StampaPeriodica ,
La
seguente
lista
fu
respinta
dalla
Prefettura
di
*
*
*
per
esser
giunta
con
tre
ore
di
ritardo
.
Chi
la
portava
cadde
da
cavallo
.
Il
male
si
è
che
s
'
eran
anticipati
parecchi
quattrini
,
le
schede
bell
'
e
stampate
e
,
quel
che
più
conta
,
impegnato
il
nome
di
gente
di
molto
merito
.
Il
contrassegno
della
scheda
era
il
tamburino
che
si
vede
sulla
copertina
de
La
Ronda
(
Roma
,
Piazza
Venezia
,
88
)
.
Peccato
!
Ma
sarà
per
un
'
altra
volta
.
VINCENZO
CARDARELLI
.
Pubblicista
.
Nato
in
vista
del
mare
Tirreno
,
in
terra
etrusca
.
Il
secolare
travaglio
della
vita
l
'
ha
fatto
esperto
dei
vizi
e
dei
valori
umani
.
Soffrendo
d
'
insonnia
,
le
pensa
tutte
:
e
certe
volte
vicino
a
lui
ci
si
sente
inquieti
come
in
una
foresta
d
'
alberi
genealogici
che
cominciassero
a
mormorare
.
La
sua
gioviale
e
provocante
camerateria
si
stampa
profondamente
nella
memoria
delle
persone
di
passaggio
.
Gli
amici
rodono
il
freno
,
ma
non
se
ne
possono
distaccare
:
perderebbero
uno
spettacolo
troppo
bello
:
di
Cardarelli
ce
n
'
è
uno
solo
.
Nondimeno
i
cocciuti
girano
al
largo
.
Avendo
da
ragazzo
cominciato
a
scrivere
con
tutta
la
sua
testa
fu
detto
subito
che
avrebbe
fatto
strada
.
Da
principio
fu
redattore
dell
'
Avanti
!
e
propagandista
;
ma
voltosi
poi
tutto
alle
discipline
letterarie
vi
fece
un
ingresso
da
padrone
.
Ammoniva
e
parlava
come
un
fondatore
.
Tuttavia
non
si
lasciò
prendere
dalle
brutte
febbri
del
nuovo
e
tenne
fede
ai
grandi
scrittori
e
alla
vecchia
umanità
.
Stampati
i
Prologhi
,
illuminazioni
antelucane
e
canzoni
di
primo
mattino
,
scrisse
i
Viaggi
nel
tempo
.
Esercitò
per
un
anno
la
critica
teatrale
sul
Tempo
,
lasciando
di
sé
un
dolceamaro
ricordo
ad
autori
,
attori
,
comparse
macchinisti
e
pubblico
.
Ora
sta
lavorando
alle
Favole
della
Genesi
,
che
è
come
dire
che
rifà
il
mondo
da
capo
,
e
con
più
criterio
di
prima
.
EMILIO
CECCHI
.
Esquire
.
Nato
a
Firenze
al
tempo
della
Regina
Vittoria
.
Come
a
tutti
i
veri
scrittori
il
padre
contrariavane
l
'
onorata
vocazione
delle
lettere
facendolo
meglio
atto
ai
fòndaci
e
alle
dogane
.
Per
non
disobbedire
il
fanciulletto
impiegava
tutti
i
ritagli
del
suo
tempo
ad
apprendere
i
principi
delle
lingue
classiche
e
moderne
,
facendosene
in
breve
ora
padrone
e
conquistando
,
appena
possibile
,
un
posto
di
prim
'
ordine
nella
giovane
letteratura
fiorentina
,
offrendosi
a
covare
per
suo
conto
le
uova
dei
letterati
più
in
voga
e
rompendole
poi
tutte
allegramente
.
Critico
letterario
prima
della
Voce
e
poi
della
Tribuna
,
ha
tenuto
a
battesimo
le
migliori
speranze
della
poesia
e
della
prosa
italiana
,
macellando
fra
tanto
modestamente
tutti
i
capintesta
degli
allora
correnti
generi
letterari
.
Egli
è
l
'
Eliminatore
,
il
Gastigatore
,
il
Capitano
Nemo
di
quest
'
acque
confusionarie
,
e
non
fu
mai
visto
boja
più
elegante
.
Scoppiata
la
guerra
posò
la
mannaia
e
partì
per
il
fronte
.
Sul
finire
della
conflagrazione
fu
in
Inghilterra
con
incarichi
d
'
alta
diplomazia
.
Di
ritorno
,
interrogato
sul
Ponte
Vecchio
di
dove
venisse
,
rispose
come
il
Guerin
Meschino
:
"
Dal
mondo
"
.
Ora
se
ne
vive
romito
al
Ponte
dell
'
Ariccia
in
forse
tra
il
brigantaggio
e
la
critica
letteraria
.
Ma
il
giorno
che
Cecchi
si
desse
al
brigantaggio
,
poiché
egli
è
veramente
il
campione
della
squisitezza
e
del
disinteresse
,
tutta
la
classe
sarebbe
riscattata
e
glorificata
.
Ha
scritto
il
Kipling
,
il
Pascoli
,
la
Storia
della
letteratura
inglese
,
e
altri
libri
raccoglie
e
prepara
,
goccia
a
goccia
.
RICCARDO
BACCHELLI
.
Possidente
.
Nato
a
Bologna
essendo
consoli
Acri
e
Carducci
.
Il
padre
fu
fondatore
nella
città
nativa
di
grandi
istituti
,
d
'
acquedotti
,
strade
,
giardini
e
altri
abbellimenti
edilizi
.
Il
figliolo
sopporta
a
pena
d
'
esserne
il
Cincinnato
.
A
dirla
tutta
egli
è
il
giovane
Goethe
bolognese
che
vien
fuori
da
tutto
il
nostro
sturm
und
drang
post
carducciano
.
Nel
romanzo
,
nella
novella
,
nella
lirica
,
nel
dramma
,
nella
critica
e
nell
'
epigramma
,
e
non
ha
trent
'
anni
,
egli
ha
lasciato
segni
d
'
una
potente
individualità
.
Benché
la
sua
opera
non
possa
tutta
andare
senza
previa
scelta
nelle
mani
delle
virtuose
giovanette
,
tuttavia
essa
è
piena
di
significati
morali
da
capo
a
fondo
.
È
uno
scrittore
che
va
in
ogni
modo
avvicinato
con
cautela
,
giacché
non
si
posa
mai
su
quel
ramo
che
v
'
aspettereste
.
Ma
se
cacciate
sulle
sue
orme
,
ben
avventurata
sarà
la
vostra
caccia
.
Quando
i
giovani
avranno
digerito
la
sua
opera
,
forse
s
'
accorgeranno
di
star
meglio
e
impareranno
a
vivere
.
Se
il
vecchio
console
Carducci
avesse
fatto
a
tempo
a
leggere
alcuni
dei
Poemi
Lirici
sarebbe
morto
con
più
fiducia
.
Tutta
l
'
opera
di
Bacchelli
esprime
la
febbre
del
nostro
tempo
e
la
nostra
decisa
volontà
di
guarire
.
Ha
scritto
il
Filo
meraviglioso
,
i
Poemi
lirici
,
le
Memorie
del
tempo
presente
,
l
'
Amleto
,
e
ora
Spartaco
.
La
sua
dichiarata
fedeltà
alla
Monarchia
lo
designa
al
favore
degli
uomini
d
'
ordine
.
Ha
combattuto
,
a
monte
e
a
mare
.
ANTONIO
BALDINI
.
Baccelliere
in
lettere
.
Di
sangue
arabo
-
tosco
-
romagnolo
la
passione
delle
lettere
gli
s
'
è
sviluppata
grado
a
grado
e
a
lasciarlo
fare
chi
sa
dove
arriva
.
Pertanto
la
sua
indole
conciliante
gli
ha
valso
qualche
condiscendenza
da
parte
di
vecchi
e
nuovi
letterati
.
Le
sue
corrispondenze
sull
'
Illustrazione
Italiana
sono
ricercatissime
la
domenica
al
caffè
dei
vecchi
pensionati
,
e
gli
scrittori
d
'
avanguardia
gli
suppongono
ancora
qualche
malizia
d
'
avanzo
.
Ma
egli
è
tenace
conservatore
del
patrimonio
letterario
nazionale
,
nimicissimo
del
libero
scambio
,
avverso
a
tutti
i
programmi
libertari
,
sostenitore
dei
vecchi
generi
letterari
.
Messo
avanti
,
una
volta
,
da
un
critico
giovane
come
rinnovatore
della
sintassi
e
dell
'
interpunzione
giura
che
non
l
'
ha
fatto
a
posta
.
Avendo
molto
dormito
colla
testa
sui
libri
,
la
sua
vita
non
la
si
può
discorrere
per
colore
e
sorprese
.
Scrupoloso
economo
delle
sue
forze
giace
al
sole
,
come
lo
prega
il
vecchio
sangue
arabo
,
e
aspetta
che
le
frutta
cadano
dal
ramo
.
È
sua
la
frase
"
Signori
,
la
letteratura
non
è
un
terno
al
lotto
"
.
Ha
combattuto
e
ha
scritto
Nostro
Purgatorio
.
Venuta
la
pace
ha
letto
il
Canto
di
Bellacqua
alla
Casa
di
Dante
.
Ma
i
giovini
letterati
non
stuzzichino
i
cani
che
dormono
.
AURELIO
SAFFI
.
Docente
nelle
scuole
governative
.
È
nato
a
Bologna
ed
è
nipote
del
Bajardo
della
Romagna
.
La
politica
in
lui
sonnecchia
con
rari
sussulti
.
La
sua
vera
ringhiera
è
la
poesia
e
l
'
arte
poetica
.
È
l
'
uomo
di
più
sottili
pasti
che
si
conosca
:
è
il
Succi
della
poesia
e
della
prosa
italiana
.
Sarebbe
carnivoro
,
ma
a
fin
di
bene
.
La
sua
analisi
è
più
trafittiva
che
tutte
l
'
altre
analisi
.
Nato
cacciatore
d
'
ermellini
in
terra
di
bufali
,
non
se
ne
dà
per
inteso
e
mantiene
la
posta
.
Dei
giovani
fondatori
di
riviste
egli
è
il
più
schivo
e
il
più
conclusivo
.
In
ronda
è
quello
che
drizza
le
orecchie
ai
rumori
lontani
e
all
'
occorrenza
si
svena
come
il
mistico
pellicano
.
Gran
signore
dell
'
amicizia
,
potrebbe
far
suo
il
motto
liberale
del
Marchese
di
Pescara
:
"
Per
vui
se
fa
"
.
Ha
scritto
tutto
quello
che
tiene
nei
cassetti
.
LORENZO
MONTANO
.
Industriale
.
Veronese
.
Carattere
dominante
,
l
'
ottimismo
.
Egli
è
il
buon
macchinista
che
fida
nella
sua
macchina
e
non
ammette
che
i
cantonieri
possano
rubare
il
salario
allo
Stato
.
Per
grazia
specialissima
degl
'
Iddei
,
dove
gli
altri
uomini
di
lettere
vedono
ostacoli
,
nebbie
e
disservizio
,
egli
vede
la
via
sempre
libera
,
le
belle
rotaie
lucide
,
i
segnali
aperti
e
non
un
filo
di
fumo
all
'
orizzonte
.
Dalla
stessa
stazione
di
partenza
si
può
dire
ch
'
è
uscito
con
applauso
:
figuriamoci
che
sarà
a
quella
d
'
arrivo
.
Il
carico
che
porta
è
senz
'
ammanchi
e
senza
avarie
.
Ne
abbiamo
i
registri
in
regola
.
L
'
abbiamo
assicurato
contro
gl
'
incendi
,
i
deragliamenti
,
furti
e
simili
.
Tutto
lascia
credere
che
il
suo
treno
arriverà
senza
un
minuto
di
ritardo
e
ch
'
egli
avrà
diritto
alla
gratificazione
.
Non
più
tardo
curante
dei
propri
diritti
che
del
proprio
dovere
,
s
'
è
fatto
portare
nella
macchina
i
sedili
di
velluto
della
la
classe
e
il
plaid
per
arrotolarselo
alle
gambe
.
Ha
scritto
con
questo
il
Diario
di
un
bighellone
.
Ha
combattuto
con
questo
sul
Carso
coi
granatieri
di
Sardegna
,
ma
gente
allegra
il
ciel
l
'
aiuta
.
BRUNO
BARILLI
.
Compositore
.
Di
padre
pittore
e
scenografo
nato
in
quel
di
Fano
nel
secolo
scorso
,
anche
di
Barili
ce
n
'
è
uno
solo
e
lasciarselo
scappare
sarebbe
un
delitto
.
Di
calda
,
corrucciata
,
umorosa
e
dimentica
natura
,
egli
è
uno
dei
più
carichi
e
melodiosi
accumulatori
di
musica
che
si
conosca
.
Invece
di
cinque
sensi
ne
ha
dodici
e
tutti
accavallati
.
Vicinissimo
com
'
è
alla
natura
,
rallegrasi
quando
tuona
,
e
sente
le
carogne
da
lontano
dieci
miglia
.
Le
ventiquattr
'
ore
della
giornata
temono
di
lui
,
perché
quando
s
'
accorge
che
lo
seguono
le
mette
in
sordina
.
Morto
Dumas
padre
è
vano
sperare
che
ci
sia
chi
possa
raccontare
la
sua
vita
peninsulare
e
balcanica
di
clerico
vagante
e
di
buon
pirata
innamorato
.
Vive
in
musica
e
scrive
in
musica
.
Lo
stile
delle
sue
cronache
musicali
nel
Tempo
è
sì
pieno
di
foco
spirituale
che
ne
riluce
tutto
di
fuori
e
le
commessure
non
reggono
;
i
tipografi
le
compongono
cogli
occhiali
da
spaccapietra
per
via
delle
schegge
.
