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DISARMARE! ( PAPINI GIOVANNI , 1921 )
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... L ' importante è sopprimere e sopraffare coll ' odio e coll ' armi gli avversari . Non vale che il fine di tutti quanti sia unico , che il metodo sia sempre lo stesso da tutte due le parti . Non vale che l ' odio partorisca odio anche maggiore , che il sangue chiami altro sangue , che i morti chiedano , come vittime espiatorie , altri morti . La pazzia che succede alle lunghe febbri ci possiede tutti e non v ' è chi vada per la strada senza sospettare nel passante un nemico e senza temere , certi giorni , la scheggia d ' una bomba o un proiettile che ( sbagli la mira ...
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È stato giustamente affermato che uno dei problemi da risolvere per la realizzazione integrale dell ' ordinamento corporativo e l ' educazione della mentalità di molti italiani al fenomeno sindacale . Il Sindacalismo è un fenomeno necessario proprio di tutte le Società e di tutti i tempi . Nella società contemporanea l ' associazione della classe , è un fatto innegabile ed inevitabile , in quanto la tutela necessaria dell ' interesse collettivo esige che i singoli individui riuniscano le proprie forze per realizzare i propri fini . Muovendo dal concetto che il Sindacalismo è un fenomeno necessario , ne deriva che lo Stato deve dare all ' organizzazione sindacale un ordinamento giuridico per sottoporne il riconoscimento a certe condizioni , per determinare la capacità giuridica , le responsabilità , i diritti e gli obblighi della associazione sindacale . E non deve restringersi il concetto del sindacalismo così da ridurlo alla sola considerazione dell ' associazione dei lavoratori manuali , ma è giusto e logico che esso si estenda a tutte le organizzazioni delle forze produttive del paese sia che si tratti di lavoratori intellettuali , degli artisti e dei datori di lavoro o imprenditori . Si può affermare che il Sindacalismo come espressione dei desideri e delle aspirazioni delle masse operaie sia nato da quando la società moderna pose essa stessa il problema del lavoro . Il Fascismo attraverso il proprio Sindacalismo affrontò il problema del lavoro , secondo un punto di vista nettamente realistico . Innanzitutto rivelò che le ideologie internazionalistiche propugnate dal sindacalismo socialista , in tanto sono realizzabili , in quanto abbia a sussistere nella realtà uno stato di eguale potenza economica tra paese e paese e quindi tra classe e classe dei singoli paesi . Ma quando come effettivamente è nella dura realtà , i beni economici per le leggi naturali che sfuggono all ' umano controllo sono distribuiti in diversa proporzione fra i popoli , come è possibile stabilire una intesa perfetta tra classi e classi ? Di fronte a questo stato di fatto il Sindacalismo fascista affermò che per i popoli i quali , come nel nostro , sono poveri di materie prime e viceversa , per naturale compenso fecondi di razza , la tutela delle classi lavoratrici non può compiersi se non nell ' ambito della Nazione . Tra le varie classi esiste in altre parole , una ragione superiore di solidarietà , la quale sovrasta i contrasti di categoria , la solidarietà cioè di una nazione proletaria , che deve lottare per la sua esistenza contro paesi più ricchi ed economicamente più forti e fortunati . Così la caratteristica del Sindacalismo fascista è la caratteristica nazionale . Il Sindacalismo Fascista ha affrontato il problema partendo da un principio di uguaglianza sociale . Esso ha affermato che di fronte allo Stato tutte le classi vengono a porsi su di uno stesso piano ; non vi sono i più forti e più deboli , i più organizzati ed i meno organizzati ; vi sono unicamente le varie categorie di produttori . Questa uguaglianza giuridica che allinea ugualmente tutte le classi , impone già di per se stessa un metodo di lotta per lo meno diverso da quello del passato , poiché i vari ceti si trovano ad avere un uguale potere . Organo integratore delle associazioni sindacali è la Corporazione . Esclusi i Sindacati misti , comprendenti cioè al tempo stesso datori di lavoro e lavoratori sorgeva il problema del collegamento fra le associazioni formate , come vuole la legge , da soli datori di lavoro o da soli lavoratori ; problema di grande rilevanza , perché trattasi di riunire i fattori della produzione , di collegarli in vista di interessi generali , nazionali , e della necessità che essi procedano sempre d ' accordo . La Corporazione quale è considerata e regolata dal nuovo ordinamento forma come il coronamento di un edificio nel quale i piani sottostanti sono costituiti dalle associazioni sindacali unitarie , o di primo grado , e dalle associazioni sindacali di grado superiore . Si hanno così organi centrali di collegamento , o corporativi che posseggono carattere nazionale ( Organi di Stato ) . E qui è il punto essenziale che distingue la Corporazione dal Sindacato . La Corporazione è un tutto di cui il Sindacato è una parte . Il Sindacato ha una azione parziale , la Corporazione una azione generale , coordinatrice , unitaria . In generale si fa una tale confusione tra corporazione e sindacato da ritenere che siano omonimi e che , quindi , stato corporativo e stato sindacale siano tutt ' uno giungendo così a non distinguere la profonda differenza tra un ordinamento statale che abbia per base il Sindacato , ossia la classe , ed un ordinamento statale che abbia per base la Corporazione , ossia l ' organizzazione integrale di tutti i fattori della produzione : il capitale ed il lavoro . A tipo di ordinamento di stato sindacale può essere citato , pure in senso relativo , quello bolscevico della Russia mentre l ' ordinamento corporativo è una tra le più essenziali caratteristiche dello Stato Fascista , e basta questo confronto per porre in rilievo , la necessità di conoscere a fondo , nella sostanza e nello spirito , prima ancora che nelle forme esteriori l ' ordinamento corporativo del nostro paese . Con questi chiarimenti non può sussistere alcuna giustificata ignoranza circa l ' essenza dell ' ordinamento corporativo e circa i rapporti tra corporazione e sindacato . La corporazione non esclude il sindacato : lo supera . Il Sindacato rappresenta la classe dei datori di lavoro o dei lavoratori . Come tale collabora nell ' interesse della classe che rappresenta . La Corporazione è costituita invece dalla categoria , nei diversi raggruppamenti di datori di lavoro e lavoratori ; per questa sua costituzione , è portata a vedere gli interessi della produzione non da un punto di vista unilaterale e parziale ma sotto l ' aspetto generale comune ai suoi raggruppamenti . E attraverso il superiore organo di collegamento le corporazioni vengono a trovarsi sul piano generale degli interessi nazionali , nei quali si uniscono e si