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UN PAPA ITALIANO ( - , 1939 )
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La politica religiosa italiana trovò in Pio XI un Pontefice non solo di sentimenti italianissimi , ma di decisa e assoluta buona volontà . Insistenti voci di trattative fra la Santa Sede e l ' Italia nuova corsero dopo la guerra e specie nei primi mesi del 1921 . La discussione che ne segui verteva ormai su una sovranità de jure del Pontefice , da riconoscersi per trattato bilaterale e derivante dal sovrano e reale possesso di un territorio extra - nazionale nello Stato italiano . Il Duce , sin dagli anni della battaglia , aveva detto : " Affermo qui che la tradizione latina e imperiale di Roma è oggi rappresentata dal Cattolicesimo . Se , come diceva Mommsen venticinque o trent ' anni fa , non si resta a Roma senza un ' idea universale , io penso ed affermo che l ' unica idea universale che oggi esista a Roma è quella che si irradia dal Vaticano . " E più oltre : " Penso che , se il Vaticano rinuncia definitivamente ai suoi sogni temporalistici e credo che sia già su questa strada l ' Italia profana o laica dovrebbe fornirgli gli aiuti materiali per le scuole , per le Chiese , ospedali od altro , che una potenza profana ha a sua disposizione . Perché lo sviluppo del Cattolicesimo nel mondo , l ' aumento di 400 milioni di uomini che in tutte le parti della Terra guardano a Roma è di un interesse e di un orgoglio anche per noi che siamo italiani . " Queste parole furono veramente profetiche . Due Uomini giunti al vertice di due grandi organismi , affermavano la volontà di incontrarsi per risolvere uno dei più gravi problemi che affliggeva da anni la coscienza del popolo italiano . Il pontificato di Pio XI , rimane , pertanto , memorabile , per questo grande evento che prende il nome di Conciliazione . Il dissidio che era stato giudicato insanabile e che si prestava a insane speculazioni , fu composto dal Papa scomparso e da quell ' Uomo che il Pontefice stesso chiamò " l ' Uomo che la Provvidenza ci ha fatto incontrare . " Alla magnanimità del Capo della Chiesa , si univa l ' opera coraggiosa di uno statista che aveva ridato all ' Italia il suo vero aspetto di paese cattolico . L ' impresa ritenuta pressoché impossibile , iniziata nello spirito della Vittoria , continuata nella esaltazione della coscienza religiosa , confluiva nella rinascita della romanità cattolica che trovava la sua legge nei Patti Lateranensi . Pio XI ha voluto che la Chiesa giungesse a questo , a sanare , cioè , un dissidio di cui si erano giovati , insieme , i nemici di Italia e quelli della Santa Sede . La questione romana , che aveva affaticato tante nobili intelligenze , e che aveva , nel contempo , costituito un pretesto per svariatissime speculazioni politiche ai tempi del liberalismo , si risolveva in una suprema composizione , frutto mirabile di un lungo , segreto , minuzioso lavoro , portato innanzi con tenacia indefessa e con cura paziente e industriosa , il tutto sorretto dalle due Parti da una incrollabile volontà di riuscire , La Conciliazione tanto appare più grande quanto più grandi e concordi sono i due termini congiunti : Roma sacra e Roma italiana . Essa ha creato lo Stato della Chiesa , il più piccolo per estensione territoriale , non arrivando tutto compreso a mezzo chilometro quadrato . Tuttavia , la minima espressione territoriale , presuppone una unità di spiriti e di intenti che in dieci anni ha maturato frutti di pace e di collaborazione . Al Papa della Conciliazione , al Capo della Chiesa , italianissimo in ogni suo atto , nel momento della scomparsa , il Popolo italiano si inchina riverente , memore e grato della Sua immortale opera .
È semplice, basta allenarsi poco ( Vaccari Lanfranco , 1984 )
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L ' uomo che gli dèi hanno scelto per celebrare Olimpia '84 cominciò a correre nel giardino di casa a Willingboro , New Jersey . Da un capo all ' altro del prato erano i 100 metri . Il giro della villetta i 200 . La pertica sorretta da due sedie , il salto in alto . E il primo salto in lungo avvenne sopra i castelli di sabbia che lui e sua sorella Carol avevano costruito dov ' erano stati ammassati i materiali per riparare il patio . Aveva otto avversari , tutti compagni delle elementari , come lui figli della media borghesia negra . Fra una settimana , al Memorial Coliseum di Los Angeles , Carl Lewis avrà un solo avversario : la storia . Correrà e salterà per ripetere l ' impresa di Jesse Owens , che nel 1936 a Berlino vinse 100 metri , 200 metri , staffetta 4x100 e salto in lungo . In questi cinquant ' anni mai nessun avvenimento sportivo era stato atteso con maggiore trepidazione , mai un numero tanto alto di persone ( in due miliardi lo vedranno per televisione ) si era dato appuntamento per vedere nascere un mito . E se non ci riuscisse ? Se qualcuno in qualche modo , in qualche gara , lo battesse ? « Tutti sono convinti che per me sarebbe la fine » dice . « Invece non sono per nulla spaventato . Potrei perdere e avere lo stesso tanta pubblicità da fare poi quel che voglio . I titoli dei giornali , anche in quel caso , sarebbero su di me . Direbbero : Lewis fa flop . Ma anche in quel caso , in autunno , io girerò un film . Comunque diventerò ricco . Comunque farò meglio degli altri , anche senza l ' atletica leggera . Perché io non pongo limiti a me stesso , non sono vulnerabile a nulla . » A 23 anni ha già fatto esaurire ai cronisti tutto il repertorio dei superlativi : non c ' è aggettivo che non sia stato usato nel tentativo di definirlo , non c ' è immagine retorica che non sia stata costruita nel tentativo di ingabbiarlo in una casella comprensibile agli umani . Ma cercare di tradurre il suo sforzo atletico in parole è fatica vana . Anche perché le solite iperboli non chiariscono il mistero , non spiegano che cosa lo fa saltare più lontano e correre più veloce . « Non c ' è mistero » dice lui tranquillo . « Almeno non per me . Io faccio poche fondamentali cose . C ' è un solo modo di allenarsi : quello giusto . C ' è un solo modo di correre e saltare : quello giusto . C ' è un solo modo di gareggiare : quello giusto . Quindi niente di misterioso , solo molto lavoro . » Lui ha cominciato presto , a 8 anni . I suoi primi allenatori sono i genitori , in gioventù atleti più che decorosi : la madre negli ostacoli , il padre nel mezzofondo . Lui però non cresce , a 14 anni il torace è esile , le gambe sono poco più che ossa sottili , neppure lunghe . Finché d ' improvviso , a 15 anni , si allunga di sette centimetri in meno di due mesi . Alla fine del 1977 corre già le 100 yard in 9.3 e salta sette metri . Ma è ancora e soltanto un ragazzino che corre e salta , sia pure dotato . Atleta lo diventa l ' anno dopo , l ' ultimo del liceo . « D ' improvviso si rese conto di tutte le sue potenzialità » ricorda Jack Muller , all ' epoca viceallenatore di atletica all ' high school di Willingboro . « E si convinse di non dovere seguire altre regole che le proprie . Quando cercavo di dargli un consiglio rispondeva : non è a te che devo dare ascolto » . Il calendario degli allenamenti lo stabilisce più sugli articoli letti anni prima e sulle note dei suoi genitori che non sulle tabelle di superlavoro ormai dilaganti . Appena sente male ai muscoli , anche se è appena a metà esercizio , smette di colpo . Non lavora per aumentare la resistenza . Con grande sconcerto dei santoni dell ' ortodossia , i risultati gli danno ragione . Batte Steve Williams , il maggiore scattista americano della fine anni Settanta , e arriva sugli otto metri . A quel punto fa la scelta della sua vita . Per poter essere più indipendente si iscrive all ' università del Texas , a Houston . Per poter usare l ' atletica come trampolino di lancio verso un ' altra carriera , sceglie il corso di comunicazione radio - TV , quello che fa diventare telecronisti . Pianifica attentamente : serve a togliergli l ' ansia , a dargli il controllo delle situazioni . « È la cosa che voglio di più al mondo » dice . « Ho bisogno di sapere che cosa mi aspetta , di fissare degli obiettivi e di raggiungerli . È sempre stato così , fin da quand ' ero ragazzo . E quanto più alla gente parevano impossibili , tanto più io ero stimolato » . In Tom Tellez , a Houston , trova l ' unico allenatore con cui può convivere . « È un tipo difficile , dà sempre l ' impressione di non lavorare abbastanza e di non prestarti attenzione » racconta Tellez , in passato allenatore di grandi campioni come il saltatore in alto Dwight Stones e il triplista Willis Banks . « Ma la volta dopo fa tutto quel che gli hai suggerito . Lavora poco ma con intelligenza . Quando dice ho finito , basta , non puoi dirgli niente . Il nostro non è il classico rapporto allenatore - atleta . No , siamo due persone che si guardano negli occhi . Lui è come un computer . Se gli si dà la giusta istruzione , la interpreta correttamente . Se no , non funziona » . Con un po ' di giuste istruzioni , Carl Lewis ha corso i 200 metri in 19 " 75 , la migliore prestazione mondiale a livello del mare ( il record è di Pietro Mennea da Barletta , 19 " 72 a città del Messico ) , ha corso i 100 in9 " 97 , migliore prestazione mondiale a livello del mare . Ha saltato 8,78 , anche questa la migliore prestazione mondiale a livello del mare . Per batterlo , bisogna scalare le montagne . Ci sono voluti anni . Soprattutto il lungo è stato molto curato . « Quando è arrivato » spiega Tellez , « Cari saltava male , provocando tensioni eccessive sui tendini e sul ginocchio della gamba di stacco , perché teneva troppo a lungo il piede sulla pedana . » Era il guaio maggiore , ma non il solo . La velocità è componente essenziale nel lungo : Lewis prendeva una rincorsa troppo corta , meno di 45 metri , e le sue ultime quattro falcate erano deboli . Adesso Lewis parte a 50 metri dalla linea di stacco . Li percorre in 23 falcate , meno di due metri e mezzo l ' una . Arriva alla velocità di 42 chilometri l ' ora . Si alza e , mentre vola , fa due passi che lo tengono in aria per un secondo e quattro centesimi . Non va troppo in alto , perché Tellez è convinto che più si parte in verticale , meno si arriva in orizzontale . Quando finalmente atterra sono passati circa sei secondi dal suo primo passo in pedana . « Ogni volta mi chiede : cosa posso fare per migliorare ? » racconta Tellez . « È un grande atleta proprio perché cerca sempre qualcosa di più . La sua mente è spalancata davanti al mondo . » Forse per questo Lewis si può permettere ritmi di allenamento assai blandi : due ore al giorno , cinque giorni alla settimana . I weekend sono rigidamente esclusi . E i , pesi anche , se non di tanto in tanto : non gli piacciono . « È meglio lavorare poco che troppo » sentenzia . « È la ragione per cui non mi sono mai infortunato . La gente non sa ascoltare il proprio corpo . » Il campo d ' allenamento non è l ' unico posto in cui Cari Lewis fa solo quello che gli va . Le regole che valgono per gli altri non sembrano applicabili a lui . Mentre a Los Angeles tutti stanno nel villaggio olimpico , lui risiede in una casa a Santa Monica , sull ' oceano . Quando partecipa a un meeting , una pattuglia di polizia lo scorta sempre a un rifugio che lo sottrae ai tifosi . È speciale e lo sa . Vive in una casa vittoriana che ha , in mezzo al salotto , un grande tappeto persiano . Alle pareti sono appese spade di samurai . Raccoglie con passione maniacale le posate d ' argento e i bicchieri di cristallo . Guida una Bmw 735 biturbo , bianca , e la spinge a straordinaria velocità . « Una volta anche a 220 chilometri all ' ora » confessa . « Mi piace andare forte . » Ha una cagnetta , Tasha , anche lei bianca . Gli amici sono pochi , i due più cari ( vecchi compagni di liceo rimasti nel New Jersey ) vanno spesso a passare i weekend da lui a Houston . Coltiva bizzarre debolezze . A giorni uscirà il suo primo disco , che ha per titolo Going for gold . In autunno uscirà la sua prima biografia : quello che la sta scrivendo gli sta accanto da un anno . Contemporaneamente deciderà che cosa ha voglia di fare . Potrebbe rimanere nel mondo dell ' atletica , ancora per un paio d ' anni . Magari per correre i 400 metri in 43 secondi o per diventare un grande specialista degli ostacoli alti . « Oppure , se mi allenassi seriamente , potrei battere il record del mondo del decathlon » civetta , prima di dire che , in fondo , potrebbe anche fare fortuna fra i professionisti del football americano . Non è escluso neppure che si dedichi seriamente all ' industria dello spettacolo . Per tre settimane ha seguito un corso al Theatre workshop di Warren Robertson , a New York . Poi , quando c ' è stato il saggio finale davanti alla macchina da presa , Lewis ha recitato molto meglio di quanto avesse mai fatto . « Ogni dettaglio che gli avevo insegnato è ritornato a galla ed è stato applicato con scrupolo » dice Robertson , alla cui scuola sono andati anche Jessica Lange , Diane Keaton e James Earl Jones . « Non credevo che uno che non aveva mai recitato prima potesse essere tanto impeccabile . Ha un istinto fantastico che elimina tutti gli eccessi e gli sprechi e va dritto all ' essenziale » . Ma di tutto questo si parlerà più avanti , dopo le Olimpiadi . Adesso , nessuna distrazione è concessa . Dall ' inizio dell ' anno Lewis evita di incontrare i giornalisti . Fino a maggio le interviste sono state possibili solo per telefono , due mercoledì al mese . Negli ultimi due mesi neppure quello : tutte le richieste vengono educatamente respinte da Joe Douglas , il suo manager . È probabile che anche a Los Angeles , come ha già fatto lo scorso anno ai campionati mondiali di Helsinki , non si conceda al rito della conferenza stampa fino a dopo l ' ultima gara , l'11 agosto . Nei giorni precedenti avrà lavorato parecchio . Ecco il suo programma . Venerdì 3 agosto : due batterie dei 100 metri la mattina . Sabato : semifinale e finale dei 100 . Domenica : qualificazioni del salto in lungo . Lunedì : due batterie dei 200 la mattina , finale del lungo il pomeriggio . Martedì ; riposo . Mercoledì : semifinale e finale dei 200 . Giovedì : riposo . Venerdì : batteria della staffetta 4x100 . Sabato : semifinale e finale della staffetta . In totale , undici corse e due giorni di salti . Ha tutte le possibilità di farcela . Se non ci riuscisse deluderebbe due miliardi di spettatori . Ma farebbe felici alcuni suoi avversari , che lo detestano neppure tanto cordialmente . Larry Myricks , il miglior saltatore in lungo prima che cominciasse l ' era Lewis , va in giro dicendo : « Sarà festa grande il giorno in cui qualcuno lo batterà » . Perfino Edwin Moses , uno dei più grandi campioni della storia dell ' atletica , quello che ha vinto le ultime 100 e passa corse della sua specialità ( i 400 ostacoli ) , non apprezza il suo stile : « Vincere va bene , ma lo si può fare anche senza umiliare gli altri . Ci sono troppe vibrazioni negative attorno a quel ragazzo » . In giro , di Lewis se ne sentono di tutti i colori . Che è un omosessuale . Che prende gli steroidi per aumentare la sua potenza muscolare ( è una sostanza vietata , chi risulta « positivo » a un controllo antidoping viene squalificato ) . Che si imbottisce , allo stesso scopo , di ormoni di gorilla e che lo scorso anno ha rinunciato a una tournée in Europa perché gli ormoni gli avevano provocato una ciste grande come un pugno . Lui si difende con sarcasmo : « Questo è il problema dei miei avversari . Dovrebbero pensare di più a quel che fanno loro e di meno a quel che sto facendo io » . Non si lascia scappare occasione per dire cose che , alle orecchie degli altri , suonano certo indisponenti : « Nessuno corre meglio di me gli ultimi 20 metri » . Oppure : « Basta vedere come faccio la curva , non c ' è uno al mondo che mi può battere sui 200» . Ogni tanto i suoi critici rabbiosi fanno notare che non detiene ancora nessun primato del mondo . Lui ha una risposta pronta , ovviamente : « Non sono i record che mi interessano . Se volessi , probabilmente li farei . E non è neppure la vittoria in sé che mi importa , ma il modo in cui la ottengo . Il mio scopo , quando corro o salto , è la prestazione . Infatti non ho paura dei miei avversari , ma solo di non poter essere un giorno un atleta perfetto » . Non gli pare una pretesa eccessiva . Un fervore quasi messianico lo anima quando parla del suo ruolo nel mondo . « Sono nato per fare qualcosa di speciale » dice convinto . « Credo che certi record siano ormai dentro il mio corpo e che Dio mi abbia dato il talento necessario per tirarli fuori . Aspetto solo che venga il momento » . Nonostante lui giochi al ribasso e dica che non gli importa poi molto , il momento sta per arrivare . Qualche settimana fa Bob Beamon , l ' uomo che a città del Messico nel 1968 saltò l ' incredibile misura di 8,90 metri , ancor oggi record mondiale , gli ha chiesto in una intervista televisiva come si sente uno che sa , di qui a pochi giorni , di poter diventare leggenda . Non sente la pressione ? « La pressione viene dall ' incertezza » gli ha risposto Lewis , « dal non sapere quali possono essere le variabili . Ma a Los Angeles per me non ci saranno variabili . Potrebbe anche cadermi il mondo sulle spalle e io non lo sentirei . Dicevano che non avrei mai vinto due gare nella stessa competizione , e l ' ho fatto . Dicevano che non avrei mai potuto vincerne tre , e l ' ho fatto . Ho sempre dimostrato che avevano torto . Per vincere non ho bisogno dell ' aiuto di nessuno . Tutto quel che devo fare è essere Carl Lewis » .
