiale e convenzionale , cioè più umana , meno di apparenze e più di sostanza , non è solo corollario di un problema demografico ma anche pregiudiziale di un problema morale e di primato di popolo . Per la sanità e la moltiplicazione della razza occorre spezzare l ' attrazione , il fascino e il soggiogamento delle tentacolari metropoli ove maggiori sono i desideri e continuamente mutevoli , e più infiniti i così detti bisogni non naturali ma "civili." Sotto questo punto di vista , l ' anti - urbanesimo di Mussolini è come il San Giovanni che annunciava e preparava la strada di Cristo !
MADRI FECONDE ( CAPO GIAN , 1934 )
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Domani verranno premiate le madri italiane di più numerosa figliolanza ; domani il Duce consegnerà il brevetto della nuova nobiltà fascista al - le madri prolifiche . Vedo una piccola smorfia sulla sua bellissima bocca , signora . Non neghi . Il gesto fugace è stato una confessione . Ella non riconosce e non ama questa nobiltà , per - ché il suo ideale di sposa è il figlio unico , e la coppia il massimo sacrificio a cui una donna " che si rispetta " può giungere , ed oltre il quale discende la scala dei valori estetici e mora - li fino al limite dell ' istinto animale irresponsabile . Siamo d ' accordo ? E allora , signora , mi permetta qualche osservazione . L ' ideale della donna " che si rispetta " è la conservazione estetica del corpo . Prolungare più che si può il fasci - no della bellezza fisica ; piacere ed essere attraenti a quarant ' anni come a venti , a cinquanta come a trenta . Lo uomo non può comprendere il tormento della giovinezza che sfiorisce , perché egli piace anche coi capelli grigi e le rughe sul volto ; ma per la donna è la grande tragedia : invecchiare , invecchiare rapidamente ; e contro il destino inesorabile del tempo essa lotta con tenacia , con ogni cura paziente e minuziosa , con pena , con eroismo perfino ; l ' eroismo che l ' induce ad affrontare i ferri del chirurgo per cancellare le rughe e ridonare al volto una falsa gioventù . Essere piacente . A quale scopo ? Ecco il punto . Piacere per piacere . Eppure , signora , se le dicessi : " la donna è soltanto uno strumento di piace - re " ella s ' offenderebbe , e avrebbe ragione . È legge di natura che la donna piaccia per attrarre e suscitare l ' amore , perché in lei si compia il destino della generazione ch ' è vita e perpetuità della specie . Ma se la donna rifugge volontariamente dalla maternità , ella stessa si pone al livello volgare d ' un semplice strumento di piacere . E allora , signora bella , non sono le madri generosamente prolifiche che scendono la scala dei valori femminili , ma son proprio le altre , quelle che si credono più in alto ; sono esse le femmine . Ma quanto durerà la loro illusione estetica ? Nulla è più triste e pietoso e ridicolo di una donna che non abbia il senso , la misura e la dignità dei propri anni . Ogni stagione ha i suoi fiori e ogni età la sua bellezza , e sul volto della donna , man mano che impallidisce e s ' offusca la bellezza dei vent ' anni , un ' altra spirituale bellezza si può accendere : l ' aureola della maternità ...
UNA RAZZA MUORE ( - , 1934 )
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La razza bianca muore ! Ha mai pensato nessuno al terribile dramma , allo spaventoso cataclisma anzi , che si racchiude dietro queste brevi parole ? ... Ecco il punto centrale , la chiave di tutta la questione . Perché non nascono figli ? Perché vi è fiacchezza di spirito e carne . Non vi sono altre cause : o ammettere questo o demolire la logica e , forse anche , la psicologia e la fisiologia . Ebbene , egregi signori , se vero può essere che un solo uomo forte e sano può compiere miracoli , aggiungiamo noi anche senza scienza e progresso , cosa volete che possa fare un simile naufrago della salute fisica e morale ? Ecco perché la fine non nascendo figli in maniera superiore all ' attuale è per noi decretata in maniera irrevocabile : perché oltre alla deficenza del numero , procede , di pari passo , e in proporzione geometrica , la deficenza qualitativa . Conclusa in questa maniera la nostra storia , che cosa serve allora la macchina , che cosa serve l ' industria , che cosa serve la scienza , che cosa serve il progresso ? Risponderemo noi : semplicemente a prolungare di uno due tre quattro secoli l ' agonia di un morituro !
StampaPeriodica ,
Chi è stato a tradirlo ? Dove è stato ucciso ? Come ? E quando ? La grande maggioranza dei siciliani non crede alla descrizione ufficiale del conflitto nel quale ha trovato la morte Salvatore Giuliano . E anche noi dobbiamo confessare di avere inutilmente tentato di mettere d ' accordo parecchi particolari di quella relazione con i luoghi ; le circostanze , il racconto di chi quella notte vegliava a pochi passi di distanza dal tragico cortile in cui si è svolto l ' epilogo del dramma o è stato svegliato dal fracasso delle fucilate . Tutto ciò si chiamerà forse cercare il pelo nell ' uovo , ma l ' esame delle incongruenze , dei punti oscuri dei dubbi che inevitabilmente nascono nella mente di chi abbia tentato sul posto di ricostruire la scena non cesserà per questo di essere interessante . A Castelvetrano , alle 15,15 del 5 luglio , il capitano Perenze , il brigadiere Catalano , i carabinieri Renzi e Giuffrida ( dice la relazione ufficiale ) hanno riconosciuto da lontano il capobanda mentre assieme a uno dei suoi uomini percorreva la via Gagini . Vistisi sorpresi , i due si sono dati alla fuga in direzioni diverse e il gregario è riuscito facilmente a dileguarsi . Giuliano invece è stato inseguito attraverso le vie della città . Contro di lui è stato fatto fuoco , ripetutamente , un proiettile lo ha raggiunto alla spalla , il fuggitivo ha risposto a sua volta con la pistola e col mitra . Giunto in via Mannone , il brigante ha sperato di trovare scampo entrando in un cortile , e là , mentre tentava di dare la scalata al muro di cinta , oltre il quale c ' è un piccolo orto e poi la campagna , è stato freddato con una raffica di mitra dal capitano . Dunque nessuno poteva immaginare in anticipo che Salvatore Giuliano sarebbe entrato in quel cortile . Eppure parecchi civili delle case confinanti affermano d ' aver inteso fin dalla mezzanotte un rumore di tegole smosse e un bisbigliare come se vi fosse gente sui tetti . Stettero un poco in ascolto , ma quello strano trambusto dopo un quarto d ' ora si chetò . Nessuno diede peso alla cosa e di lì a poco in via Mannone tutti ripresero a dormire , eccetto tre uomini che per le esigenze del loro mestiere dovevano già essere a bottega : il proprietario e i due garzoni del forno Lo Bello , che è sullo stesso lato della strada a 20 metri dall ' ingresso del cortile . Era una notte afosa , e nell ' interno del panificio il caldo era insopportabile . I due garzoni che avevano finito di impastare il pane e aspettavano che lievitasse erano usciti sulla via e stavano chiacchierando accovacciati sul marciapiedi , con le schiene nude appoggiate agli stipiti . Ma la prima sigaretta che essi avevano acceso non era ancora finita quando due carabinieri , spuntando dall ' ombra , si avvicinarono e intimarono di ritirarsi e di sprangare la porta . L ' ingiunzione era stata fatta con il tono di chi non ammette repliche . È molto probabile tuttavia che il mattino seguente le clienti del fornaio Lo Bello abbiano trovato da ridire sulla confezione del pane . La curiosità di sapere quello che stava per accadere sulla strada non poteva certo permettere ai panettieri di attendere con diligenza al consueto lavoro . Avevano lasciato i battenti un pochino socchiusi e di tanto in tanto andavano ad origliare . Così non sarà esagerato dire che l ' aria lacerata dal primo sparo vibrava ancora quando gli occhi dei fornai erano già incollati alla fessura . Sembrò loro che la via fosse deserta ... Non videro dunque entrare nessuno nel cortile . Scorsero invece un uomo che ne usciva , che passò correndo sotto un lampione . Lo videro di spalle per un attimo e tutto quello che seppero dire di lui è che si trattava di un uomo forse giovane , tarchiato , che camminava a piedi nudi . Ma vedremo dopo quale parte attribuisca la fantasia popolare a questo personaggio . Nessuno ha sentito La via Mannone parte dalla piazza del mercato , taglia in linea retta il rione orientale del paese e finisce nella campagna . Nel tratto che va dal mercato al cortile non ci sono trasversali . Da che parte ci arrivò Giuliano fuggendo da via Gagini ? Dal mercato dopo aver attraversato la piazza della torre , dove sono ininterrottamente di fazione due agenti , dal corso dove a qualunque ora c ' è sempre gente scamiciata che passeggia , dal verziere dove c ' è un grande negozio di fruttivendolo che resta aperto tutta la notte con le luci accese e dove attorno ai banchi e ai cumuli di ceste che non vengono mai rimossi passeggiano continuamente i guardiani ? Evidentemente no , perché nessuno ha visto né lui né gli inseguitori . Allora è venuto dalla via Gioberti , che è dalla parte opposta e , giunto al crocicchio di dove poteva scorgere davanti a sé le prime siepi e i primi alberi della campagna , ha piegato invece in via Mannone verso il centro del paese . L ' illogicità di questa decisione stupisce molti . Il lettore tuttavia non ci faccia troppo caso perché sono tante le ragioni che possono avere spinto il fuggitivo ad abbandonare la via più facile per quella più rischiosa . È stato detto piuttosto che la sparatoria era cominciata in via Gagini ed era continuata da una parte e dall ' altra lungo tutto il percorso . Ma per quanto si siano interrogati molti abitanti di quella zona non si è trovato nessuno che ricordasse di aver udito un solo sparo . Eppure le finestre erano spalancate per il caldo opprimente . La notte in quel rione è silenziosa . Una pistolettata o una scarica di mitra avrebbero dovuto destare anche chi ha il sonno più duro . Gli abitanti di via Mannone invece hanno sentito . La loro testimonianza però è in contrasto con la versione ufficiale . Non aveva l ' orologio Questa dice che il brigante esplose 52 colpi col moschetto mitragliatore , che al 53 ° si inceppò . Giuliano buttò a terra il mitra quando era già nel cortile e impugnò la pistola , ma il capitano dei carabinieri lo prevenne scaricandogli addosso per primo un intero caricatore del suo Thompson . Gli spari insomma avrebbero dovuto susseguirsi in quest ' ordine : raffiche di mitra più o meno lontane ( Giuliano che spara sulla strada ) , altra raffica dopo una pausa di silenzio ( Perenze che fa fuoco all ' ingresso del cortile ) ; subito dopo forse qualche colpo di pistola ( Giuliano che , prima di stramazzare a terra , tenta l ' ultima difesa ) , forse il Thompson che risponde ancora ( Perenze che ha innestato il caricatore nuovo ) . Invece gli abitanti di via Mannone ( trascureremo i nomi della gente minuta facile ad accettare ed a ripetere come esperienza propria il racconto altrui e citeremo soltanto il pretore di Castelvetrano , avvocato Giovanni De Simone e il colonnello a riposo Santorre Vizzinisi ) sono unanimi nel ripetere che si sentirono prima cinque o sei colpi di pistola sparati sotto l ' arco di ingresso o nel cortile , poi due raffiche di mitra distanziate da un breve intervallo . Subito dopo si udì la voce del capitano che gridava a qualcuno di portare un po ' d ' acqua per il ferito e il furioso martellare del calcio del moschetto alla porta dell ' unica abitazione che si apre sul cortile . Parleremo in seguito dell ' interpretazione che la fantasia dei diffidenti siciliani dà a questo particolare . Sarà bene tuttavia citare sin d ' ora l ' obiezione più comune : che i feriti siano tormentati dalla sete è una di quelle nozioni elementari che anche il più rozzo dei pastori possiede . È tra l ' altro un vecchio motivo della retorica popolare . Ma questa arsura viene immediatamente appena uno è colpito , oppure è conseguenza del dissanguamento , della febbre provocata dalle ferite e sopraggiunge dopo un certo periodo di tempo ? E perché Giuliano non aveva un soldo addosso ? Perché portava una semplice canottiera , lui così ambizioso e a suo modo elegante ? Perché non aveva l ' orologio al polso , quel grosso cronometro d ' oro per il quale aveva una bambinesca affezione e , lo hanno testimoniato molti , era l ' ultima cosa che si togliesse coricandosi , la prima che cercasse al risveglio ? C ' erano poi altri particolari che alimentavano il dubbio e , apparentemente , con maggiore evidenza : alcune ferite , specie quella sotto l ' ascella destra , sembravano tumefatte come se risalissero a qualche tempo prima ; altre erano a contorni nitidi e apparivano più fresche . Due o tre pallottole lo avevano raggiunto al fianco e avevan prodotto quei fori grandi a contorni irregolari tipici dei colpi sparati a bruciapelo : altre erano entrate nella carne lasciando un forellino minuscolo perfettamente rotondo . Il tessuto della canottiera appariva intriso di sangue dal fianco alla metà della schiena , e sotto quella grossa macchia ( aveva oltre