StampaPeriodica ,
Ammessa
possibile
l
'
esistenza
di
una
collettività
organizzata
senza
autorità
,
cioè
senza
coazione
-
e
per
gli
anarchici
è
necessario
ammetterlo
perché
altrimenti
l
'
anarchia
non
avrebbe
senso
-
passiamo
a
parlare
dell
'
organizzazione
del
partito
anarchico
.
Anche
in
questo
caso
l
'
organizzazione
ci
sembra
utile
e
necessaria
.
Se
partito
significa
l
'
insieme
d
'
individui
che
hanno
uno
scopo
comune
e
si
sforzano
di
raggiungere
questo
scopo
,
è
naturale
ch
'
essi
s
'
intendano
,
uniscano
le
loro
forze
,
si
dividano
il
lavoro
e
prendano
tutte
le
misure
stimate
atte
a
raggiungere
quello
scopo
.
Restare
isolati
,
agendo
o
volendo
agire
ciascuno
per
conto
suo
senza
intendersi
con
altri
,
senza
prepararsi
,
senza
unire
in
un
fascio
potente
le
deboli
forze
dei
singoli
,
significa
condannarsi
all
'
impotenza
,
sciupare
la
propria
energia
in
piccoli
atti
senza
efficacia
e
ben
presto
perdere
la
fede
nella
meta
e
cadere
nella
completa
inazione
.
Ma
anche
qui
la
cosa
ci
sembra
talmente
evidente
che
,
invece
di
insistere
nella
dimostrazione
diretta
,
cercheremo
di
rispondere
agli
argomenti
degli
avversari
dell
'
organizzazione
.
E
prima
di
tutto
ci
si
presenta
l
'
obbiezione
,
diremo
così
,
pregiudiziale
.
«
Ma
di
quale
partito
ci
parlate
?
»
,
essi
dicono
,
«
noi
non
siamo
un
partito
,
noi
non
abbiamo
programma
»
.
E
con
questa
forma
paradossale
essi
intendono
dire
che
le
idee
progrediscono
e
cambiano
continuamente
e
che
essi
non
vogliono
accettare
un
programma
fisso
,
che
può
essere
buono
oggi
,
ma
che
sarà
certamente
superato
domani
.
Ciò
sarebbe
perfettamente
giusto
se
si
trattasse
di
studiosi
che
cercano
il
vero
senza
curarsi
delle
applicazioni
pratiche
.
Un
matematico
,
un
chimico
,
un
psicologo
,
un
sociologo
possono
dire
di
non
aver
programma
o
di
non
avere
che
quello
di
ricercare
la
verità
:
essi
vogliono
conoscere
,
non
vogliono
fare
qualche
cosa
.
Ma
anarchia
e
socialismo
non
sono
delle
scienze
:
sono
dei
propositi
,
dei
progetti
che
anarchici
e
socialisti
vogliono
mettere
in
pratica
e
che
perciò
hanno
bisogno
di
essere
formulati
in
programmi
determinati
.
La
scienza
e
l
'
arte
delle
costruzioni
progrediscono
tutti
i
giorni
;
ma
un
ingegnere
che
vuol
costruire
,
o
anche
demolire
qualche
cosa
,
deve
fare
il
suo
piano
,
raccogliere
i
suoi
mezzi
di
azione
e
agire
come
se
scienza
ed
arte
si
fossero
arrestate
al
punto
ove
egli
le
trova
quando
dà
principio
ai
suoi
lavori
.
Può
benissimo
avvenire
che
egli
possa
utilizzare
delle
nuove
acquisizioni
fatte
nel
corso
del
lavoro
senza
rinunciare
alla
parte
essenziale
del
suo
piano
;
e
può
darsi
anche
che
le
nuove
scoperte
ed
i
nuovi
mezzi
creati
dall
'
industria
siano
tali
che
egli
vegga
la
necessità
di
abbandonare
tutto
e
ricominciare
da
capo
.
Ma
ricominciando
,
avrà
bisogno
di
fare
un
nuovo
piano
basato
su
quello
che
si
conosce
e
si
possiede
fino
a
quel
momento
,
e
non
potrà
concepire
e
mettersi
ad
eseguire
una
costruzione
amorfa
,
con
materiali
non
composti
,
per
il
motivo
che
domani
la
scienza
potrebbe
suggerire
delle
forme
migliori
e
l
'
industria
fornire
dei
materiali
meglio
composti
.
Noi
intendiamo
per
partito
anarchico
l
'
insieme
di
quelli
che
vogliono
concorrere
ad
attuare
l
'
anarchia
,
e
che
perciò
han
bisogno
di
fissarsi
uno
scopo
da
raggiungere
ed
una
via
da
percorrere
;
e
lasciamo
volentieri
alle
loro
elucubrazioni
trascendentali
gli
amatori
della
verità
assoluta
e
del
progresso
continuo
,
che
non
cimentando
mai
le
loro
idee
alla
prova
dei
fatti
finiscono
poi
col
far
nulla
e
scoprir
meno
.
L
'
altra
obbiezione
è
che
l
'
organizzazione
crea
dei
capi
,
delle
autorità
.
Se
questo
è
vero
,
se
è
vero
cioè
che
gli
anarchici
sono
incapaci
di
riunirsi
ed
accordarsi
tra
di
loro
senza
sottoporsi
ad
un
'
autorità
,
ciò
vuol
dire
che
essi
sono
ancora
molto
poco
anarchici
e
che
prima
di
pensare
a
stabilire
l
'
anarchia
nel
mondo
debbono
pensare
a
rendersi
capaci
essi
stessi
di
vivere
anarchicamente
.
Ma
il
rimedio
non
starebbe
già
nella
non
organizzazione
,
bensì
nella
cresciuta
coscienza
dei
singoli
membri
.
Certamente
se
in
un
'
organizzazione
si
lascia
addosso
a
pochi
tutto
il
lavoro
e
tutte
le
responsabilità
,
se
si
subisce
quello
che
fanno
i
pochi
senza
metter
mano
all
'
opera
e
cercar
di
far
meglio
,
quei
pochi
finiranno
,
anche
se
non
lo
vogliono
,
col
sostituire
la
propria
volontà
a
quella
della
collettività
.
Se
in
un
'
organizzazione
i
membri
tutti
non
si
curano
di
pensare
,
di
voler
capire
,
di
farsi
spiegare
quello
che
non
capiscono
,
di
esercitare
sempre
su
tutto
e
su
tutti
le
loro
facoltà
critiche
,
e
lasciano
a
pochi
il
compito
di
pensare
per
tutti
,
quei
pochi
saranno
i
capi
,
le
teste
pensanti
e
dirigenti
.
Ma
,
lo
ripetiamo
,
il
rimedio
non
sta
nella
non
organizzazione
.
Al
contrario
,
nelle
piccole
come
nella
grande
società
,
a
parte
la
forza
brutale
,
di
cui
non
può
essere
questione
nel
caso
nostro
,
l
'
origine
e
la
giustificazione
dell
'
autorità
sta
nella
disorganizzazione
sociale
.
Quando
una
collettività
ha
un
bisogno
ed
i
suoi
membri
non
sanno
organizzarsi
spontaneamente
da
loro
stessi
per
provvedervi
,
sorge
qualcuno
,
un
'
autorità
,
che
provvede
a
quel
bisogno
servendosi
delle
forze
di
tutti
e
dirigendole
a
sua
voglia
.
Se
le
strade
sono
mal
sicure
ed
il
popolo
non
sa
provvedere
,
sorge
una
polizia
che
,
per
qualche
servizio
che
rende
,
si
fa
sopportare
e
pagare
,
e
s
'
impone
e
tiranneggia
;
se
v
'
e
bisogno
di
un
prodotto
,
e
la
collettività
non
sa
intendersi
coi
produttori
lontani
per
farselo
mandare
in
cambio
di
prodotti
del
paese
,
vien
fuori
il
mercante
che
profitta
del
bisogno
che
hanno
gli
uni
di
vendere
e
gli
altri
di
comprare
,
ed
impone
i
prezzi
che
vuole
ai
produttori
ed
ai
consumatori
.
Vedete
che
cosa
è
sempre
successo
in
mezzo
a
noi
:
meno
siamo
stati
organizzati
più
ci
siamo
trovati
alla
discrezione
di
qualche
individuo
.
Ed
è
naturale
che
così
fosse
.
Noi
sentiamo
il
bisogno
di
stare
in
rapporto
coi
compagni
delle
altre
località
,
di
ricevere
e
di
dare
notizie
,
ma
non
possiamo
ciascuno
individualmente
corrispondere
con
tutti
i
compagni
.
Se
siamo
organizzati
,
incarichiamo
dei
compagni
di
tenere
la
corrispondenza
per
conto
nostro
,
li
cambiamo
se
essi
non
ci
soddisfano
,
e
possiamo
stare
al
corrente
senza
dipendere
dalla
buona
grazia
di
qualcuno
per
avere
una
notizia
;
se
invece
siamo
disorganizzati
,
vi
sarà
qualcuno
che
avrà
i
mezzi
e
la
voglia
di
corrispondere
e
accentrerà
nelle
sue
mani
tutte
le
relazioni
,
comunicherà
le
notizie
secondo
che
gli
pare
ed
a
chi
gli
pare
,
e
,
se
ha
attività
ed
intelligenza
sufficienti
,
riuscirà
a
nostra
insaputa
a
dare
al
movimento
l
'
indirizzo
che
vuole
senza
che
a
noi
,
alla
massa
del
partito
,
resti
alcun
mezzo
di
controllo
,
e
senza
che
nessuno
abbia
il
diritto
di
lagnarsi
,
poiché
quell
'
individuo
agisce
per
conto
suo
,
senza
mandato
di
alcuno
e
senza
dover
rendere
conto
ad
alcuno
del
proprio
operato
.
Noi
sentiamo
il
bisogno
di
avere
un
giornale
.
Se
siamo
organizzati
potremo
riunire
i
mezzi
per
fondarlo
e
farlo
vivere
,
incaricare
alcuni
compagni
di
redigerlo
,
e
controllarne
l
'
indirizzo
.
I
redattori
del
giornale
gli
daranno
certamente
,
in
modo
più
o
meno
spiccato
,
l
'
impronta
della
loro
personalità
,
ma
saranno
sempre
gente
che
noi
abbiamo
scelta
e
che
possiamo
cambiare
se
non
ci
accontenta
.
Se
invece
siamo
disorganizzati
,
qualcuno
che
ha
sufficiente
spirito
d
'
intrapresa
farà
il
giornale
per
conto
proprio
:
egli
troverà
in
mezzo
a
noi
i
corrispondenti
,
i
distributori
,
i
sottoscrittori
,
e
ci
farà
concorrere
ai
suoi
fini
senza
che
noi
li
sappiamo
o
vogliamo
;
e
noi
,
come
è
spesso
avvenuto
,
accetteremo
o
sosterremo
quel
giornale
anche
se
non
ci
piace
,
anche
se
troviamo
che
è
dannoso
alla
causa
,
perché
saremo
impotenti
a
farne
uno
che
rappresenti
meglio
le
nostre
idee
.
Cosicché
l
'
organizzazione
,
lungi
dal
creare
l
'
autorità
,
è
il
solo
rimedio
contro
di
essa
ed
il
solo
mezzo
perché
ciascun
di
noi
si
abitui
a
prender
parte
attiva
e
cosciente
nel
lavoro
collettivo
,
e
cessi
di
essere
strumento
passivo
in
mano
dei
capi
.
Ché
se
poi
non
si
fa
nulla
di
nulla
e
tutti
restano
nell
'
inazione
completa
,
allora
certamente
non
vi
saranno
né
capi
né
gregari
,
né
comandanti
né
comandati
,
ma
allora
finiranno
la
propaganda
,
il
partito
,
ed
anche
le
discussioni
intorno
all
'
organizzazione
.
.
.
e
questo
,
speriamo
,
non
è
l
'
ideale
di
nessuno
.
Ma
un
'
organizzazione
,
si
dice
,
suppone
l
'
obbligo
di
coordinare
la
propria
azione
e
quella
degli
altri
,
quindi
viola
la
libertà
,
inceppa
l
'
iniziativa
.