CALMA! ( FREZZAN FEDERICO , 1941 )
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Calma , signori d ' oltre Atlantico . Le vostre operazioni , in Africa Settentrionale francese , non sono state per noi quella sorpresa che vi aspettavate . La nostra logica e la nostra abitudine a considerare gli avvenimenti di guerra con la massima obiettività , già , da mesi , avevano previsto questa vostra intenzione di allora . Ma tralasciando queste considerazioni torniamo pure all ' esame delle operazioni in Africa Settentrionale . Il loro piano ha obbligato gli anglo - americani ad una dispersione delle forze , inducendoli a sbarcare in numerosi porti , dal Marocco ad Algeri . Vedremo per chi giuocherà il proverbio " chi la dura la vince . " Se gli inglesi hanno sempre basato il predominio sul mondo sulla possibilità di durare , noi non ne siamo nuovi , perché , da due millenni , abbiamo ereditato lo spirito di non disperare mai della fortuna della Patria . Per tornare all ' Africa Settentrionale diremo : - che il nemico ha proceduto alle operazioni in corso prevedendo la nostra insufficiente capacità a reagire ; - che il nemico non aveva le forze sufficienti per sviluppare tutto il suo piano , altrimenti si sarebbe diretto su Biserta e Tunisi ; - che le operazioni sarebbero state iniziate nella primavera ventura , se la Russia non avesse insistito nella creazione del secondo fronte . Il viaggio del Premier inglese alla capitale russa ha voluto significare un rabbonimento della Tigre rossa , e concretare quel simultaneo piano operativo , che avrebbe dovuto far passare nelle loro mani la iniziativa . Ma un piano come quello attualmente in esecuzione , avrebbe dovuto dare già i suoi frutti , quelli che avrebbe dovuto inequivocabilmente segnare il punto di partenza . Per noi invece rappresenta : - in Africa Settentrionale : operazioni di schieramento da parte nemica ; - sul fronte est : operazioni di resistenza al piano russo . Immaginiamo che la guerra sia incominciata ora , e vedremo che la nostra occupazione di Biserta e Tunisi rappresenta un vantaggio operativo , sul quale si svilupperà il nostro piano .
Tutto il mostro indizio per indizio ( Spezi Mario , 1984 )
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« È un ' ombra . Esperienza e statistiche dicono che dovrebbe essere un uomo . Ma per quanto ne so io , questo mostro potrebbe anche essere una donna » . Il capo della Scientifica fiorentina , Nunzio Castiglione , spinge vicino al paradosso lo scetticismo che dopo l ' assassinio di Pia Rontini e Claudio Stefanacci , settima coppietta uccisa e seviziata nelle campagne intorno a Firenze dal 1968 a oggi , si è impossessato di lui e di molti altri investigatori . Ma c ' è davvero un solo « mostro » ? Ed è possibile che non abbia lasciato tracce ? Che 14 corpi siano stati sepolti in 16 anni senza che su di essi sia stato trovato nemmeno un indizio che aiuti a scoprire il volto di quello che sempre più appare come l ' unico assassino ? Il mostro di Firenze ha davvero trovato la formula del delitto perfetto ? Molti a Firenze pensavano che il mostro fosse in galera dal gennaio scorso , da quando il giudice istruttore Mario Rotella aveva fatto arrestare i cognati ultrasessantenni Giovanni Mele e Piero Mucciarini . I due , secondo questa tesi che ha retto sei mesi , avrebbero aiutato , la notte del 21 agosto 1968 , il loro parente Stefano Mele ad assassinare la moglie Barbara Rocci e il suo amante Antonio Lo Bianco sorpresi dentro una Giulietta in campagna fuori Lastra a Signa , pochi chilometri a ovest di Firenze . Otto proiettili Winchester serie H sparati con una Beretta calibro 22 uccisero gli amanti . Stefano Mele , il marito pluritradito , nel 1968 invece era stato riconosciuto unico colpevole dell ' omicidio e condannato a 14 anni . La sentenza concludeva : « L ' eventuale partecipazione di un terzo alla commissione del delitto perde ogni consistenza » . Ma quella Beretta continuò a sparare mentre Mele era in prigione e continuò a uccidere sempre e solo coppie sorprese a fare all ' amore dentro una macchina in campagna . Poiché era difficile pensare che l ' arma , cambiato proprietario , servisse a commettere omicidi simili , si pensò che con Mele , a uccidere la moglie e l ' amante , ci fosse stato un complice che , poi , messosi in proprio , divenne il mostro . Interrogato nell ' agosto 1982 , Stefano Mele disse che suo partner nel delitto era stato Francesco Vinci , sardo come lui , un altro amante della « sua signora » , anch ' egli tradito e più geloso del marito . Vinci si fece 15 mesi di carcere come mostro . Ma quella Beretta uccise di nuovo mentre se ne stava in cella . Fu richiamato Stefano Mele che si scusò , disse di avere accusato Vinci per vendicarsi dei torti subiti e senza troppe esitazioni puntò il dito contro il fratello Giovanni e il cognato Piero Mucciarini , che , ovviamente , furono arrestati . Ma domenica 29 luglio , in un bosco vicino a Vicchio , la solita Beretta è tornata a uccidere una coppia appartata in macchina . Questa volta il maniaco assassino ha asportato alla ragazza , Pia Rontini , non solo il pube ma anche un seno . Il mostro è quindi stato sempre libero e ormai è certo che con i protagonisti del vecchio delitto di 16 anni fa non ha proprio niente a che fare . Se le cose stanno così , e non si vede per il momento come altrimenti potrebbero stare , sappiamo in primo luogo che l ' ombra chiamata « mostro di Firenze » sceglie a caso le sue vittime . Nessun collegamento esiste tra lui e la coppia che uccide . Certamente lui sa che questo è l ' elemento di base di un delitto perfetto , perché disorienta completamente la bussola di un ' indagine . Sa anche che strafare è pericoloso , che non c ' è bisogno di esporsi troppo per ottenere pubblicità : basta il clamore suscitato da ogni suo omicidio . Non ha mai rivendicato un delitto , non ha mai lanciato sfide alla polizia o alla città . L ' ombra si fa gli osceni interessi suoi , pensando solo , come un ragioniere dell ' orrore , a non lasciare tracce e a scegliere luoghi e momenti opportuni per colpire , come se potesse benissimo controllare la sua ossessione . Dal primo delitto la sua tecnica si perfeziona nel senso che si semplifica sempre più riducendo al minimo gli appigli per un ' indagine . Già il secondo delitto , commesso il 14 settembre 1974 a Borgo San Lorenzo , a pochissima distanza dal luogo dove avrebbe colpito dieci anni dopo ma a circa cinquanta chilometri dal primo , avviene la notte di un sabato senza luna . Così il terzo , ben 6 anni dopo , il6 giugno 1981 a Scandicci ; così il quinto , il 19 giugno 1982 a Montespertoli . Il quarto delitto avvenne il 22 ottobre 1981 , un giovedì , ma il giorno dopo era stato proclamato uno sciopero generale . La sesta volta , il 9 settembre 1983 , a Giogoli , località fra Firenze e Scandicci , uccise di venerdì . Sempre , quindi , il ragioniere dell ' orrore colpisce la vigilia di un giorno non lavorativo , purché non ci sia luna . Molti hanno fantasticato su queste circostanze andando a cercare esoteriche ragioni a una scelta che quasi sicuramente è invece solo razionale . Nelle sere precedenti una festa è molto più facile imbattersi in una coppietta sulle colline che da ogni parte circondano Firenze , e in una notte senza luna , magari con un abito nero indosso , l ' ombra è molto più difficilmente visibile . Forse però , invecchiando , il mostro tiene un po ' meno a freno i suoi impulsi . L ' ultimo delitto lo ha commesso una domenica sera . Ci sono fondati motivi per ritenere che egli abbia tentato di farlo , come abitudine , la sera prima , il sabato . Ma quella notte nessuna coppia andò nel sentiero di Boschetta che invece ospitò la sera dopo Pia e Claudio . L ' assassino , andatogli a monte il piano per la data che aveva fissato , non ha saputo rinviare troppo in là e altrove l ' appuntamento con la morte , ed è tornato nello stesso luogo 24 ore dopo . Per la prima volta ha corso un grosso rischio , esponendo se stesso e la sua auto alla possibilità di essere notati . La circostanza , se dovesse essere confermata , dimostra la validità di un ' altra ipotesi sul mostro : lui fissa la data dell ' omicidio , sceglie il luogo dove colpire e uccide la prima coppia che vi capita . Che la scelta dei luoghi sia molto importante nei suoi orrendi piani era stato già intuito . Forse fa dei sopralluoghi . Colpiscono questi luoghi del delitto per due caratteristiche : sono incredibilmente simili uno all ' altro e appaiono a prima vista come i meno indicati per tendere un agguato . Sono sempre molto vicini a strade asfaltate frequentate nei sabati notte soprattutto da giovani che in auto o in moto si spostano tra i paesi che circondano Firenze . Le auto delle coppie prese di mira dal mostro hanno sempre su un lato vegetazione alta , grossi cespugli o alberi , insomma una specie di cortina . Dall ' altro lato , invece , si estendono sempre campi piuttosto vasti , a bassa vegetazione , così che il luogo dà l ' impressione di essere fin troppo scoperto . Il mostro vuole proprio questo perché la cortina di alberi lo ripara alla vista di chiunque e la bassa vegetazione che si estende davanti a lui gli consente di vedere anche da abbastanza lontano se qualcuno non desiderato è nei paraggi o si avvicina . L ' ombra deve anche intendersene abbastanza di armi . La Beretta calibro 22 che usa fu definita già nella perizia fatta nel 1968 « vecchia , arrugginita e usurata » , eppure per tutto questo tempo l ' assassino è riuscito a mantenerla perfettamente funzionante . La pistola è del tipo « long rifle » , di quelle cioè che si usano nei tirassegni . Il caricatore ha dieci colpi , che con quello in canna fa un totale di undici . Il mostro non spara mai più di otto colpi contro le sue vittime , tenendone da parte tre , con la prudenza che sempre lo contraddistingue , nel caso si creasse una situazione di pericolo . Le cartucce , anch ' esse abbastanza vecchiotte , sono sempre Winchester serie H di due tipi , o ramate o a piombo