StampaPeriodica ,
La
storia
del
socialismo
non
è
la
storia
di
un
fenomeno
omogeneo
.
Nel
corso
di
travagliate
vicende
sotto
le
insegne
del
socialismo
si
sono
raccolti
e
confusi
elementi
distinti
e
persino
reciprocamente
repulsivi
.
Statalismo
e
antistatalismo
,
collettivismo
e
individualismo
,
autoritarismo
e
anarchismo
,
queste
e
altre
tendenze
ancora
si
sono
incontrate
e
scontrate
nel
movimento
operaio
sin
da
quando
esso
cominciò
a
muovere
i
suoi
primi
passi
come
unità
politica
e
di
classe
.
In
certe
circostanze
storiche
le
impostazioni
ideologiche
diverse
sono
addirittura
sfociate
in
una
vera
e
propria
guerra
fratricida
.
È
così
avvenuto
che
tutti
i
partiti
,
le
correnti
e
le
scuole
che
si
sono
richiamate
al
socialismo
,
si
sono
poste
in
antagonismo
al
capitalismo
,
ma
ciò
non
è
quasi
mai
stato
sufficiente
ad
eliminare
divisioni
e
contrapposizioni
.
I
modelli
di
società
che
indicavano
come
alternativa
alla
società
capitalistica
erano
spesso
antitetici
.
La
profonda
diversità
dei
«
socialismi
»
apparve
con
maggiore
chiarezza
quando
i
bolscevichi
si
impossessarono
del
potere
in
Russia
.
Si
contrapposero
e
si
scontrarono
concezioni
opposte
.
Infatti
c
'
era
chi
aspirava
a
riunificare
il
corpo
sociale
attraverso
l
'
azione
dominante
dello
Stato
e
c
'
era
chi
auspicava
il
potenziamento
e
lo
sviluppo
del
pluralismo
sociale
e
delle
libertà
individuali
.
Riemerse
così
il
vecchio
dissidio
fra
statalisti
e
antistatalisti
,
autoritari
e
libertari
,
collettivistici
e
non
.
La
divisione
si
riflesse
a
grandi
linee
nell
'
esistenza
di
due
distinte
organizzazioni
internazionali
.
I
primi
,
eredi
della
tradizione
giacobina
,
si
raggrupparono
sotto
la
bandiera
del
marxismo
-
leninismo
,
mentre
i
secondi
volevano
rimanere
nell
'
alveo
della
tradizione
pluralistica
della
civiltà
occidentale
.
A
partire
dal
1919
il
socialismo
,
anche
dal
punto
di
vista
organizzativo
,
sarà
attraversato
da
due
grandi
correnti
e
da
molti
rivoli
collaterali
,
che
si
potrebbero
meglio
definire
solo
analizzando
la
storia
dei
singoli
partiti
.
Non
sono
pochi
a
ritenere
che
la
scissione
,
vista
nelle
sue
grandi
linee
,
viene
da
lontano
.
C
'
è
chi
ne
vede
le
radici
nella
stessa
Rivoluzione
francese
,
durante
la
quale
,
mentre
era
in
atto
la
guerra
contro
l
'
Antico
Regime
,
si
scontrarono
due
concezioni
della
società
ideale
;
quella
autoritaria
e
centralistica
e
quella
libertaria
e
pluralistica
.
Già
nelle
analisi
di
Proudhon
per
esempio
si
tenta
l
'
individuazione
delle
radici
etico
-
politiche
del
conflitto
latente
,
che
lacerava
la
sinistra
.
In
Proudhon
c
'
è
infatti
un
'
appassionata
difesa
non
solo
delle
radici
ideali
della
protesta
operaia
contro
lo
sfruttamento
capitalistico
ma
anche
una
percezione
acuta
della
divaricazione
sostanziale
tra
la
società
socialista
e
la
società
comunista
.
Da
un
lato
il
comunismo
che
vuole
la
soppressione
del
mercato
,
la
statalizzazione
integrale
della
società
e
la
cancellazione
di
ogni
traccia
di
individualismo
.
Dall
'
altra
il
socialismo
,
che
progetta
di
instaurare
il
controllo
sociale
dell
'
economia
e
lavora
per
il
potenziamento
della
società
rispetto
allo
Stato
e
per
il
pieno
sviluppo
della
personalità
individuale
.
Proudhon
considerava
il
socialismo
come
il
superamento
storico
del
liberalismo
e
vedeva
nel
comunismo
una
«
assurdità
antidiluviana
»
che
,
se
fosse
prevalso
,
avrebbe
«
asiatizzato
»
la
civiltà
europea
.
Lo
stesso
Proudhon
ci
ha
lasciato
una
descrizione
profetica
di
che
cosa
avrebbe
generato
l
'
istituzionalizzazione
del
rigido
modello
statalista
e
collettivistico
:
«
la
sfera
pubblica
porterà
alla
fine
di
ogni
proprietà
;
l
'
associazione
provocherà
la
fine
di
tutte
le
associazioni
separate
e
il
loro
riassorbimento
in
una
sola
;
la
concorrenza
,
rivolta
contro
se
stessa
,
porterà
alla
soppressione
della
concorrenza
;
la
libertà
collettiva
,
infine
,
dovrà
inglobare
le
libertà
cooperative
,
locali
e
particolari
»
.
Conseguentemente
sarebbe
nata
«
una
democrazia
compatta
fondata
in
apparenza
sulla
dittatura
delle
masse
,
ma
in
cui
le
masse
avrebbero
avuto
solo
il
potere
di
garantire
la
servitù
universale
,
secondo
le
formule
e
le
parole
d
'
ordine
prese
a
prestito
dal
vecchio
assolutismo
riassumibili
:
-
comunione
del
potere
;
-
accentramento
;
-
distruzione
sistematica
di
ogni
pensiero
individuale
,
cooperativo
e
locale
,
ritenuto
scissionistico
;
-
polizia
inquisìtoriale
;
-
abolizione
o
almeno
restrizione
della
famiglia
e
,
a
maggior
ragione
,
dell
'
eredità
;
-
suffragio
universale
organizzato
in
modo
tale
da
sanzionare
continuamente
questa
sorta
di
anonima
tirannia
,
basata
sul
prevalere
di
soggetti
mediocri
o
perfino
incapaci
e
sul
soffocamento
degli
spiriti
indipendenti
,
denunciati
come
sospetti
e
,
naturalmente
,
inferiori
di
numero
»
.
Qui
,
come
si
vede
,
Proudhon
indica
che
cosa
non
doveva
essere
il
socialismo
e
contemporaneamente
che
cosa
sarebbe
diventata
la
società
se
fosse
prevalso
il
modello
collettivistico
basato
sulla
statizzazione
integrale
dei
mezzi
di
produzione
e
sulla
soppressione
del
mercato
.
La
storia
purtroppo
ha
portato
qualche
elemento
di
fatto
a
sostegno
della
sua
previsione
.
Il
socialismo
di
Stato
,
messi
in
disparte
tutti
i
valori
,
le
istituzioni
e
i
principi
della
civiltà
moderna
,
li
ha
sostituiti
con
un
modello
di
vita
collettivistico
,
burocratico
e
autoritario
,
cioè
con
un
sistema
pre
-
moderno
.
E
ciò
è
tanto
vero
che
molti
rappresentanti
della
cultura
del
dissenso
spingono
la
loro
critica
sino
al
punto
di
vedere
nel
comunismo
,
così
come
storicamente
si
è
realizzato
,
una
vera
e
propria
«
restaurazione
asiatica
»
.
Ma
,
per
venire
ad
analisi
più
recenti
,
ricordiamo
che
molti
altri
intellettuali
della
sinistra
europea
hanno
sviluppato
questo
filone
critico
.
Da
Russell
a
Carlo
Rosselli
a
Cole
ci
perviene
un
unico
stimolo
che
ci
invita
a
non
confondere
il
socialismo
con
il
comunismo
,
la
piena
libertà
estesa
a
tutti
gli
uomini
con
la
cosiddetta
libertà
collettiva
.
Il
superamento
storico
del
liberalismo
con
la
sua
distruzione
.
Il
carattere
autoritario
di
ciò
che
viene
chiamato
il
«
socialismo
reale
o
maturo
»
non
è
una
deviazione
rispetto
alla
dottrina
,
una
degenerazione
frutto
di
una
data
somma
di
errori
,
bensì
la
concretizzazione
delle
implicazioni
logiche
dell
'
impostazione
rigidamente
collettivistica
originariamente
adottata
.
L
'
esame
dei
fondamenti
essenziali
del
leninismo
non
può
che
confermare
tale
tesi
.
Fino
alla
pubblicazione
di
«
Che
fare
?
»
Lenin
fu
sostanzialmente
un
marxista
ortodosso
:
credeva
che
il
socialismo
si
sarebbe
realizzato
solo
nei
paesi
capitalistici
avanzati
e
solo
a
condizione
che
la
classe
operaia
avesse
raggiunto
un
elevato
grado
di
coscienza
politica
e
di
maturità
culturale
.
Ma
nel
«
Che
fare
?
»
queste
tesi
sono
letteralmente
rovesciate
.
Dalla
teoria
e
dalla
prassi
del
socialismo
democratico
europeo
si
passa
a
uno
schema
rivoluzionario
e
giacobino
.
Lenin
stesso
definisce
il
rivoluzionario
marxista
«
un
giacobino
al
servizio
della
classe
operaia
»
e
propone
di
creare
un
partito
composto
esclusivamente
di
«
rivoluzionari
di
professione
»
.
Così
il
socialismo
da
compito
storico
della
classe
operaia
diventa
qualcosa
che
deve
essere
pensato
,
costruito
e
diretto
da
una
élite
selezionata
di
individui
posti
al
di
sopra
della
massa
.
Lenin
comincia
col
distinguere
due
forme
o
gradi
di
percezione
della
realtà
:
la
«
spontaneità
»
e
la
«
coscienza
»
:
solo
la
seconda
permette
di
anti
-
vedere
i
fini
ultimi
della
Storia
.
Successivamente
Lenin
afferma
perentoriamente
che
gli
operai
non
possono
avere
il
tipo
di
visione
del
reale
che
è
proprio
della
coscienza
poiché
privi
del
sapere
filosofico
e
scientifico
.
Essi
,
abbandonati
alle
loro
tendenze
spontanee
,
sono
condannati
a
muoversi
entro
l
'
ambito
delle
leggi
del
sistema
.
Tutt
'
al
più
possono
raggiungere
una
«
coscienza
sindacale
»
dei
loro
interessi
immediati
,
non
già
una
coscienza
politica
che
può
essere
prodotta
solo
al
di
fuori
della
loro
condizione
di
classe
.
E
i
«
portatori
esterni
»
della
«
giusta
coscienza
»
,
sono
sempre
secondo
Lenin
,
gli
intellettuali
.
Ad
essi
,
quindi
,
spetta
il
ruolo
storico
organizzativo
e
dirigente
del
movimento
operaio
.
Date
queste
premesse
,
ovviamente
il
soggetto
rivoluzionano
non
può
essere
la
classe
operaia
bensì
il
corpo
scelto
degli
intellettuali
che
si
sono
consacrati
alla
rivoluzione
comunista
.
Il
pericolo
che
gli
anarchici
russi
avevano
sottolineato
con
estrema
energia
e
cioè
che
la
classe
operaia
fosse
«
colonizzata
»
dagli
intellettuali
declasses
che
entravano
in
un
movimento
socialista
quali
«
tribuni
della
plebe
»
diviene
con
il
«
Che
fare
?
»
una
realtà
.
Lenin
teorizza
infatti
con
grande
franchezza
il
diritto
-
dovere
degli
intellettuali
guidati
dalla
«
scienza
marxista
»
di
sottoporre
la
classe
operaia
alla
loro
direzione
.
L
'
ammissione
storica
che
Marx
aveva
assegnato
al
proletariato
doveva
raccogliersi
nelle
mani
dell
'
intelligencija
rivoluzionaria
.
Si
capisce
agevolmente
perché
Trockij
,
Plechanov
,
Martov
e
Rosa
Luxemburg
abbiano
accusato
Lenin
di
«
sostitutismo
»
.
Ai
loro
occhi
l
'
idea
leninista
di
subordinare
la
classe
operaia
alla
direzione
paternalistica
dell
'
élite
cosciente
ed
attiva
appariva
come
un
capovolgimento
del
marxismo
e
come
un
ritorno
alla
tradizione
giacobina
.
«
Trockij
in
particolare
stigmatizzò
la
teoria
leninista
poiché
essa
confondeva
la
dittatura
del
proletariato
con
la
dittatura
sul
proletariato
e
affidava
la
missione
storica
di
edificare
il
socialismo
non
alla
classe
operaia
dotata
di
iniziativa
che
ha
preso
nelle
sue
mani
le
sorti
della
società
,
ma
a
una
organizzazione
forte
,
autoritaria
che
domina
il
proletariato
ed
attraverso
ad
esso
la
società
»
.
