StampaPeriodica ,
...
L
'
importante
è
sopprimere
e
sopraffare
coll
'
odio
e
coll
'
armi
gli
avversari
.
Non
vale
che
il
fine
di
tutti
quanti
sia
unico
,
che
il
metodo
sia
sempre
lo
stesso
da
tutte
due
le
parti
.
Non
vale
che
l
'
odio
partorisca
odio
anche
maggiore
,
che
il
sangue
chiami
altro
sangue
,
che
i
morti
chiedano
,
come
vittime
espiatorie
,
altri
morti
.
La
pazzia
che
succede
alle
lunghe
febbri
ci
possiede
tutti
e
non
v
'
è
chi
vada
per
la
strada
senza
sospettare
nel
passante
un
nemico
e
senza
temere
,
certi
giorni
,
la
scheggia
d
'
una
bomba
o
un
proiettile
che
(
sbagli
la
mira
...
StampaPeriodica ,
È
stato
giustamente
affermato
che
uno
dei
problemi
da
risolvere
per
la
realizzazione
integrale
dell
'
ordinamento
corporativo
e
l
'
educazione
della
mentalità
di
molti
italiani
al
fenomeno
sindacale
.
Il
Sindacalismo
è
un
fenomeno
necessario
proprio
di
tutte
le
Società
e
di
tutti
i
tempi
.
Nella
società
contemporanea
l
'
associazione
della
classe
,
è
un
fatto
innegabile
ed
inevitabile
,
in
quanto
la
tutela
necessaria
dell
'
interesse
collettivo
esige
che
i
singoli
individui
riuniscano
le
proprie
forze
per
realizzare
i
propri
fini
.
Muovendo
dal
concetto
che
il
Sindacalismo
è
un
fenomeno
necessario
,
ne
deriva
che
lo
Stato
deve
dare
all
'
organizzazione
sindacale
un
ordinamento
giuridico
per
sottoporne
il
riconoscimento
a
certe
condizioni
,
per
determinare
la
capacità
giuridica
,
le
responsabilità
,
i
diritti
e
gli
obblighi
della
associazione
sindacale
.
E
non
deve
restringersi
il
concetto
del
sindacalismo
così
da
ridurlo
alla
sola
considerazione
dell
'
associazione
dei
lavoratori
manuali
,
ma
è
giusto
e
logico
che
esso
si
estenda
a
tutte
le
organizzazioni
delle
forze
produttive
del
paese
sia
che
si
tratti
di
lavoratori
intellettuali
,
degli
artisti
e
dei
datori
di
lavoro
o
imprenditori
.
Si
può
affermare
che
il
Sindacalismo
come
espressione
dei
desideri
e
delle
aspirazioni
delle
masse
operaie
sia
nato
da
quando
la
società
moderna
pose
essa
stessa
il
problema
del
lavoro
.
Il
Fascismo
attraverso
il
proprio
Sindacalismo
affrontò
il
problema
del
lavoro
,
secondo
un
punto
di
vista
nettamente
realistico
.
Innanzitutto
rivelò
che
le
ideologie
internazionalistiche
propugnate
dal
sindacalismo
socialista
,
in
tanto
sono
realizzabili
,
in
quanto
abbia
a
sussistere
nella
realtà
uno
stato
di
eguale
potenza
economica
tra
paese
e
paese
e
quindi
tra
classe
e
classe
dei
singoli
paesi
.
Ma
quando
come
effettivamente
è
nella
dura
realtà
,
i
beni
economici
per
le
leggi
naturali
che
sfuggono
all
'
umano
controllo
sono
distribuiti
in
diversa
proporzione
fra
i
popoli
,
come
è
possibile
stabilire
una
intesa
perfetta
tra
classi
e
classi
?
Di
fronte
a
questo
stato
di
fatto
il
Sindacalismo
fascista
affermò
che
per
i
popoli
i
quali
,
come
nel
nostro
,
sono
poveri
di
materie
prime
e
viceversa
,
per
naturale
compenso
fecondi
di
razza
,
la
tutela
delle
classi
lavoratrici
non
può
compiersi
se
non
nell
'
ambito
della
Nazione
.
Tra
le
varie
classi
esiste
in
altre
parole
,
una
ragione
superiore
di
solidarietà
,
la
quale
sovrasta
i
contrasti
di
categoria
,
la
solidarietà
cioè
di
una
nazione
proletaria
,
che
deve
lottare
per
la
sua
esistenza
contro
paesi
più
ricchi
ed
economicamente
più
forti
e
fortunati
.
Così
la
caratteristica
del
Sindacalismo
fascista
è
la
caratteristica
nazionale
.
Il
Sindacalismo
Fascista
ha
affrontato
il
problema
partendo
da
un
principio
di
uguaglianza
sociale
.
Esso
ha
affermato
che
di
fronte
allo
Stato
tutte
le
classi
vengono
a
porsi
su
di
uno
stesso
piano
;
non
vi
sono
i
più
forti
e
più
deboli
,
i
più
organizzati
ed
i
meno
organizzati
;
vi
sono
unicamente
le
varie
categorie
di
produttori
.
Questa
uguaglianza
giuridica
che
allinea
ugualmente
tutte
le
classi
,
impone
già
di
per
se
stessa
un
metodo
di
lotta
per
lo
meno
diverso
da
quello
del
passato
,
poiché
i
vari
ceti
si
trovano
ad
avere
un
uguale
potere
.
Organo
integratore
delle
associazioni
sindacali
è
la
Corporazione
.
Esclusi
i
Sindacati
misti
,
comprendenti
cioè
al
tempo
stesso
datori
di
lavoro
e
lavoratori
sorgeva
il
problema
del
collegamento
fra
le
associazioni
formate
,
come
vuole
la
legge
,
da
soli
datori
di
lavoro
o
da
soli
lavoratori
;
problema
di
grande
rilevanza
,
perché
trattasi
di
riunire
i
fattori
della
produzione
,
di
collegarli
in
vista
di
interessi
generali
,
nazionali
,
e
della
necessità
che
essi
procedano
sempre
d
'
accordo
.
La
Corporazione
quale
è
considerata
e
regolata
dal
nuovo
ordinamento
forma
come
il
coronamento
di
un
edificio
nel
quale
i
piani
sottostanti
sono
costituiti
dalle
associazioni
sindacali
unitarie
,
o
di
primo
grado
,
e
dalle
associazioni
sindacali
di
grado
superiore
.
Si
hanno
così
organi
centrali
di
collegamento
,
o
corporativi
che
posseggono
carattere
nazionale
(
Organi
di
Stato
)
.
E
qui
è
il
punto
essenziale
che
distingue
la
Corporazione
dal
Sindacato
.
La
Corporazione
è
un
tutto
di
cui
il
Sindacato
è
una
parte
.
Il
Sindacato
ha
una
azione
parziale
,
la
Corporazione
una
azione
generale
,
coordinatrice
,
unitaria
.
In
generale
si
fa
una
tale
confusione
tra
corporazione
e
sindacato
da
ritenere
che
siano
omonimi
e
che
,
quindi
,
stato
corporativo
e
stato
sindacale
siano
tutt
'
uno
giungendo
così
a
non
distinguere
la
profonda
differenza
tra
un
ordinamento
statale
che
abbia
per
base
il
Sindacato
,
ossia
la
classe
,
ed
un
ordinamento
statale
che
abbia
per
base
la
Corporazione
,
ossia
l
'
organizzazione
integrale
di
tutti
i
fattori
della
produzione
:
il
capitale
ed
il
lavoro
.
A
tipo
di
ordinamento
di
stato
sindacale
può
essere
citato
,
pure
in
senso
relativo
,
quello
bolscevico
della
Russia
mentre
l
'
ordinamento
corporativo
è
una
tra
le
più
essenziali
caratteristiche
dello
Stato
Fascista
,
e
basta
questo
confronto
per
porre
in
rilievo
,
la
necessità
di
conoscere
a
fondo
,
nella
sostanza
e
nello
spirito
,
prima
ancora
che
nelle
forme
esteriori
l
'
ordinamento
corporativo
del
nostro
paese
.
Con
questi
chiarimenti
non
può
sussistere
alcuna
giustificata
ignoranza
circa
l
'
essenza
dell
'
ordinamento
corporativo
e
circa
i
rapporti
tra
corporazione
e
sindacato
.
La
corporazione
non
esclude
il
sindacato
:
lo
supera
.
Il
Sindacato
rappresenta
la
classe
dei
datori
di
lavoro
o
dei
lavoratori
.
Come
tale
collabora
nell
'
interesse
della
classe
che
rappresenta
.
La
Corporazione
è
costituita
invece
dalla
categoria
,
nei
diversi
raggruppamenti
di
datori
di
lavoro
e
lavoratori
;
per
questa
sua
costituzione
,
è
portata
a
vedere
gli
interessi
della
produzione
non
da
un
punto
di
vista
unilaterale
e
parziale
ma
sotto
l
'
aspetto
generale
comune
ai
suoi
raggruppamenti
.
E
attraverso
il
superiore
organo
di
collegamento
le
corporazioni
vengono
a
trovarsi
sul
piano
generale
degli
interessi
nazionali
,
nei
quali
si
uniscono
e
si
confondono
gli
interessi
particolari
,
della
classe
e
della
categoria
come
nella
Nazione
si
uniscono
e
si
confondono
le
classi
e
le
categorie
.