due palmi di diametro ) non c ' erano ferite . Era logico pensare che il corpo del bandito anziché bocconi fosse rimasto per qualche tempo in posizione supina , perché tutto quel sangue doveva essere sgorgato dalle ferite sotto l ' ascella e certamente era sceso , non poteva essere andato in su . Le avventure di Paperino Da Trapani a Sciacca , a Santa Ninfa , a Partanna non c ' è uno che non sorrida quando gli si parla del famoso furgone sul quale gli uomini del colonnello Luca , travestiti da cinematografari , percorrevano le campagne e sostavano nei paesi fingendo di girare un documentario , perché Salvatore Giuliano , tradito dall ' ambizione e dalla smania di pubblicità , lasciasse le sue montagne e cadesse nella trappola . Per quanto avesse incollato su una fiancata due grosse strisce con le scritte : « Gazzetta dello Sport » , « Il Paese » , e su una terza striscia di carta dipinta a mano che attraversava di sbieco il lato opposto si leggesse « Le avventure di Paperino » , tutti , anche i ragazzini , sapevano che si trattava di una radio trasmittente mobile della polizia capace di collegare Trapani a Palermo . Cosa che tra l ' altro era dimostrata con evidenza dall ' antenna molto alta che non si poteva certo né sopprimere né camuffare . Proprio Giuliano avrebbe dovuto farsi ingannare da un trucco così grossolano ? E allora ? È forse possibile rispondere alle domande che sono state poste al principio del discorso ? Si può tentare . Per un buon tratto di strada cammineremo su un terreno sicuro e , quando usciremo dalla realtà della cronaca per riferire le congetture che molti fanno , avvertiremo onestamente il lettore . È certo che non si manca affatto di rispetto al colonnello Luca né a chi sulla scala gerarchica sta più in alto o più in basso di lui dicendo che la relazione ufficiale sulla morte di Salvatore Giuliano è camuffata , reticente su certi punti , su altri imprecisa . Poco o molto , tutti i rapporti che la polizia rende noti al pubblico devono essere necessariamente così . Vi sono circostanze che non possono essere rivelate , promesse che è giusto mantenere , uomini che bisogna salvare dalla vendetta . Perfino davanti al giudice e nei casi più gravi la legge concede al funzionario di polizia il diritto di tacere la verità : quando gli si chiede il nome del confidente , di chi lo ha messo sulle tracce , lo ha aiutato a formulare l ' accusa , ad arrestare il colpevole . Il furgone con l ' etichetta « Le avventure di Paperino » non ha alcuna parte nel dramma . Il più grande aiuto allo sterminio della banda di Montelepre e del suo capo è venuto dalla mafia , ed è chiaro che ciò non significa affatto che la polizia abbia sollecitato o anche incoraggiato quell ' aiuto . L ' alleanza tra Giuliano e i mafiosi era nata naturalmente al principio della carriera del brigante . Turiddu aveva bisogno dell ' appoggio dell ' « onorata società » e a quegli altri era comodo speculare sulla paura che il nome del brigante incuteva . Ma poi i capimafia , che erano stati i primi esattori della banda , esagerarono . Imposero riscatti che erano cinque volte superiori a quelli che il bandito intendeva richiedere e intascarono la differenza . Cominciarono a molestare , sempre trincerandosi dietro quel terribile nome , alcuni che avevano reso grossi servigi a Giuliano e che ne avevano avuto promesse di protezione . Il contrasto si aggravò al punto che Turiddu , assieme a pochi dei suoi uomini , tra i più fedeli , scese sulla piazza di Partinico e in pieno giorno vi uccise a pistolettate i più alti capi dell ' associazione criminosa e segreta . Le vittime non avevano però un grosso prestigio oltre l ' ambito del loro paese , perché oggi non esiste più una mafia unica che abbia giurisdizione su tutta l ' isola , ma tante mafie locali autonome e spesso nemiche . Forse il brigante sperava di giocare su queste rivalità territoriali e in parte ci riuscì : infatti fu condannato a morte dalla sola mafia di Partinico mentre le altre sembrò che continuassero ad essergli amiche ; e invece era soltanto una maniera di temporeggiare aspettando il momento opportuno per liberarsi di lui . Per cinque anni i rapporti tra le due forze della delinquenza siciliana seguirono così alterne vicende : Giuliano , per tenersi buoni quei pericolosi vicini si buttò talvolta in imprese rischiose dalle quali non avrebbe potuto trarre un utile diretto ( tra le altre si dice l ' eccidio di Portella della Ginestra ) : la mafia gli guardò le spalle , lo garantì dalle delazioni . Ma è difficile che due galli nello stesso pollaio possano vivere uno accanto all ' altro senza cavarsi gli occhi . L ' equilibrio era mantenuto soltanto dalla straordinaria potenza di Giuliano . Il giorno che questa decadde , la sentenza di Partinico fu omologata e sottoscritta da tutte le mafie . Si ricordi tra l ' altro che proprio in questi giorni si sta svolgendo a Viterbo il processo per l ' eccidio di Portella della Ginestra . Si voleva prendere Giuliano , ma era sempre rischioso mandargli un sicario secondo il classico sistema . Per farlo cadere cominciarono a togliere la protezione ai suoi rompendo la legge dell ' omertà . Imposero che quelli della banda , dovunque fossero , dovessero essere segnalati alla polizia . Così uno a uno furono arrestati molti dei fuorilegge , i più sicuri scherani della banda di Montelepre . Quasi sempre chi si lasciava scappare una preziosa confidenza non era un affiliato alla mafia , ma era stato costretto dalla mafia a ingoiare la paura e farsi delatore . Il 27 giugno scorso , poco prima di mezzogiorno , un carrettiere mafioso che percorreva la provinciale per Trapani con un carico di pomodori , giunto in località Lo Zucco , a pochi chilometri da Partinico , vide sbucare da un cespuglio due uomini che gli mossero incontro e gli intimarono di fermarsi . Erano Frank Mannino e Nunzio Badalamenti , l ' amministratore e il più spietato sicario della banda Giuliano , che ormai poteva disporre di non più di sette od otto gregari . I tre si conoscevano da molto tempo , perché il carrettiere aveva avuto modo in passato di rendere qualche buon servigio ai briganti . Mannino e Badalamenti erano usciti dal nascondiglio avendo appunto ravvisato in lui un amico . Domandarono : « Va verso Castelvetrano vossìa ? » . L ' uomo rispose di sì . I briganti gli chiesero allora di nasconderli sul carro e di portarli fino alle porte del paese . Così furono vuotate due ceste ( quelle che si usano in Sicilia per il trasporto dei pomodori sono molto grandi , a tronco dicono , alte un metro e cinquanta , e larghe alla sommità quasi altrettanto ) . I banditi vi si accovacciarono dentro e furono coperti coi pomodori . Là sotto è chiaro che riuscivano a respirare ma non potevano certo vedere . E di lì a poco , quando sentirono il cavallo fermarsi ; accettarono per vere le rassicuranti spiegazioni del carrettiere . Il veicolo invece sì trovava in quel momento davanti alla caserma dei carabinieri di Alcamo e non è necessario dire come finisse la storia . La polizia tenne segreto l ' accaduto , Giuliano non seppe che altri due dei suoi uomini erano caduti in trappola . Ora bisognerà passare sul terreno delle congetture . Mannino e Badalamenti andavano a Castelvetrano . A fare che cosa ? Conoscendo l ' epilogo di questa storia è facile arguire che ci andassero convocati dal loro capo e quindi che sapessero dove questi si teneva nascosto . In carcere possono essere stati indotti a cantare . Uno dei due ( Mannino ? ) può essersi lasciato convincere a tradire il suo capo , a consegnarlo vivo o morto . Ecco chi era il compagno di Giuliano la notte del 5 luglio , e che si sia parlato di quella sua misteriosa scomparsa subito dopo l ' avvistamento della pattuglia è cosa ovvia . Può darsi invece che la verità sia un ' altra . Il traditore non si sarebbe affatto allontanato dal suo capo , ma gli sarebbe stato al fianco facendogli da guida . Lo ha portato in trappola nel luogo prestabilito , dove i carabinieri lo attendevano in agguato . Giunti i due sulla soglia del cortile la situazione si faceva oltremodo difficile e pericolosa : se la guida continuava a stare vicina al capo , c ' era modo di finire sotto le pallottole degli agenti ; se proprio in quel momento tentava di sganciarsi da lui , c ' era caso che , intuendo il tradimento , Giuliano facesse fuoco su di lui . Il modo migliore di cavarsela per un ' anima perversa era di sparare a bruciapelo sulla pistola del capo . Ecco così spiegata la sequenza dei colpi , le ferite più grosse , slabbrate , al fianco , l ' ombra che esce di corsa dal cortile e si avvia verso la campagna , dove l ' attende un ' auto della polizia , è comprensibile la sua fretta di tornare in carcere . Ma la grossa macchia di sangue sulla schiena , la tumefazione di alcune ferite e la freschezza di altre , l ' essere Giuliano in maglietta senza denaro e senza orologio sono circostanze che non si spiegano affatto con questa storia . Allora facciamo un passo più in là e ascoltiamo le congetture di qualcuno a cui non piace di mettere il morso alla propria fantasia . Mannino o Badalamenti , o chiunque sia stato il traditore , entrò nella camera dov ' era nascosto Salvatore Giuliano , ma gli mancò il coraggio di svegliarlo e di condurlo fuori . Preferì sparargli a bruciapelo nel sonno . Poi , si sa : a nessuno poteva far piacere che si venisse a conoscere un così brutto episodio . Forse anche colui che ospitava il brigante era a parte del primitivo progetto , aveva aderito a facilitare la cattura e non si poteva ripagarlo lasciandogli in casa il cadavere ( quel cadavere ) fino al momento in cui sarebbero venuti il giudice , i fotografi , i becchini . Allora lo portarono nel cortile di via Mannone . Spararono . Il capitano andò a bussare alla porta e gridò che gli portassero dell ' acqua per un ferito perché tutti sentissero che Giuliano non era morto ancora . Queste storie si sentono raccontare ad ogni ora del giorno e della notte per le strade della Sicilia . È difficile accertarle . Però uno che sia stato sul luogo , che si sia chinato a guardare il corpo di Salvatore Giuliano steso bocconi in mezzo al cortile , che abbia chiacchierato un poco con la gente di via Mannone , è costretto , di tanto in tanto , a pensarci .
LA RAZZA BIANCA MUORE? ( G.C. , 1934 )
StampaPeriodica ,
Otto anni fa il Duce ha rivelato e imposto all ' attenzione pubblica il problema demografico ; da otto anni Egli combatte energicamente , e si può dire quotidiana - mente , una strenua battaglia per l ' incremento delle razze , smantellando pregiudizi e stolide dottrine , smascherando errori ed egoismi che minacciano l ' esistenza dei popoli ... Non è nuovo il problema , ma spetta al Duce il merito d ' averlo risollevato , mentre i valori spirituali scemati e l ' individualismo imperante nelle nazioni di più raffinata civiltà , isteriliscono ognor più le fonti della procreazione e fanno dell ' individuo il nemico della specie . Nessun codice positivo condanna la limitazione volontaria delle nascite e v ' è anzi una dottrina a pretese moralistiche la dottrina di quel Malthus , scrive il Duce nel suo ultimo articolo , che " non doveva credere eccessivamente alle sue troppo catastrofiche e cervellotiche previsioni e lo dimostra il fatto che egli ebbe ben quattordici figli " v ' è una dottrina che la giustifica ; ma la dottrina è passata di moda ed oggi or - mai , di fronte alle conseguenze che dovunque sono gravi e minacciose , la limitazione delle nascite appare un delitto contro la specie umana e contro quella ci - viltà che con essa si pretenderebbe difendere e portare ad un livello essenziale ... Mussolini , unico fra gli uomini di Stato , ha veduto il pericolo e coraggiosamente lo addita ai popoli d ' alta civiltà . Per l ' Italia , come per gli altri paesi abitati da gente di razza bianca Egli ha scritto nel recente articolo apparso sui giornali dell " ' Universal Service " è una questione di vita o di morte . " Si tratta di sapere se davanti al progredire in numero ed espansione delle razze gialle e nere , la ci - viltà dell ' uomo bianco è destinata a sparire . " Conclusione ben grave , che però non è apparsa esagerata a nessuno , e tanto me - no alla Francia cui lo scritto era particolarmente rivolto , e che con i commenti dei suoi giornali ha dimostrato d ' intendere il nobilissimo significato dell ' avvertimento del Duce , amichevole richiamo a un dovere e ad una necessità europea . Cosí , mentre in Germania imperversa una minacciosa dottrina razzista che pretenderebbe di imporre al mondo la domi - nazione dei crani dolicocefali e degli oc - chi azzurri eletti da non si sa qual privilegio divino , da Roma parte un ' alta parola europea e universale : se le nazioni vogliono essere libere e indipendenti , ammonisce Mussolini , devono creare dei figli , alimentare perennemente la propria giovinezza , essere forti di numero e fisicamente e moralmente sane . Ed ecco un ' altra allarmante manifestazione di quell ' imperialismo italiano che provoca tante irritate e mordenti scompostezze nei giganti di Berlino ...
