StampaPeriodica ,
Abbiamo
scartato
nell
'
articolo
introduttivo
alla
prima
tappa
di
questo
viaggio
razziale
il
cosiddetto
razzismo
spirituale
o
spiritualistico
,
come
quello
che
,
sotto
lo
specioso
pretesto
di
tener
lontano
il
concetto
di
razza
e
di
difesa
della
razza
da
ogni
contaminazione
zoologica
,
ne
annebbia
in
realtà
il
significato
fino
al
punto
di
sottometterlo
alla
volontà
del
singolo
e
di
fame
un
valore
soggettivo
.
La
zoologia
è
lontana
dal
razzismo
tanto
quanto
le
bestie
sono
lontane
dall
'
uomo
;
e
chi
teme
una
confusione
fra
razzismo
e
zoologia
o
uno
sconfinamento
del
primo
nella
seconda
,
non
è
evidentemente
troppo
convinto
delle
proprie
prerogative
di
uomo
.
Altri
,
più
accorti
,
non
cadono
nell
'
equivoco
zoologico
:
ma
affermano
che
la
spiritualizzazione
del
razzismo
è
necessaria
a
preservarci
da
un
altro
pericolo
:
quello
di
cadere
in
un
razzismo
puramente
politico
.
Diciamo
subito
che
il
pericolo
non
ci
spaventa
;
anzi
,
ci
attrae
.
Il
razzismo
in
Italia
è
nato
politico
;
è
politico
;
rimarrà
fondamentalmente
politico
.
Come
il
Fascismo
,
di
cui
la
politica
razziale
è
un
aspetto
.
Il
fatto
che
esista
una
dottrina
del
Fascismo
non
deve
trarre
in
inganno
nessuno
.
La
dottrina
esiste
per
la
necessità
che
ha
l
'
uomo
di
trasformare
in
regole
le
proprie
esperienze
di
vita
,
di
risalire
al
permanente
attraverso
il
contingente
;
ma
in
realtà
i
fenomeni
che
si
muovono
,
vitali
,
nel
perenne
fluire
della
Storia
,
non
sono
suscettibili
di
razionali
legami
e
sfuggono
ad
ogni
definizione
precisa
.
La
dottrina
del
Fascismo
non
va
intesa
come
anticipata
canonizzazione
di
tutto
il
Fascismo
,
ma
come
guida
a
meglio
comprendere
le
scaturigini
ideali
e
i
profondi
significati
del
movimento
mussoliniano
.
Così
la
dottrina
del
razzismo
fascista
,
che
noi
non
vogliamo
diminuire
né
svalutare
,
da
qualunque
punto
di
vista
essa
si
sforzi
di
approfondire
il
concetto
di
razza
;
ma
che
non
deve
indurci
,
d
'
altronde
,
a
considerare
il
nostro
razzismo
come
fenomeno
ormai
consegnato
al
tempo
e
tranquillamente
definibile
e
codificabile
.
Il
nostro
razzismo
è
in
atto
.
Non
soltanto
non
ha
esaurito
il
suo
compito
come
troppi
vorrebbero
,
ma
non
ha
neppure
cominciato
ad
espletarlo
in
pieno
.
Siamo
ancora
nella
prima
fase
;
si
costruiscono
le
fondamenta
.
Una
coscienza
razziale
sta
faticosamente
nascendo
in
Italia
;
e
l
'
avverbio
non
è
eccessivo
,
perché
se
da
un
lato
la
nostra
razza
è
tra
le
più
antiche
e
gloriose
e
pure
e
compatte
,
dall
'
altro
l
'
equivoco
dell
'
universalismo
pesa
terribilmente
sulla
nostra
cultura
e
fa
parer
sospetto
tutto
ciò
che
tende
ad
individuarci
rigorosamente
e
a
darci
una
gelosa
coscienza
nazionale
.
È
una
lotta
assai
simile
a
quella
che
in
un
altro
campo
il
Fascismo
ha
sostenuto
per
rendere
popolare
il
concetto
di
Autarchia
;
ma
più
difficile
,
perché
i
vantaggi
materiali
della
Autarchia
e
i
pericoli
della
soggezione
economica
all
'
estero
specie
dopo
l
'
esperimento
sanzionista
sono
assai
più
chiaramente
e
immediatamente
percepibili
dei
vantaggi
di
una
netta
individualità
razziale
e
dei
pericoli
di
una
,
sia
pur
parziale
e
dissimulata
,
dipendenza
da
altre
razze
.
Eppure
,
il
problema
è
unico
.
La
difesa
della
razza
è
una
forma
di
autarchia
,
anzi
,
è
l
'
autarchia
delle
autarchie
;
e
l
'
autarchia
si
risolve
in
un
potenziamento
di
tutti
i
mezzi
atti
a
difendere
la
razza
.
Non
si
può
seriamente
dire
ad
un
popolo
:
"
Basta
a
te
stesso
"
se
non
gli
si
è
detto
:
"
Sii
te
stesso
!
"
;
non
si
può
conquistare
in
pieno
la
propria
personalità
fisica
,
morale
e
spirituale
,
che
è
quanto
dire
la
propria
razza
,
se
non
si
posseggono
i
mezzi
per
difendere
tale
personalità
da
ogni
assalto
esteriore
.
Chi
insiste
nel
sostenere
che
il
razzismo
italiano
è
una
merce
d
'
importazione
,
dovrebbe
riflettere
a
questa
complementarietà
fra
difesa
razziale
e
potenziamento
autarchico
della
Nazione
:
il
razzismo
non
può
essere
che
originale
,
anzi
è
per
definizione
l
'
originalità
stessa
,
e
si
risolve
in
un
progressivo
irrobustirsi
delle
radici
dell
'
individuo
e
della
Nazione
e
nell
'
inesorabile
lotta
contro
ogni
specie
di
parassiti
.
Si
pensi
al
parassitismo
ebraico
:
il
primo
nemico
della
battaglia
razziale
come
di
quella
autarchica
;
il
nemico
più
pericoloso
perché
internazionalmente
organizzato
e
fornito
delle
armi
meglio
dissimulate
.
Ci
si
ricordi
che
la
più
vasta
congiura
ordita
per
strangolare
la
razza
italiana
la
congiura
sanzionista
nacque
proprio
sul
terreno
economico
,
ebbe
gli
ebrei
per
principali
artefici
e
suscitò
la
meravigliosa
reazione
autarchica
.
C
'
è
,
come
si
diceva
,
il
pregiudizio
universalistico
.
L
'
universalismo
,
a
parere
di
molti
,
sarebbe
la
nostra
grandezza
;
buttandolo
alle
ortiche
,
noi
rinnegheremmo
la
parte
migliore
delle
nostre
tradizioni
.
Quali
tradizioni
?
Se
veramente
gloriose
,
esse
si
possono
ricondurre
sostanzialmente
ad
una
:
la
tradizione
di
Roma
.
Roma
fu
ed
è
universale
;
ma
lo
fu
e
lo
è
in
modo
attivo
,
riempiendo
di
sé
,
dei
suoi
soldati
o
della
sua
fede
o
del
suo
diritto
o
della
sua
dottrina
politica
e
sociale
,
l
'
universo
intero
.
Ciò
non
contrasta
affatto
con
la
coscienza
di
razza
,
anzi
,
è
la
sublimazione
di
tale
coscienza
,
che
tanto
si
potenzia
da
attrarre
a
sé
e
a
sé
sottoporre
,
senza
menomare
la
propria
individualità
,
le
espressioni
civili
delle
altre
razze
.
Così
come
l
'
autarchia
non
è
in
contrasto
con
l
'
esportazione
,
anzi
,
tende
in
ultima
analisi
ad
accrescerla
.
Ma
i
signori
universalisti
non
sognano
purtroppo
l
'
Italia
integra
e
quadrata
delle
legioni
o
dei
Santi
,
ma
una
Italia
-
bordello
,
in
cui
sia
possibile
albergare
cortesemente
i
più
noti
cialtroni
dell
'
antifascismo
internazionale
,
proteggendoli
sotto
l
'
usbergo
di
una
cultura
che
si
sottrae
ad
ogni
determinazione
nazionale
e
razziale
;
gli
universalisti
sognano
le
conversazioni
da
salotto
della
marchesa
X
o
della
baronessa
Y
,
come
alcune
signore
sognano
il
cappellino
di
Parigi
o
il
tessuto
di
Londra
.
Del
resto
,
questa
piaga
è
ben
nota
.
Nel
'700
,
come
nell'800
,
come
nel
'900
,
in
arte
come
in
letteratura
come
in
politica
,
coloro
che
si
son
voluti
spacciare
per
moderni
si
sono
beati
di
universalismo
o
di
cosmopolitismo
,
come
si
preferiva
dire
una
volta
.
Bisognerebbe
riesumare
le
frustate
del
Baretti
,
ma
sarebbe
troppo
onore
,
poiché
egli
combatteva
almeno
contro
gente
fornita
di
vasta
e
solida
cultura
;
mentre
gli
universalisti
del
giorno
d
'
oggi
non
hanno
di
universale
che
l
'
ignoranza
.
Essere
razzisti
significa
essere
Italiani
;
e
non
v
'
è
modo
migliore
di
esserlo
di
quello
che
lavorare
per
l
'
Italia
.
I
migliori
razzisti
sono
i
contadini
,
gli
operai
,
coloro
che
quotidianamente
hanno
il
privilegio
di
misurare
,
nella
fatica
delle
proprie
braccia
,
la
faticosa
ascesa
del
lavoro
italiano
.
I
migliori
razzisti
sono
soprattutto
i
coloni
e
gli
operai
delle
città
volute
e
fondate
da
Mussolini
,
delle
città
autarchiche
per
eccellenza
.
Studiammo
,
la
volta
scorsa
,
la
nuova
razza
che
,
sotto
l
'
auspicio
mussoliniano
,
sta
sorgendo
nell
'
Agro
Pontino
;
ci
accingiamo
adesso
a
studiare
la
nuova
razza
di
Arsia
,
la
città
del
carbone
.
Studiare
è
mal
detto
;
si
tratta
di
contemplare
e
di
sentire
.
È
un
mondo
nuovo
che
sorge
attorno
a
noi
;
nuovo
e
antico
,
come
l
'
Italia
.
È
il
trionfo
del
lavoro
ed
è
al
tempo
stesso
il
sovvertimento
del
concetto
di
lavoro
lasciatoci
,
in
triste
e
malsano
retaggio
,
dall
'
Ottocento
.
Il
problema
sociale
,
la
lotta
di
classe
,
i
sacri
diritti
:
vocaboli
vuoti
di
senso
.
Qui
c
'
è
soltanto
una
razza
che
ha
ritrovato
se
stessa
,
che
vuol
bastare
a
se
stessa
,
che
lavora
per
la
propria
vita
e
la
propria
grandezza
.
Nel
solco
tracciato
dall
'
aratro
come
nelle
anfrattuosità
che
la
perforatrice
va
duramente
esplorando
,
è
il
seme
:
il
lavoro
.
E
questa
è
la
vera
Italia
.
StampaPeriodica ,
Phnom
Penh
.
«
Il
resto
della
Cambogia
è
già
in
mano
ai
partigiani
,
ma
Phnom
Penh
non
lo
sarà
mai
perché
gli
americani
,
pur
di
impedirlo
,
son
disposti
a
raderla
al
suolo
»
dice
uno
studente
.
Le
bombe
cadono
ormai
vicinissime
.