Al
di
sopra
di
ogni
interesse
,
di
ogni
egoismo
è
l
'
idea
di
Patria
,
intesa
non
già
come
una
nebulosa
inafferrabile
,
ma
come
una
realtà
viva
ed
operante
,
costituita
di
tutto
il
complesso
organismo
nazionale
,
di
cui
ogni
cittadino
è
nel
contempo
creatore
e
creatura
.
Questo
è
un
concetto
che
credo
abbiano
nella
mente
tutti
anche
se
le
lotte
e
le
concezioni
politiche
che
il
Fascismo
ha
superate
parvero
per
un
momento
farcelo
dimenticare
.
Stato
vuol
dire
Nazione
,
Nazione
vuol
dire
Patria
,
Patria
vuol
dire
la
nostra
terra
,
ed
il
complesso
degli
interessi
delle
nostre
famiglie
e
di
noi
stessi
.
Finché
abbiamo
nel
sangue
l
'
affetto
per
la
nostra
famiglia
e
ci
sentiamo
pronti
,
ove
occorra
,
a
sacrificare
ad
essi
i
nostri
interessi
particolari
,
necessariamente
dobbiamo
sentire
lo
stesso
vincolo
di
affetto
e
di
subordinazione
verso
la
Patria
,
che
non
è
che
il
complesso
di
tutte
le
famiglie
nostre
e
degli
interessi
relativi
.
Da
questa
premessa
ne
discende
logicamente
che
il
vero
interesse
individuale
o
di
classe
non
può
non
identificarsi
in
quello
di
tutta
la
collettività
,
che
la
sorte
di
ognuno
è
strettamente
legata
alla
sorte
di
tutti
coloro
che
vivono
nella
stessa
terra
,
hanno
lo
stesso
sangue
,
sono
retti
dalle
stesse
leggi
.
Se
taluno
può
a
volte
ritenere
il
proprio
interesse
contrario
a
quello
della
collettività
,
ciò
deriva
da
una
concezione
contraria
ai
principi
del
Fascismo
che
vuole
sviluppati
nel
popolo
i
valori
spirituali
ed
il
senso
del
dovere
civico
.
La
Corporazione
che
il
nuovo
ordinamento
sindacale
permette
di
instaurare
,
potrà
essere
infatti
l
'
espressione
più
feconda
,
più
fattiva
,
più
utile
della
collaborazione
tra
gli
agenti
della
produzione
e
potrà
avere
il
carattere
veramente
associativo
delle
energie
tutte
cooperanti
alla
prosperità
nazionale
,
perché
in
essa
e
per
essa
gli
egoismi
,
gli
interessi
,
le
aspirazioni
,
le
tendenze
di
categoria
o
di
classe
dovranno
sottomettersi
alla
legge
inflessibile
dell
'
utilità
e
del
bene
nazionale
che
lo
Stato
ha
il
compito
di
fare
imperare
su
tutti
e
contro
tutti
.
Il
Fascismo
pone
dei
principi
,
dei
capisaldi
,
delle
norme
che
valgono
a
far
sorgere
un
edificio
nuovo
,
equilibrato
organicamente
ideato
,
nel
quale
trovano
posto
le
organizzazioni
sindacali
di
datori
di
lavoro
e
di
lavoratori
manuali
ed
intellettuali
:
le
Corporazioni
,
che
collegano
le
une
alle
altre
;
la
Magistratura
,
che
quando
lo
necessiti
la
mancata
conciliazione
risolve
le
controversie
nel
lavoro
.
È
questa
costruzione
giuridica
,
economica
,
sociale
che
ogni
italiano
ha
il
dovere
oggidì
di
conoscere
almeno
nelle
sue
linee
generali
;
è
questo
nuovo
ordinamento
economico
dello
Stato
che
,
mentre
costituisce
un
titolo
di
onore
del
Fascismo
e
un
esperimento
di
grande
portata
nazionale
,
viene
a
formare
anche
lo
strumento
fondamentale
dello
sviluppo
ulteriore
della
economia
nazionale
;
è
questa
nuova
concezione
dei
compiti
della
Rivoluzione
Fascista
che
devesi
seguire
con
interesse
,
con
amore
e
con
passione
nella
sua
graduale
incessante
attuazione
.
StampaPeriodica ,
Merlino
dice
senza
dubbio
molte
cose
giustissime
e
che
diciamo
anche
noi
;
ma
nell
affermare
delle
idee
generali
,
sulle
necessità
della
vita
sociale
,
perde
di
vista
,
a
parer
nostro
,
la
differenza
tra
autoritarismo
ed
anarchismo
e
le
ragioni
della
differenza
.
Così
che
tutto
il
suo
argomentare
potrebbe
servire
benissimo
per
sostenere
la
necessità
di
un
governo
,
e
quindi
l
impossibilità
dell
anarchia
.
Stabiliamo
subito
quali
sono
i
punti
in
cui
siamo
d
accordo
,
acciò
né
il
Merlino
né
altri
,
cui
piaccia
polemizzare
con
noi
,
perda
il
tempo
a
combattere
in
noi
idee
che
non
sono
nostre
,
e
riesca
così
a
sfondare
delle
porte
aperte
.
Noi
pensiamo
che
in
molti
casi
la
minoranza
anche
se
convinta
di
aver
ragione
,
deve
cedere
alla
maggioranza
,
perché
altrimenti
non
vi
sarebbe
vita
sociale
possibile
e
fuori
della
società
è
impossibile
ogni
vita
umana
.
E
sappiamo
benissimo
che
le
cose
in
cui
non
si
può
raggiungere
l
unanimità
ed
in
cui
è
necessario
che
la
minoranza
ceda
non
sono
le
cose
di
poco
momento
;
ma
anche
,
e
specialmente
,
quelle
di
importanza
vitale
per
l
economia
della
collettività
.
Noi
non
crediamo
nel
diritto
divino
delle
maggioranze
,
ma
nemmeno
crediamo
che
le
minoranze
rappresentino
,
sempre
,
la
ragione
ed
il
progresso
.
Galileo
aveva
ragione
contro
tutti
i
suoi
contemporanei
;
ma
vi
sono
oggi
ancora
alcuni
che
sostengono
che
la
terra
è
piatta
e
che
il
sole
le
gira
intorno
,
e
nessuno
vorrà
dire
che
hanno
ragione
perché
son
diventati
minoranza
.
Del
resto
,
se
è
vero
che
i
rivoluzionari
sono
sempre
una
minoranza
,
sono
anche
sempre
in
minoranza
gli
sfruttatori
ed
i
birri
.
Così
pure
noi
siamo
d
accordo
col
Merlino
nell
ammettere
che
è
impossibile
che
ogni
uomo
faccia
tutto
da
sè
,
e
che
,
se
anche
fosse
possibile
,
ciò
sarebbe
sommamente
svantaggioso
per
tutti
.
Quindi
ammettiamo
la
divisione
del
lavoro
sociale
,
la
delegazione
delle
funzioni
e
la
rappresentanza
delle
opinioni
e
degli
interessi
propri
affidata
ad
altri
.
E
soprattutto
respingiamo
come
falsa
e
perniciosa
ogni
idea
di
armonia
provvidenziale
e
di
ordine
naturale
nella
società
,
poichè
crediamo
che
la
società
umana
e
l
uomo
sociale
esso
stesso
siano
il
prodotto
di
una
lotta
lunga
e
faticosa
contro
la
natura
,
e
che
se
l
uomo
cessasse
dall
esercitare
la
sua
volontà
cosciente
e
si
abbandonasse
alla
natura
,
ricadrebbe
presto
nella
animalità
e
nella
lotta
brutale
.
Ma
e
qui
è
la
ragione
per
cui
siamo
anarchici
noi
vogliamo
che
le
minoranze
cedano
volontariamente
quando
così
la
richieda
la
necessità
ed
il
sentimento
della
solidarietà
.
Vogliamo
che
la
divisione
del
lavoro
sociale
non
divida
gli
uomini
in
classi
e
faccia
gli
uni
direttori
e
capi
,
esenti
da
ogni
lavoro
ingrato
,
e
condanni
gli
altri
ad
esser
le
bestie
da
soma
della
società
.
Vogliamo
che
delegando
ad
altri
una
funzione
,
cioè
incaricando
altri
di
un
dato
lavoro
,
gli
uomini
non
rinunzino
alla
propria
sovranità
,
e
che
,
ove
occorra
un
rappresentante
,
questi
sia
il
portaparola
dei
suoi
mandanti
o
l
esecutore
delle
loro
volontà
,
e
non
già
colui
che
fa
la
legge
e
la
fa
accettare
per
forza
,
e
crediamo
che
ogni
organizzazione
sociale
non
fondata
sulla
libera
e
cosciente
volontà
dei
suoi
membri
conduce
all
oppressione
ed
allo
sfruttamento
della
massa
da
parte
di
una
piccola
minoranza
.
Ogni
società
autoritaria
si
mantiene
per
coazione
.
La
società
anarchica
deve
essere
fondata
sul
libero
accordo
:
in
essa
bisogna
che
gli
uomini
sentano
vivamente
ed
accettino
spontaneamente
i
doveri
della
vita
sociale
,
e
si
sforzino
di
organizzare
gl
interessi
discordanti
e
di
eliminare
ogni
motivo
di
lotta
intestina
;
o
almeno
che
,
se
conflitti
si
producono
,
essi
non
siano
mai
di
tale
importanza
da
provocare
la
costituzione
di
un
potere
moderatore
,
che
col
pretesto
di
garantire
la
giustizia
a
tutti
,
ridurrebbe
tutti
in
servitù
.
