StampaPeriodica ,
La
politica
religiosa
italiana
trovò
in
Pio
XI
un
Pontefice
non
solo
di
sentimenti
italianissimi
,
ma
di
decisa
e
assoluta
buona
volontà
.
Insistenti
voci
di
trattative
fra
la
Santa
Sede
e
l
'
Italia
nuova
corsero
dopo
la
guerra
e
specie
nei
primi
mesi
del
1921
.
La
discussione
che
ne
segui
verteva
ormai
su
una
sovranità
de
jure
del
Pontefice
,
da
riconoscersi
per
trattato
bilaterale
e
derivante
dal
sovrano
e
reale
possesso
di
un
territorio
extra
-
nazionale
nello
Stato
italiano
.
Il
Duce
,
sin
dagli
anni
della
battaglia
,
aveva
detto
:
"
Affermo
qui
che
la
tradizione
latina
e
imperiale
di
Roma
è
oggi
rappresentata
dal
Cattolicesimo
.
Se
,
come
diceva
Mommsen
venticinque
o
trent
'
anni
fa
,
non
si
resta
a
Roma
senza
un
'
idea
universale
,
io
penso
ed
affermo
che
l
'
unica
idea
universale
che
oggi
esista
a
Roma
è
quella
che
si
irradia
dal
Vaticano
.
"
E
più
oltre
:
"
Penso
che
,
se
il
Vaticano
rinuncia
definitivamente
ai
suoi
sogni
temporalistici
e
credo
che
sia
già
su
questa
strada
l
'
Italia
profana
o
laica
dovrebbe
fornirgli
gli
aiuti
materiali
per
le
scuole
,
per
le
Chiese
,
ospedali
od
altro
,
che
una
potenza
profana
ha
a
sua
disposizione
.
Perché
lo
sviluppo
del
Cattolicesimo
nel
mondo
,
l
'
aumento
di
400
milioni
di
uomini
che
in
tutte
le
parti
della
Terra
guardano
a
Roma
è
di
un
interesse
e
di
un
orgoglio
anche
per
noi
che
siamo
italiani
.
"
Queste
parole
furono
veramente
profetiche
.
Due
Uomini
giunti
al
vertice
di
due
grandi
organismi
,
affermavano
la
volontà
di
incontrarsi
per
risolvere
uno
dei
più
gravi
problemi
che
affliggeva
da
anni
la
coscienza
del
popolo
italiano
.
Il
pontificato
di
Pio
XI
,
rimane
,
pertanto
,
memorabile
,
per
questo
grande
evento
che
prende
il
nome
di
Conciliazione
.
Il
dissidio
che
era
stato
giudicato
insanabile
e
che
si
prestava
a
insane
speculazioni
,
fu
composto
dal
Papa
scomparso
e
da
quell
'
Uomo
che
il
Pontefice
stesso
chiamò
"
l
'
Uomo
che
la
Provvidenza
ci
ha
fatto
incontrare
.
"
Alla
magnanimità
del
Capo
della
Chiesa
,
si
univa
l
'
opera
coraggiosa
di
uno
statista
che
aveva
ridato
all
'
Italia
il
suo
vero
aspetto
di
paese
cattolico
.
L
'
impresa
ritenuta
pressoché
impossibile
,
iniziata
nello
spirito
della
Vittoria
,
continuata
nella
esaltazione
della
coscienza
religiosa
,
confluiva
nella
rinascita
della
romanità
cattolica
che
trovava
la
sua
legge
nei
Patti
Lateranensi
.
Pio
XI
ha
voluto
che
la
Chiesa
giungesse
a
questo
,
a
sanare
,
cioè
,
un
dissidio
di
cui
si
erano
giovati
,
insieme
,
i
nemici
di
Italia
e
quelli
della
Santa
Sede
.
La
questione
romana
,
che
aveva
affaticato
tante
nobili
intelligenze
,
e
che
aveva
,
nel
contempo
,
costituito
un
pretesto
per
svariatissime
speculazioni
politiche
ai
tempi
del
liberalismo
,
si
risolveva
in
una
suprema
composizione
,
frutto
mirabile
di
un
lungo
,
segreto
,
minuzioso
lavoro
,
portato
innanzi
con
tenacia
indefessa
e
con
cura
paziente
e
industriosa
,
il
tutto
sorretto
dalle
due
Parti
da
una
incrollabile
volontà
di
riuscire
,
La
Conciliazione
tanto
appare
più
grande
quanto
più
grandi
e
concordi
sono
i
due
termini
congiunti
:
Roma
sacra
e
Roma
italiana
.
Essa
ha
creato
lo
Stato
della
Chiesa
,
il
più
piccolo
per
estensione
territoriale
,
non
arrivando
tutto
compreso
a
mezzo
chilometro
quadrato
.
Tuttavia
,
la
minima
espressione
territoriale
,
presuppone
una
unità
di
spiriti
e
di
intenti
che
in
dieci
anni
ha
maturato
frutti
di
pace
e
di
collaborazione
.
Al
Papa
della
Conciliazione
,
al
Capo
della
Chiesa
,
italianissimo
in
ogni
suo
atto
,
nel
momento
della
scomparsa
,
il
Popolo
italiano
si
inchina
riverente
,
memore
e
grato
della
Sua
immortale
opera
.
StampaPeriodica ,
L
'
uomo
che
gli
dèi
hanno
scelto
per
celebrare
Olimpia
'84
cominciò
a
correre
nel
giardino
di
casa
a
Willingboro
,
New
Jersey
.
Da
un
capo
all
'
altro
del
prato
erano
i
100
metri
.
Il
giro
della
villetta
i
200
.
La
pertica
sorretta
da
due
sedie
,
il
salto
in
alto
.
E
il
primo
salto
in
lungo
avvenne
sopra
i
castelli
di
sabbia
che
lui
e
sua
sorella
Carol
avevano
costruito
dov
'
erano
stati
ammassati
i
materiali
per
riparare
il
patio
.
Aveva
otto
avversari
,
tutti
compagni
delle
elementari
,
come
lui
figli
della
media
borghesia
negra
.
Fra
una
settimana
,
al
Memorial
Coliseum
di
Los
Angeles
,
Carl
Lewis
avrà
un
solo
avversario
:
la
storia
.
Correrà
e
salterà
per
ripetere
l
'
impresa
di
Jesse
Owens
,
che
nel
1936
a
Berlino
vinse
100
metri
,
200
metri
,
staffetta
4x100
e
salto
in
lungo
.
In
questi
cinquant
'
anni
mai
nessun
avvenimento
sportivo
era
stato
atteso
con
maggiore
trepidazione
,
mai
un
numero
tanto
alto
di
persone
(
in
due
miliardi
lo
vedranno
per
televisione
)
si
era
dato
appuntamento
per
vedere
nascere
un
mito
.
E
se
non
ci
riuscisse
?
Se
qualcuno
in
qualche
modo
,
in
qualche
gara
,
lo
battesse
?
«
Tutti
sono
convinti
che
per
me
sarebbe
la
fine
»
dice
.
«
Invece
non
sono
per
nulla
spaventato
.
Potrei
perdere
e
avere
lo
stesso
tanta
pubblicità
da
fare
poi
quel
che
voglio
.
I
titoli
dei
giornali
,
anche
in
quel
caso
,
sarebbero
su
di
me
.
Direbbero
:
Lewis
fa
flop
.
Ma
anche
in
quel
caso
,
in
autunno
,
io
girerò
un
film
.
Comunque
diventerò
ricco
.
Comunque
farò
meglio
degli
altri
,
anche
senza
l
'
atletica
leggera
.
Perché
io
non
pongo
limiti
a
me
stesso
,
non
sono
vulnerabile
a
nulla
.
»
A
23
anni
ha
già
fatto
esaurire
ai
cronisti
tutto
il
repertorio
dei
superlativi
:
non
c
'
è
aggettivo
che
non
sia
stato
usato
nel
tentativo
di
definirlo
,
non
c
'
è
immagine
retorica
che
non
sia
stata
costruita
nel
tentativo
di
ingabbiarlo
in
una
casella
comprensibile
agli
umani
.
Ma
cercare
di
tradurre
il
suo
sforzo
atletico
in
parole
è
fatica
vana
.
Anche
perché
le
solite
iperboli
non
chiariscono
il
mistero
,
non
spiegano
che
cosa
lo
fa
saltare
più
lontano
e
correre
più
veloce
.
«
Non
c
'
è
mistero
»
dice
lui
tranquillo
.
«
Almeno
non
per
me
.
Io
faccio
poche
fondamentali
cose
.
C
'
è
un
solo
modo
di
allenarsi
:
quello
giusto
.
C
'
è
un
solo
modo
di
correre
e
saltare
:
quello
giusto
.
C
'
è
un
solo
modo
di
gareggiare
:
quello
giusto
.
Quindi
niente
di
misterioso
,
solo
molto
lavoro
.
»
Lui
ha
cominciato
presto
,
a
8
anni
.
I
suoi
primi
allenatori
sono
i
genitori
,
in
gioventù
atleti
più
che
decorosi
:
la
madre
negli
ostacoli
,
il
padre
nel
mezzofondo
.
Lui
però
non
cresce
,
a
14
anni
il
torace
è
esile
,
le
gambe
sono
poco
più
che
ossa
sottili
,
neppure
lunghe
.
Finché
d
'
improvviso
,
a
15
anni
,
si
allunga
di
sette
centimetri
in
meno
di
due
mesi
.
Alla
fine
del
1977
corre
già
le
100
yard
in
9.3
e
salta
sette
metri
.
Ma
è
ancora
e
soltanto
un
ragazzino
che
corre
e
salta
,
sia
pure
dotato
.
Atleta
lo
diventa
l
'
anno
dopo
,
l
'
ultimo
del
liceo
.
«
D
'
improvviso
si
rese
conto
di
tutte
le
sue
potenzialità
»
ricorda
Jack
Muller
,
all
'
epoca
viceallenatore
di
atletica
all
'
high
school
di
Willingboro
.
«
E
si
convinse
di
non
dovere
seguire
altre
regole
che
le
proprie
.
Quando
cercavo
di
dargli
un
consiglio
rispondeva
:
non
è
a
te
che
devo
dare
ascolto
»
.
Il
calendario
degli
allenamenti
lo
stabilisce
più
sugli
articoli
letti
anni
prima
e
sulle
note
dei
suoi
genitori
che
non
sulle
tabelle
di
superlavoro
ormai
dilaganti
.
Appena
sente
male
ai
muscoli
,
anche
se
è
appena
a
metà
esercizio
,
smette
di
colpo
.
Non
lavora
per
aumentare
la
resistenza
.
Con
grande
sconcerto
dei
santoni
dell
'
ortodossia
,
i
risultati
gli
danno
ragione
.
Batte
Steve
Williams
,
il
maggiore
scattista
americano
della
fine
anni
Settanta
,
e
arriva
sugli
otto
metri
.
A
quel
punto
fa
la
scelta
della
sua
vita
.
Per
poter
essere
più
indipendente
si
iscrive
all
'
università
del
Texas
,
a
Houston
.
Per
poter
usare
l
'
atletica
come
trampolino
di
lancio
verso
un
'
altra
carriera
,
sceglie
il
corso
di
comunicazione
radio
-
TV
,
quello
che
fa
diventare
telecronisti
.
Pianifica
attentamente
:
serve
a
togliergli
l
'
ansia
,
a
dargli
il
controllo
delle
situazioni
.
«
È
la
cosa
che
voglio
di
più
al
mondo
»
dice
.
«
Ho
bisogno
di
sapere
che
cosa
mi
aspetta
,
di
fissare
degli
obiettivi
e
di
raggiungerli
.
È
sempre
stato
così
,
fin
da
quand
'
ero
ragazzo
.
E
quanto
più
alla
gente
parevano
impossibili
,
tanto
più
io
ero
stimolato
»
.
In
Tom
Tellez
,
a
Houston
,
trova
l
'
unico
allenatore
con
cui
può
convivere
.
«
È
un
tipo
difficile
,
dà
sempre
l
'
impressione
di
non
lavorare
abbastanza
e
di
non
prestarti
attenzione
»
racconta
Tellez
,
in
passato
allenatore
di
grandi
campioni
come
il
saltatore
in
alto
Dwight
Stones
e
il
triplista
Willis
Banks
.
«
Ma
la
volta
dopo
fa
tutto
quel
che
gli
hai
suggerito
.
Lavora
poco
ma
con
intelligenza
.
Quando
dice
ho
finito
,
basta
,
non
puoi
dirgli
niente
.
Il
nostro
non
è
il
classico
rapporto
allenatore
-
atleta
.
No
,
siamo
due
persone
che
si
guardano
negli
occhi
.
Lui
è
come
un
computer
.
Se
gli
si
dà
la
giusta
istruzione
,
la
interpreta
correttamente
.
Se
no
,
non
funziona
»
.
Con
un
po
'
di
giuste
istruzioni
,
Carl
Lewis
ha
corso
i
200
metri
in
19
"
75
,
la
migliore
prestazione
mondiale
a
livello
del
mare
(
il
record
è
di
Pietro
Mennea
da
Barletta
,
19
"
72
a
città
del
Messico
)
,
ha
corso
i
100
in9
"
97
,
migliore
prestazione
mondiale
a
livello
del
mare
.
Ha
saltato
8,78
,
anche
questa
la
migliore
prestazione
mondiale
a
livello
del
mare
.
Per
batterlo
,
bisogna
scalare
le
montagne
.
Ci
sono
voluti
anni
.
Soprattutto
il
lungo
è
stato
molto
curato
.
«
Quando
è
arrivato
»
spiega
Tellez
,
«
Cari
saltava
male
,
provocando
tensioni
eccessive
sui
tendini
e
sul
ginocchio
della
gamba
di
stacco
,
perché
teneva
troppo
a
lungo
il
piede
sulla
pedana
.
»
Era
il
guaio
maggiore
,
ma
non
il
solo
.
La
velocità
è
componente
essenziale
nel
lungo
:
Lewis
prendeva
una
rincorsa
troppo
corta
,
meno
di
45
metri
,
e
le
sue
ultime
quattro
falcate
erano
deboli
.
Adesso
Lewis
parte
a
50
metri
dalla
linea
di
stacco
.
Li
percorre
in
23
falcate
,
meno
di
due
metri
e
mezzo
l
'
una
.
Arriva
alla
velocità
di
42
chilometri
l
'
ora
.
Si
alza
e
,
mentre
vola
,
fa
due
passi
che
lo
tengono
in
aria
per
un
secondo
e
quattro
centesimi
.
Non
va
troppo
in
alto
,
perché
Tellez
è
convinto
che
più
si
parte
in
verticale
,
meno
si
arriva
in
orizzontale
.
Quando
finalmente
atterra
sono
passati
circa
sei
secondi
dal
suo
primo
passo
in
pedana
.
«
Ogni
volta
mi
chiede
:
cosa
posso
fare
per
migliorare
?
»
racconta
Tellez
.
«
È
un
grande
atleta
proprio
perché
cerca
sempre
qualcosa
di
più
.
La
sua
mente
è
spalancata
davanti
al
mondo
.
»
Forse
per
questo
Lewis
si
può
permettere
ritmi
di
allenamento
assai
blandi
:
due
ore
al
giorno
,
cinque
giorni
alla
settimana
.
I
weekend
sono
rigidamente
esclusi
.
E
i
,
pesi
anche
,
se
non
di
tanto
in
tanto
:
non
gli
piacciono
.
«
È
meglio
lavorare
poco
che
troppo
»
sentenzia
.
«
È
la
ragione
per
cui
non
mi
sono
mai
infortunato
.
La
gente
non
sa
ascoltare
il
proprio
corpo
.
»
Il
campo
d
'
allenamento
non
è
l
'
unico
posto
in
cui
Cari
Lewis
fa
solo
quello
che
gli
va
.
Le
regole
che
valgono
per
gli
altri
non
sembrano
applicabili
a
lui
.
Mentre
a
Los
Angeles
tutti
stanno
nel
villaggio
olimpico
,
lui
risiede
in
una
casa
a
Santa
Monica
,
sull
'
oceano
.
Quando
partecipa
a
un
meeting
,
una
pattuglia
di
polizia
lo
scorta
sempre
a
un
rifugio
che
lo
sottrae
ai
tifosi
.
È
speciale
e
lo
sa
.
Vive
in
una
casa
vittoriana
che
ha
,
in
mezzo
al
salotto
,
un
grande
tappeto
persiano
.
Alle
pareti
sono
appese
spade
di
samurai
.
Raccoglie
con
passione
maniacale
le
posate
d
'
argento
e
i
bicchieri
di
cristallo
.
Guida
una
Bmw
735
biturbo
,
bianca
,
e
la
spinge
a
straordinaria
velocità
.
«
Una
volta
anche
a
220
chilometri
all
'
ora
»
confessa
.
«
Mi
piace
andare
forte
.
»
Ha
una
cagnetta
,
Tasha
,
anche
lei
bianca
.
Gli
amici
sono
pochi
,
i
due
più
cari
(
vecchi
compagni
di
liceo
rimasti
nel
New
Jersey
)
vanno
spesso
a
passare
i
weekend
da
lui
a
Houston
.
Coltiva
bizzarre
debolezze
.
A
giorni
uscirà
il
suo
primo
disco
,
che
ha
per
titolo
Going
for
gold
.
In
autunno
uscirà
la
sua
prima
biografia
:
quello
che
la
sta
scrivendo
gli
sta
accanto
da
un
anno
.
Contemporaneamente
deciderà
che
cosa
ha
voglia
di
fare
.
Potrebbe
rimanere
nel
mondo
dell
'
atletica
,
ancora
per
un
paio
d
'
anni
.
Magari
per
correre
i
400
metri
in
43
secondi
o
per
diventare
un
grande
specialista
degli
ostacoli
alti
.
«
Oppure
,
se
mi
allenassi
seriamente
,
potrei
battere
il
record
del
mondo
del
decathlon
»
civetta
,
prima
di
dire
che
,
in
fondo
,
potrebbe
anche
fare
fortuna
fra
i
professionisti
del
football
americano
.
Non
è
escluso
neppure
che
si
dedichi
seriamente
all
'
industria
dello
spettacolo
.
Per
tre
settimane
ha
seguito
un
corso
al
Theatre
workshop
di
Warren
Robertson
,
a
New
York
.
Poi
,
quando
c
'
è
stato
il
saggio
finale
davanti
alla
macchina
da
presa
,
Lewis
ha
recitato
molto
meglio
di
quanto
avesse
mai
fatto
.
«
Ogni
dettaglio
che
gli
avevo
insegnato
è
ritornato
a
galla
ed
è
stato
applicato
con
scrupolo
»
dice
Robertson
,
alla
cui
scuola
sono
andati
anche
Jessica
Lange
,
Diane
Keaton
e
James
Earl
Jones
.
«
Non
credevo
che
uno
che
non
aveva
mai
recitato
prima
potesse
essere
tanto
impeccabile
.
Ha
un
istinto
fantastico
che
elimina
tutti
gli
eccessi
e
gli
sprechi
e
va
dritto
all
'
essenziale
»
.
Ma
di
tutto
questo
si
parlerà
più
avanti
,
dopo
le
Olimpiadi
.
Adesso
,
nessuna
distrazione
è
concessa
.
Dall
'
inizio
dell
'
anno
Lewis
evita
di
incontrare
i
giornalisti
.
Fino
a
maggio
le
interviste
sono
state
possibili
solo
per
telefono
,
due
mercoledì
al
mese
.
Negli
ultimi
due
mesi
neppure
quello
:
tutte
le
richieste
vengono
educatamente
respinte
da
Joe
Douglas
,
il
suo
manager
.
È
probabile
che
anche
a
Los
Angeles
,
come
ha
già
fatto
lo
scorso
anno
ai
campionati
mondiali
di
Helsinki
,
non
si
conceda
al
rito
della
conferenza
stampa
fino
a
dopo
l
'
ultima
gara
,
l'11
agosto
.