Era
il
Trockij
menscevico
che
prevedeva
come
lo
spirito
di
setta
e
il
manicheismo
giacobino
che
Lenin
voleva
introdurre
nel
movimento
operaio
avrebbero
avuto
conseguenze
disastrose
.
In
effetti
«
Che
fare
?
»
apparve
a
molti
come
un
'
aggressiva
ripresa
del
progetto
di
Robespierre
,
che
già
molte
scuole
socialiste
europee
avevano
definito
come
una
sorta
di
dispotismo
pseudo
-
socialista
.
Il
modello
di
partito
ideato
da
Lenin
e
una
istituzione
resa
monolitica
dal
vincolo
dell
'
ortodossia
e
dal
principio
della
subordinazione
assoluta
e
senza
riserve
delle
volontà
individuali
alla
volontà
collettiva
.
Il
partito
bolscevico
fu
sin
dal
suo
atto
di
nascita
,
una
organizzazione
ferreamente
disciplinata
e
impegnata
nella
diffusione
su
scala
planetaria
del
socialismo
scientifico
,
interpretato
come
una
dottrina
a
carattere
salvifico
,
cioè
una
setta
di
«
veri
credenti
»
che
in
nome
del
proletariato
riteneva
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
instaurare
il
suo
dominio
totale
sulla
società
per
rigenerarla
.
Nessuno
meglio
di
Rosa
Luxemburg
ha
descritto
le
conseguenze
elitaristiche
e
burocratiche
che
da
una
tale
concezione
e
prassi
derivavano
.
«
Un
centralismo
spiegato
,
il
cui
principio
vitale
è
da
un
lato
il
netto
rilievo
e
la
separazione
della
truppa
organizzata
dai
rivoluzionari
dichiarati
e
attivi
dall
'
ambiente
,
pur
esso
rivoluzionariamente
attivo
ma
non
organizzato
,
che
li
circonda
,
e
dall
'
altro
la
rigida
disciplina
e
l
'
intromissione
diretta
,
decisiva
,
determinante
delle
istanze
centrali
in
tutte
le
manifestazioni
vitali
delle
organizzazioni
locali
del
partito
Chiudere
il
movimento
nella
corazza
di
un
centralismo
burocratico
che
degrada
il
proletariato
militante
a
docile
strumento
di
un
comitato
»
.
La
dittatura
sul
proletariato
Come
ha
scritto
Isaak
Deutscher
«
poiché
la
classe
operaia
non
era
là
(
dove
sarebbe
dovuta
esserci
per
esercitare
la
direzione
)
i
bolscevichi
decisero
di
agire
come
suoi
luogotenenti
e
fiduciari
fino
al
momento
in
cui
la
vita
fosse
diventata
più
normale
e
una
nuova
classe
lavoratrice
si
fosse
affermata
e
sviluppata
.
Per
questa
strada
naturalmente
si
giungeva
alla
dittatura
della
burocrazia
,
al
potere
incontrollato
e
alla
corruzione
attraverso
il
potere
»
.
Ma
,
occorre
ripeterlo
,
tale
paradossale
fenomeno
-
la
dittatura
del
proletariato
senza
il
proletariato
,
la
«
dittatura
per
procura
»
esercitata
in
nome
e
per
conto
della
classe
-
non
può
essere
considerata
una
conseguenza
non
prevista
e
non
prevedibile
.
E
sempre
il
Trockij
menscevico
che
nel
1904
scrive
che
se
il
progetto
leninista
si
fosse
realizzato
«
il
partito
sarebbe
stato
sostituito
dall
'
organizzazione
del
partito
,
l
'
organizzazione
sarebbe
stata
a
sua
volta
sostituita
dal
comitato
centrale
ed
infine
il
comitato
centrale
dal
dittatore
»
.
Con
il
successo
storico
-
politico
del
leninismo
la
logica
giacobina
con
tutte
le
sue
componenti
vecchie
e
nuove
che
sfociano
nella
dittatura
rivoluzionaria
prende
il
sopravvento
sulla
logica
pluralistica
e
democratica
del
socialismo
e
la
Russia
si
incammina
sulla
strada
del
collettivismo
burocratico
-
totalitario
.
Ora
,
dato
che
la
meta
finale
indicata
da
Lenin
era
la
società
senza
classi
e
senza
Stato
,
si
potrebbe
parlare
di
«
eterogenesi
dei
fini
»
nel
senso
che
i
mezzi
adoperati
hanno
fagocitato
l
'
ideale
.
Il
leninismo
al
potere
sarebbe
,
da
questo
punto
di
vista
,
la
dimostrazione
che
non
è
possibile
scindere
i
mezzi
dai
fini
e
che
la
storia
non
è
«
razionale
»
bensì
«
ironica
»
e
persino
«
crudele
»
.
Ma
in
realtà
il
conflitto
tra
bolscevismo
e
socialismo
democratico
non
fu
un
semplice
conflitto
sui
mezzi
da
adoperare
per
avanzare
verso
la
società
ideale
.
Tale
conflitto
è
stato
senz
'
altro
uno
dei
fattori
che
ha
segnato
la
demarcazione
netta
nel
seno
del
movimento
operaio
,
ma
non
certamente
quello
decisivo
.
Fra
comunismo
leninista
e
socialismo
esiste
una
incompatibilità
sostanziale
che
può
essere
sintetizzata
nella
contrapposizione
tra
collettivismo
e
pluralismo
.
Il
leninismo
è
dominato
dall
'
ideale
della
società
omogenea
,
compatta
,
indifferenziata
.
C
'
è
nel
leninismo
la
convinzione
che
la
natura
umana
è
stata
degradata
dall
'
apparizione
della
proprietà
privata
,
che
ha
disintegrato
la
comunità
primitiva
scatenando
la
guerra
di
classe
.
E
c
'
è
soprattutto
il
desiderio
di
ricreare
l
'
unità
originaria
facendo
prevalere
la
volontà
collettiva
sulle
volontà
individuali
,
di
interesse
generale
sugli
interessi
particolari
.
In
questo
senso
il
comunismo
è
organicamente
totalitario
,
nel
senso
che
postula
la
possibilità
di
istituire
un
ordine
sociale
così
armonioso
da
poter
far
a
meno
dello
Stato
e
dei
suoi
apparati
coercitivi
.
Questo
«
totalitarismo
del
consenso
»
deve
però
essere
preceduto
da
un
«
totalitarismo
della
coercizione
»
.
Tanto
è
vero
che
Lenin
non
ha
esitato
a
descrivere
la
dittatura
del
partito
bolscevico
come
«
un
potere
che
poggia
direttamente
sulla
violenza
e
che
non
è
vincolata
da
nessuna
legge
»
.
Pure
la
meta
finale
resta
la
società
senza
Stato
,
cioè
«
il
paradiso
in
terra
»
(
Lenin
)
successivo
alla
«
resurrezione
dell
'
umanità
»
(
Bucharin
)
.
Talché
si
può
dire
che
la
meta
finale
indicata
dal
comunismo
è
«
un
Regno
di
Dio
senza
Dio
»
,
cioè
la
costruzione
reale
del
regno
millenario
di
pace
e
di
giustizia
illusoriamente
promesso
del
messianesimo
giudaicocristiano
.
Non
è
certo
un
caso
,
dunque
,
che
Gramsci
sia
arrivato
a
definire
il
marxismo
«
la
religione
che
ammazzerà
il
cristianesimo
»
realizzando
le
sue
esaltanti
promesse
e
facendo
passare
dalla
potenza
all
'
atto
l
'
ideale
della
società
perfetta
.
Se
questa
interpretazione
del
leninismo
è
corretta
,
allora
la
contrapposizione
fra
socialismo
e
comunismo
è
certo
molto
profonda
.
Il
comunismo
leninista
ha
mire
palingenetiche
:
è
una
religione
travestita
da
scienza
che
pretende
di
aver
trovato
una
risposta
a
tutti
i
problemi
della
vita
umana
.
Per
questo
non
ha
voluto
tollerare
rivali
ed
è
in
una
parola
«
totalitario
»
.
Milovan
Gilas
e
Gilles
Martinet
lo
hanno
sottolineato
in
maniera
convincente
:
il
leninismo
nella
misura
in
cui
aspira
a
rigenerare
la
natura
umana
,
a
creare
un
mondo
purificato
da
ogni
negatività
,
a
porre
fine
allo
scandalo
del
male
,
è
una
dottrina
millenaristica
che
,
una
volta
al
potere
,
non
può
produrre
che
uno
Stato
ideologico
retto
una
casta
.
Gramsci
ha
teorizzato
senza
perifrasi
la
natura
«
totalitaria
»
e
persino
«
divina
»
del
partito
comunista
,
che
non
a
caso
ha
definito
"
il
focolare
della
fede
e
il
custode
della
dottrina
del
socialismo
scientifico
»
.
Il
partito
marxista
-
leninista
in
quanto
incarna
il
progetto
di
disalienazione
totale
dell
'
umanità
,
è
una
istituzione
carismatica
che
racchiude
in
sè
tutte
le
verità
e
tutta
la
moralità
della
teoria
.
Esso
esprime
l
'
etica
,
la
scienza
del
«
proletariato
ideale
»
che
deve
illuminare
il
«
proletariato
reale
»
e
indicargli
«
la
via
della
salvezza
»
(
come
si
legge
nella
risoluzione
del
secondo
Congresso
del
Komintern
)
.
Nelle
sue
mani
ci
sono
«
le
chiavi
della
storia
»
poiché
esso
orienta
sua
azione
alla
luce
dell
'
unica
dottrina
che
sia
scientifica
e
salvifica
ad
un
tempo
.
Per
questo
il
comunismo
non
può
venire
a
patti
con
lo
spirito
critico
,
il
dubbio
metodico
,
la
pluralità
delle
filosofie
,
insomma
con
tutto
ciò
che
rappresenta
il
patrimonio
culturale
della
civiltà
occidentale
laica
e
liberale
.
Esso
,
come
soleva
ricordare
Bertrand
Russell
a
coloro
che
si
facevano
un
'
immagine
mitologica
del
marxismo
-
leninismo
,
si
fonda
sull
'
idea
che
deve
esistere
un
'
autorità
ideologica
(
il
partito
)
che
stabilisce
autocraticamente
i
confini
che
separano
il
bene
dal
male
,
il
vero
dall
'
errore
,
l
'
utile
dal
dannoso
.
Di
qui
l
'
elevazione
del
marxismo
a
filosofia
(
obbligatoria
)
di
Stato
,
l
'
istituzionalizzazione
dell
'
inquisizione
rivoluzionaria
,
la
lotta
accanita
e
spietata
contro
i
devianti
,
i
dissidenti
e
gli
eretici
.
Rispetto
alla
ortodossia
comunista
,
il
socialismo
è
democratico
,
laico
e
pluralista
.
Non
intende
elevare
nessuna
dottrina
al
rango
di
ortodossia
,
non
pretende
porre
i
limiti
alla
ricerca
scientifica
e
al
dibattito
intellettuale
,
non
ha
ricette
assolute
da
imporre
.
Riconosce
che
il
diritto
più
prezioso
dell
'
uomo
è
il
diritto
all
'
errore
.
E
questo
perché
il
socialismo
non
intende
porsi
come
surrogato
,
ideale
e
reale
,
delle
religioni
positive
.
Il
socialismo
nella
sua
versione
democratica
ha
un
progetto
etico
-
politico
che
si
inserisce
nella
tradizione
dell
'
illuminismo
riformatore
e
che
può
essere
sintetizzato
nei
seguenti
termini
:
socializzazione
dei
valori
della
civiltà
liberale
,
diffusione
del
potere
,
distribuzione
ugualitaria
della
ricchezza
e
delle
opportunità
di
vita
,
potenziamento
e
sviluppi
degli
istituti
di
partecipazione
delle
classi
lavoratrici
ai
processi
decisionali
.
Carlo
Rosselli
definiva
appunto
il
socialismo
come
un
liberalismo
organizzatore
e
socializzatore
.
Dalla
pretesa
che
il
comunismo
ha
di
fare
«
l
'
uomo
nuovo
»
deriva
del
tutto
logicamente
il
disegno
di
ristrutturare
tutto
il
campo
sociale
secondo
un
criterio
unico
e
assolutamente
vincolante
.
Il
principio
di
fondo
è
stato
formulato
da
Lenin
in
termini
inequivocabili
:
«
il
partito
tutto
corregge
,
designa
e
dirige
in
base
a
un
criterio
unico
»
al
fine
di
sostituire
«
l
'
anarchia
del
mercato
»
con
la
"
centralizzazione
assoluta
"
.
E
in
effetti
,
del
tutto
coerentemente
con
la
dottrina
,
i
bolscevichi
non
appena
conquistarono
lo
Stato
incominciarono
a
distruggere
sistematicamente
,
metodicamente
,
ogni
centro
di
vita
autonoma
e
operarono
in
modo
da
concentrare
tutto
il
potere
politico
,
economico
e
spirituale
in
un
'
unica
struttura
di
comando
,
l
'
apparato
del
partito
.
E
chi
dice
apparato
dice
controllo
integrale
della
società
da
parte
degli
amministratori
universali
.
