StampaPeriodica ,
Nelle
consuetudini
commerciali
dell
'
età
nostra
,
alle
quali
vanno
sempre
più
consentendo
la
letteratura
e
l
'
arte
,
sembrerà
quasi
naturale
che
un
giornale
letterario
faccia
,
ora
,
il
bilancio
dell
'
annata
,
metta
in
chiaro
,
cioè
,
su
due
file
di
contro
,
il
passivo
e
l
'
attivo
che
n
'
avanza
.
Né
ove
si
potesse
fare
con
brevità
e
sicurezza
aritmetica
di
buoni
commercianti
letterari
una
tale
operazione
sarebbe
inutile
a
sgradita
.
Ma
metter
giù
le
partite
,
fare
le
somme
,
e
quindi
paragonarle
fra
loro
,
non
è
facile
quest
'
anno
e
non
sarebbe
giovevole
.
Giacché
la
gente
si
diverte
,
per
una
stranezza
dell
'
avidità
umana
,
a
leggere
anche
i
bilanci
degli
altri
quando
sono
pieni
di
grosse
cifre
,
rotonde
e
magnifiche
;
a
addizionare
le
miserie
altrui
si
annoia
come
della
propria
.
Vi
sono
dei
popoli
che
non
hanno
storia
,
dice
l
'
antico
avvertimento
,
ed
è
tuttavia
vero
;
ma
siate
certi
che
,
se
non
l
'
hanno
,
è
perché
non
se
la
sono
meritata
,
facendosela
prima
da
sé
,
in
azione
.
Anch
'
essi
hanno
vissuto
,
si
sono
accresciuti
e
poi
sono
disparsi
,
ma
che
è
rimasto
nel
lavoro
del
mondo
della
loro
esistenza
?
Hanno
avuto
un
'
epoca
solenne
di
attività
,
di
cultura
,
di
forza
?
Dei
grandi
capitani
,
dei
grandi
artisti
,
dei
grandi
pensatori
,
nati
da
essi
,
che
possano
nutrire
ancora
la
gratitudine
,
l
'
ammirazione
e
l
'
invidia
di
chi
è
venuto
dopo
?
Ora
,
voltandosi
indietro
per
quest
'
anno
,
non
ci
viene
alla
mente
che
un
indice
lungo
e
monotono
di
libri
mediocri
,
senza
originalità
audace
,
senza
propositi
e
forme
nuove
;
senza
,
infine
,
alcuni
di
quei
saggi
o
di
quelle
promesse
che
formano
nella
produzione
letteraria
di
un
paese
come
un
largo
periodo
storico
,
che
sono
uno
di
quegli
avvenimenti
solenni
intorno
ai
quali
molti
altri
,
e
per
assai
tempo
,
si
legano
e
si
svolgono
.
A
questo
estremo
dell
'
anno
ci
pare
d
'
uscire
come
da
una
pianura
ben
coltivata
,
ben
seminata
,
ben
alberata
;
l
'
impressione
di
quella
uguaglianza
geometrica
ci
sfugge
a
mano
a
mano
che
ce
ne
allontaniamo
,
e
non
ci
rimane
più
nel
pensiero
nulla
di
quei
campi
perfettamente
regolari
,
di
quegli
alberi
stupendamente
acconciati
,
di
quelle
case
quadre
,
a
tinte
grige
,
con
tutte
le
finestre
verdi
.
Non
ci
rimane
,
tutt
'
al
più
,
nel
pensiero
e
dentro
di
noi
,
che
un
sentimento
di
stanchezza
e
di
noia
.
Cercando
dunque
fra
i
giorni
di
questi
dodici
mesi
che
sono
ormai
compiuti
,
ci
pare
che
l
'
attivo
maggiore
del
1883
sia
una
somma
negativa
,
ci
pare
infine
che
l
'
importanza
maggiore
di
quest
'
anno
stia
nel
lavoro
di
critica
e
di
demolizione
che
durante
esso
fu
compiuto
.
Vi
ricordate
?
C
'
era
una
letteratura
facile
,
volgare
,
d
'
improvvisatori
,
che
,
per
poco
,
non
è
parsa
durevole
monumento
fra
noi
.
C
'
erano
i
romanzieri
di
moda
,
verbosamente
sgrammaticati
,
lividamente
sentimentali
,
volgarmente
luridi
,
c
'
erano
i
poeti
flaccidi
,
viventi
per
il
discredito
della
prosodia
,
chitarronisti
e
galeotti
plebei
;
c
'
erano
i
giornali
che
si
erano
proposti
,
e
lo
confessavano
,
l
'
incremento
della
patria
ignoranza
,
gli
articolisti
che
si
acquistavano
il
nome
di
critici
e
il
favor
delle
dame
,
con
qualche
citazione
dal
francese
,
parecchie
freddure
e
un
gran
lusso
di
romanticismo
bolso
;
c
'
era
una
grande
falsità
,
una
volgarità
insoffribile
,
una
povertà
impudente
e
gloriosa
;
ebbene
,
tutto
questo
è
ormai
scomparso
interamente
.
Quei
romanzieri
,
quei
poeti
,
quegli
articolisti
non
trovano
più
editori
,
si
sono
rassegnati
e
non
dànno
più
nulla
a
stampare
,
e
,
in
ogni
modo
,
non
v
'
ha
più
nessuno
che
si
degni
di
guardarli
.
Il
Giusti
non
potrebbe
ripetere
ancora
son
intenzioni
ironiche
i
suoi
versi
:
Il
regno
letterario
È
tutta
una
morìa
!
Avrebbe
paura
d
'
insultare
troppi
cadaveri
!
E
ciò
che
più
consola
ancora
,
è
che
questa
condanna
del
pubblico
si
è
meglio
dimostrata
là
proprio
dove
il
suo
giudizio
si
esercita
più
direttamente
:
nel
teatro
.
Non
sono
quattro
anni
da
quando
il
Martini
,
per
aver
osato
di
scrivere
che
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
non
gli
piaceva
,
si
destò
contro
come
una
sollevazione
di
popolo
indignato
:
adesso
,
a
Napoli
,
è
tutto
un
teatro
che
fischia
una
commedia
di
Paolo
Ferrari
.
Il
Marenco
fu
,
per
un
poco
,
il
poeta
drammatico
favorito
delle
platee
italiane
:
in
quest
'
anno
egli
ha
dato
a
provare
sulla
scena
tre
lavori
suoi
,
e
nessuno
ha
potuto
avere
il
magro
conforto
d
'
una
seconda
rappresentazione
:
ha
raccolti
in
volumi
gli
idilli
suoi
che
ebbero
più
fortuna
,
che
gli
procurarono
,
non
è
neppure
un
decennio
,
tanta
gioia
d
'
applausi
;
non
c
'
è
stato
neanche
un
cronista
teatrale
che
abbia
osato
di
esclamare
:
Che
belle
cose
!
E
così
,
gli
uni
dopo
gli
altri
,
i
nostri
scrittori
di
drammi
,
di
commedie
che
più
sono
convenzionali
e
falsi
,
che
più
ebbero
,
per
troppo
lungo
tempo
,
l
'
ammirazione
della
folla
.
Se
,
pertanto
,
con
questi
intendimenti
consideriamo
il
bilancio
del
1883
,
ne
possiamo
trarre
una
ragione
di
speranza
e
di
consolazione
:
il
pubblico
italiano
,
la
gran
maggioranza
dei
leggenti
italiani
si
è
migliorata
di
coltura
e
di
gusto
:
comincia
ad
avere
il
sentimento
e
l
'
intuizione
del
vero
.
E
,
d
'
altra
parte
,
tutta
questa
morìa
non
ci
pare
che
sia
seguita
senza
dare
qualche
accenno
e
speranza
di
vita
nuova
.
C
'
è
forse
forse
,
in
questo
silenzio
,
la
fermentazione
oscura
,
sotterranea
,
ignota
,
delle
sementi
in
inverno
:
c
'
è
forse
una
primavera
letteraria
che
sta
per
inalzare
su
di
noi
una
gloria
di
splendore
,
di
freschezza
,
di
beltà
.
Si
avvertono
gli
inizi
o
almeno
le
prove
,
i
tâtonnements
,
dicono
i
francesi
.
Più
che
nei
volumi
,
ne
troveremo
facilmente
le
tracce
nei
giornali
.
La
prosa
si
è
fatta
più
solida
,
più
forte
,
più
agile
:
si
è
liberata
così
dalla
riboboleria
,
dalla
vacuità
,
dalla
freddezza
dei
falsi
manzoniani
,
come
dall
'
arcaica
pretensiosità
degli
ultimi
cruscheggianti
.
La
critica
è
diventata
anch
'
essa
più
seria
,
più
sicura
,
onesta
,
e
alcuni
giovani
hanno
provato
di
saper
giudicare
d
'
un
libro
e
d
'
un
autore
senza
intemperanze
di
scuole
,
con
molta
o
almeno
discreta
conoscenza
della
nostra
letteratura
e
di
alcune
fra
le
straniere
,
con
maturità
di
coltura
ed
eleganza
di
stile
.
L
'
arte
non
si
divide
più
come
qualche
anno
fa
in
realista
e
in
idealista
,
ma
in
brutta
e
bella
,
in
vera
e
falsa
.
Per
arrivare
a
così
poco
,
è
bisognato
molto
cammino
.
Ma
nel
romanzo
,
nella
novella
e
sino
nella
lirica
,
si
sentono
ancora
,
e
più
di
prima
,
le
preoccupazioni
scolastiche
e
la
preponderanza
meccanica
.
I
romanzieri
e
i
novellieri
d
'
oggi
,
per
la
più
parte
,
si
propongono
troppo
d
'
essere
,
affermano
essi
,
naturalisti
;
in
realtà
,
invece
che
narratori
,
il
più
delle
volte
non
sono
che
descrittori
.
E
,
per
poter
più
largamente
liberarsi
a
questa
nuova
furia
del
descrivere
,
si
son
buttati
ai
campi
,
tra
i
monti
del
mezzogiorno
,
ed
hanno
riempite
di
carminio
e
di
cobalto
le
loro
pagine
.
Poi
,
a
rendere
con
maggiore
precisione
l
'
ambiente
,
hanno
cercato
anche
di
riprodurre
il
linguaggio
,
nella
povertà
del
periodo
e
sino
nella
frase
,
di
quella
gente
,
tanto
che
non
solo
i
personaggi
,
ma
l
'
autore
adoperano
stile
e
parole
della
Sicilia
o
della
Calabria
.
Ma
a
loro
è
seguìto
come
ai
pittori
di
paesi
.
Fanno
con
molta
precisione
il
cielo
,
le
macchie
,
i
torrenti
,
tutto
il
mondo
esteriore
che
avvolge
,
che
si
stende
sopra
,
che
sta
fermo
e
non
sente
:
l
'
uomo
no
.
E
poi
fanno
troppo
,
cioè
nel
disporre
le
tinte
,
negli
accarezzamenti
del
pennello
paiono
troppo
meccanici
e
sono
monotoni
.
Anche
la
descrizione
,
pertanto
,
così
sopraccarica
di
colori
riesce
fredda
.
E
in
questa
freddezza
generale
l
'
anima
umana
non
prorompe
mai
in
un
movimento
gagliardo
,
come
raggio
di
sole
che
scalda
;
quei
contadini
non
pensano
,
non
amano
,
non
vogliono
mai
nobilmente
,
non
sono
,
infine
,
per
i
nostri
novellatori
d
'
oggi
,
che
altrettanti
pezzi
di
descrizione
come
i
porci
,
gli
asini
rognosi
e
le
galline
nauseabonde
.
Il
paese
non
è
caldo
,
gli
uomini
non
hanno
passione
,
ai
romanzi
e
alle
novelle
manca
uno
degli
elementi
più
necessari
d
'
una
vera
opera
d
'
arte
.
Un
esempio
ci
spiegherà
meglio
.
Prima
delle
Novelle
rusticane
il
Verga
aveva
scritto
Nedda
.
Ma
questa
destò
entusiasmo
nel
pubblico
,
di
quelle
si
è
detto
che
sono
molto
studiate
,
molto
accuratamente
eseguite
,
ma
non
hanno
avuto
un
successo
sicuro
e
compiuto
.
La
ragione
ci
pare
evidentemente
questa
:
che
allora
l
'
autore
di
Eva
non
si
proponeva
di
svolgere
un
limitato
sistema
estetico
,
era
libero
interamente
nell
'
applicare
le
sue
rare
attitudini
d
'
artista
,
e
il
paesaggio
meridiano
serbava
l
'
intima
poesia
della
natura
,
e
la
povera
contadina
,
e
quell
'
innamorato
che
moriva
di
febbre
di
povertà
e
di
lavoro
facevano
vibrare
le
più
profonde
delle
commozioni
umane
;
lo
stile
ritraeva
con
felice
energia
lo
splendore
tormentoso
dell
'
ambiente
e
la
disperazione
rassegnata
,
ignara
,
di
quelle
vite
;
nel
bozzetto
siciliano
c
'
era
calore
d
'
affetto
e
potenza
d
'
arte
.
Nelle
Novelle
rusticane
no
,
o
almeno
molto
meno
.
L
'
autore
si
è
fissato
a
voler
rimanere
freddo
,
impassibile
discovritore
di
quel
suo
mondo
animale
,
e
il
divin
sole
d
'
Italia
nella
parte
dov
'
è
più
bello
non
illumina
,
e
non
fa
fermentare
quasi
mai
se
non
avanzi
di
concime
.
Il
lettore
,
in
quel
vuoto
di
passione
,
d
'
amore
,
d
'
intelligenza
,
non
si
scalda
,
si
affanna
,
si
scontenta
;
gli
pare
,
e
non
a
torto
,
che
gli
si
dia
avanti
un
'
arte
monca
.
Così
che
alcuni
lavori
di
questi
scrittori
apparsi
nell
'
annata
,
e
certamente
ricchi
di
egregie
qualità
,
come
l
'
Eredità
Ferramonti
,
non
hanno
trovato
nel
pubblico
un
'
accoglienza
festevole
.
Un
romanzo
solo
ha
ottenuto
,
come
si
dice
,
un
grande
successo
,
non
solo
nella
critica
,
ma
nei
molti
che
leggono
o
vorrebbero
leggere
:
Fantasia
di
Matilde
Serao
.
Ma
il
buon
successo
riconferma
le
ragioni
che
siamo
venuti
esponendo
.
Giacché
,
il
romanzo
della
signorina
Serao
è
il
più
fortunato
tradimento
alla
scuola
cui
vorrebbe
conferire
:
l
'
intenzione
naturalista
s
'
intravvede
alla
prima
pagina
e
certamente
ha
consigliato
la
scrittrice
nell
'
impastatura
dei
caratteri
divisi
in
grassi
ed
in
magri
,
in
malati
ed
in
sani
,
in
febbricitanti
ed
in
mangiatori
.
Ma
poi
,
la
natura
vera
dell
'
artista
ha
sopravvanzato
gli
intendimenti
estetici
dell
'
autrice
:
il
romanzo
si
è
svolto
in
un
duetto
d
'
amore
come
un
racconto
del
bel
tempo
antico
;
lo
stile
,
segnatamente
alle
due
prime
parti
,
è
diventato
caldo
,
colorito
,
appassionato
,
e
la
descrizione
spontanea
,
affettuosa
come
in
una
lirica
.
La
poesia
abbiam
detto
subisce
pur
essa
questi
difetti
del
romanzo
e
della
novella
:
è
troppo
esclusivamente
meccanica
.
C
'
è
esuberanza
di
colori
,
artificio
di
metro
,
ricchezza
di
aggettivo
;
la
descrizione
è
ricca
,
la
strofa
piena
di
musica
,
il
periodo
largo
e
studiato
;
insomma
c
'
è
tutta
la
parte
ornamentale
,
la
elevazione
lirica
non
c
'
è
.
Anche
a
lei
,
come
alla
novellistica
,
manca
l
'
alta
e
umana
passione
;
non
ha
,
tutt
'
al
più
,
che
l
'
istinto
.
Però
quella
turgidezza
d
'
epitetare
,
quello
sforzo
d
'
armonia
,
quel
grande
accavallamento
d
'
immagini
,
di
perifrasi
e
d
'
iperboli
,
messi
tutti
a
dipingere
,
a
colorire
e
a
miniare
,
ricordano
,
infine
,
i
pittori
della
decadenza
,
del
bizantinismo
e
del
barocco
.
E
in
realtà
,
nella
sua
smania
di
riprodurre
esattamente
con
lo
stile
l
'
idea
e
lo
stato
della
cosa
,
la
nostra
letteratura
novelliera
e
poetica
va
incontro
alla
peggiore
delle
accademie
;
al
Seicento
.
Riassumiamo
,
ora
,
per
quanto
è
possibile
:
durante
l
'
anno
che
finirà
domani
fra
molti
lavori
o
comuni
o
inferiori
,
sotto
come
a
una
prostrazione
e
a
una
stanchezza
generali
d
'
autori
e
di
pubblico
,
la
critica
negativa
ha
fatti
grandi
progressi
e
alcuno
anche
la
letteratura
attiva
e
spicciola
.
Ma
i
progressi
di
questa
son
tutti
nella
forma
esteriore
:
in
una
cognizione
a
volte
discreta
e
a
volte
anche
fortissima
della
lingua
.
Ma
non
così
è
seguìto
alla
letteratura
nella
sua
parte
intima
,
in
quello
che
è
il
contenuto
,
gli
ideali
e
i
propositi
degli
artisti
.
Dall
'
affettazione
manzoniana
si
va
precipitando
nell
'
affettazione
naturalista
un
pregiudizio
scolastico
importato
a
noi
,
e
malamente
,
dalla
Francia
dove
ormai
è
finito
;
dalla
rettorica
etica
siam
venuti
alla
rettorica
turgida
,
da
quella
della
santità
a
quella
dell
'
animalità
.
A
questi
nostri
scrittori
difetta
un
sincero
ed
elevato
senso
della
vita
,
un
concetto
uguale
dell
'
arte
loro
.
Ma
,
forse
,
l'84
incomincia
con
annunzi
consolatori
;
l
'
anno
che
sparisce
ha
preparato
all
'
altro
che
lo
seguirà
un
viatico
potente
d
'
esempi
e
di
eccitamenti
,
due
volumi
di
Giosuè
Carducci
.
A
noi
sembra
che
essi
debbano
sonare
come
le
trombe
mistiche
dellùa
bibbia
per
la
vallata
a
cui
è
discesa
la
giovane
letteratura
d
'
oggi
,
risonare
per
la
vallata
,
e
ricondurla
via
,
in
alto
,
in
vetta
al
monte
donde
nello
splendore
del
cielo
senza
nubi
si
mira
da
ogni
parte
serenamente
,
con
un
senso
di
tenerezza
e
d
'
amore
,
la
vita
umana
.
StampaPeriodica ,
Un
relatore
letterario
,
abbastanza
,
non
interamente
spassionato
,
ha
riassunto
,
in
questo
giornale
,
in
fine
di
anno
,
il
bilancio
dell
'
arte
letteraria
.
Naturalmente
in
questi
suoi
giudizi
,
in
questa
sua
critica
rapida
,
egli
ha
seguìto
il
metodo
sperimentale
che
tanto
rimprovera
ai
pochi
romanzieri
e
novellieri
italiani
.
Dico
naturalmente
,
poiché
,
a
voce
generale
,
la
critica
d
'
intuizione
artistica
è
sparita
,
anche
prima
che
morisse
il
buon
De
Sanctis
:
è
caduta
,
fra
il
disprezzo
della
gente
,
l
'
interpretazione
ideale
che
il
critico
d
'
arte
compiva
con
speciali
,
forti
facoltà
d
'
ingegno
.
La
critica
si
fonda
,
ora
,
tutta
sul
documento
,
tutta
sulla
prova
storica
.
Io
non
giudico
,
poiché
a
me
non
compete
,
se
questo
sia
male
o
bene
,
se
questo
assolutismo
sia
una
grande
restrizione
,
se
la
negazione
di
qualunque
fantasia
artistica
al
critico
non
inaridisca
e
renda
noiose
sempre
più
le
sue
scritture
:
io
non
ho
mandato
di
apprezzare
tutto
questo
,
nelle
sue
teorie
.
Stabilisco
il
fatto
:
la
critica
è
sperimentale
e
più
altro
.
Quindi
Luigi
Lodi
,
il
relatore
,
ha
preso
i
libri
pubblicati
nell
'
anno
,
i
documenti
,
li
ha
letti
pure
coscienziosamente
e
riassumendone
il
giudizio
,
li
ha
trovati
mediocri
.
Mediocre
la
novella
,
scritta
dal
Verga
o
dal
Capuana
,
mediocre
il
romanzo
scritto
dal
Chelli
,
mediocre
la
poesia
,
tutta
di
paesaggio
,
tutto
lavoro
di
cesello
,
di
Gabriele
D
'
Annunzio
:
le
prove
storiche
indicano
un
grande
abbassamento
di
livello
nell
'
arte
letteraria
,
il
bilancio
è
una
cosa
miserabile
ed
è
anche
difficile
che
l
'
anno
venturo
ci
si
possa
arricchire
.
Questo
è
il
risultato
.
Ma
questo
è
anche
il
tradimento
del
metodo
sperimentale
nella
critica
.
Voi
vedete
il
libro
:
di
lei
non
volete
e
non
dovete
vedere
più
nulla
.
Oltre
la
prova
non
vi
è
permesso
di
andare
;
vi
è
vietato
intendere
altro
che
quella
.
L
'
animo
dello
scrittore
?
Sarebbe
una
fantasticheria
volerlo
interrogare
.
Le
condizioni
singolari
in
cui
si
trova
quest
'
arte
?
Sono
poesie
,
apprezzamenti
d
'
immaginazione
.
Il
romanzo
è
cattivo
,
quindi
lo
scrittore
non
ha
ingegno
e
l
'
arte
va
giù
.
Ebbene
,
con
queste
restrizioni
,
il
vero
stato
delle
cose
sfugge
alla
critica
.
In
realtà
questo
,
per
l
'
arte
e
per
gli
artisti
,
è
un
momento
pieno
di
affanno
.
Mai
come
in
quest
'
anno
trascorso
vi
è
stata
maggior
lotta
interiore
,
fra
i
vecchi
ideali
che
ancora
resistono
e
ogni
tanto
rinascono
prepotenti
nella
coscienza
,
e
i
nuovi
,
ancora
incerti
,
ancora
fallaci
,
spesso
bugiardi
nell
'
esperimento
,
ma
che
si
vengono
imponendo
,
come
la
verità
dei
giorni
moderni
.
Mai
come
in
questo
anno
,
che
è
parso
lunghissimo
a
chi
lavora
,
un
dualismo
drammatico
si
è
svolto
nell
'
animo
degli
scrittori
.
Gli
stessi
avvenimenti
letterari
hanno
sconvolto
tutte
le
idee
prestabilite
.
Coloro
che
per
darsi
pace
,
per
non
fluttuare
più
,
in
un
dubbio
tormentoso
,
avevano
giurato
nel
nome
di
Emilio
Zola
,
hanno
subìta
la
grande
delusione
di
vederlo
declinare
sempre
più
,
dal
Pot
-
Bouille
,
che
era
mediocre
,
al
Bonheur
des
Dames
,
che
è
cattivo
,
a
malgrado
delle
difese
a
ogni
costo
.
Poveri
apostoli
!
Il
loro
maestro
a
poco
a
poco
discende
alle
funzioni
di
un
meccanico
senza
talento
,
la
parola
divina
diventa
un
vecchio
ritornello
stantìo
,
ed
essi
,
gli
apostoli
,
errano
,
malinconici
,
sentendo
crollata
nel
pubblico
la
fede
nella
nuova
dottrina
e
quel
che
è
più
grave
ancora
,
sentendolo
crollato
in
sé
stessi
,
questo
nobile
edifizio
che
pareva
tanto
saldo
.
I
seguaci
di
Zola
in
Francia
e
in
Italia
,
sono
arrivati
al
punto
doloroso
di
doversi
domandare
se
il
naturalismo
nel
romanzo
è
una
forma
infelice
,
inutile
,
o
dannosa
all
'
arte
,
o
se
è
Zola
che
non
la
sa
fare
.
E
questo
è
dubbio
assai
doloroso
,
o
critici
che
non
volete
più
sapere
quello
che
accade
di
rivoluzioni
e
di
sconvolgimenti
nell
'
animo
di
un
artista
.
L
'
eclettismo
,
questa
comoda
indulgenza
dello
spirito
,
è
possibile
,
può
essere
utile
in
chi
legge
,
non
è
possibile
in
chi
scrive
.
Qualche
cosa
bisogna
volere
fortemente
,
facendo
l
'
arte
:
qualche
cosa
di
preciso
,
di
determinato
,
un
ideale
vivente
e
parlante
,
da
trasfondersi
in
carne
,
ossa
,
colore
e
vitalità
nella
propria
opera
.
Un
indirizzo
è
necessario
averlo
,
nulla
si
può
fare
senza
sapere
dove
si
arriverà
.
Ebbene
,
quando
per
cinque
,
dieci
anni
si
è
creduto
sempre
nella
stessa
cosa
o
nella
stessa
persona
,
quando
tutta
la
foga
giovanile
dell
'
ingegno
si
è
condensata
in
quella
tale
forma
,
quando
si
è
fatto
lo
sforzo
di
piegare
le
proprie
facoltà
a
manifestazioni
che
sono
loro
forse
contrarie
,
quando
tutta
l
'
educazione
dello
spirito
si
è
fatta
su
certi
principii
,
oh
quanto
è
spaventoso
non
creder
più
,
non
aver
più
guida
,
non
trovar
più
sostegno
!
Voi
vedete
il
libro
,
o
critici
che
conosce
solo
questo
documento
:
ma
da
quali
lotte
spirituali
sia
sorto
,
non
lo
supponete
.
Chi
ve
la
farà
mai
la
storia
di
queste
esitazioni
crudeli
che
paralizzano
le
forze
?
Chi
vi
narrerà
il
romanzo
dei
tentativi
riusciti
a
male
,
combattimenti
nascosti
che
demoralizzano
?
Chi
vi
dirà
i
monologhi
desolati
e
desolanti
di
questi
nuovi
Amleti
?
Il
segreto
di
certi
scoraggiamenti
,
di
certe
inerzie
,
di
certi
silenzi
,
è
appunto
in
questa
rovina
perenne
di
quello
che
si
era
imparato
ad
amare
.
Nel
fatto
,
è
questa
l
'
ora
sconfortante
in
cui
pare
perduta
la
via
dell
'
arte
.
Come
intendersi
più
?
Pieni
di
sacro
rispetto
,
col
cuore
aperto
,
si
rilegge
Manzoni
e
se
ne
prova
una
commozione
profonda
.
Dunque
la
personalità
dello
scrittore
è
vivissimo
elemento
di
arte
.
Sì
,
ma
Madame
Bovary
,
non
è
dunque
un
capolavoro
?
Quando
avete
chiuso
,
a
malincuore
,
il
volume
delle
poesie
di
De
Musset
,
voi
dite
che
non
è
possibile
volere
altro
,
nella
poesia
,
che
l
'
espansione
forte
o
dolce
del
sentimento
:
benissimo
,
ma
la
lirica
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
dove
la
negazione
del
sentimento
assume
forme
meravigliose
,
in
quel
colorito
possente
e
originale
,
in
quel
senso
acuto
della
natura
,
vi
stupisce
.
Il
paesaggio
non
si
vede
nel
libro
,
voi
dite
,
critici
manzoniani
:
ma
quasi
tutta
l
'
opera
di
De
Amicis
,
un
manzoniano
,
è
paesaggio
ed
è
piaciuta
,
vedendosi
o
no
,
non
si
sa
bene
,
quel
che
si
sa
è
il
successo
.
Solo
l
'
osservazione
salva
il
libro
,
dice
il
critico
sperimentale
:
eppure
l
'
osservazione
ha
perduto
i
Malavoglia
di
Verga
,
uno
sperimentale
.
Voi
rimproverate
a
Giuseppe
Giacosa
un
artista
coscienzioso
e
onesto
,
il
suo
medioevo
,
voi
gli
chiedete
a
grandi
voci
la
modernità
,
non
altro
che
la
modernità
;
egli
scrive
la
Sirena
,
dove
realmente
ha
trovato
una
donna
moderna
,
dove
veramente
manca
la
catastrofe
come
in
tutti
i
fatti
umani
;
questo
scrittore
crede
di
aver
indovinata
la
sua
via
,
sacrificando
il
passato
,
e
la
Sirena
non
riesce
.
Voi
dite
:
nell
'
arte
la
verità
è
una
bevanda
aspra
e
rude
che
può
piacere
solo
agli
uomini
,
in
arte
il
pubblico
femminile
vuole
la
rettorica
,
vuole
la
sentimentalità
,
vuole
il
romanticismo
.
Ebbene
,
ci
sia
permesso
parlare
di
noi
,
con
la
più
perfetta
umiltà
:
un
romanzo
,
scritto
nel
solo
ideale
della
verità
,
Fantasia
,
agli
uomini
è
parso
arido
,
senza
passione
e
senza
fascino
,
alle
donne
è
piaciuto
specialmente
.
Chelli
,
un
gagliardo
ingegno
,
scrive
l
'
Eredità
Ferramonti
,
un
romanzo
di
ambiente
borghese
:
a
un
certo
punto
,
parendogli
tutto
molto
volgare
,
drammatizza
i
suoi
personaggi
il
libro
è
fatto
in
due
pezzi
,
soddisfa
poco
la
vecchia
e
la
nuova
scuola
,
e
non
è
altro
che
la
ripercussione
di
questo
grande
disordine
che
è
nello
spirito
di
ogni
scrittore
.
E
perché
volete
riassumere
ora
,
dai
libri
pubblicati
,
quello
che
è
l
'
arte
?
Come
è
che
non
vi
accorgete
di
questa
confusione
penosa
,
di
questo
stato
morboso
?
Aspettate
a
giudicare
.
Qualche
cosa
buona
e
bella
deve
sorgere
da
questo
profondo
lavorio
delle
menti
,
da
questa
intensità
di
pensiero
che
scava
e
si
scava
,
da
questo
travaglio
di
anime
appassionate
che
vanno
brancolando
al
buio
e
debbono
finire
col
trovare
lo
spiraglio
di
luce
che
le
porti
al
sole
.
In
questa
,
che
voi
credete
indolenza
,
ed
è
fiera
battaglia
,
nasce
lentamente
qualche
cosa
:
sia
il
dramma
di
Giacosa
o
il
romanzo
di
De
Amicis
,
o
i
poemi
eroici
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
o
il
romanzo
di
Verga
,
un
'
opera
seria
e
forte
avrà
l
'
arte
.