Oggi
a
soli
due
chilometri
da
qui
.
Sulla
riva
destra
del
Mekong
davanti
all
'
ex
palazzo
reale
migliaia
di
persone
stanno
a
guardare
i
Phantom
che
si
tuffano
in
picchiata
a
sganciare
il
loro
carico
di
napalm
dall
'
altra
parte
del
fiume
.
Alcuni
ridono
,
altri
,
come
fosse
un
gioco
,
gesticolano
,
seguendo
col
dito
puntato
nel
cielo
il
volo
degli
aerei
mentre
spaventose
colonne
nere
di
fumo
ribollono
lente
dinanzi
a
noi
.
I
cambogiani
non
sono
abituati
alla
guerra
e
molti
non
sembrano
rendersi
conto
di
quel
che
significa
una
bomba
.
Lo
spettacolo
è
quasi
quotidiano
,
fra
le
dieci
di
mattina
e
mezzogiorno
.
La
città
si
blocca
con
il
naso
in
aria
,
poi
tutto
torna
normale
e
nel
miglior
ristorante
di
Phnom
Penh
,
dove
un
tavolo
d
'
angolo
è
sempre
riservato
,
arriva
un
gruppetto
di
americani
,
in
abito
civile
,
con
i
capelli
a
spazzola
e
delle
valigette
grigie
da
cui
penzolano
i
fili
delle
cuffie
d
'
ascolto
.
Sono
gli
ufficiali
che
da
terra
hanno
tenuto
i
contatti
coi
piloti
degli
aerei
da
bombardamento
.
L
'
ambasciata
americana
nega
che
siano
qui
;
dicono
che
tutto
viene
fatto
dalla
Thailandia
dove
recentemente
s
'
è
spostato
l
'
intero
comando
prima
nel
Vietnam
;
dicono
che
qui
non
ci
sono
più
di
cento
funzionari
americani
comprese
le
segretarie
,
come
vuole
una
risoluzione
del
Senato
.
Ma
basta
vivere
a
Phnom
Penh
per
rendersi
conto
dell
'
invasione
di
questi
militari
in
borghese
;
basta
avere
una
radio
a
onde
corte
per
sentirli
mentre
da
terra
dirigono
i
piloti
durante
i
bombardamenti
.
Gran
parte
della
guerra
si
svolge
ormai
fra
aviazione
americana
e
partigiani
e
se
non
fosse
per
i
B52
,
per
i
Phantom
,
per
gli
F11
e
per
tutta
la
flotta
aerea
americana
che
prima
era
impiegata
in
Indocina
e
che
ora
è
concentrata
ventiquattro
ore
su
ventiquattro
nel
cielo
cambogiano
,
sarebbero
già
cadute
Takeo
,
Kampong
Chom
,
Battambang
e
le
altre
poche
città
ancora
in
mano
al
governo
di
Lon
Nol
.
La
guerra
in
Cambogia
sarebbe
finita
.
Sianuk
rientrerebbe
a
Phnom
Penh
accolto
a
gloria
dalla
gente
che
,
più
che
rimpiangere
lui
personalmente
,
rimpiange
il
tempo
in
cui
era
al
potere
e
il
riso
costava
dieci
volte
meno
di
ora
.
La
Cambogia
avrebbe
un
governo
formalmente
neutralista
,
ma
di
fatto
pro
Pechino
e
pro
Hanoi
.
È
questo
che
Nixon
non
può
accettare
e
per
questo
in
maniera
più
o
meno
diretta
e
coperta
gli
Stati
Uniti
stanno
lentamente
rientrando
in
Indocina
dalla
finestra
cambogiana
dopo
essere
usciti
con
tanto
di
fanfare
dalla
porta
vietnamita
.
Americano
è
l
'
intero
bilancio
dello
Stato
,
americano
tutto
ciò
che
tiene
ancora
in
piedi
l
'
esercito
tranne
i
soldati
,
americana
è
l
'
idea
della
nuova
politica
con
la
quale
Lon
Nol
,
ormai
con
le
spalle
al
muro
,
tenta
di
salvare
il
salvabile
,
di
congelare
il
Parlamento
,
formare
un
alto
consiglio
di
cui
fanno
parte
i
tre
personaggi
dell
'
opposizione
«
leale
»
considerati
più
popolari
dell
'
attuale
presidente
,
e
di
spedire
all
'
estero
il
fratello
minore
di
Lon
Nol
considerato
l
'
eminenza
grigia
del
regime
,
il
simbolo
della
sua
corruzione
e
l
'
ostacolo
a
qualsiasi
tentativo
di
uscire
dall
'
attuale
situazione
.
Tutto
questo
è
fatto
,
ma
è
estremamente
dubbio
che
serva
ancora
a
qualcosa
.
A
giudizio
di
molti
spettatori
non
c
'
è
riforma
che
possa
ormai
restituire
efficacia
o
credibilità
al
regime
,
non
c
'
è
controffensiva
che
possa
rovesciare
la
situazione
militare
nettamente
sfavorevole
alle
forze
di
Phnom
Penh
.
«
I
B52
hanno
fermato
i
comunisti
,
ma
non
possono
ricacciarli
indietro
»
dice
l
'
addetto
militare
di
un
'
ambasciata
europea
.
L
'
unica
via
d
'
uscita
,
si
sente
ripetere
da
varie
fonti
diplomatiche
,
è
l
'
apertura
di
negoziati
con
i
dirigenti
comunisti
.
E
qui
comincia
il
problema
.
Le
autorità
di
Phnom
Penh
sostengono
che
Sianuk
non
rappresenta
tutte
le
forze
che
si
battono
contro
Lon
Nol
e
che
non
c
'
è
,
per
questo
,
un
interlocutore
valido
.
Sianuk
,
dal
canto
suo
,
si
considera
interlocutore
più
che
valido
(
ed
il
suo
recente
viaggio
nelle
zone
liberate
era
innanzitutto
inteso
a
far
chiaro
questo
punto
)
ma
afferma
di
non
essere
disposto
a
trattare
con
la
«
cricca
di
Phnom
Penh
»
.
Secondo
lui
solo
gli
americani
contano
e
solo
con
gli
americani
è
disposto
a
trattare
.
Per
il
momento
la
situazione
è
bloccata
e
le
voci
di
contatti
segreti
fra
Sianuk
e
Washington
non
sono
confermate
.
Lon
Nol
,
ancora
sofferente
della
vecchia
paralisi
,
circondato
da
consiglieri
che
sembrano
tenerlo
all
'
oscuro
di
ciò
che
accade
nel
paese
,
rimane
formalmente
a
capo
dello
Stato
e
qualsiasi
accordo
politico
con
«
l
'
altra
parte
»
dovrà
tenere
conto
della
sua
presenza
.
Recentemente
,
per
bilanciare
il
colpo
pubblicitario
di
Sianuk
che
ha
detto
di
essere
stato
con
i
guerriglieri
nella
vecchia
capitale
di
Angkor
,
Lon
Nol
si
è
fatto
portare
in
elicottero
nelle
città
ancora
in
mano
ai
governativi
,
ma
non
sembra
che
sia
tornato
con
una
analisi
corretta
della
situazione
.
La
cosa
che
più
d
'
ogni
altra
va
ripetendo
ai
suoi
generali
è
di
stare
attenti
ai
conigli
perché
uno
dei
chiromanti
con
cui
si
consulta
gli
ha
detto
che
,
nell
'
attacco
finale
,
i
comunisti
manderanno
avanti
migliaia
e
migliaia
di
questi
roditori
con
cariche
di
dinamite
sotto
la
pancia
.
La
propaganda
del
governo
continua
a
parlare
dei
nemici
come
«
gli
aggressori
nord
-
vietnamiti
e
vietcong
»
e
gli
impiegati
delle
poste
addetti
a
censurare
le
lettere
che
partono
ed
arrivano
qui
e
in
specie
i
telegrammi
mandati
dai
corrispondenti
stranieri
ora
numerosi
a
Phnom
Penh
,
fanno
una
lotta
continua
perché
così
venga
descritto
«
il
nemico
»
.
Ad
un
collega
cui
era
sfuggito
di
scrivere
«
i
partigiani
cambogiani
»
il
censore
giorni
fa
ha
detto
:
«
Lo
so
che
lei
ha
ragione
,
ma
io
non
voglio
perdere
il
posto
»
.
L
'
avvicinarsi
del
fronte
fino
alle
porte
della
capitale
,
il
continuo
flusso
di
rifugiati
che
le
bombe
americane
cacciano
dalle
campagne
verso
la
città
,
senza
contare
l
'
esistenza
in
Phnom
Penh
stessa
di
tutta
una
rete
sianukista
,
hanno
diffuso
fra
la
popolazione
un
'
immagine
abbastanza
verosimile
di
com
'
è
la
vita
nelle
zone
liberate
e
di
chi
,
al
di
là
della
propaganda
,
sono
«
i
nemici
»
.
«
Sono
Khmer
,
come
me
»
diceva
sottovoce
e
allargando
le
braccia
come
chi
ha
scoperto
una
realtà
imbarazzante
un
tenente
governativo
in
una
postazione
militare
sulla
lingua
di
terra
,
in
parte
già
occupata
dai
guerriglieri
,
che
divide
il
Mekong
dal
suo
affluente
Bassac
prima
che
i
due
fiumi
si
uniscano
proprio
dinanzi
a
Phnom
Penh
.
Ed
un
impiegato
in
un
ufficio
governativo
indicando
i
suoi
sette
colleghi
:
«
Ognuno
di
noi
ha
parenti
che
vivono
nelle
altre
zone
;
vengono
spesso
a
trovarci
e
a
comprare
il
riso
che
da
loro
manca
.
Per
il
resto
hanno
ogni
altra
cosa
e
costa
meno
che
qui
»
.
Il
pesce
costa
da
loro
venti
volte
di
meno
,
lo
zucchero
la
metà
.
Prima
c
'
erano
dei
nord
-
vietnamiti
con
loro
,
ma
ora
si
sono
ritirati
ed
i
capi
sono
tutti
cambogiani
.
Poi
senza
nessuna
circospezione
mi
chiede
:
«
È
vero
che
tra
poco
Sianuk
ritorna
?
»
.
La
Cambogia
è
ormai
al
novanta
per
cento
occupata
dalle
forze
partigiane
,
ma
i
vari
fronti
sono
indefiniti
e
i
confini
fra
i
due
governi
sono
permeabilissimi
.
Non
solo
contadini
cui
le
autorità
sianukiste
rilasciano
appositi
lasciapassare
vanno
e
vengono
da
una
parte
all
'
altra
,
ma
interi
convogli
,
anche
militari
,
passano
le
linee
.
«
Se
non
lasciano
passare
i
rifornimenti
diretti
a
Phnom
Penh
,
come
fanno
a
procurarsi
ciò
di
cui
hanno
bisogno
?
»
mi
spiega
un
francese
residente
qui
dal
tempo
della
prima
guerra
d
'
Indocina
.
Oltre
a
quella
parte
di
carico
che
i
partigiani
si
prendono
sulla
strada
come
pedaggio
per
lasciar
procedere
i
convogli
,
parte
delle
merci
che
arrivano
nella
capitale
finiscono
comunque
nelle
zone
liberate
attraverso
la
rete
del
mercato
nero
con
la
quale
molti
cambogiani
stanno
arricchendosi
.