Fu
così
che
prese
corpo
lo
Stato
padrone
di
ogni
cosa
,
delle
risorse
economiche
delle
istituzioni
degli
uomini
e
persino
delle
idee
.
L
'
autonomia
della
società
civile
fu
intenzionalmente
soffocata
,
la
spontaneità
sociale
limitata
o
soppressa
,
l
'
individualismo
ridotto
ai
minimi
termini
.
Il
grande
paradosso
della
via
comunista
Ma
,
evidentemente
tutto
ciò
implica
la
burocratizzazione
integrale
della
società
la
quale
come
si
legge
in
«
Stato
e
rivoluzione
»
,
diventa
per
ciò
stesso
«
un
unico
ufficio
ed
un
unico
stabilimento
industriale
»
diretto
dall
'
alto
dell
'
apparato
del
partito
che
vigilerà
sugli
uomini
affinché
essi
non
deviino
dalla
retta
via
fissata
dall
'
ortodossia
.
Di
qui
la
descrizione
del
progetto
collettivistico
data
da
Gilas
:
«
Lo
Stato
comunista
opera
per
raggiungere
la
completa
spersonalizzazione
dell
'
individuo
,
delle
nazioni
e
anche
dei
propri
appartenenti
.
Aspira
a
trasformare
la
società
intera
in
una
società
di
funzionari
.
Aspira
a
controllare
,
direttamente
o
indirettamente
,
salari
e
stipendi
,
alloggi
e
attività
intellettuali
»
.
Analogamente
Pierre
Naville
ha
scritto
che
«
la
burocrazia
nel
socialismo
di
Stato
gode
di
uno
statuto
fino
ad
oggi
sconosciuto
:
di
fatto
essa
controlla
la
totalità
della
vita
economica
,
ed
esercita
questo
controllo
dall
'
alto
E
'
nel
socialismo
di
Stato
che
la
burocrazia
mostra
finalmente
la
su
reale
natura
:
essa
è
l
'
organizzazione
gerarchica
applicata
a
tutto
,
l
'
armatura
reale
della
vita
sociale
e
privata
,
il
comando
su
ogni
cosa
.
Essa
incarna
lo
Stato
nella
sua
doppia
dimensione
nazionale
e
nel
suo
imperialismo
internazionale
»
.
A
questo
punto
possiamo
trarre
alcune
conclusioni
di
ordine
generale
.
Leninismo
e
pluralismo
sono
termini
antitetici
se
prevale
il
primo
muore
il
secondo
.
La
democrazia
(
liberale
o
socialista
)
presuppone
l
'
esistenza
di
una
pluralità
di
centri
di
poteri
(
economici
,
politici
,
religiosi
,
etc
.
)
in
concorrenza
fra
di
loro
,
la
cui
dialettica
impedisce
il
formarsi
di
un
potere
assorbente
e
totalitario
.
Di
qui
la
possibilità
che
la
società
civile
abbia
una
certa
autonomia
rispetto
allo
Stato
e
che
gli
individui
e
i
gruppi
possano
fruire
di
zone
protette
dall
'
ingerenza
della
burocrazia
.
La
società
pluralistica
inoltre
è
una
società
laica
nel
senso
che
non
c
'
è
alcuna
filosofia
ufficiale
di
Stato
,
alcuna
verità
obbligatoria
.
Nella
società
pluralistica
la
legge
della
concorrenza
non
opera
solo
nella
sfera
dell
'
economia
,
ma
anche
in
quella
politica
e
in
quella
delle
idee
.
Il
che
presuppone
che
lo
Stato
è
laico
solo
nella
misura
in
cui
non
pretende
di
esercitare
,
oltre
al
monopolio
della
violenza
,
anche
il
monopolio
della
gestione
dell
'
economia
e
della
produzione
scientifica
.
In
breve
:
l
'
essenza
del
pluralismo
è
l
'
assenza
del
monopolio
.
Tutto
il
contrario
delle
tendenze
che
si
sono
affermate
nel
sistema
comunista
.
I
veri
marxisti
-
leninisti
non
possono
tollerare
contropoteri
,
ideali
comunitari
diversi
da
quello
collettivistico
.
Per
questo
essi
sentono
di
avere
il
diritto
-
dovere
di
imporre
il
«
socialismo
scientifico
»
ai
recalcitranti
.
Per
questo
Gramsci
aveva
teorizzato
la
figura
del
moderno
Principe
come
«
il
solo
regolatore
»
della
vita
umana
.
La
meta
finale
è
la
società
senza
Stato
,
ma
per
giungervi
occorre
statizzare
ogni
cosa
.
Questo
in
sintesi
è
il
grande
paradosso
del
leninismo
.
Ma
come
è
mai
possibile
estrarre
la
libertà
totale
dal
potere
totale
?
Invece
di
potenziare
la
società
contro
lo
Stato
,
si
è
reso
onnipotente
lo
Stato
con
le
conseguenze
previste
da
tutti
gli
intellettuali
della
sinistra
revisionistica
che
hanno
visto
nel
monopolio
delle
risorse
materiali
e
intellettuali
la
matrice
dell
'
autoritarismo
di
Stato
.
Pertanto
se
vogliamo
procedere
verso
il
pluralismo
socialista
,
dobbiamo
muoverci
in
direzione
opposta
a
quella
indicata
dal
leninismo
:
dobbiamo
diffondere
il
più
possibile
il
potere
economico
,
politico
e
culturale
.
Il
socialismo
non
coincide
con
lo
statalismo
.
Il
socialismo
,
come
ha
ricordato
Norberto
Bobbio
è
la
democrazia
pienamente
sviluppata
,
dunque
è
il
superamento
storico
del
pluralismo
liberale
e
non
già
il
suo
annientamento
.
È
la
via
per
accrescere
e
non
per
ridurre
i
livelli
di
libertà
e
di
benessere
e
di
uguaglianza
.
StampaPeriodica ,
I
.
Lo
sviluppo
,
in
civiltà
,
complessività
e
conoscenza
delle
nazioni
,
richiede
nella
loro
storia
politica
una
alternativa
di
decentramenti
e
concentramenti
della
somma
del
potere
governante
.
I
periodi
in
cui
si
sente
necessario
decentrare
e
distribuire
tale
potere
,
sono
periodi
di
agitazione
e
culminano
nelle
rivoluzioni
;
i
periodi
di
maggiore
concentramento
corrispondono
all
'
imporsi
dei
regimi
assoluti
.
Questa
legge
appare
molto
chiara
nella
storia
di
Francia
.
Il
potere
assegnato
dal
feudalismo
ai
marchesi
,
protettori
delle
regioni
di
confine
,
aumenta
fino
a
sembrare
pericolo
per
la
unità
dello
Stato
;
allora
Luigi
XIV
chiama
a
sé
i
marchesi
e
ne
fa
dei
funzionari
della
Corte
.
Con
l
'
andare
del
tempo
questo
genera
un
soverchio
concentramento
e
squilibrio
tra
il
cuore
e
la
periferia
,
e
prepara
la
rivoluzione
con
tutte
le
sue
conseguenze
.
In
altre
parole
:
lo
stabilirsi
dei
regimi
assoluti
corrisponde
alla
necessità
di
riaggregare
energie
che
si
stavano
decomponendo
,
le
rivoluzioni
sono
per
contro
forze
disgregative
che
intervengono
a
fermare
un
processo
di
eccessivo
aggregamento
,
quando
elementi
coordinati
del
potere
stanno
,
come
si
dice
in
meccanica
,
per
"grippare."
La
rivoluzione
mussoliniana
è
tutt
'
altra
cosa
.
Come
è
altra
cosa
la
storia
d
'
Italia
.
Le
storie
parallele
,
talora
collaboranti
talora
tra
loro
contrastanti
,
che
la
compongono
,
han
dato
e
consolidato
alle
membra
più
lontane
dal
cuore
una
tale
ricchezza
di
toni
e
di
forze
,
che
l
'
alternativa
di
cui
s
'
è
detto
non
ha
più
ragione
di
invocarsi
.
La
disgregazione
precedeva
la
Rivoluzione
e
la
Guerra
(
la
Guerra
fu
il
primo
atto
della
Rivoluzione
mussoliniana
)
e
stava
accadendo
non
tra
le
membra
più
lontane
e
il
cuore
governante
della
Nazione
,
ma
nel
centro
stesso
del
potere
.
La
Rivoluzione
mussoliniana
non
è
disgregante
,
anzi
è
un
mezzo
diretto
all
'
unificazione
e
consolidamento
del
potere
centrale
:
è
una
rivoluzione
tipicamente
"
strumentale
"
:
rivoluzione
non
di
un
disgregatore
,
ma
di
un
costruttore
.
Appena
compiuta
,
il
Capo
di
essa
rivoluzione
,
con
quegli
stessi
strumenti
coi
quali
l
'
ha
portata
alla
vittoria
,
si
accinge
all
opera
ricostruttiva
.
E
il
consolidamento
delle
energie
centrali
non
è
fatto
a
spese
delle
regioni
di
periferia
,
ma
lascia
intatte
tutte
le
conquiste
delle
loro
storie
singole
laboriosissime
.
II
.
Nei
vecchi
manuali
scolastici
si
leggeva
:
"
col
1870
si
è
compiuta
l
'
unità
d
'Italia."
Non
era
vero
,
perché
il
"
senso
politico
della
nazione
"
era
rimasto
ancora
di
una
minoranza
.
Il
senso
della
nazione
ha
cominciato
a
diffondersi
tra
il
popolo
con
i
quattro
anni
della
vita
di
guerra
.
Vittorio
Veneto
fu
una
prima
vittoria
d
'
una
Italia
nuova
,
nata
dal
farsi
ampiamente
popolari
l
'
idee
che
erano
state
di
una
minoranza
colta
.
Questa
minoranza
voglio
dire
,
quella
aristocrazia
intelligente
che
aveva
capito
che
all
'
unità
di
carattere
nazionale
in
Italia
doveva
corrispondere
un
'
unità
di
carattere
politico
quella
minoranza
risaliva
,
nientemeno
,
a
Petrarca
e
Dante
;
e
andò
nei
secoli
afforzandosi
,
ma
minoranza
intellettuale
rimase
chiaramente
anche
dopo
il
Risorgimento
.
Con
la
nuova
Italia
cioè
con
la
Guerra
e
il
Fascismo
la
concezione
dell
'
Italia
come
nazione
diventa
popolare
.
Voglio
dire
che
passa
dalle
aristocrazie
intelligenti
al
popolo
.
Ma
scavalca
lo
stato
intermedio
,
la
borghesia
.
Qui
si
innesta
il
fenomeno
strano
,
per
cui
gli
ottocentomani
sembra
abbiano
buon
giuoco
quando
ci
dicono
:
"
Come
mai
un
'
Italia
,
caduta
in
tanta
ristrettezza
d
'
idee
come
quella
del
decimonono
,
come
mai
ha
potuto
preparare
la
Guerra
e
la
Rivoluzione
?
"
Si
risponde
che
a
quelle
ristrettezze
d
'
idee
e
di
costume
politico
era
scesa
,
non
l
'
Italia
,
ma
la
sua
classe
più
in
vista
,
la
classe
direttiva
,
la
borghesia
.
L
'
addormentamento
democratico
era
fenomeno
di
origine
strettamente
borghese
:
veniva
di
Francia
;
paese
borghese
per
eccellenza
.
Ma
sotto
quella
classe
direttiva
c
'
era
l
'
indole
profonda
,
il
carattere
dell
'
italiano
.
In
ogni
nazione
convivono
e
utilmente
collaborano
tutte
le
classi
sociali
,
ma
ogni
nazione
richiama
il
proprio
fondamentale
carattere
all
'
una
piuttosto
che
all
'
altra
.
Come
la
Francia
è
soprattutto
borghese
,
così
l
'
Italia
è
soprattutto
fondamentalmente
popolare
.
Come
tale
,
l
'
Italiano
sa
generare
di
tratto
in
tratto
,
quando
gli
è
storicamente
necessario
,
una
aristocrazia
intellettuale
da
cui
si
fa
volenteroso
guidare
.
Questo
è
il
meccanismo
intelligente
,
che
gli
scettici
chiamano
"
lo
Stellone
.
"
StampaPeriodica ,
25
aprile
1945
.
Un
filare
di
pioppi
maestosi
su
un
alto
argine
,
delle
pecore
che
pascolano
,
il
sole
attraverso
i
pioppi
.
Un
giovane
cammina
cantando
,
è
una
bella
giornata
,
il
cuore
è
lieto
.
Un
uomo
si
alza
tra
i
cespugli
,
imbraccia
un
mitra
,
spara
;
il
giovane
cammina
un
poco
barcollando
,
cade
,
muore
.
Nello
stesso
tempo
un
gruppo
di
contadine
dà
la
caccia
attraverso
i
campi
a
un
uomo
e
una
donna
che
fuggono
,
li
raggiungono
,
li
ammazzano
a
colpi
di
forcone
.
Ancora
,
nello
stesso
tempo
,
un
ragazzo
si
impadronisce
di
un
fucile
,
entra
in
una
villa
,
prende
di
mira
un
uomo
di
mezza
età
che
se
ne
sta
a
tavola
,
facendo
colazione
.