Essa
,
o
rispecchierà
lo
stato
strano
in
cui
si
è
trovato
lo
scrittore
,
e
varrà
a
scrivere
la
storia
di
quest
'
ora
di
debolezza
e
di
confusione
:
o
sorgerà
,
pura
e
serena
,
trionfante
,
dalle
intime
battaglie
.
StampaPeriodica ,
Seduto
a
un
terrazzino
che
dà
sul
bastione
Malicy
in
Pinerolo
,
Edmondo
De
Amicis
guarda
:
vede
davanti
il
grande
scenario
delle
Alpi
,
e
nella
via
un
vario
passaggio
di
gente
;
e
poiché
ha
studiato
qualche
po
'
di
storia
locale
e
ha
fatto
delle
escursioni
nei
dintorni
,
molte
figure
di
tempi
passati
gli
si
levano
nella
memoria
.
Non
altro
mai
occorse
a
lui
per
fare
un
libro
:
un
fondo
di
paese
,
alquante
figurette
storiche
evocate
da
un
dizionario
biografico
,
e
molta
pazienza
.
Appena
si
senta
in
possesso
di
tanta
ricchezza
,
Edmondo
si
mette
all
'
opera
:
stende
sopra
un
foglio
di
carta
una
monotona
tinta
verdolina
che
rappresenti
le
forze
germinative
della
natura
,
e
,
dove
per
necessità
prospettica
l
'
erba
finisce
,
diffonde
una
mano
di
turchino
pallido
che
rappresenti
la
letizia
del
cielo
sereno
:
tra
il
turchino
e
il
verde
,
le
gambe
nel
verde
e
il
resto
del
corpo
nel
turchino
,
incolla
amorosamente
le
figurette
storiche
e
le
figurette
di
genere
.
Poi
prende
certi
suoi
fantoccetti
,
di
cui
ha
sempre
in
buon
dato
,
e
attacca
anche
quelli
,
e
nel
celestiale
azzurro
incolla
due
rondini
,
e
tra
l
'
erba
incolla
due
innamoratucci
borghesi
che
se
ne
vanno
all
'
ombra
d
'
un
ombrellino
ciaramellando
senza
malizia
,
e
semina
in
bel
disordine
coscrittelli
e
ordinanzine
e
caporaletti
,
e
altri
pupazzetti
avanzatigli
dal
fondo
antico
della
Vita
militare
.
Il
De
Amicis
in
atto
di
scrivere
un
libro
io
non
l
'
ho
veduto
mai
;
ma
non
so
figurarmelo
se
non
a
similitudine
d
'
un
ragazzo
che
con
molta
pena
fabbrichi
un
paralume
con
fantoccetti
in
decalcomania
.
Tutti
i
libri
del
De
Amicis
sono
paralumi
con
decalcomanie
:
la
Spagna
è
un
paralume
giallo
con
corse
di
tori
e
figurette
di
toreadori
e
di
andaluse
disseminate
in
giro
;
l
'
Olanda
un
paralume
verdognolo
con
imaginette
di
molini
a
vento
spiccanti
dal
fondo
;
il
Marocco
un
paralume
rosso
con
beduini
dormenti
al
rezzo
delle
palme
;
Costantinopoli
un
paralume
violaceo
con
cani
;
Alle
porte
d
'
Italia
,
un
paralume
bianco
con
una
figura
grande
di
Catinat
e
altre
minori
di
valdesi
e
di
militari
piemontesi
.
Ma
che
luce
proietta
la
lampada
interna
?
Ahimè
!
era
una
volta
un
pallido
lume
sentimentale
:
poi
s
'
è
spento
anche
questo
,
e
resta
una
mezza
dozzina
di
paralumi
accademici
che
non
servono
se
non
per
sollazzo
dei
fanciulli
e
per
mostra
nelle
vetrine
de
'
mercanti
di
paralumi
.
Detto
questo
,
confesso
francamente
che
stento
a
trovar
altro
da
dire
;
e
se
il
De
Amicis
non
ponesse
coscienziosamente
,
in
quella
qualunque
opera
che
riesce
a
fare
,
tutte
quante
le
sue
forze
,
e
se
non
fosse
nel
complesso
della
sua
entità
d
'
uomo
e
di
scrittore
degno
dell
'
affetto
e
della
stima
di
chi
sopra
tutte
le
più
brillanti
facoltà
del
pensiero
e
della
fantasia
ammira
la
serietà
dei
propositi
e
l
'
onestà
del
lavoro
,
lo
pianterei
senz
'
oltre
occuparmi
di
lui
.
E
forse
questo
egli
vorrebbe
;
ma
ora
viaggia
per
l
'
America
,
e
questo
foglio
gli
giungerà
tra
la
gioia
de
'
trionfi
americani
.
Posso
dunque
,
senza
timore
di
troppo
recargli
dispiacere
,
fare
la
dissezione
delle
due
facoltà
narrative
e
delle
sue
predilezioni
al
vagabondaggio
.
Un
critico
innominato
,
in
un
giornale
domenicale
,
ha
detto
che
il
De
Amicis
appartiene
a
una
scuola
,
la
quale
oramai
ha
chiuso
le
porte
per
difetto
di
maestri
e
di
scolari
.
A
quale
scuola
,
di
grazia
,
appartiene
egli
?
Se
s
'
ha
a
giudicare
dalle
sue
simpatie
letterarie
,
parrebbe
uno
sperimentale
.
Non
è
egli
un
adoratore
di
Zola
?
Se
non
che
,
io
credo
che
il
critico
anonimo
si
sia
lasciato
trarre
dall
'
esca
del
fare
una
frase
.
Scuole
,
che
io
mi
sappia
,
in
Italia
,
dal
60
in
qua
,
non
ce
n
'
è
state
;
anzi
io
giungerei
a
dire
che
nel
paese
delle
Accademie
scuole
letterarie
non
siano
giunte
mai
a
costituirsi
con
organismo
determinato
e
con
confini
precisi
.
Nemmeno
il
romanticismo
ha
potuto
avere
una
propria
chiesa
gotica
,
non
sacerdoti
e
sagrestani
suoi
propri
,
con
riti
e
cerimonie
e
pompe
distinte
dalle
feste
pagane
;
ma
si
andò
insinuando
un
po
'
da
per
tutto
,
senza
farsi
scorgere
,
nei
versi
dell
'
abate
Monti
e
nella
prosa
del
Foscolo
,
nei
romanzi
del
Guerrazzi
e
nelle
tragedie
del
Niccolini
;
e
quando
finalmente
in
Milano
un
manipolo
di
Lombardi
levò
le
bandiere
delle
nebbie
boreali
,
le
distinzioni
e
le
disquisizioni
tra
romantici
e
classici
non
erano
più
che
argomento
di
chiacchiere
ai
retori
,
e
da
Torino
Felice
Romani
gridava
agli
strepitanti
:
pace
,
pace
,
pace
.
Dopo
il
Manzoni
,
che
razza
di
scuole
educò
la
gioventù
d
'
Italia
alla
partigianeria
dell
'
arte
?
Altro
che
scuole
!
Dopo
il
Manzoni
,
avrebbe
bensì
dovuto
dividersi
la
letteratura
italiana
in
tante
scuole
elementari
,
e
nutrirsi
d
'
un
sano
nutrimento
grammaticale
.
Ma
così
non
fu
:
gli
scrittori
,
singolarmente
di
prosa
,
presero
in
feroce
odio
qualunque
tirannide
scolastica
;
e
,
fra
tutti
,
il
De
Amicis
ebbe
una
volta
a
gloriarsi
in
un
cattivo
sonetto
di
non
sapere
il
greco
né
il
latino
.
Certo
,
da
tanta
ignoranza
molto
male
venne
ad
Edmondo
;
ma
io
credo
per
altro
che
il
greco
ed
il
latino
non
gli
sarebbero
stati
di
gran
giovamento
.
Egli
è
uno
di
quegli
scrittori
di
piccola
mente
che
tutte
le
facoltà
artistiche
posseggono
in
un
grado
mediocre
di
potenza
,
sì
che
non
giungono
mai
a
una
tale
armonica
altezza
di
concitamento
,
che
la
visione
erompa
come
per
un
natural
fatto
generativo
dalla
matrice
fantastica
.
Ha
tutte
le
debolezze
:
gli
manca
la
rapidità
comprensiva
e
la
forza
di
coesione
,
poiché
né
sa
vedere
le
cose
complessivamente
,
né
dalle
osservazioni
singole
sa
assorgere
a
una
visione
unica
;
ma
va
errando
di
minuzzaglia
in
minuzzaglia
,
come
chi
in
un
negozio
a
ogni
oggetto
si
fermi
senza
energia
di
scelta
,
e
accumula
.
Il
lettore
,
se
sa
,
deve
da
quella
disordinata
congerie
rifarsi
nella
mente
la
rappresentazione
.
Gli
mancano
dunque
le
due
grandi
virtù
della
visione
suggellata
perennemente
nelle
parole
:
la
freschezza
e
l
'
evidenza
.
La
sua
prosa
è
delle
più
faticose
che
siansi
scritte
mai
,
poiché
non
si
raccoglie
per
una
legge
di
gravitazione
fantastica
in
tanti
gruppi
moventisi
l
'
uno
intorno
all
'
altro
armonicamente
,
e
formanti
ciascuno
nel
proprio
periodo
un
organismo
parziale
che
concorra
alla
vita
collettiva
della
rappresentazione
e
ne
tragga
anima
e
luce
,
ma
si
allunga
e
si
estende
come
una
via
senza
termine
polverosa
,
invano
qua
e
là
consolata
di
siepi
e
alberata
di
pioppi
.
Il
periodo
del
De
Amicis
non
è
un
periodo
:
è
un
fascio
di
proposizioni
susseguentisi
e
incalzantisi
senza
nesso
,
chiuso
tra
due
punti
sospensivi
.
Tra
due
concetti
egli
non
sa
porre
che
l
'
una
o
l
'
altra
di
queste
relazioni
:
la
pausa
,
o
la
copula
:
li
congiunge
con
una
preposizione
o
li
separa
con
una
virgola
.
Così
,
con
un
semplicissimo
mutamento
di
segni
ortografici
,
che
non
sarebbe
punto
arbitrario
,
si
potrebbe
dividere
tutta
la
prosa
del
De
Amicis
in
una
miriade
di
proposizioni
principali
,
ciascuna
constante
di
soggetto
,
verbo
e
attributo
,
senza
incisi
,
senza
circonvoluzione
del
pensiero
.
Ora
pensino
alla
gravità
di
questo
peccato
quelli
che
hanno
dello
stile
un
criterio
sano
,
quelli
che
molto
si
affaticarono
a
domare
questa
immensa
e
viva
forza
,
che
è
la
più
sicura
misura
dell
'
intelletto
umano
.
Non
pare
ad
essi
che
il
De
Amicis
si
trovi
in
uno
stato
d
'
ingenuità
grammaticale
simile
a
quello
dei
bambini
,
dei
popoli
primitivi
,
dei
selvaggi
africani
?
All
'
organismo
dello
stile
concorrono
tutte
le
più
nobili
e
più
alte
energie
della
mente
umana
:
l
'
acume
logico
e
la
potenza
fantastica
,
la
rapidità
intuitiva
e
la
sicurezza
dell
'
osservazione
;
e
lo
scrittore
giunto
alla
maturità
più
bella
dell
'
intelletto
,
vede
veramente
nel
suo
spirito
il
suo
stile
moversi
come
una
cosa
viva
,
e
raccogliere
e
animare
,
con
fusione
meravigliosa
,
tutto
il
materiale
grezzo
disperso
nei
centri
della
sensibilità
e
del
pensiero
.
Lo
stile
dunque
è
da
vero
il
dinamometro
del
cervello
;
e
a
cui
manca
la
forza
ordinatrice
del
periodo
,
manca
quasi
sempre
per
debolezza
innata
,
o
acquisita
dal
cattivo
uso
della
mente
,
la
potenza
procreatrice
della
fantasia
.
Ecco
perché
il
De
Amicis
non
ha
potuto
mai
,
a
malgrado
del
desiderio
suo
e
de
'
molti
inviti
amichevoli
,
fare
il
romanzo
;
ecco
anche
perché
,
quando
dalla
rappresentazione
singola
dell
'
uomo
,
qual
'
è
nella
Vita
militare
,
è
voluto
assorgere
con
le
Novelle
a
qualche
più
complessa
e
più
larga
espressione
della
vita
,
è
caduto
miseramente
in
una
insipida
volgarità
.
Così
Edmondo
,
dalla
sua
debolezza
,
è
stato
costretto
ad
accontentarsi
delle
minori
esplicazioni
dell
'
arte
:
ricordi
di
vita
militare
e
letteraria
,
divagazioni
subbiettive
,
narrazioni
di
viaggio
.
Qui
singolarmente
ha
trovato
una
certa
larghezza
di
rappresentazione
,
poiché
il
mondo
è
grande
e
vario
,
e
offre
ai
descrittori
un
materiale
sconfinato
.
Pure
la
varietà
della
materia
non
salva
dalla
monotonia
,
quando
il
descrittore
non
trovi
nel
suo
spirito
una
forza
di
rinnovamento
e
di
sviluppo
perenne
.
Leggete
l
'
Olanda
;
e
la
simmetria
meccanica
delle
descrizioni
,
e
l
'
organismo
del
periodo
,
e
gli
aggettivi
,
e
tutto
quello
che
in
una
narrazione
di
viaggio
è
proprio
del
narratore
e
non
del
luogo
descritto
,
vi
rammenteranno
la
Spagna
,
se
bene
là
si
parlava
di
tori
e
qui
di
molini
a
vento
.
Di
più
,
a
forza
di
osservare
e
di
descrivere
con
premeditazione
sistematica
,
è
accaduta
nel
De
Amicis
una
cosa
che
necessariamente
doveva
seguire
:
la
stanchezza
.
Chiunque
abbia
fatto
per
sei
mesi
il
cronista
d
'
un
qualunque
giornale
avrà
notato
questo
fatto
:
da
prima
,
il
giornalista
novellino
esercita
l
'
officio
suo
con
entusiasmo
:
gli
pare
d
'
esser
sortito
a
qualche
alta
missione
di
rinnovamento
cronistico
e
civile
,
e
crede
che
dalla
sua
cronaca
debba
tutto
il
popolo
dedurre
una
strana
potenza
d
'
arte
e
di
vita
.
Allora
egli
va
volentieri
in
giro
,
e
passa
da
una
festa
da
ballo
a
un
ospedale
,
da
una
prigione
a
qualche
spettacolo
inaugurativo
,
dal
teatro
alla
questura
,
dilettandosi
di
farsi
trascinar
di
notte
in
carrozza
da
nolo
per
le
strade
deserte
.
E
scrive
con
lieta
effusione
d
'
animo
e
d
'
intelletto
,
nella
stamperia
in
movimento
,
mentre
le
macchine
ruotano
i
congegni
silenziosi
e
il
vapore
sbuffa
impaziente
.
L
'
odor
d
'
antimonio
e
d
'
inchiostro
gli
desta
nel
cervello
un
'
ebrezza
vivace
,
e
scrive
gaiamente
,
nascendogli
nella
fantasia
imagini
e
sgorgandogli
dalla
penna
frasi
inaspettate
.
Tutto
gli
pare
nuovo
e
bello
,
e
va
per
alquanti
giorni
in
quella
freschezza
d
'
intelletto
cogliendo
i
più
vivaci
fiori
della
sua
cronaca
.
Poi
comincia
una
siccità
dolorosa
.
I
pranzi
inaugurali
gli
fanno
indigestione
,
e
le
signore
nelle
feste
non
più
lo
guardano
con
quella
curiosità
paurosa
che
tanto
solletica
agli
esercenti
il
sacro
ministero
della
stampa
i
nervi
vanitosi
,
e
non
avendo
denari
per
pagar
la
carrozza
deve
andare
a
piedi
sino
alla
tipografia
.
Tosto
sopravviene
la
nausea
e
la
stanchezza
:
l
'
estensione
della
cronaca
diventa
il
più
vile
e
faticoso
d
'
ogni
mestiere
,
la
stamperia
una
caverna
dove
si
muore
soffocati
dal
caldo
e
avvelenati
dalle
emanazioni
del
piombo
,
il
cervello
si
rivolta
contro
la
tortura
della
procreazione
forzata
e
non
esprime
più
imagini
.
Come
fare
?
Si
ripescano
le
vecchie
frasi
e
se
ne
rivestono
le
osservazioni
nuove
;
e
in
quest
'
opera
ingrata
e
lenta
del
ritagliare
abiti
vecchi
passa
la
notte
,
e
tutto
l
'
organismo
del
cronista
si
abbandona
e
si
abbatte
nel
languore
di
un
tedio
infinito
.
Questo
è
accaduto
al
De
Amicis
.
Egli
,
passati
i
primi
bollori
,
pone
una
fatica
ineffabile
a
lucidare
sulla
carta
i
contorni
delle
cose
vedute
,
e
a
colorirli
per
modo
che
abbiano
una
qualunque
sembianza
di
vita
.
L
'
opera
sua
rassomiglia
a
quella
degli
alluminatori
d
'
iniziali
nei
codici
antichi
.
Non
intendo
dunque
quelli
che
vengono
a
parlare
di
vecchie
scuole
e
di
vecchie
tendenze
d
'
arte
.
Che
scuole
e
che
tendenze
d
'
arte
?
Al
De
Amicis
mancano
la
luce
e
il
calore
interiori
,
che
constituiscono
l
'
anima
o
la
tendenza
subbiettiva
d
'
uno
scrittore
.
Egli
è
un
giapponese
dell
'
arte
,
e
lavora
con
pazienza
meravigliosa
a
costruire
al
tornio
delle
sfere
concentriche
che
siano
una
nell
'
altra
.
Egli
anche
rassomiglia
a
quei
tanti
disgraziati
che
sono
dalle
necessità
della
vita
costretti
a
copiare
i
quadri
dei
grandi
maestri
.
Il
De
Amicis
copia
invece
dal
vero
,
dicono
,
se
bene
non
manca
qualche
visitatore
dei
paesi
descritti
da
lui
,
che
nega
;
ma
questo
non
monta
:
il
procedimento
d
'
arte
è
il
medesimo
.
Quanto
ai
risultati
Qui
certo
troverò
molti
contraditori
.
E
,
primo
fra
tutti
,
si
oppone
l
'
editore
,
il
quale
,
giudicando
dal
gran
numero
d
'
esemplari
che
dell
'
ultimo
libro
di
Edmondo
giornalmente
si
spacciano
,
conclude
alla
sua
eccellenza
;
poi
,
con
altri
argomenti
,
se
bene
non
di
tanto
peso
quanto
questo
,
altri
giungono
alla
medesima
deduzione
.
Or
io
non
voglio
entrare
nel
gusto
del
pubblico
,
il
quale
,
se
questi
libri
gli
piacciono
,
fa
bene
a
comprarli
,
e
neppure
voglio
andare
a
rintracciare
le
ragioni
di
tanto
favore
.
Il
pubblico
è
capriccioso
e
instabile
negli
odii
e
negli
amori
:
a
volte
lo
assale
un
volgar
desiderio
di
cibi
bestiali
,
e
ricerca
i
romanzacci
di
ladroneccio
e
d
'
omicidio
e
di
prostituzione
,
a
volte
,
invece
,
ha
bisogno
di
ritemprarsi
nelle
fresche
soavità
dell
'
idillio
,
e
predilige
le
tenui
espansioni
della
prosa
e
la
poesia
sentimentale
;
ora
è
infastidito
e
vuol
cose
che
lo
distraggano
dalla
noia
,
ora
pargli
d
'
aver
troppo
folleggiato
e
volentieri
piega
alle
letture
serie
che
gli
rinvigoriscono
l
'
intelletto
.
Non
si
può
dunque
tener
conto
dell
'
opinione
sua
,
tanto
più
che
ad
esso
sfuggono
certe
generali
ragioni
d
'
arte
,
le
quali
non
son
confinate
entro
le
pagine
d
'
un
determinato
libro
,
ma
si
espandono
maleficamente
intorno
.
Il
pubblico
dunque
si
compiace
di
questi
libri
del
De
Amicis
,
e
li
compra
:
a
me
,
lo
dico
francamente
,
recano
una
noia
ineffabile
.
Io
ho
letto
volentieri
i
men
dilettosi
scrittori
dell
'
antichità
,
Boezio
e
Seneca
,
Quintilliano
e
Isocrate
,
e
altri
che
non
occorre
di
nominare
per
non
fare
il
catalogo
delle
mie
letture
;
ma
di
questi
niuno
mi
ha
tanto
infastidito
,
quanto
il
De
Amicis
con
le
sue
narrazioni
di
viaggio
.
Quanto
alla
materia
,
esse
sono
affatto
inutili
,
poiché
non
occorre
di
aver
attraversata
la
Schelda
per
avvedersi
con
quanta
leggerezza
egli
scriva
della
pittura
fiamminga
,
per
citare
un
esempio
solo
.
E
poi
per
sé
stessa
la
narrazione
di
viaggio
,
quando
non
sia
studio
sociale
o
politico
,
è
una
poverissima
e
vilissima
materia
d
'
arte
.
Tutta
la
virtù
dovrebbe
dunque
star
nella
forma
;
e
infatti
Teofilo
Gautier
e
gli
altri
minori
artisti
francesi
che
hanno
additata
la
via
ad
Edmondo
,
riposero
nella
forma
tutta
l
'
eccellenza
dell
'
arte
,
e
accarezzarono
la
parola
con
la
medesima
perfezione
di
cesello
con
la
quale
il
Cellini
trattò
i
metalli
e
le
margarite
.
Ma
Edmondo
?
Ahimè
,
non
dite
,
se
avete
pietà
dell
'
arte
,
ch
'
egli
sia
un
orafo
dello
stile
!
Non
ripetete
questo
luogo
comune
,
che
è
una
bestemmia
.
Del
suo
periodo
ho
fatto
or
ora
l
'
analisi
chimica
;
e
ho
mostrato
com
'
esso
sia
una
conseguenza
della
scarsa
forza
imaginosa
.
Leggendo
qualche
pagina
del
De
Amicis
,
a
seconda
del
libro
provo
una
sensazione
diversa
:
mi
par
di
sentire
un
trotto
di
bersaglieri
in
marcia
,
o
di
camelli
uscenti
da
Tangeri
,
o
di
asinelli
accorrenti
al
forte
di
Fenestrelle
:
sempre
però
un
trotterello
serrato
di
proposizioni
che
si
rincorrono
affannosamente
senza
potersi
raggiungere
mai
.
È
questa
l
'
oreficeria
?
StampaPeriodica ,
Nel
dicembre
del
1826
il
Foscolo
scriveva
a
Liverpool
ad
un
amico
,
il
quale
s
'
era
proposto
d
'
andare
a
Londra
a
fargli
una
visita
:
«
Il
mio
consiglio
sarebbe
che
non
veniste
a
trovarmi
,
perché
sono
in
molto
misero
stato
,
e
la
mia
vista
vi
affliggerebbe
»
.
Egli
era
davvero
in
molto
misero
stato
,
tanto
misero
,
che
senza
il
soccorso
di
un
generoso
amico
sarebbe
forse
,
come
egli
stesso
dice
in
una
di
queste
lettere
,
morto
qualche
mese
innanzi
.
Morì
invece
nel
settembre
dell
'
anno
di
poi
;
e
le
privazioni
e
i
dolori
degli
ultimi
quattro
anni
affrettarono
probabilmente
,
se
non
produssero
,
la
morte
.
Accade
non
di
rado
che
intorno
agli
uomini
straordinari
d
'
animo
e
d
'
ingegno
si
formino
come
due
partiti
opposti
,
il
partito
degli
ammiratori
ad
ogni
costo
,
e
quello
di
coloro
che
,
con
la
scusa
di
manifestare
la
verità
,
nascosta
o
travisata
dagli
altri
,
insistono
con
una
specie
di
compiacenza
sulle
debolezze
e
gli
errori
.
Oggimai
tutti
quelli
che
studiano
senza
secondi
fini
sono
d
'
accordo
in
ciò
,
che
la
verità
si
deve
sempre
a
tutti
ed
in
tutto
,
e
che
la
vita
degli
uomini
grandi
,
se
s
'
ha
da
scriverla
,
s
'
ha
da
scriverla
quale
dallo
studio
diligente
e
spassionato
dei
fatti
risulta
che
fu
.
L
'
idea
che
gli
uomini
,
ai
quali
toccò
in
sorte
una
particella
maggiore
di
divinità
,
non
abbiano
da
avere
con
sé
niente
di
quel
d
'
Adamo
,
o
che
almeno
giovi
rappresentarli
come
se
tali
fossero
stati
,
è
una
idea
che
non
cammina
più
:
la
realtà
ha
finito
di
roderle
in
questi
ultimi
anni
le
gambe
.
Se
non
ci
scandalizziamo
troppo
di
tanti
vizi
di
tanta
gente
volgare
,
o
che
la
ricchezza
soltanto
distingue
dal
volgo
,
perché
vorremo
meravigliarci
o
sdegnarci
degli
errori
di
coloro
che
compensano
con
molte
nobili
qualità
le
loro
debolezze
?
E
queste
debolezze
hanno
spesso
così
profonda
radice
nell
'
animo
di
chi
le
possiede
,
sono
così
intimamente
connesse
con
tutte
le
facoltà
di
lui
,
che
,
tacendone
,
non
si
spiegherebbe
interamente
l
'
uomo
.
Si
può
dunque
,
e
si
deve
,
parlare
;
ma
con
reverente
indulgenza
:
parlarne
altrimenti
è
indizio
d
'
animo
gretto
o
maligno
.
Gli
uomini
grandi
,
tanto
non
sono
esenti
dalle
debolezze
della
natura
umana
,
che
il
più
delle
volte
si
cercano
invano
in
essi
alcune
di
quelle
umili
virtù
,
che
molti
uomini
anche
volgari
possiedono
,
e
che
sono
la
guida
più
sicura
alla
tranquilla
felicità
della
vita
.
Perciò
forse
principalmente
è
vera
quella
sentenza
del
Leopardi
,
che
alla
grandezza
dell
'
ingegno
va
spesso
congiunta
la
infelicità
;
benché
egli
la
sostenesse
con
intendimenti
diversi
e
per
diverse
ragioni
.
Al
Foscolo
mancò
,
fra
le
altre
,
la
virtù
di
sottomettere
ai
consigli
della
prudenza
il
sodisfacimento
dei
propri
desidèri
.
Quel
savio
dettato
popolare
:
«
Bisogna
fare
il
passo
secondo
la
gamba
»
,
che
ha
fatto
e
fa
la
contentezza
di
tanta
buona
gente
,
si
direbbe
che
fu
da
lui
perfettamente
ignorato
.
Se
lo
conobbe
,
e
si
provò
a
metterlo
in
pratica
,
non
gli
riuscì
:
la
volontà
,
per
quanto
forte
,
non
bastò
a
vincere
l
'
inclinazione
naturale
.
Egli
,
che
in
tempo
di
guerra
avea
saputo
sopportare
con
sereno
animo
le
fatiche
e
privazioni
più
dure
della
milizia
,
non
sapeva
,
ridottosi
nella
pacifica
vita
di
letterato
e
di
professore
a
Milano
e
a
Pavia
,
adattarsi
a
vivere
in
quella
modesta
condizione
che
i
suoi
guadagni
gli
consentivano
:
egli
,
che
esulando
nella
Svizzera
,
con
una
salute
già
mezzo
rovinata
,
s
'
era
messo
tranquillamente
a
pericolo
di
patire
la
fame
ed
il
freddo
,
avea
nei
tempi
ordinari
bisogno
delle
sue
stufe
,
de
'
suoi
tappeti
,
delle
sue
elegantissime
tazze
di
porcellana
,
della
sua
cara
e
fida
teiera
nera
,
senza
la
quale
gli
pareva
di
non
poter
fare
colazione
.
Arrivato
a
Londra
con
pochi
denari
,
bisognoso
di
guadagnare
per
vivere
,
e
sempre
incerto
della
domani
,
non
sapeva
,
passando
davanti
al
negozio
di
un
orefice
o
di
un
ebanista
,
resistere
alla
tentazione
di
comprare
un
oggetto
d
'
arte
o
un
bel
mobile
.
In
un
gran
fascio
di
conti
,
ricevute
,
cambiali
,
e
altre
carte
d
'
interessi
privati
,
ch
'
io
mi
son
preso
la
cura
di
esaminare
a
una
a
una
(
e
mentre
le
sfogliavo
,
esse
mi
venìan
raccontando
una
lunga
storia
di
piaceri
e
di
dolori
,
di
sodisfazioni
e
d
'
umiliazioni
,
di
speranze
e
di
disinganni
,
di
propositi
fatti
e
non
mantenuti
,
d
'
ansie
,
di
paure
,
di
pentimenti
,
che
travagliarono
i
primi
sei
anni
,
pur
i
meno
infelici
,
della
vita
del
Foscolo
in
Inghilterra
)
,
in
cotesto
fascio
di
carte
,
dove
fra
le
note
del
carbonaio
e
del
barbiere
,
della
stiratrice
e
del
calzolaio
,
stanno
il
catalogo
dei
libri
e
l
'
inventario
dei
mobili
del
Digamma
cottage
venduti
all
'
incanto
,
c
'
è
una
fattura
del
gioielliere
Wells
in
data
del
20
giugno
1818
,
quietanzata
,
per
un
servizio
da
tavola
in
argento
del
valore
di
lire
1600;
c
'
è
una
ricevuta
,
in
data
dello
stesso
giorno
,
di
un
negoziante
di
mobili
,
per
lire
550
,
prezzo
di
una
tavola
e
di
tre
sedie
;
ci
sono
due
ricevute
,
una
dello
stesso
giorno
,
una
di
tre
giorni
avanti
,
per
oltre
seicento
lire
di
biancheria
;
c
'
è
una
fattura
del
4
giugno
per
una
sedia
da
viaggio
,
del
prezzo
di
lire
cinquecento
.
Il
Foscolo
faceva
tutte
queste
spese
per
una
villetta
che
aveva
presa
in
affitto
a
Moulsey
,
in
una
incantevole
posizione
,
tanto
incantevole
che
gli
permetteva
il
lusso
di
regalare
a
'
suoi
amici
l
'
uva
colta
da
una
vite
che
adornava
le
muraglie
esterne
della
casa
.
Le
sole
spese
accennate
da
me
,
fatte
tutte
nello
stesso
mese
di
giugno
,
anzi
quasi
tutte
nello
stesso
giorno
,
superano
le
tremila
lire
,
e
lasciano
facilmente
indovinare
che
dovettero
essere
accompagnate
e
seguìte
da
molte
altre
.