confondono gli interessi particolari , della classe e della categoria come nella Nazione si uniscono e si confondono le classi e le categorie . Al di sopra di ogni interesse , di ogni egoismo è l ' idea di Patria , intesa non già come una nebulosa inafferrabile , ma come una realtà viva ed operante , costituita di tutto il complesso organismo nazionale , di cui ogni cittadino è nel contempo creatore e creatura . Questo è un concetto che credo abbiano nella mente tutti anche se le lotte e le concezioni politiche che il Fascismo ha superate parvero per un momento farcelo dimenticare . Stato vuol dire Nazione , Nazione vuol dire Patria , Patria vuol dire la nostra terra , ed il complesso degli interessi delle nostre famiglie e di noi stessi . Finché abbiamo nel sangue l ' affetto per la nostra famiglia e ci sentiamo pronti , ove occorra , a sacrificare ad essi i nostri interessi particolari , necessariamente dobbiamo sentire lo stesso vincolo di affetto e di subordinazione verso la Patria , che non è che il complesso di tutte le famiglie nostre e degli interessi relativi . Da questa premessa ne discende logicamente che il vero interesse individuale o di classe non può non identificarsi in quello di tutta la collettività , che la sorte di ognuno è strettamente legata alla sorte di tutti coloro che vivono nella stessa terra , hanno lo stesso sangue , sono retti dalle stesse leggi . Se taluno può a volte ritenere il proprio interesse contrario a quello della collettività , ciò deriva da una concezione contraria ai principi del Fascismo che vuole sviluppati nel popolo i valori spirituali ed il senso del dovere civico . La Corporazione che il nuovo ordinamento sindacale permette di instaurare , potrà essere infatti l ' espressione più feconda , più fattiva , più utile della collaborazione tra gli agenti della produzione e potrà avere il carattere veramente associativo delle energie tutte cooperanti alla prosperità nazionale , perché in essa e per essa gli egoismi , gli interessi , le aspirazioni , le tendenze di categoria o di classe dovranno sottomettersi alla legge inflessibile dell ' utilità e del bene nazionale che lo Stato ha il compito di fare imperare su tutti e contro tutti . Il Fascismo pone dei principi , dei capisaldi , delle norme che valgono a far sorgere un edificio nuovo , equilibrato organicamente ideato , nel quale trovano posto le organizzazioni sindacali di datori di lavoro e di lavoratori manuali ed intellettuali : le Corporazioni , che collegano le une alle altre ; la Magistratura , che quando lo necessiti la mancata conciliazione risolve le controversie nel lavoro . È questa costruzione giuridica , economica , sociale che ogni italiano ha il dovere oggidì di conoscere almeno nelle sue linee generali ; è questo nuovo ordinamento economico dello Stato che , mentre costituisce un titolo di onore del Fascismo e un esperimento di grande portata nazionale , viene a formare anche lo strumento fondamentale dello sviluppo ulteriore della economia nazionale ; è questa nuova concezione dei compiti della Rivoluzione Fascista che devesi seguire con interesse , con amore e con passione nella sua graduale incessante attuazione .
SOCIETÀ AUTORITARIA E SOCIETÀ ANARCHICA ( MALATESTA ERRICO , 1897 )
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Merlino dice senza dubbio molte cose giustissime e che diciamo anche noi ; ma nell ’ affermare delle idee generali , sulle necessità della vita sociale , perde di vista , a parer nostro , la differenza tra autoritarismo ed anarchismo e le ragioni della differenza . Così che tutto il suo argomentare potrebbe servire benissimo per sostenere la necessità di un governo , e quindi l ’ impossibilità dell ’ anarchia . Stabiliamo subito quali sono i punti in cui siamo d ’ accordo , acciò né il Merlino né altri , cui piaccia polemizzare con noi , perda il tempo a combattere in noi idee che non sono nostre , e riesca così a sfondare delle porte aperte . Noi pensiamo che in molti casi la minoranza anche se convinta di aver ragione , deve cedere alla maggioranza , perché altrimenti non vi sarebbe vita sociale possibile – e fuori della società è impossibile ogni vita umana . E sappiamo benissimo che le cose in cui non si può raggiungere l ’ unanimità ed in cui è necessario che la minoranza ceda non sono le cose di poco momento ; ma anche , e specialmente , quelle di importanza vitale per l ’ economia della collettività . Noi non crediamo nel diritto divino delle maggioranze , ma nemmeno crediamo che le minoranze rappresentino , sempre , la ragione ed il progresso . Galileo aveva ragione contro tutti i suoi contemporanei ; ma vi sono oggi ancora alcuni che sostengono che la terra è piatta e che il sole le gira intorno , e nessuno vorrà dire che hanno ragione perché son diventati minoranza . Del resto , se è vero che i rivoluzionari sono sempre una minoranza , sono anche sempre in minoranza gli sfruttatori ed i birri . Così pure noi siamo d ’ accordo col Merlino nell ’ ammettere che è impossibile che ogni uomo faccia tutto da sè , e che , se anche fosse possibile , ciò sarebbe sommamente svantaggioso per tutti . Quindi ammettiamo la divisione del lavoro sociale , la delegazione delle funzioni e la rappresentanza delle opinioni e degli interessi propri affidata ad altri . E soprattutto respingiamo come falsa e perniciosa ogni idea di armonia provvidenziale e di ordine naturale nella società , poichè crediamo che la società umana e l ’ uomo sociale esso stesso siano il prodotto di una lotta lunga e faticosa contro la natura , e che se l ’ uomo cessasse dall ’ esercitare la sua volontà cosciente e si abbandonasse alla natura , ricadrebbe presto nella animalità e nella lotta brutale . Ma – e qui è la ragione per cui siamo anarchici – noi vogliamo che le minoranze cedano volontariamente quando così la richieda la necessità ed il sentimento della solidarietà . Vogliamo che la divisione del lavoro sociale non divida gli uomini in classi e faccia gli uni direttori e capi , esenti da ogni lavoro ingrato , e condanni gli altri ad esser le bestie da soma della società . Vogliamo che delegando ad altri una funzione , cioè incaricando altri di un dato lavoro , gli uomini non rinunzino alla propria sovranità , e che , ove occorra un rappresentante , questi sia il portaparola dei suoi mandanti o l ’ esecutore delle loro volontà , e non già colui che fa la legge e la fa accettare per forza , e crediamo che ogni organizzazione sociale non fondata sulla libera e cosciente volontà dei suoi membri conduce all ’ oppressione ed allo sfruttamento della massa da parte di una piccola minoranza . Ogni società autoritaria si mantiene per coazione . La società anarchica deve essere fondata sul libero accordo : in essa bisogna che gli uomini sentano vivamente ed accettino spontaneamente i doveri della vita sociale , e si sforzino di organizzare gl ’ interessi discordanti e di eliminare ogni motivo di lotta intestina ; o almeno che , se conflitti si producono , essi non siano mai di tale importanza da provocare la costituzione di un potere moderatore , che col pretesto di garantire la giustizia a tutti , ridurrebbe tutti in servitù . Ma se la minoranza non vuol cedere ? dice Merlino . E se la maggioranza vuol abusare della sua forza ? domandiamo noi . È chiaro che nell ’ un caso come nell ’ altro non v ’ è anarchia possibile . Per esempio noi non vogliamo polizia . Ciò suppone naturalmente che noi pensiamo che le nostre donne , i nostri bimbi e noi stessi possiamo andar per le strade senza che nessuno ci molesti , o almeno che se qualcuno volesse abusar su di noi della sua forza superiore , troveremmo nei vicini e nei passanti più valida protezione che non in un corpo di polizia appositamente stipendiato . Ma se invece delle bande di facinorosi van per le strade insultando e bastonando i più deboli di loro ed il pubblico assiste indifferente a tale spettacolo ? Allora naturalmente i deboli e quelli che amano la propria tranquillità invocherebbero la istituzione della polizia , e questa non mancherebbe di costituirsi . Si potrebbe forse sostenere che , date quelle circostanze , la polizia sarebbe il minore dei mali ; ma non si potrebbe certo dire che si sta in anarchia . La verità sarebbe che quando v ’ è tanti prepotenti da un lato e tanti vili dall ’ altro l ’ anarchia non è possibile . Quindi è che l ’ anarchico deve sentire fortemente il rispetto della libertà e del benessere degli altri , e deve fare di questo rispetto lo scopo precipuo della sua propaganda . Ma , si obbietterà , gli uomini oggi sono troppo egoisti , troppo intolleranti , troppo cattivi per rispettare i diritti degli altri e cedere volontariamente alle necessità sociali . Invero , noi abbiamo sempre riscontrato negli uomini , anche i più corrotti , tale un bisogno di essere stimati ed amati , e , in date circostanze , tanta capacità di sacrificio e tanta considerazione dei bisogni degli altri da sperare che , una volta distrutte con la proprietà individuale le cause permanenti dei più gravi antagonismi , non sarà difficile di ottenere la libera cooperazione di ciascuno al benessere di tutti . Comunque sia , noi anarchici non siamo tutta l ’ umanità e non possiamo certamente far da noi soli tutta la storia umana ; ma possiamo e dobbiamo lavorare per la realizzazione dei nostri ideali cercando di eliminare , il più possibile , la lotta e la coazione nella vita sociale . E dopo ciò ha ragione di sostenere Merlino che il parlamentarismo non può sparire completamente e che ve ne dovrà restare qualche cosa anche nella società da noi vagheggiata ? Noi crediamo che il chiamare parlamentarismo o avanzo di parlamentarismo quello scambio di servizi e quella distribuzione delle funzioni sociali senza di cui la società non potrebbe esistere , sia un alterare senza ragione il significato accettato delle parole , e non possa che oscurare e confondere la discussione . Il parlamentarismo è una forma di governo ; e un governo significa potere legislativo , potere esecutivo e potere giudiziario ; significa violenza , coazione , imposizione con la forza della volontà dei governanti ai governati . Un esempio chiarirà il nostro concetto . I vari Stati d ’ Europa e del mondo stanno in rapporto tra di loro , si fanno rappresentare gli uni presso gli altri , organizzano servizi internazionali , convocano congressi , fanno la pace o la guerra , senza che vi sia un governo internazionale , un potere legislativo che faccia la legge a tutti gli Stati , ed un potere esecutivo che a tutti l ’ imponga . Oggi i rapporti tra i diversi Stati sono ancora in molta parte fondati sulla violenza e sul sospetto . Alle sopravvivenze ataviche delle rivalità storiche , degli odi di razza e di religione e dello spirito di conquista , si aggiunge la concorrenza economica ogni giorno minacciati dalla guerra ed ogni giorno i grossi Stati fan violenza ai piccoli . Ma chi oserebbe sostenere che per rimediare a questo stato di cose bisognerebbe che ogni Stato nominasse dei rappresentanti , i quali , riunitisi stabilissero tra loro , a maggioranza di voti , i principi del diritto internazionale e le sanzioni penali contro i trasgressori e man mano legiferassero su tutte le questioni tra Stato e Stato ; ed avessero a loro disposizione una forza per far rispettare le loro decisioni ? Questo sarebbe il parlamentarismo esteso ai rapporti internazionali ; e lungi dall ’ armonizzare gl ’ interessi dei vari Stati e distruggere le cause dei conflitti , tenderebbe a consolidare il predominio dei più forti e creerebbe una nuova classe di sfruttatori e di oppressori internazionali . Qualche cosa di questo genere esiste di già in germe nel « concetto » delle grandi potenze , e tutti ne vediamo gli effetti liberticidi . Ed ancora due parole sulla questione dell ’ astensionismo elettorale . Merlino continua a parlare dell ’ attività propagandista che si può spiegare per mezzo delle elezioni ; ma non pensa a quello che si potrebbe fare se , respingendo la lotta elettorale , si portasse quell ’ attività sopra un altro campo più consono coi nostri principi e coi nostri fini . Merlino non crede nella conquista dei poteri pubblici ; ma noi non vorremmo questa conquista , né per noi né per altri , neanche se la credessimo possibile . Noi siamo avversari del principio di governo , e non crediamo che chi andasse al governo si affretterebbe poi a rinunziare al potere conquistato . I popoli che vogliono la libertà demoliscono le Bastiglie , i tiranni invece , domandano di entrarvi e fortificarvisi , colla scusa di difendere il popolo contro i nemici . Quindi noi non vogliamo che il popolo s ’ abitui a mandare al potere i suoi amici , o pretesi tali , e ad attendersi l ’ emancipazione dalla loro ascesa al potere . L ’ astensione per noi è una questione di tattica ; ma è tanto importante che , quando vi si rinunzia , si finisce col rinunziare anche ai principi . E ciò per la naturale connessione dei mezzi col fine . Merlino si duole di non essere completamente d ’ accordo né con noi né coi socialisti democratici ; ma dice che non si può disdire . Noi non gli domandiamo certamente di disdirsi , contro le sue convinzioni e contro la sua coscienza . Ma ci permettiamo di fargli un ’ osservazione . Una tattica , per buona che sia , non vale se non quando è accettata da coloro che dovrebbero praticarla . Ora , a ragione o a torto , noi e gli anarchici tutti , della tattica proposta dal Merlino non vogliamo saperne . Non è meglio che egli stia con noi con cui ha pur comuni gl ’ ideali e comuni ha pure i mezzi principali di lotta , anziché sciupare le sue forze in un tentativo che resterà sterile , ne siam sicuri , a meno che egli rinunzi all ’ anarchia e cerchi i suoi partigiani tra gli avversari nostri e suoi ?