Ha
composto
Medusa
,
opera
in
tre
atti
.
Ora
dà
l
'
ultima
mano
a
Emiral
,
opera
albanese
che
i
rivi
di
musica
faran
chiamare
"
Mesopotamia
"
.
ARMANDO
SPADINI
,
pittore
fiorentino
dell
'
antica
razza
,
che
non
si
lascia
scorare
né
dai
soggetti
abusati
,
né
dalla
grandezza
delle
tele
,
né
dal
numero
delle
figure
,
né
dalla
luce
del
sole
,
né
dalla
pena
del
lavoro
:
facilissimo
nel
far
suo
,
ma
pure
scrupoloso
,
provocatore
e
attento
risolvitore
delle
difficoltà
,
non
meno
eccellente
che
grazioso
,
insomma
ornatissimo
dipintore
.
Egli
nacque
all
'
arte
nei
giorni
e
sui
fogli
di
quel
Leonardo
fiorentino
e
papiniano
che
senza
contrasto
vuolsi
essere
stato
il
primo
banditore
delle
nuove
energie
nazionali
:
oggi
,
nel
pieno
sviluppo
della
sua
attività
,
è
l
'
amico
della
Ronda
,
che
gli
dà
voto
in
lista
per
la
bontà
e
la
modestia
dei
suoi
costumi
,
pel
suo
rispetto
alla
tradizione
e
pel
riposo
del
settimo
giorno
.
È
da
sapere
che
i
Sette
Savi
della
Ronda
usano
tutti
i
sabati
sera
ritrovarsi
alle
pergole
del
cav
.
Spadini
alla
villetta
Parioli
per
salutare
al
tramonto
l
'
amico
sole
,
mangiando
e
scolando
quelle
quattro
nature
morte
(
uva
,
fichi
,
caldarroste
e
bottiglie
)
con
le
quali
questi
uomini
all
'
antica
non
rifiutano
di
coronare
le
speculazioni
e
il
lavoro
della
settimana
.
StampaPeriodica ,
Il
sempre
pia
e
sempre
meglio
affidato
dal
Duce
agli
Italiani
come
consegna
per
l
'
anno
XVIII
riassume
categoricamente
i
doveri
imposti
dalla
nostra
privilegiata
situazione
politica
e
morale
.
Dobbiamo
preparare
l
avvento
al
nostro
Impero
di
giustizia
,
alla
nuova
Europa
fondata
su
una
pace
,
non
occasionale
e
forzata
,
ma
nutrita
ad
una
equità
illuminatrice
,
ad
uno
spirito
di
collaborazione
tra
i
popoli
su
di
un
terreno
di
comune
lavoro
e
di
non
contrastanti
necessità
.
Raggiungere
l
'
equilibrio
delle
singole
forze
nazionali
,
commisurato
alle
potenze
produttive
e
costruttrici
di
ciascuna
di
esse
,
alla
loro
forza
sociale
,
alle
possibili
e
naturali
influenze
geografiche
ed
economiche
.
In
questo
quadro
spetta
all
'
Italia
un
posto
di
prim
'
ordine
.
Gli
Italiani
debbono
essere
non
soltanto
degni
,
ma
preparati
a
questo
avvenire
.
Bisogna
lavorare
sodo
,
studiare
con
passione
,
perfezionare
le
proprie
forze
ed
attitudini
produttive
,
tecniche
,
scientifiche
;
portare
alla
massima
efficienza
l
'
organizzazione
politica
interna
;
avanzare
con
metodo
verso
gli
obiettivi
tracciati
dal
sistema
corporativo
,
dando
vita
,
nerbo
,
sostanza
agli
istituti
posti
in
questo
campo
a
fondamento
della
nostra
organizzazione
politica
e
sociale
,
nella
quale
sopratutto
vogliamo
affermare
la
nostra
originalità
civile
;
potenziare
sempre
più
le
forze
armate
a
sicurissimo
presidio
della
nostra
ascesa
nel
mondo
;
permeare
gli
spiriti
dell
'
idea
imperiale
,
perché
soltanto
vince
chi
si
convince
;
stimolare
le
forze
della
cultura
e
dell
'
arte
,
avanguardia
spirituale
di
ogni
avanzata
nel
campo
internazionale
.
Sempre
più
e
sempre
meglio
:
se
questa
è
la
nostra
consegna
di
combattimento
,
non
vi
è
che
un
modo
di
poterla
eseguire
:
essere
sempre
più
e
sempre
meglio
italiani
.
Mai
come
ora
abbiamo
sentito
che
il
Fascismo
ha
scavato
fino
alle
radici
del
nostro
costume
e
della
nostra
tradizione
per
ritrovare
il
filone
della
più
genuina
italianità
.
L
'
Italia
ha
un
volto
suo
,
una
voce
sua
,
una
sua
cadenza
di
pensiero
e
di
azione
.
L
'
equilibrio
al
quale
essa
richiama
i
popoli
sul
terreno
internazionale
è
un
equilibrio
che
la
sua
saggezza
millenaria
,
rinvigorita
da
una
rivoluzione
di
giovanissime
energie
,
ha
tramandato
come
patrimonio
d
'
esperienze
di
generazione
in
generazione
.
Essere
italiani
significa
credere
in
questa
spirituale
eredità
.
Credere
nel
mediterraneo
equilibrio
tra
ragione
ed
istinto
,
tra
logica
e
sentimento
,
tra
lo
spirito
e
l
'
atto
,
tra
l
'
ideale
ed
il
pratico
,
tra
il
fine
ed
i
mezzi
,
tra
l
'
individuale
e
il
collettivo
,
tra
libertà
e
autorità
,
tra
tradizione
e
rivoluzione
.
Nel
mare
della
storia
c
'
è
sempre
una
via
e
una
sola
che
si
offre
ai
popoli
come
la
migliore
da
percorrere
,
tra
tante
rotte
ove
è
aperto
il
cammino
.
Talora
,
questa
migliore
tra
le
vie
perché
quella
ove
pienamente
si
identificano
,
con
l
'
azione
da
compiere
,
lo
spirito
della
civiltà
e
della
storia
di
quel
popolo
è
anche
l
'
unica
che
conduca
al
porto
delle
conquiste
.
L
'
Italia
,
dopo
aver
tenuto
tante
rotte
ardite
per
aprirsi
la
via
del
libero
mare
,
oggi
ha
indirizzato
la
sua
navigazione
su
questo
sicuro
cammino
.
Qui
ha
ritrovato
la
sua
vera
natura
e
civiltà
,
il
portato
divino
ed
umano
della
sua
storia
.
Bisogna
dare
braccia
e
menti
per
spianare
questa
strada
.
Il
nostro
destino
è
un
destino
d
'
armonia
,
perché
siamo
uomini
mediterranei
,
che
non
sanno
distruggere
ma
costruire
.
Né
si
creda
sia
l
'
armonia
senza
forza
;
al
contrario
,
senza
forza
armonia
non
vive
,
non
continua
.
Mai
come
ora
abbiamo
sentito
l
'
orgoglio
di
questo
destino
,
l
'
importanza
di
essere
italiani
,
la
necessità
di
esserlo
nel
modo
più
esclusivo
,
più
completo
,
più
genuino
.
Bisogna
,
oggi
,
essere
sempre
più
e
sempre
meglio
italiani
;
ad
ogni
costo
.
Questa
è
la
nostra
posizione
nella
guerra
civile
d
'
Europa
.
StampaPeriodica ,
Le
sterminate
pianure
dell
'
Europa
orientale
,
dell
'
Asia
,
dell
'
Africa
o
delle
Americhe
,
piatte
,
uniformi
,
monotone
,
danno
l
'
immagine
della
stasi
,
di
quell
'
infinito
immobile
che
preclude
,
per
il
fatto
stesso
della
sua
incommensurabilità
,
ogni
possibilità
di
mutamenti
e
di
reazioni
,
per
cui
provoca
nella
psiche
dell
'
uomo
il
senso
della
nullità
del
proprio
io
,
dell
'
inutilità
di
un
'
attività
intensamente
fattiva
,
donde
deriva
quel
profondo
senso
di
fatalismo
,
di
abulia
,
che
caratterizza
per
lo
più
le
genti
di
quelle
terre
e
ne
fa
dei
popoli
,
in
generale
,
profondamente
passivi
.
Di
contro
il
terreno
rotto
,
elevato
,
continuamente
diverso
,
che
esprime
nella
rudezza
delle
sue
pieghe
,
delle
sue
cime
,
dei
suoi
rilievi
,
l
'
espressione
di
profonde
attività
endogene
,
di
vasti
sommovimenti
,
di
lotte
gigantesche
e
rinnovatrici
;
il
ritmo
delle
acque
dei
fiumi
,
che
sembra
additi
la
necessità
di
seguirne
la
corsa
verso
le
piane
ubertose
;
il
movimento
irrequieto
,
perenne
,
possente
del
mare
,
che
sintetizza
e
sublima
il
senso
del
mutevole
,
dell
'
incalzante
,
dell
'
ignoto
,
provocano
nell
'
animo
umano
quel
profondo
spirito
di
dinamismo
,
di
necessità
di
vincere
gli
ostacoli
,
di
dominare
con
la
propria
forza
le
forze
della
natura
,
di
scrutarne
tutti
gli
aspetti
,
di
vedere
sempre
più
lontano
,
di
foggiarsi
un
corpo
ed
una
menTe
modellati
su
quello
stesso
piano
di
movimento
e
di
forze
.
Tale
è
appunto
l
'
italiano
,
saldo
e
ferrigno
come
le
sue
montagne
;
volitivo
e
ardito
come
le
cime
che
svettano
verso
il
cielo
;
ardimentoso
e
ansioso
di
nuove
vie
come
gli
additano
i
corsi
dei
suoi
fiumi
e
gli
orizzonti
del
suo
mare
;
plastico
nelle
sue
capacità
intellettive
e
fattive
come
richiedono
aspetti
naturali
così
mutevoli
e
così
differenti
;
duttile
come
gli
impongono
le
necessità
della
vita
dura
,
che
deve
svolgersi
ora
sul
monte
ed
ora
sul
piano
,
ora
fra
le
nevi
ed
ora
sul
mare
.
Donde
quelle
caratteristiche
perfettamente
tipiche
ed
esclusive
della
razza
italiana
:
della
resistenza
e
dell
'
amore
al
lavoro
,
della
possibilità
di
impossessarsi
di
qualunque
tecnica
e
di
svolgere
le
attività
più
diverse
,
di
concepire
la
vita
dura
come
la
vera
vita
,
la
quale
è
imposta
dalle
condizioni
naturali
ambientali
.
Ma
su
questa
natura
fisica
già
così
variamente
modellata
e
così
polimorfa
si
dispiega
tutta
la
vita
vegetale
,
stupenda
,
multiforme
,
policroma
...
Tutta
questa
meravigliosa
armonia
di
colori
e
di
luci
,
tutta
questa
varietà
di
forme
così
perfettamente
intonate
,
tutto
questo
susseguirsi
e
inframmezzarsi
di
quadri
sempre
differenti
e
sempre
stupendi
,
ha
inciso
nel
cervello
della
nostra
razza
una
orma
profonda
,
unica
,
inconfondibile
,
assolutamente
diversa
da
quella
da
ogni
altra
posseduta
.
Il
culto
della
bellezza
,
la
gioia
delLa
vita
,
la
ricerca
dell
'
armonia
delle
forme
e
degli
atti
,
la
dedizione
profonda
alla
natura
come
esaltazione
del
proprio
io
,
il
profondo
senso
di
solidarietà
e
di
fratellanza
,
che
sono
le
caratteristiche
della
psiche
delL
'
italiano
,
hanno
la
loro
origine
in
questa
costituzione
dell
'
ambiente
naturale
.
E
perciò
ogni
italiano
ha
profondamente
radicato
in
sé
il
culto
dell
'
arte
;
per
questo
l
'
Italia
ha
avuto
sempre
un
'
arte
sua
propria
,
unica
,
unitaria
,
espressione
di
questa
stupenda
natura
;
è
ispirandosi
a
quelle
forme
,
a
quelle
luci
,
a
quei
colori
,
che
le
arti
figurative
hanno
dato
i
loro
capolavori
.
Da
ognuna
si
sprigiona
l
'
adorazione
della
luce
,
del
colore
,
della
forma
;
ovunque
vi
è
l
'
esaltazione
della
natura
;
ovunque
vi
è
la
negazione
del
chiuso
,
del
cupo
,
del
riflesso
;
l
'
arte
figurativa
non
è
mai
dura
,
arcigna
,
costretta
entro
una
cerebralità
puramente
voluta
,
ma
in
essa
vi
è
sempre
l
'
anima
che
canta
,
che
canta
la
natura
,
quella
natura
che
San
Francesco
,
il
più
italiano
dei
Santi
italiani
,
amava
come
nessuno
più
di
lui
ha
amato
,
perché
in
quell
'
amore
e
in
quell
'
esaltazione
Egli
sentiva
l
'
esaltazione
delle
opere
di
Dio
,
sentiva
l
'
amore
degli
uomini
verso
le
opere
di
Dio
e
verso
i
fratelli
.
E
questo
canto
che
si
sprigiona
dall
'
architettura
,
dalla
pittura
e
dalla
scultura
,
questo
canto
che
diviene
vero
canto
nella
nostra
musica
e
nella
nostra
poesia
,
estrinsecazione
soggettiva
della
natura
che
ci
è
stata
donata
,
è
l
'
espressione
della
psiche
dell
'
italiano
;
canto
che
è
in
tutta
la
nostra
razza
sotto
una
forma
subcosciente
,
ma
che
affiora
ad
ogni
istante
nell
'
artigiano
che
modella
un
oggetto
e
cerca
imprimergli
l
'
impronta
del
bello
,
nel
costruttore
che
dà
alla
sua
opera
una
forma
personale
,
nel
contadino
che
tende
i
tralci
della
vite
in
una
certa
armonia
,
nell
'
artista
sommo
che
esprime
dal
suo
cervello
il
capolavoro
...