Naturalmente
,
comprata
la
carrozza
,
ci
volle
il
cavallo
;
comprato
il
cavallo
,
ci
volle
il
cocchiere
;
de
'
quali
Ugo
aveva
veramente
bisogno
,
perché
,
ritiratosi
in
campagna
per
aver
più
quiete
e
agio
da
lavorare
,
gli
occorreva
recarsi
spesso
in
città
,
dove
lo
chiamavano
gli
amici
e
gli
affari
,
e
dove
aveva
perciò
seguitato
a
tener
un
quartierino
mobiliato
in
Woodstock
street
.
Non
più
che
tre
mesi
innanzi
dal
tempo
di
quelle
spese
per
la
villa
,
nel
marzo
del
1818
,
egli
terminava
una
lettera
alla
Quirina
Magiotti
con
queste
parole
:
«
Le
forze
mancano
:
il
tempo
passa
;
e
s
'
io
non
provvedo
,
la
miseria
può
condurmi
da
un
'
ora
all
'
altra
all
'
infamia
»
.
E
quasi
tutte
le
lettere
che
dopo
il
suo
arrivo
in
Inghilterra
avea
scritte
fino
allora
in
Italia
erano
piene
del
racconto
delle
sue
miserie
.
Qual
radicale
cambiamento
era
nello
spazio
di
soli
tre
mesi
avvenuto
nella
sua
condizione
?
Tutto
il
cambiamento
era
questo
:
l
'
Edinburgh
Review
avea
pubblicato
un
suo
articolo
,
e
glie
lo
avea
pagato
profumatamente
,
32
lire
sterline
per
ogni
sedici
pagine
,
invece
delle
15
lire
che
usava
pagare
agli
altri
.
L
'
articolo
era
stato
lodatissimo
.
Oltre
ciò
egli
avea
fissato
alcun
lavori
con
l
'
Hobhouse
,
il
quale
gli
avea
anticipato
,
un
po
'
in
conto
di
quei
lavori
,
un
po
'
a
titolo
di
prestito
,
qualche
somma
,
e
gli
avea
dato
speranza
di
altre
simili
anticipazioni
.
Questa
,
dico
,
tutta
la
realtà
del
cambiamento
:
ma
questa
povera
realtà
si
strascicava
dietro
una
coda
di
aurei
sogni
infinita
.
Ecco
la
coda
.
Giacché
le
Riviste
lo
pagavano
sì
bene
,
egli
stabilì
,
cioè
s
'
immaginò
,
che
avrebbe
dato
all
'
Edinburgh
e
alla
Quarterly
Review
otto
articoli
l
'
anno
,
i
quali
gli
avrebbero
portato
un
guadagno
sicuro
di
quattrocento
sterline
nette
,
quanto
gli
ci
voleva
appunto
per
vivere
.
Provveduto
al
vivere
quotidiano
,
bisognava
pensare
alle
eventualità
del
futuro
.
Egli
però
(
ecco
il
séguito
della
coda
)
avea
proposto
ad
alcuni
librai
il
disegno
di
pubblicare
in
trentasei
volumetti
alcuni
classici
italiani
illustrati
da
lui
;
e
i
librai
lo
aveano
assicurato
che
,
trovandosi
,
come
pareva
probabile
,
un
migliaio
di
compratori
,
avrebbe
ritratto
dal
suo
lavoro
,
nei
quattro
o
cinque
anni
che
ci
volevano
per
compierlo
,
un
capitale
almeno
di
diecimila
sterline
.
L
'
uomo
,
se
anche
per
natura
incredulo
e
dubitante
,
è
sempre
disposto
a
credere
le
cose
che
gli
fa
piacere
e
bisogno
che
avvengano
;
salvo
poi
,
se
non
avvengono
,
a
disperarsi
e
pigliarsela
con
gli
uomini
e
col
destino
.
Quei
calcoli
di
guadagno
si
disegnavano
alla
bella
prima
nella
mente
del
Foscolo
come
tanto
matematicamente
esatti
e
sicuri
,
ch
'
egli
non
dubitava
di
annunziare
agli
amici
e
ai
parenti
la
sua
mutata
fortuna
,
e
credeva
,
in
bonissima
fede
,
io
avviso
,
di
potere
spendere
anticipatamente
senza
nessun
pericolo
una
parte
di
quel
guadagno
.
Non
già
che
prima
e
dopo
questo
brevissimo
sogno
dorato
egli
conducesse
in
Inghilterra
una
vita
molto
economica
;
ma
,
prima
almeno
,
non
spendeva
,
credo
,
con
tanto
allegra
sicurezza
.
Le
notizie
della
sua
poco
economica
vita
arrivavano
fino
dai
primi
tempi
in
Italia
,
esagerate
forse
,
come
accade
,
e
forse
contrastanti
col
racconto
delle
miserie
portato
dalle
sue
lettere
.
Giulio
,
il
suo
buon
fratello
,
che
gli
avea
procacciato
il
danaro
col
quale
condursi
a
Londra
e
mantenercisi
qualche
tempo
,
che
vedea
passare
i
mesi
senza
che
Ugo
paresse
rammentarsi
degl
'
impegni
lasciati
in
Italia
,
Giulio
,
che
lo
conoscea
troppo
bene
,
che
avea
veduto
co
'
propri
occhi
a
Milano
e
a
Pavia
la
vita
di
lui
,
gli
scrisse
nel
giugno
del
1817
:
«
Da
molte
persone
ti
sento
a
Londra
e
onorato
e
con
molti
mezzi
da
far
danaro
.
Da
te
non
so
né
liete
,
né
tristi
nuove
;
però
ne
scrivesti
di
lacrimevoli
a
Firenze
.
A
settembre
finisce
l
'
affitto
della
casa
,
pagato
fino
ad
ora
dal
signor
Spiridione
Naranzi
,
il
quale
si
mostrò
e
nell
'
occasione
della
malattia
e
per
le
spese
del
funerale
buon
amico
e
affezionato
parente
.
Penso
che
la
sorella
potrà
ristringersi
in
due
stanze
,
e
la
spesa
della
pigione
sarà
assai
minore
;
e
penso
che
anche
per
la
pensione
tu
potrai
in
parte
essere
alleggerito
,
a
meno
che
la
fortuna
tua
,
e
più
che
la
fortuna
il
tuo
sistema
di
vita
ti
permetta
di
far
pagare
i
dieciotto
napoleoni
al
mese
.
Per
conto
mio
ho
mandato
e
manderò
finché
potrò
la
stessa
pensione
,
sebbene
mi
sia
di
sommo
peso
,
e
tale
da
obbligarmi
a
privazioni
dolorosissime
;
ma
mi
sostiene
il
conforto
di
non
avermi
nulla
a
rimproverare
,
e
trovo
nello
stesso
sacrifizio
molta
dolcezza
.
Se
le
letture
letterarie
che
tu
farai
,
se
la
ristampa
delle
tue
opere
,
o
la
pubblicazione
di
qualche
nuova
,
ti
mettono
in
istato
di
possedere
qualche
somma
,
non
trascurare
per
carità
,
fratel
mio
,
di
spedire
del
danaro
a
Visconti
.
Non
ti
nasconderò
che
siffatto
pensiero
è
un
chiodo
ognor
fitto
nel
cuore
;
sì
perché
conosco
la
situazione
dell
'
amico
,
e
sì
anche
perché
un
poco
d
'
amor
proprio
mi
lacera
,
che
gli
stranieri
faccian
tanto
per
mantenere
la
nostra
famiglia
»
.
Non
era
questa
la
prima
volta
che
Giulio
scriveva
in
tono
di
amorevole
rimprovero
ad
Ugo
.
Il
primo
febbraio
dell
'
anno
stesso
gli
avea
scritto
una
lettera
di
lamento
molto
più
amaro
.
«
T
'
incalzi
,
gli
diceva
,
l
'
idea
degli
obblighi
tuoi
verso
Visconti
,
come
mi
tien
sollecito
il
timore
ch
'
ei
resti
scoperto
in
una
somma
consacrata
con
tanta
generosità
e
con
tanti
sacrifizi
per
la
migliore
delle
azioni
.
E
sai
tu
perch
'
io
tremo
?
Non
è
perch
'
io
dubiti
che
ti
manchi
volontà
,
o
danaro
,
ma
bensì
perché
ti
manca
economia
e
quell
'
assieme
d
'
idee
indispensabili
per
avanzarti
i
mezzi
necessari
e
pòrti
la
calma
nel
seno
col
disimpegno
de
'
tuoi
doveri
.
Non
ti
adirare
con
queste
verità
;
è
il
fratel
tuo
che
ti
parla
,
che
ti
ama
più
di
sé
stesso
e
che
ti
difende
costantemente
contro
tutti
quelli
che
tentano
intaccare
la
tua
delicatezza
;
ma
io
come
tuo
verace
amico
devo
scoprirti
con
verità
i
difetti
tuoi
,
se
parmi
che
tu
ne
abbia
,
e
tu
devi
correggerti
,
se
trovi
le
mie
ragioni
giuste
»
.
Chi
conosce
l
'
animo
altiero
d
'
Ugo
,
chi
sa
come
egli
amava
la
famiglia
,
s
'
immagina
facilmente
che
queste
lettere
del
fratello
dovettero
essergli
peggio
che
coltellate
.
Le
punte
di
quei
rimproveri
dovettero
penetrargli
tanto
più
a
fondo
nel
cuore
,
quanto
i
rimproveri
erano
più
amorevoli
,
e
,
in
parte
almeno
,
meritati
.
Ugo
passò
dei
giorni
ben
tristi
,
e
credo
non
ebbe
pace
finché
non
riuscì
a
trovare
e
mandare
il
denaro
che
dovea
.
Egli
era
allora
in
cattivissime
condizioni
economiche
;
ma
non
gli
mancò
l
'
aiuto
degli
ammiratori
ed
amici
.
Lord
Guilford
gli
scriveva
il
7
di
giugno
,
inviandogli
una
somma
di
danaro
,
e
pregandolo
di
rivolgersi
a
lui
nei
suoi
bisogni
.
«
La
tenuità
dell
'
acchiusa
somma
,
diceva
,
Le
proverà
che
non
voglio
abusare
della
sua
confidenza
»
.
Il
22
settembre
Lady
Westmoreland
lo
pregava
molto
delicatamente
e
cortesemente
di
accettarla
come
banchiera
per
la
piccola
somma
di
cinquanta
lire
sterline
:
«
C
'
est
possible
egli
scriveva
que
même
la
petite
somme
de
50
L
.
pourra
vous
être
utile
et
vous
débarrasser
de
quelques
personnes
aux
arrangements
qui
pourraiet
entraîner
plus
de
dépense
.
Pardonnez
donc
la
liberté
que
je
prends
et
attribuez
-
la
à
ma
franchise
naturelle
»
.
Nello
stesso
mese
un
amico
,
che
firmava
con
le
sole
iniziali
R.U.
,
lo
avvertiva
che
i
banchieri
Hoskins
avevano
accettato
di
negoziare
una
sua
cambiale
,
e
chiudeva
la
lettera
facendogli
coraggio
:
«
Chassez
le
chagrin
:
luttez
avec
plus
d
'
énergie
pour
vaincre
la
mauvaise
fortune
.
Tu
ne
cede
malis
Je
m
'
occuperai
de
votre
affaire
,
mais
en
même
temps
fiez
-
vous
à
vous
-
même
»
.
Quando
Ugo
fosse
in
grado
di
mandare
in
Italia
i
denari
pei
quali
Giulio
lo
sollecitava
,
non
saprei
dire
;
ma
che
li
mandò
non
più
tardi
della
prima
metà
del
1818
si
capisce
da
una
lettera
di
Giulio
stesso
dell
'
agosto
di
quell
'
anno
,
con
la
quale
si
rallegrava
col
fratello
della
sua
buona
fortuna
.
Sopra
che
fragili
fondamenta
questa
buona
fortuna
posasse
lo
abbiam
veduto
;
e
il
Foscolo
non
tardò
molto
ad
accorgersi
che
aveva
sognato
.
In
una
lettera
alla
Quirina
Magiotti
in
data
del
20
settembre
,
posteriore
cioè
di
soli
quattro
mesi
all
'
annunzio
che
avea
dato
anche
a
lei
delle
sue
mutate
condizioni
economiche
,
si
comincia
a
sentire
già
lo
sconforto
.
«
Il
mio
stato
apparente
,
le
scrive
,
è
quale
gli
amici
miei
vorrebbero
che
fosse
in
sostanza
;
ed
ho
dovuto
assumerlo
,
perché
qui
l
'
aspetto
e
il
sospetto
di
povertà
basta
a
farti
bandire
da
ogni
commercio
sociale
e
mercantile
.
E
se
i
librai
che
hanno
fatto
meco
il
contratto
dei
Classici
italiani
avessero
mai
pensato
che
io
non
lavoro
che
per
bisogno
,
mi
avrebbero
offerto
pochissimo
;
o
piuttosto
non
avrebbero
voluto
aver
che
fare
con
me
.
Il
segreto
del
vantaggiosissimo
contratto
fatto
sta
tutto
nella
certezza
in
cui
i
librai
sono
,
che
,
vivendomi
io
co
'
ricchi
,
ed
in
case
di
grandi
ricchi
,
i
ricchi
e
i
grandi
compreranno
e
faranno
comprare
le
cose
stampate
col
nome
mio
Dacché
ho
dovuto
essere
in
commercio
coi
librai
(
alcuni
de
'
quali
,
e
specialmente
uno
col
quale
ho
più
che
fare
,
vivono
alla
Rinuccini
e
alla
Corsini
)
,
mi
è
convenuto
fare
l
'
estremo
del
mio
potere
,
ed
anche
del
mio
non
-
potere
,
perché
essi
vedano
e
possano
affermare
come
trattano
con
un
autore
gentiluomo
Or
io
,
parte
per
saldare
alcuni
debiti
fatti
,
e
parte
per
l
'
avvenire
,
sto
angosciandomi
dì
e
notte
col
cuore
,
temendo
di
non
potere
far
presto
,
e
travagliando
con
la
mente
e
la
penna
»
.
Il
Foscolo
sentiva
il
bisogno
di
giustificarsi
agli
altri
,
e
più
che
agli
altri
a
sé
stesso
,
del
lusso
col
quale
viveva
;
ma
l
'
idea
che
quel
lusso
fosse
necessario
per
trovar
lavoro
e
guadagno
era
,
se
non
interamente
falsa
,
per
lo
meno
esagerata
.
Bisognerebbe
conoscere
poco
la
natura
umana
in
generale
,
e
quella
del
Foscolo
in
particolare
,
per
non
accogliere
almeno
il
dubbio
che
cotesta
falsa
idea
,
dalla
quale
derivarono
tutti
i
guai
e
le
miserie
ultime
,
veramente
grandi
,
del
povero
Ugo
,
non
gli
fosse
,
direi
quasi
,
suggerita
dalla
inclinazione
sua
,
che
lo
portava
ad
amare
la
compagnia
,
le
usanze
e
la
vita
dei
grandi
.
E
vivendo
coi
ricchi
e
coi
grandi
il
suo
carattere
altiero
lo
portava
naturalmente
a
non
voler
parere
da
meno
di
loro
.
Questa
era
una
debolezza
;
ma
chi
può
fargliene
rimprovero
,
quando
si
pensa
che
egli
solo
ne
portò
la
pena
(
e
qual
pena
!
)
,
e
che
senza
la
fonte
di
quella
debolezza
,
egli
forse
non
avrebbe
compiuto
tante
altre
azioni
belle
e
magnanime
?
Alla
fine
dell
'
anno
1818
il
sogno
di
miglior
fortuna
sognato
dal
Foscolo
era
compiutamente
dileguato
.
Fidando
troppo
sull
'
aiuto
dell
'
Hobhouse
e
sui
guadagni
che
sperava
fare
lavorando
per
lui
,
egli
aveva
(
scrive
alla
Magiotti
)
tralasciato
di
fare
articoli
per
le
riviste
,
e
avea
sospeso
l
'
edizione
del
primo
volume
dei
classici
(
benché
non
risulta
che
avesse
trovato
gli
associati
che
ci
voleano
per
cominciarla
)
;
e
quando
l
'
Hobhouse
,
impigliatosi
nelle
gravi
spese
di
una
elezione
politica
,
si
trovò
costretto
a
diminuire
le
somministrazioni
di
denaro
che
gli
faceva
e
a
modificare
le
sue
prime
proposte
circa
il
lavoro
da
compiere
insieme
,
il
povero
Ugo
si
trovò
in
grande
imbarazzo
,
e
dové
,
fra
le
altre
cose
,
abbandonare
la
sua
villetta
di
Moulsey
.
«
Lasciai
,
scrive
alla
Quirina
,
la
mia
casetta
di
campagna
,
di
cui
per
altro
pago
tuttavia
la
pigione
;
ma
non
ho
spese
domestiche
,
né
necessità
di
calessetto
e
cavallo
,
né
imposte
.
Vivo
alla
meglio
in
due
stanzette
mobiliate
in
Woodstock
street
,
e
che
dianzi
non
mi
serviranno
che
per
dormire
quando
ci
veniva
Oramai
il
mio
carattere
fa
perdonare
anche
dagl
'
lnglesi
alla
mia
povertà
»
.
Il
povero
Foscolo
(
diciamo
le
cose
crudamente
come
sono
)
non
avea
proprio
testa
per
il
governo
di
una
famiglia
,
fosse
pure
la
più
semplice
possibile
,
composta
cioè
,
come
la
sua
,
di
un
solo
individuo
.
C
'
è
d
'
altra
parte
tante
brave
persone
che
hanno
testa
da
ciò
,
ma
non
sanno
scrivere
un
solo
verso
come
quello
dei
Sepolcri
,
che
sarebbe
ingiusto
pigliarsela
troppo
con
la
natura
perché
non
sempre
riesce
a
fate
che
i
buoni
poeti
sieno
buoni
amministratori
:
ad
ogni
modo
chi
avrebbe
ragione
di
pigliarsela
sarebbero
i
poeti
stessi
,
sopra
i
quali
ricade
tutto
il
danno
del
non
possedere
quella
qualità
.
Il
Foscolo
dunque
era
uno
di
questi
infelici
.
A
considerare
le
corbellerie
che
faceva
,
e
i
guai
che
si
tirava
addosso
,
si
prova
quasi
un
senso
di
compassione
.
Scriveva
,
come
abbiamo
visto
,
che
per
mantenersi
a
Londra
gli
bastavano
diecimila
lire
l
'
anno
(
le
quali
,
se
non
eran
molto
,
non
erano
neanche
pochissimo
)
;
e
,
pagando
la
pigione
di
un
quartiere
mobiliato
in
città
,
spendeva
duemila
cento
lire
per
l
'
affitto
di
una
villa
,
spendeva
in
pochi
giorni
più
di
tremila
lire
per
alcuni
oggetti
di
arredamento
.
Credeva
e
diceva
,
ciò
non
ostante
,
di
essersi
ritirato
in
campagna
anche
per
economia
;
e
poi
per
economia
tornava
,
come
abbiam
visto
,
dalla
campagna
in
città
:
tornava
in
città
per
risparmiare
,
fra
le
altre
,
la
spesa
di
mantenimento
del
cavallo
,
e
comprava
un
cavallo
proprio
alla
vigilia
di
lasciare
la
campagna
.
S
'
era
fatto
costruire
una
rimessa
,
avea
comprato
il
calesse
;
e
dal
4
giugno
al
1°
dicembre
spendeva
350
lire
per
nolo
di
vetture
.
Un
savio
e
grasso
borghese
,
la
cui
amministrazione
vada
,
per
sua
fortuna
,
come
un
orologio
,
e
che
,
per
sua
fortuna
,
non
abbia
mai
letto
i
Sepolcri
né
udito
pronunziare
il
nome
di
Ugo
Foscolo
,
a
sentir
queste
cose
proromperebbe
:
Ma
che
razza
d
'
imbecille
era
costui
?
Ecco
uno
dei
benefizi
dell
'
essere
poeti
.
Le
ultime
parole
da
me
riferite
nella
lettera
alla
Magiotti
lascerebbero
supporre
che
il
Foscolo
,
tornando
in
città
,
avesse
introdotto
un
radicale
cambiamento
nel
suo
sistema
di
vita
.
Pur
troppo
non
era
così
.
Glie
ne
sarà
forse
balenata
l
'
intenzione
,
si
sarà
forse
anche
provato
a
metterla
in
atto
;
ma
la
volontà
non
gli
bastò
.
E
l
'
occasione
non
si
porgeva
davvero
troppo
favorevole
.
Era
quello
il
tempo
che
avea
cominciato
a
frequentare
assiduamente
la
famiglia
Russell
e
ad
innamorarsi
di
Carolina
.
Alla
naturale
inclinazione
,
rafforzata
dalla
consuetudine
si
aggiungeva
quindi
una
ragione
di
più
per
non
ritirarsi
dalla
società
in
mezzo
alla
quale
avea
fino
allora
vissuto
.
E
il
rimanere
in
cotesta
società
voleva
dire
mantenersi
nella
necessità
di
menare
una
vita
superiore
alle
sue
entrate
.
Le
lettere
d
'
Inglesi
a
Foscolo
inedite
e
i
documenti
concernenti
gl
'
interessi
privati
confermano
queste
induzioni
.
E
disgraziatamente
le
confermano
i
fatti
.
Anzi
,
il
Foscolo
non
era
ancora
arrivato
al
punto
culminante
delle
spese
eccessive
e
inconsiderate
.
Ci
arrivò
,
come
è
noto
,
nel
1822
,
quando
gli
venne
l
'
idea
di
fabbricare
.
La
incapacità
negli
affari
,
la
passione
per
ciò
che
chiamasi
confortabile
,
e
il
gusto
dell
'
artista
congiurarono
in
ciò
alla
sua
totale
rovina
.
È
singolare
,
incredibile
quasi
,
la
tranquilla
sicurezza
con
la
quale
egli
parla
a
Lady
Dacre
del
contratto
da
lui
conchiuso
per
la
costruzione
della
sua
casa
.
Il
Foscolo
pare
un
uomo
seduto
sopra
un
barile
di
polvere
,
al
quale
appicca
tranquillamente
il
fuoco
da
sé
.
Quella
casa
di
cui
aveva
fatto
egli
stesso
il
disegno
,
che
adornava
e
mobiliava
con
la
eleganza
di
un
artista
,
quella
casa
che
doveva
essere
e
fu
l
'
amor
suo
,
che
doveva
essere
e
non
fu
l
'
asilo
della
sua
vecchiezza
,
quella
casa
egli
non
doveva
abitarla
tranquillamente
neppure
un
anno
:
che
dico
?
neppure
un
mese
.
Chiunque
altri
avrebbe
saputo
ciò
avanti
di
far
gittare
la
prima
pietra
,
e
si
sarebbe
quindi
astenuto
dal
farla
gittare
.
La
casa
non
era
,
si
può
dire
,
finita
,
il
Foscolo
non
avea
cominciato
ad
abitarla
,
che
i
creditori
gli
furono
addosso
.
La
lettera
con
la
quale
parla
a
Lady
Dacre
del
contratto
è
del
marzo
1822;
e
nel
dicembre
egli
si
trovava
già
in
tali
angustie
per
la
impossibilità
di
far
fronte
a
'
suoi
impegni
,
che
pensò
di
aprirsene
a
quella
egregia
donna
e
al
marito
di
lei
,
chiedendo
loro
consiglio
sui
vari
modi
che
stava
escogitando
per
far
quattrini
.
Fra
cotesti
modi
c
'
era
quello
di
mettersi
a
dare
lezioni
private
.
Quando
in
cospetto
di
un
uomo
disgraziato
(
altri
dica
pure
,
disgraziato
per
colpa
sua
:
e
chi
,
a
questo
mondo
,
non
è
,
un
po
'
più
o
un
po
'
meno
,
l
'
artefice
della
propria
disgrazia
?
)
,
quando
in
cospetto
di
un
uomo
disgraziato
si
vede
un
'
anima
generosa
,
che
mostra
di
saperlo
intendere
e
compatire
,
che
sa
consolarlo
con
nobili
parole
,
le
quali
in
certi
casi
valgono
meglio
d
'
ogni
moneta
,
quelle
poche
volte
che
ciò
accade
,
un
galantuomo
si
sente
allargare
il
cuore
,
e
prova
una
certa
compiacenza
di
appartenere
al
genere
umano
.
Di
questa
compiacenza
noi
andiamo
debitori
a
Lady
Dacre
,
e
ci
è
largo
compenso
al
disgusto
che
proviamo
ripensando
la
crudele
leggerezza
e
la
severità
ingenerosa
con
la
quale
parlarono
del
Foscolo
il
Pecchio
ed
il
Tommaseo
.
Poiché
la
contemplazione
delle
nobili
idee
fa
bene
al
cuore
,
rileggiamo
qualche
passo
della
lettera
che
quella
gentil
donna
rispondeva
al
povero
Ugo
.
«
Povero
Foscolo
!
Votre
lettre
me
fait
beaucoup
de
peine
.
On
pourrait
blâmer
votre
imprudence
,
mais
cela
ne
guérirait
pas
le
mal
.
Lord
Dacre
,
qui
a
étudié
la
loi
dans
sa
jeunesse
,
aurait
pu
vous
donner
de
meilleurs
conseils
;
le
génie
ne
vaut
rien
pour
les
affaires
de
ce
bas
-
monde
.
Du
reste
ne
croyez
pas
que
le
parti
que
vous
voulez
prendre
(
quello
di
dare
lezioni
)
puisse
vous
rabaisser
dans
l
'
estime
de
ceux
dont
l
'
estime
vaille
quelque
chose
Vous
serez
toujours
Ugo
Foscolo
quand
on
vous
trouverait
labourant
la
terre
,
ou
raccommodant
vos
souliers
.
.
Nous
autres
femmelettes
qui
sommes
composées
de
gazes
et
de
rubans
,
et
dont
les
titres
sont
des
voitures
et
de
jolis
meubles
,
si
nous
perdons
tout
cela
,
nous
sommes
anéanties
.
Il
n
'
est
pas
ainsi
des
hommes
qui
se
sont
distingués
[
]
Mon
pauvre
Foscolo
,
ne
perdez
pas
courage
,
mais
ne
bâtissez
plus
de
maisons
Le
malheur
est
que
pour
vivre
il
faut
écrire
pour
les
ignorants
et
les
frivoles
;
pour
se
survivre
il
faut
écrire
pour
les
savants
et
les
sérieux
;
c
'
est
-
à
-
dire
que
pour
se
survivre
il
faut
mourir
de
faim
»
.
Chi
non
avrebbe
baciata
volentieri
la
mano
che
vergò
queste
nobili
parole
?
E
quanti
altri
,
non
dico
solamente
donne
,
ma
uomini
,
sono
capaci
di
sentire
e
di
esprimere
così
schiettamente
e
altamente
,
senza
nessuna
smorfia
,
senza
nessun
falso
sentimentalismo
,
la
compassione
e
il
rispetto
che
ispirano
le
sciagure
e
le
debolezze
di
un
animo
grande
?
Alle
generose
parole
seguirono
i
fatti
.
Lady
Dacre
suggerì
,
com
'
è
noto
,
al
Foscolo
di
dare
un
corso
di
lezioni
di
letteratura
italiana
,
e
si
adoperò
a
trovar
soscrittori
.
Il
corso
fruttò
,
al
dire
del
Foscolo
stesso
,
un
migliaio
circa
di
lire
sterline
;
le
quali
,
secondo
lui
,
avrebbero
dovuto
bastare
a
sanar
le
sue
piaghe
;
ma
non
bastarono
.
Egli
aveva
detto
a
Lord
Dacre
che
i
suoi
debiti
ascendevano
a
lire
600;
forse
non
pensando
che
ai
più
vicini
ed
urgenti
,
e
parendogli
che
il
termine
dei
più
lontani
non
dovesse
arrivar
mai
.
O
forse
la
sua
inesperienza
e
la
sua
passione
lo
trascinavano
e
l
'
accecavano
;
e
,
pagati
quei
debiti
,
ne
fece
degli
altri
,
fidando
al
solito
sopra
entrate
e
guadagni
che
poi
mancarono
.
Il
26
marzo
1823
scriveva
ad
un
amico
:
«
Ho
avuto
due
giorni
fa
la
soddisfazione
di
aggiustare
i
miei
conti
col
signor
G
.
,
e
,
grazie
al
cielo
,
il
banchiere
è
pagato
.
Ier
sera
mi
riuscì
di
sistemare
definitivamente
il
livello
delle
due
case
;
così
finalmente
si
chiude
il
lungo
capitolo
de
'
guai
che
per
più
mesi
mi
tennero
in
uno
stato
di
continua
ansietà
»
.
Ahimè
!
il
capitolo
non
era
chiuso
:
cioè
,
era
chiuso
;
ma
stava
per
aprirsene
un
altro
,
ben
più
doloroso
e
terribile
,
il
quale
non
doveva
chiudersi
che
con
la
morte
.
Ugo
seguitò
ad
abitare
la
sua
casa
,
e
a
fare
la
solita
vita
,
adducendo
sempre
le
solite
ragioni
.
«
La
mia
vita
,
scriveva
il
6
agosto
1823
alla
Magiotti
,
è
tale
quale
l
'
ha
veduto
qui
il
marchese
(
Gino
Capponi
,
ch
'
era
stato
a
Londra
nel
1819
)
:
affaticata
,
servile
in
fatto
a
'
librai
ed
a
'
divoratori
di
libri
,
benché
in
apparenza
io
mi
studi
di
farla
parere
vita
di
libero
uomo
gentile
.
E
guai
se
siffatte
apparenze
non
illudessero
i
librai
e
i
lettori
!
perché
qui
nessuno
vuole
aver
che
fare
con
chi
è
,
o
si
professa
,
o
par
povero
»
.
Il
Pecchio
che
,
tornando
di
Spagna
,
andò
a
visitare
il
Foscolo
appunto
nell
'
agosto
del
1823
,
scrive
che
lo
trovò
«
alloggiato
nel
nuovo
casino
,
con
tutto
il
lusso
d
'
un
fermiere
arricchito
,
passeggiando
su
'
più
bei
tappeti
di
Fiandra
,
coi
mobili
de
'
legnami
più
rari
,
con
statue
nell
'
atrio
della
casa
,
con
una
stufa
ripiena
di
fiori
esotici
e
i
più
costosi
»
.
Anche
Lady
Dacre
,
che
fino
all
'
agosto
del
1823
non
avea
,
pare
,
veduto
la
casa
e
il
giardino
del
Foscolo
,
quando
li
vide
ne
rimase
meravigliata
;
e
glie
lo
scrisse
,
aggiungendo
riprensioni
e
consigli
intorno
alle
spese
non
necessarie
ch
'
egli
faceva
.