LA STIRPE, FORZA DELLE RIVOLUZIONI ( CHILANTI FELICE , 1934 )
StampaPeriodica ,
Il Fascismo ha tributato per bocca del suo Duce il grande premio al popolo delle rivoluzioni . Tutte le masse rivoluzionarie del mondo moderno hanno trovato la loro forza nella stirpe ed i loro avversari nei violatori della stirpe . Di questa verità la storia dell ' ultimo secolo di vita italiana è il più chiaro esempio perché la stirpe nostra è la più genuina e la più forte . Se noi guardiamo alla prima internazionale troviamo che il primo paese a staccarsi dal blocco anglo - tedesco cui parzialmente aderivano tutti i paesi europei , Francia e Spagna comprese e varie nazioni americane , fu proprio l ' Italia . Quel buon diavolaccio di Bakunin aveva un bel gridare agli amici di Marx ed Engels che l ' Italia in realtà faceva parte della internazionale ; Engels cercò invano un pied - à - terre a Lodi , chiedendo per il socialismo italiano fondi ai compagni d ' oltreoceano ; dopo pochi mesi di movimento separatista Bakunin stesso fu coinvolto nella potenza della stirpe che innanzi tutto chiedeva una sua civiltà . E ' questo un fenomeno molto significativo . Gli interessi economici del lavoro erano comuni a tutti i popoli ; in nome di questa comunità il materialista Marx minava l ' integrità delle nazioni . Ma il popolo , la potenza integrale , la sintesi di tutte le forze , non chiedeva soltanto pane e riposo ; la sua forza contro le ingiustizie sociali era in sostanza vivificata dai motivi interiori che esso non conosceva ma da cui era fatalmente guidato che si riassumono nella stirpe . La sete di tutta una civiltà nuova , aderente alle esigenze insopprimibili di queste fondamenta spirituali ed eterne , mosse i socialisti italiani a staccarsi dalla prima internazionale . Se si considerano le rivoluzioni di popolo , oltre le contingenze e nel loro significato reale , si troverà che sono tutte mosse da questa grande forza , madre della vera civiltà e del vero progresso . Eterno tutore della stirpe è il popolo . Essere fuori o contro il popolo significa essere fuori o contro la stirpe . Delle violazioni alla stirpe delle Nazioni si potrebbe parlare a lungo ; sempre si troverà alla conclusione una rivoluzione e quindi il tentativo di costruire un nuovo Stato . In realtà , la politica precedente alla Rivoluzione francese ( e si possono risalire vari secoli con la constatazione ) fu , nella generalità , retta da norme di corte che , senza impronta di popolo , senza religiosità di Patria , potevano essere trasportate in un massimario da applicarsi a tutte le monarchie e gli imperi , indistintamente . L ' idea imperiale del dominio , in questo suo carattere , poteva facilmente trovare una universalità . L ' errore fondamentale di essa era il suo principio fondamentale . Il popolo al servizio dello Stato per la grandezza della famiglia regnante e per la gloria del trono . Resta , ad esempio , un interrogativo la grandezza dell ' impero di Filippo di Spagna ; il sole rotava perennemente sopra di esso , ma non illuminava una sua civiltà . La voce del sovrano non era la voce di un popolo e la sua potenza non era la potenza di una stirpe . Quel popolo e quella stirpe che conquistarono la grandezza a Roma . Quando il Re Sole diceva " lo Stato sono io " escludeva ogni volontà che non fosse sua , mozzava il capo al suo popolo . Non parlava in suo nome perché era da esso totalmente staccato , continuando una tradizione che aveva finito per togliere al popolo ogni facoltà volitiva , ogni ideale di grandezza e di bene . Per deficienza di stirpe , la Spagna non ebbe la sua rivoluzione e per la medesima ragione , come conseguenza immediata , l ' impero di Filippo degenerò in una nazione mediocrissima . I recenti moti insurrezionali non hanno nessun carattere rivoluzionario . Il nipote del Re Sole subì le conseguenze più atroci di tutto il male che era stato fatto alla morale di un grande popolo quale è il francese ; la potente voce della stirpe , lanciata attraverso il cielo di Parigi , agitò il popolo vero , autentico , quello che soffre per secoli e secoli ereditando dai padri e lasciando ai figli non altro che stenti ed umiliazioni ; questo popolo volle il suo Stato e per un breve periodo lo ottenne ; fino a quando fu in esso presente la fiamma d ' origine . Più tardi , il nuovo Stato , non sufficientemente organizzato a conte - nere , ad essere il popolo in subbuglio di Francia , perdette il contatto diretto con esso ; si iniziò il parlamentarismo : si costituirono membra - ne intellettualoidi , borghesi , tra governo e popolo e da questa situazione poco chiara ed affatto decisiva è nata la Francia del tempo nostro . E gli Italiani ? Che cosa facevano gli Italiani ? Venezia e Genova ave - vano piegate le vele , e la stirpe italica costruiva la nazione . Effettivamente questo nostro popolo trovò sempre una sua grandezza anche attraverso i tempi più ardui . Ma la grande violazione moderna alla stirpe dei popoli ha coinvolto anche la nazione italiana . Quando si costituì il potere plutocratico si formò una forza internazionale , operante fuori dell ' etica delle nazioni . Ancora una volta gli uomini furono il mezzo per la ricchezza , non il suo fine . Si è pensato , dalla potenza economica dei capitalisti , dalla temporanea scomparsa nella società di valori morali , rivendicati con i primi sfortunati moti rivoluzionari contro i dispotismi ed i circoli chiusi , che l ' umanità prendesse definitivamente la strada di una nuova civiltà prostrata ai piedi del vitello d ' oro . In sostanza si elaborava , in altro campo , materia per un massimario universale di norme di dominio ; il sangue blu internazionalizzato era sostituito dall ' oro , potenza internazionale . I regni erano quelli del petrolio , del ferro e del carbone . Ancora una volta al popolo fu negata la sua vita e la stirpe fu violata . Di quest ' epoca è il materialismo storico . Di quest ' epoca è sintomatico un solo fenomeno : da un lato il potenziamento progressivo del capitalismo attraverso l ' attività svolta in campo internazionale ; dall ' altro il continuo fallimento dei tentativi di internazionalizzare i motivi rivoluzionari del lavoro . Questo fenomeno è sintomatico perché sta a dire chiaramente che in realtà non erano interessi economici soltanto che il popolo doveva riscattare ; era violata una morale , una tradizione , la religione della Patria . Quanto alla rivoluzione socialista in campo internazionale , non fu possibile mai nemmeno un tentativo . La forza delle rivoluzioni è nella stirpe ; e dovranno formarsi i nazionalismi ; la guerra dovrà accendere il concetto di Patria perché il popolo possa compiere la sua rivoluzione . In nome della stirpe si può parlare di una rivoluzione russa , di una rivoluzione tedesca e di una rivoluzione italiana . A distanza di pochi anni l ' una dall ' altra , contro gli stessi avversari , questi tre grandi avvenimenti storici si sono risolti in ordinamenti ed in concezioni chiaramente distinte da un paese all ' altro . Ogni popolo ha voluto il suo Stato , lo Stato della sua stirpe ; ed in Italia , possiamo affermarlo oggi con orgoglio , lo scopo è stato raggiunto . Qui è la grandezza della nostra rivoluzione . Bastano queste parole pronunciate da Mussolini in questi ultimi tempi : " nella concezione fascista il popolo è Stato e lo Stato è popolo ... , " " Noi non permetteremo mai che sia alterato , anche di una linea , questo carattere