La
razza
italiana
ha
perciò
queste
caratteristiche
biopsichiche
,
che
sono
sue
ed
esclusivamente
sue
;
caratteristiche
che
gli
sono
state
impresse
dai
fattori
naturali
ambientali
.
L
'
ambiente
ha
modellato
la
psiche
dell
'
italiano
,
e
poiché
questo
ambiente
è
unico
e
nessun
altro
paese
del
mondo
ne
possiede
di
eguali
,
così
anche
la
razza
che
vive
in
questa
nostra
terra
ha
una
sua
impronta
psicologica
che
le
è
esclusiva
;
più
ancora
dei
tratti
somatici
,
più
ancora
delle
strutture
morfologiche
,
la
razza
italiana
ha
una
sua
assoluta
individualità
psichica
e
spirituale
;
quella
che
l
'
ambiente
le
ha
offerto
,
quella
che
la
natura
,
così
varia
,
così
profonda
,
così
stupenda
,
le
ha
impresso
,
dandole
così
il
dono
della
serenità
,
della
giocondità
,
della
laboriosità
,
dandole
quella
cerebralità
spirituale
che
è
il
culto
del
bello
,
della
scienza
,
della
filosofia
,
il
culto
della
forma
e
il
culto
del
pensiero
,
il
culto
soprattutto
della
sua
unicità
,
della
sua
grandezza
e
del
suo
destino
,
che
fanno
perciò
del
popolo
italiano
un
'
unità
razziale
compatta
,
omogenea
e
completa
.
StampaPeriodica ,
«
Coscientemente
ho
cercato
la
morte
dopo
una
breve
giovinezza
,
che
pure
a
me
pare
eterna
,
essendo
l
'
unica
,
l
'
insostituibile
che
io
avessi
avuto
in
sorte
.
Coscientemente
ho
rinunciato
all
'
inenarrabile
gioia
di
essere
al
mondo
...
ma
ho
pagato
questa
rinuncia
con
uno
strazio
tale
che
solo
un
vivo
può
comprenderlo
.
»
Queste
parole
,
di
trent
'
anni
fa
,
Pier
Paolo
Pasolini
le
scrisse
idealmente
,
a
nome
di
suo
fratello
Guido
,
ucciso
il
7
febbraio
1945
nel
tragico
eccidio
di
Porzus
,
nel
Friuli
.
Le
ritrova
per
me
Giuseppe
Zigaina
,
il
pittore
di
Cervignano
intimo
amico
di
Pasolini
:
l
'
altro
giorno
,
frugando
tra
le
pubblicazioni
di
quella
«
Academiuta
»
(
a
metà
tra
scuola
dominicale
e
accademia
folclorica
)
che
Pasolini
aveva
fondato
a
Casarsa
,
gli
sono
capitate
sott
'
occhio
:
una
specie
di
testamento
spirituale
vergato
,
oltre
la
morte
,
dalla
pietà
fraterna
.
Poi
è
squillato
il
telefono
con
l
'
annuncio
della
morte
dell
'
amico
,
e
Zigaina
è
partito
per
Roma
.
Adesso
si
rigira
in
mano
questa
paginetta
:
«
Credo
»
dice
assorto
Zigaina
«
che
se
potesse
,
dopo
la
morte
,
Pier
Paolo
riscriverebbe
le
stesse
parole
per
sé
»
.
E
mi
sottolinea
una
seconda
frase
:
«
Non
c
'
è
confronto
possibile
fra
tutto
ciò
che
è
di
codesta
vita
e
il
silenzio
terribile
della
morte
...
»
;
e
Pasolini
è
precipitato
anche
lui
nel
silenzio
terribile
della
morte
,
e
queste
frasi
suonano
come
una
straziante
,
impossibile
invocazione
alla
felicità
da
parte
di
uno
che
era
troppo
diverso
dagli
altri
.
«
Ma
è
mai
stato
felice
,
quest
'
uomo
?
»
chiedo
allora
a
Zigaina
e
a
Nico
Naldini
,
il
cugino
e
l
'
amico
fedelissimo
di
Pasolini
,
dall
'
infanzia
ad
oggi
.
Mi
rispondono
tutti
e
due
,
senza
esitare
:
«
È
stato
anche
molto
felice
.
Ma
poche
volte
»
.
Cinquantaquattro
anni
di
vita
,
la
maggior
parte
dei
quali
triturati
dal
rovello
di
sentirsi
respinto
e
offeso
fin
nell
'
attimo
in
cui
la
gloria
più
sembrava
arridergli
;
un
'
adolescenza
spezzata
da
una
tragedia
familiare
(
la
morte
del
fratello
,
lo
strazio
della
madre
,
il
rancore
del
padre
)
;
una
giovinezza
difficile
;
una
maturità
accidentata
dalle
polemiche
e
dai
processi
,
lui
che
era
un
uomo
così
mite
e
riguardoso
.
E
solo
due
o
tre
momenti
di
grande
,
totale
,
solare
felicità
.
Il
primo
di
quei
momenti
è
il
tempo
del
Friuli
,
di
Casarsa
della
Delizia
,
dove
si
era
trasferito
,
da
Bologna
,
al
seguito
del
padre
ufficiale
di
carriera
e
della
madre
maestra
.
La
campagna
e
i
giuochi
dei
ragazzi
lungo
gli
argini
;
la
montagna
e
le
pazze
corse
con
gli
sci
;
la
poesia
che
nasce
.
È
un
mondo
perfetto
dove
l
'
entusiasmo
del
ragazzo
molto
dotato
si
dilata
quasi
senza
costrizioni
,
trasformando
l
'
innocenza
infantile
e
la
scoperta
della
sessualità
nel
mito
di
una
paidia
trionfante
.
Il
7
febbraio
1945
quel
mondo
s
'
incrina
,
ma
non
si
spezza
.
La
morte
del
fratello
Guido
è
brutale
,
in
un
modo
che
quasi
preconizza
la
morte
di
Pier
Paolo
.
Membro
di
una
formazione
di
partigiani
«
bianchi
»
del
Friuli
,
Guido
è
ucciso
nello
sterminio
del
comando
della
«
Osoppo
»
per
opera
di
garibaldini
,
cioè
comunisti
,
persuasi
(
a
torto
)
che
gli
osovani
avessero
avuto
intelligenza
col
nemico
.
La
morte
di
Guido
è
uno
strazio
:
ferito
,
fugge
,
cerca
scampo
in
casa
d
'
una
donna
,
è
scovato
,
trasportato
altrove
in
fin
di
vita
e
sterminato
.
Da
qui
cominciano
per
il
fratello
sopravvissuto
il
calvario
e
l
'
apoteosi
.
Per
una
misteriosa
rivalsa
,
Pasolini
si
avvicina
proprio
ai
comunisti
,
affascinato
da
un
episodio
di
lotta
di
classe
dell
'
immediato
dopoguerra
:
le
lotte
bracciantili
all
'
epoca
del
lodo
De
Gasperi
.
Al
quasi
ellenistico
idillio
originale
si
sovrappone
e
si
fonde
la
felicità
di
sentirsi
profeta
e
vate
d
'
un
pezzo
di
popolo
,
che
si
ritrova
nella
propria
lingua
e
nel
proprio
orgoglio
.
Ma
l
'
arcadia
,
anche
sociale
,
non
è
possibile
.
Vigilia
delle
elezioni
del
18
aprile
'48
:
un
ragazzetto
confessa
al
parroco
d
'
aver
avuto
rapporti
sessuali
con
Pasolini
;
il
prete
,
violando
il
segreto
del
confessionale
,
corre
a
raccontarlo
a
quelli
della
DC
;
i
giornali
cattolici
sbandierano
il
fatto
a
prova
della
protervia
comunista
.
Frettolosamente
il
PCI
locale
prende
le
distanze
dallo
scomodo
poetino
.
Pasolini
ha
28
anni
.
Fugge
a
Roma
.
Due
anni
di
miseria
,
di
umiliazione
,
di
non
lavoro
o
di
lavori
malpagati
.
Eppure
è
il
suo
secondo
periodo
di
grande
felicità
.
Giorno
e
notte
percorre
in
lungo
e
in
largo
la
Roma
barocca
,
e
il
suo
fasto
,
e
la
Roma
popolare
,
e
la
sua
triviale
e
insieme
inesauribile
fantasia
.
Una
realtà
sontuosa
e
stracciona
,
gloriosa
e
bieca
;
ma
Pasolini
è
un
re
Mida
che
trasforma
íl
mondo
che
tocca
.
Il
suo
eros
,
la
sua
forza
fisica
,
la
sua
gioia
di
vivere
sembrano
non
avere
limitazioni
;
l
'
umiliazione
del
'48
pare
dimenticata
.
Ma
la
gloria
e
í
processi
che
gli
arrivano
a
metà
degli
anni
Cinquanta
,
con
Ragazzi
di
vita
,
lo
spingono
in
una
«
diversità
»
che
più
lo
imprigiona
e
più
gli
sembra
oscena
,
disumana
.
«
Diverso
»
com
'
è
per
costrizione
sociale
,
da
questo
momento
lotterà
disperatamente
per
non
rinnegare
se
stesso
.
Ma
come
i
suoi
Riccetti
non
riescono
a
uscire
dall
'
adolescenza
se
non
con
la
morte
,
così
per
Pasolini
le
soluzioni
ottimistiche
di
Una
vita
violenta
(
diventare
un
buon
«
compagno
»
)
non
risolvono
nulla
.
Il
terzo
e
ultimo
momento
di
felicità
è
quello
della
scoperta
della
sopravvivenza
del
sottoproletariato
nel
Terzo
Mondo
,
in
Arabia
,
in
Africa
,
e
dell
'
eros
panico
che
ancora
vi
fiorisce
.
Ma
è
una
felicità
di
ritorno
.
Il
ricordo
della
friulana
felicità
originaria
gli
dà
l
'
illusione
che
l
'
estremo
attimo
fosse
fatto
durare
.
Ma
,
anche
questo
paradiso
cambia
rapidamente
.
È
il
tempo
che
ormai
manca
a
Pasolini
.
A
metà
degli
anni
Cinquanta
,
Pasolini
visitava
la
realtà
24
ore
su
24;
nel
'60
,
come
scrisse
,
vi
dedicava
l
'
intero
pomeriggio
e
la
notte
;
nei
giorni
che
hanno
preceduto
la
sua
morte
,
non
gli
rimaneva
,
per
andare
in
cerca
della
sua
realtà
differente
da
quella
di
tutti
gli
altri
,
se
non
qualche
ora
notturna
.
A
Parigi
,
il
giorno
prima
di
morire
,
racconta
Philippe
Bouvard
,
guardava
sempre
l
'
orologio
:
veniva
da
Stoccolma
,
aveva
fretta
di
tornare
a
Roma
.
A
Roma
,
quel
giorno
fatale
,
ebbe
troppi
impegni
.
Quel
paio
d
'
ore
,
tra
le
22
,
quando
lasciò
Ninetto
Davoli
e
la
famiglia
,
e
l
'
una
circa
in
cui
morì
,
erano
un
tempo
troppo
breve
per
la
felicità
.
StampaPeriodica ,
Aosta
presentasi
in
foggia
antica
ed
illustre
,
con
un
estollersi
di
campanili
e
torri
sui
grigi
tetti
,
fuori
dalle
romane
mura
.
Fanciulle
protestanti
vivono
ivi
,
un
po
'
sdegnose
del
mondo
di
cui
accolgono
ogni
agio
nella
severa
cornice
della
lor
casa
:
schive
come
educande
,
ma
già
donne
,
piene
di
personalità
fiera
e
conscia
nell
'
anima
eretta
come
la
snella
persona
:
e
signorili
spiriti
modernisti
,
alieni
dal
mondan
rumore
,
più
pensatori
che
romanzieri
sono
i
loro
maestri
.
Superba
e
sdegnosa
venustà
calvinista
.
Figlie
dei
primi
banchieri
ugonotti
,
aristocrazia
dell
'
Europa
borghese
,
la
vostra
bellezza
è
nordica
e
spirituale
,
non
austera
,
ma
chiusa
nella
sua
veemenza
,
e
nella
sua
grazia
severa
.
Non
ama
i
palagi
,
né
le
purpuree
feste
,
sì
le
ville
tacite
ed
i
verdi
recessi
.
Ma
Aosta
non
è
ancora
Ginevra
,
se
non
in
questo
suo
secreto
fuggevole
,
e
in
fondo
al
viale
sta
Place
Charles
Albert
.
Più
chiari
sensi
,
più
pacati
affetti
.
Piacemi
lo
spirito
di
vecchiotta
provincialità
quarantottesca
di
questa
piazza
,
il
centro
della
vita
cittadina
borghese
ed
attuale
.
La
Prefettura
,
di
stile
aulico
,
la
caserma
dei
Carabinieri
,
e
,
in
faccia
,
l
'
Ufficio
delle
diligenze
,
e
l
'
Hôtel
de
la
Couronne
.
Il
buon
Piemonte
,
rigido
e
burocratico
:
le
sale
dei
caffè
sotto
i
portici
,
dove
le
sedie
di
velluto
rosso
stanno
in
circolo
intorno
ai
tavolinetti
di
marmo
,
sono
vuote
da
che
le
disertarono
i
cravattoni
neri
che
,
nella
Valle
tradizionalista
,
dovevano
risentire
i
nuovi
eventi
con
l
'
animo
burbero
e
pure
alcun
po
'
commosso
,
di
Solaro
e
di
Cesare
Balbo
.