E
il
Foscolo
rispose
ringraziando
.
«
I
vostri
consigli
non
solo
non
hanno
bisogno
di
scusa
,
ma
sono
così
saggi
,
e
dettati
da
tanto
interesse
per
la
mia
felicità
,
che
più
crescerebbe
ancora
la
mia
premura
di
ringraziarvene
,
se
maggiore
fosse
stata
la
vostra
severità
nel
riprendermi
«
Alle
vostre
osservazioni
sul
mio
giardino
,
e
sui
fiori
,
e
sul
tempo
e
il
danaro
che
spendo
in
queste
dilettevoli
miserie
,
non
ho
che
opporre
.
In
altri
tempi
io
mi
deliziava
assai
più
delle
soavi
sensazioni
che
mi
venivano
dai
giardini
,
dagli
alberi
,
dai
prati
,
senza
che
ne
prendessi
cura
veruna
.
Il
mio
spirito
era
allora
più
vigoroso
,
più
attivo
,
e
sopra
tutto
più
tranquillo
.
Gli
anni
,
le
sventure
e
l
'
esilio
,
ma
sovra
ogni
altra
cosa
la
solitudine
,
mi
hanno
fatto
credere
che
dando
un
pensiero
ai
fiori
,
involerei
qualche
ora
alle
dolorose
meditazioni
,
alle
quali
fui
sempre
per
natura
inclinato
,
ed
ai
noiosi
lavori
cui
ora
son
condannato
dalla
fortuna
»
.
Aggiungeva
d
'
aver
preso
la
savia
risoluzione
di
affittare
o
di
vendere
il
suo
povero
Digamma
,
e
che
non
ci
sarebbe
rimasto
se
non
fino
al
momento
che
trovasse
un
buono
acquirente
.
Ma
non
ebbe
tempo
di
trovarlo
,
perché
di
lì
a
qualche
mese
,
ai
primi
del
1824
,
alcuni
creditori
lanciarono
contro
di
lui
un
mandato
d
'
arresto
;
ed
egli
,
per
sottrarsi
alle
loro
persecuzioni
,
dové
abbandonare
nascostamente
la
propria
casa
e
andare
errando
dall
'
uno
all
'
altro
dei
più
poveri
quartieri
della
città
.
Quale
fosse
d
'
allora
in
poi
la
sua
vita
,
negli
ultimi
non
interi
quattro
anni
ch
'
essa
durò
,
l
'
accennarono
in
genere
i
suoi
biografi
:
meglio
apparisce
dalle
lettere
,
specialmente
da
quelle
a
Hudson
Gurney
,
a
Dionisio
Bulzo
e
al
Capponi
,
nel
terzo
volume
dell
'
epistolario
:
ma
i
dolorosi
particolari
che
in
esse
si
leggono
non
sono
ancora
tutta
la
storia
delle
privazioni
,
delle
umiliazioni
,
dei
patimenti
,
a
prezzo
dei
quali
il
Foscolo
espiò
i
suoi
errori
e
le
sue
debolezze
.
Da
questa
storia
,
quando
potrà
scriversi
intera
,
apparirà
,
credo
,
che
se
gli
errori
furon
grandi
,
fu
anche
grande
l
'
espiazione
;
e
,
diciamolo
ad
intero
onore
del
Foscolo
,
fu
compiuta
con
una
forza
d
'
animo
veramente
ammirabile
.
StampaPeriodica ,
Mi
perdoni
il
lettore
,
ma
provo
il
desiderio
,
irresistibile
,
di
parlare
d
'
un
caso
che
càpita
a
me
,
per
chiedere
,
e
,
può
avvenire
,
anche
per
dare
uno
schiarimento
.
Sono
otto
giorni
che
provo
questo
desiderio
e
che
esso
,
a
forza
di
acuirsi
nella
debolezza
del
corpo
percosso
da
questo
caldo
,
diventa
bisogno
assoluto
,
necessità
vera
.
Domenica
scorsa
,
aprendo
la
Domenica
letteraria
con
la
mano
timida
e
l
'
occhio
vergognoso
di
chi
sa
che
è
per
trovarsi
dentro
,
pubblicata
al
sole
,
parte
della
propria
vergogna
,
m
'
imbattei
in
un
periodo
di
Gabriele
D
'
Annunzio
,
che
incominciava
:
«
Ma
noi
espiamo
la
colpa
di
avere
scritto
in
un
'
epoca
d
'
infermità
e
vanità
un
libercolo
di
versi
inverecondi
.
»
Il
pronome
personale
al
numero
plurale
è
una
buona
,
ma
benigna
istituzione
,
che
comprende
entro
di
sé
,
oltre
che
molte
persone
,
molte
cose
:
dalla
mitria
lucente
,
tutta
sfaccettata
di
perle
milionarie
,
del
Sommo
pontefice
,
ai
grandi
e
immortali
principii
,
tutti
arroventati
di
sgrammaticature
furibonde
,
dello
scrittore
di
un
giornale
bisettimanale
:
il
pronome
personale
col
numero
plurale
è
provvidenza
sempre
pronta
,
che
apre
le
braccia
per
accogliere
la
gloria
,
la
vanità
,
l
'
ignoranza
,
e
,
qualche
volta
,
sino
la
rotta
compagine
d
'
un
'
associazione
di
malfattori
.
Ma
,
per
fortuna
,
nel
caso
presente
,
non
vi
è
luogo
a
sospetti
:
fra
le
sue
larghe
pieghe
,
quella
forma
prenominale
altera
e
condiscendente
,
non
avvolge
che
il
capo
roseo
e
ricciuto
del
buon
Gabriele
D
'
Annunzio
.
È
dunque
ragionevole
indagare
:
che
,
il
libro
di
versi
inverecondi
a
cui
il
giovinetto
allude
,
sia
quello
intitolato
Intermezzo
di
rime
?
Da
principio
molte
e
gravi
difficoltà
si
oppongono
a
questa
conclusione
.
Egli
afferma
d
'
avere
scritto
quel
libro
,
o
,
come
dice
lui
con
tenue
modestia
,
che
la
maestà
pronominale
dell
'
epistola
compensa
del
resto
assai
largamente
,
quel
libercolo
di
versi
in
un
'
epoca
di
infermità
e
di
vanità
.
Ora
,
quando
egli
stava
temprando
,
martellando
e
lumeggiando
le
strofe
dell
'
Intermezzo
,
io
vedeva
il
D
'
Annunzio
quasi
tutti
i
giorni
,
e
di
mattina
e
di
sera
.
Alla
mattina
lo
incontrava
,
per
lo
più
,
col
capo
chino
e
col
piede
steso
sopra
il
ponticello
di
un
lustrascarpe
,
poiché
i
suoi
stivaletti
avevano
d
'
uopo
di
una
abbondante
e
faticosa
pulitura
per
esser
liberati
dalla
molta
e
sottil
polvere
raccolta
in
una
lunga
e
gioconda
passeggiata
.
E
alla
sera
lo
ammirava
,
con
molta
estetica
di
movimenti
e
molta
allegra
attività
d
'
appetito
,
mangiare
un
pranzo
,
non
scarso
,
al
caffé
di
Roma
.
Passeggiava
,
mangiava
con
lieta
vigoria
;
dunque
non
doveva
essere
infermo
,
quando
stava
componendo
l
'
Intermezzo
.
E
,
neppure
,
per
quanto
facile
a
sospettare
dell
'
umana
natura
,
mi
parve
affetto
di
morbosa
vanità
;
discorreva
con
qualche
trepidazione
delle
odi
e
dei
sonetti
che
stava
facendo
;
si
accompagnava
con
molti
,
né
letterati
gloriosi
,
né
nobili
discendenti
dalle
crociate
;
sorrideva
amicamente
ad
Angiolino
,
il
ragazzo
di
Morteo
,
che
gli
dava
tè
e
caviale
,
e
,
per
disegnarsi
,
nelle
lettere
,
non
infrequenti
,
che
scriveva
a
quell
'
altro
Angiolino
,
ch
'
era
il
suo
editore
,
diceva
:
Io
.
Questo
per
l
'
autore
:
per
il
contenuto
del
libro
,
o
del
libercolo
,
si
può
facilmente
osservare
che
è
tutto
manifatturato
d
'
amore
,
e
proprio
di
quell
'
amore
che
è
esercizio
e
consolazione
esclusiva
delle
nature
forti
e
sane
.
Da
principio
dunque
,
e
stando
alla
lettera
delle
affermazioni
leggiadramente
ornate
di
numeri
,
d
'
esclamazioni
e
di
noi
,
mandate
dall
'
autore
al
pubblico
contro
il
suo
editore
,
che
si
trattasse
dell
'
Intermezzo
non
parrebbe
.
Ma
alle
volte
,
e
trattandosi
di
prosa
naturalista
,
si
conclude
,
meglio
che
procedendo
dalle
verità
storiche
,
e
dalle
consuetudini
logiche
,
tirando
a
indovinare
,
per
taluni
avvicinamenti
di
stile
,
di
ricordi
,
e
di
rivelazioni
sincrone
.
Però
,
nel
caso
attuale
,
l
'
incertezza
non
può
durare
a
lungo
:
il
libercolo
di
versi
inverecondi
è
propriamente
l
'
Intermezzo
di
rime
.
Ora
il
fatto
personale
non
ha
d
'
uopo
di
essere
né
spiegato
,
né
scusato
:
egli
nasce
spontaneo
dagli
avvenimenti
e
cresce
e
perdura
con
ragionevole
potenza
nell
'
animo
mio
.
Un
anno
fa
,
giusto
,
io
occupai
molte
colonne
,
seccai
molto
me
stesso
e
,
quel
che
è
peggio
,
i
lettori
della
Domenica
letteraria
,
per
dimostrare
,
non
che
i
versi
di
quel
libercolo
fossero
eccellenti
,
ma
che
non
erano
inverecondi
.
Faticai
a
lungo
,
contrastando
,
colla
risolutezza
della
persuasione
,
ad
uomini
dai
quali
sono
abituato
a
imparare
e
accogliere
affermazioni
e
giudizi
con
soddisfatta
condiscendenza
;
ma
fra
le
non
molte
ricompense
che
mi
procurò
quella
fatica
e
quell
'
audacia
di
ribellione
ci
fu
,
e
forse
in
cima
a
tutte
,
questa
:
che
il
D
'
Annunzio
me
ne
ringraziò
con
schietta
e
amichevole
effusione
.
Perché
,
infine
,
e
benché
mirassi
soltanto
a
difendere
la
libertà
dell
'
arte
,
avevo
ancora
difese
l
'
opere
e
le
intenzioni
del
giovinetto
scrittore
,
e
avevo
per
di
più
procurata
una
buona
réclame
a
'
suoi
versi
.
Un
anno
fa
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
mi
ringraziava
d
'
aver
creduto
umanamente
innocenti
i
suoi
versi
;
ora
,
che
ornai
nessuno
pensa
né
alla
nostra
lite
né
alle
sue
strofe
,
esce
fuori
lui
,
raggiante
nella
trionfale
austerità
del
pronome
personale
al
numero
plurale
,
ad
esclamare
:
Badate
,
l
'
Intermezzo
di
rime
è
un
libro
,
o
libercolo
,
inverecondo
!
Ecco
,
pertanto
,
che
segue
a
me
come
ad
un
avvocato
troppo
innamorato
della
causa
che
ha
preso
a
sostenere
.
Egli
,
nel
furore
d
'
avere
scoperta
una
grande
verità
e
una
giustizia
perseguitata
e
minacciata
,
perora
per
un
giorno
,
per
due
,
dipingendo
l
'
accusato
come
un
fior
di
galantuomo
,
incapace
di
qualsiasi
azione
malvagia
,
calunniato
da
nemici
,
afflitto
da
una
sorte
feroce
,
e
poi
,
quando
egli
ha
terminato
,
tutto
rosso
dalla
fatica
del
suo
classico
periodare
e
nell
'
orgoglio
d
'
aver
reso
un
importante
servizio
alla
verità
,
il
presidente
dà
la
parola
,
per
l
'
ultima
volta
,
all
'
accusato
,
ed
ecco
che
questi
esclama
:
Signori
della
Corte
,
signori
giurati
,
mandatemi
in
galera
,
sulla
forca
,
perché
questo
signore
,
che
ha
parlato
per
me
,
ha
mentito
,
ed
io
,
per
infermità
organica
,
in
un
momento
di
vanità
eccitata
,
ho
ucciso
,
ho
violato
,
ho
rubato
,
o
tutte
queste
cose
ho
fatto
in
una
sola
volta
.
Ma
Gabriele
D
'
Annunzio
non
è
un
malfattore
;
e
un
galantuomo
che
,
per
amore
felice
o
no
dell
'
arte
,
ha
ripetuto
ch
'
egli
non
è
un
porco
,
è
in
diritto
di
chiedergli
:
O
perché
tu
adesso
mi
dài
così
crudele
smentita
?
La
signora
Serao
,
che
è
stata
gentile
ed
eloquente
espositrice
del
Libro
delle
Vergini
al
pubblico
,
ha
,
forse
,
voluto
anche
dire
la
differenza
che
è
sopravvenuta
nell
'
ingegno
dello
scrittore
da
un
anno
in
poi
,
e
spiegare
,
quindi
,
le
ragioni
d
'
una
sostanziale
varietà
fra
il
libercolo
d
'
allora
e
l
'
opera
d
'
adesso
.
Ma
io
,
certo
per
difetto
d
'
intelligenza
a
penetrare
entro
le
più
ardue
teoriche
della
estetica
moderna
e
a
farmi
largo
fra
le
aiuole
fiorite
,
intrecciate
e
premurosamente
assiepate
,
della
lingua
colorita
che
è
di
moda
,
io
confesso
,
non
ci
ho
capito
né
molto
né
poco
.
La
virile
scrittrice
napolitana
afferma
che
ci
sono
due
D
'
Annunzio
,
interamente
diversi
e
contrari
:
l
'
uno
poeta
,
fino
all
'
Intermezzo
,
l
'
altro
prosatore
,
dal
Libro
delle
vergini
.
Ecco
,
intanto
,
il
primo
di
questi
due
Gabrieli
:
«
In
realtà
,
allora
,
egli
non
era
che
un
felice
contemplatore
della
natura
.
Nessun
poeta
ancora
,
come
lui
,
aveva
sentito
tanto
squisitamente
il
colore
,
nelle
sue
violenze
e
nelle
sue
delicatezze
,
nella
ricchezza
folle
e
nei
pallori
di
morte
;
le
sue
visioni
erano
così
lucide
,
così
nitide
,
così
sottilmente
acute
,
che
vibravano
nei
versi
come
luce
e
talvolta
facevano
male
.
Chi
ha
sentito
come
lui
,
i
forti
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
dei
pollini
profumati
,
gli
aromi
delle
erbe
molli
di
brina
,
l
'
odore
greve
del
pesce
,
l
'
odore
eccitante
del
catrame
?
La
fioritura
dei
rosolacci
fra
il
grano
,
gli
ondeggiamenti
voluttuosi
delle
alghe
in
fondo
al
mare
,
la
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
fluenti
acque
del
fiume
,
il
mistero
dell
'
amore
vegetale
e
animale
,
il
rampollare
possente
dell
'
albero
,
lo
schiudersi
delle
foglie
,
il
germoglio
notturno
nell
'
ombra
;
tutto
questo
il
suo
temperamento
poetico
sentiva
con
un
tremolìo
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
»
Questo
,
dunque
,
il
primo
D
'
Annunzio
quale
lo
presenta
la
intellettuale
signora
che
ha
scritto
la
Fantasia
;
cerchiamo
ora
d
'
indovinare
il
secondo
,
dalla
esposizione
,
che
ella
fa
in
seguito
,
del
contenuto
di
questo
nuovo
libro
,
intorno
alla
copertina
del
quale
si
è
levata
così
fiera
battaglia
.
Anzitutto
scrive
Matilde
Serao
il
volume
è
pieno
di
un
gentile
sentimento
mistico
,
tutto
giovanile
:
una
sfilata
di
processioni
bianche
nelle
campagne
dorate
dal
sole
,
un
rifulgere
di
calici
aurei
sulla
neve
invernale
,
un
canto
di
litanie
,
uno
scampanio
festante
,
una
benedizione
della
mèsse
,
una
preghiera
...
La
diversità
,
come
ci
è
così
presentata
,
appare
intera
in
questo
:
che
prima
,
quando
scriveva
versi
,
il
D
'
Annunzio
si
studiava
di
sentire
i
profumi
salini
,
i
profumi
lievi
,
gli
aromi
della
brina
,
l
'
odore
del
pesce
e
del
catrame
,
cioè
era
un
poeta
a
base
l
'
olfato
:
adesso
,
che
scrive
in
prosa
,
sta
attento
a
veder
le
processioni
sfilare
bianche
nelle
campagne
dorate
,
a
rifulgere
i
calici
aurei
sulle
nevi
,
a
sentire
i
canti
delle
litanie
e
i
suoni
delle
campane
,
vale
a
dire
che
quale
prosatore
è
più
complesso
e
organico
,
tanto
da
essersi
formato
a
base
di
vista
e
di
udito
.
Ma
,
per
quale
ragione
estetica
e
morale
i
versi
del
D
'
Annunzio
d
'
un
anno
fa
erano
porci
,
e
le
sue
novelle
d
'
ora
sono
sante
?
Se
,
parlando
con
criteri
estetici
soltanto
,
la
cortese
scrittrice
avesse
detto
dell
'
Intermezzo
:
È
del
buon
Aleardi
;
se
di
questo
Libro
delle
Vergini
avesse
,
con
gli
stessi
criteri
esclusivi
,
giudicato
:
È
del
cattivo
Bartoli
avrei
provato
l
'
ambito
piacere
d
'
intenderla
subito
e
di
trovarmi
d
'
accordo
con
lei
.
Ma
lei
non
ha
consentito
il
suo
stile
a
queste
volgarità
della
critica
,
e
,
del
resto
,
io
non
ho
mai
voluto
discutere
della
forma
e
del
valore
poetico
del
D
'
Annunzio
,
e
non
mi
pare
,
neanche
,
che
questo
valore
,
logicamente
,
si
misuri
nel
modo
seguente
:
La
tenacia
viscida
delli
strani
molluschi
,
la
grassezza
cerea
dei
fiori
acquatici
,
il
fruscio
del
canneto
sulle
acque
fluenti
,
ecc
.
ecc
.
,
tutto
questo
il
suo
temperamento
sentiva
,
con
un
tremolio
vivo
dei
nervi
alla
profondità
della
sensazione
.
A
proposito
dell
'
Intermezzo
feci
questione
per
la
libertà
dell
'
arte
nella
scelta
e
nella
rappresentazione
degli
affetti
umani
,
non
pensai
neppure
un
momento
a
'
suoi
nervi
e
al
tremolio
che
potesse
avere
alla
profondità
della
sensazione
.
Questa
comprovazione
nervosa
è
tutta
personale
della
signora
Serao
,
e
non
ha
a
vedere
,
almeno
dal
lato
estetico
,
colla
mia
ricerca
:
Perché
allora
,
Gabriele
,
fosse
,
come
adesso
egli
medesimo
confessa
,
un
porco
.
Osserviamo
invece
,
secondo
il
buon
costume
antico
,
se
v
'
è
diversità
fra
il
penultimo
e
l
'
ultimo
libro
del
giovinetto
abruzzese
,
per
quel
che
riguarda
la
scelta
e
il
modo
con
cui
ha
rappresentato
gli
affetti
umani
.
La
materia
del
Libro
delle
vergini
è
identicamente
la
stessa
che
nell
'
Intermezzo
di
rime
:
l
'
amore
.
Si
tratta
sempre
di
uomini
e
di
donne
che
desiderano
,
che
vogliono
e
che
si
abbracciano
;
sicché
non
resta
più
,
dunque
,
che
trovare
i
caratteri
dei
due
scrittori
,
a
cui
ha
accennato
la
signora
Serao
,
nella
forma
diversa
con
cui
hanno
rappresentato
l
'
amore
.
Riprodurrò
un
passo
,
una
descrizione
soltanto
giacché
,
anche
in
questo
secondo
volume
,
il
D
'
Annunzio
procede
costantemente
per
via
di
descrizioni
e
proprio
da
quella
prima
novella
che
la
signorina
Serao
ha
affermato
così
piena
di
misticismo
giovanile
.
Eccola
,
tale
e
quale
:
«
Poi
,
quando
Camilla
usciva
,
ella
si
agitava
per
tutte
le
stanze
,
moveva
le
sedie
,
morsicchiava
dei
fiori
,
beveva
d
'
un
fiato
de
'
grandi
bicchieri
d
'
acqua
,
si
guardava
nello
specchio
,
si
affacciava
alla
finestra
,
si
abbatteva
a
traverso
il
letto
,
sfogava
in
mille
modi
l
'
irrequietudine
,
l
'
esuberanza
della
vitalità
sessuale
.
Tutto
il
suo
corpo
,
nel
tardivo
fermento
della
verginità
,
si
era
arricchito
ed
espanso
;
era
come
una
di
quelle
sanguigne
fioriture
autunnali
che
la
pianta
esplode
al
sentirsi
da
un
'
ultima
corrente
di
forza
vegetativa
investir
le
radici
quasi
morte
nel
letargo
del
terreno
.
Tutti
i
pori
del
suo
corpo
esalavano
,
irradiavano
la
voluttà
mal
contenuta
;
in
tutti
i
suoi
gesti
,
in
tutti
i
suoi
atteggiamenti
,
in
tutti
i
suoi
minimi
moti
uno
spontaneo
fascino
afrodisiaco
,
una
procacità
involontaria
e
inconscia
si
esplicava
indipendentemente
dalla
presenza
di
un
uomo
.
Ella
era
tutta
sàtura
di
desìo
:
le
fibrille
giallognole
delle
sue
iridi
,
dilatandosi
,
sprizzavano
bagliori
;
il
labbro
inferiore
,
tormentato
dalle
morsicchiature
,
sporgeva
umido
e
più
vermiglio
;
pe
l
collo
salivano
le
trame
glauche
delle
vene
e
nei
movimenti
repentini
talora
certi
gruppi
di
nervi
guizzavano
.
«
La
sua
testa
non
era
bella
,
non
aveva
la
quadratura
vigorosa
,
lo
splendore
olivastro
di
certe
razze
d
'
Abruzzo
,
quelle
pure
linee
del
naso
e
del
mento
svolgentisi
grecamente
nella
latina
ampiezza
della
faccia
.
Ma
ella
,
inconsapevole
sotto
la
goffaggine
delle
vesti
grige
,
sotto
la
cascaggine
delle
pieghe
incomposte
,
celava
una
magnificenza
statuaria
di
torso
e
di
gambe
.
«
Erano
i
giorni
primi
di
giugno
:
sorgeva
l
'
estate
dalla
primavera
come
da
un
campo
di
erbe
un
aloe
.
Tra
il
mare
e
il
fiume
tutto
il
paese
di
Pescara
godeva
nella
ventilazione
salina
e
nel
refrigerio
fluviale
,
come
distendendo
le
braccia
verso
quei
naturali
confini
d
'
acqua
amara
e
d
'
acqua
dolce
.
Salivano
alla
stanza
di
Giuliana
allora
le
blandizie
della
temperie
;
insetti
lucidi
urtavano
ai
vetri
e
rimbalzavano
,
come
una
grandine
d
'
oro
.
«
Giuliana
,
se
era
sola
,
provava
un
bisogno
di
distendersi
,
di
gettare
lungi
le
vesti
,
di
giacere
,
e
di
raccogliere
su
la
pelle
quella
blandizia
ignota
che
fluttuava
nell
'
aria
.
«
Cominciava
lentamente
a
spogliarsi
,
con
una
pigrizia
di
gesti
molli
,
indugiando
con
le
dita
intorno
alle
allacciature
e
ai
fermagli
,
facendo
dei
piccoli
sforzi
svogliati
nel
cacciar
fuori
le
braccia
dalle
maniche
,
fermandosi
a
mezzo
e
abbandonando
in
dietro
la
testa
dai
capelli
crespi
e
corti
,
quella
sua
testa
di
efébo
.
Lentamente
,
sotto
l
'
amorosa
fatica
,
dalla
informità
delle
vesti
,
come
dalla
scoria
del
tempo
una
statua
diseppellita
,
il
corpo
ignudo
si
rivelava
.
Un
mucchio
di
lana
e
di
tela
vile
era
ai
piedi
della
pulzella
così
purificata
,
e
da
quel
mucchio
ella
come
da
un
piedistallo
sorgeva
nella
luce
coronandosi
con
le
braccia
,
mentre
al
contatto
dell
'
aria
una
vibrazione
a
pena
visibile
le
correva
i
contorni
,
il
fior
della
pelle
.
In
quell
'
attitudine
momentanea
tutte
le
linee
del
torso
si
distendevano
e
salivano
verso
il
capo
ricinto
;
si
appianava
la
leggera
onda
del
ventre
non
anche
deturpato
dalla
concezione
;
li
archi
delle
coste
si
designavano
.
Poi
,
se
un
insetto
entrava
nella
stanza
,
il
ronzìo
aliante
in
torno
ed
accennante
ad
attingere
la
nudità
,
il
ronzìo
sbigottiva
Giuliana
;
ed
era
allora
un
difendersi
dalla
puntura
mal
temuta
,
erano
movimenti
serpentini
,
scatti
di
muscoli
sotto
la
cute
,
paurosi
raggruppamenti
di
membra
,
falli
dei
malleoli
non
bene
forti
al
gioco
,
balzi
,
guizzi
,
tutti
quelli
sviluppi
improvvisi
di
agilità
e
quei
raggricchiamenti
di
pelle
provocati
in
una
donna
dal
ribrezzo
»
.
Anche
la
forma
della
rappresentazione
mi
sembra
identica
.
Ci
sono
anche
qui
le
stesse
frasi
e
gli
stessi
atteggiamenti
del
periodo
che
l
'
autore
dell
'
Intermezzo
ha
sempre
prediletti
:
ci
sono
i
pori
che
irradiano
voluttà
;
le
fibrille
gialle
delle
iridi
;
le
trame
glauche
delle
vene
;
la
ventilazione
salina
,
la
vegetazione
fluviale
;
gli
insetti
lucidi
,
la
blandizia
fluttuante
;
c
'
è
persino
l
'
onda
del
ventre
:
tutte
insomma
,
le
maniere
onde
uscivano
,
a
furia
di
martellamenti
sulle
lamine
brunite
,
rotondi
e
sonanti
i
versi
dell
'
Intermezzo
.
Perché
,
dunque
,
il
D
'
Annunzio
afferma
ora
che
quello
fu
un
libercolo
inverecondo
?
E
intendiamoci
:
a
questi
dubbi
e
a
queste
domande
io
vorrei
una
risposta
,
non
per
un
basso
compiacimento
della
letteratura
corrotta
e
stupidamente
lasciva
,
ma
per
affetto
dell
'
arte
,
e
un
più
umano
concetto
della
moralità
.
Perché
nessuna
forma
,
nessuna
manifestazione
della
bellezza
deve
essere
vietata
all
'
arte
;
perché
la
più
persistente
e
la
più
universale
delle
nostre
attività
,
nel
suo
logico
e
spontaneo
svolgimento
,
non
deve
essere
immorale
e
proibita
;
perché
,
infine
,
nel
romanzo
,
nella
lirica
,
come
nella
vita
,
come
nel
raccomandare
al
pubblico
o
all
'
editore
i
propri
libri
,
non
ci
vuol
essere
nessuna
ipocrisia
.
E
c
'
è
la
ipocrisia
dell
'
erotismo
,
come
quella
del
pudore
:
tutte
e
due
egualmente
incivili
.
- ( SOMMARUGA ANGELO , 1884 )
StampaPeriodica ,
Il
Capitan
Fracassa
brav
'
uomo
e
brioso
giornale
sin
qui
uno
dei
migliori
d
'
Italia
s
'
è
pigliato
cappello
,
per
un
par
di
ciarle
della
Domenica
Letteraria
,
a
proposito
del
suo
nascituro
decembrino
,
e
ci
ha
intravveduto
sotto
una
macchina
infernale
o
poco
meno
,
montata
da
me
sottoscritto
editore
.
Io
ho
per
costume
di
lasciar
ampia
libertà
di
parola
ai
collaboratori
de
'
miei
giornali
e
me
ne
scagiono
ordinariamente
col
solito
unicuique
suum
.
Ma
talvolta
il
ciarliero
della
Domenica
ha
proprio
reso
un
mio
pensiero
;
e
però
,
se
il
valoroso
Capitano
me
lo
consente
,
gli
rispondo
di
persona
,
per
rimettere
le
cose
allo
status
quo
ante
,
nella
dolce
lusinga
di
non
isprecare
il
mio
latino
.
Io
non
mi
sono
mai
permesso
di
discutere
il
valore
letterario
del
Chiarini
,
che
ho
sempre
apprezzato
,
apprezzo
e
apprezzerò
ancora
altamente
,
al
pari
cioè
di
chiunque
abbia
fior
di
senno
e
sufficiente
competenza
.
Sono
stato
suo
editore
;
non
dispero
di
tornarlo
ad
essere
all
'
occasione
.
E
questa
mi
pare
una
prova
molto
concludente
,
che
avvalora
la
mia
dichiarazione
.
Ma
un
eccellente
letterato
può
riuscire
un
mediocre
direttore
di
giornali
,
e
viceversa
.
Né
il
Verga
,
né
il
Nencioni
,
né
il
Capuana
,
a
cagion
d
'
esempio
,
né
l
'
amico
carissimo
Giacosa
,
dirigendo
un
giornale
non
si
manterrebbero
,
forse
,
alla
levatura
del
loro
nome
chiarissimo
nelle
lettere
.
Carducci
,
Panzacchi
,
Stecchetti
sono
a
mio
parere
i
soli
che
non
verrebbero
meno
all
'
arduo
compito
.
Per
dirigere
un
giornale
è
mestieri
possedere
attitudini
,
carattere
e
condizioni
personali
specialissime
.
Alessandro
Manzoni
soleva
dire
che
non
si
sarebbe
sentito
capace
di
assumere
la
direzione
della
Gazzetta
ufficiale
;
e
Giuseppe
Rovani
,
che
era
pure
a
debita
distanza
letterato
di
vaglia
,
quando
nel
1859
prese
le
redini
della
Gazzetta
di
Milano
,
le
lasciò
subito
,
tanto
si
trovava
impacciato
e
disadatto
all
'
ufficio
.
Se
non
che
il
Fracassa
cerca
di
mettere
in
contraddizione
il
mio
dire
col
mio
fare
,
asserendo
che
io
ho
offerta
reiteratamente
la
direzione
della
Domenica
Letteraria
al
Chiarini
,
il
quale
l
'
avrebbe
a
suo
dire
rifiutata
categoricamente
.