nudo . In sette delitti il mostro ha esploso cinquantasei colpi e poiché ogni confezione ne conta cinquanta , si può essere certi che ne ha buona scorta , comprata verosimilmente in una sola volta . Il mostro sembra sapere che l ' unica traccia che come una firma lascia sui luoghi dei delitti , cioè i bossoli delle pallottole , non potrà mai portare gli investigatori fino a lui . Di quelle pistole solo in Toscana ne esistono quattordicimila e i proiettili sono del tipo più comune . Un altro particolare suggerisce l ' idea che egli sia un buon tiratore o comunque una persona che si intende di armi . Il percussore della sua « usurata » pistola lascia sui fondelli un segno tanto particolare che chi li ha visti una volta sa poi riconoscerli alla prima occhiata . In sedici anni quel segno non si è mai modificato , neanche all ' esame del microscopio elettronico . Questo potrebbe dire che quella Beretta viene usata solo per commettere i delitti e che se l ' ombra si allena al tiro lo fa con un ' altra pistola . Nonostante queste considerazioni , ci sono diversità di opinioni tra gli investigatori sull ' ipotesi se egli sia o no un buon tiratore . Per il capo della Criminalpol toscana , Giuseppe Grassi , « non ci vuole molta abilità a centrare un grosso bersaglio praticamente immobile da pochi centimetri di distanza » . Per il medico legale Mauro Maurri , che ha fatto le necroscopie su tutti i cadaveri delle vittime , «10 sparatore è un tiratore espertissimo . Tutte le vittime sono morte all ' istante » . In verità una volta l ' ombra sbagliò , in occasione del delitto commesso i119 giugno 1982 a Montespertoli . Quella notte l ' ombra scelse una radura a pochi metri di distanza dalla strada che dalla frazione di Baccaiano porta al castello di Poppiano . Verso mezzanotte vi si fermò la 127 di Paolo Mainardi e di Antonella Migliorini . L ' assassino li osserva nascosto dietro una cortina di alberi e decide di intervenire , come sempre , un attimo prima che le effusioni dei due giovani si completino . Il primo colpo serve a spezzare il finestrino e contemporaneamente deve centrare l ' uomo . Quella notte , però , la pallottola si conficca nella spalla di Paolo Mainardi , per la prima volta il colpo non è mortale . Nonostante sia ferito , Paolo riesce a girare la chiavetta inserita nel cruscotto e a mettere in moto la macchina . Mentre innesta la retromarcia parte un secondo colpo che attraversa l ' abitacolo e centra il cuore di Antonella . La 127 parte all ' indietro a tutta velocità e arriva sull ' asfalto . La ferita , il terrore fanno però perdere a Paolo il controllo dell ' auto . C ' è un urto violento , lo sportello vicino al posto di guida rimane bloccato e non cede sotto lo sforzo di Paolo che cerca di aprirlo per fuggire . I fari , rimasti accesi , illuminano l ' assassino che si avvicina frontalmente . Prende la mira e con straordinaria freddezza spara . Due colpi spengono i fari che gettavano nella campagna una luce sospetta e gli impedivano di vedere il ragazzo al volante . Un altro colpo fora il parabrezza e colpisce con precisione Paolo in mezzo alla fronte . Il mostro , prudente , vuole però controllare . Attraversa la strada , si avvicina all ' auto , entra . Spara ancora un colpo alla testa del ragazzo e , per essere sicuro di averlo ucciso , ancora un altro , proprio dietro un orecchio . In un punto che pochi sanno essere il più mortalmente vulnerabile del cranio . L ' idea che l ' assassino possa avere conoscenze mediche o sia proprio un medico si affaccia prima ancora di andare a osservare come egli compie le orrende mutilazioni sui corpi delle ragazze assassinate . L ' asportazione totale di un pube femminile non ha riscontri in nessuna pratica chirurgica , per cui qualsiasi analogia è impossibile . Ma per il medico legale Maurri , considerato che il mostro agisce in condizioni di visibilità pressoché nulla , condizionato dalla necessità di fare presto , l ' assassino fa quei tagli « con estrema perizia » . Di parere simile è il capo della Scientifica . Il mostro potrebbe essere un cacciatore ed effettivamente , una volta , in occasione del delitto del 14 settembre 1974 , fu raccolto accanto all ' auto dei fidanzati assassinati un bottone rivestito di cuoio , di quelli che si applicano alle giacche dei cacciatori . Però quel bottone poteva essere del mostro o poteva essere lì chissà da quanto tempo . Così , dopo sedici anni e quattordici vittime il commissario Castiglione non ha altri dati certi su cui lavorare che qualche decina di bossoli perfettamente identici uno all ' altro . L ' ombra conosce l ' arte di mimetizzarsi , il ragioniere dell ' orrore si confonde nella più assoluta normalità . Nessuna delle persone che di giorno gli vivono accanto deve mai avere avuto un sospetto su di lui , che addirittura ha cura di non tornare mai da un omicidio dopo la mezzanotte . « Abbiamo la sensazione » commenta in un momento di sconforto il vicequestore Giuseppe Grassi , « di dovere cercare non il tradizionale ago , ma la paglia nel pagliaio » .
PREPARAZIONE E CONSEGNA DI GUERRA ( PRATOLINI VASCO , 1934 )
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Mussolini comandò di vivere pericolosamente . Non interessa la parafrasi nittiana ; è importante riscontrare come , oggi , gl ' italiani abbiano elevato il comandamento a " costume " di vita essendosi portati , come massa , nel vaticinio d ' Oriani ; e prossimo , in quanto popolo , al padre Mazzini . ( Avere riportato il proletariato italiano dalla fata morgana dei marxisti bolscevici all ' operosità fruttuosa del corporativismo , al riconoscimento del valore d ' una guerra da lui voluta e vinta in grandezza , all ' esistenza della famiglia come cellula dello Stato , dell ' orgoglio di sentirsi e sapersi italiano e solo in forza di ciò universale , è stata l ' opera prefissa , la mèta raggiunta non il miracolo come è in uso di dire dei primi dieci anni di governo fascista ; ed è già storia . Il popolo , rimasto sano alla radice , partecipò alla rinascita nelle squadre d ' azione , poi con l ' aderenza totalitaria al verbo fatto carne . ) Dicevo di vivere pericolosamente , ma parlando degl ' italiani corre l ' obbligo per gli altri , non per noi d ' una distinzione che precede un possibile equivoco intenzionato , quindi distinzione fra " vita pericolosa " a un fine ideale e l ' incoscienza del pericolo , fra l ' uomo d ' azione e il maniaco , fra lo schermitore e il prestidigiatore ; fra l ' industriale corporativista e il capitalista speculatore , fra la Flàt e la Ford ; in definitiva fra il latino - italiano e l ' inglese - americano . Come dire : fra la civiltà e il progresso . Vivere , nel caso nostro , cercando il pericolo in rapporto all ' avvenire imperiale apportatore di respiro economico ... L ' Italia fascista è la dimostrazione di come possa sortire da una umanità temprata a questo clima eroico una civiltà da impero ( e senza reminiscenze spartane ) . Cioè , l ' adeguarsi di un popolo alla castigatezza del regime di vita contrapposto e identità al vivere pericolosamente , affiancato nel suo intento dalle organizzazioni sindacali e assistenziali : sangue della Nazione nelle vene del proletariato ; per la certezza di un " suo " domani . Questa la massa : operai e rurali , forza leva della rivoluzione che continua ( rappresentanti " la razza nel suo significato più profondo e immutabile " ha detto l ' altro ieri il Duce ai contadini ) , mentre le generazioni giovani vengono addestrate coll ' armi per l ' armi nelle parentesi degli arnesi del mestiere . E l ' esempio di un Capo fatto a imagine e somiglianza , più ancora : fatto della stessa " materia " del suo popolo . Un popolo entrato in quest ' ordine d ' idee era maturo per una guerra , massime per una guerra coloniale che significa l ' avvio dell ' impero ; pronto cioè a percorrere un ' altra tappa del suo cammino rivoluzionario . Ed è pronto a sostenere " l ' assedio economico che la storia bollerà come un crimine assurdo " ; forte nell ' adempimento del suo " dovere " e conscio del suo " sacrificio " che , ha detto il Duce , nell ' odierna consegna sarà il solo " privilegio " del quale potrà essere fiero . La preparazione è completata . La consegna consiste nell ' aderire spiritualmente e fisicamente sempre di più a " questa epoca nella quale bisogna sentire l ' orgoglio di vivere e di combattere , " " nell ' epoca in cui un popolo misura al metro delle forze ostili la sua capacità di resistenza e di vittoria . " Il popolo italiano è preparato a mantenere la consegna ! Eternità della rappresaglia Parlare ( agire ) in nome di un popolo significa averne l ' identità nel cuore e nel cervello : Mazzini è l ' esempio più recente ed eterno . Ma per la costruzione di un ideale che implica la conquista d ' impero , il cuore non sorpassa mai il cervello , come nel costume di vita il godimento , sia pure estetico , non deve fiaccarne l ' umanità . ( Su questo piano la massa collabora colla massima fede . ) Per non aver voluto riconoscere l ' unità di tale azione fra il Capo e il popolo italiano o , peggio , per non aver calcolato la potenza , fisica e ideale , che ne consegue , l ' egoismo - idealista dell ' Inghilterra , l ' idealismo egoistico della Russia e le nazioni - tender alle locomotive degli interessi ginevrini , hanno applicato le sanzioni contro l ' Italia che per la prima volta , dopo il separatismo millenario , si trova unita negli spiriti e forte nelle armi agli ordini di un Duce rivoluzionario . Serrando i denti e le cinghie , sfogliando dell ' oro e costruendo fucili , il popolo italiano , universale e paesano , sopportatore e mistico , ribelle vendicativo reggerà all ' assedio economico ; il Capo l ' ha chiamato proletario e proletario non è un aggettivo più o meno simpatico , ma gerarchia della giustizia sociale . L ' affronto va scontato : o soddisfazione , senza vuotezze diplomatiche , o rappresaglia economica eterna ; eternità che può avere un termine conquistata l ' Etiopia ed iniziata la revisione degli imperi .