Ma
se
la
minoranza
non
vuol
cedere
?
dice
Merlino
.
E
se
la
maggioranza
vuol
abusare
della
sua
forza
?
domandiamo
noi
.
È
chiaro
che
nell
un
caso
come
nell
altro
non
v
è
anarchia
possibile
.
Per
esempio
noi
non
vogliamo
polizia
.
Ciò
suppone
naturalmente
che
noi
pensiamo
che
le
nostre
donne
,
i
nostri
bimbi
e
noi
stessi
possiamo
andar
per
le
strade
senza
che
nessuno
ci
molesti
,
o
almeno
che
se
qualcuno
volesse
abusar
su
di
noi
della
sua
forza
superiore
,
troveremmo
nei
vicini
e
nei
passanti
più
valida
protezione
che
non
in
un
corpo
di
polizia
appositamente
stipendiato
.
Ma
se
invece
delle
bande
di
facinorosi
van
per
le
strade
insultando
e
bastonando
i
più
deboli
di
loro
ed
il
pubblico
assiste
indifferente
a
tale
spettacolo
?
Allora
naturalmente
i
deboli
e
quelli
che
amano
la
propria
tranquillità
invocherebbero
la
istituzione
della
polizia
,
e
questa
non
mancherebbe
di
costituirsi
.
Si
potrebbe
forse
sostenere
che
,
date
quelle
circostanze
,
la
polizia
sarebbe
il
minore
dei
mali
;
ma
non
si
potrebbe
certo
dire
che
si
sta
in
anarchia
.
La
verità
sarebbe
che
quando
v
è
tanti
prepotenti
da
un
lato
e
tanti
vili
dall
altro
l
anarchia
non
è
possibile
.
Quindi
è
che
l
anarchico
deve
sentire
fortemente
il
rispetto
della
libertà
e
del
benessere
degli
altri
,
e
deve
fare
di
questo
rispetto
lo
scopo
precipuo
della
sua
propaganda
.
Ma
,
si
obbietterà
,
gli
uomini
oggi
sono
troppo
egoisti
,
troppo
intolleranti
,
troppo
cattivi
per
rispettare
i
diritti
degli
altri
e
cedere
volontariamente
alle
necessità
sociali
.
Invero
,
noi
abbiamo
sempre
riscontrato
negli
uomini
,
anche
i
più
corrotti
,
tale
un
bisogno
di
essere
stimati
ed
amati
,
e
,
in
date
circostanze
,
tanta
capacità
di
sacrificio
e
tanta
considerazione
dei
bisogni
degli
altri
da
sperare
che
,
una
volta
distrutte
con
la
proprietà
individuale
le
cause
permanenti
dei
più
gravi
antagonismi
,
non
sarà
difficile
di
ottenere
la
libera
cooperazione
di
ciascuno
al
benessere
di
tutti
.
Comunque
sia
,
noi
anarchici
non
siamo
tutta
l
umanità
e
non
possiamo
certamente
far
da
noi
soli
tutta
la
storia
umana
;
ma
possiamo
e
dobbiamo
lavorare
per
la
realizzazione
dei
nostri
ideali
cercando
di
eliminare
,
il
più
possibile
,
la
lotta
e
la
coazione
nella
vita
sociale
.
E
dopo
ciò
ha
ragione
di
sostenere
Merlino
che
il
parlamentarismo
non
può
sparire
completamente
e
che
ve
ne
dovrà
restare
qualche
cosa
anche
nella
società
da
noi
vagheggiata
?
Noi
crediamo
che
il
chiamare
parlamentarismo
o
avanzo
di
parlamentarismo
quello
scambio
di
servizi
e
quella
distribuzione
delle
funzioni
sociali
senza
di
cui
la
società
non
potrebbe
esistere
,
sia
un
alterare
senza
ragione
il
significato
accettato
delle
parole
,
e
non
possa
che
oscurare
e
confondere
la
discussione
.
Il
parlamentarismo
è
una
forma
di
governo
;
e
un
governo
significa
potere
legislativo
,
potere
esecutivo
e
potere
giudiziario
;
significa
violenza
,
coazione
,
imposizione
con
la
forza
della
volontà
dei
governanti
ai
governati
.
Un
esempio
chiarirà
il
nostro
concetto
.
I
vari
Stati
d
Europa
e
del
mondo
stanno
in
rapporto
tra
di
loro
,
si
fanno
rappresentare
gli
uni
presso
gli
altri
,
organizzano
servizi
internazionali
,
convocano
congressi
,
fanno
la
pace
o
la
guerra
,
senza
che
vi
sia
un
governo
internazionale
,
un
potere
legislativo
che
faccia
la
legge
a
tutti
gli
Stati
,
ed
un
potere
esecutivo
che
a
tutti
l
imponga
.
Oggi
i
rapporti
tra
i
diversi
Stati
sono
ancora
in
molta
parte
fondati
sulla
violenza
e
sul
sospetto
.
Alle
sopravvivenze
ataviche
delle
rivalità
storiche
,
degli
odi
di
razza
e
di
religione
e
dello
spirito
di
conquista
,
si
aggiunge
la
concorrenza
economica
ogni
giorno
minacciati
dalla
guerra
ed
ogni
giorno
i
grossi
Stati
fan
violenza
ai
piccoli
.
Ma
chi
oserebbe
sostenere
che
per
rimediare
a
questo
stato
di
cose
bisognerebbe
che
ogni
Stato
nominasse
dei
rappresentanti
,
i
quali
,
riunitisi
stabilissero
tra
loro
,
a
maggioranza
di
voti
,
i
principi
del
diritto
internazionale
e
le
sanzioni
penali
contro
i
trasgressori
e
man
mano
legiferassero
su
tutte
le
questioni
tra
Stato
e
Stato
;
ed
avessero
a
loro
disposizione
una
forza
per
far
rispettare
le
loro
decisioni
?
Questo
sarebbe
il
parlamentarismo
esteso
ai
rapporti
internazionali
;
e
lungi
dall
armonizzare
gl
interessi
dei
vari
Stati
e
distruggere
le
cause
dei
conflitti
,
tenderebbe
a
consolidare
il
predominio
dei
più
forti
e
creerebbe
una
nuova
classe
di
sfruttatori
e
di
oppressori
internazionali
.
Qualche
cosa
di
questo
genere
esiste
di
già
in
germe
nel
«
concetto
»
delle
grandi
potenze
,
e
tutti
ne
vediamo
gli
effetti
liberticidi
.
Ed
ancora
due
parole
sulla
questione
dell
astensionismo
elettorale
.
Merlino
continua
a
parlare
dell
attività
propagandista
che
si
può
spiegare
per
mezzo
delle
elezioni
;
ma
non
pensa
a
quello
che
si
potrebbe
fare
se
,
respingendo
la
lotta
elettorale
,
si
portasse
quell
attività
sopra
un
altro
campo
più
consono
coi
nostri
principi
e
coi
nostri
fini
.
Merlino
non
crede
nella
conquista
dei
poteri
pubblici
;
ma
noi
non
vorremmo
questa
conquista
,
né
per
noi
né
per
altri
,
neanche
se
la
credessimo
possibile
.
Noi
siamo
avversari
del
principio
di
governo
,
e
non
crediamo
che
chi
andasse
al
governo
si
affretterebbe
poi
a
rinunziare
al
potere
conquistato
.
I
popoli
che
vogliono
la
libertà
demoliscono
le
Bastiglie
,
i
tiranni
invece
,
domandano
di
entrarvi
e
fortificarvisi
,
colla
scusa
di
difendere
il
popolo
contro
i
nemici
.
Quindi
noi
non
vogliamo
che
il
popolo
s
abitui
a
mandare
al
potere
i
suoi
amici
,
o
pretesi
tali
,
e
ad
attendersi
l
emancipazione
dalla
loro
ascesa
al
potere
.
L
astensione
per
noi
è
una
questione
di
tattica
;
ma
è
tanto
importante
che
,
quando
vi
si
rinunzia
,
si
finisce
col
rinunziare
anche
ai
principi
.
E
ciò
per
la
naturale
connessione
dei
mezzi
col
fine
.
Merlino
si
duole
di
non
essere
completamente
d
accordo
né
con
noi
né
coi
socialisti
democratici
;
ma
dice
che
non
si
può
disdire
.
Noi
non
gli
domandiamo
certamente
di
disdirsi
,
contro
le
sue
convinzioni
e
contro
la
sua
coscienza
.
Ma
ci
permettiamo
di
fargli
un
osservazione
.
Una
tattica
,
per
buona
che
sia
,
non
vale
se
non
quando
è
accettata
da
coloro
che
dovrebbero
praticarla
.
Ora
,
a
ragione
o
a
torto
,
noi
e
gli
anarchici
tutti
,
della
tattica
proposta
dal
Merlino
non
vogliamo
saperne
.
