Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> categoria_s:"StampaPeriodica"
Il Vangelo socialista ( Craxi Bettino , 1978 )
StampaPeriodica ,
La storia del socialismo non è la storia di un fenomeno omogeneo . Nel corso di travagliate vicende sotto le insegne del socialismo si sono raccolti e confusi elementi distinti e persino reciprocamente repulsivi . Statalismo e antistatalismo , collettivismo e individualismo , autoritarismo e anarchismo , queste e altre tendenze ancora si sono incontrate e scontrate nel movimento operaio sin da quando esso cominciò a muovere i suoi primi passi come unità politica e di classe . In certe circostanze storiche le impostazioni ideologiche diverse sono addirittura sfociate in una vera e propria guerra fratricida . È così avvenuto che tutti i partiti , le correnti e le scuole che si sono richiamate al socialismo , si sono poste in antagonismo al capitalismo , ma ciò non è quasi mai stato sufficiente ad eliminare divisioni e contrapposizioni . I modelli di società che indicavano come alternativa alla società capitalistica erano spesso antitetici . La profonda diversità dei « socialismi » apparve con maggiore chiarezza quando i bolscevichi si impossessarono del potere in Russia . Si contrapposero e si scontrarono concezioni opposte . Infatti c ' era chi aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l ' azione dominante dello Stato e c ' era chi auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali . Riemerse così il vecchio dissidio fra statalisti e antistatalisti , autoritari e libertari , collettivistici e non . La divisione si riflesse a grandi linee nell ' esistenza di due distinte organizzazioni internazionali . I primi , eredi della tradizione giacobina , si raggrupparono sotto la bandiera del marxismo - leninismo , mentre i secondi volevano rimanere nell ' alveo della tradizione pluralistica della civiltà occidentale . A partire dal 1919 il socialismo , anche dal punto di vista organizzativo , sarà attraversato da due grandi correnti e da molti rivoli collaterali , che si potrebbero meglio definire solo analizzando la storia dei singoli partiti . Non sono pochi a ritenere che la scissione , vista nelle sue grandi linee , viene da lontano . C ' è chi ne vede le radici nella stessa Rivoluzione francese , durante la quale , mentre era in atto la guerra contro l ' Antico Regime , si scontrarono due concezioni della società ideale ; quella autoritaria e centralistica e quella libertaria e pluralistica . Già nelle analisi di Proudhon per esempio si tenta l ' individuazione delle radici etico - politiche del conflitto latente , che lacerava la sinistra . In Proudhon c ' è infatti un ' appassionata difesa non solo delle radici ideali della protesta operaia contro lo sfruttamento capitalistico ma anche una percezione acuta della divaricazione sostanziale tra la società socialista e la società comunista . Da un lato il comunismo che vuole la soppressione del mercato , la statalizzazione integrale della società e la cancellazione di ogni traccia di individualismo . Dall ' altra il socialismo , che progetta di instaurare il controllo sociale dell ' economia e lavora per il potenziamento della società rispetto allo Stato e per il pieno sviluppo della personalità individuale . Proudhon considerava il socialismo come il superamento storico del liberalismo e vedeva nel comunismo una « assurdità antidiluviana » che , se fosse prevalso , avrebbe « asiatizzato » la civiltà europea . Lo stesso Proudhon ci ha lasciato una descrizione profetica di che cosa avrebbe generato l ' istituzionalizzazione del rigido modello statalista e collettivistico : « la sfera pubblica porterà alla fine di ogni proprietà ; l ' associazione provocherà la fine di tutte le associazioni separate e il loro riassorbimento in una sola ; la concorrenza , rivolta contro se stessa , porterà alla soppressione della concorrenza ; la libertà collettiva , infine , dovrà inglobare le libertà cooperative , locali e particolari » . Conseguentemente sarebbe nata « una democrazia compatta fondata in apparenza sulla dittatura delle masse , ma in cui le masse avrebbero avuto solo il potere di garantire la servitù universale , secondo le formule e le parole d ' ordine prese a prestito dal vecchio assolutismo riassumibili : - comunione del potere ; - accentramento ; - distruzione sistematica di ogni pensiero individuale , cooperativo e locale , ritenuto scissionistico ; - polizia inquisìtoriale ; - abolizione o almeno restrizione della famiglia e , a maggior ragione , dell ' eredità ; - suffragio universale organizzato in modo tale da sanzionare continuamente questa sorta di anonima tirannia , basata sul prevalere di soggetti mediocri o perfino incapaci e sul soffocamento degli spiriti indipendenti , denunciati come sospetti e , naturalmente , inferiori di numero » . Qui , come si vede , Proudhon indica che cosa non doveva essere il socialismo e contemporaneamente che cosa sarebbe diventata la società se fosse prevalso il modello collettivistico basato sulla statizzazione integrale dei mezzi di produzione e sulla soppressione del mercato . La storia purtroppo ha portato qualche elemento di fatto a sostegno della sua previsione . Il socialismo di Stato , messi in disparte tutti i valori , le istituzioni e i principi della civiltà moderna , li ha sostituiti con un modello di vita collettivistico , burocratico e autoritario , cioè con un sistema pre - moderno . E ciò è tanto vero che molti rappresentanti della cultura del dissenso spingono la loro critica sino al punto di vedere nel comunismo , così come storicamente si è realizzato , una vera e propria « restaurazione asiatica » . Ma , per venire ad analisi più recenti , ricordiamo che molti altri intellettuali della sinistra europea hanno sviluppato questo filone critico . Da Russell a Carlo Rosselli a Cole ci perviene un unico stimolo che ci invita a non confondere il socialismo con il comunismo , la piena libertà estesa a tutti gli uomini con la cosiddetta libertà collettiva . Il superamento storico del liberalismo con la sua distruzione . Il carattere autoritario di ciò che viene chiamato il « socialismo reale o maturo » non è una deviazione rispetto alla dottrina , una degenerazione frutto di una data somma di errori , bensì la concretizzazione delle implicazioni logiche dell ' impostazione rigidamente collettivistica originariamente adottata . L ' esame dei fondamenti essenziali del leninismo non può che confermare tale tesi . Fino alla pubblicazione di « Che fare ? » Lenin fu sostanzialmente un marxista ortodosso : credeva che il socialismo si sarebbe realizzato solo nei paesi capitalistici avanzati e solo a condizione che la classe operaia avesse raggiunto un elevato grado di coscienza politica e di maturità culturale . Ma nel « Che fare ? » queste tesi sono letteralmente rovesciate . Dalla teoria e dalla prassi del socialismo democratico europeo si passa a uno schema rivoluzionario e giacobino . Lenin stesso definisce il rivoluzionario marxista « un giacobino al servizio della classe operaia » e propone di creare un partito composto esclusivamente di « rivoluzionari di professione » . Così il socialismo da compito storico della classe operaia diventa qualcosa che deve essere pensato , costruito e diretto da una élite selezionata di individui posti al di sopra della massa . Lenin comincia col distinguere due forme o gradi di percezione della realtà : la « spontaneità » e la « coscienza » : solo la seconda permette di anti - vedere i fini ultimi della Storia . Successivamente Lenin afferma perentoriamente che gli operai non possono avere il tipo di visione del reale che è proprio della coscienza poiché privi del sapere filosofico e scientifico . Essi , abbandonati alle loro tendenze spontanee , sono condannati a muoversi entro l ' ambito delle leggi del sistema . Tutt ' al più possono raggiungere una « coscienza sindacale » dei loro interessi immediati , non già una coscienza politica che può essere prodotta solo al di fuori della loro condizione di classe . E i « portatori esterni » della « giusta coscienza » , sono sempre secondo Lenin , gli intellettuali . Ad essi , quindi , spetta il ruolo storico organizzativo e dirigente del movimento operaio . Date queste premesse , ovviamente il soggetto rivoluzionano non può essere la classe operaia bensì il corpo scelto degli intellettuali che si sono consacrati alla rivoluzione comunista . Il pericolo che gli anarchici russi avevano sottolineato con estrema energia e cioè che la classe operaia fosse « colonizzata » dagli intellettuali declasses che entravano in un movimento socialista quali « tribuni della plebe » diviene con il « Che fare ? » una realtà . Lenin teorizza infatti con grande franchezza il diritto - dovere degli intellettuali guidati dalla « scienza marxista » di sottoporre la classe operaia alla loro direzione . L ' ammissione storica che Marx aveva assegnato al proletariato doveva raccogliersi nelle mani dell ' intelligencija rivoluzionaria . Si capisce agevolmente perché Trockij , Plechanov , Martov e Rosa Luxemburg abbiano accusato Lenin di « sostitutismo » . Ai loro occhi l ' idea leninista di subordinare la classe operaia alla direzione paternalistica dell ' élite cosciente ed attiva appariva come un capovolgimento del marxismo e come un ritorno alla tradizione giacobina . « Trockij in particolare stigmatizzò la teoria leninista poiché essa confondeva la dittatura del proletariato con la dittatura sul proletariato e affidava la missione storica di edificare il socialismo non alla classe operaia dotata di iniziativa che ha preso nelle sue mani le sorti della società , ma a una organizzazione forte , autoritaria