La
benzina
è
scarsa
ai
distributori
,
ma
se
ne
può
comprare
quanta
se
ne
vuole
sotto
banco
:
basta
pagare
quattro
volte
il
prezzo
normale
.
Sono
i
soldati
stessi
che
la
rubano
dai
camion
militari
e
la
rivendono
per
far
campare
le
loro
famiglie
che
non
potrebbero
sopravvivere
con
la
loro
paga
,
mi
dicono
.
Un
sacco
di
riso
,
che
basta
appena
per
un
mese
ad
una
famiglia
di
quattro
persone
,
costa
più
della
paga
media
di
un
militare
o
di
un
impiegato
statale
.
La
relativa
dipendenza
della
guerriglia
dai
rifornimenti
governativi
spiega
perché
alcune
delle
arterie
di
comunicazione
che
i
partigiani
potrebbero
chiudere
,
come
spesso
fanno
con
azioni
dimostrative
,
rimangono
aperte
e
come
,
nonostante
quello
che
alcuni
hanno
definito
«
l
'
assedio
di
Phnom
Penh
»
non
c
'
è
mai
stato
un
assedio
nel
vero
senso
della
parola
.
Vogliono
semplicemente
far
vedere
che
ci
sono
.
È
un
assedio
del
tipo
di
quello
di
Gerico
,
dice
un
diplomatico
:
vanno
attorno
alla
città
suonando
i
loro
corni
,
sapendo
che
un
giorno
o
l
'
altro
la
città
crollerà
da
sé
.
In
un
punto
i
guerriglieri
sono
arrivati
ad
appena
due
chilometri
dalla
città
e
sí
sono
trincerati
sulla
riva
sinistra
del
Mekong
,
ma
la
situazione
non
è
la
stessa
nelle
altre
direzioni
.
Se
questo
è
un
assedio
esso
è
fatto
da
gente
che
non
sembra
avere
fretta
.
A
volte
,
dopo
essersi
tanto
avvicinati
alle
linee
governative
da
rendere
impossibile
l
'
intervento
dell
'
aviazione
(
per
quasi
due
giorni
non
si
sono
sentiti
bombardamenti
a
Phnom
Penh
)
i
guerriglieri
si
ritirano
e
quella
stessa
unità
viene
poi
segnalata
da
una
parte
diversa
.
Il
giorno
di
un
confronto
finale
alle
porte
della
capitale
,
se
mai
questo
giorno
verrà
,
sembra
ancora
lontano
.
I
bombardamenti
americani
stanno
già
facendo
dei
terribili
eccidi
fra
la
popolazione
civile
delle
regioni
attorno
a
Phnom
Penh
e
creando
sempre
più
profughi
in
un
paese
di
sette
milioni
di
abitanti
,
la
metà
dei
quali
già
è
rifugiata
.
I
partigiani
sanno
che
se
la
battaglia
fosse
per
Phnom
Penh
,
le
perdite
sarebbero
altissime
ed
inaccettabili
.
Sianuk
ha
detto
che
non
darà
l
'
ordine
di
attaccare
Phnom
Penh
per
evitare
che
venga
distrutta
dalle
bombe
americane
.
Forse
per
questo
la
popolazione
della
capitale
non
sembra
disperarsi
e
guarda
come
ad
uno
spettacolo
che
non
la
riguarda
le
bombe
che
cascano
,
per
ora
,
a
due
chilometri
da
qui
.
Solo
alcuni
si
rendono
conto
di
ciò
che
anche
questo
significa
.
Ieri
,
quando
ho
chiesto
un
tè
al
limone
,
il
cameriere
dell
'
albergo
mi
ha
risposto
:
non
c
'
è
limone
:
in
tre
anni
di
guerra
tutti
i
limoni
sono
stati
distrutti
.
Poi
,
facendo
con
la
mano
in
aria
il
gesto
dei
bombardieri
che
si
tuffano
ha
detto
:
«
Ancora
tre
anni
di
guerra
e
non
ci
saranno
più
cambogiani
,
signore
»
.
StampaPeriodica ,
Il
camerata
Federico
AIfredo
Riolo
ci
ha
scritto
da
Milano
:
Per
amor
del
vero
devo
dire
subito
che
a
pagina
11
del
n
.
15
della
Difesa
della
Razza
ho
visto
qualcosa
che
veramente
non
mi
è
piaciuta
e
non
è
piaciuta
a
nessuno
di
noi
.
È
una
bella
cosa
la
fotografia
dei
tipi
razziali
soprattutto
quando
si
tratta
del
volto
aperto
e
sano
del
popolo
,
ma
francamente
quel
tipo
col
monocolo
incastrato
nell
'
occhio
è
in
stridente
contrasto
con
gli
altri
tipi
razziali
.
Credevo
che
l
'
ora
del
monocolo
fosse
passata
per
sempre
,
che
fosse
finito
sotto
l
'
urto
del
solido
muscolo
plebeo
,
che
si
fosse
spezzato
sotto
la
scarpa
del
fante
,
ed
invece
eccotelo
proprio
sulla
Difesa
della
Razza
.
Così
ha
scritto
Riolo
.
Ma
egli
sa
benissimo
che
cosa
ne
possiamo
pensare
di
quelli
che
portano
la
caramella
e
dell
'
epoca
alla
quale
si
ostinano
ad
appartenere
.
Sol
che
la
questione
è
un
'
altra
.
Si
tratta
che
l
'
illustre
scienziato
e
camerata
Clauss
ha
giudicato
rispondente
al
tipo
,
ch
'
egli
voleva
illustrare
,
quella
fotografia
,
per
la
struttura
del
volto
,
non
certo
per
il
monocolo
.
StampaPeriodica ,
Napoli
.
Mi
reco
al
mercatino
della
Torretta
per
acquistare
una
decina
di
barattoli
di
birra
e
una
decina
di
bottiglie
di
vino
.
Il
venditore
può
soddisfare
un
terzo
della
mia
richiesta
.
Acque
minerali
,
vino
,
birra
,
coca
-
cola
sono
andate
a
ruba
.
«
Siete
soddisfatto
?
»
chiedo
all
'
uomo
.
«
Mi
farebbe
piacere
vendere
così
tutti
i
giorni
,
ma
non
in
occasioni
come
queste
.
Il
colera
non
fa
piacere
a
nessuno
.
»
Nella
conversazione
s
'
intromette
una
signora
,
in
quel
posto
per
il
mio
stesso
motivo
.
Ma
il
termine
signora
è
improprio
e
sommario
.
Sarebbe
uguale
se
la
definissi
semplicemente
una
donna
del
popolo
.
È
una
persona
anziana
,
ancora
fresca
,
bassa
,
grossa
,
tozza
di
gambe
,
la
faccia
larga
,
di
pelle
lucida
,
sguardo
luccicante
e
fiero
,
mammelle
immense
a
sfasciume
e
a
lava
sull
'
addome
e
la
pancia
,
una
di
quelle
cosiddette
madri
di
Napoli
,
che
possono
essere
tanto
state
progenitrici
di
una
razza
sterminata
di
figli
e
nipoti
,
quanto
sterili
signorine
senza
i
tratti
dello
zitellismo
,
una
specie
tutta
napoletana
,
nutrita
di
pane
,
pasta
e
insalata
e
a
dimensione
di
vicolo
e
di
basso
.
Per
rassicurarci
dice
:
«
Ce
l
'
abbiamo
fatta
con
la
spagnola
e
ce
la
faremo
con
il
colera
.
Allora
io
ero
ragazzina
e
ci
davano
da
mangiare
l
'
aglio
crudo
.
Due
,
tre
spicchi
d
'
aglio
nell
'
intestino
e
i
vermi
della
spagnola
se
ne
fuggivano
.
Allora
la
spagnola
la
portò
un
soldato
dalla
guerra
e
ora
il
colera
qualche
marittimo
corallaro
,
con
la
differenza
che
allora
Napoli
odorava
,
ora
puzza
.
Si
cammina
nella
porcheria
,
signore
mio
,
dentro
i
vicoli
.
Ho
lavato
e
sciacquato
il
mio
basso
con
la
varechina
-
di
lisoformio
non
se
ne
trova
da
nessuna
parte
-
ho
ucciso
cinque
scarafaggi
,
tolto
tutte
le
formiche
e
apro
solo
a
chi
conosco
»
.
«
Dove
abita
?
»
le
chiedo
.
Per
lei
risponde
una
seconda
signora
.
Costei
è
lunga
,
magra
,
la
pelle
olivastra
,
gli
occhi
di
marrone
giallo
,
cuneiformi
,
spiritati
,
la
voce
gonfia
come
uscente
da
una
diversa
conformazione
organica
.
«
Donna
Rita
abita
al
Vico
Forno
,
già
Vico
Cucca
.
Non
sapete
dove
si
trova
?
»
(
Lo
conosco
bene
.
C
'
è
una
trattoria
popolarissima
.
Bisogna
addentrarvisi
muniti
di
scafandro
.
)
«
È
una
gran
signora
:
una
pulitona
.
Sta
sempre
con
le
mani
nell
'
acqua
.
Prendessero
tutti
esempio
da
lei
.
Che
basso
!
Che
splendore
!
Ora
non
saremmo
dove
siamo
:
dentro
alla
schifezza
,
dentro
alla
purcaria
,
con
le
zoccole
[
topi
]
che
vanno
e
vengono
,
umide
di
merda
e
sempre
affamate
.
Nella
pulizia
generale
di
questa
notte
della
città
di
Napoli
,
mio
marito
e
mio
cognato
ne
hanno
uccise
quattro
.
»
«
Fatica
sprecata
»
risponde
la
madre
di
Napoli
.
«
Domani
saranno
otto
.
Da
cinquant
'
anni
pulisco
il
mio
basso
e
da
cinquant
'
anni
lo
sporco
avanza
.
È
che
il
basso
è
sporco
di
natura
.
Ha
mille
buchi
,
mille
fessure
e
in
ognuno
di
essi
,
di
notte
,
c
'
è
sempre
un
occhio
d
'
animale
che
sorveglia
.
La
colpa
è
del
vicolo
.
Il
vicolo
è
un
fiume
.
Se
piove
diventa
un
"
lavinaio
"
.
Se
va
in
secco
ci
crescono
ogni
sorta
di
bestie
.
E
tutte
vorrebbero
entrare
a
farvi
visita
:
gatti
,
cani
,
topi
,
lumache
,
lucertole
,
ragni
,
vermi
,
scarafaggi
,
serpenti
,
mosche
,
moschilli
e
zanzare
.
Dovreste
stare
sempre
con
una
scopa
in
mano
.
Sono
proprio
queste
bestie
che
portano
dentro
i
peli
e
le
ali
,
le
farfalline
delle
malattie
.
Altro
che
cozze
!
»
«
Sì
,
le
cozze
!
»
esclama
la
lunga
.
«
Ogni
mattina
dovrebbero
fare
una
pulizia
radicale
,
con
la
pompa
grossa
,
con
acqua
e
lisoformio
e
dovrebbero
rimettere
in
servizio
i
vecchi
spazzini
:
quelli
che
non
si
schifavano
di
mettere
le
mani
dovunque
.
Questi
di
oggi
,
signore
mio
,
vengono
con
i
guanti
...
con
gli
stivali
...
»
«
Qualcuno
,
l
'
avrete
visto
»
aggiunge
la
madre
di
Napoli
«
col
fazzoletto
sulla
bocca
,
quasi
noi
fossimo
davvero
gente
infetta
...