A
noi
sembra
che
quello
che
veramente
leva
la
libertà
e
rende
impossibile
l
'
iniziativa
è
l
'
isolamento
che
rende
impotente
.
La
libertà
non
è
il
diritto
astratto
,
ma
la
possibilità
di
fare
una
cosa
:
questo
è
vero
tra
di
noi
,
come
è
vero
nella
società
generale
,
E
nella
cooperazione
degli
altri
uomini
che
l
'
uomo
trova
i
mezzi
per
esplicare
la
sua
attività
,
la
sua
potenza
d
'
iniziativa
.
Certamente
,
organizzazione
significa
coordinazione
di
forze
ad
uno
scopo
comune
ed
obbligo
negli
organizzati
di
non
fare
cosa
contraria
allo
scopo
.
Ma
quando
si
tratta
di
organizzazioni
volontarie
,
quando
coloro
che
stanno
nella
stessa
organizzazione
hanno
veramente
lo
stesso
scopo
e
sono
partigiani
degli
stessi
mezzi
,
l
'
obbligo
reciproco
che
impegna
tutti
riesce
vantaggioso
,
per
tutti
;
e
se
qualcuno
rinunzia
a
qualche
sua
idea
particolare
in
omaggio
all
'
unione
,
ciò
vuol
dire
che
trova
più
vantaggioso
rinunziare
ad
un
'
idea
,
che
d
'
altronde
da
solo
non
potrebbe
attuare
,
anziché
privarsi
della
cooperazione
degli
altri
nelle
cose
ch
'
egli
crede
di
maggiore
importanza
.
Se
poi
un
individuo
trova
che
nessuna
delle
organizzazioni
esistenti
accetta
le
sue
idee
ed
i
suoi
metodi
in
ciò
che
hanno
di
essenziale
,
e
che
in
nessuna
potrebbe
esplicare
la
sua
individualità
come
egli
l
'
intende
,
allora
farà
bene
a
restarne
fuori
;
ma
allora
,
se
non
vuole
rimanere
inattivo
ed
impotente
,
deve
cercare
altri
individui
che
pensano
come
lui
e
farsi
iniziatore
di
una
nuova
organizzazione
.
Un
'
altra
obbiezione
,
ed
è
l
'
ultima
di
cui
ci
intratterremo
,
è
che
essendo
organizzati
siamo
più
esposti
alle
persecuzioni
del
governo
.
A
poi
pare
invece
che
quanto
più
si
è
uniti
tanto
più
ci
si
può
difendere
efficacemente
.
Ed
infatti
ogni
volta
che
le
persecuzioni
ci
han
sorpresi
mentre
eravamo
disorganizzati
ci
hanno
completamente
sbaragliati
ed
hanno
ridotto
a
nulla
il
nostro
lavoro
antecedente
;
mentre
quando
e
dove
eravamo
organizzati
ci
hanno
fatto
più
bene
che
male
.
Ed
è
lo
stesso
anche
per
quel
che
riguarda
l
'
interesse
personale
dei
singoli
:
basti
l
'
esempio
delle
ultime
persecuzioni
che
hanno
colpito
gl
'
isolati
tanto
quanto
gli
organizzati
e
forse
anche
più
gravemente
.
Questo
,
s
'
intende
,
per
quelli
che
,
isolati
o
no
,
fanno
almeno
la
propaganda
individuale
;
che
per
quelli
che
non
fanno
nulla
e
tengono
ben
nascoste
le
loro
convinzioni
,
certamente
il
pericolo
è
poco
,
ma
è
anche
meno
l
'
utilità
che
danno
alla
causa
.
Il
solo
risultato
,
dal
punto
di
vista
delle
persecuzioni
,
che
si
ottiene
stando
disorganizzati
,
si
è
di
autorizzare
il
governo
a
negarci
il
diritto
di
associazione
ed
a
rendere
possibili
quei
mostruosi
processi
per
associazione
a
delinquere
,
che
esso
non
oserebbe
fare
contro
gente
che
afferma
altamente
,
pubblicamente
,
il
diritto
e
il
fatto
di
stare
associata
,
o
che
,
se
il
governo
l
'
osasse
,
risulterebbero
a
scorno
suo
e
a
vantaggio
della
propaganda
.
Del
resto
,
è
naturale
che
l
'
organizzazione
prenda
le
forme
che
le
circostanze
consigliano
ed
impongono
.
L
'
importante
non
è
tanto
l
'
organizzazione
formale
,
quanto
lo
spirito
di
organizzazione
.
Possono
esservi
dei
casi
in
cui
per
l
'
imperversare
della
reazione
,
sia
utile
sospendere
ogni
corrispondenza
,
cessare
da
ogni
riunione
:
sarà
sempre
un
danno
,
ma
se
la
voglia
di
essere
organizzati
sussiste
,
se
resta
vivo
lo
spirito
di
associazione
,
se
il
periodo
antecedente
di
attività
coordinata
avrà
moltiplicate
le
relazioni
personali
,
prodotte
solide
amicizie
e
creato
un
vero
accordo
d
'
idee
e
di
condotta
tra
i
compagni
,
allora
il
lavoro
degl
'
individui
anche
isolati
concorrerà
allo
scopo
comune
,
e
presto
si
troverà
modo
di
riunirsi
di
nuovo
e
riparare
al
danno
subito
.
Noi
siamo
come
un
esercito
in
guerra
e
possiamo
,
secondo
il
terreno
e
secondo
le
misure
prese
dal
nemico
,
combattere
in
grandi
masse
o
in
ordine
sparso
:
l
'
essenziale
è
che
ci
consideriamo
sempre
membri
dello
stesso
esercito
,
che
ubbidiamo
tutti
alle
stesse
idee
direttive
e
siamo
sempre
pronti
a
riunirci
in
colonne
compatte
quando
occorre
e
si
può
.
Tutto
questo
che
abbiamo
detto
è
per
quei
compagni
che
realmente
sono
avversari
del
principio
di
organizzazione
.
A
quelli
poi
che
combattono
l
'
organizzazione
solo
perché
non
vogliono
entrare
,
o
non
sono
accettati
,
in
una
determinata
organizzazione
,
e
perché
non
simpatizzano
con
gli
individui
che
ne
fanno
parte
,
noi
diciamo
:
fate
da
voi
,
con
quelli
che
sono
d
'
accordo
con
voi
,
un
'
altra
organizzazione
.
Noi
ameremmo
certo
poter
andare
tutti
d
'
accordo
e
riunire
in
un
fascio
potente
tutte
quante
le
forze
dell
'
anarchismo
;
ma
non
crediamo
nella
solidità
delle
organizzazioni
fatte
a
forza
di
concessioni
e
di
sottintesi
e
dove
non
v
'
è
tra
i
membri
accordo
e
simpatia
reali
.
Meglio
disuniti
che
malamente
uniti
.
Però
vorremmo
che
ciascuno
si
unisse
coi
suoi
amici
e
non
vi
fossero
forze
isolate
,
forze
perdute
.
StampaPeriodica ,
La
non
unanime
adesione
da
parte
nostra
al
patto
di
Roma
,
l
'
apparente
indisciplina
di
alcuni
fasci
di
combattimento
,
le
discussioni
e
le
dispute
tra
Duce
e
gregari
,
danno
a
chi
ci
conosce
superficialmente
o
non
ci
conosce
affatto
la
sensazione
che
il
fascismo
si
avvii
verso
lo
sfasciamento
...
Ma
la
realtà
è
ben
diversa
,
la
mentalità
pussista
,
adusata
alle
scomuniche
del
direttorio
socialista
e
plasmata
in
modo
da
flettere
e
schiena
e
ginocchia
all
'
ipse
dixit
della
suprema
autorità
del
partito
non
può
comprendere
la
nostra
indipendenza
spirituale
,
non
può
capire
come
i
gregari
sappiano
opporsi
al
Duce
...
Infatti
quale
è
la
ragione
vera
per
cui
non
in
tutti
i
centri
fascisti
è
stato
accettato
con
perfetta
obbedienza
il
patto
di
Roma
?
Anzitutto
la
generale
convinzione
da
parte
nostra
che
i
socialisti
non
sono
mutati
da
quello
che
erano
ieri
...
Probabilmente
i
motivi
che
hanno
indotto
Mussolini
a
firmare
la
pace
non
sono
a
tutti
noti
e
forse
,
per
alquanto
tempo
,
non
lo
saranno
...
Ma
indubitato
è
questo
,
per
tutti
indistintamente
:
che
Mussolini
...
ha
ceduto
all
'
imperativo
della
sua
nobile
,
diritta
e
fiera
coscienza
,
ispirando
la
sua
azione
a
queste
due
supreme
idealità
:
rendere
ancora
un
servizio
alla
grande
madre
dolorante
per
gli
eccidi
...
e
richiamare
il
fascismo
alla
funzione
normale
di
un
movimento
che
ha
ricorso
alla
violenza
come
ad
un
mezzo
doloroso
per
quanto
necessario
,
mai
elevandolo
a
natura
ed
altezza
di
fine
...
I
compiti
che
le
cose
affidano
al
nostro
movimento
sono
molteplici
...
Per
il
presente
e
per
l
'
avvenire
,
per
l
'
Italia
e
per
le
sue
fortune
,
fascisti
a
noi
!
A
noi
contro
il
nemico
di
ieri
e
di
domani
!
StampaPeriodica ,
Il
principale
appunto
che
gli
esponenti
della
vecchia
ed
illuministica
mentalità
massonico
-
liberale
,
muovono
al
Fascismo
è
quello
di
livellare
soverchiamente
le
varie
personalità
,
di
sopprimere
,
in
una
parola
,
l
'
individuo
a
vantaggio
dell
'
unità
dello
Stato
.
Questo
rimprovero
dimostra
ad
abundantiam
come
tali
oppositori
siano
destinati
a
non
comprendere
assolutamente
nulla
di
ciò
che
forma
l
'
essenza
del
Fascismo
.
La
loro
posizione
intellettualistica
li
costringe
a
non
vedere
più
in
là
dell
'
individuo
come
puro
individuo
,
astratto
,
fuori
dello
Stato
,
anzi
,
contrapposto
allo
Stato
stesso
;
e
l
'
unità
di
esso
Stato
necessariamente
appare
ad
essi
come
unità
indifferenziata
,
astratta
,
tale
da
non
ammettere
in
sé
alcuna
distinzione
.
Ma
è
noto
a
chiunque
del
Fascismo
abbia
seguito
gli
sviluppi
,
non
limitando
la
propria
osservazione
alla
superficie
,
ma
vivendo
profondamente
,
nella
sua
intimità
spirituale
,
questo
nostro
grande
movimento
,
è
noto
che
esso
non
annulla
l
'
individuo
ma
anzi
gli
dà
la
sua
vera
vita
,
nel
tutto
nazionale
,
statale
,
fuori
del
quale
esso
individuo
non
esiste
,
né
può
avere
vita
.
E
lo
Stato
,
d
'
altra
parte
,
nell
'
individuo
trova
la
sua
vita
,
la
sua
attuazione
:
per
esistere
veramente
,
esso
,
con
tutti
i
suoi
problemi
e
le
sue
esigenze
,
deve
vivere
nell
'
intimo
dell
'
individuo
.
Nulla
sfugge
e
si
contrappone
assolutamente
allo
Stato
fascista
,
Stato
totalitario
per
eccellenza
,
in
cui
una
separazione
fra
teoria
e
pratica
,
fra
pensiero
e
azione
è
impossibile
.
Queste
fondamentali
premesse
del
Fascismo
se
sfuggono
ai
summenzionati
adoratori
dell
'
individuo
astratto
,
sfuggono
anche
,
ci
sembra
,
a
coloro
che
oggi
,
speriamo
in
buona
fede
,
vorrebbero
fare
del
Fascismo
una
specie
di
catechismo
da
accettarsi
,
così
,
dommaticamente
,
esteriormente
,
bell
'
e
fatto
e
conchiuso
in
sé
,
senza
più
vita
,
ridotto
a
qualcosa
di
statico
,
di
morto
.