Vera
la
prima
parte
della
asserzione
,
inesatta
la
seconda
.
Ecco
come
stanno
le
cose
.
Distratto
dalle
molte
,
forse
soverchie
,
mie
cure
,
in
questi
ultimi
tempi
avevo
trascurato
alquanto
la
Domenica
Letteraria
e
dovetti
pensare
a
compensarnela
.
Mi
occorreva
un
valore
ed
un
nome
.
Pensai
al
Chiarini
,
ch
'
è
l
'
uno
e
l
'
altro
ad
un
tempo
,
sebbene
non
concreti
il
mio
ideale
,
per
un
direttore
,
e
senza
più
gli
feci
la
proposta
di
accoglierla
sotto
le
sue
ali
poderose
.
Non
mi
disse
né
sì
né
no
:
prese
tempo
a
rispondere
e
si
consultò
frattanto
col
mio
ottimo
amico
Martini
,
primo
padre
della
Domenica
Letteraria
.
Il
Martini
,
intelletto
toscano
fine
ed
arguto
,
gli
rispose
press
'
a
poco
così
:
«
Fare
un
giornale
vivo
e
battagliero
,
a
te
preside
di
un
liceo
non
conviene
;
farlo
cattedratico
non
converrà
,
credo
,
all
'
editore
.
»
In
questo
mentre
toccò
a
me
una
singolare
fortuna
.
Parlando
coll
'
egregio
Anton
Giulio
Barrili
,
contrariamente
ad
ogni
ragionevole
previsione
poiché
aveva
sempre
rifiutato
di
accettare
la
direzione
di
giornali
letterari
lo
trovai
non
alieno
dall
'
assumere
quella
della
Domenica
.
Anton
Giulio
Barrili
è
la
personificazione
del
mio
direttore
ideale
.
Figurarsi
se
me
lo
lasciavo
scappare
.
Non
avevo
col
Chiarini
nessun
impegno
,
dal
momento
che
mi
aveva
risposto
di
voler
riflettere
prima
di
risolversi
fino
a
gennaio
.
Come
lei
,
neppur
io
avevo
accettato
o
rifiutato
.
Fui
ben
felice
quindi
di
esser
libero
di
affidare
la
direzione
della
Domenica
Letteraria
al
Barrili
,
al
quale
non
mi
ero
rivolto
prima
per
la
ragione
che
più
su
dissi
;
libero
di
conservare
la
mia
opinione
sulle
attitudini
dell
'
esimio
Chiarini
per
siffatto
ufficio
,
opinione
ripetuta
poi
nelle
Ciarle
senza
la
più
piccola
intenzione
di
menomare
i
suoi
meriti
intrinseci
e
positivi
.
Meriti
che
la
Domenica
Letteraria
sempre
riconoscerà
,
come
li
ha
riconosciuti
ed
attestati
ad
onta
degli
attacchi
dei
quali
in
altri
tempi
il
caloroso
professore
è
stato
fatto
segno
dal
Fracassa
.
Ve
ne
ricordate
?
Io
sì
.
Ho
buona
memoria
.
Il
fiero
Capitano
vede
dunque
che
mal
s
'
appone
giudicando
le
ciarle
della
Domenica
ispirate
dal
dispiacere
prodotto
in
me
dalla
notizia
che
quest
'
anno
non
volendo
egli
passare
sotto
le
mie
Forche
Caudine
siasi
determinato
di
fondare
una
Domenica
del
Fracassa
,
auspice
Giuseppe
Chiarini
.
E
se
non
lo
vede
di
primo
acchito
,
cerchi
di
ricordarsi
che
avendomi
il
suo
socio
amministratore
interpellato
se
intendevo
di
accordare
la
Domenica
al
Fracassa
,
anco
quest
'
anno
,
gli
risposi
di
non
poterlo
fare
perché
essa
mi
serve
per
le
combinazioni
degli
abbonamenti
al
Nabab
,
che
io
amministro
per
conto
di
una
società
d
'
azionisti
e
le
cui
pubblicazioni
saranno
inaugurate
con
un
pranzo
,
dirò
così
letterario
,
al
quale
spero
vorrà
assistere
pure
il
Fracassa
.
Il
Capitano
,
ha
buon
cavaliere
,
riconosce
,
conchiudendo
,
che
la
Domenica
fu
cortese
nella
forma
delle
sue
osservazioni
.
Per
questo
,
può
star
sicuro
per
adesso
e
per
l
'
avvenire
.
Noi
amiamo
,
tutti
,
di
portare
nella
polemica
i
modi
della
buona
società
,
sia
che
debba
finire
con
un
fraterno
asciolvere
sia
che
debba
risolversi
sul
terreno
.
Ci
rivedremo
a
tavola
,
amici
del
Fracassa
?
StampaPeriodica ,
Hanno
cominciato
a
pubblicare
a
Parigi
il
romanzo
ultimo
di
Zola
,
Germinal
.
Il
nuovo
libro
esce
con
un
'
aspettazione
anche
maggiore
de
'
suoi
confratelli
,
giacché
in
esso
il
romanziere
naturalista
si
propone
di
esporre
e
descrivere
la
vita
dei
minatori
,
la
lotta
loro
cogli
elementi
e
col
bisogno
,
il
coraggio
di
questi
,
l
'
abbrutimento
di
quelli
.
Noi
che
abbiamo
le
solfare
siciliane
e
le
risaie
lombarde
,
vedremo
con
vivo
interesse
ritratti
i
costumi
e
i
dolori
di
quella
gente
che
estrae
ogni
anno
dalle
viscere
della
terra
tanta
parte
della
ricchezza
della
Francia
.
Anche
il
paesaggio
scelto
è
di
quelli
nella
cui
descrizione
Zola
è
più
eccellente
,
forse
perché
più
contrastano
cogli
esplendori
delle
native
terre
meridionali
.
Sono
le
grige
e
nebbiose
pianure
della
Fiandra
francese
,
in
cui
pare
che
il
sangue
olandese
abbia
preso
il
sopravvento
per
dare
agli
abitanti
la
flemma
ostinata
e
il
gusto
della
birra
;
sono
le
vie
annerite
dalla
polvere
del
carbone
,
le
campagne
chiazzate
di
pozzanghere
nerastre
,
il
fragore
continuo
delle
macchine
,
lo
stridere
del
ferro
,
le
schegge
incandescenti
che
piovono
dall
'
acciaio
lavorato
.
Dickens
ha
raggiunto
il
sublime
dell
'
orribile
e
del
pittoresco
nella
sua
descrizione
di
una
via
manifatturiera
in
Inghilterra
,
con
quelle
strane
macchine
convulse
e
stridenti
,
quei
forni
sempre
ruggenti
di
fiamma
,
quei
fochisti
che
si
aggirano
in
mezzo
a
quell
'
uragano
di
ferro
e
di
fuoco
,
simili
a
demoni
d
'
inferno
.
Ma
,
qui
,
il
quadro
è
meno
grandioso
e
più
uniforme
;
e
vi
campeggiano
appunto
i
particolari
,
di
cui
Emilio
Zola
è
osservatore
sovrano
.
Del
resto
,
il
fondo
è
sempre
lo
stesso
;
lavoro
,
pericoli
,
spesso
disastri
,
e
sempre
miseria
;
qua
miseria
tacita
e
rassegnata
,
altrove
minacciosa
e
prorompente
alle
grida
di
ribellione
e
alle
proteste
della
dinamite
.
Terribile
materia
,
e
ben
degna
di
esercitare
il
pensiero
e
la
penna
dei
più
gagliardi
conoscitori
di
uomini
!
Possiamo
dunque
far
conto
sopra
un
lavoro
serio
e
forte
,
degno
di
esser
posto
di
fronte
all
'
Assommoir
.
Già
,
per
quel
che
riguarda
il
successo
,
non
manca
l
'
elemento
principale
,
cioè
lo
scandalo
.
Il
signor
Maurizio
Talmeyr
,
redattore
del
Figaro
,
accusa
Zola
di
aver
copiato
l
'
intero
primo
capitolo
dal
suo
romanzo
Le
Grisou
;
e
dagli
estratti
pubblicati
dal
Figaro
,
pare
che
sia
vero
.
Questa
accusa
di
plagio
non
è
fatta
per
spaventare
Zola
,
che
prende
volentieri
il
buono
dappertutto
dove
lo
trova
,
e
che
,
del
resto
,
ha
bastevoli
ricchezze
originali
da
curar
poco
certe
accuse
,
per
quanto
fondate
.
Ma
il
successo
sicuro
di
Germinal
mi
suggerisce
due
riflessioni
,
della
cui
giustezza
lascio
volentieri
giudice
il
lettore
.
La
prima
si
riferisce
all
'
argomento
.
La
vecchia
scuola
francese
,
che
oggi
si
è
trapiantata
in
Italia
e
procura
di
dar
colore
di
novità
alle
rifritture
parigine
,
non
ammetteva
niente
di
possibile
ed
artistico
al
disotto
del
barone
.
Il
salotto
della
marchesa
,
la
veste
da
camera
del
duca
,
gli
orecchini
della
baronessa
,
i
capricci
della
contessa
;
ecco
in
poche
parole
riassunti
gli
argomenti
che
per
mezzo
secolo
hanno
deliziato
i
francesi
,
e
oggi
non
deliziano
gli
italiani
.
Non
v
'
era
a
quei
tempi
portinaia
parigina
che
non
si
credesse
autorizzata
a
giudicare
sulla
maggiore
o
minore
cavalleria
del
signor
visconte
,
o
sulle
maniere
aristocratiche
della
signora
duchessa
;
come
adesso
,
in
grandissima
maggioranza
,
le
mogli
dei
sotto
-
segretari
a
millecinquecento
vivono
col
pensiero
nelle
sale
morbidamente
tappezzate
di
qualche
signora
di
gran
famiglia
,
s
'
interessano
alle
bizze
amorose
in
cui
non
entra
mai
il
pensiero
della
pigione
di
casa
,
ma
campeggia
invece
la
figura
di
un
cavaliere
dai
baffi
attillati
e
dai
pantaloni
senza
una
piega
.
I
nostri
migliori
scrittori
hanno
contribuito
a
questo
risultato
;
mi
basti
citare
i
ricami
,
così
fini
,
così
eleganti
e
così
falsi
di
Navarro
della
Miraglia
,
l
'
importatore
principale
in
Italia
di
quella
moda
francese
.
Ma
intanto
che
qua
si
copia
il
vecchio
,
i
veri
scrittori
pensano
al
nuovo
e
al
vero
.
Il
romanzo
è
arditamente
sceso
nei
tuguri
plebei
,
nelle
officine
,
nei
campi
;
ha
studiato
anche
gli
umili
,
che
sono
la
maggioranza
,
senza
confronto
;
ha
consentito
a
dipingere
personaggi
che
si
chiamano
Goujet
o
Mes
-
Bottes
,
invece
dei
Derville
,
dei
Rosenberg
,
dei
Saint
-
Idelphonse
di
altri
tempi
;
insomma
ha
fatto
la
storia
del
mondo
,
e
non
quella
di
una
piccola
parte
di
esso
,
ignota
per
giunta
alla
maggior
parte
di
quelli
che
la
descrivevano
.
Altri
esamini
i
risultati
pratici
e
sociali
di
questo
fatto
;
io
mi
contento
di
osservare
come
esso
accresca
ampiamente
le
ragioni
dell
'
arte
,
sottraendola
a
quel
gretto
esclusivismo
che
spesso
ne
diminuisce
e
talvolta
ne
distrugge
la
potenza
,
E
questo
per
un
lato
.
Dall
'
altra
parte
non
è
inutile
il
riconoscere
che
veramente
,
a
giudizio
di
molti
,
Emilio
Zola
non
è
proprio
un
amico
delle
classi
popolari
.
Le
spietate
pitture
dell
'
Assommoir
e
di
Nanà
tendono
,
a
giudizio
di
costoro
,
a
far
risaltare
i
vizi
e
le
abbiezioni
di
queste
genti
misere
e
cattive
;
i
colori
sono
spesso
caricati
,
tanto
per
far
vedere
che
nella
plebe
v
'
è
tanta
corruzione
e
tanto
vizio
da
ispirare
per
lei
più
l
'
avversione
che
la
pietà
.
La
risposta
sarebbe
facile
.
Se
i
vizi
descritti
da
Zola
sono
veri
e
finora
nessuno
di
qualche
nome
ha
messo
in
dubbio
la
verità
della
pittura
dov
'
è
l
'
ingiuria
,
dov
'
è
la
calunnia
,
dov
'
è
l
'
animo
atrocemente
avverso
?
In
un
certo
senso
,
anzi
,
il
romanziere
marsigliese
,
quando
narra
le
zozzure
dei
piccoli
,
percuote
e
accusa
i
grandi
.
Infatti
il
sistema
sperimentale
da
lui
adottato
,
e
accolto
oramai
dai
più
insigni
antropologisti
,
non
ammette
malvagità
ingenita
,
personale
,
derivante
proprio
dall
'
animo
scellerato
;
ma
solo
istinti
e
tendenze
derivanti
dall
'
eredità
fisiologica
,
e
che
sono
corretti
,
guasti
o
traviati
compiutamente
dalle
condizioni
sociali
,
dall
'
educazione
,
dalla
miseria
.
Allorché
per
conseguenza
Emilio
Zola
descrive
gli
orrori
di
certi
bassifondi
,
egli
dice
in
sostanza
ai
ricchi
e
ai
potenti
:
Voi
che
potete
modificare
lo
stato
sociale
di
tante
famiglie
,
voi
che
distribuite
i
soccorsi
del
corpo
e
dello
spirito
,
vedete
a
che
punto
siano
ridotti
coloro
di
cui
avete
in
cura
l
'
esistenza
;
e
provvedete
!
...
Oh
,
lo
so
;
è
di
moda
una
scuola
che
ricusa
di
vedere
,
anche
nelle
classi
povere
,
il
marcio
e
il
corrotto
che
vi
si
trova
.
Costoro
dividono
gli
uomini
in
due
schiere
;
da
una
parte
il
popolano
,
semplice
,
virtuoso
,
eroico
,
braccio
di
ferro
e
cuor
d
'
oro
;
dall
'
altra
il
ricco
sciagurato
,
immerso
nei
vizi
,
guasto
da
tutta
la
sua
opulenza
,
e
che
finisce
coll
'
essere
richiamato
alla
ragione
da
una
serie
di
vigorosi
sgrugnoni
dell
'
Ercole
plebeo
.
Tutto
questo
non
è
soltanto
falso
,
ma
è
anche
nocivo
in
sommo
grado
a
questi
stessi
che
si
vogliono
beneficare
.
I
veri
amici
dei
poveri
devono
difenderli
colla
scorta
del
vero
,
non
romanzeggiare
su
loro
;
devono
fare
il
libro
di
fatti
,
non
il
libro
di
declamazioni
.
Non
sempre
la
lode
è
segno
di
amore
e
il
biasimo
argomento
di
odio
;
allorché
in
un
impeto
di
furore
suscitato
da
ignobili
spettacoli
,
Carducci
grida
:
La
patria
nostra
è
vile
,
egli
è
per
lo
meno
patriottico
e
amante
dell
'
Italia
quanto
la
schiera
belante
degli
arcadi
ottimisti
,
che
vanno
esaltando
la
felicità
del
nostro
paese
in
ditirambi
entusiastici
a
tanti
soldi
il
verso
!
...
StampaPeriodica ,
Leggendo
le
diatribe
contro
il
naturalismo
che
così
di
frequente
i
feroci
gallofobi
della
nostra
critica
fanno
comparire
nei
giornali
letterari
della
penisola
,
non
è
senza
una
certa
meraviglia
che
mi
sono
accorto
non
esservi
nulla
di
nuovo
in
esse
,
ma
che
e
le
accuse
e
le
insolenze
e
le
ironie
non
sono
che
dei
rifacimenti
più
o
meno
bene
riusciti
delle
accuse
,
delle
insolenze
,
delle
ironie
che
i
critici
ben
pensanti
ed
i
giornalisti
che
la
pretendono
a
spiritosi
hanno
in
Francia
per
parecchio
tempo
lanciato
contro
gli
scrittori
veristi
.
Anzi
,
confrontando
gli
articoli
italiani
coi
francesi
,
vi
si
rinviene
la
medesima
mala
fede
,
la
medesima
ignoranza
.
L
'
unica
che
su
tale
argomento
riesca
in
Italia
qualche
volta
originale
è
la
signorina
Serao
,
la
quale
,
poverina
,
ha
una
passione
sfrenata
e
purtroppo
non
corrisposta
,
per
la
critica
.
Questa
brava
signorina
,
che
pure
ne
'
suoi
romanzi
si
è
tanto
spesso
ricordata
della
lettura
da
lei
fatta
delle
opere
di
Zola
e
del
Goncourt
,
è
tutta
felice
allorché
può
lanciare
dei
sassi
contro
qualche
nuova
opera
di
uno
di
questi
illustri
scrittori
.
Ma
almeno
ella
ha
delle
trovate
graziosissime
,
ma
almeno
i
suoi
articoli
critici
sono
un
antidoto
efficacissimo
contro
la
malinconia
:
non
è
forse
stata
lei
che
,
alla
dimane
della
pubblicazione
della
Joie
de
vivre
,
ha
scoperto
che
Il
libro
delle
Vergini
apriva
nuovi
orizzonti
all
'
arte
moderna
e
che
il
D
'
Annunzio
,
con
questo
suo
volume
di
novelle
,
era
riuscito
a
conciliare
la
psicologia
con
la
fisiologia
,
cosa
non
mai
potuta
ottenere
dai
romanzieri
naturalisti
?
Queste
critiche
al
naturalismo
sono
dunque
diventate
qualche
cosa
di
simile
alle
vignette
,
i
cui
clichés
passano
le
Alpi
per
essere
adoperati
di
seconda
mano
dagli
editori
italiani
.
Ed
è
ora
talmente
invalsa
fra
noi
quest
'
usanza
,
che
nemmeno
i
migliori
riescono
a
sottrarsene
:
Edoardo
Scarfoglio
,
il
simpatico
Don
Chisciotte
della
critica
giovane
italiana
,
non
ne
ha
forse
data
una
prova
nel
recente
suo
articolo
sul
Fanfulla
della
Domenica
?
Difatti
quella
dell
'
Accademia
di
Médan
con
Emilio
Zola
arciconsolo
ed
arcifanfano
non
è
punto
una
sua
arguta
trovata
,
giacché
per
parecchi
mesi
Alberto
Wolff
,
lo
spiritoso
croniqueur
del
Figaro
,
la
ha
ammanita
sotto
tutte
le
salse
ai
numerosi
suoi
lettori
.
Non
pare
anche
a
voi
,
come
a
me
,
un
ben
curioso
modo
di
persuadere
l
'
arte
dell
'
Italia
nuova
a
liberarsi
dall
'
abbietto
vassallaggio
francese
,
questo
andare
raccattando
le
vecchie
facezie
dai
giornalisti
parigini
buttate
via
come
bucce
di
limoni
spremuti
,
e
presentarle
rinnovate
alla
meglio
al
buon
pubblico
italiano
?
Quando
lo
scorso
anno
compare
Une
vie
,
il
primo
romanzo
di
Guy
de
Maupassant
,
opera
pregevolissima
e
che
rivela
una
forte
e
spiccata
individualità
artistica
,
io
pubblicai
in
un
diffuso
giornale
letterario
di
Milano
uno
studio
lungo
ed
accurato
sul
giovine
e
valoroso
scrittore
francese
.
Ora
,
poiché
in
questo
momento
le
maggiori
ire
degli
Aristarchi
anti
-
naturalisti
della
stampa
italiana
si
riversano
sui
cinque
giovani
novellieri
delle
Soirées
de
Médan
,
voglio
presentare
al
pubblico
italiano
,
della
cui
ignoranza
e
buona
fede
si
fa
un
così
grande
abuso
,
un
altro
di
essi
,
J
.
K
.
Huysmans
,
riservandomi
di
fare
lo
stesso
per
il
Céard
,
per
l
'
Hennique
,
per
l
'
Alexis
,
allorché
un
qualche
nuovo
loro
libro
me
ne
darà
l
'
occasione
.
Sogghigni
pure
lo
Scarfoglio
,
mi
accusi
pure
di
sconfinata
ammirazione
per
costoro
,
o
si
burli
di
me
,
appellandomi
socio
estero
dell
'
Accademia
di
Médan
:
ciò
non
mi
sconcerterà
di
sicuro
.
A
me
sembra
giusto
che
alle
virulenti
requisitorie
sue
e
degli
amici
suoi
,
qualche
difesa
pur
si
opponga
,
sicché
il
pubblico
,
dopo
avere
sentita
l
'
una
e
l
'
altra
campana
,
possa
accettare
questo
o
quel
giudizio
.
Anzi
il
meglio
che
esso
potrebbe
fare
sarebbe
di
leggere
le
opere
in
discussione
e
giudicarle
da
sé
:
con
questo
articolo
altro
scopo
non
mi
prefiggo
che
di
indurre
a
ciò
i
miei
benevoli
lettori
.
Secondo
la
sciocca
leggenda
,
inventata
da
alcuni
giornalisti
parigini
e
che
adesso
si
tenta
di
acclimare
in
Italia
,
i
novellieri
delle
Soirées
de
Médan
non
sarebbero
che
cinque
volgari
imitatori
dello
Zola
,
quasi
cinque
teste
tagliate
nell
'
istesso
legno
:
eppure
nulla
vi
è
di
più
falso
,
perché
essi
,
pur
seguendo
l
'
istesso
indirizzo
letterario
,
pur
avendo
le
stesse
idee
fondamentali
,
hanno
poi
dei
temperamenti
disparatissimi
,
di
maniera
che
ciascuno
di
loro
ha
un
suo
modo
di
sentire
e
di
pensare
,
che
differisce
del
tutto
da
quello
degli
altri
.
Un
esempio
eloquentissimo
se
ne
può
ricavare
dal
confronto
di
un
romanzo
di
Guy
de
Maupassant
con
uno
di
J
.
K
.
Huysmans
:
nel
primo
si
rinverrà
una
serenità
sana
,
un
senso
della
passione
fisica
,
che
gli
dà
una
impronta
speciale
nel
nostro
secolo
malato
di
nevrosi
,
mentre
nel
secondo
si
rivela
una
sensività
nervosa
spinta
a
volte
fino
alla
morbosità
.
L
'
Huysmans
dunque
è
temperamento
essenzialmente
nervoso
,
e
quindi
gli
autori
che
egli
predilige
,
quelli
dei
quali
si
sente
l
'
influenza
nelle
sue
opere
sono
Carlo
Baudelaire
ed
i
fratelli
De
Goncourt
.
Col
dir
ciò
io
non
intendo
già
negare
all
'
Huysmans
un
'
originalità
,
che
egli
ha
potentemente
affermata
nei
parecchi
volumi
da
lui
finora
pubblicati
,
ma
soltanto
,
poiché
in
ogni
scrittore
si
risente
più
o
meno
accentuata
l
'
influenza
di
qualcheduno
di
quelli
che
lo
hanno
preceduto
e
col
quale
egli
ha
una
maggiore
affinità
di
temperamento
,
una
specie
di
parentela
intellettuale
,
pure
avendo
a
volte
diverse
tendenze
artistiche
,
ho
voluto
specificare
quali
proprio
fossero
gli
autori
prediletti
dall
'
Huysmans
,
acciocché
meglio
potesse
determinarsi
la
sua
speciale
fisonomia
letteraria
.
All
'
Huysmans
,
stante
la
grande
eccitabilità
sensitiva
del
suo
temperamento
nervoso
,
ogni
oggetto
,
ogni
persona
,
ogni
scena
si
traduce
in
imagine
,
di
modo
che
le
sensazioni
primeggiando
sulle
idee
,
il
mondo
materiale
sul
mondo
morale
,
egli
,
più
che
a
determinare
il
lavorìo
psichico
,
riesce
a
rappresentare
la
vita
esteriore
con
una
intensità
di
evocazione
addirittura
meravigliosa
,
qualche
volta
anche
eccessiva
.
Dato
questo
temperamento
di
scrittore
-
pittore
,
date
le
spiccate
simpatie
per
i
Goncourt
e
per
il
Baudelaire
,
non
è
difficile
l
'
indovinare
che
l
'
Huysmans
debba
essere
uno
di
quei
letterati
che
per
lo
stile
hanno
un
culto
speciale
ed
appassionato
;
e
di
vero
egli
è
uno
stilista
squisito
,
raffinato
,
che
corre
dietro
all
'
imagine
colorita
,
agli
epiteti
rari
,
fin
troppo
forse
,
giacché
a
volte
scivola
nel
prezioso
.
Egli
esordì
nel
1875
con
un
volumetto
di
bozzettini
e
di
poemucci
in
prosa
,
Le
drageoir
aux
épices
,
il
quale
,
pur
rivelando
le
sue
non
comuni
attitudini
letterarie
,
risentiva
ancora
un
po
'
troppo
delle
ardenti
simpatie
dell
'
autore
per
Baudelaire
.
L
'
anno
seguente
pubblicò
Marthe
,
storia
di
una
prostituta
,
opera
audace
,
interessante
,
eccessiva
e
,
ad
onta
e
forse
per
i
suoi
difetti
,
affascinante
.
La
lingua
ne
era
troppo
tormentata
,
ma
vi
erano
qua
e
là
delle
pagine
descrittive
addirittura
stupende
.
Finalmente
nel
1879
pubblicò
Les
s
urs
Vatard
,
il
romanzo
col
quale
in
realtà
si
affermò
.
Questo
libro
,
drammaticamente
semplice
,
nel
quale
è
descritta
con
inesorabile
verità
la
classe
operaia
parigina
,
fece
del
chiasso
e
scatenò
,
per
qualche
espressione
troppo
vivace
,
contro
l
'
Huysmans
una
folla
di
critici
e
giornalisti
,
che
l
'
insultarono
in
tutti
modi
e
gli
ripeterono
su
tutti
i
toni
quel
qualificativo
che
tempo
fa
il
Chiarini
affibbiò
al
buon
D
'
Annunzio
.
Ma
l
'
Huysmans
li
lasciò
strepitare
,
senza
punto
curarsi
di
loro
,
e
dopo
un
anno
e
mezzo
diede
alla
luce
un
altro
romanzo
,
En
ménage
,
nel
quale
egli
rappresentava
la
borghesia
parigina
con
non
minore
audacia
e
franchezza
.
En
ménage
è
una
pagina
della
vita
borghese
fra
le
più
comuni
e
le
più
semplici
:
un
marito
,
rientrando
una
sera
a
casa
,
sorprende
la
moglie
in
flagrante
delitto
di
adulterio
;
egli
,
senza
uccidere
né
l
'
amante
né
la
moglie
,
se
ne
va
via
e
ripiglia
la
sua
vita
di
celibe
.
Naturalmente
ricade
nei
soliti
amori
,
passeggeri
e
stupidi
,
che
finiscono
con
l
'
infastidirlo
;
sicché
,
una
sera
che
lui
e
la
moglie
si
trovano
insieme
per
discorrere
d
'
affari
d
'
interesse
,
a
poco
a
poco
si
commuovono
e
ripigliano
l
'
antica
vita
in
due
.
Null
'
altro
:
eppure
l
'
Huysmans
è
riuscito
a
farne
un
libro
,
che
nella
sua
semplicità
interessa
,
commuove
,
appassiona
,
un
libro
nel
quale
sono
riprodotti
,
con
esattezza
ed
efficacia
mirabili
,
certi
aspetti
caratteristici
di
Parigi
e
certe
curiose
scene
della
vita
artistica
,
giacché
il
protagonista
del
romanzo
,
André
Jayant
,
è
un
letterato
,
ed
il
suo
fido
amico
Cyprien
Tibaille
è
un
pittore
.
L
'
Huysmans
poi
,
oltre
la
novella
Sac
-
au
-
dos
di
un
così
felice
umorismo
,
inserita
nelle
Soirées
de
Médan
,
ha
pubblicato
un
volume
di
bellissimi
Croquis
parisiens
ed
una
lunga
novella
Avau
-
l
'
eau
.
Egli
è
inoltre
un
critico
d
'
arte
molto
acuto
e
qualche
volta
anche
paradossale
,
come
lo
prova
il
suo
interessantissimo
volume
L
'
Art
moderne
,
di
cui
ho
altra
volta
in
questo
stesso
giornale
discorso
a
lungo
ed
in
cui
egli
naturalmente
combatte
a
favore
dell
'
ardimentosa
falange
di
pittori
impressionisti
,
attaccando
vigorosamente
l
'
arte
accademica
e
convenzionale
.
Il
volume
nel
quale
a
me
sembra
che
l
'
Huysmans
abbia
finora
data
la
nota
sua
più
acuta
,
più
individuale
,
è
quello
di
recente
pubblicato
dall
'
editore
Charpentier
col
titolo
di
A
rebours
.
Esso
è
un
libro
che
esce
totalmente
dal
comune
,
che
ha
qualcosa
di
eccentrico
,
di
bizzarro
,
di
eccessivo
,
che
fa
ripensare
a
Baudelaire
,
a
Poe
,
pur
differendo
essenzialmente
dalle
opere
di
costoro
.
Scrivendo
questo
libro
,
che
è
uno
studio
minuzioso
,
fatto
con
intendimenti
artistici
,
di
un
curioso
caso
di
patologia
psicologica
,
l
'
Huysmans
sapeva
bene
di
non
dovere
sperare
uno
di
quei
clamorosi
successi
di
pubblico
,
quali
soltanto
possono
ottenere
altre
opere
più
semplici
,
meno
tormentate
,
più
atte
a
soddisfare
qualsiasi
intelligenza
;
sapeva
bene
che
il
suo
A
rebours
a
stento
avrebbe
raggiunta
una
seconda
edizione
:
ma
egli
intendeva
rivolgersi
ad
un
pubblico
ristretto
di
raffinati
,
capace
d
'
intendere
e
di
gustarne
le
deliziose
squisitezza
d
'
idee
e
di
forma
,
egli
aspirava
semplicemente
ad
un
successo
artistico
,
nel
senso
più
ristretto
della
parola
.
Ed
un
tale
successo
egli
ha
avuto
il
piacere
di
ottenere
,
e
con
una
intensità
di
entusiasmo
che
ha
certo
di
molto
superato
le
sue
speranze
.
Intorno
al
suo
volume
vi
è
stato
tutto
un
fermento
di
ammirazione
,
mista
a
sorpresa
,
nella
società
letteraria
francese
e
belga
:
i
giovani
lo
hanno
acclamato
come
un
maestro
,
ed
anche
i
più
feroci
suoi
avversari
hanno
riconosciuto
in
lui
un
meraviglioso
artefice
dello
stile
.