Nei
giorni
precedenti
avrà
lavorato
parecchio
.
Ecco
il
suo
programma
.
Venerdì
3
agosto
:
due
batterie
dei
100
metri
la
mattina
.
Sabato
:
semifinale
e
finale
dei
100
.
Domenica
:
qualificazioni
del
salto
in
lungo
.
Lunedì
:
due
batterie
dei
200
la
mattina
,
finale
del
lungo
il
pomeriggio
.
Martedì
;
riposo
.
Mercoledì
:
semifinale
e
finale
dei
200
.
Giovedì
:
riposo
.
Venerdì
:
batteria
della
staffetta
4x100
.
Sabato
:
semifinale
e
finale
della
staffetta
.
In
totale
,
undici
corse
e
due
giorni
di
salti
.
Ha
tutte
le
possibilità
di
farcela
.
Se
non
ci
riuscisse
deluderebbe
due
miliardi
di
spettatori
.
Ma
farebbe
felici
alcuni
suoi
avversari
,
che
lo
detestano
neppure
tanto
cordialmente
.
Larry
Myricks
,
il
miglior
saltatore
in
lungo
prima
che
cominciasse
l
'
era
Lewis
,
va
in
giro
dicendo
:
«
Sarà
festa
grande
il
giorno
in
cui
qualcuno
lo
batterà
»
.
Perfino
Edwin
Moses
,
uno
dei
più
grandi
campioni
della
storia
dell
'
atletica
,
quello
che
ha
vinto
le
ultime
100
e
passa
corse
della
sua
specialità
(
i
400
ostacoli
)
,
non
apprezza
il
suo
stile
:
«
Vincere
va
bene
,
ma
lo
si
può
fare
anche
senza
umiliare
gli
altri
.
Ci
sono
troppe
vibrazioni
negative
attorno
a
quel
ragazzo
»
.
In
giro
,
di
Lewis
se
ne
sentono
di
tutti
i
colori
.
Che
è
un
omosessuale
.
Che
prende
gli
steroidi
per
aumentare
la
sua
potenza
muscolare
(
è
una
sostanza
vietata
,
chi
risulta
«
positivo
»
a
un
controllo
antidoping
viene
squalificato
)
.
Che
si
imbottisce
,
allo
stesso
scopo
,
di
ormoni
di
gorilla
e
che
lo
scorso
anno
ha
rinunciato
a
una
tournée
in
Europa
perché
gli
ormoni
gli
avevano
provocato
una
ciste
grande
come
un
pugno
.
Lui
si
difende
con
sarcasmo
:
«
Questo
è
il
problema
dei
miei
avversari
.
Dovrebbero
pensare
di
più
a
quel
che
fanno
loro
e
di
meno
a
quel
che
sto
facendo
io
»
.
Non
si
lascia
scappare
occasione
per
dire
cose
che
,
alle
orecchie
degli
altri
,
suonano
certo
indisponenti
:
«
Nessuno
corre
meglio
di
me
gli
ultimi
20
metri
»
.
Oppure
:
«
Basta
vedere
come
faccio
la
curva
,
non
c
'
è
uno
al
mondo
che
mi
può
battere
sui
200»
.
Ogni
tanto
i
suoi
critici
rabbiosi
fanno
notare
che
non
detiene
ancora
nessun
primato
del
mondo
.
Lui
ha
una
risposta
pronta
,
ovviamente
:
«
Non
sono
i
record
che
mi
interessano
.
Se
volessi
,
probabilmente
li
farei
.
E
non
è
neppure
la
vittoria
in
sé
che
mi
importa
,
ma
il
modo
in
cui
la
ottengo
.
Il
mio
scopo
,
quando
corro
o
salto
,
è
la
prestazione
.
Infatti
non
ho
paura
dei
miei
avversari
,
ma
solo
di
non
poter
essere
un
giorno
un
atleta
perfetto
»
.
Non
gli
pare
una
pretesa
eccessiva
.
Un
fervore
quasi
messianico
lo
anima
quando
parla
del
suo
ruolo
nel
mondo
.
«
Sono
nato
per
fare
qualcosa
di
speciale
»
dice
convinto
.
«
Credo
che
certi
record
siano
ormai
dentro
il
mio
corpo
e
che
Dio
mi
abbia
dato
il
talento
necessario
per
tirarli
fuori
.
Aspetto
solo
che
venga
il
momento
»
.
Nonostante
lui
giochi
al
ribasso
e
dica
che
non
gli
importa
poi
molto
,
il
momento
sta
per
arrivare
.
Qualche
settimana
fa
Bob
Beamon
,
l
'
uomo
che
a
città
del
Messico
nel
1968
saltò
l
'
incredibile
misura
di
8,90
metri
,
ancor
oggi
record
mondiale
,
gli
ha
chiesto
in
una
intervista
televisiva
come
si
sente
uno
che
sa
,
di
qui
a
pochi
giorni
,
di
poter
diventare
leggenda
.
Non
sente
la
pressione
?
«
La
pressione
viene
dall
'
incertezza
»
gli
ha
risposto
Lewis
,
«
dal
non
sapere
quali
possono
essere
le
variabili
.
Ma
a
Los
Angeles
per
me
non
ci
saranno
variabili
.
Potrebbe
anche
cadermi
il
mondo
sulle
spalle
e
io
non
lo
sentirei
.
Dicevano
che
non
avrei
mai
vinto
due
gare
nella
stessa
competizione
,
e
l
'
ho
fatto
.
Dicevano
che
non
avrei
mai
potuto
vincerne
tre
,
e
l
'
ho
fatto
.
Ho
sempre
dimostrato
che
avevano
torto
.
Per
vincere
non
ho
bisogno
dell
'
aiuto
di
nessuno
.
Tutto
quel
che
devo
fare
è
essere
Carl
Lewis
»
.
CALMA! ( FREZZAN FEDERICO , 1941 )
StampaPeriodica ,
Calma
,
signori
d
'
oltre
Atlantico
.
Le
vostre
operazioni
,
in
Africa
Settentrionale
francese
,
non
sono
state
per
noi
quella
sorpresa
che
vi
aspettavate
.
La
nostra
logica
e
la
nostra
abitudine
a
considerare
gli
avvenimenti
di
guerra
con
la
massima
obiettività
,
già
,
da
mesi
,
avevano
previsto
questa
vostra
intenzione
di
allora
.
Ma
tralasciando
queste
considerazioni
torniamo
pure
all
'
esame
delle
operazioni
in
Africa
Settentrionale
.
Il
loro
piano
ha
obbligato
gli
anglo
-
americani
ad
una
dispersione
delle
forze
,
inducendoli
a
sbarcare
in
numerosi
porti
,
dal
Marocco
ad
Algeri
.
Vedremo
per
chi
giuocherà
il
proverbio
"
chi
la
dura
la
vince
.
"
Se
gli
inglesi
hanno
sempre
basato
il
predominio
sul
mondo
sulla
possibilità
di
durare
,
noi
non
ne
siamo
nuovi
,
perché
,
da
due
millenni
,
abbiamo
ereditato
lo
spirito
di
non
disperare
mai
della
fortuna
della
Patria
.
Per
tornare
all
'
Africa
Settentrionale
diremo
:
-
che
il
nemico
ha
proceduto
alle
operazioni
in
corso
prevedendo
la
nostra
insufficiente
capacità
a
reagire
;
-
che
il
nemico
non
aveva
le
forze
sufficienti
per
sviluppare
tutto
il
suo
piano
,
altrimenti
si
sarebbe
diretto
su
Biserta
e
Tunisi
;
-
che
le
operazioni
sarebbero
state
iniziate
nella
primavera
ventura
,
se
la
Russia
non
avesse
insistito
nella
creazione
del
secondo
fronte
.
Il
viaggio
del
Premier
inglese
alla
capitale
russa
ha
voluto
significare
un
rabbonimento
della
Tigre
rossa
,
e
concretare
quel
simultaneo
piano
operativo
,
che
avrebbe
dovuto
far
passare
nelle
loro
mani
la
iniziativa
.
Ma
un
piano
come
quello
attualmente
in
esecuzione
,
avrebbe
dovuto
dare
già
i
suoi
frutti
,
quelli
che
avrebbe
dovuto
inequivocabilmente
segnare
il
punto
di
partenza
.
Per
noi
invece
rappresenta
:
-
in
Africa
Settentrionale
:
operazioni
di
schieramento
da
parte
nemica
;
-
sul
fronte
est
:
operazioni
di
resistenza
al
piano
russo
.
Immaginiamo
che
la
guerra
sia
incominciata
ora
,
e
vedremo
che
la
nostra
occupazione
di
Biserta
e
Tunisi
rappresenta
un
vantaggio
operativo
,
sul
quale
si
svilupperà
il
nostro
piano
.
StampaPeriodica ,
«
È
un
'
ombra
.
Esperienza
e
statistiche
dicono
che
dovrebbe
essere
un
uomo
.
Ma
per
quanto
ne
so
io
,
questo
mostro
potrebbe
anche
essere
una
donna
»
.
Il
capo
della
Scientifica
fiorentina
,
Nunzio
Castiglione
,
spinge
vicino
al
paradosso
lo
scetticismo
che
dopo
l
'
assassinio
di
Pia
Rontini
e
Claudio
Stefanacci
,
settima
coppietta
uccisa
e
seviziata
nelle
campagne
intorno
a
Firenze
dal
1968
a
oggi
,
si
è
impossessato
di
lui
e
di
molti
altri
investigatori
.
Ma
c
'
è
davvero
un
solo
«
mostro
»
?
Ed
è
possibile
che
non
abbia
lasciato
tracce
?
Che
14
corpi
siano
stati
sepolti
in
16
anni
senza
che
su
di
essi
sia
stato
trovato
nemmeno
un
indizio
che
aiuti
a
scoprire
il
volto
di
quello
che
sempre
più
appare
come
l
'
unico
assassino
?
Il
mostro
di
Firenze
ha
davvero
trovato
la
formula
del
delitto
perfetto
?
Molti
a
Firenze
pensavano
che
il
mostro
fosse
in
galera
dal
gennaio
scorso
,
da
quando
il
giudice
istruttore
Mario
Rotella
aveva
fatto
arrestare
i
cognati
ultrasessantenni
Giovanni
Mele
e
Piero
Mucciarini
.
I
due
,
secondo
questa
tesi
che
ha
retto
sei
mesi
,
avrebbero
aiutato
,
la
notte
del
21
agosto
1968
,
il
loro
parente
Stefano
Mele
ad
assassinare
la
moglie
Barbara
Rocci
e
il
suo
amante
Antonio
Lo
Bianco
sorpresi
dentro
una
Giulietta
in
campagna
fuori
Lastra
a
Signa
,
pochi
chilometri
a
ovest
di
Firenze
.
Otto
proiettili
Winchester
serie
H
sparati
con
una
Beretta
calibro
22
uccisero
gli
amanti
.
Stefano
Mele
,
il
marito
pluritradito
,
nel
1968
invece
era
stato
riconosciuto
unico
colpevole
dell
'
omicidio
e
condannato
a
14
anni
.
La
sentenza
concludeva
:
«
L
'
eventuale
partecipazione
di
un
terzo
alla
commissione
del
delitto
perde
ogni
consistenza
»
.
Ma
quella
Beretta
continuò
a
sparare
mentre
Mele
era
in
prigione
e
continuò
a
uccidere
sempre
e
solo
coppie
sorprese
a
fare
all
'
amore
dentro
una
macchina
in
campagna
.
Poiché
era
difficile
pensare
che
l
'
arma
,
cambiato
proprietario
,
servisse
a
commettere
omicidi
simili
,
si
pensò
che
con
Mele
,
a
uccidere
la
moglie
e
l
'
amante
,
ci
fosse
stato
un
complice
che
,
poi
,
messosi
in
proprio
,
divenne
il
mostro
.
Interrogato
nell
'
agosto
1982
,
Stefano
Mele
disse
che
suo
partner
nel
delitto
era
stato
Francesco
Vinci
,
sardo
come
lui
,
un
altro
amante
della
«
sua
signora
»
,
anch
'
egli
tradito
e
più
geloso
del
marito
.
Vinci
si
fece
15
mesi
di
carcere
come
mostro
.
Ma
quella
Beretta
uccise
di
nuovo
mentre
se
ne
stava
in
cella
.
Fu
richiamato
Stefano
Mele
che
si
scusò
,
disse
di
avere
accusato
Vinci
per
vendicarsi
dei
torti
subiti
e
senza
troppe
esitazioni
puntò
il
dito
contro
il
fratello
Giovanni
e
il
cognato
Piero
Mucciarini
,
che
,
ovviamente
,
furono
arrestati
.
Ma
domenica
29
luglio
,
in
un
bosco
vicino
a
Vicchio
,
la
solita
Beretta
è
tornata
a
uccidere
una
coppia
appartata
in
macchina
.
Questa
volta
il
maniaco
assassino
ha
asportato
alla
ragazza
,
Pia
Rontini
,
non
solo
il
pube
ma
anche
un
seno
.
Il
mostro
è
quindi
stato
sempre
libero
e
ormai
è
certo
che
con
i
protagonisti
del
vecchio
delitto
di
16
anni
fa
non
ha
proprio
niente
a
che
fare
.
Se
le
cose
stanno
così
,
e
non
si
vede
per
il
momento
come
altrimenti
potrebbero
stare
,
sappiamo
in
primo
luogo
che
l
'
ombra
chiamata
«
mostro
di
Firenze
»
sceglie
a
caso
le
sue
vittime
.
Nessun
collegamento
esiste
tra
lui
e
la
coppia
che
uccide
.
Certamente
lui
sa
che
questo
è
l
'
elemento
di
base
di
un
delitto
perfetto
,
perché
disorienta
completamente
la
bussola
di
un
'
indagine
.
Sa
anche
che
strafare
è
pericoloso
,
che
non
c
'
è
bisogno
di
esporsi
troppo
per
ottenere
pubblicità
:
basta
il
clamore
suscitato
da
ogni
suo
omicidio
.
Non
ha
mai
rivendicato
un
delitto
,
non
ha
mai
lanciato
sfide
alla
polizia
o
alla
città
.
L
'
ombra
si
fa
gli
osceni
interessi
suoi
,
pensando
solo
,
come
un
ragioniere
dell
'
orrore
,
a
non
lasciare
tracce
e
a
scegliere
luoghi
e
momenti
opportuni
per
colpire
,
come
se
potesse
benissimo
controllare
la
sua
ossessione
.
Dal
primo
delitto
la
sua
tecnica
si
perfeziona
nel
senso
che
si
semplifica
sempre
più
riducendo
al
minimo
gli
appigli
per
un
'
indagine
.
Già
il
secondo
delitto
,
commesso
il
14
settembre
1974
a
Borgo
San
Lorenzo
,
a
pochissima
distanza
dal
luogo
dove
avrebbe
colpito
dieci
anni
dopo
ma
a
circa
cinquanta
chilometri
dal
primo
,
avviene
la
notte
di
un
sabato
senza
luna
.
Così
il
terzo
,
ben
6
anni
dopo
,
il6
giugno
1981
a
Scandicci
;
così
il
quinto
,
il
19
giugno
1982
a
Montespertoli
.
Il
quarto
delitto
avvenne
il
22
ottobre
1981
,
un
giovedì
,
ma
il
giorno
dopo
era
stato
proclamato
uno
sciopero
generale
.
La
sesta
volta
,
il
9
settembre
1983
,
a
Giogoli
,
località
fra
Firenze
e
Scandicci
,
uccise
di
venerdì
.
Sempre
,
quindi
,
il
ragioniere
dell
'
orrore
colpisce
la
vigilia
di
un
giorno
non
lavorativo
,
purché
non
ci
sia
luna
.
Molti
hanno
fantasticato
su
queste
circostanze
andando
a
cercare
esoteriche
ragioni
a
una
scelta
che
quasi
sicuramente
è
invece
solo
razionale
.
Nelle
sere
precedenti
una
festa
è
molto
più
facile
imbattersi
in
una
coppietta
sulle
colline
che
da
ogni
parte
circondano
Firenze
,
e
in
una
notte
senza
luna
,
magari
con
un
abito
nero
indosso
,
l
'
ombra
è
molto
più
difficilmente
visibile
.
Forse
però
,
invecchiando
,
il
mostro
tiene
un
po
'
meno
a
freno
i
suoi
impulsi
.
L
'
ultimo
delitto
lo
ha
commesso
una
domenica
sera
.
Ci
sono
fondati
motivi
per
ritenere
che
egli
abbia
tentato
di
farlo
,
come
abitudine
,
la
sera
prima
,
il
sabato
.
Ma
quella
notte
nessuna
coppia
andò
nel
sentiero
di
Boschetta
che
invece
ospitò
la
sera
dopo
Pia
e
Claudio
.
L
'
assassino
,
andatogli
a
monte
il
piano
per
la
data
che
aveva
fissato
,
non
ha
saputo
rinviare
troppo
in
là
e
altrove
l
'
appuntamento
con
la
morte
,
ed
è
tornato
nello
stesso
luogo
24
ore
dopo
.
Per
la
prima
volta
ha
corso
un
grosso
rischio
,
esponendo
se
stesso
e
la
sua
auto
alla
possibilità
di
essere
notati
.
La
circostanza
,
se
dovesse
essere
confermata
,
dimostra
la
validità
di
un
'
altra
ipotesi
sul
mostro
:
lui
fissa
la
data
dell
'
omicidio
,
sceglie
il
luogo
dove
colpire
e
uccide
la
prima
coppia
che
vi
capita
.
Che
la
scelta
dei
luoghi
sia
molto
importante
nei
suoi
orrendi
piani
era
stato
già
intuito
.
Forse
fa
dei
sopralluoghi
.
Colpiscono
questi
luoghi
del
delitto
per
due
caratteristiche
:
sono
incredibilmente
simili
uno
all
'
altro
e
appaiono
a
prima
vista
come
i
meno
indicati
per
tendere
un
agguato
.
Sono
sempre
molto
vicini
a
strade
asfaltate
frequentate
nei
sabati
notte
soprattutto
da
giovani
che
in
auto
o
in
moto
si
spostano
tra
i
paesi
che
circondano
Firenze
.
Le
auto
delle
coppie
prese
di
mira
dal
mostro
hanno
sempre
su
un
lato
vegetazione
alta
,
grossi
cespugli
o
alberi
,
insomma
una
specie
di
cortina
.
Dall
'
altro
lato
,
invece
,
si
estendono
sempre
campi
piuttosto
vasti
,
a
bassa
vegetazione
,
così
che
il
luogo
dà
l
'
impressione
di
essere
fin
troppo
scoperto
.
Il
mostro
vuole
proprio
questo
perché
la
cortina
di
alberi
lo
ripara
alla
vista
di
chiunque
e
la
bassa
vegetazione
che
si
estende
davanti
a
lui
gli
consente
di
vedere
anche
da
abbastanza
lontano
se
qualcuno
non
desiderato
è
nei
paraggi
o
si
avvicina
.
L
'
ombra
deve
anche
intendersene
abbastanza
di
armi
.
La
Beretta
calibro
22
che
usa
fu
definita
già
nella
perizia
fatta
nel
1968
«
vecchia
,
arrugginita
e
usurata
»
,
eppure
per
tutto
questo
tempo
l
'
assassino
è
riuscito
a
mantenerla
perfettamente
funzionante
.
La
pistola
è
del
tipo
«
long
rifle
»
,
di
quelle
cioè
che
si
usano
nei
tirassegni
.
Il
caricatore
ha
dieci
colpi
,
che
con
quello
in
canna
fa
un
totale
di
undici
.
Il
mostro
non
spara
mai
più
di
otto
colpi
contro
le
sue
vittime
,
tenendone
da
parte
tre
,
con
la
prudenza
che
sempre
lo
contraddistingue
,
nel
caso
si
creasse
una
situazione
di
pericolo
.