che domina il proletariato ed attraverso ad esso la società » . Era il Trockij menscevico che prevedeva come lo spirito di setta e il manicheismo giacobino che Lenin voleva introdurre nel movimento operaio avrebbero avuto conseguenze disastrose . In effetti « Che fare ? » apparve a molti come un ' aggressiva ripresa del progetto di Robespierre , che già molte scuole socialiste europee avevano definito come una sorta di dispotismo pseudo - socialista . Il modello di partito ideato da Lenin e una istituzione resa monolitica dal vincolo dell ' ortodossia e dal principio della subordinazione assoluta e senza riserve delle volontà individuali alla volontà collettiva . Il partito bolscevico fu sin dal suo atto di nascita , una organizzazione ferreamente disciplinata e impegnata nella diffusione su scala planetaria del socialismo scientifico , interpretato come una dottrina a carattere salvifico , cioè una setta di « veri credenti » che in nome del proletariato riteneva di avere il diritto - dovere di instaurare il suo dominio totale sulla società per rigenerarla . Nessuno meglio di Rosa Luxemburg ha descritto le conseguenze elitaristiche e burocratiche che da una tale concezione e prassi derivavano . « Un centralismo spiegato , il cui principio vitale è da un lato il netto rilievo e la separazione della truppa organizzata dai rivoluzionari dichiarati e attivi dall ' ambiente , pur esso rivoluzionariamente attivo ma non organizzato , che li circonda , e dall ' altro la rigida disciplina e l ' intromissione diretta , decisiva , determinante delle istanze centrali in tutte le manifestazioni vitali delle organizzazioni locali del partito … Chiudere il movimento nella corazza di un centralismo burocratico che degrada il proletariato militante a docile strumento di un comitato » . La dittatura sul proletariato Come ha scritto Isaak Deutscher « poiché la classe operaia non era là ( dove sarebbe dovuta esserci per esercitare la direzione ) i bolscevichi decisero di agire come suoi luogotenenti e fiduciari fino al momento in cui la vita fosse diventata più normale e una nuova classe lavoratrice si fosse affermata e sviluppata . Per questa strada naturalmente si giungeva alla dittatura della burocrazia , al potere incontrollato e alla corruzione attraverso il potere » . Ma , occorre ripeterlo , tale paradossale fenomeno - la dittatura del proletariato senza il proletariato , la « dittatura per procura » esercitata in nome e per conto della classe - non può essere considerata una conseguenza non prevista e non prevedibile . E sempre il Trockij menscevico che nel 1904 scrive che se il progetto leninista si fosse realizzato « il partito sarebbe stato sostituito dall ' organizzazione del partito , l ' organizzazione sarebbe stata a sua volta sostituita dal comitato centrale ed infine il comitato centrale dal dittatore » . Con il successo storico - politico del leninismo la logica giacobina con tutte le sue componenti vecchie e nuove che sfociano nella dittatura rivoluzionaria prende il sopravvento sulla logica pluralistica e democratica del socialismo e la Russia si incammina sulla strada del collettivismo burocratico - totalitario . Ora , dato che la meta finale indicata da Lenin era la società senza classi e senza Stato , si potrebbe parlare di « eterogenesi dei fini » nel senso che i mezzi adoperati hanno fagocitato l ' ideale . Il leninismo al potere sarebbe , da questo punto di vista , la dimostrazione che non è possibile scindere i mezzi dai fini e che la storia non è « razionale » bensì « ironica » e persino « crudele » . Ma in realtà il conflitto tra bolscevismo e socialismo democratico non fu un semplice conflitto sui mezzi da adoperare per avanzare verso la società ideale . Tale conflitto è stato senz ' altro uno dei fattori che ha segnato la demarcazione netta nel seno del movimento operaio , ma non certamente quello decisivo . Fra comunismo leninista e socialismo esiste una incompatibilità sostanziale che può essere sintetizzata nella contrapposizione tra collettivismo e pluralismo . Il leninismo è dominato dall ' ideale della società omogenea , compatta , indifferenziata . C ' è nel leninismo la convinzione che la natura umana è stata degradata dall ' apparizione della proprietà privata , che ha disintegrato la comunità primitiva scatenando la guerra di classe . E c ' è soprattutto il desiderio di ricreare l ' unità originaria facendo prevalere la volontà collettiva sulle volontà individuali , di interesse generale sugli interessi particolari . In questo senso il comunismo è organicamente totalitario , nel senso che postula la possibilità di istituire un ordine sociale così armonioso da poter far a meno dello Stato e dei suoi apparati coercitivi . Questo « totalitarismo del consenso » deve però essere preceduto da un « totalitarismo della coercizione » . Tanto è vero che Lenin non ha esitato a descrivere la dittatura del partito bolscevico come « un potere che poggia direttamente sulla violenza e che non è vincolata da nessuna legge » . Pure la meta finale resta la società senza Stato , cioè « il paradiso in terra » ( Lenin ) successivo alla « resurrezione dell ' umanità » ( Bucharin ) . Talché si può dire che la meta finale indicata dal comunismo è « un Regno di Dio senza Dio » , cioè la costruzione reale del regno millenario di pace e di giustizia illusoriamente promesso del messianesimo giudaicocristiano . Non è certo un caso , dunque , che Gramsci sia arrivato a definire il marxismo « la religione che ammazzerà il cristianesimo » realizzando le sue esaltanti promesse e facendo passare dalla potenza all ' atto l ' ideale della società perfetta . Se questa interpretazione del leninismo è corretta , allora la contrapposizione fra socialismo e comunismo è certo molto profonda . Il comunismo leninista ha mire palingenetiche : è una religione travestita da scienza che pretende di aver trovato una risposta a tutti i problemi della vita umana . Per questo non ha voluto tollerare rivali ed è in una parola « totalitario » . Milovan Gilas e Gilles Martinet lo hanno sottolineato in maniera convincente : il leninismo nella misura in cui aspira a rigenerare la natura umana , a creare un mondo purificato da ogni negatività , a porre fine allo scandalo del male , è una dottrina millenaristica che , una volta al potere , non può produrre che uno Stato ideologico retto una casta . Gramsci ha teorizzato senza perifrasi la natura « totalitaria » e persino « divina » del partito comunista , che non a caso ha definito " il focolare della fede e il custode della dottrina del socialismo scientifico » . Il partito marxista - leninista in quanto incarna il progetto di disalienazione totale dell ' umanità , è una istituzione carismatica che racchiude in sè tutte le verità e tutta la moralità della teoria . Esso esprime l ' etica , la scienza del « proletariato ideale » che deve illuminare il « proletariato reale » e indicargli « la via della salvezza » ( come si legge nella risoluzione del secondo Congresso del Komintern ) . Nelle sue mani ci sono « le chiavi della storia » poiché esso orienta sua azione alla luce dell ' unica dottrina che sia scientifica e salvifica ad un tempo . Per questo il comunismo non può venire a patti con lo spirito critico , il dubbio metodico , la pluralità delle filosofie , insomma con tutto ciò che rappresenta il patrimonio culturale della civiltà occidentale laica e liberale . Esso , come soleva ricordare Bertrand Russell a coloro che si facevano un ' immagine mitologica del marxismo - leninismo , si fonda sull ' idea che deve esistere un ' autorità ideologica ( il partito ) che stabilisce autocraticamente i confini che separano il bene dal male , il vero dall ' errore , l ' utile dal dannoso . Di qui l ' elevazione del marxismo a filosofia ( obbligatoria ) di Stato , l ' istituzionalizzazione dell ' inquisizione rivoluzionaria , la lotta accanita e spietata contro i devianti , i dissidenti e gli eretici . Rispetto alla ortodossia comunista , il socialismo è democratico , laico e pluralista . Non intende elevare nessuna dottrina al rango di ortodossia , non pretende porre i limiti alla ricerca scientifica e al dibattito intellettuale , non ha ricette assolute da imporre . Riconosce che il diritto più prezioso dell ' uomo è il diritto all ' errore . E questo perché il socialismo non intende porsi come surrogato , ideale e reale , delle religioni positive . Il socialismo nella sua versione democratica ha un progetto etico - politico che si inserisce nella tradizione dell ' illuminismo riformatore e che può essere sintetizzato nei seguenti termini : socializzazione dei valori della civiltà liberale , diffusione del potere , distribuzione ugualitaria della ricchezza e delle opportunità di vita , potenziamento e sviluppi degli istituti di partecipazione delle classi lavoratrici ai processi decisionali . Carlo Rosselli definiva appunto il socialismo come un liberalismo organizzatore e socializzatore . Dalla pretesa che il comunismo ha di fare « l ' uomo nuovo » deriva del tutto logicamente il disegno di ristrutturare tutto il campo sociale secondo un criterio unico e assolutamente vincolante . Il principio di fondo è stato formulato da Lenin in termini inequivocabili : « il partito tutto corregge , designa e dirige in base a un criterio unico » al fine di sostituire « l ' anarchia del mercato » con la " centralizzazione assoluta " . E in effetti , del tutto coerentemente con la dottrina , i bolscevichi non appena conquistarono lo Stato incominciarono a distruggere sistematicamente , metodicamente , ogni centro di vita autonoma e operarono in modo da concentrare tutto il potere politico , economico e spirituale in un ' unica struttura