tipicamente , fondamentalmente popolare della rivoluzione del - le Camicie nere ... , " "...la rivoluzione delle Camicie nere tende ad elevare il lavoro , riconoscendolo in tutti i suoi elementi come il fattore fondamentale di tutta la vita sociale ... , " " ... il popolo italiano entrerà intimamente nella vita della Nazione e nella vita dello Stato , sino a riassumere nelle sue mani il suo destino . " Bisogna guardarsi da un pericolo che non ci sembra molto lontano ; è necessario evitare tutte le incrostazioni e le membrane che possono , in qualsiasi modo , allontanare la vera volontà del popolo dallo Stato fascista ; che possono dar luogo a delle false interpretazioni delle sue reali necessità e condizioni . Le legittime rappresentanze del popolo sono chiamate a svolgere una attività delicatissima e sopratutto sincera ; il loro compito sociale esige molte rinunce ; bisogna avere il coraggio di dire quanto si fa e quanto non si fa ancora e di riconoscere senza palliativi di sorta le ingiustizie che la civiltà fascista deve eliminare . Questo attende il popolo dalle sue legittime rappresentanze ; questo vuole lo Stato per il suo progressivo perfezionamento . Un altro pericolo è il parlamentarismo . Non è necessario entrare a Montecitorio per fare del parlamentarismo ; anzi , per dodici anni , a Montecitorio non ne è stato fatto . Si va costituendo invece , particolarmente nell ' ambiente pubblicistico , una specie di parlamentarismo dilettante pericoloso e disonesto . Disonesto sia di fronte al popolo che di fronte allo Stato . D ' altra parte , perché il popolo possa degnamente riassumere nelle sue mani il suo destino è necessario educarlo , portarlo ad una nuova dignità . Tradurre nei fatti la formula " il popolo è Stato " significa realizzare in uno Stato la potenza di una stirpe e compiere l ' azione rivoluzionaria decisiva che sola può risolvere la questione sociale che da secoli agita il mondo .
RELIGIONE E FASCISMO ( - , 1934 )
StampaPeriodica ,
Il problema dei rapporti tra Fascismo e Religione , praticamente risolto nel suo aspetto storico con gli Accordi Lateranensi del 1929 , rima - ne tuttora aperto in non pochi spiriti , la cui raffinata sensibilità diventa inquietudine per la mancanza di una esatta comprensione di almeno uno dei termini del problema stesso . E purtroppo qualche volta avviene che tali rapporti si presentino loro sotto forma di insanabile dissidio per cui si determinano posizioni ed atteggiamenti che non possono non produrre una certa sorpresa . Vero è che non manca in taluni di questi spiriti inquieti una tal quale abilità dialettica , per cui alla Religione si sostituisce la filosofia cattolica , il che è cosa ben diversa . Ciò non impedisce però che essi , superando audacemente certe necessarie distinzioni , si riducano a formulare proposizioni di estrema gravità , come questa che è apparsa giorni fa nella pagina dedicata ai problemi filosofici di un quotidiano di Lombardia : " Il Cattolicesimo , così com ' è non soddisfa la parte migliore degli Italiani . " L ' affermazione , indubbiamente gravissima data anche l ' autorità del foglio che l ' ha ospitata , presenta subito però il punto vulnerabile , per cui non appare difficile ribatterla . A parte il fatto che il Cattolicesimo , anche così com ' è , soddisfa la stragrande maggioranza degli Italiani non esclusi i loro capi responsabili ai quali si farebbe un grave torto se li si escludesse dall ' appartenere alla " parte migliore degli Italiani " dalla sopra citata affermazione si dovrebbe dedurre che per riconciliare la " parte migliore degli Italiani " al Cattolicesimo bisognerebbe che questo si riformasse , visto che la causa del dissidio sta proprio nella sua attuale formazione . La cosa è antica più che non si creda , e viene ripetuta almeno ogni venticinquennio , ogni qual volta cioè si determini una situazione che , sconvolgendo il calmo fluire degli avvenimenti , ripropone allo spirito il problema dell ' attualità del Cattolicesimo . Come è noto , il problema è sempre stato risolto nel senso che il Cattolicesimo nulla mai ha dovuto mutare dei suoi fondamenti essenziali , immutabili perché divini e capaci quindi di aderire ad ogni atteggiamento dello spirito umano , fondamentalmente uno pur nella diversità dei tempi e dei luoghi . Se mai la Chiesa cattolica , che del Cattolicesimo è la espressione vivente e tangibile , è venuta via via interpretando lo spirito dei tempi e senza nulla mutare nella sua base dommatica e nella sua struttura gerarchica , ha sapientemente temperato la sua disciplina per accostarsi il più possibile all ' anima dei popoli . Il reclamare un rinnovamento del Cattolicesimo quasi che esso più non risponda alle esigenze dell ' anima moderna ed alla situazione creata dall ' avvento di una particolare prassi politica , è per lo meno ingenuo e denuncia una imperfetta cognizione del Cattolicesimo stesso , domma , morale , gerarchia . Questo nella migliore e più benevola delle ipotesi , perché altrimenti si dovrebbe vedere nella strana richiesta una mentalità idealistica o una manovra protestantica . Che cosa si vuol dire con frasi come queste : " Il Cristianesimo approfondito che sia nel suo significato metafisico potrebbe essere ancora una ricca miniera di verità : a questo approfondimento difficilmente la Chiesa potrebbe risolversi con qualche risultato se non colla cooperazione dello Stato " ? A parte la confusione tra Cattolicesimo e Cristianesimo , è evidente qui la mentalità da teologo progressista e la tendenza alla nazionalizzazione della Religione : cose che , perfettamente comprensibili nella Germania nazista , urtano fatalmente in Italia contro il buon senso latino e la romana chiarezza di giudizio di nostra gente . Per fortuna degli Italiani , Mussolini ha in proposito idee molto più chiare e non pretende affatto , non solo di fare della politica anticattolica contro tutti gli interessi del Fascismo , ma neppure di sostituirsi alla Chiesa in quella funzione squisitamente educatrice che le è propria per divino mandato e per intima essenza . I Patti Lateranensi ed i conseguenti accordi del 3 settembre 1931 hanno ormai chiarito nella coscienza degli Italiani le rispettive posizioni della Chiesa e dello Stato , così che ogni equivoco non è ormai più possibile . E neppure è necessario che la Chiesa rinunci ad ogni sua azione entro il territorio nazionale per dedicarsi secondo il consiglio che le vien rivolto dal quotidiano in questione ad una più vasta propaganda oltre confine . Non vediamo quali " continue e pericolose collisioni " possano nascere in Italia dal fatto che la Chiesa svolge la sua benefica azione educatrice anche tra le file delle organizzazioni del Regime e cerca di permeare dello spirito cattolico ogni forma di attività nazionale . Il sottile ed acuto articolista del quotidiano lombardo può accarezzare la speranza che " potrà cessare il Cattolicesimo , " pur consolandosi che " il suo apporto dottrinale non avrà per questo esaurito il suo processo " ; qui sta , secondo noi , l ' errore fondamentale di identificare il Cattolicesimo con un qualsiasi sistema filosofico destinato ad esaurirsi col tempo . L ' Italia fascista ha ben altre convinzioni : per cui non è errato il ritenere che il Fascismo , nel suo slancio vitale e nel suo anelito verso l ' eterno , abbia proprio voluto appoggiarsi a quell ' istituto che , solo , ha la promessa infallibile della perennità .