Le
cartucce
,
anch
'
esse
abbastanza
vecchiotte
,
sono
sempre
Winchester
serie
H
di
due
tipi
,
o
ramate
o
a
piombo
nudo
.
In
sette
delitti
il
mostro
ha
esploso
cinquantasei
colpi
e
poiché
ogni
confezione
ne
conta
cinquanta
,
si
può
essere
certi
che
ne
ha
buona
scorta
,
comprata
verosimilmente
in
una
sola
volta
.
Il
mostro
sembra
sapere
che
l
'
unica
traccia
che
come
una
firma
lascia
sui
luoghi
dei
delitti
,
cioè
i
bossoli
delle
pallottole
,
non
potrà
mai
portare
gli
investigatori
fino
a
lui
.
Di
quelle
pistole
solo
in
Toscana
ne
esistono
quattordicimila
e
i
proiettili
sono
del
tipo
più
comune
.
Un
altro
particolare
suggerisce
l
'
idea
che
egli
sia
un
buon
tiratore
o
comunque
una
persona
che
si
intende
di
armi
.
Il
percussore
della
sua
«
usurata
»
pistola
lascia
sui
fondelli
un
segno
tanto
particolare
che
chi
li
ha
visti
una
volta
sa
poi
riconoscerli
alla
prima
occhiata
.
In
sedici
anni
quel
segno
non
si
è
mai
modificato
,
neanche
all
'
esame
del
microscopio
elettronico
.
Questo
potrebbe
dire
che
quella
Beretta
viene
usata
solo
per
commettere
i
delitti
e
che
se
l
'
ombra
si
allena
al
tiro
lo
fa
con
un
'
altra
pistola
.
Nonostante
queste
considerazioni
,
ci
sono
diversità
di
opinioni
tra
gli
investigatori
sull
'
ipotesi
se
egli
sia
o
no
un
buon
tiratore
.
Per
il
capo
della
Criminalpol
toscana
,
Giuseppe
Grassi
,
«
non
ci
vuole
molta
abilità
a
centrare
un
grosso
bersaglio
praticamente
immobile
da
pochi
centimetri
di
distanza
»
.
Per
il
medico
legale
Mauro
Maurri
,
che
ha
fatto
le
necroscopie
su
tutti
i
cadaveri
delle
vittime
,
«10
sparatore
è
un
tiratore
espertissimo
.
Tutte
le
vittime
sono
morte
all
'
istante
»
.
In
verità
una
volta
l
'
ombra
sbagliò
,
in
occasione
del
delitto
commesso
i119
giugno
1982
a
Montespertoli
.
Quella
notte
l
'
ombra
scelse
una
radura
a
pochi
metri
di
distanza
dalla
strada
che
dalla
frazione
di
Baccaiano
porta
al
castello
di
Poppiano
.
Verso
mezzanotte
vi
si
fermò
la
127
di
Paolo
Mainardi
e
di
Antonella
Migliorini
.
L
'
assassino
li
osserva
nascosto
dietro
una
cortina
di
alberi
e
decide
di
intervenire
,
come
sempre
,
un
attimo
prima
che
le
effusioni
dei
due
giovani
si
completino
.
Il
primo
colpo
serve
a
spezzare
il
finestrino
e
contemporaneamente
deve
centrare
l
'
uomo
.
Quella
notte
,
però
,
la
pallottola
si
conficca
nella
spalla
di
Paolo
Mainardi
,
per
la
prima
volta
il
colpo
non
è
mortale
.
Nonostante
sia
ferito
,
Paolo
riesce
a
girare
la
chiavetta
inserita
nel
cruscotto
e
a
mettere
in
moto
la
macchina
.
Mentre
innesta
la
retromarcia
parte
un
secondo
colpo
che
attraversa
l
'
abitacolo
e
centra
il
cuore
di
Antonella
.
La
127
parte
all
'
indietro
a
tutta
velocità
e
arriva
sull
'
asfalto
.
La
ferita
,
il
terrore
fanno
però
perdere
a
Paolo
il
controllo
dell
'
auto
.
C
'
è
un
urto
violento
,
lo
sportello
vicino
al
posto
di
guida
rimane
bloccato
e
non
cede
sotto
lo
sforzo
di
Paolo
che
cerca
di
aprirlo
per
fuggire
.
I
fari
,
rimasti
accesi
,
illuminano
l
'
assassino
che
si
avvicina
frontalmente
.
Prende
la
mira
e
con
straordinaria
freddezza
spara
.
Due
colpi
spengono
i
fari
che
gettavano
nella
campagna
una
luce
sospetta
e
gli
impedivano
di
vedere
il
ragazzo
al
volante
.
Un
altro
colpo
fora
il
parabrezza
e
colpisce
con
precisione
Paolo
in
mezzo
alla
fronte
.
Il
mostro
,
prudente
,
vuole
però
controllare
.
Attraversa
la
strada
,
si
avvicina
all
'
auto
,
entra
.
Spara
ancora
un
colpo
alla
testa
del
ragazzo
e
,
per
essere
sicuro
di
averlo
ucciso
,
ancora
un
altro
,
proprio
dietro
un
orecchio
.
In
un
punto
che
pochi
sanno
essere
il
più
mortalmente
vulnerabile
del
cranio
.
L
'
idea
che
l
'
assassino
possa
avere
conoscenze
mediche
o
sia
proprio
un
medico
si
affaccia
prima
ancora
di
andare
a
osservare
come
egli
compie
le
orrende
mutilazioni
sui
corpi
delle
ragazze
assassinate
.
L
'
asportazione
totale
di
un
pube
femminile
non
ha
riscontri
in
nessuna
pratica
chirurgica
,
per
cui
qualsiasi
analogia
è
impossibile
.
Ma
per
il
medico
legale
Maurri
,
considerato
che
il
mostro
agisce
in
condizioni
di
visibilità
pressoché
nulla
,
condizionato
dalla
necessità
di
fare
presto
,
l
'
assassino
fa
quei
tagli
«
con
estrema
perizia
»
.
Di
parere
simile
è
il
capo
della
Scientifica
.
Il
mostro
potrebbe
essere
un
cacciatore
ed
effettivamente
,
una
volta
,
in
occasione
del
delitto
del
14
settembre
1974
,
fu
raccolto
accanto
all
'
auto
dei
fidanzati
assassinati
un
bottone
rivestito
di
cuoio
,
di
quelli
che
si
applicano
alle
giacche
dei
cacciatori
.
Però
quel
bottone
poteva
essere
del
mostro
o
poteva
essere
lì
chissà
da
quanto
tempo
.
Così
,
dopo
sedici
anni
e
quattordici
vittime
il
commissario
Castiglione
non
ha
altri
dati
certi
su
cui
lavorare
che
qualche
decina
di
bossoli
perfettamente
identici
uno
all
'
altro
.
L
'
ombra
conosce
l
'
arte
di
mimetizzarsi
,
il
ragioniere
dell
'
orrore
si
confonde
nella
più
assoluta
normalità
.
Nessuna
delle
persone
che
di
giorno
gli
vivono
accanto
deve
mai
avere
avuto
un
sospetto
su
di
lui
,
che
addirittura
ha
cura
di
non
tornare
mai
da
un
omicidio
dopo
la
mezzanotte
.
«
Abbiamo
la
sensazione
»
commenta
in
un
momento
di
sconforto
il
vicequestore
Giuseppe
Grassi
,
«
di
dovere
cercare
non
il
tradizionale
ago
,
ma
la
paglia
nel
pagliaio
»
.
StampaPeriodica ,
Mussolini
comandò
di
vivere
pericolosamente
.
Non
interessa
la
parafrasi
nittiana
;
è
importante
riscontrare
come
,
oggi
,
gl
'
italiani
abbiano
elevato
il
comandamento
a
"
costume
"
di
vita
essendosi
portati
,
come
massa
,
nel
vaticinio
d
'
Oriani
;
e
prossimo
,
in
quanto
popolo
,
al
padre
Mazzini
.
(
Avere
riportato
il
proletariato
italiano
dalla
fata
morgana
dei
marxisti
bolscevici
all
'
operosità
fruttuosa
del
corporativismo
,
al
riconoscimento
del
valore
d
'
una
guerra
da
lui
voluta
e
vinta
in
grandezza
,
all
'
esistenza
della
famiglia
come
cellula
dello
Stato
,
dell
'
orgoglio
di
sentirsi
e
sapersi
italiano
e
solo
in
forza
di
ciò
universale
,
è
stata
l
'
opera
prefissa
,
la
mèta
raggiunta
non
il
miracolo
come
è
in
uso
di
dire
dei
primi
dieci
anni
di
governo
fascista
;
ed
è
già
storia
.
Il
popolo
,
rimasto
sano
alla
radice
,
partecipò
alla
rinascita
nelle
squadre
d
'
azione
,
poi
con
l
'
aderenza
totalitaria
al
verbo
fatto
carne
.
)
Dicevo
di
vivere
pericolosamente
,
ma
parlando
degl
'
italiani
corre
l
'
obbligo
per
gli
altri
,
non
per
noi
d
'
una
distinzione
che
precede
un
possibile
equivoco
intenzionato
,
quindi
distinzione
fra
"
vita
pericolosa
"
a
un
fine
ideale
e
l
'
incoscienza
del
pericolo
,
fra
l
'
uomo
d
'
azione
e
il
maniaco
,
fra
lo
schermitore
e
il
prestidigiatore
;
fra
l
'
industriale
corporativista
e
il
capitalista
speculatore
,
fra
la
Flàt
e
la
Ford
;
in
definitiva
fra
il
latino
-
italiano
e
l
'
inglese
-
americano
.
Come
dire
:
fra
la
civiltà
e
il
progresso
.
Vivere
,
nel
caso
nostro
,
cercando
il
pericolo
in
rapporto
all
'
avvenire
imperiale
apportatore
di
respiro
economico
...
L
'
Italia
fascista
è
la
dimostrazione
di
come
possa
sortire
da
una
umanità
temprata
a
questo
clima
eroico
una
civiltà
da
impero
(
e
senza
reminiscenze
spartane
)
.
Cioè
,
l
'
adeguarsi
di
un
popolo
alla
castigatezza
del
regime
di
vita
contrapposto
e
identità
al
vivere
pericolosamente
,
affiancato
nel
suo
intento
dalle
organizzazioni
sindacali
e
assistenziali
:
sangue
della
Nazione
nelle
vene
del
proletariato
;
per
la
certezza
di
un
"
suo
"
domani
.
Questa
la
massa
:
operai
e
rurali
,
forza
leva
della
rivoluzione
che
continua
(
rappresentanti
"
la
razza
nel
suo
significato
più
profondo
e
immutabile
"
ha
detto
l
'
altro
ieri
il
Duce
ai
contadini
)
,
mentre
le
generazioni
giovani
vengono
addestrate
coll
'
armi
per
l
'
armi
nelle
parentesi
degli
arnesi
del
mestiere
.
E
l
'
esempio
di
un
Capo
fatto
a
imagine
e
somiglianza
,
più
ancora
:
fatto
della
stessa
"
materia
"
del
suo
popolo
.
Un
popolo
entrato
in
quest
'
ordine
d
'
idee
era
maturo
per
una
guerra
,
massime
per
una
guerra
coloniale
che
significa
l
'
avvio
dell
'
impero
;
pronto
cioè
a
percorrere
un
'
altra
tappa
del
suo
cammino
rivoluzionario
.
Ed
è
pronto
a
sostenere
"
l
'
assedio
economico
che
la
storia
bollerà
come
un
crimine
assurdo
"
;
forte
nell
'
adempimento
del
suo
"
dovere
"
e
conscio
del
suo
"
sacrificio
"
che
,
ha
detto
il
Duce
,
nell
'
odierna
consegna
sarà
il
solo
"
privilegio
"
del
quale
potrà
essere
fiero
.
La
preparazione
è
completata
.
La
consegna
consiste
nell
'
aderire
spiritualmente
e
fisicamente
sempre
di
più
a
"
questa
epoca
nella
quale
bisogna
sentire
l
'
orgoglio
di
vivere
e
di
combattere
,
"
"
nell
'
epoca
in
cui
un
popolo
misura
al
metro
delle
forze
ostili
la
sua
capacità
di
resistenza
e
di
vittoria
.
"
Il
popolo
italiano
è
preparato
a
mantenere
la
consegna
!
Eternità
della
rappresaglia
Parlare
(
agire
)
in
nome
di
un
popolo
significa
averne
l
'
identità
nel
cuore
e
nel
cervello
:
Mazzini
è
l
'
esempio
più
recente
ed
eterno
.
Ma
per
la
costruzione
di
un
ideale
che
implica
la
conquista
d
'
impero
,
il
cuore
non
sorpassa
mai
il
cervello
,
come
nel
costume
di
vita
il
godimento
,
sia
pure
estetico
,
non
deve
fiaccarne
l
'
umanità
.
(
Su
questo
piano
la
massa
collabora
colla
massima
fede
.
)
Per
non
aver
voluto
riconoscere
l
'
unità
di
tale
azione
fra
il
Capo
e
il
popolo
italiano
o
,
peggio
,
per
non
aver
calcolato
la
potenza
,
fisica
e
ideale
,
che
ne
consegue
,
l
'
egoismo
-
idealista
dell
'
Inghilterra
,
l
'
idealismo
egoistico
della
Russia
e
le
nazioni
-
tender
alle
locomotive
degli
interessi
ginevrini
,
hanno
applicato
le
sanzioni
contro
l
'
Italia
che
per
la
prima
volta
,
dopo
il
separatismo
millenario
,
si
trova
unita
negli
spiriti
e
forte
nelle
armi
agli
ordini
di
un
Duce
rivoluzionario
.
Serrando
i
denti
e
le
cinghie
,
sfogliando
dell
'
oro
e
costruendo
fucili
,
il
popolo
italiano
,
universale
e
paesano
,
sopportatore
e
mistico
,
ribelle
vendicativo
reggerà
all
'
assedio
economico
;
il
Capo
l
'
ha
chiamato
proletario
e
proletario
non
è
un
aggettivo
più
o
meno
simpatico
,
ma
gerarchia
della
giustizia
sociale
.
L
'
affronto
va
scontato
:
o
soddisfazione
,
senza
vuotezze
diplomatiche
,
o
rappresaglia
economica
eterna
;
eternità
che
può
avere
un
termine
conquistata
l
'
Etiopia
ed
iniziata
la
revisione
degli
imperi
.
StampaPeriodica ,
Cicciolina
manda
tanti
bacini
al
volgo
in
tumulto
,
ma
il
compagno
Cosimo
Simeoni
si
liscia
i
baffi
scrollando
la
testa
:
«
Cosa
penso
di
questa
specie
di
comizio
elettorale
?
Penso
che
in
una
fase
politica
come
quella
che
stiamo
affrontando
,
fase
nella
quale
...
»
.
Si
blocca
folgorato
e
urla
:
«
A
'
Cicciolì
,
e
facce
vedé
le
zinne
pure
a
nnoi
!
»
.
Ilona
Staller
non
si
fa
pregare
:
un
piccolo
strattone
al
vestitino
celeste
e
...
oplà
!
Boato
.
Spintoni
,
sgomitate
,
pestoni
,
calci
.
Un
grido
:
«
I
bambini
!
Portate
via
i
bambini
!
»
.
Ma
bravo
,
compagno
Simeoni
:
lei
non
stava
dicendo
...
«
Che
c
'
entra
,
scusi
?
Il
mio
è
stato
un
gesto
politico
,
una
provocazione
,
uno
sberleffo
a
lei
e
a
quel
buffone
di
Pannella
...
E
poi
,
Pomo
è
omo
»
.
Figurati
se
non
lo
sa
Cicciolina
.
Lo
sa
,
lo
sa
.
Appena
compare
in
qualche
tappa
del
suo
«
porta
a
porta
»
elettorale
,
in
piedi
come
il
papa
su
una
camionetta
rossa
guidata
da
un
vitellone
travestito
da
Gesù
,
paralizza
la
vita
dei
paesi
.
Il
traffico
si
blocca
,
i
vigili
si
sfiatano
,
i
bar
si
svuotano
,
i
ragazzotti
fischiano
,
qualche
vecchietto
diventa
cianotico
,
le
mamme
mettono
una
mano
sugli
occhi
dei
ragazzini
,
distinti
signori
mormorano
disgustati
«
anvédi
'
sta
zozzona
»
e
stanno
lì
a
ostentare
a
Ilona
tutta
la
loro
riprovazione
senza
staccarle
un
attimo
gli
occhi
di
dosso
.
Vuoi
vedere
che
fa
la
sorpresa
a
tutti
e
finisce
davvero
a
Montecitorio
?
«
Io
ci
spero
tanto
,
e
credo
di
potercela
fare
»
risponde
la
pornodiva
.
«
Sono
tanti
i
ricciolini
che
vorrebbero
la
loro
rappresentante
alla
Camera
.
Farei
raddrizzare
anche
il
curvo
Andreotti
.
»
Lei
vorrebbe
aprire
la
legislatura
«
con
un
costumino
a
pois
»
dice
«
molto
molto
molto
scioccante
»
,
ma
se
cicciolino
Pannella
glielo
chiederà
è
disposta
pure
a
sacrificarsi
in
un
severo
tailleur
.
E
se
le
chiedesse
anche
di
rinunciare
ai
baccanali
cine
-
fotografici
?
A
quei
grovigli
di
glutei
che
hanno
fatto
di
lei
la
regina
del
porno
italiano
?
«
Ah
,
no
:
non
possono
chiedermi
di
rinunciare
a
me
stessa
»
si
ribella
Ilona
.
«
Sono
una
porcella
e
voglio
rimanere
porcella
»
.
E
rivendica
la
geniale
sinteticità
del
suo
slogan
elettorale
:
«
Manda
alla
Camera
una
verde
a
luce
rossa
»
.
«
La
compagna
Cicciolina
è
venuta
da
noi
»
ha
detto
Giovanni
Negri
,
segretario
del
Partito
radicale
,
«
perché
siamo
l
'
unico
partito
che
non
le
chiede
di
spogliarsi
»
.
Tranquillo
,
ci
pensa
da
sola
.
Decisissima
a
diventare
deputato
,
Ilona
Staller
,
37
anni
,
ungherese
,
figlia
di
un
funzionario
di
governo
e
di
una
ostetrica
,
studi
abbandonati
dopo
l
'
iscrizione
alla
facoltà
di
medicina
,
ha
preso
le
elezioni
molto
sul
serio
.
«
Ho
fatto
stampare
150
mila
manifesti
»
spiega
.
«
Sorrido
,
mostro
la
tettina
e
chiedo
il
voto
.
Vorrei
andare
ad
attaccarli
io
stessa
,
ma
purtroppo
non
è
possibile
:
dove
vado
scoppia
sempre
una
bagarre
»
.
«
Tanti
,
eh
,
150
mila
manifesti
?
»
ammicca
Riccardo
Schicchi
,
35
anni
,
visetto
da
adolescente
,
studi
interrotti
ad
un
passo
dalla
laurea
in
architettura
,
fotografo
,
manager
,
amico
,
regista
e
guida
spirituale
(
se
così
si
può
dire
)
della
Messalina
magiara
.
«
Pensi
che
il
PCI
,
tutto
insieme
,
ne
ha
fatti
stampare
per
il
Lazio
350
mila
,
poco
più
del
doppio
»
.
Alle
affissioni
pensano
una
ventina
di
giovanotti
,
parte
legati
all
'
agenzia
fotografica
di
Schicchi
,
parte
volontari
votati
alla
causa
.
«
Loro
vanno
avanti
per
far
sapere
a
tutti
che
sto
per
arrivare
»
racconta
Cicciolina
.
«
Poi
io
li
seguo
.
Fino
alla
chiusura
della
campagna
elettorale
ho
annullato
tutti
i
miei
spettacoli
.
Anima
e
corpo
per
i
cicciolini
radicali
.
Giro
per
i
teatrini
della
mia
circoscrizione
,
Roma
,
Latina
,
Viterbo
e
Frosinone
,
e
faccio
due
comizi
al
giorno
.