Non
è
meglio
che
egli
stia
con
noi
con
cui
ha
pur
comuni
gl
ideali
e
comuni
ha
pure
i
mezzi
principali
di
lotta
,
anziché
sciupare
le
sue
forze
in
un
tentativo
che
resterà
sterile
,
ne
siam
sicuri
,
a
meno
che
egli
rinunzi
all
anarchia
e
cerchi
i
suoi
partigiani
tra
gli
avversari
nostri
e
suoi
?
StampaPeriodica ,
Fascisti
in
piedi
!
Presentiamo
le
armi
ai
morti
innocenti
del
Diana
:
riverenti
inchiniamoci
davanti
alle
vittime
della
follia
anarchica
...
I
nostri
volti
contratti
dal
dolore
e
dall
'
angoscia
di
quest
'
ora
rossa
di
sangue
dicano
ai
feroci
assassini
il
nostro
fermo
e
irrevocabile
proposito
di
vendicare
i
caduti
.
La
sfida
è
gettata
:
raccoglietela
,
o
belve
umane
,
se
ne
avete
il
coraggio
,
uscite
dall
'
ombra
paurosa
e
vile
;
venite
all
'
aperto
,
smascheratevi
e
combattiamo
la
battaglia
.
Il
dilemma
è
uno
:
o
noi
o
voi
...
o
la
vita
o
la
morte
...
StampaPeriodica ,
Con
questo
titolo
e
col
sottotitolo
«
tentativo
di
conciliazione
»
Saverio
Merlino
ha
pubblicato
nella
Revue
Socialiste
di
Parigi
un
articolo
,
che
la
Direzione
di
quella
Rivista
chiama
una
contribuzione
alla
sintesi
delle
dottrine
socialiste
.
E
contribuzione
a
detta
sintesi
lo
sarà
forse
,
poichè
ogni
studio
delle
varie
dottrine
rischiara
l
argomento
,
tende
a
toglier
di
mezzo
i
dissensi
che
non
hanno
ragione
di
essere
,
e
può
menare
alla
conciliazione
se
arriva
a
stabilire
che
differenze
sostanziali
non
ne
esistono
.
Ma
il
fine
pratico
che
Merlino
si
proponeva
,
quello
cioè
di
dimostrare
che
le
dottrine
dei
socialisti
democratici
e
dei
socialisti
anarchici
,
lungi
dall
essere
inconciliabili
,
si
correggono
e
si
completano
a
vicenda
,
è
certamente
mancato
,
poiché
egli
mette
male
la
questione
,
e
confonde
dottrine
e
partiti
in
un
modo
che
fa
davvero
meraviglia
in
un
uomo
di
mente
così
lucida
e
così
bene
informato
come
è
Merlino
.
L
articolo
si
divide
in
due
parti
.
Nella
prima
Merlino
parla
della
differenza
tra
comunismo
e
collettivismo
,
pigliando
queste
parole
nel
senso
,
diremo
così
,
classico
che
esse
avevano
per
tutti
al
tempo
dell
Internazionale
:
vale
a
dire
,
Comunismo
,
come
il
sistema
,
in
cui
tutto
,
strumenti
e
prodotti
di
lavoro
,
è
a
disposizione
di
tutti
,
senza
tener
calcolo
del
contributo
di
ciascuno
all
opera
collettiva
,
conforme
alla
formula
«
da
ciascuno
secondo
le
sue
forze
e
a
ciascuno
secondo
i
suoi
bisogni
»
;
Collettivismo
,
come
il
sistema
in
cui
,
stabilita
l
eguaglianza
di
condizioni
,
garantito
a
tutti
l
uso
delle
materie
prime
e
degli
strumenti
di
lavoro
,
ciascuno
è
padrone
del
prodotto
del
suo
lavoro
.
Egli
sostiene
che
tanto
il
Comunismo
quanto
il
Collettivismo
,
se
interpretati
in
un
modo
stretto
,
assoluto
,
sono
l
uno
e
l
altro
impossibili
o
non
soddisfacenti
,
e
fa
molte
osservazioni
giuste
,
che
abbiamo
fatto
anche
noi
in
questo
giornale
o
altrove
.
E
conchiude
che
col
contemperamento
dell
un
sistema
coll
altro
facendo
distinzione
tra
relazioni
sociali
necessarie
e
fondamentali
e
rapporti
volontari
e
variabili
tra
gl
individui
si
può
arrivare
ad
«
una
buona
organizzazione
sociale
che
non
soffochi
l
energia
dell
individuo
levandogli
ogni
iniziativa
ed
ogni
libertà
d
azione
,
e
che
nello
stesso
tempo
assicuri
il
funzionamento
armonico
delle
attività
individuali
»
,
o
,
in
altri
termini
,
che
concili
la
libertà
individuale
colla
necessaria
solidarietà
sociale
.
La
questione
è
molto
interessante
e
può
essere
,
ed
è
stata
,
oggetto
di
utile
discussione
;
ma
non
ha
nulla
a
vedere
colle
differenze
che
dividono
democratici
e
anarchici
.
Vi
possono
essere
,
e
vi
sono
stati
e
vi
sono
,
anarchici
collettivisti
e
anarchici
comunisti
,
al
pari
che
democratici
collettivisti
e
democratici
comunisti
.
Negli
ultimi
anni
i
socialisti
democratici
,
chiamandosi
insistentemente
collettivisti
,
sono
riusciti
ad
identificare
quasi
il
collettivismo
colla
democrazia
socialista
;
ma
in
questo
senso
il
Collettivismo
più
che
un
sistema
di
distribuzione
dei
prodotti
del
lavoro
,
è
il
sistema
della
organizzazione
socialista
per
opera
dello
Stato
e
non
è
più
il
Collettivismo
di
cui
discute
Merlino
in
paragone
col
Comunismo
.
Per
gli
anarchici
,
la
sintesi
e
la
conciliazione
tra
Collettivismo
e
Comunismo
si
può
dire
già
un
fatto
compiuto
,
poiché
nessuno
più
interpreta
quei
sistemi
in
un
modo
stretto
e
assoluto
;
e
lo
prova
il
fatto
che
,
almeno
come
partito
militante
,
essi
si
denominano
generalmente
coll
appellativo
comprensivo
di
socialisti
anarchici
,
lasciando
alle
discussioni
teoriche
dell
oggi
ed
agli
esperimenti
pratici
di
domani
la
scelta
tra
i
vari
modi
di
organizzazione
del
lavoro
e
di
distribuzione
dei
prodotti
.
Nella
seconda
parte
del
suo
articolo
Merlino
parla
della
necessità
di
un
organizzazione
permanente
degli
interessi
collettivi
,
e
delle
forme
che
assumerà
tale
organizzazione
;
ed
arriva
ad
una
conciliazione
verbale
,
che
in
realtà
lascia
la
questione
al
punto
di
prima
.
Egli
parla
dei
grandi
interessi
sociali
,
che
eccedono
l
interesse
e
la
vita
stessa
dell
individuo
,
ed
a
cui
bisogna
che
provveda
la
collettività
;
cerca
qual
è
la
forma
politica
che
può
dare
una
più
sincera
espressione
della
volontà
collettiva
e
meglio
evitare
ogni
pericolo
di
oppressione
,
e
conchiude
:
«
Né
governo
centralizzato
né
amministrazione
diretta
.
L
organizzazione
politica
della
società
socialista
deve
consistere
nel
riconoscimento
dei
diritti
e
libertà
intangibili
dell
individuo
(
diritto
all
uso
degli
strumenti
collettivi
del
lavoro
,
diritto
d
associazione
,
d
istruzione
,
libertà
di
pensiero
,
di
parola
,
di
stampa
,
di
scelta
di
lavoro
,
ecc
.
)
e
nell
organizzazione
degli
interessi
collettivi
per
delegazione
ad
amministratori
capaci
,
revocabili
e
responsabili
,
che
agiscano
sotto
il
sindacato
diretto
del
popolo
,
gli
sottomettano
i
loro
atti
più
importanti
(
referendum
)
e
restino
separati
ed
indipendenti
l
uno
dall
altro
,
affinché
non
vi
sia
coalizione
per
l
esercizio
di
un
autorità
simile
all
autorità
governativa
attuale
»
.
«
L
essenza
della
democrazia
sta
nell
assenza
di
una
tale
coalizione
,
e
nella
ricerca
delle
forme
di
amministrazione
che
lasciano
il
meno
possibile
all
arbitrio
degli
amministratori
.
In
questo
senso
non
v
è
differenza
sostanziale
tra
democrazia
e
anarchia
.
Governo
del
popolo
niente
oligarchia
significa
in
sostanza
non
governo
.
Il
governo
di
tutti
in
generale
(
democrazia
)
equivale
al
governo
di
nessuno
in
particolare
(
anarchia
)
»
.
Ancora
una
volta
Merlino
è
fuori
della
questione
.
Il
modo
di
organizzare
od
amministrare
gl
interessi
collettivi
è
questione
importantissima
e
troppo
trascurata
,
come
giustamente
osserva
il
Merlino
,
dai
socialisti
di
tutte
le
scuole
.
Ma
se
s
intende
paragonare
le
soluzioni
dei
democratici
a
quelle
degli
anarchici
,
in
vista
di
una
possibile
conciliazione
,
bisogna
rimontare
alla
differenza
sostanziale
che
divide
le
due
scuole
,
e
non
già
fermarsi
a
discutere
sul
valore
relativo
dei
vari
sistemi
rappresentativi
,
del
referendum
,
del
diritto
d
iniziativa
,
del
governo
diretto
,
del
centralismo
,
del
federalismo
,
ecc
.