di comando , l ' apparato del partito . E chi dice apparato dice controllo integrale della società da parte degli amministratori universali . Fu così che prese corpo lo Stato padrone di ogni cosa , delle risorse economiche delle istituzioni degli uomini e persino delle idee . L ' autonomia della società civile fu intenzionalmente soffocata , la spontaneità sociale limitata o soppressa , l ' individualismo ridotto ai minimi termini . Il grande paradosso della via comunista Ma , evidentemente tutto ciò implica la burocratizzazione integrale della società la quale come si legge in « Stato e rivoluzione » , diventa per ciò stesso « un unico ufficio ed un unico stabilimento industriale » diretto dall ' alto dell ' apparato del partito che vigilerà sugli uomini affinché essi non deviino dalla retta via fissata dall ' ortodossia . Di qui la descrizione del progetto collettivistico data da Gilas : « Lo Stato comunista opera per raggiungere la completa spersonalizzazione dell ' individuo , delle nazioni e anche dei propri appartenenti . Aspira a trasformare la società intera in una società di funzionari . Aspira a controllare , direttamente o indirettamente , salari e stipendi , alloggi e attività intellettuali » . Analogamente Pierre Naville ha scritto che « la burocrazia nel socialismo di Stato gode di uno statuto fino ad oggi sconosciuto : di fatto essa controlla la totalità della vita economica , ed esercita questo controllo dall ' alto … E ' nel socialismo di Stato che la burocrazia mostra finalmente la su reale natura : essa è l ' organizzazione gerarchica applicata a tutto , l ' armatura reale della vita sociale e privata , il comando su ogni cosa . Essa incarna lo Stato nella sua doppia dimensione nazionale e nel suo imperialismo internazionale » . A questo punto possiamo trarre alcune conclusioni di ordine generale . Leninismo e pluralismo sono termini antitetici se prevale il primo muore il secondo . La democrazia ( liberale o socialista ) presuppone l ' esistenza di una pluralità di centri di poteri ( economici , politici , religiosi , etc . ) in concorrenza fra di loro , la cui dialettica impedisce il formarsi di un potere assorbente e totalitario . Di qui la possibilità che la società civile abbia una certa autonomia rispetto allo Stato e che gli individui e i gruppi possano fruire di zone protette dall ' ingerenza della burocrazia . La società pluralistica inoltre è una società laica nel senso che non c ' è alcuna filosofia ufficiale di Stato , alcuna verità obbligatoria . Nella società pluralistica la legge della concorrenza non opera solo nella sfera dell ' economia , ma anche in quella politica e in quella delle idee . Il che presuppone che lo Stato è laico solo nella misura in cui non pretende di esercitare , oltre al monopolio della violenza , anche il monopolio della gestione dell ' economia e della produzione scientifica . In breve : l ' essenza del pluralismo è l ' assenza del monopolio . Tutto il contrario delle tendenze che si sono affermate nel sistema comunista . I veri marxisti - leninisti non possono tollerare contropoteri , ideali comunitari diversi da quello collettivistico . Per questo essi sentono di avere il diritto - dovere di imporre il « socialismo scientifico » ai recalcitranti . Per questo Gramsci aveva teorizzato la figura del moderno Principe come « il solo regolatore » della vita umana . La meta finale è la società senza Stato , ma per giungervi occorre statizzare ogni cosa . Questo in sintesi è il grande paradosso del leninismo . Ma come è mai possibile estrarre la libertà totale dal potere totale ? Invece di potenziare la società contro lo Stato , si è reso onnipotente lo Stato con le conseguenze previste da tutti gli intellettuali della sinistra revisionistica che hanno visto nel monopolio delle risorse materiali e intellettuali la matrice dell ' autoritarismo di Stato . Pertanto se vogliamo procedere verso il pluralismo socialista , dobbiamo muoverci in direzione opposta a quella indicata dal leninismo : dobbiamo diffondere il più possibile il potere economico , politico e culturale . Il socialismo non coincide con lo statalismo . Il socialismo , come ha ricordato Norberto Bobbio è la democrazia pienamente sviluppata , dunque è il superamento storico del pluralismo liberale e non già il suo annientamento . È la via per accrescere e non per ridurre i livelli di libertà e di benessere e di uguaglianza .
LO STELLONE ( BONTEMPELLI MASSIMO , 1936 )
StampaPeriodica ,
I . Lo sviluppo , in civiltà , complessività e conoscenza delle nazioni , richiede nella loro storia politica una alternativa di decentramenti e concentramenti della somma del potere governante . I periodi in cui si sente necessario decentrare e distribuire tale potere , sono periodi di agitazione e culminano nelle rivoluzioni ; i periodi di maggiore concentramento corrispondono all ' imporsi dei regimi assoluti . Questa legge appare molto chiara nella storia di Francia . Il potere assegnato dal feudalismo ai marchesi , protettori delle regioni di confine , aumenta fino a sembrare pericolo per la unità dello Stato ; allora Luigi XIV chiama a sé i marchesi e ne fa dei funzionari della Corte . Con l ' andare del tempo questo genera un soverchio concentramento e squilibrio tra il cuore e la periferia , e prepara la rivoluzione con tutte le sue conseguenze . In altre parole : lo stabilirsi dei regimi assoluti corrisponde alla necessità di riaggregare energie che si stavano decomponendo , le rivoluzioni sono per contro forze disgregative che intervengono a fermare un processo di eccessivo aggregamento , quando elementi coordinati del potere stanno , come si dice in meccanica , per "grippare." La rivoluzione mussoliniana è tutt ' altra cosa . Come è altra cosa la storia d ' Italia . Le storie parallele , talora collaboranti talora tra loro contrastanti , che la compongono , han dato e consolidato alle membra più lontane dal cuore una tale ricchezza di toni e di forze , che l ' alternativa di cui s ' è detto non ha più ragione di invocarsi . La disgregazione precedeva la Rivoluzione e la Guerra ( la Guerra fu il primo atto della Rivoluzione mussoliniana ) e stava accadendo non tra le membra più lontane e il cuore governante della Nazione , ma nel centro stesso del potere . La Rivoluzione mussoliniana non è disgregante , anzi è un mezzo diretto all ' unificazione e consolidamento del potere centrale : è una rivoluzione tipicamente " strumentale " : rivoluzione non di un disgregatore , ma di un costruttore . Appena compiuta , il Capo di essa rivoluzione , con quegli stessi strumenti coi quali l ' ha portata alla vittoria , si accinge all ’ opera ricostruttiva . E il consolidamento delle energie centrali non è fatto a spese delle regioni di periferia , ma lascia intatte tutte le conquiste delle loro storie singole laboriosissime . II . Nei vecchi manuali scolastici si leggeva : " col 1870 si è compiuta l ' unità d 'Italia." Non era vero , perché il " senso politico della nazione " era rimasto ancora di una minoranza . Il senso della nazione ha cominciato a diffondersi tra il popolo con i quattro anni della vita di guerra . Vittorio Veneto fu una prima vittoria d ' una Italia nuova , nata dal farsi ampiamente popolari l ' idee che erano state di una minoranza colta . Questa minoranza voglio dire , quella aristocrazia intelligente che aveva capito che all ' unità di carattere nazionale in Italia doveva corrispondere un ' unità di carattere politico quella minoranza risaliva , nientemeno , a Petrarca e Dante ; e andò nei secoli afforzandosi , ma minoranza intellettuale rimase chiaramente anche dopo il Risorgimento . Con la nuova Italia cioè con la Guerra e il Fascismo la concezione dell ' Italia come nazione diventa popolare . Voglio dire che passa dalle aristocrazie intelligenti al popolo . Ma scavalca lo stato intermedio , la borghesia . Qui si innesta il fenomeno strano , per cui gli ottocentomani sembra abbiano buon giuoco quando ci dicono : " Come mai un ' Italia , caduta in tanta ristrettezza d ' idee come quella del decimonono , come mai ha potuto preparare la Guerra e la Rivoluzione ? " Si risponde che a quelle ristrettezze d ' idee e di costume politico era scesa , non l ' Italia , ma la sua classe più in vista , la classe direttiva , la borghesia . L ' addormentamento democratico era fenomeno di origine strettamente borghese : veniva di Francia ; paese borghese per eccellenza . Ma sotto quella classe direttiva c ' era l ' indole profonda , il carattere dell ' italiano . In ogni nazione convivono e utilmente collaborano tutte le classi sociali , ma ogni nazione richiama il proprio fondamentale carattere all ' una piuttosto che all ' altra . Come la Francia è soprattutto borghese , così l ' Italia è soprattutto fondamentalmente popolare . Come tale , l ' Italiano sa generare di tratto in tratto , quando gli è storicamente necessario , una aristocrazia intellettuale da cui si fa volenteroso guidare . Questo è il meccanismo intelligente , che gli scettici chiamano " lo Stellone . "
'Novecento' di Bernardo Bertolucci ( Moravia Alberto , 1976 )
StampaPeriodica ,