Nuda alla meta di Montecitorio ( Stella Gian Antonio , 1987 )
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Cicciolina manda tanti bacini al volgo in tumulto , ma il compagno Cosimo Simeoni si liscia i baffi scrollando la testa : « Cosa penso di questa specie di comizio elettorale ? Penso che in una fase politica come quella che stiamo affrontando , fase nella quale ... » . Si blocca folgorato e urla : « A ' Cicciolì , e facce vedé le zinne pure a nnoi ! » . Ilona Staller non si fa pregare : un piccolo strattone al vestitino celeste e ... oplà ! Boato . Spintoni , sgomitate , pestoni , calci . Un grido : « I bambini ! Portate via i bambini ! » . Ma bravo , compagno Simeoni : lei non stava dicendo ... « Che c ' entra , scusi ? Il mio è stato un gesto politico , una provocazione , uno sberleffo a lei e a quel buffone di Pannella ... E poi , Pomo è omo » . Figurati se non lo sa Cicciolina . Lo sa , lo sa . Appena compare in qualche tappa del suo « porta a porta » elettorale , in piedi come il papa su una camionetta rossa guidata da un vitellone travestito da Gesù , paralizza la vita dei paesi . Il traffico si blocca , i vigili si sfiatano , i bar si svuotano , i ragazzotti fischiano , qualche vecchietto diventa cianotico , le mamme mettono una mano sugli occhi dei ragazzini , distinti signori mormorano disgustati « anvédi ' sta zozzona » e stanno lì a ostentare a Ilona tutta la loro riprovazione senza staccarle un attimo gli occhi di dosso . Vuoi vedere che fa la sorpresa a tutti e finisce davvero a Montecitorio ? « Io ci spero tanto , e credo di potercela fare » risponde la pornodiva . « Sono tanti i ricciolini che vorrebbero la loro rappresentante alla Camera . Farei raddrizzare anche il curvo Andreotti . » Lei vorrebbe aprire la legislatura « con un costumino a pois » dice « molto molto molto scioccante » , ma se cicciolino Pannella glielo chiederà è disposta pure a sacrificarsi in un severo tailleur . E se le chiedesse anche di rinunciare ai baccanali cine - fotografici ? A quei grovigli di glutei che hanno fatto di lei la regina del porno italiano ? « Ah , no : non possono chiedermi di rinunciare a me stessa » si ribella Ilona . « Sono una porcella e voglio rimanere porcella » . E rivendica la geniale sinteticità del suo slogan elettorale : « Manda alla Camera una verde a luce rossa » . « La compagna Cicciolina è venuta da noi » ha detto Giovanni Negri , segretario del Partito radicale , « perché siamo l ' unico partito che non le chiede di spogliarsi » . Tranquillo , ci pensa da sola . Decisissima a diventare deputato , Ilona Staller , 37 anni , ungherese , figlia di un funzionario di governo e di una ostetrica , studi abbandonati dopo l ' iscrizione alla facoltà di medicina , ha preso le elezioni molto sul serio . « Ho fatto stampare 150 mila manifesti » spiega . « Sorrido , mostro la tettina e chiedo il voto . Vorrei andare ad attaccarli io stessa , ma purtroppo non è possibile : dove vado scoppia sempre una bagarre » . « Tanti , eh , 150 mila manifesti ? » ammicca Riccardo Schicchi , 35 anni , visetto da adolescente , studi interrotti ad un passo dalla laurea in architettura , fotografo , manager , amico , regista e guida spirituale ( se così si può dire ) della Messalina magiara . « Pensi che il PCI , tutto insieme , ne ha fatti stampare per il Lazio 350 mila , poco più del doppio » . Alle affissioni pensano una ventina di giovanotti , parte legati all ' agenzia fotografica di Schicchi , parte volontari votati alla causa . « Loro vanno avanti per far sapere a tutti che sto per arrivare » racconta Cicciolina . « Poi io li seguo . Fino alla chiusura della campagna elettorale ho annullato tutti i miei spettacoli . Anima e corpo per i cicciolini radicali . Giro per i teatrini della mia circoscrizione , Roma , Latina , Viterbo e Frosinone , e faccio due comizi al giorno . Pomeriggio e sera . Ingresso gratis » . E come sono questi comizi ? « Dunque : prima mi tolgo tutti i miei vestitini , piano piano come piace ai cicciolini elettori , poi quando sono tutta nuda spiego il mio programma » . Cioè ? « Aspetti che prendo il foglietto con gli appunti ... Eccolo ... Allora : " Il mio impegno politico è coerente con il mio modo di essere nei miei spettacoli . Sono contro ogni censura e vivo la pornografia perché è bello fare alla luce del sole quello che gli altri fanno nel buio dell ' ombra di se stessi . Più pornografia uguale conoscenza , uguale meno repressione , uguale non violenza , uguale radicale " » . Mamma mia , signorina Staller : è una sintesi un po ' tirata ... Più pornografia uguale radicale ... Ma gli altri sono d ' accordo ? « Cicciolino Pannella si diverte moltissimo . Anche cicciolino Bruno Zevi , l ' altro giorno , mi ha battuto le mani » . « O con Ilona o contro Ilona » taglia corto Riccardo Schicchi . « I radicali sono persone libere . E hanno deciso di stare con Ilona . Anche le femministe credo abbiano superato ogni perplessità . » « Vedi , cicciolino giornalista , io non sono una donna oggetto » spiega la pornostar . « Perché sono io la padrona di me stessa . Non mi ha spinto nessuno a fare le foto porcelle , l ' ho scelto io perché mi piace . Vorrei un letto grandissimo per fare felici tutti i cicciolini italiani » . Programma conciso , ma esauriente . « No , non c ' è solo sesso . Io vorrei anche che l ' Italia diventasse colorata , contante casette piccole , tanti alberi e ogni cinque casette una bella piscinetta . Lo proporrò subito , se divento deputata . E poi , chiudiamo le centrali . Io dico : abbasso l ' energia nucleare , viva l ' energia sessuale . Bello , no ? » . Ma adesso basta con i discorsi di politica : tutti fuori , si va alla conquista di Anguillara Sabazia , prima tappa della campagna elettorale porta a porta . « A ' Nunzio , te sei messo er lenzolo ? » . « Arivo , nun trovavo più la corona de spine » . Eccolo qua , il bullo un po ' atticciato che fa la parte del Gesù autista . Scusi Cicciolina , ma non crede che qualche cattolico si possa offendere a vedere lei scorrazzata da un finto Cristo ? « Perché ? E carina come idea , no ? E poi sono più vicina a Gesù io di tanti democristiani » . Anguillara , a noi . Alle prime case del paese , Ilona Staller lascia l ' auto sulla quale viaggiava ( « Non posso prendere aria , ho un raffreddore terribile ... sono sempre così poco vestita ... » ) e si trasferisce sulla camionetta rossa scoperta . Si mette in piedi , si toglie il pellicciotto , abbassa un po ' sul seno l ' orlo del vestitino azzurro , butta indietro i capelli biondissimi . Paralisi . « Aoh , c ' è Cicciolina ! » Cinque minuti e la piazzetta è piena . Mani che si tendono , urla , accorrere di gente . « Va ' a chiamare Nando , va ' a chiamare Nando ! » ordina un ragazzino all ' amico . « E vacce te ! » risponde l ' altro . « Se intanto quella se spoja ? » Arriva un vigile : « Signorina , per carità ! » . E lei : « Mi voti ? Lo dai un voto alla tua Cicciolina ? Numero 49 lista radicale » . E il coro risponde : « Te votiamo tutti , Cicciolina bbella ! » . Al bar Castello , una decina di avventori giocano a carte e guardano dalla finestra che s ' affaccia sulla piazzetta . Un anziano serio serio cala il sette di coppe e si rifiuta pure di girarsi : « Manco la vojo vede ' , quella zoccola . Proprio bene siamo messi , se alle elezioni si presentano pure le mignotte » . « Ma va là » lo rimbrotta Pietro Casasanta , che all ' altro tavolo gioca a ramino . « Questa sarà deputato , sicuro . È uno sfottò alla politica . E poi , co tutti ' sti politici che ce fottono , almeno lei fa l ' incontrario » . Ilona si affaccia alla finestra e si sporge verso il gruppo di giocatori : « Cicciolini , siete radicali ? Lo date il voto alla vostra micetta ? Numero 49» . Fa il Casasanta : « E tu che mi dai ? Nun me mostri niente ? » . E lei : « Vuoi vedere queste ? » . Neanche il tempo di fiatare e l ' uomo ci mette le zampe sopra . « Ammazza che robba » . Lei fa un gridolino : « Che simpatico , me lo dai anche un bacino ? Me lo dai il voto ? » . Sul piazzale , Filippo Paolessi si calca il basco sulla testa : « Sono cinquant ' anni che lavoro i campi , e Dio sa quanto il mio partito , i miei compagni comunisti mi abbiano deluso . Ma questa no , questa non la voterei mai . Mi vergogno io per lei » . « Questo Pannella non lo capisco » dice un altro vecchietto . « Ha messo su un partito di pregiudicati » . E via di nuovo , in marcia su Trevignano Romano . Bel colpo : sulla passeggiata lungo il lago di Bracciano c ' è gran movimento . Tutti fuori , a far due passi e mangiare un cornetto . Macchine che vanno e vengono , ordinatamente . Famigliole sorridenti , anziani sulle panchine a godersi il sole tiepido . Di colpo , piomba la notizia : « Sta arrivando Cicciolina ! » . E mezzo paese si schiera ai lati della strada , incuriosito , imbarazzato , divertito , eccitato . Si svuota il bar Miralago , viene evacuata la gelateria Stefanelli . Un bambino strilla : « Famme vedè la fata turchina » . E il papà alla mamma : « Giovà , porta via er ragazzino che questa è robba nostra » . Un signore apostrofa la pornocandidata : « Vattene via , fila ! » . E lei : « Sei comunista ? Sei un cicciolino bigotto comunista ? » . Riccardo Schicchi la mette in riga : « Cicciolina , non continuare così . Noi non siamo anticomunisti ... » . Arriva il vigile urbano Edoardo De Santis : « Vi potete spostare un po ' ? » . Lei : « Cicciolino vigile , me lo dai il voto ? » . E lui : « Non posso , sono minorenne » . Voce dalla folla : « Nuda ! Nuda ! » . Riccardo Schicchi , professionale , dà la disposizione : « Cicciolina , mostra il seno ! » . Lei esegue . Muggito di folla . Si avvicina un giovanotto con gli occhialetti da intellettuale . Ritira dalle mani di Ilona un volantino e una carezza . Bacino e se ne va . Come ti chiami ? «Gianluca.» La voterai ? « Sì . In lista con i radicali c ' è anche il professore Pio Fedele , il più insigne studioso di diritto canonico italiano . Insegna alla Lateranense . Voto lui e Cicciolina » . E così va avanti la gran corsa di Cicciolina verso i banchi di Montecitorio . Schicchi dice : « Attacca il manifesto » . E lei esegue . « Da ' i bacini » . E lei esegue . « Mostra il seno » . E lei esegue . « Sorridi » . E lei esegue . « Ricopriti » . E lei esegue . « Giù le spalline » . E lei esegue . Il Parlamento val bene una mossa .
DISCORSO ALLE RECLUTE ( SAVARESE NINO , 1919 )
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Benvenuti in questa caserma , o giovani reclute . Io ho il diritto di vedervi , se non contenti , indifferenti almeno . Permettiamo solo ai delinquenti ed ai vagabondi di essere esigenti e di sentirsi a disagio . Ma voi , cittadini consumati , non potete fare la faccia meravigliata nell ' indossare gli abiti che lo Stato vi ha fatto cucire dai suoi sarti e che teneva in serbo per voi . Sapevate bene che le caserme erano pronte per voi anche nel tempo in cui , pestando forte i piedi per le vie , vi compiacevate di sperperare la libertà che vi avevano accordato . Adesso studiate bene i regolamenti , imparate i nomi di tutte le parti della divisa e la nomenclatura delle armi , ché siete sul punto di diventare cittadini perfetti . So che qualcuno comincia già a lamentarsi del cattivo odore delle camerate e dei fastidi della convivenza : ma , cari giovanotti , avete forse dimenticato le vicinanze , le folle , i legami umilianti che avete lasciato e che ritroverete nella società ? Quanto alla disciplina non vi impressionate , perché si tratta di una trascurabile diversità resa necessaria dal bisogno che abbiamo di far presto tutte le nostre cose . Questi segni di autorità che vedete , sono gli stessi che esistevano come una scrittura geroglifica su tutti i vestiti dei componenti la nostra società . Solo che si trattava di una scrittura a inchiostro invisibile che all ' acido della necessità è venuta fuori sui berretti , sulle giacche e sui pastrani dei cittadini . Ma chi aveva vista lunga , questi segni cabalistici , di fregi e stellette e fucili e zappe e ricami di ogni sorta , li aveva veduti anche prima . Se non avessimo la fretta di cui vi ho parlato , avremmo lasciato anche noi che il gioco dell ' esperienza e dell ' emulazione , avesse stabilito la gerarchia . Ma anche nella società questo metodo non ci sembra dia grandi risultati di giustizia e quelli che vanno in giro con molte strisce sul berretto non sono sempre quelli che più hanno merito . Così abbiamo preferito un metodo semplice , un criterio numerico e spicciativo : tanti a comandare e tanti ad obbedire . Insomma vi prometto che non sarete urtati da nessuna novità qua dentro : come prima , troverete comandi appesi alle pareti e voi sapete che si deve ubbidire : si tratta delle solite cerimonie , delle solite menzogne e delle necessarie mortificazioni a cui siete abituati : gli esecutori , in definitiva , sono gli stessi carabinieri che voi conoscete e che vi sorvegliavano anche durante i vostri divertimenti . Vi raccomando di stare molto attenti alle istruzioni . Vedrete che daremo un senso alle parate che vi abbiamo fatto vedere in Piazza d ' Armi ; vi spiegheremo il significato delle manovre e la simbologia del saluto , della posizione d ' attenti ( che è immobilità , per non nuocere fuor di proposito ) , del presentat ' arm ( che è l ' atto del volontario disarmo di fronte al superiore ) . Anche gli esercizi di ginnastica che avete fatto da bambini in un cortile tra la facciata della scuola ed un orticello con le pesche mature , vedrete che avranno ora la loro giustificazione . Mostrate intelligenza pronta e non costringete i vostri istruttori a troppo minute spiegazioni : noi abbiamo sempre fretta , una grandissima fretta , e non potremmo indugiarci sulle cose con troppi dettagli . Vi addestreremo a calcolare , sulle tabelle e sugli istrumenti scientifici , il tiro dei cannoni e delle mitragliatrici , voi capite già di che cosa si tratta . Non credo pretendiate che sulle porte delle nostre scuole d ' artiglieria scrivessimo : " Luoghi dove s ' insegna ad uccidere gli uomini ed a distruggere le città " . Noi ci spiegheremo sempre allegoricamente , sta a voi dimostrare intuito pronto e saperci comprendere . Tenete fermi intanto questi principi : che la milizia è la società in uno stato di fretta : che nelle caserme noi facciamo continuamente un lavoro di sintesi della vita sociale : che in una caserma c ' è la vita di tutta una città in una camera , dove tutte le cose per esigenza di tempo sono state ridotte ad una scheletricità rude e severa . Può darsi che le donne , dopo poco tempo , vi troveranno amabili nel nuovo vestito , ma badate che questa sera esse rideranno di voi . Non vi disperate . Sapete che la donna più di noi è rimasta fedele allo stato di natura , che essa ha ancora delle strane nostalgie ed odia la civiltà della quale noi siamo la compiuta immagine . Per tutte queste cose , essa vedrà in voi degli uomini addomesticati , degli animali , che , perduta ogni freschezza ferina si sono ridotti a fantocci . Prenderà dunque la prima scusa del berretto troppo largo o della giubba troppo lunga per ridere alle vostre spalle . Sopportate questa prova con fierezza , consolatevi pensando alla patria e pensando che anche questo scherno non durerà . Vedrete che presto le donne verranno ad attendervi alla porta della caserma . Attenti , saluto e rompete le righe .
L'ITALIA PROLETARIA NELL'IMPERO ( PRATOLINI VASCO , 1935 )
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Anche in quelle zone del popolo lavoratore che una volta sembrava meno facile agli entusiasmi , la coscienza dell ' impero operava inavvertitamente , col passo lento e certo della storia , al contatto intimo e fisico dell ' opera di restaurazione civile a cui si è dedicato Mussolini nei primi tredici anni di governo , quando anche una parte di noi giovani , col prudore nelle mani e l ' anima fino a un certo punto rinvoltata nell ' igienico polverone dei libri di storia romana e delle poesie carducciane , parlava solo di universalità , d ' impero spirituale e ci si rifaceva a Dante e a Machiavelli quasi timorosi d ' imporre al mondo la forza delle nostre armi e delle nostre braccia . Quei giovani che vedevano nella guerra oltre al carattere etico e civilizzatore la possibilità di una fantastica cazzottatura in grande stile da struggersi dalla gioia , parlando d ' impero spirituale non si dibattevano in erotismi di cattolica umanità o di suprema saggezza ma vedevano ed era dato loro constatare che rimanevano da abbattere dei muri sociali interni di vecchie mentalità contro i quali la Rivoluzione in marcia per il suo impero , avrebbe quasi rallentato il passo . ( Per noi , per me l ' antiborghesismo non era una posa ma una radicata convinzione , una fede smentita dai fatti che ci è potuta costare rinunzie , e umiliazione se i piccoli uomini potessero impressionarci . Ma il nostro metro misurava troppo in altezza e forse , in tali concetti , noi , popolo del popolo , si tradiva il popolo o i libri e i ricorsi storici avevano succhiato il midollo della nostra materia popolana . ) Mussolini ha inciso la sua volontà sui lavoratori , ha loro parlato da " paro a paro " ; ha poggiato le sue promesse su altre promesse mantenute ; è entrato fin dentro le carni , giù al cuore della gente " meno abbiente " che racchiude ancora , intatta , la verginità dei súbiti entusiasmi e degli eterni amori e l ' ha conquistata : ha preparato gli uomini alla guerra e all ' impero , ha preso le donne , anche tutte le madri che sono le ultime a capire e le prime a difendere , per divino egoismo , l ' utilità del sacrificio . Il popolo , con una fede e con una méta ( " che è una tappa non un arrivo " ) , ha combattuto ed ha vinto , ma , quel che preme , sembra avere capito che moriva ed operava per l ' Italia e anche per il suo miglioramento umano - sociale e spirituale ...