Il
Fascismo
invece
non
è
una
dottrina
definitiva
,
dommatica
,
ma
è
essenzialmente
vita
spirituale
,
sviluppo
.
È
falso
che
il
Fascismo
tenda
a
legare
la
libera
attività
dell
'
individuo
(
che
,
però
,
si
deve
intendere
sempre
nel
tutto
statale
)
:
egli
non
può
né
vuole
aver
pensato
una
volta
tanto
per
tutti
ma
esige
che
ognuno
ricrei
in
sé
stesso
i
suoi
problemi
,
li
sviluppi
,
li
risolva
.
Premesso
ciò
è
chiaro
il
dovere
della
gioventù
fascista
:
non
accettare
passivamente
le
idee
del
Fascismo
ma
meditarle
,
viverle
,
convincersene
sempre
più
,
sinceramente
,
nell
'
intimo
della
propria
coscienza
.
Possiamo
agire
e
sacrificarci
per
un
'
idea
allora
,
soltanto
che
questa
idea
la
abbiamo
rivissuta
in
noi
,
l
'
abbiamo
fatta
più
nostra
del
nostro
sangue
e
della
nostra
carne
.
Ciò
che
non
ha
alla
base
una
convinzione
formatasi
nella
più
intima
coscienza
,
è
costruito
sulla
sabbia
e
destinato
ben
presto
a
perire
.
E
perciò
l
'
opera
di
coloro
che
tendono
a
fare
del
Fascismo
un
canone
formalistico
e
superficiale
,
a
scapito
della
sua
intimità
e
della
sua
vita
attiva
,
è
opera
deleteria
,
antifascista
.
Purtroppo
questa
tendenza
ad
accettare
supinamente
la
lettera
del
Fascismo
senza
riuscire
a
coglierne
lo
spirito
è
abbastanza
diffusa
,
dovunque
:
e
varie
volte
il
Duce
ha
dovuto
bollare
sdegnosamente
certi
relatori
di
un
'
ortodossia
tutta
esteriore
,
i
quali
di
fascista
il
più
delle
volte
non
hanno
che
la
tessera
.
Senza
contare
poi
che
la
maggioranza
di
tali
relatori
,
pronti
a
gridare
allo
scandalo
e
all
'
eresia
se
qualcuno
accenni
ad
esprimere
un
parere
leggermente
diverso
da
quello
del
gerarca
di
Roccacannuccia
di
sopra
,
sono
proprio
quelli
che
nel
Fascismo
si
son
rifugiati
all
'
ultimo
momento
,
assaliti
da
stranissime
e
troppo
tempestive
crisi
di
coscienza
.
Oh
,
la
noiosissima
e
pedantesca
genia
dei
neofiti
ipocriti
!
Ma
quel
che
è
peggio
,
è
il
fatto
che
molti
,
troppi
,
dei
nostri
giovani
sono
rimasti
infetti
da
questa
tabe
:
troppi
studenti
universitari
hanno
messo
un
robusto
lucchetto
alla
propria
scatola
cranica
,
beatamente
sicuri
che
per
essere
buoni
fascisti
basti
non
mancare
alle
varie
cerimonie
e
pagare
regolarmente
i
canoni
del
Partito
.
Per
il
resto
,
abulia
assoluta
:
le
Università
pullulano
ancora
di
quei
tali
studenti
cui
S
.
E
.
Turati
minacciò
una
serqua
di
sacrosantissimi
calci
.
In
una
rivista
destinata
agli
Universitari
certe
verità
,
anche
poco
simpatiche
non
si
devono
tacere
:
i
problemi
che
il
Fascismo
agita
e
che
devono
essere
meditati
e
sviscerati
,
per
troppa
gente
sono
ancora
lettera
morta
.
Il
difetto
capitale
è
questo
:
non
s
'
è
ancora
bene
compreso
che
Fascismo
vuol
dire
essenzialmente
serietà
e
sincerità
,
vuol
dire
opera
attiva
,
disinteressata
,
ognuno
al
proprio
posto
,
coscienziosamente
,
come
il
Duce
meravigliosamente
insegna
col
suo
esempio
.
Ed
è
veramente
doloroso
che
tale
rimprovero
di
poca
serietà
purtroppo
debba
così
spesso
essere
rivolto
proprio
alla
così
detta
classe
intellettuale
,
universitaria
destinata
domani
a
dirigere
la
vita
nazionale
.
Questo
disinteressamento
sempre
maggiore
della
gioventù
per
i
più
importanti
problemi
dello
spirito
,
per
la
scienza
e
per
l
'
arte
non
è
invero
soltanto
malattia
italiana
:
la
peste
pragmatistica
d
'
oltre
Atlantico
sta
vigilando
in
tutta
Europa
e
perciò
anche
da
noi
se
ne
risentono
le
conseguenze
.
Ma
a
questa
tendenza
reagisce
il
Fascismo
il
quale
,
ripetiamo
,
non
è
un
avversario
della
vita
spirituale
,
della
libera
attività
dell
'
individuo
che
pensa
e
agisce
,
ma
anzi
ne
è
il
più
schietto
e
genuino
esaltatore
.
E
la
serietà
che
il
Fascismo
esige
non
è
serietà
esteriore
,
apparente
ma
è
quella
intima
serietà
,
quella
dirittura
morale
che
non
tollera
compromessi
fra
teoria
e
pratica
,
la
serietà
degli
spiriti
pensosi
e
pronti
all
'
azione
.
Ecco
in
conclusione
il
dovere
della
gioventù
fascista
:
render
sempre
più
seria
la
propria
attività
,
collaborare
coscienziosamente
all
'
opera
del
Fascismo
,
vivendo
,
discutendo
,
risolvendo
,
i
suoi
problemi
,
aumentando
sempre
più
il
proprio
patrimonio
spirituale
per
poter
così
essere
sempre
più
utili
alla
Patria
.
Bisogna
fissarsi
bene
in
testa
che
l
'
Italia
non
occuperà
mai
il
posto
che
le
spetta
di
fronte
alle
altre
nazioni
se
i
suoi
cittadini
non
la
renderanno
degna
con
la
loro
opera
ininterrotta
ed
efficace
.
Ma
non
dimentichiamo
che
opera
efficace
è
soltanto
quella
che
scaturisce
da
un
travaglio
spirituale
profondo
e
sincero
,
dalla
coscienza
sicura
del
proprio
dovere
e
della
ferma
volontà
di
seguirlo
completamente
,
a
qualunque
costo
.
E
allora
comprenderemo
facilmente
come
gli
inetti
,
lo
studente
ignorante
,
il
professionista
incapace
e
così
via
,
siano
i
peggiori
antifascisti
anche
se
forniti
abbondantemente
di
tessere
e
di
distintivi
.
StampaPeriodica ,
L
Avanti
!
del
22
corrente
cortesemente
risponde
all
articolo
da
me
pubblicato
nell
Agitazione
del
14
sull
evoluzione
dell
anarchismo
;
ma
,
secondo
me
,
risponde
male
e
fuori
della
questione
.
Esso
vuol
dimostrare
,
in
contraddittorio
con
me
,
che
l
anarchismo
evolve
verso
il
socialismo
democratico
;
ed
invece
si
mette
a
sostenere
che
,
in
omaggio
alla
verità
ed
alla
logica
,
quell
evoluzione
dovrebbe
avvenire
ed
avverrà
.
Confondendo
in
tal
modo
ciò
che
è
con
ciò
che
si
crede
che
dovrebbe
essere
e
che
sarà
,
ognuno
,
il
quale
professa
onestamente
un
idea
e
la
ritiene
conforme
alla
logica
ed
alla
verità
ed
ha
fede
(
cioè
forte
speranza
)
nel
suo
trionfo
,
potrebbe
sostenere
che
tutti
gli
altri
evolvono
verso
di
lui
;
il
che
poi
non
cambierebbe
le
tendenze
reali
dei
vari
partiti
ed
i
rapporti
in
cui
si
trovano
l
uno
verso
l
altro
.
Io
potrei
limitarmi
a
constatare
,
il
modo
come
l
Avanti
!
ha
schivata
la
questione
e
non
aggiunger
altro
,
poiché
non
si
trattava
affatto
di
discutere
i
meriti
relativi
dei
programmi
socialista
democratico
e
socialista
anarchico
.
Ma
sarà
bene
seguire
l
Avanti
!
sul
suo
terreno
e
vedere
se
davvero
la
verità
sta
dalla
parte
sua
e
la
logica
deve
menar
gli
anarchici
dove
esso
dice
.
L
Avanti
!
mi
risponde
su
tre
questioni
:
quella
del
modo
,
radicalmente
diverso
dal
nostro
,
come
i
socialisti
democratici
intendono
attuare
la
trasformazione
sociale
;
quella
dello
Stato
nella
società
futura
;
e
quella
delle
elezioni
.
Sulla
prima
questione
io
avevo
detto
che
i
socialisti
democratici
vogliono
trasformare
la
società
presente
per
mezzo
di
leggi
,
e
l
Avanti
!
risponde
che
non
è
vero
che
essi
vogliono
servirsi
soltanto
di
leggi
:
io
veramente
il
soltanto
non
ce
l
avevo
messo
;
ma
ce
l
avessi
anche
messo
,
non
me
ne
pentirei
,
poiché
è
noto
che
per
i
socialisti
democratici
ogni
propaganda
,
ogni
agitazione
,
ogni
organizzazione
ha
per
scopo
finale
la
conquista
di
poteri
pubblici
,
vale
a
dire
il
potere
di
far
le
leggi
.
E
la
Critica
sociale
,
di
cui
l
Avanti
!
non
contesterà
l
autorevolezza
,
nel
suo
numero
del
16
maggio
,
lamentando
che
la
lotta
elettorale
,
che
dovrebbe
essere
l
indice
dell
azione
e
della
forza
del
partito
,
è
diventata
quasi
essa
sola
quest
azione
e
questa
forza
,
giunse
a
dire
:
astrattamente
,
metafisicamente
,
si
può
pensare
che
basti
.
Il
proletariato
poco
importa
che
sappia
,
che
capisca
,
che
voglia
,
che
agisca
esso
stesso
:
basta
che
intuisca
e
che
voti
.
Così
a
poco
a
poco
diventerà
maggioranza
e
altri
per
lui
trasformerà
lo
Stato
a
suo
vantaggio
.
E
se
la
Critica
trovava
che
questa
verità
astratta
non
è
poi
vera
in
concreto
,
era
solo
perché
il
governo
può
mozzare
nel
pugno
dei
socialisti
l
arma
del
voto
ed
allora
il
partito
non
sarebbe
in
grado
di
opporre
alcuna
resistenza
,
neppure
lo
sciopero
delle
arti
maggiori
nei
centri
maggiori
.
L
Avanti
!
può
dire
,
se
così
gli
piace
,
che
questo
non
è
vero
e
che
io
conosco
male
e
giudico
peggio
il
programma
dei
socialisti
democratici
;
ma
sta
il
fatto
che
gli
anarchici
convengono
tutti
,
in
questa
questione
,
nella
stessa
opinione
che
ho
espresso
io
e
credo
di
essere
nel
vero
dunque
,
niente
evoluzione
nel
senso
che
dice
l
Avanti
!
.
Sulla
questione
dello
Stato
,
avendo
io
affermato
che
lo
Stato
sarà
sempre
organo
di
sfruttamento
,
l
Avanti
!
mi
accusa
di
essere
caduto
in
un
equivoco
molto
grosso
perché
...
la
letteratura
socialista
(
democratica
)
scientifica
e
popolare
è
tutta
informata
al
concetto
che
,
soppressi
gli
antagonismi
di
classe
,
scompaiono
le
funzioni
oppressive
dello
Stato
.
Questo
è
infatti
una
cosa
nota
,
ed
io
avevo
già
detto
,
nello
stesso
brano
riportato
dall
Avanti
!
