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NECESSITÀ DELL'ORGANIZZAZIONE ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
StampaPeriodica ,
Ammessa possibile l ' esistenza di una collettività organizzata senza autorità , cioè senza coazione - e per gli anarchici è necessario ammetterlo perché altrimenti l ' anarchia non avrebbe senso - passiamo a parlare dell ' organizzazione del partito anarchico . Anche in questo caso l ' organizzazione ci sembra utile e necessaria . Se partito significa l ' insieme d ' individui che hanno uno scopo comune e si sforzano di raggiungere questo scopo , è naturale ch ' essi s ' intendano , uniscano le loro forze , si dividano il lavoro e prendano tutte le misure stimate atte a raggiungere quello scopo . Restare isolati , agendo o volendo agire ciascuno per conto suo senza intendersi con altri , senza prepararsi , senza unire in un fascio potente le deboli forze dei singoli , significa condannarsi all ' impotenza , sciupare la propria energia in piccoli atti senza efficacia e ben presto perdere la fede nella meta e cadere nella completa inazione . Ma anche qui la cosa ci sembra talmente evidente che , invece di insistere nella dimostrazione diretta , cercheremo di rispondere agli argomenti degli avversari dell ' organizzazione . E prima di tutto ci si presenta l ' obbiezione , diremo così , pregiudiziale . « Ma di quale partito ci parlate ? » , essi dicono , « noi non siamo un partito , noi non abbiamo programma » . E con questa forma paradossale essi intendono dire che le idee progrediscono e cambiano continuamente e che essi non vogliono accettare un programma fisso , che può essere buono oggi , ma che sarà certamente superato domani . Ciò sarebbe perfettamente giusto se si trattasse di studiosi che cercano il vero senza curarsi delle applicazioni pratiche . Un matematico , un chimico , un psicologo , un sociologo possono dire di non aver programma o di non avere che quello di ricercare la verità : essi vogliono conoscere , non vogliono fare qualche cosa . Ma anarchia e socialismo non sono delle scienze : sono dei propositi , dei progetti che anarchici e socialisti vogliono mettere in pratica e che perciò hanno bisogno di essere formulati in programmi determinati . La scienza e l ' arte delle costruzioni progrediscono tutti i giorni ; ma un ingegnere che vuol costruire , o anche demolire qualche cosa , deve fare il suo piano , raccogliere i suoi mezzi di azione e agire come se scienza ed arte si fossero arrestate al punto ove egli le trova quando dà principio ai suoi lavori . Può benissimo avvenire che egli possa utilizzare delle nuove acquisizioni fatte nel corso del lavoro senza rinunciare alla parte essenziale del suo piano ; e può darsi anche che le nuove scoperte ed i nuovi mezzi creati dall ' industria siano tali che egli vegga la necessità di abbandonare tutto e ricominciare da capo . Ma ricominciando , avrà bisogno di fare un nuovo piano basato su quello che si conosce e si possiede fino a quel momento , e non potrà concepire e mettersi ad eseguire una costruzione amorfa , con materiali non composti , per il motivo che domani la scienza potrebbe suggerire delle forme migliori e l ' industria fornire dei materiali meglio composti . Noi intendiamo per partito anarchico l ' insieme di quelli che vogliono concorrere ad attuare l ' anarchia , e che perciò han bisogno di fissarsi uno scopo da raggiungere ed una via da percorrere ; e lasciamo volentieri alle loro elucubrazioni trascendentali gli amatori della verità assoluta e del progresso continuo , che non cimentando mai le loro idee alla prova dei fatti finiscono poi col far nulla e scoprir meno . L ' altra obbiezione è che l ' organizzazione crea dei capi , delle autorità . Se questo è vero , se è vero cioè che gli anarchici sono incapaci di riunirsi ed accordarsi tra di loro senza sottoporsi ad un ' autorità , ciò vuol dire che essi sono ancora molto poco anarchici e che prima di pensare a stabilire l ' anarchia nel mondo debbono pensare a rendersi capaci essi stessi di vivere anarchicamente . Ma il rimedio non starebbe già nella non organizzazione , bensì nella cresciuta coscienza dei singoli membri . Certamente se in un ' organizzazione si lascia addosso a pochi tutto il lavoro e tutte le responsabilità , se si subisce quello che fanno i pochi senza metter mano all ' opera e cercar di far meglio , quei pochi finiranno , anche se non lo vogliono , col sostituire la propria volontà a quella della collettività . Se in un ' organizzazione i membri tutti non si curano di pensare , di voler capire , di farsi spiegare quello che non capiscono , di esercitare sempre su tutto e su tutti le loro facoltà critiche , e lasciano a pochi il compito di pensare per tutti , quei pochi saranno i capi , le teste pensanti e dirigenti . Ma , lo ripetiamo , il rimedio non sta nella non organizzazione . Al contrario , nelle piccole come nella grande società , a parte la forza brutale , di cui non può essere questione nel caso nostro , l ' origine e la giustificazione dell ' autorità sta nella disorganizzazione sociale . Quando una collettività ha un bisogno ed i suoi membri non sanno organizzarsi spontaneamente da loro stessi per provvedervi , sorge qualcuno , un ' autorità , che provvede a quel bisogno servendosi delle forze di tutti e dirigendole a sua voglia . Se le strade sono mal sicure ed il popolo non sa provvedere , sorge una polizia che , per qualche servizio che rende , si fa sopportare e pagare , e s ' impone e tiranneggia ; se v ' e bisogno di un prodotto , e la collettività non sa intendersi coi produttori lontani per farselo mandare in cambio di prodotti del paese , vien fuori il mercante che profitta del bisogno che hanno gli uni di vendere e gli altri di comprare , ed impone i prezzi che vuole ai produttori ed ai consumatori . Vedete che cosa è sempre successo in mezzo a noi : meno siamo stati organizzati più ci siamo trovati alla discrezione di qualche individuo . Ed è naturale che così fosse . Noi sentiamo il bisogno di stare in rapporto coi compagni delle altre località , di ricevere e di dare notizie , ma non possiamo ciascuno individualmente corrispondere con tutti i compagni . Se siamo organizzati , incarichiamo dei compagni di tenere la corrispondenza per conto nostro , li cambiamo se essi non ci soddisfano , e possiamo stare al corrente senza dipendere dalla buona grazia di qualcuno per avere una notizia ; se invece siamo disorganizzati , vi sarà qualcuno che avrà i mezzi e la voglia di corrispondere e accentrerà nelle sue mani tutte le relazioni , comunicherà le notizie secondo che gli pare ed a chi gli pare , e , se ha attività ed intelligenza sufficienti , riuscirà a nostra insaputa a dare al movimento l ' indirizzo che vuole senza che a noi , alla massa del partito , resti alcun mezzo di controllo , e senza che nessuno abbia il diritto di lagnarsi , poiché quell ' individuo agisce per conto suo , senza mandato di alcuno e senza dover rendere conto ad alcuno del proprio operato . Noi sentiamo il bisogno di avere un giornale . Se siamo organizzati potremo riunire i mezzi per fondarlo e farlo vivere , incaricare alcuni compagni di redigerlo , e controllarne l ' indirizzo . I redattori del giornale gli daranno certamente , in modo più o meno spiccato , l ' impronta della loro personalità , ma saranno sempre gente che noi abbiamo scelta e che possiamo cambiare se non ci accontenta . Se invece siamo disorganizzati , qualcuno che ha sufficiente spirito d ' intrapresa farà il giornale per conto proprio : egli troverà in mezzo a noi i corrispondenti , i distributori , i sottoscrittori , e ci