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DAK TO ( Vietnam ) , gennaio « QUANDO morirò andrò in Paradiso perché su questa terra ho vissuto all ' Inferno . Vietnam , 1967» . « Ho dormito sotto Joe . Era morto e faceva caldo . Dammi una sigaretta . Hai mai dormito sotto un morto che faceva caldo ? » . « Signora , lei crede che ce la farò ? A volte ho paura di no . E prego , sa , non faccio che pregare . Prego anche quando non ho tempo , per esempio quando vado all ' assalto . Dico alla svelta : Dio , non farmi morire » . « Dio , che cosa schifosa è la guerra . Dev ' esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che si divertono a fare la guerra , che la trovano gloriosa o eccitante . Non c ' è nulla di glorioso , nulla di eccitante , è una sporca tragedia » . « Io non voglio essere ricco , non voglio essere eroe . Io voglio vivere e basta . La vita è bella , sai , bella . Ora lo so che la vita è bella , prima non lo sapevo . Credi che morirò ? » . « Non voglio tornare in battaglia . Sono così giovane e ho tanto tempo da vivere , e non si viene al mondo per morire a venti anni alla guerra . Si viene al mondo per morire in un letto , quando si è vecchi » . « E poi ammazzai un uomo . Era un piccolo viet . Correva , correva , e gli sparavano tutti . Sembrava d ' essere al tirassegno di un luna park . Gli ho sparato io ed è caduto . Ma è stato come sparare ad un albero . Non ho sentito nulla , sai , nulla » . « Signora , è vero che è così brutto lassù ? » . « Ma no , soldato , ma no . Oggi è quieto , vedrai » . « Lasciatemi in pace . Non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmeno di morire » . Poi è arrivato un razzo . E di lui è rimasta soltanto una scarpa . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - Lunedì mattina . La tragedia incomincia con la paura . E la paura incomincia appena Sali sul cargo militare che ti conduce alla zona del fuoco insieme ai soldati che tacciono in un rassegnato silenzio . Ieri un cargo come questo è precipitato , sembra per un sabotaggio , e nessuno ha fatto in tempo a usare i paracadute con cui dovremo buttarci se saremo colpiti . Del resto , il paracadute a che serve ? Mentre cali a terra ti sparano , voliamo su una regione che pullula di vietcong . Fa caldo , sudi . Anche perché il soldato accanto ti fissa da almeno mezz ' ora scuotendo la testa e poi , cercando di superare il rombo dei motori , ti grida : « Sei giornalista ? » . « Sì » . « E il lungo con te è un fotografo ? » . « Sì » . « Andate a Dak To ? » . « Sì » . « Idioti , chi ve lo fa fare ? » . Te lo chiedi anche tu , all ' improvviso . Hai superato tanti ostacoli per arrivare fin qui , visti permessi burocrazie , e all ' improvviso vorresti essere mille miglia lontano dove la guerra è solo una parola , una fotografia sul giornale , una immagine alla televisione . Provi a scherzare , la voce ti suona falsa : « Moroldo , ci pensi alla faccia dell ' ambasciatore quando gli consegnano i nostri cadaveri ? » . Per raggiungere Dak To abbiamo firmato un foglio con cui sdebitiamo le Forze armate e il governo degli Stati Uniti della nostra possibile morte , e in fondo al foglio c ' era questa domanda : « A chi dovrà essere consegnato il nostro cadavere ? » . Presi alla sprovvista abbiamo scritto : « Ambasciata italiana a Saigon » . Moroldo brontola che lo disturba solo un particolare : l ' intera faccenda è avvenuta di venerdì 17 . Anche le uniformi le abbiamo prese di venerdì 17 , ma bando alle spiritosaggini : in poco più di due anni sono morti dieci giornalisti in Vietnam . Ricordiamoli , non lo fa mai nessuno . Maggio 1965 , Pieter Ronald Van Thiel : ucciso dai vietcong a sud di Saigon . Giugno 1966 , Jerry Rose : precipitato con l ' aereo colpito da una cannonata a Quang Ngai . Ottobre 1966 , Bernard Kolenberg : precipitato con un caccia sulla zona demilitarizzata . Ottobre 1966 , Huynh Than My : ucciso in battaglia a Can Tho . Novembre 1966 , Dickie Chapelle : saltata su una mina a sud di Danang . Novembre 1966 , Charlie Chellapah : disintegrato da un mortaio a Cu Chi . Dicembre 1966 , Sam Castan : ucciso in combattimento nelle pianure centrali . Febbraio 1967 , Bernard Fall : sventrato da una mina nella foresta di Hue . Marzo 1967 , Ronald Gallagher : ucciso per errore dall ' artiglieria americana nei pressi di Saigon . Maggio 1967 , Felipa Schuler : mitragliata sull ' elicottero che la portava a Danang . Di feriti , quest ' anno , ce ne sono stati una trentina . Ieri a Saigon ho conosciuto Cathrine Leroy , fotografa francese . Ha ventitré anni , il braccio destro , la gamba destra , la parte destra del volto coperti di cicatrici , e cammina zoppa . Lo scorso maggio , durante un combattimento al 17° parallelo , le scoppiò accanto un colpo di mortaio . È stata tre mesi in ospedale , dal corpo le hanno tolto diciotto schegge , ma al piede la ferita continua a riaprirsi , riaprirsi , e i medici non sanno più cosa fare . Le ho chiesto : « Perché non torni a casa , Catherine ? » . Ha sorriso senza rispondermi . Che strani tipi questi miei colleghi in Vietnam . Alcuni sono fior di giornalisti e potrebbero stare a Londra o a Parigi : invece bestemmiano e rimangono qui . Altri reporter improvvisati , nessuno li voleva mandare : ma hanno supplicato o sono venuti da sé , a loro spese . Cosa cercano , dimmi . Uno scopo che non avevano prima ? Un brivido che li scuota dalla noia ? Una pallottola che risolva un loro dolore ? Un ' imitazione di Hemingway ? Ho tentato un ' indagine , uno ha risposto : « Voglio dimostrare a mio padre di non essere il cretino che dice » . Un altro ha risposto : « Mia moglie ha divorziato » . Un altro ha risposto : « È eccitante e , se fai la foto giusta , sei a posto per sempre » . Quasi nessuno m ' ha data la sola ragione che a me sembra valida : « Sono qui per capire » . Io sono qui per capire , per sapere cosa pensa un uomo che ammazza un altro uomo che a sua volta lo ammazza : senza conoscerlo . Sono qui per provare qualcosa a cui credo : che la guerra è inutile e sciocca , la più bestiale prova di idiozia della razza terrestre . Sono qui per spiegare quanto è ipocrita il mondo quando si esalta su un siero che curerà il cancro , o sull ' operazione chirurgica che sostituisce un cuore con un altro cuore : mentre migliaia di creature giovani e sane , senza cancro , col cuore a posto , vanno a morire come animali , vacche al macello . C ' è la guerra da tre anni in Vietnam e la gente che piange su Washkansky dice : « Uh , che noia » . Ci si massacra da venti giorni a Dak To è un villaggio situato a dieci miglia dal confine col Laos e la Cambogia , proprio dove sbocca la Pista O Ci - min : vale a dire la strada da cui arrivano i rifornimenti di Hanoi alle formazioni vietcong e alle truppe nordvietnamite infiltrate nel Sud . Verso la fine di ottobre a Dak To c ' era un solo battaglione di americani con una base aerea , minuscola . Poi un disertore nordvietnamita rivelò che i suoi compagni erano riusciti ad ammassare sulle colline intorno a Dak To ben settemila soldati e con questi si accingevano a sferrare l ' attacco . Il generale Westmoreland reagì concentrando diecimila fra paracadutisti e soldati , il 1° novembre ebbe inizio la più sanguinosa battaglia combattuta fin oggi in Vietnam . A Saigon si dice : « O gli americani vincono entro sette giorni o Dak To diviene la loro Diem Bien Phu » . Non è facile obbedire al consiglio che un amico della France Presse , François Pelou , mi ha lascito in albergo con un bigliettino : « N ' aie pas peur » . I viet sono come gli Apaches e i Cheyennes Lunedì pomeriggio . Invece è facile . La paura ti passa , di colpo , con la paura degli altri . L ' elicottero su cui siamo saliti alla base di Pleiku , ultima tappa prima di Dak To , ha posto per quattro persone oltre i due piloti e i due mitraglieri . Uno dei quattro è un telecronista appena giunto da New York . Il suo viso ha il colore del gesso , il suo corpo è scosso da un tremito convulso , e tutte le sue dieci dita sono ficcate dentro la bocca dove tutti i suoi trentadue denti le mordono furiosamente . Dopo pochi minuti si alza , batte alle spalle di un pilota , lo scongiura invano di tornare indietro , e provi tanta vergogna per lui che di colpo sei un ' altra persona . Tranquilla , lucida , con ogni tuo nervo pronto a scattare per salvarti la pelle . Puoi perfino osservare con curiosità le colline a sinistra da cui si alzano fumate nere , il napalm che gli americani sganciano sui nordvietnamiti lanciano sugli americani : ben consapevole che ci stai passando nel mezzo , come sotto un arcobaleno , sorvolando la giungla dove sono nascosti i vietcong i quali mirano dritto alle pale dell ' elicottero . Puoi perfino capire perché questa guerra è una guerra diversa da ogni altra guerra che hai studiato a scuola , e perché dicono che non ha un fronte preciso , che il fronte è ovunque . Il mitragliere dietro di te s ' è abbassato sulla mitraglia e spara raffiche contro una macchia da cui è partito un colpo appena avvertito . Sembra il personaggio di un western dove i bianchi sparano dal vagone agli indiani . Anche allora i bianchi tenevano in pugno un paese di cui possedevano solo qualche fortino , e per andare da fortino a fortino bisognava ammazzare o venire ammazzati . Sostituisci alla parola fortino la parola base aerea , alla parola indiani la parola vietcong , alla parole vagone la parola elicottero : ed ecco il Vietnam . Ecco il nostro viaggio a Dak To , con quel poverino che geme . Siamo a Dak To . Un campo militare con una pista nel mezzo , bucata dai mortai di stanotte . Decine di elicotteri e aerei che decollano o atterrano in una tempesta di polvere rossa , un fragore che spacca gli orecchi . Centinaia di camion e di jeep che trasportan soldati dalla barba lunga e lo sguardo stanco . Postazioni di artiglieria che vomitano cannonate ogni trenta secondi facendo tremare la terra e il tuo stomaco . Eppure come doveva essere bello il Vietnam quando non c ' era la guerra . I monti dove ora si muore son blocchi di giada e smeraldo , il cielo dove ora schizzan bombe è una cappa color fiordaliso , e il fiume che ora serve a spegnere gli incendi ha un ' acqua così limpida , fresca . Come doveva essere facile sentirsi felici quaggiù , andando a pescare sulle rive , a passeggiare nei boschi . Poi un tenente ci viene incontro e ci offre una rivoltella ciascuno . « Badate , ve la consiglio , quasi tutti i corrispondenti ce l ' hanno , chiunque porti l ' uniforme è un bersaglio : i nordvietnamiti non fanno prigionieri . Se dovete crepare , tanto vale che vendiate cara la vostra pelle » . E sembra molto sorpreso , anzi offeso , quando gli rispondiamo « no , grazie » . Povero tenente . Ha due baffi cretini su un muso di topo , e un elmetto che sembra nato con lui . Infatti non lo vedremo mai senza e un giorno gli chiederò se ci dorme . È addetto alla stampa , nella tasca dei pantaloni tiene una scatola di fotocolor che mostra ad ogni nuovo arrivato : la sua fidanzata in camicia da notte e senza camicia da notte . La mostra anche a me , è una bionda cicciuta con due grossi seni , mi spiega che la fotografò durante una licenza a Honolulu . Parlando ci conduce alla tenda dei giornalisti ma prima di entrarci faccio in tempo a vedere due MP che trascinano un soldatino giallo in uniforme kaki . Cammina perché lo sostengono , ha i piedi scalzi , la bocca aperta e le palpebre chiuse . Ha sì o no diciott ' anni , lo hanno prese stamani sulla collina 1383 , era svenuto di fame e di sete . « Dove lo portano » , chiedo , « all ' infermeria ? » . « No , no » , spiega il tenente , « lo portano all ' interrogatorio e poi ad incidere un disco da trasmettere con l ' altoparlante sulle colline . » « E cosa inciderà su quel disco ? » . « Inviterà i suoi compagni ad arrendersi » . « E se lui non vuol farlo ? » . « Oh , lo farà , lo farà » . Il prigioniero inciampa , gli MP lo sollevano , e per un attimo i suoi piedini nudi pendono giù grotteschi . Forse fu lui a ordinare la giacca ricamata che vidi da un sarto a Saigon . Il ricamo diceva : « Quando morirò andrò in Paradiso perché su questa terra sono vissuto all ' Inferno . Vietnam 1967» . Però era una giacca americana . E le parole ricamate , in inglese . Dieci piloti partono ne ritornano due Lunedì notte . La sensazione che hai in questo campo è d ' essere chiuso in un pozzo , cioè in trappola . Le colline dei nordvietnamiti ti circondano proprio a raggiera e solo tre sono in mano degli americani : la 1383 , la 1124 e la 1089 . Notte e giorno sei esposto al fuoco dei mortai , dei razzi , questo buco a trenta centimetri dalla vostra tenda lo ha fatto stamani un mortaio . Veniva dalla collina 875 , quella che non riescono a prendere : la notte scorsa 173° Airborn aveva l ' ordine di arrivarci in cima a ogni costo ma l ' attacco è fallito . Ho parlato col pilota di un elicottero , quasi piangeva . M ' ha raccontato che gli uomini sono ammassati in un perimetro angusto da cui non possono andare né avanti né indietro : i nordvietnamiti li circondano da tutte le parti , sono dietro a ogni albero . In quel mucchio di carne umana vi sono almeno cento morti e altrettanti feriti , nel buio gridano supplicando acqua e morfina . Il sole decompone i cadaveri , molti feriti muoiono dissanguati ; evacuarli è impossibile . Dieci elicotteri ci hanno provato , otto sono stati abbattuti , questo pilota è uno dei due che sono riusciti a tornare . « Capisce , non ci si muove che