RUIT HORA! ( - , 1921 )
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Fascisti in piedi ! Presentiamo le armi ai morti innocenti del Diana : riverenti inchiniamoci davanti alle vittime della follia anarchica ... I nostri volti contratti dal dolore e dall ' angoscia di quest ' ora rossa di sangue dicano ai feroci assassini il nostro fermo e irrevocabile proposito di vendicare i caduti . La sfida è gettata : raccoglietela , o belve umane , se ne avete il coraggio , uscite dall ' ombra paurosa e vile ; venite all ' aperto , smascheratevi e combattiamo la battaglia . Il dilemma è uno : o noi o voi ... o la vita o la morte ...
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Con questo titolo e col sottotitolo « tentativo di conciliazione » Saverio Merlino ha pubblicato nella Revue Socialiste di Parigi un articolo , che la Direzione di quella Rivista chiama una contribuzione alla sintesi delle dottrine socialiste . E contribuzione a detta sintesi lo sarà forse , poichè ogni studio delle varie dottrine rischiara l ’ argomento , tende a toglier di mezzo i dissensi che non hanno ragione di essere , e può menare alla conciliazione se arriva a stabilire che differenze sostanziali non ne esistono . Ma il fine pratico che Merlino si proponeva , quello cioè di dimostrare che le dottrine dei socialisti democratici e dei socialisti anarchici , lungi dall ’ essere inconciliabili , si correggono e si completano a vicenda , è certamente mancato , poiché egli mette male la questione , e confonde dottrine e partiti in un modo che fa davvero meraviglia in un uomo di mente così lucida e così bene informato come è Merlino . L ’ articolo si divide in due parti . Nella prima Merlino parla della differenza tra comunismo e collettivismo , pigliando queste parole nel senso , diremo così , classico che esse avevano per tutti al tempo dell ’ Internazionale : vale a dire , Comunismo , come il sistema , in cui tutto , strumenti e prodotti di lavoro , è a disposizione di tutti , senza tener calcolo del contributo di ciascuno all ’ opera collettiva , conforme alla formula « da ciascuno secondo le sue forze e a ciascuno secondo i suoi bisogni » ; Collettivismo , come il sistema in cui , stabilita l ’ eguaglianza di condizioni , garantito a tutti l ’ uso delle materie prime e degli strumenti di lavoro , ciascuno è padrone del prodotto del suo lavoro . Egli sostiene che tanto il Comunismo quanto il Collettivismo , se interpretati in un modo stretto , assoluto , sono l ’ uno e l ’ altro impossibili o non soddisfacenti , e fa molte osservazioni giuste , che abbiamo fatto anche noi in questo giornale o altrove . E conchiude che col contemperamento dell ’ un sistema coll ’ altro facendo distinzione tra relazioni sociali necessarie e fondamentali e rapporti volontari e variabili tra gl ’ individui si può arrivare ad « una buona organizzazione sociale che non soffochi l ’ energia dell ’ individuo levandogli ogni iniziativa ed ogni libertà d ’ azione , e che nello stesso tempo assicuri il funzionamento armonico delle attività individuali » , o , in altri termini , che concili la libertà individuale colla necessaria solidarietà sociale . La questione è molto interessante e può essere , ed è stata , oggetto di utile discussione ; ma non ha nulla a vedere colle differenze che dividono democratici e anarchici . Vi possono essere , e vi sono stati e vi sono , anarchici collettivisti e anarchici comunisti , al pari che democratici collettivisti e democratici comunisti . Negli ultimi anni i socialisti democratici , chiamandosi insistentemente collettivisti , sono riusciti ad identificare quasi il collettivismo colla democrazia socialista ; ma in questo senso il Collettivismo più che un sistema di distribuzione dei prodotti del lavoro , è il sistema della organizzazione socialista per opera dello Stato e non è più il Collettivismo di cui discute Merlino in paragone col Comunismo . Per gli anarchici , la sintesi e la conciliazione tra Collettivismo e Comunismo si può dire già un fatto compiuto , poiché nessuno più interpreta quei sistemi in un modo stretto e assoluto ; e lo prova il fatto che , almeno come partito militante , essi si denominano generalmente coll ’ appellativo comprensivo di socialisti anarchici , lasciando alle discussioni teoriche dell ’ oggi ed agli esperimenti pratici di domani la scelta tra i vari modi di organizzazione del lavoro e di distribuzione dei prodotti . Nella seconda parte del suo articolo Merlino parla della necessità di un ’ organizzazione permanente degli interessi collettivi , e delle forme che assumerà tale organizzazione ; ed arriva ad una conciliazione verbale , che in realtà lascia la questione al punto di prima . Egli parla dei grandi interessi sociali , che eccedono l ’ interesse e la vita stessa dell ’ individuo , ed a cui bisogna che provveda la collettività ; cerca qual ’ è la forma politica che può dare una più sincera espressione della volontà collettiva e meglio evitare ogni pericolo di oppressione , e conchiude : « Né governo centralizzato né amministrazione diretta . L ’ organizzazione politica della società socialista deve consistere nel riconoscimento dei diritti e libertà intangibili dell ’ individuo ( diritto all ’ uso degli strumenti collettivi del lavoro , diritto d ’ associazione , d ’ istruzione , libertà di pensiero , di parola , di stampa , di scelta di lavoro , ecc . ) e nell ’ organizzazione degli interessi collettivi per delegazione ad amministratori capaci , revocabili e responsabili , che agiscano sotto il sindacato diretto del popolo , gli sottomettano i loro atti più importanti ( referendum ) e restino separati ed indipendenti l ’ uno dall ’ altro , affinché non vi sia coalizione per l ’ esercizio di un ’ autorità simile all ’ autorità governativa attuale » . « L ’ essenza della democrazia sta nell ’ assenza di una tale coalizione , e nella ricerca delle forme di amministrazione che lasciano il meno possibile all ’ arbitrio degli amministratori . In questo senso non v ’ è differenza sostanziale tra democrazia e anarchia . Governo del popolo – niente oligarchia – significa in sostanza non governo . Il governo di tutti in generale ( democrazia ) equivale al governo di nessuno in particolare ( anarchia ) » . Ancora una volta Merlino è fuori della questione . Il modo di organizzare od amministrare gl ’ interessi collettivi è questione importantissima e troppo trascurata , come giustamente osserva il Merlino , dai socialisti di tutte le scuole . Ma se s ’ intende paragonare le soluzioni dei democratici a quelle degli anarchici , in vista di una possibile conciliazione , bisogna rimontare alla differenza sostanziale che divide le due scuole , e non già fermarsi a discutere sul valore relativo dei vari sistemi rappresentativi , del referendum , del diritto d ’ iniziativa , del governo diretto , del centralismo , del federalismo , ecc . E la differenza sostanziale è questa : autorità o libertà , coazione o consenso , obbligatorietà o ( ci si perdonino i neologismi ) volontarietà . È su questa questione fondamentale del supremo principio regolatore dei rapporti interumani che bisogna intendersi , o almeno discutere , tra democratici e anarchici ; poichè , se non vi è intesa su di essa , non vi può essere intesa sulle questioni speciali di organizzazione , e quand ’ anche si arrivasse ad un accordo a parole , come quello a cui arriverebbe Merlino , si scoprirebbe presto che l ’ accordo s ’ è fatto adoperando le stesse parole in sensi diversi . Scendiamo alla pratica . Supposto che domani il popolo fosse padrone di sè ( non si allarmi il Fisco , poichè si tratta di semplici supposizioni ) dovrà esso nominare un potere costituente , che decreterà una nuova costituzione , che farà la legge , che organizzerà la nuova società ? Oppure la nuova organizzazione sociale dovrà sorgere , dal basso all ’ alto , per opera di tutti gli uomini di buona volontà , senza che a nessun o sia dato il diritto di comandare e d ’ imporre ? In altri termini , per servirci della frase consacrata , bisogna conquistare , oppure abolire i pubblici poteri ? Si può parteggiare per l ’ uno o l ’ altro metodo , si può anche cercare qualche cosa d ’ intermedio , come pare desidererebbe Merlino , ma non si può , quando ci cerca di arrivare ad una conciliazione tra democratici ed anarchici , tacere quello che è il loro dissenso fondamentale . E per oggi basta . Ritorneremo sulle dottrine e sulle tendenze di Merlino , quando ci occuperemo , in uno dei prossimi numeri , del suo libro recente : « Pro e contro il socialismo » .