,
che
secondo
i
socialisti
democratici
lo
Stato
diverrà
,
nella
società
futura
organo
degli
interessi
di
tutti
;
ma
è
altrettanto
noto
che
gli
anarchici
pensano
(
ed
è
per
questo
che
sono
anarchici
)
che
lo
Stato
non
solo
è
strumento
di
oppressione
in
mano
della
classe
dominante
ma
costituisce
esso
stesso
,
col
suo
personale
,
una
classe
privilegiata
con
i
suoi
interessi
,
le
sue
passioni
,
i
suoi
pregiudizi
particolari
,
e
che
una
società
in
cui
si
fosse
abolita
la
proprietà
privata
e
conservato
lo
Stato
sarebbe
sempre
una
società
basata
sull
antagonismo
degl
interessi
,
e
presto
vedrebbe
risorgere
nel
suo
seno
,
per
opera
e
con
la
protezione
dello
Stato
,
il
privilegio
economico
con
tutte
le
sue
conseguenze
.
Non
è
il
caso
di
discutere
a
fondo
questa
questione
,
che
l
Agitazione
ha
già
trattata
e
su
cui
dovrà
per
certo
ritornare
continuamente
,
trattandosi
della
base
stessa
del
programma
anarchico
.
Importa
solo
notare
,
per
gli
scopi
della
presente
polemica
,
che
se
mai
gli
anarchici
si
convincessero
che
lo
Stato
può
diventare
un
istituzione
benefica
ed
esistere
utilmente
in
una
società
di
liberi
ed
eguali
,
allora
non
bisognerebbe
già
dire
che
l
anarchismo
ha
evoluto
verso
il
socialismo
democratico
,
ma
semplicemente
che
gli
anarchici
si
sono
convinti
che
avevano
torto
e
sono
diventati
socialisti
democratici
.
E
questo
non
è
.
Sulla
questione
infine
dell
astensione
elettorale
,
l
Avanti
!
ragiona
in
modo
ancora
più
singolare
.
Io
avevo
detto
:
Noi
cerchiamo
nel
movimento
operaio
la
base
della
nostra
forza
e
la
garanzia
che
la
prossima
rivoluzione
riesca
davvero
socialista
ed
anarchica
;
e
ci
rallegriamo
d
ogni
miglioramento
che
gli
operai
riescono
a
conquistare
,
perché
esso
aumenta
nella
classe
lavoratrice
la
coscienza
della
sua
forza
,
eccita
nuovi
bisogni
e
nuove
pretese
,
ed
avvicina
il
punto
limite
,
dove
i
borghesi
non
possono
più
cedere
se
non
rinunziando
ai
loro
privilegi
,
e
quindi
il
conflitto
violento
diventa
fatale
.
L
Avanti
!
cita
questo
brano
,
ma
sopprimendo
le
parole
ch
io
ho
messo
in
corsivo
,
e
ne
cava
delle
conclusioni
che
,
se
io
mi
fossi
fermato
là
dove
l
Avanti
!
arresta
la
citazione
,
sarebbero
perfettamente
giuste
.
Voi
propugnate
,
dice
l
Avanti
!
,
la
resistenza
operaia
nel
campo
economico
per
migliorare
le
condizioni
degli
operai
;
ma
siccome
vi
sono
miglioramenti
impossibili
ad
ottenersi
mediante
la
semplice
resistenza
ed
ancor
meno
si
può
con
la
resistenza
abolire
il
capitalismo
,
la
logica
vi
porterà
necessariamente
alla
resistenza
politica
che
per
l
Avanti
!
è
sinonimo
di
lotta
elettorale
.
L
Avanti
!
non
ha
pensato
(
quantunque
il
passaggio
da
esso
soppresso
nella
citazione
delle
mie
parole
lo
faceva
chiaramente
intendere
)
che
la
logica
potrebbe
portarci
,
e
ci
porta
infatti
,
alla
rivoluzione
.
Noi
crediamo
,
per
lo
meno
quanto
l
Avanti
!
,
che
l
organizzazione
corporativa
,
la
resistenza
economica
e
tutto
quanto
si
può
fare
nel
regime
attuale
,
non
può
risolvere
la
questione
sociale
e
che
,
a
parte
gli
effetti
morali
,
appena
serve
ad
assicurare
ad
una
frazione
del
proletariato
dei
miglioramenti
che
bisogna
poi
difendere
con
una
lotta
continua
contro
le
insidie
sempre
rinascenti
dei
padroni
e
siamo
convinti
che
la
libertà
ed
il
benessere
assicurati
a
tutti
non
si
avranno
se
non
quando
i
lavoratori
si
saranno
impossessati
dei
mezzi
di
produzione
ed
avranno
avocato
a
loro
l
organizzazione
della
vita
sociale
,
e
che
per
far
questo
bisogna
sbarazzarsi
del
potere
che
sta
a
guardia
del
capitalismo
e
si
arroga
il
diritto
di
sovranità
su
tutto
e
su
tutti
.
Ma
crediamo
che
la
lotta
elettorale
non
vale
a
debellare
il
potere
,
e
che
se
anche
lo
potesse
,
non
farebbe
che
passarlo
in
mano
di
altri
senza
nessun
vantaggio
sostanziale
per
il
popolo
;
e
perciò
ci
sforziamo
di
allontanare
i
lavoratori
da
un
mezzo
illusorio
e
dannoso
,
ed
affrettiamo
coi
voti
e
coll
opera
il
giorno
in
cui
,
cresciuta
a
sufficienza
la
coscienza
e
la
forza
dei
lavoratori
,
questi
affermeranno
coi
fatti
la
ferma
decisione
di
non
volere
più
essere
né
sfruttati
né
comandati
,
e
prenderan
possesso
,
direttamente
e
non
per
delegati
,
della
ricchezza
e
del
potere
sociale
.
Ché
se
poi
questa
determinazione
dei
lavoratori
comincerà
a
manifestarsi
mediante
il
rifiuto
del
lavoro
o
il
rifiuto
del
servizio
militare
o
il
rifiuto
di
pagare
i
fitti
ed
i
dazi
,
o
la
confisca
popolare
dei
generi
di
consumo
,
o
le
barricate
e
le
bande
armate
,
è
questione
che
risolveranno
le
circostanze
e
che
,
comunque
risoluta
,
menerà
sempre
agli
stessi
risultati
:
il
conflitto
violento
tra
il
vecchio
mondo
che
si
ostina
a
vivere
ed
il
nuovo
mondo
che
vuol
trionfare
sulle
rovine
di
quello
.
L
Avanti
!
a
quel
che
pare
ci
ha
completamente
fraintesi
:
esso
ha
creduto
che
noi
abbiam
cessato
di
essere
rivoluzionari
.
Ed
invece
noi
crediamo
più
che
mai
nella
necessità
della
rivoluzione
;
e
non
già
nel
senso
scientifico
della
parola
,
nel
qual
senso
spesso
si
chiamano
rivoluzionari
anche
i
legalitari
,
ma
nel
senso
volgare
di
conflitto
violento
,
in
cui
il
popolo
si
sbarazza
colla
forza
della
forza
che
l
opprime
,
ed
attua
i
suoi
desideri
fuori
e
contro
tutta
la
legalità
.
La
nostra
evoluzione
si
riduce
a
questo
:
che
avendo
visto
che
coi
vecchi
metodi
la
rivoluzione
non
si
faceva
né
si
avvicinava
,
abbiamo
abbracciato
metodi
che
ci
sembrano
più
atti
a
prepararla
ed
a
farla
.
I
socialisti
democratici
credono
che
siamo
in
errore
e
quindi
fanno
bene
a
cercare
di
convertirci
,
come
noi
cerchiamo
di
convertir
loro
;
ma
non
diano
per
fatto
quello
che
è
un
semplice
desiderio
,
non
vendano
la
pelle
dell
orso
prima
che
l
orso
sia
in
loro
potere
.
La
Giustizia
di
Reggio
Emilia
in
uno
dei
suoi
ultimi
numeri
,
riproducendo
un
passaggio
dell
Agitazione
,
nel
quale
s
insiste
sulla
necessità
di
preparare
e
rendere
possibile
la
rivoluzione
mediante
l
organizzazione
operaia
e
la
piccola
lotta
quotidiana
,
si
compiace
che
noi
abbiamo
finalmente
riconosciuto
quello
che
i
socialisti
democratici
hanno
sempre
predicato
e
praticato
,
e
per
cui
noi
li
abbiamo
aspramente
attaccati
e
vituperati
.
Ciò
non
è
esatto
.
Le
ragioni
del
nostro
dissenso
dai
socialisti
democratici
sono
state
sempre
quelle
stesse
di
oggi
.
Se
li
abbiamo
combattuti
con
acrimonia
non
è
stato
già
perché
essi
si
occupavano
del
movimento
operaio
più
di
quello
che
facessimo
noi
,
ma
perché
essi
cercavano
e
cercano
di
volgere
quel
movimento
a
scopi
che
noi
crediamo
dannosi
ai
veri
interessi
del
socialismo
.
Che
anzi
fra
le
cause
per
cui
gli
anarchici
hanno
per
lungo
tempo
guardato
con
sospetto
le
organizzazioni
operaie
non
decisamente
rivoluzionarie
,
ed
oggi
ancora
alcuni
dei
nostri
non
mettono
nel
propugnarle
tutto
il
necessario
fervore
,
vi
è
,
non
ultima
,
quella
che
i
propagandisti
del
socialismo
democratico
hanno
fatto
e
fanno
tutto
il
possibile
per
discreditarle
nell
animo
nostro
servendosene
per
farsi
nominare
deputati
.
Ed
io
mi
sovvengo
di
essere
stato
,
nel
1890
o
1891
,
trattato
male
dalla
Giustizia
(
non
dico
ch
io
l
abbia
trattata
meglio
)
perché
Prampolini
voleva
che
la
manifestazione
del
Primo
Maggio
si
facesse
invece
la
prima
Domenica
del
mese
,
e
gli
amici
di
Reggio
pubblicarono
uno
scritto
mio
per
protestare
contro
una
proposta
che
levava
alla
manifestazione
il
suo
significato
e
la
sua
importanza
.
Ciò
che
prova
che
io
ero
in
disaccordo
colla
Giustizia
non
già
perché
quel
giornale
patrocinava
la
resistenza
operaia
più
che
non
facessero
i
miei
amici
,
ma
perché
esso
tendeva
,
almeno
a
giudizio
mio
,
ad
evirare
il
movimento
operaio
e
l
ostacolava
precisamente
quando
stava
per
prendere
una
via
,
poco
atta
a
favorire
candidature
al
parlamento
,
ma
ottima
per
abituare
i
lavoratori
ad
agire
di
concerto
e
dar
loro
coscienza
della
propria
forza
.
Del
resto
,
se
gli
anarchici
hanno
a
volte
ecceduto
negli
attacchi
contro
i
socialisti
democratici
,
questi
ve
li
hanno
gravemente
provocati
,
poiché
invece
di
combatterci
per
quel
che
siamo
,
hanno
cercato
sempre
di
presentarci
sotto
una
falsa
luce
.
E
proprio
La
Giustizia
si
ostinò
una
volta
nel
sostenere
che
gli
anarchici
non
sono
socialisti
:
cosa
che
procurò
molto
piacere
a
Napoleone
Colajanni
,
ma
non
fece
certamente
onore
allo
spirito
di
verità
,
che
pur
d
ordinario
distingue
,
mi
compiaccio
nel
riconoscerlo
,
l
organo
socialista
di
Reggio
Emilia
.
StampaPeriodica ,
Con
grande
sorpresa
gli
italiani
appresero
,
ai
primi
di
luglio
,
che
Mussolini
e
Turati
si
stessero
abbracciando
!
E
come
mai
?
Perché
?
Ma
se
,
nel
mentre
in
prima
pagina
i
giornali
raccontavano
gli
abbracci
,
le
altre
erano
piene
di
racconti
di
nuove
aggressioni
proditorie
esercitate
per
parte
di
socialisti
e
di
comunisti
,
fratelli
Siamesi
,
in
danno
di
fascisti
!
Ma
se
,
il
giorno
istesso
degli
abbracci
,
l
'
Avanti
!
con
bella
insolenza
,
respingeva
ogni
amorevole
contatto
!
È
Mussolini
sempre
compos
suis
?
Non
conosce
le
trappole
del
collega
sornione
?
Si
ostina
egli
ad
allungare
la
serie
delle
sue
gaffes
?