Pomeriggio
e
sera
.
Ingresso
gratis
»
.
E
come
sono
questi
comizi
?
«
Dunque
:
prima
mi
tolgo
tutti
i
miei
vestitini
,
piano
piano
come
piace
ai
cicciolini
elettori
,
poi
quando
sono
tutta
nuda
spiego
il
mio
programma
»
.
Cioè
?
«
Aspetti
che
prendo
il
foglietto
con
gli
appunti
...
Eccolo
...
Allora
:
"
Il
mio
impegno
politico
è
coerente
con
il
mio
modo
di
essere
nei
miei
spettacoli
.
Sono
contro
ogni
censura
e
vivo
la
pornografia
perché
è
bello
fare
alla
luce
del
sole
quello
che
gli
altri
fanno
nel
buio
dell
'
ombra
di
se
stessi
.
Più
pornografia
uguale
conoscenza
,
uguale
meno
repressione
,
uguale
non
violenza
,
uguale
radicale
"
»
.
Mamma
mia
,
signorina
Staller
:
è
una
sintesi
un
po
'
tirata
...
Più
pornografia
uguale
radicale
...
Ma
gli
altri
sono
d
'
accordo
?
«
Cicciolino
Pannella
si
diverte
moltissimo
.
Anche
cicciolino
Bruno
Zevi
,
l
'
altro
giorno
,
mi
ha
battuto
le
mani
»
.
«
O
con
Ilona
o
contro
Ilona
»
taglia
corto
Riccardo
Schicchi
.
«
I
radicali
sono
persone
libere
.
E
hanno
deciso
di
stare
con
Ilona
.
Anche
le
femministe
credo
abbiano
superato
ogni
perplessità
.
»
«
Vedi
,
cicciolino
giornalista
,
io
non
sono
una
donna
oggetto
»
spiega
la
pornostar
.
«
Perché
sono
io
la
padrona
di
me
stessa
.
Non
mi
ha
spinto
nessuno
a
fare
le
foto
porcelle
,
l
'
ho
scelto
io
perché
mi
piace
.
Vorrei
un
letto
grandissimo
per
fare
felici
tutti
i
cicciolini
italiani
»
.
Programma
conciso
,
ma
esauriente
.
«
No
,
non
c
'
è
solo
sesso
.
Io
vorrei
anche
che
l
'
Italia
diventasse
colorata
,
contante
casette
piccole
,
tanti
alberi
e
ogni
cinque
casette
una
bella
piscinetta
.
Lo
proporrò
subito
,
se
divento
deputata
.
E
poi
,
chiudiamo
le
centrali
.
Io
dico
:
abbasso
l
'
energia
nucleare
,
viva
l
'
energia
sessuale
.
Bello
,
no
?
»
.
Ma
adesso
basta
con
i
discorsi
di
politica
:
tutti
fuori
,
si
va
alla
conquista
di
Anguillara
Sabazia
,
prima
tappa
della
campagna
elettorale
porta
a
porta
.
«
A
'
Nunzio
,
te
sei
messo
er
lenzolo
?
»
.
«
Arivo
,
nun
trovavo
più
la
corona
de
spine
»
.
Eccolo
qua
,
il
bullo
un
po
'
atticciato
che
fa
la
parte
del
Gesù
autista
.
Scusi
Cicciolina
,
ma
non
crede
che
qualche
cattolico
si
possa
offendere
a
vedere
lei
scorrazzata
da
un
finto
Cristo
?
«
Perché
?
E
carina
come
idea
,
no
?
E
poi
sono
più
vicina
a
Gesù
io
di
tanti
democristiani
»
.
Anguillara
,
a
noi
.
Alle
prime
case
del
paese
,
Ilona
Staller
lascia
l
'
auto
sulla
quale
viaggiava
(
«
Non
posso
prendere
aria
,
ho
un
raffreddore
terribile
...
sono
sempre
così
poco
vestita
...
»
)
e
si
trasferisce
sulla
camionetta
rossa
scoperta
.
Si
mette
in
piedi
,
si
toglie
il
pellicciotto
,
abbassa
un
po
'
sul
seno
l
'
orlo
del
vestitino
azzurro
,
butta
indietro
i
capelli
biondissimi
.
Paralisi
.
«
Aoh
,
c
'
è
Cicciolina
!
»
Cinque
minuti
e
la
piazzetta
è
piena
.
Mani
che
si
tendono
,
urla
,
accorrere
di
gente
.
«
Va
'
a
chiamare
Nando
,
va
'
a
chiamare
Nando
!
»
ordina
un
ragazzino
all
'
amico
.
«
E
vacce
te
!
»
risponde
l
'
altro
.
«
Se
intanto
quella
se
spoja
?
»
Arriva
un
vigile
:
«
Signorina
,
per
carità
!
»
.
E
lei
:
«
Mi
voti
?
Lo
dai
un
voto
alla
tua
Cicciolina
?
Numero
49
lista
radicale
»
.
E
il
coro
risponde
:
«
Te
votiamo
tutti
,
Cicciolina
bbella
!
»
.
Al
bar
Castello
,
una
decina
di
avventori
giocano
a
carte
e
guardano
dalla
finestra
che
s
'
affaccia
sulla
piazzetta
.
Un
anziano
serio
serio
cala
il
sette
di
coppe
e
si
rifiuta
pure
di
girarsi
:
«
Manco
la
vojo
vede
'
,
quella
zoccola
.
Proprio
bene
siamo
messi
,
se
alle
elezioni
si
presentano
pure
le
mignotte
»
.
«
Ma
va
là
»
lo
rimbrotta
Pietro
Casasanta
,
che
all
'
altro
tavolo
gioca
a
ramino
.
«
Questa
sarà
deputato
,
sicuro
.
È
uno
sfottò
alla
politica
.
E
poi
,
co
tutti
'
sti
politici
che
ce
fottono
,
almeno
lei
fa
l
'
incontrario
»
.
Ilona
si
affaccia
alla
finestra
e
si
sporge
verso
il
gruppo
di
giocatori
:
«
Cicciolini
,
siete
radicali
?
Lo
date
il
voto
alla
vostra
micetta
?
Numero
49»
.
Fa
il
Casasanta
:
«
E
tu
che
mi
dai
?
Nun
me
mostri
niente
?
»
.
E
lei
:
«
Vuoi
vedere
queste
?
»
.
Neanche
il
tempo
di
fiatare
e
l
'
uomo
ci
mette
le
zampe
sopra
.
«
Ammazza
che
robba
»
.
Lei
fa
un
gridolino
:
«
Che
simpatico
,
me
lo
dai
anche
un
bacino
?
Me
lo
dai
il
voto
?
»
.
Sul
piazzale
,
Filippo
Paolessi
si
calca
il
basco
sulla
testa
:
«
Sono
cinquant
'
anni
che
lavoro
i
campi
,
e
Dio
sa
quanto
il
mio
partito
,
i
miei
compagni
comunisti
mi
abbiano
deluso
.
Ma
questa
no
,
questa
non
la
voterei
mai
.
Mi
vergogno
io
per
lei
»
.
«
Questo
Pannella
non
lo
capisco
»
dice
un
altro
vecchietto
.
«
Ha
messo
su
un
partito
di
pregiudicati
»
.
E
via
di
nuovo
,
in
marcia
su
Trevignano
Romano
.
Bel
colpo
:
sulla
passeggiata
lungo
il
lago
di
Bracciano
c
'
è
gran
movimento
.
Tutti
fuori
,
a
far
due
passi
e
mangiare
un
cornetto
.
Macchine
che
vanno
e
vengono
,
ordinatamente
.
Famigliole
sorridenti
,
anziani
sulle
panchine
a
godersi
il
sole
tiepido
.
Di
colpo
,
piomba
la
notizia
:
«
Sta
arrivando
Cicciolina
!
»
.
E
mezzo
paese
si
schiera
ai
lati
della
strada
,
incuriosito
,
imbarazzato
,
divertito
,
eccitato
.
Si
svuota
il
bar
Miralago
,
viene
evacuata
la
gelateria
Stefanelli
.
Un
bambino
strilla
:
«
Famme
vedè
la
fata
turchina
»
.
E
il
papà
alla
mamma
:
«
Giovà
,
porta
via
er
ragazzino
che
questa
è
robba
nostra
»
.
Un
signore
apostrofa
la
pornocandidata
:
«
Vattene
via
,
fila
!
»
.
E
lei
:
«
Sei
comunista
?
Sei
un
cicciolino
bigotto
comunista
?
»
.
Riccardo
Schicchi
la
mette
in
riga
:
«
Cicciolina
,
non
continuare
così
.
Noi
non
siamo
anticomunisti
...
»
.
Arriva
il
vigile
urbano
Edoardo
De
Santis
:
«
Vi
potete
spostare
un
po
'
?
»
.
Lei
:
«
Cicciolino
vigile
,
me
lo
dai
il
voto
?
»
.
E
lui
:
«
Non
posso
,
sono
minorenne
»
.
Voce
dalla
folla
:
«
Nuda
!
Nuda
!
»
.
Riccardo
Schicchi
,
professionale
,
dà
la
disposizione
:
«
Cicciolina
,
mostra
il
seno
!
»
.
Lei
esegue
.
Muggito
di
folla
.
Si
avvicina
un
giovanotto
con
gli
occhialetti
da
intellettuale
.
Ritira
dalle
mani
di
Ilona
un
volantino
e
una
carezza
.
Bacino
e
se
ne
va
.
Come
ti
chiami
?
«Gianluca.»
La
voterai
?
«
Sì
.
In
lista
con
i
radicali
c
'
è
anche
il
professore
Pio
Fedele
,
il
più
insigne
studioso
di
diritto
canonico
italiano
.
Insegna
alla
Lateranense
.
Voto
lui
e
Cicciolina
»
.
E
così
va
avanti
la
gran
corsa
di
Cicciolina
verso
i
banchi
di
Montecitorio
.
Schicchi
dice
:
«
Attacca
il
manifesto
»
.
E
lei
esegue
.
«
Da
'
i
bacini
»
.
E
lei
esegue
.
«
Mostra
il
seno
»
.
E
lei
esegue
.
«
Sorridi
»
.
E
lei
esegue
.
«
Ricopriti
»
.
E
lei
esegue
.
«
Giù
le
spalline
»
.
E
lei
esegue
.
Il
Parlamento
val
bene
una
mossa
.
StampaPeriodica ,
Benvenuti
in
questa
caserma
,
o
giovani
reclute
.
Io
ho
il
diritto
di
vedervi
,
se
non
contenti
,
indifferenti
almeno
.
Permettiamo
solo
ai
delinquenti
ed
ai
vagabondi
di
essere
esigenti
e
di
sentirsi
a
disagio
.
Ma
voi
,
cittadini
consumati
,
non
potete
fare
la
faccia
meravigliata
nell
'
indossare
gli
abiti
che
lo
Stato
vi
ha
fatto
cucire
dai
suoi
sarti
e
che
teneva
in
serbo
per
voi
.
Sapevate
bene
che
le
caserme
erano
pronte
per
voi
anche
nel
tempo
in
cui
,
pestando
forte
i
piedi
per
le
vie
,
vi
compiacevate
di
sperperare
la
libertà
che
vi
avevano
accordato
.
Adesso
studiate
bene
i
regolamenti
,
imparate
i
nomi
di
tutte
le
parti
della
divisa
e
la
nomenclatura
delle
armi
,
ché
siete
sul
punto
di
diventare
cittadini
perfetti
.
So
che
qualcuno
comincia
già
a
lamentarsi
del
cattivo
odore
delle
camerate
e
dei
fastidi
della
convivenza
:
ma
,
cari
giovanotti
,
avete
forse
dimenticato
le
vicinanze
,
le
folle
,
i
legami
umilianti
che
avete
lasciato
e
che
ritroverete
nella
società
?
Quanto
alla
disciplina
non
vi
impressionate
,
perché
si
tratta
di
una
trascurabile
diversità
resa
necessaria
dal
bisogno
che
abbiamo
di
far
presto
tutte
le
nostre
cose
.
Questi
segni
di
autorità
che
vedete
,
sono
gli
stessi
che
esistevano
come
una
scrittura
geroglifica
su
tutti
i
vestiti
dei
componenti
la
nostra
società
.
Solo
che
si
trattava
di
una
scrittura
a
inchiostro
invisibile
che
all
'
acido
della
necessità
è
venuta
fuori
sui
berretti
,
sulle
giacche
e
sui
pastrani
dei
cittadini
.
Ma
chi
aveva
vista
lunga
,
questi
segni
cabalistici
,
di
fregi
e
stellette
e
fucili
e
zappe
e
ricami
di
ogni
sorta
,
li
aveva
veduti
anche
prima
.
Se
non
avessimo
la
fretta
di
cui
vi
ho
parlato
,
avremmo
lasciato
anche
noi
che
il
gioco
dell
'
esperienza
e
dell
'
emulazione
,
avesse
stabilito
la
gerarchia
.
Ma
anche
nella
società
questo
metodo
non
ci
sembra
dia
grandi
risultati
di
giustizia
e
quelli
che
vanno
in
giro
con
molte
strisce
sul
berretto
non
sono
sempre
quelli
che
più
hanno
merito
.
Così
abbiamo
preferito
un
metodo
semplice
,
un
criterio
numerico
e
spicciativo
:
tanti
a
comandare
e
tanti
ad
obbedire
.
Insomma
vi
prometto
che
non
sarete
urtati
da
nessuna
novità
qua
dentro
:
come
prima
,
troverete
comandi
appesi
alle
pareti
e
voi
sapete
che
si
deve
ubbidire
:
si
tratta
delle
solite
cerimonie
,
delle
solite
menzogne
e
delle
necessarie
mortificazioni
a
cui
siete
abituati
:
gli
esecutori
,
in
definitiva
,
sono
gli
stessi
carabinieri
che
voi
conoscete
e
che
vi
sorvegliavano
anche
durante
i
vostri
divertimenti
.
Vi
raccomando
di
stare
molto
attenti
alle
istruzioni
.
Vedrete
che
daremo
un
senso
alle
parate
che
vi
abbiamo
fatto
vedere
in
Piazza
d
'
Armi
;
vi
spiegheremo
il
significato
delle
manovre
e
la
simbologia
del
saluto
,
della
posizione
d
'
attenti
(
che
è
immobilità
,
per
non
nuocere
fuor
di
proposito
)
,
del
presentat
'
arm
(
che
è
l
'
atto
del
volontario
disarmo
di
fronte
al
superiore
)
.
Anche
gli
esercizi
di
ginnastica
che
avete
fatto
da
bambini
in
un
cortile
tra
la
facciata
della
scuola
ed
un
orticello
con
le
pesche
mature
,
vedrete
che
avranno
ora
la
loro
giustificazione
.
Mostrate
intelligenza
pronta
e
non
costringete
i
vostri
istruttori
a
troppo
minute
spiegazioni
:
noi
abbiamo
sempre
fretta
,
una
grandissima
fretta
,
e
non
potremmo
indugiarci
sulle
cose
con
troppi
dettagli
.
Vi
addestreremo
a
calcolare
,
sulle
tabelle
e
sugli
istrumenti
scientifici
,
il
tiro
dei
cannoni
e
delle
mitragliatrici
,
voi
capite
già
di
che
cosa
si
tratta
.
Non
credo
pretendiate
che
sulle
porte
delle
nostre
scuole
d
'
artiglieria
scrivessimo
:
"
Luoghi
dove
s
'
insegna
ad
uccidere
gli
uomini
ed
a
distruggere
le
città
"
.
Noi
ci
spiegheremo
sempre
allegoricamente
,
sta
a
voi
dimostrare
intuito
pronto
e
saperci
comprendere
.
Tenete
fermi
intanto
questi
principi
:
che
la
milizia
è
la
società
in
uno
stato
di
fretta
:
che
nelle
caserme
noi
facciamo
continuamente
un
lavoro
di
sintesi
della
vita
sociale
:
che
in
una
caserma
c
'
è
la
vita
di
tutta
una
città
in
una
camera
,
dove
tutte
le
cose
per
esigenza
di
tempo
sono
state
ridotte
ad
una
scheletricità
rude
e
severa
.
Può
darsi
che
le
donne
,
dopo
poco
tempo
,
vi
troveranno
amabili
nel
nuovo
vestito
,
ma
badate
che
questa
sera
esse
rideranno
di
voi
.
Non
vi
disperate
.
Sapete
che
la
donna
più
di
noi
è
rimasta
fedele
allo
stato
di
natura
,
che
essa
ha
ancora
delle
strane
nostalgie
ed
odia
la
civiltà
della
quale
noi
siamo
la
compiuta
immagine
.
Per
tutte
queste
cose
,
essa
vedrà
in
voi
degli
uomini
addomesticati
,
degli
animali
,
che
,
perduta
ogni
freschezza
ferina
si
sono
ridotti
a
fantocci
.
Prenderà
dunque
la
prima
scusa
del
berretto
troppo
largo
o
della
giubba
troppo
lunga
per
ridere
alle
vostre
spalle
.
Sopportate
questa
prova
con
fierezza
,
consolatevi
pensando
alla
patria
e
pensando
che
anche
questo
scherno
non
durerà
.
Vedrete
che
presto
le
donne
verranno
ad
attendervi
alla
porta
della
caserma
.
Attenti
,
saluto
e
rompete
le
righe
.
StampaPeriodica ,
Anche
in
quelle
zone
del
popolo
lavoratore
che
una
volta
sembrava
meno
facile
agli
entusiasmi
,
la
coscienza
dell
'
impero
operava
inavvertitamente
,
col
passo
lento
e
certo
della
storia
,
al
contatto
intimo
e
fisico
dell
'
opera
di
restaurazione
civile
a
cui
si
è
dedicato
Mussolini
nei
primi
tredici
anni
di
governo
,
quando
anche
una
parte
di
noi
giovani
,
col
prudore
nelle
mani
e
l
'
anima
fino
a
un
certo
punto
rinvoltata
nell
'
igienico
polverone
dei
libri
di
storia
romana
e
delle
poesie
carducciane
,
parlava
solo
di
universalità
,
d
'
impero
spirituale
e
ci
si
rifaceva
a
Dante
e
a
Machiavelli
quasi
timorosi
d
'
imporre
al
mondo
la
forza
delle
nostre
armi
e
delle
nostre
braccia
.
Quei
giovani
che
vedevano
nella
guerra
oltre
al
carattere
etico
e
civilizzatore
la
possibilità
di
una
fantastica
cazzottatura
in
grande
stile
da
struggersi
dalla
gioia
,
parlando
d
'
impero
spirituale
non
si
dibattevano
in
erotismi
di
cattolica
umanità
o
di
suprema
saggezza
ma
vedevano
ed
era
dato
loro
constatare
che
rimanevano
da
abbattere
dei
muri
sociali
interni
di
vecchie
mentalità
contro
i
quali
la
Rivoluzione
in
marcia
per
il
suo
impero
,
avrebbe
quasi
rallentato
il
passo
.
(
Per
noi
,
per
me
l
'
antiborghesismo
non
era
una
posa
ma
una
radicata
convinzione
,
una
fede
smentita
dai
fatti
che
ci
è
potuta
costare
rinunzie
,
e
umiliazione
se
i
piccoli
uomini
potessero
impressionarci
.
Ma
il
nostro
metro
misurava
troppo
in
altezza
e
forse
,
in
tali
concetti
,
noi
,
popolo
del
popolo
,
si
tradiva
il
popolo
o
i
libri
e
i
ricorsi
storici
avevano
succhiato
il
midollo
della
nostra
materia
popolana
.
