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RAZZA E AUTARCHIA ( - , 1940 )
StampaPeriodica ,
Abbiamo scartato nell ' articolo introduttivo alla prima tappa di questo viaggio razziale il cosiddetto razzismo spirituale o spiritualistico , come quello che , sotto lo specioso pretesto di tener lontano il concetto di razza e di difesa della razza da ogni contaminazione zoologica , ne annebbia in realtà il significato fino al punto di sottometterlo alla volontà del singolo e di fame un valore soggettivo . La zoologia è lontana dal razzismo tanto quanto le bestie sono lontane dall ' uomo ; e chi teme una confusione fra razzismo e zoologia o uno sconfinamento del primo nella seconda , non è evidentemente troppo convinto delle proprie prerogative di uomo . Altri , più accorti , non cadono nell ' equivoco zoologico : ma affermano che la spiritualizzazione del razzismo è necessaria a preservarci da un altro pericolo : quello di cadere in un razzismo puramente politico . Diciamo subito che il pericolo non ci spaventa ; anzi , ci attrae . Il razzismo in Italia è nato politico ; è politico ; rimarrà fondamentalmente politico . Come il Fascismo , di cui la politica razziale è un aspetto . Il fatto che esista una dottrina del Fascismo non deve trarre in inganno nessuno . La dottrina esiste per la necessità che ha l ' uomo di trasformare in regole le proprie esperienze di vita , di risalire al permanente attraverso il contingente ; ma in realtà i fenomeni che si muovono , vitali , nel perenne fluire della Storia , non sono suscettibili di razionali legami e sfuggono ad ogni definizione precisa . La dottrina del Fascismo non va intesa come anticipata canonizzazione di tutto il Fascismo , ma come guida a meglio comprendere le scaturigini ideali e i profondi significati del movimento mussoliniano . Così la dottrina del razzismo fascista , che noi non vogliamo diminuire né svalutare , da qualunque punto di vista essa si sforzi di approfondire il concetto di razza ; ma che non deve indurci , d ' altronde , a considerare il nostro razzismo come fenomeno ormai consegnato al tempo e tranquillamente definibile e codificabile . Il nostro razzismo è in atto . Non soltanto non ha esaurito il suo compito come troppi vorrebbero , ma non ha neppure cominciato ad espletarlo in pieno . Siamo ancora nella prima fase ; si costruiscono le fondamenta . Una coscienza razziale sta faticosamente nascendo in Italia ; e l ' avverbio non è eccessivo , perché se da un lato la nostra razza è tra le più antiche e gloriose e pure e compatte , dall ' altro l ' equivoco dell ' universalismo pesa terribilmente sulla nostra cultura e fa parer sospetto tutto ciò che tende ad individuarci rigorosamente e a darci una gelosa coscienza nazionale . È una lotta assai simile a quella che in un altro campo il Fascismo ha sostenuto per rendere popolare il concetto di Autarchia ; ma più difficile , perché i vantaggi materiali della Autarchia e i pericoli della soggezione economica all ' estero specie dopo l ' esperimento sanzionista sono assai più chiaramente e immediatamente percepibili dei vantaggi di una netta individualità razziale e dei pericoli di una , sia pur parziale e dissimulata , dipendenza da altre razze . Eppure , il problema è unico . La difesa della razza è una forma di autarchia , anzi , è l ' autarchia delle autarchie ; e l ' autarchia si risolve in un potenziamento di tutti i mezzi atti a difendere la razza . Non si può seriamente dire ad un popolo : " Basta a te stesso " se non gli si è detto : " Sii te stesso ! " ; non si può conquistare in pieno la propria personalità fisica , morale e spirituale , che è quanto dire la propria razza , se non si posseggono i mezzi per difendere tale personalità da ogni assalto esteriore . Chi insiste nel sostenere che il razzismo italiano è una merce d ' importazione , dovrebbe riflettere a questa complementarietà fra difesa razziale e potenziamento autarchico della Nazione : il razzismo non può essere che originale , anzi è per definizione l ' originalità stessa , e si risolve in un progressivo irrobustirsi delle radici dell ' individuo e della Nazione e nell ' inesorabile lotta contro ogni specie di parassiti . Si pensi al parassitismo ebraico : il primo nemico della battaglia razziale come di quella autarchica ; il nemico più pericoloso perché internazionalmente organizzato e fornito delle armi meglio dissimulate . Ci si ricordi che la più vasta congiura ordita per strangolare la razza italiana la congiura sanzionista nacque proprio sul terreno economico , ebbe gli ebrei per principali artefici e suscitò la meravigliosa reazione autarchica . C ' è , come si diceva , il pregiudizio universalistico . L ' universalismo , a parere di molti , sarebbe la nostra grandezza ; buttandolo alle ortiche , noi rinnegheremmo la parte migliore delle nostre tradizioni . Quali tradizioni ? Se veramente gloriose , esse si possono ricondurre sostanzialmente ad una : la tradizione di Roma . Roma fu ed è universale ; ma lo fu e lo è in modo attivo , riempiendo di sé , dei suoi soldati o della sua fede o del suo diritto o della sua dottrina politica e sociale , l ' universo intero . Ciò non contrasta affatto con la coscienza di razza , anzi , è la sublimazione di tale coscienza , che tanto si potenzia da attrarre a sé e a sé sottoporre , senza menomare la propria individualità , le espressioni civili delle altre razze . Così come l ' autarchia non è in contrasto con l ' esportazione , anzi , tende in ultima analisi ad accrescerla . Ma i signori universalisti non sognano purtroppo l ' Italia integra e quadrata delle legioni o dei Santi , ma una Italia - bordello , in cui sia possibile albergare cortesemente i più noti cialtroni dell ' antifascismo internazionale , proteggendoli sotto l ' usbergo di una cultura che si sottrae ad ogni determinazione nazionale e razziale ; gli universalisti sognano le conversazioni da salotto della marchesa X o della baronessa Y , come alcune signore sognano il cappellino di Parigi o il tessuto di Londra . Del resto , questa piaga è ben nota . Nel '700 , come nell'800 , come nel '900 , in arte come in letteratura come in politica , coloro che si son voluti spacciare per moderni si sono beati di universalismo o di cosmopolitismo , come si preferiva dire una volta . Bisognerebbe riesumare le frustate del Baretti , ma sarebbe troppo onore , poiché egli combatteva almeno contro gente fornita di vasta e solida cultura ; mentre gli universalisti del giorno d ' oggi non hanno di universale che l ' ignoranza . Essere razzisti significa essere Italiani ; e non v ' è modo migliore di esserlo di quello che lavorare per l ' Italia . I migliori razzisti sono i contadini , gli operai , coloro che quotidianamente hanno il privilegio di misurare , nella fatica delle proprie braccia , la faticosa ascesa del lavoro italiano . I migliori razzisti sono soprattutto i coloni e gli operai delle città volute e fondate da Mussolini , delle città autarchiche per eccellenza . Studiammo , la volta scorsa , la nuova razza che , sotto l ' auspicio mussoliniano , sta sorgendo nell ' Agro Pontino ; ci accingiamo adesso a studiare la nuova razza di Arsia , la città del carbone . Studiare è mal detto ; si tratta di contemplare e di sentire . È un mondo nuovo che sorge attorno a noi ; nuovo e antico , come l ' Italia . È il trionfo del lavoro ed è al tempo stesso il sovvertimento del concetto di lavoro lasciatoci , in triste e malsano retaggio , dall ' Ottocento . Il problema sociale , la lotta di classe , i sacri diritti : vocaboli vuoti di senso . Qui c ' è soltanto una razza che ha ritrovato se stessa , che vuol bastare a se stessa , che lavora per la propria vita e la propria grandezza . Nel solco tracciato dall ' aratro come nelle anfrattuosità che la perforatrice va duramente esplorando , è il seme : il lavoro . E questa è la vera Italia .