con gli elicotteri in questa giungla maledetta . Il terreno è troppo ripido , pieno di bambù e di liane , per far cento metri ci si mette due ore , e i nordvietnamiti vi si muovono invece come gatti » . « E i sudvietnamiti dove sono ? » . « Non ci sono . Chi li ha mai visti ? Siamo tutti americani a Dak To » . I soldati al campo hanno un ' aria cupa , arrabbiata . Mi sono affacciata a una tenda e un portoricano gridava : « Questo lo zio Sam non ce lo aveva detto . Devi combattere il comunismo non lo so , e non me ne frega un corno dei dannatissimi vietnamiti . Se lo combattano da sé il comunismo , non c ' è neanche un sudista qui fra noi . Sì , aveva ragione mio padre quando si arrabbiò perché andai volontario . Mio padre è un operaio e sai che ti dico ? Sono sempre i figli degli operai che vanno a morire alla guerra » . Gli è saltato addosso il caporale e ha urlato : « Hector , chiudi il becco ! » . Ma Hector ha continuato a sfogarsi e io sono uscita . Ero alla mensa quando è suonato l ' allarme . È suonato quando i primi colpi di mortaio erano già caduti sul ponte e sulla pista . Sono scappati tutti rovesciando i vassoi , i bicchieri di tè , e sono scappata anch ' io , con Moroldo , ma era molto buio e il bunker non si vedeva . Si vedevano solo sagome nere che correvano dandosi spintoni e ripetendo : « I mortai , i mortai » . A ciascuno chiedevo : « Il bunker , dov ' è il bunker » , ma nessuno mi rispondeva . Si diventa egoisti alla guerra . L ' artiglieria intanto s ' era scatenata con lancio di razzi , il cielo bruciava fiamme rosse in fuga verso le colline , non distinguevi più tra i colpi in arrivo e i colpi in partenza , d ' un tratto una mano ha afferrato il mio polso e una voce ha detto : « Viens avec moi » . Era François Mazure , un collega francese , con lui e Moroldo mi son tuffata in un bunker pieno di soldati cadendoci a capofitto . Siamo rimasti un ' oretta nel bunker , i soldati ogni tanto accendevano un fiammifero sotto la mia faccia per vedere se fossi davvero una donna . I loro discorsi erano interessanti : parlavano esclusivamente di quelli che sono riusciti a evitare il Vietnam . Quando l ' allarme è cessato ci hanno detto che il ponte era quasi distrutto e che si temeva un contrattacco sulla collina 1383 . Domattina ci andremo , intanto cerchiamo di dormire . Di giorno fa caldo , di notte fa freddo , ma il peggio è che le brande sono tutte occupate e bisogna dormire per terra . Qualcuno mi ha dato il suo sacco a pelo ma per terra i colpi di cannone ritornano come legnate sul ventre . Nel sonno sento Moroldo che brontola : « E spara e spara e spara . Ma quanto costa ogni colpo ? Mezzo milione ? Un milione ? Come sono ricchi gli americani . Io , la guerra agli americani , non gliela farò mai » . Una bomba da 300 chili ha fatto un massacro Martedì mattina . Si chiama Pip , ha ventitré anni , un volto buono e arguto , un fucile , una Leica e un blocco di carta col lapis . È addetto al servizio informazioni della Quarta divisione fanteria e sarà lui a portarci sulla collina 1383 . Gli andiamo incontro ridendo , ci siamo svegliati contenti , com ' è bello essere vivi . Se imparassimo a esser contenti per il semplice fatto d ' essere vivi . Capiremmo perfino il piacere di lavarsi la faccia con un bicchiere d ' acqua , l ' altro bicchiere è pei denti , e pazienza se nell ' uniforme ci hai dormito e sudato , se il sacco a pelo puzzava , se trovare un gabinetto è un regalo . Il generale Peers m ' ha offerto l ' uso del suo gabinetto che è una scatola di legno su cui è scritto " Privato " , ma tutte le volte che provi ad andarci c ' è lui . Al terzo tentativo l ' ho sorpreso sotto la doccia che si insaponava . « Oh ! » , ha esclamato arrossendo e non si capiva a guardarlo perché tutti ne abbiano tanta paura . Così nudo e indifeso non sembrava davvero il demonio che nell ' ultima guerra mondiale terrorizzava i giapponesi della Birmania , ancor meno sembrava il grande stratega che da venti giorni manda i ragazzi a morire e ogni sera ripete : « Stanotte la collina 875 sarà nelle nostre mani » . Uscendo senza scarpe scansava i sassolini come fossero spilli . L ' ho raccontato a Pip che continuava a ripetere : « Devi dirlo al capitano Scher ! » . Il capitano Scher è colui che ha conquistato le tre colline e Pip sostiene che se la 875 fosse toccata a lui non sarebbe successo quello che è successo . Sulla 875 la situazione sta facendosi ancora più tragica . Stamani i Phantom bombardavano i bunker dei nordvietnamiti , uno ha sganciato troppo presto una bomba e anziché sui nordvietnamiti le bomba è caduta sul perimetro degli americani . Era una bomba da trecento chili , ha fatto un massacro . Be ' , per dirmi questo Pip ha indugiato un po ' troppo e l ' elicottero su cui dovevamo salire è partito . Dobbiamo attenderne un altro e , quando arriverà , ci diranno : « Chi di voi tre porta bene ? L ' elicottero che avete perduto è partecipato per una raffica di mitra a palla » . « Sono andato volontario , poi me ne pentii subito » Martedì mezzogiorno . Ci si abitua a tutto , anche a non stupirsi perché la morte t ' è passata accanto senza vederti . Ci si abitua a saltare sull ' elicottero che non ha nemmeno una cintura alla quale legarti sicché quando vira devi stringere forte un appiglio sennò scivoli giù . Ci si abitua a volare rasente i boschi da cui i vietcong sparano . Ci si abitua ad affacciarsi mentre il mitragliere risponde al fuoco . Ci si abitua a non battere ciglio dinanzi alla desolazione , l ' orrore . Non sono rimasti che mozziconi anneriti di alberi su questa collina . Si levano contro il cielo in mille schegge che sembrano dita tese a chieder pietà e introno a essi vedi solo buche , voragini , trincee , bunker coperti da sacchi di sabbia , uomini dall ' espressione sbalordita , il passo incerto . Ci siamo calati nel punto dov ' è appostata l ' artiglieria . Nel recinto dei mortai stanno tre ragazzini vestiti da soldato . Quello che infila gli obici ha due occhi tristi che spaccano il cuore . « Larry , ti ho portato un pacco » , gli dice Pip . « Vengo subito » , risponde Larry . Infila un ' altra granata nella bocca del mortaio , si inginocchia appoggiando la testa bionda alla canna e : «3048 , uno - due , fuoco ! » . « Larry ! » , insiste Pip . « Un momento » , dice Larry , «3049 , uno - due , fuoco ! » . Poi cede il posto a un altro e prende il pacco che viene dalla zia Dolores di Kansas City e contiene pop - corn , burro di noccioline , torroni ma soprattutto caramelle perché a Larry piacciono le caramelle . Le mangiamo insieme , seduti sul tronco di un castagno . « Larry , ma è vero che sei volontario ? » . « Cosa vuole , eran tre anni che il Vietnam incombeva su me , alla fine mi dissi : meglio andar volontario , o la va o la spacca , se va e se ritorno becco un congedo di centocinquanta dollari al mese . Mi pentii subito di aver fatto quel che avevo fatto . Ma ormai lo avevo fatto . I miei genitori si arrabbiarono molto , la mamma piangeva . Mi sembra un secolo , e fu solo tre mesi fa . Tre . Ho ancora nove mesi da passare qui . Lei crede che ce la farò ? A volte o paura di no . E prego , sa , non faccio che pregare . Prego anche quando non ho tempo , per esempio quando vado all ' assalto , dico alla svelta : Dio non farmi morire » . Poi dal recinto arriva una voce : « Dico , Larry , vuoi riprenderti questo fetentissimo aggeggio ? » . E Larry se na va , masticando caramelle di zia Dolores , a sparar colpi che ammazzeranno un ragazzo come lui . Quello che l ' ha chiamato si avvicina e sorride : « Lei è italiana , vero ? Anch ' io » . Si chiama George Mazzarella , figlio unico di Giacinto e Irene Mazzarella che nel 1926 lasciarono Napoli per emigrare a New York . Ha ventiquattr ' anni , è meccanico , era sposato da un mese quando lo mandarono qui . E il giorno prima dell ' attacco ricevette una lettera dove la moglie diceva d ' essere incinta . « Così andai all ' attacco come in stato di ubriachezza . Era la prima volta che andavo all ' attacco e lei m ' aveva scritto d ' essere incinta . Avevo paura , mi tenevo vicino a Bob . Bob era il mio amico . Eravamo partiti insieme perché lui era un tipo zitto e io sono un tipo che chiacchiera : si legava come due innamorati . Poi il razzo arrivò . Lo vidi arrivare e mi seccò la gola , non riuscii a dirlo a Bob . Mi buttai a terra e nel momento in cui mi buttai a terra rividi tutta la mia vita , come un film , rividi mia madre e mio padre e i giorni di scuola e mia moglie nel letto , tutto insieme . E mentre vedevo questo vidi Bob scoppiare . Letteralmente scoppiare . In due , lo giuro , tagliato nel mezzo . Lo vidi morire ed era la prima volta che vedevo un uomo morire e quell ' uomo era Bob . Gridai : Bob ! E poi , che Dio mi perdoni , non l ' ho ancora detto a nessuno , lo dico a lei perché devo dirlo a qualcuno , se non lo dico divento pazzo , e poi … ecco … poi fui così felice che il razzo avesse preso lui anziché me . Dio , mi vergogno . Quanto mi vergogno . Ma è così . E se in questo momento arriva un altro razzo , lo sa che le dico ? Spero che prenda lei anziché me . Brutto , vero ? » . « Non lo so , George . È guerra » . « E poi ammazzai un uomo . Era un piccolo viet . Correva , correva , e gli sparavano tutti . Sembrava d ' essere al tirassegno di un luna park . Gli ho sparato io ed è caduto . Ma è stato come sparare a un albero , non ho sentito nulla , sai , nulla . Brutto , vero ? » . Non lo so , George , è la guerra . Il ragazzo giallo giaceva contorto nella trincea Martedì pomeriggio . Da una tenda è sbucato il capitano Scher ed è venuto a sedersi con noi . Anziché alzarsi in piedi i soldati hanno detto : « Ciao , Don » . Donald Scher ha trentasei anni , è bello come Tyrone Power quando Tyrone Power era davvero bello , ha la disinvoltura di chi ha girato il mondo e vive a New York . Conosce Londra , Parigi , Roma dove abitava quand ' era alla NATO e suo sketch preferito è sugli italiani che guidano . Sostiene di preferire un bombardamento di mortai al traffico di Roma : una volta al Tritone ebbe una crisi di panico e non riusciva più a muoversi , i romani gli gridavan cornuto . Dopo lo sketch sugli italiani abbiamo mangiato una razione C , pollo disossato , dolce alla panna , caffè , e dopo mangiato lui ci ha condotto sulla cima della collina : con l ' elicottero perché a piedi avremmo trovato mine e vietcong . Quando l ' elicottero s ' è abbassato , m ' ha detto : « Non salti lì » . Ho calcolato male le distanze e sono saltata proprio lì , affondando su qualcosa di molle . Ho udito la sua voce irritata : « Glielo avevo detto di non saltare lì ! » , e poi mi sono accorta di tenere i piedi sul cadavere di un vietnamita appena coperto di terra . I cadaveri qui sono ovunque , dopo tre giorni e mezzo non li hanno ancora sepolti tutti . Sebbene il metodo sia sbrigativo : li butti in una trincea e poi copri la trincea con la terra . « Capitano , quante vite è costata questa collina ? » . « Io ho perso solo sette uomini ma di vietnamiti ne ho contati sessanta . Di sicuro eran molti , molti di più : quelli che noi troviamo son quelli uccisi da ultimo . Gli altri li portano via prima di ritirarsi , legandoli ai piedi con le funi . Prepararono le funi prima della battaglia , sono coraggiosi . O dovrei dire suicidi , fanatici ? Li ho visti sotto un bombardamento al napalm : uscivano dai bunker e tentavano di sparare coi fucili agli aerei . Come i giapponesi della seconda guerra mondiale . Diresti che non gli importa di morire , anzi che voglion morire . Io non so cosa li muova » . Allora ho guardato il ragazzo giallo che giaceva contorto e coperto di sangue dentro una trincea . Non c ' era nulla di fanatico , di suicida , sul suo viso tondo e imberbe . Sembrava , anzi , che sorridesse . Dio , ma a cosa ? L ' ultima cosa che aveva visto era un George o un Larry che avanzavano col loro terrore e gli sparavano addosso , per non morire essi stessi . Dal giorno in cui era nato , forse diciassette , forse diciotto anni fa , non avevo mai visto che guerra . Prima la guerra con i francesi , poi la guerra agli americani , in questa sua terra dove c ' era sempre qualcuno che non doveva esserci , perché all ' inferno il comunismo , il non comunismo , lui era morto per la sua terra , e quella collina gli apparteneva , come le altre colline , le pianure e i fiumi , e ciò lo rendeva ricco , vittorioso e ricco . Anche se aveva sempre ignorato cosa significa vivere in pace . Quella misteriosa parola che tutti gli dicevano , pace . Una lucertola gli è andata su un occhio . « Non guardi » , ho detto il capitano , « venga via , Dio che cosa schifosa è la guerra . Dev ' esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che di divertono a fare la guerra , che la trovano gloriosa o eccitante . Non c ' è nulla di glorioso , nulla di eccitante , è solo una sporca tragedia e se hai poco di cuore piangi sempre quando la battaglia è finita . Piangi su quello cui negasti una sigaretta ed è morto , su quello che rimproverasti ed è morto , piangi perfino su lui che ha ammazzato i tuoi amici . Tre uomini m ' ha ammazzato questo ragazzo . Con una granata sola . E magari se lo incontravo a un bar di New York lo trovavo simpatico , e mi mettevo a discuter con lui sul comunismo e sul capitalismo , e poi lo invitavo a mangiare . Dio , che cosa schifosa è la guerra » . « E allora perché la fa , capitano ? » . « È il mio mestiere . Lo scelsi perché mi piaceva lavorare con gli uomini , mi