)
Mussolini
ha
inciso
la
sua
volontà
sui
lavoratori
,
ha
loro
parlato
da
"
paro
a
paro
"
;
ha
poggiato
le
sue
promesse
su
altre
promesse
mantenute
;
è
entrato
fin
dentro
le
carni
,
giù
al
cuore
della
gente
"
meno
abbiente
"
che
racchiude
ancora
,
intatta
,
la
verginità
dei
súbiti
entusiasmi
e
degli
eterni
amori
e
l
'
ha
conquistata
:
ha
preparato
gli
uomini
alla
guerra
e
all
'
impero
,
ha
preso
le
donne
,
anche
tutte
le
madri
che
sono
le
ultime
a
capire
e
le
prime
a
difendere
,
per
divino
egoismo
,
l
'
utilità
del
sacrificio
.
Il
popolo
,
con
una
fede
e
con
una
méta
(
"
che
è
una
tappa
non
un
arrivo
"
)
,
ha
combattuto
ed
ha
vinto
,
ma
,
quel
che
preme
,
sembra
avere
capito
che
moriva
ed
operava
per
l
'
Italia
e
anche
per
il
suo
miglioramento
umano
-
sociale
e
spirituale
...
StampaPeriodica ,
DAK
TO
(
Vietnam
)
,
gennaio
«
QUANDO
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
ho
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
,
1967»
.
«
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
e
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
«
Signora
,
lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
ho
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
.
Dico
alla
svelta
:
Dio
,
non
farmi
morire
»
.
«
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
si
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
una
sporca
tragedia
»
.
«
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
.
Io
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Credi
che
morirò
?
»
.
«
Non
voglio
tornare
in
battaglia
.
Sono
così
giovane
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
venti
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
ad
un
albero
.
Non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
»
.
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
.
Oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
«
Lasciatemi
in
pace
.
Non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmeno
di
morire
»
.
Poi
è
arrivato
un
razzo
.
E
di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
Lunedì
mattina
.
La
tragedia
incomincia
con
la
paura
.
E
la
paura
incomincia
appena
Sali
sul
cargo
militare
che
ti
conduce
alla
zona
del
fuoco
insieme
ai
soldati
che
tacciono
in
un
rassegnato
silenzio
.
Ieri
un
cargo
come
questo
è
precipitato
,
sembra
per
un
sabotaggio
,
e
nessuno
ha
fatto
in
tempo
a
usare
i
paracadute
con
cui
dovremo
buttarci
se
saremo
colpiti
.
Del
resto
,
il
paracadute
a
che
serve
?
Mentre
cali
a
terra
ti
sparano
,
voliamo
su
una
regione
che
pullula
di
vietcong
.
Fa
caldo
,
sudi
.
Anche
perché
il
soldato
accanto
ti
fissa
da
almeno
mezz
'
ora
scuotendo
la
testa
e
poi
,
cercando
di
superare
il
rombo
dei
motori
,
ti
grida
:
«
Sei
giornalista
?
»
.
«
Sì
»
.
«
E
il
lungo
con
te
è
un
fotografo
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Andate
a
Dak
To
?
»
.
«
Sì
»
.
«
Idioti
,
chi
ve
lo
fa
fare
?
»
.
Te
lo
chiedi
anche
tu
,
all
'
improvviso
.
Hai
superato
tanti
ostacoli
per
arrivare
fin
qui
,
visti
permessi
burocrazie
,
e
all
'
improvviso
vorresti
essere
mille
miglia
lontano
dove
la
guerra
è
solo
una
parola
,
una
fotografia
sul
giornale
,
una
immagine
alla
televisione
.
Provi
a
scherzare
,
la
voce
ti
suona
falsa
:
«
Moroldo
,
ci
pensi
alla
faccia
dell
'
ambasciatore
quando
gli
consegnano
i
nostri
cadaveri
?
»
.
Per
raggiungere
Dak
To
abbiamo
firmato
un
foglio
con
cui
sdebitiamo
le
Forze
armate
e
il
governo
degli
Stati
Uniti
della
nostra
possibile
morte
,
e
in
fondo
al
foglio
c
'
era
questa
domanda
:
«
A
chi
dovrà
essere
consegnato
il
nostro
cadavere
?
»
.
Presi
alla
sprovvista
abbiamo
scritto
:
«
Ambasciata
italiana
a
Saigon
»
.
Moroldo
brontola
che
lo
disturba
solo
un
particolare
:
l
'
intera
faccenda
è
avvenuta
di
venerdì
17
.
Anche
le
uniformi
le
abbiamo
prese
di
venerdì
17
,
ma
bando
alle
spiritosaggini
:
in
poco
più
di
due
anni
sono
morti
dieci
giornalisti
in
Vietnam
.
Ricordiamoli
,
non
lo
fa
mai
nessuno
.
Maggio
1965
,
Pieter
Ronald
Van
Thiel
:
ucciso
dai
vietcong
a
sud
di
Saigon
.
Giugno
1966
,
Jerry
Rose
:
precipitato
con
l
'
aereo
colpito
da
una
cannonata
a
Quang
Ngai
.
Ottobre
1966
,
Bernard
Kolenberg
:
precipitato
con
un
caccia
sulla
zona
demilitarizzata
.
Ottobre
1966
,
Huynh
Than
My
:
ucciso
in
battaglia
a
Can
Tho
.
Novembre
1966
,
Dickie
Chapelle
:
saltata
su
una
mina
a
sud
di
Danang
.
Novembre
1966
,
Charlie
Chellapah
:
disintegrato
da
un
mortaio
a
Cu
Chi
.
Dicembre
1966
,
Sam
Castan
:
ucciso
in
combattimento
nelle
pianure
centrali
.
Febbraio
1967
,
Bernard
Fall
:
sventrato
da
una
mina
nella
foresta
di
Hue
.
Marzo
1967
,
Ronald
Gallagher
:
ucciso
per
errore
dall
'
artiglieria
americana
nei
pressi
di
Saigon
.
Maggio
1967
,
Felipa
Schuler
:
mitragliata
sull
'
elicottero
che
la
portava
a
Danang
.
Di
feriti
,
quest
'
anno
,
ce
ne
sono
stati
una
trentina
.
Ieri
a
Saigon
ho
conosciuto
Cathrine
Leroy
,
fotografa
francese
.
Ha
ventitré
anni
,
il
braccio
destro
,
la
gamba
destra
,
la
parte
destra
del
volto
coperti
di
cicatrici
,
e
cammina
zoppa
.
Lo
scorso
maggio
,
durante
un
combattimento
al
17°
parallelo
,
le
scoppiò
accanto
un
colpo
di
mortaio
.
È
stata
tre
mesi
in
ospedale
,
dal
corpo
le
hanno
tolto
diciotto
schegge
,
ma
al
piede
la
ferita
continua
a
riaprirsi
,
riaprirsi
,
e
i
medici
non
sanno
più
cosa
fare
.
Le
ho
chiesto
:
«
Perché
non
torni
a
casa
,
Catherine
?
»
.
Ha
sorriso
senza
rispondermi
.
Che
strani
tipi
questi
miei
colleghi
in
Vietnam
.
Alcuni
sono
fior
di
giornalisti
e
potrebbero
stare
a
Londra
o
a
Parigi
:
invece
bestemmiano
e
rimangono
qui
.
Altri
reporter
improvvisati
,
nessuno
li
voleva
mandare
:
ma
hanno
supplicato
o
sono
venuti
da
sé
,
a
loro
spese
.
Cosa
cercano
,
dimmi
.
Uno
scopo
che
non
avevano
prima
?
Un
brivido
che
li
scuota
dalla
noia
?
Una
pallottola
che
risolva
un
loro
dolore
?
Un
'
imitazione
di
Hemingway
?
Ho
tentato
un
'
indagine
,
uno
ha
risposto
:
«
Voglio
dimostrare
a
mio
padre
di
non
essere
il
cretino
che
dice
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
Mia
moglie
ha
divorziato
»
.
Un
altro
ha
risposto
:
«
È
eccitante
e
,
se
fai
la
foto
giusta
,
sei
a
posto
per
sempre
»
.
Quasi
nessuno
m
'
ha
data
la
sola
ragione
che
a
me
sembra
valida
:
«
Sono
qui
per
capire
»
.
Io
sono
qui
per
capire
,
per
sapere
cosa
pensa
un
uomo
che
ammazza
un
altro
uomo
che
a
sua
volta
lo
ammazza
:
senza
conoscerlo
.
Sono
qui
per
provare
qualcosa
a
cui
credo
:
che
la
guerra
è
inutile
e
sciocca
,
la
più
bestiale
prova
di
idiozia
della
razza
terrestre
.
Sono
qui
per
spiegare
quanto
è
ipocrita
il
mondo
quando
si
esalta
su
un
siero
che
curerà
il
cancro
,
o
sull
'
operazione
chirurgica
che
sostituisce
un
cuore
con
un
altro
cuore
:
mentre
migliaia
di
creature
giovani
e
sane
,
senza
cancro
,
col
cuore
a
posto
,
vanno
a
morire
come
animali
,
vacche
al
macello
.
C
'
è
la
guerra
da
tre
anni
in
Vietnam
e
la
gente
che
piange
su
Washkansky
dice
:
«
Uh
,
che
noia
»
.
Ci
si
massacra
da
venti
giorni
a
Dak
To
è
un
villaggio
situato
a
dieci
miglia
dal
confine
col
Laos
e
la
Cambogia
,
proprio
dove
sbocca
la
Pista
O
Ci
-
min
:
vale
a
dire
la
strada
da
cui
arrivano
i
rifornimenti
di
Hanoi
alle
formazioni
vietcong
e
alle
truppe
nordvietnamite
infiltrate
nel
Sud
.
Verso
la
fine
di
ottobre
a
Dak
To
c
'
era
un
solo
battaglione
di
americani
con
una
base
aerea
,
minuscola
.
Poi
un
disertore
nordvietnamita
rivelò
che
i
suoi
compagni
erano
riusciti
ad
ammassare
sulle
colline
intorno
a
Dak
To
ben
settemila
soldati
e
con
questi
si
accingevano
a
sferrare
l
'
attacco
.
Il
generale
Westmoreland
reagì
concentrando
diecimila
fra
paracadutisti
e
soldati
,
il
1°
novembre
ebbe
inizio
la
più
sanguinosa
battaglia
combattuta
fin
oggi
in
Vietnam
.
A
Saigon
si
dice
:
«
O
gli
americani
vincono
entro
sette
giorni
o
Dak
To
diviene
la
loro
Diem
Bien
Phu
»
.
Non
è
facile
obbedire
al
consiglio
che
un
amico
della
France
Presse
,
François
Pelou
,
mi
ha
lascito
in
albergo
con
un
bigliettino
:
«
N
'
aie
pas
peur
»
.
I
viet
sono
come
gli
Apaches
e
i
Cheyennes
Lunedì
pomeriggio
.
Invece
è
facile
.
La
paura
ti
passa
,
di
colpo
,
con
la
paura
degli
altri
.
L
'
elicottero
su
cui
siamo
saliti
alla
base
di
Pleiku
,
ultima
tappa
prima
di
Dak
To
,
ha
posto
per
quattro
persone
oltre
i
due
piloti
e
i
due
mitraglieri
.
Uno
dei
quattro
è
un
telecronista
appena
giunto
da
New
York
.
Il
suo
viso
ha
il
colore
del
gesso
,
il
suo
corpo
è
scosso
da
un
tremito
convulso
,
e
tutte
le
sue
dieci
dita
sono
ficcate
dentro
la
bocca
dove
tutti
i
suoi
trentadue
denti
le
mordono
furiosamente
.
Dopo
pochi
minuti
si
alza
,
batte
alle
spalle
di
un
pilota
,
lo
scongiura
invano
di
tornare
indietro
,
e
provi
tanta
vergogna
per
lui
che
di
colpo
sei
un
'
altra
persona
.
Tranquilla
,
lucida
,
con
ogni
tuo
nervo
pronto
a
scattare
per
salvarti
la
pelle
.
Puoi
perfino
osservare
con
curiosità
le
colline
a
sinistra
da
cui
si
alzano
fumate
nere
,
il
napalm
che
gli
americani
sganciano
sui
nordvietnamiti
lanciano
sugli
americani
:
ben
consapevole
che
ci
stai
passando
nel
mezzo
,
come
sotto
un
arcobaleno
,
sorvolando
la
giungla
dove
sono
nascosti
i
vietcong
i
quali
mirano
dritto
alle
pale
dell
'
elicottero
.
Puoi
perfino
capire
perché
questa
guerra
è
una
guerra
diversa
da
ogni
altra
guerra
che
hai
studiato
a
scuola
,
e
perché
dicono
che
non
ha
un
fronte
preciso
,
che
il
fronte
è
ovunque
.
Il
mitragliere
dietro
di
te
s
'
è
abbassato
sulla
mitraglia
e
spara
raffiche
contro
una
macchia
da
cui
è
partito
un
colpo
appena
avvertito
.
Sembra
il
personaggio
di
un
western
dove
i
bianchi
sparano
dal
vagone
agli
indiani
.
Anche
allora
i
bianchi
tenevano
in
pugno
un
paese
di
cui
possedevano
solo
qualche
fortino
,
e
per
andare
da
fortino
a
fortino
bisognava
ammazzare
o
venire
ammazzati
.
Sostituisci
alla
parola
fortino
la
parola
base
aerea
,
alla
parola
indiani
la
parola
vietcong
,
alla
parole
vagone
la
parola
elicottero
:
ed
ecco
il
Vietnam
.
Ecco
il
nostro
viaggio
a
Dak
To
,
con
quel
poverino
che
geme
.
Siamo
a
Dak
To
.
Un
campo
militare
con
una
pista
nel
mezzo
,
bucata
dai
mortai
di
stanotte
.
Decine
di
elicotteri
e
aerei
che
decollano
o
atterrano
in
una
tempesta
di
polvere
rossa
,
un
fragore
che
spacca
gli
orecchi
.
Centinaia
di
camion
e
di
jeep
che
trasportan
soldati
dalla
barba
lunga
e
lo
sguardo
stanco
.
Postazioni
di
artiglieria
che
vomitano
cannonate
ogni
trenta
secondi
facendo
tremare
la
terra
e
il
tuo
stomaco
.
Eppure
come
doveva
essere
bello
il
Vietnam
quando
non
c
'
era
la
guerra
.
I
monti
dove
ora
si
muore
son
blocchi
di
giada
e
smeraldo
,
il
cielo
dove
ora
schizzan
bombe
è
una
cappa
color
fiordaliso
,
e
il
fiume
che
ora
serve
a
spegnere
gli
incendi
ha
un
'
acqua
così
limpida
,
fresca
.
Come
doveva
essere
facile
sentirsi
felici
quaggiù
,
andando
a
pescare
sulle
rive
,
a
passeggiare
nei
boschi
.
Poi
un
tenente
ci
viene
incontro
e
ci
offre
una
rivoltella
ciascuno
.
«
Badate
,
ve
la
consiglio
,
quasi
tutti
i
corrispondenti
ce
l
'
hanno
,
chiunque
porti
l
'
uniforme
è
un
bersaglio
:
i
nordvietnamiti
non
fanno
prigionieri
.
Se
dovete
crepare
,
tanto
vale
che
vendiate
cara
la
vostra
pelle
»
.
E
sembra
molto
sorpreso
,
anzi
offeso
,
quando
gli
rispondiamo
«
no
,
grazie
»
.
Povero
tenente
.
Ha
due
baffi
cretini
su
un
muso
di
topo
,
e
un
elmetto
che
sembra
nato
con
lui
.
Infatti
non
lo
vedremo
mai
senza
e
un
giorno
gli
chiederò
se
ci
dorme
.
È
addetto
alla
stampa
,
nella
tasca
dei
pantaloni
tiene
una
scatola
di
fotocolor
che
mostra
ad
ogni
nuovo
arrivato
:
la
sua
fidanzata
in
camicia
da
notte
e
senza
camicia
da
notte
.
La
mostra
anche
a
me
,
è
una
bionda
cicciuta
con
due
grossi
seni
,
mi
spiega
che
la
fotografò
durante
una
licenza
a
Honolulu
.
Parlando
ci
conduce
alla
tenda
dei
giornalisti
ma
prima
di
entrarci
faccio
in
tempo
a
vedere
due
MP
che
trascinano
un
soldatino
giallo
in
uniforme
kaki
.
Cammina
perché
lo
sostengono
,
ha
i
piedi
scalzi
,
la
bocca
aperta
e
le
palpebre
chiuse
.
Ha
sì
o
no
diciott
'
anni
,
lo
hanno
prese
stamani
sulla
collina
1383
,
era
svenuto
di
fame
e
di
sete
.
«
Dove
lo
portano
»
,
chiedo
,
«
all
'
infermeria
?
»
.
«
No
,
no
»
,
spiega
il
tenente
,
«
lo
portano
all
'
interrogatorio
e
poi
ad
incidere
un
disco
da
trasmettere
con
l
'
altoparlante
sulle
colline
.
»
«
E
cosa
inciderà
su
quel
disco
?
»
.
«
Inviterà
i
suoi
compagni
ad
arrendersi
»
.
«
E
se
lui
non
vuol
farlo
?
»
.
«
Oh
,
lo
farà
,
lo
farà
»
.
Il
prigioniero
inciampa
,
gli
MP
lo
sollevano
,
e
per
un
attimo
i
suoi
piedini
nudi
pendono
giù
grotteschi
.
Forse
fu
lui
a
ordinare
la
giacca
ricamata
che
vidi
da
un
sarto
a
Saigon
.
Il
ricamo
diceva
:
«
Quando
morirò
andrò
in
Paradiso
perché
su
questa
terra
sono
vissuto
all
'
Inferno
.
Vietnam
1967»
.
Però
era
una
giacca
americana
.
E
le
parole
ricamate
,
in
inglese
.
Dieci
piloti
partono
ne
ritornano
due
Lunedì
notte
.
La
sensazione
che
hai
in
questo
campo
è
d
'
essere
chiuso
in
un
pozzo
,
cioè
in
trappola
.
Le
colline
dei
nordvietnamiti
ti
circondano
proprio
a
raggiera
e
solo
tre
sono
in
mano
degli
americani
:
la
1383
,
la
1124
e
la
1089
.
Notte
e
giorno
sei
esposto
al
fuoco
dei
mortai
,
dei
razzi
,
questo
buco
a
trenta
centimetri
dalla
vostra
tenda
lo
ha
fatto
stamani
un
mortaio
.
Veniva
dalla
collina
875
,
quella
che
non
riescono
a
prendere
:
la
notte
scorsa
173°
Airborn
aveva
l
'
ordine
di
arrivarci
in
cima
a
ogni
costo
ma
l
'
attacco
è
fallito
.
Ho
parlato
col
pilota
di
un
elicottero
,
quasi
piangeva
.
M
'
ha
raccontato
che
gli
uomini
sono
ammassati
in
un
perimetro
angusto
da
cui
non
possono
andare
né
avanti
né
indietro
:
i
nordvietnamiti
li
circondano
da
tutte
le
parti
,
sono
dietro
a
ogni
albero
.
In
quel
mucchio
di
carne
umana
vi
sono
almeno
cento
morti
e
altrettanti
feriti
,
nel
buio
gridano
supplicando
acqua
e
morfina
.
Il
sole
decompone
i
cadaveri
,
molti
feriti
muoiono
dissanguati
;
evacuarli
è
impossibile
.
Dieci
elicotteri
ci
hanno
provato
,
otto
sono
stati
abbattuti
,
questo
pilota
è
uno
dei
due
che
sono
riusciti
a
tornare
.
«
Capisce
,
non
ci
si
muove
che
con
gli
elicotteri
in
questa
giungla
maledetta
.
Il
terreno
è
troppo
ripido
,
pieno
di
bambù
e
di
liane
,
per
far
cento
metri
ci
si
mette
due
ore
,
e
i
nordvietnamiti
vi
si
muovono
invece
come
gatti
»
.
«
E
i
sudvietnamiti
dove
sono
?
»
.
«
Non
ci
sono
.
Chi
li
ha
mai
visti
?
Siamo
tutti
americani
a
Dak
To
»
.
I
soldati
al
campo
hanno
un
'
aria
cupa
,
arrabbiata
.