All'assedio di Phnom Penh ( Terzani Tiziano , 1973 )
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Phnom Penh . « Il resto della Cambogia è già in mano ai partigiani , ma Phnom Penh non lo sarà mai perché gli americani , pur di impedirlo , son disposti a raderla al suolo » dice uno studente . Le bombe cadono ormai vicinissime . Oggi a soli due chilometri da qui . Sulla riva destra del Mekong davanti all ' ex palazzo reale migliaia di persone stanno a guardare i Phantom che si tuffano in picchiata a sganciare il loro carico di napalm dall ' altra parte del fiume . Alcuni ridono , altri , come fosse un gioco , gesticolano , seguendo col dito puntato nel cielo il volo degli aerei mentre spaventose colonne nere di fumo ribollono lente dinanzi a noi . I cambogiani non sono abituati alla guerra e molti non sembrano rendersi conto di quel che significa una bomba . Lo spettacolo è quasi quotidiano , fra le dieci di mattina e mezzogiorno . La città si blocca con il naso in aria , poi tutto torna normale e nel miglior ristorante di Phnom Penh , dove un tavolo d ' angolo è sempre riservato , arriva un gruppetto di americani , in abito civile , con i capelli a spazzola e delle valigette grigie da cui penzolano i fili delle cuffie d ' ascolto . Sono gli ufficiali che da terra hanno tenuto i contatti coi piloti degli aerei da bombardamento . L ' ambasciata americana nega che siano qui ; dicono che tutto viene fatto dalla Thailandia dove recentemente s ' è spostato l ' intero comando prima nel Vietnam ; dicono che qui non ci sono più di cento funzionari americani comprese le segretarie , come vuole una risoluzione del Senato . Ma basta vivere a Phnom Penh per rendersi conto dell ' invasione di questi militari in borghese ; basta avere una radio a onde corte per sentirli mentre da terra dirigono i piloti durante i bombardamenti . Gran parte della guerra si svolge ormai fra aviazione americana e partigiani e se non fosse per i B52 , per i Phantom , per gli F11 e per tutta la flotta aerea americana che prima era impiegata in Indocina e che ora è concentrata ventiquattro ore su ventiquattro nel cielo cambogiano , sarebbero già cadute Takeo , Kampong Chom , Battambang e le altre poche città ancora in mano al governo di Lon Nol . La guerra in Cambogia sarebbe finita . Sianuk rientrerebbe a Phnom Penh accolto a gloria dalla gente che , più che rimpiangere lui personalmente , rimpiange il tempo in cui era al potere e il riso costava dieci volte meno di ora . La Cambogia avrebbe un governo formalmente neutralista , ma di fatto pro Pechino e pro Hanoi . È questo che Nixon non può accettare e per questo in maniera più o meno diretta e coperta gli Stati Uniti stanno lentamente rientrando in Indocina dalla finestra cambogiana dopo essere usciti con tanto di fanfare dalla porta vietnamita . Americano è l ' intero bilancio dello Stato , americano tutto ciò che tiene ancora in piedi l ' esercito tranne i soldati , americana è l ' idea della nuova politica con la quale Lon Nol , ormai con le spalle al muro , tenta di salvare il salvabile , di congelare il Parlamento , formare un alto consiglio di cui fanno parte i tre personaggi dell ' opposizione « leale » considerati più popolari dell ' attuale presidente , e di spedire all ' estero il fratello minore di Lon Nol considerato l ' eminenza grigia del regime , il simbolo della sua corruzione e l ' ostacolo a qualsiasi tentativo di uscire dall ' attuale situazione . Tutto questo è fatto , ma è estremamente dubbio che serva ancora a qualcosa . A giudizio di molti spettatori non c ' è riforma che possa ormai restituire efficacia o credibilità al regime , non c ' è controffensiva che possa rovesciare la situazione militare nettamente sfavorevole alle forze di Phnom Penh . « I B52 hanno fermato i comunisti , ma non possono ricacciarli indietro » dice l ' addetto militare di un ' ambasciata europea . L ' unica via d ' uscita , si sente ripetere da varie fonti diplomatiche , è l ' apertura di negoziati con i dirigenti comunisti . E qui comincia il problema . Le autorità di Phnom Penh sostengono che Sianuk non rappresenta tutte le forze che si battono contro Lon Nol e che non c ' è , per questo , un interlocutore valido . Sianuk , dal canto suo , si considera interlocutore più che valido ( ed il suo recente viaggio nelle zone liberate era innanzitutto inteso a far chiaro questo punto ) ma afferma di non essere disposto a trattare con la « cricca di Phnom Penh » . Secondo lui solo gli americani contano e solo con gli americani è disposto a trattare . Per il momento la situazione è bloccata e le voci di contatti segreti fra Sianuk e Washington non sono confermate . Lon Nol , ancora sofferente della vecchia paralisi , circondato da consiglieri che sembrano tenerlo all ' oscuro di ciò che accade nel paese , rimane formalmente a capo dello Stato e qualsiasi accordo politico con « l ' altra parte » dovrà tenere conto della sua presenza . Recentemente , per bilanciare il colpo pubblicitario di Sianuk che ha detto di essere stato con i guerriglieri nella vecchia capitale di Angkor , Lon Nol si è fatto portare in elicottero nelle città ancora in mano ai governativi , ma non sembra che sia tornato con una analisi corretta della situazione . La cosa che più d ' ogni altra va ripetendo ai suoi generali è di stare attenti ai conigli perché uno dei chiromanti con cui si consulta gli ha detto che , nell ' attacco finale , i comunisti manderanno avanti migliaia e migliaia di questi roditori con cariche di dinamite sotto la pancia . La propaganda del governo continua a parlare dei nemici come « gli aggressori nord - vietnamiti e vietcong » e gli impiegati delle poste addetti a censurare le lettere che partono ed arrivano qui e in specie i telegrammi mandati dai corrispondenti stranieri ora numerosi a Phnom Penh , fanno una lotta continua perché così venga descritto « il nemico » . Ad un collega cui era sfuggito di scrivere « i partigiani cambogiani » il censore giorni fa ha detto : « Lo so che lei ha ragione , ma io non voglio perdere il posto » . L ' avvicinarsi del fronte fino alle porte della capitale , il continuo flusso di rifugiati che le bombe americane cacciano dalle campagne verso la città , senza contare l ' esistenza in Phnom Penh stessa di tutta una rete sianukista , hanno diffuso fra la popolazione un ' immagine abbastanza verosimile di com ' è la vita nelle zone liberate e di chi , al di là della propaganda , sono « i nemici » . « Sono Khmer , come me » diceva sottovoce e allargando le braccia come chi ha scoperto una realtà imbarazzante un tenente governativo in una postazione militare sulla lingua di terra , in parte già occupata dai guerriglieri , che divide il Mekong dal suo affluente Bassac prima che i due fiumi si uniscano proprio dinanzi a Phnom Penh . Ed un impiegato in un ufficio governativo indicando i suoi sette colleghi : « Ognuno di noi ha parenti che vivono nelle altre zone ; vengono spesso a trovarci e a comprare il riso che da loro manca . Per il resto hanno ogni altra cosa e costa meno che qui » . Il pesce costa da loro venti volte di meno , lo zucchero la metà . Prima c ' erano dei nord - vietnamiti con loro , ma ora si sono ritirati ed i capi sono tutti cambogiani . Poi senza nessuna circospezione mi chiede : « È vero che tra poco Sianuk ritorna ? » . La Cambogia è ormai al novanta per cento occupata dalle forze partigiane , ma i vari fronti sono indefiniti e i confini fra i due governi sono permeabilissimi . Non solo contadini cui le autorità sianukiste rilasciano appositi lasciapassare vanno e vengono da una parte all ' altra , ma interi convogli , anche militari , passano le linee . « Se non lasciano passare i rifornimenti diretti a Phnom Penh , come fanno a procurarsi ciò di cui hanno bisogno ? » mi spiega un francese residente qui dal tempo della prima guerra d ' Indocina . Oltre a quella parte di carico che i partigiani si prendono sulla strada come pedaggio per lasciar procedere i convogli , parte delle merci che arrivano nella capitale finiscono comunque nelle zone liberate attraverso la rete del mercato nero con la quale molti cambogiani stanno arricchendosi . La benzina è scarsa ai distributori , ma se ne