BASTARDI!... ( - , 1921 )
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Italia mia ! anche ingrati , coloro che ti rinnegarono e non pugnaron mai per te ! Ora che la patria è salvata , dagl ' italiani bastardi non si vuol più pensare a chi la salvò combattendo , non si vuoi più ricordare il martirio di coloro che sacrificarono le balde giovinezze per l ' amore di questa terra santa , di questa terra irradiata da sole magnifico , la quale diede al mondo pensatori , artisti , scopritori , inventori e poeti che offuscano l ' umanità intera . Belve infernali perché non si vuol ricordare il macello di Empoli che trascinò nella tomba nove eroi , strappandoli alle madri pietose che avevano seminato nei cuori dei loro figli sentimenti nobili d ' italianità . Non si vuoi rievocare con senso di dolore l ' eccidio di Modena e di Sarzana , il tradimento fatto al piccolo e caro Gambacciani mentre ritornava calmo e sereno alla casa paterna . Ma la ferita che ha lasciato nel nostro cuore la morte del fiero Italo , ci ricorda ogni momento come egli seppe difendere il suo gagliardetto davanti ai comunisti e come seppe morire da eroe , col nome d ' Italia sulle labbra , prima che negare la sua fede fascista . Nella nostra storia stà scritta la malevola imboscata del Porto di Mezzo che assassinò l ' atletico Saccardi : storia che non ci farà mai dimenticare tutto quello che il Saccardi fece per la sua , per la nostra bella patria , fino ad offrirle la vita . Non dimenticheremo nessun eroe , ogni martire sia per noi uno sprone che ci spinga ad amare sempre più il nostro bel paese : " sogno più bello fra tutti i sogni , desiderio più di tutti struggente ! " Fascisti ! nei vostri fasci regni sempre l ' amore e l ' unione . Le vostre giovinezze siano sempre unite e concordi , e non abbandonatevi a fatti che potrebbero chiamarvi violenti . I vostri cuori esultano di amor patriottico : accendeteli ogni giorno alla fiaccola della Patria e i destini d ' Italia raggiungerete . Un ' italiana
DALMAZIA ( LAZZARI ANTONIO , 1929 )
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Mai come in questo momento è stato vivo e palpitante il problema della Dalmazia , della sua italianità e dei sacrosanti diritti che l ' Italia ha su quella terra che è indiscutibilmente terra italiana geograficamente , linguisticamente , politicamente e sopratutto storicamente . In cento e cento città d ' Italia esistono o vanno sorgendo Comitati « Pro Dalmazia » organizzati a cura delle locali sezioni dell ' Associazione dei Volontari di Guerra ; in tutte le città universitarie , in seno ai G.U.F. sono sorti i Comitati Universitari « Pro Dalmazia Italiana » ; ovunque è un meraviglioso destarsi di una passione che anima e fa fremere al pensiero dei fratelli nostri che l ' ignavia e l ' ignominia di governi passati lasciarono al governo , più duro e più inumano di quanto non fosse quello dell ' Austria - Ungheria , di quell ' accozzaglia di popoli d ' ogni colore e senza vera e propria nazionalità che va sotto il nome di Regno S . C . S . Poiché anche Pisa ha ora il suo Comitato Universitario « Pro Dalmazia » , accanto a quello sorto a cura dei Volontari di Guerra , Comitato la cui opera si annunzia attivissima , mi sia dato di ricordare qui come spetti a Pisa , e più propriamente all ' Ateneo Pisano il vanto di avere , nel 1918 , iniziato quel movimento di Italianità purissima dal quale è poi scaturita la complessa organica azione che ora si va svolgendo a favore della Dalmazia Italiana . Durante la guerra già si erano avute delle manifestazioni per la Dalmazia Italiana ; ma tali manifestazioni , pur essendo l ' indice di quella che era l ' anima degli italiani , avevano sempre avuto un carattere spiccatamente personale ; numerose poi erano state le pubblicazioni fatte al fine di far conoscere a tutta la Nazione il problema dalmata e le giuste rivendicazioni dell ' Italia . Pisa , seguendo la meravigliosa tradizione di patriottismo per la quale aveva dato i suoi gloriosi Caduti a Curtatone e Montanara e per la quale avrebbe poi dato cinque purissimi Martiri alla causa della Rivoluzione Fascista , non poteva non essere anche in tale occasione attivo focolaio di un ideale così altamente patriottico . Era la fine del 1918 , il tempo in cui i nostri uomini di Stato , vigliacchi e rinunziatori , non osavano difendere i nostri secolari diritti ; il tempo in cui il più autorevole dei nostri giornali giungeva alla ignobiltà di affermare che la Dalmazia non era Italiana né geograficamente né storicamente . Stanchi e storditi dalla lunga lotta sostenuta gli italiani non avevano ancora saputo ritrovare il loro orientamento e poco o nulla si occupavano di difendere i diritti che la nostra vittoria aveva sanciti . La Dalmazia doveva essere terra italiana a quanto pretendevano alcuni che uno scrittore della rivista inglese « The New Europe » ebbe a chiamare facenti parte di « una minuscola e screditata combriccola » . Ma così non era ; gli Italiani , considerati nella loro parte migliore e intellettuale , sentivano che la Dalmazia doveva essere italiana . La « minuscola e screditata combriccola » fu dimostrato essere legione , legione seguita spiritualmente da tutto il popolo italiano che pur nulla poteva se i governi nostri del tempo a tutto rinunziavano . La scintilla partì dall ' Ateneo Pisano per opera del Prof . Italo Giglioli il quale già sin dal maggio 1918 aveva , tenendo pubbliche conferenze , agitato il problema della Dalmazia dimostrando la necessità della rivendicazione di tale terra all ' Italia . Egli era stato chiamato a collaborare alla succitata rivista inglese , e italianissimamente si accingeva ad esporre , con una serie di articoli , quali fossero le aspirazioni dell ' Italia nel nuovo assetto dell ' Europa : rivendicazione di tutta la Dalmazia , fino alle Bocche di Cattaro , oltre che del Trentino , dell ' Alto Adige , di Gorizia , Trieste e dell ' Istria con Fiume . Questo si accingeva a fare il prof . Giglioli quando la rivista inglese pubblicò l ' articolo in cui appartenenti a minuscola e screditata combriccola erano chiamati gli italiani che osavano parlare di rivendicazione Dalmata . Per dimostrare quanto fosse errato ciò che la rivista inglese diceva , il prof . Giglioli tenne immediatamente