»
«
Si
prendono
le
sacchette
»
riprende
la
lunga
,
«
e
lo
sporco
a
strati
resta
là
dove
sta
.
Ma
a
loro
che
cosa
importa
?
Hanno
la
goccia
fissa
tutti
i
mesi
!
»
[
il
mensile
]
.
«
Vergogna
,
ci
voleva
il
colera
per
fare
un
po
'
di
pulizia
»
dice
il
venditore
di
acque
.
«
Se
ci
salviamo
,
se
quella
bella
Madonna
del
Rosario
ci
fa
la
grazia
e
ce
la
deve
fare
,
altrimenti
sarebbe
troppo
un
'
ingiustizia
,
sapete
che
vi
dico
»
dice
la
lunga
,
«
che
bisogna
ringraziare
questa
specie
di
colera
se
rivedremo
Napoli
un
poco
più
pulita
.
»
Mi
dispiace
per
noi
tutti
,
napoletani
e
italiani
,
ma
questa
conversazione
,
non
insolita
e
al
limite
dell
'
assurdo
nel
1973
,
retrodatabile
a
piacere
nella
storia
napoletana
,
meritava
di
esser
riportata
.
Io
mi
sono
limitato
ad
aggiustare
il
tiro
del
linguaggio
;
a
depurarlo
di
una
serie
di
anatemi
contro
la
cosiddetta
autorità
;
ma
in
essa
ci
sono
tutte
le
chiavi
per
aprire
le
vecchie
e
cadenti
porte
del
sottomondo
napoletano
,
schiacciato
da
insulti
e
vituperi
d
'
ogni
specie
e
più
che
in
antico
staccato
,
come
un
satellite
alla
deriva
,
dall
'
altra
Napoli
,
che
ha
la
funzione
di
un
mero
insediamento
coloniale
.
La
confusione
nasce
dal
fatto
che
non
sai
mai
bene
se
stai
rileggendo
le
pagine
più
corpose
e
promiscue
dei
napoletanisti
italiani
e
stranieri
d
'
ogni
tempo
;
se
sei
in
preda
continua
a
un
incubo
senza
schiarite
o
stai
attraversando
le
vie
di
una
vera
città
in
cui
la
corte
dei
miracoli
,
degli
sciancati
,
degli
storpi
,
degli
afflitti
,
dei
miti
,
dei
buoni
,
dei
vinti
,
della
gente
che
parla
da
sola
,
continua
a
dar
spettacolo
a
entrata
continua
.
Tutti
i
luoghi
comuni
,
vieti
,
vecchi
,
insopportabili
,
che
si
debbono
rifiutare
per
un
impegno
di
volontà
,
come
il
detto
colonialista
e
razzista
«
Napoli
è
una
città
orientale
senza
un
quartiere
occidentale
»
,
alla
verifica
risultano
validi
.
Sembrano
cose
di
colore
,
ma
poi
le
smuovi
e
sotto
c
'
è
la
gente
che
soffre
,
che
patisce
e
che
si
brucia
il
regalo
della
vita
sotto
le
bandiere
del
folclore
,
che
è
una
sporca
bandiera
di
orrori
.
Trent
'
anni
fa
scrivevo
dei
trecentomila
napoletani
che
la
mattina
si
alzavano
in
cerca
di
qualcosa
da
fare
,
oggi
l
'
esercito
si
è
ingrossato
,
trent
'
anni
fa
la
gente
si
metteva
a
vendere
carnicotte
,
lupini
,
ceci
,
semi
,
lumachine
,
cozze
,
polipi
,
bolliti
,
tutti
cibi
da
porre
al
bando
e
,
oggi
,
a
Mergellina
,
alla
riviera
,
sui
quartieri
,
a
Porta
Capuana
e
al
Vasto
e
in
mille
vicoli
e
labirinti
,
si
contano
a
migliaia
le
vecchie
con
i
banchetti
davanti
che
cercano
di
arrangiare
e
arraffare
la
giornata
,
vendendo
ciuciù
e
mosche
,
pannocchie
arrostite
o
lesse
e
parassiti
.
Allora
si
diceva
fossero
commerci
,
residui
di
folclore
.
Oggi
come
li
dobbiamo
definire
?
Trent
'
anni
fa
andavi
al
Borgo
Marinaro
,
alle
trattorie
a
mare
,
ma
come
dire
alle
Isole
Capoverde
e
trovavi
i
ragazzi
che
per
un
soldo
si
tuffavano
nell
'
acqua
e
oggi
per
cento
lire
fanno
lo
stesso
.
Gridano
:
«
A
me
!
a
me
!
»
e
Cristo
li
solleverebbe
nel
cielo
.
Gli
uomini
li
sprofondano
sott
'
acqua
.
Trent
'
anni
fa
passavano
gli
uomini
-
cavallo
sotto
una
carretta
in
cerca
di
rifiuti
e
ogni
mattina
,
in
quest
'
anno
stupefacente
,
verso
le
undici
appare
una
madre
-
cavallo
e
una
figlia
-
bilancino
,
carretta
dietro
,
che
si
chinano
a
raccogliere
qualunque
cosa
e
caricano
.
Quest
'
estate
la
gente
ha
cercato
di
resistere
,
di
far
muro
al
caldo
.
Ma
i
bambini
piangevano
,
«
sfrenesiavano
»
e
alla
fine
si
sono
decisi
ad
affrontare
l
'
ultima
spiaggia
:
i
bagni
popolari
lungo
i
fianchi
della
costa
metropolitana
.
Mi
ci
sono
recato
anche
io
una
mattina
.
Ma
ho
dovuto
farmi
forza
.
Dirmi
:
sei
come
loro
,
non
devi
provare
schifo
e
con
questo
messaggio
nell
'
animo
sono
riuscito
a
discendere
dalle
cabine
palafitte
sulla
spiaggia
.
Era
di
fango
.
Ci
si
affondava
dentro
.
Fatto
il
bagno
nell
'
acqua
nera
e
spessa
come
bitume
,
risalito
a
riva
,
dovevi
asciugarti
all
'
impiedi
.
Un
vocio
terribile
.
Richiami
stentorei
.
Le
mamme
dividevano
pane
e
frittata
,
pane
e
melanzane
,
pane
e
mortadella
,
ruoti
di
maccheroni
.
Passavano
venditori
di
uva
,
lupini
di
mare
,
cozze
,
pagnottelle
.
A
vendere
e
a
comprare
,
a
dare
e
a
prendere
,
tutto
con
le
mani
.
I
ragazzi
saltavano
,
scappavano
,
entravano
e
uscivano
dall
'
acqua
,
nuotatori
formidabili
,
felicissimi
,
bellissimi
.
Ma
a
quale
prezzo
?
Un
ambiente
di
dannati
.
Una
promiscuità
e
una
densità
ferine
.
Ammesso
il
caso
che
l
'
acqua
del
mare
fosse
stata
pura
,
la
spiaggia
molliccia
di
rifiuti
riportava
alle
condizioni
di
metodica
sporcizia
.
«
La
crasse
est
comme
une
chemise
naturelle
dont
les
napolitains
semblent
craindre
se
dépouiller
.
»
Colette
ha
torto
.
Se
fosse
stata
una
plebea
napoletana
in
quella
camicia
ci
sarebbe
entrata
per
forza
anche
lei
.
Quella
camicia
sembra
che
ci
stia
addosso
anche
quando
ce
ne
siamo
disfatti
.
Qua
tutto
è
vecchio
,
rognoso
,
umido
,
puzzolente
;
e
lo
diventa
sempre
di
più
,
incarnito
,
perché
per
un
po
'
di
pulizia
,
ben
lontana
da
una
raggiunta
nettezza
,
c
'
è
bisogno
del
cataclisma
di
una
peste
o
un
colera
,
della
paura
collettiva
.
«
L
'
autorità
»
-
ente
astratto
,
che
chi
sa
dove
si
trova
-
,
come
dice
la
gente
,
addebita
alle
cozze
o
all
'
arrivo
di
«
un
marittimo
»
infetto
il
focolaio
originario
dell
'
infezione
.
E
sarà
.
Ma
questa
è
una
giustificazione
valida
per
gli
altri
paesi
non
per
l
'
abitato
napoletano
dove
chiunque
,
dopo
una
fuggevole
visita
,
è
costretto
a
domandarsi
come
mai
non
vi
siano
un
colera
e
una
peste
cronici
.
Lo
sanno
bene
quelli
dell
'
altra
Napoli
i
quali
,
se
non
vi
sono
costretti
da
forza
maggiore
,
evitano
di
attraversare
quartieri
come
il
Pallonetto
;
non
soltanto
per
non
vedervi
la
realtà
e
per
non
riconoscersi
nei
loro
concittadini
,
vittime
di
una
nascita
sbagliata
-
giacché
stiamo
ancora
a
questo
-
ma
per
non
venire
a
contatto
con
gente
,
pulitissima
per
se
stessa
,
ma
che
entra
ed
esce
da
edifizi
e
fabbriche
in
cui
uno
finisce
per
infarinarsi
,
se
non
nella
sporcizia
,
nel
cattivo
odore
,
nel
muffido
di
secoli
.
Del
resto
il
sudiciume
nel
vicolo
è
un
frutto
spontaneo
,
fatale
.
Sul
vicolo
si
affacciano
i
bassi
.
I
bassi
sono
a
forma
di
piccoli
cubi
.
Aria
e
luce
provengono
dal
cielo
remoto
del
vicolo
.
Un
'
idea
.
Il
vicolo
è
inoltre
anche
entrata
,
uscita
,
balcone
,
terrazzo
,
spiazzo
,
pattumiera
.
Per
vivere
in
lindura
ci
vorrebbero
degli
acrobati
.
Non
bisognerebbe
mangiare
,
lavare
le
vesti
e
gl
'
indumenti
.
Bisognerebbe
rimanere
chiusi
dentro
,
immobili
,
paralizzati
:
una
imposizione
atroce
per
gente
per
la
quale
muoversi
,
uscire
,
entrare
,
parlare
,
amare
e
odiarsi
è
la
vita
stessa
.
Ma
la
sporcizia
non
è
una
mania
,
una
deformazione
,
una
tendenza
.
È
l
'
eredità
di
un
'
educazione
che
non
c
'
è
mai
stata
.
Se
oggi
i
nobili
o
i
paranobili
con
il
seguito
degli
arricchiti
e
dei
superburocrati
vivono
a
Caracciolo
,
a
Posillipo
o
a
via
Petrarca
-
strade
sommariamente
pulite
-
quando
vivevano
a
Spaccanapoli
si
mantenevano
al
riparo
come
sui
trampoli
al
piano
nobile
e
giù
,
agli
altri
di
cattiva
nascita
,
buttavano
gli
avanzi
.
Collegati
a
questi
avanzi
c
'
è
il
termine
«
zandraglia
»
.
Lunghissima
la
diatriba
filologica
su
questo
lessema
.
Ci
hanno
messo
bocca
Croce
,
Nicolini
,
Doria
e
altri
numi
della
storia
patria
e
si
è
addivenuti
a
un
accordo
nel
dire
che
fosse
il
richiamo
dei
soldati
francesi
accampati
sui
quartieri
i
quali
,
dopo
il
rancio
,
uscivano
fuori
la
caserma
e
al
grido
di
:
«
Zandrà
!
Zandrà
!
»
buttavano
sul
lastrico
,
allora
privo
di
fogne
,
i
rimasugli
delle
loro
brodaglie
.