Ma
,
allora
,
chi
gliele
sta
facendo
fare
?
Non
vede
egli
che
risultati
seguono
dalle
sue
improntitudini
?
Queste
erano
le
meraviglie
alle
quali
assistevamo
,
questi
i
quesiti
che
gli
italiani
si
ponevano
.
Da
allora
sono
passati
alcuni
giorni
;
bolcevismo
e
nittismo
sono
risorti
,
sfacciati
come
nel
1919;
ed
è
ora
di
parlare
chiaro
,
ma
chiaro
assai
.
È
troppo
preziosa
per
il
rinascimento
morale
ed
economico
del
paese
l
'
opera
dei
Fasci
perché
non
meriti
esame
ogni
attentato
disgregatore
della
loro
compagine
,
o
deviatore
della
loro
funzione
nazionale
.
È
gioventù
troppo
bella
quella
che
sotto
questa
bandiera
riuscì
a
riunirsi
perché
sia
acconsentito
di
assistere
impassibile
alla
delusione
da
cui
sarà
colta
dopo
di
essere
stata
traviata
.
È
anche
figura
di
combattente
troppo
bella
quella
dello
stesso
Mussolini
per
tollerare
che
la
sfruttino
i
compari
della
plutocrazia
demagogica
ed
i
parassiti
del
proletariato
.
È
dovere
di
segnalare
a
fascisti
e
a
Mussolini
lo
sfruttamento
di
cui
sono
oggetto
,
la
ingenuità
con
la
quale
ne
restano
vittime
,
e
lo
scredito
che
li
attende
,
scredito
che
li
ridurrà
a
spauracchi
,
rivestiti
di
stracci
,
che
non
sbarreranno
più
la
via
agli
astuti
imbroglioni
della
banca
giudaica
,
ai
pescicani
industriali
in
procinto
di
fallire
ed
agli
operai
fannulloni
e
viziati
che
tutti
fanno
a
combutta
per
spogliare
a
mezzo
del
Governo
,
delle
sue
imprese
,
dei
suoi
contratti
e
favori
,
coloro
che
del
proprio
lavoro
e
talento
,
e
dell
'
uso
dei
propri
risparmi
,
traggono
onesto
sostentamento
.
...
Il
primo
effetto
della
gaffe
di
Mussolini
fu
dunque
quella
di
far
uscire
di
nuovo
dalle
loro
tane
le
bande
dei
pregiudicati
,
dei
ladri
,
degli
accoltellatori
,
che
formano
l
'
esercito
bolcevico
.
Il
secondo
effetto
della
gaffe
fu
quello
di
tornare
a
porre
a
repentaglio
l
'
unione
fascista
.
Fu
impossibile
ai
principali
Fasci
locali
di
seguire
colui
che
vorrebbe
esserne
il
duce
generale
.
E
con
ragione
.
Non
sono
essi
sotto
l
'
influenza
della
plutocrazia
demagogica
sionista
,
e
se
questa
può
far
fare
delle
gaffes
al
Mussolini
,
essa
non
può
ottenere
che
i
Fasci
non
si
rendano
conto
delle
gaffes
e
si
comportino
come
fanno
le
masse
pecorine
del
proletariato
!
Queste
non
ragionano
,
perché
sono
gregge
incolto
,
stimolato
da
istinto
di
rapina
.
Si
promette
loro
del
bottino
e
seguono
il
ciarlatano
!
I
fascisti
,
invece
,
sono
gioventù
borghese
.
Hanno
spirito
critico
.
Non
lavorano
per
la
pancia
,
ma
per
un
ideale
.
Non
cercano
preda
,
ma
vogliono
la
grandezza
della
Patria
.
Possono
errare
nell
'
accogliere
una
teoria
;
le
teorie
sono
modelli
mentali
per
l
'
accasellamento
dei
fatti
e
perciò
ognora
mutevoli
;
ma
non
possono
cambiare
i
sentimenti
e
da
nobili
diventare
vili
,
da
generosi
egocentrici
,
da
patriottici
socialistici
.
...
Passiamo
adesso
per
un
momento
all
'
esame
della
situazione
della
plutocrazia
demagogica
e
vedremo
come
il
suo
interesse
collima
con
quello
socialista
.
E
per
non
stare
sulle
generali
,
procediamo
per
via
di
esempii
.
È
fallita
l
'
ulva
.
Di
chi
il
danno
?
Degli
azionisti
!
Ma
chi
sono
?
Credete
che
siano
il
pubblico
?
Manco
per
sogno
!
Nel
pubblico
c
'
è
poca
roba
.
...
Ma
,
si
dirà
,
va
bene
per
l
'
ulva
,
è
un
caso
speciale
,
tanto
più
che
il
Governo
le
tolse
150
milioni
di
sopra
-
profitti
di
guerra
,
che
ora
si
vede
dove
stessero
!
No
,
Mussolini
mio
,
l
'
istessa
storia
la
vedrai
con
Ansaldo
.
Vedrai
che
pace
e
che
amore
ti
offriranno
i
vari
Modigliani
,
Treves
,
mentre
per
la
platea
fingeranno
clamorosa
guerra
.
Vedrai
che
bocche
,
atteggiate
a
culo
di
gallina
,
ti
faranno
i
vari
Della
Torre
e
gli
altri
fratelli
in
Sion
e
Oriente
.
Perché
la
cosa
è
questa
.
Se
quei
ragazzi
che
ti
si
schierano
attorno
sapessero
capire
altrettanto
bene
quanto
sanno
sentire
rettamente
,
se
l
'
intelligenza
avessero
fine
e
la
cultura
soda
quanto
hanno
il
cuore
puro
e
ricco
di
note
,
l
'
Italia
non
fallirebbe
,
l
'
Italia
non
sarebbe
presa
dallo
straniero
a
pedate
,
l
'
Italia
non
sarebbe
sfruttata
,
oltre
le
sue
forze
,
oltre
il
suo
enorme
coraggio
,
oltre
la
impareggiabile
sua
probità
e
laboriosità
,
dalla
canaglia
bolcevica
,
dai
sornioni
socialisti
e
dal
farabuttismo
plutocratico
.
Ma
,
il
primo
a
non
capire
,
sei
te
,
Mussolini
!
StampaPeriodica ,
Quando
alle
pure
parole
di
«
cultura
»
,
«
intellettuale
»
,
«
scienza
»
,
«
arte
»
Si
aggiunge
l
'
aggettivo
impegnante
di
«
fascista
»
spesso
,
per
non
dire
quasi
sempre
,
fiorisce
sulle
labbra
dell
'
ascoltatore
scaltrito
di
ogni
più
esperta
coltura
un
sorriso
di
compatimento
se
non
proprio
di
disprezzo
;
tantoché
ancora
oggi
intellettuale
fascista
è
per
moltissimi
sinonimo
di
facilone
,
di
superficiale
,
di
arruffone
,
o
di
ingenuo
in
buona
fede
.
Perché
capita
agli
intellettuali
fascisti
questa
sorte
poco
benigna
?
Si
usa
dire
con
una
corrente
formula
che
la
coltura
in
quanto
tale
è
disinteressata
e
vergine
,
di
ogni
politico
e
pratico
contatto
;
e
che
non
si
può
sotto
pena
di
vanificare
il
sostantivo
,
valersi
dell
'
aggettivo
.
Si
usa
dire
troppo
di
frequente
anche
da
molti
uomini
forniti
di
distintivo
,
che
il
Fascismo
è
anticultura
,
che
il
Fascismo
non
ha
bisogno
di
idee
,
che
gli
intellettuali
sono
in
quanto
intellettuali
tutti
per
lo
meno
sospetti
di
antifascismo
,
e
che
ogni
preoccupazione
a
questo
riguardo
è
inutile
perché
il
vero
fascista
non
deve
navigare
nel
nebuloso
cielo
della
teoria
che
non
serve
a
nulla
.
Molti
poi
,
che
sono
fascisti
anche
di
limpida
fede
,
usano
tacere
la
loro
qualità
di
fascisti
quando
agitano
problemi
culturali
o
peggio
la
dimenticano
nella
loro
vita
intellettuale
anche
se
poi
la
ricordano
in
parole
vane
e
sonore
.
Io
voglio
dire
alcune
semplici
parole
da
studente
universitario
ai
miei
colleghi
studenti
universitari
,
parole
che
le
osservazioni
che
mi
son
venuto
formando
nel
considerare
un
po
'
l
'
ambiente
nostro
mi
spingono
a
dire
.
È
vero
che
la
cultura
è
pura
e
che
cioè
nella
sua
libera
consapevolezza
non
può
essere
pavesata
di
drappi
e
di
fiamme
nere
e
tricolori
,
ma
è
anche
vero
che
quella
cultura
,
se
è
fatta
e
attuata
da
uomini
che
sono
intimamente
fascisti
,
sarà
necessariamente
significativa
del
fascismo
:
anzi
contro
quella
torbida
vena
di
improvvisazione
e
di
enfasi
è
bene
riaffermare
,
secondo
l
'
esempio
di
parole
che
sono
a
noi
care
per
la
voce
che
le
ha
pronunciate
,
che
anche
nel
contrasto
culturale
il
Fascismo
deve
affermarsi
sopra
tutto
come
serietà
e
come
chiara
coscienza
,
senza
confusioni
e
senza
leggerezze
.
Non
è
necessario
per
chi
sia
nel
fascismo
con
tutta
la
sua
sincerità
spirituale
abbandonarsi
,
al
termine
di
ogni
indagine
,
a
rettoriche
gonfiezze
e
a
sforzature
falsamente
patriottiche
e
ridicolosamente
regimistiche
.
Quando
S
.
E
.
Bottai
ha
con
parola
severa
e
con
acume
di
studioso
veramente
fascista
,
tenuto
a
noi
studenti
quella
lucida
lezione
di
diritto
corporativo
,
io
ho
pensato
che
se
tanto
si
parla
di
stile
fascista
,
stile
fascista
è
quello
che
segna
la
linea
del
pensiero
di
S
.
E
.
Bottai
e
che
significa
ammonimento
a
parlare
solo
di
quello
che
si
è
veramente
pensato
e
capito
:
studiare
,
pensare
,
scrivere
perché
il
Fascismo
si
valga
del
nostro
lavoro
e
non
pretendere
che
il
nostro
lavoro
si
valga
del
Fascismo
per
farsi
stimare
quello
che
non
è
.
Se
tutti
i
fascisti
che
lavorano
a
dissodare
le
terre
della
cultura
non
avranno
ritegno
né
estrinseco
né
interiore
a
sentirsi
nella
temperie
del
fascismo
,
e
se
tutti
quelli
,
che
pur
essendo
fascisti
di
provata
fede
non
sono
preparati
per
una
serietà
di
pensiero
si
ritireranno
in
uffici
più
adatti
,
non
ci
sarà
più
nessun
rispetto
umano
che
terrà
lontano
un
intellettuale
dal
sentirsi
intellettuale
fascista
...
Non
vogliamo
riagitare
la
questione
che
ha
infierito
su
Riviste
e
Giornali
non
molto
tempo
fa
a
proposito
del
clima
spirituale
del
Regime
,
della
possibilità
e
del
valore
di
un
'
arte
fascista
e
di
una
cultura
fascista
.
Ma
è
certo
che
se
esiste
il
Fascismo
come
un
motivo
storico
che
si
sta
svolgendo
,
noi
che
siamo
nel
Fascismo
e
che
anzi
siamo
,
tutti
quanti
,
il
fascismo
,
pensando
,
scrivendo
,
non
potremo
fare
a
meno
di
creare
una
cultura
che
sia
del
Fascismo
espressione
.
Ma
occorre
però
che
noi
,
che
bene
o
male
studiamo
e
che
siamo
fascisti
tesserati
,
non
ci
limitiamo
alla
esteriore
accettazione
del
regime
,
e
alla
tessera
,
ma
che
ne
sentiamo
come
interiori
le
necessità
culturali
,
e
che
abbiamo
l
'
orgoglio
intellettuale
oltre
che
sentimentale
di
essere
fascisti
.