sembrava di fare il maestro , io ero un maestro . Quando diventi un militare non ci pensi mica che in fondo il tuo mestiere è uccidere . Poi viene il momento di uccidere e ti assale come uno stupore , senti come uno strappo , ma è ormai troppo tardi : se non uccidi sei ucciso . Nel momento estremo non ti guida il dovere , non ti guida il coraggio , ti guida la paura . Certo che avevo pura , anche tre giorni fa . Prima della battaglia io ho sempre paura , ogni volta è la prima volta . E ogni volta penso che non voglio morire , voglio tornare a casa dove ho quattro figli . Eppure vado avanti . Che cosa schifosa è la guerra » . Siamo andati in giro per le trincee , trattenendo il fiato a causa del fetore . Erano trincee molto piccole perché i vietnamiti sono sempre molto piccoli e hanno bisogno di pochissimo spazio . Però erano trincee fatte bene , con intelligenza e gran senso strategico . Erano sei , giravano in tondo alla collina in cerchi concentrici ed erano unite fra loro con sottopassaggi . Le più vecchie avevan sei mesi . Da sei mesi i bambini gialli scavavano , zitti zitti , come i topi , sotto gli occhi degli americani , e gli americani non s ' erano accorti di nulla . Se il disertore non avesse tradito , sarebbe successa una carneficina . « E malgrado lui , che battaglia dura . Partimmo alle nove del mattino e non fummo in cima che alle sei del pomeriggio . Procedevamo albero per albero , macchia per macchia , bambù per bambù . Per andare da qui a quella liana , quanti metri saranno , quindici al massimo , ci mettevamo un ' ora . Due ore . Vede che terreno ripido . Loro stavano sopra e potevano guardarci in gola fino alle tonsille . Giunto a questi bambù chiesi gli aerei : col rischio di essere bombardati anche noi Erano armati ben ma poche armi russe . Di russo ho trovato solo due fucili del 1946 . Tutte armi cinesi , nuovissime , di prima qualità . Fucili , mitraglie , granate a mano , mortai da 60 mm . , razzi B40 che nella giungla son oro : perché spaccano gli alberi e i rami schizzando diventan coltelli . Vero , tenente ? » . Una morte è già di troppo , in una famiglia Il tenente ha ventun anni ma ne dimostra quindici . Si chiama Joseph Knowlton e viene dal Massachusetts dove ha un fratello di diciott ' anni e uno di quattordici . Vive nell ' incubo che anche a loro tocchi il Vietnam . Siede su un sasso e coprendo coi piedi qualcosa che non vedo , ci ha fatto sopra un mucchietto di terra , mi dice : « Ho scritto a quello più grande di arruolarsi in marina così sfugge al Vietnam . Non voglio che provi ciò che provo io . Io la guerra l ' avevo vista al cinematografo , ma non credevo che fosse così . Ti passano le pallottole sopra la testa , colpiscono l ' albero e vuoi tanto bene all ' albero che lo abbracceresti per non lasciarlo più , invece vai avanti proteggendo la testa come se la testa fosse l ' unica cosa di cui preoccuparti , come se salvata quella tu avessi salvato tutto . Forse perché il primo che hai visto morire ha perso la testa . Gli è volata via come un pallone per giocare al calcio . Non voglio che mio fratello veda queste cose . Se l ' America pretende che io sia qui , pazienza : cerco di fare meglio che mi riesce . Però mio fratello no . Una morte è già un prezzo troppo alto . E malgrado l ' obbedienza che porto , malgrado sia abbastanza d ' accordo sulla nostra presenza in Vietnam , chi vuole essere qui ? Chi ne è fiero ? » . E con rabbia tira una pedata al mucchietto di terra che aveva ammassato . Sotto c ' è una manina gialla . Ce ne siamo andati sotto il fuoco . Sparavano da una cima accanto , forse il contrattacco temuto . Siamo saltati sull ' elicottero con la velocità di due lepri , mi calcavo in testa l ' elmetto fino a schiacciarmi . « La testa , la testa , proteggi la testa come se la testa fosse l ' unica cosa di cui preoccuparti , come se salvata quella tu avessi salvato tutto » . E intanto Joseph Tinnery , vent ' anni , da Filadelfia , strappato alle scuole medie , stava lì a testa nuda e urlava : « Senti m ' ero dimenticato , tu che sei giornalista , me lo fai un favore ? Mi fai mandare una fotografia con l ' autografo da Julie Christie ? Ricordati , Joseph Tinnery , Terzo battaglione , Dodicesimo Fanteria , sì , Julie Christieee ! » . La conferenza - stampa del generale ottimista Martedì sera . Sono giunti i feriti della collina 875 . Stamani una colonna del 173° Airborne è riuscita a stabilire un contatto col perimetro del massacro e ora esiste una zona di atterraggio per gli elicotteri . Ero sulla pista a vederli arrivare . Calavano come un branco di calabroni , accecandoci in quel vento di terra rossa , gli infermieri correvano con le barelle , ma solo i moribondi venivano adagiati sulle barelle . Gli altri si buttavano in terra da sé , e laceri insanguinati , zoppicando , ridendo , piangendo , venivano verso di noi neanche fossimo stati la mamma , il miracolo . Uno che rideva mi si è buttato addosso gridando : « Prendete la collina , era l ' ordine , prendete la dannata collina ! Eravamo in trappola , capisci , in trappola ! » . Poi , di colpo , ha smesso di ridere . S ' è staccato da me , m ' ha guardato serio e m ' ha detto : « Ma tu chi sei ? Cosa vuoi ? » . Un altro , seminudo , era in preda a una crisi selvaggia . Batteva i piedi , si picchiava la fronte , singhiozzava : « Li odiooo ! Vi odioso ! Maledetti ! Sudicioniii ! » . Cercavano di calmarlo , di condurlo in infermeria , ma non ce la facevano mica . Un altro , negro , s ' era seduto con una ciotola di minestra e piangeva quieto mentre le lacrime gli cadevano nella minestra . « Quella bomba . Un mucchio di ragazzi son morti per quella bomba . Non sapevi più dove andare . Dovevo nascondermi sotto i cadaveri . Ho dormito sotto Joe . Era morto ma faceva caldo . Dammi una sigaretta . Hai mai dormito sotto un morto che faceva caldo ? » . Poi è arrivato il colonnello che ha cacciato i giornalisti strillando incoscienti , datemi i rotolini delle fotografie , incoscienti , e siamo dovuti scappare perché non ce li rubasse . C ' è uno strano modo , qui , di giudicar l ' incoscienza . Alla conferenza - stampa il generale , con l ' uniforme stirata , ripeteva : « Detesto apparire ottimista ma ritengo di potervi annunciare , stavolta con certezza , che entro la notte la collina 875 sarà nelle nostre mani » . Una bella giornata : abbiamo due nuovi amici Mercoledì mattina . La collina 875 non è affatto nel mani del generale . Non solo , raggiungerla è più che mai impossibile : gli elicotteri ci portano solo i soldati che vanno a morire . All ' alba sono andata sulla pista ma non c ' era più nulla da fare , tutti i posti erano pei soldati di una compagnia che partiva . Erano appena giunti dagli Stati Uniti , sembravano cani bastonati . Un ragazzo dai capelli rossi m ' ha chiesto con voce strozzata : « Signora , è vero che è così brutto lassù ? » . Gli ho risposto : « Ma no , soldato , ma no , oggi è quieto , vedrai » . Forse ci ha creduto . Siamo fermi qui al campo , qualche colpo di mortaio piomba a intervalli , ma nessuno ci fa caso ormai , ammenoché non si tratti di un vero bombardamento non suona neppure l ' allarme . A chi tocca , tocca : se non ragioni così stai sempre rannicchiato in un buco . È una bella giornata , io e Moroldo abbiamo fatto due amici : il sergente Norman Jeans e il caporale Bobby Janes . Norman è un negro di Beaumont , Texas ; Bobby è un irlandese di Milford , Connecticut . Hanno entrambi ventitrè anni e il primo è nero come il carbone , il secondo è biondo come il grano . Dove va uno va l ' altro , non si staccano mai . Il fatto è che Norman ha salvato in un combattimento la vita di Bobby e Bobby ha salvato in un combattimento la vita di Norman . Dal maggio scorso sono stati insieme in ben sette combattimenti . « Guarda , io non voglio essere un eroe » Alle dieci , quando Norman e Bobby sono andati a prendere l ' acqua nel fiume , li abbiamo seguiti . Poi , mentre Bobby caricava le latte sul camion , mi sono messa a chiacchierare con Norman che è in Vietnam da undici mesi ma dice undici mesi come se dicesse undici anni . Era appena sposato quando partì . « No voleva vedermi partire , sai . E piangeva , piangeva . Così me ne andai all ' alba , mentre dormiva . Scesi piano dal letto , mi vestii trattenendo il respiro , e uscii di casa scalzo : perché non si svegliasse . Com ' era bella così addormentata . Non potei nemmeno baciarla , dirle good - bye , e se non la rivedessi mai più ? » . Parla in soffio , con gli occhi chiusi . « Sì che la rivedrai Norman . Tra un mese » . « In un mese … Stamani è tornato il capitano a cercar volontari per la collina . Gli ho risposto no , ma se vogliono possono mandarmi lo stesso . E non voglio , capisci non voglio . La guerra , ecco , quando mi richiamarono non sapevo immaginarmi la guerra ma ora la conosco e tutto quello che chiedo è di uscirne al più presto , di tornare da lei . Bobby , dice : " Sei sempre triste , sorridi " . Non ero triste , ero allegro , ero buffo . Ero giovane . Ora son vecchio . Sai che mi sono trovato un capello bianco ? Guardalo , è qui a sinistra , è proprio bianco » . « Io non lo vedo » . « Tu non lo vedi ma c ' è . Dev ' esser venduto quando mio fratello Charlie m ' ha scritto che hanno richiamato anche lui e ora mandano anche lui in Vietnam . Gli ho risposto Charlie , tenta di farti mettere nel servizio trasporti , non in fanteria . Se dovesse accadergli qualcosa … Charlie è così buono , non ha mai ammazzato nessuno , io sì invece , e se qualcuno deve morire in famiglia allora meglio che tocchi a me , ti pare ? » . « Non toccherà neanche a te » . « Sono cose che si dicono , io vivo nella paura . Invece di andarsene , cresce . Per esempio , la seconda volta che fui in combattimento . Avevo più paura della prima . Sparando pensavo : Norman , la prima volta non t ' hanno beccato ma questa ti beccheranno . E la terza volta avevo più paura della seconda , la quarta più della terza . Son rimasto ferito sei volte e la prossima sarà quella buona » . « Ma piantala , Norman ! » . « E poi non mi piace ammazzare , non capisco perché si debba ammazzare . Io vorrei che tutti fossero vivi , felici . Invece ne ho ammazzati tanti . Tanti ! Lì per lì non ci pensi , mi spiego , un uomo è un bersaglio . E poi sei arrabbiato perché i tuoi amici son morti , odi il mondo e quell ' uomo è il mondo per te . Dopo però ti dispiace , dici Buon Dio , perdonami , Buon Dio . Se tu non credessi che stai combattendo per qualcosa di buono , che la tua causa è giusta , che quando tornerai a casa ti tratteranno bene anche se sei negro , guarda , diventeresti pazzo . Ma quando finirà questa guerra ? Io non voglio essere ricco , non voglio essere eroe , voglio vivere e basta . La vita è bella , sai , bella . Ora lo so che la vita è bella , prima non lo sapevo . Prima ero cattivo a volte , non farò più certe cose che facevo prima . Sono diventato più buono a scoprire che la vita è bella » . Poi Norman ha dato il cambio a Bobby che s ' è seduto dov ' era seduto Norman , e s ' è messo a spiegarmi perché gli vuol bene . « Perché ad esempio stamani gli è arrivata una radio transistor e , sapendo che mi piaceva , l ' ha data a me . Ma non è neanche questo , è il modo in cui mi accolse quando arrivai . Non come un sergente , come un fratello . Qui , sai , il colore della pelle non conta . Partimmo in pattuglia e si mise a spiegarmi come si fa a riconoscer le mine , sul sentiero volle andare avanti per primo . E mi ordinò di restare a distanza . Nel primo combattimento che facemmo insieme , Norman rimase ferito . Cercai di capire da che bunker sparassero , lo capii e mi avvicinati che lanciarvi una granata . Norma diceva non lo fare , scappa , ma io la gettai e rimasi a mia volta ferito . Quando aprii gli occhi Norman era sopra di me che mi tirava via . S ' era trascinato fin lì con la gamba piena di schegge , il braccio pieno di schegge , e mi tirava via . L ' amicizia è bella , forse più bella d ' amore , e l ' unica cosa buona alla guerra è che a volte ci trovi un amico . Il resto è spazzatura . Io , vedi , venni volontario ma ora odio tanto questa guerra che non so come esprimerlo . Forse così : vorrei non esser venuto » . « Quanto tempo ti resta , Bobby ? » . « Tre mesi . Novanta giorni , ci pensi ? In novanta giorni faccio in tempo a morire novanta volte . Fino a oggi m ' hanno tenuto lontano dal fuoco perché le ferite guarissero ma ora sono guarite e ogni giorno è l ' attesa di quando mi rispediranno in battaglia . Non voglio morire , maledizione . Non voglio tornare . Sono così giovane , e ho tanto tempo da vivere , e non si viene al mondo per morire a vent ' anni alla guerra . Si viene al mondo per morire in un letto , quando si è vecchi . Non me ne importa più un corno di questa guerra , incomincio a pensarla come mio fratello che era nel 173° Airborn ed è rimasto ferito e dice : è una stupida inutile guerra . Molti di noi non sanno neppure perché sono qui , non capiscono un corno di queste faccende politiche , vengono direttamente dai banchi di scuola e si chiedono : perché ? Gli rispondono : sei qui a combattere per il tuo paese . Replicano : ma il mio paese è laggiù , non è qui . Sono bambini , dovrebbero essere a scuola , e li odiano tutti perché sono qui . Ci odiano anche se moriamo , ecco la verità » . « Bobby , credi che gli americani vinceranno questa guerra ? » . « Non lo so . Vincere una guerra vuol dire vincere il cuore della gente non lo vinceremo mai . Sono buoni soldati , i vietnamiti . Hanno già cacciato i francesi e conoscono il loro terreno come noi non lo conosceremo mai e a loro non importa di morire . Gli butti addosso quintali di bombe , di napalm , li bruci col lanciafiamme : e sembran risorgere dalle loro ceneri . Per ogni nostro morto ne nuore venti dei loro , eppure quando vai all ' assalto di una collina ne trovi di nuovi , di nuovi , di nuovi , e sono tanti . Voglio tornare a casa . Che i governanti sistemino i loro litigi con un altro sistema , non col sangue degli uomini . Non col mio sangue . Perché , tanto , a chi importa se muoio ? » . È proprio una bella giornata , con questi alberi verdi e questo fiume pulito . Un gruppo di bambini vietnamiti viene verso di noi , cantando sotto i cappelli a pagoda . Ma gli occhi azzurri di Bobby son colmi di lacrime e non vedono gli alberi verdi né il fiume pulito né i bambini che cantano sotto il cappello a pagoda . Lentamente mi alzo , mi avvio verso il camion , e quando salgo sul camion lo sguardo mi cade sullo specchio retrovisivo . Sono tre giorni che non mi vedo allo specchio : per timore che si rompesse e mi portasse male , non l ' ho preso con me . E al campo non ce ne sono , non c ' è nemmeno un vetro . Quasi con timidezza mi avvicino a quel coso che brilla , mi osservo , e rimango allibita a fissare un volto che non conosco . Possibile che in soli tre giorni si possa cambiare così ? Ha ragione Bobby . Non ci sono né alberi verdi , né fiumi puliti , né bambini che cantano , qui . « La collina 875 è stata abbandonata » Mercoledì sera . Al tramonto s ' è udito un grido : « I morti ! I morti ! » . Siamo corsi alla pista , gli elicotteri li avevano già scaricati . Erano centodieci , e venivano dalla collina 875 . Erano chiusi in sacchi di plastica argentea , con un lampo nel mezzo , e alcuni avevano ancora la sagoma di una figura umana , altri erano pacchi informi di roba . Erano allineati in file prolisse , neanche dovessero sfilar sull ' attenti per il generale . Erano in stato di decomposizione e puzzavano come la coscienza degli uomini che li avevano mandati a morire . Sono corsa da Bobby e da Norman . Li ho trovati fuori della tenda , con gli occhi sulla pista , le braccia conserte . In silenzio . Poi Bobby ha detto con voce roca : « C ' è anche Charlie Waters , il cappellano . Hanno trovato soltanto la testa » . E Norman ha balbettato : « No ! Nooo ! » . Corre voce che domani ci sarà un altro attacco alla 875 . Giovedì sera . La collina 875 è stata conquistata dagli americani . Scrivo queste note sull ' aereo che da Pleiku ci riporta a Saigon . Le scrivo malvolentieri perché non ho voglia di ricordare , credo che nessuno abbia voglia di ricordare . È successo tutto molto in fretta . Verso le nove il tenente coi baffi è uscito dalla tenda e battendo le mani come un cretino ha annunciato : « Elicotteri a disposizione , zona del fuoco , zona del fuoco ! » . Sembrava che offrisse i biglietti gratis per andare a teatro . Mentre gli elicotteri partivano , dalla collina si alzavano fumate nere : era in corso l ' ultima pioggia di napalm per ridurre al minimo la resistenza dei nordvietnamiti . Nel perimetro del massacro , come ormai lo chiamano , erano riuniti i soldati e i paracadutisti del 173° Airborn : pronti per l ' assalto . Nessuno parlava , tutti avevano lo sguardo vuoto di chi non ha scelta . Due ore avanti il cappellano Roy Peters che ha sostituito il cappellano Water , aveva detto la Messa . Molti s ' erano comunicati . Il perimetro era ancora pieno di bende insanguinate , scatole vuote di medicinali , bossoli anneriti , pallottole intatte , elmetti con un buco dentro . Jack Russell , della NBC , era l ' unico che ancora avesse il coraggio di andare in giro a fare interviste , e poneva a tutti la stessa domanda : « Credi che ne valga la pena ? » . I più rispondevano : « sì perché abbiamo perso troppi ragazzi , bisogna prenderla questa collina » . Uno ha detto « No » , e non ha voluto aggiungere altro . Un negro ha risposto senza alzare il viso : « Lasciatemi in pace , non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmen di morire » . Poi s ' è udito un berciare : « Ora voglio che arriviate lassù e becchiate quei figli di cani » . Sono scattati tutti , hanno incominciato a salire . Sono andati avanti per cinque minuti senza che accadesse nulla , come una scalata in montagna . Poi s ' è udito un fischio , un altro fischio , ed è esploso l ' inferno . Razzi , colpi di mortaio , granate , una valanga di fuoco che rotola giù e rotolando si gonfia , si ingrossa , si spezza in mille altre valanghe di fuoco , tra gli urli . Urlavano tutti . Chi urlava : « Avanti , avanti ! » . Chi urlava : « Barelle , barelle ! » . Chi urlava bestemmie atroci . Un razzo ha centrato il negro che aveva detto : « Lasciatemi in pace , non m ' importa di nulla , non m ' importa nemmen di morire » . Di lui è rimasta soltanto una scarpa . Un altro razzo ha centrato un soldato coi capelli rossi e di lui non è rimasta nemmeno una scarpa , sono rimaste soltanto queste macchie color ruggine che ora lordano la camicia di un fotografo . Era il soldato che mi aveva chiesto : « Signora , è vero che è così brutto lassù » . L ' assalto è durato sessanta minuti e quando gli americani sono giunti alla cima non hanno trovato che sassi , tronchi bruciati , frammenti di corpi . La valanga di fuoco non era partita di lì , era partita da un ' altra collina . La 875 i nordvietnamiti l ' avevan lasciata nella notte , trascinandosi dietro anche l ' ultimo morto . « Signore » , ha detto il radiotelefonista al comandante , « dal campo ci chiedono la conta dei cadaveri nordvietnamiti » . « Rispondi che posso dargli quella dei nostri » , ha replicato il comandante . « Sono centocinquantotto » . Dieci giorni dopo . Questo è il comunicato che ho appena letto sulla telescrivente della Agence France Presse a Saigon . «11900/3/Dic/AFP/La collina 875 è stata abbandonata stop I paracadutisti americani che controllavano la cima a sette chilometri dalla Cambogia sono discesi verso Dak To dopo aver fatto saltare l ' esplosivo e le fortificazioni nordvietnamite stop . Nessuna spiegazione è stata fornita dai militari americani sui motivi di questo abbandono stop Il solo motivo plausibile sembra quello che gli americani non fossero in grado di tenere la 875 indefinitamente stop Anche le altre colline sono state abbandonate ad eccezione della collina 1383 che domina direttamente il campo di Dak To stop A Dak to regna la calma stop » . E questa è la guerra che ho visto in Vietnam .
LAVORO MANUALE E LAVORO INTELLETTUALE ( VITTORINI ELIO , 1935 )
StampaPeriodica ,
" Livellare la cultura iniziale dei lavoratori dice Emmeg su L ' Ordine Corporativo significa troppo o troppo poco ? questione di altezza sulla quale deve giungere la base comune . Ma poi , è proprio indispensabile , per conferire unicità di valutazione morale a tutti i mestieri e a tutte le professioni , renderne quasi indifferente la scelta ? Quando un giovane , completata la sua preparazione spirituale , è rimasto persuaso che il mestiere del muratore vale , moralmente , la professione del ragioniere , non corre il rischio di aver perduto del tempo prezioso se si decide per il primo ? Non è sufficiente che l ' unicità di valutazione sia nella concezione di vita del Fascismo nel giudizio , cioè , della società di cui quel giovane fa parte ? " Questo a proposito di una nostra nota sui Littoriali del Lavoro , pubblicata sul Bargello del 3 Maggio XIV e nella quale , dopo aver esposto come per varii motivi sarebbe augurabile che i detti Littoriali si svolgessero su un terreno di discussione anziché di prova pratica , finivamo col dichiarare che dovrebbe essere nostra aspirazione a realizzare una vita sociale che rendesse indifferente per un giovane la scelta della professione dal muratore all ' ingegnere . Già il nostro direttore ci aveva , quasi nelLo stesso senso , dato sulla voce . E noi troviamo la questione troppo importante anche se in apparenza peregrina , per non tornarci sopra e cercare di spiegarci meglio . ( E la spiegazione valga anche per altri come l ' Eja di Ascoli che si sono interessati dell 'argomento.) Condizioni di vita sociale , abbiamo detto , in cui sia indifferente , compiuti gli studi , mettersi a fare l ' una o l ' altra professione . Presupponiamo dunque , anzitutto , una unicità di cultura . Non però nel senso , naturalmente , che chi si mette a fare il muratore si trovi in grado di poter senz ' altro esercitare , volendo , la professione dell ' ingegnere . Bisogna distinguere tra cultura come preparazione spirituale e cultura come specializzazione professionale . Dicendo unicità di cultura noi ci riferiamo alla prima . Nel sistema vigente di istruzione pubblica , nonostante i suoi vari e antichi difetti di superficialismo , si può del resto individuare un punto a partir dal quale la cultura somministrata finisce di valere come preparazione spirituale e diventa specializzazione professionale . Naturalmente lasciamo stare le scuole di tipo tecnico che , a nostro parere , sono soltanto dei disgraziati tentativi di permettere a dei piccoli ambiziosi di cavarsela borghesemente con la vita senza preparazione spirituale di nessun genere ; e ci limitiamo a considerare come scuole pressapoco degne della loro funzione quelle di tipo classico . Seguendo il corso di esse si vede che fino al momento in cui dal Liceo si passa all ' Università la cultura è uguale sia per i futuri medici che per i futuri ingegneri o avvocati , non ha , cioè , nulla di particolarmente preparatorio alla professione del medico , o dell ' avvocato , o dell ' ingegnere . È sì cultura preparatoria , in un certo senso , a tutte le professioni in genere , ma è soprattutto cultura che apre possibilità extraprofessionali : di gusto , di letture , di conoscenza , di comprensione umana . Ora , non sarebbe tanto di guadagnato per gli individui e per la collettività ( forse soprattutto per la collettività ) che le medesime possibilità extraprofessionali venissero aperte oltre che ai futuri medici , ingegneri , avvocati , ai futuri muratori , meccanici , contadini ? Nulla vieta , ai fini del lavoro intellettuale , che il medico , l ' ingegnere , l ' avvocato , non abbiano , culturalmente parlando , in più degli altri cittadini e degli stessi operai e contadini , che le pure e semplici cognizioni professionali . Nulla vieta , ai fini del lavoro manuale , che operai e contadini conoscano le lingue , apprezzino l ' Ariosto e il Leopardi , si trovino in grado di capire domani , secondo la loro intelligenza , un quadro , un libro , una musica , l ' idea politica , una questione di economia . Nulla lo vieta se non il filisteismo che si è convenuto di chiamar borghese che quanto più vede in basso il lavoro manuale tanto più crede elevato , il lavoro intellettuale . Si osserverà : ma se tutti dovranno raggiungere un grado tale di cultura per cui solo con due o tre anni di studi ulteriori si potrà diventare medici o ingegneri anziché fermarsi ad essere operai o contadini , non sarà indifferente fermarsi a operai o contadini e non diventare medici o ingegneri . Niente affatto ! Si verrebbe ad una eguaglianza di condizione morale ( e , si capisce , con giusta opportuna perequazione economica ) tra lavoro manuale e lavoro intellettuale per cui non solo sarebbe indifferente la scelta della professione , ma per cui tutta la vita sociale salirebbe a un piano superiore , e precisamente al piano su cui oggi si trova la vita degli artisti ... La gente sarebbe disinteressata a fare l ' ingegnere , il medico , l ' avvocato come oggi è disinteressata a fare lo scrittore , il pittore , il musicista . Non si farebbe l ' ingegnere se non per la pura e semplice vocazione di far l ' ingegnere . Non si farebbe il medico se non per la pura e semplice vocazione di fare il medico . E così via ... Con il che , crediamo anche di rispondere all ' obbiezione del nostro direttore dove diceva : che la cultura non può non esser " patrimonio di pochi che vi si dedichino in modo diverso dai più . " Sarebbero pur sempre pochi coloro che la vocazione porterebbe a coltivare una data scienza , una data disciplina in un modo speciale , " diverso dai più ! " Anzi qualcuno può temere che sarebbero tanto pochi da obbiettarmi : o non si corre il rischio di non avere abbastanza medici , abbastanza ingegneri , una volta che la gente non avrà che il pungolo della vocazione a farla decidere di abbracciare una professione difficile anziché un mestiere facile ? Acuta obbiezione . Ma se si pensa " quanta più gente ( oggigiorno costretta dalle contingenze a non levare lo sguardo oltre i limiti del lavoro manuale ) si troverebbe in grado di avvertire il pungolo della vocazione , ogni timore in proposito scompare . La nostra aspirazione non ci sembra dunque lasciar prevedere che conseguenze positive : la fine del professionalismo ereditario , la fine del filisteismo intellettuale , lo sbloccamento di troppo chiuse categorie della cosiddetta borghesia ; e se consideriamo che è da tener d ' occhio come un pericolo del corporativismo : di vedere certe categorie qualificative finora borghesi perdere l ' unico loro pregio ( quello di essere categorie classi aperte ) e trasformarsi in inaccessibili classi chiuse , riteniamo che nutrire una simile aspirazione , agire in funzione di essa , proporsene la realizzazione in un periodo educativo magari trentennale , potrebbe essere utile .