E
la
differenza
sostanziale
è
questa
:
autorità
o
libertà
,
coazione
o
consenso
,
obbligatorietà
o
(
ci
si
perdonino
i
neologismi
)
volontarietà
.
È
su
questa
questione
fondamentale
del
supremo
principio
regolatore
dei
rapporti
interumani
che
bisogna
intendersi
,
o
almeno
discutere
,
tra
democratici
e
anarchici
;
poichè
,
se
non
vi
è
intesa
su
di
essa
,
non
vi
può
essere
intesa
sulle
questioni
speciali
di
organizzazione
,
e
quand
anche
si
arrivasse
ad
un
accordo
a
parole
,
come
quello
a
cui
arriverebbe
Merlino
,
si
scoprirebbe
presto
che
l
accordo
s
è
fatto
adoperando
le
stesse
parole
in
sensi
diversi
.
Scendiamo
alla
pratica
.
Supposto
che
domani
il
popolo
fosse
padrone
di
sè
(
non
si
allarmi
il
Fisco
,
poichè
si
tratta
di
semplici
supposizioni
)
dovrà
esso
nominare
un
potere
costituente
,
che
decreterà
una
nuova
costituzione
,
che
farà
la
legge
,
che
organizzerà
la
nuova
società
?
Oppure
la
nuova
organizzazione
sociale
dovrà
sorgere
,
dal
basso
all
alto
,
per
opera
di
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
,
senza
che
a
nessun
o
sia
dato
il
diritto
di
comandare
e
d
imporre
?
In
altri
termini
,
per
servirci
della
frase
consacrata
,
bisogna
conquistare
,
oppure
abolire
i
pubblici
poteri
?
Si
può
parteggiare
per
l
uno
o
l
altro
metodo
,
si
può
anche
cercare
qualche
cosa
d
intermedio
,
come
pare
desidererebbe
Merlino
,
ma
non
si
può
,
quando
ci
cerca
di
arrivare
ad
una
conciliazione
tra
democratici
ed
anarchici
,
tacere
quello
che
è
il
loro
dissenso
fondamentale
.
E
per
oggi
basta
.
Ritorneremo
sulle
dottrine
e
sulle
tendenze
di
Merlino
,
quando
ci
occuperemo
,
in
uno
dei
prossimi
numeri
,
del
suo
libro
recente
:
«
Pro
e
contro
il
socialismo
»
.
StampaPeriodica ,
Italia
mia
!
anche
ingrati
,
coloro
che
ti
rinnegarono
e
non
pugnaron
mai
per
te
!
Ora
che
la
patria
è
salvata
,
dagl
'
italiani
bastardi
non
si
vuol
più
pensare
a
chi
la
salvò
combattendo
,
non
si
vuoi
più
ricordare
il
martirio
di
coloro
che
sacrificarono
le
balde
giovinezze
per
l
'
amore
di
questa
terra
santa
,
di
questa
terra
irradiata
da
sole
magnifico
,
la
quale
diede
al
mondo
pensatori
,
artisti
,
scopritori
,
inventori
e
poeti
che
offuscano
l
'
umanità
intera
.
Belve
infernali
perché
non
si
vuol
ricordare
il
macello
di
Empoli
che
trascinò
nella
tomba
nove
eroi
,
strappandoli
alle
madri
pietose
che
avevano
seminato
nei
cuori
dei
loro
figli
sentimenti
nobili
d
'
italianità
.
Non
si
vuoi
rievocare
con
senso
di
dolore
l
'
eccidio
di
Modena
e
di
Sarzana
,
il
tradimento
fatto
al
piccolo
e
caro
Gambacciani
mentre
ritornava
calmo
e
sereno
alla
casa
paterna
.
Ma
la
ferita
che
ha
lasciato
nel
nostro
cuore
la
morte
del
fiero
Italo
,
ci
ricorda
ogni
momento
come
egli
seppe
difendere
il
suo
gagliardetto
davanti
ai
comunisti
e
come
seppe
morire
da
eroe
,
col
nome
d
'
Italia
sulle
labbra
,
prima
che
negare
la
sua
fede
fascista
.
Nella
nostra
storia
stà
scritta
la
malevola
imboscata
del
Porto
di
Mezzo
che
assassinò
l
'
atletico
Saccardi
:
storia
che
non
ci
farà
mai
dimenticare
tutto
quello
che
il
Saccardi
fece
per
la
sua
,
per
la
nostra
bella
patria
,
fino
ad
offrirle
la
vita
.
Non
dimenticheremo
nessun
eroe
,
ogni
martire
sia
per
noi
uno
sprone
che
ci
spinga
ad
amare
sempre
più
il
nostro
bel
paese
:
"
sogno
più
bello
fra
tutti
i
sogni
,
desiderio
più
di
tutti
struggente
!
"
Fascisti
!
nei
vostri
fasci
regni
sempre
l
'
amore
e
l
'
unione
.
Le
vostre
giovinezze
siano
sempre
unite
e
concordi
,
e
non
abbandonatevi
a
fatti
che
potrebbero
chiamarvi
violenti
.
I
vostri
cuori
esultano
di
amor
patriottico
:
accendeteli
ogni
giorno
alla
fiaccola
della
Patria
e
i
destini
d
'
Italia
raggiungerete
.
Un
'
italiana
StampaPeriodica ,
Mai
come
in
questo
momento
è
stato
vivo
e
palpitante
il
problema
della
Dalmazia
,
della
sua
italianità
e
dei
sacrosanti
diritti
che
l
'
Italia
ha
su
quella
terra
che
è
indiscutibilmente
terra
italiana
geograficamente
,
linguisticamente
,
politicamente
e
sopratutto
storicamente
.
In
cento
e
cento
città
d
'
Italia
esistono
o
vanno
sorgendo
Comitati
«
Pro
Dalmazia
»
organizzati
a
cura
delle
locali
sezioni
dell
'
Associazione
dei
Volontari
di
Guerra
;
in
tutte
le
città
universitarie
,
in
seno
ai
G.U.F.
sono
sorti
i
Comitati
Universitari
«
Pro
Dalmazia
Italiana
»
;
ovunque
è
un
meraviglioso
destarsi
di
una
passione
che
anima
e
fa
fremere
al
pensiero
dei
fratelli
nostri
che
l
'
ignavia
e
l
'
ignominia
di
governi
passati
lasciarono
al
governo
,
più
duro
e
più
inumano
di
quanto
non
fosse
quello
dell
'
Austria
-
Ungheria
,
di
quell
'
accozzaglia
di
popoli
d
'
ogni
colore
e
senza
vera
e
propria
nazionalità
che
va
sotto
il
nome
di
Regno
S
.
C
.
S
.
Poiché
anche
Pisa
ha
ora
il
suo
Comitato
Universitario
«
Pro
Dalmazia
»
,
accanto
a
quello
sorto
a
cura
dei
Volontari
di
Guerra
,
Comitato
la
cui
opera
si
annunzia
attivissima
,
mi
sia
dato
di
ricordare
qui
come
spetti
a
Pisa
,
e
più
propriamente
all
'
Ateneo
Pisano
il
vanto
di
avere
,
nel
1918
,
iniziato
quel
movimento
di
Italianità
purissima
dal
quale
è
poi
scaturita
la
complessa
organica
azione
che
ora
si
va
svolgendo
a
favore
della
Dalmazia
Italiana
.
Durante
la
guerra
già
si
erano
avute
delle
manifestazioni
per
la
Dalmazia
Italiana
;
ma
tali
manifestazioni
,
pur
essendo
l
'
indice
di
quella
che
era
l
'
anima
degli
italiani
,
avevano
sempre
avuto
un
carattere
spiccatamente
personale
;
numerose
poi
erano
state
le
pubblicazioni
fatte
al
fine
di
far
conoscere
a
tutta
la
Nazione
il
problema
dalmata
e
le
giuste
rivendicazioni
dell
'
Italia
.
Pisa
,
seguendo
la
meravigliosa
tradizione
di
patriottismo
per
la
quale
aveva
dato
i
suoi
gloriosi
Caduti
a
Curtatone
e
Montanara
e
per
la
quale
avrebbe
poi
dato
cinque
purissimi
Martiri
alla
causa
della
Rivoluzione
Fascista
,
non
poteva
non
essere
anche
in
tale
occasione
attivo
focolaio
di
un
ideale
così
altamente
patriottico
.
Era
la
fine
del
1918
,
il
tempo
in
cui
i
nostri
uomini
di
Stato
,
vigliacchi
e
rinunziatori
,
non
osavano
difendere
i
nostri
secolari
diritti
;
il
tempo
in
cui
il
più
autorevole
dei
nostri
giornali
giungeva
alla
ignobiltà
di
affermare
che
la
Dalmazia
non
era
Italiana
né
geograficamente
né
storicamente
.
Stanchi
e
storditi
dalla
lunga
lotta
sostenuta
gli
italiani
non
avevano
ancora
saputo
ritrovare
il
loro
orientamento
e
poco
o
nulla
si
occupavano
di
difendere
i
diritti
che
la
nostra
vittoria
aveva
sanciti
.
La
Dalmazia
doveva
essere
terra
italiana
a
quanto
pretendevano
alcuni
che
uno
scrittore
della
rivista
inglese
«
The
New
Europe
»
ebbe
a
chiamare
facenti
parte
di
«
una
minuscola
e
screditata
combriccola
»
.