La
gente
,
ossia
i
napoletani
,
non
lo
si
dimentichi
,
si
buttavano
carponi
e
succhiavano
la
sbobba
.
È
orribile
,
mortificante
,
poco
snob
ricordarlo
,
ma
è
vero
e
documentato
.
Con
questi
precedenti
c
'
è
da
chiedersi
due
cose
:
come
mai
la
nostra
razza
non
si
sia
estinta
e
come
,
oggi
,
a
duecento
anni
di
distanza
sprecati
in
chiacchiere
,
sarebbe
possibile
avere
un
concetto
più
illuminato
e
razionale
dell
'
igiene
.
Viviamo
sul
filo
del
miracolo
.
I
bassi
hanno
ancora
i
cessi
a
terra
,
spesso
in
un
angolo
della
cucina
.
Vi
sono
trattorie
(
a
Mergellina
)
dove
si
lavano
ancora
i
piatti
nelle
bacinelle
,
dove
gli
scarafaggi
marciano
in
fila
indiana
.
Prendere
un
tram
o
un
autobus
,
via
,
non
è
sempre
un
affare
olezzante
.
Le
signore
bene
ne
discendono
disgustate
.
Il
ricordo
degli
inferi
corporali
le
sconvolge
.
E
gli
altri
?
Le
centinaia
di
migliaia
di
altri
?
Ma
chi
sono
?
Dove
sono
?
Nell
'
altra
Napoli
.
La
mancanza
di
spirito
di
socialità
e
di
solidarietà
ha
in
questa
terra
la
sua
ultima
e
imprendibile
roccaforte
.
StampaPeriodica ,
Il
bolscevismo
è
una
ideologia
,
deteriore
dal
punto
di
vista
umano
,
che
è
nata
in
modo
diretto
dal
modo
di
essere
ideologico
,
animico
,
spirituale
,
politico
,
razziale
degli
ebrei
:
com
'
è
noto
,
derivando
esso
dal
materialismo
storico
e
dall
'
economicismo
sostenuto
dai
filosofi
e
dagli
economisti
nonché
dai
finanzieri
ed
industriali
ebrei
od
ebraizzati
dello
scorso
secolo
,
non
può
,
senza
distruggersi
,
essere
contro
il
modo
di
essere
ebraico
,
e
quindi
alimentare
una
politica
antigiudaica
o
soltanto
razzista
anche
nel
senso
gerarchico
della
espressione
.
Non
potevano
dunque
essere
interpetrati
sotto
l
'
angolo
visuale
del
razzismo
ariano
i
varii
fatti
che
sono
caduti
sotto
gli
occhi
dei
sociologhi
e
degli
studiosi
europei
a
proposito
di
pretese
reazioni
o
meno
dell
'
elemento
russo
contro
l
'
elemento
eterorazziale
.
La
nuova
costituzione
russa
del
dicembre
1936
,
all
'
art
.
123
infatti
ribadiva
:
L
'
eguaglianza
giuridica
dei
cittadini
dell
'
URSS
senza
distinzione
di
nazionalità
e
di
razza
,
in
tutti
i
campi
della
vita
economica
,
pubblica
,
culturale
,
sociale
e
politica
è
una
nuova
legge
assoluta
.
Ogni
restrizione
diretta
od
indiretta
dei
diritti
,
come
pure
l
'
istituzione
di
privilegi
diretti
o
indiretti
per
i
cittadini
secondo
la
razza
e
la
nazionalità
...
,
e
così
ogni
propaganda
di
esclusivismo
,
di
odio
e
di
sdegno
razzista
o
nazionalista
,
è
punita
dalla
legge
.
Così
l
'
azione
apparente
del
1928
veniva
smentita
dal
fatto
della
nuova
costituzione
che
poi
all
'
art
.
135
dava
a
tutti
i
cittadini
il
diritto
elettorale
"
indipendentemente
dalla
loro
razza
o
nazionalità
"
senza
escludere
naturalmente
gli
ebrei
.
L
'
anno
successivo
poiché
il
trozchismo
,
aspetto
estremo
e
messianicamente
giudaico
del
bolscevismo
,
assumeva
proporzioni
allarmanti
per
le
formazioni
capitalistiche
e
politiche
ebraiche
od
ebraizzate
delle
metropoli
russe
,
si
incominciò
la
nota
persecuzione
poliziesca
.
Senza
dubbio
si
è
trattato
di
uno
di
quei
fenomeni
di
rivalità
del
possesso
della
cosa
pubblica
e
di
monopolio
della
verità
di
stato
che
sono
frequenti
un
po
'
in
tutte
le
classi
politiche
o
politicanti
umane
e
dai
quali
certamente
la
razza
ebraica
e
le
sue
consorterie
non
vanno
esenti
.
Stalin
infatti
pensava
sempre
alla
maniera
ebraica
e
societaria
e
lo
prova
un
tratto
della
relazione
da
lui
stesso
compilata
al
progetto
per
la
suddetta
magna
carta
del
1936
.
"
Il
progetto
del
nuovo
statuto
dell
'
URSS
è
invece
profondamente
internazionalista
.
Parte
infatti
dal
principio
che
tutte
le
nazioni
e
tutte
le
razze
sono
eguali
di
fronte
al
diritto
.
Parte
dal
principio
che
la
differenza
di
colore
o
di
linguaggio
,
di
livello
culturale
o
di
livello
di
sviluppo
fisico
,
così
come
ogni
altra
differenza
fra
nazioni
e
razze
non
può
servire
a
giustificare
l
'
ineguaglianza
di
diritto
fra
le
nazioni
.
Parte
dal
principio
che
tutte
le
nazioni
o
razze
indipendentemente
dalla
loro
forza
e
dalla
loro
debolezza
debbono
godere
diritti
identici
in
tutte
le
sfere
della
vita
economica
,
sociale
,
statale
e
culturale
delle
società
.
"
Ciò
che
ideologicamente
coincide
con
quanto
lo
stesso
Stalin
nel
1932
(
citato
in
Voks
,
n
.
5-6
)
aveva
detto
a
proposito
della
politica
culturale
dell
'
URSS
:
"
Un
completo
aiuto
dovrà
esser
dato
allo
sviluppo
delle
culture
,
nazionali
per
la
forma
e
proletarie
per
il
contenuto
.
"
Si
deve
ricordare
che
non
è
senza
significato
,
ai
fini
di
dimostrare
la
continuità
storica
del
fenomeno
,
che
ebrea
era
la
moglie
di
Lenin
:
Krupskaja
,
ed
ebree
sono
le
mogli
di
Stalin
e
di
Molotov
mentre
oramai
ebraico
si
è
rivelato
tutto
il
meccanismo
che
sostiene
l
'
opera
del
Cremlino
,
come
israeliti
sono
gli
uomini
che
costituiscono
le
entità
più
influenti
del
Comintern
a
meno
che
non
siano
ammogliati
ad
ebree
o
sotto
l
'
erotica
influenza
delle
medesime
,
alla
stessa
maniera
di
come
sui
ventotto
compagni
che
penetrarono
in
Russia
nel
1917
,
chiusi
nello
storico
vagone
piombato
insieme
a
Lenin
,
ventuno
erano
ebrei
e
soltanto
sette
russi
asiatici
.
Calcoli
espletati
da
fonte
ebraica
nel
1933
facevano
ascendere
a
più
di
un
terzo
del
totale
il
numero
dei
funzionari
dello
Stato
di
razza
ebraica
in
Russia
(
"
The
Jewish
Chronicle
"
ibd
.
)
,
ciò
che
in
relazione
al
numero
degli
ebrei
nello
Stato
sovietico
appariva
enorme
anche
agli
stessi
giudei
.
(
Circa
160
milioni
di
slavo
-
russi
contro
sette
milioni
e
800
mila
ebrei
.
)
Successivamente
,
tolti
quei
funzionari
sospetti
di
trozchismo
i
quali
per
caso
fossero
anche
ebrei
,
tali
proporzioni
non
sono
state
alterate
malgrado
un
certo
indirizzo
ufficiale
ad
uso
di
esportazione
che
debolmente
postulava
la
separazione
degli
ebrei
sotto
forma
sionistica
.
D
'
altra
parte
nel
campo
puramente
scientifico
devesi
negare
(
e
del
resto
lo
sottolineò
la
stessa
"
Moscow
Daily
News
"
del
5
novembre
1932
in
un
suo
numero
commemorativo
della
"
rivoluzione
"
del
1917
)
,
in
ciò
che
particolarmente
riguarda
il
settore
antropologico
,
che
si
siano
fatte
comunque
ricerche
nel
senso
razzista
.
Gli
antropologi
bolscevichi
hanno
studiato
le
etnorazze
delle
varie
regioni
dell
'
URSS
promovendo
esplorazioni
e
rilievi
nell
'
immenso
territorio
al
solo
fine
di
fornire
documentate
relazioni
al
Comitato
Centrale
il
quale
se
ne
poteva
servire
per
analizzare
quali
erano
i
punti
deboli
delle
popolazioni
onde
sfruttarli
a
scopo
politico
ed
,
ove
occorresse
,
per
ricercare
i
mezzi
scientifici
per
la
eliminazione
di
peculiarità
umane
che
contrastassero
con
il
piano
distruttivo
del
livellamento
israelitico
.
Gli
ultimi
fatti
politici
,
tra
i
quali
la
riapparizione
dell
'
ebreo
Litvinov
ad
arbitro
delle
relazioni
con
la
Gran
Bretagna
e
con
gli
Stati
Uniti
,
ed
i
palesi
legami
con
personalità
del
mondo
plutocratico
giudaico
anglo
-
americano
da
parte
dei
dirigenti
sovietici
,
riprovano
che
la
furberia
bolscevica
ha
saputo
speculare
su
alcuni
feroci
contrasti
interni
dell
'
ebraismo
comunista
per
sostenere
,
dinanzi
al
mondo
ariano
,
un
suo
antigiudaismo
ed
un
suo
razzismo
contraffatto
,
onde
ciò
fosse
utile
ad
imbrogliare
i
giudizi
.
StampaPeriodica ,
Lisbona
.
«
La
notte
del
25
aprile
nella
scuola
di
cavalleria
di
Santarem
eravamo
tutti
svegli
.
La
radio
era
accesa
:
trasmetteva
canzoni
e
annunci
pubblicitari
.
A
mezzanotte
e
trenta
una
voce
femminile
annunciò
:
qui
radio
RenascenQa
,
riprendiamo
il
programma
con
la
canzone
Grandola
Vila
Morena
,
canta
Alfonso
Zeca
.
Era
il
segnale
convenuto
per
dare
inizio
alla
rivolta
.
»
Così
un
giovane
militare
di
Santarem
ricostruisce
l
'
inizio
della
sommossa
che
giovedì
scorso
ha
abbattuto
la
dittatura
portoghese
.
La
mattina
di
sabato
27
aprile
sono
arrivato
a
Santarem
,
il
piccolo
paese
da
cui
è
partito
il
«
movimento
dei
capitani
»
che
ha
travolto
il
regime
di
Marcelo
Caetano
.
Il
treno
che
mi
porta
a
Lisbona
è
costretto
a
fermarsi
per
un
'
ora
,
forse
due
.
Ho
il
tempo
per
fare
il
giro
del
paese
.
Grande
euforia
per
la
libertà
appena
riconquistata
:
si
formano
capannelli
attorno
agli
strilloni
,
i
giornali
,
per
la
prima
volta
dopo
quarantotto
anni
di
censura
,
sono
pieni
di
notizie
,
gruppi
di
bambini
applaudono
le
jeep
che
trasportano
i
militari
«
liberatori
»
.