può comprare quanta se ne vuole sotto banco : basta pagare quattro volte il prezzo normale . Sono i soldati stessi che la rubano dai camion militari e la rivendono per far campare le loro famiglie che non potrebbero sopravvivere con la loro paga , mi dicono . Un sacco di riso , che basta appena per un mese ad una famiglia di quattro persone , costa più della paga media di un militare o di un impiegato statale . La relativa dipendenza della guerriglia dai rifornimenti governativi spiega perché alcune delle arterie di comunicazione che i partigiani potrebbero chiudere , come spesso fanno con azioni dimostrative , rimangono aperte e come , nonostante quello che alcuni hanno definito « l ' assedio di Phnom Penh » non c ' è mai stato un assedio nel vero senso della parola . Vogliono semplicemente far vedere che ci sono . È un assedio del tipo di quello di Gerico , dice un diplomatico : vanno attorno alla città suonando i loro corni , sapendo che un giorno o l ' altro la città crollerà da sé . In un punto i guerriglieri sono arrivati ad appena due chilometri dalla città e sí sono trincerati sulla riva sinistra del Mekong , ma la situazione non è la stessa nelle altre direzioni . Se questo è un assedio esso è fatto da gente che non sembra avere fretta . A volte , dopo essersi tanto avvicinati alle linee governative da rendere impossibile l ' intervento dell ' aviazione ( per quasi due giorni non si sono sentiti bombardamenti a Phnom Penh ) i guerriglieri si ritirano e quella stessa unità viene poi segnalata da una parte diversa . Il giorno di un confronto finale alle porte della capitale , se mai questo giorno verrà , sembra ancora lontano . I bombardamenti americani stanno già facendo dei terribili eccidi fra la popolazione civile delle regioni attorno a Phnom Penh e creando sempre più profughi in un paese di sette milioni di abitanti , la metà dei quali già è rifugiata . I partigiani sanno che se la battaglia fosse per Phnom Penh , le perdite sarebbero altissime ed inaccettabili . Sianuk ha detto che non darà l ' ordine di attaccare Phnom Penh per evitare che venga distrutta dalle bombe americane . Forse per questo la popolazione della capitale non sembra disperarsi e guarda come ad uno spettacolo che non la riguarda le bombe che cascano , per ora , a due chilometri da qui . Solo alcuni si rendono conto di ciò che anche questo significa . Ieri , quando ho chiesto un tè al limone , il cameriere dell ' albergo mi ha risposto : non c ' è limone : in tre anni di guerra tutti i limoni sono stati distrutti . Poi , facendo con la mano in aria il gesto dei bombardieri che si tuffano ha detto : « Ancora tre anni di guerra e non ci saranno più cambogiani , signore » .
CONTRO IL MONOCOLO ( - , 1940 )
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Il camerata Federico AIfredo Riolo ci ha scritto da Milano : Per amor del vero devo dire subito che a pagina 11 del n . 15 della Difesa della Razza ho visto qualcosa che veramente non mi è piaciuta e non è piaciuta a nessuno di noi . È una bella cosa la fotografia dei tipi razziali soprattutto quando si tratta del volto aperto e sano del popolo , ma francamente quel tipo col monocolo incastrato nell ' occhio è in stridente contrasto con gli altri tipi razziali . Credevo che l ' ora del monocolo fosse passata per sempre , che fosse finito sotto l ' urto del solido muscolo plebeo , che si fosse spezzato sotto la scarpa del fante , ed invece eccotelo proprio sulla Difesa della Razza . Così ha scritto Riolo . Ma egli sa benissimo che cosa ne possiamo pensare di quelli che portano la caramella e dell ' epoca alla quale si ostinano ad appartenere . Sol che la questione è un ' altra . Si tratta che l ' illustre scienziato e camerata Clauss ha giudicato rispondente al tipo , ch ' egli voleva illustrare , quella fotografia , per la struttura del volto , non certo per il monocolo .
I microbi siamo noi ( Rea Domenico , 1973 )
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Napoli . Mi reco al mercatino della Torretta per acquistare una decina di barattoli di birra e una decina di bottiglie di vino . Il venditore può soddisfare un terzo della mia richiesta . Acque minerali , vino , birra , coca - cola sono andate a ruba . « Siete soddisfatto ? » chiedo all ' uomo . « Mi farebbe piacere vendere così tutti i giorni , ma non in occasioni come queste . Il colera non fa piacere a nessuno . » Nella conversazione s ' intromette una signora , in quel posto per il mio stesso motivo . Ma il termine signora è improprio e sommario . Sarebbe uguale se la definissi semplicemente una donna del popolo . È una persona anziana , ancora fresca , bassa , grossa , tozza di gambe , la faccia larga , di pelle lucida , sguardo luccicante e fiero , mammelle immense a sfasciume e a lava sull ' addome e la pancia , una di quelle cosiddette madri di Napoli , che possono essere tanto state progenitrici di una razza sterminata di figli e nipoti , quanto sterili signorine senza i tratti dello zitellismo , una specie tutta napoletana , nutrita di pane , pasta e insalata e a dimensione di vicolo e di basso . Per rassicurarci dice : « Ce l ' abbiamo fatta con la spagnola e ce la faremo con il colera . Allora io ero ragazzina e ci davano da mangiare l ' aglio crudo . Due , tre spicchi d ' aglio nell ' intestino e i vermi della spagnola se ne fuggivano . Allora la spagnola la portò un soldato dalla guerra e ora il colera qualche marittimo corallaro , con la differenza che allora Napoli odorava , ora puzza . Si cammina nella porcheria , signore mio , dentro i vicoli . Ho lavato e sciacquato il mio basso con la varechina - di lisoformio non se ne trova da nessuna parte - ho ucciso cinque scarafaggi , tolto tutte le formiche e apro solo a chi conosco » . « Dove abita ? » le chiedo . Per lei risponde una seconda signora . Costei è lunga , magra , la pelle olivastra , gli occhi di marrone giallo , cuneiformi , spiritati , la voce gonfia come uscente da una diversa conformazione organica . « Donna Rita abita al Vico Forno , già Vico Cucca . Non sapete dove si trova ? » ( Lo conosco bene . C ' è una trattoria popolarissima . Bisogna addentrarvisi muniti di scafandro . ) « È una gran signora : una pulitona . Sta sempre con le mani nell ' acqua . Prendessero tutti esempio da lei . Che basso ! Che splendore ! Ora non saremmo dove siamo : dentro alla schifezza , dentro alla purcaria , con le zoccole [ topi ] che vanno e vengono , umide di merda e sempre affamate . Nella pulizia generale di questa notte della città di Napoli , mio marito e mio cognato ne hanno uccise quattro . » « Fatica sprecata » risponde la madre di Napoli . « Domani saranno otto . Da cinquant ' anni pulisco il mio basso e da cinquant ' anni lo sporco avanza . È che il basso è sporco di natura . Ha mille buchi , mille fessure e in ognuno di essi , di notte , c ' è sempre un occhio d ' animale che sorveglia . La colpa è del vicolo . Il vicolo è un fiume . Se piove diventa un " lavinaio " . Se va in secco ci crescono ogni sorta di bestie . E tutte vorrebbero entrare a farvi visita : gatti , cani , topi , lumache , lucertole , ragni , vermi , scarafaggi , serpenti , mosche , moschilli e zanzare . Dovreste stare sempre con una scopa in mano . Sono proprio queste bestie che portano dentro i peli e le ali , le farfalline delle malattie . Altro che cozze ! » « Sì , le cozze ! » esclama la lunga . « Ogni mattina dovrebbero fare una pulizia radicale , con la pompa grossa , con acqua e lisoformio e dovrebbero rimettere in servizio i vecchi spazzini : quelli che non si schifavano di mettere le mani dovunque . Questi di oggi , signore mio , vengono con i guanti ... con gli stivali ... » « Qualcuno , l ' avrete visto » aggiunge la madre di Napoli « col fazzoletto sulla bocca , quasi noi fossimo davvero gente infetta ... » « Si prendono le sacchette » riprende la lunga , « e lo sporco a strati resta là dove sta . Ma a loro che cosa importa ? Hanno la goccia fissa tutti i mesi ! » [ il mensile ] . « Vergogna , ci voleva il colera per fare un po ' di pulizia » dice il venditore di acque . « Se ci salviamo , se quella bella Madonna del Rosario ci fa la grazia e ce la deve fare , altrimenti sarebbe troppo un ' ingiustizia , sapete che vi dico » dice la lunga , « che bisogna ringraziare questa specie di colera se rivedremo Napoli un poco più pulita . » Mi dispiace per noi tutti , napoletani e italiani , ma questa conversazione , non insolita e al limite dell ' assurdo nel 1973 , retrodatabile a piacere nella storia napoletana , meritava di esser riportata . Io mi sono limitato ad aggiustare il tiro del linguaggio ; a depurarlo di una serie di anatemi contro la cosiddetta autorità ; ma in essa ci sono tutte le chiavi per aprire le vecchie e cadenti porte del sottomondo napoletano , schiacciato da insulti e vituperi d ' ogni specie e più che in antico staccato , come un satellite alla deriva , dall ' altra Napoli , che ha la funzione di un mero insediamento coloniale . La confusione nasce dal fatto che non sai mai bene se stai rileggendo le pagine più corpose e promiscue dei napoletanisti italiani e stranieri d ' ogni tempo ; se sei in preda continua a un incubo senza schiarite o stai attraversando le vie di una vera città in cui la corte dei miracoli , degli sciancati , degli storpi , degli afflitti , dei miti , dei buoni , dei vinti , della gente che parla da sola , continua a dar spettacolo a entrata continua . Tutti i luoghi comuni , vieti , vecchi , insopportabili , che si debbono rifiutare per un impegno di volontà , come il detto colonialista e razzista « Napoli è una città orientale senza un quartiere occidentale » , alla verifica risultano validi . Sembrano cose di colore , ma poi le smuovi e sotto c ' è la gente che soffre , che patisce e che si brucia il regalo della vita sotto le bandiere del folclore , che è una sporca bandiera di orrori . Trent ' anni fa scrivevo dei trecentomila napoletani che la mattina si alzavano in cerca di qualcosa da fare , oggi l ' esercito si è ingrossato , trent ' anni fa la gente si metteva a vendere carnicotte , lupini , ceci , semi , lumachine , cozze , polipi , bolliti , tutti cibi da porre al bando e , oggi , a Mergellina , alla riviera , sui quartieri , a Porta Capuana e al Vasto e in mille vicoli e labirinti , si contano a migliaia le vecchie con i banchetti davanti che cercano di arrangiare e arraffare la giornata , vendendo ciuciù e mosche , pannocchie arrostite o lesse e parassiti . Allora si diceva fossero commerci , residui di folclore . Oggi come li dobbiamo definire ? Trent ' anni fa andavi al Borgo Marinaro , alle trattorie a mare , ma come dire alle Isole Capoverde e trovavi i ragazzi che per un soldo si tuffavano nell ' acqua e oggi per cento lire fanno lo stesso . Gridano : « A me ! a me ! » e Cristo li solleverebbe nel cielo . Gli uomini li sprofondano sott ' acqua . Trent ' anni fa passavano gli uomini - cavallo sotto una carretta in cerca di rifiuti e ogni mattina , in quest ' anno stupefacente , verso le undici appare una madre - cavallo e una figlia - bilancino , carretta dietro , che si chinano a raccogliere qualunque cosa e caricano . Quest ' estate la gente ha cercato di resistere , di far muro al caldo . Ma i bambini piangevano , « sfrenesiavano » e alla fine si sono decisi ad affrontare l ' ultima spiaggia : i bagni popolari lungo i fianchi della costa metropolitana . Mi ci sono recato anche io una mattina . Ma ho dovuto farmi forza . Dirmi : sei come loro , non devi provare schifo e con questo messaggio nell ' animo sono riuscito a discendere dalle cabine palafitte sulla spiaggia . Era di fango . Ci si affondava dentro . Fatto il bagno nell ' acqua nera e spessa come bitume , risalito a riva , dovevi asciugarti all ' impiedi . Un vocio terribile . Richiami stentorei . Le mamme dividevano pane e frittata , pane e melanzane , pane e mortadella , ruoti di maccheroni . Passavano venditori di uva , lupini di mare , cozze , pagnottelle . A vendere e a comprare , a dare e a prendere , tutto con le mani . I ragazzi saltavano , scappavano , entravano e uscivano dall ' acqua , nuotatori formidabili , felicissimi , bellissimi . Ma a quale prezzo ? Un ambiente di dannati . Una promiscuità e una densità ferine . Ammesso il caso che l ' acqua del mare fosse stata pura , la spiaggia molliccia di rifiuti riportava alle condizioni di metodica sporcizia . « La crasse est comme une chemise naturelle dont les napolitains semblent craindre se dépouiller . » Colette ha torto . Se fosse stata una plebea napoletana in quella camicia ci sarebbe entrata per forza anche lei . Quella camicia sembra che ci stia addosso anche quando ce ne siamo disfatti . Qua tutto è vecchio , rognoso , umido , puzzolente ; e lo diventa sempre di più , incarnito , perché per un po ' di pulizia , ben lontana da una raggiunta nettezza , c ' è bisogno del cataclisma di una peste o un colera , della paura collettiva . « L ' autorità » - ente astratto , che chi sa dove si trova - , come dice la gente , addebita alle cozze o all ' arrivo di « un marittimo » infetto il focolaio originario dell ' infezione . E sarà . Ma questa è una giustificazione valida per gli altri paesi non per l ' abitato napoletano dove chiunque , dopo una fuggevole visita , è costretto a domandarsi come mai non vi siano un colera e una peste cronici . Lo sanno bene quelli dell ' altra Napoli i quali , se non vi sono costretti da forza maggiore , evitano di attraversare quartieri come il Pallonetto ; non soltanto per non vedervi la realtà e per non riconoscersi nei loro concittadini , vittime di una nascita sbagliata - giacché stiamo ancora a questo - ma per non venire a contatto con gente , pulitissima per se stessa , ma che entra ed esce da edifizi e fabbriche in cui uno finisce per infarinarsi , se non nella sporcizia , nel cattivo odore , nel muffido di secoli . Del resto il sudiciume nel vicolo è un frutto spontaneo , fatale . Sul vicolo si affacciano i bassi . I bassi sono a forma di piccoli cubi . Aria e luce provengono dal cielo remoto del vicolo . Un ' idea . Il vicolo è inoltre anche entrata , uscita , balcone , terrazzo , spiazzo , pattumiera . Per vivere in lindura ci vorrebbero degli acrobati . Non bisognerebbe mangiare , lavare le vesti e gl ' indumenti . Bisognerebbe rimanere chiusi dentro , immobili , paralizzati : una imposizione atroce per gente per la quale muoversi , uscire , entrare , parlare , amare e odiarsi è la vita stessa . Ma la sporcizia non è una mania , una deformazione , una tendenza . È l ' eredità di un ' educazione che non c ' è mai stata . Se oggi i nobili o i paranobili con il seguito degli arricchiti e dei superburocrati vivono a Caracciolo , a Posillipo o a via Petrarca - strade sommariamente pulite - quando vivevano a Spaccanapoli si mantenevano al riparo come sui trampoli al piano nobile e giù , agli altri di cattiva nascita , buttavano gli avanzi . Collegati a questi avanzi c ' è il termine « zandraglia » . Lunghissima la diatriba filologica su questo lessema . Ci hanno messo bocca Croce , Nicolini , Doria e altri numi della storia patria e si è addivenuti a un accordo nel dire che fosse il richiamo dei soldati francesi accampati sui quartieri i quali , dopo il rancio , uscivano fuori la caserma e al grido di : « Zandrà ! Zandrà ! » buttavano sul lastrico , allora privo di fogne , i rimasugli delle loro brodaglie . La gente , ossia i napoletani , non lo si dimentichi , si buttavano carponi e succhiavano la sbobba . È orribile , mortificante , poco snob ricordarlo , ma è vero e documentato . Con questi precedenti c ' è da chiedersi due cose : come mai la nostra razza non si sia estinta e come , oggi , a duecento anni di distanza sprecati in chiacchiere , sarebbe possibile avere un concetto più illuminato e razionale dell ' igiene . Viviamo sul filo del miracolo . I bassi hanno ancora i cessi a terra , spesso in un angolo della cucina . Vi sono trattorie ( a Mergellina ) dove si lavano ancora i piatti nelle bacinelle , dove gli scarafaggi marciano in fila indiana . Prendere un tram o un autobus , via , non è sempre un affare olezzante . Le signore bene ne discendono disgustate . Il ricordo degli inferi corporali le sconvolge . E gli altri ? Le centinaia di migliaia di altri ? Ma chi sono ? Dove sono ? Nell ' altra Napoli . La mancanza di spirito di socialità e di solidarietà ha in questa terra la sua ultima e imprendibile roccaforte .