Poi
sullo
schermo
appaiono
le
parole
"
Molti
anni
prima
"
.
Adesso
dunque
sapremo
il
motivo
di
questi
eventi
terribili
e
incomprensibili
;
lo
sapremo
,
come
avviene
nel
cinema
,
grazie
ad
un
lungo
,
lunghissimo
flash
-
back
,
ovvero
,
come
si
diceva
una
volta
,
un
passo
indietro
.
E
infatti
il
passo
indietro
lo
facciamo
addirittura
di
cinquant
'
anni
,
nell
'
atmosfera
patriarcale
e
sonnolenta
della
campagna
emiliana
,
all
'
inizio
del
secolo
.
Dunque
,
ben
presto
sapremo
il
motivo
di
quell
'
assassinio
,
di
quella
caccia
all
'
uomo
,
di
quel
fucile
puntato
.
Evidentemente
,
qualcuno
in
quell
'
alba
del
1900
ha
commesso
un
delitto
rimasto
impunito
per
ben
cinquant
'
anni
e
adesso
,
mezzo
secolo
dopo
,
è
chiamato
a
pagarne
il
fio.Ma
no
,
niente
di
tutto
questo
.
Il
proprietario
di
terre
Alfredo
Berlinghieri
sta
aspettando
la
nascita
di
un
nipote
,
erede
del
suo
ingente
patrimonio
terriero
e
la
stessa
attesa
si
verifica
nella
vita
di
Leo
,
vecchio
e
fedele
bracciante
.
Il
Berlin
-
ghieri
è
un
tipico
proprietario
di
terre
paternalista
e
quasi
feudale
.
Come
gli
nasce
il
nipote
,
va
a
cercare
nella
cantina
delle
bottiglie
di
spumante
,
le
mette
in
una
cesta
che
affida
alle
braccia
robuste
di
un
suo
buffone
privato
,
che
va
in
giro
vestito
da
Rigoletto
(
tutto
questo
avviene
il
giorno
della
morte
di
Verdi
,
uomo
-
simbolo
della
vecchia
e
,
almeno
a
giudicare
dal
Berlinghieri
,
retriva
Italia
del
Risorgimento
)
e
fa
una
di
quelle
cose
che
oggi
ci
farebbero
accapponare
la
pelle
dalla
vergogna
e
dal
disagio
,
ma
che
,
allora
,
prima
della
presa
di
coscienza
classista
,
a
quanto
pare
erano
frequenti
e
innocue
;
va
su
un
prato
dove
i
suoi
braccianti
stanno
falciando
l
'
erba
e
offre
a
ciascuno
di
loro
una
bottiglia
affinché
bevano
alla
salute
del
nipote
appena
nato
.
I
braccianti
accettano
,
più
o
meno
;
soltanto
il
vecchio
Leo
,
forse
perché
si
trova
nella
stessa
situazione
del
Berlinghieri
e
non
può
fare
a
meno
di
rendersi
conto
,
pur
nel
suo
lealismo
di
vecchio
schiavo
,
che
la
sorte
dei
due
bambini
sarà
molto
diversa
,
nicchia
e
alla
fine
rifiuta
il
vino
.
Il
Berlinghieri
insiste
,
petulante
,
accorato
,
autoritario
;
alla
fine
Leo
si
rassegna
e
beve
.
Il
Berlinghieri
,
nella
sua
imbecillità
patriarcale
adesso
è
soddisfatto
;
i
miseri
braccianti
dai
volti
screpolati
dalla
fatica
,
puzzolenti
di
sudore
e
di
stalla
,
hanno
bevuto
alla
salute
del
piccolo
vampiro
borghese
che
,
come
già
il
nonno
e
il
padre
,
succhierà
il
loro
sangue
.
E
invece
non
si
rende
conto
che
,
in
quel
prato
,
quella
mattina
,
è
avvenuto
qualche
cosa
di
terribile
,
cioè
la
lotta
di
classe
è
,
ufficialmente
,
cominciata
.
Questa
lotta
di
classe
,
con
alterne
vicende
(
scioperi
,
agitazioni
,
moti
di
piazza
,
socialismo
,
guerra
partigiana
,
da
una
parte
;
patriarcalismo
,
liberalismo
,
fascismo
,
regime
democristiano
dall
'
altra
)
,
arriverà
,
senza
trovare
soluzioni
,
fino
ai
giorni
nostri
.
La
lotta
di
classe
costituisce
la
struttura
portante
di
questo
Novecento
di
Bernardo
Bertolucci
;
ma
non
bisogna
pensare
ad
un
film
collettivo
,
unanimista
.
Novecento
ha
per
protagonista
di
fondo
la
società
italiana
;
ma
questa
società
si
articola
,
appunto
in
base
al
tema
della
lotta
di
classe
,
in
una
folla
di
personaggi
principali
e
secondari
.
Anzi
il
film
racconta
,
o
meglio
vuole
farci
credere
che
racconta
,
la
storia
del
privato
rapporto
dei
due
che
sono
nati
il
giorno
della
morte
di
Verdi
,
il
padrone
Alfredo
e
il
contadino
Olmo
.
Essi
giocano
insieme
,
gareggiano
insieme
in
tante
prove
grandi
e
piccole
,
dalla
forza
del
braccio
alla
lunghezza
del
pene
,
vanno
insieme
alla
guerra
del
1914
(
o
meglio
ci
va
Olmo
,
Alfredo
si
fa
imboscare
)
,
vanno
a
letto
insieme
con
una
puttana
di
paese
,
incontrano
insieme
le
donne
della
loro
vita
(
Olmo
la
maestrina
socialista
Anita
,
Alfredo
la
ricca
,
raffinata
e
velleitaria
Ada
Fiastri
Paulhan
).Intanto
la
lotta
di
classe
continua
imperterrita
e
inevitabile
.
Per
esempio
,
i
padroni
,
di
fronte
alla
minaccia
socialista
,
si
uniscono
;
fanno
in
chiesa
una
sacrilega
colletta
per
finanziate
il
fascismo
;
una
squadraccia
dà
alle
fiamme
la
case
del
popolo
;
i
contadini
riescono
ancora
a
organizzare
un
solenne
funerale
alle
vittime
dei
fascisti
,
ma
sarà
l
'
ultima
protesta
prima
dell
'
affermarsi
della
dittatura
...
La
storia
,
tra
molti
caratteri
variabili
,
ne
ha
uno
costante
:
è
serena
.
Questa
serenità
per
niente
affatto
giustificata
dagli
avvenimenti
per
lo
più
orribili
che
la
storia
ci
racconta
,
deriva
dal
fatto
che
gli
storici
,
si
tratti
di
favoleggiatori
candidi
come
Erodoto
o
di
critici
eruditi
come
Rostowzeff
,
convengono
tutti
di
parlare
di
cose
di
cui
non
hanno
avuto
diretta
e
immediata
esperienza
.
E
infatti
la
credibilità
dello
storico
non
è
di
specie
sentimentale
come
quella
del
romanziere
ma
intellettuale
come
quella
del
critico.In
Novecento
la
serenità
che
è
propria
della
storia
non
c
'
è
perché
Bertolucci
vorrebbe
che
la
sua
scorribanda
in
mezzo
secolo
di
storia
italiana
apparisse
come
una
esperienza
non
già
contemplata
da
lontano
ma
vissuta
e
sofferta
da
vicino
e
per
giunta
vissuta
e
sofferta
come
storia
.
In
maniera
contradditoria
egli
vuole
che
i
personaggi
pur
mentre
vivono
la
loro
esistenza
privata
,
sappiano
di
soffrire
la
storia
in
ogni
loro
anche
minima
azione.Per
ottenere
questo
scopo
Bertolucci
ha
interiorizzato
il
passato
,
o
meglio
ha
sostituito
il
passato
con
la
vicenda
della
sua
vita
interiore
.
Questa
sostituzione
ha
portato
a
risultati
singolari
,
alcuni
convincenti
altri
meno
.
Tra
i
primi
,
bisogna
mettere
il
rapporto
con
la
natura
e
quello
con
il
popolo
.
Il
rapporto
con
la
natura
si
esprime
come
inesauribile
nostalgia
della
campagna
nativa
nei
bellissimi
paesaggi
,
in
molti
particolari
naturali
,
nei
tanti
volti
di
contadini
che
ci
vengono
additati
in
frequenti
primi
piani
.
Il
rapporto
con
il
popolo
si
esprime
,
invece
,
in
maniera
penosa
e
ossessiva
,
in
un
altrettanto
inesauribile
senso
di
colpa
al
quale
dobbiamo
,
oltre
a
molte
scene
crudeli
e
imbarazzanti
come
quella
dello
spumante
,
la
generale
visione
manichea
che
spartisce
il
film
in
due
mondi
:
da
una
parte
il
popolo
idealizzato
in
senso
positivo
,
dall
'
altra
la
borghesia
illuminata
da
una
luce
sinistra
e
disperata
.
Tutta
la
vicenda
,
insomma
,
è
guardata
dall
'
angolo
visuale
di
un
privilegio
sociale
pentito
,
insicuro
,
scosso
.
Più
complicate
si
fanno
le
cose
allorché
Bertolucci
sostituisce
il
passato
con
se
stesso
,
dissociandosi
nei
due
personaggi
di
Alfredo
il
padrone
e
Olmo
il
contadino
.
Il
narcisismo
inevitabile
in
una
simile
operazione
ingenera
un
senso
,
di
freddezza
emblematica
,
come
di
apologo
didascalico
.
L
'
amore
-
odio
di
Alfredo
e
Olmo
così
simbolico
,
non
si
accorda
con
il
contesto
realistico
nel
quale
è
inserito
.
Forse
soltanto
l
'
omosessualità
avrebbe
potuto
dare
un
carattere
di
realtà
al
rapporto
tra
i
due
uomini
.
Ma
allora
sarebbe
saltato
il
messaggio
del
film.Adesso
bisognerebbe
parlare
della
capacità
narrativa
e
,
diciamo
così
,
"
muscolare
"
di
Bernardo
Bertolucci
che
in
questo
film
viene
confermata
al
di
là
del
necessario
.
Ci
limitiamo
a
dire
che
Bertolucci
ha
cercato
disperatamente
di
esprimere
qualche
cosa
che
gli
stava
a
cuore
.
Di
qui
la
sincerità
di
Novecento
,
altro
tratto
curioso
in
un
film
a
sfondo
storico
.
Novecento
è
affollato
di
attori
straordinari
.
La
vecchiaia
borghese
di
Burt
Lancaster
,
quella
popolana
di
Sterling
Hayden
,
la
dignità
dolente
di
Maria
Monti
,
la
naturalezza
simpatica
di
Gerard
Depardieu
,
il
dubbio
intellettuale
di
Robert
De
Niro
,
il
volontarismo
intrepido
di
Stefania
Sandrelli
,
il
filisteismo
trafelato
di
Romolo
Valli
,
la
perversità
provinciale
di
Laura
Betti
,
l
'
erotismo
recitato
di
Dominique
Sanda
,
il
sadismo
subalterno
di
Donald
Sutherland
compongono
,
pur
sullo
sfondo
collettivo
,
un
mosaico
di
situazioni
e
di
vicende
individuali
.
StampaPeriodica ,
L
'
Europa
è
pressoché
quieta
e
l
'
Italia
in
festa
.
Giunge
a
noi
il
Dittatore
germanico
:
lo
accogliamo
e
lo
salutiamo
con
le
promesse
dello
spirito
che
si
rinfranca
nell
'
opera
di
pace
iniziata
con
gli
accordi
anglo
-
italiani
.
Lo
festeggiamo
pure
nell
'
aria
di
un
terzo
dono
delle
sacre
leggi
naturali
:
l
'
Amicizia
.
In
Italia
l
'
Amicizia
è
una
religione
;
la
religione
di
chi
ha
patito
,
lottato
,
trionfato
,
di
chi
sa
il
morso
dell
'
invidia
e
prova
il
lenimento
della
sicura
compagnia
.
Questa
religione
scende
a
noi
da
una
cattedra
infallibile
:
Mussolini
.
Il
Duce
ha
rinnovato
,
moralizzato
l
'
arte
politica
con
la
regola
dell
'
Amicizia
,
che
è
la
fedeltà
all
'
onore
,
alla
parola
data
,
alla
gratitudine
,
al
carattere
,
al
senso
,
in
breve
,
del
bene
comune
.
La
politica
così
intesa
e
praticata
riesce
una
nuova
cavalleria
spirituale
;
certo
è
una
rinascenza
:
sicurissimamente
è
un
mezzo
efficace
di
avvicinamento
,
di
reciproca
intesa
,
di
fratellanza
tra
simili
ed
affini
.
Non
più
calcolo
dell
'
interesse
semplice
e
composto
,
essa
è
il
punto
fermo
della
politica
estera
italiana
,
ne
è
l
'
attrattiva
principale
.