25 aprile 1945 . Un filare di pioppi maestosi su un alto argine , delle pecore che pascolano , il sole attraverso i pioppi . Un giovane cammina cantando , è una bella giornata , il cuore è lieto . Un uomo si alza tra i cespugli , imbraccia un mitra , spara ; il giovane cammina un poco barcollando , cade , muore . Nello stesso tempo un gruppo di contadine dà la caccia attraverso i campi a un uomo e una donna che fuggono , li raggiungono , li ammazzano a colpi di forcone . Ancora , nello stesso tempo , un ragazzo si impadronisce di un fucile , entra in una villa , prende di mira un uomo di mezza età che se ne sta a tavola , facendo colazione . Poi sullo schermo appaiono le parole " Molti anni prima " . Adesso dunque sapremo il motivo di questi eventi terribili e incomprensibili ; lo sapremo , come avviene nel cinema , grazie ad un lungo , lunghissimo flash - back , ovvero , come si diceva una volta , un passo indietro . E infatti il passo indietro lo facciamo addirittura di cinquant ' anni , nell ' atmosfera patriarcale e sonnolenta della campagna emiliana , all ' inizio del secolo . Dunque , ben presto sapremo il motivo di quell ' assassinio , di quella caccia all ' uomo , di quel fucile puntato . Evidentemente , qualcuno in quell ' alba del 1900 ha commesso un delitto rimasto impunito per ben cinquant ' anni e adesso , mezzo secolo dopo , è chiamato a pagarne il fio.Ma no , niente di tutto questo . Il proprietario di terre Alfredo Berlinghieri sta aspettando la nascita di un nipote , erede del suo ingente patrimonio terriero e la stessa attesa si verifica nella vita di Leo , vecchio e fedele bracciante . Il Berlin - ghieri è un tipico proprietario di terre paternalista e quasi feudale . Come gli nasce il nipote , va a cercare nella cantina delle bottiglie di spumante , le mette in una cesta che affida alle braccia robuste di un suo buffone privato , che va in giro vestito da Rigoletto ( tutto questo avviene il giorno della morte di Verdi , uomo - simbolo della vecchia e , almeno a giudicare dal Berlinghieri , retriva Italia del Risorgimento ) e fa una di quelle cose che oggi ci farebbero accapponare la pelle dalla vergogna e dal disagio , ma che , allora , prima della presa di coscienza classista , a quanto pare erano frequenti e innocue ; va su un prato dove i suoi braccianti stanno falciando l ' erba e offre a ciascuno di loro una bottiglia affinché bevano alla salute del nipote appena nato . I braccianti accettano , più o meno ; soltanto il vecchio Leo , forse perché si trova nella stessa situazione del Berlinghieri e non può fare a meno di rendersi conto , pur nel suo lealismo di vecchio schiavo , che la sorte dei due bambini sarà molto diversa , nicchia e alla fine rifiuta il vino . Il Berlinghieri insiste , petulante , accorato , autoritario ; alla fine Leo si rassegna e beve . Il Berlinghieri , nella sua imbecillità patriarcale adesso è soddisfatto ; i miseri braccianti dai volti screpolati dalla fatica , puzzolenti di sudore e di stalla , hanno bevuto alla salute del piccolo vampiro borghese che , come già il nonno e il padre , succhierà il loro sangue . E invece non si rende conto che , in quel prato , quella mattina , è avvenuto qualche cosa di terribile , cioè la lotta di classe è , ufficialmente , cominciata . Questa lotta di classe , con alterne vicende ( scioperi , agitazioni , moti di piazza , socialismo , guerra partigiana , da una parte ; patriarcalismo , liberalismo , fascismo , regime democristiano dall ' altra ) , arriverà , senza trovare soluzioni , fino ai giorni nostri . La lotta di classe costituisce la struttura portante di questo Novecento di Bernardo Bertolucci ; ma non bisogna pensare ad un film collettivo , unanimista . Novecento ha per protagonista di fondo la società italiana ; ma questa società si articola , appunto in base al tema della lotta di classe , in una folla di personaggi principali e secondari . Anzi il film racconta , o meglio vuole farci credere che racconta , la storia del privato rapporto dei due che sono nati il giorno della morte di Verdi , il padrone Alfredo e il contadino Olmo . Essi giocano insieme , gareggiano insieme in tante prove grandi e piccole , dalla forza del braccio alla lunghezza del pene , vanno insieme alla guerra del 1914 ( o meglio ci va Olmo , Alfredo si fa imboscare ) , vanno a letto insieme con una puttana di paese , incontrano insieme le donne della loro vita ( Olmo la maestrina socialista Anita , Alfredo la ricca , raffinata e velleitaria Ada Fiastri Paulhan ).Intanto la lotta di classe continua imperterrita e inevitabile . Per esempio , i padroni , di fronte alla minaccia socialista , si uniscono ; fanno in chiesa una sacrilega colletta per finanziate il fascismo ; una squadraccia dà alle fiamme la case del popolo ; i contadini riescono ancora a organizzare un solenne funerale alle vittime dei fascisti , ma sarà l ' ultima protesta prima dell ' affermarsi della dittatura ... La storia , tra molti caratteri variabili , ne ha uno costante : è serena . Questa serenità per niente affatto giustificata dagli avvenimenti per lo più orribili che la storia ci racconta , deriva dal fatto che gli storici , si tratti di favoleggiatori candidi come Erodoto o di critici eruditi come Rostowzeff , convengono tutti di parlare di cose di cui non hanno avuto diretta e immediata esperienza . E infatti la credibilità dello storico non è di specie sentimentale come quella del romanziere ma intellettuale come quella del critico.In Novecento la serenità che è propria della storia non c ' è perché Bertolucci vorrebbe che la sua scorribanda in mezzo secolo di storia italiana apparisse come una esperienza non già contemplata da lontano ma vissuta e sofferta da vicino e per giunta vissuta e sofferta come storia . In maniera contradditoria egli vuole che i personaggi pur mentre vivono la loro esistenza privata , sappiano di soffrire la storia in ogni loro anche minima azione.Per ottenere questo scopo Bertolucci ha interiorizzato il passato , o meglio ha sostituito il passato con la vicenda della sua vita interiore . Questa sostituzione ha portato a risultati singolari , alcuni convincenti altri meno . Tra i primi , bisogna mettere il rapporto con la natura e quello con il popolo . Il rapporto con la natura si esprime come inesauribile nostalgia della campagna nativa nei bellissimi paesaggi , in molti particolari naturali , nei tanti volti di contadini che ci vengono additati in frequenti primi piani . Il rapporto con il popolo si esprime , invece , in maniera penosa e ossessiva , in un altrettanto inesauribile senso di colpa al quale dobbiamo , oltre a molte scene crudeli e imbarazzanti come quella dello spumante , la generale visione manichea che spartisce il film in due mondi : da una parte il popolo idealizzato in senso positivo , dall ' altra la borghesia illuminata da una luce sinistra e disperata . Tutta la vicenda , insomma , è guardata dall ' angolo visuale di un privilegio sociale pentito , insicuro , scosso . Più complicate si fanno le cose allorché Bertolucci sostituisce il passato con se stesso , dissociandosi nei due personaggi di Alfredo il padrone e Olmo il contadino . Il narcisismo inevitabile in una simile operazione ingenera un senso , di freddezza emblematica , come di apologo didascalico . L ' amore - odio di Alfredo e Olmo così simbolico , non si accorda con il contesto realistico nel quale è inserito . Forse soltanto l ' omosessualità avrebbe potuto dare un carattere di realtà al rapporto tra i due uomini . Ma allora sarebbe saltato il messaggio del film.Adesso bisognerebbe parlare della capacità narrativa e , diciamo così , " muscolare " di Bernardo Bertolucci che in questo film viene confermata al di là del necessario . Ci limitiamo a dire che Bertolucci ha cercato disperatamente di esprimere qualche cosa che gli stava a cuore . Di qui la sincerità di Novecento , altro tratto curioso in un film a sfondo storico . Novecento è affollato di attori straordinari . La vecchiaia borghese di Burt Lancaster , quella popolana di Sterling Hayden , la dignità dolente di Maria Monti , la naturalezza simpatica di Gerard Depardieu , il dubbio intellettuale di Robert De Niro , il volontarismo intrepido di Stefania Sandrelli , il filisteismo trafelato di Romolo Valli , la perversità provinciale di Laura Betti , l ' erotismo recitato di Dominique Sanda , il sadismo subalterno di Donald Sutherland compongono , pur sullo sfondo collettivo , un mosaico di situazioni e di vicende individuali .
I DITTATORI ( - , 1938 )
StampaPeriodica ,
L ' Europa è pressoché quieta e l ' Italia in festa . Giunge a noi il Dittatore germanico : lo accogliamo e lo salutiamo con le promesse dello spirito che si rinfranca nell ' opera di pace iniziata con gli accordi anglo - italiani . Lo festeggiamo pure nell ' aria di un terzo dono delle sacre leggi naturali : l ' Amicizia . In Italia l ' Amicizia è una religione ; la religione di chi ha patito , lottato , trionfato , di chi sa il morso dell ' invidia e prova il lenimento della sicura compagnia . Questa religione scende a noi da una cattedra infallibile : Mussolini . Il Duce ha rinnovato , moralizzato l ' arte politica con la regola dell ' Amicizia , che è la fedeltà all ' onore , alla parola data , alla gratitudine , al carattere , al senso , in breve , del bene comune . La politica così intesa e praticata riesce una nuova cavalleria spirituale ; certo è una rinascenza : sicurissimamente è un mezzo efficace di avvicinamento , di reciproca intesa , di fratellanza tra simili ed affini . Non più calcolo dell ' interesse semplice e composto , essa è il punto fermo della politica estera italiana , ne è l ' attrattiva principale . Non con armi diverse Mussolini poteva accingersi alla riscossa fascista dentro e fuori , al riassestamento europeo che non sarebbe possibile coll ' inimicizia alla base dei rapporti internazionali , alla realizzazione della comunanza tra vecchie e giovani Nazioni . L ' Europa è salva per questa Amicizia , non è finita nella catastrofe per volontà e saggezza di Essa . L ' Amicizia è vita nuova . Rifugge dai disegni sinistri e sa che l ' umanità è nata per salire verso mete che gli antichi dicevano celesti ma noi moderni , uomini della realtà frammentaria , chiameremo press ’ a poco di benessere generale .