NELLA RUSSIA BOLSCEVICA ( MODICA ALDO , 1941 )
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Il bolscevismo è una ideologia , deteriore dal punto di vista umano , che è nata in modo diretto dal modo di essere ideologico , animico , spirituale , politico , razziale degli ebrei : com ' è noto , derivando esso dal materialismo storico e dall ' economicismo sostenuto dai filosofi e dagli economisti nonché dai finanzieri ed industriali ebrei od ebraizzati dello scorso secolo , non può , senza distruggersi , essere contro il modo di essere ebraico , e quindi alimentare una politica antigiudaica o soltanto razzista anche nel senso gerarchico della espressione . Non potevano dunque essere interpetrati sotto l ' angolo visuale del razzismo ariano i varii fatti che sono caduti sotto gli occhi dei sociologhi e degli studiosi europei a proposito di pretese reazioni o meno dell ' elemento russo contro l ' elemento eterorazziale . La nuova costituzione russa del dicembre 1936 , all ' art . 123 infatti ribadiva : “ L ' eguaglianza giuridica dei cittadini dell ' URSS senza distinzione di nazionalità e di razza , in tutti i campi della vita economica , pubblica , culturale , sociale e politica è una nuova legge assoluta . Ogni restrizione diretta od indiretta dei diritti , come pure l ' istituzione di privilegi diretti o indiretti per i cittadini secondo la razza e la nazionalità ... , e così ogni propaganda di esclusivismo , di odio e di sdegno razzista o nazionalista , è punita dalla legge . ” Così l ' azione apparente del 1928 veniva smentita dal fatto della nuova costituzione che poi all ' art . 135 dava a tutti i cittadini il diritto elettorale " indipendentemente dalla loro razza o nazionalità " senza escludere naturalmente gli ebrei . L ' anno successivo poiché il trozchismo , aspetto estremo e messianicamente giudaico del bolscevismo , assumeva proporzioni allarmanti per le formazioni capitalistiche e politiche ebraiche od ebraizzate delle metropoli russe , si incominciò la nota persecuzione poliziesca . Senza dubbio si è trattato di uno di quei fenomeni di rivalità del possesso della cosa pubblica e di monopolio della verità di stato che sono frequenti un po ' in tutte le classi politiche o politicanti umane e dai quali certamente la razza ebraica e le sue consorterie non vanno esenti . Stalin infatti pensava sempre alla maniera ebraica e societaria e lo prova un tratto della relazione da lui stesso compilata al progetto per la suddetta magna carta del 1936 . " Il progetto del nuovo statuto dell ' URSS è invece profondamente internazionalista . Parte infatti dal principio che tutte le nazioni e tutte le razze sono eguali di fronte al diritto . Parte dal principio che la differenza di colore o di linguaggio , di livello culturale o di livello di sviluppo fisico , così come ogni altra differenza fra nazioni e razze non può servire a giustificare l ' ineguaglianza di diritto fra le nazioni . Parte dal principio che tutte le nazioni o razze indipendentemente dalla loro forza e dalla loro debolezza debbono godere diritti identici in tutte le sfere della vita economica , sociale , statale e culturale delle società . " Ciò che ideologicamente coincide con quanto lo stesso Stalin nel 1932 ( citato in Voks , n . 5-6 ) aveva detto a proposito della politica culturale dell ' URSS : " Un completo aiuto dovrà esser dato allo sviluppo delle culture , nazionali per la forma e proletarie per il contenuto . " Si deve ricordare che non è senza significato , ai fini di dimostrare la continuità storica del fenomeno , che ebrea era la moglie di Lenin : Krupskaja , ed ebree sono le mogli di Stalin e di Molotov mentre oramai ebraico si è rivelato tutto il meccanismo che sostiene l ' opera del Cremlino , come israeliti sono gli uomini che costituiscono le entità più influenti del Comintern a meno che non siano ammogliati ad ebree o sotto l ' erotica influenza delle medesime , alla stessa maniera di come sui ventotto compagni che penetrarono in Russia nel 1917 , chiusi nello storico vagone piombato insieme a Lenin , ventuno erano ebrei e soltanto sette russi asiatici . Calcoli espletati da fonte ebraica nel 1933 facevano ascendere a più di un terzo del totale il numero dei funzionari dello Stato di razza ebraica in Russia ( " The Jewish Chronicle " ibd . ) , ciò che in relazione al numero degli ebrei nello Stato sovietico appariva enorme anche agli stessi giudei . ( Circa 160 milioni di slavo - russi contro sette milioni e 800 mila ebrei . ) Successivamente , tolti quei funzionari sospetti di trozchismo i quali per caso fossero anche ebrei , tali proporzioni non sono state alterate malgrado un certo indirizzo ufficiale ad uso di esportazione che debolmente postulava la separazione degli ebrei sotto forma sionistica . D ' altra parte nel campo puramente scientifico devesi negare ( e del resto lo sottolineò la stessa " Moscow Daily News " del 5 novembre 1932 in un suo numero commemorativo della " rivoluzione " del 1917 ) , in ciò che particolarmente riguarda il settore antropologico , che si siano fatte comunque ricerche nel senso razzista . Gli antropologi bolscevichi hanno studiato le etnorazze delle varie regioni dell ' URSS promovendo esplorazioni e rilievi nell ' immenso territorio al solo fine di fornire documentate relazioni al Comitato Centrale il quale se ne poteva servire per analizzare quali erano i punti deboli delle popolazioni onde sfruttarli a scopo politico ed , ove occorresse , per ricercare i mezzi scientifici per la eliminazione di peculiarità umane che contrastassero con il piano distruttivo del livellamento israelitico . Gli ultimi fatti politici , tra i quali la riapparizione dell ' ebreo Litvinov ad arbitro delle relazioni con la Gran Bretagna e con gli Stati Uniti , ed i palesi legami con personalità del mondo plutocratico giudaico anglo - americano da parte dei dirigenti sovietici , riprovano che la furberia bolscevica ha saputo speculare su alcuni feroci contrasti interni dell ' ebraismo comunista per sostenere , dinanzi al mondo ariano , un suo antigiudaismo ed un suo razzismo contraffatto , onde ciò fosse utile ad imbrogliare i giudizi .