farà concorrere ai suoi fini senza che noi li sappiamo o vogliamo ; e noi , come è spesso avvenuto , accetteremo o sosterremo quel giornale anche se non ci piace , anche se troviamo che è dannoso alla causa , perché saremo impotenti a farne uno che rappresenti meglio le nostre idee . Cosicché l ' organizzazione , lungi dal creare l ' autorità , è il solo rimedio contro di essa ed il solo mezzo perché ciascun di noi si abitui a prender parte attiva e cosciente nel lavoro collettivo , e cessi di essere strumento passivo in mano dei capi . Ché se poi non si fa nulla di nulla e tutti restano nell ' inazione completa , allora certamente non vi saranno né capi né gregari , né comandanti né comandati , ma allora finiranno la propaganda , il partito , ed anche le discussioni intorno all ' organizzazione . . . e questo , speriamo , non è l ' ideale di nessuno . Ma un ' organizzazione , si dice , suppone l ' obbligo di coordinare la propria azione e quella degli altri , quindi viola la libertà , inceppa l ' iniziativa . A noi sembra che quello che veramente leva la libertà e rende impossibile l ' iniziativa è l ' isolamento che rende impotente . La libertà non è il diritto astratto , ma la possibilità di fare una cosa : questo è vero tra di noi , come è vero nella società generale , E nella cooperazione degli altri uomini che l ' uomo trova i mezzi per esplicare la sua attività , la sua potenza d ' iniziativa . Certamente , organizzazione significa coordinazione di forze ad uno scopo comune ed obbligo negli organizzati di non fare cosa contraria allo scopo . Ma quando si tratta di organizzazioni volontarie , quando coloro che stanno nella stessa organizzazione hanno veramente lo stesso scopo e sono partigiani degli stessi mezzi , l ' obbligo reciproco che impegna tutti riesce vantaggioso , per tutti ; e se qualcuno rinunzia a qualche sua idea particolare in omaggio all ' unione , ciò vuol dire che trova più vantaggioso rinunziare ad un ' idea , che d ' altronde da solo non potrebbe attuare , anziché privarsi della cooperazione degli altri nelle cose ch ' egli crede di maggiore importanza . Se poi un individuo trova che nessuna delle organizzazioni esistenti accetta le sue idee ed i suoi metodi in ciò che hanno di essenziale , e che in nessuna potrebbe esplicare la sua individualità come egli l ' intende , allora farà bene a restarne fuori ; ma allora , se non vuole rimanere inattivo ed impotente , deve cercare altri individui che pensano come lui e farsi iniziatore di una nuova organizzazione . Un ' altra obbiezione , ed è l ' ultima di cui ci intratterremo , è che essendo organizzati siamo più esposti alle persecuzioni del governo . A poi pare invece che quanto più si è uniti tanto più ci si può difendere efficacemente . Ed infatti ogni volta che le persecuzioni ci han sorpresi mentre eravamo disorganizzati ci hanno completamente sbaragliati ed hanno ridotto a nulla il nostro lavoro antecedente ; mentre quando e dove eravamo organizzati ci hanno fatto più bene che male . Ed è lo stesso anche per quel che riguarda l ' interesse personale dei singoli : basti l ' esempio delle ultime persecuzioni che hanno colpito gl ' isolati tanto quanto gli organizzati e forse anche più gravemente . Questo , s ' intende , per quelli che , isolati o no , fanno almeno la propaganda individuale ; che per quelli che non fanno nulla e tengono ben nascoste le loro convinzioni , certamente il pericolo è poco , ma è anche meno l ' utilità che danno alla causa . Il solo risultato , dal punto di vista delle persecuzioni , che si ottiene stando disorganizzati , si è di autorizzare il governo a negarci il diritto di associazione ed a rendere possibili quei mostruosi processi per associazione a delinquere , che esso non oserebbe fare contro gente che afferma altamente , pubblicamente , il diritto e il fatto di stare associata , o che , se il governo l ' osasse , risulterebbero a scorno suo e a vantaggio della propaganda . Del resto , è naturale che l ' organizzazione prenda le forme che le circostanze consigliano ed impongono . L ' importante non è tanto l ' organizzazione formale , quanto lo spirito di organizzazione . Possono esservi dei casi in cui per l ' imperversare della reazione , sia utile sospendere ogni corrispondenza , cessare da ogni riunione : sarà sempre un danno , ma se la voglia di essere organizzati sussiste , se resta vivo lo spirito di associazione , se il periodo antecedente di attività coordinata avrà moltiplicate le relazioni personali , prodotte solide amicizie e creato un vero accordo d ' idee e di condotta tra i compagni , allora il lavoro degl ' individui anche isolati concorrerà allo scopo comune , e presto si troverà modo di riunirsi di nuovo e riparare al danno subito . Noi siamo come un esercito in guerra e possiamo , secondo il terreno e secondo le misure prese dal nemico , combattere in grandi masse o in ordine sparso : l ' essenziale è che ci consideriamo sempre membri dello stesso esercito , che ubbidiamo tutti alle stesse idee direttive e siamo sempre pronti a riunirci in colonne compatte quando occorre e si può . Tutto questo che abbiamo detto è per quei compagni che realmente sono avversari del principio di organizzazione . A quelli poi che combattono l ' organizzazione solo perché non vogliono entrare , o non sono accettati , in una determinata organizzazione , e perché non simpatizzano con gli individui che ne fanno parte , noi diciamo : fate da voi , con quelli che sono d ' accordo con voi , un ' altra organizzazione . Noi ameremmo certo poter andare tutti d ' accordo e riunire in un fascio potente tutte quante le forze dell ' anarchismo ; ma non crediamo nella solidità delle organizzazioni fatte a forza di concessioni e di sottintesi e dove non v ' è tra i membri accordo e simpatia reali . Meglio disuniti che malamente uniti . Però vorremmo che ciascuno si unisse coi suoi amici e non vi fossero forze isolate , forze perdute .
StampaPeriodica ,
La non unanime adesione da parte nostra al patto di Roma , l ' apparente indisciplina di alcuni fasci di combattimento , le discussioni e le dispute tra Duce e gregari , danno a chi ci conosce superficialmente o non ci conosce affatto la sensazione che il fascismo si avvii verso lo sfasciamento ... Ma la realtà è ben diversa , la mentalità pussista , adusata alle scomuniche del direttorio socialista e plasmata in modo da flettere e schiena e ginocchia all ' ipse dixit della suprema autorità del partito non può comprendere la nostra indipendenza spirituale , non può capire come i gregari sappiano opporsi al Duce ... Infatti quale è la ragione vera per cui non in tutti i centri fascisti è stato accettato con perfetta obbedienza il patto di Roma ? Anzitutto la generale convinzione da parte nostra che i socialisti non sono mutati da quello che erano ieri ... Probabilmente i motivi che hanno indotto Mussolini a firmare la pace non sono a tutti noti e forse , per alquanto tempo , non lo saranno ... Ma indubitato è questo , per tutti indistintamente : che Mussolini ... ha ceduto all ' imperativo della sua nobile , diritta e fiera coscienza , ispirando la sua azione a queste due supreme idealità : rendere ancora un servizio alla grande madre dolorante per gli eccidi ... e richiamare il fascismo alla funzione normale di un movimento che ha ricorso alla violenza come ad un mezzo doloroso per quanto necessario , mai elevandolo a natura ed altezza di fine ... I compiti che le cose affidano al nostro movimento sono molteplici ... Per il presente e per l ' avvenire , per l ' Italia e per le sue fortune , fascisti a noi ! A noi contro il nemico di ieri e di domani !