una magnifica conferenza vibrante di italianità e scrisse al Presidente Wilson l ' indirizzo che qui mi piace riportare : « I sottoscritti professori e studenti antica Università di Galileo in Pisa unanimi acclamando Presidente Wilson , vindice libertà con civiltà , ricordano millenaria indistruttibile italianità della Dalmazia , reclamano unione Dalmazia tutta all ' Italia , nella comunanza della lingua , delle arti , della civiltà » . Tale indirizzo fu firmato da 79 professori dell ' Università e delle Scuole Medie di Pisa e da ben 229 studenti universitari , vale a dire da tutti quelli che erano in Pisa poiché gli altri non erano ancora tornati dal servizio militare . Contemporaneamente , a cura del Circolo Universitario Pisano , fu pubblicato un Numero Unico dal titolo « La diana della Vittoria » nel quale erano alcuni scritti riferentisi alla Dalmazia , alla sua italianità e alle giuste rivendicazioni dell ' Italia . Importantissimo fra gli altri lo scritto « Fiume e Dalmazia » del prof . Giglioli ; scritto che fu poi stampato a parte in opuscoletto e diramato in tutti i centri Universitari d ' Italia , insieme all ' indirizzo inviato al Presidente Wilson , con l ' invito e la raccomandazione di agitare ovunque la questione Dalmata . L ' iniziativa ebbe il più largo successo sì che poco dopo , nel gennaio 1919 , il prof . Giglioli in una vibrante lettera di sdegno e di protesta indirizzata al Direttore della New Europe , rassegnando le dimissioni da collaboratore della Rivista , poté dimostrare che la « minuscola e screditata combriccola » era la più gran parte degli intellettuali d ' Italia . A questo proposito mi piace pure ricordare che a cura del Comitato Pisano della « Dante Alighieri » fu trasmesso un voto alle LL . EE . Orlando e Sonnino , voto firmato dalle più cospicue autorità cittadine , per ricordare quali fossero i sacri diritti dell ' Italia di Vittorio Veneto non ostante gli accordi del Trattato di Londra . Come già era avvenuto in altre occasioni Pisa e il suo Ateneo avevano gettato il buon seme ; i nostri rappresentanti nei congressi per la pace di nulla si curarono e l ' Italia del 1918 , vittoriosa come nessun ' altra Nazione , si ripresentò ai congressi internazionali , dove sarebbero dovuti essere proclamati e difesi i suoi diritti sacri ed intangibili , debole e mendicante come si era presentata a quelli che avevano preceduto la guerra . Nell ' attuale risvegliarsi di ogni più puro e santo sentimento d ' Italianità gli Universitari fascisti Pisani debbono fare quanto fecero , e più , i compagni che nel nostro glorioso Ateneo ci precedettero ; e tutto debbono fare per la Dalmazia Italiana avendo nell ' animo una certezza : quella che il Governo di Benito Mussolini saprà fare quanto gli altri governi non seppero o non vollero mai fare : ridare all ' Italia quella che Tommaseo , il più grande degli Italiani dalmati , chiamò la « seconda Italia » .
PER LA CONCILIAZIONE ( MERLINO SAVERIO , 1897 )
StampaPeriodica ,
Forse m ’ inganno , ma mi pare che voi vi sforziate , involontariamente , ad esagerare il vostro dissenso dai socialisti democratici , per paura che cessando il dissenso , cessi anche per voi ogni ragione di esistere come partito distinto . Ora , che esista o no il partito Anarchico , o qualsiasi altro partito , a me pare debba interessarci mediocremente . Tutto ciò che noi abbiamo il diritto e il dovere di desiderare è che quella parte di vero , che c ’ è nelle nostre dottrine , si faccia strada fra le moltitudini , e primieramente tra quelli che sono più vicini a noi , i socialisti militanti . Se domani i socialisti democratici accettassero la parte giusta delle nostre idee , noi potremmo anche rassegnarci a morire come partito . Avremmo compiuta la nostra missione . Al postutto , i partiti non sono destinati a durare eternamente ; pur troppo hanno una vita breve e precaria , servono ad affermare e divulgare certe idee , e per lo più scompaiono o si trasformano prima che quelle si attuino . Nel caso nostro , piuttosto che avere un partito che tira il socialismo da una parte , e un altro che lo tira dall ’ altra , facendolo a brani , esagerando entrambi e combattendosi talvolta ingiustamente , io preferirei un partito solo che rimanesse nella verità . Nè mi preoccupa quello che voi dite . Se domani i socialisti democratici , andando al potere volessero imporsi e tiranneggiare , là , dentro il partito socialista , non fuori voi dovreste combatterli . In tal modo avreste fatto meglio che prepararvi a combattere la tirannia socialista , l ’ avreste prevenuta e impedita . A me insomma non garba che noi regoliamo il nostro modo di pensare e la nostra propaganda in opposizione a quello che pensano o dicono – o diranno e faranno – i socialisti democratici ; mi parrebbe di fare come quei due individui che camminassero a braccetto , e di cui l ’ uno zoppicasse da una gamba e l ’ altro credesse , per fargli equilibrio , di dover zoppicare dall ’ altra . Lasciamo questi giuochi di equilibrio e andiamo diritti , perdio , alla nostra mèta . Dunque esaminiamo la questione della conciliazione fra collettivismo , comunismo , democrazia socialista ed anarchismo , senza il partito preso di non riescirvi . Voi dite che la « sintesi e conciliazione tra comunismo e collettivismo , per gli anarchici si può dire un fatto compiuto » , tanto vero che essi si chiamano oggi , in gran parte , anarchici socialisti . Dunque siamo d ’ accordo . Io però vi fo notare che molti anarchici si chiamano oggi socialisti e non comunisti nè collettivisti , non perchè siano convinti , come son convinto io , che comunismo e collettivismo non possono star da sè , ma devono completarsi a vicenda , ma piuttosto perchè o sono incerti , o pur essendo comunisti e collettivisti in pectore , non credono la questione tanto importante da doverne fare un casus belli . Per essi è una questione di tolleranza reciproca : io invece parto dalla critica del collettivismo e del comunismo per arrivare ad un terzo sistema , o sistema misto . Voi vedete la differenza . Ad ogni modo voi riconoscete che la discussione che io ho fatta in proposito nell ’ articolo della Revue Socialiste è interessante ed utile . Ma ecco che la preoccupazione di confondervi coi socialisti democratici