NOI GIORNALISTI ( OJETTI UGO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Non dimentico mai , caro Luigi Lodi , d ' avere avuto la fortuna d ' incontrare lei , al primo principio della mia vita di scrittore ; né dimentico la cordiale fiducia con cui ella accolse nella Nuova Rassegna i miei scritti , e i consigli che mi dette , e l ' ospitalità in quelle stanze agli Uffici del Vicario dove nel tardo pomeriggio o dopo il teatro si raccoglieva il meglio delle lettere d ' allora e , dal vicino Montecitorio , quei pochi del Parlamento i quali stimavano o mostravano di stimare anche i giornalisti che non scrivevano di politica ; e allora , in una parentesi tra il Don Chisciotte e il Giorno , anche lei , direttore della Nuova Rassegna , poco se ne occupava . Non dico che da parte nostra , vecchi e giovani , la stima di quei parlamentari fosse sempre ricambiata , ma anche negli epigrammi la forma era salva . Adesso , leggendo il suo libro Giornalisti , pel quale una sola critica le farei , d ' averci dipinto tutti con troppa benevolenza , quei tempi mi sono tornati così vivi alla memoria che mi sembra , finché il libro mi sta aperto davanti agli occhi , di ringiovanire . Carducci , D ' Annunzio , Martini , Pascarella , Yorick , Turco , Vassallo , Vamba , Boutet , Carletta e , da Napoli , Matilde Serao , Scarfoglio , Di Giacomo , Bracco e , da Milano , Giacosa , Praga , Rovetta e , da Bologna , Panzacchi e Guerrini ; lasciando ultimi Febea e Morello soltanto per dire che non mi so dar pace a vederli , sani e vegeti come sono , chiusi nel silenzio : tutti sono passati allora per quelle stanze e sono adesso affettuosamente ricordati in queste sue pagine . Ad aver tempo scriverei nei margini , accanto ai ricordi e ai giudizi suoi , i giudizi e ricordi miei . Ma non sono ancora arrivato al placido distacco che è il premio della sua età , e non vedrei , a cominciare da me stesso , tutto in roseo come ella vede . Cominciavo allora a collaborare alla Tribuna . Seguii Vincenzo Morello quando fondò il Giornale . Tornai con lui quando ella creò il Giorno e vi iniziai una rubrica intitolata Cose viste . Ma ormai avevo cominciato a mandare articoli al Corriere della sera , e presto , dopo un anno o due nel nuovo Giornale d ' Italia , m ' allontanai purtroppo per sempre dal giornalismo romano . A Roma i giornali lombardi erano ancora , verso il 1895 , più stimati che ammirati : giornali di provincia , pensavamo , e imprese industriali prima che fogli vivi , e scritti male , si diceva anche prima di leggerli . Scarfoglio invece e Morello , per non dir dei minori , ci rappresentavano con lei i giornalisti d ' assalto e di critica , scintillanti di brio , e di trovate quando erano all ' opposizione , svogliati ed opachi appena dovevano difendere un ministro o un ministero ; e tutti e tre , anche se condannati all ' articolo quotidiano , orgogliosi della propria cultura letteraria , delle proprie amicizie e predilezioni letterarie . Immaginare un articolo loro sulla prima colonna del Corriere della sera era come immaginare la fontana di Piazza Navona , tutta scrosci , brilli e capricci , in piazza della Scala davanti alla compassata fabbrica del Piermarini . Lei poi era , per noi giovani , l ' amico devoto di Giosuè Carducci , quello che poteva avvicinano quando voleva , che conosceva i piccoli segreti della sua vita , pronto a sposare non solo gli odi di lui ma anche le antipatie . E che ella , taciturno com ' è sempre stato , quasi mai ce ne parlasse , questo aumentava il nostro rispetto per quella sua fedeltà . Noi , s ' intende , s ' era per Gabriele d ' Annunzio , ma a dannunzieggiare sui giornali presto ci s ' accorse ch ' era come indossar la marsina per andare a vogar giù nel Tevere . Così ci si tagliava in due : nelle novelle e nei romanzi , si mirava al D ' Annunzio ; negli articoli , quando si poteva , al Carducci e , i più cauti , al Martini ; insomma , scrittori a fette . Chi mi guarì , fu proprio lei , con una pazienza inesauribile . Quando l ' articolo era tutto da rifare , la messaggera era Febea la quale , per merito dei capelli bianchi fin d ' allora o incipriati , ci parlava maternamente : Non v ' inalberate . Gigi assicura che le stesse cose le potete dire in una colonna invece che in due . La massima del Carducci , adesso tema d ' esame anche nei ginnasi , che chi dice in venti parole quel che può dire in dieci , è un uomo capace di male azioni , allora era nuova e , ai nostri stomachi dilatati dagli aggettivi dei dannunziani , indigesta . « L ' anima di lui era sempre affettuosamente aperta alla giovinezza » , ella dice del Carducci : ai giovani , s ' intende , che possedessero qualche altra qualità oltre quella , involontaria , della giovinezza . Questa dote è stata anche sua , caro Lodi , e a me è venuta da lei , ché i direttori di giornali o di riviste impazienti o sdegnosi davanti ai nomi nuovi mi sembrano simili ai nuovi ricchi che vogliono fabbricarsi in un mese un parco annoso trapiantandovi a qualunque prezzo alberi vecchi : ogni mattina nei filari si trovano un morto e un vuoto . Ho detto che allora il miglior giornalismo di Roma e di Napoli era d ' assalto e di critica . A leggere adesso nel suo libro con quanto poche migliaia di lire si fondava , in due stanze e con due redattori , un giornale , e a pensare al grande foglio in cui ho avuto per tanti anni la fortuna di lavorare al sicuro , m ' avvedo che nei loro giornali era ancora un riflesso di quelli del Risorgimento fatti per un uomo o per un ' idea e pronti per essi a morire . Certo tanta abnegazione , poiché l ' unità era raggiunta e ci si era seduti in Roma , era giù di