Non
con
armi
diverse
Mussolini
poteva
accingersi
alla
riscossa
fascista
dentro
e
fuori
,
al
riassestamento
europeo
che
non
sarebbe
possibile
coll
'
inimicizia
alla
base
dei
rapporti
internazionali
,
alla
realizzazione
della
comunanza
tra
vecchie
e
giovani
Nazioni
.
L
'
Europa
è
salva
per
questa
Amicizia
,
non
è
finita
nella
catastrofe
per
volontà
e
saggezza
di
Essa
.
L
'
Amicizia
è
vita
nuova
.
Rifugge
dai
disegni
sinistri
e
sa
che
l
'
umanità
è
nata
per
salire
verso
mete
che
gli
antichi
dicevano
celesti
ma
noi
moderni
,
uomini
della
realtà
frammentaria
,
chiameremo
press
a
poco
di
benessere
generale
.
StampaPeriodica ,
Probabilmente
il
mito
di
Pavese
va
spiegato
con
l
'
incapacità
dello
scrittore
di
creare
il
mito
nei
suoi
libri
.
Non
vogliamo
dire
con
questo
che
Pavese
si
è
ucciso
perché
era
consapevole
di
non
essere
riuscito
a
dire
certe
cose
.
Pavese
aveva
della
propria
opera
e
di
se
stesso
un
'
opinione
altissima
,
come
si
può
vedere
nel
diario
.
Ma
,
strano
a
dirsi
,
è
proprio
questa
idea
esagerata
di
se
stesso
che
in
parte
ne
ha
provocato
la
morte
.
Dopo
aver
avuto
il
premio
Strega
ed
aver
scritto
La
luna
e
i
falò
Pavese
ha
deciso
ad
un
tratto
che
aveva
ottenuto
,
in
senso
sociale
e
creativo
,
il
massimo
successo
possibile
e
che
di
conseguenza
non
aveva
più
alcun
motivo
di
vivere
.
Ha
fatto
un
po
'
come
certe
coppie
di
amanti
che
si
ammazzano
perché
sono
convinti
che
il
loro
amore
è
così
perfetto
da
non
poter
essere
coronato
ormai
che
dalla
morte
.
La
verità
,
secondo
noi
,
è
invece
diversa
.
Pavese
non
è
riuscito
a
creare
il
mito
nella
pagina
;
e
il
suo
suicidio
va
interpretato
come
un
tentativo
di
crearlo
nella
vita
.
In
questo
modo
si
spiega
non
soltanto
il
suicidio
ma
anche
la
accurata
fabbricazione
e
preparazione
psicologica
e
culturale
dell
'
atto
disperato
.
E
infatti
l
'
operazione
tristissima
e
orgogliosissima
è
riuscita
.
Il
mito
di
Pavese
,
il
mito
dello
scrittore
che
si
è
ucciso
per
motivi
esistenziali
sopravvivrà
alla
sua
opera
.
Ma
i
motivi
erano
soltanto
apparentemente
esistenziali
.
In
realtà
erano
letterari
.
Niente
illumina
meglio
il
mito
di
Pavese
che
il
suo
rapporto
con
Melville
.
Melville
,
il
mito
l
'
aveva
saputo
creare
nella
pagina
ed
era
morto
nel
suo
letto
.
Il
mito
della
balena
bianca
,
come
tutti
i
miti
della
letteratura
,
nasce
da
una
grandiosa
riflessione
che
ha
le
sue
radici
nel
senso
comune
o
se
si
preferisce
nell
'
inconscio
collettivo
.
La
riflessione
riguarda
il
Bene
e
il
Male
,
l
'
Uomo
e
la
Natura
,
la
Ragione
e
l
'
Irrazionale
e
così
via
.
Ricco
di
senso
comune
,
in
comunicazione
diretta
con
l
'
inconscio
collettivo
,
Melville
,
come
tutti
i
grandi
poeti
,
crea
il
mito
senza
saperlo
e
senza
averne
l
'
intenzione
.
Ciò
che
preme
non
è
creare
il
mito
ma
dire
certe
cose
,
ossia
fornire
una
sua
interpretazione
di
una
visione
del
mondo
che
non
è
sua
,
avendola
ricevuta
in
eredità
dalla
società
di
cui
fa
parte
.
Oggi
si
direbbe
che
Melville
era
,
ingenuamente
e
inconsciamente
,
un
contenutista
.
Saper
criticamente
cos
'
è
un
mito
e
decidere
,
per
così
dire
,
a
freddo
,
cioè
in
base
a
una
riflessione
culturale
,
di
fabbricarne
uno
,
è
invece
il
contrario
del
contenutismo
ingenuo
ed
inconscio
.
È
decadentismo
formalistico
.
A
suo
tempo
ho
scritto
un
articolo
:
«
Pavese
decadente
»
,
che
non
è
piaciuto
agli
ammiratori
di
Pavese
;
ma
oggi
l
'
idea
del
decadentismo
di
Pavese
è
ormai
accettata
.
Cos
'
è
uno
scrittore
decadente
?
È
un
letterato
colto
e
raffinato
ma
egotista
,
sfornito
di
senso
comune
e
senza
rapporti
con
l
'
inconscio
collettivo
.
Questo
letterato
ammira
i
grandi
poeti
creatori
di
miti
e
si
domanda
,
con
ingenuità
:
«
Perché
loro
sì
e
io
no
?
Oltre
tutto
io
sono
in
una
posizione
di
vantaggio
.
Io
so
cos
'
è
il
mito
,
loro
non
lo
sapevano
»
.
Già
,
ma
sapere
,
in
questo
caso
,
vuol
dire
non
potere
.
Tuttavia
il
decadente
ha
pur
sempre
una
maniera
di
creare
il
mito
:
fuori
della
pagina
,
nella
vita
.
Il
caso
di
D
'
Annunzio
è
esemplare
.
Nella
pagina
di
D
'
Annunzio
il
mito
non
c
'
è
.
D
'
Annunzio
,
allora
,
lo
crea
nella
vita
con
le
donne
,
il
lusso
,
le
imprese
militari
,
le
piume
ecc.
Abbiamo
già
detto
che
Pavese
si
è
ucciso
«
anche
»
perché
era
convinto
di
essere
ormai
uno
scrittore
del
tutto
riuscito
e
concluso
.
In
altri
termini
,
Pavese
si
sarebbe
ucciso
per
ingenuità
,
quella
ingenuità
che
è
indispensabile
per
creare
il
mito
.
L
'
ingenuità
di
Pavese
avrebbe
consistito
nel
darsi
la
morte
«
per
la
disperazione
del
successo
»
.
A
riprova
si
confronti
il
suicidio
di
Hemingway
con
quello
di
Pavese
.
Il
suicidio
di
Hemingway
desta
un
'
immensa
pietà
;
ma
non
si
concreta
in
un
mito
perché
l
'
opera
di
Hemingway
è
tanto
più
importante
della
sua
vita
e
della
sua
morte
.
Non
si
parla
oggi
di
Hemingway
come
di
uno
scrittore
che
si
è
ucciso
;
ma
come
di
uno
scrittore
che
ha
scritto
certi
libri
e
poi
,
purtroppo
,
si
è
ucciso
.
Il
mito
di
Pavese
è
invece
quello
dello
scrittore
che
si
uccide
.
Questo
mito
,
in
certo
modo
,
nasconde
l
'
opera
di
Pavese
,
confondendo
le
idee
della
critica
e
dei
lettori
.
Per
coloro
che
non
hanno
bisogno
di
opere
ma
di
miti
,
Pavese
è
un
autore
ideale
.
Così
alla
fine
bisogna
pur
dire
che
il
capolavoro
di
Pavese
è
la
sua
morte
,
cioè
un
evento
che
pur
verificandosi
fuori
della
letteratura
,
«
continua
»
la
letteratura
.
Anche
qui
il
decadentismo
si
conferma
un
'
ultima
volta
,
tragicamente
.
StampaPeriodica ,
Pergolato
d
'
uva
in
un
luogo
alto
.
Il
sole
è
tramontato
,
ma
l
'
aperta
concavalle
è
ancora
piena
di
luce
.
-
Mi
sai
dire
,
Giotto
,
dove
tu
guardi
e
ridi
?
-
Guardo
laggiù
quel
brav
'
uomo
lungo
Muccione
che
sta
facendo
prova
di
tirare
sulla
strada
il
ciuco
andato
nel
fosso
,
e
senza
riuscire
gli
séguita
a
tenere
le
braccia
intorno
al
collo
,
fermi
tutti
e
due
che
si
potrebbero
dipingere
.
Lo
vedi
?
l
'
hai
visti
?
-
Io
non
riesco
,
Giotto
,
a
capire
come
tu
fai
ad
avere
sempre
gli
occhi
da
per
tutto
.
Però
veggo
con
dispiacere
che
con
te
non
è
possibile
fare
un
discorso
come
che
sia
concettoso
e
continuato
.
Qualunque
cosa
ti
capiti
sotto
questi
occhiacci
tondi
e
vagabondi
basta
a
fuorviarti
dagli
argomenti
che
pure
dovrebbero
tenerti
legato
con
più
forza
l
'
intelletto
.
Eppure
tu
sai
quanto
sia
divenuta
difficile
ai
nostri
giorni
la
pratica
dell
'
arte
nostra
;
tu
sai
che
abbiamo
su
di
noi
gli
occhi
e
il
malanimo
di
tutti
,
giovani
e
vecchi
,
che
non
chiederebbero
di
meglio
che
di
vederci
ricadere
per
disperati
nei
vecchi
espedienti
e
trucchi
bizantini
,
tanto
per
concludere
che
la
maniera
nova
di
dipingere
era
pure
la
sciocca
e
povera
maniera
;
e
tu
ti
vai
a
perdere
dietro
i
ciuchi
di
queste
strade
di
monte
,
e
a
tutto
mostri
di
fare
attenzione
tranne
a
quello
che
ti
dico
io
.
Ti
parlerò
francamente
:
mi
pare
d
'
averne
qualche
diritto
;
infine
,
parlo
per
il
tuo
bene
.
Se
davvero
in
te
dura
il
proposito
d
'
avvantaggiarti
in
quest
'
arte
della
pittura
per
la
quale
da
principio
hai
dato
a
vedere
una
così
sicura
e
bella
inclinazione
,
allora
figliol
mio
bisognerà
che
tu
ti
decida
a
considerare
molto
seriamente
la
strada
che
percorri
,
e
che
comunque
ti
guardi
dai
passi
cattivi
,
dalle
distrazioni
,
dalle
frivole
occupazioni
e
veda
di
cambiare
radicalmente
sistema
di
vita
,
di
studio
e
di
lavoro
.
Io
non
t
'
ho
mai
nascosto
che
l
'
arte
fosse
una
pratica
,
a
volerla
condurre
bene
,
di
gran
rischio
e
fatica
;
ma
sempre
insieme
ti
dicevo
che
la
sua
eccellenza
e
il
grandissimo
onore
che
può
tornare
a
chi
v
'
attende
sono
appunto
a
prezzo
di
queste
difficoltà
.
Tu
sai
per
contro
il
bene
che
t
'
ho
voluto
e
che
ti
voglio
;
tu
hai
visto
dal
giorno
che
t
'
ho
preso
a
bottega
che
vita
è
stata
la
mia
,
il
fegato
che
mi
ci
son
mangiato
,
per
sostenere
l
'
arte
toscana
all
'
altezza
dei
tempi
:
e
sai
quanto
mi
sorrideva
la
speranza
che
un
giorno
Giotto
,
avend
'
io
chiuso
per
sempre
gli
occhi
alla
bella
pittura
,
potesse
lui
essere
il
vero
erede
e
depositario
dei
buoni
principi
di
quest
'
arte
.
T
'
ho
fatto
vedere
in
che
mani
era
andata
a
finire
,
e
che
pratica
noiosa
,
inerte
e
fredda
gli
altri
pittori
n
'
avevano
fatta
,
al
punto
in
cui
,
da
solo
,
dandomi
anima
e
corpo
,
e
lavorandoci
intorno
come
il
cane
all
'
osso
,
io
mi
son
messo
all
'
opera
,
cercando
con
ogni
studio
d
'
accordare
il
vecchio
latino
col
volgare
,
il
divino
coll
'
umano
.
Nei
primi
tempi
tu
stesso
mi
dicevi
con
giovanile
entusiasmo
che
quest
'
arte
malandata
io
ero
riuscito
una
buona
volta
a
metterla
sopra
solide
fondamenta
,
e
non
c
'
era
insegnamento
dell
'
arte
di
cui
tu
non
t
'
appropriassi
con
poca
lezione
.
Ora
m
'
avveggo
che
se
non
ci
fossi
qui
io
a
rimettertele
in
capo
una
per
una
tu
dimenticheresti
ogni
buona
norma
;
e
così
accade
che
sempre
ci
dobbiamo
rifare
da
capo
e
sprecare
tempo
e
parole
,
chi
sa
poi
con
quale
frutto
.