vi assale , e voi soggiungete : « ma ( la questione ) non ha nulla a vedere colle differenze che dividono democratici ed anarchici » . Come se io nel mio articolo mi fossi proposto di trattare soltanto di queste divergenze ! Ma il collettivismo dei socialisti democratici – voi dite – più che un sistema di distribuzione dei prodotti del lavoro , è il sistema dell ’ organizzazione socialista per opera dello Stato . È un ’ asserzione , ne converrete con me , un po ’ troppo cruda , e che mette in un fascio i socialisti democratici coi socialisti di Stato . I socialisti democratici respingono e combattono il socialismo di stato , e bisogna tener loro conto , almeno della buona intenzione . Il collettivismo per essi non è il sistema dello Stato grande capitalista e grande anzi unico proprietario ; ma è il sistema in cui la società ( nella sua grande capacità collettiva ) amministra il patrimonio pubblico dei mezzi di produzione e forma il piano generale di produzione distribuendo i prodotti in ragione del lavoro di ciascuno . Che questo sistema possa menare , contro la volontà dei suoi sostenitori , ad una specie di socialismo di stato , è un ’ altra questione : dipende dalla modalità del sistema , dal modo con cui funziona questa società nella sua capacità collettiva , dal come sarà organizzata . Sarà organizzata a stato ? Sarà una semplice federazione di associazioni ? Quali saranno le attribuzioni e quale sarà la composizione dell ’ amministrazione collettiva ? Qui sta la questione , ma un ’ amministrazione generale degli interessi collettivi e indivisibili – voi ne avete convenuto altra volta – ci ha da essere . I socialisti democratici hanno il torto , secondo me , di accreditare il sospetto che essi vogliano nè più nè meno che un grande stato – come quando dimostrano la loro gioia per ogni nuovo acquisto od intrapresa che fa lo stato . Quando una rete di ferrovie , per es . passa da una società privata allo stato , essi battono le mani ; perchè dicono che dallo stato alla collettività socialistica è poi breve il varco . Ora questo può essere , come io ritengo , un errore , ma è tutt ’ altra cosa dal dire che lo stato debba organizzare esso definitivamente la produzione e attuare il socialismo . Siamo sempre lì . Voi vi sforzate ( involontariamente sempre ) di far apparire i socialisti democratici il più che potete reazionari , per accrescere la distanza tra essi e voi e poter dire che essi sono agli antipodi da voi , o almeno dovrebbero . Questo partito preso si vede anche più chiaramente nella confutazione che voi fate della seconda parte del mio articolo . Io sostenevo – e qui veramente si trattava di conciliare il socialismo democratico e l ’ anarchico – che insomma la libertà non può mai essere illimitata , e che un ’ organizzazione degli interessi collettivi ci vuole , e che in quest ’ organizzazione è insita sempre una certa coazione ; che bisogna fare in modo che la coazione sia minima e l ’ organizzazione sia la più libertaria e decentrata possibile , e che i socialisti democratici in ciò sono d ’ accordo con noi ; quindi una vera opposizione d ’ idee tra essi e noi non c ’ è , ma dobbiamo studiare insieme i modi pratici di conciliare gl ’ interessi generali e indivisibili della collettività con la libertà dell ’ individuo . Il referendum , il sindacato pubblico e la revocabilità degli amministratori , ecc . possono essere un modo di tenere gli amministratori soggetti agli amministrati , impedendo la formazione di un potere governante : studiamo dunque queste modalità e attuiamo , per così dire , l ’ anarchia per mezzo della democrazia . Voi anche questa volta non negate che la questione della modalità dell ’ organizzazione degl ’ interessi collettivi è importantissima e merita di essere approfondita ; ma ad un tratto rivive in voi il vecchio Adamo , l ’ anarchico che cerca a tutti i costi il socialista autoritario da combattere e voi dite che « bisogna rimontare alla differenza sostanziale che divide le due scuole … e questa è : autorità o libertà , coazione o consenso , obbligatorietà o volontarietà » . Ora io torno a quello che dissi altra volta , in certe cose d ’ interesse comune e indivisibile l ’ obbligatorietà è inevitabile . Volontarietà , libertà , consenso , sono principii incompleti , che non ci possono dare da sè soli , nè ora , nè per molti secoli avvenire , tutta l ’ organizzazione sociale . D ’ altra parte non è esatto che i socialisti democratici siano fautori di autorità , di coazione , di obbligatorietà su tutta la linea , che non riconoscano il gran valore del principio di libertà . Non è dunque vero che voi rappresentiate un principio e i socialisti democratici rappresentino il principio opposto : voi tutta la libertà , essi tutta l ’ autorità . La questione è di più e di meno , o piuttosto dei modi di applicazione ; ed ecco perchè io vorrei tirarvi giù dalle empiree sfere dei principii astratti ed indurvi a discutere le modalità dell ’ organizzazione sociale , sicuro come sono che su questo terreno tutti i socialisti tacitamente s ’ intenderebbero . Ma voi ricalcitrate , perchè , come ho detto fin da principio ritenete che la vostra missione è di combattere la futura tirannia socialistica , invece di prevenirla . Voi dite : supposto che il popolo domani abbia il sopravvento sul governo , i socialisti democratici vorranno fargli nominare un potere costituente che farà la legge e organizzerà le cose a suo talento . Noi , socialisti anarchici , dovremo , potendo , impedire tutto ciò e far sorgere la nuova organizzazione sociale « dal basso all ’ alto per opera di tutti gli uomini di buona volontà » . Ma anche per il periodo rivoluzionario vale la regola che ci vuole un ’ organizzazione , il più possibile libertaria , a base di volontà popolare , ma pur capace di dar corpo e vita all ’ ammasso informe di volontà , d ’ interessi e di desideri che si agiteranno sopratutto in tale momento . Un potere costituente dispotico non solo provocherebbe discordie e reazioni , ma neppure riuscirebbe ad organizzare la vasta e complicata economia sociale . Ma tanto meno vi riuscirebbe il popolo in massa , adunato casualmente nei clubs e per le strade . Possibile che non ci riesca di guardarci , da una parte e dall ’ altra , dalle esagerazioni ?