Fu solo un decadente ( Moravia Alberto , 1970 )
StampaPeriodica ,
Probabilmente il mito di Pavese va spiegato con l ' incapacità dello scrittore di creare il mito nei suoi libri . Non vogliamo dire con questo che Pavese si è ucciso perché era consapevole di non essere riuscito a dire certe cose . Pavese aveva della propria opera e di se stesso un ' opinione altissima , come si può vedere nel diario . Ma , strano a dirsi , è proprio questa idea esagerata di se stesso che in parte ne ha provocato la morte . Dopo aver avuto il premio Strega ed aver scritto La luna e i falò Pavese ha deciso ad un tratto che aveva ottenuto , in senso sociale e creativo , il massimo successo possibile e che di conseguenza non aveva più alcun motivo di vivere . Ha fatto un po ' come certe coppie di amanti che si ammazzano perché sono convinti che il loro amore è così perfetto da non poter essere coronato ormai che dalla morte . La verità , secondo noi , è invece diversa . Pavese non è riuscito a creare il mito nella pagina ; e il suo suicidio va interpretato come un tentativo di crearlo nella vita . In questo modo si spiega non soltanto il suicidio ma anche la accurata fabbricazione e preparazione psicologica e culturale dell ' atto disperato . E infatti l ' operazione tristissima e orgogliosissima è riuscita . Il mito di Pavese , il mito dello scrittore che si è ucciso per motivi esistenziali sopravvivrà alla sua opera . Ma i motivi erano soltanto apparentemente esistenziali . In realtà erano letterari . Niente illumina meglio il mito di Pavese che il suo rapporto con Melville . Melville , il mito l ' aveva saputo creare nella pagina ed era morto nel suo letto . Il mito della balena bianca , come tutti i miti della letteratura , nasce da una grandiosa riflessione che ha le sue radici nel senso comune o se si preferisce nell ' inconscio collettivo . La riflessione riguarda il Bene e il Male , l ' Uomo e la Natura , la Ragione e l ' Irrazionale e così via . Ricco di senso comune , in comunicazione diretta con l ' inconscio collettivo , Melville , come tutti i grandi poeti , crea il mito senza saperlo e senza averne l ' intenzione . Ciò che preme non è creare il mito ma dire certe cose , ossia fornire una sua interpretazione di una visione del mondo che non è sua , avendola ricevuta in eredità dalla società di cui fa parte . Oggi si direbbe che Melville era , ingenuamente e inconsciamente , un contenutista . Saper criticamente cos ' è un mito e decidere , per così dire , a freddo , cioè in base a una riflessione culturale , di fabbricarne uno , è invece il contrario del contenutismo ingenuo ed inconscio . È decadentismo formalistico . A suo tempo ho scritto un articolo : « Pavese decadente » , che non è piaciuto agli ammiratori di Pavese ; ma oggi l ' idea del decadentismo di Pavese è ormai accettata . Cos ' è uno scrittore decadente ? È un letterato colto e raffinato ma egotista , sfornito di senso comune e senza rapporti con l ' inconscio collettivo . Questo letterato ammira i grandi poeti creatori di miti e si domanda , con ingenuità : « Perché loro sì e io no ? Oltre tutto io sono in una posizione di vantaggio . Io so cos ' è il mito , loro non lo sapevano » . Già , ma sapere , in questo caso , vuol dire non potere . Tuttavia il decadente ha pur sempre una maniera di creare il mito : fuori della pagina , nella vita . Il caso di D ' Annunzio è esemplare . Nella pagina di D ' Annunzio il mito non c ' è . D ' Annunzio , allora , lo crea nella vita con le donne , il lusso , le imprese militari , le piume ecc. Abbiamo già detto che Pavese si è ucciso « anche » perché era convinto di essere ormai uno scrittore del tutto riuscito e concluso . In altri termini , Pavese si sarebbe ucciso per ingenuità , quella ingenuità che è indispensabile per creare il mito . L ' ingenuità di Pavese avrebbe consistito nel darsi la morte « per la disperazione del successo » . A riprova si confronti il suicidio di Hemingway con quello di Pavese . Il suicidio di Hemingway desta un ' immensa pietà ; ma non si concreta in un mito perché l ' opera di Hemingway è tanto più importante della sua vita e della sua morte . Non si parla oggi di Hemingway come di uno scrittore che si è ucciso ; ma come di uno scrittore che ha scritto certi libri e poi , purtroppo , si è ucciso . Il mito di Pavese è invece quello dello scrittore che si uccide . Questo mito , in certo modo , nasconde l ' opera di Pavese , confondendo le idee della critica e dei lettori . Per coloro che non hanno bisogno di opere ma di miti , Pavese è un autore ideale . Così alla fine bisogna pur dire che il capolavoro di Pavese è la sua morte , cioè un evento che pur verificandosi fuori della letteratura , « continua » la letteratura . Anche qui il decadentismo si conferma un ' ultima volta , tragicamente .
GIOTTO E CIMABUE IN UN'OSTERIA DI MUGELLO ( BALDINI ANTONIO , 1919 )
StampaPeriodica ,
Pergolato d ' uva in un luogo alto . Il sole è tramontato , ma l ' aperta concavalle è ancora piena di luce . - Mi sai dire , Giotto , dove tu guardi e ridi ? - Guardo laggiù quel brav ' uomo lungo Muccione che sta facendo prova di tirare sulla strada il ciuco andato nel fosso , e senza riuscire gli séguita a tenere le braccia intorno al collo , fermi tutti e due che si potrebbero dipingere . Lo vedi ? l ' hai visti ? - Io non riesco , Giotto , a capire come tu fai ad avere sempre gli occhi da per tutto . Però veggo con dispiacere che con te non è possibile fare un discorso come che sia concettoso e continuato . Qualunque cosa ti capiti sotto questi occhiacci tondi e vagabondi basta a fuorviarti dagli argomenti che pure dovrebbero tenerti legato con più forza l ' intelletto . Eppure tu sai quanto sia divenuta difficile ai nostri giorni la pratica dell ' arte nostra ; tu sai che abbiamo su di noi gli occhi e il malanimo di tutti , giovani e vecchi , che non chiederebbero di meglio che di vederci ricadere per disperati nei vecchi espedienti e trucchi bizantini , tanto per concludere che la maniera nova di dipingere era pure la sciocca e povera maniera ; e tu ti vai a perdere dietro i ciuchi di queste strade di monte , e a tutto mostri di fare attenzione tranne a quello che ti dico io . Ti parlerò francamente : mi pare d ' averne qualche diritto ; infine , parlo per il tuo bene . Se davvero in te dura il proposito d ' avvantaggiarti in quest ' arte della pittura per la quale da principio hai dato a vedere una così sicura e bella inclinazione , allora figliol mio bisognerà che tu ti decida a considerare molto seriamente la strada che percorri , e che comunque ti guardi dai passi cattivi , dalle distrazioni , dalle frivole occupazioni e veda di cambiare radicalmente sistema di vita , di studio e di lavoro . Io non t ' ho mai nascosto che l ' arte fosse una pratica , a volerla condurre bene , di gran rischio e fatica ; ma sempre insieme ti dicevo che la sua eccellenza e il grandissimo onore che può tornare a chi v ' attende sono appunto a prezzo di queste difficoltà . Tu sai per contro il bene che t ' ho voluto e che ti voglio ; tu hai visto dal giorno che t ' ho preso a bottega che vita è stata la mia , il fegato che mi ci son mangiato , per sostenere l ' arte toscana all ' altezza dei tempi : e sai quanto mi sorrideva la speranza che un giorno Giotto , avend ' io chiuso per sempre gli occhi alla bella pittura , potesse lui essere il vero erede e depositario dei buoni principi di quest ' arte . T ' ho fatto vedere in che mani era andata a finire , e che pratica noiosa , inerte e fredda gli altri pittori n ' avevano fatta , al punto in cui , da solo , dandomi anima e corpo , e lavorandoci intorno come il cane all ' osso , io mi son messo all ' opera , cercando con ogni studio d ' accordare il vecchio latino col volgare , il divino coll ' umano . Nei primi tempi tu stesso mi dicevi con giovanile entusiasmo che quest ' arte malandata io ero riuscito una buona volta a metterla sopra solide fondamenta , e non c ' era insegnamento dell ' arte di cui tu non t ' appropriassi con poca lezione . Ora m ' avveggo che se non ci fossi qui io a rimettertele in capo una per una tu dimenticheresti ogni buona norma ; e così accade che sempre ci dobbiamo rifare da capo e sprecare tempo e parole , chi sa poi con quale frutto . Che se poi considero l ' impiego frettoloso e intemperante che adesso nelle tue pitture fai d ' alcuni tra i miei precetti , senza curare di richiamarti anche a quegli altri che insieme t ' avevo impartito , davvero m ' entra la paura che , a lasciarti fare , tu riaffonderesti l ' arte proprio nel momento che stava sorgendo . Tu concedi a te stesso , al piacere dei tuoi sensi e all ' immaginazione dei profani , troppo più di quel che sia consentito all ' umile pittura . In quello che tu disegni e colorisci ci riman sempre qualche cosa che poi divaga l ' anima , invece di guidarla al senso che hai voluto figurare ; e qualche volta questo senso nemmeno più lo si scopre , sopraffatto com ' è da questo qualche cosa di estraneo , di troppo personale , di troppo domestico e confidenziale , un soprappiù , direi , di come fatto in casa , che , figliol mio , assolutamente non va , e non può andare . Guastare la pittura ti par forse poco , che anche cerchi di smontare la devozione della gente ? Non che ricondurre alla Fede qualche cuore torbido e stanco , vorrai anche rubare al cielo le preghiere delle anime semplici ? Vorrai forse credere che l ' intelligenza dell ' Arte ci sia data da Dio solo per piacer nostro ? Il ciuco di verso Muccione , e quella faccia che facevi di volertelo mangiare cogli occhi , a me facevan paura proprio per questo : che già vedevo spuntare il giorno che tu non ci penserai due volte a dipingere quel ciuco bardato e il boscaiolo che gli teneva le braccia al collo ; magari in chiesa , magari sopra una tavola d ' altare . Vorrei poi che mi dicessi se credi veramente degno fine dell ' arte perdere il tempo come tu fai a dipingere una per una le pieghe dei mantelli , i travicelli dei soffitti , i gangheri delle porte , i ciuffi d ' erba tra le rocce , i tegami e le fiscelle sulle mense , e se credi di giovare all ' arte cacciando in mezzo alle sacre rappresentazioni , come ho visto che ti studi di fare , tutta una gente intrusa e senza nome , che ciascuno tira a sé per suo conto l ' attenzione dei cristiani , quale per i colori del vestiario , quale per la foggia della berretta , quale perché gli sei andato senz ' altro a ritrattare il viso del sagrestano o del campanaro , che tutti quassù a bella prima s ' accorgerebbero di riconoscere e griderebbero guarda Maso e guarda Boge . Tu così non ti fai scrupolo di ridurre i Santi Vangeli a novellette di brigata , i tuoi Angioli sono spalluti come uomini di fatica e con certe facce guanciute che sembrano ingrassati nella stia . La pittura è fatta sì per gli occhi , che son le porte dell ' anima , ma tu con quelle tue figure che paiono venire fuori dalle pareti lasci in tutti gli altri sensi di chi li guarda uno stimolo inquieto e confuso , principalmente al tatto , che delle porte del corpo sai bene essere la più carnale . Se i tuoi Paradisi son pieni di ciccia , dei tuoi Conventi non ne parliamo . Ma io vorrei che tu immaginassi un momento , per analogia , che domani un Filosofo o un Poeta volesse descrivere l ' oltre tomba , Inferno , Paradiso e Purgatorio , col proposito d ' ammonire i peccatori e ritrarli dalla via della perdizione ; credi tu che questi otterrebbe il suo scopo se s ' indugiasse a parlarci dei fatti di casa sua , dei suoi amori , delle sue corna , dei campanari della sua contrada ? Tanto sarebbe valso allora lasciar la filosofia a dormire nei libri dei pagani e la poesia a cantare sugli angoli di piazza per bocca d ' uomini ignorantissimi d ' ogni scienza e d ' ogni arte , no ? Bada a quel che ti dice il vecchio Cimabue . Questa nostra cortesia , che pure ha parti degne e di buona ragione , di voler volgarizzare la Sapienza Divina , non varchi il segno : per noi sta tutta qui la difficoltà e il merito . Un antico Filosofo ebbe una volta in sogno la visione delle idee della Scienza che in guisa di belle donne si stavano al bordello . Il Filosofo spaventato disse : che è questo ? Non siete voi le idee della Scienza ? Risposero che eran desse . E siete al bordello ? Risposero : e sei precisamente tu che qui ci fai stare . Allora il Filosofo intese che volgarizzare la Scienza vuol dire menomare la divinità . A quanto mi pare , anche tu , Giotto , vorresti tradire la pittura e menarla diritta al bordello . Un po ' di silenzio , tanto che la sera s ' imbruna . Poi Giotto dice : - Io , Cimabue , non vorrei tradire nessuno e nessuno menare al bordello . Solamente , non posso tenere questi miei occhi che non riguardino , e certo con quell ' insistenza di cui mi fai una colpa , le cose di questo mondo così ben fatto , per un vivo e continuo desiderio che ne hanno : di modo che appena una di queste tante cose me se li prende , ogni altra voglia , ogni altro proposito cade . È più forte di me . Ostinarmi non varrebbe a nulla ; mentre a lasciarmi andare tutto il cuore dolcemente consente ; ma l ' animo mio , t ' avessi a dire , tutt ' altro che protestare , nella sua ragione tranquillamente s ' applaude , come se una buona volta si sentisse perfettamente a posto , appoggiato e difeso da tutto un mondo . In te la fede , la dottrina , la volontà . In me tutte queste belle cose a un certo momento cedono senza combattere , ed è la Memoria che trionfa , è la Memoria che si serve di me per rimettere in campo tutto ciò che le si è offerto , lasciandomi solo la libertà di disporre i particolari come meglio mi può piacere ; ma che non vuol disfare le tende se non dopo ch ' io le ho dato la misura di quanto so fare nell ' arte mia . Ho capito che il ciuco di Muccione tu me lo vuoi fare scontare . Peccato che io non ti possa far capire l ' amicizia che in questo momento tutta la mia fantasia sente per quel povero ciuchino . Hai colto nel segno : domani , o quando che sia , io non potrò fare a meno di disegnarlo e di colorirlo quale ancora lo vedo : perché s ' io torno a guardare in quella direzione , benché la campagna sia già buia e il ciuco a quest ' ora chi sa dov ' è arrivato , il mio occhio ritrova ancora fermi e vivi i colori di quella scena senz ' altro mutamento , forse , che d ' una luce ancor più chiara di prima . Io ho bisogno di accompagnare le cose fino al fondo . intanto i precetti me li dimentico , e non serve nemmeno che l ' oggetto che m ' ha invaghito mi sia sottratto alla vista , perché tanto continuo a vederlo lo stesso e anche allo scuro sento che mi viene incontro . Sempre poi che tu mi parli dell ' avvenire nostro , e dell ' arte , siamo sinceri , oggi stiam qui all ' osteria , domani tutti e due sotto l ' erba fiorita , come vuoi che il futuro ci tocchi ? Io sento piuttosto una grande avversione per quelli che seguiteranno a vedere il sole quando noi avremo gli occhi pieni di nero e niente più . L ' anima , ciascuno se la salvi come può . Quanto a me , la pittura intendo di servirla alla mia maniera , e solo nella misura ch ' ella serve a me , per le ore belle che a prezzo d ' una piacevole fatica mi sa dare . E quanto ai sogni dei filosofi , a proposito , Cimabue ! ho da raccontarti anch ' io un sogno , e di donne , sul genere di quello del tuo filosofo , ma non da bordello , e con tutt ' un ' altra conclusione . Le oneste giovani donne del mio sogno erano dunque a banchettare : avevan tutte un viso ridente , una persona grande , riposata e come fluente . Io nel sogno stringevo con questa mano la vita della più bella fra tutte , e invitandola a bere nel mio bicchiere la richiedevo del suo nome . Non ti sei accorto , mi rispondeva , amor mio , che son la Pittura ? Io ritraevo subito atterrito , proprio come il tuo filosofo , la mano e il bicchiere ; ma la Pittura , donnescamente ridendo , mi diceva : caro , non ti scostare dal mio bel fianco : tienci la mano : dammi ancora da bere di quel buon vino : non fare che mi passi l ' età , ché la mia vita è di piacerti a questo modo . Vecchio Cimabue , favola per favola , che ne dici del mio sogno ? S ' è fatta notte buia e tra il pergolato brillano le stelle . Si sente Cimabue che risponde : - Favola per favola , alla malora i sogni e qualunque altra ispirazione della notte , bue d ' un Cimabue che altro non sono ! Vanamente contenderei con un incaponito che si difende a colpi di luna . Se questo sogno birbante tu l ' abbia poi fatto a occhi chiusi ovvero a occhi aperti , non posso dire d ' averlo ben inteso . Però d ' una cosa son certo : d ' avertelo letto in faccia non più tardi della mattina che l ' hai strologato : ah sì ! da quel giorno in poi c ' è sempre rimasta qualche nuvola in aria , fra noi due . Come discepolo affezionato tu cercavi di ritardare più che potevi il colpo ed hai voluto aspettare che la prima botta la dessi io ; la sai lunga , giovanotto . E per questo in fondo mi piaci ; e tra che siamo al buio ti voglio anche dire che se io credessi ai sogni questo tuo mi ti farebbe invidiare più che il Papa per la sua infallibilità e il Re di Francia per le sue ricchezze . Ma di pittura non voglio discutere : tu m ' hai fatto pensare che non è il caso . Del resto la Fortuna è così vigliacca che potrebbe darsi benissimo che , come tu credi , una bella mattina il più ignaro di tutti i dormienti possa essersi svegliato e aver trovato la chiave che apre tutte le porte sotto il cuscino . Nel qual caso , io avrei davvero curato bene i miei interessi ! In rotta col passato , mi sarei tolto di grazia anche all ' avvenire ... Ma che ci vorresti fare ? son cose che succedono ... Oste ! ei di casa ! oste ! un ' altra caraffa di vino ! paga il vecchio Cimabue , questo vecchio lavativo di Cimabue : e un lume ! che possa vederlo in viso il giovine manigoldo che m ' ha da sotterrare . Una ragazza entra col lume sotto il pergolato e non si vedono più le stelle dietro i pampani illuminati . Intorno al lume danzano farfalle grandi e piccine . Cimabue versa da bere .