Meriggi
sonnanbolici
,
in
cui
la
gran
luce
del
sole
stordisce
,
stagnano
fuori
sulla
piazza
deserta
;
ma
,
oltre
i
frontoni
dei
palazzi
aulici
,
ridono
per
la
gran
conca
vaghissime
tinte
,
e
le
supreme
nevi
lontane
,
illustri
al
cospetto
di
tutta
Europa
,
schiudono
sul
piccolo
uno
spiraglio
di
un
lontano
augusto
esotico
mondo
.
Chi
sa
se
facevano
parte
degli
itinerari
romantici
,
se
i
lions
e
le
crinoline
montavano
sull
'
imperiale
per
i
primi
viaggi
di
esplorazione
nel
misterioso
reame
delle
Alpi
?
Venivan
di
Francia
,
e
dalla
nebbiosa
Albione
,
al
tempo
che
l
'
Italia
era
ancora
Calabria
,
e
le
misses
sognavan
Fra
Diavolo
spogliandosi
nelle
locande
.
Scoprivano
una
tranquilla
provincia
color
di
santa
Alleanza
,
sul
limite
delle
città
fatali
,
miranti
con
occhi
sfingei
dal
pelago
ignoto
d
'
Italia
,
come
le
tremule
luci
,
a
notte
,
sul
Canalazzo
.
Io
dico
che
partivano
da
Torino
verso
le
due
del
pomeriggio
,
mentre
i
portici
di
Piazza
Castello
tacevano
assonnati
.
E
un
soldato
col
shakò
di
tela
montava
la
guardia
davanti
a
Palazzo
Madama
.
Trovavano
a
Issogne
il
settecento
malvivo
,
lasciato
lì
come
una
masserizia
,
al
giungere
di
Bonaparte
:
forse
dalle
vetrate
qualche
conte
gobbetto
,
in
frak
di
color
pulce
e
parrucca
a
sghimbescio
,
sbirciava
con
l
'
occhialetto
.
Ma
non
sapevan
più
ridere
alle
volteriane
facezie
delle
donne
sospirose
.
Le
sedi
romane
,
inulte
,
sacre
ai
mercati
paesani
;
e
i
mezzadri
prolificavano
nei
comitali
castelli
:
Aosta
la
Veja
.
E
non
era
più
antica
.
Ora
infiliamo
Rue
S
.
Anselme
,
e
nel
percorso
tortuoso
,
tra
le
case
basse
annerite
,
oltre
la
Porta
Romana
,
dal
selciato
erboso
di
verde
antico
,
vedremo
sorgere
il
Medio
Evo
.
Un
Medio
Evo
simpatico
,
comunale
,
sapiente
.
Più
onesto
del
Rinascimento
,
ma
come
lui
luminoso
.
Dalle
botteghe
dell
'
artigiano
esce
ancor
oggi
il
rumore
del
nobile
ferro
battuto
.
La
via
deserta
che
adduce
alla
più
illustre
ed
antica
chiesa
,
par
fatta
apposta
per
le
ambulazioni
vespertine
dei
saggi
antichi
.
Scarsa
tetraggine
,
uscendo
dai
monasteri
,
e
fondono
essi
piacevolmente
al
tramonto
,
quasi
ombra
allungantesi
dai
campanili
spettrali
.
È
la
rozza
scienza
,
che
trae
pettoruta
alla
chiesa
,
pinta
e
scolpita
dalla
rozza
arte
.
La
sanno
lunga
,
i
Dottori
:
sono
stati
allo
studio
in
Bologna
e
in
Parigi
:
percorsero
a
piedi
l
'
Europa
gotica
,
giunsero
ai
confini
della
moresca
:
ovunque
attinsero
scienza
,
e
riscontrarono
fede
.
Battevano
la
sera
alle
porte
dei
monasteri
sorgenti
al
limitare
delle
foreste
,
turriti
e
merlati
come
castelli
,
popolosi
come
città
:
scendeva
a
incontrarli
il
priore
.
Una
e
indistinta
ai
bei
giorni
la
Cristianità
tutta
quanta
.
Frontiere
non
sono
alla
comune
fede
,
ed
agli
usi
:
Troiani
e
Quiriti
son
tutti
cavalieri
cristiani
,
i
monaci
parlano
all
'
Imperatore
.
Oggi
,
all
'
errabondo
Dottore
che
si
fissò
romito
tra
i
monti
,
giungono
ancora
i
messaggi
dai
conventi
di
Francia
e
d
'
Inghilterra
:
le
mule
barbate
recano
le
pergamene
ove
continuansi
le
dotte
dispute
:
Scoto
Eriugena
insidia
,
in
veste
ereticale
.
Escono
al
tramonto
dalle
cellette
ove
trascorsero
il
giorno
a
battagliare
con
Satana
nei
sillogismi
.
Portano
saio
e
cappuccio
,
sono
paludati
e
solenni
:
hanno
il
famulo
a
fianco
.
Le
donne
susurrano
tra
loro
al
passaggio
,
e
li
guardano
,
piene
di
reverenzia
:
ma
essi
non
curano
il
volgo
,
né
l
'
ancella
natura
che
scalda
col
pio
sole
,
le
pietre
dell
'
antica
chiesa
sulla
piazzetta
,
dove
tepore
della
chiara
luce
e
silenzio
,
sono
per
essi
vil
senso
,
per
i
nepoti
poesia
.
Or
vanne
al
tempio
,
e
prega
ivi
,
Dottore
;
e
poi
erra
nel
chiostro
.
Satana
,
in
foggia
di
bestia
dell
'
Apocalisse
,
sogghigna
,
dai
tozzi
capitelli
,
al
passaggio
.
La
via
,
che
procede
oltre
,
e
si
snoda
,
guida
pianamente
,
varcando
i
confini
delle
età
storiche
verso
una
bellezza
consueta
ed
eterna
:
casette
senza
stile
e
senza
ricordi
rivelano
dai
balconi
fioriti
la
dolce
pace
,
cui
sono
propizi
la
voce
del
rio
corrente
sopra
il
selciato
,
e
i
bisbigli
dei
passeri
dentro
gli
orti
murati
.
In
fondo
sta
l
'
Arco
di
Augusto
,
e
intorno
è
già
la
natura
.
Aosta
non
ha
suburbio
.
La
città
,
antica
e
venerabile
,
finisce
nella
campagna
con
immediato
trapasso
,
senza
quelle
orribili
zone
di
transizione
in
cui
si
adunano
,
per
il
disgusto
del
passeggiero
,
i
rifiuti
e
le
imitazioni
miserande
dell
'
una
,
e
le
prime
immagini
deformi
dell
'
altra
:
e
la
febbrile
e
disadorna
vita
delle
metropoli
industriali
ne
venta
incontro
l
'
alito
fumoso
delle
officine
.
Qui
la
vita
cittadina
,
mancando
le
case
basse
intorno
,
diventa
strada
di
campagna
d
'
un
tratto
,
oltre
un
termine
annoso
,
ma
senza
stridore
,
perché
,
per
la
consuetudine
,
l
'
ultima
casa
e
la
campagna
imminente
si
fondono
con
armonia
.
Se
ne
esce
all
'
antica
,
come
se
fosse
ancora
cinta
di
mura
.
E
,
così
breve
e
nettamente
delimitata
,
onusta
di
tradizioni
urbane
,
ella
è
più
"
città
"
,
più
intensamente
intuita
,
nella
sua
individualità
,
come
tale
,
dei
caotici
agglomerati
moderni
;
se
pure
si
sperda
,
con
la
breve
cerchia
,
nel
vasto
seno
,
e
serbi
immediati
contatti
e
comunanze
di
usi
con
la
gran
madre
.
Corrono
alla
periferia
viottoli
chiusi
tra
muri
bianchi
:
e
ai
lati
,
tra
gli
interstizi
,
e
dove
il
muricciuolo
fa
luogo
alla
rustica
staccionata
di
legno
,
appaiono
prati
di
erbe
oscure
,
ove
pascolano
vacche
ed
armenti
-
vacche
pezzate
di
nero
e
bianco
,
di
gambe
corte
,
di
buona
razza
-
ove
scorrono
velocemente
,
non
anche
placati
dell
'
alpina
irruenza
dal
breve
piano
,
acque
dal
grigio
colore
glaciale
.
Noi
immaginiamo
quelle
acque
scroscianti
per
le
forre
di
Val
d
'
Enfer
,
stillanti
nelle
solitudini
dei
mari
di
ghiaccio
,
alziamo
gli
occhi
al
Ruitor
lontano
;
la
maestà
della
Valle
,
per
natura
e
per
storia
due
volte
illustre
,
balena
improvvisa
ed
intera
.
Le
viottole
suburbane
costeggiano
l
'
Anfiteatro
,
le
torri
di
Bramafan
,
del
Lebbroso
,
lasciano
apparire
tra
i
campi
l
'
Arco
d
'
Augusto
.
Romanità
non
metropolitana
,
e
però
più
simpatica
.
La
Roma
austera
delle
Provincie
,
cinta
di
stranieri
aspetti
;
il
morire
del
flutto
classico
,
sul
margine
delle
terre
barbare
,
e
della
nuova
storia
.
È
bene
che
la
vita
si
scosti
dai
luoghi
onusti
del
suo
passato
:
che
siano
silenzio
e
spazio
,
e
chiaro
aere
intorno
alle
vestigia
.
Questa
è
innocenza
e
natura
,
in
confronto
delle
raffinate
città
del
silenzio
,
di
Toscana
e
di
Romagna
.
Qui
non
sangue
e
lussuria
,
qui
non
porpora
ed
oro
:
la
venustà
dei
primordi
,
e
la
rozzezza
.
Nel
vano
tondo
dell
'
Arco
,
il
Crocefisso
.
Rovinavano
dagli
altri
valichi
,
con
fragore
di
acciari
,
pallidi
i
Centurioni
,
lo
scudo
alzato
in
difesa
alle
terga
:
uomini
dagli
occhi
chiari
,
cinti
di
ferine
pelli
inseguivangli
,
e
qui
arrestavano
attoniti
,
solenne
in
vista
la
città
quadrata
.
Illustre
parco
aperto
sull
'
Occidente
:
e
tu
,
città
romana
,
verso
la
mal
doma
Elvezia
,
ultima
scolta
!
Non
so
quale
aspetto
di
confine
romano
ella
conservi
,
se
pure
tant
'
oltre
si
spinse
la
romana
guerra
:
ma
un
termine
di
romanità
doveva
pur
essere
questo
,
al
piede
e
a
guardia
dell
'
Alpi
.
Qui
germogliava
la
nuova
storia
:
in
queste
zone
di
transizione
,
ai
confini
,
dove
le
razze
confluivano
,
e
legionari
miravano
le
terre
ignote
dall
'
alto
dei
valli
turriti
.
Brividi
percorrevano
le
ossa
della
gente
bruna
al
soffiare
del
vento
nordico
,
e
presagi
d
'
intimità
e
di
sensibilità
nuove
scotevangli
,
in
cospetto
della
commossa
natura
.
Più
verdi
le
primavere
elvetiche
,
e
le
donne
straniere
più
bianche
.
Qui
è
la
patria
nostra
più
vera
,
di
noi
occidentali
,
noi
bianchi
,
prima
e
più
che
latini
,
nati
dal
cruento
e
fecondo
amplesso
di
Roma
coi
barbari
.
Qui
dove
le
razze
si
fusero
e
il
nuovo
spirito
sorse
.
Troppo
erano
stanchi
l
'
Oriente
ed
il
Meridione
,
rugosa
e
calva
la
lor
terra
antica
;
la
gleba
mediterranea
era
troppo
onusta
di
storia
:
pietrosa
e
arida
come
un
paesaggio
lunare
,
gialla
,
sabbiosa
,
battuta
dal
sole
,
pari
in
affetto
ai
mondi
morti
.
Ma
il
verde
delle
plaghe
alpine
è
colore
di
vita
,
e
lo
scrosciare
del
vento
fra
le
selvose
chiome
e
dell
'
acque
,
è
tumulto
d
'
intatta
forza
.
Le
terre
vergini
,
appena
sfiorate
dalle
leggere
orme
dei
nomadi
,
colossi
virginei
nelle
nevi
e
nelle
foreste
;
e
in
cima
alle
valli
,
ove
una
folta
vegetazione
cresceva
,
ancor
simile
a
quella
dei
giorni
della
creazione
,
stavano
le
soglie
dell
'
Occidente
.
Giovine
terra
,
dove
le
città
nuove
saranno
erette
,
romano
è
il
vomero
che
ne
traccierà
,
primo
,
i
confini
,
ma
,
fra
mistiche
guglie
,
un
nuovo
spirito
vi
eleggerà
nuova
dimora
.
Con
le
ginocchia
della
mente
inchine
,
io
discesi
nel
sotterraneo
tuo
tempio
,
o
Sant
'
Orso
,
ed
errai
fra
le
colonne
rozze
,
e
i
segni
della
prisca
fede
:
né
sì
commosso
mirerei
,
credo
,
Micene
e
Menfi
,
né
tanta
reverenza
ebbi
per
Roma
,
casa
degli
avi
cara
più
di
ogni
estraneo
palagio
!
Il
cuore
sei
tu
della
Valle
che
fu
sempre
cristiana
:
e
sapevi
di
catacombe
ai
giorni
che
sorgendo
ignota
fra
le
cose
illustri
,
l
'
Arco
,
il
Teatro
,
il
Foro
,
preparavi
nel
sotterraneo
germoglio
la
nuova
vita
:
preparavi
alla
morte
asceti
e
catecumeni
,
e
la
storia
per
te
ricominciava
,
quando
,
nella
gioventù
nuova
,
pur
gli
anni
del
mondo
tornarono
a
contarsi
daccapo
.
Qui
l
'
intimità
,
qui
la
psicologia
,
qui
la
donna
e
la
gentilezza
,
la
natura
ed
il
sentimento
,
il
nostro
modo
,
la
vita
a
noi
occidentali
,
a
noi
moderni
più
cara
.