Ma
così
non
era
;
gli
Italiani
,
considerati
nella
loro
parte
migliore
e
intellettuale
,
sentivano
che
la
Dalmazia
doveva
essere
italiana
.
La
«
minuscola
e
screditata
combriccola
»
fu
dimostrato
essere
legione
,
legione
seguita
spiritualmente
da
tutto
il
popolo
italiano
che
pur
nulla
poteva
se
i
governi
nostri
del
tempo
a
tutto
rinunziavano
.
La
scintilla
partì
dall
'
Ateneo
Pisano
per
opera
del
Prof
.
Italo
Giglioli
il
quale
già
sin
dal
maggio
1918
aveva
,
tenendo
pubbliche
conferenze
,
agitato
il
problema
della
Dalmazia
dimostrando
la
necessità
della
rivendicazione
di
tale
terra
all
'
Italia
.
Egli
era
stato
chiamato
a
collaborare
alla
succitata
rivista
inglese
,
e
italianissimamente
si
accingeva
ad
esporre
,
con
una
serie
di
articoli
,
quali
fossero
le
aspirazioni
dell
'
Italia
nel
nuovo
assetto
dell
'
Europa
:
rivendicazione
di
tutta
la
Dalmazia
,
fino
alle
Bocche
di
Cattaro
,
oltre
che
del
Trentino
,
dell
'
Alto
Adige
,
di
Gorizia
,
Trieste
e
dell
'
Istria
con
Fiume
.
Questo
si
accingeva
a
fare
il
prof
.
Giglioli
quando
la
rivista
inglese
pubblicò
l
'
articolo
in
cui
appartenenti
a
minuscola
e
screditata
combriccola
erano
chiamati
gli
italiani
che
osavano
parlare
di
rivendicazione
Dalmata
.
Per
dimostrare
quanto
fosse
errato
ciò
che
la
rivista
inglese
diceva
,
il
prof
.
Giglioli
tenne
immediatamente
una
magnifica
conferenza
vibrante
di
italianità
e
scrisse
al
Presidente
Wilson
l
'
indirizzo
che
qui
mi
piace
riportare
:
«
I
sottoscritti
professori
e
studenti
antica
Università
di
Galileo
in
Pisa
unanimi
acclamando
Presidente
Wilson
,
vindice
libertà
con
civiltà
,
ricordano
millenaria
indistruttibile
italianità
della
Dalmazia
,
reclamano
unione
Dalmazia
tutta
all
'
Italia
,
nella
comunanza
della
lingua
,
delle
arti
,
della
civiltà
»
.
Tale
indirizzo
fu
firmato
da
79
professori
dell
'
Università
e
delle
Scuole
Medie
di
Pisa
e
da
ben
229
studenti
universitari
,
vale
a
dire
da
tutti
quelli
che
erano
in
Pisa
poiché
gli
altri
non
erano
ancora
tornati
dal
servizio
militare
.
Contemporaneamente
,
a
cura
del
Circolo
Universitario
Pisano
,
fu
pubblicato
un
Numero
Unico
dal
titolo
«
La
diana
della
Vittoria
»
nel
quale
erano
alcuni
scritti
riferentisi
alla
Dalmazia
,
alla
sua
italianità
e
alle
giuste
rivendicazioni
dell
'
Italia
.
Importantissimo
fra
gli
altri
lo
scritto
«
Fiume
e
Dalmazia
»
del
prof
.
Giglioli
;
scritto
che
fu
poi
stampato
a
parte
in
opuscoletto
e
diramato
in
tutti
i
centri
Universitari
d
'
Italia
,
insieme
all
'
indirizzo
inviato
al
Presidente
Wilson
,
con
l
'
invito
e
la
raccomandazione
di
agitare
ovunque
la
questione
Dalmata
.
L
'
iniziativa
ebbe
il
più
largo
successo
sì
che
poco
dopo
,
nel
gennaio
1919
,
il
prof
.
Giglioli
in
una
vibrante
lettera
di
sdegno
e
di
protesta
indirizzata
al
Direttore
della
New
Europe
,
rassegnando
le
dimissioni
da
collaboratore
della
Rivista
,
poté
dimostrare
che
la
«
minuscola
e
screditata
combriccola
»
era
la
più
gran
parte
degli
intellettuali
d
'
Italia
.
A
questo
proposito
mi
piace
pure
ricordare
che
a
cura
del
Comitato
Pisano
della
«
Dante
Alighieri
»
fu
trasmesso
un
voto
alle
LL
.
EE
.
Orlando
e
Sonnino
,
voto
firmato
dalle
più
cospicue
autorità
cittadine
,
per
ricordare
quali
fossero
i
sacri
diritti
dell
'
Italia
di
Vittorio
Veneto
non
ostante
gli
accordi
del
Trattato
di
Londra
.
Come
già
era
avvenuto
in
altre
occasioni
Pisa
e
il
suo
Ateneo
avevano
gettato
il
buon
seme
;
i
nostri
rappresentanti
nei
congressi
per
la
pace
di
nulla
si
curarono
e
l
'
Italia
del
1918
,
vittoriosa
come
nessun
'
altra
Nazione
,
si
ripresentò
ai
congressi
internazionali
,
dove
sarebbero
dovuti
essere
proclamati
e
difesi
i
suoi
diritti
sacri
ed
intangibili
,
debole
e
mendicante
come
si
era
presentata
a
quelli
che
avevano
preceduto
la
guerra
.
Nell
'
attuale
risvegliarsi
di
ogni
più
puro
e
santo
sentimento
d
'
Italianità
gli
Universitari
fascisti
Pisani
debbono
fare
quanto
fecero
,
e
più
,
i
compagni
che
nel
nostro
glorioso
Ateneo
ci
precedettero
;
e
tutto
debbono
fare
per
la
Dalmazia
Italiana
avendo
nell
'
animo
una
certezza
:
quella
che
il
Governo
di
Benito
Mussolini
saprà
fare
quanto
gli
altri
governi
non
seppero
o
non
vollero
mai
fare
:
ridare
all
'
Italia
quella
che
Tommaseo
,
il
più
grande
degli
Italiani
dalmati
,
chiamò
la
«
seconda
Italia
»
.
StampaPeriodica ,
Forse
m
inganno
,
ma
mi
pare
che
voi
vi
sforziate
,
involontariamente
,
ad
esagerare
il
vostro
dissenso
dai
socialisti
democratici
,
per
paura
che
cessando
il
dissenso
,
cessi
anche
per
voi
ogni
ragione
di
esistere
come
partito
distinto
.
Ora
,
che
esista
o
no
il
partito
Anarchico
,
o
qualsiasi
altro
partito
,
a
me
pare
debba
interessarci
mediocremente
.
Tutto
ciò
che
noi
abbiamo
il
diritto
e
il
dovere
di
desiderare
è
che
quella
parte
di
vero
,
che
c
è
nelle
nostre
dottrine
,
si
faccia
strada
fra
le
moltitudini
,
e
primieramente
tra
quelli
che
sono
più
vicini
a
noi
,
i
socialisti
militanti
.
Se
domani
i
socialisti
democratici
accettassero
la
parte
giusta
delle
nostre
idee
,
noi
potremmo
anche
rassegnarci
a
morire
come
partito
.
Avremmo
compiuta
la
nostra
missione
.
Al
postutto
,
i
partiti
non
sono
destinati
a
durare
eternamente
;
pur
troppo
hanno
una
vita
breve
e
precaria
,
servono
ad
affermare
e
divulgare
certe
idee
,
e
per
lo
più
scompaiono
o
si
trasformano
prima
che
quelle
si
attuino
.
Nel
caso
nostro
,
piuttosto
che
avere
un
partito
che
tira
il
socialismo
da
una
parte
,
e
un
altro
che
lo
tira
dall
altra
,
facendolo
a
brani
,
esagerando
entrambi
e
combattendosi
talvolta
ingiustamente
,
io
preferirei
un
partito
solo
che
rimanesse
nella
verità
.
Nè
mi
preoccupa
quello
che
voi
dite
.
Se
domani
i
socialisti
democratici
,
andando
al
potere
volessero
imporsi
e
tiranneggiare
,
là
,
dentro
il
partito
socialista
,
non
fuori
voi
dovreste
combatterli
.
In
tal
modo
avreste
fatto
meglio
che
prepararvi
a
combattere
la
tirannia
socialista
,
l
avreste
prevenuta
e
impedita
.
A
me
insomma
non
garba
che
noi
regoliamo
il
nostro
modo
di
pensare
e
la
nostra
propaganda
in
opposizione
a
quello
che
pensano
o
dicono
o
diranno
e
faranno
i
socialisti
democratici
;
mi
parrebbe
di
fare
come
quei
due
individui
che
camminassero
a
braccetto
,
e
di
cui
l
uno
zoppicasse
da
una
gamba
e
l
altro
credesse
,
per
fargli
equilibrio
,
di
dover
zoppicare
dall
altra
.
Lasciamo
questi
giuochi
di
equilibrio
e
andiamo
diritti
,
perdio
,
alla
nostra
mèta
.
Dunque
esaminiamo
la
questione
della
conciliazione
fra
collettivismo
,
comunismo
,
democrazia
socialista
ed
anarchismo
,
senza
il
partito
preso
di
non
riescirvi
.