POZZOLI, A NOI ( - , 1921 )
StampaPeriodica ,
Che cosa sei tu e che cosa rappresenti ? Te stesso . Nient ' altro . La prova delle urne ti ha dato la sensibile dimostrazione che né la tua frazione comunista né l ' altro socialismo massimalista , benché annacquato di bissolatismo all ' ultima ora , siete l ' espressione dell ' anima cremonese ! Contro di voi si è eretto il fascismo ! Ed il fascismo ha vinto meravigliosamente , splendidamente vinto ! ... Voi socialcomunistipussisti siete stati vinti , disfatti da noi ! Dunque non vi rimane che una via : andarvene ... Non ve ne vorrete andare ? Vi faremo andar via noi con metodi che ... sono persuasivi . Ed anzitutto vi avvertiamo : 1 . Che non vogliamo più vedere né nastri , né bandiere rosse , né simboli soviettisti . 2 . Che se non penserete a farli togliere , ci penseremo noi coi mezzi più efficaci , quei mezzi che fanno e faranno sempre ottima prova ! A noi dunque Pozzoli !
PENSARE ALLA CORSICA! ( DEL_ZANNA A. , 1929 )
StampaPeriodica ,
Nella breve prefazione al suo interessantissimo libro « La Corsica vista da un vagabondo » ( Ed . Giusti - Livorno ) , Minuto Grosso termina con questa frase : « Italiani , una dolcissima terra vi attende ! Italiani , andate in Corsica ! » . L ' invocazione giunge quanto mai opportuna . Gli Italiani ignorano la Corsica non solo materialmente , ma soprattutto moralmente . Da pochi anni soltanto e naturalmente per merito del fascismo sono sorti in Italia piccoli centri di propaganda Corsa : segnatamente a Livorno e a Milano . Ma la grande massa della popolazione ignora la Corsica ; non si interessa di questa « isola di bellezza » pur tanto vicina a noi e non sa che su questa terra vivono altri nostri fratelli che di noi hanno la stessa lingua armoniosa e di noi la stessa grande madre . Ora tutto ciò è un male . Bisogna che l ' Italia fascista e segnatamente le classi più intellettuali si sveglino da questo torpore vergognoso : bisogna che l ' Italia guardi con affetto a questa sua figlia ; bisogna che l ' Italia s ' interessi di un problema còrso , e di un irredentismo còrso così come s ' interessa di un problema Dalmata , e di un irredentismo Dalmata . Sembra quasi impossibile pensare che quella grande massa bruna che si erge sull ' orizzonte del mare della costa toscana sia francese ; è doloroso pensare che questo azzurro lago italiano che si chiama mare Tirreno abbia una soluzione di continuità proprio in quell ' isola che per tante ragioni è forse la più italiana di tutte le altre . E queste tante ragioni sono geografiche , sono geologiche , sono storiche , artistiche , linguistiche . Per andare da Livorno a Bastia non occorrono più di tre ore di navigazione ; la conformazione geologica della Corsica è del tutto simile a quella della Sardegna e di molte altre regioni italiane del versante tirrenico ; la Corsica in tutti i tempi è sempre stata al fianco dell ' Italia ; l ' arte Corsa ha i suoi più gloriosi monumenti nelle chiese della repubblica Pisana ; infine il dialetto Corso è il più italiano e vorrei dire il più toscano di tutti gli altri dialetti d ' Italia . Non è vero che i Corsi d ' oggi siano antiitaliani , ossia francesi . Vi è la classe degli impiegati importata dalla Francia e che per ragioni facili a comprendersi è fedelissima alla nostra graziosa cugina ; ma la grande maggioranza della popolazione è autonomista ; e le classi più intellettuali si orientano tutte decisamente verso la grande madre comune : Roma . I Corsi se hanno un malato in casa non lo mandano nelle cliniche di Marsiglia , ma in quelle di Livorno e di Pisa , e gli studenti Corsi frequentano più volentieri le nostre Università di quelle francesi . Come tutti sanno , la Francia tiene la Corsica in uno stato di completo abbandono come la meno redditizia delle sue colonie . La Francia si serve della Corsica come vivaio di uomini giovani e di soldati ; ma proibisce ai Corsi di parlare la lingua italiana , trascura i suoi bisogni , ignora le sue necessità . Malservita da lente linee di navigazione , povera di ferrovie e di strade , immiserita da vaste zone di malaria , mancante assolutamente di ogni industria e con una agricoltura ancora allo stato primitivo , la Corsica sente fiaccarsi le sue energie e morire le sue volontà in questo stato di abbandono in cui la tiene il governo di Parigi ; proprio quando ha davanti agli occhi l ' esempio luminoso della Sardegna che per virtù del fascismo , bonifica i suoi terreni , apre strade , canali , ferrovie , crea laghi artificiali , popola le sue campagne , si rinnova materialmente e spiritualmente in un fervore di vita che è un sicuro auspicio per l ' avvenire . Attraverso la stampa , abbiamo potuto conoscere anche noi il malcontento e la sorda ribellione che serpeggiano giustamente nell ' isola bella e dimenticata ; e il nostro cuore si è rivolto con più accorato affetto verso quei nostri fratelli disgraziati . Oggi la Francia , che vede sfuggirsi inesorabilmente l ' anima della Corsica , tenta la sua ultima carta ; e mentre proibisce la diffusione della lingua e dei giornali italiani nell ' isola , cerca di creare con una propaganda subdola e maligna una coscienza antiitaliana e antifascista nei Corsi , facendo loro credere in un ' Italia di mire imperialistiche su l ' isola medesima . Al tempo stesso essa arma le coste e fortifica i porti corsi contro di noi ; e manda a presidiare l ' isola i reggimenti dei Senegalesi . Tutto questo lascia , come sempre , perfettamente tranquilla l ' Italia fascista che non agogna grandi imperi come certe ... repubbliche democratiche , ma che però guarda con vigile amore ai suoi figli più infelici . « Pensare alla Corsica » ecco il nostro programma in risposta ai cannoni del bieco livore francese . « Pensare alla Corsica : amare la Corsica » . Col pensiero del fratello che sogna colui che è della sua stessa origine e che è lontano , coll ' amore del fratello che tende le braccia verso colui che parla il suo stesso dolcissimo idioma , e che a lui si rivolge con affetto nella speranza e nella certezza di un avvenire migliore .