LE
STRADE
È
interessante
considerare
il
mondo
dal
punto
di
vista
della
strada
:
un
punto
di
vista
umano
e
pittoresco
.
Aggiunge
molto
alla
natura
,
e
nulla
toglie
a
lei
,
che
,
lambendo
sui
margini
le
umane
traccie
,
si
perde
poi
ambigua
e
profonda
ai
due
lati
.
Nel
caso
naturale
le
strade
segnano
un
'
orientazione
.
Sono
ancora
tracciate
dalla
necessità
strutturale
,
e
vi
appare
già
la
libertà
umana
.
È
bello
avere
intuizioni
nuove
di
queste
cose
comuni
,
le
strade
,
i
fiumi
,
le
valli
;
ricrearne
continuamente
l
'
individualità
nello
spirito
.
A
fissarci
un
po
'
sopra
il
pensiero
,
non
si
scorge
altro
più
del
mondo
se
non
questa
serie
di
nastri
bianchi
incrociantisi
qua
fitti
,
là
radi
,
che
si
diramano
bizzarramente
,
si
espandono
in
città
,
si
sperdono
in
sentieruoli
,
e
non
hanno
mai
fine
.
Basta
seguir
la
più
umile
per
guadagnar
la
più
illustre
:
in
cima
alla
stradina
di
casa
,
intima
e
nostra
,
è
la
straniera
metropoli
:
tutte
guidano
a
tutto
.
Una
continuità
lega
il
familiare
all
'
ignoto
.
La
vera
personalità
del
mondo
è
sulle
strade
.
Vi
si
addensano
intorno
le
case
e
gli
uomini
.
I
figli
vi
calcano
le
orme
dei
padri
.
C
'
è
qualche
cosa
di
epico
in
questo
aprirsi
di
vie
da
parte
dei
pionieri
umani
.
Sono
correnti
in
un
mare
amorfo
.
Un
'
unitaria
volontà
le
traccia
e
dirige
sotto
i
più
vari
cieli
,
ma
il
genio
dei
luoghi
si
atteggia
sui
margini
col
suo
volto
mutevole
,
e
l
'
ignota
terra
che
si
attraversa
v
'
innerva
il
suo
sistema
,
vi
riversa
i
prodotti
foggiati
nel
suo
seno
profondo
:
carriaggi
e
uomini
pervengono
alla
massima
dalle
prossime
vie
,
per
un
po
'
la
percorrono
,
poi
l
'
abbandonano
.
Così
la
provincia
si
affaccia
e
respira
sul
mondo
.
Grande
moto
e
fragore
è
sulle
vie
del
mondo
;
la
vita
vi
ferve
col
suo
ritmo
più
esplicito
,
e
col
più
ampio
respiro
,
la
storia
v
'
incede
coi
suoi
carri
falcati
.
Una
perenne
migrazione
di
popoli
si
compie
lungo
il
suo
bianco
miraggio
.
Questa
,
che
mi
si
para
dinanzi
,
è
fra
le
più
illustri
.
Strada
romana
,
e
napoleonica
.
Quante
,
al
tramonto
,
sfolgoranti
metropoli
,
io
,
percorrendola
,
vagheggiai
quali
mete
!
Cupole
di
Bisanzio
,
invero
,
e
guglie
caliginose
del
Nord
,
le
moli
nere
dei
nuvoli
sul
rosso
sfondo
.
Un
immenso
aere
fiammeo
si
accoglie
e
brilla
fra
l
'
una
e
l
'
altra
pendice
,
imperial
via
rettilinea
guidante
all
'
apoteosi
.
Nel
volgere
delle
rutilanti
spire
,
il
fiume
ne
è
tutto
corrusco
;
lenta
mole
di
luce
fluida
,
par
scenda
esso
direttamente
dal
sole
,
che
sui
ghiacciai
già
ombrati
sta
immobile
,
nume
accecante
nell
'
ora
sacra
,
fra
una
sempre
più
fitta
vaporosità
d
'
oro
.
Fiammeggia
ancora
pei
vetri
delle
cappellette
,
quando
,
celando
a
tratti
,
agli
svolti
,
la
visione
trionfale
del
fondo
valle
,
la
strada
s
'
ingolfa
nelle
fresche
ombre
,
tra
gli
aspetti
intimi
delle
radure
e
delle
selvette
.
Cari
più
questi
alla
sera
:
la
luna
,
che
allunga
l
'
ombra
di
Ibleto
dai
muri
di
Verrès
,
e
fa
del
mite
Fénis
un
maniero
spettrale
,
pende
poi
su
di
essi
propizia
,
sui
conciliaboli
delle
lepri
e
dei
grilli
.
O
come
attraente
,
nel
suo
verde
mistero
,
dai
margini
,
la
natura
ci
chiama
,
e
la
vita
:
come
ne
svia
dalla
meta
!
Fanciulle
,
cogliendo
fiori
vengonci
incontro
dai
profondi
prati
.
Or
via
,
seguiamole
,
in
libertà
gioconda
.
Che
,
dunque
,
ci
attende
,
entro
la
boscaglia
oscura
?
La
fragola
selvatica
,
e
l
'
anemone
bianco
,
e
la
ninfea
sul
tacito
stagno
.
La
marea
verde
dell
'
erbe
sta
per
sommergere
le
basse
piante
.
Il
caprifoglio
si
avviticchia
ai
tronchi
,
e
il
nostro
desiderio
,
fanciulle
,
vi
cingerà
con
le
fluide
braccia
adducendovi
nel
più
verde
recesso
.
Quando
,
per
la
foresta
,
rimbomberà
il
corno
eroico
?
Quando
,
tra
i
rami
,
riapparirà
il
nastro
bianco
?
Spiccandoci
dal
vostro
fianco
,
poi
che
cadrà
la
sera
,
verso
le
nobili
sedi
dello
spirito
ci
avvieremo
noi
,
cavalieri
del
Graal
.
Veloci
macchine
rombando
distanziano
i
tardi
carri
;
favorevoli
più
questi
allo
spirito
,
montano
quelle
gli
uomini
che
fanno
piccolo
il
mondo
.
Divoratori
dello
spazio
,
banale
cosa
è
la
strada
pei
suoi
moderni
signori
:
uno
schema
della
distanza
;
il
monotono
segue
il
veloce
,
come
il
grigio
la
rapida
sovrapposizione
delle
tinte
.
Ma
poi
,
procedendo
più
adagio
,
vi
scorgiamo
più
cose
:
e
più
cose
,
forse
,
vi
scorgono
i
mendicanti
seduti
sui
paracarri
.
StampaPeriodica ,
L
'
Antologia
della
Voce
,
che
ha
fatto
seguito
a
quella
del
Leonardo
,
dell
'
Hermes
e
del
Regno
(
entrambe
edite
da
Einaudi
)
e
a
quella
della
Critica
sociale
(
edita
da
Feltrinelli
)
,
le
annunciate
antologie
de
Il
Rinnovamento
,
Nova
et
vetera
,
L
'
Anima
,
Lacerba
,
eccetera
,
che
dovrebbero
presto
venire
alla
luce
,
testimoniano
l
'
interesse
sempre
più
acuto
delle
nuove
generazioni
a
ripercorrere
il
cammino
della
cultura
e
dello
spirito
pubblico
del
Novecento
,
per
rintracciarvi
le
origini
dei
problemi
che
ancora
ci
assillano
.
Ed
è
naturale
che
,
in
questo
ritorno
alle
origini
,
il
decennio
giolittiano
-
con
i
suoi
fermenti
e
il
suo
vivace
dibattito
ideale
-
divenga
il
polo
principale
di
attrazione
.
È
troppo
presto
,
forse
,
per
tirare
le
somme
e
giudicare
nel
loro
complesso
codeste
iniziative
editoriali
:
per
ora
si
può
solo
rilevare
che
le
due
antologie
einaudiane
sono
molto
ben
fatte
e
sono
introdotte
con
notevole
intelligenza
da
Delia
Frigessi
e
Angelo
Romanò
:
che
invece
qualche
incertezza
presenta
l
'
antologia
della
Critica
sociale
nella
parte
politica
ed
economica
,
ma
non
nella
parte
culturale
che
qui
più
direttamente
c
'
interessa
.
Tuttavia
,
anche
se
non
è
possibile
un
quadro
d
'
insieme
,
si
può
fin
d
'
ora
notare
che
le
recenti
ricerche
hanno
completamente
capovolto
i
canoni
d
'
interpretazione
di
quel
periodo
che
avevano
dominato
la
cultura
italiana
fino
all
'
ultimo
dopoguerra
.
Vediamo
.
La
reazione
antipositivistica
era
stata
sempre
considerata
una
caratteristica
rinnovatrice
del
movimento
culturale
del
primo
decennio
del
secolo
.
Ora
si
è
portati
a
capovolgere
il
giudizio
.
Non
già
perché
si
voglia
difendere
il
positivismo
negli
aspetti
grossolani
che
facilmente
prestarono
il
fianco
alla
polemica
(
e
anche
alla
irrisione
)
idealistica
:
la
metafisica
che
tradiva
il
significato
più
profondo
della
grande
esperienza
delle
scienze
;
il
determinismo
che
non
lasciava
posto
«
per
l
'
uomo
,
né
per
la
storia
dell
'
uomo
»
;
il
facile
ottimismo
o
la
superficialità
con
cui
si
parlava
di
progresso
e
si
orecchiavano
le
conquiste
scientifiche
.
Si
tende
,
invece
,
a
lasciare
da
parte
-
come
poco
importante
-
la
parte
sistematica
del
positivismo
e
a
richiamare
l
'
attenzione
su
altri
dati
più
interessanti
:
che
il
positivismo
sorge
come
una
sorta
di
nuovo
illuminismo
sulla
base
dell
'
espansione
della
civiltà
borghese
dell
'
Ottocento
;
che
esso
,
pur
cedendo
a
sua
volta
alle
tentazioni
metafisiche
,
rappresenta
il
movimento
di
pensiero
che
fa
della
lotta
contro
la
metafisica
il
punto
cardine
del
suo
programma
;
che
con
esso
si
rilancia
la
fiducia
nella
ragione
umana
,
soffocata
dal
movimento
romantico
;
che
esso
agisce
sull
'
orientamento
ideale
e
sul
costume
di
larghissimi
strati
d
'
intellettuali
,
creando
una
mentalità
laica
,
illuminata
,
aperta
alle
idee
di
progresso
,
chiusa
alle
superstizioni
religiose
,
sicura
delle
possibilità
dell
'
uomo
,
amante
della
scienza
e
dei
risultati
della
sua
applicazione
nei
vari
campi
della
vita
civile
;
che
esso
-
proprio
per
le
caratteristiche
fin
qui
indicate
-
ha
una
funzione
particolarmente
progressiva
nel
nostro
paese
arretrato
,
tagliato
fuori
da
alcuni
secoli
dalle
grandi
correnti
di
pensiero
europee
,
insidiato
dalla
presenza
del
Vaticano
.
Il
positivismo
,
cioè
,
si
presenta
oggi
allo
storico
moderno
come
l
'
aspetto
più
clamoroso
di
un
profondo
rinnovamento
che
si
operò
,
dopo
il
1860
e
la
"
aggiunta
unità
,
fra
gl
'
intellettuali
e
nella
cultura
italiana
.
Rinnovamento
benefico
-
nonostante
i
pericoli
e
le
esagerazioni
-
se
esso
veniva
a
consolidare
e
a
confermare
sulla
base
degli
orientamenti
della
scienza
e
del
pensiero
europei
il
carattere
prevalentemente
laico
della
cultura
italiana
(
derivato
dal
modo
stesso
con
cui
si
era
formato
lo
Stato
nazionale
in
opposizione
alla
Chiesa
)
;
se
contro
l
'
interiorità
e
il
mito
dei
romantici
(
l
'
ideale
staccato
dal
reale
di
cui
parlava
De
Sanctis
)
poneva
il
sapere
scientifico
come
«
l
'
obiettiva
coscienza
del
reale
»
;
se
postulava
una
natura
universale
dell
'
uomo
a
cui
faceva
corrispondere
«
un
'
etica
naturale
,
fondata
su
leggi
psicologiche
e
sociali
»
e
alla
cui
conquista
sembrava
impegnata
la
stessa
storia
che
si
presentava
così
conte
indefinito
progresso
;
se
sotto
l
'
Italia
ideale
sognata
nelle
battaglie
del
Risorgimento
sapeva
scoprire
un
'
Italia
reale
-
fatta
di
bisogni
concreti
,
di
arretratezza
,
di
miseria
-
e
,
quindi
,
faceva
affiorare
anche
da
noi
la
cosiddetta
«
questione
sociale
»
;
se
non
si
accontentava
dell
'
unità
politica
realizzata
nm
si
rendeva
conto
dell
'
esistenza
di
un
problema
del
Mezzogiorno
;
se
aveva
coscienza
di
quanta
Arcadia
fosse
rimasta
nel
nostro
romanticismo
,
di
quanto
fossimo
rimasti
indietro
rispetto
alle
altre
nazioni
e
operava
il
collegamento
con
un
grande
movimento
di
cultura
europeo
,
aprendo
le
finestre
,
rinnovando
l
'
aria
e
liberandoci
da
pregiudizi
,
limiti
provinciali
e
residui
accademici
.
1Int
uguale
capovolgimento
di
giudizio
può
notarsi
,
anche
nei
confronti
della
reazione
antinaturalistica
,
nonostante
che
,
in
questo
campo
,
sia
stato
proprio
un
critico
marxista
,
il
Lukács
,
a
introdurre
uno
schema
d
'
interpretazione
negativo
:
considerando
il
naturalismo
come
una
corruzione
in
senso
fotografico
e
descrittivo
del
grande
realismo
ottocentesco
.