Voi
dite
che
la
«
sintesi
e
conciliazione
tra
comunismo
e
collettivismo
,
per
gli
anarchici
si
può
dire
un
fatto
compiuto
»
,
tanto
vero
che
essi
si
chiamano
oggi
,
in
gran
parte
,
anarchici
socialisti
.
Dunque
siamo
d
accordo
.
Io
però
vi
fo
notare
che
molti
anarchici
si
chiamano
oggi
socialisti
e
non
comunisti
nè
collettivisti
,
non
perchè
siano
convinti
,
come
son
convinto
io
,
che
comunismo
e
collettivismo
non
possono
star
da
sè
,
ma
devono
completarsi
a
vicenda
,
ma
piuttosto
perchè
o
sono
incerti
,
o
pur
essendo
comunisti
e
collettivisti
in
pectore
,
non
credono
la
questione
tanto
importante
da
doverne
fare
un
casus
belli
.
Per
essi
è
una
questione
di
tolleranza
reciproca
:
io
invece
parto
dalla
critica
del
collettivismo
e
del
comunismo
per
arrivare
ad
un
terzo
sistema
,
o
sistema
misto
.
Voi
vedete
la
differenza
.
Ad
ogni
modo
voi
riconoscete
che
la
discussione
che
io
ho
fatta
in
proposito
nell
articolo
della
Revue
Socialiste
è
interessante
ed
utile
.
Ma
ecco
che
la
preoccupazione
di
confondervi
coi
socialisti
democratici
vi
assale
,
e
voi
soggiungete
:
«
ma
(
la
questione
)
non
ha
nulla
a
vedere
colle
differenze
che
dividono
democratici
ed
anarchici
»
.
Come
se
io
nel
mio
articolo
mi
fossi
proposto
di
trattare
soltanto
di
queste
divergenze
!
Ma
il
collettivismo
dei
socialisti
democratici
voi
dite
più
che
un
sistema
di
distribuzione
dei
prodotti
del
lavoro
,
è
il
sistema
dell
organizzazione
socialista
per
opera
dello
Stato
.
È
un
asserzione
,
ne
converrete
con
me
,
un
po
troppo
cruda
,
e
che
mette
in
un
fascio
i
socialisti
democratici
coi
socialisti
di
Stato
.
I
socialisti
democratici
respingono
e
combattono
il
socialismo
di
stato
,
e
bisogna
tener
loro
conto
,
almeno
della
buona
intenzione
.
Il
collettivismo
per
essi
non
è
il
sistema
dello
Stato
grande
capitalista
e
grande
anzi
unico
proprietario
;
ma
è
il
sistema
in
cui
la
società
(
nella
sua
grande
capacità
collettiva
)
amministra
il
patrimonio
pubblico
dei
mezzi
di
produzione
e
forma
il
piano
generale
di
produzione
distribuendo
i
prodotti
in
ragione
del
lavoro
di
ciascuno
.
Che
questo
sistema
possa
menare
,
contro
la
volontà
dei
suoi
sostenitori
,
ad
una
specie
di
socialismo
di
stato
,
è
un
altra
questione
:
dipende
dalla
modalità
del
sistema
,
dal
modo
con
cui
funziona
questa
società
nella
sua
capacità
collettiva
,
dal
come
sarà
organizzata
.
Sarà
organizzata
a
stato
?
Sarà
una
semplice
federazione
di
associazioni
?
Quali
saranno
le
attribuzioni
e
quale
sarà
la
composizione
dell
amministrazione
collettiva
?
Qui
sta
la
questione
,
ma
un
amministrazione
generale
degli
interessi
collettivi
e
indivisibili
voi
ne
avete
convenuto
altra
volta
ci
ha
da
essere
.
I
socialisti
democratici
hanno
il
torto
,
secondo
me
,
di
accreditare
il
sospetto
che
essi
vogliano
nè
più
nè
meno
che
un
grande
stato
come
quando
dimostrano
la
loro
gioia
per
ogni
nuovo
acquisto
od
intrapresa
che
fa
lo
stato
.
Quando
una
rete
di
ferrovie
,
per
es
.
passa
da
una
società
privata
allo
stato
,
essi
battono
le
mani
;
perchè
dicono
che
dallo
stato
alla
collettività
socialistica
è
poi
breve
il
varco
.
Ora
questo
può
essere
,
come
io
ritengo
,
un
errore
,
ma
è
tutt
altra
cosa
dal
dire
che
lo
stato
debba
organizzare
esso
definitivamente
la
produzione
e
attuare
il
socialismo
.
Siamo
sempre
lì
.
Voi
vi
sforzate
(
involontariamente
sempre
)
di
far
apparire
i
socialisti
democratici
il
più
che
potete
reazionari
,
per
accrescere
la
distanza
tra
essi
e
voi
e
poter
dire
che
essi
sono
agli
antipodi
da
voi
,
o
almeno
dovrebbero
.
Questo
partito
preso
si
vede
anche
più
chiaramente
nella
confutazione
che
voi
fate
della
seconda
parte
del
mio
articolo
.
Io
sostenevo
e
qui
veramente
si
trattava
di
conciliare
il
socialismo
democratico
e
l
anarchico
che
insomma
la
libertà
non
può
mai
essere
illimitata
,
e
che
un
organizzazione
degli
interessi
collettivi
ci
vuole
,
e
che
in
quest
organizzazione
è
insita
sempre
una
certa
coazione
;
che
bisogna
fare
in
modo
che
la
coazione
sia
minima
e
l
organizzazione
sia
la
più
libertaria
e
decentrata
possibile
,
e
che
i
socialisti
democratici
in
ciò
sono
d
accordo
con
noi
;
quindi
una
vera
opposizione
d
idee
tra
essi
e
noi
non
c
è
,
ma
dobbiamo
studiare
insieme
i
modi
pratici
di
conciliare
gl
interessi
generali
e
indivisibili
della
collettività
con
la
libertà
dell
individuo
.
Il
referendum
,
il
sindacato
pubblico
e
la
revocabilità
degli
amministratori
,
ecc
.
possono
essere
un
modo
di
tenere
gli
amministratori
soggetti
agli
amministrati
,
impedendo
la
formazione
di
un
potere
governante
:
studiamo
dunque
queste
modalità
e
attuiamo
,
per
così
dire
,
l
anarchia
per
mezzo
della
democrazia
.
Voi
anche
questa
volta
non
negate
che
la
questione
della
modalità
dell
organizzazione
degl
interessi
collettivi
è
importantissima
e
merita
di
essere
approfondita
;
ma
ad
un
tratto
rivive
in
voi
il
vecchio
Adamo
,
l
anarchico
che
cerca
a
tutti
i
costi
il
socialista
autoritario
da
combattere
e
voi
dite
che
«
bisogna
rimontare
alla
differenza
sostanziale
che
divide
le
due
scuole
e
questa
è
:
autorità
o
libertà
,
coazione
o
consenso
,
obbligatorietà
o
volontarietà
»
.
Ora
io
torno
a
quello
che
dissi
altra
volta
,
in
certe
cose
d
interesse
comune
e
indivisibile
l
obbligatorietà
è
inevitabile
.
Volontarietà
,
libertà
,
consenso
,
sono
principii
incompleti
,
che
non
ci
possono
dare
da
sè
soli
,
nè
ora
,
nè
per
molti
secoli
avvenire
,
tutta
l
organizzazione
sociale
.
D
altra
parte
non
è
esatto
che
i
socialisti
democratici
siano
fautori
di
autorità
,
di
coazione
,
di
obbligatorietà
su
tutta
la
linea
,
che
non
riconoscano
il
gran
valore
del
principio
di
libertà
.
Non
è
dunque
vero
che
voi
rappresentiate
un
principio
e
i
socialisti
democratici
rappresentino
il
principio
opposto
:
voi
tutta
la
libertà
,
essi
tutta
l
autorità
.
La
questione
è
di
più
e
di
meno
,
o
piuttosto
dei
modi
di
applicazione
;
ed
ecco
perchè
io
vorrei
tirarvi
giù
dalle
empiree
sfere
dei
principii
astratti
ed
indurvi
a
discutere
le
modalità
dell
organizzazione
sociale
,
sicuro
come
sono
che
su
questo
terreno
tutti
i
socialisti
tacitamente
s
intenderebbero
.
Ma
voi
ricalcitrate
,
perchè
,
come
ho
detto
fin
da
principio
ritenete
che
la
vostra
missione
è
di
combattere
la
futura
tirannia
socialistica
,
invece
di
prevenirla
.
Voi
dite
:
supposto
che
il
popolo
domani
abbia
il
sopravvento
sul
governo
,
i
socialisti
democratici
vorranno
fargli
nominare
un
potere
costituente
che
farà
la
legge
e
organizzerà
le
cose
a
suo
talento
.
Noi
,
socialisti
anarchici
,
dovremo
,
potendo
,
impedire
tutto
ciò
e
far
sorgere
la
nuova
organizzazione
sociale
«
dal
basso
all
alto
per
opera
di
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
»
.
Ma
anche
per
il
periodo
rivoluzionario
vale
la
regola
che
ci
vuole
un
organizzazione
,
il
più
possibile
libertaria
,
a
base
di
volontà
popolare
,
ma
pur
capace
di
dar
corpo
e
vita
all
ammasso
informe
di
volontà
,
d
interessi
e
di
desideri
che
si
agiteranno
sopratutto
in
tale
momento
.