IL DOVERE DEI GIOVANI ( RADETTI GIORGIO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Il principale appunto che gli esponenti della vecchia ed illuministica mentalità massonico - liberale , muovono al Fascismo è quello di livellare soverchiamente le varie personalità , di sopprimere , in una parola , l ' individuo a vantaggio dell ' unità dello Stato . Questo rimprovero dimostra ad abundantiam come tali oppositori siano destinati a non comprendere assolutamente nulla di ciò che forma l ' essenza del Fascismo . La loro posizione intellettualistica li costringe a non vedere più in là dell ' individuo come puro individuo , astratto , fuori dello Stato , anzi , contrapposto allo Stato stesso ; e l ' unità di esso Stato necessariamente appare ad essi come unità indifferenziata , astratta , tale da non ammettere in sé alcuna distinzione . Ma è noto a chiunque del Fascismo abbia seguito gli sviluppi , non limitando la propria osservazione alla superficie , ma vivendo profondamente , nella sua intimità spirituale , questo nostro grande movimento , è noto che esso non annulla l ' individuo ma anzi gli dà la sua vera vita , nel tutto nazionale , statale , fuori del quale esso individuo non esiste , né può avere vita . E lo Stato , d ' altra parte , nell ' individuo trova la sua vita , la sua attuazione : per esistere veramente , esso , con tutti i suoi problemi e le sue esigenze , deve vivere nell ' intimo dell ' individuo . Nulla sfugge e si contrappone assolutamente allo Stato fascista , Stato totalitario per eccellenza , in cui una separazione fra teoria e pratica , fra pensiero e azione è impossibile . Queste fondamentali premesse del Fascismo se sfuggono ai summenzionati adoratori dell ' individuo astratto , sfuggono anche , ci sembra , a coloro che oggi , speriamo in buona fede , vorrebbero fare del Fascismo una specie di catechismo da accettarsi , così , dommaticamente , esteriormente , bell ' e fatto e conchiuso in sé , senza più vita , ridotto a qualcosa di statico , di morto . Il Fascismo invece non è una dottrina definitiva , dommatica , ma è essenzialmente vita spirituale , sviluppo . È falso che il Fascismo tenda a legare la libera attività dell ' individuo ( che , però , si deve intendere sempre nel tutto statale ) : egli non può né vuole aver pensato una volta tanto per tutti ma esige che ognuno ricrei in sé stesso i suoi problemi , li sviluppi , li risolva . Premesso ciò è chiaro il dovere della gioventù fascista : non accettare passivamente le idee del Fascismo ma meditarle , viverle , convincersene sempre più , sinceramente , nell ' intimo della propria coscienza . Possiamo agire e sacrificarci per un ' idea allora , soltanto che questa idea la abbiamo rivissuta in noi , l ' abbiamo fatta più nostra del nostro sangue e della nostra carne . Ciò che non ha alla base una convinzione formatasi nella più intima coscienza , è costruito sulla sabbia e destinato ben presto a perire . E perciò l ' opera di coloro che tendono a fare del Fascismo un canone formalistico e superficiale , a scapito della sua intimità e della sua vita attiva , è opera deleteria , antifascista . Purtroppo questa tendenza ad accettare supinamente la lettera del Fascismo senza riuscire a coglierne lo spirito è abbastanza diffusa , dovunque : e varie volte il Duce ha dovuto bollare sdegnosamente certi relatori di un ' ortodossia tutta esteriore , i quali di fascista il più delle volte non hanno che la tessera . Senza contare poi che la maggioranza di tali relatori , pronti a gridare allo scandalo e all ' eresia se qualcuno accenni ad esprimere un parere leggermente diverso da quello del gerarca di Roccacannuccia di sopra , sono proprio quelli che nel Fascismo si son rifugiati all ' ultimo momento , assaliti da stranissime e troppo tempestive crisi di coscienza . Oh , la noiosissima e pedantesca genia dei neofiti ipocriti ! Ma quel che è peggio , è il fatto che molti , troppi , dei nostri giovani sono rimasti infetti da questa tabe : troppi studenti universitari hanno messo un robusto lucchetto alla propria scatola cranica , beatamente sicuri che per essere buoni fascisti basti non mancare alle varie cerimonie e pagare regolarmente i canoni del Partito . Per il resto , abulia assoluta : le Università pullulano ancora di quei tali studenti cui S . E . Turati minacciò una serqua di sacrosantissimi calci . In una rivista destinata agli Universitari certe verità , anche poco simpatiche non si devono tacere : i problemi che il Fascismo agita e che devono essere meditati e sviscerati , per troppa gente sono ancora lettera morta . Il difetto capitale è questo : non s ' è ancora bene compreso che Fascismo vuol dire essenzialmente serietà e sincerità , vuol dire opera attiva , disinteressata , ognuno al proprio posto , coscienziosamente , come il Duce meravigliosamente insegna col suo esempio . Ed è veramente doloroso che tale rimprovero di poca serietà purtroppo debba così spesso essere rivolto proprio alla così detta classe intellettuale , universitaria destinata domani a dirigere la vita nazionale . Questo disinteressamento sempre maggiore della gioventù per i più importanti problemi dello spirito , per la scienza e per l ' arte non è invero soltanto malattia italiana : la peste pragmatistica d ' oltre Atlantico sta vigilando in tutta Europa e perciò anche da noi se ne risentono le conseguenze . Ma a questa tendenza reagisce il Fascismo il quale , ripetiamo , non è un avversario della vita spirituale , della libera attività dell ' individuo che pensa e agisce , ma anzi ne è il più schietto e genuino esaltatore . E la serietà che il Fascismo esige non è serietà esteriore , apparente ma è quella intima serietà , quella dirittura morale che non tollera compromessi fra teoria e pratica , la serietà degli spiriti pensosi e pronti all ' azione . Ecco in conclusione il dovere della gioventù fascista : render sempre più seria la propria attività , collaborare coscienziosamente all ' opera del Fascismo , vivendo , discutendo , risolvendo , i suoi problemi , aumentando sempre più il proprio patrimonio spirituale per poter così essere sempre più utili alla Patria . Bisogna fissarsi bene in testa che l ' Italia non occuperà mai il posto che le spetta di fronte alle altre nazioni se i suoi cittadini non la renderanno degna con la loro opera ininterrotta ed efficace . Ma non dimentichiamo che opera efficace è soltanto quella che scaturisce da un travaglio spirituale profondo e sincero , dalla coscienza sicura del proprio dovere e della ferma volontà di seguirlo completamente , a qualunque costo . E allora comprenderemo facilmente come gli inetti , lo studente ignorante , il professionista incapace e così via , siano i peggiori antifascisti anche se forniti abbondantemente di tessere e di distintivi .
CHIARIMENTO ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
StampaPeriodica ,
L ’ Avanti ! del 22 corrente cortesemente risponde all ’ articolo da me pubblicato nell ’ Agitazione del 14 sull ’ evoluzione dell ’ anarchismo ; ma , secondo me , risponde male e fuori della questione . Esso vuol dimostrare , in contraddittorio con me , che l ’ anarchismo evolve verso il socialismo democratico ; ed invece si mette a sostenere che , in omaggio alla verità ed alla logica , quell ’ evoluzione dovrebbe avvenire ed avverrà . Confondendo in tal modo ciò che è con ciò che si crede che dovrebbe essere e che sarà , ognuno , il quale professa onestamente un ’ idea e la ritiene conforme alla logica ed alla verità ed ha fede ( cioè forte speranza ) nel suo trionfo , potrebbe sostenere che tutti gli altri evolvono verso di lui ; il che poi non cambierebbe le tendenze reali dei vari partiti ed i rapporti in cui si trovano l ’ uno verso l ’ altro . Io potrei limitarmi a constatare , il modo come l ’ Avanti ! ha schivata la questione e non aggiunger altro , poiché non si trattava affatto di discutere i meriti relativi dei programmi socialista democratico e socialista anarchico . Ma sarà bene seguire l ’ Avanti ! sul suo terreno e vedere se davvero la verità sta dalla parte sua e la logica deve menar gli anarchici dove esso dice . L ’ Avanti ! mi risponde su tre questioni : quella del modo , radicalmente diverso dal nostro , come i socialisti democratici intendono attuare la trasformazione sociale ; quella dello Stato nella società futura ; e quella delle elezioni . Sulla prima questione io avevo detto che i socialisti democratici vogliono trasformare la società presente per mezzo di leggi , e l ’ Avanti ! risponde che non è vero che essi vogliono servirsi soltanto di leggi : io veramente il soltanto non ce l ’ avevo messo ; ma ce l ’ avessi anche messo , non me ne pentirei , poiché è noto che per i socialisti democratici ogni propaganda , ogni agitazione , ogni organizzazione ha per scopo finale la conquista di poteri pubblici , vale a dire il potere di far le leggi . E la Critica sociale , di cui l ’ Avanti ! non contesterà l ’ autorevolezza , nel suo numero del 16 maggio , lamentando che “ la lotta elettorale , che dovrebbe essere l ’ indice dell ’ azione e della forza del partito , è diventata quasi essa sola quest ’ azione e questa forza ” , giunse a dire : “ astrattamente , metafisicamente , si può pensare che basti . Il proletariato poco importa che sappia , che capisca , che voglia , che agisca esso stesso : basta che intuisca e che voti . Così a poco a poco diventerà maggioranza e altri per lui trasformerà lo Stato a suo vantaggio ” . E se la