Che
se
poi
considero
l
'
impiego
frettoloso
e
intemperante
che
adesso
nelle
tue
pitture
fai
d
'
alcuni
tra
i
miei
precetti
,
senza
curare
di
richiamarti
anche
a
quegli
altri
che
insieme
t
'
avevo
impartito
,
davvero
m
'
entra
la
paura
che
,
a
lasciarti
fare
,
tu
riaffonderesti
l
'
arte
proprio
nel
momento
che
stava
sorgendo
.
Tu
concedi
a
te
stesso
,
al
piacere
dei
tuoi
sensi
e
all
'
immaginazione
dei
profani
,
troppo
più
di
quel
che
sia
consentito
all
'
umile
pittura
.
In
quello
che
tu
disegni
e
colorisci
ci
riman
sempre
qualche
cosa
che
poi
divaga
l
'
anima
,
invece
di
guidarla
al
senso
che
hai
voluto
figurare
;
e
qualche
volta
questo
senso
nemmeno
più
lo
si
scopre
,
sopraffatto
com
'
è
da
questo
qualche
cosa
di
estraneo
,
di
troppo
personale
,
di
troppo
domestico
e
confidenziale
,
un
soprappiù
,
direi
,
di
come
fatto
in
casa
,
che
,
figliol
mio
,
assolutamente
non
va
,
e
non
può
andare
.
Guastare
la
pittura
ti
par
forse
poco
,
che
anche
cerchi
di
smontare
la
devozione
della
gente
?
Non
che
ricondurre
alla
Fede
qualche
cuore
torbido
e
stanco
,
vorrai
anche
rubare
al
cielo
le
preghiere
delle
anime
semplici
?
Vorrai
forse
credere
che
l
'
intelligenza
dell
'
Arte
ci
sia
data
da
Dio
solo
per
piacer
nostro
?
Il
ciuco
di
verso
Muccione
,
e
quella
faccia
che
facevi
di
volertelo
mangiare
cogli
occhi
,
a
me
facevan
paura
proprio
per
questo
:
che
già
vedevo
spuntare
il
giorno
che
tu
non
ci
penserai
due
volte
a
dipingere
quel
ciuco
bardato
e
il
boscaiolo
che
gli
teneva
le
braccia
al
collo
;
magari
in
chiesa
,
magari
sopra
una
tavola
d
'
altare
.
Vorrei
poi
che
mi
dicessi
se
credi
veramente
degno
fine
dell
'
arte
perdere
il
tempo
come
tu
fai
a
dipingere
una
per
una
le
pieghe
dei
mantelli
,
i
travicelli
dei
soffitti
,
i
gangheri
delle
porte
,
i
ciuffi
d
'
erba
tra
le
rocce
,
i
tegami
e
le
fiscelle
sulle
mense
,
e
se
credi
di
giovare
all
'
arte
cacciando
in
mezzo
alle
sacre
rappresentazioni
,
come
ho
visto
che
ti
studi
di
fare
,
tutta
una
gente
intrusa
e
senza
nome
,
che
ciascuno
tira
a
sé
per
suo
conto
l
'
attenzione
dei
cristiani
,
quale
per
i
colori
del
vestiario
,
quale
per
la
foggia
della
berretta
,
quale
perché
gli
sei
andato
senz
'
altro
a
ritrattare
il
viso
del
sagrestano
o
del
campanaro
,
che
tutti
quassù
a
bella
prima
s
'
accorgerebbero
di
riconoscere
e
griderebbero
guarda
Maso
e
guarda
Boge
.
Tu
così
non
ti
fai
scrupolo
di
ridurre
i
Santi
Vangeli
a
novellette
di
brigata
,
i
tuoi
Angioli
sono
spalluti
come
uomini
di
fatica
e
con
certe
facce
guanciute
che
sembrano
ingrassati
nella
stia
.
La
pittura
è
fatta
sì
per
gli
occhi
,
che
son
le
porte
dell
'
anima
,
ma
tu
con
quelle
tue
figure
che
paiono
venire
fuori
dalle
pareti
lasci
in
tutti
gli
altri
sensi
di
chi
li
guarda
uno
stimolo
inquieto
e
confuso
,
principalmente
al
tatto
,
che
delle
porte
del
corpo
sai
bene
essere
la
più
carnale
.
Se
i
tuoi
Paradisi
son
pieni
di
ciccia
,
dei
tuoi
Conventi
non
ne
parliamo
.
Ma
io
vorrei
che
tu
immaginassi
un
momento
,
per
analogia
,
che
domani
un
Filosofo
o
un
Poeta
volesse
descrivere
l
'
oltre
tomba
,
Inferno
,
Paradiso
e
Purgatorio
,
col
proposito
d
'
ammonire
i
peccatori
e
ritrarli
dalla
via
della
perdizione
;
credi
tu
che
questi
otterrebbe
il
suo
scopo
se
s
'
indugiasse
a
parlarci
dei
fatti
di
casa
sua
,
dei
suoi
amori
,
delle
sue
corna
,
dei
campanari
della
sua
contrada
?
Tanto
sarebbe
valso
allora
lasciar
la
filosofia
a
dormire
nei
libri
dei
pagani
e
la
poesia
a
cantare
sugli
angoli
di
piazza
per
bocca
d
'
uomini
ignorantissimi
d
'
ogni
scienza
e
d
'
ogni
arte
,
no
?
Bada
a
quel
che
ti
dice
il
vecchio
Cimabue
.
Questa
nostra
cortesia
,
che
pure
ha
parti
degne
e
di
buona
ragione
,
di
voler
volgarizzare
la
Sapienza
Divina
,
non
varchi
il
segno
:
per
noi
sta
tutta
qui
la
difficoltà
e
il
merito
.
Un
antico
Filosofo
ebbe
una
volta
in
sogno
la
visione
delle
idee
della
Scienza
che
in
guisa
di
belle
donne
si
stavano
al
bordello
.
Il
Filosofo
spaventato
disse
:
che
è
questo
?
Non
siete
voi
le
idee
della
Scienza
?
Risposero
che
eran
desse
.
E
siete
al
bordello
?
Risposero
:
e
sei
precisamente
tu
che
qui
ci
fai
stare
.
Allora
il
Filosofo
intese
che
volgarizzare
la
Scienza
vuol
dire
menomare
la
divinità
.
A
quanto
mi
pare
,
anche
tu
,
Giotto
,
vorresti
tradire
la
pittura
e
menarla
diritta
al
bordello
.
Un
po
'
di
silenzio
,
tanto
che
la
sera
s
'
imbruna
.
Poi
Giotto
dice
:
-
Io
,
Cimabue
,
non
vorrei
tradire
nessuno
e
nessuno
menare
al
bordello
.
Solamente
,
non
posso
tenere
questi
miei
occhi
che
non
riguardino
,
e
certo
con
quell
'
insistenza
di
cui
mi
fai
una
colpa
,
le
cose
di
questo
mondo
così
ben
fatto
,
per
un
vivo
e
continuo
desiderio
che
ne
hanno
:
di
modo
che
appena
una
di
queste
tante
cose
me
se
li
prende
,
ogni
altra
voglia
,
ogni
altro
proposito
cade
.
È
più
forte
di
me
.
Ostinarmi
non
varrebbe
a
nulla
;
mentre
a
lasciarmi
andare
tutto
il
cuore
dolcemente
consente
;
ma
l
'
animo
mio
,
t
'
avessi
a
dire
,
tutt
'
altro
che
protestare
,
nella
sua
ragione
tranquillamente
s
'
applaude
,
come
se
una
buona
volta
si
sentisse
perfettamente
a
posto
,
appoggiato
e
difeso
da
tutto
un
mondo
.
In
te
la
fede
,
la
dottrina
,
la
volontà
.
In
me
tutte
queste
belle
cose
a
un
certo
momento
cedono
senza
combattere
,
ed
è
la
Memoria
che
trionfa
,
è
la
Memoria
che
si
serve
di
me
per
rimettere
in
campo
tutto
ciò
che
le
si
è
offerto
,
lasciandomi
solo
la
libertà
di
disporre
i
particolari
come
meglio
mi
può
piacere
;
ma
che
non
vuol
disfare
le
tende
se
non
dopo
ch
'
io
le
ho
dato
la
misura
di
quanto
so
fare
nell
'
arte
mia
.
Ho
capito
che
il
ciuco
di
Muccione
tu
me
lo
vuoi
fare
scontare
.
Peccato
che
io
non
ti
possa
far
capire
l
'
amicizia
che
in
questo
momento
tutta
la
mia
fantasia
sente
per
quel
povero
ciuchino
.
Hai
colto
nel
segno
:
domani
,
o
quando
che
sia
,
io
non
potrò
fare
a
meno
di
disegnarlo
e
di
colorirlo
quale
ancora
lo
vedo
:
perché
s
'
io
torno
a
guardare
in
quella
direzione
,
benché
la
campagna
sia
già
buia
e
il
ciuco
a
quest
'
ora
chi
sa
dov
'
è
arrivato
,
il
mio
occhio
ritrova
ancora
fermi
e
vivi
i
colori
di
quella
scena
senz
'
altro
mutamento
,
forse
,
che
d
'
una
luce
ancor
più
chiara
di
prima
.
Io
ho
bisogno
di
accompagnare
le
cose
fino
al
fondo
.
intanto
i
precetti
me
li
dimentico
,
e
non
serve
nemmeno
che
l
'
oggetto
che
m
'
ha
invaghito
mi
sia
sottratto
alla
vista
,
perché
tanto
continuo
a
vederlo
lo
stesso
e
anche
allo
scuro
sento
che
mi
viene
incontro
.
Sempre
poi
che
tu
mi
parli
dell
'
avvenire
nostro
,
e
dell
'
arte
,
siamo
sinceri
,
oggi
stiam
qui
all
'
osteria
,
domani
tutti
e
due
sotto
l
'
erba
fiorita
,
come
vuoi
che
il
futuro
ci
tocchi
?
Io
sento
piuttosto
una
grande
avversione
per
quelli
che
seguiteranno
a
vedere
il
sole
quando
noi
avremo
gli
occhi
pieni
di
nero
e
niente
più
.
L
'
anima
,
ciascuno
se
la
salvi
come
può
.
Quanto
a
me
,
la
pittura
intendo
di
servirla
alla
mia
maniera
,
e
solo
nella
misura
ch
'
ella
serve
a
me
,
per
le
ore
belle
che
a
prezzo
d
'
una
piacevole
fatica
mi
sa
dare
.
E
quanto
ai
sogni
dei
filosofi
,
a
proposito
,
Cimabue
!
ho
da
raccontarti
anch
'
io
un
sogno
,
e
di
donne
,
sul
genere
di
quello
del
tuo
filosofo
,
ma
non
da
bordello
,
e
con
tutt
'
un
'
altra
conclusione
.
Le
oneste
giovani
donne
del
mio
sogno
erano
dunque
a
banchettare
:
avevan
tutte
un
viso
ridente
,
una
persona
grande
,
riposata
e
come
fluente
.
Io
nel
sogno
stringevo
con
questa
mano
la
vita
della
più
bella
fra
tutte
,
e
invitandola
a
bere
nel
mio
bicchiere
la
richiedevo
del
suo
nome
.
Non
ti
sei
accorto
,
mi
rispondeva
,
amor
mio
,
che
son
la
Pittura
?
Io
ritraevo
subito
atterrito
,
proprio
come
il
tuo
filosofo
,
la
mano
e
il
bicchiere
;
ma
la
Pittura
,
donnescamente
ridendo
,
mi
diceva
:
caro
,
non
ti
scostare
dal
mio
bel
fianco
:
tienci
la
mano
:
dammi
ancora
da
bere
di
quel
buon
vino
:
non
fare
che
mi
passi
l
'
età
,
ché
la
mia
vita
è
di
piacerti
a
questo
modo
.
Vecchio
Cimabue
,
favola
per
favola
,
che
ne
dici
del
mio
sogno
?
S
'
è
fatta
notte
buia
e
tra
il
pergolato
brillano
le
stelle
.
Si
sente
Cimabue
che
risponde
:
-
Favola
per
favola
,
alla
malora
i
sogni
e
qualunque
altra
ispirazione
della
notte
,
bue
d
'
un
Cimabue
che
altro
non
sono
!
Vanamente
contenderei
con
un
incaponito
che
si
difende
a
colpi
di
luna
.
Se
questo
sogno
birbante
tu
l
'
abbia
poi
fatto
a
occhi
chiusi
ovvero
a
occhi
aperti
,
non
posso
dire
d
'
averlo
ben
inteso
.
Però
d
'
una
cosa
son
certo
:
d
'
avertelo
letto
in
faccia
non
più
tardi
della
mattina
che
l
'
hai
strologato
:
ah
sì
!
da
quel
giorno
in
poi
c
'
è
sempre
rimasta
qualche
nuvola
in
aria
,
fra
noi
due
.
Come
discepolo
affezionato
tu
cercavi
di
ritardare
più
che
potevi
il
colpo
ed
hai
voluto
aspettare
che
la
prima
botta
la
dessi
io
;
la
sai
lunga
,
giovanotto
.