Mi
sono
affacciata
a
una
tenda
e
un
portoricano
gridava
:
«
Questo
lo
zio
Sam
non
ce
lo
aveva
detto
.
Devi
combattere
il
comunismo
non
lo
so
,
e
non
me
ne
frega
un
corno
dei
dannatissimi
vietnamiti
.
Se
lo
combattano
da
sé
il
comunismo
,
non
c
'
è
neanche
un
sudista
qui
fra
noi
.
Sì
,
aveva
ragione
mio
padre
quando
si
arrabbiò
perché
andai
volontario
.
Mio
padre
è
un
operaio
e
sai
che
ti
dico
?
Sono
sempre
i
figli
degli
operai
che
vanno
a
morire
alla
guerra
»
.
Gli
è
saltato
addosso
il
caporale
e
ha
urlato
:
«
Hector
,
chiudi
il
becco
!
»
.
Ma
Hector
ha
continuato
a
sfogarsi
e
io
sono
uscita
.
Ero
alla
mensa
quando
è
suonato
l
'
allarme
.
È
suonato
quando
i
primi
colpi
di
mortaio
erano
già
caduti
sul
ponte
e
sulla
pista
.
Sono
scappati
tutti
rovesciando
i
vassoi
,
i
bicchieri
di
tè
,
e
sono
scappata
anch
'
io
,
con
Moroldo
,
ma
era
molto
buio
e
il
bunker
non
si
vedeva
.
Si
vedevano
solo
sagome
nere
che
correvano
dandosi
spintoni
e
ripetendo
:
«
I
mortai
,
i
mortai
»
.
A
ciascuno
chiedevo
:
«
Il
bunker
,
dov
'
è
il
bunker
»
,
ma
nessuno
mi
rispondeva
.
Si
diventa
egoisti
alla
guerra
.
L
'
artiglieria
intanto
s
'
era
scatenata
con
lancio
di
razzi
,
il
cielo
bruciava
fiamme
rosse
in
fuga
verso
le
colline
,
non
distinguevi
più
tra
i
colpi
in
arrivo
e
i
colpi
in
partenza
,
d
'
un
tratto
una
mano
ha
afferrato
il
mio
polso
e
una
voce
ha
detto
:
«
Viens
avec
moi
»
.
Era
François
Mazure
,
un
collega
francese
,
con
lui
e
Moroldo
mi
son
tuffata
in
un
bunker
pieno
di
soldati
cadendoci
a
capofitto
.
Siamo
rimasti
un
'
oretta
nel
bunker
,
i
soldati
ogni
tanto
accendevano
un
fiammifero
sotto
la
mia
faccia
per
vedere
se
fossi
davvero
una
donna
.
I
loro
discorsi
erano
interessanti
:
parlavano
esclusivamente
di
quelli
che
sono
riusciti
a
evitare
il
Vietnam
.
Quando
l
'
allarme
è
cessato
ci
hanno
detto
che
il
ponte
era
quasi
distrutto
e
che
si
temeva
un
contrattacco
sulla
collina
1383
.
Domattina
ci
andremo
,
intanto
cerchiamo
di
dormire
.
Di
giorno
fa
caldo
,
di
notte
fa
freddo
,
ma
il
peggio
è
che
le
brande
sono
tutte
occupate
e
bisogna
dormire
per
terra
.
Qualcuno
mi
ha
dato
il
suo
sacco
a
pelo
ma
per
terra
i
colpi
di
cannone
ritornano
come
legnate
sul
ventre
.
Nel
sonno
sento
Moroldo
che
brontola
:
«
E
spara
e
spara
e
spara
.
Ma
quanto
costa
ogni
colpo
?
Mezzo
milione
?
Un
milione
?
Come
sono
ricchi
gli
americani
.
Io
,
la
guerra
agli
americani
,
non
gliela
farò
mai
»
.
Una
bomba
da
300
chili
ha
fatto
un
massacro
Martedì
mattina
.
Si
chiama
Pip
,
ha
ventitré
anni
,
un
volto
buono
e
arguto
,
un
fucile
,
una
Leica
e
un
blocco
di
carta
col
lapis
.
È
addetto
al
servizio
informazioni
della
Quarta
divisione
fanteria
e
sarà
lui
a
portarci
sulla
collina
1383
.
Gli
andiamo
incontro
ridendo
,
ci
siamo
svegliati
contenti
,
com
'
è
bello
essere
vivi
.
Se
imparassimo
a
esser
contenti
per
il
semplice
fatto
d
'
essere
vivi
.
Capiremmo
perfino
il
piacere
di
lavarsi
la
faccia
con
un
bicchiere
d
'
acqua
,
l
'
altro
bicchiere
è
pei
denti
,
e
pazienza
se
nell
'
uniforme
ci
hai
dormito
e
sudato
,
se
il
sacco
a
pelo
puzzava
,
se
trovare
un
gabinetto
è
un
regalo
.
Il
generale
Peers
m
'
ha
offerto
l
'
uso
del
suo
gabinetto
che
è
una
scatola
di
legno
su
cui
è
scritto
"
Privato
"
,
ma
tutte
le
volte
che
provi
ad
andarci
c
'
è
lui
.
Al
terzo
tentativo
l
'
ho
sorpreso
sotto
la
doccia
che
si
insaponava
.
«
Oh
!
»
,
ha
esclamato
arrossendo
e
non
si
capiva
a
guardarlo
perché
tutti
ne
abbiano
tanta
paura
.
Così
nudo
e
indifeso
non
sembrava
davvero
il
demonio
che
nell
'
ultima
guerra
mondiale
terrorizzava
i
giapponesi
della
Birmania
,
ancor
meno
sembrava
il
grande
stratega
che
da
venti
giorni
manda
i
ragazzi
a
morire
e
ogni
sera
ripete
:
«
Stanotte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Uscendo
senza
scarpe
scansava
i
sassolini
come
fossero
spilli
.
L
'
ho
raccontato
a
Pip
che
continuava
a
ripetere
:
«
Devi
dirlo
al
capitano
Scher
!
»
.
Il
capitano
Scher
è
colui
che
ha
conquistato
le
tre
colline
e
Pip
sostiene
che
se
la
875
fosse
toccata
a
lui
non
sarebbe
successo
quello
che
è
successo
.
Sulla
875
la
situazione
sta
facendosi
ancora
più
tragica
.
Stamani
i
Phantom
bombardavano
i
bunker
dei
nordvietnamiti
,
uno
ha
sganciato
troppo
presto
una
bomba
e
anziché
sui
nordvietnamiti
le
bomba
è
caduta
sul
perimetro
degli
americani
.
Era
una
bomba
da
trecento
chili
,
ha
fatto
un
massacro
.
Be
'
,
per
dirmi
questo
Pip
ha
indugiato
un
po
'
troppo
e
l
'
elicottero
su
cui
dovevamo
salire
è
partito
.
Dobbiamo
attenderne
un
altro
e
,
quando
arriverà
,
ci
diranno
:
«
Chi
di
voi
tre
porta
bene
?
L
'
elicottero
che
avete
perduto
è
partecipato
per
una
raffica
di
mitra
a
palla
»
.
«
Sono
andato
volontario
,
poi
me
ne
pentii
subito
»
Martedì
mezzogiorno
.
Ci
si
abitua
a
tutto
,
anche
a
non
stupirsi
perché
la
morte
t
'
è
passata
accanto
senza
vederti
.
Ci
si
abitua
a
saltare
sull
'
elicottero
che
non
ha
nemmeno
una
cintura
alla
quale
legarti
sicché
quando
vira
devi
stringere
forte
un
appiglio
sennò
scivoli
giù
.
Ci
si
abitua
a
volare
rasente
i
boschi
da
cui
i
vietcong
sparano
.
Ci
si
abitua
ad
affacciarsi
mentre
il
mitragliere
risponde
al
fuoco
.
Ci
si
abitua
a
non
battere
ciglio
dinanzi
alla
desolazione
,
l
'
orrore
.
Non
sono
rimasti
che
mozziconi
anneriti
di
alberi
su
questa
collina
.
Si
levano
contro
il
cielo
in
mille
schegge
che
sembrano
dita
tese
a
chieder
pietà
e
introno
a
essi
vedi
solo
buche
,
voragini
,
trincee
,
bunker
coperti
da
sacchi
di
sabbia
,
uomini
dall
'
espressione
sbalordita
,
il
passo
incerto
.
Ci
siamo
calati
nel
punto
dov
'
è
appostata
l
'
artiglieria
.
Nel
recinto
dei
mortai
stanno
tre
ragazzini
vestiti
da
soldato
.
Quello
che
infila
gli
obici
ha
due
occhi
tristi
che
spaccano
il
cuore
.
«
Larry
,
ti
ho
portato
un
pacco
»
,
gli
dice
Pip
.
«
Vengo
subito
»
,
risponde
Larry
.
Infila
un
'
altra
granata
nella
bocca
del
mortaio
,
si
inginocchia
appoggiando
la
testa
bionda
alla
canna
e
:
«3048
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
«
Larry
!
»
,
insiste
Pip
.
«
Un
momento
»
,
dice
Larry
,
«3049
,
uno
-
due
,
fuoco
!
»
.
Poi
cede
il
posto
a
un
altro
e
prende
il
pacco
che
viene
dalla
zia
Dolores
di
Kansas
City
e
contiene
pop
-
corn
,
burro
di
noccioline
,
torroni
ma
soprattutto
caramelle
perché
a
Larry
piacciono
le
caramelle
.
Le
mangiamo
insieme
,
seduti
sul
tronco
di
un
castagno
.
«
Larry
,
ma
è
vero
che
sei
volontario
?
»
.
«
Cosa
vuole
,
eran
tre
anni
che
il
Vietnam
incombeva
su
me
,
alla
fine
mi
dissi
:
meglio
andar
volontario
,
o
la
va
o
la
spacca
,
se
va
e
se
ritorno
becco
un
congedo
di
centocinquanta
dollari
al
mese
.
Mi
pentii
subito
di
aver
fatto
quel
che
avevo
fatto
.
Ma
ormai
lo
avevo
fatto
.
I
miei
genitori
si
arrabbiarono
molto
,
la
mamma
piangeva
.
Mi
sembra
un
secolo
,
e
fu
solo
tre
mesi
fa
.
Tre
.
Ho
ancora
nove
mesi
da
passare
qui
.
Lei
crede
che
ce
la
farò
?
A
volte
o
paura
di
no
.
E
prego
,
sa
,
non
faccio
che
pregare
.
Prego
anche
quando
non
ho
tempo
,
per
esempio
quando
vado
all
'
assalto
,
dico
alla
svelta
:
Dio
non
farmi
morire
»
.
Poi
dal
recinto
arriva
una
voce
:
«
Dico
,
Larry
,
vuoi
riprenderti
questo
fetentissimo
aggeggio
?
»
.
E
Larry
se
na
va
,
masticando
caramelle
di
zia
Dolores
,
a
sparar
colpi
che
ammazzeranno
un
ragazzo
come
lui
.
Quello
che
l
'
ha
chiamato
si
avvicina
e
sorride
:
«
Lei
è
italiana
,
vero
?
Anch
'
io
»
.
Si
chiama
George
Mazzarella
,
figlio
unico
di
Giacinto
e
Irene
Mazzarella
che
nel
1926
lasciarono
Napoli
per
emigrare
a
New
York
.
Ha
ventiquattr
'
anni
,
è
meccanico
,
era
sposato
da
un
mese
quando
lo
mandarono
qui
.
E
il
giorno
prima
dell
'
attacco
ricevette
una
lettera
dove
la
moglie
diceva
d
'
essere
incinta
.
«
Così
andai
all
'
attacco
come
in
stato
di
ubriachezza
.
Era
la
prima
volta
che
andavo
all
'
attacco
e
lei
m
'
aveva
scritto
d
'
essere
incinta
.
Avevo
paura
,
mi
tenevo
vicino
a
Bob
.
Bob
era
il
mio
amico
.
Eravamo
partiti
insieme
perché
lui
era
un
tipo
zitto
e
io
sono
un
tipo
che
chiacchiera
:
si
legava
come
due
innamorati
.
Poi
il
razzo
arrivò
.
Lo
vidi
arrivare
e
mi
seccò
la
gola
,
non
riuscii
a
dirlo
a
Bob
.
Mi
buttai
a
terra
e
nel
momento
in
cui
mi
buttai
a
terra
rividi
tutta
la
mia
vita
,
come
un
film
,
rividi
mia
madre
e
mio
padre
e
i
giorni
di
scuola
e
mia
moglie
nel
letto
,
tutto
insieme
.
E
mentre
vedevo
questo
vidi
Bob
scoppiare
.
Letteralmente
scoppiare
.
In
due
,
lo
giuro
,
tagliato
nel
mezzo
.
Lo
vidi
morire
ed
era
la
prima
volta
che
vedevo
un
uomo
morire
e
quell
'
uomo
era
Bob
.
Gridai
:
Bob
!
E
poi
,
che
Dio
mi
perdoni
,
non
l
'
ho
ancora
detto
a
nessuno
,
lo
dico
a
lei
perché
devo
dirlo
a
qualcuno
,
se
non
lo
dico
divento
pazzo
,
e
poi
ecco
poi
fui
così
felice
che
il
razzo
avesse
preso
lui
anziché
me
.
Dio
,
mi
vergogno
.
Quanto
mi
vergogno
.
Ma
è
così
.
E
se
in
questo
momento
arriva
un
altro
razzo
,
lo
sa
che
le
dico
?
Spero
che
prenda
lei
anziché
me
.
Brutto
,
vero
?
»
.
«
Non
lo
so
,
George
.
È
guerra
»
.
«
E
poi
ammazzai
un
uomo
.
Era
un
piccolo
viet
.
Correva
,
correva
,
e
gli
sparavano
tutti
.
Sembrava
d
'
essere
al
tirassegno
di
un
luna
park
.
Gli
ho
sparato
io
ed
è
caduto
.
Ma
è
stato
come
sparare
a
un
albero
,
non
ho
sentito
nulla
,
sai
,
nulla
.
Brutto
,
vero
?
»
.
Non
lo
so
,
George
,
è
la
guerra
.
Il
ragazzo
giallo
giaceva
contorto
nella
trincea
Martedì
pomeriggio
.
Da
una
tenda
è
sbucato
il
capitano
Scher
ed
è
venuto
a
sedersi
con
noi
.
Anziché
alzarsi
in
piedi
i
soldati
hanno
detto
:
«
Ciao
,
Don
»
.
Donald
Scher
ha
trentasei
anni
,
è
bello
come
Tyrone
Power
quando
Tyrone
Power
era
davvero
bello
,
ha
la
disinvoltura
di
chi
ha
girato
il
mondo
e
vive
a
New
York
.
Conosce
Londra
,
Parigi
,
Roma
dove
abitava
quand
'
era
alla
NATO
e
suo
sketch
preferito
è
sugli
italiani
che
guidano
.
Sostiene
di
preferire
un
bombardamento
di
mortai
al
traffico
di
Roma
:
una
volta
al
Tritone
ebbe
una
crisi
di
panico
e
non
riusciva
più
a
muoversi
,
i
romani
gli
gridavan
cornuto
.
Dopo
lo
sketch
sugli
italiani
abbiamo
mangiato
una
razione
C
,
pollo
disossato
,
dolce
alla
panna
,
caffè
,
e
dopo
mangiato
lui
ci
ha
condotto
sulla
cima
della
collina
:
con
l
'
elicottero
perché
a
piedi
avremmo
trovato
mine
e
vietcong
.
Quando
l
'
elicottero
s
'
è
abbassato
,
m
'
ha
detto
:
«
Non
salti
lì
»
.
Ho
calcolato
male
le
distanze
e
sono
saltata
proprio
lì
,
affondando
su
qualcosa
di
molle
.
Ho
udito
la
sua
voce
irritata
:
«
Glielo
avevo
detto
di
non
saltare
lì
!
»
,
e
poi
mi
sono
accorta
di
tenere
i
piedi
sul
cadavere
di
un
vietnamita
appena
coperto
di
terra
.
I
cadaveri
qui
sono
ovunque
,
dopo
tre
giorni
e
mezzo
non
li
hanno
ancora
sepolti
tutti
.
Sebbene
il
metodo
sia
sbrigativo
:
li
butti
in
una
trincea
e
poi
copri
la
trincea
con
la
terra
.
«
Capitano
,
quante
vite
è
costata
questa
collina
?
»
.
«
Io
ho
perso
solo
sette
uomini
ma
di
vietnamiti
ne
ho
contati
sessanta
.
Di
sicuro
eran
molti
,
molti
di
più
:
quelli
che
noi
troviamo
son
quelli
uccisi
da
ultimo
.
Gli
altri
li
portano
via
prima
di
ritirarsi
,
legandoli
ai
piedi
con
le
funi
.
Prepararono
le
funi
prima
della
battaglia
,
sono
coraggiosi
.
O
dovrei
dire
suicidi
,
fanatici
?
Li
ho
visti
sotto
un
bombardamento
al
napalm
:
uscivano
dai
bunker
e
tentavano
di
sparare
coi
fucili
agli
aerei
.
Come
i
giapponesi
della
seconda
guerra
mondiale
.
Diresti
che
non
gli
importa
di
morire
,
anzi
che
voglion
morire
.
Io
non
so
cosa
li
muova
»
.
Allora
ho
guardato
il
ragazzo
giallo
che
giaceva
contorto
e
coperto
di
sangue
dentro
una
trincea
.
Non
c
'
era
nulla
di
fanatico
,
di
suicida
,
sul
suo
viso
tondo
e
imberbe
.
Sembrava
,
anzi
,
che
sorridesse
.
Dio
,
ma
a
cosa
?
L
'
ultima
cosa
che
aveva
visto
era
un
George
o
un
Larry
che
avanzavano
col
loro
terrore
e
gli
sparavano
addosso
,
per
non
morire
essi
stessi
.
Dal
giorno
in
cui
era
nato
,
forse
diciassette
,
forse
diciotto
anni
fa
,
non
avevo
mai
visto
che
guerra
.
Prima
la
guerra
con
i
francesi
,
poi
la
guerra
agli
americani
,
in
questa
sua
terra
dove
c
'
era
sempre
qualcuno
che
non
doveva
esserci
,
perché
all
'
inferno
il
comunismo
,
il
non
comunismo
,
lui
era
morto
per
la
sua
terra
,
e
quella
collina
gli
apparteneva
,
come
le
altre
colline
,
le
pianure
e
i
fiumi
,
e
ciò
lo
rendeva
ricco
,
vittorioso
e
ricco
.
Anche
se
aveva
sempre
ignorato
cosa
significa
vivere
in
pace
.
Quella
misteriosa
parola
che
tutti
gli
dicevano
,
pace
.
Una
lucertola
gli
è
andata
su
un
occhio
.
«
Non
guardi
»
,
ho
detto
il
capitano
,
«
venga
via
,
Dio
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
.
Dev
'
esserci
qualcosa
di
sbagliato
nel
cervello
di
quelli
che
di
divertono
a
fare
la
guerra
,
che
la
trovano
gloriosa
o
eccitante
.
Non
c
'
è
nulla
di
glorioso
,
nulla
di
eccitante
,
è
solo
una
sporca
tragedia
e
se
hai
poco
di
cuore
piangi
sempre
quando
la
battaglia
è
finita
.
Piangi
su
quello
cui
negasti
una
sigaretta
ed
è
morto
,
su
quello
che
rimproverasti
ed
è
morto
,
piangi
perfino
su
lui
che
ha
ammazzato
i
tuoi
amici
.
Tre
uomini
m
'
ha
ammazzato
questo
ragazzo
.
Con
una
granata
sola
.
E
magari
se
lo
incontravo
a
un
bar
di
New
York
lo
trovavo
simpatico
,
e
mi
mettevo
a
discuter
con
lui
sul
comunismo
e
sul
capitalismo
,
e
poi
lo
invitavo
a
mangiare
.