Critica trovava che questa verità astratta non è poi vera in concreto , era solo perché il governo può mozzare nel pugno dei socialisti l ’ arma del voto ed allora il partito non sarebbe in grado di opporre alcuna resistenza , “ neppure lo sciopero delle arti maggiori nei centri maggiori ” . L ’ Avanti ! può dire , se così gli piace , che questo “ non è vero ” e che io conosco male e giudico peggio il programma dei socialisti democratici ; ma sta il fatto che gli anarchici convengono tutti , in questa questione , nella stessa opinione che ho espresso io e credo di essere nel vero – dunque , niente evoluzione nel senso che dice l ’ Avanti ! . Sulla questione dello Stato , avendo io affermato che lo Stato sarà sempre organo di sfruttamento , l ’ Avanti ! mi accusa di essere caduto in “ un equivoco molto grosso ” perché ... “ la letteratura socialista ( democratica ) scientifica e popolare è tutta informata al concetto che , soppressi gli antagonismi di classe , scompaiono le funzioni oppressive dello Stato ” . Questo è infatti una cosa nota , ed io avevo già detto , nello stesso brano riportato dall ’ Avanti ! , che secondo i socialisti democratici lo Stato diverrà , nella società futura organo degli interessi di tutti ; ma è altrettanto noto che gli anarchici pensano ( ed è per questo che sono anarchici ) che lo Stato non solo “ è strumento di oppressione in mano della classe dominante ” ma costituisce esso stesso , col suo personale , una classe privilegiata con i suoi interessi , le sue passioni , i suoi pregiudizi particolari , e che una società in cui si fosse abolita la proprietà privata e conservato lo Stato sarebbe sempre una società basata sull ’ antagonismo degl ’ interessi , e presto vedrebbe risorgere nel suo seno , per opera e con la protezione dello Stato , il privilegio economico con tutte le sue conseguenze . Non è il caso di discutere a fondo questa questione , che l ’ Agitazione ha già trattata e su cui dovrà per certo ritornare continuamente , trattandosi della base stessa del programma anarchico . Importa solo notare , per gli scopi della presente polemica , che se mai gli anarchici si convincessero che lo Stato può diventare un ’ istituzione benefica ed esistere utilmente in una società di liberi ed eguali , allora non bisognerebbe già dire che l ’ anarchismo ha evoluto verso il socialismo democratico , ma semplicemente che gli anarchici si sono convinti che avevano torto e sono diventati socialisti democratici . E questo non è . Sulla questione infine dell ’ astensione elettorale , l ’ Avanti ! ragiona in modo ancora più singolare . Io avevo detto : “ Noi cerchiamo nel movimento operaio la base della nostra forza e la garanzia che la prossima rivoluzione riesca davvero socialista ed anarchica ; e ci rallegriamo d ’ ogni miglioramento che gli operai riescono a conquistare , perché esso aumenta nella classe lavoratrice la coscienza della sua forza , eccita nuovi bisogni e nuove pretese , ed avvicina il punto limite , dove i borghesi non possono più cedere se non rinunziando ai loro privilegi , e quindi il conflitto violento diventa fatale ” . L ’ Avanti ! cita questo brano , ma sopprimendo le parole ch ’ io ho messo in corsivo , e ne cava delle conclusioni che , se io mi fossi fermato là dove l ’ Avanti ! arresta la citazione , sarebbero perfettamente giuste . Voi propugnate , dice l ’ Avanti ! , la resistenza operaia nel campo economico per migliorare le condizioni degli operai ; ma siccome vi sono miglioramenti impossibili ad ottenersi mediante la semplice resistenza ed ancor meno si può con la resistenza abolire il capitalismo , la logica vi porterà necessariamente alla resistenza politica … che per l ’ Avanti ! è sinonimo di lotta elettorale . L ’ Avanti ! non ha pensato ( quantunque il passaggio da esso soppresso nella citazione delle mie parole lo faceva chiaramente intendere ) che la logica potrebbe portarci , e ci porta infatti , alla rivoluzione . Noi crediamo , per lo meno quanto l ’ Avanti ! , che l ’ organizzazione corporativa , la resistenza economica e tutto quanto si può fare nel regime attuale , non può risolvere la questione sociale e che , a parte gli effetti morali , appena serve ad assicurare ad una frazione del proletariato dei miglioramenti che bisogna poi difendere con una lotta continua contro le insidie sempre rinascenti dei padroni e siamo convinti che la libertà ed il benessere assicurati a tutti non si avranno se non quando i lavoratori si saranno impossessati dei mezzi di produzione ed avranno avocato a loro l ’ organizzazione della vita sociale , e che per far questo bisogna sbarazzarsi del potere che sta a guardia del capitalismo e si arroga il diritto di sovranità su tutto e su tutti . Ma crediamo che la lotta elettorale non vale a debellare il potere , e che se anche lo potesse , non farebbe che passarlo in mano di altri senza nessun vantaggio sostanziale per il popolo ; e perciò ci sforziamo di allontanare i lavoratori da un mezzo illusorio e dannoso , ed affrettiamo coi voti e coll ’ opera il giorno in cui , cresciuta a sufficienza la coscienza e la forza dei lavoratori , questi affermeranno coi fatti la ferma decisione di non volere più essere né sfruttati né comandati , e prenderan possesso , direttamente e non per delegati , della ricchezza e del potere sociale . Ché se poi questa determinazione dei lavoratori comincerà a manifestarsi mediante il rifiuto del lavoro o il rifiuto del servizio militare o il rifiuto di pagare i fitti ed i dazi , o la confisca popolare dei generi di consumo , o le barricate e le bande armate , è questione che risolveranno le circostanze e che , comunque risoluta , menerà sempre agli stessi risultati : il conflitto violento tra il vecchio mondo che si ostina a vivere ed il nuovo mondo che vuol trionfare sulle rovine di quello . L ’ Avanti ! a quel che pare ci ha completamente fraintesi : esso ha creduto che noi abbiam cessato di essere rivoluzionari . Ed invece noi crediamo più che mai nella necessità della rivoluzione ; e non già nel senso “ scientifico ” della parola , nel qual senso spesso si chiamano rivoluzionari anche i legalitari , ma nel senso “ volgare ” di conflitto violento , in cui il popolo si sbarazza colla forza della forza che l ’ opprime , ed attua i suoi desideri fuori e contro tutta la legalità . La nostra evoluzione si riduce a questo : che avendo visto che coi vecchi metodi la rivoluzione non si faceva né si avvicinava , abbiamo abbracciato metodi che ci sembrano più atti a prepararla ed a farla . I socialisti democratici credono che siamo in errore e quindi fanno bene a cercare di convertirci , come noi cerchiamo di convertir loro ; ma non diano per fatto quello che è un semplice desiderio , non vendano la pelle dell ’ orso prima che l ’ orso sia in loro potere . La Giustizia di Reggio Emilia in uno dei suoi ultimi numeri , riproducendo un passaggio dell ’ Agitazione , nel quale s ’ insiste sulla necessità di preparare e rendere possibile la rivoluzione mediante l ’ organizzazione operaia e la piccola lotta quotidiana , si compiace che noi abbiamo finalmente riconosciuto quello che i socialisti democratici hanno sempre predicato e praticato , e per cui noi li abbiamo aspramente attaccati e vituperati . Ciò non è esatto . Le ragioni del nostro dissenso dai socialisti democratici sono state sempre quelle stesse di oggi . Se li abbiamo combattuti con acrimonia non è stato già perché essi si occupavano del movimento operaio più di quello che facessimo noi , ma perché essi cercavano e cercano di volgere quel movimento a scopi che noi crediamo dannosi ai veri interessi del socialismo . Che anzi fra le cause per cui gli anarchici hanno per lungo tempo guardato con sospetto le organizzazioni operaie non decisamente rivoluzionarie , ed oggi ancora alcuni dei nostri non mettono nel propugnarle tutto il necessario fervore , vi è , non ultima , quella che i propagandisti del socialismo democratico hanno fatto e fanno tutto il possibile per discreditarle nell ’ animo nostro servendosene per farsi nominare deputati . Ed io mi sovvengo di essere stato , nel 1890 o 1891 , trattato male dalla Giustizia ( non dico ch ’ io l ’ abbia trattata meglio ) perché Prampolini voleva che la manifestazione del Primo Maggio si facesse invece la prima Domenica del mese , e gli amici di Reggio pubblicarono uno scritto mio per protestare contro una proposta che levava alla manifestazione il suo significato e la sua importanza . Ciò che prova che io ero in disaccordo colla Giustizia non già perché quel giornale patrocinava la resistenza operaia più che non facessero i miei amici , ma perché esso tendeva , almeno a giudizio mio , ad evirare il movimento operaio e l ’ ostacolava precisamente quando stava per prendere una via , poco atta a favorire candidature al parlamento , ma ottima per abituare i lavoratori ad agire di concerto e dar loro coscienza della propria forza . Del resto , se gli anarchici hanno a volte ecceduto negli attacchi contro i socialisti democratici , questi ve li hanno gravemente provocati , poiché invece di combatterci per quel che siamo , hanno cercato sempre di presentarci sotto una falsa luce . E proprio La Giustizia si ostinò una volta nel sostenere che gli anarchici non sono socialisti : cosa che procurò molto piacere a Napoleone Colajanni , ma non fece certamente onore allo spirito di verità , che pur d ’ ordinario distingue , mi compiaccio nel riconoscerlo , l ’ organo socialista di Reggio Emilia .