Non
è
necessario
perciò
scalmanarsi
in
feroci
esclusioni
e
in
entusiastiche
e
vociferanti
esaltazioni
;
non
è
necessario
per
esempio
dire
che
la
cultura
fascista
non
può
essere
che
futurista
e
soltanto
futurista
,
come
non
è
necessario
dire
che
non
può
essere
che
nazionalista
e
soltanto
nazionalista
.
In
quanto
il
fascismo
è
il
fascismo
e
non
il
futurismo
o
nazionalismo
,
bisogna
avvertire
che
la
nuova
cultura
non
può
irrigidirsi
su
questi
schemi
che
sono
stati
completati
,
trasformati
,
arricchiti
e
che
debbono
tutt
'
al
più
restare
solo
con
valore
di
particolari
e
legittime
preferenze
.
Mi
pare
che
occorra
innanzitutto
agire
,
lavorare
,
e
che
poi
sarà
facile
e
gradita
opera
andare
rintracciando
in
quanto
sarà
stato
raggiunto
questo
spunto
più
insistente
o
questo
colore
più
acceso
:
una
cosa
sola
è
necessaria
in
questa
nostra
fatica
che
si
svolge
come
fatica
idealmente
vibrante
nella
nostra
storia
fascista
,
e
questa
cosa
necessaria
si
chiama
tradizione
italiana
.
Tradizione
italiana
che
non
dev
'
essere
schematizzazione
,
non
deve
essere
passiva
accettazione
,
ma
dev
'
essere
ampiezza
di
orizzonti
e
spregiudicatezza
assoluta
senza
quei
timori
che
solo
la
fede
malcerta
ispira
:
tradizione
italiana
che
deve
farsi
tale
proprio
nel
contrasto
con
le
altre
tradizioni
nazionali
e
con
le
altre
culture
delle
quali
bisogna
tener
conto
perché
non
si
possa
all
'
estero
rimproverare
come
sempre
si
è
fatto
,
che
gli
italiani
non
hanno
più
raggiunto
il
livello
culturale
europeo
.
Queste
parole
io
dico
come
segno
di
una
mia
esigenza
e
come
invito
a
me
e
ai
miei
colleghi
,
non
come
disconoscimento
,
ma
come
affermazione
di
quello
che
sin
'
ora
è
stato
fatto
dai
maggiori
di
noi
.
StampaPeriodica ,
Carissimi
compagni
,
Mi
rallegro
della
prossima
pubblicazione
del
giornale
«
L
Agitazione
»
,
e
vi
auguro
di
cuore
il
più
completo
successo
.
Il
vostro
giornale
compare
in
un
momento
in
cui
grande
ne
è
la
necessità
,
ed
io
spero
che
esso
potrà
essere
un
organo
serio
di
discussione
e
di
propaganda
,
ed
un
mezzo
efficace
per
raccogliere
e
ricongiungere
le
sparse
file
del
nostro
partito
.
Potete
contare
sul
mio
concorso
per
tutto
ciò
che
le
forze
mie
,
deboli
purtroppo
,
mi
permetteranno
.
Per
questa
volta
,
tanto
per
isgombrarmi
il
terreno
alla
futura
collaborazione
,
vi
scriverò
sopra
alcuni
punti
che
,
se
in
certo
modo
mi
riguardano
personalmente
,
non
sono
senza
portata
sulla
propaganda
generale
.
L
amico
nostro
Merlino
,
che
come
sapete
,
si
perde
ora
nell
inane
tentativo
di
voler
conciliare
l
anarchia
col
parlamentarismo
,
in
una
sua
lettera
al
«
Messaggero
»
volendo
sostenere
che
«
il
parlamentarismo
non
è
destinato
a
sparire
interamente
e
qualche
cosa
ne
rimarrà
anche
nella
società
che
noi
vagheggiamo
»
,
ricorda
uno
scritto
da
me
inviato
alla
Conferenza
anarchica
di
Chicago
del
1893
,
in
cui
io
sostenevo
che
«
per
talune
cose
il
parere
della
maggioranza
dovrà
necessariamente
prevalere
a
quello
della
minoranza
»
.
La
cosa
è
vera
,
nè
le
mie
idee
sono
oggi
diverse
da
quelle
espresse
nello
scritto
di
cui
si
tratta
.
Ma
Merlino
,
riportando
una
mia
frase
staccata
per
sostenere
una
tesi
diversa
da
quella
che
sostenevo
io
,
lascia
nell
ombra
e
nell
equivoco
quello
che
io
veramente
intendevo
.
Ecco
:
v
erano
a
quell
epoca
molti
anarchici
,
e
ve
n
è
ancora
un
poco
,
che
scambiando
la
forma
colla
sostanza
e
badando
più
alle
parole
che
alle
cose
,
si
erano
formati
una
specie
di
«
rituale
del
vero
anarchico
»
che
inceppava
la
loro
azione
,
e
li
trascinava
a
sostenere
cose
assurde
e
grottesche
.
Così
essi
,
partendo
dal
principio
che
la
maggioranza
non
ha
il
diritto
d
imporre
la
sua
volontà
alla
minoranza
,
ne
conchiudevano
che
nulla
si
dovesse
mai
fare
se
non
approvato
all
unanimità
dei
concorrenti
.
Confondendo
il
voto
politico
,
che
serve
a
nominarsi
dei
padroni
con
il
voto
quando
è
mezzo
per
esprimere
in
modo
spiccio
la
propria
opinione
,
ritenevano
anti
-
anarchica
ogni
specie
di
votazione
.
Così
,
si
convocava
un
comizio
per
protestare
contro
una
violenza
governativa
o
padronale
,
o
per
mostrare
la
simpatia
popolare
per
un
dato
avvenimento
;
la
gente
veniva
,
ascoltava
i
discorsi
dei
promotori
,
ascoltava
quelli
dei
contraddittori
,
e
poi
se
ne
andava
senza
esprimere
la
propria
opinione
,
perché
il
solo
mezzo
per
esprimerla
era
la
votazione
sui
vari
ordini
del
giorno
...
e
votare
non
era
anarchico
.
Un
circolo
voleva
fare
un
manifesto
:
v
erano
diverse
redazioni
proposte
che
dividevano
i
pareri
dei
soci
;
si
discuteva
a
non
finire
,
ma
non
si
riusciva
mai
a
sapere
l
opinione
predominante
,
perché
era
proibito
il
votare
,
e
quindi
o
il
manifesto
non
si
pubblicava
,
o
alcuni
pubblicavano
per
conto
loro
quello
che
preferivano
;
il
circolo
si
scindeva
quando
non
v
era
in
realtà
nessun
dissenso
reale
e
si
trattava
solo
di
una
questione
di
stile
.
E
una
conseguenza
di
questi
usi
,
che
dicevano
essere
garanzie
di
libertà
,
era
che
solo
alcuni
,
meglio
dotati
di
facoltà
oratorie
,
facevano
e
disfacevano
,
mentre
quelli
che
non
sapevano
o
non
osavano
parlare
in
pubblico
,
e
che
sono
sempre
la
grande
maggioranza
,
non
contavano
proprio
nulla
.
Mentre
poi
l
altra
conseguenza
più
grave
e
veramente
mortale
per
il
movimento
anarchico
,
era
che
gli
anarchici
non
si
credevano
legati
dalla
solidarietà
operaia
,
ed
in
tempo
di
sciopero
andavano
a
lavorare
,
perché
lo
sciopero
era
stato
votato
a
maggioranza
e
contro
il
loro
parere
.
E
giungevano
fino
a
non
osare
di
biasimare
dei
farabutti
,
sedicenti
anarchici
,
che
domandavano
e
ricevevano
denari
dai
padroni
potrei
citare
i
nomi
occorrendo
per
combattere
uno
sciopero
in
nome
dell
anarchia
.
Contro
queste
e
simili
aberrazioni
era
diretto
lo
scritto
che
io
mandai
a
Chicago
.
Io
sostenevo
che
non
ci
sarebbe
vita
sociale
possibile
se
davvero
non
si
dovesse
fare
mai
nulla
insieme
se
non
quando
tutti
sono
unanimemente
d
accordo
.
Che
le
idee
e
le
opinioni
sono
in
continua
evoluzione
e
si
differenziano
per
gradazioni
insensibili
,
mentre
le
realizzazioni
pratiche
cambiano
a
salti
bruschi
;
e
che
,
se
arrivasse
un
giorno
in
cui
tutti
fossero
perfettamente
d
accordo
sui
vantaggi
di
una
data
cosa
,
ciò
significherebbe
che
in
quella
data
cosa
ogni
progresso
possibile
è
esaurito
.
Così
,
per
esempio
,
se
si
trattasse
di
fare
una
ferrovia
,
vi
sarebbero
certamente
mille
opinioni
diverse
sul
tracciato
della
linea
,
sul
materiale
,
sul
tipo
di
macchine
e
di
vagoni
,
sul
posto
delle
stazioni
,
ecc
.
,
e
queste
opinioni
andrebbero
cambiando
di
giorno
in
giorno
:
ma
se
la
ferrovia
si
vuol
fare
bisogna
pure
scegliere
fra
le
opinioni
esistenti
,
nè
si
potrebbe
ogni
giorno
modificare
il
tracciato
,
traslocare
le
stazioni
e
cambiare
le
macchine
.
E
poiché
di
scegliere
si
tratta
è
meglio
che
siano
contenti
i
più
che
i
meno
,
salvo
naturalmente
a
dare
ai
meno
tutta
la
libertà
e
tutti
i
mezzi
possibili
per
propagare
e
sperimentare
le
loro
idee
e
cercare
di
diventare
la
maggioranza
.
Dunque
in
tutte
quelle
cose
che
non
ammettono
parecchie
soluzioni
contemporanee
,
o
nelle
quali
le
differenze
d
opinione
non
sono
di
tale
importanza
che
valga
la
pena
di
dividersi
ed
agire
ogni
frazione
a
modo
suo
,
o
in
cui
il
dovere
di
solidarietà
impone
l
unione
,
è
ragionevole
,
giusto
,
necessario
che
la
minoranza
ceda
alla
maggioranza
.
Ma
questo
cedere
della
minoranza
deve
essere
effetto
della
libera
volontà
,
determinata
dalla
coscienza
della
necessità
;
non
deve
essere
un
principio
,
una
legge
,
che
s
applica
per
conseguenza
in
tutti
i
casi
,
anche
quando
la
necessità
realmente
non
c
è
.
Ed
in
questo
consiste
la
differenza
tra
l
anarchia
e
una
forma
di
governo
qualunque
.
Tutta
la
vita
sociale
è
piena
di
queste
necessità
in
cui
uno
deve
cedere
le
proprie
preferenze
per
non
offendere
i
diritti
degli
altri
.
Entro
in
un
caffè
,
trovo
occupato
il
posto
che
piace
a
me
e
vado
tranquillamente
a
sedermi
in
un
altro
,
dove
magari
c
è
una
corrente
d
aria
che
mi
fa
male
.
Vedo
delle
persone
che
parlano
in
modo
da
far
capire
che
non
vogliono
essere
ascoltate
,
ed
io
mi
tengo
lontano
,
magari
con
incomodo
mio
,
per
non
incomodar
loro
.
Ma
questo
io
lo
fo
perché
me
lo
impongono
il
mio
istinto
d
uomo
sociale
,
la
mia
abitudine
di
vivere
in
mezzo
agli
uomini
ed
il
mio
interesse
a
non
farmi
trattar
male
se
io
facessi
altrimenti
;
quelli
che
io
incomoderei
,
mi
farebbero
presto
sentire
in
un
modo
o
in
un
altro
il
danno
che
v
è
ad
essere
uno
zotico
.
Non
voglio
che
dei
legislatori
vengano
a
prescrivermi
qual
è
il
modo
col
quale
io
debbo
comportarmi
in
un
caffè
,
nè
credo
che
essi
varrebbero
ad
insegnarmi
quell
educazione
che
io
non
avessi
saputo
apprendere
dalla
società
in
mezzo
a
cui
vivo
.
Come
fa
il
Merlino
a
cavare
da
questo
che
un
resto
di
parlamentarismo
vi
dovrà
essere
anche
nella
società
che
noi
vagheggiamo
?