Oggi
si
tende
a
considerare
il
naturalismo
come
un
rinnovamento
importante
e
benefico
della
nostra
letteratura
,
come
il
più
avanzato
tentativo
dl
arte
realistica
compiuto
nella
nostra
storia
letteraria
.
Gli
elementi
di
fondo
di
tale
rinnovamento
sono
gli
stessi
già
indicati
per
il
positivismo
e
sono
alla
base
della
rivolta
un
po
'
velleitaria
degli
Scapigliati
(
e
anche
a
guardar
bene
dell
'
atteggiamento
ribelle
del
primo
Carducci
)
e
,
soprattutto
,
della
grande
arte
di
Verga
e
della
critica
di
Capuana
.
Giustamente
è
stato
osservato
come
non
sia
stato
per
caso
che
la
crisi
letteraria
si
manifestasse
a
Milano
prima
e
piuttosto
che
altrove
.
Perché
«
i
primi
effetti
e
i
più
appariscenti
della
trasformazione
economica
e
sociale
che
era
in
atto
,
coi
suoi
urti
,
coi
suoi
contrasti
interni
e
con
i
rivolgimenti
di
fortune
e
di
opinioni
che
ne
derivavano
,
si
fecero
sentire
appunto
in
quella
città
che
allora
si
avviava
a
essere
,
come
poi
si
disse
,
la
capitale
morale
d
'
Italia
,
e
cioè
la
capitale
dei
traffici
e
degli
affari
,
uno
dei
centri
più
operosi
e
vitali
della
nuova
borghesia
e
della
nuova
cultura
»
.
E
non
fu
un
caso
che
essa
trovasse
i
suoi
maggiori
interpreti
in
Verga
e
Capuana
perché
era
necessario
«
un
passionale
deflusso
dal
centro
alla
periferia
,
dal
Nord
al
Sud
,
dal
vertice
alla
base
,
dal
mondo
della
scioperatezza
e
degli
sperperi
al
mondo
della
diffidenza
e
della
parsimonia
,
dalla
vita
di
lusso
a
quella
dei
bisogni
elementari
e
primordiali
»
per
individuare
il
contenuto
più
nuovo
e
tipico
:
«
la
vita
del
meridione
,
che
nella
struttura
del
nuovo
stato
unitario
non
era
più
un
modo
dl
vita
circoscritto
e
locale
,
ma
assurgeva
già
al
significato
e
all
'
importanza
di
uno
fra
i
più
tormentosi
e
urgenti
problemi
nazionali
»
.
Appunto
sulla
base
di
questo
nuovo
contenuto
sorge
l
'
arte
di
Verga
,
nutrita
essenzialmente
dall
'
analisi
del
molteplice
giuoco
di
forze
economiche
e
sociali
che
determinano
i
comportamenti
,
i
sentimenti
e
il
destino
degli
uomini
.
Ed
è
proprio
il
canone
dell
'
impersonalità
,
quello
studiare
le
forme
e
le
strutture
sociali
come
lo
scienziato
studia
il
prodursi
dei
fenomeni
naturali
,
proprio
quel
suo
«
ritrovare
nella
società
umana
non
già
i
grandi
problemi
morali
ma
-
come
lo
scienziato
nella
natura
-
solo
le
leggi
del
suo
funzionamento
»
,
proprio
tutto
questo
che
gli
è
stato
rimproverato
come
un
limite
e
un
errore
,
consente
invece
al
Verga
di
cogliere
-
al
di
là
delle
contingenze
storiche
e
della
euforia
borghese
-
la
legge
fondamentale
della
società
moderna
,
implacabile
come
il
fato
degli
antichi
greci
,
a
cui
si
assoggettano
i
suoi
personaggi
esponendo
la
nuda
e
dolente
verità
della
loro
condizione
umana
.
Del
resto
,
indipendentemente
dal
Verga
,
per
il
quale
è
stato
riconosciuto
da
tutti
che
l
'
incontro
con
il
verismo
ebbe
una
funzione
liberatrice
,
i
canoni
del
naturalismo
,
che
sono
stati
poi
ferocemente
criticati
e
derisi
,
l
'
impersonalità
e
quindi
il
ritrarre
direttamente
dal
vero
,
quasi
in
modo
fotografico
;
la
scientificità
,
intesa
come
riduzione
degli
elementi
umani
soprattutto
a
quelli
fisici
e
fisiologici
,
in
particolare
a
quelli
della
ereditarietà
e
dell
'
ambiente
;
il
dialetto
o
il
gergo
che
dovevano
rappresentare
il
modo
reale
di
parlare
dei
personaggi
,
se
valutati
nel
momento
storico
cui
furono
postulati
e
in
rapporto
con
i
nuovi
contenuti
che
volevano
esprimere
,
risultano
,
sul
piano
della
poetica
,
non
solo
giustificati
ma
necessari
.
Da
questi
due
giudizi
radicalmente
capovolti
si
possono
ricavare
molte
conseguenze
.
Ci
limiteremo
ad
accennarne
una
:
l
'
infondatezza
della
cosiddetta
sprovincializzazione
che
-
secondo
i
canoni
più
diffusi
d
'
interpretazione
del
Novecento
-
sarebbe
il
merito
fondamentale
dei
movimenti
culturali
del
decennio
giolittiano
.
In
realtà
sia
il
positivismo
che
il
naturalismo
erano
movimenti
europei
:
il
loro
diffondersi
in
Italia
aveva
già
rappresentato
una
rottura
del
nostro
isolamento
culturale
.
Ma
il
positivismo
e
il
naturalismo
ricevettero
in
Italia
una
elaborazione
nazionale
,
mentre
il
famoso
processo
di
europeizzazione
dei
Papini
e
dei
Prezzolini
avvenne
attraverso
forme
di
importazione
a
cui
non
corrispose
un
adeguato
sforzo
di
elaborazione
.
Avvenne
,
cioè
,
in
modo
provinciale
.
Come
si
vede
,
la
problematica
sollevata
da
questi
studi
è
di
estremo
interesse
e
modifica
gli
orizzonti
tradizionali
della
nostra
cultura
.
È
inutile
dire
che
tale
sforzo
ci
appare
benefico
e
che
le
prospettive
verso
le
quali
si
muove
ci
trovano
perfettamente
consenzienti
.
StampaPeriodica ,
Vittorio
Frosini
della
Scuola
Normale
Superiore
di
Pisa
,
da
Capodistria
,
a
proposito
della
lettera
di
Goffredo
Pistoni
,
ci
scrive
,
fra
l
'
altro
:
"
Non
si
può
negare
l
'
importanza
della
filosofia
,
se
non
come
necessità
e
grandezza
dell
'
umano
pensiero
,
come
importante
contributo
d
'
un
popolo
alla
civiltà
.
Non
dimenticatevi
che
,
in
una
recente
crisi
politica
dell
'
Europa
centrale
,
un
grande
popolo
ha
vidimato
la
necessità
ideale
di
un
suo
gesto
di
forza
,
con
l
'
affermazione
d
'
una
superiore
cultura
e
civiltà
,
nel
cui
campo
rientrava
tutta
una
serie
di
pensatori
,
di
filosofi
pur
devoti
ad
un
totale
concettualismo
.
"
Quel
che
s
'
impone
è
dunque
l
'
esaltazione
di
una
nostra
filosofia
,
che
risponda
alle
nostre
tradizioni
e
caratteristiche
di
Popolo
.
"
Coll
'
appellarsi
al
nome
di
quelli
che
furono
,
al
lor
tempo
,
tra
i
più
alti
rappresentanti
della
cultura
e
della
filosofia
in
Italia
Vico
e
Leopardi
non
si
combatte
la
Filosofia
,
ma
si
rafforza
l
'
autorità
d
'
una
filosofia
:
la
Nostra
.
"
StampaPeriodica ,
New
York
.
Uscito
sugli
schermi
in
primavera
,
Play
It
again
,
Sam
,
il
nuovo
film
di
Woody
Allen
,
sta
battendo
il
record
degli
incassi
.
In
luglio
«
Time
»
ha
dedicato
a
Allen
la
foto
di
copertina
e
nell
'
interno
della
rivista
un
articolo
denso
di
fatti
e
lepidezze
commenta
la
vita
e
la
fortuna
di
quello
che
è
,
senza
ombra
di
dubbio
,
il
più
grande
comico
americano
dopo
i
Marx
Brothers
.
A
pensarci
bene
Woody
Allen
è
il
più
grande
comico
vivente
oggi
nel
mondo
,
ed
è
incredibile
come
la
gente
non
se
ne
sia
ancora
accorta
del
tutto
.
In
Italia
il
pubblico
è
giustificato
.
Woody
Allen
ha
scritto
dialoghi
e
sceneggiatura
di
un
film
abbastanza
fortunato
come
Pussycat
,
ma
personalmente
vi
è
apparso
quasi
di
scorcio
,
così
come
di
scorcio
è
apparso
in
007
Casino
Royale
,
e
solo
pochi
spettatori
dall
'
occhio
sicuro
hanno
individuato
il
personaggio
.
Negli
Stati
Uniti
Allen
ha
cominciato
a
diciassette
anni
a
scrivere
battute
per
colossi
dello
spettacolo
come
Ed
Sullivan
e
Sid
Caesar
e
solo
facendo
questo
lavoro
a
diciannove
anni
era
già
ricchissimo
,
ma
il
grosso
pubblico
lo
ha
conosciuto
quando
ha
cominciato
a
rappresentare
e
a
interpretare
le
sue
prime
commedie
,
come
Don
'
t
Drink
the
Water
e
Play
It
again
,
Sam
.
Due
successi
che
han
tenuto
banco
a
Broadway
dal
1964
a
oggi
,
mentre
Allen
cominciava
ad
apparire
sempre
più
frequentemente
in
televisione
e
a
scrivere
pezzi
per
il
«
New
Yorker
»
,
«
Playboy
»
ed
«
Evergreen
Review
»
.
Nel
1969
è
apparso
come
regista
,
autore
e
interprete
del
suo
primo
film
Take
the
Money
and
Run
(
Prendi
i
soldi
e
scappa
)
.
Un
successo
di
ilarità
che
non
si
ricordava
da
decenni
.
Per
una
ragione
che
solo
i
loro
psicanalisti
potranno
spiegare
,
i
noleggiatori
italiani
non
hanno
ritenuto
opportuno
acquistare
il
film
per
l
'
Italia
.
Due
anni
dopo
Allen
produceva
il
suo
secondo
film
Bananas
che
apparve
in
Italia
come
Il
dittatore
dello
Stato
libero
di
Bananas
.
Chi
lo
ha
visto
ha
capito
che
ci
si
trovava
davanti
a
un
nuovo
grande
talento
comico
,
ma
non
ha
sospettato
che
Bananas
poteva
essere
considerato
solo
un
sottoprodotto
del
primo
film
.
Ora
,
da
meno
di
tre
mesi
,
gira
in
America
Play
It
again
,
Sam
.
Intanto
un
editore
italiano
ha
acquistato
i
diritti
del
libro
di
Woody
Allen
,
Getting
Even
,
e
non
rimane
che
da
sperare
bene
.
Woody
Allen
è
piccolo
,
impacciato
,
miope
,
timido
,
esprime
tutte
le
frustrazioni
di
una
infanzia
difficile
nei
quartieri
ebrei
poveri
di
New
York
,
di
una
cultura
assorbita
come
un
ricatto
(
Allen
cita
terrorizzato
Kant
,
Kierkegaard
,
Leibniz
,
dal
modo
in
cui
li
usa
come
elementi
comici
si
capisce
che
li
ha
letti
,
ma
non
ha
sopportato
lo
choc
)
,
di
una
irrefrenabile
sessualità
regolarmente
repressa
(
tutti
i
film
di
Allen
sono
centrati
su
una
lunga
,
difficile
,
delusoria
ricerca
di
una
ragazza
-
che
poi
alla
fine
arriva
,
come
accadeva
per
Chaplin
,
altro
piccolo
ebreo
sconfitto
e
vincitore
a
un
tempo
)
.
Il
meccanismo
della
comicità
di
Allen
è
dato
dal
fatto
che
egli
racconta
se
stesso
:
ricco
e
celebre
,
è
esattamente
come
i
suoi
personaggi
(
o
meglio
i
suoi
personaggi
sono
come
lui
)
,
sempre
in
un
posto
sbagliato
.
Dice
di
sé
,
a
conclusione
della
sua
fortunata
autobiografia
:
«
Ha
un
solo
rimpianto
nella
vita
,
ed
è
di
non
essere
qualcun
altro
»
.
Definire
l
'
umorismo
di
Allen
è
molto
difficile
;
egli
ha
scritto
soggetti
per
Peter
Sellers
,
ma
la
differenza
è
enorme
;
Peter
Sellers
è
animale
comico
meravigliosamente
superficiale
;
ed
è
,
sia
pure
in
senso
moderno
,
uomo
da
torte
in
faccia
.
Allen
no
,
è
uomo
da
torte
sull
'
inconscio
,
è
un
Io
che
inciampa
di
continuo
nel
Superego
e
finisce
a
faccia
in
giù
sul
divanetto
facendo
sbellicare
dalle
risa
il
suo
psicanalista
.
La
sua
comicità
è
ossessionata
da
tragedie
metafisiche
:
«
Non
solo
Dio
non
esiste
,
ma
provatevi
a
trovare
un
idraulico
durante
il
week
end
...
»
.
Cerca
salvezza
nelle
donne
,
ma
il
suo
primo
matrimonio
è
andato
a
monte
.
Allen
si
giustifica
:
«
Avevo
sbagliato
tutto
,
avevo
cominciato
a
mettere
mia
moglie
sotto
un
piedistallo
...
E
poi
è
infantile
,
infantile
:
ieri
stavo
facendo
il
bagno
e
lei
,
senza
nessuna
ragione
al
mondo
,
è
entrata
e
mi
ha
affondato
tutte
le
barchette
»
.