StampaPeriodica ,
Con grande sorpresa gli italiani appresero , ai primi di luglio , che Mussolini e Turati si stessero abbracciando ! E come mai ? Perché ? Ma se , nel mentre in prima pagina i giornali raccontavano gli abbracci , le altre erano piene di racconti di nuove aggressioni proditorie esercitate per parte di socialisti e di comunisti , fratelli Siamesi , in danno di fascisti ! Ma se , il giorno istesso degli abbracci , l ' Avanti ! con bella insolenza , respingeva ogni amorevole contatto ! È Mussolini sempre compos suis ? Non conosce le trappole del collega sornione ? Si ostina egli ad allungare la serie delle sue gaffes ? Ma , allora , chi gliele sta facendo fare ? Non vede egli che risultati seguono dalle sue improntitudini ? Queste erano le meraviglie alle quali assistevamo , questi i quesiti che gli italiani si ponevano . Da allora sono passati alcuni giorni ; bolcevismo e nittismo sono risorti , sfacciati come nel 1919; ed è ora di parlare chiaro , ma chiaro assai . È troppo preziosa per il rinascimento morale ed economico del paese l ' opera dei Fasci perché non meriti esame ogni attentato disgregatore della loro compagine , o deviatore della loro funzione nazionale . È gioventù troppo bella quella che sotto questa bandiera riuscì a riunirsi perché sia acconsentito di assistere impassibile alla delusione da cui sarà colta dopo di essere stata traviata . È anche figura di combattente troppo bella quella dello stesso Mussolini per tollerare che la sfruttino i compari della plutocrazia demagogica ed i parassiti del proletariato . È dovere di segnalare a fascisti e a Mussolini lo sfruttamento di cui sono oggetto , la ingenuità con la quale ne restano vittime , e lo scredito che li attende , scredito che li ridurrà a spauracchi , rivestiti di stracci , che non sbarreranno più la via agli astuti imbroglioni della banca giudaica , ai pescicani industriali in procinto di fallire ed agli operai fannulloni e viziati che tutti fanno a combutta per spogliare a mezzo del Governo , delle sue imprese , dei suoi contratti e favori , coloro che del proprio lavoro e talento , e dell ' uso dei propri risparmi , traggono onesto sostentamento . ... Il primo effetto della gaffe di Mussolini fu dunque quella di far uscire di nuovo dalle loro tane le bande dei pregiudicati , dei ladri , degli accoltellatori , che formano l ' esercito bolcevico . Il secondo effetto della gaffe fu quello di tornare a porre a repentaglio l ' unione fascista . Fu impossibile ai principali Fasci locali di seguire colui che vorrebbe esserne il duce generale . E con ragione . Non sono essi sotto l ' influenza della plutocrazia demagogica sionista , e se questa può far fare delle gaffes al Mussolini , essa non può ottenere che i Fasci non si rendano conto delle gaffes e si comportino come fanno le masse pecorine del proletariato ! Queste non ragionano , perché sono gregge incolto , stimolato da istinto di rapina . Si promette loro del bottino e seguono il ciarlatano ! I fascisti , invece , sono gioventù borghese . Hanno spirito critico . Non lavorano per la pancia , ma per un ideale . Non cercano preda , ma vogliono la grandezza della Patria . Possono errare nell ' accogliere una teoria ; le teorie sono modelli mentali per l ' accasellamento dei fatti e perciò ognora mutevoli ; ma non possono cambiare i sentimenti e da nobili diventare vili , da generosi egocentrici , da patriottici socialistici . ... Passiamo adesso per un momento all ' esame della situazione della plutocrazia demagogica e vedremo come il suo interesse collima con quello socialista . E per non stare sulle generali , procediamo per via di esempii . È fallita l ' ulva . Di chi il danno ? Degli azionisti ! Ma chi sono ? Credete che siano il pubblico ? Manco per sogno ! Nel pubblico c ' è poca roba . ... Ma , si dirà , va bene per l ' ulva , è un caso speciale , tanto più che il Governo le tolse 150 milioni di sopra - profitti di guerra , che ora si vede dove stessero ! No , Mussolini mio , l ' istessa storia la vedrai con Ansaldo . Vedrai che pace e che amore ti offriranno i vari Modigliani , Treves , mentre per la platea fingeranno clamorosa guerra . Vedrai che bocche , atteggiate a culo di gallina , ti faranno i vari Della Torre e gli altri fratelli in Sion e Oriente . Perché la cosa è questa . Se quei ragazzi che ti si schierano attorno sapessero capire altrettanto bene quanto sanno sentire rettamente , se l ' intelligenza avessero fine e la cultura soda quanto hanno il cuore puro e ricco di note , l ' Italia non fallirebbe , l ' Italia non sarebbe presa dallo straniero a pedate , l ' Italia non sarebbe sfruttata , oltre le sue forze , oltre il suo enorme coraggio , oltre la impareggiabile sua probità e laboriosità , dalla canaglia bolcevica , dai sornioni socialisti e dal farabuttismo plutocratico . Ma , il primo a non capire , sei te , Mussolini !
PAROLE SEMPLICI ( VARESE CLAUDIO , 1930 )
StampaPeriodica ,
Quando alle pure parole di « cultura » , « intellettuale » , « scienza » , « arte » Si aggiunge l ' aggettivo impegnante di « fascista » spesso , per non dire quasi sempre , fiorisce sulle labbra dell ' ascoltatore scaltrito di ogni più esperta coltura un sorriso di compatimento se non proprio di disprezzo ; tantoché ancora oggi intellettuale fascista è per moltissimi sinonimo di facilone , di superficiale , di arruffone , o di ingenuo in buona fede . Perché capita agli intellettuali fascisti questa sorte poco benigna ? Si usa dire con una corrente formula che la coltura in quanto tale è disinteressata e vergine , di ogni politico e pratico contatto ; e che non si può sotto pena di vanificare il sostantivo , valersi dell ' aggettivo . Si usa dire troppo di frequente anche da molti uomini forniti di distintivo , che il Fascismo è anticultura , che il Fascismo non ha bisogno di idee , che gli intellettuali sono in quanto intellettuali tutti per lo meno sospetti di antifascismo , e che ogni preoccupazione a questo riguardo è inutile perché il vero fascista non deve navigare nel nebuloso cielo della teoria che non serve a nulla . Molti poi , che sono fascisti anche di limpida fede , usano tacere la loro qualità di fascisti quando agitano problemi culturali o peggio la dimenticano nella loro vita intellettuale anche se poi la ricordano in parole vane e sonore . Io voglio dire alcune semplici parole da studente universitario ai miei colleghi studenti universitari , parole che le osservazioni che mi son venuto formando nel considerare un po ' l ' ambiente nostro mi spingono a dire . È vero che la cultura è pura e che cioè nella sua libera consapevolezza non può essere pavesata di drappi e di fiamme nere e tricolori , ma è anche vero che quella cultura , se è fatta e attuata da uomini che sono intimamente fascisti , sarà necessariamente significativa del fascismo : anzi contro quella torbida vena di improvvisazione e di enfasi è bene riaffermare , secondo l ' esempio di parole che sono a noi care per la voce che le ha pronunciate , che anche nel contrasto culturale il Fascismo deve affermarsi sopra tutto come serietà e come chiara coscienza , senza confusioni e senza leggerezze . Non è necessario per chi sia nel fascismo con tutta la sua sincerità spirituale abbandonarsi , al termine di ogni indagine , a rettoriche gonfiezze e a sforzature falsamente patriottiche e ridicolosamente regimistiche . Quando S . E . Bottai ha con parola severa e con acume di studioso veramente fascista , tenuto a noi studenti quella lucida lezione di diritto corporativo , io ho pensato che se tanto si parla di stile fascista , stile fascista è quello che segna la linea del pensiero di S . E . Bottai e che significa ammonimento a parlare solo di quello che si è veramente pensato e capito : studiare , pensare , scrivere perché il Fascismo si valga del nostro lavoro e non pretendere che il nostro lavoro si valga del Fascismo per farsi stimare quello che non è . Se tutti i fascisti che lavorano a dissodare le terre della cultura non avranno ritegno né estrinseco né interiore a sentirsi nella temperie del fascismo , e se tutti quelli , che pur essendo fascisti di provata fede non sono preparati per una serietà di pensiero si ritireranno in uffici più adatti , non ci sarà più nessun rispetto umano che terrà lontano un intellettuale dal sentirsi intellettuale fascista ... Non vogliamo riagitare la questione che ha infierito su Riviste e Giornali non molto tempo fa a proposito del clima spirituale del Regime , della possibilità e del valore di un ' arte fascista e di una cultura fascista . Ma è certo che se esiste il Fascismo come un motivo storico che si sta svolgendo , noi che siamo nel Fascismo e che anzi siamo , tutti quanti , il fascismo , pensando , scrivendo , non potremo fare a meno di creare una cultura che sia del Fascismo espressione . Ma occorre però che noi , che bene o male studiamo e che siamo fascisti tesserati , non ci limitiamo alla esteriore accettazione del regime , e alla tessera , ma che ne sentiamo come interiori le necessità culturali , e che abbiamo l ' orgoglio intellettuale oltre che sentimentale di essere fascisti . Non è necessario perciò scalmanarsi in feroci esclusioni e in entusiastiche e vociferanti esaltazioni ; non è necessario per esempio dire che la cultura fascista non può essere che futurista e soltanto futurista , come non è necessario dire che non può essere che nazionalista e soltanto nazionalista . In quanto il fascismo è il fascismo e non il futurismo o nazionalismo , bisogna avvertire che la nuova cultura non può irrigidirsi su questi schemi che sono stati completati , trasformati , arricchiti e che debbono tutt ' al più restare solo con valore di particolari e legittime preferenze . Mi pare che occorra innanzitutto agire , lavorare , e che poi sarà facile e gradita opera andare rintracciando in quanto sarà stato raggiunto questo spunto più insistente o questo colore più acceso : una cosa sola è necessaria in questa nostra fatica che si svolge come fatica idealmente vibrante nella nostra storia fascista , e questa cosa necessaria si chiama tradizione italiana . Tradizione italiana che non dev ' essere schematizzazione , non deve essere passiva accettazione , ma dev ' essere ampiezza di orizzonti e spregiudicatezza assoluta senza quei timori che solo la fede malcerta ispira : tradizione italiana che deve farsi tale proprio nel contrasto con le altre tradizioni nazionali e con le altre culture delle quali bisogna tener conto perché non si possa all ' estero rimproverare come sempre si è fatto , che gli italiani non hanno più raggiunto il livello culturale europeo . Queste parole io dico come segno di una mia esigenza e come invito a me e ai miei colleghi , non come disconoscimento , ma come affermazione di quello che sin ' ora è stato fatto dai maggiori di noi .