Ma il futuro si gioca in colonia ( Mieli Paolo , 1974 )
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Lisbona . « La notte del 25 aprile nella scuola di cavalleria di Santarem eravamo tutti svegli . La radio era accesa : trasmetteva canzoni e annunci pubblicitari . A mezzanotte e trenta una voce femminile annunciò : qui radio RenascenQa , riprendiamo il programma con la canzone Grandola Vila Morena , canta Alfonso Zeca . Era il segnale convenuto per dare inizio alla rivolta . » Così un giovane militare di Santarem ricostruisce l ' inizio della sommossa che giovedì scorso ha abbattuto la dittatura portoghese . La mattina di sabato 27 aprile sono arrivato a Santarem , il piccolo paese da cui è partito il « movimento dei capitani » che ha travolto il regime di Marcelo Caetano . Il treno che mi porta a Lisbona è costretto a fermarsi per un ' ora , forse due . Ho il tempo per fare il giro del paese . Grande euforia per la libertà appena riconquistata : si formano capannelli attorno agli strilloni , i giornali , per la prima volta dopo quarantotto anni di censura , sono pieni di notizie , gruppi di bambini applaudono le jeep che trasportano i militari « liberatori » . Domando ad un soldato di raccontarmi com ' è nata la rivolta . Rispondono in molti , senza diffidenza . « Zeca aveva cominciato a cantare da pochi secondi quando abbiamo fatto irruzione nella stanza del comandante della scuola per farlo prigioniero . Contemporaneamente un gruppo di allievi si è diretto su Lisbona . Lo stesso è accaduto in altre unità dell ' esercito distaccate in tutto il paese . Gaetano non s ' è neppure reso conto di ciò che succedeva . La sera di giovedì avevamo già vinto . Erano morte solo cinque persone . » Avete agito seguendo gli ordini del generale Antonio De Spinola ? « È più giusto dire che il piano era stato deciso dal Movimento nazionale delle forze armate il quale aveva anche stabilito che Spinola presiedesse la giunta militare dopo la conquista del potere . » Sono questi i protagonisti del putsch portoghese . È merito dei giovani ufficiali se negli ultimi mesi il Portogallo è stato sommerso da fogli clandestini firmati dal « movimento dei capitani » che denunciavano le atrocità di cui si è macchiato il regime e hanno aperto la strada all ' abbattimento della dittatura . Spinola ha il merito di aver conquistato alla causa importanti settori economici , come í fratelli Champalimaud proprietari della Banca Pinto e Sotto Mayor , e il presidente della confederazione degli industriali Salazar Leite , che ha trattato di persona e ottenuto il sostegno del Brasile ai rivoltosi . Ma sono i giovani ufficiali che hanno saputo coinvolgere nell ' avventura rivoluzionaria il popolo , apparentemente rassegnato alla dittatura . Come ? Hanno puntato sullo scontento provocato dal servizio militare che in Portogallo dura quattro anni , due dei quali si passano nelle colonie a combattere contro i movimenti di liberazione . Molti giovani muoiono , molti rimangono invalidi per il resto della vita , più di centomila hanno disertato . Da un po ' di tempo gli ufficiali facevano strani discorsi alle reclute sull ' inutilità di morire in una guerra colonialista persa in partenza , sull ' assurdità di dover trascorrerequattro anni , sottratti allo studio o al lavoro , in una situazione che « è causa di vergogna di fronte a tutto il mondo civile » , sul fatto che la diserzione non è l ' unico mezzo per sfuggire a questa realtà . Questi argomenti , che facevano presa più di qualsiasi campagna sull ' immoralità della guerra coloniale , hanno messo in moto un processo che ha letteralmente colto di sorpresa le forze democratiche . Dice Pereira de Moura , leader della CDE ( Commissione democratica elettorale , che raggruppa comunisti , socialisti , liberali e cattolici di sinistra ) : « Dopo il fallimento della sollevazione militare di marzo ci aspettavamo un contraccolpo a destra ; invece i militari ci hanno regalato la libertà prima che potessimo renderci conto di quel che stava succedendo » . Il popolo , benché sorpreso , si è mosso subito . Lo abbiamo visto scagliarsi contro i simboli di un regime durato cinquant ' anni , dare alle fiamme la sede del giornale fascista « Epoca » e l ' edificio della censura , prendere d ' assalto i palazzi della polizia politica che recentemente s ' era denominata Direzione generale ( li sicurezza ( ex PIDE ) , della legione portoghese , del partito di Gaetano , AcQào nacional popular . « Ciò che è accaduto presenta più analogie con il vostro 25 luglio 1943 che con il 25 aprile del '45» mi dice Raul Rego , direttore del più importante quotidiano delle opposizioni , « Republica » . Effettivamente , il colpo di mano che ha abbattuto la dittatura fascista assomiglia a quello che portò alla caduta di Mussolini . Come Badoglio , Spinola ha rimesso in libertà i detenuti politici , ha concesso la libertà di organizzazione e ha promesso di cedere il posto entro un anno a un governo di civili eletto in libere elezioni . Ma nelle colonie « la guerra continua » . Quali sono state le reazioni dei partiti ? I comunisti si preparano a qualcosa che assomiglia a una « svolta di Salerno » : il segretario del PCP , Alvaro Cunhal , di cui è annunciato il ritorno dall ' esilio di Praga , dovrebbe annunciare l ' appoggio del partito a Spinola « a patto che metta in prati ca il proposito di ripristinare la democrazia in Portogallo » . Per il momento , tuttavia , i comunisti restano alla finestra : non si fidano di uscire completamente dalla clandestinità e l ' organo del partito , « Avante » , non ha ancora ripreso le pubblicazioni . La sinistra rivoluzionaria ( è prematuro definirla extraparlamentare ) , che si riunisce intorno al MRPP ( Movimento di riorganizzazione popolare portoghese ) ha coperto i muri di Lisbona con scritte che invitano a un l ° maggio vermelho . Quanto a Marcelino Dos Santos , Agostinho Nheto e Luis Cabral , leader rispettivamente dei movimenti di liberazione del Mozambico , dell ' Angola e della Guinea , hanno espresso perplessità e riserve sulle reali intenzioni del generale Spinola . La resa dei conti con l ' estrema sinistra potrebbe però arrivare presto . Il MRPP infatti sta organizzando manifestazioni quotidiane in piazza Pedro Quarto , dove prende regolarmente a sassate i vetri del Banco Nacíonal Ultramarino e del Banco Espirito Santo e Commercial de Lisboa , che rappresentano i gruppi economici più favorevoli al mantenimento del regime coloniale . Nel corso di queste manifestazioni si afferma che « Spinola sarà il Kerenski portoghese » e si annuncia la ripresa delle agitazioni per il mese di maggio . Non mancano i movimenti che hanno come programma politico il terrorismo : le Brigate rivoluzionarie , la Lega d ' azione rivoluzionaria e l ' Azione rivoluzionaria armata . Queste formazioni sono già attaccate da tutti i partiti antifascisti di sinistra riuniti nella CDE ; i quali d ' altra parte non sono però disposti a lasciare il potere nelle mani di Spinola senza garanzie , come ha fatto Convergenza monarchica , uno dei gruppi moderati . Il dilemma è : organizzare manifestazioni e scioperi col rischio di provocare un irrigidimento dei militari oppure lasciare che gli ufficiali governino il paese fino alle elezioni ? E se i generali non rinunciassero al potere conquistato e non mantenessero le promesse di libertà ? Sono interrogativi a cui nessuno è ancora in grado di rispondere . Neanche Mario Soares , il prestigioso leader socialista tornato dall ' esilio domenica mattina , ha saputo indicare alla grande folla entusiasta che lo ha accolto alla stazione di Santa Apolonia quale sia la via da seguire . Nella sede della CDE , in rua Braacamp , si rimane fino a notte alta a discutere . Cosa farà la destra se il generale Spinola attuerà la strategia gollista di abbandono progressivo delle colonie ? Per il momento gli uomini rimasti fedeli a Marcelo Caetano e all ' ex presidente della Repubblica Americo Thomas tacciono . Alcuni di essi sono stati catturati alle frontiere mentre tentavano di fuggire con le valige piene di soldi ; altri , come i redattori del giornale « Epoca » , giurano fedeltà a Spinola ; altri ancora , come gli agenti della disciolta polizia politica , cercano di eclissarsi giacché rischiano il linciaggio . La destra spera in un passo falso della giunta per poter dimostrare che quella di Spinola è stata soltanto un ' avventura pericolosa . Forse spera che il ceto medio , impaurito dai cortei popolari che percorrono ogni giorno la città , e quello di coloro che hanno interessi da difendere nelle colonie , si saldino in un movimento capace di rovesciare la giunta militare . Per quel giorno c ' è già pronto un antiSpinola . Si chiama Kaulza de Arriaga , è un generale di 60 anni , ex comandante in capo del Mozambico , indicato nel '68 come uno dei possibili successori di Salazar .