Il
parlamentarismo
è
una
forma
di
governo
nella
quale
gli
eletti
del
popolo
,
riuniti
in
corpo
legislativo
fanno
,
a
maggioranza
di
voti
,
le
leggi
che
a
loro
piace
e
le
impongono
al
popolo
con
tutti
i
mezzi
coercitivi
di
cui
possono
disporre
.
È
un
avanzo
di
questa
bella
roba
,
che
Merlino
vorrebbe
conservata
anche
in
Anarchia
?
Oppure
,
poiché
in
Parlamento
si
parla
,
e
si
discute
e
si
delibera
,
e
questo
si
farà
sempre
in
qualsiasi
società
possibile
,
Merlino
chiama
questo
un
avanzo
di
parlamentarismo
?
Ma
ciò
sarebbe
davvero
giuocar
sulle
parole
,
e
Merlino
è
capace
di
altri
e
ben
più
seri
procedimenti
di
discussione
.
Non
si
ricorda
il
Merlino
quando
polemizzando
insieme
contro
quegli
anarchici
che
sono
avversi
ad
ogni
congresso
perché
appunto
ritengono
i
congressi
una
forma
di
parlamentarismo
,
noi
sostenevamo
che
l
essenza
del
parlamentarismo
sta
nel
fatto
che
i
parlamenti
fanno
ed
impongono
leggi
,
mentre
un
congresso
anarchico
non
fa
che
discutere
e
proporre
delle
risoluzioni
,
che
non
hanno
valore
esecutivo
se
non
dopo
l
approvazione
dei
mandanti
e
solo
per
coloro
che
le
approvano
?
O
che
le
parole
hanno
cambiato
di
significato
ora
che
Merlino
ha
cambiato
d
idee
?
Osvaldo
Gnocchi
Viani
,
parlando
nella
«
Lotta
di
Classe
»
della
discussione
fra
me
e
Merlino
a
proposito
della
lotta
elettorale
,
dice
che
noi
,
Merlino
ed
io
,
«
ci
siamo
staccati
dallo
stipite
anarchico
-
individualista
ed
abbiamo
fatto
un
evoluzione
verso
il
metodo
dell
organizzazione
e
dell
azione
politica
»
e
quindi
conchiude
che
Merlino
ed
io
abbiamo
fatto
un
evoluzione
dello
stesso
genere
,
e
che
solo
differiamo
perché
l
uno
ha
corso
più
dell
altro
,
ed
io
non
so
e
non
voglio
«
lasciarmi
andare
fin
là
»
cioè
fino
ad
accettare
la
tattica
elettorale
.
Tutti
questi
spropositi
si
capirebbero
in
uno
che
fosse
completamente
ignaro
della
storia
del
movimento
nostro
in
Italia
;
ma
in
Gnocchi
Viani
fan
meraviglia
davvero
,
e
fan
vedere
come
il
partito
preso
può
ottenebrare
il
giudizio
anche
negli
uomini
meglio
informati
,
e
,
d
ordinario
,
più
sereni
ed
equanimi
.
Staccati
dallo
stipite
anarchico
-
indidualista
!
Ma
quando
mai
Merlino
ed
io
siamo
stati
individualisti
?
E
che
cosa
è
mai
questo
stipite
anarchico
-
individualista
?
In
Italia
per
molto
tempo
tutti
gli
anarchici
furono
socialisti
,
anzi
il
socialismo
vi
è
nato
anarchico
,
or
sono
già
quasi
trent
anni
.
Gnocchi
Viani
se
ne
deve
ricordare
.
L
individualismo
cosiddetto
anarchico
venne
molto
più
tardi
e
ci
ebbe
sempre
avversari
,
tanto
Merlino
che
io
.
Evoluzione
verso
il
metodo
dell
organizzazione
e
dell
azione
politica
!
Ma
chi
di
noi
ha
mai
cessato
dal
riconoscere
e
propugnare
la
suprema
necessità
della
organizzazione
,
e
quella
della
lotta
politica
?
Sulla
prima
questione
noi
abbiamo
sempre
sostenuto
che
l
abolizione
del
governo
e
del
capitalismo
è
possibile
solo
quando
il
popolo
,
organizzandosi
,
si
metta
in
grado
di
provvedere
a
quelle
funzioni
sociali
a
cui
provvedono
oggi
,
sfruttandole
a
loro
vantaggio
,
i
governanti
e
i
capitalisti
.
Quindi
non
volendo
governo
,
noi
abbiamo
una
ragione
di
più
di
tutti
gli
altri
per
essere
caldi
partigiani
dell
organizzazione
.
E
sulla
seconda
questione
,
chi
più
di
noi
ha
sostenuto
che
alla
lotta
contro
il
capitalismo
bisogna
unire
la
lotta
contro
lo
Stato
,
vale
a
dire
la
lotta
politica
?
Oggi
v
è
una
scuola
che
per
lotta
politica
intende
la
conquista
dei
pubblici
poteri
mediante
le
elezioni
;
ma
Gnocchi
Viani
non
può
ignorare
che
la
logica
impone
altri
metodi
di
combattimento
a
chi
vuole
abolire
il
governo
e
non
già
occuparlo
.
Merlino
ed
io
ci
siamo
trovati
d
accordo
nel
segnalare
gli
errori
che
,
secondo
noi
,
si
erano
infiltrati
nelle
teorie
anarchiche
ed
i
mali
che
avevano
afflitto
il
nostro
partito
,
e
Merlino
ci
ha
messo
,
mi
compiaccio
di
riconoscerlo
,
più
attività
che
non
abbia
fatto
io
.
Ma
,
quando
i
mali
da
noi
lamentati
sono
già
quasi
da
tutti
riconosciuti
,
quando
gli
errori
incominciano
ad
essere
respinti
e
l
organizzazione
del
partito
incomincia
sul
serio
,
allietandoci
di
belle
speranze
,
Merlino
crede
di
scorgere
la
salvezza
nella
tattica
elettorale
,
che
è
stata
già
per
lunga
esperienza
così
grande
jattura
per
la
causa
socialista
,
e
ci
lascia
.
Tanto
peggio
.
Noi
continueremo
lo
stesso
senza
di
lui
.
Questo
non
significa
essere
andati
un
po
più
o
un
po
meno
avanti
sulla
stessa
via
,
ma
aver
percorso
insieme
una
certa
strada
,
e
poi
giunti
al
bivio
,
essersi
separati
,
l
uno
pigliando
da
una
parte
e
l
uno
dall
altra
.
Non
pare
così
anche
a
Gnocchi
Viani
?
StampaPeriodica ,
I
fascisti
dell
'
Emilia
e
della
Romagna
si
sono
recati
a
Ravenna
con
una
marcia
di
tre
giorni
per
giungere
alla
tomba
del
Poeta
coi
segni
di
una
rude
e
nobile
stanchezza
di
fanti
.
Fu
questo
un
pellegrinaggio
di
fede
simile
a
quello
dei
veri
e
proprii
pellegrini
che
a
grandi
tappe
attraversavano
i
continenti
per
prosternarsi
e
santificarsi
davanti
al
sepolcro
di
Cristo
.
Fu
una
bella
marcia
forzata
di
giovani
,
di
una
massa
fiorente
di
letizia
e
di
orgoglio
scaturita
dalla
sempre
nuova
matrice
della
nostra
razza
che
ha
la
virtù
di
non
invecchiare
giammai
.
I
preti
dopo
d
'
aver
messo
la
Divina
Commedia
all
'
indice
,
si
sono
ora
impadroniti
di
Dante
,
che
fu
indubbiamente
cattolico
,
e
tentano
di
farne
il
loro
eroe
...
nazionale
.
I
fascisti
invece
,
prescindendo
da
ogni
elemento
religioso
e
basandosi
sull
'
atteggiamento
civile
di
Dante
verso
la
Patria
,
vogliono
esaltare
in
Dante
il
Patriota
...
Noi
fascisti
ne
:
l
intendiamo
certamente
prendere
occasione
dal
centenario
Dantesco
per
trarre
da
esso
nostri
particolari
vantaggi
o
motivo
d
'
orgoglio
.
Dante
non
appartiene
né
ai
fascisti
,
né
ai
socialisti
,
né
ai
preti
:
appartiene
prima
di
tutto
all
'
Italia
e
poi
all
'
Arte
,
alla
Poesia
,
alla
Storia
.
Il
fascismo
,
prima
di
essere
un
partito
politico
in
antitesi
con
altri
partiti
,
è
un
atteggiamento
di
spiriti
eletti
rivolti
sopratutto
ad
esaltare
tutto
ciò
che
può
essere
ragione
di
onore
e
di
orgoglio
per
la
nostra
Patria
e
per
la
nostra
razza
.
Perciò
i
fascisti
,
prescindendo
da
ogni
ragione
politica
cui
sono
stati
sospinti
per
forza
di
tempi
,
commemorano
nel
Divino
Poeta
l
'
Uomo
che
può
essere
considerato
come
il
purissimo
simbolo
della
Patria
,
che
nel
Suo
nome
si
afferma
e
si
esalta
.
StampaPeriodica ,
Presso
il
nostro
Gruppo
Universitario
Fascista
con
recente
provvedimento
è
stato
istituito
l
'
Ufficio
Sindacale
il
quale
inizierà
lo
svolgimento
del
suo
programma
.
Sono
sicuro
che
all
'
Ufficio
aderiranno
parecchi
Universitari
studiosi
e
desiderosi
di
approfondire
le
loro
conoscenze
nel
Diritto
Corporativo
.
Più
che
allo
studio
teorico
dei
grandi
problemi
sociali
,
economici
e
politici
,
l
'
Ufficio
Sindacale
mira
ad
addestrare
i
Goliardi
nella
pratica
della
vita
organizzativa
e
dell
'
attività
intersindacale
,
favorendo
la
loro
partecipazione
a
tutte
le
discussioni
di
carattere
tecnico
e
giuridico
.
Compito
quindi
dell
'
Ufficio
Sindacale
dovrà
essere
la
formazione
di
una
coscienza
,
di
una
mentalità
sindacale
negli
studenti
universitari
.
È
stato
giustamente
notato
che
gli
Universitari
in
gran
parte
sono
assenti
dal
movimento
sindacale
e
corporativo
.
Quest
'
assenteismo
da
parte
della
Gioventù
Universitaria
deve
scomparire
:
i
dubbiosi
e
gli
scettici
più
o
meno
eterni
dovranno
convincersi
una
buona
volta
che
il
Fascismo
ha
costruito
il
grandioso
edificio
corporativo
sull
'
infaticabile
ed
infallibile
spirito
italico
e
dovranno
decidersi
a
considerare
la
realtà
dei
fatti
e
non
le
semplici
promesse
di
un
tempo
passato
.
Il
Regime
Fascista
con
la
conciliazione
e
collaborazione
fra
capitale
e
lavoro
ha
assicurato
quella
pace
e
quella
sicurezza
che
mai
prima
d
'
ora
era
stato
possibile
raggiungere
.
La
conciliazione
e
la
collaborazione
attuata
dal
Regime
Fascista
non
è
rivolta
al
soddisfacimento
di
un
unico
interesse
ma
alla
composizione
ed
alla
fusione
di
tutti
gli
interessi
.
Bisogna
dunque
penetrare
nella
massa
universitaria
,
smuoverla
dal
suo
assenteismo
,
dalla
sua
noncuranza
se
domani
si
vorrà
avere
dei
dirigenti
sindacali
maturi
nella
dottrina
e
nello
spirito
.
Studiare
,
non
solo
,
e
partecipare
al
movimento
sindacale
,
vuol
dire
perfezionarlo
,
farlo
progredire
,
e
di
questi
compiti
tutti
i
giovani
universitari
dovrebbero
sentire
tutta
la
responsabilità
,
tutto
l
'
interesse
.
Occorre
quindi
serietà
,
riflessione
,
siile
da
parte
della
Gioventù
studiosa
di
oggi
se
vuole
essere
domani
quella
classe
di
dirigenti
che
il
Fascismo
si
sforza
di
formare
per
arrivare
alle
supreme
conquiste
.