StampaPeriodica ,
Carissimi compagni , Mi rallegro della prossima pubblicazione del giornale « L ’ Agitazione » , e vi auguro di cuore il più completo successo . Il vostro giornale compare in un momento in cui grande ne è la necessità , ed io spero che esso potrà essere un organo serio di discussione e di propaganda , ed un mezzo efficace per raccogliere e ricongiungere le sparse file del nostro partito . Potete contare sul mio concorso per tutto ciò che le forze mie , deboli purtroppo , mi permetteranno . Per questa volta , tanto per isgombrarmi il terreno alla futura collaborazione , vi scriverò sopra alcuni punti che , se in certo modo mi riguardano personalmente , non sono senza portata sulla propaganda generale . L ’ amico nostro Merlino , che come sapete , si perde ora nell ’ inane tentativo di voler conciliare l ’ anarchia col parlamentarismo , in una sua lettera al « Messaggero » volendo sostenere che « il parlamentarismo non è destinato a sparire interamente e qualche cosa ne rimarrà anche nella società che noi vagheggiamo » , ricorda uno scritto da me inviato alla Conferenza anarchica di Chicago del 1893 , in cui io sostenevo che « per talune cose il parere della maggioranza dovrà necessariamente prevalere a quello della minoranza » . La cosa è vera , nè le mie idee sono oggi diverse da quelle espresse nello scritto di cui si tratta . Ma Merlino , riportando una mia frase staccata per sostenere una tesi diversa da quella che sostenevo io , lascia nell ’ ombra e nell ’ equivoco quello che io veramente intendevo . Ecco : v ’ erano a quell ’ epoca molti anarchici , e ve n ’ è ancora un poco , che scambiando la forma colla sostanza e badando più alle parole che alle cose , si erano formati una specie di « rituale del vero anarchico » che inceppava la loro azione , e li trascinava a sostenere cose assurde e grottesche . Così essi , partendo dal principio che la maggioranza non ha il diritto d ’ imporre la sua volontà alla minoranza , ne conchiudevano che nulla si dovesse mai fare se non approvato all ’ unanimità dei concorrenti . Confondendo il voto politico , che serve a nominarsi dei padroni con il voto quando è mezzo per esprimere in modo spiccio la propria opinione , ritenevano anti - anarchica ogni specie di votazione . Così , si convocava un comizio per protestare contro una violenza governativa o padronale , o per mostrare la simpatia popolare per un dato avvenimento ; la gente veniva , ascoltava i discorsi dei promotori , ascoltava quelli dei contraddittori , e poi se ne andava senza esprimere la propria opinione , perché il solo mezzo per esprimerla era la votazione sui vari ordini del giorno ... e votare non era anarchico . Un circolo voleva fare un manifesto : v ’ erano diverse redazioni proposte che dividevano i pareri dei soci ; si discuteva a non finire , ma non si riusciva mai a sapere l ’ opinione predominante , perché era proibito il votare , e quindi o il manifesto non si pubblicava , o alcuni pubblicavano per conto loro quello che preferivano ; il circolo si scindeva quando non v ’ era in realtà nessun dissenso reale e si trattava solo di una questione di stile . E una conseguenza di questi usi , che dicevano essere garanzie di libertà , era che solo alcuni , meglio dotati di facoltà oratorie , facevano e disfacevano , mentre quelli che non sapevano o non osavano parlare in pubblico , e che sono sempre la grande maggioranza , non contavano proprio nulla . Mentre poi l ’ altra conseguenza più grave e veramente mortale per il movimento anarchico , era che gli anarchici non si credevano legati dalla solidarietà operaia , ed in tempo di sciopero andavano a lavorare , perché lo sciopero era stato votato a maggioranza e contro il loro parere . E giungevano fino a non osare di biasimare dei farabutti , sedicenti anarchici , che domandavano e ricevevano denari dai padroni – potrei citare i nomi occorrendo – per combattere uno sciopero in nome dell ’ anarchia . Contro queste e simili aberrazioni era diretto lo scritto che io mandai a Chicago . Io sostenevo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse fare mai nulla insieme se non quando tutti sono unanimemente d ’ accordo . Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili , mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi ; e che , se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d ’ accordo sui vantaggi di una data cosa , ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito . Così , per esempio , se si trattasse di fare una ferrovia , vi sarebbero certamente mille opinioni diverse sul tracciato della linea , sul materiale , sul tipo di macchine e di vagoni , sul posto delle stazioni , ecc . , e queste opinioni andrebbero cambiando di giorno in giorno : ma se la ferrovia si vuol fare bisogna pure scegliere fra le opinioni esistenti , nè si potrebbe ogni giorno modificare il tracciato , traslocare le stazioni e cambiare le macchine . E poiché di scegliere si tratta è meglio che siano contenti i più che i meno , salvo naturalmente a dare ai meno tutta la libertà e tutti i mezzi possibili per propagare e sperimentare le loro idee e cercare di diventare la maggioranza . Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee , o nelle quali le differenze d ’ opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo , o in cui il dovere di solidarietà impone l ’ unione , è ragionevole , giusto , necessario che la minoranza ceda alla maggioranza . Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà , determinata dalla coscienza della necessità ; non deve essere un principio , una legge , che s ’ applica per conseguenza in tutti i casi , anche quando la necessità realmente non c ’ è . Ed in questo consiste la differenza tra l ’ anarchia e una forma di governo qualunque . Tutta la vita sociale è piena di queste necessità in cui uno deve cedere le proprie preferenze per non offendere i diritti degli altri . Entro in un caffè , trovo occupato il posto che piace a me e vado tranquillamente a sedermi in un altro , dove magari c ’ è una corrente d ’ aria che mi fa male . Vedo delle persone che parlano in modo da far capire che non vogliono essere ascoltate , ed io mi tengo lontano , magari con incomodo mio , per non incomodar loro . Ma questo io lo fo perché me lo impongono il mio istinto d ’ uomo sociale , la mia abitudine di vivere in mezzo agli uomini ed il mio interesse a non farmi trattar male se io facessi altrimenti ; quelli che io incomoderei , mi farebbero presto sentire in un modo o in un altro il danno che v ’ è ad essere uno zotico . Non voglio che dei legislatori vengano a prescrivermi qual ’ è il modo col quale io debbo comportarmi in un caffè , nè credo che essi varrebbero ad insegnarmi quell ’ educazione che io non avessi saputo apprendere dalla società in mezzo a cui vivo . Come fa il Merlino a cavare da questo che un resto di parlamentarismo vi dovrà essere anche nella società che noi vagheggiamo ? Il parlamentarismo è una forma di governo nella quale gli eletti del popolo , riuniti in corpo legislativo fanno , a maggioranza di voti , le leggi che a loro piace e le impongono al popolo con tutti i mezzi coercitivi di cui possono disporre . È un avanzo di questa bella roba , che Merlino vorrebbe conservata anche in Anarchia ? Oppure , poiché in Parlamento si parla , e si discute e si delibera , e questo si farà sempre in qualsiasi società possibile , Merlino chiama questo un avanzo di parlamentarismo ? Ma ciò sarebbe davvero giuocar sulle parole , e Merlino è capace di altri e ben più seri procedimenti di discussione . Non si ricorda il Merlino quando polemizzando insieme contro quegli anarchici che sono avversi ad ogni congresso perché appunto ritengono i congressi una forma di parlamentarismo , noi sostenevamo che l ’ essenza del parlamentarismo sta nel fatto che i parlamenti fanno ed impongono leggi , mentre un congresso anarchico non fa che discutere e proporre delle risoluzioni , che non hanno valore esecutivo se non dopo l ’ approvazione dei mandanti e solo per coloro che le approvano ? O che le