In
Italia
,
la
signorina
Serao
,
con
un
gentile
ed
intelligente
laconismo
tutto
muliebre
,
si
è
contenuta
di
chiamarlo
pazzo
e
noioso
.
Prima
di
discendere
all
'
analisi
del
nuovo
libro
di
Huysmans
,
parmi
non
inutile
il
raccontarne
in
breve
l
'
argomento
.
Il
giovane
duca
Jean
Florissac
des
Esseintes
è
l
'
ultimo
anemico
e
nevrotico
discendente
di
una
delle
più
antiche
e
gloriose
famiglie
dell
'
aristocrazia
francese
.
Egli
,
dopo
avere
assaporato
tutte
le
voluttà
e
tutte
le
perversioni
della
vita
libertina
,
finisce
col
sentirsi
profondamente
disgustato
degli
uomini
e
delle
cose
,
e
non
trovando
nella
realtà
della
vita
comune
più
nulla
che
allieti
o
soddisfaccia
i
suoi
sensi
,
si
ritrae
in
campagna
,
ove
segregato
dal
resto
dell
'
umanità
,
formasi
una
vita
a
sé
raffinata
,
artificiale
,
totalmente
in
contraddizione
a
quella
ordinaria
.
Lì
,
in
quella
villetta
di
Fontenay
-
aux
-
Roses
,
comprata
da
lui
per
farne
il
suo
eremo
,
egli
,
aiutato
da
un
'
immaginazione
inventiva
e
sottile
,
si
riesce
a
formare
un
ambiente
in
accordo
con
le
aspirazioni
eccezionali
e
morbose
di
una
fantasia
sovreccitata
dalla
nevrosi
,
ed
atto
a
soddisfare
i
desidèri
ricercati
de
'
suoi
sensi
pervertiti
dall
'
anemia
.
Bisogna
vedere
con
che
cura
Des
Esseintes
sovraintende
all
'
addobbo
stravagantemente
sfarzoso
del
suo
appartamento
,
alla
scelta
minuziosa
e
sapiente
dei
mobili
,
delle
tappezzerie
ricchissime
,
dei
quadri
,
dei
libri
,
dei
liquori
,
dei
profumi
,
di
tutto
ciò
,
infine
,
che
deve
occupare
la
dilettevole
sua
esistenza
di
misantropo
.
Egli
sarebbe
felice
di
questa
sua
vita
,
in
perfetta
opposizione
con
le
generali
consuetudini
,
sarebbe
felice
di
non
vedere
più
alcuna
creatura
umana
,
di
vegliare
la
notte
e
dormire
il
giorno
,
di
contemplare
i
preziosi
suoi
quadri
,
di
immergersi
con
voluttà
nella
lettura
degli
scrittori
,
latini
della
decadenza
o
di
quelli
modernissimi
francesi
,
di
poter
soddisfare
i
più
costosi
e
strani
suoi
capricci
,
di
poter
dare
un
pascolo
artificioso
a
'
suoi
sensi
,
di
poter
lasciare
oscillare
l
'
animo
suo
tra
il
misticismo
cattolico
ed
il
pessimismo
alemanno
;
egli
sarebbe
felice
,
se
la
nevrosi
,
dopo
una
breve
sosta
,
non
l
'
avesse
di
nuovo
martoriato
,
perseguitandolo
con
terribili
allucinazioni
,
se
l
'
anemia
non
lo
avesse
minato
,
abbattuto
,
precipitato
in
una
spaventevole
debolezza
.
E
presto
il
suo
stato
di
salute
si
aggrava
talmente
,
che
egli
è
costretto
a
far
chiamare
un
medico
,
il
quale
,
vedendolo
minacciato
di
tisi
e
di
follìa
,
gli
ordina
d
'
abbandonare
l
'
adorata
sua
Tebaide
e
di
ritornare
subito
a
Parigi
.
E
così
il
duca
Des
Esseintes
è
costretto
,
con
suo
dispiacere
grandissimo
,
a
rientrare
di
nuovo
in
mezzo
alla
abborrita
società
,
per
poter
prolungare
ancora
di
un
po
'
la
grama
sua
esistenza
.
Ora
questo
libro
,
nel
quale
non
vi
è
quasi
azione
,
giacché
questa
si
riassume
tutta
nel
viaggio
abortito
di
Des
Esseintes
a
Londra
,
questo
libro
che
non
ha
che
un
solo
personaggio
,
il
protagonista
,
può
chiamarsi
romanzo
?
E
perché
no
?
Edmondo
de
Goncourt
non
ha
forse
nella
prefazione
di
Chèrie
osservato
,
con
molto
acume
critico
,
che
il
romanzo
moderno
tende
sempre
più
a
diventare
un
libro
di
pura
analisi
?
Il
ricco
e
nevrosico
protagonista
di
A
rebours
non
è
una
creazione
della
fervida
fantasia
di
Huysmans
,
ma
esiste
realmente
ed
è
uno
dei
più
grandi
nomi
della
Francia
,
una
delle
più
bizzarre
individualità
dell
'
alta
società
parigina
.
Si
comprende
di
leggeri
che
,
per
uno
scrittore
come
l
'
Huysmans
,
che
dai
Goncourt
ha
appreso
ad
amare
tutto
ciò
che
è
eccezionale
ed
a
cui
il
Baudelaire
ha
contagiato
una
indagatrice
curiosità
di
certi
stati
morbidi
dell
'
umana
psiche
,
questa
strana
figura
d
'
incivilito
e
la
storia
delle
sue
artistiche
stravaganze
hanno
dovuto
avere
un
'
invincibile
attrattiva
e
lo
hanno
dovuto
persuadere
senza
difficoltà
a
farne
un
libro
,
che
prestavasi
maravigliosamente
all
esplicarsi
di
tutte
le
sue
attitudini
intellettuali
.
E
che
la
scelta
di
un
tanto
bizzarro
argomento
sia
conseguenza
dello
speciale
temperamento
artistico
dell
'
Huysmans
,
non
può
essere
posto
in
dubbio
da
chiunque
abbia
letto
con
attenzione
le
altre
opere
di
lui
e
che
quindi
si
sia
accorto
com
'
egli
più
che
allo
Zola
si
riavvicini
per
indole
e
per
tendenza
ai
Goncourt
,
e
come
l
'
alta
personalità
di
Carlo
Baudelaire
,
che
ora
esercita
un
così
potente
fascino
sulla
giovine
generazione
letteraria
francese
,
abbia
avuto
non
piccola
influenza
su
di
lui
.
Si
potrebbe
,
è
vero
,
all
'
Huysmans
,
come
a
qualche
altro
scrittore
,
rimproverare
questo
preferire
lo
studio
dell
'
eccezioni
all
'
analisi
dei
tipi
e
dei
casi
comuni
della
società
,
giacché
essendo
la
maggiore
ambizione
del
romanzo
naturalista
il
dare
la
fisonomia
dell
'
epoca
attuale
,
a
ciò
senza
dubbio
si
riesce
meglio
col
ritrarre
uomini
e
donne
che
non
escano
dalla
media
comune
e
quindi
siano
più
tipici
,
e
forse
anche
col
rappresentare
,
come
fa
lo
Zola
,
le
moltitudini
piuttosto
che
gl
'
individui
presi
isolatamente
.
Bisogna
però
pur
riflettere
che
ogni
scrittore
ha
nel
proprio
temperamento
una
forza
ignota
,
una
volontà
superiore
,
una
necessità
impellente
che
lo
domina
e
gli
detta
le
sue
opere
:
il
pessimismo
di
Flaubert
ed
il
sereno
equilibrio
dell
'
indole
di
Zola
spingono
,
per
vie
diverse
,
questi
due
scrittori
a
scegliere
i
mediocri
per
attori
dei
loro
romanzi
;
invece
i
Goncourt
,
dal
loro
nervosismo
,
ed
il
Daudet
,
dalla
sua
sensibilità
quasi
muliebre
,
sono
spinti
il
più
delle
volte
a
preferire
per
protagonisti
dei
loro
libri
le
nature
elette
,
le
nature
eccezionali
.
Del
resto
anche
da
queste
tendenze
varie
,
da
queste
scelte
diverse
nasce
un
vantaggio
,
perché
così
non
sono
mostrati
soltanto
i
grandi
aspetti
,
i
tipi
più
generali
della
vita
moderna
,
ma
di
essi
anche
i
cantucci
più
reconditi
,
più
in
ombra
,
vengono
illuminati
,
e
spesso
sono
proprio
questi
che
meglio
rivelano
l
'
indole
di
un
popolo
,
lo
spirito
di
un
'
epoca
.
«
Je
cherche
des
parfums
nouveaux
,
des
fleurs
plus
larges
,
des
plaisirs
inéprouvés
»
:
questa
frase
magica
e
solenne
con
la
quale
la
Chimera
risponde
alla
Sfinge
in
quel
meraviglioso
poema
in
prosa
che
è
La
Tentation
de
Saint
-
Antoine
del
Flaubert
,
riassume
tutte
le
aspirazioni
di
Des
Esseintes
,
comprende
la
sua
febbre
d
'
ignoto
,
il
suo
ideale
insoddisfatto
,
il
suo
bisogno
di
sfuggire
all
'
orribile
realtà
della
vita
,
di
sorpassare
i
confini
del
pensiero
,
di
andare
ramingo
,
senza
giammai
arrivare
ad
una
certezza
,
fra
le
brume
degli
al
di
là
dell
'
arte
.
Eppure
il
protagonista
di
A
rebours
,
per
quanto
possa
a
prima
vista
apparire
strano
e
paradossale
,
non
rappresenta
in
realtà
che
lo
stadio
più
acuto
,
più
eccessivo
di
una
malattia
dell
'
intelligenza
che
è
abbastanza
sviluppata
nelle
classi
superiori
della
società
moderna
e
che
tende
a
sempre
più
allargarsi
.
Le
cause
di
questa
malattia
morale
,
e
la
chiamo
così
non
per
altro
che
perché
tutto
ciò
che
nell
'
ordine
fisico
e
nell
'
ordine
morale
sorpassa
certi
limiti
comuni
alla
grande
maggioranza
degli
uomini
diventa
patologico
:
il
genio
non
rappresenta
forse
uno
stato
morboso
così
come
la
follìa
?
le
cause
dunque
bisogna
ricercarle
in
principal
modo
nella
nevrosi
,
quel
grande
flagello
del
XIX
secolo
,
che
rende
sempre
più
squisita
,
più
intensa
la
sensitività
,
ed
in
certo
qual
modo
la
perverte
,
e
nella
civiltà
estrema
,
inclinante
alla
decadenza
,
di
alcune
grandi
città
moderne
.
Si
comprende
facilmente
che
una
tale
disposizione
dello
spirito
ad
abborrire
tutto
quello
che
è
volgare
,
che
è
comune
,
ed
a
ricercare
quello
che
è
raro
,
a
preferire
le
cose
artificiali
alle
naturali
,
a
crearsi
delle
voluttà
tutte
individuali
che
dalla
folla
siano
non
comprese
o
dispregiate
,
deve
in
ispecie
mostrarsi
presso
i
cultori
delle
lettere
e
delle
arti
;
e
di
vero
in
Francia
vi
è
una
particolare
categoria
di
libri
e
di
quadri
,
le
cui
bellezze
non
appaiono
che
soltanto
agli
occhi
degli
artisti
e
degli
iniziati
.
Uno
dei
più
caratteristici
esempi
se
ne
ha
nel
delizioso
volume
dei
fratelli
De
Goncourt
,
intitolato
semplicemente
Idées
et
sensations
e
che
può
dirsi
il
breviario
dei
raffinati
.
In
esso
si
raccoglie
il
fiore
dello
spirito
francese
odierno
,
uno
spirito
che
va
nel
fondo
delle
cose
e
degli
esseri
,
che
ne
mette
a
nudo
l
'
intimità
vibrante
e
dolorosa
,
che
esprime
con
una
sottile
ironia
o
con
squisite
delicature
di
chiaro
-
oscuri
tutte
le
malinconie
,
tutte
le
ebbrezze
,
tutti
i
vacillamenti
di
un
'
intelligenza
o
di
una
coscienza
.
L
'
Huysmans
ha
messo
come
epigrafe
al
suo
volume
queste
singolari
parole
del
mistico
Rusbrock
l
'
Admirable
:
«
Il
faut
que
je
me
réjouisse
au
dessus
du
temps
...
,
quoique
le
monde
ait
horreur
de
ma
joie
,
et
que
sa
grossièreté
ne
sache
pas
ce
qui
je
veux
dire
»
.
Ecco
come
questa
necessità
di
gioie
eccezionali
è
dai
Goncourt
spiegata
:
«
Les
grands
plaisirs
du
peuple
sont
le
joies
collectives
.
A
mesure
que
l
'
individu
sort
du
peuple
et
s
'
en
distingue
,
il
a
un
plus
grand
besoin
de
plaisirs
personnels
et
faits
pour
lui
tout
seul
»
.
E
così
in
Idées
et
sensations
si
possono
trovare
i
principali
caratteri
ed
i
più
importanti
aspetti
di
questa
moderna
e
sempre
crescente
tendenza
verso
piaceri
della
mente
e
dei
sensi
,
incomprensibili
per
la
folla
,
tendenza
che
il
protagonista
di
A
rebours
,
spronato
dal
suo
temperamento
di
pessimista
e
di
anemico
-
nervoso
,
spinge
fino
alle
più
deliranti
conseguenze
.
Però
nel
libro
dei
Goncourt
si
può
trovare
il
punto
di
partenza
di
quasi
tutte
le
sue
aberrazioni
.
Difatti
i
Goncourt
affermano
:
«
Il
n
'
y
a
de
bon
que
les
choses
exquises
»
,
e
facendo
ancora
un
passo
in
avanti
:
«
Rien
n
'
est
moins
poètique
que
la
nature
et
les
choses
naturelles
»
,
e
poi
:
«
Pour
haïr
vraiment
la
nature
il
faut
préférer
naturellement
les
tableaux
aux
paysages
et
les
confitures
aux
fruits
»
;
ma
questo
amore
per
le
cose
squisite
,
questo
preferire
alle
scene
della
natura
i
quadri
che
le
rappresentano
,
non
rivelano
che
il
raffinamento
dei
gusti
di
un
vecchio
incivilito
,
di
un
artista
,
a
cui
l
'
esercizio
del
suo
mestiere
fa
trovare
dell
'
insuperabili
voluttà
intellettuali
nella
contemplazione
delle
opere
create
dall
'
uomo
.
Invece
in
Des
Esseintes
questo
sentimento
si
esagera
a
dismisura
,
fino
a
trascinarlo
alle
maggiori
perversioni
psicologiche
:
per
lui
l
'
artificio
diventa
l
'
impronta
distintiva
del
genio
dell
'
uomo
,
e
quindi
egli
cerca
di
surrogare
,
per
quanto
gli
è
possibile
,
con
l
'
artificio
la
natura
,
le
cose
naturali
,
le
sensazioni
che
esse
producono
.
Egli
,
per
esempio
,
fa
costruire
ed
arredare
in
modo
tale
la
sua
stanza
da
pranzo
,
da
sembrare
in
tutto
e
per
tutto
la
cabina
di
un
bastimento
,
e
così
,
stando
in
essa
,
egli
si
procura
,
senza
muoversi
,
le
sensazioni
rapide
,
quasi
istantanee
,
d
'
un
viaggio
per
mare
,
parendogli
d
'
altra
parte
inutile
il
movimento
,
giacché
l
'
immaginazione
può
facilmente
supplire
alla
volgare
realtà
dei
fatti
.
Altre
volte
egli
riesce
a
dare
a
'
suoi
gusti
un
convenevole
pascolo
fattizio
,
sostituendo
le
evocazioni
dell
'
olfatto
all
'
esercizio
della
vista
e
surrogando
con
similitudini
abilmente
distribuite
e
graduate
del
palato
certe
sensazioni
dell
'
udito
.
Così
per
Des
Esseintes
si
rende
possibile
il
contentare
i
desidèri
reputati
i
più
difficili
a
soddisfare
e
ciò
mediante
qualche
leggero
sotterfugio
,
mediante
qualche
approssimativa
sofisticazione
degli
oggetti
desiderati
.
I
Goncourt
in
un
'
altra
pagina
del
loro
libro
dicono
:
«
On
a
souvent
essayé
de
définir
le
Beau
en
art
.
Ce
que
c
'
est
?
Le
Beau
est
ce
qui
votre
maîtresse
et
votre
servante
trouvent
,
d
'
instinct
,
affreux
»
.
Quest
'
aforismo
nella
mente
di
Des
Esseintes
si
esagera
al
solito
e
diventa
mostruoso
:
per
lui
ogni
opera
d
'
arte
che
non
resta
indifferente
per
i
falsi
artisti
,
che
non
è
contestata
dagli
sciocchi
,
che
non
si
limita
a
suscitare
gli
entusiasmi
di
pochi
eletti
,
diventa
anche
essa
,
soltanto
per
ciò
,
polluta
,
volgare
,
quasi
spregevole
.
Sicché
per
Des
Esseintes
questa
promiscuità
di
ammirazione
diventa
uno
dei
grandi
dispiaceri
della
sua
vita
;
dei
successi
incomprensibili
gli
sciupano
per
sempre
dei
quadri
e
dei
libri
;
dinanzi
alla
generalità
di
suffragi
,
che
alcune
opere
d
'
arte
raccolgono
,
come
per
esempio
i
quadri
di
Rembrandt
e
le
acque
forti
di
Goya
,
egli
vergognasi
quasi
di
aver
per
esse
un
grande
amore
,
e
finisce
con
lo
scoprirvi
dei
diffetti
fin
'
allora
inosservati
.
E
questo
male
dell
'
esagerazione
violenta
,
irragionevole
di
certe
moderne
tendenze
raffinatrici
in
Des
Esseintes
arriva
tanto
oltre
,
che
nel
libro
stesso
dei
Goncourt
può
trovarsi
la
sua
più
severa
condanna
.
Difatti
a
pagina
219
di
esso
si
legge
:
«
Tout
bomme
d
'
intelligence
qui
cesse
de
vivre
avec
ses
semblables
,
risque
de
devenir
fou
,
s
'
il
ne
l
'
est
déjà
.
La
pensée
,
qui
s
'
abstrait
de
la
circulation
universelle
,
croupit
et
se
gâte
»
.
Ciò
che
costituisce
la
grande
superiorità
dei
Goncourt
è
che
essi
non
hanno
mai
perduto
il
senso
del
reale
,
l
'
amore
per
la
vita
,
sicché
la
loro
passione
per
le
cose
squisite
,
la
loro
inclinazione
verso
le
maggiori
raffinatezze
non
dànno
che
un
sapore
di
originalità
simpaticissima
,
un
profumo
di
più
ad
ogni
loro
scritto
.
Invece
i
Mallarmé
,
i
Verlaine
,
i
Corbière
,
gli
Hannon
,
tutta
questa
falange
di
poeti
prediletti
da
Des
Esseintes
e
che
si
possono
con
ragione
chiamare
i
Des
Esseintes
dell
'
odierna
letteratura
francese
;
questi
poeti
che
formano
una
diramazione
bizantina
di
quella
nuova
arcadia
costituita
oggidì
dai
parnassiens
sotto
il
pomposo
pontificato
di
Leconte
de
Lisle
,
e
nelle
cui
opere
malaticcie
la
lingua
superba
,
che
alla
Francia
ha
dato
il
romanticismo
,
precipita
nelle
maggiori
intemperanze
ed
ha
le
supreme
balbuzie
,
i
supremi
spasimi
,
i
supremi
lampeggiamenti
;
questi
poeti
,
che
chiudono
gli
occhi
per
non
vedere
la
vita
che
intorno
a
loro
si
agita
e
che
essi
odiano
,
non
sono
che
dei
retori
della
peggiore
specie
e
non
rappresentano
che
una
perversione
ed
un
pericolo
per
l
'
arte
.
La
personalità
del
protagonista
di
A
rebours
è
complessa
,
o
,
per
meglio
dire
,
risulta
di
vari
elementi
psicologici
e
fisiologici
,
che
esercitano
tra
essi
una
reciproca
influenza
.
Nel
duca
Des
Esseintes
la
naturale
predisposizione
verso
le
cose
raffinate
od
artificiali
si
è
accresciuta
sotto
la
deleteria
influenza
di
un
'
anemia
,
complicata
di
nevrosi
,
che
le
dissolutezze
della
sua
vita
hanno
sempre
più
aggravata
,
e
sotto
la
persistente
influenza
dell
'
educazione
avuta
presso
i
gesuiti
,
la
quale
,
non
essendo
riuscita
a
trascinarlo
nel
cattolicismo
,
lo
ha
precipitato
invece
nel
più
cupo
pessimismo
,
pur
lasciandogli
nell
'
anima
delle
vaghe
aspirazioni
mistiche
.
Orbene
l
'
Huysmans
,
a
cui
premeva
che
il
protagonista
del
suo
libro
apparisse
non
come
un
qualsiasi
bisbetico
fantoccio
romantico
,
ma
come
una
creatura
umana
,
vera
,
ad
onta
della
sua
eccezionalità
,
ha
voluto
in
Des
Esseintes
studiare
non
soltanto
il
raffinato
,
ma
anche
il
pessimista
e
l
'
anemico
nervoso
,
facendo
ben
risaltare
l
'
influenza
grande
che
sopra
i
suoi
gusti
artistici
,
sopra
le
sue
stravaganze
di
misantropo
esercitano
la
sua
fede
filosofica
e
la
malattia
che
lo
travaglia
e
che
è
dalle
prime
fino
alle
ultime
pagine
del
volume
analizzata
con
vera
rigorosità
scientifica
in
tutte
le
sue
successive
fasi
.
Della
educazione
avuta
dai
gesuiti
il
Des
Esseintes
ha
conservato
l
'
amore
per
le
sottigliezze
della
casuistica
(
e
)
teologica
,
ed
è
perciò
che
nella
sua
libreria
accanto
ai
volumi
dei
prediletti
scrittori
latini
e
francesi
trovansi
parecchie
opere
ecclesiastiche
.
Egli
si
sente
ancora
attrarre
dalle
violenti
polemiche
di
Veuillot
,
dalle
mistiche
soavità
di
Lacordaire
,
dalle
finezze
velenose
del
conte
di
Falloux
,
dai
pomposi
panegirici
di
Ozanam
,
dalla
profonda
ma
tortuosa
psicologia
di
Hello
,
dagli
splendori
romantici
di
quel
Barbey
d
'
Aurevilly
,
che
rappresenta
l
'
anello
di
congiunzione
fra
la
letteratura
clericale
e
quella
profana
.
Le
non
mai
vinte
tendenze
ascetiche
che
sono
restate
in
Des
Esseintes
si
rivelano
eziandio
in
quell
'
aver
fatto
arredare
la
sua
camera
da
letto
in
modo
che
essa
sembra
una
cella
da
frate
.
E
quindi
avviene
che
,
sotto
la
provocazione
di
questo
ambiente
fattiziamente
monastico
e
delle
sue
lunghe
letture
teologiche
,
egli
si
senta
a
volte
trascinato
di
nuovo
verso
il
misticismo
de
'
suoi
primi
anni
.
Ciò
che
lo
richiama
verso
la
Chiesa
è
dapprima
il
lato
splendidamente
plastico
del
cattolicismo
,
che
,
per
un
'
anima
di
artista
come
la
sua
e
come
quella
della
M.me
Gervaisais
dei
Goncourt
,
ha
terribili
fascini
,
imperiose
seduzioni
;
di
poi
è
il
sacrilegio
che
alla
sua
intelligenza
pervertita
si
presenta
in
tutta
la
sua
mostruosa
attrattiva
e
gli
sorride
diabolicamente
provocante
e
tentatore
così
come
appare
in
certe
pagine
di
Barbey
d
'
Aurevilly
;
infine
sono
i
rapporti
,
che
a
lui
sembra
che
esistano
tra
la
dottrina
della
Chiesa
e
quella
dello
Schopenhauer
:
non
è
forse
vero
che
ambedue
si
fondano
sull
'
iniquità
e
sulla
turpitudine
del
mondo
e
che
ambedue
concludono
,
pur
procedendo
per
vie
assai
diverse
,
alla
rassegnazione
?
Il
capitolo
settimo
,
che
contiene
la
mirabile
analisi
di
questi
ondeggiamenti
della
coscienza
di
Des
Esseintes
,
è
fra
i
più
interessanti
del
volume
e
rivela
nell
'
Huysmans
delle
rare
qualità
di
psicologo
.
Ma
anche
più
caratteristico
,
se
non
più
importante
,
è
il
capitolo
seguente
,
l
'
ottavo
.
Des
Esseintes
,
odiando
i
fiori
comuni
,
si
è
da
principio
affezionato
ai
fiori
rari
di
serra
,
poi
,
dietro
l
'
evoluzione
delle
sue
idee
generali
,
si
è
lasciato
sedurre
dai
fiori
artificiali
che
simulano
i
veri
,
ed
in
ultimo
,
stancatosi
anche
di
questi
,
si
mette
alla
ricerca
dei
fiori
naturali
che
imitino
i
fiori
falsi
.
Ed
allorché
ha
intorno
a
sé
raccolto
la
più
bizzarra
,
la
più
mostruosa
delle
flore
,
i
riflessi
metallici
di
queste
piante
,
i
colori
di
carne
di
questi
fiori
non
riescono
che
a
risvegliare
in
lui
le
sensazioni
repugnanti
che
procura
la
vista
di
un
macello
o
di
un
ospedale
,
ed
a
farlo
tormentare
da
paurose
allucinazioni
.
Ora
questo
ricevere
delle
sensazioni
spiacevoli
o
dolorose
anche
da
oggetti
che
pur
non
hanno
nulla
di
odioso
,
è
dagli
scienziati
riguardato
come
uno
dei
più
importanti
caratteri
del
temperamento
pessimista
.
D
'
altra
parte
questa
ricerca
d
'
impressioni
estetiche
nello
spettacolo
del
dolore
,
questa
creazione
di
un
fantastico
tutto
speciale
,
un
fantastico
di
malattia
e
di
delirio
,
è
particolare
di
alcune
epoche
di
decadenza
,
di
alcuni
caratteri
esaltati
dalla
religione
,
e
gli
esempi
abbondano
nelle
letterature
e
nelle
belle
arti
dei
tempi
moderni
:
pur
non
volendo
parlare
del
famoso
marchese
di
Sade
,
che
rappresenta
l
'
eretismo
della
ferocia
e
la
logica
conseguenza
della
sempre
crescente
malvagità
voluttuosa
dell
'
aristocratica
società
francese
dello
scorso
secolo
,
si
potrebbero
ricordare
Edgardo
Poe
,
Carlo
Baudelaire
,
Barbey
d
'
Aurevilly
,
Jan
Leyken
,
Goya
,
Odilon
Redon
,
Villiers
de
l
'
Isle
-
Adam
e
poi
ancora
tanti
altri
,
le
cui
onere
raccapriccianti
e
suggestive
mettono
in
un
angolo
del
giardino
dell
'
arte
una
vegetazione
a
parte
orrendamente
bella
.
Certamente
in
un
libro
come
questo
i
difetti
non
mancano
:
si
potrebbe
,
per
esempio
,
osservare
che
alcuni
capitoli
guadagnerebbero
ad
essere
abbreviati
,
come
quelli
nei
quali
si
discorre
della
letteratura
latina
e
della
letteratura
contemporanea
francese
,
perché
in
essi
Des
Esseintes
scompare
a
volte
per
lasciare
il
posto
all
'
autore
,
e
,
benché
costui
discorra
certo
con
grande
competenza
e
molto
acume
critico
di
tutto
un
periodo
poco
noto
della
letteratura
latino
e
di
alcune
singolari
opere
di
romanzieri
e
poeti
moderni
,
ciò
nondimeno
io
son
convinto
che
questo
involontario
intervento
della
sua
personalità
nuoce
al
complesso
del
libro
.
Si
potrebbe
ripetere
l
'
assennata
osservazione
fatta
dall
'
egregio
critico
Emilio
Hennequin
,
che
cioè
in
Des
Esseintes
lo
sviluppo
grandissimo
delle
facoltà
sensitive
ha
soffocato
ogni
altra
energia
,
riducendolo
all
'
impotenza
della
volontà
.
Altre
piccole
censure
si
potrebbero
anche
fare
,
ma
,
poiché
ogni
difetto
è
largamente
compensato
dai
grandi
e
rari
pregi
che
in
questo
libro
si
ritrovano
e
poiché
mi
sono
già
troppo
dilungato
,
vi
rinunzio
ben
volentieri
.
Ciò
che
mi
dispiace
è
di
dover
rinunziare
a
mostrare
le
grandi
bellezze
stilistiche
contenute
in
A
rebours
,
contentandosi
di
raccomandare
agli
intelligenti
le
splendide
pagine
nelle
quali
sono
descritte
due
dei
più
affascinanti
quadri
di
Gustavo
Moreau
.
Per
finire
,
dirò
che
,
volendo
gustare
A
rebours
,
bisogna
avere
una
qualche
educazione
artistica
ed
una
qualche
conoscenza
di
una
certa
letteratura
un
po
'
faisandée
,
quindi
non
a
tutti
è
da
consigliarsi
la
lettura
di
questo
libro
.
A
tutti
i
miei
lettori
raccomando
però
di
leggere
gli
altri
due
romanzi
di
Huysmans
,
cioè
En
ménage
;
e
Les
s
urs
Vatard
,
e
così
apprenderanno
a
conoscere
e
ad
amare
una
delle
più
simpatiche
e
caratteristiche
personalità
della
giovine
letteratura
francese
.
StampaPeriodica ,
Io
mi
propongo
di
ragionare
del
romanzo
in
Italia
;
e
però
bisogna
che
divida
il
mio
lavoro
in
tre
parti
:
lo
studio
de
'
modi
diversi
onde
codesta
forma
letteraria
si
sviluppò
,
tra
noi
,
nel
nostro
secolo
;
lo
studio
de
'
caratteri
che
a
mano
a
mano
riveste
,
nel
suo
progresso
continuo
,
per
soddisfare
a
'
nuovi
bisogni
;
e
lo
studio
de
'
mezzi
per
i
quali
potrà
conseguire
la
sua
maturità
intera
e
vigorosa
e
immortale
.
Il
romanzo
,
comunque
si
manifestasse
,
fu
sempre
un
prodotto
veramente
romantico
.