DAL NAZIONALISMO AL RAZZISMO ( SANTARELLI ENZO , 1941 )
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Al Fascismo , non sfuggì sin dai suoi primi momenti di vita spirituale l ' esistenza di un quid concreto , materiale , base della nazione come dello Stato . Alla vaga percezione di questo quid seguì la sua individuazione , al fondo dei concetti già tanto discussi e della storia umana . L ' antichissima confusa conoscenza di questo " reale " doveva per forza chiarificarsi ed entrare a far parte del sistema dottrinale fascista , perché fosse completo ed organico . Questo quid , questo reale , fu indicato dal termine razza . Il concetto di razza , al quale si pervenne in Italia dopo lo svolgimento della teoria nazionalista ed il primo periodo della dottrina fascista , fu quello di razza storica . Risultò insomma dallo sviluppo graduale di concetti già impliciti nelle premesse e nelle posizioni ideali dell ' azione nazionalista e fascista . Il concetto di razza che in Mussolini si ritrova più che mai distinto è un potenziamento di quello di Nazione . Il termine razza che lo indica , riunisce in sé i significati storici , ideali , filosofici dei termini Nazione , stato e razza , nella sua accezione scientifica ... Così lo stato fascista , concepito come stato volontà di potenza , come stato idea - forza si presta ad una nuova esegesi ; in esso l ' idea non sarebbe altro che la nazione , tutta spiritualità , passato e avvenire , resistenza ed espansione , rivoluzione e reazione , la forza la base materiale di questa idea , il complesso fisico sottoposto alle leggi di ereditarietà e di influenza ambientale . A superamento di questa interpretazione analitica interviene il concetto di razza che sintetizza quello di spiritualità e di materialità fondendo quanto è simbolizzato dallo spirito e dal sangue . Infine si perviene , in seguito all ' introduzione del concetto chiarificatore di razza , a quella triadica affermazione i cui elementi , razza , stato , Nazione , stanno fra loro in reciproci rapporti dinamici e tecnici , in cui converte in ultima analisi , l ' essenza del nostro razzismo . Razzismo che si potrebbe definire come nazionalismo totalitario , tendente al potenziamento spirituale e fisico , cioè al potenziamento integrale della stirpe , quasi in conseguenza dell ' approfondimento dei primigeni indigeni concetti di Nazione e di stato .
Parola d'ordine: si salvi chi può ( Terzani Tiziano , 1975 )
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Bangkok . A gambe divaricate , una accanto all ' altra , spianando fucili mitragliatori contro la folla silenziosa e stupita , le guardie di sicurezza dell ' ambasciata ; enormi marcantoni in abiti civili ed armati di piccoli mitra , urlavano ordini nelle loro radio portatili , diplomatici con la pistola in pugno correvano carponi verso gli elicotteri , l ' ambasciatore camminava solenne , come un eroe medioevale , abbracciando la bandiera americana , gli operatori delle varie catene televisive americane continuavano a filmare e , da dietro le improvvisate barricate di filo spinato , dei bambini cambogiani sventolavano le mani dicendo « Bye , bye » . « Mi sono sentito un cane io , figurarsi gli americani » ha detto un giornalista europeo evacuato da Phnom Penh con gli elicotteri americani che sembravano l ' ultima via di scampo . Vari giorni dopo la fuga americana , la città era ancora in mano alle forze del governo repubblichino , l ' aeroporto era ancora aperto e gli aerei della linea commerciale nazionale continuavano a fare la spola con Bangkok . Lon Nol è già partito da due settimane , il suo successore Saukham Khoy , che aveva detto « Ci difenderemo fino all ' ultimo , anche dai tetti delle case » , è scappato con gli americani , la presenza degli Stati Uniti è stata cancellata dalla Cambogia , Washington , forse per paura che riso e munizioni finiscano in mano ai partigiani , ha messo fine al ponte aereo che teneva in vita Phnom Penh . La città dispone ora di riserve che dureranno al massimo per un mese . C ' è chi pensa che tutto questo sia parte di un accordo segreto fra americani e khmer rossi per quella « soluzione controllata » della guerra di cui si era tanto parlato in passato , ma niente sta ad indicare che i partigiani abbiano accettato un qualsiasi compromesso . Sihanuk ha rifiutato l ' invito americano di rientrare a Phnom Penh e ogni volta che il primo ministro Long Boret annuncia di essersi incontrato coi rappresentanti dei khmer rossi , da Pechino arrivano regolari la smentita e l ' accusa che gli emissari di cui i repubblichini parlano sono « Khmer rossi fatti in casa » che non hanno nulla a che fare con la guerriglia di Sihanuk e di Kieu Samphan . La verità è che gli americani , presi dal panico per quello che era successo a Pleiku , a Kontum , a Da Nang , dove le truppe sbandate di Saigon si sono rivelate molto più pericolose dei soldati comunisti , hanno preferito mettersi in salvo . « Quando hanno visto che i cambogiani avevano trovato gusto a mangiare carne umana , gli americani hanno avuto paura di finire arrosto » ha commentato un fotografo inglese , deluso come molti altri giornalisti per essersi fatto convincere dall ' ambasciata americana a lasciare Phnom Penh . Le « confessioni » dei soldati di prima linea che hanno raccontato di essere sopravvissuti mangiando i cadaveri dei loro nemici e la storia dei combattenti di Kampong Seila , che arrivati a Phnom Penh senza essere stati pagati da mesi hanno fatto a fette l ' ufficiale incaricato degli stipendi e ne hanno con orgoglio mostrato i resti , hanno fatto presto il giro della città impressionando la piccola comunità internazionale dei rimasti . Qualcuno a Washington , forse lo stesso Kissinger , deve aver pensato con terrore alla possibilità che gli ultimi cittadini americani a Phnom Penh avrebbero potuto rimanere in trappola non solo insieme coi khmer rossi , ma con gli stessi soldati della repubblica e così ha dato l ' ordine della fuga . Il messaggio è arrivato alle tre di notte nella capitale cambogiana . Alle sette l ' operazione « tiro dell ' aquila » è cominciata , alle dieci tutto era finito . Ai cambogiani , cui era stato promesso ogni sorta di aiuto cinque anni fa quando furono coinvolti nella guerra , non è rimasto che meravigliarsi di questa fuga frettolosa , imbarazzata , in fondo inconcepibile dei loro alleati che avevano deciso di dimostrare qui in Indocina la loro decisione di difendere una certa concezione del mondo . Una fuga americana come quella da Phnom Penh potrebbe presto cominciare da Saigon . In parte è già cominciata . Le famiglie dei diplomatici sono già partite , gli impiegati americani di società private sono stati evacuati assieme a tutti i funzionari della Pan Am . Anche se la ritirata americana è per ora organizzata con una certa discrezione per non aumentare il senso di crescente sfiducia che ha preso i sudvietnamiti , la voce che gli yankees scappano è negli orecchi di tutti , e non molti nascondono la delusione e la rabbia . « Avete preso da questo paese quello che volevate . Ora ve ne andate e lasciate a noi il conto da pagare » ha detto un giovane ufficiale di Saigon a un collega americano il giorno in cui il grande aereo militare Galaxy è esploso col suo carico di orfani vietnamiti spediti negli Stati Uniti a consolare delle coppie sole o ad alleviare un malinteso complesso di colpa americano per la guerra in Vietnam . « È bello vedervi partire con tanti bei souvenir del Vietnam » diceva il giovane tenente . « Vi portate a casa gli elefanti di ceramica e gli orfani . Peccato che alcuni si siano rotti , ma non preoccupatevi , ce ne sono altri da prendere . » L ' operazione « Babylift » , intesa a salvare migliaia di bambini dai comunisti , definita da un portavoce dei vietcong « un vero e proprio rapimento » e probabilmente concepita da alcuni funzionari americani , fra cui l ' ambasciatore Martin , per creare nel mondo un ' ondata di simpatia umanitaria per il Vietnam e per costringere il Congresso a votare nuovi aiuti militari per il regime di Thieu , ha provocato tanti risentimenti fra i vietnamiti che su ordine del governo di Saigon è stata interrotta . Con le forze comuniste sempre più vicine a Saigon e con gran parte