Ha
avuto
una
infanzia
triste
:
«
Andavo
in
una
scuola
per
insegnanti
emotivamente
disturbati
...
A
scuola
mi
hanno
escluso
dalla
squadra
di
scacchi
a
causa
della
mia
statura
...
Volevo
diventare
un
agente
dell
'
FBI
,
ma
ci
voleva
un
metro
e
ottanta
di
statura
e
venti
su
venti
di
vista
.
Allora
ho
deciso
di
diventare
un
grande
criminale
.
Ma
ci
voleva
un
metro
e
ottanta
di
statura
e
venti
su
venti
di
vista
»
.
La
sua
comicità
nasce
sempre
da
una
situazione
normale
,
rovesciata
.
Questo
è
il
meccanismo
più
semplice
,
tanto
che
gli
amici
lo
hanno
soprannominato
Allen
Woody
:
«
Portavo
sempre
una
pallottola
nel
taschino
all
'
altezza
del
cuore
.
Un
giorno
qualcuno
mi
ha
tirato
contro
una
Bibbia
e
la
pallottola
mi
ha
salvato
la
vita
...
Io
e
mia
moglie
non
riuscivamo
a
tirare
avanti
così
e
allora
ci
siam
detti
:
"
O
facciamo
una
vacanza
insieme
o
divorziamo
"
;
poi
abbiamo
deciso
che
un
viaggio
alle
Bermude
finisce
in
quindici
giorni
mentre
un
divorzio
è
una
cosa
che
ti
dura
tutta
la
vita
»
.
Talora
invece
il
meccanismo
è
dato
dall
'
inserzione
violenta
,
nel
corso
di
un
discorso
elevato
,
di
elementi
quotidiani
,
altrettanto
veri
e
plausibili
.
Ecco
Woody
Allen
che
discute
di
metafisica
:
«
Cosa
conosciamo
?
Cioè
cosa
siamo
sicuri
di
conoscere
,
o
sicuri
che
conosciamo
di
aver
conosciuto
,
se
pure
è
conoscibile
?
Possiamo
conoscere
l
'
universo
?
Mio
Dio
,
è
già
così
difficile
non
perdersi
in
Chinatown
...
»
.
Oppure
:
«
Il
punto
pertanto
è
:
"
Esiste
qualcosa
fuori
di
noi
?
E
perché
?
E
devono
proprio
fare
tutto
quel
rumore
?
"
»
.
Un
terzo
meccanismo
consiste
nell
'
immaginare
una
situazione
concettualmente
plausibile
e
poi
di
tradurla
visivamente
traendone
tutte
le
conseguenze
.
Per
esempio
:
in
Take
the
Money
Woody
è
un
aspirante
rapinatore
che
finisce
regolarmente
in
carcere
perché
non
è
capace
a
fare
una
rapina
riuscita
.
Ad
ogni
arresto
la
televisione
intervista
i
genitori
del
grande
criminale
.
Cosa
fanno
i
genitori
di
un
pericolo
pubblico
trovandosi
al
centro
della
curiosità
generale
?
Si
vergognano
,
perché
sono
due
piccoli
e
timidi
negozianti
ebrei
del
Low
East
.
Perciò
partecipano
all
'
intervista
ma
col
volto
coperto
.
La
variazione
è
data
dal
fatto
che
entrambi
,
madre
e
padre
,
si
mettono
una
maschera
da
Groucho
Marx
,
con
gli
occhiali
spessi
,
il
nasone
e
i
baffi
:
per
il
resto
il
loro
dialogo
è
realistico
e
commovente
,
fatto
di
pianti
e
recriminazioni
.
L
'
effetto
è
indescrivibile
.
Play
It
again
,
Sam
è
,
dei
tre
film
,
il
più
umano
;
gli
altri
due
erano
ancora
alla
Hellzapoppin
,
a
torte
in
faccia
e
ruzzoloni
(
naturalmente
a
un
livello
infinitamente
più
sofisticato
)
.
L
'
ultimo
invece
appartiene
al
genere
psicologico
.
È
la
storia
di
un
inetto
nevrotico
ossessionato
dal
fantasma
di
Humphrey
Bogart
in
Casablanca
.
La
moglie
lo
abbandona
dicendogli
che
è
sessualmente
incapace
,
psicologicamente
immaturo
,
brutto
,
noioso
,
travet
e
impotente
.
Poi
aggiunge
«
doni
take
it
personally
»
,
niente
di
personale
,
beninteso
.
Woody
cerca
avventure
impossibili
,
incappa
,
per
esempio
,
in
una
femmina
di
colore
che
gli
si
strofina
contro
,
sbottonandosi
la
camicetta
e
spiegando
che
lei
è
una
ninfomane
che
pensa
solo
al
sesso
,
equando
lui
sconvolto
le
si
getta
addosso
,
lo
respinge
gridando
«
ma
per
chi
mi
ha
preso
?
»
.
Poi
,
inaspettatamente
,
ha
un
'
avventura
con
la
moglie
del
suo
migliore
amico
,
capisce
di
aver
distrutto
una
famiglia
e
corre
all
'
aeroporto
dove
lui
sta
partendo
.
Sulla
pista
,
davanti
all
'
aereo
coi
motori
accesi
,
si
trova
nel
bel
mezzo
del
finale
di
Casablanca
;
solo
che
Bogart
andava
a
dire
a
Ingrid
Bergman
che
lui
non
sarebbe
partito
con
lei
,
che
lei
doveva
seguire
Paul
Henreid
,
eroe
della
resistenza
;
Allen
invece
trova
la
ragazza
che
gli
dice
che
non
può
restare
con
lui
,
che
seguirà
il
marito
.
Salta
a
capofitto
nella
situazione
e
le
dice
frasi
nobilissime
,
lei
esclama
«
che
cosa
meravigliosa
hai
detto
!
»
e
lui
confessa
estasiato
che
sono
le
parole
finali
di
Casablanca
.
Poi
si
allontana
nella
notte
,
verso
gli
hangar
,
è
stato
abbandonato
ancora
una
volta
,
ma
questa
volta
come
Humphrey
Bogart
,
finalmente
è
un
vero
uomo
.
Come
gioca
sui
clichés
del
romanticismo
consolatorio
,
così
Woody
Allen
gioca
sui
miti
della
cultura
.
Nel
suo
libro
vi
è
un
pezzo
squisito
raccontato
da
un
comprimario
degli
Anni
Ruggenti
che
viaggia
a
Parigi
e
in
Spagna
con
Hemingway
,
Alice
Toklas
,
Picasso
e
Zelda
Fitzgerald
.
«
Nel
pomeriggio
mentre
si
andava
per
antiquari
,
chiesi
a
Gertrude
Stein
se
avrei
potuto
diventare
uno
scrittore
.
Con
quel
tipico
modo
ambiguo
e
allusivo
che
ci
incantava
sempre
lei
disse
:
No
.
»
Più
tardi
Gertrude
spiega
che
«
l
'
arte
,
tutta
l
'
arte
,
è
soltanto
una
espressione
di
qualche
cosa
»
.
Jean
Gris
fa
una
natura
morta
di
Alice
Toklas
,
ma
da
buon
cubista
cerca
di
spaccarle
la
faccia
per
trarne
forme
geometriche
da
sovrapporre
(
altrove
Allen
parla
di
quel
pittore
moderno
che
ha
tentato
di
tagliarsi
un
orecchio
con
un
rasoio
elettrico
)
.
In
Conversazioni
con
Helmholtz
intervista
un
discepolo
di
Freud
che
racconta
alcuni
dei
casi
più
interessanti
risolti
dal
Maestro
:
il
caso
di
Edna
S
.
,
che
aveva
una
paralisi
isterica
alle
narici
e
non
riusciva
a
fare
l
'
imitazione
del
coniglio
,
soffrendone
moltissimo
;
o
quello
di
Joachim
B
.
che
non
riusciva
ad
entrare
in
una
stanza
in
cui
ci
fosse
un
violoncello
e
,
entratoci
,
non
poteva
più
uscirne
se
non
richiestone
da
un
membro
della
famiglia
Rothschild
.
Costui
era
balbuziente
,
ma
non
quando
parlava
,
solo
quando
scriveva
.
Conclude
Helmholtz
:
«
Io
non
credo
in
una
vita
dopo
la
morte
,
comunque
mi
porto
la
biancheria
di
ricambio
»
.
In
Mr
Big
Allen
scrive
una
perfetta
novella
poliziesca
,
genere
hard
boiled
,
tra
Dashiell
Hammett
,
Spillane
e
Chandler
.
Dal
detective
arriva
una
bellissima
ragazza
che
gli
chiede
di
trovare
una
persona
scomparsa
.
La
situazione
è
normale
,
tensione
erotica
tra
i
due
,
il
detective
che
domanda
l
'
anticipo
,
l
'
inchiesta
che
comincia
.
Solo
che
la
persona
da
trovare
è
Dio
.
Il
detective
comincia
a
interrogare
un
rabbino
,
poi
elementi
della
malavita
,
stringe
i
fili
,
capisce
tutto
,
affronta
la
ragazza
:
Dio
è
morto
,
ed
è
lei
che
lo
ha
ucciso
,
perché
è
una
professoressa
di
fisica
atea
.
«
Taci
bambola
,
ormai
è
troppo
tardi
.
Tu
hai
fatto
fuori
Socrate
,
poi
è
apparso
Descartes
e
tu
hai
manovrato
Spinoza
per
far
fuori
Descartes
,
ma
quando
hai
visto
che
Kant
non
ci
stava
hai
dovuto
sistemare
anche
lui
...
Non
mentire
,
poi
ti
sei
fidata
di
Martin
Buber
,
ma
lì
hai
commesso
il
tuo
primo
errore
,
perché
Buber
credeva
in
Dio
e
allora
hai
dovuto
sistemare
anche
Dio
...
»
La
donna
piange
,
tenta
di
sedurlo
,
ma
lui
,
il
duro
,
spara
.
Mentre
lei
muore
lui
le
dice
le
ultime
parole
di
amarezza
e
di
passione
:
«
La
manifestazione
dell
'
universo
come
idea
complessa
in
quanto
opposta
all
'
Essere
è
in
se
stessa
il
nulla
o
meglio
la
Nientità
in
relazione
a
...
»
.
Credo
che
abbia
capito
mentre
moriva
,
commenta
il
duro
.
Quel
duro
che
Woody
Allen
vorrebbe
essere
.
Non
riuscendoci
,
racconta
nei
suoi
film
e
nei
suoi
testi
la
storia
del
suo
bisogno
cosmico
di
protezione
:
«
Provo
un
intenso
desiderio
di
tornare
nell
'
utero
...
di
chiunque
»
.
StampaPeriodica ,
Giuseppe
Grieco
,
dalla
quarta
sponda
del
Mare
Nostro
nell
'
ora
segnata
dal
destino
per
la
nostra
più
grande
ascesa
imperiale
:
Fra
i
tanti
miti
distrutti
o
sfatati
dall
'
attuale
conflitto
c
'
è
anche
quello
del
cosiddetto
"
onore
"
britannico
.
Eccetto
pochi
sparuti
gruppi
di
persone
legate
al
carro
demo
-
ebraico
di
Londra
,
da
per
tutto
si
elevano
voci
di
esecrazione
verso
l
'
Inghilterra
,
mentre
quei
paesi
la
cui
politica
era
fino
ad
ieri
completamente
infeudata
a
Londra
,
cercano
con
un
subitaneo
cambiamento
di
rotta
,
di
liberarsi
fino
al
fondo
di
tale
nefasta
eredità
.
Vista
sotto
questo
aspetto
,
la
nostra
lotta
assume
un
carattere
etico
ed
europeo
di
tale
grandezza
,
che
solo
i
ciechi
le
possono
negare
.
Tornando
all
"
'
onore
"
britannico
e
lasciando
da
parte
i
vari
Churchill
,
Eden
,
Duff
Cooper
e
compagni
,
apriamo
una
delle
tante
pagine
della
storia
del
Risorgimento
italiano
,
voglio
parlare
della
rivoluzione
napoletana
del
1799
,
e
vediamo
la
parte
avutavi
dagli
inglesi
.
Tralascio
l
'
opera
e
le
mene
della
famigerata
Lady
Hamilton
,
intima
della
regina
e
amante
di
Nelson
,
per
considerare
solo
quest
'
ultimo
.
Il
mozzo
diventato
ammiraglio
,
l
'
eroe
di
Abukir
,
non
ha
scusanti
,
egli
porta
intera
davanti
alla
storia
la
responsabilità
della
violazione
,
perpetrata
a
mente
fredda
,
della
capitolazione
dei
castelli
napoletani
,
firmata
tra
gli
altri
,
anche
dal
capitano
Foote
,
comandante
della
fregata
"
Cavallo
marino
,
"
a
nome
di
S
.
M
.
Britannica
.
Il
trattato
impegnava
dunque
solennemente
l
'
onore
della
nazione
britannica
,
alleata
di
S
.
M
.
il
Re
delle
due
Sicilie
,
come
fece
bene
notare
il
Cardinale
Ruffo
nel
suo
colloquio
con
Nelson
e
gli
Hamilton
.
Ma
l
Eroe
fu
inamovibile
.
Passò
su
tutto
,
anche
sull
'
onore
britannico
e
la
vistò
.
Invano
si
oppose
il
Ruffo
,
che
non
era
affatto
l
'
uomo
della
leggenda
liberale
,
ma
un
italiano
di
buona
tempra
,
discendente
di
antichissima
famiglia
contro
la
volontà
dell
'
onnipotente
"
Eroe
"
inglese
non
potette
far
niente
,
anzi
poco
mancò
che
non
lasciasse
anche
lui
la
testa
sul
patibolo
,
come
era
nei
voti
di
Acton
,
di
Nelson
,
degli
Hamilton
e
della
regina
.