parole hanno cambiato di significato ora che Merlino ha cambiato d ’ idee ? Osvaldo Gnocchi Viani , parlando nella « Lotta di Classe » della discussione fra me e Merlino a proposito della lotta elettorale , dice che noi , Merlino ed io , « ci siamo staccati dallo stipite anarchico - individualista ed abbiamo fatto un ’ evoluzione verso il metodo dell ’ organizzazione e dell ’ azione politica » e quindi conchiude che Merlino ed io abbiamo fatto un ’ evoluzione dello stesso genere , e che solo differiamo perché l ’ uno ha corso più dell ’ altro , ed io non so e non voglio « lasciarmi andare fin là » cioè fino ad accettare la tattica elettorale . Tutti questi spropositi si capirebbero in uno che fosse completamente ignaro della storia del movimento nostro in Italia ; ma in Gnocchi Viani fan meraviglia davvero , e fan vedere come il partito preso può ottenebrare il giudizio anche negli uomini meglio informati , e , d ’ ordinario , più sereni ed equanimi . Staccati dallo stipite anarchico - indidualista ! Ma quando mai Merlino ed io siamo stati individualisti ? E che cosa è mai questo stipite anarchico - individualista ? In Italia per molto tempo tutti gli anarchici furono socialisti , anzi il socialismo vi è nato anarchico , or sono già quasi trent ’ anni . Gnocchi Viani se ne deve ricordare . L ’ individualismo cosiddetto anarchico venne molto più tardi e ci ebbe sempre avversari , tanto Merlino che io . Evoluzione verso il metodo dell ’ organizzazione e dell ’ azione politica ! Ma chi di noi ha mai cessato dal riconoscere e propugnare la suprema necessità della organizzazione , e quella della lotta politica ? Sulla prima questione noi abbiamo sempre sostenuto che l ’ abolizione del governo e del capitalismo è possibile solo quando il popolo , organizzandosi , si metta in grado di provvedere a quelle funzioni sociali a cui provvedono oggi , sfruttandole a loro vantaggio , i governanti e i capitalisti . Quindi non volendo governo , noi abbiamo una ragione di più di tutti gli altri per essere caldi partigiani dell ’ organizzazione . E sulla seconda questione , chi più di noi ha sostenuto che alla lotta contro il capitalismo bisogna unire la lotta contro lo Stato , vale a dire la lotta politica ? Oggi v ’ è una scuola che per lotta politica intende la conquista dei pubblici poteri mediante le elezioni ; ma Gnocchi Viani non può ignorare che la logica impone altri metodi di combattimento a chi vuole abolire il governo e non già occuparlo . Merlino ed io ci siamo trovati d ’ accordo nel segnalare gli errori che , secondo noi , si erano infiltrati nelle teorie anarchiche ed i mali che avevano afflitto il nostro partito , e Merlino ci ha messo , mi compiaccio di riconoscerlo , più attività che non abbia fatto io . Ma , quando i mali da noi lamentati sono già quasi da tutti riconosciuti , quando gli errori incominciano ad essere respinti e l ’ organizzazione del partito incomincia sul serio , allietandoci di belle speranze , Merlino crede di scorgere la salvezza nella tattica elettorale , che è stata già per lunga esperienza così grande jattura per la causa socialista , e ci lascia . Tanto peggio . Noi continueremo lo stesso senza di lui . Questo non significa essere andati un po ’ più o un po ’ meno avanti sulla stessa via , ma aver percorso insieme una certa strada , e poi giunti al bivio , essersi separati , l ’ uno pigliando da una parte e l ’ uno dall ’ altra . Non pare così anche a Gnocchi Viani ?
I FASCISTI A DANTE ( - , 1921 )
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I fascisti dell ' Emilia e della Romagna si sono recati a Ravenna con una marcia di tre giorni per giungere alla tomba del Poeta coi segni di una rude e nobile stanchezza di fanti . Fu questo un pellegrinaggio di fede simile a quello dei veri e proprii pellegrini che a grandi tappe attraversavano i continenti per prosternarsi e santificarsi davanti al sepolcro di Cristo . Fu una bella marcia forzata di giovani , di una massa fiorente di letizia e di orgoglio scaturita dalla sempre nuova matrice della nostra razza che ha la virtù di non invecchiare giammai . I preti dopo d ' aver messo la Divina Commedia all ' indice , si sono ora impadroniti di Dante , che fu indubbiamente cattolico , e tentano di farne il loro eroe ... nazionale . I fascisti invece , prescindendo da ogni elemento religioso e basandosi sull ' atteggiamento civile di Dante verso la Patria , vogliono esaltare in Dante il Patriota ... Noi fascisti ne : l intendiamo certamente prendere occasione dal centenario Dantesco per trarre da esso nostri particolari vantaggi o motivo d ' orgoglio . Dante non appartiene né ai fascisti , né ai socialisti , né ai preti : appartiene prima di tutto all ' Italia e poi all ' Arte , alla Poesia , alla Storia . Il fascismo , prima di essere un partito politico in antitesi con altri partiti , è un atteggiamento di spiriti eletti rivolti sopratutto ad esaltare tutto ciò che può essere ragione di onore e di orgoglio per la nostra Patria e per la nostra razza . Perciò i fascisti , prescindendo da ogni ragione politica cui sono stati sospinti per forza di tempi , commemorano nel Divino Poeta l ' Uomo che può essere considerato come il purissimo simbolo della Patria , che nel Suo nome si afferma e si esalta .
ATTIVITÀ SINDACALE ( SPIRALI ANTONINO , 1929 )
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Presso il nostro Gruppo Universitario Fascista con recente provvedimento è stato istituito l ' Ufficio Sindacale il quale inizierà lo svolgimento del suo programma . Sono sicuro che all ' Ufficio aderiranno parecchi Universitari studiosi e desiderosi di approfondire le loro conoscenze nel Diritto Corporativo . Più che allo studio teorico dei grandi problemi sociali , economici e politici , l ' Ufficio Sindacale mira ad addestrare i Goliardi nella pratica della vita organizzativa e dell ' attività intersindacale , favorendo la loro partecipazione a tutte le discussioni di carattere tecnico e giuridico . Compito quindi dell ' Ufficio Sindacale dovrà essere la formazione di una coscienza , di una mentalità sindacale negli studenti universitari . È stato giustamente notato che gli Universitari in gran parte sono assenti dal movimento sindacale e corporativo . Quest ' assenteismo da parte della Gioventù Universitaria deve scomparire : i dubbiosi e gli scettici più o meno eterni dovranno convincersi una buona volta che il Fascismo ha costruito il grandioso edificio corporativo sull ' infaticabile ed infallibile spirito italico e dovranno decidersi a considerare la realtà dei fatti e non le semplici promesse di un tempo passato . Il Regime Fascista con la conciliazione e collaborazione fra capitale e lavoro ha assicurato quella pace e quella sicurezza che mai prima d ' ora era stato possibile raggiungere . La conciliazione e la collaborazione attuata dal Regime Fascista non è rivolta al soddisfacimento di un unico interesse ma alla composizione ed alla fusione di tutti gli interessi . Bisogna dunque penetrare nella massa universitaria , smuoverla dal suo assenteismo , dalla sua noncuranza se domani si vorrà avere dei dirigenti sindacali maturi nella dottrina e nello spirito . Studiare , non solo , e partecipare al movimento sindacale , vuol dire perfezionarlo , farlo progredire , e di questi compiti tutti i giovani universitari dovrebbero sentire tutta la responsabilità , tutto l ' interesse . Occorre quindi serietà , riflessione , siile da parte della Gioventù studiosa di oggi se vuole essere domani quella classe di dirigenti che il Fascismo si sforza di formare per arrivare alle supreme conquiste . La buona volontà , l ' amore , l ' attaccamento alla nostra Organizzazione di cui è animato il Goliardismo Pisano mi fa sperare che anche in questo ramo di attività del nostro G . U . F . si otterranno fecondi risultati e che domani anche Pisa sarà in grado di offrire al Sindacalismo Fascista dei giovani degnamente istruiti , competenti e preparati a dare il loro contributo al perfezionamento ed all ' attuazione integrale dell ' economia corporativa .