moda , e la lotta politica ridotta alla gara parlamentare ; ma il tono era ancora quello , ché da Crispi a Zanardelli , da Minghetti a Fortis , da Imbriani a Nicotera , molti dei capi superstiti erano usciti dai tempi eroici delle guerre e delle congiure , ancora cogli stessi fulmini e lampi d ' ira e d ' odio che il giornalismo rifletteva alla meglio . Ma intanto , proprio in quelli anni stanchi , noi giovani vivendo accanto a loro anziani abbiamo imparato ad avere l ' orgoglio e la fede della nostra professione e a non stimare coloro che se ne giovano pei loro fini particolari : questo per diventar deputato o consigliere ; quello per aumentare la sua clientela d ' avvocato ; quell ' altro , nella chiusa carriera di professore , per essere temuto dai colleghi e dai superiori . È d ' allora la massima che il giornalismo porta a tutto , a patto d ' uscirne . No , per noi fu giornalista soltanto lo scrittore capace di anteporre all ' interesse proprio , alla propria tranquillità e alla propria rinomanza , la fama e la fortuna del giornale in cui scrive ; di amare più di sé stesso i propri lettori ; di scrivere per loro , e non per i colleghi ; di vivere giorno per giorno , ora per ora , con l ' intelligenza , gli occhi , gli orecchi tesi a cogliere l ' attimo che passa ; di far consistere , se è un cronista , la propria felicità nello scoprire ogni mattina qualche cosa di nuovo e d ' inedito , di presentano nel modo più rapido e colorito e , davanti a un morto prima di piangere , nel pieno d ' una festa prima di divertirsi , capace di pensare a quel che ne dovrà subito scrivere , per fare il giorno dopo piangere o ridere i suoi lettori ; capace d ' avere ogni giorno , se è un direttore , un ' idea migliore di quella del giorno avanti , migliore anche per la semplice ragione che quella di ieri è ormai inutile ; se è un critico , ascoltando una commedia , guardando un quadro , leggendo un libro , capace di badare solo ai propri affetti e al proprio giudizio e a quello dei commediografi , dei pittori , degli scrittori , ma anche agli affetti e al giudizio del pubblico attorno a lui , e non solo per correggere o per approvare questo giudizio ma anche per fare la cronaca e la storia del gusto , cronaca e storia ignorate dai critici e dai professori che scrivono solo nei libri ; capace infine , se è uno scrittore d ' articoli , di far dimenticare ogni giorno l ' articolo che ha scritto il giorno prima o la settimana prima , scrivendone un altro più nuovo e più vivo e attuale perché non ha animo di giornalista chi s ' affida al suo articolo di ieri . Molti adesso hanno giustamente rivendicato all ' articolo di giornale la dignità letteraria : tra i più recenti rivendicatori , e con più diritto di altri , Antonio Baldini . Se ben ricordo , fin , nel Petrarca delle Epistole egli è andato a trovarci un antenato , e ha ragione perché anche lì spesso si tratta dei « fatti del giorno » . Ma il Petrarca si sceglieva gli argomenti ; e in questo , almeno in questo , egli non era giornalista , perché al giornalista l ' argomento è imposto dalla cronaca , e in un giornale ben fatto nemmeno in « terza pagina » una riga dovrebbe apparire che non fosse legata a un fatto recente e recentissimo , magari a un fatto che il giornale e il giornalista preferirebbero di tacere ai lettori . Collaboravo già da qualche mese al Corriere della sera quando conobbi Eugenio Torelli Viollier . S ' era , credo , nel 1899 . Il Torelli era venuto a Roma per convincere Domenico Oliva , deputato al Parlamento e direttore politico del Corriere , a parlare alla Camera contro il disegno di legge del generale Pelloux sulla stampa . L ' Oliva per disciplina di partito non acconsentì , e Torelli nominò direttore anche politico del Corriere Luigi Albertini che da più d ' un anno era l ' anima del giornale . Quel giorno in un salotto del vecchio « Albergo di Roma » a San Carlo al Corso , dai mobili di legno nero coperti di velluto rosso come nelle sale d ' aspetto di prima classe , Eugenio Torelli Viollier , adirato per quel rifiuto , s ' aprì a me giovane giornalista con un calore che non gli vidi più nei pochi mesi che ancora visse . Egli non riusciva a capire che il direttore d ' un grande giornale potesse avere anche la minore ambizione di sedere in Parlamento e la modestia d ' ubbidire alle deliberazioni d ' un gruppo parlamentare . Non ricordo più come venisse a quest ' altro argomento , ma mi ricordo , nel vano d ' una finestra , il volto di lui fine e nervoso dentro la barba a ventaglio , e gli occhi scintillanti dietro le lenti : - - - Sa lei in che cosa si distingue un grande giornale da un piccolo giornale ? La tiratura non conta , l ' abbondanza e prontezza dei servizi non contano . E ' un grande giornale quello soltanto che pubblica anche le notizie che gli fanno dispiacere ; è un piccolo giornale quello che le tace . Si fermò si passò la mano nella barba , mi venne più vicino , sorrise : - - - S ' intende : la notizia che ci dispiace , la si commenta nel modo che più ci piace - - - . Per la verità debbo dire che il giornalismo romano di allora , giornalismo tutto di parte , non aveva , caro Lodi , l ' abitudine di rispettare sempre quella massima . Mi fermo . Non vorrei , proprio scrivendo a lei per ringraziarla d ' un bel libro su noi o sulla nostra professione , far quei commenti in margine ai quali accennavo pocanzi , a rovesciare su queste pagine i miei ricordi e le mie convinzioni di scrittor di giornali . Se un giorno lo farò , auguro a me stesso d ' avere la sua lucida memoria e la sua serenità superiore ormai agli uomini e ai partiti . Creda al mio memore affetto . Ugo Ojetti