del paese ormai data perduta definitivamente , pochi oggi credono che gli americani faranno ancora qualcosa di serio per tentare di salvare quel che resta del regime di Thieu che hanno sostenuto e finanziato per anni . Fa ridere la teoria sventolata da un giornale di Saigon - finanziato segretamente dagli americani - secondo cui tutta la ritirata dal Nord è parte di un piano per portare i vietcong allo scoperto e poi decimarli con una fantomatica arma , mai usata finora in Vietnam . Le speranze degli ultimi « credenti » che hanno fede nell ' impegno americano sono ormai legate qui , come nella Germania di Hitler degli « ultimi cinque minuti » , all ' introduzione di una sorta di V2 che dovrebbero rovesciare le sorti di una guerra considerata praticamente persa . In verità gli Stati Uniti hanno poco da offrire a Thieu e vengono ogni giorno di più tenuti fuori dalle gestioni delle operazioni militari e del paese . « Il presidente ha deciso da solo la ritirata dal Nord e ci ha dato appena 24 ore per ritirare i nostri uomini sul posto » ha dichiarato un funzionario americano . Ora Thieu , come per sfida agli americani , ha rimosso due generali da due importanti posizioni da cui dipende la difesa di Saigon , e lí ha sostituiti con due suoi fedelissimi , che su pressione dell ' ambasciata americana tempo fa erano stati messi a riposo , uno per corruzione e l ' altro per inefficienza . Con i recenti rimpasti al vertice delle forze armate , Thieu si premunisce contro un colpo di Stato che tutti si aspettano e che forse gli americani stessi si augurano come l ' unica via d ' uscita da una situazione che altrimenti sembra non avere altro sbocco che una finale , sanguinosissima battaglia per il controllo di Saigon . L ' idea del colpo è tanto nell ' aria che la scorsa settimana , quando il caccia del sottotenente Nguyen Thanh Trung si è buttato in picchiata a bombardare il palazzo di Thieu , la gente per strada ha semplicemente detto : « Ecco che stanno arrivando » . Solo dopo qualche ora ci si è convinti che si era trattato del gesto disperato d ' una sola persona . Per far fronte a eventuali altri gesti del genere o a un vero tentativo di rovesciamento Thieu ha instaurato un sistema di coprifuoco automatico in città . Due colpi di sirena consecutivi sono il segnale stabilito perché tutti rientrino a casa loro e le strade della capitale siano libere per movimenti di truppe e di polizia . Per evitare che l ' afflusso di rifugiati dal Nord aumenti la tensione della città e faccia esplodere moti di panico tipo quelli che hanno fatto cadere Da Nang , Nha Tran , Ban Me Thuot e Quang Ngai il governo blocca ogni colonna di profughi alla periferia e ne trasferisce più che può nell ' isola di Phu Cuoc , al largo della costa meridionale . Pur con tutte queste precauzioni prese da Thieu , gli americani sono i più pessimisti fra gli stranieri sulle prospettive di sopravvivere e di continuare a garantire l ' ordine nella capitale . « L ' operazione di Phnom Penh è stata una prova generale di quello che dovremo fare un giorno a Saigon » mi ha detto uno dei marines provenienti dalla Cambogia . Una simile fuga dal Vietnam sarebbe di una macabra ironia . Gli americani vennero una ventina di anni fa in Indocina per salvare questi paesi dal comunismo e li abbandonano ora distrutti e sul punto di essere presi dai partigiani . Vennero qui per difendere questi popoli contro una « aggressione » esterna ed ora se ne scappano via costretti a difendere se stessi dai loro stessi alleati di ieri . L ' immagine del funzionario americano che a Nha Tran sferra un pugno in faccia ad un vietnamita per salvarsi con l ' ultimo elicottero rimarrà il simbolo di questa ultima fase della guerra americana . Intanto , pur negando di voler abbandonare il Vietnam , l ' ambasciata americana a Saigon per rassicurare i suoi cittadini rimasti dice che è stato messo a punto un piano d ' emergenza per l ' evacuazione . « Perché tutto questo ? » ha detto la signora Binh , ministro degli Esteri del governo rivoluzionario provvisorio dei vietcong ; « se gli americani vogliono lasciare il Vietnam , che lo facciano in tempo . Non hanno che da dircelo . Noi siamo dispostissimi a dar loro una mano . »
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Non deve , la mescolanza delle razze , essere considerata più che l ' omicidio : il quale distrugge soltanto l ' individuo : mentre quella distrugge , o contamina , tutta la a discendenza ? Non deve , un popolo sano , averla di più in orrore : vedendovi un attentato a qualcosa di alto , assai più che la persona ? Una volta i popoli , non davano il peso , che oggi viene dato , alla vita dei singoli : ma , con grandissima cura , proibivano le mescolanze : questo era il segno della loro giovinezza : ora che alcuni popoli trovano in loro stessi , un ' altra volta la giovinezza , è possibile che non sentano di dovere agire in questo modo ? Infatti , agiscono : leggi e pene , più o meno gravi sono state già stabilite : è stato proclamato il diritto dello Stato di giudicare , e di reprimere , anche siffatto genere di delitti . Ma una cosa , forse , abbastanza non s ' è fatta : cioè porre l ' accento sul loro più profondo carattere , che non è soltanto antistatale ed antisociale , ma rivolto addirittura contro l ' umanità , e contro la vita ; o , che è lo stesso , contro l ' ordine fondamentale e divino delle cose . Quello che oggi occorre , accanto alla legislazione , per renderla ancora più efficace e salutare , è soprattutto , una manifestazione pubblica di riprovazione sotto questo aspetto . Ciò indipendentemente dalle sanzioni legali . Che cosa , infatti , oggi , si vuole ? Risvegliare un sentimento che c ' è , che hanno tutti : che ha bisogno solo di occasioni . Ora , nessuna occasione può così efficacemente risvegliarlo , come il trovarsi dinanzi a un fatto che lo offenda , e il vedere bene individuato e bollato l ' offensore . La tolleranza e l ' indifferentismo non si debbono ammettere ... L ' insensibilità nei riguardi del meticciato è il prodromo sicuro della fine di alcuni popoli . È come quando , durante una malattia , d ' un tratto il termometro cessa di segnare la febbre . Ogni reazione è caduta , l ' organismo ha finito di lottare e di resistere . Nessuna cosa è più triste che vedere un popolo in tali condizioni : un popolo civile , coltivato , di alta razza , confondersi , senza lotta con un popolo molto inferiore ; cedergli con indifferenza le proprie donne ; tollerare senza batter ciglio , promiscuità anche pubbliche . Se ne ha l ' impressione dello sfacelo ; e , quel che è peggio , della incapacità di opporvisi , della volontà di non opporvisi , d ' un lento e cosciente suicidio ...
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Tanto il Wassermann che il Ruppin concordano nell ' affermare che la principale differenza tra la criminalità degli ebrei e quella degli ariani sta nel fatto che nei primi sono più numerosi i delitti con frode e nei secondi quelli con violenza . Inoltre la criminalità ebraica è particolarmente diretta contro la proprietà . L ' ebreo Wassermann stesso , del resto , mette nel seguente ordine le varie categorie di delitti per i quali gli ebrei dimostrano una particolare tendenza : 1 ) Estorsione ; 2 ) Truffa ; 3 ) Mancanza di fede e di senso del dovere nell ' amministrazione di una azienda ; 4 ) Falsificazione di merci ; 5 ) Falsificazione di documenti ; 6 ) Bancarotta fraudolenta ; 7 ) Bancarotta ; 8 ) Delitti vari in occasione di fallimenti ; 9 ) Usura ; 10 ) Imbrogli nei giuochi d ' azzardo ; 11 ) Delitti contro la proprietà intellettuale ; 12 ) Altri delitti contro la proprietà . È interessante poi osservare come negli ebrei la maggioranza dei delitti abbia uno spiccato aspetto professionale : come difatti ricorda il Ruppin , le usure , le bancarotte , i delitti contro la proprietà intellettuale ecc . , vengono quasi sempre compiuti dagli ebrei durante l ' esercizio stesso della loro professione . Se si tiene conto che durante la sua attività professionale l ' ebreo infrange le leggi almeno sette volte di più dell ' ariano , si vede chiaramente come sono giustificati i provvedimenti per cui gli ebrei ai nostri giorni vengono allontanati da diverse branche di attività .