StampaPeriodica ,
Sotto questo titolo riceviamo da Saverio Merlino l ’ articolo seguente , che pubblichiamo con piacere . Il Merlino può essere sicuro di trovare sempre in noi la serenità e l ’ amore impregiudicato della verità , che egli desidera . D ’ altronde , noi conveniamo con lui che spesso gli anarchici si sono mostrati intolleranti e troppo pronti alle ire ed ai sospetti ; ma non bisognerebbe poi , nell ’ entusiasmo dei mea culpa , pigliare tutti i torti per noi e dimenticare che l ’ esempio e la provocazione ci sono venuti il più sovente dagli altri . Senza rimontare ai tempi di Bakunin ed alle infami calunnie ed invereconde menzogne che ancora si raccontano ai giovani che non sanno la storia nostra , ci basti ricordare la condotta dei socialisti democratici negli ultimi Congressi Internazionali verso gli anarchici , e certi articoli apparsi , non è gran tempo , nella stampa socialista democratica di vari paesi . In ogni modo , cerchiamo , se ci riesce , di esser giusti noi , checchè facciano e dicano i nostri avversarii . Ecco l ’ articolo di Merlino : Vediamo un po ’ se è possibile continuare a discutere serenamente senza ire nè sospetti , come abbiamo principiato . Sarebbe una cosa quasi nuova e di così lieto augurio , che io dovrei rallegrarmi di avere offerto ai miei amici l ’ opportunità di dimostrare che il partito anarchico comincia ad educarsi all ’ osservanza dei principi che professa . E prima di tutto , sono io anarchico ? Rispondo : se l ’ astensionismo è dogma di fede anarchica , no . Ma io non credo al dogma . Non credo contrari ai principi nostri la difesa e l ’ esercizio dei nostri diritti – neppure dei minimi . Non credo che esercitando il diritto di voto , che ci viene consentito , noi si rinunzi ai diritti maggiori , che ci vengono negati e che dobbiamo rivendicare . Credo che l ’ agitazione elettorale ci offra modi e opportunità di propaganda , a cui sarebbe follia rinunciare , specialmente in questo quarto d ’ ora e in Italia dove quasi ogni altra affermazione ci è interdetta , e credo che non se ne possa trarre tutto il profitto possibile quando si sostiene l ’ astensione . ( Di ciò abbiamo fatto la prova in questi giorni qui a Roma , dove presentando la candidatura Galleani , abbiamo potuto tenere comizi , diffondere manifesti , guadagnarci la simpatia di molti che ci erano ostili o indifferenti come non avremmo mai potuto fare se fossimo rimasti astensionisti ) . Del resto non credo alla conquista dei poteri pubblici : sostengo che tanto la lotta per la libertà , quanto quella per l ’ emancipazione economica debba essere combattuta principalmente fuori del Parlamento . L ’ opera dei deputati operai , socialisti e rivoluzionarii la ritengo utile non per se stessa ma in aiuto alla lotta extraparlamentare . E se così pensando non mi trovo perfettamente d ’ accordo nè con gli anarchici nè coi socialisti democratici me ne duole sinceramente : ma posso io disdirmi ? Ma ormai pro e contro la partecipazione alle elezioni mi pare che si sia detto a un dipresso tutto quello che si poteva dire : ed io mi compiaccio che la disputa sia stata da Malatesta sollevata nella sfera dei principii : ed anche per questo non mi pento di averla suscitata . Non si può negare che attorno ai nostri principii – che son veri , se rettamente interpretati – son pullulati molti errori e molti sofismi . Uno di questi è che gli uomini debbano far tutto da sè , individualmente ; che un uomo non debba farsi mai rappresentare da un altro , che le minoranze non debbano cedere alle maggioranze ( essendo più probabile che s ’ ingannino queste che quelle ) ; che nella società futura gli uomini si troveranno miracolosamente d ’ accordo , o se non i dissidenti si separeranno e ciascuno agirà a sua guisa : che ogni altra condotta sarebbe contraria ai nostri principii . Io vorrei qui ripetere parola per parola le giustissime e lucidissime considerazioni che fa Malatesta ( e non per la prima volta ) contro codesto modo d ’ intendere l ’ anarchia nel n . 1 dell ’ « Agitazione » , concludendo col dire : « Dunque in tutte quelle cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee , o nelle quali le differenze d ’ opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo , ed in cui il dovere di solidarietà impone l ’ unione , è ragionevole , giusto , necessario che la minoranza ceda alla maggioranza » . In due punti però io credo di dissentire da lui : in primo luogo , Malatesta sembra credere che le cose nelle quali per le varie ragioni da lui adottate è necessità convenire sieno tutte cose di poco momento . Si vede dagli esempi che adduce . Vado in caffè : trovo i posti migliori occupati ; devo rassegnarmi a stare sull ’ uscio , o andar via . Vedo persone parlar sommessamente : devo allontanarmi per non essere indiscreto e via dicendo . Io invece credo ( e forse anche Malatesta lo crede , ma non lo dice ) che tra le questioni nelle quali converrà l ’ accordo e quindi , se non è possibile essere tutti della stessa opinione , è necessario cercare un compromesso , ve ne sono delle gravissime : e sono tali propriamente tutte le questioni sull ’ organizzazione generale della società e tutti i grandi interessi pubblici . Vi può essere nella società qualcuno che ritenga giusta la vendetta : ma la maggioranza degli uomini ha diritto di decidere che è ingiusta e d ’ impedirla . Vi può essere una minoranza , che preferisca di organizzare l ’ industria dei trasporti per le vie ferrate in modo cooperativistico , o collettivistico , o comunistico , od in un altro modo : ma l ’ organizzazione non potendo essere che una , è necessità che prevalga il parere dei più . Vi può essere uno che ritenga addirittura una vessazione il provvedimento tale , adottato per impedire il diffondersi di una malattia contagiosa : ma la società ha diritto di premunirsi dai mali epidemici . Il secondo dissenso tra Malatesta e me è in questo , che io non credo di poter profetare che nella società futura la minoranza sempre e in tutti i casi si arrenderà volentieri al parere della maggioranza , Malatesta invece dice : « Ma questo cedere della minoranza dev ’ essere effetto della libera volontà determinata dalla coscienza della necessità » . E se questa volontà non c ’ è , se questa coscienza della necessità nella minoranza non c ’ è , se anzi la minoranza è convinta di fare il suo dovere resistendo ? Evidentemente la maggioranza , non volendo subire la volontà della minoranza , farà la legge , darà alla propria deliberazione ( come dice Malatesta a proposito dei Congressi ) un valore esecutivo . Malatesta dice anzi di più : e , a proposito di chi trova il posto preferito al caffè occupato , o di chi deve allontanarsi da un colloquio confidenziale dice : « Se io facessi altrimenti , quelli che io incomoderei mi farebbero sentire , in un modo o in un altro il danno che vi è ad essere uno zotico » . Ed ecco una coazione . E si tratta , negli esempi addotti , di rapporti individuali e di questioni di pochissimo rilievo . Figuriamoci se si trattasse di una grave questione di pubblico interesse , come quelle a cui ho accennato io più sopra ! Sta bene che la coazione debba essere minima , e possibilmente più morale che fisica , e che si debbano rispettare i diritti delle minoranze , ed ammettere in taluni casi perfino la secessione della minoranza dissidente . Ma insomma è questione di più e di meno , di modalità e non di principii . Nei casi , in cui ciò sia utile e necessario , dico io , non è contrario ai principi anarchici nè addivenire ad una votazione , nè provvedere all ’ esecuzione delle deliberazioni prese : e quando queste cose non si possono fare ( per ragion di numero o di capacità ) dagli interessati direttamente , non è contrario ai principi anarchici che , prese le debite precauzioni contro i possibili abusi , si deleghino ad altri . Quindi io conchiudo : O si crede nell ’ armonia provvidenziale che regnerebbe nella società futura : ed allora ha torto Malatesta ed hanno ragione gl ’ individualisti . O Malatesta ha ragione ed allora non si ha più diritto di dire che ogni rappresentanza , ogni atto con cui il popolo confida ad altri la cura dei suoi interessi , sia contrario ai nostri principi . A questo dilemma mi pare difficile di sfuggire .