OSPITI ( CECCHI EMILIO , 1919 )
StampaPeriodica ,
Chi sieno e perché sieno in questa nostra Ronda alcuni ospiti stranieri - per esempio , Hilaire Belloc , che contribuì al primo numero , e Gilbert K . Chesterton , che ha scritto per noi le pagine che si leggono in altra parte del presente fascicolo - abbiamo sentito intorno parecchi che se lo domandavano sommessamente . Intanto , avrebbe dovuto esser chiaro , anche ai più illetterati , che non poteva trattarsi di gente assolutamente importante , per aver voluto che comparisse nella pattuglia rondesca . Riguardo a Belloc , poiché pel momento egli è in Italia , crediamo utile fornire ai lettori alcuni connotati da riconoscerlo , in caso se lo trovassero davanti a una cantonata . E diremo che , con una corazza sul petto , Belloc potrebbe passar benissimo per il più marziale fra i centurioni di Augusto . Ma con uno straccio rosso sulle spalle , tutti lo prenderebbero per il cardinale più in voce d ' esser fatto papa . Vestito borghesemente di nero , tarchiato , brusco , autoritario , sembra soltanto Hilaire Belloc , cioè a dire , come giudicava Broocke , il miglior prosatore inglese fra i vivi ; o addirittura , secondo Mandell , Shanks e non pochi altri , il migliore da ' tempi di Dryden . È nato nel 1870 a La Celle , Saint Cloud , vicino Parigi , da madre inglese e padre francese ; ha servito nell ' ottavo reggimento d ' artiglieria francese ; ha studiato storia a Oxford . È mezzo francese e cattolico intiero . In critica povera , dovendo accostarlo a qualcuno di quelli che qui son conosciuti un poco meglio , noi penseremmo soltanto a Péguy per il senso della terra , delle opere degli uomini , e delle gerarchie temporali e soprannaturali . Wandering Peter di Belloc , sul letticiuolo di morte , parla dei campi , delle città dell ' ordine naturale e umano come poi ne ha parlato il Péguy dei Misteri . I cannot get away the Thames may be alive and London most certainly is dice Belloc nel libro sul Tamigi ; " vivi " , s ' intende , non in senso panteistico ed entusiastico , ma in un senso positivo , organico e cristiano . La natura è circoscritta dall ' uomo ; e tutte le solitudini romantiche e le selvaggerie del mondo non valgono un giardino di Francia . Non valgono il podere , e non valgono il pezzo di sole dove la femminetta stende un bucato . E in fondo a tutti gli itinerari di Belloc , in fondo a tutti i suoi libri di pellegrinaggio , si ritrova questo pezzo di sole , e il podere e il campanile ; come se lo spettacolo degli uomini che lavorano e costruiscono gli piaccia tanto da andare apposta dimenticandoselo pei monti e pei boschi , pel gusto di riscoprirlo , tutte le volte uguale e nuovo , all ' uscita di una forra , a ' piedi di un precipizio , fra uno strapparsi di nubi . Manalive di Chesterton lasciò la propria casa , per poter ritrovare la casa . Belloc esce da una città , ma soltanto per ritrovare la città . Ma il motivo lirico che da Chesterton riceve più intimità e una grazia tutto inglese di capricciosi paradossi , in Belloc è trattato con semplicità e durezza latina ; con lo stile della storia e quasi della legge ; e difatti la disposizione del sangue , e il culto della civiltà continentale e insomma di Roma , hanno portato questo scrittore a un tipo di prosa che possiede la mobilità inglese con la solidità , la squadratura e la ridondante chiarezza mediterranea . Da coteste condizioni è determinata strettamente tutta l ' opera di Belloc , per divaganti che possano sembrare certi aspetti . Gli itinerari : The Path in Rome , The River of London , Esto Perpetuo , ecc . segnano la conoscenza , il contatto con la terra . I volumi di saggi : On nothing , On everything , Hills and the Sea danno incontri più brevi , ancora di cotest ' ordine ; o scorci umoristici della nostra società , vista con cotest ' anima , o infine veri e propri poemi in prosa , come Home , On Sacramental things , The death of Wandering Peter , ecc . ecc . ne ' quali Belloc ha fissato i suoi motivi e le sue figure fondamentali . I could easily believe that not only whole Countries , but particular persons have their Tutelary and Guardian Angels , aveva lasciato Thomas Browne . Nella Buona Donna Belloc segnava appunto il ritratto di una di coteste creature tutelari . E lasciamo i lavori storici , e i lavori di critica delle operazioni della guerra , nei quali è per sé evidente la funzione di quel senso della terra , sia inteso nelle relazioni superiori , sia inteso come modesta topografia . Un ' opera che importa molto di più è : The Servile State , dove Belloc ha mostrato come la società industriale , quale conosciamo e alla quale apparteniamo , non tenda altro che a ristabilire la schiavitù economica e politica . L ' ha mostrato traverso un ' analisi della formazione dell ' attuale sistema economico inglese , dai fondamenti romani , alla perfezione raggiunta sotto le istituzioni medioevali monastiche . Anche per lui , come per Chesterton , la Riforma rappresenta una specie di cataclisma nella storia inglese ; e il sistema di distribuzione della proprietà seguito alla distruzione dei monasteri , segna per lui il principio delle oligarchie che già verso il 1630-40 si erano consolidate e impadronite della terra e della potenza , e oggi si son trasformate nelle oligarchie industriali che detengono i monopoli , e attraverso le coalizioni giornalistiche corrompono e dirigono la vita politica e culturale del paese . Con queste idee e con energia militare , Belloc ha condotto per lunghi anni e conduce ancora la sua opera di giornalista . E qui bisognerebbe scoprire l ' altra batteria . Qui vien fuori il secondo Ajace , Gilbert K . Chesterton . ( La figura di Cecil Chesterton , morto il 6 dicembre 1918 , è notevole , ma molto minore ) . Nelle polemiche son sempre accanto ; e Shaw che ormai è abituato a trovarseli pericolosissimamente a ridosso , un giorno li ha definiti burlescamente con un nome solo : " lo Chesterbelloc , questo grottesco elefante da fiera , composto di due animali , etc . " . Ma di Gilbert K . Chesterton ho scritto già tante e tante volte , che alla fine dev ' esser cominciata a sembrare quasi una mania . Veda chi vuole , il libro del West su Chesterton , come quello di Mandell e Shanks su Belloc , per la storia di coteste campagne contro la corruzione capitalistica e parlamentare , contro gli ebrei internazionali che la fomentano , contro il socialismo astrattista e disintegratore , contro gli esteti , e altre sottospecie di parassiti . E se in Ortodoxy ed Heretics , Gilbert K . Chesterton ha dato i più bei libri moderni in difesa della morale cristiana , è certo che da Belloc gli è venuto almeno in parte l ' orientamento a quelle interpretazioni storiche alle quali ultimamente egli ha dedicato l ' opuscolo : The crimes of England e la Short History of England , due opere così serie che tutti , al solito , hanno creduto preferibile pensare fossero state scritte per chiasso . E dal fratello Cecil e da Belloc gli è ancora venuta la fede nella possibilità d ' una ricostruzione sociale secondo l ' antico sistema delle gilde ; uno schema autoctono , ma con curiosi riscontri e contrasti con quello di Georges Sorel . L ' elezione della Coalizione , gli scioperi di Glasgow e Belfast , gli hanno offerto ultimamente le più stimolanti opportunità di ribattere nella sua rivista The New Witness , su tutti questi punti . Si può essere sicuri che non s ' è fatto pregare . Dicevo che , ormai da molti anni , noi ci siamo sentiti interessati in questi scrittori , per vari atteggiamenti del loro stile e della loro politica , per la loro ostinazione di uomini di fede , e la loro grande capacità di fumisti e umoristi ; infine per quel costante sguardo filiale verso Roma . Per parte loro essi non hanno voluto trovare troppo immatura o comunque disdicevole la nostra compagnia ; e , così , eccoli nella nostra rivista .