Ho
citato
quest
'
episodio
della
storia
del
Risorgimento
italiano
,
perché
più
di
qualsiasi
dissertazione
teorica
rivela
il
carattere
della
mentalità
inglese
.
L
'
inglese
si
considera
superiore
a
tutti
gli
altri
popoli
i
quali
debbono
a
lui
quel
tributo
di
omaggio
e
di
servitù
che
l
'
inferiore
deve
al
superiore
.
Chi
non
serve
agli
interessi
inglesi
,
o
peggio
,
vi
si
ribella
,
è
la
pecora
nera
che
va
radiata
dal
consorzio
"
civile
"
con
ogni
mezzo
.
L
'
onore
non
conta
.
Concludendo
,
l
'
"
onore
"
inglese
è
rimasto
fondamentalmente
quello
dei
vari
Drake
e
compagni
che
crearono
,
a
scopo
piratesco
,
la
prima
marineria
britannica
.
Mercante
e
pirata
,
ecco
il
vero
volto
dell
'
inglese
,
quando
cade
la
maschera
sovrappostavi
da
secoli
di
"
ipocrisia
"
e
di
"politica."
Questa
seconda
e
più
feroce
Cartagine
,
ora
che
è
ridotta
agli
estremi
,
scopre
gli
artigli
in
un
ultimo
disperato
tentativo
di
resistenza
.
Invano
.
La
nuova
Europa
creata
da
Mussolini
e
da
Hitler
le
sta
sopra
brandendo
la
spada
della
giustizia
.
E
giustizia
sarà
fatta
.
StampaPeriodica ,
Mi
scrive
il
geometra
Piero
Morandi
di
Firenze
:
«
È
per
sfornare
servizi
lacrimevoli
e
deamicisiani
come
quello
della
bambina
rapita
e
portata
a
New
York
e
dimenticare
così
le
altre
ben
più
tragiche
vicende
,
conseguenza
di
una
malintesa
libertà
e
dell
'
impotenza
del
potere
costituito
a
neutralizzarne
le
vere
cause
,
che
la
RAI
occupa
più
di
750
giornalisti
o
mezzibusti
?
»
.
Il
lettore
Morandi
fa
bene
a
chiedersi
cosa
fanno
tutti
gli
squadroni
di
giornalisti
radiotelevisivi
,
i
dirigenti
e
i
condirettori
,
i
direttori
ad
personam
e
i
caporedattori
,
i
caposervizi
,
i
vicecaposervizi
e
i
vicetutto
.
Lavorano
o
non
fanno
niente
tutte
queste
persone
?
Si
può
credere
che
i
giornalisti
della
RAI
,
i
loro
vice
e
i
loro
dirigenti
non
facciano
niente
,
ma
non
è
vero
.
La
loro
più
grande
preoccupazione
è
fare
i
furbi
.
Con
la
furbizia
un
funzionario
della
notizia
può
fare
una
carriera
fulminante
e
passare
di
grado
in
poco
tempo
.
Infatti
sono
quasi
tutti
capi
e
vicecapi
.
Peccato
che
il
loro
lavoro
si
riduca
soltanto
a
fare
i
furbi
;
ma
questa
è
la
chiave
per
diventare
un
buon
mezzobusto
.
Ci
sono
eccezioni
,
si
capisce
;
c
'
è
il
più
furbo
e
il
meno
furbo
.
Ma
,
in
genere
,
il
notiziarolo
di
via
Teulada
non
ha
altra
preoccupazione
che
osservare
bene
quello
che
fanno
gli
altri
,
i
vicini
di
scrivania
o
i
suoi
diretti
superiori
.
Durante
il
giorno
non
deve
lavorare
,
deve
dire
sempre
di
sì
,
obbedire
,
fumare
la
pipa
;
alla
sera
,
in
trattoria
,
può
far
finta
di
contestare
,
di
parlare
della
pace
nel
Vietnam
e
anche
criticare
,
con
molta
diplomazia
,
i
suoi
stessi
alti
dirigenti
e
il
sistema
.
Questo
è
il
segreto
.
Il
direttore
del
telegiornale
Willy
De
Luca
,
per
esempio
,
è
uno
dei
pochi
che
lavorano
molto
.
Con
tutti
i
tagli
che
deve
fare
,
non
è
un
furbo
come
tutti
gli
altri
,
perché
è
come
se
avesse
tre
teste
:
una
per
censurare
,
una
per
fare
il
furbo
(
cioè
mettersi
in
collegamento
diretto
con
Bernabei
)
e
una
per
agitarsi
durante
i
dibattiti
di
Tribuna
politica
.
Quando
è
in
funzione
la
prima
,
le
altre
due
sono
e
devono
restare
inattive
;
e
viceversa
.
Non
è
facile
sincronizzare
tre
crani
così
effervescenti
e
non
comunicanti
,
ma
De
Luca
sa
innestare
quasi
sempre
la
marcia
a
tempo
giusto
con
più
precisione
e
tempismo
di
un
automobilista
sulla
pista
di
Monza
.
C
'
è
qualche
bisticcio
,
è
vero
.
Perché
,
ogni
tanto
,
il
cranio
da
agitazione
disturba
quello
da
taglio
(
sempre
in
fase
collegamento
con
Bernabei
)
,
e
,
malgrado
il
doppio
debraglio
,
si
sente
il
secondo
che
dice
al
terzo
:
«
Stai
zitto
,
tu
,
testone
!
»
.
Ma
Willy
riesce
quasi
sempre
a
sincronizzare
le
tre
teste
,
in
modo
da
non
arrivare
mai
allo
scontro
frontale
.
Per
quanto
riguarda
invece
i
suoi
mezzibusti
,
ci
troviamo
di
fronte
ad
un
altro
genere
di
materiale
umano
radiotelevisivo
.
Se
negli
uffici
direttivi
è
facile
trovare
giornalisti
con
due
o
tre
teste
(
Bernabei
ne
deve
tenere
una
a
disposizione
esclusiva
di
Fanfani
)
,
nel
mezzobustismo
spicciolo
non
si
trovano
quasi
mai
soggetti
siamesi
o
a
doppia
e
tripla
testa
.
Il
mezzobusto
è
uno
e
trino
,
come
Dio
,
ma
non
sviluppa
molto
lavoro
.
Tutt
'
al
più
legge
una
mezza
cartella
,
su
Van
Thieu
in
visita
ad
Andreotti
,
al
Papa
e
a
Leone
,
ogni
sera
.
Può
anche
darsi
che
questo
prototipo
funzioni
a
due
,
a
tre
o
a
quattro
teste
,
ma
il
fenomeno
non
è
visibile
ad
occhio
nudo
.
Mariopastore
,
per
esempio
,
di
teste
ne
ha
una
sola
e
gli
avanza
.
Anche
Pasquarelli
,
Sparano
,
Rancati
,
Pinzauti
,
Favanuccio
,
Vannucchi
,
Brancoli
,
Titostagno
,
Selva
,
Citterich
,
Bersani
e
tutti
gli
altri
non
hanno
ricambio
,
perché
con
la
stessa
testa
leggono
la
segatura
quotidiana
o
i
telegrammi
di
Andreotti
,
mangiano
,
dormono
,
fanno
i
furbi
e
ritirano
lo
stipendio
.
Non
c
'
è
dubbio
che
una
testa
gli
basta
.
Anzi
,
potrebbero
benissimo
fare
senza
.
Se
gliela
lasciano
è
solo
perché
in
televisione
bisogna
pur
far
vedere
qualche
cosa
montata
sul
mezzobusto
:
cosa
sarebbe
,
diciamo
la
verità
,
un
mezzobusto
senza
la
testa
?
Anche
i
mezzibusti
aria
-
libera
svolgono
poco
lavoro
.
Sono
quasi
tutti
corrispondenti
e
vengono
sempre
inquadrati
in
esterni
,
sotto
l
'
albero
,
il
pino
o
l
'
abete
,
o
sotto
la
neve
,
fra
la
tormenta
,
in
barchetta
sul
lago
,
o
con
lo
sfondo
pino
-
mare
come
nelle
cartoline
di
Napoli
o
il
golfo
.
Ce
n
'
è
uno
,
il
moscovita
Francesco
Mattioli
,
per
dirne
uno
molto
furbo
,
che
se
non
ha
il
colbacco
e
la
neve
,
non
parla
nemmeno
se
lo
ammazzano
.
Mattioli
è
uno
che
potrebbe
camminare
o
fare
il
giornalista
senza
testa
.
Ma
cosa
ci
metterebbero
dentro
al
colbacco
di
Mattioli
quando
appare
sullo
schermo
?
Anzi
,
a
lui
la
testa
sta
proprio
su
misura
.
D
'
altro
canto
,
se
ne
avesse
tre
,
come
farebbe
con
un
solo
colbacco
a
coprirle
tutte
?
Mattioli
è
un
caso
unico
di
mezzobusto
ricoperto
e
occorre
riconoscere
che
quella
di
vestirgli
il
cranio
non
è
stata
un
'
idea
da
poco
.
Infatti
,
l
'
unica
volta
che
il
moscovita
s
'
è
messo
in
posa
sotto
la
betulla
con
i
capelli
al
vento
,
faceva
perfino
fatica
a
parlare
.
Per
questo
il
giorno
dopo
,
anche
se
non
c
'
era
la
tormenta
,
il
mezzobusto
da
esportazione
è
riapparso
in
colbacco
.
Mattioli
però
non
è
il
solo
che
funziona
meglio
all
'
aperto
.
Anche
Sandro
Paternostro
,
quello
che
vi
parla
da
Londra
,
è
monocranico
e
non
legge
niente
se
non
appare
ritagliato
fra
le
colonne
di
un
palazzo
,
o
a
Soho
o
sotto
il
campanile
di
Westminster
,
o
sotto
un
monumento
o
in
mezzo
al
mare
,
tra
la
furia
degli
elementi
,
col
timone
in
mano
,
la
pipa
sottovento
,
il
baffo
di
trinchetto
e
ilnaso
antispruzzo
.
Mai
egli
accetterebbe
l
'
esposizione
su
schermo
senza
l
'
albero
maestro
o
senza
la
pioggia
.
Bisogna
capirlo
in
questa
sua
sacrosanta
esigenza
di
mezzobusto
da
oltremanica
.
Neppure
il
mezzobusto
da
inquinamento
,
quello
che
parla
sempre
sulle
scogliere
o
in
mezzo
ai
rifiuti
,
lungo
i
fiumi
in
piena
o
acquattato
lungo
gli
scoli
di
liquame
e
le
fogne
,
sopra
le
cataste
di
automobili
scassate
,
mentre
sullo
sfondo
romba
la
ruspa
demolitrice
,
neppure
lui
lavora
molto
.
A
questo
ecologo
qui
,
se
non
è
controvento
e
non
ha
il
filtro
,
è
inutile
chiedergli
notizie
.
O
è
controvento
o
sta
zitto
.
Perfino
Titostagno
(
che
è
un
furbo
da
studio
,
lavora
poco
e
recita
le
notizie
funerarie
in
gramaglie
)
s
'
è
esposto
all
'
aria
in
una
delle
ultime
trasmissioni
per
un
'
intervista
da
Fiumicino
.
Quella
sera
Tito
splendeva
di
nuova
luce
.
Sbocciava
,
col
suo
kepì
biondo
,
da
un
grande
bavero
di
opossum
levigato
dallo
zefiro
marino
.
Un
autentico
colpo
d
'
occhio
.
Mercoledì
della
scorsa
settimana
,
per
esempio
,
mentre
un
altro
testa
-
intera
chiamato
Gastone
Ortona
,
parlava
dal
Nordeuropa
,
è
saltato
il
macchinario
ed
è
venuta
fuori
la
cartina
dell
'
Irlanda
,
e
,
di
scorcio
,
un
baffo
di
Paternostro
.
Per
fortuna
non
nevicava
.
Ma
è
stato
un
autentico
flash
di
grande
prestigio
,
una
posa
cielo
-
mare
di
grande
effetto
.
Sembrava
quasi
(
non
vorremmo
però
essere
maligni
)
fatto
apposta
.
Ma
lo
scoop
giornalistico
l
'
ha
fatto
quella
sera
Luciano
Lombardi
,
un
altro
tira
-
tardi
della
televisione
,
inquadrato
durante
la
sua
conversazione
anfano
-
ecologica
sotto
rigogliosi
palmizi
.
Sferzato
dalla
tramontana
,
il
mezzobusto
da
inquinamento
emergeva
nel
teleschermo
come
Siro
Lacedelli
sopra
la
cima
del
K2
,
a
non
dire
niente
sulla
Montedison
e
le
varie
insidie
dello
scarico
di
Scarlino
,
come
i
suoi
compagni
di
cordata
bocche
-
cucite
ufficiali
dell
'
ammiraglia
Bernabei
.
Quella
sera
,
dopo
un
mese
che
i
giornali
(
e
perfino
Gustavo
Selva
in
un
momento
di
euforia
)
avevano
detto
che
lo
studente
Franceschi
era
stato
ucciso
da
una
pallottola
della
polizia
,
Lello
Bersani
,
dall
'
alto
della
sua
fronte
velinata
ha
detto
:
«
In
seguito
al
caso
dello
studente
Franceschi
,
scomparso
nella
dimostrazione
alla
Bocconi
di
Milano
,
è
stato
interrogato
un
testimone
oculare
...
»
.
Gli
unici
che
quella
sera
hanno
parlato
al
riparo
dal
vento
sono
stati
Pasquarelli
e
Pastore
,
questa
volta
finalmente
sottosforzo
.
Ma
non
sono
due
elementi
di
forte
costituzione
,
non
hanno
quasi
la
voce
per
recitare
il
rosario
della
DC
e
dei
partiti
alleati
e
sarebbe
imprudente
farli
lavorare
di
più
o
mandarli
a
dire
fanfaluche
fra
la
tormenta
o
sotto
gli
alberi
.