La
buona
volontà
,
l
'
amore
,
l
'
attaccamento
alla
nostra
Organizzazione
di
cui
è
animato
il
Goliardismo
Pisano
mi
fa
sperare
che
anche
in
questo
ramo
di
attività
del
nostro
G
.
U
.
F
.
si
otterranno
fecondi
risultati
e
che
domani
anche
Pisa
sarà
in
grado
di
offrire
al
Sindacalismo
Fascista
dei
giovani
degnamente
istruiti
,
competenti
e
preparati
a
dare
il
loro
contributo
al
perfezionamento
ed
all
'
attuazione
integrale
dell
'
economia
corporativa
.
StampaPeriodica ,
Sotto
questo
titolo
riceviamo
da
Saverio
Merlino
l
articolo
seguente
,
che
pubblichiamo
con
piacere
.
Il
Merlino
può
essere
sicuro
di
trovare
sempre
in
noi
la
serenità
e
l
amore
impregiudicato
della
verità
,
che
egli
desidera
.
D
altronde
,
noi
conveniamo
con
lui
che
spesso
gli
anarchici
si
sono
mostrati
intolleranti
e
troppo
pronti
alle
ire
ed
ai
sospetti
;
ma
non
bisognerebbe
poi
,
nell
entusiasmo
dei
mea
culpa
,
pigliare
tutti
i
torti
per
noi
e
dimenticare
che
l
esempio
e
la
provocazione
ci
sono
venuti
il
più
sovente
dagli
altri
.
Senza
rimontare
ai
tempi
di
Bakunin
ed
alle
infami
calunnie
ed
invereconde
menzogne
che
ancora
si
raccontano
ai
giovani
che
non
sanno
la
storia
nostra
,
ci
basti
ricordare
la
condotta
dei
socialisti
democratici
negli
ultimi
Congressi
Internazionali
verso
gli
anarchici
,
e
certi
articoli
apparsi
,
non
è
gran
tempo
,
nella
stampa
socialista
democratica
di
vari
paesi
.
In
ogni
modo
,
cerchiamo
,
se
ci
riesce
,
di
esser
giusti
noi
,
checchè
facciano
e
dicano
i
nostri
avversarii
.
Ecco
l
articolo
di
Merlino
:
Vediamo
un
po
se
è
possibile
continuare
a
discutere
serenamente
senza
ire
nè
sospetti
,
come
abbiamo
principiato
.
Sarebbe
una
cosa
quasi
nuova
e
di
così
lieto
augurio
,
che
io
dovrei
rallegrarmi
di
avere
offerto
ai
miei
amici
l
opportunità
di
dimostrare
che
il
partito
anarchico
comincia
ad
educarsi
all
osservanza
dei
principi
che
professa
.
E
prima
di
tutto
,
sono
io
anarchico
?
Rispondo
:
se
l
astensionismo
è
dogma
di
fede
anarchica
,
no
.
Ma
io
non
credo
al
dogma
.
Non
credo
contrari
ai
principi
nostri
la
difesa
e
l
esercizio
dei
nostri
diritti
neppure
dei
minimi
.
Non
credo
che
esercitando
il
diritto
di
voto
,
che
ci
viene
consentito
,
noi
si
rinunzi
ai
diritti
maggiori
,
che
ci
vengono
negati
e
che
dobbiamo
rivendicare
.
Credo
che
l
agitazione
elettorale
ci
offra
modi
e
opportunità
di
propaganda
,
a
cui
sarebbe
follia
rinunciare
,
specialmente
in
questo
quarto
d
ora
e
in
Italia
dove
quasi
ogni
altra
affermazione
ci
è
interdetta
,
e
credo
che
non
se
ne
possa
trarre
tutto
il
profitto
possibile
quando
si
sostiene
l
astensione
.
(
Di
ciò
abbiamo
fatto
la
prova
in
questi
giorni
qui
a
Roma
,
dove
presentando
la
candidatura
Galleani
,
abbiamo
potuto
tenere
comizi
,
diffondere
manifesti
,
guadagnarci
la
simpatia
di
molti
che
ci
erano
ostili
o
indifferenti
come
non
avremmo
mai
potuto
fare
se
fossimo
rimasti
astensionisti
)
.
Del
resto
non
credo
alla
conquista
dei
poteri
pubblici
:
sostengo
che
tanto
la
lotta
per
la
libertà
,
quanto
quella
per
l
emancipazione
economica
debba
essere
combattuta
principalmente
fuori
del
Parlamento
.
L
opera
dei
deputati
operai
,
socialisti
e
rivoluzionarii
la
ritengo
utile
non
per
se
stessa
ma
in
aiuto
alla
lotta
extraparlamentare
.
E
se
così
pensando
non
mi
trovo
perfettamente
d
accordo
nè
con
gli
anarchici
nè
coi
socialisti
democratici
me
ne
duole
sinceramente
:
ma
posso
io
disdirmi
?
Ma
ormai
pro
e
contro
la
partecipazione
alle
elezioni
mi
pare
che
si
sia
detto
a
un
dipresso
tutto
quello
che
si
poteva
dire
:
ed
io
mi
compiaccio
che
la
disputa
sia
stata
da
Malatesta
sollevata
nella
sfera
dei
principii
:
ed
anche
per
questo
non
mi
pento
di
averla
suscitata
.
Non
si
può
negare
che
attorno
ai
nostri
principii
che
son
veri
,
se
rettamente
interpretati
son
pullulati
molti
errori
e
molti
sofismi
.
Uno
di
questi
è
che
gli
uomini
debbano
far
tutto
da
sè
,
individualmente
;
che
un
uomo
non
debba
farsi
mai
rappresentare
da
un
altro
,
che
le
minoranze
non
debbano
cedere
alle
maggioranze
(
essendo
più
probabile
che
s
ingannino
queste
che
quelle
)
;
che
nella
società
futura
gli
uomini
si
troveranno
miracolosamente
d
accordo
,
o
se
non
i
dissidenti
si
separeranno
e
ciascuno
agirà
a
sua
guisa
:
che
ogni
altra
condotta
sarebbe
contraria
ai
nostri
principii
.
Io
vorrei
qui
ripetere
parola
per
parola
le
giustissime
e
lucidissime
considerazioni
che
fa
Malatesta
(
e
non
per
la
prima
volta
)
contro
codesto
modo
d
intendere
l
anarchia
nel
n
.
1
dell
«
Agitazione
»
,
concludendo
col
dire
:
«
Dunque
in
tutte
quelle
cose
che
non
ammettono
parecchie
soluzioni
contemporanee
,
o
nelle
quali
le
differenze
d
opinione
non
sono
di
tale
importanza
che
valga
la
pena
di
dividersi
ed
agire
ogni
frazione
a
modo
suo
,
ed
in
cui
il
dovere
di
solidarietà
impone
l
unione
,
è
ragionevole
,
giusto
,
necessario
che
la
minoranza
ceda
alla
maggioranza
»
.
In
due
punti
però
io
credo
di
dissentire
da
lui
:
in
primo
luogo
,
Malatesta
sembra
credere
che
le
cose
nelle
quali
per
le
varie
ragioni
da
lui
adottate
è
necessità
convenire
sieno
tutte
cose
di
poco
momento
.
Si
vede
dagli
esempi
che
adduce
.
Vado
in
caffè
:
trovo
i
posti
migliori
occupati
;
devo
rassegnarmi
a
stare
sull
uscio
,
o
andar
via
.
Vedo
persone
parlar
sommessamente
:
devo
allontanarmi
per
non
essere
indiscreto
e
via
dicendo
.
Io
invece
credo
(
e
forse
anche
Malatesta
lo
crede
,
ma
non
lo
dice
)
che
tra
le
questioni
nelle
quali
converrà
l
accordo
e
quindi
,
se
non
è
possibile
essere
tutti
della
stessa
opinione
,
è
necessario
cercare
un
compromesso
,
ve
ne
sono
delle
gravissime
:
e
sono
tali
propriamente
tutte
le
questioni
sull
organizzazione
generale
della
società
e
tutti
i
grandi
interessi
pubblici
.
Vi
può
essere
nella
società
qualcuno
che
ritenga
giusta
la
vendetta
:
ma
la
maggioranza
degli
uomini
ha
diritto
di
decidere
che
è
ingiusta
e
d
impedirla
.
Vi
può
essere
una
minoranza
,
che
preferisca
di
organizzare
l
industria
dei
trasporti
per
le
vie
ferrate
in
modo
cooperativistico
,
o
collettivistico
,
o
comunistico
,
od
in
un
altro
modo
:
ma
l
organizzazione
non
potendo
essere
che
una
,
è
necessità
che
prevalga
il
parere
dei
più
.
Vi
può
essere
uno
che
ritenga
addirittura
una
vessazione
il
provvedimento
tale
,
adottato
per
impedire
il
diffondersi
di
una
malattia
contagiosa
:
ma
la
società
ha
diritto
di
premunirsi
dai
mali
epidemici
.
Il
secondo
dissenso
tra
Malatesta
e
me
è
in
questo
,
che
io
non
credo
di
poter
profetare
che
nella
società
futura
la
minoranza
sempre
e
in
tutti
i
casi
si
arrenderà
volentieri
al
parere
della
maggioranza
,
Malatesta
invece
dice
:
«
Ma
questo
cedere
della
minoranza
dev
essere
effetto
della
libera
volontà
determinata
dalla
coscienza
della
necessità
»
.
E
se
questa
volontà
non
c
è
,
se
questa
coscienza
della
necessità
nella
minoranza
non
c
è
,
se
anzi
la
minoranza
è
convinta
di
fare
il
suo
dovere
resistendo
?
Evidentemente
la
maggioranza
,
non
volendo
subire
la
volontà
della
minoranza
,
farà
la
legge
,
darà
alla
propria
deliberazione
(
come
dice
Malatesta
a
proposito
dei
Congressi
)
un
valore
esecutivo
.
Malatesta
dice
anzi
di
più
:
e
,
a
proposito
di
chi
trova
il
posto
preferito
al
caffè
occupato
,
o
di
chi
deve
allontanarsi
da
un
colloquio
confidenziale
dice
:
«
Se
io
facessi
altrimenti
,
quelli
che
io
incomoderei
mi
farebbero
sentire
,
in
un
modo
o
in
un
altro
il
danno
che
vi
è
ad
essere
uno
zotico
»
.
Ed
ecco
una
coazione
.
E
si
tratta
,
negli
esempi
addotti
,
di
rapporti
individuali
e
di
questioni
di
pochissimo
rilievo
.
Figuriamoci
se
si
trattasse
di
una
grave
questione
di
pubblico
interesse
,
come
quelle
a
cui
ho
accennato
io
più
sopra
!
Sta
bene
che
la
coazione
debba
essere
minima
,
e
possibilmente
più
morale
che
fisica
,
e
che
si
debbano
rispettare
i
diritti
delle
minoranze
,
ed
ammettere
in
taluni
casi
perfino
la
secessione
della
minoranza
dissidente
.
Ma
insomma
è
questione
di
più
e
di
meno
,
di
modalità
e
non
di
principii
.
Nei
casi
,
in
cui
ciò
sia
utile
e
necessario
,
dico
io
,
non
è
contrario
ai
principi
anarchici
nè
addivenire
ad
una
votazione
,
nè
provvedere
all
esecuzione
delle
deliberazioni
prese
:
e
quando
queste
cose
non
si
possono
fare
(
per
ragion
di
numero
o
di
capacità
)
dagli
interessati
direttamente
,
non
è
contrario
ai
principi
anarchici
che
,
prese
le
debite
precauzioni
contro
i
possibili
abusi
,
si
deleghino
ad
altri
.
Quindi
io
conchiudo
:
O
si
crede
nell
armonia
provvidenziale
che
regnerebbe
nella
società
futura
:
ed
allora
ha
torto
Malatesta
ed
hanno
ragione
gl
individualisti
.
O
Malatesta
ha
ragione
ed
allora
non
si
ha
più
diritto
di
dire
che
ogni
rappresentanza
,
ogni
atto
con
cui
il
popolo
confida
ad
altri
la
cura
dei
suoi
interessi
,
sia
contrario
ai
nostri
principi
.
A
questo
dilemma
mi
pare
difficile
di
sfuggire
.