Dio
,
che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
«
E
allora
perché
la
fa
,
capitano
?
»
.
«
È
il
mio
mestiere
.
Lo
scelsi
perché
mi
piaceva
lavorare
con
gli
uomini
,
mi
sembrava
di
fare
il
maestro
,
io
ero
un
maestro
.
Quando
diventi
un
militare
non
ci
pensi
mica
che
in
fondo
il
tuo
mestiere
è
uccidere
.
Poi
viene
il
momento
di
uccidere
e
ti
assale
come
uno
stupore
,
senti
come
uno
strappo
,
ma
è
ormai
troppo
tardi
:
se
non
uccidi
sei
ucciso
.
Nel
momento
estremo
non
ti
guida
il
dovere
,
non
ti
guida
il
coraggio
,
ti
guida
la
paura
.
Certo
che
avevo
pura
,
anche
tre
giorni
fa
.
Prima
della
battaglia
io
ho
sempre
paura
,
ogni
volta
è
la
prima
volta
.
E
ogni
volta
penso
che
non
voglio
morire
,
voglio
tornare
a
casa
dove
ho
quattro
figli
.
Eppure
vado
avanti
.
Che
cosa
schifosa
è
la
guerra
»
.
Siamo
andati
in
giro
per
le
trincee
,
trattenendo
il
fiato
a
causa
del
fetore
.
Erano
trincee
molto
piccole
perché
i
vietnamiti
sono
sempre
molto
piccoli
e
hanno
bisogno
di
pochissimo
spazio
.
Però
erano
trincee
fatte
bene
,
con
intelligenza
e
gran
senso
strategico
.
Erano
sei
,
giravano
in
tondo
alla
collina
in
cerchi
concentrici
ed
erano
unite
fra
loro
con
sottopassaggi
.
Le
più
vecchie
avevan
sei
mesi
.
Da
sei
mesi
i
bambini
gialli
scavavano
,
zitti
zitti
,
come
i
topi
,
sotto
gli
occhi
degli
americani
,
e
gli
americani
non
s
'
erano
accorti
di
nulla
.
Se
il
disertore
non
avesse
tradito
,
sarebbe
successa
una
carneficina
.
«
E
malgrado
lui
,
che
battaglia
dura
.
Partimmo
alle
nove
del
mattino
e
non
fummo
in
cima
che
alle
sei
del
pomeriggio
.
Procedevamo
albero
per
albero
,
macchia
per
macchia
,
bambù
per
bambù
.
Per
andare
da
qui
a
quella
liana
,
quanti
metri
saranno
,
quindici
al
massimo
,
ci
mettevamo
un
'
ora
.
Due
ore
.
Vede
che
terreno
ripido
.
Loro
stavano
sopra
e
potevano
guardarci
in
gola
fino
alle
tonsille
.
Giunto
a
questi
bambù
chiesi
gli
aerei
:
col
rischio
di
essere
bombardati
anche
noi
Erano
armati
ben
ma
poche
armi
russe
.
Di
russo
ho
trovato
solo
due
fucili
del
1946
.
Tutte
armi
cinesi
,
nuovissime
,
di
prima
qualità
.
Fucili
,
mitraglie
,
granate
a
mano
,
mortai
da
60
mm
.
,
razzi
B40
che
nella
giungla
son
oro
:
perché
spaccano
gli
alberi
e
i
rami
schizzando
diventan
coltelli
.
Vero
,
tenente
?
»
.
Una
morte
è
già
di
troppo
,
in
una
famiglia
Il
tenente
ha
ventun
anni
ma
ne
dimostra
quindici
.
Si
chiama
Joseph
Knowlton
e
viene
dal
Massachusetts
dove
ha
un
fratello
di
diciott
'
anni
e
uno
di
quattordici
.
Vive
nell
'
incubo
che
anche
a
loro
tocchi
il
Vietnam
.
Siede
su
un
sasso
e
coprendo
coi
piedi
qualcosa
che
non
vedo
,
ci
ha
fatto
sopra
un
mucchietto
di
terra
,
mi
dice
:
«
Ho
scritto
a
quello
più
grande
di
arruolarsi
in
marina
così
sfugge
al
Vietnam
.
Non
voglio
che
provi
ciò
che
provo
io
.
Io
la
guerra
l
'
avevo
vista
al
cinematografo
,
ma
non
credevo
che
fosse
così
.
Ti
passano
le
pallottole
sopra
la
testa
,
colpiscono
l
'
albero
e
vuoi
tanto
bene
all
'
albero
che
lo
abbracceresti
per
non
lasciarlo
più
,
invece
vai
avanti
proteggendo
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
.
Forse
perché
il
primo
che
hai
visto
morire
ha
perso
la
testa
.
Gli
è
volata
via
come
un
pallone
per
giocare
al
calcio
.
Non
voglio
che
mio
fratello
veda
queste
cose
.
Se
l
'
America
pretende
che
io
sia
qui
,
pazienza
:
cerco
di
fare
meglio
che
mi
riesce
.
Però
mio
fratello
no
.
Una
morte
è
già
un
prezzo
troppo
alto
.
E
malgrado
l
'
obbedienza
che
porto
,
malgrado
sia
abbastanza
d
'
accordo
sulla
nostra
presenza
in
Vietnam
,
chi
vuole
essere
qui
?
Chi
ne
è
fiero
?
»
.
E
con
rabbia
tira
una
pedata
al
mucchietto
di
terra
che
aveva
ammassato
.
Sotto
c
'
è
una
manina
gialla
.
Ce
ne
siamo
andati
sotto
il
fuoco
.
Sparavano
da
una
cima
accanto
,
forse
il
contrattacco
temuto
.
Siamo
saltati
sull
'
elicottero
con
la
velocità
di
due
lepri
,
mi
calcavo
in
testa
l
'
elmetto
fino
a
schiacciarmi
.
«
La
testa
,
la
testa
,
proteggi
la
testa
come
se
la
testa
fosse
l
'
unica
cosa
di
cui
preoccuparti
,
come
se
salvata
quella
tu
avessi
salvato
tutto
»
.
E
intanto
Joseph
Tinnery
,
vent
'
anni
,
da
Filadelfia
,
strappato
alle
scuole
medie
,
stava
lì
a
testa
nuda
e
urlava
:
«
Senti
m
'
ero
dimenticato
,
tu
che
sei
giornalista
,
me
lo
fai
un
favore
?
Mi
fai
mandare
una
fotografia
con
l
'
autografo
da
Julie
Christie
?
Ricordati
,
Joseph
Tinnery
,
Terzo
battaglione
,
Dodicesimo
Fanteria
,
sì
,
Julie
Christieee
!
»
.
La
conferenza
-
stampa
del
generale
ottimista
Martedì
sera
.
Sono
giunti
i
feriti
della
collina
875
.
Stamani
una
colonna
del
173°
Airborne
è
riuscita
a
stabilire
un
contatto
col
perimetro
del
massacro
e
ora
esiste
una
zona
di
atterraggio
per
gli
elicotteri
.
Ero
sulla
pista
a
vederli
arrivare
.
Calavano
come
un
branco
di
calabroni
,
accecandoci
in
quel
vento
di
terra
rossa
,
gli
infermieri
correvano
con
le
barelle
,
ma
solo
i
moribondi
venivano
adagiati
sulle
barelle
.
Gli
altri
si
buttavano
in
terra
da
sé
,
e
laceri
insanguinati
,
zoppicando
,
ridendo
,
piangendo
,
venivano
verso
di
noi
neanche
fossimo
stati
la
mamma
,
il
miracolo
.
Uno
che
rideva
mi
si
è
buttato
addosso
gridando
:
«
Prendete
la
collina
,
era
l
'
ordine
,
prendete
la
dannata
collina
!
Eravamo
in
trappola
,
capisci
,
in
trappola
!
»
.
Poi
,
di
colpo
,
ha
smesso
di
ridere
.
S
'
è
staccato
da
me
,
m
'
ha
guardato
serio
e
m
'
ha
detto
:
«
Ma
tu
chi
sei
?
Cosa
vuoi
?
»
.
Un
altro
,
seminudo
,
era
in
preda
a
una
crisi
selvaggia
.
Batteva
i
piedi
,
si
picchiava
la
fronte
,
singhiozzava
:
«
Li
odiooo
!
Vi
odioso
!
Maledetti
!
Sudicioniii
!
»
.
Cercavano
di
calmarlo
,
di
condurlo
in
infermeria
,
ma
non
ce
la
facevano
mica
.
Un
altro
,
negro
,
s
'
era
seduto
con
una
ciotola
di
minestra
e
piangeva
quieto
mentre
le
lacrime
gli
cadevano
nella
minestra
.
«
Quella
bomba
.
Un
mucchio
di
ragazzi
son
morti
per
quella
bomba
.
Non
sapevi
più
dove
andare
.
Dovevo
nascondermi
sotto
i
cadaveri
.
Ho
dormito
sotto
Joe
.
Era
morto
ma
faceva
caldo
.
Dammi
una
sigaretta
.
Hai
mai
dormito
sotto
un
morto
che
faceva
caldo
?
»
.
Poi
è
arrivato
il
colonnello
che
ha
cacciato
i
giornalisti
strillando
incoscienti
,
datemi
i
rotolini
delle
fotografie
,
incoscienti
,
e
siamo
dovuti
scappare
perché
non
ce
li
rubasse
.
C
'
è
uno
strano
modo
,
qui
,
di
giudicar
l
'
incoscienza
.
Alla
conferenza
-
stampa
il
generale
,
con
l
'
uniforme
stirata
,
ripeteva
:
«
Detesto
apparire
ottimista
ma
ritengo
di
potervi
annunciare
,
stavolta
con
certezza
,
che
entro
la
notte
la
collina
875
sarà
nelle
nostre
mani
»
.
Una
bella
giornata
:
abbiamo
due
nuovi
amici
Mercoledì
mattina
.
La
collina
875
non
è
affatto
nel
mani
del
generale
.
Non
solo
,
raggiungerla
è
più
che
mai
impossibile
:
gli
elicotteri
ci
portano
solo
i
soldati
che
vanno
a
morire
.
All
'
alba
sono
andata
sulla
pista
ma
non
c
'
era
più
nulla
da
fare
,
tutti
i
posti
erano
pei
soldati
di
una
compagnia
che
partiva
.
Erano
appena
giunti
dagli
Stati
Uniti
,
sembravano
cani
bastonati
.
Un
ragazzo
dai
capelli
rossi
m
'
ha
chiesto
con
voce
strozzata
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
?
»
.
Gli
ho
risposto
:
«
Ma
no
,
soldato
,
ma
no
,
oggi
è
quieto
,
vedrai
»
.
Forse
ci
ha
creduto
.
Siamo
fermi
qui
al
campo
,
qualche
colpo
di
mortaio
piomba
a
intervalli
,
ma
nessuno
ci
fa
caso
ormai
,
ammenoché
non
si
tratti
di
un
vero
bombardamento
non
suona
neppure
l
'
allarme
.
A
chi
tocca
,
tocca
:
se
non
ragioni
così
stai
sempre
rannicchiato
in
un
buco
.
È
una
bella
giornata
,
io
e
Moroldo
abbiamo
fatto
due
amici
:
il
sergente
Norman
Jeans
e
il
caporale
Bobby
Janes
.
Norman
è
un
negro
di
Beaumont
,
Texas
;
Bobby
è
un
irlandese
di
Milford
,
Connecticut
.
Hanno
entrambi
ventitrè
anni
e
il
primo
è
nero
come
il
carbone
,
il
secondo
è
biondo
come
il
grano
.
Dove
va
uno
va
l
'
altro
,
non
si
staccano
mai
.
Il
fatto
è
che
Norman
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Bobby
e
Bobby
ha
salvato
in
un
combattimento
la
vita
di
Norman
.
Dal
maggio
scorso
sono
stati
insieme
in
ben
sette
combattimenti
.
«
Guarda
,
io
non
voglio
essere
un
eroe
»
Alle
dieci
,
quando
Norman
e
Bobby
sono
andati
a
prendere
l
'
acqua
nel
fiume
,
li
abbiamo
seguiti
.
Poi
,
mentre
Bobby
caricava
le
latte
sul
camion
,
mi
sono
messa
a
chiacchierare
con
Norman
che
è
in
Vietnam
da
undici
mesi
ma
dice
undici
mesi
come
se
dicesse
undici
anni
.
Era
appena
sposato
quando
partì
.
«
No
voleva
vedermi
partire
,
sai
.
E
piangeva
,
piangeva
.
Così
me
ne
andai
all
'
alba
,
mentre
dormiva
.
Scesi
piano
dal
letto
,
mi
vestii
trattenendo
il
respiro
,
e
uscii
di
casa
scalzo
:
perché
non
si
svegliasse
.
Com
'
era
bella
così
addormentata
.
Non
potei
nemmeno
baciarla
,
dirle
good
-
bye
,
e
se
non
la
rivedessi
mai
più
?
»
.
Parla
in
soffio
,
con
gli
occhi
chiusi
.
«
Sì
che
la
rivedrai
Norman
.
Tra
un
mese
»
.
«
In
un
mese
Stamani
è
tornato
il
capitano
a
cercar
volontari
per
la
collina
.
Gli
ho
risposto
no
,
ma
se
vogliono
possono
mandarmi
lo
stesso
.
E
non
voglio
,
capisci
non
voglio
.
La
guerra
,
ecco
,
quando
mi
richiamarono
non
sapevo
immaginarmi
la
guerra
ma
ora
la
conosco
e
tutto
quello
che
chiedo
è
di
uscirne
al
più
presto
,
di
tornare
da
lei
.
Bobby
,
dice
:
"
Sei
sempre
triste
,
sorridi
"
.
Non
ero
triste
,
ero
allegro
,
ero
buffo
.
Ero
giovane
.
Ora
son
vecchio
.
Sai
che
mi
sono
trovato
un
capello
bianco
?
Guardalo
,
è
qui
a
sinistra
,
è
proprio
bianco
»
.
«
Io
non
lo
vedo
»
.
«
Tu
non
lo
vedi
ma
c
'
è
.
Dev
'
esser
venduto
quando
mio
fratello
Charlie
m
'
ha
scritto
che
hanno
richiamato
anche
lui
e
ora
mandano
anche
lui
in
Vietnam
.
Gli
ho
risposto
Charlie
,
tenta
di
farti
mettere
nel
servizio
trasporti
,
non
in
fanteria
.
Se
dovesse
accadergli
qualcosa
Charlie
è
così
buono
,
non
ha
mai
ammazzato
nessuno
,
io
sì
invece
,
e
se
qualcuno
deve
morire
in
famiglia
allora
meglio
che
tocchi
a
me
,
ti
pare
?
»
.
«
Non
toccherà
neanche
a
te
»
.
«
Sono
cose
che
si
dicono
,
io
vivo
nella
paura
.
Invece
di
andarsene
,
cresce
.
Per
esempio
,
la
seconda
volta
che
fui
in
combattimento
.
Avevo
più
paura
della
prima
.
Sparando
pensavo
:
Norman
,
la
prima
volta
non
t
'
hanno
beccato
ma
questa
ti
beccheranno
.
E
la
terza
volta
avevo
più
paura
della
seconda
,
la
quarta
più
della
terza
.
Son
rimasto
ferito
sei
volte
e
la
prossima
sarà
quella
buona
»
.
«
Ma
piantala
,
Norman
!
»
.
«
E
poi
non
mi
piace
ammazzare
,
non
capisco
perché
si
debba
ammazzare
.
Io
vorrei
che
tutti
fossero
vivi
,
felici
.
Invece
ne
ho
ammazzati
tanti
.
Tanti
!
Lì
per
lì
non
ci
pensi
,
mi
spiego
,
un
uomo
è
un
bersaglio
.
E
poi
sei
arrabbiato
perché
i
tuoi
amici
son
morti
,
odi
il
mondo
e
quell
'
uomo
è
il
mondo
per
te
.
Dopo
però
ti
dispiace
,
dici
Buon
Dio
,
perdonami
,
Buon
Dio
.
Se
tu
non
credessi
che
stai
combattendo
per
qualcosa
di
buono
,
che
la
tua
causa
è
giusta
,
che
quando
tornerai
a
casa
ti
tratteranno
bene
anche
se
sei
negro
,
guarda
,
diventeresti
pazzo
.
Ma
quando
finirà
questa
guerra
?
Io
non
voglio
essere
ricco
,
non
voglio
essere
eroe
,
voglio
vivere
e
basta
.
La
vita
è
bella
,
sai
,
bella
.
Ora
lo
so
che
la
vita
è
bella
,
prima
non
lo
sapevo
.
Prima
ero
cattivo
a
volte
,
non
farò
più
certe
cose
che
facevo
prima
.
Sono
diventato
più
buono
a
scoprire
che
la
vita
è
bella
»
.
Poi
Norman
ha
dato
il
cambio
a
Bobby
che
s
'
è
seduto
dov
'
era
seduto
Norman
,
e
s
'
è
messo
a
spiegarmi
perché
gli
vuol
bene
.
«
Perché
ad
esempio
stamani
gli
è
arrivata
una
radio
transistor
e
,
sapendo
che
mi
piaceva
,
l
'
ha
data
a
me
.
Ma
non
è
neanche
questo
,
è
il
modo
in
cui
mi
accolse
quando
arrivai
.
Non
come
un
sergente
,
come
un
fratello
.
Qui
,
sai
,
il
colore
della
pelle
non
conta
.
Partimmo
in
pattuglia
e
si
mise
a
spiegarmi
come
si
fa
a
riconoscer
le
mine
,
sul
sentiero
volle
andare
avanti
per
primo
.
E
mi
ordinò
di
restare
a
distanza
.
Nel
primo
combattimento
che
facemmo
insieme
,
Norman
rimase
ferito
.
Cercai
di
capire
da
che
bunker
sparassero
,
lo
capii
e
mi
avvicinati
che
lanciarvi
una
granata
.
Norma
diceva
non
lo
fare
,
scappa
,
ma
io
la
gettai
e
rimasi
a
mia
volta
ferito
.
Quando
aprii
gli
occhi
Norman
era
sopra
di
me
che
mi
tirava
via
.
S
'
era
trascinato
fin
lì
con
la
gamba
piena
di
schegge
,
il
braccio
pieno
di
schegge
,
e
mi
tirava
via
.
L
'
amicizia
è
bella
,
forse
più
bella
d
'
amore
,
e
l
'
unica
cosa
buona
alla
guerra
è
che
a
volte
ci
trovi
un
amico
.
Il
resto
è
spazzatura
.
Io
,
vedi
,
venni
volontario
ma
ora
odio
tanto
questa
guerra
che
non
so
come
esprimerlo
.
Forse
così
:
vorrei
non
esser
venuto
»
.
«
Quanto
tempo
ti
resta
,
Bobby
?
»
.
«
Tre
mesi
.
Novanta
giorni
,
ci
pensi
?
In
novanta
giorni
faccio
in
tempo
a
morire
novanta
volte
.
Fino
a
oggi
m
'
hanno
tenuto
lontano
dal
fuoco
perché
le
ferite
guarissero
ma
ora
sono
guarite
e
ogni
giorno
è
l
'
attesa
di
quando
mi
rispediranno
in
battaglia
.
Non
voglio
morire
,
maledizione
.
Non
voglio
tornare
.
Sono
così
giovane
,
e
ho
tanto
tempo
da
vivere
,
e
non
si
viene
al
mondo
per
morire
a
vent
'
anni
alla
guerra
.
Si
viene
al
mondo
per
morire
in
un
letto
,
quando
si
è
vecchi
.
Non
me
ne
importa
più
un
corno
di
questa
guerra
,
incomincio
a
pensarla
come
mio
fratello
che
era
nel
173°
Airborn
ed
è
rimasto
ferito
e
dice
:
è
una
stupida
inutile
guerra
.