IL TITOLO POLITICO DELLO SQUADRISMO ( DE_MARSANICH AUGUSTO , 1939 )
StampaPeriodica ,
Il segno distintivo della qualità di squadrista voluto dal Duce per dare un simbolico premio ai primi e più veri promotori del Regime , consacra il titolo e la funzione politica di una minoranza , che non ha avuto precursori e non potrà avere epigoni in tutta la storia d ' Italia ... Negli anni ormai leggendari della sanguinosa lotta fra la vecchia e questa nuova Italia e che fu per ogni squadrista lotta di uno contro tutti , noi dicevamo che al partito liberale o a quello socialista o a qualsiasi altro partito si poteva aderire per ragionamento , ma per entrare nel Fascismo bisognava lanciare , in una vampata di entusiasmo e al di là degli schemi logici , tutto se stesso contro il destino , a rischio della vita e d ' ogni calcolo d ' interesse sensibile . Così " Vivere pericolosamente " e " Credere , obbedire , combattere " furono le intuizioni morali e le direttive di azione degli squadristi , molti anni prima che questi profondi messaggi della storia pervenuti alla coscienza degli individui di minoranza , diventassero le norme di vita di tutto il popolo italiano . Per gli squadristi , dunque , Mussolini è sempre stato il Duce , fin dal primo crepuscolo del movimento fascista . Pensiamo per ciò che la consapevolezza legittima di essere i fondatori di un regime e i protagonisti di una rivoluzione la quale darà il suo nome al secolo in cui viviamo , sia tale ragione di orgoglio per tutti gli squadristi da ripagarli d ' ogni sacrificio compiuto e d ' ogni sofferta amarezza . Nell ' ora della più sfrenata libertà politica e del più esasperato individualismo sociale , essi sottoposero con piena e lucida volontà il proprio braccio e il proprio pensiero al vincolo dell ' obbedienza a un uomo in cui si impersonava un ' idea e lo proclamarono Duce . Questo è sopratutto il grande titolo politico dello squadrismo . Oggi di fronte alle risorte fortune imperiali d ' Italia i superstiti delle gloriose squadre d ' azione sentono che nessuno , forse , ebbe nella storia d ' Italia un compito più alto , più fertile di conseguenze incalcolabili di quello che essi assolsero : un destino umano personale più bello di quello che essi ebbero .
In quel mucchietto di stracci insanguinati ( Mariotti Cristina , 1975 )
StampaPeriodica ,
" Ma chi è quer fijo de mignotta che ha scaricato ' sta monnezza sotto casa mia ? , me so ' detta appena l ' ho visto : pareva un sacco di stracci . E invece era n ' omo . Morto " . Sono le 6,30 di domenica 2 novembre quando Maria Teresa Lollobrigida in Principessa , in gita con la famiglia nella sua villetta abusiva al centro della baraccopoli più squallida di Ostia , denuncia ai carabinieri la sua scoperta . Ci vorranno altre due ore prima che " il sacco di stracci " venga identificato in " Pasolini Pier Paolo , di Carlo , anni 53 , nato a Bologna , residente a Roma , di professione scrittore e cineasta ( precedenti penali fascicolo modello 22 cfr. archivio della squadra mobile ) " . Il regista , lo scrittore , il poeta , il " diverso " geniale e famoso è fissato dal mattinale dei carabinieri nella sua ultima e più drammatica dimensione : quella di un omosessuale morto ammazzato . Scena del delitto : via dell ' Idroscalo , a Ostia . È un tortuoso percorso di terra battuta che separa le baracche " per tutte le stagioni " dei senza tetto , dalle " baracche per l ' estate " dei sottoproletari romani tirate su abusivamente " per far fare un po ' di mare ai bambini " . A pochi metri dalla spiaggia , una sottile fettina di sabbia nera e sporca , via dell ' Idroscalo si apre a destra in uno sterrato che i ragazzi del posto hanno trasformato in un rudimentale campo di calcio : alle due estremità quattro tubi metallici simulano le " porte " . È qui che Pasolini è stato aggredito , colpito , massacrato a colpi di trave dal suo giovanissimo partner nella notte tra il sabato e la domenica . Ha tentato di salvarsi fuggendo e ha tracciato sulla ghiaia con il sangue il disperato percorso . È stato finito poco oltre , schiacciato dall ' assassino sotto le ruote della sua stessa macchina . " La vittima " , si legge nel verbale degli inquirenti , " giace bocconi con le mani unite sotto il torace ; presenta ferite da corpo contundente sulla nuca e sulla faccia , abbondanti emorragie e fuoruscita di sostanza cerebrale ; sopra la schiena tracce di pneumatici ... indossa una canottiera verde , blu jeans , calzini marrone , stivaletti marrone , biancheria ordinaria .. , " . " Strano " , commenterà un brigadiere , " uno come lui era più logico pensarlo in mutandine dl seta " . Ma chi ha ucciso Pier Paolo Pasolini ? E perché ? Via via le risposte si dipanano sul filo di due storie apparentemente parallele . Sono le due di sabato notte , sul lungomare Duilio , a Ostia , una Giulia grigia sfreccia a 170 all ' ora . Una " gazzella " dei carabinieri si butta all ' inseguimento : eccesso di velocità . La corsa della Giulia " Gt " si arresta contro un muro . Il guidatore è un minorenne " inquieto " : Giuseppe Pelosi , 17 anni , precedenti per furto . Quando si vede braccato resiste , tenta la fuga . Ma inutilmente . Viene acciuffato e incriminato per furto : l ' auto , che risulta intestata a Pier Paolo Pasolini , è stata rubata . Di qui , parte un sorprendente giallo ad incastro . Primo pezzo : un appuntato telefona a casa del regista , a via Eufrate all ' Eur , per segnalare il ritrovamento della Giulia . Risponde la governante . È sorpresa che Pasolini non sia ancora rientrato : " Di solito " , dice , " se tarda avverte " . Secondo pezzo . Il ragazzo si ricorda all ' improvviso di aver perduto un anello : " forse è nella macchina " , suggerisce ai carabinieri , poi lo descrive dettagliatamente : una pietra rossa incastonata tra due aquile dorate e sotto la scritta " United States Army " , insomma , un oggetto più adatto a un " marine " che ad un romano di borgata . Terzo pezzo . L ' anello in macchina non c ' è . I carabinieri si fanno sospettosi : " Ma perché ' sto ragazzetto ci tiene tanto ? " , si chiedono . E ancora : " Come si fa a perdere un anello ? Occorre prima sfilarlo dal dito . Tranne che qualcuno non ce lo tiri via . Magari durante una colluttazione " . E il ladruncolo aveva , al momento dell ' arresto , la camicia macchiata di sangue e una ferita sulla fronte . Si cerca di prendere tempo . Quando il brigadiere Cuzzupé batte a macchina l ' ultima cartella del verbale , si è fatta l ' alba . Poco dopo , la notizia che all ' Idroscalo hanno trovato un morto . Nel sopralluogo , accanto al cadavere . della vittima , qualcuno vede brillare un anello . È esattamente quello descritto da Giuseppe Pelosi : il topo d ' auto è anche l ' assassino dell ' Idroscalo ? Poco dopo , Ninetto Davoli , arriverà per il riconoscimento . All ' una di domenica Pelosi confessa . Ha ucciso Pasolini , dice , perché " non voleva stare al patti . Il maschio dovevo farlo solo io e non uno alla volta " . È questa la verità sulla fine di Pasolini ? La sproporzione fra la statura del personaggio e la banalità della sua morte , per quanto prevedibile ( tempo fa aveva confidato a Moravia : " sai ogni volta che esco per una ' battuta ' sento di rischiare la vita " ) , ha fatto nascere in qualcuno dei dubbi . I due si conoscevano ? È questa la prima domanda . Se la risposta fosse affermativa , anche l ' ipotesi di un delitto diverso , una vendetta di gruppo o magari un delitto politico sarebbe meno irreale di quanto appaia a prima vista . Comunque , lo scenario della sua morte se l ' è scelto lui : una squallida baraccopoli , all ' aperto . " Conosceva la zona perché forse ci voleva girare un film " , ha osservato il capitano dei carabinieri Tommasselli . " Sì , e come no ? " , ha rintuzzato un cronista con eschimo , " e sai il titolo ? ' Ciak , si gira il mio assassinio ' " .
I MALINCONICI DEL 'LEI' ( GAMBETTI FIDIA , 1939 )
StampaPeriodica ,
Non rimane che attendere pazientemente che i refrattari muoiano di morte naturale I malinconici del " lei " sono ancora molti , specialmente fra le classi più anziane . Rimarrà non sconfitto nelle bocche sdentate dei pensionati , dei cronici , come l ' ultima nostalgia dei tempi meschinamente vissuti . I giovani , comunque quelli che partecipano alla nostra vita di oggi coi sensi e l ' anima , sostituiscono gradualmente ma rapidamente la leziosa terza persona , che i balilla e le piccole italiane hanno già abolita né saprebbero più usare . Fidiamo nell ' azione dei nostri ragazzi , i quali irrideranno i padri e le madri . C ' è solo da attendere che i più vecchi , i refrattari muoiano di morte naturale . Il costume del Fascismo è ormai seminato nell ' imo sangue delle nuove generazioni e fruttificherà fatalmente le norme di vita degli italiani venturi . Con costoro abbiamo tanta ostinata pazienza perché siamo un popolo giovane per cui quel che conta è tutto ancora da fare . Tanta pazienza , ma non ci basta per i fannulloni ai quali le donne , le autentiche nemiche del " voi , " tengon bordone e che bastoneremo a sangue sotto i loro occhi dolci e gentili ...