In
Grecia
è
quasi
sempre
il
racconto
minuto
d
'
una
ventura
erotica
,
come
nelle
novelle
milesie
;
e
fiorisce
durante
la
decadenza
alessandrina
,
che
fu
il
peggior
tempo
del
romanticismo
ellenico
:
in
Roma
,
pure
serbando
acuto
il
profumo
della
lascivia
elegante
,
si
trasmuta
in
satirico
con
Petronio
ed
Apuleio
,
e
appare
solamente
quando
l
'
aureo
secolo
di
Virgilio
e
di
Catullo
e
d
'
Orazio
è
passato
da
un
pezzo
,
vale
a
dire
nel
peggior
tempo
del
romanticismo
romano
.
Brutti
segni
,
codesti
;
se
non
ci
confortasse
il
pensiero
che
,
in
somma
,
la
letteratura
moderna
essendo
di
sua
natura
romantica
,
questo
figliuol
prediletto
del
romanticismo
può
aver
trovato
il
clima
che
conviene
al
suo
pieno
invigorimento
,
senz
'
accusare
,
nella
razza
che
lo
mantiene
,
un
languore
irrimediabile
e
mortale
.
Dopo
ciò
s
'
intende
,
per
altro
,
come
il
romanticismo
,
vittorioso
nella
battaglia
data
su
il
principio
di
questo
secolo
,
schiudesse
i
battenti
della
reggia
letteraria
al
romanzo
.
Il
quale
,
mentre
da
prima
singhiozzava
e
ruggiva
e
farneticava
di
suicidio
nell
'
Ortis
d
'
Ugo
Foscolo
,
irruppe
allora
a
bandiere
spiegate
nel
luogo
che
nessuno
gli
contrastava
,
recando
seco
da
un
lato
la
morale
cattolica
e
dall
'
altro
il
gusto
della
ricerca
storica
;
e
fu
il
libro
de
'
Promessi
sposi
d
'
Alessandro
Manzoni
.
Ma
il
Manzoni
,
temperamento
equilibrato
quant
'
altro
mai
,
se
tenne
dal
romanticismo
in
parecchi
caratteri
esteriori
dell
'
opera
sua
,
fu
più
propriamente
realista
per
la
varia
e
viva
verità
de
'
caratteri
,
per
la
logica
umana
della
favola
,
per
l
'
evidenza
pittorica
del
paesaggio
,
per
l
'
acuta
sicurezza
dell
'
analisi
psicologica
,
per
l
'
efficacia
insuperabile
del
dialogo
e
del
racconto
.
A
tutto
questo
egli
aggiunse
uno
scetticismo
giocondamente
osservatore
,
che
pervade
tutto
il
romanzo
con
un
soffio
d
'
umorismo
canzonatore
e
bonario
.
I
discepoli
del
Manzoni
non
aggiunsero
nulla
,
per
dir
vero
,
a
quanto
aveva
fatto
il
maestro
;
e
gli
rimasero
molto
a
dietro
per
le
qualità
intrinseche
dell
'
ingegno
:
sì
che
il
romanzo
del
D
'
Azeglio
o
del
Grossi
o
del
Carcano
fu
certamente
storico
e
cattolico
,
ma
non
punto
realista
.
Il
D
'
Azeglio
può
piacere
per
avventura
con
l
'
impeto
giovanilmente
cavalleresco
di
certi
suoi
personaggi
troppo
ideali
;
e
il
Grossi
può
commuovere
con
la
morte
immeritata
e
pietosa
della
sua
eroina
;
e
il
Carcano
può
blandire
con
qualche
lirica
vaporosa
e
melodiosa
interpolata
fra
un
capitolo
e
l
'
altro
;
ma
tutta
codesta
roba
non
ebbe
,
né
poteva
avere
,
importanza
veruna
per
il
successivo
svolgimento
del
romanzo
.
Non
parlo
del
Guerrazzi
:
pieno
d
'
amor
di
patria
,
impetuoso
,
eloquente
,
era
troppo
soggettivo
e
troppo
bollente
da
poter
trattare
con
fortuna
un
tal
genere
.
In
un
romanzo
autobiografico
sarebbe
riuscito
a
meraviglia
;
nel
romanzo
storico
,
là
dove
non
declama
o
descrive
o
rifà
la
storia
,
è
freddo
,
artificioso
,
pesante
.
In
tanto
venne
il
'60
.
Dopo
il
primo
assetto
del
nuovo
regno
d
'
Italia
,
si
ricominciò
a
parlare
di
letteratura
e
,
si
capisce
,
anche
del
romanzo
.
Se
non
che
il
Manzoni
pareva
oramai
troppo
guelfo
a
un
popolo
che
voleva
strappare
Roma
dalle
branche
della
Chiesa
;
e
,
d
'
altra
parte
,
nella
capitale
morale
d
'
Italia
,
com
'
era
detta
allora
Milano
,
era
fresca
la
memoria
dei
Francesi
liberatori
;
di
modo
che
,
per
fare
dispetto
al
papa
e
piacere
a
'
vicini
d
'
oltr
'
Alpe
;
i
nostri
letteratucoli
si
misero
a
scimmiottare
il
secondo
romanticismo
francese
e
la
boemia
,
ne
'
pensieri
,
nell
'
opere
e
nelle
parole
.
A
parte
le
frasi
:
il
romanticismo
italiano
,
benché
derivasse
in
principio
dal
romanticismo
tedesco
,
aveva
avuto
un
carattere
suo
di
quasi
preludio
e
incitamento
e
puntello
alla
rivoluzione
politica
.
Ma
,
poi
che
dal
'20
al
'60
questo
concetto
era
stato
dichiarato
per
tutti
i
versi
,
e
in
tutte
le
guise
,
e
col
conseguimento
dell
'
unità
e
dell
'
indipendenza
e
della
libertà
,
il
nostro
romanticismo
,
in
quanto
era
più
propriamente
italiano
,
cessava
;
la
letteratura
romantica
,
dopo
il
'60
,
si
trovò
senza
scopo
,
e
,
incoraggiata
da
qualche
esempio
illustre
,
si
rivolse
ancora
per
aiuto
alla
Francia
,
la
quale
non
era
solo
la
nazione
vicina
e
più
affine
di
costumi
,
di
tradizioni
e
di
favella
,
ma
teneva
pure
l
'
imperio
supremo
del
buon
gusto
,
come
della
politica
,
in
Europa
.
I
nostri
uomini
più
o
meno
intinti
di
lettere
,
dunque
,
s
'
ubbriacarono
di
liquori
come
Alfredo
De
Musset
;
lucidarono
i
racconti
del
Poe
tradotti
da
Carlo
Baudelaire
;
predicarono
il
vangelo
dell
'
arte
per
l
'
arte
;
detestarono
la
morale
;
amarono
le
donne
brutte
e
perverse
;
sognarono
di
morire
in
un
ospizio
di
poveri
,
e
misero
in
fuga
i
borghesi
co
'
loro
paradossi
di
seconda
e
di
terza
mano
.
Tale
fu
la
famosa
scapigliatura
lombarda
:
pativano
tutti
la
clorosi
dell
'
ideale
,
e
si
chiamavano
realisti
;
imitavano
l
'
Hugo
,
il
Gautier
,
il
Baudelaire
e
il
Dumas
figlio
,
a
casaccio
,
e
si
credevano
originali
.
In
mezzo
a
questo
ambiente
pubblicò
Giovanni
Verga
l
'
Eva
,
il
romanzo
che
lo
rese
noto
al
pubblico
de
'
lettori
.
Eva
appartiene
a
quella
famiglia
di
creature
eleganti
,
appassionate
e
incosciamente
crudeli
,
che
popolarono
la
letteratura
dopo
il
secondo
romanticismo
francese
e
sovra
tutto
per
opera
di
Alessandro
Dumas
figlio
.
L
'
eroe
del
romanzo
,
Enrico
Lanti
,
è
un
artista
che
ha
continua
la
febbre
dell
'
amore
e
dell
'
arte
,
e
muore
,
alla
fine
,
di
tisi
,
la
malattia
di
moda
dopo
la
Signora
delle
camelie
.
L
'
azione
si
svolge
tutta
in
un
ambiente
fantastico
di
profumi
e
di
luce
,
dove
delle
braccia
candide
e
ignude
si
sporgono
tra
i
veli
rossi
d
'
un
letto
e
i
tappeti
di
Persia
smorzano
il
rumore
de
'
passi
,
e
'
l
tè
vapora
i
suoi
caldi
aromi
dalle
tazze
fiorate
di
porcellana
del
Giappone
,
e
le
piante
esotiche
dalle
foglie
larghe
e
diffuse
e
dall
'
effluvio
penetrante
s
'
inclinano
a
specchiarsi
negli
alti
specchi
dalle
cornici
d
'
ebano
e
d
'
oro
,
e
l
chiaror
della
luna
scivolando
furtivo
di
notte
nell
'
alcova
tranquilla
,
rischiara
sovra
un
mucchio
di
trine
la
bella
donna
dalle
labbra
ancora
stillanti
di
voluttà
,
che
dorme
in
atto
di
dolce
stanchezza
,
su
l
seno
del
suo
pallido
amante
.
La
realtà
,
in
somma
,
co
'
suoi
momenti
solenni
e
co
'
suoi
momenti
ridicoli
,
co
'
suoi
meriti
e
con
le
sue
viltà
,
co
'
suoi
dolori
e
con
le
sue
gioie
,
non
è
a
fatto
in
quel
libro
.
Quella
ballerina
,
che
ha
le
maniere
ingenue
e
squisite
d
'
una
principessa
del
sangue
e
l
sentimento
timido
e
profondo
della
Miranda
dello
Shakespeare
fa
ridere
i
vecchi
frequentatori
del
palcoscenico
;
quel
pittore
malinconico
e
ardente
e
cavalleresco
né
meno
un
'
educanda
lo
piglierebbe
su
l
serio
;
e
nondimeno
il
romanzo
piacque
e
piace
anche
adesso
.
Perché
,
a
malgrado
de
'
difetti
,
è
in
esso
un
'
effusione
tutta
lirica
e
personale
,
ma
potente
a
ogni
modo
,
dell
'
amore
quale
si
prova
e
si
desidera
nell
'
età
degli
entusiasmi
vergini
e
cocenti
,
a
vent
'
anni
.
Ne
'
romanzi
della
stessa
maniera
che
l
Verga
fece
di
poi
,
manca
codesto
pregio
,
e
restano
interi
i
difetti
:
di
qui
la
loro
assoluta
miseria
.
A
un
tratto
,
il
Verga
parve
per
un
momento
nauseato
di
questa
sua
produzione
artificiale
;
e
,
prendendo
forse
a
modello
i
racconti
regionali
dell
'
Auerbach
e
del
Bret
-
Harte
,
scrisse
la
Nedda
,
una
dipintura
della
vita
campagnola
della
Sicilia
.
E
,
da
che
nessuna
reminiscenza
letteraria
qui
poteva
intorbidargli
la
schietta
visione
della
realtà
,
la
rappresentazione
fu
vera
,
viva
,
immediata
.
Il
cielo
azzurro
della
Sicilia
s
'
incurva
limpido
sulla
scena
,
solcato
da
una
leggera
flottiglia
di
nuvole
bianche
:
su
l
prato
erboso
e
scintillante
di
rugiada
nel
sole
,
i
giovenchi
miti
posavano
brucando
i
timi
odorosi
:
dalle
rupi
intorno
,
i
fichi
d
'
India
torti
e
carnosi
si
sporgevano
come
a
guardare
:
dietro
gli
ulivi
cinerei
,
il
mare
Ionio
lampeggiava
e
taceva
.
E
Nedda
,
seduta
in
un
canto
,
teneva
fra
'
denti
una
delle
cocche
del
fazzoletto
rosso
che
le
copriva
la
testa
,
e
volgeva
i
grandi
occhi
neri
impregnati
di
lagrime
aspettando
invano
che
il
suo
fidanzato
tornasse
.
In
tanto
,
e
quasi
nello
stesso
tempo
,
un
'
altra
corrente
,
quella
del
romanzo
di
famiglia
tedesco
e
inglese
,
si
manifestava
in
Italia
.
Salvatore
Farina
aveva
derivato
da
Carlo
Dickens
e
da
Giorgio
Elliot
una
sua
maniera
onesta
di
rappresentare
non
male
la
vita
domestica
,
incolorandola
a
ogni
modo
co
'
riflessi
azzurri
del
suo
tranquillo
ottimismo
.
A
punto
come
il
Verga
si
compiaceva
d
'
idealizzare
la
colpa
elegante
,
il
Farina
si
compiaceva
d
'
idealizzare
l
'
innocenza
borghese
.
I
suoi
racconti
,
i
quali
per
altro
non
mancano
di
finezza
e
qualche
volta
di
verità
,
avevano
il
merito
di
poter
andare
per
le
mani
delle
spose
e
delle
ragazze
da
bene
:
erano
puri
come
l
'
acqua
di
fonte
.
Per
questo
appunto
il
Farina
s
'
è
fatto
non
solo
in
Italia
,
ma
in
molta
parte
anche
d
'
Europa
,
un
pubblico
di
persone
ammodo
che
lo
legge
e
l
'
ama
e
l
'
ammira
.
Teneva
bordone
al
Farina
,
Cesari
Donati
e
qualche
altro
;
seguiva
da
presso
al
Verga
,
Luigi
Capuana
.
Gli
altri
annaspavano
incerti
tra
i
pantani
del
romanzo
storico
,
che
nessuno
più
leggeva
,
e
le
nebbie
della
novella
fantastica
,
che
nessuno
più
capiva
.
Anche
v
'
era
chi
sarebbesi
voluto
provare
a
fare
il
romanzo
d
'
appendice
,
che
in
Francia
fruttò
e
frutta
di
be
'
quattrini
al
Du
Terrail
,
al
Montépin
,
al
Boisgobey
e
ad
altri
;
ma
,
prima
di
tutto
,
quanti
leggevano
allora
l
'
appendice
,
in
Italia
?
Meno
di
quanti
la
leggano
addesso
,
ch
'
è
tutto
dire
.
Così
che
,
quando
il
fracasso
del
naturalismo
invadente
giunse
con
l
'
Assommoir
dello
Zola
tra
noi
,
il
nostro
romanzo
aveva
deviato
a
fatto
dalla
tradizione
manzoniana
;
e
,
o
s
'
inebriava
de
'
vapori
acidi
di
sentimentalità
isterica
del
Dumas
figlio
,
o
tubava
sul
giaciglio
di
piume
di
sentimentalità
virtuosa
del
Dickens
e
dell
'
Elliot
,
o
cominciava
a
derivare
,
ch
'
era
men
male
,
dalla
novella
regionale
dell
'
Auerbach
e
del
Bret
-
Harte
,
l
'
idea
della
novella
regionale
italiana
.
Di
veramente
italiano
,
dunque
,
restava
nulla
o
assai
poca
cosa
.
II
.
Emilio
Zola
,
dichiarando
il
suo
nuovo
metodo
,
primieramente
moveva
da
questo
principio
:
rappresentare
,
con
la
più
cruda
schiettezza
,
la
vita
,
la
realtà
,
la
natura
:
donde
quella
sua
denominazione
,
un
po
'
incerta
a
dir
vero
,
di
naturalismo
.
Ma
,
in
quel
tempo
,
troppa
gente
in
Italia
s
'
era
messa
in
testa
di
rinnovare
la
letteratura
,
e
s
'
era
figurata
di
far
del
verismo
lucidando
male
le
morbose
lascivie
e
le
stravaganze
calcolate
e
le
collere
intemperanti
di
quei
romantici
ambiziosi
di
Francia
,
che
derivati
,
a
quel
modo
per
altro
che
i
rigagnoli
derivan
da
'
fiumi
,
da
'
vecchi
e
dispersi
scrittori
del
Cenacolo
,
fecero
chiasso
di
molto
,
finché
i
parnassiani
odierni
non
gli
ebber
cacciati
di
nido
.
A
tutti
costoro
non
parve
vero
di
potersi
raggruppare
alla
fine
sotto
un
bandiera
rivoluzionaria
,
e
recante
una
parola
non
anche
adoperata
e
a
bastanza
sonora
,
e
sorretta
da
qualcuno
che
i
pugni
mostrava
possenti
,
e
sembrava
incaponito
nella
sua
idea
,
e
urlava
per
dieci
.
Anch
'
essi
,
in
falsetto
,
gli
tennero
bordone
;
e
i
nostri
giornali
furon
pieni
a
un
tratto
di
ragionamenti
intorno
il
naturalismo
;
e
nel
nome
dello
Zola
arse
più
accanita
la
mischia
.
E
non
era
anche
finita
,
quando
Luigi
Capuana
,
uno
tra
i
più
destri
e
tra
i
meno
indotti
propagatori
della
nuova
teoria
,
pubblicò
,
secondo
il
metodo
sperimentale
,
un
suo
romanzo
,
dal
nome
dell
'
eroina
intitolato
Giacinta
,
e
dedicato
allo
Zola
.
Poco
dopo
pubblicò
il
Verga
I
Malavoglia
,
un
altro
romanzo
sperimentale
.
In
fine
,
Matilde
Serao
pubblicò
il
Cuore
infermo
e
la
Fantasia
,
romanzi
sperimentali
essi
pure
.
Qual
è
dunque
e
in
che
propriamente
consiste
e
che
aggiunge
di
nuovo
al
romanzo
il
naturalismo
?
Esso
si
propone
l
'
indagine
accurata
e
fedele
dell
'
uomo
odierno
,
senza
preconcetti
superbi
,
senza
pudori
ipocriti
,
senza
idealità
sentimentali
;
e
a
conseguirla
si
vale
de
'
documenti
umani
,
che
sono
lo
somma
dei
fatti
osservati
ogni
giorno
e
ordinati
e
messi
da
parte
:
pretende
di
sostituire
alla
fantasia
ebbra
e
scapigliata
,
che
passa
e
brilla
e
abbaglia
ne
'
racconti
romantici
,
lo
studio
esatto
e
minuto
del
temperamento
:
ammonisce
di
semplificare
l
'
azione
e
d
'
allargare
,
in
vece
,
l
'
analisi
psicologica
:
impone
la
varia
e
animata
e
continua
descrizione
dell
'
ambiente
,
ond
'
è
spesso
regolato
l
'
arbitrio
delle
persone
che
vi
si
movon
per
entro
:
e
,
in
fine
,
vorrebbe
formarsi
uno
stile
semplice
e
vigoroso
a
un
tempo
,
senza
sonagliere
d
'
antitesi
,
senza
pennacchi
di
metafore
,
senza
gualdrappe
di
frasi
.
Codesti
romanzieri
,
dunque
,
s
'
affidarono
al
metodo
dello
Zola
,
quasi
a
occhi
chiusi
,
senza
dubitare
o
discutere
:
e
,
mi
rincresce
di
dirlo
e
vorrei
anche
ingannarmi
,
imbandiron
della
roba
poco
più
che
mediocre
.
Non
parlo
della
Giacinta
,
ch
'
è
forse
,
fra
tutti
codesti
tentativi
sperimentali
,
il
più
imperfetto
;
da
che
qualche
pagina
d
'
analisi
acuta
e
qualche
scena
di
viva
passione
non
bastano
a
compensare
l
'
irregolarità
dell
'
architettura
,
l
'
impreparata
singolarità
delle
situazioni
,
la
prolissità
disutile
del
racconto
,
l
'
indeterminatezza
de
'
caratteri
,
l
'
abuso
della
descrizione
,
l
'
imperizia
dello
stile
e
la
miserabile
sciatteria
della
lingua
.
I
Malavoglia
sono
scritti
con
tale
un
rigore
di
metodo
sperimentale
che
,
se
la
scuola
stessa
non
fosse
viziosa
,
codesto
avrebbe
a
essere
il
romanzo
più
fortunato
che
sia
mai
venuto
in
luce
.
Né
anche
lo
Zola
era
mai
giunto
a
tanta
semplicità
estrema
di
favola
;
a
tanta
scrupolosa
e
fedele
oggettività
d
'
osservazione
;
a
tanta
pittoresca
efficacia
nella
sicura
e
non
interrotta
evocazione
dell
'
ambiente
;
a
tanta
logica
umana
nello
svolgimento
di
quelle
umili
vite
di
pescatori
;
a
tanta
parsimonia
di
mezzi
retorici
.
Certo
,
come
studio
sociale
e
locale
e
dialettale
,
poi
che
il
Verga
traduce
a
pena
la
rozza
parlata
dei
suoi
personaggi
,
quel
libro
è
mirabile
.
Perché
,
dunque
,
fu
accolto
così
freddamente
dal
pubblico
e
par
troppo
noioso
anche
a
'
letterati
di
professione
?
La
ragione
è
semplice
:
perché
,
come
vedremo
,
non
è
punto
un
romanzo
.
Non
di
meno
,
il
Verga
ha
coscienza
intera
del
suo
romanzo
:
egli
sa
ciò
che
vuole
,
e
,
se
v
'
ha
errore
,
gli
è
nel
sistema
,
non
a
fatto
nell
'
esecuzione
:
e
però
si
può
disputare
su
la
vitalità
del
suo
romanzo
,
ma
non
si
può
contrastargli
la
fama
d
'
artista
serio
e
potente
.
In
vece
la
signorina
Serao
par
che
vada
ognor
brancolando
per
l
'
oscura
foresta
del
romanzo
,
senza
trovare
una
via
.
Della
teoria
sperimentale
ella
non
ha
colto
,
a
dir
vero
,
se
non
a
pena
i
caratteri
esteriori
,
vale
a
dire
il
lusso
della
descrizione
,
la
corrispondenza
del
fatto
psicologico
al
fatto
fisiologico
nell
'
individuo
,
la
legge
ereditaria
,
e
l
raggruppamento
meccanico
de
'
particolari
:
del
rimanente
,
l
'
analisi
del
sentimento
,
o
anche
solo
della
sensazione
,
è
ne
'
suoi
libri
o
superficiale
o
mal
certa
o
arbitraria
a
dirittura
;
i
caratteri
son
talora
innaturali
,
più
spesso
non
a
bastanza
rilevati
,
quasi
sempre
incoerenti
;
la
lingua
e
lo
stile
conservano
finora
una
così
barbara
indipendenza
da
ogni
regola
di
proprietà
,
di
purità
,
di
convenienza
,
d
'
efficacia
e
d
'
eleganza
,
da
riuscire
intollerabili
a
chiunque
abbia
ancora
una
qualche
pratica
de
'
buoni
scrittori
e
un
qualche
rispetto
della
tradizione
letteraria
.
Così
che
la
signorina
Serao
tiene
dal
naturalismo
in
ciò
ch
'
esso
ha
di
più
inaccettabile
e
di
più
caduco
;
e
,
ch
'
è
peggio
,
ella
esagera
anche
un
poco
per
conto
suo
.
In
fatti
,
la
descrizione
che
lo
Zola
abusa
,
è
vero
,
ma
non
di
rado
per
uno
scopo
d
'
effetto
complessivo
,
nella
prosa
della
signorina
Serao
sta
oziosa
e
isolata
a
raffreddare
l
'
azione
;
e
l
'
esposizione
minuta
de
'
fatti
esterni
,
che
dallo
Zola
è
ordinata
,
con
abilità
singolare
,
quale
a
mano
a
mano
può
riflettersi
nell
'
animo
del
personaggio
che
tien
la
scena
,
dalla
signorina
Serao
è
fatta
senza
criterio
,
con
un
ardore
cieco
e
puerile
;
e
que
'
preconcetti
scientifici
,
che
pur
ne
'
romanzi
dello
Zola
accusano
l
'
empirismo
,
diventano
più
regolari
,
più
costanti
,
più
meccanici
,
e
però
più
ridicoli
nel
Cuore
infermo
e
nella
Fantasia
della
signorina
Serao
.
La
quale
ha
,
per
altro
,
un
merito
sommo
,
che
gli
altri
romanzieri
sperimentali
d
'
Italia
non
hanno
:
sa
ridestare
gli
affetti
nell
'
animo
dei
lettori
.
Ora
,
a
parer
mio
,
Emilio
Zola
è
un
romanziere
vigoroso
;
ma
la
teoria
ch
'
egli
ha
predicato
è
,
per
la
più
parte
,
inammissibile
,
perché
contraria
alle
leggi
più
elementari
dell
'
estetica
positiva
.
E
singolare
,
in
fatti
,
che
l
naturalismo
,
mentre
si
vanta
di
procedere
dalla
scienza
odierna
,
ignori
i
risultati
della
psicologia
sperimentale
circa
i
piaceri
estetici
;
i
quali
nascono
propriamente
dal
bisogno
d
'
esercitare
per
la
riproduzione
ideale
dell
'
emozione
la
forza
nervosa
sovrabbondante
nell
'
organismo
;
e
lo
Spencer
e
l
Sully
e
l
Helmholtz
e
l
Bain
e
l
Friedländer
concordano
tutti
su
questo
punto
.
E
allora
si
può
fermare
la
legge
estetica
,
che
tanto
è
più
grande
il
piacere
suscitato
da
un
lavoro
letterario
,
quanto
più
viva
e
piena
e
gagliarda
è
l
'
emozione
.
E
poi
che
i
sentimenti
più
bassi
e
più
elementari
naturalmente
commuovono
un
minor
numero
d
'
elementi
nervosi
che
i
sentimenti
più
alti
e
più
complessi
,
i
quali
si
sviluppano
e
infatti
nelle
razze
più
elevate
,
è
fuor
di
dubbio
che
l
piacere
estetico
suscitato
dalla
riproduzione
d
'
un
sentimento
altruistico
o
egoaltruistico
,
quali
la
giustizia
,
la
pietà
,
il
dovere
,
la
compassione
e
l
'
amore
,
sarà
,
con
uguale
intensità
di
rappresentazione
,
assai
maggiore
che
quello
suscitato
dalla
riproduzione
d
'
un
sentimento
egoistico
.
E
dove
emozione
non
si
desti
,
non
è
materia
d
'
arte
.
Qui
a
punto
è
l
difetto
capitale
della
teoria
dello
Zola
.
Egli
pone
come
scopo
al
romanzo
ciò
che
avrebbe
a
essere
solo
un
mezzo
di
ridestare
un
'
emozione
o
un
plesso
d
'
emozioni
;
vale
a
dire
l
'
analisi
progressiva
d
'
un
temperamento
sotto
l
'
azione
d
'
un
ambiente
.
Ora
questa
è
una
ricerca
propriamente
scientifica
,
che
non
eccita
punto
gli
elementi
nervosi
del
nostro
organismo
,
se
non
solo
in
quel
caso
che
l
protagonista
trovi
nell
'
ambiente
una
ragione
di
lotta
,
donde
scaturisca
l
'
emozione
.
Ma
l
'
analisi
sola
non
basta
;
né
,
come
afferma
lo
Zola
,
la
rappresentazione
fedele
di
una
vita
ordinaria
che
si
svolge
senza
scosse
né
strappi
può
esser
mai
sola
il
contenuto
d
'
un
romanzo
;
e
,
a
punto
per
codesto
difetto
d
'
azione
,
i
Malavoglia
del
Verga
,
pur
rimanendo
uno
studio
accurato
,
sono
un
'
infelice
opera
d
'
arte
.
Sono
come
un
giovane
bello
e
bianco
e
robusto
,
al
quale
non
altro
mancasse
per
far
la
delizia
delle
signore
se
non
la
vita
.
E
poi
che
nella
creazione
letteraria
i
caratteri
piglian
contorno
e
sembianza
propria
e
rilievo
tra
l
caldo
baglior
del
dramma
,
anche
i
caratteri
,
dove
quello
sia
povero
o
manchi
a
fatto
,
rimangon
freddi
o
vaghi
o
scoloriti
,
come
a
punto
ne
'
Malavoglia
.
Un
eccesso
di
tutt
'
i
romanzieri
sperimentali
è
la
descrizione
.
Essi
affermano
che
l
'
azione
dell
'
ambiente
è
continua
su
l
dramma
umano
;
e
però
,
soggiungono
,
bisogna
farla
sentire
a
ogni
passo
.
Quanto
alla
premessa
,
sta
bene
;
ma
non
mi
persuade
la
conseguenza
.
In
fatti
,
codesta
azione
,
come
osservò
acutamente
Enrico
Panzacchi
a
proposito
della
Malombra
d
'
Antonio
Fogazzaro
,
rimane
le
più
volte
inavvertita
anche
alla
persona
che
la
sopporta
.
E
quando
essa
è
inopportuna
,
s
'
intende
che
,
in
vece
d
'
aguzzar
l
'
interesse
,
lo
raffreddi
d
'
un
tratto
e
provochi
la
stizza
dei
lettori
,
che
a
malincuore
si
sentono
distratti
dal
dramma
che
li
commoveva
.
Un
pregiudizio
espresso
nel
metodo
sperimentale
è
la
narrazione
impersonale
;
un
pregiudizio
sottinteso
è
la
necessità
di
rappresentare
la
vita
odierna
.
Io
ripenso
il
primo
,
e
mi
domando
che
bel
guadagno
sarebbe
per
I
Promessi
Sposi
,
se
l
'
autore
non
fosse
ognora
presente
con
quel
suo
sorriso
d
'
arguzia
serena
,
che
versa
in
tutto
il
libro
come
una
luce
diffusa
,
dove
ciascuna
figura
sorge
viva
e
diritta
,
e
si
move
per
virtù
propria
,
e
non
perde
mai
quella
cèra
o
truce
o
pietosa
o
ridicola
che
la
distingue
.
E
spesso
a
punto
una
osservazione
personale
dell
'
autore
dà
l
tocco
ultimo
a
un
carattere
,
a
una
descrizione
,
a
un
movimento
psicologico
.
Certo
,
io
non
nego
che
la
tendenza
soverchiamente
soggettiva
dell
'
Hugo
e
del
Guerrazzi
possa
aver
nociuto
ad
alcuni
de
'
loro
romanzi
;
e
credo
che
in
certi
casi
d
'
indifferenza
oggettiva
anche
possa
giovare
all
'
effetto
;
ma
la
pretensione
di
bandire
dalla
narrazione
quello
ch
'
è
,
per
la
più
parte
dei
casi
,
lo
strumento
di
rappresentazione
più
facile
,
efficace
e
sicuro
,
a
me
pare
eccessiva
ed
assurda
.
Né
la
necessità
di
rappresentare
la
vita
odierna
è
meno
irragionevole
.
Quando
l
'
emozione
venga
suscitata
così
piena
e
gagliarda
da
vibrare
nella
più
parte
degli
elementi
nervosi
ch
'
essa
percorre
,
sforzando
il
minor
numero
di
questi
elementi
,
che
importa
a
noi
se
l
dramma
,
onde
scaturisce
quell
'
emozione
,
sia
pagano
o
cristiano
,
antico
o
moderno
,
spagnuolo
o
russo
o
tedesco
o
papuasiano
o
malese
?