Domando
ad
un
soldato
di
raccontarmi
com
'
è
nata
la
rivolta
.
Rispondono
in
molti
,
senza
diffidenza
.
«
Zeca
aveva
cominciato
a
cantare
da
pochi
secondi
quando
abbiamo
fatto
irruzione
nella
stanza
del
comandante
della
scuola
per
farlo
prigioniero
.
Contemporaneamente
un
gruppo
di
allievi
si
è
diretto
su
Lisbona
.
Lo
stesso
è
accaduto
in
altre
unità
dell
'
esercito
distaccate
in
tutto
il
paese
.
Gaetano
non
s
'
è
neppure
reso
conto
di
ciò
che
succedeva
.
La
sera
di
giovedì
avevamo
già
vinto
.
Erano
morte
solo
cinque
persone
.
»
Avete
agito
seguendo
gli
ordini
del
generale
Antonio
De
Spinola
?
«
È
più
giusto
dire
che
il
piano
era
stato
deciso
dal
Movimento
nazionale
delle
forze
armate
il
quale
aveva
anche
stabilito
che
Spinola
presiedesse
la
giunta
militare
dopo
la
conquista
del
potere
.
»
Sono
questi
i
protagonisti
del
putsch
portoghese
.
È
merito
dei
giovani
ufficiali
se
negli
ultimi
mesi
il
Portogallo
è
stato
sommerso
da
fogli
clandestini
firmati
dal
«
movimento
dei
capitani
»
che
denunciavano
le
atrocità
di
cui
si
è
macchiato
il
regime
e
hanno
aperto
la
strada
all
'
abbattimento
della
dittatura
.
Spinola
ha
il
merito
di
aver
conquistato
alla
causa
importanti
settori
economici
,
come
í
fratelli
Champalimaud
proprietari
della
Banca
Pinto
e
Sotto
Mayor
,
e
il
presidente
della
confederazione
degli
industriali
Salazar
Leite
,
che
ha
trattato
di
persona
e
ottenuto
il
sostegno
del
Brasile
ai
rivoltosi
.
Ma
sono
i
giovani
ufficiali
che
hanno
saputo
coinvolgere
nell
'
avventura
rivoluzionaria
il
popolo
,
apparentemente
rassegnato
alla
dittatura
.
Come
?
Hanno
puntato
sullo
scontento
provocato
dal
servizio
militare
che
in
Portogallo
dura
quattro
anni
,
due
dei
quali
si
passano
nelle
colonie
a
combattere
contro
i
movimenti
di
liberazione
.
Molti
giovani
muoiono
,
molti
rimangono
invalidi
per
il
resto
della
vita
,
più
di
centomila
hanno
disertato
.
Da
un
po
'
di
tempo
gli
ufficiali
facevano
strani
discorsi
alle
reclute
sull
'
inutilità
di
morire
in
una
guerra
colonialista
persa
in
partenza
,
sull
'
assurdità
di
dover
trascorrerequattro
anni
,
sottratti
allo
studio
o
al
lavoro
,
in
una
situazione
che
«
è
causa
di
vergogna
di
fronte
a
tutto
il
mondo
civile
»
,
sul
fatto
che
la
diserzione
non
è
l
'
unico
mezzo
per
sfuggire
a
questa
realtà
.
Questi
argomenti
,
che
facevano
presa
più
di
qualsiasi
campagna
sull
'
immoralità
della
guerra
coloniale
,
hanno
messo
in
moto
un
processo
che
ha
letteralmente
colto
di
sorpresa
le
forze
democratiche
.
Dice
Pereira
de
Moura
,
leader
della
CDE
(
Commissione
democratica
elettorale
,
che
raggruppa
comunisti
,
socialisti
,
liberali
e
cattolici
di
sinistra
)
:
«
Dopo
il
fallimento
della
sollevazione
militare
di
marzo
ci
aspettavamo
un
contraccolpo
a
destra
;
invece
i
militari
ci
hanno
regalato
la
libertà
prima
che
potessimo
renderci
conto
di
quel
che
stava
succedendo
»
.
Il
popolo
,
benché
sorpreso
,
si
è
mosso
subito
.
Lo
abbiamo
visto
scagliarsi
contro
i
simboli
di
un
regime
durato
cinquant
'
anni
,
dare
alle
fiamme
la
sede
del
giornale
fascista
«
Epoca
»
e
l
'
edificio
della
censura
,
prendere
d
'
assalto
i
palazzi
della
polizia
politica
che
recentemente
s
'
era
denominata
Direzione
generale
(
li
sicurezza
(
ex
PIDE
)
,
della
legione
portoghese
,
del
partito
di
Gaetano
,
AcQào
nacional
popular
.
«
Ciò
che
è
accaduto
presenta
più
analogie
con
il
vostro
25
luglio
1943
che
con
il
25
aprile
del
'45»
mi
dice
Raul
Rego
,
direttore
del
più
importante
quotidiano
delle
opposizioni
,
«
Republica
»
.
Effettivamente
,
il
colpo
di
mano
che
ha
abbattuto
la
dittatura
fascista
assomiglia
a
quello
che
portò
alla
caduta
di
Mussolini
.
Come
Badoglio
,
Spinola
ha
rimesso
in
libertà
i
detenuti
politici
,
ha
concesso
la
libertà
di
organizzazione
e
ha
promesso
di
cedere
il
posto
entro
un
anno
a
un
governo
di
civili
eletto
in
libere
elezioni
.
Ma
nelle
colonie
«
la
guerra
continua
»
.
Quali
sono
state
le
reazioni
dei
partiti
?
I
comunisti
si
preparano
a
qualcosa
che
assomiglia
a
una
«
svolta
di
Salerno
»
:
il
segretario
del
PCP
,
Alvaro
Cunhal
,
di
cui
è
annunciato
il
ritorno
dall
'
esilio
di
Praga
,
dovrebbe
annunciare
l
'
appoggio
del
partito
a
Spinola
«
a
patto
che
metta
in
prati
ca
il
proposito
di
ripristinare
la
democrazia
in
Portogallo
»
.
Per
il
momento
,
tuttavia
,
i
comunisti
restano
alla
finestra
:
non
si
fidano
di
uscire
completamente
dalla
clandestinità
e
l
'
organo
del
partito
,
«
Avante
»
,
non
ha
ancora
ripreso
le
pubblicazioni
.
La
sinistra
rivoluzionaria
(
è
prematuro
definirla
extraparlamentare
)
,
che
si
riunisce
intorno
al
MRPP
(
Movimento
di
riorganizzazione
popolare
portoghese
)
ha
coperto
i
muri
di
Lisbona
con
scritte
che
invitano
a
un
l
°
maggio
vermelho
.
Quanto
a
Marcelino
Dos
Santos
,
Agostinho
Nheto
e
Luis
Cabral
,
leader
rispettivamente
dei
movimenti
di
liberazione
del
Mozambico
,
dell
'
Angola
e
della
Guinea
,
hanno
espresso
perplessità
e
riserve
sulle
reali
intenzioni
del
generale
Spinola
.
La
resa
dei
conti
con
l
'
estrema
sinistra
potrebbe
però
arrivare
presto
.
Il
MRPP
infatti
sta
organizzando
manifestazioni
quotidiane
in
piazza
Pedro
Quarto
,
dove
prende
regolarmente
a
sassate
i
vetri
del
Banco
Nacíonal
Ultramarino
e
del
Banco
Espirito
Santo
e
Commercial
de
Lisboa
,
che
rappresentano
i
gruppi
economici
più
favorevoli
al
mantenimento
del
regime
coloniale
.
Nel
corso
di
queste
manifestazioni
si
afferma
che
«
Spinola
sarà
il
Kerenski
portoghese
»
e
si
annuncia
la
ripresa
delle
agitazioni
per
il
mese
di
maggio
.
Non
mancano
i
movimenti
che
hanno
come
programma
politico
il
terrorismo
:
le
Brigate
rivoluzionarie
,
la
Lega
d
'
azione
rivoluzionaria
e
l
'
Azione
rivoluzionaria
armata
.
Queste
formazioni
sono
già
attaccate
da
tutti
i
partiti
antifascisti
di
sinistra
riuniti
nella
CDE
;
i
quali
d
'
altra
parte
non
sono
però
disposti
a
lasciare
il
potere
nelle
mani
di
Spinola
senza
garanzie
,
come
ha
fatto
Convergenza
monarchica
,
uno
dei
gruppi
moderati
.
Il
dilemma
è
:
organizzare
manifestazioni
e
scioperi
col
rischio
di
provocare
un
irrigidimento
dei
militari
oppure
lasciare
che
gli
ufficiali
governino
il
paese
fino
alle
elezioni
?
E
se
i
generali
non
rinunciassero
al
potere
conquistato
e
non
mantenessero
le
promesse
di
libertà
?
Sono
interrogativi
a
cui
nessuno
è
ancora
in
grado
di
rispondere
.
Neanche
Mario
Soares
,
il
prestigioso
leader
socialista
tornato
dall
'
esilio
domenica
mattina
,
ha
saputo
indicare
alla
grande
folla
entusiasta
che
lo
ha
accolto
alla
stazione
di
Santa
Apolonia
quale
sia
la
via
da
seguire
.
Nella
sede
della
CDE
,
in
rua
Braacamp
,
si
rimane
fino
a
notte
alta
a
discutere
.
Cosa
farà
la
destra
se
il
generale
Spinola
attuerà
la
strategia
gollista
di
abbandono
progressivo
delle
colonie
?
Per
il
momento
gli
uomini
rimasti
fedeli
a
Marcelo
Caetano
e
all
'
ex
presidente
della
Repubblica
Americo
Thomas
tacciono
.
Alcuni
di
essi
sono
stati
catturati
alle
frontiere
mentre
tentavano
di
fuggire
con
le
valige
piene
di
soldi
;
altri
,
come
i
redattori
del
giornale
«
Epoca
»
,
giurano
fedeltà
a
Spinola
;
altri
ancora
,
come
gli
agenti
della
disciolta
polizia
politica
,
cercano
di
eclissarsi
giacché
rischiano
il
linciaggio
.
La
destra
spera
in
un
passo
falso
della
giunta
per
poter
dimostrare
che
quella
di
Spinola
è
stata
soltanto
un
'
avventura
pericolosa
.
Forse
spera
che
il
ceto
medio
,
impaurito
dai
cortei
popolari
che
percorrono
ogni
giorno
la
città
,
e
quello
di
coloro
che
hanno
interessi
da
difendere
nelle
colonie
,
si
saldino
in
un
movimento
capace
di
rovesciare
la
giunta
militare
.
Per
quel
giorno
c
'
è
già
pronto
un
antiSpinola
.
Si
chiama
Kaulza
de
Arriaga
,
è
un
generale
di
60
anni
,
ex
comandante
in
capo
del
Mozambico
,
indicato
nel
'68
come
uno
dei
possibili
successori
di
Salazar
.
StampaPeriodica ,
Al
Fascismo
,
non
sfuggì
sin
dai
suoi
primi
momenti
di
vita
spirituale
l
'
esistenza
di
un
quid
concreto
,
materiale
,
base
della
nazione
come
dello
Stato
.
Alla
vaga
percezione
di
questo
quid
seguì
la
sua
individuazione
,
al
fondo
dei
concetti
già
tanto
discussi
e
della
storia
umana
.