E
per
questo
in
fondo
mi
piaci
;
e
tra
che
siamo
al
buio
ti
voglio
anche
dire
che
se
io
credessi
ai
sogni
questo
tuo
mi
ti
farebbe
invidiare
più
che
il
Papa
per
la
sua
infallibilità
e
il
Re
di
Francia
per
le
sue
ricchezze
.
Ma
di
pittura
non
voglio
discutere
:
tu
m
'
hai
fatto
pensare
che
non
è
il
caso
.
Del
resto
la
Fortuna
è
così
vigliacca
che
potrebbe
darsi
benissimo
che
,
come
tu
credi
,
una
bella
mattina
il
più
ignaro
di
tutti
i
dormienti
possa
essersi
svegliato
e
aver
trovato
la
chiave
che
apre
tutte
le
porte
sotto
il
cuscino
.
Nel
qual
caso
,
io
avrei
davvero
curato
bene
i
miei
interessi
!
In
rotta
col
passato
,
mi
sarei
tolto
di
grazia
anche
all
'
avvenire
...
Ma
che
ci
vorresti
fare
?
son
cose
che
succedono
...
Oste
!
ei
di
casa
!
oste
!
un
'
altra
caraffa
di
vino
!
paga
il
vecchio
Cimabue
,
questo
vecchio
lavativo
di
Cimabue
:
e
un
lume
!
che
possa
vederlo
in
viso
il
giovine
manigoldo
che
m
'
ha
da
sotterrare
.
Una
ragazza
entra
col
lume
sotto
il
pergolato
e
non
si
vedono
più
le
stelle
dietro
i
pampani
illuminati
.
Intorno
al
lume
danzano
farfalle
grandi
e
piccine
.
Cimabue
versa
da
bere
.
OSPITI ( CECCHI EMILIO , 1919 )
StampaPeriodica ,
Chi
sieno
e
perché
sieno
in
questa
nostra
Ronda
alcuni
ospiti
stranieri
-
per
esempio
,
Hilaire
Belloc
,
che
contribuì
al
primo
numero
,
e
Gilbert
K
.
Chesterton
,
che
ha
scritto
per
noi
le
pagine
che
si
leggono
in
altra
parte
del
presente
fascicolo
-
abbiamo
sentito
intorno
parecchi
che
se
lo
domandavano
sommessamente
.
Intanto
,
avrebbe
dovuto
esser
chiaro
,
anche
ai
più
illetterati
,
che
non
poteva
trattarsi
di
gente
assolutamente
importante
,
per
aver
voluto
che
comparisse
nella
pattuglia
rondesca
.
Riguardo
a
Belloc
,
poiché
pel
momento
egli
è
in
Italia
,
crediamo
utile
fornire
ai
lettori
alcuni
connotati
da
riconoscerlo
,
in
caso
se
lo
trovassero
davanti
a
una
cantonata
.
E
diremo
che
,
con
una
corazza
sul
petto
,
Belloc
potrebbe
passar
benissimo
per
il
più
marziale
fra
i
centurioni
di
Augusto
.
Ma
con
uno
straccio
rosso
sulle
spalle
,
tutti
lo
prenderebbero
per
il
cardinale
più
in
voce
d
'
esser
fatto
papa
.
Vestito
borghesemente
di
nero
,
tarchiato
,
brusco
,
autoritario
,
sembra
soltanto
Hilaire
Belloc
,
cioè
a
dire
,
come
giudicava
Broocke
,
il
miglior
prosatore
inglese
fra
i
vivi
;
o
addirittura
,
secondo
Mandell
,
Shanks
e
non
pochi
altri
,
il
migliore
da
'
tempi
di
Dryden
.
È
nato
nel
1870
a
La
Celle
,
Saint
Cloud
,
vicino
Parigi
,
da
madre
inglese
e
padre
francese
;
ha
servito
nell
'
ottavo
reggimento
d
'
artiglieria
francese
;
ha
studiato
storia
a
Oxford
.
È
mezzo
francese
e
cattolico
intiero
.
In
critica
povera
,
dovendo
accostarlo
a
qualcuno
di
quelli
che
qui
son
conosciuti
un
poco
meglio
,
noi
penseremmo
soltanto
a
Péguy
per
il
senso
della
terra
,
delle
opere
degli
uomini
,
e
delle
gerarchie
temporali
e
soprannaturali
.
Wandering
Peter
di
Belloc
,
sul
letticiuolo
di
morte
,
parla
dei
campi
,
delle
città
dell
'
ordine
naturale
e
umano
come
poi
ne
ha
parlato
il
Péguy
dei
Misteri
.
I
cannot
get
away
the
Thames
may
be
alive
and
London
most
certainly
is
dice
Belloc
nel
libro
sul
Tamigi
;
"
vivi
"
,
s
'
intende
,
non
in
senso
panteistico
ed
entusiastico
,
ma
in
un
senso
positivo
,
organico
e
cristiano
.
La
natura
è
circoscritta
dall
'
uomo
;
e
tutte
le
solitudini
romantiche
e
le
selvaggerie
del
mondo
non
valgono
un
giardino
di
Francia
.
Non
valgono
il
podere
,
e
non
valgono
il
pezzo
di
sole
dove
la
femminetta
stende
un
bucato
.
E
in
fondo
a
tutti
gli
itinerari
di
Belloc
,
in
fondo
a
tutti
i
suoi
libri
di
pellegrinaggio
,
si
ritrova
questo
pezzo
di
sole
,
e
il
podere
e
il
campanile
;
come
se
lo
spettacolo
degli
uomini
che
lavorano
e
costruiscono
gli
piaccia
tanto
da
andare
apposta
dimenticandoselo
pei
monti
e
pei
boschi
,
pel
gusto
di
riscoprirlo
,
tutte
le
volte
uguale
e
nuovo
,
all
'
uscita
di
una
forra
,
a
'
piedi
di
un
precipizio
,
fra
uno
strapparsi
di
nubi
.
Manalive
di
Chesterton
lasciò
la
propria
casa
,
per
poter
ritrovare
la
casa
.
Belloc
esce
da
una
città
,
ma
soltanto
per
ritrovare
la
città
.
Ma
il
motivo
lirico
che
da
Chesterton
riceve
più
intimità
e
una
grazia
tutto
inglese
di
capricciosi
paradossi
,
in
Belloc
è
trattato
con
semplicità
e
durezza
latina
;
con
lo
stile
della
storia
e
quasi
della
legge
;
e
difatti
la
disposizione
del
sangue
,
e
il
culto
della
civiltà
continentale
e
insomma
di
Roma
,
hanno
portato
questo
scrittore
a
un
tipo
di
prosa
che
possiede
la
mobilità
inglese
con
la
solidità
,
la
squadratura
e
la
ridondante
chiarezza
mediterranea
.
Da
coteste
condizioni
è
determinata
strettamente
tutta
l
'
opera
di
Belloc
,
per
divaganti
che
possano
sembrare
certi
aspetti
.
Gli
itinerari
:
The
Path
in
Rome
,
The
River
of
London
,
Esto
Perpetuo
,
ecc
.
segnano
la
conoscenza
,
il
contatto
con
la
terra
.
I
volumi
di
saggi
:
On
nothing
,
On
everything
,
Hills
and
the
Sea
danno
incontri
più
brevi
,
ancora
di
cotest
'
ordine
;
o
scorci
umoristici
della
nostra
società
,
vista
con
cotest
'
anima
,
o
infine
veri
e
propri
poemi
in
prosa
,
come
Home
,
On
Sacramental
things
,
The
death
of
Wandering
Peter
,
ecc
.
ecc
.
ne
'
quali
Belloc
ha
fissato
i
suoi
motivi
e
le
sue
figure
fondamentali
.
I
could
easily
believe
that
not
only
whole
Countries
,
but
particular
persons
have
their
Tutelary
and
Guardian
Angels
,
aveva
lasciato
Thomas
Browne
.
Nella
Buona
Donna
Belloc
segnava
appunto
il
ritratto
di
una
di
coteste
creature
tutelari
.
E
lasciamo
i
lavori
storici
,
e
i
lavori
di
critica
delle
operazioni
della
guerra
,
nei
quali
è
per
sé
evidente
la
funzione
di
quel
senso
della
terra
,
sia
inteso
nelle
relazioni
superiori
,
sia
inteso
come
modesta
topografia
.
Un
'
opera
che
importa
molto
di
più
è
:
The
Servile
State
,
dove
Belloc
ha
mostrato
come
la
società
industriale
,
quale
conosciamo
e
alla
quale
apparteniamo
,
non
tenda
altro
che
a
ristabilire
la
schiavitù
economica
e
politica
.
L
'
ha
mostrato
traverso
un
'
analisi
della
formazione
dell
'
attuale
sistema
economico
inglese
,
dai
fondamenti
romani
,
alla
perfezione
raggiunta
sotto
le
istituzioni
medioevali
monastiche
.
Anche
per
lui
,
come
per
Chesterton
,
la
Riforma
rappresenta
una
specie
di
cataclisma
nella
storia
inglese
;
e
il
sistema
di
distribuzione
della
proprietà
seguito
alla
distruzione
dei
monasteri
,
segna
per
lui
il
principio
delle
oligarchie
che
già
verso
il
1630-40
si
erano
consolidate
e
impadronite
della
terra
e
della
potenza
,
e
oggi
si
son
trasformate
nelle
oligarchie
industriali
che
detengono
i
monopoli
,
e
attraverso
le
coalizioni
giornalistiche
corrompono
e
dirigono
la
vita
politica
e
culturale
del
paese
.
Con
queste
idee
e
con
energia
militare
,
Belloc
ha
condotto
per
lunghi
anni
e
conduce
ancora
la
sua
opera
di
giornalista
.
E
qui
bisognerebbe
scoprire
l
'
altra
batteria
.
Qui
vien
fuori
il
secondo
Ajace
,
Gilbert
K
.
Chesterton
.
(
La
figura
di
Cecil
Chesterton
,
morto
il
6
dicembre
1918
,
è
notevole
,
ma
molto
minore
)
.
Nelle
polemiche
son
sempre
accanto
;
e
Shaw
che
ormai
è
abituato
a
trovarseli
pericolosissimamente
a
ridosso
,
un
giorno
li
ha
definiti
burlescamente
con
un
nome
solo
:
"
lo
Chesterbelloc
,
questo
grottesco
elefante
da
fiera
,
composto
di
due
animali
,
etc
.
"
.
Ma
di
Gilbert
K
.
Chesterton
ho
scritto
già
tante
e
tante
volte
,
che
alla
fine
dev
'
esser
cominciata
a
sembrare
quasi
una
mania
.
Veda
chi
vuole
,
il
libro
del
West
su
Chesterton
,
come
quello
di
Mandell
e
Shanks
su
Belloc
,
per
la
storia
di
coteste
campagne
contro
la
corruzione
capitalistica
e
parlamentare
,
contro
gli
ebrei
internazionali
che
la
fomentano
,
contro
il
socialismo
astrattista
e
disintegratore
,
contro
gli
esteti
,
e
altre
sottospecie
di
parassiti
.
E
se
in
Ortodoxy
ed
Heretics
,
Gilbert
K
.
Chesterton
ha
dato
i
più
bei
libri
moderni
in
difesa
della
morale
cristiana
,
è
certo
che
da
Belloc
gli
è
venuto
almeno
in
parte
l
'
orientamento
a
quelle
interpretazioni
storiche
alle
quali
ultimamente
egli
ha
dedicato
l
'
opuscolo
:
The
crimes
of
England
e
la
Short
History
of
England
,
due
opere
così
serie
che
tutti
,
al
solito
,
hanno
creduto
preferibile
pensare
fossero
state
scritte
per
chiasso
.
E
dal
fratello
Cecil
e
da
Belloc
gli
è
ancora
venuta
la
fede
nella
possibilità
d
'
una
ricostruzione
sociale
secondo
l
'
antico
sistema
delle
gilde
;
uno
schema
autoctono
,
ma
con
curiosi
riscontri
e
contrasti
con
quello
di
Georges
Sorel
.
L
'
elezione
della
Coalizione
,
gli
scioperi
di
Glasgow
e
Belfast
,
gli
hanno
offerto
ultimamente
le
più
stimolanti
opportunità
di
ribattere
nella
sua
rivista
The
New
Witness
,
su
tutti
questi
punti
.
Si
può
essere
sicuri
che
non
s
'
è
fatto
pregare
.
Dicevo
che
,
ormai
da
molti
anni
,
noi
ci
siamo
sentiti
interessati
in
questi
scrittori
,
per
vari
atteggiamenti
del
loro
stile
e
della
loro
politica
,
per
la
loro
ostinazione
di
uomini
di
fede
,
e
la
loro
grande
capacità
di
fumisti
e
umoristi
;
infine
per
quel
costante
sguardo
filiale
verso
Roma
.
Per
parte
loro
essi
non
hanno
voluto
trovare
troppo
immatura
o
comunque
disdicevole
la
nostra
compagnia
;
e
,
così
,
eccoli
nella
nostra
rivista
.