Molti
di
noi
non
sanno
neppure
perché
sono
qui
,
non
capiscono
un
corno
di
queste
faccende
politiche
,
vengono
direttamente
dai
banchi
di
scuola
e
si
chiedono
:
perché
?
Gli
rispondono
:
sei
qui
a
combattere
per
il
tuo
paese
.
Replicano
:
ma
il
mio
paese
è
laggiù
,
non
è
qui
.
Sono
bambini
,
dovrebbero
essere
a
scuola
,
e
li
odiano
tutti
perché
sono
qui
.
Ci
odiano
anche
se
moriamo
,
ecco
la
verità
»
.
«
Bobby
,
credi
che
gli
americani
vinceranno
questa
guerra
?
»
.
«
Non
lo
so
.
Vincere
una
guerra
vuol
dire
vincere
il
cuore
della
gente
non
lo
vinceremo
mai
.
Sono
buoni
soldati
,
i
vietnamiti
.
Hanno
già
cacciato
i
francesi
e
conoscono
il
loro
terreno
come
noi
non
lo
conosceremo
mai
e
a
loro
non
importa
di
morire
.
Gli
butti
addosso
quintali
di
bombe
,
di
napalm
,
li
bruci
col
lanciafiamme
:
e
sembran
risorgere
dalle
loro
ceneri
.
Per
ogni
nostro
morto
ne
nuore
venti
dei
loro
,
eppure
quando
vai
all
'
assalto
di
una
collina
ne
trovi
di
nuovi
,
di
nuovi
,
di
nuovi
,
e
sono
tanti
.
Voglio
tornare
a
casa
.
Che
i
governanti
sistemino
i
loro
litigi
con
un
altro
sistema
,
non
col
sangue
degli
uomini
.
Non
col
mio
sangue
.
Perché
,
tanto
,
a
chi
importa
se
muoio
?
»
.
È
proprio
una
bella
giornata
,
con
questi
alberi
verdi
e
questo
fiume
pulito
.
Un
gruppo
di
bambini
vietnamiti
viene
verso
di
noi
,
cantando
sotto
i
cappelli
a
pagoda
.
Ma
gli
occhi
azzurri
di
Bobby
son
colmi
di
lacrime
e
non
vedono
gli
alberi
verdi
né
il
fiume
pulito
né
i
bambini
che
cantano
sotto
il
cappello
a
pagoda
.
Lentamente
mi
alzo
,
mi
avvio
verso
il
camion
,
e
quando
salgo
sul
camion
lo
sguardo
mi
cade
sullo
specchio
retrovisivo
.
Sono
tre
giorni
che
non
mi
vedo
allo
specchio
:
per
timore
che
si
rompesse
e
mi
portasse
male
,
non
l
'
ho
preso
con
me
.
E
al
campo
non
ce
ne
sono
,
non
c
'
è
nemmeno
un
vetro
.
Quasi
con
timidezza
mi
avvicino
a
quel
coso
che
brilla
,
mi
osservo
,
e
rimango
allibita
a
fissare
un
volto
che
non
conosco
.
Possibile
che
in
soli
tre
giorni
si
possa
cambiare
così
?
Ha
ragione
Bobby
.
Non
ci
sono
né
alberi
verdi
,
né
fiumi
puliti
,
né
bambini
che
cantano
,
qui
.
«
La
collina
875
è
stata
abbandonata
»
Mercoledì
sera
.
Al
tramonto
s
'
è
udito
un
grido
:
«
I
morti
!
I
morti
!
»
.
Siamo
corsi
alla
pista
,
gli
elicotteri
li
avevano
già
scaricati
.
Erano
centodieci
,
e
venivano
dalla
collina
875
.
Erano
chiusi
in
sacchi
di
plastica
argentea
,
con
un
lampo
nel
mezzo
,
e
alcuni
avevano
ancora
la
sagoma
di
una
figura
umana
,
altri
erano
pacchi
informi
di
roba
.
Erano
allineati
in
file
prolisse
,
neanche
dovessero
sfilar
sull
'
attenti
per
il
generale
.
Erano
in
stato
di
decomposizione
e
puzzavano
come
la
coscienza
degli
uomini
che
li
avevano
mandati
a
morire
.
Sono
corsa
da
Bobby
e
da
Norman
.
Li
ho
trovati
fuori
della
tenda
,
con
gli
occhi
sulla
pista
,
le
braccia
conserte
.
In
silenzio
.
Poi
Bobby
ha
detto
con
voce
roca
:
«
C
'
è
anche
Charlie
Waters
,
il
cappellano
.
Hanno
trovato
soltanto
la
testa
»
.
E
Norman
ha
balbettato
:
«
No
!
Nooo
!
»
.
Corre
voce
che
domani
ci
sarà
un
altro
attacco
alla
875
.
Giovedì
sera
.
La
collina
875
è
stata
conquistata
dagli
americani
.
Scrivo
queste
note
sull
'
aereo
che
da
Pleiku
ci
riporta
a
Saigon
.
Le
scrivo
malvolentieri
perché
non
ho
voglia
di
ricordare
,
credo
che
nessuno
abbia
voglia
di
ricordare
.
È
successo
tutto
molto
in
fretta
.
Verso
le
nove
il
tenente
coi
baffi
è
uscito
dalla
tenda
e
battendo
le
mani
come
un
cretino
ha
annunciato
:
«
Elicotteri
a
disposizione
,
zona
del
fuoco
,
zona
del
fuoco
!
»
.
Sembrava
che
offrisse
i
biglietti
gratis
per
andare
a
teatro
.
Mentre
gli
elicotteri
partivano
,
dalla
collina
si
alzavano
fumate
nere
:
era
in
corso
l
'
ultima
pioggia
di
napalm
per
ridurre
al
minimo
la
resistenza
dei
nordvietnamiti
.
Nel
perimetro
del
massacro
,
come
ormai
lo
chiamano
,
erano
riuniti
i
soldati
e
i
paracadutisti
del
173°
Airborn
:
pronti
per
l
'
assalto
.
Nessuno
parlava
,
tutti
avevano
lo
sguardo
vuoto
di
chi
non
ha
scelta
.
Due
ore
avanti
il
cappellano
Roy
Peters
che
ha
sostituito
il
cappellano
Water
,
aveva
detto
la
Messa
.
Molti
s
'
erano
comunicati
.
Il
perimetro
era
ancora
pieno
di
bende
insanguinate
,
scatole
vuote
di
medicinali
,
bossoli
anneriti
,
pallottole
intatte
,
elmetti
con
un
buco
dentro
.
Jack
Russell
,
della
NBC
,
era
l
'
unico
che
ancora
avesse
il
coraggio
di
andare
in
giro
a
fare
interviste
,
e
poneva
a
tutti
la
stessa
domanda
:
«
Credi
che
ne
valga
la
pena
?
»
.
I
più
rispondevano
:
«
sì
perché
abbiamo
perso
troppi
ragazzi
,
bisogna
prenderla
questa
collina
»
.
Uno
ha
detto
«
No
»
,
e
non
ha
voluto
aggiungere
altro
.
Un
negro
ha
risposto
senza
alzare
il
viso
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Poi
s
'
è
udito
un
berciare
:
«
Ora
voglio
che
arriviate
lassù
e
becchiate
quei
figli
di
cani
»
.
Sono
scattati
tutti
,
hanno
incominciato
a
salire
.
Sono
andati
avanti
per
cinque
minuti
senza
che
accadesse
nulla
,
come
una
scalata
in
montagna
.
Poi
s
'
è
udito
un
fischio
,
un
altro
fischio
,
ed
è
esploso
l
'
inferno
.
Razzi
,
colpi
di
mortaio
,
granate
,
una
valanga
di
fuoco
che
rotola
giù
e
rotolando
si
gonfia
,
si
ingrossa
,
si
spezza
in
mille
altre
valanghe
di
fuoco
,
tra
gli
urli
.
Urlavano
tutti
.
Chi
urlava
:
«
Avanti
,
avanti
!
»
.
Chi
urlava
:
«
Barelle
,
barelle
!
»
.
Chi
urlava
bestemmie
atroci
.
Un
razzo
ha
centrato
il
negro
che
aveva
detto
:
«
Lasciatemi
in
pace
,
non
m
'
importa
di
nulla
,
non
m
'
importa
nemmen
di
morire
»
.
Di
lui
è
rimasta
soltanto
una
scarpa
.
Un
altro
razzo
ha
centrato
un
soldato
coi
capelli
rossi
e
di
lui
non
è
rimasta
nemmeno
una
scarpa
,
sono
rimaste
soltanto
queste
macchie
color
ruggine
che
ora
lordano
la
camicia
di
un
fotografo
.
Era
il
soldato
che
mi
aveva
chiesto
:
«
Signora
,
è
vero
che
è
così
brutto
lassù
»
.
L
'
assalto
è
durato
sessanta
minuti
e
quando
gli
americani
sono
giunti
alla
cima
non
hanno
trovato
che
sassi
,
tronchi
bruciati
,
frammenti
di
corpi
.
La
valanga
di
fuoco
non
era
partita
di
lì
,
era
partita
da
un
'
altra
collina
.
La
875
i
nordvietnamiti
l
'
avevan
lasciata
nella
notte
,
trascinandosi
dietro
anche
l
'
ultimo
morto
.
«
Signore
»
,
ha
detto
il
radiotelefonista
al
comandante
,
«
dal
campo
ci
chiedono
la
conta
dei
cadaveri
nordvietnamiti
»
.
«
Rispondi
che
posso
dargli
quella
dei
nostri
»
,
ha
replicato
il
comandante
.
«
Sono
centocinquantotto
»
.
Dieci
giorni
dopo
.
Questo
è
il
comunicato
che
ho
appena
letto
sulla
telescrivente
della
Agence
France
Presse
a
Saigon
.
«11900/3/Dic/AFP/La
collina
875
è
stata
abbandonata
stop
I
paracadutisti
americani
che
controllavano
la
cima
a
sette
chilometri
dalla
Cambogia
sono
discesi
verso
Dak
To
dopo
aver
fatto
saltare
l
'
esplosivo
e
le
fortificazioni
nordvietnamite
stop
.
Nessuna
spiegazione
è
stata
fornita
dai
militari
americani
sui
motivi
di
questo
abbandono
stop
Il
solo
motivo
plausibile
sembra
quello
che
gli
americani
non
fossero
in
grado
di
tenere
la
875
indefinitamente
stop
Anche
le
altre
colline
sono
state
abbandonate
ad
eccezione
della
collina
1383
che
domina
direttamente
il
campo
di
Dak
To
stop
A
Dak
to
regna
la
calma
stop
»
.
E
questa
è
la
guerra
che
ho
visto
in
Vietnam
.
StampaPeriodica ,
"
Livellare
la
cultura
iniziale
dei
lavoratori
dice
Emmeg
su
L
'
Ordine
Corporativo
significa
troppo
o
troppo
poco
?
questione
di
altezza
sulla
quale
deve
giungere
la
base
comune
.
Ma
poi
,
è
proprio
indispensabile
,
per
conferire
unicità
di
valutazione
morale
a
tutti
i
mestieri
e
a
tutte
le
professioni
,
renderne
quasi
indifferente
la
scelta
?
Quando
un
giovane
,
completata
la
sua
preparazione
spirituale
,
è
rimasto
persuaso
che
il
mestiere
del
muratore
vale
,
moralmente
,
la
professione
del
ragioniere
,
non
corre
il
rischio
di
aver
perduto
del
tempo
prezioso
se
si
decide
per
il
primo
?
Non
è
sufficiente
che
l
'
unicità
di
valutazione
sia
nella
concezione
di
vita
del
Fascismo
nel
giudizio
,
cioè
,
della
società
di
cui
quel
giovane
fa
parte
?
"
Questo
a
proposito
di
una
nostra
nota
sui
Littoriali
del
Lavoro
,
pubblicata
sul
Bargello
del
3
Maggio
XIV
e
nella
quale
,
dopo
aver
esposto
come
per
varii
motivi
sarebbe
augurabile
che
i
detti
Littoriali
si
svolgessero
su
un
terreno
di
discussione
anziché
di
prova
pratica
,
finivamo
col
dichiarare
che
dovrebbe
essere
nostra
aspirazione
a
realizzare
una
vita
sociale
che
rendesse
indifferente
per
un
giovane
la
scelta
della
professione
dal
muratore
all
'
ingegnere
.
Già
il
nostro
direttore
ci
aveva
,
quasi
nelLo
stesso
senso
,
dato
sulla
voce
.
E
noi
troviamo
la
questione
troppo
importante
anche
se
in
apparenza
peregrina
,
per
non
tornarci
sopra
e
cercare
di
spiegarci
meglio
.
(
E
la
spiegazione
valga
anche
per
altri
come
l
'
Eja
di
Ascoli
che
si
sono
interessati
dell
'argomento.)
Condizioni
di
vita
sociale
,
abbiamo
detto
,
in
cui
sia
indifferente
,
compiuti
gli
studi
,
mettersi
a
fare
l
'
una
o
l
'
altra
professione
.
Presupponiamo
dunque
,
anzitutto
,
una
unicità
di
cultura
.
Non
però
nel
senso
,
naturalmente
,
che
chi
si
mette
a
fare
il
muratore
si
trovi
in
grado
di
poter
senz
'
altro
esercitare
,
volendo
,
la
professione
dell
'
ingegnere
.
Bisogna
distinguere
tra
cultura
come
preparazione
spirituale
e
cultura
come
specializzazione
professionale
.
Dicendo
unicità
di
cultura
noi
ci
riferiamo
alla
prima
.
Nel
sistema
vigente
di
istruzione
pubblica
,
nonostante
i
suoi
vari
e
antichi
difetti
di
superficialismo
,
si
può
del
resto
individuare
un
punto
a
partir
dal
quale
la
cultura
somministrata
finisce
di
valere
come
preparazione
spirituale
e
diventa
specializzazione
professionale
.
Naturalmente
lasciamo
stare
le
scuole
di
tipo
tecnico
che
,
a
nostro
parere
,
sono
soltanto
dei
disgraziati
tentativi
di
permettere
a
dei
piccoli
ambiziosi
di
cavarsela
borghesemente
con
la
vita
senza
preparazione
spirituale
di
nessun
genere
;
e
ci
limitiamo
a
considerare
come
scuole
pressapoco
degne
della
loro
funzione
quelle
di
tipo
classico
.
Seguendo
il
corso
di
esse
si
vede
che
fino
al
momento
in
cui
dal
Liceo
si
passa
all
'
Università
la
cultura
è
uguale
sia
per
i
futuri
medici
che
per
i
futuri
ingegneri
o
avvocati
,
non
ha
,
cioè
,
nulla
di
particolarmente
preparatorio
alla
professione
del
medico
,
o
dell
'
avvocato
,
o
dell
'
ingegnere
.
È
sì
cultura
preparatoria
,
in
un
certo
senso
,
a
tutte
le
professioni
in
genere
,
ma
è
soprattutto
cultura
che
apre
possibilità
extraprofessionali
:
di
gusto
,
di
letture
,
di
conoscenza
,
di
comprensione
umana
.
Ora
,
non
sarebbe
tanto
di
guadagnato
per
gli
individui
e
per
la
collettività
(
forse
soprattutto
per
la
collettività
)
che
le
medesime
possibilità
extraprofessionali
venissero
aperte
oltre
che
ai
futuri
medici
,
ingegneri
,
avvocati
,
ai
futuri
muratori
,
meccanici
,
contadini
?
Nulla
vieta
,
ai
fini
del
lavoro
intellettuale
,
che
il
medico
,
l
'
ingegnere
,
l
'
avvocato
,
non
abbiano
,
culturalmente
parlando
,
in
più
degli
altri
cittadini
e
degli
stessi
operai
e
contadini
,
che
le
pure
e
semplici
cognizioni
professionali
.
Nulla
vieta
,
ai
fini
del
lavoro
manuale
,
che
operai
e
contadini
conoscano
le
lingue
,
apprezzino
l
'
Ariosto
e
il
Leopardi
,
si
trovino
in
grado
di
capire
domani
,
secondo
la
loro
intelligenza
,
un
quadro
,
un
libro
,
una
musica
,
l
'
idea
politica
,
una
questione
di
economia
.
Nulla
lo
vieta
se
non
il
filisteismo
che
si
è
convenuto
di
chiamar
borghese
che
quanto
più
vede
in
basso
il
lavoro
manuale
tanto
più
crede
elevato
,
il
lavoro
intellettuale
.
Si
osserverà
:
ma
se
tutti
dovranno
raggiungere
un
grado
tale
di
cultura
per
cui
solo
con
due
o
tre
anni
di
studi
ulteriori
si
potrà
diventare
medici
o
ingegneri
anziché
fermarsi
ad
essere
operai
o
contadini
,
non
sarà
indifferente
fermarsi
a
operai
o
contadini
e
non
diventare
medici
o
ingegneri
.
Niente
affatto
!
Si
verrebbe
ad
una
eguaglianza
di
condizione
morale
(
e
,
si
capisce
,
con
giusta
opportuna
perequazione
economica
)
tra
lavoro
manuale
e
lavoro
intellettuale
per
cui
non
solo
sarebbe
indifferente
la
scelta
della
professione
,
ma
per
cui
tutta
la
vita
sociale
salirebbe
a
un
piano
superiore
,
e
precisamente
al
piano
su
cui
oggi
si
trova
la
vita
degli
artisti
...
La
gente
sarebbe
disinteressata
a
fare
l
'
ingegnere
,
il
medico
,
l
'
avvocato
come
oggi
è
disinteressata
a
fare
lo
scrittore
,
il
pittore
,
il
musicista
.
Non
si
farebbe
l
'
ingegnere
se
non
per
la
pura
e
semplice
vocazione
di
far
l
'
ingegnere
.
Non
si
farebbe
il
medico
se
non
per
la
pura
e
semplice
vocazione
di
fare
il
medico
.
E
così
via
...
Con
il
che
,
crediamo
anche
di
rispondere
all
'
obbiezione
del
nostro
direttore
dove
diceva
:
che
la
cultura
non
può
non
esser
"
patrimonio
di
pochi
che
vi
si
dedichino
in
modo
diverso
dai
più
.
"
Sarebbero
pur
sempre
pochi
coloro
che
la
vocazione
porterebbe
a
coltivare
una
data
scienza
,
una
data
disciplina
in
un
modo
speciale
,
"
diverso
dai
più
!
"
Anzi
qualcuno
può
temere
che
sarebbero
tanto
pochi
da
obbiettarmi
:
o
non
si
corre
il
rischio
di
non
avere
abbastanza
medici
,
abbastanza
ingegneri
,
una
volta
che
la
gente
non
avrà
che
il
pungolo
della
vocazione
a
farla
decidere
di
abbracciare
una
professione
difficile
anziché
un
mestiere
facile
?
Acuta
obbiezione
.
Ma
se
si
pensa
"
quanta
più
gente
(
oggigiorno
costretta
dalle
contingenze
a
non
levare
lo
sguardo
oltre
i
limiti
del
lavoro
manuale
)
si
troverebbe
in
grado
di
avvertire
il
pungolo
della
vocazione
,
ogni
timore
in
proposito
scompare
.
La
nostra
aspirazione
non
ci
sembra
dunque
lasciar
prevedere
che
conseguenze
positive
:
la
fine
del
professionalismo
ereditario
,
la
fine
del
filisteismo
intellettuale
,
lo
sbloccamento
di
troppo
chiuse
categorie
della
cosiddetta
borghesia
;
e
se
consideriamo
che
è
da
tener
d
'
occhio
come
un
pericolo
del
corporativismo
:
di
vedere
certe
categorie
qualificative
finora
borghesi
perdere
l
'
unico
loro
pregio
(
quello
di
essere
categorie
classi
aperte
)
e
trasformarsi
in
inaccessibili
classi
chiuse
,
riteniamo
che
nutrire
una
simile
aspirazione
,
agire
in
funzione
di
essa
,
proporsene
la
realizzazione
in
un
periodo
educativo
magari
trentennale
,
potrebbe
essere
utile
.