Un
potere
costituente
dispotico
non
solo
provocherebbe
discordie
e
reazioni
,
ma
neppure
riuscirebbe
ad
organizzare
la
vasta
e
complicata
economia
sociale
.
Ma
tanto
meno
vi
riuscirebbe
il
popolo
in
massa
,
adunato
casualmente
nei
clubs
e
per
le
strade
.
Possibile
che
non
ci
riesca
di
guardarci
,
da
una
parte
e
dall
altra
,
dalle
esagerazioni
?
StampaPeriodica ,
Che
cosa
sei
tu
e
che
cosa
rappresenti
?
Te
stesso
.
Nient
'
altro
.
La
prova
delle
urne
ti
ha
dato
la
sensibile
dimostrazione
che
né
la
tua
frazione
comunista
né
l
'
altro
socialismo
massimalista
,
benché
annacquato
di
bissolatismo
all
'
ultima
ora
,
siete
l
'
espressione
dell
'
anima
cremonese
!
Contro
di
voi
si
è
eretto
il
fascismo
!
Ed
il
fascismo
ha
vinto
meravigliosamente
,
splendidamente
vinto
!
...
Voi
socialcomunistipussisti
siete
stati
vinti
,
disfatti
da
noi
!
Dunque
non
vi
rimane
che
una
via
:
andarvene
...
Non
ve
ne
vorrete
andare
?
Vi
faremo
andar
via
noi
con
metodi
che
...
sono
persuasivi
.
Ed
anzitutto
vi
avvertiamo
:
1
.
Che
non
vogliamo
più
vedere
né
nastri
,
né
bandiere
rosse
,
né
simboli
soviettisti
.
2
.
Che
se
non
penserete
a
farli
togliere
,
ci
penseremo
noi
coi
mezzi
più
efficaci
,
quei
mezzi
che
fanno
e
faranno
sempre
ottima
prova
!
A
noi
dunque
Pozzoli
!
StampaPeriodica ,
Nella
breve
prefazione
al
suo
interessantissimo
libro
«
La
Corsica
vista
da
un
vagabondo
»
(
Ed
.
Giusti
-
Livorno
)
,
Minuto
Grosso
termina
con
questa
frase
:
«
Italiani
,
una
dolcissima
terra
vi
attende
!
Italiani
,
andate
in
Corsica
!
»
.
L
'
invocazione
giunge
quanto
mai
opportuna
.
Gli
Italiani
ignorano
la
Corsica
non
solo
materialmente
,
ma
soprattutto
moralmente
.
Da
pochi
anni
soltanto
e
naturalmente
per
merito
del
fascismo
sono
sorti
in
Italia
piccoli
centri
di
propaganda
Corsa
:
segnatamente
a
Livorno
e
a
Milano
.
Ma
la
grande
massa
della
popolazione
ignora
la
Corsica
;
non
si
interessa
di
questa
«
isola
di
bellezza
»
pur
tanto
vicina
a
noi
e
non
sa
che
su
questa
terra
vivono
altri
nostri
fratelli
che
di
noi
hanno
la
stessa
lingua
armoniosa
e
di
noi
la
stessa
grande
madre
.
Ora
tutto
ciò
è
un
male
.
Bisogna
che
l
'
Italia
fascista
e
segnatamente
le
classi
più
intellettuali
si
sveglino
da
questo
torpore
vergognoso
:
bisogna
che
l
'
Italia
guardi
con
affetto
a
questa
sua
figlia
;
bisogna
che
l
'
Italia
s
'
interessi
di
un
problema
còrso
,
e
di
un
irredentismo
còrso
così
come
s
'
interessa
di
un
problema
Dalmata
,
e
di
un
irredentismo
Dalmata
.
Sembra
quasi
impossibile
pensare
che
quella
grande
massa
bruna
che
si
erge
sull
'
orizzonte
del
mare
della
costa
toscana
sia
francese
;
è
doloroso
pensare
che
questo
azzurro
lago
italiano
che
si
chiama
mare
Tirreno
abbia
una
soluzione
di
continuità
proprio
in
quell
'
isola
che
per
tante
ragioni
è
forse
la
più
italiana
di
tutte
le
altre
.
E
queste
tante
ragioni
sono
geografiche
,
sono
geologiche
,
sono
storiche
,
artistiche
,
linguistiche
.
Per
andare
da
Livorno
a
Bastia
non
occorrono
più
di
tre
ore
di
navigazione
;
la
conformazione
geologica
della
Corsica
è
del
tutto
simile
a
quella
della
Sardegna
e
di
molte
altre
regioni
italiane
del
versante
tirrenico
;
la
Corsica
in
tutti
i
tempi
è
sempre
stata
al
fianco
dell
'
Italia
;
l
'
arte
Corsa
ha
i
suoi
più
gloriosi
monumenti
nelle
chiese
della
repubblica
Pisana
;
infine
il
dialetto
Corso
è
il
più
italiano
e
vorrei
dire
il
più
toscano
di
tutti
gli
altri
dialetti
d
'
Italia
.
Non
è
vero
che
i
Corsi
d
'
oggi
siano
antiitaliani
,
ossia
francesi
.
Vi
è
la
classe
degli
impiegati
importata
dalla
Francia
e
che
per
ragioni
facili
a
comprendersi
è
fedelissima
alla
nostra
graziosa
cugina
;
ma
la
grande
maggioranza
della
popolazione
è
autonomista
;
e
le
classi
più
intellettuali
si
orientano
tutte
decisamente
verso
la
grande
madre
comune
:
Roma
.
I
Corsi
se
hanno
un
malato
in
casa
non
lo
mandano
nelle
cliniche
di
Marsiglia
,
ma
in
quelle
di
Livorno
e
di
Pisa
,
e
gli
studenti
Corsi
frequentano
più
volentieri
le
nostre
Università
di
quelle
francesi
.
Come
tutti
sanno
,
la
Francia
tiene
la
Corsica
in
uno
stato
di
completo
abbandono
come
la
meno
redditizia
delle
sue
colonie
.
La
Francia
si
serve
della
Corsica
come
vivaio
di
uomini
giovani
e
di
soldati
;
ma
proibisce
ai
Corsi
di
parlare
la
lingua
italiana
,
trascura
i
suoi
bisogni
,
ignora
le
sue
necessità
.
Malservita
da
lente
linee
di
navigazione
,
povera
di
ferrovie
e
di
strade
,
immiserita
da
vaste
zone
di
malaria
,
mancante
assolutamente
di
ogni
industria
e
con
una
agricoltura
ancora
allo
stato
primitivo
,
la
Corsica
sente
fiaccarsi
le
sue
energie
e
morire
le
sue
volontà
in
questo
stato
di
abbandono
in
cui
la
tiene
il
governo
di
Parigi
;
proprio
quando
ha
davanti
agli
occhi
l
'
esempio
luminoso
della
Sardegna
che
per
virtù
del
fascismo
,
bonifica
i
suoi
terreni
,
apre
strade
,
canali
,
ferrovie
,
crea
laghi
artificiali
,
popola
le
sue
campagne
,
si
rinnova
materialmente
e
spiritualmente
in
un
fervore
di
vita
che
è
un
sicuro
auspicio
per
l
'
avvenire
.
Attraverso
la
stampa
,
abbiamo
potuto
conoscere
anche
noi
il
malcontento
e
la
sorda
ribellione
che
serpeggiano
giustamente
nell
'
isola
bella
e
dimenticata
;
e
il
nostro
cuore
si
è
rivolto
con
più
accorato
affetto
verso
quei
nostri
fratelli
disgraziati
.
Oggi
la
Francia
,
che
vede
sfuggirsi
inesorabilmente
l
'
anima
della
Corsica
,
tenta
la
sua
ultima
carta
;
e
mentre
proibisce
la
diffusione
della
lingua
e
dei
giornali
italiani
nell
'
isola
,
cerca
di
creare
con
una
propaganda
subdola
e
maligna
una
coscienza
antiitaliana
e
antifascista
nei
Corsi
,
facendo
loro
credere
in
un
'
Italia
di
mire
imperialistiche
su
l
'
isola
medesima
.
Al
tempo
stesso
essa
arma
le
coste
e
fortifica
i
porti
corsi
contro
di
noi
;
e
manda
a
presidiare
l
'
isola
i
reggimenti
dei
Senegalesi
.
Tutto
questo
lascia
,
come
sempre
,
perfettamente
tranquilla
l
'
Italia
fascista
che
non
agogna
grandi
imperi
come
certe
...
repubbliche
democratiche
,
ma
che
però
guarda
con
vigile
amore
ai
suoi
figli
più
infelici
.
«
Pensare
alla
Corsica
»
ecco
il
nostro
programma
in
risposta
ai
cannoni
del
bieco
livore
francese
.
«
Pensare
alla
Corsica
:
amare
la
Corsica
»
.
Col
pensiero
del
fratello
che
sogna
colui
che
è
della
sua
stessa
origine
e
che
è
lontano
,
coll
'
amore
del
fratello
che
tende
le
braccia
verso
colui
che
parla
il
suo
stesso
dolcissimo
idioma
,
e
che
a
lui
si
rivolge
con
affetto
nella
speranza
e
nella
certezza
di
un
avvenire
migliore
.