StampaPeriodica ,
Il
segno
distintivo
della
qualità
di
squadrista
voluto
dal
Duce
per
dare
un
simbolico
premio
ai
primi
e
più
veri
promotori
del
Regime
,
consacra
il
titolo
e
la
funzione
politica
di
una
minoranza
,
che
non
ha
avuto
precursori
e
non
potrà
avere
epigoni
in
tutta
la
storia
d
'
Italia
...
Negli
anni
ormai
leggendari
della
sanguinosa
lotta
fra
la
vecchia
e
questa
nuova
Italia
e
che
fu
per
ogni
squadrista
lotta
di
uno
contro
tutti
,
noi
dicevamo
che
al
partito
liberale
o
a
quello
socialista
o
a
qualsiasi
altro
partito
si
poteva
aderire
per
ragionamento
,
ma
per
entrare
nel
Fascismo
bisognava
lanciare
,
in
una
vampata
di
entusiasmo
e
al
di
là
degli
schemi
logici
,
tutto
se
stesso
contro
il
destino
,
a
rischio
della
vita
e
d
'
ogni
calcolo
d
'
interesse
sensibile
.
Così
"
Vivere
pericolosamente
"
e
"
Credere
,
obbedire
,
combattere
"
furono
le
intuizioni
morali
e
le
direttive
di
azione
degli
squadristi
,
molti
anni
prima
che
questi
profondi
messaggi
della
storia
pervenuti
alla
coscienza
degli
individui
di
minoranza
,
diventassero
le
norme
di
vita
di
tutto
il
popolo
italiano
.
Per
gli
squadristi
,
dunque
,
Mussolini
è
sempre
stato
il
Duce
,
fin
dal
primo
crepuscolo
del
movimento
fascista
.
Pensiamo
per
ciò
che
la
consapevolezza
legittima
di
essere
i
fondatori
di
un
regime
e
i
protagonisti
di
una
rivoluzione
la
quale
darà
il
suo
nome
al
secolo
in
cui
viviamo
,
sia
tale
ragione
di
orgoglio
per
tutti
gli
squadristi
da
ripagarli
d
'
ogni
sacrificio
compiuto
e
d
'
ogni
sofferta
amarezza
.
Nell
'
ora
della
più
sfrenata
libertà
politica
e
del
più
esasperato
individualismo
sociale
,
essi
sottoposero
con
piena
e
lucida
volontà
il
proprio
braccio
e
il
proprio
pensiero
al
vincolo
dell
'
obbedienza
a
un
uomo
in
cui
si
impersonava
un
'
idea
e
lo
proclamarono
Duce
.
Questo
è
sopratutto
il
grande
titolo
politico
dello
squadrismo
.
Oggi
di
fronte
alle
risorte
fortune
imperiali
d
'
Italia
i
superstiti
delle
gloriose
squadre
d
'
azione
sentono
che
nessuno
,
forse
,
ebbe
nella
storia
d
'
Italia
un
compito
più
alto
,
più
fertile
di
conseguenze
incalcolabili
di
quello
che
essi
assolsero
:
un
destino
umano
personale
più
bello
di
quello
che
essi
ebbero
.
StampaPeriodica ,
"
Ma
chi
è
quer
fijo
de
mignotta
che
ha
scaricato
'
sta
monnezza
sotto
casa
mia
?
,
me
so
'
detta
appena
l
'
ho
visto
:
pareva
un
sacco
di
stracci
.
E
invece
era
n
'
omo
.
Morto
"
.
Sono
le
6,30
di
domenica
2
novembre
quando
Maria
Teresa
Lollobrigida
in
Principessa
,
in
gita
con
la
famiglia
nella
sua
villetta
abusiva
al
centro
della
baraccopoli
più
squallida
di
Ostia
,
denuncia
ai
carabinieri
la
sua
scoperta
.
Ci
vorranno
altre
due
ore
prima
che
"
il
sacco
di
stracci
"
venga
identificato
in
"
Pasolini
Pier
Paolo
,
di
Carlo
,
anni
53
,
nato
a
Bologna
,
residente
a
Roma
,
di
professione
scrittore
e
cineasta
(
precedenti
penali
fascicolo
modello
22
cfr.
archivio
della
squadra
mobile
)
"
.
Il
regista
,
lo
scrittore
,
il
poeta
,
il
"
diverso
"
geniale
e
famoso
è
fissato
dal
mattinale
dei
carabinieri
nella
sua
ultima
e
più
drammatica
dimensione
:
quella
di
un
omosessuale
morto
ammazzato
.
Scena
del
delitto
:
via
dell
'
Idroscalo
,
a
Ostia
.
È
un
tortuoso
percorso
di
terra
battuta
che
separa
le
baracche
"
per
tutte
le
stagioni
"
dei
senza
tetto
,
dalle
"
baracche
per
l
'
estate
"
dei
sottoproletari
romani
tirate
su
abusivamente
"
per
far
fare
un
po
'
di
mare
ai
bambini
"
.
A
pochi
metri
dalla
spiaggia
,
una
sottile
fettina
di
sabbia
nera
e
sporca
,
via
dell
'
Idroscalo
si
apre
a
destra
in
uno
sterrato
che
i
ragazzi
del
posto
hanno
trasformato
in
un
rudimentale
campo
di
calcio
:
alle
due
estremità
quattro
tubi
metallici
simulano
le
"
porte
"
.
È
qui
che
Pasolini
è
stato
aggredito
,
colpito
,
massacrato
a
colpi
di
trave
dal
suo
giovanissimo
partner
nella
notte
tra
il
sabato
e
la
domenica
.
Ha
tentato
di
salvarsi
fuggendo
e
ha
tracciato
sulla
ghiaia
con
il
sangue
il
disperato
percorso
.
È
stato
finito
poco
oltre
,
schiacciato
dall
'
assassino
sotto
le
ruote
della
sua
stessa
macchina
.
"
La
vittima
"
,
si
legge
nel
verbale
degli
inquirenti
,
"
giace
bocconi
con
le
mani
unite
sotto
il
torace
;
presenta
ferite
da
corpo
contundente
sulla
nuca
e
sulla
faccia
,
abbondanti
emorragie
e
fuoruscita
di
sostanza
cerebrale
;
sopra
la
schiena
tracce
di
pneumatici
...
indossa
una
canottiera
verde
,
blu
jeans
,
calzini
marrone
,
stivaletti
marrone
,
biancheria
ordinaria
..
,
"
.
"
Strano
"
,
commenterà
un
brigadiere
,
"
uno
come
lui
era
più
logico
pensarlo
in
mutandine
dl
seta
"
.
Ma
chi
ha
ucciso
Pier
Paolo
Pasolini
?
E
perché
?
Via
via
le
risposte
si
dipanano
sul
filo
di
due
storie
apparentemente
parallele
.
Sono
le
due
di
sabato
notte
,
sul
lungomare
Duilio
,
a
Ostia
,
una
Giulia
grigia
sfreccia
a
170
all
'
ora
.
Una
"
gazzella
"
dei
carabinieri
si
butta
all
'
inseguimento
:
eccesso
di
velocità
.
La
corsa
della
Giulia
"
Gt
"
si
arresta
contro
un
muro
.
Il
guidatore
è
un
minorenne
"
inquieto
"
:
Giuseppe
Pelosi
,
17
anni
,
precedenti
per
furto
.
Quando
si
vede
braccato
resiste
,
tenta
la
fuga
.
Ma
inutilmente
.
Viene
acciuffato
e
incriminato
per
furto
:
l
'
auto
,
che
risulta
intestata
a
Pier
Paolo
Pasolini
,
è
stata
rubata
.
Di
qui
,
parte
un
sorprendente
giallo
ad
incastro
.
Primo
pezzo
:
un
appuntato
telefona
a
casa
del
regista
,
a
via
Eufrate
all
'
Eur
,
per
segnalare
il
ritrovamento
della
Giulia
.
Risponde
la
governante
.
È
sorpresa
che
Pasolini
non
sia
ancora
rientrato
:
"
Di
solito
"
,
dice
,
"
se
tarda
avverte
"
.
Secondo
pezzo
.
Il
ragazzo
si
ricorda
all
'
improvviso
di
aver
perduto
un
anello
:
"
forse
è
nella
macchina
"
,
suggerisce
ai
carabinieri
,
poi
lo
descrive
dettagliatamente
:
una
pietra
rossa
incastonata
tra
due
aquile
dorate
e
sotto
la
scritta
"
United
States
Army
"
,
insomma
,
un
oggetto
più
adatto
a
un
"
marine
"
che
ad
un
romano
di
borgata
.
Terzo
pezzo
.
L
'
anello
in
macchina
non
c
'
è
.
I
carabinieri
si
fanno
sospettosi
:
"
Ma
perché
'
sto
ragazzetto
ci
tiene
tanto
?
"
,
si
chiedono
.
E
ancora
:
"
Come
si
fa
a
perdere
un
anello
?
Occorre
prima
sfilarlo
dal
dito
.
Tranne
che
qualcuno
non
ce
lo
tiri
via
.
Magari
durante
una
colluttazione
"
.
E
il
ladruncolo
aveva
,
al
momento
dell
'
arresto
,
la
camicia
macchiata
di
sangue
e
una
ferita
sulla
fronte
.
Si
cerca
di
prendere
tempo
.
Quando
il
brigadiere
Cuzzupé
batte
a
macchina
l
'
ultima
cartella
del
verbale
,
si
è
fatta
l
'
alba
.
Poco
dopo
,
la
notizia
che
all
'
Idroscalo
hanno
trovato
un
morto
.
Nel
sopralluogo
,
accanto
al
cadavere
.
della
vittima
,
qualcuno
vede
brillare
un
anello
.
È
esattamente
quello
descritto
da
Giuseppe
Pelosi
:
il
topo
d
'
auto
è
anche
l
'
assassino
dell
'
Idroscalo
?
Poco
dopo
,
Ninetto
Davoli
,
arriverà
per
il
riconoscimento
.
All
'
una
di
domenica
Pelosi
confessa
.
Ha
ucciso
Pasolini
,
dice
,
perché
"
non
voleva
stare
al
patti
.
Il
maschio
dovevo
farlo
solo
io
e
non
uno
alla
volta
"
.
È
questa
la
verità
sulla
fine
di
Pasolini
?
La
sproporzione
fra
la
statura
del
personaggio
e
la
banalità
della
sua
morte
,
per
quanto
prevedibile
(
tempo
fa
aveva
confidato
a
Moravia
:
"
sai
ogni
volta
che
esco
per
una
'
battuta
'
sento
di
rischiare
la
vita
"
)
,
ha
fatto
nascere
in
qualcuno
dei
dubbi
.
I
due
si
conoscevano
?
È
questa
la
prima
domanda
.
Se
la
risposta
fosse
affermativa
,
anche
l
'
ipotesi
di
un
delitto
diverso
,
una
vendetta
di
gruppo
o
magari
un
delitto
politico
sarebbe
meno
irreale
di
quanto
appaia
a
prima
vista
.
Comunque
,
lo
scenario
della
sua
morte
se
l
'
è
scelto
lui
:
una
squallida
baraccopoli
,
all
'
aperto
.
"
Conosceva
la
zona
perché
forse
ci
voleva
girare
un
film
"
,
ha
osservato
il
capitano
dei
carabinieri
Tommasselli
.
"
Sì
,
e
come
no
?
"
,
ha
rintuzzato
un
cronista
con
eschimo
,
"
e
sai
il
titolo
?
'
Ciak
,
si
gira
il
mio
assassinio
'
"
.
StampaPeriodica ,
Non
rimane
che
attendere
pazientemente
che
i
refrattari
muoiano
di
morte
naturale
I
malinconici
del
"
lei
"
sono
ancora
molti
,
specialmente
fra
le
classi
più
anziane
.
Rimarrà
non
sconfitto
nelle
bocche
sdentate
dei
pensionati
,
dei
cronici
,
come
l
'
ultima
nostalgia
dei
tempi
meschinamente
vissuti
.
I
giovani
,
comunque
quelli
che
partecipano
alla
nostra
vita
di
oggi
coi
sensi
e
l
'
anima
,
sostituiscono
gradualmente
ma
rapidamente
la
leziosa
terza
persona
,
che
i
balilla
e
le
piccole
italiane
hanno
già
abolita
né
saprebbero
più
usare
.
Fidiamo
nell
'
azione
dei
nostri
ragazzi
,
i
quali
irrideranno
i
padri
e
le
madri
.
C
'
è
solo
da
attendere
che
i
più
vecchi
,
i
refrattari
muoiano
di
morte
naturale
.
Il
costume
del
Fascismo
è
ormai
seminato
nell
'
imo
sangue
delle
nuove
generazioni
e
fruttificherà
fatalmente
le
norme
di
vita
degli
italiani
venturi
.
Con
costoro
abbiamo
tanta
ostinata
pazienza
perché
siamo
un
popolo
giovane
per
cui
quel
che
conta
è
tutto
ancora
da
fare
.
Tanta
pazienza
,
ma
non
ci
basta
per
i
fannulloni
ai
quali
le
donne
,
le
autentiche
nemiche
del
"
voi
,
"
tengon
bordone
e
che
bastoneremo
a
sangue
sotto
i
loro
occhi
dolci
e
gentili
...