L
'
antichissima
confusa
conoscenza
di
questo
"
reale
"
doveva
per
forza
chiarificarsi
ed
entrare
a
far
parte
del
sistema
dottrinale
fascista
,
perché
fosse
completo
ed
organico
.
Questo
quid
,
questo
reale
,
fu
indicato
dal
termine
razza
.
Il
concetto
di
razza
,
al
quale
si
pervenne
in
Italia
dopo
lo
svolgimento
della
teoria
nazionalista
ed
il
primo
periodo
della
dottrina
fascista
,
fu
quello
di
razza
storica
.
Risultò
insomma
dallo
sviluppo
graduale
di
concetti
già
impliciti
nelle
premesse
e
nelle
posizioni
ideali
dell
'
azione
nazionalista
e
fascista
.
Il
concetto
di
razza
che
in
Mussolini
si
ritrova
più
che
mai
distinto
è
un
potenziamento
di
quello
di
Nazione
.
Il
termine
razza
che
lo
indica
,
riunisce
in
sé
i
significati
storici
,
ideali
,
filosofici
dei
termini
Nazione
,
stato
e
razza
,
nella
sua
accezione
scientifica
...
Così
lo
stato
fascista
,
concepito
come
stato
volontà
di
potenza
,
come
stato
idea
-
forza
si
presta
ad
una
nuova
esegesi
;
in
esso
l
'
idea
non
sarebbe
altro
che
la
nazione
,
tutta
spiritualità
,
passato
e
avvenire
,
resistenza
ed
espansione
,
rivoluzione
e
reazione
,
la
forza
la
base
materiale
di
questa
idea
,
il
complesso
fisico
sottoposto
alle
leggi
di
ereditarietà
e
di
influenza
ambientale
.
A
superamento
di
questa
interpretazione
analitica
interviene
il
concetto
di
razza
che
sintetizza
quello
di
spiritualità
e
di
materialità
fondendo
quanto
è
simbolizzato
dallo
spirito
e
dal
sangue
.
Infine
si
perviene
,
in
seguito
all
'
introduzione
del
concetto
chiarificatore
di
razza
,
a
quella
triadica
affermazione
i
cui
elementi
,
razza
,
stato
,
Nazione
,
stanno
fra
loro
in
reciproci
rapporti
dinamici
e
tecnici
,
in
cui
converte
in
ultima
analisi
,
l
'
essenza
del
nostro
razzismo
.
Razzismo
che
si
potrebbe
definire
come
nazionalismo
totalitario
,
tendente
al
potenziamento
spirituale
e
fisico
,
cioè
al
potenziamento
integrale
della
stirpe
,
quasi
in
conseguenza
dell
'
approfondimento
dei
primigeni
indigeni
concetti
di
Nazione
e
di
stato
.
StampaPeriodica ,
Bangkok
.
A
gambe
divaricate
,
una
accanto
all
'
altra
,
spianando
fucili
mitragliatori
contro
la
folla
silenziosa
e
stupita
,
le
guardie
di
sicurezza
dell
'
ambasciata
;
enormi
marcantoni
in
abiti
civili
ed
armati
di
piccoli
mitra
,
urlavano
ordini
nelle
loro
radio
portatili
,
diplomatici
con
la
pistola
in
pugno
correvano
carponi
verso
gli
elicotteri
,
l
'
ambasciatore
camminava
solenne
,
come
un
eroe
medioevale
,
abbracciando
la
bandiera
americana
,
gli
operatori
delle
varie
catene
televisive
americane
continuavano
a
filmare
e
,
da
dietro
le
improvvisate
barricate
di
filo
spinato
,
dei
bambini
cambogiani
sventolavano
le
mani
dicendo
«
Bye
,
bye
»
.
«
Mi
sono
sentito
un
cane
io
,
figurarsi
gli
americani
»
ha
detto
un
giornalista
europeo
evacuato
da
Phnom
Penh
con
gli
elicotteri
americani
che
sembravano
l
'
ultima
via
di
scampo
.
Vari
giorni
dopo
la
fuga
americana
,
la
città
era
ancora
in
mano
alle
forze
del
governo
repubblichino
,
l
'
aeroporto
era
ancora
aperto
e
gli
aerei
della
linea
commerciale
nazionale
continuavano
a
fare
la
spola
con
Bangkok
.
Lon
Nol
è
già
partito
da
due
settimane
,
il
suo
successore
Saukham
Khoy
,
che
aveva
detto
«
Ci
difenderemo
fino
all
'
ultimo
,
anche
dai
tetti
delle
case
»
,
è
scappato
con
gli
americani
,
la
presenza
degli
Stati
Uniti
è
stata
cancellata
dalla
Cambogia
,
Washington
,
forse
per
paura
che
riso
e
munizioni
finiscano
in
mano
ai
partigiani
,
ha
messo
fine
al
ponte
aereo
che
teneva
in
vita
Phnom
Penh
.
La
città
dispone
ora
di
riserve
che
dureranno
al
massimo
per
un
mese
.
C
'
è
chi
pensa
che
tutto
questo
sia
parte
di
un
accordo
segreto
fra
americani
e
khmer
rossi
per
quella
«
soluzione
controllata
»
della
guerra
di
cui
si
era
tanto
parlato
in
passato
,
ma
niente
sta
ad
indicare
che
i
partigiani
abbiano
accettato
un
qualsiasi
compromesso
.
Sihanuk
ha
rifiutato
l
'
invito
americano
di
rientrare
a
Phnom
Penh
e
ogni
volta
che
il
primo
ministro
Long
Boret
annuncia
di
essersi
incontrato
coi
rappresentanti
dei
khmer
rossi
,
da
Pechino
arrivano
regolari
la
smentita
e
l
'
accusa
che
gli
emissari
di
cui
i
repubblichini
parlano
sono
«
Khmer
rossi
fatti
in
casa
»
che
non
hanno
nulla
a
che
fare
con
la
guerriglia
di
Sihanuk
e
di
Kieu
Samphan
.
La
verità
è
che
gli
americani
,
presi
dal
panico
per
quello
che
era
successo
a
Pleiku
,
a
Kontum
,
a
Da
Nang
,
dove
le
truppe
sbandate
di
Saigon
si
sono
rivelate
molto
più
pericolose
dei
soldati
comunisti
,
hanno
preferito
mettersi
in
salvo
.
«
Quando
hanno
visto
che
i
cambogiani
avevano
trovato
gusto
a
mangiare
carne
umana
,
gli
americani
hanno
avuto
paura
di
finire
arrosto
»
ha
commentato
un
fotografo
inglese
,
deluso
come
molti
altri
giornalisti
per
essersi
fatto
convincere
dall
'
ambasciata
americana
a
lasciare
Phnom
Penh
.
Le
«
confessioni
»
dei
soldati
di
prima
linea
che
hanno
raccontato
di
essere
sopravvissuti
mangiando
i
cadaveri
dei
loro
nemici
e
la
storia
dei
combattenti
di
Kampong
Seila
,
che
arrivati
a
Phnom
Penh
senza
essere
stati
pagati
da
mesi
hanno
fatto
a
fette
l
'
ufficiale
incaricato
degli
stipendi
e
ne
hanno
con
orgoglio
mostrato
i
resti
,
hanno
fatto
presto
il
giro
della
città
impressionando
la
piccola
comunità
internazionale
dei
rimasti
.
Qualcuno
a
Washington
,
forse
lo
stesso
Kissinger
,
deve
aver
pensato
con
terrore
alla
possibilità
che
gli
ultimi
cittadini
americani
a
Phnom
Penh
avrebbero
potuto
rimanere
in
trappola
non
solo
insieme
coi
khmer
rossi
,
ma
con
gli
stessi
soldati
della
repubblica
e
così
ha
dato
l
'
ordine
della
fuga
.
Il
messaggio
è
arrivato
alle
tre
di
notte
nella
capitale
cambogiana
.
Alle
sette
l
'
operazione
«
tiro
dell
'
aquila
»
è
cominciata
,
alle
dieci
tutto
era
finito
.
Ai
cambogiani
,
cui
era
stato
promesso
ogni
sorta
di
aiuto
cinque
anni
fa
quando
furono
coinvolti
nella
guerra
,
non
è
rimasto
che
meravigliarsi
di
questa
fuga
frettolosa
,
imbarazzata
,
in
fondo
inconcepibile
dei
loro
alleati
che
avevano
deciso
di
dimostrare
qui
in
Indocina
la
loro
decisione
di
difendere
una
certa
concezione
del
mondo
.
Una
fuga
americana
come
quella
da
Phnom
Penh
potrebbe
presto
cominciare
da
Saigon
.
In
parte
è
già
cominciata
.
Le
famiglie
dei
diplomatici
sono
già
partite
,
gli
impiegati
americani
di
società
private
sono
stati
evacuati
assieme
a
tutti
i
funzionari
della
Pan
Am
.
Anche
se
la
ritirata
americana
è
per
ora
organizzata
con
una
certa
discrezione
per
non
aumentare
il
senso
di
crescente
sfiducia
che
ha
preso
i
sudvietnamiti
,
la
voce
che
gli
yankees
scappano
è
negli
orecchi
di
tutti
,
e
non
molti
nascondono
la
delusione
e
la
rabbia
.
«
Avete
preso
da
questo
paese
quello
che
volevate
.
Ora
ve
ne
andate
e
lasciate
a
noi
il
conto
da
pagare
»
ha
detto
un
giovane
ufficiale
di
Saigon
a
un
collega
americano
il
giorno
in
cui
il
grande
aereo
militare
Galaxy
è
esploso
col
suo
carico
di
orfani
vietnamiti
spediti
negli
Stati
Uniti
a
consolare
delle
coppie
sole
o
ad
alleviare
un
malinteso
complesso
di
colpa
americano
per
la
guerra
in
Vietnam
.
«
È
bello
vedervi
partire
con
tanti
bei
souvenir
del
Vietnam
»
diceva
il
giovane
tenente
.
«
Vi
portate
a
casa
gli
elefanti
di
ceramica
e
gli
orfani
.
Peccato
che
alcuni
si
siano
rotti
,
ma
non
preoccupatevi
,
ce
ne
sono
altri
da
prendere
.
»
L
'
operazione
«
Babylift
»
,
intesa
a
salvare
migliaia
di
bambini
dai
comunisti
,
definita
da
un
portavoce
dei
vietcong
«
un
vero
e
proprio
rapimento
»
e
probabilmente
concepita
da
alcuni
funzionari
americani
,
fra
cui
l
'
ambasciatore
Martin
,
per
creare
nel
mondo
un
'
ondata
di
simpatia
umanitaria
per
il
Vietnam
e
per
costringere
il
Congresso
a
votare
nuovi
aiuti
militari
per
il
regime
di
Thieu
,
ha
provocato
tanti
risentimenti
fra
i
vietnamiti
che
su
ordine
del
governo
di
Saigon
è
stata
interrotta
.
Con
le
forze
comuniste
sempre
più
vicine
a
Saigon
e
con
gran
parte
del
paese
ormai
data
perduta
definitivamente
,
pochi
oggi
credono
che
gli
americani
faranno
ancora
qualcosa
di
serio
per
tentare
di
salvare
quel
che
resta
del
regime
di
Thieu
che
hanno
sostenuto
e
finanziato
per
anni
.