Chi
è
rimasto
mai
freddo
alla
lettura
dell
'
Othello
dello
Shakespeare
,
se
bene
il
moro
di
Venezia
visse
molti
secoli
a
dietro
?
E
chi
può
legger
senza
lagrime
l
'
episodio
della
morticina
ne
'
Promessi
Sposi
del
Manzoni
,
se
bene
il
fatto
si
riferisce
alla
peste
di
Milano
del
milleseicento
e
tanti
?
E
perché
quanto
è
stato
possibile
finora
,
diverrà
,
da
ora
innanzi
,
impossibile
?
Le
son
cose
che
paion
chiare
come
il
giorno
,
nevvero
?
E
pure
provate
a
farle
intendere
a
certa
gente
:
gli
è
come
lavare
la
testa
all
'
asino
,
con
rispetto
parlando
.
Resta
,
in
fine
,
a
parlare
della
forma
,
sovra
tutto
nel
dialogo
.
E
qui
pure
il
mezzo
adoperato
dal
Verga
per
ottenere
efficacia
e
naturalezza
,
senza
mancare
alle
regole
della
lingua
comune
,
mi
sembra
troppo
imperfetto
.
Il
Verga
,
in
fatti
,
si
contenta
a
tradurre
quasi
alla
lettera
la
parlata
de
'
suoi
contadini
o
de
'
suoi
pescatori
di
Sicilia
,
serbando
il
colorito
e
la
giacitura
della
frase
,
il
ricorso
del
periodo
e
anche
il
sapor
brusco
de
'
modi
di
dire
,
quali
veramente
si
trovano
nel
dialetto
.
Già
,
codesto
pencolar
faticoso
tra
la
lingua
e
l
dialetto
io
non
vedo
che
risolva
nulla
;
e
,
più
presto
che
infonder
vita
e
calore
al
dialogo
,
mi
pare
che
l
'
irrigidisca
in
contorcimenti
tanto
più
penosi
quanto
men
facili
.
In
oltre
,
sarebbe
,
a
ogni
modo
,
rimedio
per
un
solo
caso
;
ma
,
o
che
farebbe
egli
l
Verga
,
se
avesse
a
porre
in
Francia
o
in
Inghilterra
o
in
Germania
la
scena
d
'
un
suo
romanzo
?
E
il
patrimonio
della
lingua
che
cosa
diverrebbe
se
ogni
romanziere
si
credesse
in
diritto
di
rimpasticciarsi
,
per
uso
proprio
,
gl
'
idiotismi
della
propria
regione
?
III
.
Ma
tra
il
ribollimento
della
fungaia
sperimentale
,
il
romanzo
italiano
gittava
finalmente
le
prime
foglie
e
schiudeva
i
primi
fiori
e
maturava
i
primi
frutti
.
Tre
romanzieri
originali
tentarono
,
con
modi
diversi
,
l
'
impresa
di
liberare
codesto
genere
letterario
dalle
pastoie
dell
'
imitazione
francese
;
e
,
chi
più
chi
meno
,
fecero
tutti
una
buona
prova
.
Io
dico
d
'
Anton
Giulio
Barrili
,
di
Girolamo
Rovetta
e
di
Antonio
Fogazzaro
.
Il
Barrili
cominciò
veramente
anche
prima
che
il
naturalismo
recasse
in
Italia
il
suo
grave
bagaglio
di
tesi
,
di
definizioni
e
di
regole
;
ma
,
progredendo
,
divenne
più
esperto
,
più
franco
,
più
amabile
;
e
ogni
giorno
guadagna
terreno
.
Egli
compensa
il
difetto
di
solidità
de
'
suoi
lavori
con
una
grazia
,
una
snellezza
,
una
semplicità
che
innamora
.
Certo
,
non
ha
quella
tragica
potenza
di
situazioni
onde
il
lettore
rimane
anelante
e
perplesso
:
certo
,
non
sa
dare
a
'
suoi
personaggi
quello
scultorio
rilievo
che
li
rende
indimenticabili
:
certo
,
non
descrive
con
quell
'
animata
efficacia
di
particolari
sensibili
la
quale
sembra
quasi
evocare
il
paesaggio
,
no
;
ma
il
suo
racconto
si
svolge
vario
d
'
avventura
in
avventura
,
e
non
s
'
indugia
mai
,
e
senza
scoter
mai
troppo
il
lettore
,
sa
tenerlo
desto
ed
attento
sino
alla
fine
.
Inoltre
ha
spesso
il
Barrili
un
'
invidiabile
squisitezza
di
sentimento
,
una
sottile
giocondità
d
'
osservazione
,
una
viva
freschezza
di
fantasia
,
un
'
ingegnosa
novità
di
trovata
,
una
ravvivatrice
eleganza
d
'
erudizione
.
Gli
è
un
gentiluomo
colto
ed
arguto
che
si
piace
di
dipanare
,
per
sollazzo
d
'
una
brigata
di
belle
e
intelligenti
signore
,
una
sua
confusa
matassa
di
fili
d
'
oro
e
di
seta
.
Somiglia
un
poco
a
Vittorio
Cherbuliez
;
ma
si
vede
bene
che
non
ne
deriva
.
E
,
in
fine
,
è
il
solo
,
fra
tutt
'
i
romanzieri
d
'
Italia
,
che
sappia
scrivere
l
'
italiano
senza
affettazione
accademica
e
senza
incuria
volgare
.
Il
Val
d
'
Olivi
,
la
Sirena
e
il
Come
un
sogno
sono
tre
piccoli
capilavori
.
La
Malombra
del
Fogazzaro
a
me
sembra
il
miglior
romanzo
che
sia
stato
scritto
in
Italia
dopo
i
Promessi
Sposi
.
La
lingua
è
un
po
'
sciamannata
,
se
bene
lo
stile
,
tutto
muscoli
e
nervi
,
è
quasi
sempre
evidente
;
il
lusso
inutile
della
descrizione
è
forse
eccessivo
;
lo
scioglimento
è
troppo
,
nella
forma
,
teatrale
:
sta
bene
.
Ma
che
ricchezza
di
favola
,
che
soffio
rapido
e
ardente
di
dramma
,
che
accento
profondo
di
passione
,
che
piena
animazione
di
vita
esteriore
,
che
varia
,
intensa
e
vivente
verità
di
caratteri
!
Cesare
d
'
Ormengo
,
il
gentiluomo
democratico
e
altero
;
Corrado
Silla
,
il
giovine
vinto
e
spostato
che
s
'
accascia
,
con
amara
fierezza
di
vittima
,
nella
lotta
per
l
'
esistenza
;
Marina
,
cupa
,
ardente
,
fantastica
,
irrequieta
e
superba
;
il
signor
Steinegge
,
burbero
e
mite
;
Edith
,
pura
,
timida
e
affettuosa
;
la
vecchia
contessa
veneziana
,
e
Nepo
,
il
suo
molle
e
impertinente
figliuolo
;
il
vecchio
curato
,
umile
e
buono
;
tutte
,
in
somma
,
codeste
figure
sono
indimenticabili
.
Anche
qui
è
l
'
analisi
psicologica
;
forse
troppo
raffinata
e
malaticcia
e
sottile
,
ma
sicura
e
profonda
a
ogni
modo
.
Anche
qui
è
l
'
azione
dell
'
ambiente
su
'
personaggi
,
ma
sovente
con
tale
intima
corrispondenza
del
sentimento
alla
natura
esteriore
,
che
quasi
il
lettore
non
s
'
avvede
dell
'
artificio
.
Anche
qui
è
l
'
oggettività
della
rappresentazione
;
ma
non
tale
,
peraltro
,
da
impedire
allo
scrittore
di
godere
e
soffrire
e
vivere
,
insomma
,
con
le
sue
creazioni
,
le
quali
appunto
per
questo
,
hanno
palpiti
e
fremiti
di
vita
reale
.
I
romanzi
del
Rovetta
prometton
bene
,
quantunque
i
difetti
sian
gravi
e
numerosi
.
La
lingua
è
in
generale
scorretta
,
e
disuguale
,
incerto
,
angoloso
lo
stile
;
i
caratteri
sono
più
,
tosto
accennati
che
sviluppati
;
i
tipi
comici
si
mutano
spesso
in
caricature
;
la
disposizione
delle
parti
è
non
di
rado
viziosa
;
l
'
analisi
psicologica
è
troppo
breve
e
superficiale
;
certi
scatti
di
passione
non
sono
a
bastanza
preparati
,
e
abbondano
le
disutili
lunghezze
.
Per
altro
,
la
commozione
è
sempre
viva
e
continua
:
qualche
carattere
,
come
la
Lalla
della
Mater
dolorosa
,
è
pensato
e
disegnato
e
condotto
bene
;
e
uno
schietto
umor
comico
pervade
que
'
libri
con
una
folla
d
'
osservazioni
argute
,
di
celie
sottili
,
e
di
paragoni
ridicoli
.
Tali
sono
le
condizioni
odierne
del
romanzo
in
Italia
.
Giova
adesso
cercare
quali
sono
i
modi
,
per
i
quali
,
rinfrancato
e
sicuro
,
potrà
esso
avventurarsi
sempre
più
in
alto
su
l
'
erta
dell
'
avvenire
.
Il
romanzo
italiano
dell
'
avvenire
sarà
,
prima
d
'
ogni
altra
cosa
,
scritto
in
lingua
italiana
;
e
propriamente
in
quella
lingua
semplice
,
svelta
,
efficace
,
pura
senza
pedanteria
,
popolare
senza
smargiasseria
,
che
fu
adoperata
dal
Manzoni
nel
suo
romanzo
.
Forse
,
qualche
singolarità
dialettale
,
qualche
neologismo
necessario
,
qualche
solecismo
d
'
uso
comune
segnatamente
nel
dialogo
,
potrebbe
anche
venir
tollerato
;
ma
il
fondo
avrebbe
a
esser
poi
sempre
quello
.
I
processi
di
stile
per
la
descrizione
,
per
il
dialogo
,
per
l
'
emozione
,
dovranno
tutti
conferire
alla
rapidità
,
alla
varietà
,
all
'
evidenza
della
narrazione
.
Che
l
romanzo
sia
storico
o
fantastico
,
alla
critica
,
veramente
,
non
importa
;
ma
,
tutto
sommato
,
gli
è
meglio
che
esso
sia
la
rappresentazione
della
nostra
indole
,
della
nostra
vita
,
della
nostra
società
.
Così
al
romanziere
riesce
tanto
facile
l
'
osservare
,
quanto
difficile
gli
parrebbe
il
ricostruire
;
e
al
lettore
garba
di
più
l
sentir
vibrare
nel
romanzo
il
suo
proprio
temperamento
d
'
uomo
moderno
,
che
l
'
ammirare
le
avventure
maravigliose
,
ma
fredde
,
d
'
un
tempo
più
o
meno
remoto
;
e
per
la
storia
della
civiltà
non
è
punto
inutile
il
tramandare
a
'
nostri
posteri
il
quadro
largo
e
fedele
de
'
nostri
costumi
,
delle
nostre
miserie
e
de
'
nostri
eroismi
.
Se
e
quando
il
romanzo
ha
da
essere
puramente
oggettivo
,
giudicherà
lo
scrittore
,
poi
che
non
le
son
cose
che
si
possano
stabilire
,
se
non
all
'
opera
;
certo
,
l
'
azione
non
deve
mai
raffreddarsi
,
non
che
difettare
;
certo
,
l
'
emozione
deve
scoppiar
sempre
intensa
e
calda
;
certo
,
la
descrizione
esteriore
,
non
abbondante
,
ma
caratteristica
,
deve
alternare
e
riflettere
e
compire
i
movimenti
dell
'
animo
.
Ma
il
punto
su
l
quale
io
voglio
fermarmi
e
che
parmi
,
fra
tutti
,
il
più
importante
,
è
la
questione
dell
'
etica
nel
romanzo
.
Il
romanzo
italiano
dell
'
avvenire
sarà
spruzzato
di
pessimismo
indifferente
e
ironico
e
amaro
,
come
il
romanzo
sperimentale
in
Francia
?
O
sarà
impregnato
d
'
ottimismo
sollecito
e
intelligente
e
amoroso
come
il
romanzo
realista
d
'
Inghilterra
?
I
risultati
della
scienza
positiva
son
questi
:
la
volontà
dell
'
uomo
è
determinata
da
motivi
,
e
non
affatto
libera
;
l
'
organismo
debole
è
condannato
,
per
elezione
naturale
,
all
'
infelicità
e
alla
morte
;
l
'
ideale
etico
consiste
nell
'
aiuto
reciproco
e
disinteressato
,
che
diventando
sorgente
di
piacere
individuale
promuove
l
'
infinite
energie
della
specie
e
la
rende
più
forte
,
più
felice
e
più
buona
.
Ora
,
a
punto
da
questi
risultati
deriverà
bell
'
uomo
dell
'
avvenire
la
giocondità
indulgente
e
tranquilla
di
chi
s
'
è
assoggettato
liberamente
alle
leggi
della
Natura
,
senza
impeti
e
senza
sdegni
.
«
L
'
edonica
epicurea
,
»
dice
il
Trezza
in
una
nota
del
suo
Epicuro
,
«
è
un
modo
dell
'
etica
,
giacché
non
può
generarsi
fuori
di
lei
e
v
'
è
incidenza
reciproca
fra
l
'
una
e
l
'
altra
.
L
'
edonica
rivela
lo
stato
etico
dell
'
uomo
giunto
omai
all
'
intuizione
serena
delle
leggi
cosmiche
riprodotte
nel
suo
cervello
e
diventate
abiti
sani
e
facili
della
coscienza
.
Da
questa
rassegnazione
austera
della
parte
al
tutto
scaturisce
la
gioia
profonda
del
sentirsi
uno
con
sé
stesso
e
con
le
cose
.
»
E
questa
accade
talvolta
nella
morale
odierna
,
e
accadrà
più
sovente
nella
morale
dell
'
avvenire
:
così
che
il
valor
etico
del
romanzo
futuro
sarà
uno
scetticismo
sereno
e
bonario
,
con
una
punta
leggera
di
canzonatura
per
i
piccoli
peccati
;
con
una
malinconica
e
severa
pietà
per
i
grandi
delitti
;
con
una
simpatia
dolce
e
generosa
per
quanto
è
meschino
e
volgare
;
con
una
letizia
piena
d
'
ammirazione
e
di
rispetto
per
quanto
è
nobile
e
alto
;
e
,
in
fine
,
con
un
senso
agile
e
benigno
della
misura
che
accolga
e
componga
i
tumulti
della
passione
in
un
'
armonia
piena
e
tranquilla
.
Così
questo
nuovo
realismo
veramente
italiano
,
che
sarebbe
in
somma
la
teoria
dell
'
edonismo
applicata
al
romanzo
,
pur
procedendo
dal
realismo
del
Manzoni
,
l
'
oltrepasserebbe
in
cinque
punti
:
l
'
organica
e
viva
e
fedele
modernità
della
favola
;
lo
studio
dell
'
azione
che
può
venire
esercitata
dall
'
ambiente
su
l
dramma
;
una
maggiore
larghezza
dell
'
analisi
psicologica
;
una
ricchezza
più
varia
di
processi
artistici
,
e
,
in
fine
una
morale
più
logica
,
più
elevata
,
più
scientificamente
giusta
e
consolante
e
anche
umana
.
Poi
che
il
nuovo
romanzo
italiano
o
sarà
edonico
,
o
non
sarà
mai
.
StampaPeriodica ,
Noi
siamo
dell
'
ingegno
di
Emilio
Zola
caldissimi
ammiratori
:
e
lo
stimeremmo
anche
più
se
tanto
non
si
stimasse
egli
stesso
.
È
uno
scrittore
felicissimo
,
un
osservatore
acuto
,
nessuno
lo
nega
;
che
i
suoi
libri
,
com
'
egli
pretende
,
sieno
destinati
a
riformare
il
mondo
,
è
lecito
porre
in
dubbio
,
ci
pare
.
Che
gli
Héritiers
Rabourdin
e
il
Bouton
de
Rose
riconducano
,
com
'
egli
afferma
,
la
commedia
alla
profonda
gaiezza
del
Molière
,
è
una
eresia
che
grida
vendetta
al
cospetto
di
Dio
.
Lo
Zola
è
un
artista
:
quando
si
atteggia
a
profeta
e
impone
alla
repubblica
di
essere
naturalista
o
di
non
essere
,
ci
fa
ridere
:
quando
sdegnoso
di
chiamar
le
cose
col
loro
nome
più
modesto
e
più
semplice
battezza
il
taccuino
degli
appunti
:
un
archivio
di
documenti
umani
,
e
l
'
osservare
,
com
'
egli
sa
,
gli
uomini
e
le
cose
,
una
notomia
quotidiana
dell
'
universo
,
ci
fa
pena
:
quando
scarta
con
superbo
dispregio
l
'
Hugo
e
la
Sand
,
ci
fa
stizza
.
Quando
si
vanta
innovatore
,
quasi
egli
avesse
inventato
non
soltanto
lo
studio
del
vero
ma
il
vero
istesso
,
ci
fa
meraviglia
.
Ma
più
d
'
ogni
altra
cosa
ci
spiace
,
lo
diciamo
netto
e
chiaro
,
il
clamore
ch
'
egli
tollera
e
forse
desidera
si
faccia
intorno
al
suo
nome
.
Non
ha
ancor
finito
di
scrivere
un
romanzo
,
e
già
le
bozze
del
primo
capitolo
si
mandano
a
tutti
i
giornali
d
'
Europa
;
e
si
racconta
del
libro
l
'
argomento
e
lo
schema
;
e
nei
crocchi
di
Parigi
si
sussurra
il
nome
vero
dei
personaggi
:
non
quello
del
romanzo
,
quello
dello
stato
civile
.
Detto
ciò
,
ecco
il
sunto
della
Nana
suo
romanzo
nuovo
che
a
Parigi
si
stampa
in
appendice
al
Voltaire
e
in
Italia
nel
Pungolo
,
del
quale
sunto
una
volta
che
è
noto
,
non
debbono
essere
defraudati
i
lettori
di
un
foglio
che
tratta
specialmente
di
letteratura
.
La
protagonista
del
nuovo
romanzo
di
Emilio
Zola
è
nota
a
coloro
che
han
letto
l
'
Assommoir
;
l
'
han
vista
bambina
nella
bottega
di
Gervasia
quando
aveva
dodici
anni
.
Un
giorno
d
'
appetito
Nana
,
che
sa
d
'
esser
bella
,
piglia
l
'
ambulo
e
se
ne
va
in
cerca
di
fortuna
;
a
una
bella
ragazza
la
fortuna
serba
sempre
a
Parigi
molti
favori
;
e
quando
il
romanzo
comincia
Nana
ha
già
fatto
un
bel
pezzo
della
strada
che
mena
ad
ottenerli
.
Dalle
luride
bettole
dell
'
antico
quartiere
latino
,
ai
teatri
de
'
sobborghi
,
da
questi
ai
cafés
chantants
,
e
così
via
via
ella
è
giunta
a
farsi
scritturare
al
teatro
delle
Variétés
,
e
vi
esordisce
in
un
'
operetta
intitolata
la
Blonde
Vénus
,
scritta
apposta
per
lei
;
non
perch
'
ella
dia
prova
del
proprio
ingegno
non
ne
ha
;
ma
sì
per
porgerle
occasione
di
mostrare
al
pubblico
tutto
quel
che
una
donna
può
mostrare
sopra
il
palcoscenico
.
L
'
esito
avanza
il
desiderio
;
e
quando
il
sipario
cala
,
la
fortuna
di
Nana
è
bell
'
e
fatta
.
A
quello
spettacolo
,
da
tanto
tempo
e
con
ogni
sorta
di
malizie
annunziato
dall
'
impresario
per
più
mesi
,
assiste
quanto
v
'
è
di
più
ricco
e
di
più
corrotto
nel
bel
mondo
parigino
.
Nana
che
non
doveva
,
recitando
o
cantando
,
né
commuovere
,
né
divertire
,
ma
solleticare
,
eccitare
,
irritare
i
sensi
degli
spettatori
,
raggiunge
facilmente
l
'
intento
.
Il
giorno
dopo
,
al
caffè
Riche
e
da
Bignon
,
nei
circoli
,
sui
baluardi
non
si
parla
che
di
Nana
.
Essa
ha
ottenuto
il
suo
diploma
:
è
un
'
attrice
stupida
e
ignorante
,
una
cortigiana
desiderata
e
famosa
;
lasciate
passare
un
mese
e
la
ragazza
cenciosa
che
strascicava
seco
,
poco
tempo
innanzi
,
d
'
una
in
un
'
altra
taverna
,
la
propria
fame
e
la
propria
vergogna
,
andrà
al
Bois
de
Boulogne
nella
solita
victoria
,
così
cara
alle
cocottes
,
pagherà
duecento
lire
al
mese
di
salario
al
proprio
cuoco
,
e
venticinquemila
lire
l
'
anno
di
pigione
al
padrone
di
casa
.
Fra
i
molti
spettatori
,
alla
massima
parte
dei
quali
non
è
conceduto
altro
che
il
mirare
e
il
bramare
,
è
un
ciambellano
dell
'
imperatore
,
marito
d
'
una
donna
bella
e
cortese
,
padre
di
bambini
svegli
,
robusti
,
affettuosi
;
costui
s
'
innamora
di
Nana
.
S
'
innamora
non
è
forse
qui
la
parola
che
ci
vuole
;
il
sentimento
non
c
'
entra
per
nulla
;
sono
i
sensi
che
si
scatenano
;
di
guisa
che
quest
'
uomo
di
alto
lignaggio
,
culto
,
legato
per
vincoli
di
parentela
o
per
antica
amicizia
alle
più
doviziose
,
alle
più
illustri
famiglie
della
Francia
,
pur
d
'
avere
un
posto
non
nel
cuore
,
ma
nella
camera
di
Nana
,
diviene
lo
schiavo
suo
,
si
sottopone
a
tutte
le
umiliazioni
,
si
prostra
nella
più
abietta
delle
servitù
.
Sa
che
Nana
lo
tradisce
,
sa
che
ella
aiuta
più
d
'
un
figliuolo
di
famiglia
a
mangiare
il
patrimonio
,
eppure
non
ha
la
forza
di
lasciarla
;
consente
a
non
oltrepassare
la
porta
della
casa
di
lei
che
in
certe
date
ore
;
se
non
la
trova
in
casa
,
l
'
aspetta
persuaso
,
convinto
che
ella
intanto
corre
ad
altri
amori
.
Né
basta
:
intanto
che
egli
,
il
ciambellano
,
entra
in
casa
di
Nana
,
qualcun
'
altro
entra
in
casa
sua
.
Ed
egli
finge
di
non
avvedersene
perché
nulla
lo
distragga
o
lo
disturbi
,
perché
egli
possa
in
pace
pensare
alla
voluttà
che
lo
aspetta
,
e
gustarla
tranquillo
e
tranquillo
godere
nel
ricordarla
.
La
cortigiana
,
nel
cui
petto
si
destano
un
giorno
sentimenti
di
mite
dolcezza
,
desideri
di
affetto
e
di
pace
,
fu
soggetto
di
parecchi
tra
drammi
e
romanzi
:
lasciamo
stare
il
teatro
indiano
;
ma
chi
non
ricorda
la
Dame
aux
camélias
?
[...]
.
Anche
Nana
si
innamora
;
stanca
di
agitazioni
,
sazia
di
godimenti
,
fugge
da
Parigi
con
un
giovinetto
di
vent
'
anni
,
si
veste
di
lana
,
diventa
massaja
.
Ma
a
guastare
l
'
idillio
,
[
...
]
,
sopraggiunge
il
fratello
del
giovinetto
,
per
sottrarlo
alle
seduzioni
che
lo
circondano
e
restituirlo
alla
famiglia
che
lo
aspetta
temendo
e
piangendo
.
E
come
avviene
talvolta
che
chi
va
a
soccorrere
il
naufrago
,
s
'
annega
egli
stesso
,
così
il
nuovo
venuto
è
sedotto
alla
sua
volta
.
Nana
cede
:
e
il
giovinetto
atrocemente
deluso
,
geloso
per
la
facile
vittoria
del
proprio
fratello
,
si
uccide
.
Nana
non
è
scientemente
cattiva
;
fa
il
male
per
spensieratezza
e
per
consuetudine
;
e
quando
torna
su
sé
stessa
interroga
la
coscienza
,
riconosce
la
propria
colpa
e
se
ne
duole
;
salvo
,
s
'
intende
,
a
far
peggio
il
giorno
dopo
.
E
della
colpa
sua
,
che
è
stata
cagione
di
tanto
grave
sventura
,
si
pente
,
e
chiude
,
per
far
penitenza
,
l
'
uscio
in
faccia
a
tutti
gli
adoratori
.
Il
rinsavimento
dura
poco
;
non
avvezza
a
sopportare
in
santa
pace
la
malinconia
,
cerca
chi
la
distragga
,
chi
la
diverta
:
un
istrione
volgarmente
faceto
la
fa
ridere
?
basta
perch
'
ella
divenga
sua
,
e
consenta
a
ritornare
sotto
il
braccio
di
lui
in
que
'
caffè
,
in
quelle
bettole
che
già
la
videro
pezzente
,
nota
soltanto
agli
avventori
pezzenti
al
pari
di
lei
e
ai
delegati
di
pubblica
sicurezza
.
Ma
la
bohème
non
ha
durevoli
attrattive
per
chi
salì
in
più
spirabil
aere
:
Je
n
'
aime
plus
que
ce
qui
est
bon
,
dice
Rodolfo
a
Marcello
nel
romanzo
del
Mürger
Nana
dopo
un
po
'
di
tempo
esperta
de
'
lazzi
dell
'
istrioncello
non
sa
più
che
farsi
di
lui
e
dell
'
ambiente
in
cui
egli
vive
non
ne
vuoi
più
sapere
.
E
torna
gloriosa
e
trionfante
sopra
la
scena
:
più
gloriosa
e
più
trionfante
di
prima
,
perché
una
donna
che
possa
vantarsi
di
aver
mangiato
delle
diecine
di
milioni
,
ridotte
alla
miseria
delle
diecine
di
persone
,
e
visto
suicidarsi
per
i
suoi
begli
occhi
un
adolescente
pieno
di
candore
e
di
speranze
,
non
si
trova
a
tutte
le
cantonate
.
E
Parigi
plaude
al
ritorno
:
e
un
autore
in
voga
scrive
una
fiaba
dov
'
ella
avrà
la
parte
fatta
apposta
per
lei
,
dove
,
muta
,
pubblicherà
sul
palco
le
venali
forme
irraggiate
dalla
luce
elettrica
[
...
]
!
Un
banchiere
le
compra
un
palazzo
:
ella
ci
convita
il
bel
mondo
a
feste
,
a
balli
,
dei
quali
parlano
ammirate
le
gazzette
;
chi
si
rovina
per
lei
,
chi
si
uccide
,
chi
uccide
.
Il
vecchio
Giove
parrà
oramai
uno
spilorcio
:
la
pioggia
d
'
oro
che
Danae
mirò
,
è
un
nulla
rispetto
a
quella
che
cade
ogni
giorno
attorno
a
Nana
.
Oh
!
fortuna
!
Oh
!
gloria
!
...
Lea
e
Maria
Blond
avevano
detronizzato
Gaga
;
Nana
,
mostrandosi
,
aveva
fatto
dimenticare
Lea
e
Maria
Blond
.
Un
'
altra
cortigiana
,
bella
del
pari
,
sorgerà
a
deviare
i
desideri
,
a
distrarre
le
bramosie
.
Sorge
difatti
,
e
una
bella
mattina
Nana
si
sveglia
senza
un
soldo
,
senza
amanti
,
senza
ammiratori
.
Tanta
fu
la
ressa
che
le
si
fece
dattorno
quanto
ora
è
l
'
oblio
in
cui
la
pongono
.
Nessuna
simpatia
ha
sopravvissuto
alle
molte
e
fiere
passioni
destate
da
lei
.
Povera
,
quando
appunto
credeva
che
i
molti
agi
non
dovessero
aver
fine
,
le
annunziano
un
giorno
che
un
suo
bambino
da
lei
messo
in
pensione
a
Batignolles
e
che
andava
a
vedere
di
quando
in
quando
a
tempo
avanzato
,
è
preso
dal
vaiuolo
.
Ella
,
fatta
dalla
disgrazia
e
dalla
povertà
meno
insensibile
,
corre
a
vegliarlo
e
soccombe
al
contagio
della
terribile
malattia
.
Così
divenuta
famosa
nel
1867
,
Nana
muore
giovanissima
nel
1870
,
in
quei
giorni
appunto
nei
quali
si
fanno
i
preparativi
della
guerra
e
la
presunzione
francese
grida
per
le
vie
:
A
Berlino
!
a
Berlino
!
Tale
è
lo
schema
del
nuovo
romanzo
di
Emilio
Zola
e
somiglia
allo
schema
di
cento
altri
romanzi
.
E
questo
importa
poco
:
chi
ha
letto
i
libri
di
lui
,
sa
che
il
loro
pregio
maggiore
è
nei
particolari
dei
quali
non
si
può
giudicare
neanche
dal
più
largo
sunto
che
oggi
ci
offrono
i
giornali
francesi
e
che
noi
abbiamo
dovuto
,
per
mancanza
di
spazio
,
restringere
.
Il
Wolf
,
che
degli
scrittori
del
Figaro
è
il
più
competente
in
questa
materia
,
e
che
ha
letto
il
romanzo
,
afferma
che
mai
lo
Zola
nella
dipintura
dei
caratteri
fu
così
vero
,
così
scultorio
:
e
che
la
descrizione
de
'
diversi
ambienti
traverso
ai
quali
passa
la
protagonista
di
questo
triste
libro
è
degna
di
qualsivoglia
grandissimo
artista
.
Noi
a
questo
facilmente
crediamo
:
ma
sorridiamo
di
coloro
i
quali
vengono
fuori
a
cantarci
che
il
libro
ha
un
'
altissima
portata
sociale
,
come
quello
nel
quale
la
miseria
che
si
vendica
dell
'
opulenza
,
è
rappresentata
in
una
ragazza
plebea
che
porta
il
lutto
,
la
ruina
e
la
morte
nelle
case
dei
gaudenti
e
dei
ricchi
!
...
Quanta
pompa
di
parole
,
mio
Dio
!
...
Trent
'
anni
fa
la
Musette
di
Enrico
Mürger
diceva
:
Non
ha
un
figliuolo
quel
milionario
?
Piglio
l
'
impegno
di
metterlo
sulla
paglia
in
un
mese
!
...
E
nessuno
pensava
che
l
'
amante
di
Schaunard
proponesse
di
compiere
una
vendetta
sociale
!