Fa
ridere
la
teoria
sventolata
da
un
giornale
di
Saigon
-
finanziato
segretamente
dagli
americani
-
secondo
cui
tutta
la
ritirata
dal
Nord
è
parte
di
un
piano
per
portare
i
vietcong
allo
scoperto
e
poi
decimarli
con
una
fantomatica
arma
,
mai
usata
finora
in
Vietnam
.
Le
speranze
degli
ultimi
«
credenti
»
che
hanno
fede
nell
'
impegno
americano
sono
ormai
legate
qui
,
come
nella
Germania
di
Hitler
degli
«
ultimi
cinque
minuti
»
,
all
'
introduzione
di
una
sorta
di
V2
che
dovrebbero
rovesciare
le
sorti
di
una
guerra
considerata
praticamente
persa
.
In
verità
gli
Stati
Uniti
hanno
poco
da
offrire
a
Thieu
e
vengono
ogni
giorno
di
più
tenuti
fuori
dalle
gestioni
delle
operazioni
militari
e
del
paese
.
«
Il
presidente
ha
deciso
da
solo
la
ritirata
dal
Nord
e
ci
ha
dato
appena
24
ore
per
ritirare
i
nostri
uomini
sul
posto
»
ha
dichiarato
un
funzionario
americano
.
Ora
Thieu
,
come
per
sfida
agli
americani
,
ha
rimosso
due
generali
da
due
importanti
posizioni
da
cui
dipende
la
difesa
di
Saigon
,
e
lí
ha
sostituiti
con
due
suoi
fedelissimi
,
che
su
pressione
dell
'
ambasciata
americana
tempo
fa
erano
stati
messi
a
riposo
,
uno
per
corruzione
e
l
'
altro
per
inefficienza
.
Con
i
recenti
rimpasti
al
vertice
delle
forze
armate
,
Thieu
si
premunisce
contro
un
colpo
di
Stato
che
tutti
si
aspettano
e
che
forse
gli
americani
stessi
si
augurano
come
l
'
unica
via
d
'
uscita
da
una
situazione
che
altrimenti
sembra
non
avere
altro
sbocco
che
una
finale
,
sanguinosissima
battaglia
per
il
controllo
di
Saigon
.
L
'
idea
del
colpo
è
tanto
nell
'
aria
che
la
scorsa
settimana
,
quando
il
caccia
del
sottotenente
Nguyen
Thanh
Trung
si
è
buttato
in
picchiata
a
bombardare
il
palazzo
di
Thieu
,
la
gente
per
strada
ha
semplicemente
detto
:
«
Ecco
che
stanno
arrivando
»
.
Solo
dopo
qualche
ora
ci
si
è
convinti
che
si
era
trattato
del
gesto
disperato
d
'
una
sola
persona
.
Per
far
fronte
a
eventuali
altri
gesti
del
genere
o
a
un
vero
tentativo
di
rovesciamento
Thieu
ha
instaurato
un
sistema
di
coprifuoco
automatico
in
città
.
Due
colpi
di
sirena
consecutivi
sono
il
segnale
stabilito
perché
tutti
rientrino
a
casa
loro
e
le
strade
della
capitale
siano
libere
per
movimenti
di
truppe
e
di
polizia
.
Per
evitare
che
l
'
afflusso
di
rifugiati
dal
Nord
aumenti
la
tensione
della
città
e
faccia
esplodere
moti
di
panico
tipo
quelli
che
hanno
fatto
cadere
Da
Nang
,
Nha
Tran
,
Ban
Me
Thuot
e
Quang
Ngai
il
governo
blocca
ogni
colonna
di
profughi
alla
periferia
e
ne
trasferisce
più
che
può
nell
'
isola
di
Phu
Cuoc
,
al
largo
della
costa
meridionale
.
Pur
con
tutte
queste
precauzioni
prese
da
Thieu
,
gli
americani
sono
i
più
pessimisti
fra
gli
stranieri
sulle
prospettive
di
sopravvivere
e
di
continuare
a
garantire
l
'
ordine
nella
capitale
.
«
L
'
operazione
di
Phnom
Penh
è
stata
una
prova
generale
di
quello
che
dovremo
fare
un
giorno
a
Saigon
»
mi
ha
detto
uno
dei
marines
provenienti
dalla
Cambogia
.
Una
simile
fuga
dal
Vietnam
sarebbe
di
una
macabra
ironia
.
Gli
americani
vennero
una
ventina
di
anni
fa
in
Indocina
per
salvare
questi
paesi
dal
comunismo
e
li
abbandonano
ora
distrutti
e
sul
punto
di
essere
presi
dai
partigiani
.
Vennero
qui
per
difendere
questi
popoli
contro
una
«
aggressione
»
esterna
ed
ora
se
ne
scappano
via
costretti
a
difendere
se
stessi
dai
loro
stessi
alleati
di
ieri
.
L
'
immagine
del
funzionario
americano
che
a
Nha
Tran
sferra
un
pugno
in
faccia
ad
un
vietnamita
per
salvarsi
con
l
'
ultimo
elicottero
rimarrà
il
simbolo
di
questa
ultima
fase
della
guerra
americana
.
Intanto
,
pur
negando
di
voler
abbandonare
il
Vietnam
,
l
'
ambasciata
americana
a
Saigon
per
rassicurare
i
suoi
cittadini
rimasti
dice
che
è
stato
messo
a
punto
un
piano
d
'
emergenza
per
l
'
evacuazione
.
«
Perché
tutto
questo
?
»
ha
detto
la
signora
Binh
,
ministro
degli
Esteri
del
governo
rivoluzionario
provvisorio
dei
vietcong
;
«
se
gli
americani
vogliono
lasciare
il
Vietnam
,
che
lo
facciano
in
tempo
.
Non
hanno
che
da
dircelo
.
Noi
siamo
dispostissimi
a
dar
loro
una
mano
.
»
StampaPeriodica ,
Non
deve
,
la
mescolanza
delle
razze
,
essere
considerata
più
che
l
'
omicidio
:
il
quale
distrugge
soltanto
l
'
individuo
:
mentre
quella
distrugge
,
o
contamina
,
tutta
la
a
discendenza
?
Non
deve
,
un
popolo
sano
,
averla
di
più
in
orrore
:
vedendovi
un
attentato
a
qualcosa
di
alto
,
assai
più
che
la
persona
?
Una
volta
i
popoli
,
non
davano
il
peso
,
che
oggi
viene
dato
,
alla
vita
dei
singoli
:
ma
,
con
grandissima
cura
,
proibivano
le
mescolanze
:
questo
era
il
segno
della
loro
giovinezza
:
ora
che
alcuni
popoli
trovano
in
loro
stessi
,
un
'
altra
volta
la
giovinezza
,
è
possibile
che
non
sentano
di
dovere
agire
in
questo
modo
?
Infatti
,
agiscono
:
leggi
e
pene
,
più
o
meno
gravi
sono
state
già
stabilite
:
è
stato
proclamato
il
diritto
dello
Stato
di
giudicare
,
e
di
reprimere
,
anche
siffatto
genere
di
delitti
.
Ma
una
cosa
,
forse
,
abbastanza
non
s
'
è
fatta
:
cioè
porre
l
'
accento
sul
loro
più
profondo
carattere
,
che
non
è
soltanto
antistatale
ed
antisociale
,
ma
rivolto
addirittura
contro
l
'
umanità
,
e
contro
la
vita
;
o
,
che
è
lo
stesso
,
contro
l
'
ordine
fondamentale
e
divino
delle
cose
.
Quello
che
oggi
occorre
,
accanto
alla
legislazione
,
per
renderla
ancora
più
efficace
e
salutare
,
è
soprattutto
,
una
manifestazione
pubblica
di
riprovazione
sotto
questo
aspetto
.
Ciò
indipendentemente
dalle
sanzioni
legali
.
Che
cosa
,
infatti
,
oggi
,
si
vuole
?
Risvegliare
un
sentimento
che
c
'
è
,
che
hanno
tutti
:
che
ha
bisogno
solo
di
occasioni
.
Ora
,
nessuna
occasione
può
così
efficacemente
risvegliarlo
,
come
il
trovarsi
dinanzi
a
un
fatto
che
lo
offenda
,
e
il
vedere
bene
individuato
e
bollato
l
'
offensore
.
La
tolleranza
e
l
'
indifferentismo
non
si
debbono
ammettere
...
L
'
insensibilità
nei
riguardi
del
meticciato
è
il
prodromo
sicuro
della
fine
di
alcuni
popoli
.
È
come
quando
,
durante
una
malattia
,
d
'
un
tratto
il
termometro
cessa
di
segnare
la
febbre
.
Ogni
reazione
è
caduta
,
l
'
organismo
ha
finito
di
lottare
e
di
resistere
.
Nessuna
cosa
è
più
triste
che
vedere
un
popolo
in
tali
condizioni
:
un
popolo
civile
,
coltivato
,
di
alta
razza
,
confondersi
,
senza
lotta
con
un
popolo
molto
inferiore
;
cedergli
con
indifferenza
le
proprie
donne
;
tollerare
senza
batter
ciglio
,
promiscuità
anche
pubbliche
.
Se
ne
ha
l
'
impressione
dello
sfacelo
;
e
,
quel
che
è
peggio
,
della
incapacità
di
opporvisi
,
della
volontà
di
non
opporvisi
,
d
'
un
lento
e
cosciente
suicidio
...
StampaPeriodica ,
Tanto
il
Wassermann
che
il
Ruppin
concordano
nell
'
affermare
che
la
principale
differenza
tra
la
criminalità
degli
ebrei
e
quella
degli
ariani
sta
nel
fatto
che
nei
primi
sono
più
numerosi
i
delitti
con
frode
e
nei
secondi
quelli
con
violenza
.
Inoltre
la
criminalità
ebraica
è
particolarmente
diretta
contro
la
proprietà
.
L
'
ebreo
Wassermann
stesso
,
del
resto
,
mette
nel
seguente
ordine
le
varie
categorie
di
delitti
per
i
quali
gli
ebrei
dimostrano
una
particolare
tendenza
:
1
)
Estorsione
;
2
)
Truffa
;
3
)
Mancanza
di
fede
e
di
senso
del
dovere
nell
'
amministrazione
di
una
azienda
;
4
)
Falsificazione
di
merci
;
5
)
Falsificazione
di
documenti
;
6
)
Bancarotta
fraudolenta
;
7
)
Bancarotta
;
8
)
Delitti
vari
in
occasione
di
fallimenti
;
9
)
Usura
;
10
)
Imbrogli
nei
giuochi
d
'
azzardo
;
11
)
Delitti
contro
la
proprietà
intellettuale
;
12
)
Altri
delitti
contro
la
proprietà
.
È
interessante
poi
osservare
come
negli
ebrei
la
maggioranza
dei
delitti
abbia
uno
spiccato
aspetto
professionale
:
come
difatti
ricorda
il
Ruppin
,
le
usure
,
le
bancarotte
,
i
delitti
contro
la
proprietà
intellettuale
ecc
.
,
vengono
quasi
sempre
compiuti
dagli
ebrei
durante
l
'
esercizio
stesso
della
loro
professione
.
Se
si
tiene
conto
che
durante
la
sua
attività
professionale
l
'
ebreo
infrange
le
leggi
almeno
sette
volte
di
più
dell
'
ariano
,
si
vede
chiaramente
come
sono
giustificati
i
provvedimenti
per
cui
gli
ebrei
ai
nostri
giorni
vengono
allontanati
da
diverse
branche
di
attività
.